Elisa

di wendy_isa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Elisa ***
Capitolo 2: *** Fai pensieri felici ***
Capitolo 3: *** l'edificio tempestoso ***
Capitolo 4: *** In viaggio ***



Capitolo 1
*** Elisa ***


Elisa era lì,su quel bel prato fiorito,si guardò intorno:era estasiata.
Ad un certo punto vide in lontananza delle figure erano i suoi genitori e suo fratello George,tendevano le braccia in avanti come volessero abbracciarla. Lei gli corse incontro come non li vedesse da anni…poi tutto svanì, le figure scomparvero, era sola .
Atterrita e molto spaventata si accorse che il prato non c’era più, ora era in una cupa grotta.
Un’ombra scura le si avvicinò le sussurrò delle parole ma elisa non le comprese,le sembravano in un’altra lingua il suo cervello non ce la faceva più stava per scoppiarle la testa. L’ombra si allontano fissandola come la volesse morta era uno sguardo penetrante che la inquietava e la spaventava assai.
Ad un certo punto l’ombra tirò fuori un’arma da fuco Elisa non la riconosceva le si era appannata la vista date le lacrime di terrore che solcavano il suo volto. Fu un colpo secco, un semplice clik che pose fine alla vita di Elisa.
Si svegliò. Era nel suo letto, l’orologio segnava le 5.30 fra due ore sarebbe dovuta uscire per recarsi a scuola, così si alzò e mise l’acqua per il tè. Elisa viveva a Boston in una palazzina di periferia molto antica costruita nei primi del ‘900. Aveva 15 anni e frequentava una scuola che comprendeva le classi dall’asilo fino al liceo.
Lei era in primo superiore. Non odiava andare a scuola le piacevano tutte le materie ,più o meno,escluso francese era proprio negata. Indossò i suoi jeans preferiti e una maglietta gialla, prese lo zaino quindi  uscì.
Arrivò a scuola e la prima cosa che fece fu abbracciare la sua migliore amica Nina con la quale si mise a chiacchierare animatamente.

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Capitolo 2
*** Fai pensieri felici ***


Ecco il secondo capitolo. Buona lettura
 
Elisa era una ragazza molto carina ma molto timida e non tendeva a mettersi in mostra.
Aveva degli stupendi capelli rossi che le arrivavano fin sotto le spalle. I suoi occhi erano di un bel verde smeraldo.
Aveva delle labbra molto sottili ma era impossibile resistere al suo sorriso.
Non era molto alta ma nessuno le aveva mai dato della
 
 
“tappa”.
 
 
Suonò la campanella come al solito lei e Nina si misero ad aspettare Sally che arrivava costantemente in ritardo.
 Sia Nina che Sally erano molto amiche di Elisa si conoscevano ormai da tanti anni.
Nina era abbastanza alta aveva i capelli biondi che teneva quasi sempre raccolti in una coda, era una ragazza simpatica ma leggermente altezzosa e un po’ testarda.
Sally invece aveva i capelli castani a caschetto, portava degli occhiali che però non le stavano affatto bene, era una ragazza sempre allegra e pronta a fare di tutto per vedere le sue amiche felici.
Sally arrivò di corsa e come al solito disse la famigerata frase
 
 
 “scusate per il ritardo”.
 
 
 Entrarono in classe e si sedettero verso gli ultimi banchi per poter parlare.
 La loro non era una scuola moderna anzi tutt’altro le aule erano molto piccole e sporche (i bidelli non facevano il loro dovere).
 Gli armadietti erano una cosa inguardabile quasi tutti rotti, un paio anche arrugginiti. L’unica cosa bella di quella  scuola era la palestra che era stata messa a nuovo da poco.
 
 
 
 
 Entrò in classe la prof di letteratura che dopo aver fatto una delle sue noiosissime lezioni, che se ci fosse stato Shakespeare si sarebbe addormentato a sentir spiegare i suoi scritti,assegnò le sue solite venti pagine da studiare seguite dalla campanella della ricreazione. Elisa prese il suo panino e si avviò in corridoio con Nina,Sally e Robin che era il ragazzo di Nina. Quei dieci minuti di serenità furono troncati dal solito tintinnio che sembrava voler dire
 
 
“ognuno nella propria cella !”.
 
 
Presero lo zaino e si recarono giù nel profondo del sottosuolo ,negli abissi della scuola, nei luoghi più oscuri dell’istituto: l’aula di francese!
Entrarono subito tutti nell’orribile aula e si sedettero all’istante erano tutti muti, immobili e attenti ad ogni qualsiasi rumore.
 
 
 Era in ritardo.
 
 La terribile prof(così si faceva chiamare quel demone) non era in classe,qualcuno stava cominciando a pensare che magari avrebbe fatto assenza invece eccola lì.
 La prof oggi era strana, stava amabilmente sorridendo (pericolo) li stava fissando e nel frattempo si sedette poi pronunciò tre parole:
 
 
 COMPITO A SORPRESA.
 
 
Tutti erano agitatissimi tranne Martin il secchione della classe,lui sapeva sempre tutto.
 Il foglio girato le venne posto davanti,Elisa afferrò la penna,la stappò e….si sentì bussare.
 La prof fece entrare, entrò un poliziotto di media statura ma molto robusto,aveva un aria dolce ma triste . Aveva in mano un foglietto con su scritto un nome, lo pronunciò
 
 
”Elisa Dinslay”.
 
 
Chiese alla prof se la ragazza poteva uscire e lei accettò. Ciò che le venne detto era catastrofico e quel qualcosa le spezzò il cuore, le cambiò la vita,per sempre.
Ciò che era successo era a dir poco tragico la sua palazzina,essendo di vecchia data, era crollata .Tutti morti,compresi i suoi genitori e il suo amato fratello.
 Era sola, come nel suo sogno. Scoppiò in lacrime.
Quel giorno non rientrò in classe.
 
 
 
 
 
Angolo dell’autrice
Salve a tutti,
spero vi sia piaciuto il mio secondo capitolo. So che è un po’ tragico ma fidatevi andiamo verso il miglioramento. Spero di aver descritto abbastanza il tutto e di aver raggiunto le vostre aspettative.
Se non vi è piaciuto o se vi è piaciuto (meglio) fatemelo sapere con una recensione: critiche e/o suggerimenti sono graditissimi.
Un grandissimo ringraziamento a ”irian” (autrice su efp) della quale vi consiglio vivamente “alpha e omega”.
Un saluto e al prossimo capitolo.

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Capitolo 3
*** l'edificio tempestoso ***


Erano le dodici circa, era primavera ma quel giorno il cielo non aveva la minima intenzione di tornare azzurro. Diluviava, infatti, da circa due ore e non sembrava volesse smettere.
Elisa era comodamente seduta nella macchina del poliziotto. L’ uomo era molto dolce e le parlava cercando di consolarla e intrattenerla conversando, ma niente. Elisa non aveva voglia di parlare difatti non disse nulla durante il tragitto. Il suo sguardo era perso.
 Guardava il finestrino: vedeva gli alberi sfrecciare e le gocce scivolare sul finestrino proprio come le sue lacrime sul suo volto. Piangeva da quando aveva saputo della tragedia. Pensava ad altro, si sforzava di pensare a cose belle ma anche riuscendoci il volto era ricoperto di lacrime e i fazzoletti bagnati aumentavano.
L a macchina si fermò davanti ad un edificio molto alto. Era terrificante e certamente lampi e tuoni non ne miglioravano l’aspetto. La corte stava decidendo cosa fare di lei. In un caso normale la ragazza sarebbe stata affidata  ad un qualunque parente ma per Elisa non era così facile. Sua madre era figlia unica, la nonna materna era in coma da molti anni ed il nonno vedendola in questo statosi era depresso ed era ormai chiuso in un istituto di igiene mentale o qualcosa del genere. La causa? Tentato suicidio.
 Dalla parte paterna era ancora peggio. Il padre aveva un fratello era vivo ma per almeno altri 40 anni sarebbe rimasto in carcere (in pratica fino alla morte). I nonni erano morti in un incidente prima che Elisa nascesse.
Il poliziotto disse ad Elisa di aspettare il verdetto nella stanza 273b al sedicesimo piano corridoi di destra. Elisa comincio a camminare alla ricerca dell’ascensore. Aveva tutto il tempo per trovare la sala in questione precisamente un’ora, ventisei minuti e undici secondi. Setacciò l’intero piano senza successo. Dopo circa un’ora che faceva su e giù per i corridoi il poliziotto le disse:
“Hai bisogno di aiuto?”
“Si grazie .Sto cercando l’ascensore”
Il poliziotto le fece segno di seguirlo e la condusse all’ascensore, lei ringraziò ed entrò nell’ascensore .Il  piano era il sedicesimo ma c’era un 16a e un 16b. Elisa salì sul primo ma arrivò nel magazzino. Si girò per risalire sull’ascensore ma qualcuno lo aveva chiamato. Aspettò circa cinque minuti poi chiamò l’ascensore vi entrò e andò al 16b. Vi arrivò e la fermò una donna che cominciò ad urlare ed ad inveire contro di lei:
“Questo non è un parco giochi ragazzina! Come ti sei permessa di prendere l’ascensore e salire senza permesso. Io chiamo la sicurezza! Anzi ti porto giù butto fuori di persona!”
La donna non diede il tempo ad Elisa di parlare che l’afferrò per un braccio e la portò con l’ascensore al piano terra. Era inviperita, probabilmente altri giovani si erano divertiti ad infastidire la segretaria “Paoline Rendey “ o almeno così era scritto su una spilla appuntata alla camicetta bianca. La donna aveva un espressione esasperata ma allo stesso tempo annoiata,i suoi occhi dicevano”io non dovrei essere qui”.La donna era molto bassa e altrettanto grassa, capelli neri e occhi marroni. Arrivate al piano terra continuando ad urlare la segretaria stava per buttarla fuori ma intervenne il poliziotto che spiegò le circostanze alla povera Paoline che ascoltava con aria dispiaciuta ma vogliosa di terminare il turno.
Elisa era ancora in tempo prese l’ascensore,questa volta non sbagliò piano,imboccò il corridoio di destra e si fermò davanti la stanza 273b. Appena in tempo. Il giudice ed i sui dipendenti cominciarono ad uscire sbigottiti della sua presenza. Difatti l’ultimo le disse:
“Ma chi ti ha dato il permesso di salire?”
Elisa avrebbe risposto ma non ne aveva proprio voglia.
Il giudice la invitò a seguirlo. La portò in una stanza al trentesimo piano, l’ultimo del palazzo: il suo ufficio. La fece sedere e le offrì un tdutb7t freddo con ghiaccio. Le doveva dire il verdetto ma ci girò molto intorno. Non era contento di rivelarle la nuova sistemazione. In pratica sarebbe stata affidata ad un giudice minorile che avrebbe amministrato i suoi beni e lei sarebbe stata portata in un orfanotrofio. Elisa uscì con le lacrime agli occhi e pur di non piangere davanti al giudice si fece tutti i piani a piedi.
Arrivata giù il poliziotto la portò in un hotel a dormire, sarebbe partita il giorno dopo. Prima di arrivarvi la portò davanti alle macerie della sua casa. Le consegnò due sacchi e le disse di riempirli con gli oggetti che riusciva a recuperare. Elisa seppe apprezzare il buon gesto dell’uomo. Portala lì era infatti una cosa contro la legge. Elisa non trovò molto ma recuperò la collana preferita della madre. La indossò e giurò a se stessa che non avrebbe mai più pianto ma sapeva che non sarebbe riuscite a mantenere la promessa infatti scoppiò in lacrime.
 
 
Angolo dell’autrice
Salve a tutti,
scusate se non ho scritto molto. Ma ho avuto gli esami di terza media e non sono riuscita a scrivere molto. Ricordo che recensioni di qualunque genere sono molto gradite. Grazie a tutti e al prossimo capitolo.
 
 
 

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Capitolo 4
*** In viaggio ***


Salve a tutti! Ecco un nuovo capitolo spero che vi piaccia J(vi avverto una cosa l’ho presa da un cartone bellissimo che ho visto da piccola)
 
 
 
Erano le sette circa, Elisa fece un’ottima colazione probabilmente l’ultima .
Preparò la valigia … se si poteva chiamare così: era infatti composta da oggetti che aveva preso il giorno prima e quello che conteneva lo zaino di scuola. Insomma proprio niente di particolare.
Scese le scale ed arrivò nella sala grande dell’hotel.
Si sedette, aspettava una persona alle 9.30 ma erano ormai le 9.38.
Non aveva con se un orologio ma c’è n’era uno accanto alla reception. Era un orologio a pendolo molto vecchio,strano che funzionasse, Elisa ne era affascinata non ne vedeva uno funzionante ormai da tanto tempo. Lei amava gli oggetti di antiquariato.
Da piccola infatti non viveva a Boston ma in un paesino chiamato Earltown non molto distante. Lì quando aveva quattro anni era uscita di casa da sola, non che volesse scappare, aveva solo intenzione di esplorare.
Faceva molto caldo ed Elisa camminava per una ripida salita arrivò davanti ad un negozio che non aveva mai visto.
Era in una parte del paesino dove i genitori non l’avevano mai portata. La porta era molto imponente aveva una maniglia di legno. Vi era intagliato un drago.
Il vetro era fatto in modo che non si vedesse l’interno.L’atmosfera era alquanto cupa nonostante il sole.
Elisa all’inizio aveva avuto paura ma poi era entrata, il negozio era vuoto non c’era anima viva.
 Era pieno di oggetti antichi. Vi erano mensole piene di libri, spade che ricordavano i cavalieri medievali, candelabri, scatole decorate in oro, gioielli, armadi pieni di pergamene, casse piene di tappeti orientali e tessuti magnifici ,cose assurde delle quali Elisa non conosceva neanche l’esistenza … e poi c’era lui.
Al centro della stanza troneggiava un orologio a pendolo bellissimo. Era alto e vi era, poco sopra il quadrante un cielo azzurro un prato e una pecora che mangiava. Elisa fissava l’orologio incuriosita.
Ad un certo punto sentì un rumore, era un vecchietto. Sorrideva e sembrava volesse dire” vedo che hai buon occhio”. L’uomo le disse che quell’orologio aveva una storia.
Le disse di aspettare fino a mezzogiorno,mancavano ancora due minuti. Quando scoccarono le dodici dal numero otto usci un principe, mosso dagli ingranaggi, e al posto della pecora comparve una fata e non una qualsiasi lei era la principessa.
Il vecchio le raccontò che i due giovani era innamorati ma tutti e due non potevano lasciare i rispettivi mondi, così si incontravano tutti i giorni a mezzogiorno pur sapendo del loro amore impossibile.
Elisa aveva solo quattro anni ma comprese la storia.
Di lì a qualche minuto arrivarono i genitori preoccupatissimi. Il proprietari del negozio li aveva chiamati subito dopo averle mostrato quel magnifico orologio.
Da quel giorno Elisa a mezzo giorno andava sempre a vedere l’incontro dei due amanti fino a quando all’età di 8 anni si trasferì a Boston.
L’orologio che tanto le stava a cuore non era come quello della sala ma Elisa vedendolo si ricordò di quanto era bello andare a vedere quella magnifica scena accompagnata dai dodici rintocchi dell’orologio.
Ripensando a quei momenti una lacrima le scese sulla guancia, si accorse che stava arrivando un uomo accompagnato dal poliziotto del giorno prima così si asciugò le lacrime e gli andò incontro.
Il poliziotto disse ad Elisa che lui era Eric e che la avrebbe accompagnata all’orfanatrofio.
Il sole splendeva in cielo, la pioggia e i brutti pensieri erano ormai andati via, almeno per il momento.
 Eric era un uomo sui 35 anni aveva gli occhi marroni ed i capelli castani pettinati in un modo strano. Aveva una bocca sottile e poco sopra dei baffetti che gli davano un aria intelligente. Indossava una camicia a scacchi rossa e bianca e dei pantaloni blu.
Avrebbero passato tutta la giornata insieme, l’orfanatrofio non era proprio a Boston si doveva arrivare in centro prendere la metro, il treno e infine un bus.
Si misero seduti alla stazione del 446 un autobus che li avrebbe portati in centro.
Eric cominciò a parlarle, sembrava molto simpatico le offrì una patatina fritta ed Elisa non ci pensò due volte, come rifiutare. Decisero che le avrebbero conservate per mangiarle un po’ alla volta durante tutto il viaggio ma dopo circa 20 secondi erano già finite tutte.
Parlarono di molte cose ad esempio di sport, Elisa aveva sempre sognato che il padre la facesse giocare a hockey ma lui era contrario voleva facesse uno sport tipo danza o ginnastica artistica.
Tutte le domeniche le faceva vedere programmi sul pattinaggio artistico, sulla ritmica, sulla danza moderna ma la stanza di Elisa rimaneva sempre tappezzata di poster riguardanti l’hockey.
Eric le raccontò invece che a lui non piaceva lo sport, lui amava il teatro in particolare quello shakespeariano. Le disse che era andato fino a Londra solo perché lì c’è n’era uno bellissimo, il più importante del mondo, aveva detto.
Elisa si stava davvero divertendo con Eric, anche se lui aveva 35 anni e lei solo 15 si stava davvero sentendo a suo agio.
Dopo circa un’ora che aspettavano videro in lontananza l’autobus, finalmente! Elisa non ne poteva davvero più.
Appena saliti Eric gli racconto che lui da bambino quando stava in autobus si divertiva sempre a fare un gioco con chi lo accompagnava. Ognuno dei due giocatori sceglieva maschio o femmina e si faceva a gara con quanti ce n’erano nell’autobus. Quando qualcuno scendeva si scartava e al momento di scendere vinceva la maggioranza.
Ad elisa piacque molto questo gioco così cominciarono. Elisa contava i maschi ed Eric le femmine, al cosa divertente era che il più agguerrito era Eric. Purtroppo per lui al momento di scendere c’erano 19 maschi e13 femmine. Scesero e salirono sulla metro, continuarono la loro partita. Eric 0 Elisa 1.
Sulla metro era un po’ più difficile perché c’erano più persone ma questa volta la sconfitta era evidente: 38 femmine e 21 maschi. Eric aveva avuto la meglio.
Arrivati alla stazione del treno si fermarono al bar per comprare qualcosa da mangiare poi salirono sul treno.
Dopo un po’ di silenzio Eric sorrise, Elisa gli chiese il perché e lui tirò fuori un pacco di marshmallow colorati. Elisa era felicissima avrebbero fatto un chubby bunny da paura. Ovviamente vinse Elisa che faceva pratica più spesso.
Arrivarono finalmente all’orfanatrofio, si trovarono davanti un cancello alto, molto imponente. Ai lati c’era, invece, un grazioso muretto di mattoni che segnava il confine del giardino.
Per entrare nell’edificio si doveva percorrere un sentiero, lì intorno erano coltivati con cura fiori di ogni forma e colore.
Arrivati davanti alla porta Eric bussò. Venne ad aprire una signora vestita di bianco che li fece entrare. Fece sedere Elisa e le diede il benvenuto.
Eric le consegnò dei documenti la donna li scannerizzò sul computer e poi li ripose accuratamente in un grande raccoglitore rosso che mise nel cassetto della scrivania.
Arrivò una ragazza di 15-16 anni con una tazza di thé caldo. Elisa l’accettò con piacere.
La donna disse ad Eric che poteva andare Elisa un po’ triste corse da lui e lo abbracciò ringraziandolo di cuore per tutto.
La donna la condusse in una stanza vicino all’ingresso e le disse che per questa notte avrebbe dormito lì. Avrebbe trovato un cambio di biancheria e di vestiti. Elisa si avviò stanca ma con il sorriso. Era stata una bella giornata.
 
ANGOLO DELL’AUTRICE
Salve a tuttiiiii. Spero che vi sia piaciuto. Mi dispiace che non ho scritto molto di questi tempi ma non avevo i mezzi per farlo, vi prometto che scriverò con più costanza. Vi prego di recensire critiche e consigli sono ben accetti!
                                                                                                                       Un bacio la vostra Wendina

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