I Knew You Were Trouble

di harroldz
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** “We are falling!” ***
Capitolo 2: *** The (false) date ***
Capitolo 3: *** “Why does Superman wear tight clothes?” ***
Capitolo 4: *** Grandma Gina ***
Capitolo 5: *** Sexy coffee(?) ***
Capitolo 6: *** Shit ***



Capitolo 1
*** “We are falling!” ***





 
1. “We are falling!”




Avete presente il film Colpa delle stelle, la parte in cui la tizia viaggia in aereo con il tizio con Boom Clap in sottofondo, destinazione Amsterdam, mentre fanno i piccioncini e si dicono cose smielate e diabetiche?
Ecco, ora immaginate che l'aereo sia diretto nel culo dell'Inghilterra, la musica di sottofondo sia Gagnam Style e la tizia sia io mentre il tizio mio padre, che dice cose tutt'altro che dolci.
'Signore e signori, è il comandante che vi parla. Siamo incappati in un sistema di notevole turbolenza. Vi preghiamo di restare seduti e di allacciare le cinture di sicurezza. Saliremo a una maggiore altitudine onde evitare il fronte.'
“L'apocalisse! No, moriremo tutti!”
Dovete sapere che il mio adoratissimo paparino ha paura degli aerei.
E no, non è quel tipo di paura che prendi un calmante e dormi per tutto il viaggio. A lui quelli non fanno effetto.
“Signore, si calmi. Non è nulla.”
L'hostess, una venticinquenne bionda e slanciata – bella da far schifo – si è piazzata nel corridoio accanto al sedile di mio padre quando ha sentito il suo primo urlo (“Stiamo precipitando!”, mentre l'aereo decollava) e non si è più mossa di lì, nel vano tentativo di zittirlo.
Si calmi un cazzo! Sono troppo giovane per morire, ho solo cinquantaquattro anni!”
“Lei non morirà”, assicura l'hostess evidentemente spazientita.
E mancano altre due ore di viaggio.
Sospiro e porto lo sguardo sul mio libro, prima di notare qualcosa.
“Papà?”
“Sì, figliola? Se per caso vuoi farmi un discorso strappalacrime su quanto mi hai voluto bene prima di morire, fa' pure.”
Non batto ciglio. “Hai un insetto sul braccio.”
Lui mi fissa in silenzio per un momento. “Ah.”
Prima che abbia il tempo di capire le sue intenzioni, lui mi strappa il libro dalle mani e lo sbatte violentemente contro il suo braccio.
“Ahia”, borbotta.
L'insetto è volato via poco prima che papà potesse colpirlo. “Merda.”
Mio padre prova nuovamente ad ucciderlo e dopo un paio di tentativi ci riesce.
“Fatto, tieni.” Mi porge il libro.
L'insetto è spiaccicato malamente sul naso della ragazza sorridente raffigurata sulla copertina.
Scuoto la testa disgustata. “Puoi tenerlo.”
Mi piaceva quel libro. Parlava d'amore. Una tipa incontra un tipo e insieme fanno cose vietate ai minori, si mettono insieme, poi litigano e si lasciano un centinaio di volte e alla fine fanno pace, si sposano e vanno a vivere nella classica villetta con la staccionata bianca e fanno tanti mini-tipi che accudiscono amorevolmente.
Davvero, io amo le storie d'amore. Mi ricordano tanto il mio ragazzo. Noi due abbiamo una storia tormentata e passionale, tutti – oggetti inanimati compresi – tentano in ogni modo di separarci, ma il nostro amore è più forte e nonostante tutto noi restiamo insieme, facciamo l'amore giorno e notte e... no, scherzavo, leggo romanzi rosa e guardo commedie sdolcinate e romantiche tanto per autocommiserarmi.
“Sai, stavo pensando...” La voce di mio padre irrompe nei miei pensieri... e grazie a Dio.
Lo guardo e noto che sta fissando schifato l'insetto sul mio libro.
“Perfetto.” Lo liquido con un gesto.
Non ho intenzione di sorbirmi i suoi deliri. Voi non avete idea della piega che possono prendere.
Una volta dovetti ascoltarlo per due ore consecutive mentre parlava della vita e della riproduzione dei millepiedi. Aveva visto un documentario e sentiva di dover condividere con me tutte le informazioni che aveva appreso.
“Per quale ragione Dio ha creato degli animali così inutili?” Indica l'insetto.
Noto che l'hostess sta ascoltando apparentemente interessata. In effetti ha una faccia da stupida, quindi è pure giustificata.
Papà non attende risposta e continua. “Pensaci: le volpi limitano il numero di conigli, i gatti limitano il numero di topi, i leoni limitano il numero di gazzelle. E in tutto questo gli insetti non c'entrano un cazzo.”
Di tutta la prima parte non ho capito una sega, ma una cosa la so: “Ho voglia di gelato”.


Mio padre emette numerosi versi di sforzo, mentre tira giù le nostre valigie dal rullo bagagli.
“Mi scusi, sono in ritardo”, si lamenta un tizio dietro di noi.
In effetti è da una decina di minuti che papà tira giù valigie mentre la fila alle sue spalle cresce a dismisura. Ma sapete, ci stiamo trasferendo, è normale avere un certo numero di valigie, no?
“Posso prendere la mia valigia per cortesia?” L'uomo di poco fa.
Che minchia.
Mi volto e lo incenerisco con lo sguardo. “No”, ringhio.
Lui spalanca gli occhi sconvolto dalla mia risposta e tace.
Papà impiega un altro paio di minuti a prendere i bagagli, poi finalmente possiamo andarcene da lì.
Usciamo dall'areoporto e ci mettiamo alla ricerca di un taxi libero.
“Papà, che minchia, non ce la faccio più!”, mi lamento.
Tanto per rendere l'idea, oltre al corpo indolenzito per il lungo viaggio, mi ritrovo a vagare senza meta in una città che non conosco mentre trascino due trolley e porto in spalla altrettanti borsoni, lo stesso mio padre.
E considerate che abbiamo portato solo i vestiti e pochi effetti personali – le foto di mia nonna paterna e la collezione di tappi di sughero di papà.
Sì, ho davvero un padre che colleziona tappi di sughero, non chiedete.
“Ecco!”, esulta mio padre come se avesse appena visto qualcosa di assolutamente meraviglioso. Tipo una pizza gigante con su scritto 'gratis'.
Volgo lo sguardo verso la sua direzione e mi accorgo che è solo un taxi.
“Ah”, dico atona.
Ci avviciniamo.
“Mi scusi?” Mio padre tenta di attirare l'attenzione dell'autista che è intento a canticchiare una canzone che proviene dalla radio del taxi e rimbomba in tutta l'auto.
Niente.
“Senta, avremmo bisogno di un passaggio”, ritenta papà.
Ancora nessuna risposta.
“Signore?” Quasi urla per sopraffare la musica alta, ma niente.
“Due palle”, borbotto prima di stringere con una mano la spalla dell'autista scuotendolo violentemente.
Abbassa il volume – probabilmente di un paio di tacche, perché non c'è quasi differenza – e si volta a guardarmi impaurito.
“Senta, dobbiamo andare a-” Mi interrompo e guardo mio padre. “Dove minchia dobbiamo andare?”
“Eastgate Road.”
“Esatto, Earlmate Road. Ci serve un passaggio.” Non attendo risposta e carico le mie valigie nel baule dell'auto, facendo cenno a mio padre di fare lo stesso.
Una volta terminato, entriamo in auto e l'autista parte.
Esce dal parcheggio con manovre che non hanno nulla da criticare, ma quando entriamo in strada sembra aver dimenticato tutte le lezioni di guida che dovrebbe aver preso. La strada è perfettamente asfaltata, ma noi continuiamo a saltare dai sedili nonostante le cinture siano allacciate.
“Ahia, cazzo”, borbotto quando durante l'ennesimo sbandamento dell'autista sbatto troppo forte il culo sul sedile.
Guardo l'autista e noto che è perfettamente immobile durante tutte le manovre violente dell'auto. Deve aver preso l'abitudine alla sua guida.
“Ma come minchia l'ha avuta la patente lei?”, sbotto.
Poi mi tiro mentalmente una pacca in fronte per la colossale stronzata che ho detto. Come posso credere che questo sessantenne birromane abbia la patente?
“Oh, ho frequentato un corso di guida”, dichiara lui riuscendo a sorprendermi. “E alla quinta volta che mi sono presentato mi hanno dato la patente. Il mio insegnante non voleva più vedermi.”
Non lo biasimo.
“È qui”, dice mio padre indicando una villa enorme, almeno il triplo della casa in cui abitavamo prima.
L'autista ferma l'auto e sono più che felice di scappare da quel manicomio mobile. Tiriamo giù le valigie dal baule in fretta e furia e ci precipitiamo all'ingresso. Papà suona il citofono e non capisco il perché.
“Perché hai citofonato se è casa nostra?” Enfatizzo sull'ultima parola.
Lui sembra a disagio e temporeggia guardandosi intorno. “Prometti che non ti arrabbierai.”
“Ma cosa?”
Prometti.”
Alzo gli occhi al cielo. “Prometto.”
“Ricordi quando ti ho detto che ci saremmo trasferiti per lavoro?”
Annuisco non capendo.
“Be', non era esattamente la verità”, confessa con un fil di voce.
“E qual è la verità?” Perché ho così paura della risposta?
“Ma c'entra comunque con il lavoro, eh!”
“Parla.”
Rilascia un lungo sospiro. “Be', hai presente il viaggio a Holmes Chapel di due mesi fa?”
Fa tanti di quei viaggi che non ne ricordo praticamente nessuno, ma fingo che non sia così e annuisco.
“Ecco, io...”
Lascia la frase in sospeso e immagino che tocchi a me chiedere. “Tu cosa?”
'Chi è?' Una voce femminile proviene dal citofono.
“... ho conosciuto una donna”, dice tutto d'un fiato.
Rimango di sasso.
Questa è decisamente l'ultima cosa che mi sarei aspettata di sentire.
Mio padre? Una donna? Ma chicosadovequandoperché?
'Chi è?' ripete la voce al citofono e improvvisamente credo di capire.
“Papà?” Volgo lo sguardo su di lui, sul citofono e poi ancora su mio padre.
“È lei”, conferma.
“E... e noi... noi... oddio... andiamo a vivere da... lei?”
No, no, no, no, no, no, no, no.
“Sì.”
'Chi è?'
“John e Brit”, si decide a rispondere papà.
'Oh, fantastico! Harry sarà contentissimo di vedervi!'
Sento un borbottio di sottofondo e... aspetta.
“E ora chi cazzo è Harry?” Pronuncio il suo nome come se fosse velenoso.
Papà mi guarda come se avesse paura della mia reazione. “Tuo... fratello.”




 
yeeeeeeeeeep.
Vi prego, perdonatemi se ho cancellato “Blemish”. *si mette in ginocchio e prega con le mani unite*
No, okay, ricominciamo.
Ciao gente! c:
Eccomi con una nuova storia per rimediare alla cancellazione dell'altra... e anche perché mi girava per la testa da un po'.
Intanto vi dico che come avrete visto dal banner (fatto da me, applausi prego) Brit è Amanda Seyfried e poi passiamo al capitolo. Non dico che fa cagare perché spetta a voi(?) okay no. Siate clementi, vi prego.
COMUNQUE
la storia avrà trentacinque capitoli credo – vi dirò meglio quando avrò finito la scaletta. Ah, e spero che vi siate godute questo capitolo perché non penso che tutti saranno così lunghi, anche se ci proverò.
Detto questo me ne vado all'istante perché domani iniziano gli esami e... AIUTO.

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“Davvero tuo padre colleziona tappi di sughero?”

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Capitolo 2
*** The (false) date ***





 
2. The (false) date




Di solito chi è figlio unico vuole un fratello e chi ne ha uno lo butterebbe nel cesso.
Poi ci sono io che sono figlia unica e voglio buttare mio fratello nel cesso.
Papà apre il cancelletto bianco e mi fa segno di entrare.
Riluttante, faccio come dice trascinando le mie valigie dietro di me. Papà fa lo stesso e percorriamo il vialetto acciottolato che ci separa dalla porta verde muschio.
Quando arriviamo di fronte ad essa, lascio le valigie davanti ai pochi scalini e salgo questi ultimi carica solo dei borsoni.
Arrivo davanti alla porta d'ingresso e mi blocco.
“Be'? Suona, che aspetti?”, mi incita mio padre dietro di me.
Facile per te. Non sei tu che hai appena scoperto di dover aggiungere due membri alla famiglia.
E poi cavolo, papà progettava questo trasferimento da oltre una settimana, poteva dirmelo prima.
Certo, se l'avesse fatto a quest'ora sarei in Alaska con i pinguini, quindi da questo punto di vista è giustificato.
Rilascio un lungo sospiro e suono il campanello. Dei passi e in un momento la porta è aperta.
Una donna apparentemente sulla quarantina – molto più giovane di quanto mi sarei aspettata – ci sorride all'ingresso, mentre gli occhi verdi ci scuadrano da capo a piedi.
“Benvenuti!” Ma voi dite che a Dante prima di entrare all'inferno il benvenuto gliel'hanno dato? “Forza, entrate!”
Senti, ho avuto meno di due minuti per assimilare la notizia, dammi almeno il tempo di prepararmi mentalmente.
La donna si sposta di lato per permetterci il passaggio e dopo aver preso un lungo respiro entro, seguita da mio padre. Alla destra di un breve corridoio le cui mura bianche ospitano un paio di foto in bianco e nero di Marilyn Monroe si apre una porta dietro la quale dev'esserci il salotto.
Appoggio i borsoni all'ingresso e mio padre fa lo stesso.
“Piacere, Anne”, si presenta la donna.
“Brit, ma immagino che lei lo sappia già.” Visto che avete architettato tutta questa cosa senza dirmi una parola.
Mi rivolge un sorriso caloroso. “Oh, dammi pure del tu, cara.”
Annuisco.
“Ehi, come va?”, interviene mio padre e si avvicina per darle un bacio sulla guancia.
Ehi, come va? Ma che razza di relazione è questa?
“Harry è in salotto, immagino che vogliate conoscervi”, mi dice la donn- Anne, indicando la porta alla mia destra.
Sto per rispondere che no, non mi frega una minchia di conoscerlo, ma mio padre mi rivolge uno sguardo che dovrebbe essere intimidatorio, perciò faccio come ha detto la tizia.
La porta è socchiusa e si sente un leggero brusio, immagino che stia guardando la tv.
Sento un verso di... piacere? Un orgasmo credo. Proviene dalla tv.
Ma cosa guarda 'sto bambino? Magari vuole fare il trasgressivo.
Anche se mi sembra un po' improbabile che stia vedendo un porno mentre sua madre è nell'altra stanza... a meno che non sia più grande. E pure un gran morto di figa, a 'sto punto.
Cristo, se si stesse facendo una sega nel frattempo? Non ci tengo a conoscerlo così... okay, non ci tengo a conoscerlo e basta, ma così è anche peggio.
Poi sento una voce maschile. Colgo le parole 'bagno' e 'cagabene'.
Oddio, era la pubblicità di un lassativo. Quasi mi scuso per aver pensato male.
No, scherzavo.
A questo punto entro, gli dico due parole e faccio contento mio padre. Spalanco di scatto la porta e un tizio in boxer che a occhio e croce ha più o meno la mia età salta letteralmente dal divano.
“E tu chi cazzo sei?”, mi urla avvicinandosi e squadrandomi da capo a piedi. Poi sembra riflettere, come se cercasse di ricordare qualcosa.
Si schiarisce la gola e: “Oh, volevo dire, ciao tesoro. Ti aspettavo.”
Cosa? “Ma davvero?”
Annuisce.
“Quindi tu sapevi?” Solo mio padre è stato così stronzo?
Annuisce nuovamente. “Certo, credi che mi sia dimenticato del nostro appuntamento?”
“Appuntamento?” Ma che minchia sta dicendo?
Spalanca gli occhi, probabilmente accorgendosi della figura di merda che ha fatto. “Vuoi dire che non sei qui per un appuntamento?”
“Per quale minchia di ragione dovrei essere qui per un appuntamento?”
Fa spallucce. “Non so, forse aspettavo una ragazza e non me lo ricordo.” Poi mi guarda meglio. “Anche se dubito che sceglierei mai di uscire con una come te.”
Se non mi avesse appena insultata, gli chiederei come minchia fa a non ricordarsi quando ha un appuntamento.
“Vuoi dire che non sono abbastanza sexy?” Non che mi fotta qualcosa di uscire con lui, devo abituarmi a chiamarlo fratello, ma il fatto che mi abbia praticamente dato della cessa mi infastidisce. Chi cazzo si crede di essere?
“Sì, ma se tu sostieni di avere un appuntamento con me forse mi sbaglio.”
“Io non ho mai detto di avere un appuntamento con te... e nemmeno di volerlo, a dire il vero.”
Lui scoppia in una sonora risata, come se avessi detto la cazzata del secolo.
“Minchia ridi?”
“Non sei credibile.”
“No, sono Brit.” Faceva pena, lo so. “E davvero non lo voglio un appuntamento con te... in fondo dovresti essere mio fratello.”
Lui spalanca gli occhi. “Senti, non so chi tu sia, ma io sono figlio unico, non ho sorelle sparse per il mondo.”
Mi sbatto una mano sulla fronte e dopo aver borbottato un “ahia” per averlo fatto troppo forte: “Coglione, non di sangue. Tua madre sta con mio padre, quindi io dovrei essere tua sorella”.
Mi fissa in assoluto silenzio per qualche minuto.
“Mi hai capita?”
Continua a fissare il vuoto immobile.
“Ehilà, c'è nessuno?” Gli sventolo una mano davanti agli occhi.
Ancora niente.
A questo punto non mi lasci altra scelta. Gli tiro uno schiaffo con tutta la mia forza e lui gira la testa di lato, posandosi una mano sulla guancia.
“Ma che minchia fai?”
Faccio spallucce. “Non lo so, ti eri incantato.”
“Stavo pensando.”
“A cosa?”, chiedo.
Poi sul volto compare di nuovo quell'espressione da rincoglionito.
Non riesco a trattenermi e gli tiro un altro schiaffo. Davvero, voi non avete idea di quanto sia difficile non farlo. Dai, se vi trovaste davanti uno che inclina la testa di lato, con la bocca aperta, la bava e lo sguardo fisso verso un punto inesistente sostenendo che “sta pensando”, voi cosa fareste?
“Ma sei pazza?”, mi urla spaccandomi un timpano.
Calmino, cespuglio. “Senti, pazza lo dici a tua sorella.”
Solo dopo mi accorgo che teoricamente sua sorella sono io. Aiuto.
“Cioè, a tua zia”, mi correggo.


“Cara, puoi passarmi le forbici per favore?”, mi chiede la madre di Harry ed io afferro lo strumento dal mobiletto in corridoio e glielo porgo. “Grazie.”
Anne inizia a tagliare i trentacinque strati di scotch con cui mio padre ha chiuso lo scatolone (“Per proteggerlo! Immagina cosa succederebbe se per caso si aprisse e perdessi il tappo di quel vino del '79 che abbiamo aperto l'11 novembre 1989 al secondo quarantacinque del minuto otto delle ore quindici!”). Ci riesce dopo una decina di minuti.
Tira fuori una cornice. Mi avvicino per guardare meglio e... occristo. Il culo di nonna Giselda è immortalato in tutta la sua grandezza mentre lei è chinata ad annaffiare dei fiori in giardino.
Anne sembra a disagio.
“È mia nonna”, dico mentre mi domando mentalmente perché papà abbia deciso di portare quella foto. Va bene che è tua madre, però se ne porti una in cui le si vede la faccia non penso che le dispiaccia. Così invece potrebbe far piovere dal cielo crostate al lampone tanto per vendicarsi.
So che la maggior parte delle nonne cucinano da dio, ma nonna Giselda non era tra queste. Sul serio, il suo cibo era una merda, non avete idea.
Poi è morta un anno prima che la mamma se ne andasse e abbiamo smesso di ingozzarci di crostate al lampone che sembravano fatte di merda tanto perché rifiutarle avrebbe voluto dire sorbirsi i suoi pianti isterici e i suoi “nella vita non ho combinato un cazzo”. Ed in effetti era vero. Aveva sposato un buddhista devoto che non lavorava e non faceva mai un cazzo nella vita giustificandosi con “sto cercando la mia pace interiore, ho bisogno di concentrazione”. L'unica cosa che avesse mai fatto era stato donare lo sperma che si era dato alla pazza gioia nell'ovulo di mia nonna, creando mio padre. Ma non aveva comportato staccare il culo dal letto, perciò non era stato poi tanto faticoso.
“E questa cos'è?” La voce di Harry interrompe i miei meravigliosi ricordi. Indica la scatola che contiene la collezione di papà.
“Lascia perdere, non capiresti.” Non l'ho mai capito neanch'io sinceramente.
Lui la apre perché evidentemente non ha capito un cazzo del mio 'lascia perdere', ne analizza attentamente il contenuto e poi il suo sguardo torna su di me. “Davvero tuo padre colleziona tappi di sughero?”
Faccio spallucce. “Nah, li tiene per tapparsi il culo quando gli viene la caga.”




 
yeeeeeeeeeep.
So di essere nel bel mezzo della settimana degli esami, che dovrei studiare giorno e notte e blablabla, ma volevo aggiornare, così vi facevo sapere che sono viva e che mi avrete tra le palle ancora per un po'.(?)
ANYWAY
È COMPARSO HAROLDOO! E Brit l'ha preso a schiaffi, lol. Preparatevi perché non sarà l'ultima volta AHAHAHAH.
ANYWAY (LA VENDETTA)
Ho finito la scaletta della storia, quindi posso dirvi con certezza che avrà trentacinque capitoli, epilogo incluso. In compenso devo ancora scrivere praticamente tutto, perché ho pronti pochissimi capitoli dopo questo. Ma tranquilli eh, matematica viene dopo(?)
E si, ho pure cambiato l'introduzione perché sono arrivata a quel punto con i capitoli e quindi ho deciso di metterlo. Vero che mette tanta suspence? *no*
Vi dico che l'idea geniale(?) di Harry arriverà fra due capitoli, e la storia vera e propria inizierà da lì.c:
MA SECONDO VOI USO TROPPI PUNTI DI DOMANDA FRA PARENTESI(?)
No, davvero, passiamo alle cose serie.
IO VI AMO E BASTA, DAVVERO.
Va bene che per ora ho ricevuto una sola recensione e qualcuno potrebbe dire “io ne ricevo dieci”, ma voi non avete idea di quanto mi faccia piacere quella recensione, perché la persona che l'ha scritta si è detta “ora spreco dieci minuti della mia vita per leggere questa storia e per recensirla”(?) quindi GRAZIE.<3
E ovviamente ringrazio di cuore anche tutte le persone che hanno aggiunto questa storia alle preferite/seguite/ricordate, sinceramente non me lo aspettavo. Ho pubblicato pensando 'tanto non se la fila nessuno' e invece mi trovo con tipo sette persone che la aggiungono dopo solo un capitolo, quindi GRAZIE.<3 (cuoricini per tutte, yep.)
Ora, so che sto straparlando perché questo 'yeeep' è lungo tipo una pagina di word, ma non ancora finito *risata malvagia*. Volevo chiedervi di lasciarmi un parere, perché ci tengo, davvero. Sul serio, ditemi cosa pensate della storia, vi giuro che accetto anche un “fa cagare” (magari non così brutale AHAHAHAH), ma ditemi qualcosa.c:
Ora vado a scassare le palle altrove, ciao :)

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“Allora, come vi siete conosciuti?”, domanda Harry a mio padre e sua madre.
Papà si pulisce la bocca con il tovagliolo e si schiarisce la gola. Occristo.



Scusate, dovevo metterla AHAHAH (':

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Capitolo 3
*** “Why does Superman wear tight clothes?” ***




 
3. “Why does Superman wear tight clothes?”




Abbiamo appena finito di mettere a posto le nostre cose e lasciate che vi dica che è stato davvero una merda. Quattro ore passate a tirare fuori cose dalle valigie mentre Harry chiedeva spiegazioni per ognuna di esse. Cristo, fatti i cazzi tuoi, se voglio portarmi la rotellina del mio criceto morto di fame dopo due giorni dall'acquisto perché io e mio padre ci siamo dimenticati di dargli da mangiare, saranno anche cazzi miei. Che poi a cosa serva quella cosa non l'ho mai capito: tanto non dimagrisci e non vai da nessuna parte, quindi smettila di correre e mettiti a dormire, che cristo.
Ora siamo seduti sul divano in pelle nera su cui qualche ora fa era spaparanzato Harry – che per la cronaca, non ha ancora deciso di vestirsi ed è ancora in boxer – ad aspettare l'arrivo della nonna del mio presunto fratello, con cui dobbiamo fare quella che mio padre ed Anne chiamano 'cena di benvenuto'.
Ed io non ho ancora capito come sia possibile che in questi due mesi non mi sia accorta che papà si sentiva con una donna. Va bene, aveva sempre il cellulare in mano – molto più spesso del solito – ma che io sappia non ha mai detto cose che facessero pensare ad una relazione. Certo che come posso pretenderlo da uno che se ne esce con “ehi, come va?” quando sta andando a vivere dalla sua... sinceramente non so cosa sia, fidanzata? Non ho visto nessun anello, quindi... convivente? Ecco, convivente.
“Allora...”, inizia papà.
È da tipo dieci minuti che ci guardiamo in faccia senza dire una parola. E per una come me, che odia il silenzio nella maniera più assoluta, è parecchio imbarazzante.
“Uhm...”, continua alla disperata ricerca di un argomento per aprire una conversazione. “Ah”, esclama poi euforico. “Sapete che nel deserto passa un cammello ogni mezz'ora?”
Ma che cazz'? “E allora?”
“Due!”
Rimango interdetta per qualche secondo, mentre lui scoppia a ridere fragorosamente.
Lo guardo senza battere ciglio, mentre si tiene la pancia scossa dalle risate e gli occhi gli diventano lucidi.
“Passa un cammello ogni mezz'ora”, spiega senza smettere di ridermi in faccia.
Anne ed Harry ci fissano in silenzio e Dio solo sa cosa stiano pensando di noi in questo momento. Non che mi interessi più di tanto comunque.
“Quindi all'ora ne passano due!”
Harry scoppia improvvisamente a ridere insieme a mio padre.
Io ed Anne ci fissiamo serie. “Maschi”, diciamo all'unisono.
E da qui iniziamo un discorso su quanto il cervello dei maschi sia piccolo e messo lì un po' a caso. Mi costa ammetterlo, ma sembra simpatica. L'esatto contrario di mia madre.
Mio padre ed Harry si lamentano con un “ehi!” per quello che stiamo dicendo io ed Anne, poi smettono di ascoltare e iniziano a scambiarsi battute idiote, a cui ridono ogni volta.
“Perché Superman porta i vestiti attillati?”, se ne esce Harry.
“Uhm...”
“Perché porta la S!”
Mi scappa un risolino ed Harry mi punta il dito contro. “Visto? Hai riso! Ammettilo che sono divertenti!”
Scuoto la testa. “Non è vero.”
“Sì invece.”
“No.”
“Sì.”
“No.”
“No.”
“Sì.” Merda. “Cioé, no.”
“Cogliona.”
Oh, calmino. “Stronzo.”
“Minchiona.”
“Cazzone.”
“Puttano.”
“Tr-” Lo fulmino con lo sguardo. “Tr... enino.”
Lo fisso. “Trenino?
“Finitela voi due”, interviene mio padre. “Non litigate. Harry può fare tutte le battute che vuole – e fra parentesi, Brit, le tue non sono migliori,” Faccio spallucce, in effetti fanno pena. “E tu puoi ridere senza essere additata.”
Non colgo davvero il punto di questo discorso. “Se la gente ti vuole davvero, ti apprezza come sei.”
Oh, che filosofo il mio papi.
“Non come sette o otto”, me ne esco un po' a caso e poi scoppio a ridere da sola come una cogliona. Poco dopo Anne ride con me.
Harry e papà mi guardano allibiti. “Non l'avete capita?”
Scuotono lentamente la testa e i loro movimenti sono perfettamente sincronizzati, il che è abbastanza inquietante.
Io ed Anne ci scambiamo uno sguardo d'intesa. “Maschi.”


La nonna di Harry ha chiamato poco fa, dicendo che arriverà a breve, perciò Anne ha gentilmente chiesto a me e a suo figlio di apparecchiare la tavola. Si è offerta di aiutarci, ma io ho educatamente risposto di no (dopo che papà mi ha rivolto uno sguardo che lasciava chiaramente intendere 'lasciaci soli o ti lapido con i tappi di sughero'). Ora che ci penso, chissà cosa staranno combinando quei due da soli in salotto. Mh.
“Brit!” La voce di Harry interrompe i miei pensieri, che stavano diventando poco casti.
“Che minchia vuoi”, sbotto senza dare intonazione alla frase.
“Aiutami.”
Lo fisso senza muovere un muscolo.
Solo ora mi accorgo di essere rimasta a poltrire sul bancone mentre lui sistemava piatti e bicchieri su una tovaglia a fiori.
“Allora?”
Non batto ciglio.
“Apparecchi o no?”
Uhm. “No.”
Ora è abbastanza incazzato.
Metto su un sorrisino da innocente e questo lo irrita ancora di più. Gli scappa un ringhio ed io scoppio a ridere senza neanche provare a trattenermi.
Lui inspira ed espira ripetutamente. “Calma, Harry, calma”, lo sento sussurrare.
Non smetto di ridere e a questo punto ho gli occhi lucidi e sono letteralmente piegata in due con una mano sulla pancia.
“Per favore, Brit”, dice tra i denti. “Mi aiuti a mettere le posate?”
Sbuffo sonoramente e il suo volto si colora di un rosso acceso.
Inizio davvero a temere che possa esplodere. Poi la colpa sarebbe mia, perciò toccherebbe a me staccare il suo cervello dal muro, le sue budella dal pavimento e... sto delirando, lo so.
Mi lascio scappare un altra smorfia. “D'accordo.”
Lui mi indica un cassetto dietro di me ed io lo apro e prendo... “Uhm, quanti siamo?”
Harry borbotta un “cinque”, perciò prendo cinque forchette. Il riccio prende altrettanti coltelli e inizia a posizionarli accanto ai piatti. Io lo seguo e metto una forchetta accanto ad ogni coltello, che è accanto ad ogni piatto e... insomma, avete capito.
Arrivo al penultimo piatto, penultima forchetta. Con la delicatezza di un elefante la posiziono accanto al coltello. Quello che succede dopo immaginatelo a rallentatore. Nel farlo tiro una manata al piatto, che con un rumore assordante cade rovinosamente a terra, spargendo cocci ovunque. Harry si volta di scatto, spalanca gli occhi ed urla un “nooooo” con voce metallica. Anne si precipita in cucina, mio padre dietro di lei. I loro occhi vanno subito ai resti del piatto sul pavimento.
Il mio sguardo analizza l'espressione di Harry, poi di Anne e infine di papà.
Harry è tra l'incazzato e il preoccupato, Anne sembra sul punto di piangere e papà mi ucciderebbe con lo sguardo se potesse.
A questo punto mi viene spontanea una sola parola. “Merda.”



 
yeeeeeeeeeep.
Agnoyaseo.(?)
Oggi vi saluto in coreano perché sono scema ieri sono andata all'Expo e ho visitato il padiglione della Corea e c'era una tizia che prima di entrare ci ha insegnato il saluto coreano (che fra l'altro non penso si scriva così, ma sh.) In pratica dovete dire agnoyaseo e fare l'inchino con una mano sulla pancia(?). Ecco, adesso se vi capita di vedervi passare un coreano per strada sapete come salutarlo, ringraziatemi AHAHAH. La smetto loll.
A proposito, voi siete andate all'Expo? Io abito vicino Milano, quindi più di una volta *non ce ne frega*. Personalmente lo amo come posto, c'è davvero di tutto. Poi io sono andata di sera e quindi ho visto l'albero della vita che si illuminava, con i fuochi d'artificio intorno e la musica suggestiva(?) Veramente mi sono accorta che si stava illuminando tipo due minuti prima che finisse AHAHAHAH, comunque.
No, seriamente. La battuta di Superman faceva troppo ridere, neh? *no* L'ho pure messa nel titolo, dai. In realtà non sapevo cos'altro mettere, dare i titoli ai capitoli è una sofferenza, davvero AHAHAH.
ANYWAY (IL RITORNO)
Ci sono state le battute, stupide tra l'altro *ma dai*, e poi Brit ha scassato un piatto. Immaginate la reazione di Anne AHAHAHAHAH. Se avete notato poi, manca la parte che vi ho spoilerato l'altra volta... perché sono scema e vi ho messo lo spoiler sbagliato, ovvero quello del prossimo capitolo anziché di questo. Che minchiona, già. Comunque oggi niente spoiler, tanto è lo quello dell'altra volta.
Prima di riempire la pagina di word con uno 'yeeep' alquanto demenziale(?), passo ai ringraziamenti. VI AMO E VE LO RIPETERO' FINCHE' MORTE NON CI SEPARI(?) Davvero, nelle recensioni siete la dolcezza e le persone che mettono la storia tra le preferite/ricordate/seguite sono sempre di più, perciò GRAZIE A TUTTE<3
Ora mi eclisso(?) e vado a rispondere alle vostre recensioni asdfgh.<3

TWITTER – @_harroldz
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*lui è Haroldo(?) arrabbiato con Brit perché non lo aiuta ad apparecchiare.uu*

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Capitolo 4
*** Grandma Gina ***






 
4. Grandma Gina




Va bene che io combino sempre casini.
Va bene che qualunque cosa io faccia nuoce a qualcuno.
Va bene che qualche volta posso diventare un pericolo ambulante per la salute e l'incolumità della società.
Ma cristo, questa volta non l'ho combinata poi così grave. In fondo era solo un piatto.
Solo un piatto? Lì dentro ci ha mangiato la mia tris tris nonna Maria Gesualda Immacolata Assunta Benedetta!”, mi ha urlato in faccia Anne quando gliel'ho detto.
Ora è seduta sul divano in lacrime, circondata da mio padre e da Harry che alternano momenti di “calmati, questa scrofa morirà nella maniera più dolorosa possibile” a sguardi incazzati rivolti alla sottoscritta.
È incredibile come fino a un'ora fa io e la mia matrigna fa discutevamo allegramente sulla stupidità degli individui dotati di cosi che permettono di fare pipì ovunque, mentre ora lei mi odia perché le ho rotto uno stupido piatto.
Sto pure iniziando a sentirmi in colpa. Magari ci teneva alla sua tris tris nonna. Ed io che conosco a malapena mia nonna.
E a proposito di nonne, il trillo del campanello mi ricorda che deve venire quella di Harry. So che mi odierà. Ho fatto piangere sua figliabarranuora e non la conosco nemmeno da un giorno.
Una serie di singhiozzi escono dalle labbra di Anne, mentre mio padre mi rivolge l'ennesimo sguardo omicida.
Ti prego, non uccidermi, posso sempre rendermi utile come pulisciculo.
Ormai mi sento un verme, il senso di colpa si è impossessato di me. Non sono in questa casa nemmeno da un giorno e ho già fatto danni, che merda che sono.
“Vai ad aprire”, ringhia mio padre.
Annuisco e mi allontano velocemente dal salotto, in direzione della porta d'ingresso. Non appena la spalanco, una donna minuta e perfettamente curata entra senza troppi convenevoli.
“E tu chi minchia sei?”, gracchia squadrandomi dalla testa ai piedi.
Oh, fine la vecchietta.
“Allora?” La sua voce è esageratamente simile a quella di un pappagallo.
Tra l'altro è incredibilmente bassa: mi arriva a malapena al petto. I capelli grigi e corti sono perfettamente arricciati e gli occhi scuri e vispi mi fissano diffidenti.
“Quindi?”, continua impaziente avvicinandosi al salotto.
Merda. Ora entra, vede Anne in lacrime, papà ed Harry gli spiegano tutto ed io vengo sbattuta fuori di casa a calci in culo. E fu così che Brit Williams divenne una barbona. Il tutto per colpa di uno stupido piatto.
“No!” Senza neanche rendermene conto, ho praticamente urlato ed ora la nonnina mi fissa con le sopracciglia alzate.
“Che minchia vuoi? Devo avvertire mia figlia che ha una sconosciuta psicopatica in casa.” Si porta le mani sui fianchi assumendo un'espressione minacciosa. Indietreggio istintivamente. Sì, una vecchietta altra un metro e una pipa è appena riuscita a spaventarmi. Faccio schifo, lo so.
Sto per iniziare ad autocommiserarmi per il mio coraggio paragonabile a quello di un calzino, ma poi sento un singhiozzo di Anne provenire dal salotto e allora ricordo che se non fermo questo sparaparolacce ambulante posso cominciare a preparare le valigie.
“Signora, si fermi!”
“Senti ragazzina, vedi di non scassare il cazzo”, ringhia prima di ritornare a camminare verso il salotto con i pugni chiusi e l'andatura sbilenca.
Le sue parole mi lasciano talmente allibita che non rispondo al suo insulto né tento nuovamente di fermarla. Entra in salotto ed io sono ancora immobile vicino all'ingresso.
Impiego un paio di minuti per riprendermi e a questo punto mi avvicino cautamente alla porta del salotto.
“Che è successo, eh? Perché piangi? È per la psicopatica? Sì? A proposito, cosa minchia fa qui? È entrata dalla finestra? È una ladra? Ha rubato qualcosa? Eh? Perché non rispondi, che hai? Ah, fuori la porta c'è un pacco.”  È la vecchia. Parla come una radiolina e non prende neanche fiato. La voce da pappagallo poi rende il tutto più inquietante.
Sento dei passi e prima che me ne accorga Anne – che ha improvvisamente smesso di piangere – sta trascinando in casa un pacco di media grandezza mentre Harry e mio padre la fissano non capendo.
“Ti serve aiuto, tesoro?”, domanda papà e fa per prendere il pacco ad Anne, ma lei lo stringe a sé e dopo aver ringhiato un “no” a mio padre si precipita in cucina e lo appoggia sul tavolo apparecchiato, rompendo un paio di piatti.
Sia io che Harry e mio padre spalanchiamo gli occhi per la sorpresa.
Lei non ci degna di uno sguardo, troppo presa dal suo pacco. Apre dispense e cassetti alla ricerca di qualcosa per aprirlo, finché le capita tra le mani un cavatappi. Fa spallucce e si avvicina alla scatola. Prende un respiro e stringe lo strumento con due mani stile pugnale. Un altro respiro e sfonda la scatola. Nel senso che è riuscita ad infilzarla in un colpo solo.
Harry fissa sua madre incredulo, io e papà ci scambiamo uno sguardo con la stessa espressione.
Intanto Anne apre avidamente la scatola e tira fuori un servizio di dodici piatti perfettamente identici a quello che ho rotto io.
No, eh. “Ma mi prendi per il culo?”, le ringhio contro.
Lei mi fissa per un momento, poi mi sorride. “Ho ordinato questo servizio circa due settimane fa, finalmente è arrivato!”
Cosa? “E la tua tris tris nonna?”
Lei scuote la testa divertita. “Ti stavo prendendo per il culo, cara.”
Ma... “Eh?”
“Non me ne fregava un cazzo di quei piatti, ho ordinato tre servizi su Ebay qualche settimana fa. Ecco, vedi? Questo è l'ultimo”, spiega tranquillamente Anne.
Io, Harry, papà e a questo punto anche la nonna la fissiamo allibiti.
“Ed ora mettiamoci a tavola”, dice.
Annuiamo senza aggiungere altro.


Quindi, ricapitolando: Anne ha ordinato quel cazzutissimo piatto su Ebay, ne aveva altri quarantacinque identici, ma ha comunque deciso di farmi sentire una merda per averglielo accidentalmente rotto. E il colmo è che ora siamo tutti a tavola a mangiare come se niente fosse, ed io sembro l'unica che si fa seghe mentali su 'sta cosa, dato che Harry, papà e la nonna – che ho scoperto chiamarsi Gina – sembrano pensare soltanto a gustarsi il delizioso pollo con patate di Anne. E quando le ho chiesto la ragione di tutta la scenata, lei mi ha liquidata con un “volevo farti sentire una merda” accompagnato da un ghigno. Che matrigna amorevole.
“È avanzato del pollo, figlia?”, domanda la nonna distogliendomi dai miei pensieri.
Anne annuisce sorridente e si alza da tavola, avvicinandosi a lei per prenderle il piatto.
“Lascia, faccio io”, gracchia lei alzandosi e dirigendosi in cucina.
Ne esce poco dopo con il piatto pieno di cibo. E quando dico pieno intendo che sembra che abbia appena svaligiato un supermercato. Vi giuro, c'è di tutto. Oltre al pollo e alle patate, nonna Gina si è premurata di svuotarsi tutto il frigorifero nel piatto senza troppi complimenti.
“Figlia, nel tuo frigo non c'è un cazzo”, si lamenta prima di prendere posto a tavola.
Anne annuisce sconcertata e riprende a mangiare.
A questo punto tutti si stanno gustando il loro cibo in assoluto silenzio.
Sono tentata di tirare fuori un argomento a caso tanto per rompere quest'atmosfera imbarazzante, ma me ne uscirei con qualcosa del tipo “un procione è in procinto di approcciare con un altro procione incinto di centocinquantacinque procioni”, perciò decido di restare in silenzio.
“Uhm...”, inizia Harry dopo aver svuotato il suo piatto.
Tutti gli sguardi dei presenti si posano su di lui, che si schiarisce la gola alla disperata ricerca di un argomento per aprire una conversazione.
Improvvisamente assume un'espressione che dovrebbe far intendere che ha avuto l'illuminazione che cercava.
“Allora, come vi siete conosciuti?”, domanda a mio padre e sua madre.
Papà si pulisce la bocca e si schiarisce la gola con il tovagliolo. Occristo.





 
yeeeeeeeeeep.
Ma quanto è figo lo 'yeeep' viola, eh? cc
La cosa del procione in procinto(?) me la sono inventata sul momento, non chiedetemi come mi sia venuta AHAHAHAH.
Cooomuque, fatemi gli applausi perché ho aggiornato dopo solo due giorni, ew. Il capitolo però è un po' corto, scusatemi. Il prossimo è di quattro pagine di word però, gente.(?)
Ah, un'altra cosa: ho fatto male i conti (te pareva), quindi l'idea di Harry è nel prossimo capitolo e la storia ne avrà trentasei e non trentacinque, epilogo incluso.
Ah, ma l'avete sentita la cosa che Harry avrebbe rapito e stuprato una ragazza? Dai, vi prego, devo pure crederci? E poi scusate, ma se in un universo parallelo, in un'altra realtà(?), PER CASO, fosse davvero successo, che avrebbe da lamentarsi 'sta tizia? Dai, vi prego, è Harry Styles. Io mi sarei consegnata spontaneamente AHAHAH. No, sul serio, ditemi che non ci credete.
Boh, non ho più un cazzo da dire, quindi vi lascio con lo spoiler del prossimo capitolo e una gif di nonna Gina AHAHAHAHAH c':


TWITTER – @_harroldz

Piesse(?) Nelle recensioni siete dolciose come sempre e io vi amo, aw. e amo anche tutte le persone che continuano ad aggiungere la storia alle preferite/seguite/ricordate, siete asdfghj.<3
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Dai, io volevo solo un Mc Chicken e questa mi manda in giro con Harry.

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Capitolo 5
*** Sexy coffee(?) ***





 
5. Sexy coffee(?)




I Maya erano un popolo stanziatosi in Mesoamerica, noto per l'arte, l'architettura, gli studi matematici e astronomici, il sistema di scrittura... e la fine del mondo.
E dai, quando mio padre sfoga l'effetto dei fagioli da punti non citabili o quando – come in questo caso – gli viene posta una domanda del genere, ditemi che non è la fine del mondo.
“Dunque...”, inizia palesemente felice di avere finalmente trovato un pretesto per parlare a vanvera.
Vai a cagare, Harry.
Sul mio volto si dipinge un'espressione di chiaro disgusto che non mi preoccupo nemmeno di nascondere, mentre il mio presunto fratellastro appare piuttosto interessato. Anne invece non sembra star seguendo la conversazione mentre impila i piatti vuoti da portare in cucina.
“Qualche mese fa il signor Funkstorms – che nome di merda sto povero cristo – ha deciso di affidarmi l'onorevole incarico di occuparmi di alcuni affari della sua impresa, che produce pentole e tegami,” e da qui inizia a parlare della storia di quest'azienda, di cui sinceramente non mi frega un cazzo.
Smetto di ascoltare e mi dirigo in cucina a cercare del cibo. Per un momento mi chiedo se sia normale che dopo un pranzo che avrebbe potuto sfamare un esercito intero io possa avere ancora appetito, ma poi faccio spallucce e scaccio via il pensiero. Tanto finiremo tutti sottoterra decomposti dai vermi, quindi tantovale che mangiare più Mc Chicken possibile finché viviamo.
E a quanto pare nonna Gina ha seguito a pieno il consiglio. Quando spalanco l'anta del frigo non trovo niente. Ma con niente intendo assolutamente niente. Quella nana si è mangiata tutto e dio solo sa da dove abbia preso tutto quest'appetito. E mo' io che cazzo mangio però, eh. Rimango a contemplare il frigo vuoto per un tempo indefinito, prima di decidere di mandare a 'fanculo la nonnetta e andare da Mc Donald's.
Esco dalla cucina e torno in salotto, dove riesco a cogliere qualche stralcio della conversazione tra Harry e mio padre.
“Così sono venuto a Holmes Chapel e ho incontrato tua madre una mattina in un bar.” Ed è qui che ricordo finalmente con precisione di quale viaggio parla.

Due mesi prima

“Figliola, devo andare a Holmes Chapel per il signor – mio padre controllò il foglietto che aveva tra le mani, su cui erano indicati un nome e un numero di telefono – Funkstorms – rilesse schifato il nome sul foglio – ma davvero? Che cazzo di nome, dai.” Seguirono alcuni insulti rivolti al nome di questo pover'uomo.
Lo fissai allibita. “Dove minchia è Holmes Chapel?”
“Non dire minchia a tuo padre”, mi riprese lui ignorando la mia domanda.
Sbuffai. “L'hai detto anche tu.”
“Non è vero.”
“Sì.”
“No.”
“Sì.”
“No.”
“Sì.”
“Oh, 'fanculo.”
Dopo averlo ripreso per aver detto “'fanculo”, ripetei la mia precedente domanda.
“Uhm, nel Chelsire.” Era una contea al confine con la nostra. “Rimarrò una settimana”, aggiunse poi.
A quel punto pensai di organizzare una di quelle feste fighe con millemila invitati che si ubriacano pure con l'aria e si fanno qualunque essere sulla faccia della Terra, oggetti inanimati compresi. Immaginai anche un'irruzione della polizia e la casa distrutta, ma poi mi ricordai di un'insignificante particolare: chi cazzo avrei invitato?
Mandai mentalmente a 'fanculo la mia scuola priva di individui sopportabili e mi preparai a passare la settimana migliore di tutta mia vita.

Tre giorni dopo i due mesi prima(?)

Stavo allegramente poltrendo sul divano mentre guardavo Dumbo, quando lo squillo del telefono mi fece tirare una bestemmia madornale, perché rispondere avrebbe comportato portare il mio culo giù dal divano, e una cosa del genere non si verificava da tre giorni.
Strisciai fino al telefono sul tavolino e risposi.
“Yo figlia”, era mio padre. “Resto un'altra settimana.”
Esultai mentalmente: avrei passato un'altra felice settimana a fare un emerito cazzo. “Perché?”, chiesi cercando di risultare priva di emozioni.
“Uhm, io...”, balbettò. “Ecco... i caffé al bar sono sex... ehm, buoni.”
Decisi per il mio bene di non chiedere altro e attaccai.


Ecco a che cosa si riferiva mio padre con quella frase sul caffè. In effetti mi era sembrato un po' impossibile che un caffè potesse essere sexy, o che per questo motivo papà si sarebbe trattenuto in un posto che già solo dal nome ti viene voglia di infilare la testa nel cesso e tirare lo scarico.
“E poi ho chiamato Brit inventando una scusa di merda per restare più tempo e rimor-”, lo sguardo omicida di Harry induce mio padre a fermarsi. Trovo dolce il fatto che difenda sua madre. O che abbia una madre degna di essere difesa. “Ehm, conquistare... no, meglio: corteggiare. Vedi, tua madre mi è piaciuta sin da subito, non potevo lasciarmela scappare. I suoi occhi sono qualcosa di meraviglioso e-” Decido di smettere ora di ascoltare, la conversazione si sta facendo esageratamente sdolcinata per i miei gusti.
Apro la porta d'ingresso, ma sono interrotta prima di avere il tempo di mettere piede fuori di casa.
“Psicopatica, dove te ne vai?”, gracchia la nonna di Harry.
Mh. Se fingo di non averla sentita e me ne vado ora posso evitare di risponderle, dato che so per certo che non sarebbe nulla di carino. La nonnetta mi ha svuotato il frigo, eh.
Prima che abbia il tempo di mettere in atto il mio piano – so che in pratica è semplicemente andarmene, ma se lo chiamo così sembra qualcosa di più figo, neh? – la nonnina mi afferra saldamente per un braccio. Tento di dileguarmi, ma la sua presa si fa più salda. Maro', la nonnetta stringe, penso che mi lascerà il segno. Go Gina, go.
“Cosa vuole?”, borbotto.
“Nulla psichy, sapere dove te ne vai.” Ma saranno anche cazzi miei, no?
Mi sforzo di essere più educata possibile. “Mi chiamo Brit”, borbotto stufa di qual cazzutissimo nomignolo. “E sto andando a prendere del cibo.”
A dire il vero non ho nemmeno capito perché le importi.
“Portane un po' pure a me”, più che una richiesta è un ordine.
Annuisco sperando che adesso mi lasci andare. Tento nuovamente di divincolarmi, ma Gina non collabora e mi fulmina con lo sguardo.
E mo' basta però. “Senti lurida divoratrice di cibo, io ho fame e tu hai svuotato tutto il frigo, quindi ora se non mi fai andare a fare rifornimento giuro ti prendo a sprangate sulle costole”, sbotto esasperata. Minchia, oh. Che liberazione.
Le rivolgo uno sguardo intimidatorio che però non la intimidisce, continua a fissarmi impassibile con la zampa ancora avvolta intorno al mio braccio.
“Quindi?”
Ancora niente.
“Sprangate?” L'ho detto con un tono da vucumprà. Avete presente tipo quelli in spiaggia? 'Oghiali? Bragiali? Ombrelloni? Forcine? Patate? Pomodori? Microonde? Pizza? Fazzoletti? Tapparelle? Divani? Lampade? Procioni? Er- …avete capito.
“Vai da Mc Donald's”, ordina la vecchia.
Senti, te ne vai a 'fanculo, non mi dici quello che devo fare e- “Sì.”
“Ma non sai dov'è”, constata. Mh, papà o Anne devono averle raccontato cosa ci faccio qui e che quindi non conosco il posto.
Nego col capo e giurerei che per un attimo abbia assunto un'espressione maligna.


Vaffanculo le nonne, l'ho sempre detto che sono stronze.
Tipo quando vai a casa loro e ti imbottiscono di cibo fino a che non esplodi.
Certo, questo non vale per Gina, quella donna ucciderebbe per una fetta di pizza, altro che offrirlo ai nipoti.
E poi minchia, sarei io la psicopatica?
Dai, io volevo solo un Mc Chicken e questa mi manda in giro con Harry.
'Fanculo, lo trovavo da sola il Mc Donald's. Ho tanto di quell'orientamento io.
Tranne una volta, in campeggio. Mi dissero di andare a prendere la legna sotto l'albero in fondo a destra ed io finii in cima a una collina.
Oppure quando ero in spiaggia con mio padre. Dovevo andare a prendere i gelati al baretto di fronte al nostro ombrellone e casualmente mi ritrovai in una birreria in fondo alla strada.
Ma per Mc Donald's l'orientamento l'avrei trovato. Avrei tipo seguito l'odore, che ne so.
“Che minchia, mi fa male”, mi lamento massaggiandomi il braccio su cui si è ormai formato un livido.
Harry sbuffa sonoramente. “Oh, ma chi se ne fotte. Se 'sta fila non va avanti li prendo a sprangate sulle costole.”
Lo fulmino con lo sguardo. “Non copiarmi la battuta, stronzo.”
“Minchiona.”
“Cazzone.”
“Cogliona.”
“Puttano.”
A questo punto lui sembra alla disperata ricerca di altre offese. “Oh, 'fanculo”, si rassegna alla fine.
Non trattengo un ghigno soddisfatto.


Usciamo da Mc Donald's con quattro Mc Chicken e altrettante porzioni di patatine.
Mh. “Harry?”, lo chiamo.
“Sì?”
“Ma la quarta porzione per chi è?” Teoricamente siamo in tre: io, Harry e Gina, ma il riccio mi ha praticamente costretto a comprare una quarta porzione. Ho accettato a patto che pagasse lui per Gina.
Lui scoppia in una fragorosa risata ed io mi acciglio. “E adesso che minchia hai?”
“Per me, no?”
Eh? “Eh?”
“La quarta porzione è mia”, dichiara serissimo.
Oh, ma te ne vai a 'fanculo. “Oh, l'ho pagata io.”
Fa spallucce. “Cazzi tuoi.”
“'Fanculo”, borbotto.
“Ma vacci tu.”
“No, tu.”
“Tu.”
“Tu.”
“Tu.”
Sbuffo. “Oh, ma fottiti.”
“Ma fottiti tu.”
“No, tu.”
“Tu.”
“Tu.”
“Tu.”
“E mo' basta, eccheccazzo.”
Stranamente non ribatte, perciò mi volto a guardarlo e mi accorgo che ha un'espressione assente, sembra che stia... pensando? Sono tentata dal tirargli uno schiaffo come la prima volta che ci siamo visti, ma quando alzo la mano verso di lui si accorge delle mie intenzioni e mi afferra il polso.
“Ehi ehi ehi, calma procione.”
“Procione a chi?”, sbotto. “Ma io ti prendo per le mutande e ti appendo a un lampione, stronzo.”
Immagino che voglia rispondermi con un altro insulto, ma mi sorprende rimanendo in silenzio. Sto per tirargli uno schiaffo per risvegliarlo dal suo stato di trance, ma mi blocco quando inizia a parlare.
“Senti, io non ti voglio come sorella e tu non mi vuoi come fratello.”
Alzo gli occhi al cielo. “Minchia, che intuito Harry.”
“Zitta e ascolta”, mi ammonisce. “Ho un'idea.”
“Spara.”
“Facciamoli separare.”
Cosa? Come? “Ma...”
“Facciamo in modo che tuo padre e mia madre si lascino. E noi non dovremmo più vederci. Mai più.”
A quelle parole tutti i miei dubbi svaniscono improvvisamente. Davvero non avrò più un fratello fastidioso come un riccio in culo? Davvero non dovrò più sopportare i nostri litigi e le cazzate infinite che escono dalla sua bocca? Davvero non dovrò più vedere Harry Styles? “Ci sto.”




 
yeeeeeeeeeep.
Allora, l'intenzione iniziale era di cambiare il colore dello 'yeeep' ad ogni capitolo, ma il viola me gusta(?) e mi sono affezionata, quindi penso che lo terrò così uu
poi se volessi fare le cose per bene dovrei cambiarlo anche nei primi capitoli dove è diverso, quindi se ho voglia lo faccio c:
ANYWAYY
ecco l'idea di Harry, da qui inizia la vera e propria storia, preparatevi uu
un'altra cosa: lo scorso capitolo ha ricevuto una sola recensione e io mi sono fatta tutta una serie di seghe mentali sulle possibili ragioni, quindi ora ve lo chiedo: ma faceva tanto schifo e avete smesso di leggere o semplicemente non vi andava di recensire? Se volete che harroldz smetta di farsi idee strane su questa cosa chiamate il 4354906895068 lasciatemi una piccolissima recensione, anche solo dicendo 'sto leggendo'(?) oppure ditemi chiaramente 'fa cagare le pigne', almeno la pianto di immaginare possibili ragioni e mi metto l'anima in pace.
Ovviamente grazie mille a chi ha aggiunto la storia alle seguite/preferite/ricordate, a chi ha recensito gli scorsi capitoli e anche a chi legge e basta, siete asdsfdfgfhj *-*
la smetto di disturbare il vostro sonno e me ne vado, ho capito .-.


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Io ed Harry ci troviamo nella soffitta della villa, che abbiamo deciso di adibire a Centro di Ideazione dei Nostri Piani Malefici, o come preferisco chiamarlo io, CINPM.

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Capitolo 6
*** Shit ***






 
6. Shit

*lo so che come titolo fa cagare le pigne, ma non ne ho trovato uno migliore lol*




Harry ha avuto un'idea geniale, devo ammetterlo.
Ogni tanto il criceto che gira a vuoto nella sua testa arriva da qualche parte.
Ma ora resta solamente un piccolo e insignificante problema: “Come facciamo a separarli?”.
Harry mi fissa alla ricerca di qualche idea per alcuni minuti, poi fa spallucce. “Non so, prima torniamo a casa e mangiamo. Andare da Mc Donald's mi ha ispirato, ora mangio e vediamo che succede.”


Prima pensavo davvero che stesse scherzando.
Invece sta veramente cercando idee per separare i nostri genitori in un Mc Chicken.
Sbuffo. “Ma sei serio?” Vi prego, non può realmente credere che un po' di pollo sia in grado di aiutarci.
Lui mi fulmina con lo sguardo. “No, fono Haffy.” Si sta ingozzando di panini e patatine da tipo mezz'ora e alla fine mi ha convinta (costretta più che altro) a lasciargli mangiare anche la quarta porzione, sostenendo che “magari un po' di fritto mi ispira e mi viene la genialata”.
Intanto nonna Gina sta divorando avidamente il suo cibo all'altro capo del tavolo, non prestandoci la minima attenzione ed emettendo qualche grugnito di tanto in tanto.
Sussurro: “Ma che ha quella donna?”.
Harry deglutusce. “Chi?”
Mi sbatto una mano sulla fronte. “Tua nonna, chi altri?”
“Ah.”
“E.”
“Eh?”
“Eh?”
“'Eh' cosa?”
“Ma 'eh' cosa tu.”
“No, tu.”
“Tu.”
“Tu.”
“Tu.”
“Oh, ma 'fanculo.”


Il nostro piano andrà a puttane, me lo sento.
All'inizio sembrava davvero una genialata.
La cosa più intelligente che Harry abbia mai detto in vita sua.
Anzi, l'unica cosa intelligente che Harry ha detto in vita sua.
Ma ora che effettivamente c'è da metterlo in pratica, non sappiamo cosa fare.
Io ed Harry ci troviamo nella soffitta della villa, che abbiamo deciso di adibire a Centro di Ideazione dei Nostri Piani Malefici, oppure come preferisco chiamarlo io, CINPM. Il riccio tiene in mano un blocco su cui teoricamente dovremmo scrivere le nostre idee... se solo ne avessimo.
“Uhm... e se buttassimo tuo padre nel cesso?”,  propone Harry con un ghigno. Poi però sembra ripensarci. “Però quell'uomo è troppo simpy per fare una fine del genere”, be', tra coglioni ci si aiuta, no? “A questo punto io butterei direttamente te nel cesso e risolveremmo il problema.”
“Ma ti ci butto io nel cesso”, ribatto indignata.
“No, io.”
“Io.”
“Io.”
“Io.”
“Sai, dovremmo davvero finirla se vogliamo che questo piano funzioni”, constato poi in un momento di saggezza improvviso.
“Ma se sei tu che cominci!”, sbotta lui.
“No, tu.”
“Tu.”
“Tu.”
“Tu.”
Non abbiamo speranze.


Dopo più di due ore siamo ancora chiusi in soffitta alla disperata ricerca di idee. E chiaramente Harry ha riempito il blocco di minchiate assurde, che io mi sono premurata di fargli cancellare.
“Trovato!”, esclama esaltato per l'ennesima volta.
Dopo aver scarabocchiato qualcosa sul block notes, me lo passa.

Infilare un procione nei pantaloni di John, così ci prende per pazzi e scappa per sempre da questa casa.

Lo fisso allibita.
Menomale che gli era simpy.
“Allora?”
Rimango in silenzio.
“Brit?”
Ancora non parlo.
“Ehi?”
Finalmente mi riscuoto: “Ma sei coglione o cosa?!”.
Va bene che a volte mio padre sa essere fastidioso come una padella nel culo, ma gli voglio abbastanza bene da non desiderare che un procione gli strappi le palle a morsi.
Sposto lo sguardo da un punto immaginario ad Harry e noto che ha assunto la sua solita espressione da minchione, quella che dice di avere quando pensa.
Alzo una mano pronta a tirargli l'ennesimo schiaffo, ma lui mi blocca il polso.
“O cosa”, esclama poi con un sorrisino irritante stampato in volto.
Lo fisso seria. “Harry, ho ancora l'altra mano, vedi di non rompere il cazzo”, alludo al polso che non mi sta tenendo.
Lui sbuffa sonoramente. “Lo vedi perché dobbiamo trovare un'idea al più presto?”
Ed è qui che mi viene un colpo di genio.


“No, aspetta, cos'è che dobbiamo fare?”, domanda Harry per l'ennesima volta.
“Te l'ho già spiegato”, borbotto seccata.
È da quando gli ho parlato della mia idea che continua a fare domande, eppure il piano è semplice.
“Eh, ma non ho capito bene.”
Sbuffo. “Ma davvero?”
Lui annuisce, non cogliendo l'ironia nella mia domanda.
Dopo essermi lasciata scappare l'ennesima smorfia, spiego: “Allora, mio padre e tua madre sono in salotto. Io invento una scusa per portare Anne in un'altra stanza, così rimaniamo da sole e le parlo della cosa che ti ho detto prima, e tu intanto fai lo stesso con mio padre. Hai capito?”.
Lui sembra piuttosto incerto. “Ma qual era la cosa?”
Mi colpisco la fronte con una mano con fare drammatico, poi rispondo ed entriamo in salotto mentre io prego che Harry non mandi tutto a puttane.
Anne e mio padre sciolgono il loro abbraccio e distolgono lo sguardo dalla televisione per portarlo su di noi.
Dato che nessuno prende parola, decido di farlo io: “Uhm... Anne, puoi... mh... prestarmi dei gioielli?”.
Lei mi sorride. “Certo, per quale occasione?”
Oh, merda. “Devo... uscire, sì.”
“Uuuh, e con chi?” Ora il suo sorriso ha assunto un'aria perversa.
Decido di rimanere in silenzio per non creare altri danni. Io volevo solo portarla in una stanza in modo che rimanessimo da sole e guarda con cosa me ne esco.
“Ah, capito... sai, anch'io sono stata giovane, le capisco certe cose...” Merda. “Stasera?”
Non ho il tempo di aprire bocca che Harry prende parola: “Sì, stasera”.
Merda.
“Oh, meraviglioso, andiamo!”, esclama gioiosa Anne.
Merda.
“Dimmi, di che colore è il tuo vestito?”
Io non ho un vestito.
E sono davvero nella merda, sì.





 
yeeeeeeeeeep.
Faccio schifo, lo so. non aggiorno da quasi due settimane e poi me ne esco con questa cacchetta qui. fa pena come capitolo ed è anche corto, ma è di passaggio. secondo la scaletta che ho steso il primo piano dei due dell'ave maria(?) doveva comparire in questo capitolo, ma scrivendo ho avuto un'idea che mi sembra carina e ho deciso così. l'idea che ho avuto in pratica è un momento dolce tra i Brarry (come nome fa cagare, ma l'alternativa sarebbe Harrit...), che però sarà nel prossimo capitolo, e per fare in modo che ci sia dovevo scrivere un capitolo di passaggio oppure un papiro e ho optato per la prima.
Chiaramente non aspettatevi baci appassionati e cose varie(?), sarà una cosa piccola, un segno che sti due si iniziano non dico a voler bene, ma a preoccuparsi l'un per l'altra, una cosa così.
Tutto questo papiro è comunque una specie di spoiler, quindi qui sotto non vi metto niente... anche perché non ho ancora finito di scrivere il prossimo capitolo. faccio cagare, lo so.
vabbene, alla prossima belle (che tra l'altro nelle recensioni siete sempre dolcissime e io vi amo tanto.uu)

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ASK – @harroldz (sì, mi sono fatta ask, fatemi delle domandine, va bene anche un "che shampoo usa il tuo cane?" loll. ho capito, me ne vado.)
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