Have a heart and Try me di AlexEinfall (/viewuser.php?uid=296052)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Natural and Real ***
Capitolo 2: *** Sfogliando le stagioni ***
Capitolo 3: *** L'inverno più freddo ***
Capitolo 1 *** Natural and Real ***
Have a heart and try me
('cause without love I
won't survive)
Note:
Hello! Qui trovate una raccolta di One-shot, Flashfic e Dabble che ho
deciso di unire in un unico posto. I paring e i rating variano da pezzo
a pezzo (troverete tutto nello specchietto a inizio di ogni
"capitolo"), quindi se c'è qualcosa che non gradite skip e vai avanti.
Poiché un filo conduttore deve sempre esserci, per me,
eccolo: have a heart
and try me; no, non appartiene a me, ma alla canzone Love Hurts degli
Incubus. Si tratta quindi di coraggio e di amore, in tutte le sue forme
e facce.
Avendo una netta preferenza per la coppia Casey/Severide (credo si sia
anche capito), molti pezzi saranno su di loro, ma non tutti; allo
stesso modo, non tutti saranno incentrati sull'amore romantico
comunemente inteso. Credo ci sarà qualche AU e What if?,
tanto per divertirmi e sperimentare.
Ho parlato abbastanza? Immagino di sì. Quindi, dico solo:
ogni parare, anche il più piccolo, è ben accetto (aka ardentemente
desiderato).
Enjoy, if you dare.
Ax.
Titolo: #1:
Natural and real
Introduzione:
Dal testo: "Naturale e
reale, sussurrò, guardandolo negli occhi.
Fu un momento, uno scambio di sguardi, e nessuno dei due era realmente
lì. Entrambi vedevano occhi diversi, calmi e sinceri.
L'amore per Matthew li univa, il suo amore li divideva."
Ambientato da qualche parte dopo l'episodio 2x10 "Not Like This".
Genere:
Romantico
Rating:
Giallo
Avvertimenti:
Nessuno
Personaggi:
Matthew Casey, Kelly Severide, Gabriela Dowson
Coppie:
Slash; Het
Declaimer: I
personaggi non mi appartengono e il loro uso non è a scopo
di lucro. Il titolo si riferisce largamente alla canzone I know it's over
dei The Smiths (listen, please).
Natural and real
Gabriella Dowson sapeva che Matthew Casey non era
suo.
Lo era stato per una attimo, momenti di appartenenza qui e
là in quei mesi. Matt era stato suo quando aveva bussato
alla sua porta e l'aveva baciata, quando tra le lenzuola le aveva detto
di amarla, quando aveva disegnato nel cielo la storia del loro futuro,
saggiando le stelle con occhi sognanti.
Poi tutto si era distrutto. Non c'era stato uno scoppio
eclatante o un boato, nulla paragonabile al crollo di un edificio o al
terribile frastuono di un tamponamento a catena.
Era stata una catastrofe silente, mentre Matt si allontanava
da lei strisciando nel buio. Pretendere che fosse ancora il suo uomo
divenne pian piano un'ingenuità insostenibile.
Finché la tragedia aveva colpito: la testa di
Matt schiacciata da una trave.
Quando si era risvegliato e le aveva sorriso, guardandola e
stringendole la mano, Gabby aveva creduto che nulla fosse perso, ma
tutto ritrovato. Era un paramedico per vocazione e ora le sembrava, nel
dramma, una benedizione poter curare la persona che amava. L'amore
sarebbe tornato ad essere naturale e reale, anche per loro. Allora
tutto il resto avrebbe perso importanza.
Non importava che lui non lasciasse a Gabby la
possibilità di rimettere insieme i pezzi, dopo una giornata
distruttiva.
Non importavano i non
stasera e i ho
bisogno di star solo.
Non importava che lui, ancora dentro lei, gemesse a occhi
chiusi, il labbro morso a sangue. Distante.
Non importava che sulle spalle le sussurrasse di amarla, ma
le sue mani fossero fredde.
Smise improvvisamente di dirle quelle tre parole, di
baciarla dopo aver fatto l'amore, di carezzarle il collo prima di
addormentarsi. Cominciò a voltarle la schiena nel letto e
per due volte i suoi occhi divennero rossi di pianto.
Non importava.
Lei avrebbe fissato i pezzi al loro posto.
Gabby voleva credere che ogni cosa sarebbe cambiata,
perché lei lo avrebbe curato e perché il suo
amore era naturale e reale.
Una notte Gabby capì che la testa di Matt si era
divisa in due in un modo che lei non aveva voluto vedere, ancor prima
che una trave la rompesse.
Una notte, quella notte, la notte, Matt la
svegliò e le carezzò il viso.
Era dispiaciuto.
La guardò negli occhi quando lo disse.
Non posso
fingere di amarti.
Lei aveva annuito, perché lo sapeva. Lui non
chiuse gli occhi e lei lo ringraziò, perché
finalmente era sincero.
La mattina seguente lei si svegliò sola, tutte le
cose che erano state di Matt non c'erano più, quelle che
erano state loro
le aveva lasciate a lei. Perché l'amore di lei era naturale
e reale, ma non quello di Matt.
Due mesi dopo Gabby vide Kelly e Matt ridere intorno al
tavolo del pranzo. Si guardavano come se non esistesse altro. Matt si
voltò e incontrò il suo sguardo per un attimo;
lei vide per la prima volta in lui ciò che aveva visto allo
specchio mille volte.
L'amore di Matt era naturale e reale, ma non era per lei.
Era un pomeriggio freddo e nevoso quando Matthew si
presentò alla sua porta con un pasticcio di carne. Lei gli
aveva dato la ricetta, una vita prima.
Seduto sul divano, la guardò con la stessa nuda
sincerità di quella notte così lontana. Le disse
che si sarebbe trasferito da Kelly e lei pianse. Era felice.
Era felice perché sapeva che Matt non avrebbe
più avuto incubi e mal di testa. Sapeva che non avrebbe
più finto e schivato il tocco tra le lenzuola. Sapeva che
meritava un amore naturale e reale.
La sera era bionda e umida, oltre le finestre e
nelle strade vuote.
Kelly uscì e si avviò lungo
il vialetto, avvicinandosi con cautela all'uomo ritto in mezzo alla
nebbia.
«Casey, hai perso completamente il
cervello?»
Rise, ma no ebbe risposta. Lo aveva appena fatto entrare, la
porta ancora aperta alle sue spalle, quando dita bagnate gli
afferrarono il volto. Le labbra di Matt erano fredde contro le sue, la
lingua calda non chiese permesso prima di invadergli la bocca.
Kelly non ebbe tempo di dire no, e ne fu grato.
Quando si scostò, gli occhi azzurri erano
spalancati e calmi. Sinceri.
La mattina dopo seppe che Casey era fuggito da Gabby. Per
lui.
Kelly capì che il mondo non sarebbe finito al suo
risveglio. Imparò presto a incontrare gli occhi chiusi di
Matt tra le lenzuola, la guancia che scompariva nel cuscino e l'angolo
della bocca tirato in un sorriso. Scoprì il piacere di
addormentarsi sapendo che il letto sarebbe stato ancora caldo, al suo
risveglio. Anche quando c'era la bufera che sfregava contro le
finestre, anche quando parole dure e crudeli essudavano ancora dalle
mura della stanza.
Matthew non andava via, mai.
Stringeva i denti contro i suoi insulti, costruendo di notte
mobili che il mattino avrebbe distrutto.
Si ripuliva il labbro spaccato, sciogliendo i muscoli sotto
una doccia calda, e Kelly lo sentiva infilarsi silenzioso sotto le
lenzuola.
Matt tornava sempre, anche contro l'orgoglio e la rabbia. Al
mattino era sempre lì, a un soffio dal suo cuore.
Fu d'impulso e tra un gemito e un grugnito, che Kelly disse
le tre parole che avrebbero potuto distruggere il suo universo.
Ti amo,
cazzo.
Matthew affondò i denti nella pelle della sua
spalla, le unghie nella schiena, e inarcò il corpo. Quando
il piacere scivolò via, lo guardò e sorrise.
Al mattino era ancora lì, ma aveva gli occhi
aperti e lucidi.
Sì,
ti amo anch'io, disse.
Kelly pensò che avrebbe davvero potuto piangere.
Due mesi e una vita dopo, Kelly guardava gli occhi scuri di
Dowson e si chiedeva perché Matt non l'amasse. Si chiedeva
perché lo amasse così tanto da rinunciare a una
sicurezza, a una vita diversa, una vita sognata così a
lungo. Come se le sue pupille avessero una risposta segreta, un oracolo
sul fondo, Kelly la guardò e non disse nulla.
Tu lo ami?
Riuscì solo ad annuire, un riflesso.
Lei sorrise, ma una lacrima era sull'orlo della sua palpebra.
Naturale e
reale, sussurrò, guardandolo negli occhi.
Fu un momento, uno scambio di sguardi, e nessuno dei due era
realmente lì. Entrambi vedevano occhi diversi, calmi e
sinceri. L'amore per Matthew li univa, il suo amore li divideva.
Lui ti ama
come non amerà mai nessuno.
Dowson si voltò, incamminandosi sotto il sole
freddo di Chicago.
Allora Kelly comprese che il perché non era
importante.
Il loro amore era naturale e reale, nient'altro.
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Capitolo 2 *** Sfogliando le stagioni ***
Titolo: #2:
Sfogliando le stagioni
Introduzione:
Dal testo: Sa che ci
sarà un altro inverno, prima o poi; che l'estate ha lasciato
un'impronta indelebile e ormai l'autunno l'ha denudata ed esposta. Sa
anche che lo scivolare delle stagioni della loro storia dovrebbe
insegnarle qualcosa, dovrebbe aprirle gli occhi. Ma lei vuole ignorarlo.
Genere:
Introspettivo, Romantico (maybe...)
Rating: Verde
Avvertimenti:
Nessuno
Personaggi:
Leslie Shay, Clarice Carthage, Kelly Severide
Coppie:
FemSlash
Declaimer: I
personaggi non mi appartengono e il loro uso non è a scopo
di lucro.
Il
tempo con il suo trascorrere insegna tutte le cose-
Eschilo.
Partecipante alla Challenge Diamo
visibilità a chi non ne ha indetto da
Nuvola Barocca sul forum di EFP.
Nota: In
corsivo trovere dei flashback. Ho deciso di uniformare il tempo
verbale, pura scelta stilistica, quindi sarà tutto al
presente – questo perché i ricordi sono sempre
presenti. Il corsivo è apportato per evitare confusioni.
Tratto da una storia vera.
Enjoy, Ax.
Sfogliando le stagioni
Il tempo con il suo
trascorrere insegna tutte le cose;
ma ci sono lezioni che Leslie non avrebbe mai voluto imparare.
In retrospettiva sa che era inevitabile, ma stesa nel suo
letto riesce a isolare il presente con le così temute
conseguenze, e guardare solo al passato. E il passato le appare
fulgido, inebriante come la prima mattina di primavera, quando ti alzi
e senti che l'aria è cambiata anche se non sai afferrarlo.
Allora ti sembra che i temporali, il freddo e la nebbia siano solo un
vago ricordo alle tue spalle, che non ha più alcun peso o
legame con il fresco odore di rose, cespugli e sole che ispiri a pieni
polmoni. Riesci a respirare, ti accorgi, senza che il petto bruci per
il freddo o la gola si tinga di umidità, che spinge le
tempie all'interno, mentre in mezzo agli occhi c'è solo la
pressione dell'inverno.
A Chicago è tutto diverso, eppure in
qualche modo quella squisita qualità della primavera
persiste agli angoli delle strade, nei giardini in fiore, nelle fontane
zampillanti e nei parchi assolati. Persiste con una forza inerte, come
un cavaliere che combatte la morte semplicemente esistendo in quel
tempo e quello spazio.
Come i suoi ricordi.
-Estate
Clarice ha un
sorriso grazioso, nei suoi ricordi. È la prima volta che la
vede ed è come il primo giorno di estate: abbagliante, caldo
e opprimente nella sua luce, una luce che la costringe a distogliere lo
sguardo. Leslie guarda lo scaffale con i libri, i dorsi rilegati in oro
e argento, piccole menzogne che il mondo accetta senza proteste: il
vero oro e il vero argento sono troppo importanti per prendere polvere
su una libreria in un cafè qualunque. Importanti come lo
è questo momento, quello in cui Clarice si avvicina al suo
tavolo e schiarendo la voce le chiede: "Posso sedermi?"
Leslie sbatte
le palpebre e si guarda attorno, quasi tema di aver capito male.
"Oddio,
starai pensando che sono pazza" continua Clarice. "E' tutto occupato e
ho questo libro che vorrei davvero leggere."
Quando alza
il volume, Leslie lo osserva con bizzarro fascino: un semplice
libricino viola, senza pretese e senza bugie. Sincero nella sua
modestia.
"Certo,
certo...siediti."
E' brusca,
diretta, e Clarice arrossisce. Leslie sa che dal sole non ci si
può proteggere: compri creme costose e le spargi ovunque,
inforchi occhiali spessi e ti calchi in testa cappelli con visiere
enormi, ma la verità è che il sole diventa sempre
più intenso e non importa quanto ne fuggi, l'unico modo per
evitarlo è nascondersi all'ombra.
Quando
Clarice sorride, Leslie non può che ricambiare,
perché non ha senso vivere nell'ombra per paura di scottarsi.
-Autunno
Le dita di
Clarice sono fredde come piccoli ramoscelli, che resistono contro il
gelo che avanza. Sono ovunque, muovendosi sotto le raffiche del
bisogno. I suoi occhi brillano e, mentre Leslie li guarda annegandovi,
è già sera ed è già tutto
uguale a prima.
La abbraccia
quando il freddo comincia a farsi sentire, disegnando sulla sua spalla
cerchi confortevoli con il palmo della mano sudato e caldo. Clarice
trema appena, assorbendo il calore dei loro corpi uniti. Sono ferme in
quella posizione da così tanto tempo che le loro pelli si
uniscono e il loro odore diventa unico, la temperatura condivisa in
un'omeostasi perfetta. Fuori è freddo, appena oltre le
coperte, ma lì sotto sono solo loro. Non ci sono parole,
perché tutto è già stato detto,
lasciandole al silenzio.
La passione
fine a se stessa sta tramontando oltre l'orizzonte della loro
relazione, e l'amore sorge. Leslie lo sente mentre bacia le labbra
ancora calde di Clarice e la vede chiudere gli occhi, le palpebre
arrese alla stanchezza. Quel senso appagante di vuoto e calma l'assale,
scoprendola nuda. Leslie è come quegli alberi che ai primi
giorni d'autunno cominciano già a perdere le foglie,
tremando in attesa della neve che li ricopra, nascondendoli all'occhio
umano. Spera di passare inosservata, ma mentre il sonno incede, sa che
Clarice vede oltre il fragile vestito di foglie rosse e dorate. Ora la
vede.
Un pensiero
pungente, una soffiata insinuante di vento, le turba la mente: se
Clarice fosse un sempreverde? Se il suo vestito di foglie e fiori non
fosse mai stato tolto, lasciando alla menzogna il posto della
verità? E se non ci fosse null'altro che foglie e fiori, per
lei?
Scaccia via
questo pensiero con un sorriso, lasciando che la stanchezza
tediosamente la trascini via.
Via da ogni
timore.
Nuda e felice.
-Inverno
C'è calma quando riapre gli occhi. Fuori dalla finestra,
l'alba sembra sospesa dietro i grattaceli. La lunga notte
invernale ha rubato quel bagliore di speranza nei primissimi raggi
solari, lasciando sul mondo un'ombra innaturale.
Una tempesta
è in arrivo e tutti la attendono in segreto, fingendosi
distratti. Leslie sente sorgere i ricordi della notte prima, il cielo
scuro che ancora non si allontana da essa. In questo buio di una
tonalità diversa e più meschina, diventa
difficile pretendere che nulla sia accaduto.
Il pianto di
Clarice è ancora fresco nell'aria, e le proprie urla di
rabbia strette in gola.
"Hey."
Alza gli
occhi e vede Kelly, esistante sull'uscio, con i capelli ancora
spettinati e gli occhi gentili.
"Non
è ancora il momento?" chiede con l'ombra di un sorriso.
Leslie scuote
appena la testa. I capelli che le finiscono negli occhi e la voce
intima, così vicina, dell'amico diventano il pretesto atteso
per non frenare le lacrime.
Affonda il
viso nelle mani, perché così è
più facile fingere di non essere debole, esposta. Un albero
dal quale il vento ha scrollato via la neve. Ma quando sente la
depressione del materasso e le braccia nude di Kelly circondarla, sa
che non importa più. Si lascia abbracciare e sul suo petto
piange, mentre le parole scivolano via spezzate.
"E' finita,
Clarice è andata via. Lei non mi ha mai amata."
Kelly non le
dice che andrà tutto bene, ma le carezza i capelli e le
bacia la fronte, perché la tempesta è arrivvata e
nessun rifugio rimane. I suoi rami spogli si spezzano, mentre Clarice
resta ritta tra le foglie, intoccabile. Germoglia anche d'inverno. Non
c'è sofferenza senza amore, i suoi rami sono forti e al
sicuro; la neve scivola via. Leslie realizza: le foglie di Clarice
non sono mai cadute e la sua luce non è mai stata altro che
riflessione.
Non sole, ma
luna, la sua luna personale.
Clarice non
l'ha mai amata, ma ha amato il suo amore.
-Primavera
Shay riapre gli occhi, trovandosi ad osservare il fresco
sole primaverile disegnare ombre e luci sul soffitto bianco. Sposta un
ciuffo di capelli dalla fronte, dove un sottile strato di sudore
è tutto ciò che resta di una notte più
calda del normale. Ispira a fondo e sente quell'odore particolare
invadergli la mente: sono rose ed è sole e ha in
sé qualcosa di seducente e ingannevole. Lei sa che non
dovrebbe farsi illudere da quell'aroma, eppure il suo cuore capriccioso
non sembra aver memoria, non vuole imparare dagli errori.
"Tutto bene?"
La voce di Clarice è impastata per il sonno, il
suo fiato caldo sul volto. Si volta e la vede attraverso il cuscino.
"Tutto bene" le dice, afferrandole delicatamente il mento.
La bacia e la sente sorridere contro le sue labbra. "Torna a dormire."
Clarice si risistema sul cuscino e chiude gli occhi,
perché l'alba è tediosa oltre le finestre.
Leslie si volta sul fianco e la osserva, mentre il respiro
torna ad essere regolare e profondo. Quando è certa che si
sia riaddormentata, le carezza la fronte, scostando i morbidi ciuffi
castani. Assapora le proprie labbra, succhiando il sapore di quelle di
Clarice che ancora persiste.
Sa che ci sarà un altro inverno, prima o poi; che
l'estate ha lasciato un'impronta indelebile e ormai l'autunno l'ha
denudata ed esposta. Sa che Clarice è sempre in primavera,
senza che realmente l'atmosfera la sfiori. Sa anche che lo scivolare
delle stagioni della loro storia dovrebbe insegnarle qualcosa, dovrebbe
aprirle gli occhi. Ma lei vuole ignorarlo.
Clarice è tornata, ed è di nuovo
primavera.
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Capitolo 3 *** L'inverno più freddo ***
Titolo: #3:
L'inverno più freddo
Introduzione: Metti da parte tutto il marcio,
ma non basta. Non basta mai. Cammina con cautela, ma prima o poi il
ghiaccio si spezzerà.
"Perché
piangi?"
Scuote la testa, senza
mai fermarsi. Deve giungere in Caserma, indossare la sua divisa, e
tornare alla normalità. Perché tutto è
normale e come prima. Lui lo sa.
Genere:
Drammatico
Rating:
Giallo
Avvertimenti:
Nessuno
Personaggi: Matthew
Casey, Kelly Severide, Leslie Shay
Coppie: Slash
Declaimer: I
personaggi non mi appartengono e il loro uso non è a scopo
di lucro.
Nota:
Lo ammetto, mea culpa, questo pezzo è piuttosto
triste, sì. Siete avvertiti.
Ax.
L'inverno
più freddo
Dicembre
Mentre fuori piove, incessantemente, dentro quelle
mura il fuoco è ovunque. Come un mare di onde furiose,
percorre tutto il corridoio, a un soffio dalla sua testa. Kelly, curvo
e attento, scandaglia ogni angolo. La sua voce è attutita
attraverso la maschera, mentre continua a riempire i polmoni di
ossigeno e urlare "Vigili del fuoco! Rispondete!"
Avverte il fruscio del corpo di Capp che gli passa
accanto, il fumo denso che li avvolge, il calore che fa sudare le dita
sotto i guanti. Eppure tutto sembra distante e il suo corpo solo una
macchina fredda.
Sfonda una porta con pochi calci.
Crack!
Il fuoco è ovunque. L'appartamento somiglia
all'anticamera dell'Inferno. Caronte deve essere lì da
qualche parte ad attendere la sua clientela. Kelly sente di essere lui
il prossimo.
"Severide! Di qua!"
Segue la voce di Capp come un faro tra le fiamme.
Si volta un attimo e lo vede: Matt è
lì, chino come lui, l'ascia in una mano e l'altra che scuote
l'aria per orientarsi. Si guardano attraverso la maschera e Kelly ha
l'impressione che stia sorridendo.
"Aiutami, tenente!" chiede Capp.
Il corpo del ragazzo viene sollevato facilmente. Kelly gli
afferra le caviglie, mentre la voce di Boden, più ansiosa
del solito, ordina loro di uscire. Kelly ha bisogno di sapere che Matt
sta bene, ma per quanto si guardi attorno non lo trova.
Matt non c'è.
Deve essere già uscito. Certo, è
già fuori, sano e salvo, a gettarsi un'intera bottiglietta
sul capo. Non lo ha mai ammesso con nessuno, ma Kelly sa che Matt non
sopporta bene il caldo. Ironico, no?
"Dov'è Casey?" chiede appena tolta la maschera.
Nessuno gli risponde. Sguardi imbarazzati saettano da un
vigile all'altro.
"Kelly, lo sai" dice Boden.
No. Lui non sa, non vuole sapere.
Dov'è Casey?
Shay gli posa una mano sulla spalla. Ha gli occhi lucidi.
Gennaio
Nevica, ma non è una neve gentile che scende
fluttuando sulla fronte. Kelly tira la zip della giacca, chinandosi
sotto il peso di piccoli pugnali gelidi lanciati dalle nuvole
lassù. I suoi scarponi incespicano sui marciapiedi
ghiacciati, ai bordi dei quali piccoli cumuli di nevischio sporco
vengono calpestati e trascinati per il mondo. Metti da parte tutto il
marcio, ma non basta. Non basta mai. Cammina con cautela, ma prima o
poi il ghiaccio si spezzerà.
"Perché piangi?"
Scuote la testa, senza mai fermarsi. Deve giungere in
Caserma, indossare la sua divisa, e tornare alla normalità.
Perché tutto è normale e come prima. Lui lo sa.
"Non sto piangendo, idiota. È la dannata neve."
La risata gli trafigge il cuore come uno stalattite. Girando
nella carne, brucia per quanto è freddo.
Improvvisamente, pensa a tutto quello che potrebbe dirgli. Si ferma e
volta il capo. Destra, sinistra...non c'è nessuno.
"Matt...?"
Scuote la testa, ancora, e si incammina. La Caserma
è in fondo alla strada, la vede. Tutto tornerà
normale.
Febbraio
La luce nell'appartamento si è spenta di colpo.
Ha fluttuato un paio di volte, accendendo e spegnendo uno sguardo di
sorpresa negli occhi di Shay. Poi il buio.
"Dannato generatore" mormora la bionda, sbuffando.
La sua voce gli arriva distante, come se lui si trovasse in
una bolla sospesa chissà dove.
"Deve essere la tempesta" continua a dire, sempre
più lontana. Eppure Kelly sente il suo ginocchio contro il
proprio, seduti sul divano. "Perché il generatore
d'emergenza non si attiva?"
Lontana...sempre più lontana.
Qualcosa gli sfiora il braccio. Dita gentili sulla sua
spalla bruciano attraverso la stoffa. Sente il marchio sulla pelle
anche quando si allontanano per posarsi sul suo petto. Il respiro caldo
gli sibila nell'orecchio e lui chiude gli occhi, anche se non fa
differenza. Sente il corpo di Matt vicino al suo, in ogni suo dettaglio.
L'odore di lamponi del suo docciaschiuma.
Il pizzichio della sua barba di un giorno o due, mentre i
peli biondi cominciano a diventare un po' più soffici.
Il calore della sua pelle in contrasto con la punta del
naso, sempre un po' più fredda.
"Kelly?"
Apre gli occhi, perché quella voce è
troppo vicina, e non è di Matt.
La luce è tornata e ora inonda il viso contratto
di Shay, preoccupata e spaventata.
"Matt è morto, Kelly. A Novembre" dice lentamente
Shay, con cautela.
La bolla è scoppiata e ogni cosa è
troppo vivida, troppo reale.
Kelly sente le lacrime sulle labbra, che si muovono alla
ricerca del suo nome.
Matt.
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