Scream

di Vanex23
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


                                                                                                                              Scream. (Capitolo 1)

"Mi hanno sempre insegnato che nella vita o hai culo o te lo fanno. Il problema è che se nasci sfigato, muori sfigato, indipendentemente dal fatto che tu possa essere o no una brava persona. E se si potesse cambiare all'improvviso ogni singola molecola di un corpo, ogni singola mattonella del nostro fato, come andrebbe a finire la cosa? Chi si ricorderà di noi? E con quali ricordi? Chi dirà alla fine 'ne valeva la pena dopo tutto?' Alla fine, il destino è un qualcosa che ci creiamo noi, possiamo distruggerlo come ci pare e piace, quando e come vogliamo, tanto quanto premere un tasto e resettare ogni cosa. O no?"

Ottobre 2013.

E anche stasera, sempre al solito posto, sto aspettando qualcuno che non arriva mai. Mi appoggio all'anta della porta aspettando che questo qualcuno muova il culo il più velocemente possibile prima che possa perdere del tutto la pazienza.
"Ciao amore!" Eccolo qui il signorino che cerca come sempre di farmi andare fuori di testa prima del previsto.
"Hai preso la vodka?"
"Tutto per te."
"Piantala e fa meno il casanova, non ti è bastato ciò che è successo due mesi fa?"
"Oh andiamo, non vuoi ritentare? Dopo un anno vorresti dirmi che tutto ciò che provavi per me è finito, così?"
"Esattamente, ciao."
"Proprio tutto? Anche dopo quell'incidente?"
"Oh Cristo, ciao."
Chiusi la porta il più piano possibile per non fare rumore anche se in casa apparte me stessa non c'era nessun'altro e cominciai a bere ed assaporare quella vodka che tanto stavo aspettando mentre guardavo il vuoto oltre la finestra. Mi sentivo così vuota, il cuore completamente freddo, apatica, senza neanche più la speranza che avevo fino a due mesi fa. Già, due mesi fa, che bella che era la vita prima di quei due maledettissimi mesi fa. E l'amore come colorava divinamente ogni mio pensiero, mi sentivo più leggera, con meno responsabilità addosso, con più vitalità. Adesso preferirei morire bevendo questa vodka tanto attesa.


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Gennaio 2014

"Quindi mi state dicendo che io dovrei finire i miei studi in posto sperduto dell'Australia senza conoscere nessuno e senza poter vedere più i miei amici?"
"Certo che li vedrai, una volta al mese minimo, ma potrai vederli."
"All'anno se tutto va bene, forse."
"E non mormorare. Non crederei che non ti piacerà, andrai a Sidney no? Non è fantastico?"
"Capirai, sono di New York e vado a Sidney, sto facendo una festa, guardami."
"Jasmine, ehi, se tu fossi stata più una ragazza come dire.."
"La figlia perfetta? Mi dispiace mamma, io non potrò mai essere la ragazza negli schemi che porterà sempre bei voti a scuola, che uscirà sempre e solo con un unico ragazzo, che non farà pazzie o che accetterà mai il fatto che tu abbia lasciato mio padre per stare con un ragazzo più giovane di te di 10 anni solo perché ti appaga di più. Ah sì e comunque sono una stronza, ma sono fatta così e se credi di cambiarmi solo dopo tutto il macello che è successo per recuperare nei miei confronti, ti sbagli. Andrà a Sidney, solo perché non vedrò più nessuno delle persone che non riuscivo a sopportare qui."


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Febbraio 2014

Sono dalla mia zia preferita, è da quattro giorni che sono qui in Australia e questa cosa non mi sta piacendo per niente. Di tanto in tanto i miei amici chiamano per sapere come sto, se mi mancano, se ho già iniziato a frequentare la nuova scuola, come mi trovo ecc.. rispondo loro che sto bene e mi trovo bene, sono tutti simpatici e la scuola è una favola ma sono tutte cazzate. Cazzate perché 1. non parlo con nessuno; 2. non sto frequentando ancora le lezioni e 3. sto perennemente annoiata. Non ho la vitalità per poter uscire fuori di casa e dire "Bene mondo, oggi finalmente posso affrontare una nuova giornata col sorriso." Non posso perché non ci riesco. Il sorriso era l'unica cosa di bello che mi era rimasto e con quello una parte di me era totalmente andata via.



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Novembre 2013

"La ragazza è una studentessa modello e credo che questa borsa di studio per lei sia la cosa più bella che potesse capitarle nella nostra scuola, non crede anche lei?"
"Assolutamente. Ma dov'è che ha vinto esattamente questa borsa di studio?"
"Sidney, una delle migliori scuole."
"Oh amore sono così fiera di te!"
Da un lato mio padre che quasi in lacrime moriva di gioia e felicità per me, la studentessa modello, dall'altro lato la freddezza e la rigidità della donna che stava con mio padre, un essere così insulso che arrivo a chiedermi alle volte se abbia mai provato qualche sentimento oltre alla gelosia per le altre persone e per finire la mia professorella di letteratura inglese che come sempre non faceva altro che complimentarsi con me.
"Cecile, sei contenta?"
"Certo professoressa che lo sono. Quando posso partire?"
"Purtroppo c'è un po' da aspettare, ti toccherà finire il trimestre qui mia cara, per non perdere assenze, ma dal 1 Gennaio puoi ufficialmente ritenerti un membro della scuola più prestigiosa di Sidney."
Era un sogno. Finalmente per me, dopo due anni di duri sacrifici, era arrivata la notizia più bella di tutta la mia vita. 
"Dovremmo comprare molte valigie."
"In estate tornerò qui, non preoccuparti, ripartirò ad ottobre per finire l'ultimo anno."


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Gennaio 2014

"Tua figlia doveva già essere su quell'aereo ed invece parte tra una settimana? No davvero, parliamone."
"C'è stato un problema col biglietto aereo, ma tranquilla, tra una settimana partirà davvero, zuccherino."
"E non chiamarmi zuccherino ti prego."
"Non dirmi che ti sei arrabbiata per così poco."
"Arrabbiata no, amareggiata sì."
"Oh zuccherino, si risolverà tutto no?"
"Lo spero."
Che nervi. E' dalle otto che sento i loro discorsi da ritardati sul mio volo e starei cercando di partire. C'è un limite a tutto.
"Non preoccupatevi, non mi vedrete a Londra per molto tempo, anzi, credo di non rimetterci piede per molto tempo. Avevi ragione tu Chantal, mi sa che due valigie ed un borsone non bastano per un volo solo andata."


**

Febbario 2014

Sidney è troppo frenetica per una ragazza come me. Andiamo, vengo da Londra, tranquillità, mentre Sidney è l'inferno. E mi piace come cosa. Per anni sono rimasta sempre all'oscuro, sempre presa come la ragazza che non voleva o non poteva far nulla, qui invece potrò dare libertà ad ogni mio sogno, ad ogni mio pensiero, a tutto ciò che io voglia. E non mi dispiace per niente. A 18 anni devo essere padrona della mia vita, cazzo! Così si pensa, sì cazzo!
Anche se domani sarebbe il primo giorno di lezione ed ho un'ansia assurda. Non conosco praticamente nessuno, il bene è che sia qui con i miei cugini che non vedo praticamente da quando sono nata e che hanno preso con molta allegria il mio inaspettato ma felice trasferimento.

























Angolo Autrice:
Bene, questo è il primo ma infelice capitolo della mia prima fanfiction sui 5Sos e sì, Vanex è tornata a scrivere dopo un bel po' di tempo. Dedico questa ff ad una mia carissima amica, Chiara, la quale devo a lei tutta questa passione per 5Sos perché è grazie a lei che ho iniziato ad apprezzarli sempre di più.
Il secondo capitolo se riesco lo pubblicherò subito dopo il primo, altrimenti appena avrò tempo verrà postato. Sciao beli, Vanex23
.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


                                                                                                                 Scream (Capitolo 2)

12 Febbraio 2014

Pov Jasmine

Oggi è il grande giorno. Finalmente mi sono decisa a varcare la soglia della scuola che dovrei frequentare. Dico dovrei perché non so se sarò così coraggiosa da scendere dall'auto ed entrare in quella scuola. Scendo piano piano e quasi socchiudo la portiera per non far rumore. A New York era tutto così diverso, tutto più allegro, avevo i miei amici che mi tenevano compagnia ogni mattina, anche se nell'ultimo periodo avrei preferito non aver nessuno attorno. 
Ecco che piano piano avanzo verso la porta, sto quasi per chiudere gli occhi e fare un sospiro, mentre appoggio a rallentatore la mano sulla maniglia della porta, che all'improvviso mi sento quasi spingere verso l'esterno. Ma ste teste di cazzo che non guardano dove vanno, quelle sono proprio ovunque.
"Scusami biondina, ma non ti avevo vista!" Mi sento dire da un ragazzo di poco più alto di me che apre la porta frettolosamente.
"Sì scusa, sarai pure alto e ben piazzato, ma mica sono una nana!" Gli urlo di rimando.
"Eh beh, piuttosto che guardare la porta, la prossima volta entra.." Dice sorridente tenendomi la porta aperta. "Che fai entri? Oppure vuoi che ti porti un caffè lì, sulla soglia della porta? So che la scuola non è il posto più bello del mondo dove voler entrare, ma sta arrivando un bel temporale, non credo ti faccia bene restartene lì sulla soglia."
"Sìsì entro. Dove la trovi tutta questa voglia di parlare la mattina?" chiesi sbalordita.
"E tu di litigare?" mi chiese sempre sorridendo.
"Ce l'ho nel DNA." risposi corto.
"Beh, pure io. Ciao straniera." mi salutò entrando negli spogliatoi maschili della squadra di non so cosa della scuola.
Bah, questi australiani, chi li capisce è bravo.

**

Dopo sei ore di inferno, posso dire di essere sopravvissuta alla prima vera giornata di scuola in Australia. Non è poi così male, cioè alla fine ci sono le stesse identiche cose che ci sono a New York e le persone sono simpatiche quasi quanto noi. Mi avvicino al bancone della mensa per vedere cosa c'è da mangiare quando ad un certo punto sento una mano che ticchettia sulla mia spalla.
"Ciao straniera!" Mi sento dire da dietro. "Ma è proprio un vizio guardare le cose per te?"
"E per te è proprio un vizio rompere le cosidette?" risposi cercando di essere allegra come lui, cosa che non mi riusciva.
"Qualcuno oggi si è svegliata con la luna storta."
"Sempre."
"Dai, sono la prima persona, credo, che conosci della scuola, potresti essere più simpatica con me."
Feci un sorriso di rimando solo per potermo scrollare di dosso, ma lui continuava a seguirmi e mi irritava perecchio come cosa.
"Ma tanto per sapere, ce lo hai un nome? O devo continuare a chiamarti straniera?"
"No."
"No cosa? No straniera o no il nome?"
"Non riesco ad essere gentile con me persone, scusami."

"Ehi straniera, veramente volevo chiederti se ti andava di sederti al tavolo con noi. Abbiamo conosciuto una ragazza che ha iniziato da ieri a venir a scuola da noi, quindi ho pensato che potessi unirti anche a tu a noi."
"Tu ti diverti proprio ad infastidire le persone?"
"Può darsi."
"Beh, io me ne vado, ciao, è stato bello avere con te questa bella ed intensa discussione."

Stavo quasi per cantare vittoria, girare i tacchi ed andarmene, quando lo sentii urlare al suo tavolo "La biondina si unisce a noi, meglio nota come straniera, non so il suo nome ancora." Ah quel ragazzo, lo avrei ucciso. Neanche lo conoscevo e già voleva essere il simpatico di turno. Feci finta di sorridere e presi posto accanto a loro, solo per evitare già il primo giorno scocciature.
"Bene, adesso che siamo al completo possiamo anche iniziare con le presentazioni"- cominciò il simpatico ragazzo-"Cecile, lei è straniera, straniera lei è Cecile."
"Piacere 'Straniera'.." Mi porse la mano la ragazza seduta di fronte a me che non sapeva, come me, se ridere o piangere per la stupidaggine del grandissimo amico simpaticone. Io risposi porgendo la mia mano e dissi molto soddisfatta "In realtà il mio nome è Jasmine, ma il ragazzo è convinto che mi chiami Straniera." La ragazza sembrava carina e pure simpatica, a primo impatto, tra l'altro aveva dei capelli bellissimi neri e lunghi, un po' troppo pallida, quasi sembrava un vampiro.
"Oh finalmente sappiamo il tuo nome, Jasmine."
"E il tuo qual è mister simpatia?"
domandai curiosa.
"Ohoh, Ashton, ma per gli amici sono Ash!" rispose con un sorriso a 32 denti se non di più.
"Piacere mio, Ash." risposi contraccabiando, stanto al suo stesso gioco.
"Loro sono i miei amici, Luke, Calum e Michela, tranquilla, non sono sordomuti, sono solo deficienti." 
A mano a mano che li nominò, tutti e tre fecero cenno con la mano per indicare a me e Cecile, chi fossero. Sembravano dei ragazzi simpatici e apposto, quasi che mi stessi prendendo troppa confidenza con persone che alla fine nemmeno conoscevo e potevo anche sbagliarmi. In particolare, un ragazzo dei quattro mi colpì subito. Luke, il biondino, ben piazzato, più alto di tutti gli altri, con un piercing favoloso alle labbra. Sì, il piercing. Aveva stile quel ragazzo, nulla da togliere, anche fascino, ma tutto il resto? Era un ragazzo che avevo appena conosciuto e non sapevo praticamente nulla su di lui, la mia mente correva troppo.
"Ashton vi ha rotto e non poco, vero?" chiese il ragazzo che somigliava molto ad una scimmia. Com'è che si chiamava? Ah Calum.
"Ma diciamo che se guardasse dove mette i piedi la prossima volta eviterebbe di tamponarmi di prima mattina." Risposi come se tutto ciò fosse normale.
"E' lei che si ferma a guardare le porte." rispose subito il simpaticone facendo finta di nulla.
"Hai travolto anche me a terza ora ed io stavo camminando tranquillamente." Disse Cecile venendo il mio aiuto. Questa ragazza mi stava sempre più simpatica.
"E' Ashton, quindi è tutto normale." Disse Micheal molto tranquillamente.
"Sei cieco?" chiesi ridendo.
"No, ma quasi." Rispose Calum stando al mio gioco.
Passammo diciamo quasi un'ora a scherzare su quel poveretto di Ashton e su quanto fosse terribilmente stupido e simpatico allo stesso tempo.


Alle 15:30 tornai a casa da mia zia che mi aspettava per sistemare insieme la mia nuova stanza, l'avevo pitturata completamente di viola e avevo appeso tutte le fote che avevo portato da New York per renderla un po' più mia e personale. Stavo buttata sul letto ad ascoltare musica mentre ogni tanto rispondevo a qualche messaggio dei miei amici che ancora, come me, non si erano rassegnati al fatto che non potessi più vederli per un paio di mesi, dopodiché ci saremmo dati alla pazza gioia come sempre.
Erano le 19:00 e stavo aspettando la cena, qui si fa tutto così tremendamente presto che quasi non reggo. I ritmi sono completamente diversi di New York, alle volte troppo lenti, alle volte troppo veloci, come la cena, sinceramente credo di non abituarmici mai.
Mentre sistemavo alcune cose, sentivo dei rumori provenire dal giardino di fronte a quello di mia zia. Eravamo piccole villette una accanto all'altra, da entrambi i lati della strada. Ogni tanto vedevo qualche luce accesa ma non davo molto peso, con chi avrei potuto parlare? La maggior parte erano tutti anziani.
Mi affacciai per capire chi era a fare tutto quel casino al buio, per un momento stavo avendo paura.

"Serve aiuto?" Chiesi con una torcia in mano, affacciata alla finestra, da brava ragazza che aiuta gli sconosciuti.
"Se magari togliessi la torcia dritta dalla mia faccia mi renderesti già felice." rispose la voce, mentre vedevo una figura divincolarsi.
"Scusa." Dissi abbassando la torcia.
"Non sapevo di avere una vicina così carina." Disse il ragazzo sorridendo, lo sentivo sorridere mentre parlava ma non riuscivo a vederlo bene in faccia.
"Ah perfetto, un maniaco." Risposi sarcastica.
"Veramente avrò la tua età credo, maniaco mica tanto."
"Quello sarebbe pedofilo ma comunque.. Perché sto facendo questa discussione con te?"
"Sei uscita tu chiedendo se mi serviva aiuto."

"E infatti ho sbagliato."
"Non mi hai riconosciuto, vero?"
domandò mentre stavo tornando dentro casa.
"Dovrei?"
"Alza la torcia."

Alzai la torcia e vidi con mio grande stupore che il ragazzo con cui stavo parlando e a cui avevo chiesto se servisse aiuto era proprio Luke. Il ragazzo che oggi, in tutta risposta nella discussione aveva solamente sorriso ad una mia battuta senza mai proferir parola.
"Ah ma quindi sai parlare?!"
"Simpatica. Non sono uno che parla molto. Però tu sei una bella ragazza, quindi potrei fare un'eccezzione."
"Ma facciamo anche no? Almeno per stasera, troppo stress in questa giornata, troppe persone strane."
"Hai ragione, sei la persona più strana che abbia mai conosciuto."
"C'è sempre una prima volta, ma non mi conosci veramente."
Risposi sorridendo.
"Beh, c'è sempre una prima volta per tutto." disse lui di rimando sorridendo al mio sorriso finto.
"Dopo questa discussione profonda entro dentro, ci si vede a scuola. Ciao." Dissi tornando con la testa dentro la finestra.
"Ciao straniera." Rispose lui alzando la mano a mo' di saluto.
Non so perché, ma quel "straniera" detto da lui, aveva completamente altro senso e un'altra percezione.

**

13 Febbraio 2014

Pov Cecile

"Sì papà, appena finiranno le lezioni telefonerò. Tranquillo, ciao e a dopo!" Ah che stress, le chiamate mattutine sono un completo stress.
"Ehi ciao!" mi sentii chiamare all'improvviso.
"Ciao.. Calum?" chiesi. Purtroppo la mia memoria non era delle migliori e beh, no comment su questa storia.
"Non va bene che una bella ragazza come te venga col bus a scuola. No, non va per niente bene." disse sorridendo.
"Fai il cascamorto con tutte?" domandai ironica.
"Come puoi ben notare nessuna mi si fila. Eccetto te."
"Io sono sfigata."
"Sei solamente più intelligente di altre ragazze che dicono di esserlo mentre invece non lo sono."
"Mmh aspiramente psicologo."

"Può darsi. Comunque aspettami all'uscita, ti porto io a casa!"
"Forse oggi è meglio di no, ho molte cose da fare, facciamo un altro giorno, se ti va."
"Me lo devi. E comunque sì, certo che mi va."

Certe volte non mi capisco nemmeno io, ho declinato un invito di un ragazzo così carino e nemmeno io so perché. O forse sì ma lo evito praticamente ogni volta che mi pone il bivio "affronta" o "evita". E' che ad evitare i problemi sono sempre stata la più brava, scappo da ogni cosa e forse il vero motivo per cui ho desiderato anche questa borsa di studio è il voler evadere e scappare dalla prigione della mia città per i problemi avuti in passato.
Mentre entravo in classe, passò Jasmine e mi salutò con la mano. Io ricambiai sorridendole e col gesto della mano. Quella ragazza sembrava così sicura e determinata ad affrontare ogni cosa le si trovasse davanti senza abbandonare nulla o nessuno. Era spavalda, lo si vedeva, senza contare che il suo bello aspetto le dava sicurezza. Alta, snella, bionda, occhi verdini, la ragazza che vorrebbero tutti. Eppure anche lei, come me, si era appena trasferita in Australia. Stava forse scappando anche lei da qualcos'altro? E magari sembrava coprire la cosa con noi che nemmeno la conosciamo?
Infondo ognuno di noi ha i suoi scheletri nell'armadio.




























Angolo Autrice:

Questo è il secondo capitolo che va come introduzione. Ovviamente i prossimi saranno più avvincenti e con più colpi di scena, si entrerà di più nella storia ma non dico più nulla.
Al prossimo capitolo Vanex23

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


                                                                                                                                  Scream (Capitolo 3)

13 Febbraio 2014

Pov Jasmine

Era l'ultima ora di matematica e stavo letteralmente impazzendo. Io non ho mai capito nulla in vita mia di matematica, né tanto meno adesso vorrei capirne qualcosa. Non ho mai manifestato il mio interesse per la maticamente perché sinceramente neanche esiste. E la cosa che odio di più al mondo è quando qualcuno insiste sul dire 'ma la matematica è bella, la matematica costruisce la tua vita'. Certamente, perché io con le persone mi esprimo con le radici quadrate, con le formule di trigonometria, con i numeri periodici. Bah, cazzate.
Senza contare il fatto che non ho nemmeno seguito per un instante la lezione, non so nemmeno di cosa si stia parlando e soprattutto il mio compagno di banco puzza. Puzza proprio di sudore. Vorrei dirgli che hanno inventato le doccie e i deodoranti, ma per quanto vorrei farlo, un lato di me dice che forse è meglio tacere e guardare ogni minuto l'orologio sperando che siano subito le 14:00 per poter finalmente scappare da questa prigione ed andare direttamente a casa, buttarmi sul mio letto e guardare il soffitto come ogni pomeriggio noioso qui in Australia. Sempre meglio della matematica.
Mancavano esattamente due minuti al suono della campanella, due fottutissimi minuti quando sentimmo bussare alla porta.

"Avanti!" Rispose la professoressa alquanto seccata.
"Scusi, stavo cercando mia madre, ma vedo con grande entusiamo che lei non è mia madre quindi levo il disturbo subito." Disse il ragazzo di spalle notanto con grande stupore di aver sbagliato la classe in cui cercava la propria madre.
"Signorino Hemmings, sua madre oggi ha il giorno libero, dovrebbe saperlo. Perché non è fare lezione come tutti gli altri?" Rispose irritata la professoressa.
"Perché forse stavo cercando mia madre? Grazie per l'informazione, la terrò a mente. E comunque sta per suonare, non credo di aver infranto alcun tipo di legge." Rispose sorridendo e chiudendo la porta.
La professoressa scosse la testa rassegnata e fece per continuare quando suonò la campanella e nessuno più ormai la stava seguendo o ascoltando. Io scappai letteralmente fuori dalla classe a respirare un po' di aria pulita, aria fresca, prima di poter vomitare per ogni singola cosa che apparteneva a quell'aula.
Notai che dietro la porta c'era ancora Luke e stava parlando con Calum in modo scherzoso. Si vedeva molto che quei due ragazzi erano amici, sembrava addirittura da lunga data. Da come parlavano e scherzavano, da come si capivano, c'era complicità. Cosa che io non ho mai avuto con nessuno dei miei amici, nemmeno con la mia ex migliore amica. Qui le persone erano molto più cordiali tra di loro, più amichevoli, a New York se non sei nessuno nemmeno ti guardano in faccia, nemmeno per salutarti per sbaglio. Qui si fa amicizia subito e anche con persone simpatiche. Ho rivalutato in un giorno completamente tutti i miei pensieri negativi sull'Australia, anche se ancora qualcosa da capire e migliorare c'era.
"Grazie per avermi salvata gli ultimi due minuti dalla mia materia preferita!" Dissi avvicinandomi ai due amici inseparabili.
"Ah eri in aula? Allora adesso sono un super eore." Commentò ridendo Luke.
"Purtroppo sì. Avevo meditato l'idea di scappare dalla finestra, ma poi sei entrato in scena tu e ti ho lasciato fare."
"Sappi che non era intenzionale. Cioè non ricodavo davvero quando mia madre avesse il giorno libero e con la sfiga che ho mi è toccato proprio oggi."

"E' che sei deficiente e non te lo dice mai nessuno!" Intervenne Calum nella discussione divertito.
"Beh, è stato un piacere aver salvato una donzella in pericolo." Rispose Luke soddisfatto.
"Non montarti troppo cavaliere, altrimenti non arriverai così lontano facilmente." Dissi io salutandoli.
"E' forse una sfida?" Rispose provocandomi.
"Può darsi." Feci io per andarmene.

**

Il pomeriggio passò velocemente, tra un libro di storia da leggere per l'indomani e il fissare a vuoto il soffitto. Dovevo avere seri problemi per fissare a vuoto il soffitto così, a random, senza un perché. Mi faceva riflettere molto, e l'ultima volta che avevo riflettuto su tutta la mia vita, non era andata a finire bene, per niente bene.
Mia zia mi lasciava tutta la libertà e lo spazio di cui avevo bisogno, non mi faceva domande stupide su come era andata la giornata a scuola, né se avevo conosciuto qualcuno di carino, né se ero fidanzata, nulla di tutto ciò, mi lasciava serena e in pace, senza stressarmi né farmi sclerare. Insomma, la pace dei sensi.
Mi sono sempre chiesta se questa sua pacatezza derivi dai suoi trascorsi con mia madre, e mi sono sempre chiesta da quando sono qui se non mi passi le sue chiamate perché gliel'ho chiesto io e se lo aveva già previsto. Per carità, non che odi a morte mia madre, ma era davvero insopportabile negli ultimi periodi e di certo non mi rendeva vita facile come io non l'avevo mai resa a lei. Questo staccare la spina ed allontanarmi da tutto e tutti era la scelta più giusta da fare arrivata ad un certo punto della mia vita, in cui mi si poneva davanti una scelta: continuare a vivere nei miei stessi guai, nel mio stesso tremendo dolore o scegliere di svoltare, seppellire il mio tremendo dolore, fingere che vada tutto bene sperando che un giorno possa davvero andare tutto bene e che la finzione diventi realtà. E per ora ci stavo riuscendo alla grande, la finzione era davvero realtà, non mi scocciavo più di nulla, eccetto la matematica e questi primi sei giorni non si sono rivelati un completo fallimento della mia vita. E' stato già un totale fallimento la Jasmine di New York, speriamo che non lo sia nemmeno quella Australiana.

**

Mi svegliai all'improvviso cinque minuti prima di cena, sempre per colpa dello stesso rumore causato sempre dalla stessa persona. Scesi in cucina, e notai che ero rimasta da sola in casa, un post-it di mia zia attaccato al frigo che diceva "Vado a prendere i gemelli e torno subito a casa". 
Accesi la tv in salotto ma non davano nulla di speciale, così la chiusi un'altra volta.
Continuavo e sentire lo stesso rumore e presa dalla curiosità uscii fuori di casa guardandomi attorno fin quando non vidi la figura che produceva questo rumore camminare verso la strada.
"A casa tua non esistono le porte?" Domandai ironica.
"Sincero? Sì. Ma fanno troppo rumore." Rispose il ragazzo davanti a me.
"Perché scendendo così secondo te non si sente il rumore?"
"Mi spii?"
"No, veramente stavo dormendo e mi hai svegliata. Ma continua a fare come se niente fosse."
"E' quello che sto appunto facendo. Ah, ti consiglio di chiudere la finestra completamente la prossima volta se non vuoi che ti veda sfilare mentre provi ogni tipo di vestito. Bella la maglietta di ieri sera comunque." 

"Luke Hemmings, sei un maniaco!" Risposi accigliata e divertita.
"Senti, mi piacerebbe davvero tanto continuare questa discussione cercando di farti capire che non sono io il maniaco ma tu la sciocca ragazza di New York che deve ancora capire come funzionano qui le cose, ma devo davvero scappare e non mi conviene restare qui ancora per molto." Disse sorridendo e guardandosi attorno.
"Va bene, vai pure cavaliere a salvare altre donzelle in pericolo, domani mi racconterai la tua eroica storia, ti lascio libero." Dissi scherzando.
"Grazie madame, molto gentile." rispose lui salutandomi e quasi scappando verso il centro della città.
Certo che però una cosa me la doveva spiegare: come faceva ad essere sopravvissuto alla discesa e ascesa di quell'albero così impetuoso e pieno di spine senza nemmeno farsi male una volta.

**

14 Fabbrio 2014

Pov Cecile

Oggi è San Valentino. La festa delle coppiette, la festa dove trionfa l'amore, la festa di tutti i Valentina e i Valentino. La festa che più odio a morte e no, non perché io non sia fidanzata, attenzione, la odiavo pure quando stavo col mio ex, ma molto ex ragazzo, sempre che quella si possa definire relazione, ma la odio perché la trovo semplicemente inutile. L'amore dovrebbe essere ogni giorno in una coppia e non stranamente solo il 14 febbraio, in cui spuntano fiori e cioccolattini come se domani finesse il mondo. E' una festa alquanto ridicola e stupida e dopo 4 ore di lezione sono molto più che cinica.
Andai in mensa sperando di non trovare coppie smielate che si baciavano ovunque, ma il risultato fu opposto.
"Che shifo!" Sentii esclamare alle mie spalle. - "Permesso, permesso, scusate, sto cercando di mangiare.." Uno scontro tra due persone quasi mortale - "Levati dal cazzo, sto cercando di portare il mio cibo intatto al tavolo se non ti dispiace." Chi poteva essere se non Jasmine? Aveva certi modi così delicati e pacati quella ragazza da far invidia ad un orso. Andai a salutarla al tavolo e non mi aspettavo mi accogliesse così vivacemente. Mi invitò pure a rimanere seduta con lei.
"Bene, siamo circondate da coppiette che si baciano in ogni dove di questa scuola, non credo riuscirò a mangiare serenamente." Dissi sinceramente schifiata mentre cercavo di capire cosa mi avessero servito alla mensa.
"Che schifo di festa. Da premettere che noi a New York festeggiamo ogni cosa in grande, ma questa veramente non riesco a concepirla." Disse lei mentre cercava di mangiare un pezzo di pollo fritto. Come faceva a mangiarlo?
"Esattamente, ho sempre pensato fosse una festa inutile, ma non credevo che qualcun'altro la pensasse come me." Dissi contenta di aver trovato un'altra persona che la pensasse come me. Per un attimo la vidi quasi trasalire alle mie parole, ma poi, con un largo sorriso mi disse avvicinandosi - "E' proprio a San Valentino che la maggior parte delle coppie scoprono i proprio scheletri nell'armandio. Chi non ne ha uno? E sai cosa? Da un lato devo ringraziare questa festa se oggi sono proprio qui."
"E' un bene no?" risposi cercando di essere incoraggiante.
"Sì. Esattamente come tutte le persone che in questo momento sperano che io qui pianga dal dolore e dalla lontananza dalla mia città." Rispose lei addentando un altro pezzo di pollo e sorridendo aspramente.

**

"Così ieri sera, prima di andare a casa sua l'ho baciata." - "No amico ma sei un grande. Quindi adesso state insieme?" - "Sì, e non pensi sia un grande evento oggi? Proprio per la festa di San Valentino. Amico mi sa che mi sono proprio innamorato!" - "No amico, ma come lo capisci?" - "Non lo so amico, lo sento e basta."
E se da un lato avevamo discorsi importanti, filosofici e profondi sul come innamorarsi e come slinguazzare la tipa che ti piace, dall'altro lato c'erano i commenti delle ragazze, più riservate e composte che mai.
"Ti dico di sì, mi ha presa e mi ha baciata!" - "Sì, cazzo, finalmente. Cosa ti avevo detto bellezza? Lo avrebbe fatto." - "Proprio per San Valentino. Ma come lo hai capito?" - "Beh, ti svelo un segreto: ogni maschio in vita sua vuole solo due cose e quando può ottenerle? O nel weekend o direttamente per San Valentino." - "Ma dai?" - "Sìsì, fidati, io ho più esperienza di te, lasciatelo dire!"
Che dire, commenti sempre più ammirevoli nel giorno di San Valentino, un giorno come tanti che per certa gente ha più importanza del proprio compleanno.
Mentre camminavo per i corridoi della scuola, pregavo affinché potessi uscire il più velocemente possibile fuori da lì e rintanarmi nel mio appartamentino, almeno sarei rimasta in pace con me stessa e leggere qualcosa di veramente interessante o vedere qualche film che non fosse romantico o troppo troppo privo di senso.
Era inutile per me negare ancora il fatto che stessi pensando a come avevo potuto rifiutare l'invito di Calum nel farmi dare solo un semplice passaggio. Cazzo Cecile, era veramente un semplice un passaggio, non voleva mica mangiarti o cose del genere, era solamente un fottutissimo passaggio.
Ed ecco che mentre uscivo dalla scuola mi si presentò davanti l'unica cosa che poteva farmi pensare a come liberarmi da questo maledettissimo tormento. Dare a Calum ciò che gli avevo promesso, l'opportunità di potermi dare il passaggio che tanto io avevo declinato la volta prima.
"Calum!" Lo chiamai a gran voce.
"Ciao Celice." Disse lui sorridendo.
"Senti, scusami per l'altra volta ma avevo mille pensieri per la testa, è ancora valida l'offerta del passaggio?" Chiesi speranzosa e cercando di rimediare all'errore creato in precedenza.
"Certo che sì, non si nega mai un passaggio ad una bella ragazza. C'è solo un problema: prima devo scaricare a casa sua Luke. Ti va bene?"
"Certo che sì, nessun problema."
"Benissimo. Sto aspettando proprio lui, se magari riesce a muoversi." Rispose guardando l'orologio e sorridendomi.
"Allora io aspetto con voi." Dissi ricambiando al suo sorriso con un mio sorriso.

**

Quei ragazzi erano simpaticissimi. Mi ero divertita molto a stare in macchina con loro due e da quello che avevo capito, Calum accompagnava da ormai 7 anni Luke a casa sua. Prima c'era sua madre a dargli passaggi, adesso lui. Com'è bello quando le cose non cambiano mai, soprattutto quando hai persone straordinarie attorno che ti circondando e ti voglio lo stesso bene che ti volevano quando ti hanno conosciuto per la prima volta, magari crescendo anche insieme a te, senza aver la paura che un giorno il legame che vi unisca si rompa all'imoprovviso. E' davvero una bella sensazione, una cosa che a me nella mia vita fino ad adesso mi è sempre mancata. Non ho mai avuto accanto a me qualcuno che ci fosse dall'inizio alla fine, sempre persone che sembravano esserci ma alla fine non c'erano, erano solo apparenza, erano fantasmi, quando avevi bisogno di una persona su cui contare, magicamente sparivano tutti, lasciandoti da solo e chiedendoti cosa avevi fatto di male per meritarti un trattamento simile. Venendo qui in Australia spero che queste cose cambino, che si risolvino, dare una svolta alla propria vita, riscriverne un'altra se necessario, aprire questo nuovo capitolo con la consapevolezza che tutto ciò che ti sta accadendo o che stai facendo resti conservato nella tua memoria come un bellissimo ricordo e che ogni volta, al solo pensiero, dici: - "Caspita, se potessi rifarei le stesse identiche cose dal primo all'ultimo momento!" - cosa che adesso nella mia mente non risuona, che al solo pensiero rabbrividisco e penso: - "Cazzo, come cambierei tutto.." -. In questo momento l'Australia per me è creare una nuova pagina della mia vita, creare un libro anzi, una nuova vita in un nuovo libro, portando con me solo le cose belle e bruciando le cose brutte che mi hanno portata ad essere la persona che in realtà non sono, a descrivere una nuova Cecile, ad essere una nuova Cecile, ad essere veramente e solamente Cecile.








Angolo Autrice:
Eccomi col terzo capitolo, già la storia inizia ad addentrarsi ancora di più e spero di poter definitivamente chiudere tra un paio di capitoli solo l'introspezione dei personaggi rendendoli più partecipi alla storia, con nuove svolte e con soprattutto le storie e non solo le impressioni.
Il prossimo capitolo non so quando lo posterò, comunque credo domani pomeriggio, altrimenti giovedì pomeriggio. 
Sciao beli, Vanex23


Ps: Fatemi sapere se questi personaggi vi stanno piacendo e se volete magari qualche chiarimento sulle impressioni, altrimenti sarebbe uno spoiler.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


                                                                                                                                       Scream (Capitolo 4)

23 Marzo 2014

Pov Jasmine

Era passato ormai un mese abbondante da quando avevo iniziato a frequentare in modo regolare le lezioni e da quando mi ero quasi abituata alla normalità. "Normalità". Se doveste cercare questa parola sul dizionario sicuramente ci sarebbe scritto di sotto 'Fuori dalla portata di Jasmine Portlend'. E come dargli torto. La mia vita non si poteva basare sulla normalità, e mentre venivo a scuola sulla mia piccola auto, presa in prestito da mia zia, un flashback echeggiava con prepotenza nella mia mente. Era da quasi una settimana che ormai nella mia testa si era insinuata questa vocina, questo ritorno nel passato dal quale io stavo scappando e volevo evadere una volta per tutte, ma sicuramente mi aveva seguito fin qui, non si può scappare dai propri errori in eterno. Non si dovrebbe scappare, punto.
Mentre parcheggiavo l'auto, iniziò a suonare il mio telefonino. Aspettai il tempo di poter fare retromarcia e parcheggiare l'auto nel parcheggio riservato solo agli studenti, cercai freneticamente il mio telefono che nella borsa non trovo mai dopo il quarto tentativo, se sono fortunata e vidi sul display il numero.
Quel numero apparteneva solo ad una persona ed ero indecisa se rispondere o meno, dopo pochi secondi decisi che potevo anche concedere un momento di gentilezza alla mia persona.

"Pronto." Risposi indifferente.
"Hey lover, ciao. Come stai?" Domandò la voce dall'altra parte della cornetta.
"Prima di questa chiamata bene." Risposi scocciata.
"Non ti manco neanche un po'?" Disse la voce sconsolata.
"Dovresti?" Chiesi mentre scendevo dall'auto per diriggermi all'entrata della scuola.
"Mmh, faccio parte della comunità di New York, quindi sì." Rispose ovvia la voce.
"Ah ma guarda un po', non mi manca nemmeno New York, pensa te!" Dissi sorridendo. Mentivo. New York mi mancava e pure qualche mio amico, ma tutte le altre persone no, compreso il testa di cazzo con cui stavo avendo questa brillante discussione.
"Farò finta di crederti. E' già passato un anno da quella brutta serata eh? Che ricordi che mi stanno passando per la mente, non riesco neppure a dormire." Disse malincolinica la voce.
"Senti Rick, io dovrei entrare a scuola e tu sei l'ultima persona con cui io vorrei veramente parlare di ciò che mi hai fatto esattamente un anno fa. L'unica persona che poteva comprarmi la vodka eri tu, non pensare che quella sera di ottobre ti ho chiamato per altri motivi perché sei meglio di me che non è così, soprattutto dopo quello che è successo!" Spiegai molto concentrata e cercando di tagliare corto.
"Purtroppo lo so Jasmine, ma non me ne do pace.. Solo una cosa: davvero non mi ami più? Davvero hai cancellato ogni cosa?" Mi chiese Rick preoccupato.
"Ti chiedo una cosa a cui è più semplice rispondere: tu mi hai mai amata? Va a dormire Rick, devo entrare in classe." Attesi qualche secondo prima di staccare completamente la chiamata e lui non rispose alla mia domanda. - "Come immaginavo. Ciao." - Dissi e staccai subito il collegamento. Mi ero rotta di aspettare e mi ero rotta del fatto che il mio passato tornasse a farmi visita come sempre. Non riesco a sopportare le persone, figuriamoci il mio passato che ogni tanto torna a bussare alla mia porta implorando di poter entrare nella mia vita come gli pare e piace. Anche se questa settimana sarebbe stato un vero e proprio inferno per me e la mia povera mente.

**

Erano le 11.30 e tra poco sarebbe iniziata la lezione adorata e tanto attesa di matematica. Un motivo in più per scappare ed evadere da questa scuola. Non mi andava proprio oggi entrare a lezione, soprattutto non dopo due ore pesantissime di letteratura inglese, anche se l'amavo da morire e mi piaceva un sacco ascoltare i commenti dei professori su un argomento piuttosto che su un altro. Mi piaceva anche partecipare ai dibattiti, solo in caso di ispirazione, cosa che proprio oggi non avevo.
Decisi di aspettare qualche minuto, il tempo che il corridoio si fosse svuotato del tutto per poter uscire dalla porta del retro. Aspettai e aspettai, fin quando tutto il corridoio era completamente libero. Andai piano in direzione della porta, la spalancai e.. andai completamente addosso a qualcosa o qualcuno, talmente intenta a guardarmi le spalle.

"Si apre così una porta? E meno male che poi sarei io quello che non le usa!" Sentii esclamare qualcuno ridendo.
Alzai un attimo lo sguardo e vidi che davanti a me c'era quel (bel) ragazzone di Luke Hemmings che mi sorrideva e si sistemava la camicia a quadri nera e rossa che portava attaccata ai fianchi come un ragazzo di quelle band punk.
"Scusami.. In realtà mi stavo guardando le spalle e non immaginavo mai che dietro la porta potessi spuntare proprio tu che non sai usare questi affari." Risposi leggermente imbarazzata.
"Volevi uscire? Prego. Ti ho sbarrato la strada." Disse lui cordialmente aprendomi la porta.
"Molto gentile." Dissi per uscire e sorridendo, quando lo vidi scattare dietro di me, trascinarmi con lui dalla parte opposta alla mia direzione e accucciarsi leggermente a terra.
"C'è mia madre, abbassati." Mi disse facendomi accucciare di fronte a lui.
"Anche tu salti la lezione?" Chiesi curiosa.
"Non mi andava di partecipare a storia, odio quella materia e odio anche la professoressa." Disse alzandosi leggermente. - "Via libera, puoi passare." Mi disse porgendomi la mano. - "Comunque" - mi disse cammiando davanti a me - "La prossima volta scegli una maglietta meno scollata!" Esclamò ridendo, lo sentivo ridere. Io abbassai lo sguardo e notai la mia maglietta con una scollatura diciamo non proprio consona, ma avevo scelto questa senza neanche aprire la luce e non mi aveva creato chissà quale problema una volta uscita fuori casa. Ma si sa, lui è Luke Hemmings ed io dovevo farci l'abitudine.
"Un giorno di questi mi spiegarai perché esci dalla finestra piuttosto che dalle porte come tutti gli esseri normali qui a Sidney." dissi raggiungendolo.
"Come siamo curiose. E tu perché non sei a lezione?" Domandò rigirandosi la frittata.
"Bel tentativo ragazzino, ma non credo sia modo di rispondere ad una domanda con un'altra domanda." Lo ripresi io.
"Magari un giorno scoprirai tutta la verità senza neanche dovertelo dire." Disse lui scrollando le spalle.
"Ho sempre pensato tu fossi un maniaco, ma darmela vinta così è pure poco." Dissi scherzando.
"E tu invece? Perché non sei a lezione?" domandò sedendosi a terra accanto al muro, vicino la zona degli allenamenti della squadra di calcio. In quell'ora non passava mai nessuno da lì.
"Semplicemente non mi andava. Oggi passo." Dissi secca.
"Ma tu sei sempre così strana?" Domandò guardandomi in modo strano.
"Io strana? Sei tu quello che esce dalla finestre e evita la madre." Dissi gesticolando.
"Forse voi a New York siete tutti altolocati, vi sentite superiori agli altri e vi atteggiate a seconda della persona con cui state." Disse pensieroso.
"Io sono l'ultima persona di New York che si comporta così, ho capito fin da subito che quella vita non faceva per me, che dovevo abbandonarla, ma per quanto io l'allontavano, quella mi seguiva." Dissi abbassando lo sguardo.
"E' il motivo per cui sei qui?" Chiese d'un tratto.
"Anche. In parte. Forse la maggior parte." Dissi sempre non guardandolo. - "Magari un giorno scoprirai tutta la verità senza neanche dovertelo dire." Aggiunsi dopo sorridendo.
"Brava, stai imparando. Non me lo sarei mai aspettato." Disse porgendomi la mano ed io ricambiai la stretta.
Dopo pochi secondi calò un silenzio che rompeva pure le pietre ed un imbarazzo così assurdo che non avevo mai provato fin questo momento. Ogni tanto mi giravo a guardarlo di sottecchio e stava sempre con lo sguardo alto a guardare il cielo. Io invece cercavo qualche sigaretta da fumare per smorzare la tensione.
Appena trovai il pacco gliene offrii una ma lui prontamente rifiutò. - "No grazie, non fumo." mi rispose guardandomi di nuovo come prima.
"Meglio, più sigarette per me." Risposi accendendo la mia.
"Anche questo lo hai appreso dalla tua vita mondanda a New York dalla quale cercavi di scappare?" Chiese curioso.
"No. Fumavo dapprima di entrare al college più bello di New York, di nascosto. Anche se credo lo avessero scoperto, ormai, ma io continuavo a fare il mio giochino." Risposi aspirando.
"Scusa, ma tu quant'è che hai?" Chiese accigliato.
"18, perché?" Domandai esterefatta.
"E fumi da 15 anni?" Domandò anche lui esterefatto.
"Più o meno sì. Ma ciò non dovrebbe importarti molto." Dissi per fermare qui la discussione. Stava diventando davvero troppo pesante per me questa discussione e non volevo di certo raccontare ad un ragazzo che nemmeno conoscevo da un mese, la mia vita infernale e piena di guai.
"Almeno ho scoperto che hai la mia stessa età." Disse lui facendomi l'occhiolino.
Sorrisi e non dissi più nulla. Non sapevo più cosa rispondere. Anche se una parte di me avrebbe voluto dire una qualsiasi cosa pur di farlo parlare, aveva una voce così tremendamente sexy e avevo bisogno ancora un po' di compagnia, magari la sua, per scacciare via qualsiasi tipo di preoccupazione che si stava pian piano facendo largo nella mia mente da fin troppi giorni ormai.
Pian piano che scorrevo con lo sguardo su di lui, mi incantai per un attimo sulla sua camicia stile ragazzo punk. Senza pensarci due volte esclamai - "Mi piace un sacco questa camicia!"
"Davvero?" - Mi chiese lui inizialmente - "E' un regalo di Calum, me l'ha regalata l'anno scorso. In effetti piace molto anche a me." Aggiunse dopo sorridendo.
"Anche se devo dire che messa così e da come ti vesti tu sembri molto.. Punk!" Dissi sorridendo, sperando non si offendesse.
"Io e i ragazzi abbiamo un gruppo." - Iniziò lui - "Un gruppo Punk, come dici tu. Ed è il mio stile, anche il loro stile. Ci piace questa cosa." Disse infine.
"E' da un mese abbondante che sono qui e non è ho mai sentito parlare. Perché?" Domandai allarmata.
"Perché non siamo famosi. Ogni tanto suoniamo qui a scuola o in qualche locale che può o vuole ospitarci. Siamo in piccolo ancora." Disse spiegandomi tutto.
"Woaa bellissimo. Da me non c'erano queste cose. Adesso sono curiosa." - Iniziai il mio discorso. - "Cosa suonate?" Domandai eccitata.
"Vedo che ti sta prendendo bene questo argomento." - Notò lui felice. A me piace molto ascoltare le persone sulla loro vita e su ciò che desideravano fare. E mi piace molto scoprire o sapere cose che prima non sapevo. - "Comunque io, Calum e Micheal suoniamo le chitarre, mentre Ashton la batteria. Anche se tutti e quattro sappiamo cantare, magari Ashton canta di meno, ma sappiamo cantare." Mi spiegò entusiasta. - "Tutti e tre sappiamo suonare sia chitarre elettriche, che utilizziamo quando andiamo in qualche locale che vuole ospitarci, mentre qui a scuola utilizziamo quelle acustiche per non disturbare le quiete pubblica in luogo pubblico." 
"Ce le avessi io le chitarre elettriche, girerei per tutta la scuola, tutta la giornata suonandola. Ma voi siete professionisti, quindi non entro nel merito." Dissi entusiasta tanto quanto lui.
"A scuola purtroppo ci tocca essere più tranquilli." - Disse moderato - "Sembri molto coinvolta da questa situazione delle chitarre, gruppo, ecc ecc." Notò.
"Una mia amica sapeva suonare la chitarra a New York, mi aveva insegnato a suonare anche il piano perché sapeva suonare pure quello. Mi aveva regalato un plettro. Quando me lo aveva regalato aveva detto che mi avrebbe portato fortuna ovunque io andassi, e che per molto tempo prima di me, aveva portato fortuna a lei." Dissi ripescandolo dalla mia borsa per farglielo vedere. - "Adoravo quella ragazza, era così piena di vita e dava coraggio a tutti anche quando dovevamo essere noi a darlo a lei."
"E' bellissimo." - Disse lui guardandolo tra le sue mani. - "Immagino quanto ti manchi non poterla rivedere più, visto che lei è a New York mentre tu sei qui a Sidney."
"Neanche a New York potrò più rivederla." - Iniziai a dire voltandomi verso di lui. - "E' morta l'anno scorso, ad agosto, per un tumore ai polmoni." Dissi guardando verso il cielo stavolta.
Non ottenni alcuna risposta a parole, mentre in realtà fece un gesto che non mi sarei mai aspettata. Posò la sua mano sulla mia e me la strinze in segno di forza, per darmi più forza. Io sorrisi senza neanche pensarci a questo gesto e sussurrai un 'grazie' seguito da un suo sorriso come a dire 'non devi neanche dirlo.'
"Come si chiamava questa ragazza?" Mi domandò guardandomi fissa.
"Margot." Risposi solamente.
"Sarà sicuramente fiera di tutto ciò che ha fatto, sicuramente anche quando ha deciso di consegnarti il suo plettro per farti potare tanta fortuna, avrà avuto un suo perché." Mi disse solamente consegnandomi il plettro, mettendolo tra le mie mani e alzandosi.
Un'ora era passata così velocemente e in sua compagnia non me ne ero nemmeno accorta. Questo ragazzo non era poi così tanto male.
Mi alzai anche io e stavo per andarmene quando Luke si girò e mi disse - "Sabato al molo c'è una festa, quasi ogni sabato ne organizzano una. Ti aspetto lì!" - Mi disse sorridendo.
"E' forse un invito?" Domandai sorridendo.
"Può darsi." Disse e con la mano mi salutò.
Ricambiai il saluto e uscendo dalla parte opposta mi mischiai al resto dei ragazzi che stavano uscendo dalla porta principale.

Mi diressi a passo spedito verso l'auto e colta da un'inaspettata mescolanza di sentimenti, iniziai a piangere e a pensare, senza nemmeno trattenere le lacrime, a ciò che accadde esattamente un anno fa e cosa avesse portato quel maledettissimo marzo fino a quel maledettissimo ottobre.




Angolo Autrice:
Questo è il primo capitolo in cui metto un Pov solo perché voglio iniziare a sperimentare qualcosa di nuovo e soprattutto per farvi capire meglio la storia dei protagonisti. 
Se volete chiedere qualcosa, oltre che a qualche recenzione e volete chiarimenti sulla storia, potete cercarmi anche sul mio profilo ask che metterò proprio qui
: http://ask.fm/VanessaMuscara
Dedico questo capitolo ad una mia carissima amica, Martina, che mi ha insegnato molte cose sulla chitarra e niente, spero vivamente questo capitolo sia di vostro grandimento. Alla prossima pubblicazione, che dovrebbe essere domani se tutto va bene, xoxo Vanex23

Ps: mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensiate, sia su ask che tramite qualche recensione. :)

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


                                                                                                                                Scream (Capitolo 5)

27 Marzo 2014

Pov Jasmine

Oggi non mi andava per niente di alzarmi e andare a scuola a soffrire per quattro ore di fila, così decisi di concedermi una giornata di puro sfago. Mi alzai alle 10:00 del mattino e feci colazione con i soliti ceriali che ormai utilizzavo ogni mattina da quasi due mesi e mi andai a sedere sul divano per rilassarmi un po'. Pensai a ciò che era successo in questa settimana e a tutte le cose che era cambiate in un mese. Avevo addirittura stretto un'amicizia così forte con Cecile, la ragazza Londinese che mi stava tremendamente simpatica e che mi capiva praticamente su tutto. La cosa bella fu scoprire quante cose avevamo in comune mentre una sera, tornando insieme da scuola, le diedi un passaggio per farla arrivare prima a casa e parlammo almeno per una mezz'ora buona in macchina del più e del meno fino a scoprire che entrambe odiavamo il San Valentino, entrambe sapevamo suonare uno strumento o quasi, entrambe scappavamo da esperienze lontane non molto belle che ci avevano reso esattamente le persone che non volevamo essere, entrambe uscivamo da relazioni drastiche, entrambe ascoltavamo qualasiasi tipo di musica anche se i Nirvana erano i primi in classifica nella nostra collezione di CD e anche nel nostro ipod. Era strano ma allo stesso tempo bello trovare una persona che ti capiva così in poco tempo e che avesse almeno l'80% dei tuoi stessi interessi e condividere così tante belle cose insieme. Per non parlare delle chiacchierate molto lunghe al telefono che ci occupavano almeno gran parte del pomeriggio mentre dovevamo, in realtà, occuparle per studiare. Insomma, sembrava essere davvero nata una bella e profonda amicizia. Cosa che non si direbbe, visto il mio comportamento ostile nei primi giorni. Ho anche scoperto che verrà al molo con me e Luke, domani sera, essendo stata invitata da Calum. Ho sempre pensato che quella ragazza potesse stare bene in coppia con Calum, anche perché entrambi sono scuri per quanto riguarda occhi e capelli, formerebbero davvero un'ottima coppia. Io invece al momento mi vedo sola, molto sola, in cerca dell'espiazione dei miei peccati, ancora una volta.
In realtà credo che il mio malessere in questo momento non derivi molto dal mio non voler andare a scuola, ma da ciò che un anno fa esattamente, accadeva in questo periodo. Brutte notizie su brutte notizie, gente che sparisce e poi riappare come se nulla fosse, gente che invece si perde senza riuscire a ritornare quella che era una volta, persone che invece tradiscono senza nemmeno saperti spiegare il perché o senza nemmeno capire che neanche si dovrebbe fare una cosa del genere se ami veramente una persona e gente che come me, cerca ancora una volta di scappare da tutto e tutti senza però trovare male una soluzione definitiva, solo un contentino.
E questa mattinata intensa la passai così, pensando a ciò che stava accadendo un anno fa, pensando a Margot e al fatto che solo lei mi aveva sempre difesa, considerata, aiutata, accolta a braccia aperte nella sua vita, mentre tutti gli altri mi stavano attorno solo per apparire.

**

27 Marzo 2013

"Jasmine, dobbiamo parlare." Disse Margot appena entrò dentro casa. Aveva il viso stanco ed era abbastanza nervosa.
"Ti sei fatta tutto l'isolato correndo?" Dissi mentre chiudevo la porta per farla sedere accanto a me sul divano.
"Più o meno." - cominciò. - "Si tratta di vita o di morte, è importante che tu sappia questa cosa e ti prego di credermi." Disse disperata.
"Stai peggiorando con la malattia? Ti prego Margort, dimmi che non è di questo che tu vuoi parlarmi, non so cosa potrei fare." Dissi entrando nel panico.
"Non si tratta di me, ma di te. Devi sapere tutta la verità." Disse seria.
"Su cosa?" Ancora non capivo.
"Ieri sera." - Disse sicura. - "Ieri sera dovevi essere con Rick, mi avevi detto, no?" Cominciò. - " E lui dov'era?"
"Ripetizioni di matematica anche se poco ci credo. Sarà andato al bowling con Carl e gli altri, sicuramente." Dissi accigliata.
"Peggio. Era con Marika. Lo so perché io ero a casa sua, con suo fratello, facevamo delle prove col piano. Io li ho visti Jasmine, tu devi saperlo. Questa storia va avanti dal 14 febbraio, ne ho le prove. Li ho sentiti parlare, so tutto e spero tu mi crederai. Mi dispiace portarti qui solo brutte notizie, ma tu dovevi saperlo. Rick e Marika stanno insieme da quasi più di un mese e lo sanno tutti, ma nessuno ha avuto le palle di dirtelo."


**

27 Marzo 2014

Dopo aver pranzato, mia zia uscì di casa per andare al lavoro, sarebbe tornata tardi stasera e i gemelli stavano a casa di amici, quindi io avevo casa libera e tempo per pensare. Oddio, in questo caso la cosa sarebbe stata traumatica ed io volevo smettere di pensare.
Così decisi di uscire la mia arma segreta dalla borsa: l'ipod. Lo collegai al pc e decisi di mettere a tutto volume con la riproduzione casuale ogni brano che non fosse troppo triste o troppo lento e cominciai a ballare per tutta la casa, in segno di liberazione.
Il tempo passò fin troppo velocemente e arrivai alle 7 di sera con una fame che neanche un leone avrebbe avuto. Mi feci un bel panino con salame e maionese e continuai a ballare per tutta la casa anche dopo aver mangiato. Salii un attimo in camera per cambiare canzone e mettere quella che tanto amavo in questi momenti: Smells Like Teen Spirit dei Nirvana. Amavo da morire questa canzone e quando la ascoltavo non poteva di certo mancare l'accompagnamento di vodka o alcool in generale. Scesi in cucina a controllare ogni minimo angolo della dispenza per vedere dove mia zia teneva gli alcolici, fin quando non trovai una bella bottiglia di vodka che mi chiamava in uno degli stipi in alto ed io accettai senza troppi complimenti il suo invito. La presi con me e la portai in camera e tra una bevuta e l'altra e la ripetizione continua di quella canzone ci scappava un bel ballo liberatorio.

**

Pov Luke

Mi ero deciso anche questa sera ad uscire dalla finestra per non farmi vedere da mia madre, così che non potesse dirmi nulla, chissà non parlasse già troppo. Odiavo dover uscire dalla finestra, ma avrei fatto di tutto pur di non farmi beccare. Io non andavo a qualche lezione? Lei non mi faceva uscire. Lei non mi faceva uscire? Io uscivo dalla finestra. Giochino troppo facile per me.
Mentre uscivo dalla finestra sentii il suono di una canzone a me molto familiare. Era una delle canzoni che più amavo in assoluto dei Nirvana, nonché una delle mie band preferite. Mi girai un attimo e notai che la finestra della mia vicina di casa era spalancata e che il suono proveniva esattamente da lì. E poi vidi una figura dimenarsi e cantare non proprio in ottime condizioni. Scesi velocemente e decidi di dare un'occhiata, al limite mi avrebbe chiuso la finestra in faccia.
Mi arrampicai con l'albero accanto alla finestra di Jasmine e alzai la testa poco poco vicino la finestra per vedere chi c'era dentro. Jasmine era sul letto che saltava e cantava e beveva qualcosa che non era praticamente né acqua, né coca cola, né aranciata o comunque qualcosa di analcolico. Non si era praticamente accorta di me, quindi decisi di entrare e piano piano mi avvicinai al letto, osservandola mentre ballava come una matta.
Ad un tratto lei si girò, mi guardò e scendendo dal letto si avvicinò a me, mi tocco una guancia e mi chiese ridendo - "Ah, sei venuto a goderti lo spettacolo!" - e sorseggiò un altro goccio della vodka che teneva stretta tra le sue mani.
Era completamente ubriaca, molto ubriaca. Spensi la musica e dissi - "Sì, da fuori si vedeva male."
"Scommetto che sei entrato dalla finestra. Ah mia zia mi ucciderà se ti trova qui." Disse ridendo.
"Ed io me ne andrò prima che lei tornerà." Risposi togliendole anche la bottiglia dalle mani.
"Ehi questa è mia, se tu ne vuoi una te la vai a comprare o la rubi a qualcun'altro." Rispose infastidita.
"No, la vado a posare. Dov'era messa? Così tua zia non si accorgerà di nulla." Dissi cercando di fermare ogni suo tentativo di riprendersi la bottiglia.
"Sei troppo alto." - Disse rassegnandosi. - "Comunque sì bravo, facciamo sparire tutto, seguimi." Mi prese per mano e scendemmo giù a posare la bottiglia, anche se lei sbandava troppo e per poco non richiscava di farsi mezza della scalinatà col culo.
"Tu sta seduta qui altrimenti finirai col distruggere casa." Le dissi posandola sul divano del salotto e andando a prendere una bottiglia di acqua. - "Tieni" - dissi quando tornai, porgendole l'acqua.
"Credi davvero che io non sappia reggere l'alcool?" Domandò ridendo ancora.
"No, ma questa ti servirà molto quando ti sveglierai col mal di testa o coniati di vomito." Le spiegai.
"Ho già preso sbronze ben peggiori di questa, sta tranquillo." Commentò in modo scostante.
"Sì ti credo, vieni da New York." Dissi sedendomi accanto a lei.
E in un tratto accadde ciò che meno mi sarei aspettato: cominciò a piangere senza neanche sapere il motivo. Inizialmente io non sapevo cosa dire o fare, non mi aspettavo di certo questa sua reazione, neanche sapevo se era normale reagire così dopo una sbronza, a me non era mai successo, ma sicuramente c'era un motivo se aveva avuto questa reazione o se meglio ancora aveva deciso di ubriacarsi e bere quella vodka. Non sapevo cosa dire, decisi solamente che era meglio non parlare, le passai una mano sulla schiena e la accarezzavo piano per farle capire che poteva stare tranquilla e che non doveva preoccuparsi. Lei capii subito il mio gesto, e si appoggiò allo schienale del divano facendo un mezzo sorriso, io ricambiai.
Dopo pochi attimi di silenzio, silenzio imbarazzante, (molto), cominciò a parlare e mi disse: - "Oggi è una giornata un po' così. Non mi aspetto che tu capisca un qualcosa che nemmeno sai e per quanto io sia ubriaca non credo che raccontandoti ciò che ho passato, capiresti."
"Non mi aspetto che tu lo faccia per forza, posso pur sempre scoprire la verità prima che tu mi dica qualsiasi altra cosa." Le spiegai semplicemente.
"Non in questo caso." Disse sorridendo.
"Quindi hai molti segreti?" Domandai curioso.
"Molti scheletri nell'armadio, e fidati, ti faranno davvero paura quando saranno tutti scoperti." Disse triste.
"Dipende dai punti di vista." Affermai sicuro e sorridendole.
Lei ricambiò il sorriso e dopo, vedendo che ore erano, esclamò - "Forse è meglio che vada a dormire, mia zia tornerà tra un po' e tu non dovresti essere nemmeno qui!" - E fece per alzarsi, ma non riusciva a stare in piedi da sola, così decisi che forse, se voleva arrivare sana e salva in camera sua aveva bisogno d'aiuto. La presi in braccio e la accompagnai il camera sua, la distesi sul letto e lei, come fanno le bambine piccole, si accovacciò sotto le coperte mentre mi guardava fisso e mi sorrideva. Anch'io la guardavo fisso sorridendo e più la guardavo più pensavo che aveva un così bel sorriso, ma non lo mostrava sempre perché a scuola era tutt'altro che una bambina. Sembrava essere cresciuta troppo in fretta per la sua età, mentre in realtà dentro di sé si nascondeva ancora una piccola bambina indifesa che aveva bisogno d'amore.
"Che c'è?" Domandai notando il suo sorridere ancora.
"Niente, stavo pensando solo ad una cosa, ma niente di che." Rispose leggermente vergognata.
"Cosa?" Chiesi curioso avvicinandomi.
"Che potresti essere tu il principe azzurro che mi serviva da piccola." Rispose seria e leggermente triste.
"Anch'io stavo pensando una cosa." Dissi facendole alzare lo sguardo per guardarmi.
"Cosa?" Domandò curiosa.
"Che con questo sorriso così bello il principe azzurro è stato proprio uno stupido a scappare." Risposi tremendamente serio anche io.
E per la prima volta vidi nel suo sguardo tanta dolcezza, vidi una Jasmine dolce, che in un mese avevo conosciuto solo per il suo temperamento, voglia di sapere e acidità. Era diversa, era più calma, sembrava essersi liberata da un macigno che si portava dietro e che le pensava tremendamente tanto.
Mi alzai dal letto, ma lei mi bloccò la mano.

**

Pov Jasmine

Per la prima volta, dopo mesi, mi sentivo più libera, più me stessa, più dolce, amorevole, più umana. E non so questo da cosa derivi. Forse ero riuscita a colmare con un solo momento di dolcezza, tutte le mancanze che per un anno quasi mi avevano completamente distutta, annientata e resa ciò che non volevo essere. Lui era seduto ancora davanti a me, che mi fissava e un attimo prima mi aveva accarezzato la guancia mentre si complimentava per il mio sorriso. Cosa aveva di speciale? Era una vita che non sorridevo più, avevo perso pure il ricordo del mio sorriso.
Stava per alzarsi, quando io instintivamente gli bloccai la mano. Lui si girò di scatto e mi guardò con aria interrogativa, mentre io continuavo a fissarlo senza dire niente, poi con un filo di voce gli chiesi - "E il bacio della buona notte?"
Lui scoppiò a ridere ed io insieme a lui, dopo si abbassò piano piano e mi stampò un bacio sulla fronte spostandomi la frangetta e spettinandomi i capelli. - "Adesso vado prima che arrivi tua zia. Buonanotte." Disse, e uscì rigorosamente dalla finestra, dopo aver spento la luce.
Da quel giorno, nella mia vita entrò un nuovo profumo, un profumo nuovo, che non avevo mai sentito, il suo. E due occhi azzurri bellissimi, che sorridevano da soli, delle labbra morbidissime che per la prima volta, forse, mi fecero ricordare cosa voleva dire amare.














Angolo Autrice:
Eccomi col quinto capitolo! Avevo detto che avrei sperimentato qualcosa di nuovo e sto gà iniziando a concepire una nuova idea. Questo capitolo riguarda ancora Jasmine ma tranquilli tutti, Cecile tornerà presto. Era solo per aprire la storia della protagonista e farvi iniziare a capire qualcosa, anche se ovviamente non è tutto qui.
Se tutto va bene il prossimo capitolo lo pubblicherò domani e mi raccomando, se volete sapere qualcosa, o con una recensione e sul mio profilo ask, non si sono problemi, rispondo a tutti.
Bene, vi auguro una buona lettura, xoxo, Vanex23

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


                                                                                                                Scream (Capitolo 6)

28 Marzo 2014

Pov Jasmine

"Ah bene, quindi diciamo che ieri sera tu e Luke avete fatto qualche passo avanti nella vostra 'amicizia'." Enfatizzò sull'ultima parola Cecile dall'altra parte del telefono.
"Hai detto bene, io e Luke siamo amici. Conosco questo ragazzo solo da poco più di un mese, si tratta di pura e semplice amicizia." Dissi io, mentre mi apprestavo a sistemare la mia stanza e tenendo col collo e la spalla il telefono attaccato ad un orecchio.
"Sarà, ma, qui la vedo lunga come cosa, molto lunga." Disse ridendo.
"Ma basta parlare di me! Parliamo di te e Calum, la coppia al centro di tutti i gossip!" Dissi cambiando argomento.
"Gossip? Quali gossip?" Chiese confusa.
"Ah se non lo sai tu." - Cominciai io. - "Dicevo tanto per dire."
"Jasmine la smetti di farmi prendere infarti per niente. Anzi, a proposito di Calum e stasera, non so ancora che mettere." Disse sconsolata al telefono.
"Davvero vai in crisi per un vestito?" Chiesi stupita.
"No. Non sono quel tipo di ragazza, però c'è Calum." Sottolineò.
"Ah vuoi renderti sexy e aggrazziata per il tuo fidanzato." Continuai io.
"Basta ti prego! Tanto non accadrà nulla, me lo sento." Disse ancora più disperata di prima.
"Mai dire mai, mai." Le dissi prima di salutarla e mettere fine a questa bella chiacchierata di quasi un'ora al telefono e guardai un attimo l'orologio per vedere che ore erano: le 16:00 precise. Avevo esattamente quattro ore per prepararmi, sistemarmi e pensare a come svagarmi in questa bellissima serata che tanto attendevo.

**

Erano quasi le 20:00 e mi apprestavo a mettermi le scarpe prima di uscire fuori e aspettare che Cecile passasse a prendermi. Anche mia zia avrebbe trascorso la serata fuori, vedevo che si spruzzava molto, ma molto e sottolineo MOLTO profumo addosso e anche lei aveva i tacchi. Non l'avevo mai vista coi tacchi.
"Serata galante?" Le chiesi mentre scendevo le scale.
"Siamo in due." Disse divertita.
"Può darsi." Le comunicai sorridendo.
"Divertiti! Io non so quanto tempo perderò, ma ti prego di essere a casa almeno per mezzanotte se non l'una. Lo so che hai 18 anni, ma devo sorvegliarti, ordini di tua madre." Mi disse afflitta.
"Va bene, va bene, all'una a casa!" Dissi arrendendomi.
"Così va bene." Disse prima di uscire e darmi un bacio sulla fronte. Anch'io uscii per aspettare appunto Cecile e le diedi un ultimo saluto con la mano mentre partiva con la sua auto che alle volte usavo anche io.
Dopo poco meno di cinque minuti arrivò Cecile che cominciò a suonare come una matta con la sua auto facendosi sentire per quasi tutto il quartiere dove vivevo.
"Ehilà straniera!" - Mi disse tutta contenta. - "Si va a divertirsi." E schiaccò veloce sull'acceleratore.
"Ma ti sei drogata?" Risposi sorridendo mentre mi sistemavo sull'auto.

**

Pov Luke

Io, Calum, Ashton e Micheal eravamo già arrivati da più o meno cinque minuti, e indovinate chi li aveva prelevati tutti da casa? Io. E chi avrebbe dovuto almeno offrire un passaggio ad uno di loro per il ritorno? Sempre io. Ah, questa vita mi affliggeva.

"Allora amico, dov'è la tua ragazza?" Domandò Calum ad Ashton mentre lui non faceva altro che parlarci di questa ragazza.
"E' sicuramente qui." Disse lui controllando tra la folla.
"Ah sì? Mmh, ci sono fin troppe ragazze, potresti indicarmi qual è?" Dissi io, scatendando la risata di tutti.
"Preoccupatevi delle vostre che sono appena arrivate e tutti i maschi intorno ci stanno sbavando sopra." Rispose Ashton sorridendo. Va bene, 1-0 per te, questo te lo concedo, ma non finisce qui. - "Ciao ragazze, anzi, ciao Cecile e ciao straniera!" Disse facendole venire verso di noi.
"Ciao simpaticone." - Disse Jasmine sorridendo. - "E ciao a voi." 
"Ciao ragazzi." Salutò Cecile.
Bene, i saluti erano già stati fatti, ora dovevamo solo rompere un po' il ghiaccio.
Mi apprestai a guardarla meglio ora che lei non mi vedeva mentre si allontanava a prendere qualche drink. Aveva dei jeans stretti attillati, una camicietta bianca un po' trasparente ma non troppo, e dei tacchi non troppo alti, era perfetta. Non mi aspettavo mai si vestisse così. Da brava new yorkese qual era mi aspettavo un altro tipo di vestiario, ma questo mi piaceva di gran lunga.
"Vuoi?" Mi chiese portandomi una birrai. Io accettai sorridendo.
"Grazie!" Le dissi.
"Figurati." Rispose sorridendo.
"Sei uno schianto comunque." Le dissi facendo un occhiolino per farle capire che mi piaceva veramente tanto com'era vestita.
"Davvero? Ah grazie." Sorrise subito e fece una giravolta su se stessa per farmi vedere meglio. Era strepitosa. E poi col fisico che aveva qualunque cosa le sarebbe stata bene addosso, non potevo negarglielo. - "Anche tu comunque stai bene con questa maglietta con tante stelle sopra." Disse guardandomi le spalle per capire cosa avessi disegnato.
"Ti piace? Io amo questa maglietta." Dissi contento.
"Ne ho viste di migliori, devo dirlo, però lo ammetto, non è male." Disse soddisfatta.
Non sai con chi stai parlando dolcezza.

**

Pov Jasmine

Tutti ballavano, tutti tranne me. Luke era sparito e non sapevo dove fosse, io ero rimasta a godermi la mia bellissima e freddissima birra che mi dissetava come volevo. In particolare in questa serata faceva molto caldo, non capivo se era perché eravamo al molo, l'alcool o io.
Dopo un paio di minuti che ero qui alla staccionata, vidi Cecile venirmi incontro.
"Non balli? Non ci credo!" Disse sconvolta.
"Non mi va." Dissi secca.
"Come non ti va? No dai." Disse ancora sconvolta.
"Mi sa che hai bevuto un po' troppo." Dissi togliendole la birra dalle mani.
"Solo un po', ma non è bastato a Calum per farmi ballare con lui." Disse triste.
"Forse per ora è un bene." - Cominciai. - "Guardalo come si dimena, sembra una scimmia. E' più ubriaco di te." Dissi ridendo.
"Siamo fatti per stare insieme." Sussurrò lei divertita ed io non potei fare a meno di ridere subito.
Dopo pochi minuti ci raggiunse Luke che ci chiese subito: - "Perché state qui per i fatti vostri?"
"Io le ho detto di ballare ma lei non vuole." Rispose Cecile imbronciata.
"Ma tu non mi hai chiesto proprio un bel niente. E poi non mi va." Risposi ridendo.
"Come non ti va? No, se vieni al molo non puoi dire una cosa del genere." Rispose lui incalzando la cosa.
"Facciamo così: se riesci a convincere Calum a ballare con Cecile, io ballo con te, ma non tutta la notte. Anche se vedo che ha alzato su un po' troppo il gomito stasera." Dissi indicandolo.
Lui si girò a guardarlo e dopo scosse la testa in segno di resa. - "Torno subito, con Calum." Disse e si allontanò per qualche secondo.
Io seguivo tutta la scena per vedere come avrebbe fatto a convincerlo. Si parlavano nell'orecchio quindi non sapevo nemmeno cosa gli avesse detto ma ho capito che, se Luke Hemmings vuole una cosa, non chiede mai il permesso, lui ottiene, come sempre.
Passarono esattamentre tre minuti se non di più ed io preparai psicologiamente Cecile a ballare col suo amato Calum. Lei era diciamo alticcia, quindi avrebbe retto qualsiasi tipo di confronto senza neanche saperlo.
"Eccomi qui." - Disse Luke con Calum accanto. - "Ho mantenuto la parola data." Disse guardandomi.
"Andiamo bellezza, andiamo a ballare." Disse Calum prendendo per mano Cecile.
Lei si girò verso noi e sussurrò un 'Grazie', al quale noi ricambiammo con un sorriso.
"Adesso sei pronta per ballare?" Mi domandò guardandomi di sottecchio e togliendomi la birra dalle mani.
"Avevamo un accordo e lo hai rispettato, quindi sì." Dissi sorridendo e accettando il suo invito a ballare.
Entrammo nella pista e cominciammo a ballare. C'erano quasi tutti quelli della scuola che più o meno ormai conoscevo. Chi frequentava i miei stessi corsi, chi incontravo nei parcheggi, chi addirittura vedevo passare nel corridoio e basta e pure quelli della squadra di calcio.
Poi c'era il mio carissimo amico simpaticone, con la fidanzata suppongo, che di dimenava peggio di Calum che era alquanto ubriaco, mentre lui era sobrio o quasi.
Luke sapave ballare piuttosto bene, ero io che non mi fidavo dei miei tacchi, non avrei voluto prendere qualche brutta figura.
Dopo 20 minuti buoni di puro ballo scatenato decisi che per quella sera poteva pure bastare, i miei piedi mi stavano abbandonando e soprattutto dovevo riposarmi. Luke notò subito il mio voler mollare e mi chiese se volessi andare in un posto più tranquillo come la spiaggia a riposarmi. Io risposi solamente di sì.

"Eppure balli bene." Gli dissi mentre mi toglievo le scarpe. Ah piedi liberi.
"Non lo avresti mai detto? Io di te me lo aspettavo quindi è inutile che te lo dica." Mi disse francamente.
"Ho imparato a svariate feste come devo comportarmi." Dissi soddisfatta.
"Non lo avrei mai detto." Disse lui ridendo.
Passammo molto tempo a camminare, fin quando non ci sedemmo in un punto della spiaggia in cui si vedevano benissimo le stelle e potevi addirittura quasi contarle.
"Sai" - Cominciò lui - "Qui non venivo da molto tempo, esattamente da quasi due anni. Ho conosciuto qui la mia prima ed unica fidanzata." Disse abbassando lo sguardo. Io ascoltavo molto attentamente ciò che mi diceva. - "Io l'amavo, cioè si vedeva che stravedevo per lei, e ancora in certi momenti mi domando perché, nonostante tutto e tutti, lei mi tradì. Cosa avevo fatto? Forse l'amavo troppo? O semplicemente non voleva essere amata troppo?" Domandò retorico mentre tirava piccoli sassolini in acqua.
Io aspettai un po' prima di rispondere, chi meglio di me sapeva cosa ci si poteva provare a pensare di essere amata come tu ami quella persona mentre invece scopri che in realtà sei solo tu ad amare mentre l'altra persona si preoccupa solo di ricevere senza darti nulla in cambio. Non è da egoisti, è da bastardi dentro.
"Ti capisco perfettamente dissi." - E lui si girò di scatto verso di me, mentre io mi alzai a guardare il mare. - "E forse è meglio se adesso io sia qui dove sono a farmi i cazzi miei piuttosto che continuare a logorarmi il fegato per qualcuno a cui i cazzi miei nemmeno importavano fin dal primo momento." Dissi solamente questo, senza spiegargli nulla, senza aggiungere altro. Lui capii perfettamente che non ne volevo parlare, che non era quello momento.
Si alzò pure lui e disse - "Torniamo?"
Annuii con la testa e tornammo al molo facendo finta che sia tutto rimasto come lo avevamo lasciato.

**

Pov Cecile

Io e Calum per quel poco che capivamo ci allontanammo un attimo dagli altri per andare a prendere un'altra birra. Avevamo ballato tantissimo, stavo morendo di caldo e la cosa più bella in assoluto era proprio questa: fare ciò che volevo con chi volevo. A Londra dovevo preoccuparmi sempre di tutto e tutti non sentendomi mai libera, mentre qui potevo davvero essere chi volevo essere, cioè me stessa.

"Te ne verso un altro po'?" Mi chiese Calum.
"No va bene così, grazie." Dissi sorridendo.
"Stasera sei molto più carina di quando ti vedo a scuola." Mi disse osservandomi bene. Avevo solamente dei pantaloni di pelle stretta e una maglietta rossa abbastanza aderente, niente di che.
"Lo dici perché sei ubriaco." Risposi secca.
"No! Beh indubbiamente non penso prima di parlare, ma a scuola ti vedo in altre vesti. Sei carina pure a scuola, non fraintendermi, ma stasera ancora di più.. Mmh, spero di aver reso l'idea." Disse imbarazzato.
"Ho capito, ho capito! Grazie per il complimento allora, anche tu sei molto carino stasera." Dissi scrollando le spalle.
"Lo dici solo perché sei ubriaca." Disse facendomi il verso.
"No! Beh indubbiamente non penso prima di parlare, ma a scuola ti vedo in altre vesti. Sei carino pure a scuola, non fraintendermi, ma stasera ancora di più.. Mmh, spero di aver reso l'idea." Dissi scimmiottandolo.
"Ah sì?" Rispose lui sarcastico.
"Dovevo riprendermi la rivincita." Dissi io soddisfatta.
Mentre passammo tutto il tempo a scimmiottarci a vicenda e scherzare misero una canzone lenta per ballare e Calum senza pensarci due volte mi invitò ad entare in pista.
"Non so ballare i lenti." Dissi imbarazzata.
"Nemmeno io, ma che te ne frega. Siamo entrambi ubriachi, non ci ricorderemo niente l'indomani mattina." Disse lui incitandomi.
"Eh va bene." Dissi più tranquilla.
Così entrammo, per la seconda volta, in pista anche noi e cominciammo a ballare con sotto una delle canzoni che più amavo di Ed Sheeran, Photograph. Piaceva molto anche a lui, lo sentivo cantare di sottofondo insieme a me e amavo da morire questa intesa tra noi due. Mi assecondava sempre in tutto. 
Quando mi girai, vidi Jasmine chiamarmi con la mano e sorridere. Dopodiché aggiunse un 'torno a casa con Luke' e mi salutò. Io ricambiai e lo stesse fece Luke con Calum. Quindi eravamo rimasti noi due da soli?
"Mi sa che mi tocca darti un passaggio." Dissi scherzando.
"Ma sai guidare ubriaca?" Domandò preoccupato.
"Scemo, al limite aspettiamo qualche oretta e dopo ti accompagno." Risposi seccata scherzando.
"Così mi ritorni il passaggio che ti ho dato l'altra volta." Disse sorridendo e facendomi l'occhiolino.
E continuammo ancora a ballare, anche se per me sembrava non passare più il tempo.

**

Pov Jasmine

Per tutto il tragitto fino a casa io e Luke non parlammo d'altro se non di Calum e Cecile. Lui metteva una buona parola per il suo amico con me ed io viceversa. Eravamo riusciti a combinargliela almeno per la prima volta, così che potessero passare più tempo insieme. Era palese che si fossero piaciuti fin da subito. Luke mi disse che il loro primo incontro fu lo stesso giorno che Ashton mi presentò al gruppo, si incontrarono a matematica insieme e si sedettero pure vicini perché entrambi arrivarono tardi e Ashton aveva dimenticato di tenergli il posto perché troppo intento a stare dietro ad una ragazza che credo sia diventata la sua ragazza, cosa ancora da chiarire, parole di Luke.
Arrivammo in meno di 15 minuti al nostro quartiere. Mentre scendevo dalla macchina, mi abbassai al finestrino e gli chiesi - "Vuoi entrare? Ancora mia zia non c'è." Ero pure tornata prima del suo coprifuoco. Ah che ragazza modello che ero diventata.
"Sì certo. Ma entro dalla finestra." Rispose lui scherzando.
"Come vuoi, salgo e te la apro." Dissi io ridendo.
Entrai in casa e feci le scale di corsa. Un po' per aprire la finestra, un po' per togliere quei maledetti tacchi che madonna beata mi stavano letteralmente distruggendo i piedi.
"Fatto." Urlai dalla finestra. Mi buttai sul letto e dopo pochi secondi lui salii e si mise a girare intorno alla stanza, scrutando ogni minima cosa. Si tolse anche il giubotto e lo lasciò accanto alla finestra. Girava, girava e girava, lo vedevo interessato a curiosare in ogni mia cosa, qualsiasi cosa fosse ben in vista ovviamente.
"Mi innervosisci se giri e basta senza dir nulla." Dissi alzandomi di scatto dal letto.
"Chi sono loro?" Domandò senza staccare gli occhi dalle tre foto appese al muro.
"Nella prima, partendo verso dentra, io e Margot." - Dissi indicandogli la ragazza accanto a me. - "Nella seconda io e il mio migliore amico dell'asilo, Samuel, ed è veramente l'unico di cui possa sentire la mancanza delle persone che frequentavo." Dissi sporgendomi, non riuscendo a vedere la terza foto perché c'era lui, altissimo, davanti a me.
"E questi?" Chiese indicando la terza.
"La mia ex classe con alcuni della comitiva con cui uscivo. Non mi andava di non appenderla solo perché alcuni soggetti rovinano la foto. In quella classe stavo bene e con alcuni della comitiva pure. E' l'unica in cui ci sono sia Margot che Samuel insieme. Loro stavano insieme. Da quando è morta Samuel era stato l'unico a rimanermi sempre accanto anche se era cambiato, e anche se io ero cambiata." Spiegai solamente.
Lui annuii con la testa e dopo mi chiese: - "Il ragazzo che ti abbraccia, non è Samuel, o sbaglio?" 
"Lui è Rick, il mio ex ragazzo." Cominciai. - "Il ragazzo che ho amato per quasi due anni anche se ci sono stata solo un anno ed è meglio così. Il ragazzo che non mi ha mai amata e che mentre stava con me mi tradiva allegramente, mentre tutti lo sapevano e l'unica che ha avuto il coraggio di dirmelo è stata Margot. Ci fosse stata solo una e dico una persona che me l'avesse detto prima e tutti i guai che ho dovuto passare in seguito, non sarebbero mai esistiti. Com'è bello far pesare le proprie responsabilità sulle spalle altrui?" Domandai in modo retorico.
"Già, una favola." - Commentò lui. - "Per fortuna con me sono stati quasi tutti meno stronzi e mi hanno aiutato a scoprirlo." Disse quasi rassicurato.
"E questo è niente." Aggiunsi solamente.
Dopo la mia affermazione calò il silenzio più assoluto. 
Prima di andarsene, disse: "La prossima volta mi svelerai magari un altro tuo scheletro nell'armadio." Sorridendo. Il suo sorriso mi dava tanta di quella sicurezza che in precendenza avevo perso con un semplice click.
"E' meglio che tu ora vada, cavaliere." Dissi accanto alla finestra mentre lui cercava di scavalcarla in modo da potersi arrampicare sul ramo dell'albero davanti la sua di finestra.
"Buonanotte straniera." Mi disse sorridendo. E prima che potessi retrocedere con la testa ed entrare dentro, mi rubò un piccolo bacio a stampo, quasi impercettibile.
"Luke Hemmings!" Dissi io, quasi sgridandolo, per scherzo.
"Sei troppo imprudente straniera." Disse lui scendendo e facendomi l'occhiolino.






"Sei troppo imprudente straniera." Questa frase echeggiò nel mio cervello tutta la notte.














Angolo autrice:
Questo capitolo è molto più lunghetto rispetto agli altri perché purtroppo domani, salvo imprevisti, non so se potrò pubblicare o meno. In caso contrario ci si vede domenica.
Come sempre, se volete, fatemi sapere come lo trovate, se vi sta piacendo la storia o con una recensione o sul mio profilo ask.
Spero sia di vostro gradimento, quindi buona lettura e alla prossima. Xoxo Vanex23

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


                                                                                                                                      Scream (Capitolo 7)

Pov Cecile

05 Aprile.

Questo pomeriggio io e Jasmine lo avremmo dedicato interamente allo studio, nient'altro che allo studio. Se c'era una materia in cui andavo veramente malissimo era fisica. Non sapevo più che altro quale fosse il suo senso. Strettamente teorico e strettamente 'diventa pazza entro un limite di tempo prima di capirmi'. Jasmine era una vera forza in questa materia: era una forza in molte materie sinceramente e non me lo aspettavo. Non mi aspettavo molte cose di lei: ad esempio amava la filosofia tanto quanto me e la letterature inglese, idem la storia, ma non sopportava la chimica e la matematica. In chimica ero un piccolo genio e potevo aiutarla in tutti i modi possibili, per matematica decisamente passo. Non mi aspettavo molte cose di lei oltre a queste piccolezze, semplicemente perché il suo essere così misantropa con le persone mi faceva pensare ad una ragazza forte, determinata e sicura di sé, mentre, imparando piano piano a conoscerla e a sapere ogni cosa successale in passato, ho capito che il suo modo di fare le è stato dettato da un fenomeno che quasi tutti cercano di scampare almeno fino ai 20: diventare grandi troppo presto e assumersi responsabilità che vorrei conquistare col tempo e il più lentamente possibili oltre un certo tipo di età. E' diventata donna troppo in fretta e adesso, essendoci caduta dentro con tutte le scarpe, ha la responsabilità addosso di comportarsi come tale. Le ho spiegato, consigliato e addirittura imposto che qui non dovrebbe, nessuno sa nulla di lei, né della sua passata vita, qui può essere veramente la Jasmine che vuole, ma lei imperterrita dice fermamente convinta che se ormai ti prendi certi obblighi, certe responsabilità e hai voluto in un certo senso crescere prima non per imposizione ma tramite qualche stupidaggine devi ormai rimanere nella posizione in cui sei.
Soffrire forse? Io la vedo quasi come una condanna, e lei non fa altro che soffrire, soffrire e soffrire, perché rimandendo veramente in questa condizione non potrà mai liberarsi completamente del suo passato.
Comunque questo pomeriggio intenso di studio tra la matematica, chimica, fisica e filosofia lo passammo per la maggior parte del tempo a cazzeggiare, anche se comunque c'era da ammetterlo: avevamo studiato ugualmente.

"Che hai da mangiare?" Domandò Jasmine sedendosi sul divano.
"Mmh, bella domanda. La ragazza con cui divido l'appartamento non fa mai un cazzo, quindi non so cosa sia rimasto dall'ultima volta che ho fatto la spesa." - Le spiegai mentre andavo in cucina. - "Brioche?" Domandai tornando con un pacco pieno di brioche al caffè, al cioccolato e allo yogurt.
"Buone, le accetto!" Disse lei ridendo.

Le avevo raccontato della serata trascorsa al molo con Calum e lei molto sicura di sé mi aveva più volte ribadito: "Gli piaci, si vede da come ti guarda, come ti parla, come avete ballato, come avete scherzato, insomma, è un fidanzamento già fatto." Ma io poco ci credevo. Non potevo illudermi su quattro parole buttate al vento da una persona che ha semplicemente delle considerazioni. Avevamo una certa intensa, questo lo ammetto, ma non basta. Non so cosa possa passargli nella mente, quindi mi astengo da poter pensare altro fin quando non sarà lui stesso a farmelo capire.
La serata al molo era stata comunque un vero successone. Avevamo ballato fino alle due di notte più o meno, dopo lo avevo riaccompagnato a casa e lui per ringraziarmi, dopo avermi schiocchiato un bel bacio sulla guancia mi aveva chiesto: "Ehi vuoi entrare?"
Io avevo accettato senza esitare, ho imparato che non si rifiuta mai un invito, soprattutto se questo viene proposto da un bel ragazzo. Mi aveva addirittura fatto conoscere la madre, cosa che mai mi sarei aspettata e lei, dolcissima proprio come il figlio, prima di andarmene mi disse: "Ti aspetto per una prossima volta, ciao cara!"
Dentro di me ovviamente ripetevo: "Sperando che ci sia." - Ma a lei risposi solamente. - "Certamente, è stato un piacere." 
Mentre raccontavo questa discussione in modo dettagliato e ovviamente, inserendo i miei pensieri che erano del tutto in contrasto con quelli di Jasmine, e c'era da aspettarselo, cominciò a suonare il telefono.
Notai il nome sul display e feci una smorfia di disappunto, cosa che non passò inosservata a Jasmine.
"Non rispondi?" Domandò divertita mentre indicava il telefono.
"Ci sto riflettendo. Odio intrattenere con questa persona discussioni inutili." Le risposi infastidita dalla chiamata.
"Dai, rispondi, magari ci divertiamo un po' a sfotterla." Disse strofinandosi le mani.
Io scoppiai a ridere e risposi subito al telefono mettendo il vivavoce. - "Ciao Rebecca."
"Ciiiiiiiiiiiiiaooooooooo Cecileeeeeeee ma da quanto tempoooooo." Disse lei urlando dall'altra parte del telefono.
"Un mese. E non urlare." Dissi io a Rebecca non sentendomi più l'orecchio sinistro.
"Allora? Non mi racconti più nulla? Scommetto che hai trovato il ragazzo? Ci sono ragazzi carini lì? Ci sono ragazzi?" Domandò insistente.
"Sì, sì, sì, sì sì." Rispose Jasmine prontamente.
"Cosa? Chi è?" Domandò Rebecca stranita.
"Stocazz.." Disse piano Jasmine.
"Chi? Sandro?" Chiese ancora Rebecca.
"No, senti questa discussione sta del tutto degenerando." Commentai io ridendo.
"Ma quindi sei fidanzata sì o no?" Chiese ancora Rebecca.
"Sì." Rispose Jasmine.
"E chi è questo ragazzo voglio sapere tutto." Disse contenta Rebecca.
"Mmh, facciamo un'altra volta? Sono stanca e ho da fare. Ciao." Dissi riattancando. La sentivo ancora parlare mentre premevo il tasto 'chiudi' del telefono.
"Che simpatica la tua amica." Disse Jasmine ridendo. Anch'io scoppiai a ridere perché era stava veramente una discussione strana ma allo stesso tempo bellissima. Solo con lei potevano accadere queste cose.

**

09 Aprile

Pov Jasmine
"Capisci? E' bellissimo!" Esclamò Ashton seduto accanto a me mentre gesticolava allegramente con le mani.
"Sì, ti credo veramente, ma quando ti ho detto che mi piacevano i videogiochi non te l'ho detto per sapere ogni tuoi gioco, ma per averne in prestito qualcuno per il pc." Dissi  seccata, appoggiata sul tavolo.
"Ti ho dato i miei gioielli, trattali con cura. Dovevo raccontarti la trama, altrimenti non avresti capito veramente nulla di ciò che saresti andata a giocare." Disse tenendo ancora in mano i suoi giochi.
"Posso averli o devi ancora dargli il bacio di addio?" Chiesi retorica.
"Addio? Quale addio?" Domandò lui sbalordito.
"Ashton scherzavo. Non eri tu il simpaticone?" Chiesi stupita.
"Quando si tratta dei suoi giochi mai, e dico mai, scherzare." Disse Micheal ridendo.
"Quindi?" Dissi io mentre stava abbracciando ancora i suoi giochi.
"Tieni. Li rivoglio. Si chiamano Pietro, torna indietro." Disse con fare minaccioso.
"Ma stai scherzando spero!" Esclamai stordita.
"No." Disse lui molto serio.
Prima di alzarmi per andare a lezione, sentii esclamare dietro di me - "Ma Luke che fine ha fatto?" - Era Calum che lo chiedeva a Micheal e Ashton e nessuno dei due sapevano rispondere con certezza.
Mentre mi incammiai, incontrai Cecile e le feci vedere i tanto amati videogiochi che Ashton mi doveva prestare già da un mese. 
"Ah, finalmente!" Disse Cecile.
"Stava addirittura piangendo. Mi ha scambiata per una kamikaze?" Domandai scherzando.
"A quanto pare." - "Comunque scappo che ho letteratura e devo essere puntale, ci vediamo dopo!" Disse salutandomi.
"Vai, vai a conquistare il tuo bel moretto. A dopo!" Ricambiai al saluto e andai verso la mia aula.
Mentre camminavo e cercavo l'aula 3 di storia, stordita dal viavai impressionante di quell'ora, subito dopo pranzo, notai la porta della presidenza socchiusa e seduto sulla poltrona nera di pelle c'era Luke.
Per non farmi vedere andai dietro uno degli armadietti di fronte la stanza e cercai di capire cosa ci facesse là dentro. Dopo un paio di minuti il corridioio era quasi del tutto sgombro ed io potei sentire interamente la discussione.
"Luke, non credo che questo sia ciò che ti ho insegnato e come devi comportarti." Disse una voce femminile che non riuscivo a vedere.
"Cos'è? Me la vuoi far pagare semplicemente perché ho saltato due lezioni di fila e ti è arrivata una letterina a casa con delle assenze?" Domandò in modo provocatore lui.
"No e lo sai bene! Non è solo questo." Rispose la donna.
"Oh, sentiamo, sono proprio curioso." Disse lui sfidandola.
"Luke, tu credi che io non sappia veramente nulla? Non vai alle lezioni, non ti presenti ai corsi che hai scelto tu stesso, ti fai le canne in bagno e proprio oggi ti ho visto fartene una vicino al campo di calcio, esci di nascosto nonostante io ti abbia proibitio di uscire quasi tutti i giorni, vai alle feste e ti ubriachi, anzi, non mi spiego come tu abbia fatto a tornare sobrio questo sabato. Insomma Luke, a che gioco stai giocando?" Domandò quasi distrutta la donna.
"A nessun gioco mamma. Semplicemente tu non hai capito che non sono il figlio perfetto, che per ora sto così, non posso sempre girare attorno a te e fare ogni minima cosa tu mi chieda, non sono un cagnolino. Semplicemente sono stanco di tutto e tutti. Sai perché ogni tanto mi faccio qualche canna? Per non pensare all'inferno che mi aspetta a casa. Sai perché mi ubriaco? Per non pensare a ciò che mi aspetta a casa. Sai perché esco di nascosto nonostante tu lo sappia comunque e non vuoi che lo faccia? Perché lì dentro mi sento scoppiare, esattamente come quel giorno in cui papà è andato via." Disse estremamente arrabbiato. 
"Vuoi farmela pagare eh?" Chiese sua madre molto arrabbiata.
"Ma come te lo devo far capire che ogni decisione presa da voi ricade su me in modo assoluto e su tutto quello che faccio?" Domandò ancora più arrabbiato di prima Luke.
"Tu non capisci che la maggior parte delle cose che ho scelto per te, sono per i tuo bene." - Disse sua madre disperata. - "Ma tu intendi farmela pagare ogni volta come un capriccio. Cresci Luke, non sei più un bambino di 10 anni."
"No, semplicemente mi opprimi." - Cominciò lui. - "Ti aspetti cose da me che io non potrei mai darti. Vuoi troppo da me. Avrei voluto avere ancora 10 anni, e lo sai meglio di me." Disse prima di spalancare completamente la porta e trovarsi me davanti.
Io non sapevo assolutamente cosa dire o fare, abbassai solamente la testa colpevole di aver ascoltato tutta la discussione.
Lui mi passò semplicemente accanto e disse - "Bene." - Andandosene fuori e sbattendo la porta.
Sua madre uscì qualche secondo dopo lui e mi disse solamente di tornare in classe.
Quella sarebbe stata una giornata molto pesante.

**

"Ho semplicemente fatto la figura della stupida." Dissi sedendomi sul letto.
"No, magari potevi evitare di ascoltare tutta la discussione, ma non hai fatto la figura della stupida. Mica lui sapeva da quanto tempo stavi lì." Disse Cecile dall'altra parte della cornetta.
"Se lo immaginerà. E' stato bruttissimo vederlo uscire in quel modo dalla stanza." Dissi crogiolandomi.
"Sai cosa? Dovresti parlargli." Disse Cecile.
"Ma con quale coraggio? Sai che bello quando una persona scopre in pratica tutto su di te e tu non avresti mai voluto che lo sapesse? Anche io reagirei così semmai lui dovesse sapere ciò che mi è accaduto la scorsa estate." Chiesi retorica, sapendo esattamente qual era il peso della situazione in cui si trovava Luke.
"Per me dovresti parlargli." Disse lei ancora convinta.
"Aspetta, ho un avviso di un'altra chiamata. Ti va se ci sentiamo dopo?" Domandai.
"Nono certo, e pensaci per quello che ti ho appena detto." Disse rincuorandomi.
Staccai questa chiamata e guardai di chi era l'avviso dell'altra chiamata.
"Pronto?" Dissi.
"Jasmine? Sono Samuel." Disse il mio migliore amico.
"CHE COSA? SAMUEL?" Domandai subito felice.
"Sono anch'io contenta di sentirti." Disse ridedendo.
"No scusami, è che mi hai beccata in un momento non proprio felice della giornata." Dissi io lievemente triste.
"Mh, ti va di parlamene?" Chiese in modo dolce come aveva sempre fatto con me. Così gli raccontai tutto, ogni singola cosa, per fargli capire al meglio la situazione. Specificai anche il fatto che Luke di me sapeva solamente un quarto di ciò che io sapevo e avevo appreso oggi anche se in modo indiretto e non giusto moralmente.
"Sai cosa? Ci tieni troppo a questo ragazzo ed è un bene, dopo quello che hai passato. Forse ti piaciucchia pure, ma dovresti veramente parlargli. Magari se non vuoi raccontargli tutto ora no, lo capisco, ma dovresti andare da lui e dirgli che non hai sentito per sapere tutto ciò che accadeva sulla sua vita, ma semplicemente perché hai visto che c'era lui e hai pensato fosse nei guai." Mi spiegò il mio migliore amico.
"Samuel, a me lui non piace, è un mio amico." Dissi spiegando anch'io.
"Certo, gli amici si baciano a stampo, ci provano con te, ti fanno complimenti sul tuo sorriso chiamandoti principessa e soprattutto te li sogni la notte, no? Ti ho mai baciata io? Su!" Disse prendendomi lievemente in giro.
"No, ma che c'entra questo adesso. Siamo amici e basta." Dissi io per chiudere l'argomento.
"Va bene Jasmine, va bene. Senti adesso io devo chiudere perché devo fare delle cose e non posso intrattenermi molto al telefono, ci sentiamo la prossima volta per sapere com'è andata a finire questa faccenda. Ah, Jasmine, ti voglio bene, lo sai." Disse Samuel in modo premuroso.
"Ti voglio bene anch'io, lo sai. Ci sentiamo presto e ti farò sapere tutto tutto tutto." Dissi contenta e chiudendo la chiamata.
Bene, avevo deciso, dopo cena sarei andata a parlargli. Tolto il dente, via il dolore.

**

Erano le 21:30 e dalla mia finestra guardavo la sua finestra. Aveva ancora la luce accesa, quindi mi decisi ad andare ora o mai più. Decisi di utilizzare anch'io la finestra, per provare lo spirito di libertà dall'uscita nascosta che non avevo mai provato. Grandissima prova di coraggio per una che soffre di vertigini.
Scesi dalla mia finestra e mi arrampicai sull'albero che passava esattamente all'altro alberto, attaccato sotto la sua finestra. Non sembrava poi così difficile, se non per il fatto che la sua finestra era chiusa, ed io dovevo bussare e non potevo staccare le mani dal ramo altrimenti sarei caduta, e il panico e l'ansia e la paura più totale si impossessarono di me quando guardai sotto e pure se la distanza era minima, fu più forte di me portarmi sulla coscienza l'angoscia del "chi me lo fa fare?" Ah, io.

**

Pov Luke

Avevo appena finito di "studiare" matematica per il compito di domani e non avevo voglia di far più niente. Mentre mi alzai per andare a togliere tutti gli appunti sul letto, andai un attimo a spostare la tendina sulla finestra. La finestra della mia vicina di casa era del tutto spalancata con la luce chiusa, cosa molto strana visto che da quando l'avevo avvertita, l'apriva solamente quando andavo a farle visita. Si appunto, andavo. Stavo per spostarmi quando sentii battere sul vetro. Aprii la finestra e c'era Jasmine su un albero che implorava il mio aiuto.
"Potresti gentilamente aiutarmi?" Disse staccando una mano dal ramo per aggrapparsi alla finestra.
Io la sollevai e la feci entrare dentro la mia stanza ridendo. - "Soffri di vertigini, eh?
"Non si direbbe?" Domandò lei retorica.
"Adesso utilizzi la mia tecnica contro me?" Chiesi, notando il suo entrare dalla finestra.
"C'è sempre una prima volta." Disse sorridendo.
Fece esattamente ciò che feci io la settimana prima dentro la sua stanza. Si girò intorno ma non chiese nulla. Posò più volta il suo sguardo su una foto mia da piccolo con mio padre e poi sugli appunti di matematica, per fare una faccia schifiata.
"Non te lo vorrei dire, ma mia madre insegna matematica. E' una cosa di famiglia." Dissi io prendendo gli appunti in mano e facendoglieli vedere.
"Io e la matematica abbiamo litigato dopo le medie." - Disse lei colpevole. - "Ma tu sei bravissimo." Mi disse notando i miei esercizi, shockata.
"Mh, me la cavo." Risposi solamente, sedendomi sul letto.
"Luke, volevo chiederti scusa per oggi. Cioè, no.. Sì, in verità sì. Ammetto di essere rimasta dietro la porta, cioè quasi, non proprio dietro, hai capito dove, insomma, non te lo devo mica spiegare. Ma non l'ho fatto per sapere ciò che vi stavate dicendo tu e tua madre, neanche sapevo ci fosse lei dentro. L'ho fatto perché pensavo tu fossi nei guai e mi ero preoccupata. Ho preso in considerazione il fatto che tu magari per ora voglia starmi lontana, quindi dopo averti detto ciò, posso anche andarmene e sperare di tornare in camera mia sana e salva." Dissi tutto in un fiato e girandosi verso la finestra. Era veramente dispiaciuta e la cosa che notai più di tutto era il fatto che per tutto il tempo aveva parlato con la testa bassa senza guardarmi minimanente negli occhi.
"No, aspetta." - Dissi subito io. - "Apprezzo il gesto, ma non devi venire fin qua per chiedermi scusa. Apprezzo il fatto che ti sia preoccupata per me, davvero. Ma non ce l'avevo con te." Le spiegai calmo e sereno.
"E comunque mi hai mentito: tu fumi. Cioè, non sigarette ma canne." Disse cercando di trovare un momento per scherzare. 
"Mea culpa, lo ammetto!" - Dissi, ridendo. - "Ma una ogni tanto eh, non credere sia una ciminiera." 
"Lo stai dicendo tu!" - Disse sedendosi accanto a me sul letto. - "E quindi anche tu, come me, hai questo enigma del padre." Aggiunse poco dopo, per rimediare ancora al fatto che aveva sentito la discussione e dicendomi qualcosa in più su di lei.
"I miei si sono lasciati quando io avevo 11 anni. Però fino ai miei 15 anni erano rimasti insieme solo per garantirmi un po' di serenità diciamo. A 16 anni scoprii tutta la verità e da quel momento non è stata vita facile tra me e mia madre. Sono forse un completo e incessante stronzo, ma al momento mi sento di dover agire così e non per punire lei di una cosa che può capitare a tutti, ma perché io dentro di me ho un casino dentro che nemmeno se andassi da uno psicologo riuscirei a calmare." Le dissi confidandomi apertamente. Sentivo che potevo dirle qualsiasi cosa e che sarebbe rimasta una cosa tra me e lei.
"Io mio padre non l'ho mai conosciuto. All'età di un anno se ne è andò via di casa, andò a vivere in Italia. Mia madre lo aveva tradito con un ragazzo 10 anni più giovane di lei e stanno insieme da 17 anni. Non so ancora bene le dinamiche e sinceramente mai le vorrò sapere come mai mi è interessato saperle, ma rimpiango il fatto di non ricordare assolutamente nulla di lui. Quando alle elementari vedevo tutte le mie compagnette col loro padre ed io con mia madre e basta avevo un senso di tristezza infinito, un qualcosa che mi sono sempre portata dentro e che ho sfogato col fumo e l'alcool quando potevo bere ovviamente. Se dovessi andare da uno psicologo, sarebbe più probabile che questi si butti dalla finestra prima che io finisca di dirgli davvero tutto di me." Mi raccontò lei sorridendo.
"Mio padre è ancora qui in Australia per via del suo lavoro, ma non lo vedo da un po' di anni." Le dissi facendole vedere una nostra foto insieme risalente a quando ero molto più piccolo.
"Ma avevi le guanciotte da piccolo!" Esclamò lei tutta felice.
"Diciamo che ero alquanto paffutello." Dissi io imbarazzato.
"Ce le hai ancora." Disse toccandomi una guancia.
"Sono proprietà privata queste, ehi." Dissi scherzando.
Era tremendamente carina quando si divertiva a scherzare e a lasciarsi andare, sembrava tornare bambina, come se il suo lato nascosto tornasse a galla, ovvero il suo mostrarsi ancora per un po' piccola davanti a qualcuno senza la paura di doversi vergognare
"Sto quasi morendo di sonno!" Esclamò lei stirandosi.
"Resta qui stanotte. Domani mattina ti sveglio io appena devi tornare in camera tua." Le dissi serio.
"E tua madre?" Chiese lei guardando la porta.
"Non sarà di certo lei il problema." Dissi facendo spallucce.
Passammo quasi tutta la notte a scherzare sul mio essere genio in matematica, sui videogiochi di Ashton e su molte altre cose come non avevo mai fatto in vita mia con altre persone. Mi prendeva bene. Diciamo che mi prendeva, e basta.




















Angolo Autrice:
Mi scuso subito per l'assenza di ieri, ma purtroppo non ho potuto pubblicare: causa assenza da casa sia la mattina che gran parte della serata e in due ore il pomeriggio non potevo far nulla.
Spero di essermi fatta perdonare comunque con questo capitolo, estremamente carino :3
Spero come al solito che vi piaccia, ditemi cosa ne pensate o sul mio Ask o direttamente con qualche recensione e buona lettura. Xoxo Vanex23
Il prossimo capitolo credo di pubblicarlo domani!

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


                                                                                               Scream (Capitolo 8)

15 Aprile 

Pov Jasmine

Era passata esattamente una settimana da quando era accaduto quel "malinteso" con Luke e avevamo risolto la situazione. Da quella sera, ogni giorno, ci facevamo compagni a vicenda la sera. O lui veniva da me, sempre attraverso la finestra, oppure andavo io da lui, sempre attraverso la finestra. Dovevo combattere la mia paura delle altezze e ci stavo quasi riuscendo. Passavamo le nottate a parlare, parlare, parlare, non ci stancavamo mai, più o meno ci raccontavamo sempre qualcosa del nostro passato che non sapevamo. Ad esempio, l'altra sera, mi raccontò come scoprii il tradimento della sua ex e come i suoi amici lo aiutarono. Io gli raccontai il rapporto che avevo con mia madre e la mia vita non proprio rosata a New York, ma mai senza entrare nei dettagli. Non avevo avuto il coraggio per dirgli ancora tutta la verità e tutto ciò che era successo e il reale motivo per cui io mi trovavo qui in Australia.
Credo che lui comunque lo avesse capito, solo che avevo la paura che potesse rovinare ogni singola cosa costruita con lui in questi due mesi. Ho faticato così tanto per creare un nuovo rapporto con una nuova persona e vederlo rovinare per colpa mia, di nuovo, non sarebbe il massimo. Non riuscirei a sopportarlo.
Eravamo tutti insieme in mensa a parlare del più e del meno, quando ad un certo punto si avvicinò al nostro tavolo un tizio strano, credo di non averci mai fatto caso a questo ragazzo da quando sono qui, che distribuiva degli inviti e dei foglietti. Al nostro tavolo ne lasciò solamente quattro, che erano per i ragazzi, infatti loro li presero subito e comincinarono a leggere.

"Non mi convince." - Cominciò Luke. - "Alle sue feste succede sempre qualcosa."
"Ma sei pazzo? Io ci andrei subito invece, ho bisogno di sbronzarmi e anche urgentemente. La mia vita è rovinata dopo quel compito di matematica." Disse Ashton buttandosi sul tavolo.
"Ma se ti ho passato tutto il compito!" Esclamò Luke.
"Due esercizi, non dico altro." Commentò sempre con la faccia buttata sul tavolo Ashton.
"Fammi vedere." Dissi io prendendo il foglietto che Luke mi aveva passato. Era una festa a casa di questo ragazzo, stasera, alle 21.00
"Perché a noi non lo ha dato?" Chiese delusa Cecile.
"Non saprei, ma è meglio così, a me quel tizio non è mai piaciuto." Disse Luke pensieroso.
"Com'è che si chiama?" Domandai a Luke.
"Will." Rispose.
Posai la borsa sul tavolo, mi alzai e andandogli incontro urlai - "Will, eeehi!" - Dissi avvicinandomi a lui.
"Sì?" Si girò il ragazzo. Sicuramente era uno di quelli della squadra di rugby, mega palestrato e pompato e molto stupido a quanto pare.
"Io e la mia amica" - Dissi indicando Cecile al tavolo. - "ci stavamo chiedendo perché non ci hai dato gli inviti per la tua grandiosa festa."
"Ah quindi volete venire? Non pensavo che una New Yorkese e una Londinese avessero così tanta voglia di divertimento e sbronza." Commentò ironico.
"Caro mio mister muscolo dei miei stivali, occhio a come parli, soprattutto davanti ad una ragazza di New York, non ti conviene far troppo il furbo, feste come le nostre te le sogni. Ed io che volevo portare il mio bel sederino a sculettare tutta la notte ad una bella festa con una mega sbronza. Mh, vabè, vorrà dire che staremo a casa a non fare un cazzo." Feci per andarmene, quando mi sentii fermare dal ragazzo.
"E va bene, tenete, ma mi raccomando stasera." Disse lui facendomi l'occhiolino e dandomi due inviti.
"Pervertito." Sussurrai prima di tornare dagli altri e dare l'invito anche a Cecile.
"Sei stata una stronza, però mi è piaciuto." Disse Calum ridendo.
"Con questa gente non si può mai usare la gentilezza." Dissi facendo spallucce.
"Davvero volete andare a questa festa?" Chiese sbalordito Luke.
"Magari lui si aspetta che voi non andiate, proprio quanto aveva pensato per me e Cecile. Fattore sorpresa." - Dissi io sorridendo. - "Si gioca d'astuzia, molta astuzia, cosa che ho appena fatto io. Magari ti diverti pure, ci andiamo insieme e il gioco e fatto." Spiegai a Luke.
"E' forse un invito?" Mi chiese sorridendo.
"Può darsi." Dissi facendo spallucce, dopodiché ognuno andò al proprio corso, aspettando la festa di stasera.

**

Erano le 21:20 ed ero appena arrivata alla festa. Gran bella casa il coglione. Erano tutti dentro a bere, alcuni invece stavano a fumare a bordo piscina. Molto stile americano. Cercavo con lo sguardo Cecile ma non riuscivo a vederla per niente, idem Luke o Calum.
Intravidi un attimo Ashton che si dirigeva proprio verso di me. - "Eccoti, finalmente sei arrivata!" - Disse offrendomi una birra.
"Mi stavate aspettando? Ma gli altri dove sono?" Chiesi.
"Sì, certo che sì. Comunque Calum e Cecile devono ancora arrivare, mentre Luke era qui un attimo fa." Disse girandosi attorno.
Hai capito Cecile? Brava la ragazza.
"Hei ciao!" Mi sentii picchiettare sulle spalle. Io mi girai di scatto e vidi subito Cecile dietro di me con Calum accanto.
"Ciao ragazzi!" Dissi salutandoli tutti e due.
"Volete?" Chiese Ashton dando una birra ad entrambi.
"Ma Luke?" Domandò Calum.
"Io e Ashton stavamo giusto parlando di lui." Dissi io cercandolo ma non trovandolo.
"Sicuramente non verrà." Disse Calum dispiaciuto.
"No era qui. Io l'ho visto, gli ho offerto una birra." Disse Ashton.
"Vado a prendere qualcosa di più forte da bere." Dissi io salendo sopra, a cercare vodka o comunque qualcosa di più buono da bere per sopportare questa festicciola da due soldi.
Mentre scendevo col mio preziosissimo bicchiere pieno di alcool da coma etilico, Will mi venne incontro e sorridendo mi disse - "Allora sei venuta?" Disse contento.
"Non mi sarei mai persa questa festa!" Dissi in modo ironico anche se lui sembrava non capirlo.
"Dopo si balla." Disse lui emozionato.
"Sisi, balleremo un solo ballo insieme." Dissi io scendendo le scale e togliendomelo di dosso. Avrei ottenuto la mia vendetta per oggi e ciò mi faceva sentire ancora più rilassata. Pian piano che scendevo la scala notai una figura dietro la porta a vetro che mi fissava. Era Luke. Mi fece un cenno con la mano a mo' saluto ed io ricambiai ed uscii fuori.
"Ah ecco dov'eri. Ti cercavo dappertutto." Dissi sorridendo.
"Pure mentre parlavi con Will?" Chiese stupito.
"Mmh no, veramente in quel momento mi ha avvertita di un ballo per vendicarmi di oggi ho accettato di ballare con lui. Non ha neanche la minima idea di cosa gli spetta." Commentai in modo sadico. Lui scoppiò a ridere e dopo continuò a fumare la sua canna.
"Non intendo perdere questo momento." Disse lui buttando a terra ciò che rimaneva della canna e girandosi verso di me.
"Lascerò tutti senza parole." Dissi facendogli l'occhiolino.
Dopo pochi minuti che eravamo fuori a parlare iniziò la musica dentro e sentivo anche un bel ritmo. 
Decisi di entrare dentro e insieme a me trascinai Luke per fargli vedere ciò che avevo in mente per quello stronzo di Will. Ero un bel po' ubriaca ma anche da sobria avrei potuto escogitare un piano del genere. Lui mi si avvicinò ricordandomi la promessa del ballo ed io andai con lui a ballare. Mi girai dietro per vedere se Luke era lì e lo vidi farmi un "ok" col pollice avvicinandosi alla pista dove tutti ballavano. La canzone era abbastanza ritmica, e come dicevamo noi a New York tipica per una tensione sessuale altissima, cosa che con lui non potevo avere, ma conoscendo il tipo, sicuramente ce l'avrebbe avuta pure da solo. 
Iniziammo a ballare appiccicati come sardine e neanche me ne rendevo conto ma già sentivo in lui qualcosa o qualcuno muoversi. Era troppo facile far sì che il mio piano potesse accadere. Quando mi giravo vedevo Calum e Cecile ballare più appiccicati di quanto potessi mai pensare, anche se onestamente non riuscivo a capire chi dei due fosse più ubriaco di me da lanciarsi in quel modo. E dopo beh, c'era Luke che sorseggiava la sua birra e ci guardava. Mi sentivo lievemente in imbarazzo, ma volevo fargliela pagare con tutto il cuore a quel pervertito di merda, che non era stato né il primo e ne sarà l'ultimo incontrato nella mia vita. E come tale si meritava una bella figura di merda per quello che mi aveva detto oggi e che aveva pensato.
Nel momento più perfetto della canzone, decisi di girarmi e strusciarmi contro lui. Le sue mani viaggiavano ovunque e cercavo in tutti i modi di tenerlo a bada ma quasi non voleva saperne. Dovevo aspettare solo un minuto, dopodiché la canzone sarebbe finita e addio Will. 
Appena si accesero le luci e la canzone finii, esclamai a voce alta, cercando di sembrare più ubriaca di quanto non lo fossi già - "Will ma che hai lì sotto? E' proprio un'erezione grande la tua!"
E tutti quelli attorno a noi nella pista, compresi Calum e Cecile e pure Luke che fino a due secondi fa ci stava osservando, scoppiarono a ridere in modo fragoroso notando la sua espressione piena di imbarazzo e rabbia cambiare in 3 secondi sul suo viso.
"Sssh." Disse lui avvicinandosi a me e cercando di coprire ciò che non si poteva più coprire.
"Così impari a fare lo stronzo strafottente che crede di essere superiore ad una ragazza fin quando non parla del suo culo solo perché non è nata e cresciuta in Australia." Dissi io spingendolo lontano da me e facendo l'occhiolino a Cecile mentre lei e Calum ridevano a più non posso.
Uscii fuori esausta e sudata. Se l'era proprio meritata quel biforco da quattro soldi, mi aveva rotto i coglioni. Presi una sigaretta e iniziai a fumare cercando di rilassarmi per il mal di testa che mi aveva causato la vodka.
"Che stai facendo?" Mi chiese una voce alle mie spalle.
"Fumo." Risposi non voltandomi.
"Te lo richiedo ancora: che stai facendo?" Chiese di nuovo la mia voce alle mie spalle.
"Sto cercando di non pensare e fumo." Dissi.
"Vuoi tornare a casa?" Disse Luke avvicinandosi.
"Sì. Ma non posso tornare in queste condizioni a casa mia o mia zia mi uccide." Spiegai.
"Resterai da me. Dirai a tua zia che eri a casa di Cecile." Disse porgendomi la mano per alzarmi in piedi e seguirlo.
Ogni tanto, quasi sempre, o addirittura sempre, Luke era l'unico che mi capiva fin in fondo e ogni tanto, quasi sempre, o addirittura sempre, mi sarei sentita persa se non mi avesse dato metà dell'aiuto che ogni giorno era disposto a darmi.

**

Pov Cecile

Uscimmo dalla festa alle 02:00 completamente esausti, ripendando a ciò che era accaduto almeno 2 ore prima. Jasmine aveva avuto un'idea così terribile ma allo stesso tempo così geniale che ancora, solo al pensarci, scoppiavo a ridere. Lo stesso Calum che ogni volta che ci pensava mi rideva in faccia ed io lo sguivo a ruota.
Lo accompagnai a casa sua e come suo solito mi chiese se volevo salire ed accettai.
Andammo direttamente in camera sua perché i suoi già dormivano, così credevo. Non avevo mai visto camera sua. Rigorosamente blu, con delle tende blu, il mobile bianco, non era nemmeno tanto piccola, era carinissima.
"Puoi sederti sul letto se vuoi." Mi disse abbassandosi e mettendo il braccio sotto il letto.
"Ma che fai?" Chiesi io alquanto perplessa.
"Ti svelo un segreto." Disse prendendo una spiecie di scrigno e mettendolo sul letto. Era completamente di legno e quasi luccicava.
"Cos'è?" Chiesi curiosa. Lui lo aprii e dentro c'erano almeno 5 o 6 bottiglie di vodka non ancora aperte.
"E' il mio rifornimento." - Cominciò lui uscendo una bottiglia. - "Iniziai a bere l'anno scorso e da allora è come diventata una dipendenza. Ciò è collegato al fatto che l'anno scorso ho perso mio padre. Suppongo sia il trauma, ma io, più cerco e provo a smettere, più affondo nel burrone e questa cosa non mi piace. Gli unici che sanno di questa mia disgrazia siete tu, Luke, Ashton e Micheal. Neanche mia madre sa questo mio segreto, altimenti si preoccuperebbe troppo e non voglio." Mi spiegò in modo lucido e razionale.
Io non sapevo né come agire, né come comportarmi. Decisi di fare l'unica cosa giusta che si poteva fare in questi casi. Rimanese in silenzio e abbracciarlo e tenerlo stretto a me. Lui ricambiò subito l'abbraccio e sentivo che quasi piangesse mentre mi teneva stretta a lui. 
Non avrei mai pensato si aprisse così tanto da dirmi ciò che stava passando, non potevo immaginarmelo. Io non avrei mai potuto avere il coraggio che ha avuto lui in questo momento nel dirmi tutto ciò che più teneva a cuore.
"Io.. Mi dispiace, non so veramente cosa dirti, sembro una stupida." Dissi solamente, sentendo le lacrime che scendevano.
"Non devi dirmi niente. Mi sentivo di confidarmi con te e l'ho fatto." Disse lui abbracciandomi di nuovo. Ne avevo bisogno. Come lui ne aveva bisogno. Quella sera mi accorsi per la prima volta che potevo veramente dipende da una persona se questa stava bene o meno.
Quella sera io e Calum restammo insieme tutta la nottata, anche la mattinata seguente e parlare di molte cose, mi raccontò praticamente tutto della sua vita senza nemmeno toccare quella bottiglia che aveva deciso di uscire per farmela vedere e ci addormentammo all'alba abbracciati l'una all'altro.





















Angolo Autrice:
Eccomi qui con il nuovo capitolo. So che magari ve lo aspettavate più lungo ma ho deciso di pubblicarlo lo stesso così perché è un capitolo di passaggio a ciò che accadrà invece nel prossimo. Spero di poterlo pubblicare domani il prossimo e spero che comunque questo vi piaccia, buona lettura xoxo Vanex23.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


                                                                                                                                               Scream (Capitolo 9)

16 Aprile

Pov Jasmine

Aprii gli occhi leggermente fastornata dai raggi del sole che mi si presentavano dritti in faccia e mi accecavano del tutto. Mi ci volle un po' affinché mi abituassi alla luce dopo una bellissima dormita rilassente per i miei neuroni che viaggiavano troppo in fretta nella mia mente. Mi guardai intorno leggermente sperduta per poi ricordarmi che il motivo per cui non capivo come mai avessi i raggi del sole dritti negli occhi era semplicemente perché non ero in camera mia. Ero nella stanza di Luke, in casa di Luke. Mi girai piano nel letto stirandomi perché sentivo ancora le tempie pulsarmi leggermente, come dopo ogni maledettissima sbronza, solo che non smettevo mai.
Notai che i miei vestiti, quelli di ieri sera erano messi in un angolo su una sedia e controllai subito cosa avevo addosso: una maglietta bianca che mi stava leggermente larga. Mh, bene. 
Luke si era preso cura di me, di nuovo. Questo ragazzo sembrava si divertisse a farmi da badante.

"Buongiorno." Disse spuntando da dietro la porta con due tazze di caffè.
"Buongiorno." Ricambiai sorridendo e prendendo la tazza che mi aveva gentilmente offerto.
"Come ti senti?" Domandò sedendosi sul letto difronte a me.
"A parte qualche leggero mal di testa che viene e va, diciamo bene." - Spiegai sorseggiando il caffè. - "Ma tu dove hai dormito?" Chiesi curiosa.
"Sul divano sotto. Tranquilla." Disse lui rassicurandomi.
"E tua madre che ha detto?" Domandai stranita.
"Ha ringraziato solamente dio del fatto che fossi tornato per la seconda volta sobrio a casa ed ha ringraziato anche te perché ti ritiene mia salvatrice se in quattro settimane di uscite, almeno due volte sono tornato senza nulla di rotto a casa." Disse spiegandomi la cosa e scherzandoci pure sopra tanto.
"Ed io devo ringraziare il figlio se non ho rotto niente a casa mia o se sono ancora integra senza aver nulla di rotto io." Dissi facendo spallucce.
"Mh hai ragione, vedo che quando vuoi riesci ad ammettere le cose." Disse lui ridendo.
"Una domanda un po' più seria adesso: come hai fatto a cambiarmi?" Chiesi indicando i vestiti appoggiati sulla testa e poi toccando la maglietta che avevo addosso.
"Partendo dal presupposto che giuro non ho guardato né toccato nulla.." - Disse alzando le mani. - "Non è stato poi così difficile. Mi hai aiutata anche tu che ancora avevi ottime capacità motorie per alzare le braccia." Disse cercando di imitarmi.
"Sembra tu stia imitando un polipo e non la sottoscritta!" Esclamai offesa.
"Non volevo offenderla nell'orgoglio." - Cominciò lui chiedendomi scusa scherzando. - "Comunque prima sono entrato in camera tua e ti ho scelto un cambio, in caso tu non volessi rimettere quelli." Disse indicando i vestiti di ieri sera, che sinceramente preferivo non indossare più per quanto scomodi fossero.
"Grazie." Dissi io sorridendo e andando a cambiarmi.

**

Erano le 14:00 del pomeriggio e avevo chiamato mia zia dicendo che sarei rimasta ancora a casa di Cecile per guardare un film, mentre in realtà ero ancora a casa di Luke a vedere un film con lui. Film scelto rigorosamente scelto dal padrone di casa, infatti faceva letteralmente cagare. Neanche stavo a guardarlo con molto interesse, mentre messaggiavo con Cecile e Samuel per dire loro cosa stessi facendo. Luke addirittura per un pezzo di film si era quasi addormentato ed io stavo lì a stuzzicarlo per farlo stare sveglio.

"Ok, il film magari non era strepitoso." Commentò lui alzadosi dal letto per staccare la tv.
"Tu dici? Solamente questo?" Chiesi ironica.
"Cosa vuoi che dica?" Chiese curioso.
"Che il film faceva cagare, so che puoi farcela, sii onesto con te stesso!" Lo incoraggiai io.
"Sì, il film faceva cagare ma tu non ne hai proposti altri." Disse lui facendo spallucce.
"Veramente sì mister ciuffo, ma tutti quelli che ti proponevo non erano disponibili perché non li possedevi in casa." Lo informai.
"Tuché, dai, per questa volta hai ragione tu, ma non ci sarò una prossima volta, sappilo." Disse lui sorridendo sicuro di sé.
"Non dire gatto se non ce l'hai nel sacco." Gli risposi prima di lanciarli un cuscino dei suoi in faccia.
"Come ti sei permessa scusa? Io ti ospito a casa mia e tu mi tiri i cuscini in faccia." Disse lui avvicinandosi al letto.
"Era solo per farti rimanere con i piedi ben sani a terra. Dovresti pure ringraziarmi." Dissi facendo spallucce.
"Ah dovrei pure ringraziarti?" Domandò ironicamente lui. Piano piano che si avvicinava io mi alzavo leggermente dal letto, fin quando non scattò in avanti con un balzo prendendo e stringendomi a sé, entrambi con un cuscino nelle mano.
"Non si tratta così una principessa." Gli sussurrai vicino all'orecchio, guardandolo dritto negli occhi.
"Ma la principessa ha fatto la monella nella casa del principe." - Disse lui ricambiando il mio sguardo. - "E' casa mia, praticamente se tu volessi scappare da qui avrei 100 modi per fermarti se non di più."
"Uno di questi è tenermi stretta a te?" Dissi ancora sussurrando mentre lui mi teneva ancora stretta.
"Se questo implica farti rimanere ferma e accanto a me allora sì." Disse lui avvicinandosi ancora di più al mio viso. 
Praticamente avevo una piccola distanza di almeno 2 cm dai nostri visi e pian piano che si avvicinava non potevo far altro che guardare le sue labbra e lui le mie. Lo vedevo come mi guardava, aveva cambiato espressione da un po' di tempo. Lo avevo capito, ma cercavo di far finta di nulla e ora mi ritrovavo in un bel casino. Agli inizi era più che altro un prendersi in giro a vicenda, lui ci provava con me solo per il semplice gusto di provarci con la nuova arrivata, lui non sapeva niente di me, idem io di lui. Ma adesso era cambiato tutto, adesso lui non ci provava con me solo perché ero la nuova arrivata, ma perché gli interessavo veramente. E come biasimarlo, se io ero ancora qui che da un lato pendevo dalle sua labbra, dall'altro volevo ancora stare abbracciata a lui nella sua fitta, voleva dire solo che il suo interesse da parte mia era ricambiato. Però non riuscivo proprio a lasciarmi andare. O semplicemente non volevo dopo tutto ciò che avevo passato?
Mentre continuavo a fissarlo cercando di decifrare la lucina che per un attimo si era accesa nei suoi occhi, non potei non evitare l'inevitabile: un altro bacio da parte sua. Il primo era stato quello a stampo sulla finestra e non era stato nulla di che, ma questo, questo iniziava ad essere un qualcosa, sapeva di un qualcosa. Il suo abbraccio era più sciolto, più leggero, più dolce, ed io inizialmente non riuscii a staccarmi proprio per niente da quella foga. Dopo un paio di secondi però, riprendedo possesso delle mie facoltà, soprattutto mentali, perché erano quelle che condizionavano ogni mio movimento, pensiero, sfogo e sentimento, decisi di bloccarmi e mi staccai subito da lui. Entrambi aprimmo gli occhi nello stesso momento e lui era davanti a me che mi guardava con aria curiosa e nello stesso tempo dispiaciuta, ma il problema non era lui, ero io, sempre e solo io. Magari se lo avesse saputo, lo avrebbe capito, ma con quale coraggio dirgli ora tutta la verità?
"Che c'è?" Mi chiese lui, restando come nella posizione iniziale, ovvero abbracciati.
"Io.. Io non posso." Dissi non riuscendo a guardarlo negli occhi.
"Perché stai abbassando la testa? Jasmine, guardami!" Disse lui esigente. Io alzai di scatto la testa e i vedi i suoi occhi cercare di scrutarmi, di capire, senza però riuscire a trovare la parte mancante al mio comportamento. Decisi che era meglio finirla qui una volta per tutte e dirgli tutto ciò che andava detto, tutto ciò che doveva sapere, e non importava se dopo le cose sarebbe cambiate, ero abituata agli abbandoni. Feci un bel respiro profondo, mi staccai dolcemente da lui facendo un mezzo sorriso e andai a sedermi accanto alla finestra, mentre lui mi seguiva e si sedeva difronte a me, sul suo letto, con le spalle tese, fissandomi ancora e aspettando una mia risposta.
"Allora, quello che ti sto per dire non credo ti piacerà, non piace tutt'ora a me, ma spero ti serva per capire, io devo dirtelo per forza." Dissi tesa.
Lui annuì con la testa e disse - "Calmati, almeno cerco di capire."
"Fino al 26 marzo del 2013 ero fidanzata da un anno col mio ex ragazzo, Rick. Diciamo che andava tutto bene, almeno secondo il mio punto di vista, fino a quella giornata. Il pomeriggio arriva Margot a casa mia e inizia a raccontarmi tutto. Mi dice che Rick, dal 14 febbraio si vede con un'altra ragazza, che mentre io lo aspettavo a casa mia per la nostra cena,  lui mi aveva detto che stava con Carl a ripetizioni di matematica, mentre in realtà Margot lo aveva visto con un'altra ragazza proprio quel giorno per strane e pure coincidenze e che questa ragazza non era nient'altro che una delle mie più grandi amiche, si chiama Marika. Io inizialmente non potevo crederci, non volevo crederci, avevo solo parole, non prove, ma poi pensavo che Margot non aveva motivi per mentirmi, soprattutto non dopo aver i suoi problemi come la malattia a cui pensare e che nonostante tutto lei pensava ancora a me. E come fare a scoprirlo? Ci pensavo sempre, sempre, sempre. Fin quando non mi si presentò davanti l'occasione giusta: il compleanno di Marika. Li avrei avuti proprio tutti e due davanti ai miei occhi, qualche bicchiere di troppo, si sa come vanno a finire queste cose. Mentre ero alla festa cercavo disperatamente un bagno, avevo bevuto forse un po' troppo e non ce la facevo più, ero con Samuel e Margot che girovagavamo per i corridoi e per sbaglio uscimmo dalla porta del retro per andare a finire su un bordo piscina, dovevamo fare il giro per entrare di nuovo, passammo dall'entrata principale e proprio girando l'angolo c'era la prova che tanto cercavo. Loro due insieme che si baciavano e anche appassionatamente. Entrammo subito dentro, iniziai a bere cocktel di svariati generi, fin quando, al momento della torta non mi alzai in piedi per fare un grandissimo discorso sulla festeggiata, dove la omaggiavo e ringraziavo per avermi rubato il fidanzato, per esserselo scopato a mia insaputa e per aver formato la nuova coppia dell'anno, e feci anche i complimenti a lui, dove lo ringraziavo per avermi resa cornuta davanti agli occhi degli altri, per avermi trattata come una povera scema e dissi pure che l'unica persona ad aver avuto le palle di dirmi tutto era stata Margot, mentre gli altri per vigliaccheria e paura si nascosero dietro ad un dito. Non mi sentivo molto orgogliosa del mio gesto perché anche io avrei fatto la figura della stupida una volta rientrata a scuola, ma sentivo il dovere di dare una bella smerdata a quei due coglioni." - Mi interruppi un attimo per fare un sospiro più lungo per la parte più dolorosa che sarebbe arrivata e non riuscivo a tenere lo sguardo alto, così mi alzai e diedi per un momento le palle a Luke, non ce la facevo. Mentre raccontavo, lo sentii ridere al momento del discorso su Marika e Rick, magari si era immedesimato in me, avendo vissuto in prima persona anche lui una cosa del genere. Decisi comunque di raccontargli tutto, quindi ripresi da dove mi ero fermata. - "Passarono i mesi, Rick mi chiamava ma io non rispondevo, non stavo mai a casa, stavo sempre con Margot, ero ogni giorno in ospedale, la visitavo di continuo insieme a Samuel, mi mancava da morire. Arriviamo al 4 agosto, che la mattina Margot era con noi a scherzare e parlare del più e del meno e la sera, alle 21.00 Samuel piangevo mi chiama e mi dice che Margot non ce l'ha fatta, Margot era morta, la mia migliore amica Margot, l'unica che era stata in grando di volermi veramente bene non c'era più. Ero disperata, non sapevo cosa fare. Passai due settimane di inferno, ogni sera mi ubriacavo e mia madre non sapeva come comportarsi con me, allontanavo tutti, mi ero persa completamente. Fin quando una sera in un pub, fin troppo ubriaca, non reggendomi completamente più in piedi, incontrai Rick. Io volevo andarmene, ma ero distrutta, lui mi offrì un passaggio e mi portò a casa sua. Non entro nei particolari di quella notte, non ne sarebbe il caso, nemmeno voglio ripensarci. Da quella notte poteva esserci forse l'unica cosa buona per me in 18 anni di vita, se non fosse anche quella svanita in seguito. La mattina dopo lui non c'era più, aveva solamente scopato con me per sport, perché si annoiava, mentre io non ero in me ed ero ubriaca persa, non potevo oppormi al suo volere e a lui conveniva, in un certo senso aveva sempre avuto paura di me e del mio essere più forte su molte cose rispetto a lui. Passarono i giorni, finché una sera, guardando il calendario notai che non avevo appuntato l'ultima volta che avevo avuto il ciclo. Avevo un ritardo di quasi 10 giorni e non riuscivo a capire perché. Il giorno dopo andai in farmacia e da sola dovetti fare tutto, comprai il test e dopo aspettai. Aspettai ed aspettai fin quando non ci fu il responso: ero incinta. Il bastardo quella sera aveva fatto quello che doveva con me, mi aveva abbandonata la mattina seguente ed io ero incinta di lui. Passai tutto settembre in una specie di angoscia e depressione che neanche mi riconoscevo più, non volevo vedere neanche più Samuel, non avevo detto niente e Rick e con mia madre avevamo deciso che se volevo tenerlo, potevo tenere il bambino. Avrei saltato l'ultimo anno di scuola.." - Non riuscii a finire la frase perché scoppiai a piangere pensando a ciò che sarebbe venuto dopo. Lui stava in silenzio ad ascoltare, io neanche avevo il coraggio di girarmi. Lo sentii alzarsi a affiacarmi, mettersi proprio dietro di me, senza dire nulla. Continuai a raccontare senza però riuscire a frenare le lacrime. - "Una settimana prima che cominciasse la scuola, esattamente un martedì sera, mi svegliai improvvisamente nella notte per delle fitte assurde al basso ventre. Non riuscivo neanche a muovermi. Riuscii solo ad accendere la lampada sul comodino e vidi delle macchie di sangue sul materazzo. Non capivo cosa stava accadendo. Chiamai mia madre, non sapevo che fare. Arrivai in ospedale e mi dissero che stavo avendo un aborto spontaneo." - Dissi semplicemente toccandomi la pancia. Fu proprio il quel momento che Luke posò la sua mano sulla mia ed io cominciai a piangere ancora di più, non riuscivo più a trattenermi. Mi fece voltare verso di sé e mi strinse quanto più poteva, come a dirmi che lui c'era in quel momento. - "Io non sapevo che fare, mi sentivo come se avessi avuto addosso una calamita per i guai e basta. Io non ce la facevo più. Ad ottobre ero completamente un'altra persona. Bevevo e basta. Cercavo vodka ovunque e stavo sempre sola e avevo perso tutti." - Finii piangendo ancora di più.
"Adesso però andrà tutto bene." Disse lui coccolandomi e tranquillizzandomi. Continuai a piangere per un altro po' di tempo e quando mi tranquillizzai un po' di più riuscii a ricambiare l'abbraccio di Luke.
"Scusami." Dissi sottovoce stringendolo a me.
"Non devi scusarti. Sono solo del parere che se resti attaccata al tuo passato, per quanto doloroso possa essere, non riuscirai più a goderti le altre cose belle della vita." Mi disse continuando a coccolarmi.
"Lo so." Mugugnai sulla sua spalla.
"Ho sempre pensato che tu fossi cresciuta troppo in fretta, che in realtà fossi ancora una bambina dentro, non mi aspettavo questo, ma comunque adesso che so la verità non ho intenzione di abbandonarti." Spiegò.
"Te lo avevo detto che però i miei scheletri nell'armandio facevano paura." Commentai.
"Per chi non vuole o non sa riminanere sì, ma per me no." Disse stringendomi ancora.
Non mi sarei mai più stancata dei suoi abbracci. Mi sentivo sicura, mi sentivo potretta, capita, e ora che sapeva tutta la verità potevo forse ammettere che Luke Hemmings in realtà mi era sempre piaciuto dal primo giorno.

























Angolo Autrice:
Tadan, ecco qui il nono capitolo dove ogni cosa per la nostra Jasmine viene svelata. Che ve ne pare? Ve lo aspettavate? Avevate capito qualcosa? Fatemi sapere se volete con una recensione o anche sul mio profilo ask.
Spero vi piaccia anche questo capitolo, il prossimo non so se riuscirò a pubblicarlo domani, vedremo.
Bene, detto ciò, buona lettura, xoxo Vanex23

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


                                                                   Capitolo 10

Pov Jasmine
20 Aprile


Erano passati quattro giorni da quando io avevo deciso di raccontare tutta la verità a Luke e lui sembrava comunque essere rimasto tale e quale a prima coi suoi comportamenti non facendomi pesare la cosa.
Arrivai un po' più tardi a lezione, non mi sentivo molto bene. Avevo un forte mal di testa e ciò mi impediva di poter guidare anche bene, ma non avrei di certo creato pericoli, né per me, né per gli altri.
Cercai di arrivare comunque il più presto possibile, avendo a prima ora biologia e notando con mia grande delusione che quasi tutti gli ultimi posti erano occupati da ragazzi che come sempre avevano meno voglia di me di alzarsi la mattina e affrontare un nuovo giorno scolastico.
Varcai la soglia e notai con mio grande stupore Calum seduto accanto a Cecile che chiacchieravano in modo quasi intimo fin quando la mia attenzione non fu catturata da una voce che conoscevo fin troppo bene.
"Io ve lo dico e ve lo ripeto: oggi riporta i compiti di matematica ed io non voglio morire giovane." Disse Ashton piangendo quasi.
"Come te lo devo ripetere che gli esercizi che ti ho passato erano giusti? Stai forse dubitando di me?" Domandò divertito Luke all'affermazione dell'amico esasperato.
"Senti Luke tua madre insegna matematica, tu sei un asso della matematica, non è che non mi fido di te, non mi fido di me stesso." Puntualizzò il moro.
"Cosa vorrebbe dire questa affermazione? Per quanto mi riguarda mia madre poteva anche insegnare storia, ma se la materia non mi piace, non la studio!" Disse il biondo sedendosi.
"Quindi vorresti dirmi che la matematica ti piace?" Domandai io attirando l'attenzione di tutti loro, intenti a parlare delle proprie disgrazie.
"Ciao anche a te fortunata A in matematica." Rispose Ashton più triste di prima.
"Ma la vuoi finire?"- Intervenne Calum. - "Se non sai copiare non è colpa di nessuno." Finì ridendo.
Nel frattempo Luke mi aveva risposto solamente scrollando le spalle come a dire 'non mi dispiace' la cosa finì lì.
"Comunque sia, ho altro a cui pensare.." - commentai ad alta voce - "Dove cazzo mi siedo?!" Dissi indicando Cecile che mi aveva abbandonata.
"Eh scusami.. Ma c'è stato un imprevisto." Disse imbarazzata.
"L'imprevisto sarebbe lui?" Indicai Calum sorridendo.
"Non parlate di me davanti a me medesimo, potrei emozionarmi." Disse lui soddisfatto.
"Non ho intenzione di sedermi al primo banco." Bonfonchiai delusa.
"Indovina? Sono liberi proprio quelli!" Commentò scocciato Luke - "Avevo detto al testa di cazzo ti tenermi occupato il posto ma lui è troppo intento a fare altro." - Disse indicando Ashton. - "Con Micheal non sarebbe successo."
"Punto 1. Sta per arrivare Brianna e avevo detto che avrei tenuto il posto a lei. Punto 2 dov'è Micheal?" Domandò Ashton.
"Sta male." Disse Calum.
Appena finì questa frase si sentì un gran rumore assordante che peggiorò a dismisura il mio mal di testa. C'era appena stato un tuono e qui in Australia i temporali primaverili erano come il pane. Ce n'era uno almeno 6/7 giorni.
Iniziai a strizzare gli occhi, questo mal di testa era più di una turtura per me e vedevo appannato tutto ciò che mi circondava.
"Tutto bene?" Mi chiese Luke avvicinandosi a me e notando il mio mal essere.
"Ho un leggero mal di testa e io odio avere mal di testa." Dissi arrabbiata.
"Facciamo così!" - Cominciò Ashton che aveva sentito il discorso. - "Luke ha la febbre oggi e non credo che voglia seguire la lezione per come sta messo, tu hai mal di testa e credo sia un suicidio stare nei primi posti, mettetevi al mio posto e per oggi io e Brianna ci metteremo al secondo banco. Ma non prendetevela come un'abitudine. Ogni tanto sono dolce anch'io." Disse soddisfatto per il suo essere stato altruista e gentile con noi.
Io lo ringraziai tantissimo e mi misi subito a sedere prendendo il posto al muro e Luke si mise accanto a me, mettendosi il cappuccio della felpa in testa.
Appena cominciò la lezione e il prof disse che avrebbe interrogato il suo sguardo sembrò più tranquillo e si distese sul banco chiudendo gli occhi. Si vedeva molto che il suo volto in quel momento era sofferente e io avevo due occhiaie che facevano paura a chiunque.
"Ti converrà dormire se non vorrai finire veramente a dormire all'impiedi oggi." Sussurrò mentre cercava di mettersi comodo per dormire anche lui.
"Vorrei provarci." Dissi insicura.
"Non devi provarci, devi farlo e basta." Disse lui guardandomi. Dopodiché indicò il suo braccio teso verso di me, mi fece appoggiare sulla sua spalla ed entrambi ci addormentammo per quell'ora.

**

E così erano passate almeno quattro ore tra interrogazioni, risultati dei compiti in classe e giramento di coglioni.
"E ce la fa! E finisce qui. Per oggi ho donato anche il mio fegato." Esclamai avvicinandomi a Cecile che usciva dalla classe opposta alla mia che era laboratorio di informatica, mentre io uscivo dalla mia guerra appena vinta, letteratura inglese.
"Com'è andata?" Mi chiese sorridendo e venendomi incontro.
"A. Oggi colleziono solo A. E pensare che non lo avrei mai detto. Soprattutto in matematica." Comunicai felice.
"Non è che per caso c'entra un Luke Hemmings che in questi giorni ti ha aiutato con la matematica e.. Non solo a quanto pare." Disse ammiccando con un sorriso a ciò che era successo stamattina in classe.
"Poverino, stava male ed io mi sono addormentata addosso a lui." Dissi dubbiosa.
"Ma quale poverino! E' stato premuroso. Sono passati quattro giorni da quando gli hai raccontato quella cosa, e lui solo oggi sembra farti un cenno, secondo me doveva metabolizzare la cosa." Commentò Cecile in modo risolutivo.
"Ti ricordo che sono rimasta da lui a piangere per quasi due ore di fila. Mi sono vergognata di me stessa." Dissi disprezzandomi.
"Farsi vedere deboli non è mai una vergogna. Te lo dico per esperienza personale." Disse rassicurandomi.
"Ecco, tu dici sempre 'esperienza personale' ma mai che mi dicessi una volta mezza parola." Commentai dirigendomi verso la menza, finalmente si mangiava, anche se il cibo era tutto tranne che commestibile a scuola.
"Non ti preoccupare, saprai tutto mia cara!" Rispose lei sorridendo.
Ci avvicinammo insieme al tavolo dei ragazzi mentre c'era un Calum sorridente addentare il suo (buono sembrava, ma dall'espressione che dopo non lo era poi così tanto) hotdog, per passare all'eccesso opposto in cui c'era un Ashton disperato che si lamentava per sino del cibo che aveva, e come dargli torto effettivamente.
"Cosa sono questi musi lunghi?" Domandò una voce dietro me, mentre sia io che Cecile ci stavamo sedendo. Era Luke.
"Questo hotdog farebbe schifo pure ad un cane."- Commentò disgustato Calum. - "Anche oggi si muore di fame."
"E tu cos'hai? La tua insalata non ti piace?" Domandò Luke girandosi verso Ashton, che nel frattempo alzando la testa notò lo sguardo di tutto il tavolo rivolto verso lui.
"La mia vita è rovinata per sempre Luke." Disse esasperato.
"Come sei melodrammatico." Asserì Calum.
"Non ero attento mentre dava i voti, quanto hai preso?" Chiese Luke mentre si toglieva il cappuccio.
"C. Come faccio a recuperare la F del compito precedente con una C?" Ashton anche nei momenti meno opportuni faceva ridere. - "Tutti riescono a prendere una B o una A, e sì, mi riferisco a Jasmine e a Calum, ma io no."
"Neanch'io prima ero brava in matematica." - Commentai spostando il vassoio dal mio posto, quel cibo faceva davvero schifo. - "Con un po' di impegno ce la farai." Dissi sicura.
Calum e Luke nel frattempo ridevano e cercavano di consolare l'amico, ma non servì a nulla perché credeva di essere ormai spacciato. 
"Dai Ashton, io ho un'insufficienza molto grave in storia ad esempio però sto bene lo stesso." Disse Luke facendo spallucce.
"Tu non hai F, tu hai un monteore di assenze in storia, se ti dovessi presentare in un'interrogazione e prendere A o B, non avresti alcun problema."

Spiegò Ashton. Aveva ragione. Luke saltava storia perché non gli piaceva come materia, ogni tanto però partecipava in estremis o per quale dibattito in cui poteva prendere qualche A o qualche B o per qualche interrogazione che proprio non poteva saltare, soprattutto perché sua madre alle volte lo costringeva e lui era stanco di parlare con lei.

"E tu Calum potresti recuperare perfettamente in fisica se solo lo volessi, avresti comunque l'aiuto di due persone che ne capiscono più di me ovvero Cecile e Luke." Disse poi riferendosi a Calum. - "Tu invece.." - disse indicandomi mentre pensava a qualche materia in cui andassi male - "Tu in cosa vai male?" Chiese dubbioso.
"Prima era la matematica, adesso la chimica." - Dissi notando il silenzio che era calato al tavolo. - "Ma a quanto pare nessuno ne capisce più di me." Dissi alla fine.
"Siamo sulla stessa barca." Commentò Cecile.
"Siete comunque tutti messi meglio di me. Sapete quanto è stronzo quel coglione di Harvey." Sottolineò a bassa voce Ashton.
"Senti Ashton, mancano due mesi alla fine della scuola, puoi ancora recuperare pure con qualche aiuto, ma adesso ti prego, basta, ho già la febbre e mi sto rompendo i coglioni a stare a scuola, non voglio essere stronzo ma non ce la faccio più." Disse Luke all'amico guardandolo con uno sguardo sofferente.
Ashton annuì e dopodiché ci alzammo tutti per uscire. Oggi le lezioni erano finite prima e meno male, col mal di testa che avevo non riuscivo più a controllarmi nemmeno, appena arrivata a casa mi sarei buttata sul letto e dopo avrei iniziato a studiare storia per il compito che tanto aspettavo di domani.

**

Erano quasi le 18:00 ed io stavo ancora ripassando gli argomenti del '700 per il compito di domani. Ah quanto odiavo la rivoluzione francese. Quella americana è molto più semplice, sono solamente 5 paragrafi e sono almeno 10 pagine. Questa francese è il doppio. E quanto è inutile la rivolizione industriale? Non credo di poter reggere ancora per altre due ore e il mal di testa sta sempre più andando ad aumentare intensità. Avrò un collasso, me lo sento.
D'un tratto sentì bussare alla porta di camera mia, era sicuramente mia zia.
"Disturbo?" Sentii chiedere da dietro la porta.
"No zia, entra pure." Dissi massaggiandomi le tempie. Non ce la facevo più.
"C'è una persona che ha intenzione di vederti e studiare con te." Disse mia zia facendo spallucce.
"Scusa?" Chiesi incredula. Neanche un minuto che dietro di lei spuntò Luke con in mano un libro di storia facendo mezzo sorriso nella mia direazione.
Quando entrò in camera a chiuse la porta domandai - "hai abbandonato le finestre?"
"Per una volta volevo comportarmi da persona normale." Disse sorridendo.
"E ciò include studiare storia?" Domandai indicando il libro.
"Mia madre mi ha costretto. Non la sopportavo più parlare. Ma dio mio, sono uno scienziato in matematica ma non ti sta bene?" Domandò in modo ironico.
"Tua madre ti vuole bene." Gli dissi seria.
"Anche io gliene voglio, ho appena finito di studiare infatti, sono venuto qui per ripetere e dopo correre a letto." Disse facendo riferimento alla febbre.
"Stai ancora male?" Domandai poggiando la mia mano sulla sua fronte.
"Due ore fa era a 38°, adesso non saprei. E tu?" Domandò indicando la mia tempia.
"Sta aumentando." Dissi facendo una smorfia che lo fece ridere ed evidenziando il fatto che con le fossette era ancora più carino.
"Ripetiamo?" Domandò mettendosi seduto sul letto in mo' di sfida.
"Va bene, domande?" Chiesi io prendendo il libro.
"Sì." Rispose molto deciso e molto concentrato su ciò che doveva fare.
"Bene, allora.. Quando fu decapitato il Re Luidi XVI?" Chiesi curiosa.
"Lo so, lo so! Era gennaio. 21 gennaio 1793." Rispose compiaciuto.
"Bravo. E quando tento la fuga invece?" Continuai.
"Il 21 giugno del 17.. Ehm.." Fargugliò morendondosi il labbro.
"La notte tra il 20 e il 21 giugno 1791." Risposi al suo posto sorridendo.
"Sai anche a che ora?" Chiese stupito.
"Se non mi sbaglio il prof aveva detto verso le due di notte, ma non prendo mai appunti, quindi non prendere seriamente la mia risposta." Dissi io spiegando il mio pensiero.
"No davvero, ho paura." Disse stupito.
"Continuiamo.. Presa della Bastiglia?" Chiesi.
"Ou ou! 14 luglio." Disse soddisfatto.
"Cosa successe quella sera?" Continuai.
"Ataccarono la Bastiglia, una fortezza-prigione posta all'entrata della città e tutti i soldati che la controllava furono attaccati dai cittadini che volevano ribellarsi." Spiegò lui.
"Bene sì, come spaventarono il re e la popolazione parigina coloro che attaccarono la Bastiglia?"
"..." Nessuna risposta.
"Mozzando la testa degli ufficiali e soldati che furono uccisi e facendole girare per tutta la città di Parigi in segno di ribellione e per far capire che ciò che stavano facendo non sarebbe stato fermato così facilmente, anche se dopo c'è tutta una bella storia.." Spiegai.
"Non vale." Disse lui protestando.
"Hemmings, questa storia bisogna studiarla." Dissi soddisfatta.
"Perché vi fu la rivoluzione francese?" Chiese lui prendendomi contropiede.
"Prima di tutto perché le forti opposizioni contro l'assolutismo stavano crescendo sempre di più, primo tra tutti a portare questo cambiamento fu l'Illuminismo, anche se coloro che parlavano per lo più erano solamente persone che si occupavano della filosofia e della letteratura e non persone che avessero coraggio di parlare in ambito polito, soprattutto nel periodo dopo la fine dell'Impero Assolutistico di Luigi XIV 'Lo stato sono io.'. Successivamente mal contento popolare con problemi legati alla finanza, soprattutto dal punto di vista del popolo. Il primo e il secondo ceto non pagavano assolutamente nulla essendo aristocratici e nobili il primo e il secondo il clero, mentre il terzo, appunto la popolazione si ritrovava a pagare tutto ciò che non veniva pagato da questi. Tra l'altro l'assemblea nazionale del 17 giugno 1789 non risolse la situazione, e qui vi fu l'insurrezione del terzo stato e da lì ha inizio tutto e adesso basta che questo mal di testa mi sta distruggendo." Dissi supplicante chiudendo il libro.
Lui rispose subito con un cenno della testa e chiuse il libro e poi disse -
"Comunque non mi spiego come ancora tu non abbia mai preso una A o una A+ in storia."
"Come fai a sapere i miei voti? Al momento non diprezzo la mia quasi collezione di A-" Dissi sorridendo.
"Ho i miei informatori." Rispose facendo spallucce.
Io sorrisi e basta. Era buffo quando ci ritrovavamo noi due da soli a parlare, sembrava ci capissimo quasi solo con un gesto, con uno sguardo, con un sorriso. E a me piaceva questa cosa, molto. Non avevo mai avuto così tanta complicità come adesso con qualcuno.
"Ho sonno." Commentò lui, notando il suo sguardo stanco e gli occhi rossi.
"A chi lo dici." Dissi tenendomi la testa fra le mani. Questo mal di testa era stato una vera e propria rovina per me oggi.
"Dormiamo." Disse lui sdraiandosi sul mio letto e facendomi cenno di avvicinarmi. 
Ormai ero talmente così abituata al suo reagire di istinto che nemmeno me ne accorgevo più. Avevamo dormito così tante volte insieme in questo periodo, io da lui o lui da me che era diventato normale.
Così mi distesi accanto a lui, socchiusi gli occhi e il suo profumo invase le mie narici, era davvero un bel profumo, lo amavo. Mi passò una mano attorno ai fianchi, mi mise più vicino a lui, lo sentivo tremare un po', doveva aver freddo. Appoggiò la sua testa sulla mia testa e dopo aver sentito l'ultimo tuono della serata, ci addomentammo l'uno avvinghiata all'altra.











Spazio Autrice.
Lo so, mi starete ammazzando, ma io l'estate non passo praticamente mai a casa, vivendo in un paese sul mare, sto sempre in spiaggia. Ne sto approfittando ora per riscrivere perché 1. fa mal tempo qui da me, 2. Mi mancava questa storia, 3. Devo continuare, 4. Ho molte idee, 5. Sono presa male perché il 12 ricomincio la scuola.
Ultimo anno nun te temo. 
E voi?
Quando la iniziate?
Come sempre fatemi sapere cosa ne pensate, questo è un capitolo un po' così, non so quando aggiornerò sinceramente per il prossimo.
Nel frattempo fatemi sapere se volete un'altra storia sempre sui 5sos e ditemi anche come volete questa storia, accetto qualsiasi idea che mi piaccia ovviamente, ne ho in mente già una ma non ho come scrivere l'inizio.
Ci vediamo alla prossima comunque, xoxo vanex23

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


                                                                     Capitolo 11

Pov Cecile
26 Aprile

Era da una settimana quasi che io e Calum ci davamo appuntamento per il pomeriggio per studiare fisica insieme ma come sempre si finiva a parlare di altro, mangiare, cazzeggiare, giocare per sino alla wii ma mai e dico mai studiare seriamente fisica. Ma non mi importava. Avevo ormai imparato a stare tranquilla con me stessa, finalmente mi sentivo bene e accettata, cosa che in passato non avrei neanche sognato di dire o pensare. Perché era vero, le situazioni cambiano e certe volte ti impogono determinati cambiamenti e in questo cosa sono molto più che fiera di ciò che ne sta uscendo fuori.
Quel pomeriggio però era diventato una serata alla fine, erano le 22:00 e ancora stavo con Calum in camera sua a mangiare una squisita torta al cioccolato che sua madre ci aveva preparato per il pomeriggio, quando invece noi la mangiammo solamente la sera. Amavo fare gli spuntini quasi notturni, a Londra ne facevo sempre tanti, ma era solamente un lato buio della mia vita.
Dopo aver mangiato ci sedemmo sul letto e come da copione iniziammo a vedere un film, avevamo addirittura indotto una lotta per chi doveva scegliere che film vedere. Ieri era toccato a lui quindi oggi toccava a me, ma non era molto d'accordo su questa opzione. 
Dopo mezz'ora quasi di discussioni, il film finì per non essere visto e continuammo a parlare del più e del meno come sempre. Mi aveva raccontato di sua sorella, del fatto che amava cantare come lui e che avevano le stesse passioni, del fatto che Luke lo aveva spronato ad iniziare a cantare insieme a lui, da quanto tempo si conoscevano e del come erano diventati per caso migliori amici. Avevano davvero un'amicizia così profonda che da solamente il racconto riuscivi ad invidiare pur non avendola vissuta all'interno del gruppo.
La serata tutto sommato stava trascorrendo per il verso giusto, non mi ero neppure accorta di che ore fossero, fin quando il telefono di Calum non iniziò a vibrare sul letto.
"Pronto?" - Chiese prendendo il telefono e portandolo all'orecchio. Appena udì la voce dall'altra parte parlare, scattò subito in aria come una molla. - "Dove sei? Non fare cazzate, dimmi dove sei e ti porto qui da me." Disse preoccupato. Io non riuscivo a capire la situazione e lo guardavo confuso mentre lui guardava me di rimando con aria preoccupata.
"Era Luke." - Disse appena chiuse il telefono. - "Aspetta qui cinque minuti, vado a prenderlo, e sotto casa." Mi specificò dopo. 
Io annuii solamente e rimasi seduta sul letto, non sapendo effettivamente cosa fare.
Dopo nemmeno cinque minuti, il moro ritornò nella sua stanza con Luke appoggiato addosso a lui, lo teneva per un braccio e lo poggiò sulla sedia delicatamente.
"Oddio! Sta male?" Chiesi preoccupata notando la preoccupazione di Calum e lo sguardo perso di Luke che teneva basso.
"No, è solo un coglione che ama far prendere spaventi alle persone. Ma che ti è saltato in mente?" Chiese Calum del tutto arrabbiato. Luke non rispondeva.
"Io ne capisco sempre meno e so che non sono d'aiuto quindi vado." Dissi a Calum dirigendomi verso il letto per prendere la borsa, ma quest'ultimo mi bloccò e fece cenno di no con la testa.
"No invece. Deve ammetterlo anche davanti a te." Disse Calum in tono di sfida all'amico.
Luke alzò lo sguardo verso Calum e notai con leggero orrore i suoi occhi quasi consumati, rossissimi e scavati.
"Adesso sono tre le opzioni: o hai bevuto come un cammello non controllando il tuo limite e so cosa hai fatto perché mi ricordo cosa ti è successo l'ultima volta, oppure hai fumato troppe canne e credo che anche in questo caso ci siano vari ricordi di ciò che succede di solito o addirittura, hai fatto entrambe le cose. E ti prego, spiegami perché." Disse Calum in modo sarcastico cercando comunque di far parlare Luke.
Nel frattempo il biondo sospirò e i suoi occhi balzavano da me a Calum in sequenza ripetuta ed io mi sentivo leggermente a disagio.
"Credo di aver fatto entrambe cose male." - Iniziò cominciando a spiegare. - "Ma non per niente." Disse sospirando.
"Credi davvero che possa pensarlo?" Domandò Calum sedendosi accanto a lui.
Io continuavo a non capire e a sentirmi inopportuna mentre loro due cercavano di confortarsi a vicenda.
"Mio padre torna in città." Disse a bassa voce Luke all'amico che lo guardava stupito.
"Spero tu stia scherzando, Luke." Rispose Calum scuotendo la testa.
"Non è uno scherzo. Mi ha chiamato Jack oggi pomeriggio. Lo ha avvertito per dirgli che avrebbe visitato tutti e tre e ovviamente adesso tocca a me." - Cominciò il biondo. - "E sai la cosa bella di tutto ciò? Mia madre non mi ha detto nulla e lo sapeva." Sputò arrabbiato guardando Calum preoccupato.
"Cosa vorresti fare adesso?" Domandai io.
Entrambi si girarono verso di me, dopo Luke disse solamente - "Non lo so." Piegandosi sulle ginocchia.
"Quando torna?" Chiese Calum per capire come aiutare l'amico veramente affranto in quel momento.
"Nel mese di maggio, ma non so il giorno perché doverebbe essere una 'sorpresa' per me." Rispose quasi schifiato nominando 'sorpresa'.
Dopo quell'intensa discussione Calum decise di accompagnare sia me che Luke a casa, lasciando per primo l'amico del tutto distrutto e accompagnandolo dentro casa, mentre poi si preoccupò per me.
"Cecile non una parola con nessuno di questa cosa. E per nessuno intendo anche Ashton, Micheal o Jasmine." Mi raccomandò preoccupato.
"No, non lo dirò a nessuno ma sono seriamente preoccupata per lui." Risposi triste.
"Non dirlo a me. Ci vediamo domani a scuola comunque, buonanotte." Mi disse sorridendomi lasciandomi un bacio agli angoli della bocca.
"Notte Kiwi." Risposi io sorridendo.

**

Pov Jasmine
27 Aprile.

Il lunedì mattina a scuola dopo una domenica tranquilla dovrebbe essere illegale in tutti gli stati del mondo. Oltretutto con la pioggia e un bel temporale in arrivo. Il tempo rispecchiava alla grande il mio umore in questo periodo e ciò non faceva altro che alimentare la mia rabbia, depressione e scazzo mattutino.
Ma la ciliegina sulla torta doveva ancora arrivare, perché no, non si può rovinare una giornata solo così, bisogna continuare fino al pomeriggio o perché no, fino alla sera.
Arrivai accanto alla porta dell'entrata e un gruppo di ragazzi era rimasto lì davanti senza nemmeno entrare. Mi feci largo tra la folla e intravisti Calum, Micheal e Ashton messi in prima fila e li sentii discutere come sempre, soprattutto come ogni fottuto lunedì mattina.
"C'è scritto tirare, non spingere." Commentò seccato Micheal.
"Ho tirato." Disse Ashton arrabbiato.
"Tu continui a spingere. Calum ti dice tirare e tu spingi!" Esclamò sempre con lo stesso tono Micheal.
"Io sto continuando a tirare genio. Allora apri tu la porta."Fece Ashton facendolo passare prima di lui ma tutto ciò fu inutile. La porta non voleva aprirsi.
"Basta ragazzi, tanto che si tiri o che si spinga, qui non si apre proprio un bel niente." Commentò acido Calum.
"Non voglio prendermi una polmonite, sta per arrivare un brutto temporale." Disse ancora Ashton che non riusciva a capacitarsi della porta chiusa.
"Buongiorno." Mi limitai a dire dopo aver assistito alla scena.
"No." Rispose Ashton inchiodato contro la porta.
"Se oggi non c'è scuola potrebbero almeno avvisare. Me ne sarei rimasto a letto." Disse calum indicando la porta chiusa.
"Certo che siete proprio tre geni." - Commentò una voce dietro di noi. - "Capisco che la mattina siamo tutti un po' più rincoglioniti del solito ed io sto ancora dormendo per quanto vi stia parlando, ma c'era un bigletto grande quanto una casa attaccato al cancello con su scritto 'porta principale fuori servizio, usare porta secondaria'.. Altroché spingere o tirare." Era Luke a parlare. Io mi girai divertita a scoppiai a ridere in faccia ai tre ragazzi che rimasero praticamente pietrificati da quella notizia a subito dopo Cecile accanto a Luke fece cenno di guardare il cartello posizionato sul cancello a sinistra. La scena che si era presentata era davvero comica.
"Tu lo avevi visto?" Chiese Ashton a Calum.
"Secondo te sarei rimasto qui a bagnarmi i capelli con te per spiegarti la differenza tra spingere e tirare se davvero l'avessi visto?" Rispose Calum divertito tanto quanto me.
"Ne avete ancora per molto e volete entrare? Non posso fare l'uscere a vita." Gridò Luke facendo entrare me e Cecile dalla porta secondaria e dopo chiamando i suoi amici. Mentre passavo mi risolse un sorriso splendente, come non aveva mai fatto ed io ricambiai. Ognuno si incamminò verso la propria classe, io e Calum avevamo laboratorio di arte, Cecile letteratura inglese e Ashton, Micheal e Luke laboratorio di fisica.

**
- "Com'è andata storia?" - Domandò un ragazzo alle mie spalle ad un altro ragazzo. - "A e tu?" - rispose questo - "Anch'io A. Ma non ho studiato nulla!" - ed entrambi si batterono il cinque. Poco gasati questi ragazzi molto studiosi pensai.
Mi incamminai verso l'uscita, dopo sei ore di lezioni non del tutto leggere avrei voluto solamente una tisana di camomilla e stendermi sul letto. E invece no, perché la giornata non poteva finire bene.
"Com'è andata?" Mi chiese Cecile venendomi incontro. Ormai noi due ci ritrovavamo spesso e volentieri solamente gli ultimi cinque minuti dopo le lezioni. A parte matematica e chimica, non avevamo altre lezioni in comune.
"A- di nuovo, in storia, ma è tutto regolare. E tu?" Domandai sorridendo.
"A in letteratura inglese, ma è tutto regolare." Rispose facendomi l'occhiolino.
Stavamo per andarcene quando davanti a noi si presentò una situazione a dir poco spiacevole e anche molto frustante.
Poco più in là, accanto agli armadietti, di pochi cm c'era una ragazza che sembrava essere del primo anno, ridicolizzata e umiliata da un ragazzo che poteva essere per lo più della nostra età con parole e insulti alquanto pessimi per una persona col cervello pessimo come quest'ultimo.
Notanto la scena, notai anche Cecile irrigidirsi e avvicinarsi alla ragazza che stava subendo ciò ed io non potei far a meno di seguirla.
"Ehi!" Si intromise Cecile nella discussione andando ad aiutare la ragazza seguita da me.
"Dimmi bellezza." Rispose il ragazzo che sembrava essersi lasciato già tutto alle spalle.
"Non chiamarmi bellezza, barile di merda e lascia stare in pace questa ragazza." Disse arrabbiata la mia amica. Io continuavo ad assistere alla scena non sapendo se intervenire o meno. La ragazza d'un tratto cercò di nascondere un sorriso che non passò di certo inosservato al ragazzo che la fulminò con lo sguardo e poi aggiunse - "Ah ridi pure? Ma non ti vergogni? Col sorriso di merda che ti ritrovi?" Continuò.
Ad un certo punto sbottai dalla rabbia, feci cadere i libri a terra e presi il ragazzo con forza appoggiandolo non troppo delicatamente con la faccia allo spigolo di uno degli armadietti. Lo tenevo ben saldo e commentando a denti stretti riferendomi alla ragazza, dissi - "Carissimo mister simpatia, la ragazza che stai insultado qui in questione non credo abbia nulla da invidiarti, visto il tuo sorriso dai denti cariati, il tuo Q.I che non vale nulla e il tuo fisico da anziano che partecipa alla sagra delle birre. Quindi, se non vuoi diventare come Jason il venerdì 13 e girare con una maschera al posto del tuo viso, che beh, diciamo fa pure schifo così, ti conviene girare al largo. Insomma, la ragazza cos'ha di sbagliato? Nulla. Anzi, la montatura dei suoi occhiali è pure carina. E tu invece che cos'hai di giusto?" - La ragazza sorrise per tutto il tempo del discorso e mi sussurò un 'grazie' al commento per i suoi occhiali, Cecile sorrise soddisfatta e nel frattempo i ragazzi notando la scena si erano avvicinati lì ascoltando il mio discorso.
Che poi la ragazza in questione a parte occhiali e apparecchio non aveva capito neppure lei perché tali insulti.
"Dai adesso lascialo, non mi va di dare spettacolo qui in mezzo al corridoio." Disse Cecile guardando il tizio con disprezzo. E solo così potevano essere viste queste persone. Io lascia la presa e sorrisi alla ragazza che continuava ancora a ringraziarci, ma appena sembrava essere finito tutto, prima di andarsene, il ragazzo disse, davanti ai presenti, rivolgendosi a me - "Non fare la grossa, Jasmine, d'altrone sappiamo tutti perché sei qui e qual è il tuo segreto, no?" 
Per un attimo pensai di aver perso la calma e mi ritrovai lo sguardo di tutti i presenti puntato addosso. Calum, Micheal e Ashton erano alquanto confusi e anche la ragazza, Cecile preoccupata e Luke arrabbiato come non lo avevo mai visto.
Neanche il tempo di poter focalizzare la scena che Luke gli si era già fiondato addosso sbattendolo contro l'armadietto e sussurò in modo del tutto innaturale rispetto al suo solito - "Lasciala stare. E' proprio un vizio il tuo metterti contro le persone sbagliate, vero Joey?" Calum prese subito Luke per le spalle e lo riportò alla calma mentre Joey, il rompi palle, se ne andò da lì completamente soddisfatto della sua impresa.
Cecile mi rivolse un ultimo sguardo ed io andai subito fuori dalla scuola.

**
"Va tutto bene?" Mi chiese Cecile appena arrivammo a casa di Micheal con gli altri a prenderci qualcosa da mangiare.
"Sì. Non voglio parlarne." Dissi sottovoce. Ero affranta. Cercavo di scacciare il mio passato, ma più ci provavo, più mi portavo dientro angoscia. Quando gli altri ci raggiunsero e si sedettero con noi, Cecile cominciò a parlare. - "Vi starete chiedendo perché oggi sono andata a difendere quella ragazza, no?" - Attirando l'attenzione di tutti.
"Io lo avrei fatto comunque, quel cazzone di Joey cerca rogna da tutti in tre anni di scuola." Spiegò Calum.
"Senza dubbio. Ma io non l'ho fatto per questo." - Iniziò Cecile. - "Sicuramente Joey ha una faccia da prendere a schiaffi, ma io, credo più di tutti voi, vedendo quella scena oggi, mi sono sentita toccata. Toccata perché esattamente cinque anni fa, io ero come quella ragazza e forse più in sovrappeso. Mentre lei oggi veniva derisa solamente per gli occhiali e l'apparecchio, io cinque anni fa soffrivo e venivo derisa da alcuni coglioni del mio ex istituto per l'apparecchio e il mio peso. Adesso sono così, come voi mi vedete, alta, nella norma, capelli neri lunghi, fisico quasi mozzafiato e ho anche dato molti due di picche agli stessi stronzi che prima mi prendevano in giro, ma la verità è che io potevo evitare di farmi tutto quel male a quell'età per nulla, se solo avessi voluto e me ne fossi resa conto prima e non solamente due anni fa." Raccontò tutta la storia con una tale calma che quasi la invidiavo. Perché io quando avevo raccontato della mia storia a Luke piangevo, ero disperata e avevo una tale paura che potesse scappare anche lui da me, cosa che invece non aveva fatto e me lo aveva dimostrato anche oggi. Io restavo con lo sguardo basso, ma sapevo che lui mi stava fissando e sapevo che erano le sue le dita che picchiettavano sul tavolo, sapevo che i ragazzi volevano sapere di cosa parlava Joey e fu proprio Ashton a chiedere e a rompere il silenzio. - "Sicuramente non vuoi parlarne ma, il tuo segreto è un qualcosa che ha a vedere con quello successo a Cecile?" -
Alzai lo sguardo a quella domanda e sorrisi lievemente, 'magari' pensai, e notai Calum che cercava in tutti i modi di mantenere un contatto visivo con Cecile e solo in quel momento mi accorsi che Luke stava perdendo la pazienza.
"No.." - Cominciai io - "E' complicato, cercherò di farla breve." Dissi sospirando. E così iniziai a raccontare da capo ogni singola cosa, ovvero ciò che era successo a Margot, che nel frattempo si occupava di me, ciò che Rick mi aveva fatto, il tradimento, la mia dipendenza dall'alcool, il mio voler quasi morire con l'alcool dopo l'aborto e il mio pessimo rapporto con mia madre.
Volevo farla breve ma ciò mi porto via almeno mezz'ora mentre spiegavo ogni singola cosa ai ragazzi che rimasero più in silenzio di prima. Non sapeva nessuno cosa dire. E a me andava bene così. Volevo solamente silenzio attorno a me di persone che fino alla fine avevano capito con chi aveva a che fare e che si può sempre ricominciare anche se non si ha la forza per poterlo fare.
Quella serata passò così, senza se e senza ma, senza domande o altre spiegazioni, ma intese con un silenzio assordante che ci faceva stare tutti molto meglio.




















Spazio Autrice

Ohoh ho aggiornato anche oggi, mi merito un biscotto, no?
No comunque questo capitolo è triste, più serio, forse più nella storia, ma quello di ieri era solamente per smozzare un po' la tenzione che arriverà a seguito di questo capitolo.
Ovviamente vi ricordo che ho in mente un'altra ff per 5sos e come sempre vi chiedo se avete idee in mente per aiutarmi a scrivere l'inizio.
Fatemi sapere se vi è piaciuto questo capitolo, cosa ne pensate dei personaggi e boh, ci vediamo alla prossima.
Buona lettura, xoxo Vanex23
(Se visitate il mio profilo troverete altre storie, fatemi sapere quale volete che continui pure, così in questi giorni non mi annoio.)

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


                                                           Capitolo 12

Pov Luke
30 Aprile

Oggi proprio non avevo voglia di andare a fare lezione di storia, avevo già partecipato a tre lezioni di fila, una in cui avevamo pure un compito sul '700 e mi sembrava pure tanto come cosa. Sempre perché costretto da mia madre.
Ma siccome già a quest'ora non c'era più nessuno e sarei comunque entrato in ritardo, tanto valeva che rimanessi qui fuori a non far nulla e a rilassarmi un po'.
Rilassarmi, parola che avevo ormai abbandonato del tutto. Per me non esisteva più né il relax, né tanto meno la mia pace interiore. Ciò accadeva solo quando ero coi ragazzi e cantavamo o solamente quando mi sballavo quelle poche volte con delle canne o addirittura bevevo. E non era sicuramente una cosa di sani principi, ma non mi importava, semplicemente perché avevo bisogno di stare bene e basta.
Mi guardai più volte dietro le spalle notando sempre più soddisfatto di essere solo all'entrata della scuola e non potevo essere fermato da nessuno, quindi corsi sempre al solito posto, un nascondiglio perfetto, dietro il parcheggio dei professori, e mi sedetti dietro un piccolo cespuglio per iniziare la mia "missione relax".
Stavo per abbandonarmi del tutto a quella situazione quando una voce dietro di me attirò la mia attenzione, e per non destare sospetti o altro, mi girai lentamente a guardare chi poteva essere arrivato così in ritardo, oltre me.
"Adesso dovrò subirmi questa pazza isterica che accoglie chi arriva a seconda ora e non ne ho per niente voglia. E' il mio secondo ritardo in tutto l'anno scolastico, cosa ci colpo io se la macchina ha qualche decifit." Mi alzai di poco per vedere chi era a parlare e scorsi una chioma bionda parlare di tutta fretta e abbastanza nervosamente al telefono.
Chi poteva essere se non Jasmine? Ah quella ragazza mi avrebbe portato all'esaurimento nervoso, poco ma sicuro.
"Mi rendo anche conto del fatto che sono un'alunna modello adesso qui, cosa che non ero prima a New York quindi perché non premiarmi per questo grandissimo cambiamento?" - Continuò imperterrita mentre io la seguivo con lo sguardo. - "Eh allora vedi che ho ragione io? Comunque credo che ciò non ti importi visto che fino a cinque minuti fa stavi dormendo ed io ti ho svegliata." Mi scappò un sorriso.
Ormai non sarebbe entrata ugualmente, era troppo tardi perché le permettessero di inserirsi nella lezione, mi alzai lievemente dal mio nascondiglio e la tirai verso di me. Lei era girata e non se lo aspettava minimamente, non mi aveva neppure visto, quindi inzialmente, ritrovandosi una posizione alquanto scomoda, esclamò - "Ma che cazzo fai?" - Girandosi per guardare chi l'aveva "disturbata". Quando si rese però che la persona in questione ero io mi fece un sorriso sincero, che io prontamente ricambiai - "Non parlo con te, potresti stare zitta un attimo. Senti, qui rischio di rovinare una carriera scolastica perfetta, che ne dici se ci sentiamo dopo? Salutami Samuel appena si sveglia, ciao Monica." - Disse riattacando la telefonata.
"Rovinare una carriera scolastica perfetta?" La ripresi facendole il verso.
"Sì, cosa che a New York mi sognavo veramente." Bonfonchiò acidamente.
"Allora stai imparando dal sottoscritto." Dissi prontamente.
"Se ciò implica saltare storia, farsi le canne.." - Indicò la cartina appoggiata a terra - "E picchiare quasi qualcuno a scuola, sì." Mi rispose facendomi l'occhiolino.
"Tuché, ma ho frequentato tre lezioni di fila di storia, non mi riconoscevo più!" Affermai incredulo.
"I miracoli esistono allora: io ho preso A in matematica, non so se te ne rendi conto." Disse compiaciuta.
"Sono felice di essere stato un ottimo prof di recupero." Continuai accendendo la mia canna. Dovevo assolutamente staccare la spina per un po'. Lei continuava a guardarmi scuotendo la testa contrariata e sedendosi accanto a me sbuffando.
"Che c'è?" Chiesi guardandola di traverso.
"Niente." Disse contrariata.
"Non ti farò fare un tiro dalla mia canna, e non perché sono egoista, ma perché non voglio che tu prenda più vizi di quanti non ne hai già." Le spiegai serio.
"E chi ti ha mai chiesto di voler fare un tiro? Ho le mie sigarette con me e per quanto mi interessi, potrei dirti che neanche tu dovresti prendere più vizi di quanti non ne hai già." Commentò guardando altrove e mai verso la mia direazione.
"Adesso spiegami perché mentre mi parli, non mi guardi." Continuai avvicinandomi a lei.
"Io ti sto guardando." Disse lanciandomi un'occhiata di pochi secondi per poi riabbassare lo sguardo.
"Se questo lo chiami guardare una persona credo tu abbia seri problemi." Dissi stanco di continuare la discussione.
"Allora perché mi hai fermata per farmi stare con te? Così che io potessi assistere alla tua fumata allegra? Ma per favore." Commentò alquanto adirata, si sentiva ferita, ma non capivo né come, né da cosa.
"Soffri di bipolarismo?" Le domandai incredulo notando come aveva cambiato atteggiamento dopo nemmeno tre secondi.
"Cosa? No! Semmai sei tu quello schizofrenico qui." Disse gesticolando e se avevo imparato una cosa era che, se la ragazza in questione gesticolava, stava davvero per incazzarsi.
"Intanto cerca di calmarti." - Dissi spostandole il braccio. - "Dopo inizia a guardarmi in faccia mentre mi parli e cortesemente dimmi che hai, perché non sono uno psicologo e per capirti sto divento pazzo."
A queste parole si bloccò di colpo. Stava per rispondermi, forse anche a tono, ma non le sentì dir niente in tutta risposta. Solamente accasciarsi del tutto contro il cespuglio e chiudere gli occhi prendendo un bel respiro come se non riuscisse a dir nulla. Io continuai a fumare e non avrei detto nulla fin quando lei stessa non avesse avuto intenzione di parlare.
"Pensavo che non sarebbe cambiato nulla.." Disse solamente quasi in un sussurro.
Io mi girai a guardarla a buttai fuori l'ultimo tiro della canna. Mi sistemai la maglietta e mi misi di fronte a lei. Ma non accennava a continuare.
Restammo ancora qualche minuto così dopodiché la vidi sistemarmi la felpa e alzarmi. Prontamente la fermai e la feci risedere. La guardavo insinstentemente negli occhi e stavolta neanche lei osava abbassare lo sguardo fissandomi nella stessa maniera in cui la fissavo io. Ero incantando ma nello stesso tempo non capivo cosa volesse dire, ero curioso e allo stesso tempo spaventato dal sapere a cosa si riferisse. Quella mattina i suoi occhi erano meno stanchi del solito, più verdi e più accesi, per la prima volta c'era un giorno di primavera in cui splendesse il sole e ciò sembrava aver cambiato sia lei che i suoi occhi, all'esterno. Ma all'interno era ancora tormenatata come la prima volta che ci eravamo incontrati, con gli stessi dubbi e le stesse incertezze a bloccarla ed io pensavo che ciò fosse passato dopo quella discussione. Ah già, la discussione. Mi resi conto che forse avevo capito e quando scossi la testa in segno di resa il suo braccio si spostò dalla mia presa.
"Parla e non tenerti tutto dentro." Le dissi solamente, aspettando una sua mossa, un qualcosa, ma lei sembrava non reagire.
"Lo sai a cosa mi riferisco. Pensavo stesse andando tutto bene, ti ho detto praticamente tutto e sei stato forse l'unico con cui l'ho fatto di mia volontà senza pressioni, ci eravamo baciati, mi avevi promesso che non saresti scappato, che non ti avrei fatto paura con i miei scheletri nell'armadio, avevo anche inteso quel preoccuparsi per me e quel mettere Joey alle spalle al muro come un 'io ci sono', ma tu continui ad evitarmi e se mi parli o litighiamo o siamo talmente così stanchi per farlo che addormentiamo insieme credendo di aver risolto tutto. Credo di aver riposto le mie speranze in un persona sbagliata." - Mi disse affranta. Era triste, delusa, amareggiata e soprattutto sconfitta da se stessa, non era più un appello a me, ma un appello a se stessa, che cercava di svegliare ma che non riusciva a scuotere nemmeno con una carezza. - "Dopo, quando ho raccontato tutto ai ragazzi e tu eri lì, mi sono vergognata ancora di più, e il tuo essere praticamente scappato da casa di Micheal quel giorno dopo aver raccontato tutto mi ha fatta cadere a pezzi come lo ero prima. Era solo un'illusione, dunque." Finì sospirando.
E lì io non riuscii più a tenere tutto dentro, dovevo parlare, dovevo parlarle e farle capire tutto una volta per tutte e dirle quanto in realtà non era lei quella sbagliata, ma io.
"No!" - Esclamai quasi urlando facendole impiantare i suoi occhi verso me. - "So che se sei portata a pensare ciò che pensi è per colpa mia, solo e unicamente colpa mia. Tu non c'entri niente, è tutto un casino da spiegare e so che ti creerei più confusione di sempre." - Cominciai lasciandola sospesa mentre attendeva spiegazioni. - "Da quando quella sera ti sei confidata con me non faccio altro se non pensarti e pensare al bacio che ci siamo dati, anche se preferisco di più quello che ti ho dato alla finestra una delle prime sere. Ciò non toglie il fatto che mi sono comportato da vero stronzo con te mischiandoti nei miei problemi, ma sappi che mi sono comportato di merda con tutti, primi tra tutti te e Calum, soprattutto Calum. Ma lui mi conosce, a differenza tua sa ed io ho dato tutto per scontato. Mi dispiace Jasmine di averti fatto credere una cosa del genere, ma sappi che per me tu sei molto più importante di quanto tu stessa ti reputi. Joey è un coglione che ama divertirsi con le persone che mi stanno intorno, era lui il ragazzo con cui mi ha tradito Aleshia, e vederlo farti del male anche solo dicendo mezza frase quel giorno mi ha fatto scattare. Ho pensato 'no, non di nuovo', e giuro, se non ci fosse stato Calum sarebbe finita peggio." Le dissi tutto velocemente senza nemmeno farla parlare. Lei annuiva e basta, capendo quanto per me poteva essere frustante subire una cosa del genere per ben due volte.
"Luke, io mi sono aperta con te non facendomi dir nulla da te, perché tu devi farti pregare per farmi dire mezza parola e non incappare in fraintendimenti?" Domandò facendo un sorriso dolcemente. Al suono del mio nome pronunciato in quella maniera, rabbrividii.
"Perché non mi fido più di nessuno. Ciò di cui mi voglio liberare lo scrivo insieme ai ragazzi nelle mie canzoni in messaggi criptati e basta." Commentai freddo.
"Ci sono passata anch'io." Disse giocando con un alcune foglie distese accanto a noi.
"Tra qualche giorno, non so quando, dovrebbe tornare mio padre in città, non lo vedo da anni, mia madre lo sapeva ma non ha voluto dirmi nulla, la scorsa notte mi sono quasi distrutto, non dormo e non mi sento tranquillo proprio per niente." Le dissi liberandomi di questo macigno, era un peso che mi portavo dietro da parecchi giorni.
Lei non disse nulla. Semplicemente si avvicinò di più a me e mi strinse in un abbraccio caldo e morbido, abbracci che non ricevevo più da una vita quasi. Chiusi gli occhi rilassandomi al tocco della sua pelle con la mia quando le nostre mani si incrociarono e sospirai sonoramente per lasciarmi andare. La sentii quasi sorridere quando poggiò le sue labbra accanto al mio orecchio. 
"Ti senti meglio?" Mi chiese sempre vicina a me.
"Molto più di prima."
Le confessai sorridendo e restando abbracciati. La strinsi più forte a me e la avvicinai al mio corpo. In quel momento capii che forse tutto quello che mi mancava ce lo aveva lei e poteva darmelo solo lei. Amore.

**

Stavo appena uscendo da due ore infernali di filosofia con Calum dietro di me che sembrava più addormentato che sveglio.
"Cosa dovrei fare quindi per la prossima settimana?" Chiesi confuso al mio amico.
"Locke." Disse posando i libri nel suo armadietto. Eravamo pure vicini di armadietto.
"Scusami ma tu non stavi dormendo?" Domandai stranito.
"A volte dorme più lo sveglio che il dormiente." Rispose sorridendo.
"Dovresti smetterla di riempirti di serie TV strane e sceme come te, che poi vai in giro a reciclare strane battute." Commentai sfottendolo.
"Parla lui che di tutte le serie esistenti sulla terra guarda solamente Outlander e Game of Thrones." Disse in tono di sfida.
"Sono belle, non sono stupide e poi ci sono scene apprezzabili." Dissi soddisfatto.
"Ehm.. Porno.. Ehm." Aggiunse lui facendo finta di tossire sorridendo.
Era proprio un imbecille alle volte ma sicuramente andavamo d'accordo anche per questo.
Ci avviammo insieme verso la porta per uscire definitivamente da scuola e notai che nel parcheggio c'era mia madre intenta a parlare con Jasmine. Anche Calum notò la cosa e si posizionò accanto a me.
"Chissà di cosa staranno parlando." Dissi dubbioso.
"Va lì e scoprilo, no?" Chiese retoricamente lui.
"Non vorrei interrompere qualche loro strano discorso." Sorrisi all'idea.
"Tu sei proprio scemo. Magari parlano proprio di te, chi lo sa." Disse facendo spallucce.
"Scemo a chi? Mi stai mettendo curiosità Calum." Lo canzonai scherzando.
"Ed io voglio saperlo, quindi adesso vai lì e lo scopri." Disse spingendomi nella loro direzione.
"Va bene capo!" Lo salutai andando verso mia madre e Jasmine.
Quando mi avvicinai, mia madre mi stava già sorridendo e Jasmine si voltò salutandomi con uno di quei sorrisi che non le avevo mai visto fare da quando l'avevo conosciuta.
"Interrompo qualcosa?" Chiesi facendo finta di nulla.
"No affatto. Tua madre mi ha detto che hai preso A- nel compito di storia, tanto quanto me." Disse Jasmine soddisfatta.
"Io credo che tu sia stata una benedizione per mio figlio, veramente. Un angelo per lui." Disse mia madre guardandomi soddisfatta come non mai.
A quell'affermazione non potei non ridere. Sinceramente non ci avevo mai pensato. Mi stava cambiando in meglio, e fino ad ora non ci era riuscito mai nessuno. Ciò mi faceva essere più sereno ma preoccupato nello stesso tempo.
"Che ne dici di restare a cena da noi stasera?" Domandò mia madre guardando me per un consenso che subito subito le diedi con un cenno della testa.
"Accetto volentieri." Rispose Jasmine per poi salire in macchina con me.












Angolo Autrice.
Eccomi ancora qui, sempre io, inconfondibilmente io, unicamente me. Ho aggiornato ancora, ma va?
Credo che però domani non aggiornerò e se lo dovessi fare, salterei sabato comunque per esigenze mie personali.
So che questo capitolo è corto, ma ho dovuto dividerlo in due per il prossimo che preparatevi, sarà una........ NIENTE SPOILER.
Detto ciò, come sempre, fatemi sapere che ne pensate, se vi è piaciuto, cosa pensate dei personaggi e niente, ci vediamo alla prossima.
Buona lettura, xoxo Vanex23

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


                                                              Capitolo 13

Pov Cecile
30 Aprile
 
"E non farlo mai più!" Disse Luke dall'altra parte della stanza, mentre sia io che Jasmine restavamo in silenzio sedute nel salotto di casa mia ad osservare il pavimento che tutto ad un tratto era diventato più interessante.
Nessuna risposta o nessun tipo di altra voce si udì dopo quell'affermazione così dura e aspra ma allo stesso tempo comprensibile del biondo, mista a preoccupazione e ansia.
Uscì poco dopo dalla stanza sedendosi in silenzio accanto a me e Jasmine sul divano prendendosi la testa tra le mani, come a voler riflettere o semplicemente in crisi, sembrava ancora nervoso, gli tremavano le mani e la giornata non si era conclusa per niente bene.
Ad un certo punto il suo telefono iniziò a squillare e potei notare la faccia di Ashton sul display. Luke non alzò nemmeno lo sguardo, quindi sia io che Jasmine ci guardammo con aria interrogativa senza sapere cosa fare. Erano le 02.00 di notte, era come se avessi paura anche solo a parlare e per intenderci usavamo dei piccoli sguardi e basta.
"Se vuoi puoi rispondere tu." Mi disse Luke voltandosi verso di me indicando il telefono.
"Perché mai io?" Chiesi stupita.
"Non ho voglia di raccontargli cosa è successo e il mio labbro non me lo permette." Disse indicandosi il labbro ancora sanguinante.
Tirai giù un bel sospiro e dopo risposi alla chiamata. Mi ritrovai un timpano sfondanto per colpa della voce acutissima di Ashton in presa alla rabbia e alla disperazione.
"Luke ma dove cazzo sei? E Calum? E' da due ore che vi chiamo e non risponde nessuno. Sono con Micheal perché mi sono preoccupato da morire e soprattutto Calum mi ha mandato dei messaggi incomprensibili completamente ubriaco."
"Sono Cecile, Ashton. Luke è con me insieme a Calum, siamo da me." Risposi piano.
"Arriviamo subito." Disse Ashton riattacando la chiamata.

**
"Dove sono?" Chiese appena entrò nell'appartamento.
"Luke in salotto. Calum è meglio che per ora non lo vai a disturbare." Dissi bloccandolo dopo aver chiuso la porta. Ashton annuì ed entrò nella sala mentre Micheal mi lanciò un'occhiata della serie 'immaginavo'.
"Cos'hai fatto al labbro e all'occhio?" Sentii chiede ad Ashton mentre entrava in sala, davanti a Luke seduto sul divano ancora in crisi.
Entrambi ci lanciammo ancora una volta sguardi di intesa e ci sedemmo tutti sul divano, fin quando non decidemmo di raccontare ciò che era avvenuto poche ore prima.

 

///
"Calum?" Dissi prendendo subito la chiamata. Non mi sarei mai aspettata una sua chiamata così dal nulla, soprattutto di sabato sera.
"Cecile.." - Biascicò il ragazzo mentre sentivo il suo respiro affannoso. - "Non so dove mi trovo, ho forse bevuto un po' troppo e ci sono due tizi che non mi piacciono per niente." Rispose preoccupato.
"Calum ti prego non farmi preoccupare, come faccio a trovarti se non so dove ti trovi?" Domandai preoccupata dopo quell'affermazione.
"Chiama Luke, lui sicuramente lo sa. Non so nemmeno perché ho chiamato te, sono troppo ubriaco per capirci qualcosa." Disse riattaccando subito il telefono.
Ero completamente entrata in crisi dopo questa affermazione. Dovevo chiamare Luke. Ma ciò era impossibile visto che il mio cervello in quel momento mi impediva di ragionare lucidamente.
Scorrevo veloce tra i contatti del telefono fin quando non trovai il suo numero e partì la chiamata.
Uno, due, tre squilli. Al quarto rispose.
"Pronto?" Chiese tranquillo.
"L-Luke sono Cecile, è urgente.." Dissi completamente fuori controllo.
"Che succede?" Chiese più serio.
"Si tratta di Calum, mi ha chiamato totalmente ubriaco, non ricorda dove si trova e dice di esser vicino due tizi che non gli piacciono per niente, non so cosa fare." Avrei pianto da un momento all'altro.
"Va bene Cecile, arriviamo subito e lo cerchiamo insieme." Mi disse prontamente, seriamente preoccupato.
"Sì." Dissi e riattacai.
Mi sarei aspettata Luke con gli altri quando aveva detto al telefono 'arriviamo', ma mai che fosse arrivato con Jasmine. Non pensavo fossero insieme quando avevo chiamato e adesso eravamo tutti e tre in silenzio a camminare verso non so dove a cercare Calum.
Fin quando Luke non si fermò di botto vicino a una piccola piazzetta, notando una figura seduta in modo poco consono su una pachina e dei ragazzi, che potevano essere due o tre, attorno, che ci prendevano gusto a vedere le persone in quelle condizioni.
"Hei!" - Urlò Luke in loro direzione. - "Levatevi." Disse facendosi largo. 
Io e Jasmine restammo più a distanza sapendo che situazione poteva uscirne fuori.
"Calum!" Esclamò Luke prendendo dalla panchina e spostandolo.
"Vieni qui." Dissi io aiutandolo. 
Uno di quei ragazzi intanto continuava a seguirci e avvicinandosi a Luke disse - "E' tuo amico? Era così simpatico."
"Che vuoi?" Disse Luke non curandosi di lui e i suoi amici.
"Dai era così simpatico, scherzava con noi, ci stavamo divertendo."
Calum riusciva a malapena a camminare ed io continuavo a reggerlo per farlo sedere in un posto più lontano, non era molto pesante perché non si era caricato del tutto col suo peso su di me, mentre Luke cercava in tutti i modi di allontarci e allontanarsi da quel tipo.
"Non me ne frega niente, ha bisogno del mio aiuto, quindi fine dei giochi." Disse Luke andandose.
Ma proprio in quel momento, il ragazzo fece ciò che meno ci aspettavamo. - "Allora non ti dispiace se prendo la bionda e mi diverto insieme ai miei amici, tanto è sobria." - Disse prendendo per il polso Jasmine che in quel preciso momento era tra Luke e quel ragazzo. Lei continuava a dimenarsi, ma quel ragazzo aumentava la presa, glielo si leggeva in faccia dalle smorfie di dolore che iniziava a fare.
In quel momento accadde ciò che era accaduto un paio di giorni fa con Joey a scuola. Dalla bocca di Luke uscì una frase del tutto anormale dal suo solito - "Lasciala stare."
"Scegli; o il tuo amico, o la bionda." Continuò il ragazzo non volendo lasciare Jasmine.
"Io non sclego proprio un cazzo." Sputò Luke che iniziò a camminare verso di loro.
In un rapido gesto e non riesco ancora a spiegarmi come, Jasmine ne apprifittò per liberarsi e scagliò contro il tizio in pieno volto un bel pugno carico. Il ragazzo cadde a terra del tutto spaesato, Luke per un attimo si blocco guardandola e lei continuava a guardare il ragazzo con sguardo arrabbiato, mortificato e peno di pena. Per un attimo pensai che non era davvero più lei.
Nel frattempo gli altri due si avvicinavano piano piano a loro e quando sembrava essere finita, in realtà uno dei due si scagliò contro Luke mentre l'altro aiutò quello rimasto a terra.
"Vai da Cecile." Ordinò Luke a Jasmine che non intendeva muoversi. Gli arrivò un pugno in pieno viso e un altro gli spaccò il labbro e si ritrovò a terra in meno di 10 secondi.
"Luke alzati." Disse Jasmine. Aveva un altro sguardo, aveva qualcosa in mente.
Il ragazzo sembrava guardare quei due in modo quasi soddisfatto e stava quasi per abbandonare la cosa, ma Jasmine ad un certo punto disse a Luke - "Conosci la regola del dai il pugno e scappa?" Chiese piano al ragazzo.
"No." Disse asciugandosi il labbro dal sangue.
"Appena si gira, tu ti avvicini piano, scagli il pugno più forte che puoi dare e scappiamo." Disse lei sorridendogli.
Il ragazzo prontamente dopo poco si girò e chiese al biondo - "Ne vuoi ancora?"
"Mmh, fammi pensare.." Rispose Luke. Passarono 3 secondi, scagliò il pugno più forte che poteva dare a quel ragazzo e sia lui che Jasmine dopo averlo visto a terra a gemere dal dolore scapparono correndo. Luke mi aiutò prontamente a sollevare Calum e portarlo in macchina ed io e lei correvamo più veloci che potevamo.

 

///
"Siete degli incoscienti." Disse Micheal dopo il racconto guardando Luke con disapprovazione.
"Dovresti farti medicare." Osservò Ashton notando ancora il labbro di Luke sanguinare un po'.
"Adesso vado a casa e faccio tutto. Da quando siamo tornati sono stato a controllare Calum." Spiegò Luke.
"Può restare a dormire qui comunque, lo controllo io e vi farò sapere tutto." Affermai decisa.
Tutti e tre mi ringraziarono di cuore, Luke soprattutto e si scusò per quello a cui avevo assistito ma alla fine non doveva scusarsi per nulla. Aveva difeso degnamente sia il suo migliore amico che la ragazza che sotto sotto a lui piaceva, non ci vedevo nulla di male, era stato solamente coraggioso a buttarsi nel fuoco per entrambi.
"Tu vieni con me." Disse Luke a Jasmine che fino a quel momento non aveva aperto bocca, prendendola per le mani dal divano e facendola alzare. Lei annuì solamente, mi salutò debolmente e usciro dal mio appartamento.

**

Pov Jasmine

Erano le 04.00 del mattino, eravamo appena tornati a casa di Luke, ero seduta sul letto in camera sua e non riuscivo a capacitarmi di cose avevo visto poche ore prima. Calum mi ricordava me esattamente un anno fa. Stesso modo di affrontare la situazione, stesso modo di chiedere aiuto, stesso modo di disperarsi. Lui però aveva Luke dal primo momento che lo aiutava e sosteneva e il fatto che stasera le stesse prendendo per ben due volte, prima per lui e poi per me, io non me lo meritavo. Io non meritavo la sua difesa. E anche questo era stata colpa mia.
Tornò in camera sua dal bagno, e notai che il suo labbro non aveva ancora del tutto sviluppato la crosta, quindi vi era ancora qualche gocciolina di sangue che lui prontamente leccava con la lingua per far smettere il flusso. Si era cambiato, ma aveva nascosto la maglietta bianca di stasera, per metterla sotto il letto. Aveva piccole macchioline di sangue, evidentemente non voleva farla vedere alla madre per non farla preoccupare, ma proprio quella sera la colpa era stata mia.
Aveva addosso solamente i pantaloni neri della tuta, stava cercando una maglietta da mettere nuova, lo vedevo girare per tutta la stanza e metterci foga nel cercare qualcosa nell'armadio.
"Parla." Mi disse ancora girato verso l'armadio.
"Mh?" Feci solamente.
"Che hai?" Chiese stavolta girandosi verso di me e lasciando perdere tutto. Si mise seduto accanto a me e mi guardava aspettando che io parlassi.
"Calum.." Dissi solamente.
"Va avanti da un un anno più o meno." Disse triste.
".. Mi ricorda me l'anno scorso. Ho paura e non so nemmeno perché." Gli rivelai quasi con le lacime agli occhi.
Lui alzò prontamente lo sguardo verso me e notò i miei occhi lucidi. 
"Ogni volta che vieni da me e succede qualcosa piangi. Sono davvero una così brutta persona?" Chiese facendo una faccia finta distrutta.
Mi scappò una risata e lui ricambiò il mio sorriso.
"Scusa." - Dissi seria guardandolo negli occhi. Lui non capiva il perché delle mie scuse. - "Per stasera e per questo momento adesso."
La sua risposta fu solamente toccarmi la guancia con la sua mano, estremamente calda che quasi mi fece sciogliere e che diede vita propria al mio cuore proprio in quel momento.
Involotariamente appoggiai la mia mano sul suo petto nudo, caldo e sentii il battito del suo cuore accelerare. Lui seguiva ogni mio movimento con lo sguardo, sorrise appena sorrisi anch'io e sempre con la stessa mano lo avvicinai a me.
E lo baciai. Sì, stavolta lo baciai io e fu uno dei baci più belli che potessi desiderare da Luke Hemmings.























Angolo Autrice.
Eccolo! Eccolo qui!
Allora, diciamo che questo capitolo in realtà lo avevo sperimentanto in altro modo ecco, però questa nuova visione è più carina.
E che dire della parte finale? Nella mia mente fino a quando non sono arrivata alla fine del capitolo neanche c'era, ma volevo far Jasmine più tenera, quindi yay.
Come sempre fatemi sapere se vi è piaciuto e se vi piacciono i personaggi. 
Ieri ho ricominciato scuola, quindi quest'anno rip per me.

E niente, il prossimo non so quando uscirà perché adesso con la scuola sarà più stressante ma le idee ci sono, quindi stay strong.
Beh, ci vediamo alla prossima, buona lettura, xoxo Vanex23

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


  Capitolo 14

02 Maggio
Ore 02.00

Come si suol dire "la notte porta consiglio". Ma certe persone non applicano mai in senso buono il consiglio che potrebbe arrivare al loro cervello e in particolare, quando si vuol attuare una vendetta, ogni informazione sembra preziosa.
Proprio di questo, a quest'ora della notte o del mattino, senza tempo prestabilito, parlavano due ragazzi, che in realtà a quell'ora avevano altro a cui pensare.
"Will che cazzo fai? Quello è l'ultimo filtro ed io a differenza tua non ho i soldi che escono dal culo." Disse il primo molto scocciato al secondo che non faceva altro che infastidirlo sempre.
"Appunto per questo lasciami fare quello che voglio." Rispose questo in tono di sfida.
"Non mi chiamare amico soltanto perché ti parlo, potessi ammazzarti, sarei il primo al farlo." Disse quando sorridendo il primo appoggiandosi ad un auto lì vicino.
"Che filosofo di vita, in realtà non potresti, perché sono la tua ombra." Rispose questo all'amico, anche se amico era una parolona per entrambi.
"Cosa vuoi sapere? Quando mi cerchi è sempre per sapere qualcosa che possa andare a tuo favore, quindi muoviti che alle 03:00 devo essere a casa." Disse questo sbrigativo.
"Joey che rispetta un coprifuoco? E da quando?" Lo richiamò Will scherzando.
"Da oggi se voglio cartine e voglio vivere." Rispose Joey scrollando le spalle.
"Va bene, allora sarò diretto e ti lascerò andare per questa volta.." - "Cominciò il ragazzo - "Cosa sai su Luke e i ragazzi e quella ragazza che è venuta alla mia festa e si è presa gioco di me?" Chiese Will sospettoso.
"Perché dovrei sapere qualcosa io?" Chiese innocente l'altro.
"Andiamo, lo sanno tutti che tu odi a morte Luke Hemmings e i suoi amici e tutti quelli che gli stanno attorno. Ti devo ricordare forse la sua ex?" Domandò insistente l'amico.
"No ti prego. Quella ragazza era brava a letto ma insopportabile allo stesso tempo." Commentò sarcastico Joey.
"Risparmiami i commenti ti prego perché non è di questo che voglio parlare. So che tu e quella ragazza a scuola l'altro giorno avete avuto una divergenza per colpa della sua amica e so anche che Luke te le stava per dare." Spiegò Will aspettando spiegazioni.
"E' tutto vero." Confermò Joey.
"E? Tutto qui? Quello si sveglia la mattina con l'intento di picchiarti?" Domandò incredulo Will che voleva sapere ad ogni costo la verità.
"Perché così tanto interesse?" Chiese Joey stupito.
"Non vorrei pensassi che mi interessa ciò che fai veramente tu!" Esclamò l'altro quasi disperato.
"E chi lo ha pensato?" Chiese retorico Joey.
"Qui stiamo sviando il discorso, dimmi perché Luke ti ha appeso al muro e dimmi cosa sai sulla biondina e non voglio aspettare un secondo di più." Assesì quasi arrabbiato Will.
"Ma perché?" Chiese Joey frastornato.
"Voglio vendicarmi della stronza." Disse con voce rauca e quasi bisbigliando.
"Perché, scusa?" Continuò Joey.
"Ti ricordi della festa, no? E poi non mi piace il fatto che una di New York possa comandare così facilmente in casa mia!" Sbottò arrabbiato.
"Cos'hai contro quelli di New York? Ti ricordo che io sono di New York come lei e mio cugino vive ancora lì, quindi occhio. E poi non mi pare che l'Australia SIA CASA TUA." Rispose scocciato Joey.
"Parlare con te è impossibile, veramente. Almeno tu sei qui da quanti anni? 15? Ma non fai lo spocchioso di turno." Spiegò all'altro.
"Beh sì, hai ragione, su questo hai ragione." Rispose soddisfatto.
"Adesso torniamo al dunque, dimmi tutto quello che sai sulla ragazza." Lo incitò Will a parlare.
"Su di lei so solamente che l'anno scorso ha avuto una relazione con un ragazzo e che è rimasta incinta ma poi ha perso il bambino, ma non so come e non voglio nemmeno saperlo. Ha avuto dipendenze dall'alcool e stava più volte per rischiare la vita per questo e poi non so più nulla." Disse Joey al ragazzo che lo ascoltava attentamente.
"La ragazza è problematica allora." Commentò Will.
"Will, se vengo a sapere che lo hai detto a qualcuno la tua faccia sparisce. Fino a quando non saprò altro posso minacciarla solo io e se lei sospetta che possa averlo detto a altri, finisce tutto." Adesso era diventato più serio il ragazzo.
"No, non lo dirò a nessuno, ne farò uso personale. Ma chi te le ha dette queste cose?" Chiese curioso Will.
"Ho molti amici a New York e come ha detto una volta la biondina, alcuni fingono molto bene in questi ambienti." Disse sicuro Joey.
"Il primo a fingere qui sei tu, quindi non mi sorprendo." Commentò Will.
"Tu sei il primo a rompere i coglioni ma mi pare che nessuno ti abbia mai detto nulla." Rispose infine Joey, prima di girare i tacchi e andarsene, lasciando quasi stupito di quella affermazione così tanto veritiera l'altro, che ci volle addirittura un po' prima che se ne andasse anche lui da lì.

**

Pov Jasmine
03 Maggio.

Mia zia era uscita e mi aveva lasciata completamente sola a contemplare la sua vecchia libreria alla ricerca di un bel libro da leggere, però l'ispirazione mancava e anche tanto, e ciò avrebbe comportato l'abbandono della mia idea.
Erano le 23:00 e ciò mi portava alla noia più assoluta. Domani ci sarebbe stata una festa in paese e dopo il ritrovo al molo e questo voleva dire non andare a lezione per due giorni. Che cosa rilassante.
Non che non mi piacesse andare a scuola, anzi, in questo periodo mi piace pure, avevo rivalutato tutti i pensieri negativi grazie anche ai miei amici, ma ciò diventava snervante dopo un po'.
Andai a prendere qualche videogioco che Ashton mi aveva prestato (in modo tanto carino e gentile), ma la voglia di accendere il pc veniva meno ed io non avevo voglia di far nulla.
I miei pensieri furono interrotti bruscamente quando sentii un grande e rumoroso tonfo provenire da fuori, in modo vicino e uscii per controllare la situazione.
Davanti a me, una figura di spalle, si lamentava e non in modo carino delle condizioni in cui era.
"Cazzo, vaffanculo!" Esclamò la figura tenendosi la camicia.
"Ah queste finestre!" Commentai io ridendo.
"Ti prego.." Disse solo lui sistemandosi la caminicia com'era solito lui fare.
"Usare la porta no, meglio ritornare alle vecchie abitudini." Dissi avvicinandomi.
"Esatto.. Ciao." Disse anche lui avvicinandosi prima di darmi un bacio.
In realtà noi due non eravamo una coppia, la solita coppia di fidanzatini che si danno alla pazza gioia nel fare smancerie, neanche ci reputavamo fidanzati effettivamente, non ci eravamo etichettati semplicemente perché entrambi odiavamo definirci, entrambi quando lo avevamo fatto e ci avevamo creduto ne eravamo usciti male.
"Questo perché?" Chiesi io guardandolo negli occhi mentre lo abbracciavo.
"Così stai un po' zitta." Mi disse facendomi l'occhiolino.
Semplicemente perché noi non volevamo definirci. Noi eravamo un qualcosa, non sapevamo esattamente cosa, ma ci piaceva comunque.
"Tua mamma non sa che stai uscendo, vero?" Chiesi seria.
"No, ma torneò presto." Mi disse staccandosi dall'abbraccio.
"No." Dissi io fermandolo.
"Non verrai con me." Continuò lui.
"Invece sì." Risposi seria.
"Jasmine, no. Resta qui, tornerò presto." Mi dissi molto più serio di me.
"So dove stai andando. Credi che sia così stupida da non capirlo o da non saperlo? Vengo con te." Dissi sicura.
"Appunto perché so che non sei così stupida tu con me non puoi venire." Disse lui scrutandomi col suo sguardo. Appena disse ciò si girò e iniziò a marciare per la sua strada, ma ciò non mi avrebbe impedito di seguirlo.

**


Pov Luke
"Ce le hai le cartine, vero?"
"Sìsì, ho tutto, grazie per avermi portato questo." Dissi prendendo il pacchetto che mi aveva passato un ragazzo davanti a me.
"Figurati, ma la prossima volta non portarti nessuno dietro." Disse ridendo.
"Cosa?" Io non capivo ciò a cui si stesse riferendo e il ragazzo mi fece segno di guardarmi dietro.
E proprio davanti ai miei occhi c'era Jasmine che mi guardava con sguardo quasi gelante, e quando il ragazzo le fece un cenno a mo' di saluto, la sua espressione cambiò salutandolo con un sorriso.
"Ti avevo detto di.." Cominciai io ma mi bloccò.
"Senti, io vengo da New York e so benissimo perché mi avevi detto di non venirci ma questo non implica il fatto che io non sappia come ci si debba comportare o ciò che si fa in questi casi. C'ero dentro anch'io, te lo vorrei ricordare." Spiegò. Il suo tono era quasi tagliente e i suoi occhi balzavano con velocità dalla mie mani ai miei occhi. 
"Tu c'eri dentro? Anche con questo?" Domandai esterrefatto da questa sua affermazione.
"Molto più con l'alcool che con il fumo, quindi so cosa vuol dire, non devi scappare ogni volta da me come se non sapessi proprio niente di te o di ciò che potrebbe essere compromettente per te." Mi spiegò quasi supplicante.
Ogni volta che c'erano questi tipi di problemi la tagliavo completamente fuori e la cosa mi faceva impazzire solo perché non volevo coinvolgerla troppo in ciò che a New York l'aveva completamente distrutta. Ma ciò voleva dire anche tagliarla fuori da me, dalla mia situazione e lei ormai c'era dentro comunque ed io la volevo accanto a me, ma non a questo prezzo.
Tornammo insieme a casa e per tutto il tempo la tenevo vicina a me, le tenevo stretta la mano e la riscaldavo con la mia. Lei sorrideva, era felice, era tranquilla, era veramente lei senza alcun tipo di problema o preoccupazione e a me piaceva.
"Domani ci sarà la festa." Mi disse lei tutta contenta.
"Non posso essere molto felice di ciò." Commentai a bassa voce.
"Perché?" Chiese lei non capendo.
"Domani torna mio padre." Risposi solamente.
A quella frase notai come di colpo anche lei si bloccò e forse capì anche perché quella sera volevo rimanere più del dovuto da solo.
Si avvicinò piano a me e mi strinse la mano, per poi darmi un lieve bacio a stampo e farmi un sorriso quasi consolatore.
E ci stava riuscendo. Mi stava facendo sentir meglio. Mi faceva sentire bene. Mi faceva sentire e basta, come non mai. Quella notte restammo a dormire insieme in camera mia, abbracciati, a darci sicurezza l'un l'altro.
































Angolo Autrice:
Non mi sono dimenticata di aggiornare, semplicemente dovevo trovare il momento giusto per scrivere. 
Purtroppo tra la scuola e il caldo non ce la facevo proprio ad aggiornare in settimana. E mi tocca andare a scuola con queste belle giornate estive, perché tutto sembra, tranne che tempo autunnale.
In ogni caso, ve l'aspettavate queste due mezze rivelazioni? Quella di Joey a Will e quella di Jasmine e Luke?
E soprattutto Luke, l'incognita più incognita della storia, lo scoprirete dopo perché.
Ad ogni modo sappiate che non è stato svelato ancora tutto, soprattutto il pettegolezzo di Joey uehuehueh.
Comunque sia, credo che il prossimo capitolo se tutto va bene possa arrivare martedì pomeriggio, altrimenti slitta a sabato/domenica, dipende come mi regolo con la scuola e tutto il resto.
Ci vediamo alla prossima, buona lettura, xoxo, Vanex23.

SPOILER:



 
[...]
"Verrete quindi al concerto di stasera?" Ci chiese entusiasta come un bambino di due anni quando per la prima volta scarta un regalo tanto atteso.
"Ovviamente." Risposi io contenta quanto lui.
"Voi due smettetela di fare i piccioncini che vi riesce anche male!" Commentò Ashton alle mie spalle.
"Credo che tu e Brianna abbiate una concezione diversa di 'amore'." Rispose Calum mentre io continuavo a ridere.
"No semplicemente io non invito la mia ragazza due ore prima del mio concerto, ma almeno una settimana prima." Continuò sicuro di sé.
"Semplicemente perché noi non stiamo insieme?" Continuò lui, ed io continuavo anche a ridere.
[...]

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


                                                                                                                                           Capitolo 15
Pov Cecile
4 Maggio.

Com'è bello svegliarsi senza dover pensare a niente e nessuno e senza avere la preoccupazione di dover correre a scuola per  affrontare una nuova stancante e faticosissima giornata? Credo che in numeri finiti la sensazione non si possa per niente esprimere, quindi mi appello dal profondo del mio cuore a quelli infiniti. E ciò può essere sommato al fatto che stamane, al posto di svegliarmi alle 06:oo del mattino, io abbia appositamente voluto spegnere la sveglia e alzarmi alle 11:oo solamente per godermi un po' di più questa strana ma bella sensazione. Ciò mi sarebbe tornato però nel mese di giugno e appunto per questo motivo cercavo di rimandare la scelta cruciale: passare l'estate qui oppure tornare a Londra da mio padre? In questo momento tutto mi andava tranne ritornare a Londra. Mi mancava mio padre, ma in fin dei conti non sarei tornata a cuore aperto, ma solamente per fare una visita di cortesia. Non avevo più nulla in quella città e non mi mancava nessuno, nemmeno i miei vecchi "amici", semmai potessi parlarne in quel senso. L'unica persona che poteva realmente mancarmi, ma di quelle mancanze che non si possono mai più colmare dopo che avvengono, sarebbe mia mamma. Semmai sarei ritornata lì, lo avrei fatto in gran segreto solo per  andare a trovare lei al cimitero, fare una bella chiacchierata, dirle che qui in Australia mi trovo molto più che bene e che per la prima volta in vita mia non mi sento più io quella sbaglia, al contrario, erano sempre stati loro quelli sbagliati. Io ero solo me stessa, in modo lucido e razionale, senza me e senza se, prendevo tutto di petto e reagivo male, ma ero fatta così. Loro no, loro erano tutti finti e falsi, tutti ipocriti che apparivano, loro era apparenze, non erano. Quindi sì, avrei optato sicuramente per una piccola rimpatriata solo tra me e lei, nel mese di luglio e non avrei fatto sapere niente a nessuno.
Quando avevo deciso di parlare di questa cosa solo con Calum e Jasmine, entrambi mi avevano detto che sarebbe stata la scelta più saggia, anche se Jasmine aveva più volte espresso il suo disappunto sul non dire niente a nessuno per il semplice motivo che in ogni caso avrei svelato la cosa. Ma ciò non mi importava, fondalmentalmente lei la metteva su un piano diverso, sul piano vendicativo, della serie "vi dico che torno ma non voglio stare con voi", mentre io la mettevo su un piano indifferente. Poteva vedermi chiunque, ma poco me ne importava, alla fine stavo andando a trovare mia madre, unica persona che nonostante tutto si preoccupa per me pur non essendomi accanto fisicamente e che sento sempre legata a me come se tra noi due ci fosse un filo invisibile che lega i nostri cuori.
Da tutti mi sarei aspettato tutto una volta raccontata questa storia, ma mai mi sarei aspettata un abbraccio lungo interminabili ore almeno per me, da parte di Calum. Quel ragazzo era perfetto, non poteva esistere, seriamente. In questi mesi mi aveva dimostrato tanto, forse ciò che io non mi meritavo. Siamo troppo diversi, lui instintivo, io razionale, ma tra questo "diversi", riusciamo a trovare le nostre "somiglianze", ed è una cosa che potrebbe scomporre chiunque, tranne me, tranne lui, tranne noi. E' una cosa che non si può spiegare a meno che non lo si viva e i miei pensieri fanno troppo rumore in queste giornate vuote in cui non riesco a dedicarmi a qualcosa di importante che non mi faccia pensare.
E i miei pensieri diventano divaganti e confusionari e alle volte penso "dovrei veramente smettere di pensare troppo, la vita non è fatta per essere pensata ma per essere vissuta",  ma ciò credo che sia nella mia natura quindi neanche mi oppongo più.
Ad ogni modo avrei dovuto organizzarmi per la festa di stasera, quello sì che era un evento a cui pensare e anche subito, cosa che invece non stavo appunto facendo.
Presi il telefono in mano e stavo per comporre un messaggio da mandare a Jasmine per chiederle che intenzioni avesse per la serata quando in contemporanea a ciò mi arrivò un altro sms.
Incuriosita lo aprii subito e all'interno vi era un messaggio di Calum: "Pomeriggio casa di Micheal? Ti devo parlare."
Oddio.
Oddio.
Oddio
.
Lessi il messaggio almeno cinque o sei volte. 
Quel "Ti devo parlare" mi mise un'ansia maledettamente maledetta addosso da avermi fatto pentire di ciò che stavo per rispondere in partenza dall'aver inviato o meno la risposta.
Risposi comunque subito per evitare addirittura che io mi dimenticassi di dare una risposta e scrissi semplicemente un "Va bene, a dopo."
Questo giornata partiva proprio bene.

**

Ero da poco arrivata a casa di Micheal, senza nemmeno sapere a che orario ma lui mi aveva comunque fatto entrare, fin quando mi accorsi che dei ragazzi c'eravamo solo io, lui e Luke che era arrivato cinque minuti prima di me.
Luke stava sistemando la sua chitarra, suppongo, Micheal mangiava dei biscotti ed io mi poggiai sul divano tremendamente in ansia, pensando ancora a quel messaggio.
Ma i miei pensieri furono subito interrotti da un arrivo abbanstanza frastornato e inconfondibile, se parliamo di Ashton.
"Bella gente!"Esclamò entusiasta entrando nella sala.
"Da quando hai adottato questi gergo?" Chiese a dir poco stupido Micheal mentre gli offriva un biscotto.
"Da quando tu mi offri un biscotto invece?" - Domandò Ashton curioso. - "Non è che per caso è caduto a terra e vuoi avvelenarmi?"
"Mi hai beccato! Il mio piano è stato mandato in fumo." Disse scherzando Micheal.
"Avete il batterista più figo e più bello e bravo di tutto il mondo e volete avvelenarlo? Arrampicatori sociali." Disse offeso Ashton sedendosi accanto a Luke.
"Sul più figo e più bello avrei qualcosa da ridire, ma fa come credi." Rispose ridendo Luke.
"Quindi niente biscotto?" Continò Micheal.
"Tu e questi biscotti siete la mia condanna." -  Riprese Ashton mangiando finalmente questo tanto parlato biscotto. - "Oh comunque non dite a Calum che ho detto di essere il più bello e il più figo sennò piange." Disse ai ragazzi facendo l'occhiolino mentre gli altri due scoppiarono a ridere.
Già, Calum. Che non si era ancora nemmeno fatto vivo e l'ansia mi stava logorando dentro.
"Stavate forse parlando di me?" Spuntò da dietro una porta Jasmine.
"E tu che ci fai qui e da quanto sei qui?" Domandai incerta io.
"Da quando sono arrivata con Luke.." - Cominciò lei - "Ero in balcone a fumare."
"Biscotto?" Chiese Micheal.
"Grazie." Rispose lei addentando il suo biscotto.
"Pezzi di merda!" Esclamò Calum da dietro una porta mentre si buttava sul tappeto appoggiando il suo basso delicatamente al muro.
"Scusa?" Chiese Ashton ridendo.
"Siete dei pezzi di merda! Nessuno mi è passato a prendere e mi son dovuto fare tutto il tragitto a piedi, da solo!" Spiegò lui tutto stanco. 
Tutti scoppiammo a ridere, era buffo.
"Vuoi?" Chiese Micheal ancora con questi biscotti, mentre Calum lo guardava di traverso.
"Ti sembra il caso di chiedermi se voglio un biscotto? Al limite dovresti offrirmi tutti i biscotti che hai per ora." Disse serio.
"Micheal, questi biscotti ti stanno sfuggendo di mano." Si unì Ashton.
"Però a me non li hai offerti." Disse dal nulla Luke e noi ci girammo a guardarlo.
"Tu non sei disperato, in mancanza di affetto o morto!" - Disse indicando gli altri tre a cui lo aveva offerto - "E per morto intendo sdraiato sul mio tappeto incazzato nero aspettando la benedizione dal cielo che mai arriverà."
"Bene." - Cominciò Ashton. - "Vado a chiamare Brianna."
"Povero, se non la sente per almeno cinque minuti muore." Disse Luke, con Calum che si univa allo sfottò.
"Caro amico Luke del sottoscritto bellissimo e stupendo Ashton, voglio ricordarti i discorsi su quando tu e Jasmine non parlavate e non sapevi come chiarire?" Disse prima di abbandonare la stanza.
Luke si girò alquanto imbarazzato evitando lo sguardo quasi divertito di Jasmine, mentre io e Calum ci scambiavamo sguardi di intesa.
"Ehm, sì, vado in balcone.." Disse lui scappando letteralmente dalla stanza, seguito da Jasmine completamente divertita dalla situazione.
"Comunque!" - Disse Calum seduto accanto a me.
"Sì?" Continuai io.
"Stasera suoniamo alla festa, quindi, volevamo chiedere a te e Jasmine se vi andava di venirci a sentire." Mi chiese timidamente.
"Davvero? Ma è grandioso!" Dissi abbracciandolo. Quindi era questa la cosa di cui voleva parlarmi? 
Lui annuì con la testa super contento della notizia che mi aveva appena dato ed io ero super contenta per lui e gli altri. Jasmine rientrò proprio in quel momento nella stanza ed io le raccontai la notizia appena datomi.
"Verrete quindi al concerto di stasera?" Ci chiese entusiasta come un bambino di due anni quando per la prima volta scarta un regalo tanto atteso.
"Ovviamente." Risposi io contenta quanto lui.
"Voi due smettetela di fare i piccioncini che vi riesce anche male!" Commentò Ashton alle mie spalle.
"Credo che tu e Brianna abbiate una concezione diversa di 'amore'." Rispose Calum mentre io continuavo a ridere.
"No semplicemente io non invito la mia ragazza due ore prima del mio concerto, ma almeno una settimana prima." Continuò sicuro di sé.
"Semplicemente perché noi non stiamo insieme?" Continuò lui, ed io continuavo anche a ridere.
"Ashton, gli unici che qui stanno facendo i piccioncioni sono quei due." Dissi io indicando Luke mentre parlava con Jasmine poco più avanti rispetto a noi, mentre si tenevano mano nella mano, scherzando.
"Che resti tra noi tre, questa discussione" - Cominciò lui - "Io sono felice di vederlo così, non lo si vedeva da tanto tempo sereno e tranquillo."
"Jasmine lo sta facendo uscire per quello che realmente è." Disse unendosi all'amico Calum.
Io non sapevo molto su questo ma una cosa la sapevo bene: entrambi sapevano farsi allo stesso modo sia bene che male.

**

Pov Jasmine

I ragazzi si erano esibiti alla festa ed erano stati davvero strepitosi. La voce di Luke era così bella mentre cantava e per quanto lo avessi sentito già altre volte in privato cantare qualcosa, era comunque come sentirlo per la prima volta, ogni volta. Era sereno, era se stesso, era vero. Mentre cantava non era Luke, era Lucas, era un'altra persona, forse più debole, forse si mostrava di più, ma i suoi occhi avevano quella strana luce che vedevo da quando stava con me, su quel palco era rinato. E ciò mi faceva assolutamente stare bene per lui. I suoi testi, ciò che scriveva, era veramente lui, si esprimeva in musica e riusciva a colpirti e farti male, perché quelle sensazioni le teneva per sé, e come mi aveva detto, non si fidava di nessuno, eppure in quel modo, cantando, riusciva ad esprimersi al meglio e a farti apprezzare tutto di lui.
"Ti ho vista, eri in prima fila e non mi staccavi nemmeno un secondo gli occhi di dosso." Mi disse venendomi incontro, sorridendo. Era soddisfatto.
"E tu fissavi me, ti ho visto." Risposi sorridendogli a mia volta. 
"Tuché." Mi disse prendendomi per mano.
"Dove andiamo di bello?" Chiesi vedendo anche gli altri raggiungerci.
"In verità avevamo fame, quindi vorremmo cercare un posto per mangiare." Mi spiegò.
"Ma alle 23 troviamo aperto ancora qualche posto?" Si intromise Calum.
"Lo spero, perché io sto morendo letteralmente." Disse Luke speranzoso.
Stavamo appunto per dirigerci alla ricerca del posto perduto o quasi, quando ad un certo punto sentii chiamare Luke da qualcuno e tutti ci girammo per vedere chi era.
"Lucas, ciao.."
























Angolo Autrice:
EEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEECCOMI. Questo non ve lo aspettavate però, vero? Tadadadan! Ho deciso di aggiornare oggi perché sì. No anzi, in realtà i motivi sono due.
1) Per esigenze dovrò dividere il capitolo in due parti.
2) Venerdì ho un 18esimo, sabato non ci sono e domenica non so nemmeno se potrò scrivere, ma credo che sia un 70% sul sì e un 30% sul no.
3) La storia sta per finire comunque. Ci saranno pochi capitoli a partire da questo per arrivare al capitolo finale. Credo di contarne massimo cinque alla fine della storia e tenetevi pronti.
Domani arriva comunque la seconda parte, don't worry.
Ad ogni moooooodo, non sottovalutate Cecile, non è un caso che abbia sempre lei o quasi i prologhi più riflessivi nella storie e meno parti parlate, capirete più in là perché.
Comunque sia, spero questo capitolo vi piaccia (scusatemi se è corto, ma vado di fretta) e, buona lettura, alla prossima.
Xoxo Vanex23.



 

SPOILER:

[...]
"Dovresti darci un taglio con le finestre." Mi disse divertito e con la voce assonnata.
"Che strano, fino a due mesi fa ero io a dirlo." Dissi avvicinandomi al suo letto.
"Sei imprudente straniera." Mi disse guardandomi dritta negli occhi. La luce della luna gli illuminava il viso in pieno e sembrava più dolce di quanto in realtà non lo sia mai stato.
"Mi sto consegnando al lupo senza nemmeno rendermene conto." Gli dissi solamente.
E lui mi baciò, come ormai faceva sempre, come ormai io facevo sempre.
"Vuoi restare qui?" Mi disse sussurrando.

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


      Capitolo 16
[...]
"Lucas, ciao.." All'udire quelle parole tutti ci girammo a guardare chi era stato a parlare.
Notai la rigidità di Luke, soprattutto la sua presa nella mia mano si stava facendo più forte e si girò lentamente. Osservai la sua vena sul collo, gonfia, sintomo che era molto teso in quel momento ed io non sapevo esattamente cosa fare o come comportarmi.
"Ciao." Soffiò lui molto distaccato.
"Ti ho visto prima sul palco, come sei diventato bravo. Non pensavo riuscissi a coronare questo tuo grande sogno." Continuò l'uomo davanti a noi, rivolgendosi solo ed esclusivamente a Luke.
"Almeno io non abbandono ciò che ho intenzione di continuare fino alla fine." Sputò molto arrabbiato.
Da ciò capii che l'uomo davanti a noi era proprio suo padre e che lui non aveva chissà quale grande voglia di vederlo, come appunto mi aveva anche confessato più volte. I miei occhi balzavano in continuazione dall'uomo a lui e non riuscivo a percepire alcun tipo di somiglianza. Luke somigliava tantissimo alla madre, soprattutto per il colore dei capelli e degli occhi, e anche a uno dei suoi fratelli più grande, Jack, erano molto simili per i lineamenti che avevano, ma con lui non riuscivo proprio a trovare somiglienze.
L'uomo face quasi una risata amara a quella affermazione e poi, avvicinandosi, chiese - "Possiamo parlare un attimo? So che sei coi tuoi amici, ma vorrei tanto scambiare quattro chiacchiere in privato con te."
I ragazzi si guardarono tra di loro e poi dissero che li avrebbero lasciati soli, andandosene. Stavo per farlo anch'io, ma Luke non si arrendeva a lasciarmi andare.
"Lei resta." Disse semplicemente al padre che non proferì alcun tipo di disappunto.
Camminammo per un po', questa situazione era abbanstanza imbarazzante, soprattutto per me. Suo padre ogni tanto gli chiedeva qualcosa per fare discussione, ma Luke rispondeva semplicemente a monosillabili e ciò rendeva tutto più teso e meno sopportabile.
"Lei è la tua ragazza?" Chiese d'un tratto il padre sedendosi su una panchina in una villetta della zona.
"Sì." Rispose Luke continuando a stare alzato e a debita distanza dal padre.
"Come ti chiami?" Mi chiese gentilamente. Stavo per rispondere ma Luke mi mi bloccò di scatto.
"Jasmine, ma questo non deve interessarti." Disse sempre col tono freddo e distaccato.
"Farò finta di non aver sentito l'ultima parte e cercherò di parlare con la tua ragazza senza che tu ci interrompa. Com'è Luke, Jasmine?" Mi chiese sorridendo. Non me l'aspettavo questa domanda. Stava chiedendo proprio a me com'era suo figlio?
"Luke è Luke." Risposi solamente facendo spallucce.
In realtà Luke non poteva essere descritto, semplicemente perché lui era lui e nessun altro. Era speciale in quanto lui, era speciale perché sapeva esserlo e allo stesso tempo sapeva farti essere speciale, era importante, ma allo stesso tempo era un'incognita da risolvere e capire. Luke era Luke.
A questa affermazione sentii il biondo ridere quasi di gusto e suo padre ci guardava come se avesse assistito alla cosa più normale del mondo.
"Sapevo avresti risposto così. Ogni volta che chiedevo a qualcuno com'era Luke, nessuno sapeva cosa rispondere. Tu invece hai dato una descrizione talmente così lucida da concentrate il tutto in un'unica parola." Mi spiegò semplicemente.
In realtà neanch'io ero abituata a descrivere le persone, odio soprattutto le etichette e se dovessi chiedere a qualcuno come sono, preferirei mille volte questo tipo di risposta piuttosto che l'elenco e la divisione dei difetti e dei pregi, sempre che sia possibile trovare pregi in me.
"Mi piaci come ragazza." Continuò lui.
"Questa sarebbe la tua visita?" Chiese d'un tratto Luke.
"Può darsi." Rispose il padre.
Forse avevo capito cosa Luke aveva preso dal padre: i modi di fare. Era strafottente quanto bastava, testardo e alle volte sciocco come non mai, ma ci sapeva fare, tanto quanto suo padre. Non erano simili quei due, ma in questo momento mi sembrava di vedere una discussione tra un Luke del presente e un Luke del futuro.
"Senti, io neanche la volevo la tua visitina del cazzo, me lo ha detto Jack che saresti passato a salutarmi, ma avrei continuato a vivere meglio pure senza vederti." Sbottò Luke innervosendosi di nuovo.
Suo padre non diceva nulla, stava lì ad incassare, esattamente come faceva certe volte lui. Ma ciò non voleva dire che non aveva niente da dire o da rispondere, semplicemente stava meditando su come risolvere la cosa, come faceva ogni volta Luke in questi casi.
"Credevi davvero che mi sarei dimenticato di te, Lucas?" Chiese tranquillo suo padre.
"E non chiamarmi Lucas." Continuò lui, non voleva saperne più niente.
"Come vorresti essere chiamato allora? Luke? Robert?" Domandò nuovamente suo padre.
"In realtà tu non dovresti proprio chiamarmi e basta. Ritornatene pure da dove sei venuto, non mi interessa vederti." Disse quasi urlando.
"Adesso credo che sia veramente giunto il momento di finirla." - Cominciai io. - "Credo anzi che io qui non c'entri proprio un bel nulla, quindi io adesso me ne vado, tu dici tutto quello che devi a tuo padre, e possibilmente chiaritela questa situazione, è strazziante. So anche che io non dovrei dir nulla visto i trascorsi con mia madre.." - Mi appellavo a Luke soprattutto in questo momento - "Ma, per favore, mi farebbe star bene e mi farebbe felice sapere che almeno tu puoi recuperare ciò che ti è mancato per così tanto tempo. Ci vediamo dopo." Dissi staccandomi dalla sua mano, lo salutai con un bacio sulla guancia rassicurandolo col mio sguardo immerso nel suo e dopo decisi di tornare a casa, aspettando il suo ritorno.

**

Erano le 02:00 di notte ed ero appoggiata alla finestra ad aspettare il suo ritorno a casa, fin quando non mi accorsi che la luce nella sua stanza si era aperta. Volevo andare a parlargli, a sapere, a vedere come stava, ma ciò mi era quasi impossibile, visto che sicuramente non mi sarei messa a suonare alla porta di casa sua a quell'ora, per quanto l'idea poteva ogni tanto passarmi per l'anticamera del cervello. Poi però, pensandoci, mi venne la geniale e allo stesso tempo stupida idea, di andare a trovarlo tramite la finestra che come quasi ogni notte lasciava aperta e che anche quella notte aveva lasciato aperta. Ormai avevo imparato a fare un po' di pratica, quindi andai spedita e sicura di me, e per fortuna arrivai anche sana e salva.
Scesi piano il piede una volta entrata dentro e ciò mi fu molto facilitato dal fatto che la luna quella sera mi offriva gran luce per vedere a terra. 
Mi girai un po' e lo vidi disteso sul letto, col volto puntato verso di me e per un attimo non mi venne un colpo.
"Dovresti darci un taglio con le finestre." Mi disse divertito e con la voce assonnata.
"Che strano, fino a due mesi fa ero io a dirlo." Dissi avvicinandomi al suo letto.
"Sei imprudente straniera." Mi disse guardandomi dritta negli occhi. La luce della luna gli illuminava il viso in pieno e sembrava più dolce di quanto in realtà non lo sia mai stato.
"Mi sto consegnando al lupo senza nemmeno rendermene conto." Gli dissi solamente.
E lui mi baciò, come ormai faceva sempre, come ormai io facevo sempre.
"Vuoi restare qui?" Mi disse sussurrando.
"Sì." Risposi solamente, ritornando a biaciare le sue morbide e calde labbra.
E in un solo istante mi ritrovai sotto di lui, le sue mani mi circodavano la vita e continuava a baciarmi, a baciarmi in modo leggero però, piano, come se quasi aspettasse per il poter andare oltre, che aspettasse me però.
Io gli continuavo ad accarezzare il collo con le mie mani e a toccargli i capelli e lui continuava a premere su di me, sempre più verso il lasciarsi andare del tutto.
Ci staccammo solamente un attimo e fu proprio in quell'attimo che decisi tutto. Mi tolsi di mia spontanea volontà la giacca che avevo sopra il top e ritornai a baciarlo, stavolta lui rispose con più foga mentre si concentrava a togliermi anche il top e a vagare con le sue mani. Mi tolse anche il top restando in reggiseno mentre lui mi osservava quasi soddisfatto e continuammo a baciarci per molto tempo, sempre nella stessa posizione di prima. Era delicato ed estremamente dolce mentre mi toglieva anche il reggiseno e i suoi baci erano sempre più passionali e dolci. Passava dall'accarezzarmi i fianchi a baciarmi il collo ed io continuvo a scendere con le mie mani a toccargli la schiena completamente nuda e lo sentivo piano piano sempre di più eccitarsi.
Ad un tratto però si staccò bruscamente da me, mi guardava ma non riuscivo a decifrare il suo sguardo ed io non capivo.
"No.." - Disse ansimando. - "Non potrei rispondere delle mie azioni in questo momento."
"Cosa stai dicendo?" Chiesi stranita, coprendomi leggermente in imbarazzo. Lui se ne accorse e scoppiò a ridere.
"Non riesco a controllarmi con te così estremamente e dannatamente sexy e bella. Dovrei staccarmi per tornare lucido." Disse sorridendo. Ma ciò che diceva non era esattamente ciò che i suoi occhi mi lasciavano intendere.
"Luke.." Cominciai, ma lui mi bloccò.
"Non credo sia ancora il momento.." Cominciò a farfugliare, ma io quasi non lo ascoltavo più.
"Luke! Ascoltami!" Dissi facendo poggiare ancora più su di me, portando il suo viso sempre a meno distanza dal mio.
"Mh?"
"Stanotte, voglio fare l'amore con te." Gli dissi prima di vederlo meno teso e meno rigido per poi riprendermi a baciarmi.
Ed io, finalmente, dopo quella frase, che mai mi sarei aspettata di dire, cominciai a lasciarmi andare, a farmi trasportare dai miei sentimenti per la prima volta dopo così tanto tempo, finalmente ero me stessa, ero io, ero Jasmine, finalmente avevo ammesso ciò che avrei sempre voluto ammettere, finalmente sapevo cosa voleva dire avere le farfalle nello stomaco, quando ti innamori così follemente di una persona che abbatti ogni singolo limite postoti nella tua mente semplicemente perché credevi che non sarebbe mai successo nulla, semplicemente perché ti sentivi non adatto e semplicemente perché credevi di non essere pronto per niente.
Quella notte fu una delle tanti notti in cui non dormii quasi per niente, ma non perché avevo fatto incubi o perché non avevo sonno, ma perché per la prima volta, mi sentivo talmente così viva, da voler divantare quel sogno ad occhi aperti realtà, e viverlo tutto, fino alla fine.
Quella notte, per la prima volta, ero tra le braccia e le labbra di Luke Hemmings perché lo amavo. Avevo finalmente ammesso di amarlo, di averlo forse sempre amato dal primo momento, mi ero concessa interamente a lui ed ero sua. E ciò non poteva non essere forse la cosa più bella e meravigliosa di quel momento.

**

Pov Luke

05 Maggio

Erano le 09:00 del mattino e realizzai appena sveglio che non avevo dormito proprio per niente la notte. tranne quell'oretta mattutina, ma ciò era impossibile paragonato al senso di benessere che mi faceva essere attivo già a quell'ora. Ero rimasto per un po' di tempo a osservare Jasmine mentre dormiva e dovevo ammettere che sembrava davvero un angelo in quel momento. Sapevo che quando restava a dormire da me, la notte, rimaneva a guardarmi mentre io facevo finta di dormire e sapevo anche che diceva di apprezzare il mio viso immerso nel sonno perché sembrava l'unico momento in cui mi vedeva del tutto rilassato.
Lei in quel momento invece sembrava una bambina di cinque anni, che non pensa a niente e nessuno e si accuccia sui cuscini creandosi la sua fortezza attorno a lei, tenendosi il lensuolo ben tirato addosso.
Era bello e strano nello stesso tempo vederla così in imbarazzo mentre ieri notte facevamo l'amore, sembrava davvero come se fosse stata la sua prima volta, lo stesso valeva per me. Eravamo talmente così tanto in imbarazzo che la cosa è stata ancora più bella e più significativa. Anche se non ce lo eravamo detti a parole, ciò significava che io ero innamorato di lei, tanto quando lei lo era di me e adesso dipendevo totalmente e incondizionatamente da lei.
Stava ancora dormendo, quindi io ne approfittai per fare colazione e farmi una veloce doccia prima che lei si svegliasse e cominciasse a diventare piano piano padrona di casa mia.
Mentre stavo asciugando i capelli (diciamo che curo molto i miei capelli), sentii bussare alla porta, che tenevo rigorosamente chiusa, per non far sentire rumore, del bagno.
"Se sei nudo non entro!" Sentii dirle dall'altro lato della porta.
"Ma se tu sei nuda puoi entrare." Urlai di rimando.
"Ti piacerebbe." Mi rispose ridendo.
"Dai, non dirmi che ti vergogni ancora, dopo ieri sera ho visto tutto, non credi?" Continuai scherzando.
"Sei uno stronzo." Disse offesa per finta.
"Mi dispiace per te ma non sono nudo." Dissi aprendo la porta. In realtà avevo solo i pantaloncini del pigiama addosso, ma non ero nudo comunque.
"E mi dispiace per te, ma neanch'io sono nuda." Disse lei facendomi l'occhiolino mentre aveva addosso solo l'intimo e una mia maglietta sopra.
"Peccato." Dissi solamente triste.
"Quando finisci dimmelo, così posso sistemarmi." Mi disse uscendo dalla stanza.
"Se vuoi puoi farla anche ora la doccia." Risposi facendo l'occhiolino.
"Fammi pensare.." - Iniziò lei - "No." Continuò dopo avvicinandosi a me e dandomi un bacio.
Me l'avrebbe pagata.

**
"Basta matematica ti prego!" Mi disse Jasmine rassegnata buttandosi sul letto.
"Io devo continuare fin quando non riesco a fare questo esercizio." Dissi concentrato.
"Luke, tu non stai bene." Mi rispose Ashton mentre facevamo la web con lui e gli altri.
"Guarda che lo sto facendo anche per te, visto e considerato che dovrai copiare gli esercizi da me dopodomani." Risposi seccato.
"La tua fidanzata è buttata sul tuo letto e tu pensi all'esercizio di matematica?" Continuò lui.
"FERMI TUTTI!" - Esclamò Calum - "Forse mi è venuto l'esercizio. Quanto doveva venire?"
"x=3" Rispose Ashton.
"Ah no.. A me viene due." Rispose triste l'altro.
"Ma anche a me, l'ho rifatto due volte." Dissi contrariato.
"Ma non è che forse..?" Cominciò Calum.
"Ashton?" Dissi io.
"Stiamo pensando la stessa cosa?" Chiese sempre Calum.
".. Mi sa di sì." Risposi appoggiando la penna sul quaderno.
"Cosa?" Domandò lui non capendo il nostro discorso.
"Non è che hai sbagliato a dettare l'esercizio?" Domandammo insieme io e Calum.
"Mannò ragazzi, altrimenti me ne sarei accorto! Vi ho detto che è x..." Si bloccò di scatto.
"Scusami? x cosa? Non prende più?" Disse Calum iniziando a ridere.
"Forse ho sbagliato un numero mentre dettavo." Ammise piano Ashton.
"Allora noi, anzi tu Luke" - Cominciò Jasmine alle mie spalle. - "Stai facendo lo stesso esercizio da mezz'ora, per niente?" Chiese ridendo.
"Io ti blocco su tutti i social che ho Ashton, così non più chiedermi di fare matematica insieme!" Disse Calum ridendo per poi chiudere la chiamata.
In seguito anche Ashton decise di chiudere la chiamata dopo questa sessione intensa di matematica improvvisata.
"Forse mi sa che adesso dovrei tornare per la cena, ma se dopo vuoi, ritorno qui." Mi disse Jasmine avvicinandosi alla finestra.
"Stanotte ti vengo a trovare io invece, Edward Cullen dei poveri." Le dissi accarezzandole i capelli.
"Devo avere paura?" Mi chiese facendo finta di essere spaventata.
"Molta." Dissi baciandola.
Stava per scendere, quando d'un tratto si bloccò e in modo tremendamente brusco si riavvicinò a me, chiedendomi seriamente - "Luke, tu mi ami?"
Rimasi qualche secondo spiazziato da questa domanda che mai mi sarei aspettato, ma ne ero sempre più convinto e deciso e non vedevo il motivo del perché non comunicarle ciò che provavo per lei - "Sì, Jasmine."
"Anch'io." Rispose, mostrandomi uno dei sorrisi più belli che mai aveva mostrato a qualcuno.
Perché infondo, molto infondo, si poteva tornare ad amare anche dopo le brutte esperienze ed io lo sapevo, ma ci voleva qualcuno che mi aiutasse a farmi uscire fuori tutto il bene che avevo dentro, chiuso.
E il mio bene e il mio qualcuno coincidevano alla perfezione con lei: Jasmine.





























Angolo Autrice:
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAllora! Questo capitolo così romantico e smieloso eeeeeeh? Che ve ne pare? In realtà non rientra molto nei miei canoni, ma maledizione, Luke e Jasmine, comunemente chiamati Juke (?) se la meritano questa dolcezza, no? Dopo tutto quello che ho letto sui social per ciò che sta succedendo con lui e la tizia dal nome strano e impronunciabile, ho deciso che era ora di pubblicare un capitolo del genere.
Vorrei soffermarmi sul fatto che 1) Io sono fan dei 5SOS solo per la musica e mi distacco completamente dal fandom, soprattutto perché li ho scoperti solamente l'anno scorso e dopo tutto quello che è successo, preferisco rimanere fan solo per la musica.
2) Ahimè però ho anche un preferito nella band che in questo caso, come abbiate penso capito è Luke e vorrei dire alcune cose: è il mio preferito e tutto, va bene ok, però credo che questo accanimento per la ragazza che "frequenta" sia troppo. Alla fine ha comunque 19 anni, vuole divertirsi così? Ben venga! La tizia ovviamente non mi piace e non la reputo così poi di quali grandi bellezze visto che ne esistono di migliori, ma ciò non toglie il fatto che alcuni stiano ingigantendo troppo la cosa. Lasciatelo fare, se si farà male, sinceramente parlando, fatti suoi, così almeno dopo impara da questa lezione e se è vero che si stanno usando a vicenda la cosa dovrebbe scorrere il doppio visto che nessuno dei due ne uscirebbe fuori distrutto.
MA COMUNQUE, tornando a noi e alla storia.
Come sempre fatemi sapere cosa ne pensate e se vi piace questo capitolo, il prossimo non so veramente quando arriverà, ma suppongo proprio domenica e beh, buona lettura, ci vediamo alla prossima, xoxo Vanex23



 

SPOILER:

[...]
"Sei un pezzo di merda Joey." Disse davanti a me completamente fuori di sé.
"Non credo di averti fatto nulla, quindi non capisco il tuo accanimento." Rispose quello completamente tranquillo.
"Perché non ammetti invece ciò che hai detto su Jasmine." Disse Luke schiacciandolo con tutta la forza che aveva al muro con un banco della classe.
"Luke calmati, così non respira." Lo prese Calum, ma lui sembrava più forte dell'amico.
"Luke!" Lo richiamai io e subito lo vidi abbandonare la presa e Joey mi guardava quasi rigranziandomi.
"Sei una merda." Sputò Luke fuorioso.
"Cos'hai fatto Joey?" Chiese Calum che stava iniziando ad innervosirsi tanto quanto me e Luke.
[...]

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


                                                                                                                Capitolo 17
07 Maggio
Pov Jasmine

Oggi sarebbe stato il fatidico giorno quasi per tutti noi: ultimo test di matematica dell'anno scolastico. Per alcuni non avrebbe creato alcun tipo di problema e quegli "alcuni" ovviamente sarebbero stati Luke, Cecile e Calum. Avevano la media più alta, tutti i compiti con i massimi voti o quasi e potevano tranquillamente svolgere gli esercizi anche ad occhi chiusi.
Per quanto riguardava me, la mia media era molto altanelante. Avevo avuto una B- e un'A in quest'ultimo periodo, e ciò voleva dire mettersi sotto per quest'ultimo compito e riuscire a prendere anche un'A- per far sì che le media restasse invariata.
Micheal era sicuramente quello con la media più stramba di tutti. Era partito con una sfilza di A- assurda e negli ultimi due compiti si era ritrovato per ben due volte B- quindi anche lui, come nel mio caso, doveva sperare in un'A- meno e il gioco sarebbe stato fatto.
Ashton.. Beh, Ashton sapevamo tutti quanto potesse essere affranto per questo compito. Recuperare un'F con una C non era il massimo e per recuperare definitivamente doveva sperare vivamente in una A piena, cosa che lui stesso riteneva impossibile.
Negli ultimi giorni lo avevamo aiutato in qualsiasi modo, avevamo studiato tutti insieme, avevamo progettato qualsiasi tipo di piano per copiare e passare il compito in suo favore. 
Era arrivata la così tanta attesa seconda ora e stavamo decidendo i posti per sederci e vedere come attuare il piano A.
"Io mi siedo al secondo banco lato muro, così appena volto lo sguardo, Luke puoi rispondermi." Disse Calum facendo una prova col banco mentre cercava di individuare Luke negli ultimi posti.
"Non va così, davanti a noi ci sono Will e Thomas, quelli si prendono le cose che passiamo e sicuramente tu nemmeno mi capisci. Scegli un altro posto." Constatò Luke notando gli altri studenti entrare.
"Possibilmente entro oggi che non voglio restare senza posto per colpa tua." Disse Micheal pensando su che banco prendere.
"Vieni tu avanti." Indicò Calum a Luke due posti al terzo banco.
"Ma che sei pazzo? Se prova a passarmi il compito lo vedono subito e addio mia speranza." Si intromise Ashton prendendo il terzo posto.
"Perfetto, questo posto mi piace, io mi metto qui con te." Disse Micheal sedendosi accanto all'amico.
"Allora io mi metto al quarto banco dietro Ashton e Micheal, così quando mi giro e ti guardo nessuno può intercettare le informazioni." Si illuminò Calum sedendosi al suo posto e girandosi con le spalle appoggiate al muro.
"Perfetto, tu sei di fronte a me e Cecile di fronte a Jasmine. Poi Ashton dovrebbe girarsi senza problemi sia verso me che verso Calum." Approvò Luke sistemandosi sul banco.
L'organizzazione sembrava perfetta, e ormai la classe si era riempita e tutti gli studenti avevano escogitato dei piani per poter copiare o passare i compiti e sembrava davvero il primo passo vittorioso della giornata se non fosse stato per il sospetto del prof nel vedere che tutti gli studenti avevano cambiato posto, tranne io e Luke e Ashton e Micheal.
"Cos'è questo cambio di posti improvviso di quasi tutta la classe?" Commentò sorridendo come se avesse capito tutto.
Tutta la classe si scambiò degli sguardi misti tra il panico e il passare indifferente e cercava di far finta di nulla, ma lui proprio non demordeva.
"Essendo l'ultimo compito, credo che apporterò qualche modifica. La professoressa Shelley vi lasciava molto più liberi, ma ci sono io a sorvegliare oggi, quindi vediamo un po' come sistemare la cosa." Cominciò girando per i banchi.
Noi sei ci guardammo un po' sconvolti e preoccupati, non sapendo che mossa avrebbe potuto fare il prof.
"Hemmings e compagna, voi siete rimasti fedeli ai vostri posti, credo che per oggi dobbiate cambiare." Ci riprese. Io e Luke ci guardammo quasi esterrefatti e Ashton ci rivolse uno sguardo disperato.
"Ma come? Proprio noi che siamo rimasti fedeli?" Fece Luke sorridendo.
"Primo banco al posto di Matt e Caroline." Sentenziò facendoci scambiare di posto.
Entrambi ci alzammo contrariati e Luke si buttò quasi a peso morto sulla sedia, lato rigorosamente dalla finestra.
"Irwin e compagno, pure voi, passate avanti, secondo banco dietro loro due." Riprese il prof.
Ashton sembrava essere rinato a quell'affermazione ma ciò avrebbe significato avere problemi in più per passare il compito.
"Signorino Hood come mai è barricato così lontano oggi?" Domandò stupito a Calum.
"Sono arrivato un po' più tardi e non ho trovato posti decenti." Disse schiarendosi la voce.
"Balle." Sputò fuori Will dalla terza fila.
"Perché non passate tutti e quattro avanti? E mi riferisco a Hood, Donny, e compagni di banco." Fece cenno con la mano il prof mentre indicava i posti in cui sedersi. Primo banco per Calum e Cecile nella fila accanto alla nostra e secondo banco per gli altri due.
"Adesso come cazzo faccio a parlare con Luke?!" Borbottò Calum mentre passava davanti con Cecile.
"Dovremmo inventarci altro." Suggerii io quando mi giraii verso Micheal e Ashton.
"Noi due teniamoci d'occhio." Mi suggerì Micheal. Io annuii solamente.
"Micheal!" - Iniziò Calum chiamandolo. "Tu ed io, occhio." Disse facendo il gesto con le dita. - "Qualsiasi informazione da Luke, in questo giro, deve passare."
"Bene adesso basta con la caciara, questa classe è troppo movimentata." - Cominciò Harvey attirando l'attenzione su di sé. - "Questo è il test, si può svolgere esattamente in 90 minuti e forse anche qualcosa di meno se si sa veramente come fare, altrimenti ovviamente si cade nella tentazione di dover copiare per passare l'anno, e mi riferisco a qualcuno di voi in particolar modo." - Disse mentre distribuiva i test per i banchi. - "E niente strani oggetti spacciandoli per altro, vero signor Donny?"
"Sono pulito prof!" Rispose Will alzandosi in piedi.
"Vedremo dopo il test se il suo compito sarà valido oppure no." Rispose ritornando alla cattedra.
"Se hai bisogno puoi anche chiedermi, cercherò di rispondere." Mi disse Luke notando la differenza dei test tra file.
"Grazie, ma cercherò di farlo da sola, per quanto possa riuscirci." Risposi un po' angosciata.
"Il tempo parte da ora." Riprese il prof e tutti iniziammo a scrivere.

____


Erano passati 30 minuti e ancora ero ferma al secondo esercizio sui sette totali. La matematica non sarebbe mai stata il mio mestiere. Maledetta trigonometria che mi impedisce di poter continuare il mio percorso matematico senza problemi. Ogni tanto guardavo Luke mentre faceva gli esercizi, era velocissimo, sembrava che fosse la cosa più naturale del mondo. Era arrivato al quarto esercizio, era un'equazione coi numeri razionali, andava completamente sicuro e riusciva subito a finire.
Ogni tanto riuscivo a collaborare con Micheal, e anche lui più o meno sembrava farcela, era fermo al terzo esercizio e mi aveva passato metà del secondo. Ora toccava a me lavorare però.
Avevo fatto due passaggi che erano giusti ma dopo quei due ero rimasta totalmente bloccata, non riuscivo a trovare il seno, e l'essermi bloccata proprio su questo mi impediva di poter andare avanti col resto.
Sbuffai sonoramente, anche se ciò lo feci involontariamente e Luke si girò di scatto verso di me.
"Problemi?" Mi sussurrò sbirciando sul mio foglio.
"Non riesco a trovare il seno." Dissi affranta.
Luke ne approfittò della lontananza del prof per scrivermi il procedimento a matita sul foglio così che io potessi ricopiarlo in bella senza problemi e ritornò sul suo foglio come se niente fosse continuando il suo esercizio.
Era un alieno.
Iniziai a scrivere il procedimento e dopo nemmeno 10 minuti avevo finito pure il secondo esercizio, ciò mi rallegrò molto in quel momento.
"Calum!" Sussurò Micheal chiamando Calum.
"Eh?" Chiese lui girandosi piano.
"Il quattro." Rispose.
"Il quattro, nel primo passaggio sarebbe (3x + 6x - 12x), devi raccogliere." Disse Calum mimando anche ciò che diceva.
"Eh fino a lì ci ero arrivato anche io, ma dopo? Dopo il terzo passaggio, quanto ti viene?" Continuò Micheal tenendo il foglio alto.
"Hai razionalizato il termine noto?" Chiese Calum ovvio.
"No.. Ho solo fatto la prima parte." Rispose Micheal appuntandosi la cosa. 
A me l'informazione serviva quindi appuntai tutto su un foglio che mi sarebbe servito in seguito, dopo aver completato il terzo esercizio.
"E allora cosa volevi fare senza razionalizzare?" Chiese ridendo Calum.
"Hood quando crede di dover fare il compito in classe al posto di scherzare mi faccia un fischio." Si insierì nella discussione Harvey mentre stava tornando dal fondo della classe alla cattedra.
Calum si girò serio e si scambiò uno sguardo di intesa con Luke, mentre quest'ultimo trattenne una risata.


_____
 
"Ragazzi, avete ancora 20 minuti di tempo." Precisò il prof mentre stava davanti alla porta.
Io ero ancora al quinto esercizio, era un'equazione e la stavo pure finendo. Queste erano molto più semplici, si svolgevano quasi subito e non creavano molti problemi. Luke aveva quasi finito, era già all'ultimo esercizio, ma faceva finta di andare piano per poter restare ancora in classe e aiutare noi. Ogni tanto riusciva a passare qualcosa ad Ashton, ma il più delle volte questi veniva richiamato dal prof e ciò era stato inutile.
Io, Micheal e Calum continuavamo a comunicare ogni tanto, eravamo più o meno entrambi allo stesso punto, Calum stava svolgendo il sesto esercizio e ci aveva passato l'inizio del quinto.
Ogni tanto mi giravo pure verso Cecile, che a sua volta quando poteva, comunicava con Luke, erano entrambi allo stesso punto. Erano gli ultimi venti minuti ed era una crisi continua.
Cominciai a scrivere più veloce e avevo finito anche il quinto, il meno di 20 minuti dovevo fare gli ultimi due esercizi e ciò pareva peggio della guerra di Troia.
Mi buttai a capo fitto sul compito concentrandomi come meglio credevo. I primi passaggi erano andati benissimo, pensavo addirittura di poterlo finire subito ma poi rimasi bloccata alla fine su un passaggio che non riuscivo proprio a fare. 
"Quale esercizio ti serve?" Sentì chiedere a Luke per Ashton mentre faceva finta di scrivere ancora.
"Gli ultimi due." Rispose Ashton.
Luke alzò piano il foglio spostandolo lateralmente verso di me, facendo finta di leggere il compito per vedere se aveva commesso qualche errore, ossimoro per antonomasia in questo caso, visto che Luke Hemmings e la matematica andavano fin troppo d'accordo.
"Hemmings se ha finito può anche uscire, lo stesso discorso vale per Hood." Disse il prof indicando i due ragazzi.
"Prof io sto ancora scrivendo!" Rispose Calum stranito.
"E' stato a parlare per tutto il compito, ho pensato che avesse finito subito." Gli fece notare Harvey.
"Magari." Rispose solamente il moro.
Luke continuò a tenere il foglio alzato cosiché Ashton potesse continuare a copiare ed io nel frattempo restavo a scervellarmi su questo esercizio, e mi mancavano solo gli ultimi passaggi.
"Ti serve aiuto?" Mi domandò Luke guardando sul mio foglio.
"Sto pensando a come continuare." - Risposi osservando il foglio. - "Ma credo di aver sbagliato, non può venirmi 4-3 = V1"
"In realtà è giusto. Viene 1, la radice sparisce." Mi disse indicando il risultato.
"Non ci credo, ho passato 10 minuti ferma su questo esercizio per niente?" Domandai rivolgendomi a lui.
"Credo di sì." Mi rispose ridendo.
Mi buttai subito sul settimo esercizio sperando di poterlo fare in 10 minuti e cominciai a scrivere più veloce di Bolt che corre alle olimpiadi, cercando di potercela fare. Il settimo esercizio era il più facile di tutti, non pensavo che potesse mettere almeno un esercizio stupido in tutto un compito fatto di archingegni matematici assurdi.
"Adesso sì che ho finito e posso consegnare, per sua grande gioia." Disse Calum portando il compito al prof.
"Vedo che siamo entrambi contenti." Rispose lui prendendo il suo compito e Calum uscì dalla classe lanciando uno sguardo a Luke.
"Grazie Luke." Disse Ashton posando la penna.
"Tu come sei messa?" Mi chiese Luke posando il suo compito.
"Ho finito. Sto consegnando." Risposi, alzandomi dalla sedia.
Sia io che lui consegnammo il compito e uscimmo dalla stanza.

**
"Grazie ragazzi, grazie a tutti, vi voglio bene, vi amo." Ci abbracciò uno ad uno Ashton mentre eravamo in mensa.
"Ashton aspetta il voto prima ci abbracciarci così, non vorrei che poi il 'ti amo', si trasformassi in 'ti odio'." Rispose Calum ridendo.
"No ragazzi non mi importa del voto, mi avete passato il compito nonostante quello, come sempre, abbia fatto lo stronzo." Commentò Ashton cercando di mangiare un qualcosa in quel piatto che mai mi sarei sognata di sapere cosa fosse.
"Io non lo mangerei, fossi in te." Disse Micheal disgustato tanto quasi quanto me.
"Anche oggi morirò di fame." Commentò Calum spostando il cibo e allontanandolo da me.
"Io credo che mangerò come se non ci fosse un domani appena tornerò a casa." Commentai esausta.
"A chi lo dici." Rispose Calum contrariato.
"Non ho voglia di fare un'altra ora." Commentò Cecile stanca.
"Io ho storia, riparliamone dopo." Fu il commento di Luke a cui tutti ridemmo, sapendo la sua situazione.
"Noi due abbiamo filosofia, quindi stai sereno." Commentai indicando me e Cecile.
"Vuoi mettere chimica con storia e filosofia?" Chiese Ashton ridendo.
"Laboratorio di arte, e noi due abbiamo detto tutto." Dissero insieme Calum e Micheal.
"Ripeto: quello messo peggio di tutti qui sono io." Riprese Luke rassegnato.
Quel giorno sembrava non passare mai e la cosa peggiore era sapere che non sarebbe finito meglio dell'inizio.

**
Erano finite tutte le lezioni per questa giornata interminabile e tremendamente odiosa.
Io e Cecile stavamo andando via, quando dall'altra classe uscì Luke e mi bloccò di botto.
"Vieni con me." Mi disse senza nemmeno aspettando una risposta.
"Dove stai andando?" Domandò Calum notando Luke dirigersi verso una classe.
"Non posso spiegare, ho abbastanza fretta." Rispose distratto, come se stesse cercando qualcuno.
"Che gli prende?" Domandai a Calum mentre lo seguivamo
"In realtà non so che dirti." Rispose lui confuso.
Seguimmo Luke mentre andava avanti, sembrava teso, i suoi muscoli erano rigidi mentre camminava e non capivo cosa gli stesse prendendo. Fin quando non si bloccò di botto ed entrò in una classe aprendo la porta di scatto.
"Sei un pezzo di merda Joey." Disse davanti a me completamente fuori di sé.
"Non credo di averti fatto nulla, quindi non capisco il tuo accanimento." Rispose quello completamente tranquillo.
"Perché non ammetti invece ciò che hai detto su Jasmine." Disse Luke schiacciandolo con tutta la forza che aveva al muro con un banco della classe.
"Luke calmati, così non respira." Lo prese Calum, ma lui sembrava più forte dell'amico.
"Luke!" Lo richiamai io e subito lo vidi abbandonare la presa e Joey mi guardava quasi rigranziandomi.
"Sei una merda." Sputò Luke fuorioso.
"Cos'hai fatto Joey?" Chiese Calum che stava iniziando ad innervosirsi tanto quanto me e Luke.
"Io non ho fatto proprio nulla, tu semmai come cazzo ti permetti a mettermi le mani addosso, stronzo." Rispose Joey alquanto seccato.
"Ti conviene finirla se non vuoi essere riappeso al muro come prima." Continuò Luke avvicinandosi di nuovo a lui.
"Va bene Luke, adesso cerca un po' di calmarti anche tu e spiega cosa è successo." Si mise in mezzo Calum facendolo calmare.
"Ti ho sentito prima, mentre parlavi con Will, nella pausa pranzo. Stavi parlando con lui di Jasmine e del fatto che entrambi sapevate ciò che le era successo e che tu volevi avere l'esclusiva per minacciarla. Sei proprio una bella faccia testa di cazzo." Disse Luke completamente furioso. Le vene della sua mano erano diventate più evidenti, si stava trattenendo dal spaccargli la faccia, mentre io mi stavo trattenendo dall'unirmi a lui.
"Ma tu chi cazzo sei in tutto ciò e che cazzo vuoi dalla mia vita?" Sbottai furiosa dopo aver sentito ciò.
"Non mi hai riconosciuto?" Chiese Joey spiazzandomi.
"Dovrei?" Domandai incredula.
"Sono il cugino di Carl e conosco Rick. Ovviamente ho sempre saputo tutta la storia dapprima che tu venissi qui." Mi spiegò ovvio.
"E ciò ti da il permesso di poter raccontare i cazzi miei in giro, voler avere l'esclusiva su ciò e addirittura attuare un piano per minacciarmi? Ma quanto sei povero di cervello? Mi chiedo solamente come sarebbe finita se non avessi bloccato Luke pochi minuti fa mentre spingeva questo manco contro la tua gabbia toracica." Dissi in modo spregevole e cattivo allo stesso tempo.
"Più che altro volevo ricordarti che era inutile continuare a comportarti come se a New York non fosse accaduto nulla, non serve a niente fare la brava ragazza qui a Sidney." Mi rispose sfrontato.
"Senti Joey, cerca di girare al largo, sia da lei, che da me e da tutti gli altri, perché alla prossima ti spacco la faccia." Rispose Luke al mio posto.
Uscimmo subito dalla classe e anche dalla scuola, ero ancora leggermente scossa ma allo stesso tempo piena di rabbia.
Portammo Calum a casa sua e dopo ci avviammo verso casa mia.
Io e Luke restammo un po' a parlare nell'entratina di casa mia su questa situazione.
"Se solo dovesse riprovarci.." Cominciò a dire.
"Tu non farai assolutamente nulla. Non è un problema oramai." Gli dissi bloccandolo.
"No Jasmine, non può passarla liscia." Continuò arrabbiato.
"Lascialo stare, fallo per me." Gli dissi guardandolo supplichevole. Non volevo creare altri problemi e non volevo che si sporcasse le mani per me, non se lo meritava.
"Come fai?" Mi chiese d'un tratto.
"Cosa?" Domandai curiosa.
"A farmi dimenticare tutto e farmi pensare solo a te." Mi rispose avvicinandosi.
"Mmh, sarà un dono." Risposi vaga, ridendo.
Anche lui sorrise a questa affermazione e dopo mi baciò.
Era bello sapere che ormai lui mi sarebbe stato accanto nonostante tutto e tutti, era bello perché non mi sentivo più sola e mi sentivo migliore. Era come se avessi saltato due anni della mia vita e avessi ripreso questi due anni passati in stop, a rivivere come se non fosse mai accaduto nulla. Mi sentivo più me stessa e ciò mi piaceva e dovevo riconoscere che era stato tutto merito suo.
Ci staccammo un attimo e ci guardammo negli occhi intensamente, avevo sempre pensato fin dal primo giorno che con quegli occhi ci avrei fatto l'amore chissà quante volte, ma sapere adesso che ciò poteva essere reale, mi spiazzava ogni volta.
"Senti.." - Cominciò a dirmi, sussurrando, mentre rimaneva appoggiato con la sua fronte sulla mia - "Io adesso non ho nulla da fare e resterò solo a casa diciamo fino a stasera, che ne diresti di farmi un po' di compagnia in quest'arco di tempo?" Domandò maliziosamente.
"Direi che è un'ottima idea." Risposi baciandolo di nuovo.
In fondo Luke era sempre stato quello di cui avevo bisogno anche prima di saperlo e rendermene conto.



















Angolo Autrice.
Sono qui e ho aggiornato come promesso, scusatemi anzi se è arrivato qualche ora più tardi ma internet oggi era molto lento.

Ad ogni modo, iniziano ad esserci altri colpi di scena e mi dispiace ammetterlo, ma resteranno solo tre capitoli e dopo credo che finirò definitivamente questa ff. Nel frattempo comunque vi avviso che ho iniziato da poco un'altra fanfiction, chissà volete andarla a leggere, si chiama: And there’s a hurricane underneath it trying to keep us apart.

Comunque sia, spero vi piaccia anche questo capitolo, fatemelo sapere, ci vediamo alla prossima (credo tra giovedì/venerdì se tutto va bene, altrimenti domenica prossima), buona lettura, xoxo, Vanex23











 

SPOILER:

 
[...]
"Ti suona il telefono." Mi disse dall'altra parte della stanza.
"Arrivo." Corsi da una stanza all'altra manco fossi stata Superman.
Presi subito il telefono in mano e senza nemmeno guardare il numero risposi, mentre Luke non faceva altro che fissarmi. Forse avrei dovuto mettere altro addosso oltre che al limitarmi con la biancheria intima.
"Complimenti." Mi sussurrò, mentre rispondevo alla chiamata.
"Smettila." - Cominciai. - "Pronto?"
"Ciao Jasmine." Sentii dall'altra parte del telefono.
Quella voce la conoscevo eccome, fin troppo bene e stava quasi per cadermi il telefono dalle mani. - "Mamma?"
[...]

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


                                                                                          Capitolo 18
15 Maggio
Pov Jasmine

Sicuramente questo era il periodo che preferivo in assoluto, sia per il tempo, che per la scuola. Le temperature erano più stabili, iniziavano ad esserci i primi giorni più caldi ed era da parecchio tempo che non mi sentivo così felice e con molta voglia di vivere bene questi momenti.
A scuola avevo praticamente finito quasi tutti i test, ne mancavano due: storia e letteratura inglese ma me la sarei cavata bene, non perché sia modesta, ma proprio perché erano due mie materie in cui mi ci trovavo, anche se la mia materia preferita era senza dubbio la filosofia.
Camminavo tranquillamente per i corridoi della scuola, intenta ad individuare il mio armadietto, l'unica cosa che detestavo era la confusione più assoluta nel cambio dell'ora. Mi domandavo se fossero t-rex o persone a camminarci all'interno. Ero sempre più convinta che fosse la prima opzione comunque.
"Pronti per un'altra sessione intensa di matematica?" Domandò Calum vedendomi arrivare, mentre cercavo di aprire la mia anta dell'armadietto.
"Fammi pensare.." - Cominciò Ashton guardando in aria. - "No." Rispose poco dopo, facendoci ridere.
"Dai che magari hai preso pure un bel voto!" Fece Cecile, prendendo i suoi libri.
"Oddio! Il compito!" Esclamò saltando in aria dal nulla.
"Non dovevate ricordargli questa cosa, adesso chi lo sopporta più." Disse Micheal prendendolo in giro.
"Vuoi che ti porti qualcosa da bere, tipo acqua e zucchero?" Chiese seriamente Calum ad Ashton, mentre io, Cecile e Micheal lo guardavamo stupiti.
"Cosa c'è qui, punto di incontri?" Domandò Luke, arrivando come sempre in ritardo.
"A questo punto puoi anche rimanere a casa se devi arrivare in ritardo." Rispose seccato Calum.
"Ciao anche te!" - Lo salutò sorridendo, poi rivolgendosi a me disse - "Ciao." e si avvicinò baciandomi.
"Ciao." Ricambiai il saluto posando i miei libri nell'armadietto e ricambiando il suo abbraccio.
"Ho visto troppo, basta." Fece Ashton coprendosi il volto.
"Ma smettila, tu fai peggio con Brianna!" Commentò ironico Luke.
"La mia vita privata non deve interessarti." Iniziò Ashton scherzando.
L'allegra discussione fu però interrotta dal suono della seconda campana, segno che dovevamo dirigersi nelle classi per iniziare un'altra interessante e bellissima ora di lezione, aka suicidio aka matematica.
Ci dirigemmo tutti in classe, entrammo con dei volti completamente da funerale, non sapevamo nemmeno se i compiti erano andati bene e sapevamo che il prof avrebbe sicuramente messo molti del corso in difficoltà.
Ci accomodammo nei rispettivi posti come sempre, io seduta con Luke, dietro Ashton e Micheal e accanto Calum e Cecile.
Piano piano entravano anche altri studenti, più disperati di noi, ricordavano tanto gli avvenimenti della settimana scorsa, ognuno seduto al proprio posto, aspettando in modo cruciale il proprio verdetto. Sembrava di essere sul patibolo.
Ogni tanto sentivo qualcuno parlare del compito e di ciò che avevano fatto, intercettando spezzoni dei loro discorsi e non erano affatto rassicuranti.
"Sei preoccupata?" Domandò Luke notando la mia espressione un po' tesa.
"Un po'.. Non so effettivamente se ho fatto tutto giusto a parte quei due esercizi che ho chiesto a te, perché ero rimasta ferma." Gli dissi sincera.
"Secondo me sì, quando studiavamo insieme sapevi fare tutto bene." Commentò fiducioso.
"Luke, noi non abbiamo mai studiato veramente matematica insieme." Dissi guardandolo mentre si mordeva il labbro.
"Quel poco che abbiamo studiato sì, però." Si corresse ridendo insieme a me.
"Voi vi disperate? Io cosa dovrei dire!" Disse Ashton ancora più disperato di prima.
"Facciamo una scommessa." Sentenziò Calum attirando la nostra attenzione.
"Cioè?" Chiese Micheal.
"Se Ashton riesce a prendere almeno B-, ci offri una bella pizza. A tutti però." Disse pendendo la mano verso l'amico.
"Cosa che non accadrà mai, quindi accetto." Strinse la mano a Calum, accettando così la scommessa.
Dopo pochi secondi entrò in classe il nostro nemico numero uno di questa giornata, ovvero il professore, con i mano una carpetta contenente all'interno i nostri compiti.
Mi girai guardando tutta la classe e vedevo gente che tremava sul posto, gente che rideva e scherzava tranquillamente, chi addirittura dormiva sul banco e chi, come Calum, masticava rumorosamente una masticante, così rumorosamente da mandarti in tilt il sistema nervoso.
"Amico adesso smettila però." Commentò Micheal girandosi verso lui.
"Cosa sto facendo?" Chiese scettico.
"Stai ruminando peggio di una vacca." Rispose l'altro indicandogli la bocca.
"Sono agitato, sta' zitto." Commentò continuando a masticare.
"Bene, oggi vedo che siete tutti presenti e sicuramente volete vedere i vostri tanti amati test, però prima ci terrei a dirvi due cose." Disse il professore, alzandosi in piedi e mettendosi di fronte tutta la classe per avere attenzione.
"Può anche tenerli prof." Commentò qualcuno scatenando piccole risate dagli ultimi banchi.
"Stia tranquillo, il suo è tra i peggiori." - Iniziò il prof mettendo tutti a tacere. La tensione era toccabile dopo ciò che aveva detto. - "Ho controllato svariate volte alcuni test perché sapevo che tra di voi comunicate anche troppo e spesso passandovi le cose sbagliate, ma sono rimasto abbastanza soddisfatto quando ho visto che alcuni ragazzi di voi hanno confermato i voti precedenti o addirittura sono riuscita a far alzare la media, questo vorrà dire che vi siete decisi a mettervi sotto di impegno e che volete finalmente frequentare l'ultimo anno senza problemi." Sorrise dopo questo discorso.
Restammo un po' interdetti per questa affermazione, di solito lui era quello che portava solo brutte notizie e noi ne eravamo fin troppo abituati.
"Bene, adesso, vi distribuisco i compiti e vi prego, controllateli bene." - Cominciò passando per i banchi. - "Sono in ordine di voto, dal voto maggiore al voto minore. Il primo ovviamente è Hemmings, ma non è una novità, ecco a lei." Disse porgendogli il suo compito. A con lode, neanche un errore. Ero sempre più convinta che fosse un alieno, ma ero troppo contenta per lui. Si girò e mi sorrise soddisfatto. - "Hood, complimenti, è il primo compito che riesce a fare e prendere una A piena." - Proseguì dirigendosi verso Calum. Questi appena ricevette il suo compito si alzò sorridendo tutto orgoglioso e mostrò il foglio a Luke facendogli una linguaccia. - "Anche Clifford, complimenti per la A!" Diede anche a lui il suo compito, dopo ci furono altri ragazzi che presero A e si udirono molti gridolii di gioia per questo. - "Signorina Jeyn, anche lei, complimenti per la sua A-" - Consegnò questo compito a Cecile che si girò subito felice verso di me. - "E anche lei Portlend." - Mi si avvicinò il prof col mio compito in mano. Avevo preso A-, avevo preso una A per la seconda volta in matematica. Mi fiondai letteramente addosso a Luke per quanto ero felice in quel momento e lui mi sorrise forse a più di 32 denti. - "Irwin.. Io non so davvero come spiegarmi questa cosa, ma, vedo che finalmente si è deciso." - Disse il prof davanti ad Ashton dandogli il suo compito.
Ci girammo tutti verso di lui aspettando la sentenza finale, eravamo curiosi di sapere quanto avesse preso.
"Ragazzi, ho preso A- anch'io!" Esclamò esultando. Si diedero il cinque lui e Luke.
"Tutta questa preoccupazione per niente." Disse Luke all'amico mentre ancora guardava il compito incredulo.
"Grazie anche a te." Rispose sinceramente Ashton.
"Ora ci devi una pizza." Commentò ridendo Calum ricordandogli subito la scommessa.
"Si può cambiare il voto?" Domandò ironicamente Ashton pensando a ciò che aveva detto Calum.


**

Ero tornata a casa da circa due ore ed ero sdraiata sul mio letto, intenta a leggere un libro di cui nemmeno ricordavo l'inizio. Però la lettura mi annoiava molto e non sapevo cos'altro fare. Mi affacciai più volte alla finestra, ma la stanza di Luke era completamente chiusa, questo voleva dire che non era ancora tornato dalle prove coi ragazzi. Pensai un attimo su a cosa potevo fare nel frattempo per non annoiarmi e dopo decisi che era meglio farmi un bel bagno per rilassarmi. Preparai la vasca e versai molto bagnoschiuma, profumato alla fragola che mi piaceva anche tanto. Rimasi lì ferma a rilassarmi almeno per un'ora buona, tant'è che stavo pure per addormentarmi, senza nemmeno più badare che ore erano. 
Fin quando non sentii un leggero rumore provenire dalla mia stanza. Avevo anche lasciato la finestra aperta e non avevo minimanente pensato di chiuderla, sperando che Luke potesse entrare una volta tornato a casa. Afferrai prontamente l'asciugamano e me la passai attorno al corpo e rimasi dietro la porta aspettando ancora un po'. Un altro rumore e dei passi andavano avanti e indietro.
Il mio cellulare iniziò a squillare, lo avevo lasciato sulla scrivania nella mia stanza, non potevo nemmeno uscire per andare a rispondere, quindi rimasi ancora bloccata dietro la porta.
"Ha pure lasciato il telefono qui." Borbottò una voce a me familiare.
"Luke?" Urlai di rimando lasciando la porta chiusa.
"Ma dove sei?" Domandò avvicinandosi alla porta del bagno. Ci avrei scommesso pure tutta la casa, lui in quel momento stava ridendo.
"Non aprire la porta, mi sto vestendo, un attimo." Dissi prendendo roba a caso.
"Ti suona il telefono." Mi disse dall'altra parte della stanza.
"Arrivo." Corsi da una stanza all'altra manco fossi stata Superman.
Presi subito il telefono in mano e senza nemmeno guardare il numero risposi, mentre Luke non faceva altro che fissarmi. Forse avrei dovuto mettere altro addosso oltre che al limitarmi con la biancheria intima.
"Complimenti." Mi sussurrò, mentre rispondevo alla chiamata.
"Smettila." - Cominciai. - "Pronto?"
"Ciao Jasmine." Sentii dall'altra parte del telefono.
Quella voce la conoscevo eccome, fin troppo bene e stava quasi per cadermi il telefono dalle mani. - "Mamma?"
"Non sei contenta di sentirmi?" Chiese dall'altra parte del telefono.
"Sì, ma mi hai beccata in un momento complicato." Risposi, mentre Luke continuava ad avvicinarsi a me, stuzzicandomi.
"Come stai?" Domandò fregandosene di quello che le avevo appena detto.
"Bene e tu?" Chiesi. Cercavo di respingere Luke, ma sembrava me lo stesse facendo apposta.
"Bene anch'io.. Non mi hai chiamata proprio per niente in questi mesi." Disse leggeramente offesa.
"Salve signora, sono il fidanzato di sua figlia, Luke, vorrei tanto conoscerla." Mi prese letteramente il telefono dalle mani e stava parlando con mia madre.
"Ridammi il telefono, brutto idiota." Farfugliai inutilmente.
"Ah sì? Beh, non si preoccupi, con me è in una botte di ferro la ragazza. Lo sa che le ho anche fatto prendere A in matematica?" Continuò, come se io non avessi detto nulla.
"Luke, smettila." Dissi seriamente.
"Amo molto sua figlia." - Disse di scatto, girandosi verso di me e guardandomi intensamente. Restai un attimo imbanbolata a quelle parole, non me le sarei mai aspettata e non sapevo nemmeno cosa dire o fare. - "Quindi non si preoccupi, con me è al sicuro." Disse fiducioso.
Mi ripassò il telefono, ma io non sapevo cosa fare sempre per ciò che aveva detto prima. Continuai a parlare un altro po' al telefono con mia madre, inutilmente, non ascoltavo cosa stava dicendo, semplicemente annuivo e basta mentre mi perdevo nello sguardo di Luke che mi stava letteralmente mangiando con lo sguardo e da un lato ciò mi imbarazzava pure.
Staccai a poggiai il telefono sulla scrivania. Mi rigirai di nuovo e Luke aveva tolto il dibutto buttandolo sul mio letto.
"Sembri incantanta?" Quasi chiese sorpreso.
"Non mi aspettavo dicessi anche a mia madre di amarmi." Gli risposi sorpresa e felice nello stesso tempo. Mi sentivo strana, parecchio.
"Come io non mi aspettavo di vederti in intimo oggi. Vuoi festeggiare così la mia A in matematica?" Domandò maliziosamente.
"Sei uno scemo!" - Gli risposi sorridendo. - "Però ti amo anch'io." Risposi avvicinandomi a lui.
Di tutta risposta mi accolse in un forte abbraccio e mi baciò molto appassionatamente, stringendosi forte a sé e accarezzandomi i capelli.
Le mie mani, come sempre, finirono nei suoi capelli e glieli accarezzavo.
"Mmh, cocco?" Chiese staccandosi di poco da me, sentendo il profumo dei miei capelli.
"Sì." Risposi sorridendo.
"Mi piace." Mi disse soddisfatto.
"Abituati perché da oggi lo sentirai sempre." Lo sorpresi dicendogli questa frase, ma in fin dei conti la sentivo sinceramente veritiera.
"Mi piace come promessa." Sussurrò prima di tornare a baciarmi.
































Angolo Autrice:
CI SONOOOOOOOO! Non sono morta, semplicemente ho avuto problemi con la connessione e quindi purtroppo, non ho potuto postare prima, ovvero domenica, ma bensì oggi, ovvero martedì.
Cosa posso dire? In effetti nulla, perché questo capitolo è molto corto, ma volevo farvi sapere come si sarebbe svolta la faccenda di Ashton, che poverino, rappresenta un po' anche me in matematica, ma alla fine ce la facciamo anche noi.
E niente, vi lascio con questo capitolo dolcioso-simpatico e ci vediamo alla prossima, che (mi sa dobbiate preparare i fazzolettini), se tutto va bene, uscirà sempre domenica, altrimenti slitta a non so quando.
Mi scuso ancora per il ritardo, però vi avverto che sabato ho aggiornato l'altra mia ff, ho postato il terzo capitolo. Se volete andarla a leggere, si chiama: And there’s a hurricane underneath it trying to keep us apart.
Ormai con Scream sono alla fine, mancano solo due capitoli, quindi tenetevi forte.
Buona lettura, xoxo Vanex23
.




 

SPOILER:


[...]
Io le avevo promesso che sarebbe stata sempre al sicuro con me, le avevo promesso che l'avrei sempre protetta e salvata, ma adesso, adesso tutto ciò che avevo detto di poter fare mi si stava ritorcendo contro. Io non potevo salvarla, non potevo proteggerla, perché se c'era qualcuno che aveva salvato e protetto era stata lei e aveva salvato e protetto proprio me. 
Continuavo a guardarla, non riuscivo a smettere di piangere, non mi sentivo triste, depresso o angosciato, mi sentivo arrabbiato, arrabbiato come prima, come sempre, senza controllo, solo con una grandissima voglia di urlare e liberarmi, ma sapevo che questo urlare non mi avrebbe portato a liberarmi definitivamente, ma solo momentaneamente e mi avrebbe fatto più male di prima.
[...]

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


 Capitolo 19


03 Giugno
Pov Luke

Era il primo anno che passavo per la prima volta tutta la serata ad una festa della scuola con qualcuno che volevo davvero di fianco a me a mantenere la mia calma e la mia felicità sempre alta. Tutto era passato per il verso giusto e tutto stava andando benissimo, anche fin troppo ma non mi importava, perché sapevo benissimo che era esattamente ciò che volevo. E accanto a me c'era lei, l'unica che poteva rendere davvero così importante la serata: Jasmine. Era lì, davanti a me, mentre continuava a parlare con gli altri e come sempre io mi incantavo ad osservare ogni suo lineamento, notanto quanto fosse perfetta anche sotto il chiaro di luna. Era semplicemente stupenda, sia che ridesse, sia che piangesse, sia che urlasse e sia che rimanesse immobile. La perferzione era in lei e lei era nella perferzione. Semplicemente lei. Ed io tutt'ora mi chiedevo come fosse possibile averla trovata così, dopo tutto questo tempo, senza nemmeno faticare così tanto e far crescere dentro di me tutto questo amore nei suoi confronti.
"Hai finito di fissarmi?" Mi chiese dopo un po', ridendo come sempre faceva quando doveva punzecchiarmi e farmi imbarazzare.
"Se vuoi continuo ancora." Le risposi ridendo.
"No basta, Luke mi imbarazzi ancora." Disse ridendo e nascondendo la sua faccia sulla mia spalla.
"Vieni qua." Le dissi, abbracciandola e accarezzandole il volto.
Intrecciammo le nostre mani e rimanemmo a parlare ancora fuori davanti la scuola mentre nel parcheggio via via diventavamo sempre di più, ammucchiate tutte in una parte del parcheggio della scuola.
"Già ce ne andiamo?" Chiese Ashton notando che dopo qualche oretta il parcheggio già era un po' svuotato.
"Beh, noi possiamo sempre andare, tanto possiamo vederci sempre o casa tua o a casa mia." Mi disse Jasmine ammiccando ed alludendo ad un invito segreto a casa sua.
"Se la metti così allora." Risposi ridendo.
Così decidemmo di andare ognuno alla nostra macchina, io avevo il mio incontro segreto con Jasmine, i ragazzi tornavano a casa e ognuno era felice e contento. 
Prima di salire sulla mia auto rimasi ad osservare Jasmine salire sulla sua per poi partire, volevo aspettarla, così potevo partire dopo di lei e scortarla fino a casa per guardare come guidava e poi prenderla anche in giro, adoravo troppo quando si impuntava dicendo che la prendevo in giro per qualcosa che non era vero.
Poi però, qualcosa per un attimo colpì immediatamente la mia attenzione a tal punto da far distogliere il mio sguardo da quello di Jasmine mentre arrivava dall'altra parte della strada. Ciò che catturò il mio sguardo era proprio il rumore di un'auto che arrivava a gran velocità verso di noi, precisamente verso le auto parcheggiate alla sinistra del parcheggio e quindi verso la direzione in cui stava andando Jasmine. Le lanciai un ultimo sguardo velocemente, prima di capire realmente cosa stava succedendo e dove stava dirigendosi quell'auto a tutta velocità. Chiunque era in quel parcheggio si girò ad osservare il rombo dell'auto avvicinanarsi sempre di più, tranne una persona, tranne lei. Non si era accorta del fatto che l'auto stava proprio andando verso la sua direzione e l'unica cosa che riuscì a dire fu il suo nome.
"Jasmine!" Urlai in preda al panico.
Lei si voltò, a guardarmi, forse per l'ultima volta, mostrandomi penso il sorriso più bello che avevo mai visto fino in quel momento e solo in quel momento io mi resi conto di ciò che stava davvero succendendo e iniziai ad avvicinarmi verso di lei. Ma in quel momento, nel frattempo, accadde tutto così velocemente da non rendermene conto. Lei era lì, davanti a me, distesa sull'asfalto, mentre l'auto sgommava a velocità fuori dal parcheggio ed io corsi, corsi così tanto da non capire più niente. E penso di non aver mai corso così tanto velocemente in vita mia come in quel momento. Era lì, davanti a me, ma non mi sorrideva più, era semplicemente sdraiata su quell'asfalto, senza muoversi, col viso normale ma con la testa sporca di sangue.
"No!" Dissi semplicemente accasciandomi accanto a lei e sollevandola, prendendola e tenenendole su la testa.
"Chiamate un'ambulanza!" Urlò Cecile a qualcuno, in quel momento non capivo assolutamente più niente, ero lì col corpo, ma la mia testa non era lì.
"Rimani con me." Sussurrò semplicemente Jasmine, ancora con gli occhi chiusi, e la sua mano graffiata che si aggrappava al mio braccio.
"Non ti lascio, non ti lascerò mai." Sussurrai semplicemente, guardandola ancora.

**

Ero lì seduto nella sala di attesa con gli altri, ad aspettare affiché qualcuno ci dicesse qualcosa. Avevo un brutto presentimento, non riuscivo a pensare positivo e non riuscivo a capacitarmi della cosa.
Dopo un paio di minuti riuscì a vedere la zia e la madre di Jasmine. Erano completamente distrutte e da lì capii che c'erano solo cattive notizie per me, per noi e non c'era assolutamente nulla di buono da pensare o aspettare. Ero così teso e distrutto che non sapevo come comportarmi, come fare, cosa fare e cosa dire. Era tutto inutile per me in quel momento. Era tutto così surreale. Volevo ritornare indietro nel tempo a quando stavamo parlando nel parcheggio, prima che quella maledettissima auto arrivasse per prenderla in pieno.
La madre di Jasmine era pronta per dirci qualcosa, ma io? Io ero pronto per ascoltare? No, non lo sarei mai stato.
"Ragazzi.." - Cominciò la donna. Mi alzai di scatto avvicinandomi a lei e notai il suo sguardo affranto. - "Luke, mi dispiace." Riprese subito a piangere e singhiozzare e la zia di Jasmine ritornò ad abbracciare la sorella.
Mi sentii mancare la terra sotto i piedi e mi sentii particolarmente vuoto. Non riuscivo neanche a piangere in quel momento. Ero devastato dentro, come se ci fosse stata una perdita di dati momentanea senza nemmeno riuscire a connettermi col mondo esterno. Ero straziato, lacerato e mi sentivo morto anche io.
"Io.." Cominciai ma sentii la mia voce più bassa del solito, ritirarsi piano piano. Mi voltai e vidi Cecile piangere più in là con accanto Ashton, Calum e Micheal molto tristi.
"Luke se vuoi vederla comunque, puoi andare." Disse sua madre, passandomi una mano sulla spalla, prima di allontanarsi e riprendere a piangere. Piano piano mi avvicinai alla sua stanza. La macchina era staccata e il suo corpo era ancora lì, completamente disteso sul letto, ma col volto quasi del tutto rilassato, risaltava solo la grande ferita sulla fronte che era ancora un po' rossa e per un attimo osservai le mie mani, che avevano tenuto la sua testa e si erano sporcate del suo sangue. Il suo sangue. Mi separava solo un vetro da lei, avrei tanto voluto entrare, ma non ce la facevo e qualcosa, dentro di me, per quel poco di tempo che si era risvegliato il mio dentro di me, mi suggeriva che era meglio così, che sarebbe stato peggio il mio avvicinarmi a lei in quelle condizioni, non me ne sarei mai staccato, mai più. Ma quando una persona ti segna dentro, come fai a dimenticare, dimenticartene, dimenticarla e dimenticarti? E lì che scoppiai, senza neanche rendermene conto, in un pianto quasi del tutto inumano.
Io le avevo promesso che sarebbe stata al sicuro con me, le avevo promesso che l'avrei sempre protetta e salvata, ma adesso, adesso, tutto ciò che avevo detto di poter fare mi si stava ritorcendo contro. Io non potevo salvarla, non potevo proteggerla, perché se c'era qualcuno che aveva salvato e potretto era stata lei e aveva salvato e protetto proprio me. 
Continuavo a guardarla, non riuscivo a smettere di piangere, non mi sentivo triste, depresso o angosciato, mi sentivo arrabbiato, arrabbiato come prima, come sempre, senza controllo, solo con una grandissima voglia di urlare e liberarmi, ma sapevo che questo urlare non mi avrebbe portato a liberarmi definitivamente, ma solo momentaneamente e mi avrebbe fatto più male di prima.
Ma poi capii e mi misi le mani in tasca come se fosse un gesto del tutto naturale. Il plettro che mi aveva regalato Jasmine era nella mia tasca destra, era stato di Margot prima di essere stato suo e in seguito mio. Feci un grandissimo sospiro ed entrai dentro. Mi guardai intorno. Silezio, solo silenzio.
Accarezzai leggermente la mano fredda di Jasmine e la guardai per l'ultima volta. Non mi sarei mai stancato di guardarla ma in quel momento doveva essere l'ultima volta. Le baciai la fronte e dopo decisi di restituirle il plettro che aveva dato a me. 
"Magari il tuo posto non era qui, magari il tuo posto è con Margot e il tuo piccolino." Sussurrai, abbandonando la sua mano, contenente adesso il plettro. 
Uscii dalla stanza, e ritornai fuori dagli altri.
Magari era vero, magari Jasmine non meritava questo posto, magari meritava qualcosa di migliore. E magari qualcosa di migliore era rincongiungersi con le persone che davvero la meritavano.

Margot e il suo bambino.






 

FINE.







Angolo Autrice:

Bene, dopo un anno e forse anche di più ho deciso di aggiornare la storia e mettere il finale. Ho riscritto 10 volte in tutto questo arco di tempo in cui non ho aggiornato questo capitolo, ma una volta non mi piaceva come veniva scritto, una volta non riuscivo a concluderlo come volevo e una volta semplicemente io non avevo voglia di impostarlo in un modo perché non risultava efficace come volevo che fosse. Ho immaginato mille volte questo finale ed era lo stesso finale che avevo in mente fin da quando ho iniziato la storia. Non ho apportato alcun finale alternativo alla storia da quando l'ho cominciata. Mi dispiace molto per questo finale così triste e malinconico, ma questa era la mia idea dal principio. Quando l'ho iniziata volevo avesse questa fine perché questa storia per il 90% è malinconica ed è anche ricondotta ad un mio periodo in cui ho vissuto tutto un po' più malinconico e angosciante del solito o comunque ho visto tutto con un'ottica più triste del solito. Ma mi sono ripresa subito. Tranne quando scrivevo questa storia, continuavo a scriverla con questa ottica e così volevo che fosse, senza apportare modifiche alcune. Ha tutto un senso quello che ho scritto. Questo è l'ultimo capitolo, ma potrei forse mettere un capitolo 'to be continued' o magari lasciarla così per sempre. Non lo so onestamente. Non voglio rovinare un finale così con un finale alternativo. Quindi magari lascio a voi le considerazione finali o per improvvisare un cosa potrebbe succedere dopo o per lasciarla definitivamente come storia conclusa così tale e quale a come l'ho conclusa io, in modo triste e sconsolato.
Ringrazio tutti voi, tutti voi che avete seguito la mia storia e mi avete scritto che vi piaceva o cosa ne pensavate e anche che vi eravate affezionati ad alcuni personaggi.
Un grandissimo grazie a tutti e ci vediamo prossimamente con qualche nuova storia o col nuovo aggiornamento dell'altra storia sui 5Sos.
Come sempre vi auguro buona lettura anche se è il capitolo finale.
(Mi sono ispirata ad The O.C per la scena della morte di Jasmine, anche se in modo un po' meno critico e drammatico).
Vanex23.

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