Another story of Lemonade Mouth

di Writer_son of Hades
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio di tutto ***
Capitolo 2: *** Detention ***
Capitolo 3: *** E ora mettiamoci al lavoro ***
Capitolo 4: *** Il nome della band ***
Capitolo 5: *** Prove generali ***
Capitolo 6: *** La festa di Halloween ***



Capitolo 1
*** L'inizio di tutto ***


L’inizio di tutto



È strano che cosa porta due persone a conoscersi.
Si può chiamare destino, fato, caso. Ma c’è sempre una nota di mistero dietro a questo.
Se ci credete, come me, questa storia è fatta per voi.
Questa è la storia di come le vite di sei ragazzi completamente diversi, si sono incrociate. Cambiando il loro destino per sempre.




Primo giorno.
A Talia non sono mai piaciuti i primi giorni.
Nuove persone, nuovi orari, nuovi posti. Le piaceva la vita di prima.
E quando la sveglia suonò, la buttò per terra per zittirla. Si strofinò gli occhi e rimase a fissare il soffitto della sua nuova camera, nella sua nuova casa. Era nervosa. E solo una cosa riusciva a calmarla.
Si alzò di scatto dal letto e afferrò la chitarra elettrica dal poggiolo. L’attaccò all’amplificatore e strimpellò degli accordi a caso, ma che insieme formavano una stupenda melodia.
Il suono metallico usciva dalla cassa rombante e potente, facendole vibrare le ossa e infondendole adrenalina. Adorava quella sensazione.
                << Talia, vieni a fare colazione! >> gridò sua mamma dal piano di sotto. Ma la ragazza non voleva ascoltare.
La madre aprì infine la porta della sua stanza. Indossava la solita gonna a tubino grigio chiaro e una camicetta azzurra. I capelli raccolti le davano un’aria da persona seria e professionale, come gli occhiali poggiati sulla punta del naso.
                << Non vorrai fare tardi il primo giorno di scuola? >> le disse ancora la donna con aria severa.
La ragazza non smise di suonare e si concentrò sulla posizione delle dita sulle corde.
                << E abbassa quel suono infernale! >> le gridò infine la madre, chiudendo la porta.
Talia, per tutta risposta, alzò ancora di più il volume, facendo vibrare i vetri della stanza.
Alla fine però, si mise dei jeans strappati e una maglietta nera con scritto: Fuck the sistem.
Davanti allo specchio si sistemò i corti capelli neri e si mise la matita nera come le era solito fare.
Dopo essersi infilata le all star prese lo zaino mettendoci dentro solo il minimo indispensabile. Raggiunse la madre al piano di sotto che l’aspettava in macchina.
                Il viaggio verso la scuola fu silenzioso e l’aria era elettrica.
Arrivati al parcheggio, la madre la salutò mentre fissava il telefono e Talia non perse nemmeno tempo a risponderle. Scese dal veicolo e si avviò verso il suo nuovo liceo, vedendo già che i ragazzi la fissavano.
Ottimo, si disse, andate tutti a fanculo.
Persa nei suoi pensieri andò a sbattere contro qualcuno.
                << Oh, buongiorno. >> la salutò un uomo grasso con ricci capelli castani. << Non l’ho mai vista qui. Lei deve essere quella nuova. Io sono il preside Dionysus. Ma tutti mi chiamano Mr. D. >> disse l’uomo alzando una mano.
La ragazza la strinse, ma con poca energia. << Talia Grace. >>
                << Benvenuta alla Jupiter High School, signorina Greek. >>
                << Grace. >> lo corresse.
                << Sì, certo. >> disse l’uomo non ascoltandola veramente. << Questa è la scuola per eccellenza in ambito sportivo. La squadra di calcio è la più forte della nazione e quella di basket è arrivata prima al torneo dello stato lo scorso autunno per la quarta volta di fila. La squadra di nuoto ha ottenuto il titolo di seconda… >>
E continuò a blaterare cose che a Talia interessavano ben poco. Poi lo sguardo dell’uomo cadde sulla sua maglietta.
                << Ehm…non accettiamo questo genere di abbigliamento in questa scuola. >> disse severo.
                << Cos’è? Portate le divise? >> rispose a tono la ragazza.
Il preside divenne rosso in viso. << Certo che no. Ma certe scritte sono offensive. >>
                << La libertà d’espressione ce l’avete? >> continuò ringhiando.
                << Signorina Frace… >>
                << Grace. >>
                << Le consiglio di coprire quella maglietta se non vuole finire in punizione il primo giorno di scuola.>> le ordinò Mr D.
Sai che novità, pensò Talia chiudendosi la felpa per nascondere la scritta.
Arriverà il momento di ribattere, si disse convinta.
                Dopo due ore di biologia e di matematica tutta la scuola si riunì nella nuova palestra. Il preside si mise al centro affiancato da un altro uomo che si presentò come il capo dell’azienda “Turbo Blust”, una bevanda azzurra per “tutti quelli che vogliono essere il massimo”, così recitava lo spot pubblicitario con quegli uomini che facevano finta di fare sport.
                << Ringraziamo il signor Blust, sponsor della nostra scuola per la nuova palestra. >> disse Mr. D al microfono. Dagli spalti partì un applauso, specialmente dagli atleti nelle prime file.
                << Ciao. >> la salutò una ragazza con i capelli castano scuro legati in una coda.
                << Ciao. >> ricambiò Talia, per poi notare la divisa da cheerleader.
                << Puoi….trovare un altro posto? >> le disse quella sfornando un sorriso ironico.
                << Perché non te lo trovi tu? >> le rispose Talia con lo stesso sorrisino.
La ragazza la fissò con un misto di orrore e sorpresa.

Dietro di lei un ragazzo biondo fece alzare un tipo vicino a lui e invitò la cheerleader a sedersi.
Talia pensò che quello era il momento perfetto. Si alzò in piedi e si tolse la felpa mostrando la maglietta con la scritta “Fuck the sistem” in caratteri cubitali.
                << Non lasciate che vi comandi! >> gridò fissando il preside. I ragazzi si voltarono verso di lei e la fissarono come se fosse impazzita.
                << Potete mettervi quello che volete! Non fatevi mettere i piedi in testa da lui, solo perché è più potente! >> gridò ancora. Un timido applauso iniziò a risuonare nella palestra. << Posso indossare quello che mi pare perché sono libera di dire quello che penso! >> l’applauso diventò più potente fino ad arrivare a sovrastare i richiami del preside.
                Fuori dalla palestra, la mano del preside con un foglietto rosa l’aspettava.
                << Buona punizione, signorina Grash. >>
                << Grace. Ma grazie per lo sforzo. >> disse lei con un sorriso.




                << Percy, aspetta un attimo! >> lo chiamò sua mamma mentre metteva in moto la macchina. Il ragazzo spense il motore con uno sbuffo e attese che il ragazzo più giovane si sedette al suo fianco per portarlo a scuola.
                << Sì mamma? >> chiese mentre Nico si allacciava la cintura.
                << Hades vorrebbe accompagnarvi a scuola, così potete anche parlare un po’. >> disse la donna affacciandosi al finestrino.
                << Non ho niente da dirgli. >> concluse Percy seccamente.
                << Dovrete farlo ad un certo punto. >> mormorò Sally per poi augurare a Nico una buona giornata e dare un bacio in fronte a Percy.
Fece un cenno di saluto a sua madre mentre il suo nuovo fidanzato le metteva un braccio attorno alle spalle e con lo sguardo assassino, riaccese il motore.
Prese la statale per arrivare a scuola e non parlò.
Il ragazzino, vicino a lui, di soli tre anni più piccolo, non aprì bocca.
Da quando sua madre, Sally Jackson aveva conosciuto Hades Di Angelo, la sua vita faceva schifo. L’uomo era venuto ad abitare da loro da poco, portandosi dietro suo figlio: Nico Di Angelo. Percy non aveva niente contro quel ragazzino, anzi gli stava pure simpatico quando non ti fissava con quello sguardo inquietante, avevano legato molto, ma suo padre proprio non lo sopportava.
Da quando il suo vero padre se n’era andato, sua mamma aveva conosciuto Hades in un bar e si era innamorata, diceva lei. La madre di Nico era morta anni prima e ora erano diventati una famiglia.
Percy però non voleva un altro padre.
                Arrivarono a scuola un po’ in ritardo, ma riuscirono ad entrare senza essere visti.
                << Pranziamo insieme dopo? >> chiese Percy al ragazzino.
Nico annuì e si dileguò verso la sua classe. Percy corse verso la sua, temendo di arrivare in ritardo per la sua presentazione di storia.
Entrò in classe giusto in tempo per poter andare alla lavagna e cominciare a esporre la sua ricerca sulla dichiarazione d’indipendenza.
Quando suonò la campanella uscì per andare a scienze. Nel corridoio trovò Nico e lo accompagnò fino a storia dell’arte dato che erano nello stesso piano. Camminando verso la classe, trovò il gruppetto degli atleti e delle cheerleader e Drew lo salutò facendogli l’occhiolino. Lui fece un cenno con la testa e proseguì. Ma riuscì a sentire una frase: << …ma mi dispiace che giri sempre con quel disadattato del fratellastro. >>
                Percy si bloccò di colpo guardando Nico, ma non sembrava che il ragazzino se ne fosse accorto.
In ogni caso, nessuno si doveva permettere di chiamarlo così.
Nico era un ragazzo speciale. Era incredibilmente intelligente e coraggioso, ma preferiva stare da solo. Percy sapeva anche che era gay. Glielo aveva confessato qualche settimana prima, dicendo anche che era bello averlo come fratello.
                Per cui si girò verso il gruppetto andando da Luke, il capitano della squadra di calcio e cantante della band Mudslide Crush, la più popolare della scuola.  Sapeva che la voce era la sua e gli si piantò davanti senza importarsi delle ragazze che gli erano intorno.
                << Cos’hai detto di mio fratello? >> ringhiò.
Nico, che si era accorto di cosa aveva intenzione di fare Percy gli prese una braccio. << Percy smettila. >>
                << Oh che carino. Difende il fratellino. >> disse Luke ghignando. I suoi amici risero.
Percy batté un pugno sugli armadietti dov’era appoggiato il ragazzo.
                << Non provare più a dire una cosa del genere, verme. >> gli ringhiò ancora in faccia.
                << Percy basta. >> cercò di fermarlo Nico.
                << Ascolta il piccoletto, Jackson. >> lo minacciò Luke. << Non vorrai davvero che ti spacchi la faccia. >>
A quel punto non riuscì più a trattenersi. Prese il collo della maglietta del ragazzo e lo scaraventò a terra. Luke si rimise subito in piedi e gli tirò un pugno in faccia. Intanto si era formato un cerchio attorno ai due ragazzi. Percy si tenne il naso sanguinante dal colpo, per poi impalare Luke addosso agli armadietti prendendolo per il giubbotto della scuola.
La rissa finì lì, perché Mr. D fece sventolare un foglietto davanti alla faccia di Percy.
                << Ti sei meritato una bella punizione Jhonson. >>
Sempre così. Quelli della squadra di calcio non potevano andare in punizione, oppure avrebbero saltato gli allenamenti.
Percy stroppò il foglietto dalle mani del preside e se ne andò seguito da Nico.
                << Non dovevi farlo. >> gli disse Nico quando furono abbastanza lontani dalla folla.
                << Certo che devo. >> lo rassicurò il ragazzo più grande mettendogli una mano sulla spalla. << Sei mio fratello. >>
E il piccolo Di Angelo sorrise.
 
 
 
 
 
La temperatura in macchina era esageratamente calda, perfino per Leo.
Le sue dita continuavano a tamburellare sui sedili come se fossero i piatti della sua batteria. Non riusciva a stare fermo nemmeno un secondo.
Quando l’auto si fermò davanti alla scuola, i suoi genitori si voltarono verso di lui.
                << Sei pronto tesoro? >> gli chiese sua mamma con un sorriso in volto. << Oggi è il gran giorno. >>
                << Per cosa? >> proprio non riusciva a ricordarsi cosa sarebbe successo quel giorno.
                << Per le selezioni di calcio. >> rispose sua mamma come se fosse qualcosa di ovvio.
                << Oh. Giusto. >> rispose con lo sguardo assente.
Suo padre prese qualcosa da un borsone e tirò fuori un vecchio pallone. << Tua madre…
                << Noi. >> lo corresse la donna mettendogli una mano sul braccio.
                << Noi, volevamo darti questo. >> e donò il pallone a suo figlio come se fosse fatto di vetro.
                << È il pallone con cui Tommy ha segnato il gol del campionato. >> sua madre cercò inutilmente di trattenere le lacrime.
Thomas Valdez era suo fratello maggiore. Era venuto a mancare tre mesi prima dopo un brutto incidente in auto.
Era un ragazzo fenomenale. Campione di calcio e avrebbe dovuto andare a studiare a Standford se non fosse stato per quel camion sulla statale. A Leo mancavo molto. Era stato il suo punto di riferimento da sempre e, anche se a volte lo picchiava, gli aveva sempre voluto un mondo di bene.
Era da molto che i suoi genitori avevano insistito che anche lui provasse ad entrare nella squadra di calcio, solo che Leo non era un mago con i piedi.
                << Grazie mamma, grazie papà. >> riuscì solo a dire.
                << Buona fortuna mi hijo. >> gli augurò Esperanza Valdez con il viso ricoperto di lacrime.
Leo non ce la faceva più a restare in quella macchina piena solo di dolore. Uscì e respirò a fondo l’aria fresca e pulita, per poi incamminarsi verso la scuola, dove l’avrebbe atteso il suo futuro.
Dopo varie ore di scuola, interrotte da una’assemblea in palestra finita con una pazza ch urlava, Leo si ritrovò nel campo da calcio per le selezioni.
                << Forza femminucce! Più veloci! >> gridava il coach Hadge con il fischietto al collo.
Leo era già stanco. Saltava da una parte all’altra del campo seguendo una palla e cadeva per terra almeno ogni due minuti. Odiava il calcio.
I ragazzi che erano già in squadra fissavano i novellini prendendoli in giro e ridendosela parecchio.
                << Avanti Valdez! >> lo incitò il coach urlando. << Che cosa stai facendo!? >> gli chiese mentre Leo cercava di calciare inutilmente il pallone verso la porta.

                << Non ci credo che tu sei il fratello del grande Tommy Valdez! >> gli sbraitò contro esasperato.
                << Andiamo Valdez! >> rise Luke Castellan vedendo il ragazzo che cadeva per la millesima volta.
<< Si calcia così! >> gridò per poi tirargli un pallone dritto in pancia.
Leo si piagò in due per poi prendere un pallone in mano. << Vaffanculo Castellan! >> urlò arrabbiato scagliando il pallone contro al ragazzo. Ovviamente la pessima mira e la sfortuna perenne non lo aiutarono molto. Il pallone finì dritto in faccia al coach che lo mandò senza pensarci due volte in punizione.
Leo sbuffò.
 
 
 
 
 
Piper scese dalla macchina cercando di non far cadere il violino e lo zaino.
                << Piper. >> la chiamò suo padre.
Lei alzò gli occhi al cielo, ma si voltò verso l’uomo.
                << Sì? >>
                << Ricordati di parlare con i professori per i crediti extra per il college. >> le ricordò.
                << Ma ci andrò fra due anni, papà. >> disse lei.
                << Non è mai troppo presto per pensare al tuo futuro. >> l’ammutolì severo.
Piper abbassò lo sguardo. << Va bene. >> disse per poi entrare a scuola.

Andò subito in bagno e si cambiò con i vestiti nella borsa. Si tolse la camicia e la giacca per mettersi un delizioso vestitino blu che si era presa di nascosto. Si pettinò per bene i lunghi capelli castani e si risistemò il trucco mettendo mascara e lucidalabbra. Cambiò le scarpe da ginnastica con quelle con il tacco e dopo un’ultima occhiata allo specchio, uscì dal bagno.
Era due persone in una. A casa era la figlia perfetta che suo padre avrebbe sempre voluto e a scuola era la bellissima ragazza del vicecapitano della squadra di calcio e chitarrista dei Mudslide Crush.
                << Ciao Piper. >> la salutò Jason abbracciandola da dietro e dandole un bacio sulla guancia.
                << Ciao. >> rispose lei voltandosi per guardarlo. Era così bello.
                << Dopo la scuola ti va di venire da me? >> le chiese sorridendo.
                << Sai che non posso, ho le prove di violino e i corsi. >> disse prendendogli la mano. << Possiamo trovarci nel weekend.>>
                << Ho le prove con la band. >> le rispose. << Perché non puoi saltare violino per una volta? >>
                << Non posso. Mio papà mi ucciderebbe. >> ribadì seria.
                << Allora vieni con me. Io, Luke, Drew e gli altri andiamo al fiume adesso. >> la invitò avvicinandola a sé.
                << Saltare scuola? >> aveva solo paura all’idea.
                << Eddai, non ci vediamo mai alla fine. >> cercò di convincerla dandole dei leggeri baci sul collo.
Piper perse completamente il controllo.
                << Okay okay. >> disse infine allontanandosi dal ragazzo per tornare lucida. << Però solo la prima ora. >>
                << Come vuoi. >> la prese per mano. << Andiamo adesso. >>
Corsero per i corridoi mentre tutti erano già in classe e Piper sentì l’adrenalina riempirle le vene.
Stavano scendendo le scale di corsa quando andarono a sbattere contro qualcosa. O meglio qualcuno.
                << Nel mio ufficio signorina McLeave. >> le ordinò il preside. << Ora.>>
                << La prego non dica nulla a mio padre! >> lo implorò Piper seduta nell’ufficio del preside.
Il signor D la studiò a lungo con il telefono in mano. << È la tua prima inflazione, giusto? >>
Piper annuì.
                << Hai il massimo dei voti, signorina McLone. >>
                << McLean. >> lo corresse.
                << Per cui non chiamerò tuo padre. >> Piper tirò un sospiro di sollievo. << Per questa volta.>>
                << Sì, certo. Non accadrà più, lo giuro. >> sparò a raffica.
                << Però si merita una punizione. >> disse il signor D porgendole il foglietto rosa.
Piper lo prese in mano. Quel famoso foglietto delle punizioni era capitato pure a lei, la ragazza modello.
Uscì dall’ufficio del preside e trovò Jason seduto ad aspettarla.
                << Cosa ti ha detto? >> le chiese alzandosi.
                << Solo una punizione. Ma almeno staremo insieme, no? >> disse speranzosa.
                << Ehm…veramente io me la sono cavata con una nota. >>
                << Solo una nota?! >> Piper era furiosa.
                << Sono nella squadra e non posso perdere allenamenti. >> si giustificò Jason. << Dai, ci vediamo in giro. >> la salutò per andare verso la sua classe.
Piper fece un lungo respiro e si voltò a sua volta, odiando quella stupida scuola.
 
 
 
 
                << Fin dall'inizio, fin dal primo istante, direi quasi, che l'ho conosciuta, i suoi modi, palesandomi appieno tutta la sua alterigia, la sua presunzione, il suo egoistico sdegno dei sentimenti altrui, furono tali da costituire quella base di disapprovazione sulla quale gli avvenimenti che seguirono hanno costruito una così irriducibile antipatia; e non era ancora un mese che la conoscevo che già sentivo che lei era l'ultimo uomo al mondo che mi sarei mai lasciata indurre a sposare. >> lesse sussurrando Annabeth.
Era rinchiusa in quello stanzino da due ore. Non le importava molto di fisica e anatomia. Preferiva chiudersi lì dentro e leggere i suoi libri, perdendosi dentro a quelle pagine.
Cercò la mela che aveva in borsa e afferrandola fece cadere le scope e i mocci al suo fianco. Con il libro ancora in mano cercò di prenderli prima che cadessero e facessero rumore, ma non riusciva e tenerli fermi. La porta dello sgabuzzino si aprì e il preside le lanciò un fogliettino rosa che ormai era famoso in quella scuola.
Punizione per tutto il pomeriggio.

 
 


 

 
Nota dell'autrice: Ehilà gente! Ho appena partorito una nuova storia Ecco una nuova storia a tema musicale e dedicato al fantastico film che ha accompagnato la mia dolce e tenera infanzia: "Lemonade Mouth".
Questa mattina è veuto un mio amico che conosco dall'asilo a farmi visita e girando a caso per i canali abbiamo trovato questo film. Siamo letteralmente impazziti dato che lo guardavamo insieme da piccoli sperando di creare una band e (avendo sempre in testa Percy Jackson) mi è venuta l'idea per questa storia.
Sono molto contenta di come si sta sviluppando e domani forse riesco ad aggiornare! Avverto già che non sarà lunghissimo (massimo una ventina di capitoli tò) dato che segiurò il film.
E prego chi non l'ha ancora visto di andare a cercarlo perché è uno di quei film che alla fine non sono una vera e propria genialata.... ma che ti restano perché fanno parte delle tue speranze di piccolo bambino stupido che crede di creare una band dal nulla. E poi è bello fare il contrasto fra la storia e il film.
Baci baci a tutti
Silvia

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Capitolo 2
*** Detention ***


Detention



Talia cercò per tutta la scuola l’aula della detenzione, ovviamente senza successo.
Ad un certo punto arrivò davanti ad una scala che dava per il seminterrato dove c’erano un sacco di ragazzi ammucchiati.
Uno con folti ricci biondi e occhi blu scuro le si avvicinò. << Ti sei persa? >> le chiese con un sorriso.
Portava in mano uno scatolone malmesso con dentro un sacco di fili e parti metalliche.
                << No, ehm… stavo… >> balbettò Talia con il foglietto rosa in mano.
                << Ah sei in punizione. >> constatò il ragazzo vedendo il bigliettino. << Vieni, è per di qua. >> le disse facendole segno con la testa verso le scale.
                << Io sono Will. >> si presentò.
                << Talia. >> man mano che scendevano si vedevano sempre più ragazzi che facevano cose completamente diverse gli uni dagli altri. << Ma che posto è questo? >>
                << Questo è il seminterrato. >> spiegò Will. << Tutto quello che va contro gli standard sportivi di Dionysus è qui. >> disse senza smettere di sorridere.
                << Wow. >>
                << Questo è il club di taglio e cucito. >> mi indicò con il mento una stanzetta con delle ragazze che ricamavano su delle tele bianche. << Il club del libro. >> disse accennando a un gruppo di ragazzi in cerchio con delle sedie. << Club di scacchi. >> disse guardando un ragazzo seduto sulle scale davanti ad un una scacchiera e con un cartello nero con scritto in bianco: “Club di Scacchi”.
                << Non trova un avversario da mesi. >> sussurrò continuando il giro. << Giornalino della scuola. Ciao Samantha! >> una ragazza dietro ad una vetrinetta gli sorrise. << Società Shakespeariana. Ehi Chris! >> un ragazzo con una maschera alzò una mano in segno di saluto.
Passarono il club del balletto, di arte e di poesia.
                << Club di audio video: ecco quello che ti serviva Charles. >> disse ad un ragazzo scuro di pelle e alto due metri, che lo salutò a sua volta e prese lo scatolone.
Camminarono ancora per poco arrivando davanti ad una stanza piena di scheletri e cartelloni con muscoli umani disegnati sopra.
                << Questa è la mia fermata: medicina avanzata. >> poi si voltò verso i tre ragazzi dentro la stanza che stavano medicando un manichino. << No, ragazzi, non così. Adesso arrivo, non toccate quel manichino! >> gli ordinò serio. << I puniti sono infondo al corridoio. >> disse facendo segno con la testa.  << È stato un piacere conoscerti. >>
                << Il piacere è mio. >> lo salutò Talia andando verso la fine del corridoio. Prima di entrare dalla porta però, si fermò davanti alla macchinetta di limonata che era a fianco.
Mel’s Lemonade.
 
C’è un momento, in cui gli astri si allineano e i destini collidono, per creare l’unione perfetta.
Ed è infatti quando sia Talia che Leo che Piper che Percy che Annabeth, prima di entrare in quella stanza, hanno messo un dollaro nella macchinetta e hanno aperto una lattina di Mel’s Lemonade, che le cose hanno cominciato a cambiare.
 
                << Visto che non voglio vedervi a far niente, per la prossima ora sistemerete questa stanza rendendola un’aula di musica. >> aveva annunciato la professoressa Apollo. Era una donna sulla cinquantina con i capelli neri ricci che andavano un po’ dove volevano, gli occhiali quadrati sul naso e uno strano gusto in fatto di vestiti.
La stanza era un vero e proprio caos. In una parte c’erano sette banchi, di cui cinque occupati dai ragazzi in punizione e una lavagna mezza distrutta. Dall’altra c’erano strumenti di ogni genere, custodie di violoncelli, armadi vecchi, scatoloni, costumi di scena e anche uno scheletro. Sarebbe sembrato più un magazzino che una stanza per la musica.
                << Ma è un casino. >> disse Talia.
                << Lo so. Ma visto che il preside non si decide a sponsorizzare i progetti di musica oltre allo sport, dobbiamo restare… >> un rumore dal soffitto la interruppe.
Sembrava il rumore di uno stomaco che non ha digerito, poi dei ticchettii e infine un colpo.
                << Oh no. Questo è troppo! Ora il signor D mi sente! >> gridò fuori di sé. Ma prima di uscire dalla classe guardò i ragazzi: << Voi cominciate a fare qualcosa. >> ordinò per poi sparire nel corridoio fumante di rabbia.
                << Iniziamo a fare qualcosa. >> disse Piper alzandosi dal suo banco. Gli altri la seguirono. Tutti tranne Leo che rimase a tamburellare le dita sul suo banco.
                << Non possono metterci a fare questo. >> mormorò Talia.
                << Facciamo quello che ci ha detto la professoressa Apollo e basta. Non voglio stare ancora in punizione per colpa vostra.>> la zittì Piper.
Dal soffitto cadevano delle gocce d’acqua dentro ad un vaso messo apposta per non bagnare il pavimento. Leo alternò il tamburellare delle dita e quel suono. Continuò per poi fare una melodia più complesse. Talia, sentendo il suono, cominciò a battere la mani a tempo. Piper sorrise e si unì a lei. Percy vide un piano e dopo aver tolto un telone cominciò a seguirle. Annabeth canticchiò una melodia con la bocca serrata.
 
Na na na na na, na na…
 
Talia prese una chitarra acustica nascosta fra degli scatoloni e seguì Annabeth strimpellando degli accordi.
Piper l’imitò prendendo un vecchio violoncello.

Take a look around
Who would have thought we'd all be here?
So let's mess around
Cause the future is unclear
We got nothing better to do
We're just trying to get through
Can you hear me?
Can you hear me?


Leo raggiunse la batteria e seguì gli altri.

Let the music groove you
Let the melody move you
Feel the beat and just let go
Get the rhythm into your soul
Let the music take you
Anywhere it wants to
When we're stuck and can't get free
No matter what, we'll still be singing
Come on, come on
Turn up the music
It's all we got
We're gonna use it
Come on, come on
Turn up the music
Yeah

All we have is now
Let's make the most of this
Come on break it out
So everyone can hear it
They don't have to understand
But we'll make them if we can
Do you hear me?
Are you with me?

Let the music groove you
Let the melody move you
Feel the beat and just let go
Get the rhythm into your soul
Let the music take you
Anywhere it wants to
When we're stuck and can't get free
No matter what, we'll still be singing

Come on, come on
Turn up the music
It's all we got
We're gonna use it
Come on, come on
Turn up the music
Yeah

Come on, come on
Turn up the music
It's all we got
We're gonna use it
Come on, come on
Turn up the music
Yeah

 
Si guardarono e risero di gusto.
                << Voi…. >> la faccia impietrita della professoressa li fece zittire. << …voi… >> i ragazzi corsero ai loro posti.
                << È stato… >> balbettò la professoressa. << Incredibile! Voi siete incredibili! E Annabeth la tua voce….la tua voce è incredibile! >> esclamò tutta eccitata la donna. I ragazzi la fissarono come se fosse diventata completamente matta. << Voi siete un dono! La vostra band è un dono! >>
                << Noi non siamo una band. >> si affrettò a rispondere Talia.
                << Non ci conosciamo nemmeno. >> continuò Leo.
                << Ma siete fatti per suonare insieme! È destino. >> continuò la prof. Faceva sempre più paura. << Oh andiamo! Non si può vivere un momento del genere e poi ignorarlo! La gente… loro! Dovete far sentire a tutti la vostra musica. Dovete farvi sentire! Così il signor D vedrà. >>  poi si fermò per un secondo. << Così il signor D vedrà… Così il signor D vedrà! Ahahah! Ma certo! Il Raising Star! Il Raising Star! >>
                << Che cos’è? >> chiese Talia non capendo.
                << È una gara di band dilettanti. Si vince un contratto discografico. >> spiegò Piper con la voce annoiata.
<< Ma anche se volessimo, dovremmo batterci contro i Mudslide Crush e loro sono forti. >> si intromise Percy con una punta d’odio nella voce.
                << È vero, sono davvero bravi.>> concordò Piper.
                << Non così bravi. >> mormorò Leo.
                << Andiamo ragazzi! Potrete dimostrare a tutti in questa scuola che lo sport non è l’unica cosa che conta! >> la prof era fuori di sé. << Allora, ci state?>>
                << Passo. È ridicolo. >> disse Talia.
                << Pure io. Fra gli studi e tutto non riuscirei a trovare tempo per una band. >> si intromise Piper.
                << Io dovrei giocare a calcio. >> continuò Leo dietro di lei.
                << Annabeth? >> chiese cercando speranza la prof.
<< Io non canto. >> si affrettò a dire la ragazza diventando rossa.
                << Ti abbiamo appena sentita cantare magnificamente! >> esclamò la prof.
                << Sì, ma io non canto davanti a tante persone. L’ultima volta che è successo era alla recita in prima elementare e ho vomitato addosso a Clarisse La Rue. >> mormorò la ragazza.
                << Sì, me lo ricordo. >> disse ridacchiando Percy. << È stato esilarante. >>
                << No, non lo è stato. >> borbottò Annabeth. << Mi dispiace. Non posso. >>
Rimaneva solo Percy. Il ragazzo dai capelli corvini si dondolò sulla sedia. << Dunque sono rimasto da solo. Non posso iscrivermi al Raising Star con una band composta da solo una persona. L’unica cosa che mi resta da fare è intraprendere una carriera da solita, cosa che terrò in considerazione. >>
                << Che poi, scusate, se questi Mudslide sono così forti come dite, perché dovremmo impegnarci tanto? >> chiese ironicamente Talia.
                << Perché, come hai detto poco fa’, >> cominciò la professoressa Apollo. << voi meritate di farvi sentire. >>
Quelle parole rimasero ad aleggiare nell’aria per tutto il tempo fino alla fine della punizione. E continuarono a ronzare nelle teste dei cinque ragazzi mentre ognuno tornava alla propria vita, lasciando quel meraviglioso momento di collisione nella stanza della punizione.
 
 
 
 
Annabeth entrò in casa e poggiò lo zaino vicino alla porta.
                << Nonna? >> chiamò.
                << Sono in salotto, cara. >> le rispose la vecchietta dalla stanza accanto.
                << Ciao nonna. >> la salutò Annabeth baciandole le fronte. La signora anziana sorrise e strizzò i piccoli occhietti grigi dello stesso colore di quelli della ragazza bionda.
Annabeth sorrise a sua nonna, ma poi i suoi occhi divennero tristi.
                << Come sta Athena? >> chiese cercando di trattenere le lacrime cercando la civetta.
Anche la nonna divenne improvvisamente mesta. << Non ha ancora mangiato. >>
La ragazza si avvicinò al tronco dove sopra il vecchio uccello dormiva. Le accarezzò lentamente la testina grigia e cercò di avvicinarle il cibo.
                Erano sette anni che era con lei. L’aveva vista la prima volta quando sua mamma le aveva portato a casa una piccola scatolina con dei buchi sul coperchio. Aveva un’ala spezzata e lei aveva cercato ovunque per riuscire a curarla. Dopo un mese era tornata a volare e Annabeth credeva che non sarebbe mai più tornata a casa. Ma una notte qualcosa continuava a battere alla sua finestra. Quando l’aprì la civetta entrò e non volle più andarsene.
                Le civette hanno una speranza di vita di 4 anni. Era davvero vecchia.
Annabeth le accarezzò le piume, versando qualche lacrima.
                << Mi sento come se stesse morendo di nuovo. >> mormorò fra i singhiozzi.
Sua nonna si alzò e l’abbracciò cercando di darle forza.
 
 
 
 
Percy accese la macchina e invece di andare direttamente a casa, decise di fare una leggera deviazione. Nico si guardò intorno, vedendo poi la grande M gialla stagliarsi sopra le altre case. Fissò Percy con un sorriso ebete sulla faccia.
                << Due coche e due patatine, grazie. >> ordinò il ragazzo più grande al McDrive.
Nico lo ringraziò mille e mille volte mentre si mangiava le patatine.
Percy sorrise. Gli piaceva vederlo felice.
Riprese la strada verso casa e immediatamente il suo sorriso si smorzò. Arrivò nel vialetto che sua mamma stava mettendo qualcosa nel bagagliaio della macchina più grande. Hades stava sistemando delle tavole da surf sul tettuccio. Sally li salutò quando scesero dalla macchina.
                << Ehi, avete voglia di andare al mare? Ci sono onde stupende questo pomeriggio. >> li invitò sua mamma con un sorriso.
Nico rimase in silenzio, aspettando la risposta di Percy.
                << No, grazie. Non mi piace surfare. >> disse piatto salendo i gradini per entrare in casa.
                << Percy. >> lo chiamò sua mamma. << Da quando non ti piace andare al mare? >>
Il ragazzo si voltò lanciando uno sguardo al nuovo fidanzato. Poi entrò in casa e si rinchiuse nella sua camera buttandosi sul letto.
Qualcuno bussò, ma non voleva parlare con sua mamma. Per cui rimase in silenzio.
                << Sono Nico. >> disse la voce di suo fratello.
                << Entra. >> acconsentì.
Dalla porta fece capolino il ragazzo più piccolo, che tanto più piccolo non sembrava alla fine. Chiuse la porta dietro di lui e rimase in piedi.
                << So che odi mio padre. Pure io lo odio molto spesso. >> esordì freddamente. << Ma lo vedo felice con tua mamma. E lei è felice con lui. >>
                << Lo so, Nico. Ma io non voglio un super modello, fotografo e quant’altro come nuovo papà. >> sbottò il ragazzo.
                << Percy, tu sei un ragazzo premuroso con me. Cerca di volere la felicità anche per tua mamma. >> concluse Nico per poi uscire dalla porta, lasciando Percy solo nel silenzio dei suoi pensieri.
 
 
 
 
Era tutto tranquillo in casa McLean. Piper stava suonando il violino a suo padre come ogni sera per esercitarsi.
Suo padre annuiva e sorrideva alla figlia perfetta che aveva sempre desiderato.
Dopo un’oretta il signor McLean si alzò in piedi, annunciando che sarebbe andato a dormire, ma che la figlia poteva continuare ad esercitarsi.
Piper augurò buonanotte al padre e aspetto che la porta della camera da letto si chiudesse per rifare quel motivetto che le era rimasto in testa tutto il giorno. Quella canzone che ha unito cinque sconosciuti in un aula della detenzione.
 
 
 
 
 
Leo stava suonando la batteria, come ogni sera. I ricci gli volavano sul viso ogni volta che piegava la testa a tempo.
                << Leo! >> lo chiamò sua mamma dalla cucina. << Leo! >>
Il ragazzo si accorse della donna solo quando gli appoggiò una mano sulla spalla. Smise di suonare.
                << Allora…com’è andata la selezione? >> chiese sua mamma con un sorriso.
Da cani, mamma. Non riuscivo nemmeno a stare in piedi o a calciare un pallone e il coach mi ha mandato in punizione per avergli tirato la palla fortunata di Tommy in faccia.
                << Ehm…bene. >> disse poco convinto. << Molto bene, sì. >> continuò cercando più convinzione nel tono della voce.
                << Oh sono così contenta. >> esclamò Esperanza baciandolo sulla fronte. << Ora vieni di là a studiare. Non entrerai mai a Standford come doveva tua fratello se suoni tutto il giorno la batteria. >> lo incitò prendendolo per un braccio.
Il ragazzo la seguì per una strada che non doveva essere la sua.
                Dopo cena si rinchiuse nella sua camera. Spense tutte le luci e aprì la finestra. Si accovaccio al davanzale per vedere le stelle.
                << Ehilà Tommy. >> sussurrò. << Mamma sta impazzendo senza di te. Io non sono alla tua altezza. Non sono bravo a calcio, non andò mai a Standford. >> continuò con un sorrisetto. << Mi manchi Tommy. Qui va tutto a rotoli senza ti te. >> una lacrima gli bagnò la guancia. << Perché te ne sei andato? >> chiese alle stelle.
 
 
 
 
La cena a casa Grace era silenziosa. Tutti con il telefono in mano per lavoro o per giocare. Tutti, tranne Talia.
                << Oggi a scuola mi hanno messa in punizione. >> disse piattamente.
                << Mangia la carne tesoro. >> rispose sua madre mentre digitava un messaggio lungo chilometri.
Talia la fissò come se fosse scema. << Io sono vegetariana. >>
                << E da quando? >> chiese il padre alternando la sguardo dal piatto allo smoartphone.
                << Circa quattro mesi fa’. >> disse ironica Talia indicando la maglietta che portava con scritto “Vegetarian Rock!”.
                << Tu sei tutta strana, Talia. >> disse uno dei due gemelli più piccoli. << Ehi Travis ti ho battuto! >>
                << Connor hai barato! >> lo rimproverò il fratellino.
                << Incredibile. >> disse la ragazza esasperata. << Io creerò una band che sarà la rivoluzione! >>
                << Brava tesoro. >> rispose piatta sua mamma.
Talia si alzò da tavola, tanto nessuno si sarebbe accorto della sua mancanza.







Nota dell'autrice: Come avevo pomesso ecco il secondo capitolo! Bè ho ben poco da aggiungere in verità. Spero che vi piaccia come si stia sviluppando la storia! Fatemi sapere qualcosa 
Un bacione e tutti
Silvia
 
                 

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Capitolo 3
*** E ora mettiamoci al lavoro ***


E ora mettiamoci al lavoro



Caso o destino? Dobbiamo parlare. – Talia
 
Alle 09:57 arrivò quel messaggio nel cellulare dei cinque ragazzi.
                << Caso o destino? Dobbiamo parlare. – Talia >> lesse in un sussurro Annabeth appoggiata al suo armadietto.
Lo schermo di un altro cellulare le lampeggiò davanti con lo stesso messaggio.
                << Credi che sia per la band? >> le chiese una voce al suo fianco. Lei si voltò di scatto e incontrò due occhi verdi come il più limpido dei mari. Percy Jackson era a pochi centimetri da lei.
                << Io non… >> farfugliò rischiando di inciampare mentre si allontanava dal ragazzo. Lui la fissò rimanendo fermo mentre la ragazza barcollava via con la sua borsa piena di libri e un leggero sorriso nervoso sulle labbra.




A pranzo erano tutti alla pizzeria “da Chirone”.
                << Allora tu sei Nico? Il fratello di Percy? >> chiese Talia allungando la mano verso il ragazzo.
Lui annuì e gliela strinse, senza troppa convinzione.
                << Ottimo, allora perché siamo qui? >> chiese Leo addentando una fetta di pizza.
                << Perché da questa mattina siamo iscritti al Raising Star. >> annunciò Talia prendendo una fetta.
Leo si ingozzò con la pizza, Piper sputò la limonata che stava bevendo in faccia a Percy e Annabeth cominciò a sudare freddo.
                << Ma sei impazzita? >> esclamò Piper pulendosi la bocca con un tovagliolo.
                << Potrei chiederti la stessa cosa. >> mormorò Percy usando come tovagliolo la tovaglia stessa.
                << Ragazzi pensateci su. La band potrebbe davvero essere il nostro modo per farci sentire. Per cambiare le cose a scuola. >> cercò di convincerli Talia.
                << Io ci sto, lo sai. >> disse Percy.
                << Non è un caso che ci siamo incontrati. Io dico di provare. >> continuò la ragazza.
Gli altri rimasero a fissarla per un po’, soppesando l’idea.
                << Io potrei provare… >> mormorò Piper.
                << Anche io. >> continuò Leo aggiungendo un sorriso.
                << Grande! >> esclamò Talia. << Annabeth? >>
Tutti guardarono la ragazza bionda che era molto concentrata sulla sua fetta di pizza. Lei si accorse di essere al centro della conversazione e divenne rossa.
                << Io non canto. >> disse.
                << Sei fantastica invece. Non possiamo suonare senza la tua voce e i tuoi testi. >> l’incoraggiò Percy con un tono di voce sincero.
La ragazza lo guardò in quegli occhi verdi e ci pensò su, prima di rispondere con un debole: << Okay. Ci provo. >>
                << Sì! >> esultò Talia. << Domani in aula detenzione per la prima prova. Mi raccomando, siate puntuali! >>




Finita scuola si trovarono tutti sulla rampa di scale che scendeva nel seminterrato. Nico era con loro visto che Percy avrebbe dovuto riaccompagnarlo a casa dopo.
                << Ehilà! Ciao Talia. >> la salutò Will uscendo da una porta di quello che sembrava un laboratorio.
                << Ciao Will. Loro sono i membri della nuova band che rivoluzionerà le cose d’ora in poi. >> disse facendo un cenno ai ragazzi dietro di lei.
                << Wow! Una nuova band! Dovrete fronteggiarvi con i Mudslide Crush. >> esclamò il ragazzo biondo sistemandosi il camice bianco.
                << Già, ma non abbiamo paura di quelle grandissime teste di… >>
                << Leo! >> lo fermò Piper prima che potesse continuare.
                << Oh, giusto. Per carità, non insultiamo il ragazzo della reginetta di bellezza. >> la canzonò con un sorissetto.
                << Non è per quello. E non chiamarmi così! >> lo rimproverò.
                << Tralasciando le due signorine che litigano… Io sono Percy, molto piacere. >> si presentò il ragazzo porgendo la mano a Will. Lui la strinse e ricambiò il sorriso con uno dei suoi famosi.
                Annabeth e gli altri si presentarono subito dopo.
                << E tu sei? >> chiese il biondo a Nico.
Il ragazzo era rimasto dietro al fratello e non aveva aperto bocca.
                << Nico. Sono il fratellastro di Percy. >> si presentò semplicemente.
                << Fratello. >> lo corresse Percy con un sorriso.
Will rimase a fissare il ragazzino con un sorriso a labbra serrate che cercava di rassicurarlo.
                << Ti piace medicina? >> chiese Nico non riuscendo a sopportare tutta quella tensione.
                << Sì, davvero tanto. Spero di diventare un dottore. >> rispose il ragazzo.
Ancora scambio di sguardi.
                << Ci vediamo dopo Will, ora andiamo a provare. >> lo salutò Talia proseguendo per il corridoio. I ragazzi la seguirono e entrati nella stanza cominciarono a prendere in mano gli strumenti. Nico si sedette su di un banco.
 
Passò un ora e mezza e non erano ancora riusciti a finire un pezzo senza fermarsi per ribattere su qualcosa.
Nico era uscito dopo quaranta minuti dicendo che avrebbe aspettato fuori il fratello.
                << No, no, no. Fermi. >> li bloccò Piper per la milionesima volta. << Percy devi entrare al quattro, non al tre. >>
                << Io sono sempre entrato al due! >> si giustificò il ragazzo.
Annabeth si accasciò sul microfono stufa dei continui litigi.
                << Forse dovremmo fare qualcosa di più duro. Tipo metal. >> ipotizzò Talia strimpellando degli accordi hard rock con la chitarra.
                << Ma se a stento riusciamo a fare questa canzone! >> si lamentò Leo.
                << Non riusciamo a farla perché tu non riesci a mantenere il ritmo. >> disse Percy.
                << Io non riesco a fare cosa?! >> si scaldò il ragazzo riccio alzandosi in piedi.
                << Okay, sapete una cosa? Io me ne vado. >> disse infine Piper lasciando andare il basso.
                << No, Piper. >> la chiamò Annabeth.
                << Pure io. >> la seguì Leo.
                << No, ragazzi. Fermatevi. >> cercò di dire Talia prima di perdere le speranze.
Annabeth guardò Percy e gli fece cenno di leggere le note sullo spartito e di suonare. Il ragazzo capì il messaggio e attaccò con la melodia dolce della canzone.
La ragazza prese il microfono e avvicinandosi a Piper che stava per uscire dalla porta cominciò a cantare.
 
https://www.youtube.com/watch?v=-1juorDrM7I
 
Can you see me?
Cause I'm right here
Can you listen?
Cause I've been trying to make you notice
What it would mean to me
To feel like somebody
We've been on our way to nowhere
Tryin' so hard to get there

And I say
Oh!
We're gonna let it show!
We're gonna just let go of everything
Holding back our dreams
And try
To make it come alive
C'mon let it shine so they can see
We were meant to be
Somebody (Somebody)
Somebody, yeah (Somebody)
Somehow, Someday, Someway, Somebody

I'm so tired
Of being invisible
But I feel it, yeah
Like a fire below the surface
Trying to set me free
Burnin' inside of me
Cause were standing on the edge now
It's a long way down

We will walk out of this darkness
Feel the spotlight glowing like a yellow sun
Oh oh oh oh oh (Oh oh oh oh oh)
And when we fall, we fall together
'Till we get back up and we will rise as one
Oh oh oh oh oh

Oh!
We're gonna let it show!
We're gonna just let go of everything
Holding back our dreams
And try
To make it come alive
C'mon let it shine so they can see
We were meant to be
Somebody (Somebody)
Somebody, yeah (Somebody)
Somehow, Someday, Someway, Somebody
Somebody
Ooo oh

 
 
                << Annabeth, l’hai davvero scritto tu? >> chiese Talia con lo sguardo euforico.
                << Sì. >> annuì lentamente la ragazza aggiungendo un timido sorriso.
                << Ragazzi! Mi sento il contratto in tasca! >> esclamò.
Finite le prove uscirono e Percy chiamò Nico al telefono per andare a casa. Rimasero fuori dalla scuola ad aspettare i propri genitori e nel frattempo parlarono del più e del meno. Annabeth abitava vicino, ma decise di restare ancora per un po’ con loro.
Si avvicinò un ragazzo alto, muscoloso e biondo, sfoderando un sorriso a Piper.
                << Ciao, tesoro. >> la salutò.
Agli altri fece un cenno con la testa.
                << Ti accompagno a casa. >> le disse. Piper sorrise e con un saltino si mise in piedi tenendo il braccio al suo ragazzo.
Si allontanarono e Leo sbuffò: << Che stronzo. Non capisco come faccia a stare con lui. >>
                << Ehi! >> li chiamò qualcuno. Will si avvicinò con una corsetta e il sorriso in volto.
                << Ciao Will. >> lo salutarono.
                << Come sono andate le prove? >> chiese.
                << All’inizio uno schifo, ma alla fine sono migliorate. >> rispose Leo.
In quel momento si avvicinò un Percy parecchio preoccupato.
                << Ehi Percy. Tutto bene? >> chiese Talia.
                << Non trovo Nico. Non risponde al cellulare e non è a scuola. >> era parecchio terrorizzato e sudato. << Volevo provare a cercarlo a casa, ma se è qui e gli è successo qualcosa io non so… >>
                << Percy, ora ti calmi. >> lo tranquillizzò Annabeth mettendogli una mano sulla schiena.  << Noi lo cerchiamo qui e tu prova ad andare a casa. E guida piano. Non farti prendere dell’ansia. >> disse con voce controllata.
Il ragazzo sembra aver ritrovato lucidità e dopo aver ringraziato Annabeth mille e mille volte con un bacio sulla guancia si allontanò verso la macchina.
La bionda rimase per un po’ con la mano sulla guancia dove aveva ricevuto il bacio e quando si accorse che gli altri la fissavano disse: << Ehm, andiamo. Forza. >>
I ragazzi ridacchiarono e cominciarono a fare il giro della scuola per cercare il fratello di Percy. Will si offrì per dare una mano e fu ben accolto dal gruppo. Controllarono le aule, la palestra, il campo da football e per ogni corridoio. Stavano per perdere le speranze quando, usciti dalla porta sul retro della palestra, sentirono dei lamenti provenire da poco lontano.
Corsero nella direzione di quel suono e svoltato l’angolo, trovarono Luke che aveva impalato al muro un ragazzo dai capelli corvini e la maglia nera sporca di sangue. Dietro di lui c’erano altri ragazzi che ridevano e incitavano Luke a continuare chiamando Nico “frocio”.
                << Ehi stronzi! >> urlò Talia con la voce carica di rabbia. << Lasciate andare il nostro amico! >>
I ragazzi si voltarono verso il gruppetto e ridacchiarono alla scena patetica. Luke mollò il collo della maglietta di Nico che cadde a terra privo di sensi.
Will ebbe l’istinto di correre dal ragazzo a terra, ma un altro lo fermò prima che si potesse inginocchiare per soccorrerlo.
                << Che cazzo volete? >> ringhiò.
                << Lascia stare il nostro amico. >> rispose a tono Talia avvicinandosi al ragazzo.
Fece una risata roca e i suoi amici lo imitarono. << Cosa credete di fare, femminucce? >>
                << Te lo ripeto una sola volta. >> si intromise Will affiancando Talia. << Lascialo stare. >>
                << No. >> rispose Luke con un sorriso finto.
Un pugno lo fece cadere a terra.
Will si massaggiò la mano dolorante e poi si avvicinò a Nico per prenderlo in braccio.
Nessuno si mosse mentre il ragazzo biondo compì quell’azione. Poi, arrivando vicino agli altri, fece cenno con la testa di andare via e lo seguirono.
                << Te la farò pagare, Solace! >> gridò Luke, fumante di rabbia alle loro spalle.
Arrivarono davanti alla scuola e i ragazzi dovettero andare a casa. Will si offrì di sistemare un attimo il ragazzo e di riaccompagnalo a casa. Annabeth mandò un messaggio a Percy per tranquillizzarlo. Gli altri lo ringraziarono e salirono in macchina.
Will scese nell’aula di medicina avanzata nel seminterrato e fece stendere Nico sul lettino che aveva sempre ospitato manichini inanimati.
Cominciò col pulirlo dal sangue e disinfettò le ferite peggiori. Aveva un taglio sulla fronte, il labbro spaccato, la mandibola tutta gonfia e si era ferito ad un braccio.
Fasciò il braccio con una benda e mise un cerotto sul taglio sulla fronte. Poi prese del ghiaccio e lo mise sopra alla mandibola che aveva preso un brutto colore. I capelli erano scompigliati e il colorito non lo rassicurava molto, ma era fiero del lavoro che aveva fatto. Il suo primo intervento.
Cercò degli antidolorifici per quando il ragazzo si sarebbe svegliato e mentre frugava nei vari cassetti, sentì un mormorio. Si voltò e Nico aveva aperto gli occhi.
                << Che è successo? >> chiese con la voce roca e ovattata dalla borsa di ghiaccio sopra alla bocca.
                << Luke ti ha picchiato e siamo venuti a salvarti. >> rispose Will prendendo un bicchiere d’acqua.
Glielo porse e il ragazzo lo bevve tutto d’un sorso.
                << Dov’è Percy? >> domandò dopo il terzo bicchiere.
                << A casa. Adesso ti porto, ma dovevo aspettare che ti svegliassi per sapere dove abiti. >> disse buttando via il bicchiere di plastica.
                << Non serviva. >> bofonchiò mettendosi seduto. << Potevo fare da solo. >>
                << Andare a casa da solo? >> chiese Will leggermente offeso.
                << No, tutto. >> disse scendendo dal lettino lentamente.
                << Vacci piano, ti ha strapazzato per bene. >> ordinò Will mettendogli un braccio attorno alla vita per sorreggerlo.
Al contatto Nico si ritrasse.
Will lo fissò interrogativo. << Che ho fatto? >>
                << Non mi piace essere toccato. >> borbottò il ragazzino.
                << Da solo non ti lascio camminare, per cui vedi di abituarti. >> non lo disse con cattiveria. Lo disse con un sorriso rassicurante e con lo sguardo dolce.
Alla fine si lasciò aiutare e arrivarono alla macchina di Will. Era un catorcio arancione e Nico rise vedendola.
                << Cosa? >> chiese il ragazzo biondo.
                << Arancione? Davvero? >> domandò Nico trattenendo le risate.
                << Mi piace questo colore. >> si giustificò sistemando Nico sul sedile.
Prese posto davanti al volante e mettendo in moto uscì dal parcheggio. Erano le sei e il sole era ancora abbastanza alto.
                Will attaccò la musica e le note di Here comes the sun dei Beatles inondarono la macchina.
                << Grazie. >> disse Nico quando la canzone finì.
                << Nessun problema. Mi piace aiutare le persone. >> gli sorrise Will. << Ma come mai non ti avevo mai visto prima? >>
                << Non sono un tipo che si fa molto vedere in giro.>> rispose quasi in un sussurro.
                << Peccato. >> disse Will tenendo gli occhi sulla strada.
Nico credeva di aver capito male. << Cosa scusa? >>
                << Peccato. Mi sembri un tipo simpatico, Nico… >>
                << Di Angelo. >> lo aiutò.
                << Nico Di Angelo. Io sono Will Solace. >> si presentò facendo un sorriso nella sua direzione.
                << Lo so chi sei. >> mormorò.
                << Davvero? Perché? >>
                << Andavamo alle medie insieme. Eri nell’anno dopo il mio. >> disse con lo sguardo che si perdeva fuori dal finestrino.
                << Non ti ho mai visto. Mi dispiace. >> si scusò. << Siamo arrivati? >> chiese svoltando  per una stradina sterrata.
                << Sì, continua dritto. È l’ultima casa. >> spiegò Nico.
Quando la macchina si fermò davanti alla casa Percy uscì di corsa e accolse il fratello con un abbraccio appena uscì dall’auto.
                << Mi hai fatto prendere un colpo. Stai bene? Chi ti ha fatto questo? >> domandò a raffica.
                << Sto bene, Percy. >> rispose semplicemente. Non poteva dirgli chi era stato, suo fratello sarebbe impazzito e sarebbe andato a picchiare Luke direttamente a casa sua.
Il ragazzo più grande lanciò una sguardo dietro. << Grazie infinite, Will. >>
                << Nessun problema. Contate su di me se avete bisogno di altro. >> disse per poi riaccendere il motore della macchina.
Prima di andarsene fece un cenno di saluto a Nico e se ne andò pensando a quegli occhi così neri e così profondi.





Nota dell'autrice: Perdonate la mia assenza ma sono stata piena di impegni e sono due notti che non dormo fra gite e nottate con gli amici (ieri abbiamo fatto l'alba). In ogni caso non sto qui a dilungarmi sulla mia vita tanto non frega a nessuno e vi ringrazio per il supporto che mi state dando!
Un bacione a tutti
Silvia

 

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Capitolo 4
*** Il nome della band ***


Il nome della band
 


Faceva davvero caldo dentro al capannone. Tutti quelle persone poi, non aiutavano a migliorare la situazione.
Piper cercò di farsi spazio fra la folla fino a raggiungere il furgone che avrebbe fatto da palco per l’esibizione imminente dei Mudslide Crush. Riuscì a distinguere Jason e gli si avvicinò con un sorriso. La ragazza gli scoccò un bacio sulla guancia per poi tornare a guardarlo.
                << Va tutto bene? >> gli chiese Piper vedendolo freddo.
Il ragazzo sbuffò. << È per la festa di Halloween. >> cominciò seccato. << Il preside ci ha detto che dovremmo dividere la scaletta perché c’è un'altra band. >>
                << Oh. Ma perché vi da così fastidio dividere la serata con un’altra band? Alla fine è solo metà scaletta… >> borbottò Piper.
                << Non è per quello. Era la nostra serata e ce l’hanno portata via. >> disse con tono duro. Piper non l’aveva mai visto così arrabbiato, ma questa cosa la seccava parecchio.
                << Bé, non ti farà piacere saperlo ma faccio parte di quella band. >> disse con una sicurezza nella voce che credeva di non avere. << Suono il basso e canto insieme ad Annabeth. E siamo davvero forti. >>
Jason la fissò per poi scoppiare a ridere.
                << Ma che hai? >> gli chiese Piper.
                << Eri seria? >> domandò sorpreso. La ragazza non staccò lo sguardo da quello di Jason. << Oh.>>
                << Già. Per cui vedi di fartelo andare bene, perché vi daremo filo da torcere. >> ringhiò seria per poi allontanarsi.
Sentì Jason correrle dietro, ma venne fermato da qualcuno, forse Luke, che lo chiamava. Uscì dal capannone che i Mudslide stavano suonando una delle loro canzoni e le urla delle ragazze riuscivano a sovrastare quello delle chitarre.
 
 
 
 
                << Mi spieghi perché tutti ci fissano così? >> chiese Talia a Percy.
Stavano camminando per i corridoi della scuola e da quando erano usciti dalla classe di biologia, non c’era stato uno studente che non li avesse guardati male.
                << Abbiamo rovinato la scaletta ai Mudslide Clash. >> le rispose il ragazzo tenendo gli occhi bassi.
                << E allora? >>
                << Allora loro sono i vincenti. L’orgoglio della scuola. >> fece gesti ampi con le mani in aria. << E noi siamo come le allergie: persistenti. >>
Talia ridacchiò e scosse la testa.
                Scesero nel seminterrato, ma prima di entrare presero una limonata (come una specie di tradizione). Quando aprirono la porta, gli altri erano già tutti in cerchio sui tavoli e stavano tenendo in mano una Mel’s Lemonade.
                << Okay, siamo qui per una riunione d’emergenza. >> enunciò Talia prendendo parola. << Siamo qui per una cosa importante. >>
Leo fece un rullo di tamburi battendo le bacchette sul banco.
<< Il nome della band. >> annunciò la ragazza. << Non possiamo partecipare senza un nome per cui avanti, fuori delle idee. >>
Tutti fecero delle facce concentrate mentre pensavano.
                << Umpa-Lumpa. >> se ne uscì per primo Leo.
Gli altri fecero delle facce schifate e venne eliminato subito.
                << Gli anarchici? >> propose Talia.
                << Deve essere un nome che ci rappresenti. >> sottolineò Piper.
                << Oh io ho un’idea! >> esclamò Percy cercando qualcosa nello zaino. Estrasse un quaderno per lo più bianco e cominciò a sfogliarlo alla ricerca di qualcosa. Lesse un paio di righe: << Ecco. >> disse infine. << Percy. >>
                << Percy? >> esclamò Talia stupita.
                << Scusate ma io ho bisogno di un’altra limonata. >> disse Annabeth alzandosi e uscendo.
<< Vuoi chiamare la band con il tuo nome? >> chiese Leo poco convinto.
                << Che c’è? Molte band si chiamano come i nomi propri di persona! >> si difese il ragazzo alzando le mani.
                << Va bene, ma non chiameremo la nostra band “Percy”. >> decise Talia.
                << Come volete… >> mormorò il moro.
                << Sparite dalla festa. >> esclamò Annabeth entrando.
Tutti la fissarono.
                << Ehm… non è un granché come nome. >> confessò Piper.
La ragazza bionda alzò gli occhi al cielo: << No, “Sparite dalla festa”. >> ripeté mostrando un foglio con scritte quelle parole a caratteri cubitali.
 
 
 
 
                << Sono state ritrovate delle gomme da masticare sotto agli spalti della nuova palestra. Chiediamo gentilmente di… >> diceva la voce del preside dallo schermo, altro generoso regalo da parte della Turbo Blust.
Piper si sedette ad un tavolo nella mensa ed estrasse il pranzo dalla borsa.
                << Ehi. >> la salutò la persona che si sedette di fronte a lei.
                << Vattene Jason. >> disse semplicemente lei continuando a scartare il sandwich.
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo: << Che hai adesso? >>
Piper lo fulminò con gli occhi per un secondo, ma poi tornò a concentrarsi sul pranzo.
                << Non mi hai richiamata. >> sputò acidamente.
                << Amore, lo sai. >> cominciò lui con tono dolce. << Ho le prove con la band e gli allenamenti… >>       
                << Non dirmi che è la mia band il problema… >> lo bloccò.
Lui sbuffò, quasi annoiato e poi fece un cenno con la testa a qualcuno dietro di lei.
                << Ora devo andare. Ci vediamo. >> disse semplicemente alzandosi e lasciandola sola.
                << Sì, certo. >> mormorò la ragazza staccando un chicco di uva e ficcandoselo in bocca.
Qualcun altro si sedette davanti a lei. Vide dalle mani di chi si trattava.
                << Se un ragazzo non chiama per qualche giorno, una si deve preoccupare? >> chiese per poi alzare gli occhi su Leo. << Tu sei un ragazzo, no? >>
Il ragazzo ridacchiò: << Wow reginetta di bellezza, ti credevo più sveglia. >>
                << Non in quel senso, cretino. >> lo rimproverò lei sorridendo. << Tu sei mio amico. >>
                << Anche tu lo sei. >> disse lui con un sorriso rassicurante. << E non dovresti farti trattare così da quel pezzo di merda. >> continuò indicando Jason due tavoli più in là con Luke e gli altri della squadra di calcio.
                << Sì, è un bel pezzo di merda. >> sospirò. << Ma lo amo. >>
Ci fu un attimo di silenzio nel quale Leo si tormentò le mani di continuo.
                << Senti Piper… >> cominciò timidamente. << …ci sarebbe questa ragazza per cui ho una cotta da sempre… >>
Gli occhi di Piper si illuminarono: << Ti piace una ragazza? >>
Leo invece li tenne bassi: << …sì, è Calypso. Non so se la conosci. >>
                << Sì, è nel mio stesso corso di letteratura avanzata. Ma perché me lo dici? Hai bisogno di un consiglio? >> la ragazza era nel suo elemento quando si parlava di queste cose.
                << Vorrei chiederle di uscire una sera, ma ogni volta che la vedo vado nel panico più completo e tutto ciò che faccio è cominciare a balbettare cose senza senso. >> le guancie gli si colorarono di rosso. << Secondo te cosa dovrei fare? >>
                << Ehilà ragazzi! Di cosa state parlando? >> chiese un frizzante Percy Jackson sedendosi al fianco di Leo.
                << Oh, niente di che. >> disse Piper sbrigativa. << Oggi io e Leo andiamo a fare un po’ di shopping insieme. Devo aiutarlo con una faccenda particolare. >>
Leo la guardò ringraziandola.
                << Avete visto quei due? >> domandò Percy guardando dietro a Piper. Indicò con la testa Nico e Will che pranzavano insieme.  << Stanno facendo amicizia molto velocemente. >>
Piper guardò a sua volta e notò che nei loro occhi c’era qualcosa che andava molto oltre una semplice amicizia.
                << Sì, poi Will è davvero simpatico. >> constatò Leo.
Piper sospirò sorridendo: << Certo che voi siete proprio ciechi. >>
Entrambi i ragazzi la fissarono con aria interrogativa: << Come? >> chiesero all’unisono.
La ragazza stava per rispondere quando notò qualcosa di strano vicino alle macchinette. Annabeth aveva una bottiglia d’acqua in mano e intorno a lei, Luke con Drew e altri due ragazzi, si erano avvicinati troppo.
                << Ragazzi, andiamo. >> disse preoccupata alzandosi velocemente. << Annabeth è nei guai. >>
 
 
 
 
Annabeth aveva appena finito di leggere per la terza volta “Orgoglio e Pregiudizio”. Si era dunque concessa una piccola pausa. Si era avvicinata alle macchinette e si era presa una bottiglia d’acqua. Dopo essersi piegata a prenderla nello scomparto apposta, qualcuno gliel’aveva presa dalle mani. Quando si rialzò di scatto, si ritrovò la faccia di Drew a pochi centimetri.
                << Grazie, ne avevo proprio voglia. >> le disse con un sorrisetto falso stampato in viso.
                << Veramente… >> farfugliò Annabeth cercando di riprendersi la bottiglia.
Ma qualcun altro si mise in mezzo.
                << Ehi. >> le sorrise Luke appoggiandosi con una braccio alla macchinetta e guardando la ragazza dritta negli occhi. << Tu sei Annabeth, giusto? >> le chiese sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi-acchiapa-ragazze.
Annabeth non voleva ammettere che aveva una cotta per quel ragazzo da quando andava all’asilo. Ma era così, per cui ammettiamolo: si sciolse completamente quando cominciò a parlargli così, visto anche che non l’aveva mai calcolata fino a qual momento.
                << Ehm… Sì… >> balbettò perdendosi in quegli occhi azzurro elettrico.
                << Ho sentito che sei la cantante della nuova band. Quella che ci ha portavo via metà scaletta e che ci ha rovinato la festa di Halloween. >> potevano essere le peggiori parole del mondo, ma dette in quel modo sembra quasi poesia.
                << Perché non ci canti qualcosa? >> la sfidò. Dietro di lui gli altri ragazzi e Drew ridacchiarono.
                << Veramente io… >> cominciò Annabeth cercando una via di fuga.
                << Tu cosa? >> disse uno degli amici di Luke piazzandosi dietro di lei per non lasciarla scappare. << Non sai cantare? >> la stuzzicò.
                << Io… >> era in trappola. Sentiva che stava per svenire.
                << C’è qualche problema? >> la voce che pronunciò quelle parole sarebbe stata per sempre la voce del suo salvatore.
Percy si fece largo fra i ragazzi e recuperò Annabeth prendendole la mano. La ragazza corse fra le braccia di Piper che l’accolse.
                << Luke sei un deficiente. >> gli ringhiò contro Piper accarezzando i capelli ricci e biondi dell’amica.
                << Ti adoro anche io tesoro. >> disse facendole l’occhiolino.
Questo servì solo a far incazzare di più la ragazza.
                << Vedi di finirla Luke. >> si intromise Leo.
                << Perché? Sennò mi farai smettere? >> lo provocò avvicinandosi. Un braccio muscoloso lo bloccò prima che facesse un altro passo. Percy lo fissava in cagnesco.
                << Non avvicinarti ai miei amici, Luke. >> lo avvertì.
Il ragazzo biondo cominciò a ridere di gusto.
                << Sei incredibile, Jackson. Credi che suonare insieme delle stupide canzonette vi renda amici? >>
Percy stava per mollare un pugno in faccia al ragazzo, ma qualcuno lo bloccò. Gli occhi di Nico lo supplicarono di non farlo.
                << Ogni volta devi farti salvare dl fratellino. >> lo stuzzicò arricciando il naso. << Sei patetico. >>
                << Lui non può fare niente. Ma io sì. >> esclamò una voce.
Tutti si voltarono. Talia era ferma con una Mel’s Lemonade in mano.
                << E sentiamo, cosa faresti? >> la sfidò Luke incrociando le braccia al petto.
Talia gli si avvicinò. Quando si trovò a un metro da lui, disse: << Un secondo. >> alzò un dito in segno di attesa e prese un lungo sorso di limonata. Poi guardò Luke, e gli sputò in faccia tutto quello che aveva in bocca.
Il ragazzo rimase immobile con la bocca aperta. I suoi amici fissarono Talia come se fosse impazzita.
                << STAI SCHERZANDO?! >> gridò Luke dopo essersi tolto il liquido dagli occhi. << PRIMA QUELLO MI SPACCA IL NASO! >> ringhiò puntando Will.
                << Tu cosa? >> domandò Nico in un sussurro a Will.
                << Niente. >> rispose sbrigativo il biondo.
                << E ADESSO TU MI SPUTI LA LIMONATA ADDOSSO?! VOI VOLETE MORIRE!>> era fumante di rabbia, ma Talia non poteva far a meno di ridere.
Quello che successe dopo fu una serie caotica di eventi: Luke puntò a buttare a terra Talia, ma Percy lo bloccò in tempo facendolo cadere a terra. Un amico di Luke puntò a Leo, ma Piper gli si piantò davanti e lo fulminò con lo sguardo facendogli pentire di essere nato. Talia puntò a sputare in faccia a Drew. Annabeth, Nico e Will rimasero a fissare la scena attoniti.
                << Che succede qui? >> esclamò il preside richiamando l’attenzione generale.
Luke fu il primo che si fece avanti: << Signor preside, stavo prendendo una bottiglia d’acqua dalla macchinetta quando questa ragazza >> spiegò prendendo il braccio di Talia che teneva ancora in mano la Mel’s Lemonade. << è venuta ad importunarmi sputandomi la Mel’s Lemonade in faccia.>>
                << Oh, ma per favore! >> esclamò Talia.
                << Io propongo una punizione.>> continuò Luke.
                << Te la do io la punizione Castellan! >> ringhiò Percy.
                << Non è tollerabile un comportamento del genere. >> si aggiunse Drew.
                << Vedi di chiudere quella fogna Drew! Sennò vengo a chiudertela io. >> la minacciò Piper.
Sta di fatto che l’intera band, compresi Nico e Will, si prese una punizione per quel pomeriggio.
 
Ed ecco come trovarono il nome della band: LEMONADE MOUTH.






Nota dell'autrice: 
Avevo detto che avrei aggiornato per cui eccomi qui! Questa è la prima storia che ho ripreso in mano, adesso con calma mi metterò sotto anche con "L'Armata dell'Olimpo" (lo giuro). Non vi posso dire quando aggiungerò il prossimo capitolo perché i professori hanno già iniziato ad ucciderci (se volete potrei recitarvi a memoria l'intero primo canto della Divina Commedia.... -.-"). IN ogni caso cercherò di farlo entro settimana prossima, non vi farò aspettare troppo, promesso.
Ringrazio tutti quelli che sono ancora qui a segiurmi e che non mi hanno creduta morta!
Un bacione a tutti voi meravigliose persone
Silvia

P.s.: Se vi interessa sto lavorando ad altre 2 storie e risistemando una vecchia (perché sì, sono pazza). Per cui non stupitevi se vi ritrovate una nuova storia completamente a caso ;)
 
 
 
 
 

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Capitolo 5
*** Prove generali ***


Prove generali



Percy suonò il campanello della casa di Annabeth con le mani che gli tremavano leggermente.
Attese qualche secondo e una signora anziana aprì la porta. Aveva gli stessi occhi grigi di Annabeth.
                << Ciao. >> lo salutò. << tu devi essere un amico di Annabeth. >>
Percy annuì e la signora lo face entrare mentre chiamava la ragazza.
                << Credo sia in giardino. >> disse accompagnandolo fuori. << Come ti chiami ragazzo?>>
                << Percy Jackson. >> rispose.
                << Che bel nome. >>
Annabeth era seduta su di un tavolino e stava scrivendo su di un mucchio di fogli con le cuffiette sulle orecchie. I capelli biondi le ricadevano con lunghi boccoli sul viso. Percy si perse a guardarla.
                << Annabeth, è arrivato un tuo amico. >> la chiamò scuotendola.
Lei alzò il viso come risvegliata da un incanto.
                << Nonna, ti ho sempre detto di non disturbarmi mentre… Ciao Percy!>> esclamò alzandosi in piedi e togliendosi le cuffiette, appena vide il ragazzo.
                << Cosa dovete fare? Una ricerca di scuola? >> chiese sua nonna.
                << No nonna è per la band. >> spiegò dolcemente Annabeth.
                << Allora vi porto della limonata fresca, così potete lavorare meglio. >> decise. Poi si rivolse a Percy: << Sono contenta di averti conosciuto, Annabeth non porta mai i suoi amici a casa. >> e se ne andò in cucina.
Percy ridacchiò mentre si sedette di fianco alla ragazza.
                << Non è vero, quello che a detto mia nonna. >> balbettò Annabeth. << Io ho un sacco di amici…>> poi si maledisse e si diede la mano in faccia.
Percy non smise di sorridere.
                << Ho provato un pezzo che secondo me è davvero forte. >> continuò la ragazza cambiando argomento. Percy estrasse la tastiera e guardò lo spartito che gli porse Annabeth. Lesse velocemente e cominciò a suonare.
Annabeth cominciò a cantare dolcemente poco dopo:
 
Trying hard to fight these tears 
I'm crazy worried 
Messing with my head this fear 
I'm so sorry 



Percy si unì a lei poco dopo:
               
You know you gotta get it out 
I can't take it 
That's what being friends about 

               
Erano incredibilmente vicini. I loro corpi si toccavano e alzarono i volti insieme. Erano davvero terribilmente vicini. Ad Annabeth scappò un sorriso imbarazzato.
                << Mi piace quando sorridi. >> le disse Percy, quasi senza pensarci.
Quando infatti si accorse di quello che aveva appena detto divenne rosso e si allontanò da lei balbettando qualcosa su un pezzo rap che aveva preparato recentemente. Il titolo era “Determinate”.
 
 
 
 
 
                << Ragazzi non ci posso credere che la festa di Halloween sia già sta sera! >> esclamò su di giri Talia mentre scendeva i gradini del seminterrato con i nuovi amici.
                << E il Raising Star fra poche settimane. >> annunciò Leo con lo stesso sorriso.
                << Non vedo l’ora di salire sul palco e cantare di fronte a tutta la scuola! >> gridò Percy scendendo le scale a grandi passi.
                << Già… di fronte a tutta la scuola… >> sussurrò così piano Annabeth che molto probabilmente nessuno la sentì. Ma si bloccò con uno sguardo perso, e questo attirò l’attenzione di tutti, che si fermarono a loro volta guardandola.
Quando lei si accorse di essere fissata, si riscosse e accennò ad un veloce: << Va tutto bene. Sto bene. >>
Piper le prese la mano: << Anche noi abbiamo paura. >> le disse per poi trascinarla verso la sala musica.
                << A dir poco terrorizzati. >> aggiunse Percy prendendole la mano libera con un sorriso.
Annabeth sentì un blocco allo stomaco che si dissolse con il sorriso di quel ragazzo.
                << Andrà alla grande! >> li incitò ancora una volta Talia. << So cosa vi serve… la nostra Mel’s >>
                << Lemonade! >> risposero tutti in coro.
Il grido di Talia fermò tutti: << DA RIMUOVERE?!>>
 
 
 
 
 
                << Mi spiega che diavolo vuol dire!? >> ringhiò Talia alla segretaria del preside mollando il cartello con le scritte in rosso: “DA RIMUOVERE” che avevano trovato poco prima sopra al distributore.
La signora fissò malissimo la ragazza attraverso le lenti dei suoi occhiali rosa acceso.
                << Quello che la mia amica Talia voleva chiedere… >> intervenne Percy con tono più tranquillo. << Era perché devono rimuovere il distributore di limonata nel seminterrato. >>
                << C’è un distributore di limonata là sotto? >> chiese la segretaria sorpresa.
                << Sì. >> rispose Talia. << Per ora. >>
                << Non mi piace il tuo tono signorina. >> la rimproverò la vecchia puntandole un dito contro.
                << La perdoni… >> intervenne nuovamente Percy. << Ha qualche problema a gestire la rabbia. >> commentò lui, per poi dare una spinta a Talia che lo fissò malissimo.
La signora sorrise, perché, ammettiamolo: come si fa’ a dire di no a quel sorriso e a quegl’occhi verde mare?
                << La Turbo Blust, la marca che ha finanziato la palestra e molte altre cose qui nella scuola, ha chiesto che vengano eliminati tutti i marchi concorrenti. >> spiegò dolcemente guardando Percy.
                << Grazie infinite. È stata davvero gentilissima. >> ringraziò Percy trascinando via Talia prima che la bruciasse viva.
                << Datti una calmata! >> la sgridò quando uscirono dall’ufficio.
                << Non possono rimuovere il distributore. Dobbiamo fare qualcosa. >> si lamentò lei.
In quel  momento arrivò Mr. D con la sua orribile cravatta viola acceso.
                << Buongiorno ragazzi? Ci sono problemi? >> domandò un po’ troppo invasivo.
Talia alzò gli occhi al cielo sbuffando rumorosamente.
Fu Percy a rispondere: << No, tutto bene Mr. D. >>
Il preside annuì compiaciuto e si rintanò nel suo ufficio senza aggiungere altro.
Percy sospirò e mise un braccio attorno alle spalle di Talia: << Concentriamoci sulle prove per ora. >>
Lai annuì e si incamminarono per tornare alla sala di musica nel seminterrato.
 
 

 
 
 
Percy salutò gli amici e quando Nico fu salito a sua volta in macchina, mise in moto e imboccò la statale per tornare a casa.
                << Allora… >> cominciò il più grande con uno strano sorrisetto, abbassando leggermente la musica.
                << Percy mi piaceva la canzone. >> si lamentò Nico scuotendo i capelli corvini.
                << Scommetto che non è l’unica cosa che ti piace. >> commentò l’altro per poi mordersi il labbro inferiore in attesa di una risposta.
Il più piccolo gli rifilò un’occhiata degna del grande Nico Di Angelo. A momenti lo uccideva.
                << Che diavolo stai insinuando, Perseus Jackson?... >> sibilò Nico a denti stretti.
Non lo chiamava quasi mai con il nome completo, infatti lui ridacchiò.
                << Dico solo che quel Will… Will….. oddiei proprio non mi ricordo il cognome… >> lo canzonò Percy.
                << Solace. >> lo corresse l’altro non smettendo di fissarlo male.
                << Ecco! Solace! No, dico solo che è proprio un bel ragazzo. >> disse tranquillamente, per poi vedere Nico arrossire.
Il moro mormorò qualcosa che suonava come un “sì”.
                << Allora potresti chiedergli di uscire, no? >> domandò Percy.
                << Non credo sia interessato… >> mugugnò il più piccolo.
                << Tu provaci. >> lo incoraggiò infine mentre svoltava per il vialetto di casa.
Parcheggiò la macchina e tirò un sospiro di sollievo quando vide che quella di Hades non era lì. Entrò in casa seguito da Nico che poi corse subito in camera sua. Percy si diresse in cucina dove trovò sua madre che stava preparando la cena.
                << Ciao mamma. >> la salutò con un sonoro bacio sulla guancia.
                << Ciao amore. >> ricambiò lei. << Come sono andate le prove oggi pomeriggio? >>
                << Molto bene. >> rispose lui con un sorriso. << Annabeth è leggermente spaventata, ma siamo sicuri che andrà alla grande. >>
                << Parli molto spesso di questa Annabeth… >> notò sua mamma.
Percy arrossì leggermente e morsicò una mela balbettando qualcosa come “Sì, è una bella ragazza….”
Sua mamma ridacchiò, ma poi tornò seria.
                << Percy… >> cominciò lei poco convinta. << Dovrei dirti una cosa. >>
Lui si avvicinò, leggermente preoccupato.
                << Hades mi ha chiesto di sposarlo. >> buttò fuori lei. << E io ho risposto di sì. >>
Percy rimase immobile a fissare sua madre.  Poi se ne andò senza dire una parola.
 
 
 

 
 
Piper stava finendo di mangiare il pranzo con Leo.
                << Allora hai parlato con Calypso? >> gli domandò lei.
Lui inghiottì il pezzo di panino a fatica: << Non ancora. >>
                << Leo! Devi farti avanti! >> lo incitò.
                << Piper è difficile! Non sono  mica te. >> si difese lui. <>
Lei ridacchiò e gli tirò un leggero pungo sul braccio. Le piaceva la sua amicizia con quel ragazzo.
Buttò un’occhiata sull’orologio e si rese conto di essere in ritardo per la lezione di violino. Salutò con un bacio sulla guancia Leo e se ne andò. Stava per varcare la soglia della mensa quando Luke le si parò davanti.
                << Ehi bellezza, vai da qualche parte? >> le domandò con un sorrisetto.
                << Veramente dovrei andare… >> gli disse, ma lui la prese per un braccio.
                << Piper, sei già stata a vedere la nuova sala pesi? >> le chiese.
                << No, veramente no, ma non in ritardo.. >> continuò lei senza essere minimante ascoltata.
                 << Devi assolutamente vederla allora! Ci vorrà un minuto lo prometto. >> le disse lui mentre la trascinava su per le scale, verso la sala pesi.
                << Luke non ho tempo per i tuoi giochetti… >> lo fermò lei quando arrivarono in cima. Ma quello non le impedì di vedere Drew, la peggiore ragazza di questo mondo, in braccio a Jason. La sua bocca sul suo collo. Le sue mani sui suoi fianchi.
Quando si accorsero di lei, Piper era già corsa giù per le scale.
Jason stava per correrle dietro, Luke lo fermò per un braccio dicendogli che non ne valeva più la pena ormai.
Piper corse via cercando di trattenere le lacrime. Solo quando arrivò nel bagno del seminterrato cominciò a lasciarle uscire copiosamente. Si liberò del dolore in silenzio. Lì, seduta sul pavimento freddo di un bagno dimenticato nel seminterrato. Lì nessuno l’avrebbe sentita.
Quando ebbe finito le lacrime, si alzò per uscire, ma buttò lo sguardo sullo specchio davanti a lei.
Si fermò a guardare la sua immagine riflessa.
Aveva le guancie nere rigate dal mascara. I capelli erano un disastro, il vestito era sgualcito.
Odiò quell’immagine. Ma non perché era rovinata. Ma perché non si vedeva vera. Si riempì le mani d’acqua e si lavò via tutto il trucco. Si grattò il viso per togliere ogni resto di quell’immagine. Poi prese una forbice dalla borsa e si tagliò i lunghi capelli castani. Li tagliò con rabbia.
Alla fine guardò la sua immagine e i suoi capelli erano un disastro. E il dolore non era andato via e le lacrime non erano finite.
Fu in quel momento che nel bagno entrò Will con le mani sporche di sangue finto.
                << Piper! >> esclamò. << Dei, che succede? >>
Lei lo guardò e scoppiò ancora di più a piangere. Lui l’abbracciò d’istinto e la strinse a sé.
                << Jason e Drew… >> mugugnò tra un singhiozzo e l’altro. << Sono falsa….mi sono tagliata i capelli….sono orribile... >>
Will non smise di abbracciarla e di accarezzarle la schiena. Rimasero così per vari minuti e quando Piper si fu calmata, il biondo si staccò per guardarla negli occhi. Le prese il volto rigato di lacrime tra le mani e le disse semplicemente: << Non sei mai stata più bella. >>
Dopo un po’ aggiunse: << Certo, le ragazze non mi piacciono, ma il fatto che Piper McLean sia la ragazza più bella del mondo anche con un sacco della spazzatura in testa, credo si universale. >>
                Piper rise e lo abbracciò ancora una volta.
 
 


 
 
 
Nota dell’autrice: Incredibile sono tornata! (per ulteriori informazioni vedere il Capitolo XI de “L’Armata dell’Olimpo”)
Allora, questo è il primo capitolo prima della grande “festa di Halloween” e ho aggiunto varie cose che non sono presenti nel film. Per esempio la chiacchierata fra Nico e Percy si Will (Chi vince? SOLANGELO! Chi vince?! SOLANGELO! Chi vince!?! SOLANGELO! CoNcEnTrAzIoNe!!! (Quanti di voi amano High School Musical??? Io lo adoro… ha accompagnato la mia triste infanzia. Ho pure convinto a chiamare una squadra Wildcats ai centri estivi l’estate scorsa… piangevo ogni volta che vincevamo e vedevo i bambini gridare: “Chi vince?! WILDCATS!)) <---- cose inutili che non interessano a nessuno.
Ma tralasciando le mie fisse, un’altra aggiunta è stata quella di Piper, nel finale. Credo che sia fondamentale per vedere concretamente il suo cambiamento da ragazza superficiale alla Piper che tutti noi conosciamo e amiamo.
Questo è quanto stelline mie. Ora devo andare perché è arrivato il fidanzato di mia sorella e mi sta buttando fuori casa. (Sì, mia sorella è più piccola di me di due anni. No, io non ho un fidanzato a differenza sua. Sì, lui ha la mia età. No, non fate domande.)
Un bacione a tutti quei poveri che stanno ancora seguendo questa storia!
Sempre la vostra
Silvia

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Capitolo 6
*** La festa di Halloween ***


La festa di Halloween







Erano sul palco. Le luci spente. Silenzio. I loro cuori che battevano insieme.
Ma torniamo a qualche ora prima….
 
 
 
                << Aveva promesso che sarebbe venuta. >> sbuffò Talia accasciandosi sulla sedia dietro alle quinte.
                << Forse ha solo fatto tardi. >> cercò di calmarla Leo.
                << Ragazzi, tra dieci minuti tocca a noi. >> affermò Piper. La ragazza era cambiata completamente. Al posto dei soliti vestitini firmati ora indossava dei semplici jeans strappati e una deliziosa canottiera con disegni orientali. Tra i capelli tagliati in malo modo portava una piuma di un colore tra l’azzurro e il verde smeraldo. A Leo piaceva molto di più così la sua migliore amica.
In quel momento arrivò Percy con il fiatone.
                << Ho cercato ovunque e non riesco a trovarla. >> disse appoggiando le mani sulle ginocchia per riprendere fiato.
Will e Nico arrivarono poco dopo con i loro costumi di Halloween. Non si sa esattamente come ma il biondo era vestito da Capitan America e il più piccolo da Buch, con tanto di braccio metallico.
                << Non è da nessuna parte a scuola. >> commentò Will appoggiando lo scudo al muro.
Talia alzò gli occhi al cielo e Leo si prese la testa fra le mani. Non potevano fare tardi.
Passò di corsa Charles borbottando imprecazioni, per poi dirigersi verso il mixer.
                << Che è successo Beckendorf? >> chiese Will all’amico.
                << Quei coglioni dei Mudslide hanno manomesso tutti i volumi dopo la prova microfoni! >> sibilò fra i denti mentre trafficava con dei cavi dietro alla console. << Ci metterò un po’ a sistemarli, ma riuscirete a suonare ragazzi, non preoccupatevi. >>
                << In ogni caso non importa, non possiamo andare in scena senza cantante. >> mormorò Piper sistemandosi i capelli tagliati dietro all’orecchio.
                << Parlate di Annabeth? È passata di qui qualche minuto fa’ ed è corsa in bagno. >> spiegò Charles.
                << Che cosa?! >> esclamarono in coro i ragazzi mentre si alzavano.
                << Sì, pareva parecchio sconvolt-ehi! Non abbandonatemi qui! >> gridò verso di loro, ma ormai stavano correndo verso i bagni delle ragazze.
                << Io e Nico andiamo ad avvertire il preside. >> esclamò Will per poi scappare dall’altra parte.
 
 
 
Luke e Jason stavano finendo di sistemarsi nel loro camerino, o meglio, uno sgabuzzino sistemato per l’occasione. Almeno loro avevano un posto dove cambiarsi, a differenza di Lemonade Mouth.
                << Grande idea Drew quella di spaventare così Annabeth. >> si congratulò Luke ancora a petto nudo. << Ora sarà in bagno a piangere e la scaletta sarà completamente nostra. O no, Jason?! >>
Il biondo rispose annuendo.
                << È stato un piacere, caro. >> rispose civettuola Drew. << Hai visto il nuovo taglio di Piper? >> commentò poi finendo di sistemarsi la tunica greca, esageratamente corta.
                << Sì, se li sarà tagliati con gli occhi chiusi. >> ridacchiò Luke abbottonandosi la camicia nera.
Jason restò in silenzio mentre i due alle sue spalle parlavano dell’altra band. Si tolse la maglietta bianca per vestirsi con la stessa camicia che stava indossando Luke. Non li ascoltò nemmeno, ma quando sentì il nome di Piper si bloccò per un attimo con la maglietta in mano.
Non riusciva a smettere di pensare a lei. L’aveva vista pochi minuti prima in cerca di Annabeth. E credeva che, soprattutto con quel taglio di capelli, fosse più raggiante di sempre. Aveva una strana luce negli occhi, che non le aveva mai visto prima.
Sentì delle mani sulle spalle che non erano le sue. Si voltò e Drew lo stava fissando. Quando lo baciò, sentì come se volesse vomitare.
 
 
 
Talia e Piper entrarono immediatamente nel bagno cercando l’amica.
                << Percy è il bagno delle ragazze, non possiamo entrare. >> lo fermò Leo.
                << Oh insomma non c’è nessuno! >> rispose sbrigativo l’altro mentre raggiungeva le ragazze.
                << No. No Percy! >> continuò Leo.
                << Muoviti! >> lo trascinò di peso alla fine il moro.
Talia indicò la penultima porta blu: << È qui dentro. >>
Percy si avvicinò e si appoggiò con un braccio alla porta. Deglutì un paio di volte e guardò il legno blu immaginando gli occhi grigi della ragazza.
                << Annabeth, come ti senti? >> sussurrò il ragazzo.
La risposta arrivò poco dopo.
                << St-sto bene….. >> balbettò. << È solo che non credo di poter salire sul palco... a cantare. >>
Talia si avvicinò: << Annabeth, abbiamo provato i pezzi un milione di volte. Abbiamo puntato tutto su quelle canzoni. >>
                << Lo so. >> mormorò la ragazza. << E ho paura. >>
                << Senti, tutti abbiamo paura. >> le spiegò Percy abbassando lo sguardo. << Ma se… >> si bloccò quando notò la cintura di Talia. Era piena di tasche dove teneva le limonate della Mel’s Lemonade. La guardò per chiederle il permesso di prenderne una e lei sorrise capendo cosa aveva in mente il ragazzo. Gliene mise in mano una.
                << Annabeth? >> la chiamò lui passandole la lattina. Lei la prese.
                << Noi crediamo in te, okay? >> continuò Percy. << Io credo in te. >>
Dall’altra parte della porta si sentì il suono della lattina che veniva aperta.
E poco dopo anche la porta del bagno si aprì. Annabeth guardò i ragazzi e fece un sorriso tirato: << Sono pronta. >>
Tutti esultarono: il loro sogno stava per realizzarsi.
 
 
Erano sul palco. Le luci spente. Silenzio. I loro cuori che battevano insieme.
Un faro illuminò Annabeth, che si coprì per un attimo con la mano mentre i suoi amici stavano finendo di sistemare gli strumenti. Piper le toccò leggermente la spalla per poi sorriderle mentre si metteva il basso a tracolla.
                << Oh era ora! >> esclamò Luke in mezzo alla folla.
Percy si sistemò dietro alla pianola e la guardò con gli occhi pieni di adrenalina. Le mimò le parole “Andrà alla grande” e Annabeth gli sorrise di rimando.
Tornò con lo sguardo sul pubblico e strinse le mani a pugno per poi distendere le dita. Posò lentamente le mani sul microfono attendendo le prime note della canzone.
Quando le mani di Percy toccarono i tasti, la voce di Annabeth uscì candida e forte dalla sua bocca.
 
 
https://www.youtube.com/watch?v=aXQ4FUUSTm0*
 
Trying hard to fight these tears , I'm crazy worried 
Messing with my head this fear , I'm so sorry 
You know you gotta get it out , I can't take it 
That's what being friends about 

I, I wanna cry I can't deny 
Tonight I wanna up and Hide 
And get inside, It isn't right 
I gotta live in my life 

I know I, I gotta do it 
I know I, I gotta do it 

Gotta turn the world , Into your dance floor 
D-determinate
Push until you can't, And then they'll demand more 
D-determinate

You and me together, We can make it better 
Gotta turn the world  Into your dance floor 
D-determinate

 
Jason non riusciva a fare a meno di guardare Piper mentre suonava il basso e scuoteva i suoi capelli a ritmo di musica. Non riusciva a smettere di restare ammagliato dalla luce che rifletteva quella ragazza, e vederla così… diversa dalla persona che aveva conosciuto.
La vedeva sotto una luce nuova, come se quella musica, quei ragazzi, la facessero apparire per la persona meravigliosa e piena di talento che in realtà era.
Nel frattempo, tutti in quella palestra stavano ballando e urlando il nome dei Lemonade Mouth.
 
 
Hey, you feel this way, It was today 
I gotta get myself on Stage 
I shouldn't wait Or be afraid 
The chips will fall where they may 

I know I, I gotta do it 
I know I, I gotta do it 

Gotta turn the world Into your dance floor 
D-determinate
Push until you can't And then they'll demand more 
D-determinate
You and me together, We can make it better 
Gotta turn the world Into your dance floor 
D-determinate

It’s Percy then a medicine 
Use it like a veteran 
Renage lemonade, use it in my medicine 
Go ahead and try to name my band way better then 
Reason why the whole world’s making us a synonym 
People need a breather cause they’re feelin’ the adrenaline 
Stop! Now hurry up and let us in. 
Knock! Cause we coming to your house 
And people keep on flying like a lemon in their mouth 
I’m the real deal, you know how I feel 
Why they in it for a bill you just in it for the thrill 
Get down now I ain’t playin’ around 
Put your feet up from the ground 
And just like that sound what (yeah, yeah) 

Gotta turn the world Into your dance floor 
D-determinate
Push until you can't And then they'll demand more 
D-determinate
You and me together We can make it better 
Gotta turn the world Into your dance floor 
D-determinate

Come on and Get it going 
On the dance floor
D-d-dance floor 



Determinate

 
 
 
 
                << Che dici, potremmo andare a fare un giro insieme? >> chiese Will all’orecchio di Nico per farsi sentire meglio.
                << Perché no. >> rispose l’altro trascinandosi dietro il biondo.
Nel frattempo, l’intera scuola esplodeva per i Lemonade Mouth.
                << E ora due parole dalla nostra chitarrista: Talia Grace. >> annunciò Annabeth non riuscendo a smettere di sorridere. Le lasciò il posto e la ragazza prese il microfono.
                << Avanti ragazzi passate avanti! >> esclamò mentre gli altri membri del gruppo cominciarono a distribuire lattine di limonate tra la folla. << Noi siamo i Lemonade Mouth e oggi vorremmo mettervi al corrente di una questione molto importante. Vogliamo parlarvi di… >> un rullo di tamburi da parte di Leo precedette la sua ultima parola: << Limonata. >>
I ragazzi della scuola applaudirono e molti gridarono.
                << Nel seminterrato c’è un distributore di limonata che verrà rimosso. Verrà tolto perché non è importante quanto lo sport. >> continuò Talia. << Come il teatro, il club di scacchi, di danza, di pittura o del giornalino.>> dalla palestra si alzarono gridi di approvazione. << Ma voglio dirvi una cosa. >> disse alzando un dito. << Voglio dirvi che dobbiamo farci sentire. Perché anche la musica e l’arte sono importanti. >> fece una pausa per poi concludere gridando: << Perché, ragazzi, noi siamo importanti! >>
Annabeth si riappropriò del microfono e Leo e Piper ricominciarono a suonare una nuova canzone.
 

https://www.youtube.com/watch?v=A5FENoKAgjw**

Be heard, Be strong, Be proud 
I wanna make some noise 
Stand up, Come on, Be loud 
We're gonna raise our voice 
Come on, Come on, Come on 
You gotta hear me now 
You gotta hear me now 
You gotta hear me now 

Hey now 
we no longer wait around 
My team stronger then weights now 
Keeps on growing 
Our muscle keeps on showing 

We came here to make a change 
We came here to rearrange 
We came here cause we believe 
We came here cause we achieve, yeah 

While I've got the microphone 
Make sure how i feel is known 
All for one we rock the zone 
How I feel to each his own 

All my people treat em right 
We reserve the right to fight 
For what we want, for what we need 
To the front we shall proceed 

Here we come and we're ready to 
go, go, go 
Better run cause we don't take 
no, no, no 
So come on 

Be heard, Be strong, Be proud 
I wanna make some noise 
Stand up, Come on, Be loud 
We're gonna raise our voice 
Come on, Come on, Come on 
You gotta hear me now 
You gotta hear me now 
You gotta hear me now 


Non riuscirono nemmeno a finire la canzone che l’intero impianto, comprese le luci vennero spente, lasciando la palestra al buio.
 
 
 
 
                << Mi aspettavo di sentire un gruppo di ragazzi della scuola che suonavano. >> cominciò il preside mentre passava avanti e indietro la riga dei Lemonade Mouth. << E invece mi ritrovo in mezzo ad una rivolta. >> li sgridò alzando la voce. << Cosa credevate di fare? >>
                << Per noi è importante. >> si intromise Talia sostenendo lo sguardo di Mr. D.
                << Tu. >> la indicò il preside con un dito. << Avevi promesso di non fare più scherzi. >>
                << Ma non è uno scherzo. >> rispose ancora la ragazza. << Noi ci crediamo. Noi vogliamo farci sentire. >>
                << Dimenticate questa follia! >> la interruppe bruscamente l’uomo. << Dimenticate la musica e dimenticate i Lemonade Mouth. >> affermò deciso. << Il gruppo si scioglie qui. >>
 
 
Piper e Annabeth stavano andando insieme a lezione di scienze e per il corridoio notarono dei cartelloni di colori fluorescenti con il nome “Lemonade Mouth” scritto sopra in stampatello, oppure con pezzi delle loro canzoni.
               << Oh mio dio… >> mormorò Piper abbozzando un sorriso.
               << Siamo noi… >> disse Annabeth mettendo una mano davanti alla bocca per lo stupore.
Mentre scendevano le scale, alcuni ragazzi che non avevano mai visto le salutarono.
                << Lemonade Mouth? Ciao! >> disse uno.
                << Siete fortissimi. >> esclamò un altro.
Le due ragazze li salutarono a loro volta. Si guardarono e sorrisero eccitate.
                Leo e Percy erano in sala pesi e alcuni ragazzi e ragazze attirarono la loro attenzione mentre alzavano al cielo una lattina di limonata mentre brindavano insieme.
Talia stava uscendo da scuola a testa bassa, quando qualcuno la chiamò.
               << Signorina Green!>> la chiamò la voce del preside.
Lei sbuffò, ci rinunciò a correggere il suo cognome. Si voltò verso l’uomo alzando gli occhi al cielo.
                << Avevo detto di smetterla con questa storia del gruppo. >> sibilò indicando qualcosa dietro di lui.
Talia alzò lo sguardo sopra alla porta della scuola. Un cartellone di tre metri per cinque con scritto in verde scuro “Lemonade Mouth” padroneggiava sopra all’entrata.
Un sorriso le sfuggì: << Io non ne so niente. >> ammise. Ed era vero.
                << Spero per lei che sia così. >> continuò Mr. D. << E ora qualcuno butti giù quella cosa! >> gridò.
Talia ritornò a camminare verso casa ed estrasse il telefono. Doveva richiamare una riunione dei Lemonade Mouth al più presto.





*video dal film di "Determinate"
**video dal film di "Here we go"


Nota dell'autrice: Ehi there! Non ho lasciato nessuna nota sotto al nuovo capitolo de "L'Armata dell'Olimpo" per cui lascio qualcosina di scritto qui, giutso per farvi capire che non sono morta. Bé che dire... fra una settimana circa mi arrivano gli spagnoli a casa per cui magari cercherò di aggiornare prima (se riesco). 
Questo è quanto!
Un bacione stelline mie
Silvia

 

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