Storia di una Corvonero

di gigia96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: Jade Griffith ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: A Diagon Alley ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: La fine delle vacanze ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: Hogwarts ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: Le prime lezioni ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6: Scoperte ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7: Un favore ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8: Halloween ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9: Briciole di informazioni ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10: Tornando a casa ***
Capitolo 11: *** CAP 10 BIS ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: Jade Griffith ***


~~Il giorno in cui la mia vita è cambiata è stato nella primavera del 1990.
Ero andata con la mia famiglia, mia madre, mio padre e mio fratello maggiore, Connor, al pontile della città in cui abitiamo tutt’ora, Brighton.
Mi trovavo con Connor davanti una bancarella che vendeva dolci, mentre i nostri genitori erano andati a chiedere se io potessi salire sulle giostre, data la mia tenera età.
Ci tenevamo per mano prima che succedesse, ci lasciammo solo per qualche secondo, bastarono quei pochi attimi. Mi avvicinai alla ringhiera del pontile con la mia nuvola di zucchero filato rosa e mi affacciai; sotto di me c’era il mare calmo da cui spuntavano dei piccoli scogli.
Forse mi sporsi troppo, fatto sta che qualche secondo dopo stavo cadendo in mare proprio sopra le rocce.
Non ricordo molto dell’accaduto, ma un particolare che non dimenticherò mai è come la mia caduta fosse stata rallentata, come se l’aria opponesse resistenza e mi adagiasse con delicatezza sull’acqua, cosicché quel giorno l’unico mio problema fu il raffreddore che mi venne in seguito.

Effettivamente non è proprio quel giorno che la mia vita è cambiata, quello è stato un preludio, ma due anni dopo, il 24 giugno, il giorno del mio undicesimo compleanno.
 Fino a quella data questo episodio della mia vita non veniva quasi mai ricordato in famiglia, forse perché i miei genitori si sentivano colpevoli dell’accaduto e forse anche perché non riuscivano a spiegarselo, in ogni caso venne catalogato come argomento tabù.
Dopo quel giorno al molo, i miei genitori diventarono iperprotettivi, mi accompagnavano tutti i giorni fino al cancello davanti scuola, non mi lasciavano andare da nessuna parte da sola e persino a casa, ogni tanto, se non mi facevo sentire per un’oretta, mi chiamavano solo per controllare che fosse tutto a posto.
La mia vita divenne quasi claustrofobica e a volte sentivo come se mi stesse troppo stretta.
In quei due anni approfondii il mio rapporto con mio fratello, eravamo sempre stati abbastanza uniti ma approfittai di questo distacco dai nostri genitori per conoscerlo meglio. A volte d’estate, quando entrambi i miei genitori erano al lavoro, Connor mi portava al mare infatti, nonostante l’incidente, la mia passione per l’acqua non era scemata. Insieme prendevamo l’autobus e rimanevamo in spiaggia fino all’ora in cui sapevamo che stava per tornare mamma.
Quando uscivamo l’estate mio fratello incontrava spesso un suo amico, Hugh, che conosceva da tanto tempo e si mettevano un po’ in disparte a parlare lasciandomi a tirare i sassi in mare cercando di superare il mio record di rimbalzi.
Quando penso alla mia infanzia penso di essere stata fortunata. Sin da piccola i miei genitori mi hanno abituato a comunicare in due lingue: inglese e italiano. Mia madre, Giulia, viene da Roma e ha conosciuto mio padre quando è venuta a studiare in Inghilterra,  dopo qualche anno si sono sposati e lei si è trasferita a casa con Richard, mio padre.  Infatti si può dire che io sia bilingue anche se non parlo l’italiano tanto bene quanto l’inglese, inoltre penso che questo fatto di essere bilingue mi abbia aperto la mente. Credo sia per questo che sono sempre andata bene a scuola, inoltre mi interessa abbastanza studiare e imparare cose nuove.
Mi ricordo quel giorno che, a scuola, ci hanno portato in gita al Royal Pavilion e fui l’unica che, invece di pensare agli scoiattoli che avremo rincorso quando saremmo usciti, era veramente interessata all’edificio, alle sue stanze e ai suoi affreschi.
Il giorno del mio undicesimo compleanno era una bella giornata e così decidemmo di andare tutti e quattro al parco Victoria, da casa nostra era molto vicino quindi andammo a piedi e ci fermammo in un bar per fare colazione, visto che era di strada. Al parco avevamo intenzione di fare una passeggiata per poi, verso l’ora di pranzo,  fermarci e stendere la nostra tovaglia da pic-nic e mangiare. Purtroppo, nonostante il sole che splendeva la mattina, verso l’ora di pranzo iniziò a piovigginare e ci affrettammo a tornare a casa. La via dove abitavamo, specialmente il lato della strada dove si trovava casa nostra, sembrava essere stata dipinta da un imbianchino cieco, le casette erano a schiera, ma ognuna aveva un colore diverso, ce n’erano viola, verdi, rosa e bianche, in particolare la nostra era celeste. Appena ci chiudemmo la porta alle spalle ci andammo a cambiare, in quanto eravamo ormai zuppi. La mia camera era al piano superiore e mi ci diressi velocemente, mentre mi stavo cambiando mia madre mi chiamò dal piano di sotto.
- Jade, vieni, C’è una lettera per te! -
Allora mi infilai velocemente la maglietta e andai nel salone dove mamma mi stava porgendo una lettera in una busta, sopra c’era scritto: “ Miss Jade Griffith, 43 Queen’s Garden, Brighton, East Sussex”. La guardai aggrottando le sopracciglia, era strano che qualcuno inviasse una lettera indirizzata proprio a me e infatti tutti mi guardavano in attesa. Aprii il sigillo di cera e iniziai a leggere ad alta voce:

“SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI HOGWARTS
Preside: Albus Silente
(Ordine di Merlino, Prima Classe,
Grande Mago, Stregone Capo, Supremo Pezzo Grosso,
Confed. Internaz. dei Maghi)
Cara signorina Griffith,
Siamo lieti di informarla che Lei ha diritto a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Qui accluso troverà l'elenco di tutti i libri di testo e delle attrezzature necessarie.
L'anno scolastico avrà inizio il 1° settembre. Restiamo in attesa del Suo gufo entro e non oltre il 31 luglio p.v.

Distinti saluti,
Minerva McGranitt
Vicepreside”

La lettera continuava su un’altra pagina intera, con una lista di libri e di oggetti che mi sarebbero serviti per poter studiare in questa fantomatica scuola. In un primo momento pensai ad uno scherzo, uno scherzo organizzato molto bene con tutte le informazioni necessarie per renderlo credibile e poi, oltretutto, non avevo mai sentito nominare questa scuola “Hogwarts”.
Guardai i miei genitori, che avevano la faccia strabiliata e confusa quanto la mia, se non di più.
Evidentemente non erano loro i fautori dello scherzo, pensai a mio fratello, che ora si trovava in camera sua.
- Connor! – lo chiamai.
Arrivò con tranquillità qualche minuto più tardi e gli sventolati la lettera davanti agli occhi.
- L’hai scritta tu questa? – gli chiesi. Lui la prese e iniziò a leggere, dopo aver finito il primo foglio e dato uno sguardo al secondo scoppiò a ridere.
- No, non l’ho scritta io, ma sembra che tu conosca qualcuno che si crede molto simpatico –
I giorni seguenti chiamammo tutti i parenti e gli amici più stretti alla ricerca del mittente, ma alla fine delle chiamate ci ritrovammo al punto di partenza, allora mio padre decise di scrivere una lettera in risposta in cui chiedeva chi fosse a scrivere e per quale motivo. Non sapendo l’indirizzo dove mandare la lettera scrivemmo il destinatario, cioè il presunto preside e la scuola dopodiché mio padre chiese a me e a Connor di andarla a spedire.
Il giorno dopo uscimmo e vidi fuori casa nostra un gufo che, non appena ci avviammo, iniziò a seguirci. Dopo aver imbucato la lettera mi voltai per tornare a casa sicura che ci avrebbe seguiti,  invece si tuffò nella buca e non lo vidi uscire.
Arrivata a casa cominciai seriamente a dubitare  della mia sanità mentale, in quanto quando chiesi a Connor se l’avesse visto anche lui mi fece cenno di no.

Non mi aspettavo di ricevere una risposta alla lettera, in quanto non avrei mai pensato che sarebbe arrivata a destinazione e invece qualche giorno dopo arrivò di nuovo una lettera indirizzata a me.

“Cara signorina Griffith,
mi rivolgo a lei dato che è la diretta interessata. Le assicuro che questo non è uno scherzo, lei è una strega e entro il 1° Settembre avrà bisogno degli oggetti nella lista, che può comprare a Diagon Alley.
 Se i suoi genitori non la possono accompagnare entro giorno utile a fare i suoi acquisti posso mandare qualcuno che la aiuti e la accompagni a Londra, sia per gli acquisti sia per la partenza.
Nel caso io non riceva risposta entro qualche giorno le invierò comunque qualcuno per aiutarla.
Distinti saluti,
Albus Percival Wulfric Brian Silente
Preside”

La feci leggere ai miei genitori, che mi dissero di andare in camera mia e di chiudere la porta quando uscivo. Ma io, dopo averla chiusa, rimasi lì dietro per origliare, non volevo segreti che mi riguardassero.
Li potevo immaginare, come si guardavano, i loro gesti, le loro espressioni. Era tutto nella mia mente.
Fu mia madre a parlare per prima.
- E se fosse tutto vero? D’altronde quella volta sul molo, devi ammetterlo, non è stata una cosa normale -
- Non dirlo neanche per scherzo – ribatté mio padre interrompendola.
- Nella lettera c’è scritto che invierà qualcuno per accompagnarla, sarà vero? – chiese dubbiosa.
Ci fu un momento di silenzio, poi troppo tardi sentii il rumore di una sedia spostata, cercai di sgattaiolare via, ma all’improvviso si aprì la porta e vidi il viso di mio padre, impallidii e corsi in camera.
Al sicuro sul mio letto sentii la porta che si richiudeva e mi convinsi ad aspettare che i miei genitori prendessero una decisione.
La sera mi vennero a chiamare per la cena, erano stati fino a quel momento a discutere?
Quando mi sedetti a tavola fu mio padre a esporre la loro decisione.
- Dopo aver discusso abbiamo concluso che lasceremo stare questo fatto, non credo che arriverà veramente qualcuno mandato da questo Silente, così scopriremo se era solo uno scherzo, come immaginiamo –
La cena proseguì nel silenzio generale, nessuno aveva la forza e, soprattutto, la voglia di controbattere.

Effettivamente il giorno seguente non venne nessuno, e nemmeno quello dopo, ma il terzo giorno sentimmo picchiettare alla finestra della mia cameretta al piano superiore. Ci volle un po’ prima che qualcuno si rendesse conto da dove arrivava il rumore. Fu Connor che si affacciò alla mia camera e ci chiamò spaventato, accorremmo immediatamente.
 Alla finestra c’era un uccello di dimensioni decisamente grandi e di colore rosso fuoco, sapevo cos’era, ne avevo letto su un libro di mitologia.
Era una fenice, non dovrebbe esistere eppure era fuori dalla finestra della mia cameretta e continuava a picchiettare sul vetro con il becco. Ero piuttosto sicura di non star sognando ma mi diedi un pizzicotto per sicurezza, mi fece male.
Alla zampa dell’animale c’era un’altra lettera probabilmente l’ultima, quella definitiva, quella che avrebbe tolto ogni dubbio su Hogwarts e su Silente.



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Ciao a tutti questo è il primo capitolo della mia prima fanfiction su Harry Potter, per ora di magico è successo ben poco, ma trovo che ci sia bisogno di una piccola introduzione prima di cominciare :)
Spero vivamente che vi sia piaciuto, non vi fate problemi a recensire con consigli o altro, ci sentiamo al prossimo capitolo ciaoooo

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: A Diagon Alley ***


~~Per un primo momento i miei genitori mi ordinarono di non aprire la finestra, ma la sera la fenice era ancora lì e continuava a picchiettare sul vetro. Decisi di farla entrare perché la smettesse.
Vista da vicino era ancora più bella, il piumaggio aveva tutte le sfumature di un fuoco vero e gli occhi mi trasmettevano tranquillità, la accarezzai. Per istinto avevo deciso che fosse una femmina.
Era così morbida che continuai ad accarezzarla come incantata, poi mi ricordai della lettera alla sua zampa, la presi ma non la aprii. Io non avevo bisogno di essere convinta sapevo già che Hogwarts era il posto per me, erano i miei genitori e mio fratello da dover essere convinti, anche se sentivo che Connor mi avrebbe capito più di loro.
Perciò lasciai quella lettera sul mio letto e mi sedetti alla scrivania per scriverne una io.
Avevo deciso di andare a Londra e, se possibile, di rimanere lì fino al momento della partenza per Hogwarts, non volevo fare un torto ai miei genitori ma se li avessi rivisti prima di partire c’era un alta possibilità che sarei rimasta con loro e quindi era meglio non rivederli fino alle vacanze di Natale. Però avevo bisogno di soldi, abbastanza soldi.
Quando finii di scrivere piegai la lettera e la misi accanto a quella recapitata dalla fenice, poi aspettai che tutti andassero a dormire. Quando la casa fu silenziosa presi lo zaino con qualche vestito di ricambio dentro e un po’ di cibo,  scesi le scale senza fare rumore portando la fenice con me,  presi i soldi,  aprii la porta e uscii in strada.
Ora il problema era come arrivare a Londra, la fenice sembrò leggermi nel pensiero. Con le zampe mi afferrò entrambe le braccia e con un colpo d’ali eravamo già in aria. Mi scappò un grido di sorpresa, ma nessuno sembrava avermi sentito.
Inizialmente il volo fu in verticale, penso dovessimo arrivare abbastanza in alto cosicché se un non magico avesse guardato il cielo non ci avrebbe visto. Nel momento in cui arrivammo a un’altezza ragionevole, la fenice iniziò a volare orizzontalmente verso Londra.
Il viaggio durò meno di quanto pensassi, per quanto ho capito mi è sembrato di volare solo per una ventina di minuti quando la fenice iniziò a perdere quota, sperai che fosse perché eravamo arrivati e non perché fosse esausta a causa del mio peso.
Fortunatamente era per la prima opzione, atterrammo in un vicolo secondario vuoto, davanti a un edificio sulla cui insegna era scritto “Paiolo magico”.
Prima di entrare ringraziai mentalmente che nessuno mi avesse visto volare trasportata da una fenice, infine aprii la porta. L’interno era semibuio e c’erano poche persone sedute ai tavoli, anzi a dir la verità solo una coppia.
- Signorina cosa posso fare per te? – chiese il barista.
Cosa poteva fare per me? Bella domanda, forse avrei dovuto leggerla quella lettera. Mi girai verso la fenice ma mi accorsi che non era con me, evidentemente se n’era andata quando avevo varcato la soglia, mi sentii persa per un attimo.
- Dovrei fare i miei acquisti per andare a Hogwarts – gli dissi incerta, lui scoppiò a ridere.
- Alle undici di notte? Buona fortuna nel trovare un negozio aperto – e continuò a ridere, quando si calmò riprese a parlare – Se vuoi puoi alloggiare qui e domani andare a Diagon Alley -
- Sembra una buona idea, ma posso alloggiare qui fino all’ultimo giorno di vacanze? Se possibile preferirei pagare lavorando, qualsiasi mansione mi andrebbe bene -
Pensandoci bene quella di lavorare per pagare l’alloggio era un’ ottima idea, in quanto non sapevo se i soldi che avevo preso da casa mi sarebbero bastati sia per gli acquisti che per l’affitto.
- Mi farebbe comodo qualcuno che mi aiuti, che ne dici di essere una domestica? È abbastanza semplice dovrai pulire le stanze e i bagni principalmente -
Ci pensai qualche istante prima di rispondere, ma d’altronde cosa avevo da perdere? Mi bastava che avessi il tempo necessario per i miei acquisti e poi non mi rimaneva niente da fare qui a Londra, dato che non conoscevo nessuno.
- E facendo la domestica posso pagarmi vitto e alloggio e inoltre avrò anche il tempo necessario per i miei acquisti? -
- Sicuramente, allora affare fatto, signorina…? – chiese il barista tendendo la mano.
- Jade Griffith, affare fatto – rispose lei stringendogliela – Scusi qual è il suo nome? -
- Chiamami Tom, se vuoi seguirmi ti mostro la stanza dove alloggerai –
La camera era piccola, ma comunque abbastanza grande per una persona sola. Era formata da una stanza dove c’era un letto a due piazze, un tavolino quadrato con due sedie e un armadio a due ante, poi, divisa da una porta, c’era la stanza con un piccolo bagno. Nella stanza principale c’era una finestra che dava su un vicolo diverso da quello in cui ero atterrata, ma comunque sempre buio e vuoto.
 Ringraziai Tom e quello si congedò, ero stanchissima perciò, dopo aver poggiato lo zaino sul tavolino mi misi sotto le coperte e in meno di dieci minuti mi addormentai. Prima di chiudere gli occhi pensai che  Tom avrebbe potuto permettersi anche un letto più comodo e in condizioni migliori, ma nonostante le premesse riuscii a dormire tranquillamente come un ghiro fino al mattino seguente.
Mi svegliò la luce del giorno e le voci delle persone che venivano da fuori nel vicolo. Mi stiracchiai e la prima cosa che feci fu affacciarmi nuovamente alla finestra.
Ora il vicolo era pieno di persone vestite in modo strano che camminavano e facevano acquisti nei numerosi negozi presenti, questa vista mi caricò di energia, perciò mi vestii velocemente e scesi a vedere se potevo avere la colazione.
Trovai Tom ancora al bancone, sembrava quasi che non si fosse mosso di lì per tutta la notte, quando mi vide sorrise e mi portò una tazza di tè con il latte e un grembiule.
- Ben svegliata, per questo primo giorno sei libera di fare i tuoi acquisti, il grembiule lo puoi portare in camera, da domani ti servirà per lavorare. Inoltre ti volevo comunicare che ho cambiato idea, penso che fare la cameriera ti si addica ti più, chissà che non porti un po’ di allegria a questi vecchiacci che vengono ogni giorno qui, non è vero Mike? – chiese voltandosi verso un uomo panciuto, con le guance rosse che, già di primo mattino, beveva qualcosa che era decisamente alcolico. Quest’ ultimo scoppiò a ridere e diede una pacca al suo compagno di bevute seduto accanto a lui
Salii solo per posare il grembiule, ero contenta che non dovessi fare la domestica, infatti l’idea di lavorare come cameriera mi ispirava decisamente di più.
- Dov’è questa Diagon Alley? – chiesi prima di uscire dalla porta principale.
Tom e alcuni clienti scoppiarono a ridere, fra cui l’uomo panciuto.
- Di certo non la troverai nel mondo babbano, qualcuno ha voglia di accompagnare questa giovane strega? -
Si alzò un mago alto dicendo che l’avrebbe accompagnata lui, in quanto sarebbe comunque dovuto andare.
Mi condusse nel retro del pub, in una stanza chiusa con le pareti in mattoni. Lo guardai interrogativa, ma lui andò avanti verso la parete di fondo e toccò dei mattoni con un ramoscello levigato in legno, probabilmente una bacchetta magica.
Senza preavviso i mattoni della parete cominciarono ad spostarsi aprendo un varco che dava sulla via che vedevo dalla finestra della mia stanza. Spalancai la bocca meravigliata, quella era la prima magia vera e propria a cui assistevo.
- Ce li hai i soldi per gli acquisti? – mi chiese l’uomo.
- Questi bastano? – e gli mostrai il sacco pieno di sterline, lui sorrise.
- Con quelle non credo che potrai comprare qualcosa, devi andare alla Gringotts e fartele cambiare in galeoni -
Mi infastidiva non sapere nulla del mondo magico ed essere costantemente corretta o presa in giro.
- La Gringotts è una banca? Dove si trova? -
Lui mi sorrise nuovamente, nonostante la mia ignoranza si stava dimostrando molto gentile con me, e disse che mi avrebbe fatto da guida, lo ringraziai arrossendo. Mentre camminavamo ci presentammo, si chiamava Miles, e mi spiegò come funzionavano le monete magiche. Esistevano i Galeoni, d’oro, le Falci, d’argento e gli Zellini, di bronzo. Inoltre 17 Falci fanno un galeone e 29 Zellini sono una Falce, abbastanza semplice come sistema.
All’improvviso mi venne in mente una parola, che avevo sentito da Tom, di cui non sapevo il significato.
- Che vuol dire babbano? -
- Un babbano è una persona che non possiede poteri magici e che non sa dell’ esistenza della magia -
Annuii,  era ovvio che esistesse un termine specifico per chiamare i non magici, dovevo ricordarmelo assolutamente.
Arrivammo davanti a un edificio che spiccava su tutti gli altri negozi, sia per il colore, tanto bianco da quasi risplendere,  sia per la grandezza.
Le porte erano in bronzo e vi era un incisione che non ebbi il tempo di leggere perché Miles mi stava facendo segno di entrare. Se l’esterno era magnifico l’interno era strabiliante, dal pavimento in marmo al soffitto altissimo con i suoi lampadari di cristallo pendenti, rimasi a bocca aperta per un po’.
- Non hai ancora visto qualcosa per cui meravigliarti così, ma quando la vedrai, per favore, non osservarla con quella faccia – mi consigliò sorridendo.
Ci avvicinammo a un bancone e dall’altra parte vidi quel “qualcosa” per cui mi sarei stupita. Non era esattamente un qualcosa, era un qualcuno. Circa.
Era l’essere più stano che avessi mai visto, sembrava alto quanto me ma dalla lunghezza delle sue braccia ero più propensa a pensare che fosse decisamente più basso, inoltre aveva le orecchie a punta e ciò che mi fece più senso, strano a dirsi, furono le dita delle mani e le unghie decisamente lunghe.
Cercai di non guardarlo troppo in volto perché mi incuteva abbastanza timore, fortunatamente c’era Miles con me.
Gli diedi i miei soldi e si occupò del cambio, quando finimmo mi restituì il borsello pieno di monete e lo guardai sorridendo. Ero pronta a fare i miei acquisti.
Miles mi consigliò per prima cosa di andare da Olivander, per comprare la mia bacchetta magica e mi ci accompagnò, anche se mi fece entrare da sola.
Stavolta al bancone c’era un signore che, per quanto vecchio, era sicuramente umano e questo mi tranquillizzò.
- Buongiorno sono venuta qui per comprare la mia prima bacchetta -
- Per quale altro motivo dovrebbe essere qui altrimenti? – mi chiese mentre si affaccendava fra le tante scatole sulle mensole. Quella risposta mi indispettì un po’ e decisi di rimanere in silenzio per non diventare scortese.
L’uomo mi si avvicinò e aprì una scatola davanti a me, dentro c’era una bacchetta. La presi esitando un attimo e sentii subito una sensazione di calore alla mano che la reggeva.
Il signore mi guardò soddisfatto annuendo.
- Ottimo è la prima bacchetta questa settimana di cui riesco a trovare al primo tentativo il proprietario -
Era martedì, non so se fosse un buon risultato ma sembrava contento quindi immaginai di si.
- Legno di Faggio con nucleo di crini di unicorno, 11 pollici e abbastanza flessibile. Direi che sembrerebbe una buona bacchetta, molto fedele. Chissà se ti dimostrerai all’altezza della tua bacchetta piccola strega -
Rimasi un po’ interdetta, poi pagai e uscii velocemente dal negozio senza guardarmi indietro.
Miles era rimasto tutto il tempo accanto alla porta ad aspettarmi, appena vide la mia faccia turbata scoppiò a ridere.
- Strano tipo Olivander eh? -
Mentre continuavamo gli acquisti una ragazza della mia stessa età venne incontro al mio accompagnatore, aveva i capelli biondi legati in una treccia e una spruzzata di lentiggini in viso. Le sue mani erano piene di pacchi e senza dire una parola le affidò a Miles.
- Papà, tienimi i pacchi per favore, mi manca solo da andare all’Emporio del gufo e poi abbiamo finito – dopo aver detto questo si girò verso di me e si avvicinò scrutandomi, era un po’ più alta di me.
- Questa è mia figlia Cassandra e lei è Jade – ci presentò  - Se preferisci puoi andare con lei per finire i tuoi acquisti, così io posso andare a posare i pacchi -
Non ero sicura di preferirlo,  qualcosa negli occhi e nell’espressione di Cassandra non mi convinceva, rispose lei per me.
- Non ti preoccupare papà l’aiuto io – e detto questo mi prese a braccetto.
Ci dirigemmo verso un negozio che vendeva moltissime specie di gufi.
- Quindi questo è il tuo primo anno a Hogwarts? Lo è anche il mio – si rivolse a me entrando.
- Si, ho scoperto di essere una strega solo qualche giorno fa, perché proprio i gufi e non altri animali? -
- Beh mi pare ovvio, sono quelli più utili, consegnano lettere anche a persone molto distanti da noi. Tu che gufo vorresti? A me piacerebbe un barbagianni – Dopo la sua spiegazione capii lo strano comportamento del gufo vicino casa mia, poi riflettei sulle parole di Cassandra, un barbagianni.
Per quanto ne sapevo i barbagianni, nonostante l’aspetto, erano dei cacciatori provetti e producevano un verso particolarmente fastidioso, contenta lei della sua scelta. Io non sapevo che gufo volevo, le dissi che mi sarei guardata un po’ intorno.
Non c’era un gufo che mi ispirasse più di un altro, all’improvviso però eccolo lì. Un allocco, aveva un occhio chiuso con una cicatrice su di esso, sul cartellino avevano barrato il numero dieci e accanto avevano scritto cinque galeoni.
Forse a causa della cicatrice non lo voleva nessuno, decisi di prendere quello.
Uscite dall’emporio tenevamo entrambe in mano una gabbietta: Cassie aveva una femmina di barbaggiani di colore bianco e oro, che aveva chiamato Alba e io il mio allocco, che decisi di chiamare Anacleto.
Insieme ci avviammo al paiolo magico e improvvisamente mi ricordai che mi aspettavano giornate di duro lavoro fino all’inizio della scuola.

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Ciao a tutti, sono tornata con il secondo capitolo, spero vi piaccia. Oggi volevo parlarvi un po’ di Jade in questo commento finale. Infatti volevo dirvi che la via in cui abita la sua famiglia esiste realmente e se andate su google street la troverete. Poi volevo parlarvi anche della sua bacchetta, ho scelto con attenzione il materiale della bacchetta e del nucleo prendendo informazioni su Pottermore sui dettagli di ogni tipo di legno e di nucleo e scegliendo quello che penso sia più adatto a lei. OK vi ho rotto abbastanza, un bacio al prossimo capitolo ciaoooooo.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3: La fine delle vacanze ***


~~Quando mi sdraiai sul letto sospirai, ero distrutta. Non tanto per quello che avevo fatto, quanto piuttosto per tutte quelle novità da gestire. Presi la bacchetta allungando la mano sul tavolino che avevo spostato vicino al letto.
La osservai, era così elegante, mi piaceva tantissimo. Aveva il manico diviso dal resto della bacchetta da un cerchio più largo, poi lo spessore della bacchetta andava restringendosi verso la punta e infine il manico era percorso da un motivo a spirale. La agitai, ma non successe nulla, il giorno dopo avrei dato uno sguardo ai libri che avevo comprato per scuola, soprattutto quello intitolato “Manuale degli incantesimi”.
Poggiai nuovamente la bacchetta sul tavolino e mi voltai verso la finestra. Mi venne in mente che alla fine non avevo fatto in tempo a leggere la scritta che si trovava sulla porta della Gringotts, ma non ne feci un problema.
Per quanto cercassi di riposare continuavo a girarmi e rigirarmi nel letto pensando a quello che mi era appena successo e a quello che mi sarebbe potuto accadere in futuro. Solo in tarda notte riuscii ad addormentarmi.
Quando una strega domestica venne a svegliarmi, il giorno seguente, avevo ancora un sonno tremendo.
Nonostante questo mi vestii e appena fui pronta scesi per iniziare a lavorare.
Fu più divertente di quanto avessi pensato, per i primi momenti Tom era sempre lì ad aiutarmi, ma quando ci presi la mano mi lasciò sola.
  I clienti erano simpatici e molti di essi erano abituali, come Mike, altri invece alloggiavano lì, come Miles e Cassie.
Cassie fu la mia salvezza nei momenti morti, in cui non c’erano clienti, si avvicinava al bancone e iniziavamo a parlare.
La prima cosa di cui parlammo furono gli esseri che lavoravano alla Gringotts, che ogni tanto popolavano ancora i miei pensieri e allora rabbrividivo. Le chiesi che creature fossero e lei mi rispose che erano folletti, creature magiche molto furbe e mi consigliò di non mettermi mai contro un folletto.
 Conoscendola meglio capii cos’era che non mi convinceva nei suoi occhi, era furbizia, anzi malizia. Aveva anche lei un fratello maggiore, solo che il suo era un mago a differenza del mio. I loro genitori erano separati e suo fratello viveva con la madre, per questo ora non era con loro.
Stuart, il fratello di Cassie, a Settembre avrebbe frequentato il suo quinto anno ad Hogwarts e faceva parte della casa di Grifondoro.
- Che cosa sono le case? – le domandai.
- Hogwarts divide gli alunni in case, e li smista in base alla loro personalità – mi spiegò – non so bene come avvenga lo smistamento, mio fratello non me l’ha mai voluto dire, ma so che raramente si sbagliano. Le case sono simili a gruppi di appartenenza e sono divise in anni, per esempio noi staremo principalmente con gli alunni del primo anno, come noi. Inoltre le case sono quattro: Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde ciascuna con caratteristiche diverse -
Trovai che fosse abbastanza informata riguardo Hogwarts, ma probabilmente era normale per chi è cresciuto in un ambiente magico, ormai mi aveva catturato con il discorso sulla case e pendevo totalmente dalle sue labbra.
- E quali sono le caratteristiche di ogni casa? – chiesi sempre più interessata.
- Gli studenti di Grifondoro sono coraggiosi, energici e spontanei, quelli di Serpeverde sono ambiziosi, determinati e spesso subdoli, quelli di Tassorosso sono leali, giusti e umili infine ci sono gli studenti di Corvonero che sono intelligenti, sognatori e creativi -
-  Come fai a sapere tutte queste cose? – prima che mi potesse rispondere Tom mi chiamò dicendomi che erano entrati altri clienti e che, a meno che non avessi voluto perdere il lavoro, dovevo servirli subito. Quindi salutai con un cenno della mano Cassie e andai ad accogliere i nuovi arrivati.
Le giornate proseguivano in questo modo, sempre uguali, fino alle sette di sera, quando Tom mi dava la cena e io staccavo.
Ma era il momento in cui tornavo nella mia camera quello che preferivo, perché potevo finalmente leggere i libri che avevo comprato a Diagon Alley.
 Erano così interessanti, così diversi da quelli babbani, tranne quello di Storia della Magia, quello era molto simile alla Storia che studiano i babbani e a quella che studiavo io fino all’anno scorso. Infatti era l’unico che sfogliavo con meno piacere e quando lo prendevo lo riponevo quasi subito.
 Ogni sera leggevo qualcosa, tranne la prima sera che mi sedetti al piccolo tavolino e scrissi una lettera ai miei genitori in cui mi scusavo di nuovo e li tranquillizzavo dicendo loro che stavo bene, inoltre nella lettera spiegavo anche come potermi rispondere via gufo, sperando che non avessero pensato che fossi pazza. Quando ebbi finito la legai alla zampa di Anacleto e lo osservai mentre volava nella notte.
Per la prima settimana non lo vidi ritornare e cominciai a preoccuparmi, ma, una sera, mentre leggevo “Infusi e pozioni magiche” sentii picchiettare sul vetro, quindi alzai la testa e vidi Anacleto.
Appena arrivato lo accarezzai, mi era mancato il mio gufetto, lui fece un verso di approvazione quando lo massaggiai sotto il becco, infine presi la lettera e lo misi nella gabbia.
Quando aprii la lettera notai che era molto breve,  e capii che era stata scritta da mio fratello e non dai miei genitori, in quanto sarebbe stata molto più lunga. La iniziai a leggere:

“ Jade,
ero così preoccupato e lo erano anche mamma e papà, lo sono tutt’ora e hanno preferito che fossi io a scrivere. Ma, d’altronde, non puoi pretendere che non si preoccupino se sparisci all’improvviso lasciando solo due lettere. In ogni caso sappi che non si sono arrabbiati, ma che hanno solo avuto paura di perderti, sapere che sei viva e che stai bene li ha sollevati molto. Chiedono se, una volta arrivata a Hogwarts, potresti scrivere una lettera ogni finesettimana, in cui racconti cosa ti succede e come sono la scuola e le lezioni. Ma, conoscendoti, io sapevo che lo avresti fatto anche se non te lo avessero chiesto. A casa va tutto bene, se non fosse, appunto, per la preoccupazione che avevi dato un po’ a tutti. Sai penso che, piano piano, i nostri genitori si abitueranno al fatto che tu vada in una scuola di magia. Io mi ci sono già abituato e presto capirai perché, ci sentiamo nella prossima lettera.
Un bacio,
Connor”

L’estate passò fra una chiacchierata con Cassie, il lavoro come cameriera, le serate a leggere i libri di scuola e le lettere che ci scambiavamo periodicamente io e la mia famiglia e arrivò la fine di Agosto come un lampo.
Il 29 agosto fu il mio ultimo giorno di lavoro, in quanto Tom mi disse che gli ultimi giorni che avrei alloggiato al Paiolo Magico sarebbero stati un regalo da parte sua per l’ottimo lavoro svolto. Lo ringraziai e approfittai di quegli ultimi giorni per uscire un po’ con Cassie.
Non l’avevo mai vista parlare con nessun’altro oltre a me e suo padre, eppure lei era libera di uscire e di fare nuove amicizie e anche quando uscimmo gli ultimi giorni non stette con nessun’altro che non fossi io.
Ma non mi preoccupai più di tanto di questo fatto, alla fine non erano affari miei. Prima di partire, con i pochi Galeoni che mi erano avanzati, avevo comprato degli altri vestiti in un negozio di abiti usati che si trovava nel lato sud di Diagon Alley e una valigia, dato che avevo solo lo zaino con cui ero partita.
La valigia aveva un incantesimo, di cui non ricordo il nome, che la rendeva più spaziosa all’interno, e quello fu il mio ultimo acquisto per quell’anno a Diagon Alley.
Il 31 Agosto feci la valigia e mi sorpresi di quanto in realtà questa fosse spaziosa, ero un po’ preoccupata per come sarei arrivata a Hogwarts, nelle mie chiacchierate con Cassie avevo posto la questione e lei mi aveva risposto che ci si arrivava con il treno, ma non sapevo nient’ altro.
La sera dello stesso giorno, Tom diede una piccola festicciola d’addio per me al Paiolo Magico, ero così felice. Mi sarebbe dispiaciuto lasciare quell’atmosfera sempre allegra e mi sarebbero mancate anche tutte le persone con cui avevo stretto un rapporto in quei mesi.

La mattina del 1° Settembre scesi le scale con la mia valigia e la gabbia con Anacleto, salutai un ultima volta Tom e mi avviai con Miles e Cassandra. All’uscita del pub mi aspettava di nuovo la fenice e alla sua zampa c’era un’ altra lettera.
Non appena la presi la fenice volò via e quando la aprii, scoprii che all’interno c’era un biglietto su cui spiccava la scritta: Binario 9 ¾.
Ora, io non ero un genio delle ferrovie inglesi, ma per quello che sapevo non esisteva nessuno binario con quel numero, ma non feci domande, pensando che l’avrei scoperto una volta arrivata lì.
Miles ci accompagnò in un vicolo dove non passava nessuno, mentre andavamo ogni tanto mi chiedeva l’ora e ci ordinava di sbrigarci. Effettivamente, dato che erano le 10:30, non sapevo come avremmo fatto per le undici a essere sistemate e pronte a partire sul treno verso Hogwarts.
All’ improvviso ci fermammo, Miles si piegò su una lattina di Coca Cola schiacciata e ci mise la mano sopra, Cassie fece lo stesso. Io li guardai allibita, non capivo proprio che cosa stava succedendo.
- Jade, che ore sono adesso? – mi chiese di nuovo.
- Le 10:34 – risposi guardando l’orologio – Non capisco perché mi chiedi l’ora ogni minuto e poi cosa state facendo? -
- Non c’è tempo da perdere, metti la mano sulla lattina! – mi incitò e un po’ smarrita appoggiai la mano.
Per qualche secondo non accadde nulla, quando, senza preavviso, sentii uno strappo allo stomaco  mi aggrappai meglio alla lattina. Il mondo aveva cominciato a girare, anzi quello lo faceva in continuazione intorno al Sole. Aveva iniziato a girare vorticosamente intorno a noi, o forse eravamo noi che giravamo?
- Staccatevi – disse Miles dopo qualche istante. Staccarci? Voleva forse ucciderci?
- Ora! – quando vidi sia Cassie che suo padre togliere la mano dalla lattina la tolsi anche io.
Mi ritrovai sdraiata in una strada diversa da quella in cui eravamo, nella caduta avevo battuto la testa e la schiena e per questo ora li stavo massaggiando, Cassie era accanto a me nella stessa situazione, mentre Miles era in piedi che ci esortava ad alzarci.
- Che cosa è appena successo? – chiesi appena lo affiancai.
- Abbiamo preso una Passaporta, servono per spostarsi velocemente da un luogo ad un altro, è una specie di teletrasporto, molto comodo se si ha fretta – mi rispose.
Svoltato l’angolo eravamo di fronte alla stazione di King’s Cross, non ci ero mai stata, ma sapevo qual era perché una volta avevo fatto una piccola ricerca sulle stazioni ferroviarie di Londra.
Nella stazione, come al solito, c’era un grande via vai di persone che si affrettavano a prendere il treno. Miles si guardò intorno preoccupato, sembrava stesse cercando qualcuno.
- C’è molta gente, sarà difficile andare al binario senza farci vedere. Cassie, tu vedi tuo fratello? -
- No, probabilmente si starà già sistemando sul treno – rispose lei cercando con lo sguardo Stuart.
Arrivammo ai binari 9 e 10 e non c’era nessun binario 9 ¾ fra di essi, come saremmo arrivati a Hogwarts?
Miles si piegò verso di me bisbigliandomi all’orecchio di correre se mi sentivo nervosa, ma correre dove?
Ebbi la risposta qualche secondo più tardi, Cassie e suo padre stavano correndo verso il muro che separava i due binari e scomparirono dentro di esso.
Mi affrettai a fare lo stesso, prima di passare il muro mi chiesi se avessi dovuto spostarmi un po’ più verso il binario 10, dato che il binario che dovevo raggiungere era il 9 ¾ , in ogni caso lo feci e chiusi gli occhi.
Non sentii niente, ma quando aprii gli occhi ero decisamente in un’altra stazione e sui binari c’era un treno rosso, con la scritta espresso per Hogwarts, dai cui bocchettoni usciva parecchio fumo, accanto a me c’era Cassie che mi sorrideva, mi prese a braccetto e ci avviammo verso il treno.
Dato che eravamo arrivate con quindici minuti di anticipo io e Cassie riuscimmo e trovare uno scompartimento vuoto e ci sistemammo lì, dopo qualche minuto si affacciò suo fratello e così facemmo le presentazioni ufficiali.
- Stuart Evans – disse tendendomi la mano e stringendogliela mi presentai.
Ovviamente Stuart aveva preso il cognome della madre, infatti Cassandra faceva di cognome Cooper, come Miles.
Dopo la presentazione si scusò e uscì per raggiungere i suoi amici.
Nel momento in cui chiuse la porta dello scompartimento il treno partì e eccitata guardai dal finestrino la stazione che si faceva sempre più lontana.

Per i primi quindici minuti circa non successe niente, ma poi una ragazza dai capelli biondi mossi aprì la porta e chiese di poter entrare. Io annuii sorridendo, ma Cassie era di un’altra opinione.
- Non puoi andare in un altro scompartimento? Qui ci siamo io e la mia amica – io le lanciai un’occhiataccia.
- Che ti prende? Non essere così maleducata – poi mi rivolsi alla nuova arrivata – Certo che puoi stare qui, tranquilla -
Non capivo che cosa era successo a Cassie, per tutta l’estate, quando eravamo solo noi due, era stata fantastica, sempre amichevole e non era mai successo che rispondesse male a qualcuno.
D’accordo, forse era un po’ viziata perché Miles le permetteva di fare quasi tutto quello che voleva, ma comunque era una brava ragazza, sperai che fosse stato solo un momento e che le sarebbe passato.
La ragazza si chiamava Luna Lovegood, sembrava simpatica. Indossava vestiti di molti colori e aveva in mano una rivista che teneva al contrario. Quando non parlavamo sembrava perdersi nei suoi pensieri e osservare un punto fisso con una faccia un po’ stralunata, a parte questi momenti sembrava a posto.
Ci raccontò che la rivista che teneva in mano, “Il Cavillo”, era diretta da suo padre e si occupava di Creature magiche molto rare e altri fenomeni magici. Cassie guardò la rivista, piegando la testa di lato.
- Ma io lo conosco questo giornale, parla di tutti gli argomenti di cui non parlano le riviste serie e inoltre dice un sacco di menzogne – le diedi una gomitata, non sapevo se stesse dicendo la verità ma non era quello il modo di dirlo.
Prima che potessi dire altro la porta si aprì di nuovo e stavolta entrò una ragazza con i capelli rossi e si sedette sulla poltrona. Cassie la guardava come se la volesse fulminare con gli occhi e mi iniziai a preoccupare.
- Ciao, chi sei? Che succede? – le chiesi.
- Ah, ciao io sono Ginny Weasley, stavo cercando mio fratello, Ron, ma non l’ho trovato da nessuna parte, mi sembra strano -
Ci presentammo anche noi, Cassie però aprì a malapena la bocca. Dopo qualche istante di silenzio imbarazzato Ginny si alzò e chiese se a qualcuna di noi andasse di accompagnarla a cercare suo fratello. Luna si offrì e insieme lasciarono lo scompartimento.
Cassie, nel momento in cui uscirono, perse la sua rigidità e tornò quella di prima.
- Hai mai mangiato le gelatine Tuttigusti+1? – Scossi la testa. Allora lei mi disse di aspettarla lì e corse fuori.
Ritornò qualche minuto dopo con in mano un pacchetto.
- Tieni prendine una, attenta a quello che trovi ci sono veramente tutti i gusti mi ha detto mio fratello -
Allungai la mano e ne presi una, incerta, era di un colore rosso acceso, sperai vivamente che fosse fragola. Quando la morsi, però, la bocca mi andò a fuoco, era decisamente peperoncino, ne presi un’altra di colore bianco per placare il bruciore e scoprii con piacere che era cocco. Invece Cassie ne prese una marrone scuro, che era alla pancetta. Mentre continuavamo a mangiare le gelatine tornarono Luna e Ginny e Cassie diventò di nuovo fredda e scortese.
Tutto il resto del viaggio fu piuttosto spiacevole, quando ci comunicarono che eravamo quasi arrivati, sospirai di sollievo. Mi affacciai al finestrino e in lontananza la vidi, Hogwarts. Era magnifica.


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Ok, ciao a tutti grazie a tutti voi che leggete la mia storia e la recensite, vi adoro.
Mi volevo scusare per questo capitolo troppo lungo, ma non volevo lasciarvi con un altro capitolo e senza nemmeno la visione di Hogwarts, che ho aspettato fino ad adesso per scriverla ( muahahahah sono molto cattiva).
Non ho molto altro da scrivere, vi lascio con una domanda:
Vi danno fastidio i capitoli così lunghi? Perché volendo potrei trovare un modo per accorciarli 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4: Hogwarts ***


~~Quando scendemmo dal treno, vidi una massa informe di alunni avviarsi verso un sentiero e così decidemmo di seguirli, ma una voce profonda, che proveniva dalla parte opposta, ci chiamò.
- Primo anno! Quelli del primo anno mi seguano! -
Quando mi voltai vidi l’uomo più alto e grosso che avessi mai incontrato, per un primo momento pensai che fosse un gigante, nel vero senso della parola, dopo i folletti pensavo fosse probabile che un gigante fosse lì di fronte a me.
Mi avviai verso di lui insieme a Cassie, Luna e Ginny, più una moltitudine di studenti della mia stessa età, quando fummo tutti abbastanza vicini ci invitò a seguirlo.
Ci condusse dalla parte opposta rispetto a dove si stavano dirigendo tutti gli altri alunni e mi chiesi dove ci stesse portando, che razza di sorpresa ci aspettava?
Ci fermammo davanti a un lago, da cui si vedeva Hogwarts illuminata da migliaia di piccole luci, in quanto cominciava a calare la notte.
Sulla riva vi erano una ventina di piccole imbarcazioni adatte a portare ciascuna circa quattro, o al massimo cinque, di noi. Ci sistemammo su una di esse e sull’ imbarcazione salì anche un ragazzo che si mise dietro con Cassie e non aprì bocca per tutto il viaggio.
Io ero da sola davanti e osservavo tutto intorno a me estasiata e gli occhi che brillavano e non ero l’unica, quasi tutti nelle altre barchette erano a bocca aperta a guardare il panorama.
All’improvviso sentii un rumore dietro di me di qualcosa che veniva gettato in acqua, mi voltai e vidi Luna che annaspava e tentava di risalire sull’imbarcazione. A Cassie scappò una risatina, mentre il ragazzo accanto a lei si rimetteva composto e ritirava la mano, li fulminai con lo sguardo e diedi una mano a Ginny per tirare di nuovo dentro Luna.
Le tolsi il mantello zuppo e le diedi il mio, sperando che non si sarebbe raffreddata, poi guardai di nuovo Cassie.
- Poi dobbiamo fare una chiacchierata io e te – le dissi duramente.
Feci cambio posto con Luna, facendo traballare pericolosamente la barca, non credo che  avrebbero avuto il coraggio di spingere anche me nel lago.
Per il resto della navigazione il ragazzo stette zitto a guardare l’acqua alla sua sinistra, mentre Cassie guardava alla sua destra, invece io, Luna e Ginny chiacchieravamo.
- Giuro di aver sentito qualcosa afferrarmi la gamba nel lago – sussurrava sospirando sognante Luna,  – Dopotutto è stato divertente, grazie – disse rivolta ai due dietro di noi, loro non si girarono nemmeno verso di lei.
Ma non sembrò importarle, effettivamente nessuno sgarbo sembrava importarle veramente, prendeva tutto con un sorriso.
Piccolo promemoria per me per il futuro: mai stare nella stessa stanza con Luna e Cassie, o una o l’altra, non insieme.

Quando scendemmo dalle imbarcazioni era ormai buio. Hagrid, il gigante si era presentato prima di salire sulle barche, ci condusse fino alla porta principale del castello.
Lì c’era una donna, che portava i capelli legati in una crocchia e aveva uno sguardo imperioso. Sembrava che ci stesse aspettando in quanto guardava nella direzione da cui venivamo e appena ci vide ci venne incontro.
- Li lascio a lei, professoressa McGranitt – detto questo il gigante si avviò verso la porta principale.
Sapevo di aver già sentito quel nome ma, con tutto quello che mi era successo ultimamente, non riuscivo a ricordarmi bene dove l’avevo sentito. Mentre mi sforzavo di ricordare, la donna prese la parola.
- Buona sera e benvenuti, io sono Minerva Mcgranitt, insegnante di Trasfigurazioni e direttrice della casa di Grifondoro, nonché vicepreside. Se volete seguirmi vi condurrò fino alla Sala Grande, così verrete smistati nella vostra casa di appartenenza e in seguito ci sarà il banchetto di inizio anno -
All’improvviso ricordai dove avevo sentito il suo nome: nella prima lettera che mi era arrivata da Hogwarts.
Sapere che la donna che avevamo davanti era riuscita a trovare una piccola strega , come me, nel mezzo di tanti babbani mi riempì di ammirazione, da quel momento capii che lei sarebbe diventata una dei professori a Hogwarts che mi sarebbero piaciuti di più.
Ci guidò in corridoi enormi, adatti a ospitare una grande moltitudine di studenti, alle pareti erano appesi moltissimi quadri e in ognuno di essi c’erano personaggi che si muovevano salutandoci, dandoci il benvenuto o facendo linguacce.
Era sorprendente come appena cominciavo ad abituarmi alla magia, arrivava sempre qualcosa che mi meravigliava e mi faceva rimanere senza fiato come Diagon Alley, i quadri o Hogwarts in generale.

Ci fermammo di fronte a un portone, a doppia anta chiuso, che si abbinava a meraviglia con il resto del castello data la magnificenza e la mole che aveva, che era sicuramente l’ingresso della Sala Grande.
- Aspettatemi qui, vado ad avvisare del vostro arrivo e torno a prendervi – ci ordinò.
Rimanemmo fermi lì, per tutta l’attesa ci fu un brusio di sottofondo meravigliato degli studenti che sarebbero dovuti essere smistati di lì a poco. Mi voltai verso Cassie, che era in piedi spaesata e mi guardava quasi con malinconia e con una nota di gelosia. Accanto a lei c’era il ragazzo che stava sulla nostra stessa barchetta, che era appoggiato al muro con le braccia incrociate e parlava con un’espressione insolente ad un ragazzo moro di cui non vedevo il viso, poiché era di spalle.
La vicepreside tornò dopo qualche minuto e ci esortò a seguirla nuovamente.
Quando si aprirono le porte entrammo in una sala ancora più grande e spettacolare della Gringotts.
C’erano quattro lunghe tavolate, dove sedevano gli studenti di ciascuna casa che ci guardavano con curiosità, più una tavolata in fondo dove sedevano tutti i professori, fra cui anche Hagrid.
Ma quello che fu più sorprendente era il soffitto: centinaia di candele fluttuavano su un cielo stellato, uguale a quello che si trovava all’esterno della scuola. Doveva per forza essere una magia, non era possibile che la sala non avesse il soffitto, altrimenti se avesse piovuto o nevicato si sarebbe creato il caos.
Ci mettemmo tutti di fronte al tavolo dei professori, inoltre davanti a noi c’era un piccolo sgabello su cui era poggiato un cappello molto malandato.
- Quando chiamerò il vostro nome venite a sedervi sullo sgabello, vi metterò il capello in testa e verrete smistati nella vostra casa di appartenenza -
Ci fu un momento di pausa poi prese una lunga pergamena e iniziò a leggere ad alta voce i nomi.
- Anderson Denis -
Un ragazzino tremante si fece avanti e si sedette, dopo qualche secondo il cappello gridò “Tassorosso”. I nomi si susseguivano uno dopo l’altro, arrivarono ad un certo Colin Canon che si avviò verso lo sgabello saltellando e fu smistato in Grifondoro.
- Cooper Cassandra -
Cassie mi passò affianco e mi guardò sussurrando: “ Spero che saremo nella stessa casa” e mi superò, non seppi cosa pensare.
Ci mise almeno un minuto il cappello parlante ad enunciare la sua casa di appartenenza ma infine la smistò in Serpeverde. Mi sentivo agitata, così tanti nomi c’erano prima di arrivare al mio, sospirai.
Dopo una ragazza di nome Cathleen Fox, smistata in Corvonero, la professoressa mi chiamò.
Mi avviai, più volte nei giorni precedenti avevo pensato a quale potrebbe essere la mia casa, mi vedevo bene in Corvonero oppure in Tassorosso, ma anche nelle altre due case, quindi non sapevo proprio cosa aspettarmi.
Mi mise il cappello sulla testa e quasi caddi dallo sgabello quando quest’ultimo si inserì nei miei pensieri  e si mise a ragionare sulla casa più giusta per me. Infine esclamò: “Corvonero”.
Raggiunsi la tavolata della mia casa e mi sedetti accanto a Cathleen, intanto la McGranitt continuava a enunciare nomi.
- Ishikawa Narumi -
Quando pronunciò quel nome mi voltai incuriosita, era strano sentire nomi giapponesi, in quanto finora erano stati smistati solo studenti con nomi inglesi. La ragazza dai capelli viola venne smistata in Corvonero e si sedette accanto a me, sorridendomi e voltandosi subito verso lo sgabello.
- Ishikawa Tomoe -
Un’altra ragazza identica a Narumi, tranne per il colore dei capelli in quanto neri, si posizionò sullo sgabello e venne smistata in Tassorosso, Tomoe si voltò verso la sorella che le fece un segno con il pollice alzato ed entrambe sorrisero.
- Jenkins Zeke -
Il ragazzo che aveva spinto Luna in acqua venne smistato in Serpeverde e si sedette accanto a Cassie, ormai sembravano avere una certa confidenza quei due.
Luna, per la mia felicità, era stata smistata in Corvonero e si era seduta di fronte a me, ora rimaneva solo Ginny del nostro gruppo e sperai che saremmo state nella stessa casa.
Il ragazzo con i capelli mori, che prima parlava con Zeke, si chiamava Werner Murray e venne smistato anch’esso in Serpeverde.
- Weasley Ginny -
Finalmente venne chiamata la mia amica e, dopo aver pronunciato il suo nome, la McGranitt ripose la pergamena, era terminata la lista, poi avremmo potuto mangiare. Ginny venne smistata in Grifondoro e si sedette accanto a due ragazzi più grandi che avevano il suo stesso colore di capelli e che sembravano gemelli, la salutai con la mano e lei mi sorrise.
- Ora prenderà la parola il preside per i soliti avvertimenti, dopodiché avrà inizio il banchetto, prego signore -
La professoressa si andò a sedere accanto al posto vuoto del preside, che intanto si era alzato, e fece tintinnare la forchetta sul bicchiere facendo zittire l’intera sala.
- Benvenuti e bentornati, so che avrete fame perciò cercherò di fare un discorso breve. È proibito entrare nella foresta, lo dico anche agli alunni più anziani, non solo ai nuovi, inoltre è vietato stare nei corridoi nelle ore di lezione, a meno che non si abbia il permesso di un professore, e dopo l’ora di cena.
Spero che vi troverete bene anche quest’anno qui ad Hogwarts e ora potete finalmente godervi il banchetto, buon appetito -

Il preside si andò a sedere e all’improvviso comparvero piatti, vassoi e ciotole pieni di cibo, io non sono una persona golosa ma vedere quel cibo, tutto per noi, comparirmi davanti mi mise una certa acquolina.
Molte  delle pietanze non le conoscevo e le assaggiai volentieri, quando tutti ebbero finito scomparvero i piatti e ne apparvero altri con prelibati dessert.
- Oh c’è il budino – esclamò felice Luna e se ne versò un bel po’ nel piatto.
Ripensandoci non credo di aver mai mangiato tanto in vita mia. Quando scomparvero definitivamente i piatti il preside prese la parola e ci invitò a cantare tutti insieme l’inno della scuola, secondo il motivetto che più ci ispirasse.
Io non conoscevo il testo dell’inno, ma mi divertii ad ascoltare l’accozzaglia di voci che lo cantava in tempi diversi, riuscendo a malapena a distinguerne le parole.
Mano a mano che finivano di cantare si alzavano, fuori dal portone mi aspettava un alunno di Corvonero, un prefetto, che avrà avuto circa l’età di mio fratello, che chiamava gli alunni della sua stessa casa del primo anno.
Ci guidò all’interno del castello, salimmo scale e svoltammo nei corridoi fino a che non persi completamente l’orientamento.
Affrettai il passo per mettermi accanto a Andrew, il prefetto.
- Hey ciao, pensi che possa trovare una mappa di Hogwarts da qualche parte? Altrimenti penso che mi perderò -
Lui scoppiò a ridere e mi rispose che probabilmente avrei trovato una mappa nella biblioteca.
Ad un certo punto ci fermammo davanti a una porta, che aveva il battente a forma di corvo, perciò dedussi che fosse l’entrata del dormitorio.
- Se le unisci, dividono. Cosa sono? – chiese il corvo.
- Le forbici – non ebbi nemmeno tempo per pensare che Andrew rispose.
La porta si aprì mostrando una stanza abbastanza ampia dove predominavano i colori blu e bronzo, dalle grandi finestre, da cui decisi che mi sarei affacciata alla prima occasione possibile, potevo immaginare che fosse molto luminosa di giorno.
Al centro c’era un busto di una donna, che non riuscivo a riconoscere, la cupola era dipinta come un cielo notturno puntellato di stelle e in una nicchia c’era una libreria piena di libri.
Ci condusse alle nostre stanze, la parte maschile, sulla destra, era divisa da quella femminile, sulla sinistra. Le stanze avevano quattro letti a baldacchino ciascuna, su cui c’erano le nostre divise piegate accuratamente che erano poggiate sulla trapunta di colore blu notte.
Nella stanza con me c’erano Luna, Cathleen e Narumi, ma eravamo tutte troppo stanche per chiacchierare infatti ci mettemmo il pigiama e ci addormentammo, prima di chiudere gli occhi pensai a quando avrei potuto chiarire con Cassie, dato che eravamo in due case differenti.


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Oi ciao, scusate per il ritardo, ma sono partita e non ho potuto scrivere per questo. Grazie a tutti voi che continuate a leggere la mia storia, sentitevi liberi di recensire con consigli e commenti ogni volta che volete.
Siamo finalmente arrivati ad Hogwarts e i vari personaggi sono stati smistati, che lezioni avranno nel prossimo capitolo? Chissà, chissà…
Bene, mi dileguo, al prossimo capitolo, ciaooooo

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Capitolo 5
*** Capitolo 5: Le prime lezioni ***


~~Quando mi svegliai Luna non era nel letto, mentre le altre due erano già in piedi e si stavano preparando per andare a fare colazione.
Cathy era davanti allo specchio, che si era portata da casa, sistemandosi la treccia, mentre Narumi era poco dietro di lei che continuava a cambiare colore di capelli indecisa se lasciarli viola o farli di colore blu.
- Ma come fai?- le chiesi mentre mi tiravo fuori dal letto e iniziavo a preparami anch’io.
- Sono una Metamorphomagus, questo mi permette di cambiare aspetto quando voglio -
- Voglio impararlo anche io, chissà quando ce lo insegneranno! -
- Non credo che te lo potranno mai insegnare, sai si trasmette geneticamente -
Narumi decise di tenere i capelli viola e di legarli in una coda alta, mentre Cathy era seduta sul letto, pronta, aspettando che finissimo di prepararci.
- Quindi anche tua sorella  è una Meta-Metaqualcosa? – chiesi mentre mi guardavo allo specchio.
- No, lei non ha ereditato questo potere -
- Se vogliamo andare a fare colazione ci conviene scendere ora, altrimenti non faremo mai in tempo – ci interruppe Cathy.
Diedi un ultimo sguardo alla mia immagine riflessa incontrando i miei occhi chiari nello specchio: avevo messo i capelli neri e mossi sulla spalla destra e la divisa era sistemata a dovere. Ero pronta.
Scendemmo le scale e fortunatamente eravamo con Narumi, che sapeva dove andare, altrimenti io mi sarei sicuramente persa.
Quando entrammo nella sala Grande non era piena come la sera passata e ora il soffitto mostrava un cielo azzurro e senza nuvole.
Luna non era nemmeno lì, così mi rassegnai a incontrarla direttamente a lezione.
Nel momento in cui ci sedemmo dalle finestre entrarono centinaia di gufi, che nelle zampe avevano pacchi, giornali o lettere. Non avevo mai visto così tanti gufi contemporaneamente e la cosa mi inquietò un po’.
Io non ricevetti nulla, ma dopo qualche minuto sentii la voce di una donna, proveniente dal tavolo dei Grifondoro, urlare contro un certo Ron. Lo sgridava per aver rubato una macchina incantata e il ragazzo stava diventando talmente rosso da raggiungere il colore dei suoi stessi capelli. Quando smise di sbraitare la lettera, da cui proveniva la voce, si distrusse bruciando.
Ci fu un momento di silenzio, poi vidi Ginny alzarsi e raggiungere il ragazzo che era appena stato sgridato, piegarsi verso di lui e bisbigliare qualcosa ma lui la scansò sgarbatamente, così lei tornò a sedersi.
Quando guardai l’orario vidi che le prima lezione che avremmo avuto a Hogwarts si sarebbe tenuta con i Serpeverde e sospirai.
Non sapevo che aspettarmi da Difesa Contro le Arti Oscure, da quello  che avevo letto nelle sere d’estate sembrava interessante, ma questo poteva dipendere anche dalla bravura dell’insegnante nello spiegare.

Quando arrivammo nell’aula di Difesa Contro le Arti Oscure trovai Luna già seduta al secondo banco laterale con il posto accanto a lei libero.  Alle nove precise eravamo tutti seduti ai nostri posti pronti per la nostra prima lezione, davanti a me erano sedute Cathy e Narumi, mentre dietro c’erano Cassie e una ragazza che non conoscevo.
Il professore non si fece vedere per i primi quindici minuti e non appena uscì dalla porta del suo ufficio sentii alcune delle ragazze sospirare ammaliate. Appena lo vidi ci mancò poco che scoppiassi a ridere, pensai che se era arrivato in ritardo solo per sistemarsi in modo così ridicolo i capelli poteva anche lasciarli come stavano prima e arrivare in orario.
- Buongiorno a tutte, benvenute alla vostra prima lezione, io sono il Professor Gilderoy Allock – e sfoderò un sorriso mostrando i denti bianchissimi e quasi brillanti -  Bene, vi invito a leggere in biblioteca i libri, scritti da me, che parlano delle mie imprese nel modo magico -
Fece una pausa e, sempre sorridendo, si avvicinò alla prima fila di banchi, appena vide Narumi si bloccò.
- Oh, mia cara, ma il tuo colore di capelli è naturale? -
- No, sono una Metamorphomagus – rispose arrossendo.
- Bene, perché non ci mostri cosa sai fare? Vieni, dai, davanti alla cattedra -
Io mi indignai per lei, il professore l’aveva presa per un fenomeno da baraccone e senza tanti complimenti ora la stava sfruttando, mentre lui era seduto alla cattedra guardandosi allo specchio e firmando quelle che sembravano cartoline.
Narumi per tutta la lezione fu costretta a continuare a cambiare colore dei capelli e degli occhi, la grandezza delle orecchie e del suo naso e quando non sapeva più che fare guardava il professore che con un cenno, senza guardarla, le diceva di continuare e lei ricominciava da capo.
Quando finì il primo giro capii che nella lezione non avremmo fatto molto altro così mi voltai verso Cassie intenzionata a chiarire.
- Cassie non è che ci potremmo mettere in un banco in fondo che vorrei parlare un attimo con te? -
- Starei parlando con Heather, ma se è per un attimo vengo -
Ci alzammo entrambe e il professore non fece una piega, ci sedemmo all’ultimo banco nella stessa fila in cui eravamo sedute prima.
- Insomma mi dici che ti succede? – le chiesi.
- Niente, sei tu che hai preferito le altre a me – mi rispose con un’alzata di spalle.
- Le altre? Ma di cosa stai parlando? Se ti riferisci all’episodio del treno stavo cercando solo di essere gentile e di fare nuove amicizie -
- E ce n’era bisogno? Avevi già me come amica, che bisogno c’era di avere altre amiche? -
A quel punto la guardai sbigottita non era possibile che stesse dicendo sul serio e se era seria quella non era la Cassie che mi aveva fatto compagnia per tutta l’estate.
- Stai scherzando, vero? Stai dicendo che per essere tua amica non dovrei parlare con nessun’altro a parte te? -
- Esattamente, scegli cosa vuoi fare – disse appoggiandosi con la schiena al muro.
- Io… Io non ti riconosco e se questa sei tu non voglio avere più niente a che fare con te -
Mi alzai guardandola un’ ultima volta, avevo le lacrime agli occhi, sembrava quasi un incubo.
- Stai scegliendo loro? – mi chiese.
Io mi avvicinai al suo viso fino a quando i nostri nasi quasi si toccavano.
- Spero che un giorno tornerai a essere la Cassie che ho conosciuto quest’estate, altrimenti queste sono le ultime parole che ti dirò – ci guardammo per qualche secondo in silenzio, poi mi voltai e andai a sedermi.
Narumi era ancora davanti alla cattedra a mostrare le sue capacità, a guardarla con attenzione sembrava distrutta, aveva delle goccioline di sudore che scendevano lungo le tempie.
Tutti accogliemmo il suono della campanella con gioia, più di tutti la mia amica che venne verso di me e Luna e si appoggiò di peso a entrambe.
- Sono esausta, non ho mai cambiato aspetto così tante volte di seguito, che lezione abbiamo ora? -
- Abbiamo Erbologia con i Tassorosso e se vogliamo arrivare in tempo dobbiamo darci una mossa – dissi dopo aver guardato l’orario.

Nella serra faceva un caldo tremendo e  chi era dentro aveva indosso solo la camicia con le maniche tirate su, tranne la professoressa, che indossava vari strati di vestiti.
Appena Tomoe vide la sorella che camminava poggiandosi a me corse verso di noi.
- Narumi cos’hai? -
- Niente sorellina, mi riposo un attimo e poi sarò fresca come una rosa -
La Tassorosso non sembrava convinta della spiegazione, infatti la fece sedere e mentre attendevano l’inizio della lezione rimase accanto alla sorella, quando vide entrare la professoressa le chiese se Narumi potesse rimanere seduta durante la lezione.
Fu una lezione abbastanza interessante anche se solamente introduttiva. Ci mostrò tutti gli oggetti di cui avremmo avuto bisogno nelle prossime lezioni come i guanti in pelle di drago e i vari concimi adatti ai vari tipi di piante, inoltre ci spiegò qual’era l’abbigliamento più corretto per seguire le lezioni di Erbologia.
L’ora proseguì tranquilla, con Narumi seduta, che prendeva appunti e io che le portavo ogni cosa per far vedere anche a lei con cosa avremmo dovuto lavorare nelle lezioni a seguire. Anche io presi qualche appunto e disegnai tutto quello che la professoressa Sprite ci mostrava, per poi ricordarmelo in futuro.
Inoltre ne approfittai per conoscere anche un po’ Tomoe, che era molto più timida rispetto alla sorella, inoltre i capelli neri e lisci lasciati liberi dietro le spalle le davano un’aria di serietà e semplicità, diversa da quella che emanava Narumi.
Per la lezione successiva la professoressa Sprite ci assegnò solamente un riassunto di 200 parole delle cose più essenziali della materia, riassunto che avrei fatto nella pausa pranzo o dopo cena in una decina di minuti.

Dopo Erbologia ci fu la pausa pranzo, così dopo aver mangiato ne approfittai per andare a cercare la biblioteca.
Per trovarla chiesi indicazioni a una ragazza di Grifondoro, che mi disse che ci stava andando anche lei così si offrì di accompagnarmi.
- Come ti chiami? – le chiesi.
- Hermione Granger, tu? -
Mi presentai e le strinsi la mano, in quel momento arrivammo di fronte all’entrata della biblioteca e mi bloccai per la meraviglia. Non avevo mai visto una biblioteca così grande in tutta la mia vita.
- Sì, fa questo effetto – mi disse Hermione prendendomi per mano e spostandomi da davanti l’entrata – Cosa stai cercando in biblioteca? Magari ti posso dare una mano -
- Sto cercando una mappa di Hogwarts, ancora non mi sono ambientata molto bene e quindi potrebbe tornarmi utile, tu invece? -
- Ah una mappa la potresti trovare in questo libro, io sono venuta per avvantaggiarmi un po’ con i compiti – e si avventurò fra gli scaffali con sicurezza uscendone poco dopo con un libro in mano e me lo porse. Si chiamava “Hogwarts: Storia di una scuola di magia”.
Mi misi seduta a uno dei tanti tavoli e non appena vidi la mappa completa di Hogwarts cominciai a copiarla sulla pergamena vuota che mi ero portata.
- Hai intenzione di trascrivere tutta la mappa? Se vuoi ti do una mano così fai prima – propose sedendosi accanto a me.
- Oh grazie, ma non ce n’è bisogno, veramente. Tranquilla, fai quel che devi - 
- Dai ti aiuto – e dicendo così prese una penna e una pergamena e cominciò a copiare anche lei.
Effettivamente in due finimmo prima così da trovarci con una mezz’ora di tempo libera prima dell’inizio delle lezioni pomeridiane. Scoprii che Hermione frequentava il secondo anno ad Hogwarts e che era amica del fratello di Ginny, il ragazzo che aveva ricevuto la lettera urlante a colazione.
- Stamattina, quando Ron ha ricevuto la Strillettera, avrei voluto scoppiare a ridere, ma essendo sua amica ho pensato che non fosse molto gentile da parte mia. Ron era così buffo, pensa che alla lezione di Erbologia era ancora paonazzo. Sia io che Harry stentavamo a non scoppiare a ridere – mi raccontò la Grifondoro.
- Quindi Ron è il fratello che Ginny stava cercando sul treno! -
- Si, diciamo che stava cercando più Harry, che Ron secondo me – e strizzò un occhio, ma io non capii.
- Chi è Harry? -
- Oh giusto non ti ho detto il cognome, Harry Potter – specificò, ma continuavo a non capire.
- Non so chi sia, è il ragazzo che piace a Ginny? -
- Te lo racconterà Ginny chi è, penso che ti potrà fare una descrizione molto esaustiva di lui -
Dopodiché guardai l’orologio e mi accorsi che se non mi fossi sbrigata sarei arrivata tardi alla prossima lezione, così salutai Hermione e corsi verso l’aula di Incantesimi.

Quando arrivai, con il fiatone, tutti si voltarono verso di me, in quanto avevo fatto qualche minuto di ritardo e la lezione era già iniziata, mi scusai e mi andai a sedere vicino a Luna.
Il professor Vitious, direttore della casa di Corvonero, mi tolse 5 punti per essere arrivata in ritardo e continuò la lezione. Anche lui fece una lezione introduttiva in cui spiegò un po’ di storia degli Incantesimi e delle bacchette e a fine lezione ci insegnò il nostro primo incantesimo, dicendo che chi sarebbe riuscito a lanciarlo correttamente per primo avrebbe guadagnato dei punti.
Fui la prima, e l’unica, che riuscì a lanciare l’incantesimo correttamente e con orgoglio vidi la punta della mia bacchetta illuminarsi di un caldo colore giallo. Mi assegnò lo stesso numero di punti che mi aveva tolto per il ritardo, quindi ufficialmente non avevo né perso, né guadagnato punti.
Anche Vitious ci assegnò un riassunto e ci raccomandò di esercitarci sull’incantesimo, in quanto la prossima lezione avrebbe chiamato degli studenti per vedere i progressi.

L’ultima lezione che avemmo fu Storia della Magia, la lezione più noiosa che io abbia mai avuto nella mia vita.
Il professor Ruf sembrava avere una predisposizione naturale per far annoiare i suoi alunni, essendo un fantasma oltre a essere lui stesso etereo, anche le sue parole lo sembravano.
Per quasi tutta l’ora continuò la sua lezione con  tono e velocità sempre uguali; ci provai a seguire la sua spiegazione, ma dopo quindici minuti mi cadde la penna dalla mano e mi resi conto che tutti gli altri alunni o dormivano o chiacchieravano a bassa voce fra di loro.
A quel punto rinunciai a prendere appunti e a seguire la lezione, quindi mi voltai verso Ginny e a gesti le chiesi se potevo mettermi vicino a lei, la mia amica annuì.
Senza fare rumore mi spostai velocemente accanto a lei al penultimo banco e le lanciai un’occhiata significativa, ma Ginny mi guardò e non diede segno di aver capito.
- Insomma chi è questo Harry Potter? – chiesi sussurrando, lei diventò paonazza, evidentemente era una caratteristica dei Weasley arrossire in quella maniera.
- Harry Potter è colui che ha sconfitto il Signore Oscuro -
- E ti piace? – poi mi resi conto di quello che aveva appena detto Ginny – Aspetta, approfondisci questa storia del Signore Oscuro, chi è? -
- Come fai a non sapere chi è? Qualche decina di anni fa ci fu un mago oscuro che terrorizzò il mondo magico per le sue idee e per il successo che avevano fra i suoi seguaci, i Mangiamorte. Furono tempi duri in cui non ci si fidava di nessuno per paura di fare un brutta fine. Finalmente, circa undici anni fa, ci fu qualcuno che riuscì a sconfiggerlo.
Quando il Signore Oscuro tentò di uccidere Harry la maledizione gli si ritorse contro e quindi venne ucciso dal suo stesso incantesimo -
Rimasi senza parole, come poteva un bambino aver sconfitto questo grande mago oscuro che terrorizzava il mondo magico? Nessun’altro ci aveva provato prima di lui?
- E quanti anni ha ora questo Harry Potter? -
- Ha un anno in più di noi –
- STAI SCHERZANDO! – lo stupore mi fece dimenticare per un momento di essere nel bel mezzo di una lezione e tutti si girarono verso di me, compreso il professore.
- Signorina cosa la rende così perplessa delle modalità con cui Bathilda Bath formulò le sue ipotesi? – mi chiese.
Per un attimo rimasi in silenzio, cercando di ricordare quello che avevo letto del libro di Storia della Magia, poi all’improvviso ebbi un’ illuminazione.
- Mi sorprende che molto di quello che studiamo derivi da ipotesi e non da fatti certi e dimostrati – improvvisai.
- Sono felice che tu abbia ascoltato la mia lezione, e mi rallegra anche avere delle vostre opinioni personali, seguite l’esempio della signorina Griffith e vedrete che otterrete degli ottimi voti -
Io ero stupefatta, non solo avevo evitato per un pelo una punizione, ma avevo anche ricevuto dei complimenti dal professore. Dopo questo piccolo risvolto interessante la lezione continuò, mentre i minuti avanzavano lenti come lumache.
Quando finalmente finì la lezione mi avviai verso il dormitorio per avvantaggiarmi un po’ nei compiti, dato che era presto per cenare.
- La getti quando ti serve e la riprendi quando non ti serve più. Cos’e? – mi chiese il battente a forma di corvo.
Rimasi a pensare qualche istante, poi infine mi venne in mente quella che poteva essere la risposta.
- L’ancora? -
La porta si aprì, quindi entrai nel dormitorio e mi misi seduta su una delle poltrone della Sala Comune.
Quando decisi di scendere per andare a cenare avevo già completato il riassunto di Erbologia e avevo iniziato quello di Incantesimi.
Scendendo le scale incontrai Luna e ci dirigemmo insieme nella Sala Grande.
 

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Ciao, grazie a tutti voi che continuate a seguire Jade, si fa sempre più interessante eh?
Tenete bene a mente questo capitolo perché il prossimo comincerà dal momento in cui abbiamo lasciato Luna e Jade che vanno a cenare e quello che succederà dopo la cena sarà abbastanza interessante.
Vi ho già anticipato troppo e per citare qualcuno di nostra conoscenza “Questo non dovevo dirlo”. Bene, al prossimo capitolo, un bacione a tutti.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6: Scoperte ***


~~Mentre ci avviavamo verso la Sala Grande io e Luna parlavamo delle lezioni che avevamo seguito, quando mi venne in mente qualcosa che era passato in secondo piano fino a quel momento.
- Luna come mai stamattina non ci hai aspettato e sei scesa da sola a fare colazione?-
- Oh, vedi non è che io sia scesa prima o altro. In realtà io sono sonnambula, quindi capita che vada in giro mentre dormo e, spesso, quando mi sveglio non sono nel luogo in cui mi ero addormentata – disse abbassando la voce, rendendola poco più di un sussurro alla fine della frase.
La cosa mi inquietò un po’, ma sul momento non ne capii il motivo e lasciai perdere l’argomento.
Continuammo a camminare quando all’improvviso vidi una massa di capelli rossi mossi sulla mia sinistra, più avanti. Avrei riconosciuto il profilo di quel ragazzo ovunque, ci ero cresciuta insieme e, sebbene fosse strano vederlo qui, ero sicura che fosse lui.
Decisi di andare da lui, quindi chiesi a Luna di andare avanti e che l'avrei raggiunta dopo.
Quindi mi misi a correre per raggiungerlo, ora lo vedevo meglio, stava parlando con una ragazza di Grifondoro.
- Hugh! – lo chiamai non appena fui abbastanza vicina.
Lui si voltò, ma non mi vide subito, lo osservai mentre cercava con lo sguardo chi l’aveva chiamato, quando finalmente mi notò sorrise e mi venne incontro.
Il migliore amico di mio fratello era un mago, un Tassorosso per essere precisi, e io lo avevo scoperto solo in quel momento, mentre era ora di fronte a me e mi abbracciava, quando ci lasciammo mi scompigliò i capelli con una mano.
- Ciao Jay, tuo fratello mi aveva detto che eri una strega, mi chiedevo quando ci saremmo incontrati -
- Visto? Come mi sta la divisa? – chiesi facendo una giravolta.
- Ti sta molto bene piccola Corvonero – mi rispose sorridendo e io arrossii lievemente.
Da che io ricordi ho sempre avuto una cotta per lui e spesso mi chiedevo perché  lui e mio fratello potevano vedersi solo durante le vacanze e ora la risposta era davanti a me, così ovvia.
Ogni volta che Hugh veniva a casa nostra cercavo di stare con loro il più possibile, fino a quando Connor non mi cacciava e mi chiedeva di andare da qualche altra parte.
- Che anno stai frequentando qui a Hogwarts? -
- Questo è il mio quinto anno, sai sono un po’ preoccupato perché quest’anno avrò i G.U.F.O -
- Cosa sono?- chiesi, ma dopo una piccola pausa aggiunsi - Ti dispiacerebbe andare verso la Sala Grande? Sai devo ancora cenare -
- Certo nessun disturbo! I G.U.F.O. sono come gli esami alla fine di ogni anno, solo molto più complicati e importanti -
Continuammo a parlare fino a che non ci dovemmo dividere per andare ognuno alle rispettive tavolate.
Quando mi sedetti dovevo avere ancora un’ espressione particolarmente felice perché le mie amiche mi guardarono interrogative.
- Sembri felice, cos’è successo? – chiese Narumi.
- SONO felice, ho incontrato il ragazzo che mi piace, non sapevo fosse un mago – e non riuscii a trattenere un altro sorriso.
- Raccontaci i dettagli! – mi ordinarono stringendosi attorno a me.
Quindi raccontai tutto quello che mi veniva in mente su Hugh, alla fine del racconto le lasciai meditare un momento.
- Quindi frequenta il quinto anno, è un sempai, effettivamente hanno sempre un certo fascino – mi disse Narumi.
- Sempai? -
- Ah giusto, un sempai è compagno di scuola, ma anche sul lavoro, più grande rispetto a te -
- Narumi non te l’ho mai chiesto ma com’è stata la tua infanzia? Nel senso, sei nata In Giappone? Hai seguito i primi anni di scuola lì? -
Era sempre molto interessante per me scoprire cose nuove sulle altre culture e, dato che non ne sapevo molto di quella giapponese, avendo conosciuto Narumi ne avevo l’opportunità.
- Io e mia sorella siamo nate in Inghilterra, ma i nostri genitori ci hanno mandate in Giappone per seguire i primi anni delle elementari, per poi tornare in Inghilterra e finirle qui -
- Sai se esistono scuole di magia anche in Giappone? -
Lei ci pensò un  attimo, prima di rispondere, notai che quando cercava di ricordare una cosa guardava sempre in alto a sinistra e inclinava un po’ la testa.
- A dir la verità non lo so, ma sono sicura che ci siano, altrimenti dove vanno a scuola i maghi? – dopodiché fece un’ altra pausa e sorrise come se le fosse venuta un’illuminazione – Effettivamente ho sentito parlare di una scuola di magia chiamata Mahoutokoro, quindi penso che i maghi e le streghe giapponesi vadano lì -
La nostra conversazione venne interrotta dalla comparsa improvvisa del cibo di fronte a noi, era incredibile la quantità di piatti differenti ci fosse.
Quella sera presi una specie di fagottino ripieno di carne, che in seguito scoprii si chiamava Cornish pasty, che adorai dal primo morso. Inoltre mi servii una bella porzione di zucca al forno, che avevo già assaggiato la sera prima.
Ma la verità era che aspettavo i dolci, non mi sorprenderei se nei miei anni ad Hogwarts ingrassassi.
Presi del gelato e ci aggiunsi sopra dei bignè al cioccolato e alla crema, mentre Luna prese il budino come la sera scorsa e Narumi assaggiava la torta di mele.
Quando ci alzammo mi sentivo come se avessi potuto rotolare per quanto ero piena, nel momento in cui mi sdraiai nel mio letto mi addormentai subito.

Correvo nel bosco, di notte, inseguita da qualcuno  o qualcosa che non riuscivo a vedere ma sapevo che era di vitale importanza che non mi facessi prendere. Continuavo a guardarmi alle spalle, ma vedevo solamente alberi, piante e buio, non si sentiva nemmeno il rumore di passi dietro di me, ma sapevo che dovevo continuare a scappare. All’improvviso un lupo, più grande del normale, mi si mise davanti interrompendo la mia corsa.
Mi guardò con i suoi occhi gialli, poi ululò e capii che quello che mi stava rincorrendo non era più un problema.
Guardai il cielo, la luna era piena, il lupo era ancora davanti a me, fermo e continuava a guardarmi. Iniziai a sentirmi a disagio, per non so quale motivo, perciò distolsi gli occhi da quelli dell’animale. Inoltre mi sentivo in debito con un lupo, il che era assurdo, è vero che mi aveva salvato ma molto probabilmente non l’aveva fatto intenzionalmente.
Allungai  la mano e tentai di accarezzarlo, ma non appena la avvicinai la morse. E quando mi guardai il braccio sinistro all’estremità avevo solo un moncherino e iniziai a urlare, tenendomi il polso dove una volta c’era la mia mano.
Quando guardai in basso la vidi coperta di terra e vermi e trattenni a malapena il rigurgito che mi era salito dallo stomaco.


Mi svegliai di soprassalto, era solo un sogno, evidentemente avevo mangiato troppo. Non appena i miei occhi si abituarono all’oscurità vidi Luna uscire dalla stanza. Mi alzai per seguirla portando con me la bacchetta e la mappa di Hogwarts, senza neanche farci caso. La seguii senza fare rumore, ma mi accorsi che stava dormendo, quindi non feci neanche troppa attenzione.
Camminammo per circa dieci minuti senza incontrare nemmeno un professore, sembrava che sapesse dove fossero per poi evitarli, infatti più di una volta aveva imboccato un corridoio ma, dopo qualche passo, sembrava ripensarci e tornava indietro.
In quel momento eravamo da qualche parte al settimo piano e ora Luna camminava più spedita, come se si fosse avvicinata alla sua meta.
Ci fermammo di fronte ad una parete vuota, mi guardai intorno per capire perché aveva scelto proprio quel luogo per fermarsi, mi aspettavo che la mia amica tornasse indietro da un momento all’altro.
Quando all’improvviso nella parete comparve una porta Luna entrò e io la seguì a pochi passi di distanza.
Dentro c’era la stanza più strana che avessi mai visto, sembrava il paradiso dei pigri o di chi aveva sonno, in quanto ogni minimo spazio era occupato  da letti.
Ce n’erano di tutte le misure e di tutti i tipi, ho visto anche un letto talmente grande che ci si sarebbero potuti sdraiare comodamente sei persone. Inoltre c’erano alcuni materassi morbidissimi altri durissimi, secondo le preferenze di ciascuno, c’erano letti a baldacchino, letti a castello.
Alcuni erano anche a castello a baldacchino ( li chiamai a castecchino), per non parlare della quantità innumerabile di cuscini, anche essi di varie misure.
All’improvviso mi venne voglia di fare una cosa che i miei genitori mi avevano sempre proibito, ma con tutti quei letti a disposizione era difficile, anzi quasi impossibile, trattenersi.
Presi la rincorsa e saltai su un letto, buttandomici  a braccia aperte e facendo sprofondare la faccia nel materasso, dopodiché mi tirai su e cominciai a saltare da un letto a un altro.
Mentre io mi divertivo Luna si era sdraiata su un letto e ora dormiva tranquillamente, pensai che forse avrei dovuto dormire anche io altrimenti la mattina seguente sarei stata uno zombie. Ma quando poteva capitarmi un’ altra occasione del genere?
Quando finalmente mi sdraiai su uno dei tanti letti mi sentii come se mi fossi sfogata, anche se non volevo darlo a vedere la faccenda di Cassie mi aveva un  turbata e mi infastidiva non capire il motivo di quel suo comportamento.
Nonostante fossi tentata non mi addormentai in quella stanza, ma anzi uscii e tornai nel dormitorio.
Durante la strada del ritorno, non avendo Luna, la mappa mi tornò molto utile, ma nel buio non riuscivo a vederla minimamente, quindi ringraziai mentalmente il professor Vitious per il primo incantesimo che ci aveva insegnato.
- Lumos – sussurrai a bassa voce, e la bacchetta si accese nuovamente di un colore giallo caldo.
Stavolta fu più difficile evitare i professori che facevano la ronda nel castello e una volta quasi mi sorpresero fuori dal letto. Per un pelo, avendo visto la luce della bacchetta di qualcuno, cambiai direzione, sussurrai Nox e corsi cercando di non fare rumore verso la direzione opposta. Quando fui abbastanza lontana, smisi di correre e riaccesi la bacchetta, ma di fronte a me trovai un fantasma.
- In giro per i corridoi di notte eh – disse con una voce stridula, mentre veniva verso di me a balzelloni.
- Shhhh, fai silenzio, per favore, potrebbero trovarmi i professori se strilli così – per tutta risposta lui scoppiò a ridere e mi superò.
- Allora che ne dici se vado a chiamarne uno e gli riferisco di averti trovato mentre facevi una passeggiata notturna? – chiese mentre si avviava verso la direzione in cui ero venuta.
- Non sai il mio nome e neanche a quale casa appartengo – e detto questo scappai.
Fortunatamente ero abbastanza vicina al mio dormitorio, così quando finalmente mi trovai al sicuro all’interno sospirai di sollievo.
Ormai il sonno mi era passato, così pensai che, invece di sprecare tempo rotolandomi nel letto cercando di addormentarmi, sarebbe stato meglio finire i compiti assegnati.
Quando li finii erano ormai le 4 passate e con uno sbadiglio andai a dormire, forse se mi fossi addormentata subito non avrei avuto un' aria troppo distrutta quando mi sarei svegliata.

 


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Eccola qui la seconda parte del capitolo precedente. Per la scena con i materassi vorrei ricordare che in fin dei conti Jade è ancora una bambina, è normale che abbia dei comportamenti adatti alla sua età. Anche se sfido ognuno di voi a trattenere la voglia di saltare, almeno una volta, sui quei materassi se foste lì.
Poi  vorrei parlare di Hugh, qualcuno se ne ricordava? Lo avevo già citato nel primo capitolo ( se non ve ne ricordavate andatevi a nascondere in un angolino, naaah scherzo).
Come al solito voglio ringraziare tutti voi che continuate a leggere la mia fan fiction, inoltre volevo festeggiare il primo mesiversario (?) di questo mio racconto. Yuppieeee
Bene, torno normale, ci sentiamo nel prossimo capitolo.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7: Un favore ***


~~Dopo cena crollai su una delle poltroncine del dormitorio, con accanto le mie compagne di stanza e sospirai di sollievo.
Era finita la prima settimana scolastica ed era finalmente arrivato il Venerdì sera, avevo deciso di scrivere una lettera alla mia famiglia dato che da quando ero arrivata a Hogwarts non li avevo ancora sentiti.
Perciò mi sedetti per bene alla scrivania e cominciai a scrivere, quando Narumi mi si avvicinò  tentò di leggere la lettera.
- Ma in che lingua stai scrivendo? -
- In italiano – risposi velocemente, avevo intenzione di finire la lettera il prima possibile così da poterla spedire la sera stessa.
- E da quando sai l’italiano? -
- Più o meno da sempre, sono cresciuta a pane e italiano -
Narumi tornò indietro in silenzio e con uno sbadiglio ci salutò e andò a dormire, Cathy la seguì, mentre Luna disse che sarebbe rimasta un altro po’ davanti al caminetto acceso.
Io potei finalmente continuare a scrivere senza interruzioni, quando la finii le diedi una riletta per vedere se avevo fatto qualche errore, ma con mia soddisfazione notai che il mio italiano era ancora molto buono. Contavo sul fatto che mamma l’avrebbe tradotta, perché nessuno dei due uomini di famiglia sapeva l’italiano bene come noi.

“Ciao mamma, papà e Connor,
Come state? Qui a scuola va tutto bene. Hogwarts è fantastica, le materie sono fantastiche, tutto è fantastico, molto meglio di come lo avevo immaginato.
Ho fatto nuove amicizie e ho litigato, forse troppo gravemente per poter fare pace, con la ragazza di cui vi avevo parlato nelle lettere precedenti, Cassie.
Sono stata smistata in Corvonero, la casa che sceglie i suoi alunni in base all’intelligenza e alla creatività, se volete altre informazioni chiedete a Connor.
Caro fratellone, quando avevi intenzione di dirmi che Hugh è un mago e viene alla mia stessa scuola? Ora capisco di cosa parlavate quando vi mettevate in disparte. Parlavate di Magia, vero?
L’ho incontrato la sera del primo giorno di scuola sta molto bene nella sua divisa.
Le mie compagne di stanza si chiamano Luna, Narumi e Cathleen, la prima è una ragazza un po’ particolare, ma secondo me è un genio, mentre la seconda è molto simpatica e ha un potere che le fa cambiare aspetto (è una Metamorphomagus), invece Cathy è molto insicura per qualsiasi cosa, ma è molto intelligente e bellissima. Poi c’è un’ altra ragazza molto simpatica, Ginny, che purtroppo è finita in Grifondoro e quindi non la vedo molto spesso.
Alcuni professori sono molto qualificati, anche se un po’ severi come la McGranitt, che insegna Trasfigurazione e Piton, che insegna Pozioni. C’è un professore, Gilderoy Allock, che sembra un idiota, per questa prima settimana non abbiamo fatto nemmeno una lezione decente e sono costretta a studiare da sola sul libro per imparare qualcosa sulla Difesa contro le Arti Oscure.
Tutte le materie sono molto interessanti anche se finora non siamo ancora entrati nel vivo delle lezioni. Stranamente la mia materia preferita è quella che potrebbe essere la meno magica fra tutte, cioè Astronomia.
È incredibile come le stelle e i pianeti mi affascinino, attraverso il telescopio abbiamo visto tantissime costellazioni e ora posso finalmente riconoscerne molte anche a occhio nudo.
Anche altre materie sono molto interessanti come Incantesimi, Erbologia o Pozioni, ma niente mi sembra più interessante di Astronomia per ora.
Ho saputo che per le vacanze di Natale gli studenti possono tornare a casa, mi farebbe molto piacere passare il Natale con voi, dato che è molto che non ci vediamo. Non so bene quando inizino ma probabilmente qualche giorno prima del 25, mancano circa tre mesi, nel frattempo prometto di mandarvi moltissime lettere.
Un bacio,
La vostra streghetta”

Sigillai la lettera e mi affrettai ad andare nella Guferia per spedirla. Spesso andavo a trovare Anacleto ma, non avendo mai inviato una lettera da Hogwarts, era un bel po’ che non faceva un bel viaggetto per andare a consegnare qualcosa.
Appena mi vide si agitò sul trespolo facendo versetti felici, quindi lo accarezzai sotto il becco e lui mi tese la zampa vedendo la pergamena nella mia mano.
- Ho un compito per te, devi consegnare questa alla mia famiglia, d’accordo? – e gli legai la lettera alla zampa.
Dopo qualche secondo volava già nel cielo notturno, sperai che avrei potuto avere notizie dalla mia famiglia al più presto.
Il giorno dopo scendemmo a colazione tutte e quattro insieme, per la prima volta dall’inizio dell’anno, infatti Luna la notte scorsa non aveva vagabondato.
Mentre mi riempivo il piatto di pancetta e uova strapazzate entrarono i gufi portando le lettere, io alzai lo sguardo, ma lo riabbassai subito dopo. Era impossibile che il mio allocco fosse già di ritorno, era partito solo qualche ora prima.
Invece Luna, che era seduta accanto a me, ricevette della posta e anche Narumi.
La bionda aveva ricevuto in anteprima una copia  del giornale del padre, sulla prima pagina c’era un enorme foto di una creatura con la bocca spalancata e intenta a dare una zampata verso colui che aveva scattato la foto con sopra il titolo: “Ancora credete che non esistano gli Sferzatori Unghiubulari?”. Invece Narumi aveva una lettera da parte dei genitori per lei e Tomoe.
Io e Cathy ci guardammo, nessuna delle due aveva ancora ricevuto nulla dall’arrivo a Hogwarts, ma sapevo che anche lei aveva inviato una lettera alla sua famiglia.
- Che ne dici, scommettiamo su quale gufo tornerà prima fra il mio e il tuo? – proposi, poi scoppiai a ridere e lei mi seguì poco dopo con la sua risata delicata.
Probabilmente Cathleen era  la più femminile nel nostro gruppo, però non fruttava mai questa sua dote, stava spesso in silenzio ad ascoltare o semplicemente ad osservare.
Essendo il primo sabato, non sapevo bene che fare, ci dirigemmo nella biblioteca dato che avevamo tutte i compiti da finire, chi più chi meno, a me mancava solo un breve questionario di Trasfigurazione e il riassunto di Storia della Magia. Per il questionario non avevo problemi, era il riassunto che mi preoccupava, dato che avevo appunti solo del primo quarto d’ora di ogni lezione.
Il silenzio nella biblioteca era assoluto e quasi mi vergognavo a fare rumore girando le pagine del libro.
- Jade, mi aiuti per il questionario? – chiese Narumi.
- Quello di Trasfigurazione? Ma come una Metamorphomagus non dovrebbe essere la più brava?-
Lei mi fece una linguaccia e si sedette accanto a me e confrontando le risposte ci mettemmo solo una decina di minuti a finirlo.
Quando stavo per iniziare il riassunto vidi, a qualche scaffale di distanza, una massa di capelli ricci indomabili seduta alla scrivania, mi venne un idea.
- Hermione? – dissi avvicinandomi e lei alzò la testa – Ti disturbo?-
- No, tranquilla dimmi -
- Posso chiederti un favore? Anzi due -
- Farò quello che posso -
- Per caso non è che potresti darmi i  tuoi appunti di Storia della Magia e di Difesa contro le Arti Oscure? – lei stava già aprendo la bocca per rispondermi quando la interruppi – Non te li sto chiedendo perché durante le lezioni non mi va di prendere appunti, ma perché Allock è un… - cercai il termine adatto che non fosse troppo offensivo, in fondo era un professore – Un idiota e in tutte le lezioni che abbiamo avuto non ha mai spiegato nemmeno una parola del libro, mentre il professor Ruf è talmente noioso da ascoltare che rende impossibile prendere appunti. Tutti gli appunti di Storia della Magia che ho riguardano i primi minuti della lezione -
Dopo la mia spiegazione guardai Hermione con la faccia più dolce e bisognosa di aiuto che riuscissi a fare e lei mi sorrise.
- Stavo per sgridarti, ma ora capisco le tue difficoltà. Effettivamente è quasi impossibile ascoltare il professor Ruf senza addormentarsi, ti darò i miei appunti del primo anno se ti possono tornare utili, però questo non vuol dire che tu non dovrai più fare niente in Storia della Magia, altrimenti dirò al professore che tu copi dai miei appunti. Per quanto riguarda il professor Allock io lo trovo un uomo molto affascinante e capace, basta leggere i suoi libri, quindi non capisco perché tu dica così. In ogni caso ti darò anche gli appunti della sua materia, ma ti raccomando anche di leggere i suoi libri, soprattutto “A passeggio con i lupi mannari” il mio preferito -
Rimasi un momento allibita dal fatto che Hermione considerasse Allock “ affascinante e capace” , ma mi ripresi subito quando mi resi conti che avrei avuto gli appunti di una delle alunne più brave della scuola.
- Grazie mille, ti devo un favore, ci incontriamo domani qui così mi dai gli appunti? -
- Per me va bene, me ne ricorderò, del favore intendo -
Quindi per oggi avevo concluso con i compiti, domani, con gli appunti della Grifondoro, avrei fatto il riassunto.
Per il resto del sabato mi dedicai all’esplorazione del castello e del giardino. Uno dei posti che preferii fu il lago, dato che era una giornata di sole me ne stetti sulla riva per parecchio tempo.
Poi presi un po’ di coraggio e, dopo essermi tolta scarpe e calze, misi i piedi in acqua, che era veramente freddissima, ma non mi importava, quel lago era la cosa che più mi ricordava casa.
Feci qualche passo avanti e dopo qualche secondo in lontananza vidi qualcosa di enorme emergere dall’acqua per un istante, tanto che non riuscii a metterla bene a fuoco.
- Avete visto anche voi? – chiesi alle mie amiche, compresa Ginny, mentre mi voltavo verso di loro.
- Cosa dovremmo aver visto? – mi rispose la rossa, alzando la testa da quello che sembrava un semplice quadernino con la rilegatura in pelle nera.
- Quello che è spuntato dall’ acqua, ma forse me lo sono solo immaginato -  dissi uscendo dall’acqua e andando a sedermi vicino a Ginny.
La vidi che scriveva sul quaderno ma, non appena staccò la piuma, la scritta scomparve e ne riapparve un’altra diversa, io la guardai sgranando gli occhi.
- Ma, come fai? -
- Non lo so, ho trovato questo quaderno e quando ho iniziato a scriverci ho scoperto che mi rispondeva, lo vuoi provare? – propose porgendomelo.
Allora presi quaderno e piuma e scrissi: “ Ciao, io sono Jade”.
“ Ciao Jade, io sono Tom Riddle”
“ Cosa sei?”
“ Diciamo che sono un ricordo”
Continuammo così ancora per qualche minuto, fino a quando lo passai nuovamente a Ginny.
Rimanemmo sul lago fino a quando iniziò a tramontare il sole e a fare un po’ troppo freddo per stare all’aperto senza mantello.
Mentre attendevamo che venisse servita la cena ci rifugiammo nella Sala Grande al tavolo dei Corvonero. Man mano che procedeva il tempo la sala si riempiva sempre di più e, quando apparvero le pietanze, era ormai piena.

Correvo per il castello, i maghi e le streghe intorno a me combattevano. Stavo cercando disperatamente qualcuno, a un certo punto mi affacciai dalla finestra e non vidi altro che distruzione. Continuai a correre per un po’, poi arrivata a quella che una volta era stata la Sala Grande vidi colui che stavo cercando. Era sdraiato, con gli occhi chiari sbarrati e i capelli biondi ricoperti di sporcizia, nessuno sembrava fare caso a quel ragazzo morto nel mezzo della sala, erano tutti troppo impegnati a difendere se stessi e i loro cari. Ma sembrava che non ci fosse stato nessuno a proteggere lui, la sua bacchetta era poco distante rispetto a dove giaceva. Non appena lo raggiunsi mi piegai su di lui poggiando la testa sul suo petto e piansi.
Quando mi rialzai pensai di aver pianto tutte le mie lacrime, ma non appena mi voltai vidi una ragazza con i capelli neri cortissimi con dei ciuffi celesti che veniva colpita da un raggio di luce verde. Mi avvicinai e non appena la vidi bene in viso sbiancai. Era Narumi, non c’era dubbio. Sembrava molto più grande, ma era lei. Per qualche secondo rimasi inginocchiata a fissarla, ma infine mi uscì un grido di dolore.


- Noooo – gridai svegliandomi di soprassalto.
Mi toccai le guance e scoprii che erano rigate di lacrime. Le mie compagne di stanza si erano tutte svegliate dopo il mio urlo e ora si erano accalcate intorno a me chiedendomi cosa fosse successo. Io tentai di rassicurarle dicendo loro di aver  fatto un incubo e di tornare a dormire dato che non era nemmeno sorto il sole.
Loro tornarono a dormire facendomi promettere che, nel caso avessi avuto un altro incubo, mi sarei confidata con loro.
Domenica mattina ricevetti finalmente la lettera di risposta dei miei genitori, la lessi mentre facevamo colazione. La prima parte era scritta in italiano e quindi era chiaramente la mamma che l’aveva scritta, mentre la seconda parte era scritta da Connor, ne riconobbi la scrittura.

“Jade,
ci sei mancata così tanto, siamo felici che ti trovi bene a Hogwarts ed è ovvio che, se vorrai tornare a casa a passare il Natale, potrai farlo. Mi dispiace che tu abbia litigato con Cassie, ma vedrai che quando arriverà il momento riuscirete a fare pace. Se vuoi quest’estate potrai invitare a casa qualcuna delle tue nuove amiche, per non stare sempre sola con tuo fratello. Ora gli passo la penna perché è ansioso di scriverti, ci sentiamo nella prossima lettera.
Hey sorellina, finalmente hai deciso di scriverci eh. Sai ho spiegato ai nostri genitori come funzionano le cose a Hogwarts, o almeno quello che mi ha detto Hugh. Non ti ho detto nulla di lui per vari motivi:
1) L’esistenza di Hogwarts dovrebbe essere segreta per i babbani quindi non potevo parlartene
2) Quando hai scoperto di essere una strega sei scappata
3) Non ti ha fatto piacere la sorpresa?
Sai da quello che mi raccontava Hugh ho sempre avuto voglia di provare a preparare una Pozione, è un peccato non poterlo fare.
Ciao Jade, alla prossima lettera
La tua famiglia.”

Quando finii di leggerla la piegai e la misi in tasca, non sapendo bene quando rispondere, perché se non avessi scritto una risposta entro la sera stessa, l’avrei potuta scrivere solo nel prossimo finesettimana in quanto durante la settimana sono sempre piena di compiti.
- Devo andare in biblioteca, qualcuna vuole accompagnarmi? – chiesi non appena finii la colazione.
Luna subito acconsentì, mentre Narumi disse che doveva aiutare la sorella a studiare e che sarebbero rimaste nella Sala Grande, invece Cathy fu molto evasiva sul motivo per cui non potesse accompagnarci.
Così io e Luna ci avviammo verso la biblioteca, lì trovai subito Hermione che mi diede i suoi appunti.
Rimasi molto sorpresa dalla qualità di quegli appunti, oltre ad essere scritti in una calligrafia impeccabile erano anche perfetti. Confrontai i miei  appunti con i suoi. Ma non poteva esserci confronto, i miei erano pieni di errori, frasi interrotte o brevi. Mentre i suoi sembravano scritti sotto dettatura per quanto erano precisi. Non per niente era una delle alunne più studiose del suo anno.
Mentre io facevo, finalmente, il mio riassunto, Luna finiva di leggere la copia del giornale che le era arrivata il giorno prima.
Fino a quando entrarono Cassie e Zeke e il silenzio che c’era nella biblioteca venne infranto.
- Ma guarda un po’ chi c’è, la Nata Babbana e la Stramba, anzi non è meglio la Lunatica? Che ne dici Cassie, Lunatica Lovegood come suona? – cominciò Zeke.
- Direi bene – rispose con una risatina.
- Non prendetela in giro -
- Che cosa leggi Lunatica? – chiese strappandole di mano “Il Cavillo” – Sferzatori Unghiubulari? Cos’è questa roba? Ci credi veramente? – le chiese gettando in terra il giornale.
- Certo che ci credo, esistono e la foto ne è la prova -
Zeke allora scoppiò a ridere sguaiatamente e io lo guardai rabbiosamente, gli avrei dato un pugno se Madama Pince, la bibliotecaria, non fosse intervenuta intimandoci di fare silenzio.
Quindi presi Luna sottobraccio e raccolsi tutti i miei fogli più il giornale.
- Vieni Luna, andiamocene, a quanto pare nemmeno in biblioteca si può stare tranquilli – sibilai.
Quindi raggiungemmo Narumi e Tomoe nella Sala Grande per avere un po’ di pace.

 


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Eccolo qui, finalmente il settimo capitolo, scusate il ritardo, spero che vi piaccia.
Vi era mancata la famiglia di Jade? A me molto, sinceramente adoro Connor ( ma forse non dovrei dirlo dato che è un mio personaggio ahahahah). Poi abbiamo un altro incubo di Jade, saranno veramente solo sogni? È riapparso Zeke con tutta la sua simpatia e anche Cassie non è da meno. Si riappacificheranno mai Cassie e Jade?
Quante domande, ci sentiamo al prossimo capitolo. Se vi va recensite con commenti, consigli, correzioni, conigli, cestini altre cose che iniziano con “c”. Ciaooooo

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Capitolo 8
*** Capitolo 8: Halloween ***


~~Le giornate a Hogwarts passavano tranquille fra lezioni, chiacchierate e grandi mangiate.
Ormai eravamo entrati nel vivo delle lezioni e avevo guadagnato circa una ventina di punti più qualche Eccezionale e degli Oltre Ogni Previsione. Andavo bene in quasi tutte le matierie, tranne in Volo.
Volare su una scopa, ma perché dovrebbe essere una materia?
Dopo più di un mese tutti i progressi che avevo fatto erano: staccarmi di qualche centimetro dal suolo e riuscire sempre a prendere la scopa al primo tentativo.
Ginny, a differenza di me era brava a volare, sembrava essere nata per farlo.
Mentre io ancora saltellavo sulla scopa lei si librava tranquillamente, come se non avesse fatto altro nella vita. Spesso mi raccontava che un giorno le sarebbe piaciuto entrare nella squadra di Quidditch e, se avesse continuato così, ero certa che prima o poi ci sarebbe riuscita.
Con  la mia prima pozione presi il mio primo Eccellente nella materia, voto che non sapevo se sarei riuscita a replicare data la severità del professore.
Inoltre la pozione che dovemmo preparare era particolarmente semplice, l’unica difficoltà stava nel farla fermentare per il giusto tempo e poi avremmo avuto la nostra pozione Scacciabrufoli pronta di un bel colore blu.
Nonostante la semplicità della pozione molti riuscirono a sbagliarla, fra cui il ragazzo tremante, che nello smistamento era finito in Tassorosso, di cui non ricordo il nome.
Di Difesa contro le Arti Oscure è meglio non parlarne. Continuavo ad andare avanti da sola con gli appunti di Hermione e il libro, perché il professore continuava a parlare di sé, mentre alcune pendevano dalle sue labbra, molti Serpeverde lo prendevano in giro e gli altri chiacchieravano fra loro.
Lo stesso valeva per Storia della Magia, anche se avevo trovato un metodo che mi aiutava nei momenti in cui mi stavo per appisolare. Quando sentivo che la penna mi stava scivolando di mano ripensavo agli incubi che faccio tuttora di notte, così vividi da sembrare veri. E allora riuscivo a svegliarmi, così da poter continuare a prendere appunti.
Avevo imparato due nuovi incantesimi e, anche per questi, ero stata fra le prime a eseguirli in modo corretto.
La mia piuma fu infatti una delle prime a cominciare a volare nell’aula, mentre il mio lucchetto fu uno dei primi a scattare e ad aprirsi.
Mi piaceva Incantesimi, era una di quelle materie che erano veramente proprie dei maghi, a differenza di molte altre materie.
In Astronomia, che continuava a essere la mia materia preferita, dopo le stelle, eravamo passati ai pianeti, finora avevamo visto e studiato Mercurio, Venere e la Terra.
Ormai il tempo cominciava a essere particolarmente freddo e pioveva spesso, pensavo che sarebbe passato ancora un altro mese prima che avesse iniziato a nevicare.

Mi strinsi nel mio mantello mentre andavamo nella serra per seguire la lezione di Erbologia.
- Oggi fa più freddo del solito o sbaglio? – dissi tremando leggermente.
- Non più del solito credo – mi rispose Cathy.
- Fra quattro giorni sarà Halloween, come pensate che sarà il banchetto? Ogni sera è fantastico ma quello di Halloween dovrebbe essere ancora meglio – sospirò Narumi.
Dovrebbe essere ancora meglio.
Per un momento la mia mente non pensò più al freddo, da quando ero ad Hogwarts ero diventata una golosa di prima categoria e solo al pensiero del banchetto di Halloween mi venne l’acquolina alla bocca.
Mentre parlavamo eravamo arrivate alla serra, dove ci aspettava la professoressa e i Tassorosso.
Fortunatamente nella serra faceva caldo come al solito e quindi potei seguire la lezione senza dover tremare come una foglia. Notai che, mentre Narumi era molto dotata in Trasfigurazione, la sorella sembrava avere un talento naturale per l’Erbologia.
In qualche modo aveva qualcosa di spettacolare, ogni volta che Tomoe aveva a che fare con le piante queste sembravano felici della sua presenza. Anche Cathy se la cavava, non bene quanto la Tassorosso, ma riusciva a prendere comunque ottimi voti.

Quella sera non riuscivo ad addormentarmi e, mentre io mi giravo e rigiravo nel letto vidi Luna alzarsi e uscire.
Dopo quella volta che l’avevo seguita non mi era più capitato di vederla sonnambula.
La seguii, dopotutto la prima volta mi aveva portato in un posto interessante chissà che non mi avrebbe portato in un altro luogo del genere.
Come la volta scorsa mi portai la bacchetta e la mappa, così da non potermi perdere.
Fu tutto molto simile a quella sera, se non fosse per il fatto che invece di salire iniziammo a scendere, trovandoci così nel seminterrato.
Come la volta scorsa quando ci fermammo ci trovammo di fronte a una parete, stavolta non era vuota però, c’era un quadro su cui era dipinta della frutta.
Guardai Luna in attesa  di qualche suo movimento, ma lei rimaneva ferma a guardare il quadro. Dopo qualche secondo allungò una mano per toccarlo.
Non successe nulla fino a quando non toccò la pera, allora si aprì una porta ed entrammo.
Mentre passavo dal quadro mi chiesi come facesse Luna a conoscere ogni cosa del castello, sembrava che ogni scorciatoia o passaggio le fosse nota già da prima di percorrerlo.
Ci ritrovammo nelle cucine e una piccola folla di creature ci venne incontro dandoci il benvenuto. Si accalcavano uno sull’altro per servirci qualcosa.
- Chi siete voi? – chiesi dopo un momento di esitazione.
- Io sono Couchpotato (in inglese vuol dire “scansafatiche, pantofolaio” n.d.a), mi hanno chiamato così i miei padroni, perché dicevano che non facevo mai niente di utile, ma gli altri mi chiamano Potchy che è più carino e sono un elfo domestico – rispose quello più vicino a me.
- Io sono Blimp e questo qui affianco a me è Beetlejuice – si presentò un’ elfa domestica indicandone un altro poco distante con una faccia un po’ scocciata.
- E cosa ci fate qui? -
- Noi ci lavoriamo, siamo noi che cuciniamo e mettiamo a posto quello che lasciate in giro – rispose Beetlejuice.
- Non essere scortese – disse Blimp rivolta all’elfo - Possiamo fare qualcosa per voi? – mi domandò nuovamente.
Io guardai Luna e mi accorsi che si era sdraiata per terra e ora dormiva.
- Mi aiutereste a portare Luna nel dormitorio? – dopo una pausa vidi una teiera sul fuoco – E poi potrei avere un po’ di tè con il latte? -
Dopo qualche secondo avevo già una tazza di tè fumante in mano.
- Per Luna non ti preoccupare tu comincia a tornare nel dormitorio, per quando sarai arrivata lei sarà già nel suo letto -
Quindi li ringraziai e uscii, promettendo che sarei tornata a far loro visita. Effettivamente quando arrivai nel dormitorio Luna era già lì, ma ormai avevo smesso di farmi domande, le cose con la magia accadevano e basta.

Il giorno di Halloween arrivò in un lampo, fu come se i giorni precedenti non fossero nemmeno esistiti, le giornate passarono talmente velocemente da quasi non accorgermene.
La mattina mi svegliai eccitatissima, inoltre essendo sabato potei anche prepararmi e scendere a fare colazione con calma.
Per tutta la giornata feci quello che mi andava di fare, non mi capitava molto spesso di fare quello che mi volevo.
Mi sono seduta sulla riva del lago per prendere qualche pigro raggio di sole.
Sono andata in biblioteca per leggere quello che volevo e non quello che dovevo.
Ho fatto una passeggiata e ho incontrato Hugh, che mi ha detto che per le vacanze tornerà a casa e Andrew, il prefetto di Corvonero, che si è dimostrato gentile come al solito.
Sono passata in Guferia per spedire una lettera ai miei genitori, Natale si stava avvicinando e non vedevo l’ora di tornare dalla mia famiglia.
Quando arrivò finalmente l’ora di cena non vedevo l’ora di entrare nella Sala Grande a mangiare.
Prima di andarci però salii nel dormitorio per andare incontro alle mie compagne di stanza così da poter andare tutte insieme.
Quando entrammo avevamo tutte la bocca spalancata e gli occhi sgranati per la meraviglia, se di solito la Sala Grande era stupenda oggi era favolosa.
Le candele, invece di fluttuare si trovavano dentro a delle zucche e il cielo soprastante era senza stelle a causa delle numerose nuvole, che annunciavano pioggia.
Anche il pasto era incentrato sulla zucca, c’erano spuntini, primi, contorni e persino dolci a base di zucca.
Fu tutto buonissimo e smisi di mangiare solo nel momento in cui mi sentii proprio scoppiare, lo stesso valeva per le mie amiche.
Luna fu piuttosto felice di scoprire che per dolce c’era anche il budino alla zucca, pensandoci non credo che abbia mai preso un dolce diverso dal budino.
Alla fine della cena le guardai e appoggiai la testa sulla spalla di Cathy, che era affianco a me.
- Non ce la faccio più, sto scoppiando – mormorai.
Ci avviamo verso il dormitorio chiacchierando.
- Se questo era il banchetto di Halloween, immagino che quello di Natale sarà spettacolare – dissi quasi con un po’ di rammarico, dopotutto me lo sarei perso. Poi pensai alla mia famiglia e sorrisi – Voi rimarrete per Natale? -
- Io e Tomoe rimarremo qui a Hogwarts -
- Invece io tornerò a casa – disse Cathy
Luna non si espresse riguardo al Natale, ma puntò il dito più avanti.
- Guardate laggiù, si è radunata una folla di alunni! -
Ci avviammo anche noi verso quella direzione ma essendo bassa non riuscii a vedere niente.
- Narumi tu riesci a vedere qualcosa? – le chiesi dato che era la più alta fra tutte noi.
- Mmm… C’è una scritta sul muro, non riesco a leggere bene – dopo una pausa aggiunse – C’è scritto: La Camera dei Segreti è stata aperta temete, Nemici dell’Erede. È scritta in rosso -
- Che sia scritta con il sangue? – sussurrò sovrappensiero Luna.
Rabbrividii solo al pensiero di qualcosa scritto con il sangue, a prescindere dalla frase inquietante.
Dietro di noi Gazza, il custode, si faceva largo fra gli studenti così io mi spostai di lato per farlo passare.
- Che cosa succede qua? Che cosa succede? – chiese.
Non appena raggiunse il centro del cerchio cominciò a gridare.
- La mia gatta! La mia gatta! Cos’è successo a Mrs Purr?-
Mrs Purr era la gatta di Gazza e probabilmente era l’unico essere che quell’uomo amasse, da dove mi trovavo però non riuscivo a vedere cosa le era successo, nonostante fossi sulle punte dei piedi.
- Sei stata tu a ucciderla! Ti ammazzo! – continuava a gridare rivolgendosi a qualcuno in particolare.
Fortunatamente arrivano Silente e altri professori a fermare Gazza prima che impazzisse del tutto e lo portò con se, assieme a Hermione, Ron e un altro ragazzo che, dalla descrizione di Ginny, immaginai fosse Harry Potter.
Non appena se ne andarono gli alunni non seppero bene cosa fare, rimasero qualche secondo fermi davanti alla scritta, furono i prefetti di ogni casa a prendere in mano la situazione.
Andrew ci riportò tutti nel nostro dormitorio, mentre camminavamo davo la mano a Cathy che sembrava la più scossa dopo aver visto la scritta.
Fu solo quando ci chiudemmo la porta della stanza alle spalle che mi azzardai a parlare.
- Voi sapete cos’è la Camera dei Segreti? Anzi voi avete idea di cosa significhi quella scritta? – sussurrai rivolta alle mie amiche, che scossero la testa in segno di diniego.
- Pensate che questa Camera si trovi qui a Hogwarts? – chiesi cambiando domanda.
- Molto probabilmente, altrimenti perché scriverla sui muri della scuola? – mi rispose Narumi.
- Io non l’ho mai sentita però, probabilmente sarà piena di Nargilli – aggiunse Luna, avevo ormai imparato a non prenderla troppo seriamente quando parlava di creature strane.
Cathy continuava a rimanere in silenzio e a guardare il pavimento ai suoi piedi con occhi sbarrati, aveva un colorito decisamente pallido.
- Ti senti bene? Vuoi che ti prenda una tisana o una camomilla? – le chiesi e lei annuì leggermente.
Così senza farmi scoprire andai in cucina e mi feci preparare una camomilla. Quando tornai vidi che Cathy stava ancora male e che le altre le si erano sistemate ai due lati.
Le tesi la tazza fumante, di cui non ne era caduta nemmeno una goccia per terra durante il tragitto.
Dopo aver finito di bere sembrò star meglio, anche se era ancora abbastanza pallida, non so se le abbia fatto più effetto la scritta con il sangue o il significato della frase.
Cinque minuti dopo eravamo tutte nei letti cercando di dormire, non so quando mi addormentai, ma so che l’ultimo pensiero che feci fu: “La Camera dei Segreti è stata aperta temete, Nemici dell’Erede”.
 

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Eccoci finalmente con il capitolo di Halloween, ho cercato di renderlo credibile rispetto al capitolo originale. Per Jade nei prossimi capitoli sono previsti ancora dei vagabondaggi notturni con Luna di cui uno molto importante. Fra poco ci sarà anche il capitolo di Natale, come vola questa fan fiction. Comunque il 14 parto, quindi è probabile che questo sia l’ultimo capitolo che pubblico fino a quando non torno, oppure se riesco ne scriverò un altro prima di quella data, vedrò che riesco a fare. Nel frattempo non mi abbandonate per favore, grazie per le recensioni e grazie a tutti voi che continuate a seguirmi. Un bacio, al prossimo capitolo

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Capitolo 9
*** Capitolo 9: Briciole di informazioni ***


A scuola non si parlò d’altro se non della scritta sul muro per giorni e giorni.
Se ne parlava nei corridoi, nelle aule, nei dormitori, praticamente ovunque e i professori erano esasperati da questo fatto.
Infatti ormai si erano dovuti abituare alle masse di alunni che continuavano a chiedere maggiori informazioni al  riguardo, anche se erano riluttanti a fornire un qualsiasi piccolo dettaglio.
Soprattutto a noi che eravamo al primo anno, per questo andai a cercare informazioni altrove.
Prima di puntare alla biblioteca cercai di averle in modi più veloci, chiedendo informazioni a tutti gli alunni più grandi, che quindi potevano sapere qualcosa, che conoscevo.
Ma sia Hugh che Andrew si rifiutarono di dirmi qualsiasi cosa riguardo la Camera dei Segreti.
Quindi nella pausa pranzo andai in biblioteca, solo per scoprire che tutte le copie di “Hogwarts: storia di una Scuola di Magia” erano terminate e non ne avrei potute avere se non dopo un paio di settimane.
Sospirando tornai nella Sala Grande dove avevo lasciato le mie compagne di stanza e Ginny che chiacchieravano fra loro.
- Non ho trovato niente – dissi sedendomi pesantemente sulla panca e sbuffando.
- Non sei stata via nemmeno quindici minuti cos’è successo? – chiese Ginny.
La Weasley e Cathy erano quelle che erano rimaste più sconvolte da quel che era successo la sera di Halloween e non piaceva a nessuna delle due doverne parlare.
- Tutte le copie del libro che stavo cercando sono state prese – tutti quei misteri mi stressavano.
- Che libro stavi cercando? -
- Hogwarts: storia di una Scuola di Magia -
- Io ce l’ho quel libro – esordì Luna con aria distratta.
Alle sue parole mi rizzai improvvisamente di nuovo speranzosa e mi rivolsi a lei.
- Davvero Luna? Dove? -
Ci mise qualche secondo a rispondere.
- Non lo so, dovrebbe essere nel mio baule, forse nel fondo -
Allora scattai in piedi e la presi per mano, trascinandola per la Sala Grande.
- Dove stiamo andando? – mi chiese.
- Nel dormitorio ovviamente -
Il baule di Luna era abbastanza particolare, non solo per il contenuto, ma anche per la valigia in se stessa. Dovemmo cercare sotto a tutte le cianfrusaglie e i vestiti dai colori sgargianti che aveva portato, e fidatevi di me se vi dico che non erano poche le cose che dovemmo spostare.
Infine, proprio sul fondo, sotto a tutto tirammo fuori la copia più vecchia e rovinata del libro che stavamo cercando che avessi mai visto. Ma almeno ora potevo leggerlo.
- Grazie Luna, mi hai salvato da settimane di attesa – dissi abbracciandola.

Ci misi due giorni a leggerlo tutto, cercando di non farmi sfuggire nessun indizio e con disappunto scoprii che non aggiungeva nessuna nozione alle informazioni che già avevo.
C’era soltanto scritto che esiste una leggenda che narra che ad Hogwarts ci sia una Camera dei Segreti ma che non è mai stata effettivamente trovata.
E dopo due giorni di lettura ininterrotta ero al punto di partenza, decisi così di tornare in biblioteca e ripiegare su altri libri per trovare informazioni.
Cercavo da uno scaffale all’altro nella speranza di trovare qualche libro interessante fino a quando non sentii una voce familiare.
- Com’è possibile che non si trovino informazioni da nessuna parte!?- sbottò esasperata Hermione.
- Anche tu stai cercando qualcosa riguardo la Camera dei Segreti? – le chiesi mentre mi sedevo vicino a lei.
- Non è che io stia cercando informazioni, il professor Ruf ce ne ha già parlato, ma lui ha detto che non esiste questa stanza e io ero venuta a cercare se da qualche parte era scritto dove si trova – disse chiudendo di scatto il grosso volume che aveva di fronte a lei.
- Quindi mi stai dicendo che il professore vi ha raccontato la storia della Camera dei Segreti? Ti prego dimmi qualcosa al riguardo, sto impazzendo nella ricerca di informazioni – la supplicai.
In quel momento madama Pince spuntò da dietro lo scaffale intimandoci di fare silenzio, altrimenti ci avrebbe cacciato fuori dalla biblioteca.
- Allora sai che la scuola è stata fondata dai maghi che danno i nomi alle casate: Godric Grifondoro, Cosetta Corvonero, Tosca Tassorosso e Salazar Serpeverde – mi disse abbassando la voce a un sussurro e io annuii così lei continuò – Per anni lavorarono insieme pacificamente, fino al giorno in cui Serpeverde si ribellò perché voleva che i suoi alunni non fossero dei Nati Babbani. Dopo delle liti Serpeverde lasciò la scuola. E si narra che prima di andarsene avesse costruito una stanza sigillata chiamata Camera dei Segreti che sarebbe stata riaperta solo nel momento in cui sarebbe arrivato ad Hogwarts il suo erede scatenandone il mostro che si nasconde al suo interno. Il professore ci ha anche detto che questa Camera è stata cercata a lungo senza essere mai stata trovata. E quindi eccomi qui a cercare informazioni su dove si trovi -
Allora mi guardai intorno e solo in quel momento mi resi conto veramente delle centinaia di libri che ci dovevano essere in quella biblioteca e di quanto sarebbe stato difficile trovare un particolare libro fra tutti quelli presenti.
Era come cercare un ago in pagliaio, bendati.
- Hai già qualche idea su dove potresti trovare qualche informazione? -
- No, ho già provato a cercare in molti libri di leggende ma non ho trovato nulla -
Quando abbassai lo sguardo vidi l’ora e mi accorsi che se non mi fossi sbrigata sarei sicuramente arrivata tardi alla lezione di Pozioni e Piton mi avrebbe tolto dei punti.
Quindi salutai Hermione e corsi verso i sotterranei, sperando di arrivare in tempo.

Passarono alcuni giorni senza particolari avvenimenti fino a venerdì sera.
Dopo cena, mentre ci avviavamo verso il nostro dormitorio, Ginny ci fermò e ci pregò di accompagnarla a guardare la partita di Quidditch che ci sarebbe stata il giorno seguente.
- Vi prego voglio assolutamente vedere come vola Harry e questa è la prima partita dei Grifondoro quest’anno – continuò tutto d’un fiato.
- A me non piace molto il Quidditch – e nel momento in cui lo dissi Ginny mi guardò malissimo – Ma se ci tieni tanto posso accompagnarti – finii sorridendole.
- Anche a me piacerebbe venire a vedere la partita – si aggiunse Luna.
Verso le undici del giorno dopo io, Luna e Ginny ci avviammo verso il campo da Quidditch, munite di mantello nel caso avesse iniziato a piovere, dato che il cielo prometteva una bella tempesta.
Ci sistemammo centrali, in modo da poter vedere al meglio tutto il campo, guardandomi intorno poco distante da noi vidi Hermione con Ron.
Non ci volle molto prima che i giocatori entrassero nel campo e, quando Madama Bumb fischiò l’inizio della partita, molti spettatori lanciarono grida eccitate, fra cui Ginny.
I giocatori sfrecciavano sulle loro scope e io, non conoscendo molto bene quello sport, mi limitavo a sussultare quando una palla passava troppo vicino a uno dei giocatori, o quando sembrava che si stessero per schiantare al suolo.
Nonostante la mia inesperienza riuscii a capire che Harry volava particolarmente bene, ma che sembrava che  stesse scappando da qualcosa.
- Ginny è normale che Harry voli da una parte all’altra in quel modo? – le chiesi indicandolo.
Lei lo guardò per qualche istante, cercando di capire cosa ci fosse che non andava, poi all’improvviso si alzò in piedi.
- No, non è normale per niente, quel Bolide lo sta inseguendo! -
Evidentemente anche in campo si erano accorti che c’era qualcosa di sbagliato in quel Bolide , perché i Grifondoro avevano chiesto un intervallo.
Rimasero qualche momento a terra a parlare fra loro, mentre la pioggia scendeva scrosciante.
- Ma si può giocare anche con questa pioggia? – chiesi a Ginny tenendomi il cappuccio per non farlo volare a causa del forte vento.
- Certamente, le partite di Quidditch non vengono annullate quasi mai – mi rispose alzando la voce dato che, nonostante fossimo una accanto all’altra, non riuscivamo a sentirci bene.
Mentre parlavamo la partita era ripresa. La palla marrone, che Ginny mi aveva detto che si chiamava Bolide, continuava a rincorrere Harry.
All’improvviso quest’ultimo accelerò e allungò la mano verso un oggetto piccolissimo che brillava fra le gocce di pioggia. Fu in quel momento che il Bolide riuscì a centrare il suo bersaglio.
Harry cadde dalla scopa tenendosi il bracciò per il dolore. All’impatto a terra Ginny trattenne il respiro e cominciò a correre per raggiungerlo. Io rimasi lì impalata, indecisa sul da farsi.
Nel  frattempo tutta la squadra Grifondoro si era radunata intorno a Harry e anche qualche professore stava raggiungendo la piccola folla.
Nonostante tutto Harry era riuscito a prendere il Boccino d’Oro quindi, se avevo capito bene le regole, Grifondoro aveva vinto la partita.
Ginny ancora non era arrivata in campo quando il fratello e Hermione portarono via Harry, molto probabilmente in Infermeria. Effettivamente non vidi Ginny entrare in campo, sembrava semplicemente essere corsa via da qualche altra parte. Come se qualcosa l’avesse chiamata.

Il giorno seguente giravano molte voci per il castello riguardo l’aggressione di un ragazzo del primo anno di nome Colin Canon. Si diceva che l’erede di Serpeverde, che molti credevano essere Harry Potter, l’avesse aggredito perché lo infastidiva o che fosse stato pietrificato come la gatta di Gazza.
La cosa non fu molto chiara fino a quando non incontrai Hermione.
- Hai sentito quello che si dice riguardo Colin Canon? – non appena dissi quelle parole lei sbuffò.
- Si è fastidioso come alcune voci si diffondano distorte, in realtà è stato pietrificato -
- Quindi Harry non c’entra niente? -
- E come potrebbe? Era bloccato in infermeria senza le ossa del braccio – mi rispose lei.
- Avete scoperto qualcos’altro riguardo questa faccenda della Camera dei Segreti? – le chiesi in cerca di informazioni.
- A dire la verità no, però ci stiamo avvicinando alla scoperta di chi potrebbe essere l’Erede di Serpeverde – fece una pausa e poi aggiunse a bassa voce - Mi posso fidare di te se ti confido una cosa? –
Io annuii e lei mi condusse nel castello fino al muro dove c’era stata la scritta, quindi aprì una porta ed entrammo in un bagno.
- Che ci facciamo nei bagni?-
- Aspetta qualche altro secondo che ti spiego – detto quello aprì la porta di uno dei gabinetti mostrandomi un calderone con dentro un liquido di un colore particolarmente spiacevole.
- Io, Harry e Ron con questa scopriremo chi è l’Erede di Serpeverde-
- Che cos’è? – chiesi titubante.
- È la Pozione Polisucco, che ci permetterà di assumere altre sembianze per un certo lasso di tempo. Noi crediamo che Draco Malfoy, lo conosci? – mi chiese  e io scossi la testa – Non fa niente, crediamo che lui sia l’Erede di Serpeverde o almeno che sappia qualcosa in più riguardo questa storia. Ma ci odia, quindi non ci direbbe mai quello che sa, per questo… -
- Per questo con questa pozione vi trasformerete nei suoi amici per ottenere le informazioni, giusto? – chiesi con gli occhi che mi brillavano, adoravo quando riuscivo a capire come stavano le cose prima che me lo dicessero.
- Esattamente – mi rispose sorridendo.
 
 
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Ebbene eccoci all’ultimo capitolo prima della pausa estiva. Non pensavo che sarei riuscita a scriverne un altro, sappiate che il prossimo capitolo riprenderà esattamente da questo punto. Già dallo scorso capitolo sto facendo molta più attenzione al libro dato che gli avvenimenti si accavallano, inoltre non so se ci abbiate fatto caso ma siamo più o meno a metà anno, il che vuol dire che mancano ancora un po’ di capitoli. Diciamo che quando ho iniziato a scriverla avevo intenzione di fare 15 capitoli e quello sarà più o meno il numero di capitoli che ci saranno per il primo anno di Jade. Ogni volta mi perdo nei miei commenti a fine capitolo e magari non vi interessa ma dettagli.
Un bacio, al prossimo capitolo.
 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10: Tornando a casa ***


~~Quando salii sul treno entrai nel primo scompartimento libero,  mi sedetti pesantemente sui sedili, facendomi scappare un piccolo sospiro e mi misi a guardare fuori dal finestrino gli studenti che si affrettavano a salire sul treno in partenza.
Le settimane precedenti alle vacanze di Natale erano state terribili, dopo l’aggressione di Colin c’era stata un’ altra vittima e cominciavo ad essere preoccupata di poter essere la prossima, dato che venivano colpiti solo i Nati Babbani.
Di tutta quella faccenda non ne avevo fatto parola con la mia famiglia per non farli preoccupare inutilmente.
C’era da dire che le vacanze erano capitate nel momento più opportuno, avevo proprio bisogno di cambiare ambiente e di stare con la mia famiglia.
Ripensai alla mia vita prima di ricevere la lettera per Hogwarts. Avevo una vita così normale, non contando quell’unico episodio al pontile, in pochissimi mesi era cambiato tutto.
Lezioni nuove, scuola nuova, amici nuovi, pericolo di aggressioni improvvise e passeggiate notturne.
Mi venne in mente l’ultima passeggiata sotto la luna piena che avevo fatto prima delle vacanze, solo qualche sera prima.

Inizialmente avvenne come tutte le volte precedenti, mi alzai per seguire Luna e  questa volta ci avviamo al piano terra. Mentre percorrevamo un corridoio spoglio, che prima di allora non avevo mai percorso, Luna scomparve dentro un muro che dava verso l’esterno.
Mi misi di fronte al muro in cui era sparita e incerta posai una mano su di esso, non sentii resistenza e infatti la mia mano finì nel muro, capii allora che l’incantesimo funzionava molto similmente a quello del binario 9 ¾ .
Svelato il mistero non fu difficile per me seguire Luna attraverso il muro, passando mi venne istintivo chiudere gli occhi e quando li riaprii mi ritrovai all’esterno, non troppo lontana dalle serre di Erbologia.
A causa del mio momento di incertezza avevo perso di vista Luna, cominciai quindi a cercarla e a chiamarla sottovoce, non pensando che, essendo sonnambula, non mi avrebbe sentito. Mentre camminavo vidi una figura con una chioma bionda entrare nella Foresta Proibita e rimasi per un attimo paralizzata con gli occhi sbarrati.
Dopodiché cominciai a correre verso di lei e a urlare il suo nome.
- Luna! Non entrare lì, ti prego Luna svegliati! -
Non riuscii a raggiungerla prima che si addentrasse e nel momento in cui arrivai al limitare della foresta l’avevo di nuovo persa di vista, nascosta dagli alberi e dalle tenebre.
Rimasi qualche secondo ferma, indecisa se seguirla o andare a chiamare qualche professore, infine optai per la prima opzione. Inizialmente camminai speditamente spezzando rametti caduti e calpestando foglie secche, all’improvviso mi resi conto che non ero l’unico essere vivente nella foresta e che quindi, a meno che non avessi voluto avere tutta la foresta sapesse che fossi lì, avrei dovuto camminare più silenziosamente.
Era ormai quasi una decina di minuti che camminavo quando sentii dietro di me un rumore, quando mi voltai però non vidi  nulla di strano e quindi continuai a camminare.
Dopo poco sentii un altro suono, ma questa volta sembrava fosse più di una cosa a fare rumore, quando guardai dietro di me questa volta vidi una specie di palo nero peloso, poi si mosse di lato scoprendo il corpo del ragno più grande che avessi mai visto, grande quanto un’ automobile e chissà quanto veloce. Dietro ne spuntarono altri di dimensioni vagamente più piccole. Non mi sentii più le gambe e per un po’ rimasi a guardarli impietrita, sentendomi quasi svenire, dentro di me il mio cervello mi ordinava di scappare, ma il corpo non rispondeva.
Quando il ragno cominciò a muoversi verso di me gridai e fu allora che iniziai a correre, dalla mia parte avevo che fossi di piccole dimensioni, quindi sfruttavo qualsiasi sentiero stretto che avessi trovato. Dopo qualche minuto non sentii più il rivoltante ticchettio delle loro zampe, mi voltai e non li vidi, in ogni caso continuai a correre, inciampando più di una volta.
La mia corsa fu bruscamente interrotta dalla presenza di un altro animale di fronte a me, un lupo. Anch’esso di dimensioni superiori al normale, aveva inoltre un’eleganza e una fierezza nel portamento che non avevo mai visto in nessun’altro animale. Mi guardò e ululò nella direzione da cui ero venuta, poi di nuovo spostò il suo sguardo verso di me, in qualche modo mi fece capire che per quel giorno i ragni non sarebbero più stati un problema.
La bellezza di quel lupo mi incantava e il fatto che non sembrasse essere servatico lo rendeva ancora più maestoso, prima di riuscire a fermarmi avevo già allungato una mano verso il suo collo per accarezzare quella fantastica pelliccia.
Fu allora che sentii un ramo spezzarsi dietro di me, ritrassi la mano e mi voltai di scatto temendo che fossero nuovamente i ragni. Ma accanto a un albero c’era solamente la mia amica, finalmente sveglia, che mi guardava con aria stralunata.
- Dove siamo? E perché siamo qui? – mi chiese sussurrando.
- Stai tranquilla ora torniamo al castello – le risposi prendendola per mano.
Quando mi voltai il lupo non c’era più e mi chiesi se non avessi effettivamente immaginato tutto.

Nel momento in cui ripensai all’ultima passeggiata notturna mi ricordai del primo sogno che avevo fatto qui a Hogwarts e delle immagini frammentarie invasero la mia mente. La foresta, il lupo, il moncherino. Cominciai a chiedermi se quello e tutti gli altri strani sogni non fossero sogni premonitori, dopotutto a parte il finale quella sera era accaduto tutto quello che avevo sognato.
Mentre riflettevo preoccupata sulla mia scoperta, la porta del vagone in cui mi trovavo si aprì, ma non me ne accorsi fino al momento in cui la persona che era entrata non mi rivolse la parola.
- Ciao Jay, tutto a posto? – quasi sobbalzai quando sentii quelle parole, solo una persona mi chiamava in quel modo.
Quindi mi voltai verso la voce e vidi Hugh seduto accanto a me che mi sorrideva, mi ero dimenticata che lui tornava a casa ogni Natale e quindi cercando un vagone dove stare non avevo pensato al fatto che ci fosse anche lui sul treno.
- Si tutto bene, riflettevo. Tu? – risposi sorridendo a mia volta.
- Si, a dir la verità sono un po’ stanco, il professor Piton questa settimana ci ha fatto impazzire assegnandoci a ogni lezione un compito più difficile, cercavo uno scompartimento vuoto in cui riposare fino a quando non sono passato qui davanti e ti ho vista -
- Ti capisco, questa settimana il professore ha fatto impazzire un po’ tutti a quanto ho capito confrontandomi anche con altri alunni, magari l’ha fatto per non farci pensare a tutti questi attacchi, solo che in questo modo ci fa quasi rimpiangere di non essere stati pietrificati a nostra volta -
Hugh scoppiò a ridere alla battuta, mi piaceva molto la sua risata, calda e che faceva venire voglia di ridere anche a chi la ascoltava, perciò dopo qualche secondo iniziai anche io a ridacchiare.
In periodi di stress a volte basta una minima battuta per ritrovare un momento di serenità.
Quando le risate si placarono, ci fu qualche minuto di silenzio in cui entrambi guardavamo davanti a noi, fu di nuovo Hugh a parlare per primo.
- Quindi non ti dispiace se dormo un po’? – io scossi la testa in segno di diniego.
- Anche io sono un po’ stanca, meglio riposare dato che il viaggio è lungo -
Dopo qualche minuto entrambi dormivamo, io appoggiata alla sua spalla e lui sulla mia testa.

Quando mi svegliai era ormai buio fuori e Hugh era già sveglio, stava leggendo il libro di Pozioni.
- Buongiorno, se non ti fossi svegliata entro una decina di minuti ti avrei dovuto svegliare io dato che siamo quasi arrivati -
Quando me lo disse dentro di me mi maledissi per non essermi  svegliata più tardi, mi stropicciai un occhio con la mano e sbadigliai.
- Dove siamo? – chiesi guardando fuori dalla finestra e cercando di intuirlo dal poco che riuscivo a distinguere.
- Non so precisamente, ero molto assorto nello studio quindi non so dirti dove siamo -
- Mentre siamo ancora sul treno ti va di aiutarmi a fare un po’ dei compiti che mi hanno assegnato? -
E fino al momento in cui il treno non cominciò a rallentare fummo entrambi occupati a studiare, anche se si trattò solo di un quarto d’ora circa.
Quando ci fermammo eravamo già pronti per uscire con bagagli e gabbie alla mano, nel mio caso la gabbia era vuota dato che avevo lasciato Anacleto libero prima di partire, mentre nella gabbia di Hugh c’era un magnifico esemplare di gufo reale.
Alla banchina c’erano i miei genitori e Connor, quando ci videro ci vennero incontro. Mio padre prese subito la mia valigia così da togliermi un peso e uno a uno mi abbracciarono. Connor dopo avermi abbracciato mi prese con un braccio per il collo e con il pugno chiuso strofinò la mano fra i miei capelli, scompigliandomeli.
Invece Hugh e mio fratello si salutarono afferrandosi la mano, abbracciandosi e dandosi pacche sulla schiena.
La famiglia di Hugh aspettava poco lontano, per quanto ne sapevo non aveva mai avuto ottimi rapporti con i suoi genitori e aveva sempre considerato noi la sua seconda famiglia. Dopo i saluti, ci fece un cenno con la mano e si avviò verso la sua famiglia, poi si fermò e si voltò verso di noi.
- Ci vediamo la Vigilia di Natale – disse e con un altro cenno di saluto si allontanò.

Il viaggio in macchina fu piacevole, io e la mia famiglia ci raccontammo rispettivamente quello che ci era successo in quei mesi e io evitai di proposito di parlare degli attacchi, dei sogni e dell’ultimo vagabondaggio notturno.
Non avevamo mai avuto segreti fra noi e perciò mi dispiacque nascondere alcuni dettagli sulla mia permanenza a Hogwarts, ma nonostante questo la conversazione fu sempre viva e interessante.
Connor non intervenne molto sul mio racconto riguardo Hogwarts e mi chiesi quanto in realtà lui sapesse grazie a Hugh, in ogni caso non fece domande scomode.
Quando iniziai a riconoscere le strade intorno a me non riuscivo quasi a stare ferma sul sedile ad aspettare.
 Brighton mi era mancata, con il suo tempo mite, l’atmosfera gioiosa del periodo natalizio, guardandomi attorno gioivo nel riconoscere le strade e i negozi e mi ritornavano alla mente ricordi per ciascuno di quei luoghi.
Fu quando imboccammo la via di casa che trattenni il fiato, già vedevo casa nostra con tutte le decorazioni natalizie come da tradizione. Scesi dalla macchina e, quasi saltellante, mi avviai alla porta, dal tetto scese Anacleto e mi chiesi da quanto mi stesse aspettando lì.
Entrando la prima cosa che vidi fu l’albero di Natale, ogni anno aggiungevamo una nuova pallina che rappresentava l’anno che era passato, quest’anno la pallina era decorata con lo stemma di Hogwarts, vedendola quasi mi vennero le lacrime agli occhi. Sotto l’albero c’erano, come al solito, molti regali di vari colori e dimensioni.
Mentre salivo le scale toccai la parete e il corrimano come per riappropriarmi di casa mia, entrai in camera mia e mi buttai sul letto a braccia aperte.
- Casa dolce casa – sussurrai con la faccia affondata nel mio cuscino.

 

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Sono tornata e con mesi di ritardo, più volte in questi mesi avrei voluto scrivere questo capitolo e più volte non l'ho fatto, solo qualche settimana fa ho effettivamente ripreso in mano la storia, scusatemi, spero che non siate tutti spariti. Inoltre volevo scusarmi perchè non riprende esattamente dal momento in cui finisce il capitolo precedente come avevo promesso, ma dato il lasso di tempo passato fra essi non mi pareva il caso. Comunque ringrazio in anticipo chi continuerà a leggere la mia storia, chi la recensirà, chi l'ha gia recensita e chi l'ha messa fra le seguite, grazie mille. Vi lascio con la promessa che tornarò presto con un nuovo capitolo, sappiate che cercherò di scrivere uno o due capitoli al mese. Un abbraccio, al prossimo capitolo

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Capitolo 11
*** CAP 10 BIS ***


Sono arrivata alla conclusione che non finirò mai di scrivere questa storia (o almeno non nel futuro prossimo). Scrivo queste poche linee per scusarmi e per dire a chi stesse leggendo la storia che per qualsiasi curiosità può mandarmi un messaggio, gli/le risponderò. Grazie per aver seguito la storia di Jade fino ad ora, spero che un giorno, riprenderò in mano i miei appunti e deciderò di continuare a scrivere.

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