Viaggiando con il vero Amore...

di Vaporeon_92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: ***
Capitolo 2: *** Capitolo Uno: ***
Capitolo 3: *** Capitolo Due: ***
Capitolo 4: *** Capitolo Tre: ***
Capitolo 5: *** Capitolo Quattro: ***
Capitolo 6: *** Capitolo Cinque: ***



Capitolo 1
*** Prologo: ***


                                     



                                                                                                           Prologo:




La sua giornata non era iniziata in perfetta armonia e in perfetta pace con il mondo, racchiuso in quel cielo invaso da una serie di nuvoloni grigi, minacciosi, e tetri…non era nemmeno in armonia con l’atmosfera, in cui il suo corpo camminava leggero per le vie Milanesi nel quale si trovava quella mattina del 3 Marzo.
Il suo corpo veniva inondato dal gelido vento che vi si poggiava sulla sua schiena facendola rabbrividire assumendo le sembianze di un piccolo pulcino.
Non era da meno la pioggia, che insistente bagnava i suoi lunghi capelli meravigliosamente ricci color miele, con alcune sfumature biondo platino per cui lei stessa andava fiera sfoggiando, in mezzo alla città in cui vi camminava la gente che abitava in un'altra ‘era’ rispetto a lei, gente che si scandalizzava per cose molto banali.
Quella mattina oltre ad avere il cielo, l’aria in cui respirava, contro… c’era anche il suo umore a renderla nervosa, le dava addosso, facendola diventare scontrosa con il primo che le sarebbe capitato fra le mani.
Posso dire con certezza che lei non era abituata a mostrare quel lato del suo carattere, così  tesa, così scontrosa verso gli altri, di pessimo umore, andando a pari passo allo stile pessimismo del pittore Van Gogh; anzi era una ragazza sempre allegra e con una forza d’animo che non sapeva di avere e, che non le faceva mai perdere l’orizzonte e il controllo di ogni situazione, anche in quella più complicata. 
Non era di certo la mattina più fortunata, più adatta che capitò a quella ragazza Italo-Americana che praticamente era abituata a ‘vivere’ quasi sempre su un treno dall’età di sei anni.
Era divisa in continuazione tra l’America e l’Italia, sin da piccola per delle semplici ragioni; aveva sempre vissuto in Italia con i nonni materni perché i genitori grandi ricercatori si erano stabiliti in Florida a Sud della California, per seguire meglio da vicino, le loro ricerche sull’ambiente e sugli animali esotici, nel quale avevano dato da sempre la loro vita, avevano intramesso tutto loro stessi, davano anima e corpo nel loro lavoro e passione, trascurando un po’ la loro figlioletta.

Non solo le ricerche tenevano lontani i coniugi Moretti dalla piccola bambina divenutasi piano piano fanciulla, poi adolescente, ma c’erano anche le organizzazioni, a cui vi prendevano spesso parte come partecipanti, quasi come se fosse una gara di caccia al tesoro, a differenza che lo scopo era che chi riusciva a trovare entro un limite di tempo un animale del posto vinceva o una vacanza per due in una bellissima isola Caraibica a volte, oppure un assegno con una grossa somma di denaro, per aiutare le fondazioni private o altrui, purché fossero legate all’ambiente e agli animali; ma alcune volte capitava che marito e moglie si trovavano a dirigere la gara, con altri ricercatori della zona.

Insomma tutti i loro viaggi, tutte le loro ricerche, tutto il loro lavoro veniva svolto ormai all’estero e dato che purtroppo la bambina era stata iscritta a scuola nel Milanese, doveva continuare a vivere in Italia lontano dai propri genitori che vedeva via web con il computer portatile ogni giorno, (o quasi)…che le avevano regalo per i suoi 14 anni, abituandosi purtroppo all’idea che i suoi genitori fossero i nonni materni, che l’avevano cresciuta con tanto amore, tanto affetto, mentre quelli ‘veri’ erano troppo distanti per farle sentire il calore e l’affetto della vera famiglia .
Oltre alla web, che le permetteva di vedere sua madre e suo padre da un piccolo schermo sul quale si affacciava al mondo, che faceva intravedere lo sfondo della costa Californiana, con il passare degli anni Tracy, nata da madre di origine Americana (dalle parti di Boston) e da padre Italiano (dalle parti del Torinese) aveva fin da subito imparato a prendere i treni effettuando gli eventuali scali, ma diciamo che i suoi nonni facendogli da tutori legali in tutto oramai, le insegnarono affiancandola naturalmente a prendere il treno per raggiungere i genitori di tanto in tanto, poi una volta che la ragazzina aveva imparato benissimo, le permisero di andare da sola per le ferrovie Italiane ed Estere. Quindi come avrete ben capito, lei era sempre un ‘ospite’ di riguardo, in quei meravigliosi treni, tenuti con gran cura, effettuando sempre un notevole servizio ogni volta che lei vi si trovava a condividere i propri pensieri fino ad arrivare a destinazione.
Con il passare di molti anni, rispetto a quando era solo una giovane adolescente spensierata, a ora che era diventata una donna a tutti gli effetti, le cose cambiarono, ma il vizio di intraprendere quei lungi viaggi in treno non vi passarono mai d’abitudine, aveva trovato una bellissima casa fuori dalla sua Italia in cui vi aveva abitato per ben venticinque anni, tra vari momenti di passaggio, e di alcune soste abbastanza lunghe a volte: adesso era diventata autonoma e responsabile di se stessa.


Viveva in America, le piaceva molto abitare la, perché il clima era totalmente diverso rispetto a Milano, vi prevaleva sempre il sole, sempre un clima abbastanza caldo, da farti prendere la voglia di andare in spiaggia anche nei mesi invernali, e soprattutto ad ogni ora della giornata; la gente era più solare e con una mentalità più aperta e disponibile alle nuove inventive dei giovani rispetto a quegli Italiani che vedeva camminare nella sua Milano.
Tutto sommato non le mancava niente; aveva un ottimo lavoro, di cui vi percepiva un buonissimo stipendio, aveva trovato nuovi amici e nuove amiche… ma, non riusciva a pensare a casa sua, la sua vera casa…in cui non vi abitava più da già tre anni a questa parte, e spesso ne sentiva nostalgia, ma quando poteva faceva sempre un ‘salto’ giù per risentire tutto il calore che gli era mancato.
Aveva tutti i più cari, veri e sinceri affetti in Italia, nonni, amici, fidanzato, e tutto questo a volte la soffocava, si dopo che vi restava qualche giorno doveva staccare di nuovo, sembrava fuggire e rifugiarsi quasi su un isola, dove spesso trovava un mondo nuovo pronto ad attenderla, una nuova e sprizzante vitalità l’attendeva ogni volta che dalla sua cara e amata Italia faceva ritorno con un treno.
I suoi genitori avevano deciso da poco, di riprendere posizione in Italia, a Milano per essere precisi, quando poi la loro unica figlia decise di invertire la rotta e inseguire il suo sogno nel cassetto; cioè quello di diventare una brillante giornalista reporter di viaggi in America; e qual’era il posto migliore che poteva avverare il sogno costudito nel cuore da una vita? L’America…la stessa America che le aveva privato da sempre, quei pazzi genitori che come la figlia erano andati incontro al loro sogno, alla loro passione.
Oltre ai genitori, da poco rincasati, aveva le amiche quelle conosciute da tutta una vita, conosciute sui banchi di scuola della prima elementare, quelle vere che ad una notizia del tipo ‘Mi trasferisco negli Stati Uniti’ gridarono con lei l’entusiasmo, l’euforia la gioia di quella follia che avrebbe di li a poco intrapreso la loro amica Tracy, senza giudicarla, o senza farle accorgere del grande vuoto che avrebbe lasciato loro nel cuore.

Ma soprattutto nel Milanese, vi si trovava il famoso fidanzato Dean che le aveva rapito il cuore, conoscendolo in una vacanza proprio a Phoenix, la città in cui abitava da ormai ben tre anni.

Dean era di origine Londinese, e al contrario delle sua morosa, abitava in Italia; studiava presso l’Università, frequentando il quarto anno di medicina farmaceutica.
Era un ragazzo solare, pieno di ottime qualità come l’essere sempre puntuale, gentile, cortese, dava sempre una mano a chi era in difficoltà rispetto a lui; alto, magro, moro, occhi verdi facevano di lui l’uomo che Tracy sognava che bussasse alla sua porta da un sacco di tempo; ma non successe proprio così, perché Dean, bussò dritto al suo cuore, facendosi spazio adagiamente, senza entrarvici con la forza.
Di certo non si poteva dire e negare soprattutto, che a Tracy non piacesse girare il mondo trascorrendo il suo tempo, tra aerei ,treni, taxi, e autobus; era sempre in giro per il mondo alla ricerca di qualcosa, e come poteva girare il mondo se non con quei mezzi di trasporto?.
Non sapevi mai con precisione dove si trovasse, quella ragazza Italo-Americana dalla chioma color miele, un momento prima la trovavi in Cina a visitare la ‘Città Proibita’ fotografando ogni lato, di quel meraviglioso palazzo imperiale, dove vi sono appartenute un sacco di dinastie, da Ming a Qing, ed altre molto antiche, e lei catturata da quella magica aria cinese, vi saliva su quei piccoli ‘furgoncini’ e vi girava le strade, i posti fino a tarda sera.

In un secondo momento la ritrovavi in Nepal, a visitare le Montagne dell’Himalaya, dove vi trovava un clima che spesso variava, rispetto a quello frequentemente caldo della Cina.

Spostandoti, rientrando in Europa lasciando l’Asia molto lontana dai tuoi piedi, potevi intravederla nelle vicinanze di Parigi; curiosando tra molti musei vi teneva un intero servizio fotografico con la sua inseparabile macchina fotografica, era entrata perfino nel noto ‘Louvre’ che ospitava milioni di visitatori l’anno.
Ma oltre ai musei era affascinata da sempre dalla Tour Eiffel che aveva visto sempre da piccola sui giornali che ritraevano la Francia nella sua vera bellezza naturale, paragonandola ad una donna, anziché alla vera costruzione di ferro (che era poi in realtà) che aveva creato Gustavo Eiffel con la sua originale idea.
Salendoci su realizzò così l’idea nella sua testa che era finalmente riuscita a coronare il sogno di una vita, vedere quella meravigliosa torre, toccandola pure con le sue stesse mani.
E infine il suo ultimo viaggio fu quello più bello secondo lei, era andata in Africa dove li non vi andò a visitare ne statue, ne musei o montagne…li andò a vedere con i suoi occhi quanto era dura vivere in quelle condizioni così tragiche, così orrende a livello umano.
Essendo una notevole reporter di Viaggi, di usi e costumi di ogni città, vi fece un intero servizio fotografico realizzando la registrazione, da mandare sugli schermi di tutto il mondo, per far vedere all’intero pianeta di quanto male vivessero, nella totale miseria quelle povere persone.

Rispetto a chi aveva tutto, quella gente non aveva niente, ma una cosa bella l’avevano in realtà, una cosa dal valore inestimabile che le persone ‘
del terzo mondo’(rispetto a loro) non avevano più sul viso da ormai alcuni anni; quel popolo di indigeni, se così si potevano chiamare, avevano il sorriso, da mostrare come medaglia d’onore, del loro coraggio e per l’istinto di sopravvivenza, a cui erano abituati a vivere in quelle terre abbandonate da tutti.
Amava i bambini, le riempivano il cuore con i loro sorrisi, li amava tutti, nessuno escluso e soprattutto senza discriminazione, per il loro colorito, o per gli occhi in una certa maniera, per lei ogni bambino del mondo era un dono prezioso per l’intera umanità.
E proprio per loro, vi donò una grossa somma di denaro per poter permettere a tutti loro di poter frequentare la scuola che già vi era presente in quella misera città di cui nemmeno l’amore per quei piccoli gioielli, vi regnava più.
Tracy era andata li per infondere di nuovo quella speranza che dentro di lei predominava, facendola apprezzare a tutti coloro che la circondavano in quella ‘terra di nessuno’, perfino a quei bambini così smilzi, così deperiti non solo dalla fame, ma dalla voglia di vivere.
Lei era riuscita con la sua visita a rendere di nuovo vivo un paese e i suoi abitanti di cui ne facevano ormai parte da generazioni, schiacciati dalla povertà così mostruosa che aveva spento la fiamma della vita. 





Spazio Autrice:

Buon pomeriggio cari lettori sono tornata a postare dopo un sacco di tempo, e oggi ho deciso di mettere a nudo (modo di dire) questa mia MINI-FAN FICTION che non c'entra nulla con i One Direction (dato che fin ora ho postato quasi tutto su di loro xD) ma è basata su una coppia di fidanzati normalissimi. Questa mini ff l'ho scritta all'incirca due anni fa ed ero sempre indecisa se pubblicarla o no, ma da qualche giorno pensavo di farla leggere a tutti voi perciò eccola qua. Per adesso come primo capitolo c'è solo il prologo da domani inserirò i veri capitoli ^_^ che altro dire? Non lo so di preciso xD spero come sempre che ciò che scrivo vi piaccia, e se avete tempo e voglia se lasciate una piccola recensioncina per me sarebbe bellissimo dato che è la prima storia nella categoria 'STORIE ORIGINALI'. 

Bene adesso vi saluto, ci vediamo domani...
Kiss kiss.
Sara.
 

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Capitolo 2
*** Capitolo Uno: ***


                                    

                                                                                                           
                                                                                                                Capitolo Uno:




Ma tornando a quella mattina malinconica e deludente (perché mi ero un po’persa nel raccontarvi la vita di questa ragazza, e le cose incredibili che ha fatto, e credetemi vorrei continuare a parlare di Tracy, ma di tempo a disposizione ne abbiamo poco, e voglio cercare di arrivare dritto al sodo) era pronta a partire nuovamente, per una nuova tappa, che l’avrebbe portata poi ai confini del mondo!
No, non è vero l’avrebbe solo portata in Australia nella terra dei canguri, dove non vi avrebbe fatto altro che ritrarli nelle sue foto, mentre saltavano in qua e la dove vi si trovavano in mezzo alla flora e la fauna, ovvero nel loro habitat naturale.
Attendeva il treno appoggiando la schiena contro il muro, picchiettando la sua testa, come un tic nervoso che le prendeva ogni volta, quando il treno ritardava e l’ansia cominciava a salirle lungo le braccia trasmettendola in fine al capo.
Nelle sue orecchie la musica degli Aerosmith risuonava a tutta palla, regalandole ancora mille emozioni, facendole ricordare i tanti concerti visti insieme al suo Dean, tenuti in America; quella musica forte, quello stile molto diverso da altri, di vecchio stampo, le facevano salire un adrenalina che le si intravedeva uscire fuori con un dolce suono emesso dalla sua voce, così aggraziata rispetto a quella di Steven Tyler da far invidia alla famosissima cantante Mariah Carrey, la quale a parere della Tracy stessa era molto meglio della sua, stridula che si ritrovava.
Il treno era arrivato con ben dieci minuti di ritardo, stava rallentando la velocità che aveva tenuto fino ad alcuni minuti prima, mostrandosi così gigantesco e imponente, davanti alle sue iridi celesti mare, Tracy guardò l’orologio che spesso vi portava al polso, sbuffando un po’ ‘Ora ritarderà il mio arrivo a Houston, come farò a prendere la coincidenza in tempo? Dio mio, dovrò posticipare di un giorno l’altra partenza, e chissà quando arriverò definitivamente in Australia…’ i suoi pensieri parlavano chiaramente, già…quel ritardo le aveva scombussolato tutti i piani, tutte le successive partenze erano posticipate al giorno seguente, in Australia sarebbe arrivata con esattamente due giorni di ritardo, e questo a lei non piaceva affatto.

Salì sulla carrozza passeggieri e vi andò a cercare un posticino per starsene tranquilla e beata fino all’arrivo della prima destinazione, accuratamente dispose bene le sue valigie, un trolley abbastanza pesante e, una borsa da ‘passeggio’ che di solito portava sulla spalla destra.
Dopo aver sistemato la pesante valigia in cui vi erano riposti piegati amorosamente i vestiti, prese il cellulare e chiamò in redazione per spiegare al suo capo che, sarebbe a malincuore arrivata con dei giorni di ritardo in Australia per via che, il treno aveva ritardato l’arrivo al binario numero diciassette, dove lo attendeva da prima, da già qualche ora.
Si lasciò cadere sul quel morbido sedile rivestito da un cuscino soffice, color verde oliva, abbinato alle tendine che facevano da copri sole, impedendo ai raggi di penetrare nel viso dei passeggieri, infastidendoli con quel bagliore troppo luminoso.
Socchiuse gli occhi, respirando affondo…poi li aprì e si ritrovò come molte volte a esaminare con cura l’arredamento di quelle cabine, aveva già fatto caso all’orribile colore che i cuscini del sedile e le tendine vi erano foderati, notò che quello doveva essere un nuovo treno perché vi forniva di televisione, in ogni due carrozze, e fortunata lei, nella sua c’era.
La cabina, aveva un enorme finestra che dava sui paesaggi in opposizione a lei, essendo in movimento il treno, non aveva modo di guardare con attenzione, e con minima precisione quello che vi si trovava la fuori, ma a lei bastava guardare attraverso quel vetro per lasciare libera la sua fantasia, ma soprattutto per liberare la mente rilassandosi completamente, dal pensiero del lavoro, dal pensiero del fidanzato ecc.

Tutto quel suo bel modo di iniziare a rilassarsi, stando con le gambe stese sull’altro sedile, con il copro che scivolava sempre più giù, e con le braccia sul suo ventre, venne interrotto dal suono del cellulare…guardò con malavoglia chi era che la stava chiamando quando esclamò ‘Dean, love…i’m so happy’ era il suo fidanzato che la stava chiamando e lei aveva espresso tutto il suo entusiasmo ‘Dean, amore…sono così felice’.
Iniziò a parlare con lui nella loro lingua in cui ormai riuscivano a capirsi meglio, ovvero l’inglese…anche se Dean viveva in Italia da tanto tempo, l’Italiano gli era sempre stato difficile da imparare e, Tracy per non creargli delle noiose fatiche ad impararlo, decise che avrebbero parlato in Inglese cosicché era molto più facile per lui. Chiacchierarono un po’ fino a quando lo salutò, chiudendo la telefonata, perché un ragazzo alto biondo, occhi celesti come l’oceano stava entrando nella sua cabina chiedendole qualche informazione…

-“Scusi questa è la carrozza numero B14 per caso?”

Tracy prese dalla tasca del suo giubbino il biglietto e guardandolo attentamente disse…

-“Si, come mai me lo domanda?”

Il ragazzo appoggiando le sue cose per terra sorridendo le disse…

-“Perché questa è riservata a me vede…”

Disse il bel giovane mostrando alla nostra Tracy il biglietto su cui era confermato tutto ciò che aveva appena detto, lei non riusciva a capire quale scherzo le fosse stato fatto, lei personalmente quando aveva fatto il biglietto alla stazione quella stessa mattina, aveva chiesto precisamente di riservarle quella cabina, e adesso arrivava un tizio, di cui non aveva mai visto, o fatto conoscenza prima e voleva ‘rubarle’ la carrozza?
Non era molto gentile da parte del ragazzo, dov’erano finite le buone maniere, e la galanteria? Si domandava lei…

-“Guardi deve esserci uno sbaglio,  questa cabina è stata registrata a nome mio, vede…”

Le indicò il suo biglietto stavolta, sul quale c’era effettivamente scritto tali parole che ella stava dicendo al ragazzo dal fisico mozzafiato, e dallo sguardo penetrante…

-“Registrata a Tracy Moretti vede?”

Il ragazzo biondo, si sedette sul seggiolino opposto a quello in cui era seduta la bella ragazza dalle pupille celesti. 

-“Vuol dire che la condivideremo se per lei non è un problema…” 





Spazio Autrice: 

Buon pomeriggio cari lettori, come promesso sono passata per postare il primo capitolo di questa mini fan fiction...in questa scena vediamo Tracy sul treno in partenza per l'Australia il posto in cui deve andare a realizzare il servizio, e ad un certo punto incontra un ragazzo alla quale è stato assegnato alla stessa cabina in cui viaggia la ragazza. Secondo voi cosa faranno condivideranno la stessa carrozza per la durata del viaggio? Se continuerete a seguire la storia lo scoprirete ;) e non solo scoprirete quello, scoprirete altre cose :3. Se questo capitolo vi è piaciuto e vi va lasciate una piccola recensioncina ;) (mi sembra di star a chiedere elemosina ahahah xD)
A domani con il capitolo due.
Kiss kiss.
Sara.




 

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Capitolo 3
*** Capitolo Due: ***


                               


                                                                                                      Capitolo Due:


Nel mentre che i due giovani stavano chiacchierando, o per lo meno stavano stabilendo a chi andava assegnata la carrozza il fischio della locomotiva fece capire che il treno era ripartito; accompagnato dal rumore delle ruote che picchiavano sul ferro.
A Tracy non andava tanto a genio condividere la sua cabina prenotata alcune ore prima dell’arrivo del treno, con uno sconosciuto, ma purtroppo poi alla fine dovette accettare perché il treno si era riempito, era veramente affollato da donne, uomini e bambini che correvano qua e la lungo i corridoi del treno, e quel povero ragazzo non aveva più un posto in cui alloggiare, quindi il viaggio sarebbe stato condiviso per forza, con quel biondo dalle iridi celesti cielo.

-“Scusi come ha detto che si chiama lei?”

Chiese il ragazzo mentre stava sistemando sopra in alto i suoi bagagli, evidentemente più leggeri rispetto a quelli della nostra Tracy… 

-“Tracy Moretti perché?”

Il ragazzo diventò un po’ cupo, la sua espressione era la classica di quando una persona inizia a pensare a cose importanti, si sedette, aprì la tendina della loro cabina condivisa, guardando fuori, le disse...

-“Questo nome non mi è nuovo, l’ho già sentito da qualche parte…ma credo che sia solo una mia fantasia…mi perdoni!”

Tracy lo guardò in maniera scettica, dentro di se stava pensando che il ragazzo era un po’ strano, con precisione credo che stesse pensando che era assai strano, ma poi non ci pensò più di tanto…

-“Lei invece come si chiama, posso saperlo?”

Egli girando il capo dalla finestra, portandolo difronte al viso di Tracy rispose…

-“Oh, mi scusi che maleducato che sono, non le ho nemmeno detto come mi chiamo dopo che lei mi ha detto il suo, già credo che lo avrà pensato anche lei non è vero?”

Lei se la rideva sotto i baffi perché non era carino dirgli quello che pensava di quel bel giovane, che poi di male non pensava niente, pensava solo che era un po’ goffo e buffo.

-“Comunque io sono Matteo Veneziani piacere…”

Tracy gli strinse la mano, e al suono di quelle parole rimase a fissare il giovane ragazzo, nelle sue iridi…come se al suono di quel nome, le fossero passati davanti tutti i ricordi della sua adolescenza scolastica; non era nuovo nemmeno per lei quel nome.

-“Mi scusi ma credo che nemmeno il suo nome non sia nuovo, credo di averlo già sentito da qualche parte pure io…ma non riesco a ricordare dove…”

Matteo accennò un piccolo sorriso, e senza dirsi più una parola, si addormentarono l’uno di fronte all’altra.

Il suono del primo fischio che emise il treno li svegliò entrambi, Tracy uscendo un attimo dalla sua cabina domandò ad una cameriera che prestava servizio sul treno, in quale stazione erano arrivati, la donna dai capelli arancione carota le disse che erano arrivati alla prima stazione ferroviaria che distava pochi chilometri da Phoenix dove era partita lei, ovvero Tucson.
Ringraziò la donna e tornò a posto, cercando di stare attenta al suo equilibrio, perché la sosta del treno era appena finita, ed esso al comando del macchinista era ripartito senza aspettare nessuno; ma proprio mentre stava per entrare nella carrozza il treno inchiodò di colpo, (non si seppe mai per quale ragione) ed ella cadde tra le braccia di Matteo che prestò subito soccorso, afferrandola per la vita, dal momento che stava per fare una brutta caduta a terra, rischiando forse di farsi male.
Si riordinò i capelli, prendendo una molletta rinchiuse in una morsa i suoi poveri capelli ricci che fino a prima avevano ‘vissuto’ da liberi, ed ora erano stati compressi, lasciandole scoperto il suo bel viso…una volta finito passò a sistemarsi la camicia bianca di raso, che le era venuta un po’ su lasciando intravedere un tatuaggio nella zona lombare della schiena, una scritta comparse davanti agli occhi di Matteo, ‘Tieni a mente la vita è meravigliosa…’ chissà quale significato aveva per Tracy, quella frase che si era fatta incidere con dell’inchiostro nero, si domandò quell’affascinante ragazzo dal nome Italiano.

-“Grazie Matteo per avermi afferrato al volo, se non ci fosse stato lei a prendermi, a quest’ora avrei fatto un bel capitombolo per terra…”

Lui sorrise, ripensando alla bella scena che si era creata casualmente fra di loro…

-“Di niente, mi è sembrato giusto, non potevo farla cadere, si sarebbe fatta male…la prego diamoci del ‘tu’, siamo coetanei d’età e questo dare del ‘lei’ forzato mi sa di vecchio…”

Tracy scoppiò a ridere, trovò che Matteo aveva ragione, erano due ragazzi giovani e non occorreva parlare come due adulti per forza.

-“Dove stai andando Matteo se posso chiedertelo?”

Chiese Tracy in maniera ben educata.

-“In Australia a Melbourne con precisione…”

-“Ma dai anche io sto proprio andando la…nella meravigliosa terra dei canguri…sei già stato in Australia?”

Tracy, pian piano stava trovando dentro di se la voglia di conoscere questo ragazzo.






Spazio Autrice:

Buon pomeriggio cari lettori, mi scuso se ieri non ho postato il secondo capitolo ma non sono proprio riuscita a trovare un minutino per entrare su efp...ma adesso eccolo qua. Che dire Tracy ha incontrato Matteo un ragazzo con il quale trascorrerà tutto il viaggio in treno...e chissà cosa succederà nel corso dei capitoli. Mi scuso anche se i capitoli che posto sono cortini, ma questa in partenza doveva essere una One Shot ma essendo tredici pagine di word sarebbe stata lunghissima, e perciò ho deciso di trasformarla in una piccola FF che però non voglio allungare a più di cinque capitoli. 
Bene mi sembra di aver detto tutto...ci vediamo domani con il terzo capitolo.
PS: Recensite se vi va ;)

Baci.
Sara.


 

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Capitolo 4
*** Capitolo Tre: ***


                         



                                                                                                      Capitolo Tre:


-“Wow che bello questo vuol dire che staremo parecchie ore insieme sullo stesso treno, e per di più nella stessa carrozza, e ne sono felice sai…comunque no, non ci sono mai stato, ma dicono che è una terra fantastica…ma se te lo posso domandare vai per vacanza tu?”

Si tirò su le maniche della camicetta, e iniziò a parlare in modo più veloce rispetto a prima…

-“No magari, vado per lavoro sono una reporter di viaggi e di usi e costumi…devo andare la a fare un servizio sul paesaggio, sugli abitanti, le loro usanze ecc. ecc…capisci cosa intendo? Te invece lavoro pure tu o ti aspetta una bella vacanza?”

-“Si vede così tanto vero? Cioè intendo dire che il mio abbigliamento te lo lascia indovinare…si capisco cosa intendi perché io sono un cameramen e lavoro per la T&M social tv, e mi hanno chiesto di sostituire un collega che si è sentito male all’ultim’ora…”

Tracy rimase sorpresa, Matteo lavorava nella sua stessa casa di produzione televisiva, quindi voleva dire che lavorava nel suo stesso palazzo?
Com’era possibile che lei non lo aveva mai visto prima?
Forse perché presa dal suo lavoro e dal suo amore verso Dean non vedeva nessun altro uomo se non il suo.

-“Matteo Veneziani, lo sai che io e te lavoriamo praticamente insieme da tre anni e non ci siamo mai accorti l’uno dell’altra? Ecco adesso forse, si spiega tutto dove ho sentito il tuo nome, sicuramente in ufficio da qualcuno…”

Matteo sperava che Tracy si ricordasse il suo nome si, ma in un altro ambiente.

-“Già forse in ufficio…e comunque questo vuol dire che lavoreremo insieme anche in Australia…”

Tracy si levò i suoi tacchi a spillo che portava dalla mattina presto, e distese poi di seguito le sue gambe lungo il sedile dove vi sedeva.

-“Tracy posso chiederti una cosa?”

Lei annuì sicura di se...

-“Lo so che l’età alle donne non si dovrebbe mai chiedere ma…”

Tracy, appoggiò il suo dito sulle labbra di Matteo, aveva fatto una cosa che non faceva parte di lei, essere così impulsiva con un estraneo, arrivare al contatto fisico.

-“Ho venticinque anni e tu?”

Matteo arrossì un po’ perché credeva che lei si fosse offesa, e invece lo aveva spiazzato su due piedi.

-“Anche io…”

Tracy sorrise e disse poi…

-“Matteo posso farti io una domanda stavolta?”

Egli annuì felice…

-“Ma tu sei Italiano? Cioè il tuo nome è di origine Italiana no?”

-“Si sono Italiano, dalle parti della Toscana, in provincia di Arezzo…e tu invece sei proprio Americana? Perché non si direbbe, parli benissimo la mia lingua sai…”

-“Non del tutto, io sono un mix, mia mamma è Americana originaria della zona di Boston, è mio padre che è Italiano e lui è nato a Torino…ho sempre vissuto a Milano ma da tre anni sono venuta ad abitare a Phoenix…invece tu hai sempre vissuto ad Arezzo?”

Anche Matteo si mise comodo nella stessa posizione in cui era sdraiata Tracy e iniziò a raccontargli un po’ della sua vita…

-“Diciamo di si fino ai dieci anni, dopo nemmeno un anno, i miei avevano trovato un nuovo lavoro che ci permetteva di vivere meglio, ci siamo spostati a Milano centro, dove vi abbiamo vissuto quattro anni, ma dopo dovemmo di nuovo cambiare città, abbandonammo quella stessa Milano che aveva dato lavoro a mio padre, perché purtroppo papà perse il lavoro e ci trasferimmo tutti quanti a Pavia. Ma poi finalmente compiuti i diciotto anni, ovvero la maggiore età,  ho iniziato a girare il mondo da solo, con i soldi che guadagnavo nei miei mille lavori che facevo…ho vissuto qualche tempo, in Svizzera, poi in Canada, Praga e per ultimo…cioè dove vivo tutt’ora è una cittadina vicino a Phoenix dove vivi tu…si chiama Chandler, dista solo mezz’ora dalla capitale stessa…” 




Spazio Autrice:

Buonasera dolci lettrici, come state? Vi chiedo scusa se sono 5 giorni che aspettate (se lo aspettate xD) il terzo capitolo di questa mini fan fiction...ma non sono riuscita ad entrare su efp e trovare cinque minuti di tempo. Ma adesso eccomi qua, l'ho postato...ce l'ho fatta, e spero che sia di vostro gradimento...so che non è lungo nemmeno questo scritto ma siccome siamo agli sgoccioli sto cercando di bilanciare il tutto xD. 
Non so che altro dire, vi invito a lasciarmi una recensione se il capitolo vi è piaciuto e se avete tempo ;)
Buon proseguimento di serata ^^ a domani se riesco xD.
Baci.

Sara.

 

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Capitolo 5
*** Capitolo Quattro: ***


                           


                                                                                      Capitolo Quattro:


Tracy era sempre di più incantata da quel ragazzo Italiano allo stato puro, aveva trovato un ragazzo che come lei aveva girato il mondo praticamente da quasi una vita; mentre il treno continuava a fare il suo viaggio verso ogni stazione, verso altre fermate le quali Tracy e Matteo non facevano più caso, egli su richiesta di lei le stava raccontando tutti i suoi viaggi fatti, tutte le avventure provate in ogni angolo della terra.
Il cellulare di lei stava suonando ma in maniera silenziosa, era Dean che la stava chiamando, quando lesse il nome, non vi badò molto e richiuse la chiamata dicendo a Matteo che non era niente di importante, e che poteva continuare tranquillamente con i suoi racconti, che la stavano appassionando senza sosta. Dean stava diventando piano piano un ricordo della sua Italia, mentre Matteo stava diventando il presente dell’Australia che entrambi li attendeva.
Ridevano, scherzavano come se si conoscessero da tutta una vita, cioè in realtà era proprio così, solo che il destino li aveva divisi per un lungo periodo, e adesso vederli insieme di nuovo come una volta sui banchi di scuola della 1D, era bello, erano di nuovo insieme.
Calò la sera e le cameriere portarono loro la cena ordinata durante il pomeriggio, il treno adesso procedeva la sua corsa in maniera più lenta, più calma come se volesse far prendere meglio il sonno ai suoi passeggeri…il conducente era passato personalmente di cabina in cabina, a vedere se tutte le persone che trasportava su quel grosso mezzo di trasporto ferroviario stava bene, e di tanto in tanto domandava quale voto avrebbero dato al servizio pubblico, tenendo presente il servizio ristorante, il servizio del bar e la cosa più importante; l’accoglienza dei camerieri alle persone che salivano all’interno del treno.

I ragazzi parlarono per tutto il tempo, erano parecchie ore che non facevano altro che raccontarsi ogni cosa, ogni esperienza vissuta o vista nel corso degli anni nei loro viaggi in giro per il mondo, parlarono delle loro famiglie; Tracy raccontò che aveva sempre vissuto (e che era da sempre stata cresciuta) dai nonni materni.
Invece Matteo raccontò che era cresciuto con i propri genitori e, con un fratello più piccolo e, che avrebbe preferito crescere come figlio unico dato che il fratellino era una vera peste.
Passarono alla vita privati di entrambi, Matteo rivelò che era stato fidanzato con una modella russa per sei anni, ma vi concluse subito il racconto, dicendo che la loro storia finì non appena scoprì che quest’ultima era sposata nella sua città; Tracy invece gli parò di come aveva conosciuto Dean, da quanto stavano insieme ed altre cose, che riguardavano il giovane dalle origini Londinesi.

Ma dopo aver finito di raccontarsi un po’ la loro vita, mentre degustavano le ottime pietanze che la cameriera dai soliti capelli arancioni sgargianti portò loro, Tracy stava pensando a dove davvero aveva sentito il nome di Matteo o meglio ancora dove l’aveva visto, poi un lampo di genio illuminò la sua mente, o meglio come nei film comparse dentro la sua testa un flashback…e senza pensarci su due volte, se ne uscì fuori con questa frase…

-“Tu eri nella 1D alle scuole medie Busnaghi di Milano vero?”

Matteo posò le posate sul piatto tondo, dipinto di verde acqua, asciugandosi la bocca un po’ sporca con il bianco tovagliolo di cotone con alcune ricamature in rosso, rispose…

-“Si ero in quella classe, c’è qualche problema se non te l’ho detto prima?”

Tracy iniziò a giocare con le dita, abbassando lo sguardo divenne rossa in volto…

-“Bè un po’ si in effetti…c’è un problema!”

Matteo passò dal suo sedile e vi andò a sedere accanto a Tracy stessa, prendendole le mani, intrecciandole nelle sue.

-“Ti chiedo scusa, puoi dirmi quale problema ho creato tra di noi?”

Il suono della voce di una delle cameriere enunciò presso un microfono, ai passeggeri che il treno aveva raggiunto la stazione di Las Cruces…Tracy non riusciva a credere che sei ore di treno erano passate così in fretta, e che in quel mentre aveva così tanto parlato con Matteo che sentiva adesso, in quel momento il bisogno di rivelargli una cosa importante ma di grande imbarazzo per lei, che si era ricordata da poco.

-“Matteo come avrai capito io e te eravamo nella stessa classe alle medie…”

Matteo annuiva con il capo sorridendo, continuando a tenerle strette le mani tra le sue…

-“Non so bene come dirtelo ma io, bè ecco…c’è una cosa che devi sapere, mi ero presa una cotta per te…” Matteo, la guardò, sorrise dalla gioia…la sua dolce

Tracy si era ricordata del piccolo bambino che le stava seduto con il banco al lato sinistro in seconda fila, rispetto a lei che stava nel centro nelle prime file, davanti alla cattedra degli insegnanti, con accanto la sua migliore amica.
La maestra lo vedeva bene, mentre lui la guardava di sottecchi, sfogliando da una pagina all’altra del libro di matematica, spesso si faceva beccare dall’insegnate e veniva messo fuori dalla porta come punizione.
Quel ragazzino che di nascosto la ‘spiava’ quando chiacchierava nel corridoio con le sue amiche, era cresciuto e si era fatto uomo, e che uomo direi, ed era sempre stato innamorato anche lui di Tracy.
Non perse tempo e la baciò sulle labbra soffice che Tracy aveva grazie al burro cacao, alla ciliegia che usava di solito ogni mattina, dandole un bacio a stampo, che le colorirono di più quel bel viso che la mamma le aveva donato.

Tracy si lasciò andare guidata dalla passione, un ondata di ricordi accompagnarono quella sensazione di leggerezza, di vuoto, di liberazione, che sentiva salire nello stomaco nel giro di pochi istanti, tornò adolescente con quel bacio…era il bacio che aveva sempre sognato di ricevere dal Veneziani dall’età di undici anni. Ma finite le scuole medie, quel sogno andò infranto quando Matteo si stabilì con la famiglia a Pavia dopo appena finita la terza media, e da li non lo vide più e non ebbe più sue notizie, era come se fosse scomparso dal mondo. 






Spazio Autore:

Buon pomeriggio care lettrici, vi chiedo di nuovo scusa se non ho postato il 22/06 il capitolo successivo (che sarebbe questo) me ne sono completamente dimenticata lo ammetto...però ho recuperato oggi; e poi diciamocelo quando ci tengono sulle spine accresce la curiosità no? Spero che questa cosa sia valsa anche per la mia mini-long :3 detto questo in questo capitolo troviamo Tracy e Matteo sempre più in sintonia tra loro, si raccontano un po' della vita l'uno dell'altra, per poi arrivare a capire e ricordare che loro alle scuole medie, erano in classe insieme. Insomma questi due stanno scoprendo di avere sempre più cose in comune...perciò cosa succederà nell'ultimo capitolo? Dovrete scoprirlo...perciò continuate a seguire la storia.... ;)

Voglio ringraziare le due persone che hanno messo la mia storia tra le seguite: sil_1971 e sitita grazie per questa bellissima cosa, mi fa piacerissimo *-* la mia storia è almeno apprezzata da qualcuno :3 <3 <3.
Che altro dire? Che ci vediamo tra qualche giorno...restate sintonizzati :D
Un bacio.

Sara.

 

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Capitolo 6
*** Capitolo Cinque: ***


                                                                                   
                                  
                                                                                                        Capitolo Cinque:






-“Tracy mi sei sempre piaciuta, se ti ricordi ti guardavo attraverso le pagine dei libi di testo, ti spiavo di nascosto nel corridoio, oppure dalla porta del bagno delle femmine, perché mi piacevi troppo, ma ero talmente timido che non riuscivo a trovare la forza per dirtelo, ero solo un ragazzino codardo…”

Tracy affondò di nuovo le sue labbra sopra quelle di Matteo, Dean non faceva più parte della sua vita oramai, era chiaro che l’attrazione chimica che provava da sempre per Matteo si era riaccesa, dal momento in cui lo aveva riconosciuto, in un certo senso provava pena per il suo ragazzo, ma questa volta non poteva farsi scappare il bell’Italiano, ora che era di nuovo insieme a lui…le sue labbra umide mordicchiavano quelle di Matteo, e stavolta Tracy vi chiuse gli occhi assaporando meglio quel bacio, portò le sue mani dietro al collo di quel ragazzo che le aveva fatto perdere la testa, e lo baciò con più voga di prima, lui contraccambiava quell’affetto che aveva sempre immaginato di ricevere dalla sua Tracy da ben quattordici anni.

-“Non è da me comportarmi così, voglio dire baciare il primo che incontro su un treno, ma ti ho aspettato da una vita, anche se poi la mia vita ha preso una strada totalmente diversa e soprattutto lontana da te…”

Lo stringeva a se come se fosse sempre appartenuto a lei ed a nessun’altra donna prima d’ora…

-“Non riesco ancora a credere che tu ed io abbiamo lavorato quasi fianco a fianco ogni singolo giorno senza accorgersi l’uno dell’altra, sullo stesso piano, con lo stesso capo da tre anni…e adesso dopo troppi anni, di distanza, ti incontro su un treno pensando che tu fossi un normale ragazzo qualunque…”

-“Ma io sono un normale ragazzo qualunque…”

Lo zittì di nuovo con lo stesso modo di prima, posizionando il suo indice, su quelle labbra morbide e carnose che aveva Matteo…

-“Non sei un normale ragazzo qualunque…sei il ragazzo che mi ha fatto battere il cuore per ben tre anni della mia adolescenza, e in un certo senso anche dopo a continuato a battere per te, anche se ho incontrato Dean…ma posso dire che non era la stessa cosa di quando ti vedevo entrare in quella classe, con quei classici occhiali da ‘secchione’…”

Matteo non riusciva a credere a quello che stava ascoltando, quelle parole venivano davvero dalla bocca di Tracy o era frutto della sua fantasia?

-“Tracy, credo di amarti da sempre…ma non so se tu mi prenderai sul serio…in più tu adesso sei fidanzata e io non voglio di certo rovinare il tuo rapporto con quel ragazzo, Dean…non voglio che assolutamente tu lasci il tuo ragazzo per me…”

-“Chi dice che io non posso fare quello che tu mi vieti? La vita è la mia e decido io con chi passare accanto il resto della mia esistenza…tu non mi puoi vietare niente…sei sposato? Hai figli? Se non hai niente di tutto ciò dammi una ragione per cui noi adesso non possiamo incominciare a vivere, questa storia privataci da un sacco di tempo…”

Matteo appoggiando la schiena contro il dorso del sedile, teneva stretto a se Tracy.

-“Sai Tracy mi sembra quasi un sogno poterti stringere fra le mie braccia, mostrarti liberamente i miei sentimenti sentendo che vengo ricambiato, sentire che non solo io ho continuato ad amare una persona per tutto questo tempo, sentendomi un protagonista sfigato di una di quelle telenovele, di quelle Soap’Opere dove l’amore, non trionfa più, o dove ormai aveva perso la strada per vedermi felice…”

-“Fa strano anche a te Matteo vero? Cioè è accaduto tutto su questo treno…credo che non scenderò più…per paura di perderti di nuovo…”

Matteo continuava a stringerla sempre più forte, ma senza farle del male…le diede un leggero bacio sulla fronte e le disse…

-“Se questo è quello che vuoi, farò questa tale pazzia…voglio seguirti anche in capo al mondo…”

Il treno come primo spettatore della nuova coppia che si era creata in quel vagone numero B14, continuava il suo percorso lungo la ferrovia che da guida le indicava la strada, e lui con la sua luce, del faro illuminava la via, tracciata dalla mappa che seguiva il macchinista.
Tracy chiamò la cameriera che nel giro di pochi istanti portò via la cena, sparecchiando accuratamente…disfece poi i comodi sedili che magicamente si trasformarono in un letto matrimoniale, dove vi potevano stare larghi entrambi…prima di distendersi accanto al suo Matteo, appoggiò le braccia al cornicione della finestra e ammirò le stelle brillare nel buio del cielo.
Era da sempre affascinata dal cielo, dai suoi pianeti, dalle costellazioni, che ogni tanto vi dava un occhiata dal suo telescopio che le mandarono come regalo i suoi genitori dalla Florida; come le sere in cui vi ci si perdeva dentro affascinata, anche quella sera le guardava, esprimendo un desiderio stavolta… Matteo si alzò in ginocchioni e le chiese cosa stava facendo, poi indicando una stella cadente urlò…

-“Matteo esprimiamo un desiderio è caduta una stella, ci porterà fortuna…”

-“Non mi serve esprimere un desiderio per avere la fortuna, perché la mia fortuna è avere ritrovato te, ed averti accanto nella mia vita…ma se ti fa piacere lo esprimo…”

Tracy aveva le lacrime agli occhi, Dean non era mai stato proprio come Matteo, aveva anche lui i suoi lati romantici, ma era molto diverso da costui, che non vi era paragone…continuarono a guardare il cielo stellato ancora per un po’, poi si distesero nel letto, dandosi una spalla contro l’altra, si guardavano sorridendo senza dirsi nulla…
Si addormentarono abbracciati, e continuarono la loro corsa verso l’Australia, passando da tutte le stazioni, Roswell, Abilene, Waco, Austin ed infine arrivarono ad Houston dove sarebbero dovuti scendere, e prendere un aereo che li avrebbe condotti direttamente nella terra dei canguri.
Ma come ho detto prima ‘sarebbero dovuti scendere’ perché da quel treno, da quella carrozza non vi scesero prima di un lungo anno, dove alla loro discesa li attendeva con gioia il matrimonio che, avevano organizzato da quel viaggio interminabile in treno in costante movimento, con tanti parenti sia di Tracy che di Matteo, che aspettavano una spiegazione seria per aver lasciato così di punto in bianco Dean Smith, sostituendolo con uno sconosciuto presentandolo alla famiglia il giorno stesso del loro matrimonio.

Annunciarono poi, una bella notizia, presto ci sarebbe stato un altro lieto evento nelle loro vite, sarebbero passati da solo due persone, cioè due sposi novelli a tre persone; perché ad unire di più marito e moglie che sia amavano alla follia, sarebbe presto arrivato da loro un dolce pargoletto che avrebbe preso gli occhi del papà (che poi erano uguali a quelli della mamma) e il colore dei capelli di quest’ultima…
Tracy aveva avuto la sua anima gemella vicina a se da sempre, perdendola di tanto in tanto, ora invece Matteo le sarebbe rimasto accanto tutta la vita…sarebbe andato dove lo avrebbe condotto lei, a bordo di un aereo, di un taxi, di una nave, o meglio ancora a bordo di quella stessa locomotiva che insieme li aveva fatti riunire definitivamente.
E Dean che fine aveva fatto vi starete chiedendo vero?

Si era sposato con una ricca Principessa ventisettenne Giapponese, Momoko Komachi che incontrò alla cerimonia di laurea di un suo amico che gliela presentò come la più bella amica che la sua fidanzata potesse avere.
Momoko rese Dean, padre di due gemelline nello stesso anno in cui nacque il primo figlio di Tracy e Matteo, le quali quel ragazzo Londinese amava sopra ogni cosa al mondo, amava più della sua stessa vita...ora che era sposato con quella bella ragazza dai lunghi capelli neri come la notte e lisci come la seta andò ad abitare a Nagoya una cittadina delle regioni del Chubu situata nelle isola Honshu che si affacciava sul porto dell’oceano Pacifico, in Giappone, dove Momoko vi era originaria di nascita.
Quindi come avrete letto, le strade di Tracy e Dean si erano separate del tutto per sempre, ma ognuno di loro adesso aveva finalmente accanto a se la persona giusta, la persona perfetta per loro e, una vita serena e piena d’amore si prospettava, si  mostrava agli occhi di quelle due coppie. 





Spazio Autrice:

Buon pomeriggio cari lettrici/lettori  come state? Io sto morendo di caldo da giorni, questo caldo e i suoi 40° non li soppoto proprio D: comunque spero che voi stiate bene! Detto questo con oggi si termina questa mini long, questo era l'ultimo capitolo e dato che dopo di questo non ce ne saranno altri, mi piacerebbe sapere come avete trovato nell'insieme questa storia, con una piccola recensioncina. Ringrazio tutti i lettori silenziosi che comunque hanno sfogliato queste 'pagine' ringrazio chi ha seguito il percorso di questa storia dall'inizio alla fine, anche se non ha mai recensito ^^ e mi scuso per avervi fatto attendere ben 10 giorni nella pubblicazione del CAPITOLO FINALE, ma sono stata impegnatissima e fuori casa anche, di fatti sono rientrata oggi xD. Cos'altro dire? Boh non ne ho la minima idea xD spero che se vi piace il modo in cui scrivo continuiate a seguirmi ^^ spero di vedere delle nuove recensioni qua e la da nuove persone :3
Arrivederci, e grazie del 'viaggio' trascorso insieme.

Un bacio.
Sara.

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