Unexpected

di dobrevseyes_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


Capitolo 1.



                                        








«Devo venire a prenderti dopo scuola?» mi chiese mia madre non appena entrò nel parcheggio.
Scossi la testa. «No, prenderò l'autobus».
Mi sorrise prima di annuire «Divertiti a scuola».
Sospirai.  «Ci proverò»

Aprì la portiera e uscì dall'auto. Sorridendo a mia madre un'ultima volta, chiusi lo sportello e mi voltai verso l'entrata principale della scuola. Non capite male, non intendevo dare l'idea di una ragazza che costruisce muri intorno a sè e non vuole socializzare con la gente quando dissi a mia madre che avrei provato a divertirmi. Il fatto è che odio la scuola.
Inoltre, non sono il tipo di ragazza che odia la scuola per la gente che c'è. Probabilmente un poco ma non c'entra, odio semplicemente la scuola. Soprattuto per il fatto che mi annoio ad ascoltare le lezioni per ore.

Afferrando il cinturino del mio zaino entrai nel corridoio pieno zeppo di studenti. Ovviamente la maggior parte di loro si conoscevano e poi c'ero io.
Odio i nuovi inizi, dovrei presentarmi io per prima?

Sono  Caroline  Evans, originaria di Londra e ho diciasette anni. La mia famiglia si è trasferita a Sydney, non a causa del lavoro di mio padre o le altre solite motivazioni, ma semplicemente perchè lo volevamo. Voglio dire, fu un'idea di mia madre dato che le piacciono i nuovi inizi e ovviamente Londra è molto diversa da Sydney. Mio padre fu d'accordo e mio fratello  Liam,  ed io non potevamo farci nulla. Sono ancora alle superiori mentre lui è al college, il suo primo giorno iniziò la settimana scorsa.

Sospirando decisi di prendere il programma delle mie lezioni in ufficio. La signora che portava degli occhiali rotondi mi diede immediatamente il mio programma e la combinazione dell'armadietto, insieme alla chiave. Storia sarà la mia prima lezione, sarebbe iniziata in dieci minuti. Grazie a Dio è storia, la mia materia preferita.
Camminai fino all'armadietto  lo aprì con la chiave, ci infilai tutto ciò che non occorreva per la prima lezione e tirai fuori il libro di storia e un quaderno.  Non stavo cercando di origliare ma avendo tre ragazze al mio fianco che parlavano urlando, non potei fare a meno di sentire ciò che dicevano.
«Dove sono?»
«Non lo so» una delle tre sospirò profondamente. «Ho cercato nella loro solita postazione ma non li ho trovati»
«Probabilmente non sono ancora in giro»
«Sì, fors-»

Come se stessi parlando con loro, girai la testa e la ragazza smise di parlare. Rimase con la bocca aperta volgendo lo sguardo in avanti. Mi voltai vedendo quattro ragazzi entrare nel corridoio. La prima cosa che notai è che erano tutti alti. Voglio dire, così alti che torreggiavano sulla mia altezza.
La seconda cosa che notai è come tutti gli studenti si spostavano istantaneamente dal loro tragitto mentre loro camminavano con fare arrogante nel bel mezzo del corridoio. Tutte le ragazze sussurravano e arrossivano mentre osservavano i ragazzi. Immagino che loro siano i famosi ragazzi popolari, non riuscì a fare a meno di notare che i ragazzi li osservavano disapprovando.

 «Oddio» una delle tre ragazze parlò ancora «Eccoli»

Essendo la nuova arrivata ero dannatamente curiosa. Chi erano? Perchè tutti sembravano conoscerli? Che avevano di così speciale? E ci sono ancora molte altre domande che smisero di fluire nella mia mente non appena mi passarono accanto. Riuscivo a sentire il profumo della colonia del ragazzo dai capelli tinti di scuro dato che era il più vicino a me.

I miei pensieri furono interrotti dal suono della campanella. Mi voltai verso il mio armadietto e lo chiusi, non potevo credere di essermi comportata come una di quelle ragazze a cui cadono gli occhi per questo tipo di ragazzi. Non li conoscevo ancora ma avevo il presentimento di dover stare lontana da loro.
-

Finalmente, durante l'ora di pranzo, poggiai il vassoio sul tavolo vuoto. Sfortunatamente, ancora non avevo fatto amicizia, qualcuno mi salutò ma comunque avrei passato  il pranzo da sola.  Sinceramente, non considerei questo come pranzo- patatine e soda. Molto poco salutare sicuramente.
Mi guardai intorno e quasi tutti gli studenti mangiavano insieme ad altri. No, aspettate, tutti, non quasi tutti. Stavano mangiando tutti con qualcuno, e poi c'ero  io. Beh, cosa mi aspettavo? Di farmi amici il primo giorno di scuola senza sapere come fare? I miei amici a Londra erano tutti amici di infanzia, ovvero sono stata amica con loro fin da quando eravamo piccoli. Questa sarebbe stata la prima volta in assoluto  in cui avrei provato a fare amicizia.

«Puoi davvero chiamarlo pranzo?»

La voce profonda a me del tutto sconosciuta arrivò dalla mia destra, girai immediatamente la testa verso di essa. I coglioni giganti - chiamatemi giudiziosa ma ho sentito dire da molti studenti che questi ragazzi fossero degli idioti- si trovavano qui.  
Si sedettero senza chiedere il permesso o chiedere se potessero, presero le sedie e semplicemente si sedettero intorno  a me.
Wow, dove sono le buone maniere?

Portai gli occhi al cielo «Che ti importa?»

Il ragazzo dai capelli scuri sogghignò e disse, «Sei abbastanza carina»

Abbastanza. Ouch. «Non dire che sono carina, idiota»

«Calum» disse mentre gli atri ragazzi cercavano di soffocare una risata. Beh, fatta eccezione per questo ragazzo biondo che aveva i capelli all'insù, che a dire il vero lo facevano  sembrare più alto di quanto non fosse già. 

Sollevai il sopracciglio. «Cosa?»

«Puoi chiamarmi Calum» si presentò con un sorrisetto plastificato sulla faccia. «Invece di idiota»

Mi leccai il labbro superiore, uno dei miei manierismi, prima di sibilare. «Idiota»

«Aspetta» fu il ragazzo dai capelli tinti a parlare. Era abbastanza ovvio che avesse i capelli tinti.  Voglio dire, chi nasce con i capelli neri nel mezzo e il resto porpora? «Perchè sei così arrabbiata con noi?»

Sospirai. «Perchè siete qui?»

«Sei da sola» Calum rispose.

Feci roteare gli occhi. «Wow, grazie. Come se non lo sapessi»

«Diamine» uno di loro disse. Non Calum o il ragazzo dai capelli tinti. Non so cosa lo rendesse diverso dagli altri tre, oltre il fatto che fosse più alto di loro. Ed era ovvio che non condivideva l'idea di sedersi con me. Beh, nemmeno io. «Vi ho detto che avremmo dovuto sederci altrove»

«Andiamo Luke» il ragazzo dai capelli tinti disse. «Dacci un taglio»
Sembrava essere di cattivo umore. Sapevo che non era per me, comunque non li volevo seduti con me. Ovviamente notai che tutti i ragazzi stavano sussurravano mentre ci fissavano.

«Ashton» Calum lo chiamò. Il riccio alzò lo sguardo dal suo telefono «Possiamo saltare Inglese?»

Ashton sogghignò «No, Calum»

Davvero stavano fingendo che fossimo tutti amici e avremmo potuto parlare di cose a caso? Mi sentì così a disagio in quel momento, a dire il vero. Sì, devo ammetterlo, sono tutti dei bei ragazzi e non è una sorpresa che tutte le ragazze avessero una cotta per loro, ma questo non era lo stesso un motivo per essere amici.

«Possiamo andare ora perfavore?» chiese Luke alzando la voce.

Calum tossì fissando Luke «Se hai intenzione di stare così tutto il giorno perchè non le parli semplicemente?»

Le. Quindi il suo problema era una ragazza. Probabilmente la sua ragazza. Sicuramente la sua ragazza.

«Me ne vado» dissi stropicciando il sacchetto di patatine per poi afferrare la soda.

«Aspetta» disse il ragazzo dai capelli tinti. «Come ti chiami?»

«Non hai bisogno di saperlo» replicai alzandomi. «Come se parlerò di nuovo con voi»

«Gesù» Luke ringhiò, fissandomi  per la prima volta. «Cosa c'è di sbagliato in questa ragazza?»

Sibilai. «Scusami?»

«La maggior parte delle volte le ragazze ci pregano di sederci con loro a pranzo» Rispose, ancora non divertito dall'idea di stare seduto con me. Calum e il ragazzo dai capelli tinti mi fissarono senza espressione, ovviamente aspettando una mia risposta. Ashton era ancora occupato con il suo telefono, non aveva toccato cibo.
Non rimasi scioccata dal fatto che si aspettassero che io impazzissi visto che decisero di sedersi con me,  fui avvertita prima. Voglio dire, non letteralmente ma presi in considerazione tutte le voci su quanto fosse cattiva la loro influenza come un avvertimento. Sarei  dovuta andarmene  nel momento in cui  tentarono di approcciare.

Sollevai gli occhi al cielo per la terza volta. «Sembro una delle vostre ragazze? Vallo a succhiare, Luke»

«Fermatemi prima che faccia del male a questa ragazza» Luke mi fissò.

Sogghignai all'incredibile commento che aveva appena rilasciato. «Davvero? Feriresti una ragazza? E ti chiedevi cosa ci fosse di sbagliato in me»

«Luke, smettila» Ashton disse con tono fermo. Non feci caso al fatto che non fosse più al telefono. «Andiamo e basta»

Luke si alzò immediatamente non appena  Ashton parlò. Dopo un'ultima occhiataccia si voltò e iniziò a camminare nella direzione opposta, lasciando gli altri indietro. Ashton annuì guardandomi prima di seguire i suoi amici. Calum mi mostrò un sorrisetto mentre il ragazzo dai capelli tinti disse,

 «Sono Michael. Ci vediamo in giro»




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A.N.
Ciao lettore:)
Piccola premessa: la storia non è mia, io mi occupo semplicemente di tradurla, quindi per chi volesse leggerla o altro, beh questo è il titolo! 
Ecco il link della storia in lingua originale: https://www.wattpad.com/40266004-unexpected-luke-hemmings-chapter-1/page/2
Questo è il primo capitolo della storia, sinceramente ho apprezzato molto questa ff e proprio per questo ho deciso di tradurla, anche perchè tradurre è una cosa che mi piace molto nonostante porti via tanto tempo, mi scuso per eventuali errori.
Fatemi sapere cosa ne pensate come inizio, inoltre la mia amata Holland come protagonista è il top assoluto.
Non voglio prolungarmi troppo, quindi vi saluto.
Per il prossimo capitolo, 5 recensioni!

Un bacio.




 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


Capitolo 2.

                                                  


E' passata una settimana e, per fortuna, sono riuscita a farmi un'amica.
Wow, che gran risultato. So che probabilmente penserete che ci sto mettendo parecchio a fare amicizia ma ad ogni modo, sono riuscita a farmene una e non mi importa. Il suo nome è Samantha e già la trovo molto simpatica. E' carina, senza alcun dubbio, è molto gentile con me, studia qui da tre anni.

«Hai visto Calum prima?» Sam strillò. Devo anche aggiungere che le piace Calum, molto.

Annuì. «Sì, Sam, l'ho visto e lo sai»

«E' sexy, non è vero?» sogghignò mentre ci appoggiammo agli armadietti. Avevo le braccia incrociate mentre guardavo la mia amica arrossire per Calum. «Sono ancora così gelosa del fatto che la settimana scorsa il suo gruppo abbia tentato di approcciare con te»

Inoltre devo aggiungere che c'è qualcosa di speciale per quanto riguarda loro. Sono in una band chiamata 5 Seconds of Summer, sono molto conosciuti a scuola ecco perchè gli studenti li conoscono. Probabilmente questa è anche la ragione che fa credere loro di essere meglio di tutti noi. Si esibiscono con piccoli concerti a volte, per quel che Sam mi ha detto, quindi sono abbastanza famosi a Sydney.

«Avrei fatto di tutto per fare cambio con te il mio primo giorno di scuola, così saresti quella che si troverebbe con loro» Replicai e, ovviamente, mi colpì il braccio. Odia il fatto che io non considero chissà che affare l'incontro con i 5sos, ma ancora non riesco a vedere cosa ci sia di così speciale, oltre al fatto di essere in una band, da far pregare le ragazze di sedersi con loro a pranzo, almeno secondo le parole di Luke.

«Devi esserne riconoscente, Caroline» gnugnì, fingendo un'occhiataccia.

Io risi. «Oh andiamo Sam. E' passata una settimana, dimentichiamo e basta»

«Dimenticare cosa?» Non dovetti  voltare il viso verso la direzione della voce per sapere a chi appartenesse, perchè, beh, questa è la stessa voce che sentì una settimana fa. Ma ovviamente, Sam si voltò verso la  direzione della voce e, non appena mi voltai anche io, quei coglioni alti si trovavano di fronte a noi.
Sam si congelò letteralmente sul posto e li fissò senza espressione e io ruotai automaticamente gli occhi alla loro vista. Provai sul serio ad evitarli per tutta la settimana e ci riuscì. Beh, fino ad ora.

«Niente» Risposi alla domanda di Calum. «Andiamo Sam»

«C-Ciao, Ca-Calum» Sam balbettò, ignorandomi completamente. «Sono Samantha»

«Che cazzo, Sam»  mi lamentai. «Forza, andiamo»

Sam, ignorandomi ancora una volta, offrì la sua mano a Calum, che scosse con piacere. Uno dei quattro, immagino Calum era il più gentile di loro. Nope, non è comunque un buon motivo per socializzare con loro.

«Ciao Samantha» Calum ricambiò il saluto, ammiccando. Diamine.

«Perchè vai così di fretta?» Michael mi chiese. Ora conosco il suo nome e quindi non devo chiamarlo più il ragazzo dai capelli tinti. Non sto dicendo che sia una cosa buona consocere il suo nome, avrei preferito non conoscerlo.

Feci roteare gli occhi. «Faremo tardi alla prossima lezione»

«Inglese non inizia prima dell'una» Sam mi venne contro. Ovviamente mentì perchè mancava ancora un'ora e mezza, ma volevo semplicemente allontanarmi da qui.

Allontanarmi da questi coglioni molto alti, il prima possibile.
I miei occhi caddero su Luke che stava appoggiato all'armadietto di Sam, è sicuramente annoiato come non mai al momento, non era un mio fan come non lo ero io per lui, Ashton si trovava ancora al telefono, e Calum e Michael erano quelli che provavano a comunicare con noi. Proprio come il mio primo giorno.
I miei occhi acchiapparono quelli di Luke, immediatamente guardai altrove. Tornai a guardarlo dopo qualche secondo e stava fissando il nulla di nuovo.
Mi chiedo se sia ancora preoccupato per la sua ragazza, beh non sono convinta al cento per cento che fosse per la sua ragazza ma ad ogni modo, non importa.
Scacciai via dalla mente i pensieri che lo riguardavano. Perchè sto pensando a lui? Non dovrebbe importarmi nulla di lui o della sua band. Guardai altrove prima che potesse beccarmi a guardarlo ancora una volta.

«Allora, ecco il fatto» Calum disse. «Ci sarà una festa questo saba-»

«Oddio, ci state invitando ragazzi?» Sam lo interruppe.

Calum guardò indietro preso dal momento di eccitazione di Sam e la fissò per qualche secondo prima di continuare.
«Um, più o meno. A dire il vero, stavamo pensando di invitare Caroline ma dato che sei sua amica, inviteremo anche te»

«Non usare il termine 'noi' perchè io non ero d'accordo nell'invitarla» Luke parlò ad un tratto.

Vidi Calum roteare gli occhi per la prima volta per il commento di Luke che ignorò.
«Allora ragazze venite?» Michael chiese.

«No.» risposi fermamente e senza secondi ripensamenti. Non esiste che io vada alla loro festa.
«Ma Caroline» Sam piagnucolò afferrando il mio gomito. Oh ora mi parla. «Voglio andarci»
Sibilai. «Tu puoi andare, io non lo farò»
«Oh andiamo» disse Ashton. «Sarà divertente»

Non so cosa abbia Ashton ma ogni volta che parla c'è qualcosa che mi ferma e lo fisso semplicemente per qualche secondo. Le sue parole affondavano lentamente in me e ci misi qualche secondo per ricompormi. Se avessi dovuto scegliere chi tra i ragazzi fosse il più attraente, avrei scelto sicuramente Ashton. Non posso far a meno di notare i suoi deliziosi ricci ogni volta che lo vedo, voglio affondarci le mani dentro.
Scossi la testa. La bellezza di Ashton non è ancora un buon motivo per socializzare con loro. 

«No»

«Fanculo, ragazzi» Luke brontolò. «Ha detto no. Non forzate la gente a fare qualcosa che non vuole fare»

«Vedete?» dissi, pensando di schierarmi dalla parte di Luke al momento. «Ragazzi ,potreste imparare da Luke?»

Velocemente afferrai il braccio di Sam e la trascinai via da loro prima che potessero protestare. Mentre camminavamo verso la classe Sam protestava su quanto volesse andarci o se avessi potuto lasciarle il braccio.

«Caroline, ti prego» mi pregò non appena le lasciai andare il braccio. Mi voltai per guardarla in faccia e lei aggrottò le sopracciglia.
«Tu puoi andare Sam» replicai. «Ma io non voglio, va bene per me se vuoi andare»
«Ma voglio che tu venga con me». Si passò una mano nei suoi lunghi capelli biondi.

Incrociai le braccia al petto ancora una volta mentre la fissavo e tutto ciò che fece fu ricambiare l'occhiataccia. Se fosse stata la festa di qualcun altro, ci sarei andata volentieri ma che mi dite della promessa che feci di stargli lontana il più possibile? Ovviamente presentarmi alla loro festa è un buon modo per infrangerla.
Certo, potranno anche essere dei buoni amici, o forse no ma sul serio non voglio stare con loro. La novità di loro seduti con me a pranzo  si diffuse e il risultato non fu così piacevole. Probabilmente questo  spiega perchè mi sono fatta solo un'amica in un'intera settimana, quasi ogni ragazza a scuola mi odia in questo momento. E se questo è il risultato solo per essermi seduta con loro a pranzo, cosa succederebbe se diventassimo amici?

«Caroline» mi pregò, sospirando. «Mi piacerebbe davvero andarci con te. Mi conosci, impazzirò da sola con loro se vado sola, ho bisogno di qualcuno che si sappia controllare. Ti prego?»
Risi. «Wow. Ti piace così tanto Calum?»
Lei arrossì. «Um, sì»
Sospirai sconfitta e mormorai, «Va bene, solo per te»

---

Dopo la lezione, Sam dovette andare a casa prima perchè la sua famiglia andava a trovare dei parenti per cena. Dato che per i miei compiti avevo bisogno di libri da cercare online, decisi di andare in biblioteca.
Stavo scarabocchiando sul mio quaderno quando sentì la presenza di qualcuno all'inpiedi al mio fianco. Non sapevo chi fosse dato che Sam era andata via, quando voltai la testa, la risposta fu del tutto inaspettata. Luke.
Indossava jeans sretti, la maglia di una band e una giacca. Dovetti alzare lo sguardo perchè è così alto, la sua vicinanza a dire il vero mi spaventa. Mi schiarì la gola mentre poggiavo la penna giù e chiesi

«Che ci fai qui?»

Fece roteare gli occhi mentre afferrava la sedia più vicina per sedersi. I suoi capelli erano ancora perfettamente acconciati  dopo un'intera giornata. Quando pianifico di fare qualcosa ai capelli per scuola finisco semplicemente con l'averli sciolti dietro la schiena.

«Ashton mi ha chiesto di farlo» Replicò senza sentimento. Ovviamente è stato forzato.
«Perchè?»
«Lui volev- voglio dire, loro vogliono sapere se verrai alla festa o meno».

Non avevo notato quanto fossero blu i suoi occhi e quanto luminosa fosse la sua pelle.  Le sue spalle erano molto larghe, con quest'ossatura avrebbe potuto uccidermi all'istante. Non so perchè sto pensando a lui che mi uccide ma so che c'è una possibilità che possa farmi del male per quel che mi disse il mio primo giorno.
So che se facessi un passo sbagliato, non esiterebbe a farmi del male,e  anche se cerco di nasconderlo ogni volta che è in giro, sono spaventata che un giorno possa realmente accadere.

«Ci sarò» replicai. «Ma solo per la mia amica perchè non ho voglia di venire»
Tossì. «Sì, certo, come ti pare»
«Sei venuto sul serio fin qui per dirmi questo?»
«Non sentirti speciale» replicò. A volte mi chiedo perchè  è così scortese con me. Voglio dire, sì, io sono scortese con lui ma non così tanto. «Sono stato forzato, okay? Non voglio stare nemmeno vicino a te»
Feci roteare gli occhi, replicando. «Nemmeno io. Ora che hai ottenuto la tua risposta, te ne puoi andare»
«E' un piacere» rispose alzandosi dalla sedia, per poi andare via.






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Doppio aggiornamento in una giornata.
Allora, si è aggiunto un nuovo membro al cast, Samantha, interpretata da Candice Accola.
So che avrei dovuto aspettare le recensioni per continuare ma ero annoiata e così ho tradotto il capitolo, ovviamente mi farebbe molto piacere se mi faceste sapere cosa ne pensate!
Se volete seguirmi, e volete saperne di più, o restare aggiornati potete seguirmi su Twitter, ma in ogni caso vi lascio anche gli altri Social:)

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Inoltre, se vi piacciono gli Emblem3 potete anche leggere due fanfiction che trovate sempre nella mia pagina di EFP.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***


Capitolo 3.


                                                      


Se Samantha non fosse mia amica, starei già dormendo a quest'ora.

Sabato arrivò troppo in fretta e di certo non ne vedevo l'ora. Calum mi disse ieri, non Luke e ne sono riconoscente visto che è il più scortese di tutti loro, che la festa sarebbe iniziata alla nove e mi diede il suo indirizzo. Ieri sera stavo avendo ancora dei secondi ripensamenti ma Sam mi mandò un messaggio per ringraziarmi che sarei andata con lei nonostante non volessi.

Dopo aver fatto la doccia mi infilai il vestito che preparai la sera precedente. Non era nulla di speciale, era lungo fin sopra le ginocchia e nero in pizzo. Ero nel bel mezzo di applicare il mascara quando il mio telefono suonò. Sospirando, misi il trucco giù e presi il telefono da sopra il letto. E' Samantha.

«Sì?» dissi.

«Sto venendo da te».

Mi leccai le labbra. «Okay, ci vediamo tra poco»

Dopo dieci minuti, Sam è seduta all'angolo del mio letto, del tutto pronta mentre io mi sto ancora arricciando i capelli. Sta indossando un vestito rosso molto corto,  e non sono molto brava a spiegare, ma le sta davvero bene.

«Ancora non hai fatto?» chiese impaziente, sbattendo i tacchi sul pavimento.

Sogghignai mentre stringevo il ferro per capelli. «Non ancora»

«E hey» disse improvvisamente strillando. «Sai che Calum mi ha chiesto il numero?»

«Sul serio?» dissi mentre finivo di arricciare i capelli. Scollegai il ferro per poi indossare i tacchi. Non sono abituata ad indossare questo tipo di scarpe ma non posso mettere le vans o roba così.

Ovviamente, Sam è molto eccitata di andare a questa festa. Solo alcuni studenti sono stati invitati e quindi si sente abbastanza speciale avendo la possibilità di andare. Non so perchè ci abbiano invitate dato che ci conosciamo a stento. Voglio dire, le  conversazioni che abbiamo avuto erano formate da poche parole dal mio primo giorno e io non li considero amici. 
Nonostante andare alla festa non facesse parte del mio volere, cercai lo stesso di essere felice per la mia amica. Non voglio essere un'ammazza gioia.
Dopo essermi specchiata per l'ultima volta, afferrai la mia borsa e scesi le scale. I miei non erano a casa ma sapevano che sarei uscita stasera. Come aprì la porta,
riuscì a vedere la macchina di Sam parcheggiata di fronte casa mia. Iniziò a camminare verso la macchina mentre chiudevo la porta. 

«Più veloce, Caroline!» Urlò quando raggiunse l'auto.

Roteando gli occhi con fare giocoso, la seguì e mi sedetti al sedile del passeggero. Il tragitto verso casa di Calum fu pieno di storie raccontate da Sam su come Calum le chiese il numero e come fu lui a cercarla per primo. A dire il vero sono felice per lei, ma non così felice perchè stiamo ancora parlando di Calum, ovvero un membro dei 5 Seconds of Summer.

«Credi che sia questa la casa?»

Girai la testa verso destra e giuro su Dio, la mia bocca si spalancò. La si può davvero chiamare casa? La mia casa ci entrerebbe perfettamente cinque volte. 'Casa' non è nemmeno adatta come descrizione, è più un palazzo per me. Personalmente non ho mai visto una casa così grande in tutta la mia vita.

«Hey» Sam scacciò via tutti i miei pensieri. «Stai bene?»

Annuì. «E' che la sua casa è enorme»

Sogghignò. «Ho dimenticato di dirti quanto fossero ricchi?»


--

Sam non scherzava quando mi disse che erano dannatamente ricchi. Quest'auto sportiva appartiene a Calum ed è parcheggiata in questo garage immenso. Ce l'ha da qualche mese ma resta un discorso interessante per quanto costosa e bella è.
La festa si teneva in una stanza che poteva essere sfruttata per eventi formali, invece fu usata per una festa per adolescenti. Ci sono luci, la musica alta mi sta rompendo l'udito e l'alcol è ovunque. Nonostante solo pochi studenti vennero invitati, questo posto è pieno di gente. Non conosco nessuno di loro, questo prova quanto i ragazzi siano famosi. Beh, scommetto che i ragazzi non conoscano tutta questa gente ma tutta questa gente conosce loro.

«E' così divertente» Sam urlò sovrastando la musica. Eravamo seduti sugli sgabelli del bar con i drink serviti di fronte a noi. Non sono una gran bevitrice ma bevo lo stesso anche se non sono maggiorenne. Al contrario, Sam sembra proprio una bevitrice perchè si è scolata già tre shot di vodka, un bicchiere con qualche miscuglio e attualmente sta bevendo un cocktail chiamato Hurricane.

«Già» replicai pigramente. Sinceramente non mi sto divertendo. Voglio dire, non conosco una singola anima in questa stanza oltre Sam.

«Dovremmo cercare i ragazzi» suggerì, finendo il suo drink in alcuni sorsi.

«Um, non lo so» dissi.

Lei fece roteare gli occhi e mi afferrò il gomito «Oh, andiamo»

Mi trascinò e dovetti farmi spazio tra la gente. Non so se lei sappia dove si trovino i ragazzi ma sembra sapere dove andare. Al posto di contraddirla, la lascio fare. Spero che non sia così ubriaca da farci finire nei guai.
Abbandonammo la stanza dove si teneva la festa e c'era qualcuno di fuori. Non so davvero come definire questa casa per quanto sia immensa. Immagino che Calum abbia tutto ciò che vuole per quanto è ricco.
Sam mi portò al secondo piano prima di fermarsi davanti ad una porta. Riuscivo a sentire la musica proveniente da lì dentro. Credo che ci siano i ragazzi dentro ma come faceva Sam a saperlo? E' stata con me tutto il tempo e non abbiamo visto i ragazzi in giro. Oh, dimenticavo. Certo, lei ha il numero di Calum. Immagino che
abbiano parlato per tutto il tempo e io non l'ho notato.

Bussò alla porta tre volte, si aprì immediatamente, come se ci stessero aspettando. Fu Ashton ad aprire la porta. Ci accolse con un sorriso e ci fece entrare. Ovviamente questa stanza è dannatamente grande. Dovrei smettere di fare complimenti alla casa di Calum mentalmente.

«Hey» Calum disse alzandosi dal divano. Mi accolse con un abbraccio, e fu abbastanza imbarazzante perchè non so se abbracciarlo anche io o meno. Invece, gli diedi un imbarazzante colpetto sulla schiena. Poi si voltò verso Sam e la abbraccio ma lei ricambiò subito l'abbraccio. 

«Stai molto bene»

Sam arrossì mentre si staccava dall'abbraccio. «Grazie»

«Perchè non siete giù alla vostra festa?» chiesi.

«Le ragazze non smetterebbero di starci addosso» Michael disse. E' seduto vicino Ashton sull'altro divano. Stanno giocando ai videogiochi. Mi guardai intorno alla stanza, cercando ovviamente il ragazzo mancante.

«Stai cercando Luke?» Calum fece un sorrisetto quando mi girai verso di lui.

«No» mentii.

«E' andato in bagno» disse, sorridendomi ancora.

Portai gli occhi al cielo e dissi «Non lo sto cercando»

«Certamente» Calum sogghignò portando giocosamente gli occhi al cielo. «Come dici tu»

«Venite ragazze» Ashton disse senza distogliere lo sguardo dalla TV. «Sedetevi con noi, fatevi qualche drink»

«Abbiamo già bev-»

«Certo!» Sam mi tagliò fuori sedendosi sul divano, e afferrò una bottiglia di birra che stava piazzata sul tavolo. Fece qualche sorso prima di riposarla. Sono stupita di
come possa ancora essere in grado di camminare in maniera adeguata dopo tutto l'acol che ha ingerito.

«Sei una bevitrice?» Calum chiese guardandola mentre si sedeva al suo fianco.

Mi sedetti sull'altro divano; visto che sono seduti tutti su un divano ampio, ovviamente, sono seduta da sola su questo. Ma non importa. Annuì per la domanda di Calum e dissi «Sì, lo è»

«La accompagneresti tu a casa?» Calum mi chiese voltandosi verso di me. E' serissimo. Riesco a capire che se qualcosa di brutto accadesse a Sam, lui se ne
preoccuperebbe molto. Non lo ha detto giusto perchè era una cosa appropriata da dire.

Annuii semplicemente «Sì, lo farò»

«Luke è in bagno da un'ora e mezza ormai» disse Michael.

«Magari è tornato alla festa» Ashton replicò.

«Vado in bagno, scusatemi» dissi alzandomi.

«Per controllarlo?» Calum chiese cercando di nascondere quel sorrisetto.

Gli lanciai un'occhiataccia e replicai fermamente, «No»

Lasciai la stanza mentre quei tre coglioni ridevano. Una volta chiusa la porta dietro di me, riconosco di aver commesso un errore. Ho dimenticato di chiedere dove si trova il bagno. Dio solo sa quanto sia grande questa casa e scommetto che sarebbe più facile trovare il bagno se la  casa fosse stata dieci volte più piccola. Dato che diedi a vedere di essere infastidita quando uscì dalla stanza, no aspettate, ero davvero infastidita,  il mio orgoglio mi impediva di tornare indietro per chiedere dove fosse il bagno.

Sospirando iniziai a camminare alla ricerca del bagno. Scommetto che c'è un bagno su questo piano così non devo scendere di sotto. Un'idea mi balenò per la testa, probabilmente qualche camara ha il bagno. La stanza in cui si trovano i ragazzi non è una vera è propria camera con letto e roba simile, è più come una stanza dei giochi, ecco perchè non ha il bagno.
Aprì la prima porta che vidi che non era lontana dalla stanza dei giochi. Sospirai di rilievo quando vidi un letto, quindi vuol dire che è una vera e propria camera. Silenziosamente chiusi la porta, cercando di non fare troppo rumore. Un sorriso apparve sul mio viso quando vidi un'altra porta- c'è una buona possibilità che sia un bagno, ma chi lo sa.

Per fortuna, è il bagno. Entrai immediatamente e feci pipì. Mentre mi aggiustavo il vestito davanti allo specchio che trovai nella stanza, sentii delle urla provenienti da fuori la camera. Siccome la curiosità mi stava divorando, aprii la porta lentamente, realizzai che era Luke.

«Ma non voglio andarci!» urlò. Nessuno rispose quindi immaginai che stesse parlando al telefono con qualcuno. «Non lo voglio nemmeno il tuo  business. Preferirei essere un normale adolescente rispetto a ciò che sono ora, porca puttana!» Ero confusa. Subito pensai che stesse litigando con la sua ragazza per i suoi atteggiamenti, ma ora non ne sono sicura. «Non me ne frega un cazzo. Ti pare che me ne importi? Perchè non assumi qualcuno e gli fai prendere cura del tuo business per un pò. Non ho intenzione di cambiare idea. Smettila di cercare di convincermi. Ciao» 

E forse è un pò troppo tardi per realizzare che ha appena attaccato ed è troppo tardi per me per chiudere la porta senza essere beccata ad origliare. Mi guardò scioccato non appena mi vide che scambiò rapidamente con un'occhiataccia, sapevo già cosa stava per accadere.

«Che cazzo» urlò. «Stai origliando?»

Mi leccai le labbra e cercai di guardare ovunque tranne che lui. «Um, n-no. Non stavo origliando»

«Oh, sta zitta» mugugnò mentre portò la mano ai suoi capelli. «Lo so che è così!»

Gli lanciai un'occhiataccia. «Allora cosa chiedi a fare se già lo sai!»

«Perchè sei arrabbiata?» sputò fuori. «L'unico che ha il diritto di essere arrabbiato sono io!»

Ora aprii la porta completamente e uscii dalla stanza . A dire il vero è imbarazzante litigare con qualcuno da dietro una porta. Do l'impressione di essere debole e spaventata. Forse la parte dell'avere paura è un pò vera perchè lui torreggia su di me nonostante io abbia i tacchi.

«Perchè mi gridi contro perchè ti ho sentito parlare al telefono, Dio solo sa che gran problema!»

 «Sul serio, perchè fai così?» il suo tono si calmò ma sembrava lo stesso infastidito e frustrato come se non riuscisse a credere che gli stessi urlando contro.

Mi calmai anche io. «Che intendi dire?»

Le sue labbra formarono un sorrisetto mentre iniziava ad avvicinarsi a me. «Nessuna ragazza mi ha mai urlato contro, tranne mia madre»
Feci un passo indietro ogni volta che si avvicinava finchè non finii contro un muro dietro di me. Mi stava ancora mettendo paura, e ora che ci trovavamo vicini non ero nulla rispetto alla sua immensa corporatura.

«Cosa stai facendo?» chiesi nervosamente cercando di sembrare forte.

Appoggiò le mani su entrambi i lati della mia testa, intrappolandomi tra lui e il muro. Riuscivo a sentire l'odore della sua colonia e riuscivo a sentire i suoi respiri mentre mi guardava. Non mi sta guardando negli occhi. I suoi occhi puntavano alle mie labbra, poi ai miei capelli di cui poi prese una ciocca  che mi sistemò dietro l'orecchio.
Il suo tocco creò brividi dietro la schiena e non riuscivo a muovere nemmeno un muscolo in questo momento. Sembrava così sbagliato ma giusto allo stesso tempo. I suoi occhi si ammorbidirono guardando i miei e giuro che potevo sciogliermi nei suoi profondi occhi azzurri. LE sue labbra erano semiaperte e riuscivo a sentire il suo respiro solleticarmi il naso. Volevo spingerlo via ma non riuscivo a trovare la forza per farlo.

E prima che potessi far nulla, si fece indietro e tirò fuori quel sorrisetto. «Magari non sei come le altre ragazze ma ho comunque lo stesso effetto su di te»




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Grazie alle persone che seguono e hanno messo tra i preferiti la storia!
Fatemi sapere cosa ne pensate, mi farebbe piacere leggere qualche vostra recensione! Magari continuo solo se mi fate vedere che ci siete mh..

Per restare aggiornati: 
Twitter: @dobrevseyes_
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4. ***


Capitolo 4.



                                                         




Passarono dei giorni dopo la festa. Portai Sam a casa e tornai a casa mia a piedi nonostante fossero le tre di notte più o meno. Mi comportai in modo strano con Luke dopo il piccolo incidente. Fatta in breve, se ne andò e tornò nella stanza dei giochi. Aspettai qualche minuto prima di tornare indietro per non far sospettare nulla ai ragazzi. Per fortuna mantenne la bocca chiusa.

«Hey» Sam mi fece segno con la mano e mi fece tornare alla realtà. La fissai senza espressione per qualche secondo. «Sei con me?»
Stavamo mangiando alla caffetteria, stavo mangiando una busta di patatine con una coca cola.

«Sì, sì» mormorai. «Cosa stavi dicendo?»

Lei sospirò e disse «Ho detto che è il compleanno di Luke oggi»

Sorseggiai la mia coca cola prima di portare gli occhi al cielo. «Come se mi importasse»

«Seriamente» disse lei mettendo giù la forchetta che stava tenendo in mano.

«E' dalla festa che sei scortese con lui»

Alzai le spalle. «Sono scortese con lui fin da quando ci siamo incontrati»

«Voglio dire, ancora più del solito. Non hai mai parlato di lui così»

«Oh, piantala Sam» gemetti. «E' il suo compleanno? Okay. Ora cosa vuoi che faccia? Devo fargli una torta, dargli una cartolina, portarlo ad un appuntamento? Non mi interessa, okay? Se stai cercando di far nascere una buona relazione tra me e Luke come la tua con Calum, smettila, non succederà»

Queste parole uscirono dalla mia bocca senza neache pensarci e nel momento in cui finii di pronunciarle, volevo rimangiarmele. Non avevo intenzione di dirlo. Mi bastò guardare gli occhi di Sam per capire che era ferita. Stava solo cercando di essere carina con me.

«Mi dispiace» mormorò riprendendo la forchetta per tornare a mangiare la sua insalata.

Sospirai e raggiunsi la sua mano. «Mi dispiace Sam. Mi dispiace di  essere stata scortese con te. So cosa stai cercando di fare ma non è quello che voglio, okay? Mi conosci. Sai quanto volessi stare alla larga da loro e sai bene che mi sta bene se tu vuoi essergli amica. Mi dispiace tanto»

Lei sorrise debolmente e disse «Va bene Caroline. Capisco»

«Aww, entrambe sembrate così tristi» ormai quella voce che sbucava fuori dal nulla improvvisamente  mi era diventata familiare. Prima che potessi anche girare la testa verso di loro, loro si erano già seduti intorno al tavolo.

«Cosa volete ragazzi?» sospirai. Non ero davvero dell'umore adatto per tollerarli in questo momento.

«Come potete notare» Calum iniziò, e sapevo che avrebbe detto che Luke non era con noi, ciò era abbastaza ovvio. «Abbiamo lasciato Luke nel corridoio perchè è inseguito da ragazze che stanno cercando di dargli i loro regali di compleanno e cose così»

«E lo avete lasciato così? Avete lasciato così il vostro migliore amico?» chiesi allibita. E sul serio, avevo bisogno di sbattere la testa al muro perchè una volta finito di parlare capii di aver commesso un errore.

Michael fece un sorrisetto. «Sei preoccupata?»

Gli altri due ragazzi e Sam cercarono di smettere di ridere. Lo giuro su Dio, loro amavano prendermi in giro riguardo Luke.
E' una cosa non avevo mai trovato divertente, ovviamente sapevo che scherzavano.

«No!» urlai.

«Scometto dieci dollari che Luke è annoiato come non mai al momento».

Ashton ridacchiò.
Michael rise e disse, «Di sicuro lo è»

«E' sempre così?» chiesi facendo girare tutti verso di me. «Voglio dire, voi ragazzi che avete tutte queste attenzioni, è normale per voi?»

Calum fece spallucce. «Immagino di si»

«Stronzate» una voce borbottò, era Luke che si sedette al mio fianco.  La sua felpa era sporca di torta e per la prima volta i suoi capelli non erano perfetti. Sapevo che non avrei dovuto sogghignare ma la sua espressione infastidita non aveva prezzo. Come se questa fosse la cosa peggiore che gli potesse capitare. «Perchè stai ridendo? Lo trovi divertente ha?»

Si pulì la manica sporca di torta sulla mia guancia. I miei occhi si spalancarono mentre lo guardavo incredula. Gli schiaffeggiai il braccio e urlai,  «Oddio, ti odio così tanto!»

Lui fece un sorrisetto. «Tu mi ami.»

Lo schiaffeggiai ancora. «Cazzo no, idiota. Fanculo!»

«Modera il linguaggio bimba»

Ashton disse ridendo silenziosamente. Se prendermi in giro era divertente non oso immaginare quanto fosse divertente vederci litigare. Decisi di smetterla portando gli occhi al cielo in risposta al sorrisetto di Luke. «Caroline posso avere il tuo numero di telefono?»

Whoa. «C-cosa?»

Lui rise. «Calum e Michael hanno il tuo. Lo voglio avere anche io»

Questo fu uno dei momenti che non avrei voluto ricordare in futuro per quanto ero imbarazzata, ma ovviamente fu uno dei migliori momenti anche. Dovevo ammetterlo, avevo una cotta per Ashton perchè sul serio era una persona così tranquilla. Voglio dire, paragonato ai suoi migliori amici, lui stava semplicemente lì seduto a guardare i suoi tre amici idioti prendersi in giro, lui sorrideva o rideva soltanto.

«C-certo»  balbettai prendendo il telefono dalle sue mani. Velocemente scrissi il mio numero prima di ridarglielo. Scrisse qualcosa quando glielo diedi. Probabilmente il mio nome perchè dimenticai di scriverlo. Non sapevo nemmeno perchè fossi così nervosa, non mi ero mai sentita così con lui intorno.

Lui sorrise e disse «Ti mando un messaggio dopo così puoi salvare il mio numero»

Annuì. «Sì, certo»


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«Ti piace Ashton, eh?» Sam annuì non appena raggiungemmo gli armadietti dopo lezione.

Portai gli occhi al cielo. «Non mi piace, okay? E ancora non voglio essere loro amica»

«C-cosa?» mi imitò e si mise a ridere. Io risi dandole un colpetto al braccio scherzosamente.

«Lui ti piace. Per favore, perchè è così difficile da ammettere? E' solo un'innocua cotta. Non devi essere per forza sua amica per fartelo piacere»

Sospirai in sconfitta mentre mi portavo le braccia al petto. «Va bene. Sì, mi piace, ma è solo una cottarella»

Lei rise con un tono da ragazzina. «Lo so, oddio»

«Ti prego non dirglielo, ti giuro che»

Lei annuì. «Non lo farò. Promesso»

Portando gli occhi al cielo scherzosamente, aprii il mio armadietto e ci misi dentro il libro di matematica insieme al quaderno prima di richiuderlo con forza. Il rumore del metallo echeggiò nel corridoio quasi vuoto. La scuola era finita ed era nostra abitudine perdere tempo davanti  agli armadietti prima di andare a casa. Beh, non quando
Sam doveva andare a casa prima, allora io posavo i libri e tornavo subito a casa.

«Allora» disse lei. «Dovremmo andare? Io devo andare sul serio, devo fare da baby sitter a mio fratello, è il giorno libero della baby sitter»

«Vai» replicai mantenendo tra le mani la cartella. «Devo ancora consegnare questo progetto»

Lei annuì. «Ci vediamo domani»

Dopo esserci abbracciate, lei andò nella direzione opposta. Dovevo ancora consegnare il progetto di inglese visto che la scadenza era quel giorno. Il mio insegnante di inglese mi disse che avrei potuto lasciare il progetto sulla sua cattedra anche se non si trovava lì.
Quando raggiunsi la sua classe bussai due volte ma nessuno rispose. Immaginavo che non si trovasse da queste parti così decisi di entrare e trovai la classe vuota e pulita. Posai il progetto e me ne andai.
C'erano pochi studenti nel corridoio quando iniziai a camminare. Improvvisamente qualcuno mi afferrò il braccio e mi strattonò. Sapevo che era un ragazzo per la forza del suo braccio. Prima che potessi urlare fui sbattuta contro il muro e questa scena familiare si ripeté.
Mi trovavo incastrata tra il muro e Luke di fronte a me, le sue mani si trovavano entrambe ai lati della mia testa, questa volta però eravamo più vicini. Il suo corpo spinto contro il mio e i suoi occhi fissavano i miei.

«Che cazzo stai facendo?» esclamai. Cercai di spingerlo via ma ero troppo debole rispetto a lui. Sarebbe stata una lotta senza senso quindi decisi di vedere cosa aveva da dire.

«Resta ferma e basta» sussurrò togliendosi la camicia che gli copriva la maglietta nera.

«Ti prendo sul serio a calci nelle palle se non mi lasci andare»

«Ci sono delle ragazze che mi stanno inseguendo» disse.

Aggrottai le sopracciglia. «E allora? Dove sono i tuoi amici?»

«Mi hanno abbandonato un'altra volta»

«E quale sarebbe il collegamento con questo e le ragazze che ti inseguono?» sollevai un sopracciglio guardandolo.

La sua testa si girò verso la sua destra non appena sentii del rumori venire verso quella direzione. A giudicare dalle  urla, immaginavo che fossero le ragazze che lo stavano inseguendo. Ero speventata sul serio. Se mi avessero vista con Luke chissà cosa mi avrebbero fatto quelle ragazze.
La sua testa si voltò verso di me e velocemente avvicinò la sua faccia verso la mia. Beh, non esattamente la mia faccia. Appoggiò il mento sulla mia spalla e le sue labbra si trovavano sul mio collo, ma non lo stava baciando. Lentamente avvolse il braccio attorno al mio bacino, riuscivo a sentire lui che stringeva l'orlo della mia maglietta mentre l'altra scivolò giù verso la mia mano che strinse semplicemente. I suoi profondi respiri mi solleticavano il collo, proprio come alla festa, non riuscivo a muovere un muscolo.
Non riuscii a trovare l'energia che avevo poco prima quando cercai di spingerlo via.
Dieci o più ragazze passarono senza accorgersi di Luke. Quando fu sicuro che le ragazze erano andate via, si allontanò da me.
Non avevamo più alcun tipo di contatto. Mi guardò per qualche secondo prima di voltarsi e andare via. Non si trovava lontano da me quando si voltò  di nuovo e disse

«Questo non è mai accaduto, okay?»





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SPAZIO AUTRICE
Salve! AAAAH allora, dopo il piccolo incidente i due sono diventati ancora più scontrosi e diciamo che la situazione continuerà ad essere così per un pò..
Abbiamo scoperto/ capito che a Caroline piace  Ashton e sono abbastanza teneri, non trovate?
Beh, nonostante questo odio che hanno l'un per l'altra, ecco un'altra scena abbastanza 'intima' tra Luke e Caroline. Che ve ne sembra?
Fatemi sapere cosa ne pensate, e se vedrò qualche recensione aggiornerò, dipende da voi.. vorrei solo sapere se vi piace o meno.

Se volete, seguitemi su Twitter sono: https://twitter.com/dobrevseyes_ 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5. ***


Capitolo 5.



                                                    


«Vai a casa a piedi?» Ashton chiese mentre camminavamo fianco a fianco.

«Nope» scossi la testa. «Prenderò l'autobus»

Beh, dopo avermi mandato un messaggio di notte dopo avermi chiesto il numero quel giorno, iniziammo ad avvicinarci, più del normale. Che ne fu della mia promessa di non diventare loro amica? Diciamo che essere amica di Ashton non avrebbe dovuto rompere la mia promessa. Voglio dire, andiamo, era buono come un angelo. Ero sicura come non mai che non avrebbe fatto nulla per ferirmi fisicamente ed emotivamente. Non avrebbe potuto far del male nemmeno ad una dannata farfalla.
Al contrario di Luke, ogni volta che mi trovavo con lui sembrava che mi volesse uccidere o farmi male fisicamente. E di quello che successe il giorno del suo compleanno non ne parlai con nessuno, nemmeno con Sam. E immaginavo che anche lui avesse tenuto la bocca chiusa perchè Ashton non ne parlai mai di ciò, e nemmeno gli altri due.
Inoltre quello fu l'ultimo contatto fisico che dividemmo e ne ero davvero grata perchè  lui che si comportava in quel modo mi confondeva molto. 
Cioè, la maggior parte delle volte sapevo che lui fosse infastidito dalla mia presenza come io ero irritata per la sua, ma non so cosa provai per come si comportò alla festa di Calum. Ero solo sicura di non odiarlo, riuscivo solo a pensare che mi trovavo intrappolata tra lui ed il muro. La seconda volta che lo fece mi sentii allo stesso modo. Non c'era odio, c'era solo il fatto che non sapevo cosa fare e cosa provare.

«Allora» Ashton farfugliò mettendo le mani nelle tasche. «Ti mando un messaggiò più tardi»

Sorrisi ampiamente. «Certo»

«O magari ti chiamo» lui ridacchiò.

«Certo» feci spallucce non appena raggiungemmo le porte primcipali della scuola. «Tutto quello che vuoi»

Annuì prima di fermarsi a pochi passi da me. «Mi piacerebbe molto accompagnarti a casa ma devo fare una cosa importante. Mi dispiace tanto»

Sorrisi. «Ti ho detto che non fa nulla. Capisco e comunque non dovresti»

Si leccò le labbra e sorrise. «Stai attenta, Caroline»

Ovviamente, aveva una macchina tutta sua. Quindi dopo che mi salutò con la mano si voltò e iniziò a camminare verso il parcheggio. E poi c'ero io, a camminare per strada alla ricerca di una fermata del pullman.
Afferai con forza la cinghietta del mio zaino mentre mi bagnavo le labbra. Nonostante fossero lontane da me riuscivo comunque a sentire le ragazze del primo anno e dell'ultimo anno, ovvero le fan dei 5sos in questa scuola. Cercai sul serio di evitarle perchè ogni volte che  passavo davanti a loro  ricevevo occhiatacce.
Sospirando, abbassai la testa  come facevo ogni volta che mi trovavo a passare davanti a loro. Era meglio evitare i loro sguardi ardenti piuttosto che ricambiarli allo stesso modo. Nonostante stessi guardando a terra, ero troppo occupata a vagare tra i miei pensieri per notare la sottile corda messa davanti il mio cammino, istantaneamente inciampai, usai come supporto braccia e gambe per prime.
Come mi girai di schiena, gemendo, riuscii a percepire dolore nelle braccia e nelle gambe graffiate con ferite fresche. Prima che potessi pensare di alzarmi, iniziarono a lanciarmi farina e uova. Non riuscii a coprirmi con le braccia per difendermi perchè le ferite mi facevano troppo male. Quindi non petei far altro che chiudere gli occhi e cercare di nascondere il viso.

Ero indifesa e sicuramente in inferiorità numerica. Non potevo far nulla per salvarmi e conoscevo solo una persona che avrebbe potuto salvarmi in quel momento, dubitavo che sarebbe venuto ma in questo tipo di situazione, le mie speranze erano tante.
«Ashton» mormorai indolenzita mentre cercavo di voltarmi. Sibilai ad alta voce mentre le mie ginocchia graffiarono leggermente il pavimento mentre  tentavo di girarmi. Ancora non avevano finito di lanciarmi farina e uova. Ero sicura che i miei vestiti fossero coperti di bianco e che i miei capelli fossero appiccicosi per colpa delle uova, e riuscivo a sentire il sapore della farina nella bocca.
Non riuscivo a pensar nulla tranne al fatto di voler andare via da lì. Non vendetta, volevo solo sparire in quel momento.

«Smettetela!» gridò forte qualcuno che fece fermare tutti loro. Scommisi  che quella persona fosse  il preside o un insegnante perchè tutti gli studenti la piantarono immediatamente. Probabilmente non mi trovavo nel giusto stato per risconoscere la voce immediatamente. Ovviamente, doveva essere lui.
Lentamente aprii gli occhi per vedere Luke colpire i ragazzi che aiutarono a lanciarmi le uova, mentre tutte le ragazze rimasero in silenzio  al loro posto. Mi domandai perchè non corsero via o qualcosa del genere dato che era abbastanza ovvio che Luke fosse molto più che arrabbiato in quel momento. Mi fece paura. 
Quando raggiunse il mio corpo indifeso che giaceva a terra, mi fissò per qualche secondo prima di scuotere la testa. Si inginocchiò al mio fianco e si limitò semplicemente a fissarmi. Quello sguardo, quella fu la prima volta che lo vidi, non era il suo sguardo da 'sono-così-infastidito-da-te' o qualsiasi sguardo che mi aveva lanciato prima d'ora. Era così diverso, non potevo nemmeno descriverlo. Sapevo solo che tutte le paure svanirono.

«Stai bene?» disse con una voce così bassa che sembrò un sussurro.

Portai gli occhi al cielo e replicai debolmente, «Ti sembra che stia bene?»

«Sei ancora in grado di portare gli occhi al cielo» disse concedendomi un piccolo sorriso, ma il suo sorriso non era ciò di cui avevo bisogno in quel momento, avevo bisogno di curare le mie ferite per l'amor di Dio. «Vuoi che ti porti via da qui?»

«Ti pare che qualcun altro si stia offrendo come volontario per farlo?»

Scherzosamente roteò gli occhi. L'attimo successivo le sue braccia avvolsero la mia schiana e le mie gambe, e fui alzata da terra. Mi teneva stretta vicina al suo petto non appena iniziò a camminare via.
Le ferite mi bruciavano così tanto in quel momento che non  potei far altro che chiudere gli occhi. Volevo solo riposarmi, improvvisamente mi sentii così stanca.

«Perchè ti hanno fatto una cosa del genere?» chiese lui.

«Mi odiano» replicai con gli occhi ancora chiusi.

«Perchè?» chiese ancora una volta.

«Perchè me la faccio con la tua band»

Si fermò e mi aspettai di sentire qualche infermiera chiedere cosa fosse successo ma riuscii a sentire solo una macchina aprirsi e dovetti aprire immediatamente gli occhi per capire dove fossi. Ero ancora fuori e a giudicare dai suoni ci trovavamo in un parcheggio. Prima che potessi chiedere perchè mi trovassi lì, Luke mi ripose con cura nel sedile posteriore dell'auto e chiuse lo sportello. Camminò fino all'altro lato dell'auto, aprì lo sportello e si mise a sedere nel posto del conducente.

«Dove mi stai portando?» chiesi.

«A casa mia» replicò lui accendendo il motore.

I miei occhi si spalancarono. «Perchè mi stai portando a casa tua?»

«Per medicarti le ferite»

«Ma possono farlo le infermiere a scuola»

«Gesù Cristo. Smettila di parlare e basta» si voltò verso di me  portando gli occhi al cielo per poi iniziare a guidare.

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«Luke, basta, fa male» immediatamente allontanai la sua mano dalla grande ferita sul mio ginocchio destro.

«Certo che fa male» si lamentò appoggiando la mano sul ginocchio per mantere la gamba.

Anche la sua casa era dannatamente grande, proprio come quella di Calum personalmente credevo che la casa di Luke fosse più grande. Successivamente scoprii che era da solo a casa perchè i suoi erano via, beh, non era esattamente solo perchè giuro su Dio che quel ragazzo era dannatamente ricco, avevano tipo quindici cameriere in quella casa.
Beh, tornando alla sua famiglia, i suoi genitori stavano sempre a New York perchè lì si trovava l'edificio principale della loro compagnia, e sua sorella si trovava a Chicago, era sposata e aveva tre bambini. 
Ero seduta al bordo del suo immenso letto in accappatoio. Lui disse a due delle cameriere di prepararmi un bagno e visto che i miei vestiti erano strappati, ovviamente, non potevo indossarli di nuovo, ecco perchè mi trovavo in accappatoio.

«Perfavore sta attento» sibilai non appena il cotone toccò la mia ferita ancora una volta.

«Ci sto provando Caroline» replicò concentrandosi sulla mia gamba. «Ma sei continui a muoverti le cose peggioreranno»

Rimasi in silenzio per un minuto mentre lo guardavo curarmi attentamente la ferita. La sua calda mano si poggiò sul mio ginocchio, sembrava così pacifico in quel momento a parte le sopracciglia aggrottate. Il cotone sembrava così piccolo rispetto alle sue grandi mani e ogni tanto si mordeva il labbro, ero sicura che non ne fosse consapevole.

«Hey» mormorai. Non mi guardò nemmeno. «Hey, Luke»

«Che c'è?» replicò concentrandosi sull'altra gamba.

«Perchè mi hai aiutata?» tirai fuori finalmente la domanda che mi stava seccando.

Finalmente si fermò e mi guardò. «Cosa volevi che facessi? Guardarti mentre facevano i bulli con te?»
In quel momentò ritornò al suo atteggiamento da sono-arrabbiato-con-te.

«Ma tu mi odi» dissi io.

Lui mi fissò per qualche secondo poi sospirò e tornò a concentrarsi sulle mie ferite. «Non l'ho mai detto»

«Ti prego, smettila di essere gentile con me» dissi di punto in bianco.

Nonostante non fosse una cosa bella da dire, sembrava non esserne  seccato affatto. «Non voglio che tu sia gentile con me»

Lui si limitò ad annuire. «Okay, fatto»

Si alzò dal pavimento e prese gli unguenti.  Raggiunse il comodino e poggiò tutto lì, poi lentamente si mise a sedere dall'altra parte del letto.

«Il tuo 'okay' vuol dire che smetterai di essere gentile con me o che hai finito di medicarmi?»

«Perchè sei così complicata?» chiese voltandosi verso di me.

Feci spallucce. «Non lo so.»

«Se smetto di essere carino con te, tu la smetti di essere così complicata?» la nostra conversazione non aveva davvero senso, infatti non sapevo come fossimo ancora in grado di comprenderla.

«Sì»

E rimanemmo in silenzio per i prossimi minuti. Fissava senza espressione le tende mentre io guardavo semplicemente il pavimento. Nonostante ci fosse così tanto silenzio che sembrava fossi sola in quella stanza, riuscivo a sentire la sua presenza. Non volevo parlargli e scommetto che lo stesso valeva per lui. Non capivo perchè mi trovavo ancora nella stanza da letto di Luke, di certo non faceva parte dei miei piani.
Se qualcuno mi avesse detto che mi sarei ritrovata seduta sul letto di Luke prima, non gli avrei mai creduto. Volevo andare via, allontarmi il più possibile da lui, ma come sempre, non riuscii a trovare le forze per farlo anche se non mi trovavo intrappolata al muro.
Non volevo farmelo piacere- ne ero sicura di ciò- e non mi piaceva, ma volevo che smettesse di fare cose che mi avrebbero portata a farmelo piacere perchè non volevo che ciò accadesse. Non potevo immaginare una vita con Luke, non potevo immaginare di farmi piacere Luke . Era il tipo opposto di ragazzo che cercavo.

«Hai intenzione di restare a dormire?» mi tirò fuori dai miei pensieri.

Scossi la testa anche se sapevo che non avrebbe potuto vedere. «Nope»

«Hai fame?»

«Sì»

«Faccio i noodles, se ti vanno»

«Ti ho detto di smetterla di essere gentile con me»

«Okay» borbottò alzandosi. «Chiederò a qualcuno di cucinare allora»

Sospirando decisi di strisciare sotto le lenzuola del suo letto. Il letto era davvero freddo, perchè era esposto all'aria fredda, ma una volta messa sotto le lenzuola divenne caldo e morbido. Poggiai la testa sul cuscino bianco e si stava così bene, realizzai quanto fossi stanca. Fissai il soffitto per Dio solo sa quanto tempo prima che i miei occhi si chiusero per poi scivolare nel sonno.



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LEGGETE!

Salve, allora siamo al quinto capitolo e la povera Caroline è stata vittima di un brutto scherzo per  gelosia altrui ma a salvarla c'è niente poco di meno che Luke! Il mio passaggio preferito è questo:  Quello sguardo, quella fu la prima volta che lo vidi, non era il suo sguardo da 'sono-così-infastidito-da-te' o qualsiasi sguardo che mi aveva lanciato prima d'ora. Era così diverso, non potevo nemmeno descriverlo. Sapevo solo che tutte le paure svanirono.
Beh, l'aiuta e la porta a casa sua per curarle le ferite, ma quanto sono shippabili eh?
Chissà cosa succederà nel prossimo capitolo ehehe 
Se siete arrivati fin qui vi chiedo di lasciare una recensione a questo punto, perchè diciamo non so se continuare o meno la storia, comunque mi porta via molto tempo e non so se c'è gente qui pronta a leggere, quindi non so.. dipende da voi!
Anche se devo ringraziare quelle poche anime che hanno messo tra i preferiti e le seguite!
Per ora è tutto:)

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Capitolo 6
*** Capitolo 6. ***


Capitolo 6.


                                                          




Lentamente aprii gli occhi e grazie a Dio le tende erano chiuse così il sole non mi avrebbe accecata. Fissai per qualche secondo il soffitto. Quella non era la mia stanza. Improvvisamente mi spaventai nel sentir parlare una voce profonda.

«Buongiorno» i miei occhi si concentrarono su Luke che era seduto su un divano. Per qualche secondo mi sentii confusa, poi realizzai che mi trovavo ancora nel suo letto. Mi aspettavo di risvegliarmi nel mio letto ma dimenticai di essermi addormentata la scorsa notte, ero così stanca che non riuscii a svegliarmi.

«Ti avevo fatto i noodles ieri ma quando sono ritornato stavi già russando»

Gli lancia un'occhiataccia. «Non russo»

Lui portò gli occhi al cielo mentre si alzava dal divano. «Non mi provocare, non sono riuscito a dormire perchè russavi»

«Aspetta, cosa? Abbiamo dormito insieme?» chiesi spalancando gli occhi mentre mi stringevo le coperte addosso.

Lui portò di nuovo gli occhi al cielo. «Ti pare che io possa avere voglia di dormire con te? Ho dormito qui sul divano»

Ero davvero felice di essere ritornata a questo tipo di rapporto. So che sembra strano, ma preferivo così; io e lui infastiditi a morte l'uno dall'altro che ci davamo addosso ironicamente.

«Scommetto che ci sono una centinaia di stanze degli ospiti in questa casa» dissi io. «Perchè non hai dormito in una di quelle?»

«Wow, chi lo sa, avresti potuto rubare qualcosa qui dentro»

Ora lo stavo fissando malissimo, e gli lanciai anche un cuscino. «Vaffanculo, Luke Hemmings»

«Ad ogni modo» fece spallucce sedendosi sul letto «Ti ho comprato dei vestiti visto che quelli di ieri sono distrutti»

«Ti ho detto di smettere di essere gentile con me» risposi io.

Lui sogghignò come se non riuscisse a credere a ciò che stavo dicendo. «Non sono così maligno da lasciarti andare a casa in accappatoio»

Realizzai che stavo indossando solo l'accappatoio, e per fortuna, non si tolse mentre dormivo; era ancora ben legato alla vita.

«Sì, sì, certo come vuoi» mormorai spostando le coperte per uscire dal letto.

«Dove sono i vestiti?»

«In bagno» rispose. 

«Vatti a cambiare, vado a dire all'autista di portarti a casa»

Annuendo entrai nel bagno della sua stanza e vidi una pila di panni vicino al lavandino.C'era una camicia bianca, jeans stretti e un paio di stivali. Era esattamente ciò che stavo indossando il giorno precedente. Quel ragazzo era davvero strano, se voleva comprarmi dei vestiti perchè i miei erano distrutti non c'era bisogno di comprarli identici a quelli. Portando gli occhi al cielo, iniziai ad indossare i vestiti nuovi. Dopo essermi vestita, aprii un pacco di spazzolini  e mi lavai i denti. Voglio dire Luke era davvero ricco, non credevo che uno spazzolino lo avrebbe fatto diventare povero. Successivamente, mi lavai la faccia con l'acqua fredda prima di uscire dal bagno.

«L'auto ti sta aspettando» Luke disse non appena uscii dal bagno. Si trovava nella stessa posizione in cui lo avevo lasciato prima. «Ti porterà a casa, devi dargli solo l'indirizzo»

Portai gli occhi al cielo. «Posso prendere l'autobus»

«Che cosa devo dire per farti entrare in quella cazzo di macchina e  non farti credere che sia una gentilezza?» si lamentò passandosi una mano tra i capelli che non erano acconciati perfettamente oggi visto che non era andato a scuola. Aspettate. Avevamo saltato scuola. Oddio. I miei genitori non sapevano nemmeno che mi trovavo qui. Wow, ero fottutamente morta.

Feci un profondo respiro prima di tornare a guardarlo. «Dove si trova il mio telefono?»

«Non lo so?» sembrava più una domanda che una risposta, allora iniziai ad andare in panico.

«Dov'è la mia borsa?» chiesi ancora una volta. Lui si limitò a fare spallucce. «Dov'è la mia borsa Luke?»

«Non lo so!» beh quella di sicuro non era una domanda dato che mi urò contro.

«Che cazzo Luke» mormorai mentre cercavo di cercare la borsa nella sua immensa stanza. «Il mio telefono era lì dentro! Era con me ieri. Lo hai visto quando mi hai
presa?»

«Non lo so, okay?» si lamentò alzandosi dal letto. «Ti pare che mi importi delle tue cose?»

«Diamine» sibilai portandomi delle ciocche di capelli dietro le orecchie. «Vaffanculo, ti odio così tanto»

«Wow» rise lui. «E' questo ciò che ottengo dopo averti aiutata, aver curato le tue ferite e averti lasciato dormire nel mio letto mentre io ho dovuto dormire sul divano, e
averti comprato addirittura dei vestiti? Beh, non c'è di che cazzo»

Sollevai la testa per fargli capire di smetterla. «Smetti di parlare e basta»

Lui portò gli occhi al cielo mentre iniziai a camminare verso la porta. «Sei impossibile»

«Smettila di parlare!» gridai voltadomi per fronteggiarlo.

«Perchè sei così fottutamente arrabbiata con me?» urlò facendo qualche passo verso di me e sapevo di dover indietreggiare immediatamente perchè sapevo che una volta che ci saremmo trovati a pochi centimetri di distanza un'altra volta, mi sarei ghiacciata sul posto. Aveva questo effetto su di me. Alla fine riuscii a realizzarlo.

«Non lo so» urlai in risposta, fissandolo malissimo. Questa era la verità, non sapevo perchè ero arrabbiata con lui. «Mi infastidisci troppo»

«E' davvero questo il tuo modo di trattare qualcuno che ti ha aiutata?» chiese allibito. Gesticolava con le mani mentre parlava. «Avresti potuto anche, mh, morire? lì ieri se non fossi arrivato»

«Beh, grazie!» tirai fuori. «Contento ora?»

«Spero che tu sappia quanto ti odio»

«Ora lo hai detto» replicai con voce calma. «Me ne vado»

Aprii la porta e la chiusi sbattendola. C'erano delle cameriere che mi guardavano in modo sospetto. Scommisi che stavano pensando che fossi una delle ragazze che porta a casa ogni notte per scoparsele. Beh, non avevo alcuna prova che Luke lo facesse, ma con quella faccia e quei soldi, fama  e atteggiamento come il suo, le possibilità erano altissime.

Uscii dalla casa, vidi una macchina nera che mi stava aspettando fuori. Per un secondo indugiai ma il conducente uscì fuori e mi aprì lo sportello.
Sospirano decisi di accettare il passaggio. Dissi a me stessa che questa sarebbe stata l'ultima cosa che Luke avrebbe fatto per me. Questo non sarebbe successo un'altra volta- lui che mi comprava i vestiti e mi faceva accompagnare a casa. Non volevo essere in debito con lui. Volevo stare il più umanamente possibile lontana da lui.
La nostra piccola litigata prima ne era la prova, nonostante mi facesse un certo effetto quando ci trovavamo a pochi centimetri di distanza, questo non avrebbe cambiato il fatto che lo odiavo. Non pensavo di essere capace di odiare qualcuno così tanto. Immaginavo che non avremmo mai legato come Calum e Sam. Eravamo davvero diversi, pensavamo in maniera differente. Non ci saremmo mai piaciuti. Mai.

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«In pratica hai saltato scuola perchè hai dormito a casa di qualcun altro?» mamma mi chiese sedendosi sugli sgabelli della cucina.

Ovviamente si preoccupò quando non rientrai la scorsa notte, soprattutto quando non risposi alle sue chiamate perchè avevo perso il cellulare. Dio solo sa dove si trovava. Comunque non le dissi che degli studenti cercarono quasi di uccidermi il giorno prima perchè l'avrebbe spaventata e si sarebbe preoccupata, ed era l'ultima cosa che volevo. Coprii le ferite con una felpa e i pantaloni della tuta.

«No» risposi. «Accidentalmente ho saltato scuola. Non avevo pianificato di dormire in questa casa. Siamo andati lì perchè dovevamo fare un progetto ma quando lui è andato a prendere del cibo, ho deciso di sdraiarmi sul suo letto e accidentalmente mi sono addormentata, lui non si è preoccupato di svegliarmi e quando in fine ho aperto gli occhi erano le nove di mattina»

«Perchè non ti ha svegliata stamattina? Così sareste andati a scuola» disse lei. Mi aspettavo già queste domande da lei. Mia madre non mi avrebbe lasciata andare
solamente dopo averle detto di aver saltato scuola e di aver dormito da un'altra parte. Soprattutto se c'era un ragazzo di mezzo.

«Perchè era stanco anche lui» mentii. «E' nella squadra di basket e immagino che ieri avesse allenamento. Non puoi biasimarli mamma»

«E' il tuo ragazzo Caroline?»

«No!» replicai velocemente. Non potevo immaginare Luke come mio fidanzato. Sarebbe stata l'ultima cosa di cui avrei avuto bisogno nella mia vita. «Non mi piace, okay?Non siamo nemmeno amici. Siamo solo compagni per questo progetto»

La sua espressione seria cambiò in una compiaciuta. Giocasamente battei un pugno sull'isola della cucina. 

«Mamma!»

«Cosa?» lei sogghignò.

«Sono seria» dissi non riuscendo a nascondere un grande sorriso. Non sorridevo perchè non ero seria sul discorso riguardo Luke, solo che amavo questi momenti con mia mamma. Potevo essere me stessa con lei e non mi faceva sentire in imbarazzo. Potevo dirle tutti i miei segreti da ragazza e credevo che questo fosse il miglior rapporto che si potesse avere con una madre. «Non mi piace»

Lei fece spallucce. «Okay, ti credo»

Sorrisi finalmente. «Sono di sopra»

Saltai giù dallo sgabello e corsi in camera mia. Volevo andare su internet con il cellulare ma ricordai di averlo perso.Scommisi che anche Sam era preoccupata sapendo che mi avrebbe mandato dei messaggi o mi avrebbe chiamata. Speravo solo che Luke avesse detto a Calum il motivo della nostra assenza a Sam. Non mi piaceva far preoccupare la gente per me. Faceva preoccupare allo stesso modo me. 
Mi stesi sul letto e pensai a qualcosa da fare. Beh, non avevo voglia di far nulla in quel momento, mi sentivo molto pigra quel giorno, ma prima di chiudere gli occhi e provare a riposarmi un pò- nonostante mi fossi svegliata qualche ora fa- il telefono nella mia stanza suonò. 
Era davvero raro che la gente mi chiamesse al telefono dato che avevo il cellulare.

«Pronto?» dissi rispondendo.

«Caroline!» strillò Sam dall'altra parte della linea.

«Ciao» sospirai di sollievo. Grazie a Dio pensò di chiamarmi al telefono. «Che succede?»

«Calum mi ha detto che hai dormito a casa di Luke la scorsa notte» rispose. «Ecco cosa cazzo succede»

Non riuscivo a capire se fosse arrabbiata con me o meno. «Non è nulla, va bene? Non è successo niente. Mi sono addormentata per sbaglio»

Riuscivo a sentirla sospirare. «Calum mi ha anche detto che sei ferita. Mi dispiace moltissimo perchè non ero lì ad aiutarti. Come stai?»

«Sto bene» risposi sedendomi sul mio divano. «Solo grache graffio ma sto bene»

«Puoi passare da me comunque?» chiese lei.

«Dove? A scuola?»

«No» disse. «A casa mia»

Sollevai un sopracciglio nonostante lei non potesse vedere. «Sono tipo le undici, ti sei assentata anche tu?»

«Usciamo a mezzogiorno» rispose «L'insegnante ha degli incontri, non so. Vieni a casa mia e basta, ti prego? I miei non ci sono, mi annoierò a stare a casa da sola per tutto il giorno»

Dato che stavo pensando a cosa fare oggi, perchè no?

«Certamente»

«Fantastico» sapevo che stava sorridendo. «Ci vediamo dopo»

Dato che erano ancora le undici e mezza decisi di farmi una doccia prima. Gettai i vestiti che Luke mi aveva comprato nella cesta dei panni dopo aver fatto la doccia. Sospirando mi asciugai i capelli e li legai in un tuppo disordinato. Indossai dei jeans stretti, la maglietta di una band e le mie converse. Nulla di speciale.
Era esattamente mezzogiorno e mezzo quando lasciai casa mia. Il tempo era normale a Sydney quel giorno- caldo e umido- quindi feci bene a portarmi gli occhiali da sole.
Sospirando arrivai a casa sua e suonai il campanello. Ci vollero pochi secondi prima che la porta si aprì e fui salutata da una Sam entusiasta. Immediatamente mi strinse in un abbraccio, mi fece sentire a disagio perchè stavo sudando.

«Sam» mormorai. «Smettila di abbracciarmi, sto sudando»

Sciolse l'abbraccio mantenendo le braccio sulle mia spalle. «Non mi importa»

Sorrise prima di lasciar cadere le braccia per poi iniziare a camminare verso il salotto. Non sapevo perchè fosse così felice quel giorno, voglio dire, Sam era sempre allegra ma non così tanto allegra. Non appena entrai in salotto, capii perchè fosse così felice. Non eravamo sole in quella casa.



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Saalve, con un pò di ritardo ecco il sesto capitolo, spero vi piaccia, se vi va lasciate una recensione, mi farebbe molto piacere.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7. ***


Capitolo 7.


                                                     


«Che ci fa lui qui?» chiesi indicando Calum che stava seduto sul suo divano con i piedi appoggiati al tavolino. Stava guardando il calcio e aveva una scodella di patatine sullo stomaco. Mi fissò e mi sorrise per poi voltarsi di nuovo verso la televisione.

«Oh non ti ho detto che Calum fosse qui?» Sam chiese sedendosi al suo fianco.

Portai gli occhi al cielo sedendomi sull'altro divano. «No, non lo hai fatto. Credevo che saremmo state sole»

Finse di mettere il broncio e disse «Quindi non saresti venuta se ti avessi detto di Calum?»

«Non essere drammatica, Sam» replicai sorridendo un pò.

«Esattamente cosa è successo ieri?» chiese infilando il piede sotto la sua gamba. «Voglio conoscere tutta la storia nei minimi dettagli»

Feci un gran respiro prima di spiegarle ciò che accadde. «Allora, ero con Ashton» ottenni l'attenzione di Calum dicendo ciò. «Stavamo entrambi tornando a casa. Ovviamente lui aveva la sua macchina quindi le nostre strade si sono separate, mentre camminavo non ho notato questo piccolo filo così ci sono finita dentro e sono caduta ferendomi le gambe e le braccia, ecco come mi sono procurata queste ferite. Ad ogni modo, dopo ciò, alcuni studenti hanno iniziato a gettarmi addosso uova e farina. Non provai nemmeno ad alzarmi perchè sapevo di essere troppo debole per scappare via con quei graffi.» feci un altro respiro prima di continuare. «Allora è intervenuto Luke per farli smettere, l'ho visto colpire dei ragazzi prima di venire da me e portarmi nella sua macchina. Pensavo mi stesse portando in infermeria ma mi ha detto che saremmo andati a casa sua dove mi ha curato le ferite, dopo è andato a prendere del cibo e accidentalmente mi sono addormentato. Questo è tutto.»

«Wow» Sam mormorò. «Non siete nemmeno amici e già hai dormito nel suo letto»

Scossi la testa mentre lei rideva.

«Smettila Samantha. Giuro su Dio che se mi prendi in giro ti uccido»

«Aspetta, che vuol dire che tu e Luke non siete amici?» Calum chiese dedicandomi tutta la sua attenzione.

Feci spallucce. «Um, non siamo amici e basta?»

«Vuoi dire» disse cambiando posizione sul divano portando giù i piedi. «Dopo tutto il tempo che abbiamo trascorso insieme- e voi due avete passato del
tempo anche soli- non siete ancora amici?»

«Calum» sospirai. «Non ne parliamo»

Lui si limitò ad annuire. «Ad ogni modo gli studenti che ti hanno fatto questo ieri sono stati espulsi»

I miei occhi si spalancarono. Voglio dire, ovviamente ciò che mi avevano fatto era una cosa  crudele e certamente non giusta ma non mi aspettavo che
venissero espulsi da scuola. Sì, volevo giustizia per ciò che mi era successo, ma non così. Come si sarebbero sentiti i loro genitori? Non ero così cattiva da fare una cosa simile a qualcuno.

«M-ma come?» tartagliai, ancora confusa. «Voglio dire, come è successo?»

«Luke ha parlato con la preside» sorrise.

«E basta?» chiesi strabiliata. «Ha semplicemente parlato con la preside e basta?»

Sapevo avessero molto potere a scuola ma non pensavo che parlando semplicemente con la preside avrebbero potuto far espellere dei ragazzi.

«Intendi mia mamma?» Calum sogghignò, «Sì, Luke ha semplicemente parlato con mia mamma e basta»

«Ma che cazzo» mormorai ancora sconcertata. «Sam perchè cazzo non mi hai detto che la preside è la mamma di Calum?»

Lei sollevò un sopracciglio. «Non te l'ho detto? Oh, mi dispiace»

Calum scosse la mano. «Non ti preoccupare, non è nulla di importante»

«Nulla di importante?» esclamai. «Hai appena fatto espellere dieci, se non più, studenti!»

«Calma» disse Calum. «Non è la prima volta, e sicuramente non sarà l'ultima. Abituati»

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Il giorno seguente andai a scuola più in ritardo del solito. Mi sentivo molto pigra quella mattina e facevo le cose in maniera molto lenta.
Ecco perchè ritardai per la prima lezione  e Sam pensò che non sarei andata a scuola. Mi sentivo molto stanca a dire il vero e non sapevo nemmeno il perchè. Andai a dormire verso le undici la notte prima, come sempre. Se non fosse stato per la scuola sarei rimasta a letto tutto il giorno.
Volevo anche parlare con Luke per il fatto degli studenti che fece espellere. Doveva rimangiare tutto ciò che aveva detto alla preside, ovvero la mamma di Calum. Davvero non credevo che lo meritassero.
Quindi andai subito alla ricerca di Luke. Non aspettai nemmeno Sam perchè sapevo che avrebbe detto che non era una cosa così importante e che avrei dovuto semplicemente piantarla, ma non potevo.
Presi un lungo respiro vedendolo, finalmente, mentre stava appoggiato all'armadietto a parlare al telefono. Era da solo in quel momento, pensai che quello fosse il momento gisuto per parlargli prima che i suoi migliori amici lo avessero raggiunto e ci avrebbero distratti, o peggio, presi in giro.

«Luke» lo chiamai picchiettando le dita sulla sua spalla. Lui si voltò e abbassaò lo sguardo su di me, era davvero troppo alto comparato a me. Aveva ancora il telefono all'orecchio destro, mormorò 'aspetta' prima di voltarsi di nuovo.

«Niente mi farà cambiare idea» disse alla persona con cui parlava al telefono. «Non ho intenzione di venire a New York, okay? Non voglio»

Whoa. Credevo stesse parlando con sua madre? O suo padre? 

«Devo andare, ciao»

Attaccò prima di voltarsi di nuovo verso di me. «Cosa vuoi?»

«Voglio parlarti dei ragazzi che sono stati espulsi»

«E?» chiese incrociando le braccia al petto. «Non l'ho fatto per te o per farti una gentilezza se è quello che pensi, mi ci sono ritrovato in mezzo e l'ho fatto
per il mio orgoglio. La gente che si intromette nel mio cammino la paga sempre»

GLi colpii il braccio urlando, «Questi studenti non ti hanno fatto nulla!»

«Perchè sei arrabbiata?Perchè non puoi essere semplicemente riconoscente»

«Ma non avresti dovuto farlo!»

«Te l'ho detto , non l'ho fatto per te» borbottò passandosi una mano tra i capelli. Era una cosa che faceva ogni volta che litigavamo quando si arrabbiava.

«L'ho fatto per me stesso! Chi sei tu per impedirmi di fare ciò che voglio!»

«Parla alla preside e chiedile di far tornare i ragazzi che ha espulso» ordinai.

«Gesù, Caroline» sibilò lui. «Piantala cazzo. E' successo. Ora va avanti cazzo»

«Sei così cattivo, cazzo, brutto pezzo di merda!» gridai facendo girare degli studenti verso di noi. «Credi di poter fare tutto quello che vuoi ogni volta che
vuoi, cazzo, e credi di avere potere quando in realtà non è così! Odio le persone come te perchè credete tutti di essere migliori degli altri! Beh, allora
vaffanculo, Luke! Vaffanc-»

Mi afferrò le spalle e mi fece sbattere contro l'armadietto. Mi stava fissando malissimo e per un attimo mi spaventai, sapevo che questo giorno sarebbe arrivato, il giorno in cui mi avrebbe ferita fisicamente. La sua presa era così forte da farmi male, e la schiena bruciava un pò per la botta con l'armadietto. Torreggiava su di me, e sapevo in quel momento di essere indifesa.

«Dannazione, quando chiudi quella cazzo di bocca?» si lamentò. Era ovvio che stesse cercado di non arrabbiarsi. «Giuro su Dio che se non fossi stata una ragazza, ti avrei picchiata cazzo. Sei così fastidiosa, lo sai? Fanculo, odio così tanto i miei fottuti amici perchè ti sono amici e ora devo sopportarti. Sta lontana da me e basta cazzo!»

Lo fissai malissimo prima di spingerlo via da me. Lui indietreggiò e riuscii a percepire l'urgente bisogno di colpirlo. Eravamo entrambi arrabbiati e sapevo che questo non ci avrebbe aiutati. Lo odiavo così tanto e prima di poter riflettere  gli tirai un pugno alla guancia sinistra.
Non sapevo più cosa stesse accadendo intorno a me. Sapevo che c'erano tantissimi studenti che ci stavano fissando ma sembrava come se ci fossimo solo io e Luke in un corridoio vuoto. I suoi occhi si spalancarono mentre si toccava la guancia sinistra, ovviamente era rimasto scioccato dal fatto che lo avessi colpito.

«Se pensi di potermi controllare, beh ti sbagli, coglione!» urlai per l'ultima volta spingendolo prima di voltarmi lasciandolo indietro. Sapevo che non sarebbe finita così, sapevo che Luke avrebbe escogitato una vendetta.

Parlava del suo orgoglio prima e non ci sarebbe stata alcuna speranza per me dopo averlo colpito davanti agli studenti. Entro la settimana seguente sarei rimasta ferita, non ne sarei rimasta sconvolta. Scommisi che era arrabbiato con me in quel momento e che non gli interessava più che ero una ragazza.

«Hey»

Saltai quando Sam sbucò da dietro di me, perchè ero così nervosa? Ero nervosa per Luke? Basta, non dovevo esserlo. Gli avevo solo fatto capire che non mi spaventava ma allora perchè continuavo a pensare che lo avevo colpito e che sicuramente si sarebbe vendicato?

«Stai bene?» chiese smettendo di camminare. «Non ti ho vista a pranzo»

Feci un respiro profondo. «Sto bene, solo che ho fatto una cosa»

«Cosa?»  incrociò le braccia al petto.

Sospirando mi portai una mano ai capelli che erano già un completo disastro. Mi morsi il labbro fissando Samantha.

«Ho parlato con Luke» iniziai. Lei sospirò sentendo queste parole uscire dalla mia bocca. Immaginavo che già sapesse a cosa mi riferivo. «Ero arrabbiata, e anche lui. Allora mi ha spinta contro l'armadietto e io l'ho colpito»

«Caroline» borbottò sospirando frustratamente. «Ti avevo detto di lasciar perdere»

«Lo so» mi lamentai. «Ma non potevo, okay? Mi dava molto fastidio»

«Ora guarda che è successo» disse. «So che entrambi vi odiate ed è una brutta cosa. Come potete diventare amici se non fate altro che accrescere il vostro odio l'una per l'altro?»

«Ti ho detto che non voglio essere sua amica!» ringhiai.

«Non voglio più litigare per questa cosa, ti prego Care»

Sospirai iniziando a camminare con Sam al mio fianco. Camminammo in silenzio verso l'aula, non volevo litigare nemmeno io. Ero stanca di sentirla
convincermi di diventare amica di Luke, e anche lei era stanca di me che facevo la stronza ogni volta che discutevamo. Non sapevo ancora perchè non volevo essere amica di Luke.

Sì, non era così male rispetto a ciò che pensavo prima ma la mia prima impressione su di lui restava ancora fissa nella mia mente, quindi anche se si mostrava gentile per me era comunque sgradevole, anche se mi avesse aiutata io avrei comunque pensato di dover stare lontana da lui. Non c'era una motivazione. Forse aveva ragione lui. Ero davvero complicata e impossibile, ma gli avevo promesso che avrei smesso di essere complicata.


     

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SSSSSSSSSSSSALVE!
Allora, cosa abbiamo qui? Una piccola Caroline alla riscossa! Che dite, Luke si vendicherà? 
ehehehehe non vi faccio spoiler!
Fatemi sapere cosa pensate x

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