And now I try hard to make it.

di Wrong_And_Right
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Hey, dad, look at me. ***
Capitolo 2: *** Think back and talk to me. ***
Capitolo 3: *** Did I grow up according to plan? ***
Capitolo 4: *** And do you think I'm wasting my time... ***
Capitolo 5: *** ...Doing things I wanna do? ***



Capitolo 1
*** Hey, dad, look at me. ***


 

And now I try hard to make it. 



Draco Malfoy non aveva viaggiato sull'Espresso di Hogwarts come tutti gli altri, né era salito al castello su una delle carrozze guidate dai Thestral, sebbene fosse curioso di scoprire se ora gli avrebbe visti. Al contrario, si era materializzato ai confini di Hogsmeade e aveva affrontato la scalata da solo, a piedi, stretto nel suo cappotto nero a dispetto della tiepida aria del primo settembre.

Erano passati appena pochi mesi dalla battaglia che aveva segnato la fine del regime del terrore di Lord Voldemort e il mondo della magia si stava riprendendo a poco a poco, ricostruendo le proprie case, le proprie istituzioni e, con difficoltà, i cuori dei suoi abitanti. Chiunque avesse collaborato con il Signore Oscuro era stato condannato a passare il resto dei suoi giorni ad Azkaban, con l'amara soddisfazione di tutti coloro che avevano perso un amico, un figlio, un fratello. Lucius Malfoy si trovava in una delle celle di massima sicurezza, il suo nome, che non significava più niente, era stato ricoperto di meritato fango. Alla sua famiglia era rimasto soltanto il Maniero e il dolore era stato troppo per sua moglie Narcissa, che non era più uscita e parlava solo con gli Auror mandati dal Ministero ogni mese per essere sicuri che non costituisse più un pericolo. Draco era scampato alla condanna solo grazie alla garanzia offerta dalla professoressa McGranitt; era stato costretto a rinnegare il proprio nome e a giurare che non aveva partecipato volontariamente alle azioni dei Mangiamorte e, con la stessa durezza che si poteva sentire anche nella sua voce, gli era stato promesso che al primo passo falso non avrebbe più rivisto la luce per il resto della vita. La nuova preside di Hogwarts lo aveva convinto a tornare per il suo ultimo anno e gli aveva assicurato che nessuno dei professori lo avrebbe giudicato a causa di quanto era successo in passato. Draco ricordava fin troppo bene la pietà nel suo sguardo e la tacita consapevolezza che gli studenti, invece, avrebbero ricordato tutto fin troppo bene e gli avrebbero fatto pagare la sua arroganza fino all'ultimo zellino.

Sei veramente un codardo, Draco Malfoy, si disse, mentre entrava dal cancello della scuola, dopo essersi assicurato che anche l'ultimo studente fosse già all'interno.

Lo sei sempre stato. Credevi forse di essere cambiato, dopo la guerra?

 

*

 

Sembrava che la Sala Grande la guerra non l'avesse mai vista. Il soffitto magico era lì, come era sempre stato, così come i tavoli delle Case e gli stendardi della scuola. Quello che attirava l'attenzione nel modo più doloroso non era ciò che c'era, bensì ciò che non c'era più. I posti apparecchiati per studenti e professori che non sarebbero più tornati creavano sofferenza quanto gli sguardi negli occhi di chi sapeva che non avrebbe più potuto scherzare con il suo migliore amico. Molti studenti non erano tornati, soprattutto quelli che l'anno precedente avrebbero dovuto affrontare i M.A.G.O. I loro curricula spiegavano con chiarezza il motivo per cui non avevano affrontato gli esami e tutti avrebbero avuto sempre un occhio di riguardo per loro. Entrando nella Sala da una delle porte laterali, Draco cercò con lo sguardo dei volti familiari e ne trovò subito uno nei disordinati capelli di Lunatica Lovegood. Nessun altro, né tra i Corvonero né tra i Tassorosso, gli ricordava la vita prima della guerra, così passo a osservare la tavolata dei Serpeverde, all'estremità della quale si era appena seduto. Tiger, naturalmente, non c'era più, scomparso nell'incendio che egli stesso aveva evocato. Chi era tornato, invece, era nient'altro che Blaise Zabini, il quale, allegro come sempre, intratteneva alcune studentesse del quinto anno. Probabilmente non si era accorto dell'amico, giustificato dal fatto che il biondo non aveva il minimo interesse a farsi notare. Con un sospiro, passò agli unici a cui ancora non aveva rivolto attenzioni: i Grifondoro, gli studenti più rumorosi di Hogwarts. Come se nei loro grandi cuori rossi e oro la guerra non si fosse mai svolta, chiacchieravano a gran voce, esultavano a ogni matricola che si univa a loro e sorridevano a tutti. A tutti, tranne che alle Serpi, naturalmente. C'erano Paciock e la Weasley, a cui tutti rivolgevano domande e saluti come se fossero due eroi, e la Granger che, seduta tra loro, leggeva un libro in attesa del discorso della preside. Draco faticava a credere che lei fosse esattamente la stessa ragazza di due anni prima, eppure sembrava proprio così. Grandi assenti della serata, Ronald Weasley e Harry Potter, che avevano deciso che le loro persone eroiche non potevano abbassarsi al livello di studenti e avevano optato per andare direttamente al Ministero della Magia come Auror. In confronto, persino la Granger aveva compiuto una scelta più accettabile.

In quel momento, la professoressa McGranitt si alzò dal suo posto al tavolo degli insegnanti e si avvicinò al leggio che un tempo era stato di Silente. Senza dubbio, tutti gli studenti avrebbero rivoluto il loro vecchio preside dalla barba lunga, ma Draco non può negare di non averlo mai apprezzato particolarmente: sebbene gli costasse caro ammetterlo, numerose volte avrebbe preferito Piton al suo posto. Tuttavia, entrambi erano morti e non rimaneva altro da fare che compiangerli.

<< Studenti >>, esordì la professoressa di Trasfigurazione. << Abbiamo sofferto tanto. Più di quanto qualsiasi scuola dovrebbe soffrire. Eppure siamo ancora in piedi e siamo sul punto di gustare un banchetto che dovrà farci sentire più vicini, non più lontani, a tutti coloro che oggi non sono qui con noi. L'anno che abbiamo davanti ci permetterà di dimostrare che siamo più forti di qualsiasi malvagità, che siamo in grado di rendere i nostri caduti fieri di noi e delle nostre azioni. A tutti coloro che entrano in questo castello per la prima volta, la vostra vita da maghi è appena cominciata e siamo tutti lieti nel sapere che la vivrete in un mondo libero e pronto a lottare contro le ingiustizie. Che siate i benvenuti nella nostra scuola e nelle vostre nuove Case, di cui sarete i degni rappresentanti. Ora, ho un messaggio per chi ha vissuto la guerra e ha combattuto, da entrambe le parti. Ciò che avete vissuto segna un passaggio tra chi eravate prima e chi siete ora, quindi tenete bene a mente questo. Nessuno ha il diritto di giudicare le vostre azioni, dal momento che solo voi, nella vostra coscienza, conoscete le vostre motivazioni, di conseguenza non permettete che qualcuno vi faccia sentire inferiori, né che vi elogi al punto da montarvi la testa. Detto questo, buon anno e buono studio: i vostri risultati arriveranno soltanto proporzionati al vostro impegno, che entrambi vi siano favorevoli >>.

Dopo le solite indicazioni fornite da Gazza e alcune aggiuntive che invitavano a non frequentare le zone del castello ancora in fase di ricostruzione, si diede il via al banchetto. Gli elfi domestici a quanto pare si erano dati da fare per celebrare la vittoria e Draco, che di voglia di festeggiare ne aveva ben poca, riuscì comunque per un po' ad apprezzare la cena a base di arrosto, costine di maiale, patate al cartoccio e frittelle salate. In silenzio, senza mescolarsi alle numerose chiacchiere che animavano la Sala Grande, beveva il succo di zucca e pensava a cosa avrebbe potuto fare per sopravvivere a quell'anno, finché Ginny Weasley non ebbe la terribile idea di aprire bocca.

<< Ma quello non è Malfoy? >>, disse ai suoi compagni di tavolata con voce fin troppo squillante. Come se fosse entrato un dissennatore, numerosi Grifondoro si zittirono e cominciarono a fissare il biondo che sedeva isolato da tutti. La nuova atmosfera si diffuse rapidamente e ben presto Draco, che aveva cercato di ignorare gli sguardi indagatori, si alzò dal suo posto e abbandonò il banchetto. Nella mente, mentre camminava a passo deciso verso la Sala Comune dei Serpeverde, si faceva sentire come un'eco il ricordo dell'occhiata accusatoria che gli aveva rivolto la Granger.

 

*

 

<< Mi dispiace, Draco, non ti avevo visto >>

Blaise Zabini entrò nel dormitorio e si sdraiò sul suo letto, prima di rivolgere lo sguardo all'amico di un tempo.

<< Vuol dire che sono riuscito bene nel mio intento >>, disse quest'ultimo, freddamente.

<< A dir la verità, non sapevo nemmeno che saresti tornato. Perché non me l'hai detto? >>, continuò Zabini.

<< Come ti ho già detto, questo era esattamente il mio intento >>, ripeté Draco, con aria annoiata.

<< Andiamo, fratello, nessuno ce l'ha con te >>

Malfoy si limitò ad alzare un sopracciglio a quell'affermazione tutt'altro che inconfutabile e continuò a fissare il soffitto.

<< Non hai intenzione di considerarmi? Se ti fossi seduto più vicino a noi, mi sarei accorto di te. Abbiamo ancora un lungo anno davanti e io e te siamo esattamente sulla stessa barca, dobbiamo cavarcela insieme, fregandocela di quello che pensano gli amici dello Sfregiato. Da quando Draco Malfoy si arrende? >>

Zabini voleva insistere, ma Draco non era dell'umore. La verità era che non vedeva l'ora di finire gli studi e di trovare una soluzione per il resto della sua vita, di avere amici o meno gli importava poco. Aveva sempre saputo di essere in grado di cavarsela da solo, in fondo, il cervello era il suo, non di Tiger o Goyle. Tuttavia, prima di allora, l'idea di non essere circondato da una folla adorante l'avrebbe infastidito a morte, mentre ora voleva solo rimanere solo.

<< Io e te non siamo sulla stessa barca >>, disse solamente, prima di rinchiudersi in un ostile mutismo.

<< Sei proprio una serpe, Draco >>, concluse Zabini, prima di lasciare il dormitorio.

 

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Angolo dell'autrice

Ebbene sì, è la mia prima fanfiction su Harry Potter e, soprattutto la prima Dramione. Da quando ho visto la prima fanart su questa ship ho cominciato a leggere i libri e vedere i film in un modo diverso e a immaginare cosa potrebbe trovarsi dietro un personaggio all'apparenza insopportabile, ma con un passato difficile e un presente invivibile. Amo il Draco che si è disegnato nella mia mente e in quella di molti altri Potterheads e, sebbene il merito di tutto sia solo e soltanto della fantastica J.K. Rowling, ho deciso di aggiungere la mia versione per permettere ad altri nerd irrecuperabili come me di tornare a vivere in questo magico mondo e, soprattutto, di scoprire i suoi abitanti.

Detto questo, ho un piano abbastanza preciso in mente per questa storia; so che l'inizio è simile a quello di molte altre, ma ho già in mente gli eventi che la renderanno, spero, particolare. Inoltre, i capitoli non saranno molti, vista la mia incompatibilità con le Long- Fic.

Mi auguro che vi piaccia e chiedo, per favore, di lasciare una piccola recensione per farmi sapere cosa ne pensate; sarò felice di accettare tutti i vostri consigli.

Dalla vostra inguaribile Corvonero,

alla prossima.

-E.

P.s. Ringrazio le due donne che più di tutte ispirano il mio lato Dramione: J.K. Rowling e Lady Mamma (conosciuta anche come Savannah o Virginia de Winter)

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Capitolo 2
*** Think back and talk to me. ***


Capitolo 2.

 

Contro ogni pronostico, le prime tre settimane dall'inizio dell'anno scolastico erano passate quasi indolore e senza lasciare cicatrici. C'erano stati numerosi avvicendamenti nel corpo insegnanti, tra cui il più eclatante riguardava la cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure. Il nuovo professore, un certo Bartemius Ackroyd, era un Auror, un vero cuore rosso e oro che riservava tutte le sue attenzioni e i suoi apprezzamenti ai Grifondoro. Non aveva fatto commenti quando aveva letto sul registro il nome Draco Malfoy, ma nei suoi occhi si accendeva ancora una scintilla di sospetto ogni volta che lo studente prendeva in mano la bacchetta.

Gli altri professori, i cosiddetti veterani di Hogwarts, fingevano che quel nome non fosse collegato a una delle più illustri famiglie di Mangiamorte e cercavano di trattarlo come tutti gli altri. Inaspettatamente, Draco si ritrovò ad apprezzare Lumacorno che, nonostante tutto, appoggiava i suoi Serpeverde senza alcuna vergogna e cominciava a lodarlo per le sue riscoperte abilità in pozioni.

Con gli studenti, tuttavia, era tutta un'altra storia. Malfoy aveva deciso di ignorare i compagni di Casa e questi non avevano certo insistito per tornare a essere suoi amici; nei corridoi, il Principe delle Serpi guardava ancora tutti dall'alto in basso, ma ora i suoi sguardi erano ricambiati, con altrettanto odio. Più volte aveva sentito ragazzi di qualsiasi età e qualsiasi casa accusarlo di essere in possesso di manufatti di magia nera, di far parte di un complotto per liberare i Mangiamorte, di aver convinto il Wizengamot a lasciarlo libero attraverso la maledizione Imperio. Rispondere avrebbe significato abbassarsi al livello di coloro che si sentivano superiori solo perché avevano vinto una guerra e un Malfoy non si abbassa mai.

Tutto sommato, non avere amici e non prestare considerazione ai nemici stava avendo effetti positivi sul suo andamento scolastico e la biblioteca era un ottimo posto per passare il tempo indisturbato. Non l'avrebbe ammesso, ma anche la compagnia dei Grifondoro, purché fossero silenziosi e gli rimanessero ben lontani, non lo turbava lì.

Presto sarebbe ricominciata la stagione del Quidditch e, pur sapendo di possedere il talento per rientrare in squadra come Cercatore, Draco aveva deciso di non presentarsi alle selezioni. Che quelli ingrati continuassero a usare le scope pagate da Lucius senza pensare a lui! Più rimaneva lontano da tutti coloro che fingevano che la vita potesse ricominciare a essere normale, meglio era.

Tuttavia, la professoressa McGranitt non sembrava pensarla allo stesso modo, tanto che un giorno, mentre mangiava una mela appoggiato a una delle colonne del secondo piano, Malfoy fu chiamato d'urgenza nel suo ufficio. Preoccupato all'idea che fosse successo qualcosa a uno dei suoi genitori o, peggio ancora, che il Ministero avesse cambiato idea su di lui, Draco si sedette sulla sedia di fronte alla nuova preside di Hogwarts, con i ritratti di quelli passati che lo fissavano e parlavano alle sue spalle.

<< Per le mutande di Merlino, fate silenzio! >>, intimò la McGranitt, con un'espressione che sembrava poco consona al suo portamento. Calò il silenzio, mentre alcuni degli abitanti dei ritratti se ne andavano e altri rimanevano per assistere a quello strano colloquio.

La professoressa sospirò e rivolse l'attenzione allo studente. << Allora, Draco, come sta andando l'ultimo anno? >>, chiese, come se in realtà non sapesse già tutto.

<< Bene, ho ottimi voti >>, rispose Draco, con poca partecipazione.

<< Lo so e me ne compiaccio, ma non è questo che intendevo >>, lo sguardo rivolto dall'insegnante fu intenso e indagatore. << Ti trovi bene con i tuoi compagni? C'è qualcosa di cui vorresti parlarmi? >>, le domande erano precise e andavano a colpire esattamente nei punti a cui miravano.

<< Va tutto bene >>

<< Non essere così evasivo, Draco. Sai benissimo a cosa mi riferisco >>, la professoressa non aveva alcuna intenzione di cedere, ma il Serpeverde non era da meno.

<< Non ho bisogno degli altri, né di lei. Un Malfoy non ha bisogno di nessuno >>, la risposta arrivò calcolata e fredda, così che non fosse possibile credere il contrario. Per qualche attimo ci fu silenzio, quindi Draco pensò di salutare e andarsene, ma, inaspettatamente, la McGranitt cambiò discorso.

<< Visto che hai già esperienza in campo, ho deciso, di comune accordo con il professor Lumacorno, di nominarti caposcuola. Mi aspetto che tu faccia la tua prima ronda oggi stesso dopo cena e che tenga gli occhi bene aperti, soprattutto nelle zone ad accesso non consentito >>, era più un ordine che un'offerta e, in realtà, a Draco non dispiaceva avere un impegno che lo aiutasse a far passare il tempo più velocemente. Appuntò la spilla sulla divisa e, dopo aver salutato velocemente la preside, uscì dall'ufficio, diretto verso il Lago Nero.

 

*

 

Horace Lumacorno aveva fermato Draco poco prima di cena e l'aveva avvisato di farsi trovare all'ingresso dei sotterranei per cominciare la ronda insieme a un caposcuola di un'altra casa. Le sue proteste per compiere il lavoro da solo erano cadute nel vuoto, così, rassegnato a delle ore sicuramente silenziose e cariche di tensione, Malfoy si era diretto con qualche minuto d'anticipo al luogo indicato e aveva appoggiato con la schiena alla parete. Sarebbe bastato far capire subito che, nonostante gli avvenimenti dell'anno precedente, lui era ancora superiore a qualsiasi Tassorosso o Corvonero che la McGranitt avesse deciso di affibbiargli come compagno e tutto sarebbe andato più o meno liscio. Con i Grifondoro sarebbe stato un altro paio di maniche, non c'era certezza che Draco sarebbe stato in grado di controllarsi e non esagerare con le parole. Un tempo, certo, non avrebbe nemmeno avuto questa preoccupazione.

<< Scusa il ritardo, stavo scrivendo una... >>, una voce squillante ruppe il silenzio del corridoio, ma si interruppe non appena chi la emetteva comprese con chi avrebbe avuto a che fare per le prossime ore. << ...lettera >>

Draco alzò lo sguardo, sperando di essersi sbagliato; al contrario, davanti a lui si trovava la Grifondoro che meno sopportava.

Hermione Granger era ferma davanti a lui e lo fissava con uno sguardo che era passato in fretta dalla sorpresa all'odio. Sembrava che volesse dire mille cose e che si stesse trattenendo a stento, azione veramente sorprendente, considerata la sua Casa.

<< Dev'essere uno scherzo >>, sbottò infine, proprio mentre Malfoy esclamava << La McGranitt deve proprio odiarmi >>

Seguirono alcuni secondi di silenzio carico di occhiate astiose e insulti lanciati solo mentalmente, mentre Draco raccoglieva i pensieri. La Granger era, per quel che ne sapeva, la fidanzata di un Auror e la migliore amica di San Potter e senza dubbio il Golden Trio non avrebbe esitato a farlo rinchiudere ad Azkaban per una parola di troppo, di conseguenza insultarla sarebbe stata una pessima idea,. Ma se la Nata Babbana avesse esagerato... meglio non pensarci.

<< Andiamo, sarà meglio iniziare questa cosa >>, disse allora Draco, cercando di concentrarsi sul proprio respiro. Era una cosa che aveva imparato durante quegli ultimi mesi estivi, quando si era trovato più volte nella condizione di non poter dire ciò che pensava. La mente di un Serpeverde, a dispetto di quanto si dicesse in giro, era fredda e lucida abbastanza da adattarsi in fretta a questa situazione. Tuttavia, mentre si incamminava per i corridoi di Hogwarts, non gli sfuggì il sussurro della Granger << Tranquillo, la McGranitt non è l'unica a odiarti >>

<< Ti ho sentita, Granger >>, le fece il verso Malfoy, senza guardarsi indietro. Continuò a camminare verso una direzione non meglio specificata, finché lei non lo raggiunse con una piccola corsa.

La prima ora passò senza ulteriori problemi, né parole. I sotterranei erano deserti, così le aule di incantesimi e trasfigurazione; i pochi studenti che avevano incontrato gli avevano lanciato occhiate di sbieco e si erano avviati verso le loro Sale Comuni. La Granger, al contrario, salutava tutti e riceveva da tutti grandi sorrisi e gesti amichevoli. All'ennesimo << Sei grande, Hermione! >>, gridato da un Tassorosso, Draco era ormai sul punto di esplodere.

<< Dev'essere bello, passare da essere una so-tutto-io a un'eroina acclamata dal mondo >>, il tono di voce voleva essere pungente, ma una punta di amarezza trapelò lo stesso. La Granger colse la provocazione e, forse, decise che era arrivato il momento di litigare con il suo nemico di un tempo.

<< Per te non deve fare molta differenza, invece. Ti odiavano anche allora, solo che adesso tutti hanno il coraggio di dirlo ad alta voce >>, ribatté, aspra.

<< Complimenti, bel coraggio davvero >>, commentò Draco, guardando sempre davanti a sé.

<< Non sai neanche cosa significhi quella parola >>, le frasi della Grifondoro erano cariche d'ira, come se tutto l'odio provocato della guerra potesse essere sputato fuori insieme al veleno accumulato contro di lui in tutti gli anni di scuola. << Pensi che sia coraggioso rifugiarsi da mammina, rifiutandosi di compiere una scelta? Combattere per ciò che è comodo a te e alla tua famigliola? Rifiutarsi di guardare in faccia la persona con cui si sta parlando? >>

Malfoy si girò di scatto e i suoi occhi glaciali si puntarono in quelli della Granger. << Forse non ritengo degna di considerazione la persona con cui sto parlando >>

<< Giusto, dimenticavo che se fosse dipeso da te, avresti lasciato che Bellatrix Lestrange mi uccidesse nel tuo salotto >>.

Colpito e affondato.

Quel giorno era uno dei tasti più dolenti dell'anno precedente e svariate notti insonni non erano state di nessun aiuto per capire cosa aveva – o non aveva – fatto e il motivo. Draco spalancò gli occhi, ma non trovò le parole per ribattere e si rese conto che non esisteva alcuna possibile giustificazione. La Grifondoro dovette accorgersene, perché sul suo volto si disegnò un'espressione sorpresa. In quel momento, permettendo a entrambi di terminare quella conversazione, alcuni rumori sospetti provennero dalle loro spalle.

<< Non si può andare là >>, osservò Draco, fingendo di dimenticare quanto era appena successo.

<< Noi possiamo, siamo capiscuola >>, rispose la Granger, sfoderando la bacchetta.

L'ala del castello in cui si stavano dirigendo era una di quelle ancora pericolanti a causa della guerra e delle numerose esplosioni che questa aveva comportato; numerose finestre erano state sfondate e solo pochi avevano fatto ritorno all'interno dei loro quadri. I due camminavano prestando attenzione a ogni passo, per non farsi sentire da eventuali intrusi e non rischiare di ferirsi in ulteriori crolli. Una volta svoltato un angolo, apparvero ai loro occhi tre Grifondoro del quarto anno, seduti sul pavimento e impegnati a evocare incantesimi, o meglio, a tentare di evocarli. Malfoy fu sfiorato dall'idea che quella era esattamente il tipo di effrazione che avrebbe potuto compiere lui, un tempo, tuttavia sapeva di non poter compiere neanche il più piccolo passo falso.

<< Questa zona è vietata agli studenti >>, disse a voce alta, uscendo dall'ombra. << Tornate nei vostri dormitori >>, aggiunse, con un tono appena strascicato.

Uno dei ragazzi, capelli neri e un viso spruzzato di lentiggini, si alzò in piedi e gli puntò contro la bacchetta. << Noi non prendiamo ordini da un Mangiamorte che dovrebbe trovarsi ad Azkaban >>, esclamò, appoggiato da un breve applauso da parte dei suoi due compagni.

Draco si trovò inspiegabilmente spiazzato, per la seconda volta quella notte.

<< Prendete ordini da lui, perché è un caposcuola >>, intervenne allora Hermione. << Lo sono anche io e, come tale, sono costretta a togliervi 5 punti a testa per aver infranto le regole e per non aver ascoltato un vostro superiore >>

I tre ragazzini rivolsero sguardi stralunati all'eroina della loro casa e, delusi, si alzarono per tornare nei loro dormitori. Draco, invece, non riuscì a evitare di fissare la Granger, incredulo di averla vista intervenire in suo aiuto.

<< Sai, Malfoy, un'altra persona direbbe grazie >>, gli fece notare la Grifondoro, con tono meno duro, questa volta.

<< Il nostro turno è finito >>, si limitò invece a dire Malfoy, girando i tacchi e allontanandosi da quella scena e da quell'assurda serata.

Un minuto avevano litigato e quella dopo lei l'aveva addirittura appoggiato, sebbene c'era la possibilità che si trattasse solo del suo essere ligia al dovere. Anzi, si trattava sicuramente di quello.

Mentre scendeva in direzione della Sala Comune dei Serpeverde, Draco sentiva rimbombare nella mente le accuse che gli erano appena state rivolte; contemporaneamente, il braccio fasciato bruciava, come se tutti potessero vedere cos'era nascosto sotto la manica e numerosi strati di bende.

 

 

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Angolo dell'autrice!

 

Buonasera a tutti, sono tornata con il secondo capitolo!

Vorrei iniziare ringraziando tutti coloro che hanno messo la mia storia tra le preferite o tra le seguite e un grazie speciale a chi ha anche lasciato una recensione. Sono veramente felice che il primo capitolo sia piaciuto e spero che questo non sarà da meno. Ho pensato che il primo incontro tra Draco e Hermione dopo tutto ciò che è successo non poteva che essere movimentato, ma la nostra Grifondoro non è una che si lascia prendere dall'odio ed è pronta a cercare di comprendere anche il suo peggior nemico.

Spero di poter pubblicare anche il prossimo capitolo abbastanza velocemente, farò del mio meglio, anche se non ve lo assicuro. Voi recensite e ditemi cosa pensate di questo primo approccio.

Alla prossima,

-E.

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Capitolo 3
*** Did I grow up according to plan? ***


Capitolo 3.

 

I primi due mesi di scuola erano trascorsi lenti e senza novità.

Più ci si avvicinava al freddo dell'inverno, più aumentava la quantità di compiti, incantesimi da imparare e simulazioni d'esame e Draco si rendeva conto di riuscire molto meglio di quando avesse mai pensato, grazie all'impegno e alla quasi totale assenza di distrazioni. Dopo le prime settimane, l'astio degli studenti nei suoi confronti era diventato silenzioso, la sua presenza era stata assimilata, sebbene non ancora accettata. A volte, Zabini guardava intensamente il suo amico d'un tempo, alla ricerca di un modo per ridurre la distanza che quello aveva voluto creare tra se stesso e il resto del mondo, ma senza risultati.

Le notizie riguardanti la sua famiglia erano sempre le stesse: Narcissa era chiusa in casa e parlava solo con gli Auror del Ministero e le infermiere che andavano a controllarla, Lucius era ad Azkaban e da lì non si sarebbe mai mosso. Un paio di volte, degli ispettori erano arrivati fino a Hogwarts per perquisire la camera di Draco, il suo baule e per interrogare gli insegnanti sulla sua condotta. Anche quell'ennesima umiliazione era stata digerita e rinchiusa in un angolo della mente, come tutto ciò che non era degno dell'attenzione di un Malfoy.

L'unico contatto, se così si poteva chiamare, del Principe delle Serpi con altri studenti avveniva durante i suoi turni come caposcuola; la Granger era diventata il suo compagno fisso e, sebbene il numero di parole scambiate fosse sempre il minimo necessario, era stata stabilita una tacita tregua, che prevedeva che si sopportassero quel tanto che bastava per compiere insieme quel lavoro.

Quel pomeriggio, un'aria fredda sferzava il parco che circondava il castello; il platano picchiatore era ormai spoglio e anche gli altri alberi stavano perdendo le ultime foglie. Draco strinse meglio la sciarpa verde e argento intorno al collo e si incamminò verso il Lago Nero, deciso a trovare un po' di tranquillità e isolamento, nonostante la temperatura. Anzi, questa era proprio la garanzia che gli altri studenti non sarebbero stati sfiorati nemmeno lontanamente dall'idea di abbandonare i loro posti caldi vicino ai caminetti.

Come previsto, il sentiero che conduceva verso la sponda del lago era deserto, lo stesso non si poteva però dire del luogo che il Serpeverde sperava di raggiungere. Seduta su una roccia sotto un albero, impegnata a tormentare una lettera con le mani, si trovava nient'altro che la Granger. Quando si accorse di non essere solo, Draco si fermò di colpo, rimanendo in silenzio a pochi passi di distanza da lei. Il primo istinto, che proveniva da anni di vizi e arroganza, l'avrebbe spinto a insultarla e mandarla via, ma qualcosa era cambiato e lui non era più disposto a dare ascolto ai suoi primi impulsi.

Si girò per andarsene, senza fare rumore.

<< Puoi restare >>, la voce della Grifondoro arrivò inaspettata per entrambi. Lei non si girò a guardarlo, né ripeté ciò che aveva detto; si limitò a spostarsi per lasciare un po' di spazio sulla stessa roccia.

Malfoy esitò qualche secondo, poi si sedette sul bordo del masso, lanciando vagare lo sguardo verso l'orizzonte. La presenza della Mezzosangue non lo infastidiva, lei aveva l'aria di una che voleva soltanto riflettere e cercare pace, proprio come lui.

<< Non ti infastidisce stare vicino a una con il sangue sporco? >>

O forse no.

Draco non rispose, continuando ostinatamente a fissare la cima già innevata di una montagna. Tuttavia sembrava che la Granger ormai avesse imboccato una strada sulla quale rimuginava la tempo e fermarla non era più possibile.

<< A me dà fastidio l'idea di avere ancora a che fare con un Mangiamorte. Mi disgusta, a dir la verità. Il solo pensiero che abbiano scelto volontariamente di uccidere altri esseri umani, che siano stati ciechi davanti a tanta sofferenza, che non abbiano messo in dubbio nemmeno per un secondo che forse lui... che forse Voldemort sbagliava >>, non c'era esitazione nella sua voce mentre pronunciava il nome del Signore Oscuro. << Ciò che hanno fatto è orribile e non merita perdono. Alcuni hanno protestato, quando la possibilità della condanna a morte è stata respinta, ma io sono convinta che la punizione migliore sia provare lo stesso dolore e sapere che non finirà tanto presto. Essere tenuti lontani dalle persone amate, avere paura per loro... >>

Quel discorso era molto amaro e Draco si chiese se anche lui potesse essere incluso in quella categoria. Passò qualche minuto in silenzio a ripetere le frasi che aveva appena ascoltato, alla ricerca di qualcosa in grado di condannarlo o assolverlo. Aveva compiuto anche lui azioni di cui non andava fiero, ma l'aveva scelto? Si era mai fatto delle domande?

<< Mi disgusterebbe sapere di vivere nello stesso castello con loro e all'inizio valeva lo stesso anche per te. Ti odio per molti giusti motivi, ma non sono più convinta che il tuo essere un Mangiamorte sia uno di quelli >>, concluse la Granger, con un sospiro.

Malfoy si girò a guardarla per la prima volta, incapace di trattenere un'espressione sorpresa. Sapeva per cosa lo odiava, ricordava tutto ciò che le aveva fatto negli anni precedenti, ma sapere che lei capiva quello a cui stava pensando cambiava tutto. Per la prima volta, sentì che qualcuno stava provando a sfondare la barriera che si era costruito intorno, o meglio, che qualcuno la stava studiando per trovarne i punti deboli.

<< Non ho ucciso Silente >>, disse Draco, senza riflettere. Non c'entrava con il monologo della Grifondoro, ma l'idea di essere considerato un assassino era quella che lo lacerava internamente con più violenza. Aveva provato ad uccidere, ma non l'aveva fatto e non ne sarebbe mai stato capace. Una cosa era più che chiara: non ne aveva il coraggio.

Inaspettatamente, Hermione rise. << Lo so. In un certo senso, non è stato neanche Piton. E' stato Silente a uccidere Silente, che uomo assurdo >>, scuoteva la testa, come se l'intera situazione fosse incomprensibile e la cosa migliore da fare fosse riderci sopra. << Assurdo >>, ripeté la Granger, << Eppure avrebbe convinto chiunque a combattere quella guerra per lui. Tra lui e Harry, non ho dubitato di quello che facevo nemmeno per un secondo >>, lo guardò fisso negli occhi, come a sfidarlo a dire lo stesso. Evidentemente trovò la risposta che si aspettava, perché proseguì. << Quella sera, quando ti hanno chiamato Mangiamorte, non hai ribattuto. Un tempo lo avresti fatto, avresti tirato fuori qualche insulto sulla purezza del loro sangue. O del mio >>.

<< Forse ho pensato di farlo, però >>, le fece notare Draco.

<< L'hai pensato, ma non l'hai fatto. Qualcosa ti ha cambiato, Malfoy, sto cercando di capire cosa >>. Allo sguardo interrogativo del suo interlocutore, proseguì << Non dimenticare che, per lungo tempo, sei stato dalla parte che stava vincendo. Se non all'ultimo momento, non hai provato le sofferenze della guerra e di tutto il resto. Eppure, il cambiamento risale a prima di quest'estate >>.

Ritornava ancora quel giorno su cui la loro conversazione, o discussione, era già caduta una volta. Dentro Malfoy, due fazioni combattevano una battaglia spietata: una parte affermava con forza che non c'era motivo di raccontare le sue debolezze a una sporca Mezzosangue, l'altra si rendeva conto di avere il disperato bisogno di un po' di umanità, dopo tutto quello che aveva vissuto.

Quest'ultima vinse, tuttavia iniziare a parlare fu uno sforzo immenso. << Io... >>, esordì, sospirando << Sapevo che eravate voi. Non avevo il minimo dubbio, sebbene Potter avesse una faccia strana >>

<< Perché non l'hai detto? >>, incalzò la Granger, vedendo che Draco non era così disposto a esporsi.

C'erano mille ragioni che si agitavano per la testa del Serpeverde, causandogli fitte e dubbi irrisolvibili. << Non lo so >>, ammise infine. Aveva chinato la testa e ora osservava il terreno, tuttavia, quando sentì uno sguardo penetrante fisso su di lui, rialzò il capo per guardare negli occhi la Grifondoro. In quel momento, si rese conto di non aver mai osservato veramente quegli occhi, espressivi come non ne aveva mai visti. Ciò che lo convinse a parlare non fu l'apparente desiderio di comprenderlo che vi trovò, ma le cicatrici lasciate da un passato in parte simile.

<< Non sono mai stato un vincitore >>, ammise infine. << Non ho mai voluto quello. Mi piaceva essere superiore, sentirmi il padrone del mondo magico perché la mia famiglia era potente e ricca e il mio sangue puro. All'inizio era divertente pensare che i Mezzosangue sarebbero stati cacciati e che sarebbero rimasti solo i veri maghi. Quando sono cominciate... le torture e gli omicidi, in quel momento ho capito che c'era qualcosa di sbagliato. Credevo che mi avrebbe fatto sentire bene, invece non è stato così. E' stato orribile... lui mi costringeva a fare cose orribili, altrimenti avrebbe ucciso me e la mia famiglia. Non c'era alcun senso di potere, eravamo tutti suoi servi, solo che molti erano contenti di esserlo >>, si fermò per respirare, ma le parole uscivano a fiumi, senza alcun collegamento logico tra di loro. << Tutto quello che ho fatto mi ha condotto a quello. I miei genitori, la mia Casa a Hogwarts, la mia arroganza, la mia convinzione di essere superiore. Sapevo di essere migliore della maggior parte degli studenti di Hogwarts, credevo di essere uno dei Mangiamorte, ma non sono mai riuscito a esserlo. Che tu ci creda o no, Granger, ci ho provato fino alla fine. Sarebbe eroico dire che quel giorno, a casa mia, ho sfidato me stesso a essere buono, ma non sarebbe la verità. Piuttosto, ho avuto paura. Sapevo che, se avessi confermato, vi avrebbero uccisi subito e sarebbe stata colpa mia. Non ne ho avuto il coraggio, speravo che succedesse qualsiasi cosa in grado di togliermi quel peso >>

Draco respirò profondamente e si rese conto che quel macigno che lo opprimeva da mesi se n'era andato. << Non ho ucciso, ma, se me l'avesse ordinato, l'avrei fatto. Gli altri ci credevano davvero, forse ci credevo anche io. O meglio, nell'idea, ma non nei modi. Sono un codardo e, come tale mi sono comportato anche dopo la fine della guerra. Sono sceso a patti con il Ministero, ho detto ciò che volevano sentire da me, non mi sono schierato e ho lasciato che le cose andassero avanti senza provare a cambiare niente. Ma non sono pentito, Granger. Ho vissuto nella paura, ho conosciuto lo stesso dolore di cui parli tu, ho sentito la violenza sulla mia pelle, ma sono ancora un fiero seguace di Salazar Serpeverde e di tutto quello che diceva sui Mezzosangue come te >>. Sorrise con amarezza, aspettandosi una serie di insulti o di risposte saccenti che non arrivarono.

La Grifondoro annuiva, probabilmente cercando di assimilare quello che aveva appena sentito. << Eppure hai fatto qualcosa. Se non avessi esitato, probabilmente la guerra sarebbe finita diversamente >>

<< Una magra consolazione, visto che ho fatto perdere la parte per cui ero schierato >>

<< Se potessi tornare indietro, sapendo tutto ciò che è successo, ti schiereresti ancora con Voldemort? >>. Per la seconda volta, Draco si rese conto che la Granger pronunciava quel nome senza alcuna paura e che quella conversazione era sincera e interessata. Senza capirne il motivo, si interrogò in cerca della risposta giusta. Pensò al terrore, alla sofferenza di non poter essere padrone delle proprie azioni, all'orrore davanti ai cadaveri martoriati e si chiese se ne valesse la pena, per seguire un semplice ideale.

<< No >>, disse infine. Per orgoglio personale, tuttavia, evitò di dire che non era sicuro che avrebbe avuto il coraggio per agire diversamente. Ciò nonostante, la Grifondoro sembrò capire anche il sottinteso.

<< Io avrei compiuto le stesse scelte, invece. Non solo perché credevo in quello per cui combattevo, ma perché sapevo di essere dalla parte del giusto. Sopporterei ancora tutto, persino ritrovarmi tra le grinfie di Bellatrix >>, quella risposta, all'apparenza tanto leggera, ma in realtà così profonda, colpì Draco in pieno.

Credere in qualcosa e credere che fosse giusto era la stessa cosa?

<< Non hai risposto alla mia prima domanda, comunque >>, gli fece notare Hermione, interrompendo il suo nuovo silenzio. << Non ti infastidisce essere qui a parlare con una sporca mezzosangue? >>

Ora, nella sua voce, c'era una punta di ironia.

Dire che il vecchio Draco non avrebbe mai permesso a una creatura inferiore di conoscere tante cose su di lui sarebbe stato stupido. Non c'erano un vecchio Draco e un nuovo Draco, ma solo un Draco che aveva vissuto un'esperienza che gli aveva insegnato molto. Così, per la prima volta da molto tempo, si permise di scherzare senza sottintesi.

<< A te non dà fastidio parlare con un Mangiamorte >>

Hermione rise e anche sul volto di Draco si dipinse un sorriso sarcastico.

<< Allora ti farò un'altra domanda, Malfoy. Ti darebbe fastidio essere amico di una Nata Babbana? Ho la sensazione che la tua vita sociale non sia molto fitta, ultimamente >>.

<< La tua forse lo è fin troppo, Granger >>, rispose Malfoy, senza rispondere realmente. La richiesta l'aveva sorpreso e ancora di più il fatto che la Grifondoro non avesse chiesto il motivo del suo isolamento. Essere amico di una persona, invece che di una famiglia, era un'idea che non gli era mai passata per la mente, ma le novità esistevano e potevano sempre essere accettate.

<< Lati positivi e negativi di essere un'eroina >>, rise lei, alzandosi e sorridendo. Era un sorriso sinceramente divertito, chiunque si sarebbe oltremodo stupito vedendo la persona a cui era rivolto. << Se vuoi scusarmi, la mia agenda ora mi richiede altrove, ma ci vediamo in giro >>

Lo salutò con un'allegria spiegabile solo dal fatto che le risposte che aveva ottenuto in quella conversazione era state soddisfacenti.

Draco, confuso, alzò la testa verso il cielo, inspirando l'aria fredda. Per un attimo, la sua testa si svuotò da tutti quei pensieri privi di ordine, poi fu richiamato sulla terra dalla stessa voce che aveva causato il suo stupore.

<< A proposito, Draco >>, disse Hermione, calcando di proposito sul nome. << Zabini è a posto, per essere un Serpeverde. Sembra realmente preoccupato per te, fossi al tuo posto smetterei di respingere i suoi tentativi di avvicinarti >>

Con quest'ultimo consiglio, se ne andò definitivamente, lasciandolo solo.

Malfoy, che era uscito dal castello per riflettere, si ritrovò più confuso di prima e con una strana sensazione nel petto. Se in parte si sentiva sollevato, per essere stato sincero per la prima volta, dall'altro lato era anche in parte svuotato da segreti che finora erano stati soltanto suoi. Inoltre, tra tutti, la Granger era proprio la persona con cui meno di tutti si sarebbe aspettato di parlare.

 

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Angolo dell'autrice!

Scrivere questo capitolo è stata una vera e propria maratona, quindi vi devo chiedere scusa per più motivi. Innanzitutto, perché non credo di riuscire a ricontrollarlo e quindi potrebbero esserci errori grammaticali, poi perché i pensieri di Draco sono molto confusionari. L'effetto che volevo ottenere era in parte questo, perché tutto quello che è successo non è chiaro nemmeno a lui, però non è detto che vi piaccia. Spero di sì, ma sono pronta a ricevere tutti i vostri commenti.

Ringrazio tantissimo chi ha messo la storia tra le preferite/seguite e chi ha recensito (appena avrò un attimo di tempo vi risponderò per bene)

Spero che questa storia continui a piacervi, io continuerò a scriverla.

Alla prossima,

-E.

 

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Capitolo 4
*** And do you think I'm wasting my time... ***


 

Capitolo 4.

 

Pochi giorni dopo quella strana, stranissima conversazione, Draco decise di seguire il consiglio della sua nuova amica, per quanto fosse assurdo definirla in quel modo. Una sera, tornando verso la sua stanza, si fermò nella sala comune dei Serpeverde, sedendosi poco lontano da un Blaise Zabini apparentemente molto impegnato con un compito di pozioni. Facendo finta di niente, prese la sua borsa e ne estrasse un foglio di pergamena accuratamente arrotolato, che posò sul tavolo accanto all'amico di un tempo.

<< Frequentare la Granger ha i suoi lati positivi >>, disse come spiegazione, quando Blaise gli lanciò uno sguardo perplesso.

<< Non dirmi che te l'ha lasciato copiare >>, osservò, stupito.

<< Piuttosto mi ha costretto a finirlo >>, ammise Draco, lasciandosi scappare una risata. Non uno dei suoi soliti ghigni, una risata vera, sinceramente divertita.

<< Da quando un Purosangue come te si fa comandare da una sporca Mezzosangue? >>. Bisognava conoscere molto bene Zabini per capire che quella frase non voleva insultare, né offendere, ma soltanto ritrovare l'antica complicità con il Principe delle Serpi.

<< Prendilo come un compito di Babbanologia >>, fu la risposta.

Nessuno dei due fece notare che Draco non era mai stato neanche lontanamente interessato alla Babbanologia, né che l'amicizia con la Granger era veramente sorprendente da parte sua. Al contrario, la conversazione passò presto al Quidditch, con la squadra di Serpeverde che aveva cominciato bene grazie a un nuovo, formidabile portiere. Il mattino dopo, i due entrano insieme nella Sala Grande, si sedettero vicini e risero più di quanto avessero mai fatto prima.

Non avere una reputazione da mantenere era, in fondo, un grosso sollievo.

 

*

 

Essere amici di Hermione Granger era, senza dubbio, un'impresa estenuante. Quando Draco aveva rivisto la Grifondoro, il giorno dopo l'incontro sulla riva del Lago, credeva che ci sarebbe stato un freddo e cortese imbarazzo tra di loro, invece accadde l'esatto contrario. Con la sorpresa di tutti, dello stesso Serpeverde in primis, lei gli si era seduta accanto a lezione di Pozioni e aveva preteso di essere la sua compagna.

<< Io sarò una sporca Mezzosangue e tu un Purosangue, ex Mangiamorte con la puzza sotto il naso, ma siamo i migliori in pozioni e quest'anno ho bisogno di avere una E >>, aveva detto come spiegazione. Da quel momento, tutto era diventato più naturale, anche se non meno strano.

In alcuni momenti, Draco si ritrovò a chiedersi se lei avesse veramente dimenticato tutto ciò che era successo dal loro primo anno di scuola. Se da una parte lui l'aveva odiata per senso di superiorità e stato di sangue, dall'altra si stava rendendo conto ora che l'odio di Hermione era stato causato soltanto dalle sue azioni. Dopo averla scoperta a osservarlo in segreto, però, aveva letto nei suoi occhi la risposta che cercava: non aveva dimenticato niente, stava solo cercando di superare il passato. Forse aveva trovato in Malfoy un desiderio simile e per questo aveva deciso di dare una possibilità a un futuro diverso. Il Serpeverde non era sicuro di avere ragione, né di come ciò lo facesse sentire, ma, in quel momento, quella strana amicizia era una delle pochissime cose a cui poteva aggrapparsi per andare avanti. Così, aveva deciso di continuare a risponderle male e a farsi prendere in giro da lei in un modo che un tempo non avrebbe accettato, mentre una sorta di complicità si instaurava tra di loro.

La Granger, questo le andava concesso, sembrava essere abituata a trattare con i ragazzi e capiva esattamente come prenderli quando erano di cattivo umore o come colpirli nei punti deboli per esortarli a reagire. Certo, c'era una differenza tra Lenticchia e San Potter e Draco, ma lei sembrò adeguarsi in fretta.

Provò persino a farlo parlare con Paciock, la Weasley e Lunatica Lovegood, ma con risultati molto scarsi. A dir la verità, la Corvonero fu molto amichevole in quell'occasione, ma gli altri per lo più lo guardarono in cagnesco, ricambiati e, dopo qualche minuto di imbarazzante silenzio, Malfoy decise di andarsene. Gli amici della Granger non cercarono di trattenerlo, ma lei, inaspettatamente, gli corse dietro, fino a trattenerlo per la manica della camicia.

<< Non ci hai nemmeno provato >>, lo rimproverò con serietà.

<< Mi odiano, non c'è niente da provare. E neanche loro mi stanno molto simpatici, a dir la verità >>, ribatté Draco. Hermione mise il broncio e lo fissò dritto negli occhi, in un atteggiamento che spesso teneva con Weasley e Potter e che sembrava stonare in quella situazione. << Ti ringrazio per preoccuparti di me e del mio rapporto con gli studenti di Hogwarts >>, aggiunse allora, cercando di dissimulare la difficoltà con cui quelle parole uscivano dalla sua bocca, << Ma non ne ho bisogno. Sto bene così >>

Lei inarcò le sopracciglia e non gli consentì di allontanarsi nemmeno di un passo. Il Serpeverde fu stupito dalla veemenza con qui lei sembrava tenere a lui, nonostante tutto.

<< Stai bene così? Con tutti che ti odiano e ti parlano dietro? >>, domandò, chiaramente senza aspettarsi una risposta. Questa, invece, arrivò in tutta la sua amarezza. << Non mi interessa cosa gli altri pensino di me, la loro opinione non mi tocca. E comunque, hanno ragione ad odiarmi, forse dovresti farlo anche tu >>

Ciò che pensava, che gli causava tanti dubbi venne fuori così, quasi casualmente.

Ben fatto, Draco, complimenti. Hai rovinato tutto un'altra volta, si era detto, aspettandosi una risposta piena di rabbia e risentimento. Quello fu, invece, il momento in cui fu costretto ad ammettere che Hermione Granger era considerata la strega più brillante della sua generazione perché, nonostante avesse diritto a essere arrabbiata e ferita, mantenne la calma e pronunciò un discorso che nessuna logica avrebbe mai potuto confutare.

<< L'altro giorno, quando abbiamo parlato, non ho visto il ragazzino viziato e arrogante che tutti conoscevamo, ma qualcuno che aveva vissuto brutte esperienze proprio come me e che, come me, aveva un gran bisogno di ricominciare da capo. Quello che hai fatto non potrà mai essere cancellato, Malfoy, mettiamolo subito in chiaro. Ma anche io non potrò cancellare alcune cose >>, nel dire queste parole sollevò la macchina e mostrò la cicatrice lasciatale da Bellatrix << Non possiamo buttare all'aria la nostra vita per delle scelte sbagliate, non importa se nostra o di altri. E se tu sei qui, vuol dire che vuoi ancora cercare di fare qualcosa, quindi adesso mi ascolterai. Non ti costringerò a farti amici i miei amici, ma pretendo che tu passi del tempo con me e parli come una persona civile e ti impegni per i M.A.G.O.; devi smetterla di pensare a ciò che non possiamo cambiare e fare in modo che la gente smetta di considerarti l'ex Mangiamorte. O, se proprio non ti interessa la loro opinione, fai in modo di smettere di pensare a te stesso così >>. Riprese fiato, prima di terminare. << Ora, vuoi venire con me in biblioteca o preferisci tornartene da solo nei sotterranei? >>

Draco scosse la testa, ma decise di non protestare. Lei si era interessata a lui in un modo che non aveva alcun senso, ma lui non poteva negare che quella situazione gli faceva piacere.

<< Non ti capirò mai, Mezzosangue >>, disse, mentre si avviavano verso la biblioteca.

<< Non mi aspetto che tu ci riesca >>, fu la risposta sarcastica.

 

*

 

Era l'inizio di Dicembre, il castello di Hogwarts era imbiancato come il paesaggio circostante e, nonostante il freddo, gli studenti stavano andando a passare il sabato pomeriggio al villaggio di Hogsmeade. Tutti tranne Draco che, appoggiato alla balaustra su una torre, guardava gli altri allontanarsi e lasciarlo solo al castello. Individuò Blaise e, più indietro, il gruppo dei Grifondoro; la Granger camminava leggermente distaccata dagli altri, come se fosse distratta o, al contrario, troppo occupata a riflettere su qualcosa di particolare. Poco prima che uscisse dal suo campo visivo, Malfoy la vide alzare il volto e accennare un sorriso nella sua direzione; il Serpeverde le rispose con un gesto della mano, poi si voltò e tornò verso l'interno del castello.

Nonostante la situazione fosse migliorata, quel giorno non aveva voglia di fingere che andasse tutto bene e che la vita fosse un'esperienza meravigliosa. Il sogno, o meglio l'incubo, che aveva turbato la notte precedente l'aveva lasciato scosso e confuso.

Si trovava sulla torre dove Silente era morto e, come la prima volta, la mano che stringeva la bacchetta tremava. Ripeteva che doveva farlo, che, se non l'avesse fatto, sarebbe stato lui a morire. Il Signore Oscuro gli aveva dato quell'ordine per punire i fallimenti di suo padre e, molto più dell'orgoglio, Draco in quel momento aveva provato la paura più profonda. Quel terrore però non era l'unico sentimento che il sogno gli aveva lasciato nel cuore; c'era anche un immenso dolore, una sensazione di vuoto alla cui ragione però non riusciva a risalire.

Sperando di riuscire a riflettere e calmarsi, il principe delle Serpi si diresse verso il bagno dei prefetti del quinto piano. Aprì l'acqua e, mentre aspettava che la vasca si riempisse, tolse la giacca nera e la camicia, rimanendo a torso nudo. Sulla pelle già pallida, spiccava la fasciatura, che Draco srotolò e appoggiò con cura su una panca; ora non c'era più niente in grado di nascondere il suo passato. I contorni del marchio nero, sebbene meno nitidi di un tempo, erano ancora abbastanza evidenti da poter essere visti da lontano e il segno stesso delle volte, quando Malfoy lo osservava distrattamente, sembrava vivo. Naturalmente, non lo era più, ma la paura che incuteva in chi lo portava era sempre la stessa.

Paura e odio per se stesso, per essere cresciuto come la sua famiglia aveva deciso di farlo crescere, per non essere ora in grado di cambiare, per avere accettato di far parte della fazione sbagliata più per terrore e dovere che per una scelta reale. Se avesse avuto la possibilità di scegliere, aveva capito un po' di tempo prima, non avrebbe guardato solo al suo essere superiore sui Babbani, ma si sarebbe chiesto se pensava davvero che uccidere fosse la cosa giusta. Se fosse stato più coraggioso, forse avrebbe agito diversamente. Forse.

<< Nick quasi-senza-testa mi ha detto che avrei potuto trovarti qui >>, disse qualcuno, che si era introdotto nella stanza senza farsi notare.

Istintivamente, Draco indietreggiò e fece per afferrare le bende.

<< Non serve >>, lo fermò Hermione << So benissimo cos'hai sul braccio, nasconderlo non cambia niente. Non mi dà fastidio >>, aggiunse poi, con un sorriso dolce e malinconico.

<< Cosa ci fai qui? >>, chiese freddamente Draco, il quale non era felice di essere stato visto in un momento tanto delicato.

<< Non avevo voglia di andare a Hogsmeade >>, spiegò semplicemente lei, sedendosi sul pavimento a pochi passi da lui.

<< E cosa ti fa pensare che tu possa stare qui? >>, nel dire queste parole, Malfoy indicò la vasca e se stesso mezzo nudo.

Lei rise, prima di rispondere. << Tranquillo, non ho intenzione di osservarti mentre fai il bagno >>, arrossì leggermente, prima di continuare. << Mi chiedevo semplicemente perché sei qui invece che al villaggio con Zabini. L'ho chiesto a lui e ha solo borbottato qualcosa riguardo a un sogno, quindi ho immaginato che tu abbia deciso di fare un bagno per riflettere su quello. Cos'hai sognato? >>

Draco pensò a diversi modi per evitare di spiegarsi, ma lo sguardo penetrante di lei lo convinse a non protestare. Si sedette accanto a lei e cominciò a raccontare, cercando di nascondere quel lato di lui che si sentiva umiliato da tanta debolezza.

Quando ebbe finito, Hermione non disse niente, si limitò a guardarlo negli occhi, forse in cerca di qualcosa di non detto. In quell'istante, il Serpeverde capì cosa dell'incubo era stato tanto doloroso: la sua bacchetta non era puntata contro Silente, ma contro la Granger. Era stato incaricato di uccidere lei e, per questo motivo, aveva sofferto.

<< C'è qualcos'altro che vorresti dirmi? >>

Il Serpeverde scosse la testa, decidendo di tenere quel nuovo particolare per sé.

<< Allora, Granger, qual è la tua spiegazione? Sono un irrecuperabile Mangiamorte? >>

Lei sorrise e gli appoggiò la mano sul braccio, poco sopra il marchio, facendo partire una scarica di elettricità che lui non riuscì a spiegarsi. << Al contrario, direi, hai paura che capiti di nuovo, perché non è quello che vuoi. Sei migliore di quanto credi, Draco Malfoy, ma, per tua fortuna, ora ci sono qui io a non permetterti di dimenticarlo >>

Il sorriso di Hermione arrivava a illuminarle lo sguardo e Draco, che la stava guardando negli occhi, fu sorpreso da quello splendore. Non aveva mai veramente guardato Hermione Granger, forse perché, se si fosse accorto di quanto era realmente bella, insultarla per il suo sangue sarebbe stato meno facile. Ora capiva anche perché l'intero mondo magico fosse innamorato di lei: la sua bellezza era soprattutto interiore, aiutava gli altri, vedeva del bene in loro quando essi stessi erano i primi a non vederlo. Aveva scelto proprio lui e aveva deciso di tirarlo fuori dal buio in cui era caduto, per sua stessa volontà, molto prima del ritorno di Voldemort.

Sto impazzendo, si disse, mentre non riusciva a staccare gli occhi da lei. Dalla sua nuova amica che, in quel momento, lo stava fissando con la stessa intensità, tanto che la mano le tremava leggermente.

<< Non capisco >>, ammise Malfoy.

<< Non serve che tu lo faccia >>, rise lei, mentre, lentamente, i loro volti si avvicinavano. Fu la Grifondoro a poggiare le labbra su quelle di Draco, che rispose per un secondo al bacio, prima di tirarsi indietro.

<< Non posso. Non puoi >>, esclamò. << Lo stai facendo solo perché ora sono debole, non perché lo vuoi veramente >>

Lei, invece, non sembrava affatto sorpresa dal gesto che aveva appena compiuto, evidentemente non così inconsciamente. << Come fai a sapere che non lo voglio? >>

<< Perché tu stai con Lenticchia. Sarò senza dubbio un baciatore migliore di lui, ma non ho intenzione di diventare il tuo... amante o qualcosa del genere >>, protestò Draco.

<< Immagino che Lenticchia sia Ronald Weasley >>, rise lei << Per tua informazione, non stiamo insieme >>

All'occhiata perplessa del Serpeverde, si sentì in dovere di spiegare. << L'ho lasciato, più o meno un mese fa. Con la distanza, io che sono a Hogwarts e lui da qualche parte a lavorare per il Ministero, ho capito che gli voglio un bene dell'anima. Come amico. Non sono innamorata di lui >>

Malfoy era ufficialmente stupito, tuttavia non aveva intenzione di cedere molto presto.

<< Non sei innamorata nemmeno di me >>, le fece notare. << Quindi non hai motivo di volermi baciare? >>

<< E se volessi baciarti proprio per capire questo? >>, ribatté lei, con decisione.

<< Saresti proprio una ragazza strana >>, Draco aveva finito le possibili risposte.

<< Non cercare di capire noi ragazze, Draco, soprattutto quelle nate babbane >>, rise lei in risposta, avvicinandosi di nuovo a lui.

Quello era il momento giusto per cedere.

Senza sapersi dare una ragione del proprio gesto, il Principe delle Serpi ricambiò il bacio, lentamente, con qualche esitazione, ma lo ricambiò. Il contatto con la sua pelle così calda gli diede i brividi e lo portò a chiedersi se lo scontro di caldo e freddo non avrebbe causato un temporale dentro di lui. Era tutto sbagliato, tutto molto sbagliato, eppure non riusciva a fermarsi.

Non provava niente per lei.

Un tempo la odiava, adesso... non sapeva più cosa pensare, ma di certo non era odio quello che sentiva nei suoi confronti.

Era amore? Impossibile.

Qualcosa, tuttavia, si stava facendo strada dentro di lui. Qualcosa che, quando il bacio terminò, lo spinse a prenderla tra le braccia e farla appoggiare contro il suo petto, nel tentativo di rimandare il momento del distacco.

<< Cosa significa questo? >>, domandò, confuso.

Lei rise, con una risata sincera, priva di tutta la malinconia e del peso del passato che si potevano spesso leggere nei suoi occhi.

<< Solo che dovrai iniziare a chiamarmi Hermione e riprovare a parlare con i miei amici >>

<< Mi odiano >>, anche Draco pronunciò quelle parole con il sorriso sulle labbra.

<< Non preoccuparti di questo, penserò a tutto io >>

 

 

 

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Angolo dell'autrice!

Ho preso più tempo del solito per scrivere questo capitolo, perché non volevo che sembrasse affrettato. Tutto doveva succedere al momento e nel modo giusto e, sinceramente, mi piace abbastanza. Spero che per voi sia lo stesso, ma accetto comunque qualsiasi critica. Commentate e fatemi sapere cosa pensate di questa svolta.

Grazie a chi segue/preferisce e, sopratutto, recensisce la mia storia!

A prestissimo,

-E.

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Capitolo 5
*** ...Doing things I wanna do? ***


Capitolo 5.

 

Il Natale era alle porte e Hogwarts stava affrontando quella festa, per la prima volta dopo la guerra, con la sua solita allegria. I dodici alberi addobbati occupavano già la Sala Grande e il professor Vitious aveva arruolato studenti per creare festoni nei corridoi e finti fiocchi di neve sulle finestre; il coro si riuniva ogni giorno per perfezionare i suoi canti e l'intero corpo docenti sembrava aver deciso di concedere un periodo di tregua agli studenti, in particolare a quelli che avrebbero presto affrontato gli esami.

Draco non sarebbe tornato al Malfoy Manor per le feste, dal momento che lì nessuno avrebbe celebrato niente; Narcissa aveva consigliato al figlio di rimanere dove l'atmosfera sarebbe stata più leggera e lui aveva colto l'occasione per non dover tornare nella sua casa vuota e piena di brutti ricordi.

La vita a Hogwarts era diventata molto più movimentata per lui, dal momento che passare tanto tempo con Hermione Granger era una continua e imprevedibile avventura.

<< Draco, vieni con me e Nott ai Tre Manici di Scopa oggi pomeriggio? >>, chiese Blaise, spuntando nella sala comune dei Serpeverde. Le lezioni erano terminate e gli studenti dell'ultimo anno avevano la libertà di andare da soli al villaggio di Hogsmeade in qualsiasi momento, approfittandone per comprare gli ultimi regali e passare del tempo insieme, prima che molti partissero per passare le vacanze in famiglia.

<< Non posso, ho già un impegno >>, rispose Draco, senza specificare di cosa si trattasse. Se l'avesse fatto, avrebbe dovuto spiegare il motivo per cui da giorni stava cercando di rimandare il momento in cui lei sarebbe partita, come temendo che la lontananza potesse rivelare che ciò che era accaduto era soltanto un'illusione.

<< Capisco >>, sogghignò Zabini che aveva comunque capito tutto << Divertiti con la tua Grifondoro, vorrà dire che ci divertiremo quando lei sarà partita >>.

 

Qualche settimana prima.

 

La sera stessa in cui si erano dati il primo bacio, Hermione aveva insistito affinché entrassero nella Sala Grande insieme, tenendosi per mano. Per Draco, si trattava solo di una sciocchezza sentimentale, opinione alimentata dal fatto che non aveva alcuna voglia di dare spettacolo davanti a tutta la scuola; tuttavia, la possibilità di prolungare il più a lungo possibile quel contatto, che continuava a dargli i brividi, lo convinse ad accettare.

Come previsto, non appena qualcuno notò la loro presenza, il solito chiacchiericcio rumoroso lasciò il posto a un silenzio stupito e poi a sussurri in parte arrabbiati, in parte sospettosi, in parte confusi.

<< Visto? Non è così male >>, disse la Granger, fingendo di ignorare gli sguardi di sbieco lanciati dagli altri Grifondoro.

<< Per me, forse, tanto l'unico che farà commenti sarà Blaise. Sei sicura che non vuoi andartene? La piccola Weasley non sembra contenta >>

<< Non preoccuparti >>, rispose decisa lei. << Piuttosto, ricorda quello che abbiamo deciso. Dopo cena, nella stanza delle necessità >>

Malfoy annuì, prima di lasciarle la mano per dirigersi verso il suo tavolo. Lo sguardo che scambiò con Hermione fu intenso, quasi quanto un bacio.

<< Vuoi spiegarmi? >>, domandò Zabini, non appena l'amico andò a sedersi accanto a lui, in un posto un po' isolato.

<< Non c'è molto da spiegare >>, disse Draco, servendosi una porzione di arrosto.

<< Ne sei sicuro? Perché Paciock e la Weasley hanno cercato la Granger tutto il pomeriggio e ora salta fuori che siete stati insieme. Non dirmi che avete studiato in biblioteca, perché non ti credo >>, non lasciò all'amico neanche il tempo di rispondere, perché riprese subito a parlare, abbassando la voce. << So che lei ti piace, si capisce da come la guardi. All'inizio credevo che fosse solo perché eravate diventati amici e lei ti stava aiutando, ma poi ho notato che nel tuo sguardo c'era qualcosa di diverso. Sorridi quando parli di lei, per davvero intendo, non il tuo solito ghigno... e la luce nei tuoi occhi... Quello che sto cercando di dire è che evidentemente c'è qualcosa tra di voi, ma devi fare attenzione. Lei ha un sacco di amici che potrebbero non apprezzare questa storia e tu hai già abbastanza problemi senza che lei te ne crei altri >>

Questa volta, Malfoy non provò nemmeno a ribattere, perché le parole dell'amico l'avevano colto di sorpresa: non si era mai accorto di guardare Hermione in un modo particolare.

<< Non preoccuparti per me >>, disse semplicemente, alzando appena lo sguardo verso il tavolo dei Grifondoro. Lei era lì, occupata in una discussione con Paciock, ma, come se avesse sentito di essere osservata, girò il volto verso di lui e rispose con un sorriso.

<< Capisco, lei è esattamente nella stessa situazione >>, sospirò allora Blaise, che aveva visto tutto. << Vi auguro buona fortuna, Dra. Solo, non è che adesso diventerai un santo che difende i più deboli e ama i Babbani e i cuccioli, vero? >>

Draco rise, scuotendo la testa. << Non c'è pericolo >>

<< No, l'unica Babbana che amerai sarà lei >>, ammise Zabini, ritrovando la sua usuale giovialità e prendendo un enorme boccone di patate al rosmarino.

La cena finì in fretta e Malfoy si allontanò dal tavolo dei Serpeverde, dicendo all'amico che l'avrebbe raggiunto in seguito. A testa alta, sebbene con qualche dubbio, si avviò verso la Stanza delle Necessità e, davanti al muro spoglio, pensò a quello che aveva concordato con Hermione. Insieme, avevano pensato a un luogo innocuo, arredato con un tavolino e alcune poltrone, tutto abbastanza semplice e, soprattutto, con colori lontani da quelli delle Case di Hogwarts. Tutto questo per spiegare agli amici della Granger quello che stava succedendo; il maggiore problema era che lo stesso Draco non sapeva bene cosa avrebbe dovuto dire. Si erano baciati? Provavano, forse, qualcosa l'uno per l'altro? C'era una sola certezza: nonostante avesse affrontato di peggio, quella situazione lo rendeva nervoso.

Aprì la porta, sperando di essere in anticipo, invece Hermione stava già chiacchierando con Luna Lovegood, Neville Paciock e Ginny Weasley, tutti dotati di espressioni confuse. Non appena sentirono che qualcun altro entrava nella stanza, si voltarono e, dopo pochi attimi di sorpresa, gli rivolsero sguardi in cagnesco.

<< Cosa ci fai qui, Malfoy? >>, ringhiò la Weasley.

<< E' una riunione privata >>, la appoggiò Paciock, che aveva acquistato coraggio con la guerra.

<< Esattamente >>, intervenne la Granger. << E' una riunione privata tra me, lui e voi >>. Dopo aver lasciato i suoi amici a dir poco confusi, gli sorrise e lo invitò a sedersi accanto a lei.

<< Cosa vuol dire? >>, domandò Ginny Weasley, la prima a riprendersi.

Hermione lanciò a Draco un'occhiata carica di aspettativa, ma lui scosse lievemente la testa, sussurrandole che non avrebbe saputo cosa dire. Allora lei gli prese una mano e cominciò a parlare: << Quello che voglio dire è che sappiamo tutti cos'è successo nel nostro passato, non è un segreto. Abbiamo tutti vissuto una guerra e ne siamo usciti cambiati in molti modi, tuttavia, se vogliamo dimostrare di essere cresciuti, dobbiamo cercare di capirci a vicenda. Sto dicendo questo, perché vorrei evitare ulteriori battaglie, da entrambe le parti >>, lanciò al Serpeverde uno sguardo molto eloquente. << Ora, come immagino avrete notato, io e Draco siamo diventati amici, ma non è finita qui. Oggi abbiamo parlato e... >>, arrossì lievemente << E ci siamo baciati. Non sappiamo ancora cosa significhi tutto questo, ma, per capirlo, dobbiamo poter stare insieme e vorrei che fosse possibile senza perdere i miei amici >>

Nella stanza, calò un silenzio imbarazzato e teso, interrotto solo dall'allegro canticchiare di Luna. << Mi sembra un discorso molto saggio >>, disse la bionda.

<< A me no >>, disse invece la Weasley. << E' Malfoy. Come puoi superare tutto quello che ti ha fatto? >>

<< Hermione, se non fossi tu, direi che sei impazzita >>, aggiunse Paciock. << O lui ti ha fatto un incantesimo... >>

Hermione impallidì, stringendo più forte la mano di Draco, cercando di trattenersi dal rispondere male ai suoi amici. A quel punto, allora, fu il Serpeverde ad alzarsi e parlare, dopo essersi appoggiato alla parete.

<< Non ho bisogno della vostra amicizia >>, disse, con voce dura. << Non mi interessa nemmeno, non è un segreto che nessuno di voi mi piaccia. Hermione però mi piace e credo che lei sia più intelligente di tutti voi messi insieme, quindi non accetterò che la trattiate male per una sua scelta >>. Non erano forse le parole più adatte a cambiare la situazione, ma era quanto di più sincero avrebbe potuto dire e, notò, la Granger ne fu comunque sollevata e gli sorrise, in parte incredula, in parte felice.

<< Quindi voi due state insieme? >>, domandò la Lovegood, che sembrava estranea a ogni ostilità.

Draco lanciò a Hermione un'occhiata dubbiosa, ma vide chiaramente che questa volta lei si aspettava una risposta da lui. Probabilmente, avrebbe voluto anche che un'affermazione arrivasse rapida e decisa, ma lui fu costretto a pensare per bene a ciò che stava per dire. Cuore e cervello suggerivano due soluzioni diverse e, fino al momento in cui pronunciò quel << Sì >>, non sapeva quale dei due avrebbe vinto.

A quel punto, la Grifondoro si alzò e si avvicinò al Serpeverde, che l'accolse tra le sue braccia come se quel gesto fosse perfettamente naturale.

<< Avete altri motivi per protestare? >>, domandò, fissando negli occhi gli amici, sfidandoli ad attaccare ulteriormente le sue scelte. Alla fine, Paciock scosse la testa, ancora incredulo e, probabilmente, confuso.

<< Falle del male e giuro che verrò a cercarti >>, disse invece Ginny Weasley. << Non sarebbe la prima volta che affatturo un membro della tua famiglia >>

Con quelle parole, venne firmata una specie di tregua, che vide un Serpeverde cominciare a passare molto più tempo con un gruppo di Grifondoro e una Corvonero con la testa tra le nuvole.

 

*

 

Dopo aver lasciato Zabini in sala comune, Draco si diresse verso il dormitorio dei Grifondoro. Già nei giorni precedenti, da quando gli studenti avevano cominciato a partire, lui e Hermione avevano preso l'abitudine a trovarsi nei rispettivi dormitori, sebbene l'atmosfera diventasse a volte un po' tesa. La Signora Grassa aveva accettato quell'intrusione e, su avviso della Granger, lo lasciava entrare ogni qual volta volesse, pur lanciandogli occhiate perplesse e piene di sospetto.

<< Sei in anticipo >>, sorrise la Granger, seduta davanti al fuoco del camino con un libro aperto sulle ginocchia.

<< E tu stai studiando, come sempre >>, rispose lui, sedendosi al suo fianco e respirando il suo profumo. Era uno dei gesti che gli venivano più naturali, da quando l'aveva stretta tra le braccia per la prima volta. Aveva uno strano effetto su di lui, come se poi, vagando per i corridoi, lo sentisse dietro agli angoli o lo cercasse come un alcolista ricerca il liquore.

<< Dovresti farlo anche tu >>, lei rise e, dopo aver chiuso con cautela il libro, si appoggiò sulla sua spalla, prendendogli la mano. << Sono partiti tutti >>, sospirò poi, lanciando un'occhiata alla sala comune deserta. << Neville ha preso il treno stamattina, Luna ha deciso di cavalcare un Thestral fino a casa. E' rimasta solo Ginny. Blaise cosa farà? >>

<< Lui rimane, come gran parte dei Serpeverde della nostra età. Molti di loro non hanno molto a cui tornare >>, spiegò con amarezza, giocando con i capelli ribelli della Grifondoro. << Credo che stia progettando di farmi ubriacare >>, aggiunse poi, ridendo.

<< Dovrei essere gelosa? Ho la sensazione che tu, ubriaco o no, non abbia problemi a trovare ragazze con cui passare i pomeriggi noiosi >>, Hermione alzò un sopracciglio, ma il suo sguardo sembrava nascondere qualcosa.

Draco fissò i suoi occhi in quelli di lei e ammise a se stesso che le altre ragazze avevano perso gran parte del loro fascino nei suoi confronti. Che quello significasse che la storia tra lui e la Granger fosse sempre più seria non era una certezza, ma, in ogni caso, lui sapeva molto bene che non avrebbe fatto nulla per interrompere ciò che si era creato.

<< Non temere, passerò i miei noiosi pomeriggi a studiare per i M.A.G.O. Potrei anche scriverti usando la posta Babbana... oppure no, i gufi sono più comodi >>, rise, sinceramente.

Hermione si risollevò e lo guardò in faccia, non nascondendo un sorriso limpido e felice. << Sono molto felice di sentirtelo dire, signor Malfoy, ma non credo che sarà necessario. Nemmeno io partirò >>, davanti all'espressione sorpresa di Draco, si sentì in dovere di spiegarsi meglio. << I miei genitori andranno a visitare dei loro amici in Australia, mi hanno chiesto di andare con loro, ma non me la sento di allontanarmi tanto >>

<< Credevo che ci tenessi, dopo quello che è successo l'anno scorso >>

<< Infatti, ma tengo anche a rimanere qui, con te. Non accetto proteste, il Natale a Hogwarts è bellissimo e ormai ho preso la mia decisione >>, la sua voce era ferma, così Malfoy, cercando di nascondere la felicità per quella notizia, la strinse ancora tra le braccia.

<< Ciò non vuol dire che non dovrai studiare >>, aggiunse Hermione, ridendo.

<< Poco male, studiare con te sarà meno noioso >>, sussurrò Draco, chinandosi su di lei per baciarla.

Era diventato molto più semplice il gesto di posare le labbra sulle sue, assaporando appieno il tiepido calore e il profumo che provenivano da quella ragazza apparentemente così delicata. Il futuro era lontano, il passato rinchiuso a chiave in un angolino della memoria, mentre anche l'assurdità del presente veniva lasciata da parte durante quei baci. Niente avrebbe potuto interromperli.

Niente, tranne qualcuno che entrò rumorosamente in Sala Comune proprio in quel momento.

<< Siamo tornati >>, annunciò una voce fastidiosamente familiare, prima di accorgersi della situazione in cui si era appena intromessa. Qualcun altro, poco lontano, imprecò rumorosamente e Draco ed Hermione, di malavoglia, si separarono.

<< Harry, Ronald, che piacere vedervi >>, esclamò la Grifondoro, ma con scarso entusiasmo, senza alzarsi dal divano. << Cosa ci fate qui? >>

<< Volevamo... fare una sorpresa >>, rispose Potter, con lo sguardo che vagava dall'amica al Serpeverde, cercando di capire qualcosa. Un'idea gli fece balenare una scintilla d'odio negli occhi, convincendolo a sfoderare la bacchetta.

<< La vera domanda è cosa ci fa qui lui >>, aggiunse Weasley, che già teneva il nemico sotto mira. << Se ti ha fatto qualcosa... >>

<< Forse dovreste ascoltare prima di saltare alle conclusioni >>, disse Draco, freddamente. Nei pochi minuti in cui aveva pensato a cosa fare con Blaise ed Hermione durante le vacanze, non aveva tenuto in considerazione un'improvvisa apparizione di San Potter e Lenticchia.

<< Sono d'accordo con Draco >>, aggiunse la Granger.

<< Hermione, forse ci siamo persi qualcosa >>, provò a dire Potter, dubbioso.

<< In effetti è così >>, confermò lei, poi prese un profondo respiro. << Io e Draco stiamo insieme >>
 

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Angolo dell'autrice.

Scusate tantissimo per il ritardo, sono stata via una settimana e non ho avuto modo di scrivere, anche se ho pensato tantissimo a uno dei prossimi capitoli. Questo è un po' di passaggio, serviva a introdurre Harry e Ron nella storia; fidatevi, con loro ne vedremo delle belle. Spero che vi piaccia e ringrazio chi ha inserito la mia fanfiction nelle seguite/preferite e chi la recensisce.

Alla prossima,

-E.

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