Il legame del sangue

di Atra
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sorprese ***
Capitolo 2: *** Comincia l'esame ***
Capitolo 3: *** Come (non) rispettare gli ordini ***
Capitolo 4: *** Scelte ***
Capitolo 5: *** La sfida ***
Capitolo 6: *** Contrattempi ***
Capitolo 7: *** Infrazioni ***
Capitolo 8: *** Gelosia (?) ***
Capitolo 9: *** Aspettative ***
Capitolo 10: *** Ritorno a Balamb ***
Capitolo 11: *** Verdetto ***
Capitolo 12: *** Il ballo #parte 1. (In cui Raijin diventa leader) ***
Capitolo 13: *** Il ballo #parte 2. (In cui il gallo arcobaleno sa ballare) ***
Capitolo 14: *** Produttività ***
Capitolo 15: *** Fuga rocambolesca ***
Capitolo 16: *** Il piano ***
Capitolo 17: *** Un'intrusa nel Garden ***
Capitolo 18: *** Il Centro Disciplinare ***
Capitolo 19: *** Mai fidarsi delle proiezioni ***
Capitolo 20: *** L'ultima battaglia ***
Capitolo 21: *** Chiarimenti (irrisolti) ***
Capitolo 22: *** Follia ***
Capitolo 23: *** Domande ***
Capitolo 24: *** Occhi aperti ***
Capitolo 25: *** Infiltrazione fra le truppe galbadiane ***
Capitolo 26: *** Controllo mentale ***
Capitolo 27: *** Rese ***
Capitolo 28: *** Edea ***
Capitolo 29: *** Senza scelta ***
Capitolo 30: *** Il Cavaliere della Strega ***
Capitolo 31: *** Ghiaccio e oro ***
Capitolo 32: *** Troppo tardi ***
Capitolo 33: *** Il discorso del Presidente ***
Capitolo 34: *** Bugie ***
Capitolo 35: *** Il legame del sangue ***



Capitolo 1
*** Sorprese ***


Disclaimer: Final Fantasy VIII e i suoi personaggi sono proprietà della Square-Enix e vengono qui utilizzati senza scopo di lucro. Nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa.


Il Grat si schianta inerte al suolo, accartocciandosi su se stesso dopo aver agitato inutilmente in aria le sue zampe sottili. Ha una freccia conficcata nell'occhio stretto e nero.
Salto giù dal muretto dal quale ho appena tirato e sollevo il viso per far scivolare via dagli occhi i riccioli neri, che ho dimenticato di legare.
Mio fratello Seifer mi guarda e annuisce con un veloce cenno del capo. Dopo aver avuto la sua approvazione ritorno ad affiancarlo, passando davanti alla prof.ssa Trepe senza degnarla di uno sguardo.
Vedo chiaramente che lei alza gli occhi al cielo, ma non può proprio dire altro se non:
-Atra Almasy: passata-.
Certo che sono passata! Non ha visto il tiro che ho fatto? Di sbieco, una visuale pessima quindi, ma centro perfetto. Ci mancava anche che non passassi, pfui.
Seifer mi dà una gomitata amichevole proprio adesso, intuendo, com'è ovvio per quel maledetto!, i miei pensieri e mi fa un sorriso complice.
Faccio spallucce: vedremo come andrà la sua prova e poi ne riparleremo!
La prof.ssa sta per chiamare il prossimo:
-Seifer Almasy: prova d'ammissione all'esame pratico SeeD-.
Hehe, adesso sono tutti affari suoi.
Mio fratello fa scivolare una mano sull'elsa del suo Hyperion e avanza tranquillamente. Non sembra che stia per combattere, ma per prendere un the con i suoi amici Grat...a cui, con grande amicizia, spaccherà le gambine.
Basta parlare adesso, Seifer si è appena posizionato accanto alla Trepe:
-Pronto- sussurra, concentrandosi e sguainando la spada, che poi solleva sulla spalla destra. La prof.ssa indietreggia di qualche passo e fa un segnale.
Dai cespugli sbucano i soliti tre Grat, dondolando sulle corte zampe. Seifer fa uno sbuffo annoiato: come lo capisco! Devo dire che combattere contro gli stessi mostri ogni singolo giorno è una noia mortale.
Ciononostante mio fratello parte alla carica con la testa bassa: trancia di netto un arto del primo Grat prima ancora che possa sollevarlo per colpirlo, si piega e affonda il Gunblade nel corpo del secondo, che stramazza al suolo. Poi, dopo essersi girato, dà a quello azzoppato un colpo di taglio che sicuramente lo farà morire dissanguato entro la fine della prova. Infine, senza nemmeno voltarsi, solleva l'Hyperion dietro la spalla destra e fa fuoco. Il terzo mostro, che si stava sollevando sulle zampe per emettere i suoi fumi soporiferi, cade a terra di schianto.
Ma che cos...? Ha già finito? Non sembra essere passato che un minuto! Forse due...
I due alunni dietro di me bisbigliano ammirati. Beh, c'è da dire che quando Seifer combatte non si può fare altro che rimanere a godersi lo spettacolo.
La Trepe sembra una statua tanto è impietrita dallo stupore. Poi si riscuote e cerca di contenerlo, inutilmente, quando proclama:
-Seifer Almasy: passato-.
-Che novità- commenta lui quando mi è di nuovo accanto, tenendo con aria schifata la spada ancora sporca del sangue dei mostri. Ehi, quella è la mia battuta!
Gli rifilo una gomitata nelle costole per farglielo presente.
La Trepe dà una rapida scosa all'elenco, poi:
-Bene, direi che siete tutti sistemati e che per oggi è tutto. Ci vediamo domani per l'ultima lezione prima dell'esame pratico-.
L'esame pratico...l'ultimo scoglio prima di diventare SeeD. Ho perso il conto di quante volte Seifer ci abbia provato e questa sarà la nostra prima volta insieme.
-Seifer, vedi di passarlo questa volta- lo derido. Lui mi afferra per le spalle e mi sussurra, con la bocca a un centimetro dal mio orecchio:
-Pensa a evitare i favoritismi, Atra-.
Favoritismi?! Dove?!
Mi volto, cercando di capire cosa voglia dire. Lui mi indica qualcuno con il mento.
-Squall Leoheart. Non ha sostenuto la prova, eppure per la Trepe è passato come noi che abbiamo fatto il culo a quelle bestiacce-.
C'è risentimento nella sua voce...come ogni volta che parla di Squall, è chiaro.
-Che cosa te ne frega? - gli chiedo sollevando un angolo della bocca - Tu sei passato-.
Il suo collo ha uno scatto nervoso. Ahi, questo gesto mi fa capire che sto oltrepassando il limite. Un limite decisamente ridotto quando si tratta di Squall, dato che mio fratello sembra dimostrare più interesse per lui di quanto normalmente ne dimostri per qualsiasi altro alunno del Garden.
Boh, io non lo capisco. Comunque non ho voglia di litigare con Seifer, meglio starmene zitta e lasciare cadere il discorso.


Siamo rimasti al Centro d'Addestramento per il resto del pomeriggio, insieme a Fujin e Raijin che ci hanno anche dato una mano ad assimilare tutte le magie di cui avevamo bisogno.
Dopo la doccia e la cena, invece che andare subito a dormire per essere riposati per domani, io e Seifer ci siamo ritrovati in camera sua a fumare qualche sigaretta e a bere un po', dato che siamo molto intelligenti.
-Sai Atra - mi dice, la sigaretta fra le labbra e gli occhi stretti per proteggerli dal fumo - domani non credo proprio che ci metteranno nella stessa squadra-.
Mi lascio sfuggire un sospiro mentre le mie dita corrono completamente a caso sui tasti del suo pianoforte. Inspiro il fumo:
-Lo credo anche io. Noi non siamo degni di favoritismi-. Cavolo, potrei evitare di ricordagli Squall quando per una volta non ci pensa? Mah, io che non ci pensi anche adesso non lo credo proprio. Lui però non sembra cogliere l'allusione, perché dice improvvisamente, dopo una pausa che io ho riempito con qualche nota suonata a orecchio:
-Però vorrei tanto vederti combattere, diamine-. Sollevo lo sguardo dai tasti, sorpresa: non mi ha mai detto una cosa del genere!
Anche durante gli allenamenti lui si è sempre complimentato con me per come combatto, ma non mi è mai sembrato essere nulla di più della semplice constatazione: "è sangue del mio sangue, ovviamente".
Intanto lui scoppia a ridere e poi finisce il contenuto del suo bicchiere:
-Ho detto davvero una cosa così dal comune?- si stupisce, cercando di dominare le risate che ancora lo scuotono per evutare di svegliare il ragazzo che alloggia nella stanza accanto alla sua. Beh, guardami negli occhi e vedi un po' tu, fratellone.
Picchietta il dito sulla sigaretta per farne cadere la cenere, poi inizia a giocherellarci con la punta del mozzicone, senza badare al fumo che sta salendo in volute a spirale:
-Sai che non mi piace essere sentimentale, e so che nemmeno a te fa impazzire. Ma diavolo, tu sei mia sorella e io ti ho cresciuta da quando siamo stati sbattuti in orfanotrofio fino a quando ti ho portata qui. Ci separa solo un anno di vita, ma ho sempre avuto l'istinto protettivo che a quanto pare è tipico di ogni fratello, che sia più grande o più piccolo. E ora vederti volare via mi fa male-.
Rimango seduta immobile sullo sgabello del pianoforte, l'indice sospeso su un tasto bianco, il medio premuto su un tasto nero: non sto credendo alle mie orecchie!
Mi volto lentamente per guardarlo negli occhi. Non mi importa che sia buio, so dove sono idealmente e mi concentro su quel punto.
Cos'è Seifer per me che non possa essere riassunto nella parola "tutto"?
Per tutti questi anni io gli sono sempre corsa dietro, l'ho imitato in tutto e per tutto, sono cresciuta come la sua copia al femminile.
Ma come altro sarei potuta crescere se l'unico modello che ho avuto davanti agli occhi ogni singolo giorno è sempre stato lui?
Lui mi ha spiegato cos'è il mare, che mangiare la sabbia fa male oltre che schifo, che abbracciare gli alberi come faceva una nostra compagna brunetta di orfanotrofio è una cosa da scemi patentati, che piagnucolare come faceva un altro tizio biondo insopportabile è una cosa da deboli.
Mi ha insegnato che il valore si dimostra con i fatti, che essere di poche parole non è un difetto ma una qualità, che fidarsi è un'idiozia, quindi non fidarsi è un obbligo se non vuoi ricevere un calcio in culo ogni giorno della tua vita. Chi meglio di me può dire che Seifer è questo e altro da come appare agli altri?
Perché, come è solito dire lui, solo chi ti sa comprendere e accettare tiene davvero a te. E se qualcuno ti accetta per tutto quello che sei, o è tua madre o è tuo fratello. O tua sorella. E per questo io sono l'unica, anche tra Fujin e Raijin, a conoscere tutto di Seifer.
-Seifer - dico quindi al buio - io credevo di non averti mai dato niente, se non fastidio. Credevo che vedermi volare via sarebbe stato un sollievo per te-.
La sua risata soffocata giunge da un punto indistinto della stanza. Mi sbaglio, forse? Perché sta ridendo?
Fuori la notte è limpida e silenziosa. Ed estremamente buia. Sembra che le stelle e la luna si siano dimenticate di emettere tutta la luce che possono, tanto sembrano prese dai nostri discorsi. Ed è un fatto eccezionale che io e Seifer parliamo di queste cose, quindi tutto il mondo deve per forza starci a sentire.
-Tu darmi fastidio? Ok, lo ammetto, non sarò stato il fratello più paziente del mondo, ma tu sei il mio traguardo più grande. In realtà ero io che non sapevo cosa fare di te...non mi credevo capace di insegnarti cosa fosse meglio fare o non fare. Mi sembrava più semplice lasciarti sola ad affrontare la vita per vedere se saresti stata tentata prima dal bene o dal male. E alla fine mi sono trovato davanti una donna matura, che domani diventerà SeeD alla faccia mia e mi abbandonerà qui in questo cesso di posto-.
Ma no Seifer, cosa stai dicendo? Scuoto la testa per fargli capire che non lo lascerò da solo...sono un'idiota: come può vedermi al buio? Ma quest'oscurità mi torna utile, perché due lacrime mi stanno rigando le guance. Due dolci, innocenti lacrime di commozione. Prima di rispondergli sarà meglio che mi schiarisca la voce:
-Io non mi sono mai sentita abbandonata da te. Non avrei potuto chiedere di meglio, davvero. Tu ci sei sempre stato, anche quando non sapevi come comportarti. Anche quando avresti avuto di meglio da fare. E' vero, domani potrebbe accadere di tutto, ma ci sarà sempre qualcosa che mi riporterà a te Seifer, perché a te devo tutto. Tutto. Tu sei tutto- scandisco lentamente. Silenzio: per un bel po' il vuoto è riempito solo dal buio e dal silenzio. Non avremo esagerato con i sentimentalismi, per stasera?
In questo momento sento un rumore soffocato, poi un'imprecazione:
-Dannazione Atra, sto piangendo-.
Sto piangendo?!
-Stai dicendo sul serio?- gli faccio preoccupata. Mai, mai in diciassette anni di vita ho visto mio fratello piangere. Né di rabbia, né per un attimo di debolezza, né per una delusione, né per la gioia. A dire il vero, non l'ho mai visto nemmeno sorridere. Ma Seifer è come me, non esprime i suoi sentimenti in un modo così futile come l'apparenza. Ci basta cogliere il significato del nostro sguardo.
Ehm...effettivamente ora cogliere lo sguardo dell'altro è una bella impresa. Ma Seifer che piange, io non l'ho mai visto...e non mi piacerebbe nemmeno. Grazie, buio.
-Giuro. Porca miseria, devo aver bevuto troppo- impreca lui. Credo che si sia capito che non sono una ragazza che ama le scene d'affetto, ma sentire mio fratello che piange come un bambino mi sta facendo davvero intenerire. Meglio che vada a consolarlo. Scivolo giù dallo sgabello e mi siedo sul suo letto, cercando a tentoni la sua mano:
-Domani avrò un mal di testa atroce, porca...- continua a lamentarsi, ma io, trovatolo nel buio, lo abbraccio di slancio. Il suo corpo si irrigidisce, ma a me non importa un fico secco. Sarà anche ubriaco, ma è più probabile che abbia detto la verità. Di quelle cose non gli è mai piaciuto parlare, nemmeno con me.
E in questo momento così prezioso, con Seifer fra le braccia che trema come un bambino, lasciatemi rivolgere ancora un'occhiata alla finestra...
Una nuvola ha coperto la luna. Nemmeno il mondo crede a ciò che sta vedendo.
Come per dimostrarlo ancora di più, inizia anche a piovere, come sul volto di mio fratello.
-Però è vero che non voglio perderti- mormora lui, il suo respiro che mi solletica la base del collo.
-E non accadrà per nessuna ragione al mondo- gli prometto. Lo giuro, lo giuro perché sarei persa senza di te. Se qualcuno ti facesse del male...
Un lampo illumina la stanza come il flash di una fotografia. Dura un attimo, ma riesco comunque a visualizzare il suo viso.
Seifer sta sorridendo.
Beh, è proprio la serata delle sorprese.


Mi sono appena svegliata e la consapevolezza dell'importanza di questo giorno è come una doccia fredda. Mi ritrovo a sedere sul letto con uno scatto e guardo fuori dalla finestra: cielo velato e grigio. In realtà non è molto rassicurante, ma chi se ne frega: oggi è la MIA giornata e darò tutta me stessa per passare l'esame!
Speriamo che Seifer la pensi allo stesso modo e si impegni...a proposito di Seifer, mi sembra così irreale che ieri sera ci siamo detti tutte quelle cose...dovevamo essere proprio sbronzi. Io non mi ricordo nemmeno di essere uscita dalla sua camera, di essermi cambiata e di essere andata a letto. Questi buchi di memoria sono inquietanti, davvero. E stavolta non posso nemmeno dare la colpa all'utilizzo dei G.F.: mi sono sbronzata e basta. Dai, però non ho nemmeno il mal di testa.
Cercando di ricordare, mi alzo e mi vesto con la solita uniforme scolastica per andare a lezione.
Ah, stamattina mi sono preparata! Ehm...di solito mi sveglio alle nove, l'ora in cui la Trepe inizia a fare lezione. D'accordo, sono una ritardataria cronica, ma ci sono cose peggiori nella vita. Questo non ha gravi effetti su nessuno (tranne che sulle rughe della Trepe quando contrae il viso tutta rabbiosa), perciò me ne frego.
Ma oggi non posso proprio permettermi di arrivare in ritardo, che diamine; devo comportarmi almeno in modo decente per dimostrarmi degna del titolo di SeeD, quindi niente ribellioni.
Però mi sa che ho esagerato: non so se è perché sono agitata o per altri arcani motivi, fatto sta che la mia sveglia interiore è suonata troppo, TROPPO presto!
Sono le 7 e ho già terminato di prepararmi! Scusatemi, ma dovrebbero promuovermi a SeeD solo per questo traguardo, hehe.
Figuriamoci se quello sfaticato di mio fratello è già sveglio, con tutto quello che ha bevuto ieri sera starà russando della grossa. Non mi arrischio nemmeno a bussare alla tana dell'orso, preferisco andare in giardino a ripassare un po', come ogni secchione che si rispetti.
E come ogni secchione mi perdo a cercare di memorizzare la differenza tra un Herbia e un Elnoyle e quindi quando suona la campanella delle 9 io sono ancora qui a ripassare! Sono l'unico essere umano al mondo che arriva in ritardo anche quando è in largo anticipo, maledizione! E devo ancora andare a svegliare Seifer: chissà perché ma ho il sentore che stia ancora dormendo.
-Seifer, datti una mossa! Non possiamo arrivare in ritardo proprio stamattina!- lo chiamo nervosamente, tempestando di pugni la porta della sua camera. Nessuna risposta.
Mi immagino già la Trepe che afferra il microfono dell'altoparlante, così furiosa che le si è scompigliata persino l'acconciatura impeccabile, e preme il pulsante per darci una strigliata in diretta a tutto il Garden...
DLON-DLIN-DLEN!
Porca miseria, devo per forza essermelo immaginato!
«La studentessa Atra Almasy è attesa urgentemente in infermeria. Ripeto: Atra Almasy si presenti immediatamente in infermeria».
Beh, almeno non è per essere strapazzata dalla Trepe. A meno che non abbiano già voluto prevenire.
Ma allora per cosa...? Chi...?!
In infermeria... improvvisamente la prospettiva della Trepe che mi fa nera non mi sembra poi così pessima.
Perché forse ho capito il motivo di questa chiamata.
Mi si gela il sangue nelle vene.
Seifer.



Eccoci qui, questa è la mia prima fanfiction a capitoli e spero che per ora vi piaccia! A dire la verità ho solo deciso di narrare la storia di Final Fantasy VIII chiedendomi come sarebbe stata se Seifer avesse avuto una sorella (lo so, ho una mente malata), però è un esperimento che mi ha incuriosito e mi ha spinto a mettermi alla prova. Ovviamente, essendo la storia narrata proprio dal punto di vista del mio nuovo personaggio, saranno tagliate alcune scene del videogioco in cui non sarà presente, a favore di altre ideate da me.
Se avete letto la mia prima fanfic su Seifer e Squall noterete un Seifer molto diverso da quello a cui siete abituati...mutamento reso necessario quando si presenta un legame di questo tipo con una sorella, no?
Adesso capite perché mi ha intrigato? Hehe.
Adesso me ne vado e vi lascio leggere in pace. 
Alla prossima (speriamo!).

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Capitolo 2
*** Comincia l'esame ***


Disclaimer: Final Fantasy VIII e i suoi personaggi sono proprietà della Square-Enix e vengono qui utilizzati senza scopo di lucro. Nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa.


-Dov'è?- ansimo, spalancando con violenza la porta dell'infermeria. La Dott. Kadowaki fa un salto tale da superare il record della scuola e spalanca la bocca, colta di sorpresa. La ignoro e mi guardo freneticamente intorno come un'idiota che non ha ancora capito che Seifer non può essere lì ad aspettarla tranquillamente con un drink in mano.
Ma questa vuole rispondermi? La Dott. mi lancia proprio ora uno sguardo preoccupato: sì, so di sembrare abbastanza spiritata ma rispondimi, dannazione!
Lei fa un sospiro:
-Seifer sta bene, Atra-.
Oh, questa è una buona cosa...che sollievo. Crollo sul divanetto nero che ho accanto, mentre la mia mente si riempie di così tante domande che devo prendermi la testa fra le mani. La più urgente: che diamine ha combinato quell'imbecille di mio fratello?
-Cosa è successo?- chiedo, riportando lo sguardo sulla donna per coglierne eventuali esitazioni. Nessuna reticenza quando mi dice:
-Cosa vuoi che sia successo? Tuo fratello e Squall se le sono date di santa ragione-. Meglio riprendermi la testa fra le mani prima che inizi a spaccare quelle di due ragazzi in particolare: dannati idioti!
-Malediz...- mi sfugge, ma un'occhiata fulminante della Kadowaki mi fa capire che forse è una reazione un tantino esagerata. Ma che ci provi lei a stare dietro a Seifer, poi vediamo se non cade in una crisi isterica!
-Posso vederlo?- mi riprendo, usando un tono che non ammette rifiuti. Devo immediatamente distruggerlo!
-Ovvio che sì- risponde una voce familiare. Infatti sulla soglia della camera alla nostra sinistra compare un Seifer in forma smagliante e con un sorriso serafico sulle labbra. Pessima mossa fratello, davvero. Lo gridano anche i muri, cavolo.
Mi alzo di scatto e mi avvento su di lui, tempestandogli il petto di pugni.
-Sei un deficiente!- lo apostrofo con una voce ancora più isterica di prima. Cielo, devo darmi una calmata. Seifer mi afferra i polsi e sorride ancora di più:
-Mi fa piacere sapere che mi vuoi bene, sorellina- mi dice dolcemente, inclinando il viso e scoprendo...una brutta cicatrice. Questo sì che mi fa arrabbiare ancora più di prima, il che non è poco:
-Ma quale bene! Io ti...- ringhio. Niente, ormai sono completamente fuori e se la Kadowaki non mi avesse preso per un braccio e separata da mio fratello, credo che probabilmente avrei finito il lavoro cominciato da Squall.
Lo guardo meglio in viso: la cicatrice parte dal centro della fronte e lo sfregia in diagonale fino all'occhio destro: insomma, è un miracolo che ci veda ancora. La Kadowaki mi guarda con rimprovero:
-Atra, evita di urlare e porta via tuo fratello-.
Oh certo che lo porterò via, ho giusto un paio di cosette da dirgli...
-E per favore, non rispedirmelo subito indietro- continua lei, forse allarmata dalla mia espressione omicida. Questo non posso proprio garantirlo, mi spiace.
Seifer scoppia a ridere e inizia a correre per sfuggire alle mie ire.
Non va molto lontano, dato che deve fermarsi a prendere l'ascensore per il secondo piano.
-Atra, non picchiarmi!- si lamenta lui. Mi fermo con il pugno in aria e indico con rabbia la sua cicatrice:
-Ci ha già pensato Squall a lasciarti un ricordino- gli faccio notare. Lui sorride sprezzante:
-Anche io, non preoccuparti- dice tutto orgoglioso. Ma fa sul serio?!
Nel mentre l'ascensore arriva e le porte si aprono con un "tlin".
Invece la mia voce fa "roar":
-Quanto sei scemo, ne vai anche fiero!- commento amaramente. Lui mi volta le spalle per guardare fuori mentre saliamo:
-Ci stavamo solo allenando- spiega, il tono basso di chi mente sapendo di mentire.
Puoi darla a bere a tutti, anche a te stesso, fratellone. Ma a me mai e lo sai.
-Non dire boiate a me- ringhio. Lui espira di colpo e si volta a guardarmi: ho i pugni stretti, il volto basso e sono incazzata come un Archeosaurus nel suo "giorno no".
Seifer fa un passo verso di me e io, alzata la testa, lo sfido. Con le buone o con le cattive parlerà.
-Chi ha cominciato?- gli chiedo. Intanto l'ascensore arriva e le porte si riaprono. Il "tlin" quasi soffoca la sua risposta, che però sento lo stesso:
-Io-. E poi ha anche il coraggio di dirmi di non arrabbiarmi? AAAAAAAARGH lo prenderei a testate come se non ci fosse un domani!
Tuttavia la sua flemma mi raffredda un po':
-Ovvio: tu lo provochi e Squall scatta come una molla! Siete...- comincio allora, ma lui mi interrompe mentre camminiamo fianco a fianco per raggiungere la nostra aula:
-Uguali? Lo so. Ecco perché ho voluto misurarmi con lui- dice seccamente.
Adesso mi diverto un pochino toccando il tasto giusto: vediamo se ha ancora voglia di conservare questa sua espressione indolente sul suo bel faccino.
-Non mi sembra che tu sia soddisfatto- noto. Lui si ferma di botto: centro, ovviamente. Ora si arrabbierà...
-Quel ragazzo ha bisogno di aiuto tanto quanto me e te!- sbotta con forza.
Ri-centro e nuova scoperta: ecco perché è ossessionato da Squall Leonheart! Hanno le stesse capacità, ma Squall è sempre il favorito. Beh, capisco mio fratello ma stavolta ha esagerato. Mi volto, essendo qualche passo più avanti di Seifer:
-Datti una calmata e pensa a te stesso, dato che hai fatto la cazzata proprio il giorno dell'esame- lo rimbrotto seccamente.
Abbiamo quasi raggiunto la classe, ma lui non è ancora contento: mi blocca la strada con il braccio e dice:
-Perdonami Atra, non volevo farti preoccupare-. Scuoto lentamente la testa: ci vorrà un po' prima che mi passi.
-Sai che non voglio che tu faccia queste cose. Spero che ciò che è successo stamattina non penalizzi il tuo esame- ripeto, prima di passare sotto il suo braccio ed entrare in classe.
Mio fratello mi segue in fondo all'aula e si stravacca come al solito sul banco. Ah no, stavolta no! Mi siedo accanto a lui, tirandogli il soprabito grigio per convincerlo che la sedia non è poi così male. Seifer mi guarda scocciato e io gli scocco uno sguardo implorante. Non può sedersi composto almeno l'ultima ora dell'ultimo anno di scuola (si spera)? Lui sbuffa, però scivola sulla sedia accanto a me.
Ah, devo arrabbiarmi con lui più spesso!
Proprio ora la porta si chiude alle spalle della Trepe, che si avvicina alla cattedra e si rivolge alla classe:
-Buongiorno a tutti. Come già sapete, l'esame pratico SeeD è stasera: vi voglio puntuali alle sedici esatte nella Hall. Puntuali, sono stata chiara Atra?- fa, guardandomi truce. Non può lanciare frecciatine a un'arciera, quell'arpia con la frusta! Ok, devo starmene buona...faccio spallucce e accavallo le gambe per farle capire che non me ne importa un fico secco, ma che per ora ha vinto lei. PER ORA, sia chiaro.  
-Io vi comunicherò i capisquadra, poi il preside Cid vi dirà tutto il resto che dovete sapere. Ora vorrei solo aggiungere due cose...la prima: dovrete dare il massimo, come avete fatto nel test di ieri...anche se potete sicuramente dare di più - il suo sguardo vaga da me a Seifer fino a Squall dietro di noi - e...Seifer, vorrei che per una buona volta tu la piantassi di prendertela con gli altri alunni in addestramento. Se mi verrà riferito che in quest'esame tu non avrai obbedito a ogni singolo ordine che ti sarà stato impartito, l'anno prossimo non avrai vita facile. Sono stata sufficientemente chiara?-.
La voce della Trepe echeggia come un tuono nell'aula. Seifer si irrigidisce accanto a me e dà improvvisamente un pugno al tavolo, dicendo fra i denti:
-Maledizione!-. Trattengo a stento un sospiro di sollievo: almeno gli permettono di sostenere l'esame...
-Potete andare, ci vediamo più tardi nella Hall. Ah Squall, ho visto che ti manca un'ultima prova da sostenere. Ti ci porterò io più tardi- conclude la Trepe.
Davvero Squall ha bisogno del supporto morale? Trattengo a stento una risatina: non è nemmeno ferito, salvo che per una cicatrice sul viso speculare a quella di mio fratello. Che cosa curiosa...
Tuttavia, a giudicare dall'espressione truce di mio fratello c'è ben poco di divertente.
Quando usciamo dalla classe incontriamo Fujin e Raijin ad aspettarci.
-Su con la vita, Seifer!- esclama Raijin battendogli una mano sulla schiena. Gli lancio uno sguardo di ammonimento: "attento, il cane è pronto a mordere".
Fujin capisce al volo:
-ALLENAMENTO!- sillaba rivolta a me. Eh sì, mi sa che ce n'è proprio bisogno!
-Giusto, è quello che ci vuole per sfogare la tensione e...qualcos'altro- convengo, gettando uno sguardo prudente a Seifer. Lui mi mette una mano sulla spalla:
-Gliela faremo vedere noi a tutti quanti, vedrai- dice lapidario. Porca miseria, è davvero arrabbiato.
Comunque, nonostante io sia completamente d'accordo con lui, spero che non sia in squadra con Squall. Lo spero proprio...


Dopo l'allenamento e il pranzo a mezzogiorno, ho deciso di andarmi a riposare un'oretta in camera mia per essere in forma per l'esame.
TRE ORE DOPO sento qualcuno che bussa alla porta:
-Atra, spero che tu sia già pronta perché mancano dieci minuti alle sedici-.
PORCA MISERIAAAAAAA: dovevo saperlo che l'abbiocco dopo pranzo è un killer nato! Schizzo fuori dal letto, rimettendomi la divisa scolastica in quattro e quattr'otto, per poi dovermi ricambiare perché mi sono dimenticata che per l'esame dobbiamo indossare l'uniforme blu scuro, con un ridicolo ed enorme fiocco giallo davanti.
Quando passo davanti allo specchio mi infilo le dita tra i ricci, cercando di domarli per poi rinunciarci mentre mi avventuro alla ricerca delle scarpe, che sono sotto il letto.
Dopo essermi lavata la faccia, acchiappo la giacca e spalanco la porta. Seifer è davanti a me, le mani sui fianchi e l'aria di chi si aspetta qualcosa. Il mio ritardo, forse? Mai più sveglia in anticipo prima degli esami!
-Stavi ancora dormendo, vero?- ridacchia, guardandomi mettere la giacca e arrabattarmi a cercare la seconda manica. Ma cosa ride?! Gli lancio uno sguardo di fuoco, mentre lui mi aiuta a infilare il braccio nel buco giusto e mi tira fuori i capelli, schiacciati fra camicia e giacca.
-Io invece vedo che non ti sei preso il disturbo di mettere l'uniforme- osservo poi con aria critica. Lui fa un gesto di sufficienza:
-Non è l'uniforme che fa un SeeD, cadetto- dice pomposamente, mentre ci affrettiamo a raggiungere la Hall. Eccolo di nuovo con le sue lezioni di vita!
-Ah sì? E cosa sarebbe?- chiedo io, l'aria da alunna spaesata e persa nelle parole dell'insegnante...Seifer insegnante? Nonono, mi rimangio la metafora!
-Ad esempio il buon senso di mettere una sveglia quando si dorme- Seifer mi strizza l'occhio. Non ci credo, me l'ha fatta!
-Razza di idiota- lo apostrofo, dandogli un pugno sulla spalla. Nel mentre ci raggiungono Fujin e Raijin:
-RITARDO!- esclama Fujin, squadrandomi. Alzo le mani:
-Colpa mia...- ammetto. Raijin scoppia in una risata sguaiata:
-Come al solito!- esclama. Uh, quanto lo prenderei volentieri a bastonate...
-Vedremo chi riderà quando avrò passato l'esame, razza di scimmione dalla lingua lunga!- sibilo, affrettando il passo.
Vedo già i cadetti radunati attorno alla mappa d'orientamento del Garden, ma nessuno che mi rimproveri il ritardo. Sento però la voce della Trepe chiamare:
-Seifer! Dov'è Seifer?-.
Seifer mi prende per le spalle, pur consapevole che ormai gli sguardi sono rivolti tutti verso di noi, e mi dice:
-Fai del tuo meglio e rendimi orgoglioso. Cercherò di mettermi in contatto con te, qualunque sia la prova che dovremo sostenere-.
Annuisco e dico a mia volta:
-Vedi di obbedire alle regole, tu. Fallo per me, se non altro-.
Seifer mi fa l'occhiolino, poi si volta e va a raggiungere i suoi compagni. DANNAZIONE C'E' ANCHE SQUALL! Chiunque abbia deciso le squadre deve essersi fatto un paio di risate nel mettere i due nemici giurati nella stessa squadra.
Seifer però non si scompone e non degna di uno sguardo il rivale, cosa che anche l'altro fa. Il terzo compagno di squadra è un tipo biondo con un orribile tatuaggio sulla tempia. Zell Dincht, mi sembra si chiami. Non che sia particolarmente conosciuto, ma Seifer si diverte un mondo a farlo arrabbiare, anche perché quello è così scemo da non capire che è ridicolo quando agita i pugni in aria.
Infatti non è ancora passato un minuto da quando è arrivato, che Dincht sta già stringendo i pugni e digrignando i denti. Patetico.
Mentre Fujin e Raijin seguono mio fratello da bravi cagnolini, una ragazza dai capelli castani e ondulati alle punte e due magnetici occhi verdi mi si avvicina:
-Tu sei Atra Almasy, vero?- mi chiede, inclinando la testa e sorridendo tutta allegra. E questa chi diavolo è? Se non fosse stato per l'uniforme che la contraddistingue come cadetta, avrei detto che è una del primo anno. Mi limito ad annuire, sperando che se ne vada presto. Ma la ragazza non si schioda da qui:
-Io sono Selphie Tilmitt e sono la portaordini della squadra A! Tu stai con noi, quindi vieni prima che il preside Cid inizi a parlare!- detto questo mi prende per mano e mi trascina via, iniziando automaticamente a chiacchierare:
-Oggi darò il centodieci per cento, così tutti la pianteranno di sottovalutarmi, no? Certo, sono un po' imbranata, ma in fondo conta la buona volontà, no? Io ne ho taaaaaanta e, con un pizzico di ottimismo, qualcosa mi dice che l'esame sarà facilissimo, non sei d'accordo?-.
Cavolo proprio con la svitata della scuola dovevo finire? Tanto più che lei si aspetta una risposta a tutte queste domande, infatti punta su di me i suoi occhioni, in attesa.
-Senti, non ho ascoltato una parola di quello che hai detto- la freddo subito, lanciando uno sguardo a mio fratello, che sta facendo uscire dai gangheri quel gallinaccio di Dincht. Seifer si volta e incrocia le mie occhiate imploranti. Scoppia a ridere, poi mi urla:
-Atra, sono caposquadra!-. Gli alzo il pollice: questa volta andrà tutto bene, me lo sento. Nemmeno Squall riuscirà a distoglierlo dal suo obiettivo.
Intanto Selphie sta ancora parlando (baaaaaaaasta):
-...e poi mi sono accorta che stavo prendendo il corridoio sbagliato! Ti pare cercare un libro sui G.F. in mensa?- dice e scoppia a ridere da sola, con una voce cristallina.
Hyne, sarà un lungo esame. Ma devo dire che a volte mi piacerebbe poter vedere il lato divertente di molte cose che mi accadono...cosa posso farci, sono fatta in tutt'altro modo. E non sono capace a farmi degli amici, come credo si sia capito.
Selphie intanto mi sta squadrando con aria interrogativa:
-Che c'è?- chiedo bruscamente. La verità è che non vorrei aver abbottonato storta la giacca. Lei getta indietro la testa, sempre ridendo:
-Ti ho chiesto qual è il tuo G.F.! Il mio è Quetzal!- dice senza curarsi del mio sguardo esasperato. Ma cosa c'entra? Devo essermi persa un pezzo del suo monologo...
-Leviathan- le rispondo per farla contenta.
Finalmente arriva il preside Cid (chi è in ritardo adesso?) che, una volta tacciate le chiacchiere, inizia il suo discorso:
-Cadetti, ci siete tutti? Salve, come vi sentite? Siete arrivati anche voi alla prova pratica, in cui dovrete dare la miglior dimostrazione delle vostre capacità. So che, per essere arrivati a questo punto, non mi deluderete.
Come vedete, siete stati divisi in quattro squadre, A,B,C,D, ciascuna costituita da tre membri e coordinata da un SeeD. Abbiamo aggiunto anche altri cinque SeeD per garantire maggior sicurezza.
L'esame finale si svolgerà su un VERO campo di battaglia, in una VERA guerra. Sperimenterete fin da subito cosa vuol dire combattere per davvero ed essere un vero soldato, che mantiene i nervi saldi dall'inizio alla fine di uno scontro, che è costantemente in stato di allerta, che non perde di vista l'obiettivo e che, soprattutto, conosce i propri limiti e sa quando è il momento di ritirarsi o attaccare. Non c'è gloria in questo mestiere, ma solo sangue e morte...nulla che possa attirare chi non combatte per un ideale in cui crede e che è disposto a difendere. Volete ancora diventare SeeD? O qualcuno di voi ha paura?- dice il preside, chinandosi in avanti a sondare, attraverso le spesse lenti dei suoi occhiali, le nostre espressioni.
Impressionante, niente da dire. Se il suo obbiettivo era fare colpo, ci è riuscito benissimo. Ma forse il preside non si ricorda quanti sacrifici ci ha richiesto il percorso che ci ha portato fino a oggi.
Ci hanno ripetuto fino alla nausea che essere SeeD non è un gioco da ragazzi, che comporta anche rimpianti e fallimenti, errori e delusioni. Ci hanno insegnato a non considerare mai solo la parte più superficiale di quel mestiere, ovvero i privilegi, la fama, l'autorità, il "titolo".
Perciò no, nessuno di noi ha paura dannazione, tutti vogliamo essere SeeD. Non abbiamo rinunciato alla nostra adolescenza e a una vita "normale" per mollare tutto qui, alle prime parole ad effetto di un uomo che forse non ha abbastanza fiducia in noi.
O forse ne ha fin troppa.
E, per quanto riguarda me, non mi fermerò nemmeno sul campo di battaglia, nemmeno nel bel mezzo di una guerra. Perché la mia vita intera è sempre stata una guerra, perché ogni giorno dentro di me si agita una guerra di sentimenti repressi e di atti di ribellione a volte impossibili, a volte inutili.
Intanto il preside Cid incrocia le mani dietro la schiena e annuisce convinto:
-Molto bene, era ciò che mi aspettavo. Non so se a questo punto ciò contraddica la mia fiducia in voi che, sappiatelo, è cieca, o se detto ora risulti un po' poco rassicurante, ma i nove SeeD che vi accompagneranno interverranno in caso di un vostro effettivo e concreto fallimento; solo in quella circostanza. Mi auguro che ciò non accada per nessuno di voi.
Mi raccomando, dimostrate loro che siete fatti della loro stessa pasta, superate l'esame e fatevi onore!- alla fine del discorso alza le mani, tutto preso. Evidentemente non si è accorto della coppia di ragazzini, compresa la ragazza che è con loro, che costituisce la squadra C: stanno tremando da capo a piedi! Ma chi diavolo ha ammesso all'esame quel branco di incapaci?!
-E adesso seguite i vostri SeeD nelle armerie, armatevi e poi raggiungete Balamb in macchina, da dove salperete con delle navi per la vostra destinazione. Buona fortuna a tutti!- conclude il preside imperterrito. Immediatamente la SeeD Shu e gli altri si muovono verso le armerie e a noi non resta altro che seguirli.
Sono però abbastanza vicino per sentire il preside sussurrare a Squall e Seifer:
-Non abbiamo ancora specialisti del Gunblade. Per questo vorrei che voi due diventiate SeeD-. Vedo dipingersi sul viso di mio fratello un'espressione trionfante. Tuttavia non ho l'occasione di osservare di più perché vengo subito richiamata al mio posto.
Il SeeD che ci guida è un uomo abbastanza robusto con i capelli neri, lo sguardo duro e, stampato sul muso, un ghigno peggiore di quello di un Belhelmelhel arrabbiato, il che è tutto dire.
E' il tipico SeeD che guarda i cadetti dall'alto in basso. Che ci provi solo a farlo con me e si ritroverà un pugno sul muso, con o senza mostrine.
Entrati in armeria, afferro subito il mio arco e la faretra (avrò abbastanza frecce?) e poi do un'occhiata al pugnale che tengo sempre infilato nello stivale.
Ora devo concentrarmi. Faccio un respiro profondo e pizzico la corda dell'arco. Sì, sono pronta!
Selphie, tendendo i suoi Nunchaku, osserva:
-E' la prima volta che vedo qualcuno usare un arco-. Alzo le sopracciglia: e allora?
-La cosa ti turba?-.
Lei scuote freneticamente la testa, come se avesse paura di avermi offeso:
-No, no! Ma solitamente i soldati amano ficcarsi a capofitto nel mezzo dei combattimenti- ribatte, mimando con fervore la scena.
-Diventando un bersaglio perfetto- concludo, facendo suonare la corda del mio arco per enfatizzare la frase.
In questo preciso istante il SeeD - Belhelmelhel irrompe in armeria come una furia, rovinando il momento epico:
-Cadette, datevi una mossa!- sbraita. Mannaggia a lui e alle sue corde vocali.
Gli passo accanto senza degnarlo di uno sguardo e mi dirigo verso i garage a grandi passi. Selphie mi trotterella dietro:
-Dove diavolo è il nostro caposquadra? E soprattutto, CHI è?- le chiedo, mentre il Belhelmelhel graduato mi guarda in cagnesco, frugandosi nelle tasche per cercare le chiavi della macchina. Vediamo quanto tempo ci mette, dato che dovrebbe avere solo quelle addosso.
-Nida. Lo conosci?- risponde Selphie, indicando un ragazzo alto, dai capelli corti scuri, che sta correndo verso di noi con in mano una spada dalla lama molto larga. La osservo con occhio critico, poi sposto lo sguardo sul proprietario...nah, meglio la spada. Una semplice Claymore, con la crociera dalle barre lunghe e inclinate di 45 gradi. Meno efficace di un Gunblade, ma dignitosa.
-No, non lo conosco. Non mi importa granché- rispondo, osservando poi il SeeD mentre estrae con aria trionfante le chiavi. "Alla buon'ora, capo" vorrei dirgli, ma mi trattengo.
-Tutti a bordo!- esclama, con tanto di gesti eloquenti. Sembra uno steward piuttosto che un SeeD. Mi sembra molto improbabile che quel tizio possa salvare la situazione in caso di un nostro fallimento. Non che sia necessario, dopotutto.


Il viaggio in macchina è, tutto sommato, tranquillo: Selphie ha fatto "qualche commento" sul paesaggio ("In quel bosco ci sono un saaaaacco di Archeosaurus, lo sai Atra? Ne hai mai affrontato uno? E' vero che sono dei gran dormiglioni? E che non ci vedono a un palmo dal naso?") o sui preparativi per l'imminente battaglia ("Dici che nell'equipaggiamento che ci hanno dato ci sarà qualcosa da mettere sotto i denti? HO UNA FAME TREMENDA!").
Io mi sono limitata ad annuire o a dire frasi come "non so" o "vedremo tra poco".
Nida se n'è stato per tutto il tempo in silenzio a guardare fuori dal finestrino, mentre il mitico Belhelmelhel imbronciato non ha degnato di uno sguardo né noi né il paesaggio. Probabilmente è esperto anche di quello, poveraccio. Chissà quanti cadetti ha accompagnato nella sua mirabolante carriera. Deve comunque essere una soddisfazione, a quando traspare dal suo viso entusiasta. Diamine, mi fa venir voglia di mollare tutto più lui che le parole del preside.
Finalmente arriviamo a Balamb e parcheggiamo accanto alla banchina del porto.
Seifer mi raggiunge subito:
-Atra, qualche novità?- mi chiede frettolosamente. Faccio un sospiro scocciato:
-Nessuna, se non che sono in squadra con una svitata chiacchierona che fa da portaordini e con una mummia come caposquadra, più una forma evoluta di Belhelmelhel, con tanto di mostrine da SeeD- elenco. Mio fratello aggrotta la fronte: credo si stia chiedendo se l'agitazione non mi stia per caso dando alla testa. Beh, a volte capita anche ai migliori.
-Nulla che sia peggio della mia: in squadra con il damerino Squall che ho scoperto essere un cercaragazzine, il gallinaccio e, come SeeD, la Trepe. Credo che la farò aggiungere alla lista- si limita a rispondermi.
Seifer ha fatto compilare a Fujin e Raijin una lista di tutti coloro che gli hanno cercato di tener testa, per ricordarsi di avere un conto in sospeso con loro.
"Non morirò senza aver regolato tutti i miei conti e aver riscosso tutti i miei crediti" è ciò che ripete sempre. Se ha deciso di aggiungerci il nome della Trepe dopo tanti mesi di indifferenza assoluta nei suoi confronti, vuol dire che lei deve averlo seccato già parecchio finora. Comunque non gli chiedo il perché, dato che non mi interessa né lui sembra volerne parlare.
Però ha ragione: nessuno di noi due è in una squadra decente e per giunta non sappiamo ancora nulla sulla nostra missione.
-Dato che hai una portaordini in squadra, se deve comunicare qualcosa alla squadra B accompagnala, così mi tiri su un po' il morale- sbuffa.
Annuisco e gli faccio un sorriso di incoraggiamento. Lui mi dà un colpetto sul mento, poi si gira e raggiunge la Trepe, che inizia a fargli la predica sul fatto che non può farsi gli affari propri quando e dove vuole, ma che, essendo caposquadra, deve comportarsi come tale. Che seccatura, davvero.
Lei non ha ancora finito di puntualizzare tutte le sue violazioni alle regole, che Seifer è già entrato nella nave. Lei lo segue, evidentemente scocciata che nessuno stia ad ascoltarla come un cagnolino obbediente, come magari fa Squall.
-Terra chiama Atra! Che fai, vuoi rimanere qui a guardare il mare? Abbiamo una guerra da vincere!- esclama Selphie con brio, prima di saltellare verso la nostra nave.
La guardo con un sopracciglio alzato: questa ragazza non finisce di stupirmi.
-Quanto entusiasmo, eh?- mi dice Nida, che nel frattempo mi ha raggiunto. Annuisco, non sapendo se rimanere indifferente o cercare di prendere esempio. A fugare i miei dubbi ci pensa il nostro SeeD, che ci passa accanto, si ferma appena a guardarci, anzi a squadrarci, e fa:
-Cosa che non si può dire di voi!- prima di voltarsi e andarsene. Cosa crede, di aver vinto tutto con quest'uscita? Ma che se ne vada a fare da babysitter ai piccoli Molboro, che sono sicuramente molto più piacevoli di lui. Almeno loro quando aprono bocca non lo fanno certo per darci aria, anzi.
Mentre mi immagino questa scena, entriamo nella nostra nave, il cui interno è dipinto di un verde brillante e che è dotato di un largo schermo blu.
Non appena questa salpa, il SeeD si alza e accende lo schermo; si apre la schermata di una mappa e allora lui inizia a parlare:
-Ora ascoltatemi bene, cadetti - dice, sputando bene la parola (nel vero senso, ci è mancato poco che mi centrasse e allora mi sarebbe davvero piaciuto potergli far vedere cosa vuol dire "avere una buona mira") - Siamo diretti alla città di Dollet, che, nel caso non lo sapeste, si trova a nord-ovest dell'isola di Balamb-. Che noia mortale: "nel caso non lo sapesse" al terzo anno ci hanno esasperato l'anima con la geografia. Devo trattenermi dal fare la mia domanda preferita sull'argomento, ovvero la più inutile: "e Lei lo sa dove diamine si trova l'isola Monday?" (nota dell' "autrice": e voi ve lo ricordate? Hehehehe) e rimango quindi a rodermi in silenzio.
-Circa 72 ore fa la repubblica di Dollet è stata occupata da truppe galbadiane e ha tempestivamente richiesto il nostro intervento 18 ore fa - continua imperterrito. Ovviamente per "nostro" intende dire "di noi SeeD", anche se posso giurarci che lui non ha ancora mosso un dito.
-Dopo 49 ore di combattimenti le truppe di Dollet, indicate dai punti rossi sulla mappa, si sono ritirate sulle montagne appena fuori città per riorganizzarsi, ma le truppe G, ovvero galbadiane, si sono mosse al loro inseguimento per impedirgli di riprendersi. I SeeD si stanno dedicando ora ad eliminare tutti i soldati di Galbadia che si stanno dirigendo in città. A voi cadetti è stato affidato il compito di liberare la città dai contingenti galbadiani rimasti a presidiare le varie zone.
In particolare voi, squadra A, sorveglierete la spiaggia, quindi impedirete l'arrivo di aiuti esterni. Ci sono domande?- spiega, facendo scorrere lo sguardo su tutti noi.
Stavolta mi sfugge una risatina: ecco dove sta l'inghippo! I SeeD fanno il loro dovere di eroi e si godono la vera battaglia, mentre a noi cadetti rimane da contenderci qualche soldatino qua e là e starcene ad aspettare come degli idioti spauriti l'ordine di ritirata. Quest'esame è completamente inutile!
-Candidata Almasy, la cosa non è di tuo gradimento?- chiede il Belhel... (dannazione, devo piantarla di chiamarlo così, mi si seccherà la lingua) ehm, il SeeD, sogghignando. Lo guardo sfrontatamente negli occhi:
-Mi chiedevo solo se l'unica alternativa per questo esame fosse difendere i bambini dai Focaral (finti) mentre raccolgono conchiglie in riva al mare.
O forse questa era l'unica guerra disponibile per quest'anno. Una guerra persa, che peccato- dico. Per l'insolenza delle mie parole Selphie spalanca gli occhi e Nida cambia freneticamente posizione. Che m'importa, non sopporto di essere presa in giro.
Il SeeD mi si mette di fronte:
-Ricordati che la ritirata è inevitabile e che questa è una GUERRA VERA! Sei tale e quale a tuo fratello. Non mi sorprenderebbe se ti bocciassero- sibila a un centimetro dalla mia faccia. Mi ritraggo di scatto: questo qui ha bisogno di essere riportato giù dalle nuvole. A testa in giù, magari.
-Quello che invece sorprende me è come Lei sia stato promosso all'esame di geografia, dato che ha indicato per tutto il tempo le montagne al posto della spiaggia Luptan- ribatto, prima di alzarmi e uscire sul tetto della nave.
Ok, non volevo farglielo notare, poverino, ma quando è troppo è troppo.
"Belhelmelhel è adirato!" si dice quando, durante uno scontro con questo mostro, lo si riempie di legnate fino a farlo incazzare.
Porca miseria, io invece sono furiosa.




Rieccoci con il secondo capitolo! L'esame sta iniziando e vedremo come se la caverà la nostra Atra, insieme all'incorreggibile Selphie!
Vi invito a recensire e a dirmi cosa ne pensate perché ho davvero bisogno dei vostri pareri...ho sempre detto che la scrittura è biunivoca: non la fanno solo gli scrittori, ma anche i lettori!
Dai vostri commenti non posso che migliorare e a questo non c'è mai un limite, non siete d'accordo?

Ho un po' scombinato le assegnazioni ai G.F. (in realtà Leviathan apparterrebbe ancora al Supremo Norg a questo punto della storia e nulla dice che Quetzal sia il G.F. di Selphie) ma spero che non vi dispiaccia!
I riferimenti sull'Archeosaurus di cui parla Selphie sono legati al fatto che in battaglia gli unici due modi per sconfiggerlo ed uscirne tutti interi siano accecarlo con Blind o addormentarlo con Morfeo, quindi ho pensato che possano derivare da una sua disposizione naturale!
E, per la cronaca, l'isola Monday si trova nelle vicinanze di Timber!
Bene, vi lascio leggere! Se non avete chiaro qualcosa chiedetemi, mi raccomando!
Alla prossima!

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Capitolo 3
*** Come (non) rispettare gli ordini ***


Davanti a me, la costa che si avvicina sempre di più.
La nave vira leggermente, puntando verso la spiaggia e lasciandosi dietro una lunga scia bianca.
Il vento mi sbatte sul viso i capelli, ma almeno riesce a farmi ritrovare la concentrazione.
Ok, l'esame non sarà un granché, ma non posso permettermi il lusso di sottovalutarlo. Darò comunque tutto il contributo che posso, seppur sotto ordini che non condivido.
D'altra parte capisco anche la direzione del Garden. Come affidare a dei semplici cadetti le sorti di una guerra, anche quando nettamente favorevoli?
Questo non è il nostro caso: la guerra è perduta ancor prima del nostro intervento: noi siamo solo delle toppe che servono per tappare eventuali buchi. O meglio, delle voragini. Ma cosa mi aspettavo, mi chiedo adesso? Gloria e vittoria? Avrei dovuto capirlo prima...tuttavia, ora che ci siamo quasi, non faccio nemmeno tanta fatica ad accettare i fatti come stanno. Il problema è che non sopporto di essere messa da parte senza nemmeno avere la possibilità di dimostrare ciò che so fare. Che si chiami orgoglio, che si chiami velleità, che si chiami "vogliospaccaresempretuttoetutti", è il mio pane quotidiano ed è ciò che mi dà la forza di andare avanti.
Immersa in queste riflessioni, il rumore del portello che si apre mi sorprende. Mi volto, ma non è quello della mia nave. Allora sposto lo sguardo a sinistra ed ecco Squall avvicinarsi alla ringhiera, i capelli che gli frustano sul viso, mostrando la cicatrice che mio fratello gli ha lasciato.
Lui mi getta uno sguardo gelido, poi estrae una cartina.
Improvvisamente inizio a sentire i boati della battaglia. Alzo di scatto la testa per guardare di fronte a me: vedo il cielo tingersi di rosso quando una bomba esplode, sollevando sabbia, terra e spruzzi d'acqua. Gli spostamenti d'aria mi portano l'odore della polvere da sparo e della salsedine. E del sangue.
La guerra.
Lancio uno sguardo a Squall, che è rimasto impietrito come me a guardare. Gli faccio un cenno per augurargli buona fortuna. Lui ricambia con un movimento del capo.
Non so perché l'ho fatto, dato che è il nemico giurato di mio fratello. Tuttavia non mi ha fatto alcun torto direttamente, quindi posso anche comportarmi in modo decente con lui, qualche volta.
-Ci siamo- dico una volta tornata sottocoperta, prendendo l'arco e mettendomi la faretra a tracolla.
-Tu che usi l'arco dovresti trovarti già sul tetto - abbaia il SeeD, che sono sicura se la sia presa a morte per la mia risposta di prima - Così inizierai ad attaccare appena saranno a tiro, cioè quando te lo dirò io. Ragazzi - e qui si rivolge a tutti noi - qui inizia il vostro esame. Nervi saldi e obbedite agli ordini- dice. Molto rassicurante, davvero. Sento odore di consigli confezionati la cui data di scadenza deve essere passata da un bel po'.
Ritorno sul tetto, felice di poter essere sola con il mio arco. Squall deve essere tornato in nave. La spiaggia si avvicina sempre di più...è arrivata l’ora di fare sul serio.
Incocco una freccia, carezzandone il piumaggio fine. Inspira. Espira.
E' sempre la prima freccia quella che mi turba di più. Come si dice, la quiete prima della tempesta. Una pioggia di frecce nel mio caso.
Avvicino la corda alla guancia. Respiro contro il vento che mi fa lacrimare gli occhi. Tanto meglio, la freccia volerà bene.
-Non ancora, ragazza!- sbraita il SeeD, sbucando per metà dalla scaletta e facendomi prendere un colpo. Se non chiude subito quella boccaccia la prima freccia sarà tutta per lui! Mi limito a sbuffare per non farlo davvero.
-Attenta. Il mio giudizio influirà sul voto- mi ammonisce. Ma che cosa vuole decidere lui?
Però devo comunque stare attenta, maledizione:
-So benissimo da quale distanza è più efficace tirare- rispondo senza perdere la concentrazione.
-Un SeeD si riconosce anche dalla capacità di farsi indietro e obbedire agli ordini-. Ecco che ricomincia la tiritera. Però allento la tensione sulla corda, decidendo di fare questo benedetto passo indietro, che magari lo illuderà di aver guadagnato l'autorità che gli spetta di diritto.
-Prepararsi a tirare!- strilla improvvisamente, mentre inizio a distinguere le prime figure nere sulla spiaggia. Tendo la corda al massimo, sforzandomi di non far tremare il braccio per la tensione prolungata.
-Mirare!- urla il SeeD. Prendo con cura la mira su un soldato in cima a uno scoglio che, armato di balestra, sta creando scompiglio sotto di sé. Poi prenderò il suo posto lassù.
Vedo il luccichio delle spade. L'odore acre del fumo che si alza dopo le esplosioni mi riempie le narici. Il boato delle granate che scoppiano fa tremare la nave sotto di me, ma non mi impedisce di sentire il segnale:
-Tirare!-. La freccia parte e abbatte il soldato. Il portellone si apre sotto di me e, prima che la nave urti la spiaggia, salto agilmente sullo scoglio, butto in mare il corpo del galbadiano che ho atterrato, e faccio cenno di correre ai miei compagni.
-Atra, datti da fare!- mi urla Nida, facendosi strada nella mischia a suon di fendenti.
Inizio a scagliare frecce su frecce, mirando a ogni giubba blu che danza sulla spiaggia. Nonostante le truppe si siano sparpagliate in città e sulle montagne, la retroguardia è rimasta sulla spiaggia ed è tutta per noi. Divertimento assicurato quindi, anche se alle spese di altri. Beh, basta che non sia alle mie.
Una granata scoppia proprio in questo momento sotto lo scoglio, facendolo crollare. Non mi lascio sorprendere e prima di cadere faccio un balzo, ritrovandomi sulla spiaggia umida. Mi si para subito davanti un soldato con la spada in mano:
-Anche le donne sono in guerra adesso? Forse per difendere i diritti del "gentil sesso"?- mi schernisce. Forte, questi sanno anche parlare o, meglio, offendere. Sguaino il pugnale e, schivato il debole fendente del galbadiano, glielo pianto senza grandi cerimonie nel piede:
-Invece a quanto pare a Galbadia voi uomini siete il "sesso imbecille"- osservo, prima di finirlo. Così impari, emerito idiota.
Mi faccio largo con il pugnale, alla ricerca di un posto coperto da dove tirare.
-Atra! - urla Selphie facendo roteare i suoi Nunchaku -Perché hai abbandonato il tuo posto?- mi chiede.
-Stai ferma!- le urlo per tutta risposta, lanciandole il pugnale oltre la sua spalla irrigidita e colpendo in mezzo alla fronte un galbadiano. Lei lo estrae e me lo lancia in tempo per difendermi dall'assalto di un altro soldato.
-Il mio scoglio è crollato e sto cercando un' altra buona posizione- ansimo, guardandomi intorno. Non trovo niente, ma non vedo più nemmeno nemici a cui mirare.
Li abbiamo eliminati già tutti?! Che peccato, stavo iniziando a divertirmi.
Nida ci raggiunge:
-Noi dobbiamo rimanere qui a presidiare la zona- ci avvisa. Pulisco il pugnale sulla sabbia facendo roteare gli occhi:
-Almeno saliamo fino alla piazza, in modo da avere una visione complessiva- sospiro. Saliamo le scale e ci sediamo sulla pavimentazione della piazza.
E' tutto tranquillo, ma io resto comunque con le freccia incoccata e le orecchie ben tese.
Il mare sciaborda e i combattimenti sembrano essere relegati sulle montagne, zona a cui purtroppo non possiamo accedere.
-Certo che rimanere qui è proprio una palla!- sbotto contando l'ennesimo gabbiano che attraversa il cielo.
-Non possiamo farci niente, Atra- mi risponde Nida. Idealmente potremmo, ma l'esame andrebbe a farsi fottere.
Selphie sembra non fare molto caso a noi, tutta assorta a contemplare i dintorni.
-Sembra tutto tranquillo- osserva ancora, rilassandosi un poco.
-Beh, questa non è più zona di combattimenti. I soldati che c'erano li abbiamo fatti fuori tutti- commento.
Non so quanto tempo sia passato, se un'ora o dieci minuti, ma a un certo punto avvistiamo un altro cadetto che ci raggiunge trafelato:
-Chi è il caposquadra qui?- ansima. Nida si alza in piedi e si allontana per parlare con il nuovo arrivato. Quando ritorna si rivolge a Selphie:
-Selphie, ci sono nuovi ordini, comunicatici ora dalla squadra D. La ritirata è alle ore 19 qui alla spiaggia. Devi andare nella piazza centrale a comunicarlo al
caposquadra B, quindi...-.
-Seifer - concludo. E' l'occasione perfetta per vedere come se la passa mio fratello - posso andare con lei?- chiedo. Nida mi guarda torvo:
-Selphie è la portaordini, tu non potresti allontanarti così dalla postazione...- comincia, ma io lo interrompo seccamente:
-Nida, qui non c'è un bel niente da fare. Ci metteremo al massimo dieci minuti e nessuno saprà nulla. E poi, non lasceremo incustodita la spiaggia, ci sei tu a difenderla- rispondo. Eddai, mi sto rompendo l'anima a starmene qui!
Nida, dopo un attimo di esitazione, finalmente annuisce:
-Va bene, ma metteteci il minor tempo possibile- dice.
-Evvaaaaaai!- saltella Selphie, mentre a me sfugge un sorriso trionfante. Iniziamo a correre lungo la via principale, completamente deserta.
Ogni volta che vedo da lontano un soldato, gli tiro una freccia senza fermarmi.
-Cavolo, ce ne sono ancora. Ma che fanno gli altri?- constata nervosamente Selphie.
-Sono solo due o tre, saranno rimasti nascosti come topi fino ad adesso- ipotizzo semplicemente.
Quando arriviamo in piazza però...la troviamo vuota.
-Dov'è la squadra B?- chiede Selphie, guardandosi intorno smarrita. La fontana gorgoglia e l'unica presenza che riesco ad individuare è quella di un cane, che mi si avvicina subito per annusarmi gli stivali:
-Se ci pisci sopra giuro che ti apro in due il...- ringhio ma Selphie mi interrompe:
-Atra, la squadra B ha abbandonato la postazione. Che facciamo?-.
Dannazione a mio fratello che non sa stare al suo posto! Dove diamine si è ficcato per andare a spaccare qualche testa galbadiana?
Non possiamo tornare indietro senza aver comunicato il messaggio, altrimenti la squadra B non si presenterà all'adunata. Non credo che a Seifer dispiacerà, ma al suo esame sì.
-Mi serve un punto alto da cui osservare la zona- rifletto ad alta voce e guardandomi intorno nuovamente. C'è una macchina ferma in fondo a un vicolo: fa proprio al caso mio. Ci salto sopra:
-Atra, ti sembra il momento di fare parkour?- mi rimbrotta Selphie, ma io la zittisco subito e da lì mi arrampico sul tetto dell'Hotel di Dollet.
Da qui posso vedere un po' meglio. Ecco la squadra D che parla fitto fitto all'entrata della città e la squadra C che fugge da un soldato nemico (che branco di incapaci! Ecco perché poi ci sono ancora soldati in giro!).
Ma della squadra B nemmeno l'ombra. A meno che...
-Dannazione, Selphie!- urlo, saltando giù direttamente dal tetto.
-Wow Atra, che salto!- esclama lei tutta presa. Io scuoto la testa, sentendo la rabbia invadermi tutta:
-Lascia perdere e ascoltami. Quel deficiente di mio fratello deve aver trascinato Leonheart e il gallin...ehm, Dincht sulle montagne a combattere!- esclamo.
Una smorfia di orrore si dipinge teatralmente sul volto di Selphie:
-Ma è VIETATO!- fa con aria sorpresa. Io faccio una risata amara:
-E credi che questo basti a fermare Seifer?-. Certo che no, a quel testone serve solo la parola "vietato" per buttarsi a capofitto in qualche cazzata.
-Ma ne sei sicura?- chiede lei, inclinando la testa di lato.
-In città non ci sono. Facciamo un salto sulle montagne, troviamo un punto più alto e vediamo di localizzarli prima che...che diamine!- impreco contro il cane che sta per leccarmi le calze. Selphie mi lancia un'occhiata scandalizzata, ma deve capire che io sono furiosa. Che cosa ha in mente quello sborone di mio fratello? Sta mandando a monte il suo esame! Me l’aveva pure promesso, quel maledetto!
-Non credi che dovremmo dirlo a Nida? Dovevamo tornare cinque minuti fa- chiede lei.
-Non abbiamo un minuto da perdere, Selphie! Sono le 17.30 ora, se non ci muoviamo rischiamo di non raggiungerli in tempo!- esclamo, prima di iniziare a correre a perdifiato lungo il ponte che porta al sentiero che si inerpica sulle montagne.
Strada facendo ci imbattiamo in molti cadaveri di soldati di Dollet, cosa che fa inorridire Selphie:
-Senti, se non vuoi proseguire vado io- dico dopo l'ennesimo corpo che rinveniamo.
Le truppe di Galbadia stanno per caso avendo la meglio? Come se la staranno passando i nostri SeeD?
Lei intanto scuote forte la testa:
-Sono IO la portaordini. E, se voglio essere SeeD, devo saper sopportare anche questo tipo di scene. Andiamo avanti...ah!- esclama alla fine. Alzo gli occhi al cielo, pronta all'ennesima vista raccapricciante ma...diavolo, qualcosa si muove tra i cespugli! Poi da lì si leva una voce:
-Chi è là?-. Io faccio segno di tacere a Selphie e incocco una freccia.
-No, non tirare! Vedo che sei un cadetto- dice di nuovo la voce. Mi blocco con la corda poggiata sulla guancia e mi guardo intorno: ma chi sta parlando?
Un soldato si trascina fuori dai cespugli fino a mettersi davanti a noi:
-Ne vedo parecchi, ultimamente- osserva, squadrandoci. Metto via la freccia: nessun pericolo, è un soldato di Dollet. Ferito, ma vivo.
-Le serve una Pozione, signore?- chiede educatamente Selphie, frugandosi nelle tasche. Lui la ferma:
-No no, me ne hanno già date alcune i cadetti che sono passati prima. Avevano un po' fretta però...- riflette, come se sia la prima volta che ci pensa.
Intanto una lampadina si accende nella mia testa. Magari...
-Era un gruppo di tre persone, guidato da un ragazzo con un cappotto grigio?- chiedo speranzosa. Il soldato annuisce:
-Sì, stavano andando verso la torre di trasmiss...ehi ma voi li conoscete?- chiede. Ok, li abbiamo trovati. Faccio un cenno a Selphie:
-Non importa. Andiamo e grazie per l'aiuto- dico, superandolo. Selphie insiste:
-E' sicuro di non volere una Pozione?- chiede preoccupata.
-Selphie! - ruggisco - giuro che se non muovi il culo ti lascio qui!-. Lei si affretta a raggiungermi. Oh, vedo già la testa di mio fratello, pronta per essere rotta...ok, nervi saldi Atra. Mantieni la calma: c'è in gioco il tuo esame e già stai facendo una grossissima cavolata.
Mentre cerco di dominarmi, saliamo una gradinata che si inerpica ripida in cima alle montagne. Davanti a noi si staglia una costruzione molto elaborata:
-La torre di trasmissione di Dollet- dico ricordando la mappa che ho letto in nave. Selphie aggrotta la fronte:
-Ma è in disuso da 17 anni ormai! Cosa ci fanno i ragazzi qui?-.
Intanto risuonano delle voci sotto di noi:
-...vorrei che le guerre non finissero mai! Mi fanno sentire più vicino alla realizzazione del mio sogno!- sta dicendo una voce molto familiare.
-E' Seifer!- esclamo, cercando un modo per scendere. Intanto la conversazione continua:
-Voglio sentire anche io cosa vi state dicendo!- protesta qualcuno che non può essere altri che Dincht. Mio fratello ride:
-Lontano da me, gallinaccio!-. Sento Dincht ringhiare degli improperi improponibili e poi deve aver iniziato ad agitare i pugni perché Seifer scoppia a ridere ancora più forte:
-Cosa c'è, Zell? Un Lesmathor che vola?-.
Pezzo di idiota, quando scenderò gliele suonerò di brutto e allora vedremo se avrà ancora il coraggio di ridere. Ma...
-Atra, qui ci sono solo rocce! Come cavolo scendiamo?- mi sussurra Selphie, nervosa. Vediamo se spostandomi un po' più a destra... oh, finalmente riesco a vedere Squall e Dincht, mentre Seifer sta correndo giù per un sentiero che porta alla Torre.
-Ah, sta scappando! CAPOSQUADRA B! CAPOSQUADRA B!- strilla Selphie, cercando di saltellare sui massi. Provo a metterla in guardia sulla dubbia capacità delle sue gambe di stare in equilibrio su di essi, ma lo sperimenta presto da sola. Infatti si sbilancia e rotola giù dal pendio, che fortunatamente per un tratto maggiore è erboso, e atterra come una palla da bowling davanti ai due ragazzi esterrefatti.
-Porca p...Selphie!- grido, prima di saltare giù e atterrare accovacciata proprio ai piedi del gallin...maledizione, di Dincht insomma. Lui mi offre la mano per rialzarmi, ma lo fulmino con lo sguardo e scatto in piedi da sola. Intanto Selphie mi fa una linguaccia per farmi capire che non si è fatta niente, prima di scoppiare a ridere come una matta.
Poi si alza e nota Squall:
-Ah, ma tu sei quello che mi ha accompagnato stamattina! - beh, tra un duello con Seifer e la caverna di fuoco, Squall deve anche essersi comportato da cavaliere - Grazie a te mi perdo un po' meno di prima!- esclama sempre allegra. Poi ride ancora e si presenta.
Intanto Dincht non ha ancora ritirato la mano, come se avesse una paresi:
-Tu devi essere Atra, la sorella di Seifer. Io sono Zell- dice. Ah no, quest'idiota voleva solamente presentarsi. Alle sue parole, Squall si volta verso di me, con un'espressione sul viso tra il sorpreso e lo scocciato (beh, nemmeno io salto dalla gioia di vederti, caro mio).
Sulla mia espressione, invece, non si ha alcun dubbio:
-Io per te non sono nessuno- ribatto a Dincht, che si irrigidisce. Poi mi rivolgo a Squall:
-Dove cavolo è finito mio fratello?- sbotto.
-Sì, devo riferirgli degli ordini!- esclama Selphie. Squall ci indica Seifer che sta per entrare nella torre. Eccolo lì!
-Seifer, razza di imbecille! Fermo dove sei!- urlo, prima di saltare giù dal dirupo e atterrare davanti a mio fratello. Dietro di me risuona la risata cristallina di Selphie:
-Caposquadraaaaaaaaaaaaaaa! - strilla anche lei e poi, prima di imitarmi rischiando di rompersi l'osso del collo all'urlo di "BANZAIIIII", la sento esclamare:
-Troppo figa questa Atra, uaaaaaah!-.
La ignoro, concentrandomi sulla faccia confusa di Seifer:
-Che diavolo stai...va be', ne parliamo dopo- sibilo, interrompendomi a metà frase.
Non posso certo fargli una scenata qui, effettivamente. Ehm...l’ho capito un po’ tardi, ma ora è meglio che lo porti via per le orecchiette prima che combini qualche disastro. Mio fratello mi prende per un braccio per costringermi a guardarlo:
-Che cosa ti salta in mente, Atra? Abbandonare la tua postazione per venire a cercarmi?- dice freddamente. Mi libero della sua presa:
-Ne. Parliamo. Dopo.- scandisco gelidamente per non urlare ancora di più. Intanto Selphie ci ha raggiunto, ma Seifer si è già allontanato ed è entrato nella torre.
La porta si riapre subito dopo per far uscire alcuni soldati, terrorizzati alla vista di mio fratello che li minaccia con l'Hyperion in mano:
-Non fatemi perdere tempo anche voi, razza di idioti!- esclama, prima di tornare dentro. Io rimango impietrita prima di estrarre due frecce e colpire i due soldati alle spalle, come una sonnambula.
-Ma cosa mi prende? - sbotto poi - Ho colpito due nemici alle spalle, maledizione-.
Per me non c'è disonore più grande, inoltre stavano fuggendo.
Dincht e Squall intanto se la sono presa comoda e hanno percorso il sentiero che porta giù dalla rupe.
-Secondo me hai fatto la scelta giusta - interviene Dincht - avrebbero potuto spifferare tutto a...-
-Zitto un po' gall...ehm, tu- mi impappino. Lui china la testa: forse sono un po' troppo dura con lui, ma... INSOMMA LASCIAMI IN PACE, NO?!
Selphie si avvicina:
-Perché non siete saltati giù dalla rupe? Avreste fatto prima!- esclama saltellando per mimare la scena. Dincht la imita, ripresosi subito:
-Primaaaaa? Di solito non si salta giù da una rupe del genere come se rompersi il collo non fosse un rischio da calcolare. Vero, Squall?-. Squall incrocia le braccia sul petto e, con mia grande sorpresa, risponde:
-Non so i gallinacci, Zell, ma gli altri ci riescono sempre tutti. Forse voi avete il collo fraaaaaagile- dice per schernirlo. Oh, Leonheart ha anche una vena di umorismo da qualche parte, chi l’avrebbe mai detto? Dincht spalanca gli occhi:
-COOOOOSA?-. Cielo, ci siamo di nuovo. Ma lo ammetto, trattengo a stento una risatina.
-Ti sei arrabbiato? Ma allora sei davvero un...gallinaccio?- chiede innocentemente Selphie. Dincht inizia con voce lamentosa:
-Ma ti ci metti pure tu? IO NON SONO UN GALLO!-.
-Se non ti piace gallo...c'è sempre "pollo"- replica Selphie.
-Però "pollastro" non suona bene- ribatto d'istinto e senza pensarci. Dincht mi squadra, come se avesse perso un'alleata. Io gli restituisco uno sguardo serafico e lui si arrende:
-Dopo "gallo", pure del "pollo" mi sento dare! E va bene, chiamatemi come vi pare!- sbotta, troncando la conversazione. Squall fa marcia indietro:
-Dai, non te la prendere, si stava scherzando...- gli dice. Che faccia un po' quello che gli pare, basta che ci diamo una mossa.
-Va be’, adesso andiamo però- li sprono, avvicinandomi all'entrata.
-WOAH, QUANTO E' GRAAAAAANDE LA TORRE DI TRASMISSIONE!- esclama Selphie. Beh, effettivamente è un bel colosso.
-Dicono che sia il covo dei mostri, essendo in disuso da più di 17 anni...- commenta Dincht, che non riesce a fare l'offeso per più di mezzo minuto.
-Che dite, controlliamo i Junction?- dico io, dando un'occhiata al mio G.F. (Leviathan, sei lì o dormi?). Gli altri mi imitano, annuendo poi per indicare che è tutto ok.
Bene, siamo pronti per andare a scoprire cosa diavolo si nasconde nella Torre di Trasmissione (e a recuperare quell'idiota di mio fratello).


Bene, e anche il terzo capitolo è andato!
Eh, Atra si è arrabbiata mica da ridere questa volta e sembra del tutto intenzionata a scannare il suo povero (?!) fratellone, alla fine dell'esame! Beh, a stare dietro a quel testone di Seifer credo che chiunque avrebbe una crisi di nervi (anche se devo dire che io lo sopporterei lo stesso, hehehehehe!).
E adesso vediamo anche entrare in scena i nostri due ragazzi: Squall, che continua ad ignorare pacificamente Atra, e Zell, che invece vorrebbe fare amicizia ma...direi che lei non è dell'umore adatto (in realtà non lo è mai...)!
Spero che la storia continui a entusiasmarvi e che continuerete a seguirla!
Al prossimo capitolo!

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Capitolo 4
*** Scelte ***


L'interno della torre di trasmissione è completamente immerso nell'ombra.
Qui tutti i rumori risultano amplificati al massimo: l'eco dei nostri passi rimbalza su tutte le pareti metalliche, prima di dileguarsi attraverso le fessure che distanziano una lastra del pavimento dall'altra fino a raggiungere la scogliera e confondersi con il mare sotto di noi.
Il sole stenta ad attraversare i vetri incrostati di polvere e salsedine delle strane finestre a oblò, penetrando invece senza trovare ostacolo tra una lamiera e l'altra delle pareti. L'unica fonte di luce proviene dalle lampadine impolverate e vicine a esaurirsi che circondano un enorme montacarichi al centro dell'ambiente, cingendolo con una corona fioca e spettrale. Questa struttura sta evidentemente cedendo ed è in disuso da anni: cosa speriamo di trovarci?
Accanto all'ascensore, le cui giunture sono deformate dalla ruggine di tutti questi anni, c'è mio fratello: una mano appoggiata al metallo ossidato e l'altra che tiene distrattamente l'Hyperion, sta ascoltando qualcosa.
Il mio sguardo si ferma sulla sua stretta molle attorno all'elsa del Gunblade, offrendomi un'occasione perfetta per disarmarlo. Muovo qualche passo silenzioso in avanti, mentre nella mia mente mi chiedo come possa non averci sentito entrare.
Poi mi fermo di botto: ehi, sento anch'io una voce...e molto chiaramente! La mia mano si immobilizza a un soffio dall'elsa dell'Hyperion, prima che io la ritiri e trattenga il respiro per ascoltare anche se, a giudicare dal volume portentoso di questa voce, non credo sia una conversazione molto segreta:
-Maledizione, Wedge! Lasciami lavorare!- strilla in questo momento un'anima molto candida e pacifica. Accidenti, cosa starà succedendo lassù?
-Ma maggiore Biggs! - si lamenta un'altra voce, che presumo sia quella dello sfortunato Wedge - Le sto dicendo che c'è un intruso all'interno della torre!-.
Oh, dannazione. Non sarà una conversazione entusiasmante, ma di certo non è qualcosa che mi fa piacere sentire: ci hanno scoperti, che bello.
Seifer inclina il viso e impreca sonoramente, mentre la punta dell'Hyperion stride contro il metallo del pavimento quando lui compie un gesto di stizza. Gli lancio un'occhiata per non perdermi eventuali segni premonitori di qualche azione avventata alla "Seifer Almasy".
Nel frattempo è calato il silenzio anche lassù, poi si sente un clangore metallico, seguito dalle parole del maggiore:
-Vedi qualcuno qui, oltre a noi due?-. La sua voce è piuttosto alterata: che cosa starà facendo di tanto importante da non tollerare interruzioni?
Altro momento di silenzio, probabilmente mentre Wedge, da bravo cagnolino, si preoccupa di controllare scrupolosamente che non ci sia nessuno oltre a lui e Biggs.
Poi, evidentemente dopo un cenno di risposta da parte di Wedge, il maggiore sbraita:
-E allora perché devi rompere l'anima a me, razza di sfaticato! Alza le chiappe e raduna i soldati: trova l'intruso o ti dimezzo lo stipendio!-. Al termine del discorso Biggs si sta praticamente sgolando: mi sa che non è la prima volta che vengono a disturbarlo, qualunque cosa stia combinando.
Sentiamo gli scalpiccii affettati di Wedge avvicinarsi al montacarichi: uh, i soldati di Galbadia devono prendere davvero uno stipendio da fame se la prospettiva di un dimezzamento mette loro così tanta ansia. Beh, c'è comunque da dire che sono talmente rincitrulliti da non valere poi molti soldi.
Nel frattempo il montacarichi inizia a sollevarsi con una serie di schiocchi e cigolii che non mi piacciono per niente., Dannazione, Wedge starà sicuramente per scendere. Dobbiamo darci una mossa e tornare indietro.
Mi giro per farlo presente a mio fratello, ma...che diavolo, quell'imbecille sta già per saltare sull'ascensore! Maledizione, sapevo che non avrebbe mollato l'osso tanto facilmente. Beh nemmeno io, se è per questo.
Scatto in avanti e la mia mano è più veloce del suo piede, aggrappandosi al tessuto della sua manica e tirandolo per costringerlo a guardarmi:
-Non così in fretta, fratellone - lo avviso, mordendomi un labbro per sforzarmi di non tirargli subito un ceffone - Dove diavolo credi di andare?-.
Il collo di Seifer ha il solito scatto nervoso, mentre posa i suoi occhi su di me per gelarmi con uno degli sguardi assassini con cui ha più volte fatto scappare lo scocciatore di turno con la coda tra le gambe. Tuttavia lo sa bene che con me questi giochetti non funzionano e devo dire che oggi non mi frega nemmeno di oltrepassare il suo limite. Non credo che lui si sia mai fatto problemi nell’oltrepassare il mio.
-Atra, levami le mani di dosso e lasciami fare - mi ammonisce, mentre si sforza di non sollevare il dito per sottolineare un avvertimento che sento già nella sua voce, dura e troppo, troppo controllata - Se vuoi andartene insieme ai tuoi nuovi amici, liberissima di farlo- aggiunge, sollevando il mento e alzando le sopracciglia. Nei suoi occhi brilla qualcosa di più della semplice rabbia o della delusione...Seifer mi sta sfidando a rimanere, chiedendomi implicitamente se sarò in grado di affrontare questa situazione di pericolo vero...ma lasciandomi comunque il potere di scegliere cosa fare.
Se c’è una cosa che non posso rimproverare a mio fratello è proprio questa. Durante questi anni lui non mi ha mai costretta a seguirlo in tutto ciò che faceva, dal Comitato Disciplinare al marinare le lezioni fino a trasgredire allegramente le regole.
Io sarò anche cresciuta tale e quale a lui, ma mi sono sempre sentita libera, e per questo responsabile, di ogni mia azione.
Nemmeno nelle parole che ha appena pronunciato c'è un qualche dovere nascosto e, anche se non mi sono piaciute per niente, non gliele rimprovero perché so da dove e come vengono: mio fratello è arrabbiato; Seifer si lascia facilmente trascinare dalla rabbia come me, ma noi due reagiamo in modi del tutto diversi: lui parla troppo, io picchio forte.
Lui ora è arrabbiato perché per tutta la vita mi ha permesso di scegliere sempre di testa mia se sbagliare, correggermi, imparare dagli errori o fare la cosa giusta; io ora non gli sto lasciando lo stesso diritto.
E, maledizione a lui, me lo sta facendo capire nell'unico modo possibile: non lasciandomi scelta. No, non è una contraddizione: è qualcosa che solo chi ti conosce meglio di se stesso ha il potere di fare.
Seifer, sfidandomi, non mi lascia altra scelta che accogliere la sfida, perché sa meglio di me che io non riesco a rifiutare. Maledizione a lui, mi ha incastrata ancora una volta.
So già che me ne pentirò quando rischieremo di arrivare in ritardo all'adunata, ma farò in modo di arrivare in tempo, che Seifer lo voglia o no.
Quindi sì fratellone, sfidami pure. Non sarà questo il giorno in cui mi tirerò indietro. Non arriverà mai, lo sappiamo entrambi.
Sbuffo sonoramente, lasciandogli la manica:
-Certo che a volte sei proprio imbecille!- lo apostrofo, prima di salire sul montacarichi. A giudicare dalla velocità con cui si solleva, credo che saremo fortunati se arriveremo in cima entro domani mattina. Osservo l’uscita che si trova in alto e poi abbasso di scatto il viso: perché diavolo mio fratello se ne sta ancora lì impalato e guardarmi con espressione...sorpresa?
Hyne, domani cadranno Chocobo blu dal cielo: io non ho mai visto un Seifer che si stupisce di qualcosa. Eh sì, non ha proprio l’innocenza di un bambino, ma questo credo si sia capito.
Piuttosto: credeva davvero che avrei rifiutato la sfida? Ah, che pezzo d'idiota: ho passato la vita a ribellarmi al “Codice di Condotta Disciplinare per Studenti e Personale del Garden” (dannazione, che nome lungo) e devo dire che mi mancava poter applicare il “Codice di Condotta made by Atra” (abbreviato in CCmbA, per la cronaca) in sostituzione alle solite, noiose regole. Tanto più che il mio Codice ne ha una sola ed è: “Fa’ un po' come ti pare”. Perfetta, no?
Nel frattempo mio fratello inizia a far saettare lo sguardo da me sul montacarichi al punto che occupavo poco fa accanto a lui.
Gli tendo la mano, sorridendo beffarda:
-Cosa c’è, Seifer? Un Lesmathor che vola?- lo schernisco, disegnando in aria una linea immaginaria per imitare il percorso seguito dai suoi occhi.
Dincht dietro di lui solleva le sopracciglia e accenna una risata, beccandosi all’istante un coppino vigoroso da parte di Squall, che osserva la scena con le sopracciglia aggrottate: il chiaro atteggiamento dello studente modello che si indigna quando si trasgrediscono le regole.
Poverino, si sarà divertito molto poco nella sua miserabile vita.
Comunque, Seifer ignora entrambi e muove qualche passo per raggiungermi sul montacarichi, che trema sotto il nuovo peso acquisito:
-Certo che a volte sei proprio imbecille- mi prende in giro in un sussurro. Non mi serve guardarlo in faccia per capire che sta sorridendo. Io faccio spallucce:
-Avrò preso da qualcuno...- sospiro, ridacchiando quando mio fratello mi sferra una gomitata nelle costole che non va nemmeno a segno come dovrebbe.
-Hai anche una mira del cavolo, fattelo dire- lo schernisco, allontanandomi comunque da lui prima che decida di aggiustarla.
-Cosa facciamo, Squall?- domanda in questo momento Selphie, osservandoci con desiderio mentre compiamo la nostra perigliosa ascesa (notare che il montacarichi si è sollevato solo di poco più di un metro).
Qualcosa mi dice che sta fremendo dalla voglia di salirci (anche se non vedo il motivo di tanto entusiasmo).
Squall allarga le braccia:
-Beh, già che ci siamo...diamo un’occhiata- sospira, prima di raggiungerci.
Accidenti, mi sono sbagliata ancora una volta sul suo conto! Leonheart ha anche una controparte ribelle...non me l’aspettavo proprio!
Intanto una voce da lassù (no, non è Hyne) sbraita:
-Maledizione, non vi avevo detto di oliare il montacarichi?!-. Wedge balbetta una scusa, mentre i suoi passi agitati rimbombano ancora sopra di noi.
-Niente scuse! - Biggs questa volta è deciso, sento che farà una strage... - Vi dimezzo la paga a tutti, razza di scaldauniforme a sbafo!-.
Oh diamine, mi sarei aspettata qualcosa di più. Con degli idioti come questi non durerei un secondo. O meglio, non durerebbero loro un secondo.
-No! - grida con grande pathos Wedge - Quest'estate volevo andare in villeggiatura!-. Ah, pure le vacanze vuole, questo?! Ma a calci in culo lo manderei in villeggiatura! Almeno risparmierebbe sul treno, questo sfaticato.
-Li ha definiti scaldauniforme- ridacchia Seifer, che si sta sicuramente immaginando la faccia di Wedge. Lo squadro con occhio critico:
-È stata la paura di essere definito allo stesso modo a farti diventare allergico all’uniforme da cadetto, quindi?- lo stuzzico. Seifer alza gli occhi al cielo e borbotta una serie di imprecazioni.
Beh, cosa può farci se oggi sono in vena di frecciatine?
Intanto Selphie non riesce a stare ferma un secondo:
-Woooo, ma questo ascensore è troppo fico!- esclama, agitando le mani e ridendo come una bambina. Dincht la ammonisce:
-Non fare casino che poi cadi e ti dobbiamo raccogliere col cucchiaino!-.
Di nuovo la sua risata argentina: -Non cado, non cado!-.
In realtà io e Squall dobbiamo scattare in avanti ad afferrarla per le braccia, dato che ha saltellato con troppo entusiasmo e si è portata troppo vicino al bordo. Uff, devo fare anche da babysitter?! Non so, ci vuole anche una badante per quell’impedito di Dincht? No a Dincht non la faccio neanche per sogno, che crepi piuttosto.
Finalmente questo strazio ha una fine e arriviamo in cima, dove un tizio vestito in rosso, che deve essere il capo della masnada di galbadiani, sta trafficando con fili colorati e bulloni vari. Un tintinnio, poi una sonora e irripetibile imprecazione, ci avvisano che il maggiore Biggs dovrebbe trovarsi un altro lavoro.
-Maledizione...Wedge! - esclama, prima di imprecare di nuovo dopo aver preso la scossa - Mi è caduta giù un’altra chiave inglese. Vai a prendermene un’altra!- strilla, tastando il terreno attorno a lui per cercare un altro strumento e borbottando fra sé e sé i successivi passaggi del suo lavoro.
Wedge, che sta scaldando la sua solita uniforme blu, invece che aiutare il suo abilissimo capo, si irrigidisce e impallidisce quando il montacarichi conclude con un cigolio teatrale la sua salita. La faccia di Wedge, parzialmente nascosta dall’elmetto militare, rivela comunque un Quoziente Intellettivo pari alle volte in cui ho incontrato un soldato galbadiano dall’aria intelligente, cioè zero. Ora che è così atterrito, la sua espressione è ancora più stupida di quella che dovrebbe avere normalmente.
-Ci...ci...- comincia a balbettare, arretrando lentamente. Niente, il suo cervello emana già una sfolgorante scritta al neon “no signal”. In altre parole, l'abbiamo perso. Che grave perdita, sono sinceramente addolorata. Dove lo troviamo un altro cervello così? Oppure, più semplicemente: dove lo troviamo un cervello, qui?
Dal maggiore Biggs proviene un sonoro sbuffo:
-Chi...ave inglese, Wedge! Che cos’hai oggi? Sembri più cretino del solito- lo rimprovera, scuotendo la testa. Ah, ma perché questo si crede migliore?!
A queste parole il soldato recupera un po’ di orgoglio e sfodera la spada, pronto a combattere “per l'integrità mentale" del corpo militare di Galbadia.
-Ci...sono dei nemici, signore!- annuncia, sollevando la sua arma con aria minacciosa e riuscendo a completare con successo la frase.
Biggs finalmente decide di degnarci della sua attenzione e si volta, impallidendo vistosamente dopo aver fatto due conti, prima di strillare:
-Come diavolo sono arrivati fin qui, Wedge!-. Il soldato deglutisce forte:
-Gliel’avevo detto che era entrato qualcuno!- si lamenta, stringendo l’elsa della spada e sforzandosi di non tremare davanti al suo capo.
-Non importa, falli fuori. Sono solo dei ragazzini, dopotutto - taglia corto il maggiore, prima di tornare a dedicarsi al suo lavoro - E quando hai finito portami quella benedetta chiave inglese- aggiunge con indifferenza.
Cosa?! Ci liquida così?! Nemmeno un “poveri noi!”?! Così non c'è neanche un po' di soddisfazione, dai!
-Fa sul serio, questo?!- esclama Dincht, stringendo i pugni.
-Tutti uguali questi adulti- commenta Seifer, scuotendo la testa sconsolato.
-Ma che gran bastardo! - sbotto io offesa, incrociando le braccia - Quanto mi piacerebbe...-. Mio fratello solleva improvvisamente le sopracciglia e si volta a guardarmi, nello stesso momento in cui io mi blocco con le labbra socchiuse perché il pensiero, probabilmente lo stesso di Seifer, è stato più veloce della parola. Con la coda nell'occhio vedo dipingersi sul suo viso il solito sorriso che sfodera quando sta per combinarne una delle sue.
A questo punto a me e Seifer basta un solo sguardo per capirci al volo: è ora di fare un po' di casino!
Seifer sguaina il Gunblade con uno stridio che costringe Biggs a voltarsi e fa un segnale. Cogliendolo, io incocco una freccia e lo prendo di mira, facendogli l’occhiolino quando spalanca occhi e bocca.
-Occhio che ci entrano i Lesmathor- lo ammonisce Dincht, sollevando i pugni guantati, pronto a gettarsi nella mischia.
-O i gallinacci- lo corregge Seifer, ridacchiando. Dincht sbuffa sonoramente:
-Con te me la vedo dopo!-. Oh, finalmente ha capito la lezione! Seifer sembra un po' deluso, ma ora come ora non può farci niente.
-Capo, sono armati! Che facciamo?- strilla con voce roca Wedge, facendo saettare lo sguardo su ognuno di noi. Biggs solleva le mitragliatrici integrate alle due corazze che porta sulle braccia e inizia ad armeggiare con caricatori e grilletti vari con mano esperta (per una volta!):
-Razza di imbecille, aiutami a farli fuori o ti sospendo la paga!- lo minaccia di nuovo, prima di puntare una mitragliatrice su Selphie, che è la più vicina. Seifer fa un altro segnale, anche se sa che questa volta non ne ho bisogno.
La mia freccia parte ma lo ferisce solo al braccio dato che, non so come, si è mosso proprio mentre la scagliavo, probabilmente per prendere meglio la mira. Resta il fatto che abbia anche una fortuna sfacciata in queste cose!
Dincht gli assesta un gancio al volto, ma non riesce a evitare che la spada di Wedge, proteso in avanti goffamente nel tentativo di difendere il suo capo (e la sua paga), gli graffi la gamba. Saranno anche degli incapaci completi, ma hanno entrambi fortuna, maledizione!
-Che maleeeeeee!- ulula Dincht, coprendosi la ferita con una mano. Io gli sfreccio accanto con il pugnale stretto in una mano e mi volto per lanciargli un'Energia che gli richiuda il graffio:
-Dincht taci, manco ti avesse amputato la gamba!- lo zittisco poi, prima di piantare il pugnale nella mano di Wedge, che urla e molla la spada.
Intanto Biggs, approfittando di una distrazione di Seifer, che sono sicura si sia concentrato troppo sul mio combattimento, gli molla un calcio nello stomaco e lo spinge via. Squall gli si avventa contro con il Gunblade sguainato, mentre Selphie si occupa di far riprendere mio fratello, che si allontana da lei e, schiumante di rabbia, si getta nel combattimento.
-Maggiore Biggs, siamo nei guai!- esclama Wedge, vedendomi avvicinarmi con il pugnale pronto a colpire.
-Wedge, gufaccio della malora, non portare sfortuna e abbi fiducia, per una volta!- lo rimbecca Biggs, lanciandogli un'Energia. Improvvisamente il montacarichi, che è sceso senza che neanche ce ne accorgessimo, risale portando con sé una decina di soldati, armati e pronti a combattere. Maledizione, adesso siamo noi nei guai. Questi due erano solo un diversivo!
Mi volto verso Biggs, schiumante di rabbia, e lui solleva un braccio ricambiando l’occhiolino che gli avevo fatto poco prima e ammiccando verso la sua mitragliatrice. Seguo il suo sguardo e...dannazione, accanto al grilletto c’è un bottone! Deve aver premuto quello per chiedere rinforzi e io ho creduto che stesse per sparare! Mi ha giocata e la cosa non mi piace per niente. E, quando una cosa non mi va a genio, si sa bene come va a finire.
-Lurido bastardo!- urlo infuriata, scoccando l’ennesima freccia che si pianta dritta nel cuore del maggiore. Una smorfia dura mi irrigidisce il viso:
-Beccati questo- sibilo, prima di voltarmi verso Wedge con un'altra freccia già in mano e una furia cieca a mirare per me. Non sopporto di essere presa in giro. Non lo tollero. La freccia vola e dimostra nuovamente che a parole non sono brava a farmi giustizia. Soprattutto quando sono incazzata.
-Atra, attenta!- urla in questo momento Seifer, scattando verso di me. Sollevo lo sguardo, in tempo per accucciarmi ed evitare di essere decapitata dal fendente di un galbadiano. Già che ci sono, pianto il pugnale nel piede del soldato, che poi viene mandato a terra da un pugno di Dincht e finito da Seifer. Mi rialzo, stringendo convulsamente l'elsa del pugnale:
-Stai bene?- mi chiede mio fratello, preoccupato. Annuisco:
-Grazie- dico solo, prima di tirare una freccia nella gamba a un nemico che si stava avvicinando troppo a Seifer. Lui si volta e si precipita a eliminarlo, poi mi si riaffianca:
-Vorrei che me ne lasciassi un po’, sorellina- mugugna risentito. Sorrido e il brivido della sfida mi percorre ogni singolo muscolo e nervo del corpo, che inizia a essere pervaso dalla dolce e inebriante sensazione dell'adrenalina che entra in circolazione:
-Facciamo a chi ne fa fuori di più?- ridacchio, incoccando un’altra freccia e battendo gli occhi quando il sole morente si riflette sulla sua punta. Seifer ride e solleva l’Hyperion:
-Tanto sai che vinco io, Atra- risponde, prima di gettarsi nella mischia e iniziare subito a contare abbattendo un nemico dopo l'altro. Dannazione a lui, è una macchina da guerra. Comunque, questa volta non mi batterà.
I soldati arrivano a fiotti: il montacarichi sembra essere stato oliato a tempo record e si alza e si abbassa velocemente, portando con sé sempre più soldati ammassati sopra la piattaforma.
Mi arrampico su una trave che sostiene l’antenna e la parabola della torre, trovo un punto alto e abbastanza sicuro da cui tirare e...si aprano le danze!
Da qui vedo Dincht avventarsi con i suoi guanti borchiati contro un nemico e spaccargli l'elmetto a suon di pugni, per poi deformargli il volto rompendo tutto ciò che si può rompere.
Dall'altra parte della piattaforma gli occhi color smeraldo di Selphie brillano di rosso, di blu e di giallo, mentre scatena addosso a due soldati tutti gli elementi di cui dispone e contemporaneamente si difende dall'assalto di un soldato facendolo inciampare nei suoi Nunchaku.
Se giro un po' la testa, vedo Squall roteare il suo Gunblade e abbattere tre soldati insieme. Il suo viso è freddo e distaccato, non sembra provare alcun entusiasmo a combattere.
Seifer è a pochi passi da lui, ma idealmente è lontano un miglio. L’Hyperion sembra un prolungamento del suo braccio e la lama brilla del sangue di ogni soldato abbattuto, così come i suoi occhi sono attraversati da una luce di entusiasmo e follia che mi è nuova.
Non l'ho mai visto uccidere degli uomini prima di oggi e la facilità con cui riesce a farlo mi lascia senza fiato. Beh, anch’io sto uccidendo molti soldati (sono a venti, ora!), ma sin da quando ero piccola ho avuto molte difficoltà ad affrontare il rimorso di aver messo fine a una vita, anche a quella del mostro più inutile. Ora sono cresciuta e ho imparato molto bene a fare i conti con la mia coscienza, anche grazie all'aiuto di Seifer, che in questo non ha mai avuto problemi. Tuttavia uccidere un nemico con un pugnale e abbatterlo con una freccia a sangue freddo sono due cose molto diverse, anche se si tratta sempre di uccidere. Se per il primo Seifer poteva capirmi, il secondo ho dovuto affrontarlo da sola, cercando in me stessa i nervi saldi e il sangue freddo per accettare di mettere me stessa in ogni mia freccia ed essere giudice silenzioso e nascosto di ogni vita, ridotta a un semplice bersaglio.
Ora ho imparato tutti i trucchi per mettere a tacere la voce della mia coscienza; ingannandola o ignorandola, ho fatto pace con me stessa e con l'idea di uccidere per legittima difesa.
Tuttavia, non riesco a non pensare alla mia storia di bambina innocente, ogni volta che pongo fine a una vita. Non che fossi totalmente "innocente", ma da questo punto di vista lo ero e questa è sempre stata una differenza che mi ha separata da mio fratello.
E ora, mentre lo guardo sorridere orgoglioso prendendosi un'altra vita, mentre guardo la mia freccia volare e centrare il suo bersaglio senza chiedere perdono, questi ricordi mi passano davanti agli occhi, rischiando di distrarmi.
Come per sottolineare che questo è l'ultimo momento in cui dovrei deconcentrarmi, arriva un altro carico di soldati... ma quanti sono?!
Improvvisamente mi accorgo che qualcosa non va: Seifer e Squall hanno cambiato atteggiamento... i loro movimenti si sono fatti più scattanti e concitati. Squall ha iniziato a menare fendenti a velocità maggiore, concentrandosi sul nemico e guardandolo negli occhi mentre lo uccide. Invece Seifer colpisce i soldati con una foga tale da atterrarli e sballottarli come dei burattini, quasi preso da...rabbia.
C'è qualcosa che non va, ho visto giusto.
Salto giù dalla mia postazione, sguainando il pugnale. Mi faccio largo tra i galbadiani, cercando di raggiungere mio fratello.
Arrivata a tiro di voce, sento Seifer sbraitare:
-Tu sei pazzo, Squall! Io da qui non me ne vado! Qualunque diavoleria vogliano fare qua sopra, non la faranno!-. E finalmente, abbattuto il soldato che mi si è parato davanti, riesco a vedere Seifer mentre sferra un fendente così forte a una gamba dell'ennesimo soldato da amputargliela. Lo osservo con orrore mentre decapita il nemico con un sorriso orgoglioso sul volto. Poi il suo sguardo incontra il mio e automaticamente lui ritorna nei panni del mio fratellone.
Intanto Squall si è liberato dei suoi due avversari:
-Ti ho detto che dobbiamo ritirarci: sono in troppi!- ringhia ansimando, mentre il sudore gli bagna le punte dei capelli.
-Ritirarci?!- sbotto, liberandomi in fretta dell'attacco alle spalle di un soldato. Squall alza gli occhi al cielo e para un fendente, stringendo i denti per lo sforzo. La sua espressione dice chiaramente: "Ecco arrivare l'altra".
-Io non mi ritiro- decide Seifer, iniziando a combattere con ancora più impegno. Mi volto, allarmata da un movimento che ho visto con la coda nell'occhio, ma è solo Dincht, che si è avvicinato per capire cosa stia succedendo. Dietro di lui, Selphie scatena un Fire e il suo viso si illumina per le fiamme, rivelando alcune gocce di sudore che le scorrono fino alla linea della mascella.
-Cosa succede?- ansima Dincht, il sangue che cola dalle borchie appuntite dei suoi guanti. La lama del Gunblade di Squall taglia l'aria con un sibilo, portandomi l'odore rugginoso del sangue di cui è coperta:
-Voglio ritirarmi. Non possiamo perdere l'adunata alla spiaggia e qui i soldati sono troppi!- risponde finalmente, traendo un respiro profondo prima di compiere l'ennesima offensiva. Selphie si volta di scatto, richiamata dalle parole di Squall:
-Sono d'accordo, mi chiedevo solo quando vi sareste decisi- conviene, prima di tendere al massimo i Nunchaku con un suono metallico di catene e parare un pugno da un soldato disarmato. Dincht fa un verso dubbioso:
-Dov'è il problema, Squall?- domanda, tirando un pugno in pancia a un soldato che stava per tagliarlo in due.
Ehilà, Dincht che capisce che qualcosa non va è davvero sorprendente.
Per tutta risposta, Squall sbuffa:
-Seifer non vuole tornare- spiega lanciando veloci occhiate al montacarichi, che sta tornando ora con altri soldati. Dincht fa un verso esasperato per esprimere tutto il suo disprezzo. Il suo sguardo incontra il mio ed io lo distolgo velocemente avventandomi sul mio trentesimo soldato, mentre mi prendo del tempo per rispondere alla sua tacita domanda.
E io? Cosa voglio fare? Rimango a evitare che mio fratello si faccia ammazzare e mando a farsi fottere l'esame o me la dò a gambe per diventare un SeeD senza macchia e senza paura?
C'è anche da chiederlo? Prima avevo deciso che sarei arrivata all'adunata in orario a qualunque costo. Ma non sono disposta ad abbandonare qui mio fratello, anche se è un testone che non fuggirebbe da una battaglia nemmeno se rischiasse di morire.
E' sempre mio fratello, maledizione. Al diavolo la SeeD.
Alzo lo sguardo per comunicare la mia decisione:
-Rimango anch’io-.


Rieccomi con il quarto capitolo!
Oh-oh, qui la situazione si fa bollente: i due Almasy contro millemila soldati di Galbadia e contro il tempo che li incalza...che dite, riusciranno a tornare in tempo alla spiaggia?
E poi la nostra Atra si è trovata davanti a una bella scelta: rischiare l'esame o dare una mano al fratello? Non credo che la sua decisione fosse così scontata, alla fine...però ha scelto Seifer e adesso vedremo come se la caverà!
Ah, ho una bella novità per voi! In questo capitolo Atra ha parlato dei suoi problemi nell'uccidere mostri sin dalla sua infanzia e dell'aiuto che Seifer ha provato a darle per confortarla un po'.
Ho realizzato una piccola raccolta, intitolata "Fragments of Almasy's Memories", in cui saranno presenti questi piccoli ricordi della sua infanzia passata con Seifer o, più in generale, del periodo precedente a questa storia. Se vi interesserà e piacerà, la raccolta sarà aggiornata parallelamente a "Il legame del sangue", ogni qualvolta saranno accennati degli episodi significativi dell'infanzia di Seifer e Atra.
Continuate a seguirmi e, mi raccomando, esprimete il vostro parere perché mi aiutate moltissimo!
In questo ringrazio davvero tanto Devilangel476: mi hai dato un consiglio davvero prezioso e io spero di non aver deluso le tue aspettative, per quanto si possa fare in un solo capitolo!
Ok, adesso me ne vado perché questo capitolo sta diventando anche fin troppo lungo (perdonatemi!). Alla prossima!

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Capitolo 5
*** La sfida ***


-Rimango anch’io- decido, piantando il pugnale fra due costole del mio nemico e strappandolo con foga, prima di dargli un calcio per atterrarlo e finirlo. Seifer mi sente e solleva la testa, mandando comunque all'altro mondo il soldato avversario con un fendente alla cieca:
-Atra, tu non perderai l'adunata per me- ringhia, senza accorgersi del profondo taglio che ha sulla spalla. Io mi avvicino a lui, togliendo di mezzo qualunque soldato mi ostacoli, e gli poso una mano sulla ferita. Lui trasalisce e spalanca gli occhi quando sollevo le dita macchiate del suo sangue.
-Non permetterò che tu ti faccia ammazzare qui. Io resto con te- gli dico fulminandolo con lo sguardo, prima di guarirgli la ferita con una magia curativa. Seifer distoglie lo sguardo dalla sua spalla per incontrare il mio e mi sfiora una guancia con la nocca del dito indice, annuendo piano in un ringraziamento silenzioso. Sorrido leggermente per incoraggiarlo, prima di voltarmi verso gli altri:
-Muovetevi, vi copro io. Seifer, - e qui mi rivolgo a mio fratello, che rinsalda la presa sull'Hyperion - aprigli la strada- ordino. Lui annuisce e si fa largo verso il montacarichi, mentre io gli do le spalle e respingo più soldati che posso mulinando il pugnale, che è piccolo ma letale in questo tipo di combattimenti di massa.
In questo momento l'ascensore risale con altri soldati e sento Squall emettere un grido di frustrazione, prima di urlare:
-"Polvere di diamante"!-.
Maledizione, doveva evocare proprio Shiva, il G.F. del ghiaccio? Accidenti, fa un freddo cane...
Le lamiere di metallo iniziano a ghiacciarsi, rendendo il pavimento scivoloso. Oh fantastico, ci manca solo che cada e mi faccia ammazzare come un'emerita idiota.
La lama del mio pugnale si copre di minuscoli cristalli, mentre la creatura del ghiaccio si dà da fare per liberare il montacarichi dai nemici, imprigionandoli in un gigantesco blocco di ghiaccio.
Bene, ora sono pronti per la prossima Era Glaciale.
Fortunatamente Shiva è rapida e quando se ne va la temperatura torna normale, con grande gioia della mia mano che stringe il pugnale. Lo passo nell'altra, mentre muovo le dita intorpidite per far affluire il sangue. Il rumore del montacarichi che scende mi avvisa che siamo rimasti solo in due.
Seifer mi raggiunge mulinando l'Hyperion, un sorriso complice sul volto:
-Allora sorellina, cominciamo a contare da qui - mi sfida, stringendo gli occhi quando una goccia di sangue scivola via dalla lama della sua arma - Tu con l'arco e io con il Gunblade. Ti sfido: vediamo chi ne abbatte di più-.
Allungo una mano a contare le frecce nella faretra e mi scosto una ciocca di capelli con il dorso della mano, annuendo decisa e provando la ormai familiare sensazione di déjà-vu e un tuffo al cuore come ogni volta che mi dice "ti sfido":
-Ci sto- dico solo con un sorriso complice, facendo vagare lo sguardo sui soldati davanti a noi, che non si stanno nemmeno rendendo conto del fatto che stiamo scommettendo sulle loro vite.
-A quanto stiamo con le sfide dell'ultimo mese?- si informa Seifer, allungandomi una Pozione. Io la respingo gentilmente, sfiorando solo con le dita la bottiglietta, perché sto bene:
-L'ultima l'hai vinta tu per poco - ringhio, mentre lui scoppia a ridere additando la mia faccia scocciata - E adesso sei in vantaggio con 7 contro le 6 che ho vinto io, contando anche quella di prima al piano di sotto-.
Sorrido quando Seifer ridacchia annuendo, soddisfatto che io la conti come una sfida accettata e vinta. Ormai non si stupisce più del fatto che io riesca a leggerlo quasi meglio di me stessa. Anche a lui fa sempre lo stesso con me.
-Quindi con questa andiamo in pari- concludo, allargando il sorriso serafica. L'espressione di Seifer si indurisce subito, mentre stringe fino a farla crepare la bottiglietta in vetro sottile della Pozione che ha appena bevuto.
Uh, sto tremando dalla paura.
-Non credere che ti farò vincere, Atra- dice con voce seria, mentre un frammento di vetro si frantuma contro il suo stivale. Alzo lo sguardo per sfidarlo, prima di stringere una freccia fra due dita e puntargliela contro:
-No, io credo solo che ti farò perdere- sibilo, facendogli l'occhiolino. Seifer scaglia con rabbia la Pozione contro il primo soldato della fila che ci sta davanti e questo è il segnale d'inizio.
Arretro velocemente per raggiungere la trave da cui stavo tirando prima, iniziando subito a prendere di mira i soldati e ad abbatterli uno a uno.
Seifer scatta in avanti e la lama dell’Hyperion fischia in aria prima di penetrare con uno schiocco secco nella spalla del soldato che ha di fronte, frantumandogli la clavicola. Nessun urlo di terrore o di dolore: non ha nemmeno il tempo di rendersi conto della ferita, perché la sua testa sta già volando in tutt’altra direzione. Mio fratello lancia un grido selvaggio e afferra il braccio di un altro nemico con tanta forza da disarmarlo, per poi dargli un calcio nel ventre e sparargli dritto nel cuore, prima di girarsi di scatto; il soldato che voleva sorprenderlo alle spalle non trova più la schiena scoperta di Seifer ma la lama del Gunblade, che gli sorride irrisoria prima della collisione con il metallo della semplice spada del militare. In questo confronto diretto non c’è storia: il soldato perde la presa sulla sua elsa e la sua spada schizza via, atterrando con un tintinnio ai piedi della mia trave.
Da dove mi trovo posso vedere chiaramente Seifer dare il colpo di grazia al suo avversario. Posso vedere le sue labbra tendersi in un ghigno di trionfo, mentre sussurra delle parole certamente poco carine a chi non può più sentirlo. Posso vedere ciò che lui non può vedere: alle sue spalle un caporale in uniforme rossa sta prendendo la mira su di lui con una delle mitragliatrici di cui è equipaggiato. Incocco fulminea una freccia e la scaglio: il caporale cade in ginocchio e il braccio teso verso il bersaglio si piega lentamente e in modo inanimato.
Non mi fermo e abbatto anche i soldati attorno a lui, che si stanno accorgendo del pericolo proveniente dall’alto.
Intanto Seifer è attaccato da quattro soldati su ogni lato. Lo vedo di profilo mentre stringe i denti e rotea l’Hyperion, invitando i nemici a farsi avanti con un gesto della mano. Il soldato di fronte a lui fa un segnale e quello dietro solleva la spada in risposta, pronto ad attaccare alle sue spalle. Ma Seifer si volta, spazzando il terreno con la lama del Gunblade. Il soldato alla sua destra e dietro di lui cadono, diventando i bersagli perfetti per due mie frecce, che vanno a segno a pochi secondi l’una dall’altra.
Seifer si volta verso i due nemici rimasti: quello a sinistra ripiega alle sue spalle e io lo prendo subito di mira. Quello di fronte fa una finta con la spada, a cui mio fratello non abbocca. L’avversario dietro di lui prova allora un fendente in diagonale, che mio fratello, richiamato da un mio grido, evita facilmente scartando a sinistra, per poi sparare alla coscia del suo avversario, che crolla a terra urlando terribilmente. A porre fine alle sue sofferenze è, ancora una volta, il giudizio implacabile di un’altra mia freccia.
L’ultimo viene subito raggiunto dall’ennesimo gruppo di soldati e Seifer appoggia l’Hyperion a terra per sorreggersi comodamente:
-Sorellina, sembrano gli ultimi cinque - grida, senza nemmeno prendersi la briga di guardarmi - a quanti stai?-. Appoggio un’altra freccia alla corda e faccio scrocchiare il collo, prima di rispondergli:
-Sono a venticinque, come te-. Sì, ho contato anche i suoi! Non mi fido di lui: quando si tratta di queste sfide Seifer è il peggior baro che esista (anche se raramente si trova costretto a barare...con me ha qualche difficoltà in più, ovviamente).
Seifer ride e annuisce, prima di indicarmi con la mano guantata:
-Niente male, Atra! Adesso facciamo sul serio, eh- esclama, prima di sollevare di nuovo l’Hyperion e metterselo sulla spalla. Tendo al massimo l’arco e sorrido contro la corda:
-Allora preparati, fratellone-.
Seifer si lancia contro il primo soldato con una risata entusiasta, mentre la mia freccia ne raggiunge un altro proprio al centro del torace. La sua voce si mescola alla mia nel momento in cui entrambi esclamiamo “uno”. Maledizione, ventisei a ventisei e ne rimangono tre.
Seifer si volta a parare un fendente al fianco e il clangore delle due spade soffoca il sibilo della mia freccia, che si pianta nel collo del soldato che mio fratello sta per disarmare.
-Due!- grido, ridacchiando quando Seifer si volta verso di me, alzando il dito:
-Non provare a rubarmi i nemici, approfittatrice!- mi apostrofa, prima di voltarsi come un fulmine quando io scaglio l’ennesima freccia per colpire il soldato alle sue spalle. Seifer solleva l’Hyperion con un sorriso beffardo e...la freccia si schianta contro il metallo della sua lama con un tintinnio, prima di finire a terra. Mio fratello abbassa il Gunblade e sferra velocemente un colpo di piatto al suo avversario per stenderlo e poi dargli il colpo finale.
-Due - sorride soddisfatto, un piede sopra il corpo senza vita dell’ultima vittima - Te l’avevo detto, Atra-.
Ah, maledizione a lui: perché gli sguardi non possono dare fuoco?!
Incocco l’ultima freccia, stringendo gli occhi e respirando profondamente per aumentare la concentrazione, mentre la Junction con Leviathan si attiva per sorreggermi in questi ultimi minuti di stanchezza e tensione. Individuo il bersaglio nel momento stesso in cui Seifer si stacca dall’ultimo cadavere per l’offensiva finale.
Mentre lascio andare la freccia mi rendo conto che non è solo la prima a turbarmi di più.
Nell’ultima c’è più scioltezza ed esperienza, ma a scagliarla è una concentrazione calante e un braccio meno fermo. A guidarla è soprattutto la paura di sbagliare, che si fa più forte man mano che la freccia si avvicina al bersaglio.
La lama dell’Hyperion è a un dito dal corpo arrendevole dell’ultima vittima.
La mia freccia è a un soffio dalla sua fronte.
Quale carezza riceverà per prima?
Il soldato cade in ginocchio e poi crolla a terra con uno schianto, mentre Seifer gli sfiora solo il fianco con l’Hyperion, una smorfia offesa sul volto.
Il soldato ha una freccia conficcata fra gli occhi.
-Ho vinto!- esclamo esultando, prima di saltare giù dalla mia trave e raggiungere Seifer, che si è appena chinato a raccogliere qualcosa. Fra le dita stringe una freccia:
-È quella che ho intercettato - mi spiega quando sollevo le sopracciglia in una domanda silenziosa - Credevo che la rivolessi indietro, dato che è immacolata-. Ecco l’immancabile sorriso beffardo che spunta sul viso di Seifer. Io gli strappo la freccia di mano, stizzita:
-Sarà anche immacolata, ma oggi ho vinto io- gli ricordo, agitandola in modo eloquente prima di rimetterla nella faretra. A dire il vero non è proprio immacolata: il piumaggio si è rovinato e mi sa che non volerà più tanto bene. Però ho deciso che la terrò in ricordo della sconfitta di mio fratello sulla torre di trasmissione a Dollet, hehe.
Seifer scoppia in una risata e mi dà una spintarella:
-Va bene, te lo concedo: sei stata più brava di me. Ma non andrà sempre così!- mi dice, ammonendomi con uno sguardo in cui però brilla la soddisfazione - È stata una bella battaglia, dai- sorride, rinfoderando l’Hyperion.
-E adesso che ore saranno? - domando, riscuotendomi dal mio attimo di trionfo - Non hai sentito i rintocchi dell’orologio in piazza, vero? Forse siamo ancora in tempo-.
Seifer mi prende per mano e si precipita verso il montacarichi, quando improvvisamente tutta la torre inizia a tremare e il mare sotto di noi ruggisce e ribolle più di prima.
Un forte vento, proveniente da nessun punto in particolare, soffia contro di noi portando un forte odore di salsedine e scompigliandomi i capelli sfuggiti alla coda.
Sento l’aria tremare contro la mia pelle e pizzicarmi, mentre mi guardo attorno per cercare di capire cosa stia succedendo.
Lascio la mano di Seifer per guardare la mia pelle nuda, che non sembra affatto cambiata. Ma allora...perché ho queste sensazioni così strane?
Poi di colpo il paesaggio attorno a noi cambia, quasi come un drappo strappato a rivelare ciò che copriva.
Ci ritroviamo a camminare sulla superficie del mare, che si riflette contro un cielo violetto e rosato, al centro del quale è incastonata una gigantesca e pallida luna dai contorni sfumati.
Osservo meravigliata i miei piedi non affondare nell'acqua e improvvisamente un forte senso di vertigine unito a una piacevole sensazione di leggerezza mi rendono quasi inconsapevole dei miei sensi.
Una nube copre la debole luce del sole, che non si riflette sulle increspature della superficie d’acqua, lasciandola opaca e misteriosamente viva sotto e attorno a noi.
Le onde si infrangono, sollevando alti spruzzi schiumosi, contro l’unico scoglio che interrompe la monotona distesa d’acqua salata, che sembra attirata come da una calamita da quell’unica roccia.
Su di essa è seduta una figura umana dalla pelle pallida e coperta da un paio di ali piumate che si diramano dalla sua nuca. Il vento soffia ancora più forte, spostando la nuvola che copriva il sole e permettendogli di splendere. La sua luce è attratta dallo scoglio allo stesso modo delle onde del mare, che iniziano a ritirarsi da sotto i nostri piedi per concentrarsi attorno allo scoglio, dove la creatura si sta svegliando.
Le due ali si aprono, rivelando una donna dal volto illuminato dagli occhi completamente viola, senza distinzione fra sclera e iride, e dai lineamenti scolpiti in profondità, dandole un aspetto più austero che minaccioso.
Un altro paio di ali le cinge il petto e delle ciocche di capelli color verde acqua scendono ad accarezzarle leggermente la parte inferiore della mascella.
Fra le mani tiene una bellissima arpa verde, incrostata di muschio bagnato che, toccato dalla luce del sole, sembra risplendere come decorato da mille cristalli. Le sue gambe bianche si muovono armoniose contro la roccia dura, colpendo l'acqua con le punte dei piedi e le sue lunghe dita accarezzano senza suonare le sottili corde dello strumento, mentre lei socchiude leggermente gli occhi con le palpebre dalle folte ciglia.
La donna solleva il viso e il suo sguardo ci sfiora. Nel momento stesso in cui incontro i suoi occhi d’ametista, sento una forza molto potente distendere i suoi tentacoli nell’aria e sfiorarmi la pelle fino a farla formicolare.
Il mio legame con Leviathan freme leggermente e io porto una mano alla tempia, colta di sorpresa. Seifer mi cinge subito le spalle con un braccio:
-Atra, stai bene?- mi chiede preoccupato. Gli poso una mano sul petto per sostenermi, mentre un’altra volta il vento mi porta l’odore di una potenza nascosta e ora allo scoperto. Sollevo lo sguardo e gli occhi della donna mi inchiodano contro il corpo di mio fratello, parlandomi con la loro luce violetta. Nessuna parola, solo un’energia che si concentra sempre di più, che si fa sempre più intensa, che mi riempie le narici di un odore dolciastro e sconosciuto.
Ora che sono concentrata, posso percepirla pulsare nel cuore della sua sorgente e posso sentirne il calore che le muove le mani fra le corde dell’arpa, senza suonarla davvero. Sbatto velocemente le palpebre quando la consapevolezza di chi ho davanti mi atterrisce e meraviglia al tempo stesso.
Mi allontano da Seifer e faccio un respiro profondo per ritornare totalmente alla realtà del mio corpo. Credo che tra cinque minuti ne avrò molto bisogno:
-Quello è un G.F., Seifer - rivelo, la voce resa roca dal silenzio prolungato - Qualcuno l’ha evocato e adesso noi dobbiamo sconfiggerlo-.
Deve essere stato l'ultimo soldato, che è rimasto immobile a farsi uccidere.
-La chiamano "prova di forza" - mormoro ancora mentre osservo il movimento ipnotico delle onde che danzano sotto i miei piedi - Un G.F. misura la forza di chiunque invada il suo territorio: se perderà la sfida dovrà obbligatoriamente offrirgli i suoi servigi. Tuttavia, è sempre il G.F. ad avere il coltello dalla parte del manico- concludo, lanciando un'occhiata a Seifer.
Mio fratello chiude le mani tremanti attorno all’elsa dell'Hyperion: Seifer non ha mai affrontato un G.F., mentre io ho sconfitto Leviathan l’anno scorso. Tuttavia, non avevo mai sentito una potenza così imponente prima d’ora, quindi credo proprio che l’esperienza con il mio attuale G.F. non conti così tanto. Ciononostante mi preparo a evocarlo, dato che in quest’ambiente il mio mostro degli abissi si troverà benissimo.
Seifer lancia uno Scan alla donna, che sorride ancora di più agitando le punte dei piedi nell’acqua, come per invitarci ad attaccarla. Sono sicura che lei non lo farà per prima.
-Come pensavo: si tratta di Siren. Il fatto che se ne stia buona buona ad aspettarci non mi piace molto, comunque- dice Seifer a denti stretti, sguainando l’Hyperion e osservando le onde riflettersi sul metallo della lama. Siren è letale proprio per questo: in apparenza è uno schianto di donna, innocente e seducente, in grado comunque di farti affogare nel suo mare con lo stesso sorriso sornione.
Deglutisco, cercando di convincermi che andrà tutto bene, e lancio un segnale a Seifer per fargli capire che sono pronta a chiamare Leviathan. Improvvisamente il cielo si tinge di rosso e un muro di fiamme compare davanti a noi, come un piccolo inferno che si riflette sul mare.
Poi, mentre compare la figura di un altro G.F., Ifrid, sentiamo la voce di Dincht sovrastare il rombo del fuoco:
-Ehi, voi due! Vi serve aiuto, per caso?-.



Quinto capitolo! Ed ecco che Zell torna in scena a rompere le scatole, facendo anche la figura dell'eroe...Seifer e Atra ne saranno davvero felici!
Che dire, vediamo come se la cavano i nostri contro la nuova minaccia...anche se questa volta ha un faccino decisamente più bello di quello dei soldati di Galbadia, non trovate?
E ricordiamo che il tempo scorre inesorabile (se vi state chiedendo quando finirà l'esame non preoccupatevi: se lo sta chiedendo anche il nostro trio e...la risposta la so solo io muahahahah!)...
Comunque, ricordate la sensazione di déjà-vu provata da Atra quando Seifer le dice "ti sfido"? Volete sapere quale momento le sembra di rivivere? Allora fate un salto a controllare "Fragments of Almasy's memories": c'è un nuovo ricordo proprio a questo proposito!
Un saluto a tutti: ringrazio chi mi legge sempre e chi recensirà!
Al prossimo capitolo!

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Capitolo 6
*** Contrattempi ***


Nota dell' "autrice" : Dimenticatevi tutto quello che sapete (o credete di sapere) su Final Fantasy VIII.

Dincht compare improvvisamente accanto a me ansimante e piegato in due con entrambe le mani sulle ginocchia.
-Gallinaccio, cosa ci fai tu qui?- domanda Seifer un po' risentito.
Nel frattempo Ifrid, il G.F. del fuoco, si avvicina minaccioso a Siren, che continua a sfiorare le corde della sua arpa con delicatezza e aria inoffensiva. Sotto i piedi della creatura del fuoco il mare ribolle ed evapora, avvolgendone le gambe di mostro in una nebbia densa e leggera.
-Gli altri?- chiedo invece io, mantenendo Leviathan pronto a intervenire.
-Squall e Selphie stanno andando alla spiaggia. Io sono tornato di corsa per aiutarvi e a quanto pare sono arrivato al momento giusto- spiega Dincht, indicando Siren con il pollice e senza reprimere un sorrisetto soddisfatto.
-E' un G.F. - spiego, alzando gli occhi al cielo - Ma non può essere elementale, perché l'unico G.F. d'acqua è il mio Leviathan-.
Dincht spalanca gli occhi, impressionato:
-Non sembra avere l'aria pericolosa- commenta ingenuamente. Seifer ridacchia e sferza l'aria con l'Hyperion:
-Mai giudicare dall'apparenza: non te lo ricordi mai quando ti guardi allo specchio?- lo stuzzica. Dincht digrigna i denti e prende fiato per dirgliene quattro ma io gli lancio un'occhiata gelida:
-Vedete di non litigare, per ora - sbotto - Anche perché Siren sta iniziando a muoversi-. Entrambi mettono da parte l'astio e riportano lo sguardo sul G.F., in tempo per vederla pizzicare le corde dell'arpa e iniziare a suonare una musica ipnotica e dolcissima, che sembra mettere a tacere i sensi e costringere ad affondare in questo mare troppo profondo. Il suono dell’arpa si mescola con il sussurro delle onde e con il ticchettio delle gocce d’acqua che ricadono sullo scoglio di Siren, come se tutta la natura stesse dando il proprio contributo alla musica.
C'è un richiamo antico in questa melodia, qualcosa che spinge il mio corpo verso il basso, che spinge le mie palpebre ad abbassarsi... qualcosa a cui opporsi diventa una sfida impossibile anche per me.
Mi sento come se fossi parte della natura di questo posto, mentre una parte di me mi sta gridando che tutto questo non è affatto naturale.
Tuttavia quest’ultima parte è debole e presto viene sconfitta. Così lascio che l’acqua risalga lentamente il mio corpo, mentre sento ancora una volta quanto arrendersi sia sbagliato e contro la mia natura.

Non so quanto tempo sono rimasta incosciente, ma improvvisamente mi rendo conto che l'acqua mi lambisce la vita e il panico mi avvolge. Scalcio violentemente per risalire in superficie: eppure mi sembra di non essermi mai mossa!
Mentre Siren continua a suonare, mi sforzo di aprire gli occhi per individuare mio fratello e Dincht. Entrambi stanno lentamente affondando in questo mare infernale: hanno gli occhi chiusi e l’aria rilassata, anche se al tempo stesso sofferente. Che si siano resi conto anche loro che qui arrendersi equivale a morire?
Comunque non basterebbe solo rimanere a galla per sopravvivere...sì, perché non siamo noi ad affondare, ma è il livello dell'acqua ad alzarsi! E, come se non bastasse, quando Dincht è caduto preda del sortilegio, Ifrid è scomparso perché l'evocazione è stata interrotta.
Cerco di svegliare i miei compagni per avvisarli del pericolo, ma...un momento! Non riesco a parlare! E' come se le parole mi abbiano chiuso la gola e la sensazione è simile a un lento soffocamento. Non credo nemmeno di avere un'Erba dell'Eco con me per potermi curare. Devo sperare che mio fratello o Dincht ne abbiano almeno una, altrimenti non potrò nemmeno evocare Leviathan.
Mi muovo nuotando lentamente fino a raggiungere Seifer. In questo momento l'acqua sfiora il mio torace, ma mi sforzo di rimanere calma per non perdere secondi preziosi. Allungo un braccio e scuoto mio fratello, che si sveglia di soprassalto e poi inizia ad agitarsi cercando di parlare. Scuoto la testa in silenzio per dissuaderlo dai suoi sforzi, prima di chiedergli a gesti se ha qualcosa contro il mutismo. A un suo cenno negativo alzo gli occhi al cielo e vado a svegliare anche Dincht, che annuisce vigorosamente quando gli pongo la stessa, tacita domanda.
Si fruga un po' nelle tasche e poi estrae un mucchietto di Erba dell'Eco, che mi porge. Mi affretto a masticarla, sorridendogli per ringraziarlo, per poi sentire il nodo alla gola sciogliersi. Mi volto verso Siren, immersa totalmente nella sua musica da non essersi accorta di nulla.
Comunque ora sarebbe troppo tardi per lei, perché è il momento della contromossa! Leviathan, sei pronto?
-"Ruggito oceanico"!- invoco. La testa di Siren scatta subito verso di me, mentre una smorfia sorpresa e risentita le scolpisce ancora di più il volto innocente. Le sue dita abbandonano le corde per accarezzare nervosamente la roccia sotto di lei.
Improvvisamente dal mare emerge il mio gigantesco serpente marino, sollevando onde che mi investono totalmente. Gli sfioro un fianco squamoso:
-Vai- gli sussurro. Con un poderoso colpo di coda Leviathan si avvicina allo scoglio di Siren, completamente immune alla sua musica. E poi mille altri scogli affiorano in superficie con un rombo, mentre l’acqua trema e forma onde sempre più alte che si concentrano attorno alla figura irrigidita della donna. Il mare sembra volerla proteggere, percependo il pericolo. Mentre sollevo una mano, osservando la mia pelle già raggrinzita, assisto meravigliata allo scivolare delle gocce salate dalle mie dita e poi sento l’acqua abbandonare rapidamente tutto il mio corpo per concentrarsi attorno allo scoglio di Siren. Mi ritrovo in ginocchio sull’irregolare fondale sabbioso e Seifer mi affianca subito, tendendomi una mano per aiutarmi a mettermi in piedi.
Intanto Leviathan ha avvolto con le sue spire un'enorme parete di roccia costituita da tutti gli scogli affiorati fino ad ora. Ora che è uscito dall’acqua le sue squame sono ancora più brillanti dello stesso sole e il suo corpo si tende e si rilassa a ogni respiro, mentre i suoi muscoli si contraggono e scivolano sempre di più sulla roccia.
Quando appaiono le prime crepe, una luce azzurra inizia a filtrare attraverso le fessure e il rombo dell’acqua dolce fa il resto: la parete rocciosa si sgretola e crolla su se stessa, i massi che vengono trasportati da una cascata imponente diretta verso Siren. In un attimo l’acqua dolce le è già addosso e la travolge in pieno, senza che lei abbia il tempo di tuffarsi.
Le onde si fanno sempre più alte e il livello del mare ricomincia a salire paurosamente. Io e gli altri ci guardiamo disperati, mentre cerchiamo una via di fuga osservando lo scoglio di Siren, ormai vuoto. Dincht mi fa segno di guarirlo dal mutismo e, dopo che ho lanciato un’Esna a lui e a mio fratello, evoca Ifrid:
-“Fiamme infernali”!-.
-È inutile che ti vanti tanto, gallinaccio - borbotta subito Seifer, contrariato - A che diavolo ci serve il fuoco, me lo spieghi?-.
-Sta’ zitto, Seifer - lo rimbrotto, mentre afferro subito le intenzioni di Dincht - Il gallinaccio ha avuto un’idea geniale, per una volta-.
-Cosa vuol dire per una volta?!- sbotta Dincht, nel momento stesso in cui appare Ifrid, risparmiandomi l’incombenza di rispondergli.
Il G.F. ruggisce tutta la sua rabbia contro Siren, prima di chinarsi semplicemente a sfiorare la superficie del mare, che inizia subito a evaporare a una velocità sorprendente.
In breve ci ritroviamo avvolti dal vapore acqueo, freddo e bianco, che posa tante minuscole goccioline sui vestiti, sui capelli e fra le ciglia.
Dincht richiama Ifrid, mentre Leviathan si immerge semplicemente nelle profondità del mare, prima che evapori del tutto, e in breve lo sento di nuovo collegarsi a me. Nessuna traccia di Siren.
-Idea geniale, dicevi? - ridacchia Seifer, fregandosi le mani per togliersi l’acqua dai guanti in pelle - Che differenza fa affogare o soffocare all’interno di una nuvola?-.
Nel momento stesso in cui Seifer ha finito di fare il suo solito commento, il mare e il cielo sotto e sopra di noi cominciano a tremare leggermente e poi si dissolvono, mentre le travi metalliche e le lamiere della torre di trasmissione si ridisegnano attorno a noi.
Ci ritroviamo dietro a un’enorme cassa che non avevo notato prima, abbastanza vicina al montacarichi. Spero vivamente che il tempo non abbia continuato a scorrere mentre eravamo via...anche se ciò non spiegherebbe il motivo per cui Dincht sia riuscito a raggiungerci.
Nel frattempo una nuova presenza condivisa dalle menti di tutti e tre ci fa capire che Siren ha capitolato ed ha deciso di unirsi a noi. Non c’è tempo per discutere su chi possa controllarla: ci lanciamo uno sguardo e facciamo per metterci in piedi, quando una voce molto vicina mi coglie di sorpresa e mi immobilizza, costringendo anche i miei compagni a imitarmi:
-Datti una mossa: lei sarà qui a momenti e non abbiamo ancora capito se la cosa si può fare o no!-.
Lei? Chi deve venire? E che cosa vogliono combinare quassù, ancora?
Mi stringo ancora di più contro la cassa metallica, incuriosita da questo ennesimo mistero. Intanto si sente un rantolo, seguito quasi immediatamente dal rumore di passi leggeri:
-Maledizione, maggiore Biggs! - impreca la stessa voce di prima - E’ ancora vivo, Jeff. Aiutami a metterlo sull’ascensore: devo portarlo subito giù-.
Mi mordo le labbra per soffocare un’imprecazione: credevo di averlo ucciso! La mia freccia gli ha centrato il cuore! Dannazione, avrei dovuto accertarmene! Forse ero troppo incazzata per poter mirare bene...avrei dovuto accoltellarlo.
Improvvisamente Seifer mi afferra il polso con forza e mi accorgo solo ora di aver iniziato a tormentarmi le unghie per la frustrazione. Faccio un respiro profondo e scuoto lentamente la testa, appoggiando le mani contro il metallo freddo e irregolare sotto di me.
-Certo che qui c’è stata una vera e propria carneficina - commenta quella che deve essere la voce di Jeff - Ripetimi un po’ cosa ti ha detto Wedge...-.
Ma CHE DIAVOLO! Com’è che anche l’altro è sfuggito alla morte? Maledizione, adesso sì che siamo nei guai. Ed è tutta colpa mia.
Reprimo il bisogno di urlare e graffiarmi da sola, mentre appoggio una guancia sulla cassa: sono la solita idiota orgogliosa. Avrei dovuto concentrarmi sulla battaglia piuttosto che sul mio senso dell’onore.
Mio fratello mi sfiora il naso con un sorrisetto e scuote piano la testa: ha ragione, questo non è il momento più adatto per pensare a come prendermi a calci da sola.
-Credo stesse delirando. Ha detto che erano in cinque, tutti attorno ai diciotto anni, armati- risponde l’altro in questo momento, mentre i suoi piedi giungono sul montacarichi, a un soffio da noi.
-A me ha riferito che erano solo un ragazzo e una ragazza- osserva Jeff, prima di appoggiare a terra delicatamente il corpo del maggiore. L’altro sbuffa:
-Te l’avevo detto che stava delirando. Come possono dei ragazzini aver fatto fuori più di un centinaio di soldati?- si chiede scettico, prima di sollevare la leva dell’ascensore, che inizia a scendere senza fare rumore.
Il soldato Jeff torna ad armeggiare con la torre di trasmissione mugugnando su quanto sia impossibile completare il lavoro in tempo.
Ma in tempo per cosa?
Seifer mi dà un colpetto alla spalla e indica con la testa il soldato, che ora ci dà le spalle. Annuisco lentamente e poi mi giro a comunicare a Dincht che è ora di passare all’azione.
Puntello le mani per alzarmi, quando una fitta atroce alla testa mi fa ricadere violentemente a terra. Il gemito delle lastre di metallo sotto di me mette in allarme Jeff, che si volta per individuare la fonte del rumore.
Mio fratello e Dincht si abbassano rapidamente e si accucciano vicino a me, mentre il dolore si fa sempre più forte. Mi prendo la testa fra le mani e chiudo gli occhi, rifiutando la vista del sole e l'aiuto silenzioso di Seifer.
Rialzo a fatica le palpebre quando sento il suono del montacarichi che si arresta, portando con sé il soldato di prima e una donna.
L'aria inizia a pizzicare e sfrigolare sulla mia pelle, mentre una sgradevole sensazione di aghi conficcati nella pelle mi fa inspirare di colpo.
Lo sento: sembra fuoco nei polmoni, quando invece è un freddo che ha immobilizzato l'aria e il tempo. Mille schegge di ghiaccio mi bersagliano il cervello e mi scorrono nel sangue, dandomi la consapevolezza di essere più viva che mai, ma al tempo stesso di essere sul labile confine con la morte.
Mi mordo le labbra quando sento il primo gemito di dolore solleticarmi la lingua e riesco a inginocchiarmi sul metallo irregolare e ora più freddo che mai, per cercare un ossigeno che i miei polmoni accolgono come veleno.
La donna è di una bellezza letale: lo intuisco anche solo osservando la sua figura di spalle. La sua presenza stride contro questo sfondo di lamiere metalliche e uniformi da burattino, tanto che entrambe si piegano: le prime sotto il suo peso fisico, le seconde sotto il suo peso autoritario.
Un’aura fredda e terribilmente viva tremola attorno a lei, accarezzandole la pelle e stendendo i suoi tentacoli avidi ad incontrare un'aria fattasi ormai densa e completamente irrespirabile...almeno per me.
Boccheggio, chinando la testa e sfiorando il metallo sotto di me: piuttosto preferirei che questa struttura cedesse e tutti noi cadessimo in mare. Darei qualunque cosa per sentire l'aria muoversi ancora sul corpo e per scrollarmi di dosso queste dita invisibili che mi percorrono viscide la mente e la pelle...
Un fruscio. Il vestito della donna sfiora le sue gambe di statua mentre cammina, i piedi nascosti che danno la sensazione che lei stia fluttuando in aria con grazia. Le sue dita ad artiglio si sollevano l'una dopo l'altra ad accarezzare l'aria pigramente, mentre Jeff si abbassa meccanicamente ancora di più, nemmeno sfiorato dai suoi occhi che sembrano polarizzare l'aria.
Un altro fruscio dell’aria contro le unghie della donna, a sibilare un ordine che stimola l’obbedienza cieca.
Jeff si affretta a rialzare la testa e precipitarsi verso il suo lavoro incompiuto, schiarendosi la voce per parlare:
-Io...io spero che abbia fatto un buon viaggio, signora- balbetta, torcendosi nervosamente le mani.
Mentre un’altra fitta alla testa mi fa ansimare, la donna scrolla il capo ornato di veli bianchi in un tintinnio di perle e in uno strofinio di stoffe l’una sull’altra; l’aria si immobilizza, mentre tutti noi tratteniamo involontariamente il respiro.
-Magnifico, soldato - quando la sua voce roca e magnetica si solleva in questo presente statico, il mio dolore interrompe il suo flusso continuo e apatico, iniziando a pulsare sempre più forte - Viaggiare fra le dimensioni non è affatto stancante come un umano potrebbe pensare-.
La sua voce tradisce un sorriso che non sembra essere di pura tenerezza. Fra queste parole aleggia una superiorità che va oltre la natura e il potere.
Jeff annuisce vigorosamente, non osando nemmeno contraddire la donna, e inizia a spiegare:
-Il progetto che lei ci ha chiesto è alquanto arduo e complicato, ma saremo in grado di metterlo in pratica molto presto...purtroppo oggi abbiamo avuto alcune complicazio...-.
La mano guantata della donna si solleva improvvisamente, sferzando l’aria con un fischio:
-Siamo soli, qui?- domanda, schioccando poi la lingua in una risposta automatica e negativa.
Uno strano vento sembra fare eco al suo respiro, accarezzandomi i capelli e il collo. Un brivido di puro terrore mi scivola lungo la schiena, mentre mio fratello accanto a me spalanca gli occhi e la mascella di Dincht si contrae.
-Certamente, o Strega- balbettano in coro Jeff e l’altro soldato.
Strega? Lei è LA STREGA? Qui?
Maledizione, certo che è lei. Chi altri potrebbe emanare un potere simile?
Mi afferro le mani per dominare il tremito che mi sta invadendo, mentre Dincht china il viso e chiude gli occhi, stringendo le labbra fino a farle diventare bianche.
La Strega è a pochi metri da noi, di spalle ma con l’odore del sospetto già radicato nelle narici. Aspetta solo un respiro in più, un battito in più delle palpebre, il rumore indiscreto di un pensiero, il battito affannoso di un cuore in più.
La Strega è immobile, ma sembra già pronta a colpire, come un serpente a sonagli a un soffio dalla preda.
E poi...Seifer si irrigidisce accanto a me, stringendo il pugno fino a quando nelle nocche non passa più sangue. Sta tremando e fra i suoi occhi socchiusi vedo tutto lo sforzo di una lotta in corso, mentre le prime gocce di sudore gli imperlano la fronte. Di riflesso sento anche nella mia mente qualcosa di estraneo, che lenisce il dolore che ho provato fino ad ora, sostituendolo con una gelida carezza che non ha nulla di buono. Mi piego su me stessa per combattere contro di essa, in silenzio e senza avere la possibilità di pensare a mente lucida. Non so nemmeno se ho più me stessa.
Dincht si abbassa accanto a me e mi prende per le spalle, domandandomi qualcosa che non comprendo o non sento. Inizia a scrollarmi, mentre il gelo mi scuote i muscoli e i nervi, tendendo al massimo la mia pelle.
Il tocco di Dincht è l’unica cosa che mi lega alla realtà quando tutto il resto mi sta scivolando via dalle dita. Il suo tocco è l’unica cosa a cui posso aggrapparmi per non perdermi in una strada sconosciuta.
Mi concentro sulle sue dita e inizio a respingere qualsiasi forma di magia quella donna stia usando, sforzandomi di non ansimare ma respirando profondamente.
Il freddo del metallo sotto i palmi delle mie mani...un altro sprazzo di realtà.
La voce di Dincht che mi sussurra nell'orecchio: “Combatti”...un altro braccio a cui aggrapparmi.
Il sapore di ruggine sulla punta della lingua...devo recuperare tutti i sensi.
L’odore dolciastro di un sortilegio in corso...ci sono quasi.
La luce dell’ultimo sole che si riflette sul pomo dell’elsa dell’Hyperion di Seifer...
Torno alla realtà nel momento stesso in cui anche Seifer solleva lo sguardo stanco. Per una frazione di secondo nei suoi occhi sembra nuotare una sfumatura dorata, ma dopo che lui ha battuto le ciglia un paio di volte ritorna il solito ghiaccio, anche se leggermente crepato e consumato dalla lotta contro Hyne solo sa cosa.
Dincht mi chiede se sto bene, sollevando solo le sopracciglia. Annuisco e lo ringrazio sollevando appena un angolo della bocca, mentre Seifer rimane con sguardo assente a mordersi l’interno della guancia. Gli appoggio una mano sulla spalla per domandargli come si sente e lui fa un solo cenno con la testa, mentre la Strega davanti a noi si muove per la prima volta dopo quelli che sembrano secoli.
-Avete ragione, non c’è nessuno - conviene semplicemente e la sua voce sabbiosa riprende a graffiare i muri e le pareti del mio cervello - Dicevamo del progetto: prendetevi tutto il tempo che volete, nei limiti concessi, ma voglio che la macchina funzioni come si deve. Viaggiare nel tempo non è uno scherzo; ricordatevelo quando uno di voi dovrà testarla-.
Un fruscio, poi il rumore del vento che vortica su se stesso. Spiando dal nostro nascondiglio vediamo la Strega scomparire in un portale apparso all’improvviso sulla trave da cui avevo tirato poco fa...o millenni fa, dato che il tempo sembra essersi dilatato mostruosamente. O fermato, dipende dai punti di vista.
I due soldati assistono alla sua uscita di scena atterriti. Quando il portale si dissolve, Jeff si asciuga la fronte con un fazzoletto:
-Quella donna è un incubo - ansima, strizzando il panno zuppo di sudore - Mi chiedo chi sarà lo sventurato che dovrà provare la macchina del tempo- prosegue, infilandosi le mani in tasca per nascondere il tremito. L’altro fa un verso dubbioso, poi l’ombra di un sorriso anticipa la sua risposta:
-Vorrei tanto saperlo anche io, caro Jeff-.
Aspetto che il montacarichi scenda, portando con sé Jeff e l'altro soldato, per poi scattare in piedi in fretta. Seifer mi segue, lanciando un'occhiata a Dincht, che sembra ipnotizzato dal punto in cui la Strega è sparita.
Mi chino davanti a lui e gli schiocco le dita davanti:
-Pronto, gallinaccio? - lo chiamo - Se non ti dai una mossa perdiamo la nave-.
Lui si alza in piedi, senza notare il fatto che io l'abbia appena chiamato con il suo soprannome preferito, e inizia a balbettare:
-Che...che cosa ci faceva qui la Strega?-. Seifer fa un grosso sospiro ma rimane stranamente in silenzio, mentre io mi concentro per ascoltare il ronzio del montacarichi che sta risalendo:
-Il punto è: che diavolo vuole fare ora - osservo poi - Questa roba qui - accenno al groviglio di cavi elettrici e parti metalliche che una volta doveva essere il pannello di controllo della torre - deve essere modificata in qualcos'altro, una...-
-Una macchina del tempo- completa Seifer con voce grave e distaccata, mentre contempla il mare, ora calmo e quasi piatto.
-Perché diamine vorrà andare nel passato? - si interroga Dincht, battendo impaziente un piede a terra - Che palle: odio non capire!-.
-Beh, ecco spiegato il perché sei sempre di cattivo umore- ridacchia Seifer, godendo della reazione del gallinaccio, che inizia a masticare tutti gli insulti di questo mondo. Quando arriva a quelli pesanti, decido di darci un taglio e indico l'ascensore appena risalito:
-Diamoci una svegliata e torniamo alla spiaggia. Mancheranno sicuramente pochi minuti e quindi dovremo correre- intervengo salendo sul montacarichi, imitata dagli altri.
Ovviamente Seifer trasforma anche questo in una sfida, esclamando subito fuori dalla torre:
-L'ultimo che arriva è un Grendell con il cervello di Wedge!-. Dincht stringe i pugni e scatta in avanti:
-Sembra la tua descrizione, Seifer. Prevedi già che ti farò mangiare la polvere?- ridacchia, superando mio fratello e lanciando urla di sfida...prima che io superi entrambi, facendogli l'occhiolino:
-Continuate pure a sottovalutare la presenza di una donna...- sospiro, accelerando. Ah, nella corsa non mi batte nessuno: sono una scheggia.
Mentre entriamo in città notiamo che il numero di soldati galbadiani è aumentato, il che non è un buon segno. Non avranno per caso preso Dollet?
Quando arrivo in piazza le mie preoccupazioni sono fugate dal primo rintocco delle sette.
-Maledizione! Di qua, ragazzi!- impreca Seifer, indicandoci una scorciatoia. Corriamo sempre più a perdifiato fra le vie strette e aggrovigliate di Dollet, con Seifer in testa e Dincht a dietro di me.
-Svoltata quella strada siamo alla spiaggia!- ci avvisa in questo momento. Sollevo lo sguardo dai miei piedi e dai ciottoli che scorrono sotto di me e mi preparo a vedere le navi schierate, con una probabile ramanzina della Trepe, di Shu o del Belhelmelhel.
Invece non vedo un bel niente, tranne la fresca scia bianca dell'ultima nave che si allontana, mentre l'ultimo rintocco dell'orologio dissolve una speranza che cade dal filo a cui era appesa.
Non ci hanno aspettato.
Ci hanno lasciati qui.




Ta-daaaaan (Selphie, allontanati dalla mia tastiera!) !
Alla fine a questi tre sconsiderati è successo: sono rimasti a piedi! E ora come tornano al Garden a sentirsi la ramanzina di Cid? Lo scoprirete nel prossimo capitolo!
E come se non bastasse, adesso arriva la Strega che trama già da subito con Galbadia...loschi affari che riguardano addirittura il viaggio fisico nel tempo!
E chissà cosa è successo quando la Strega si è accorta di loro tre nascosti a spiare...ma dite che se sarà davvero accorta?
Avviso: nella raccolta "Fragments of Almasy's Memories" trovate il ricordo di Atra riguardante il suo scontro con Leviathan, che in questo capitolo abbiamo visto in azione per dare un po' di tregua ai nostri eroi (?!) stanchi dopo un'estenuante battaglia contro i soldati!
Ci vediamo al prossimo capitolo!

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Capitolo 7
*** Infrazioni ***


-Tornate indietro, maledizione!- sbraita Seifer, agitando l'Hyperion incurante degli sguardi terrorizzati della gente attorno a noi. Dincht si piega in due con le mani sulle ginocchia e impreca a denti stretti, mentre io rimango immobile pietrificata a guardare le navi diventare minuscoli puntini all'orizzonte, come chi non riesce ad accettare l'evidenza.
-Maledizione!- urla ancora Seifer, sbattendo il Gunblade a terra. La sua rabbia mi fa sussultare e guardare intorno smarrita. Nello stesso momento Dincht solleva il viso e lancia uno sguardo di fuoco a Seifer:
-E' tutta colpa tua, lurido stronzo! - inizia a gridare, levando i pugni contro mio fratello - Tu sei voluto rimanere, tu hai costretto tua sorella a rimanere e io sono dovuto tornare a salvarvi il culo! E adesso per colpa tua saremo bocciati tutti e tre!-.
Seifer solleva lo sguardo: il suo collo ormai è uno scatto nervoso unico e io so cosa significa.
-Cosa vuoi da me, imbecille? - scatta infatti - E' colpa mia se tu hai fatto la cazzata tornando indietro a fare l'eroe? Ma cresci un po'!- lo insulta, tremando tutto per non scaldarsi troppo. È un miracolo che la pelle dei suoi guanti non si sia ancora lacerata, tanta è la tensione che gli fa stringere i pugni.
-Io?! Devo crescere...IO? - Dincht scoppia in una risata così amara da farmi accapponare la pelle - Non ti ho chiesto io di andare a fare l'eroe sulla torre di trasmissione, signor caposquadra! Hai deciso tutto tu e guarda come è andata a finire! Sei contento adesso? Hai soprattutto rovinato l'esame a tua sorella e se fossi in lei ti prenderei a pugni fino a romperti il naso!-.
Seifer stringe le labbra fino a quando non diventano una linea sottile, poi fa un passo in avanti:
-Vieni qui a dirmelo, pezzo d'idiota - lo apostrofa, facendogli segno di avvicinarsi - Vieni pure qui a parlarmi di ciò che non capirai mai, ma non osare MAI PIU' mettere in mezzo mia sorella. Mi hai capito?-. Le ultime parole sono urlate da Seifer a un centimetro dalla faccia di Dincht, che si è portato proprio di fronte a lui, senza alcuna esitazione.
Maledizione, qui la situazione si sta facendo più bollente di ciò che passa fra le mani di Ifrid. Scatto in avanti e mi infilo fra i due posando loro una mano sul petto:
-Basta, piantatela subito!- sbotto, puntando lo sguardo negli occhi di Seifer, che non accennano ad abbassarsi su di me ma continuano la loro sfida silenziosa con Dincht.
-Seifer, per favore- lo imploro, dandogli qualche spintarella per farlo arretrare. Mio fratello mi prende i polsi e cerca di togliermi di mezzo:
-Io lo faccio nero questa volta!- sbraita. Io puntello i piedi e lo strattono:
-Seifer, mi stai facendo male- mi lamento. Non è propriamente vero, ma so che funzionerà. Infatti mio fratello mi lascia subito, borbottando una scusa e osservando i miei polsi rossi mordicchiandosi le labbra. Scuoto la testa e li guardo entrambi, le mani sui fianchi:
-Qui ognuno di noi ha delle responsabilità: Seifer, tu eri caposquadra e ti sei comportato da perfetto deficiente - mio fratello ringhia qualcosa di improponibile che mi sforzo di non ascoltare: voglio parlare dopo con lui e non voglio litigare ora - Ma alla fine anche io ho deciso di rimanere con lui a combattere, quindi Dincht non permetterti più di dire che Seifer ha scelto per me o ti cavo gli occhi a suon di graffi. Non ho bisogno di essere difesa da nessuno - continuo tranquillamente, mentre Dincht sta ancora ansimando, il volto rosso per la collera - Infine Dincht, tu hai scelto di venire ad aiutarci, quindi la colpa del tuo coinvolgimento è anche tua. Se ci bocceranno, sarà solo per dei nostri sbagli. Quindi piantatela di insultarvi gratuitamente e troviamo un modo per tornare al Garden-.
Dincht si abbassa improvvisamente e sferra un pugno al pavimento, prima di accovacciarsi a terra:
-Il sogno di una vita...dannazione a tutto- mormora amaramente. Mi avvicino, tenendo lo sguardo fisso sul volto indurito di mio fratello:
-Ci penserai dopo a rinunciare ai film mentali che ti eri già fatto. Adesso dobbiamo tornare- lo sprono. Ehm...lo so che non era un incoraggiamento molto efficace (nota dell’ “autrice”: ah, perché? Era un incoraggiamento?!), ma non sopporto le persone che si piangono addosso. Non serve a nulla lamentarsi quando tutto è già successo.
Diventare SeeD era davvero il sogno della mia vita e ora non ne rimangono nient'altro che frammenti. Tuttavia...la vita va avanti e ci riproverò più avanti.
Probabilmente questa volta non ero abbastanza matura per rimanere buona al mio posto...anzi, se è questo il problema, allora non sarò mai SeeD.
Dannazione, non posso permettermi di pensarci adesso, anche se non riesco a deglutire l'amaro in bocca.
Dincht si rialza in piedi mugugnando qualcosa, mentre Seifer è voltato verso il mare. Mi avvicino ad afferrargli una mano:
-Tu sai come tornare a Balamb, vero?- gli chiedo prudentemente per verificare che la rabbia gli sia passata. Lui ricambia la mia stretta e annuisce:
-Dobbiamo andare a Timber e poi prendere il treno per Balamb. Possiamo noleggiare una macchina: da qui Timber dista circa dieci minuti di viaggio. Andiamo all'entrata della città- dice, voltandosi poi e cominciando a correre, seguendo a ritroso il percorso fatto fino a qui.
Mi volto a fare un cenno a Dincht:
-Vieni con noi. Non mi va che tu faccia il viaggio di ritorno da solo. Sei troppo agitato- gli dico semplicemente, passandogli accanto. Lui mi afferra il braccio per fermarmi:
-Tu non sei arrabbiata?- mi chiede, scrutando i miei occhi. Volto la faccia per impedirglielo e faccio un sospiro:
-A volte le cose non si possono cambiare. E comunque ora non è proprio il momento per avere attacchi di rabbia. Avremo davanti ancora un bel po’ di tempo per sfogarci, al Garden- dico, sorridendo amaramente. A questo punto Dincht si degna di seguirmi verso l'entrata della città.
Seifer ci sta aspettando accanto a un albero il più lontano possibile dal banco d'ordinazioni del noleggio macchine, le braccia conserte e l'aria contrariata. Lo ignoro e mi avvicino:
-Allora? Hai già chiesto se gliene è rimasta una?- lo incalzo. Lui fa un sorriso molto strano, che non mi piace per niente:
-Io non ho soldi, sorellina. Tu?- mi chiede. Scuoto nervosamente la testa, imitata da Dincht accanto a me. Maledizione: come faremo a prendere il treno? Intanto Seifer inizia a ridacchiare:
-Che diavolo c'è di divertente?- sbotto, irritata da ciò che lui sembra sapere in più di noi. Mio fratello mi fa l'occhiolino:
-Dimmi: non hai mai rubato una macchina prima d’ora?- mi chiede, infilandosi una mano in tasca e spostando il peso su una gamba sola. Osservo la sua nuova posa da figo e gli pungolo il petto:
-Dimmi: non hai mai provato a far funzionare il cervello? Guarda che è gratis - mi spazientisco, prima di continuare - Sei scemo o cosa? Non ti permetterò di rubare un’altra volta una macchina, razza d'idiota. Mi basta quello che è successo quattro anni fa-. Seifer alza le mani per difendersi:
-E' l'unico modo per arrivare a Timber prima che l'ultimo treno per Balamb parta! - esclama, prima di ridacchiare e farmi l’occhiolino: - Credevo che non te lo ricordassi-.
Oh maledizione, certo che me lo ricordo. Non dimentico facilmente le volte in cui mio fratello fa lo scemo. Ehm...sorvoliamo sul mio comportamento di quella sera.
Dincht fa un sospiro:
-Maledizione, non credevo che un giorno l'avrei fatto anche io...- dice, prima di voltarsi e lanciarsi in un finto combattimento con un nemico immaginario...la polizia, forse? Seifer rimane a guardarlo un po', prima di sogghignare:
-Allora, usiamo il solito piano: tu e il gallinaccio...-.
-Non chiamarmi gallinaccio o, quant'è vero Hyne, ti pesto a morte!-.
-Ehi, ricominciamo? - sbotto io annoiata, prima di rivolgermi a Seifer - E comunque nessuno ti ha dato la sua approvazione, soprattutto se ricicli quel piano: non ha funzionato, ricordi?-. Mio fratello alza gli occhi al cielo:
-E' l'unico modo che abbiamo! Confido che il gallinaccio sia più all’altezza di Fujin e Raijin - poi sbuffa - Senti: nemmeno a me fa impazzire l'idea, ma...- esclama esasperato, prima che io lo interrompa:
-A te fa impazzire qualunque infrazione della legge - lo rimbecco - Comunque, sentiamo il formidabile piano- aggiungo alla fine, arrendendomi. Seifer spalanca gli occhi (e con questa sono due volte che lo stupisco nel giro di un giorno, un numero davvero notevole!), ma si affretta a cogliere l'occasione:
-Tu e Dincht... - il diretto interessato alza il pollice per mostrare la sua approvazione, senza però degnarsi di guardarci - ...distrarrete l'impiegato, mentre io mi infilo in una macchina a caso fra quelle là, appena dietro il bancone del commesso. Quella che vedete sgommare a tutta birra fuori da Dollet sarà la nostra. Io mi fermerò solo per pochi secondi a farvi salire, quindi siete pregati di fare alla veloce e di non farvi prendere dagli sbirri- spiega, tutto infervorato.
-La polizia, Seifer - lo correggo, alzando gli occhi al cielo - Non sei un esperto nel settore-.
Mio fratello fa un sorrisetto birichino:
-Dici che quella là è stata l’unica volta in cui ho avuto guai con la polizia, quindi?- mi domanda, il suo sorriso che si allarga sempre di più. Sbuffo sonoramente:
-Non me ne frega un piffero. E adesso fila prima che ci ripensi-.
Seifer si allontana per nascondersi dietro un albero e ci fa un segno, mentre ancora sta ridendo. Mi volto verso Dincht per chiedergli se è pronto e lui annuisce, stringendo le labbra.
-Ok, abbiamo affrontato un centinaio di soldati armati, che ci vuole a rubare una cavolo di macchina?- mormora lui per farsi coraggio, mentre ci avviciniamo al proprietario dell’autonoleggio, cercando di assumere un’aria gentile e innocente (il che per me non è proprio una passeggiata...). Il tipo ci restituisce uno sguardo sospettoso, abbassando con un fruscio molto seccato il giornale che sta leggendo. Uff, questo qui è simpatico proprio come un Kyactus sotto il sedere, non so se mi spiego.
-Posso aiutarvi?- borbotta sistemandosi sulla sedia. No guarda, siamo solo qui per distrarti mentre cerchiamo di rubarti la macchina!
Eh...ehm, in realtà è davvero così, ma guarda un po' che coincidenza, hehe...
Dincht deglutisce forte e io gli pesto un piede, continuando a sorridere imbarazzata al proprietario, prima di rispondere:
-Ehm...sì, avremmo bisogno di una macchina-. Maledizione, certo che si vede lontano un miglio che sto mentendo. L’uomo abbassa il viso per scrutarmi da dietro le lenti degli occhiali da sole (notare che sono le sette di sera e che non gli danno PER NIENTE l’aria da macho) e poi abbozza un sorriso:
-Le gitarelle romantiche in macchina non sono consigliabili a quest’ora- ci stuzzica. Accanto a me Dincht diventa di un rosso acceso e quasi lucido, mentre per contrasto io sento il sangue defluire dalle guance e di riflesso sbatto una mano sul bancone:
-Ma cosa va a pensare?! Si faccia un po’ i fatti suoi!-.
Bene, adesso con la mia reazione “pacata” questo qui sarà molto felice di accontentarci. Con la coda nell’occhio vedo Seifer infilarsi in una macchina marrone scuro e farmi segno di continuare a intrattenere il nostro amico...cosa?! Dobbiamo fingere di essere una coppia?! Ma sta scherzando?! Invece mi sa di no, quel mattacchione di mio fratello sta proprio mimando un cuoricino. Non mi sembra proprio una scena d’affetto, quindi non credo ci siano equivoci.
Maledizione, mi pagherà anche questa!
Mi volto verso Dincht e cerco di fargli notare l’ordine di Seifer il più discretamente possibile, magari cercando di non far trapelare la felicità che sprizza da tutti i miei pori.
Ecco, adesso è più rosso di un peperone... maledizione, ci manca anche che mi schiatti qui. Il nostro amico dalla lingua più lunga del naso, che ficca sempre negli affari degli altri, impallidisce di fronte alla reazione del mio...di Dincht ecco e mi lancia uno sguardo preoccupato. Io sorrido imbarazzata e gli metto una mano sulla schiena, accarezzandolo affettuosamente (pensachesiauncane, pensachesiauncane...), mentre dico:
-Lo scusi: il mio ragazzo è piuttosto timido...-. Dentro la mia testa stanno volando talmente tanti “maledizione” e “porca miseria” che ho paura si sentano da qui a un miglio.
Il tipo mi lancia uno sguardo complice e birichino e solleva l’indice come per dire “io l’avevo detto”.
Ma vai a farti un giro insieme a un paio di Archeosaurus, da bravo!
Comunque, lancio una gomitata a Dincht per fargli capire di reggermi ancora il gioco, proprio mentre il proprietario, ridacchiando ancora (lo prenderei a badilate sui denti, giuro), ci dice:
-Sono 3000 Guil, comunque. Pagamento anticipato-.
Ammazza, 3000 Guil per affittare un catorcio del genere? Ma se proprio vuole gli do tremila calci in culo: su quelli non lesino mai.
Ciononostante, mi volto verso Dincht:
-Dai, dagli i soldi- gli dico, strizzandogli l’occhio dalla parte del viso che il ficcanaso non può vedere. Dincht fa un sorriso imbarazzato e capisce al volo (almeno spero):
-Ehm amore...credo di averli dimenticati a casa- balbetta, stringendo gli occhi per prepararsi alla mia teatrale sfuriata. Seifer nel frattempo sta gesticolando come un forsennato. Ho capito: dovrò urlare parecchio per soffocare il rombo del motore...
-CHE COSA?! - strillo, sentendomi subito una stupida - HAI EREDITATO IL CERVELLO DA UN WENDIGO, PER CASO? E QUELL’ “AMORE” SAI GIÀ DOVE PUOI METTERTELO, RAZZA DI IMBECILLE!-.
Ok, mi sono fatta prendere la mano...però credo di aver dato un bello spettacolo: basta solo che qualcuno faccia un bell’applauso e siamo a posto.
Comunque non ho esagerato...ok, forse un pochino.
E poi non ero preparata al suo “amore”. Ma che se ne vada a farsi un giro anche lui, con degli Archeosaurus femmina in calore...poi voglio vedere se li chiama “amore” con così tanta facilità! Ma chi gli ha detto di prendersi tutte queste libertà?!
Intanto il proprietario è tutto preso dalla mia reazione pacatissima da non essersi accorto che una macchina si è accesa da sola...
Lancio uno sguardo assassino a Dincht per fargli capire di non lasciarsi scappare l’occasione. Lui si riscuote dallo stupore e diventa ancora più rosso quando risponde:
-Scusami am...ehm...- si impappina lui, mordendosi le labbra per non pronunciare quella stramaledettissima parola. Faccio uno sbuffo: certo che come attore è proprio una frana, maledizione.
-Va be’, vorrà dire che ce la faremo a piedi - sospiro alzando gli occhi al cielo - Tanti saluti e tante grazie- dico frettolosamente al commesso, proprio mentre mio fratello esce sgommando dal parcheggio dietro di lui. Il tipo si volta di scatto e strilla la classica battuta:
-Al ladro!-.
Io afferro Dincht per la manica e inizio a correre verso la porta della città, mentre le prime guardie galbadiane iniziano a uscire dalle vie.
-Maledizione, non possiamo certo combattere!- grida Dincht, sballottato dietro di me.
-Sì, ma trovati un'altra imprecazione: questa è mia- preciso ansimando, puntando disperatamente alla macchina che si sta fermando lentamente appena fuori Dollet.
Dietro di noi risuonano grida come: “Fermi!” e “Razza di lestofanti!”.
Ma lestofante a chi?! Questi qua si sono visti?! Hanno occupato con la forza una città e hanno anche il coraggio di insultarci perché rubiamo una macchina?!
E poi chissà perché non ci hanno sguinzagliato dietro le truppe scelte...forse perché sono tutte alla torre di trasmissione a eseguire gli ordini della Strega?
Maledizione, abbiamo anche questo problema...ma non c'è tempo di pensarci!
Nel frattempo infatti arriviamo alla macchina sani e salvi e io mi fiondo ad aprire la portiera accanto al posto di guida.
-Vaivaivai!- strillo, appena dopo che Dincht si è letteralmente tuffato sui sedili di dietro.
Seifer schiaccia l’acceleratore con forza e parte a mille chilometri l’ora, mentre il contraccolpo ci inchioda ai sedili.
-Allacciate le cinture: state infrangendo un sacco di regole!- ridacchia mio fratello, sistemando lo specchietto. Mi affretto a obbedirgli, senza risparmiargli un’occhiata truce:
-L’unica infrazione che sto commettendo è stare nella stessa macchina con te che guidi, dato che non hai la patente- gli faccio notare. Dincht riemerge dai sedili dietro di noi e appoggia il mento sul mio schienale:
-Comecomecome?! Non hai la patente?- si agita, guardandosi improvvisamente intorno spaventato. Incrocio le braccia al petto:
-Ti pare che l’avrebbero data a uno che va in giro a rubare macchine e a infrangere ogni tipo di regola esistente su questo pianeta?- sbotto, controllando negli specchietti che nessuno ci insegua. Wow, hanno mollato l'osso molto in fretta.
Allora è come pensavo. Quindi siamo nei guai.
Seifer nel frattempo scoppia a ridere:
-Mi fa piacere sentire tutti questi complimenti, sorellina. E comunque datevi una calmata, piccioncini: so guidare e questo basta-.
Come DIAVOLO ci ha appena chiamati?!
-Seifer - ruggisco - QUESTA ME LA PAGHERAI MOLTO CARA! - mi ritrovo a urlare, prima di voltarmi verso Dincht, facendogli quasi prendere un infarto - E tu non metterti in testa strane cose: è già stato un miracolo che io non ti abbia scannato quando hai detto quella parola, imbecille!- strillo. Seifer inizia a ridere fragorosamente:
-Quella è stata la parte migliore! Bel colpo, gallinaccio!- esclama, prima di osservare Dincht dallo specchietto e fargli l’occhiolino.
-Non provarci!- sibilo, sferrandogli un pugno alla spalla. Maledizione, io lo odio quando fa così!
Comunque Seifer chiude il becco e io mi rilasso un po' (finalmente!). E, ovviamente, tutto il malumore represso fino ad ora ritorna a fare capolino con un tempismo perfetto. Mannaggia, altro che relax.
Dincht intanto è rimasto in silenzio a sorbirsi il mio sclero, prima di scivolare sul sedile:
-Ragazzi, quest’ultima corsa mi ha steso- si lamenta (l’avevo detto io che non riesce a fare l’offeso per più di mezzo minuto). Seifer lo stuzzica:
-Hai avuto paura, gallinaccio? - dice prima di tossicchiare teatralmente - Ehm...evita di fartela sotto: manca ancora metà strada per arrivare a Timber-.
Dincht scatta subito:
-Ma che diavolo stai dicendo? Io ti...-
-Se non la piantate di stuzzicarvi vi spedisco fuori dall’auto a calci in culo, sono stata chiara?- intervengo spazientita. Santo Hyne, con questi due qui non si può stare tranquilli un secondo. Mio fratello sospira:
-Sì mamma...-.
Appunto: soprattutto se uno dei due si chiama Seifer Almasy ed è tuo fratello.
-Seifer, sei proprio sull’orlo del finestrino. Un’altra parola e ti ritrovi col sedere per terra prima che tu possa dire “dannazione”- rincaro la dose, osservando imbronciata il paesaggio che ci circonda.
Cosa mi prende?! Bene, consideriamo con calma le cose: ho incontrato una pazza furiosa che vuole viaggiare nel tempo e che mi fa venire delle emicranie pazzesche, ho perso una nave per Balamb, probabilmente sono stata bocciata all’esame della mia vita, ho appena rubato una macchina, sto viaggiando in auto con un fratello imbecille e con un gallinaccio dalla testa vuota che si beccano a vicenda manco fossero bambini, tra poco mi toccherà prendere un treno senza biglietto e, se va tutto bene, sarò al Garden in tempo per sentire una bella ramanzina anche dai muri. Io non la trovo PER NIENTE una situazione divertente.
In questo momento qualcuno sembra tirare un filo allentato della mia testa, facendomi sussultare. Oh, giusto.
-Ragazzi, Siren è un po' stufa di starsene senza padrone- sbuffo, picchiettandomi la tempia per farla stare tranquilla. Dincht scuote vigorosamente la testa:
-Ehm...Ifrid sta dando il meglio di sé qui dentro. Mi sa che non la vuole- dice imbarazzato. Nello stesso momento Leviathan nella mia testa inizia ad agitare il collegamento, trasmettendomi piccole scosse elettriche. Strizzo gli occhi:
-Anche Leviathan non sembra molto felice di condividere lo spazio con lei, dato che si sono scannati a vicenda prima- commento, poggiando la testa sul sedile. Seifer ridacchia:
-Una bella gnocca come G.F. per un gran gnocco come me, ci sto!-.
-Ma quanto sei scemo da zero a Raijin?- sbotto, mentre io e Dincht lasciamo che Siren abbandoni la nostra mente per raggiungere quella di mio fratello, che sbanda paurosamente:
-Ohi, ma questa è la sensazione che si prova ad avere un intruso in testa?- esclama, recuperando il controllo del mezzo.
-Non so, dovresti chiedere a Raijin come fa a convivere con le sue pulci- ribatto ironica, guadagnandomi una sua occhiata di fuoco...prima che lui faccia il sorriso che sfodera quando sta per spararne una delle sue.
-Ok, adesso che sei dell’umore giusto posso raccontarti dell’altro furto d’auto del secolo!- esclama, strombazzando allegramente e facendo sussultare Dincht, che si stava appisolando. Io tento di accavallare le gambe per dare più pregnanza al mio sonoro rifiuto, ma lo spazio è troppo stretto e ci rinuncio dopo una serie di mostruose contorsioni:
-Non voglio sentire- rispondo alla fine, ma Seifer mi ignora apertamente:
-Eravamo io e Raijin a Balamb...-.
-Non voglio ascoltare, ho detto- brontolo, mettendomi le mani sulle orecchie. Ciò non mi impedisce comunque di sentire le parole di mio fratello:
-Ci serviva una macchina per tornare al Garden...sai, avevamo bevuto un po’...-.
-Non ho dubbi su questo e mi basta- lo interrompo. Ma Seifer continua imperterrito:
-...così ho messo Raijin a rubare l’auto e io avrei distratto il commesso con la mia eloquenza-.
-Ok, quanti anni di prigione vi hanno dato?- interviene in questo momento Dincht. Non mi trattengo dal ridacchiare, soprattutto quando noto l’espressione di Seifer:
-Taci, gallinaccio. Ti stupiresti se sentissi un mio sermone - risponde, mentre io annuisco convinta per prenderlo in giro. Ci manca poco che lui divelga il cambio delle marce per darmelo in testa - Tuttavia Raijin è il solito buono a nulla e non è riuscito ad avviare la macchina, mentre il commesso era troppo ignorante per stare a sentire le mie disquisizioni sul tempo di quella notte per prestarmi attenzione-.
-Te l’ho detto che tu e Raijin non fate un cervello insieme- non mi trattengo dal commentare, scuotendo miseramente la testa. Poi mi si accende una lampadina:
-Ma non è per caso quella volta in cui sei finito al commissariato e io e Fujin siamo dovute venirvi a prendere alle tre del mattino?- sbotto, mentre gli ultimi pezzi del puzzle si ricompongono nella mia mente. Seifer fa un verso imbarazzato:
-Non ho mai avuto il coraggio di dirti com’era andata...-.
-No, aspetta un secondo. Tu mi hai mentito per tre anni dicendomi che ti hanno sbattuto in prigione perché eri talmente ubriaco da aver tentato di aggredire il proprietario del bar...quando in realtà hai fatto solo questa cazzata?- ringhio. Certo che mio fratello è deficiente forte. Perché mi rivela queste cose proprio oggi, quando sa che non sono dell'umore adatto?
-Sì ma...sorellina, non ti arrabbiare- si difende lui, osservando preoccupato la mia reazione. Faccio un respiro profondo per calmarmi e cerco di abbozzare un’espressione rilassata:
-Tranquillo Seifer. Sono perfettamente calma - lo rassicuro con un sorrisetto che in realtà dice il contrario - Lo metterò semplicemente nella lista dei conti da far tornare quando arriveremo al Garden- aggiungo con voce melliflua.
-Oh no, non dirmi che sei ancora arrabbiata da quando mi hai urlato “razza di imbecille!” alla torre di trasmissione!- esclama ridacchiando Seifer, mentre l’auto corre come una scheggia rischiando anche di investire un Geezard, dato che mio fratello si sente alternativo a correre fuori dalla strada.
Comunque annuisco, tornando seria per fargli capire che non sto più scherzando:
-Voglio solo che mi spieghi il perché di due cosine, solo questo- mormoro, ripensando ai sorrisi di trionfo di Seifer ogni volta che un soldato moriva. Voglio sapere che diavolo gli passava per la testa...non l’ho mai visto così.
Intanto il profilo di Timber si staglia davanti alla macchina e Seifer controlla l’orario sul cruscotto:
-Cooooooomunque...benvenuti a Timber, belli! E guardate, siamo anche in anticipo!-.


Ed eccoci a Timber! Chissà come DIAVOLO riusciranno a pigliare il treno, questi sbandati qui...a questo punto credo che non dovreste più stupirvi di niente...ma io proverò lo stesso a introdurre l'elemento sorpresa!
E vedremo molto presto la resa dei conti tra Seifer e Atra...credo che se la stuzzicano ancora un po', scoppierà peggio delle pentole a pressione!
Chissà cosa si diranno questi due...posso solo dirvi che scopriremo un altro lato del loro rapporto...
E, infine, nella raccolta "Fragments of Almasy's Memories" trovate proprio quella volta di quattro anni prima in cui Seifer, Atra, Fujin e Raijin si dilettano nel rubare macchine a noleggio nella città di Balamb!
Questa volta ne vedrete delle belle, quindi fateci un salto!
Poi...ho finito! Ringrazio sempre quelle meravigliose persone che lasceranno una recensione e quelle altrettanto meravigliose che seguono questa storia (che, VI PROMETTO, non avrà più capitoli così lunghi, lo giuro sulla cresta di Zell!)! Al prossimo delir...ehm, capitolo!

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Capitolo 8
*** Gelosia (?) ***


Seifer parcheggia la macchina appena fuori Timber, per entrare a piedi.
-Ma scusa - osservo, guardandolo dal sedile dopo che lui mi ha galantemente aperto la portiera - La molliamo qui? Tanto vale lasciare una sfolgorante scritta al neon con scritto: "Ciao, noi andiamo a Balamb e voi non ci troverete mai!" !-.
Seifer fa una smorfia divertita e mi fa segno di scendere dalla macchina, mentre mi risponde:
-A Timber non sono ammesse le macchine. Comunque, dato che siamo in anticipo, possiamo cercare una persona di mia conoscenza e farci prestare dei soldi. Poi li mettiamo nella macchina, così chi la ritroverà non potrà più dire che l'abbiamo rubata -.
-Woah, vedi che qualche volta anche tu sei intelligente?- mi stupisco, lisciandomi la gonna tutta spiegazzata. Mio fratello intanto mi sistema il colletto della camicia, schioccando la lingua con disapprovazione.
-E questa tua conoscenza avrà i soldi?- gli domando ancora, allontanando infastidita le sue mani fredde dal mio collo. Lui ridacchia e mi fa scorrere un dito sulla nuca, facendomi rabbrividire:
-Ma sì, ma sì- sussurra, mentre io sguscio via dal suo tocco per scoccargli uno sguardo scocciato. Oggi è anche in vena di dispetti, maledizione.
-Gallinaccio, sei pronto? Devo mettere a posto la camicia anche a te?- chiede Seifer, guardandosi intorno. Dincht si unisce a noi, guardandolo truce:
-Davvero divertente, Seifer- bofonchia sbuffando. Mio fratello lo ignora e inizia a camminare fischiettando.
Certo che non sembra proprio arrabbiato per il suo esame. E non sembra nemmeno essere preoccupato per ciò che voglio dirgli appena avremo un minuto per stare da soli. E' come se fosse...un'altra persona. Perlomeno, quando si tratta di guerra, sangue e gloria. E io...non lo capisco, perché non è mai stato così. Oppure non lo è mai stato con me.  
Il caos cittadino, il viavai di uomini, donne e soldati e le prime case attorno a noi mi riscuotono dai miei pensieri, costringendomi a concentrarmi sulla realtà: non siamo ancora al Garden.
Timber è una città spaccata in due: da una parte il dominio intollerante di Galbadia, capitanata dal presidente Vinzer Deling, dall'altra la resistenza, rappresentata da numerosi e piccoli gruppi guidati da cittadini insospettabili, il cui obbiettivo è l'indipendenza della città.
Tuttavia, a quanto mi sembra di aver capito leggendo il giornale "Politica e Mistero", quando Deling mette le mani su qualcosa è molto difficile togliergliela dalle grinfie: questo spiegherebbe il perché, fino ad ora perlomeno, la resistenza non abbia fatto molti passi avanti.
Seifer ci guida nella città come se la conosca alla perfezione, mentre io e Dincht gli corriamo dietro come cagnolini, lanciandoci sguardi stupiti e scocciati. Quando mai mio fratello è venuto a Timber? E adesso dove ci starà portando?
Mio fratello si ferma qualche volta a fare quella che sembra mente locale. Spero non stia fingendo di sapere dove si trova e quindi non stia andando a caso. A momenti i soldati di Galbadia potrebbero riconoscerci e non sarebbe granché divertente.
Superiamo la redazione della famosissima rivista "Timber Maniacs" ed entriamo nella realtà alternativa della stazione: gente sempre di fretta, voci che annunciano i treni, i commessi al botteghino che strillano di fare il biglietto prima di salire, i controllori che non si lasciano sfuggire nulla, cartacce e cicche per terra, mentre nell'aria aleggia il solito e denso fumo dei treni e delle sigarette.
Finalmente Seifer si illumina e ci ordina di aspettarlo accanto al botteghino che vende i biglietti per Balamb. Lo vedo avvicinarsi a una ragazza dai capelli neri lunghi e lisci, vestita completamente di azzurro tranne per gli stivali e i pantaloncini neri.
Lei è di spalle e sta usando un telefono pubblico, appoggiata distrattamente con la spalla destra al sottile palo a cui è appeso, le dita che si muovono ad attorcigliare il cavo.
E' quella la sua vecchia conoscenza? Una ragazza?
Ok, non voglio affrontare l'argomento perché non voglio pensare di essere l'ennesima sorella gelosa del fratello. Però...uff, perché non può contare anche il mio parere? Ad esempio: mio fratello con questa sottospecie di Puffetta dall'aria spensierata...proprio NO.
E invece Seifer punta proprio lei e le picchietta un dito sulla spalla per farla voltare. Beh, almeno non l'ha abbracciata di spalle o altre cose che implicano un contatto fisico molto ravvicinato. Giusto, Seifer non è tipo da queste cose...ma in campo amoroso non ho certo idea di come sia e NON VOGLIO nemmeno saperlo.
La ragazza sussulta e si volta, la cornetta rossa che le trema fra le mani per un momento. Per un momento, perché poi finisce sbattendo contro il palo e rimbalzando a terra come uno yo-yo, dato che lei l'ha appena mollata per saltare al collo di Seifer come un Anacondar, solo più... appiccicoso.
Uhm. Questa dimostrazione d'affetto non mi piace PER NIENTE.
E non sono gelosa! L'ho già detto? E lo ripeto quante volte voglio!
-Atra, hai una faccia...- commenta molto a proposito Dincht, sghignazzando. Sbuffo, lanciandogli uno sguardo feroce:
-Taci, gallinaccio- lo apostrofo istintivamente. Beh, almeno ha abbassato la...cresta (nota dell' "autrice": ok, dopo questa mi ritiro a fare Garden di sabbia sull'isola più sperduta di questo mondo...).
Nel frattempo Seifer si è scollato di dosso la ragazza, che ora sta sorridendo come un'ebete, e le sta dicendo velocemente qualcosa, facendo un segno sopra la sua spalla ad indicare noi. Lei annuisce vigorosamente e a questo punto Seifer si volta e ci fa segno di avvicinarci. Non so se il mio viso parli troppo chiaro, ma quando lui incontra i miei occhi una ruga di preoccupazione gli solca la fronte.
Esatto, fratellone: avresti dovuto dirmelo prima. Adesso zitto e stai a guardare impotente!
La ragazza ci guarda camminare verso di loro torcendosi le mani nervosamente e poi frugando distrattamente nello zainetto che porta sulla spalla sinistra.
Arrivo accanto a mio fratello e le faccio un esame completo ai raggi X: ha la pelle molto chiara e degli occhi quasi a mandorla sono color marrone scuro, quasi nero e lucidi come ossidiane; fra i capelli che le sfiorano il viso luccicano alcuni riflessi biondi, quando lei inclina il capo offrendolo alla luce del lampione poco distante. La frangetta le ricade distrattamente sugli occhi, dandole nel complesso un'aria sbarazzina e molto infantile, anche se, a giudicare dalla statura e dal semplice fatto che Seifer la consideri, deve avere più o meno la nostra età.
-Eccoli qua - la voce di Seifer interrompe il mio accuratissimo esame - Questa è mia sorella Atra, l'altro si chiama Zell Dincht-.
Dincht solleva una mano flosciamente per salutare la ragazza, mentre io le faccio un semplice cenno con il mento. Lei sorride imbarazzata, mentre mi osserva interessata. Uff, vuole anche il certificato di nascita? Stesso padre (ignoto) e stessa madre (ignota): io e Seifer siamo comunque fratelli e questo non fa di me un fenomeno da baraccone, diavolo!
Seifer tossicchia leggermente per spezzare la tensione, mentre per la prima volta noto il suo nervosismo:
-Lei è Rinoa Heartilly, una mia...vecchia conoscenza-. Ohoh, si è fermato nel bel mezzo della frase. E il nome non mi è per niente nuovo e so anche il perché. Rinoa...finalmente ci conosciamo. Ed ecco il motivo per cui Seifer conosce bene Timber! Lei deve vivere qui...
Questa volta le parole mi escono di bocca prima che io possa fermarle:
-Una vecchia conoscenza- sospiro, reprimendo però il sorrisino che mi sale a incurvare le labbra quando mi sento presa in giro. Soprattutto quando conosco tutta la storia.
Era comunque l'unica ragazza a cui Seifer tenesse davvero, posso testimoniarlo (anche perché è l'unica ragazza che ha avuto di cui so il nome...ne avrà avute altre? MA CHE DIAVOLO NE SO IO?!).
Era l'unica a cui teneva...a volte parlare al passato stride così tanto con il contenuto che si potrebbe pensare a un paradosso. E la contraddizione si fa più evidente quando si parla di certe cose, in cui magari è anche coinvolto mio fratello.
Rinoa si guarda imbarazzata la punta delle scarpe, mentre mio fratello trattiene improvvisamente il respiro.
Dincht decide di intervenire per trarre d'impiccio i due:
-Che ci facciamo qui da lei? Cioè...niente in contrario, ma abbiamo ancora un debito da saldare e un treno per Balamb da prendere- dice. Veramente un intervento intelligente, devo ricordarmi di complimentarmi con lui più tardi.
Rinoa si illumina:
-Tornate a Balamb, stasera? Anche io vengo al Garden: devo parlare al vostro preside. Questo vuol dire che viaggieremo insieme!- esclama, battendo le mani tutta felice. Oh che bello, io sono tutta un brivido.
Mio fratello mi dà discretamente una gomitata e risponde a Dincht:
-Rin ci darà i 3000 Guil che ci servono, più i soldi per il biglietto- ci rivela, sorridendo soddisfatto. Cielo, ha trovato la gallina da spennare. Questo mi fa incazzare ancora di più: ci sta che abbia avuto una relazione con lei, ma che approfitti ancora della sua felicità di vederlo...non lo tollero. E' questione di principio, nient'altro. Si vede lontano un miglio che mio fratello non sembra molto felice di vederla e so perché, ma...non è giusto, diamine.
Intanto Rinoa estrae dalla borsetta i 3000 Guil e li dà a Seifer, che se li intasca senza una parola di ringraziamento. A questo posso pensarci io: gli restituisco la gomitata, solo più forte e più evidente, accompagnata da uno sguardo eloquente. Mio fratello capitola:
-Grazie, Rin- borbotta, prima di respirare profondamente. Rinoa mi scocca uno sguardo divertito:
-Atra, con te Seifer sembra un'altra persona- sorride, per nulla offesa dalla reticenza di mio fratello. Sollevo le sopracciglia:
-Presumo lo sembrasse anche con te- la rimbecco, lo stesso sorriso sornione sulle labbra. Maledizione, devo stare zitta. Questa non è stata per niente un'uscita felice (*), dato che mio fratello si rabbuia e lei aggrotta un attimo le sopracciglia, prima di tornare a distendere il viso:
-Allora: due di noi tornano alla vostra macchina e gli altri fanno i biglietti, dato che l'ultimo treno parte fra mezz'ora. Seifer potrebbe andare a portare i soldi in auto e, se non vi dispiace, io...- comincia Rinoa, ma io ho già capito dove vuole andare a parare e non ho intenzione di fare passi indietro.
E' il momento che aspettavo: il treno partirà fra mezz'ora e non avrò facilmente un'altra occasione di parlare a Seifer...specialmente con una ex all'attacco. Quindi la anticipo, senza togliermi di faccia il sorriso che avevo prima:
-No, è giusto che tu faccia i biglietti: d'altronde metti tu i soldi. Accompagno io Seifer e, sta' tranquilla, sarà in buone mani-. Calco molto sulle ultime due parole fino a quando non vedo il suo viso dipingersi totalmente di rosso. Bene, per ora l'ho messa a cuccia. Afferro un braccio di Seifer e inizio a camminare di gran carriera, ignorando le espressioni deluse di Rinoa e Dincht...che caspita avrà Dincht da essere deluso?! Non gli sta simpatica Rinoa? Eh, cavoli suoi. Se io rimanessi sola con lei non so cosa potrei dirle. Meglio non rischiare, dato che ci paga auto e treno.
-Uh, mi sento onorato di avere la considerazione di due belle ragazze...- comincia Seifer, ridacchiando della mia foga. Gli mollo il braccio per agitare il mio in aria, come faccio sempre quando sono stizzita:
-Tu taci e smettila di sparare cavolate- lo rimbecco. Seifer solleva le sopracciglia impressionato, mentre una serie di rughe gli increspa la pelle della fronte. Rispondo alla sua domanda silenziosa:
-Non sono gelosa!-. Mio fratello scoppia a ridere e imita il mio gesticolare:
-Ah no? Avrò interpretato male...un Lesmathor che vola, per caso?- mi stuzzica, cercando di circondarmi le spalle. Lo respingo con uno sbuffo:
-La stai usando, imbecille. Dopo tutto quello che è successo, maledizione- lo accuso, fermandomi di botto appena usciti da Timber. In realtà non me ne sono neanche accorta, presa com'ero dal tentativo di dominare la rabbia, che sta piano piano riaffiorando. Forse è più rabbia verso me stessa: ci sono tante cose che ancora non conosco di Seifer, perché credevo di non potermi più stupire su di lui? E perché devono tutte venire alla luce proprio oggi?
Anche Seifer si ferma, irrigidendosi:
-Non capisco di cosa tu stia parlando- mormora, il viso d'un tratto rabbuiato.
Torno sui miei passi e lo costringo a sollevarlo per guardarmi negli occhi:
-Non so cosa sia successo fra voi due quella sera, ma avevi ragione: lei prova ancora qualcosa. E tu lo stai usando a tuo vantaggio. O al nostro, se dirlo ti fa sentire meno in colpa- dico velocemente, inchiodando i suoi occhi ai miei. Ancora una volta mi sembra di vedere una sfumatura dorata, che poi si dilegua come prima. Il sole è tramontato da un pezzo: possibile che io abbia delle allucinazioni dovute alla stanchezza?
Seifer sposta alcuni sassolini con la scarpa, mentre sostiene a fatica il mio sguardo duro:
-Non la sto usando, Atra. Anche io provo ancora qualcosa per Rinoa...ma sai com'è la storia-.
Ricordo quando Seifer mi aveva parlato di lei, un pomeriggio di settembre come tanti di un anno fa. Ricordo che il suo comportamento mi aveva sconvolta: avevo davanti un uomo insicuro, dolce e perduto da qualche parte, in un luogo a me sconosciuto. Un uomo che non voleva fare un solo passo indietro in nome di un sentimento che non gli stava propriamente a pennello.
Non ho mai sperimentato l'amore. Ma se fa questi effetti, preferisco proprio guardarlo da lontano con il binocolo. Chiuso, magari.
Fatto sta che ora mi si sovrappone l'immagine di quella notte, nel bel mezzo di un ottobre piovoso dello stesso anno, quando Seifer mi aveva detto che Rinoa se n'era andata dalla sua vita. Quando l'aveva deciso lui, in un momento di rabbia.
Ricordo che ero rimasta ancora più sconvolta: il suo sguardo tradiva dolore, perdita e...pentimento. Seifer era responsabile della loro separazione, gliel'avevo letto negli occhi e l'avevo capito dalle circostanze.
Me lo ricordo bene.
-Tu l'hai ferita. Per questo non riesci più a guardarla negli occhi. E doverle chiedere aiuto mentre lei è felice di vederti, nonostante tutto, ti spaventa. E ti fa passare la voglia di riprovarci- dico al posto suo. Probabilmente starà rivivendo gli stessi ricordi, da una prospettiva diversa.
E' ciò che non mi ha mai detto, ma che ho sempre, tacitamente, compreso.
Seifer annuisce, un sorriso amaro che gli si apre in viso:
-E' sconcertante quanto bene tu riesca a leggermi- mormora, giocherellando con una ciocca dei miei capelli. Faccio un respiro profondo, prima di sfiorargli le dita:
-E invece oggi ho avuto difficoltà a riconoscerti, Seifer. Quante persone sei stato in poche ore? Quante facce nuove mi hai mostrato?- gli domando, stringendo la presa sulle sue dita per costringere i suoi occhi a posarsi di nuovo su di me.
Il suo viso si frantuma in pieghe amare e in linee storte, mentre le sue palpebre battono lentamente, rivelando ogni volta mille bagliori dorati nei suoi occhi.
-Vuoi parlarne ora-. La sua non è una domanda, ovviamente.
Quindi non serve una risposta.




(*) per capire un po' di più a cosa si riferisce Atra, fate un salto su "Fragments of Almasy's Memories"!


Ed eccoci qua con l'ottavo capitolo! Ora è entrata in scena anche l'adorabile Rinoa Heartilly...vi prego, capite la sottile ironia.
So che molti di voi hanno un'esagerata passione per questa bella fanciullina (cogliere l'ironia pliz). Se così fosse, sappiate che non siete soli al mondo e che Atra Almasy vi comprende alla perfezione!
A me sinceramente non fa né caldo né freddo...sicuramente non è tra i miei personaggi preferiti (anche se da piccola la adoravo...). Semplicemente a me non va molto a genio perché si è accaparrata due cari ragazzi come Seifer e Squall. Davvero, il mondo gira al contrario...come questa fanfic del resto! Aspettatevi di tutto!
Adesso stiamo per vedere il confronto fra Atra e suo fratello...se lei è l'unica persona con cui Seifer si apre, chissà cosa le confesserà! 
Come ho detto nella nota segnata dall'asterisco, in "Fragments of Almasy's Memories" potete leggere come andò veramente fra Seifer e Rinoa e i motivi per cui parlare di "cambiamenti" in presenza dei due Almasy e della cara Rin non è mai una gioia.
Spero che la storia vi stia piacendo, soprattutto mi rivolgo a coloro che leggono in silenzio, ma che apprezzo quando vengono a farmi una visitina!
Al prossimo capitolo!

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Capitolo 9
*** Aspettative ***


Seifer apre la portiera della macchina e lascia sul sedile i 3000 Guil, prima di chiuderla con uno scatto e voltarsi a guardarmi:
-Chiedimi quello che vuoi, Atra- mormora, appoggiandosi alla macchina senza curarsi di sporcare il cappotto. Nella sua voce sento già la sconfitta, che sembra trafiggermi la pelle come una miriade di aghi.
Seifer picchietta l'auto accanto a sé per chiedermi silenziosamente di sedermi vicino a lui. Io obbedisco, continuando a guardare i suoi occhi, spostando poi lo sguardo sulla targhetta che porta al collo e soffermandomi su quella uguale che circonda il mio.
Mi mordo un labbro per richiamare a me le parole che mi servono in questo  momento. Ora mio fratello è così inerme...mi sento una tigre che deve solo scegliere con quale artiglio iniziare a colpire; mi sento come quando devo scegliere dalla faretra la prima freccia che dovrà volare.
Di solito lascio fare all'istinto.
Ma scagliare le parole sbagliate è paradossalmente più letale che scagliare una semplice freccia.
-Perché ti sei comportato così, oggi?- gli domando alla fine, con un sospiro che mi aiuta a dissimulare il tremore della voce. Mio fratello spalanca gli occhi:
-Vuoi sapere il motivo per cui ho disubbidito agli ordini?!- mi domanda, abbozzando un sorriso. Scuoto la testa con rabbia: perché non vuole capire?!
Già, proprio non vuole. È così comodo fingere.
-Non me ne frega niente degli ordini - ringhio, spostando dei sassolini con la punta della scarpa - Io voglio sapere il motivo per cui hai mancato alla promessa che mi avevi fatto-. Qui la mia voce si rompe e io tossisco, sorpresa. Non credevo di esserci rimasta tanto male. Ma, considerando che per Seifer ho sacrificato anche il mio esame, seppur volentieri devo dire, pensare che lui invece abbia preso la promessa così alla leggera mi ha...delusa, ecco. Non è la prima volta che succede, maledizione. Non posso permettere che finisca come l'altra volta, però.
In questo momento Seifer spalanca gli occhi e si passa una mano fra i capelli, mordendosi così forte le labbra da farne uscire il sangue:
-Maledizione, sono un imbecille- borbotta, leccandosi la ferita e picchiettandola con un dito, mentre l'altra sua mano cerca la mia.
Io incrocio le braccia per evitarlo e osservo sarcastica:
-Proprio quello che ho detto io alla torre-.
Non mi fa male incrociare il suo sguardo ferito quando nota che sfuggo al suo contatto? Certo che fa male, da morire.
Ma questo tradimento è più amaro di un semplice rifiuto. E cercare delle risposte è ancora più doloroso, perché significa non averne abbastanza. Significa dubitare.
Seifer sospira forte, le guance che si tingono di porpora, non so se naturalmente o per riflesso delle luci al neon di uno sfolgorante pub di Timber.
-Me ne sono dimenticato - ammette alla fine, prima di trovare il coraggio di guardarmi negli occhi - Con tutte quelle teste galbadiane da schiacciare, con la prospettiva di prendere qualcosa di grosso...io non ci ho più visto. Però ne è valsa la pena, vero?- si risolleva alla fine, mentre un sorriso trionfante gli si dipinge in viso.
Serro le palpebre e le labbra per impedirmi di scoppiare.
Non potevo aspettarmi altro dal mio solito, altezzoso Seifer.
Dovevo aspettarmelo, se lo conosco così bene. Insomma, non cambierà mai. E lo so che anche io sono fatta della sua stessa pasta, ma ciò che mi fa più male è sentirlo dire queste cose senza alcun pentimento.
È orgoglio, certo, ma...perché deve mostrarlo anche con me? Dov'è il Seifer di ieri sera, quando serve? Dov'è l'alcol, dannazione?!
Non cambierà mai, devo mettermelo in testa. Non posso di certo costringerlo a farlo, anche se a volte vorrei tanto provarci. E non serve a niente nemmeno lamentarsi, tanto farà sempre quello che vorrà. Questa volta sono utile quanto qualsiasi altra persona. Nemmeno sua sorella può farlo ragionare. Però ci proverò lo stesso, perché alla fine sono testona tanto quanto lui.
Vedremo chi la spunterà tra noi due. Voglio che capisca quello che ha fatto. E voglio capire io in nome di cosa una promessa infranta sia meno importante.
-Sei sempre il solito spaccone. Credi che io non ci tenessi a quella promessa? So che quando tu mi dici qualcosa sei sempre di parola, ma oggi non è stato così. Mi puoi dire perché diavolo oggi è stato diverso? Tu sei stato diverso-commento, osservando il suo profilo contro le luci di Timber.
Certo, alla fine ho scelto di rimanere con lui, ma perché anche il mondo è niente in confronto a lui e alla sua vita.
Comunque, tutto questo non sarebbe successo se lui fosse rimasto al suo posto. E lui doveva rimanerci perché me l'aveva promesso.
In contrasto con i miei pensieri, il suo sguardo luminoso di soddisfazione è ancora lì che aleggia sul suo viso. Sembra così vivo quando conquista un pezzetto della gloria che va cercando con così tanto accanimento...Seifer, torna con i piedi per terra, maledizione!
-Non potevo rimanere lì con le mani in mano- si giustifica semplicemente, guardando un punto lontano. Seguo il suo sguardo e scuoto la testa amareggiata:
-Sai qual è il tuo problema? Ragioni sempre in prima persona singolare. Non riesci a pensare come una squadra, che diamine? Non pensi più a...me?-. La voce mi si rompe ancora, mentre deglutisco con forza per non fare la figura della sorellina che ha ancora disperatamente bisogno del fratellone.
Mi sorprendo io stessa della forza con cui ho appena parlato.
Lui sembra più interessato a quello che ho detto:
-Il mio problema? - sbotta, nel suo tono si percepisce chiaramente uno stupore che in qualche modo non mi dice nulla di buono - Credevo che neanche tu avessi bisogno degli altri. Siamo cresciuti autosufficienti e, per quanto mi riguarda, penserò sempre in prima persona singolare. Al massimo potrò pensare a una squadra...noi due insieme, come oggi. Nessun altro. Quindi non dire che non penso mai a te: sei la persona più importante per me-. Il suo tono si raddolcisce e ogni durezza scompare.
Il mio respiro si calma, mentre solo ora mi accorgo di stare ansimando e della mano di Seifer che mi accarezza la spalla, disegnando piccoli ghirigori sopra il tessuto della giacca.
Sei la persona più importante per me.
-Non ho bisogno di sentirtelo dire, Seifer - rispondo, concentrandomi su ciò che sento davvero - Ma non credo tu abbia capito: io ci tenevo davvero a quella promessa. Credevo che ti saresti trattenuto per me o qualcosa del genere-.
Seifer blocca il respiro e la mano, che ritira piano piano. E in questo momento mi accorgo che ho detto davvero quello che dovevo dire...ma non quello che mio fratello si sarebbe aspettato che dicessi.
-Cosa ti aspettavi, Atra? - mormora deluso - Che questa promessa mi avrebbe cambiato la vita?-.
Maledizione, cosa diavolo sta dicendo? Queste parole mi si conficcano gelide dentro il cuore e istigano tutto il veleno che non vorrei mai usare:
-Cosa mi aspettavo? - le parole mi escono velocemente dalla bocca senza che io possa anche solo socchiuderla per trattenerne l’esplosione - Forse che tu fossi un po’ diverso, forse che tu fossi un po’ maturato. Ovviamente non è così. Ma hai ragione, che cosa mi aspettavo?-.
E rimango così, seduta sul cofano della macchina a dondolare i piedi e senza più terreno sotto al cuore, che penzola appeso a un filo. Mettere in discussione così la figura di un fratello maggiore è un po’ come spegnere la torcia camminando nel buio. E’ avanzare a tentoni in un mondo reso sconosciuto dalla scomparsa di una guida.
E oggi mi sento proprio così: spaesata da qualcosa che non conosco, ma che in teoria dovrei. O da qualcosa che mi ero illusa di conoscere alla perfezione.
-No, Atra. Aspetta un attimo. Sono sempre io! Guardami- Seifer mi prende delicatamente il mento con la punta delle dita e mi sposta il viso di fronte al suo.
Ora nei suoi occhi lampeggia il panico vedendomi così lontana, sebbene desideri essergli ancora più vicina di quanto non lo sia ora. E il contrasto fra il ghiaccio perenne che si trova nei suoi occhi e questo nuovo sentimento, che probabilmente lo sta ferendo, mi colpisce.
Una ruga di apprensione gli scava la fronte marmorea e una piega amara gli tende le labbra sul volto teso per la concentrazione nel sondare la mia espressione, a sua volta concentrata sulla sua.
-Guardami - mormora ancora - Sono sempre io. Era di questo che avevo paura quando ci siamo parlati l’altra sera. Tu non mi hai mai visto combattere al di fuori del Centro di Addestramento. E io sapevo che sarebbe andata così, davvero. Non avrei mai voluto che tu mi vedessi in guerra- lui china lo sguardo sulla superficie liscia della macchina, incontrando il proprio riflesso che esprime l'incapacità di trovare le parole per esprimersi.
Seguo i suoi occhi ancora una volta, mentre altri mille aghi sembrano trafiggermi la pelle quando mi rendo conto che questa mia delusione ci sta uccidendo entrambi.
Soprattutto lui.
In due giorni ho scoperto più che in diciassette anni, riguardo a mio fratello. Ho scoperto un Seifer fragile, che si rivela solo nel suo rapporto con me. Ho scoperto un Seifer in conflitto perenne fra la sua natura, oscura e ambiziosa, e il suo cuore, che in realtà vorrebbe fermarsi a pensare, qualche volta. Un Seifer legato, suo malgrado, con un unico filo, che però non trova la forza di spezzare...e io spero che non la trovi mai.
Perché è il filo che lo lega a me.
-Io... - la voce mi si spezza di nuovo, provocando un moto di stizza in me - Io - ricomincio - credevo di conoscerti, è vero. Oggi ho scoperto un nuovo lato di te che non mi piace per niente - a queste parole Seifer solleva lo sguardo di cucciolo ferito e il mio cuore perde un battito - Ma sarei davvero una sorella degna di questo nome se non provassi a combattere perché tu cambi? E’ per questo che ho reagito così, Seifer. Per nessun altro motivo che cercare una risposta attraverso il confronto diretto. E se mi sono arrabbiata è stato solamente perché ti avevo chiesto di comportarti in modo decente per me. E tu non ci hai pensato-.
Mio fratello batte due volte gli occhi e riprende a guardarmi così intensamente che non ho dubbi sulla sincerità delle parole che stanno affiorando alle sue labbra.
-Scusami, Atra. Ma tu non sai quanto sia difficile affrontare me stesso e la mia sete di gloria ogni giorno. Io...ti chiedo scusa, perché sono troppo debole per me stesso-.
Dentro qualcosa mi si spezza, ma non posso permettermi di crollare, ora. Devo essere forte per lui. Devo essere la sua spalla. Devo essere il suo scudo.
Insomma, devo essere sua sorella.
-Ehi - dico allacciando il mio sguardo con il suo, mentre il mio viso si riflette deformato sul lucido metallo della sua targhetta - Sono tua sorella e non mi perderai. Io sono pronta ad accettare anche questo lato di te, anche se sai che non lo approvo. Ti conosco a memoria ormai e dovrei saperlo che ho un fratello testone - a queste parole lui sorride e scuote la testa - tuttavia ci ho provato anche questa volta, con scarsi risultati. Mi sarei spinta anche fino a rischiare di perderti, se necessario, ma io non ti avrei comunque lasciato. Per perdermi avresti dovuto decidere tu di non volermi più.
Devi sapere ormai che io avrò sempre qualcosa da ridire su quello che fai. Però pensa che scontrarmi con te fa più male a me. Perché dire certe cose richiede più coraggio che starle ad ascoltare, credimi- lo guardo, prima di appoggiare una testa sulla sua spalla e riprendere fiato. Seifer appoggia il capo sul mio:
-E ti sono grato per essere qui, sempre vicina a me. A volte anche i migliori hanno bisogno di una strigliata - ammette, soffiando una risata amara. Oh, finalmente un'affermazione sensata - E hai visto giusto: non cambierò mai. Ma tu dimmi solamente che non mi lascerai solo. Andrei avanti comunque, ma sei l’unico pretesto che ho per essere migliore, a volte- conclude, respirando profondamente.
-A volte?!- mi indigno con un fremito di protesta. Lo sento ridacchiare:
-Non era riferito a te, sorellina. Se non avessi qualche scheletro nell’armadio credi che qualcuno mi troverebbe ancora attraente?- protesta. Scoppio in una risatina: mi ha offerto la battuta su un piatto d’argento!
-Perché, tu ti reputi attraente? Ma fammi il piacere!- esclamo. Lui ride ancora:
-Non è quello che mi ha detto ieri sera la ragazza della biblioteca nel bagno...- sospira poi, perdendosi nei ricordi. Gli rifilo una gomitata dritta nelle costole:
-Taci: ieri sera eri con me. Trovati una scusa migliore- lo rimbecco. Lui scoppia:
-Ma mamma! Potrò avere una mia vita sentimentale o mi vuoi tutto per te?!- esclama scandalizzato. Alzo il dito indice:
-La mamma è arrabbiata, quindi fai il bravo e fammi un favore: piantala di muoverti che hai la testa sopra la mia e mi fai un male boia- non manco di precisare. Un attimo di silenzio per pensare, poi:
-Ti passerà, Atra?- mi chiede improvvisamente, preoccupato. Espiro lentamente:
-Se non mi fosse già passata ora non staremmo qui a scherzare. Tranquillo, Seifer- sorrido poi, stringendomi ancora di più a lui, che mi cinge le spalle e mi accarezza il braccio. Sento i suoi muscoli rilassarsi e...anche i miei.
-Credevo che sarebbe finita come quell'altra volta...- sospira poi sconsolato.
Chissà perché, mi aspettavo che se lo sarebbe ricordato anche lui.
Il ricordo mi colpisce come uno schiaffo e rimbalza sul mio cuore. Quella è stata la prima e l'ultima volta che abbiamo litigato davvero. Colpa della mia straordinaria lingua lunga e della sua facilità a scaldarsi.
Mi sfioro in risposta la targhetta che porto al collo, mentre lui sbuffa una risata:
-Meno male che te l'ho regalata, altrimenti avresti ancora il broncio-.
-Taci, idiota. Non hai idea di cosa ho passato quella notte-. E' la prima volta che glielo dico apertamente, ma è la verità.
Seifer rimane in silenzio un attimo:
-Oggi ti sei vendicata abbastanza, mi hai rubato due sfide- dice infine, ridacchiando quando io sbuffo esasperata. L'ho già detto che non cambierà mai, vero?
-Ah, sorellina. Oggi mi hai davvero sorpreso: bella sfida- mi elogia poi, mentre il suo respiro mi accarezza la guancia. Sorrido:
-Proverò a usare il risultato con la commissione d'esame- ridacchio. Seifer sospira:
-Ti chiedo scusa anche per questo. Non...-. Ma io lo interrompo seccamente:
-Su questo non devi preoccuparti. L'ho scelto io. Ho scelto te. Quindi vedi di non farmene pentire - lo ammonisco, il dito alto così può vederlo bene - E adesso dobbiamo andare- dico ancora, stringendo la presa sul suo braccio. Lui si muove subito e scivola via dalla macchina, tendendomi la mano per aiutarmi a raggiungerlo.
-Andiamo a vedere se Rin e Dincht hanno combinato qualcosa- ridacchia, la voce che risuona leggera e fluida. Beh, anche io credo di essermi tolta circa venti chili dal cuore! Comunque scuoto mestamente la testa:
-Non credo, sai? Ah - e questa volta ritorno a guardarlo duramente - Vedi di darti una regolata con Rinoa-.
-Io non la sto usando: non mi fa piacere vederla, tutto qui. Ogni volta che incrocio il suo sguardo speranzoso mi ricordo di quanto sono stato stronzo e di quanto le ho fatto male, penso che tu lo sappia meglio di me. Però senza di lei saremmo ancora fottuti. Questo è un favore che le devo e di cui mi sdebiterò- dice Seifer. Sorrido ancora, annuendo lentamente. Finalmente mio fratello fa funzionare il cervello.
-Allora, sei pronta per il trionfale ritorno al Garden?- mi domanda lui scherzosamente, sorridendo alla sfida. L'ennesima.
-Pronta- gli rispondo, accogliendola come al solito.
Perché le sfide sono una prerogativa degli Almasy, non l'avevate ancora capito?!



Ciaaaaao a tutti!
Questo è stato un capitolo un po' diverso da quelli a cui siete stati abituati finora. Ciononostante spero che l'abbiate apprezzato.
Sostanzialmente questa è la dimostrazione pratica di come cambia il personaggio di Seifer con la presenza di una sorella. Spero di non essere sfociata troppo nell'OOC, però credo sia normale un piccolo cambiamento, l'avrete già notato nel capitolo 1 quando Seifer e Atra parlano durante la notte.
Comunque rimangono alcuni tratti chiave di Seifer, che nemmeno Atra è riuscita a scalfire: la sua testardaggine e la sua ostilità al cambiamento, che richiama un po' l'argomento del ricordo "Descensio ad Inferos", no?
Il Seifer del videogioco non si fa scrupoli, questo qui ne ha uno solo ed è Atra...però non ditelo a lei, se no si infuria perché, come vedrete nel ricordo relativo a questo capitolo, è una cosa che non sopporta!
Venendo al ricordo, questa volta parliamo della prima (e ultima) volta in cui i due Almasy litigano e se ne dicono di tutti i colori, veramente! Il tutto è collegato a un particolare ricorso due o tre volte in questo capitolo...la targhetta che Seifer porta al collo già nel videogioco e che troviamo uguale anche per Atra.
Dovendo parlare di millemila cose e avendovi promesso capitoli più corti (sono più corti, vero? Magari conto male io, non me ne sorprenderei) mi sono trovata costretta a spezzare il ricordo in tre parti. Spero non sia un problema, ma dovete capire che piuttosto che scrivere male delle cose per riuscire a farcele stare in una lunghezza accettabile, preferisco spezzare e dare più respiro alla vicenda.
Altra cosina su "Il legame del sangue": dato che, come in questo capitolo, non ci saranno risvolti nella trama per altri tre o quattro, ho deciso di velocizzarne la pubblicazione per non farvi aspettare inutilmente dei capitoli di passaggio, che però servono perché altrimenti la storia sarebbe troppo campata per aria.
E dato che sto scrivendo una nota più lunga del capitolo, adesso vi lascio in pace!
A presto, lettori!

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Capitolo 10
*** Ritorno a Balamb ***


-Ce ne avete messo di tempo!-.
Ma il gallinaccio deve sempre commentare tutto?!
Scocco a Dincht uno sguardo assassino, mentre gli strappo di mano il biglietto del treno. Intanto Rinoa ci sta già facendo cenno di iniziare a salire per prendere i posti a sedere. Uff, giurerei che quello vicino a Seifer se lo accaparrerà lei.
A meno che non arrivi prima io, hehe.
Nah, meglio lasciare che questi due qui si chiariscano. A questo proposito sollevo le sopracciglia in direzione di mio fratello, la cui espressione mi suggerisce che sono stata abbastanza chiara.
Mentre Seifer ci anticipa sul treno, Dincht sale le scale tutto allegro, seguito da me e da Rinoa a chiudere la fila. Perché mai il gallinaccio sarà così felice? Di certo non perché dovrà farsi il viaggio con me, dato che tutto ciò che avrà sarà un religioso silenzio.
Nel frattempo le porte si chiudono e il treno comincia a muoversi, con mia grande gioia: finalmente tra poco potrò andarmene a letto. A meno che il preside non ci abbia assegnato come punizione di pulire i cessi del Garden.
Beh...almeno lo sturalavandini lo abbiamo.
Sorrido serafica a Dincht, che ha appena sollevato lo sguardo ad annunciarmi che ha trovato uno scompartimento con due posti liberi.
Lo sapevo: Rinoa ha letteralmente trascinato via mio fratello sostenendo: "abbiamo così tanto di cui parlare!". Sì ma stai calma, che io ho occhi e orecchie ovunque, soprattutto quando si tratta di te.
E così mi devo sorbire Dincht per tutto il viaggio, per l'appunto. Sprizzo gioia da tutti i pori, davvero.
Ci sediamo, sfortunatamente vicini, mentre i posti davanti a noi sono occupati da un ragazzo con le cuffiette e da una vecchia con delle borse della spesa. Che compagnia interessante!
Mi sistemo comodamente sul sedile in pelle e cado subito in una specie di torpore che mi rimbambisce, più che riposarmi.
-Scusa- dice Dincht a un tratto, mentre percorriamo il tunnel sottomarino, dato che questa è una linea transcontinentale.
Sussulto leggermente, colta di sorpresa e sollevo lo sguardo dalle mie scarpe sporche di fango e di sangue incrostato per puntarlo sul suo viso.
Ha gli occhi color verde-acqua abbassati sulle dita, che si torce nervosamente.
-Scusa di che?- gli chiedo, aggrottando le sopracciglia e reprimendo uno sbadiglio. Lui osserva il ragazzo con le cuffie che si è addormentato con la bocca spalancata peggio di un Molboro fetido e il movimento delle sue mani aumenta, mentre risponde:
-Per l'episodio del furto dell'auto. Quando ti ho chiamata...-. Dincht si impappina, ma capisco a cosa si riferisce. Hyne, devo aver avuto una reazione parecchio esagerata!
Soffio una risata, mentre mi metto più comoda sul sedile e accavallo le gambe:
-Beh, io ho detto che hai il cervello di un Wendigo, quindi nemmeno io sono stata molto carina- sorrido, pensando che quando mi ci metto d'impegno mi escono delle cose davvero assurde.
Dincht imita il mio sorrisetto, annuendo:
-Non credevo che ti saresti arrabbiata così tanto- confessa alla fine, fischiando per enfatizzare la frase. Mi arriccio una ciocca di capelli, indifferente:
-Forse perché non mi conosci?- azzardo. Cosa vuole questo, fare fuori qualche soldato insieme e pretendere di poter prevedere le mie reazioni?
Dincht avvampa, poi sbuffa:
-Sei davvero come tuo fratello- borbotta, incollandosi al finestrino.
Io appoggio la testa allo schienale e mi rannicchio in un angolo, stendendo poi le gambe:
-Io sono anche peggio, ricordatelo gallinaccio-.

***

Quando scendiamo dal treno sono le nove di sera e in cielo non brilla la luce di neanche una stella.
Una volta fuori da Balamb, mi stiracchio e indico con sollievo il Garden, ad alcuni minuti di cammino da qui.
Affianco Seifer, soffocando il cicaleccio di Rinoa e lasciando Dincht a sferrare pugni all'aria per sgranchirsi:
-Allora, come è andata?- gli chiedo, lanciando un'occhiata a Rinoa, che si guarda intorno meravigliata. Non ha mai visto un Garden, questa?
Seifer intanto rotea gli occhi e li solleva al cielo:
-L'anno scorso non era così chiacchierona - mi confessa mogio - Però credo di essere riuscito a farle capire che può ancora contare su di me, dopotutto-.
Annuisco convinta, mentre l'ingresso del Garden si staglia davanti a noi.
Improvvisamente non ho poi così tanta voglia di entrare...
-Forza ragazzi, andiamo a conoscere il nostro destino- esordisce solennemente mio fratello, levando una mano al cielo.
-Vedrete che sarete stati promossi- ci incoraggia Rinoa con un sorriso. Le rivolgo un'occhiata esasperata:
-Abbiamo infranto tutto l'armamentario delle regole. Il massimo che possiamo ricevere sono dei calci in culo- osservo imbronciata. Rinoa si zittisce e Dincht sbuffa:
-Ormai non si può più tornare indietro. Non facciamo i codardi-.
-E bravo il gallinaccio! - esclama mio fratello, avventandoglisi addosso per dargli un vigoroso coppino - Dopo la giornata di oggi mi stai più simpatico! Sei contento?-.
L'altro sfugge per miracolo alle sue grinfie e si mette a correre strillando, inseguito da mio fratello che ride come un indemoniato.
Mi sa che Dincht non è contento.
-Ma sono sempre così?- domanda debolmente Rinoa, mentre entriamo insieme in maniera più dignitosa. Continuo a camminare annoiata:
-Pensa che io me li sono sorbiti per tutto il giorno- sospiro.
Quando arriviamo in giardino, lo troviamo deserto.
-Ragazzi, ma quando inizia il ballo?- domanda Rinoa, improvvisamente agitata.
-Quale ballo?!- mi infervoro, un campanello d'allarme che inizia a suonarmi in testa.
Dincht si volta e ridacchia:
-Ma come Atra, non sai che alla fine di ogni esame pratico SeeD si dà un ballo per festeggiare i promossi? - esclama, come se sia la cosa più ovvia del mondo, prima di lanciarsi in un discorso che sento già scottare senza nemmeno starlo a sentire: -Ah, a proposito...-.
-Io non ci vengo- borbotto subito, incrociando le braccia al petto e reprimendo il cinquecentesimo sbadiglio da quando sono scesa dal treno.
Maledizione, sono sempre riuscita a evitare tutti i balli degli anni scorsi...anche quando erano stati festeggiati i SeeD del corso di Seifer.
Devo trovare subito una scusa...argh, quasi quasi preferivo rimanere a Dollet...
Seifer scoppia a ridere indicando la mia smorfia e quella di Dincht, ma in questo momento sopraggiungono Fujin e Raijin:
-Finalmente! Dove eravate finiti?- ansima Raijin, guardando esclusivamente Seifer.
Sì, anch'io sono felice di vedervi, comunque. Sembra che mi stiano più alla larga da quando hanno rischiato grosso, dopo che io e Seifer avevamo litigato circa un anno fa. E a me non dispiace proprio per niente!
-Se ve lo dicessimo non ci credereste- mi limito a commentare, mentre Rinoa arrossisce nuovamente quando Fujin le scocca un'occhiata gelida come il ghiaccio. Raijin nota la sua presenza e fa un breve inchino, prima di far scorrere lo sguardo su mio fratello, me e Dincht:
-Sono tutti incazzati neri con voi. Farete bene ad andare subito in presidenza. Muovetevi, il ballo comincia fra mezz'ora- ci dice, prima di correre via con Fujin alle calcagna.
Rinoa ci fa un cenno con la mano:
-Allora ci vediamo stasera - ci saluta, facendoci l'occhiolino - Io vado a cambiarmi da qualche parte...-.
Seifer mi scocca uno sguardo bonario, sollevando le sopracciglia e io afferro al volo, anche se non sono molto felice. Rettifico: PER NIENTE.
Mi frugo nelle tasche e ne estraggo la chiave della mia stanza.
-Vai a cambiarti in camera mia: numero venticinque, porta a sinistra- sospiro, alzando gli occhi al cielo per far intendere che non è una mia idea.
Nel frattempo io e gli altri ci affrettiamo a presentarci in presidenza. Io e mio fratello siamo ben allenati e manteniamo la testa alta; Dincht sembra avere più l'aria da cane bastonato.
Quando entriamo, troviamo il preside Cid, la Trepe, Shu e il mio amico per la vita SeeD che assistono al nostro ingresso trionfale con le mani sui fianchi e l'aria truce.
Accidenti, che bell'atmosfera da festa!



Ok, questo è un altro capitolo di passaggio ma nel prossimo, come potete intuire, sapremo cosa il preside dirà a Seifer, Zell e Atra.
Chiedo perdono per la lentezza di questa parte, ma mi serviva un momento per riprendere il filo dopo il capitolo precedente e per introdurre il successivo senza scrivere capitoli lunghi un chilometro.
Comunque il prossimo capitolo uscirà a breve, quindi "stay turned"!
Invece nella raccolta "Fragments of Almasy's Memories" trovate la seconda parte del ricordo "Parole di troppo" a cui Atra accenna anche in questo capitolo.
Ringrazio immensamente chiunque voglia lasciarmi il suo parere e chi legge in silenzio e vi do appuntamento a presto!

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Capitolo 11
*** Verdetto ***


Ci disponiamo davanti a loro in piedi, le mani lungo i fianchi strette a pugno.
Davanti a queste facce così scure non batto ciglio: se devo ricevere una ramanzina, la ascolterò. Poi me la dimenticherò, semplice.
Il preside Cid prende fiato e solleva le sopracciglia; la sua fronte si increspa di rughe profonde e orizzontali:
-Il vostro è stato il tipico esempio di come NON fare un esame- comincia duramente, mentre le labbra della Trepe dietro di lui si assottigliano per dimostrare il suo consenso.
Beh, felice di essere stata d'esempio a qualcuno.
-Vi rendete conto che questo non era un gioco? - sbotta improvvisamente il preside, il suo sguardo che trema di rabbia dietro gli occhiali - Vi rendete conto che avete rischiato seriamente di morire? Questo credete sia la SeeD? Credete sia questo ciò di cui abbiamo bisogno per l'obbiettivo prefisso ai nostri SeeD?- continua con forza, iniziando a camminare di fronte a noi e fermandosi davanti a Seifer, alla mia destra.
-Seifer: tu non hai dimostrato nessuna delle doti del caposquadra. Alla razionalità hai sostituito l'istinto, alla prudenza hai preferito l’avventatezza e infine hai contato solo su te stesso invece che affidarti alla tua squadra.
Gli ordini non possono essere scelti: vanno eseguiti. Finché non lo imparerai, per te la SeeD rimarrà sempre irraggiungibile-.
La mascella di Seifer si contrae, la pelle che si tende sopra l’osso, mentre lui deglutisce duramente l'orgoglio.
Mio fratello stringe i pugni e sposta lo sguardo dal volto del preside alla Commissione dietro di lui, fulminando ognuno di loro con uno sguardo carico di repulsione.
Poi Cid fa un passo di lato e viene davanti a me. Inizio a giocherellare nervosamente con il tessuto della gonna e mi sforzo di non reagire a nessuna delle parole che dirà. Incontro i suoi occhi blu intenso e non abbasso lo sguardo, sfidando la più alta autorità all'interno del Garden.
-Atra: ci hai delusi - queste prime parole mi raggiungono come uno schiaffo in pieno viso, nonostante le mani di Cid siano ancora dietro la sua schiena e nonostante la mia sicurezza - Ti credevamo più forte dall’influenza di tuo fratello. E invece non solo hai abbandonato la tua postazione per raggiungerlo, ma sei anche rimasta con lui invece che correre all’adunata.
Un SeeD non ha affetti: il primo sarà sempre il bene del proprio Garden. Un SeeD non ha orgoglio, se fa bene il proprio dovere. Per questo e solo per questo non hai superato l’esame. Il che è un vero spreco, mia cara-.
Stringo gli occhi e reprimo il bisogno di urlare. Maledizione, io NON SONO come mio fratello. Io HO SCELTO! L’HO SCELTO!
Seifer mi sfiora la mano con le sue dita, piano e una sola volta. Deglutisco amaramente ed espiro con le labbra strette, poi respiro profondamente per calmare il sangue che mi sta ribollendo nelle vene.
Io non devo dimostrare niente a queste persone: devo solo ricordarmi chi sono io.
Che la pensino un po’ come vogliono su di me. Non ho bisogno di loro per sapere chi essere.
-L’avevo detto che ti avrebbero bocciata- sogghigna il Belhelmelhel-SeeD, tutto soddisfatto.
Quando Cid si volta a incenerirlo con lo sguardo (ah però, il preside è suscettibile per me?!), non perdo l’occasione per fare la linguaccia a quell’antipatico, che si zittisce mugugnando imprecazioni.
Intanto il preside si è posizionato davanti a Dincht, che solleva il mento, pronto ad accettare la sua ramanzina:
-Zell, da te non ci saremmo mai aspettati un’azione del genere. Hai abbandonato i tuoi compagni, che correvano all’adunata, per tornare indietro e aiutare loro due? - Cid ci indica con un gesto sprezzante della mano; Seifer mi afferra le dita con forza, mentre io mi mordo la lingua per non dire cose di cui mi pentirei - Non definirti eroe, perché non lo sei. I SeeD non sono eroi né si guardano indietro. Mi dispiace davvero tanto, ma nemmeno tu sei stato promosso-.
Dincht china la testa, il respiro accelerato. Giurerei che gli è appena scivolata dalla guancia una lacrima di frustrazione.
Io me le risparmio perché non ne vale la pena: cos’è la SeeD, allora? Un gruppo di uomini e donne con il paraocchi? Un gruppo di pecore senza una propria idea da seguire?
Oppure sono solo marionette, dei semplici tramiti, dei mezzi da mandare nel mondo per arricchire e innalzare il prestigio del Garden? E’ questo il loro obbiettivo?
Beh, io non sarò così. Non mi faccio mettere i piedi in testa nemmeno da mio fratello, figuriamoci da mandanti e clienti.
Non sarà il titolo da SeeD a rendere speciale la mia vita. Preferisco prendermi tutti i miei meriti di un’azione, senza doverne rendere conto a nessun altro.
Voglio agire per conto di me stessa. Voglio poter scegliere da che parte stare.
Nel frattempo Cid è tornato alla scrivania e ha riallacciato le mani dietro la schiena in un atteggiamento meno aggressivo e più pensoso:
-I SeeD non portano in guerra l’orgoglio... - mio fratello sussulta con un ringhio all’ennesima occhiata di tutta la Commissione - ...il cuore... - conficco le unghie nei palmi per oppormi alla me stessa che sta per esplodere - ...o la compassione - Zell sbuffa leggermente e la lacrima che ha raggiunto le sue labbra pallide scivola sulla linea della mascella - Un SeeD porta le proprie armi e la propria testa, per sapere quando attaccare e quando ritirarsi...perché un SeeD non è un suicida, ricordatevelo-.
Beh, se hanno bisogno di individui docili e bravi a combattere, avranno sicuramente preso Squall e Selphie. Loro sono stati bravi e sono scappati a gambe levate dalla battaglia del secolo.
Io...mi dispiace, ma non ce la faccio. E non c’entra niente che mio fratello sia con me o meno: io non ho bisogno di lui per sentimi sicura.
Ho bisogno di lui perché è l’unica persona che mi è rimasta e lo difenderò fino alla morte. Del resto non mi importa niente.
Seifer volta appena il viso per incontrare il mio sguardo e vedo nei suoi occhi la stessa determinazione che sento dentro: non finisce qui. Anzi, tutto è appena iniziato.
La Trepe intanto fa un passo in avanti scoccandoci uno sguardo deluso, un angolo delle labbra leggermente più sollevato rispetto all'altro:
-Sarete severamente puniti per la vostra condotta vergognosa - esordisce, mentre io e mio fratello ci scambiamo un altro sguardo risoluto e Dincht inizia a ripetere come una cantilena "nonicessi, nonicessi, nonicessi" - a tutti e tre è vietato uscire dal Garden fino a nuovo ordine. Fino a quando la vostra esaltazione e ambizione non avrà fatto spazio ai giusti valori degni dei SeeD, quali la razionalità e l'umiltà, starete dentro al Garden. Forse così sarete costretti a riflettere...-.
Mio fratello la interrompe scoppiando in una fragorosa risata, mentre io mi limito a un sorriso di scherno:
-Ma con chi credete di avere a che fare? - sbotta poi Seifer, continuando a ridere di gusto - Con dei bambini? Forse farebbe meglio a chiuderci nelle nostre camerette a doppia mandata, maestra!- continua, facendo una smorfia canzonatoria e sottolineando con l'inflessione della voce l'ultima, pesante parola rivolta alla Trepe.
La prof. non si scompone, limitandosi a stringersi al petto con più forza la sua inseparabile cartellina e ad alzare il tono della voce per contrastare quella di Seifer, riprendendo come se nulla fosse:
-...poi abbiamo preso una decisione, devo dirvi a malincuore, contro voi due, Atra e Seifer-.
Io e mio fratello ci irrigidiamo al nostro posto: non vorranno mica separarci?! Sollevo nervosamente una mano tremante a toccare la superficie liscia della mia targhetta, percorrendone l'incisione sulla punta delle dita.
Con la coda nell'occhio vedo Seifer fare istintivamente lo stesso, sfiorando proprio quell'oggetto che ci aveva uniti quando per l'unica volta ci eravamo separati.
Intanto la Trepe continua, dopo aver osservato la nostra reazione:
- ...per l'imbarazzante contraddizione fra il vostro operato di oggi e i valori che vi siete impegnati di propugnare attraverso la vostra attività a scuola... - fiuu, sembrerebbe di no, l’abbiamo scampata bella! - il vostro Comitato Disciplinare finisce qui, ragazzi- conclude la Trepe, azzerando i nostri sospetti...ma sferrandoci un pugno in pieno stomaco.
E in questo momento Seifer esplode totalmente:
-Come vi permettete?! - ringhia, agitando un pugno - Non sapete niente di come gestiamo il Comitato ed eravate d'accordo sul fatto che sarebbe rimasto un organo indipendente dalla direzione scolastica!-.
Il preside solleva una mano per interromperlo:
-Non quando sono i membri stessi a violare il principio che ne sta alla base: il rispetto delle regole- risponde pacificamente, mentre la Trepe assume un'aria contrariata di fronte alla reazione esagerata di mio fratello.
Ma questo, ne sono sicura, è solo l'inizio.
-Me ne frego del rispetto degli ordini! - esplode infatti Seifer, tagliando l'aria con la mano fremente di rabbia - Ho accettato tutto, ma questa non la lascerò passare!-.
-Seifer, possibile che non ti entri in testa mai niente?- lo rimbrotta Shu, incrociando le braccia al petto. Oh, ci risiamo!
Mio fratello è sempre quello che non capisce mai, che non impara mai, che sbaglia sempre! Possibile che, per una volta, non possano essere loro a capire?!
È giunto il momento di non mordersi la lingua, né di imporsi freni:
-Adesso basta - intervengo in difesa di mio fratello - È da quando siamo entrati che ci state giudicando come se sapeste tutto di noi. E adesso vi mettete ad affibbiarci punizioni per...farci riflettere? - scoppio in una risata divertita a cui si accoda anche Seifer, che annuisce vigorosamente - Non sapete inventarvi nient'altro per imporvi su di noi? Credete che togliendoci tutto noi saremo migliori?- mi arrabbio poi, stringendo i pugni fino a quando non sento farmi male le dita.
La Trepe spalanca gli occhi e il preside socchiude la bocca impressionato, mentre Shu mantiene ancora la sua solita faccia tosta per rispondermi:
-Oh un modo ce l’abbiamo, non preoccuparti Atra - sorride, pregustando già la sua vittoria su di noi - Stasera voi tre parteciperete al ballo in qualità di camerieri. Per una volta mettetevi nei panni dei perdenti, se ancora non vi siete guardati allo specchio- conclude, gli occhi ridotti a una linea sottile.
-E io che c'entro?- si lamenta Dincht, sbuffando.
-C'è anche da chiederlo, Zell?- sbotta la Trepe, mettendolo al suo posto con uno sguardo, mentre l’altra SeeD si morde un labbro quando l’occhiata fulminante del preside la inchioda al suo posto.
Ah, mi sa che questa volta Shu ha proprio esagerato!
Perdenti, noi? Solo perché abbiamo preferito fare di testa nostra? È veramente ridicolo, ma...va bene. Se proprio vogliono, ci guarderemo ben bene allo specchio stasera. Dimostreremo di essere dei perdenti, ma a modo nostro.
Sul viso di Seifer vedo allargarsi un piccolo sorriso furbo, nel momento stesso in cui la prospettiva di stasera mi costringe a soffocare una risatina divertita.
Lo sapevo, sta pensando quello a cui penso io. Ed è d’accordo con me.
La commissione si scambia degli sguardi poco amichevoli, prima di tornare a dedicarci l’onore della loro attenzione:
-Fra poco avrà inizio il ballo. I SeeD promossi oggi sono qui fuori al secondo piano: fate loro le vostre congratulazioni e poi filate a cambiarvi. Troverete l'uniforme da indossare sui vostri letti-.
La voce del preside ci fa sussultare, mentre io e Seifer eravamo presi dal nostro silenzioso scambio di sguardi e sorrisini tattici.
Maledizione, ho sentito bene? Fare le congratulazioni ai promossi, che si faranno belli davanti a noi? Questa è decisamente la peggiore giornata della mia vita. E non è ancora finita, maledizione.
Cid ci fa segno di andare e io e mio fratello ci fiondiamo fuori, per respirare un po’ di aria fresca. Seifer mi circonda le spalle con un braccio:
-Fare le congratulazioni ai promossi è giusto, sorellina. Non fare quella faccia scocciata- mi rimprovera dolcemente, schiacciando il pulsante dell’ascensore. Lo so, mio fratello è un gran deficiente, ma è sempre rispettoso verso il valore, soprattutto verso quello altrui.
Non che io non lo sia, ma il mio orgoglio è un osso duro da vincere...che dire, ognuno di noi combatte le proprie battaglie interiori.
Ora che anche questo confronto è alle nostre spalle, sento mio fratello rilassarsi piano piano contro di me. E anche io sono meno tesa: nonostante il momento di tensione appena trascorso, non hanno separato me e Seifer, che era ciò che temevo di più non appena hanno parlato di un provvedimento contro me e mio fratello.
Per quanto riguarda il Comitato...continuerà ad esistere, che la direzione scolastica lo voglia o meno. Noi continueremo ad affibbiare punizioni a destra e a manca, che provino solo a impedircelo, quegli stronzi despoti!
E per il divieto alle uscite...ci inventeremo qualcosa da fare qui al Garden.
Dopotutto, non ci è andata poi così male...a parte stasera.
Intanto sento Dincht trascinarsi dietro di noi:
-Credo mi abbiano gettato circa cinquanta chili di merda addosso- borbotta mogio, grattandosi il collo non appena ha finito di dirlo, per scaramanzia credo.
-Insomma, gallinaccio! Non dire queste cose di fronte a una ragazza!- si scandalizza Seifer, premendo il tasto per il secondo piano.
-Ah sì? - lo schernisco incrociando le braccia - Come mai allora ho sentito cose peggiori dette proprio dalla tua casta boccuccia?-.
Dincht fa un verso che significa “te l’avevo detto” e si appoggia alla parete dell’ascensore. Mio fratello tossicchia:
-Io sono tuo fratello ed è un mio disgraziato dovere insegnarti il linguaggio dei scaricatori di porto- filosofeggia, con un gesto di sufficienza della mano.
Le porte dell’ascensore si aprono, soffocando il grugnito di protesta di me e Dincht.
Ci troviamo davanti Squall, Selphie e Nida, circondati da una folla di studenti acclamanti.
Saranno le nostre facce scure, sarà la fama di attaccabrighe tipica degli Almasy, fatto sta che il corridoio si svuota in un batter d’occhio. Noi tre andiamo incontro ai novelli SeeD, cercando di mettere su le migliori espressioni del repertorio.
-Congratulazioni-.
Maledizione, è Seifer ad aver parlato? O è uno che ha la sua stessa voce?
Gli occhi di Squall e Selphie si spalancano, mentre Nida diventa rosso come un peperone, raggiunto dall’occhiata solidale di Dincht.
Mio fratello intanto, non notando una mia reazione, si affetta a rifilarmi una gomitata, che questa volta va a segno. Sbuffo e alzo il mento, prima di masticare un “Complimenti” che a stento esce dalla mia bocca.
Squall solleva le sopracciglia, impressionato e annuisce con un cenno della testa, mentre Selphie saltella davanti a noi, congiungendo le mani:
-Mi dispiace così tanto, ragazzi. Saremmo stati una bella squadra insieme - mormora con un’espressione sinceramente costernata sul viso - Però rimarremo lo stesso amici!- esclama alla fine, gettando il braccio in alto e ridendo, improvvisamente allegra.
Amici?! Cos’è, un gioco di società?!
Dincht e Seifer scoppiano improvvisamente a ridere, quest'ultimo mettendomi una mano sulla spalla:
-A mia sorella non piace questa parola- ridacchia Seifer, prendendomi poi sottobraccio.
Cerco di divincolarmi, mentre Selphie scoppia a sua volta in una risata spensierata:
-Chissà come mai, ma me lo aspettavo!- dice, facendomi l’occhiolino.
Riesco finalmente a sottrarmi dalla presa di mio fratello:
-Cos’è, siete diventati tutti esperti in Atralogia, per caso?- sbuffo sarcastica e incrociando le braccia al petto, offesa.
Squall decide che questo siparietto idiota non fa bene alla sua vita sociale inesistente e ci sfila accanto, raggiungendo a grandi passi l’ascensore.
Mentre mi passa vicino, lo sento sospirare distintamente:
-Non è difficile, Almasy-.
Ma quanto è stronzo?!

Alla fine ci disperdiamo tutti per andare a questa stupida festa.
Selphie mi ha lasciato con un: “ti aspetto in camera per la tua mise!”.
MISE?! Ma questa non mi molla un attimo! E poi che ci vuole: una maglietta, un paio di jeans...scarpe...da ginnastica...no eh?!
Maledizione alle feste e a chi ne è responsabile, quindi ai SeeD promossi oggi.
Sì, lo so che sono molto simpatica.
Inutile dire che sia Seifer sia Dincht sono scoppiati a ridere a crepapelle...maledetti schifosi, sempre a divertirsi alle mie spalle.
Finalmente anche Dincht ha deciso che è meglio andarsi a fare una doccia, piuttosto che stare in corridoio a prendermi in giro (cosa mai saggia), così rimaniamo solo io e Seifer, deciso ad accompagnarmi in camera.
-Voglio vederti in grembiule, Atra!- mi canzona lui, premendo l'interruttore dell'ascensore. Gli scocco uno sguardo scocciato:
-Appena arrivo in camera lo brucio, quindi dovrai sbrigarti-.
Seifer scoppia a ridere in ascensore e la sua voce rimbomba sulle pareti strette e trasparenti:
-Sei davvero la mia degna sorella!- sghignazza, osservando il primo piano avvicinarsi a noi.
-Comunque voglio vederti anche io in grembiule - lo schernisco, beccandomi una sua gomitata senza che lui smetta di ridere - Anche se so già come andrà a finire, Seifer-.
-E non ho dubbi che tu stia pensando a quello che penso io- sorride lui, mentre le porte si aprono.
Dopo che siamo usciti dall’ascensore al primo piano, Seifer inizia in tono innocente:
-A proposito, hai già...qualcuno con cui andare alla festa? - mi chiede guardingo.
MI STA CHIEDENDO SE HO UN RAGAZZO O COSA?!
-No perché magari potevamo andarci insieme...da fratello e sorella voglio dire...-.
MI STA CHIEDENDO DI ANDARE ALLA FES...ehm, ok sì penso si sia capito. Ma perché è così imbarazzato?
-Sì, pensavo fosse ovvio - gli rispondo sollevando un sopracciglio - Ma ti imbarazza così tanto invitarmi?- gli chiedo. Lui alza le mani:
-Magari il gallinaccio mi aveva battuto sul tempo, dato che ci stava provando già prima- ipotizza.
-IO NON AVREI MAI ACCETTATO DI ANDARE ALLA FESTA CON QUEL...QUEL...- mi impappino per la rabbia (GIURO: non per l'imbarazzo).
-Quel...?- mi schernisce Seifer, un poco risentito dalla mia reazione.
Sbaglio o è geloso?!
-Lasciamo perdere! Piuttosto ci andrei con un Rub Rum Dragon- affermo. Seifer fa uno sguardo molto impressionato. Ehi, credo di sapere cosa sta accadendo nella sua testaccia!
-E non provare a immaginarti la scena!- lo anticipo. Lui cambia in fretta espressione e si fa serio. Troppo serio. La faccia di chi ti sta prendendo esplicitamente per il culo.
-Va’ al diavolo, cavaliere di ‘sta cippa- lo apostrofo, con tanto di gesto eloquente, prima di avviarmi in camera, trascinando i piedi, le gambe e tutto quello che è fisicamente possibile trascinare del mio corpo.
Apro la porta con uno sbadiglio e per poco non crepo d’infarto.
Davanti a me ci sono Selphie e Rinoa, l’una con una spazzola in mano, l’altra con quello che sembra un vestito.
E le loro facce non promettono nulla di buono.




NON LINCIATEMI, VI PREGO! POSSO SPIEGARE TUTTO!
Innanzitutto: il prossimo capitolo parlerà DEL BALLO, ve lo prometto!
E no, non sono una di quelle scrittrici sadiche che godono nel far aspettare i loro lettori fino all'esasperazione...semplicemente sono una di quelle scrittrici che hanno poco il dono della sintesi e si immaginano troppe scene da descrivere!
Ma pensate un attimo a come sarebbe un colloquio del genere fra la direzione del Garden e due tipetti come Atra e Seifer...insomma, credevate davvero che avrebbero ascoltato delle punizioni del genere senza scomporsi minimamente? Io credo proprio di no. E poi il preside non poteva proprio glissare su un fattaccio del genere: insomma, l'hanno combinata grossa e devono essere ben strigliati (che poi equivalga a parlare ai muri...non importa!).
Il povero Dincht mi sa tanto che è stato penalizzato più per la cattiva compagnia che per il resto...bah, lo sappiamo che a Cid & Co. non piacciono gli Almasy...e la cosa è reciproca, eh!
Dai ragazzi, tra poco vedremo il trio delle meraviglie (?!) alle prese con vassoi vari...dite che si presteranno a questa pagliacciata, oppure andranno contro le regole come al solito?
Lo scoprirete nel prossimo capitolo, che FINALMENTE tratterà del ballo! E state pronti perché ne vedrete di tutti i colori (nel vero e proprio senso della parola...).

Questa volta niente ricordo perché credo che questo capitolo sia già abbastanza intenso! Però arriva presto anche quello, quindi...stay turned (again!) !
Vi ringrazio per l' ENORME pazienza e vi do appuntamento al Ballo!
Mi raccomando, non dimenticatevi il grembiulino, eh!


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Capitolo 12
*** Il ballo #parte 1. (In cui Raijin diventa leader) ***


#Parte 1. (in cui Raijin diventa un leader)


-Ciao Atra!- mi saluta allegramente Rinoa, sollevando una mano. Rimango immobile sulla porta a fissarla. Si è cambiata ed indossa un vestitino color crema decisamente attillato, con delle scarpe in tinta dal tacco vertiginosamente alto.
Selphie indossa la divisa dei SeeD: camicia bianca e giacca con gli orli d'oro, spalline in blu e cravatta rossa e sotto una minigonna grigio scuro con degli stivali fin quasi al ginocchio. "E le immancabili mostrine" aggiungerebbe un certo Belhelmelhel mutante di mia conoscenza.
-Selphie mi ha detto che vorresti una mano per prepararti, quindi vieni qui che cominciamo subito!- continua Rinoa, non facendo caso alla smorfia di disgusto che mi sta attraversando il viso. Beh, vorrà dire che se ne accorgerà molto presto:
-Io non voglio un bel niente. Vorrei solo che voi due spariste da qui e mi lasciaste un attimo in pace, grazie- mugugno melliflua, scoccando uno sguardo assassino a Selphie.
Piuttosto mi faccio pettinare da un Herbia, giuro.
Selphie avvampa, prima di agitare in aria la sua spazzola:
-Ma Atra, ci teniamo che questa sera tu sia bellissima! Dai, ci metteremo davvero poco!- implora. Alzo il mento e scuoto la testa:
-Ho detto fuori- sillabo, indicando per essere ben sicura la porta della mia camera.
In risposta Selphie stringe i suoi occhi verdissimi:
-Se non accetti il nostro aiuto - ribatte - credo che svilupperò la malsana idea di usare camera tua come base per i miei esperimenti pirotecnici-.
Maledizione, perché una vocina nella testa mi ammonisce che ne sarebbe in grado? (nota dell’ “autrice”: non so...forse perché NE SAREBBE IN GRADO?!)
Deglutisco e spalanco gli occhi, mentre un sorriso si allarga sul visetto innocente di Selphie:
-Molto bene! Adesso fila a fare la doccia!- mi ordina, usando la spazzola come un puntatore.
-Ma io non avevo detto sì!- mi oppongo, cercando aiuto in Rinoa.
Oh, non ne troverò: questa qua ha una faccia ancora più da maniaca, se possibile.
-E io non ho ancora levato da dietro il tuo letto i fuochi d’artificio dorati-.
Selphie mi fa l’occhiolino (nota dell’ “autrice”: io l’avevo detto...).
-Uff, mi arrendo- capitolo alla fine, andando a fare la doccia.
Quando esco, decisamente rinfrescata e rinvigorita, vengo aggredita da una Rinoa sventolante l’uniforme da cameriera con aria scandalizzata:
-Cioè, questo sarebbe stato il tuo vestito per la festa?- strilla, mollando subito dopo la presa su grembiule e compagnia bella, che cadono con un fruscio sul letto, da cui Selphie si allontana disgustata.
Osservo con aria critica il mucchietto di vestiti, finito per metà a terra: grembiule bianco, fiocco azzurro, calze scure...
-...la cuffietta NO!- esclamo, fissando orripilata un mostruoso ammasso di pizzo e laccetti.
-Perché ti volevi vestire da cameriera, allora?- domanda innocentemente Selphie, giocherellando con un fiocchetto dell’inguardabile cuffia.
-Sarebbe la nostra punizione- spiego, sedendomi imbronciata sulla sedia con ancora l’accappatoio addosso.
-Servire alla festa?! - si scandalizza Rinoa, portandosi le mani alla bocca - Ma che brutto!-.
-Per questo non ho intenzione di farlo- borbotto fissandomi allo specchio come un’estranea.
-Ma Atra, tutta la commissione del Garden sarà presente! Vi metteranno in una punizione peggiore!- cerca di farmi ragionare Selphie, gettando sul letto la spazzola e congiungendo le mani.
-Nulla è peggiore di quest’umiliazione. Anche farmi torturare da voi due- ammetto di malavoglia, provocando un accesso di entusiasmo in Rinoa:
-E allora diamoci dentro!- esclama tutta contenta.
Argh. Forse era meglio la cuffietta.

***

Alla fine mi trovo infagottata in un vestito color argento dallo strano tessuto a righe sottili (niente paillettes o tonalità catarifrangenti, altrimenti non l’avrei mai messo), che risale dalle ginocchia fino alla mia spalla sinistra, coprendola tutta fino alla base del collo e lasciando la destra scoperta, seppur con una scollatura accettabile. Per quanto riguarda le scarpe, rifiuto con forza i mostruosissimi tacchi neri lucidi di Rinoa e difendo a spada tratta l’onore di portare delle scarpe basse.
-Con questa sottospecie di grattacieli io cado e muoio - mi lamento, mentre Selphie si diverte a cercare di domare la mia nera chioma di leone - Non posso mettere le scarpe da ginn...-
-Atra! - abbaia Rinoa - Bestemmia ancora una volta e ti do questi “grattacieli” in testa!-.
Uh, ma questa è stata davvero la ragazza di mio fratello?! Come ha fatto a sopportarla?
Selphie scoppia a ridere (avrà visto la mia espressione riflessa nello specchio, ci scommetto) e si rivolge a Rinoa:
-Dalle quel paio di ballerine che mi hai fatto vedere prima. Nere e di vernice: vanno bene lo stesso, no?-.
Rinoa borbotta qualcosa come “vergogna” e “mai al di sotto del dodici”. Si starà riferendo al suo quoziente intellettivo, forse? No mi chiedo solo, eh.
Alla fine Selphie riesce anche a truccarmi mettendomi solo un filo di ombretto (anche perché stavo per divorarle la mano) per risaltare gli occhi blu scuro e un rossetto neanche troppo appariscente.
-Bene, sei soddisfatta?- mi chiedono in coro le due, quando sono sulla porta.
-Sì, vi ringrazio ma...adesso vorreste cortesemente levarvi?- mi trattengo (malamente), ancora turbata di aver ceduto senza neanche combattere un po’. Va be’ che oggi ho combattuto anche troppo, ma che ne è del mio onore di “intoccabile”?
Bah, si vede che sono stanca.
-Ehm... - tento di rimediare alla mia rispostaccia quando loro due mi scoccano uno sguardo offeso - Ci vediamo dopo-.
-Ceeeeeerto, anche perché ci devi dare una mano con il comitato del Festival- dice Selphie, sventolando la destra con fare eloquente. Maledizione mi ha incastrato, quella volpastra!
Sono sicura che è il prezzo da pagare per essermi concessa a fare da Barbie a queste due. Maledizione, sapevo che c’era un inghippo!
Intanto Rinoa se ne va ridendo e sostenendo che deve andare a cercare il suo cavaliere. Uhm...se non è Seifer chi è? Dincht? A-ha! Ecco perché era così contento in treno!
-Oh, vedo arrivare il tuo cavaliere, quindi ti lascio- tuba intanto Selphie, prima di sparire saltellando.
Seifer già qui? Che cosa strana. Mi sporgo dalla porta a guardare e...
-Ciao Atra- mi saluta un Dincht rosso come un peperone. Lo squadro: è tutto infiocchettato in un frac nero, elegantissimo, ma che gli dà un’aria ridicola.
A completare il tutto, l’immancabile cresta bionda. Spero che Seifer non lo prenda troppo in giro stasera...
-Che cosa hai fatto? Sei bordò- gli faccio notare, cosa che lo fa passare a un brillante color prugna. Porca miseria, mi sa che mi schiatta qui...
-Ehm...ritorna rosso per favore, si abbina meglio alla cravatta- gli suggerisco agitando la mano. Lui torna del suo colorito normale e si ferma davanti a me:
-Ciao Atra...ehm...-. Ma è scemo o è davvero scemo? Mi ha salutato un minuto fa!
-Ho un déjà-vu- sospiro ironicamente. Lui si illumina:
-Ah sì, anche a me vengono qualche volta-.
In realtà, a giudicare dal suo sguardo, posso scommettere che si sta chiedendo se sia qualcosa che si mangia, tipo i vol-au-vent. Sempre francese è... (nota impertinente dell’ “autrice”: fate finta che in un universo parallelo esista la Terra e quindi la Francia. Non chiedetemi come qui possano conoscere il francese, però...).
-Comunque, dove hai lasciato la tua uniforme da cameriere?- indago, socchiudendo gli occhi e reprimendo un sorriso canzonatorio.
-Potrei farti la stessa domanda - si difende lui, indicando il mio vestito e diventando contemporaneamente paonazzo - Non che il vestito sia...ergh...-.
Hyne, questa conversazione è un vero e proprio parto.
Sbuffo irritata, osservando il suo viso passare da mille sfumature di rosso ad altrettante di bianco, fino a tornare di un colorito accettabile quando il gallinaccio prende fiato per parlare:
-Comunque, volevo chiederti...- comincia Dincht.
Speriamo che non mi inviti alla festa, come stava cercando di fare prima! Temo che, se gli dicessi di no come ho intenzione di fare, passi a uno spiacevole e inguardabile giallo malsano e che poi mi diano la colpa per averlo ucciso.
Mi salva l'arrivo di Seifer, che squadra Zell e scoppia a ridere, fingendosi deluso:
-Maledizione, gallinaccio! Volevo proprio vederti con il grembiule!-.
-Se vuoi ho la cuffietta da cameriera in camera- intervengo ironicamente, mentre Dincht stringe forte i pugni e li agita contro Seifer:
-Nemmeno tu hai avuto il coraggio di farti vedere in uniforme da cameriere, quindi stai zitto!-.
Seifer ridacchia:
-Mai visto neanche un gallinaccio con la cravatta, a dirla tutta- sghignazza, ignorando le sue parole e allungando la mano a dare un colpetto alla cravatta di Dincht, che gli schiaffa la mano:
-Tu invece sembri più pronto per una serata da discoteca, a dirla tutta- commenta l’altro semplicemente.
Effettivamente Seifer non ha proprio perso tempo con fronzoli vari: niente cappotto, solo una giacca nera con i bottoni d’argento e sotto un paio di semplici jeans scuri. Beh, ha avuto più fortuna di me, questo devo dirlo...
-Io sono pronto a fare da cavaliere a mia sorella e tu le stai dando fastidio, quindi zampetta via prima che ti trasformi in un galletto arrostito!- lo ammonisce mio fratello, prima di chiudere la porta della mia stanza e trascinarmi via.
-Con tutti ma non con lui, eh!- sentenzia mentre ci dirigiamo alla festa, il dito indice puntato verso di me. Scoppio a ridere.
È DECISAMENTE GELOSO!

***

Nel salone si sta ballando il valzer. Seifer afferra un drink da un vassoio che gli sta passando accanto, lo beve tutto d'un fiato, lo rimette al suo posto e mi trascina a ballare, mentre io cerco di puntare i piedi:
-Lo sai che non ballo, idiota!- strillo. Lui mi afferra le mani:
-Il primo e l'ultimo ballo sono miei, sorellina- afferma. Eh no. Scuoto la testa:
-Non voglio ballare con te quando sarai ubriaco marcio- faccio. Lui scoppia a ridere:
-E va bene, allora mi concederai solo questo, musona che non sei altro- mi apostrofa.
Balliamo il valzer a modo nostro: io non sono per niente capace e lui è troppo preso a chiacchierare per badare a dove mettiamo i piedi.
Risultato? Troppe risate e quattro coppie che ci perseguiteranno finché scamperemo per essergli finiti addosso.
Problema: una coppia erano il preside e la Trepe.
-Voi due! - ci riprende la prof., mentre io e Seifer tentiamo maldestramente di darcela a gambe - Dico a voi, Almasy!-.
Ci giriamo, ancora mano nella mano, assumendo un’aria innocente e tentando a stento di trattenerci dallo scoppiare a ridere come se non ci fosse un domani.
-‘Seeeera, prof.! Bel vestito- esordisce Seifer, ammiccando alla Trepe.
La prof. indossa un vestito verde smeraldo lungo fin quasi ai piedi e...sì, è di una bellezza mozzafiato. Tranne per la sua espressione: quella rimane sempre arcigna come al solito. Che sia il nostro bel faccino a farle quest’effetto?
-Taci, Seifer. Dove sono le vostre uniformi?- lo rimbrotta lei, facendo tintinnare i suoi orecchini pendenti perché scuote la testa peggio di una belva assassina.
Seifer fa la faccia ebete di uno che casca dalle nuvole e mi lancia uno sguardo stranito, spalancando gli occhi e piegando verso il basso gli angoli delle labbra:
-Uniformi?! Ma...ma noi non le abbiamo mica trovate! Vero, Atra?-.
Dalla sua voce roca e leggermente tremante si capisce perfettamente che sta trattenendo una risata così grossa da buttare giù mezzo Garden.
Credo che se liberassi la mia, butterei giù l’altra metà...però mi impegno a rispondere:
-Verissimo - asserisco, sollevando il mento - Ho ribaltato persino il materasso del letto, ma ho trovato solo i fuochi d’artificio di Selphie-.
-Hai trovato...cosa?- si acciglia la Trepe, squadrando contrariata la mia faccia solenne.
Scuoto la testa con un sorriso:
-Oh, niente. Comunque, niente uniforme- concludo velocemente, beccandomi un’occhiata confusa da parte della prof., che però si riprende velocemente:
-Va bene, vi credo - io e Seifer ci lasciamo sfuggire un sospiro di sollievo - Ma questo non vuol dire che non possiate svolgere il vostro compito! Laggiù ci sono dei vassoi: prendeteli e cominciate a lavorare. Guardate che io vi osservo-. La Trepe solleva una mano e si indica gli occhi con fare eloquente, mentre con l’altra ci fa cenno di andare.
Ahi, colpiti e affondati.
Ci trasciniamo mogi verso il tavolo su cui sono posizionati alcuni vassoi di bicchieri di birra e di vino.
Improvvisamente la Trepe viene distratta da un insegnante, che inizia a chiacchierare con lei e questo non sfugge al mio occhio di falco:
-Seifer, possiamo farla franca! - bisbiglio concitata, mentre mio fratello esamina con le sopracciglia aggrottate alcuni bicchieri - Allontaniamoci da qui!-.
Tiro mio fratello per una manica e ci confondiamo tra la folla. Il sospiro di frustrazione della Trepe ci raggiunge comunque, segno che la prof. non si arrenderà tanto facilmente.
Infatti tempo due minuti e quell’arpia ci placca nuovamente, questa volta tenendo già in mano due vassoi:
-Trovati! - esulta, tendendo le braccia per consegnarci gli attrezzi del mestiere - Ora andate a scontare la vostra punizione o sarò costretta a incollarvi questi addosso con lo scotch!- ruggisce inviperita. Sarà il suo cipiglio agguerrito, sarà la minaccia terribile...fatto sta che io e Seifer non esitiamo oltre e afferriamo i due vassoi, annuendo vigorosamente.
La Trepe si allontana prima di poterci vedere all’azione perché chiamata da un altro insegnante e a questo punto io rimango a osservare disgustata il vassoio con sopra tre bicchieri di vino.
Anche mio fratello lo squadra un po’, prima di afferrare uno dei bicchieri e...scolarselo tutto.
-Seifer, questo sarebbe il tuo “scontare la punizione”? - ridacchio, mentre mio fratello schiocca le labbra soddisfatto, prima di scoccarmi uno sguardo offeso:
-Un cameriere deve sapere se ciò che sta servendo al suo cliente è di qualità o no!- si difende, afferrando prontamente anche l’altro bicchiere.
-E cosa mi dice del vino, esperto?- lo canzono, osservandolo tracannare anche l’ultimo bicchiere a una velocità impressionante. Seifer solleva le sopracciglia e fa una faccia poco entusiasta:
-Dico che il migliore se lo stanno tenendo gli insegnanti per i loro festini privati- sentenzia, agitando il vassoio per farsi aria.
-Capo!- lo chiama improvvisamente qualcuno che sembra proprio Raijin.
Ah, anche qui deve venire a rompere?!
Tempo tre secondi e il brutto muso dello scimmione, seguito dall’inseparabile Fujin, si para davanti a noi con uno sguardo ancora più stupido del normale:
-Atra, ma cosa ci fai con un vassoio in mano?- mi chiede perplesso.
Uh, se non fosse che il rimbombo che produrrebbe attirerebbe troppo l’attenzione, mi verrebbe proprio da tirarglielo su quella sua testaccia vuota...
Invece mi viene un’idea ancora più geniale e mi affretto a rispondergli melliflua:
-Raijin! Stavamo giusto parlando di te!-.
Mio fratello comincia a ridacchiare, intuendo subito dove voglio andare a parare.
Raijin invece no, dato che è stupido e (fortunatamente) non è mio fratello, e così arrossisce vistosamente e inizia a tormentarsi le dita:
-Ah, sì? E posso sapere cosa dicevate di me?-.
-Stavamo parlando della tua straordinaria capacità di essere sempre al posto giusto al momento giusto... - un sorriso furbo inizia a comparirmi sul viso, mentre vedo Seifer che cerca di reprimere le risate - ...sempre con la determinazione giusta, sempre capace di obbedire agli ordini...-.
Gli occhi di Raijin iniziano a brillare sempre di più, mentre io accenno a Seifer con il mento:
-...così, visto che Seifer ha ormai terminato il suo compito...-.
Raijin inizia a saltellare come uno stupido da un piede all’altro, mentre io proseguo imperterrita:
-...abbiamo deciso di assegnarti il titolo di leader...-.
-OH SÌÌÌÌÌ!- esulta Raijin, proprio nel momento in cui io completo la frase:
-...del reparto camerieri-.
-Oh Raijin, tanto entusiasmo mi commuove, davvero!- interviene prontamente Seifer, schiaffando una vigorosa pacca sulla schiena dell’amico, che perde tutto il suo entusiasmo e sembra essere appena stato investito da un Archeosaurus in motorino.
Cosa credeva Raijin? Di poter diventare leader del Comitato Disciplinare così in fretta? Lo sappiamo tutti quanti, anche Seifer, che se lo sogna di notte, ma non ha speranze...gliele ho appena infrante tutte io!
-BRAVO!- esulta intanto Fujin, che ovviamente non ha capito niente e si limita a dare piccole pedate affettuose agli stinchi di Raijin.
-Contiamo che il lavoro sia fatto bene, eh- mi raccomando, consegnandogli solennemente il mio vassoio.
-Ci vuole passione, questo è il segreto!- sussurra tutto preso Seifer, un occhiolino a concludere la frase.
-Ma...ma...- si impappina Raijin sconvolto, sorreggendo come un macaco ingobbito il vassoio.
-Niente “mah”! Te lo sei meritato!- sorrido sorniona, prima di venire trascinata via da Seifer, che mi circonda le spalle con un braccio e con l’altro saluta spensieratamente la coppia, raccomandando a entrambi di renderlo fiero di lui.
In risposta, il sorriso sul volto di Fujin svanisce, ma noi siamo ormai troppo lontani per voler sentire obiezioni.
Quando ci siamo confusi per bene tra la gente, ci diamo il cinque:
-Bel lavoro, sorellina!- si complimenta Seifer, sghignazzando.
-E ci siamo anche fatti due risate!- sorrido soddisfatta, afferrando un drink da un vassoio vicino. Inizio a guardarmi attorno, colta da uno strano presentimento nato dal non avere ancora incontrato una certa persona...
Ma, ovviamente, quando si parla del diavolo...spunta con tanto di sguardo a raggi infrarossi!
Nella folla vedo improvvisamente Selphie, che scruta la sala come un segugio:
-Occavolo, nascondimi!- mi agito, usando Seifer come scudo.




Ho deciso di dividere il ballo in due parti perché se no mi veniva un capitolo lunghissimo! Comunque la seconda arriverà presto, giusto per staccare un po'.
E così ci siamo: Atra e Seifer NON si sono prestati alla pagliacciata di fare i camerieri (per la gioia di Quistis) al ballo e hanno persino scaricato l'incombenza a Raijin e Fujin! Però devo dire che li hanno intortati per bene, eh!
E adesso Atra dovrà vedersela con Selphie che la sta cercando...occhio perché ne vedrete di tutti i colori...(in tutti i sensi, di nuovo...ma avete visto la faccia di Dincht?!).

Stavolta niente ricordo, giusto per farvi ridere un po' con questo e il prossimo capitolo!
Noi ci risentiamo prestissimo...stay turned, mi raccomando! Ciao!

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Capitolo 13
*** Il ballo #parte 2. (In cui il gallo arcobaleno sa ballare) ***


Nella folla vedo improvvisamente Selphie, che scruta la sala come un segugio:
-Occavolo, nascondimi!- mi agito, usando Seifer come scudo.
-Perché? Chi c'è?- casca dalle nuvole lui. La mia mano spunta dal suo fianco a indicargli Selphie:
-Ah! È la portaordini!- si illumina lui.
-Sì, ma abbassa la vo...- sussurro, ma vengo interrotta da...
-Seifer! Hai visto tua sorel...Atra, ma cosa ci fai lì?- esclama Selphie. Trovata, braccata e pronta per la brace. Esco lentamente da dietro mio fratello, a cui lancio un'occhiata così feroce che lui si spaventa e cerca di attaccare bottone con la prima che gli capita a tiro, ovvero la cameriera, che deve avere almeno trent'anni più di lui. Selphie mi trascina via prima che io possa godermi il momento:
-Atra, voglio che tu vada a cercare Squall: accertati che si stia divertendo- mi ordina.
-E' così importante il suo parere?- le chiedo, incrociando le braccia al petto. In fondo, quello che fa Squall non sono un paio di cavoli suoi? Lei mi rifila una gomitata nelle costole:
-Il parere di TUTTI è importante, ma quello di un amico è FONDAMENTALE!- scandisce con il ditino alzato.
Evidentemente sono cavoli di tutti.
Ma davvero considera Squall un...amico? Di certo quello lì non è amico mio.
-E non fermarti a ballare con Zell!- mi ammonisce improvvisamente.
E basta!
-Ma la vuoi finire con questo Zell?- sbotto. Lei si sorprende:
-Ma come, non sei venuta alla festa con lui?-. Cosa?!
-No, ci sono venuta con Seif...ehi ma PERCHE' CREDEVI CHE CI FOSSI VENUTA CON LUI?!- mi offendo. La cosa sta diventando esasperante, diamine!
-No... è che... oh, ecco Squall!- si impappina lei, per poi sospingermi verso Squall, che come al solito sta facendo l'asociale con un drink in mano e le spalle appoggiate a una parete. Mi volto e faccio a Selphie un gesto che dice: "con te non ho ancora finito", prima di avvicinarmi a Squall.
Ecco, e adesso cosa gli dico?
-Scusa, non avrei mai voluto venire qui a romperti le scatole ma Selphie mi ha arpionato e non mi lascia più - lo saluto con un sospiro sconsolato, giusto per mettere bene in chiaro che non sarei mai venuta di mia spontanea volontà - Mi manda in missione per sapere se le persone si divertono- aggiungo con una smorfia. Lui beve un sorso:
-Bastava dirle di no- fa lapidario.
-Provaci tu quando Selphie entrerà in camera tua minacciando di scatenarci dentro uno spettacolo pirotecnico- ribatto. Lui fa spallucce: sicuramente avrà una buona scusa anche per questo ma che se la tenga per sé.
Io mi appoggio alla parete accanto a lui e insieme guardiamo gli alunni darsi da fare a ballare (ehi, alcuni si danno da fare in altri sensi! Ma che diavolo fa il Comitato Disciplinare?!) e a bere (eh sì, intendevo proprio quell'altra cosa prima...).
Maledizione, ma IO sono il Comitato Disciplinare! E quei due imbecilli di Fujin e Raijin dove diavolo sono finiti? Non ditemi che tocca a me mettere in riga gli ormoni in festa di alunni più piccoli di me...ah no, sta arrivando Raijin che sbraita contro due ragazzini che si stanno esplorando le cavità gastriche peggio delle sonde che usa la Kadowaki in infermeria. Intanto Fujin tira pedate a tutti, cercando di nascondere il fatto che sia già un po’ brilla.
I vassoi vari sembrano essere dispersi nel nulla: probabilmente anche Fujin e Raijin avranno ovviato alla situazione bevendoci un po’ su. Che imbecilli.
-Atra, vieni a darci una mano!- si lamenta intanto Raijin, scorgendomi da lontano. Agito il bicchiere alla sua salute:
-Un vero leader deve dimostrare di non aver bisogno di nessuno! Su, lavora un po’ e smaltisci il grasso che hai sulle chiappe- gli rispondo, mentre Squall mi scocca uno sguardo sorpreso.
E questo cosa vuole adesso? Se fosse alle prese tutti i santi giorni con due cretini del genere sbarellerebbe anche lui.
Dopo questo, nessuno dei due parla: siamo entrambi di poche parole, freddi più del marmo e non siamo capaci di divertirci alle feste. Ma chi me l'ha fatto fare di venire a questa pagliacciata?!
L'unico vantaggio di trovarsi nel raggio di qualche metro di Squall è che non si fa gli affari tuoi, quindi è come essere da soli. E dato che preferisco starmene in disparte piuttosto che fare da galoppina a Selphie per tutta la serata mi va bene anche stare con lui, che deve averlo capito perché non mi ha ancora mandata via.
Ma ovviamente chi arriva a rompere le scatole?
-UAO CHE SBALLO!- urla un idiota con la cresta bionda la cui faccia, prima a semaforo, sembra essersi temporaneamente stabilizzata sul rosso di chi ha appena finito di dimenarsi sulla pista da ballo.
-Ehi Squall...Atra- ci saluta Dincht con allegria (chi credevate fosse? Il preside Cid? Lui sta assaltando il buffet con l'aria di uno che non mangia da settimane). Squall e io gli facciamo un cenno, sperando che si tolga presto dai piedi. Ma lui si intestardisce e vorrebbe stringere la mano a Squall:
-Ora sei un SeeD! Qua la mano, voglio congratularmi!- esclama tutto esaltato. L'altro lo guarda come se gli avesse appena offerto un verme da stringere e finisce il suo drink. Dincht mi lancia uno sguardo esasperato: e io cosa ci posso fare, scusa?
-Beh sarai anche SeeD, ma sei il solito antipatico!- si lamenta Dincht, prima di rivolgersi a me (oh no!):
-Atra, vuoi che ti accompagni da tuo fratello?- mi chiede. Glissando sul fatto che voglia farmi da cavaliere, davvero crede che Seifer sia la mia babysitter?!
-Oh grazie, ma credo di poter affrontare tutte queste persone da sola e senza armi- lo schernisco con tono mellifluo. Lui arrossisce ancora di più:
-No, perché mi chiedevo se...se...- comincia balbettando.
Per la miseria, vuole chiedermi di ballare?!
Ecco che l'arrivo di Selphie mi salva:
-Zell, vuoi darci una mano per il Festival?- chiede, pronta a un placcaggio lampo. Lui si agita:
-Lo farei volentieri, ma...devo andare!- si impappina, prima di schizzare via agitando le mani come se stia fuggendo da un Archeosaurus femmina in calore. Selphie sbuffa:
-Che palle questi ragazzi, oh!-. Poi si illumina:
-Squaaaaaaaaall, cosa ne dici di darci una mano?- tuba, con le mani giunte in preghiera. Lui la fissa senza batter ciglio, poi:
-Se ci tieni tanto...- sospira, senza schiodarsi dalla parete. Selphie saltella:
-Evviva! Mi raccomando, datti da fare! Andiamo, Atra!-.
Uffa, e io che credevo si fosse dimenticata di me...
Selphie mi trascina via, mentre dietro di lei faccio appena in tempo a intravedere la figura di mio fratello che cerca freneticamente di scappare da una Rinoa che cammina molto velocemente con le mani protese in avanti, stile zombie assassino.
Seifer afferra al volo il braccio di una mia coetanea (brutta come la fame, tra l’altro) e inizia a ballare con lei quello che sembra più il “ballo del qua qua” che qualcosa di più serio.
Come attratto da un richiamo mistico, Dincht si avvicina correndo per sfuggire anche lui all’ennesima pazza scalmanata (che però in questo caso ha arpionato me, purtroppo), salvo fermarsi di botto e girare sui tacchi per filarsela da dove è venuto, di fronte a una Rinoa impalata con le mani sui fianchi e l’aria contrariata a cui mancano solo le saette che escono dalla testolina, ma purtroppo mi sa che nella sua capoccia non ci sono nemmeno quelle.
Comunque...posso avere paura, adesso?
Evidentemente no, dato che il faccino di Selphie compare improvvisamente a un palmo dal mio naso e la sua mano sventola spensieratamente in aria per catturare la mia attenzione:
-Atra, ci sei? Adesso troviamo la prof.ssa Quistis e la convinciamo ad aiutarci!- esclama lei ritornata subito tutta fiera, inclinando il collo con aria fintamente innocente.
-La Trepe ha di meglio da fare che dedicarsi al tuo comitato- cerco di farle capire, tremando solo al pensiero di cosa si inventerà di nuovo quell’arpia per incastrarmi.
Insomma, ho finito le scuse da inventarmi per questa sera e non ho intenzione di spiegarle perché Raijin stia distribuendo da bere al posto mio! Abbia distribuito, anzi. Ah, si pentirà amaramente di essersi arreso, quello scimmione schifoso!
Intanto Selphie mi corregge, tutta infervorata:
-NOSTRO! Non dimenticare che sei un membro anche tu! - o cielo, sono fritta... - E poi questa sera mica lavora la prof.! Vorrà divertirsi un po' anche lei, no?- dice ancora più innocentemente.
-Appunto, divertirsi- scandisco con una smorfia. Selphie alza il dito (argh):
-Basta ciance! Trova la prof. e convincila!- mi ordina perentoria.
Ma come può considerare suo il Comitato del Festival se poi devo fare tutto io?!
In questo momento l'orchestra attacca un altro valzer e vedo del movimento al centro del salone. Tiro Selphie in disparte per osservare meglio i ballerini, perché mi sembra di aver visto...uh è lui!
-Oddio, Squall si è trovato la ragazza!- esclamo.
Ma chi è lei?
Vestito color crema...capelli scuri...aria decisa...sindrome del polpo in astinenza sessuale...oh, MALEDIZIONE!
-Uh, è lei!- esclamo, coprendomi la bocca con la mano. Ma che sto facendo?! Sembro una fangirl accanita. Lo ammetto, sono sollevata che Rinoa non abbia deciso di passare alle maniere forti e rapire mio fratello, per poi costringerlo a darle un po’ di attenzioni a suon di “grattacieli” in testa.
Comunque Squall è un fesso di prim’ordine (credevo fosse del secondo, ma stasera gli ho concesso la promozione): proprio con quella sottospecie di cozza che non si scolla nemmeno a badilate doveva andare a ballare?
Che tragica fine...
Congiungo le mani tutta seria:
-Riposa in pace (ma anche no), Squall. Insegna agli angeli come usare il Gunblade e rendi il paradiso un posto pieno di asociali cronici. Qui sulla Terra ci penseremo noi a mantenere vivo il tuo ricordo: la tua foto da imbronciato sarà sempre sopra il camino di casa mia come bersaglio per le frecce. Amen-.
-Atra, ma che cavolo stai dicendo?!- mi chiede Selphie perplessa, toccandomi un braccio.
Mi risveglio dalla mia trance e la guardo un po’ imbambolata:
-Ah, Squall non è ancora morto? - le domando, guardandomi intorno - Cavolo allora speriamo mi abbia sentito, così va a farsi una foto decente per il mio caminetto-.
-Insomma, cosa c'è di male se Squall balla con Rinoa?- chiede Selphie, del tutto ignara di cosa si nasconde dietro il (bel) faccino della coz...ehm, di Rinoa.
Comunque se Squall dovesse miracolosamente uscire vivo dagli attacchi appiccicaticci del polp...-insomma, di quella lì!-, credo che morirà di vergogna.
La coppia ha infatti raggiunto il centro della pista e ha cominciato a dimenarsi in un ballo che mischia il valzer alla danza del fachiro e dell’ubriaco.
-Ma guarda come balla!- esclamo, scoppiando a ridere senza ritegno.
Ok, io non sono per niente brava a ballare, ma questo è proprio negato e per giunta sta facendo una figuraccia con l'ex di mio fratello, che lo pianterà in asso per andare a cercare la sua "vecchia conoscenza"!
Squall, sei completamente inutile: fattelo dire.
-Atra, non si ride delle disgrazie altrui!- mi rimprovera Selphie sforzandosi di non imitarmi e continuando a mordersi le labbra. Io ormai non mi contengo più.
-Un secondo di più e Rinoa lo molla...- sospira Selphie rassegnata.
E invece no, perché Squall si prende bene e inizia ad andare a tempo!
-Bravo! Hai capito come si fa!- sghignazzo io, mentre lui finisce il suo balletto trionfante vicinissimo a Rinoa. Fuori iniziano a scoppiare i fuochi d'artificio:
-Tutto offerto dal comitato del Festival!- aggiunge la voce di Selphie quando vede la mia faccia stupita. Potrebbe scrivere un libro: "Come rovinare momenti epici in un maledettissimo secondo".
Torno a guardarla:
-Vorrà dire che mi offrirai anche la prossima birra- dico, prendendola per le spalle e puntando il vassoio. Spero solo che non abbia usato davvero la mia camera come base pirotecnica, ma non è ancora suonato l'allarme antincendio e questo mi fa sperare nel meglio.
Nel mentre incrociamo la Trepe, vestita con la tenuta da combattimento:
-Professoressa!- esclama Selphie e se io non l'avessi interrotta si sarebbe subito messa a promuovere il suo maledetto comitato.
-C'è qualche urgenza di cui si deve occupare?- le chiedo, pestando un piede alla ragazza, che mi guarda storto, e tentando contemporaneamente di sviare l’argomento dalla nostra punizione.
La Trepe fa un sorriso misterioso:
-Non proprio, ma sapreste dirmi dov'è Squall?- ci chiede, scoccandomi poi uno sguardo esasperato quando si accorge che ho le mani libere.
-Eh, non credo che abbia un minuto per lei, ora...- le dico ironicamente, sorridendo poi imbarazzata alla sua accusa silenziosa.
Noooo, non ho intenzione di servire un dannatissimo bicchiere a nessun dannatissimo ospite! Sono stata sufficientemente chiara, insomma?!
Selphie mi dà una gomitata, distogliendomi dai miei frenetici pensieri:
-Sta uscendo sul balcone proprio adesso! Ed è solo!-.
-Come è solo?! E' già stato scaricato?!- salto su io, mentre la Trepe ci guarda, forse chiedendosi se non abbiamo niente di meglio da fare che occuparci dei fatti privati di Squall. "Fangirlamento: livello massimo" sembra pensare, un sopracciglio alzato e l'aria perplessa.
Maledizione, non è così! Qui si tratta di salvare mio fratello da quella sottospecie di Kraken: a chi importa di Squall?! Poteva anche sacrificarsi come un bravo SeeD, no?
-Allora vi saluto, ragazze! - dice intanto la Trepe - E Atra, riparleremo della vostra condotta di stasera molto presto- mi sibila, prima di seguire il suo pupillo fuori.
Ma cosa avrà in mente questa?!
Fiuu, intanto l’ho scampata bella di nuovo. Sai che me ne importa dell’ennesima ramanzina! Quando la Trepe si volta le faccio una linguaccia che dimostra molto eloquentemente quanto io sia impressionata dalla sua minaccia.
Non riesco nemmeno a bermi un sorso di birra che Dincht torna alla carica:
-Ragazze, tutto bene?- ci chiede. Poi si trova la faccia di Selphie a un centimetro dalla sua:
-Tu, pollastro incravattato! Non sei degno di parlare a noi membri del comitato!- gli dice pungolandogli il petto. Lui alza le mani, sconfitto:
-Se ci tieni tanto ti do una mano!- esclama sorpreso. Lei si allontana:
-Umpf, posso scommettere che non farai niente per tutta la serata: hai accettato solo perché io mi tolga dai piedi e ti lasci da solo con Atra!- esclama sbuffando. Io e lui scattiamo come molle:
-SELPHIE!- ruggiamo, mentre lei ci fa "ciao ciao" con la manina e fugge per evitare un massacro. Prima o poi dovrà venirmi vicino...
-E' insopportabile- decreta Dincht afferrando al volo un bicchiere di vino da un vassoio. Beh, non che lui scherzi molto...
-Comunque Atra, già che ci sono...- ci riprova, mentre io cerco freneticamente una via di fuga.
-Eccoti qui!- esclama trionfante Seifer, mettendomi un braccio attorno alle spalle.
Ehm...essere salvata da mio fratello ubriaco non è proprio il massimo...
-Seifer, quanto hai bevuto?- gli chiedo, tenendo prudentemente d'occhio Dincht, che sta per esplodere dallo sconforto. Mio fratello fa un singhiozzo:
-Meno di quanto pensi...- borbotta alzando il dito, lo sguardo concentrato sulle piastrelle del pavimento. Qualcosa mi dice che sta cercando il punto perfetto per vomitarci sopra.
-Vatti a sedere- sospiro afferrandogli un braccio.
-Ed ecco come al solito il gallinaccio che ti perseguita!- biascica Seifer agitando una mano per indicare un Dincht che passa a una tonalità di rosso aragosta molto...originale, ecco. Gli rivolgo uno sguardo implorante, mentre mio fratello sghignazza:
-Scommetto che stava per...-
-Vai a sederti!- lo sprono prima che combini un casino. Seifer si oppone e fa un gesto con la mano:
-Gallinaccio, visto che ci tieni tanto ti concederò un ballo-.
MA CHE CAVOLO STA BLATERANDO QUESTO SCEMO?
STA CHIEDENDO A DINCHT DI BALLARE CON LUI?!
-Seifer, non ci tengo proprio a ballare con te- lo rimbecca Dincht, diventato viola per l'imbarazzo e per la rabbia. Provo a non immaginarmi la scena ma non ce la faccio e devo mordermi un labbro per non ridere.
-Ma cosa hai capito, stupido - lo rimprovera bonariamente mio fratello - Ti concedo di ballare con Atra. Non era quello che volevi?- dice, con l'aria di chi sta cedendo una cosa molto importante.
PECCATO CHE STIA CEDENDO ME SENZA NEMMENO CHIEDERMELO!
-Non parlate di me come se io non avessi scelta!- mi arrabbio, le mani sui fianchi. Dincht sbotta:
-Io te lo sto cercando di chiedere dall'inizio della serata, ma c'è sempre qualcuno fra i piedi a rompere le scatole!-.
Ecco, adesso è colpa degli altri. Se Dincht fosse un po' più disposto a buttarsi e non fosse sempre e perennemente indeciso e insicuro, non sarebbe così patetico. E' così tanto impulsivo in battaglia quanto è timido nelle relazioni.
Chissà perché tutto questo imbarazzo, comunque.
Ma chi se ne frega dei complessi del gallinaccio, adesso devo pensare a evitare che mio fratello si renda ridicolo agli occhi di tutto il Garden!
Adesso lo prendo per un braccio e lo porto a seder...ehi, ma dov'è andato?!
-Dove diavolo è finito Seifer?- sbotto contrariata. Quell'ubriacone ha approfittato della mia distrazione per sgusciare via a combinare altri casini!
-Si è allontanato per ballare con una ragazza- mi risponde Zell con una smorfia contrariata.
Va be', non è una novità. A meno che non sia Rinoa...
Però chi è il cercaragazzine, adesso?! E lui che criticava tanto Squall...
-Comunque, vieni allora?- continua lui. Urgh, non c'è più nessuno a salvarmi... Squall e Quistis sono alle prese con una missione segreta che mi puzza un po', Selphie piuttosto che interromperci manderebbe alla malora il comitato del Festival e mio fratello è più fuori di Cid quando parla ai SeeD, perciò...MALEDIZIONE!
-Basta che me lo chiedi in modo decente- sospiro. Eh impegnati, perché devono sempre fare tutto gli altri?
Dincht diventa subito rosso...poi di un giallo imbarazzato e poi scatta il...verde?! Ma ce la fa?!
- A-Atra, vuoi...ehm...b-ballare con m-me?-.
Incredibile, ce l'ha fatta! Non ci speravo proprio. In tutti i sensi...ma gli ho promesso che l'avrei fatto se me l'avesse proposto e lui ci è riuscito. Quindi pace e balliamo col gallinaccio.
-Ora che me l'hai chiesto in maniera decente sì- gli rispondo. Lui sorride, tutto contento.
Beh, sotto sotto sono sollevata che ce l'abbia fatta, dai.
Oh dannazione, questa frase suona decisamente ambigua...E NON È QUELLO CHE SEMBRA!
La tonalità blu non ce l'avrei proprio fatta a reggerla, tutto qua!

***

Ok, credevo di aver visto di tutto. Credevo che la mia vita fosse completa anche quando ho visto Leonhart dimenarsi come un Behemoth su una lastra di ghiaccio al centro della pista.
Ma un gallinaccio che sa ballare è davvero troppo!
-Però è strano - comincio, mentre Dincht cerca di non arrossire per la venticinquesima volta, fissando come un pesce lesso la sua mano sul mio fianco - Non inciampi mai?-.
-Uh?- grugnisce lui, risollevando lo sguardo e passando dal color aragosta al rosso fuoco. Alzo gli occhi al cielo e nel contempo mi sfugge un ghigno:
-Con le raspe di gallina, intendo. Non sono adatte a ballare, gallinaccio- lo apostrofo, scoppiando a ridere malignamente, mentre lui diventa viola.
-Ah, te l’ho già detto che sei come tuo fratello?- si esaspera lui. Se volevo togliermelo di torno, ho fallito. Ma io voglio togliermelo di torno, dannazione: sarà anche bravo, ma è come ballare con un Glacial Eye arrostito e...sì, con le zampe da gallina.
-Sì, me l’hai già detto e io ti ho risposto che sono anche peggio - sospiro, prima di ridacchiare - Però questa non potevo proprio risparmiarmela-.
-Ovvio che no. Seifer non te l’avrebbe mai perdonato- mugugna lui, evitando per un pelo che io gli pesti il piede.
-Io non so ballare - ammetto, fermandomi appena in tempo per non finirgli addosso quando cambia improvvisamente direzione, cogliendomi di sorpresa - Però dammi una mano pure tu!- esclamo risentita, infuriandomi ancora di più quando vedo un accenno di sorriso sul suo volto.
-Che cosa c’è da ridere?- scatto, cercando di sciogliere la sua mano dalla mia. Lui scuote la testa, cercando inutilmente di nascondere la sua risatina:
-No non offenderti, dai! Ma è così strano che una brava a combattere come te sia incapace di mettere un piede davanti all’altro!- osserva, rallentando però il ritmo.
-Ah, non sono un caso così disperato!- preciso, cercando di imitare i suoi passi e finendo con darmi un calcio nel polpaccio destro con la punta della scarpa sinistra.
Dincht comincia a ridacchiare:
-Mi hai chiesto di ballare solo per prenderti gioco di me, gallinaccio?- lo accuso, tentando di puntare i piedi per interrompere questo strazio. Dincht rinsalda la presa sulla mia mano:
-No! Però davvero hai accettato di ballare anche se non lo sai fare?- mi fa notare, una luce nuova negli occhi. Aspetto a rispondergli per concentrarmi sui miei piedi che si muovono senza un cavolo di ritmo, poi risollevo lo sguardo:
-Devo essere ubriaca- sospiro sconsolata. Dincht inclina la testa per guardarmi, allarmato:
-Ti gira la testa? Vuoi sederti? Hai sete?- parte a domandarmi, osservando indispettito la mia espressione farsi sempre più scocciata.
-No, mamma- sbotto, fermandomi improvvisamente in mezzo alla pista. Una coppia di ballerini quasi ci finisce addosso.
Ma qui per ballare ci vuole la patente! Dove stanno i cartelli della precedenza?
-Dai, vieni-. Dincht mi prende per mano e mi porta fuori dalla pista affollatissima di gente.
-Uff, giuro che non lo faccio più- sbuffo, accasciandomi sulla prima sedia che trovo.
-Ehi, ma qui non c’è niente da bere!- si lamenta Dincht, facendo scorrere lo sguardo sui lunghi tavoli bianchi che ricoprono tutta la parete di fondo del salone.
-Sto bene co...- comincio, ma lui d’un tratto si illumina:
-Ah, ecco un vassoio! Torno subito, non ti muovere!- esclama puntandomi contro il dito indice, come per pietrificarmi sulla sedia.
-Ma davvero, io...ah, che parlo a fare!- sbotto, accavallando le gambe.
Tempo due secondi e Dincht torna correndo e sorridendo come un’idiota.
Ehm, forse farebbe meglio a guardare dove mette i piedi...
-Occhio alla poz...- comincio, ma Dincht non se ne accorge e mette il piede proprio su una pozza di vino bianco. Il risultato è esilarante: finisce a terra battendo malamente il sedere e rovesciando il vassoio con i bicchieri!
E poi dicono che sono io quella che fa ridere!
Hyne, devo tenermi aggrappata alla sedia per non cascare giù dalle troppe risate!
Dincht intanto è ancora steso a terra, il vassoio sulle ginocchia e l’aria spaesata sopra litri di sangue affluito alle guance.
La sua bellissima caduta è stata ignorata praticamente da tutti, perché è avvenuta in contemporanea alla chiusura del lento che stavamo ballando e l’apertura di un nuovo ballo.
Beh, lo prendo come un regalo personale, dai!
Quando riesco a domarmi e a guardarlo senza scoppiare a ridere in maniera indegna, gli chiedo:
-Stai bene?-.
-Sì, sì- mugugna lui, rimanendo con il sedere piantato a terra.
-E allora perché non ti alzi?!- gli domando stranita. Lui mi restituisce uno sguardo imbronciato:
-Perché ho tutto il culo bagnato e sembra che mi sia pisciato addosso!- si lamenta, allontanando disgustato un pezzo di vetro gocciolante di vino dalla sua scarpa.
Scoppio di nuovo a ridere incontrollatamente, seguita dopo qualche secondo di esitazione anche dal gallinaccio, che finalmente decide di rialzarsi e mostrare al mondo il suo didietro zuppo di vino.
Effettivamente, forse è stato meglio così...basta alcol!
Non ho mai riso così tanto in tutta la mia vita e...non è proprio da me, dannazione!



TA-DAAAAAAN!
...
Selphie, lontano dalla mia tastiera, te l'ho già detto mille volte!


Uffa, scusatemi e...eccoci qua!
Allora, innanzitutto: buon Ferragosto a tutti!
Poi...che ve ne pare della seconda (e ultima...o quasi) parte del ballo? Spero di avervi fatto ridere almeno la metà di quanto ho riso io quando l'ho scritto...giusto per non farvi sembrare degli indemoniati come potevo sembrarlo io.
E finalmente, dopo tredici lunghi capitoli...è finita una giornata! Brindiamooo! Ah no, se i drink li distribuisce Zell io non li voglio.

Beh, anche senza Selphie sono riuscita lo stesso a scrivere delle cavolate nelle note...che bello.
Ringrazio tantissimo chi vorrà lasciarmi un commento o una critica e ringrazio anche i lettori silenziosi!
Appuntamento al prossimo capitolo, parallelamente al quale ricomincerà anche la raccolta "Fragments of Almasy's Memories", che per ora si è sacrificata per lasciare spazio alla comicità di questi due capitoli.
Come al solito...STAY TURNED, perché adesso non sapete proprio cosa aspettarvi!
Ciao!

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Capitolo 14
*** Produttività ***


Avete premuto per bene il tasto "reset" sul vostro bagaglio di conoscenze di FFVIII, vero?

-Psst, ehi. Non spaventar...-.
Troppo tardi: sono già scattata a sedere sul letto e ho già afferrato il pugnale abbandonato a terra dopo essermi cambiata ieri sera, prima del ballo.
-Atra, ti avevo detto di non spaventarti-.
Seifer è in piedi accanto al mio letto con le mani sui fianchi e una smorfia di disapprovazione sul volto.
Sbatto il pugnale sul comodino e sbuffo, cercando la sveglia con lo sguardo:
-Ma tu non hai niente di meglio da fare che svegliarmi alle...Seifer, sei un idiota! Sono le sette del mattino!- sbotto, accasciandomi di nuovo sul cuscino.
-Produttività è la parola d'ordine di oggi!- scandisce solennemente Seifer, tirandomi indietro le coperte con una risatina. Scalcio, sperando di colpirlo:
-Invece la mia è: elimina lo scocciatore di turno- lo minaccio, seppellendo la faccia nel cuscino.
-Scherzi a parte, dobbiamo parlare-. Seifer si fa serio e incrocia le braccia sul petto.
Ma che diavolo vorrà a quest'ora? Non è giorno di budino al cioccolato per colazione oggi e non sono intenzionata a fare levatacce per nient'altro.
Intanto la stanza inizia a essere sfiorata dai primi, morbidi raggi del sole e io capisco che con tutta questa luce non riuscirò mai a riaddormentarmi.
Forse se un certo idiota si togliesse dai piedi, oggi potrei fare un'eccezione...
-E' una cosa seria, Atra- precisa, sollevando le sopracciglia quando io mi rimetto a dormire sul fianco, gli occhi semichiusi. Seifer si inginocchia a un lato del letto per portare il suo viso alla stessa altezza del mio:
-Ti aspetto in giardino tra dieci minuti. Se non vieni ti mando qui Raijin, dato che non si è ancora lavato i denti...-.
-Non osare!- sibilo, aprendo completamente gli occhi di scatto. Seifer ridacchia e in questo momento scorgo l'ennesima sfumatura dorata che nuota nella sua iride.
-I tuoi occhi...- mormoro, proprio nell'attimo in cui lui batte le palpebre e lo scintillio si dilegua. Sul viso di Seifer si dipinge un'espressione dura:
-I miei occhi sono normalissimi. Vestiti e scendi, su-.
Sospiro e mi metto a sedere dalla parte destra del letto, mentre mio fratello si avvicina alla porta per andarsene.
-Aspetta un attimo - lo richiamo, osservando la sua figura e l'ombra che proietta irrigidirsi - Ma tu non eri ubriaco ieri?-.
Seifer solleva un dito senza nemmeno girarsi a guardarmi:
-Ieri. Oggi...produttività, cadetto!-.
Sorvolando sul fatto che come cadetti facciamo abbastanza schifo...ma cosa gli prende stamattina?!
Me lo chiedo confusa, mentre lo guardo lasciare la stanza sventolando spensieratamente la mano.

***

Eh sì, Seifer si è ubriacato al ballo, ma questo l’ho già raccontato, no?
Mi sono fermata all’imbarazzante caduta di Dincht, che mi ha quasi fatto sputare un polmone dal ridere!
Comunque subito dopo mio fratello, vedendoci ridere a crepapelle insieme, si è fiondato su di noi rosso di gelosia, lamentandosi del fatto che non farà da babysitter ai nostri piccoli pulcini e che li raserà a zero prima che il gallinaccio possa inondargli di gel i quattro capelli che avranno sulla capoccia.
Grazie a Hyne Dincht non se l'è presa, altrimenti sarei stata ancora lì a cercare di separarli. Anzi, il gallinaccio mi ha pure aiutato a portare Seifer in camera e gli ha promesso solennemente che non mi toccherà con un dito prima di firmare i diecimila contratti che mio fratello ha pronti nel cassetto per chiunque si avvicini troppo a me.
-NON la bacerai, NON l'abbraccerai, NON ne parlerai, NON sarai suo vicino di banco...-.
-Oh, maledizione. Vuoi piantarla una buona volta?- sono sbottata, mentre Dincht diventava più verde a ogni NON.
-NON la vedrai...-
-Per la miseria, fai prima a dire cosa POSSO fare- ha commentato poi sconsolato.
-Puoi sempre lasciarla- ha risposto sornione Seifer, prima di sbatterci la porta in faccia e lasciarci interdetti.
-Tuo fratello è proprio andato...- è stato il commento di Dincht, mentre mi faceva un segno per farmi capire che mi avrebbe accompagnato in camera.
-Oh, no. Vado anche da sola - ho risposto scuotendo la testa - Ma tanto di che ti preoccupi? Non vedrai mai quelle carte, ammesso che Seifer le abbia davvero-.
Dincht si è irrigidito sul posto, mentre io ho proseguito imperterrita facendogli un gesto di saluto con la mano.
E chissà perché poi si è tanto offeso. In fondo, ho anche ballato con lui (il che è stato equivalente a ballare con un calamaro con la cresta, da tanto era floscio).
Ah, poveri uomini...come si sentiranno a non avere un cervello per tutta la loro vita?!
Mah. (nota dell' "autrice" : maschietti, non offendetevi se Atra non ha ancora incontrato dei campioni di intelligenza del vostro sesso!)
Intanto devo smetterla di pensare a queste cose perché mi serve concentrazione per non andare a sbattere contro lo stipite della porta.
Mio fratello sarà anche produttivo, ma l'unica cosa che potrei produrre io sono delle belle risate in chi mi guarda passare e non ci tengo affatto.
Tra l'altro Fujin non è a letto, il che è strano. Se lei non è qui, non c'è nemmeno Raijin. E questi due non sono dei tipi mattinieri.
Argh, devo piantarla di farmi domande. Ho appena mancato per un soffio la mappa della scuola nella Hall!
Alla fine arrivo sana e salva in giardino e incontro un Seifer iperattivo:
-Un minuto di ritardo! Stavo per chiamare Raijin-.
Lo fulmino con lo sguardo e mi lascio cadere sulla panchina:
-Me la pagherai. Ti farò la cresta come quella del gallinaccio- lo minaccio seriamente.
-Ho i capelli troppo corti, purtroppo- si vanta lui, passandosi una mano sulla testa per enfatizzare la frase.
-Perché, se no te la saresti fatta?- gli chiedo con stupore. Lui sospira e mi lancia uno sguardo furbetto:
-Mi donerebbe di sicuro-. Reprimo una risatina:
-Ceeeeeeeerto - lo schernisco, prima di soffocare uno sbadiglio - Allora, che cosa diavolo devi dirmi di così importante da rischiare che io muoia di sonno?-.
Seifer torna serio, ancora una volta gli occhi gli si accendono di una luce dorata, ma mi impedisco di chiedergli qualcosa per evitare che mi divori viva.
-Non abbiamo ancora parlato di quello che abbiamo visto ieri: la Strega e l'affare che sta facendo costruire- comincia lui. Aggrotto le sopracciglia:
-Credevo che volessi tenerlo segreto- gli rispondo. Lui scuote la testa:
-E' una situazione delicata. La Strega sta tramando nell'ombra e solo noi due lo sappiamo. Beh, c'è anche il gallinaccio...-.
-Se gli chiediamo di tacere, tacerà- lo interrompo stringendo i pugni.
Maledizione, non vorrà andare a parare proprio dove spero NON vada...?
-Ma se quella passasse all'azione? Se alterasse il passato? Non sappiamo cos'ha in mente! - si infervora Seifer, prima di impappinarsi: - Perlomeno, io...no, non lo sappiamo!- conclude infine con fin troppa convinzione. La sua esitazione non mi sfugge, ma c'è un'altra cosa che mi preme che sappia:
-Non ci crederà nessuno, Seifer- sospiro, accavallando le gambe sulla panchina su cui ci siamo seduti. Lui scuote la testa:
-Non dobbiamo per forza dirlo a qualcuno...- comincia, ma io inizio subito a fargli "no" con l'indice:
-Scordatelo- dico perentoria. Un guizzo dorato attraversa gli occhi di Seifer, che fa un bel respiro e si avvicina a me:
-Scordatelo...cosa?- mi chiede confuso. Punto gli occhi nei suoi e, dopo averli scrutati per bene, gli rispondo:
-Non andremo direttamente dalla Strega. Sei pazzo se credi di essere in grado di affrontarla. E poi non sappiamo nemmeno dov'è-.
Seifer sbuffa per reprimere un sorriso furbetto che non mi piace affatto:
-Vedi che quando mi interrompi poi ti fai idee sbagliate? Mi vuoi far finire di parlare, per una volta?- dice invece esasperato, tormentandosi il bavero del cappotto.
-Sono tutt'orecchi, genio- ribatto con una smorfia sarcastica sul volto.
Lui mi lancia un'occhiataccia gelida e dorata insieme, prima di gettarmi sulle gambe il quotidiano di Balamb.
In prima pagina c'è scritto a caratteri cubitali:

ANOMALIE NELLA NOTTE: È GIALLO A DOLLET

E poi seguono intere colonne in cui si racconta di strane luci e suoni sospetti provenienti dalla torre di trasmissione di Dollet.
Maledizione, la Strega deve essere già entrata in azione.
-Un motivo in più per starci lontano- commento, restituendogli il giornale. Seifer sbotta:
-Insomma, adesso sappiamo dov'è la Strega, no? E siamo gli unici ad essere a conoscenza delle sue reali intenzioni-.
-Ti ho detto che non ti seguirò in questa missione suicida!- esclamo con forza, ricordando con terrore il dolore che ho provato alla presenza di quella pazza.
-Non ho intenzione di affrontarla - mi rassicura Seifer - Voglio solo capire fino in fondo dove diavolo vuole andare a parare-.
-Di certo non lo dirà a te- lo freddo duramente. Mio fratello borbotta qualcosa di cui afferro solo le parole "sarei" e "sicuro".
-Cos'hai detto?- gli chiedo, inclinando il busto in avanti per capire meglio. Lui si ritrae di scatto e scuote la testa:
-Niente, niente - dice, ignorando la mia occhiata scettica - Comunque non è finita qui. Il damerino e la tua portaordini sono partiti per Timber stamattina con Rinoa-.
-Di già? Allora Rinoa aveva bisogno di SeeD!- esclamo, mentre un altro pezzo del puzzle si incastra nel quadro generale. Seifer annuisce:
-Sì e lei mi ha anche riferito il perché. La sua organizzazione locale si chiama "Gufi del bosco" ed è la più attiva fra le tante che ci sono a Timber. Hanno bisogno dei nostri SeeD per portare a termine una missione che, se va a buon fine, porrà fine alla dittatura di Galbadia, almeno a Timber- mi spiega velocemente lui, guardandosi intorno per accertarsi che non ci sia nessuno ad ascoltare. Eh già, noi non dovremmo sapere queste cose!
-Che tipo di missione?- chiedo incuriosita. Devo dire che questi intrighi politici sono interessanti.
-Rapire il presidente di Galbadia, Vinzer Deling- risponde tranquillamente Seifer.
-Fino alla capitale Deling City?!- strillo, incapace di trattenere la mia sorpresa - Allora perché diavolo si fermano a Timber?-.
Seifer mi posa un dito sulla bocca e mi intima di parlare piano:
-Shh. Comunque...no ed è questa la notizia. Deling sta andando a Timber in treno per chissà quale diavolo di motivo- mi rivela.
-Purché non si ripeta la storica "Repressione di Timber"- sospiro, ricordando ciò che ho studiato in Storia.
Poco prima di entrare in guerra contro la Strega Adele, tiranna di Esthar, Vinzer Deling era salito al potere a Galbadia e aveva in seguito avviato una potente e sanguinosa repressione in tutte le città indipendenti e ribelli del continente per acquisire potere sufficiente a contrastare le temibili forze dell'esercito Esthariano, comandato dalla Strega stessa.
Tra le città che rientravano nell'interesse di Deling, Timber era quella più ambita perché garantiva l'enorme sfruttamento delle sue risorse naturali, consistenti nelle numerose foreste che la circondavano.
Galbadia aveva impiegato molto tempo a conquistarla, attraverso assedi estenuanti e facendo pressione sui ribelli, fino a quando essi non erano capitolati, consegnando Timber.
Ma Deling non aveva perdonato la fiera resistenza dei ribelli al suo potere, che doveva essere e rimanere incontrastato soprattutto in una guerra di quelle proporzioni, e si era imposto duramente sulla città attraverso una censura totale dei mezzi di informazione e istituendo un nuovo codice di leggi ferree con punizioni altrettanto crudeli per chi le infrangeva.
Tutto questo era stato proclamato da lui stesso durante il suo primo discorso ai cittadini. La reazione era stata immediata: fomentato dai gruppi ribelli ancora operativi nella città, il popolo aveva manifestato il suo dissenso con una violenza che non aveva lasciato al presidente altra scelta che sfogare il suo piacere sadico per le repressioni. Mentre lui restava a guardare, decine di rivoltosi erano stati abbattuti a fucilate uno dopo l'altro e il resto era stato rapidamente scovato e fatto sparire nel giro dei pochi giorni e delle poche notti seguenti.
L'episodio, che aveva macchiato di sangue le strade della città e aveva riempito di terrore i suoi abitanti, aveva preso il nome di "repressione di Timber" ed era stato il biglietto da visita con cui Deling si era presentato non solo in città, ma anche al mondo.
E ad Adele.
Per tornare alla guerra, alla fine la Strega fu sconfitta e, a quanto dicono i libri, fu arsa viva sul rogo dallo stesso popolo di Esthar, nonostante il sacrificio del suo fedelissimo cavaliere per difenderla.
Adele è dunque morta, ma non prima di aver trasferito i suoi poteri alla donna che abbiamo incontrato ieri...a quanto pare però. Le notizie sono piuttosto frammentate e non sono fondate.
Ad esempio, altri raccontano che una giovane ragazza di Winhill fu rapita proprio perché idonea a ricevere i poteri della Strega, che ultimamente era alla febbrile ricerca di un successore, forse prevedendo già l'esito del conflitto fra Galbadia ed Esthar.
Il sospiro di Seifer mi riporta alla realtà delle sette e un quarto del mattino:
-Non credo che Deling faccia questi viaggi solo per spargere un po' di sangue. E ricordati che Dollet e Timber sono vicine. Capisci cosa voglio dire ora?-.
Mi appoggio una mano sul mento e inizio a riflettere, sotto lo sguardo ansioso di Seifer.
A Dollet c'è la Strega e a Timber c'è Deling. La prima si avvale della collaborazione dei soldati di Galbadia per raggiungere degli scopi imperscrutabili, il secondo ne è il presidente assoluto.
Questo vuol dire solo una cosa...
-La Strega e Deling devono essere alleati!- mi illumino, mentre subito dopo un'ombra d'inquietudine mi oscura il volto. Seifer annuisce gravemente:
-Infatti, sorellina. E se Rinoa rapisce Deling, la Strega lo verrebbe a sapere. Dobbiamo impedire questo e scoprire cosa ha in mente- dice velocemente, con tono deciso.
Improvvisamente capisco un'altra cosa:
-Eri già d'accordo con Rinoa, non è così? Le hai raccontato quello che abbiamo visto e lei ti ha chiesto di tenere d'occhio la Strega per lei!- lo accuso, puntandogli il dito contro. Mio fratello mi afferra la mano:
-La cosa ti fa arrabbiare?- mi chiede, un altro bagliore dorato negli occhi. Tentenno:
-Hai fatto tutto a mia insaputa, certo che mi fa arrabbiare. E sai che stare vicino alla Strega mi fa male - rispondo e poi anticipo la risposta che lui sta per darmi, sollevando un dito - però non ti lascerò andare da solo a fare cazzate, tanto più che ti sei preso un impegno bello grosso-.
-Quindi verrai con noi?- mi chiede, un sorriso che gli si allarga sul volto.
Annuisco:
-Va bene, verrò con...voi?! Ma chi altro...?- mi indispettisco. In questo momento una mano mi tocca la spalla e una risatina mi costringe a voltarmi:
-Oh, spaccheremo tutto noi quattro!-.
Ecco dove diavolo erano finiti Fujin e Raijin. Avrei preferito fossero stati sbranati da Archeosaurus.
-Seifer! Vuoi far venire questi due incapaci con noi?- mi lamento, osservando imbronciata mio fratello, che se la ride come un idiota.
-Attenta a come parli! Ti ricordo che sei stata bocciata all'esame SeeD!- mi rimbecca Raijin, mentre io mi scrollo di dosso la sua manaccia schifosa e lo fulmino con lo sguardo:
-Almeno io ci ho provato, scimmione- lo rimbecco, mentre Fujin stringe i pugni e Seifer solleva una mano:
-Piantatela voi, avrete tempo per litigare! Adesso dobbiamo cercare di andarcene da qui senza farci notare- decide, mentre Raijin e Fujin pendono dalle sue labbra e io mi osservo annoiata una ciocca di capelli.
-Ci serviranno le armi- suggerisce Raijin.
-POZIONI!- esclama Fujin, il dito alzato.
-Dei cervelli...- aggiungo io, beccandomi uno sguardo di rimprovero da Seifer. Faccio spallucce:
-Avevate già detto tutto voi- mi difendo.
Seifer batte una mano sulla panchina:
-Prendete le vostre cose: tra mezz'ora ci ritroviamo qua-.
-Tra mezz'ora ci saranno in giro già troppe persone- commento, alzandomi e spolverandomi i vestiti. Seifer sospira:
-Non possiamo fare nient'altro. Siate puntuali o vi lascio qui-.
-Il che non sarebbe poi così male...- borbotto.




Bene, questo era il capitolo che mi serviva per porre le giuste premesse.
Da qui si nota (come se non fosse abbastanza chiaro) che è cambiato qualcosa nella storia originale, soprattutto riguardo alla guerra della Strega. Beh da me non saprete niente, quindi non vi resta altro che continuare a seguire la storia!
Spero che abbiate capito (anche se in sintesi) cosa è successo in passato...anche se vi ricordo che è Atra a spiegarvelo direttamente e probabilmente questo non è tutto o qualcuno potrebbe aver sbagliato i conti...
Vi invito comunque a farmi presente ciò che non vi è chiaro!

Altra nota: mi spiace dirvi che a questo capitolo non è legato nessun ricordo. A dire la verità ne avevo scritto uno, ma non è totalmente pertinente e vorrei aspettare a pubblicarlo quando potrò collegarlo alla storia senza forzature.

Per tornare alla storia: siete pronti a seguire "i fantastici quattro" ("LA COSA" E' RAIJIN! nd Atra) nelle loro imprese?
Allora...stay turned e aspettatevi di tutto (come al solito!) !
Ciao!


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Capitolo 15
*** Fuga rocambolesca ***


Sollevo le braccia per posarle sui fianchi. Uhm...non ho dimenticato niente?
La divisa scolastica è rigorosamente appesa nell'armadio: non voglio più dover indossare una gonna in vita mia!
Quanto mi era mancato mettermi la mia solita tutina beige, dai pantaloncini che arrivano a metà coscia, con la cintura incrociata a vita alta e le mie amatissime tasche!
Ecco perché odio le gonne: quando non vuoi dare la mano all'ennesimo scocciatore che si presenta, non puoi infilarti la mano in tasca.
Controllo di aver infilato il pugnale nello stivaletto destro e che quello di scorta sia nel fodero, ficcato da qualche parte nello zainetto.
Il mio pugnale di scorta è ancora quello che mi ha regalato Seifer undici anni fa, appena prima di insegnarmi a usarlo.
L'ho utilizzato praticamente fino a poco tempo fa, quando ho dovuto cambiarlo perché ormai era troppo piccolo per me.
Non l'ho mai buttato perché è stato il primo vero regalo da parte di mio fratello e perché è perfetto per la mia tecnica speciale di combattimento.
Mentre ritorno con la mente a undici anni fa (beata innocenza!), chiudo lo zainetto di pelle e me lo metto su una spalla.
-Fujin, sei pronta?- domando con aria annoiata, sfiorando con lo sguardo quella che è stata la mia stanza per tredici, lunghi anni.
Sono arrivata al Garden all'età di quattro anni; ero la più giovane, giacché il limite minimo di ammissione era di cinque anni, ma ero già una peste.
Avevo combattuto molto per poter essere in camera con mio fratello, senza voler accettare che i dormitori dei maschi e delle femmine fossero separati.
Beh, ora che ci ripenso è stata una fortuna. Niente da ridire, ma ora come ora ci tengo alla mia indipendenza!
Il letto dal lenzuolo bianco sempre spiegazzato perché mentre studio non riesco mai a stare ferma, la scrivania strapiena di penne e fogli, il comodino con la sveglia perennemente disattivata (sarà per questo che sono sempre in ritardo?!), la mensola che ospitava la rarissima Medicina dell'Eroe (l'ho rubata a Seifer e lui non se n'è ancora accorto, quel demente...e, per la cronaca, gliel'ho rubata perché mi piace il suo colore aranciato: non ho bisogno di intrugli strani per essere invincibile, io!), che ora si trova al sicuro nel mio zaino, l'armadio in noce chiaro con dentro le uniformi e i miei pochi vestiti...Hyne, senza tutto questo sarà strano.
Beh, mi ci farò l'abitudine. Credo che non torneremo tanto presto e non sono la tipa da affezionarsi alle persone, figuriamoci ai posti.
-Fujin vuoi darti una mossa, maledizione?!-.
Ma cosa deve portarsi via? A meno che non abbia un logopedista nascosto sotto al letto...ah, io non sbircerò di certo! Non lo voglio sapere!
-Chi se ne frega, io ti lascio qui- decido alla fine (forse quest'ultimo pensiero mi ha un tantino sconvolta...), avviandomi a grandi passi verso la porta.
-PRONTA!- annuncia lei proprio in questo momento, correndomi dietro con una tracolla blu scuro.
Indossa la sua solita giacca blu con i pantaloni coordinati e gli stivali neri fino ad appena sotto il ginocchio.
Ah, niente logopedista. Ce la dobbiamo tenere così com'è, insomma.
-Va bene. Io devo andare in armeria a prendere l'arco, dì a Seifer che vi raggiungo subito- le ordino, facendo immediatamente dietrofront e lasciandole l'oneroso compito di chiudere la nostra camera per sempre.
Spero abbia il buonsenso di lasciare le chiavi nella serratura: la nostra camera non è poi così intoccabile.
Forse quella di Seifer e Raijin sì...ho visto certi poster appesi al muro di cui forse è meglio che non parli.
Mi avvio velocemente verso l'armeria, cercando di dare il meno nell'occhio possibile in una Hall che inizia a riempirsi di studenti mattinieri, sebbene le lezioni comincino alle 9.
Sto per imboccare il corridoio verde che porta al Centro d'Addestramento e all'armeria, quando...
-Atra! Vai al Centro già così presto?-.
Maledizione, questo è il gallinaccio che rompe.
Mi volto per vederlo arrivare baldanzoso e vestito senza uniforme scolastica, con i pantaloni blu elettrico larghi verso l'orlo e una giacchetta a mezze maniche rossa e nera sopra a una canottiera nera.
Quando mi arriva vicino, Dincht saltella e inizia a sferrare qualche pugno davanti alla mia faccia impassibile e leggermente annoiata.
Solo leggermente.
-Quando hai finito di fare il figo, dimmelo- sospiro, incrociando le braccia al petto e gettando un'occhiata sconfortata alla vicina porta dell'armeria.
Uffa, io volevo solo il mio arco...
-Oggi niente uniforme? E dove vai con lo zaino?-.
-Oggi è la giornata del "facciamoci gli affari degli altri"?- lo rimbrotto, voltandomi di scatto e aprendo la porta dell'armeria...che è chiusa.
-Non è possibile, l'armeria è sempre aperta!- sbuffo, stringendo la mano sul pomolo argentato come se stessi stringendo il collo di chi l'ha chiusa a chiave.
-Oggi qualcuno deve averla chiusa a chiave dopo esserci entrato- commenta Dincht alle mie spalle. Mi volto verso di lui sconfortata, giusto per notare un particolare:
-Ehi, ma tu hai addosso i tuoi guanti borchiati! Questo vuol dire che...-.
Questo vuol dire che sto per commettere un gallinaccicidio, anche se non riesco a pronunciarlo.
Un tintinnio e sull'indice di Dincht compare il cerchio metallico a cui è legata la chiave dell'armeria.
Tendo la mano e muovo l'indice:
-Dammi la chiave e nessuno si farà male- lo minaccio, guardando nervosamente i corridoi della Hall riempirsi di studenti.
Dincht sorride sornione:
-Prima mi dici dove vai così di fretta da dovertela svignare prima delle lezioni-.
Ah, non c'è mai stato qualcuno che abbia tentato di farmi dire quello che voleva e che abbia ottenuto il risultato sperato!
La mia mano rimane ferma:
-Conto fino al tre, Dincht-.
-Conta, conta...-.
-Ma cosa ti prende, oggi?!- sbotto. Come mai si è fatto così spavaldo?
Non ha il coltello dalla parte del manico e lo sa. Sono più veloce di lui e ho dalla mia il fatto che non mi sfiorerà mai nemmeno con una borchia dei suoi guanti.
Dincht fa roteare la chiave sul dito e assume un'aria furba:
-Non lo so, ho sentito dei movimenti strani stamattina presto...ti faccio presente che la mia camera è di fronte a quella di tuo fratello e Raijin. Così ho pensato che foste coinvolte anche tu e Fujin e a quanto pare ho indovinato...-.
-Quello che facciamo noi non è affar tuo, gallinaccio. Siamo a due, comunque. Dammi la chiave- lo rimbecco, la mano ancora tesa che comincia a farmi male.
Dincht assottiglia gli occhi:
-Non vi lascerò partire da qui, sappilo. E' contro le regole perché siamo in punizione- sibila, il pugno della mano libera che si stringe con uno scricchiolio di nocche.
-Cosa ti frega se ce ne andiamo? - gli chiedo, infastidita - Non ci faremo prendere e tu puoi sempre dire di non saperne niente-.
Lo vedo esitare un attimo e mi è sufficiente.
Sto per scattare in avanti per sorprenderlo, quando l'altoparlante risuona:
«Tre studenti, di cui uno schedato, stanno tentando di lasciare il Garden di nascosto. Chiudere le uscite. I primi cinque SeeD di numero dispari si rechino in giardino. Non procedere con la violenza se non necessario. Ripeto...».
-Hai fatto la spia!- lo accuso, gettandomi su di lui e strappandogli la chiave di mano con rabbia.
Un’estremità del cerchio di metallo, non perfettamente allineata con l’altra, gli graffia profondamente il dito e io ne approfitto per aprire la porta dell'armeria e impadronirmi di arco e frecce.
Quando esco, Dincht mi afferra un braccio:
-Non li ho chiamati io, lo giuro!- esclama, nei suoi occhi ora brilla una sincerità che non mi sento di mettere in discussione, anche perché non ne ho il tempo materiale.
-Devi lasciarci andare, Zell - ansimo, osservando gli studenti guardarsi intorno spaventati e cominciando a camminare velocemente- Non posso dirti perché, ma abbiamo da fare-.
-Aspetta!-. Zell mi spinge contro il muro per impedirmi di uscire ed essere intercettata dai famosi cinque SeeD che si stanno dirigendo in giardino.
-Vieni!- mi dice, prendendomi per il braccio e trascinandomi dalla parte opposta, verso i dormitori.
-Stanno scappando anche loro due! Cadetti, prendeteli!- risuona una voce. Immediatamente i due studenti dell'ultimo anno che stanno camminando tranquillamente davanti a noi si voltano e ci vengono incontro per sbarrarci la strada.
Senza pensarci, Zell ne stende uno con un gancio destro prima che questi possa anche solo provare a schivarlo, mentre io intercetto l'altro e gli faccio una finta a sinistra, prima di buttarmi a destra e cogliere l'occasione per rifilargli una violenta gomitata tra le costole prima di superare quest'idiota con un sorrisetto canzonatorio.
-Grazie- ansimo rivolta a Zell e lui, agguantatami di nuovo per il braccio, solleva solo il pollice per rispondermi.
Non abbiamo tempo per altro, perché dal corridoio che porta al giardino interno al Garden (dove si trova il palco utilizzato per il festival della scuola) arrivano correndo altri due ragazzi.
Zell mi lascia il braccio e accellera per tagliare la strada al più lontano, mentre io rallento per fronteggiare quello più vicino a me.
Schivo la sua mano protesa in avanti per afferrarmi piegandomi verso il basso e poi mi allungo per prendergli il braccio e sbilanciarlo tirandolo verso di me.
Sfruttando la sua breve caduta, gli sferro una ginocchiata nel petto e poi mi intrufolo nello spazio tra il suo fianco e il suo braccio, ritrovandomi dietro di lui e nella posizione perfetta per stenderlo con un calcio nella schiena.
Uno scricchiolio di ossa seguito da un gemito soffocato mi avvisa che anche Zell si è liberato del suo avversario e allora riprendo a correre, certa di averlo dietro.
-Accidenti, Atra! Ci sai fare anche senza armi, eh?- comincia a ridacchiare  lui, tornato di nuovo al mio fianco.
Spreco un secondo per voltarmi a sfoderare un sorrisetto di trionfo:
-Strategie di autodifesa: non è difficile se sai dove colpire- rispondo, proprio nel momento in cui svoltiamo l'angolo e ci ritroviamo davanti tre SeeD.
-Devo essere pazzo per farlo!- urla Zell, sollevando i pugni per poi avventarsi su due SeeD contemporaneamente. Il terzo muove qualche rapido passo verso di me, ma io mi affretto a sguainare il pugnale per tenerlo a distanza:
-Fammi passare!- gli intimo con l'arma ben sollevata, pronta a difendermi senza alcuna esitazione.
-Come osi usare le armi al di fuori del Centro d'Addestramento?- mi accusa l'uomo, puntando uno sguardo scandalizzato sul mio pugnale.
Dietro di lui, Zell afferra il polso di un uomo che stringe un manganello e gli torce il braccio, prima di spedirlo a terra con un calcio ben piazzato nel ventre.
L'uomo davanti a me approfitta della mia distrazione e si getta in avanti, una mano protesa verso il mio coltello.
Beh, se proprio insiste a provarlo...
La mia lama scatta veloce, spostandosi leggermente più in alto rispetto alla traiettoria della mano del mio avversario. Un guizzo del polso e il coltello si pianta nel dorso, all'altezza del dito anulare e leggermente in obliquo.
L'uomo si ritrae di scatto con un gemito, ma io mantengo la presa sull'impugnatura e tiro dalla parte opposta, mozzandogli le ultime due dita con uno strattone.
Il SeeD si copre i monconi urlando terribilmente, subito seguito dal suo compare quando Zell gli sferra un gancio destro sul collo con uno spuntone del suo guanto, abbassandosi poi per evitare di essere investito in pieno dallo schizzo di sangue che invece luccica già sul suo guanto nero.
Torno con lo sguardo sull'uomo che è caduto in ginocchio davanti a me, uno sguardo folle puntato sulla ferita sanguinante alla mano.
-Per rispondere alla sua domanda: oso perché non mi piacciono i palloni gonfiati- preciso melliflua, superandolo e reprimendo l'istinto di sputargli in faccia.
Mi guardo schifata la mano destra coperta per metà delle dita del sangue che gocciola a terra e intercetto lo sguardo agitato di Zell, che in questo momento spalanca gli occhi e mi indica qualcosa oltre le mie spalle.
Non ho bisogno di voltarmi: gli scalpicci dietro di noi sono abbastanza eloquenti.
-Vai Atra, io ti vengo dietro!- mi urla lui, finendo l'ultimo avversario con un pugno in piena faccia, mentre io mi infilo il pugnale nella cintura per non perderlo, in questo momento incurante del sangue altrui che mi sta macchiando i vestiti e le gambe.
Mi costringo a non ascoltare lo scricchiolio bagnato del naso che si rompe e soprattutto mi sforzo di non guardare il volto dell'uomo deturpato dalle borchie di Zell; così scatto in avanti, nel momento in cui uno schiocco di frusta risuona sul pavimento dove due secondi prima c'era la mia gamba.
-Fermi lì, voi due!- ci urla la Trepe inviperita. E questa da dove è arrivata?!
-Ma non ci penso lontanamente!- grido in risposta, scavalcando con un salto il tornello che porta in giardino, seguita da uno Zell terrorizzato. Non mi sono fermata a guardarla, ma la prof. deve essere proprio su tutte le furie e non ha tutti i torti, dopotutto.
-Tornate indietro! Ora basta, Atra: finirai nel Centro Disciplinare!- sbraita la Trepe, i suoi tacchi che risuonano veloci e letali sul pavimento.
-Un motivo in più per battermela!- esclamo improvvisamente agitata, accelerando la corsa.
Scendiamo le scale alla velocità della luce, per incontrare Seifer, Fujin e Raijin che stanno combattendo contro alcuni SeeD in giardino.
Uno di essi è steso a terra con un taglio profondissimo sulla coscia e l'aria incosciente.
Maledizione a Seifer e alla sua esaltazione da battaglia! Se ne uccidiamo uno ci chiuderanno nel Centro Disciplinare e butteranno via la chiave.
Beh, credo che nemmeno ora possiamo dirci certi di uscire tanto presto da una cella d'isolamento, se ci prendono.
-Che ci fai insieme al gallinaccio, Atra?- mi urla mio fratello quando ci vede arrivare, distraendosi come al solito dalla battaglia.
-Occhio, Seifer!- urla Zell, mentre il sibilo di una mia freccia taglia già l'aria, centrando al polpaccio un SeeD che stava per colpirlo con un altro manganello.
Mio fratello si volta e fa un verso sorpreso:
-Dannazione!- esclama, prima di risollevare l'Hyperion.
-Chi è quello che non deve mai distrarsi?- lo canzono, ricordando tutte le volte che mio fratello mi ha rimproverato per questo. Seifer fa spallucce, mentre i quattro SeeD rimasti corrono avanti per sbarrarci la strada che porta ai cancelli.
Dietro di noi risuonano gli scalpicci dei nostri inseguitori, seguiti dal sibilo di una frusta e dal clangore prodotto dai suoi spuntoni metallici quando sbattono a terra.
-Posate le armi!-. Maledizione, la Trepe ci ha già raggiunti.
-Correte, dobbiamo uscire da qui prima che ci prendano!- esclamo, scattando avanti con Zell alle calcagna.
Seifer mi affianca subito, mentre Fujin e Raijin si rendono utili coprendoci la ritirata.
Ma davanti a noi ci sono ancora quattro SeeD a sbarrarci la strada.
Due di loro cominciano a correre verso di me, nel momento stesso in cui io incocco una freccia, con la chiara strategia di eliminare in un corpo a corpo chi potrebbe neutralizzarli già a questa distanza.
-Mira ai due soldati fermi là in fondo! A questi ci penso io!- mi suggerisce Seifer accellerando la corsa. Gli grido di aspettare, mentre aumento anche io la velocità per superarlo.
Non mi fermo a dargli spiegazioni nemmeno di fronte alla sua espressione confusa e vado incontro ai due SeeD da sola, dato che anche Zell sembra aver capito che la cosa vale anche per lui.
I due si avvicinano rapidamente e sono uno alle spalle dell'altro; sfodero un sorriso beffardo, mentre mi sposto leggermente a destra per essere certa di vederli allineati per bene e tendo al massimo la freccia contro la corda.
Nel momento in cui il primo SeeD è così vicino da poter essere toccato anche solo allungando un braccio, sollevo l'arco in orizzontale e piego le ginocchia scagliando subito dopo la freccia, che non solo gli trapassa il basso ventre ma esce dalla base della sua schiena e si conficca nel polpaccio del secondo SeeD, il quale abbassa stranito lo sguardo sull'asta e il piumaggio rossi e lucidi di sangue.
Nello stesso istante io scivolo a terra sotto le gambe del primo, che cade subito dopo in ginocchio, e poggio una mano sotto di me per fermarmi, l'arco stretto nel pugno che sbatte contro le pietre del sentiero.
Con l'altra mano estraggo il pugnale dalla cintura e mi sollevo sulle ginocchia per prendere lo slancio e piantare la lama dritta nella rotula del secondo avversario, che sembrava ancora in grado di combattere.
Eh, sembrava.
Il SeeD crolla a terra come una bambola di pezza: mentre cade, solo la smorfia di dolore che gli si disegna piano piano sul viso contrasta con la totale arrendevolezza del corpo alla forza di gravità.
Scarico il mio peso sulla mano che stringe ancora l'arco, mentre mi affretto a spazzare il terreno sotto le gambe del SeeD per deviarne la caduta, dato che stava per crollarmi addosso.
Proprio in questo momento Seifer mi raggiunge e senza fermare la sua corsa mi tende la mano, che io afferro prontamente con la destra che stringe il pugnale, rimettendomi poi in piedi.
Mio fratello stringe l'elsa del mio coltello lanciandomi un veloce sguardo eloquente e io glielo cedo volentieri, affrettandomi poi a prendere di mira uno dei due SeeD rimasti a bloccarci il passaggio, mentre Zell ci segue urlando esclamazioni di sorpresa.
-Questa sì che era una mossa spetttacolare, sorellina!- esclama improvvisamente Seifer tagliandomi la strada e rivolgendomi uno sguardo tra il divertito e lo stupito.
Senza reprimere un sorriso orgoglioso, scaglio la freccia contro il SeeD a sinistra e poi riprendo velocemente a correre, vedendo con la coda nell'occhio Seifer dare un colpo al viso del suo avversario con il piatto della sua lama e poi sparare un proiettile all'altezza dell'orecchio, mulinando infine il mio coltello e spedendo a terra il SeeD con un violento colpo al torace sferrato con il pomo dell'elsa.
Il SeeD a cui ho appena tirato la freccia si rimette faticosamente in piedi, stringendo in mano il mio proiettile che si deve essere strappato dal braccio, e scatta verso di me mulinando la spada con l'altra mano.
Faccio per colpirlo di nuovo arretrando di qualche passo, quando Zell mi supera sul lato sinistro e si avventa sull'uomo, passando sotto la lama che disegna un largo arco grigio in aria mentre cala su di lui e facendo scattare un pugno dal basso verso l'alto che colpisce al mento il SeeD.
Il collo dell'uomo scatta indietro con uno scricchiolio, mentre l'uomo barcolla all'indietro stordito, il braccio armato che ricade pesantemente lungo il fianco, sfiorando con la lama immacolata della spada i pantaloni della divisa.
A questo punto scocco una freccia che gli si conficca nella caviglia e lo atterra definitivamente.
Mentre riprendo a correre per raggiungere Seifer, mio fratello si volta, il mio coltello che scintilla di rosso ancora nella sua mano.
Gli faccio un gesto con le dita e lui subito me lo lancia, accompagnandolo con un occhiolino: la lama disegna pigramente una lunga parabola in aria, prima che io sollevi la sinistra e afferri l'arma per l'elsa, passandomela poi nella destra e infilandola nella cintura.
Zell torna a unirsi a noi, che continuiamo la nostra corsa forsennata inseguiti dagli schiocchi della frusta della Trepe, l'unica rimasta a inseguirci, dato che gli altri SeeD sono rimasti indietro a soccorrere i loro compagni.
Intanto davanti a noi si parano i tre guardiani dei cancelli del Garden. Incocco una freccia, mentre Zell fa scrocchiare le ossa delle mani e Seifer posa il dito sul grilletto del Gunblade.
-Cerca di non ucciderli, Seifer- lo ammonisco, prima di scagliare la freccia contro la mano dell'unico guardiano che tiene una pistola. L'arma cade a terra con un tintinnio sordo e io mi affretto a calciarla via, mentre sguaino il pugnale e mi avvento sull'avversario per non dargli tregua.
L'uomo schiva una coltellata alla coscia e il suo pugno scatta colpendomi al ventre. Stringo i denti e riesco a intercettare il prossimo pugno, diretto alla mascella, parandolo con il piatto del pugnale. Giro poi la lama dal lato tagliente e premo leggermente, facendo poi scivolare il coltello verso il basso.
Arretro con rapidità per evitare il sangue che mi sta per colare sulle scarpe, mentre su tutte e quattro le nocche dell'uomo si è disegnata una profonda ferita orizzontale. Ora che il mio avversario ha entrambe le mani fuori uso, è più facile per me stenderlo: un violento colpo al centro del petto con il pomo del pugnale e un pugno in pancia dato con la mano che stringe il coltello bastano per piegarlo in ginocchio e a questo punto lo stordisco con un colpo alla tempia.
Messo fuori combattimento l'avversario, mi guardo intorno per valutare la situazione più indietro: la Trepe sta avendo la meglio su Fujin e Raijin insieme e non posso colpirla con una freccia senza fare male anche ai due cagnolini di Seifer, per quanto me ne possa importare.
Mio fratello ha appena disarmato della spada il suo guardiano e ora la sta calciando via per impedirgli di impadronirsene nuovamente, per poi stendere con un ampio fendente al fianco e senza nemmeno voltarsi l'uomo, che cercava di prenderlo di sorpresa alle spalle.
Solo dopo mio fratello si gira, sentendo forse il mio sguardo di disapprovazione pungergli la schiena. Fa un sorriso imbarazzato e lancia un'occhiata all'uomo mezzo morto riverso ai suoi piedi, un braccio ancora allungato in avanti, che respira aprendo e chiudendo la bocca.
Seifer solleva il pollice per indicare un punto oltre a noi e io capisco subito cosa intende dirmi.
Rimettendo via il pugnale, mi precipito nella cabina dei guardiani e premo il bottone rosso che apre i cancelli, prima di tornare sulla soglia e fare un gesto agli altri per spingerli a darsi una mossa.
-Fuori, ragazzi!- urla di rimando Seifer, rimanendo con me per coprire la fuga degli altri.
-Arriviamoooooooo!- strilla Raijin, schivando per un pelo la frusta della Trepe. Zell manda K.O. il suo avversario con un bel calcio sulla mascella ed è il primo a uscire, mentre io e Seifer rimaniamo sulla soglia a controllare la ritirata di Fujin e Raijin.
Vedo la prof. alzare la frusta e calarla vicino, troppo vicino alle gambe di Raijin, che è troppo impegnato a correre con la faccia contratta e i denti digrignati per accorgersi della minaccia silenziosa alle sue spalle.
Scaglio fulminea una freccia, che si conficca nel fianco della Trepe senza ferirla gravemente. La prof. si piega in due e la frusta cade a terra, consentendo a Fujin e Raijin di superarci correndo come degli idioti ululanti. Mi fiondo fuori dal cancello, mentre Seifer torna indietro nella cabina a premere l'interruttore di chiusura automatica e corre fuori per raggiungerci prima che sia troppo tardi.
Mentre i due battenti del cancello si chiudono lentamente, la Trepe appena dietro Seifer si rialza e si rimette in piedi a fatica, prima di barcollare avanti e sollevare con rabbia la frusta.
-Seifer, attento!- grido, portando una mano alla faretra dietro di me per incoccare una freccia.
Tuttavia, stavolta non sono abbastanza veloce e la frusta si arrotola attorno alla gamba di mio fratello appena sopra lo stivale, senza che io possa fare niente se non stare a guardarlo cadere.
-Non scapperai dal Centro Disciplinare, Seifer! - ringhia la Trepe, tenendo ben salda la frusta, tesa al massimo per i tentativi di liberarsi da parte di mio fratello - E non ne uscirai tanto in fretta!- conclude, sollevando il mento e mordendosi un labbro per lo sforzo di contenere i movimenti rabbiosi di mio fratello, che non fanno altro che aumentare la stretta attorno alla sua gamba.
-No! No, maledizione, NO!- grido, mettendo appena in tempo il piede avanti per interrompere il raggio delle fotocellule e bloccare i battenti del cancello, che si fermano l'uno a un soffio dell'altro con un tremito e un cigolio dei cardini.
-Prendeteli- ordina ansimante la Trepe, rivolta ai SeeD dietro di lei. Immediatamente dieci persone la superano, correndo verso di noi con le armi ben in vista.
-Venite qui, luridi stronzi!- li chiamo livida di rabbia, preparandomi a fargli assaggiare la punta di ogni singola freccia che ho nella faretra.
Mi appoggio con una spalla al battente del cancello, pronta a spalancarlo di nuovo quel che basta per tornare dentro e affrontare il consistente gruppo di SeeD che si avvicinano velocemente.
Una mano si chiude attorno al mio braccio e inizia a tirarmi indietro:
-Cosa fai, imbecille!- sbraito rivolta a Zell, che in silenzio sta cercando di farmi arretrare anche a costo di essere il prossimo bersaglio della mia furia.
Una luce di comprensione gli brilla negli occhi, seguita poi dal panico:
-Dobbiamo andarcene ora! Non potremo liberarlo se ci faremo catturare con lui!- mi grida in risposta, guardandomi con occhi imploranti e rinsaldando la presa, che scivola poi sul mio polso.
-Ma io non mi farò catturare! Toglimi le mani di dosso!- urlo, mentre ho solo un pensiero in testa: mio fratello, che è disteso a terra e si sta ancora divincolando, ringhiando mille imprecazioni e bestemmie.
Non posso lasciarlo qui: lo chiuderanno nel Centro Disciplinare e non lo rivedrò tanto facilmente. Devo liberarlo ORA e nessuno me lo impedirà.
Mi libero con uno strattone dalla presa di Zell, che mi lascia andare scuotendo la testa sconsolato.
Intanto i SeeD si stanno avvicinando sempre di più, ma non mi importa. Li abbatterò uno a uno, anzi li scannerò e poi...arriverò alla professoressa.
Non ha idea di con chi ha a che fare. Non ne ha proprio idea.
Dietro di me, Zell sembra essersi rassegnato a combattere. Bene, perché ormai i SeeD sono a tiro di freccia, quindi posso subito aprire le danze.
Allungo una mano dietro di me, incontrando...non di certo la faretra e il piumaggio delle frecce. La mano di Zell afferra la mia, prima di darmi un violento strattone che mi fa perdere l'equilibrio. Devo arretrare per non cadere e in questo momento il cancello ricomincia a chiudersi, mentre Zell mi prende anche l'altro polso per impedire che io riprovi a bloccarlo.
Maledetto, ha aspettato che prendessi una freccia per afferrarmi senza che me l'aspettassi e costringermi ad arretrare!
Il cancello si chiude praticamente subito con uno schianto solenne e inesorabile, intrappolando chi è rimasto dentro e...sì, anche chi è rimasto fuori. Me, perlomeno.
Raijin e Fujin rimangono a guardare impalati la scena, come se il rumore del cancello che si chiude li avesse svuotati di ogni loro voglia di reagire.
-Scusami. Ti prego, andarsene ora è la scelta migliore- mi supplica Zell, lasciando subito la mia mano e scrutando per una frazione di secondo la mia espressione, prima di chinare il viso e voltarsi per lasciarmi sola.
-FUGA!- esclama Fujin concitata, cominciando a correre sul vialetto che conduce alla pianura Arkland e fuori dal territorio del Garden.
-Zell, ma io ti ammazzo!- grido improvvisamente come una folle, cominciando a inseguire il gallinaccio per la stessa strada di Fujin, tallonata da Raijin che sta urlando qualcosa e inseguita dalle imprecazioni di Seifer e dei SeeD rimasti chiusi nel Garden.
Chiuso nel Garden. Ho lasciato Seifer chiuso nel Garden.



Riprendiamo tutti quanti fiato, un attimo!
Andiamo, ve l'aspettavate? Probabilmente sì, ma il pepe nella storia ce l'ho messo lo stesso ed...eccoci qui!
Questo capitolo vi metterà un po' di dubbi e il primo so già quale potrebbe essere: ma Seifer è posseduto dalla Strega, cosa gli costava liberarsi?!
Io ve l'avevo detto che non si sa mai cosa può succedere...scoprirete tutto a tempo debito, dato che è Atra la nostra narratrice!
Probabilmente alcuni di voi saranno in disaccordo con la scelta di Zell di impedire che Atra torni dentro a salvare il fratello, ma effettivamente la situazione non era rosea.
Non è rosea nemmeno adesso, maledizione, ma qualche garanzia in più c'è...si spera.

E poi dai, lo so che volete vedere cosa si inventerà Atra per recuperare il fratello! Qui la scena è tutta sua!
Niente, spero che i combattimenti vi siano piaciuti e non siano stati troppo violenti e vi do appuntamento al prossimo capitolo! Ciao!

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Capitolo 16
*** Il piano ***


Corriamo come dei forsennati: Fujin e Zell davanti, io subito dietro di loro e Raijin a chiudere la fila.
Mentre mettiamo ancora più distanza tra noi e il Garden, mi ritrovo a chiedermi per la milionesima volta come io abbia fatto a lasciarmi trascinare via, lasciando mio fratello in balia di tutti quei SeeD incazzati neri e pronti a fargli pagare tutto ciò che ha combinato per fuggire.
Essere fuori dalla situazione critica e concitata in cui eravamo appena due minuti fa mi permette di pensare a mente lucida: oggettivamente, senza Seifer come potevamo tener testa a tutti quei SeeD?
Con la mia solita impulsività mi sarei solo fatta catturare, anche se avessi combattuto fino allo stremo.
Devo pur ricordarmi che abbiamo a che fare con soldati scelti ed esperti.
E molto, molto ligi alle regole.
Per tornare nel Garden a dare una mano a mio fratello dovrò infrangere quasi l'intero Codice Disciplinare della scuola e questo non mi procurerà degli amici fra i SeeD né mi renderà la strada più facile che se l'avessi salvato poco prima, quando ne ho avuta l'occasione. Però mi dà paradossalmente una possibilità in più: l'elemento sorpresa.
Tuttavia, per sfruttarlo al meglio mi serve un piano, anche se la cosa non mi si addice affatto.
Ehi, ma è di Seifer che sto parlando. Non mollerò facilmente l'osso, per lui.
A proposito di mollare l'osso...non avremo mica i SeeD alle calcagna?!
Mi volto per accertarmene, appena il pensiero mi folgora la mente. Dietro di me c'è solo Raijin, che mi fa segno di stare tranquilla perché non ci sta inseguendo nessuno.
Infatti la via dietro di lui è sgombra e nemmeno ai cancelli chiusi del Garden ci sono vedette; per ora, perlomeno.
I cancelli chiusi del Garden.
No, Hyne. Non devo pensarci.
-Dove diavolo stiamo andando?-.
Accolgo volentieri (stranamente) la voce di Raijin, che mi permette di distrarmi dalla mia angoscia silenziosa e quando vedo Zell rallentare lo supero rispondendo e sperando che anche lo scimmione in fondo al gruppo senta:
-Ci nascondiamo nella Caverna di Fuoco. Per di qua!-.
-Ma non è sorvegliata?- domanda Zell, mentre io ripiego a ovest per raggiungere la nostra meta. Sbuffo, mentre accelero la corsa:
-E credi che sia un problema, per me?- domando irritata, afferrando due frecce e mettendone una fra i denti.
Non abbiamo scelta, dopotutto: la Caverna di Fuoco è l'unico posto in cui possiamo prendere fiato, prima di organizzare le prossime mosse, che io ho già chiare nella mia mente.
Quando arriviamo in vista della caverna scorgiamo i due insegnanti posti a guardia proprio davanti all'apertura, che iniziano a confabulare fra loro un po' allarmati dalla vista di quattro scalmanati che corrono come dei pazzi proprio verso di loro.
Non perdo tempo e miro subito al primo, atterrandolo con una freccia che gli si conficca nella gamba destra. Il secondo mi scaglia un Blizzard che io evito scartando a destra.
Il grosso blocco di ghiaccio mi sfiora la spalla, lasciandomi una scia gelida e bagnata sulla pelle, e va a schiantarsi sul petto di quell'idiota di Raijin, troppo occupato a vantarsi del fatto che non sia stanco, come invece lo siamo noi, per guardare davanti a sé.
La seconda freccia si pianta nella spalla sinistra dell'insegnante, che crolla all'indietro appoggiandosi alla parete rocciosa della caverna.
Nel momento in cui mi avvicino al sorvegliante a sinistra, mi si accende una lampadina nella testa: ma io questo qui me lo ricordo, è stato colui che mi ha preso le credenziali prima che svolgessi la mia prova alla caverna!
Ah, con lui ho avuto un piccolo battibecco...e oggi, a distanza di mesi, mi prendo la giusta rivincita.
Ben ti sta, idiota.
-Accidenti, spero di non essere qui quando ci troveranno- commenta nervoso Zell, mentre superiamo i due corpi ormai inoffensivi e iniziamo a districarci nel labirinto di roccia e lava.
Veniamo subito investiti dal caldo tremendo esalato dai fiumi di materia incandescente che scorrono ai lati dell'unico sentiero percorribile. Piccole bolle scoppiettano ai lati delle stalagmiti di roccia, che sorgono come colonne dalla lava, sfrigolando al contatto con la pietra scura.
-Non li ho uccisi, se ti preoccupa la vita di quei due miserabili- borbotto, fermandomi improvvisamente a un incrocio a due strade, una delle quali è interrotta a metà da una stalagmite franata nella lava.
-Non ci inoltriamo fino in fondo?- domanda Raijin, asciugandosi con il dorso della mano il sudore che gli scende copioso dalla fronte sul collo.
-No, non serve - rispondo, posandomi una mano sul fianco e rimettendomi l'arco a tracolla - Perlomeno, io esco subito. Il tempo di riprendere fiato- ansimo, liberandomi il viso dai ricci incollati alle guance dal sudore.
-Non ti lasceremo andare a riprenderlo da sola- si intestardisce Zell, piegato in due con le mani sulle ginocchia. Faccio un gesto stizzito:
-Sai dove lo porteranno? Al Centro Disciplinare! - sbotto con rabbia, stringendo i pugni - Si trova nei sotterranei del Garden - riprendo, quando Zell fa una faccia confusa - ed è pressoché inaccessibile, tranne per chi ha combinato qualcosa di grave...come noi, del resto-.
Il gallinaccio stringe le labbra pallide, sicuramente sforzandosi di non formulare la domanda che subito dopo gli sale inevitabilmente alle labbra:
-E...cosa succede a chi ci viene rinchiuso?- balbetta, mentre Fujin sta curando la botta sul petto di Raijin dovuta al Blizzard di prima.
-Niente - rispondo noncurante, mordendomi un labbro - Si rimane rinchiusi in una cella di isolamento. Come dicono loro: "forse così vi passerà la voglia di disobbedire agli ordini"- scimmiotto aspramente, rinfoderando il pugnale che avevo infilato nella cintura e risollevando poi il viso per scrutare l'espressione di Zell. Neanche a dirlo, è terrorizzato.
-Non preoccuparti, gallinaccio - lo apostrofo con una smorfia, le sopracciglia sollevate - Non verrai con me e non vi prenderanno se seguirete alla lettera le mie istruzioni. Alla lettera, mi hai capito Raijin?- sottolineo, rivolta allo scimmione, che salta immediatamente su:
-Sei tu quella che interpreta a modo suo le regole!- biascica, le mani sui fianchi e l'aria sempre da idiota.
Sicuramente non potrò contare su di lui. Non che mi sarei fidata, eh.
Insomma, non che qui ci sia l'imbarazzo della scelta, ma mi tocca affidarmi a quello che sembra meno imbecille.
E dato che il concetto sembrare è sempre dannatamente relativo, non so come andrà a finire.
Sospiro rassegnata, rivolgendomi poi a Zell:
-Fa' che questi due non combinino casini - gli ordino con l'aria di chi vorrebbe il contrario solo per toglierseli di torno - E stammi a sentire: adesso io esco da questa caverna e controllo che la via sia libera. Se non torno entro cinque minuti vuol dire che è tutto a posto, quindi percorrete i cunicoli della caverna fino in fondo: c'è un'uscita secondaria subito dopo la zona dove si affronta Ifrid, dietro la roccia più a nord.
Andate dritti a Balamb e prendete cinque biglietti per il treno delle dieci con destinazione Timber. Poi nascondetevi da qualche parte in città e aspettate l'arrivo del treno. Se per quel momento io e Seifer non siamo ancora arrivati, salite comunque a bordo e andate a Timber, cercate Squall e Selphie presso i Gufi del Bosco e metteteli in guardia dalla Strega. Hai capito bene?-.
C'è una cosa che Seifer non mi ha detto, ma di cui ho il forte sospetto: che Rinoa non abbia parlato della Strega ai due SeeD. Se lo sapessero, quei due si organizzerebbero diversamente e la terrebbero d'occhio.
E poi, nel caso in cui né io né Seifer riuscissimo a uscire dal Garden, Rinoa potrebbe pensare a rimandare il piano e venire a darci una mano.
-La...la Strega?! Ma cosa...cosa sai tu della Strega? E cosa c'entrano Squall e questi Gufi del Bosco con lei?- balbetta intanto Zell, improvvisamente sospettoso e pallido di paura.
Scuoto furiosamente la testa e sollevo una mano in un gesto di stizza:
-Adesso non è il momento: non abbiamo un briciolo di tempo! Dimmi che farai questo e basta! Devi dire a Squall di stare attento alla Strega, quando aiuterà a rapire il presidente! Trova lui e Selphie, non mi sembra che ci voglia un genio!- sbraito, mentre le pareti della caverna rimbombano delle mie parole concitate, facendole sembrare ancora più folli.
Hyne, devo darmi una calmata...
-Va bene, lo farò - mi promette lui risoluto, battendosi una mano sul petto e ignorando il mio comportamento da pazza - Ma tu? Come conti di entrare nel Centro Disciplinare? E...starai bene, vero?- mi domanda preoccupato.
Sollevo gli occhi al cielo...ehm, al soffitto della caverna:
-Come? Di certo non facendomi beccare, anche perché ho bisogno delle mie armi. Per entrare nel Garden non andrò a bussare ai cancelli, ma passerò per il Centro d'Addestramento. C'è un passaggio che io e Seifer abbiamo usato per anni, fingendo di andare al Centro per allenarci quando invece ci spostavamo fuori dal Garden per combattere. Userò quello per entrare- spiego, socchiudendo gli occhi per ricordarmi il punto esatto in cui la rete del Centro si può staccare dal palo di sostegno.
Io e Seifer l'abbiamo scoperto circa cinque anni fa: anche se a dire il vero siamo stati noi a rompere la rete...o meglio, l'Archeosaurus che abbiamo abbattuto e che ci è finito contro, non sufficientemente forte da romperla ma abbastanza da scardinarla da uno dei suoi sostegni. E quello era stato una fortuna, perché nessuno aveva notato niente né noi ci eravamo presi il disturbo di dirlo a qualcuno.
Oggi si rivela l'unico mezzo che ho per entrare al Garden. E pazienza se dovrò ferire qualche studente che potrebbe aver avuto la cattiva idea di andarsi ad allenare a quest'ora.
-E come farai a raggiungere il Centro Disciplinare? Sai che l'ascensore scende ai sotterranei solo con una chiave speciale?- interviene Raijin con tono polemico, pronto a bocciare il mio piano solo per farmi dispetto. Gli scocco un'occhiataccia:
-Sì che lo so, pezzo di idiota. Si dà il caso che la Kadowaki ne abbia una nel cassetto della sua scrivania. Mi basterà farle sapere che c'è qualche ferito al Centro (il che sarà vero) per farla accorrere subito e lasciare libera l'infermeria- rispondo sicura.
-Non credi che capiranno subito che sei stata tu?- mi domanda Zell, mentre Fujin annuisce vigorosamente, d'accordo con lui. Sospiro:
-Potrebbe succedere di tutto. Ma devo provarci. Se mi prendono, finirò con Seifer, quindi toccherà a voi andare da Squall- ribatto, iniziando a camminare verso l'uscita, sperando che eventuali SeeD in ispezione non abbiano già notato i due insegnanti davanti all'entrata.
-Ohi! Non ci saluti? Potremmo non rivederci più!- si offende Zell, venendomi dietro e sollevando una mano a fermarmi.
Mi volto prima che possa toccarmi e sento i miei capelli sfiorargli le dita prima che io gli dica, squadrandolo:
-Mi si spezza il cuore per questo addio strappalacrime, gallinaccio - dico tutta seria e anche un po' scocciata, prima di sorridere con furbizia - Ma non preoccuparti: io e Seifer ti prenderemmo in giro per tutto il viaggio in treno, quindi non so cosa ti converrebbe sperare di più- sogghigno, prima di voltarmi di nuovo e correre fuori, raggiungendo in fretta l'uscita e l'aria aperta.
Ah, non mi ricordavo che nella Caverna di Fuoco facesse così caldo! Forse perché ci sono stata così poco tempo che non ho neanche avuto il tempo di accorgermene...ho battuto persino il tempo totalizzato da Seifer, hehe.
Peccato che solo Squall abbia fatto meglio di me, quel maledetto!
Respiro profondamente, mentre lancio un'occhiata disgustata ai due insegnanti ai lati della caverna, che mi restituiscono uno sguardo offeso.
Mi guardo freneticamente intorno, constatando che non ci sono SeeD in giro, e inizio a correre a est verso il Garden, mantenendo sulla mia destra la linea precisa delle montagne e nascondendomi al limitare del bosco che si trova proprio dei pressi della caverna.
Mi accorgo solo minimamente dell'aria frizzante che spira dal mare dietro di me e discende dalle pendici irregolari e scoscese della catena montuosa che cinge tutto il versante settentrionale dell'isola di Balamb.
Mi rendo a malapena conto dei fruscii provenienti dal bosco alla mia sinistra e dall'erba alta attorno ai miei stivali.
Non riesco a pensare ad altro che al piano quasi impossibile che sto cercando di delineare nella mia mente, composto per la maggior parte da azioni che attuerò una volta presa coscienza delle circostanze.
Una cosa è certa: non credo che riuscirò a non dare nell'occhio per molto. Ormai tutti sapranno che cosa abbiamo combinato e, consapevoli che io sono a conoscenza del fatto che Seifer è nel Centro Disciplinare, i SeeD si aspetteranno che io provi a riprendermelo.
Quello che non sanno è che io, nonostante la mia conosciuta avventatezza, ho un piano...almeno per fare irruzione.
Quando arrivo in vista del Garden, rallento la corsa e mi sforzo di camminare lentamente, prendendomi il tempo per calcolare la distanza da dove mi trovo fino al retro dell'edificio, dove si trova la rete che isola il Centro d'Addestramento.
A dire la verità, la zona è protetta ulteriormente da uno spessissimo muro in cemento semicircolare, da cui è sorretta la cupola che copre il Centro, rendendolo accessibile anche di notte perché munita di illuminazione artificiale.
Io e Seifer abbiamo trovato il modo di superare anche il muro, scavalcandolo e passando per un pannello della cupola di cui abbiamo divelto tre dei quattro chiodi e che abbiamo semplicemente lasciato appoggiato per evitare che sia scoperto.
Quindi nemmeno il muro è un grosso ostacolo per me, il problema è superare senza farmi vedere i quattro SeeD che sorvegliano l'ingresso del Garden dalle torrette poste ai lati del cancello (tra l’altro, le vedette prima non c’erano! La mia solita fortuna). Li vedo da qui e non sembrano avere un'aria cordiale.
Uhm, questo mi dice che il mio ritorno non sarebbe gradito. Beh, non che a me piaccia molto l'idea di infilarmi nuovamente nella tana del lupo. Mi importa solo di liberare Seifer, nient'altro.
Appena scorgo la fine del bosco e quindi del mio nascondiglio, mi addentro di qualche passo fra gli alberi e, appoggiandomi a un albero, mi prendo un momento per riflettere e chiedermi se quella che mi è venuta in mente pochi minuti fa sia una buona idea.
Seifer mi ammazzerà ma se ci riesco e lo tiro fuori da qui non gli converrà tanto arrabbiarsi con me.
Se invece non ce la faccio...mi ucciderà perché sarebbe potuto essere un buon modo per evadere.
Beh, tanto vale rischiare. E poi...io amo il rischio, lo sposerei più di un Namtal Utoku. Soprattutto con la prospettiva di marcire in una cavolo di cella nei cavolo di sotterranei di una cavolo di accademia militare piena di soldatini e cagnolini ubbidienti.
Questo penso, mentre mi decido a sfilarmi dalle spalle lo zainetto e ad aprirlo per cercare la mia estrema risorsa.
Prima di chiudere lo zaino e rimetterlo al suo posto sopra la faretra, mi lascio sfuggire un sospiro sconsolato mentre lancio uno sguardo sospettoso all'oggetto che tengo in una mano.
Davvero, non avrei mai pensato di averne bisogno...certe volte il futuro è davvero incredibile.
Beh, nessuno dica che sto esagerando: nella mano destra stringo la bottiglietta di un liquido che è rimasto sulla mia mensola per anni a fare da soprammobile...insomma, la prospettiva di diventare la cavia di un mio esperimento dell'ultimo minuto non è propriamente allettante.
D'altra parte, devo ammetterlo: forse sono troppo paranoica.
In fondo, se Seifer era in possesso della Medicina dell'Eroe vuol dire che lo riteneva un rimedio su cui contare...e io mi fido di mio fratello, che quando si tratta di certe pozioni che agiscono sul corpo è molto attento e scrupoloso.
Stappo la bottiglietta e mi impedisco di pensare razionalmente mentre la bevo tutta d'un fiato.
-Ugh, il colore era meraviglioso...in compenso fa schifo- mormoro, facendo una smorfia disgustata e infilando la boccetta nello zaino per far sparire le prove.
Quanto dovrò aspettare perché faccia effetto? O dovrò passare all'azione per scoprirlo?
Improvvisamente le orecchie iniziano a fischiarmi e il respiro mi si spezza, prima di accelerare, mentre un'ondata di caldo mi assale da capo a piedi, facendomi grondare di sudore peggio che nella caverna.
La caverna...speriamo che quei tre incapaci abbiano trovato almeno l'uscita.
Non ho tempo per pensare altro, perché improvvisamente sento la pelle formicolarmi e ogni stanchezza o paura si dilegua in fretta, lasciando il posto solo al battito forsennato del mio cuore in un corpo che scalpita per dimostrarsi all'altezza della situazione.
Non mi è mai capitato che il mio corpo e il mio cervello fossero in sintonia! Ora posso veramente pretendere il massimo da me stessa.
Lo devo, per mio fratello.
Intanto, dovrò correre parecchio veloce per non farmi vedere. Speriamo che la Medicina dell'Eroe mi aumenti di parecchio la rapidità!
Per stare più sicura mi lancio addosso un Haste e a questo punto non mi resta altro che passare all'azione.
Quando inizio a correre ed esco allo scoperto, mi mordo le labbra per non fermarmi a tirare una freccia ai guardiani per stare più tranquilla.
Attieniti al piano, Atra - penso. Se lo faccio, non dovrò prendere decisioni dell'ultimo minuto, che non sono mai il massimo.
Infatti riesco a raggiungere il confine con il Centro d'Addestramento correndo come una scheggia, mentre i guardiani si accorgono solo del forte spostamento d'aria provocato dal mio passaggio.
-Però! Che uccello veloce!- commenta uno di loro, sistemandosi meglio sulla sua sedia, in cima alla torretta di vedetta sul lato destro del cancello.
Proprio un bell'uccello di bosco, guarda! Aspetta solo che ti abbia fra le mani...anche perché io e Seifer dovremo passare di lì quando usciremo dal Garden!
Intanto mi fermo di botto per non andare a sbattere contro il muro, mentre mi scopro per niente stanca e assolutamente stupita: quanto cavolo ho corso veloce?!
La magia Haste si esaurisce in fretta, ma i movimenti rimangono scattanti e fluidi come prima, segno che la Medicina ha fatto effetto.
-Che figata- commento con un sorriso sorpreso, rovesciando poi il collo per rendermi conto dell'altezza del muro.
-Uhm, me lo ricordavo più alto- mormoro con nonchalance, passando una mano sulla superficie ruvida del cemento per trovare il modo di scalarlo.
Anni fa io e Seifer ci aiutavamo a vicenda, ma stavolta sono da sola e non riesco a saltare così in alto.
Ma io sono intelligente e ho un asso nella manica.
-Levita- sussurro, evocando la magia. Immediatamente i miei piedi si staccano dal suolo e io inizio a camminare lentamente sull'aria, afferrando alla svelta il bordo del muro quando arrivo all'altezza desiderata.
Annullo l'effetto della magia con un Dispel, prima di sedermi con le gambe penzoloni in cima al muro, tagliato a metà nel suo spessore dalla cupola semisferica.
-Ok, anche questa è fatta. Adesso entriamo- sussurro, girandomi e incontrando a un palmo dal naso la superficie della cupola, lucida e già abbastanza riscaldata dal sole.
Sfioro il metallo con le dita e trovo in fretta il pannello che dovrebbe permettermi di entrare. Infatti mi basta sollevarlo con le due mani per poter guardare dentro al Centro.
A quanto ricordo sono proprio sopra il punto in cui la rete dovrebbe staccarsi, ovvero in prossimità del pontile in legno che si affaccia sullo specchio d'acqua stagnante nella zona Est del Centro, che è deserta.
Perfetto.
Sguscio attraverso l'apertura e mi giro per rimettere al suo posto il pannello, poi mi lascio cadere dal muro, atterrando con un ginocchio piegato e puntellandomi sul terreno con le mani per non rotolare a terra come un'idiota.
Mi affretto ad afferrare immediatamente la rete, che per fortuna non è elettrificata dato che lo è solo di notte, spingendola e tirandola per disincastrarla dal mucchio di terra ed erba che si è formato attorno al suo bordo inferiore.
Il metallo protesta un po', cigolando e scricchiolando, ma fortunatamente con un po' di insulti riesco ad aprire una fessura abbastanza larga perché io possa passarci.
Una volta dall'altra parte, sistemo la rete accanto al suo sostegno e mi volto per esultare: sono dentro!
E mi sa che se ne sono accorti anche i cinque studenti che ora mi stanno guardando, le spade sfoderate e lo sguardo allarmato.
Uno di loro solleva una mano per indicarmi, prima di fare un segnale con la punta della spada, che taglia l'aria congelata dalla tensione.
-La Almasy! Chiamate i professori!-.


E' fatta, siamo dentro al Garden! Anche se abbiamo già qualche problemino...ahi ahi!
Ho deciso di far intervenire solo Atra per metterla alla prova e per farvi vedere cosa è in grado di fare senza dover ogni volta dare spazio anche agli altri personaggi, soprattutto a Seifer.
E poi, se Seifer fosse stato salvato anche da Zell, probabilmente il suo orgoglio sarebbe sceso fin sotto i piedi.
Quindi vediamo se Atra da sola basta contro una banda di SeeD che escogiterà di tutto pur di acciuffarla.
So che questo è un capitolo di passaggio in cui non succede molto, ma dal prossimo sarà tutta azione pura, quindi preparatevi!
E poi...se volete che Atra si iscriva alle Olimpiadi contro Bolt scrivetemelo, ahahah! Spero che la scena non fosse troppo slegata, ma effettivamente la Medicina dell'Eroe dovrebbe rendere invincibili e aumentare tutti i parametri. Se poi unita all'Haste, che aumenta la velocità...VROOM!
Bene, appuntamento al prossimo capitolo e...STAY TURNED!

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Capitolo 17
*** Un'intrusa nel Garden ***


-La Almasy! Chiamate i professori!-.
-Ah, no!- grido, incoccando una freccia con una velocità che non ho mai avuto in vita mia. Colpisco alla coscia la ragazza mora che si sta precipitando a dare l'allarme e subito una seconda freccia raggiunge il ragazzo dai capelli neri che stava correndo nella direzione opposta.
-Bastarda!- mi insulta uno biondo dell'ultimo anno, scagliandomi un Blind per accecarmi. La Medicina dell'Eroe innalza un Reflex che rispedisce la magia al mittente.
-Stai molto attento a quello che dici- rispondo freddamente, coronando il lavoro con un Novox per metterlo a tacere.
-Aiuto! Sicurezza!- gracchia una rossa, mettendosi le mani nei capelli e lasciando cadere la sua spada, che rimbalza a terra con un clangore metallico.
-Brava - sghignazzo, sguainando il pugnale e avventandomi su di lei - È così che si diventa soldati- la schernisco, prima di stordirla colpendole la tempia con l'elsa del coltello.
-Che ne sai tu? Ti hanno bocciata all'esame- ridacchia l'ultimo ragazzo dai capelli castani, prima di avventarsi su di me con la spada. Schivo il suo fendente semplicemente abbassandomi e paro il successivo colpo di taglio con il coltello.
-Ne vado fiera- sputo tra i denti, mentre l'altra mano scatta a colpirgli il ventre con un pugno.
Il ragazzo barcolla indietro e io senza muovermi scaglio il pugnale contro il suo stinco, dopo aver lanciato un Morfeo sulla lama. Lo studente crolla a terra, addormentandosi con un'espressione sofferente sul viso mentre io gli strappo il coltello dalla carne.
-Ma anche voi non passerete l'esame, se non avete ancora imparato che in cinque contro uno si attacca tutti insieme- continuo con un sorriso trionfante, prima di mettere a tacere anche gli altri addormentandoli.
Inizio a correre con il pugnale ben stretto nella mano, pensando alla prossima mossa.
Dannazione, cinque studenti sono troppo anche per me. Se mi prendono sono guai seri.
Ancora più seri del solito.
Adesso devo andare dalla Kadowaki e...che cosa mi invento?! Per una abituata a risolvere tutto con una freccia o una pugnalata è difficile parlare!
E lo è ancora di più se sei ricercata per tutta la scuola; spero solo non sappiano che sono qui.
-Il grido veniva da laggiù!-.
Oh, maledizione. La prossima volta sto zitta, giuro.
Due SeeD spalancano il portone a sinistra del Centro, proprio mentre io apro con un calcio quello a destra e ci ritroviamo a fronteggiarci all'ingresso, prima del corridoio grigio con la striscia verde sul pavimento su cui si apre anche la porta dell'armeria.
-Oh, guarda chi si rivede. Sei tornata per stare con il tuo fratellone?- mi schernisce uno di loro, dai capelli castani tutti scompigliati tenuti a bada da una fascia blu scuro.
Io ODIO il sarcasmo prima dei combattimenti, perché mi fa uccidere anche quando non vorrei. Con quei cinque mi sono trattenuta solo perché erano studenti. Ma questi sono SeeD e iniziano a starmi antipatici.
-Sono tornata perché avevo nostalgia- sorrido innocentemente, scostandomi una ciocca di ricci dal viso e pentendomi di non averli legati.
-Anche alla Trepe manchi molto- interviene l'altro SeeD, i capelli color biondo cenere e una brutta cicatrice sul dorso della mano sinistra, in cui stringe un piattello taglia-teste.
-Speravo di mancare di più alla sua frusta- ribatto, rimanendo immobile e abbassando la lama del coltello: se pensano che io sia distratta dalle loro parole, forse saranno colti più di sorpresa. Di solito gli adulti ci sottovalutano sempre...proprio come è successo con Biggs e Wedge a Dollet.
-Hai paura a farti sotto, Almasy?- mi canzona il moro. Mi mordo un labbro per non rispondere alla provocazione, mentre stringo convulsamente il pugnale nella destra e preparo un incantesimo con la sinistra.
Niente arco, non voglio ucciderli.
Perché non voglio uccidere? Perché se ammazzo un SeeD verrò perseguita penalmente e non voglio finire a marcire nelle prigioni di Balamb: dopo un po' l'odore di mare fa venire il voltastomaco e la salsedine non fa bene alla pelle.
Però se questi stronzi ammazzano qualcuno di noi ribelli diventano degli eroi, conosciuti come quelli che hanno eliminato la minaccia di insubordinazione, la zizzania che cresce tra i rigogliosi viticci del Garden, i disertori nell'esercito di marionette pronte alla morte per degli ideali che non conoscono o credono di conoscere!
Ma alla malora tutto quanto, voglio assaporare ancora la libertà e per farlo non posso permettermi di essere avventata.
-Sembri un po'...impietrita, ragazza mia. Vuoi una mano?- mi sorride il moro, mentre evoca un Medusa per pietrificarmi.
Un altro Reflex si interpone come un velo sottile fra noi e il tipo riesce a malapena a proteggersi con uno Shell per evitare che la magia gli ritorni indietro. Infatti Medusa si limita a rimbalzare con uno schianto secco, prima di sbriciolarsi a terra sotto forma di una cascata di polvere fine.
Il SeeD biondo solleva le sopracciglia impressionato: crede che sia stata io a usare la magia? Ottimo, mi offrirà una copertura perfetta.
-Accidenti, sei brava con gli incantesimi - dice infatti - Ma a questo come rispondi?- domanda poi, scagliando il suo piattello con un movimento repentino del polso.
Lo vedo arrivare a una velocità impressionante, ma appena mi sento pronta lancio il pugnale, che colpisce con un sonoro clangore il disco dorato.
Il piattello tocca terra con un tintinnio e rotola ai miei piedi, fermato dal mio stivale.
-Era la risposta giusta?- sorrido sorniona, nel momento in cui il SeeD mago scatta a prendere il mio pugnale e l'altro si scaglia su di me per attaccarmi con uno stiletto lungo e appuntito.
Mi scanso velocemente a destra per evitare un affondo e il successivo mi costringe a balzare indietro. Nel frattempo il mago ha recuperato il mio coltello, ma per ora si tiene a distanza dal combattimento.
Intanto il biondo non mi dà tregua e si fa nuovamente avanti con un affondo stavolta diretto al collo, cercando però di sorprendermi di lato. Giro su me stessa e mi accuccio a terra e poi un sibilo mi spinge a voltarmi, mentre uno Shell si solleva da solo per proteggermi da un Thunder del mago.
Ancora uno spostamento d'aria mi avvisa appena prima che arrivi il peggio e mi volto nuovamente verso il biondo, rotolando di lato per evitare l'ennesimo colpo di stiletto.
Il mio ginocchio sbatte contro qualcosa di duro e tagliente e io abbasso istintivamente lo sguardo credendo sia una roccia, ma il piattello taglia teste ammicca leggermente alla luce del fuoco.
Fuoco?!
Mi sbilancio di lato e le fiamme di un Fire mi passano a un soffio dal viso, mentre stringo i denti e allungo il braccio ad afferrare l'arma, che scaglio poi con tutte le mie forze contro il mago. Un tonfo sordo e il moro crolla in ginocchio con una ferita superficiale al petto, ma sufficiente a stenderlo.
Il mio pugnale rimane tuttavia ben stretto nella mano del SeeD e il suo collega, entrato nel mio campo visivo, si riprende presto alla vista dell'uomo a terra, annullando la distanza fra noi con lo stiletto ben in vista.
Bene, adesso sono davvero disarmata per un corpo a corpo e il mio coltello è troppo lontano.
Mi toccherà usare l'arco per distrarlo, se ce la faccio.
Sollevo lo sguardo per intercettare lo stiletto che sta calando su di me e rotolo all'indietro, sfilandomi l'arco dalla spalla e incoccando rapidamente una freccia.
-Giù lo stiletto o ti trasformo in un puntaspilli- lo minaccio (nota dell' "autrice": davvero? Credevo fosse una dichiarazione d'amore...), mentre lui risolleva la lama e sorride, fermandosi un attimo per rispondermi:
-Non mi inganni- mi canzona, avventandosi poi nuovamente su di me.
Contento lui...
Gli sorrido brevemente per mantenere la concentrazione che mi permette di scagliare la freccia, trapassandogli il palmo della mano libera.
Non perdendo tempo, mi alzo in piedi e schizzo a recuperare il pugnale:
-Ora si ragiona- ridacchio, una volta che la mia mano si chiude attorno all'elsa del coltello. Intanto il SeeD si è strappato la mia freccia dal palmo con un gemito di dolore e si è curato la ferita con un'Energia.
Non mi interessa, tra poco sarà K.O. anche lui.
Questa volta sono io ad attaccare per prima e la mia lama cozza contro quella avversaria, prima che il SeeD disincastri la sua per tentare un affondo.
Lo paro velocemente a un soffio dal mio fianco e lo respingo con forza per sfruttare la temporanea breccia nella difesa del mio nemico e portare avanti il pugnale.
Il biondo arretra velocemente per poi attaccarmi di nuovo, ma questa volta sono io a fare qualche passo indietro e a incontrare dietro di me la recinzione spinata.
Un sorrisetto mi sfugge sulle labbra mentre la mia strategia di battaglia si delinea fulmineamente nella mia testa, ma cerco subito di dissimularla nell'impegno che mi serve per duellare e creare una situazione vantaggiosa per me.
Non indugio oltre e mi getto all'attacco, facendo una finta a destra. Il SeeD la coglie e allora dirigo il pugnale a sinistra. Ma il biondo è rapido a coprire anche quel lato, quindi con un guizzo del polso scarto leggermente verso il centro del torace, graffiando l'uniforme prima che lui arretri con un balzo fuori dalla mia portata.
Il biondo mancino passa lo stiletto nell'altra mano e scatta all'attacco, mentre io mi preparo nuovamente a parare. Arrivato a un soffio dalla mia lama, l'uomo cambia fulmineamente mano e punta dritto al mio costato sul lato sinistro.
Colgo l'occasione e mi piego a destra, abbassandomi e inclinando il tallone quanto basta per scivolare a terra e sgusciare nello stretto spazio delle sue gambe.
Arrivata dietro di lui, sollevo la mano destra per parare il suo colpo di taglio mentre si volta velocemente e gli pianto un piede nel fianco mentre è ancora in rotazione, spedendolo contro la rete.
A questo punto mi avvento su di lui per disarmarlo, infilando la punta del coltello nella stretta molle attorno allo stiletto e facendo leva, la lama che penetra leggermente anche nella carne. L'arma si capovolge in aria e atterra sul palmo della mia mano sinistra, prima che io la faccia scivolare verso il basso per impugnarne l'elsa.
Guardo il SeeD divincolarsi inutilmente nella rete di filo spinato e gli sorrido:
-Ci vorrà un po' di tempo perché tu ne venga fuori - lo schernisco, infilandomi il pugnale nella cintura e lo stiletto nello stivale - Lascia che ti aiuti- sogghigno, lanciandogli poi uno Stop che lo immobilizza sul posto.
Mi volto per incontrare il mago in ginocchio, immobilizzato con la mano sollevata e tremante in procinto di attaccarmi con qualche magia:
-Ti vedo impietrito, amico. Vuoi una mano?- gli chiedo sarcastica, lanciandogli un Medusa che questa volta va a segno.
E questi sarebbero i soldati scelti del Garden? Ah, e poi hanno bocciato noi per poca umiltà...
Però devo dire che il biondo ci sapeva fare.
Comincio a correre per uscire dal Centro, ricordandomi poi che devono già starmi cercando.
Maledizione, devo inventarmi un modo per liberare i corridoi dai SeeD e dagli studenti ficcanaso.
Passo davanti all'allarme antincendio mentre penso a questo, prima di bloccarmi e tornare sui miei passi.
Beh, questo è un classico dei film. Premere il pulsante dell'allarme per attirare tutti al luogo sbagliato, mentre i protagonisti si fanno i loro giretti investigativi.
Non c'è altro che io possa fare...se non rendere più credibile la cosa.
Torno indietro nel Centro, passando davanti alle due belle statuine per raggiungere quei pochi tronchi che sono posti in mezzo a un sentiero.
Evoco un Fire che ne brucia due, prima di farli Levitare e portarli proprio all'ingresso del Centro, sotto uno dei rilevatori di incendio e proprio accanto ad altri tronchi abbandonati lì uno sopra l'altro.
Immediatamente suona l'allarme antincendio e io me la do a gambe, sperando che la Kadowaki abbia il buonsenso di accorrere per il primo soccorso degli ustionati. Dopotutto spero che nessuno si faccia male o ci lasci la pelle, ma spero anche di avere l'infermeria libera per poter frugare in pace nei cassetti della scrivania.
Improvvisamente l'altoparlante risuona, bloccandomi a metà del corridoio in cui comincia a filtrare qualche tentacolo di fumo:
«Incendio nel Centro d'Addestramento. Si invitano gli studenti a restare nei dormitori; i primi venti SeeD di numero pari si rechino a soccorrere eventuali feriti. La Dottoressa Kadowaki diriga gli interventi di soccorso. Accertarsi che l'incendio non sia di tipo doloso e che non vi siano intrusi nel Garden» risuona la voce in questo momento.
-Gne gne gne, siete dei prevenuti- borbotto, ma in questo momento dal corridoio cominciano ad arrivare i primi SeeD.
Spalanco la porta dell'armeria e mi nascondo all'interno dietro al battente, mentre tre di loro abboccano al mio tranello ed entrano respirando concitati e con le spade ben in vista.
-Dove diavolo è finita?- sbotta uno di loro, guardandosi intorno.
-Cucù- trillo, chiudendo la porta con un calcio e sguainando pugnale e stiletto insieme.
I tre mi attaccano contemporaneamente: il primo rotea la spada dritto verso il mio fianco e io mi scanso appena in tempo, prima di balzare indietro per schivare l'affondo del secondo. Il primo tenta un fendente contro la mia spalla, mentre il terzo mena un colpo di taglio verso il mio braccio. Avanzo e mi scontro con il secondo, piantandogli profondamente lo stiletto in un braccio e il pugnale nell'altro. Rinsaldo la presa su entrambe le else e piroetto su me stessa, trascinando l'uomo davanti a me e usandolo come scudo contro i due attacchi dei colleghi.
La prima spada si pianta nel suo fianco e la seconda nella spalla. Ignorando la faccia tremendamente sofferente del SeeD, disincastro le due armi dal suo corpo facendo leva con un ginocchio piantato nella sua schiena e lo spingo in avanti a disorientare il due colleghi, mentre incrocio le braccia davanti a me per prendere lo slancio e scagliare contemporaneamente il pugnale a destra e lo stiletto a sinistra, colpendo i due rimasti rispettivamente alla spalla e alla gamba.
Mi concedo un secondo per riprendere fiato, prima di fiondarmi a recuperare il pugnale e ad afferrare un altro coltello dall'armadietto più vicino, dirigendomi poi alla porta per accertarmi di avere la via libera.
Non udendo suoni particolarmente allarmanti, la socchiudo appena e scopro che il corridoio del Centro è vuoto.
Devo comunque darmi una mossa: ne staranno sicuramente arrivando altri.
Esco nel corridoio della Hall e controllo la situazione: dal lato sinistro stanno arrivando da lontano alcuni SeeD, mentre sulla destra alcuni studenti del primo anno stanno correndo ai dormitori, davanti ai quali c'è Shu che fa l'appello.
Mi unisco ai pivellini, sperando che nessuno di loro abbia il tempo di riconoscermi, anche se sono così terrorizzati da guardare a malapena dove mettono i piedi e da evitare di calpestarsi l'un con l'altro.
Manco si trovino proprio in mezzo alle fiamme, questi bambini!
Quando arrivano ai dormitori io ricomincio a correre più veloce per evitare di distinguermi come quella che non si attiene alle regole (il che è buffo, perché non sto facendo altro da stamattina!) e non entra nei dormitori come una brava bambina.
Shu è troppo occupata a fare la ramanzina ai piccoli per accorgersi di me, così supero anche la mensa e continuo a correre, scartando poi a destra per raggiungere l'ufficio della Kadowaki, appena in tempo per evitare una pattuglia di SeeD che sta scendendo rumorosamente le scale davanti all'ascensore e che per fortuna è troppo assorbita dal proprio compito per notarmi.
Una volta in Infermeria, frugo un po' nei cassetti imbattendomi fortunatamente quasi subito nella chiave elettronica da inserire nell'ascensore.
Faccio per uscire, quando sento delle voci:
-Portatela qui, aspettate solo che liberi il letto...-.
Dannazione, la Kadowaki non poteva rimanere ancora un po' al Centro?!
Mi nascondo sotto la scrivania (un classico anche questo, ma stavolta non ho tempo di essere originale!) e dalla fessura tra il piano orizzontale e il pannello frontale del tavolo vedo la Dottoressa entrare di corsa, mentre dietro di lei due SeeD portano la ragazza mora che ho colpito con la freccia.
-Qualche ustione passabile dovuta al fatto che per salvarla hanno dovuto farla passare sopra le fiamme e solo delle sbucciature - commenta con aria esperta la Kadowaki - Ciò che non mi torna è il motivo per cui non è cosciente. Questa ragazza non è svenuta per il fumo, ma è stata addormentata. Il che porta a qualcuno che ne sia responsabile, ma chi?- continua la Dottoressa con voce turbata.
-Forse la risposta è qui- mormora una SeeD, indicando la freccia ancora conficcata nella gamba della ragazza. La Dott.ssa storce la bocca:
-Una freccia...questo vuol dire che Atra è ancora al Garden- borbotta, mettendosi a lavorare con bende e disinfettanti.
-Dobbiamo avvisare tutti!- saltano su le due SeeD, correndo fuori senza nemmeno fare la riverenza.
-Quella ragazza sta sicuramente cercando il fratello...ma si è ficcata in un grosso guaio- mormora la Kadowaki, medicando poi in silenzio le ferite della paziente.
Colgo l'occasione per sgusciare via non vista e mi precipito all'ascensore sperando davvero che nessuno degli studenti o dei due SeeD sia morto.
Questa volta è diverso rispetto alle decine di soldati galbadiani che ho abbattuto senza il minimo rimpianto. Questa volta combatto dalla parte del torto e lo so bene.
Ma a volte c’è qualcosa di più importante che ti spinge ad agire per il peggio e allora non puoi fare altro che arrenderti, sperando solo di non dover sacrificare nessuno per una causa tanto folle quanto personale, di cui solo tu conosci il valore.
A riscuotermi dai miei pensieri angosciati è l’altoparlante della scuola, che mi paralizza nel corridoio ad ascoltare i nuovi ordini contro di me:
«Aumentare la sorveglianza del Centro Disciplinare: intrusione dell'allieva Atra Almasy. A tutte le unità SeeD: pattuglia completa dell'edificio. Blocco dell'ascensore tra cinque minuti».
-Ma stanno scherzando?!- mi indigno riprendendo più velocemente la corsa, mentre la mia mente è ancora più rapida e ha già una visione complessiva della situazione.
Primo: il blocco dell’ascensore è un bel problema, non solo per il provvedimento in sé, ma anche per il fatto che ora tutti cercheranno di prenderlo prima che venga definitivamente messo fuori uso.
Secondo: mi hanno beccata, il che non è proprio divertente. Questo vuol dire che cercheranno di fermarmi in tutti i modi e io sono sola contro dei soldati scelti.
Terzo: ora arrivare a Seifer sarà impossibile, considerando anche che non so precisamente dove l’abbiano portato e non potrò permettermi di gironzolare a caso per il Centro Disciplinare che pullulerà di SeeD armati e parecchio arrabbiati.
Quarto e ultimo: non so nemmeno che ore siano! Io e Seifer rischiamo di perdere il treno.
Ok, una cosa per volta - mi riprometto una volta giunta nella Hall e affrettandomi a salire due a due le scale che portano all'ascensore.
-Eccola lì!-. Un sibilo, poi lo spostamento d’aria provocato da qualcosa che sta puntando dritto alla mia schiena. Mi volto e scarto di lato, per evitare un dardo scagliato dalla balestra di Shu.
-Atra! Arrenditi e non ti torceremo un capello!- sbraita, affiancata da quattro SeeD.
Dannazione, per me sono troppi.
Inizio a risalire le scale camminando prudentemente all'indietro, mentre rispondo con noncuranza:
-Questo vale anche per voi-.
Shu ricarica la balestra, lo sguardo truce e carico di disprezzo:
-Siamo cinque contro uno. Non hai scampo- sogghigna, mentre i due SeeD accanto a lei portano la mano alla pistola e gli altri due chiudono le dita sui loro manganelli.
Intanto io sono arrivata in cima alle scale e mi trovo davanti a una decisione che potrebbe valermi il successo o il fallimento: devo prendere l'ascensore e mettere nell'ingresso la chiave magnetica, il tutto mentre sono sotto il tiro di tre armi diverse e tallonata da altri due SeeD.
Se va bene riuscirò a farla franca un’altra volta. Se va male mi rinchiuderanno nel Centro Disciplinare.
Che bello, davvero una situazione simpatica.
-Non muoverti!- grida un SeeD puntandomi contro la sua pistola, probabilmente cogliendo l’idea che mi sta frullando in testa.
Lo scatto della sicura delle due armi da fuoco risuona come un avvertimento molto chiaro, come se la paura di morire renda più semplici le cose. 
Se era una decisione all'ultimo minuto che volevo evitare...mi è andata male.
Spero solo di fare la scelta giusta. Sicuramente arrendersi è quella sbagliata.
-E se mi muovo?- domando innocentemente, scattando poi a premere il pulsante dell'ascensore.
Hyne, spero che arrivi presto, prima che... una raffica di proiettili si abbatte su di me e un Protect si solleva immediatamente per proteggermi.
Dicevo: prima che mi sparino addosso, ma mi hanno anticipato! Quanto potrà resistere l'effetto della Medicina? Potrà impedire al mio corpo di cedere, ma in quanto a protezione credo di averne abusato già troppo.
-Atra, non ti conviene ribellarti! Ora hai visto che facciamo sul serio!- dice intanto Shu, sollevando una mano. I due SeeD con il manganello iniziano a salire velocemente le scale, mentre i due con la pistola ricaricano.
-Invece io no? Noi dato che non siamo SeeD non facciamo mai sul serio! Dobbiamo solo obbedire, vero? Se no siamo dei...perdenti- la canzono, un sorriso amaro a piegarmi le labbra e il senso dell’ingiustizia che rischia di farmi perdere l’ultimo briciolo di senno.
Ok, devo stare calma: la sottovalutazione è il mio asso nella manica da sempre e, mio malgrado, mi tornerà utile anche questa volta.
I SeeD sono arrivati a tiro di manganello e un altro Protect, chiamato proprio con l'infrangersi del primo, si solleva automaticamente.     
In questo momento ho un piccolo (e insolito) sprazzo di fortuna e un "tlin" annuncia l’arrivo dell’ascensore.
-Non fatela scappare! Avete il permesso di applicare il codice 5!- sbraita Shu, indicandomi con uno scatto del braccio.
Codice 5...vuol dire che possono usare la violenza, ma questo è scontato perché lo stanno già facendo. La differenza è il limite imposto all’uso delle armi: a questo livello del codice SeeD tale confine non esiste, quindi sono autorizzati a uccidere per fermare chiunque sia il loro obiettivo.
Maledizione, credevo non sarebbero arrivati a tanto e non volevo arrivarci anche io, ma non ho scelta.
Questa volta è proprio come se avessi davanti i soldati galbadiani: devo combattere per legittima difesa. Quindi anche a costo di uccidere.
-"Ruggito oceanico!"- evoco subito, mentre un'altra raffica di proiettili e dardi mi raggiunge. Questa volta nessun Protect mi protegge e io ne richiamo istintivamente uno, che si solleva proprio al momento giusto. Un dardo si conficca nella barriera, che si è eretta proprio in mezzo alla sua traiettoria, ma la magia regge bene ancora una volta.
Maledizione, lo sapevo: l'effetto si è già esaurito.
Mi infilo nell'ascensore nel momento in cui una lingua d'acqua scivola sinuosa ai miei piedi, tenendo a distanza i due SeeD e distraendo gli altri in fondo alle scale.
L'acqua scivola fra le gambe degli uomini, che cercano di difendersi con il manganello, incontrando nient’altro che il liquido.
Sembra un gioco divertente, ma proprio per questo è letale e i SeeD lo sanno bene, essendo addestrati ad aspettarsi di tutto.
Improvvisamente infatti la lingua d’acqua prende la forma di Leviathan, che compare con un ruggito acuto che fa tremare e oscillare il lampadario della Hall.
Mi costringo a non guardare e comincio a trafficare con mani tremanti sui tasti cercando l'ingresso per la chiave magnetica.
Un urlo straziante mi distrae: Leviathan ha azzannato le gambe di uno dei SeeD con il manganello e lo sta sventolando in aria, scuotendo il lungo collo con rabbia.
-No, Leviathan! Non ucciderli! Dammi solo un po' di tempo!- urlo agitata, nel momento in cui il mio serpente sta per spezzare il collo del SeeD.
Leviathan si volta a guardarmi con disapprovazione, prima di aprire semplicemente la bocca e far fare un bel volo al SeeD, che si schianta a terra un po' malconcio ma almeno vivo.
-Usate un Thundaga contro l'acqua, eliminatelo!- strilla Shu rivolta ai suoi compagni, che sono rimasti imbambolati a guardare il mio G.F.
Leviathan solleva furioso la coda e la sbatte a terra, per richiamare una solida parete di roccia che emerge improvvisamente dal basso e lo protegge dai fulmini dei SeeD, che si schiantano con un crepitio contro la barriera naturale e si dissolvono in un lampo bianco e violaceo.
Poi il serpente emerge dal retro del muro di pietra e lo avvolge con le sue spire, mentre si prepara a richiamare una violenta cascata d'acqua per spazzare via tutto e tutti.
Mi volto nuovamente e ricomincio a cercare l’apertura:
-Preparatevi un bel salvagente! - mi affretto ad avvisare, trovando con le dita la fessura entro cui infilare la chiave - E...mi spiace per la Hall!- esclamo, azionando l'ascensore. Le porte si chiudono con un "tlin" e comincio a scendere verso i sotterranei prima di poter vedere il violento attacco finale del mio G.F.
Mi accascio contro la parete, venendo subito avvolta dal buio, intervallato da qualche luce rossa e bianca.
In questo momento sento Leviathan ricollegarsi con me.
Leggo nella memoria del mio G.F. il momento in cui la sua cascata si è abbattuta sui SeeD, scivolando poi giù dalla scalinata e travolgendo la mappa centrale fino ai tornelli che portano in giardino.
Due SeeD sono stati completamente travolti; gli altri tre, compresa Shu, hanno ripiegato nel corridoio alla loro sinistra, chiamando a gran voce rinforzi per il Centro Disciplinare e avvisando la Kadowaki che ci sono altri due feriti gravi.
Sospiro nervosamente e mi prendo la testa fra le dita, interrompendo la visione di Leviathan.
Grazie - gli dico con riconoscenza - Ora dammi una mano solo per un altro po' e poi sarà finita...in qualunque modo.
Già, adesso è arrivato il momento della verità. O mi prendono, o io mi riprendo Seifer.
Tra l'altro...dove diavolo l'avranno rinchiuso?
Chissà cosa e chi devo ancora affrontare...sicuramente mi stanno aspettando già fuori dall'ascensore.
Fortunatamente ho bevuto la Medicina dell'Eroe, altrimenti credo proprio che non ce l'avrei fatta. Ma adesso non ho più nessuna protezione dalla mia parte: credo che da questo punto in avanti consumerò più energie fisiche di quante ne ho realmente a disposizione. Questo vuol dire che quando arriverò allo stremo non riuscirò più a reggermi in piedi. Potrei addirittura non uscirne viva.
A proposito di uscirne vivi...hanno attivato il Codice 5: non mi sarei mai aspettata che dessero l'ordine di uccidere. In fondo...ehm, in fondo sto solo facendo un casino incredibile. E non che non mi dispiaccia: il Garden è stato l'unico posto che potessi chiamare "casa" fino a ieri, ma non è lo stesso di quando sono con Seifer.
Con tutto quello che ha fatto per me, non posso lasciarlo qui! Che ci catturino o ci lascino fuggire, saremo comunque insieme.
È con questo pensiero che mi puntello contro la parete dietro di me per rimettermi in posizione da combattimento, sguainando stancamente il pugnale dalla cintura e preparando un Fira. Do le spalle all'ingresso e mi posiziono proprio dietro a uno dei due battenti scorrevoli dell'ascensore.
Vedremo quale sarà l'effetto sorpresa migliore!
L'ascensore si arresta cigolando e tutta la cabina tremola, prima di assestarsi al piano giusto.
Traggo un bel respiro, mentre la porta scorrevole si apre sotto la mia schiena.
Non aspetto un secondo e scaglio il Fira, che rischiara un ambiente rivestito di lamiere metalliche, su cui le fiamme si riflettono con un bagliore rossastro prima di estinguersi non trovando nulla da bruciare.
Nel Centro Disciplinare non c'è nessuno.


Oh-oh, adesso cosa succederà?
Chiedo scusa: il capitolo è un po' lungo ma ho cercato di renderlo il più veloce possibile. Nessun ricordo annesso: Atra ora non ha tempo di pensare alla sua infanzia con Seifer, non credete?
Precisazione: ho cercato di rappresentare l'effetto della Medicina dell'Eroe come l'innescamento spontaneo di magie di supporto, giusto per rendere la cosa più realistica e perché i SeeD non si accorgano che Atra è invincibile: crederanno sia lei stessa a evocare le magie e continueranno ad attaccarla non sospettando nulla. L'ha già precisato brevemente lei, ma volevo sottolineare la cosa.
Comunque l'effetto è molto breve, si sa, e si esaurisce in fretta: Atra rimane a piedi già sulla scalinata della Hall e da questo momento in poi dovrà cavarsela da sola. La Medicina le offrirà solo l'energia necessaria per tirare avanti, nessuna protezione. Quindi diciamo che ha fatto bene a evocare Leviathan, prima!
Poi: Atra scansa e para gli attacchi per istinto, non per paura di essere ferita. Questo rende i combattimenti più realistici (sempre per lo stesso motivo, per non far sospettare nulla) e completi.
Spero che la cosa abbia un senso per voi: insomma, per quanto Atra si fidi della Medicina...si fida più di se stessa!
E adesso vediamo cosa succede nel Centro Disciplinare! Fin qui è stata una "passeggiata", ma poi? Per saperlo...STAY TURNED, ovviamente!
Ringrazio immensamente chi legge e chi commenterà.
Appuntamento al prossimo capitolo, ciao!

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Capitolo 18
*** Il Centro Disciplinare ***


Nel Centro Disciplinare non c'è nessuno.
Mi sfugge un gemito di sorpresa, che mi affretto a soffocare coprendo la bocca con l'elsa del pugnale, mentre scendo dall'ascensore e mi guardo intorno.
Mi trovo in mezzo a un lungo corridoio che si sviluppa quasi all'infinito lungo entrambi gli estremi. Davanti a me, leggermente a destra, una scala sale fino al piano superiore, mentre a sinistra un'altra scende perdendosi nel buio.
Sulle pareti metalliche sono appese delle deboli lampade al neon circolari, che riflettono una luce verdognola sul pavimento e sulle lamiere stesse dei muri, mentre i lampadari oblunghi che sono appesi al soffitto sono stranamente spenti.
A sinistra il corridoio sembra poi piegare verso nord, mentre a destra verso sud.
Magnifico, questo cavolo di posto è un labirinto e nessuno è venuto a darmi il benvenuto! Sono anche piuttosto offesa...
...ma che balla madornale: questa situazione non me la aspettavo e devo dire che mi inquieta parecchio!
-Bene, adesso dove vado?- sbotto infastidita, affidandomi all'unico oggetto familiare che ho, cioè il mio coltello, e stringendolo con la mano sudata.
Devo trovare le celle, ammesso che abbiano davvero portato lì Seifer...beh, rappresenta comunque l’unico punto di partenza che ho, quindi meglio che niente.
-Ok, andiamo di qua- borbotto inquieta, gettando un Fire sulla lama del pugnale per farmi luce e avventurandomi per le scale che portano verso il basso.
Questo posto è altamente tecnologico: le pareti metalliche sembrano insonorizzate e di tanto in tanto sui muri intravedo con la coda nell’occhio lo sfarfallio degli schermi di alcuni computer, rigorosamente in stand-by.
Quando arrivo in fondo alla scalinata, sono costretta a svoltare a destra e mi trovo davanti a una piantina del Centro Disciplinare proiettata sulla parete e affiancata da due porte metalliche scorrevoli, dotate al centro di uno stretto spioncino rettangolare che rivela solo buio dietro di sé.
I battenti hanno la scritta "Chiuso" lampeggiante in rosso sopra un display rettangolare appena sotto la finestrella centrale e allora non provo nemmeno ad aprirli.
Mi avvicino invece alla mappa, attraversando il raggio polveroso della proiezione e coprendo per un breve istante la mappa con la mia ombra scura e confusa con il resto delle tenebre che mi circondano.
A quanto pare qui nei piani bassi tengono l'archivio della scuola: superata la porta a sinistra si giunge nel reparto A-M, mentre varcando la porta a destra si arriva al reparto N-Z.
I piani superiori ospitano gli uffici e alcune stanze di cui ignoro la funzione, ma che ora come ora non mi interessano.
Invece nel piano mediano dove sono arrivata con l'ascensore si trovano le prime celle, affacciate su entrambe le ali dei corridoi. Quindi devo tornare lì per cercare Seifer.
Ma chissà perché qui non c'è nessuno. La situazione non mi piace, soprattutto perché ho a che fare con SeeD, che non devono tutti essere come gli incapaci che ho incontrato finora. Ciò vuol dire che mi devo aspettare di tutto e l’ignoto è il più grande nemico dei nervi saldi.
Mentre faccio queste considerazioni con un nervosismo sempre crescente, torno indietro e salgo le scale, lieta dopotutto di non dover rimanere in questo posto così buio per tanto tempo.
Una volta tornata al piano mediano, scelgo il corridoio alla sinistra dell'ascensore e lo percorro correndo silenziosamente, gli stivali che battono leggermente sulle lamiere di metallo. Una volta arrivata al punto in cui devo curvare a destra mi appiattisco contro la parete fredda e spengo la fiamma del coltello, infilandolo poi nella cintura e incoccando una freccia. Un respiro profondo e...svolto l’angolo.
Tutto inutile: questo posto è più deserto della testa di Raijin.
Mi avvicino cauta alla porta della prima cella, che riporta anch'essa la scritta "Chiuso", ma ha anche una finestrella attraverso cui spiare: dentro è buio, ma accostando al vetro il coltello che ho di nuovo illuminato riesco a fare un po' di luce, constatando che la cella è vuota.
Passo di porta in porta, non trovando anima viva in nessuna delle stanze che si trovano dietro i battenti. Quando arrivo alla fine del corridoio, torno indietro con una strana ansia che inizia a mordermi lo stomaco.
Dove hanno portato mio fratello?
Sto perdendo troppo tempo, maledizione. Potrebbe arrivare chiunque in qualunque momento.
Sfreccio davanti all'ascensore e prendo l’altro corridoio a destra, esaminando freneticamente tutte le celle.
Non credevo che il Centro Disciplinare fosse un posto così tetro. A quanto ne so il Garden non l’ha mai usato, ma ogni struttura come la nostra deve averne uno, in cui internare prigionieri speciali che hanno bisogno di massima sorveglianza oppure insubordinati ostinati (come qualcuno). A questo proposito, vorrei poter dire che con me e Seifer non è bastato, ma non ho ancora trovato mio fratello e sto iniziando seriamente a disperare di poterlo tirare fuori di qui.
Nel momento più pessimista dei miei pensieri arrivo all'ultima cella con il fiato in gola e ripeto l'operazione che ho compiuto per le altre: sollevo il coltello e guardo dentro.
Un paio di occhi in basso a sinistra restituiscono il mio sguardo e il mio cuore ha un tuffo.
Batto un pugno sulla cella, che ovviamente è chiusa come tutte le altre.
Ma chi c'è dentro si alza in piedi e si avvicina, sfiorando il vetro rigato dal tempo con la punta dell’indice, a cui manca una falange.
Non è Seifer.
-Ehi, mi senti?- grido, mentre la mia voce risuona in modo scomposto e invadente nel silenzio del Centro.
-Sì, l'isolamento alle celle non funziona quando non c'è corrente - mi risponde un ragazzo, il lampo di un sorriso che illumina il suo volto incorniciato da lunghi capelli che sembrano biondi e completamente immerso nella luce rossastra proveniente dal mio coltello - Tu devi essere la ragazza che stanno cercando tutti quanti-.
La sua voce sconfina in un certo tono canzonatorio che mi fa irrigidire di colpo e mi spinge alla difensiva:
-Sì, sono io - annuisco con uno sbuffo nervoso - E visto che sei così ben informato, saprai anche chi cerco e dove posso trovarlo- concludo, guardandomi rapidamente intorno.
Il ragazzo scoppia a ridere e mi fa l'occhiolino, il volto metà immerso nell’ombra e metà inciso dalla luce danzante della fiamma:
-Tranquilla, qui siamo solo io e te. Ma di sotto...-.
-Di sotto sono già andata e non c'è nessuno- lo interrompo seccata dal fatto che non possa aiutarmi. Il ragazzo fa "no" con l'indice monco:
-Non certo solo scendendo le scale! - ridacchia con una smorfia - Se giri la chiave al contrario quando la infili nell'ascensore, arrivi al cuore del Centro Disciplinare. I SeeD ti stanno aspettando lì. Hanno tolto la corrente solo al generatore del Centro, separato da quello che apre le porte e fa funzionare l'ascensore, giusto per farti una bella festa a sorpresa- ammicca alla fine con un risolino, come se stia dalla loro parte. Peccato che sia loro prigioniero qui, anche se non so perché.
-L'ascensore sarà ormai stato bloccato- sospiro sconsolata, realizzando anche che, se così fosse, non potrei più uscire da qui.
Lui sembra notare il mio disagio e i pensieri che lo suscitano, perché mi fa un altro occhiolino:
-Non sarebbe una cattiva idea rimanere qui con me, sai? - sorride ridacchiando ancora - Dovresti solo aprirmi la porta- mi dice, sollevando le sopracciglia in un arco che disegna una profonda ruga orizzontale sulla sua fronte.
Mi allontano immediatamente dal vetro della cella, sollevando il coltello e stringendolo così forte da farmi schioccare le nocche.
-Tranquilla bellezza, c'è un modo per arrivarci anche senza ascensore! - esclama il tipo, lo sguardo leggermente contrariato - Scendi le scale che sai e poi segui la strada che trovi dietro alla mappa. Non fidarsi mai delle proiezioni: non ve lo insegnano a scuola?- mi spiega, ridendo della mia faccia stupita.
Maledizione, se ci avessi pensato prima non avrei girato a vuoto perdendo così tanto tempo! Non dubito nemmeno per un secondo che questo qui non stia dicendo la verità: è l’unica strada che ho, tanto vale provarci.
Borbotto un ringraziamento forzato e mi volto per correre via.
Un colpo risuona alla porta della cella, che trema con un cigolio persistente:
-E adesso che ti ho aiutato...mi libereresti? Devi solo premere il pulsante che c'è alla destra della porta!- mi chiede il tipo, leccandosi le labbra alla luce debole del mio coltello.
Un sorriso di scherno mi incurva la bocca, anche nel momento peggiore:
-Non ci penso nemmeno- rispondo melliflua, incominciando a correre per allontanarmi da questo pervertito prima di fargli la pelle a suon di pugnalate, inseguita dal suo ruggito di frustrazione che, purtroppo per lui, corre meno veloce di me e si perde in fretta dietro le mie spalle. Ma gente di questo tipo deve venire a scocciare proprio me? Dico, hanno proprio voglia di farsi male!
Scacciando i soliti propositi omicidi in una lotta per rimanere lucida, scendo le scale di fronte all'ascensore e oltrepasso la proiezione della mappa coprendomi gli occhi con il braccio. Mi ritrovo in un corridoio buio e stretto, che però riesco a vedere svoltare a destra verso il fondo, anche grazie alla debolissima luce che proviene da lì.
Potrebbe sembrare uno svantaggio il fatto che dovrò combattere nella penombra, se non nell'oscurità assoluta...ma sono stata addestrata anche io a essere un SeeD, quindi so bene come muovermi.
Mentre avanzo spengo il fuoco sul pugnale e preparo i soliti incantesimi. Con questa penombra le frecce mi serviranno a poco...
Arrivo in fretta alla fine del corridoio e faccio appena in tempo ad appiattirmi contro la parete prima che mi becchino.
Anche alla luce fioca riesco a distinguere cinque SeeD schierati l'uno al fianco dell'altro che guardano nella mia direzione. I due agli estremi della fila, che sbarra completamente il passaggio, e quello centrale sono muniti di pistola, mentre gli altri due sono armati di spade.
Ok, devo per forza abbatterli per passare, ma come? Attirare l'attenzione a questo punto è inevitabile. Quindi devo usare la magia più devastante che ho, giusto per combinare un bel casino ed evitare che mi prendano tutti insieme. Se li sorprenderò, non sarà la stessa cosa che combatterli contemporaneamente.
Mi abbasso sulle ginocchia, posando una mano sul pavimento. Funzionerà anche qui? Non mi resta che provare.
-Quake- mormoro, battendo con forza la mano sulle lamiere sotto ai miei piedi e poi usando immediatamente un Levita per sollevarmi in aria.
Il metallo si spacca con un violento clangore e viene immediatamente scosso da un vero e proprio terremoto, che coglie di sorpresa i SeeD e li costringe a sciogliere i ranghi: i cinque soldati crollano infatti a terra finendo pericolosamente sull'orlo delle lamiere, accavallate le une sulle altre.
Mentre sotto di me si scatena l'inferno, colgo l'occasione per aprirmi la strada il più in fretta possibile: ancora sospesa in aria, lancio il pugnale contro il SeeD più vicino alla parete alla mia destra; la lama gli trapassa la spalla e lo inchioda al metallo dietro di lui.
Nel frattempo un altro SeeD, riuscito a rimettersi miracolosamente in piedi, impugna la pistola e mi spara qualche colpo impreciso, prima di cadere rovinosamente a un nuovo sussulto del terreno.
Mi inclino velocemente in avanti con uno slancio così potente da fare una capriola che mi permette di allontanarmi dalla traiettoria dei proiettili (lo ammetto, tutta fortuna) e che mi porta a sfiorare con i piedi la parete metallica alla mia destra. Allungo la mano per afferrare il coltello e lo strappo dal corpo del SeeD che avevo colpito, facendo leva sul muro con il piede.
In questo momento il terremoto si quieta e allora annullo velocemente l'effetto del Levita mentre sono a mezz'aria, piombando come una furia sui quattro SeeD rimasti senza dare loro il tempo di rialzarsi.
Atterro sulla schiena di un SeeD e sfrutto lo slancio della caduta per conficcargli il pugnale nella carne. Strappo via la lama e rotolo a terra, cogliendo con la coda nell'occhio il movimento di qualcuno con una pistola.
I proiettili mi raggiungono subito, schiantandosi sul Protect che ho appena sollevato, da dietro il quale scaglio immediatamente il coltello che avevo recuperato in armeria. Non mi fermo ad aspettare il tonfo del corpo che cade: non appena la raffica di colpi si è fermata, mi slancio in avanti, pronta a colpire.
In questo momento un dolore lancinante al braccio destro mi coglie di sorpresa e quando mi volto troppo velocemente devo stringere i denti per non urlare quando la lama di una spada mi penetra ancora più profondamente nella carne.
Stringendo i denti, mi passo il coltello nella mano sinistra e mi abbasso velocemente, ignorando lo squarcio al braccio, per evitare che la spada mi sfregi la faccia. Rotolo in avanti per schivare un fendente che arriva puntuale e mi volto nel momento in cui la mano armata del SeeD mi sfila davanti al viso.
Il mio coltello ha un guizzo e conficco istintivamente la lama nella carne dell'uomo, fino a incontrare il duro dell'osso. L'uomo lascia andare la spada con un urlo e a questo punto, strappato il pugnale dalla sua mano, mi volto per abbatterlo con un colpo di taglio diretto al fianco.
Faccio per rialzarmi, quando una doppia raffica di proiettili mi inchioda a terra, costringendomi a sollevare l'ennesimo Protect, anche se leggermente in ritardo. Osservo con un moto di disperazione il proiettile che si è conficcato nel muro dopo avermi trapassato la spalla sinistra e sento una lacrima di dolore scendermi lungo la guancia.
Io non mi arrendo.
Maledizione, devo farlo per Seifer. Devo andare fino in fondo.
Le mie dita tremanti scivolano con prudenza sulla ferita al braccio destro, mentre evoco un'Energira che la guarisca. Poi, mentre lo squarcio si sta ancora rimarginando, passo il pugnale nella mano destra e scatto in piedi per attaccare, sfruttando il momento in cui i due SeeD rimasti stanno ricaricando.
Lancio un Fira sul pugnale e lo scaglio, ma l'uomo più vicino riesce a evitarlo con uno scarto repentino. Alla luce del fuoco riesco a vedere meglio i due uomini, studiandoli già come dei bersagli.
Eh sì, è arrivata l'ora di usare l'arco.
Uno dei due riprende a spararmi e io mi riparo dietro a un altro Protect, cogliendo l'occasione per rimarginare anche la ferita alla spalla.
Quando la raffica di proiettili del primo termina, il secondo SeeD lo sostituisce per non darmi tregua.
Il Protect sta per rompersi, ma non posso permettermi di erigerne un altro: non ho tutto il tempo del mondo e sento già altri passi in avvicinamento. Piuttosto che farmi sorprendere mentre combatto, preferisco andare incontro ai miei nemici.
In questo momento la mia barriera va in frantumi e io non mi faccio cogliere impreparata: una freccia infuocata è già pronta contro la corda del mio arco e non mi resta altro da fare se non mirare e scagliarla.
Mentre è in aria, il Fira con cui l'ho incendiata esplode, facendo scoppiare i proiettili prima che raggiungano il mio corpo.
I due SeeD abbassano la pistola e allora colgo il momento: altre due frecce partono dalla mia corda e raggiungono entrambi al cuore, ancora prima che la prima si sia conficcata nel muro, accanto al pugnale.
Mi alzo e mi precipito a recuperare il coltello ancora infuocato, rimettendomi l'arco a tracolla mentre riprendo a correre come una forsennata.
Non faccio pochi passi che subito mi imbatto in un nuovo gruppo di SeeD: Hyne, ma hanno radunato qui tutto il reparto difesa? Manco fossi un pericolo pubblico! (nota dell' "autrice": forse perché lo sei, magari?!).
-È lei: prendiamola!- esclama una donna rossa di capelli, sguainando le sue doppie lame. In risposta, io rinsaldo la presa sul mio pugnale e stringo gli occhi per vedere meglio nella penombra.
Questi sono in quattro e mi si avventano contro tutti contemporaneamente:
schivo abbassandomi le due lame della donna, che si chiudono a forbice appena sopra mia testa, e mentre mi rialzo devo scansarmi velocemente a sinistra per evitare di essere colpita dal grosso coltello della sua collega bionda.
In questo momento un pugno mi raggiunge al fianco e sento gli spuntoni di un tirapugni conficcarmisi nella carne. Mi libero con uno strattone e, stringendo i denti, arretro contro il SeeD che mi ha colpito fino a sbatterlo contro la parete, cercando di trafiggerlo con il pugnale nell'altra mano.
Il quarto SeeD spazza il terreno sotto i miei piedi, facendomi cadere e io afferro il colletto della divisa dell'uomo davanti a me e lo trascino a terra. Ad aspettarlo c'è la lama del mio pugnale, con cui gli disegno un lungo taglio sul torace, prima di scrollarmelo di dosso con una ginocchiata al ventre.
Mi rimetto velocemente in piedi e nel mentre paro un doppio fendente della SeeD con le daghe, mettendo il pugnale di traverso e, aiutata dallo slancio che mi sono data nel rialzarmi, deviando la prima daga, che cozza contro l'altra, e approfittandone per allontanare con forza la prima SeeD, arretrando poi per evitare il colpo di taglio dell'uomo con il coltello.
Lui però cambia velocemente strategia e la lama guizza per compiere un affondo dritto al mio torace. Il mio pugnale si interpone a un soffio dal mio corpo, ma l'altro fa scivolare la sua lama sulla mia e mi ferisce superficialmente, prima che io impugni più saldamente il coltello e lo affondi nel suo polso fino a quando non emerge dalla parte opposta.
Il SeeD si tira violentemente indietro per liberarsi e a questo punto la mano si stacca nettamente dal braccio con uno schiocco secco. Il suo urlo è soffocato solo dal Morfeo che gli lancio per pietà, prima di essere assalita dalle due SeeD rimaste.
-Questo ti costerà la galera, Almasy- sogghigna la bionda, mentre sferra una pugnalata per sfregiarmi il viso. Arretro velocemente, non riuscendo a evitare che la punta della sua lama mi graffi il sopracciglio destro.
-Questo invece una bella medaglia, vero lurida?- ringhio, tentando un affondo che l'altra para senza difficoltà. Mi guardo intorno per cercare la rossa con lo sguardo, ma non la trovo...dove diavolo sarà finita?
-La medaglia arriverà quando ti porteremo dalla Trepe- mi corregge intanto la bionda, facendo un segnale a qualcuno dietro alle mie spalle.
Le lame della rossa sibilano in aria, prima di conficcarsi profondamente nel mio fianco e nella base della mia schiena.
Ecco dov’era! Perfetto, mi sono fatta giocare come un’idiota.
Crollo in ginocchio senza fiato, trattenendo un gemito di dolore mentre le lame escono dal mio corpo con la stessa violenza con cui sono entrate.
Davanti a me vedo danzare le scarpe delle due SeeD, prima che una di esse si sollevi a colpirmi il viso con un calcio, che mi spedisce con forza contro il muro.
Oltre al rimbombo tremendo del mio corpo che colpisce il metallo, sento lo scalpiccio di molti altri piedi di SeeD che stanno accorrendo in tutte le direzioni.
Riesco a malapena a evocare uno Shell, contro cui si schiantano il Morfeo e il Novox con cui le due SeeD cercano di rendermi inoffensiva.
Beh, non serve: il dolore, la stanchezza, lo sconforto fanno già la loro parte e mi accascio contro il muro mezza svenuta.
-Fermati Roxanne, è già incosciente- sento dire confusamente alla bionda, nel momento in cui la sua collega rossa sta per riprovare ad addormentarmi.
-Prof. Trepe? L'abbiamo fermata- dice intanto in un apparecchio uno dei SeeD appena arrivati.
Io ormai non riesco più a tenere gli occhi aperti e sento le forze abbandonarmi il corpo.
In questo momento Leviathan mi manda un leggero impulso e la mia mente, che sta per sprofondare nell'incoscienza, reagisce subito ritornando vigile.
La mia miglior arma è la sottovalutazione.
Accidenti, ho un'occasione grande come una casa e non la sto cogliendo?!
Ma finché non rimargino le ferite non potrò fare niente...
Mi muovo lentamente e in silenzio, gli occhi semichiusi e le dita nascoste per celare il freddo bagliore degli Energira che lavorano per rimettermi in sesto.
Ci vuole qualche minuto, durante il quale questi idioti di SeeD esultano per le loro future  medaglie "alla brillantissima cattura di una semplice studentessa imbecille", ma alla fine il dolore scompare, lasciando solo il muscolo un po' indolenzito, tuttavia funzionante.
E adesso sono pronta alla contromossa!
-Intanto che aspettiamo la Trepe, possiamo sempre fare un po' d'aria...non credete che ci sia odore di chiuso, qui? - domando ironicamente, ottenendo nuovamente la loro attenzione - Tornado!- evoco poi, proteggendomi dalla magia con uno Shell e appiattendomi contro il muro.
In uno spazio così ristretto il ciclone d'aria assume proporzioni devastanti, scagliando in tutte le direzioni i SeeD e aprendomi la via per superare anche il secondo schieramento.
Ma con la Trepe in arrivo e senza aver ancora trovato Seifer...credo che il peggio debba ancora arrivare, contando anche sulla mia generosissima fortuna.
Supero una macchia argentea sulla parete che deve essere l'ascensore e mi prendo un attimo per valutare che se fossi arrivata da lì non avrei avuto scampo con una decina di SeeD che mi avrebbero assalito da entrambi i lati.
Continuo la mia corsa guardandomi intorno freneticamente, mentre le urla di uomini e donne dietro di me mi avvisano che la mia presenza è nuovamente richiesta. Certo che potrebbero essere più gentili, eh... e anche un po' meno coriacei, grazie; anche perché non credo che sarò in grado di combattere ancora per molto.
Se qualcosa andasse per il verso giusto, almeno...
Improvvisamente la voce che stavo cercando mi chiama, un po' roca ma chiara e forte come speravo.
-Atra, sorellina?-.
Sia ringraziato Hyne, l'ho trovato.


Weeee, Atra è riuscita nel primo dei suoi intenti: trovare Seifer! Adesso però deve portarlo fuori dal Garden e i guai non sembrano essere finiti...anzi, sono appena iniziati!
Se avete visto bene qui Atra fa tanto la spavalda ma i SeeD le danno molto filo da torcere...insomma, non è infallibile e credo l'abbia capito anche lei.
Per quanto riguarda il prigioniero che dà due dritte ad Atra (e le dice anche qualcos'altro, ma fortunatamente c'era di mezzo la porta se no non so come sarebbe andata a finire, ahah!)...non è un personaggio infilato a caso e nel gioco non esiste (come praticamente il Centro Disciplinare...è stato menzionato ma mai esplorato, il che è un gran peccato perché sarebbe stato un bel posto...tranne per chi ci sarebbe finito dentro, ovviamente!).

Piccola nota: gli aggiornamenti diventeranno settimanali e saranno ogni domenica. Questo perché domani ricomincio la scuola (con mia somma gioia) e quindi il tempo libero sarà ridotto (con mia somma gioia)... e di conseguenza avrò meno tempo per scrivere (con mia som...ehm, sì insomma, avete capito).
Mi prendo un'altra riga per ringraziare tutti coloro che leggono la mia storia e coloro che la recensiscono. Per me è davvero importante: grazie di cuore.

Ok, momento-tenerezza finito: appuntamento a domenica prossima con una nuova Odissea dei due Almasy (almeno sono in due, adesso...)! Stay turned, mi raccomando! Ciao!

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Capitolo 19
*** Mai fidarsi delle proiezioni ***


-Seifer? - chiamo facendo saettare gli occhi ovunque, mentre dietro di me il Tornado si è ridotto a deboli raffiche di vento che mi pungono la schiena - Dove sei?-.
-Prosegui ancora e mantieni la destra. Troverai un pulsante: premilo e io esco subito dalla cella a darti una mano- mi risponde lui, il timbro della voce improvvisamente basso e nervoso sopra uno scalpiccio di sottofondo che sembra provenire da entrambe le direzioni del corridoio.
-Ti hanno fatto del male, quei bastardi?- ringhio, obbedendo e trovando in fretta il famoso pulsante. Lo premo con un pugno e subito la porta della cella di Seifer si apre e lui quasi mi vola addosso nella foga di uscire.
-Forse devi chiedermi se io gli ho fatto del male- sorride complice, allargando le braccia.
Mi getto ad abbracciarlo con un sospiro di sollievo, ma la nostra stretta è breve perché altri passi ci ricordano che purtroppo non siamo soli.
-Non è finita, Atra. Sei stata eccezionale fino ad ora, ma adesso dobbiamo battercela- soffia nervosamente lui, staccandosi all'improvviso da me per premere il pulsante della cella di fronte alla sua ed entrare a riprendere il suo Hyperion.
-Guarda cosa ho trovato qui - mi annuncia una volta uscito dalla stanza, lanciandomi un lungo coltello che io afferro al volo per l'impugnatura.
-Davvero un nascondiglio originale, comunque- osservo sorpresa e ironica, infilandomi l'arma nella cintura insieme all'altro pugnale mentre il rumore dei passi aumenta sempre più di intensità.
-A dire la verità qui ci sono solo due celle. Proseguendo lungo il corridoio si arriva a un vicolo cieco- mi spiega nervosamente lui, facendo scattare la sicura della pistola semiautomatica del suo Gunblade, per poi sollevarlo a indicare la via di cui mi ha appena parlato.
-Ma allora perché arrivano dei SeeD da quella direzione?- domando improvvisamente, scorgendo sei figure muoversi correndo verso di noi.
Una di loro è la Trepe.
In questo momento gli scalpiccii dietro di noi si fermano e con la coda nell'occhio vedo almeno altri dieci SeeD schierarsi in due file lungo tutta la larghezza del corridoio per bloccarci ogni via di fuga.
Maledizione, questi sono davvero tanti.
-Ma come...mi avevate detto di averla presa!- sbraita intanto la prof. ai suoi colleghi dietro di noi, facendo schioccare la frusta e afferrandola con una mano guantata per tenderla minacciosamente.
-A me avevano detto che aveva nostalgia di me, cara professoressa- sogghigno, incoccando una freccia ghiacciata.
Seifer mi lancia una veloce occhiata e rinsalda la presa sull'Hyperion, accennando brevemente con il mento a qualcosa davanti a noi.
Il messaggio è chiaro: "apriti la strada, metti a nanna la prof. e fai fuori i SeeD davanti a noi".
-Nostalgia? - ripete la prof., stranita - Non hai idea di quello che hai combinato, Atra! Un incendio al Centro d'Addestramento, l'inondazione della Hall e decine di SeeD fuori uso!- riassume arrabbiata.
-Accidenti Atra...ti sei divertita parecchio mentre io non c'ero!- sghignazza Seifer, beccandosi subito dopo una mia gomitata:
-Taci. Non è stato molto divertente- mugugno, prima di scoppiare in una breve risatina, data l’assurdità della situazione: adesso che ci penso, non posso credere di aver combinato tutti questi danni da sola!
Intanto la Trepe si scalda sempre di più alla vista delle nostre smorfie divertite:
-Vediamo se dopo questo avrete ancora voglia di ridere!- ringhia, scattando in avanti con la sua frusta.
Scaglio la freccia ghiacciata e rapidamente la faccio seguire da un'altra infuocata. I due proiettili cozzano fra loro ed esplodono in aria, generando una nebbia fumosa che mi permette di superare la prof., a cui lancio tempestivamente uno Stop che ne blocca i movimenti e in seguito un Reflex per impedire che qualcuno cerchi di lanciarle un'Esna.
Intanto uno dei SeeD dietro di me mi raggiunge e cerca di afferrarmi per la vita, ma ruoto semplicemente l'arco e gli pianto un'estremità nel ventre, prima di mulinarlo fra le mani e sbattergli dritto sul muso l'altro angolo. Completo il tutto con un calcio nel basso ventre e ne sfrutto lo slancio per slanciarmi all'indietro, nella direzione verso cui stavo correndo prima.
Mentre mi volto, mi metto l'arco a tracolla e sguaino i due coltelli. Non ho neanche completato la mia rotazione che tutti e cinque i SeeD mi si avventano contro, due su un lato e tre sull’altro.
Mi appiattisco contro la parete e lancio un Fira sulla lama del pugnale di sinistra, con cui paro un fendente. Respingo con la destra un affondo e con un guizzo del polso raggiungo l'avambraccio di chi l'ha compiuto, squarciandolo in lunghezza dal gomito alla mano.
Il fuoco sul coltello di sinistra si riflette sulle due lame che stanno calando contemporaneamente su di me e allora mi avvento contro il soldato alla mia destra, piantandogli il pugnale nel petto e strappandolo poi subito via per incrociarlo con il coltello di sinistra e parare i due fendenti.
Separo subito dopo le due lame e con la mano destra intercetto l'affondo dell'ultimo soldato alle mie spalle, ma quello mi afferra il braccio e mi tira verso di sé. Contemporaneamente la lama di una spada mi sfiora pericolosamente il fianco destro e solo per miracolo l'affondo non va a segno. Ne approfitto per puntare i piedi e dare uno strattone al braccio ancora stretto dal soldato, tirandolo a sua volta verso di me e verso la spada che si sta ritirando per ritentare il colpo.
È questione di un secondo, ma il soldato davanti a me finisce infilzato dalla lama del collega e io mi volto velocemente, spingendo ancora di più il corpo del SeeD contro la spada e sbilanciando all'indietro il proprietario, piantandogli poi il pugnale di sinistra dritto nel collo. Nel frattempo il coltello di destra scatta a intercettare il fendente dell'ultimo soldato a destra, prima che la mia sinistra si liberi e pianti il pugnale nel suo ventre.
Mentre mi infilo i coltelli nella cintura, mi volto velocemente a controllare come se la cava mio fratello e lo vedo proprio ora sparare un colpo all'ultimo SeeD, che cade in ginocchio ai suoi piedi e si accascia di lato, alle spalle di Seifer emergono dall'ombra altri sei soldati e uno di loro riesce a lanciare un Dispel e poi un'Esna alla prof., annullando l'effetto della mia magia, ma la sua distrazione viene punita da Seifer, la cui furia ed esasperazione non hanno limiti, che lo manda all'altro mondo con un fendente ben piazzato.
In questo momento la frusta della Trepe cala finalmente su di me e io riesco ad evitarla scartando di lato e poi evocando un Protect per evitare la sua spazzata a sinistra.
Nel frattempo la Medicina dell'Eroe inizia a perdere i suoi ultimi effetti: i miei movimenti si fanno più lenti e tutta la stanchezza accumulata inizia a farsi sentire. Le schivate sono sempre meno precise e nel giro di pochi minuti sono piena di lividi viola sulle braccia e sulle gambe.
-Ti arrendi?- domanda la prof., prima di scagliarmi un Fira.
Contrattacco affannosamente con un Idro che spegne la fiammata, ma il fumo mi confonde e la frusta compare all’improvviso tra le volute bianche di vapore acqueo e si arrotola attorno alla mia vita, facendomi cadere in ginocchio colta di sorpresa.
-Ti arrendi- stabilisce la Trepe, tirando ancora di più la frusta per sottolineare l'affermazione. La stretta attorno alla vita si stringe, togliendomi il respiro; un gemito strozzato mi sfugge dalle labbra, mentre esploro freneticamente la superficie della frusta con le dita tremanti per cercare di allentarla.
-Seifer- chiama la prof., nel momento in cui io poso infine le mani a terra, i coltelli che cadono dalla cintura con un doppio clangore che sa di un'unica, pesante sconfitta.
Mio fratello mi vede a terra e si distrae per un secondo, il tempo di ricevere un pugno alla mascella dal SeeD che sta fronteggiando. Gli altri quattro rimasti si stringono attorno a lui per non dargli l'opportunità di reagire.
Lui arretra per il contraccolpo, sbattendo contro il muro con un grugnito di dolore ed è in questo momento che i suoi occhi iniziano a brillare di una luce diversa.
Non posso sbagliarmi: questa volta non posso dare la colpa al riflesso del sole. Gli occhi di mio fratello sono proprio dorati. Tuttavia non ho il tempo materiale per spaventarmene o stupirmene.
-NON TOCCATELA!- ruggisce improvvisamente Seifer nel momento in cui due SeeD si allontanano da lui e mi afferrano malamente per le spalle per rimettermi in piedi, con ancora la frusta avvolta attorno alla vita, l’altro capo stretto saldamente dalla mano della Trepe. Gli altri tre soldati attorno a lui arretrano istintivamente, ma senza abbassare la guardia.
-Seifer, cosa...- comincia la prof., ma mio fratello si è ufficialmente incazzato ed è pronto a usare la sua tecnica speciale.
Seifer rinsalda la presa sull’Hyperion, prima di farlo roteare a una velocità impressionante, la lama che taglia l’aria disegnando linee verdi.
Poi allunga una mano guantata, gli occhi stretti nella concentrazione di evocare un Firaga che comincia a scintillare fra le sue dita. In breve, le lingue di fuoco si allungano ruggendo, alimentate dalla rabbia e dall'impazienza di mio fratello.
Maledizione Seifer, dammi almeno il tempo di liberarmi di questi qui!, cerco di dirgli con uno sguardo carico di ansia e rimprovero, mentre sento indebolirsi la presa dei due SeeD sulle mie spalle e allentarsi la stretta della frusta attorno alla mia vita, segno che anche la Trepe ha spostato altrove la sua attenzione.
In risposta mio fratello chiude di scatto il pugno, imprigionando le fiamme nella sua mano e facendo ripiombare l'ambiente nella solita penombra tranne per il bagliore che filtra dalle fessure tra le dita.
Nello stesso momento approfitto della distrazione dei miei avversari sferrando un calcio nelle parti basse del SeeD alla mia destra e spingendolo contro il suo compare alla mia sinistra.
Mentre i due crollano a terra, mio fratello libera il Firaga con uno scatto della mano. Il fuoco esplode ancora più violento di prima, dandomi appena il tempo di abbassarmi per non finire carbonizzata.
Uno sfrigolio mi avvisa che le punte dei miei capelli non hanno avuto la stessa fortuna, ma mi importa relativamente poco in questo momento.
Allungo una mano per afferrare a tentoni solo il mio coltello, mentre la Trepe torna a degnarmi delle sue attenzioni con un'espressione tra il sorpreso e l'infuriato che non le dona affatto.
Uhm, forse potrei aiutarla io
.
La colpisco violentemente alla mascella con l'elsa del pugnale prima che le sue braccia possano nuovamente stringermi la frusta alla vita.
Un altro pugno le raggiunge il mento, facendole scattare il collo verso l'alto con uno scricchiolio e un gemito di dolore.
Un secondo Firaga costringe la Trepe a scansarsi velocemente con le ultime forze rimastele, finendo contro la parete metallica con uno schianto che rimbomba tutto intorno.
Mi affretto a strattonare la frusta per liberarla dalle mani della prof.: la mia pelle sfrega contro l'arma, lacerandosi e rendendo più difficile la mia operazione, ma io riesco lo stesso a infilare le mani tra i vari giri di frusta attorno alla vita e ad allentarne la stretta; poi la faccio cadere a terra, calciandola lontano per impedire alla Trepe di recuperarla facilmente. Torno quindi barcollando al fianco di Seifer e questo è proprio il momento che aspettava lui.
Mio fratello lascia andare totalmente la potenza dell'attacco trattenuta fino ad ora: scaglia un altro Firaga e spara un proiettile, provocando immediatamente una grossa esplosione, che si abbatte violentemente contro i Protect che ho innalzato appena in tempo davanti a noi.
-Vai avanti, deve esserci un'uscita da questa parte!- urla poi, controllando che nessuno emerga dal fumo che sfiora le pareti e il soffitto, spingendosi anche nella nostra direzione.
Dietro di me risuona il gemito roco della Trepe, perso poi in un accesso di tosse:
-La via è bloccata...siete in trappola!-.
-Quindi voi sapete attraversare i muri e non ce lo insegnate?- ribatte Seifer con una risata, prima di seguirmi attraverso il corridoio.
Improvvisamente un pensiero mi folgora la mente e manca poco che inciampi: cosa ha appena detto Seifer? Sapete attraversare i muri...
Ehi, ma io ho attraversato un muro per raggiungere questo corridoio!
-Ho capito! - esulto, ansimando e cercando di non inciampare di nuovo nei miei stessi piedi - Il vicolo cieco non esiste: il muro è solo una proiezione...aveva ragione quel tipo! Mai fidarsi delle proiezioni!-.
-Che tipo?- indaga subito mio fratello, contrariato da ciò che è successo in sua assenza.
-Te lo racconto appena siamo usciti da qui- rispondo, arrivando in vista del muro.
-Sei pazza? Vuoi sbatterci il muso?!- sbotta Seifer, quando lo supero senza fermarmi. Dietro di noi risuonano gli scalpiccii dei SeeD, che nemmeno l’esplosione di Seifer è riuscita ad arrestare.
-Vuoi fermarti a toccarlo con la manina e farti prendere? Piuttosto mi faccio catturare schiantandomici contro. Un giorno racconteranno che ho tentato di sfondarlo a craniate- mi inorgoglisco accelerando.
Il muro si avvicina sempre di più e io d'istinto chiudo gli occhi, mettendo le mani avanti per attutire l'impatto che...arriva, ahi!
Sento il mio corpo scontrarsi con il freddo metallo del muro e quando risollevo le palpebre la prima cosa che vedo è il viso di Seifer, che esprime tutta la sua disapprovazione.
-Te l'avevo detto, maledizione- mugugna, osservandomi scuotere la testa sconsolata e leggermente stordita, mentre una coltre di stanchezza improvvisa risale dai miei piedi e mi spegne il cervello.
-Uffa, io stavo già per esultare - borbotto mogia, prima di sospirare - Seifer, io non so se riesco a combattere ancora. Forse...-.
-Aspetta un attimo- mi interrompe lui fissando qualcosa oltre la mia spalla, che è rivolta leggermente verso destra, dove si trova lui ora.
Ecco, adesso mi farà il predicozzo dicendo che un Almasy non si arrende mai e compagnia bella.
-Adesso si ragiona!- esulta invece, tirandomi il braccio per costringermi a seguirlo mentre mi supera correndo verso la nostra sinistra, dove si apre un corridoio che non avevamo visto. E in fondo ci sono delle scale che portano ai piani superiori!
-Ma questo?!- esclamo meravigliata, sforzandomi di rimanere al passo di mio fratello e sentendo il torpore invadermi le gambe.
Mio fratello non si volta a guardarmi mentre spiega:
-La proiezione c’era, ma subito dietro c’era un altro muro. Infatti mi sembrava di averti visto attraversare una parete e devi essertene accorta anche tu. La prima illusione serviva solo per nascondere la curva a gomito del corridoio: e se vogliono nasconderla...-
-Significa che porta a un'uscita!- completo io, sentendomi subito più sollevata.
Iniziamo a salire i numerosi scalini, mentre dietro di noi i SeeD urlano imprecazioni e ordini. Stranamente nessuno sembra seguirci, ma non so quanto questo possa essere un buon segno.
Intanto noi continuiamo a salire, ma queste scale sembrano infinite e le mie gambe cominciano a non rispondere più bene. Seifer ormai mi sta trascinando e vedo per la prima volta nei suoi occhi la disperazione di non riuscire a uscirne insieme.
-Forza, sorellina - mi implora, guardandomi intensamente - Ci siamo quasi...-.
Gli lascio la mano per aiutarmi con le mani e in questo momento lui inciampa e arriva alla fine di questa scalinata, spalancando con un calcio la porta che trova sul pianerottolo e fermandosi sulla soglia confuso.
Quando arrivo accanto a lui, mi aggrappo al suo braccio ansimando forte e mi sporgo per guardare anche io.
-Qualcuno mi spiega perché siamo nella stanza del preside?- domanda improvvisamente Seifer.
Eh no, mio fratello non si sbaglia: il diploma di SeeD e l'attestato "al Preside Cid Kramer" appesi alla parete di fronte a noi non lasciano ombra di dubbio.
Ma non abbiamo tempo per farci altre domande: qui non c'è nessuno e sarà meglio approfittarne.
La mano di Seifer cerca nuovamente la mia e mi guida verso la porta d'uscita, che lui spalanca con un calcio.
-Il preside deve essere in ufficio o all'inferno: non lo so e non mi importa. Prendiamo l'ascensore e apriamoci la strada per l'uscita. E stavolta andiamocene insieme- mi dice, posandomi una mano sulla schiena per sospingermi fuori e seguendomi subito dopo.
-L'ascensore è stato bloccato quando mi hanno scoperta, maledizione!- ricordo in questo momento, abbattuta.
-E allora come hanno fatto la Trepe e gli altri SeeD a scendere? Erano già qui per un pigiama party con Cid?- domanda sarcastico Seifer, facendomi l’occhiolino.
-A dire la verità io non ho visto la prof. mentre ero nei corridoi...- borbotto non convinta. Improvvisamente un sonoro schianto ci fa voltare e Seifer impreca:
-Maledizione, li abbiamo ancora addosso. Chiama l'ascensore e vedi un po' se ti risponde-.
-Ma la vuoi piantare di fare l'idiota anche in questi momenti?- sbotto, ubbidendo comunque.
Seifer ridacchia e si mette davanti alla porta chiusa per sbarrarla, mentre da dentro la stanza del preside altri SeeD, capeggiati da una furiosa Trepe, scalpitano e sbraitano.
Premo con forza il bottone rosso, che si accende e mi avvisa che la cabina sta salendo. Lancio uno sguardo stanco ma sollevato a mio fratello, che si volta completamente verso di me e annuisce piano; contemporaneamente l’ascensore arriva e le porte si spalancano con il solito “tlin”, che si confonde con le grida e le imprecazioni dei SeeD.
-Ehi, ehi non fate casino lì dentro, che non siete in camera vostra!- si raccomanda Seifer con un ghigno stampato sul viso, prima di allontanarsi velocemente dalla porta e spingermi nell’ascensore.
Prima che le porte si chiudano, riesco a vedere il battente della camera spalancarsi e subito dopo qualcosa sfrecciare nell’aria verso di noi.
È davvero questione di un attimo, ma avviene tutto in modo perfettamente sincronizzato: un Drain si infila nella stretta fessura tra le due porte scorrevoli e punta dritto verso il mio petto, strappandomi dal corpo l’ultimo briciolo di energia che mi era rimasto.
Poi i due battenti si chiudono con uno spaventoso schianto metallico.
Oppure questo è il suono del mio corpo che cade a terra.


Ugh, sempre peggio...mi rendo conto di essere davvero crudele a volte.
Se vi state chiedendo quanto manca alla fine di questo strazio...vi avviso che ci siamo quasi, tranquilli! Ho voluto scrivere un capitolo più corto, con una battaglia un po' più incalzante e con la nostra amica Quistis Trepe nel ruolo della prof. stronza (la prossima volta che chiamate "stronzo" un vostro professore, ricordatevi della cara Trepe ahah!) per bilanciare i lunghi capitoli precedenti. E anche perché se lo univo al prossimo sarebbe stato troppo lungo (ormai sapete come sono fatta...).
Consideriamolo un capitolo di passaggio, dove però ci si mena lo stesso. E poi, non potevo mica rendere
facile il breve tragitto percorso fin qui, no?! Adesso che Atra e Seifer sono di nuovo insieme, per loro sarà ancora più difficile uscire dal Garden. Ho reso complicate le cose per quanto ho potuto, ecco...anche perché Atra è arrivata alla frutta, ormai!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e...domenica prossima scoprirete cosa succederà ad Atra&Seifer (lo so che sono crudele, chiedo scuuuuuusa)! Ciao!

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Capitolo 20
*** L'ultima battaglia ***


-Atra!-.
Le mie ginocchia e i palmi delle mani incontrano il freddo pavimento metallico dell'ascensore, soffocando il richiamo di mio fratello con il rumore che producono.
Improvvisamente i miei occhi si rovesciano all’indietro e un peso insostenibile sembra calarmi sul petto. Sento Seifer inginocchiarsi freneticamente accanto a me:
-Respira, per l'amor di Hyne! Respira, sorellina!- esclama scrollandomi violentemente e strappandomi un gemito strozzato che introduce un briciolo di ossigeno fra le mie labbra secche e ruvide.
-Dannazione, non riuscirò mai a portarti fuori di qui in questo stato- impreca ringhiando mio fratello, prima di scattare in piedi e sferrare un forte pugno alla parete dell'ascensore, che si blocca di colpo con uno stridio acuto.
In questo momento gli occhi di mio fratello si accendono di un bagliore dorato, mentre sento la sua mano infilarsi sotto la mia nuca e l'altra sotto la schiena. Poi la sua fronte sfiora la mia e il suo respiro mi accarezza il viso, quando dice:
-Scusa, Atra-.
Improvvisamente una sensazione molto familiare mi invade la mente...è come se delle dita gelide stessero esplorando la superficie della mia mente.
D'un tratto qualcosa si strappa da me e fa male: ora nella mia mente c'è solo il dolore a farmi compagnia. Non c'è più...Leviathan.
Seifer mi ha Assimilato Leviathan.
Un lamento mi sfugge dalle labbra, mentre il panico si fa strada nel mio cuore e supera anche la fiducia cieca che ho in mio fratello, traducendosi in disperazione e impotenza allo stato puro.
-Ehi, sta’ buona sorellina- borbotta lui, allontanandosi da me e stringendo gli occhi ormai quasi completamente dorati.
Senza la Junction il mio corpo non è certamente più debole di prima: Leviathan mi ha trasferito tutta l'energia che poteva e l'ultimo briciolo gli è stato sottratto dal Drain che mi è stato lanciato prima che le porte dell'ascensore si chiudessero.
Improvvisamente mio fratello si avvicina di nuovo a me e la sua mano fredda mi sfiora la tempia, rimanendo ferma anche nonostante i miei deboli tentativi di sottrarmi al suo contatto. Una presenza estranea e familiare al tempo stesso si infila nella mia mente e subito comincia a lavorare per ristabilire un collegamento che era stato spezzato quasi un giorno fa.
-Siren...- mormoro, percependo chiaramente gli impulsi della G.F., che in risposta mi invia una scossa più forte. Seifer annuisce:
-Leviathan è K.O., ti ha dato tutto quello che poteva e per un po' è meglio lasciarlo riposare. Non è molto e non ti farà sentire meno stanca, ma ti sarà d’aiuto fino a quando non saremo fuori, cioè...presto, mi auguro- mi dice, tendendomi una mano per aiutarmi ad alzarmi sulle gambe traballanti. Mi appoggio al corrimano dentro all'ascensore e socchiudo gli occhi, cercando di farmi bastare l'energia inviatami da Siren, troppo poca per il mio corpo stremato.
Seifer si dirige verso il quadro comandi e fa ripartire l'ascensore, che deve aver bloccato prima sferrando un pugno al quadro comandi, appoggiando poi la testa alla parete e guardandomi preoccupato ansimare ancora convulsamente:
-Tranquillo - sbuffo, anticipando la sua domanda - Adesso sono in piedi. Grazie- sorrido debolmente, nascondendogli il fatto che, per un momento tanto breve quanto un battito di ciglia, io abbia provato terrore verso di lui.
-Andrà tutto bene - Seifer stringe le labbra e il pugno nel suo solito atteggiamento battagliero, ma qualcosa nei suoi occhi leggermente dorati mi fa capire che ha colto perfettamente la mia reazione e che non l'ha dimenticata - Ti proteggerò io adesso- dice, nonostante questo.
Reprimo le parole di chiarimento che mi salgono alle labbra: non è questo il momento giusto per farlo. Ne parleremo quando tutto questo sarà finito.
-Quando si apriranno le porte dell'ascensore - mi dice, osservando distrattamente il labile riflesso dorato dei suoi occhi sul metallo delle pareti - Dovremo aprirci velocemente la strada: stammi vicino e usa solo le frecce per tenere i SeeD a distanza. Vedi di non andare a fare la sborona in giro, mi hai capito?- mi ammonisce bonariamente, distendendo l'atmosfera e stirando le labbra in un sorriso quando vede la mia faccia scettica:
-Sto bene - sbuffo seccata - Potrei farne fuori un'altra ventina, sai-.
Seifer stringe l'elsa dell'Hyperion e il suo pollice ha uno scatto verso di me, mentre il suo collo si inclina:
-Sì, ma gradirei portarti fuori di qui tutta intera, grazie - dice con una smorfia.
Sollevo gli occhi al cielo e soffio forte per sottolineare il mio disaccordo, ma quando incontro lo sguardo deciso di mio fratello non posso fare altro che annuire una sola volta, ma che basta a Seifer.
-Così mi piace la mia sorellina!- ridacchia, il viso nuovamente sereno e gli occhi tornati color del ghiaccio, nel momento in cui le porte dell'ascensore si spalancano.
Davanti a noi si staglia una Hall diversa da come l'abbiamo sempre conosciuta: l'acqua ha travolto la mappa centrale, strappandola dal pavimento e scagliandola contro il parapetto sinistro del ponte che unisce la Hall ai tornelli per i giardino, distruggendone un pezzo. Il lampadario giace proprio al centro dello spazio centrale ai piedi delle scale, emettendo ancora di tanto in tanto una luce sfarfallante che crepita a singhiozzo.
-Maledizione...Leviathan ha esagerato un po'- constato imbarazzata, facendo scorrere lo sguardo tutto intorno. Alcuni SeeD e studenti sono impegnati a levare le macerie del ponte e la nostra comparsa desta non poco panico:
-Levatevi dai piedi!- grida Seifer, scendendo a precipizio le scale con il Gunblade puntato verso gli unici studenti inermi.
-Fermatevi immediatamente!- esclama Shu, rialzandosi dal punto in cui stava lavorando e puntando subito dopo la balestra verso di noi.
Io non mi limito a mirarla, ma scaglio una freccia che la colpisce alla caviglia.
Shu cade a terra e Seifer arriva alla fine delle scale, mulinando l'Hyperion.
-Atra, veloce!- mi urla. Io scendo le scale un po' barcollando e arrivo ansimante alla fine, cercando di non vomitare l'anima.
Subito alcuni SeeD ci si avventano contro, ma mio fratello li elimina facilmente con qualche colpo ben piazzato e comincia a correre, mentre io gli sto alle calcagna con una freccia incoccata.
Improvvisamente una SeeD si inserisce nel mio capo visivo sulla destra e cerca di sferrarmi un calcio. Arretro velocemente e scocco la freccia, che si conficca dritta nel suo torace. Non riesco a preparare il colpo seguente perché un forte pugno da dietro mi piega in avanti, offrendomi alla lama del coltello di un altro soldato, che riesco a evitare per un soffio parandola con un'estremità dell'arco. Afferro l'angolo opposto della mia arma con l'altra mano e intercetto il fendente successivo, facendo poi pressione in avanti per scrollarmi di dosso l'avversario e spedirlo a terra con una ginocchiata.
Faccio per voltarmi, quando un altro pugno mi colpisce la base del collo a sinistra e qualcosa di liquido mi scivola lungo l'incavo fra scapola e sterno.
Completo la rotazione e faccio per scoccare la freccia che ho preparato, ma un altro pugno mi raggiunge al mento e sento chiaramente dei lunghi spuntoni affondare nella mia carne e poi strapparla con uno strattone quando il SeeD ritira la mano, dotata di tirapugni. Stringo i denti e scaglio lo stesso la freccia con tutta la forza che ho, trapassando il centro del petto del mio avversario e facendolo crollare a terra.
Lo seguo subito dopo, quando un forte calcio alla base della schiena mi mozza il respiro e mi sbilancia in avanti. Poi uno stivale si pianta esattamente in mezzo alle mie scapole, schiacciandomi sul pavimento e impedendomi di rialzarmi.
Osservo il mio sangue gocciolare sul pavimento e maledico la mia testardaggine: è ovvio che non sono in grado di continuare a combattere!
Seifer dovrebbe rendersene conto e provare a fuggire da solo: lui ce la farebbe di sicuro. Non voglio essere il punto debole ancora una volta, come tante altre in passato, preferisco guardare in faccia il mio destino e riconoscere di aver perso. Non lo farei per me stessa, perché se fosse per me continuerei a combattere fino a cadere morta di fatica, ma per Seifer sì.
Mi mordo forte il labbro e volto appena la testa per vedere mio fratello aprirsi la strada fra quattro SeeD abbattendone due per volta, prima di voltarsi e notare che io sono a terra, circondata ormai da quattro SeeD.
Restituisco il suo sguardo finché i miei occhi non si velano di lacrime e la sua figura diventa indistinta come avvolta dalla foschia.
Mi dispiace, fratellone. Ho fallito.
Un bagliore ammicca verso di me, mentre gli occhi di Seifer ritornano dorati e lui si irrigidisce, difendendosi meccanicamente dall'assalto di tre SeeD e spedendoli a terra con un solo colpo di taglio che li trapassa uno dopo l'altro.
Poi solleva il mento e scuote lentamente la testa, prima di voltarsi e continuare a correre verso i tornelli del giardino.
Verso la libertà. Senza di me.
È la decisione giusta...lo so, dannazione, lo so. Allo stesso tempo non so spiegarmi il perché della piccola lacrima che mi ha solcato la guancia ed è caduta sul pavimento, accanto alle gocce del mio sangue.
Stringo i pugni per non dare ai SeeD la soddisfazione di vedermi piangere, mentre i loro mormorii concitati mi riempiono le orecchie, nello stesso momento in cui il rumore ticchettante di alcuni passi risuona nella Hall.
Volto con fatica la faccia verso le scale e l'ascensore, per sentirmi gelare il sangue nelle vene.
La Trepe scende l'ultimo gradino e si ferma, la frusta arrotolata attorno a un braccio. È in condizioni pietose: i capelli scompigliati, le guance sporche di fuliggine e di sudore, un taglio al labbro il cui sangue si è rappreso ad un angolo della bocca.
Tuttavia la sua espressione è tutt'altro che pietosa. I suoi lineamenti sono un concerto di rabbia, risentimento, determinazione, oltraggio.
Shu, che nel frattempo si è curata la ferita alla caviglia, la raggiunge e le sussurra qualcosa all'orecchio, accennando a me con il mento.
Non appena gli occhi della Trepe si posano sulla mia figura a terra, la osservo con tutto l'odio che ho in corpo, sperando fino all'ultimo che gli sguardi possano uccidere veramente. Ma la prof., mio malgrado ancora viva e vegeta, comincia a camminare verso di me, facendo nel frattempo un cenno ai SeeD che mi stanno sorvegliando.
Subito il piede sulla mia schiena si solleva e mi libera dalla mia posizione, ma immediatamente due paia di mani si stringono attorno alle mie spalle e mi tirano malamente in piedi. Osservo le mie gambe tremanti per lo sforzo e lancio alla prof. uno sguardo carico di disprezzo, giusto per chiarire che non sto tremando dalla paura.
-Sai cosa succederà adesso, Atra. Hai ucciso delle persone. Hai violato la sicurezza del Garden e del suo Centro Disciplinare. Hai ferito degli studenti e hai provocato gravi danni alle nostre strutture. Giudicarti non è più facoltà nostra, purtroppo- elenca subito e duramente la prof., gli occhi freddi come il marmo che pungono sempre di più a ogni accusa. So bene che questo non sarebbe il momento giusto, ma una risata mi sfugge lo stesso dalle labbra:
-Purtroppo? E del Codice 5 che cosa mi dice, professoressa?- la canzono sollevando il mento. Le labbra della Trepe diventano una stretta linea orizzontale, prima che lei si volti leggermente a fulminare Shu, dietro di lei, con lo sguardo e poi torni a guardare me:
-Il Codice 5 non è stato applicato all'unanimità, Atra - mi spiega, ignorando l'altra risata che sputo tra le labbra alle sue parole - E dico purtroppo perché la tua situazione è così grave da non darci garanzie sulla tua sorte-.
C'è mai stato un caso di condanna alla pena capitale per una responsabilità del genere? È chiaro che la situazione adesso passerà alle autorità di Balamb, ma potrebbero davvero condannarmi a morte? E i SeeD potrebbero eseguire la condanna qui e ora?
Deglutisco a fatica, cercando di mantenere il contegno adatto:
-Fate come volete - dico con voce roca e dissimulando il turbamento dietro a un sorriso canzonatorio - Tanto sapete già con chi avete a che fare. Non scendo a compromessi: fate ciò che dovete e risparmiatevi i vostri purtroppo, così come io mi risparmio i miei insulti-.
La Trepe espira brevemente l'aria trattenuta durante le mie poche parole, assumendo un'aria rassegnata. Davvero sperava che mi sarei abbassata a chiedere perdono o a dimostrare pentimento per alleggerire la mia posizione?!
Poi il viso della prof. si solleva, negli occhi un'espressione dolorosamente determinata quando incontrano i miei:
-Bene, allora. Portatela nel Centro Disciplinare; Shu, provvedi a disarmarla-.
-Con piacere, Quistis- risponde la SeeD, cominciando ad avanzare verso di me.
No, questa volta mi sono arresa ufficialmente. Non ho nessun piano: oggettivamente, non ho la forza di portarlo a termine.
Ed è proprio in questo momento che una forte esplosione echeggia dietro di noi e in breve il soffitto si copre di una coltre di fumo grigiastro.
Non posso voltarmi, ma il ringhio che risuona in questo momento e che sovrasta le grida sorprese dei SeeD è comunque abbastanza per farmi saltare il cuore nel petto, come se ricominciasse a battere solo ora:
-Prendetevela con me, bastardi!-.
Il SeeD che mi stava tenendo per il braccio sinistro emette un breve lamento e la lama di una spada mi punge leggermente la schiena, prima di ritrarsi abbattere anche il SeeD alla mia destra.
Una mano mi afferra per il polso e mi tira violentemente indietro per sottrarmi alla presa di altri due SeeD, che si sono protesi verso di me. La mia schiena sbatte contro il petto di qualcuno che sposta la mano sulla mia spalla e si china brevemente sul mio orecchio:
-Non potevo lasciarti qui, sorellina - mi sussurra la voce di Seifer, mentre il freddo pungente di un Energiga si diffonde dalla mia spalla a tutto il corpo - Il giardino è libero: finiamo il lavoro qui e diamocela a gambe-.
Inclino leggermente la testa per dargli un colpetto che significa che ho capito, mentre Siren mi invia un impulso carico di determinazione per supportarmi durante l'ultima battaglia.
La Trepe scioglie immediatamente la frusta e la fa schioccare a terra, mentre Shu carica la balestra e la soppesa leggermente, prima di affiancarla. I due SeeD rimasti si dispongono davanti a loro, mentre un terzo armato di arco sguscia lentamente dietro il muretto. Mi affretto a prendere di mira il punto preciso in cui so che la sua mano spunterà, non facendomi sorprendere, mentre mio fratello si posiziona di fronte a me per farmi da scudo.
Il silenzio creatosi dura un secondo, spezzato subito dal sussurro chiarissimo di Shu:
-Caricate Atra. È il punto debole-.
Le mie mani hanno un fremito e improvvisamente la stanchezza non mi importa più:
-CHE COSA HAI DETTO?!- sbraito, spuntando dal fianco destro di mio fratello ed esponendomi agli attacchi distanziati.
L'arciere infatti non esita ad emergere da dietro il muro per scagliare la sua freccia, ma io lo anticipo e il mio proiettile si pianta esattamente in mezzo ai suoi occhi.
Il dardo di Shu rimbalza su un Protect che sollevo voltandomi verso di lei, prima di gettarmi l'arco sulle spalle a sguainare il pugnale per caricare in avanti.
-Atra, maledizione!- mi richiama subito mio fratello, scattando in avanti e raggiungendomi. Mi abbasso per evitare che la sua mano si chiuda sul mio braccio e mi tiri indietro, mentre quello che voglio è solo andare avanti.
Gli faccio vedere io chi è il punto debole, maledizione!
Seifer dietro di me lancia una bestemmia improponibile, prima di scartare a sinistra e avventarsi sui due SeeD che stanno convergendo verso di me.
Per farmi perdonare da lui gli lancio un Protect che lo protegge dai dardi di Shu, mentre la Trepe mi raggiunge e libera la sua frusta, che si avvolge stretta attorno al mio polso e parzialmente attorno alla mia lama.
Stringo i denti e con la mano libera scaglio un Blizzard davanti a me, che colpisce violentemente la prof. al viso. Un dardo di Shu si conficca nel blocco di ghiaccio, sgretolandolo completamente. Libero il polso con un doloroso strattone, mentre una smorfia di trionfo deforma il viso della prof., che solleva l'altra mano per lanciarmi una magia. Con uno strattone in avanti, le afferro il polso con la sinistra libera e la tiro verso di me, le scintille del suo Thunder che mi pizzicano il collo.
Tuttavia la Trepe mi coglie di sorpresa e mi sferra un colpo violento allo zigomo con l'estremità inferiore della frusta, dato che il mio coltello ha dovuto lasciar temporaneamente perdere il suo polso sinistro.
Socchiudo le labbra in un gemito sorpreso, poi reagisco velocemente piantandole un ginocchio in pancia e mi scosto subito da lei arretrando di qualche passo, una mano posata sulla guancia bruciante.
La prof. crolla a terra, da dove cerca subito di afferrarmi le gambe lanciando la sua frusta. Riesco a saltare in tempo, quando ormai l'arma sta sfiorando la pelle nuda appena sopra lo stivaletto. La Trepe solleva di scatto la frusta per colpirmi mentre sono in aria, ma io la anticipo scagliandole il pugnale, che questa volta si conficca precisamente nel polso del braccio che tiene l'arma.
Un lamento le sfugge dalle labbra, poi troncato dai suoi denti che si stringono gli uni sugli altri mentre si addormenta per effetto del Morfeo che ho lanciato sulla lama. La frusta cade a terra e io mi affretto a calciarla lontano, impedendole definitivamente di sorprendermi, poi recupero il mio coltello e scavalco il suo corpo barcollando, cercando di raggiungere mio fratello per dargli manforte; ma improvvisamente la testa comincia a girarmi e io mi abbasso sulle ginocchia. Ugh, forse adesso capisco perché Seifer non voleva che fossi la prima ad attaccare: avrei dovuto dosare meglio la forza che mi è stata data.
Sollevo lo sguardo per notare che Shu è sparita, probabilmente per chiamare rinforzi: mio fratello infatti è già impegnato con altri quattro SeeD.
Seifer mulina l'Hyperion di fronte a una donna armata di tirapugni e dall'aria fintamente impressionata. Sorrido impercettibilmente: non è lei la vittima di mio fratello.
L'Hyperion scarta fulmineamente a destra e il suo proprietario ne segue il movimento fluido, voltandosi e sfiorando il grilletto della pistola.
Il proiettile penetra nella coscia del SeeD che si trovava dietro di lui e che ora gli si inginocchia davanti prima di essere spedito a terra con un calcio nel petto.
L'uomo alla destra di Seifer scatta avanti e gli rifila un pugno nel fianco. Mio fratello barcolla leggermente verso l'avversario di sinistra, il più vicino a me, ma prima che questo possa anche solo battere ciglio Seifer lo annienta con un fendente, dopo essersi passato l'Hyperion nella mano sinistra.
Un fiotto di sangue schizza ai suoi piedi, mentre lui cambia nuovamente mano con fare noncurante, fino a quando non incrocia il mio sguardo stanco.
La distrazione gli è fatale, dato che lui non ha mai amato farsi vedere combattere da me: la SeeD scatta avanti, il pugno armato di spuntoni che punta dritto verso la gola di Seifer.
-Giù le mani, lurida pu...- comincio scattando in piedi a fatica e incoccando fulminea una freccia, ma in questo momento l'altro uomo tende il palmo verso di me e subito dei tentacoli di fumo nero serpeggiano con un guizzo dalle sue dita nella mia direzione.
Improvvisamente la vista mi si annebbia e sprofondo in un'oscurità che mi lascia la sola facoltà di sentire tutto: il gemito di dolore di mio fratello; il mio corpo che cade in ginocchio; il fruscio della Trepe dietro di me, mentre striscia sul pavimento per raggiungermi.
Immediatamente Siren mi manda l'ennesimo impulso di energia e in qualche modo sembra avvertirmi che questo è l'ultimo.
Me lo farò bastare. Ora basta azioni avventate.
La freccia ancora incoccata, aspetto di sentire un suono.
La lingua mi scivola fra le labbra mentre perdo la percezione del mio corpo e la tendo tutta nella rilevazione di un movimento.
-Professoressa Trepe, li abbia...-.
O di una voce.
D'un tratto la freccia non è più sulla corda, la corda non è più contro la mia guancia e il successivo tonfo sordo mi riscuote dall'inerzia della cecità, spingendomi a reagire.
-Esna- ansimo e la vista mi ritorna proprio per vedere il corpo della donna cadere a terra, una freccia piantata al centro della fronte, e l'espressione sbigottita dell'ultimo SeeD rimasto.
Mio fratello è appoggiato al parapetto ancora in piedi del ponte, la mano stretta contro la linea della mascella vicino all'orecchio destro fra le cui dita cola del sangue.
Ciononostante, la mano che stringe l'Hyperion ha un fremito e lui fa leva sul muretto per sparare un colpo contro l'ultimo avversario, il quale cade riverso a pancia in giù sul pavimento della Hall, che da oggi nessuno, fra studenti, soldati e insegnanti, guarderà più allo stesso modo.
Lo sguardo di Seifer è puntato verso di me e non potrebbe essere più disgustato.
Insieme abbiamo versato sangue sul pavimento della nostra casa e stiamo cercando di fuggire dalle sue mura come se fosse una prigione. Ma chi fra le due parti ha più colpe?
In questo momento mio fratello solleva rabbiosamente una mano per lanciare un Energia alla ferita al collo e contemporaneamente si avvia a grandi passi verso di me, per poi superarmi lanciando appena uno sguardo di disprezzo alla Trepe.
-Ancora un piccolo sforzo- mi dice nervosamente, mentre io mi affretto a seguirlo.
-A tutte le unità SeeD: gli Almasy stanno scappando!- strilla in questo momento Shu nel suo apparecchio. Accidenti, non è ancora finita.
Io e Seifer scavalchiamo i tornelli e ci fiondiamo in giardino: mi fermo in cima alla scalinata a riprendere fiato e ne approfitto per gettare un'occhiata tutto intorno. Sul sentiero giacciono i corpi di una decina di SeeD, tutti passati a fil di una spada che riconoscerei fra mille.
Non abbiamo molto tempo: i passi dei SeeD riprendono a battere dietro di noi e allora ci prendiamo per mano e scendiamo le scale di gran carriera.
Mi volto solo per lanciare un Tornado che copra la nostra fuga: il vento inizia a turbinare sempre più velocemente, soffiando nella nostra direzione e spingendoci a essere ancora più veloci.
Dietro di me, sento i passi fermarsi di botto e una serie di imprecazioni e urla concitate sovrastare persino la voce del vento che ho scatenato.
Corriamo come dei forsennati verso i cancelli, sicuri che il peggio sia passato.
Quando svoltiamo la strada però...c'è ancora una figura che ci ostacola.
-Voi due!- strilla Nida.
-Fuori dai piedi!- sbraita Seifer, sollevando l'Hyperion con furia e senza smettere di correre.
Il SeeD solleva una mano guantata, il tremito della spada che aumenta con la tensione tangibile nell’aria:
-Fermi un attimo!- grida di nuovo, la voce meno sicura di fronte all’avanzare imperterrito di mio fratello.
-Per farci prendere come degli idioti?- domando accigliata, combattuta tra l'istinto di tirargli una freccia per poi andarcene e l'idea di risparmiarlo in qualche modo.
-Sentitemi un po', io non voglio ostacolarvi!- rivela improvvisamente Nida, facendomi spalancare gli occhi per lo stupore.



Olé, ci siamo, ci siamo, ci siamo!
ci siamo, è quasi finita. Dico "quasi" per scaramanzia: magari Nida dà di matto e mi fa a fettine i due Almasy a un soffio dalla libertà.
A proposito, scusatemi per il finale ma ho dovuto necessariamente fermare il capitolo qui, altrimenti sarebbe stato troppo lungo. Avrei voluto risolvere il tutto in questo capitolo, ma in questi giorni ho cambiato leggermente percorso e modificando questa parte ho capito che non ce l'avrei fatta a farci stare tutto.
Questo è l'ultimo capitolo lungo però, i prossimi sono più corti e soprattutto meno intensi...e poi avremo i primi chiarimenti fra Atra e Seifer, che hanno un po' di cui parlare, come ciò che è successo in ascensore (ammetto che anche io mi sarei spaventata, al posto di Atra) o il momento in cui lui la abbandona in balia dei SeeD...questo sì che è grave, ma l'episodio è parallelo a un altro che entrambi i fratelli hanno vissuto appena poco prima. Diciamo che...è uno scambio di ruoli.
Scoprirete presto le intenzioni di Nida e tutto ciò che ci sta dietro! E dai prossimi capitoli si chiariranno gradualmente anche tutte le domande accumulatesi fino ad ora!
Insomma, stay turned e a domenica prossima!

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Capitolo 21
*** Chiarimenti (irrisolti) ***


-Sentitemi un po', io non voglio ostacolarvi!- rivela improvvisamente Nida, abbassando la spada per sottolineare le sue intenzioni.
Spalanco gli occhi per lo stupore nel momento in cui, arrivati proprio davanti a lui, io e Seifer lo superiamo di gran carriera, lasciandolo interdetto e impalato dietro di noi.
-Aspettate un attimo, maled...INSOMMA!- si intestardisce Nida, urlando forte come mai ha fatto da quando lo conosco, cioè...da ieri. La sua spada sbatte contro il vialetto esterno con violenza, come se l’avesse scagliata a terra in un accesso di frustrazione.
Una volta fuori, io e Seifer ci voltiamo a guardarlo e io mi azzardo anche a mettere via il pugnale: ormai con in pugno la sicurezza di essere usciti dal Garden possiamo anche arrischiarci a sentire cosa vuole e credo che non tenterà di attaccarci proprio ora che stiamo studiando le sue mosse.
Una volta ottenuta la nostra attenzione, il SeeD si acciglia:
-Alla buon'ora, Seifer. Mi chiedi un favore e poi non vuoi più saperne niente?-.
Mio fratello rinfodera l'Hyperion e si passa una mano fra i capelli:
-Perché mai avrei dovuto chiedere un favore a te?!- si meraviglia ridendo. Nida finge di non sentire:
-Non dirmi che devo già pentirmene... - mormora, prima di continuare concitatamente - Mi hai chiesto di quell'uomo, no? Roger o come diavolo si chiama. Il problema è che non posso aiutarlo, perché è sotto la protezione delle autorità di Balamb-.
Mio fratello si illumina improvvisamente nel sentire quel nome:
-Ah, mi ricordo! Proprio questo devi sapere: quell'uomo è innocente. Qualunque sia l'accusa contro di lui, è innocente. Il Garden non lo lascerà mai andare perché gli procura tanti di questi - e qui sfrega pollice e indice per indicare la carta moneta - ed è per questo che io e mia sorella siamo inseguiti dai SeeD: abbiamo tentato con le buone e con le cattive di fargliela capire, ma non c'è verso. Solo tu puoi aiutarlo, adesso-.
Nida si irrigidisce di colpo e assume un'espressione sospettosa:
-I SeeD non possono essere responsabili di un'ingiustizia così grande- si intestardisce, incrociando le braccia al petto. Mio fratello scoppia in una risata canzonatoria:
-Sei nel giro da un solo giorno, hai ancora molto da imparare. Ma vedi di fare la scelta giusta, anche se a volte non è la meno facile-.
Mi volto a guardare Seifer, colpita dalle sue parole, che capitano proprio nel momento in cui persino io non so più quale sia la cosa giusta da fare.
Nida ha ancora un attimo di esitazione, prima di stringere le labbra e mordersele forte:
-Mi chiedevo per quale motivo i SeeD si fossero accaniti così tanto contro di voi. Effettivamente l'interesse per i soldi può sviare le persone. Ieri ho sentito Shu dire che se la guerra a Dollet non fosse finita così presto avrebbero preso più soldi e...-.
-Non ce ne frega una mazza - lo interrompo seccamente - Non abbiamo tutto il tempo del mondo, sai-. Nida arrossisce violentemente e poi annuisce:
-Va bene, mi fido di voi. Proverò ad aiutare quell'uomo: con il trambusto che avete creato non dovrebbe essere difficile. Voi però dovete andarvene in fretta da qui; io - e qui Nida risolleva la spada da terra e lancia uno sguardo ansioso al Garden - dirò ai SeeD che vi siete diretti verso la Caverna di Fuoco, d'accordo?-. Noi annuiamo e io faccio un passo verso di lui:
-Ti ringraziamo- borbotto fra i denti, dato che odio avere dei conti in sospeso con qualcuno. Soprattutto se sta rischiando grosso come Nida, che stranamente non è il ragazzo preciso, rispettoso delle regole e determinato contro i nemici che ho conosciuto ieri. O meglio, lo è ma al tempo stesso pensa con la propria testa, il che non lo rende poi tanto ottuso. Questo è ciò che renderà la sua versione credibile...o quasi.
Mentre io e Seifer cominciamo a correre per mettere più distanza possibile tra noi e il Garden, mi accorgo che nella sua versione c’è un buco enorme che farà saltare tutto il nostro vantaggio e...sì, anche la sua carriera da SeeD: come farà Nida a giustificare il fatto che noi ce ne siamo andati tranquillamente, se si presenta così illeso com’è?
Così mi volto fulminea e scaglio una freccia che si pianta nella gamba del SeeD.
-Ma che diavolo fai?!- strilla lui, accasciandosi contro il battente del cancello, la spada che gli sfugge nuovamente di mano.
-Evito che ti degradino subito, idiota. Dovresti essermi riconoscente- gli rispondo, prima di correre via con Seifer, rimettendomi l’arco a tracolla. Dietro di me sento l’ ”ah” dolorante e poco entusiasta di Nida, ma ormai la freccia è lì e ci rimarrà, quindi che faccia poche storie.
-A che ora è il prossimo treno?- mi domanda mio fratello. Mi riscuoto dai miei pensieri in tempo per cercare di impedirmi di crollare a terra e ansimare:
-Alle dieci. Che ore sono?- domando poi allarmata.
-Le dieci meno un quarto- mi risponde guardando il suo orologio, prima di fermarsi davanti a me al limitare del bosco accanto a Balamb.
-Passeremo da qui per nasconderci - mi dice poi, prima che una scintilla furba gli attraversi le iridi degli occhi - Adesso non mi servi più come retroguardia- sorride, rinfoderando l'Hyperion e tendendo le braccia per afferrarmi.
-Sto bene!- esclamo, divincolandomi dalla sua presa e cercando di impedirgli di prendermi in braccio. Ma Seifer non vuole sentire ragioni e mi solleva da terra senza sforzo:
-No, tu sei esausta e stai per collassare. Quando arriviamo all’ingresso di Balamb ti lascio andare- mi promette, addentrandosi nel bosco.
Da dietro la sua spalla vedo i SeeD correre sbraitando verso la Caverna. L'inganno sarà scoperto in fretta perché non ci metteranno molto ad esplorare in lungo e in largo la caverna, ma il tempo che impiegheranno ci sarà sufficiente per fuggire.
-E gli altri tre che fine hanno fatto?- mi chiede improvvisamente Seifer. La sua voce mi riscuote dal mio silenzio provocandomi un sussulto, subito messo a tacere dalla stretta più salda di mio fratello sulle mie gambe.
-Gli ho detto di andare a Balamb e di aspettarci per le dieci- rispondo infine, appoggiando la testa sulla spalla di Seifer e traendo il primo respiro tranquillo dopo tanto tempo.
-Poi mi spiegherai cosa ci fa il gallinaccio con noi- mi dice lui risentito, sbuffando contro la mia guancia. Mi viene da dirgli che anche lui mi deve delle spiegazioni, ma credo di non essere in grado di ascoltarle senza avere reazioni esasperate o collassare da qualche parte.
-Mi ha fermata in armeria e mi ha dato una mano a raggiungervi in giardino. In pratica è stato lui a voler venire- sospiro semplicemente, rassegnata. Seifer ha un moto di stizza:
-Non che pensassi che gli avessi chiesto tu di venire- sorride, nascondendo con poco successo la sua gelosia.
Questa volta tocca a me sbuffare e scuotere la testa: niente da fare, è sempre il solito. Non che mi aspettassi altro, beninteso.
Sento la stretta di Seifer rinsaldarsi ancora di più sul mio corpo, mentre gli sfugge un gemito fra i denti:
-Maledizione, il tuo G.F. si è proprio ripreso- annuncia, contraendo il viso in una smorfia sofferente. Mi abbandono alla prima risata rilassata:
-Ah, davvero? - chiedo divertita - Ci ha messo poco a tornare in forze-.
-Troppo poco - mugugna lui, sussultando subito dopo - Mi sta facendo esplodere la testa-.
Libero una mano da sotto il suo braccio e gli poso una mano sulla guancia:
-Allora fermati un attimo e...ridammelo-.
La mia breve esitazione non sfugge a mio fratello, che si blocca di colpo nell'atto di superare un intrico di radici, mi posa a terra e punta su di me gli occhi, tornati al loro originale azzurro ghiaccio.
-Sei sicura di quello che dici? - indaga lui, divenuto improvvisamente freddo e duro - A me non sembra-.
Sospiro, mentre mi passo la mano sugli occhi:
-Non possiamo parlarne più tardi? Scusami, ma sono esausta- mormoro flebilmente. Mio fratello non dà cenno di voler proseguire e si impunta:
-Sei stata tu a tirare fuori il discorso, Atra- commenta con una punta di asprezza che non mi sfugge e che mi fa subito saltare i nervi:
-Va bene, allora senti un po' - comincio, lo sguardo fermamente fisso nel suo- Cosa avrei dovuto fare? Mi hai strappato il mio G.F. senza nemmeno avvisarmi mentre ero mezza incosciente. Sono un soldato anche io e, come tale, ho un istinto di sopravvivenza più forte di qualunque altra cosa- spiego seccamente, incrociando le braccia. Seifer mi imita e mi squadra:
-Anche del ben più duraturo legame con tuo fratello? - mi stuzzica - Non capisco dove sia stato il problema. Mi dispiace se il mio gesto ti abbia fatto del male fisico, non era sicuramente mia intenzione. Ma da qui ad essere terrorizzata da me... e non negarlo, ti ho cresciuta e conosco le tue reazioni. Mi sai dire dove era il problema?- mi chiede poi, il dito puntato verso di me in un'accusa silenziosa, ferita e amareggiata.
Deglutisco anche io l'amaro in bocca e allungo una mano a prendergli il mento fra le dita, scrutando le sue iridi tutta concentrata:
-Qui - gli dico, risalendo con l'indice fino alle sue palpebre e sfiorandole - I tuoi occhi erano il problema...e non negarlo, perché anche tu sei cresciuto insieme a me e ti conosco come le mie tasche-.
Improvvisamente Seifer si sottrae al mio contatto e stringe i pugni:
-Ancora con questa storia degli occhi! - sbotta arrabbiato - Un semplice riflesso ti crea così tante paranoie? Avresti anche potuto essere nervosa per la situazione, ma non ti credevo così facilmente impressionabile- osserva acido. Gli scocco uno sguardo al limite dell'irritazione:
-Non mi sembra che le tue reazioni esasperate ti rendano migliore di me- ribatto piccata. Mio fratello allarga le braccia e si rabbuia:
-Ogni volta che mi dici queste cose sento che non ti fidi di me - confessa in un borbottio - E non sopporto che tu stessa metta in dubbio la mia capacità di proteggerti: insomma, ti ho fatta uscire sana e salva o no?-.
In questo preciso momento io barcollo in avanti per la stanchezza e le braccia forti di Seifer mi afferrano per le spalle.
-Per l'appunto- sottolineo, ansimando leggermente contro il suo petto. Lui sbuffa:
-Adesso non fare la patetica per contraddirmi- mugugna. Il mio mento scatta verso l'alto a incenerirlo con lo sguardo, ma incontro subito il suo mezzo sorriso:
-Scherzavo- aggiunge, prima di riprendermi di nuovo in braccio. Gli cingo il collo e nel mentre sospiro:
-Nemmeno tu ti fidi di me, dato che mi nascondi qualcosa- non manco di precisare. Seifer scuote lentamente la testa:
-In effetti oggi mi sento un po' strano, come se dovessi ricordarmi ossessivamente qualcosa che mi sfugge in continuazione - mi confessa, un po' confuso e risentito - Ma non ti nasconderei mai niente. Infatti stamattina piuttosto che fuggire dal Garden da solo per andare a Dollet, ho preferito avvisarti e svelarti il piano. Se questa non è fiducia...-.
Mi prendo un attimo per rispondergli e riflettere, per quanto mi è concesso dalla stanchezza: Seifer sembra terribilmente abbattuto ed è probabile che io abbia davvero preso un abbaglio...anche se per un buon numero di volte, eh. D'altra parte, non sono onnisciente e quindi posso solo basarmi su ciò che vedono i miei occhi. E loro vedono un Seifer sempre diverso: a volte premuroso (come ora), altre aggressivo (come nel Centro Disciplinare), altre ancora irremovibile (come nell'ascensore). E un'altra volta incurante di me, come...
-Dannazione, forse ho capito perché te ne stai così in silenzio-.
La frase di Seifer spezza il filo della mia riflessione nel momento in cui le nostre menti giungono alla stessa conclusione. Ma non è questo che mi ha fatto più male.
-Mi credi se ti dico che non so cosa mi sia preso, quando ti ho lasciata sola?- mi domanda, voltando il viso per guardarmi negli occhi. Almeno il lato positivo è che ha il coraggio di affrontare il contatto visivo. Questo vuol dire che non sta mentendo, anche se i fatti lo smentiscono perfettamente. Ma, ripeto, non è questo che mi ha fatto più male.
-E tu mi credi se ti dico che avresti dovuto lasciarmi lì? Ti saresti risparmiato dei grattacapi in più- gli rispondo. Seifer sbuffa:
-Ecco, questo è il tuo problema: non capisci quanto valore abbiano certe cose. Tu hai aiutato me? Io aiuto te. Punto. Sei mia sorella? Allora il mio compito è aiutarti sempre. Questo non è mai cambiato, Atra-.
Mi addentro fra le sue parole dure e secche per trovare il succo del discorso, che Seifer non mi rivelerà mai direttamente. D'altronde, non lo farei nemmeno io, perché tra noi non c'è bisogno di ribadire ogni volta cosa siamo l'uno per l'altra. Non è vero che non capisco il valore di certe cose, ma non ho bisogno di sentirmi dire da Seifer che per lui sono importante. Mi aspettavo che si sarebbe pentito di avermi abbandonata, quindi non è stato questo a ferirmi di più.
-Per questo ti dico che mi dispiace - riprende intanto lui, una volta accertatosi che io abbia afferrato il senso di ciò che sta dicendo - Perché in quel momento non sono stato tuo fratello-.
-Anche io sono fuggita- non manco di precisare con una punta di vergogna. In fondo, io non gli ho ancora chiesto scusa per questo. Ma Seifer schiocca subito la lingua:
-E' diverso. Sapevamo entrambi che avresti usato il tuo asso nella manica, cioè ritornare al Garden da sola. Io non avrei avuto altre occasioni, una volta guadagnata la libertà senza di te- mi spiega tutto d'un fiato, la voce turbata.
Espiro tutta l'aria che ho in corpo:
-Va bene hai vinto tu, se la cosa ti fa sentire meglio - concedo un po' seccata - E ti chiedo scusa per ciò che è successo in ascensore: forse è qualcosa che nessuno di noi due riesce a capire...oppure sono solo un'imbecille io- ammetto. Il resto lo dico fra me e me: ma ricordati che ti tengo d'occhio.
Questo mi ha fatto e mi fa ancora male: dover sorvegliare la persona di cui mi fido più al mondo...proprio perché non mi fido più allo stesso modo. E mi ferisce anche dovergli mentire per poterlo sorvegliare più tranquillamente, perché lui si fiderà così tanto di me da non accorgersi di niente.
-Giusto, sorellina - sorride infatti lui, rilassandosi - Sai che io non ti racconto bugie: puoi credermi-.
Questo fa scattare in me il bisogno impellente di un altro chiarimento:
-Ehi, a proposito di bugie: cos'è questa storia del prigioniero da liberare?- indago, tornando sospettosa. Mio fratello sbuffa:
-Anche questa è una storia vera, diffidente che non sei altro. Mentre mi portavano al Centro Disciplinare, sono incappato in questo prigioniero di Dollet: l'hanno catturato ieri durante il nostro esame, ma è completamente innocente. Tuttavia, la direzione del Garden vuole trattenerlo ugualmente fino a quando il governo di Balamb non avrà deciso cosa fare, ricevendo nel frattempo tutti i sussidi dovuti alla sua detenzione...nonché il premio per la sua cattura - mi spiega velocemente, prima di anticipare la mia prossima domanda - Ok è vero: ho mentito a Nida sull'obiettivo della nostra missione per convincerlo ad aiutare il tipo...ma l'ho fatto a fin di bene, no?-.
-A dire la verità mi chiedevo perché avessi preso tanto a cuore la questione del prigioniero...- domando, mentre il flash del tipo che mi ha indicato la via nel Centro Disciplinare mi lampeggia davanti agli occhi. Possibile che sia lui? In questo caso, non mi entusiasma più di tanto saperlo libero.
-Guarda che qualche volta anche io sono umano! - si difende lui scherzosamente, prima di ritornare serio - E comunque ho capito subito che è stato lui a darti quelle dritte per trovarmi...e a raccontarti qualcosa sulle proiezioni che, a proposito, non hai finito di spiegarmi-.
Sollevo gli occhi al cielo:
-Te lo dirò un'altra volta. L'importante adesso è che ci siamo chiariti- sospiro con una punta di amarezza ben nascosta, mentre nel frattempo gli ultimi alberi si diradano e davanti a noi ricompare Balamb. È stata comunque una buona idea aver preso la via del bosco: se ci avessero beccati mentre passavamo per la strada sarebbe stato un disastro.
-Ah, dimenticavo di ringraziarti. Questa volta ho fatto cilecca, sorellina-. Seifer si morde un labbro in silenzio prima di rimettermi a terra.
Riacquisto stabilità sui piedi e gli scocco uno sguardo di fuoco:
-Senti, è stata una combinazione di dinamiche imprevedibili. Anche per noi esistono dei limiti e oggi ne abbiamo avuta la prova- mormoro, guardandomi poi le scarpe e sentendomi automaticamente tirata in causa. Seifer sorride appena, tornando poi immediatamente serio:
-Soprattutto tu. La Medicina dell'Eroe non fa miracoli, sappilo. È già tanto se sei ancora in piedi- mi rimprovera un po' contrariato, prima di superarmi ed entrare in città.
Ops: beccata, maledizione.

***

Balamb è sempre il solito posto tranquillo e dopo tanta confusione mi sento un po' spaesata, soprattutto quando mi rendo conto che non è più necessario mettere mano alle armi contro ogni persona che incontriamo.
-Dove si saranno nascosti ad aspettarci?- mugugna Seifer, irritato dalla prospettiva di dover cercare quei tre imbranati per tutta la città.
Mio fratello cammina davanti a me, una mano lungo il fianco che a ogni dondolio sfiora l'elsa del Gunblade e l'altra sulla fronte a proteggersi dal sole.
Arriviamo in fretta all'incrocio delle due strade per il porto e per la stazione e ancora non abbiamo un'idea di dove potremmo trovarli.
-Non potremmo lasciarli qui?- domando io speranzosa.
-Ma non pensateci nemmeno, voi due!- esclama una voce tra l'offeso e il sollevato. Ci voltiamo subito per vedere Zell sbracciarsi con una mano dall'ingresso di una delle due case a lato della strada che abbiamo appena percorso. Davanti a lui compaiono subito Fujin e Raijin, che partono in quarta e lo travolgono per andare a fare le feste a mio fratello.
-Finalmente, capo!- esulta Raijin, lanciando le mani in aria in quello che vorrebbe essere un gesto entusiasta, ma lo fa maledettamente somigliare a un macaco con una paresi alle articolazioni.
-SOLLIEVO!- esclama Fujin accennando un lieve sorriso.
Zell invece viene da me a grandi passi e incrocia le gambe per mettersi comodo, appoggiandosi al muro alla sua sinistra:
-Sapevo che l'avresti tirato fuori di lì- sorride, accennando con il mento a un soddisfattissimo Seifer, che sta circondando le spalle di Fujin e Raijin e li sta rassicurando.
Reprimo un sospiro scocciato, mentre ancora una volta il mio corpo si rende conto che adesso può rilassare i muscoli e i nervi contratti.
-Non è stato facile- mi sorprendo ad ammettere, muovendo le gambe per togliermi di dosso la sgradevole sensazione della stanchezza.
-In effetti hai una faccia stravolta- osserva preoccupato Zell.
Come se aspettassi solo che qualcuno me lo facesse notare, divento di colpo totalmente cosciente del mio corpo e allungo una mano a sfiorarmi il viso, prima di accorgermi che le dita stanno tremando. Serro i denti in risposta alla strana ondata di leggerezza che mi risale le gambe, lasciandosi dietro un dolore lacerante e diffuso, come di aghi che mi trapassano la carne.
Le mie palpebre cominciano a sfarfallare, mentre a ogni volta che le risollevo sul mondo un velo in più di penombra cala a confondere la mia vista, come la condensa che si allarga sul vetro a sfumare e sbiadire la realtà vista attraverso di esso. Un brivido caldo mi percorre il collo e in questo momento sento le gambe sciogliersi definitivamente: crollo come un castello di carte e mi ripiego su me stessa.
-Atra!- chiamano delle voci e un paio di mani scatta a fermare la mia caduta.
-Resta qui!-.
-Mi senti?-.
-Atra!-.
-Gallinaccio, stalle lontano!-.
Di colpo la realtà perde il suo senso e il suo significato, perché sento che ormai sono lontana.
Lontana da queste mani che stanno sfidando l'abbandono del mio corpo, lontana da queste parole che confondono il mio nome tra mille imprecazioni, lontana dalla luce, dalle figure, dal peso e dalla terra, sebbene ormai sia sotto la mia schiena.
E mentre mi allontano ancora di più, l'estremo velo d'oscurità cala sui miei occhi e non mi rimane altro che il buio.
Nient'altro.
Nemmeno la paura.


Ok, adesso ne siamo sicuri: ci siamo, la missione di salvataggio si è conclusa e i nostri eroi (?!) stanno per partire alla volta di Timber...
...se non ci fosse un altro piccolo problema, perché io non riesco a concludere un capitolo in modo tranquillo, nossignori! Sono crudele, perdonatemi (ma intanto per il prossimo capitolo dovete aspettare fino a domenica prossima, hehehehehehehe)...
Comunque, la situazione è ben diversa rispetto a ciò che è successo due capitoli fa: qui nessuno ha attaccato Atra, no? E allora cosa le sarà successo? Dai, sicuramente qualcuno di voi avrà già indovinato!
Voglio porre anche l'attenzione sul discorso fra Atra e Seifer: Atra sembra aver intuito che qualcosa non va (come voi avete notato il suo comportamento nei capitoli precedenti, l'avrà notato anche lei, no?) e purtroppo le fa male averlo capito, perché la mette in uno stato di disagio verso la persona che più ama al mondo. Così come l'ha ferita la sensazione di terrore che l'ha assalita quando Seifer le ha Assimilato Leviathan, perché non è normale. Anche lui l'ha notata (e non manca di dimostrarle la sua irritazione), ma il discorso poi decade come tutti gli altri. Da qui il nome del capitolo: chiarimenti (irrisolti). Possiamo bne capire per chi siano rimasti irrisolti.
E poi ritorna il nostro prigioniero: ho visto che vi è piaciuto parecchio e vi ha incuriosito e tra alcuni capitoli scoprirete il suo ruolo in questa storia.
Sorprende anche il comportamento di Nida: insomma, chi si fiderebbe di un Almasy? A quanto pare lui lo fa e ha anche delle buone motivazioni.
Dai, lascio a voi le opinioni (altrimenti stiamo qui fino a domani mattina) e ringrazio tantissimo chi segue, legge, commenta questa storia (da notare che il capitolo è più corto, yeeeeeee!): grazie infinite!
A domenica prossima, ciao!

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Capitolo 22
*** Follia ***


Una lunga treccia di capelli rosso amaranto scivola con un fruscio sul vestito bianco della donna, fermandosi oscillando oltre la sua spalla.
Il primo, preciso raggio lunare della serata si posa lì, riflettendosi sui sottili nastri d’argento intrecciati fra i capelli.
Gli occhi purpurei della donna ripercorrono con lentezza esasperante il cammino di quel pallido raggio, mentre il suo viso si solleva lentamente in una risposta istintiva alla lieve brezza che sfiora le lunghe tende bianche davanti all’ingresso per il balcone.
Al di là del tessuto trasparente, la città di Esthar comincia ad accendere le sue luci, annientando in un solo secondo il primato speciale della luna come unica fonte luminosa.
Di fronte al balcone un palazzo si illumina completamente di azzurro, disegnando i contorni severi della figura nera in piedi, appena sfiorata dal movimento volubile e circolare delle tende.
La donna china lo sguardo in silenzio, fino a puntarlo sul tavolino di vetro alla sua sinistra, sulla cui superficie si riflette un universo di luci che non è necessariamente il cielo.
Un’unghia scarlatta, lucida del riflesso della luna e affilata come la lama di un coltello cala sul piano di vetro con un tintinnio che viene subito inghiottito dal silenzio pesante, come un urlo che soffoca il mormorio del debole. Contemporaneamente i rintocchi di un pendolo si levano a sfaldare con indolenza l’atmosfera della sera taciturna, seguiti dal ticchettio delle unghie sul vetro.
Dieci rintocchi. Dieci ticchettii.
Le dieci di sera.
Le gambe della donna si districano l’una dall’altra e il tessuto della veste fruscia contro la pelle quando lei si alza dalla sedia. La gonna bianca ondeggia sotto l’alta cintura rossa, giocando ad avvicinarsi e allontanarsi alle gambe pallide, la cui pelle nuda è illuminata dalle luci della città nel profondo spacco laterale della veste, dove il chiaroscuro nasconde il resto.
Le lunghe e sottili sopracciglia ad arco si sollevano in una domanda silenziosa e impaziente, colta forse dall’uomo che sta davanti a lei, il quale si volta lentamente, il viso nascosto dall’andirivieni delle tende come l’instancabile moto di un’onda.
L’uomo muove alcuni passi, sollevando una mano ad aprirsi un varco per entrare nella stessa stanza della donna. Alle sue spalle il palazzo cambia colore e diventa verde acido, il cui riflesso si posa sulla linea della mascella di lei, nel momento in cui piega le labbra scarlatte in un sorriso provocatorio.
-Zefer, non dirmi che la cosa ti turba-.
La voce della donna tradisce un divertimento sottile e quasi fuori posto, ma nel suo sguardo non c’è traccia di pentimento. Sulla sua fronte un ornamento a forma di occhio tintinna quando lei fa oscillare il collo per scostarsi dalla spalla la treccia.
Una ragnatela di linee nere e spezzate le abbraccia la parte superiore del busto sopra la veste, fin appena sotto il seno. Per una frazione di secondo, quello che potrebbe sembrare solo uno scialle ha un fremito.
L’uomo davanti a lei stringe i pugni, lo sguardo glaciale indurito dal risentimento dipinto su un viso che sembra terribilmente familiare.
Poi soffia delle parole, una smorfia di amarezza quando le assapora:
-Io non sono abbastanza-.
La donna allarga il sorriso in cui si intravede lo scintillio dei suoi denti, prima di socchiudere lentamente le labbra e sollevare ancora di più le sopracciglia:
-È vero - constata, levando un’unghia per pungersi la guancia - Non sei abbastanza-.
Zefer socchiude gli occhi azzurri, scuotendo la testa. I lunghi capelli biondi gli sfiorano la base del collo e lui li allontana con uno scatto della mano:
-Sto facendo del mio meglio- dice seccamente, scrutando poi l’espressione sul viso di lei, che si è resa d’un tratto indecifrabile.
-Non basta comunque - ribatte la donna, battendo le lunghe ciglia - Me ne serve un altro-.
-Quindi ti liberi di me?- sbotta improvvisamente lui con la voce ridotta ormai a un ringhio.
Il mento della donna scatta in alto e contemporaneamente l’uomo crolla in ginocchio, un gemito di dolore e frustrazione che gli sfugge dalle labbra.
L’aria si fa improvvisamente rovente, poi gelida come se l’ossigeno fosse ghiaccio mentre la donna muove qualche passo sul pavimento con il piede nudo.
-Modera la tua impulsività quando mi parli- lo rimprovera senza far trasparire alcuna emozione, rilasciando subito dopo la tenuta del controllo mentale.
La temperatura torna normale, ma l’uomo non si alza dal pavimento e rimane lì, annichilito e piegato.
-Vuoi liberarti di me?- domanda di nuovo, nella voce ridotta ad ansito la prudenza mista a nervosismo.
La donna si prende tempo per rispondere, percorrendo con lo sguardo il corpo dell’uomo, soffermandosi sulla cicatrice dalla vaga forma di cuore incisa sulla sua tempia. Le gambe di lei si fermano a un soffio dal viso di lui, mentre china il busto a sfiorare con le labbra proprio la cicatrice, accarezzandogli il mento con un'unghia.
-Quando ti ho scelto - la donna si risolleva in piedi e troneggia su di lui, mezza illuminata dalla luce verde fuori dalla stanza - Hai ricevuto questa cicatrice come pegno del nostro legame. Il simbolo è eterno e come tale il vincolo che ci lega-.
Il sussurro della donna ha un che di ipnotico e Zefer socchiude leggermente gli occhi, abbandonandosi alla sensazione di sollievo sospinta dalle parole di lei.
Quando lui riapre gli occhi la donna non si è ancora mossa, una mano posata sulla pancia ad accarezzarla pigramente. Quando il tessuto bianco della veste si tende sotto la sua mano, affiora un sottile rigonfiamento.
Alla vista di questo, Zefer sorride teneramente e si azzarda a passarsi una mano sulla guancia appena pungente di barba:
-Credevo...- comincia, ma la donna lo interrompe, arrestando anche la sua mano:
-La gravidanza mi sta indebolendo e sto perdendo il controllo sui miei poteri- riassume seccamente, per evitare qualsiasi parola di scusa di cui non ha certamente bisogno.
-È il segnale che stai per avere un successore?- domanda Zefer timidamente, arrischiandosi anche a mettersi in piedi.
La donna lo lascia fare, perdendo lo sguardo nelle pieghe del suo abito:
-Oppure è il segnale che la mia natura di umana e quella di Strega non vanno d’accordo- osserva tranquillamente.
Un brivido scorre lungo la schiena di Zefer e lui si stringe nella sua giacca grigio scuro.
-E dire che credevano che le Streghe fossero sterili...- mormora, ancora incredulo del miracolo che ha davanti.
La donna piega verso il basso un angolo delle labbra in una smorfia di disprezzo:
-Credono tante cose su di noi. Te ne stupisci ancora?-.
Zefer si affretta a scuotere la testa, prima di lasciarsi sfuggire un sospiro, il volto teso a dimostrare che vuole riportare il discorso su un terreno doloroso:
-Dunque, se hai ancora bisogno di me...- comincia, interrotto poi ancora una volta dalla Strega, nei cui occhi si riflette il cambiamento di colore dell’edificio di fronte da verde a viola:
-Me ne serve un altro, Zefer. Ho bisogno di un altro Cavaliere-.
L’uomo ha un istante di vacillamento, prima di serrare forte i denti e i pugni:
-Come posso trovartene uno, quando siamo nella più grande guerra che si sia mai scatenata?- sbotta, uno strano tic che gli muove le palpebre.
La Strega solleva un dito, mentre con l’altra mano riprende ad accarezzarsi la pancia:
-Non ho detto che sarai tu a cercarlo - puntualizza, riabbassando poi l’unghia - Io l’ho già scelto-.
Zefer spalanca gli occhi, muovendo un passo in avanti:
-Chi? Chi hai scelto?- domanda, sul volto la diffidenza di un bambino verso il nuovo compagno della madre.
La Strega temporeggia, crogiolandosi nell’ansietà di cui l’aria è ormai pregna fino a stillare sul viso del suo compagno gocce di sudore:
-Qualcuno che possa non solo aiutarmi a domare il mio potere, ma che possa darmi un degno successore- dice infine, voltando le spalle a Zefer.
-Ma cosa...di cosa stai parlando?-. La voce di lui le arriva patetica, assoggettata, inutile. Il suo Cavaliere è stato inutile, finora.
Non è riuscito nemmeno a darle il successore di cui ha bisogno.
-È un maschio, Zefer. Ed è debole- commenta aspramente lei, avvicinandosi al tavolino di vetro e sollevando il coperchio della scatola d’argento posta al centro.
La sua mano si risolleva, stringendo fra indice e medio un foglio ripiegato, che allunga con lentezza esasperante al suo compagno, il quale prima di prenderlo le lancia uno sguardo interrogativo.
-La mente di Odine non mi è utile solo in campo bellico- commenta lei con una risata di scherno, osservando lo sguardo stranito dell’uomo.
Lo sguardo di lui scorre avido sul pezzo di carta e quando lo abbassa, i suoi occhi sono lucidi:
-Sopravvivrà?- domanda con voce rotta, suscitando una reazione dura nella donna:
-Il foglio parla chiaro, Zefer. “Debolezza mentale” vuol dire che non è sicuramente in grado di reggere un potere così grande come il mio. Ma il bambino è forte e diventerà un guerriero come te. E poi...hai mai pensato a una Strega maschio?-.
I tratti scolpiti sul suo viso si distendono poi in una maschera levigata, quando lei accenna l’ombra di un sorriso canzonatorio.
-Allora...potremmo riprovare. Perché devi per forza...- domanda lui. La terza interruzione arriva con forza, provocata dalla caduta di un vaso sopra il comodino.
-Perché non c’è tempo, Zefer! - esclama la donna, voltandosi appena a guardare i cocci di cristallo sparsi a terra e la macchia dell’acqua allargarsi sotto i petali di una rosa rossa - Con la guerra in corso non posso più permettermi di aspettare. Ormai è da un anno che ci scontriamo con Galbadia e quello che abbiamo guadagnato sono stati solo cadaveri. E tradimenti. Ho bisogno di un successore ora-.
L’uomo sfida lo sguardo della donna, in cui brilla una luce strana...quasi come di perdita di controllo.
-Nessuno ti toccherà mai con un dito. Ti proteggerò io-. Zefer socchiude gli occhi allo sguardo derisorio della Strega, mentre la ragnatela che la avvolge ha un altro fremito:
-E chi proteggerà te, Zefer? Sanno che non potranno arrivare a me senza eliminare te per primo-.
Zefer si batte una mano sul petto, il guanto in maglia che tintinna sulla spilla che chiude il suo mantello:
-Non succederà nemmeno questo. Sono il...-.
-...il migliore guerriero di Esthar, lo so - completa la Strega, quasi compiacendosi nel prenderlo in giro, prima di proseguire il discorso - Tuttavia, hai quasi ragione: sicuramente il popolo non si rivolterà ora-.
La Strega si avvicina al suo compagno, superandone la figura irrigidita per uscire sul balcone. Le tende si aprono senza nemmeno sfiorarle la pelle, mentre Zefer si volta a guardarla contro la luce dell’edificio, diventata ormai rossa.
-Ma durerà poco - riprende la donna, muovendo il collo e la treccia che le arriva in fondo alla schiena - Durerà poco perché mi serve più potere. E per il potere qualcuno deve soffrire, anche se per fare del bene.
Ripetimi cosa ti hanno detto riguardo a Timber, Zefer-.
Il cavaliere deglutisce e d’istinto drizza la schiena, come un araldo che spera di ricevere la clemenza del padrone quando porta cattive notizie:
-Timber sta cadendo sotto il dominio di Galbadia. Questo significa l’accesso allo sfruttamento gratuito delle immense foreste che la circondano. Ormai è questione di giorni: i focolai di resistenza stanno...-.
-Basta, per Hyne- lo interrompe la Strega, sollevando una mano. Zefer si zittisce immediatamente, i capelli spostati all’indietro da una decisa ondata di energia. L’uomo barcolla all’indietro prima di riacquistare stabilità, cosa che avviene quando la Strega riabbassa la mano e osserva amaramente:
-Voi umani giungerete a consumare voi stessi e ciò che vi circonda per il potere. Dove passate lasciate sempre l’impronta del vostro stivale sgraziato; ciò che è toccato dalla vostra mano è cenere al vento e ciò che è toccato dal vostro pensiero è già morto.
Siete la parte più folle del grande Hyne, perché è stato lui a crearvi in un attimo di follia e sempre navigherete e danzerete in essa-.
L’uomo rimane in silenzio, mentre la Strega si volta a fissarlo, l’insieme di linee intricate sul suo petto che si muove e inizia a sollevarsi.
-Vinzer Deling ha già perso la partita - continua la donna - la prima battaglia l’ha vinta la follia, la seconda la vincerà la morte. E i tanti litiganti mi apriranno la via cadendo l’uno per mano dell’altro...allora, non vi dimenticherete mai di me-.
Il torace della Strega ormai è nudo, il seno coperto dal vestito che non ha spalline, mentre un paio d’ali nere come la pece e dalle linee spezzate e appuntite si distendono dietro di lei.
-Adele...- mormora Zefer, prendendosi la testa fra le mani e percependo la perdita di controllo della donna come un’eco senza fine nella sua mente mortale.
-Il popolo deve sapere che la fine è già scritta - la voce di Adele si sdoppia, due toni che si rincorrono, si scontrano in armonia e disarmonia - Ma prima deve piegarsi, spezzarsi, rompersi e strisciare. Voi umani non siete fatti per governare. Da ora in poi lo farà la successione delle Streghe. E tutto resterà così com'è, tranne voi-.
I piedi di Adele si staccano dal suolo, mentre lei solleva le mani in alto e rovescia il collo per abbandonarsi al potere, incurante di essere la contraddizione vivente delle proprie parole.
-Adele, combattilo!- l’urlo di Zefer è come un urlo di disperazione nella battaglia, mentre le sue braccia scattano in avanti ad afferrare un corpo che non è più suo.
Un corpo che non è più di nessuno, solo dell’avidità di un potere che lo sta consumando come fuoco nelle vene e nella testa, nelle sue pupille a forma di cuore e nel suo petto che le unghie della Strega cercano di squarciare.
Un corpo abbandonato all’aria sopra e sotto, davanti e dietro di esso, che lo spinge sempre più in alto senza offrirgli un appiglio.
Un corpo legato, suo malgrado, alla terra tanto odiata, a cui prima o poi dovrà tornare sempre e diventare cenere come i mortali che lo spirito immortale disprezza dall’interno della propria prigione.
E il corpo di Adele è pronto a tornare alla terra, interrompendo la propria ascesa e cominciando a precipitare di nuovo.
Le braccia di Zefer lo accolgono prontamente, mentre lui finisce in ginocchio nel tentativo di contrastare il dolore bruciante della frusta mentale di lei, che cerca di respingerlo.
-Non...ti lascio...andare-. Lui spezza le parole tra i denti, nel tentativo di riconoscere altro sapore da quello della ruggine che gli finisce in gola e nelle narici, mentre il corpo fremente della sua compagna e padrona è scosso dagli spasmi.
-Adele...ti prego-.
La voce di Zefer risuona stranamente familiare.
-Adele, torna indietro...-.
Torna indietro.
Improvvisamente gli occhi di Adele si aprono all’improvviso fra le braccia del suo Cavaliere, una mano che scatta verso il ventre. Quando la ritira, il bagnato sulla sua pelle scintilla sul giallo sfolgorante dell’edificio.
-Zefer-. Un nome, un ordine e un migliaio di altre parole nascoste.
-Maledizione! -. Un’imprecazione, un ringhio e un migliaio di altre cose che possono e devono aspettare.
-Ma è troppo presto!- continua lui, riacquistando l'autocontrollo.
-Per noi Streghe è tutto più veloce...la vita...la morte...la nascita- mormora Adele, puntando lo sguardo verso il cielo e lasciando che il suo sguardo navighi lì.
Zefer abbandona il corpo della compagna poggiandole la testa sul freddo pavimento del balcone, mentre la pozza di liquido trasparente si allarga sotto di lei.
Il Cavaliere passa correndo accanto al comodino, degnando appena di uno sguardo i cocci di cristallo per terra.
Sotto la rosa rossa si allarga una macchia di liquido trasparente. Nel punto in cui l’acqua sfiora i petali, piccole volute di rosso si allungano avide come fumo.



Bene, eccoci qua. Allora, ci avete capito qualcosa? Non so quanto potevate aspettarvelo, ma la principale componente di FFVIII non poteva mancare anche in questo remake, anche se rivisitata totalmente.
Dato che il mio è un rimaneggiamento, ho deciso di stravolgere un po' tutto a partire comunque dalla storia reale.
Ad esempio, avete visto che l'aspetto di Adele non è metà uomo e metà donna, ma è decisamente femminile. Non preoccupatevi, la storia farà luce su tutte le domande che saranno sicuramente sorte dopo questo capitolo (e ricordatevi che sono le stesse domande che si farà qualcuno quando riprenderà conoscenza...), anche riguardo alla natura della Strega.
Adele è un personaggio che ha da sempre avuto poco spazio nella storia e il suo carattere è poco delineato...quindi ci ho pensato io, cercando anche di ricostruire la sua storia.
Riguardo a Zefer...è il padre del bambino che sta per nascere (quindi nella mia storia è falso che le Streghe non possano procreare...anche questo per fini precisi) e il Cavaliere della Strega. Tuttavia, Adele ha bisogno di un altro Cavaliere. Strano, ma è dovuto al fatto che la gravidanza sta intaccando l'equilibrio del suo potere e Adele deve essere davvero molto potente.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e ringrazio tutti coloro che seguono questa storia. Un saluto e al prossimo!
Ah, stay turned, mi raccomando!

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Capitolo 23
*** Domande ***


Nero. Più nero del mio nome, il mio stato di incoscienza è un vuoto che cammina strisciando dentro e fuori di me, lasciandomi ogni volta più inquieta di prima.
Subire il nulla in cui sono immersa e di cui mi sembra di essere composta mi sembra quasi come le decisioni prese nei sogni: inconsapevoli ma che risvegliano in qualche modo la nostra coscienza nascosta, seppur l'incoscienza sia in netta superiorità.
Non appena ne prende atto, la mia mente si scrolla di dosso questa sensazione e si rende conto del fatto che quello in cui si sta cullando è un sonno dai tratti molto vicini alla normalità; allora percepisco una qualche tensione interiore allentarsi, mentre sento la distanza tra me e la realtà ridursi a un soffio.
Un rumore di sottofondo sembra avvicinarsi sempre di più alle mie orecchie: metallo contro metallo, vento contro vento e...il mio corpo ha un sobbalzo.
Un lamento e il suono di un respiro spezzato a metà proprio sul mio petto.
Mormorii concitati attorno a me, poi un tocco freddo che dalla fronte scivola sulla mia nuca. Sento uno schiocco, poi lo sfregare del vetro sul metallo.
La mia testa viene reclinata verso l'alto e subito l'aria fresca mi frusta sul viso, strappandomi un respiro profondo che mi provoca uno spasmo del petto.
Questo è ciò che basta al mio corpo per tornare.
Quasi senza accorgermene, scatto a sedere e spalanco gli occhi, socchiudendo le labbra per continuare a respirare affannosamente e non perdere il più importante appiglio che mi lega alla realtà.
Mi ritrovo nello scompartimento del treno, seduta su un sedile e con le gambe distese sull'altro; mio fratello è chinato su di me, una ruga verticale di preoccupazione fra gli occhi e dietro di lui Zell è in piedi, un sopracciglio sollevato e fremente e i pugni stretti. Fujin e Raijin, seduti sui sedili di fronte a quelli su cui mi trovo io, hanno lo sguardo fastidiosamente puntato su di me.
-Ehi - il volto di Seifer si rilassa e l'accenno di un sorriso sostituisce la piega amara della bocca - Tutto bene?-.
Lo guardo stranita, prima di mettermi in collegamento con il cervello e accertarmi che non sia fuori uso. Durante i due secondi che impiego, mio fratello riassume la smorfia preoccupata che aveva prima.
Mi porto una mano alla testa, che sento terribilmente ovattata e svuotata:
-Insomma...mi sento una stupida- mormoro in un soffio, sbattendo velocemente gli occhi per svegliarmi un po' dal torpore che non mi ha ancora lasciato.
Oh, adesso capisco come si sente Raijin tutti i giorni. Già avere il cervello spento fa schifo, chissà come si sentirà lui a non averlo proprio.
Alle mie parole, Seifer accenna una risata (ma si risparmia la battutaccia che sicuramente gli avrà attraversato la mente) e poi mi poggia una mano sul torace, facendo leggermente pressione per farmi distendere nuovamente.
-Dormi ancora, Atra. Siamo appena partiti- sussurra, ma io puntello le braccia e lo fermo, scuotendo la testa:
-No, non posso dormire- mormoro, passandomi una mano fra i capelli e attirandomi le gambe al petto per abbracciarmi le ginocchia.
Seifer si lascia sfuggire un sospiro sconsolato, prima di risollevarsi in piedi e sedersi appena dietro di me, dove prima era sdraiato il mio busto.
La pelle del sedile scricchiola e il mio sguardo si perde fra le piccole pieghe dell'usura che si formano sulla pelle, ma mio fratello mi dà un colpetto al mento e mi costringe ad alzare lo sguardo su di lui.
Una presenza familiare penetra improvvisamente nella mia mente e io l'accolgo prima con sorpresa, poi con sollievo.
-Il tuo G.F.- dice semplicemente.
Ciao Leviathan. Buongiorno anche a te, eh.
Gli sfioro una guancia per ridargli Siren e la G.F. scivola via dalla mia mente lasciandomi un vuoto che viene presto colmato dal mio solito Guardian Force. Già che ci sono, mi affretto a scrutare gli occhi di mio fratello: per ora sono normali, brillano solo di sollievo e di una preoccupazione che sta scemando via.
-Cosa c’è che non va? Vuoi parlarne fuori?- mi domanda in un sussurro, incurante degli sguardi ansiosi che ci lancia Zell e di quelli invadenti di Fujin e Raijin.
Parlare...e di cosa? Di ciò che non va? No, perché non c'è niente che non vada.
Se mai, c'è qualcosa che non va in me.
Vogliamo parlare del fatto che sia diventata rimbecillita del tutto e abbia fatto un sogno completamente fuori dal comune che non è affatto da me?
Non credevo nemmeno di avere un'immaginazione così fervida e ben sviluppata!
Non sono mai stata una grande viaggiatrice con la fantasia, sono una tipa abbastanza pragmatica, che detesta lavorare con le parole e che non ricorda quasi mai i sogni che fa di notte. Questo invece me lo ricordo benissimo e non credo c'entri la precisazione che l'ho fatto di giorno.
Sì, ho bisogno di un attimo...ma per stare da sola.
In questo momento il treno fa il suo ingresso nel tunnel sottomarino della ferrovia transcontinentale e nello scompartimento si fa buio pesto, subito compensato dall'accensione automatica delle luci al neon bianche e gialle.
Scuoto la testa lentamente, più per prudenza che per altro: ormai sono abbastanza sveglia per potermi muovere senza problemi, ma è meglio non far preoccupare Seifer, che tra l'altro ha appena mutato espressione:
-No?- mi domanda, deluso di aver per una volta sbagliato diagnosi su di me.
Il problema è che non ha sbagliato, ma io trovo ridicolo dirglielo.
-Ho bisogno di stare un attimo da sola- decido improvvisamente, alzandomi in piedi di scatto e raggiungendo la porta scorrevole dello scompartimento.
Solo Seifer e Zell hanno seguito la mia figura muoversi: Fujin e Raijin hanno lo sguardo fisso sul loro leader.
-E non seguitemi- preciso sollevando il dito indice, prima di far scorrere la porta alle spalle ed espirare tutta l'aria che devo aver trattenuto mentre mi spostavo.
Raggiungo il finestrino proprio di fronte a me e poggio le mani sulla sua cornice in ottone incavata in scanalature su tre livelli, seguendone i bordi con le dita. Fuori il tunnel è completamente buio, illuminato da qualche sporadica luce bianca o dalla macchia azzurra di qualche vetrata panoramica che dà sul mare aperto.
Un altro respiro profondo. Maledizione, comincia a mancarmi l'aria a vedere tutti questi posti chiusi: il treno, il tunnel, il mare...
A proposito di malesseri...come è iniziato tutto questo? Che diavolo è successo a Balamb? Stavo parlando con Zell, ma non mi pare sia così repellente da farmi finire lunga distesa a terra!
Beh, a questo forse una spiegazione abbastanza convincente c'è: forse è stata la stanchezza, forse la tensione prolungata, forse la Medicina dell'Eroe mi ha fatto consumare più energie di quante ne possedessi...forse tutto nell'insieme.
Devo essere rimasta incosciente parecchio, se mi sono svegliata già sul treno e questo sarebbe in linea con la lunghezza estrema del mio sogno.
Che strano, però...è stato come se fossi in qualche modo slegata dal mio tempo e dal mio spazio. Era tutto così vivido: l'ambientazione, le sensazioni, i sentimenti...Zefer. Adele.
Certo che la mia mente è geniale tanto quando si applica per inventarsi un modo per insultare le persone quanto quando si inventa storie che non stanno né in cielo né in terra.
Prima di tutto: Adele era incinta. Le Streghe sono sterili, lo sanno tutti. Altrimenti per loro sarebbe molto più facile trovarsi un erede per i loro poteri.
E io ho cercato addirittura una spiegazione! Come ha detto Adele? O meglio, cosa le ho fatto dire io? Credono tante cose su di noi...una cosa del genere. Bah, certo che potevo sforzarmi un po' di più.
Seconda cosa: Adele era giovane e bella. La storia ci ha insegnato che a dire il vero non si sa nemmeno se fosse un maschio o una femmina, dato che il suo aspetto fisico aveva suscitato, allora come ora, molti dubbi. Non che qualcuno si fosse fermato a scattarle una foto, ma dalle descrizioni sembrava che avesse il busto decisamente mascolino.
A parte questo, nel sogno non ho tralasciato la treccia rossa in cui si racconta fossero raccolti i suoi capelli. Per il resto...ho ovviato abbastanza bene, direi.
Terzo: c'era il suo cavaliere. Zefer...oddio, qui il mio inconscio si è divertito parecchio! Non tanto per la persona a cui si è ispirato, dato che in un sogno è piuttosto normale, ma per il suo nome. Ma da dove diavolo l'ho tirato fuori, se non l'ho mai sentito prima?!
Qui non mi aiuta nemmeno la storia: nessuno conosce il nome del cavaliere che si è sacrificato per Adele né tantomeno la natura del rapporto che intercorreva fra lui e la sua Strega, ma nel mio sogno sembravano decisamente intimi, dato che Zefer doveva essere il padre del bambino, a quanto credo di aver capito.
Quarto: la Strega aveva bisogno di un secondo cavaliere! Questo sì che è davvero assurdo, non si è mai sentito di una Strega con due cavalieri! Si sa solamente che la loro importanza non è solo dovuta al fatto che difendano la loro Strega, ma anche che la aiutino a combattere i tremendi squilibri del suo potere sul suo corpo e sulla sua mente.
Effettivamente Adele nel sogno non sembrava totalmente padrona di sé e a un certo punto è stata sopraffatta dal suo stesso potere. C'entrerà il fatto che le si siano rotte le acque prematuramente?
Ah, mi ci vorrebbe uno strizzacervelli: tutto questo è fuori dal comune, lo ripeto.
A dire la verità è assurdo che io cerchi anche di capire e confrontare con la realtà i contenuti di un sogno che non ha né capo ne coda.
Dovrebbe essere solo un sogno, una visione provocata dall'inconscio che elabora immagini e le lega insieme a nostra insaputa. E' qualcosa di ben lontano da me, che mi affido al massimo all'istinto, ma sicuramente è presente in tutti gli esseri umani e io non sono certo un lombrico.
L'ho già detto che non uso il condizionale per niente, vero?
Dovrebbe essere...eppure continuo a pensarci, come se mi sia sfuggito qualcosa, come se mi rifiutassi di rassegnarmi a dimenticarlo.
E non mi sono ancora posta la domanda fondamentale: perché diavolo ho dovuto sognare Adele, quando il mio obiettivo al massimo è l'altra Strega?
Sarà stato per colpa di quel momento in cui mi sono ricordata della Guerra della Strega, stamattina?
Hyne, di solito non sono così facilmente impressionabile, soprattutto quando si tratta dei sogni. Probabilmente questo è il primo sogno che ricordo vividamente dopo anni anche se...
-Uhm, siamo pensierose, eh?-.
Ho un sussulto e perdo immancabilmente il filo dei miei pensieri, già contorti e complicati per loro natura.
Mi volto per vedere Zell avvicinarmisi, negli occhi uno sguardo prudente:
-Cosa vuoi? Mi sembrava di aver detto di non seguirmi- sospiro scocciata, stringendo le labbra per fingermi tranquilla e imperturbabile come al solito; subito dopo torno con lo sguardo al finestrino, per nascondere il volto tirato in una smorfia inquieta e pensierosa.
Il riflesso trasparente di Zell sul vetro si gratta la testa imbarazzato:
-Devo andare al bagno- mi confessa. Sbuffo:
-Allora vacci e non rompermi le scatole- lo rimbrotto seccamente, puntando lo sguardo su un angolo ricurvo della cornice in ottone per riperdermi nel groviglio dei miei pensieri.
-Mentre eri svenuta...cos'è successo?-.
Zell si è affiancato a me, una mano sul mento e la spalla appoggiata alla parete. Volto la testa dalla parte opposta e socchiudo gli occhi:
-Questo dovresti dirmelo tu. Sono io quella che ha perso i sensi- rispondo con noncuranza, grattando con l'unghia il bordo scheggiato del corrimano che si trova sotto al finestrino. Dietro di me Zell soffia una risata esasperata:
-Sai cosa intendo, Atra- sbuffa in tono allusivo. Scuoto la testa:
-Niente di importante- minimizzo, nascondendo il mio turbamento dietro al solito atteggiamento spavaldo e ostile. Zell schiocca la lingua:
-E allora perché sei così pensierosa?- mi domanda con il tono di chi sa di starti per mettere nel sacco. Uh, nemmeno stamattina gli è andata bene...che fa, ci riprova?
Mi volto di scatto per incontrare il suo sguardo sicuro e fulminarlo con un'occhiata delle mie; tempo due secondi e il gallinaccio sta già guardando altrove. Quindi poso le mani sui fianchi:
-Sto pensando alla prossima mossa da fare, se vuoi proprio saperlo. Tra l'altro, non sai in che cosa ti sei cacciato- sbotto, incrociando le braccia e appoggiando la schiena al corrimano. Zell solleva le sopracciglia e il suo labbro inferiore ha un fremito, prima che lui se lo morda energicamente e si costringa a spiccicare una sola parola:
-Dimmelo, allora-.
Gli racconto in breve le supposizioni di me e Seifer, spiegandogli quale sarebbe il nostro obiettivo e cosa speriamo di ottenere. O meglio, cosa mio fratello spera di ottenere, dato che io credo solo che questa "missione" sarà un completo fallimento. Se la Strega non ci scopre, beninteso. In quel caso...la "missione" sarebbe un disastro.
Zell rimane ad ascoltarmi a bocca aperta, la mano che si gratta pensierosa la guancia e l'altra che tamburella sul muro. Quando ho finito di parlare, lui sospira:
-Ahia. Volete davvero tornare a ficcanasare dalla Strega?-.
Aggrotto le sopracciglia e mi affretto a precisare:
-Seifer vuole tornare da lei. Per conto mio, quella donna potrebbe anche andare all'inferno-.
Il gallinaccio si passa una mano fra i capelli e sfiora prudentemente la sua "meravigliosa" cresta bionda, prima di sorridere con furbizia:
-E allora che cosa ci fai qui?- mi domanda, accennando a me con il mento.
Sollevo l'indice e gli faccio un cenno negativo:
-No, che cosa ci fai tu qui. Seifer è mio fratello. Tu avresti potuto tranquillamente starne fuori- dico seccamente, puntandogli gli occhi addosso.
Zell arrossisce e abbassa velocemente il viso per evitare la domanda che dovrebbe per natura seguire alle mie parole precedenti, ovvero: "perché diavolo ci hai seguiti?".
Ancora condizionale...e io sto diventando troppo conciliante.
Passano alcuni secondi di silenzio prima che Zell trovi il coraggio di riguardarmi in faccia. Rimango impassibile di fronte alla sua espressione confusa, mentre fuori dal finestrino il tunnel si rischiara progressivamente, segno che stiamo arrivando a Timber.
-Orpo, devo ancora andare in bagno...- si lamenta il gallinaccio, riscuotendosi dal suo stato di imbarazzo e staccandosi dal muro.
Mi interessa davvero così tanto sapere il motivo per cui Zell è voluto venire con noi? Sembra aver preso una decisione immediata, dettata solamente dalla sua solita impulsività. Ma una persona sana di mente non seguirebbe i suoi nemici giurati dritto all'inferno.
Mi muovo in avanti per raggiungere la porta dello scompartimento, tagliandogli così la strada:
-Un giorno me lo spiegherai- gli dico freddamente, facendo appena caso all'espressione sorpresa e allarmata sul viso di Zell, mentre poso una mano sulla porta scorrevole dello scompartimento.
Suona come una minaccia, detta così, ma non mi è mai venuto in tasca niente essere gentile con chi non me la racconta giusta. Così come non porta a nulla costringerlo a parlare ora: che faccia un po' quello che vuole, non abbiamo tempo per queste idiozie, anche se mi fanno imbestialire comunque.
In questo momento risuona l'altoparlante:
«Treno in arrivo al capolinea: Timber. Ripeto: treno in arrivo alla stazione di Timber. Si ricorda ai signori e alle signore di non dimenticare i loro bagagli a mano».
Improvvisamente vedo uno strano riflesso sul finestrino che dà sullo scompartimento interno: una figura mi passa furtivamente alle spalle e scivola via, senza togliermi gli occhi di dosso.
-Zell, piantala di...- mi esaspero, voltandomi di scatto per sorprendere il gallinaccio. Ma nel corridoio non c'è nessuno.
La porta dello scompartimento si apre all'improvviso e io faccio un salto indietro.
-Sorellina, ti ha punta un Lesmathor?- mi stuzzica Seifer, sbucando con il viso dalla fessura aperta.
-Ah, sei tu- sbuffo, appoggiandomi allo stipite per riprendermi. Mio fratello solleva le sopracciglia:
-Chi credevi che fossi? La Trepe con il grugno di Raijin?- mi domanda, scoppiando in una risatina, alla quale mi unisco anche io dopo che mi sono immaginata a dovere Raijin che inciampa nella frusta della professoressa.
-Stiamo per arrivare, vedi di non dimenticarti lo zaino- riprende poi lui, prima di voltarsi e dirigersi verso il sedile.
Invece di seguirlo, mi volto nuovamente e per poco non crepo d'infarto.
-Ma sei scemo?!- sbraito a Zell, di cui mi sono trovata il viso a praticamente due centimetri dal mio. Ora il gallinaccio è spiaccicato contro la parete...ehm, colpa mia: credo di avergli dato uno spintone un po' troppo forte.
-Scu...scusa, Atra! - esclama lui, rosso come un pomodoro - Non intendevo spaventarti, ma doveva passare un'altra persona nel corridoio e credevo che saresti entrata subito!- si giustifica, torcendosi nervosamente le mani. Incrocio le braccia al petto:
-Devi smetterla con questi scherzi del cavolo. Anche prima...-.
-Prima?- cade dalle nuvole lui, spalancando gli occhi. Alzo gli occhi al cielo: come se non ne sapesse niente!
-Taci e fila dentro, razza di idiota- lo apostrofo, indicando la porta dello scompartimento per essere più eloquente. Zell non se lo fa ripetere due volte e sgattaiola via davanti a me, accolto subito dalle minacce di una lunga e atroce sofferenza da parte di mio fratello su chi infastidisce troppo sua sorella. Getto ancora un'occhiata tutto intorno: uhm, ora è tutto tranquillo.
Mi passo una mano sulla fronte e mi sfugge un sospiro scocciato: da quando sono diventata così paranoica?!
Non lo so, ma sarà meglio tenere gli occhi aperti - mi ritrovo a rispondermi.


Eccomi qui!
Allora, questo è un capitolo di passaggio, che serviva per ritornare alla realtà dopo il capitolo scorso. Diciamo che serviva a noi e ad Atra, che come vedete è ancora un po' rimbambita dal sonno e dal sogno.
Queste sono tutte le sue domande che lei si pone e a cui, giustamente, non trova nemmeno una risposta, se non che forse è diventata un'emerita idiota.
"Ho sognato di essere un cretino", cit. obbligatoria qui!
E finalmente Zell viene a scoprire in che razza di situazione si è cacciato (senza nemmeno pensarci, perché altrimenti non è Zell), per sua grande gioia ma anche per grande felicità di Atra, che si fa immediatamente due conti e si rende conto che non sa nemmeno perché Zell sia venuto con loro. Noi potremmo anche averlo intuito, eheh.
Occhio al finale: o qui c'è qualcosa che non quadra o Zell sta cominciando a dare il meglio di sé. Ma aspettatevene ancora delle belle, perché si torna a ridere, gente!
Tuttavia, non so quando riuscirò a pubblicare, perché al mio paese è saltata la connessione internet (in questo momento sto pubblicando da casa di mio fratello, ma solo perché ha fatto un'eccezione per questa volta), quindi devono sistemarla e non si sa ancora entro quando. Perdonatemi quindi, ma potrei dover saltare il prossimo aggiornamento...tuttavia, non appena avrò di nuovo i mezzi posterò subito il nuovo capitolo, promesso!
Nel frattempo vi saluto e spero di tornare presto ad aggiornare! Ciaaaao!

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Capitolo 24
*** Occhi aperti ***


Una volta scesi dal treno, andiamo subito al tabellone per controllare gli orari del treno con destinazione Dollet; per nostra sfortuna è appena passato.
-Il prossimo è fra un'ora- informo gli altri, picchiettando con il dito l'orario delle dodici.
-Maledizione, non possiamo perdere altro tempo!- impreca Seifer, sbuffando.
-Sì, anche perché se prendiamo il treno a mezzogiorno...insomma, quando mangiamo?!-.
Io, Seifer, Fujin e Raijin ci voltiamo scocciati in direzione di Zell, che diventa rosso come un peperone (a proposito di cibo) e solleva le mani per scusarsi:
-Come...come non detto, va bene. Oggi digiuniamo!- balbetta, incrociando il mio sguardo assassino e quello omicida di Seifer, che poi sbuffa e mi dà una gomitata:
-E tu non lamentarti, dato che coinvolgerlo è stata una tua idea! Perciò sarai tu a occuparti di lui!- mi rimbrotta scherzosamente, il dito indice sollevato a mo' di avvertimento. Gli afferro il polso e glielo scrollo per farglielo abbassare:
-Ma che diavolo dici?! Io questo idiota non me lo sorbisco proprio per niente, hai capito?- mi arrabbio, accennando con il pollice a uno Zell molto offeso a giudicare dall'espressione imbronciata che ha sul viso.
-Devo andarmene e permettervi di insultarmi in pace?-.
-Bravo, gallinaccio. Togliti dai piedi fintanto che decidiamo a quale allevamento di pollame venderti- replica Seifer con un gesto della mano.
-COOOOOOSA?!-.
-Scherzava - lancio un'occhiataccia sia a mio fratello sia a Zell - Ma io no- puntualizzo, prima di voltarmi e incamminarmi verso l'uscita della stazione.
-ADESSO DOVE...-.
-E piantala di starnazzare, sottospecie di gallinaccio biondo ossigenato!- scoppio, voltandomi di scatto e in tempo per vedere mio fratello scoppiare a ridere e indicarmi.
Eh no, non ho ancora digerito lo scherzetto che Zell mi ha giocato sul treno e non sopporto che qualcuno mi prenda in giro: lui l'ha già fatto due volte oggi e già gli basterebbero per un paio di schiaffi.
-Non è divertente, Seifer- borbottiamo in sincronia io e Zell. Quando me ne accorgo, il mio sbuffo potrebbe buttare giù il Garden intero. Un po' come la potenza in decibel della risata di mio fratello.
-Gallinaccio, dovresti sentire certi insulti che le vengono in mente. In questo è geniale...Raijin ne sa qualcosa, non è vero?- ridacchia Seifer, non appena si è ripreso. Lo fulmino con lo sguardo, mentre Raijin incrocia le braccia e mastica qualche imprecazione.
-Tu cos'hai da borbottare, razza di gorilla grufolante?!- scatto, trucidando anche lui con lo sguardo. Mio fratello scoppia di nuovo a ridere:
-Visto?-.
-Non sono un fenomeno da baraccone, Seifer- mugugno, guardandolo di traverso. Dietro di lui Zell osserva stranito Fujin riempire di pedate gli stinchi di Raijin, prima di sollevare uno sguardo più consapevole su di me:
-Ehm, in tutto questo...meglio che Atra non si occupi di me: preferisco cavarmela da...da solo, ecco!-. Seifer gli sferra una violenta pacca sulla schiena:
-Sai una cosa, gallinaccio? Hai ragione! Rimedieremo il pranzo da un'altra parte: il pollo arrosto ce lo teniamo per questa domenica- ridacchia. Zell impallidisce e sgrana gli occhi.
-Scherzava - intervengo nuovamente - ma cerca di non farlo arrabbiare- dico poi prudentemente a voce più bassa, seguendo la leggera sfumatura dorata attraversare i suoi occhi non appena si accorge nuovamente dell'orario.
Seifer per tutta risposta scuote la testa, prima di cominciare a camminare velocemente verso di me, superandomi.
-Ohi, e adesso cos'ha?- domanda stranito Zell, osservandolo allontanarsi.
Mi affretto a fare agli altri cenno di seguirlo, mentre mormoro:
-Non lo so. Non lo so davvero. Ma tieni gli occhi aperti anche tu, per favore-.
Lo vedo annuire con la coda nell'occhio, mentre sull'altro lato veniamo superati da Fujin e Raijin:
-Ehi capo, aspetta!-.
-DESTINAZIONE?-.
Seifer si blocca di colpo e dice non senza una certa irritazione:
-Andremo a Dollet a piedi. Abbiamo ancora tempo, ma meglio affrettarci. Il treno del presidente dovrebbe passare alle quattro-.
-...le quattro meno un quarto! Te l'avrò detto mille volte!- precisa una voce femminile che sicuramente non è la mia. Ci voltiamo tutti e cinque per vedere arrivare Rinoa seguita da Squall e Selphie, che non nascondono certo la loro sorpresa nel vederci a Timber.
-Già finito di vagliare i dettagli del piano?- chiede Seifer, che non si può dire piacevolmente sorpreso. Un'altra ombra dorata gli attraversa gli occhi e io comincio a sentire la preoccupazione martellarmi nella testa.
Rinoa posa le mani sui fianchi e annuisce:
-Squall e Selphie sono arrivati presto...a differenza vostra!- ci rimprovera con il dito alzato. Argh, questa è in compagnia della mia ex portaordini solo da ieri e ha già acquisito il suo modo di fare?
Come per confermare i miei pensieri, Selphie mi fa l'occhiolino e io deglutisco di colpo, pregando che questi tre se ne vadano in fretta per la loro strada, anche perché mio fratello si sta spazientendo:
-Scusa tanto se abbiamo avuto qualche problema- sbotta, il tono che comincia a farsi tagliente. Zell mi lancia uno sguardo allarmato e io gli restituisco un'occhiata altrettanto inquieta. Rinoa invece non si accorge di un emerito fico secco:
-Che problemi ci sono a prendere un treno?- ride, scuotendo i capelli sciolti sulle spalle. Vedo la mascella di Seifer contrarsi di colpo e decido di intervenire:
-Cosa ti importa? Adesso siamo qui, non vedo dove sia il problema- mi intrometto seccamente, fulminandola con lo sguardo. Rinoa finalmente tace, ma in questo momento comincia Selphie:
-Ma voi non eravate in punizione?- ci domanda innocentemente, facendo scorrere lo sguardo da un Seifer al limite del nervosismo a una me piuttosto inquieta, fino a posarsi con una certa sorpresa su uno Zell imbarazzatissimo. Mi gratto la nuca:
-Tecnicamente sì...- rispondo semplicemente, incontrando il pungente sguardo ammonitore di mio fratello. Selphie mi squadra a lungo con occhi inquisitori, prima di aprire il viso in un sorriso complice:
-Allora come siete sfuggiti ai controlli del Garden? Facendo i ninja?- chiede, scrollando il capo sorridente e battendo le mani.
Oh, Selphie. Non hai davvero il minimo sospetto di ciò che siamo capaci di fare?
Nel silenzio calato improvvisamente, le mie freccie tintinnano l'una contro l'altra quando scrollo le spalle. Mi mordo con amarezza il labbro inferiore, prima di scoppiare in una risatina contenuta e nervosa:
-Vuoi davvero saperlo?- ribatto, sollevando uno sguardo eloquente sulla sua figura, irrigidita dalla sorpresa e forse anche un po' ferita.
Squall invece ha uno scatto del mento e stringe i suoi occhi d'acciaio per trafiggermi con uno sguardo carico di disprezzo.
Ah, lui sì che ha capito. Forse perché se l'aspettava. Da me e mio fratello, perlomeno. Infatti la sua occhiata punge solo me e Seifer, che in questo momento mi si è avvicinato e mi ha messo una mano tremante sulla schiena, il viso teso e contratto in una smorfia ostile.
-Cos'hai da guardare, Leonhart?- lo accusa, nel tono lo stesso avvertimento che gli leggo negli occhi ormai quasi del tutto dorati.
Oh no. No, no, no...
Per tutta risposta, Squall stringe di colpo i pugni e il silenzio carico di tensione è spezzato solo dal cigolio della pelle dei suoi guanti.
Ma a parte questo non reagisce.
La mano di mio fratello sulla mia schiena ha un fremito e le dita si distendono fino a scavarmi la carne.
-Leonhart, che cos'hai da guardare?- ripete mio fratello, la voce che si fa più vicina a un ringhio, il ghiaccio degli occhi che annega in un mare d'oro.
Leonhart, fa' qualcosa! Dagli anche un cazzotto sul muso, ma reagisci!
Squall invece si limita a spostare lo sguardo da me a mio fratello, sfidandolo silenziosamente. La mano di Seifer scivola di scatto dalla mia schiena:
-Leonhart, che cazzo hai da guardare, eh?- ringhia mio fratello, cominciando ad avanzare velocemente.
Maledizione, no!
Mi appendo al suo braccio e punto i piedi, mentre Zell gli corre subito davanti per costringerlo a fermarsi:
-No non qui, vi prego- borbotta poi, sbuffando per la tensione.
-Seifer, sta' calmo- intimo a mio fratello, intrecciando le mie dita con le sue, mentre Zell lo fronteggia senza batter ciglio, nemmeno quando Seifer cerca di respingerlo con uno spintone. Per evitare il peggio gli afferro anche l'altra mano e lo blocco disperatamente; Zell mi ringrazia con uno sguardo, la gola che si tende quando lui deglutisce faticosamente e la fronte imperlata di sudore.
-Vai capo, distruggilo!-.
-FORZA!-.
Mi volto a incenerire con lo sguardo Fujin e Raijin, che stanno facendo il tifo perché Seifer riempia di botte questo irriverente di un Leonhart.
L'ho detto che sono imbecilli, no?
-Razza di scimmie urlatrici, giuro che se non tacete vi...- comincio fra i denti, prima di essere interrotta da Seifer:
-Zitti, tutti quanti - dice seccamente, liberandosi di me con uno strattone e spingendo da parte Zell - Ti ho fatto una domanda, Squall-.
Mi tormento preoccupata le unghie, socchiudendo gli occhi al suono lugubre delle parole di mio fratello. Se l'irruenza di Seifer è temibile, lo è cento volte di più la sua calma fredda e lucida. Soprattutto lucida.
Squall solleva le sopracciglia, un battito di palpebre a nascondergli solo istantaneamente l'indolenza dello sguardo:
-Mi chiedevo solo quanti ne aveste fatti fuori al Garden, tu e tua sorella- risponde finalmente con tono piatto.
Seifer si irrigidisce, inspirando di colpo e tremando tutto.
-Che cosa...-.
Lo agguanto nuovamente per il braccio prima che finisca la frase e scateni una guerra di proporzioni mondiali:
-Questi non sono affari tuoi- lo rimbecco cupamente, riuscendo fortunatamente a tirare mio fratello vicino a me e ad afferrarlo saldamente.
Squall assottiglia le palpebre e per la prima volta il suo volto si contrae in una smorfia irritata:
-Non direi, Atra. Sono un SeeD anche io-.
-Ma non mi dire...- mormoro con una smorfia molto interessata, spostando poi lo sguardo su mio fratello, che inaspettatamente non reagisce. Zell, che si trova alla destra di Seifer, mi scocca uno sguardo allarmato, ma io mi affretto a scuotere piano la testa: le sfumature dorate negli occhi di mio fratello stanno lentamente scemando, affondando nel loro solito color ghiaccio.
La tensione che corre sotto la pelle di Seifer si rilassa e il fremito dei muscoli si arresta gradatamente, fino a lasciarlo del tutto con il sospiro che gli sfugge dalle labbra. Anche io mi permetto di emettere un breve respiro di sollievo, rinsaldando poi la presa sul suo braccio per infondergli più sicurezza.
Mio fratello non si muove, mentre sulla fronte e lungo la linea che percorre l'attaccatura dei capelli gli scorrono alcune gocce di sudore che lui non si premura nemmeno di asciugare.
Maledizione, cosa gli sta succedendo? Non mi riferisco affatto alla sua personalità di attaccabrighe, sia chiaro.
Sembra piuttosto che stia lottando con se stesso.
-Atra, puoi lasciarmi andare adesso-.
La voce di Seifer risuona roca e stanca: ha posato l'altra mano sulla mia e la sta delicatamente spostando. Lascio la presa senza smettere di scrutargli gli occhi: piccole schegge dorate e tremanti sono incastonate nel duro ghiaccio delle sue iridi, ma lo sguardo è stranamente assente ed estraneo persino per una persona fredda come lui.
È perfino più indolente di Squall, che in questo momento ci sta guardando con un interesse più vivo negli occhi, una ruga di incomprensione che gli riga la fronte e attraversa la cicatrice.
Seifer socchiude improvvisamente gli occhi e si volta di scatto, abbassando il viso e passandosi una mano sulla fonte per nascondersi al mio sguardo indagatore.
-Sto bene- sputa fra i denti in risposta alla domanda martellante che aleggia in ogni mio gesto. Mi mordo un labbro per non replicare. È chiaro come il sole che non sta bene, ma non riesco ancora a identificare cosa lo riduca in questo stato. Sarà la tensione per il lavoro sporco che siamo costretti a fare? Ma non è stato lui ad accettarlo? Non l'ha fatto per...
-Bene, ora che i nostri due uomini si sono calmati, possiamo procedere con la missione-.
Rinoa: le mani sui fianchi, i piedi ben piantati a terra, un'espressione risoluta ad arricciarle il bel nasino e il cipiglio agguerrito. Se non fosse così dannatamente patetica in tutto ciò che fa potrei anche provare a prenderla sul serio. Mi chiedo davvero cosa ci abbia trovato Seifer in lei. È sorprendente persino il fatto che faccia parte della più attiva organizzazione di resistenza qui a Timber.
La mano di mio fratello si posa sulla mia spalla e mi dà un leggero strattone:
-Andiamo, allora. Buona fortuna e robe varie- borbotta, incamminandosi davanti a me, seguito dagli sguardi straniti di tutti i presenti.
Questo qui è il tipo che mi ha cresciuta, sì. Quindi sono giustificata se dico che lo sto seguendo tranquillamente, le mani in tasca e la testa già proiettata a Dollet.
-Seifer!-.
-Dannazione e adesso cosa vuole?- ringhia mio fratello, quando la voce di Rinoa lo richiama. Ci voltiamo e la vediamo con la mano alzata, il volto stranamente preoccupato:
-Uhm... - comincia, disegnando il profilo delle mattonelle sulla pavimentazione con la punta dello stivale, prima di risollevare lo sguardo al suono dei passi di mio fratello, che ha nel frattempo ripreso a camminare - Vorrei solo dirvi... - continua, alzando la voce per ottenere la nostra attenzione - Vorrei solo dirvi...che noi partiremo per la missione alle tre e mezzo. Se per quell'ora non avremo ricevuto vostre notizie, procederemo con il piano che ci siamo prefissati, d'accordo?-.
Davanti a me, Zell abbassa le spalle in un moto di delusione:
-Nemmeno un "buona fortuna"...- borbotta accigliato.
Non che io e Seifer ce lo saremmo aspettati. Il che è strano (ancora una volta), perché mio fratello non fa mai niente per niente.
Il trio ci rivolge un veloce cenno di saluto, prima di sparire tra la folla che riempie la stazione.
-Bella gente - commenta Raijin, guadagnandosi una mia occhiataccia - E che diavolo! Devo stare proprio zitto?!- si lamenta.
-Come una tomba. Altrimenti ti ci sotterro vivo- lo minaccio, mentre Seifer lancia una veloce occhiata all'orologio:
-Le undici e venti. Abbiamo perso anche fin troppo tempo: usciamo velocemente da qui e andiamo dritti a Dollet- dice, incamminandosi con le mani nelle tasche del cappotto e lo sguardo pensoso.
Mentre i suoi due cagnolini lo seguono con rinnovato entusiasmo, Zell mi si affianca:
-Tu che dici?- mi chiede, accennando con il pollice a mio fratello.
Mi lascio sfuggire un sospiro:
-Occhi aperti. Dico solo questo-.

***

Arriviamo a Dollet in una trentina di minuti. Camminiamo a ritmo serrato, incuranti delle proteste di Zell e Raijin, che mi tocca mettere in riga con un bel po' di insulti e minacce. Quando la città si profila ai nostri occhi, traiamo tutti quanti un sospiro di sollievo.
-Finalmente la tortura è finita- borbotta Zell, sbuffando per non dare a vedere che ansima vistosamente. Gli lancio un'occhiata irritata:
-Va bene che con le zampe da pollo che ti ritrovi camminare a lungo non ti fa bene...ma non ho mai sentito un gallo più lamentoso di te- lo rimbecco. Raijin qualche passo più avanti di noi si volta e scoppia in una risatina:
-Dovevamo proprio portarcelo dietro, il gallinaccio? Se io sarei stato in voi...-.
-Se io...cosa?- strillo, fermandomi di botto. Raijin si volta a guardarmi con un'espressione ebete sul viso, mentre Zell stringe gli occhi e si prepara alla mia sfuriata.
-Ho detto: se io sarei...-.
-Se io fossi, razza di orango dal cervello in putrefazione! Sei così rimbecillito che persino i Moguri ti riempirebbero di mazzate su quella crapa di demente che ti ritrovi!- esplodo facendo voltare anche Seifer, che non ha voluto parlare con nessuno per tutto il viaggio.
Raijin impallidisce per la sorpresa, prima di recuperare la sua solita faccia tosta da idiota totale:
-Ma sì, Atra - minimizza con un gesto della mano - Sempre indicativo è-.
congiuntivo, razza di ignorante! Dov'eri quando distribuivano un minimo di cervello? Al Trucca bimbi a farti dipingere il faccino da Behemoth quale sei? Oppure eri un Behemoth che voleva farsi dipingere il faccino da umano? Se io fossi stata in te mi sarei fatta fare anche dipingere un cervello in fronte, giusto per togliermi lo sfizio di sapere com'è fatto!- lo attacco, mentre sia Zell sia Seifer riescono a fatica a trattenere le risate.
Raijin rimane di sasso, subito svegliato da un paio di pedate di Fujin che gli urla "BEHEMOTH" a un palmo dal naso.
-Se io sarei... - borbotto calciando un sasso e riprendendo a camminare, lasciando tutti impalati a guardarmi - Hyne, ti aprirei la testa a suon di badilate solo per vedere che cosa c'è dentro, guarda. Credo che l'unico neurone che abbia avuto il coraggio di abitarci si sia sparato perché soffriva di solitudine- continuo a mugugnare superando persino mio fratello, che prima era un bel po' avanti a noi. Gli scocco uno sguardo risentito:
-Sai ancora ridere? Ah, che bella notizia- lo rimbecco seccamente. La sua mano si chiude sul mio braccio e mi trattiene:
-Sono solo un po' nervoso- mi fa presente con il tono che usa quando non vuole che mi impicci nei suoi affari. Soffio una risatina ironica:
-Accidenti, un po'? Sei peggio di una donna quando è nel suo periodo, il che è tutto dire- commento, proprio nel momento in cui arriviamo alle porte di Dollet.
-Che belloooooooo finalmente si mangia!- starnazza Zell saltellando dappertutto. Seifer lo afferra per il colletto della maglia e lo trattiene:
-Dopo la visitina dalla Strega, gallinaccio. Avresti potuto beccare qualche seme nel tragitto, ma il tuo becco era troppo occupato a lamentarsi. Adesso dobbiamo fare attenzione - e qui mio fratello molla un imbronciato Zell e si rivolge a tutti noi - Io, mia sorella e il gallinaccio saremo ricercati perché abbiamo rubato una macchina, quindi dobbiamo dare nell'occhio il meno possibile-.
-L'auto non era dove l'abbiamo lasciata ieri, quindi la polizia potrebbe averla ritrovata- intervengo subito. Non ho per niente voglia di dovermela dare a gambe non appena entrata in città: non mi sono ancora ripresa, tra ieri e oggi.
Seifer schiocca la lingua:
-Abbiamo comunque commesso il furto, Atra. Dobbiamo essere veloci e...fortunati-.
-La fortuna aiuta gli audaci. E gli affamati, spero- si intromette Zell, nel momento stesso in cui il suo stomaco emette un brontolio simile al ruggito dell'uomo delle caverne. Sollevo un sopracciglio:
-Allora tieni gli occhi puntati al cielo: potrebbe pioverti una coscia di pollo in bocca, prima o poi- lo prendo in giro, facendo nascere un ghigno divertito sul volto di mio fratello. Zell sbuffa sconsolato:
-Potrei mangiarmi anche quella, da tanta fame ho-.
-Basta che il tuo stomaco non ci tradisca- interviene Seifer, facendoci segno di riprendere a camminare.


Salve, gente! Sono resuscitata (si fa per dire, ho trovato cinque minuti per pubblicare e ne ho approfittato! Però in compenso Internet è a posto!) e sono tornata con questo capitolo variegato. Un po' di tensione ci sta sempre dai, ma l'ho subito mitigata con il solito momento comico della nostra banda di pazzi. Tra l'altro, mi sono mancate un sacco queste scene! Adesso capite perché li ho messi tutti allegramente insieme?
Da notare l'umore "roseo" di Atra e l'ignoranza degli altri che la stuzzicano in continuazione, tanto per peggiorare la situazione. 
Inoltre a Timber i nostri hanno incontrato vecchie conoscenze e i due rivali si sono subito scaldati a dovere...ammetto che volevo anche mettere qualche mazzata, ma oggettivamente Atra non l'avrebbe mai permesso. Ci siamo andati molto vicino, comunque.

Quanto a Seifer...beh, vedrete cosa succederà tra pochi capitoli, ma Atra sta veramente cominciando a preoccuparsi e ne ha tutti i motivi. Infatti ribadisce più volte che lo terrà d'occhio, come si è ripromessa qualche capitolo fa. Questa volta però è certa di non sbagliarsi.


Insomma, ci siamo quasi. Stiamo per entrare a Dollet e fare il fatidico incontro con la Strega. Ormai sapete che con me non potete mai stare tranquilli, quindi aspettatevi veramente di tutto!
Vi avviso che purtroppo non riuscirò più a rispettare la scadenza settimanale, almeno per ora. Non sto attraversando un periodo propriamente rilassante e quindi le mie energie sono un po' ridotte. Vedrò di fare quello che posso, comunque.
Nel frattempo vi saluto e vi do appuntamento al prossimo! Ciaaaaaao!

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Capitolo 25
*** Infiltrazione fra le truppe galbadiane ***


-Ehi, voi!-.
-Fermatevi subito! Fermi, ho detto!-.
-Bloccateli!-.
-ZELL, IO TI SPENNO VIVO!- grido, agguantandolo per la maglia e trascinandolo nella corsa, mentre dietro di noi risuonano gli scalpiccii concitati di almeno cinque persone che si sono gettate al nostro inseguimento.
-Che diavolo credevi di fare, eh?- sbraito, prima di mollarlo e guardarlo incespicare nei propri piedi.
Zell riesce a recuperare l'equilibrio e accelera per raggiungermi:
-Scusa, ma ho visto un distributore automatico e...- si giustifica, facendosi piccolo piccolo anche mentre corre.
Hyne, se ne avessi il tempo mi fermerei a pigliarlo a schiaffi.
-Appena trovo un cassonetto ti ci spedisco dentro a calci, razza di deficiente- lo apostrofo con rabbia, schivando con un balzo un tipo sbucato da un vicoletto laterale.
-Ma oggi è caccia all'uomo?- si lamenta il gallinaccio dietro di me, prima di cacciare uno strillo non appena si vede incalzato da quattro persone.
-Datti una mossa e piantala di lamentarti- ringhio. Improvvisamente qualcuno mi afferra per il braccio e mi strattona di lato. Mi preparo a divincolarmi, quando la mano di Seifer mi scrolla e mi tira violentemente in avanti per spingermi a seguirlo in un percorso a ostacoli tra i bidoni della spazzatura. Mi guardo indietro per vedere Zell sgattaiolare dietro di noi, bianco come un cencio.
Percorriamo tutto il vicolo laterale in cui ci siamo infilati fino a raggiungere Fujin e Raijin, che ci stanno aspettando alla confluenza della stradina con quella principale, però un bel po' più avanti rispetto a dove l'abbiamo abbandonata. Alla nostra destra le luci del "Nautilus", il negozio d'armi di Dollet, brillano di verde acido proiettando un'aura soffusa sul palazzo di fronte. Nella mia memoria il déjà-vu lampeggia per la frazione di un secondo, giusto il tempo di incamerare avidamente tutto l'ossigeno che posso, prima che Seifer ci spinga malamente tutti quanti dentro al negozio e chiuda la porta con uno schianto.
-Maledizione, cominciamo male- borbotta poggiando la testa contro il battente e passandosi una mano sulla fronte, le dita che indugiano leggermente sulla cicatrice.
Mi reggo al muro, constatando con sollievo che in negozio non c'è nessuno.
-Posso aiutarvi, ragazzi?-.
Ok, lo giuro che la prossima volta starò zitta. Mannaggia alla sfiga e alle sue orecchie da pipistrello.
La commessa ci scocca uno sguardo confuso, vedendoci barcollanti, grondanti di sudore e ansimanti. Sventolo una mano in aria:
-Ci dia...un momento- gemo, poggiando la fronte contro il muro e cercando di respirare profondamente.
-Atra, stai...- comincia Zell, ma io scatto come una molla:
-Tu taci, emerito deficiente! - lo apostrofo - Se hai così tanta fame, perché non ti ingoi qualche pugnale o una bella bomba incendiaria, adesso che sei qui? Dovevi proprio fermarti ai distributori automatici?!-.
Seifer solleva le sopracciglia:
-Gallinaccio sei peggio dei bambini, porca miseria! Avevo detto o no di non dare nell'occhio?!- lo rimprovera aspramente. Zell solleva gli occhi al cielo:
-Ehi, piantatela di trattarmi così male! E poi Atra, ti avevo anche detto che mi allontanavo un attimo. L'avevate detto pure voi che la situazione era più tranquilla di quanto pensavate!- si difende, incrociando le braccia al petto e aggrottando le sopracciglia in una smorfia offesa. Gli lancio un'occhiataccia:
-Tu mi hai detto che ti saresti allontanato un attimo, non che saresti passato sotto il naso del commesso dell'autonoleggio che abbiamo derubato a prenderti un sacchetto di patatine!- lo rimbrotto, puntandogli il dito contro.
-Ehm, ragazzi...che ne dite di discuterne altrove? Tanto dovremmo averli seminati- balbetta Raijin, osservando l'espressione sempre più confusa della commessa, che sta lentamente assumendo un colorito cadaverico.
-Nessun problema, signora. Torniamo, eh- la saluta Seifer, l'ultimo della fila a fiondarsi fuori dalla porta.
Ci guardiamo freneticamente attorno: nessuno in vista, per nostra fortuna.
-Siamo vicini alla piazza: raggiungiamola e facciamo la deviazione per la torre di trasmissione. Sarà pieno di soldati, cercate di abbatterli senza dare nell'occhio. Atra, una volta arrivati al sentiero di montagna farai da avanguardia con Fujin: voi due vi occuperete di sgomberarci la strada- ordina Seifer, riprendendo a camminare con una certa baldanza mista a nervosismo.
Anche io comincio a sentirmi parecchio ansiosa: la vicinanza con la Strega non mi ha mai fatto bene e non oso pensare a cosa succederebbe se ci beccasse; ci siamo andati molto vicino l'ultima volta. Tanto più che se ci scoprisse sarebbe solo colpa nostra, dato che è stata una nostra idea venire qui.
Quando raggiungiamo la piazza, deserta a parte due vecchietti davanti al fiorista che discutono animatamente sul colore dei fiori da mettere sul balcone, ci accorgiamo di un piccolo inconveniente che ci sbarra la strada per la torre.
-Avanti, Atra: fallo fuori- mi sprona Seifer, accennando con il mento alla sentinella di guardia: mento sollevato, tutto impettito, l'uniforme di almeno due taglie più grandi di lui...un novellino, insomma.
-Non posso tirargli una freccia da qui. Se ne accorgeranno tutti e il piano andrà a monte- bisbiglio in risposta, prima di sbirciare da dietro la statua che ci nasconde.
-Ma noi dobbiamo passare!- ringhia impaziente mio fratello, chiudendo la mano sull'Hyperion. Gli afferro il polso:
-Calmo, Seifer. Lascia fare a me- lo rassicuro, prima di posare l'arco a terra e rialzarmi da dietro il piedistallo della statua, per poi avvicinarmi tranquillamente al soldato, che si affretta a fare una tremante riverenza.
Un novellino, eh? Adesso ti sistemo io.
-Posso aiutarla, signorina?-.
Reprimo un sorrisetto ironico e la rispostaccia che mi sta salendo alle labbra; fingo invece un'aria meravigliata e un tono innocuo:
-Sono qui in vacanza e non posso assolutamente andarmene senza aver visto la famosa torre di trasmissione di Dollet. Mi hanno detto che per andarci si passa per di qui ma forse ho capito male io- mi spiego, sentendomi estremamente patetica. Credo che dietro la statua "qualcuno" si stia facendo un bel po' di risate. Ma guarda un po' cosa mi tocca fare.
Il soldato biascica un po’ di parole senza senso, prima di recuperare il contegno:
-Ehm...sì la strada è questa effettivamente, ma al momento non è possibile accedervi: è zona posta sotto stretta sorveglianza-.
Annuisco, un'espressione molto dispiaciuta dipinta sul viso:
-Oh, capisco - trillo con una vocina delusa - Problemi con la trasmissione, giusto? Sa, io mi intendo di queste cose- dico, aggiungendo anche un occhiolino che faccio molto controvoglia.
Però è vero, io trasmetto molti messaggi ma il testo è sempre lo stesso: "levati dai piedi o ti tolgo di mezzo io".
Il soldato scuote la testa, tornando poi sull'attenti (anche se sembra più che gli abbiano punto il sedere con uno spillo):
-Non...non sono autorizzato a parlarne con lei, mi...mi di...spiace- balbetta, facendo un'altra riverenza.
Sfodero un sorriso rassicurante (credo, non mi sono mai guardata allo specchio quando lo faccio perché è la prima volta che mi capita):
-Oh, non si preoccupi. A proposito, sembra che qualcuno stia arrivando per parlare con lei - gli faccio presente, prima di voltarmi leggermente per dargli l'impressione di starmene andando - La saluto, soldato- faccio, mentre quest'imbecille si gira sorpreso.
Fulminea recupero il pugnale dallo stivaletto e lo scaglio, centrando perfettamente la sua nuca. Mi affretto a lanciargli un Novox che soffochi eventuali lamenti che potrebbero tradirmi, mentre mi guardo intorno per accertarmi di non essere stata notata: i vecchietti si sono decisi a non comprare niente e se ne stanno andando via tranquillamente, mentre da lontano un cane scruta attentamente la fontana che gorgoglia al centro della piazza, come se niente fosse.
Faccio un segnale ai miei compagni, prima di scavalcare il corpo del soldato e recuperare il pugnale, infilandolo nella cintura.
-Accidenti, l'ha messo nel sacco ben bene!- commenta fra sé e sé Zell, sorpreso.
-Fu', Atra- ci chiama intanto Seifer passandomi l'arco e la faretra mentre subito vengo affiancata da Fujin con il Chakram già sfoderato, gli spuntoni affilati dell'arma che sibilano nell'aria mentre riprendiamo a correre.
Saliamo indisturbati più di quanto ci saremmo aspettati prima di imbatterci nella prima pattuglia di soldati, composta da sei elementi.
-E voi come siete arrivati fin qui?- esclama sorpreso uno di loro, subito messo a tacere dalla mia freccia che gli trapassa la giugulare.
Gli altri sguainano le spade, ma Fujin lancia il Chakram e ne colpisce tre: due al collo e uno al busto, secondo il movimento discendente del suo disco dalle lame ritorte. Finisco in fretta il terzo soldato colpito da Fujin e ne scorgo arrivare altri quattro, le lame che brillano ignare e altezzose...come i loro proprietari, del resto.
-Fujin, andiamo avanti!- la sprono con un gesto della mano. Lei fa roteare il Chakram e mi supera, il sangue che schizza dalle punte della sua arma in tante piccole gocce scarlatte.
Mi appoggio alla parete rocciosa alla nostra destra e comincio ad abbattere i soldati dalla seconda fila in poi, mentre quelli che fungono da avanguardia vengono falciati a gruppi di tre dalle lame letali di Fujin.
Devo dire che non mi è capitato tanto spesso di combattere insieme a lei, ma mi ci trovo abbastanza bene. Sempre meglio che combattere vicino alle ascelle sudate di Raijin.
In questo momento un forte calcio alla base della schiena mi sbilancia in avanti, ma riesco a non cadere e faccio una fulminea piroetta per piantare una freccia dritta nel petto al soldato che mi si è avvicinato troppo.
Dato che l'ho scagliato molto vicino al mio bersaglio, il proiettile esce fischiando dal suo corpo e si pianta nella roccia.
Osservo disgustata l'uomo accasciarsi ai miei piedi, in tempo per intercettare l'affondo del collega dietro di lui. Afferro velocissima il pugnale e devio la spada dal mio fianco, prima di tirare una precisa ginocchiata al piatto della lama e sollevarla quel che basta per rispedirla al mittente con un fendente del pugnale. Il taglio della mia lama stride prepotentemente contro il metallo della spada e il soldato subisce un contraccolpo inaspettato di cui si accorge solo quando si ritrova la lama piantata in faccia. Non mi resta altro da fare che dargli un calcio in pancia per farlo cadere all'indietro, addosso all'uomo subito dietro, che lancia un grido sorpreso e poi un'imprecazione prima di scrollarsi di dosso il corpo del collega e accerchiarmi insieme a un altro galbadiano.
-Seifer, maledizione!- grido, arretrando fino a sentire la roccia graffiarmi le spalle nude e infilandomi in fretta l'arco a tracolla.
-Lo so, ci stiamo provando!- mi risponde più in là la voce di mio fratello, seguita dal clangore della sua spada e da un colpo della semi-automatica del suo Gunblade.
Intanto i due soldati mi attaccano contemporaneamente e io istintivamente mi accuccio contro la parete, mentre il metallo colpisce violentemente la roccia dietro di me.
Impugno saldamente il pugnale e scatto il piedi, penetrando subito dopo la guardia del primo con una gomitata e quella del secondo con il pomo dell'arma. Mentre i due galbadiani subiscono il contraccolpo, sorprendo un terzo soldato cercare di colpirmi alle spalle. Mi tolgo velocemente dalla sua traiettoria e ne approfitto per dargli una spintarella che lo fa finire contro al soldato più a sinistra con la spada ancora levata. Corono il tutto con uno spintone ancora più forte del primo, sperando che la fortuna giri per una volta dalla mia parte.
Non mi fermo a controllare i danni subiti da uno e dall'altro e parto a testa bassa contro il soldato alla mia destra, che schiva il mio fendente e punta dritto al mio collo con un pugno. Mi accorgo troppo tardi del tirapugni che scintilla fra le sue dita e il dolore degli spuntoni in acciaio che mi penetrano la carne è così atroce che per un secondo vedo solo la realtà ridotta a polvere danzante.
Un secondo prezioso, perché il mio avversario torna alla carica e cerca di disarmarmi. Agito il pugnale alla cieca, sbattendo velocemente le palpebre per recuperare al più presto la vista. Improvvisamente la mia lama incontra qualcosa e mi affretto a fare pressione per farla penetrare.
Grazie a Hyne la mia vista ritorna nitida proprio nel momento in cui il soldato ritenta un pugno. Strappo il pugnale dal suo braccio e paro il colpo con il taglio della lama, che incide una profonda tacca nel tirapugni in metallo del soldato. Incastro il coltello fra uno spuntone e l'altro e poi tiro con tutte le mie forze in diagonale. Il pugno del soldato segue la mia lama, che infligge una profonda ferita nel suo ventre, allargata poi ulteriormente dagli spuntoni di ferro che colpiscono la stessa zona.
Improvvisamente uno spostamento d'aria dietro di me attira la mia attenzione e faccio appena in tempo a disincastrare la lama dal tirapugni e a levarmi dalla traiettoria dell'ennesima spada.
Compio un mezzo giro per guardare in faccia il mio aggressore e mi accorgo che ha un taglio profondo sul volto. Ok, la fortuna non girerà mai dalla mia parte: è il soldato che ho spinto amorevolmente nelle braccia del suo compare.
Il galbadiano tenta una finta a destra che io intercetto con il pugnale, incidendogli un lungo taglio nell'avambraccio e squarciandoglielo.
Mi impedisco di guardare ed estraggo in fretta il coltello, che cozza più volte contro l'osso scoperto prima di emergere zuppo di sangue.
Non ho tempo per disgustarmene, perché con la coda nell'occhio colgo l'ultimo, disperato movimento del soldato ancora alle mie spalle: schivo il suo debole attacco e gli faccio una finta a destra, per poi scagliare velocemente il pugnale a sinistra. Il coltello trapassa totalmente il costato del galbadiano e finisce a terra con un tintinnio, mentre finalmente il mio avversario crolla in ginocchio.
Lo respingo con un calcio, chinandomi in avanti per recuperare il coltello e lanciarmi in avanti a finire con una pugnalata al cuore il soldato sfregiato, prima di appiattirmi nuovamente contro la parete rocciosa per evitare l'ennesimo affondo da parte dell'ennesimo soldato, lanciandomi poi addosso a lui e schivando nel contempo la sua spada.
La lama scarta di lato, ma incontra la resistenza del mio pugnale a un soffio dal mio fianco. Questa volta la spingo verso il basso, per offrirmi il giusto appoggio per il piede, piantandogli l'altro in faccia ed esibendomi in una rovesciata all'indietro il cui slancio schiaccia a terra il soldato, mentre io finisco con i piedi contro la parete di roccia e mi do lo slancio successivo per rimpiombare addosso al galbadiano. Mentre sono in aria scaglio il pugnale contro un soldato che sta cercando di aiutare quello che ho buttato a terra, sul petto del quale finisco un secondo dopo con tutto il mio peso piuma, prima di fare un salto in avanti, strappare il pugnale dalla fronte del galbadiano e sgozzare quello che mi ha fornito da trampolino di lancio.
-Grazie, lo rifacciamo?- lo schernisco, nel momento stesso in cui una forte detonazione proveniente dalla cima della parete rocciosa dietro di me fa tremare il suolo sotto i miei piedi; successivamente una valanga di massi enormi comincia a pioverci addosso.
Mi accuccio contro la roccia coprendomi la testa e mi lancio addosso un Protect per evitare di finire spappolata da frammenti di roccia grandi il doppio di me. In breve questo inferno finisce e io mi alzo velocemente in piedi sollevando il pugnale e guardandomi intorno: tutti i soldati attorno a me non hanno avuto la mia prontezza e ora giacciono schiacciati dai massi che sono caduti.
Ma chi fra i miei compagni ha avuto tempo di darmi una mano?
Alla mia destra Fujin sta cercando di tenermi lontani alla bell'e meglio i nemici restanti. Un galbadiano le arriva troppo vicino perché possa abbatterlo lanciando il Chakram e lei, una volta schivato maldestramente un fendente, sfrutta lo slancio preso precedentemente per piantargli uno spuntone dell'arma nella coscia, tirando violentemente verso il ginocchio. La gamba viene amputata appena sotto la rotula, facendo rotolare a terra il soldato in un turbine di sangue e urla lancinanti.
Alla mia sinistra Seifer, Zell e Raijin si stanno difendendo dall'arrivo dei soldati dalla città e questo è il motivo per cui siamo accerchiati.
Zell è pericolosamente sull'orlo del baratro che si apre sotto lo stretto sentiero di montagna diretto alla torre e sta tenendo testa a tre soldati contemporaneamente. Schiva il basso colpo di taglio di un galbadiano semplicemente saltando e in aria compie una sforbiciata che gli permette di colpire l'avversario al volto e offrirlo all'ampio fendente di Seifer, che nel suo corso aveva già decapitato due soldati.
Gli altri due galbadiani lo avvicinano da entrambi i lati e Zell stringe i pugni.
Fa una finta al volto di quello alla sua sinistra, schivando poi un affondo da parte di quello di destra. Mentre l'avversario dalla parte opposta approfitta della sua distrazione per menargli un fendente, Zell si abbassa e rotola in avanti, facendo inciampare il nemico alla sua destra mentre cercava di spingerlo ancora più sotto la lama del compare. Il risultato è che il soldato di sinistra infilza quello di destra al costato e Zell completa il lavoro prendendo la rincorsa e tirando un calcio potente nella schiena del galbadiano ferito, spedendo tutti e due di sotto.
Raijin e Seifer combattono più arretrati, il primo contro la roccia e il secondo appena in fondo al sentiero.
Devo ammetterlo, lo scimmione se la cava bene: sta combattendo contro quattro soldati in contemporanea e finora non ha nessuna ferita.
Le spade non arrivano mai a sfiorare il suo corpo, incontrando a metà strada l'imponente mole del suo bastone, che in questo momento rotea in aria e falcia le gambe di tutti gli avversari senza che nemmeno lo vedano. Poi ognuno di loro ha una sorte differente: il primo viene sbattuto senza tante cerimonie contro la parete rocciosa, il secondo fa un bel volo sopra la cresta di Zell (e ce ne vuole) e finisce a fare compagnia alla coppietta di prima nel baratro, il terzo incontra la spada di Seifer nel tentativo di rimettersi in piedi e il quarto finisce fulminato dal bastone di Raijin, su cui lui deve aver scagliato un Thunder.
Mio fratello, abbattuto l'avversario del compare, para distrattamente un fendente, prima di sparare semplicemente al soldato che si stava tanto impegnando a fronteggiarlo.
Subito altri tre si avvicinano, circondandolo su tutti i lati. Seifer solleva l'Hyperion e parte alla carica, trafiggendo il primo al ventre fino all'elsa, sparare al secondo con il Gunblade ancora conficcato nel corpo del soldato, che spinge via con un calcio contro il terzo, per poi infilzarli nuovamente entrambi.
Mio fratello strappa violentemente la spada dai galbadiani, senza badare ai due corpi che crollano l'uno addosso all'altro, e si scaglia contro una coppia di soldati che cercava di sorprenderlo alle spalle.
Da dove mi trovo posso vedere subito la sua espressione entusiasta mentre decide di giocare un po' con loro. L'Hyperion traccia una traiettoria sanguigna in aria, abbattendosi subito dopo sulla clavicola del primo soldato e tranciandogli di netto il braccio che tiene la spada.
Mentre il galbadiano urla di dolore e crolla a terra, il secondo si avventa su Seifer, la spada che scintilla letale sempre più vicino al viso di mio fratello, che si scansa prima di agguantarlo per il collo e passarlo sotto il filo dell'Hyperion, dandogli poi una ginocchiata nella schiena per infilzarlo a dovere. Infine la spada esce dal corpo, disegnando ancora un arco in aria per poi piantarsi vibrando nel petto del soldato a terra.
Subito mio fratello solleva lo sguardo direttamente verso di me, incontrando la mia espressione involontariamente contratta in una smorfia incredula.
Ecco perché Seifer non ha più tirato il combattimento per le lunghe: sapeva che lo stavo guardando.
Neanche il tempo di batter ciglio e una seconda detonazione falcia il nutrito gruppo di soldati che sta giungendo dalla città, coprendoci di fatto la salita alla torre.
Il grido di Fujin mi riscuote dall'immediata perplessità che mi coglie ancora una volta: ma chi diavolo sta facendo esplodere delle bombe?
Mi volto di scatto, mentre mio fratello comincia a falciare altri soldati nel tentativo di raggiungermi. Sguscio fra i nemici abbattendoli tutti con il morso letale del mio piccolo pugnale, fino ad avere una visione completa di Fujin che abbatte un'altra fila di soldati.
-Sono gli ultimi?- le domando dopo aver riposto il pugnale nella cintura e una volta imbracciato di nuovo l'arco con una freccia pronta a tagliare l'aria.
Fujin si asciuga il sudore dalla fronte e tiene lontano da sé il Chakram grondante sangue:
-RITIRATA!- mi informa lei, voltandosi per guardare arrivare i nostri compagni da dietro.
-I soldati rimasti hanno ripiegato verso la città per chiamare rinforzi: l'esplosione li ha colti di sorpresa- ansima Zell, sussultando quando solleva una mano per toccarsi un brutto e profondo taglio sulla linea della mascella.
-Stai dicendo che non faceva parte della loro strategia?- domando stupita mentre mi rimetto l'arco a tracolla.
-Che importa? Approfittiamone: dritti alla torre di trasmissione!- ci ordina entusiasta Seifer, rianimato da una nuova energia mentre noialtri stiamo per crollare a terra.
-Che c'è ragazzi? Atra, sei ferita?- mi domanda mio fratello, fiondandosi al mio fianco per controllare. Scuoto lentamente la testa, levando proprio ora la mano dalla mia ferita al collo dopo averla curata:
-No, sono tutta intera- gli rispondo, osservando il suo viso imbrattato di sangue...certamente non il suo.
-Allora andiamo, ci riposeremo cammin facendo- ci sprona mio fratello prima di voltarsi e cominciare ad avanzare, seguito di malavoglia da Fujin e Raijin.
-No, questa me la spiegherà prima o poi...- borbotto, preparandomi a continuare la salita. Zell mi affianca senza dire una parola ma ansimando forte.
-Beh, gallinaccio? Ti hanno tagliato la lingua?- gli domando, osservando con disgusto il sangue colare dalla punta del coltello sulle mie gambe.
Zell scuote la testa:
-Sto bene- mormora, riportando la mano sulla mascella. Mi fermo di botto e allungo la mano a prendergli il mento fra le dita, voltandoglielo senza tanti complimenti per esaminare la ferita:
-M-ma...c-che fai?!- sbotta, arrossendo più del sangue che ha sulla faccia.
-Senti, è già la seconda volta che ti tormenti quel taglio - sbuffo - Se non la pianti ti farà infezione, quindi lasciatelo curare- dico seccamente, passandogli il pollice sulla ferita. Zell agita un po' il collo sotto la mia mano ferma, mentre l'Energira passa dalla mia pelle alla sua, pungendomi leggermente la punta delle dita e trasferendomi automaticamente la familiare sensazione di caldo mentre il freddo si occupa di richiudere il taglio e rimarginare la carne.
-Fatto, così non ci stresserai più avanti- concludo soddisfatta, levando di scatto la mano dal suo viso e riprendendo a camminare automaticamente.
-Grazie, Atra - mi rincorre Zell, riconoscente e con un sorriso serafico stampato sulla faccia - Gentile da parte tua-.
Mi volto di scatto, l'indice ben levato in alto:
-Ehi, arresta il tuo cervellino e non farti strane idee, razza di imbecille- lo rimbecco seccamente, prima di riprendere a camminare senza ascoltare i suoi mugugni offesi.
Maschi: li tratti decentemente una volta e partono a farsi film mentali peggio dei Multisala!


Sono tornata, gente!Finalmente ho trovato il tempo di continuare questa storia.
Allora, riguardo a questo capitolo non ho molto da dire: so che è un po' lungo, ma i prossimi sono più brevi, assicurato! E' lungo perché c'è la battaglia e sapete che io in quanto a mazzate non mi risparmio nulla!
Il prossimo arriverà presto e sarà quello decisivo, quindi preparatevi perché le cose si fanno molto serie.
Grazie mille a chi è rimasto pazientemente in mia attesa, appuntamento al prossimo capitolo!

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Capitolo 26
*** Controllo mentale ***


Déjà-vu.
Siamo davanti al portone della torre di trasmissione e mi sembra impossibile che l'esame sia stato solo ieri.
-Accidenti, mi sembra ieri che abbiamo fatto l'esame!- sghignazza per l'appunto Seifer, picchiando sul battente metallico con l'elsa dell'Hyperion.
Neanche a dirlo, Fujin e Raijin scoppiano a ridere come due idioti, mentre Zell solleva gli occhi al cielo.
-Davvero divertente, Seifer. Mi sta cadendo la mascella dal ridere, guarda- ironizzo con una smorfia. Mio fratello mi fulmina con un'occhiata:
-Sapresti fare di meglio, Atra?- mi sfida facendomi l'occhiolino.
-Qui?!- esclamo stupita. Seifer schiocca la lingua:
-No, adesso abbiamo da fare. Ricordamelo dopo- mi dice, spalancando il portone con un cigolio mostruoso.
-Sempre che riusciamo a tornare indietro- borbotto, prima di seguirlo con uno strano presentimento alla bocca dello stomaco.
Non appena metto piede nella torre, il presentimento risale fino alla gola, chiudendomela e facendomi tremare il labbro inferiore; poi, senza lasciarmi neanche il tempo di rendermene conto, una fitta lancinante mi trapassa il cervello e mi fa piegare improvvisamente in due scossa da violenti brividi.
-Atra, cos'hai?- si allarma Raijin, mentre Seifer e Zell si precipitano al mio fianco per sorreggermi in caso non riesca a mettermi in piedi.
-E' qui - ansimo, accennando con il mento fremente all'apertura sul soffitto e respingendo le mani di mio fratello e di Zell - La Strega è lassù-.
Le mie parole si perdono in un silenzio innaturale, occupato solo dal cigolio leggero del montacarichi chiamato da Seifer.
-Vuoi davvero salire, Seifer? Non vedi che a tua sorella non...- comincia Zell, ma mio fratello ha uno scatto del collo:
-Taci, gallinaccio. Andremo fino in fondo- lo rimbecca lui, tendendomi una mano per aiutarmi a salire sul montacarichi. Mi sforzo di ignorare le gocce di sudore freddo che sento scivolarmi dalle tempie all'incavo tra collo e spalle e lotto contro la nausea quando la piattaforma si piega e dondola sotto il mio peso.
-Seifer, non...- continua a opporsi Zell, osservando Fujin e Raijin sfilargli accanto in silenzio.
-Gallinaccio: o vieni o rimani giù- ringhia mio fratello, la sua mano ancora nella mia. Io la lascio e mi abbraccio il corpo, cercando di non tremare come una foglia mentre la sensazione di malessere si fa sempre più viva: l'aria sembra essersi immobilizzata e addensata, mi sento uno di quegli insetti intrappolati nelle gemme preziose.
-Dincht-. L'ultimatum di Seifer è ferreo, mentre il montacarichi inizia a sollevarsi.
-Va bene, vengo- sospira Zell saltando sull'ascensore e lanciandomi un lungo sguardo ansioso.
-Sto bene- dico seccata, socchiudendo gli occhi all'ennesima fitta alla testa, giunta quasi a proposito.
-Visto? Sta bene- si affretta a rincarare la dose mio fratello. Zell per tutta risposta rimane a fissarlo a lungo e con attenzione.
-Seifer, i tuoi occhi...-.
-Gallinaccio, un'altra parola e ti butto di sotto-.
In questo momento arriviamo in cima alla torre e l'aria aperta per me è uno schiaffo in pieno viso: il respiro mi si spezza in gola e l'ossigeno mi brucia dentro come scintille di fuoco. Barcollo in avanti per qualche passo, poi crollo in ginocchio dietro a una cassa metallica, mordendomi la mano per non ansimare e contemporaneamente levando gli occhi offuscati per spiare lo scenario davanti a me.
Eccola: la Strega è nuovamente di spalle, lo sguardo fisso sulla macchina del tempo.
Nel frattempo il montacarichi riprende la sua discesa con un cigolio di cui la donna deve essersi sicuramente accorta, senza ovviamente darlo a vedere.
Attraverso la mia vista sfocata dal dolore e dalla debolezza improvvisa vedo la Strega voltarsi di profilo e muoversi lentamente avanti a indietro, la veste che lascia intravedere di volta in volta il profilo delle lunghe gambe.
Un luccichio sulla sua guancia attira la mia attenzione: dall'attaccatura dei capelli scuri, nascosti sotto un elaborato copricapo e il velo bianco trasparente, si diramano i tratti dorati di un tatuaggio che serpeggia fino all'arco delle sopracciglia e agli angoli degli occhi; il disegno getta una leggera ombra sulla sua pelle, quasi come se fosse in rilievo.
Le sue unghie viola riflettono il sole di mezzogiorno passato, mentre lei le solleva per sfiorare i bordi metallici della macchina del tempo, schiudendo poi le labbra in una linea curva e piena che distende il profilo del suo viso.
La sua bellezza mi appare così letale che distolgo lo sguardo ancora prima di realizzare il bruciore agli occhi, che mi si sono riempiti di lacrime.
Sbatto velocemente le palpebre e dedico la mia attenzione all'innocuo soldato in piedi accanto a lei, la riverenza rigida e lo sguardo fisso davanti a sé.
-Soldato, avverto la tua impazienza per il sacrificio-.
Aspra, sabbiosa, un artiglio che stride sul metallo: la sua voce mi perfora il cervello e poi scivola ancora più giù, fino a raggiungere profondità in cui risuona come un'eco che rimbalza dolorosamente dentro di me.
Il soldato deglutisce forte cercando di non dare a vedere la sua "impazienza", che io tradurrei in "strizza megagalattica"...e ci farei pure una battuta se non stessi così male.
La Strega scuote la testa, le perle con cui sono raccolti i capelli che tintinnano contro i suoi orecchini:
-Quando mi sarò accertata che funzioni, procederete con la ricerca della ragazza - la donna continua ad accarezzare delicatamente il metallo, il volto di profilo tagliato da un breve sorriso di pregustazione - Ma prima di compiere il Salto vai a chiamare il tuo superiore: voi galbadiani tendete a dimenticarvi un po' troppo di chi comanda, qui-.
Il soldato ripete la riverenza prima di avviarsi verso il montacarichi, mentre un'ondata di calda energia proveniente dalla Strega mi investe e mi fa girare la testa. Accanto a me Seifer si irrigidisce e la sua mascella sembra perforargli la pelle quando la contrae, il colore che defluisce velocemente dal suo viso.
Il sottoposto tuttavia non sembra notarci e prosegue camminando meccanicamente a pochi passi da noi, che lo scrutiamo con il fiato sospeso; solo io, distolto lo sguardo dalla sua figura, appoggio le mani sudate sul metallo e infilo le unghie nelle fessure, lottando per mantenere il controllo di me stessa non appena mi rendo conto che il soldato non ci ha visti perché la Strega gli ha fatto un incantesimo.
E questo significa solo una cosa.
Il montacarichi si arresta sul nostro piano con un cigolio e subito riprende a scendere, mentre una serie di passi lenti e quasi trionfanti alle nostre spalle ci pietrifica al nostro posto.
Sento il collo scricchiolare dolorosamente nel momento in cui mi volto di nuovo, i brividi lungo la schiena che si trasformano in spasmi del corpo e i denti che cominciano a battermi involontariamente quando incrocio per la seconda volta nello stesso giorno quello sguardo lascivo, indiscreto, più concreto di un tocco sulla pelle. Ancora più concreto, ora che non c'è più nessun ostacolo a impedirgli di sfiorarmi a suo piacimento.
Adesso che lo sguardo di Roger è libero, incontrarlo mi stringe la gola in un cappio di repulsione insostenibile che mi costringe a serrare le labbra per non urlare.
L'uomo scruta tutti noi con un sorriso soddisfatto sul volto: l'espressione dura e quasi offesa di Seifer, le facce confuse di Fujin e Raijin, l'angoscia dipinta sul viso di Zell e...la mia tremenda voglia di sparire ancora una volta nelle profondità del mare, della terra, di annullare me stessa piuttosto che aprire completamente la porta della realtà su cui mi sto affacciando.
Roger solleva le sopracciglia e socchiude le labbra, assaporando il momento in cui noi lo supplichiamo con lo sguardo di non parlare, improvvisamente consci dell'enorme guaio in cui ci siamo andati a ficcare.
No, non saremmo dovuti venire.
L'uomo prende fiato, gli angoli della bocca che fremono per la consapevolezza di avere sulla punta della lingua ciò che sarà di noi e per la sua decisione già determinata, che gli conferisce il dominio assoluto sul nostro destino.
Ma è troppo tardi per pentirsi, adesso: non saremmo dovuti venire qui, maledizione. Non ci saremmo MAI dovuti veni...
-Mia signora, sono tutti qui-.
No, non ci saremmo MAI dovuti venire, ma ormai siamo tutti qui.
Il freddo mi incatena lo stomaco e mi impedisce di deglutire, di respirare, di sollevare lo sguardo sulla Strega. Rimango immobile a testa china, gravata dal peso di mille sensazioni che corrono dentro e fuori di me.
-Lo so, Roger - la voce della donna è estremamente soddisfatta e per nulla sorpresa - Lo so-.
Certo che lo sa. Ci ha sentiti fin dall'inizio. Ci ha dato l'illusione di poter scappare e si è riservata il gusto di vederla infrangersi in mille pezzi.
La Strega si volta e i suoi occhi sembrano trafiggere la cassa dietro cui siamo nascosti. Nel momento in cui il suo sguardo completamente dorato ci accarezza uno per uno e il suo controllo mentale comincia a strisciare come una serpe di ghiaccio nelle nostre menti, mio fratello ha un fremito improvviso.
Le labbra a forma di cuore della Strega si tendono in un sorriso e i suoi occhi mandano un bagliore più forte degli altri. Mi sembra persino di vederlo attraversare il metallo e splendere sulla superficie chiodata della cassa.
-Ottimo lavoro, Seifer-.
Un riflesso alla mia destra mi costringe a voltarmi verso mio fratello e allora è come se migliaia di aghi mi trapassino la nuca e scorrano dentro il mio sangue, crivellando come proiettili i miei nervi e raggelando i miei sforzi di combattere.
Controllo mentale.
Gli occhi di Seifer non hanno più nulla del ghiaccio originale: brillano dello stesso colore di quelli della Strega, un oro che pulsa e si contorce come fiamme danzanti. Lo sguardo che lui mi restituisce è totalmente assente, appagato, vuoto. Estraneo.
Controllo mentale.
Lo sguardo splendente della Strega si sposta su di me e ne avverto la sferzata di puro ghiaccio mentre ancora la mia mente brancola alla cieca nel tentativo di trovare risposte e persino delle domande con cui riempire quel vuoto che improvvisamente si è aperto come una voragine.
Incapace di difendermi da un attacco che non capisco da dove provenga, lascio che le mie braccia cedano agli spasmi convulsi del mio corpo e la mia guancia accoglie il freddo metallo con sollievo, mentre cerco di ricordarmi come oppormi alla mano fredda che mi sta lacerando da dentro e strappando ogni pensiero, parola, emozione o ricordo, lasciandomi vuota anche nel cuore. Lontana.
Improvvisamente la mano calda di Zell si posa sulla mia guancia e scivola sul mento, poi viene malamente allontanata con uno schianto e un grido di rabbia.
Controllo mentale.
Ma ormai io non sento più nemmeno quello.

***

Adele è sdraiata su un letto dalle lenzuola bianche, già bagnate del liquido amniotico che brilla anche sulle sue gambe nude.
Una decina di medici, fra cui il dott. Odine, lavorano febbrilmente guardati a vista da Zefer, che si trova accanto alla sua Strega senza tuttavia sfiorarla.
-Zefer - lo chiama perentoriamente lei in questo momento - Il tuo compito è impedire che io perda il controllo-.
-Perché mai dovresti perdere il controllo proprio ora, Adele?- le domanda lui meravigliato, stringendo più forte i bordi metallici del letto.
La Strega sembra non curarsi del suo stupore:
-Lo vedrai presto- è la sua risposta, gli occhi che mandano un bagliore sinistro quando intercettano la figura del dott. Odine avvicinarsi:
-Zecondo kafalieren?- domanda alla Strega, guardandosi intorno freneticamente.
-Ne vedi un altro, qui? - lo rimbecca Adele - Devo farlo con solo Zefer ad assistermi, non ho alternative- aggiunge duramente, le labbra pallide che si stringono in una sottile linea orizzontale.
-Ah, grafe qvesto!- esclama il dottore portandosi le mani alla testa e dondolando sul posto.
-Non capisco, Ad...- comincia Zefer, nello stesso momento in cui la Strega inarca la schiena e lancia un urlo disumano. Il Cavaliere spalanca gli occhi e le sue mani scattano a spingere verso il basso il corpo della sua padrona, che sta tremando convulsamente.
-Ztrega Adele ezzere troppo debole, adezzo! Non zopportare più zuo potere!- si agita il dottore, guardando terrorizzato la donna spalancare completamente la bocca e chinarsi in avanti sul busto:
-Fatelo uscire!- grida con voce sdoppiata e spezzata, gli occhi fuori dalle orbite.
-Noi non ezzere pronti!- protesta Odine, gettando le braccia in alto. Contemporaneamente la Strega stringe più forte la presa sulla sponda del letto e il metallo comincia a creparsi.
Zefer si irrigidisce nel medesimo istante e si porta le mani alla testa:
-Dannazione!- sputa fra i denti, chiudendo gli occhi per resistere al dolore che condivide con la sua Strega, la quale solleva la mano dalla sponda e artiglia l'aria con le unghie, improvvisamente cresciute a dismisura.
-Kafalieren!-.
-Dammi un attimo!- urla lui, le gocce di sudore che scendono copiosamente fino al mento mentre cerca di contrastare l'enorme potere che sta possedendo Adele.
-Zua Ztrega non afere un attimo!- ribatte testardamente il dottore, mentre dei medici si precipitano ad afferrare delle grosse catene di metallo.
-Stolti umani, credete di fermarmi con quelle?- sorride la Strega, sputando una roca risata agghiacciante e passandosi la lingua sulle labbra tagliate.
-Strega Adele, ci ha chiesto Lei...- comincia il primario, le mani tremanti che lavorano già per assicurare la prima cinghia al letto. Improvvisamente gli artigli della Strega lo afferrano per il collo con uno scatto e cominciano a stringere, lacerandogli la carne.
-Kafalieren!-.
-Adele, maledizione! - grida Zefer, riscuotendosi e chinandosi sul volto della donna, contratto in una smorfia sadica, quasi si nutrisse del sangue e del dolore altrui - Dannazione, devo prenderlo io!-.
Le sue labbra sfiorano la fronte imperlata di sudore della Strega e subito i due corpi fremono al contatto, ma Zefer non si ritrae nemmeno quando sente la sua pelle sfrigolare al calore intenso del sangue che ribolle nelle vene di Adele, i cui movimenti si fanno subito meno violenti.
La mano di lei si apre e le unghie lasciano il collo del medico, il sangue caldo che gocciola sul lenzuolo.
-Ora! Legatela!-.
Mentre il primario si accascia sul pavimento, gli altri medici si affrettano ad assicurare le catene al corpo della Strega, agganciandole poi al letto.
Zefer posa una mano sulla fronte di lei interrompendo il bacio e Adele crolla distesa ansimando, gli occhi socchiusi e la mascella fremente, ancora scossa dagli spasmi. Gocce di sudore scivolano da sotto il palmo del Cavaliere, che ritira lentamente la mano e si appoggia alla sponda del letto, cercando di reggersi in piedi.
-Kafalieren, tutto bene?-.
-Odine fa' in fretta, per l'amor di Hyne...- geme Zefer, tentando di controllare il tremito dei nervi. Il suo corpo è troppo mortale per accogliere un potere così grande e lui ne è consapevole, pur essendo disposto a rischiare la vita per la sua Strega e il bambino che porta in grembo; nonostante tutto questo lui ha appena assolto il suo dovere con tutto se stesso e ora tocca a lei.
Zefer si china nuovamente a sfiorare con le labbra il viso della donna, sofferente e così teso da lasciare intravedere la dura linea della mascella e degli zigomi, poi la sua bocca si sposta sull'orecchio ed emette un sussurro quasi impercettibile:
-Ora tocca a te, Adele-.
***

Una tenda bianca e trasparente svolazza davanti al vano di una porta, aprendosi al passaggio della Strega.
Adele avanza: i capelli sciolti in lunghi boccoli rossi che le arrivano a sfiorare l'ombelico, coperto da una semi-trasparente veste arabescata in oro e rosso, e che le gettano ombre sanguigne lungo la linea della mascella e poi più giù, carezzandole il collo.
Le labbra rosse sono contratte in una smorfia sofferente, gli occhi ridotti a una linea sottile attraverso cui trova uno spiraglio la luce cremisi delle sue iridi. Il gioiello a forma di occhio oscilla lateralmente contro la sua fronte, lasciando intravedere la profonda incisione operata dalla sua pressione sulla carne. La pelle del viso è estremamente tesa, rendendole impossibile qualsiasi movimento dei muscoli facciali.
Le sue unghie rosse si impigliano nel tessuto della gonna mentre lei la solleva per salire stancamente i tre gradini che portano a uno spiazzo sopraelevato, su cui si trova un trono dall'imbottitura rossa e grigia e dai braccioli in argento che presentano profonde incisioni lineari e combacianti con i suoi artigli.
Davanti ad esso è inginocchiato un uomo dai capelli neri e ricci tagliati corti, gli occhi chiusi, la spada infilata nel fodero e distante qualche centimetro dal suo ginocchio poggiato a terra; veste abiti semplici da viaggio: un corsetto in cuoio sotto una giacca marrone in pelle, pantaloni color fango e stivali neri. Alle mani porta dei guanti senza dita sotto a dei tirapugni in acciaio, le punte non ancora pulite dal sangue della loro ultima vittima.
I piedi nudi della Strega non fanno alcun rumore sul tappeto argentato e lui non sembra accorgersi della sua presenza fin quando lei non emette un colpetto di tosse sollevando il mento.
L'uomo è giovane, sembra avere circa venticinque anni e sul suo viso pulito e fermo aleggia una determinazione che colpisce persino la Strega.
Nonostante la debolezza, Adele solleva spavalda gli angoli della bocca e appoggia un gomito al bracciolo, le unghie che danzano nell'aria:
-Lorcan. Ti aspettavo molto prima-.
Il ragazzo china velocemente il capo al suono leggermente risentito della voce di Adele, che poi non tarda a calare le unghie sull'argento dei braccioli con un tintinnio che si confonde con il tono roco della sua voce che prosegue:
-Avresti dovuto essere qui già prima che arrivasse il momento-.
Lorcan solleva il capo di scatto:
-Vuoi dire che hai già avuto il bambino, Adele?- domanda stupito, suscitando l'ilarità della Strega:
-Hai fatto due conti, eh? - lo stuzzica, aprendo il sorriso di chi gioca con la preda - Già, ti sei perso lo spettacolo. Un po' troppo cruento, forse-.
-Cosa significa? Il bambino sta bene?- le domanda lui, il collo che si inclina per la confusione. Sul volto di Adele traspare il nulla assoluto:
-Il bambino è morto- annuncia semplicemente, senza alcuna sfumatura di dispiacere nella voce. A Lorcan si mozza il respiro:
-...come "morto"?!-.
Adele emette un breve sospiro scocciato, soffiato fra i denti:
-Devo spiegarti cosa vuol dire "morto"?-. Lorcan scuote violentemente la testa:
-No, malediz...come è successo?-.
La Strega sospira ancora una volta, poi alza gli occhi al cielo in una smorfia rassegnata a un ricordo certamente spiacevole e subito l'immagine si increspa come la superficie dell'acqua, da cui affiorano sprazzi di realtà e suoni provenienti da una sola, contorta voce.




Salve a tutti!
Con questo capitolo entriamo proprio nel vivo della storia, ma credo ve ne siate già accorti! 
Adesso avete compreso il ruolo della spia in questa storia (le spiegazioni arriveranno presto, eh!) e avete scoperto cosa stava dietro allo strano comportamento di Seifer.
No, non ho rinunciato a complicare le cose nemmeno nelle visioni: queste sono due scene distinte e l'una spiega l'altra...come vedete le carte in tavola con me cambiano molto spesso, per questo vi suggerisco di non ritenervi mai sicuri di nulla, hehe. Ma, come ho già detto, presto avrete delle spiegazioni, tranquilli!
Intanto vi saluto e vi do appuntamento al prossimo capitolo!

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Capitolo 27
*** Rese ***


Dolore.
Qualcosa si muove nelle tenebre e striscia dentro il corpo di Adele, pregandola in silenzio di farlo uscire.
Un calcio.
La violenza è silenziosa, si nasconde nel buio e con il suo favore colpisce una, due, tre volte.
Non c'è mai stato nessuno che abbia osato tanto contro la Strega di Esthar. Nessuno di tanto potente, nessuno di tanto coraggioso, nessuno di tanto...innocente.
-Fate uscire il bambino!-.
La voce stessa di Adele la strappa alle sue fantasie e la riporta a precipizio nella sua corporeità. Al dolore.
Nessuno ha mai osato tanto contro...
-Adele, devi spingere per farlo uscire!-.
Zefer.
La sua mano è fredda sulla sua guancia, il suo respiro leggero sulla fronte, il suo appiglio solido nella mente.
Lui è l'argine all'enorme piena di potere che minaccia di traboccare e invadere il suo corpo e la sua anima. E' a lui che deve affidarsi, ora.
-Adele!-.
La Strega comincia inconsapevolmente a sforzare il suo corpo da mortale, sentendolo più estraneo e fragile che mai.
Come fanno le ossa a non spezzarsi, i muscoli a non lacerarsi come stoffa consumata, come fa la carne a non strapparsi a brandelli, la pelle a non sfogliarsi come i fiori d'inverno?
E come può un essere umano resistere a tutto quel dolore senza provare rancore, vendetta, odio per chi lo provoca? Come può lei permettere che le sia fatto tutto questo?
Odore di sangue. Del suo sangue.
Sapore di lacrime. Delle sue lacrime.
Ruggine sulla lingua.
Catene attorno al corpo e stoffa sopra le sue gambe.
E fra di esse qualcosa di tremendamente doloroso, affilato come un coltello, che scalcia e mena pugni per essere liberato, distruggendo ossa, muscoli, carne, pelle.
Non può permetterlo, se non è per uno scopo degno. E quel bambino non è degno di tutta quella sofferenza, di quel dolore, di quella rabbia.
Non è degno di niente che sia suo.
Adele smette di spingere nello stesso momento in cui il dolore sale vertiginosamente di intensità, mandandole scariche elettriche dalle gambe fino al cervello. Le palpebre si abbassano e dietro di esse danzano linee e particelle che formano solo buio.
Un buio su cui ognuno può innestare la propria scena, su cui ognuno può scrivere ciò che vuole; e Adele sa bene quello che vuole: potere, superiorità, dominio.
Non c'è spazio per quella bestia umana che sta uscendo dal suo corpo. Non è parte di lei; non è niente di lei; si laverà del suo sangue così come farà lei.
A meno che...
Il bambino scalcia violentemente ancora una volta e il picco del dolore è insopportabile. Ma l'urlo di Adele non è di sofferenza.
Il suo ringhio rimbomba sulle pareti e sul pavimento, una volta candidi, della stanza. Una patina scarlatta cala sugli occhi della Strega e la lascia senza più respiro; contemporaneamente, Zefer scivola via dalla sua mente e le nega l'appiglio fondamentale che la legava alla se stessa umana e imprigionava l'altra sua metà inibita.
Il suo corpo incontra la stretta ferrea delle catene, che incidono sulla pelle il loro freddo percorso curvo di sbarre inespugnabili; ma ora la Strega è completamente sveglia e questo non ha più importanza.
Il bersaglio è appena uscito dal suo corpo: piccolo ma così grande dentro di lei; innocente ma coperto del suo sangue; fragile ma più forte di lei...
-Portatelo via, qui è troppo...-.
...esposto al mondo, all'aria e a...
-ADELE, NO!-.
Altro dolore si fonde nella sua mente con il ringhio che le vibra nel petto, con la graffiante polvere metallica delle catene che le scivola in una mano, con la sensazione dei suoi artigli d'acciaio contro la carne tenera, con i rivoli di sangue caldo che scivolano lungo il suo braccio congelato, con lo scricchiolio di ossa che si infrangono come porcellana contro il pavimento, con un vagito spezzato a metà.
Attraverso la nebbia rossa che le entra come fumo negli occhi, Adele distingue i contorni di un corpicino appeso alla sua mano, la testa minuscola che ciondola e il bagliore sanguigno degli artigli che gli trapassano il piccolo ventre, ancora sostenuto da altre braccia umane.
Appagamento. Soddisfazione. Piacere.
Dura un istante. La tregua del dolore dura il tempo che lei ha speso per infliggerne a sua volta.
La successiva è una pugnalata dritta al ventre e il suo braccio reagisce scattando verso il basso. Uno strappo disumanamente tremendo ammutolisce ancora di più il silenzio della stanza e d'un tratto la sua mano è libera.
-ADELE!-.
Gli umani la disgustano nel profondo. Essere umana la disgusta nel profondo. Il mondo la disgusta così tanto che vorrebbe porvi fine...se solo le permettessero di farlo!
-Kafalieren, defe...-.
Ne ha bisogno. Ha bisogno di liberarsi del dolore, della rabbia, della sua sete di sangue che un bambino non ha certamente potuto placare.
-Odine, ci sto provando!-.
-Defe...-.
Le sente muoversi lentamente sul suo petto, accarezzarlo leggermente e poi lasciarlo con ancora la sensazione del contatto, prima di sfiorarle il viso nel distendersi dietro le sue spalle.
I bordi taglienti delle sue ali feriscono anche lei questa volta, scalfendole la pelle ormai non più eterea come prima. Ma non ha più importanza.
Niente ha più importanza. Niente.
Nessun respiro ha più importanza, ora; anzi, è eccessivo. Tutto quel mondo è eccessivo alla sua esistenza e quando il superfluo è capace solo di portare dolore, allora è arrivato il momento di estirparlo alla radice. Di annientarlo in un colpo solo, di polverizzarlo.
Ma prima deve...
-Defe guar...-.
...farlo...
-Odine, non c'è alternativa: devi farlo!-
...soffrire...
-Ma questo ezzere folle!-.
...atrocemente.
-ODINE, ORA!-.
Il dolore improvviso le squarcia il corpo come una spada e il suo urlo si fonde con il ringhio che le brucia in gola, insieme al sapore della ruggine che risale dalla fonte del suo potere.
E questa volta il fiume non avrà argini, questa volta sarà solo violenza, pianto, stridore di denti, sangue che bolle e...
-Adele-.
Un sospiro le frusta il viso come qualcosa di sconosciuto, estraneo, alieno a tutte le sensazioni provate finora.
Un tocco sulle labbra, leggero e tremante come lo svolazzare di una farfalla.
Una carezza sulla tempia, dita che si muovono fra i suoi capelli per sfiorare i bordi affilati delle sue ali, che fremono brevemente.
Basta questo per fermare una Strega, dunque?
No che non basta un semplice e inutile mortale!
Il potere la conquista completamente e le sue ali si ripiegano in avanti per abbracciare la figura che è china in questo momento su di lei.
Il dolore ritorna martellante e strappa via il fragile e sottile velo calato sulla sua mente tormentata e sul suo corpo straziato.
Il tocco sulle sue labbra si fa più intenso e la mano fra i suoi capelli li stringe forte, come se fossero un appiglio.
-Adele, è tutto finito. Dai a me la tua rabbia. Sono pronto a riceverla-.
No, questa volta non può soffocare il suo potere. Chiede ossigeno, chiede qualcosa da divorare.
-Hai già avuto il tuo sacrificio. E' tutto finito-.
Il dolore torna nuovamente a tormentarla, ma questa volta l'onda non la sommerge completamente e le dà il tempo di rendersi conto di ciò che il suo Cavaliere le sta dicendo.
-E' tutto finito. Non hai più motivo di adirarti-.
Un motivo per adirarsi? Una Strega non ha bisogno di motivazioni, di giustificazioni. Una Strega prende quello che vuole, quando vuole.
-Tu non lo vuoi. Tu mi hai ordinato di aiutarti e tu sei fedele alla tua parola-.
Morte, vita, oppressione, libertà. Una promessa è una promessa.
Una richiesta è una richiesta. Un ordine è un ordine.
Forse non basta per fermare una Strega, ma basta per fermare una donna e incatenarle nuovamente addosso la sua componente irrazionale.
Basta per aprirsi completamente al legame e permettergli di rubare il rancore, l'ira, il disgusto, la brama, l'incoscienza delle azioni, l'impellente desiderio di schiacciare l'umanità, la soddisfazione del sacrificio.
Qui Zefer si ferma e interrompe il bacio con Adele per guardarla negli occhi.
-Non sono stato abbastanza. Ancora una volta-.
No, non lo è stato. Non è stato abbastanza per salvare la vita di suo figlio dalle grinfie della madre.
-Kafalieren...-.
Adele non prova niente. Quel bambino non è mai stato nient'altro che un peso per il suo corpo. Non ha bisogno di scuse, lei. Non ne ha mai avuto bisogno.
Zefer volta improvvisamente il viso al richiamo di Odine e alla Strega non sfugge l'abissale differenza che non la renderà mai umana, mai.
Sulla guancia del suo Cavaliere scorre una minuscola, ma traditrice lacrima.

***

-Lo hai ucciso tu, dunque-.
Adele si scosta i capelli dalle spalle ed emette un breve sospiro:
-Non ho ricordi precisi di quel momento, ma mi hanno informato del fatto che il bambino è morto quando gli ho trafitto il ventre, quindi prima che lo tranciassi nettamente a metà- racconta con tono indifferente e meticoloso, come se la cosa non la turbasse minimamente. A Lorcan questo non sfugge:
-Non mi sembri dispiaciuta, Strega-.
La donna accenna un sorriso con l'angolo della bocca e solleva le sopracciglia:
-Lorcan, sapevo che sarebbe andata a finire così. E' stato un sacrificio necessario-.
-E quanto tempo fa è successo, se posso saperlo?-.
La domanda sembra irritarla, ma lei risponde comunque senza darlo troppo a vedere:
-Cinque giorni fa. Come vedi la mia mente si è completamente rimessa, se è questo che temi-.
Il ragazzo davanti a lei solleva il mento, un'ombra che gli oscura il viso:
-Non potrei dire lo stesso del tuo corpo - osserva con occhio esperto, scrutando l'espressione stanca sul viso di Adele e il tremore delle sue unghie - Anche se sei bellissima lo stesso-.
Il suo sguardo scivola dagli occhi socchiusi alle guance scavate e ossute, sfiorandole le labbra secche e tormentate da un dente, per poi scendere più giù fino al torace, che si alza e abbassa alcune volte velocemente, altre si arresta all'improvviso, e ancora più in basso...
Lei soffia una risata scuotendo i lunghi capelli, che le ricadono sul petto:
-Lorcan, tieni a bada quegli occhi o dovrò farteli strappare - lo minaccia, sul volto un sorriso pericoloso che garantisce la verità delle sue parole - Concentrati sul motivo per cui sei qui-.
-Per portare un bel fiocco azzu...nero alla mia signora?- azzarda spavaldo Lorcan, sostenendo caparbiamente lo sguardo di Adele, che non lo considera minimamente e accavalla le gambe:
-Il potere mi sta consumando e la fugace gravidanza non ha fatto bene al mio stupido corpo da mortale - comincia sputando le ultime parole fra le labbra - Zefer non basta più per equilibrare questo repentino sbilanciamento tra la mia natura di Strega e quella di umana-.
Lorcan poggia le braccia sopra la gamba piegata in avanti:
-Per riequilibrare da una parte servono delle caratteristiche opposte dall'altra. La schiettezza contro l'obbedienza, il raziocinio contro l'abbandono, l'attenzione contro la cecità...-.
-Zefer non ha niente di questa arrendevolezza - sibila Adele, le unghie che si piantano nell'argento stridendo - Tu non sai cosa vuol dire essere Cavalieri-.
Lorcan annuisce prudentemente, prima di sfoderare un sorriso sghembo:
-Qualcosa mi dice che tra poco lo saprò- dice in una risata repressa e con una punta di amarezza.
Adele punta uno sguardo molto intenso su di lui:
-Un Cavaliere non mi basta. Credo sia giunto il momento di ricambiare il favore che ti ho fatto mettendoti a capo del mio esercito- ribatte, recuperando il suo tono mellifluo ed estremamente ingannevole.
Lorcan solleva le sopracciglia impressionato:
-Credevo fosse stato per il passato che abbiamo in comune...- obietta, prima di essere interrotto seccamente dalla Strega:
-Essere stati vecchi amici non è un merito-.
-Ed essere stati amanti, Adele? Quanti punti mi vale?- le tiene testa lui, godendo dell'espressione sprezzante suscitata da tale ricordo:
-Se ti riferisci alla probabilità di non uscire vivo da questo colloquio, dico che hai superato i tuoi limiti- conclude seccamente la Strega, affondando sicuramente un dardo velenoso nel cuore del suo ex-amante, che ritrae la sua baldanza in un sospiro:
-Allora Adele, cosa vuoi che faccia? Devo essere il tuo burattino senza nemmeno avere voce in capitolo?- le domanda duramente.
La Strega socchiude gli occhi e improvvisamente la temperatura nella stanza crolla, mentre l'uomo davanti a lei comincia a tremare di freddo e di...qualcos'altro.
-Non sei mai riuscito a starmi lontano - la voce di Adele è una serie di eco che si rincorrono l'una con l'altra - Tu non vuoi contravvenire al mio ordine-.
Il controllo mentale striscia lascivo dalle labbra crudeli della Strega fino alla fronte di Lorcan, che però non abbassa lo sguardo e lo allaccia a quello di lei.
-Il mio onore...- mormora, tentennando quel poco che basta ad Adele per sollevare il mento e pensare di averlo in pugno:
-Quale onore maggiore di essere il braccio destro della Strega più potente della storia?-. Gli angoli della sua bocca si alzano, sollevando una serie di piccole increspature della pelle.
Lorcan deglutisce e il pomo d'Adamo sul suo collo si muove convulsamente:
-E...mio fratello?-.
-Tienilo fuori da questa storia e non gli sarà torto un capello- risponde lei, cominciando a essere irritata da tutte quelle domande.
Lorcan se ne accorge e china la testa, sconfitto:
-E sia. Sarò il tuo Cavaliere-.
-Non avevi alternative, Lorcan- gli fa presente lei, rilasciando il controllo mentale e alzandosi contemporaneamente in piedi. L'uomo poggia le mani a terra e ansima freneticamente, il sudore che gocciola sul pavimento lucido sotto di lui.
-Tu mi svuoti...- mormora meravigliato quando ha riacquistato un po' di fiato. Adele sorride come se avesse ricevuto un complimento:
-Non eri tu a vantarti di essere stato il mio amante?- lo stuzzica, scendendo lentamente i gradini, il corpo leggermente instabile.
Lorcan drizza il capo e le orecchie:
-Perché questa allusione?- le domanda stupito. Adele arriva al termine dei pochi gradini e si erge statuaria su di lui.
E' tempo del secondo ordine.
-Zefer mi avrebbe dato un maschio, se fosse finita diversamente- dice sprezzante, una smorfia che le increspa le labbra. L'uomo davanti a lei annuisce:
-Lo so. E con questo?-.
-Con questo non ci avrei comunque fatto niente. Non sarebbe stato un successore degno di me- risponde con un ringhio la Strega, i pugni stretti e gli artigli conficcati nella pelle. Lorcan aggrotta le sopracciglia:
-Sei ancora giovane e vivrai...- comincia, prima di essere interrotto da lei:
-Non morirò vecchia, Lorcan- gli rivela, senza un'ombra di pentimento sul viso.
-Che qualcuno provi a toccarti...- ringhia a voce bassa lui, interrotto nuovamente dalla risata sprezzante della Strega:
-Ho già fatto questo discorso con Zefer. Credo che voi due andrete d'accordo - sorride Adele, il mento sollevato - Ma non abbiamo molto tempo: non posso continuare a provare con Zefer fino a quando non avrò una femmina adatta ai miei poteri, perché potrebbe volerci troppo e nel frattempo mi toccherebbe togliere di mezzo altri marmocchi inutili-.
A questa affermazione l'uomo solleva improvvisamente le sopracciglia:
-E se tu dovessi uccidere anche l'erede dei tuoi poteri?- le chiede dubbioso. Lei scuote lentamente la testa e i suoi orecchini tintinnano:
-Non succederà, Lorcan. Anche noi Streghe abbiamo un certo istinto di conservazione della specie-.
A questo punto Lorcan inclina il capo soddisfatto, meno un ultimo interrogativo da esprimere:
-Allora chi sarà il prossimo con cui proverai?- le domanda titubante.
La Strega si avvicina di qualche passo a lui e gli solleva il mento con un'unghia, portando la sua bocca a un soffio dalla sua.
Gli occhi cremisi di Adele lo inchiodano al suo posto e le labbra scarlatte si tendono in un sorriso nuovo. Trionfante. Provocante.
-Non hai ancora capito, Lorcan?-.


Saaaaaaalve a tutti!
Ecco: se ancora avevate qualche dubbio sulla sorte del bambino, questo capitolo dovrebbe avervi chiarito le idee.
Chiedo scusa se vi aspettavate di sapere cosa fosse successo ad Atra&Co., ma era necessario chiarire cosa fosse successo durante il parto e per quale motivo Lorcan fosse stato convocato da Adele.
Mi scuso anche se qualcuno è rimasto un po' impressionato dal trattamento riservato al bambino, per questo ho adottato il punto di vista di Adele (anche questo ha un motivo, comunque!) e l'ho reso il più offuscato possibile, giusto per non dovermi perdere in particolari. Beh, quando Adele si arrabbia non è propriamente un agnellino, quindi è davvero un miracolo che non abbia distrutto tutto e che Zefer sia riuscito a riacciuffarla appena in tempo prima che decidesse di scatenare l'apocalisse.
Quanto a Lorcan, adesso sapete che sarà lui il secondo Cavaliere della Strega e...forse qualcosa di più, che magari c'entra con il passato che hanno in comune.
Bene, ora che vi ho confuso per bene le idee possiamo continuare con la trama principale, ahah! Tranquilli, arriveranno presto le prime risposte!
Un saluto e al prossimo!

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Capitolo 28
*** Edea ***


Il risveglio è molto più brusco del primo, avvenuto sul treno per Timber: un dolore lancinante alla testa e uno strattone improvviso mi costringono a spalancare gli occhi.
Mi ritrovo stesa a terra proprio sul ciglio della torre; il mare ruggisce famelico sotto di me e una forte sensazione di vertigine mi fa girare la testa, soprattutto quando cerco di mettermi a sedere.
-E' tornata-.
La voce vicinissima a me mi fa sussultare e sollevare il busto, ma il mio corpo non è ancora pronto a questi movimenti repentini e solo una forte stretta al braccio mi impedisce di scivolare nuovamente nell'incoscienza.
Accovacciato accanto a me c'è Seifer, lo sguardo fisso però sull'altra figura che troneggia sul mio corpo.
La Strega.
-Ottimo Seifer. Lasciala, ora- gli ordina lei, la voce che gratta crudele sulle pareti del mio cervello, insopportabile come il suono di unghie sulla lavagna.
Mio fratello si alza in piedi, seguito dal mio sguardo sorpreso, e si appoggia alla trave metallica da cui giusto ieri avevo fatto strage di galbadiani con...lui.
Ma lui ora non è qui. Perlomeno, non il Seifer che conosco io.
-Mi senti, umana?-.
Un'altra stilettata di ghiaccio mi perfora le tempie e il dolore aumenta quando lei si china a prendermi il mento fra le dita, costringendomi a guardarla negli occhi.
Mi sfugge un gemito di dolore: il suo tocco è acido sulla mia pelle e il suo respiro sfrigola sul mio viso. L'oro delle sue iridi sembra danzare in tutto il mio campo visivo, tanto che mi sento annegare nella sua luce abbagliante, e la sensazione di soffocamento torna a opprimermi i polmoni insieme al dolore crescente.
Lei non lascia la presa, anzi la rinsalda e mi scrolla con violenza una sola volta:
-Ti ho chiesto se mi senti-.
-N-n-non t-tocc...- comincio a biascicare tentando di sottrarmi alle sue dita, che sembrano affondare sempre più nella mia carne a ogni secondo che passa. Una lacrima di sofferenza mi scivola dalle palpebre e si infila nell'incavo della mano della Strega, che la osserva incontrare la sua pelle marmorea con evidente disprezzo.
Le sue unghie grattano ancora sul mio mento, prima che lei lasci la presa e risollevi il busto, una smorfia disgustata che altera appena i suoi lineamenti scolpiti nella pietra.
Rimango un attimo sola con il mio dolore, prima di sollevare il volto e incontrare lo sguardo di mio fratello fisso su di me.
Sei stato tu...
-Cosa...cosa hai fatto?- gli domando con voce rotta, scrutando i suoi occhi ormai totalmente dorati in cerca di una traccia di familiarità che non trovo.
Seifer solleva il mento e fa spallucce:
-La cosa giusta- risponde semplicemente, seguendo poi con lo sguardo la figura svolazzante della Strega.
Dietro una cassa alla sinistra della donna si trovano Fujin e Raijin, accucciati e tremanti; per una volta ammetto che vorrei essere al loro posto, qui mi sento così...esposta.
I due sono comunque sorvegliati dall'uomo che ci ha sorpresi qui...o meglio, dalla spia che ci ha sorpresi qui; ma chi è stato più una spia? Roger o...Seifer?
Più lontano, una figura stesa a terra attira la mia attenzione. Nessun movimento proviene da lì, ma da dove mi trovo posso vederne i capelli biondi dritti e il sangue mi si rivolta nelle vene.
-Maledizione...Zell- sputo fra i denti, cercando contemporaneamente di mettermi in piedi.
La Strega si volta di scatto e il suo impulso mentale mi colpisce con un violento manrovescio, che mi fa crollare in ginocchio con uno schianto:
-Ferma lì - mi ammonisce, gli occhi splendenti di un bagliore che mi acceca come un flash - Roger, accertati se il ragazzo là in fondo sia vivo, poi vieni qui-.
La spia annuisce e si dirige baldanzosa verso Zell; arrivata vicino a lui, lo rivolta con una pedata e gli pianta senza tante cerimonie uno stivale sul petto, prima di chinarsi a controllare il respiro.
-Morto stecchito- annuncia, la voce che tradisce un certo divertimento compiaciuto.
Il mio viso ha uno scatto verso la Strega, vincendo anche il suo ferreo controllo mentale, mentre cerco di puntellarmi nuovamente sulle mani e rialzarmi; un semplice gemito mi sfugge dalle labbra per lo sforzo, il dolore alla testa, lo shock e una miriade di altre cose che non riesco a decifrare.
Immediatamente le mani di Seifer si posano saldamente sulle mie spalle per tenermi ferma a terra, ma la Strega richiama il controllo mentale e sorride:
-Aiutala, Seifer. È tua sorella-.
"È tua sorella".
Deve essere lei a ricordarglielo?
Subito sento mio fratello afferrarmi, ora più delicatamente, per le braccia e tirarmi in piedi, sorreggendomi poi per le spalle...il tutto senza dire una sola, minima parola.
Da qui vedo la spia ridacchiare e sferrare un altro calcio a Zell...che emette un lamento.
-Sto scherzando, bella. Il tuo ragazzo è un po' malconcio, ma vivo-.
-Lui non è...- preciso subito scocciata, ma la Strega mi interrompe:
-Roger vieni qui, ho detto. È ora che tu abbia la ricompensa per il tuo lavoro-.
L’uomo obbedisce come un cagnolino e trotterella verso di lei, lanciando a me uno sguardo irrisorio e a Seifer un’occhiata di superiorità. Mio fratello stringe istintivamente la presa sulle mie spalle ed emette uno sbuffo che mi sfiora la nuca.
La Strega solleva il mento, prima di posare lo sguardo oltre le mie spalle:
-Seifer, non essere così offeso - lo rimprovera bonariamente - Ho ordinato a Roger di tenervi d'occhio solo per accertarmi che l’influenza di tua sorella non fosse di ostacolo al mio richiamo. I SeeD del vostro Garden hanno creduto fosse un comune prigioniero della guerra di Dollet- dice, aprendo infine le labbra in un breve sorriso di scherno.
-E comunque è stata una fortuna direi, altrimenti sareste ancora a combattere contro i Galbadiani! - interviene compiaciuto Roger, accennando con il mento a quello che sembra proprio un detonatore abbandonato in un angolo della torre - BOOM!- esclama alla fine, scoppiando in una risata sguaiata.
Ed ecco spiegate le esplosioni improvvise durante la nostra ultima battaglia...a quanto pare alla Strega non importa sacrificare chissà quanti elementi dell'esercito di Galbadia, pur di coprire i suoi loschi piani.
Mio fratello intanto borbotta qualcosa di incomprensibile e sicuramente poco gentile, mentre in questo momento io collego un altro pezzo della storia:
-L’avevi preso sotto il tuo controllo già ieri pomeriggio, non è così?- la accuso, la voce inizialmente roca: devo schiarirla prima di poter completare la frase. La Strega mi degna appena di uno sguardo, ma una fitta di dolore alla tempia mi suggerisce che le dà fastidio che io abbia compreso, così vado avanti:
-Stamattina l’hai richiamato qui, ma quando al Garden qualcosa è andato storto hai preferito giocare la carta della prudenza e l’hai lasciato a cavarsela da solo-.
La donna solleva le sopracciglia arcuate e il dolore si intensifica: centro ancora. Non sono un’arciera per niente.
-Quando l’ho liberato dal Centro Disciplinare hai ripreso a guidarlo, senza aspettarti però che ci fosse qualcuno al suo seguito- la sfido infine a labbra contratte per resistere alle fitte al cervello, cogliendo con la coda nell’occhio il movimento di un piede di Zell.
La Strega emette il verso di una breve, acuta risata saccente e il dolore mi esplode di colpo nella testa:
-E qui ti sbagli, umana - sorride, mentre io socchiudo gli occhi e mi mordo la lingua per trattenere un lamento sofferente - Sapevo di tutti voi. Tutti voi, chiaro? Non credermi un’ingenua: potresti provare la delusione più forte di tutta la tua miserabile vita-.
La sua voce si riduce a un sibilo, come il dolore che mi martella in testa: diventa un fischio di sottofondo che mi getta in un leggero stato di stordimento quasi ipnotico, come una sottile litania.
Roger ridacchia con voce gutturale, nello stesso momento in cui Zell muove anche il braccio e si porta una mano tremante alla testa:
-Padrona, non credi di avere di meglio da fare che rispondere alle domande di una bambina?- sghignazza la spia, le mani posate sui fianchi e il tono impaziente.
La Strega ha uno scatto fluido del collo, scoccando al suo sottoposto uno sguardo che non sembra significare ciò che lui anela senza concedersi il lusso di cogliere altro.
-Sicuramente, Roger... - sorride, godendo della sua ansia trepidante - ...come la tua ricompensa-.
L’uomo annuisce vigorosamente, mentre una nuova stilettata di dolore mi attraversa il cervello. Capisco subito che non è diretta a me e ne trovo conferma quando Seifer mi lascia andare e comincia a camminare verso la Strega, la mano che ciondola pericolosamente vicino all’elsa dell’Hyperion.
La spia aggrotta le sopracciglia confusa, ma sul viso della Strega c’è solo l’espressione di piacere del gatto che gioca con il topo.
-Mi sei stato molto utile, Roger - comincia, seguendo con sguardo indolente il tremolio impaziente della destra di mio fratello - Sei stato: ieri, questa mattina, due ore prima, pochi secondi fa. La gloria è del passato, nel presente c’è solo la perdizione: ora muori-.
Roger non ha nemmeno il tempo di afferrare completamente queste parole che Seifer ha già sguainato l’Hyperion: un guizzo del polso, un sibilo tagliente dell'acciaio contro l'aria e la lama penetra nella carne, accompagnata da uno schizzo di sangue.
La spia circonda con mani tremanti la spada che gli ha appena trapassato il ventre e solleva il viso bianco come un cencio, prima su mio fratello, poi sul volto indifferente della Strega.
-Edea...- geme con voce rotta, prima che la pistola semi-automatica dell’Hyperion abbia uno scatto e mio fratello prema il grilletto. Il contraccolpo dello sparo scaraventa il corpo della spia lontano da tutti noi e fa emergere la lama dalla carne, rossa di sangue. La Strega stringe le labbra, rimanendo tranquillamente immobile:
-Sporcare il mio nome con la sua sozza lingua: viscido umano- si indigna, ridistendendo poi il viso nella sua solita indolenza.
Edea. Perché ho l'impressione che sia davvero quello il suo nome, come se non potessi associarlo a nessun'altra persona che non sia lei? Come se mi aspettassi già che la Strega si chiamasse così, quando sono sicura di non aver mai letto o sentito il suo nome...?
Seifer intanto abbandona il Gunblade a terra con un clangore, disgustato dal sangue denso che gocciola copioso dalla lama:
-Nemmeno io ho osato tanto- si vanta poi sollevando il mento, per nulla sorpreso dal nome della Strega.
Non riesco a riflettere oltre come vorrei, perché nello stesso momento Zell si solleva a sedere lamentandosi. Da dove mi trovo riesco a vedere che ha una botta violacea e gonfia sulla testa: deve averla sbattuta da qualche parte...un attimo, non sarà stato prima che io svenissi? Mi ricordo che aveva provato ad aiutarmi, ma era stato respinto da qualcu...
-Mi sono preso una piccola rivincita- commenta in questo momento Seifer, una volta tornato alle mie spalle, la voce che tradisce un ghigno soddisfatto.
Scuoto lentamente la testa, stringendo gli occhi per reprimere delle lacrime che tuttavia non riescono lo stesso a bagnarmi le guance e si fermano come fuoco nella gola a rendere le mie parole ancora più velenose:
-Non sei stato tu - dico a voce bassa, risollevando poi il viso con rabbia e puntandolo su Edea - Ma tu, lurida putt...- ringhio, prima che la Strega mi stenda un'altra volta senza muovere un dito, con una tremenda frustata di ghiaccio che brucia come fuoco rovente.
Crollo in ginocchio con un gemito mal trattenuto e in questo momento uno scalpiccio concitato mi avvisa che Zell è tornato in piedi.
-NON TOCCARLA!-.
La voce di Seifer giunge distorta alle mie orecchie, mentre le scarpe di Zell, sporche di sangue e terra, mi danzano davanti al viso e io mi piego in avanti, una mano contro la bocca per non rimettere anche l'anima.
-Fermo, Seifer - lo ammonisce la Strega, la sua voce graffiante che si infila come sabbia nelle mie ferite aperte - Non esageriamo-.
Non esageriamo?!
Questa ha fatto il lavaggio del cervello a mio fratello, ha ordinato l'esecuzione su due piedi di un uomo, sta per utilizzare una macchina del tempo per chissà quale scopo, ha una forza fuori dal comune...e non ha ancora esagerato?!
In questo momento mi accorgo che le mani di Zell sono attorno alle mie spalle e il dolore sta cominciando a scemare lentamente, pulsando sordo ma inoffensivo.
-Voglio alzarmi- mormoro subito, accorgendomi di essere ancora accovacciata a terra. Da lontano Fujin e Raijin ci osservano straniti, incapaci di dare una mano. Beh, è anche vero che non sarebbero molto di aiuto.
-Atra, non sei...- comincia Zell, ma io sbuffo spazientita:
-Zitto e dammi una mano- lo rimbecco poi, senza più voglia di stare a discutere.
Quando sono in piedi, gli lancio un'occhiataccia per intimargli di lasciarmi andare, ma una volta libera mi accorgo subito che non riesco a stare in equilibrio da sola: infatti barcollo paurosamente in avanti e lui riesce a riacciuffarmi in tempo, prima che le mie gambe cedano totalmente.
-Lasciami, ho dett...- comincio stizzita, ma lui mi dà un leggero strattone e mi tiene saldamente, al che io mi limito a puntare uno sguardo inferocito sulla Strega, che sta tornando ora a degnarci della sua onorevolissima attenzione:
-Ora che la signorina ha finito di fare i capricci, possiamo passare alla seconda parte del piano- sospira, scoccandomi uno sguardo dorato di superiorità. Sollevo il mento e le restituisco il colpo:
-Prima ci devi delle spiegazioni, Strega- sibilo, impregnando l'ultima parola di tutto il disgusto che provo.
La risposta è una frustata tremenda che mi piega di nuovo in due ed è grazie al sostegno di Zell se non finisco di nuovo a terra.
-Io non devo niente a nessuno, ti è chiaro umana?-.
Accidenti, questo sì che è disgusto nella sua forma più pura, quella che pizzica sulla lingua; mi raggiunge come uno schiaffo in piena faccia e, per la prima volta nella mia vita, mi lascia senza parole di replica.
Zell avvicina la bocca al mio orecchio:
-Piantala di stuzzicarla, Atra. Ti farà veramente del male, prima o poi- mi sussurra nervoso, beccandosi un mio sguardo rabbioso ma stanco; ha ragione, non c'è dubbio, ma non riesco a sopportare la vista di mio fratello che esegue gli ordini come un cagnolino obbediente.
Come un sottoposto, anzi.
Come un...
Un...
-...Cavaliere- boccheggio, rizzando improvvisamente la schiena e incatenando gli occhi a quelli di mio fratello, che solleva lo sguardo dal suo Hyperion ancora a terra e mi guarda interdetto, leggermente irritato. Edea si avvicina e gli mette una mano sulla spalla:
-Non ancora, Atra - sorride, facendo intravedere i denti bianchi e piccoli - Ma lo sarà molto presto. Tuttavia, non credo che tu sarai lì a goderti lo spettacolo-.
Cos'è, una sfida?
Prendo fiato per dirgliene quattro, ma Zell mi scrolla leggermente scuotendo la testa e io mi costringo a mordermi la lingua: che mi piaccia o no, adesso non sono nella posizione migliore per ribattere a tono.
La Strega non si ferma nemmeno ad aspettare una mia reazione, anche perché in questo momento il montacarichi risale con un cigolio e si arresta bruscamente al nostro piano. Un caporale si affretta a fare una tremante riverenza e la Strega si limita a sollevare un sopracciglio per ordinargli di parlare:
-Le ricerche della ragazza stanno per cominciare. Inizialmente estenderemo il raggio a tutto il continente di Galbadia, ma se necessario setacceremo anche altri territori- farfuglia quello, dopo un'imbarazzante incertezza iniziale.
Edea annuisce appena, prima di voltarsi con un fruscio dei suoi veli bianchi e concludere così la "conversazione".
Tuttavia il caporale si schiarisce la voce con un timido colpetto di tosse, che blocca semplicemente la Strega nell'atto di allontanarsi:
-Ehm...il soldato Jeff è pronto per il Salto che collauderà definitivamente la macchina del tempo- aggiunge facendo un'altra riverenza, nonostante Edea gli volti le spalle.
Sul volto della Strega si dipinge un sorriso sardonico:
-Dì a Jeff che il suo sacrificio è annullato. Ho trovato qualcosa di meglio-.
Detto questo, Edea muove lentamente il collo e il suo sguardo corre sicuro, deciso, implacabile come una freccia che disegna la sua traiettoria nella notte.
Poi si ferma, trovato il bersaglio.
I nostri occhi si incontrano e io, mio malgrado, comincio a tremare.



Ciao a tutti, rieccomi qua con il nuovo capitolo!
Come vedete, la situazione si sta facendo sempre più complicata...forse i nostri eroi facevano bene a rimanere ad annoiarsi al Garden!
Intanto si è capito cosa è successo a Seifer...anche se ci sono ancora delle cose da specificare, che ho rimandato ai prossimi capitoli.
E adesso cosa vorrà la Strega da Atra?

Mi prendo solo qualche altra riga per ringraziare tutti i miei meravigliosi recensori, che con lo scorso capitolo hanno fatto raggiungere le cento recensioni a questa storia: è un traguardo davvero importante e soddisfacente per me, grazie mille!
Ringrazio anche chi legge questa storia in silenzio, con la speranza che continuiate ad apprezzarla.

Intanto vi do appuntamento al prossimo capitolo! Ciaaaaao!

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Capitolo 29
*** Senza scelta ***


Lo sguardo dorato della Strega ammicca sinistro, così affilato e penetrante da farmi serrare istintivamente la mascella e irrigidire i muscoli per prepararmi a resistere al controllo mentale. Subito Edea solleva il mento:
-Non affannarti per nulla, Atra - sorride, tagliando l'aria con le unghie viola - Ho già visto quello che mi serviva-.
Maledizione, questa entra ed esce dalla mia testa quando le pare, insomma.
Per cercare cosa, poi? Se non me ne sono accorta, deve aver agito quando ero incosciente; forse sono svenuta proprio per questo.
Ma cosa sperava di trovare quella pazza nei miei sogni perversi?
La Strega coglie la mia domanda al volo ed emette una roca risatina, mentre io mi piego di nuovo in due, trafitta dall'ennesima stilettata di dolore.
-Sogni perversi? Credi davvero che quello fosse un sogno, umana?- mi chiede a sua volta, una smorfia sorpresa e saccente aleggiante sul viso.
Sollevo le sopracciglia e affronto nuovamente il suo sguardo, stringendo i denti per distrarre la mente dal sordo, persistente pulsare di sottofondo:
-Per essere un film di quelli pesanti sarebbe dovuto essere più lungo, non credi?- la rimbecco, mordendomi subito dopo la lingua.
Troppo tardi: il dolore mi colpisce di nuovo e all'improvviso, strappandomi l'ennesimo lamento a fior di labbra.
-Un potere così grande in una ragazza così irriverente - commenta in un sibilo a denti stretti - Non ti lancio un Novox solo perché hai detto qualcosa che mi interessa: hai parlato di sogni. Ne hai avuti altri?-.
La voce della Strega si fa impaziente e mi rendo conto che questa informazione le interessa davvero.
Beh, peggio per lei.
Un sorrisetto spavaldo mi incurva le labbra:
-Probabile...oppure mi sono sbagliata- le rispondo sibillina.
So che sto rischiando grosso: me lo segnalano Zell, che stringe di colpo la presa sulle mie spalle, e lo sguardo ammonitore di mio fratello.
Sono ben consapevole di questo, così come non dubito che Edea si prenderà comunque queste informazioni, con la mia collaborazione o senza; ma dato che io non lo voglio, me le strappi pure: non le concederò il piacere di ubbidirle come fa Seifer. Io non sono un cane.
Gli occhi della Strega si accendono di colpo, in contemporanea al suo respiro spezzato seccamente fra i denti, mentre questa volta lei solleva una mano, l'aria attorno a essa che disegna cerchi concentrici e tremolanti.
Un dolore straziante mi trapassa la testa, come una lama ghiacciata che lentamente lacera la pelle, affonda nella carne e sbriciola le ossa. Nello stesso istante il mio corpo è strappato alla stretta di Zell, poi una mano invisibile mi scaglia violentemente contro una trave di ferro.
Lo schianto pauroso del mio corpo sul metallo mi echeggia nelle orecchie, subito seguito dall'agghiacciante scricchiolio delle mie ossa, ma entrambi sono niente rispetto alla tremenda scarica di dolore che fa vibrare ogni mio singolo nervo.
Finisco a terra con un forte rimbombo delle lamiere sotto di me e attraverso gli occhi socchiusi vedo Zell scattare subito nella mia direzione.
-Non osare, umano- lo ammonisce la Strega, un ringhio sottile nella voce.
Controllo mentale.
Ne sento le dita fredde allungarsi bramose verso la figura che mi si avvicina.
Vorrei avvertirlo, ma il dolore affilato delle fratture (sicuramente qualche vertebra è incrinata, ma sospetto che la clavicola destra sia proprio andata), sommato a quello martellante della magia in corso e ai residui pulsanti di quello che ho appena patito, mi stordisce e riesco solo a guardare impotente.
-Fermati immediatamente-.
L'intensità della magia aumenta vertiginosamente e anche Seifer comincia ad esserne infastidito, tanto che sulla sua fronte si formano delle profonde rughe orizzontali.
Le mie orecchie iniziano a fischiare e ronzare, mentre le prime chiazze nere dell'incoscienza mi oscurano gli occhi, ma Zell continua ad avanzare imperturbabile.
-Muori allora, essere inutile-.
La Strega agita furiosa le dita e scaglia un'onda d'urto che si avvicina inesorabile a Zell facendo tremare le lamiere sotto di noi, prima di infrangersi contro di lui ed essere respinta con uno schiocco sonoro. Quando la magia si dissolve in particelle danzanti nell'aria, sento la dolorosa tensione del controllo mentale allentarsi e permettermi di recuperare un po' di lucidità.
Zell arriva finalmente accanto a me e mi scocca uno sguardo tra il preoccupato e lo stranito, soprattutto non appena nota la mia espressione.
-Stai bene?- mi chiede, da perfetto idiota qual è.
Ho solo appena colliso con una trave in ferro, sono cose che capitano, no?
Gli risponderei così, se solo non fosse un'altra la domanda che mi sale per prima alle labbra:
-Come diavolo hai fatto?-.
-Fatto cosa? - cade dalle nuvole lui, chinandosi su di me e scrutandomi confuso, prima di chiedermi con voce ansiosa: - Qualcosa di rotto?-.
-Schiena a pezzi e la clavicola destra rotta, credo- rispondo velocemente, mordendomi un labbro quando provo a muovere la spalla. Quindi lancio una veloce occhiata alla Strega, che ha una smorfia estremamente pericolosa scolpita sul viso, per poi riportare stancamente lo sguardo su Zell e metabolizzare la sua risposta alla mia domanda precedente:
-Aspetta un attimo, vuoi dirmi che non ti sei accorto che quella stava cercando di fermarti?!- bisbiglio stupita, cercando di non farmi sentire.
Niente da fare: la brevissima tregua è rotta dall'ennesima fitta alla testa. Mi mordo la lingua, mentre la voce della Strega si insinua gelida fra di noi:
-Ti ho sentito, sciocca. Piuttosto, di' al tuo ragazzo di venire qui: questo sì che è interessante-.
-Ci risiamo! Non è il mio ragazzo, porca miseria - sbuffo scocciata, prima di inarcare le sopracciglia - E comunque non credevo ti piacessero i gossip, Strega- non manco di sottolineare, guadagnandomi un'altra tremenda stilettata di dolore, che mi fa serrare la mascella con uno schiocco secco.
-Perché ti ostini ancora a tenermi testa, umana?- domanda infastidita lei, puntandomi addosso il suo sguardo dorato e penetrante.
In questo momento la mano di Zell mi sfiora esitante la schiena e preme leggermente sulle vertebre per controllarne lo stato; trattengo l'impulso di scrollarmela di dosso, infastidita dal contatto anche solo attraverso il tessuto del mio vestito, poi sussulto quando lui ne trova due incrinate:
-Scusa, Atra- mormora subito, cercando di risanarle con un'Energira che purtroppo avrà durata breve, non essendo le mie delle semplici ferite.
Stringo i denti e mi sforzo di sostenere lo sguardo tremendamente magnetico della Strega, prima di sibilare:
-Perché spero che prima o poi tu perda la pazienza e mi faccia fuori: a qualunque diavoleria io ti serva, preferisco morire piuttosto che diventare il tuo cane - poi mi rivolgo a Seifer, che a questa parola si è irrigidito - Senza offesa, fratellone- aggiungo velenosa, sussultando quando Zell trova anche la frattura alla clavicola.
Le labbra della Strega si incurvano in un sorriso che, come tutti gli altri finora, non mi piace per niente:
-Una Strega non ha mai perso la pazienza, sappilo; se fosse mai successo in passato, tutti voi non esistereste - spiega tranquillamente, prima di inclinare il collo - Vedi: se avessi voluto, l'impatto con la trave ti avrebbe polverizzata all'istante; invece ne sei uscita quasi illesa... - qui aggrotta appena le sopracciglia e sospira contrariata - ...forse anche troppo, per i miei gusti - commenta, sollevando poi un'unghia e alzando la voce - Zell, allontanati da Atra e avvicinati lentamente a me: voglio fare una prova-.
Lui ha appena terminato di rimettermi temporaneamente in sesto e si solleva in piedi, scoccandomi uno sguardo terrorizzato e incerto. In risposta tiro le labbra di lato in una smorfia rassegnata: da qui non si scappa, un po' come dalla morte...il che è esattamente la stessa cosa, a dire il vero.
Zell deglutisce rumorosamente, prima di voltarsi e cominciare a camminare cautamente verso la Strega, che lo osserva compiaciuta, gli occhi ridotti a due fessure splendenti d'oro.
Improvvisamente lei solleva una mano e una lama di luce biancastra si dirama dalle sue unghie, dividendosi in cinque raggi che puntano alla testa, alle spalle e alle gambe di Zell...attraversandolo senza nemmeno scalfirlo, letali quanto raggi di sole.
-Impressionante: è ben più di quanto mi aspettavo- commenta, sollevando le sopracciglia sul suo solito viso di pietra inscalfibile.
Rimango a guardare basita, rannicchiata ai piedi della trave: come può essere che lui sia insensibile al potere della Strega, mentre io soffro anche solo alla sua presenza? E cosa vuol dire "è ben più di quanto mi aspettavo"?
Intanto Zell è arrivato quasi di fronte a Edea, davanti alla quale sorge in questo momento una barriera quasi invisibile, provvista di grossi e aguzzi spuntoni, che lui attraversa senza alcun problema. A questo punto la Strega cerca di allontanarlo con un'altra onda d'urto, che sortisce l'ennesimo effetto della prima.
-Fermati - gli ordina infine lei, la mano ancora sollevata, voltandosi poi verso mio fratello - A quanto pare, mi hai portato ben due cose interessanti-.
Cose?! Manco Seifer le avesse consegnato due soprammobili!
Una fredda stilettata di dolore mi coglie di sorpresa e fa cedere il mio gomito sinistro, al quale ero appoggiata per sforzare il meno possibile la schiena. Mi accascio a terra e poso la fronte sul metallo freddo, mentre sento nuovamente Zell correre verso di me.
-Ma...vuoi smetterla di entrare nella mia testa?!- ringhio frustrata, non appena la Strega mi lascia un attimo di tregua per riprendere fiato.
Edea si limita a sollevare il mento e far tintinnare fra loro le perle che le avvolgono i capelli:
-Voglio evitare che tu e il tuo...amico mi riserviate delle sorprese che poi mi spingano ad uccidervi. Sarebbe un gran peccato... - la Strega sfodera un teatrale sorriso dispiaciuto, che poi si spezza quando torna a muovere le labbra - ...nel senso che sarebbe uno spreco- si affretta a precisare infatti, voltandosi poi verso Seifer:
-Il piano ora risulterà un po' più facile. Ti farà sicuramente piacere lavorare al fianco della tua sorellina ancora per qualche tempo - commenta, l'accenno di un sorriso che deforma la sua voce - Ora, i prossimi dettagli-.
Mentre la Strega comunica gli ordini a mio fratello, Zell si accuccia accanto a me e mi osserva turbato.
-Come va?- mi domanda solo, sicuramente riferendosi ben poco alle mie fratture.
Mi mordo un labbro e annuisco appena, cercando di nascondere lo spettro della mia anima ferita che sento aleggiare chiaramente sul mio viso.
Quindi Zell si alza in piedi e mi tende una mano, prima con prudenza e poi più decisamente; rimango a osservarlo stranita, ma lui mi incalza con un gesto insistente:
-Dai, mettiti in piedi. Al resto pensiamo al momento-.
Invece io punto lo sguardo sul volto compiaciuto e obbediente di mio fratello, sentendo subito la mia rabbia amara risvegliarsi:
-Avresti dovuto ucciderla prima, quando ne avevi l'opportunità. A quanto pare sei immune al suo potere e nemmeno so come fai- osservo semplicemente, con una punta di invidia che stranamente non sfugge a Zell:
-Senti: ne so quanto te, se non meno. Non mi è mai capitato molte altre volte di avere un incontro ravvicinato con una Strega, sai - ribatte aspramente e con una smorfia disgustata - Ma se l'avessi attaccata, tuo fratello...-.
-Lascia stare mio fratello - lo interrompo seccamente - Avrei dovuto capirlo prima, maledizione. La Strega l'ha manovrato sin da stamattina e qui si spiegano i suoi repentini cambi d'umore. Io l'avevo notato sin dall'inizio, ma non avrei mai immaginato che...- sospiro nervosamente, prima che la Strega si volti all'improvviso e ci interrompa:
-Basta chiacchiere, voi due. Alzatevi e venite qui: non abbiamo molto tempo-.
Tempo.
Improvvisamente mi ricordo di Rinoa: che ore saranno? La missione avrà già avuto inizio?
Non faccio in tempo a reprimere il pensiero per nasconderlo ad Edea, che lei me lo strappa subito dalla mente e si rivolge a Seifer:
-Che cosa ha in mente di fare questa Rinoa?-.
-Maledizione- mugugno, afferrando distrattamente la mano di Zell e rimettendomi in piedi. Nel frattempo mio fratello ha già spifferato tutto, da bravo cagnolino.
A proposito di cagnolini...Fujin e Raijin sono scappati a gambe levate o sono ancora qui? Fossi un po' meno malconcia li riempirei di botte, dato che finora sono stati completamente inutili...anche se per loro non è una novità, eh.
-Seifer, manda i tuoi due tirapiedi ad avvisare il comandante: che avverta Deling di raddoppiare le scorte e ritardare la partenza del treno- ordina Edea, prima di rivolgere la sua attenzione alle espressioni risentite di me e Zell:
-Oh, presto capirete anche questo - sorride, osservando Seifer tornare al suo fianco dopo aver spedito dei recalcitranti Fujin e Raijin sul montacarichi (erano ancora nascosti dietro la cassa, che vergogna) - Ma prima ci sono cose più importanti...-.
-Atra, vieni qui da me, da brava- comincia subito mio fratello, tendendomi la mano con un sorriso affabile sul volto.
Il suo sorriso.
Il mio sorriso, quello che dedica solo a me e in rari casi.
Spalanco gli occhi e non riesco a impedire che si riempiano di lacrime, quindi cerco di muovere velocemente lo sguardo tutto intorno per asciugarli senza darlo a vedere.
Nel farlo scorgo il letale bagliore dell'Hyperion abbandonato a terra, ancora sporco del sangue di Roger; subito un forte senso di nausea mi fa arricciare il naso e mordere un labbro così forte da tagliarlo con i denti.
-Atra? Cosa c'è?- mi domanda contrariato Seifer, aggrottando le sopracciglia, ma senza spogliarsi di quel sorriso così falso eppure così reale da togliermi il respiro.
"Cosa c'è", fratellone? Beh, ci sono tante cose, non trovi?
-Non ti fidi di tuo fratello? È disarmato, non vedi?- si inserisce impaziente la Strega, sebbene una nota di divertimento nella sua voce mi giunga pungente e urticante come veleno.
Sento la mano di Zell pungolarmi piano la spalla sana e a questo punto deglutisco a fatica, quando colgo l'allusione: è vero, non ho altra scelta.
-Non sia mai- borbotto quindi fra i denti, cominciando a camminare lentamente verso Seifer, che allarga il sorriso rivolgendosi questa volta alla sua Strega.
Maledizione, almeno fosse contento di vedere me.
Mi avvicino lentamente, mordendomi ancora un labbro per non farmi sfuggire alcuna parola di troppo; quando arrivo davanti a lui, Seifer mi afferra la mano sinistra e la stringe forte, sempre sorridendo.
Oh no, non c'è affetto in questo gesto e nemmeno nel suo sorriso.
C'è solo la volontà di non farti scappare.
La volontà di trattenerti, di impedirti fisicamente di fare qualcosa.
-Vuoi parlare alla Strega dei tuoi...sogni, Atra?-.
La volontà di non lasciarti scelta.


Salve a tutti, chiedo scusa per quest'assenza durata secoli ma la scuola non mi dà tregua, uff.
Comunque finalmente sono riuscita a pubblicare e far procedere la storia, che si sta lentamente avviando alla conclusione della sua prima parte: mancano 6 capitoli, tenetevi forte!
Qui le cose si fanno più interessanti: avete scoperto il ruolo di Zell in tutta questa storia e più avanti verranno chiariti anche i motivi della sua immunità al potere della Strega. D'altra parte, Edea ha scoperto il piano di Rinoa & Co. e ha subito preso provvedimenti.
Forse in questo capitolo vi aspettavate che Atra fosse costretta ad usare la macchina del tempo. Eh, qui i piani si sono completamente ribaltati e le prerogative della Strega sono cambiate, come vedremo meglio nel prossimo capitolo.
Adesso i riflettori sono puntati sul primo confronto tra fratello e sorella da quando sono arrivati sulla torre di Dollet. Aspettatevi di tutto, dico solo questo.
Al prossimo aggiornamento (che cercherò di fare il prima possibile, promesso)! Ciaaaaaao!

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Capitolo 30
*** Il Cavaliere della Strega ***


A ogni secondo immerso nel mio silenzio, la mano di mio fratello stringe sempre di più la presa sulla mia sinistra, incurante delle mie nocche che cominciano a scricchiolare.
-Seifer, mi stai facendo male- mormoro infine, più per abitudine che per altro. Da quando ho memoria, mi è sempre bastato dire questa frase per far subito desistere mio fratello da qualsiasi cosa mi stesse facendo, anche per gioco.
Oggi no. E questo certamente non è un gioco.
-Quando farai ciò che ti ho chiesto, ti lascerò andare- è infatti la risposta serena di Seifer, che sottolinea la sua affermazione stringendo ancora di più le mie dita.
Socchiudo gli occhi e mi mordo un labbro per resistere al dolore; forse, quando risolleverò le palpebre, in qualche modo non incontrerò più gli occhi dorati di Seifer, la sua stretta di ferro o il suo cuore di ghiaccio.
Forse questo è un altro dei miei sogni perversi, in cui io sono una stupida ragazzina arrendevole, mio fratello mi fa del male e il gallinaccio finalmente serve a qualcosa.
-Atra, comincio a spazientirmi- interviene seccamente la Strega, inviandomi una fredda stilettata che sopporterei a malapena, se non fosse per un improvviso, pauroso scricchiolio e una tremenda ondata di dolore ancora più forte, che mi costringono a spalancare gli occhi: Seifer sta stritolando la mia mano con tutta la forza che possiede e probabilmente me la sta rompendo.
Ancora quegli occhi.
Ancora quella stretta.
Ancora quel ghiaccio.
No, non sto sognando né giocando: questo è veramente mio fratello.
-Atra, non farmi arrabbiare- mi ammonisce gelidamente lui, le sopracciglia sollevate ad arco che fremono d'impazienza, il tono ammonitorio e infastidito di un adulto che sta parlando a un bambino capriccioso.
Gli occhi mi si riempiono involontariamente di lacrime:
-Seifer, per...- comincio, ma lui mi interrompe, urlandomi in faccia:
-VUOI DARMI QUELLA DANNATA RISPOSTA?!-.
Il primo schiocco mi avvisa che il mignolo è andato, come mi conferma subito l'atroce fitta di dolore che mi risale lungo il braccio e raggiunge con uno spasmo ogni singolo nervo del mio corpo.
Affondo i denti nel labbro inferiore e mi impongo di non arrendermi così facilmente: fino a quando il dolore non sarà più umanamente sopportabile, io non cederò.
-Basta, Seifer! Lasciala andare!- interviene in questo momento Zell, ma mio fratello si volta come una furia, mentre anche il mio anulare cede sotto la sua stretta convulsa:
-Gallinaccio, immischiati ancora una volta e...-.
Altro cedimento a sottolineare le sue parole: questo è il medio. Il mio braccio comincia a tremare in modo incontrollato, così come le ginocchia, mentre una goccia di sangue scivola rapida dalle mie labbra tagliate fino a raggiungere il mento.
-SEIFER, LE STAI...-.
-A quanto pare vuoi continuare anche con l'indice...- lo ignora lui, come se stesse semplicemente punendo un bambino cattivo.
Il dito scricchiola paurosamente e le falangi stridono le une sulle altre piegandosi come carta, poi Seifer allenta la pressione sul pollice e si concentra sul mio indice, sfiorando intenzionalmente anche le altre dita rotte.
Stringo il pugno destro e affondo le unghie nel palmo, i denti che stridono gli uni sugli altri quando serro le mascelle fino all'indolenzimento, prima che nella mia testa cominci a farsi strada, attraverso le pugnalate di dolore provenienti dalle mie dita, l'impulso tremendo di sferrare un pugno a Seifer e costringerlo così a lasciarmi andare.
Tuttavia, proprio in questo momento la Strega riprende a inviarmi impulsi rapidi come stilettate, precisi come frecce e altrettanto letali, che poi diventano coltelli che non si limitano a infliggere la ferita, ma a giocare a tormentarla.
Attaccata su due fronti, quello fisico e quello mentale, non posso fare altro che andare contro la mia natura e rinnegare la mia convinzione, il mio orgoglio, la mia pretesa di non essere nata per questo, di essere forte, più forte di chiunque altro.
-Basta, mi arrendo - sputo con voce strozzata dal dolore e dall'umiliazione - Va bene, parlerò- ansimo, cercando di non concentrarmi troppo sul dolore pulsante e contemporaneamente di deglutire un singhiozzo.
Zell, che stava per scattare a frapporsi fra me e Seifer, si ferma di colpo con un'espressione sconvolta dipinta sul viso, mentre mio fratello ritorna a guardarmi indifferente, allentando semplicemente la stretta:
-Comincia, allora - mi incalza - La Strega ha atteso abbastanza-.
Gli rivolgo un'ultimo sguardo carico di rancore e mille altre emozioni silenziose, prima di iniziare a raccontare con voce assente e monotona, il volto ben fisso negli occhi dorati di Seifer, il primo dei due sogni che ho fatto.
Quando termino il racconto e sto per cominciare il secondo, la Strega mi ferma:
-Questo lo conosco, l'ho visto insieme a te. Allora, sei ancora convinta che siano dei semplici sogni?-.
Questa volta evito di rispondere come la prima volta e mi limito a fare spallucce, troppo stanca e scioccata per pensare ad altro.
Edea scuote lentamente la testa e sorride:
-Cosa sai di Adele, Atra? - mi domanda. Faccio per snocciolarle per filo e per segno il capitolo di storia al riguardo, tanto per annoiarla un po', quando lei solleva una mano - Non quello che hanno raccontato a voi sprovveduti, ovviamente- si affretta a precisare, osservando interessata il movimento delle proprie unghie contro il sole.
Stringo le palpebre, la mano rotta che ha un doloroso fremito tra le dita di Seifer.
-Allora una sprovveduta non può compiacerti in questo, Strega- sputo acida, prima di mordermi il labbro quando mi accorgo di aver tirato troppo la corda, ribattendo come sono solita fare.
Stranamente Edea non reagisce e annuisce:
-Hai ragione, ma quello che hai visto dovrebbe averti già dato informazioni sufficienti-.
-Cosa significa? - sbotto confusa - Quelli erano solo...-.
In questo momento il suono cigolante del montacarichi mi costringe a interrompermi, mentre in cima alla torre fa la sua comparsa il comandante dell'esercito, che fa una riverenza tremante.
-Riferisci, soldato- ordina semplicemente la Strega, senza nemmeno voltarsi e continuando a trafiggermi con gli occhi.
Il soldato prende un respiro tremolante:
-Il presidente Vin...ehm, Deling...è...-.
-Ho dato io l'ordine di non farlo partire all'orario stabilito e ho i miei buoni motivi per farlo- lo interrompe seccamente Edea.
Il soldato emette un gemito frustrato, prima di riformulare la frase con agitazione crescente:
-Signora, il presidente Deling è stato...rapito-.
-COSA?!-.
-Soldato, muovi più energicamente quella lingua o te la farò strappare. Le orecchie degli umani qui presenti - lo sguardo della Strega scivola sprezzante su me, Zell e Seifer, che abbiamo ancora le bocche aperte - hanno delle notevoli manchevolezze-.
-Si tratta del presidente Deling. E' stato...rapito- ripete il comandante, tremando come una foglia. Edea falcia l'aria con un'unghia:
-Non sono nemmeno le quattro del pomeriggio, come può essere partito in anticipo?- domanda melliflua, un incantesimo che scintilla placido fra due dita. Il soldato si irrigidisce ancora di più, se possibile:
-Due ragazzi ci hanno riferito che Lei aveva predisposto così...- mormora terrorizzato. La Strega si osserva interessata un artiglio e giocherella con la magia che ha nella mano:
-E dimmi...questi ragazzi erano forse diretti a Timber?- azzarda poi, la voce leggermente più roca.
Il rumore della deglutizione del soldato anticipa la sua risposta affermativa:
-Hanno detto di essere in missione per Le...-.
Edea ne ha abbastanza e scaglia un Flare sul comandante, che non ha nemmeno il tempo di strillare, solo di scomparire in una polverina grigiastra e luminosa al sole. La Strega si rivolge a Seifer:
-Cosa gli hai detto?- gli chiede, la voce ridotta a un ringhio. Mio fratello impallidisce, ma recupera presto la sua aria sicura:
-Esattamente ciò che mi hai ordinato: né di più né di meno- asserisce deciso, allentando ancora un po' la stretta sulle mie dita. Gli lancio un'occhiata affilata:
-Ma che bravo, fratellone- gli sibilo, il tono carico di ironia velenosa.
Seifer fa per rinsaldare la presa sulla mia mano in un chiaro gesto di avvertimento, ma questa volta sono più rapida di lui e mi libero con uno strattone deciso, ignorando l'intensa e vibrante fitta di dolore che risale istantaneamente lungo il mio braccio al movimento brusco delle mie dita.
-Proprio un bravo cagnolino- rincaro la dose, sfoderando un ghigno appena tremante nel tentativo di dissimulare la mia sofferenza, per poi arretrare velocemente di qualche passo, gli occhi fissi sulla sua mano ancora semiaperta e sospesa a mezz'aria.
Mio fratello si allunga immediatamente in avanti per riaccuffarmi, ma in questo momento lo sguardo autoritario di Edea lo costringe a bloccarsi dove si trova, prima di dedicarsi a me e Zell:
-Non potete essere stati voi: non vi ho persi di vista un attimo - continua a ragionare tranquillamente - I due ragazzi devono aver agito da soli...forse li ho sottovalutati-.
E non è l'unica! Chi avrebbe mai detto che Fujin e Raijin avessero uno spirito d'iniziativa così sviluppato?! Io no di certo, dato che sono rimasti tutto il tempo a tremare dietro le casse, senza nemmeno provare a dare una mano. Ora però è tutto più chiaro: piuttosto che per aiutare noi, hanno preferito sfruttare la loro unica occasione per dare una possibilità a Rinoa e i SeeD. Beh...non posso biasimarli, dato che io e Zell ormai siamo spacciati.
-Ad ogni modo, i Galbadiani sono degli incapaci completi - commenta in questo momento Edea - Non vedo l'ora di potermi disfare di loro-.
-Ma voi non siete alleati?- domanda confuso Zell, grattandosi la testa.
Un sorriso compiaciuto increspa le labbra della Strega:
-Certo, certo. Oggi è una giornata straordinaria per Galbadia e il mondo intero: a Timber, Deling darà un importante annuncio riguardo Esthar e renderà di dominio pubblico la nostra alleanza, che verrà ufficializzata con una cerimonia a De...-
-...ma Deling è stato rapito- la interrompo seccamente incrociando le braccia, senza nemmeno più la forza di chiedermi cosa diavolo c'entri Esthar adesso.
Tuttavia, la Strega prosegue senza curarsi di me:
-...a Deling City. Una volta ottenuta la piena fiducia di Deling, sarà un gioco da ragazzi liberarmi di lui- completa con tono pratico, senza un'emozione a ravvivarle il viso.
Un nodo mi stringe lo stomaco, soprattutto quando noto un breve sorriso compiaciuto sollevare gli angoli della bocca di Seifer.
-Stai facendo il doppio gioco per ottenere il dominio di Galbadia, allora- le sibilo disgustata. In risposta, Edea scuote lentamente la testa:
-E qui ti sbagli di nuovo, Atra. Ho lo stesso obiettivo dei ribelli di Timber: abbattere l'ignominiosa dittatura di un presidente avido, opportunista e...-.
A queste parole, mi sfugge una risata amara:
-Vuoi convincerci di non essere malvagia e opportunista? Qualcuno potrà anche averci creduto, ovviamente - il mio sguardo e le mie parole pungono Seifer sul vivo, facendogli contrarre di colpo la mascella - ma non inganni me-.
Edea scuote ancora la testa, questa volta più seccata:
-Non ho interesse a inserirmi nella vostra stupida lotta per il potere. Se l'avessi voluto, me lo sarei conquistato da sola e senza tutte queste difficoltà- chiarisce sprezzante, distendendo la mano in un ampio gesto che taglia l'aria con un sibilo.
-E se hai dei fini tanto nobili, perché non l'hai strappato subito a Deling appena ne hai avuto l'opportunità?- la incalzo, guardandomi per la prima volta la mano gonfia e viola, dalle dita storte e inanimate. Quando risollevo lo sguardo, incontro quello di Seifer fisso sullo stesso punto, ma in questo momento la Strega parla ancora:
-Sai Atra, è difficile per una Strega controllare il proprio potere, soprattutto se non ha un Cavaliere. Tu dovresti saperlo molto bene-.
L'immagine di Adele che perde il controllo mi sfreccia improvvisamente nella memoria, accompagnata dalla frase di Edea: credi ancora che siano sogni?
-Uhm, sei davvero così intelligente come diceva tuo fratello - concede la Strega, prima di sollevare il mento - Se conquistassi il potere con la forza, ne sarei così ossessionata da volerne ancora di più-.
-Quando ottenere qualcosa è facile, l'ambizione ti chiede sempre fino a dove puoi arrivare secondo lo stesso passo- mi ritrovo ad ammettere, beccandomi subito uno sguardo stranito da parte di Zell, che sta seguendo la conversazione con espressione sempre più sconvolta.
Andiamo, questo dovrebbe capirlo! Questi siamo io e Seifer, sempre pronti a chiedere di più a noi stessi e sempre certi di ottenerlo!
Tuttavia, aggiungo subito la precisazione necessaria:
-Questo ti fa davvero pensare che appoggeremo la tua politica di nasconderti nell'ombra?!- mi affretto infatti a continuare, convinta che Edea ci stia solo raccontando un mucchio di stronzate. Se è in grado di giocare a due giochi diversi con Deling, perché non potrebbe essere capace di farlo anche con noi?
Il punto è: perché dovrebbe ingannarci? Ormai da qui non possiamo scappare, siamo completamente nelle sue mani, considerando per di più il fatto che Seifer sembra obbedirle in tutto e per tut...un momento, ma lui non è ancora suo Cavaliere, giusto?
E se non stesse ingannando noi, cioè me e Zell, ma Seifer, per tenerselo stretto fino a quando non lo nominerà Cavaliere? In tal caso, come potrei metterle i bastoni fra le ruote?
Intanto la Strega soffia una risata, a cui si unisce inaspettatamente anche mio fratello:
-Oh, io non ho bisogno della vostra approvazione, umani... - sorride alla fine, una mano posata sulla spalla di Seifer (per l'appunto: ho ragione) - ...verrete ugualmente con noi, volenti o nolenti...-.
Un brivido rovente mi investe da capo a piedi:
-TE LO PUOI SCORD...- comincio rabbiosa, prima che lei mi zittisca con l'ennesima, dolorosa pugnalata dritta al cervello.
-...e non opporrete resistenza, perché, anche se non posso uccidervi, posso comunque farvi molto male- continua tranquillamente, osservando il mio corpo tremare, sostenuto cautamente da Zell.
-Non sei contenta, Atra? - gongola improvvisamente Seifer, il mento sollevato con aria spavalda - Potrai assistere alla realizzazione del grande sogno romantico di tuo fratello!-.
-Cioè diventare un cane bastardo?- lo rimbecco disgustata, sollevando la mano come prova del fatto che sia sulla retta via.
Queste parole faticano a uscire dalla mia bocca, ma mi costringo a sputarle come se fossero semplici e fastidiosi elementi estranei; se non riesco a riscuotere Seifer con le buone, forse insultarlo lo farà uscire dai gangheri e allora...
-Atra, i tuoi insulti mi danno solo sui nervi - mi ammonisce immediatamente lui, come se in qualche modo avesse intuito le mie intenzioni; oh, dimenticavo: lui è cambiato, ma io sono sempre la stessa - Comunque, mi riferivo ad altro: finalmente è giunto il mio momento! Nessuno mi guarderà più come l'eterno rivale di Squall Leonhart o come il semplice fratello maggiore di Atra...-.
-Aspetta, cosa...- mi ritrovo a mormorare, prima di perdere di colpo il filo dei miei pensieri, completamente disorientata e scioccata dalle sue parole, che affondano lentamente nel mio cuore come freddi pugnali.
Mio fratello ha appena ammesso quanto gli sia stata di peso in tutti questi anni e io...io non posso biasimarlo, maledizione. Ne sono sempre stata consapevole, soprattutto da quando me lo aveva detto durante la nostra prima (e ultima) lite; ma quella volta aveva ammesso lui stesso di essere arrabbiato, oggi invece lo vedo appagato, sognatore come non è mai stato prima...e noi, di sogni, ne abbiamo fatti tanti e in grande, sempre.
-...questa volta tutti mi chiameranno con il mio nome soltanto: Seifer Almasy, il Cavaliere della Strega!-.
Il Cavaliere della Strega.
Il silenzio accoglie queste ultime parole e le amplifica, facendole rimbombare in ogni angolo della torre così ossessivamente da privarle quasi di significato.
Quasi.
Non per me.
Seifer sta dicendo di volere tutto questo. Sta dicendo di voler buttare via la sua vita proprio davanti ai miei occhi, per poi cominciarne un altra da freddo, insensibile burattino dal passato cancellato. Rifiutato, anzi.
Ma questo non cambia nulla, non è importante il fatto che lui faccia tutto questo per liberarsi di una vita che gli va stretta, di un legame troppo vincolante...conta il fatto che lui voglia farlo e che lo farà, se non ci sarà qualcuno a impedirglielo.
Ma qualcuno che possa fermarlo c'è. Ci sono io.
"Esserci" è sempre stata la mia prima promessa per Seifer e l'ho sempre rinnovata senza batter ciglio, credendoci fermamente, soprattutto ogni volta che per lui si chiudeva un altro anno di fallimenti, di pregiudizi, di umiliazioni da subire da parte di chi non voleva accettare che fosse semplicemente se stesso.
L’ho giurato anche il giorno dell’ultimo compleanno che abbiamo trascorso insieme, in cui l’ho finalmente visto tornare ad appoggiarsi a me e prepararsi ad affrontare il mondo con il mio supporto.
Quella volta ho giurato di esserci, ma con la precisazione di essere sempre sincera con lui, di non comportarmi da incomodo e, per questo, di non seguirlo a testa bassa ovunque vada.
Non serve che lo giuri anche ora: io ci sarò nonostante tutto, anche al prezzo del mio sacrificio, se sarà richiesto.
Questa è l'occasione di dargliene prova, questa volta la mia non rimarrà solo una promessa, anche se non avevo alcun dubbio che potesse essere altrimenti.
La motivazione di questa follia mi compare davanti agli occhi ancora prima che io possa realizzarla: è l’immagine di Seifer che mi volta le spalle, quel pomeriggio in cui avevamo litigato furiosamente.
Lo strappo sordo del nostro legame, che allora si era spezzato come una parola troncata a metà o una risata improvvisamente congelata, mi riecheggia ossessivo nelle orecchie e riporta il dolore martellante del rimpianto, che non mi ha mai abbandonata da allora, di essere solo un inutile incomodo nella sua vita, facendomi tornare bruscamente, addirittura furiosamente alla realtà.
-TU SEI PAZZO!- esplodo all'improvviso, liberandomi della stretta ferrea di Zell e slanciandomi in avanti come una furia.
Il pugnale è già nella mano buona e la lama fende già l'aria nella mia corsa, la punta che ha già trovato il suo bersaglio.
Mio fratello mi guarda interdetto sfrecciargli davanti, pronto a sostenere un assalto che però non è diretto a lui; perché io ho già trovato il mio bersaglio, che rimane tranquillamente immobile a fronteggiarmi, senza alcun turbamento a scalfirne il viso di marmo.
Anzi, la Strega sorride alla punta metallica rivolta contro il suo petto.



Salve a tutti, signori! E' da tantissimo tempo che non pubblico, ma non crediate che la storia sia finita qui, ho solo avuto dei mesi piuttosto burrascosi in cui non mi è stato facile scrivere e, di conseguenza, pubblicare.
Finalmente però sono tornata (quasi) attiva, cercherò di pubblicare più o meno velocemente questi ultimi capitoli de "Il legame del sangue", per poi prendermi una pausa prima di cominciare il secondo giro con il secondo capitolo di questa serie.
Innanzitutto, questo è uno dei capitoli più duri che io abbia mai scritto, ovviamente per il comportamento di Seifer e per la reazione di Atra, che non sta più riconoscendo il fratello, ma è perfettamente consapevole del fatto che la persona che ha davanti è la stessa che ha conosciuto da una vita. E' questo a scuoterla e a farla reagire: infatti il capitolo finisce con lei che si scaglia contro Edea, nonostante la Strega possa fermarla senza muovere un muscolo.
Questo capitolo è legato a un ricordo che ho pubblicato nella mia raccolta il 22 settembre, in occasione del compleanno di Seifer. Adesso anche quel ricordo ha il suo capitolo abbinato, eheh.
Per quanto riguarda la questione delle visioni di Atra...Edea ovviamente sa già tutto, ma vuole che Atra ci arrivi da sola...chissà come mai.
Ultima cosa...penso abbiate notato tutti che la storia di Timber è abbastanza diversa: qui c'entra Esthar e la Strega dovrebbe essere presente insieme a Deling...se non fosse stato rapito, grazie al genio (inaspettatissimo) di quei due beoti di Fujin e Raijin.

Chiedo scusa a tutti i lettori per non aver aggiornato prima, ma non temete, un giorno sarà completa anche lei: piuttosto che lasciar incompleta questa storia, la lascio scrivere direttamente ad Atra (perché, non lo stai già facendo? nd Atra)!
Un saluto, una buona domenica a tutti e grazie in anticipo a chi ha letto il capitolo! A presto!

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Capitolo 31
*** Ghiaccio e oro ***


Una scarica tremenda di dolore allo stato puro mi irrigidisce a metà strada e il passo successivo non è sorretto dalla mia gamba, che cede trascinandomi a terra.
Prima di sentire la presa sul coltello allentarsi, stringo i denti e lo scaglio con tutte le mie forze contro la figura fredda e statuaria davanti a me, poi il pavimento metallico accoglie il mio corpo con un vibrare echeggiante.
Vedo Edea scomparire per una frazione di secondo, un battito di ciglia, il tempo impiegato dal mio pugnale ad attraversare il punto in cui si sarebbe dovuta trovare la sua testa, per poi ricomparire e allungare semplicemente la mano ad afferrarne l'elsa, mentre esso è ancora in volo. Uno dei suoi rari sorrisi le incurva leggermente le labbra, l'angolo della bocca che si solleva a increspare la pelle sottile della guancia.
La fossetta si distende quasi subito e il gelo scende su tutti noi, scaraventandomi pesantemente addosso l'agghiacciante consapevolezza delle conseguenze della mia solita avventatezza.
-Atra - la sua voce echeggia mille volte, le lettere che si confondono e si inseguono dentro e fuori dalla mia testa, ormai completamente in fiamme - stolta, avventata, insolente, disgustosa umana-.
Deglutisco la bile che mi sta risalendo dallo stomaco al suono raccapricciante delle sue parole veramente disgustate.
-Toccala una sola volta, Strega, e...-.
Registro automaticamente le parole di Zell e le dimentico nello stesso istante in cui la risata soffocata di Edea le spezza. Nessun sorriso sul suo volto, solo disprezzo, repulsione addirittura.
-Non ho detto che non posso uccidervi? Insomma Seifer, se uccidessi tua sorella davanti ai tuoi occhi...come reagiresti?-.
Un singhiozzo roco mi sfugge dalla gola quando mi accorgo di dove vuole andare a parare. Dopotutto ha solo detto che ci avrebbe fatto soffrire, ma non ha specificato se la sofferenza sarebbe stata fisica o...
-Per aver tentato di ucciderti, dovrei ammazzarla io stesso-.
L'ha detto davvero? Era la voce di mio fratello, quella?
Mi puntello sulle mani e lotto contro il controllo mentale che mi costringe a rimanere schiacciata a terra: Seifer ha recuperato il suo Hyperion in poche falcate e lo sta puntando dritto verso di me, un dito posato sul grilletto e gli occhi fissi in quelli di Edea, oro contro oro.
-Devo provvedere, mia Strega?-.
Sì, questa volta ho visto davvero muoversi le sue labbra: è lui a parlare.
Sono parole vuote, tranquille, docili e fluide come la corrente di un fiume, così spontanee da non lasciare altro spazio che per la resa.
Sono proprio queste le parole di mio fratello, così tremendamente presenti che non riesco a riconoscerle, nonostante la loro voce sia la stessa da diciassette anni.
Ma forse, dopotutto, questo non conta più niente.
-BASTARDO!-.
L'urlo di Zell mi riporta alla realtà nello stesso momento in cui lo vedo avventarsi contro la schiena di Seifer, il quale compie una veloce piroetta e trascina la lama davanti al viso per parare un pugno con il piatto.
L'istinto di sopravvivenza ha la meglio sullo shock che mi ha paralizzata al suolo: mi rialzo velocemente e non esito a scagliarmi contro la Strega per sorprenderla.
Il dolore torna a infilarsi in ogni fessura della mia testa, pulsante e vivo come un essere famelico, ma in qualche modo riesco a spingerlo in un angolo della mia mente e sento l'adrenalina fare il resto, ottenebrando i miei sensi e affidando tutta me stessa ai miei muscoli.
Edea spalanca gli occhi nello stesso momento in cui la mia stretta ferrea si chiude attorno al suo polso, nella cui mano si trova ancora il mio pugnale.
Le mie dita cominciano a stringere come mai ho fatto prima, mentre dietro di me le urla di Zell e mio fratello sono raccapriccianti, insieme ai colpi violenti delle borchie contro il metallo del Gunblade.
Se Zell arriverà ad uccidere Seifer, non glielo perdonerò mai.
Ma a quanti passi sono dal punto di non ritorno, quello in cui dovrò decidere tempestivamente se eliminare mio fratello o farmi ammazzare da lui?
E in tal caso cosa farei? Uccidere Seifer sarebbe così facile, anche se dovesse puntarmi contro l'Hyperion come ha fatto prima?
Cosa lo separa dall'essere Cavaliere? Forse il fatto che non chiederà più il permesso a Edea, la prossima volta?
I miei denti affondano nella carne delle labbra quando una nuova stilettata di dolore penetra nel mio cervello, facendomi pulsare la zona subito retrostante gli occhi. Il gelo comincia a intorpidirmi le ossa e i muscoli, ma di riflesso concentro tutta me stessa nella stretta attorno al polso della Strega e aumento la forza che sto esercitando, in contemporanea alla crescita vertiginosa del potere di Edea su di me e delle urla dietro di noi.
E se invece Seifer uccide Zell, cosa farà dopo? Attaccherà me? E io come ho intenzione di reagire? Continuando a cadere e comportarmi come una povera ragazza spaurita e persa senza la presenza del fratellone?
Non ero io quella che voleva dar prova di essere indipendente?
Non sono io quella che combatte fino alla morte, dura come il ghiaccio e la pietra, pronta a trovare una possibilità, anche a costo di inventarla a colpi di volontà?
Le mie dita trovano in questo momento il mio pugnale e lo strappano trionfanti dalla mano di Edea, mentre lei è troppo concentrata a fare breccia nel muro che ho innalzato nella mia mente.
-Tu non puoi uccidere me, ma io posso uccidere te, bastarda- ringhio, rinsaldando la presa sul coltello e calandolo velocemente sul suo petto.
Il lampo di un sorriso a pieni denti mi abbaglia improvvisamente, spiazzandomi; ma è troppo tardi, come al solito.
Nel momento in cui la punta del mio pugnale incontra la pelle di marmo di Edea, mille scintille sprizzano dal suo petto avvolgendomi la mano, il braccio e l'intero corpo.
La mia pelle sfrigola e il dolore esplode tutto insieme da ogni parte, dentro e fuori, facendomi desiderare di ridurmi in briciole, di disintegrarmi, di implodere, piuttosto che sopportarlo un altro secondo di più.
Mentre mi sento scagliata lontano, il corpo completamente paralizzato che impatta duramente sul pavimento, e un velo nero cala sui miei occhi spalancati, mi rendo conto di due cose nel medesimo istante.
La prima è il motivo per cui mi sento così inutile e diversa da me stessa: è perché tutto questo va oltre le mie possibilità, perché io sono umana mentre questa donna è una Strega e per questo superiore alle mie capacità.
La seconda cosa di cui mi accorgo, seppur mezza stordita, è che il duello alle nostre spalle si è fermato.
-Atra!-.
-Stalle lontano, cane!-.
-Gallinaccio, levati dai piedi!-.
Ma cosa...
Un paio di braccia mi sollevano da sotto le spalle e la mia schiena incontra qualcosa di solido.
Una mano guantata mi sfiora la fronte e scivola fino alla mia mascella, lasciandomi un'umida striscia di sangue.
Un odore familiare mi investe, insieme alla spossante sensazione di nostalgia e sollievo.
Lentamente recupero una visuale nitida di ciò che mi sta attorno e riesco a vedere la Strega piegata su se stessa respirare convulsamente, la pelle ancora percorsa da alcune scariche elettriche dorate.
Uhm, qui mi sa che qualcuno ha esagerato.
Il mento di Seifer si appoggia sulla mia fronte e io trasalisco con uno spasmo violento, a dire il vero più per la sorpresa che per altro.
-Atra, non avere paura di me-.
-COME PUO' NON AVERNE? - sento Zell urlare a pieni polmoni - LE HAI ROTTO UNA MANO ED ERI A UN PASSO DALL'UCCIDERLA! SEI UNO STRONZO BASTARDO, DEVI LEVARLE LE MANI DI DOSSO, FIGLIO DI PUT...-.
-Se insulti mia madre insulti anche la sua, razza di imbecille- ringhia mio fratello rivolgendo il viso verso Zell, che comincia a borbottare imprecazioni e a far scrocchiare le nocche. Quindi le labbra di Seifer mi sfiorano l'orecchio:
-L'ho fatto davvero, Atra? Io non...-.
-Vuoi dirmi che non te lo ricordi?- scatto immediatamente liberandomi della sua presa e ruotando il busto per guardarlo alla stessa altezza, mentre le fratture alla schiena e alla spalla tornano a mandarmi acute scariche di dolore, da cui cerco di distrarmi studiandolo: lui è piegato sulle gambe, la mano che stringe l'Hyperion appoggiata a terra e l'altra sollevata a mezz'aria. Levo la mia, ormai deformata, ben in vista e a quel punto gli occhi di Seifer si spalancano totalmente. Sono i suoi occhi di ghiaccio, ma la ferita improvvisa che si è aperta dentro di essi mi è totalmente nuova...anzi, vecchia.
Ecco, questo è mio fratello.
-Non posso essere stato io...-.
-I tuoi occhi, Seifer. Prima erano dorati e ora sono quasi del loro solito colore- interviene sorpreso Zell, lanciandomi un'occhiata e contemporaneamente tastandosi un taglio al braccio.
-Ora sai che non erano solo riflessi quelli che vedevo- mi limito ad aggiungere, con una prudenza più istintiva che voluta.
-Io non so nemmeno cosa ci facciamo qui!- protesta mio fratello, un largo e nervoso gesto della mano a sottolineare le sue parole.
-Ma se ci hai trascinato tu a Dollet! Per caso sei rimbecill...-.
-Zell, stai zitto o ti butto giù dalla torre- lo minaccio freddamente voltandomi poi a sorvegliare la Strega, che sta ancora tentando di riprendersi.
Possibile che mio fratello non si ricordi nulla di ciò che è successo? Il controllo della Strega è stato così totalizzante?
-Seifer - riprendo, cercando di essere più veloce e chiara possibile - quando il tuo sguardo era dorato tu non eri in te, è questo che vuoi dire? Ti ricordi di... - esito un attimo per raccogliere i ricordi in una mente che non ne vuole più sapere di lavorare - ...di quando stavi per aggredire Squall a Timber?-.
Seifer solleva le sopracciglia e si gratta imbarazzato la testa:
-Accidenti, questo dovrei ricordarmelo, ma niente... - borbotta, prima di illuminarsi, un sorriso appena abbozzato - ...almeno l'ho picchiato a dovere?-.
-Taci imbecille, non c'è niente da ridere - lo apostrofo, prima di rammentare altri due episodi-chiave legati al colore dei suoi occhi - Però ti ricordi di ciò che è successo nell'ascensore del Garden! E anche di quando mi hai lasciata sola contro i SeeD...te lo ricordi, ve...-.
-L'HAI LASCIATA SOLA CONTRO...-.
-GALLINACCIO, VUOI PIANTARLA DI STRILLARE?!- esplodo, cominciando a cogliere con terrore i primi movimenti di Edea.
Maledizione, dobbiamo inventarci qualcosa alla svelta se vogliamo uscirne vivi. Fuggire non servirà a niente finché non troverò un modo per portare dalla nostra parte mio fratello: le pagliuzze dorate ancora presenti nei suoi occhi sono un chiaro suggerimento che la Strega non ha intenzione di lasciarlo andare.
Nel frattempo Seifer sospira:
-Sì, quelli me li ricordo. Nel primo caso mi ricordo di aver agito totalmente in buona fede, ma credo mosso da qualcun altro. Nel secondo mi è stato impartito un ordine, ne sono sicuro-.
A questo punto mi basta fare due più due per tornare a fissare Seifer e dare la risposta al nostro problema:
-Certo: ti ricordi che mi hai detto di sentirti strano, come se dovessi ricordarti qualcosa che continuava a sfuggirti? - gli domando, proseguendo a un suo cenno affermativo - Ti sentivi così perché era rimasta in te l'inconsapevolezza delle tue stesse azioni: probabilmente nel primo caso è stata Edea suggerirti di levarmi il G.F., mentre nel secondo ti ha ordinato di trovare un modo per liberare la spia - ragiono, annuendo poi più convinta - Inoltre, ha ammesso lei stessa di averti sotto il suo controllo da ieri, ma sembra non essere totale: va e viene, come se per mantenerlo servisse...-.
-...è ovvio che mi serve energia, Atra-.
Io e mio fratello scattiamo in piedi e ci voltiamo verso Edea, che è tornata nel pieno delle sue forze, come mi testimonia la tremenda pugnalata mentale che non tarda a inviarmi. Le braccia di Seifer mi sostengono quando barcollo all'indietro e la Strega solleva le sopracciglia indispettita prima di continuare il suo discorso:
-L'energia di cui mi hai costretto a privarmi per allontanarti- precisa subito, affondando la sua presa nella mia mente e strappandomi un gemito.
-Il fatto è che dipende tutto dall'intensità con cui esercito il controllo mentale sul tuo fratellone - continua poi a spiegarmi tranquillamente e quasi dolcemente, agitando un artiglio in aria - Vedi, se lo intensifico...-.
In questo momento la stretta di Seifer si rafforza, diventando certamente non più protettiva, e non mi serve voltarmi per capire di che colore saranno i suoi occhi, ora.
-...posso ordinargli tutto quello che voglio senza che ne conservi il ricordo, come se...-.
-...come se fosse il tuo Cavaliere- concludo, stringendo i denti per resistere al dolore delle dita di mio fratello che mi scavano la carne.
Edea annuisce:
-Esattamente. Al contrario, se lo applico minimamente...-.
Immediatamente la stretta di Seifer si allenta e le sue dita sono solo leggermente rigide sulle mie braccia, senza più farmi male.
-...lui sarà sempre sotto il mio comando, ma un po' più consapevole di se stesso e di chi gli sta intorno-.
Questa deve essere stata la forma di controllo "quiescente" che la Strega ha mantenuto su mio fratello fino a stamattina, intervallato dall'ordine secco e perentorio di raggiungerla a Dollet, per poi ritirarsi nuovamente quando Seifer è stato imprigionato, giusto per non rischiare di essere scoperta, ed essere rafforzato da comandi precisi (come quello di togliermi Leviathan per non farmi morire o lasciarmi in balia dei SeeD, usandomi come diversivo per liberare la spia indisturbato); sicuramente non è quella con cui lei sta guidando mio fratello adesso.
-Ma non hai la minima intenzione di permetterlo, non è vero?- sibilo, incattivita dal fatto di non esserci arrivata prima. In risposta la stretta di Seifer torna a stritolarmi le braccia e la Strega sorride:
-Non posso permettermelo, il che è diverso. Le rare volte in cui l'ho fatto è stato perché il controllo funzionava a distanza e non potevo esercitarlo in modo continuo, anche perché era molto più faticoso - Edea inarca le sopracciglia, l'aria improvvisamente annoiata nell'atto di spiegare una cosa che lei chiaramente ritiene ovvia, pur beandosi di sventolarmi in faccia il suo trionfo - Inoltre era solo uno spreco di energie: qualunque informazione mi sarebbe giunta attraverso gli occhi di tuo fratello, come ad esempio è avvenuto per il tuo svenimento - qui batte pigramente le palpebre, dedicandomi uno sguardo eloquente da cui mi districo scuotendo ferocemente la testa, facendola sospirare rassegnata - Quando siete arrivati a Timber e poi a Dollet il mio controllo ha cominciato gradualmente a rafforzarsi, per poi saldarsi al vostro arrivo qui, anche se non ancora in via definitiva. Solo quando Seifer sarà diventato mio Cavaliere...-.
-...non avrai più bisogno di sforzarti tanto- completo in un ringhio fra i denti, senza curarmi della sua irritazione per le continue interruzioni. Edea annuisce nuovamente:
-Esatto e questo avverrà molto presto, vedrai. Prima però dobbiamo andare a Timber e voi mi avete fatto perdere troppo tempo con i vostri capricci: o vi decidete a seguirci o vi costringo con la forza. Non obbligatemi a questo - e qui il viso della donna si contrae in una smorfia teatralmente compassionevole - Perché non sarebbe carino-.
-Ah, proprio - borbotto, subito riportata all'ordine da una violenta scrollata da parte di Seifer - E poi sarei io a fare i capric...-.
-Mi hai sentito, Atra? Venite o...venite?-. Il tono della Strega diventa allusivo alla seconda alternativa ed è evidente che questa volta non tollererà un'altra delle mie solite repliche.
Lo sguardo di Zell cerca subito il mio, di nuovo terrorizzato e indeciso.
Io invece sono completamente sicura di ciò che voglio, perché è ciò che è giusto fare.
Se c'è una possibilità di salvare mio fratello prima che diventi Cavaliere, allora andrò fino in fondo, anche se probabilmente dovrò battermi con lui e sicuramente dovrò soffrire ancora...ma la vita degli eroi non è mai stata rose e fiori, giusto?
Devo solo tenere presente che nulla di ciò che mi dirà o mi farà corrisponde a ciò che mi direbbe o mi farebbe se ne fosse pienamente consapevole; non sarà facile, ma non mi tirerò indietro per questo: ho solo lui e non permetterò che gli sia fatto del male.
Era questa la mia promessa a Seifer e ora sono pronta a tutto pur di rinnovarla...anche se non so ancora come.
Anche se non so ancora se ce la farò.



Rieccomi a rovinarvi anche questo weekend con uno dei miei papironi, non siete contenti?

Da quanti capitoli siamo sulla torre di Dollet, cielo cielissimo?! Dai che fra poco cambiamo scenario, la situazione si sta evolvendo!
Intanto in questo capitolo ho cercato di spiegare come funziona il controllo mentale su Seifer: dipende dalla distanza, sostanzialmente. Questo comporta per la Strega un grande sforzo, ecco perché per lei è comodo che Seifer sia lì.
Ci sarà qualcuno che si chiederà perché Atra &Co. non siano fuggiti non appena la Strega è stata indebolita. Volevo scriverlo anche io, ma a che pro? Non appena la Strega si sarebbe ripresa, avrebbe richiamato Seifer e li avrebbe riportati indietro tutti quanti. Atra lo sa bene e usa questi secondi per informarsi su come potrà liberare suo fratello.
Ora c'è solo da vedere cosa si inventerà e cosa succederà, ora che Deling è stato rapito e la conferenza di Timber sembra saltata...uhm, parliamo della Strega, non darei tutto per perduto.

Auguro un buon weekend a tutti e ringrazio di cuore chi mi legge, chi segue da sempre la storia, chi l'ha appena scoperta e chi la scoprirà: spero vi stia piacendo!
Ciaaaaaaao e al prossimo capitolo!

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Capitolo 32
*** Troppo tardi ***


-Hai vinto, Strega - concedo, dando un leggero strattone a mio fratello perché mi lasci andare, ovviamente senza essere accontentata - Verrò con voi-.
-Verrò?! Atra, non penserai che ti lasci da sola!-.
Zell fa un passo avanti e stringe i pugni, lo sguardo che saetta aggressivo ovunque prima di fermarsi incerto contro il mio. Mio fratello soffia una risatina contro la mia nuca:
-Da sola?! Ma se ci sono io con lei!- esclama con tono fintamente offeso. Zell sbuffa impercettibilmente:
-Per l'appunto- borbotta, prima che io lo interrompa seccamente:
-Tu devi starne fuori: torna a casa o ti rimando indietro io a calci-.
Il gallinaccio sgrana gli occhi e le nocche scricchiolano quando lui stringe ancora di più i pugni:
-Stai scherzando, spero!- soffia sconvolto.
Intanto la Strega sospira leggermente e scuote la testa:
-Certo, Zell: tu non andrai da nessuna par...-.
-Lui non c'entra con questa storia- ribatto immediatamente, la voce piatta ma decisa. Edea si volta di scatto a fulminarmi con lo sguardo:
-Questo lo decido io Atra, se permetti-.
-No, non lo permetto. Lui non ti serve a niente- le tengo testa, sfidando il potere che sento subito montare in lei.
-Insomma Atra, perché ti impunti così tanto?- si intromette Zell.
Ma questo è scemo o cosa?!
-No, perché ti impunti tu, se mai. Mi pare di averti già chiesto perché diavolo sei venuto con noi, ma questo mi sembra davvero troppo - lo rimbecco duramente, facendolo impallidire di colpo - Vuoi dirmi cosa vuoi da noi da continuare a fare i capricci per seguirci?-.
Lo so: sto esagerando e devo ammettere che mi è stato d'aiuto qui sulla torre, ma perché non capisce che ho qualcuno di più importante a cui pensare, qualcuno per cui combattere?
Perché non esita un secondo a ficcarsi in guai da cui potrebbe tranquillamente stare fuori, mentre io rischio di perdere mio fratello e rimanere con il solo rimpianto di non essere stata abbastanza prudente, come invece lui avrebbe la possibilità di essere, se solo non la stesse buttando via proprio davanti ai miei occhi?
Alle mie parole Zell socchiude la bocca, le labbra che cominciano a tremare leggermente, prima di tornare a serrarla con forza e scuotere in contemporanea la testa, una vena pulsante sulla tempia sinistra coperta dal tatuaggio.
La Strega sorride divertita prima di voltarsi e dirigersi verso una trave metallica:
-Il ragazzo mi sembra un po' confuso: forse quando arriveremo a Timber avrà le idee più chiare- ironizza mentre i contorni di un portale si delineano sotto le sue dita, deformando il metallo.
In questo momento Zell esplode:
-Capricci?! Se seguirvi e aiutarvi è sembrato soltanto un capriccio, allora mi leverò dai piedi!- grida esasperato, sottolineando le sue parole con un ampio gesto del braccio.
Chissà perché, le sue parole mi colpiscono profondamente e mi indispettiscono, una di queste in particolare: "soltanto". Soltanto? Cos'altro pretende da me? Che capisca da sola il resto del suo discorso confuso solo perché non è in grado di spiegarmelo, per di più nel momento più sbagliato che avrebbe potuto scegliere?
-Bene - commento gelidamente, mentre Seifer mi sospinge in avanti per raggiungere il portale e la Strega, così che non posso più vedere il viso di Zell - Ma fattelo dire: il tuo capriccio più grande rimane quello di non essere mai in grado di spiegarti chiaramente; oppure sei semplicemente un gran codardo- concludo con tutto il veleno che sono in grado di sputare.
Intercetto brevemente lo sguardo impressionato di Edea, prima che Seifer mi afferri la mano buona e annulli la distanza fra il portale e la realtà della torre di Dollet.

***

Il viaggio nella realtà (se così si può definire) contorta e confusa del portale dura meno di una manciata di secondi, trascorsi i quali mi ritrovo a barcollare davanti alla porta di servizio di un enorme edificio dalle pareti lucide e illuminate da potenti fari, nonostante sia ancora pomeriggio e il sole splenda ancora.
Dietro di me si materializza subito Edea, che dedica uno sguardo distratto al suo riflesso sul metallo e poi attende impaziente l'arrivo di Seifer, il quale non tarda a uscire dal portale e riprendermi nella sua stretta moderatamente forte.
La Strega scruta ancora un po' il fondo del passaggio, ma non si intravede nessun altro tra le volute di nebbia color viola scuro, stemperate via via in un viola più chiaro che si allunga pigramente in riccioli sottili e sfilacciati.
-Avresti dovuto essere più garbata, sorellina - mi rimprovera bonariamente mio fratello - Sai che il gallinaccio è permaloso: se non è entrato nel portale dovremo tornare indietro a cercarlo- aggiunge, una nota di irritazione nella voce.
-Oh, scusa tanto - lo rimbecco con uno sbuffo - Mi assicurerò di non urtare più la sensibilità del prossimo stronzo con cui viaggeremo, promesso-.
Il sospiro risentito di Seifer mi sfiora la nuca nello stesso momento in cui Edea pone fine al nostro bisticcio:
-Zitti, eccolo-.
La figura di Zell compare improvvisamente all'ingresso del portale, prima che lui ne esca inciampando proprio ai miei piedi.
-Guardalo: ti chiede anche scusa in ginocchio!- ride mio fratello, fulminato da un'occhiata carica di rancore di Zell. Non ho nemmeno il tempo di esprimere la mia rispostaccia che la Strega interviene subito a interromperci:
-Qual era il piano di Rinoa, una volta rapito Deling?- domanda acida a Seifer, che si affretta a risponderle:
-Questo è un dettaglio di cui non sono sicuro, ma la cosa più ovvia è che lo costringano subito a proclamare l'indipendenza di Timber in diretta-.
Edea pondera per un secondo le parole di mio fratello, poi:
-Potresti aver ragione - sorride - Beh, questo faciliterebbe parecchio il suo recupero, dato che siamo già agli Studi Televisivi: se entrerete da questa porta di servizio potrete osservare la diretta da dietro le quinte e intervenire al momento opportuno. Dentro potrebbero esserci soldati galbadiani: quelli, Seifer, non costituiscono un problema perché obbediscono a me- spiega poi con aria svogliata e piuttosto affrettata.
-Perché, tu non vieni?- le domando stupita, beccandomi un'altra stilettata di dolore da parte sua:
-No, una Strega non fa il lavoro sporco, non credi?-.
-Ma se hai appena detto che non dobbiamo uccidere galbadiani...- comincio, prima che lei sollevi gli occhi al cielo:
-Ma tuo fratello non diceva che eri intelligente?! - si esaspera, al che io prendo fiato per esprimere tutta la mia "intelligenza", ma vengo subito interrotta da lei - Come credi che vi riprenderete Deling? Non certo chiedendolo gentilmente ai suoi rapitori-.
-Oh, maledizione- commento, chiedendomi effettivamente come abbia fatto a non arrivarci prima.
-Basta parlare: Edea vuole che ci muoviamo subito- si intromette Seifer, lasciando andare un mio braccio e aprendo la porta del retro, per poi darmi una spintarella e costringermi ad avanzare.
-Agli ordini, capo- borbotto, camminando docilmente a mani sollevate e con i nervi che riprendono dolorosamente a tendersi: arrivati a questo punto, non so proprio cosa succederà fra poco...e io odio sentirmi impreparata.
Ci facciamo largo fra vari corridoi dalle pareti completamente nere a cui sono appese, a distanze regolari, delle semplici lampade a luce fredda, fino a quando non arriviamo in una stanza piena di vecchie impalcature impolverate, scenari scoloriti, macchinari in disuso e fili elettrici neri disseminati ovunque.
-Dobbiamo davvero uccidere Rinoa e i SeeD?- domanda Zell quando ci fermiamo in cima a un palco rialzato di qualche gradino, lo scenario retrostante completamente coperto da un lungo drappo bianco che si allunga sul pavimento fino ai nostri piedi.
In questo momento Seifer mi lascia andare e la sua mano si chiude sull'elsa dell'Hyperion:
-Se non ci consegneranno immediatamente Deling, non avremo altra scelta-.
-Sì che l'abbiamo, Seifer - lo contraddico, puntando uno sguardo deciso nei suoi occhi dorati, anche se è ancora visibile il loro colore azzurro - E sai anche tu qual è-.
Mio fratello mi lancia una lunga e intensa occhiata, prima di...scoppiare a ridere, accecandomi con l'improvviso bagliore dorato delle sue iridi:
-Cosa credi, di convincermi con qualche parolina ben piazzata? Ah Atra, ti facevo più furba-.
-E io ti facevo meno malleabile, fratellone- lo rimbecco incrociando le braccia al petto, delusa e sconfitta ancora una volta.
-Seifer, non credi che tua sorella abbia ragione? - interviene Zell, con mia grande sorpresa - Non eri sempre il primo? Com'è che ora proprio tu sei diventato secondo, una semplice pedina?-.
Mio fratello lo fulmina istantaneamente con lo sguardo:
-Io diventerò Cavaliere, non una pedina. Alla Strega devo tutto, perciò seguo i suoi ordini-.
-Alla Strega! - esclamo sdegnata - Quindi chi ti è vissuto accanto per diciassette anni non conta più niente, Seifer?- gli chiedo, non riuscendo a non sentirmi ferita dalle sue parole, nonostante me lo fossi ripromesso.
Comunque, non avrei dovuto fargli questa domanda: la sua risposta non sarà affatto piacevole, lo so già.
D'altra parte, se non cerco di scuoterlo così come posso farlo? Come posso impedire il peggio se Seifer continua a chiudermi la sua mente?
Improvvisamente dalla stanza accanto alla nostra, che deve essere lo studio di registrazione, si sente un gran trambusto da cui emerge una voce squillante:
-Presidente, stia qui in piedi e non si muova!-.
Maledizione, questa è Rinoa: Seifer aveva visto giusto.
-E poi sono io il cane, eh?- ridacchia allegramente mio fratello, probabilmente compiaciuto della sua intuizione. La cosa più inquietante è il fatto che non sembra importargli il fatto che potrebbe dover far fuori gente che conosce.
-Bene, il piano è questo: entrerò prima io e gli intimerò di consegnarci il presidente - bisbiglia poi, l'Hyperion già nella mano - Se non riuscirò a convincerli con le buone, arriverete voi a darmi manforte. Se Deling sarà abbastanza intelligente, pronuncerà il suo discorso in diretta mentre i SeeD saranno distratti e a quel punto potrà anche crepare-.
Aggrotto le sopracciglia al tono fluido e pratico che mio fratello mantiene per tutta la durata del discorso, poi:
-Scusa, se entri con il Gunblade già in mano come puoi pretendere che ti accolgano a braccia aperte?- gli faccio notare, senza riuscire a reprimere una smorfia esasperata.
-Ma sorellina! - si difende lui - Il divertimento dove lo lasci?-.
-Hai ragione - gli concedo con un gesto della mano - Quando Edea ti prenderà a bastonate perché non hai seguito i suoi ordini alla lettera mi divertirò un mondo- termino freddamente.
Mio fratello sbuffa forte, prima di rinfoderare l'Hyperion e lanciarmi uno sguardo scocciato con le mani sollevate ben in vista, per poi scomparire nella stanza successiva.
Non ci credo! Non credevo che avrebbe funzionato davvero!
Sarà una grande stronzata, ma il fatto che mi ascolti ancora mi rincuora un po'. Non è tutto perduto, posso ancora recuperarlo...al momento opportuno però, che non so quando arriverà, ma sicuramente non è questo.
-Senti, Atra...- comincia (per l'appunto) Zell, ma io lo fermo subito sbottando:
-Zitto, tu. Ti pare il momento?-.
Come per sottolineare le mie parole, la voce sorpresa di Rinoa si leva ad esclamare:
-Seifer?!-.
-Rinoa - la saluta lui, prima di ridacchiare - Alla fine l'avete preso-.
-Sì e tra poco assisterai alla dichiarazione d'indipendenza di Timber in diretta!- risponde lei, il timbro reso ancora più squillante dall'orgoglio.
Povera Rinoa: possibile che non abbia ancora notato il colore degli occhi di mio fratello, la strana circostanza per cui lui si trova qui, l'assenza mia e di Zell...
-Non credo proprio- le dice infatti Seifer.
L'aria sembra congelarsi persino nella stanza in cui ci troviamo io e Zell e mi ritrovo a trattenermi dal battere i denti per la tensione, la stanchezza, l'impotenza.
-Cosa intendi dire, Seifer?-.
Adesso la voce di Rinoa è più tremante, incerta, meno entusiasta.
-Proprio quello che ho detto-.
Non avrei mai immaginato che saremmo giunti a questo punto. Se l'avessi saputo, io...
-Consegnatemi Deling e non vi torcerò un capello-.
...io...cosa avrei fatto io se l'avessi saputo? Abbiamo sbagliato sin dall'inizio, sin dall'esame...avremmo dovuto seguire...
-Seifer, cosa diavolo stai dicendo?-.
Squall. Questo è Squall.
-Insomma, non capite più la nostra lingua? - si spazientisce mio fratello - Consegnatemi. Deling. Ora- sillaba, proprio come si fa con un bambino che sta imparando a parlare.
-Stai con i galbadiani, adesso? - lo provoca Squall - Quanto ti ha dato la Strega per fare il lavoro sporco?-.
-Più di quanto immagini, Leonhart - sorride Seifer - E adesso, il presidente-.
Lo stridio del metallo mi fa trasalire: Squall deve aver sguainato il Gunblade.
-Non così facilmente-.
Non tardo a udire il rumore cristallino dell'Hyperion che sfrega sul fodero, poi lo scatto della semiautomatica.
-Ci siamo- sospiro sfilandomi il pugnale dallo stivale, per la prima volta non così entusiasta dell'idea di una battaglia.
In questo momento la mano di Zell si posa sulla mia spalla ferita e mi trattiene:
-Atra, vuoi davvero...-.
-E' mio fratello. Finché non troverò un modo per aiutarlo, devo fare il suo gioco - gli spiego semplicemente, prima di cercare di sottrarmi al contatto - La spalla mi fa ancora male: non toccarmi- sibilo, mentre provo a concentrarmi per trovare le ultime forze che mi sono rimaste, richiedendole più alla mia volontà che al mio corpo.
-Sei in grado di combattere? - mi chiede ancora lui, lasciandomi però andare - La tua mano è ancora...-.
Sbuffo irritata e lancio appena un'occhiata alle mie dita gonfie, storte e viola, prima di riportare lo sguardo davanti a me:
-Non ho scelta, ho detto. So combattere anche senza una mano, all'occorrenza-.
-Ma se non la raddrizzi subito...-.
-Senti, non ho una cavolo di alternativa e nemmeno un minuto in più, va bene? Adesso non mi fa male, quindi non vedo perché dovrei peggiorare la situazione- sbotto sgarbatamente, voltandogli in definitiva le spalle e mordendomi un labbro per sfogare la tremenda tensione che sento pulsarmi nei nervi.
Però è vero che non sento dolore: adesso ho urgenze ben più gravi a cui pensare del dolore alla mano.
Mi avvio a grandi passi nella stessa direzione in cui è scomparso mio fratello, scendo degli scalini e volto a destra...ah, eccomi nello studio di registrazione.
Degno appena di uno sguardo lo scenario coperto di drappi rossi e il leggio dotato di microfoni al centro di un vivo fascio di luce, per dedicare invece un'occhiata più interessata alla gente davanti a me.
Seifer è già in procinto a scattare, il Gunblade in una mano e proteso davanti a sé. Anche Squall è pronto all'azione, le mani salde sull'impugnatura, il volto tirato in una maschera impenetrabile.
Dietro di lui ci sono Rinoa e Selphie, che tengono forte le braccia del presidente.
-Atra?! Anche tu?- esclamano le due ragazze, sgranando gli occhi.
Affianco mio fratello senza dire una parola, rigirandomi nervosamente il pugnale in mano.
E adesso cosa dico? Devo giocare sul serio?
L'impercettibile gomitata di Seifer mi suggerisce la risposta e allora mi costringo a sollevare il mento, assumendo la mia solita aria spavalda:
-E' bello rivedersi, no?- li schernisco, deglutendo l'immediato sapore amaro che mi ha invaso la bocca.
Una serie di passi dietro a noi mi avvisa dell'arrivo di Zell, che si ferma accanto a me in silenzio, il volto basso e le guance appena imporporate.
-Dura la realtà, eh?- rincara la dose Seifer, agitando l'Hyperion in aria.
Squall fa un gesto e Rinoa e Selphie lasciano andare Deling per affiancare il loro caposquadra, poi i tre si chiudono a mezzaluna attorno al presidente per impedire che scappi.
-Squall, sei sicuro?- domanda Selphie, stringendo incerta le mani sui Nunchaku, mentre Rinoa inspira nervosamente caricando il boomerang.
-Volete anche voi unirvi a loro?- risponde seccamente lui, il dito posato sul grilletto del Gunblade.
-Spiacente, i posti sono finiti!- scherza ridendo Seifer.
Beh, io cederei volentieri il mio.
Li osservo tutti e tre, analizzo le loro espressioni nervose e comprendo che nemmeno loro sono contenti di combattere contro di noi, ma lo faranno per le loro buone motivazioni, perché quelle sono tutto ciò che ci rimane da giocare.
No, ormai non si può più tornare indietro e questo mi fa paura, perché ciò vuol dire che non posso fare altro che andare avanti. Ma fino a dove? Fino a dove dovrò spingermi?
-Atra, concentrati sulla portaordini. Gallinaccio, occupati di Rinoa. Io abbatterò Squall- mormora eccitato mio fratello, facendomi un segnale con il mento.
Mi volto leggermente verso il mio bersaglio, con cui ho fatto l'esame, combattuto, festeggiato, e scuoto lentamente la testa: lei non è più la portaordini, per me. Lei è Selphie e io, mio malgrado, la conosco quanto basta per capire che non riuscirò a ucciderla.
Sono un'orgogliosa, elitaria, sdegnosa Almasy, ma non sono inumana.
E non dovrebbe esserlo neanche...
-Da quando sei diventata così sentimentale?- mi chiede improvvisamente fra i denti Seifer, sorpreso.
-Da quando tu fai così schifo?- lo rimbecco sdegnata, sentendo il rancore montarmi nella bocca immerso in un amaro veleno. E questa volta non provo il minimo rimpianto per queste parole, sento solo un'enorme amarezza che mi fa venire voglia di scagliare il pugnale a terra e vederlo conficcarsi nel legno, per poi urlare fino a non avere più voce né fiato, fino a scorticarmi la gola.
Ma è tardi, maledizione; è troppo tardi e questo non si può più fare.
Non c'è più tempo per questo né per altro, solo per scegliere una strada a cui veramente non è concessa alternativa, non perché non sia possibile inventarla, semplicemente perché è troppo costosa, in tutti i sensi.
Ma guarda un po', tra una cosa e l'altra sono anche diventata una ragazza ragionevole.
Beh, per questo ho ancora meno tempo che per altro, anche perché in ciò che sto per fare non c'è proprio niente di giudizioso.
Infatti, quando Seifer si slancia in avanti con un ruggito di rabbia, io lo seguo subito dopo, molto ragionevolmente.


Eccomi a pubblicare anche questa settimana. Finalmente ce ne siamo andati dalla torre di Dollet e ci troviamo a Timber, negli Studi Televisivi, dove nel videogioco originale Seifer se ne va via con la Strega.
Qui Seifer è già con la Strega e con lui ci sono due recalcitranti Atra e Zell, che però non hanno molte alternative se non obbedire.
Zell potrebbe pure andare con Squall, ma sappiamo benissimo perché ha seguito Atra (&Co.), anche se non mi piace ricondurre tutte le sue motivazioni a questo. Effettivamente c'è il fatto che lui spera di poter essere d'aiuto nella posizione in cui si trova ora, a combattere contro Squall e gli altri e a non fargli del male (lo vedrete nel prossimo capitolo). Beh, da come l'ha trattato Atra all'inizio del capitolo, è difficile pensare che la segua come un cagnolino, ma alla fine ci ripensa. Vedrete più avanti il perché, la sua posizione è ancora tutta da chiarire.
Il prossimo capitolo è adrenalinico, quindi vi consiglio di allacciare le cinture e tenervi forte!
Ciao a tutti e alla prossima!

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Capitolo 33
*** Il discorso del Presidente ***


Seifer si slancia in avanti con un ruggito di rabbia e io lo seguo subito dopo, più per soffocare l'enorme furia che ho dentro che per reale voglia di combattere.
Sfreccio davanti a Zell e mi getto su Selphie, che mi respinge ruotando i Nunchaku e costringendomi a fermarmi per evitarli.
-Atra, fai sul serio??- esclama, schivando maldestramente il mio veloce fendente alla gamba.
Lancio una breve occhiata alla mia sinistra, dove Seifer e Squall se le stanno dando di santa ragione, e un sospiro mi sfugge dalle labbra, prima di tornare a indossare la mia solita maschera di ghiaccio:
-Ultimatum scaduto, Selphie-.
Lei sgrana gli occhi, mentre io carico un affondo che lei evita a fatica, così come la successiva spazzata.
Un altro movimento all'estrema sinistra mi distrae: Zell si sta limitando a respingere le magie di Rinoa e sta arretrando fin quasi dietro le quinte, ma lei ha il boomerang e quindi può colpirlo anche a distanza, rimanendo ferma nella sua posizione accanto al presidente.
Un momento...Rinoa sì, ma Selphie no.
Forse ho trovato un modo per liberare Deling senza che nessuno si faccia male.
L'ennesimo colpo di Selphie arriva dall'alto e io colgo l'occasione per fare un balzo indietro e interporre il mio pugnale, spingendo quanto basta per allontanare da me la sua arma.
Selphie fa un istintivo passo in avanti e colma nuovamente la distanza che ci separa, liberando un'estremità del Nunchaku. Mi abbasso per schivarla e, nel farlo, arretro ancora passando poi a un'offensiva volontariamente molto lenta, così da permettere alla mia avversaria di afferrarmi il braccio sano per aprire del tutto la mia difesa; a questo punto non mi resta altro da fare che tirarla violentemente verso di me per sbilanciarla e farle perdere l'equilibrio.
Le sguscio sotto ancora prima che tocchi terra e quando lei realizza la cosa ormai le nostre posizioni si sono invertite, il che significa che sono a pochi metri dal presidente.
-Squall!- esclama agitata, nel momento stesso in cui io, dopo averle lanciato un Morfeo, mi volto fulminea per andare a prendere Deling...con un sorriso trionfante, lo ammetto.
Tuttavia Squall mi intercetta immediatamente, respingendo violentemente Seifer, che barcolla sorpreso all'indietro, grazie allo slancio ricevuto dalla propria parata precedente.
-Atra, cosa stai facendo?- mi domanda duramente, quando il mio pugnale cozza deciso contro la lama del suo Gunblade. Osservo il suo viso riflesso sul metallo sfilarmi davanti agli occhi, poi:
-Togliti di mezzo, Leonhart- lo sfido con freddezza, i denti stretti per non concedergli neanche un centimetro.
Lui scuote la testa:
-No Almasy, devo fermarti- mormora, prima di proseguire con uno strattone la rotazione del Gunblade, puntando al mio torace. Giro in verticale la lama del coltello e faccio forza con il polso, riuscendo a rallentare il suo attacco e in contemporanea a far scivolare il mio pugnale verso l'imboccatura del Revolver, appena in tempo per bloccare il proiettile che lui spara proprio in questo momento.
Il contraccolpo fa scattare il mio braccio all'indietro, ma riesco a sfruttarlo abbassandomi e compiendo una veloce piroetta, per poi attaccare Squall sul fianco destro, lasciato scoperto dalla sua precedente offensiva.
La lama del mio pugnale sta per incontrare il primo strato del suo giubbotto, quando lui riesce faticosamente a interporre il suo Gunblade e in contemporanea a spararmi a una spalla.
Sollevo istintivamente la mano rotta e richiamo un Protect, su cui il proiettile si schianta appena in tempo.
In questo istante il dolore alle dita mi fa piegare in due con un gemito strozzato e Squall si blocca davanti a me, lo sguardo confuso.
Mi asciugo con il dorso della mano la lacrima di sofferenza sulla guancia, prima di risollevare il viso e affrontare l'espressione dura sul volto del mio avversario:
-Cosa c'è Leonhart, ti fai ancora qualche scrupolo a ferire una donna?- lo canzono a denti stretti mentre mi raddrizzo e faccio scrocchiare il collo, il dolore alla mano che lentamente torna a essere sommerso dall'adrenalina.
Squall fa un veloce cenno con il mento a indicare qualcosa dietro di me:
-Forse io sì, ma qualcun altro sicuramente no- mi risponde con una certa aggressività, lo scatto della semiautomatica di Seifer che risuona proprio ora.
Mi slancio in avanti per impedire che possa intuire altro dalla mia espressione, poi scarto velocemente a destra quando sul mio lato sinistro vedo brillare la lama dell'Hyperion.
Come mi aspettavo, Squall non riesce a fermarmi prima di doversi difendere dall'affondo di Seifer e a questo punto io ho la strada libera per raggiungere Deling.
Improvvisamente il sibilo di qualcosa in arrivo mi fa voltare velocemente e riesco a sollevare il pugnale in tempo per intercettare il boomerang di Rinoa a un palmo dal mio naso. L'oggetto cade ai miei piedi con un tintinnio e dietro la lama del coltello scorgo l'espressione pietrificata di Rinoa, gli occhi sgranati e increduli, mentre dietro di lei Zell si sta rialzando malconcio.
Nello stesso momento un tonfo sordo mi avvisa che anche Squall si è dovuto piegare a mio fratello, che lo supera e mi raggiunge con un sorriso trionfante:
-Lavoriamo ancora bene insieme, eh?- mi dice compiaciuto, sollevando la mano per darmi il cinque. Osservo con una smorfia disgustata il sangue colargli dai guanti e sposto lo sguardo su Squall, che giace incosciente con una brutta botta alla nuca, non molto lontano da Selphie ancora addormentata.
La mano di Seifer ha un tremito in aria e allora io riporto gli occhi in quelli dorati di mio fratello, caricando il mio sguardo di tutta la repulsione che posso, prima di voltarmi senza dire una parola ed afferrare malamente il braccio di Deling.
Seifer rimane un attimo interdetto, prima di soffiare nervosamente e allungarsi a strattonare il presidente:
-Adesso fa' il tuo discorso - gli ordina in un ringhio, spingendolo sul palco e poi rivolgendosi allo staff tecnico, che ha osservato tutta la scena con espressioni terrorizzate - Muovetevi e accendete i vostri aggeggi: il presidente deve andare in onda!- abbaia prima di intercettare il presentatore, che ha una faccia piuttosto pallida e degli improponibili capelli color giallo polenta, ma sarebbe anche disposto eroicamente a fare il suo lavoro...se per l'appunto non ci fosse Seifer a ostacolarlo:
-Tu non servi, il presidente sa come presentarsi da solo- lo fredda infatti, interponendo fra sé e l'uomo il suo Hyperion, la cui sola vista lo fa scappare a gambe levate.
Nel frattempo io mi appoggio stancamente alla parete di sinistra accanto a lui, scorgendo Zell fare lo stesso dalla parte opposta, e poi lancio un'altra breve occhiata ai SeeD: Rinoa ha svegliato Selphie e ora insieme stanno facendo riprendere Squall, lanciandoci qualche occhiata ostile di tanto in tanto.
Beh, devono ringraziare Hyne se sono ancora vivi: ancora non so perché Seifer non abbia ucciso Squall, ma se è per il motivo che credo io forse ho un'altra possibilità di aiutare mio fratello. Sarà anche manipolato, ma i suoi scrupoli nei miei confronti, come non farsi vedere da me mentre uccide, sono rimasti ed è a questi segnali che voglio aggrapparmi.
-3...2...1...signor Presidente siete in onda!-.
-Popolo di Timber e di Galbadia! - saluta Deling, riprendendo immediatamente il suo contegno autoritario come se non fosse successo nulla - Sono il Presidente Vinzer Deling e oggi sono qui per dare un importante e grave annuncio a tutti voi, perciò non mi dilungherò in convenevoli-.
-Visto? Come abbiamo fatto noi- ridacchia Seifer accanto a me, subito fulminato da una mia occhiataccia.
-Come sapete - continua imperterrito Deling - la guerra della Strega si è conclusa appena diciassette anni fa con la sconfitta di Adele e l'isolamento completo e volontario della città di Esthar. Ebbene, mio caro popolo, temo che non sia più possibile crederlo-.
-Ma cosa sta dicendo?- mormora in questo momento Rinoa, mentre le espressioni smarrite dei soldati che ci hanno raggiunto nel frattempo ("meglio tardi che mai" non è solo il mio motto, a quanto pare) mi suggeriscono che questo discorso è davvero eccezionale per tutti quanti, persino per la scorta fidata del presidente.
-Sì - conferma Deling - la Strega Adele non è morta come credevamo ed è tornata alla guida di Esthar, determinata a ottenere ciò che noi le abbiamo da sempre impedito: il dominio del mondo-.
Ma questo è assurdo! Adele è stata arsa al rogo dagli stessi Esthariani, come può essere tornata in vita?! E come può aver ottenuto il consenso della medesima città che ha voluto la sua morte, anche se si servisse di tutto il suo devastante potere?!
-Uh, colpo di scena- scherza teatralmente Seifer, osservando le nostre espressioni sconvolte.
-Non dirmi che tu lo sapevi- soffio tra i denti, scambiandomi poi uno sguardo confuso con Zell. Seifer annuisce lentamente:
-Edea mi ha detto tutto, prima-.
-Ah, giusto. Adesso siete amici- lo schernisco. La sua rispostaccia è interrotta sul nascere dalla ripresa di Deling:
-Popolo di Galbadia, siamo costretti a intraprendere nuovamente una guerra di cui era doloroso persino sentir parlare. Tuttavia, questa volta non siamo soli-.
Nello stesso momento l'aria sembra congelarsi e una serie di scariche elettriche nella testa, insieme all'improvviso irrigidimento di Seifer accanto a me, mi avvisano che lei sta arrivando.
-Questa volta abbiamo cercato l'alleanza con chi potrà garantirci la vittoria contro Adele...e chi meglio della Strega Edea sarebbe in grado di affrontarla?-.
Lei entra nella stanza proprio al termine delle parole del presidente e solo ora ho la possibilità di guardarla come una donna, non come un pericolo (almeno per me): una lucida e aguzza maschera rossa le copre completamente il viso e le unghie tengono sollevato il lungo vestito scuro, che sfiora comunque leggero il pavimento, su cui non si ode nemmeno il suono dei suoi passi.
La Strega avanza incurante degli sguardi orripilati di Selphie e Rinoa, di quello impressionato persino di Squall, di quelli disgustati di me e Zell, di quelli adoranti e fedeli di Deling e Seifer, e raggiunge il Presidente, scuotendo lentamente la testa in un tintinnio di perle contro il suo copricapo, mentre lui prosegue:
-Edea ci ha assicurato il suo appoggio in questa guerra, dimostrando veramente che essere Strega non è sinonimo di essere malvagia...-.
Le mie labbra si tirano involontariamente in un sorriso di scherno e scuoterei anche la testa, se non fosse per la gomitata che mi giunge da Seifer.
-...perciò sono orgoglioso di annunciare l'alleanza di Galbadia con la Strega, che sarà ufficializzata fra quattro giorni con una cerimonia a Deling City!- annuncia infine Deling, sollevando le braccia tutto compiaciuto.
Beh, qui direi che l'entusiasmo trabocca: i SeeD sembra che stiano per avere un infarto, io muoio dalla voglia di spaccare la faccia a quella donna, Zell è pallido come un cencio e Seifer...ehi, ma dove è finito mio fratello?
Mi guardo freneticamente intorno per poi scorgerlo al fianco della Strega, che sta per prendere la parola:
-Popolo di Galb...- comincia infatti, ma improvvisamente una parte del soffitto crolla con un fragore tremendo, sommergendoci di polvere e calcinacci.
Mi abbasso velocemente e sguscio dietro lo scenario per evitare un eventuale attacco dall'alto, ora che metà soffitto è scomparso, rivelando dietro di sé...aspetta un attimo, ma quello che cos'è?!
Nello squarcio è incastrato in verticale il muso di uno strano aggeggio, le cui zampe (sì: ha le zampe, dannazione) penzolano inerti ai lati dell'apertura.
Il silenzio, interrotto dal tossire persistente di qualcuno, pesa tremendamente su tutti noi e sono sicura che nessuno si sia ancora mosso...insomma e se questo "coso" esplode?!
Sto cominciando a valutare l'ipotesi di arretrare lentamente e sbirciare dalla parte opposta dello scenario per accertarmi che Seifer stia bene, ma un cigolio mi immobilizza proprio mentre sto per portare il peso del mio corpo sull'altro piede.
Le luci dei riflettori che si riflettono sui finestrini dell'aggeggio scivolano improvvisamente via quando una portiera si spalanca violentemente...troppo violentemente, dato che schizza via e si schianta contro lo scenario, facendolo crollare esattamente addosso a me.
Rotolo via appena in tempo per non lasciarci sotto la pelle e mi rialzo spolverandomi i vestiti, preparandomi poi a un confronto armato con chiunque mi si avventerà contro, ora che non ho più protezione.
Invece dall'apertura della portiera si affaccia il viso di un uomo sulla quarantina, i capelli castani sparati in tutte le direzioni e l'aria imbarazzata:
-Ergh, scusate: pessimo parcheggio...-.


Aggiornamento domenicale anche questa settimana, cari lettori!
Questo capitolo è un po' ciò che non avrei voluto scrivere (ma l'hai scritto lo stesso, com'è? nd Atra), perché far combattere i protagonisti fra loro non è una bella cosa, quindi ho cercato di rendere il confronto più veloce possibile. Zell infatti non fa niente di male a Rinoa, Squall non fa del male ad Atra e Atra non fa del male a Selphie. Questo perché nessuno dei protagonisti si lancerebbe mai in una battaglia gli uni contro gli altri, a meno che non abbiano altra scelta.
E poi...ecco l'annuncio importante che Deling doveva dare a Galbadia: il ritorno di Adele! Voi ci credete? Collegate il tutto con il misterioso figuro che ha fatto il suo TRIONFALE ingresso alla fine del capitolo e traete le vostre conclusioni, eheh!
Mancano due capitoli, ci siamo quasi! Dai che la prossima parte della serie non sarà così lunga (seh, non credetele nd Atra)!
Intanto vi auguro una buona settimana e ringrazio tutti coloro che leggono! Ciaaaaaao!

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Capitolo 34
*** Bugie ***


-Ergh, scusate: pessimo parcheggio...-.
-Oh, sul serio?! Da cosa lo deduci?- lo schernisco istintivamente, individuando subito dopo mio fratello muoversi verso di me, il tappeto di calcinacci bianchi che crepita sotto le suole dei suoi stivali.
-Con chi stai parlando, Atra?- mi domanda rudemente, il viso alterato.
Ah, credevo che mi avrebbe chiesto se stavo bene; la lezione è dura da imparare per me, a quanto pare.
-Con il grande pilota lassù- rispondo semplicemente, ravviandomi i capelli e scuotendomi di dosso la polvere biancastra.
Intanto "il grande pilota" si dà lo slancio per saltare giù dal suo mezzo e atterra esattamente sul leggio, spaccandolo in due e facendo rotolare via tutti i microfoni in un concerto di fischi spaccatimpani.
Hyne, ma questo quanto è imbecille?!
Una volta a terra, solleva lo sguardo ad ammirare il grosso casino che ha combinato e si gratta la testa:
-Accidenti, ho parcheggiato proprio male- constata mogio, la voce amplificata dall'unico microfono rimasto funzionante tra quelli su cui è atterrato.
La cresta di Zell emerge improvvisamente da dietro ciò che resta dello scenario:
-Cos'è, un attacco terroristico?!- strilla, guardandosi attorno febbrilmente.
-No - rispondo alzando gli occhi al cielo - E' solo una calamità naturale-.
-Se sapessi chi sono non parleresti così, ragazza- mi rimbecca il tipo, posando le mani sui fianchi in quella che dovrebbe essere una posa autoritaria.
Nello stesso momento il soffitto cede completamente, fortunatamente non quello sopra le nostre teste (che è già crollato prima), e il mezzo di trasporto si ribalta all'indietro con uno schianto tremendo, abbattendo anche il muro di fronte a noi e rotolando giù dalle scale metalliche di emergenza, prima che anche queste cedano e lo facciano precipitare nella strada sottostante.
-Oh, giusto - commento quando i rumori di ferraglia si sono fermati - Tu sei una calamità umana-.
-Dannazione - impreca il tipo, grattandosi la testa più velocemente - Quella Lagunarock era nuova-.
-Quella...cosa?- domanda Zell, visibilmente interessato. Mah, per me quegli aggeggi sono solo ferraglia...questo in particolare, dopo un volo del genere.
-Gallinaccio, taci - lo rimbecca Seifer, sguainando l'Hyperion - Tu piuttosto, qualche altra parola prima che ti infilzi?-.
-Ehi ehi ehi! - strilla il tipo, sollevando le mani - Posso spiegare tutto!-.
-Allora comincia alla svelta- ribatte gelido mio fratello, senza abbassare la spada di un solo millimetro.
Nel frattempo mi guardo intorno e in un angolo della stanza scorgo il Presidente, il volto completamente sconvolto ma senza traccia di ferite gravi.
Non vedo Squall e le ragazze però...
-Si sono nascosti dietro le quinte - mi bisbiglia a questo proposito Zell, che mi si è avvicinato senza che io me ne accorgessi - Credo che stiano aspettando il momento giusto per portare via Deling-.
-Non è Deling il problema, adesso- sibilo tra i denti, guardandomi intorno ancora con una certa apprensione; mi sembra abbastanza ovvio il fatto che qualcun’altro manchi all'appello.
-Allora? Mi sto innervosendo-.
La voce incalzante di Seifer mi riporta alla realtà, insieme al tintinnio delle armi sguainate dei soldati galbadiani, che ci stanno sorvegliando a distanza.
-Un attimo! Ma c'è ancora qualche telecamera accesa, qui?- sbotta improvvisamente il tipo, schizzando a controllare e lasciando mio fratello con un palmo di naso.
Cielo, questo qui è proprio scemo.
-Torna qui, imbecille!- ringhia Seifer, rincorrendolo con l'Hyperion sguainato.
-Ah, una funzionante c'è ancora!- esclama sollevato l'uomo, lasciandosi quindi afferrare per il colletto da Seifer, che lo scrolla senza tanti complimenti:
-Vuoi parlare, razza di...-.
-Attento, ragazzo: non vorrei che il popolo di Esthar si offendesse a sentire insultato in questo modo il proprio Presidente. E lo stesso vale per la minaccia armata- risponde a sorpresa il tipo, l'aria decisamente più rilassata.
-Che cosa?!- sbotto io, incapace di contenermi. Questo incapace qui è il Presidente di Esthar?! E Adele che fine ha...
-Laguna Loire-.
La voce glaciale di Edea echeggia nella stanza, ancora prima che la sua figura ricompaia proprio accanto a Seifer, che rafforza la stretta sull'uomo e solleva il mento. Contemporaneamente ritorna anche il mio mal di testa martellante, la cui assenza mi aveva immediatamente fatto rendere conto della mancanza della Strega.
-Mi sembra che tu e Deling abbiate raccontato qualche bugia al popolo di Galbadia - la accusa immediatamente Laguna, d'un tratto risentito - Perché Esthar non ha la minima intenzione di attaccare Galbadia e la sua Strega...anche se non posso assicurare il contrario- conclude duramente.
Quindi Adele è coinvolta in questa storia quanto potrebbe esserlo un morto come lei, cioè per niente; o meglio, era solo il pretesto per scatenare l'ennesima guerra dell'ennesima Strega avida di potere.
In questo momento Edea solleva rabbiosamente gli occhi e agita di scatto le unghie, incenerendo con un raggio di luce l'unica telecamera rimasta accesa.
-Non ti servirà a nulla, Strega. Ormai gli scherzi sono finiti- la canzona trionfante il Presidente Laguna, subito scrollato da Seifer:
-Tieni a freno la lingua quando parli alla...-.
-Seifer - lo richiama perentoria Edea osservandosi le unghie, prima di riprendere più tranquillamente - Sono molto impressionata del tuo arrivo qui, Loire; mi domando solo da chi tu abbia ricevuto l'informazione-.
-Gliel'ho data io-.
Oh, ma oggi è la giornata delle sorprese?!
-Ma io non ti avevo fatto fuori?!- sbotta contrariato Seifer in direzione di un malconcio Roger, che è appena giunto nella stanza seguito da Squall e le altre.
-Eccoti qua! - esclama meravigliato Laguna - A dire la verità, nemmeno mi ricordavo che fossi venuto con me...-.
-Oh grazie, Presidente - sospira la spia, gli occhi rivolti al cielo color indaco sopra di noi - Fortunatamente sono riuscito a lanciarmi dalla Lagunarock ancora prima che si schiantasse sul tetto degli Studi Televisivi-.
-Ah, perché non credevi che sarei riuscito a evitare l'impatto?!- si offende Laguna, tentando di incrociare le braccia ma incontrando la stretta ferrea di Seifer.
-Cosa ci fai tu qui?- domanda ancora risentito mio fratello, al che Roger fa spallucce:
-Devi aver ucciso il mio sosia - risponde semplicemente - E questo conferma i miei sospetti-.
-Anche i miei, caro Roger- interviene la Strega, la maschera rossa sul suo viso che si dissolve in una fine polvere scarlatta e brillante come scintille di fuoco, rivelando il sinistro bagliore splendente delle sue iridi.
-Una volta usato mi avresti fatto fuori, non è vero Strega? Non mi avresti neanche concesso il privilegio di essere tuo Cavaliere! - a queste parole Seifer fa un verso simile a una risata - Adesso vediamo come te la cavi, dopo che ti ho scombinato i piani- aggiunge la spia, sfidando Edea con un sorriso spavaldo.
Accidenti, devo ammettere Roger è stato furbo: quando Seifer l'ha liberato deve averci seguito sul treno per Timber ma non fino a Dollet, dove invece abbiamo trovato un altro uomo molto simile a lui; invece la vera spia è andata dritta a Esthar, conoscendo probabilmente i piani della Strega.
Effettivamente avrei dovuto domandarmi dove Roger avesse preso quel famoso detonatore, che non aveva con sé quando l'ho visto al Garden o sul treno (e dire che avevo incolpato il gallinaccio, quando in realtà era Roger a passare furtivo alle mie spalle! Beh, una sgridata in più a Zell non fa mai male).
Io certamente non potevo rendermene conto con tutto quello a cui avevo da pensare, ma mi sembra strano che la Strega sia stata tanto ingenua da non accorgersene.
-Oh no, Roger - ride infatti Edea, sollevando una mano e facendo danzare le dita in aria - Tu non hai scombinato i miei piani...li hai solo facilitati-.
Ecco, lo sapevo: la Strega sa sempre come sfruttare le situazioni a proprio vantaggio.
Il lampo di un sorriso complice attraversa il volto di mio fratello e improvvisamente mi rendo conto di ciò che sta per succedere, mentre la mia mano stringe istintivamente l'elsa del pugnale, così forte che le mie nocche scricchiolano.
-Vedi, tu hai portato da me il Presidente di Esthar e io ho un ottimo modo per scatenare la guerra che ci serviva, senza inventarci più il pretesto di Adele- continua tranquillamente Edea, mentre Laguna deglutisce rumorosamente e Roger si irrigidisce dietro di me, ormai comprendendo di essere caduto dalla padella alla brace.
La mia stretta attorno al coltello si fa più ferrea, in risposta alla tensione che sta cominciando a irrigidirmi i nervi.
-Seifer, fallo fuori- ordina Edea, senza neanche degnare Laguna di una seconda occhiata.
Anche a me non serve il tempo di una seconda decisione.
Strega, questo non te lo lascio fare.
-Fermo lì, Seifer! - urlo, il pugnale già pronto nella mano - Stai fermo o ti lancio il coltello!-.
L'aria sembra congelarsi ancora una volta attorno a noi mentre tutti gli sguardi saettano da me a mio fratello, che è rimasto paralizzato a guardarmi, lo spettro freddo del sorriso ancora sul volto:
-Prego, Atra?- mi domanda alla fine, un'espressione tra il perplesso e l'interdetto sul viso.
-Tranquillo, hai sentito benissimo - lo rassicuro a denti stretti - Tu non torcerai un capello al Presidente o...-.
-Tu non oserai combattere contro di me, sorellina!- mi interrompe con una risata divertita Seifer, impugnando l'Hyperion con la mano libera.
Come per sottolineare la sua affermazione, la Strega mi lancia una profonda stilettata di dolore che mi offusca la vista, facendomi barcollare paurosamente in avanti e allentare, mio malgrado, la stretta sul pugnale.
-Forse lei no, ma noi sì- interviene seccamente Squall, lanciandosi in avanti verso di lui, seguito a ruota da Rinoa e Selphie.
-Stupidi, inutili, noiosi umani- commenta annoiata Edea, erigendo davanti a mio fratello una barriera trasparente, contro la quale i tre sbattono inesorabilmente.
-Uno, due, tre, quattro...mi sa che hai fatto male i conti, Strega- osserva in questo istante Zell, scattando avanti e attraversando tranquillamente la barriera di Edea.
Prima che Seifer abbia tempo di allontanare Laguna da sé per fronteggiare l'attacco, il gallinaccio gli è già addosso a tempestarlo di pugni:
-Questo è per quello che hai fatto a tua sorella, bastardo - lo insulta, prima di colpirlo violentemente al mento, facendolo barcollare all'indietro e lasciare la presa su Laguna - Questo è per averci costretto a combattere contro gli altri - ringhia ancora, sferrandogli un pugno in pancia che lo piega in due - E questo...-.
-Zell, basta!- grido d'istinto con voce strozzata, mentre il flash dei SeeD che riempiono di botte mio fratello, prima che il cancello del Garden si chiudesse a imprigionarlo dentro, mi sfila davanti agli occhi.
Zell si ferma immediatamente, il pugno a mezz'aria e un'espressione confusa sul volto, atterrato poi da una violentissima gomitata di mio fratello, mentre la Strega mette in ginocchio anche me con un'altra frustata mentale.
Maledizione, avevano ragione il preside, la Trepe, Shu, Seifer stesso...avevano ragione tutti: io non sono in grado di aiutare mio fratello, perché non riesco a vederlo soffrire.
Ho sempre pensato al mio sacrificio, finora. Ma al suo?
-Presidente Loire, di qua!- sento Rinoa gridare, prima che il fuoco delle mitragliatrici dei galbadiani soffochi la sua voce, seguito dai gemiti strozzati dei soldati che cadono sotto la lama di Squall.
-Seifer, fermali- ordina tranquillamente la Strega, prima di scomparire nel nulla; allora mio fratello smette di infierire su Zell e mi passa accanto correndo, senza degnarmi di un'occhiata.
Immediatamente sento qualcuno chinarsi su di me e cercare di aprirmi la mano sinistra, quella rotta, e allora il mio viso scatta verso l'alto per incontrare quello di Roger:
-Hai la mano rotta, bella. Vuoi che te la curi?-.
-Che diavolo ci fai ancora qui, tu? - sbotto con rabbia - Vi abbiamo offerto un diversivo: almeno sfruttatelo bene-.
-Edea mi ucciderà comunque- replica lui con noncuranza, le dita che indugiano sulle mie. Ritraggo violentemente la mano facendola scivolare sul pavimento e un senso di déjà-vu mi assale, mentre replico duramente:
-Questo è sicuro: sei stato una spia fino in fondo-.
-Ma è questo che siamo noi: spie usa-e-getta- sospira amaramente Roger, rialzandosi e osservandomi dall'alto in basso - Spero almeno di essere stato qualcosa di pi...-.
-Quanto a te, spia - la Strega si materializza all'improvviso proprio di fronte a noi e tende il braccio - Questa volta sono ben sicura di eliminarti- sorride cinica, prima di far partire un raggio di luce viola che colpisce in pieno Roger, il quale si schianta a terra accanto a me senza emettere un suono, il ventre completamente squarciato e ancora fumante.
Rimango scioccata a guardare la scena, gli occhi spalancati, mentre nello stesso istante Seifer ritorna trafelato e contrariato:
-Li ho...-.
-Li hai persi, lo so - lo interrompe Edea, riabbassando la mano e soffiando forte la sua irritazione - C'era un altro mezzo fuori ad attendere Loire, in uno spiazzo nascosto: quando sono arrivata io era già lontano perché lo potessi abbattere-.
-Invece i SeeD si sono divisi e Squall ha coperto la fuga alle ragazze, per poi buttarsi giù da una finestra del secondo piano e sfuggirmi - ringhia rabbioso Seifer, prima di gettarmi un'occhiata d'intesa - Ci sarebbe voluto il tuo arco, sorellina-.
-Peccato che tu mi abbia messo fuori uso una mano, fratellone caro- borbotto con tono falsamente mellifluo, accorgendomi che la Strega ha finito da un pezzo di divertirsi a punzecchiarmi e che posso alzarmi.
-Edea...- mormora in questo momento Deling, che è rimasto per tutto questo tempo appiattito contro la parete. A quanto pare Rinoa e gli altri hanno preferito coprire la fuga a Loire, il che è stata una buona idea: Deling e la Strega sono stati smascherati davanti a tutta la nazione e non solo, quindi la questione dell'indipendenza di Timber (e non solo quella, ovviamente) dipenderà dalle loro prossime mosse.
Intanto la Strega guarda il Presidente con aria annoiata e infastidita:
-Le condizioni sono cambiate, Vinzer. Nel caso in cui tu non te ne sia accorto, quello che ha detto quel maledetto idiota è stato mandato in diretta mondiale e a quest'ora non solo Galbadia saprà che abbiamo mentito - dice frettolosamente, avvicinandosi a grandi passi a lui - Sistemare la situazione non sarà semplice-.
-Parlerò io al popolo quando ufficializzeremo la nostra alleanza a Deling Ci...-.
-Non scomodarti, Vinzer - sussurra melliflua Edea, troneggiando sulla sua patetica figura rannicchiata contro la parete - Ci parlo io con il mio popolo-.
Deling aggrotta le sopracciglia, confuso:
-Non capisco, sono io il Presid...-.
-Non se tu mi cedi volontariamente i tuoi pieni poteri e mi proclami ora dittatrice- lo interrompe nuovamente lei, agitando le unghie in aria con finta innocenza.
-Questo mi sembra assurdo: gli accordi non erano...-.
-Ti ho già detto che gli accordi sono cambiati. O mi cedi tu il potere e ti risparmio la vita o me lo prendo da sola facendoti fuori, sporco e viscido essere umano- ringhia Edea, afferrando Deling per il colletto e sollevandolo da terra senza tanti complimenti.
L'uomo agita un po' le gambe in aria, prima di emettere un gemito strozzato:
-D'accordo, Edea. Mettimi giù e chiamerò un testimone per...-.
-Non preoccuparti - sorride lei - Chiameremo a testimoni tutti i galbadiani: Seifer, dietro le quinte dovrebbe esserci un'altra telecamera; sai già cosa devi fare-.
Mentre mio fratello si affretta a frugare nella stanza accanto alla ricerca di una telecamera, la Strega posa a terra un terrorizzato Deling e si volta verso me e Zell:
-Voi due fareste meglio a togliervi di mezzo: faremo dopo i conti- ci sibila, gli occhi che splendono più forte per un'agghiacciante frazione di secondo.
Vedo Zell sollevarsi a fatica in piedi per poi barcollare più lontano e accasciarsi nuovamente contro la parete, il più lontano possibile dai riflettori. Vado a raggiungerlo sconsolata e mi siedo a gambe incrociate, osservando Seifer calciare via dal suo sostegno la telecamera distrutta prima dalla Strega e posarvi sopra quella funzionante, cominciando subito a trafficare con i fili.
-La tua mano si è gonfiata ancora- mi fa notare Zell, indicando con l'indice la mia sinistra, ora di un preoccupante viola scuro.
-Non mi interessa- rispondo passivamente, rigirandomi il coltello nella mano destra e senza nemmeno degnare di uno sguardo quella rotta.
Nel frattempo Seifer avvisa la Strega e Deling che è pronto a girare e i due si mettono in posizione, al centro del fascio di luce.
-1...2...3...AZIONE!- ridacchia Seifer, accendendo la telecamera.
Deling prende fiato e...
-Cittadini di Galbadia...-.


Aggiornamento infrasettimanale, edizione straordinaria!
Penultimo capitolo de "Il legame del sangue" all'insegna delle trame politiche, comparse e scomparse improvvise, smascheramenti e chi più ne ha più ne metta.
Laguna qui arriva subito, credo che l'abbiate riconosciuto con una sola, disastrosa azione. Mi serviva che si sapesse subito che è il Presidente di Esthar, perché qui non ci sono i sogni di Squall & Co. e perché Edea doveva essere smascherata. Avete visto come ha reagito? Ha preso subito il potere, ma vedremo come lo comunicherà al popolo, potete aspettarvi che volgerà la situazione a suo favore.
Ritorna anche Roger, che non sono riuscita a sprecare in quello sprazzo di Dollet, era un personaggio a cui non volevo far fare quella fine ingrata, ho voluto dargli un po' di onore con un pizzico di acutezza, perché prevedere i piani della Strega non è da tutti, ma ingannarla non è possibile, purtroppo.
Siamo al momento cruciale, nel prossimo capitolo succederà ciò che deve chiudere questa prima parte della storia, lasciando in sospeso cose che saranno successivamente riprese più avanti.
Ringrazio tutti e vi do appuntamento al prossimo! Ciaoooo!

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Capitolo 35
*** Il legame del sangue ***


-Cittadini di Galbadia, scusate la brusca interruzione. Avete potuto seguire anche voi i terribili eventi che si sono svolti qui e di fronte a una minaccia così grave non posso più ritenermi al sicuro, né qui né altrove...-.
Il Presidente ha lasciato perdere qualsiasi convenevole e sta parlando in fretta, la fronte imperlata di sudore e la camicia impolverata, la cravatta scomposta nel punto in cui la Strega l'ha afferrato.
-...mi vedo quindi costretto ad affidare i miei pieni poteri a mani sicuramente degne di accoglierlo: la Strega Edea!-.
-Maledizione, ce l'ha fatta alla fine- borbotto fra i denti, mentre la Strega fa levitare l'unico microfono funzionante per assicurarsi di essere ben sentita:
-Nazione di Galbadia - proclama freddamente, senza degnare di un'occhiata il presidente accanto a lei, che pertanto si fa da parte e le lascia la scena - Tutti quanti siete stati testimoni dell'ignominioso attacco mosso da Esthar alla vita dell'ex-Presidente di Galbadia... - uh, quanto la sento godere nel pronunciare le parole "ex-Presidente"... - ...e dell'altrettanto vergognosa calunnia a noi perpetrata: ci hanno chiamati "bugiardi"-.
Però, devo dire che se la cava bene. Solo lei è in grado di tirarsi fuori da una situazione così scomoda...è terribilmente brava a volgere la situazione a suo favore e questo non è certamente un vantaggio, perché ora è al potere della nazione più potente al mondo e...ma cosa sta facendo Seifer?!
Mio fratello ha afferrato il Pre...l'ex-Presidente per il braccio, l'Hyperion sguainato.
-Dietro tutto questo c'è sicuramente la Strega Adele...- prosegue intanto Edea, un sorriso furbo che le si allarga sul viso e gli occhi improvvisamente più splendenti.
Deling comincia a divincolarsi disperatamente fra le mani di mio fratello, la lama del Gunblade che si avvicina inesorabilmente al suo collo.
-NO SEIFER, NO!- grido, non appena capisco cosa la Strega sta per fargli fare. Perché è la Strega, è sempre stata la Strega a manipolarci tutti quanti.
E' sempre lei che, senza smettere di parlare, mi zittisce con un semplice gesto di un dito, trasformando il mio grido in orrore muto.
-...e, posso assicurarvelo, io farò tutto il possibile per smascherare le sue falsità-.
Le sue falsità.
E' lei la vera bugiarda, è lei che ha ottenuto tutto quello che voleva in ogni modo, con ogni pretesto, bugia, mossa e contromossa, furtiva come un serpente che scivola viscido alle spalle, adulatrice come la carezza di una lama che penetra nella carne e la devasta di nascosto, falsa come l'alone appannato sul vetro di uno specchio, destinato a dissolversi lentamente per rivelare il vero riflesso celato sotto di sé.
Zell accanto a me scatta in piedi per fermare Seifer, ma un soldato, che non può far altro che obbedire al volere della nuova dittatrice di Galbadia, fa un passo in avanti e lo atterra con un colpo alla nuca, mentre più avanti mio fratello sorride con una cattiveria che non è sua, la lama che giunge contro la gola di Deling e scivola di lato, lasciandosi dietro una scia di sangue, che cola lento sul colletto del Presidente.
L'uomo si abbandona immediatamente alla stretta di mio fratello, che termina tranquillamente di passarlo sotto il filo della sua lama prima di lasciarlo andare di scatto, il corpo morto che si schianta con un tonfo sordo al suolo, seguito dal tintinnio dell'Hyperion rosso di sangue che Seifer lascia cadere, disgustato.
No, mio fratello non è disgustato da ciò che ha appena fatto; è disgustato dal sangue indegno che macchia la sua arma e che rischia di sporcargli i vestiti, come se lui si sentisse superiore a quell'umano...
-Per far questo - Edea lancia un'occhiata di sfuggita al Presidente sgozzato appena fuori dalla scena - Ho bisogno dell'aiuto di tutte le altre nazioni, a cominciare...-.
-A cominciare dall'isola di Balamb - interviene improvvisamente Seifer, affiancando la Strega e guardando fiero nell'obiettivo - e dal suo Garden. Se è in ascolto, Preside Cid Kramer, sappia che conto molto sul suo aiuto-.
-E per ufficializzare l'amicizia fra Galbadia e Balamb, il cui rappresentante Seifer Almasy è qui presente, effettuerò la sua nomina a mio Cavaliere proprio qui in diretta-.
...come se lui si sentisse superiore a tutti gli umani.
Mio fratello trasalisce e solleva ancora di più il mento, quasi sfidando il mondo dietro l'obbiettivo della telecamera a chiedere di meglio per lui.
Quasi sfidando tutti a chiedere di meglio per lui.
Tutti, persino me.

Che cosa stai cercando, Seifer?
Che cosa cerchi nelle pieghe adulatrici di quel potere?
Che cosa cerchi in quella mano estranea tesa verso di te, in quel contatto privo di qualsiasi significato, in quello sguardo così vuoto di parole e così pieno di nulla assoluto?
Che cosa stai cercando e che cosa hai cercato per tutto questo tempo, senza  che io me ne accorgessi?
Che cosa cercavi quando scrutavi il futuro insieme a me, tentando di accatastare sogni, progetti, intenzioni buone e cattive senza che ci crollassero addosso inevitabilmente?
Che cosa cercavi con l'inquietudine del domani, quando mi dicevi che il futuro era nostro e che era tutto appena iniziato?
Questo è appena iniziato, Seifer? E' questa la nuova vita che volevi per te?
Perché io sapevo tutto, sapevo già che te ne saresti andato, che non avresti ritentato per l'ennesima volta l'esame, che avresti cercato un modo migliore per dimostrare il tuo valore.
L'hai trovato, quindi? E' questo il meglio che cercavi per te?
Anche io cercavo il meglio per te, ma non è questo che avrei voluto tu trovassi.
Ebbene sì: lo cercavo anche io, ma non te l'ho mai detto; e questa è solo una delle tante cose che ti ho taciuto.
Non te le ho mai dette perché non sono mai stata forte abbastanza da prendere fiato e spingerle fuori, senza che suonassero come un addio malamente mascherato...e di addii fra me e te non se ne voleva parlare.
Erano le promesse che ci facevano così male, che ci facevano sentire più vicini alla paura di separarci e riconoscerci deboli l'uno senza l'altra; per questo motivo le ho sempre tenute tutte dentro di me, così come tu hai fatto con le tue, e le abbiamo nascoste dietro la convinzione che non ci fosse bisogno di scambiarcele, perché erano ciò che ci aspettavamo istintivamente l'uno dall'altra. Così facendo abbiamo trovato il modo di renderle inoffensive, di impedire loro di farci pensare a un futuro che le contraddicesse, di evitare che ci facessero male.
Questo fino a oggi, quando le abbiamo tradite tutte quante in un solo istante.
Dove sono finite, Seifer? Dove sono finite tutte le promesse che avevamo appena rinnovato, giusto due giorni fa?
Chi siamo stati noi quella sera, quando ci siamo ritrovati a dover fare ancora una volta i conti con un futuro che ci nascondeva la faccia?
Chi sei stato tu, quando mi dicevi che non volevi perdermi?
E chi sono stata io, per dirti che non sarebbe accaduto?
Guardaci ora, fratellone.
Guardati ora, in ginocchio davanti a una Strega che ti sta portando via da me. Guardami ora, in ginocchio perché non c'è altro modo per contrastare il vuoto che sento dentro.
Avevi promesso che ti saresti preso cura di me, Seifer.
Lo hai fatto anche se credevi di non esserne in grado, anche quando era difficile già per te stesso crescere e imparare a stare al mondo.
Lo hai fatto attraverso i gesti più grandi: insegnandomi a combattere, a difendermi, a puntare dritto verso l'obiettivo, a non arrendermi mai, a oltrepassare l'evidenza, a dare il giusto valore ai miei sogni, a puntare sempre in alto, a fidarmi solo di me stessa.
Lo hai fatto attraverso i gesti più piccoli: pranzando e allenandoti con me, regalandomi un pugnale, accompagnandomi alle lezioni, prendendo le mie difese nelle liti con Raijin, sistemandomi i vestiti quando non ero presentabile.
Lo avevi promesso e lo hai fatto senza volervi vedere mai una fine, perché separarsi era impensabile e, fino a quando saremmo stati insieme, non avresti mai smesso di essere il mio fratello maggiore.
Ma Seifer...chi sei stato oggi?
Come ti sei preso cura di me? Abbandonandomi in balia dei SeeD? Non muovendo un dito per difendermi quando la Strega mi ha sbattuta contro una trave di ferro? Rompendomi una mano? Rivelandomi quanto io ti sia stata d'impaccio in questa vita? Preparandoti a uccidermi quando ho provato ad attaccare Edea?
Sai, ero disposta a perdonarti per tutto questo. Non eri tu, non erano i tuoi occhi, le tue mani, le tue parole a ferire me; lo sapevo, lo avevo capito, ci avevo sperato.
Ma vedi, fratellone mio, io non so dove sei né come ritrovarti e fra pochi minuti non ti troverò mai più, perché tu mi abbandoni e mi lasci qui con un vuoto così abissale che non può essere riempito a forza di ricordi che mi dicano ciò che siamo stati, quando riesco a pensare solo a ciò che non ci sarà più.
Non ci sarà più la naturalezza di comprendersi al volo e di capirsi senza nemmeno cercare certezze nello sguardo dell'altro.
Non ci saranno più il suono diverso di mille risate, il silenzio dei sorrisi alla luce del sole, nel buio della notte, al chiarore della luna, sotto la pioggia.
Non ci saranno più nemmeno la rabbia impetuosa, la foga in battaglia, la competitività estrema, la voglia di sfida sempre accesa e viva, la complicità in ogni gesto.
Non ci saranno più la sensazione di avere sempre una parte di sé distante dal proprio corpo e la percezione della presenza dell'altro, pur nella sua assenza.
Non ci sarà più nemmeno la cosa più importante di tutto quello che siamo: noi non ci siamo mai stupiti di questo nostro legame, così come l'uomo non si stupisce di essere vivo; per noi tutto questo è semplice come respirare, indipendente dalla nostra volontà come il cuore che batte, naturale come stare al mondo.
E non ci sarà più un futuro da temere, perché ci ha già portato via tutto per averne ancora paura; non ci saranno più altre parole, Seifer; non ci sarà più il bisogno di sentirsi vicini, di non perdersi, di non vedersi andare via, ora che sta accadendo.
Non dovrai più temere di vedermi volare via, fratellone, perché lo hai fatto prima tu; non dovrai più temere di essere abbandonato, perché lo hai fatto prima tu; non dovrai più chiedermi di esserti accanto, di comprenderti, di sostenerti in silenzio, perché fra noi c'è già una lontananza lacerante ed estranea, c'è un silenzio martellante che somiglia tanto al vuoto che temevi ti lasciassi e che invece tu hai lasciato a me.
E sai Seifer, facevi bene ad averne paura: questo vuoto è un nemico interiore duro da sconfiggere, contro cui non riesco a combattere.
Proprio per questo vuoto non riesco a perdonarti, anche se non sei tu. Non ci riesco perché mi stai facendo sentire fragile come mai sono stata prima, perché andandotene distruggi tutto ciò che avrei voluto per te e tutto ciò che siamo stati in passato.
Fratellone mio, me lo hai detto tu che sono il tuo traguardo più grande, che sono la persona più importante per te. Tutto questo è così debole di fronte a ciò che ti ha promesso la Strega? L'immagine della tua vita precedente era così sottile perché tu potessi incrinarla al primo dubbio, alla prima decisione di buttarla via?
E tu? Tu non senti niente? Non lo senti il suono sfilacciato del nostro legame di sangue che si rompe, crine dopo crine, rimbombando negli angoli del vuoto cosmico che mi hai aperto dentro?
Non senti il filo che ci lega allentarsi sempre di più? Avevi davvero la necessità di liberarti anche da questo vincolo?
Quella volta che ti avevo confessato di non riconoscerti più, mi avevi detto di guardarti semplicemente, perché, nonostante tutto ciò che era successo, davanti a me c'eri sempre tu, il Seifer che conoscevo da una vita, il Seifer che mi era grato di essergli sempre vicina.
Ma questo era ieri.
Oggi ciò che sei non corrisponde all'immagine di mio fratello, ora non c'è più niente che ti lega a tua sorella; il nostro legame di sangue si è sciolto, sei finalmente libero.
Perché sì, il sangue è un vincolo e dai vincoli non ci si può liberare...ma nessuno di noi due avrebbe mai voluto o scelto di romperlo, una volta.
D'altra parte, non si può nemmeno scegliere senza farsi male o senza subire perdite...ma anche se non sei certamente stato tu a scegliere, Seifer, io ho comunque perso te, con tutto quello che sei stato ieri e sei ora.
Invece io...cosa scelsi io? Perché scelsi?
Perché non si può sempre creare un'alternativa a ciò che la vita ci sbatte in faccia e uscirne vincitori?
Quando avrei potuto cambiare qualcosa, feci tutto ciò che era in mio potere?
Non lo so. Ci sono tante cose che avrei voluto fare per te, Seifer. Ci sono tante promesse che rimarranno semplici sogni infranti perché le abbiamo tradite tutte e io ti chiedo scusa per non essere stata abbastanza, per non esserti stata accanto, per non aver impedito che ti strappassero via da me con tutti i nostri ricordi e i nostri sogni.
E lo so, lo so terribilmente bene che è troppo tardi per le scuse e per qualsiasi altra cosa che non sia orrore muto, ma sai che io non resterò a guardare anche questa volta, benché sia l'ultima, benché sia ormai già stato tutto deciso senza chiederci niente, benché tu sia già diventato il Cavaliere della Strega e altro dal fratello di Atra Almasy.
Allora, se tu sei pienamente consapevole di tutto questo come lo sono io, sappiamo entrambi altrettanto bene come dovrà andare a finire e che nessuno di noi due avrà ripensamenti, quando saremo l'uno di fronte all'altra.
Ma spero tu sappia che non avrei mai voluto che andasse a finire così, Seifer. Mi dispiace tanto, davvero.

-SEIFER!- sento la mia voce urlare, mentre il mio corpo scatta in piedi da solo, ancora una volta la presenza fredda del pugnale nella mia mano sana.
Li raggiungo in pochi passi e si voltano nel medesimo istante, il viso sorridente e canzonatorio della Strega e quello impassibile di Seifer.
-Stupida umana, ormai non puoi più...-.
-TU NON DECIDI PER...-.
Un fremito nell'aria, uno scintillio e un lampo, poi il rumore bagnato di qualcosa che mi trapassa il ventre; tutto questo ancora prima del dolore, che si scatena un istante dopo. Un dolore sordo, pulsante, freddo come il marmo, il ghiaccio, il metallo.
-Avrei dovuto farlo molto prima, Atra-.
Perché il mio corpo non va avanti? E' come se fosse bloccato da...
-ATRA, NO!-.
E' nel momento in cui la lama dell'Hyperion esce dal mio corpo che mi sento cadere in ginocchio, senza che possa fare altro se non sputare gocce di sangue rosso vivo.
-NO, NO, NO!-.
Il gelo mi ghiaccia completamente le ossa, mentre osservo il viso di mio fratello chinarsi su di me senza espressione, una mano stretta fra i miei capelli per tenermi su il mento.
In un lampo di lucidità, scorgo una cicatrice a forma di seme di picche che gli scava la pelle della tempia e cerco di allungare le mani per sfiorarla, ma lui mi strattona con violenza:
-Non toccarmi con le tue luride mani, umana-.

Anche tu sei umano, Seifer. Lo sei, anche se aver appena trapassato tua sorella proprio con quest'arma ti rende un mostro agli occhi degli altri.
E così è caduta anche l'ultima parola, l'ultima certezza che avevo di te: alla fine mi hai rivolto contro l'Hyperion, tu che, quella mattina dopo il tuo compleanno, mi hai detto che non lo avresti mai fatto.
Quella mattina ci siamo scambiati tutte le promesse che abbiamo rotto oggi, quindi presumo sia questa la mia punizione: essere trafitta dall'arma che doveva simboleggiare con la sua funzione proprio il mio giuramento di esserti sempre vicina e combattere le tue battaglie, seppur conservando la forza di essere sincera con te e di distinguermi per questo dall'Hyperion, la cui mente era solo e soltanto la tua.
Ma se avessi mantenuto la promessa, se fossi stata abbastanza per te, se avessi capito prima cosa ti stava accadendo, io che dico di conoscerti alla perfezione, tutto questo non sarebbe successo.

Tossisco altro sangue e quando Seifer mi risolleva il viso con uno strattone vedo per un attimo l'espressione completamente sconvolta di Zell, tornato cosciente e in procinto di alzarsi in piedi, la bocca ancora aperta dopo aver gridato.
Tuttavia, un paio di soldati lo trattengono per le braccia e lo spediscono a terra, poi uno dei due estrae la pistola e la punta alla sua nuca.
-Chi non è con la Strega è contro la Strega - sentenzia Seifer, impugnando nuovamente l'Hyperion e avvicinandolo alla mia gola, scarlatto e gocciolante del mio sangue - E quindi deve morire, anche se si tratta di te-.
Anche se si tratta di te.

Sapevo che sarebbe andata a finire così, Seifer, ma non in questo modo. Credevo che mi avresti dato almeno una possibilità, l'opportunità di dimostrarti che ero disposta a tutto, persino a combattere contro di te, per riportarti da me. E probabilmente non sarebbe cambiato niente, probabilmente sarebbe finita lo stesso con me in ginocchio e il tuo Hyperion sporco del mio sangue, ma almeno avrei avuto una scelta...se non per te, almeno per me.
Oppure è proprio per questo che l'hai fatto: perché nemmeno tu hai avuto scelta, perché forse non sai neanche più cosa sia, ora che è qualcun altro a decidere per te.
Qualunque cosa sia, non avere alternative è ancora peggio che essere costretti a decidere chi fra noi due debba sopravvivere, ma in tutta questa grande ingiustizia è comunque giusto che sia tu a finirmi.
Se la mia punizione è morire, la tua sarà quella di continuare a vivere e portarti appresso il simbolo della promessa e della condanna di tua sorella, cosicché se il rimorso di averla uccisa non sarà parte di te, il suo ricordo invece ti seguirà ovunque tu vada.
Sia così dunque, ma fa' in fretta, perché il tuo sguardo è un tormento per me: da quando sei diventato così freddo, così insensibile, così...estraneo?
Nonostante questo, non chiuderò gli occhi di fronte a te, perché voglio guardarti fino alla fine. Forse il mio viso ti rimarrà impresso nella mente e un giorno ti ricorderai di tua sorella. Oppure no, perché io ero solo la catena più spessa che ti legava a una vita che non volevi.
Per questo ti chiedo perdono ancora una volta, Seifer, anche se alla fine hai trovato da solo la forza di spezzare quella catena.
Forse, adesso che sei libero, potrai guardare a questo legame con occhi diversi e perdonarmi del tutto.

Il sangue è un vincolo.
Lo rimane anche quando è versato.

Potrai perdonarmi adesso, Seifer?






O cielo cielissimo, abbiamo finito qui.
Non credevo che sarebbe stata così dura, ma scrivere la nota al capitolo finale è difficile, soprattutto dopo QUESTO.

Allora, innanzitutto state tranquilli: abbiamo un seguito e la storia non finirà tanto presto, non sono un'autrice così crudele!
Adesso avete capito il perché del titolo? In questi 35 capitoli è emerso il significato completo di un legame di sangue, dall'apice della sua manifestazione alla sua decadenza, fino a quando non si spezza.
Secondo voi può davvero spezzarsi un legame così forte, anche se è successo l'irrimediabile?
La mia risposta sarà nella prossima parte, che tuttavia arriverà tra un po'. Intanto do anche tempo a voi lettori di recuperarmi, di decidere cosa vi ha dato questa storia, di capire cosa avete apprezzato e cosa no...insomma, a voi il giudizio!

Ringrazio di cuore chiunque ha cominciato con me questa bellissima avventura, chi si è unito cammin facendo e chi leggerà la storia in futuro.
Ringrazio Arok_e_Ninde, DanieldervUniverse, Devilangel476, Exile, Ghrian, summer_moon, Unrest (se ho dimenticato qualcuno faccio una figuraccia, in caso, caro qualcuno, sappi che ti voglio bene lo stesso e sono una persona smemorata) per aver lasciato i loro commenti ai miei capitoli: grazie a ognuno di voi, per aver dato un riscontro positivo alla mia prima long, per aver apprezzato Atra e i cambiamenti che ho apportato alla storia, per aver trovato il tempo di commentare ciò che ho scritto.
Ringrazio chi ha messo la storia tra i preferiti: Devilangel476, Ghrian, leon83; ringrazio chi l'ha messa tra le seguite: Arok_e_Ninde, DanieldervUniverse, Exile, itsleviosah017, summer_moon.
Ringrazio chi ha letto in silenzio: spero che questa storia ti abbia dato qualcosa, già questo sarebbe un grosso traguardo per me.

Ho aggiornato anche "Fragments of Almasy's memories" un'ultima volta, con ciò che successe la mattina in cui Seifer giurò ad Atra che non le avrebbe mai fatto del male...e invece...
La raccolta rimane aperta per le prossime parti della serie, continuerò ad aggiornarla man mano.

Che altro dire, se non...stay turned per la prossima parte! Un grosso abbraccio a tutti e buona domenica!

Atra

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