la vittoria dei semidei

di Victoria Herondale
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Come ho scoperto di essere una semidea ***
Capitolo 2: *** Il Campo ***



Capitolo 1
*** Come ho scoperto di essere una semidea ***


-Test a sorpresa!- annuncia l’ insegnante. Ecco uno dei motivi per cui odio la mia vita. La scuola. Non trovate che sia orribile andarci? Non so voi, ma io provo un’ odio incondizionato per la scuola e per le sue ore sprecate. Comunque mi chiamo Victoria Perwerell o come mi faccio chiamare da tutti Vic. -Vediamo se avete ascoltato le mie interessantissime lezioni sui nostri cari amici egizi!- e con questo fa una risatina accennata per le sue parole. Che non fanno ridere nessuno, oltretutto. La professoressa Ginn era una donnina bassa con lunghi capelli biondi impomatati e portava sempre lunghe gonne a fiori di mille colori e orecchini a cerchio. Detta così si può raffigurarla una hippie ma fidatevi, è una donna vanitosissima che va almeno 3 volta alla settimana del parrucchiera e dall’estetista. Nessuno odia la professoressa Ginn ma spesso è decisamente irritante. Cerca sempre di coinvolgerci in attività e cerca in tutti i modi di farci partecipare. Qualche volta, la classe compresa me, ridevamo per farla contenta. Ma quando ci proponeva test a sorpresa nessuno aveva voglia di ridere. Così a malavoglia prendemmo il foglio di verifica. Subito le lettere si misero a roteare sul foglio. Ecco un’ altro dei motivi per cui odio la mia vita. La dislessia. Un altro 2 assicurato. Ma tutti i miei pensieri negativi sul mio futuro voto, vengono interrotti quando bussano alla porta dell’aula. -Entrate…- dice la Ginn. Odiava i disturbatori. Soprattutto quando irrompevano durante uno dei suoi “bellissimi” test, che la classe “adorava”. -Ehm…ci manda il preside. Ha bisogno della signorina- era un ragazzo carino della mia età con dei capelli neri e … i miei occhi; erano gli occhi che guardavo ogni mattina chiedendomi se fossero come quelli di mio padre che secondo la mamma era un uomo fantastico, bellissimo e potente che purtroppo non poteva rimanere con noi per motivi familiari. Per il resto portava una felpa blu aperta su una maglia arancione. Portava una strana collana con delle perle colorate, al collo una cosa piuttosto strana per un ragazzo. Insieme a lui c’era Dan l’ unica amica che potevo considerare così. Sembrava esaltata ma anche diffidente, stranita e incredula. -Oh, Percy Jackson finalmente posso incontrarti. Tutti gli altri parlano di te e delle tue imprese incredibili!- era Axel che parlava, alzandosi in piedi; il mio compagno di classe o come preferivo chiamarlo io stalker. Lo chiamo così perché mi fissa sempre nelle ore di lezione, nell’ intervallo, sempre. Era il classico, Bad Boy. Si veste sempre di nero con giubbotti di pelle anche a 40’ gradi. Ha sempre i capelli sparati in aria, come se avesse infilato la mano nella presa della corrente. Di solito, non mi facevo intimidire da tipi del genere ma lui mi intimidiva. Perché aveva gli occhi color del ghiaccio e io ho questa, non so se si può definire così, qualità nel giudicare le persone dagli occhi quindi lui mi intimidiva perché i suoi occhi glaciali mi sembravano disumani. -Axel siediti immediatamente, e piantala di dire ques…- senza neanche il tempo di finire la frase che Axel aveva schioccato le dita facendo addormentare la Ginn e la classe. Ero troppo stupita per fare qualcosa così rimasi immobile seduta sul mio banco a fissare Axel e quello che lui aveva definito Percy. -Sei uno di loro?- dice lui quasi ancor più sbalordito di me. -Bravo piccolo semidio! Hai indovinato! Adesso vuoi un biscottino?- dice in un tono così irritante che stava facendo infuriare persino me. Percy in un millesimo di secondo tira fuori una penna blu che si trasforma in una spada lucente, buttandosi poi su Axel che intanto stava facendo apparire un muro di ossidiana, urlando –Vic! Scappa!- Io senza pensarci due volte corro verso Dan. Intanto Percy, accorgendosi appena in tempo del muro eretto da Axel, salta sopra ad esso e facendo una capriola all’indietro compare davanti a noi. -Forza ragazze correte!- Percorriamo tutto il corridoio con Axel alle calcagna che ci lancia lance di ossidiana nera come la notte, che non capisco da dove tiri fuori, sinceramente. -BASTA!- urla Axel, furioso. Ma Percy ci spinge dentro un nuvola dei colori dell’ arcobaleno. Dopo vedo solo nero.

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Capitolo 2
*** Il Campo ***


-Benvenute al Campo Mezzosangue!- ci dice Percy, raggiante. Non guardo neanche dove sono. Salto addosso a Percy e lo atterro. Sento che non se lo merita, perché ha salvato me e la mia amica, ma il mio cervello mi dice di farlo. Mi piego a terra vicino a Percy, dove lui giace più sbalordito, che dolorante. In effetti non credo di avergli fatto male. Secondo me è caduto solo perché non se l’aspettava. -Spiegami immediatamente cos’è successo, cosa ci faccio qui, chi sei te e chi era Axel- dico con più risolutezza possibile. Senza far notare ovviamente che quel ragazzo mi faceva un po’ paura. Mentre fisso Percy in attesa della risposta, arriva un ragazzo della mia età con grandi occhi verdi che tira su Percy con una mano. –Stai calma, è difficile per tutti all’inizio- quando i nostri sguardi si incrociano nei suoi occhi vedo l’ infinito: vedevo colline verdi, emozioni, idee, pensieri, vedo riflesso tutto. -O-Okay- tolgo lo sguardo da quegli occhi stupendi e guardo Percy –Spiega- gli dico impaziente. -Aaallora….. hai presente gli Dei dell’ Olimpo greci? Sono reali!- dice. -Ahahaha. Molto divertente. Ora raccontami tutto.- -Ehi, non stavo scherzando. Gli dei esistono ancora. E anche i mostri.- -Come Axel?- -No, lui…-disse guardandosi intorno –te lo spiego dopo.- Sembrava nervoso. Non voleva che si sapesse di Axel. Annuì e gli chiesi –Ma non dovrebbero essere morti?- -Ehm…diciamo che non so bene perché… a me avevano spiegato cose su una certa “civiltà occidentale”…maaaa non credo che sia molto utile.- -Allora io dovrei crederti? È assurdo!!- -Già. Vuoi credermi?- -Sì ma prima… cosa sei tu? -Allora partiamo dall’inizio. Fin dall’antichità gli dei amano andare in giro e fare figli qua e là. E continuano anche oggi a fare figli. Sono noiosi, non cambiano mai- disse, prima di interrompersi a causa di un tuono in lontananza. -Okay non lo dico più- dice Percy alzando le mani in segno di resa, guardando il cielo come se si riferisse proprio ad esso. -Continuiamo. Io sono un mezzosangue o più comunemente chiamato “semidio”. Come te.- -Quindi io sarei una semidea?- non ci potevo credere. Io? Una normalissima ragazza di New York figlia di un dio? -Sì lo sei. Ti va di fare un giro?- mi dice lui, indicando con il mento il mare –Okay, andiamo- dico deglutendo. Il mare qui è molto bello. Le onde hanno tutte le sfumature possibili dell’azzurro. Mi giro, anche Percy sta guardando il mare come me, osservando tutte le sfumature di blu e azzurro. -E io di quale dio sarei figlia?- dico un po’ titubante. Non vorrei essere classificata figlia di Afrodite, ad esempio. Non sono esattamente la ragazza che si trucca e passa tutto il tempo a guardarsi allo specchio. Anzi esattamente il contrario. Che idee strane mi stavo facendo. Poi, da quello che mi aveva spiegato Percy io non posso essere figlia di una dea perché a me manca il padre non la madre. -Stavo giusto pensando a questo- dice. Poi tira fuori la penna che immediatamente si trasforma in spada. Poi inaspettatamente mi aggredisce. Neanche il tempo di pensare che mi copro la faccia con entrambe le braccia. Tra me e la spada di Percy si è eretto un muro di acqua. Un muro di acqua?! Com’è possibile?! Poi quando abbasso le braccia l’ acqua cade ritornando allo stato liquido. -Ciao sorellina!- mi dice Percy. -Sorellina?-dico leggermente sbalordita. -Esatto. Tu sei figlia di Poseidone, esattamente come me. Ovvero abbiamo lo stesso padre anche se non la stessa madre- mi dice lui entusiasta. -Fantastico!- E sono sincera. Finalmente so chi è mio padre. E non mi dispiace a dirla tutta. Almeno non è Afrodite o Dionisio e… CAVOLO POSSO DOMINARE L’ ACQUA CHE FIGATA! -Aspetta un secondo... e se io non mi fossi parata?- -Diciamo che….. ero sicuro al 80%- -Ah.- ma ero sopravvissuta. SONO FIGLIA DI UN DIO! WOW! Ma non posso lasciarmi distrarre dalla mia figaggine semidivina. Devo sapere cos’ è successo a scuola. -Allora “fratellino”… che diamine era quella nuvola? Un teletrasportatore? Una macchina del tempo?- chiedo mentre lui inizia a ridere per la mia ipotesi strana sulla macchina del tempo. -Allora è una specie di porta che ti fa andare in ogni luogo tu voglia. L’ hanno inventata i figli di Iride, la dea dell’ arcobaleno. Ecco perché ha i colori dell’ arcobaleno- come per prevenire la mia prossima domanda disse –Non lo possono usare chiunque. Solo un figlio di Iride può crearlo e solo chi è allenato a dovere può pensare precisamente al luogo dove andare, come me- sembrava molto fiero di questo suo traguardo. -Axel . Cos’è? -Non credo di essere in grado di spiegartelo. Ti dirà tutto Annabeth, dopo.- -Chi è Annab…?- non ebbi neanche il tempo di finire la frase. Percy mi aveva preso la mano e si era messo a correre, costringendomi a seguirlo. -TE LA PRESENTO! ANCHE TUTTI GLI ALTRI!- mi urlò lui. Ci avvicinammo ad un gruppo di ragazzi e ragazze che stava tirando con l’arco. Si stavano preparando a tirare un’altra freccia. -ANNABEEEETH!- urlava Percy urlò Percy agitando le braccia verso una ragazza bionda. La ragazza, che supponevo fosse Annabeth, mise giù l’arco e si avvicinò per abbracciare Percy. -Temevo non saresti tornato per un bel po’!- disse staccandosi da Percy per sorridergli. -Ho dovuto agire subito.- Poi Annabeth si girò come se si fosse appena accorta della mia presenza. Mi studiò per 30 secondi. Poi mi sorrise. Sospirai di sollievo. Mi sembrava di aver appena superato un test importante. L’unico test che io avessi mai superato, a dire il vero. Anche Percy sembrava sollevato. -Ti presento Annabeth. La mia ragazza.-

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