La caduta di una stella

di nalla85
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 1 ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 2 ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 3 ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 4 ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 5 ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 6 ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO 7 ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO 8 ***
Capitolo 10: *** CAPITOLO 9 ***
Capitolo 11: *** CAPITOLO 10 ***
Capitolo 12: *** CAPITOLO 11 ***
Capitolo 13: *** CAPITOLO 12 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO
 
 
Tre giorni.
Erano ormai trascorsi tre giorni da quando erano stati costretti a trovare un riparo a causa della tempesta che aveva reso impossibile proseguire il loro cammino. Solo un folle avrebbe osato procedere e, se non fosse stato per le insistenze del suo compagno di viaggio, sicuramente lui sarebbe stato quel folle.  Solo la tenue speranza di poter trovare qualche indizio sulla veridicità delle voci che avevano udito durante il viaggio, lo aveva convinto a malincuore, ad accettare il consiglio del suo fidato compagno nel fermarsi nella locanda della città.
Ma l’attesa era a dir poco snervante.
Così, in quella stanza buia illuminata solo dal bagliore dei fulmini, un giovane  camminava irrequieto, fermandosi di tanto in tanto vicino alla finestra, la fronte poggiata sul vetro freddo, con lo sguardo che vagava perso nel vuoto. Ma anche se gli occhi non erano focalizzati su alcun punto ben preciso, lo stesso non si poteva dire per la sua mente, affollata da mille pensieri. Fu in quella posa che Happy, il piccolo gatto blu, compagno di mille avventure, lo trovò una volta tornato dal suo giro di perlustrazione.
«Natsu?» lo chiamò piano.
In un primo momento sembrò quasi che il ragazzo non lo avesse sentito data la sua immobilità poi, lentamente, si voltò verso di lui, un’espressione grave sul viso. «Allora?»
Il silenzio che ne seguì e lo sguardo basso dell’amico, furono la sua risposta.
«Maledizione!» imprecò il ragazzo sbattendo un pugno contro la parete al suo fianco, formando una ragnatela di crepe. Si appoggiò con la schiena al muro e scivolò lentamente a terra, le braccia abbandonate lungo i fianchi, la testa rivolta verso il soffitto, gli occhi chiusi. «Dove diavolo sei finita?» sussurrò a voce bassa.
Non appena riuscì a calmare quell’ondata di sentimenti turbolenti che lo divoravano incessantemente, riaprì gli occhi.
Vagò con lo sguardo per la stanza finché non si soffermò su un volantino che sporgeva dalla tasca del suo zaino.
L’inizio del suo nuovo viaggio.
L’inizio di un incubo.
Distolse lo sguardo per trovare un Happy sull’orlo delle lacrime. Non era il solo a soffrire. Non era il solo a essere in pena.
Allungando un braccio, tirò a sé l’amico avvolgendolo in un rassicurante abbraccio. «La troveremo, Happy. Non ci fermeremo finché non la troveremo.»
Singhiozzando silenziosamente, il gatto annuì. «Aye, sir.» 


Nota dell'autrice:
Salve a tutti! Eccomi qua per la prima volta a cimentarmi su una ff su Fairy Tail ;) Adoro questo manga e soprattutto la coppia Natsu/Lucy per cui eccomi qua a provare a scriverci una storia. Ringrazio soprattutto Ayrin per avermi dato il coraggio di iniziare a postare e ringrazio in anticipo coloro che vorranno lasciare un commento per permettermi di migliorare ^_^

 

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 1 ***


 CAPITOLO 1
 
Anno   X794
Crocus, capitale reale

 
Le vie della città brulicavano di vita. Sopra il Domus Flau, la grande arena della capitale, splendevano i simboli delle Gilde più forti di tutta Fiore, resi ancora più splendenti da quel suggestivo cielo notturno tappezzato di stelle a far loro da sfondo.
I Grandi Giochi Magici erano iniziati.
Per le strade si respirava un’aria carica di entusiasmo, gioia e aspettativa. Anche quest’anno i contendenti stavano offrendo uno spettacolo sensazionale e tra loro spiccavano soprattutto i membri di Sabertooth. Il loro master, Sting Eucliffe, era riuscito a rendere la loro una Gilda affiatata, unita ma soprattutto leale verso i propri membri. Proprio come lo era sempre stata quella che, fino a tre anni prima, deteneva il titolo della più forte della nazione.
Fairy Tail.
La Gilda più forte di tutta Fiore.
La Gilda che più di una volta aveva rischiato tutto per il bene del paese.
La Gilda che si era sciolta ormai da tre anni.
In quel clima di festa e trepidazione, ben mimetizzata tra le ombre dei vicoli, una figura avanzava sicura verso il castello. La cappa scura che le avvolgeva il busto e il cappuccio ben tirato sulla testa impedivano di scorgerne i dettagli del viso così da celare la propria identità, favorita anche dal calar della notte.
La sorveglianza era piuttosto concentrata sul lato nord dell’edificio, quella rivolta verso l’arena, mentre pochi soldati stazionavano lungo il lato ovest del castello dove c’erano i giardini reali. Ed era proprio lì che l’incappucciato era diretto.
Riparandosi dietro una colonna, si guardò attorno, valutando quale fosse il modo migliore di scavalcare i due soldati a guardia dell’arcata che conduceva all’interno dei giardini. Dovunque volgesse lo sguardo vi erano le spesse mura del colonnato che circondava il perimetro di quella sezione del castello, alte all’incirca cinque metri e inferriate. Le prime troppo alte da scalare e le seconde troppo esposte.
Ma se calcolo bene i tempi posso sfruttarle entrambe, pensò l’incappucciato.
Assicurandosi che le guardie le dessero le spalle, slacciò dalla cinta una lunga frusta arrotolata e, con un rapido e preciso colpo di polso, agganciò la punta dell’inferriata qualche metro avanti a lei, prese una breve rincorsa e saltò dandosi lo slancio per curvare e saltare sopra il muro. Grazie al potere magico della frusta, che poteva allungarsi o accorciarsi a seconda della sua volontà, l’incappucciato riuscì ad atterrare senza alcun rumore sulla sommità del colonnato. Dopo essersi assicurata che le guardie non avessero notato alcunché, iniziò a camminare con passo felpato lungo quella superficie in pietra, dirigendosi verso la torre ad angolo del castello. Il suo obiettivo era il balcone al terzo piano.
Una volta giunto sotto di esso, riprese in mano la frusta e, ripetendo lo stesso movimento di polso, la fece allungare fino a farla agganciare al cornicione della balaustra. In pochi secondi era in cima.
Il tutto senza fare alcun rumore o destare allarmi.
Due anni fa sarebbe stato impossibile anche solo pensare di riuscire a compiere una simile impresa.
Dopo aver rivolto un ultimo sguardo di sotto, scavalcò la balaustra e atterrò sul terrazzino. Non fece in tempo a voltarsi che una voce familiare la bloccò.
«Non pensavo che ce l’avresti fatta.»
La figura incappucciata ruotò su se stessa trovandosi di fronte una giovane donna dai capelli di un verde smeraldo vestita con abiti pratici ma raffinati.
«Con tutto il dovuto rispetto, Altezza, devo dire che mi aspettavo di più dalle vostre guardie. Entrare nel castello è stata davvero una passeggiata» Ribatté sarcastica la figura sedendosi con spavalderia sulla balaustra. «Ma sentiamo, cosa vuole da me la principessa di Fiore?»
«Ho bisogno dei servigi della tua Gilda.» Rispose dopo una leggera esitazione la principessa dovuta all’atteggiamento di lui e alla sua voce roca.
«Ah, vi occorrono dunque dei mercenari? Allora vi sarebbe bastato mandare una richiesta al nostro Quartier Generale e chiedere del nostro Master.» Una pausa, mentre accavallava le gambe e poggiava il mento sul palmo come a voler riflettere su chissà quale enigma. «In fondo, non è così insolito assoldare gente come noi. Ma voi non avete richiesto di mercenari qualunque. No, voi avete richiesto espressamente dell’ “Incappucciato” nella vostra missiva. Dunque vi ripeto la domanda…Cosa vuole da me la principessa di Fiore?»
«L’incappucciato… il mercenario che è riuscito ad entrare fin da subito nelle grazie del potente Dreyden Vistrass, Master della Gilda. Il mercenario le cui mani si sono macchiate del sangue di centinaia di innocenti. Il mercenario che ha rubato…»
Il soggetto in questione alzò una mano per interromperla non appena notò il tono di voce che si stava scaldando. «Vedo che la mia fama mi precede. Torniamo a noi, principessa.»
Per qualche minuto regnò il silenzio mentre l’aria si caricava di tensione. Fu la principessa Fiore la prima a romperlo. Proprio come si aspettava il mercenario.
«Gradirei parlare con il mio interlocutore guardandolo negli occhi e non rivolgermi ad un’ombra.»
«Dimentica con chi sta parlando, principessa. I mercenari non sanno cosa sia l’educazione per cui temo che il mio viso dovrà restare nascosto.»
Sbuffando, un gesto che poco si addiceva ad una del suo rango, pensò il mercenario, la principessa Fiore disse, «Direi che possiamo porre fine a questa farsa. So benissimo chi sei, anche se sei stata bene attenta nel nascondere la tua figura. Conosco molto bene il nome del proprietario della frusta che porti al fianco, la "Fleuve d’Etoiles” così come l’aura che emani…d’altronde è simile a quella di tutti coloro la cui magia è collegata alle stelle.»
Un lieve irrigidimento delle spalle fu l’unica emozione manifestata dall’Incappucciato che continuò a restare in silenzio.
Con un’espressione grave in viso la principessa continuò a parlare, il tono che conteneva una nota delusa. «Allora le voci che circolavano erano vere. Ti sei unita davvero a quella Gilda di Mercenari? Non posso crederci. Tu non sei una che si vende al miglior offerente. Non sei un’assassina che agisce al limite della legge per un proprio tornaconto! Tu sei Lucy Heartphilia di Fairy Tail!»
Nel pronunciare quelle ultime parole con astio, la principessa sperava di provocare una qualche reazione. Pregava con tutta se stessa di sbagliarsi, che le sensazioni provate da quando quella figura le si era presentata davanti fossero frutto di una qualche magia di camuffamento.
Da quando, due anni prima, erano comparse i primi avvistamenti di questa misteriosa figura, si era sentita in dovere di investigare e tutt’oggi si rifiutava di credere anche ad una sola parola delle poche informazioni ottenute.
Lucy Heartphilia non poteva in alcun modo essere entrata in una Gilda di mercenari.
No. In alcun modo l’erede al trono, Hisui E. Fiore, avrebbe creduto ad una menzogna simile.
Mai.
Poi però, una risata fredda e vuota si levò nell’aria e la figura di fronte a lei lentamente, sollevò le mani così da togliersi il cappuccio e rivelare in tal modo la propria identità.
 
 
 
 
 
Angolo autrice:
Sinceramente non so cosa dire! Sono ancora basita! Non mi aspettavo tutti questi commenti positivi e ne sono a dir poco entusiasta!!!! Mi avete dato la carica e ho cercato di sfruttarla per scrivere il prima possibile questo primo capitolo (mica potevo sprecarla vi pare? u.u) E così, dopo decine di scrivi e cancella, cancella e scrivi partiamo con la nostra storia ;)
Mi rendo conto che come capitolo non è proprio il massimo ma vi chiedo di avere un po’ di pazienza ;)
Spero di non deludere le vostre aspettative e se vorrete condividere la vostra opinione o suggerimenti non esitate mi raccomando :D
Un Grazie a tutte le persone che hanno messo la mia storia tra le preferite, seguite e ricordate, e anche a coloro che sono passati comunque a “trovarmi” per una semplice e rapida lettura.
Grazie mille e al prossimo capitolo.

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 2 ***


CAPITOLO 2
 
Crocus,
Stazione Centrale.
 
 Gli abitanti di Crocus sapevano bene che in occasione dei Grandi Giochi Magici la città si trasformava in un tripudio di magia, caos e divertimento. Le attività commerciali rifiorivano e aumentava l’afflusso di visitatori giunti da ogni parte del mondo per assistere all’evento. Per questo motivo, nonostante il sole avesse già da tempo ceduto il suo posto alla luna e alla sua corte di stelle, era normale che la Stazione Centrale di Crocus fosse ancora in piena attività. Decine di treni erano pronti a partire per dare il cambio ad altrettanti in procinto di rientrare. Persone ferme ai binari in attesa e altre che invece si avviavano verso le uscite. Nel mezzo di tutta questa frenesia, molti non avrebbero fatto caso al ragazzo che uscì come un fulmine dal treno appena giunto in stazione se non si fosse accasciato a terra dopo essersi allontanato a malapena di un paio di metri dal vagone.
«Terra finalmente!» esclamò, il viso che stava velocemente perdendo quella sfumatura verdognola che lo aveva caratterizzato fino a qualche istante prima. Dopo un bel respiro a pieni polmoni, si alzò in piedi come se niente fosse e iniziò a correre quando sentì una vocina urlare il suo nome.
«Natsuuuuuu! Aspettami!»
Senza voltarsi indietro il ragazzo proseguì la sua corsa. »Sbrigati Happy!»
»Natsu!» gli urlò di rimando il compagno battendo velocemente le ali per tenere il passo.
«Andiamo, Happy. Dobbiamo trovare Yukino.»
«Ma Natsu….tu lo sai dove sono alloggiati?» gli chiese Happy ansimante.
Queste parole ebbero il potere di arrestare bruscamente la corsa del Dragon Slayer che lo guardò con aria confusa…non ci aveva pensato.
Di fronte a quell’espressione, l’Exceed non poté fare a meno di portarsi una zampa alla fronte mentre scuoteva la testa rassegnato.
«Né Natsu,» disse poi, «perché non mi aspetti qui mentre provo a cercarli in volo?» propose Happy.
Il giovane dovette pensarci un attimo prima di annuire, lottando contro l’istinto che gli intimava di affrettarsi. Avvertiva una strana sensazione alla bocca dello stomaco ma aveva imparato a dar retta al giudizio dell’amico.
Guardandolo volare via, Natsu si ritrovò a pensare a quanto fosse maturato il gatto da quando avevano intrapreso questo nuovo viaggio, un anno prima.
In più di un’occasione Happy era stata la voce della coscienza, cercando di calmarlo e di farlo riflettere quando invece il suo sangue di drago gli ribolliva nelle vene spronandolo a proseguire senza mai fermarsi.
Una vera fortuna per Natsu che l’amico fosse insieme a lui. Era stato solo per merito di Happy se erano riusciti a scoprire dello scontro avvenuto tra alcuni membri di Sabertooth, tra cui la maga degli Spiriti Stellare Yukino Agria, e colui che da ormai un anno era diventato l’obiettivo di Natsu.
L’Incappucciato.
Un ringhio, accompagnato da una voluta di fumo, gli uscì dalla bocca facendo voltare alcuni passanti.
Aveva sentito parlare di lui durante il suo ultimo anno di allenamento nelle rare volte in cui con Happy, si recava nella città più vicina, ma era stato solo dopo il suo ritorno a Magnolia che aveva prestato maggiore attenzione a questa misteriosa figura. E lo aveva fatto solo per un motivo.
Un membro della Gilda dei mercenari che in breve tempo si era fatto un nome tra le varie Gilde Oscure e il mercato nero. Un nome che aveva attirato anche l’attenzione del Concilio dei Maghi e, di conseguenza, delle Gilde ufficiali. Un mago che era stato visto più volte accompagnato da una persona la cui descrizione gli era dolorosamente familiare.
Restò ad aspettare l’amico solo per pochi minuti prima di cedere all’istinto. Non era da lui starsene con le mani in mano mentre un amico era nei guai… e ogni fibra del suo essere gli stava urlando che Lucy aveva un disperato bisogno di lui. Erano arrivati a Crocus perché avevano sentito della partecipazione di Sabertooth ai Grandi Giochi e dovevano assolutamente parlare con Yukino, certi che la maga avrebbe saputo fornir loro qualche indizio in più su Lucy.
Lucy.
Non era riuscito a mantenere la sua promessa e quando alla fine aveva fatto ritorno a Magnolia, erano ormai passati due anni.
Fu allora che scoprì di come la Gilda si fosse sciolta pochi giorni dopo la sua partenza e di come tutti avessero preso strade diverse. Solo Lucy era rimasta in città per poi svanire anche lei poco più di un anno dopo, lasciando il vuoto dietro di sé.
Lucy.
«Natsuuuuuuuuuuu!»
Happy lo colpì alla schiena, facendolo ruzzolare a terra per poi sghignazzare alla vista del Dragon Slayer spiaccicato al suolo.
«Che diavolo…»iniziò a borbottare il giovane, interrotto però dal compagno.
«Natsu li ho trovati! Sono nello stesso albergo dove alloggiammo anche noi durante i Giochi.»
A quella notizia la testa del giovane si sollevò di scatto. «Sei sicuro?»
«Aye»
«E allora che stiamo aspettando?» disse euforico Natsu. «Sono tutto un fuoco!»
Happy sorrideva felice mentre afferrava l’amico così da potersi sollevare in volo ed arrivare a destinazione il prima possibile. Finalmente sul volto del mago era ricomparso quel ghigno divertito che gli spuntava sempre prima di una battaglia. Il suo sorriso si fece più ampio mentre sorvolavano la gente che circolava sotto di loro. Conoscendo Natsu, sicuramente sarebbe scoppiata qualche rissa tra lui e Sting.
 
  
Castello di Mercurius, Crocus
  
Tu sei Lucy di Fairy Tail.
Nel sentire quelle parole, barlumi di immagini la proiettarono in un tempo passato, quando un ragazzo dai selvaggi capelli rosati pronunciò per la prima volta quelle stesse parole, segnandola profondamente. Fu un istante, un solo singolo istante, ma bastò per provocare la reazione agognata invano dalla principessa.
Sentì svuotarsi completamente di ogni emozione. Tutto il sarcasmo, l’arroganza e anche la curiosità che l’avevano invasa non appena ricevuta quella missiva, svanirono per far posto a qualcosa di molto più oscuro e terribile.
Rise nello scorgere l’espressione di sgomento comparsa sul volto della principessa non appena si tolse il cappuccio e si slaccio la cappa. Sapeva bene quale spettacolo stesse offrendo.
Indossava quella che oramai era diventata la sua uniforme da quando era diventa una mercenaria. Calzoni di pelle e cuoio di un nero intenso, un bustino dall’ampia scollatura sempre in pelle nera, ben nascosto dalla cappa che toglieva solo quando si trovava all’interno della gilda, e che le lasciava le spalle scoperte e la fasciava come una seconda pelle e stivali alti. Per finire il cappuccio nero per coprirle il volto e i lunghi capelli biondi legati stretti in una coda alta. L’unica nota di colore era data dalla cintura argentata alla quale erano appese la frusta sul fianco sinistro e l’astuccio contenente le sue chiavi su quello destro. Il nero del completo risaltava la sua pelle chiara e con essa le varie cicatrici che aveva sparse lungo le braccia e dietro la schiena. Ognuno di quei segni era stato un tributo che lei aveva pagato senza esitazione pur di evitare un’alternativa che le avrebbe inflitto un dolore ben peggiore di quello ricevuto.
«Lucy sei davvero tu?» sussurrò la principessa portandosi le mani alla bocca, gli occhi sgranati mentre si posavano sul suo viso o, per essere più esatti, sulla cicatrice che la sfigurava. Un tempo, davanti ad un simile sguardo, la maga si sarebbe sfiorato il contorno della sfregio con la mano, partendo da sopra il sopracciglio sinistro per scendere poi lateralmente fino al mento. Ma era un’altra Lucy quella. Ora non provava nulla se non soddisfazione. Ogni singola cicatrice era la dimostrazione tangibile della sua volontà, della sua determinazione. Un monito per non dimenticare il suo obiettivo, qualcosa per cui era pronta a tutto pur di ottenerlo.
«Cosa ti è successo, Lucy?» domandò la donna ancora incredula dinnanzi a quella vista. Fece per avanzare ma si bloccò, come se avesse timore di avvicinarsi a quella che, evidentemente, non era più la persona che conosceva.
«Direi che abbiamo perso abbastanza tempo. Per quale motivo mi avete convocata, principessa Fiore?»
Quelle parole dure ebbero l’effetto di scuotere la reggente che riacquistò la propria compostezza. La sua espressione s’indurì e improvvisamente l’aria si caricò di tensione magica.
Tutti i sensi di Lucy si misero in allarme. Percepiva qualcosa di potente tendersi nell’aria e d’istinto portò la mano alla frusta mentre si guardava attorno per individuare la minaccia.
All’improvviso la principessa sollevò una mano e un cerchio magico comparve ai piedi di Lucy.
Maledizione. Sono bloccata! Pensò, incapace di fare il benché minimo movimento. Gocce di sudore iniziarono a scenderle lungo la schiena mentre contraeva i muscoli nel tentativo di liberarsi dalla ferrea morsa che la imprigionava.
«E’ inutile che ci provi, Lucy,» dichiarò la principessa. «È magia vincolante di alto livello. Neppure un mago di grado S può riuscire a resisterle. Non riuscirai a prendere la tua frusta né tantomeno le tue chiavi.» Le rivelò, compiendo infine quel passo che prima non aveva osato fare. Dietro di lei si materializzarono dal nulla una decina di soldati reali, tutti con le armi puntate contro la mercenaria. 
«Perché?» riuscì a pronunciare Lucy tra i denti per via dello sforzo che stava compiendo per contrastare la pressione dovuta dalla magia. Sono stata una sciocca. Sono caduta in trappola come una principiante.
«Sai già la risposta, Lucy.» Le disse la principessa avanzando fino a trovarsi ad un passo da lei, ben attenta a non entrare nel raggio di azione della magia in atto. «Siamo a conoscenza del piano di Vistrass. C’è voluto un po’ di tempo ma alla fine abbiamo scoperto il tassello mancante e abbiamo ideato la trappola.»
Non è possibile, pensò Lucy, nessuno ne è a conoscenza se non la cerchia interna.
«Sai?» continuò la principessa con un sussurro diretto solo a lei, «mi sono sempre rifiutata di credere alla possibilità di un tuo coinvolgimento. Non appena sono venuta a conoscenza di cosa avesse in mente Vistrass e del ruolo che avresti avuto, mi sono detta che non avresti mai acconsentito ad una follia simile ma che al contrario avresti fatto l’impossibile per impedirlo. E invece...» s’interruppe, il dispiacere impregnava ogni singola parola detta.
«Le…persone…cambiano.» Pronunciò a fatica Lucy, i muscoli contratti mentre cercava di liberarsi.
«Rinuncia Lucy» La pregò la principessa mentre indietreggiava per far posto ai soldati. «Non riuscirai a prendere le tue chiavi.»
Arrendersi? No. Mai. Non quando la posta in gioco era così alta.
«Tu…non…sai…di cosa…sono capace.»
Ma prima che Lucy potesse fare qualcosa, un’esplosione scosse le mura del castello.
In pochi istanti le guardie afferrarono la principessa per allontanarla dal terrazzo che stava diventando pericolosamente instabile mentre l’effetto della magia vincolante si affievoliva. Approfittando dell’occasione che si era venuta a creare, Lucy pronunciò una sola parola. «Loki!»
Lo Spirito Stellare del Leone apparve al suo fianco sotto gli occhi attoniti della principessa che lo osservava mentre metteva fuori gioco le guardie, approfittando del caos dovuto dall’esplosione e sciogliendo così definitivamente il sigillo che teneva bloccata la sua padrona.
«Non è possibile. Non puoi evocare uno Spirito senza toccare la sua chiave e con la tua magia bloccata!»
«Te l’ho detto,» disse Lucy mentre si affiancava a Loki. «Non sai di cosa sono capace.»
Un’altra esplosione.
«A tal punto sei giunta?» le urlò la principessa mentre le grida dei soldati e della servitù si diffondevano nell’aria. «Sei caduta talmente in basso da coinvolgere anche degli innocenti? Queste esplosioni distruggeranno il castello e coloro che vi sono all’interno!»
Nonostante la sua espressione non tradisse nulla, le parole che la donna le rivolse colpirono profondamente Lucy. Non erano opera sua quelle esplosioni, anche se conosceva molto bene l’identità del responsabile. Lei non sarebbe mai ricorsa a mezzi simili ma, ovviamente, nessuno poteva saperlo. In caso di necessità sapeva di poter contare sui suoi Spiriti nonostante il rischio di un’evocazione. Come se le avesse letto nella mente, Loki la prese per il braccio. «Lucy dobbiamo andarcene. Non c’è più tempo!»
La maga annuì, lasciandosi attrarre a lui mentre indietreggiavano verso l’estremità del balcone.
«Aspetta!» Urlò la principessa Fiore tendendo un braccio verso di lei. «Ti prego Lucy. Non farlo! Le conseguenze di ciò che farà Vistrass saranno disastrose!»
«Ne sono consapevole.» rispose la maga, dandole le spalle. «Sono pronta a pagare il prezzo delle mie azioni.» E lo era davvero. Poi guardò dritto negli occhi del suo compagno, i capelli castano chiari che gli ricadevano sul volto scomposti per via del combattimento. «Loki, sto per invocare Equulus.» lo avvertì Lucy.
«No.» Si oppose lo Spirito. La preoccupazione chiaramente dipinta sul suo volto. «Non hai abbastanza potere magico per permettere ad Equulus di attivare il teletrasporto. Fidati di me, Lucy. Ti porterò via da questo posto.» disse addolcendo il tono ma stringendola maggiormente a sé.
«Sempre.» Gli rispose lei. La sua fiducia verso i suoi Spiriti non avrebbe mai vacillato.
Proprio in quel momento, una parte del muro superiore della torre si staccò piombando verso di loro. Per evitarlo Loki si lasciò cadere all’indietro precipitando così nel vuoto insieme a Lucy. La maga non perse tempo. Non sarebbero usciti indenni da una simile caduta e così invocò Equulus, e mentre la luce del portale li avvolgeva, Lucy sentì in lontananza qualcuno urlare il suo nome.
«LUCYYYYYYYY!!!!»
 
 
Angolo dell’Autrice.
Eccomi di nuovo qua! Mi aspettavate così presto? Spero di sì perché vorrebbe dire che la mia storia vi sta incuriosendo^_^
Dunque come noterete in maniera molto più evidente in questo capitolo (che ancora non mi convince più di tanto) i miei personaggi, soprattutto Lucy, saranno un po’ diversi dalla loro versione originale. Spero che vi possano piacere anche così e che vogliate continuare comunque a leggere di questa loro avventura.
Ringrazio con tutto il cuore Ayrin, Saralasse, uzumakialways, Sayaka chan 94 (cercherò di fare i capitoli più lunghi promesso^^ ) e tutti gli altri utenti che hanno lasciato un commento o che semplicemente sono passati a leggere questo mio delirio :D
Aspetto con mooolta ansia di sapere cosa ne pensate anche di questo capitolo ;)
Ci vediamo al prossimo aggiornamento!

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Capitolo 4
*** CAPITOLO 3 ***


CAPITOLO 3
 
Crocus. Bar Sun.
Un’ora prima.
 
 
Per festeggiare la vittoria ottenuta quel giorno ai Grandi Giochi Magici, alcuni membri di Sabertooth, tra cui i Draghi Gemelli e Yukino, si erano recati al Bar Sun per concedersi qualche boccale di birra da bere nell’atmosfera allegra e gioviale che vi si respirava. Seduto al bancone il master di Sabertooth, Sting Eucliffe, osservava i suoi compagni ridere e scherzare come mai li aveva visti fare prima della scomparsa del precedente master. Finalmente erano riusciti a creare una Gilda degna di questo nome e in qualità di Master aveva deciso di partecipare ai Grandi Giochi Magici per mostrare a tutta Fiore il volto della nuova Sabertooth.
«A cosa stai pensando?» La voce di Rogue destò Sting dai suoi pensieri.
«A quante cose sono cambiate in pochi anni.» Gli rispose quest’ultimo portandosi il bicchiere alle labbra.
Rogue restò in silenzio per qualche istante, spostando lo sguardo da colui che considerava alla stregua di un fratello ai compagni che stavano festeggiando la vittoria conseguita quel giorno.
«Hai ragione.» Disse con un sorriso mentre sollevava il proprio bicchiere.
«Chissà che cosa direbbe Natsu se ci vedesse ora, sono sicuro che…» iniziò Sting quando la porta del bar si spalancò con un baccano tale che tutti i presenti si immobilizzarono, voltandosi verso l’entrata. Un giovane se ne stava in piedi sulla soglia, le mani poggiate sugli stipiti, la sciarpa bianca che ondeggiava per lo spostamento d’aria e l’espressione furente.
«PERCHE’ DIAMINE NON ERAVATE IN ALBERGO?!» Urlò Natsu entrando come una furia e dirigendosi verso l’unica persona che gli interessasse, ignorando tutto il resto. «Yukino!» esclamò afferrandola per le spalle. «Dov’è?»
«Na…Natsu-san?» Balbettò la giovane maga incredula «Sei davvero tu?»
«Rispondimi Yukino! Dimmi dov’è?» chiese nuovamente il Dragon Slayer di fuoco aumentando la presa sulle spalle della ragazza, scuotendola.
«Allontanati da lei, Natsu» Intervenne Sting una volta ripresosi da quella comparsa improvvisa. Gli afferrò il polso così da farlo allontanare dalla maga. Quest’ultima rimase immobile sul posto mentre Natsu indietreggiava dopo aver rivolto un’occhiataccia a Sting.
Anche Rogue iniziò ad avvicinarsi al trio, consapevole della tensione emanata dal nuovo arrivato.
«Natsu! Non avevamo detto di mantenere la calma?» Lo rimproverò Happy mentre atterrava su un tavolo vicino. «Ragazzi che bello rivedervi! Yukino mi dispiace ma la poca pazienza di Natsu è andata in fumo non appena ha scoperto che non eravate in albergo» spiegò il piccolo Exceed.
Nessuno di loro gli prestò particolare attenzione intenti com’erano a fissare Natsu che, irrequieto, aveva iniziato a camminare avanti e indietro passandosi di tanto in tanto la mano tra i capelli nel tentativo di calmarsi. Il mago sapeva bene che non era giusto comportarsi in quel modo ma la sensazione che il tempo gli stesse scivolando via dalle mani si acuiva di secondo in secondo.
«Né Natsu ma si può sapere che fine avevi fatto? E cosa vuoi da Yukino?» gli domandò Sting.
Dal momento che il mago non accennava a rispondere, intervenne Happy. «Quando siamo tornati a Magnolia abbiamo scoperto che la Gilda si era sciolta e stiamo cercando di ricostruirla!» Dichiarò con entusiasmo.
«Ricostruire Fairy Tail?» esclamò Yukino, l’espressione raggiante per la notizia.
«Aye. Però ci occorre il tuo aiuto.» Le rispose Happy guardandola negli occhi implorante.
«Ma certo che vi aiuterò Happy!»
Rincuorato dalla risposta affermativa della maga l’Exceed fece la domanda per cui erano giunti a Crocus. «Dobbiamo trovare l’Incappucciato.»
A quel nome, l’espressione dei presenti cambiò facendosi più scura, rigida. Un cambiamento che non sfuggì agli occhi di Natsu che si bloccò rivolgendosi poi a Yukino. «Sappiamo che ti sei scontrata con lui. Abbiamo sentito delle voci secondo cui l’Incappucciato sarebbe stato visto con una persona che assomiglia a Loki. Se troviamo lui, allora troviamo anche Lucy. Quindi…dov’è?»
Silenzio.
«Allora?» Chiese nuovamente ma questa volta non vi era più traccia dell’impazienza mostrata prima. No. Ora si scorgeva la furia di un drago pronto a scatenarsi al primo segnale.
Natsu notò Yukino abbassare lo sguardo, le labbra tirate come se fosse timorosa di parlare, di rivelare una verità che mai avrebbe voluto pronunciare.
Fu Sting a parlare e ad attirare l’attenzione del Dragon Slayer. «In tutto questo tempo non sei affatto cambiato vero Natsu? Ti sfuggono sempre le cose più ovvie.»
«Parla chiaro testa a punta. Non mi va di giocare.» Ringhiò tra i denti Natsu.
«Giocare?» Sting scosse la testa con un sorriso triste sulle labbra. «Vorrei che fosse davvero un gioco, Natsu, ma non lo è. Non sappiamo dove sia l’Incappucciato ma conosciamo la sua identità.» Fece una pausa prima di continuare. «E se ci pensi bene dovresti saperla anche tu.»
«No.» mormorò piano il mago, gli occhi spalancati. Non è possibile pensò.
«Sì» continuò imperterrito Sting, l’espressione seria. «Lo hai detto tu stesso che la persona vista insieme a quel mercenario assomiglia a Loki no? E sai cosa è successo quando Yukino è stata attaccata? LE HA RUBATO LE CHIAVI D’ORO!»
Lo sguardo di Natsu saettò alla maga, sussultando nel vedere una lacrima scorrere solitaria sul suo volto pallido.
«Non è vero. Lei non lo avrebbe mai fatto!»
Lei.
«NO!» Si gettò urlando contro Sting sferrandogli un pugno infuocato e facendolo volare di qualche metro.
Anche Rogue cercò di intervenire ma, come il suo compagno, subì la collera di Natsu finendo gettato contro il muro.
In quel momento nulla sembrava far breccia nella mente del Dragon Slayer. Il pensiero che l’Incappucciato fosse in realtà la sua compagna, la sua Lucy, non lo aveva mai sfiorato e anche ora, nonostante le parole di Sting, si rifiutava di crederlo.
Natsu stava rilasciando troppo potere e neppure le lacrime e le preghiere di Happy di fermarsi riuscivano a toccarlo nello stato in cui era. Se continuava così presto avrebbe raso al suolo tutto.
Sting, rialzatosi, si lanciò contro Natsu. Fu uno scontro senza esclusione di colpi. Benché i due Dragon Slayer non stessero combattendo alla massima potenza la velocità dei loro colpi non dava la possibilità agli altri membri di Sabertooth di poter intervenire. Lo stesso Rogue fu costretto a restarne fuori nonostante fosse evidente la superiorità del mago di fuoco. Era decisamente molto più forte rispetto all’ultima volta che si erano incontrati.
«DEVI DIMENTICARLA» Urlò Sting mentre cercava di evitare una fiammata di Natsu.
«MAI! LUCY FA PARTE DI FAIRY TAIL!»
«VI HA TRADITI! HA TRADITO TUTTI NOI!»
«STAI ZITTO! TU NON LA CONOSCI!» Urlò di rimando Natsu affondando un pugno nello stomaco dell’avversario piegandolo in due.
Stava per sferrare un altro colpo quando la voce di Yukino lo bloccò. «E tu la conosci?»
A quelle parole, Natsu si diresse verso di lei, lasciando l’avversario a terra privo di sensi. Rogue si spostò al fianco della maga, pronto a prendere il posto del fratello contro Salamander, ma non fu necessario. Natsu si fermò a pochi passi di distanza. «Che vuoi dire?» ringhiò.
Nonostante il forte calore emanato in quel momento dal corpo del mago, segno che la sua collera era tutt’altro che placata, Yukino restò salda sul posto, l’espressione seria. «Esattamente quello che ho detto. Dici che noi non la conosciamo, che lei non può essere il mercenario di cui si sente parlare. Ma tu la conosci?»
«Certo che la conosco!» Rispose indignato Natsu. Lui era la persona più vicina a Lucy. «Siamo sempre stati insieme fin dall’inizio, da quando ci siamo incontrati ad Hargeon»
«Stare insieme non significa necessariamente conoscere una persona.» insistette Yukino.
«Si invece. Con Lucy abbiamo condiviso un sacco di cose. Missioni, risate, lacrime. Lei è una di noi. Una compagna. Un’amica. Non l’abbandonerò mai!» Dichiarò Natsu, gli occhi che bruciavano di determinazione.
«Non lo hai forse già fatto?»
Quelle parole lo colpirono più di mille pugni.  
«Non hai forse deciso di lasciare la Gilda senza dire nulla?» Continuò Yukino con una strana espressione sul viso. «L’hai abbandonata senza alcuna esitazione.»
«Non sarebbe stata sola… c’era la Gilda con lei.»
«Ma la Gilda si è sciolta.»
«Non lo sapevo!»
«Ma se la conosci bene come dici….puoi immaginare cosa può aver provato no? Prima viene abbandonata da te, poi da quella che è diventata la sua unica famiglia. È rimasta sola.»
«No…io…» La sicurezza di Natsu iniziò a vacillare mentre le parole di Yukino si facevano strada nella sua mente ma soprattutto nel suo cuore.
L’ho davvero abbandonata?
Vedendo l’espressione confusa dell’amico, Happy decise di intervenire in sua difesa. «Sono tutte bugie! Le abbiamo scritto che saremmo tornati!»
Tutti si meravigliarono nel sentire la maga emettere una risata di scherno. Non lo aveva mai fatto. «Secondo te vale come una spiegazione un biglietto con due righe dove dicevate solo che sareste tornati dopo un anno? Cosa che, tra l’altro, non avete fatto.»
«Ma noi volevamo diventare più forti!» Insistette il piccolo Exceed.
«LEI AVEVA BISOGNO DI VOI!» urlò la maga, esprimendo infine i suoi veri sentimenti. «Sapete benissimo cosa ha sofferto in passato Lucy-san. Ha subito una perdita dietro l’altra. Suo padre…Michelle…poi durante la battaglia contro Tartaros è stata costretta a sacrificare la sua chiave d’oro per salvarvi…ha dovuto sacrificare il suo legame con Aquarius! Avete una vaga idea di quello che può aver provato? Poi la sua famiglia l’abbandona e resta di nuovo sola.» Concluse la maga a voce bassa, gli occhi velati di tristezza.
«Come fai a saperlo?» le chiese Natsu con un filo di voce. Sembrava come svuotato e la collera che lo aveva animato fino a poco prima, svanita nel nulla.
«Cosa?» domandò Yukino.
«Come fai a sapere cosa ha provato Lucy… come si è sentita…» Natsu si costrinse a chiederlo perché in quel momento l’unica cosa che gli era chiara era il dolore al petto che sembrava volerlo dilaniare.
«Io e Lucy-san ci siamo sempre tenute in contatto,» iniziò a spiegare Yukino. «Non appena ho saputo dello scioglimento di Fairy Tail mi sono recata a Magnolia. Lei era…» s’interruppe e a Natsu quella pausa sembrò contenere tutto il dolore e la sofferenza di Lucy. Strinse i pugni mentre aspettava di conoscere il resto.
«Spezzata. Vuota» Intervenne Sting che nel frattempo si era ripreso e avvicinato al gruppo. «E’ l’impressione che ho avuto quando siamo andati a riprendere Yukino.»
«Sì. Nonostante mi avesse accolta con un sorriso i suoi occhi erano completamenti spenti. Ogni mattina compiva i soliti gesti in maniera automatica cercando di comportarsi come se nulla fosse ma vedevo i segni delle lacrime, la sua mancanza di vitalità. Spesso se ne stava seduta sul letto con lo sguardo perso a fissare la finestra. Lei…lei non era più la stessa Natsu-san. Era come se qualcosa si fosse irrimediabilmente spezzato dentro di lei.»
Ogni parola era una pugnalata al petto del Dragon Slayer. Era accaduto proprio quello che si era ripromesso di non permettere mai più. Tuttavia...possibile che una cosa simile potesse averla cambiata così tanto?
«Certo che una cosa del genere può cambiare una persona!» Rispose uno Sting furente.
Evidentemente Natsu doveva aver espresso a voce quel suo ultimo pensiero.
«Sola, abbandonata da tutti, senza poter contare più sull’appoggio di nessuno. Pensavi forse che a Lucy non le sarebbe importato nulla della tua partenza improvvisa e ti avrebbe accolto poi a braccia aperte?»
Il silenzio del mago fu più eloquente di qualsiasi risposta.
«Tu non ci hai pensato proprio vero? Non ti è importato nulla.» Lo accusò Sting.
Il tono con cui furono pronunciate quelle parole riaccesero lo spirito combattivo di Natsu. «Certo che ci ho pensato! Ma dovevo diventare più forte!»
«Sei sempre stato uno dei maghi più forti che io conosca! Non ti bastava?»
«Non lo ero abbastanza! Igneel è morto davanti ai miei occhi. Non sono stato capace di aiutarlo! Ho permesso ai miei compagni di restare feriti! Ho permesso a Lucy di restare ferita!»
Sting afferrò Natsu per il colletto del gilè nero smanicato. «Mi stai forse dicendo che sei partito per proteggerli?» disse a denti stretti Sting. «Stronzate! Sei stato solo un fottuto egoista che ha lasciato i suoi compagni indietro.»
Natsu si liberò facilmente dalla presa per afferrare a sua volta il Dragon Slayer di luce. «Tu. Non. Sai. Niente.» gli ringhiò contro. Lingue di fuoco che fuoriuscivano dalla bocca.
«Se ti importava davvero di loro li avresti avvertiti con più di un semplice biglietto. Avresti permesso loro di accompagnarti. Sei tu che mi hai insegnato che avere un legame rende più forti.»
«Dovevo farlo da solo. Non potevo vederli.»
«Perché?» insistette Sting.
«Proprio perché sapevo che sarebbero voluti venire con me. Erza, Gray…perfino quel ferrovecchio.»
«Ti avrebbero aiutato.»
«Dovevano restare alla Gilda. In caso di guai ci sarebbero stati loro a difenderla.»
«Avevi così poca fiducia nella tua gilda? Pensavi che senza una manciata dei suoi membri sarebbe stata in difficoltà?»
«ORA BASTA!» Urlò Natsu mentre tirava un pugno a Sting. «Dovevano restare a proteggere Lucy!»
«Lucy?» disse stupito il Dragon Slayer di luce mentre con il dorso della mano si ripuliva il mento da un rivolo di sangue. «L’hai abbandonata senza voltarti indietro e ora vorresti farmi credere che lo hai fatto per lei? Per proteggerla?»
«Smettila Sting. Non provocarmi oltre o giuro che non mi tratterrò oltre.»
«Perché? Potevi portarla con te se avevi paura per lei.»
«Non potevo»
«Perché?»
«Perché sarebbe stato troppo pericoloso.»
«E allora? L’avresti protetta tu.»
«Non potevo rischiare.»
«Perché?»
«DANNAZIONE PERCHE’ LEI E’ TROPPO IMPORTANTE PER ME!» Urlò a pieni polmoni Natsu. È questa la verità, pensò rendendosi conto solo in quell’istante del vero motivo per cui fosse partito senza incontrarla. Sapeva che se l’avesse vista la sua risolutezza sarebbe venuta meno. Si era nascosto dietro migliaia di motivi diversi ma quella era la pura e semplice verità. Era riuscito a sopravvivere al dolore infertogli nuovamente dalla scomparsa del padre ma trovare una Lucy a terra, ferita gravemente…lo aveva scosso in una maniera che non era esprimibile con le parole. Per questo era partito. Per diventare talmente forte da non permettere a niente e a nessuno di ferire ciò che per lui importante.
«Dunque è questa la verità,» mormorò uno Sting sorpreso. «In realtà tu...»
BOOOOOOM
Il master di Sabertooth non riuscì a completare la frase che si sentì il rombo di un’esplosione. Subito i presenti uscirono fuori dal bar, ormai quasi completamente distrutto, restando per un attimo disorientati alla vista delle esplosioni che stavano distruggendo una sezione del castello.
Un odore in particolare infiammò il sangue di Natsu. Un odore che avrebbe sempre riconosciuto tra mille, anche a distanza di anni.
«HAPPY!» Urlò all’Exceed mentre correva verso l’edificio. L’amico capì al volo cosa volesse il compagno e lo prese al volo.
Erano ormai quasi arrivati quando videro precipitare due persone, di cui una dai lunghi capelli biondi.  
«NOOO! LUCYYYYYYYYYY!!!!!» Urlò con quanto fiato aveva in gola, disperato nel rendersi conto che non sarebbe riuscito ad arrivare in tempo. Poi durante la caduta apparve un cerchio magico e le due figure scomparvero nel nulla.
«LUCYYYYYYYYYYYYY!!!!!»
 
 
 
 
Angolo Autrice
Probabilmente dopo aver letto questo capitolo avrete voglia di tirarmi qualcosa addosso …vi capisco, farei anche io la stessa cosa! Ero partita con una certa idea di come impostare questo terzo capitolo ma alla fine mi sono ritrovata a scrivere questo. Che dire? Spero che siate clementi con la sottoscritta e se avete dei consigli o suggerimenti non esitate a dirmeli ;)
Nel prossimo capitolo torneremo dalla nostra Lucy e scopriremo qualcosa di più su cosa sia avvenuto in questi ultimi tre anni e il motivo per cui si è unita ai mercenari. Inoltre farà la sua prima comparsa anche il fantomatico Master Dreyden Vistrass ^_^
Ringrazio Sayaka chan, Saralasse, Uzumakialways e Ayrin per aver commentato lo scorso capitolo così come ringrazio tutti i lettori silenziosi che hanno speso un po’ del loro tempo nel leggere la mia storia!
Alla prossima :D
By Lucia
 

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Capitolo 5
*** CAPITOLO 4 ***


CAPITOLO 4
 

«Lucy ci siamo.»
Sorretta dalle braccia di Loki, la giovane esitò un istante prima di schiudere gli occhi. Si sentiva completamente prosciugata. Aprire il portale di Equulus richiedeva un dispendio enorme di potere magico e rappresentava una vera e propria scommessa per il mago che ne faceva uso. Invocare lo Spirito del Cavallino, che nonostante il nome era uno degli Spiriti più forti pur non appartenendo allo Zodiaco, implicava essere pronti a rischiare la vita. Il mago che ne invocava il potere doveva assicurarsi di essere al massimo del suo potenziale magico se voleva varcare indenne il portale che permetteva lo spostamento nello spazio.
Una condizione che da tempo Lucy non era più in grado di soddisfare.
La situazione in cui si erano venuti a trovare lei e lo Spirito del Leone le aveva forzato la mano… così come la voce che le era sembrato di udire.
No… non poteva essere…
«Sei stata una sciocca, Lucy» la rimproverò Loki abbracciandola, ben consapevole del rischio corso dalla sua padrona, e interrompendo il corso dei suoi pensieri. «Dovevi fidarti di me.»
«Loki….» iniziò lei nel tentativo di rassicurarlo ma le parole che lui le sussurrò all’orecchio la bloccarono.
«Siamo osservati.»
Lucy annuì, ricambiando brevemente l’abbraccio prima di scostarsi da quella stretta calda e rassicurante che più di una volta le aveva dato la forza di non arrendersi. «Non lasciamoli attendere oltre allora.» Disse con quell’arroganza e quella sicurezza proprie dell’Incappucciato sollevandosi nuovamente il cappuccio mentre s’incamminava verso quella che, negli ultimi due anni, era stata la sua casa ma soprattutto la sua prigione.
I mercenari di guardia disattivarono le varie difese magiche mentre osservavano dai loro nascondigli sparsi per la foresta, i compagni avanzare verso quelli che ad un occhio ignaro, apparivano come semplici cumuli di pietre. Una volta giunti di fronte, a Lucy bastò sollevare l’avambraccio destro dove vi era situato il simbolo della Gilda, un’ala trafitta da un pugnale, così da poter azionare il meccanismo di apertura. Il marchio s’illuminò mentre un cerchio magico si manifestò a terra proprio davanti alle due immense rocce sovrapposte facendole scorrere verso i lati opposti rivelando così una scala sotterranea.
«Un ultimo sforzo, Lucy» La incoraggiò Loki stringendo i pugni al punto da far sbiancare le nocche. Sapevano entrambi cosa sarebbe successo da lì a poco e la frustrazione di non poter far nulla per impedirlo alterava i lineamenti dello Spirito.
Senza dire una parola la giovane iniziò a scendere la scale mentre l’ingresso alle sue spalle si richiudeva isolandoli completamente dal resto del mondo.
«Casa dolce Casa» sussurrò sarcastica.
Percorrere quella discesa senza far trasparire dal suo viso la spossatezza che sentiva dentro fu alquanto difficile per la ragazza che era ormai giunta al limite delle sue forze e forse fu proprio a causa di questo che la sua mente abbassò per un attimo le proprie difese permettendo ad una voce - la sua voce - di penetrarvi, riportandola indietro ad un tempo in cui credeva ancora di…
No.
Scosse la testa, lasciando che il cappuccio le coprisse maggiormente il volto.
«Lucy?» sussurrò Loki, la voce tesa.
«Sto bene,» le rispose lei. «Loro?» gli chiese con un filo di voce stando sempre attenta a non farsi sentire.
«Non lo so, Lucy. Finché sono con te non posso mettermi in contatto…»
«Bene, bene…. Guarda un po’ chi ha deciso di far ritorno a casa.» Una voce piena di scherno costrinse Loki a tacere.
Tutto il corpo di Lucy si tese non appena la udì. Fu questione di una frazione di secondo prima di riprendere il controllo dei suoi muscoli costringendoli a rilassarsi così da apparire completamente indifferente verso colui che se ne stava immobile ai piedi della scalinata.
«Pride» lo salutò freddamente mentre lo sorpassava.
«Ma come?» la bloccò lui prendendola per un braccio. «Nessuna parola di ringraziamento?»
Lucy non si degnò nemmeno di guardarlo nel rispondergli. «Non vedo perché dovrei. Il tuo intervento è stato inutile per non dire controproducente. Per colpa delle tue esplosioni non ho potuto ottenere le informazioni richieste.»
Il tono freddo e distaccato, il non guardarlo negli occhi, Lucy era ben consapevole che con quel suo atteggiamento alimentava la collera e il disprezzo che il mercenario già nutriva da tempo nei suoi confronti e di fatto strinse maggiormente la presa sul suo braccio. «Non osare rivolgerti a me con quel tono, principessina.» Pronunciò con astio. «Non credere di riuscire sempre a cavartela perché sei la protetta del Master. Presto non lo sarai più.» Sghignazzò prima di sussurrare malignamente al suo orecchio, «Tic. Tac, principessa. Tic. Tac. Il tuo tempo sta per scadere mia bella ma se non ti comporti bene…non sarà solo il tuo orologio a fermarsi prima del tempo. Mi hai capito?»
«Adesso basta» Gli ringhiò contro Loki avendo sentito ogni parola di quella minaccia. «Stai lontano da lei, Pride.» Lo afferrò per la spalla.
Questi, dopo aver rivolto un’ultima occhiata alla figura immobile di Lucy, se ne andò in silenzio scomparendo nell’ombra.
Nonostante la scarsa illuminazione e le lenti che gli coprivano gli occhi, lo sguardo dello Spirito ardeva mentre si soffermava nel punto in cui l’uomo era svanito. Lo odiava con ogni fibra del suo essere ed era un sentimento che non aveva mai celato.
«Andiamo Loki. Ci staranno aspettando.»
Qualcosa nella voce della compagna lo colpì al punto che spostò rapidamente lo sguardo sulla sua figura… tremante.
Lucy, la maga che da ben due anni era entrata in un mondo avvolto dalle tenebre assumendo l’identità dell’Incappucciato e compiendo azioni di cui ne avrebbe per sempre portato il peso, stava tremando. Era un tremore lieve, quasi impercettibile ad occhi casuali, ma non a quelli di lui.
«Presto» si limitò a dire sapendo che lei avrebbe recepito il messaggio nascosto dentro quell’unica parola.
Lucy annuì e riprese ad avanzare in quel dedalo di corridoi che costituivano la Gilda con passo sicuro.
«Loki ora posso cavarmela benissimo da sola.»
«No. Resterò finché sarà necessario.»
La giovane avrebbe voluto insistere, implorarlo di rientrare, seppur per un breve istante, nel mondo degli spiriti così da poterla aggiornare circa le loro condizioni ma non poteva esporsi proprio in quel momento. Poteva solo aspettare.
Pazienza Lucy, si raccomandò mentre accelerava il passo così da porre fine velocemente a quella missione, devi fidarti del giudizio di Loki. Se vuole restare è perché loro sono al sicuro.
Camminarono in silenzio per qualche altro minuto finché non giunsero nel fulcro di quella specie di labirinto sotterraneo che si estendeva per chilometri sotto il confine tra Fiore e Bosco.
«Bentornata figlia mia.»
Una voce calda e suadente l’accolse non appena varcò le porte dell’immenso salone che fungeva da punto d’incontro dei membri e dove venivano smistate le varie richieste di lavoro. Era una sala rettangolare completamente rivestita in pietra, illuminata da alcune lanterne disposte lungo le pareti e che le conferivano un’aria quasi mistica con quel gioco di luci e ombre che riuscivano a creare. Semplici tavoli di legno erano disposti in modo casuale per tutta la sala tranne che su uno dei lati più corti il cui spazio era riservato ad un scranno finemente lavorato con intarsi così sottili che da lontano appariva estremamente sobrio, elegante nella sua semplicità.
Il posto del Master della Gilda dei Mercenari.
Dreyden Vistrass.
Incurante del silenzio che si diffuse nella sala al suo arrivo, Lucy avanzò dritta verso l’uomo lì seduto che si alzò per andarle incontro.
«Scopri il tuo bellissimo volto, mia cara. Non c’è più bisogno di nasconderlo, sei a casa adesso.»
Lucy fece come ordinato, scostando il cappuccio e lasciando il viso completamente esposto allo sguardo dei presenti, alcuni dei quali iniziarono a sghignazzare sottovoce nel vederle la cicatrice e ricordando in che modo se la fosse procurata.
 
«Hai disobbedito» La voce fredda di Vistrass riecheggiava nella sala.
«No, Master…» la voce di Lucy rauca per il troppo urlare, il dolore che le annebbiava la mente.
«Sapevi bene cosa sarebbe successo se mi avessi ostacolato in qualche modo.» Una pausa. Poi l’ordine che la donna maggiormente temeva. «Portateli da me.»
Altre grida di paura.
«NOOO!» urlò Lucy disperata con quel poco di voce che le restava. «Ti scongiuro punisci me! Solo me! Non lo farò più te lo giuro! Farò tutto quello che vorrai» implorò tra le lacrime.
Silenzio. Risate.
«Spogliatela!» Ordinò freddamente il Master.
«No! Lasciatela maledetti!» La voce di Loki.
Rumori di lotta.
Il suono di vestiti lacerati e il sibilo di una frusta.
 
La giovane ignorò tutto e tutti, concentrandosi solo sull’uomo che aveva davanti. Nessuna distrazione era ammessa alla presenza del Master se si voleva sopravvivere ed era una lezione che aveva imparato fin da subito e a caro prezzo.
«Così va molto meglio,» le disse sciogliendole poi i lunghi capelli biondi e prendendone il viso tra le mani. «Sei bellissima. Ti prego di non nascondere mai il tuo volto in mia presenza mia cara.»
Un ordine nascosto dietro la dolcezza di una richiesta.
«Sì, Master» Rispose Lucy, il volto inespressivo sebbene dentro imperversasse una tempesta di emozioni.
Fortunatamente Vistrass la lasciò andare dopo averla scrutata con quei suoi occhi di un blu così intenso da sembrare quasi artificiale, così freddo da ricordare il gelo degli abissi oceanici e così profondo da dare l’illusione di racchiudere antichi segreti. Il suo viso, incorniciato da morbidi capelli corvini lunghi fino alle spalle, gli conferiva l’aspetto di un angelo decaduto ma, diversamente da quegli esseri celestiali, Lucy aveva scoperto fin da subito che la crudeltà di quell’uomo andava di pari passo con la sua bellezza.
«Cos’è successo a Crocus?»
La giovane iniziò a raccontare quanto accaduto nella capitale, della trappola ordita dalla principessa, di come fosse riuscita a venire a conoscenza del piano della Gilda fino alle esplosioni causate da Pride e alla fuga attraverso il portale di Equulus. Raccontò tutto… tutto tranne una voce che urlava il suo nome.
Una volta terminato, tutti attesero la reazione del loro master.
«Ti sei fatta vedere in volto dalla principessa.» Non una domanda.
«Sì,» rispose comunque Lucy. «Aveva già scoperto la mia identità per via della frequenza emessa dalla nostra stessa magia. Non vedevo il motivo di nascondermi oltre.»
«Già…la magia degli Spiriti Stellari… una magia ormai divenuta rarissima come ben sai. Qualcosa da utilizzare con grande parsimonia soprattutto considerando il ruolo che riveste nel nostro piano.» Una pausa in cui tutti i presenti iniziarono a sudare freddo per l’aumento della pressione di magia emessa dal master. «E tu mi stai dicendo che l’hai sprecata per invocare Equulus.» La calma con cui furono pronunciate quelle parole mise tutti in allarme. Era la quiete prima della tempesta.
«Con le sue esplosioni Pride non mi ha lasciato altra scelta,» rispose atona Lucy mentre un rivolo di sudore le scorreva lungo la schiena. «Se non aprivo il portale sarei morta sotto il peso dei massi che mi stavano cadendo addosso e a quel punto non sarei stata più utile a nessuno.»
«PRIDE!» Urlò allora il Master facendo tremare le pareti. «PORTATEMI IMMEDIATAMENTE PRIDE!»
Il caos scoppiò nella sala. Alcuni si affrettarono ad obbedire, altri erano semplicemente desiderosi di allontanarsi da quella collera che rischiava di travolgere chiunque fosse nel suo raggio d’azione.
In tutta quell’agitazione solo Lucy osò restare ferma al suo posto.
«Non mi sei di nessuna utilità finché non recuperi il tuo potere. Vai nella tua stanza e restaci fino a quando la tua magia non si sarà ripristinata.» Ordinò gelido Vistrass.
«Abbiamo un accordo.» Ribatté la maga, sconcertando quei pochi membri rimasti ancora nella sala.
In meno di un battito di ciglio, Vistrass le si parò di fronte sollevandola per il collo.
«Lucy!» Urlò Loki, bloccato a terra per via della pressione dell’aurea del Master.
«Non sfidarmi maga,» la minacciò lui. «Finora sono stato fin troppo clemente con te. Credi che non sappia come sprechi continuamente il tuo potere magico? Di cosa succeda in realtà in quella stanza? Bada bene Lucy che se non ho preso provvedimenti finora è stato solo perché ti sei dimostrata comunque utile. Non oltrepassare il confine altrimenti sai bene quali saranno le conseguenze.»
Facendo appello al coraggio proprio di qualcuno che aveva un motivo per cui lottare, Lucy riuscì a pronunciare poche parole nonostante la morsa che le stringeva il collo. «Abbiamo…comunque…un patto.»
Sfidare Dreyden Vistrass significava invitare al proprio fianco la Nera Signora e Lucy ne era consapevole. In circostanze normali non avrebbe osato tanto ma per andare in quella stanza le occorreva necessariamente il permesso del master altrimenti non sarebbe riuscita a varcare le rune magiche poste a sigillo.
Con un singolo movimento del braccio il master la lanciò con violenza contro la parete alla sua destra. L’impatto fu così violento che riecheggiò per tutta la sala mentre Lucy scivolava lentamente a terra, un rivolo di sangue che le scorreva dalla tempia.
«Maledetto» Imprecò Loki furioso, riuscendo a contrastare la pressione indotta dal master e ad avvicinarsi alla maga che giaceva immobile a terra.
«Non un'altra parola, Leo. Anche tu sei qui solo grazie alla mia indulgenza. Porta pure la tua padrona nel luogo che più desidera ma tra un’ora voglio che si rechi da Melissa per il trattamento.»
Loki sgranò gli occhi nel sentire nominare uno dei quattro Generali della Cerchia Interna della Gilda.
«Guardala!» Urlò mentre stringeva una Lucy ancora incosciente tra le braccia. «Non le è rimasto più una sola goccia di magia in corpo. Rischi di ucciderla!»
Lo sguardo gelido di Vistrass incontrò quello sconvolto dello Spirito. «E’ una sua scelta, Loki. Sa bene che non può permettersi di perdere la vita. Farà ciò che deve.» Con quelle parole gli volse le spalle per andare a sedersi nuovamente al suo posto in attesa della comparsa del suo primo Generale. Pride aveva molte spiegazioni da dare.
Ben consapevole di quale sarebbe stata la scelta di Lucy, Loki la prese tra le braccia, facendole appoggiare delicatamente la testa al suo petto, e si allontanò.
Nessuno osò fermarlo mentre avanzava a passo svelto verso una sezione secondaria della Gilda, una zona cui vi si poteva accedere solo con l’autorizzazione del master.
«Umm»
Un lieve gemito proveniente dalla maga lo fece fermare. Abbassò il volto per vedere gli occhi di lei aprirsi lentamente in una smorfia di dolore. «Che è successo?» domandò ancora stordita.
«E’ successo che hai deciso di farti massacrare dal master, idiota! Ma che ti è saltato in mente?»
Lucy sbatté un paio di volte gli occhi come a schiarirsi la vista per poi spalancarli completamente nel rendersi conto del luogo in cui si trovava. Solo allora una piccola scintilla di speranza accese quegli occhi scuri che da troppo tempo erano vuoti.
«Ha funzionato? Mi ha dato il permesso?» chiese quasi timorosa di scoprire che ciò che vedeva fosse solo il frutto di un’illusione creata da un mero desiderio del suo cuore.
Loki emise un lungo sospiro. «Sì, puoi entrare ma tra un’ora devi andare da Melissa.»
La donna era troppo concentrata a fissare la porta che aveva di fronte per preoccuparsi di qualsiasi altra cosa.
Con mano tremante, afferrò la maniglia di bronzo e la aprì.
Per un attimo una luce abbagliante la accecò facendole sollevare una mano per riparare gli occhi. Poi finalmente riuscì a vederli e il suo cuore riprese a battere di nuovo. Loro erano lì, proprio davanti a lei.
«Mamma!»
E finalmente sul volto di Lucy ricomparve dopo tanto, troppo tempo, quel sorriso che era solito illuminarle il volto.
«Sono a casa.»
 
 
 
 
Nota dell'Autrice.
Un po’ in ritardo ma eccomi con un nuovo capitolo ^_^
Dopo un capitolo intero dedicato a Natsu, mi è sembrato giusto fare lo stesso con Lucy per cui ecco cosa ha partorito la mia  mente malata (spero di tutto cuore di essere riuscita a soddisfarvi)
Credo che un pochettino si inizi a capire la situazione della nostra protagonista e del clima che vige in questa nuova Gilda e se così non fosse vi prego di dirmelo in modo da poter provvedere nel prossimo capitolo ;)
Purtroppo non so se riuscirò ad aggiornare entro la prossima settimana dal momento che il mio tempo libero sarà un po’ ridotto. Prometto che cercherò di fare del mio meglio u.u
Ringrazio tantissimo le 7 (ancora non ci credo!) persone che mi hanno recensito nel capitolo scorso e tutte le persone che mi hanno messa tra le preferite/ricordate e seguite :D
Grazie infinite! Mi date la carica per continuare a scrivere ^_^
Aspetto con ansia di conoscere la vostra opinione su questo capitolo :)
A presto
Lucia <3

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Capitolo 6
*** CAPITOLO 5 ***


CAPITOLO 5
 
«Mamma!»
Lucy non fece in tempo ad inginocchiarsi che due piccoli tornadi le si lanciarono contro, abbracciandola forte e facendole perdere l’equilibrio.
Cadde sulla schiena ancora dolorante per via del colpo infertole prima dal master, ma Lucy non avvertì nulla tanta era la gioia di stringere nuovamente tra le braccia quei suoi due piccoli tesori.
«Axel… Ellie» sussurrò tra un bacio e l’altro. Sentire nuovamente quei corpicini premuti contro il suo mentre l’abbracciavano con tutta la forza di cui erano capaci le riempiva il cuore di gioia, riscaldandole l’animo e facendola sentire amata.
Alzò lo sguardo per incrociare un paio di occhi scuri. «Ci sono stati problemi Aries?»
Lo spirito negò con la testa. «No, Lucy-san» rispose. «Master Vistrass ha mantenuto la parola e nessuno ha varcato la soglia di questa stanza se non delle cameriere per portare i pasti e rassettare.»
Lucy emise un sospiro di sollievo mentre ringraziava l’amica con un cenno del capo. Grazie, pensò, rivolgendosi a colei che aveva vegliato sui suoi bambini. Ogni volta che era costretta ad allontanarsi dalla Gilda temeva che qualcuno potesse far loro del male e per questo motivo invocava Aries, lasciando costantemente aperto il portale così da poter difendere e, al tempo stesso, accudire i bambini. Pensava che nessuno ne fosse a conoscenza dato che questi sapeva come celare la sua presenza e che perciò il master ne fosse all’oscuro visto che non avrebbe tollerato un simile dispendio di magia da parte sua.
A quanto pare si sbagliava.
«Aries forse sarebbe meglio se ci ritirassimo per il momento.» Intervenne Loki, lo sguardo addolcito mentre osservava il trio a terra. «Lucy deve recuperare le forze e ha poco tempo per farlo.»
«Aye.» Rispose l’altro spirito svanendo poi nel nulla.
«Lucy, tornerò non appena invocherai nuovamente Aries.»
La maga annuì col capo, gli occhi colmi di gratitudine. «Grazie Loki.»
Lo spirito del leone svanì con un sorriso sulle labbra.
«Mamma mi sei mancata tanto» le parole pronunciate da Ellie la colpirono dritta al cuore.
«Anche voi, tesoro. Siete mancati tantissimo alla mamma.»
Dopo un’ultima stretta, si scostò da loro così da poterli guardare bene. «Su,» disse con un sorriso, «fatemi vedere quanto siete diventati alti mentre non c’ero.»
Axel ed Ellie subito corsero verso un angolo della stanza posizionandosi con la schiena al muro. Vederli tutti impettiti nel cercare di allungarsi il più possibile, senza però sollevare i piedi da terra, fece ridere di cuore Lucy cancellando in un istante tutte le sue paure e preoccupazioni. Prendendo un pennarello sulla scrivania lì vicino si diresse verso i piccoli così da segnare le loro misure. Una volta fatto, Ellie fu la prima a scostarsi per osservare i nuovi segni tracciati sul muro. «Sono cresciuta tanto, vero mamma?»
«Uhm…vediamo un po’» Lucy fece finta di osservare con attenzione i segni sul muro prima di annunciare il verdetto. «Ebbene...dopo un’attenta analisi,» iniziò imitando un giudice altezzoso che avevano visto una volta in un programma serale e facendo così scoppiare a ridere Axel, «direi che il risultato sia chiaro. Il vincitore è… Axel!»
«Non è giusto, mamma!» brontolò la bambina mentre il fratello rideva per l’espressione buffa comparsa sul suo volto.
«Ellie l’ultima volta hai vinto tu. Oggi tocca a me.» Replicò Axel prima di intavolare con la sorella una discussione che solo un bambino poteva fare.
Mentre i due decidevano chi sarebbe dovuto diventare più alto la prossima volta, Lucy si sedette a terra osservandoli divertita. Erano passate solo due settimane dall’ultima volta che li aveva visti eppure sembrava che fosse trascorso molto più tempo.
Continuarono così per alcuni minuti prima che Lucy chiedesse loro se volevano disegnare tutti insieme, proposta che entrambi i bambini accolsero con grande entusiasmo. Una volta preparati fogli, pennelli e tempere s’immersero in un mondo fatto di risate, giochi, colori ma soprattutto amore e speranza, un mondo all’interno del quale Lucy poteva ritornare ad essere una semplice donna, una il cui cuore non aveva conosciuto il dolore dell’abbandono, che non recava su di sé i segni dell’oscurità ma soprattutto, una donna le cui mani non erano sporche di sangue.
«Guarda mamma!» la chiamò Axel sollevando un foglio. «Questi siamo noi!» esclamò soddisfatto il bambino indicando il disegno che aveva realizzato.
Lucy si sporse per poterlo osservare meglio. Quattro figure, di cui le due centrali più piccole, se ne stavano su un prato fiorito tenendosi per mano. C’era un bambino con i capelli neri, gli occhi blu e con gli stessi abiti che indossava in quel momento Axel, una bambina con due lunghi codini castano dorati, occhi di un bel marrone scuro e un abitino verde proprio come quello di Ellie e per finire una donna con i capelli biondi e un uomo il cui volto però era rimasto bianco.
«E’ un disegno bellissimo, tesoro!» Si complimentò Lucy dandogli un bacio sulla testa e facendo sorridere il piccolo di sei anni.
«Anche io mamma! Anche io!» Subito Ellie le porse il suo disegno non volendo essere da meno rispetto al fratello. Nonostante avesse solo quattro anni, la piccola provava un forte sentimento di competizione nei confronti di Axel e questo suo atteggiamento aveva provocato inizialmente in Lucy ricordi dolorosi.
«Fammi vedere cosa ha disegnato la nostra principessina.» disse la giovane mentre prendeva in mano il foglio. Il soggetto rappresentato era pressappoco lo stesso sebbene più stilizzato –proprio come ci si aspetterebbe da una bambina di quattro anni – e anche qui vi era una figura era senza volto.
«Perché questo signore non ha la faccia?» domandò Lucy.
Entrambi i piccoli si guardarono negli occhi prima di riportare l’attenzione su di lei, l’espressione gioiosa svanita dai loro sguardi. Fu Axel a risponderle, con un tono che poco si adattava ad un bambino della sua età. «Perché non hai ancora trovato il nostro papà, mamma.»
Lucy non seppe come rispondere ad una simile affermazione, sopraffatta dalla profondità dello sguardo di suo figlio ma, fortunatamente, in suo aiuto giunse Loki.
«Non vi basto io come papà?»
Lo spirito stellare comparve all’improvviso così com’era svanito.
«Zio Loki!»
Ellie gli saltò letteralmente in braccio mentre Axel lo afferrò per una gamba strattonandogliela nel tentativo di attirare anche lui la sua attenzione.
Tra una risata e l’altra, Loki riuscì a districarsi finendo poi per posare delicatamente a terra la piccola. «Ora dobbiamo andare piccole pesti.»
«Noooo!»
«Mamma non devi andare già via, vero?»
«Tranquilli la mamma torna subito.» Lucy si rialzò in piedi ma venne colta da un capogiro improvviso rischiando di cadere a terra se non fosse stato per la presa del compagno.
«Visto bambini? La mamma deve vedere il dottore. Appena ha finito la riporto da voi.»
«Aries.» Sussurrò nel frattempo Lucy. Era a corto di magia ma non poteva assolutamente lasciare indifesi Ellie e Axel, non con l’attuale stato d’animo di Vistrass e Pride. «Lascio il resto a te.» Disse allo Spirito dell’Ariete appena comparso prima di salutare i bambini e lasciarsi accompagnare fuori da Loki.
Non appena la porta si chiuse alle loro spalle quest’ultimo non poté fare a meno di rimproverare l’amica. «Hai esagerato, Lucy. Hai fatto finta di nulla davanti a loro ma non sei indistruttibile. Devi conservare le forze altrimenti rischi grosso.»
La donna non disse nulla avendo a malapena la forza di muovere le gambe.
«Eccoti qua finalmente.» Una voce acuta riecheggiò lungo il corridoio. «Forza sbrigati.» Melissa Vaughan, secondo generale della Gilda dei Mercenari, se ne stava sulla soglia di quella che era stata definita la Stanza del Miracolo, con il suo camice bianco, i capelli viola legati in una crocchia e le spesse lenti che le nascondevano gli occhi e gran parte del viso. Ad una prima occhiata nessuno avrebbe potuto pensare che quella fosse una delle maghe più potenti della gilda nonché fautrice del Progetto Rinascita, ma Lucy aveva imparato sulla sua pelle cosa volesse dire suscitare le ire del famigerato Demone Bianco. Si allontanò dal conforto datole dalla presenza dell’amico avanzando a testa alta verso la sofferenza che l’attendeva oltre quella porta. Sentiva su di sé lo sguardo impotente di Loki ma questo era qualcosa che doveva affrontare da sola.
«Ti aspetto qua, Lucy.»
Lei si voltò il tempo di rivolgergli un sorriso tirato prima di varcare quella soglia, subito seguita dalla dottoressa con il suo macabro sorriso.
Pochi minuti dopo urla di dolore riecheggiarono nell’aria.
 
 
Negli appartamenti del Master Dreyden Vistrass
 
«A quanto pare Melissa ha iniziato il suo…lavoro su Lucy. Peccato che sia rientrata in gilda con così poco potere magico a disposizione, non è vero Pride?» Domandò tranquillamente il master alla persona sanguinante costretta a restare inginocchiata a pochi metri di distanza. «Ti ho fatto una domanda, Generale.»
A fatica, l’uomo sollevò la testa così da poter volgere lo sguardo vacuo verso il suo interlocutore. «S-Sì…Master.»
Vistrass annuì mentre se ne stava seduto ad un tavolino con un calice di vino rosso in mano. «Eppure, se tu non fossi intervenuto, a quest’ora avrei avuto più potere magico a disposizione.»
«E’… è v-vero. Vi prego…di perdonarmi.» Balbettò il Generale conscio dell’umore volubile del suo master.
Per qualche minuto regnò il silenzio nella stanza, interrotto solo dagli ansimi e dai gemiti soffocati di Pride. Fu Vistrass il primo a parlare.
«Dimmi ancora cos’è che Lucy mi ha nascosto.»
«H-ha omesso solo una cosa. Alla f-fine… è comparsa un’altra persona… che ha urlato il suo nome.»
Dreyden posò il bicchiere sul tavolo avvicinandosi lentamente al suo uomo, portandosi alla sua altezza, il gelo negli occhi. «Lo ha visto?»
Pride scosse leggermente il capo. «Non credo che…lo abbia visto, ma…sono sicuro che abbia riconosciuto la voce.»
«Chi era?»
«Natsu Dragneel di Fairy Tail» rivelò tutto d’un fiato il mercenario preparandosi ad un'altra punizione da parte del master. In fondo non solo aveva fatto consumare alla maga degli spiriti stellari molta della sua preziosa magia a causa dell’avversione che provava nei suoi confronti, ma si era anche lasciato sfuggire un altro tassello importante per il completamento del loro Progetto Rinascita.  Tuttavia la reazione di Dreyden non fu quella prevista. Il master, infatti, emise una risata che fece accapponare la pelle a Pride, dipingendogli un’espressione confusa sul volto.
«E così il famigerato Salamander ha fatto nuovamente la sua comparsa sebbene più in ritardo di quanto pensassi.» Si rialzò, restando immobile per qualche istante con lo sguardo perso nel vuoto, il pensiero rivolto a chissà cosa, prima di annuire e di volgere nuovamente la sua attenzione verso il suo sottoposto.
«Manda un messaggio a Valiska e Brian. Devono rientrare immediatamente.»
Queste ultime parole fecero sgranare gli occhi del generale. «Master… è finalmente…»
Gli occhi di un blu intenso di Dreyden sembravano quasi brillare mentre incrociavano quelli neri di Pride, le labbra incurvate in un sorriso malevolo. «Sì, direi che i preparativi sono ormai giunti al termine. L’accumulatore di particelle magiche costruito da Melissa è ormai carico ed è stato già collegato alla macchina, così come le due chiavi dorate che sono state sottratte alla maga di Saberthoot. Se continuiamo ad estrarre la magia da Lucy rischiamo di ucciderla e non è ancora giunto il suo momento.»
Prima di continuare, con un cenno della mano diede il permesso a Pride di rialzarsi, cosa che l’uomo fece con un certo sforzo. «Ora non ci resta che corrompere completamente la… purezza della giovane Heartphilia così da poter prendere il controllo della sua magia e con essa aprire il portale della Rinascita.»
L’eccitazione per l’imminente avvio di quel progetto che li avrebbe resi la Gilda più potente del mondo, spinse Pride a rivolgere al master la domanda che più gli premeva.
«Posso occuparmi io della maga?» chiese speranzoso il generale, già pregustando il momento in cui le avrebbe fatto pagare cara tutte quelle volte che lo aveva umiliato e ignorato. «Sarebbe un vero piacere per me.» Aggiunse mellifluo.
Vistrass lo scrutò a fondo soppesando quasi la sua proposta, ma infine scosse la testa. «No. Sono sicuro che sotto le tue…cure Lucy non sopravvivrebbe e lei ha ancora un ruolo fondamentale da portare a termine. No, per ora la giovane maga non sarà toccata da nessuno.»
Detto questo l’uomo si voltò per rifugiarsi a pensare nell’intimità della propria camera quando Pride gli rivolse un’ultima domanda.
«Allora in che modo la corromperemo?»
Vistrass si voltò quel tanto che bastava per guardare negli occhi il suo primo generale, il gelo riempiva le sue parole. «Non esiste peggior ferita di quella inferta ad un cuore già confuso e lacerato, non trovi Pride? Ora và. Sai cosa fare.» Con quest’ordine, il master della Gilda dei Mercenari, Dreyden Vistrass, aveva decretato l’inizio della loro Rinascita.
«Sì, master,» disse Pride mentre varcava l’uscita dell’alloggio per poi pronunciare con un flebile sussurro parole destinate solo alle sue orecchie. «Presto mia bella principessa, potrò spargere ai quattro venti i frammenti del tuo cuore e allora vedremo davvero chi è importante per il master.» E con un ghigno sul viso s’immerse nell’oscurità dei meandri della gilda per eseguire gli ordini ricevuti. 
 
 
Nello stesso istante, in un’altra sezione della Gilda
 
Non appena la porta si aprì, Loki si precipitò all’interno senza alcuna esitazione, fuoriuscendo pochi secondi dopo con una Lucy sanguinante e priva di sensi tra le braccia.
«Sei sicuro che non vuoi che mi occupi io delle sue ferite?» gli domandò Melissa con fare fintamente innocente mentre l’uomo si allontanava sempre di più. La donna emise una risata sadica di fronte al silenzio dello spirito, incurante dell’espressione omicida comparsa sul volto di Loki.
Quando arrivarono di fronte alla stanza di Lucy, il compagno aprì la porta con movimenti automatici, stando attento a non disturbare la giovane tra le sue braccia e avanzò dritto verso l’austero letto depositandovela con estrema cautela. Un lieve gemito di dolore fuoriuscì da quelle labbra pallide e secche nell’istante in cui l’adagiò sul materasso, segno che i tagli e le ferite visibili sulla porzione di pelle esposta non erano le uniche presenti su quel corpo giunto allo stremo.
Loki prese dal bagno un kit di pronto soccorso così da pulire e medicare quella pelle nuovamente martoriata. Ad ogni graffio la sua espressione si oscurava sempre più e l’impotenza cui era costretto gli stava divorando l’anima, logorandolo lentamente. Non sarebbe riuscito a sopportare oltre la vista della sua compagna, della sua amica, ridotta quasi in fin di vita senza poter far nulla per evitarlo, tuttavia avevano entrambi le mani legate.
Axel ed Ellie.
Erano loro le catene che tenevano ancorata Lucy alla Gilda, che la costringevano ad obbedire ad ogni ordine del master e che l’avevano costretta anche a…
Qualcosa destò i suoi sensi.
Lentamente, Loki si alzò dal capezzale dell’amica vagando con lo sguardo lungo la stanza in cerca di eventuali minacce. Quando capì a chi apparteneva la presenza appena percepita si rilassò, tornando poi ad inginocchiarsi ai piedi del letto di Lucy.
«Hai deciso di farla diventare un’abitudine?» domandò con un sorriso. Com’era prevedibile non ottenne nessuna risposta ma percepiva ugualmente la sua presenza avvicinarsi alla maga incosciente a letto e subito dopo avvertì un flusso di magia riversarsi su di lei.
«Sei sicura di poterti permettere di perdere altra magia? Così rischi di svanire sul serio lo sai?»
Silenzio.
«Lo so anche io che la situazione è grave ma non possiamo fare nulla. Né io né Lucy siamo riusciti a capire come annullare le rune che Vistrass ha messo sulla soglia della loro stanza. Se i bambini osassero fare anche un solo passo fuori dalla porta senza autorizzazione morirebbero all’istante.»
Ancora silenzio sebbene l’aria sembrasse farsi più pesante.
«Non possiamo fare altrimenti. Sai benissimo com’è fatta Lucy. E’ pronta a sacrificare la sua vita per quei piccoli. Ormai li considera a tutti gli effetti suoi figli e neppure io voglio che capiti loro qualcosa. Siamo una famiglia e come tale ci prendiamo cura gli uni degli altri… non è forse questo il motivo per cui in questi ultimi due anni hai donato furtivamente la tua energia a Lucy?»
Un picco di magia fece intendere allo Spirito del Leone come il suo ultimo commento non fosse stato molto gradito facendolo sorridere prima di rassicurare il suo interlocutore sul futuro della maga e dei suoi figli.
«Stai tranquilla, non le permetterò di arrivare fino in fondo. Sono sicuro che presto Crux riuscirà a decodificare quelle rune e allora avremo la nostra opportunità di fuga.»
Quella misteriosa presenza continuò a riversare energia magica in Lucy, il cui incarnato non era più così pallido, prima di svanire nel nulla.
«Ora riposa serena, Lucy» sussurrò Loki spostandole una ciocca dorata dalla fronte, «Dormi tranquilla, i tuoi spiriti veglieranno sempre su di te e sulla tua famiglia.»
Per tutto il giorno e la notte seguente nessuno disturbò la maga che sembrava quasi caduta in un sonno incantato data l’immobilità del suo stato. Fu solo la mattina del secondo giorno che riaprì gli occhi, quando una strana sensazione la destò dal suo sonno.
«Buongiorno mia bella principessa.»
Lucy ricambiò il sorriso di Loki mentre si strofinava gli occhi nel tentativo di cancellare gli ultimi resti di sonno. «Buongiorno anche a te mio bel cavaliere.» rispose scherzando. Si mise seduta, le lenzuola bianche scivolarono a terra rivelando le bende che le lasciavano una buona parte del corpo esposta…anche troppo esposta. «Loki…» iniziò con calma lei mentre una vena iniziava a pulsarle sulla tempia.
«Sì, Lucy cara?»
«Mi hai forse cambiata d’abito mentre dormivo?»
«Oi Lucy, come puoi anche solo pensare che io possa approfittare di un tuo momento di debolezza per poter ammirare le splendide forme del tuo corpo senza alcun…» Non riuscì a terminare la frase per via di un pugno dritto in faccia che lo spedì all’altro capo della stanza.
«A-aspetta Lucy! E’ stata Virgo a cambiarti!» Urlò Loki non appena vide la donna alzarsi pronta per infliggergli un altro colpo.
«Ah, potevi anche dirmelo prima!» gli sorrise tranquilla per poi prendere la sua divisa e andarsi a cambiare in bagno.
Si fece una doccia rapida prima di legarsi i capelli e vestirsi. Voleva sbrigarsi così da poter andare dai bambini. Purtroppo i suoi piani erano destinati ad andare in fumo dato che, mentre si stava infilando gli stivali, un bussare energico alla porta mise in allerta i due compagni. Loki andò ad aprire mentre Lucy andava verso la scrivania per prendere la sua Fleuve d’Etoiles.
«Ho un messaggio per Lucy.» Sentì dire dall’altro capo della soglia. La giovane affiancò Loki stupendosi nel trovarsi di fronte Max, uno dei membri più improbabili della Gilda, troppo buono per un lavoro simile ma che possedeva un talento più unico che raro e che Vistrass aveva voluto assolutamente per sé. Max, infatti, aveva il dono di saper leggere e decifrare l’antico linguaggio, qualcosa che ormai erano ben pochi a fare.
«Che messaggio, Max?» Domandò fredda Lucy. Le dispiaceva assumere quell’atteggiamento con il ragazzo ma doveva interpretare la sua parte.
«Il master ti vuole subito nel salone. È urgente.» E senza attendere una risposta corse via.
«Non mi piace.» Dichiarò subito Loki.
«Neppure a me ma dobbiamo obbedire al master.» Concordò Lucy sistemandosi le fasciature. «Su, andiamo.»
Nessuno pronunciò una parola mentre percorrevano i corridoi che li avrebbero condotti nella sala principale. Mentre avanzavano, Lucy sentì acuirsi quella strana sensazione provata al suo risveglio. Non riusciva a capire cosa fosse ma ad ogni passo si sentiva come se stesse andando incontro al suo destino e seppe di avere ragione non appena varcò la grande porta.
«Non è possibile.» sussurrò incredulo Loki al suo fianco.
Lucy restò in silenzio.
Immobile.
No.
L’uomo che fino a quel momento se ne stava battagliero di fronte a Vistrass si voltò non appena i due varcarono la soglia.
La sciarpa bianca che ondeggiava per via del brusco movimento.
Non puoi essere tu…
I capelli di quella particolare tonalità di rosa.
Non devi essere tu…
Occhi di un verde così profondo che tante, troppe volte, l’avevano guardata con affetto facendole dimenticare qualsiasi dolore passato.
No.
«Lucy» Pronunciò lui con un flebile sussurro.
«Natsu»
 
 
 
 
 
 
Note dell’Autrice:
Questo capitolo è stato un vero e proprio parto! Dopo tanti scrivi e cancella e correzioni varie eccolo qua.
Ma bando alle ciance, lascio a voi il compito di giudicare (non trattenetevi mi raccomando, ogni critica costruttiva è più che ben accetta)
Finalmente abbiamo scoperto qualcosa in più sulla nostra Lucy e del perché continui a sottostare agli ordini di Vistrass. Secondo voi l’arrivo di Natsu cambierà qualcosa? Lucy come reagirà nel trovarsi davanti il suo vecchio compagno? E cosa proverà il Dragon Slayer nel vedere questa nuova Lucy?
Come sempre ringrazio tutti quelli che hanno recensito (mille volte grazie!), che hanno messo la mia ff tra le preferite/ricordate/seguite… ma un grazie particolare lo devo ad Ayrin che continua ogni giorno a “pungolarmi” affinché io scriva ^_^ e a Paola che mi ha aiutata a sbloccarmi e a riprendere il suo ruolo di musa ispiratrice nonché fantastica editrice! Ahahahahha
Grazie!

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Capitolo 7
*** CAPITOLO 6 ***


CAPITOLO 6
 
 
Nell’istante in cui la porta si aprì le prime note di quel profumo, così a lungo cercato e desiderato, avvolsero completamente il mago facendolo voltare verso colei che aveva varcato la soglia. Nell’istante in cui i loro occhi s’incrociarono, Natsu dimenticò tutto, perfino sé stesso, concentrandosi esclusivamente sulla visione appena apparsa.
Perché era di quello che si trattava… una visione.
Non poteva credere che dopo tutti i suoi sforzi, dopo tutto il tempo passato a vagare per ogni angolo del globo, l’oggetto della sua ricerca fosse proprio lì, davanti a lui, a pochi metri di distanza.
Un sogno.
Forse qualche divinità aveva deciso di mostrargli un minimo di pietà offrendogli quel miraggio per alleviare il suo dolore, il suo tormento.
Ma poi lei pronunciò il suo nome.
E lui fu perduto.
«Natsu»
Come animate di volontà propria, le labbra si aprirono per sussurrare il suo nome, rendendola quindi reale e facendo destare il Dragon Slayer dal torpore di cui era caduto vittima in quegli ultimi secondi.
«Lucy.»
È lei… È viva!
Solo quando riuscì a percepire, a gustare, il sapore di quella verità, Natsu si permise di abbandonare la profondità di quelle pozze calde per bearsi della sua figura. Ma ciò che vide gli fece sgranare gli occhi.
Quella non era la sua Lucy.
Durante gli ultimi tre anni, ogni volta che chiudeva gli occhi, nella sua mente visualizzava il volto sorridente della maga, i capelli biondi a incorniciarle il viso rendendolo ancora più luminoso, i succinti abiti dai mille colori a fasciarle il corpo perfetto mettendone in risalto la pelle liscia e diafana, ma soprattutto gli occhi ricolmi di speranza, gioia… e amore.
La donna davanti a lui indossava un completo di pelle nera che le conferiva un aspetto pericoloso e letale, decisamente ben lontano dai soliti vestiti allegri che era solita portare. Diverse, troppe, cicatrici, la più grande delle quali le segnava drasticamente il volto, marchiavano quella pelle un tempo immacolata e per ognuna di esse il cuore di Natsu veniva trafitto da migliaia di lame roventi.
Se non fosse stato per la familiare custodia delle chiavi stellari appese al fianco e l’inconfondibile profumo impresso a fuoco in ogni cellula del suo corpo, Natsu non l’avrebbe mai riconosciuta.
«Lucy… sei proprio tu?»
Prima ancora di riuscire a fare un passo, una risata grondante di malcelato divertimento ricordò al Dragon Slayer che non erano soli. Senza distogliere lo sguardo da Lucy, i cui occhi erano diventati improvvisamente vuoti e freddi come quelli di una bambola, disse: «Ehi, faccia da triglia. Vuoi per caso finire il discorsetto di prima?»
Tutti i presenti voltarono la testa verso Pride, il cui sguardo non aveva perso quella luce omicida nonostante l’occhio nero, chiedendosi chi fosse davvero il nuovo arrivato e com’era riuscito anche solo a sfiorare il loro Primo Generale.
«Bastardo! Io ti…»
«Basta così.»
L’ordine pacato del master interruppe la minaccia. «Uscite tutti tranne Lucy e il nostro…gentile ospite.» Poi rivolse lo sguardo a Loki. «Anche tu, Leo.»
Natsu notò l’irrigidimento e l’espressione tesa dell’amico ed era pronto ad appoggiarlo quando la voce di Lucy lo bloccò, lasciandolo basito.
«Obbedisci agli ordini del master, Loki.»
Questi, dopo averle rivolto un ultimo sguardo, svanì nel nulla, lasciandoli soli nella stanza.
Pur non mostrando nulla, Natsu non sapeva più cosa pensare. Durante tutto il tempo in cui era stato al fianco di Lucy non l’aveva mai sentita ordinare nulla ai suoi spiriti e di certo non con quel tono.
Freddo.
Vuoto.
No. Quella non era affatto la Lucy che ricordava.
«Bene. Natsu Dragneel, come ti stavo dicendo prima che la mia importantissima maga ci onorasse della sua presenza, sono ben lieto di darti il benvenuto nella nostra Gilda. Ero sicuro che Pride sarebbe riuscito a convincerti.»
La mia importantissima maga?
La temperatura attorno al Dragon Slayer aumentò di colpo e, compiendo quello che forse era il gesto più irresponsabile da parte di un mago, Natsu volse le spalle all’uomo più potente presente in quella sala per dirigersi verso Lucy. Non riusciva più a ignorare quell’istinto, quel bisogno, che lo spronava ad avvicinarsi, a toccarla, a renderla ancora più reale.
A reclamarla.
È una mia amica.
Una mia compagna.
MIA.
Quando vi erano che soli pochi centimetri a separarli, il mago inspirò a pieni polmoni il suo dolce profumo.
Vaniglia e polvere di stelle.
Quest’ultima era una fragranza che lui non aveva mai sentito prima e rispecchiava l’unicità della sua compagna, tuttavia non era più così forte come tre anni fa.
«Lucy.» La chiamò, poggiando le mani sulle sue spalle, stringendo delicatamente e notando la tensione che sembrava scorrere nel corpo della donna. «Guardami.»
Voleva che lo fissasse dritto negli occhi, che gli rivolgesse quel sorriso che lo aveva sempre ammaliato, che gli dicesse qualcosa.
Dopo attimi di silenzio in cui Natsu ebbe paura di essere completamente ignorato, Lucy si voltò. Ma ciò che vide nei suoi occhi lo portò a fare un passo indietro, interrompendo quel contatto tanto agognato.
Rabbia.
Una furia pura, profonda e incandescente rendeva ardenti quelle pozze marroni. Era un’emozione che Natsu non aveva mai visto nel suo sguardo, neppure nelle situazioni più disperate. Vederla poi rivolte contro di lui lo scioccò completamente.
«Che ci fa lui qui?» domandò poi la giovane al master senza distogliere lo sguardo da Natsu.
«Suvvia mia cara,» la riprese Vistrass, «è vero che siamo una Gilda considerata dai più oscura ma ciò non significa che siamo degli incivili, non trovi?»
Lucy lo fissò ancora un istante con rabbia prima di rendere il viso completamente inespressivo per voltarsi verso l’uomo seduto di fronte a lei.
«Mi dispiace, master.»
Se non avesse visto tutta quella rabbia, Natsu avrebbe potuto credere che Lucy avesse perso la sua capacità di provare emozioni.
Che ti è successo, Lucy?
Quante volte si era posto quella domanda durante i pochi minuti in cui l’aveva rivista? Troppe, e il non riuscire a dare una risposta lo rendeva ancora più frustrato e impaziente.
Stanco di tutta quella situazione decise, ancora una volta, di seguire l’istinto.
Afferrò con forza la compagna per il polso, tirandola a sé per avvolgerla tra le braccia, stringendola con impeto. Finalmente Natsu poteva provare nuovamente la calda sensazione del corpo di Lucy premuto contro il suo, il viso affondato nell’incavo del suo collo ispirandone la fragranza.
Per un solo, brevissimo istante ebbe l’impressione di sentirla rilassarsi contro di lui ma fu una sensazione talmente fugace da poter essere stata semplicemente il frutto di una sua immaginazione.
«Mi sei mancata, Lucy.»
«Ma che scenetta commuovente.» La voce di Vistrass ruppe quella bolla in cui si era immerso Natsu.
A quelle parole la donna, che fino ad un secondo prima era tra le sue braccia, si scostò con violenza rivolgendogli un’espressione furiosa.
«Non osare toccarmi.» Gli sibilò minacciosa prima di avanzare verso il master, allontanandosi sempre più da lui.
Vistrass si alzò dal suo scranno, andandole incontro e posandole una mano sul fianco attirandola a sé e lanciando un messaggio silenzioso a Natsu, il quale rispose con un ringhio tra i denti.
I freddi occhi blu del master non si scostarono da quelli verdi del Dragon Slayer, studiandolo, sfidandolo a compiere anche un solo passo falso.
Quando fu evidente che nessuno dei due avrebbe distolto lo sguardo, Vistrass si staccò da Lucy, tornando a sedersi sul suo seggio.
«La tua fama è ben meritata, Salamander. Raramente il mio generale rientra ferito e il fatto che tu sia riuscito a conciarlo in quel modo è alquanto notevole. I miei complimenti.»
«Risparmia il fiato, bastardo.»
«Eppure,» continuò il master come se Natsu non avesse aperto bocca, «per quanto mi secchi ammetterlo, è evidente che tu non sei qui grazie alle abilità di Pride ma piuttosto per una tua scelta. Posso immaginarne il motivo, ma vorrei sentirlo da te.»
Gli occhi del Dragon Slayer ardevano mentre si avvicinava ai due.
«Sono venuto a riprendermi Lucy» rispose con rabbia, i pugni infuocati.
Un ghigno soddisfatto comparve sul volto del master mentre l’espressione di Lucy si oscurava.
«Capisco.» Disse Vistrass. «E se ciò non fosse possibile?»
Le fiamme che avvolgevano i pugni di Natsu crebbero d’intensità mentre il suo sguardo si assottigliava. «Allora distruggerei tutto.» Ringhiò.
All’improvviso il mago si ritrovò schiacciato a terra.
«M-ma che…»
Non riusciva a muovere un muscolo tanta era forte la pressione che lo costringeva a terra. Più si sforzava di rialzarsi e più essa aumentava d’intensità al punto che stava facendo fatica anche a respirare.
«Distruggerai tutto, eh?» Lo schernì il master.
L’espressione di Dreyden Vistrass non prometteva nulla di buono. I suoi freddi occhi blu avevano assunto una tonalità ancora più gelida mentre si avvicinava a Natsu, guardandolo con disprezzo. «Come osi, tu, un essere che non può nemmeno definirsi un mago, un abominio, venire qui, nella mia casa e minacciare ME!»  Si abbassò e lo afferrò per i capelli. «Non azzardarti mai più a pronunciare simili parole in casa mia, Natsu Dragneel.»
Rimasero in quella posizione finché la voce di Lucy non ruppe quello stato di tensione. «Master.»
Lasciò la presa e con essa anche la pressione di gravità venne meno.
«M-maledetto.» Riuscì ad imprecare Natsu tra un colpo di tosse e l’altro nel tentativo di riprendere aria.
«Sei fortunato che mi occorri vivo, Salamander, altrimenti…»
«Ora basta.» Lucy si frappose tra i due, fissandoli entrambi. «Perché è qui?» Domandò con rabbia al master.
Ignorando il tono con cui gli si era rivolta, Vistrass le rispose impassibile. «Ci occorre per completare il Progetto Rinascita.» Spostando poi lo sguardo su un Natsu che si stava rialzando con sguardo omicida, disse: «Ti consiglio di non fare brutti scherzi, Salamander. Se ci tieni a Lucy, fai quello che ti dico o sarà lei a pagarne le conseguenze e credimi» fece una pausa, lasciando che le parole seguenti pesassero su di loro, «il dolore che subirà sarà nulla rispetto a quello patito in questi ultimi due anni e Lucy,» Vistrass si rivolse direttamente alla donna, «confido che tu non voglia rischiare di perdere nuovamente la tua…famiglia
Detto questo diede loro le spalle e con un cenno della mano li congedò.
Natsu, i cui sensi erano completamente concentrati su Lucy, notò subito l’incarnato farsi più pallido e le spalle irrigidirsi. Non gli era sfuggito il sottinteso delle parole dell’uomo, ma in quel momento era ben consapevole di non poter dire nulla.
Lasciò che Lucy lo prendesse per il gomito e lo trascinasse fuori da quella sala. In fondo, si trovava proprio dove voleva, con la sua Lucy. Era questo il motivo per cui si era lasciato catturare senza opporre resistenza…o quasi.
Mentre si lasciava condurre dalla giovane lungo i tortuosi e oscuri corridoi che costituivano il corpo di quella strana Gilda, Natsu non poté impedire alle sue labbra di piegarsi in un ghigno divertito. Quante volte, in passato, Lucy lo aveva trascinato allo stesso modo?
Certe cose non cambiano mai, si ritrovò a pensare, mentre un barlume di speranza iniziava a sbocciare in quel cuore appena tornato in vita. La speranza che tutto potesse tornare come un tempo.
 
 
Come succedeva ogni qualvolta che Lucy si trovava alla gilda, al suo passaggio si sollevava ogni tipo di sussurro. Dallo scherno, visti i suoi esordi come mercenaria, al rispetto grazie alla fama acquisita come Incappucciato. Eppure c’era qualcosa di diverso ora e la donna era ben consapevole chi ne fosse la causa. Ne sentiva il calore diffondersi dalla mano con cui lo trascinava e scorrerle in tutto il corpo.
Maledizione, imprecò.
Nella grande sala gli aveva afferrato il braccio inconsciamente, seguendo un vecchio istinto, il suo unico pensiero quello di allontanarsi dalla collera sopita del master. Non aveva tenuto conto delle sensazioni, dei sentimenti che quel piccolo contatto le avrebbe provocato, ma in quel caos vi era un’emozione che sovrastava tutte le altre. Una furia così profonda da rischiare di soffocarla.
Come osava? Come osava presentarsi lì, davanti a lei, nel peggior momento possibile e mettendola così in pericolo di vita. Mettendo in pericolo i suoi bambini!
Era soprattutto quest’ultimo pensiero a farla infuriare, a provare una rabbia tale da farle rompere quei lucchetti che, anni prima, aveva faticosamente posto sul suo cuore, sigillando tutto il dolore, le lacrime, la sofferenza che l’avevano invasa dopo la partenza di lui. Ma soprattutto…l’odio che, a poco a poco, giorno dopo giorno, le sussurrava dolci parole che corrompevano sempre di più la sua anima dando così inizio al suo viaggio autodistruttivo. Se non fosse stato per Axel ed Ellie…
Odiava Natsu Dragneel?
Sì. Lucy lo odiava con tutta sé stessa ed era giunto finalmente il momento di porre fine alle sue sofferenze.
Non appena varcarono la soglia della sua stanza, chiudendo il resto del mondo fuori, Lucy abbandonò la presa sul Dragon Slayer allontanandosi da lui e voltandogli le spalle. Tuttavia quest’ultimo non doveva essere d’accordo dal momento che, dopo nemmeno un passo, la abbracciò da dietro, premendola forte contro il suo petto.
Proprio come prima, la giovane avvertì sul collo il suo respiro caldo, le braccia muscolose che la stringevano possessivamente.
«Lucy»
Un sussurro soffiato all’orecchio.
«Lucy»
Una preghiera. Un’invocazione.
No!
Con violenza la donna si scostò da lui, indietreggiando e alzando un braccio, intimandogli di starle lontano.
In silenzio, restarono a fissarsi per qualche minuto. Gli occhi verdi di lui, confusi ma speranzosi, contro quelli ardenti di lei.
Rivedere Natsu lì, in quel momento, quando tutto sembrava sull’orlo di un precipizio che lei non riusciva in alcun modo ad evitare, con quello sguardo che sembrava scrutarla fin dentro l’animo, cercandola, invocandola, fece scattare qualcosa dentro Lucy.
Quel vaso di Pandora che lei stessa aveva sigillato due anni prima rinchiudendovi tutti i sentimenti provati dopo l’ennesimo abbandono subito, stava per spalancarsi. Mai come in quel momento pregò che il mago restasse in silenzio.
«Lucy dove diavolo eri finita? Ti ho cercata dappertutto.»
E il vaso si aprì.
Senza alcuna esitazione la giovane gli si avvicinò e lo schiaffeggiò.
«Con che coraggio osi pormi una domanda simile?» Urlò ad un Natsu ancora scosso per lo schiaffo ricevuto, stupito non tanto per il colpo in sé quanto le emozioni che esso racchiudeva. «Non ne hai alcun diritto! Dov’ero finita? IO? Avrei forse dovuto lasciarti un biglietto come hai fatto tu? Ma certo! Come ho fatto a non pensarci? Caro Natsu, non ce la faccio più a restare qui a Magnolia dove i ricordi mi tormentano. Me ne vado. Con affetto, Lucy. Ti sarebbe piaciuto? TI SAREBBE PIACIUTO?» Le ultime tre parole le urlò con tutto l’astio di cui era capace. «Te ne sei andato senza dire una parola. Mi hai lasciata sola quando avevi promesso che saresti sempre stato lì accanto a me. Mi hai abbandonata nel momento peggiore della mia vita. Mi avevi promesso che per me ci saresti sempre stato. Che per te ero una compagna preziosa di cui avresti sempre avuto cura. Che ero importante. Eppure non hai esitato un istante a voltare le spalle a tutti. A VOLTARE LE SPALLE A ME! Hai una vaga idea di cosa abbia provato nel trovare quel biglietto ad aspettarmi a casa? Ce l’hai, Natsu? Sai cosa si prova a ritrovarsi improvvisamente senza la persona che fino a quel momento era stata il nostro centro? La forza che ti aveva spinto a rialzarti sempre e comunque? Lo sai, Natsu? RISPONDIMI!»
Gli occhi verdi del Dragon Slayer divennero talmente scuri da sembrare quasi neri. Ogni parola pronunciata da Lucy lo aveva colpito dritto nel profondo della sua anima e lei ne era più che consapevole. Lo conosceva. Sapeva tutto di Natsu. Sapeva come ferirlo e, spinta da tutta la rabbia covata negli ultimi tre anni, non aveva esitato a urlargli contro quelle parole che lo avrebbero devastato più di tanti colpi fisici. Tuttavia Salamander non era neppure tipo da incassare senza reagire sebbene lo scontro fosse sul piano verbale. La prese per le spalle e la scrollò un paio di volte prima di risponderle a tono.
«Se lo so? Mi chiedi se lo so, Lucy? Hai forse dimenticato il mio passato? Di come mi sono ritrovato dall’oggi al domani senza Igneel al mio fianco? Di cosa ho provato quando persi Lisanna? E di come mio padre mi sia stato strappato via per la seconda volta senza che io potessi fare nulla? Credi che non conosca il dolore di una perdita? Quel giorno ho perso nuovamente un genitore!»
«IDIOTA! Credi di essere stato l’unico a soffrire? Tu hai visto un genitore scegliere di dare tutto se stesso per amore di suo figlio, di sacrificarsi per amore. Io quel giorno sono stata costretta a scegliere tra voi e quella che era la mia migliore amica. Quella che è sempre stata al mio fianco. IO HO UCCISO AQUARIUS!» Le lacrime rigavano il viso sfigurato di Lucy mentre dava libero sfogo ai suoi sentimenti. «Ho dovuto uccidere la persona che mi aveva visto crescere, che nel bene e nel male era sempre stata con me. Eppure l’ho fatto per salvare la mia famiglia. Per salvare TE! Credi che sia stato facile prendere una decisione simile?»
Lucy si dimenò inutilmente nel tentativo di liberarsi dalla presa di Natsu, ma questa era più ferrea che mai.
«Stupida! Perché non me lo hai detto?» Le urlò di rimando il mago, scaldandosi per via delle accuse rivoltegli contro dalla compagna. «Perché non sei venuta da me subito dopo la battaglia? Perché non ti sei confidata?»
«E come avrei potuto? La città era praticamente distrutta e non si riusciva neppure a contare il numero dei feriti. Tu eri svanito nel nulla. Non puoi immaginare la gioia che provai quando, tornando a casa, trovai la porta aperta. Ero così sicura di trovarti dentro che l’ho spalancata di colpo.» Una risata amara fuoriuscì dalle labbra, ormai salate, di Lucy. «Pensai che finalmente ti fossi deciso ad aprirti con me. Che mi avresti permesso di starti vicino in quel momento così difficile. Che ci sostenessimo a vicenda. E invece…»
Sentendosi improvvisamente svuotata, Lucy sollevò lo sguardo. Dagli occhi di Natsu scendevano lacrime silenziose. Un tempo, vedere quell’espressione ferita sul suo volto le avrebbe provocato una stretta al cuore, incitandola a fare di tutto pur di fargli tornare quel sorriso che tanto lo caratterizzava e che tanto amava. Ora non provava nulla se non delusione e rabbia. «Perché sei qui, Natsu?» Gli chiese distogliendo lo sguardo da quel volto rimirato così tante volte di nascosto e poggiando la fronte sul quel petto ancora più duro di quanto non ricordasse.
«Sono venuto a riprenderti.»
Riprendermi?
Stavolta quando provò ad allontanarsi non trovò alcuna opposizione da parte del suo vecchio compagno. Sempre guardandolo dritto negli occhi indietreggiò di qualche passo.
«Non sono un cucciolo che puoi riprendere a tuo piacimento dopo averlo abbandonato.»
«Al diavolo, Lucy.» Sbottò lui passandosi una mano tra i capelli rosati. «Dacci un taglio e torniamo a casa.»
«Ma io sono a casa, Natsu.»
Questi la guardò come se fosse un’altra persona. «Cosa?»
«Mi hai sentita benissimo.» Gli rispose. «Io sono a casa.»
«Non dire idiozie, Lucy! Questa non è casa tua! Come puoi chiamare compagni questo branco di assassini! Per non parlare di quel Vi-qualcosa! È pericoloso, Lu.»
Lu.
Una fitta al cuore.
«Le persone cambiano.»
«Non tu!» Affermò convinto il Dragon Slayer per poi allungare una mano verso di lei. «Torniamo a casa, Lucy. Torniamo dalla nostra famiglia. A Fairy Tail.»
La donna scese con lo sguardo dagli occhi dolci di Natsu fino alla mano che gli tendeva. Si sentiva fremere. Perché? Si chiese. Come può avere ancora oggi tutto questo potere su di me?
Il modo in cui la guardava.
Il modo in cui le sorrideva.
Ogni cellula del corpo di Lucy sembrava voler afferrare quella mano e stava quasi per farlo quando nella mente le balenò l’immagine dei visi sorridenti di Axel ed Ellie.
NO!
Scosse la testa come a schiarirsi le idee. «No. Ora è questa la mia famiglia.»
La mano di Natsu si abbassò. «Smettila di cercare di convincerti! Qua non c’è nulla per te se non un destino oscuro! Non è questo che sei, Lucy! Tu non sei fatta per stare nelle tenebre!»
«E tu che ne sai di come sono? Guardami! Guardami per davvero Natsu! Io sono cambiata! Non sono più la Lucy che conoscevi. Quella persona è morta tre anni fa.»
«Smettila!»
«No. Prima accetti questa realtà e meglio sarà per tutti! Per me Fairy Tail non è nient’altro che un ricordo lontano. Non so con quale diritto tu sia venuto fin qui, ma la cosa non mi riguarda! IO NON TI RIGUARDO PIU’, NATSU!»
«TU SEI LA MIA COMPAGNA!» Le urlò contro il Dragon Slayer. Lingue di fuoco che gli fuoriuscivano dal corpo. «SEI LA PERSONA PIU’ IMPORTANTE DELLA MIA VITA!»
«IO NON SONO NULLA!» Ormai entrambi avevano perso il controllo. «Se ero così importante perché non mi hai portata con te? Potevamo affrontare tutto insieme. Eravamo un team. Una squadra.»
«Per Dio, Lucy non sono andato a fare un viaggio di piacere! Era troppo pericoloso. Non potevo farti questo.»
«Credi che me ne sarebbe importato qualcosa? Sarei stata con te e questo era tutto ciò che volevo. Ricordi? Insieme siamo fortissimi. Lo hai sempre detto per cui non mi rifilare la scusa che sarebbe stato pericoloso. Pensavi forse che ti sarei stata di peso? Che non potessi farcela?»
«Non ho mai pensato ad una cosa del genere!» Ringhiò. «Non sarei riuscito a diventare più forte con te al mio fianco perché sarei sempre stato in tensione. Preoccupato che potesse succederti qualcosa!»
«Quindi ammetti che pensavi fossi debole!»
«NO!» La frustrazione era più che evidente sul volto di Natsu. «Ma non lo capisci, Lucy? Dopo Igneel tu sei la persona più importante della mia vita. Non potevo rischiare di perdere anche te. Se ti fosse successo qualcosa…» si passò la mano sul viso, chiudendo gli occhi come se la sola idea lo annientasse.
Spinta dalla collera e dall’orgoglio, la giovane maga non si soffermò sul vero significato dietro le parole appena pronunciate dal Dragon Slayer. «E non ti è venuto in mente che lontana da te sarei stata ancora più in pericolo? No. Non hai minimamente pensato alle conseguenze del tuo gesto. Beh, come puoi ben vedere sono stata in pericolo.» S’indicò con l’indice la cicatrice sul viso. «Ho affrontato situazioni molto più grandi di me. Ho fatto cose che non immagineresti mai. Le mie mani sono sporche proprio come quelle di tutti gli altri membri di questa gilda. Ma sono sempre riuscita a rialzarmi e ad andare avanti e se sono ancora qui oggi non lo devo di certo a te! È solo grazie a loro che sono sopravvissuta.»
Gli occhi di Natsu si assottigliarono, facendosi improvvisamente attenti. «Chi? Forse i tuoi compagni? Il tuo master?»
«No.» Lo fissò mentre un sorriso le piegò gli angoli della bocca. «I miei figli.»
 
 
 
 
Note dell’Autrice
Ehm… *spunta fuori da dietro una sedia con tanto di bandierina bianca* salve?
Dopo questo immenso ritardo, di cui mi scuso profondamente, sono tornata con il tanto atteso capitolo (o almeno spero che sia ancora atteso).
Ho cercato di dare tutta me stessa visto che, chi più chi meno, mi avete chiesto un incontro con i fiocchi tra i due e non volevo in alcun modo deludere le vostre aspettative. Spero di aver fatto un buon lavoro e se questo capitolo è riuscito a vedere la luce devo ringraziare soprattutto la mia personale editor che si è conquistata il titolo di Santa! Grazie infinite Paola!!!!!!!  
In attesa *ben nascosta dietro al mobilio ovviamente* di sapere cosa ne pensate, vi auguro una buona lettura!
A presto!
By Lucia.
 

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Capitolo 8
*** CAPITOLO 7 ***


CAPITOLO 7
 
«Figli?»
Natsu a stento riconobbe la sua voce mentre il significato di quell’ultima parola si fece lentamente strada in lui. Non appena ne ebbe comprese le implicazioni, gli sembrò improvvisamente di annaspare, di non riuscire più ad incamerare aria nei polmoni. Era una sensazione ben peggiore di quella provata poco prima a causa della magia del Master dei Mercenari. 
«Stai mentendo.»
Non poteva essere altrimenti. Ma il silenzio con cui rispose la donna non lasciava alcun dubbio.
«Chi?» Si ritrovò a chiedere ringhiando prima ancora di aver formulato il pensiero. Sentiva la sua magia intensificarsi ma non se ne curò. Tutta la calma e il sangue freddo di cui era capace lo aveva esaurito poco prima davanti a quell’essere immondo del Master che si era comportato come se Lucy gli appartenesse.
Un pensiero disgustoso attraversò la mente di Natsu facendogli gelare il sangue e, contemporaneamente, infiammandolo. Con un’espressione omicida sul viso si rivolse a Lucy.
«Dimmi che non è lui.» Disse avanzando minaccioso verso la maga che, forse istintivamente, si ritrovò ad indietreggiare fino a trovarsi con le spalle al muro.
È in trappola.
In quel momento i pensieri di Natsu erano simili a quelli di una belva che puntava alla sua preda. Il suo istinto di drago aveva preso il sopravvento, lo stesso istinto che sembrava essersi destato violentemente nel sentire la parola figli fuoriuscire dalle labbra perfette di Lucy.
«DIMMI CHI E’ IL BASTARDO, LUCY!»
«N-Natsu? Ma che…»
«Dopo quanto tempo, eh? Quanto hai aspettato prima di tradire la tua famiglia? Di tradire ME!»
Gli occhi color cioccolato rivelavano confusione ma Natsu non se ne curò, consumato dal pensiero che un altro si fosse arrogato il diritto di avvicinarsi alla sua maga, di toccarla, di…
Non lo sopporto!
«Quei diritti erano miei, Lucy. MIEI! Come hai potuto? Come hai potuto permettere a qualcun altro che non fossi io di avvicinarsi?»
Natsu ribolliva. Si sentiva furioso verso se stesso, verso Lucy, ma soprattutto verso quello sconosciuto che aveva approfittato della sua lontananza, della sua inconsapevolezza, del suo non essere mai stato in grado di riconoscere quel sentimento che gli faceva battere il cuore ogni volta che erano insieme.
Il Dragon Slayer capì dall’espressione della compagna il momento in cui le sue parole fecero breccia nella sua mente.
«Tradirti?! Ti si è bruciato il cervello, Natsu?»
«Non fare la finta tonta con me! Chi è il padre?»
«Non sono affari tuoi!»
«E’ un mago di Fairy Tail? Un membro di un’altra Gilda?» Lo sguardo di Natsu, ormai diventato talmente scuro da sembrare nero, si assottigliò. «Dimmi che non è quel bastardo, Lucy. Dimmi che non è Vistrass!»
Gli occhi di lei si spalancarono mentre l’incarnato divenne ancora più pallido.
La sua reazione, unita al suo silenzio, fecero scattare qualcosa in Natsu. Ogni cellula, ogni fibra del suo essere gli urlava di reagire, di reclamare ciò che era suo, di riprendersi quella che era la sua compagna.
Compagna.
Il Dragon Slayer sembrò quasi esitare quando, finalmente, comprese il vero significato di quella parola. Lo aveva già intuito in passato, ma solo dopo la sua chiacchierata con Sting l’emozione legata a quella parola aveva iniziato a prendere forma, ad assumere un nome. E ora, nel vedere Lucy davanti a sé, non volle più trattenersi.
Lucy era la sua compagna.
Colei che lo completava.
Colei che faceva battere il suo cuore di drago.
Colei per la quale avrebbe fatto di tutto pur di veder quel sorriso illuminarle il volto.
Era la sua anima.
Forte di questa consapevolezza, azzerò la distanza tra loro per prenderle il viso tra le mani e baciarla.
Casa.
Non appena le labbra di Natsu poggiarono su quelle morbide di lei seppe di aver finalmente ritrovato il suo posto nel mondo. Di aver ritrovato il centro del suo universo.
Il suo cuore.
Guidato dalle sensazioni che quel contatto gli suscitava, dal fuoco che aveva iniziato ad infiammargli il sangue, il mago cercò di approfondire il bacio, bramoso di provare di più, di assaggiare di più. Passò una mano dietro la nuca di Lucy, intrecciandola ai suoi capelli mentre con l’altra percorreva lentamente le dolci curve del suo corpo fino a cingerle il fianco, avvicinandola maggiormente a sé.
Con la lingua seguiva il contorno delle sue labbra premendo poi per farle schiudere, stuzzicandole, mordendole, invitandole ad aprirsi per lui e quando finalmente cedette, Natsu ebbe l’ennesima conferma del fatto che Lucy fosse la donna destinata a lui.
Non aveva mai provato sensazioni simili e non poteva neppure pensare di riuscire a trovare delle parole che potessero esprimerle. In quell’istante l’unica cosa cui poteva pensare era quella di continuare a baciare Lucy, di divorarla.
Ma quella sensazione paradisiaca durò ben poco.
Quando Natsu pose fine al bacio, scostandosi da lei quel tanto che bastava per poterle vedere bene il viso, rimase incantato e soddisfatto da ciò che vide.
Le labbra di Lucy erano gonfie per via dei suoi baci, le gote sembravano quasi prendere fuoco tanto erano rosse, gli occhi lucidi e ardenti di desiderio e i capelli dorati, scompigliati laddove vi era passato con la mano, che incorniciavano il tutto. Attratto da quelle ciocche, ne prese una con la mano facendola scorrere per tutta la sua lunghezza. Erano morbidi proprio come ricordava.
Bellissima.
Sì. Lucy era sempre stata bella ma in quel momento, ai suoi occhi, lo era ancora di più. I ricordi che lo avevano accompagnato durante il suo allenamento non le rendevano giustizia. Nonostante la cicatrice a segnarle il viso, la donna era all’apice della sua bellezza.
«Sei ancora più bella del giorno in cui ti ho lasciata.» Le sussurrò mentre avvicinava nuovamente le labbra alle sue, smanioso di assaggiare ancora il suo sapore.
Tuttavia quel contatto non avvenne mai.
Natsu avvertì il corpo di Lucy irrigidirsi prima di essere spinto lontano dalla maga che lo guardava con un misto di rabbia e confusione. La vide portarsi una mano alla bocca prima di riabbassarla e ricambiare poi il suo sguardo con uno determinato e lucido.
«Che ti è saltato in mente?» Gli domandò con astio.
Natsu non riusciva proprio a capire il comportamento della compagna. Sapeva che il bacio le era piaciuto, l’aveva sentita rilassarsi, abbandonarsi a quell’urgenza e parteciparvi con pari entusiasmo.
«Ma che ti prende, Lucy?» Le domandò.
«Che mi prende? Hai pure il coraggio di chiedermi che mi prende?!» Ora Lucy stava praticamente urlando. «Mi prende che come tuo solito riesci sempre a cacciarmi nei guai! A rendere la situazione ancora più disastrosa di prima! Mi prende che non pensi mai prima di agire. Come hai potuto baciarmi!»
Ora era il turno di Natsu di infiammarsi. Era quello il problema? Il bacio?
«Ti ho baciata perché volevo farlo.»
«Volevi farlo? Tu volevi farlo? E non hai pensato che io non lo volessi?»
«Oh, andiamo Lucy. Non sei mai stata brava a mentire. Anche tu mi hai baciato.»
«C-cosa?» Balbettò la donna.
«Anche tu mi hai messo la lingua in bocca e hai iniziato a muoverla come se volessi mangiarmi.»
Per qualche secondo regnò il silenzio tra loro. Fu la maga degli Spiriti ad interromperlo.
«Maledizione.» Imprecò passandosi la mano tra i capelli prima di massaggiarsi una tempia, come se la testa le dolesse. «Ma come diamine sono finita in questa situazione? Ho altro cui pensare adesso.»
Natsu la vide guardarsi attorno, evitando di incrociare il suo sguardo come se volesse ignorare la sua esistenza. Gli occhi color cioccolato si spalancarono quando si posarono sull’orologio della scrivania.
«E’ tardissimo! Devo andare da Axel ed Ellie! Gliel’avevo promesso!»
Lucy scattò verso la porta ma prima ancora che toccasse la maniglia, Natsu le afferrò il polso e la voltò verso di lui.
«Dove credi di andare?»
«Lasciami subito, Natsu!» disse Lucy dimenandosi da quella presa.
«Chi sono Axel ed Ellie? Che diamine sta succedendo qua? E CHI E’ L’UOMO CHE HA OSATO TOCCARTI?»
Talmente tante domande affollavano la mente del Dragon Slayer da avere la sensazione che presto sarebbe impazzito se non avesse avuto qualche risposta, specie all’ultima domanda che aveva rivolto urlando a Lucy.
«Lasciami Natsu.» La maga continuò a muovere il braccio nel tentativo di liberarsi dalla sua presa ma era tutto inutile.
«Rispondi alla domanda Lucy. Dimmi il nome di quel bastardo!»
«Ma perché diamine t’interessa?»
«Tu sei mia, Lucy!»
Quest’ultima dichiarazione ebbe il potere di far immobilizzare la donna. Lo guardò come se si trovasse davanti ad un estraneo, l’espressione confusa. Restò in quello stato qualche secondo prima di portarsi la mano libera alla tempia, una smorfia di dolore dipinta sul viso.
«Io non sono tua, Natsu. Non lo sono mai stata.»
«Sì, invece. Sei la mia migliore amica. La mia nakama. Con te ho condiviso mille avventure. Tu sei importante Lucy e…»
«NON E’ VERO!» Lo interruppe lei urlando, gli occhi umidi. «Non sono mai stata importante per te! Se lo fossi stata non te ne saresti andato via lasciandomi sola e niente di tutto questo sarebbe successo!»
Natsu chiuse gli occhi nel sentire lo sfogo della giovane, il suo dolore. L’aveva ferita, lo sapeva. Aveva sbagliato ad andarsene così e adesso se ne rendeva conto, ma in quel momento gli era sembrata la cosa giusta da fare per lui, per la sua Gilda e per lei. L’unica cosa cui aveva pensato era stata quella di diventare più forte, così da riuscire a proteggere tutti.
A proteggere Lucy.
Non si era reso conto che già allora era innamorato di quella maga testarda, a volte superficiale, che arrossiva sempre ogni volta che lo trovava a fissarla, che lo risvegliava sempre con un calcio la mattina cercando però di nascondere un sorriso divertito. Innamorato di quella donna che, come lui, avrebbe fatto di tutto per i suoi compagni, per la sua famiglia. Avrebbe sacrificato qualsiasi cosa, perfino la vita, e questo lui non avrebbe mai potuto accettarlo.
Amava Lucy?
Sì. Sì, l’amava.
Ora non gli restava altro da fare che riprendersela.
«Ora basta, Natsu. Ti prego.» Quel tono basso e pieno di dolore lo riportò al presente, concentrandosi sulla figura gemente che si stringeva la testa con la mano libera.
Natsu a quella vista aggrottò al fronte. «Lucy cos…»
Una mano lo prese per il polso con cui teneva ferma la maga. Il Dragon Slayer subito voltò lo sguardo verso il nuovo arrivato stupendosi nel trovarsi davanti Loki.
«Basta così, Natsu. Lasciala subito.»
Il tono usato dallo spirito non ammetteva repliche e il mago di fuoco fece come gli era stato detto. Non appena libera, Lucy portò anche l’altra mano alla tempia, gli occhi chiusi stretti come se il dolore alla testa fosse insopportabile. Loki l’accompagnò verso il letto facendola sedere e sussurrandole parole con un tono talmente basso che neppure con i suoi sensi da Dragon Slayer riuscì a sentire. Natsu vide Lucy annuire e un sorriso forzato comparve sul volto di Loki, sorriso che venne meno quando si voltò verso di lui, dando così le spalle alla sua padrona.
«Ne è passato di tempo, vero Natsu?»
Salamander spostò lo sguardo da Lucy, seduta sul letto con la testa stretta tra le mani, allo spirito fermo davanti a lui.
«Loki.»
«Ce ne hai messo di tempo per allenarti, eh? Direi anche troppo.» Pronunciò Loki facendo cenno con la testa verso Lucy, sottolineando ancora una volta quante cose fossero successe durante la sua assenza.
Natsu si limitò ad annuire, consapevole del messaggio lanciato dal suo vecchio compagno di gilda e inviandone uno a sua volta. Avrebbe fatto suo il peso sopportato in tutti quegli anni da Lucy e sarebbe andato avanti insieme a lei. Non l’avrebbe mai più lasciata sola.
Probabilmente Loki riuscì a percepire quella che era la sua volontà perché, dopo aver rivolto un ultimo sguardo alla maga, concentrò tutta la sua attenzione su di lui.
«Sono successe un po’ di cose.» Iniziò a dire con un sorriso rassegnato. «Non so neppure da che parte cominciare.»
«Comincia col dirmi chi è il bastardo.» Ringhiò Natsu incrociando le braccia al petto. Non si sarebbe spostato da quella posizione finché non avesse saputo tutta la verità.
Dopo un istante in cui sembrò che Loki stesse cercando di concentrare i suoi pensieri, iniziò a raccontare.
«Tre anni fa Lucy era devastata. La tua partenza, la perdita di Aquarius, lo scioglimento di Fairy Tail, l’hanno profondamente segnata. In particolare credo che a renderle le cose peggiori sia stato il fatto che nessuno dei nostri compagni abbia provato ad insistere nel tentativo di convincere il master a cambiare idea. Tutti si sono arresi al suo ordine disperdendosi per Fiore. Solo Lucy non è riuscita ad allontanarsi da Magnolia. Non voleva lasciarla sapendo che presto vi avresti fatto ritorno.» Loki prese un lungo respiro prima di riprendere la narrazione. «Tuttavia, un conto è esserne convinti con la testa… il cuore è tutt’altra cosa. Più i giorni passavano e più Lucy si rinchiudeva in sé stessa. Neppure la visita di Yukino riuscì a scuoterla e…»
«Dove diamine eravate tu e tutti gli altri spiriti?» lo interruppe Natsu furioso. «Perchè non eravate al suo fianco? Come avete potuto permetterle di ridursi in quello stato?»
Il viso di Loki si contrasse ma non rispose all’accusa.  «Non potevamo.» Disse. «Non so se fu intenzionale o meno ma Lucy ci aveva bloccato. Né io né nessun altro spirito con abbastanza potere da poter attraversare autonomamente il portale eravamo in grado di raggiungerla e credimi, ci abbiamo provato in ogni istante.»
Natsu abbassò lo sguardo. «Mi dispiace.» Aveva percepito la pena di Loki nella sua voce. «Non è stata colpa tua.»
Lo spirito volse lo sguardo verso Lucy che sembrava essersi calmata sebbene continuasse a tenersi la testa tra le mani, i gomiti poggiati sulle ginocchia. Anche Natsu si mise a guardare la sua compagna.
«Le cose rimasero così finché non incontrò loro.»
Quelle parole catturarono completamente l’attenzione di Natsu i cui pensieri stavano correndo all’impazzata cercando di assimilare quanto detto finora da Loki. «Loro
Leo annuì. «Un giorno, non so per quale motivo, decise di recarsi alla sua vecchia residenza. Non conosco i dettagli di quanto accaduto dal momento che ho potuto scorgere solo poche immagini dal nostro mondo, ma da quanto ho capito laddove prima vi era la tomba di sua madre, Lucy vi trovò due piccoli bambini addormentati. Non so cosa le sia passato per la mente ma quando finalmente m’invocò, riaprendo così tutti i portali, la trovai seduta a terra insieme a questi due bambini che se ne stavano tranquilli a giocare tra di loro coinvolgendola di tanto in tanto.»
Loki guardò Natsu dritto negli occhi. «Non indagai. Mi bastò solo il fatto che da quel giorno Lucy tornò a vivere. Quei due angeli le donarono nuovamente il sorriso e la voglia di vivere e, giorno dopo giorno, il legame tra i tre diventava sempre più forte, soprattutto quando Ellie, che non aveva neppure due anni, iniziò a chiamare Lucy “mamma”. Anche Axel iniziò a farlo poco dopo e Lucy assunse automaticamente quel ruolo.»
Più Loki parlava e più gli occhi brillavano di gioia e questo non sfuggì a Natsu che si ritrovò ad invidiare l’amico per aver avuto la possibilità di vivere quei momenti.
Presto, si ripromise, presto li vivrò anche io. Se Lucy era la loro mamma, lui sarebbe stato il loro papà. Ora che aveva scoperto che non erano i suoi veri figli a Natsu sembrò di essersi tolto un macigno dal cuore. «Una famiglia felice.» Commentò a voce bassa posando gli occhi verdi sulla figura della maga.
«Sì.» confermò Loki. «Tutto andava a meraviglia. Il vuoto creatosi nel suo cuore sembrava essersi in qualche modo colmato grazie alla presenza dei due fratelli. Dovresti vederli insieme, Natsu. Sembrano davvero madre e figli, come se tra loro esistesse davvero un legame di sangue.»
«Li vedrò.» Affermò sicuro il Dragon Slayer. «Poi cos’è successo?»
Il silenzio seguì quella domanda.
«Poi è arrivato lui.» Rispose con un bisbiglio, alzandosi poi in piedi per avvicinarsi al Dragon Slayer. «Non era passato neppure un anno da quando Axel ed Ellie erano entrati a far parte della nostra famiglia che svanirono all’improvviso nel nulla. A Lucy sembrò di impazzire ma non si arrese e diede fondo a tutto il suo potere magico per trovarli, invocandoci a coppie per aiutarla nell’impresa. Alla fine non fummo noi a trovare loro… cademmo in una trappola.»
Durante tutto il racconto Natsu strinse i pugni al punto da affondare le unghie nel palmo. «Non dirmi che era stato lui.» Ringhiò.
«Sì. Master Vistrass li aveva catturati.»
Nel sentire il suo nome, le fiamme del Dragon Slayer divamparono. «Quel bastardo!»
«Ci ricattò minacciando la vita dei bambini. Finché gli avessimo obbedito a loro non sarebbe accaduto nulla. Abbiamo provato a combattere ma è stato tutto inutile. Ogni nostro tentativo è stato sventato sul nascere e l’ultimo costò quasi un occhio a Lucy.» Loki tracciò una linea immaginaria che partiva da sopra il sopracciglio sinistro riferendosi alla cicatrice della donna. «Master Vistrass dopo quest’ultimo episodio segregò Axel ed Ellie in una stanza impedendovi a chiunque l’accesso tramite delle rune magiche. Se qualcuno osa oltrepassare il confine da lui imposto ad attenderlo vi è una morte istantanea. Da allora per evitare che i piccoli possano uscire e per difenderli, Aries è sempre con loro.»
«Ucciderò quel bastardo.» Dichiarò Natsu. Era una promessa che avrebbe mantenuto ad ogni costo.
«Quello fu l’inizio del nostro incubo. Il Master sottopose Lucy ad un addestramento infernale, costringendola anche a…» Loki s’interruppe, rifiutandosi di riportare in vita altri dolorosi ricordi.
«Perché?» Si ritrovò a domandare con un ringhio Natsu quando si rese improvvisamente conto di un’altra cosa. «Aspetta.» Afferrò Loki per le spalle così da guardarlo negli occhi. «Mi stai dicendo che per tutto questo tempo Lucy ha continuato a tenere aperto il portale di Aries?»
«Sì.»
Una sola parola che fece tentennare Natsu. Sapeva che Lucy aveva un’enorme potenziale, tutti ne erano consci tranne lei, ma anche la sua magia presentava un grosso limite. La durata delle sue invocazioni era direttamente proporzionale alla sua resistenza fisica. Riuscire a tenere aperto costantemente un portale per ben due anni aveva dell’incredibile.
Come c’è riuscita?
Come se gli avesse letto nel pensiero, Loki rispose alla sua domanda. «Ironicamente dobbiamo ringraziare il Master per questo aumento di potere. L’addestramento cui l’ha sottoposta per trasformarla in un perfetto mercenario ha fatto sì che la sua magia si affinasse e si potenziasse.» Ora il tono di Leo si fece più duro. «Ha giocato con il suo corpo e i suoi sentimenti giungendo addirittura a ridere delle sue lacrime quando le cancellarono il simbolo di Fairy Tail.»
«Perché lei? Cosa vuole da Lucy?»
«La mia magia.» Gli rispose con voce flebile la maga.
Nel sentirla subito Natsu fece per raggiungerla ma una mano lo bloccò. Loki gli si avvicinò quel tanto che bastava per far sì che lo udisse senza farsi scorgere dall’amica. «Qualunque cosa accada non rivelare a Lucy i tuoi sentimenti. Non dire ancora nulla, Natsu. Fidati di me. C’è ancora una cosa che non sai.»
Il mago, pur non capendo il significato delle parole dello spirito, annuì. Si sarebbe fidato di lui come aveva sempre fatto. «Stai bene, Lucy?» Si limitò a chiederle rimanendo fermo.
«Sto bene, Natsu.» Lucy si alzò rivolgendogli poi quello che forse era il primo, vero sorriso che le vedeva fare da quando l’aveva ritrovata.
«Perché vuole la tua magia?»
«Per il Progetto Rinascita.»
Il Dragon Slayer corrugò la fronte. «Eh?»
La maga celestiale scrollò le spalle. «Non conosco i dettagli. Mi è solo dato di sapere che per la sua realizzazione occorrono le Dodici Chiavi d’Oro e una maga degli Spiriti Stellari. Qualsiasi altra domanda finirebbe per violare il patto che ho sancito con Master Vistrass. Finché mi limito ad eseguire gli ordini senza contestare mi viene permesso di visitare Axel ed Ellie, che restano perciò illesi.»
«Dove si trovano ora i bambini?»
«Natsu non puoi fare nulla.» Lo bloccò Lucy indovinando i suoi pensieri. «Sono due anni che io e i miei spiriti cerchiamo un modo per aggirare quelle rune ma neppure Crux è riuscito a trovare nulla. Sono troppo antiche.»
«Levy!» Se ne uscì il mago di fuoco. «Lei sicuramente saprebbe riconoscerle.»
«No, Natsu.» Rispose Loki. «Qualsiasi contatto con i nostri vecchi compagni verrebbe visto come un tradimento e punito di conseguenza.»
«Comunque presto la cosa non avrà più importanza.» Aggiunse poi Lucy con rassegnazione e tristezza.
«Perché?»
«Il mio tempo sta per scadere. Presto non avrò più magia e allora non sarò più di nessun utilizzo per il Progetto.»
«C-che stai dicendo, Lucy?» Chiese allarmato Natsu.
«La mia magia sta per finire e quando questo accadrà, anche la mia vita giungerà al termine.»
«NO!» Negò il Dragon Slayer rifiutandosi di credere ad una simile verità. «Un mago non può finire la propria magia. Tu non puoi finirla!»
«Può se questa le viene sottratta costantemente.»
«No.» Negò ancora lui. «No. Non è possibile.» Si rifiutava anche solo di prenderne in considerazione l’idea. Non poteva accettare una simile eventualità. Non ora che finalmente l’aveva ritrovata. Sottrarre la sua magia? Avrebbe raso al suolo ogni cosa, distruggendo tutto e tutti pur di far restare in vita Lucy.
Un bussare alla porta fece calare il silenzio nella stanza. Fu Lucy la prima a riprendersi. «Immagino che lo vedrai con i tuoi occhi, Natsu.» E andò ad aprire la porta.
 
 
Note dell’Autrice
E finalmente eccoci con la verità, tutta la verità e nient’altro che la verità (o quasi :P) Non vi dico altro perché corro a nascondermi prima che mi tiriate qualche oggetto contundente ^^
Dal mio bel nascondiglio aspetto di leggere i vostri commenti ;)
Come sempre un ringraziamento enorme va alla mia editor/angelo Paola :D
A presto!
By Lucia <3
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 9
*** CAPITOLO 8 ***


CAPITOLO 8
 
Lucy stava per aprire la porta quando la voce di Natsu la bloccò.
«Aspetta.»
Si voltò, sussultando leggermente nel trovarselo a pochi centimetri di distanza, la mano posata sulla sua.
«Sento un odore che non mi piace.» disse Natsu fissando la porta. «Stai indietro Lucy.»
Istintivamente la maga obbedì all’ordine, indietreggiando di qualche passo e permettendogli così di aprire la porta. Quando scorse la persona dall’altra parte della soglia tutto il corpo di Lucy si tese. Subito cercò con lo sguardo Loki che ricambiò la sua occhiata con un’altra altrettanto tesa e preoccupata.
«E tu chi sei, signore?» domandò la bambina che aveva bussato alla porta ad un Natsu alquanto sorpreso. «Sei un amico di Lucy? Anche io!» esclamò la piccola con un sorriso, gli occhi neri sembravano brillare di gioia. «Mi chiamo Veronika.» si presentò allungando la mano per salutare il ragazzo. Quest’ultimo seguì l’esempio della nuova arrivata, presentandosi a sua volta. «Sì, sono un suo amico. Mi chiamo Natsu.» tese anche lui la mano per andare incontro a quella più piccola di lei quando accaddero due cose.
La presa ferrea di Loki sul suo polso e l’urlo di Lucy.
«NON TOCCARLA!» esclamò spaventata. «Stai lontano da lei, Natsu!»
In meno di un battito di ciglia la donna si era frapposta tra i due, posando poi una mano sul torace di Natsu spingendolo indietro, così da farlo allontanare da quella che era una delle persone più letali di tutta la Gilda.
«Oh, andiamo Lucy. Non ci si comporta così.» pronunciò Veronika con una smorfia di disappunto. «Non stavo facendo nulla di male in fondo, volevo solo… presentarmi.»
«So molto bene come ti piace presentarti alla gente, Veronika. Lo hai fatto anche con me, ricordi?»
Una risata divertita fuoriuscì dalla bocca rosea della bambina. «Oh, lo ricordo come se fosse ieri.» disse passandosi la lingua sulle labbra come se ricordasse un sapore particolare.
Sotto il suo tocco, Lucy poteva avvertire la tensione nei muscoli di Natsu e sapeva che non sarebbe stato tranquillo ancora per molto. Preoccupata, parlò senza riflettere. «Adesso falla finita Veronika! Quella faccia da bambina non ti si addice. Dimmi perché sei venuta e lasciaci in pace.» sbottò, dimenticandosi per un attimo con chi avesse a che fare.
«Maledizione, Lucy!» imprecò Loki che le si avvicinò prontamente.
«Dannazione! Natsu stai dietro di me.» pronunciò accorgendosi di come il compagno si stesse scostando da lei per fronteggiare quella che iniziava a ritenere una minaccia.
«Lucy che dia-» s’interruppe quando davanti ai suoi occhi la figura della bambina iniziò a dissolversi, a mutare, finché non comparve al suo posto una donna.
«E questa chi diamine è?» le chiese Natsu.
Lucy non distolse lo sguardo da quello nero di lei.
«Veronika. Colei che detiene il titolo di Terzo Generale della Cerchia Interna.»
«Vedo con piacere che non ti sei dimenticata di me.» Svanì in una frazione di secondo per poi ricomparirle improvvisamente davanti, cogliendo di sorpresa tutti, e schiaffeggiandola con una forza tale che sarebbe finita a terra se Natsu non l’avesse prontamente afferrata.
«Lucy!» Urlò il mago prima di rivolgersi al generale. «Come hai osato, maledetta!» Voleva scagliarsi contro di lei, Lucy lo sentiva, ma non poteva permetterglielo. «Sto bene, Natsu.» disse stringendogli il gilè con la mano. «Qualsiasi cosa accada non toccarla mai! Hai capito? Un solo tocco e sei morto. Tutto il suo corpo è ricoperto di veleno. Le basta un pensiero per rilasciarlo durante il contatto e se non ti uccide sul colpo ti fa provare un dolore tale da preferire la morte.» Era così infatti che Veronika amava presentarsi ai suoi nemici, cogliendoli impreparati, ingannandoli con il suo aspetto da bambina, per poi annientarli con un semplice tocco.
Sotto lo sguardo attento del generale, Lucy permise a Natsu di aiutarla ad alzarsi, restandogli poi accanto. Aveva paura che la situazione potesse precipitare da un momento all’altro.
«Uhm… interessante.» pronunciò la mercenaria. «Davvero molto interessante.»
«Che cosa?» disse Natsu con astio ignorando l’occhiataccia che Lucy gli rivolse. Fortuna che lo avevo appena avvisato, si ritrovò a pensare la maga, ignorando il dolore alla testa che le era tornato da quando Veronika era apparsa sulla soglia della camera.
Questa si scostò una ciocca di capelli neri scivolata lungo la spalla prima di rispondere. «Sai ragazzino? È la prima volta che vedo la nostra bella e fredda Lucy mostrare tanta preoccupazione per qualcuno. Ovviamente escludendo i suoi marmocchietti.» Li scrutò per qualche secondo prima di continuare. «Per una che finora è rimasta praticamente impassibile davanti agli orrori più brutali, trovo il tutto molto… eccitante.» concluse, gli occhi lucidi e l’espressione di chi avesse appena fatto una scoperta eccezionale.
Nel sentirle pronunciare quelle parole, Lucy si accorse di aver commesso un errore restando al fianco di Natsu con lui che le cingeva stretta la vita con un braccio. Aveva indirizzato tutta la sua attenzione sul pericolo rappresentato da Veronika, ma non appena si rese conto di essere interamente appoggiata a Natsu, le sembrò che tutti i suoi sensi si focalizzassero su di lui.
Cercò, invano, di non soffermarsi su quanto familiare e nostalgica fosse quella sensazione di contatto, di come la facesse sentire sicura e protetta. Una sensazione che sembrava offuscare la rabbia e l’odio che aveva esternato poco prima.
Qualcosa stava cercando a tutti i costi di riemergere, di farsi strada tra i suoi ricordi, tra le sue emozioni. Qualcosa che troppo a lungo era stato dimenticato e che ora la spronava ad allungare la mano, ad afferrare quell’emozione che per lei era stata così importante.
Una fitta molto più dolorosa delle precedenti la scosse, riportandola a concentrarsi sul presente. Scostandosi da Natsu si rivolse al generale con freddezza. «Cosa vuoi?»
Senza smettere di sorridere quest’ultima le rispose divertita. «Melissa ti vuole, mia cara.»
Lucy si limitò ad annuirle e, avviandosi verso la porta, aggiunse, «Natsu, tu aspettaci qui. Io e Loki torneremo pr-»
«Viene anche lui.» ordinò Veronika con un tono che non ammetteva repliche.
A quella sentenza, perché di sentenza si trattava, Lucy sbiancò e si girò di scatto verso la donna. «No!» replicò a voce alta per poi trovarsi subito dopo a terra, un rivolo di sangue che le usciva dal labbro spaccato.
Lo schiaffo era stato talmente rapido e violento da non essere riuscita neppure a vederlo.
«Lucy!» urlarono insieme Loki e Natsu.
«Mai più.» sibilò Veronika riempiendo quelle due parole di tutto il veleno di cui era capace, il viso contratto. «Non osare mai più opporti agli ordini. Ricorda il tuo posto, maga. Ricorda il tuo ruolo. Tu. Sei. Una. Bambola.»
Lucy restò in silenzio, la paura e il dolore le impedivano di fare qualsiasi sciocchezza.
«Maledetta! Io ti-»
«Natsu!» lo richiamò Loki che scosse la testa.
Il Dragon Slayer sembrava pronto a sventrare qualcuno e non pareva aver colto il muto segnale dell’amico.
«Natsu.» sussurrò Lucy a voce così bassa da essere udita solo da lui. Questi incontrò lo sguardo supplichevole che gli rivolse e abbassò i pugni. Si avvicinò poi a lei, chinandosi per prenderla tra le braccia.
«Natsu m-»
«Zitta.» ringhiò, stringendola così da farla aderire maggiormente al suo torace e uscì dalla stanza. «Da che parte, Loki?»
Lo spirito affiancò subito l’amico indicandogli la direzione da seguire. «Da questa parte.» 
Il trio iniziò ad incamminarsi, con Lucy che non poteva fare altro che restarsene, ansiosa, tra le braccia del mago. Non riusciva ad immaginare il motivo per cui il master aveva richiesto la presenza di Natsu e la cosa la terrorizzava. Non voleva che gli accadesse nulla.
Ho paura per lui.
Quasi sgranò gli occhi quando, improvvisamente, quel pensiero le si materializzò nella mente subito accompagnato da un’altra fitta lancinante che la fece sussultare.
«Shh, Lucy.» Il respiro caldo di Natsu le accarezzò la pelle. «Andrà tutto bene. Te lo prometto.»
A quelle parole lei sollevò il viso. Gli occhi verdi di lui ardevano di determinazione e le dicevano che lui credeva davvero in quella promessa. Credeva nel fatto che presto sarebbe tutto finito per il meglio e nascondevano in sé anche un’altra promessa, una che non aveva potuto esprimere a parole ma che le aveva permesso di vedere comunque nel suo sguardo.
Presto sarebbero tornati a casa.
A Fairy Tail.
Lucy non riuscì più a sostenere l’intensità di quegli occhi, combattuta da una marea di emozioni che, unite a quel dolore continuo, rischiavano di farla impazzire.
Si rannicchiò il più possibile tra le braccia di Natsu, cercando quel calore che era sempre stata la sua certezza, il suo raggio di sole nei momenti più bui.
“Anche il sole può ferire, bruciarti fino a consumarti e portarti così all’oblio.”
Il corpo della maga fu scosso da lievi tremori nel momento in cui udì nuovamente quella voce nella sua testa.
Costringendosi a restare perfettamente immobile così da non allarmare Natsu, cercò di calmarsi, di non pensare a nulla così da far svanire, come accadeva sempre, il dolore e quindi la voce, sebbene erano passati svariati mesi da quando l’aveva udita così distintamente.
Tuttavia, contrariamente alle volte precedenti, fallì nel suo tentativo di estraniarsi da tutto ciò che la circondava. Ogni passo di Natsu le ricordava dove erano diretti e cosa avrebbe dovuto affrontare di lì a poco. Il pensiero che anche lui rischiava di subire una sorte simile alla sua le lacerava il cuore.
“Perché ti ostini a preoccuparti per lui?” le chiese la voce. “Hai detto di odiarlo, no?”
Si. Lo odio, ma…
“Ha scelto di abbandonarti senza alcuna esitazione, vero?”
Si-no… ha detto che lo ha fatto per me…
“Anche la Gilda si è sciolta per proteggerti?”
No… n-non lo so.
“Non ti hanno forse lasciata sola tutti quanti? Chi è rimasto con te?”
Nessuno, ma ciò non significa...
“Natsu avrebbe dovuto portarti con sé, non è quello che hai sempre detto?”
Sì.
“Allora perché continui a preoccuparti per lui? Perché provi timore per lui? Dovresti continuare ad agire come hai sempre fatto. Dimenticati di lui e pensa solo ad obbedire al master. Non rischiare la tua vita e quella dei tuoi figli per lui!”
Più la voce parlava, più Lucy sentiva la testa esploderle, gli occhi chiusi per evitare alle lacrime di fuoriuscire. Sentiva il cuore diviso in due. Due emozioni contrapposte che rischiavano di soffocarla a causa della loro battaglia nel cercare di prevalere l’una sull’altra.
Basta!
«Lucy?»
La voce preoccupata di Natsu riuscì a farsi strada attraverso quella coltre di dolore che sembrava averla avvolta completamente, dandole un attimo di sollievo. Si sforzò ad aprire gli occhi anche se evitò il suo sguardo. «Sto bene, Natsu.»
Lui continuò a scrutarla e a Lucy sembrò quasi che stesse leggendo la sua anima tanto era concentrato su di lei. Alla fine un ghigno divertito gli comparve sul viso.
«E ora che c’è di divertente?» si ritrovò a chiedergli stizzita.
Io mi preoccupo a morte e lui si diverte?
«Nulla,» rispose, «ma sono felice di sapere che in fondo non sei cambiata.»
«Cosa?»
«Lucy guardami negli occhi e dimmi che stai bene.»
«Natsu, io…»si bloccò, incapace di continuare.
«Visto? Sei ancora la mia Lucy.» Affermò lui sfoggiando poi quel sorriso che troppe volte l’aveva incantata e di cui aveva sentito tremendamente la mancanza. Aveva appena poggiato nuovamente la testa al suo petto quando lo sentì sussurrare quelle parole che neppure lei sapeva di aver desiderato così a lungo.
«Qualsiasi cosa accada ricorda che non sei sola Lucy. Hai una famiglia, degli amici che ti aspettano e hai me. Te lo giuro, Lucy. Proteggerò te e i tuoi bambini. Non ti lascerò mai più sola. Fidati di me. Fidati di noi. Insieme siamo imbattibili.»
“Non ascoltarlo!” le urlò la voce, “Ti tradirà. Ti lascerà e-”
No.
Le parole pronunciate da Natsu avevano sbloccato qualcosa dentro di lei.
Fidarsi di Natsu?
Lo aveva sempre fatto. Lui era il suo partner e il suo compagno di team. Il suo migliore amico. Era l’uomo che aveva amato e che amava.
Io amo Natsu.
“NO!” urlò la voce, sebbene non più nitidamente come prima. Sembrava quasi che stesse svanendo così come il dolore alla testa. Anche tutta quella rabbia, quell’odio che per tutto quel tempo l’aveva soffocata, stavano lentamente svanendo, soccombendo davanti a quell’innegabile verità che per troppo tempo era stata ignorata.
“No! Ti stai sbagliando. Tu odi Salamander! Odi tutti quelli che fanno parte di Fairy Tail!” La voce diventava sempre più flebile e anche quelle fitte lancinanti, che l’avevano sempre colpita ogni qual volta che ricordava la gilda e Natsu, non le davano più fastidio.
Più ci pensava e più le sembrava strana per essere una mera coincidenza.
«Siamo arrivati. È la porta in fondo sulla destra, Natsu.»
Loki interruppe il corso dei sui pensieri, riportandola bruscamente alla realtà.
«Fammi scendere, Natsu.» disse a bassa voce la maga, accompagnando quella richiesta con un lieve sorriso così da tranquillizzare il Dragon Slayer che l’accontentò, seppure con non poca riluttanza.
«Non allontanarti da me, Lucy.»
La giovane non sapeva spiegarsi il motivo ma tutto d’un tratto la preoccupazione di Natsu, il suo voler stare al suo fianco così come la sua protettività, erano tutte cose che le riscaldavano il cuore, aumentandone i battiti non più per la collera ma per amore.
Cos’è cambiato?
«Sei pronto, Incappucciato?»
Lucy si voltò verso Veronika. «Come sempre.» si limitò a dire indossando nuovamente la sua solita maschera di indifferenza. Tuttavia, non appena il generale la superò per dirigersi verso la porta del Laboratorio, Lucy indirizzò quello che forse era il suo primo, vero sorriso a Natsu che se ne stava immobile a fissare la figura di Veronika.
 
 
Al Dragon Slayer quella situazione non piaceva affatto. Già il sentir parlare del poco tempo rimasto a Lucy lo aveva fatto quasi impazzire, ma quando aveva visto quella Veronika colpire la sua Lucy stava per perdere totalmente il controllo. Solo la voce di lei, lo sguardo implorante che gli aveva rivolto, lo avevano trattenuto dal peggiorare una situazione già potenzialmente letale.
Il suo istinto reclamava vendetta ma Natsu sapeva bene che doveva aspettare il momento più opportuno. Non c’era di mezzo solo la sua vita e quella della maga, ma anche quella di due creature innocenti. Tuttavia non riusciva a restare lucido con tutti quegli odori nauseabondi che aleggiavano tra quelle mura ed era ben consapevole di doversi concentrare. Per questo motivo aveva preso Lucy tra le sue braccia, ignorando le sue deboli proteste. Voleva circondarsi nuovamente del dolce profumo di lei, sentire il calore della sua pelle a contatto con la propria, ascoltare il battito sempre più veloce del suo cuore, prova vivente che quello non era un sogno. Che lei era viva ed era lì, con lui. E lo sarebbe stata anche in futuro. Era un giuramento che aveva fatto a sé stesso ed aveva tutte le intenzioni di mantenerlo.
Doveva solo aspettare.
Era convinto che il suo piano avrebbe funzionato… almeno la parte riguardante il coinvolgimento di Happy.
Mentre avanzava, seguendo le indicazioni di Loki, Natsu restò concentrato sulla figura che teneva stretta tra le braccia. C’era qualcosa che non andava, lo avvertiva chiaramente, ma non sapeva cosa. Aveva la sensazione che Lucy stesse lottando contro qualcosa e avrebbe voluto volentieri urlarle contro, dirle di lasciare a lui le sue battaglie, che avrebbe eliminato tutto e tutti per lei.
Perché non lo capisce? Si ritrovò a pensare mentre allontanava, a malincuore, Lucy dalla sua stretta, mantenendo lo sguardo fisso sulla figura del generale che li aveva preceduti nel varcare la soglia di quella misteriosa stanza.
«Natsu.»
Qualcosa nella voce di Lucy lo colpì, facendolo voltare immediatamente verso di lei.
Non appena vide il suo sorriso, parte della tensione accumulata lo abbandonò. Conosceva quel sorriso. Conosceva quel brillio che in quel momento le animava gli occhi. Era lo stesso viso che per tutti quegli anni lo aveva accompagnato durante il suo lungo viaggio. Quella era la vera Lucy Heartphilia.
Sei tornata!
Ricambiò il suo sorriso, felice come non mai di aver ritrovato finalmente il suo raggio di sole. Di aver ritrovato finalmente la sua Luce.
Non era l’unico a pensarlo.
«Bentornata, Lucy.»
Natsu aveva sentito chiaramente il sussurro di Loki, percependo nel tono dello spirito lo stesso sollievo che lo stava pervadendo.
Ma quell’attimo ebbe breve durata.
«Noto con molto… piacere che il mio regalo ti sia piaciuto, Lucy.»
Nel sentire la voce del master, entrambi i maghi sussultarono, in particolare Natsu notò come Lucy impallidì nel sentire quelle parole. Affiancandola, le prese la mano stringendogliela nel tentativo di rassicurarla e sfidando con lo sguardo Vistrass.
Prova a dire qualcosa e ti arrostisco vivo.
«Quale regalo, Master?» chiese impassibile Lucy, il volto tornato ad essere la maschera priva di vita che odiava.
Vistrass inarcò un sopracciglio mentre osservava le loro mani intrecciate. «Mi pare piuttosto ovvio.» rispose seccamente. «Coraggio, entriamo dentro. In molti vi stavano aspettando e personalmente non vedo l’ora di vedere la tua faccia non appena saprai di un altro mio regalo.»
Natsu avvertì il brivido di paura che pervase tutto il corpo della compagna ed era pronto a dar battaglia quando la voce di Lucy lo fermò.
«Sono certa che qualsiasi regalo del Master saprà essere all’altezza di ogni aspettativa.» iniziò con tono calmo ma che a Natsu sembrava un urlo di terrore. «Loki, sai cosa fare.» Aggiunse voltandosi verso l’amico prima di incrociare il suo sguardo.
Probabilmente dovette aver visto o quantomeno, percepito, la sua collera, la sua determinazione a voler distruggere l’essere che gli stava davanti perché gli posò una mano sul torace catturando immediatamente la sua attenzione.
«Natsu,» sussurrò, «ti prego, qualsiasi cosa accada, qualsiasi cosa tu possa sentire… non fare nulla. Ti prego. Lo so cosa stai per dire, ma ti scongiuro, pensa che dalle nostre azioni dipendono le vite di due innocenti.»
«Lucy…»
Lei non gli sorrise con la bocca ma con gli occhi, rendendo il suo sguardo triste e sereno al tempo stesso.
«Loki.» la sentì dire una volta dandogli le spalle per incamminarsi verso il master.
«Ci penso io, Lucy.»
Natsu non scostò lo sguardo da lei pur avvertendo la presenza di Loki al suo fianco.
Che io sia maledetto se le permetto di andare da sola!
Proprio quando la maga stava per varcare la soglia e prima ancora che Natsu potesse fare una mossa, le parole di Vistrass bloccarono tutti.
«Viene anche il Dragon Slayer con noi.»
Cosa?
«Cosa?» pronunciò Loki.
«NO!» urlò Lucy, trovandosi poi a terra schiacciata dalla magia del master.
«LUCY!» urlò Natsu che si lanciò in avanti colpendo al volto Vistrass con uno dei suoi pugni infuocati.
L’espressione furiosa di Natsu si tramutò in una più confusa nel giro di un battito di ciglia quando notò che il colpo non aveva avuto alcun effetto. Non era riuscito neppure a smuovere Vistrass.
«Ti avevo avvertito.» gli disse, tre parole permeate di gelo e potere.
Natsu si ritrovò lanciato con forza contro il muro affondandovi dentro. Sputò sangue dalla bocca quando cercò di inalare parte dell’aria che aveva perso durante l’impatto.
«No, ti prego fermati! Perdonami, Master. Farò tutto ciò che vorrai ma lascia stare Natsu!»
Nonostante la sensazione di disorientamento provocato dal colpo alla testa e il dolore che avvertiva in tutto il corpo, Natsu udì chiaramente l’implorazione di Lucy.
Si stava umiliando per lui. Per colpa sua.
«Maledetto!» ringhiò mentre cercava di districarsi dalle pietre del muro.
«Se non vuoi che qualcuno perda la vita ti consiglio di darti una calmata, Salamander.»
In quel momento, preso com’era dalla collera, quelle parole giunsero vuote a Natsu che era pronto a scagliarsi nuovamente conto Vistrass quando sentì Loki urlare: «Regulus Impact!» colpendolo con un pugno dritto in faccia e facendolo cadere a terra.
«Hai sentito cos’ha detto il Master, Natsu? Datti una calmata!»
Loki gli si inginocchiò di fronte sollevandolo poi per i lembi del gilè così da fissarlo dritto negli occhi.
«Ricorda cosa ti ha detto Lucy, maledetto! Non ti permetterò di mandare all’aria tutti i suoi sacrifici! Te lo ripeto un’ultima volta Natsu. Datti una calmata! Fallo per lei.»
Sentendola nominare, Natsu la cercò con lo sguardo e la vista di lei, a terra, impotente, che lo supplicava con gli occhi umidi per le troppe lacrime che cercava di trattenere, gli permise di riacquistare un minimo di controllo. Sputando a terra il sangue che si era raccolto in bocca, si rialzò.
«Me la pagherai, bastardo. È una promessa.»
Per nulla intimorito dalla minaccia, Vistrass gli rivolse un ghigno denigratorio prima di varcare la soglia.
«Coraggio, andiamo.» disse Loki mentre aiutava Lucy ad alzarsi, sostenendola mentre seguivano il Master.
Prendendo un respiro profondo, Natsu li seguì, restando sbalordito da ciò che trovò una volta entrato.   
 
 

Note dell’Autrice
Ehm… salveeeee!
Probabilmente in molti mi avete data per dispersa dal momento che non mi decido a postare ma ahimè, sono stata vittima del classico blocco dello scrittore, ma alla fine eccomi qua con questo capitolo che funge da “introduzione” per la fine della nostra storia. Ebbene sì. Siamo oramai agli sgoccioli, pochi capitoli e scriverò la parola fine.
Ma non pensiamoci per il momento;)
Finalmente abbiamo avuto qualche risposta sul comportamento della nostra Lucy e di come sia giunta alla tanto e sospirata verità circa i suoi sentimenti per Natsu.
Che dire?
Spero che anche questo capitolo sia stato di vostro gradimento ^_^
Secondo voi cosa succederà adesso? E quale sarà il famoso piano di Vistrass?
Fatemi sapere la vostra opinione gente ;)
Come sempre ringrazio la mia stupenda editor, Paola, che con tanta pazienza continua a sopportarmi e a correggere i miei deliri.
Ringrazio tutti coloro che hanno commentato i capitoli precedenti (Sayaka, Ayrin mi dispiace per la poca Nalu presente in questo capitolo) e chi mi ha dedicato un po’ del suo tempo leggendomi e inserendomi tra le preferite/seguenti/ricordate ^_^
A presto!
By Lucia <3
 
 

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Capitolo 10
*** CAPITOLO 9 ***


CAPITOLO 9
 
«Ma che-»
Non trovandosi più al sicuro nella privacy del suo alloggio, Lucy ignorò lo sgomento di Natsu resistendo alla tentazione di voltarsi verso di lui. Sapeva bene che tipo di reazione potesse suscitare la vista del Sancta Sanctorum di Melissa.
L’ambiente aveva le dimensioni di un’immensa caverna con le pareti rocciose mentre il suolo era pavimentato con lastre di acciaio nero, contribuendo ad installare in tutti coloro che vi mettevano piede un senso di ansia. Macchinari di ogni genere erano sparsi in un caos apparente e ognuno di essi era collegato a una serie di tubi che si allontanavano tutti verso la medesima direzione. Capsule cilindriche, contenenti un liquido di colore verde chiaro, si estendevano per tutta la lunghezza delle pareti, svanendo poi nelle tenebre del fondo del laboratorio.
«Andiamo» ordinò secco Vistrass.
Un brivido corse lungo la schiena di Lucy.
Non mi piace, si ritrovò a pensare mentre avanzava seguita a ruota da Natsu. Perché ho la sensazione che non ci sia più tempo?
No. Non poteva succedere. Non adesso! Non ora che aveva finalmente ritrovato Natsu.
Il suo Natsu.
Lucy era certa che con lui al suo fianco tutto si sarebbe risolto per il meglio. Avrebbero liberato Axel ed Ellie, sventato i piani di Vistrass e sarebbero tornati tutti insieme a casa.
A Fairy Tail.
Con quell’idea in mente, parte dell’ansia sembrò dissolversi. Il solo pensare a Natsu riusciva a calmarla.
Si voltò verso di lui trovandolo fermo davanti a una delle prime capsule. Non le piacque l’espressione dipinta sul suo volto e così tornò indietro affiancandolo.
«Natsu?» lo chiamò piano.
Lui non distolse lo sguardo.
«E’ questo che fate?» domandò con tono carico di disgusto e accusa.
La giovane sussultò nel sentirlo parlare in quel modo, ferita soprattutto dal fatto che avesse, forse inconsciamente, incluso anche lei in quell’accusa.
Anche se è vero.
«Sì, è quello che facciamo» rispose con un filo di voce e gli occhi chiusi, il senso di colpa e la vergogna a stento le permisero di pronunciare quelle poche parole.
Abbassò poi il volto, timorosa di scorgere anche negli occhi del Dragon Slayer la stessa condanna avvertita nelle sue parole. 
Sentì poi il tocco delle sue mani calde sul viso che la esortavano a sollevarlo. L’accontentò, restando però con gli occhi chiusi.
«Ehi» le sussurrò. «Lucy. Guardami»
Lei negò con la testa.
«Guardami» ripeté lui.
Lentamente aprì gli occhi perdendosi poi in quelli di lui.
«Non abbassare mai la testa, Lucy. Mai. Non hai nulla di cui vergognarti»
«Natsu, ma-»
«No» l’interruppe lui. «Qualsiasi cosa tu possa aver fatto, qualsiasi colpa tu voglia attribuirti, per me sei e resterai sempre la mia Lucy. Non c’è niente che tu, o chiunque altro, possiate dire che mi farà cambiare idea. Il tuo cuore è rimasto puro proprio come lo ricordavo. Tu non hai nessuna colpa, hai capito? Nessuna. Tutto il biasimo va a questi bastardi che ti hanno costretta a diventare ciò che non sei pur di salvare due vite innocenti ma non sono riusciti a contaminare il tuo cuore. Dentro sei sempre la stessa Lucy che ho conosciuto quel giorno a Hargeon.»
Una lacrima solitaria sfuggì al controllo della maga.
«Grazie» sussurrò lei, cercando di infondere in quell’unica parola tutto l’amore che sentiva divampare per quel mago che era sempre stato un po’ ingenuo ma che, all’occorrenza, sapeva dire la cosa più giusta. «Natsu, io-»
«Salamander»
La voce gelida di Vistrass la bloccò. Né lei né il mago che la teneva ancorata a sé si mossero.
«Stai forse ammirando i capolavori di Melissa?» domandò il Master avvicinandosi ai due. «Sai, sono molto orgoglioso della mia Lucy. E’ soprattutto grazie a lei che siamo riusciti ad avere così tanto… materiale a nostra disposizione.»
Lucy impallidì e subito cercò con lo sguardo gli occhi di Natsu non trovandovi però alcuna traccia di emozione.
«Che significa?» domandò lui, serio in volto.
Un ghigno di scherno accompagnò le parole del master. «Vedi Salamander, il compito della nostra dottoressa, oltre a quello di preoccuparsi che il Progetto Rinascita proceda senza ostacoli, è quello di rendere la nostra Gilda sempre più potente e per farlo le occorreva del materiale adatto per i suoi esperimenti.»
Lucy tremava.
Non voleva sentire.
Non voleva ricordare.
Ogni parola pronunciata da Vistrass le rammentava tutte le azioni compiute, gli orrori commessi, le vite prese. Poteva avvertire sulla sua pelle il calore di Natsu farsi sempre più intenso, segno che il mago stava iniziando a scaldarsi. Sentirlo le faceva provare una sensazione di sicurezza, di protezione. Tuttavia non poteva evitare di chiedersi con quale diritto potesse provare simili emozioni dato che le sue mani erano così sporche di sangue. Come poteva anche solo pensare di restare accanto a Natsu?
No.
Lei non aveva più il diritto, il pregio, di definirsi una maga di Fairy Tail. Non poteva più essere quella di un tempo.
Non era più la Lucy Heartphilia di Natsu.
Si scostò dal porto sicuro rappresentato dalle braccia dell’amico, indietreggiando e cercando così di isolarsi da quello che sarebbe accaduto di lì a poco.
«Lucy?» la chiamò Natsu, lo sguardo interrogativo, ma lei si limitò a starsene distante, scuotendo la testa invitandolo così a non avvicinarsi.
«Bene, vedo con piacere che hai finalmente ricordato chi sei. Non è così, Incappucciato?» affermò Vistrass con malcelato divertimento.
Un ringhio fuoriuscì dalla gola del Dragon Slayer. «Non chiamarla in quel modo. Lei non è una di voi!»
A quelle parole l’uomo scoppiò a ridere, mentre Lucy si portò le braccia al petto come a volersi proteggere dal dolore.
«Non è una di noi?» domandò Vistrass a Natsu. «Salamander a quanto pare sei stupido proprio come sembri. Non hai capito nulla di quello che ho detto? Non hai visto cosa contengono questi contenitori? Guarda allora! GUARDA BENE COSA HA FATTO LA TUA LUCY!»
Natsu si avvicinò a uno dei cilindri per osservare meglio la cosa lì contenuta.
Lucy trattenne il respiro mentre lo guardava spalancare gli occhi, l’orrore che a poco a poco gli alterava i lineamenti.
«Mi dispiace» si ritrovò a mormorare. «Mi dispiace. Mi dispiace.»
La giovane chiuse gli occhi ma non bastò questo a cancellare l’immagine dalla sua mente. In quel particolare contenitore vi era uno dei primi esperimenti di Melissa. Un essere in parte umano… e in parte un ibrido tra demone e macchina.
Quello era il talento di Melissa. Riuscire a legare insieme le componenti genetiche e magiche di creature diverse, fondendole in modo da plasmare un nuovo e potente ibrido.   
Ma la sua magia operava meglio su soggetti umani giovani quindi più volte a Lucy era stato ordinato di rapire dei bambini per quegli assurdi e orrendi esperimenti. Naturalmente in principio si era opposta a un simile ordine. Lucy ricordava molto bene le volte in cui si era ribellata, ma alla fine era sempre stata costretta ad abbassare il capo e obbedire a causa della minaccia contro Axel ed Ellie. Quante volte Melissa aveva proposto di utilizzare loro come coadiuvante per capire la meccanica che permetteva alle componenti elettroniche e demoniache di legarsi meglio ai bambini umani?
Sono un mostro.
«Lucy è una mia creatura, Salamander. L’ho forgiata e plasmata così da renderla una macchina assassina priva di ogni emozione!»
Il silenzio pesò sulla maga come una sentenza di morte. Lucy non riusciva a muovere un solo muscolo. La paura l’attanagliava.
«Ti sbagli.» Un mormorio appena udibile ma che le fece sollevare di scatto la testa.
«Cosa?» domandò sorpreso Vistrass.
«Ti sbagli» ripeté a voce alta Natsu. «Lucy non è tua. Non lo è mai stata! Avrà pure obbedito ai tuoi ordini ma sono sicuro che per lei sia stata una sofferenza atroce! L’hai costretta a soffocare i suoi sentimenti, ad ingoiare il suo dolore. E lei l’ha fatto! Non per te, ma per proteggere coloro che ama. L’amore non ha mai abbandonato Lucy. Il suo cuore ne è ricolmo! Non puoi soffocare la luce di una persona in eterno. Puoi oscurarla, certo, ma essa non cesserà mai di brillare! Allo stesso modo, non puoi sperare di spegnere la luce di Lucy! Lei brillerà all’infinito perché è questo che è! LUCE! E io farò in modo che nessuno tenti di offuscare il suo splendore!»
Lacrime copiose rigavano le gote di Lucy. La maga non riusciva a credere a quanto pronunciato dal compagno.
«Natsu» sussurrò timorosa.
Lui le si avvicinò, stringendola poi tra le braccia. «Non credo a una sola parola di quel bastardo. Tu non hai nessuna colpa, Lucy. Te lo ripeterò finché non ti sarà entrato in quella testa dura che ti ritrovi!» le mormorò all’orecchio.
Sollievo, gioia, speranza.
Lucy non sapeva cosa dire o fare. Si limitò a starsene lì, tra le braccia del suo Natsu.
«Grazie» gli sussurrò. «Grazie»
«A quanto pare tutti i miei sforzi sono stati resi nulli dalla breve comparsa di questo drago. Mi hai deluso enormemente Lucy.»
«Che significa?» domandò quest’ultima al master.
«Andiamo» continuò lui ignorandola. «Hai ancora un compito da portare a termine Incappucciato e vedi di non fallire.»
Vistrass voltò loro le spalle svanendo tra le tenebre del laboratorio.
«Coraggio, andiamo.»
«Aspetta» la fermò il mago. «Loki tu precedici. Ti raggiungeremo subito.»
Una sola occhiata tra i due e lo Spirito fece come ordinato.
Quando restarono soli, Lucy non poté fare a meno di sentire i battiti del suo cuore accelerare.
«Lucy»
Lei non proferì parola, restandosene immobile in attesa.
Natsu sollevò una mano, scostandole la ciocca di capelli che le copriva il lato sinistro, scoprendo così la cicatrice.
Istintivamente Lucy si scostò, ma Natsu le afferrò il mento bloccando il suo tentativo. Delicatamente la fece voltare nuovamente così da vederla chiaramente. Senza dire nulla, iniziò a scorrere con il dito il contorno di quel segno che la deturpava.
«Non sono più così bella, vero?» sussurrò senza pensare, stupendo sia sé stessa che il mago. Gli occhi di Natsu si addolcirono mentre le prendeva il viso a coppa tra le sue mani calde.
«Stupida» le disse con il suo solito sorriso quasi infantile. «Sei esattamente come ti ricordavo.»
«Allora si vede che con gli anni la tua memoria è peggiorata.» replicò piccata lei.
«Impossibile. Sono sempre stato io quello intelligente del team.»
«Scemo» disse Lucy sorridendo.
Come sempre, Natsu riusciva a farle nascere un sorriso anche nei momenti più bui.
«Dico davvero Lucy» Il suo sguardo si fece serio. «Sei esattamente la stessa splendida persona che ricordavo. Lo so bene. La tua immagine non ha abbandonato mai, neppure per un istante, la mia mente. Sei sempre stata nei miei pensieri, Lucy, e sapere che tutto questo è accaduto per colpa mia…»
«Shhh» Non sopportava che Natsu si facesse carico del peso dei suoi errori, della sua debolezza. «Non è stata colpa tua. Come potrebbe mai esserlo?»
«Ti ho lasciata sola.»
«E’ vero e non negherò il dolore che mi hai provocato, ma è qualcosa che non rinnegherò mai.»
Natsu la guardò confuso. «Perché? Non preferiresti dimenticare tutto? Avevi ragione, se non mi avessi mai incontrato tutto questo non sarebbe-»
«Natsu» Lo interruppe lei. «Sai perché non desidero cancellare quel dolore? Perché è la prova di quanto tu mi sia mancato. Più si vuole bene a una persona,  maggiore è la sofferenza che ci attanaglia il cuore quando questa scompare dalla nostra vista. Lo hai provato anche tu con Igneel, no?»
Lucy vide la comprensione farsi largo sul volto di Natsu. «Capisci cosa voglio dirti? Capisci quanto hai significato per me?»
«E ora?» le chiese, avvicinandosi fin quasi a sfiorarle le labbra.
«Io-»
«Spiacente interrompervi ragazzi, ma questo non è proprio il momento più adatto per perdersi in chiacchiere.»
Loki comparve improvvisamente accanto a loro, che si allontanarono di scatto.
«Loki!» urlarono entrambi.
Lo Spirito scosse la testa prima di dire: «Coraggio Lucy. Andiamo. Ci stanno aspettando.»
«Ci?» domandò la maga, ritornando di colpo alla realtà.
Loki sospirò. «Vedrai.»
In silenzio, i due maghi lo seguirono. Pochi istanti dopo si ritrovarono in un altro ambiente, diverso dal precedente, leggermente più piccolo e completamente circolare, al centro del quale si ergeva maestoso un arco di pietra. Le colonne avevano un diametro di circa un metro ed erano alte almeno quattro, strani simboli erano incisi sulla superficie, i piedistalli su cui poggiavano le colonne erano collegati da diversi tubi metallici ad uno strano macchinario dall’aspetto sinistro. Davanti ad esso vi era una tavola metallica posizionata come una sorta di altare.
Lucy conosceva perfettamente quella macchina e, inconsciamente, iniziò a sudare freddo.
«Eccovi finalmente.»
Sussultò nel rendersi conto che non erano soli. Era talmente concentrata sulla macchina e su cosa le sarebbe accaduto di lì a poco che non si era minimamente accorta delle figure presenti.
Subito avvertì la rassicurante presenza di Natsu alle spalle.
«Molto bene. Direi che siamo finalmente al completo.»
Lucy spostò lo sguardo su tutti loro. Pride, Melissa, Veronika e un uomo che non aveva mai visto prima d’ora, ma che suppose essere l’ultimo membro della Cerchia Interna.
Il misterioso DarkMind.
Alla maga ricordò molto Mistgun dato il modo in cui era vestito, lasciando scoperti solo gli occhi di un rosso intenso. Mentre era intenta ad osservarlo, cercando di ricordare tutte le voci che giravano sul suo conto, sentì Natsu provocare Pride.
«Yo, faccia da triglia, come va il naso? Ancora non te lo sei fatto aggiustare?»
«L’ho fatto» ringhiò questi.
«Ah… non si direbbe proprio»
«Maledetto! Ade-»
«Pride»
Al richiamo di Vistrass l’uomo si calmò.
Notando come Lucy non distogliesse lo sguardo dal suo ultimo generale, il master iniziò a parlare. «In questi due anni non hai mai incontrato DarkMind, vero Lucy?»
La maga scosse la testa, senza abbassare mai la guardia.
Qualcosa non quadra, pensò allarmata.
Nel frattempo, l’uomo mascherato si avvicinò a Vistrass.
«Master, ha rotto l’incantesimo.»
Quella voce…
«L’ho notato.» gli rispose secco.
«Quella voce…» sussurrò Lucy sconcertata portandosi una mano alla bocca.
«Che ti prende, Lucy?» le domandarono preoccupati Loki e Natsu.
«Conosco quella voce» iniziò lei con un filo di voce per poi urlare: «Tu! Sei stato tu a farmi odiare Fairy Tail! Quelle lancinanti fitte di dolore ogni volta che pensavo alla mia Gilda, ai miei compagni, a Natsu… eri tu a provocarle!»
Gli occhi di Lucy ardevano di collera e di sdegno.
Come aveva osato farle questo?
«Che stai dicendo?»
La giovane si voltò verso il compagno. «E’ tutta colpa sua! Ogni volta che mi ritrovavo a pensare a voi la testa iniziava a farmi talmente male che mi sembrava d’impazzire.» Si fermò, ripensando a tutte le volte in cui si era sentita quasi soffocare dal dolore. «Per calmarmi dovevo fare come mi sussurrava la voce. Dovevo smettere di pensare a Fairy Tail. Smettere di credere in una gilda che mi aveva abbandonata, smettere di credere nell’aiuto dei miei compagni… di credere in te, Natsu. Dovevo smettere di sperare.»
Lucy era così piena di rabbia e frustrazione contro sé stessa per non aver capito subito che tutto faceva parte di un piano, da non rendersi conto di stare alimentando la collera del Dragon Slayer.
«Bastardo! Sei tu il responsabile di tutto?» I pugni di Natsu presero fuoco e stava per scagliarsi contro il generale quando si ritrovò davanti Loki.
«Togliti dai piedi Loki!» ringhiò Natsu.
«Sta calmo, amico.»
«Calmo? Come posso stare calmo!»
«Credi forse che non sappia come ti senti? Che non provi anch’io la stessa cosa? Ma non possiamo fare nulla, Natsu. NULLA!»
«Loki ha ragione, Salamander. A meno che tu non voglia avere sulla coscienza due povere anime innocenti.» dichiarò freddamente Vistrass.
Lucy avrebbe voluto urlare. Fino a quando quella condanna sarebbe stata sospesa sulla sua testa? Anche il Dragon Slayer dovette aver pensato la medesima cosa perché si rivolse al master con fare minaccioso.
«Prima o poi non avrai più nulla a farti da scudo e allora…» Gli occhi di Natsu si assottigliarono minacciosi. «Allora ti farò assaggiare le mie fiamme. Rimpiangerai il giorno in cui hai deciso di metterti contro di noi. Contro Fairy Tail.»
Le labbra di Vistrass si curvarono in un ghigno di scherno. «Non vedo l’ora, mago. Non vedo l’ora.» Si voltò poi per guardare Lucy dritto negli occhi. «Sai cosa fare.»
Stringendo i denti, la donna si diresse verso l’altare senza più preoccuparsi d’indossare la sua solita maschera d’indifferenza. Da quando Natsu aveva varcato la soglia della Gilda, tutto era cambiato.
Basta fingere.
Sdraiandosi sulla lastra, notò con la coda dell’occhio Loki posizionarsi dietro a Natsu, una mano sulla spalla, pronto ad intervenire nel caso in cui il mago di fuoco perdesse nuovamente il controllo. Mancava poco. Lo sapeva lei così come Loki. Poco prima, aveva avvertito la magia di Crux scorrere lungo il loro legame. Stava per annullare l’effetto delle rune.
Quella sarebbe stata la loro unica possibilità per portare in salvo Axel ed Ellie e porre finalmente fine a quell’incubo.
Non potevano permettersi errori.
Ti prego Natsu. Non fare nulla di stupido proprio adesso. Lo pregò mentalmente Lucy.
Una volta sdraiata, sollevò le braccia sopra la testa divaricando contemporaneamente le gambe. Delle catene d’acciaio fuoriuscirono da uno scomparto della lastra, incatenandola ad essa.
«Mhn» gemette.
«Lucy!» gridò Natsu.
«Sto bene. Non è nulla.» Cercò di rassicurarlo con un sorriso che svanì alla vista della persona accanto a lei.
«Bene, mia cara. Ti sono mancata?»
Melissa le attaccò bruscamente due elettrodi alle tempie prima di dirigersi alla macchina e premere un pulsante. Lentamente la lastra d’acciaio iniziò a ruotare mettendosi poi in posizione verticale.
Durante il processo Vistrass le si avvicinò al punto che a Lucy sembrò quasi di percepire il gelo provenire dagli occhi blu del master, facendola rabbrividire.
«In questi due anni sei migliorata tantissimo, Lucy» le sussurrò a fior di labbra, suscitando un ringhio minaccioso da parte del Dragon Slayer. «E’ solo grazie a te che siamo giunti a questo punto. Sei stata fondamentale per il mio piano ed è giusto ricompensarti per i tuoi meriti.» Sollevò una mano, accarezzando con il dorso la cicatrice, soffermandovisi per qualche secondo. Lucy non osava muovere un muscolo. Riprese a respirare solo quando si allontanò da lei.
«Credo che sia giunto il momento di rivelarvi in cosa consiste il Progetto Rinascita.»
Sia Lucy che Loki sgranarono gli occhi.
«Di che diamine stai parlando?» sbraitò furioso Natsu.
Ignorandolo, Vistrass si posizionò di fronte all’arco di pietra.
«Dimmi Lucy,» iniziò, «sai perché la principessa Isui ha ideato quel tranello per catturarti, vero?»
«Sì»
«Perché?»
«Perché sapeva che la mia magia era una parte importante del tuo piano.»
Vistrass piegò leggermente il capo verso di lei. «Esatto. La magia Stellare. La magia che collega due mondi… due diverse dimensioni spazio-temporali.» Una pausa. «Esistono molti maghi potenti al mondo, ma ce n’è uno in particolare che ha segnato una svolta nel mondo della magia. Il Mago Oscuro, Zeref.»
«Che diamine c’entra Zeref con Lucy?» sbottò Natsu. Subito un calcio ben assestato di Veronika lo fece volare indietro di un paio di metri.
«Natsu!» urlò Lucy.
«Tsk. Tutto bene Lucy. Non mi ha fatto nulla.»
«Ti consiglio di startene in silenzio Salamander.» lo minacciò Veronika.
«Zeref creò un artefatto la cui potenza ha fatto gola a diverse Gilde Oscure, ma mai nessuna è riuscita ad impossessarsene. I suoi custodi, i membri di Tartaros, erano troppo forti. Ammetto che anch’io sono stato costretto ad aspettare l’occasione giusta e mentre il tempo passava, mi sono occupato di studiare tutto ciò che era connesso a Zeref e alla sua storia. Finché un giorno non seppi del conflitto scatenatosi tra Fairy Tail e Tartaros.»
Vistrass si voltò completamente verso di loro, un’espressione estatica gli comparve sul viso mentre narrava la sua storia. «Quale occasione migliore se non quella di approfittare della stupidità di quella gilda da quatto soldi per mettere le mani sull’oggetto dei miei desideri? Quasi stentavo a crederci. Grazie a Fairy Tail avrei potuto finalmente ottenere il Libro di End!»
«Che cosa?» Lo sgomento di Lucy era evidente nella sua voce. «Il Libro di Zeref? Ma il Libro è stato distrutto davanti ai nostri occhi.»
Ombre scure offuscarono il volto del master, la pressione nella stanza si fece improvvisamente pesante. «Già. Così come mi avevate fatto dono della speranza, allo stesso modo me l’avete crudelmente strappata dalle mani. Per colpa vostra Zeref ha distrutto il libro e con esso tutti i miei sogni.»
La pressione divenne sempre più opprimente al punto che gli stessi generali dovettero soccombere ad essa, inginocchiandosi a terra.
«M-master…» balbettò Pride.
Per qualche secondo nessuno riuscì a fare o dire nulla, perfino Natsu fu impotente nel contrastare quella forza schiacciante, ma alla fine tutto sembrò tornare normale.
«Voi poveri sciocchi non avete idea di quanta conoscenza e potere sono racchiusi in quelle pagine! Chiunque lo possegga è in grado di dominare il mondo. Quando ho saputo della sua distruzione, i piani di una vita sono andati in frantumi!» Il tono del master era più che adirato. «Poi un giorno Melissa si è presentata al mio cospetto con la soluzione a tutti i miei problemi. Un modo per riavere ciò che mi spettava di diritto.»
Col un cenno del capo, Vistrass fece segno a Melissa di avvicinarsi e le baciò la mano.
«Perfino il destino ha voluto concedermi una seconda possibilità fornendomi il modo di ottenere il Libro nell’istante in cui fu scritto.»
La mente di Lucy faticava a seguire il folle e contorto piano del master. Ribolliva al pensiero di tutta quella sofferenza generata da quell’insano desiderio di possedere un potere troppo grande.
«Il Libro non esiste più» disse a denti stretti.
Lui la guardò con quei suoi gelidi occhi blu che sembravano brillare dall’eccitazione. «Ti sbagli mia cara. Adesso il Libro non esiste… ma quattrocento anni fa sì.»
Che significa?
Probabilmente lo sguardo di Lucy dovette far trasparire tutta la sua confusione date le parole che pronunciò il master subito dopo.
«Riporterò in vita il Libro di End. Tornerò indietro nel tempo nell’istante in cui fu scritto. Questo è il Progetto Rinascita. La possibilità di viaggiare in una diversa dimensione spazio-temporale! E per far ciò è fondamentale possedere tutte e dodici le chiavi d’oro e una maga degli Spiriti con un’enorme quantitativo magico a disposizione. Sto parlando di te, Lucy Heartphilia.»
«Che pazzia è mai questa?» pronunciò allibito Loki. «Non è possibile attuare un simile piano!»
«Impossibile, Leo? Hai già dimenticato il progetto Eclipse? Melissa è riuscita ad entrare in possesso dei disegni per la realizzazione di quel portale, utilizzandoli come punto di partenza riuscendo così a creare questo magnifico portale!» esclamò alla fine indicando l’arco alle sue spalle i cui simboli avevano iniziato a brillare. «Ora è il tuo turno, Lucy. Coraggio. È giunto finalmente il momento in cui porterai a compimento il tuo dovere!»
«Bastardo! Libera immediatamente Lucy!» La maga si accorse di come Natsu stesse iniziando a perdere seriamente il controllo. Le fiamme, di un rosso scarlatto, sembravano quasi avere vita propria mentre lo avvolgevano completamente.
«Pride. DarkMind.» chiamò Vistrass.
«Sì»
In meno di una frazione di secondo, i due Generali si avventarono contro Natsu che iniziò a lottare furiosamente.
«Loki!» urlò Lucy quando anche lo Spirito scese in battaglia per aiutare l’amico.
Colpo su colpo, sembrava che i due maghi di Fairy Tail non riuscissero a far breccia nelle difese dei due mercenari.
Lucy continuava a dimenarsi furiosamente, tentando inutilmente di sottrarsi alla presa delle catene.
«Vistrass! Maledetto! Liberami subito!»
L’uomo non la degnò di uno sguardo.
«Veronika, falli entrare.» ordinò l’uomo.
Lucy sentì un brivido freddo scorrerle lungo la schiena. Avvertì chiaramente la paura insediarsi lentamente nel suo cuore, paralizzandola.
Quando la porta della stanza si aprì, si materializzarono le peggiori paure di Lucy.
«Axel! Ellie!» urlò disperata.
Nel sentirla gridare, sia Natsu che Loki si bloccarono ma la maga non se ne accorse. Tutta la sua attenzione era concentrata sui due bambini tenuti con delle catene al collo da Veronika.
Vederli in quel modo, incatenati, che si guardavano attorno completamente spaventati, era troppo per Lucy.
«Mamma!» la chiamarono a squarciagola, allungando le manine verso di lei senza avere però la possibilità di avvicinarsi data la presa ferrea di Veronika.
«Consiglio a tutti di darsi una calmata se non volete assistere a un’esecuzione improvvisata.»
«Mamma! Mamma ho paura!»
Le parole di Ellie, il cui visino era contorto dal terrore e dalle lacrime, erano una pugnalata al cuore di Lucy. «Lasciali stare! Ti scongiuro, lasciali andare!» supplicò.
«Maledetto! Combatti con me se hai coraggio!» lo sfidò Natsu furioso. «Come osi farti scudo di due bambini? »
«Combattere con un essere come te?» lo provocò Vistrass. «Non ho tempo da perdere. Il potere che tanto ho agognato è ormai nelle mie mani e farò di tutto per ottenerlo. Melissa, procedi.»
«Agli ordini» Subito il generale strappò dalla cinta di Lucy le sue chiavi.
«No! Ferma! Ridammele!» urlò quest’ultima con le lacrime agli occhi. Non poteva separarsi dai suoi spiriti. Non poteva.
«Ti avevo promesso un’altra bella notizia, vero mia cara?» continuò con tono eccitato il master. «Ebbene questa sarà l’ultima volta che ti sottoporrai al trattamento. È giunto il momento di risucchiare tutta la tua magia per attivare l’Arco.»
«No!» si oppose la maga. «Non puoi! Non funzionerà. Libera i bambini finché ne hai la possibilità Vistrass, o ti giuro che rimpiangerai amaramente il giorno in cui hai incrociato la mia strada!» lo minacciò freddamente Lucy.
A quelle parole il master si concentrò completamente su di lei. «Credi che sia stato tutto un caso? Che per mera coincidenza ho rapito quei due marmocchi?» Rise. «Mia bellissima Lucy, dov’è finita tutta la tua intelligenza? Ormai dovresti aver capito che non lascio nulla al caso. No. Tutto, ogni minimo dettaglio è stato organizzato da me. Dopo la battaglia di Tartaros ti ho tenuta costantemente d’occhio.» Le accarezzò la guancia con un dito, suscitando il ribrezzo della giovane.
«Non osare toccarla!» sbraitò Natsu, costretto a subire passivamente i colpi di Pride mentre DarkMind lo teneva bloccato per le braccia.
Lucy conosceva il motivo per cui il Dragon Slayer non tentava di ribellarsi. Lo faceva per lei. Per lei e per i suoi figli. Il suo Natsu stava soffrendo quanto lei e Lucy si odiava per la sua inutilità.
«Ero consapevole dello stato in cui eri ridotta dopo lo scioglimento della Gilda. Dopo l’abbandono di quello sciocco. Ti ho vista deperire giorno dopo giorno. Ero consapevole che se ti avessi presa allora ti saresti lasciata uccidere prima di avermi dato quello che volevo. Dovevo fornirti una ragione per vivere e così ho fatto sì che incrociassi i due marmocchi. Quando ho ritenuto che il vostro legame fosse abbastanza forte, ho dato il via al Progetto Rinascita. Mi ci sono voluti due lunghissimi anni, ma finalmente siamo giunti al termine.»
Come se quelle parole fossero state un ordine diretto a lei, Melissa premette il pulsante di avviamento della macchina e la magia di Lucy iniziò ad esserle sottratta per convogliarsi nell’Arco.
«AAAAAAAHHHHH!»
«MAMMAAAAA!»
«LUCYYYYYY!!!!!»
 
 
 
Soltanto una volta nella sua vita, Natsu si era sentito così inutile.
Impotente.
Essere costretto a subire passivamente gli attacchi di quei due mercenari non era nulla rispetto al dolore di assistere alla tortura di Lucy.
Davanti ai suoi occhi, la pelle candida della sua compagna si tese fino a spaccarsi. Piaghe di un rosso scuro iniziarono a formarsi sulle braccia, i tendini del collo tesi mentre il corpo della maga si inarcava per il dolore.
In quell’istante, Natsu non riuscì più a sentire le urla dei bambini così cari a Lucy che la chiamavano terrorizzati. Non vide Melissa posizionare le chiavi d’oro su una piccola piattaforma. Non vide la luce divampare da loro mentre Loki svaniva nel nulla urlando il nome della sua padrona.
No.
Natsu era concentrato solo sulla figura urlante di Lucy. Sulle lacrime che le rigavano il viso, sul sangue che fuoriusciva copioso dalle vecchie cicatrici che si erano nuovamente aperte, mentre altre si formavano a mano a mano che la sua pelle si “spaccava”. Era come se, insieme alla sua magia, venisse risucchiata anche la sua stessa essenza vitale.
È quello che sta succedendo.
«LUCYYYYYYYYY!!!!!»
Come se lo avesse sentito, lentamente il viso di Lucy ruotò verso di lui.
«Na-Natsu.»
I suoi occhi, quegli splendidi occhi color cioccolato che lo avevano sempre incantato, erano ora privi del loro consueto bagliore e sembravano quasi implorarlo. Natsu sapeva quale messaggio volesse trasmettergli e il suo sguardo si spostò sui piccoli che si dibattevano, cercando di strattonarsi con le loro deboli forze dalla presa del generale.
Ora basta!
Proprio quando stava ormai per lasciare che il drago dentro di lui prendesse il sopravvento, la voce preoccupata di Melissa fece breccia nella sua furia.
«Master abbiamo un problema. La sua magia è ancora troppo pura per riuscire a controllare il portale. In questo modo non sapremo a quale epoca ci collegheremo.»
Natsu osservò come l’espressione di Vistrass si velò di disgusto mentre posava gli occhi su Lucy. «Nonostante tutto sei riuscita ancora a mantenere la tua purezza. Forse la presenza di Salamander potrà esserci ancora utile.» disse prima di rivolgersi direttamente a lui. «Natsu, Lucy ti ha raccontato il suo segreto più oscuro? Ti ha raccontato di quale sangue si è macchiata?»
«Taci, maledetto!» ringhiò feroce il Dragon Slayer.
«N-no. Non d-dirlo.» disse Lucy tra un urlo e l’altro.
«E’ quasi commuovente come riesci ancora ad essere lucida nonostante tutto questo dolore. Sai che quanto sto per dire ti farà odiare per sempre dal tuo amato, vero Lucy?»
«Niente potrà mai farmela odiare, hai capito? NIENTE!»
«Neppure se è responsabile della morte di una tua compagna? Neppure se le sue mani sono macchiate del sangue di Lisanna Strauss?»
La mente di Natsu si svuotò completamente.
«Lisanna? Cosa-»
«Esatto. E’ stata la prova, permettimi di dirlo, del fuoco per la nascita dell’Incappucciato. Ah… avresti dovuto esserci, Salamander. Lucy è stata a dir poco perfetta. Un’esecuzione impeccabile. Povera Lisanna… essere uccisa da un altro membro della sua gilda. Beh, tecnicamente non lo erano dato che Fairy Tail si era già sciolta.»
Natsu non riusciva a formulare un solo, singolo pensiero. La sua mente si rifiutava di soffermarsi su quanto rivelato da Vistrass.
Lisanna uccisa… per mano di Lucy? No. Non è possibile. Non può essere vero.
Istintivamente fece un passo verso Lucy, subito bloccato da Pride che lo buttò a terra. Come un automa, Natsu si rialzò sempre fissando la figura che si contorceva davanti a lui, il sangue che continuava a scorrere formando una pozzanghera ai suoi piedi.
«Lucy» sussurrò il suo nome con lo stesso tono usato da un bambino quando chiama il genitore per farsi confortare dopo un incubo.
Ma le parole che la maga riuscì a pronunciare a fatica non erano quelle che desiderava sentire.
«M-mi dispiace, Natsu. P-perdonami.»
Privato di ogni forza, di ogni volontà, il Dragon Slayer crollò a terra, il volto rivolto verso l’alto, gli occhi chiusi e urlò.
«LISANNAAAAAAAAA»
Dolore.
Rimpianto.
Colpa.
Mille emozioni attanagliavano il cuore di Natsu mentre riviveva la stessa sofferenza provata in passato, quando aveva saputo della scomparsa dell’amica la prima volta. Di nuovo non era stato in grado di salvarla. Di impedire che si ripetesse una simile tragedia. Sapere poi che il responsabile fosse la donna amata rendeva l’intera situazione ancora più dolorosa.
«Master sta funzionando! La magia stellare si sta oscurando!» esclamò entusiasta Melissa.
«Bene. Molto bene.» replicò lui.
Una sfera luminosa iniziò lentamente a formarsi al centro dell’arcata, diventando sempre più grande, tingendosi di venature scure che tendevano ad espandersi a macchia d’olio.
Oscurare?
Qualcosa scattò nella mente di Natsu riportandolo al presente. Si allarmò quando posò gli occhi su Lucy trovandola quasi completamente immobile, il corpo scosso da spasmi sempre più radi, i gemiti ridotti a lievi sussurri, l’incarnato sempre più pallido. Era come se si fosse arresa. Come se si stesse lasciando andare.
Per causa mia.
Quel pensiero lo colpì profondamente.
La sua reazione alla notizia della scomparsa di Lisanna lo aveva riempito di dolore e gli aveva offuscato completamente la mente. Aveva creduto ciecamente alle parole del master e anche l’implorazione di Lucy sembrava confermare tutto eppure lui, più di tutti, doveva sapere che la sua compagna non avrebbe mai potuto commettere una simile azione. E se anche fosse accaduto davvero quanto dichiarato dal mercenario, ci sarebbe stato tempo per accettare il tutto e scendere a patti con le conseguenze che si sarebbero create. Ora doveva accantonare tutto e concentrarsi su un unico obiettivo.
Salvare Lucy e i suoi bambini.
Con la coda dell’occhio vide questi ultimi rannicchiati in un angolo a terra, piangendo l’uno tra le braccia dell’altro. L’attenzione di tutti i presenti era focalizzata sul portale, che si stava lentamente aprendo. Perfino Pride e DarkMind lo avevano lasciato per avvicinarsi al portale.
Animato da nuova fiamma, Natsu si rialzò in piedi. Doveva innanzitutto dare un motivo a Lucy per continuare a lottare.
«Lucy» pronunciò a bassa voce. «Lucy!» ripeté sempre più forte, attirando così l’attenzione su di sé, compresa quella della maga che a stento riuscì ad aprire gli occhi.
«Io credo in te, Lucy» dichiarò con il suo solito sorriso. «Crederò sempre nella donna che amo.»
Il viso di Lucy si distese e, nonostante il dolore che sicuramente stava provando, riuscì a rivolgergli un sorriso, gli occhi tornarono per un breve istante ad essere quelli luminosi di un tempo, occhi ricolmi di amore.
Per lui.
Ma fu un attimo prima che questi si richiudessero mentre il corpo della maga si accasciava in avanti, sorretto solo dalle catene ai polsi.
«Lucy?» la chiamò. Il cuore prese a battere più velocemente. Un tremendo sospetto iniziò a farsi strada dentro di lui.
«Master la magia stellare è tornata nuovamente pura. Finché non otteniamo un perfetto bilanciamento tra luce e oscurità è tutto inutile!» affermò Melissa mentre trafficava rapida tra i suoi strumenti, incurante delle condizioni in cui riversava Lucy.
«Maledizione!» imprecò Vistrass. «Immagino che dovrò ricorrere al piano B»
Natsu li sentiva parlare tra loro, affannarsi nel cercare una soluzione prima che il portale si aprisse del tutto, ma per lui erano tutti rumori di sottofondo. I suoi sensi erano concentrati solo sul flebile respiro della donna davanti a lui. «Oi, Lucy?» Mosse un passo verso di lei, poi un altro, senza che nessuno lo ostacolasse.
Quando pochi centimetri li separavano, Natsu ruppe senza alcuno sforzo le catene che la tenevano bloccata, afferrandola al volo quando cadde in avanti.
«No» sussurrò mentre cadeva a terra con lei stretta tra le braccia. «No.No.No.No»
Lacrime amare iniziarono a bagnargli il viso, offuscandogli la vista di quel volto che sempre era stato nei suoi pensieri.
«No, Lucy, ti prego apri gli occhi. Ti prego. Ti prego.»
In preda al terrore, Natsu non sapeva cosa fare mentre con una mano sorreggeva il capo di Lucy e con l’altra cercava di tamponare il sangue che fuoriusciva da una delle ferite che la dilaniavano.
«Mamma!» Con la coda dell’occhio vide i due bambini avvicinarsi, inginocchiandosi poi accanto a Lucy. Sollevando lo sguardo su di loro, Natsu vide come la piccola cercava di districarsi dalla presa del fratello per gettarsi sul corpo della madre senza però riuscirvi. Il maggiore invece si limitava a trattenerla, versando lacrime silenziose mentre fissava il volto esanime di Lucy senza mai distogliere lo sguardo.
«Lucy svegliati. Avanti. Che madre sei a far preoccupare così i tuoi bambini? Coraggio Lucy!»
Il silenzio fu la sola risposta.
Natsu si chinò in avanti, poggiando la fronte sulla sua, cercando invano di trasmetterle con quel contatto la sua forza, la sua magia, la sua voglia di vivere. Gocce salate caddero sul suo viso delicato.
«Lucy rispondimi. Ti prego.»
Come se l’avesse udito, la giovane, i cui capelli dorati erano ormai scuriti per il sudore e il sangue, aprì gli occhi, ma il suo sguardo era velato.
Lo stava lasciando.
«Na...tsu.» sillabò prima che un gorgoglio di sangue fuoriuscisse dalle sue labbra.
«MAMMA!»
Lucy riuscì a fatica a voltarsi verso i bambini. «E-Ellie… Ax-Axel...» Sollevò una mano e subito la più piccola dei due la prese tra le sue.
«Mamma che cos’hai? Mamma! Mamma!»
Anche le gote della maga furono rigate da lacrime amare.
«Natsu» La sua voce era talmente bassa che perfino il Dragon Slayer faticò ad udirla.
«Sono qui. Sono qui con te Lucy.»
«P-promettimelo. N-Natsu… prometti…»
Il mago comprese subito a cosa si riferisse la compagna e non esitò un istante nel fare il suo giuramento. «Te lo prometto, Lucy. Ti giuro che mi prenderò cura di loro. Sono anche i miei figli in fondo, no?» le disse cercando di sorridere nonostante le lacrime.
Riuscì a farle fare un lieve sorriso. Poi Lucy tolse la mano dalla presa di Ellie per posarla sopra la sua guancia. Natsu si poggiò completamente ad essa prima che questa si rovesciasse al suolo priva di forza. Sentiva il cuore che stava per infrangersi in mille pezzi.
Lucy non poteva morire.
Era la sua roccia. La sua ragione d’essere. La sua luce.
Era sua.
Non poteva perderla.
Non poteva.
«Lucy guardami.» Nessun cenno. «MALEDIZIONE, LUCY GUARDAMI!»
Nulla.
In preda alla paura e alla disperazione, Natsu si guardò attorno in cerca di qualcosa, qualcuno che potesse aiutarlo, che gli dicesse cosa fare. Ma non c’era nulla che potesse fermare l’avanzare impetuoso del destino.
Nonostante tutti i suoi poteri, tutti i suoi anni di allenamento, Natsu era completamente impotente mentre sentiva il corpo della compagna farsi sempre più freddo.
«Non lasciarmi» sussurrò tra le lacrime. «Non lasciarmi, Lucy.»
«Natsu» Un bisbiglio appena udibile.
«Sono qui.» Le accarezzò piano il volto. I capelli. «Vedrai. Andrà tutto bene. Sistemerò tutto, Lucy. Te l’ho promesso. Vi porterò tutti in salvo e torneremo a Fairy Tail. Insieme. Lo sai che mantengo sempre le mie promesse ,no?»
Un colpo di tosse le fece sputare sangue.
«S-sì. Mantieni… s-sempre… tranne …u-una.»
«Sì. Tranne una» mormorò disperato.
«Natsu»
«Shhh. Non sforzarti Lucy. Devi conservare le forze.»
Lei scosse lievemente la testa.
«Axel… sei qui, vero tesoro?»
Il piccolo inizialmente annuì, ma quando si rese conto che la madre non poteva vederlo rispose con voce tremante: «S-sì mamma.»
«Bravo… il m-mio… ometto. Ricordate il disegno? Q-quello che… mi avete fatto vedere?»
«Sì, mamma» risposero entrambi i piccoli.
«F-finalmente il vostro… papà è tornato. Ora potete disegnarlo.»
«Mamma?» domandò Axel.
«Dov’è il nostro papà?» chiese Ellie con voce tremante.
«Natsu… Natsu è il vostro papà. Lui vi… proteggerà.»
Natsu spostò lo sguardo sui suoi figli.
I miei figli. Lo aveva deciso ancor prima di incontrarli e si perse in quegli occhi spalancati, dove vigevano paura, tristezza e una lieve traccia di speranza.
Uno spasmo riportò la sua attenzione sulla compagna.
«Lucy!»
Per un istante riaprì gli occhi e a Natsu sembrò che riuscisse a vederlo per davvero. «Natsu…» mormorò, rivoli di sangue che le rigavano il mento. «Il mio partner. Il mio migliore amico. L’uomo che amo. Il mio Natsu.»
«Sì» le sussurrò lui sfiorandole le labbra. «Sono tuo. Sono sempre stato tuo.»
Non abbandonarmi, ti prego. Non lasciarmi.
«Ti… ti amo, Natsu.»
«Anch’io. Ti amo anch’io, Lucy. Non mollare proprio ora. Coraggio! Fallo per me, per i nostri figli. Fallo per noi!»
Silenzio.
«Lucy?»
I suoi occhi erano aperti… ma erano vuoti.
«No.No.No.No.No.No.No»
La scosse violentemente.
«Lucy svegliati! Svegliati! DANNAZIONE LUCY APRI GLI OCCHI!»
Nulla.
Natsu sollevò gli occhi al cielo e urlò tutto il suo dolore.
«LUCYYYYYYYYY!!!»



Nota dell'editor:
Ciao a tutti! Sono l'editor della nostra nalla85 (alias Santa-Paola). Visto che l'autrice non vuole fare il discorsetto finale, lo faccio io :)
Per me è un piacere assoluto aiutarla a scrivere questa storia, vedere quanta passione ci mette, quanto impegno... certo, a volte bisogna imporsi e obbligarla a scrivere... però ne vale sempre la pena :)
Ho adorato particolarmente questo capitolo, è stato un parto farglielo scrivere (abbiamo rivisto la scaletta tipo 20 volte e comunque è riuscita a cambiarla di nuovo) ed è stato un parto plurigemellare con cesario la correzione :)
Nella speranza che sia anche di vostro gusto, vi prego vivamente di non linciare la mia migliore amica dopo averlo letto ^^
 
 

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Capitolo 11
*** CAPITOLO 10 ***


CAPITOLO 10
 
Stringendo a sé il corpo sempre più freddo dell’amata, Natsu si isolò completamente da tutto ciò che lo circondava. Non udiva più il pianto disperato dei bambini che, con tenacia, continuavano a chiamare la loro mamma, né l’accumulo di magia che si stava concentrando nel portale a pochi metri da lui.
Nulla sembrava raggiungere il Dragon Slayer se non il battito sempre più flebile ed impercettibile della maga che giaceva immobile tra le sue braccia.
«Lucy» mimò con le labbra.
Non mi lasciare.
«Lucy»
Ti prego.
«Resta con me»
Ma il destino, che finalmente gli aveva concesso la possibilità di ritrovare la sua ragione di vita, la sua compagna, decise di prendersi nuovamente beffe di lui, privandolo ancora una volta di ciò che gli era più caro, lasciandolo precipitare in un abisso di oscurità e dolore.
Quando non riuscì più a sentire alcun battito provenire da lei, un urlo, che non aveva più nulla di umano, fuoriuscì dalla gola del Dragon Slayer attirando l’attenzione di tutti i presenti.
«A quanto pare l’Incappucciato è uscito definitivamente di scena. Un vero peccato che abbia fallito così miseramente il suo ultimo compito.»
Le parole pronunciate con scherno da Vistrass provocarono una reazione del tutto inaspettata in Natsu. Un potere, oscuro e letale, emerse da quelle tenebre di cui non conosceva neppure l’esistenza e che giacevano in profondità nella sua anima, dormienti, in attesa del giorno in cui il giovane Dragon Slayer le avrebbe desiderate con tutto se stesso.
Natsu le accolse senza alcuna esitazione.
Con quel poco di lucidità che gli restava, posò delicatamente a terra il corpo di Lucy sfiorandole il viso un’ultima volta con il dorso della mano. Non sentì la piccola Ellie chiamarlo mentre si rialzava, il capo chino, i pugni stretti fino a sanguinare laddove le unghie si conficcavano nella carne. Non sentì la mano di Axel afferrargli il polso in un disperato tentativo di fermarlo.
No.
In quel momento il drago era focalizzato su un unico pensiero.
Vendetta.
Senza alcuno sforzo si liberò della presa del bambino che non poté far altro che restarsene lì, seduto a terra, vicino alla donna che per un tempo troppo breve gli aveva regalato il calore e l’affetto che solo una madre può dare.
Non appena Natsu si allontanò da Lucy le fiamme divamparono dal suo corpo con un’intensità tale da richiamare l’attenzione del Primo Generale.
Un ghigno beffardo comparve sul suo volto mentre osservava il Dragon Slayer avanzare verso di loro.
«Master, presumo che Salamander non ci occorra più, dico bene?»
Vistrass non disse nulla, limitandosi ad annuire col capo, lo sguardo che indugiava tra il corpo a terra di Lucy e il portale. «Tsk. Un vero peccato» delusione e disappunto tingevano la sua voce alimentando maggiormente la collera di Natsu.
«Maledetto» ringhiò.
Per la prima volta nella sua vita, il Dragon Slayer non si lanciò all’attacco per disarmare e vincere, bensì per uccidere.
Uccidere coloro che avevano fatto soffrire Lucy.
Uccidere coloro che gliel’avevano strappata dalle braccia.
Uccidere il Master della Gilda.
Dreyden Vistrass.
«VISTRAAAAAASS»
Senza alcuna esitazione, Natsu si scagliò contro il suo obiettivo ma fu intercettato da Pride che gli si parò di fronte bloccando così la sua avanzata.
«Abbiamo ancora un conto in sospeso, lucertolina» disse il generale respingendo l’attacco del mago e facendolo indietreggiare. Gli occhi scuri si posarono per un istante sul corpo immobile di Lucy. «Un vero peccato che alla fine non sia riuscito ad assaggiarti, principessina.»
Fiamme sempre più alte e intense divamparono dal corpo di Natsu.
«KARYŪ NO HŌKŌ» ruggì il drago con tutta la sua potenza ma il colpo, ancora una volta, non riuscì a sfiorare il suo bersaglio dato che un muro di terra vi si parò davanti. Non appena il fumo provocato dall’impatto si diradò, Natsu vide Pride inginocchiato, i palmi a terra. «Il fuoco non può nulla contro la terra» lo derise mentre si rialzava «e di certo non può nulla contro il veleno» continuò malignamente.
«Argh»
Una fitta di dolore improvvisa costrinse Natsu a distogliere lo sguardo dalla sua preda.
La punta di una lama nera fuoriusciva dalla sua spalla destra.
«Veronika» ringhiò, con voce tutt’altro che umana, senza voltarsi avendone riconosciuto l’odore. Era riuscita a prenderlo di sorpresa e a pugnalarlo approfittando del fatto che i suoi sensi fossero focalizzati interamente sul nemico dinanzi a lui. La donna estrasse con violenza la lama dalla carne, allargando così la ferita che iniziò a sanguinare copiosamente. Stava quasi per posarvi la mano sopra ma Natsu si allontanò velocemente da lei, memore dell’avvertimento che Lucy gli aveva dato in precedenza circa il tocco velenoso della donna.
«Qualsiasi cosa accada non toccarla mai! Hai capito? Un solo tocco e sei morto.»
Lucy.
Quante volte quella maledetta doveva aver usato il suo potere su di lei?
Avrebbe pagato per ogni sua sofferenza.
Non puoi farcela.
Natsu s’immobilizzò non appena udì quella voce estranea nella sua testa.
Non puoi vincere contro di loro. Arrenditi. Stai rischiando la vita inutilmente.
«Sta zitto» sillabò a denti stretti.
E’ tutto inutile. Non ne vale la pena. A che scopo sacrificare tutto per una donna come lei? Lucy non valeva tanto, era una maga debole e ha fatto la fine che meritava.
«STA ZITTOOOO» urlò Natsu con quanto fiato aveva in gola, il volto rivolto al cielo, i pugni stretti. «Come osi?!» ringhiò, le parole a stento riconoscibili, mentre avanzava verso DarkMind, il cui tentativo di condizionare la mente del mago era fallito «Come osi pronunciare il suo nome?!!» Le fiamme, che fino ad allora avevano ricoperto il corpo del Dragon Slayer come se fossero una manifestazione tangibile della sua ira, svanirono.
«Vi ucciderò»
Una minaccia. Una promessa.
Ruotò improvvisamente su sé stesso cogliendo di sorpresa Veronika, rimasta alle sue spalle, e colpendola con così tanta forza da scaraventarla a qualche metro di distanza contro alcuni macchinari, distruggendoli.
Un ghigno divertito e crudele si dipinse sul volto di Natsu mentre si voltava per affrontare DarkMind, assomigliando sempre più ad una bestia in preda all’euforia della caccia.
«Arrenditi, Dragneel» gli intimò il mercenario «non puoi batterci tutti.»
Natsu sollevò un sopracciglio con aria di sfida. «Tutti chi?»
«Maledetto!» L’arroganza mostrata da Natsu provocò il mercenario che gli lanciò contro due pugnali nel tentativo di distrarlo mentre cercava di avvicinarsi abbastanza da colpirlo al ventre con una terza lama.
Senza neppure preoccuparsi di schivarli, Natsu infiammò il pugno e li colpì direttamente, frantumandoli, ingaggiando poi un breve corpo a corpo contro colui che aveva osato deridere Lucy.
Durante la lotta, Natsu notò con la coda dell’occhio Pride avvicinarsi furtivo per unirsi al compagno che, nonostante rivestisse il ruolo di Quarto Generale, non riusciva più a tener testa al Dragon Slayer la cui potenza sembrava essersi decuplicata.
Non è ancora il tuo turno, pensò Natsu, lanciandogli contro un ruggito a piena potenza. Approfittando di quel breve attimo di distrazione, DarkMind provò ad oltrepassare le difese del mago colpendolo sulla ferita infertagli da Veronika.
Il dolore costrinse Natsu ad indietreggiare, ma gli fornì anche quella scarica di adrenalina necessaria per riuscire ad afferrare il polso del mercenario e rilasciare una fiammata tale da avvolgerlo completamente e farlo urlare dal dolore mentre si contorceva a terra nel tentativo di estinguere quelle lingue di fuoco che sembravano volersi cibare della sua carne.
«Meno due» affermò divertito Natsu fissando Vistrass, fermo dinanzi al portale con sguardo estasiato. «Presto sarà il tuo turno» affermò con uno strano bagliore negli occhi.
«Non così in fretta, Salamander.»
Pride gli si parò davanti, una luce folle animava il suo sguardo. «Ti uccid-»
Natsu non gli diede il tempo di concludere la minaccia.
«KARIN NO TEKKEN» urlò mentre si lanciava contro il generale, il pugno avvolto dalle fiamme. Pride lo schivò all’ultimo secondo contrattaccando immediatamente con un calcio laterale che Natsu deviò con il braccio mentre con l’altro provò a colpirlo sul fianco.
Colpo su colpo, i due avversari sferravano i loro attacchi con una potenza e una ferocia devastanti, distruggendo tutto ciò che li circondava, sebbene Natsu cercasse in qualche modo di contenere l’area del combattimento per non coinvolgere ulteriormente Axel ed Ellie ancora immobili al fianco di Lucy.
Fuoco contro terra.
Natsu e Pride continuarono a confrontarsi con i rispettivi poteri per quelle che parvero ore, ma che in realtà furono solo pochi istanti, e sembrava quasi che nessuno riuscisse a prevalere sull’altro.
«Ammetto che non sei male, Salamander» disse con un sogghigno Pride. «Mi darà più soddisfazione versare il tuo sangue… molta di più rispetto a quella là» aggiunse indicando con la testa Lucy. «Non ho avuto modo di assaggiarla a dovere. Il Master mi ha sempre proibito di giocare con lei. Un vero peccato che sia morta prima di poterla domare a dovere.»
Un’esplosione di fuoco e fiamme catturò l’attenzione di tutti i presenti. Perfino Vistrass fu costretto a distogliere lo sguardo dal portale che racchiudeva i suoi desideri per posarlo sul Dragon Slayer.
Le parole appena pronunciate da Pride avevano fatto perdere a Natsu quel poco di controllo che gli restava.
L’urlo di una bestia, di un drago, scaturì dalla sua gola mentre volgeva la testa al cielo, gli occhi completamente bianchi. Lingue di fuoco lo avvolsero completamente mentre il marchio di Fairy Tail, di cui era sempre andato fiero e che lo legava indissolubilmente alla sua famiglia, iniziò a svanire sostituito da strani simboli che gli ricoprirono tutto il braccio e parte del collo. 
«Sei morto» pronunciò, i canini ben sporgenti che rendevano la promessa ancora più minacciosa, le pupille completamente nere.
Era Natsu, ma allo stesso tempo non lo era.
Sollevò un braccio verso il punto dove c’erano i bambini e subito un anello di fuoco li circondò completamente, impedendo così a chiunque di avvicinarsi. Sempre con il braccio teso, scagliò una palla di fuoco contro Vistrass il quale non si preoccupò affatto di schivarla dato che non era lui l’obiettivo. L’attacco lo sfiorò appena, superando lui e Melissa e distruggendo tutto ciò che incontrava sulla sua traiettoria.
Al di là del Master, nessuno era riuscito a seguire i movimenti di Natsu.
Neppure Pride, così dannatamente orgoglioso del suo ruolo e del suo potere, riuscì a vedere l’istante in cui Natsu svanì dalla vista per lanciarsi contro di lui.
Ciò che accadde dopo sorprese tutti.
La mano di Natsu fu fermata dallo stesso Vistrass a pochi centimetri dal petto di Pride, il cui volto divenne una maschera di stupore e terrore nel momento in cui si rese conto che, se non fosse stato per l’intervento del Master, il Dragon Slayer gli avrebbe strappato il cuore dal petto.
«Non posso permetterti di uccidere il mio generale così facilmente, Natsu» pronunciò Vistrass mentre stringeva il polso del mago prima di scaraventarlo via con una forza disumana.
Natsu atterrò di schiena, il dolore che si propagò per tutto il corpo mentre cercava di rialzarsi. Tuttavia si accorse subito che qualcosa non andava. Non era riuscito neppure a sollevarsi leggermente che la vista gli si annebbiò, le forze gli vennero meno.
«Che cosa…»
La risata di Vistrass lo colse di sorpresa.
«Un tocco che può portare alla morte. Non sono state forse queste le parole di Lucy?»
Gli occhi neri puntati su di lui, Natsu non riusciva a capire quanto stava succedendo.
«Che… stai… dicendo?» Ogni parola una tortura.
«Mi sto sbagliando? Lucy non ti aveva forse avvertito di quanto può essere pericoloso il veleno?»
Sì lo aveva fatto, per questo era stato più che attento a non farsi toccare da Veronika.
«Leggo il dubbio e l’incomprensione nei tuoi occhi» sorrise mellifluo il Master. «Non è stato il mio generale a toccarti, ma io. Capisci cosa voglio dirti o è troppo complesso per il tuo misero cervello?»
No. Natsu continuava a non capire, ma la cosa non gli importava.
«Ti ucciderò» ringhiò mentre tentava di rialzarsi. «Vi ucciderò tutti.»
«No. Non sarai tu a farlo. E’ giunto il momento di passare al piano B.» disse mentre si chinava a terra per raccogliere uno dei tubi collegati al portale e utilizzati precedentemente per risucchiare la magia dal corpo di Lucy.
Ciò che accadde dopo colse tutti di sorpresa.
Vistrass diede le spalle a Natsu e si pose di fronte al suo uomo più fidato.
«Hai svolto un ottimo lavoro, Pride. Ora ti chiedo un’ultima cosa per far si che il mio desiderio, il desiderio di tutta la nostra gilda, diventi realtà»
Con lo sguardo colmo di aspettativa e di orgoglio, Pride chinò il capo. «Qualsiasi cosa per te, Master. Dimmi cosa ti occorre e io la farò.»
«Una cosa molto semplice mio caro Pride. Devi solo morire.»
Non appena ebbe pronunciato queste parole, Vistrass affondò dritto nel cuore del suo più fidato sottoposto il tubo raccolto poc’anzi. E mentre la macchina faceva ciò per cui era stata creata, risucchiando tutta la magia dal corpo di Pride e uccidendolo lentamente sotto gli occhi sconvolti dei presenti, una tremenda esplosione fece a pezzi una delle pareti laterali del laboratorio. Dal polverone di fumo che ne seguì, emersero quattro figure.
«Ehi fiammifero, spero per te che non ti sia preso tutto il divertimento.»
«Ehm, Erza-san forse hai esagerato…»
«Natsu, Lucy, state bene?»
«Natsu!»
Ce l’aveva fatta. Happy era riuscito a trovarli e a condurli fin lì.
Erza, Gray e Wendy.
Fairy Tail era arrivata.




Note dell’autrice
Sono tornataaaaa!
Mi dispiace tantissimo per questo silenzio prolungato ma sono stata afflitta dalla sindrome del “blocco dello scrittore”. Sapevo come doveva andare avanti la storia ma proprio non riuscivo a buttar giù niente, qualsiasi cosa scrivessi non mi convinceva proprio per cui rimandavo e i giorni sono passati.
Ammetto che avevo pensato di far terminare la storia con questo capitolo ma alla fine ho cambiato idea per cui vi farò compagnia ancora un po’ ;)
Ringrazio per l’ennesima volta la mia santissima editor che con tenacia e tanta, tanta pazienza continua a spronarmi e ad aiutarmi con questa mia follia. Grazie infinite Paola <3 <3

A presto!
By Lucia <3
 

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Capitolo 12
*** CAPITOLO 11 ***


Natsu si sentiva trascinare dal vortice di emozioni che lo avevano travolto con la loro potenza.
Rabbia.
Terrore.
Dolore.
Durante la battaglia aveva permesso al suo istinto di prendere il sopravvento guidando ogni sua azione, finché le parole dell’avversario non avevano fatto scattare qualcosa in lui, qualcosa di talmente potente da rischiare di fargli perdere la ragione sotto il peso di quell’incredibile ondata di furia e potere.
Era riuscito a mettere fuori combattimento due generali ma, quando stava per dare il colpo di grazia anche a Pride, l’intervento del Master lo aveva steso.
Il colpo inferto da Vistrass non si era limitato a ferirlo fisicamente, ma aveva reso anche Natsu consapevole della loro disparità di forze. Con un solo tocco lo aveva gettato a terra impotente, rendendogli quasi impossibile anche il più piccolo movimento a causa del veleno che circolava liberamente nel suo sangue. Non riusciva a capire né come fosse riuscito il suo avversario ad avvelenarlo né a comprendere la criptica spiegazione data da quest’ultimo.
Pensare non è mai stato il mio forte, rifletté amaramente. È sempre stata Lucy la più intelligente.
A fatica voltò il capo verso di lei, sollevato di essere riuscito a mantenere l’anello di fuoco anche durante l’impeto della lotta, proteggendo così l’eredità che la sua compagna gli aveva lasciato.
Axel ed Ellie lo fissavano attraverso quelle lingue rossastre con occhi spaventati, le gote rigate dalle troppe lacrime versate, incerti di quale sarebbe stato il loro destino e terrorizzati di perdere anche lui. Furono proprio quegli sguardi a dargli la forza di provare a rialzarsi e continuare a combattere. A lottare per dar loro quella famiglia che Lucy aveva tanto desiderato.
Riuscì a stento a sollevarsi ma restò subito impietrito quando vide Vistrass affondare in Pride lo stesso tubo che in precedenza era stato usato su Lucy, condannandolo così a un’agonia senza limiti che lo avrebbe condotto alla morte. Una vista simile alimentò nuovamente le fiamme di Natsu. Come poteva un compagno, un Master, attaccare così un membro della propria Gilda? Arrivare addirittura ad ucciderlo!
Per il Dragon Slayer un pensiero simile era inconcepibile.
Un’esplosione improvvisa, seguita dal suono di voci a lui fin troppo familiari, lo distolse da quella vista, riaccendendo in lui quella fiamma di speranza estintasi nell’istante in cui aveva stretto tra le braccia il corpo freddo di Lucy.
«Ehi fiammifero, spero per te che non ti sia preso tutto il divertimento»
Le labbra di Natsu s’incresparono in un lieve sorriso. Il suo piano aveva funzionato: Happy era riuscito a condurre fin laggiù i loro compagni.
«Natsu!»
Il Dragon Slayer osservò il suo piccolo amico volare immediatamente da lui con gli occhi sgranati alla vista delle condizioni in cui era ridotto. Happy fu subito seguito Wendy, Gray ed Erza, che si frappose tra loro e il nemico, analizzando subito la situazione.
«Oh mio… Natsu-san, ti curo subito!»
«N-Natsu… il tuo braccio…»
Le parole di Happy catturarono la sua attenzione facendogli notare per la prima volta gli strani simboli che avevano sostituito il suo marchio.
«Che diamine ti è successo, Natsu?» domandò furioso Gray, innervosendosi ancora di più quando non ricevette alcuna risposta. Solo la mano di Erza sulla sua spalla gli impedì di porre ulteriori domande, limitandosi ad inginocchiarsi al fianco dell’amico.
Beandosi brevemente del calore che la presenza dei suoi amici, della sua famiglia, gli provocava, Natsu restò a terra con gli occhi chiusi.
Un lieve tepore si diffuse in tutto il suo corpo e avvertì quasi immediatamente la morsa del veleno venir meno, permettendogli così di riprendere a respirare senza dolore. La magia di Wendy stava agendo molto più velocemente di quanto si aspettasse. Era evidente che negli anni in cui non si erano visti, non era stato l’unico ad affinare le proprie abilità: la ragazza era diventata una maga potente a tutti gli effetti.
Chissà quanti incantesimi avrà imparato, pensò distrattamente. Poi un’idea si fece lentamente strada nella sua mente, quasi timorosa di alimentare una speranza oramai ritenuta perduta.
Forse non tutto era perduto.
Forse Wendy avrebbe potuto fare qualcosa.
Forse…
Allontanò da sé la giovane maga, interrompendone la magia e facendo esplodere Gray, che fino a quel momento era rimasto immobile al suo fianco con un’espressione ansiosa dipinta sul viso.
«Natsu non fare l’idiota e lasciati guarire da Wendy!» imprecò Gray voltandosi poi verso Erza in cerca di sostegno. «Erza dì qualcosa!»
Il silenzio fu la risposta dell’amica. Un silenzio grave, pesante, fatto di mille dolori. Anche senza guardarla, Natsu sapeva cosa aveva bloccato la grande Titania e, subito dopo, anche gli altri.
«Quella… quella non può essere…»
Natsu non permise né a sé stesso né a loro di lasciarsi traviare ulteriormente dal dolore della perdita. Non quando esisteva una remota possibilità di sopravvivere ad esso.
«Wendy» iniziò Natsu mentre si rialzava a fatica aiutato da Gray, che subito gli aveva teso un braccio, gli occhi scuri determinati, seppur velati. «Ti prego. Vedi… vedi se puoi fare qualcosa. Lucy è… è stata ferita gravemente.»
Wendy non pronunciò una parola, limitandosi ad annuire.
«Natsu che diamine è successo?» domandò aspramente Erza, anche se la sua voce conteneva una nota di dolore che non gli sfuggì. «Che vi è successo? E che ci fanno quaggiù dei bambini?»
«Axel e Ellie. Sono… sono i nostri bambini. Miei e di Lucy.»
Quattro paia di occhi fissarono sgomenti il mago, che li ignorò. Non era quello il momento di dare spiegazioni futili.
Dopo.
Dopo ci avrebbe pensato Lucy a spiegare tutto. Ne era convinto. Glielo diceva il cuore.
«Wendy tieni al sicuro i bambini. Happy vai con lei.»
«Aye»
Non se lo fecero ripetere due volte, si diressero subito verso il gruppetto. Con un lieve movimento della mano, Natsu fece svanire il fuoco che aveva posto a loro difesa osservando poi Wendy inginocchiarsi al fianco di Lucy mentre Happy parlava ai due piccoli. Sapendo che con loro sarebbero stati al sicuro e pregando per un miracolo, Natsu rivolse tutta la sua attenzione a Vistrass, che li guardava con arroganza.
«Pensi forse che chiamare aiuto vi salverà, Salamander?» li schernì mentre gettava a terra ciò che restava del corpo di Pride. «Niente potrà farlo.»
«Natsu» lo chiamò Gray con voce glaciale. «E’ lui?»
Il Dragon Slayer rispose alla domanda implicita dell’amico con un cenno del capo. Sì, il responsabile di quanto accaduto alla loro compagna era lui.
«Dreyden Vistrass. Master della gilda dei Mercenari. Colui che ha costretto Lucy a diventare l’Incappucciato.»
«Cosa?!» esclamò Erza. Dalle espressioni che vide, Natsu intuì che perfino loro avevano sentito parlare dell’Incappucciato. 
«Oh andiamo, Salamander. Mi duole ammetterlo, ma non posso prendermi un tale merito. Quel che è giusto è giusto. Entrambi sappiamo molto bene chi sia il responsabile della rinascita di Lucy, non è vero?»
«BASTARDO! FA SILENZIO! La pagherai cara per quello che hai fatto. Non ti permetterò di aprire quel portale!» urlò Natsu.
«REQUIP!»
«ICE MAKE: ARROWS!»
Mentre Erza partiva all’attacco, la katana pronta ad abbattere il nemico, Gray la supportava con uno dei suoi attacchi a distanza più micidiali.
Il tempo delle chiacchiere era finito.
Fairy Tail era pronta a reclamare giustizia.
Poco prima che Natsu si unisse ai suoi compagni nell’attacco, un muro di fiamme bloccò l’avanzata di Erza, dissolvendo contemporaneamente anche le frecce di ghiaccio.
Entrambi si voltarono verso il mago di fuoco.
«Che diamine combini, Natsu? Perché diavolo ci hai bloccati?» urlò Gray furioso.
«Ti si è congelato il cervello, ghiacciolo? Ti sembro tanto stupido da bloccare un attacco di Erza?»
«Visto di chi sto parlando… sì! La prossima volta che mi starai trai piedi te la     farò pagare cara, Natsu.»
«Vuoi la guerra?»
«Provaci se ne hai il coraggio»
«RAGAZZI!»
«Aye!»
Il richiamo di Erza ebbe il potere di immobilizzare i due maghi.
«Gray, non è stato Natsu a fermare il nostro attacco. Calmati e usa il cervello.»
Il tono di Erza era inflessibile, determinato.
«Tsk» Gray scrollò il capo, come a volersi schiarire le idee, prima di posare una mano sulla spalla di Natsu. «Scusami amico.»
Quest’ultimo scrollò le spalle. Quelle fiamme avevano colto tutti di sorpresa, lui per primo, e la situazione diventava sempre più difficile.
«Lascia perdere. Vediamo di prendere a calci quel bastardo.»
La risata di Vistrass riecheggiò nell’aria.
«Mio povero, povero Salamander» lo schernì Vistrass. «Pensi davvero di riuscire a fermare me? Il grande e potente Drayden Vistrass?»
Lentamente l’espressione di sdegno dell’uomo si mutò in una carica di odio e disprezzo. «Inutili scarafaggi. Troppo a lungo avete ostacolato il mio sogno. Troppo a lungo mi avete privato del potere che mi spettava.»
«Natsu di che diamine sta parlando?» domandò Erza leggermente accovacciata, pronta a lanciarsi in un secondo attacco.
Fu il Master a risponderle.
«Vuoi sapere chi sono, Titania? Qual è il motivo che mi ha spinto così lontano? Il perché ho creato una Gilda dove raccogliere la peggior feccia mai conosciuta?» Gli occhi blu di Vistrass, quel blu che fino a poco prima aveva ricordato a Natsu il ghiaccio più gelido, ora ardevano di follia.
«Voglio una cosa semplicissima, mia bellissima e affascinante Erza: voglio il potere. Voglio quel potere che mi è sempre spettato ma che tutti mi hanno sottratto. Voglio essere l’uomo più potente, temuto e rispettato del mondo. Voglio che tutti s’inchinino davanti alla mia grandezza e chiedano pietà. Voglio tutto e per farlo mi occorre il Libro di End.»
Erza, Gray e Natsu sgranarono gli occhi nel sentire la più pura delle follie parlare attraverso la voce del Master. Come poteva un individuo cadere così in basso?
«Tu» il Dragon Slayer non riusciva neppure a parlare tanto erano grandi la rabbia e lo sgomento che le parole dell’uomo gli avevano suscitato. «Per un motivo tanto idiota hai assassinato migliaia di innocenti? Corrotto e traviato decine di maghi? Ferito e torturato la mia Lucy?» Fiamme divamparono dal suo braccio, illuminando quegli strani simboli che, con un gioco di luci e ombre, presero vita.
«Tu. Sei. Morto.» dichiarò con una calma agghiacciante prima di correre verso di lui.
Una risata folle contorse i lineamenti del Master mentre parava il pugno di Natsu con il proprio, anch’esso ricoperto di fiamme.
«Pensi forse che essere un mago del fuoco ti salverà da me?» domandò Natsu ringhiando.
«Non ho mai detto di esserlo. Lo sono perché lo sei tu.» rispose sibillino l’avversario.
«CHE CAZZO SIGNIFICA?» urlò Natsu cercando di assestare un calcio alto.
Vistrass ruotò su sé stesso per evitare il colpo, abbassandosi contemporaneamente non appena udì il sibilo delle frecce di ghiaccio lanciate da Gray.
«Non potete battermi, è tutto inutile.»
Gray e Natsu iniziarono ad attaccare simultaneamente, cercando una breccia nella difesa nemica.
«KARYŪ NO HŌKŌ!»
«VAI, NATSU!» gridarono all’unisono Erza e Gray. Era impossibile sopravvivere al ruggito del drago di fuoco da una distanza così ravvicinata.
Tuttavia Vistrass sorprese ancora una volta i presenti.
«Ice make: SHELL»
Lo scontro tra ghiaccio e fuoco creò una densa cortina di fumo.
«Quello è uno dei miei incantesimi!» esclamò confuso Gray.
Ma chi diavolo è Dreyden Vistrass?
La confusione di Natsu ben evidente sul suo volto suscitò la risata del Master.
«Quell’aria da perfetto idiota ti calza a pennello, Salamander. Mi chiedo cosa ci trovasse in te una ragazza tanto intelligente come la mia Lucy.» Rimase qualche istante in silenzio, divertito dall’aura sempre più minacciosa assunta dal Dragon Slayer. «No. In effetti, neppure Lucy era così acuta… è caduta come una sciocca nella mia trappola restandoci secca. Un vero peccato, aggiungerei. Era un bel bocconcino da guardare e mi sarebbe piaciuto godere della sua compagnia ancora un po’, magari approfondendola e rendendola più intima. Capisci cosa intendo, vero Salamander?»
Natsu pensava di aver già superato da un pezzo, durante quelle ore, la soglia di non ritorno. Di aver già oltrepassato il punto oltre il quale tutto il suo raziocinio, tutta la sua lucidità, lo avrebbe abbandonato.
Si sbagliava.
«AAAAAAAAAAAHHHHHHH»
L’urlo disumano che squarciò il silenzio fece rabbrividire tutti i presenti. Quello e il cambiamento che il corpo di Natsu stava operando.
«Natsu!»
«Erza che gli sta succedendo?»
«Non lo so, Gray!» Perfino lei si ritrovò ad indietreggiare davanti alla vista del suo compagno.
«Natsu-san!»
Con la coda dell’occhio, Erza vide Wendy cercare di alzarsi nonostante l’ondata di potere e calore emanata da Natsu rendesse l’impresa difficile. Tutto attorno al drago si stava sciogliendo.
«No, Wendy!» la bloccò Erza. «Resta lì e fai tutto il possibile per Lucy. Se Natsu perde il controllo…»
Non finì la frase ma la giovane aveva ugualmente capito. Se la situazione si fosse volta al peggio, solo Lucy avrebbe avuto una minima possibilità di placare le ire del drago.
Avuto il cenno affermativo da Wendy, Elsa tornò a rivolgere tutta la sua attenzione a Natsu.
«Gray dobbiamo fermarlo» mormorò.
«Cosa?! Sei impazzita!»
«GUARDALO!» urlò lei. «Se continua così non riconoscerà più gli amici dai nemici!»
Gray guardò ancora una volta l’amico. I canini a punta, il disegno di squame che ricopriva la maggior parte del suo corpo, quegli strani simboli che sembravano pulsare sul suo braccio e gli occhi. Occhi neri come le tenebre più profonde. Tenebre nate dall’odio.
«No.» scosse la testa. «Non posso attaccarlo Erza. Non posso.»
«Devi!» gli urlò di rimando la maga. «Non pensi a come si sentirà Natsu se scoprisse, alla fine, di aver ferito o peggio i suoi amici? Di aver spaventato e fatto del male a quei due bambini che stanno piangendo disperati vicino a Lucy? Hai sentito cos’ha detto, no? Quei bambini sono suoi!»
A quelle parole, Gray sussultò. Si era completamente dimenticato di quelle due povere anime innocenti che, silenziose, attendevano il compiersi del loro destino.
«Maledizione. MALEDIZIONE, NATSU!»
Creando una spada di ghiaccio, fece un ultimo tentativo di riportare in sé l’amico. «Maledetta testa calda, guardati attorno! Non vedi cosa stai combinando? Di questo passo non ucciderai solo quel bastardo, ma anche tutti noi! È questo che vuoi? Ci hai fatto venire quaggiù per poi ucciderci con le tue mani? Torna in te, Natsu!»
Nulla. Le parole sembravano non riuscire a fare breccia nella mente del mago.  «Sei un mago di Fairy Tail! Non puoi cedere così all’oscurità! Non ora che hai ritrovato la tua luce. Guardala, Natsu! E’ proprio lì, accanto a Wendy. GUARDALA!» urlò l’ultima parola mentre con il braccio indicava la figura di Lucy stesa a terra.
Nello stato in cui era, Natsu non riusciva a comprendere le parole pronunciate da Gray. Le percepiva come un insieme di suoni il cui significato non aveva alcuna importanza. Avvertiva solo uno strano desiderio, quasi una bramosia. Avvertiva sulla sua lingua un sapore che agognava, un sapore di vendetta. Ma contro chi? Non lo sapeva, non lo capiva.
Quando il mago del ghiaccio sollevò un braccio indicando un punto, istintivamente Natsu lo seguì con lo sguardo.
Lentamente, il Dragon Slayer ruotò la testa verso la direzione indicata da Gray, gli occhi neri completamente vuoti, privi di ogni emozione.
Una luce.
Una luce flebile, ma comunque brillante, pulsava in un angolo poco lontano da lui. Natsu riusciva a sentirne il calore, la purezza e, come mosso da fili invisibili, fece un passo e poi un altro ancora, finché non si ritrovò a camminare verso quel punto come spinto da una forza invisibile, da un desiderio che non comprendeva.
Lucy.



Note dell'Autrice
Scusatemiiiiiiiiii!!!!!!!! 
Lo so, non ci sono giustificazioni ma purtroppo, tra una cosa e l'altra il tempo è volato e la scrittura è stata l'ultimo dei miei pensieri. Mi rendo conto che questo capitolo non è granchè ma ho pensato comunque di postarlo piuttosto che farvi attendere altri 2/3 mesi senza alcuna mia notizia. Che dire... la fine oramai è vicina, se non cambio nuovamente idea il prossimo sarà l'ultimo capitolo per ci vi aspetto ;)
Grazie mille per la vostra pazienza e il vostro affetto! I vostri commenti mi riempiono sempre di gioia e anche se non riesco a rispondervi sappiate che li leggo sempre non appena ho un attimo di respiro ^_^
Un enorme grazie va, come sempre, alla mia fantastica editor Paola alla quale ho fatto venire un mezzo colpo quando le ho detto che questo era l'ultimo capitolo XD 

A presto!!! 

By Lucia <3

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Capitolo 13
*** CAPITOLO 12 ***


Lucy
Pochi metri separavano Natsu da quella fonte di luce, il cui bagliore riusciva ad affievolire la pazzia e l’oscurità che gli avevano offuscato i sensi. Voleva avvicinarsi a quel bagliore.
Toccarlo.
Ma il suo cammino fu ostacolato da Erza e da Gray che gli si pararono dinanzi con fare minaccioso.
«Non osare fare un altro passo, Natsu.» lo minacciò Erza con la katana sguainata. «Non costringermi ad attaccarti.» Una minaccia. Una supplica.
Perché?
Natsu non capiva. Per quale motivo dovevano tenerlo lontano da quella luce così calda e confortevole?
«Maledizione, Natsu! Vedi di far tornare un po’ di sale in quella zucca vuota che ti ritrovi!» gli urlò Gray. «Nello stato in cui sei, rischi di ferirla!»
Gli occhi neri di Natsu indugiarono sulle figure dei due maghi disposti a difesa contro di lui. Ma a difesa di chi?
Lentamente, abbassò lo sguardo sul gruppetto di persone a terra dietro di loro.
Due bambini.
Un gatto.
Una giovane maga che lo fissava con la paura negli occhi mentre rivolgeva la propria magia alla donna a terra.
Quella donna…
Minuti. Ore. Natsu non seppe dire per quanto tempo rimase immobile a fissarla. Istintivamente tese una mano verso di lei.
Mia.
«Torna in te, Natsu. Fallo per Lucy!» mormorò Gray con un filo di voce, preparandosi però ad attaccare il suo compagno.
«Lucy…» ripeté il Dragon Slayer, assaporandone il nome sulle labbra. Un nome dolce, caldo.
Come le sue labbra.
Quel pensiero, nato da un cuore che non aveva mai cessato di battere per la sua compagna, riuscì a riportare in sé il Dragon Slayer.
Un sorriso si delineò sul viso di Natsu mentre lentamente lasciava cadere la mano lungo il fianco.
«Come ti salta in mente un’idea del genere, ghiacciolo?» domandò fintamente indignato Natsu. «Non potrei mai ferire Lucy. Certo, non posso dire lo stesso di te: se vuoi una lezione posso dartela anche subito»
Tutti restarono immobili, limitandosi a fissarlo con quel suo caratteristico ghigno stampato in volto, gli occhi nuovamente del loro colore naturale.
Natsu lanciò uno sguardo rassicurante a una Wendy oramai prossima alle lacrime nel vederlo tornato in sé e a un Happy che invece di lacrime ne stava versando in abbondanza.
Poi annuì, affermando in silenzio che stava bene e che presto tutto sarebbe finito. Non c’era bisogno di parole tra loro. Erano compagni. Membri di quella grande famiglia che era Fairy Tail. Bastava uno sguardo per comprendersi.
«Sicuro di essere tornato in te, testa calda? Posso sempre darti un pugno per farti rinsavire.» si offrì Gray sollevato prima di tornare serio. «Si può sapere che diamine ti è successo, Natsu? E che diavolo sono quei simboli sul tuo braccio?»
Istintivamente Natsu abbassò lo sguardo sul suo braccio. Il simbolo di Fairy Tail stava lentamente emergendo a mano a mano che gli altri svanivano. Il mago ricordava solo un’altra occasione in cui si era verificata la stessa cosa. Un’occasione che non era ancora pronto a rivelare.
«Che vuoi che ti dica ghiacciolo? Sono la prova che io mi sono allenato mentre tu hai battuto la fiacca.» lo stuzzicò Natsu sperando così di lasciar scorrere l’argomento e, a giudicare dall’occhiata che l’altro gli rivolse, ci riuscì.
Sorridendo, si voltò per posare lo sguardo su Axel ed Ellie.
«Tra poco riabbraccerete la vostra mamma.» gli promise inginocchiandosi così da essere al loro stesso livello mentre la mano corse, istintivamente, a racchiudere nella sua stretta una ciocca bionda. «So di chiedervi molto ma fidatevi di noi. Fidatevi di me. Presto torneremo a casa. Insieme.»
Natsu cercò di trasmettere con le parole, gli occhi, con tutto sé stesso la sua convinzione che ogni cosa si sarebbe sistemata nel migliore dei modi.
«Me lo prometti… papà?»
Fu quasi un sussurro quello che fuoriuscì dalle piccole labbra di Ellie. Una domanda che racchiudeva in sé ogni genere di emozione che la piccola si portava dentro forse da troppo tempo.
Papà…
Quell’unica parola bastò a rompere l’atmosfera lugubre creatasi dopo il cambiamento di Natsu e a riempire di calore il cuore di tutti.
Erza e Gray risero nel sentire qualcuno chiamare così quel combinaguai del loro compagno, contagiando anche Wendy e Happy. Perfino Axel, nonostante non ne capisse il motivo, perse per un attimo quell’espressione troppo seria, inadatta a un bambino, per sorridere sotto i baffi. Gli unici a non farlo furono Natsu ed Ellie.
I due si fissarono negli occhi per secondi, prima che Natsu rompesse il silenzio che si era creato solo tra loro due.
«Te lo prometto. Credici con tutte le tue forze, piccola. Credici e abbi fiducia in me. Se la mamma non ha mai infranto una promessa, allora nemmeno io posso, no? Altrimenti sai che ramanzina mi farebbe?»
Natsu le regalò un sorriso così carico di affetto che Ellie si ritrovò istintivamente ad annuire. Magari non conosceva affatto quello strano signore e forse lo aveva chiamato papà solo per via di ciò che le aveva detto Lucy, ma ora, dopo averlo guardato negli occhi e sentito parlare, il suo piccolo cuore le diceva che sì, Natsu era davvero il suo papà.
«Erza! Gray! E’ ora di concludere questa faccenda.»
«Era ora!» esclamò Gray.
«Facciamola finita, ragazzi» aggiunse Erza.
Vistrass non si preoccupò di smentire le loro dichiarazioni.
«Ho quindi di nuovo tutta la tua attenzione, Natsu? Un vero peccato che tu sia tornato… normale. Avrei avuto un minimo di possibilità di divertirmi se fossi rimasto in quello stato… berserker. Ma hai perfettamente ragione: è giunto il tempo di porre fine alla vostra esistenza.»
I gelidi occhi blu del master si posarono solo un istante sul portale e su Melissa che cercava, invano, di stabilizzarne la potenza, ma quell’attimo fu l’occasione che Natsu e gli altri aspettavano. Il Dragon Slayer fu il primo a lanciarsi all’attacco e Vistrass fu costretto a ricorrere alla magia del ghiaccio per poter deviare il colpo. Erza e Gray non furono da meno facendo ricorso ai loro colpi più potenti per abbattere il nemico. Tuttavia l’Ice Shell del master era infrangibile, molto più potente di quello di Gray. Sembrava quasi che nulla potesse abbatterlo.
Quando poi fu proprio il mago del ghiaccio a cercare di sferrare un colpo abbastanza forte da romperlo, Vistrass sorprese nuovamente tutti ricorrendo al ruggito del drago di fuoco per debellare il nuovo attacco.
Approfittando del fatto che i suoi compagni attirassero tutta l’attenzione sud i loro, Natsu si spostò alle spalle di Vistrass per cercare di prenderlo di sorpresa. Saltò in aria per darsi la spinta necessaria per sferrare un calcio ma l’avversario, accortosi della sua presenza, si scansò e lo colpì con un pungo al costato. Natsu accantonò il dolore per afferrare il braccio di Vistrass bloccandone così i movimenti. Con la mano ancora libera, il master cercò di colpire Natsu al plesso solare e quest’ultimo, per evitarlo, fu costretto a sbilanciarsi lasciando così la presa sul nemico. Mentre cadeva a terra, Natsu lanciò uno dei suoi ruggiti del drago di fuoco imitato subito da Vistrass che ricambiò creando uno scudo di ghiaccio per contrastare l’attacco. Anche Gray si unì al compagno attaccando il master alla sua destra, ferendolo leggermente alla spalla prima che questi si voltasse verso di lui indirizzandogli le stesse frecce di ghiaccio usate per ferirlo.
Mentre Natsu e Gray tenevano impegnato il nemico, Erza rimase momentaneamente in disparte. Qualcosa aveva attirato la sua attenzione, costringendola a fermarsi per riflettere su un dettaglio che sapeva essere fondamentale: perché Vistrass aveva usato il ghiaccio per difendersi dall’attacco di Gray?
Contro Natsu era la scelta più logica, ma contro un altro utilizzatore del ghiaccio? Perché non contrastarlo con l’elemento opposto? D’altronde Vistrass si era dimostrato in grado di padroneggiare entrambe le magie. Ghiaccio e fuoco.
Durante la lotta aveva fatto ricorso solamente a questi due tipi di magia e, per quanto ne sapeva Erza, nessun mago finora era riuscito a possedere due magie elementari così potenti e opposte fra loro, né aveva visto il master far ricorso a oggetti particolari per riuscirvi. Per quanto si sforzasse, Erza poteva pensare ad una sola risposta.
«Ragazzi sono i vostri poteri! Vistrass sta usando i vostri poteri per attaccarci!»
«Che cosa?»
La dichiarazione di Erza interruppe la battaglia. Il volto del master era una maschera di rabbia e odio. «Pensateci. Fin dall’inizio dello scontro Vistrass ha usato il ghiaccio per attaccare sia te che Natsu. Perché non attaccarti con il fuoco, Gray?» ragionò Erza.
«Eri distratta quando mi ha lanciato contro un ruggito più potente di quello di Natsu?»
«Ehi!» replicò offeso il mago.
«Vale lo stesso discorso. Anche in quel caso ha continuato ad attaccare anche Natsu con la sua stessa magia.»
Quest’ultimo aprì la bocca come per obiettare ma si bloccò, assumendo un’espressione stupita.
«Fammi capire bene. Vuoi forse dirmi che è solo un fottutissimo parassita? Non è possibile Erza! Un parassita non può diventare un Master. Sono maghi troppo deboli e…»
La potenza con la quale Vistrass sferrò il suo pugno fece volare Natsu contro Gray, scaraventando entrambi a terra.
«CHIUDI QUELLA CAZZO DI BOCCA, SALAMANDER!»
La reazione dell’uomo confermò l’ipotesi di Erza. «Pensi che io sia solo un parassita? SOLO? Che io sia debole? Eppure chi tra noi si trova a terra? Chi sta avendo la peggio? Chi è riuscito a raccogliere attorno a sé i maghi più potenti del regno? CHI E’ IL MASTER?»
L’aria era pregna dell’odio e della collera del Master dei Mercenari. Quella sua maschera di freddezza si era oramai infranta, rivelando la vera personalità dell’uomo.
«La grandezza di una Gilda non si misura dalla potenza magica dei suoi membri.» La voce di Erza catturò lo sguardo omicida del nemico.
«Non osare, Titania.» minacciò Vistrass.
«Una Gilda non è potere.» continuò imperterrita la maga mentre avanzava a passo deciso verso l’uomo, la spada sguainata. «Una Gilda non è gloria. Una Gilda non è vendetta.» Con un balzo, Erza azzerò la distanza tra i due tagliando l’aria con un fendente che il master evitò prontamente.
«Una Gilda è famiglia. Affetto. Legami. Questa è una Gilda. Tu sei debole non per la magia che possiedi. Sei debole perché sei solo!»
«SILENZIOOOO!»
La furia di Vistrass si manifestò con un muro di fiamme che costrinse Erza ad arretrare di qualche passo. Subito Natsu e Gray furono al suo fianco.
«Tutto bene, ragazzi?» chiese senza distogliere lo sguardo dal suo obiettivo.
«Stiamo bene.» le rispose prontamente Gray prima di posare lo sguardo sul muro di fiamme che si frapponeva tra loro e il nemico. «Erza, sei sicura che Vistrass sia un parassita? Possiede troppo potere magico. Di solito questi maghi si limitano ad attingere alla magia delle persone che hanno attorno senza però eguagliarne la potenza.»
«Il ghiacciolo ha ragione.» Il tono di Natsu era tranquillo, in netto contrasto con la tempesta che gli attanagliava l’animo. «E poi, anche se fosse vero, come mai si limita ad usare solamente la mia magia e quella di Gray?»
«Guardati attorno Natsu. I parassiti hanno un raggio di azione limitato. Dei maghi ancora in vita ci siamo solo noi. Non so che tipo di magia possieda la donna vicino al portale, ma tra noi tre, Vistrass può copiare solo il vostro potere. La mia magia Requip permette la materializzazione delle armi e delle armature che mi sono procurata nel tempo. Lui non ha alcuna arma da poter materializzare»
«Ehi, testa calda!» Gray catturò immediatamente l’attenzione di Natsu.
«Che vuoi ghiacciolo?»
Erza stava già per richiamarli all’ordine quando le parole successive di Gray la fermarono.
«Se Vistrass è un parassita che sta copiando la nostra magia… Allora quelle non sono le TUE fiamme!»
«Sì e cosa…»
Non appena Natsu capì il significato dietro le parole di Gray, un ghigno divertito gli si stampò sul viso e con la coda dell’occhio notò che anche Erza stava assumendo un’espressione più battagliera.
«Ma allora il cervello ce l’hai, ghiacciolo.» disse divertito Natsu prima di iniziare ad ispirare le fiamme, facendo disperdere così il muro che Vistrass aveva innalzato.
Gli occhi blu del master si sgranarono per un solo istante, sorpreso dal contrattacco di Natsu. Era evidente che non aveva pensato ad una mossa simile da parte del Dragon Slayer e la sua reazione non fece altro che aumentare il ghigno di mago.
«A quanto pare il grande e onnipotente Dreyden Vistrass non è poi così invincibile come vuol far credere. Il tuo trucchetto non funzionerà più contro di noi!»
«MALEDETTO SALAMANDER!» Con un movimento talmente rapido da essere quasi invisibile all’occhio umano, l’uomo fece sollevare diversi frammenti metallici indirizzandoli verso il trio di maghi.
«ATTENTI!»
I tre si gettarono a terra per evitare di essere trafitti.
«Ma che diavolo… come ha fatto?»
«Non lo so, idiota!»
«Non statevene lì impalati! Spostatevi!» urlò Erza ai compagni.
Natsu si scostò di lato evitando per un soffio una scheggia affilata che gli graffiò il volto. A quanto pare continuava a fare l’errore di sottovalutare il suo avversario e questo poteva essere fatale sia per lui che per i suoi compagni.
«Maledetto Vistrass!» ringhiò Natsu.
«Ahahahah» la risata che riecheggiò nell’aria rifletteva tutta la pazzia che illuminava gli occhi blu dell’uomo. «Chi è il debole, Fairy Tail? CHI?! Non sono solo un utilizzatore dei poteri altrui. Sono anche un telecinetico. Arrenditi Fairy Tail. I miei poteri sono troppo oltre la vostra portata.»
Il viso di Vistrass era trasfigurato al punto tale che Natsu faticava quasi a riconoscere in lui l’uomo gelido che aveva dato inizio a tutto.
«E’ solo un parassita… È solo un debole…» ripeté il master con voce stridula.
«E’ impazzito?» mormorò Gray allarmato da quell’improvviso cambio di personalità.
«Impazzito? No di certo. Non sono mai stato più lucido.» gli rispose il master con le labbra tirate in un ghigno folle. «E’ ora di farla finita.»
Dando loro le spalle si voltò verso Melissa. «Imposta le coordinate.»
L’ordine catturò l’attenzione del generale che fino a quel momento aveva cercato di trattenere, inutilmente, la potenza del portale attraverso il pannello di comando. «Ma Master… non è possibile. Il Portale è oramai fuori controllo. C’è troppa magia stellare al suo interno e nulla che si contrapponga alla sua carica positiva...»
«OBBEDISCI ALL’ORDINE, MELISSA!» urlò impaziente Vistrass, obbligando la donna ad eseguire quanto detto.
«Ragazzi non dobbiamo permettergli di aprirlo!»
Senza dare alcuna spiegazione, Natsu si lanciò al’attacco subito seguito da Erza e Gray.
«MELISSA, ADESSO!»
La donna premette un pulsante e l’intero ambiente fu inondato da una luce accecante. Durò pochi secondi e quando svanì era troppo tardi. Un tunnel di luce bianca si aprì all’interno del portale, emettendo lampi e saette segno della sua instabilità. Senza il giusto equilibrio tra luce e tenebra, nessuno poteva immaginare dove si sarebbero spalancate le porte del passato e le conseguenze che avrebbe comportato per il loro presente.
«MALEDETTO!» urlò con furia Natsu prima di lanciare uno dei suoi ruggiti.
«Master!» gridò contemporaneamente Melissa. «E’ troppo instabile. Rischiamo di provocare un’esplosione che ci ucciderà tutti!»
«Non per molto.» mormorò Vistrass e, con gli occhi iniettati di sangue e pazzia, sollevò un braccio verso il Dragon Slayer, indirizzandogli contro un getto di fiamme che andò a contrastare il suo ruggito, mentre con l’altra mano descrisse dei brevi cerchi nell’aria facendo sollevare gli stessi cavi che poco prima erano stati utilizzati su Lucy e Pride.
Si voltò lievemente verso Melissa con un ghigno folle. «Sei stata una risorsa preziosa mia cara. Augurati di essermi utile per l’ultima volta.»
«Master?»
Un gesto deciso della mano e tre cavi scattarono in tre direzioni differenti, affondando ognuno nel corpo di un generale.
«NO!»
L’urlo di Natsu si perse nel caos che seguì.
«AHAHAHAH! FINALMENTE! FINALMENTE IL LIBRO DI ZEREF SARA’ MIO! SPALANCATEVI PORTE DEL PASSATO! AHAHAHAH!»
Un’esplosione di luce abbagliò per un secondo tutti i presenti prima che fasci di tenebra iniziassero a fuoriuscire dal macchinario di Melissa andando a formare poi un mulinello al centro del portale. La morte dell’ultimo generale aveva dato vita all’oscurità che mancava per equilibrare la macchina.
Ora luce e tenebra si stavano fondendo.
La porta del passato si era finalmente aperta.
«E’ la mia vittoria, Fairy Tail!» La voce di Dreyden Vistrass era colma di trionfo. Un passo. Un solo passo e avrebbe varcato la soglia per la realizzazione del suo sogno. Con occhi folli rivolse loro un’ultima occhiata prima di innalzare attorno a sé una barriera di ghiaccio così da rallentarli.
Natsu si ritrovò impotente ad osservare il suo fallimento. Anche correndo alla massima velocità non sarebbe mai riuscito a raggiungerlo in tempo. Avrebbe impiegato secondi preziosi solo per sciogliere tutto quel ghiaccio.
«Ho fallito…» mormorò inginocchiandosi a terra, le mani strette a pugno che calavano con forza sul pavimento.
Ho fallito, Lucy… ripeté nuovamente nella sua testa.
Era l’unica cosa cui riusciva a pensare. Aveva fatto una promessa e non era riuscito a mantenerla.
«Perdonami, Lucy.» mormorò trattenendo un singhiozzo nato dalla frustrazione e dall’impotenza. Volse la testa verso quella che era la sua ragione di vita e ciò che vide gli fece spalancare gli occhi.
 
 
 
Quando era solo una bambina, Lucy era terrorizzata dall’oscurità. Ne aveva una paura folle, primordiale. Solo la presenza della sua unica, vera amica, Aquarius, le era di conforto. Crescendo, aveva imparato a convivere con quella paura, razionalizzandola e relegandola in un angolo remoto della sua mente mentre cercava una luce che potesse scacciare definitivamente le tenebre che si erano formate dopo la morte della madre e che ora albergavano nel suo cuore.
Solo dopo molti anni riuscì nell’impresa. Aveva finalmente trovato quel bagliore a lungo cercato.
Fairy Tail.
Fairy Tail fu la sua luce.
Il tempo trascorso con la Gilda e tutti i suoi membri fu il più bello della sua vita, finalmente Lucy fu in grado di ritrovare quel calore che solo una famiglia sa donare. Tuttavia quando anch’esso giunse al termine, l’oscurità tornò a reclamarla e, mentre da bambina ne era terrorizzata, adesso la considerava una fedele compagna, qualcosa che non l’aveva mai abbandonata durante il suo periodo più buio, quando divenne l’Incappucciato.
Lucy si era abituata a quella sensazione di freddo che l’avvolgeva nell’istante stesso in cui chiudeva gli occhi, accompagnandola e scacciando la solitudine, per questo motivo in quel momento si sentiva confusa. Nonostante le tenebre la circondassero, non avvertiva il solito gelo, anzi, si sentiva avvolta da un piacevole tepore.
Si sta così bene… pensò, credendo di trovarsi al sicuro nella sua stanza, a Magnolia, completamente arrotolata nel suo soffice piumone.
«…cy!»
Le sembrò di udire qualcosa ma l’ignorò, affondando maggiormente il viso tra quelle calde coltri.
«Lucy!»
Una voce.
«Umm…» mugulò Lucy. «Stai zitto, idiota.» borbottò, convinta che fosse Natsu a chiamarla dopo essere entrato per l’ennesima volta senza permesso nella sua stanza.
Un colpo forte e deciso in testa la svegliò completamente.
«AHIA!»
Si sollevò di scatto portandosi le mani sul punto dolente.
«Brutta idiota che non sei altro! Come osi zittirmi?»
Lucy sgranò gli occhi non appena si rese conto a chi apparteneva quella voce. No… non può essere.
Si voltò, ignorando il dolore alla testa o il fatto di essere sospesa in uno spazio vuoto e bianco, trovandosi di fronte l’ultima persona che pensava di rivedere.
Se questo è un sogno, non svegliatemi pensò, mentre gli occhi scuri iniziavano a riempirsi di lacrime.
«Tsk. Ecco perché non troverai mai un ragazzo.»
Quello sguardo corrucciato, quella posa intimidatoria, il tono canzonatorio.
«N-non è possibile…» sussurrò Lucy con gli occhi che rapidamente presero a sgorgare lacrime.
«Eh?» Aquarius inarcò un sopracciglio mentre si portava le mani ai fianchi. «Ragazzina ingrata, dopo tutto…»
Non riuscì a terminare la frase perchè Lucy le si gettò letteralmente addosso, stringendola con forza.
«Aquarius… sei davvero tu?» mormorò singhiozzando, il viso ormai coperto dalle lacrime che scendevano copiose. «Mi dispiace... Mi dispiace…» continuava a ripeterle.
Lo spirito non disse nulla, restò in silenzio limitandosi a cullarla proprio come faceva quando era bambina. Lasciò che Lucy sfogasse con le lacrime tutto il suo dolore, il suo rimpianto, tutto.
Non c’era bisogno di parole. Non ce n’era mai stato. Il loro legame era sempre stato uno dei più forti nonostante il modo in cui Aquarius trattava la giovane. L’affetto che provavano l’una per l’altra era indiscutibile. Era talmente profondo che nemmeno una chiave spezzata aveva impedito allo spirito di correre in aiuto della sua amica. Sì, amica. Lucy non era mai stata, né in passato né in futuro, la sua padrona.
Era la sua migliore amica.
«Adesso basta, Lucy.» La scostò con delicatezza, restia ad interrompere quell’abbraccio. «Devi ascoltarmi Lucy. Non abbiamo tanto tempo a disposizione.»
Singhiozzando, la maga lentamente riuscì ad interrompere quel flusso di lacrime, posando lo sguardo sul volto teso dell’amica.
«Mi sei mancata così tanto, Aquarius.» sussurrò a fior di labbra Lucy, facendo addolcire quegli occhi blu che la fissavano.
«Anche tu, Lucy. Anche tu.» mormorò di rimando lo spirito accarezzandole la guancia con una mano.
Lucy subito strinse tra le sue dita quella mano, beandosi del calore che emanava. Non riusciva ancora a crederci. Come poteva Aquarius guardarla con occhi così dolci nonostante quello che aveva fatto. Rompere la sua chiave aveva significato la morte e ora era lì. Era forse morta anche lei?
«Non m’importa.» mormorò a fior di labbra.
«Che cosa non t’importa?» le chiese l’amica che era riuscita a udire quel bisbiglio.
«Non m’importa se sono morta anch’io, se questo mi da l’occasione di riabbracciarti»
Nel sentire quelle parole, Aquarius scostò subito la mano dalla guancia di Lucy e, assumendo il tanto caratteristico sguardo truce, la colpì con forza sulla testa.
«AHIA!» esclamò per la seconda volta la maga.
«NON TI AZZARDARE A DIRE MAI PIU’ UNA COSA DEL GENERE!» le urlò Aquarius furibonda. «Non ti ho dato la mia energia in questi anni per vederla buttata al vento in questo modo!»
Le sue parole fecero suonare un campanello nella mente di Lucy che la fece tirare su per studiare con attenzione l’amica.
Era pallida. Il suo incarnato era molto più chiaro di quanto ricordasse e gli occhi erano incorniciati da profonde occhiaie violacee.
«Aquarius… che cos’hai?» domandò Lucy allarmata. Presa dall’euforia del momento non si era resa conto delle condizioni del suo spirito.
«Ascoltami bene, Lucy.» l’afferrò con forza per le spalle. «In questo momento i tuoi amici stanno combattendo contro Vistrass nel tentativo di fermare il suo piano e salvarti. Devi tornare indietro e aiutarli. Solo tu puoi mettere fine a tutto questo.»
«Non capisco…»
«Maledizione, Lucy! Fai funzionare quel cervello che ti ritrovi! Il portale è stato attivato e Vistrass è riuscito ad equilibrarlo. Non puoi permettere che riesca ad andare nel passato. Ci sono segreti e verità sepolte lì che non devono essere in alcun modo rivelate. Devi distruggerlo, Lucy!»
La maga faticava a seguire il discorso di Aquarius, sentendosi confusa come non mai. Qual era l’ultima cosa che ricordava? Si guardò attorno ma non c’era nulla che le venisse in aiuto. Era sospesa in uno spazio vuoto. Riportò l’attenzione sullo spirito. Era felice di averla ritrovata. Non provava una sensazione simile da tanto, troppo tempo. Allora perché mai doveva tornare indietro? E poi, indietro dove? Non c’era nessuno ad aspettarla.
Non sei più sola.
Lucy sgranò gli occhi.
Quella voce… conosco quella voce.
Apparteneva a lui.
A Natsu.
«Natsu…»
Un sorriso si delineò sul volto di Aquarius. «Esatto, Lucy. Natsu ti sta aspettando. Ha lottato contro i suoi demoni per tornare da te. Sta facendo l’impossibile per proteggere te e la tua famiglia.»
La tua famiglia.
Mamma!
Mamma.
«Ellie! Axel! Oh mio Dio, che è successo? Aquarius che ne è dei bambini?» Presa dal panico e odiandosi per non aver pensato subito a loro, Lucy prese a divincolarsi dalla presa che la teneva ancorata sul posto.
«Sta calma, Lucy! Ti ho già detto che non c‘è tempo. Stanno bene. Natsu sta lottando anche per loro, proteggendoli con tutto sé stesso. In questo momento sono vicino a te, sperando che la magia di Wendy compia un miracolo. Quella piccoletta sta dando fondo a tutte le sue energie per riportarti indietro. Ma solo tu puoi scrivere la parola fine a questa storia e dar loro un finale felice.»
La maga prese un respiro profondo, cercando di rallentare i battiti del suo cuore prima di rivolgere lo sguardo su Aquarius. Gli occhi nocciola carichi di determinazione.
«Bene. Questa è la mia ragazza. Ascoltami bene… C’è un solo modo per fermare il Portale: rompere l’equilibrio tra magia bianca e nera. Devi utilizzare la tua magia stellare per sovraccaricarlo e distruggerlo. Ti darò tutta l’energia che mi rimane per aiutarti, ma correrai comunque un rischio enorme Lucy. Se darai fondo a tutte le tue forze non riuscirai a sopravvivere. Morirai e questa volta per davvero.»
Lucy annuì. «Non ti deluderò, Aquarius. Lancerò il mio colpo più potente e ti giuro che metterò fine a tutto!»
«Lo so.» si limitò a pronunciare lo spirito, allontanandosi dalla maga proprio nel momento in cui le sue sembianze iniziavano a svanire.
«Aquarius!» gridò allarmata Lucy, subito pronta ad accorrere al suo fianco ma l’espressione serena della donna la bloccò.
«Sono fiera di te, Lucy. Cresci bene i tuoi figli e sii felice con Natsu. La tua famiglia sarà sempre al tuo fianco… e così io. Sono così orgogliosa di te… ti voglio bene amica mia.»
Aquarius pronunciò le ultime parole con il viso rigato di lacrime prima di svanire per sempre in mille frammenti di luce che si posarono delicatamente su Lucy, riempiendola di potere magico.
«Ti voglio bene anche io.» disse prima di asciugarsi con una mano le ultime lacrime.
Solo in quel momento Lucy avvertì un calore che gentilmente si propagava dentro di lei, lo stesso calore che avvertiva ogni qual volta che terminava una sessione con Melissa, quando si chiudeva nella sua stanza per recuperare la magia sottrattale con la forza.
Sei sempre stata tu… vero, Aquarius? Pensò tristemente Lucy, indugiando per un breve istante sull’enorme sacrificio e sforzo compiuto dal suo spirito da quando era diventata l’Incappucciato, prima di accantonare quel pensiero in un angolo della mente. Doveva concentrarsi.
La sua famiglia aveva bisogno di lei.
Axel.
Ellie.
Natsu.
Fairy Tail.
Un bagliore azzurro iniziò a pulsare all’altezza del petto, sopra al cuore. Lucy abbassò lo sguardo e sorrise riconoscendo quella particolare impronta magica.
«Wendy…» pronunciò, afferrando con tutte le sue forze la magia che la collegava ai suoi amici.
«Sto arrivando, ragazzi!»
 
 
Natsu non riusciva a credere ai suoi occhi.
«Non ci credo…» sussurrò.
A pochi metri da lui, davanti ad una Wendy esausta ma felice e a un Happy che piangeva abbracciato stretto dalla piccola Ellie, se ne stava in piedi Lucy, il corpo avvolto da un bagliore dorato e traboccante di magia.
Anche Erza e Gray dovevano averla notata perché improvvisamente Natsu non sentì più il rumore dei loro attacchi. Tuttavia non poteva esserne sicuro dato che tutta la sua attenzione era stata catturata dal miracolo che aveva davanti.
«Lucy…» pronunciò. Disperazione e speranza racchiusi in quell’unico nome.
Il cuore perse un battito quando la maga aprì gli occhi per posarli in quelli di lui. Occhi ricolmi dello stesso amore che si rifletteva anche in quelli di lui. Lucy gli sorrise, un sorriso che per Natsu rappresentava il mondo.
«Bentornata, Lu.» si ritrovò a dire, incapace di muoversi sebbene tutto di lui bramasse il contatto con il corpo di lei, la paura che tutto fosse solo il frutto di un’illusione lo frenava.
Lucy voltò leggermente il viso verso il gruppo alle sue spalle, regalando un altro dei suoi meravigliosi sorrisi a Wendy e ai piccoli, prima di voltarsi nuovamente verso di lui e mimargli un “Grazie” con le labbra.
Subito dopo Natsu la vide prendere un respiro profondo, per poi posare lo sguardo sul portale e iniziare ad avanzare mormorando un incantesimo che il mago conosceva bene. Avrebbe voluto fermarla, impedirle di continuare ma sembrava che qualcosa lo tenesse ancorato a terra. Solo in seguito Natsu capì che era la stessa Lucy ad impedirgli di muoversi.
«Voi che ricoprite il cielo, voi che aprite il cielo…»
«No… aspetta, Lucy!»
«…Stelle infinite del cielo, …»
«Non puoi usare quest’incantesimo!»
«…mostratevi a me col vostro bagliore!…»
Gocce di sudore imperlavano la fronte di Natsu mentre la pressione magica attorno a loro cresceva vertiginosamente con l’avanzare di Lucy.
«Lucy… non farlo!»
Ragazzi, prendete gli altri e allontanatevi il prima possibile da qua.
Quella voce chiara e cristallina che sentì nella testa poteva appartenere solo a lei.
«Lucy ascoltami, ti prego. Fermati! Sei appena ritornata, non puoi consumare tutto questo potere magico. Prendi gli altri e scappa. Ci penserò io a distruggere tutto!»
Gli occhi di Lucy, non più di quel colore nocciola che lui tanto amava ma dorati, s’incrociarono con i suoi e Natsu vi si perse. Gli sembrò di annegare in un oceano fatto di stelle e pianeti. Un mondo fatto di amore e speranza. Fu un istante breve quanto un battito ma non per questo meno potente.
SBRIGATEVI! Vistrass sta per varcare il portale!
«Maledizione, Lucy!» urlò, riuscendo infine ad alzarsi e correre verso Axel ed Ellie, subito affiancato da Erza e Gray. Andava contro tutti i suoi istinti voltare le spalle alla sua compagna e al pericolo che stava per affrontare, ma non aveva scelta.
«Natsu, Gray, coraggio! Prendete i bambini e andate. Wendy ce la fai a correre?»
«Non possiamo abbandonare qua Lucy!» protestò Gray.
«Non c’è più tempo!» urlò Natsu mentre prendeva tra le braccia Ellie che continuava a fissare la figura dorata di Lucy.
«Natsu! Come puoi…» qualsiasi cosa stesse per dire il mago di ghiaccio si perse quando vide le lacrime che rigavano il volto dell’amico.
«…Oh, Tetrabiblos, io sono la sovrana delle stelle.
Il mio aspetto è la perfezione.
Apri i tempestosi portali.
Oh, 88 stelle dei cieli…
Risplendete!
URANO METRIA!
»
La magia divampò dal corpo di Lucy come un’esplosione. L’universo intero sembrò piegarsi alla sua volontà mentre scie di luce distruggevano ogni cosa si parasse lungo la loro traiettoria.
Natsu non aveva mai visto Lucy così potente, così carica di magia.
«Ragazzi allontaniamoci prima che crolli tutto!» urlò Erza mentre aiutava Wendy prendendola per un braccio.
Natsu si sentì afferrare per un braccio.
«Avanti, idiota! Dobbiamo andarcene!»
«Non ce la faccio Gray. Prendi Ellie e andate. Non la lascio da sola a combattere.»
«Avanti, Natsu. Non riesci a sentire anche tu la sua magia? Lucy non ha mai scagliato questo incantesimo con una tale potenza. Se restiamo qua finirà con l’ucciderci!»
Natsu sapeva che il compagno aveva ragione, ma non riusciva ad avanzare.
«Avanti!» strillò Gray mentre lo strattonava con forza.
«LUCYYYYYYY!» urlò Natsu prima che una frana crollasse bloccando così il passaggio al laboratorio.
«No! Lucy!»
 
 
La magia stellare fuoriusciva selvaggia dal suo corpo e Lucy sentiva le sue forze venir meno. Stava dando tutta sé stessa con quell’incantesimo, ma non aveva alternative. Era consapevole che era la sua unica possibilità di vittoria e doveva dar fondo a tutte le sue energie confidando nel fatto che Natsu portasse tutti al sicuro.
Il muro di ghiaccio che Vistrass aveva creato per impedire a Erza e gli altri di raggiungerlo si dissolse come neve al sole non appena ebbe scagliato l’incantesimo e Lucy poté vedere che il master aveva varcato per metà il portale.
«NON VINCERAI, VISTRAAAAAAAASS!»
L’urlò di Lucy riecheggiò nell’aria raggiungendo il master che, udendola, si bloccò per lo stupore facendole guadagnare secondi preziosi.
«No! Non è possibile! Tu sei morta!» urlò l’uomo rifiutandosi di credere a quanto vedeva.
«No.» rispose con rabbia Lucy. «Ma lo sarai tu. Sii onorato di morire per mano dell’Incappucciato!»
Con tutto l’odio, la collera, la paura che aveva covato nel cuore in quegli anni, Lucy sollevò il braccio verso Vistrass, guidando in questo modo la sua magia che poté concentrare tutta la sua potenza su un unico obiettivo.
«NOOOOOOOOOOOOOOO!!!»
Guidato dalla pazzia e dal desiderio, Vistrass tentò di ultimare quel passo che avrebbe realizzato il suo sogno, ma ormai era troppo tardi. La sua arroganza lo aveva condotto alla rovina avendogli impedito di tenere d’occhio i suoi avversari, certo ormai della sua vittoria.
La magia delle stelle, dell’intero universo sovraccaricò il portale proprio come detto da Aquarius, frantumandolo in mille pezzi e tagliando di netto il corpo del master.
Questo segnò la fine di Dreyden Vistrass e della Gilda dei Mercenari.
«C’è l’ho fatta… ragazzi…» pronunciò Lucy, senza più un briciolo di energia in corpo, mentre si accasciava a terra lasciando che l’oblio la portasse via da quella distruzione che lei stessa aveva creato e mettendo fine a quell’incubo.
 
 
«..cy?»
La prima cosa di cui Lucy fu consapevole fu la sensazione di due braccia forti che l’avvolgevano con fermezza. Un abbraccio carico di sicurezza, affetto e amore. Avrebbe riconosciuto quell’abbraccio ovunque.
«Natsu…» mormorò con un filo di voce.
«Lucy!»
La forza con cui la strinse a sé rivelò alla giovane quanta paura doveva aver provato il Dragon Slayer. Lucy lo sentiva tremare mentre le mormorava parole senza senso all’orecchio, ma che per lei rappresentavano un ulteriore prova che fosse viva.
«Non farlo mai più, Lucy. Non lasciarmi mai più.»
Lentamente e con un certo sforzo, sollevò un braccio così da poter accarezzare quell’indomita chioma rosata che tanto le era mancata.
«Va tutto bene, Natsu. Sono qui. Sono qui con te.»
Subito lui si ritrasse e, fissandola dritto negli occhi disse: «Non sto scherzando, Lucy. Non riprovarci mai più!»
Troppo stanca per fare altro, si limitò a sorridergli. «Ti amo, Natsu.»
Con la testa poggiata sul suo petto, Lucy non riuscì a vedere il rossore che divampò sul volto di Natsu, ma i suoi compagni sì e Gray avrebbe preso in giro l’amico per molto, molto tempo.
«Mamma!»
Nonostante la spossatezza, la donna riuscì a trovare la forza, aiutata da Natsu, di sollevarsi quel tanto che bastava per aprire le braccia e accogliere i suoi due piccoli, coraggiosi bambini.
«Axel… Ellie… i miei tesori…» sussurrò Lucy tra le lacrime.
«Mamma… Mamma…» Axel non faceva altro che chiamarla tra le lacrime. Il mio piccolo ometto coraggioso.
«La mamma non vi lascerà mai più soli. Ve lo prometto.» e loro sapevano che lei manteneva sempre le sue promesse.
«E nemmeno il papà.» aggiunse Natsu, avvolgendoli tutti nella sicurezza del suo caldo abbraccio. «Anche il papà starà sempre con voi. Siamo una famiglia, no? E’ così che ci si comporta!» aggiunse, facendo loro l’occhiolino.
Sentendo quelle parole, Lucy non riuscì più a trattenersi e scoppiò a piangere proprio come i suoi bambini. Lacrime di dolore. Lacrime di sollievo. Ma soprattutto, lacrime di gioia. Troppe cose erano successe e presto avrebbe dovuto fare i conti con le conseguenze delle sue azioni. Ma in quel momento, in quel breve lasso di tempo, voleva solo starsene lì immobile, stretta nel calore delle persone a lei più care.
Solo dopo che tutti diedero sfogo alle loro emozioni, trovarono la forza di sciogliere il loro cerchio ma senza allontanarsi completamente gli uni dagli altri.
Finalmente Lucy riuscì a posare gli occhi sui suoi compagni.
«Erza… Gray… Wendy… Happy… Grazie. Grazie di cuore.»
«Siamo compagni Lucy, è a questo che serve una famiglia, no?» le fece l’occhiolino Gray.
«Bentornata tra noi, Lucy.» la salutò Erza.
«Lucyyyyyyyyy!» gridò Happy volando dritto verso il suo petto.
«Lucy-san, fammi guarire le tue ferite.»
«Grazie Wendy.»
Abbassando lo sguardo sul suo corpo, Lucy notò che, nonostante tutto, non presentava ferite troppo gravi, eppure ricordava chiaramente di essere rimasta priva di sensi mentre il laboratorio cadeva a pezzi.
«Come ho fatto a salvarmi?» Si guardò attorno. «Dove siamo, ragazzi?»
A risponderle fu Erza, mentre Natsu strinse con più forza la presa sulla sua spalla.
«Siamo poco lontani dalla Gilda dei Mercenari. Quando hai distrutto il portale le fondamenta dell’edificio sono venute meno e l’intera costruzione è collassata su se stessa.»
«E gli altri? Che ne è dei maghi che erano all’interno?»
Stavolta fu il turno di Gray di risponderle. «Alcuni sono fuggiti. Altri non ce l’hanno fatta.»
«Capisco.» rispose Lucy con tono piatto.
«Stammi bene a sentire, Lucy» disse Natsu afferrandole con due dita il mento per voltarla verso di lui. «Non sei responsabile per nessuno di loro, sono stato chiaro? Non addossarti colpe che non ti appartengono. Entrando a far parte di una Gilda Oscura, quei maghi hanno decretato il loro destino.»
Lucy sgranò gli occhi per la sorpresa. Natsu sapeva esattamente cos’era che l’aveva incupita. Sotto la fermezza di quegli occhi verdi, non poté fare altro che annuire.
«Va bene, Natsu. Ma io come ho fatto a non finire schiacciata dalle macerie?» Era da quando si era risvegliata che si domandava come fosse riuscita a sopravvivere.
«Devi ringraziare Virgo.» le rispose il compagno.
«Virgo?» Quella era una risposta che non si aspettava.
«Aye!» Happy si scostò da lei per posarsi in braccio a Ellie, porgendole poi il suo mazzo di chiavi. «Virgo ha scavato un tunnel e Loki ti ha portata fuori tenendoti tra le braccia come un vero principe.»
«Ma… come hanno fatto? Io ero… sono senza potere magico e anche loro ne erano stati privati avendo azionato il portale…» Lucy non riusciva a capire come fosse accaduto quel miracolo.
«Loki ha detto che tutti gli spiriti che avevano un contratto con te hanno donato a lui e a Virgo quel po’ di magia che erano riusciti a recuperare. Anche il Re degli Spiriti ha dato loro una mano.» Spiegò Erza cercando di tranquillizzarla. «Hanno detto che per un po’ non potranno materializzarsi e ti pregano dall’astenerti dal chiamarli finché non avranno recuperato del tutto le forze.»
Commossa al di là di ogni parola, Lucy prese tra le mani le sue preziosissime chiavi dorate portandole al viso. «Grazie…» Caricò quella parola di tutto l’amore di cui era capace ben sapendo che loro lo avrebbero percepito.
«Ecco fatto, Lucy-san. Ora sei a posto, ma non appena torniamo alla Gilda dovrai stare a riposo per qualche giorno.»
«Grazie infinite, Wendy.»
La giovane maga le sorrise prima di alzarsi e prendere per mano Ellie e Axel aiutandoli ad alzarsi, così come Natsu fece con lei.
Una volta che fu in piedi, Erza l’abbracciò stretta.
«La prossima volta che provi a fare tutto da sola ti darò una lezione che non dimenticherai.» le disse all’orecchio per poi allontanarsi e rivolgersi a tutto il gruppo. «E’ ora di tornare a casa, gente!»
«A casa?» domandò Axel.
«Sì, giovanotto.» gli sorrise Erza. «Andiamo a casa. A Fairy Tail.»
«Insieme?» chiese titubante Ellie, spostando lo sguardo impaurito prima su Lucy e poi su Natsu. Quest’ultimo le rivolse uno sei suoi caratteristici sorrisi ricolmi di affetto e speranza. «Insieme.»
«Su, coraggio, giovanotto!» esclamò Gray prendendo in braccio Axel e posandoselo sulle spalle.
Wendy ed Erza presero per mano Ellie e insieme iniziarono ad incamminarsi.
Anche Natsu stava per incamminarsi quando notò che Lucy era rimasta immobile, lo sguardo a terra.
«Che cosa c’è, Lucy?» domandò prendendole il viso tra le mani, sollevandolo.
«Ho paura, Natsu.»
«Paura?»
Annuì. Come faceva a spiegargli che aveva paura di tornare a casa. Paura di come l’avrebbero accolta a casa. In fondo li aveva traditi. Aveva tradito Fairy Tail. Troppe colpe gravavano sulle sue spalle e presto avrebbe dovuto fare i conti con le azioni compiute dall’Incappucciato.
Come se le avesse letto nel pensiero, Natsu poggiò la fronte contro quella di Lucy.
«Non c’è nulla da aver paura, Lucy. Affronteremo tutto insieme. Non sarai mai più sola. Siamo una squadra, una famiglia. Sei il mio cuore, Lucy. Sei l’altra metà della mia anima.»
Senza darle modo di riflettere su quanto detto, Natsu la baciò.
Lucy non avrebbe mai dimenticato la dolcezza di quel bacio. In esso era racchiuso tutto il loro passato, il loro presente e il loro futuro. Finalmente erano di nuovo insieme e Natsu aveva ragione. Erano le due metà della stessa anima.
«E ora che cosa facciamo, Natsu?» gli chiese una volta interrotto il bacio, seppur con una certa riluttanza da parte di entrambi.
Natsu la prese per mano, incamminandosi per raggiungere gli altri. «Cosa vuoi che facciamo, Lucy? Siamo maghi di Fairy Tail! Torniamo a casa e scegliamo una missione. La prossima avventura è lì pronta ad attenderci!»
Le sorrise e in quel sorriso Lucy trovò quello che il suo cuore aveva sempre cercato.
«Hai ragione, Natsu. Torniamo a casa.»
 
FINE
 
 
 
 
NOTE DELL’AUTRICE
Finitoooooooooo! Ahahhaha non mi sembra vero! Non so come ma questa mia prima ff è giunta alla sua conclusione.
Quando postai il primo capitolo di questa strampalata fan fiction non avrei mai pensato di suscitare l’interesse di nessuno, ma voi mi avete dimostrato quanto mi sbagliavo.
Mi avete spronata con tutti i vostri commenti e mi avete dimostrato una pazienza infinita.
Come per ogni capitolo, la mia paura di non essere all’altezza delle vostre aspettative è alle stelle, specie per quest’ultimo capitolo che, per vari motivi, non riusciva proprio ad uscir fuori, ma alla fine ce l’ho fatta. Non so se questa è la fine che v’immaginavate né se vi soddisferà, ma spero vivamente di sì ;)
Lucy e Natsu sono oramai giunti al termine del loro viaggio e un po’ mi dispiace abbandonarli così… chissà, magari un domani… In questo momento sono sotto minaccia da parte della mia santa editor XD
Grazie. Grazie di cuore a tutti voi che li avete accompagnati insieme a me. Grazie per aver apprezzato questi miei due personaggi decisamente OC e per avermi seguita finora. Grazie a tutti coloro che hanno commentato la mia storia o che si sono semplicemente soffermati a darci uno sguardo.
Un grazie più che speciale va a Paola, la mia splendida e fantastica editor senza la quale la mia fan fiction sarebbe stata piena di errori. Grazie a Ayrin per avermi convinta a tentare questa avventura. Grazie a Daimler, che mi ha sopportata e spronata ad andare avanti. Grazie a tutti voi che avete commentato e letto la mia storia.
Grazie. Grazie e mille volte grazie.
Spero che mi seguirete anche in futuro! ;)
Un abbraccio e a presto ^_^

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