It's over

di il dolce bacio di Harry
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Where are u? ***
Capitolo 2: *** Free fall. ***
Capitolo 3: *** And now? ***
Capitolo 4: *** Nightmares. ***
Capitolo 5: *** I miss u. ***
Capitolo 6: *** Help me. ***
Capitolo 7: *** One love. ***
Capitolo 8: *** You're an idiot! ***
Capitolo 9: *** Bye my love and only love. ***
Capitolo 10: *** The return. ***
Capitolo 11: *** Explanation. ***
Capitolo 12: *** Five days. ***
Capitolo 13: *** Kiss? ***
Capitolo 14: *** An afternoon together. ***
Capitolo 15: *** Confusion. ***
Capitolo 16: *** Hug. ***
Capitolo 17: *** Stop, please! ***
Capitolo 18: *** Remember. ***
Capitolo 19: *** Drunk. ***
Capitolo 20: *** Dad? ***
Capitolo 21: *** Serial. ***
Capitolo 22: *** A big day with a big hug. ***
Capitolo 23: *** Dad? Jane? ***



Capitolo 1
*** Where are u? ***


Prendo il cellulare e guardo distrattamente l'ora per poi sbuffare sonoramente.
Bene, anche stamattina mi sono superata visto che stanotte non ho dormito quasi per niente; la causa?


Tu.


Anche stanotte sei sparito chissà dove, per fare cosa poi ancora non lo so.
Fatto sta che sei strano, strano da morire; sono giorni che non mi parli, non mi abbracci e non mi sfiori più ed io mi danno per riuscire a capire per quale assurdo motivo ti stai comportando così.
Io Tom non lo capisco, ti giuro mi sforzo di capire se abbia fatto qualcosa di sbagliato ma non mi sembra.

Tom.

 

Tom.

 

Un nome che potrei ripetere all'infinito senza mai stancarmi, senza mai perdere la concentrazione perché non mi stuferei mai di te; sai com'è!
Sei il mio punto di forza, l'energia che mi fa sentire viva e pronta a mettermi in gioco e a rischiare per far valere le mie opinioni, per far capire chi sono veramente.
Sei il primo a credere in me, a dirmi di non mollare, a farmi sperare in un mondo migliore pieno di rispetto e di dignità.
E il solo pensiero che possa perderti mi fa impazzire letteralmente giuro!
Vorrei piangere ma trattengo il tutto; non posso risolvere così questa situazione che si è venuta a creare.
Anche se vorrei...
Sai quanto sia debole e incline ad esternare i miei sentimenti con il pianto.
' Ma Steph possibile che tu debba piangere in ogni momento?'; è quello che mi ripeti sempre Tom, le stesse identiche parole.
Ormai le so a memoria, sono intrise nella mia identità, nella mia persona e ormai nel mio modo di essere.
Come quella volta in cui mi regalasti il maglioncino che tanto volevo.
Prima reazione?
Pianti e ancora pianti.
E tu ridevi Tom, ridevi così tanto da far ridere anche me.
Ridevi con gli occhi ma soprattutto con lo spirito.
Ora invece mi sembra di vivere con un'altra persona totalmente estranea a me e alle mie abitudini.
Una persona con cui condivido tutto o almeno dovrei.
Ora invece appena mi infilo sotto le coperte ho paura che tu possa sparire così nel nulla.
Dissolto nel vuoto.
O quando mi sveglio la mattina ho paura di non trovarti sul terrazzo a fumare la tua prima sigaretta della giornata.
Ho paura Tom, ho paura e basta.
Non mi vergogno minimamente a dire queste cose.
Mai.
Ho paura che la nostra relazione possa crollare a terra, semplicemente rasa al suolo da qualche evento traumatico.
E non voglio e non posso permetterlo.

Tom sarà la trecentroventisettesima volta che ripeto il tuo nome.
Perché?

Sospiro guardando la nostra foto sul comodino e dopo aver indugiato un ulteriore momento decido che prendere una boccata d'aria forse mi farà stare meglio così mi dirigo verso il balconcino della cucina per rilassarmi.
Certo!
Come se potessi riuscirci...
Tentar non nuoce come si suol dire, così eccomi qui.
Inspiro a pieni polmoni l'aria fresca e pungente che sferza sul mio viso completamente struccato mentre osservo quel che ha da offrirmi il panorama circostante rimanendo sempre più affascinata dalla naturale bellezza del posto in cui vivo.
Los Angeles: la grande metropoli, la città dei vizi, giochi, tradimenti ma anche la città delle grandi meraviglie e delle bellezze paesaggistiche a cui molto spesso nessuno fa riferimento.
E tu pensa che neanche volevo venirci io a Los Angeles...
Abbandonare tutto per cosa?
Per inseguire l'amore?
'No, no, e no! Io non vengo Tom; mi dispiace ma non può funzionare a Los Angeles' .
Ricordi?
Le prime parole che dissi dopo aver ascoltato la tua proposta.
Sono stata molto restia ad acconsentire come tu sai bene ma davanti ai tuoi occhi da cerbiatto e qualche moina da bimbetto furbo non ho saputo resistere Tom.
Sapevi che avrei ceduto alla fine, perché tu sai tutto di me.
E sapevi che alla fine me ne sarei innamorata Tom, sapevi tutto!
Ogni singolo fottuto particolare tu lo sapevi.
Mannaggia a me e a quando mi faccio fregare con le tue idee e proposte; ma come si può dir di no alla persona che ami?
Io non ci riesco e non ci sono mai riuscita; andrei pure in capo al mondo per seguirti o sulla luna se dovessi.
Fatto sta che lo farei e basta.
Il mio cuore mi porterebbe con te a forza.
Perché il mio futuro è con te, non vedo altre alternative; ormai sento di avere con me la cosiddetta e tanto temuta 'anima gemella'.
Ebbene sì per me sei la mia anima gemella, mi completi in tutto e per tutto Tom.
Siamo come il caffè ed il latte, come il dolce ed il salato, come la luna ed il sole.
Dipendiamo l'uno dall'altra senza neanche accorgerci e questa è la cosa più bella.

 

Mi manchi Tom.


Mi manca tutto di te Tom...


Il tuo sorriso, le tue mani da chitarrista, i tuoi occhi, le tue labbra.


Il tuo odore.


La tua anima.
Tutto per essere tutto eh.


Scuoto la testa per cacciare i pensieri negativi e mi stringo addosso il maglioncino come a cercare calore.
Ad un tratto sento una voce dietro di me ed un leggero 'ciao'.
So già che sei tu Tom, non ho bisogno di voltarmi per accertare la tua presenza.
Aspetto a voltarmi, non sono ancora pronta per affrontare il tutto.
In realtà non sono pronta nemmeno per salutarti in questo momento.
Non ho pensato ad un minimo discorso.
Brava!
'Brava Steph' continuo a ripetermi mentalmente mentre sento il mio respiro farsi più pesante e marcato.
Ma non c'è altro tempo.
Ti avvicini ed io mi volto per scrutarti meglio e noto una profonda tristezza nei tuoi occhi.
Ho un presentimento brutto e la tua faccia da cadavere mi da quasi la conferma.
< Allora? > domando piena di speranze, aspettative e di sogni.

 

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Capitolo 2
*** Free fall. ***


Lo guardo con attenzione mentre attendo che mi dica qualcosa.
Qualsiasi cosa, basta che parli!
È dannatamente frustrante non sapere cosa passa per la testa della persona che hai di fronte che in questo caso dovrebbe essere il tuo compagno di vita.
Peggio pure quindi.
Mi osserva dalla testa ai piedi fissandomi come solo lui sa fare provocandomi dei leggeri brividi ai quali tento di resistere stringendomi ancora di più nel maglioncino grigio chiaro che mi arriva fino al ginocchio.
Ma non parla, anzi…
Si avvicina alla ringhiera in ferro battuto e con grazia sfila una sigaretta dal pacchetto dimezzato prima di portarla alle labbra ed aspirare avidamente come se fosse l’unico appiglio a cui aggrapparsi.
Bene, adesso mi tocca pure aspettare che finisca la sigaretta.
L’ansia mi sta uccidendo ed inizio leggermente a stufarmi tanto da battere nervosamente i piedi sul pavimento.
Perché diavolo si comporta così?
Sa che odio aspettare e sa anche che mi deve delle fottute spiegazioni per la sua assenza di questa notte che se solo ci penso svengo.
E se mi ha tradita?
Come potrei perdonarlo?
Magari è proprio questo il motivo, un tradimento.
Se fosse veramente così non lo tollererei assolutamente; ci siamo sempre detti tutto e questa sarebbe la prova che è venuta a mancare la fiducia ossia la parola chiave della nostra storia e non può essere.
Ricordo ancora quando mi disse ‘non ti prometto nulla Steph, ricordati che non so amare’.
Cazzate.
Puramente cazzate
.
Sei capace e di questo sono più che sicura visto le numerose dimostrazioni che mi dai ogni giorno.
O meglio mi davi..
Il parlare al passato mi fa male, se non di più; mi sento quasi come se stessi per esplodere e frantumarmi in mille pezzi di ogni possibile materiale.
Oro.
Argento.
Piombo.
Meglio pensare al presente.
Noi siamo il presente e spero vivamente in un nostro futuro.
Anche se con insicurezza lascio perdere i miei dubbi ed i miei discorsi esistenziali e molto cautamente mi avvicino a Tom per poi abbracciarlo e lasciargli dei piccoli baci sulla nuca ma noto che lui non mostra alcun tipo di reazione e questo mi spaventa.
Al che sbotto e piazzandomi davanti a lui chiedo finalmente < Tom che succede? >.
E non parla.
Si limita a sbattere le ciglia e a guardarmi.
Al che gli prendo la faccia tra le mie mani e cautamente domando < mi spieghi che sta succedendo e perché sei uscito di fretta e furia stanotte? Dove sei stato? Perché fai così? >.
< Frena, troppe domande > risponde finalmente Tom e con non curanza si porta alle labbra un’altra sigaretta che io prontamente gli sfilo quasi con rabbia.
< Tom, conto fino a dieci. Sono giorni che sei strano e stanotte sei andato via così fammi il santissimo piacere di dirmi che cazzo sta succedendo porca la miseria > sbotto iniziando a diventare rossa per lo sforzo di mantenere la calma che purtroppo è lontana ormai.
< Che cazzo ti salta per la mente? Sei impazzita Stephanie? > dice tutto d’un fiato prima di rendersi conto di aver fatto una cosa senza eguali.
Mi ha chiamato Stephanie e questo non succedeva da anni.
Anzi direi che non è mai successo.
Per lui sono sempre stata la sua Steph, la dolce e premurosa Steph, la gentile ragazza pronta a seguirlo dappertutto e a sopportare le peggio vigliaccherie da parte delle sue fan.
Ad ogni costo, senza il minimo sforzo.
Tutto per amore, tutto per lui.
< E così sono diventata addirittura Stephanie; cavolo.. > esprimo senza rendermi conto iniziando a scuotere la testa.
Si avvicina e dopo aver preso un bel respiro mi fa cenno semplicemente di sedermi ed inizia a parlare lentamente < senti dobbiamo parlare, ci ho pensato molto e devo dirti una cosa di vitale importanza >.
Ecco ci siamo!
Adesso scoprirò se le mie previsioni si avvereranno o no.
Annuisco e dopo essermi messa seduta lo incito a parlare.
Avanti!
Cavoli!
< Io non riesco più a fare finta di niente; sono stufo di sentirmi così e penso che mi farebbe bene per un po’ cambiare aria > dice prima di guardarmi ed aspettare qualche mia reazione.
Ah vuole cambiare di nuovo casa!
Andiamo da qualche altra parte.
Allora non mi ha tradita o che…
Mi sento sollevata nello scoprire che la situazione potrà essere rimediata; sarà così.
Senza nessun’ombra di dubbio.
Gli prendo la mano e sicura di me stessa affermo < va bene, cambieremo casa e posto in cui vivere Tom; decidi tu io mi adatto. Se è per farti stare meglio certamente.. >.
Ma invece di ricevere una carezza, un bacio o un abbraccio semplicemente ritrae la sua mano dalla mia facendomi sentire un’ emerita cretina.
< Non è quello che intendevi? > chiedo titubante ma nulla.
Ci riprovo < Tom, cosa intendi per dire che sei stufo e che vuoi cambiare aria? >.
Scuote la testa e sbuffa sonoramente prima di alzarsi e fare su e giù per il balcone in cerca di quelle parole così sbagliate.
Passano secondi, secondi che per me sono minuti; attimi in cui ripenso all’inizio di tutto, alle numerose avventure, alle risate, agli abbracci, ai pianti, alle cene, ai festeggiamenti, ai tour, agli amici.
Al nostro amore.
Semplicemente a tutto.
Poi lasciandosi sfuggire un gemito mi sussurra all’improvviso < che è finita >.

Che è finita.
Finita.
Finita?
Sì, finita.
Sbatto velocemente le ciglia mentre tutt’intorno prende a girare vorticosamente.
Immagini su immagini e colori su colori.
E crepe soprattutto.
Crepe dal mio cuore.

Mi lascio sfuggire una lacrima che prontamente asciugo e sibilo un sonoro < vaffanculo Tom; se è uno scherzo è di cattivo gusto cazzo! >.
Ma evidentemente non è così visto che non mi contraddice.
Mi alzo in piedi e lentamente chiedo < come può essere finita? >.
< Senti Steph, te l’ho detto ho bisogno di cambiare aria, di distrarmi e di stare da solo per un po’… di riacquistare la felicità insomma > dice tranquillamente.
< No, non può essere Tom io.. tu non possiamo buttare via tutto questo > balbetto senza sosta prima di scoppiare a piangere come una bambina di due anni.
Di nuovo secondi interminabili finché ci riprovo < Tom non lasciare che le cose negative buttano la bellezza della nostra vita; ci amiamo no? >.
< È questo il punto; non so più nulla…io > inizia a dire Tom prima di essere bloccato dalla sottoscritta con un < cosa tu, cosa cazzo! Mi ami? >.
< Non lo so, io no so più nulla… Scusa > mi sussurra provando ad avvicinarsi.
Mi volto prima di urlargli contro i peggio insulti e domandare < ma sei impazzito? Sei uno stronzo! Come sarebbe a dire che non lo sai? Come? >.
Lo guardo amaramente mentre le mani iniziano leggermente a tremarmi per la rabbia, per la frustrazione, per l’enorme presa in giro di questi anni.
< Non ti amo più Stephanie, questo è quanto > sbotta il mio ragazzo ormai ex prima di ricevere qualcosa di inaspettato.
In un attimo la rabbia prende il sopravvento e senza rendermi conto gli tiro un ceffone talmente forte da lasciargli l’impronta delle mie dita stampate in faccia.
Lo guardo, lui mi guarda.
Nei suoi bellissimi occhi leggo di tutto, dalle emozioni più disparate.
Amarezza, tristezza, stupore e soprattutto una parola.
Fine.
 Prima che possa dire o fare qualcosa sussurro calcando bene le parole un < vai all’inferno >  e torno dentro dove mi chiudo in bagno sotto la doccia per ore aspettando che l’incubo finisca.
Ma non ne sono più così convinta.
Non sono più convinta di nulla.
Cosa accadrà ora?
Come farò a rialzarmi ed andare avanti?
Come farò a dimenticare tutto questo?
Come farò a dimenticare lui?

 

 

 

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Capitolo 3
*** And now? ***


Non so da quanto tempo l’acqua scorre senza sosta sul mio corpo nudo e tremante; non so quanto tempo sia passato fatto sta che decido di uscire dalla doccia e di affrontare la dura realtà.
O meglio verità per essere più chiari.

È finita.
Finita, finita sul serio; qui non si scherza mica.
Fine.
La fine di una stagione, la fine di un sogno, la fine di tante aspettative, la fine di speranze, la fine dell’amore.



Amore.

 

Rabbrividisco al sol pensare alla codesta parola così scuotendo la testa mi preparo a fare ciò che non avrei mai pensato di fare.
Lasciare la casa, lasciare la nostra casa per sempre.
Dopo essermi infilata un accappatoio ed aver phonato i capelli frettolosamente esco dal bagno e mi dirigo verso la mia ex camera da letto  a passo svelto prima di bloccarmi sulla porta dell’entrata.
Eccolo lì.
Tom.
L’amore della mia vita; che mi fissa con quegli occhi capaci di farti sciogliere come un gelato sotto il sole cocente di Luglio.
Con quegli occhi magnetici, affascinanti, felini direi; capaci di catturarti e di rubarti il dono più prezioso che tu possa avere: l’anima.
Tom tu mi hai rubato l’anima.
Con non curanza dico < credevo te ne fossi andato > mentre mi avvicino al grosso armadio per prendere i vestiti da indossare.
Tom non fa un cenno così gli intimo un < voltati > che non ammette alcun tipo di risposta; poi mi volto e una volta abbandonato l’accappatoio sull’enorme letto a baldacchino mi infilo l’intimo.
In questo momento non mi frega di essere nuda o che di fronte a lui; voglio solo uscire da questa casa e non metterci più piede.
‘Brava Steph così si fa!’ continuo a ripetermi ininterrottamente.
< Perché mi hai detto di voltarmi? Come se non ti avessi mai vista nuda Steph > dice Tom sghignazzando prima di guardarmi.
< Non chiamarmi Steph, mi irriti. E non ridere coglione > sbotto senza rendermi conto.
< Capisco che sei arrabbiata ma era solo per dire che non devi scaldarti tanto se ti vedo nuda; solo questo > continua Tom prima di afferrarmi un braccio per farmi smettere di camminare come fossi un uragano.
Lo guardo con indifferenza prima di esclamare un < lasciami Tom; non fare lo spiritoso che la situazione non lo permette.. >.
< Ma cavoli fammi spiegare.. > inizia quasi a supplicare Tom prima di essere interrotto dalla sottoscritta < cosa vuoi spiegarmi Tom? Cosa? Sentiamo! Bello mi hai scaricata, c’è poco che tu possa fare o possa dire sbaglio? >.
Scuote la testa e inizia con una manfrina che non finisce più < ho capito che non sei felice di quello che ti ho detto Steph… Stephanie ma voglio spiegarti il perché di questa decisione. Sai che ho sempre creduto nella nostra storia e sai anche che sei stata l’unica in grado di cambiarmi in meglio e credere nell’amore >.
< Cazzate Tom, solamente cazzate > rispondo acidamente.
< Come puoi dire che sono cazzate scusa? Come? Il nostro amore è una cazzata? > sbotta inarcando un sopracciglio più del dovuto.
< Non sto dicendo questo, non è mai stata una cazzata! Sei un perfetto idiota Tom; come puoi pensare una cosa del genere? Come? > chiedo accigliandomi e scollandomi di dosso le sue mani grandi e callose.
< Mi fai pensare questo; sei tu che ti comporti come una bambina e non affronti la situazione non io > dice Tom con non chalance.
< Cosa? Ma diamine ti senti dico io? Io mi comporto da bambina? Chi ha lasciato chi? Come dovrei sentirmi? Felice? Sollevata? Finalmente libera di trovare un altro uomo? > chiedo senza sosta prima di fermarmi per prendere un respiro.
Poi imperterrita senza aspettare il parere di Tom continuo a raffica dicendo tutto ciò che mi passa per la testa <  Cristo Santo Tom, lo capisci che ti amo? Lo capisci che senza te non vado da nessuna parte? So che ti sembrerà stupido e banale ma è così.  Come posso ascoltare ciò che vuoi dirmi? Ho il cuore infranto cazzo; lasciami stare >.
Detto ciò mi curvo per prendere la valigia dentro l’armadio ed inizio a buttarci letteralmente i vestiti mentre Tom perplesso mi chiede < e adesso che fai? >.
< Cosa faccio? Vado via non è palese? Vado via di qua e soprattutto da te > sussurro mentre una lacrima scende e va a bagnare le mie guance colorate di un rosso porpora a forza di urlare ed inveire.
< Io… Non so che dire Steph; prenditi del tempo non affrettare le cose > afferma Tom dubbioso della mia reazione.
< Non aspetto proprio per niente Tom, devo andare via e così sarà che tu lo voglia o meno > affermo decisa e sicura mentre chiudo la valigia con uno scatto.
Scendo di sotto quasi correndo con Tom che mi segue come fosse un segugio o un leone che insegue la propria preda e solo alla fine mi blocco e voltandomi chiedo < c’è qualcun’altra? >.
< Co..Come scusa? > chiede Tom sbiancando tutt’un tratto.
< Hai capito bene; avanti sono tutta orecchie. Sputa la dannata verità > asserisco posando la valigia per terra e chiudendo la porta che avevo prontamente aperto.
Mi osserva deciso prima di affermare senza dubbi ed insicurezze < non c’è nessun’altra Steph; tu sei stata l’unica e sei l’unica. Purtroppo è venuto a mancare qualcosa che ancora non mi spiego. Ecco vedi io non voglio essere il tuo compagno, il tuo confidente, la tua cassaforte di sogni e speranze, non ho più motivo; non c’è più la spinta che mi faceva fare tutto: l’amore.. >.

Bam!

Colpita ed affondata.
Con queste parole è ufficialmente crollata la mia forza.
Lacrime ed ancora lacrime che prontamente ricaccio indietro.

Adesso sono proprio senza forze per ribattere così faccio per voltarmi ed andarmene quando senza neanche guardarlo in faccia sibilo a denti stretti ma in modo che possa sentire un bel < vai all’inferno Tom; spero che chiunque verrà dopo di me ti faccia soffrire così come tu stai facendo soffrire me e… ti auguro di restare solo, di non innamorarti e di trascorrere una vita triste e sola >.
Chiudo velocemente la porta e mi dirigo a destra per dirigermi verso l’unica destinazione a cui ho pensato e su cui posso fare veramente affidamento.
Casa di Bill Kaulitz.
Eggià proprio lui; l’unico tra pochi amici che può consolarmi ed aiutarmi a trovare una minima forza per rialzarmi e far vedere che sono più forte di prima.
Dieci minuti.
Dieci fottuti minuti prima di arrivare a destinazione.
E non sono ancora arrivata a metà strada figuriamoci.
Non vedo l’ora di arrivare e piangere dolcemente cullata dalle braccia di colui che posso consigliare un amico fidato, direi il mio migliore amico nonché ex-cognato.
Vorrei piangere, buttarmi per terra ed urlare come una ragazzina autistica in preda ad una crisi isterica; piangere fino a far incollare le lacrime alle guance, fino a non farmi respirare, fino a farmi male.
Ancora non mi spiego il perché di tale situazione, il perché l’origine delle mie gioie mi abbia lasciato così come una povera stronza non degna neanche di rispetto.
Come può finire tutto da un momento all’altro?
Come si possono cancellare o direttamente annullare tre fottuti anni di relazione?
Come?

‘Semplice, te lo ha detto espressamente Steph.. non ti ama più’ continua a ripetermi una vocina alquanto fastidiosa nella mia testa ormai presa dalle mille paranoie ed insicurezze.
La colpa è la mia; solo la mia.
Dovevo capire, immaginare che non sarebbe mai cambiato; lui il grande Tom.
L’inimitabile, il grandioso, l’affascinante chitarrista della famigerata band Tokio Hotel ritornata alla carica dopo anni di assenza totale.
Il cosiddetto ‘SexGott’, il Dio del sesso in carne ed ossa.
Altro che Dio, un cretino è.
Solo questo.
Un imbecille che preso chissà da quale sconforto lascia tutto come se niente fosse.
‘Sai ho bisogno di cambiare aria, di stare un po’ da solo’ ripete la voce di Tom a raffica.
Sì certo, bravo, complimenti!
Scappa.
Scappa pure, sta da solo, rifletti.
Sparisci e non esistere più.
Non mi cambia niente.
Sì certo..
Come no!

Continuo così imperterrita fino a che dopo aver attraversato la strada mi fermo sul ciglio della strada, suono ed attendo che mi venga aperto il grande cancello in ferro battuto stile carcere per la precisione.
Ma nulla, non apre nessuno.
Sto per perdere le speranze ed andarmene quando il cancello emette il solito clic che segna l’apertura automatica.
Con grande sollievo (devo ammetterlo) mi dirigo a grandi falcate verso la veranda posteriore dove scorgo la figura imponente di Bill accompagnato da una figura più massiccia: Gustav, batterista nonché grandissimo amico di Bill e bhè degli altri.
Mi guarda preoccupato e dopo aver afferrato la mia valigia mi fa segno di entrare in casa.
< Che diavolo è successo? > chiede Bill evidentemente preoccupato.
Scrollo le spalle e dico < è successo che tuo fratello si è rincoglionito >.
< Mi ha chiamato dicendo che eri andata via di casa.. sei matta? > domanda Bill sedendosi sul grosso divano in pelle nera lucido.
Emetto un grugnito e sbotto < ah così il signorino non si è degnato di dirti il perché me ne sono andata di casa. Bravo! >.
< Che è successo? Avete litigato? Ti ha picchiata? > domanda Gustav aggrottando le sopracciglia nascoste dai grossi occhiali neri.
< Gustav! > esclama Bill indignato.
< No, non mi ha mai picchiata… lui > inizio a dire prima di tremare leggermente.
Non riesco a dirlo, non ci riesco proprio cavolo.
< Lui? > domandano ansiosi i miei amici.
Uno, due, tre.
Ce la puoi fare Steph!
Calma, un bel respiro.
< Lui mi ha lasciata > asserisco distogliendo lo sguardo per attutire il colpo subito.
Non ce la farò mai a superare questa dannata situazione.
Uscirò matta, me lo sento…
Sospiro amaramente e rivolgo lo sguardo pieno di sogni infranti ai miei amici che prontamente mi abbracciano senza dire nulla.
< E perché ha fatto una cosa del genere? > chiede Bill frettolosamente.
<  Io non lo so; so solo che… oddio non riesco neanche a > provo a dire in preda ad un pianto che minaccia di uscire da un momento all’altro.
E di nuovo mi ritrovo a piangere e singhiozzare come una bambina; piangere come quando mentre cammini per strada accidentalmente ti cade il gelato dalle mani o quando ti sbucci un ginocchio sulla ghiaia calda e ruvida.
O come quando semplicemente non sai più dove aggrapparti perché ormai non c’è più speranza, nulla.
Non c’è più l’amore, il collante che tiene in vita le persone, le cose; la forza attrattiva che ci rende schiavi e succubi di un sogno che in ogni caso è destinato a fallire e cadere.
Nulla di nulla.
Solo l’amarezza, un grande sentimento che mi tormenta ormai da giorni.
L’amarezza di aver sprecato tempo, abitudini; di aver sprecato i miei costanti sentimenti nei confronti di colui che amavo.
Amo.
Purtroppo per quanto sono ferita è ancora così ed io non me lo so spiegare, non mi do pace, ragione.
< Basta ti prego Steph, altrimenti piango pure io > dice Bill asciugandomi una lacrima con la manica della sua giacca scozzese.
Annuisco ma non sono molto convinta.
Ma ormai di cosa sono convinta?

< Dai ti faccio un thè, ti va? > mi chiede compassionevole Gustav mentre si dirige in cucina lentamente.
Sorrido nel pensare alla tenerezza dei mie amici.
Non si è preoccupato minimamente di sentire la risposta che già si è diretto verso la cucina pronto a darsi da fare per farmi rilassare un pochino.
E Bill?
È distrutto, lo so bene.
Non si sarebbe mai aspettato che suo fratello potesse fare una cosa del genere.
Abbandonare l’unica ragazza in gamba e con la testa sulle spalle, pronta a fare sacrifici per costruire un futuro.
Ma quello nessuno, o almeno credo.
‘ Basta, fattela finita di farti del male Stephanie’ mi ripeto lentamente quasi volessi farmi del male.
Mi asciugo le lacrime e dico < dai andiamo in cucina che Gustav ha bisogno della nostra mano altrimenti brucia tutto >.
Prima di andare in cucina Bill esordisce < io ci sono sempre stato e ci sarò sempre per te Stephanie; qualunque cosa accada. Sappi solo che meriti di meglio >.
Annuisco e tirando un sorriso che sembra più una smorfia mi dirigo in cucina seguita dal mio amico.
< Oh Gusti sei riuscito a non bruciare nulla. Bravo! > esclamo battendo le mani e dando un buffetto sulla guancia al ragazzo in questione che mi guarda in cagnesco per averlo chiamato con il nomignolo ‘maledetto’ come è solito definirlo.
< Allora… Cosa farai adesso? > tenta di dire Bill aspettando una mia reazione che non arriva.
Scrollo le spalle e tento di rispondere lentamente < non saprei potrei cercare un hotel, o potrei tornare nel mio vecchio quartiere anche se l’idea non mi alletta >.
< Scherzi? In quella topaia con i ratti non ci vai questo sia chiaro; potresti non so fermarti qui che ne dici? > propone Bill sorridendo.
< Non saprei, non voglio approfittare della tua pazienza Bill e poi voi ragazzi avete da fare; prove su prove, serate, interviste e sarete stanchi come  minimo. Non voglio essere d’impiccio > asserisco decisa e sicura di me.
< D’impiccio? Ma sei matta? Tu non sei mai e poi mai d’impiccio mia cara Steph. Come potresti essere d’impiccio? Starai qui e su questo non si discute.. almeno mi aiuterai con la casa dal fare il bucato a fare la spesa e.. > continua imperterrito Bill prima di beccarsi una gomitata nelle costole da Gustav che lo guarda accigliato.
< Che c’è? > tenta di dire Bill spaurito.
< C’è che magari Stephanie vorrebbe riposare e tu non le sei d’aiuto tenendola qui costretta a sorbirsi le tue logorroiche paranoie > osserva Gustav ammiccando nella mia direzione.
Bill annuisce e si scusa per il suo discorso più lungo del dovuto e mi chiede < va bene la camera degli ospiti al piano di sopra? Così io sarò vicino per qualunque cosa e sai com’è ci può stare che..>.
Un’altra gomitata gli impedisce di continuare a parlare ininterrottamente.
Ed io rido davanti a quella scena familiare.
Rido di fronte alla scena quotidiana, ormai abituale dei miei amici che scherzano e ridono accompagnati dagli altri due membri mancanti: Georg e..
Sì Tom.
Il sol pensare al nome ‘Tom’ basta per rabbuiarmi e farmi sentire una nullità.
Bene.
Iniziamo proprio bene.

 

 

 

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Capitolo 4
*** Nightmares. ***


Mi sveglio di soprassalto nel cuore della notte e mi volto velocemente alla mia destra per afferrare il bicchiere d’acqua che bevo frettolosamente finendo col bagnarmi il collo sudato e tremante.

La causa?

Semplice, i numerosi incubi e demoni che mi assillano ormai da ben due notti.
Incubi che si ripresentano costantemente facendomi sentire impotente, una vera nullità che non può fare nulla per eliminarli o per lo meno attutirli.
‘Tom, Tom, Tom, Tom, Tom’ continua a ripetermi la solita vocina mandandomi in tilt.
Se solo ci fosse lui qui con me non sarebbe così; mi cullerebbe, mi farebbe sorridere e teneramente mi farebbe addormentare tra le sue possenti braccia fino a farmi dimenticare del male nel mondo e delle relative disgrazie.
Ma purtroppo non c’è e quindi mi ritrovo ogni notte a combattere con lo stesso identico sogno.
Identico, fine a se stesso con la stessa ed inimitabile conclusione.
Sarà mica una previsione quella di rimanere da sola per il resto della mia vita?
Senza un uomo al mio fianco, senza un bambino che scorazza felice per casa, senza una casa solida, accogliente, piena di cose deliziose e soprattutto piena di amore.

Amore.

Non so quante volte in questi giorni abbia pronunciato questa parola mentalmente iniziando seriamente a preoccuparmi di diventare pazza o qualcosa di molto simile.
Scuoto la testa e con una insicurezza tipica molto spesso dei bambini piccoli mi rimetto sotto le coperte pronta ad affrontare la notte ancora lunga.
Mi sento veramente una sciocca, una cretina a dire il vero..
Neanche i bambini piccoli fanno così tanti capricci quando dormono da soli di notte.
Il punto, il vero problema di questa situazione è che io non sono più abituata a dormire da sola.
Eh no, con me fino a due giorni fa salvo delle complicanze tipo tour o altro c’è sempre stato  un ragazzo al mio fianco.

Il mio ragazzo.
Il mio Tom.
Il mio futuro.
Il mio universo.
Il mio.
Il mio..

Era il mio devo dire.
Adesso proprio non ho più nulla, niente di niente.
‘Dormi Stephanie, avanti’ mi dico silenziosamente mentre chiudo gli occhi.

Un vialetto; una casa, un giardino.
Una porta; una signora triste, una vecchia sconsolata e sola.
Senza nemmeno un cane.
Profonde rughe marcano i suoi occhi ed i vari lineamenti del viso ormai quasi decaduto.
I suoi occhi sono profondi, profondi come un pozzo nero, un pezzo che va a finire in un burrone.
E poi un vuoto, un vuoto incolmabile, fatto di mostri della notte che si divertono a mangiare, a strappare letteralmente a pezzi l’anima.
E poi la signora pronuncia un nome, il solito; come se fosse una cantilena melodica ma allo stesso tempo drammatica.
Il nome stride a contatto con le labbra della vecchia.
Un nome che si fa sempre più marcato, accentuato
Tom.
Tom.
Una, due, tre, quattro, centotrentamila volte lo stesso nome.
Urlato a squarciagola, sputato con il sangue che inizia a colare dagli angoli delle labbra dischiuse.
Sangue, amaro e corpulento.

Apro gli occhi di scatto e noto che il mio battito è accelerato notevolmente.
Sembra quasi un cavallo in corsa, totalmente imbizzarrito, preso da chissà quali sconforti mentali o che.
Mi siedo sul letto e dopo aver preso la decisione che in questo momento sembra la migliore infilo le ciabatte e mi dirigo silenziosamente verso la camera di colui che può aiutarmi in questo momento.
Bill.
Senza esitazioni apro la porta della sua camera e con grande sorpresa noto che è ancora intento a lavorare sul grande letto che potrebbe ospitare quattro se non cinque persone.
Non si è accorto praticamente di nulla così dico a voce abbastanza bassa ma in modo che possa sentire < Bill io non riesco >.
< Oh Steph, non ti avevo sentita. Vieni qui, coraggio > mi dice facendomi segno di salire sul letto al suo fianco.
Mi avvicino e con un piccolo salto mi siedo accanto a lui che prontamente allarga le braccia in modo che possa appoggiarmi per stare più comoda e poi tenta di chiedermi cosa c’è che non va.
< Io non riesco a dormire Bill, faccio dei sogni strani e tutti finiscono male. Oh Bill io non voglio finire così, io non voglio ma ho paura; ho paura che finirà così, ho paura che finirò per impazzire e perdermi le gioie della vita, la bellezza di avere dei bambini, di amare qualcuno e io non voglio > dico tutto ad un tratto mentre una lacrime bagna la mia guancia destra.
< Non succederà nulla di tutto quello che hai appena detto Stephanie, scordati questi sogni; tu avrai dei bellissimi bambini, avrai qualcuno da amare perché ti meriti tutto questo, tutte le bellezze della vita che desideri. Sarà così te lo prometto > mi sussurra Bill tra i capelli prima di accarezzarmi dolcemente il braccio con fare protettivo.
Annuisco incerta e poi controbatto < Bill non ho più Tom, non ho più nessuno da amare e se continuo così credo che non mi si ripresenterà una nuova occasione per amare un uomo >.
Sento Bill sorridere per poi scuotere la testa e confidarmi < sai che? C’è che io non so un cazzo sull’amore, su cosa significa amare ed essere amato, su cosa significhi prendersi cura di una persona, di saperle infondere coraggio quando ne ha bisogno, di saperla rendere felice nei momenti più bui e di farla sentire amata in tutte le situazioni quotidiane.. ma sai che c’è? C’è che ti prometto che tu ce la farai, ce la farai ad amare; ti sentirai protetta, sicura nelle braccia di qualcuno che non sarà mio fratello può darsi ma sarà certamente una persona che diventerà il tuo nuovo ossigeno, la tua fonte di vita >.
Sbuffo e poi sussurro semplicemente un < io non voglio nessun’altro, voglio solo Tom ed ora l’ho perso >.
< Non farti una croce per questo Stephanie, sei forte anche se non lo credi; sei la ragazza più forte e coraggiosa che ci sia e di questo sono certo > mi dice Bill sorridendo appena.
< Cosa te lo fa pensare? > chiedo con mille dubbi ed incertezze al mio amico.
< Un insieme di cose, dalle più piccole;  anche se banale sfido chiunque a doversi sorbire tutto ciò che hai dovuto sopportare tu con le nostre fans. Sfido chiunque a mantenere i ritmi di una star internazionale come hai fatto tu egregiamente e sfido chiunque a stare dietro ad uno come mio fratello, rompicoglione fino al midollo; fidati sei una forza della natura Stephanie >.
Sorrido appena per la dolcezza delle parole che devo ammettere mi hanno toccato nel profondo.
< Sono rare le persone come te Stephanie; sei bella ma sei bella dentro, la tua anima brilla di luce propria, il tuo cuore pulsa di un’energia incredibile che tutti vorrebbero avere > confida Bill sicuro di sé.
Non faccio in tempo a ringraziarlo che cado in un sonno profondo cullata dolcemente dalle braccia del mio amico.

Ma si sa che i sogni durano poco.

Un vialetto; una casa, un giardino.
Una porta; una signora felice, una vecchia amata ed amante della sua vita.
Senza nemmeno un rimpianto.
Profonde rughe marcano i suoi occhi ed i vari lineamenti del viso ormai invecchiato; ma questo non impedisce di renderla ancora bella ed affascinante.
I suoi occhi sono profondi, profondi come un la notte stellata, piena di tante stelle luminose pronte a guidare chiunque in un viaggio all’insegna del benessere.

Poi d’improvviso tutto cambia.

I suoi occhi profondi si trasformano in un pozzo nero, un pezzo che va a finire in un burrone.
E poi un vuoto, un vuoto incolmabile, fatto di mostri della notte che si divertono a mangiare, a strappare letteralmente a pezzi l’anima.
E poi la signora pronuncia un nome, il solito; come se fosse una cantilena melodica ma allo stesso tempo drammatica.
Il nome stride a contatto con le labbra della vecchia.
Un nome che si fa sempre più marcato, accentuato
Tom.
Tom.
Una, due, tre, quattro, centotrentamila volte lo stesso nome.
Urlato a squarciagola, sputato con il sangue che inizia a colare dagli angoli delle labbra dischiuse.
Sangue, amaro e corpulento.

In un attimo senza che me accorga inizio a muovermi come un’ossessa e dopo vari secondi inizio ad urlare mentre gli incubi si fanno sempre più vivi, più veri.
Apro di scatto gli occhi mentre le lacrime fuoriescono copiosamente impedendomi di vedere tutt’intorno.
< Ehi shh, calma Steph. Ci sono qui io > mi dice Bill che si è svegliato dal rumore che purtroppo ho provocato.
< Io Bill, non ci riesco; sto impazzendo me lo sento > tento di dire prima di essere presa letteralmente in braccio da Bill che inizia a cullarmi dolcemente.
E poi fa qualcosa di inaspettato.
Con la sua voce melodiosa ed accogliente intona una canzone.
Una canzone che è a dir poco bellissima.
Una canzone che conosco a memoria visto che una persona me la cantava sempre.
T o m…

This used to be our secret; now I'm hiding here alone
Can't help but read our names on the wall and wash them off the stone.
I trusted you in every way; but not enough to make you stay.
Turn around, i've lost my ground.

Come and rescue me.
I'm burning, can't you see?
Come and rescue me.
Only you can set me free
Come and rescue me.
Rescue me.
Rescue me.

We lied when we were dreaming; our crying was just fake.
I wish you could deny it here and today.

My SOS on radio; the only chance to let you know.
What I fear
Can you hear?

Come and rescue me.
I'm burning, can't you see?
Come and rescue me.
Only you can set me free.
Come and rescue me.
Rescue me.
You and me!
You and me!
You and me!

The walls are coming closer my senses fade away;
i'm haunted by your shadow i reach to feel your face.
You're not here...
Are you here?

Come and rescue me.
Rescue me!

Come and rescue me.
I'm burning, can't you see?
Come and rescue me.
Only you can set me free.
Come and rescue me.
Rescue me.
You and me!
You and me!
Rescue me!
You and me!
Set me free!
Rescue me!

Non so proprio come riesca a rendere magiche tutte le canzoni che canta; fatto sta che canta divinamente.
Ha una voce cristallina, dolce, morbida ma allo stesso tempo penetrante nel vero senso della parola; una voce in grado di farti cantare la canzone per ore.
Una voce in grado di ipnotizzarti e farti rimanere imbambolato per ore ed ore come un semplice ameba.
Una voce meravigliosa per una canzone altrettanto meravigliosa e stupefacente.
La amo, veramente.
Riesce a tranquillizzarmi, a calmare tutti i demoni che mi assillano e mi divorano.
Ricordo ancora quando quella notte dopo aver fatto un incubo me l’hai cantata Tom.
Eggià proprio così Tom, hai cantato, per me per la precisione.
Ed il mio amore cresceva, cresceva smisuratamente giorno per giorno, minuto per minuto.
Secondo per secondo.
Non pensavo avresti fatto una cosa del genere invece mi hai stupita come sempre.
Non metti mai in mostra i tuoi sentimenti, fai il duro con tutti quando alla fine di tutto sappiamo che sei tutt’altro.
Hai dei valori, principi, tutto ciò che di bello una persona possa avere.
Tu ce l’hai, hai tutto in pratica.
Ti ricordi quando per scherzo ti chiamavo il mio ‘Hercules’?
Quel nomignolo che tanto ti faceva ridere ma che alla fine combaciava perfettamente con le tue azioni  visto che era azzeccato.
È azzeccato tutt’ora…
Il mio Hercules, con le mille dimostrazioni che mi davi.
Mi manchi veramente, cazzo.
Non credevo che una persona potesse mancarmi così tanto come te Tom.
Sai di essere una tra le pochissime persone importanti della mia vita oltre mio padre ed i pochi amici fidati che ho.
E la mia paura si è realizzata: perdere un punto di riferimento.
Perdere parte della mia vita.
Una cosa che mi spaventa fino alla morte, non mi fa respirare; una fottuta cosa che non mi fa vivere.
‘Ehi ci sono io a proteggerti piccola; e lo farò per sempre costi quel che costi’ ripete la tua voce dolcemente.
Ed io ti credevo Tom, ti ho creduto sempre e comunque come se non mi importasse del domani, del futuro, dei problemi.
Ho creduto ad ogni cosa, ad ogni particolare anche il minimo.
E questo perché c’eri tu al mio fianco, a prenderti cura di me.
Tu, il mio eroe; il mio paladino della giustizia, l’unico in grado di rapirmi con un solo sguardo; l’unico in tutte le cose anche per le più banali.
Semplicemente tu.
Ricordo con tenerezza la tua voce che mi accarezzava dolcemente la schiena sudata come un’ondata di freschezza in una giornata particolare di afa.
La notte degli incubi Tom, come l’abbiamo soprannominata il giorno seguente stesi sul divano a ridere come i deficenti per le tue battute sul mio modo di muovermi quella notte a causa degli incubi.
Ricordi?
Non ti avevo mai sentito cantare Tom e rimasi sorpresa nel costatare la grandiosa bellezza della tua voce.
Così particolare, suadente diversa rispetto a quella cristallina di tuo fratello.
Una voce.
La tua voce, mille emozioni per me.
Hai cantato e bam!
Una luce, no ma che dico…
Mille luci si sono accese in me.
Fuochi d’artificio, stelle filanti a più non posso all’interno del mio cuore; una gioia indescrivibile ed unica come quando ti sposi per la prima e si spera anche l’unica volta della tua vita o come quando nasce il primo figlio.
Un’emozione che porto sempre con me, costantemente.
Anche in questo momento, in questa situazione dove tu purtroppo non ci sei.
Non sei qui al mio fianco a ridere, scherzare, a prendermi in giro.
Non sei qui pronto a farmi il solletico per fare la pace dopo una lite assurda, non sei qui per baciarmi all’improvviso mentre guardo distratta l’orizzonte.
Non sei qui per dirmi ‘sei speciale Stephanie’ con relativi discorsi su quanto tu sia stato fortunato a trovarmi e blablabla.
Ma qui la vera fortunata sono stata io Tom e non viceversa.
Ma questo non lo puoi sapere perché non ti rendi conto.
Non ti rendi conto che la tua assenza mi fa star male; non ti rendi conto che senza te non ho un barlume di speranza.
Non ti rendi conto che a causa tua non ho più fiducia nella cosa in cui più credevo Tom.
L’amore.
In tutte le sfumature e sfaccettature.
Da una carezza, ad un abbraccio; da un bacio dato con passione ad una schiena che si inarca in preda al piacere.
 

Il mio piacere sei tu.
In tutto e per tutto Tom.

Ti amo Tom.

Tom.

Ti odio Tom.

 

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Capitolo 5
*** I miss u. ***


Guardo il sole sorgere in lontananza e sorrido istintivamente per la bellezza del momento.
Purtroppo molto spesso non ci rendiamo conto di quante cose belle ci sono intorno a noi fino a che non le guardiamo veramente, con attenzione e devozione quasi.
Ed io lo sto facendo, forse per la prima volta dopo tanto tempo.
Troppo.
Porto il cappuccino alle labbra per assaggiarne la consistenza morbida e schiumosa; poi stringendomi nel cardigan di lana nero mi avvicino alla ringhiera ed osservo tutto ciò che mi circonda.
Tutto, nei minimi dettagli e particolari: dalle persone alle case.
Per arrivare ai giardini brulicanti di persone che fanno attività fisica o semplicemente che si godono la leggera brezza mattutina.
Un po’ come sto facendo io con più pensieri e paranoie.
< Già sveglia? > domanda Bill alle mie spalle cogliendomi di sorpresa.
Annuisco per poi dire sbuffando < Sì volevo vedere l’alba; ti sembrerà strano ma è da tanto che non la vedo e ne ho approfittato. Per la domanda che mi farai adesso riguardo al mio stato d’animo ti dico subito che penso costantemente a cose negative.
Oggi però ho deciso di prendermi una giornata di riposo dai problemi che mi assillano; basta pensieri, basta incubi, basta insicurezze >.

Basta Tom soprattutto.

Ormai è andata così che lo voglia o meno, non si torna mica indietro.
Il vaso è stato rotto e non si può riaggiustare come se niente fosse.
Vorrei tanto che le cose fossero andate diversamente; vorrei tanto che Tom ci ripensasse e che venisse a prendermi con il sorriso da ebete stampato sulla faccia da schiaffi che si ritrova.
Mi basterebbe quello e lo perdonerei; ti perdonerei Tom.
Lo sai perfettamente che non so dir di no alla tua faccia da cucciolo bastonato ed ai tuoi occhi felini e magnetici.
Ti perdonerei ad occhi chiusi cazzo!
Non ci penserei più di una volta; mi butterei tra le tue braccia e tornerei a casa pronta per ricominciare da capo a vivere di amore come abbiamo sempre fatto.
Ma non tutte le cose vanno per il verso giusto nella vita e questo l’ho capito; ho capito tante cose in questi fottute due settimane Tom.

Due settimane.

Capisci Tom?
Due settimane senza te, senza il mio appiglio, senza la mia ancora di salvezza; senza colui che sarebbe dovuto essere il mio futuro.
Due settimane di disperazione, di sorrisi amari, di lacrime versate sul cuscino impregnato ormai dai miei incubi.
Giorni simili ad anni in cui ogni notte mi tornavi alla mente, costante come un orologio svizzero.
Giorni di sofferenza e di depressione.
Giorni di buio, di solitudine e di tristezza totale; senza nessuna via d’uscita o che.
Sempre lo stesso tunnel che si ripropone giornalmente quasi come se fosse un burrone alla fine di una strada senza uscita, con degli inseguitori che ti stanno alle calcagna.
E allora che si fa?
Ti guardi intorno, fai due conti a mente fredda e prendi la decisione più ovvia.
Torni indietro ed affronti gli inseguitori o ti lanci nel burrone?
Personalmente per come sono fatta preferirei lanciarmi nel burrone e ciao.
Addio, per sempre.
Ma non ho perso ancora del tutto le uniche speranze che porto da sempre con me.
Così invece di lanciarmi nel vuoto come una codarda mi sono voltata ed ho affrontato i demoni, le mie paure.
E tutte le mie debolezze Tom.
Ci ho provato.
Con mio grande stupore Tom ho provato a far finta di niente, a dirmi che supererò anche questa ed altre baggianate simili.
Ma sai che se non raggiungo la metà in fretta perdo le speranze e così è stato.
Ho perso, ho perso me stessa ancora una volta.
E questo non va affatto bene anzi…
Ho fallito miseramente ma per lo meno posso dire di aver provato.
Non ce l’ho fatta ed ora  non riesco a scorgere una luce per il mio futuro.
Niente di niente.
Ma almeno con gli altri fingo di stare meglio, fingo che sia di nuovo felice e questo mi va più che bene perché evito le numerose domande a cui non posso e non voglio rispondere.
Ho capito che è meglio così, portare avanti questa messa in scena per un po’ di tempo.
Magari riesco anche a rialzarmi nel frattempo.
Certo come no.
Magari.
L’unica cosa che ho capito è che quando si arriva alla parola fine si è arrivati alla frutta.
Non c’è modo di ricominciare, di prendersi per mano e far finta che non sia successo nulla.

Insomma come dire…
It’s over.

Mi riscuoto dai miei pensieri e guardo Bill che dopo essersi avvicinato afferma < hai detto bene la domanda che ti avrei fatto se tu non mi avessi prontamente risposto avrebbe riguardato il tuo stato >.
< Ti conosco bene ormai > dico voltandomi e sorridendo sinceramente.
< Vedo… Sai che c’è? Sono felice di quello che hai appena detto Steph. Sono felice perché solo così riuscirai a rialzarti > asserisce Bill.
Poi senza aver aspettato una mia risposta mi domanda se ho voglia di parlare.
Parlare.
Già il sol pensiero di dover ritirare fuori tutta la storia mi fa star male, mi fa venire i crampi allo stomaco, ma so che solo così posso abbandonare il passato e guardare avanti.
Almeno posso provarci, tanto ormai non fa più nessuna differenza.
Mi siedo titubante sulla sedia a dondolo e aspetto che Bill faccia lo stesso prima di voltarmi e chiedere < avanti cosa vuoi sapere? >.
< Innanzitutto cosa pensi riguardo la scelta di Tom> dice Bill guardandomi negli occhi per scovare una minima reazione.
< Bene, posso superarlo; sono fiduciosa > dico sforzandomi di ridere a più non posso fallendo miseramente.
 < È inutile che fai finta di essere felice, di aver superato il tutto Steph… Soprattutto con me; lo vedo dai tuoi occhi che non te la passi molto bene e questo mi rammarica > mi confida Bill direttamente. 
Bam!
Sgamata in pieno, grandioso.
‘Brava la tua farsa non ha funzionato’ mi dico mentalmente dandomi della cretina a tutto spiano.
Ora devo affrontare un discorso spinoso; un discorso che preferirei evitare.
Uno di quei discorsi che non dovrebbero nemmeno esistere sulla faccia della Terra quasi come un taboo.
Annuisco lentamente come per infondermi fiducia per poi  iniziare un discorso sensato e soprattutto filato < bhè hai ragione su tutto Bill; la fottuta verità è che penso ancora a Tom. Non mi spiego il perché della sua scelta, non mi spiego perché dopo tre anni mi abbia dovuto mollare, non sopporto che lui non sia qui con me; insomma non sopporto tante cose che non sto qui ad elencarti altrimenti sarebbero infinite purtroppo >.
Poi continuo dando libero sfogo ai miei pensieri < sai che c’è? C’è che non so più nulla, non so come devo comportarmi, non so come posso fare per essere di nuovo forte come dici tu Bill. Non so più un cazzo in pratica e questo è la cosa che più mi manda in bestia >.
Dopo aver ascoltato il tutto Bill asserisce portandosi una sigaretta alle labbra < ecco quello è ciò che volevo sentirti dire; e con questo non voglio dire che sono contento che tu stia male. Il punto è che per me ti fa bene confidarti Steph; non tenere tutto dentro che poi rischi di scoppiare una volta o l’altra.. Con me puoi parlare di qualunque cosa anche delle più banali ma gradirei che lo facessi senza problemi o  pensieri. Sai che ci sono sempre e mi pare di avertelo detto in un’altra occasione, perciò non frenarti ma sfogati, urla se ti fa sentire meglio ma fallo >.
< Non vorrei darti delle preoccupazioni Bill; ti ringrazio per quello che hai fatto e stai facendo tutt’ora ma non voglio essere un pensiero in più > dico timidamente prima di avvicinarmi ed accarezzargli la mano come per ringraziarlo di tutto.
< Non mi dai nessuna preoccupazione Steph, anzi… Cazzo! Sei sempre la Stephanie che ha fatto parte della mia vita, la mia migliore amica, la mia confidente; quindi evita di sparare stronzate e sfogati > rivela Bill dopo aver buttato la sigaretta nel posacenere nero lucido.
Prendo un le bel respiro perché so già che la conversazione sta per degenerare ma facendomi coraggio confido imbarazzata come una bambina di fronte al bambino che le piace < Ho perso Tom, Bill. Cazzo Tom! Ti rendi conto? Il mio unico amore; l’amore della mia vita per dirla tutta. E questo mi fa sentire una vera e propria merda perché non so neanche il perché della sua scelta >.
Poi senza neanche farlo parlare continuo < vorrei sapere cosa gli passa per la testa, vorrei sapere dove si trova in questo momento e soprattutto a questo punto con chi >.
< Dici che possa stare con un’ altra Steph? > mi chiede Bill un po’ sorpreso.
< Non lo so Bill, non so più nulla di tuo fratello e questo mi preoccupa. Ovviamente mi farebbe male se avesse già trovato un’altra ragazza perché ci tengo a lui Bill e sai che farei di tutto per farlo felice e il sol pensiero che un’altra possa adempiere al compito che in teoria era il mio mi rammarica > dico voltandomi per osservare l’espressione del mio amico.
< Non pensare che possa avere un’altra storia Stephanie; fidati mio fratello ha solo te in testa ma in questo momento è confuso e quindi ha agito di conseguenza sbagliando > mi rassicura Bill accarezzandomi il braccio lentamente.
< Come può essere confuso ed avere agito di conseguenza Bill? Mi ha detto che non vuole essere più il mio punto di riferimento, la mia ancora di salvezza e tante altre cose. Mi ha detto che non mi ama più Bill! Cazzo! > esclamo alterandomi un po’.
‘Io non ti amo più’ mi ripete la voce di Tom aspra, tagliente senza un minimo accenno di quello che può significare amore.
< Che cazzo ho fatto per meritarmi tutto questo? Cosa ho fatto per sentirmi dire ‘non ti amo più Steph’? Cosa? > chiedo dubbiosa al mio amico mentre sento scendere una lacrima ormai segno della mia distruzione.
Potrei soprannominare la mia vita come una distruzione in questo momento.
Una distruzione completa e totale di tutte le cose che mi compongono e che da sempre mi hanno caratterizzata.
Sono distrutta non solo fisicamente ma psicologicamente e mentalmente.
Mi sento vuota, come se non provassi più alcun tipo di emozione, niente di niente.
Nessun briciolo di speranza, nessuna luce pronta a riscuotermi e farmi rialzare; nessuna cazzo di mano pronta a tirarmi su, abbracciarmi e guidarmi verso nuovi orizzonti.
E questo è anche colpa mia perché purtroppo mi sono chiusa a riccio, ho costruito barriere intorno a me che anche se invisibili non lasciano avvicinare nessuno.
Dei veri e propri muri di cemento armato, inespugnabili, impenetrabili.
E questa cosa mi rende perplessa su ciò che possa diventare perché sì, sto cambiando…
E non penso in meglio.
Sto cambiando modo di pensare, di vedere le persone che mi circondano e le cose che da sempre hanno fatto parte della mia vita e non è un bene.
Ho paura, paura che possa crollare da un momento all’altro; paura di fare cazzate su cazzate, paura di non riuscire più a trovare il senso della mia vita e di cadere in qualche burrone sconosciuto.

Le persone potrebbero ridere di me e della mia situazione perchè purtroppo sanno solo giudicare, sparlare e mettere bocca in quello che non le riguarda.
Ma se solo guardassero più a fondo noterebbero che veramente ho perso una parte del mio cuore.
E non è un semplice eufemismo.
E con questo non voglio dire che non ho mai subito una perdita nella mia vita e quindi giustificarmi per il mio comportamento.
Ma dopo la prima perdita non pensavo di doverne subire un’altra anche se di natura totalmente diversa.
Se solo ci fossi tu mamma!
Sapresti sicuramente aiutarmi in ogni modo, ma non ci sei e questo mi fa ancora più male.
Ricordo ancora quando ti rivelai tutto Tom, ricordo ancora la tua espressione ma soprattutto ricordo ancora quello che mi dissi.
Ogni singola fottuta parola impressa nella mia mente.
Ricordo ancora il tuo pianto disperato e le mie mani che ti accarezzavano la nuca per farti calmare.
Ricordo i tuoi baci passionali ma allo stesso tempo dolci, quasi casti direi.
‘Non posso immaginare come tu e tuo padre abbiate superato la situazione Stephanie, ma sappi che da adesso in poi ci sono io.
Perché per me sei la cosa più bella, la cosa più vera che possa esistere nel mondo ed io voglio proteggerti, voglio essere al tuo fianco ogni dì, voglio essere il tuo protettore, il tuo confidente, il tuo tutto cazzo.
Perché io ti amo’.

Il tuo primo ti amo caro il mio Hercules; e come dimenticarlo!

Mi hai spiazzato Tom con quel ti amo.
Ti giuro non mi sarei mai aspettata che potessi dire due parole che insieme hanno un potere inestimabile.
Una forza della natura insomma, un qualcosa che appena pronunciato lascia di stucco l’altra persona.
Invece lo hai fatto e mi hai sorpresa come sempre.
Sei una sorpresa continua e questa cosa mi fa impazzire.

Ti amo anche io Tom.
Fino alla fine.
Per sempre.
Non mi importa del domani ma ad oggi posso gridarlo, ripeterlo infinitamente senza il benché minimo sforzo.
Perché è la fottuta verità.
La mia unica verità di questo momento.


< Steph ci sei? > chiede Bill preoccupato mentre mi scuote leggermente per farmi riprendere.
Annuisco impercettibilmente per poi chiedere < che stavi dicendo? >.
< Che… Ascoltami bene Steph perché adesso ti dirò come la penso; il fatto che Tom ti abbia detto che non ti ama più non significa che sia vero, conosco mio fratello abbastanza bene per dirti che lui ti ama veramente e non ti lascerebbe mai > mi dice Bill mentre appoggia la schiena contro la ringhiera per stare più comodo.
< E allora sentiamo: perché lo ha fatto? Bill non ha senso! > dico cercando di restare calma fallendo miseramente.
< Senti Steph non so perché lo abbia fatto ma ti assicuro che gli passerà in un modo o nell’altro > confida Bill sorridendomi teneramente.
Annuisco non molta convinta e sorrido a mia volta prima di domandare piena di insicurezze < e se non gli passasse? Se non tornasse da me? >.
Poi continuo logorroica < può anche accadere sai? Chi ti dice che gli passerà? L’ho visto molto convinto e sappiamo bene entrambi che quando tuo fratello dice una cosa lo fa perché lo pensa veramente quindi se facciamo due più due i conti portano. Lui non mi ama più >.
Sento prendermi il viso dalle mani tatuate del mio amico che sussurra < stai calma Stephanie? Ti prego non ce la faccio a vederti così agitata, mi si spezza il cuore >.
< Ma come faccio? Come? Quello cazzo mi ha lasciata! Capisci mi ha scaricata dopo tre fottuti anni ed io non so neanche il perché; come faccio a stare calma e a non agitarmi? Chi mi dice che in questo momento non si sta sbattendo qualche bella sgualdrinella? Chi mi dice che non è partito per andare chissà dove? Chi mi da delle risposte? Nessuno Bill! Nessuno. Tuo fratello mi appartiene ormai, lo voglio, lo desidero perché è parte integrante della mia fottuta esistenza; è l’unica cosa di cui ho veramente bisogno ed ora non c’è > asserisco rossa in viso dopo essermi allontanata da Bill che mi osserva silenziosamente.
Poi dopo essermi calmata sussurro uno < scusami Bill, non ce l’ho con te e questo lo sai; è solo che sto impazzendo >.
< Non stai impazzendo Steph, è normale che non ti dia pace > afferma Bill prima di allargare le braccia come se volesse un abbraccio.
Mi avvicino e lo stringo più forte che posso come per trasmettergli il mio ringraziamento per quello che sta facendo.
Non sembra ma Bill mi sta aiutando molto, mi ascolta, osserva ma al tempo stesso non mi giudica mai e so che non lo farà mai e questa è una delle caratteristiche che di più apprezzo del mio amico.
‘Steph lui è Bill mio fratello’ ripete al voce di Tom allegramente prima di sorridermi come solo lui sa fare.
Ricordo con tenerezza quella prima presentazione, la prima uscita con tuo fratello.
Con tutta la tua vita Tom.
Ero impacciata, rossa e piena di domande ma alla fine tutto è andato per il meglio.
Rido nel ripensare a quella scena e chiedo a Bill < ti ricordi quando ci siamo presentati? >.
Annuisce < ovviamente; eri così buffa Stephanie, avevi paura che tutto andasse storto e te ne stavi lì zitta zitta mezza imbarazzata mentre mio fratello ti lasciava una scia di baci lungo il collo per provocarti un po’ >.
Rido a crepapelle e asserisco < è stato uno stronzo, mi vergognavo da morire e lui ci faceva apposta a mettermi in imbarazzo; ma parliamo della tua figura di merda con la cameriera Bill >.
< Oh mamma mia! Me ne ero completamente dimenticato… Quella era matta > scherza Bill prima di scuotere la testa.
< Non era matta Bill, semplicemente era cotta di te. E ti inviava messaggi espliciti tipo la banana ripiena di gelato alla panna > ricordo al mio amico mentre mi siedo sulla sedia a dondolo per stare più comoda.
Ride a crepapelle come solo lui sa fare.
Lo guardo e ripenso a quanto sia fortuna ad averlo qui con me.
E tutto per merito di Tom.
L’altra faccia della medaglia Kaulitz.
Tom così schietto, sicuro di sé, pieno di ego ed alta autostima da far invidia ad un dio greco; Bill insicuro, sempre pieno di domande ed insicurezze su come comportarsi ed affrontare le situazioni della vita.
Un po’ come me ecco.
Sempre in allerta per ogni cosa, costantemente in ansia anche per le cose più banali.
< Sai Tom mi ha aiutata a crescere, nel verso senso della parola; è grazie a lui che ho iniziato ad apprezzare la vita > dichiaro apertamente mentre mi volto verso Bill per guardarlo meglio.
Bill annuisce prima di affermare la stessa cosa che ho detto io < è la stessa cosa che penso io Steph, anche con me ha fatto tanto e fa tutt’ora il meglio per farmi cambiare spero in meglio; se non ci fosse lui non so cosa potrei fare, non so cosa sarebbe la mia vita >.
Sbuffo leggermente per via dei pensieri negativi che riprendono a volteggiare nella mia mente, facendomi sentire costantemente in confusione totale.
< Scusa non volevo ferirti Steph > confida Bill vedendo la mia reazione alle sue parole.
Scuoto la testa non curante e dico l’esatta verità su come stanno le cose < non preoccuparti Bill; devo superare la situazione e se continuo così che al sol nominare Tom mi indurisco non ce la farò mai. Da oggi in poi cercherò piano piano di riuscire nel mio obiettivo >.
< Ce la farai ne sono sicuro > dice Bill sorridendomi dolcemente.
< E se non ce la farò tu mi aiuterai vero? > chiedo speranzosa ma già certa della risposta che tra poco mi verrà riferita.
Bill mi scompiglia i capelli con fare protettivo ed io sto per ribattere quando suonano alla porta.
< Vado io > dico fermando il mio amico che già era scattato in piedi preso da una fretta quasi irrefrenabile.
< No dai vado io Steph > mi dice Bill alzandosi in piedi cercando di superarmi.
Lo blocco e ci riprovo < vado io; siediti. Per colpa mia sei sempre in movimento quindi cerca di rilassarti… Andare ad aprire una porta non mi costa una fatica enorme >.
Dopo diversi tentativi per andare ad aprire lui cede ed annuisce titubante come se mi nascondesse qualcosa.
Gli sorrido e quasi correndo mi precipito verso la porta del piano inferiore per aprire al visitatore mattutino.
Apro cercando di sorridere il più possibile per non sembrare una ragazza scortese o una che se la tira e…
Bam!
Rimango incredula ed immobile come una statua di fronte a colui che pensavo non avrei visto mai più, o per lo meno per un po’ di tempo.

Tom.

Lo guardo.
Lui  mi guarda.

Poi con non chalance toglie gli occhiali da sole e li sistema appendendoli sulla camicia nera sbottonata.
< Che… Che ci fai qui? > domando dopo un’infinita di tempo.
< Devo parlarvi, quindi eccomi qui > mi confida prima di farmi un cenno con la testa verso il salotto.
< Oh sì, scusa entra pure > dico facendolo passare e chiudendo gli occhi per frenare la voglia di saltargli addosso e riempirlo di baci non proprio casti direi…
Anzi sentire il suo profumo inebriante mi sta mandando in tilt a mano a mano.
E adesso come diamine faccio?
Prendo diversi respiri primi di chiudere la porta e voltarmi per raggiungere le due figure presenti nella stanza.
Bill mi fa cenno di sedermi accanto a lui ed io seguo il suo ordine.
Anche perché non potrei fare altrimenti.
Sto per svenire, cascare giù letteralmente.
Poi ripenso al dolore, al male che mi ha fatto e mi indurisco iniziando a guardare per terra come una bambina arrabbiata per chissà quale motivo. < Stephanie devi aiutarmi > sbotta ad un tratto Tom timidamente.

Adesso che vorrà questo?
Cosa?

 
 


 

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Capitolo 6
*** Help me. ***


Adesso che cazzo vorrà questo pezzo di merda?
Cosa?
Pretende che io lo aiuti?
No, non lo farò mai.
Mai e poi mai; dopo due settimane non può venire qui e chiedermi di aiutarlo.
‘Tu lo farai e sai perché? Perché lo ami Stephanie; questa è la fottuta verità’ ripete la solita odiosa vocina dentro di me facendomi sentire ancora più incazzata con me stessa per quello che provo.

Un respiro;
due respiri;
tre respiri…

Dopo un ultimo respiro alzo la testa e dico pazientemente < sono tutta orecchie >.
Bam!
< Tom io fossi in te non lo farei; non adesso > supplica Bill portandosi una mano nei capelli stirandoseli leggermente.
< Perché? > chiede Tom come se la domanda di suo fratello fosse la cosa più stupida che abbia mia sentito.
< Perché? Ma ti senti? Come puoi chiederle una cosa del genere dico io? Ma sei matto > risponde Bill scuotendo velocemente la testa come segno di un dissenso marcato e deciso.
Tom ride per l’aggettivo con cui suo fratello lo ha appena descritto e scrutandomi dice < lei lo farà ne sono sicuro; non lo faccio con cattiveria me ho bisogno di lei per risolvere questo problema con nostra madre >.
< Vostra madre? Che c’entra vostra madre? > dico dopo tanto portandomi addosso i loro occhi indagatori.
Vorrei proprio sapere che cosa c’entra Simone in questa storia.
La povera Simone abituata a sopportare i suoi due figli e le loro scemenze infantili.
Ma questa volta deve essere una cosa seria; per lo meno le loro facce mi fanno capire che si tratta di un’emergenza se così posso definirla.
< Vedi Steph… > inizia a dire Tom prima di essere interrotto da suo fratello che prontamente lo aggredisce < no, non provarci nemmeno. Lei non può e non deve essere immischiata nei tuoi piani Tom; cazzo non farlo… già che non se la passa bene >.
< In che senso? > chiede Tom voltando la testa di lato per osservare meglio il volto di Bill crucciato.
< Niente > pronuncia Bill sperando di cambiare o meglio deviare il discorso ‘spinoso’.
Ma fallisce, infatti Tom fa una cosa che non dovrebbe fare.
Si alza, si avvicina a me e dopo avermi preso la mano mi domanda dolcemente < Steph in che senso non te la passi bene? Che succede? >.
Provo a restare calma ma non ci riesco proprio; come si permette di indagare sulla mia vita adesso che non è più con me?
Come?
È lui il fulcro principale del mio dolore ma purtroppo non lo capisce.
Proprio non gli entra nel cervello minuscolo da troglodita che si ritrova.
Dopo aver levato la sua mano dalle mie dico acida e scontrosa < primo non chiamarmi Steph, secondo non devi minimamente interessarti alla mia vita, terza ed ultima cosa ti conviene sputare il rospo prima che ti caccia di casa a calci in culo >.
< Senti Steph vai di sopra io ti raggiungo subito; saluto Tom e sono subito da te > interviene Bill avvicinandosi e facendomi alzare per accompagnarmi verso le scale a chiocciola che conducono al secondo piano della villa vittoriana del signor Bill Kaulitz.
< No lei non va da nessuna parte > dice Tom prima di afferrarmi una mano e condurmi nuovamente vicino a lui.
< No, mai! Dovrai passare sul mio cadavere Tomi! > esclama Bill impazzito e furioso.
La scena che segue è un susseguirsi di battibecchi sul perché non dirmi di questa cosa, sul perché sarebbe meglio farlo, sul perché mi farebbe stare male, sul perché di tante cose e bla bla bla.
Insomma una vera e propria guerra tra i gemelli che sembra non finire mai.
Nessuno molla la presa anzi mi strattonano a destra e sinistra per accompagnarmi dove vogliono loro.
Tom sul divano, Bill verso le scale.
Volano insulti, lamentele, e frasi provocatorie da parte di Tom nei confronti delle premure che Bill manifesta per me.
Dopo un’infinità di tempo decido che sia arrivato il momento che questa messa in scena finisca e dopo aver chiuso gli occhi dico gridando ed urlando < basta! Non vi sopporto più, fatevela finita e che diamine! >.
Poi senza aspettare alcun tipo di spiegazioni asserisco decisa e sicura di me < dimmi cosa vuoi e vattene; sparisci dalla mia vista >.
< Devi aiutarmi; mia madre atterra domani mattina e sai quanto tiene alla nostra relazione no? Quindi mi chiedevo se… se puoi fingere che tutto vada bene > sbotta d’improvviso Tom diventando di un rosso acceso stile peperone arrostito sulla griglia.
All’inizio non capisco tant’è che socchiudo gli occhi e spremo le meningi per fabbricare una teoria quanto più possibile valida e solida sulla richiesta appena fatta ma niente.
Poi dopo poco arrivo alla conclusione.
E sarebbe stato meglio non arrivarci e che cavolo!
< Quindi se non ho capito male tu mi stai chiedendo di fingere che io e te stiamo ancora insieme giusto? In modo che tua madre non faccia domande e non capisca che in realtà è tutto finito; e conclusa la farsa si ritorna alla situazione attuale > chiedo respirando a fatica.
< Il senso è quello > sussurra Tom grattandosi la testa velocemente prima di osservarmi attentamente.
Sbatto le ciglia per qualche secondo prima di uscire sul terrazzo del primo piano e prendere una boccata d’aria fresca.
Veramente mi sta chiedendo di fare una cosa del genere?
Fingere riguardo al nostro amore…
Siamo proprio arrivati alla frutta; ed io che pensavo che bho non so neanche io cosa pensavo sinceramente.
‘Lo sai bene Stephanie cosa pensavi; speravi che ti chiedesse scusa e che tutto si sistemasse come se non fosse accaduto nulla di tutto ciò vero? Dai almeno a te stessa ammettilo’ sputa senza pietà la solita vocina.


Ammettilo.
Dai, avanti.
È così tanto…


Si esattamente.
Più chiaro di così si muore.


Mi porto una mano sul cuore per fermare i battiti troppo accelerati e prendo diversi respiri per calmarmi.
O almeno ci provo visto che il groppo in gola non me lo permette.
Vorrei piangere e sfogarmi fino a farmi male ma non posso visto la presenza di colui che ha causato tutto questo.
Lui proprio vorrebbe che fingessi che tutto vada bene?
Lui davvero vorrebbe che fingessimo di essere innamorati come una volta?
Lui davvero vorrebbe che alla fine di tutta la farsa io riuscissi a far finta che non sia successo nulla?
No, mi dispiace ma si sbaglia.
Si sbaglia di grosso.
Eccome!
Non posso far finta che io stia bene, che tutto vada bene e che il nostro amore vada alla grande.
Per lo meno il problema non sono io dato che lo amo ancora.
È lui il punto interrogativo della questione.


Lui.
Lui.
Lui.


Sempre lui, tutto gira intorno a lui.
A Tom; proprio come un sole intorno alla terra o come la terra intorno al suo asse.
Rappresenta una sorta di fulcro solido, saldo che traina tutte le cose che gli stanno accanto.
Volenti o nolenti lui ti prende, ti fa suo e tu non hai modo di scappare o proteggerti.
Ormai sei lì intrappolato, pieno di insicurezze ma sicuro che a mano a mano con il tempo riuscirai ad apprezzarlo ma soprattutto ad amarlo.
Perché alla fine di tutto caro Tom riesci a farti amare in un modo o nell’altro; hai questa capacità direi quasi straordinaria di rendere tutto ciò che fai bellissimo.
Bellissimo proprio come te con tutte le tue piccole sfaccettature che molti non conoscono ma che io posso dire di aver scoperto e iniziato ad apprezzare quotidianamente.
Ricordo ancora quando mi dissi ‘non so perché le mie fans mi amino così tanto; non ho nulla da apprezzare o che’.
E ti sbagliavi.
Ti sbagliavi di grosso cazzo!
Le capisco Tom, capisco i loro comportamenti che alle volte possono sembrare maniacali o che e sai perché?
Perché le hai rapite, catturate nel vero senso della parola.
Come un frutto velenoso e proibito che una volta scoperto lascia parecchie ferite.
Come un leone pronto a correre a dimenarsi e a lottare per raggiungere il suo obiettivo: la preda.
Nel loro caso se proprio non letteralmente è successo così.
Così come per me Tom.
‘Io sono il leone e tu sei la pecora impaurita Steph’.
Ricordi quando mi hai detto questa frase Tom?
Stile Twilight insomma ma non del tutto fasulla.
Grazie a te sono cambiata Tom e di questo non potrò non mostrarti un enorme riconoscimento.
Con te ho imparato ad amare e soprattutto a farmi amare, cosa mai sperimentata per via dei numerosi muri che circondano il mio cuore come un tesoro di grande stima e valore da proteggere.
Ma ora oltre al sentimento dell’amore Tom provo altro come il rancore.
Cosa si intende per rancore?
Bhè è semplice il dizionario lo definisce in modo chiaro e coerente: sentimento dato da un misto di rabbia e desiderio di rivalsa, protratto nel tempo, che si prova come conseguenza di un torto o frustrazione subita, sia essa reale o immaginaria.
Esattamente come mi vedo io in questo momento.
E come mi sento.

Frustrata;
amareggiata;
delusa.

E tu mi chiedi pure se possa riuscire a fare fingere che vada tutto a meraviglia; con tua madre poi!
‘No, non posso farcela’ mi ripeto costantemente per imprimermi bene nella mia mente che questa cosa non può andare in porto.
Assolutamente.
Quindi la mia risposta è no?
Vorrei fosse più semplice ma non è così purtroppo.
So che dovrei sentire la mia parte razionale e dire un netto no alla farsa non molto carina nei confronti di chi ha sempre creduto in me ossia Simone.
Ma la parte sentimentale, affettiva mi dice tutt’altro.
E si sa che molto spesso, anzi togliamo il molto spesso e mettiamo il sempre categorico, ci porta a fare scelte sbagliate poiché istintive e in preda all’euforia del momento.
E questo non va bene, no affatto.
Se dessi ascolto al mio cuore e ai miei sentimenti sai cosa farei Tom.
Mi annullerei, annullerei tutto ciò che sto cercando di recuperare a mano a mano con non poco sforzo.
Tanta fatica per nulla alla fine…
Ma per te lo farei di sicuro.
Perché sono fatta così; sbagliata e complicata sicuramente, piena di limiti e mille dubbi esistenziali.
Quindi cosa devo fare?
Bella domanda!
Una domanda da 1000 punti penso o molti di più.
Uno, due, tre, quarantamila domande che mi frullano per la testa a cui non oso nemmeno rispondere.
Bam!
Scelta fatta.
Sbagliata che sia ma fatta.
Entro dentro e mi avvicino cautamente al divano dove scorgo  i due fratelli che parlano animatamente sulla missione ‘mamma - in arrivo’.
< Eccomi, ho deciso > dico osservando Tom per poco tempo.
Anzi pochissimo visto che non riesco a reggere il suo sguardo.
Tu pensa quindi…
< Senti Stephanie noi ne abbiamo parlato e mi sono reso conto grazie a Bill che questa farsa non va bene, ti farebbe del male ed io non voglio sinceramente parlando > mi confessa Tom prima di ravviarsi i capelli con una mano.
Scuoto la testa e sto per ribattere quando Bill prende la parola < sì ha ragione Steph, non può funzionare >.
< Ma tua madre? > chiedo a Tom senza alzare la testa.
< Mia madre capirà; purtroppo nella vita ci sono cose che accadono e noi non sappiamo nemmeno perché. Semplicemente tra di noi non ha funzionato > dice Tom visibilmente a disagio.
Rido amaramente poi asserisco sicura < senti tua madre ha sempre creduto in te, in me ma soprattutto in noi ed io non me la sento di stravolgerle la vita dopo tanto tempo e distruggere i suoi sogni da mamma; capiscimi >.
Tom annuisce, si alza e si avvicina a me e dolcemente mi accarezza una guancia prima di dire < in questo momento vorrei sapere come stai invece di pensare a quello che dirà mia madre; Bill mi ha detto che non te la passi bene >.
< Tomi, ma che cazzo! > urla Bill infuriato per la piccola rivelazione di suo fratello sul mio stato attuale.
< Io sto bene > pronuncio sforzandomi di non piangere.
< Sì come no ed io sono la regina > asserisce Bill alzandosi in piedi ed iniziando a camminare su e giù per il salotto.
< Che succede? > mi chiede Tom spostandomi un capello dietro l’orecchio destro.

Tutti questi gesti mi mandano in tilt.
Cioè non stiamo insieme e lui fa le stesse cose di quando eravamo una coppia.
E a me questo non può andare bene, no per la miseria!
È ora di farsela finita che lui lo voglia o meno.
E pure io.


< Niente, non succede niente tranquillo > sussurro prima di spostarmi velocemente dalle sue mani, dai suoi occhi, da lui.
< Steph > tenta di fermarmi Tom.
< Parlagli Steph > mi sprona Bill sorridendomi leggermente.
Annuisce Tom prima di chiedermi nuovamente come sto, come me la passo e blablabla.
Una manfrina che non finisce più e che cavolo.
< Basta! Non ho nulla, lasciatemi stare e che cazzo! Comunque sia la mia decisione è di non dire nulla a tua madre > sbotto guardando di sottecchi i due ragazzi che ho di fronte.
< Quindi mi aiuterai? > chiede Tom strabuzzando leggermente gli occhi come se la mia risposta fosse una cosa del tutto nuova.
Pff che coglione.
Come se non lo sapesse che…
Oh!
Basta il passato.

Basta.

< Ma Steph… > tenta di intervenire Bill ma viene fermato sul colpo perché lo guardo in un modo che non ammette repliche.
< Bene, come ci organizziamo? > chiedo facendomi una coda di cavallo per via del caldo afoso che invade la stanza.
Sia che Tom che Bill alzano le spalle segno che anche questa volta la decisione spetta alla sottoscritta.
< Allora direi che possiamo farla qui la cena che ne dite? > chiedo prima di sedermi sul divano di pelle nera lucido.
< No, mia madre si accorgerebbe che qualcosa non va stando qui da Bill > dice Tom portandosi un dito sul mento come se questo gesto lo aiutasse a pensare meglio.
Bill annuisce e poi esprime la sua opinione in modo saggio ed equilibrato < io direi che la cena la dobbiamo fare a casa vostra; ovviamente tu Steph dovrai farti trovare già lì quando io e mamma arriveremo >.


Vostra.
Già la parola mi manda in tilt.
Casa vostra poi…
Pure peggio.
Non c’è più nessuna casa e nessun nostra ma vabbhè; lasciamo perdere.


Vedo Tom annuire impercettibilmente così dopo aver pensato un secondo riprendo la parola < ok, mi costa tanta fatica ma per vostra madre lo faccio di sicuro; quindi il piano è questo: io e Tom saremo a casa pronti per la cena, poi tu accompagnerai tua madre a casa mentre io aspetto a casa con Tom prima di andarmene in hotel >.
< In hotel? > chiede Tom perplesso.
< Eh ovviamente, dove vuoi che vada? Non posso di certo tornare a casa con Bill e Simone sennò si accorge che è una bugia bell’e buona > asserisco sicura prima di fare cenno a Bill per chiedergli cosa pensa.
< Io scusate se mi intrometto nelle vostre questioni ma penso che potresti restare a dormire lì a casa Steph; non mi fido che te ne vai in giro da sola per Los Angeles > considera Bill timidamente, mettendo le mani avanti come a proteggersi da una valanga di insulti dalla sottoscritta.
< Per me si può fare > emette il suo giudizio Tom come se fosse una cosa naturale che la sua ex ragazza dorma nella stessa casa in cui hanno vissuto per tre fottuti lunghi anni.
< No, col cazzo che resto lì. No non si può fare > sbotto assottigliando gli occhi.
Poi senza aspettare un secondo riprendo a parlare < chiamerò un taxi in caso Bill; non preoccuparti. Ma lì scusate non voglio restare >.
Bill annuisce ma Tom scuote la testa in segno di dissenso.
< Tu resti a casa > sbotta Tom iniziando a riscaldarsi.
< E chi me lo ordina sentiamo? Tu? > chiedo ridendo apertamente portando leggermente la testa all’indietro con fare teatrale.
< Sì esattamente te lo ordino io > esclama Tom prima di guardarmi accigliato.
Ah capito è lui l’arrabbiato e l’accigliato.
Ma guarda un po’!
< Non sei nessuno > sbotto guardandolo male.
< Oh invece direi che ho il diritto di… > tenta di dire Tom prima di essere fermato dalle parole della sottoscritta < diritto? Diritto di che sentiamo? Di niente mio caro Kaulitz quindi per favore ti prego di non sfracassarmi la vita con le tue manfrine da ragazzo preoccupato che non sei >.
< E chi te lo dice che non lo sono? Chi? > domanda Tom alzandosi ed avvicinandosi a me pericolosamente con un dito puntato contro come a segnare la sua arrabbiatura.
< Ma vediamo… Tu! I tuoi gesti da coglione o tante altre cose fidati. Cioè sono passate due fottute settimane ed io non sapevo che cosa pensare > giudico senza pudore.
Poi sputo con furia e con rabbia repressa < non te ne è fregato un emerito cavolo di come stavo io! E adesso mi proponi di dormire nella casa in cui abbiamo vissuto? Cioè perché non mi proponi di dormire con te nel letto a questo punto eh? >.
Tom sta per ribattere ma subito Bill lo ferma mettendosi in mezzo e urla quasi un < basta! Basta! Basta! Se continuate così come potete solo pensare di stare a cena insieme domani sera? Come? >.
Ci penso due secondi ed ammetto che ha ragione; fottutamente ragione direi.
Non possiamo continuare così o il piano fallirà miseramente.
Annuisco e cercando di calmarmi dico lentamente < ha ragione tuo fratello Tom, non possiamo comportarci così; finiamola qui >.
Tom annuisce e pronuncia una parola < scusa >.
Gli faccio un cenno impercettibile con gli occhi a sottolineare di aver compreso ma non ho il coraggio di dire più nulla.
Sono sfinita, veramente…
< Quindi seguiamo il tuo piano Steph; andrai in hotel ok? > pronuncia Bill accavallando le gambe lunghe e longilinee.
Guardo Tom e vedo che sta per rispondere quando riceve una chiamata sul cellulare ed è costretto a rispondere.
Termina di parlare ed annuncia < io adesso devo andare; ci vediamo domani >.
< E noi come facciamo adesso? Come facciamo a capire cosa dire o non dire? Devi andare per forza? > chiedo cercando di non perdere le staffe.
Missione complicata.
< Non posso ho da fare adesso > dice prima di alzarsi ed avviarsi verso la porta.
E no è!
Questa non la scampa.
Prima che esca domando con l’adrenalina a mille < come si chiama la sgualdrinella che vai a sbatterti? >.
< Cosa? > chiede Tom voltandosi per osservarmi.
< Hai capito bene; dimmi almeno il nome avanti > dico alzandomi anch’io pronta per affrontare una nuova battaglia.
< Non c’è nessuna sgualdrinella > asserisce stufo Tom scuotendo leggermente la testa.
< Sì ed io sono la moglie del presidente degli Stati Uniti d’America. Per piacere non prendermi per il culo > pronuncio scrollando le spalle velocemente.
Poi riprendo a parlare < almeno cerca di farla contenta SexGott; solo così ti sentirai appagato >.
Ride prima di prendermi il viso tra le mani stringendo leggermente le mie guance < mi stai provocando eh? E va bene ti ho avvertito di non giocare con il fuoco; comunque sia ovviamente sarà così >.
Poi senza aspettare delle domande dalla sottoscritta mi chiede divertito < gelosa per caso? >.
Scuoto la testa e pronuncio a mezza bocca un < no manco per scherzo! La sola immagine che voi bhè… Brr che schifo >.
< Bhè eppure non mi sembrava così quando ti facevo urlare nel bel mezzo della notte > sbotta Tom guardandomi con quegli occhi felini da predatore nato.
Cosa hanno appena sentito le mie orecchie?
Con una velocità inaspettata quasi mi divincolo dalla sua presa e gli mollo uno schiaffo sulla guancia destra colpendolo quanto più forte riesca a fare.
Poi dico solamente un < non provarci nemmeno >.
Massaggiandosi la guancia appena colpita Tom asserisce < stavo scherzando Stephanie; non mi aspetta nessuna sgualdrinella. Era Georg prima al telefono >.
Bene!
Sono una cazzo di stupida.
L’ho colpito per niente.
E mi sento una merda.
< Io… Scusami non volevo > dico cercando di scusarmi il più possibile ma ormai è fatta.
Tom è già fuori dalla porta ed io mi ritrovo a darmi della grandissima stupida per aver fatto una cosa del genere.
Guardo Bill e dico < scusami Bill non so cosa mi sia preso; è che… >.
< Tranquilla Stephanie non devi scusarti; ti ha stuzzicata e tu hai reagito male ma se lo è meritato. Tranquilla gli passerà > mi confida Bill cercando di tranquillizzarmi.
Annuisco e dopo aver detto un timido < vado a fare due passi > mi dirigo verso la porta pronta per staccare la spina e non pensare a nulla.
Mi sento veramente una grandissima merda; ho reagito alla provocazione.
Per di più con uno schiaffo.
Non è da me Cristo Santo.
Assolutamente.
Ed ora ho paura che la situazione degeneri, che tutta finisca peggio di quel che credevo; ed io non voglio perché mi farebbe veramente male.
‘Scrivigli’ mi suggerisce la vocina interiore che a man a mano si fa sempre più marcata.
Sbuffo mentre percorro le vie della bellissima Los Angeles; scuoto la testa e mi dispero se così voglio dire.
Poi con tanta esitazione estraggo fuori il cellulare dalla sua custodia e digito velocemente un messaggio per Tom con su scritto ‘scusami sono un’idiota’.
Poi cancello il tutto per via dei complessi che mi prendono all’improvviso.
E se non vuole sentirmi?
E se magari in questo momento mi sta maledicendo?
E se magari?




Poi neanche a farlo apposta mi arriva un messaggio che fa illuminare lo schermo per alcuni secondi.
Lo apro titubante e noto che è un suo messaggio.
Un messaggio di Tom.
Un breve messaggio che recita ‘non crucciarti per lo schiaffo; la colpa è la mia per averti provocata. Scusami per tutto’.
Digito velocemente un ‘ti amo’ che viene subito cancellato.

Giusto.

Non mi ricordavo che non siamo più insieme.

Finita la farsa si ritorna alla solita vita Stephanie; ricordalo!

 

 

 

 

 


 

 

 

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Capitolo 7
*** One love. ***


< Allora? Tra quanto arrivano? > mi chiede Tom rientrando in cucina prima di mettersi a sedere o meglio spaparanzarsi sul divano bianco vicino alla finestra.
< Mhh vediamo… Più o meno tra una decina di minuti se non di meno dovrebbero essere qui > dico guardandolo negli occhi prima di spostarmi una ciocca davanti al viso.

Dieci minuti alla messa in scena più fasulla di sempre.

Dieci minuti per cercare di rilassarsi prima del grande evento.

Più che evento direi interrogatorio vero e proprio; già mi immagino le numerose domande e blablabla.

Ed io ancora mi maledico per avere accettato, per essermi un’altra volta annullata per lui.

Semplice direi no?

Sbuffo e scuoto la testa come per scacciare i cattivi pensieri che mi frullano vorticosamente e senza freno.
< Dai stai calmo > dico cercando di tranquillizzare Tom che sembra agitato più del dovuto.
In realtà l’agitata dovrei essere io ma vabhè, sorvoliamo che è meglio.
< Lo so che dovrei rilassarmi ma non ci riesco; ho paura che tutto vada storto > mi confessa facendo segno di sedermi accanto a lui.
Lo accontento stando ben attenta a non avvicinarmi troppo e poi domando < di cosa hai paura esattamente? Che tua madre scopra che noi non stiamo più insieme o di altro? >.
< Bhè.. un insieme di cose che mi spaventano e mi rendono nervoso e molto suscettibile. Mamma ha sempre fatto il tifo per noi ed ecco io mi sento una merda nel vero senso della parola Stephanie perché non meritavi di soffrire cazzo > dice Tom voltando leggermente la testa per vedere meglio la mia espressione.
Sorrido nel sentire le sue parole che per me valgono più di qualunque altra persona sulla faccia della terra e poi rispondo pacatamente e cercando di essere più chiara possibile < non devi sentirti una merda Tom; devi solo comprendere il mio stato ma non crucciarti; io starò bene in un modo o nell’altro >.
< Vedi non voglio sentirti dire starò bene in un modo o nell’altro; devi stare bene perché sennò sto male io per te Stephanie > asserisce il ragazzo al mio fianco.
Lo guardo e gli sorrido con gratitudine < ti prometto che con il tempo ce la farò… >.
Dopo senza aspettare alcun tipo di risposta chiedo un po’ imbarazzata < ma perché dobbiamo parlare di me e del mio stare male? Cioè sai com’è mi fa strano. Siamo stati insieme ed ora ci ritroviamo a parlare sul perché sto male, su come uscirne e su come dimenticare le cose brutte del passato >.
Tom ride ed afferma quasi inconsapevolmente < ed il problema sono io! >.
Mi volto e gli faccio un cenno della mano come a dire ‘lascia stare, basta con questa storia’; lui mi guarda annuisce titubante e pieno di insicurezze.

Poi mi guarda di nuovo.
Io lo guardo.
Ci fissiamo per un’ infinità di tempo che non ha misura.

Senza tempo in effetti.

Poi senza neanche rendersene conto Tom si avvicina lentamente al mio viso come se fosse attratto dalle mie labbra o da qualche altra cosa.
Fatto sta che si avvicina ed io mi ritrovo a fare la stessa cosa.

La stessa identica cosa.
La stessa identica cosa sbagliata.

Alla grande direi!
Deglutisco rumorosamente mentre sento il respiro di Tom farsi sempre più vicino segno che le sue labbra sono più vicine di quanto credessi.
‘Ma che cazzo fai Stephanie? Vai spostati’ mi impone la vocina che tanto detesto quanto amo in determinati momenti come questo.
Ha ragione la mia coscienza a dirmi che devo allontanarmi; sto facendo un enorme sbaglio.
Un grandissimo sbaglio direi.
Se succede quel che succede è finita.
Addio Steph e addio possibilità di rialzarsi.
Addio possibilità di dimenticare l’unica persona che vorrei dimenticare.
Addio a tutto insomma…

Uno.
Due e…

Il campanello trilla insistentemente due volte aspettando una risposta che non arriva.
I miei occhi sono incatenati a quelli di Tom così come i suoi con i miei.
Come se stessimo ballando sulle note di una canzone dolce; una canzona piena di passione e romanticismo.
Una potenza vera e propria capace di catturarti, rapirti e lasciarti imbambolato mentre tutto intorno a te svanisce così senza tanti giri di parole.
Ha degli occhi bellissimi il ragazzo.
Di un marrone dorato tendente ad un cioccolato caldo ed accogliente.
Occhi profondi simili ad un oceano in cui perdersi talmente tante volte da perdere il conto.
Suonano di nuovo alla porta con più foga rispetto a prima segno dell’impazienza degli ospiti che attendono di essere accolti.
Mi schiarisco la voce e molto lentamente indietreggio e sussurro un < vado ad aprire >.
Mi alzo e vado verso la porta dove mi guardo allo specchio per mirarmi un secondo; bene! Faccio veramente schifo.
Sfoggio un sorriso alla ‘mentadent’ ed apro la porta raggiante e solare come sempre.
< Eccoti! Pensavamo non ci foste in casa > dice Bill indignato prima di superarmi a grandi falcate e dirigersi in cucina.
< Oh lascialo perdere Stephanie, mio figlio non ha mia pazienza. Ora però fatti abbracciare cara > dice Simone prima di stritolarmi in un abbraccio caloroso e pieno di affetto.
Ci stacchiamo dopo alcuni secondi e la invito ad andare in cucina per raggiungere i due scalmanati dei figli.
Li raggiungiamo e dopo poco ci mettiamo seduti per cenare.
Allora premetto che non so cucinare un cazzo.
E con tutto intendo proprio tutto.
Sono una frana, nel vero senso della parola; potrei dar fuoco a tutto e non accorgermi di nulla.
Quindi ha cucinato Tom come al solito direi…
‘Steph questa pasta è immangiabile! Sei veramente una frana’ mi ripete Tom divertito nella mia testa.
Ancora ricordo la tua faccia schifata e disgustata ma al tempo stesso ‘contenuta’ se così si può dire per non offendermi più di tanto.
Ricordo la tua risata che riempiva tutta casa per quanto era forte e spensierata.
Sorrido nel ricordare la scena di vita passata.
Poi mi infondo coraggio, porto il primo in tavola e mi preparo ad essere felice più del dovuto.
< Com’è andato il viaggio? > chiedo a Simone che mi guarda sorridendo come solo lei sa fare.
Lei e i suoi figli.
< Oh bene bene; il viaggio è andato alla grande, meglio di quanto pensassi e sperassi > mi risponde Simone portando alle labbra una forchettata di pennette alla vodka e gamberetti.
< Sono contenta ma soprattutto sono felice di rivederti. A Berlino tutto ok? La vita come procede? > domando.
< La vita a Berlino? Scorre lenta come sempre ma non mi lamento. Di sicuro state meglio voi qui > spiega la super donna che ho di fronte.
< Oh non penso mamma; anche qui non è che va molto meglio > interviene Bill osservando la mamma come solo un figlio è in grado di fare.
< In che senso? Non vi trovate bene ragazzi? > ci chiede allarmata Simone scrutando minuziosamente i presenti a tavola con occhio indagatore.
Scuoto la testa e poi prendo la parola per spiegare forse cosa voleva veramente dire Bill < personalmente mi trovo molto bene e posso assicurarti che anche per i tuoi due figli sia la stessa ed identica cosa; Bill voleva dire che anche qui la vita scorre normale e tranquilla senza grandi stravolgimenti >.
< Esattamente > asserisce Tom annuendo con la testa per dare più enfasi alla frase appena detta.
< Sei il solito pessimista cosmico Bill > dice Simone facendomi ridere.
Guardo Bill vicino a me e gli tocco una mano come a consolarlo per l’aggettivo o meglio appellativo con cui è stato appena nominato da sua madre.
Bill è sempre così, pessimista fino al midollo.
Non vede mai le cose positive; è come se non vedesse mai una luce, uno spiraglio di vita positiva.
Per lui tutto o quasi tutto è nero o al massimo grigio ma sempre tendente al nero.
Simone mi guarda attentamente e poi mi chiede < Steph stai mangiando? No perché stavo appunto notando che il polso è veramente piccolo rispetto al solito >.
Cosa hanno appena sentito le mie orecchie?
‘Vai inizia a formulare una scusa valida che possa reggere ad ulteriori domande’ mi ripeto a fatica visto che se fosse per me già scoppierei a piangere pronta a raccontare la fottuta verità.
< Ehm sì mangio, magari un pochino meno del solito ma in questo periodo abbiamo avuto parecchio da fare e sai com’è con il tour e tutto ero più in ansia io che i ragazzi > dico sicura e mostrando la massima tranquillità presente al mondo.
< Era più in ansia lei mamma che noi dall’altra parte del mondo > afferma Tom sporgendosi per farmi un occhiolino come a dire ‘brava, mi sei piaciuta’.
Simone annuisce e confessa < anche io sarei stata molto ansiosa al posto suo Tom; non sapere dove si trova il tuo ragazzo non è proprio una cosa piacevole >.
Poi senza ulteriori indugi asserisce guardandomi fissa negli occhi < ti invidio, vorrei essere come te Stephanie >.
< Ma come ci pensi Simone! No, assolutissimamente… Sono una frana e ulteriormente sono peggiorata > dico portando le mani avanti.
< Non sei affatto peggiorata, ti vedo più sicura e decisa e questo è un bene. Tutti questi tour ti stanno temprando allora > scherza Simone prendendomi le mani ed accarezzandole dolcemente.
< Stephanie è una bomba mamma! Dovresti vedere come sta superando la situazione attuale con Tom > sbotta Bill all’improvviso prima di rendersi conto che continuare manderebbe tutto all’aria.
Benedetto Bill e la sua boccaccia!
Adesso che cavolo si dice per rimediare?
< Quale situazione e cosa c’entra Tom? > chiede Simone voltandosi verso Bill interessata.
< Sta cercando lavoro > dice Tom facendo un tentativo per salvarmi ma la cosa non riesce visto che nello stesso momento in cui lui esprime la sua teoria  io invece rispondo con < nulla sto organizzando il tutto per le vacanze >.
Ci guardiamo di sfuggita e con gli occhi gli faccio cenno di stare zitto.
< Stai cercando lavoro o stai preparando la vacanza? Perché io non ho mica capito > afferma dubbiosa Simone.
< Sto organizzando la vacanza in primis, poi la cosa che ha detto Tom è diciamo in questo momento secondaria se così posso dire > spiego portandomi un boccone di petto di pollo in crosta di pane alle labbra.
Un momento…
Siamo al secondo ed io non mi sono resa conto di nulla.
Zero proprio.
Bene.
< Dove andrete di bello ragazzi? > chiede Simone guardando i due protagonisti della sua domanda.
Io e Tom.
Tom non sa cosa dire così intervengo io < pensavamo di fare un giro in Europa, non so magari visitare l’Italia se riusciamo ma non sono sicura >.
< Bellissima l’Italia; è così romantica ragazzi. Mi ricordo ancora quando io e Gordon ci siamo stati, è stata una settimana di puro relax e bhè piacere > confessa Simone facendomi ridere.
< Mamma! > urla Bill tappandosi le orecchie con fare protettivo.
< Che c’è? Anche io ho avuto ed ho una vita sessuale Bill. Stavo solo rimembrando > spiega Simone con tutta la tranquillità possibile ed immaginabile.
< Sì ma noi non vogliamo rimembrare con te > dicono Bill e Tom in sincrono.
Simone ride a crepapelle e poi chiede senza esitazioni < allora quand’è che mi fate un nipotino? >.
Un che?
Un nipotino?
Oh Santa madre!
Tom sbianca.
Io mi trattengo dallo sputare dappertutto l’acqua che sto bevendo.
Penso che se qualcuno vedesse la situazione da fuori si farebbe due risate.
Non solo due per me, di più sicuramente.
< Nipotino? > chiedo titubante.
< Eh sì Stephanie, sarei veramente contenta. Ne avete mai parlato? Anche perché è da tempo che state insieme > giudica Simone con gli occhi che le brillano.
Lei sogna un nipotino figuriamoci!
Come se in questo momento non avessi altro a cui pensare…
Altroché nipotino.
< Mamma questi discorsi mi mandano in tilt quindi basta; per ora no comunque > prende la parola Tom salvandomi da morte certa.
Morte per mancanza di ossigeno.
Annuisco per rafforzare la teoria di Tom e dico provando a rimanere calma < vedremo Simone, ora non avremmo molto tempo. Sai Tom con i tour e tutto non ci starebbe mai ed avrei bisogno di un grande aiuto. E poi diciamoci la verità siamo ancora molto giovani e non ci sentiamo in grado di prenderci una responsabilità così grande >.
Sbam!
Grande Stephanie; sei riuscita ad esprimerti senza provocare grandi danni.
< Non potevi dire una cosa più sensata piccola > afferma Tom prima di alzarsi e venire ad abbracciarmi.
All’istante mi irrigidisco ma cerco di non farlo vedere troppo.
< E tu Bill? Hai trovato l’amore della tua vita? > domanda Simone voltandosi verso Bill in modo da osservalo meglio.
Scuote la testa, sbuffa e risponde < non ancora mamma, ma non perdo le speranze >.
< Bravo così ti voglio; alla fine riuscirai a trovare qualcuno e a finire come Tom > asserisce Simone portandosi una mano tra i capelli castani.
< In che senso? > chiede Tom alzando un sopracciglio.
< Innamorato, pieno di sogni e con un futuro splendido accanto ad una ragazza d’oro come Stephanie > spiega Simone regalandoci la cosa più bella che potesse fare: un enorme sorriso.
Un sorriso sincera ed onesto.
È veramente felice per il figlio; purtroppo se solo sapesse che stiamo solamente fingendo ci resterebbe molto male.

Innamorato.

Questa parola mi uccide, mi lacera la carne e mi strazia il cuore in petto.
Se solo fosse ancora innamorato ora la situazione sarebbe diversa; ma soprattutto sarebbe vera.
Risponderei alle domande sinceramente e non cercando sotterfugi o che…
Io ancora non capisco che cazzo ti è preso Tom, non ci riesco proprio.
Non capisco neanche i tuoi continui cambiamenti nel modo di comportarti; non ti fai sentire, poi ti rifai vivo, poi mi consoli e poi…
E poi?
E poi ci ritroviamo a guardarci negli occhi, a perderci e a fonderci nelle nostre anime pronti per scattare e baciarci.
Sì baciarci, perché è proprio questo che stava per accadere se tua madre e tuo fratello non fossero intervenuti ed avessero interrotto il momento.
Non sai quanto vorrei sentire ancora una volta le tue labbra sottili ma tanto morbide.
Non sai quanto ancora vorrei sentire i tuoi baci sul mio collo.
Non sai ancora quanto vorrei sentire te.

Te Tom.

< Bene, io sparecchio > dico tutto d’un fiato per cambiare argomento.
Mi alzo e mi avvicino al lavandino dove aspetto che Bill mi porti i piatti da lavare.
< Stai bene? > chiede Bill avvicinandosi e posando le stoviglie dentro il lavandino in marmo.
Annuisco non molto contenta ed inizio ad insaponare il tutto, poi dico < posso farcela anche perché ormai è finita la cena >.
< Sì ma ho paura che tu stia male > sbotta Bill portando una ciocca ribelle di capelli dietro l’orecchio.
< Non sto male > sbotto sfregando più forte che posso i vari piatti che mi si presentano.
< Sì che stai male > ribadisce il mio amico convinto.
< No se ti dico di no è no che cazzo! > asserisco alzando la voce e sfregando velocemente il piatto tanto da farlo cadere sul pavimento in marmo bianco.
Poi dopo aver portato le mani agli occhi ed essermi calmata un po’ dico < scusa Bill, è che non sopporto più la cosa; io non ci riesco più a far finta che vada tutto a meraviglia per lo meno non con tua madre >.
Mi abbasso e raccolgo i pezzi di vetro e mi alzo pronta per rimettermi a lavoro prima di essere fermata da Bill che dopo avermi accarezzato mi dice supplicandomi < se non ce la fai basta così, andiamo via. Non voglio che la situazione peggiori >.
< Ti rendi conto che ci ha chiesto un nipotino? Oh mamma mia mi sono sentita morire Bill e sai perché? Perché non ci sarà mai un figlio, un noi, il mio essere madre e l’essere padre di Tom e questa cosa mi fa sentire una vera merda visto che non avrò un fottuto futuro in sostanza > asserisco guardandolo negli occhi intensamente.
Il mio amico sta per rispondere e controbattere ma viene interrotto dall’arrivo di sua madre e di suo fratello.
< Che succede qui? > chiede Simone sorridendo a me e Bill come se non ci fosse un domani.
< Nulla di che Bill mi stava aiutando a lavare il tutto ma ora abbiamo finito > dico sorridendo alle due figure che ho davanti.
< Bene, Stephanie stavo parlando con Tom e gli ho chiesto se magari potrei restare qui stanotte. Mi farebbe piacere ma non voglio arrecare tanto disturbo > asserisce Simone.
Per un attimo non so cosa dire o rispondere anche perché questo significherebbe restare a dormire qui.
Di sopra, nel letto con Tom e questa cosa non può accadere.

Assolutamente.

Guardo Tom per cercare di capire cosa devo fare e come rispondere e poi esprimo la mia opinione < va benissimo per me Simone; non recherai alcun disturbo anzi… Sono molto contenta tu resta a dormire qui >.
Ormai è fatta.
< Allora io andrei se non vi dispiace, tanto non devo rimanere a dormire qui con voi > dice Bill guardandoci ad uno ad uno aspettando un segnale per potersene andare.
Annuiamo tutti insieme e in pochi secondi ci ritroviamo ad essere in tre invece che in quattro come prima.
Una grande squadra direi: io, Tom e Simone.
< Io sono molto stanca ragazzi, quindi andrei di sopra se non sono troppo scortese > confessa Simone visibilmente stanca ed appesantita dal lungo viaggio.
Scuoto la testa ed affermo decisa < tranquillissima Simone ti capiamo, tanto anche per noi è arrivato il momento di andare a dormire visto che la giornata è stata piuttosto lunga >.
Poi riprendo a parlare < la stanza è quella degli ospiti; già pronta >.
Ringrazia e si avvicina a tutti e due per abbracciarci ed augurarci una buona notte.
Bene!
Siamo solo noi due; adesso che si fa?
< Dormo sul divano > dico a Tom incurante.
< Assolutamente no, e se mia madre si sveglia questa notte e ti vede lì che pensa? > chiede Tom portando un indice al mento per pensare meglio a come risolvere la situazione.
< E allora che dovrei fare? Dormire in camera da letto? Con te? > domando ridendo appena.
No, non se ne parla per niente!
< Io dormo qui, se si sveglia Simone le dirò che russavi e che ho deciso di spostarmi qui per dormire meglio > giudico senza tanti giri di parole.
< E credi che ti crederà? Ma dai! Andiamo > dice Tom scuotendo la testa vigorosamente.
Poi senza aspettare il mio parere asserisce < dormi su in camera Stephanie; è solo una notte >.
Ha ragione, dannatamente ragione il ragazzo.
Non posso dormire sul divano altrimenti Simone capisce tutto.
Ma allo stesso tempo non posso dormire in camera con lui cavolo.
Non stasera, non dopo esserci lasciati dopo tanto tempo.
Non dopo aver cercato di riprendermi in minima parte.
Rovinerei tutto quello che ho fatto; ma devo farlo per il bene di sua madre.
Annuisco e senza dire nulla mi dirigo in camera a passo lento ma deciso.
Apro la porta ed ho un tuffo al cuore.

Immagini su immagini di vita assieme; di momenti trascorsi a ridere, a piangere, a prenderci in giro, a fare l’amore.
Rivedo i vari momenti come una pellicola di un film.
Tutto scorre troppo velocemente da farmi girare la testa.
E senza rendermene conto mi scappa una lacrima che asciugo velocemente per non farmi vedere da Tom che è esattamente dietro di me.
Lo so.
Non c’è bisogno che dica niente, io saprò sempre riconoscerlo.
In ogni luogo, in ogni dove, in ogni tempo.
Tra milioni di persone ce la farei benissimo.
Perché quando sei innamorato è così; riconosceresti la persona amata tra tante.
Esiste solo lei nella tua testa.


Esisti solo tu nella mia testa, Tom.

< Stephanie > tenta di dire Tom cautamente.
Annuisco ed asserisco sicura e decisa < dormo sulla poltrona Tom, il letto è tutto tuo >.
< Non esiste, in caso faremo il contrario. Non posso lasciarti dormire sulla poltrona Stephanie, non a te che sei stata tutto per me > esprime Tom sinceramente.
< Esatto, hai detto benissimo Tom. Sono stata. Perché ora non conto più nulla vero? > chiedo voltandomi per scrutare la sua reazione.
Sbuffa sonoramente prima di avvicinarsi e sussurrarmi < tu per me conti più di chiunque altro Stephanie; e anche se non stiamo più insieme sarà sempre così >.
Rido e poi chiedo < perché? >.
< Perché lo voglio io > afferma Tom intensamente.
Ok basta il discorso sta precipitando vorticosamente.
Meglio dormire.
Vado in bagno per infilarmi il pigiama in fretta e in furia visto che voglio solo dormire.
E smettere di pensare e ripensare a tutto ciò che sta succedendo.
A tutto ciò che mi sta dicendo.
Ritorno in camera dove trovo Tom sdraiato in una posizione strana sulla poltrona; distolgo lo sguardo dalla sua figura e dico di pietra < dormi nel letto, d’altronde è il tuo ora >.
Non risponde.
< Avanti non me la sento di farti dormire scomodo solo perché ci sono io stasera > lo sprono prima di fargli cenno.
Si alza e si avvicina al letto e con un salto balza sul letto e si infila sotto le coperte.
Mi infilo velocemente nel letto e mi volto dall’altra parte per non vedere nulla.

Per non vedere lui.

Passano secondi, minuti interminabili dove mi insulto mentalmente per ciò che ho accettato di fare.
Non riesco proprio a dormire, non qui; non sapendo che di fianco a me c’è la persona che vorrei abbracciare e baciare in questo momento.
Non auguro mai a nessuno di trovarsi nella mia stessa situazione; di vivere una cosa come quella che sto vivendo io attualmente.
Neanche al peggior nemico.
È tutta una questione di sensazioni, per di più negative, che ti invadono in un modo o nell’altro.
Ti fanno sentire impassibile di fronte a tutto ciò che hai perso e questa cosa ti manda giù letteralmente.
‘Sai Steph? Oggi una mia fan mi ha fermato dicendomi di ringraziarti tanto e sai perché? Perché mi hai migliorato tantissimo, mi hai reso una ragazzo migliore’ ripete la voce di Tom come se non fosse mai del tutto sparita.
Ricordo bene quel giorno Tom.
Mi sentivo una merda per via delle cose brutte, dei vari insulti che avevo ricevuto dalle tua fans nelle settimane precedenti.
Mi davano dell’opportunista.
Parlavano di me come di una ragazza non innamorata ma solo interessata ai soldi ed alla fama.
Io i soldi?
I soldi io nemmeno li guardo e mai lo farò.
Non capivano che dietro a tutta la nostra relazione non c’era la fama, il successo ma solo una cosa.
Una cosa più grande, più bella di tutte le altre: l’amore.
E tu eri lì mentre piangevo a consolarmi.
A dirmi che non doveva importarmi delle calunnie degli altri, degli insulti ma andare avanti.
A testa alta, con il sorriso sulle labbra e piena di vita ed aspettative.
Sorrido inconsapevolmente mentre una lacrima scende sulla guancia sinistra prima di essere catturata dalla mia mano tremante.
No, non ci riesco.
Non posso stare qui, dormire qui, passare del tempo con colui che amo.
Dopo averci pensato per un po’ di tempo decido di alzarmi ed avvicinarmi al balcone per respirare l’aria fresca notturna.
< Non riesci a dormire? > chiede una voce dietro di me.

La sua voce.

Rabbrividisco leggermente ed annuisco senza proferire parola.
< Neanche io > sbotta Tom provocando un mio sorriso.
< Perché ridi? > mi chiede Tom alzando un folto sopracciglio.
< Nulla, mi fa strano che tu non riesca a dormire. Di solito tra i due la mattiniera sono io e non tu > dico sorridendo per la cosa appena detta.
Una ciocca ribelle mi cade sul viso; sto per raccoglierla ma vengo anticipata da Tom.
La sposta dietro l’orecchio e lascia la sua mano lì tra l’orecchio e la guancia carezzando leggermente.
Per troppo tempo direi.
Io nel frattempo ho perso la parola; la causa?
I suoi occhi indagatori che puntano dritti e fissi nei miei facendomi sentire piccola piccola.
Poi in un attimo si avvicina ed io mi ritrovo a sussurrare un < Tom che stai ... >.
Un frase che non riesco a finire visto che mi ritrovo le sue labbra sulle mie come a sigillare il momento magico.
Si stacca lentamente e mi guarda pronto a ricevere uno schiaffone.
Uno schiaffo che non arriva però.
Mi lecco le labbra lentamente e senza aspettare troppo mi avvicino, infilo la mia mano tra i suoi capelli, lo attiro verso di me e lo bacio.
Un bacio lento, dolce, pieno di parole che poco dopo diventa passionale sempre più travolgente.
La sua lingua si insinua lentamente tra le mie labbra, iniziando a giocare con la mia come in una danza senza fine e senza sosta.
Scariche di adrenalina si diramano da tutto il mio corpo in fibrillazione a contatto con il suo.
Dopo un’infinità di tempo ci stacchiamo per riprendere fiato e con gli occhi luccicanti di passione e di desiderio gli sfilo la maglietta ed aspetto che lui faccia lo stesso.
Vestiti sparsi per terra.
Sulla poltrona.
Vestiti sudati, pieni di sogni e di speranze; i vestiti di due persone che non sanno quello che fanno in questo momento.

Gemo sotto il suo tocco così esperto e professionale.
Lo bacio senza sosta, senza freni ed inibizioni; perché con lui è sempre così… come una droga che non ti basta mai.
Una droga che ti sballa, non ti fa capire un cazzo, ti fa male ma tu continui a prenderla comunque perché sei intrappolato.
Mi adagia lentamente sul grosso letto dove tra tocchi, baci poco casti ed altro mi lascio travolgere dal piacere.

Come in una corrente di un fiume.

Non c’è nessuna risalita, nessuno spiraglio o via d’uscita.

La schiena si inarca di piacere ed io mi ritrovo a sorridere beatamente, a rimembrare scene di vita passata che al momento mi sembrano così vicine da toccarle con un dito.
La mia mente è completamente annebbiata, offuscata; il mio sguardo è rivolto a Tom e solo a lui.
Gli accarezzo tutto nei minimi particolari e dettagli soffermandomi sui numerosi nei che invadono il suo corpo tonico e muscoloso.
Le sue braccia così forte e sicure mi fanno tremare per quanto mi stringono; le sue mani così esperte mi fanno quasi urlare ma i suoi occhi...
I suoi occhi mi fanno impazzire, mi fanno sentire in un modo che non riesco neanche a spiegare, ad esprimere con una minima frase.
Si dice che gli occhi sono lo specchio dell'anima Tom.
Ed io in questo momento sto vedendo la tua anima.
Così pura, così speciale.
Semplicemente la cosa più bella che per me possa esistere.

Assottiglio gli occhi ed inebriata dal desiderio di averlo per me, di farlo mio ancora una volta gli sussurro in un orecchio un < ti odio Tom. Ti odio e ti… >.

Ti amo.

Questo vorrei dire ma vengo interrotta da Tom con un bacio che non ammette nessun tipo di risposta.
Alla fine passion comes out.
Always.

 

 

 

 

 


 

 

 

 

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Capitolo 8
*** You're an idiot! ***


Apro lentamente gli occhi a causa della debole luce che filtra nella stanza, mi volto e tasto il letto in cerca di qualcosa.
O meglio qualcuno…
Qualcuno che evidentemente come pensavo se l’è data a gambe elevate.
Bene!
Vai così Stephanie; sempre meglio insomma.
Ed io porca miseria ci sono cascata come una stupida.
Ancora una volta mi sono fatta fregare dai suoi gesti, dalla sua voce ma soprattutto da lui.

Mi hai fregata Tom!

Sbuffo leggermente prima di alzarmi e vestirmi velocemente pronta per l’ultima messa in scena delle ultime ventiquattro ore.
Mi precipito in cucina quasi con foga dove aspetto l’arrivo dei due pezzi della squadra.
Io ancora non mi capacito come sia potuto succedere.
Non mi capacito come io, Stephanie, sia potuta cadere nella trappola che potrei definire quasi mortale; eppure prima di mettere di nuovo i piedi in questa benedetta casa mi ero promessa di non fare cazzate.
Di recitare, starmene buona insomma prima di andarmene felicemente in hotel e dimenticare tutto.
E invece?
Invece no perché a fine serata tutto è precipitato.
Col botto per la precisione.
‘Fatella finita Stephanie, fattene una ragione; è successo ma ora basta’ cerco di ripetermi costantemente scuotendo leggermente la testa segno della mia non convinzione riguardo la teoria appena formulata.
È successo e basta.

S u c c e s s o.

Basta.

No cazzo, no!
Non mi va giù, perché ancora una volta mi sono annullata per colui che ormai non prova niente per me; ho fatto sì che potesse manipolarmi ed usare senza alcun ritegno e scrupolo.
Ma la colpa maggiore è la mia è, sia chiaro.
Ma come facevo a resistere?
A resistere di fronte ai suoi gesti per di più?
Mi ha baciata e non ci ho capito più un cazzo.
Il suo maledetto profumo, la sua pelle mi ha inebriato i sensi e bum…
Come in un vortice mi sono lasciata trasportare, convincere che fosse la cosa migliore in quel momento.
Sbagliando ma facendolo con amore.
Perché io ti amo Tom!
Cazzo devi capire questa stramaledetta cosa.
Non so proprio come farti capire che mi manchi, mi manchi terribilmente.
Mi manca tutto di te, lo giuro, e potrei giurarlo all’infinito.
Mi sento male se penso che non ci sei più al mio fianco; mi sento ancora più male se penso che non potrò mai riaverti.
E questo anche se può sembrarti maniacale o possessivo sappi che non è così, anzi..
Semplicemente mi manca la tua spontaneità, la tua allegria accompagnata da una risata cristallina; cose a cui purtroppo penso e credo quasi con sicurezza di essermi legata fino in fondo.
Aspetti e caratteristiche di te Tom che sono incollate letteralmente alla mia anima.
Mi manca il tuo fare protettivo, il tuo modo di progettare sempre cose nuove, originali.
Cose per te, per me.

Cose per noi…

Tanti piccoli momenti della nostra quotidianità che non ritorneranno a meno che tu non lo voglia.
‘Dai usciamo Steph, ti porto in un posto’ mi ripete l’ormai familiare voce dentro la testa.
Mi ricordo quella serata Tom, me la ricordo benissimo ad essere sincera.
Il mio primo giro sulla tua moto; se ci penso ancora mi viene da ridere.
Mi aggrappavo saldamente al tuo bacino per non cascare e soprattutto tenevo gli occhi ben stretti mentre mi lasciavo cullare ma soprattutto calmare dal tuo respiro tranquillo e regolare in confronto al mio.
< Buongiorno > dichiara una voce dietro di me facendomi sobbalzare leggermente.
Mi volto lentamente pronta per vedere i tuoi occhi ancora una volta, per vedere la tua espressione.
< Come stai? > chiedo debolmente e leggermente in imbarazzo.
< Vieni parliamo in balcone così non disturberemo mamma > asserisce Tom prima di uscire sul balconcino seguito a raffica dalla sottoscritta.
Passano diversi secondi nei quali nessuno dei due ha il coraggio di dire o fare qualcosa.
Poi sbotta un < dobbiamo parlare >.
Annuisco e mi avvicino a lui portando le braccia sul petto per proteggermi dalla brezza mattutina che sferza senza sosta sul mio viso provocandomi dei leggeri sussulti.
Poi ci riprovo < come stai? >.
Scuote leggermente la testa prima di iniziare a parlare < il problema non sono io sei tu >.
< In che senso? > chiedo accigliandomi appena.
< Nel senso che io sto bene, nel tuo caso non penso la stessa cosa, anzi… > esprime la sua teoria Tom scrutandomi intensamente.
Sorrido appena prima di dire cercando di mantenere la calma < ah così il problema sarei io adesso? Ti sei dimenticato che la cosa è stata fatta in due? O non ti sei accorto di aver partecipato più che attivamente? >.
Sbuffa e poi con massima sicurezza dichiara < sì ovviamente ho partecipato ma ora se ripenso al danno… >.
Lo stoppo prima che possa continuare e domando alzando un sopracciglio < Danno? E tu lo chiami danno? Bene, complimenti! >.
< No… Ascolta Stephanie io non volevo > tenta di dire prima che io riprenda la parola a forza < no, no hai espresso quello che pensi di questa notte chiaramente. Non scusarti d’altronde è quello che pensi >.
Annuisce debolmente, io lo guardo e sbotto un < mi fai schifo veramente vergognati >.
< E perché dovrei farti schifo? Sentiamo > mi domanda Tom alzando un folto sopracciglio più del normale come se la mia risposta lo avesse offeso.
< Tu hai anche il coraggio di chiedermi il perché? Ma dico, ti senti quando parli o non connetti più razza di idiota?  > domando toccandomi la testa per enfatizzare il tutto.
< Non iniziamo con gli insulti, ti prego > mi supplica Tom portandosi una mano davanti al viso e scuotendo la testa con fare teatrale.
< Ok, non iniziamo ma ricordati che mi fai sempre più schifo Kaulitz > sputo senza il minimo pudore.
< Io lo sapevo che sarebbe andata a finire così; ieri sera non volevo veramente…  Mi dispiace per quello che è successo >.
< Lo sapevi ma non lo volevi? E allora perché? Dammi una fottuta spiegazione del tuo gesto così irrazionale diamine! > dico diventando rossa per la rabbia repressa che minaccia di uscire sempre più insistentemente.
< Io… non lo so cosa diavolo mi è preso; so solo che quando ti ho vista stesa accanto a me ed ho sentito il tuo profumo non ci ho capito più un cazzo > emette Tom osservandomi da capo a piedi.
< Non è un motivo logico e lo sai spero > tento di dire prima di essere fermata da Tom che riprende una manfrina lunga quanto una strada < e quale sarebbe il motivo sentiamo?! Sono stato stupido, irrazionale ed impulsivo. Ma non puoi addossarmi tutta la colpa per un solo sbaglio che ho fatto Cristo Santo; non puoi Steph >.
< Un solo sbaglio? Uno solo? Ok, qui non si ragione più Tom. Mi hai scaricata tu fino a prova contraria, sei stato tu a chiedermi il favore e sei stato tu a baciarmi e a portarmi a letto cazzo! > dico con un tono di voce più alto del dovuto.
< Sì ma anche tu hai replicato; se non volevi non ricambiavi il bacio e ciao non sarebbe successo nulla di quello che è accaduto dopo > tanta di dire Tom prima di ravviarsi i capelli velocemente.
Sbuffo ed avvicinandomi con un indice ben in vista asserisco < lo sai perché ho ricambiato Tom >.
Mi guarda come se non avesse capito così io urlo avvicinandomi al suo viso pericolosamente < perché ti amo idiota! Ti amo ficcatelo bene in testa cazzo >.
Siamo vicinissimi tanto da sentire il suo respiro confondersi col mio.
Tom mi guarda di cera e dice semplicemente < è finita Steph >.
< Come se non lo avessi già capito Tom; grazie per aver rimarcato il concetto > rispondo acida con una sottile incrinatura della voce.
< Il problema sei tu > sputa senza pietà Tom avvicina dosi ancora di più facendo così scontrare i nostri nasi.
< Io? Io sono il problema? Ma che cazzo dici? > chiedo con un rancore che non sapevo di avere.
< Sì tu diamine! Non capisci che è finita cazzo. Mi stai sempre appiccicata, come una zanzara giri intorno a me e mi sfinisci tanto da farmi perdere la pazienza e concentrazione. Devi lasciarmi stare > sbotta Tom diventando paonazzo in viso  per la frase appena detta.
Gli sputo senza cercare di mantenere una voce quanto più possibile normale < ah quindi sarei io la causa di tutto quello che sta accadendo in questi ultimi giorni. Bene grazie! Questo è anche il ringraziamento per averti aiutato con tua madre Tom? Bene! La cosa si chiude qui >.
Detto ciò mi volto ma vengo fermata da Tom che mi sussurra tra i capelli <  lo sai che ti devo un favore con mia madre >.
< Pff, è proprio questo il problema Tom io non voglio alcun favore da te; non più per lo meno. Ed ora accontento la tua richiesta: ti lascio stare > asserisco scura in viso prima di entrare in cucina seguita da Tom.
< Steph io… > tenta di dire Tom prima di fermarsi e guardarmi in attesa che mi volti per vedere cosa ha da dire.
< Tom io sono stufa… > dico voltandomi per preparare il caffèlatte.
< Buongiorno ragazzi > emette una voce alle nostre spalle.
Simone...
Bene!
Andiamo bene; siamo tutti adesso.
Ed io potrei scoppiare a piangere da un momento all’altro.
< Buongiorno a te Simone > dico voltandomi e sorridendo debolmente.
< Avete dormito bene? > chiede sedendosi sulla sedia di fronte alla mia.
Tom annuisce ed io mi ritrovo a seguire lo stesso identico movimento.
< Stai bene Steph? Ti vedo un po’ pallida perché… > chiede Simone prendendomi la mano e carezzandola teneramente con fare protettivo.
Annuisco e dico < sì, sono solo un po’ stanca visto che non ho dormito molto per via di  tuo figlio che russa come un ghiro >.
Simone ride a crepapelle prima di affermare < oh cara ne so qualcosa di uomini che russano; ti ci abituerai con il tempo >.
Annuisco e mi sforzo di sorridere.
 

Ti ci abituerai con il tempo…
Certo.
Senza alcun uomo al mio fianco sarà molto facile.

Anzi no, f a c i l i s s i m o.


< Ieri sera mi ha chiamata Gordon > dice Simone osservandoci lentamente.
< E? > domanda Tom prontamente.
< E nulla era veramente felice del fatto che voi due ragazzi siate così uniti ed affiatati > risponde Simone sorridendo prima a Tom e poi a me.
< Oh grazie, siete veramente carinissimi Simone. Ringrazia Gordon da parte nostra > dico ammiccando verso Tom in segno di aiuto.
< Ecco quindi… Pensavamo che magari questa estate potreste venirci a trovare che ne dite? > chiede Simone speranzosa.
< In Germania? > chiedo allarmata voltandomi verso Tom che mi guarda allibito visto che non sa cosa rispondere.
Un’altra messa in scena no, non ce la posso proprio fare.
Poi per diversi giorni?
No, non se ne parla nemmeno!
< Bhè perché no?! Vi potreste rilassare un paio di giorni, ve lo meritate veramente… > confida la donna che ho di fronte prima di portarsi alle labbra un pezzo di pane tostato con la marmellata.
Tom annuisce ed asserisce deciso < ci penseremo mamma; sai com’è tra poco inizia il tour e quindi non so proprio quando avremo il tempo per venire in Germania ma ti prometto che ci penseremo >.
Simone si porta una mano sulla tempia come a sottolineare la sua sbadataggine e poi dice quasi scusandosi < cavoli è vero! Tra poco inizia il vostro tour >.
Poi voltandosi verso di me chiede < e tu Steph come farai? Andrai con loro o resterai qui ad aspettare il tuo cavaliere? >.
< In verità non lo so, vedremo… Sarebbe meglio che rimanessi qui per non interferire con il loro lavoro > esprimo senza dubbi ed insicurezze per non destare sospetti.
La grande mamma che ho di fronte annuisce e si volta per osservare l’orologio appeso al muro e giudica < cavoli si è fatto tardi; tra dieci minuti devo partire da qui ed andare in aeroporto che sennò va a finire che perdo l’aereo e non vorrei approfittare della vostra ospitalità e pazienza >.
< Tranquilla > diciamo in coro io e Tom prima di voltarci e sorriderci falsamente.
< Bene allora vado a sciacquarmi il viso e a prepararmi così poi ti accompagno io in aeroporto ok? > chiede Tom prima di alzarsi pesantemente dalla sedia.
Simone annuisce e gli tira un bacio prima che lui sparisca; poi dal nulla mi ringrazia.
< Non devi ringraziarmi, per noi è stato un vero piacere > dico sorridendole sinceramente.
< Non intendevo per l’ospitalità, cioè anche per quella ovviamente. Ti ringrazio per mio figlio Stephanie > asserisce Simone alzandosi ed avvicinandosi felice.
< In che senso? > chiedo sospettosa di una possibile risposta.
< Vedi Stephanie, ti devo tutto… Grazie a te mio figlio è felice ma soprattutto grazie a te riesce ad amare > mi confida teneramente prima di abbracciarmi.
Ricambio il gesto così affettuoso mentre in testa diversi pensieri mi frullano vertiginosamente.
Mi sta ringraziando.
Mentre io le sto mentendo spudoratamente.
‘Brava Stephanie; sei una merda’ mi dico rabbiosa e piena di odio per ciò che sto facendo.


Che le sto facendo.
 

< Non ringraziarmi Simone, ti prego > sussurro mentre purtroppo una lacrima riga la mia guancia.
< Shh, devo farlo, sei una persona fantastica, eccezionale, piena di risorse, di principi ma soprattutto piena di amore. Se non ci fossi tu con i miei figli ti confido che forse impazzirei e non te lo dico solo perché se la ragazza di mio figlio > dice Simone staccandosi lentamente e guardandomi in volto con fare commosso.
 
Se non ci fossi tu con i miei figli ti confido che forse impazzirei e non te lo dico solo perché se la ragazza di mio figlio.

Sbam!

Con questa frase mi ha veramente stesa.

Distrutta letteralmente.

La guardo mentre un’altra lacrima scorre senza fermarsi sul mio viso prima di essere fermata da Simone che asserisce teneramente < non vedo l’ora che diventi mia nuora Stephanie e che soprattutto mi diate dei favolosi nipotini belli come voi due >.
Le sorrido teneramente, priva di parole.
< Per me sei come una figlia Stephanie; ora te lo posso dire > mi confida Simone lasciandosi sfuggire una lacrima di felicità.
Cosa ho appena sentito? 
Devo aver sognato qualcosa.
O sbaglio?
‘Hai sentito bene’ asserisce la vocina dentro di me mentre si spezzano tanti fili all’interno del mio cuore ormai distrutto e spaccato in tanti pezzetti.


Basta.
Basta!


< Simone… > tento di dire prima di bloccarmi e prendere un respiro; poi senza aspettare un secondo sbotto e gli racconto tutta la fottuta verità < io non ce la faccio a continuare così. Non mi merito niente di niente, non puoi dire queste cose ad una fasulla come me; non te lo meriti >.
Mi guarda dubbiosa segno che non ha capito nulla di quello che sto per rivelarle e mi accarezza dolcemente il viso chiedendomi cosa succede.
Cosa succede?
< Succede che tutto questo è solamente una stupida farsa perché io e Tom ci siamo lasciati > sbotto coprendomi il volto iniziando a piangere come una bambina di due anni.
Poi senza fiato le dico < non puoi considerarmi tua figlia; non più…  Non ora che tuo figlio mi ha lasciata >.
Simone si porta una mano alle labbra e tenta di dire qualcosa, qualsiasi cosa fallendo miseramente.
Aspetto una sua reazione, qualcosa per diversi secondi ed infine arriva; dopo essersi ripresa mi domanda < come ti ha lasciata? Perché? >.
< Perché non mi ama più! > urlo voltandomi dall’altra parte.
< Che succede qui? Si piange per la partenza? > domanda Tom alle nostre spalle.
Non ho il coraggio di voltarmi e di dirgli che le ho detto tutto.
Vedrei la sua espressione dura, senza emozioni e mi farebbe ancora più male, perché con la mia mossa ho buttato tutto all’aria.
< Dimmi tu che cosa succede Thomas! > sbotta severamente Simone avvicinandosi al figlio.
< Che deve succedere? > domanda Tom completamente confuso dalla situazione che si è venuta a creare.
La mamma sta per ribattere ma intervengo io che espongo senza mezzi termini < le ho raccontato tutto Tom, questo è quanto >.
< Tu cosa?! > mi domanda Tom avvicinandosi a me con fare intimidatorio e minaccioso.
< Hai sentito bene; non se lo merita quindi ha il diritto di sapere tutta la verità e non di sorbirsi una ridicola messa in scena > asserisco allontanandolo da me con una leggera spinta.
< Tu sei matta! Completamente Stephanie > urla Tom furioso, con una rabbia che non ho mai visto.
Sto per prendere la parola ed insultarlo pesantemente ma vengo difesa da Simone che prontamente gli sputa in faccia la realtà di come stanno le cose < non trattarla in questo modo! Non permetterti nemmeno Thomas Kaulitz. Sei stato tu a lasciarla diamine! Sei impazzito forse?! >.
< Non immischiarti mamma! Stanne fuori te ne prego > dice Tom partendo di nuovo alla carica come una bestia assetata di vendetta e di sangue.
Poi mi sussurra quasi < non me lo sarei mai aspettato da te; avevi dato la tua parola cazzo. Sai che c’è? >.
Annuisco e rido amaramente prima di sputargli in faccia tutto ciò che penso < sai che c’è? C’è che non devi finire la frase; ti risparmio questa fatica codardo che non sei altro; sei stato tu a chiedermi di aiutarti e sapevi che ti avrei aiutato in ogni modo. Ed ora se mi vuoi scusare tolgo il disturbo, me ne vado e ciao! >.
< Stephanie, aspetta… > tenta di dire Simone in preda ormai alle lacrime per la mia decisione.
Poi mentre percorro a grandi falcate l’intero corridoio che finalmente mi porterà fuori da questo incubo ci riprova e tenta di dire < senti Steph, non ce l’ho con te. Non pensare questo assolutamente ma almeno prima di andare via risolvete la cosa, la questione >.
La guardo e le confido apertamente < la questione è stata risolta stanotte una volta per tutte >, poi senza esitare riprendo a parlare  < per me non è stato un gioco, uno stupido sbaglio o danno come l’ha definito tuo figlio, per me è stato tutto vero. Io l'ho amato anche stanotte; purtroppo non riesco a fingere... Ti voglio bene Simone e grazie di tutto >.
La abbraccio e mi aggrappo saldamente alle sue braccia mentre mi stringe e mi sussurra di non andare, di non lasciare che tutto cada a rotoli.
Poi sorridendole in modo flebile, apro la porta di casa e mi incammino sotto la pioggia fine senza meta e destinazione.

Piango.
Piango.
Piango ancora per tanto tempo.
Piango per la messa in scena ma soprattutto per come sono finite le cose.
Perché ormai è veramente finita.

It's over.


Che lo voglia o meno devo metterci una pietra sopra.
Poi senza farmi prendere dall’ansia per quello che sto per fare prendo il cellulare e una volta composto il numero di Julia la ragazza di Georg attendo che risponda impaziente.

Uno, due, tre squilli.
Niente non risponde.
Mi asciugo velocemente il naso con la manica del maglioncino che indosso proprio come farebbe una bambina ed attendo che risponda.
Sto per perdere le speranze quando la voce dall’altra parte domanda un < pronto Steph? Tutto ok? >.
Annuisco come se l’altra persona potesse vedermi, poi le dico semplicemente < vengo con te >.
< Vieni dove Stephanie? Che succede? Hai pianto? > mi domanda allarmata.
< Lascia perdere Juls, ho rovinato ogni cosa… Simone sa tutto e Tom mi odia > esprimo spostandomi una ciocca ribelle dal viso bagnato dalla pioggia e dalle lacrime.
< Senti vieni a casa mia che ne parliamo; subito > mi intima Julia prima di riattaccare.
Che faccio?
Vado o non vado?
Andare comporterebbe mettere in atto ciò che vorrei tanto fare…
Non andare significherebbe lasciarsi sprofondare e perdersi.
Dopo averci pensato un minuto e non di più decido di raggiungere la mia amica a casa.
Senza esitazione inizio a correre ininterrottamente per diversi minuti prima di raggiungere finalmente la villetta bianca in fondo la strada.
Penso che chi mi veda in questo momento stia pensando che sia una pazza uscita da un manicomio, ma sinceramente non mi frego un cazzo.
Busso e rimango stupita quando si apre la porta.
Georg!
< Hai corso? > mi chiede Georg facendomi segno di entrare.
Poi vedendo che non rispondo ci riprova e mi chiede < avevi tanta voglia di venire qui che hai corso Steph? >.
Lo guardo e domando < dov’è Julia? >.
Mi volto per cercare la mia amica ma nulla.
Poi la sua voce chiede preoccupata < Georg con chi parli? >.
< Con Steph > asserisce Georg scrutandomi attentamente.
< Steph grazie al cielo sei qui! Temevo che avresti fatto qualcosa di brutto > dice Julia mentre mi stritola teneramente.
Poi mi chiede cosa c’è che non va.
< C’è che vengo con te Julia, punto. Il resto non conta, non più > giudico togliendomi di dosso il maglioncino fradicio.
Mi guarda senza capire e guarda il suo ragazzo che dolcemente mi domanda < dove vai con Julia? >.
< Juls diamine! Capiscimi > dico sforzando di mantenere la calma che viene meno vedendo la sua espressione confusa.
Alla fine sbotto < domani parto con te per il viaggio in Inghilterra di otto mesi >.
I miei amici sbiancano ed io li guardo preoccupati per ciò che ho appena detto.

Perché ormai non si torna più indietro.

Non più.

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 9
*** Bye my love and only love. ***


< Stephanie sei proprio sicura della tua decisione? > mi domanda Julia avvicinandosi di qualche centimetro verso me.
Annuisco e poi dico cercando di spiegare la mia motivazione < sì, sicurissima Juls, devo farlo perché se rimango qui io non so… >.
< Non oso pensare quello che diranno i ragazzi quando tra poco lo scopriranno; soprattutto Tom > mi confessa Julia guardando Georg che le sta di fianco.
< Io penso che non digerirà la cosa > sbotta Georg scrutandomi attentamente.
Alzo le spalle come a dire che non mi importa ed affermo sicura e senza ombra di dubbi < ragazzi Tom è il meno; a lui non frega più niente… Anzi con la mia partenza gli sto facendo un favore, gli rendo la vita meno complicata. Semplice io parto ed il problema si risolve e tutti tornano a vivere >.
< Ne sei proprio convinta è? > mi chiede Georg mentre aspetta la mia risposta.
< Perché non dovrei esserne convinta Georg? Ha fatto qualcosa per dimostrarmi il contrario? Direi di no, anzi… > asserisco tristemente prima di guardarlo in viso.
< Sai che Tom non esprime le cose su due piedi; secondo me ha bisogno di tempo e tu partendo non glielo stai dando > mi confida Georg visibilmente preoccupato per quelle che saranno le sorti del suo amico.
Rido sommessamente e dichiaro ai miei amici < ah sì? Ha bisogno di tempo il ragazzo, povero! Stanotte poteva esprimersi, dirmi qualunque cosa ed io avrei aspettato, non sarei partita anzi avrei combattuto a denti stretti per la nostra storia… Invece >.
I miei amici mi chiedono prontamente < che c’entra stanotte? >.
< Siamo andati a letto insieme > sbotto abbassando lo sguardo per proteggermi da eventuali rimproveri o che da parte delle due persone che in questo momento mi osservano sbigottiti.
Poi Julia prende la parola e mi chiede < come siete andati a letto insieme? Non sei andata in hotel come mi avevi detto in partenza? >.
< Bhè dovevo, ma alla fine Simone ha chiesto di poter dormire da noi così mi sono ritrovata in camera con Tom e… > ammetto provando un leggero imbarazzo a raccontare la notte appena trascorsa.
< E? > mi domanda Georg sorridendo teneramente.
< E nulla, è successo che mi ha baciata e ciao tra un fatto e l’altro ci siamo ritrovati aggrovigliati tra le lenzuola > dico osservando i miei amici.
Poi senza aspettare ulteriori domande dichiaro < il bello è avvenuto stamattina quando ha definito la serata trascorsa come un danno >.

Un danno.
Come si può definire come un danno?
Come cazzo?!
Se ci ripenso mi vengono i brividi Tom; il nostro amore non lo avresti definito un danno.
Mai e poi mai, anzi avresti falciato chiunque avesse insinuato una cosa del genere.
‘Non dirmi di stare calmo Stephanie perché non lo sono; in questo momento vorrei solamente ucciderle cazzo! Tu non sei un danno per me, io semplicemente ti amo’ mi ricorda la tua voce provocandomi delle leggere palpitazioni.
Eri incavolato nero Tom, ed io sapevo che il motivo ancora una volta riguardava me.
Me e solo me.
Non mandavi giù gli ennesimi insulti da parte di qualche fan arrabbiata perché avessi una ragazza; non mandavi giù il fatto che mi avessero definito come un danno.
Che avessero definito il nostro amore come un errore, un danno irrimediabile.
Sapevi quanto stessi male, sapevi quello che stavo passando per colpa delle dicerie e degli insulti ma con le tue parole, i tuoi gesti hai fatto sì che ci ridessi sopra e che mi rialzassi pronta a difendermi, difenderti ma soprattutto a difenderci con le unghie e con i denti.
Ed ora ti ritrovi a dire esattamente la stessa cosa.
Io mi ritrovo a sentire quella parola così indicibile direi…

Noi non siamo un danno e quello che abbiamo fatto è stata la cosa più bella che potesse capitarmi dopo tanto anche se sbagliata.
< Steph, ci sei? > chiede Georg facendomi segno con la mano davanti agli occhi.
Scuoto la testa velocemente e dico frettolosamente un < sì sì ci sono, stavo un attimo pensando >.
 < Io penso che dovresti pensarci bene Steph; non lo dico per Tom ma soprattutto per te… Dopo sai che non si torna indietro > giudica il mio amico saggiamente prima di prendere la mano della sua ragazza e stringerla tra le sue.
Sorrido di fronte a tale gesto ed asserisco sicura e determinata < sì Georg è il modo migliore, mi farà… bene credo >.
Poi chiedo ansiosa < tra poco saranno qui vero? Ho paura diamine! >.
Annuiscono, poi Juls prende la parola cercando di tranquillizzarmi un po’ < in ogni caso, qualunque cosa succeda noi siamo qui ad aiutarti e a spalleggiarti Steph >.
La ringrazio debolmente e dichiaro < se non ci foste voi io sarei già morta penso… Grazie, vi voglio bene >.
< Bill ti squarterà, preparati > mi confida Georg ridendo per la battuta appena detta.
Rido anche io, ma dentro di me so già che dirlo a Bill sarà difficile; per non parlare della spiegazione sul perché parto per così tanto tempo.
Spero vivamente che mi capisca e che in ogni caso se non lo accetta riesca comunque sia a rispettare la mia decisione; non posso proprio partire sapendo che forse al mio ritorno non mi rivolgerà la parola.

Non posso proprio.

Lui che mi è stato vicino in questa situazione, lui che mi ha cullata dolcemente nelle numerose notti insonni e che a mano a mano mi ha aiutato a cercare uno spiraglio, una via d’uscita.
Lui, il mio amico, la mia guida saggia e responsabile.
Il mio momentaneo tutto.
Pensare alla sua faccia, alla sua espressione quando gli dirò la fottuta verità mi fa già stare male.
Quasi non riesco a respirare se penso che dovrò dirgli che parto per otto fottuti mesi.
Otto mesi sono tanti, non sembrano ma lo sono.
Sono un calvario, una salita vera e propria insomma.
‘Dai che sei mesi passano in fretta piccola’ sussurra Tom tra i miei capelli.
Col cazzo Tom!
Non passano per niente in fretta, anzi…
Lo so io cosa ho passato quando eri in tour; so io le lacrime versate per la maledetta lontananza; so io i numerosi dubbi scaturiti da delle stupide foto scattate in qualche posto a me ignoto.
Non tu, io.
Quindi so già per certo come potrà sentirsi Bill alla notizia inaspettata che riceverà dalla sottoscritta.
‘Basta, ti prego’ mi ripeto cercando di autoconvincermi che tutto andrà per il meglio.
Suonano alla porta; di sicuro sono loro.

Un tuffo al cuore.

La verità è sempre più vicina…

 

I miei amici mi guardano ed aspettano pazientemente che dica qualcosa; respiro profondamente prima di dire di sasso < andiamo, sono pronta >.
Detto questo mi alzo e li seguo verso la porta pronta a ricevere anche io gli ospiti per la festa di arrivederci per la partenza di Julia.
Se solo sapessero invece…
< Steph! Eccoti > urla Bill mentre mi stritola letteralmente.
< Ehm, ciao Bill > dico ridendo di fronte alla sua grande dimostrazione d’affetto.
Poi mi stacco e saluto Gustav con un abbraccio mentre lui mi sorride teneramente; faccio per voltarmi per parlare con Bill e lo vedo.


Tom.


< Ciao > asserisce facendomi un breve cenno con la mano.
Mi sforzo di fargli un minimo sorriso ma fallisco miseramente dato che non riesco a muovermi.
Sono come pietrificata, una statua insomma.
< Ciao > sbotto alla fine guardandolo per qualche secondo, giusto il tempo per vedere la sua espressione.
Chissà cosa penserà.
Cosa penserà di me poi è un enorme mistero; un simil rebus.
‘Fattela finita; fregatene’ intimo alla mia coscienza sempre troppo arrogante e presuntuosa.
< Io e te dobbiamo parlare > mi dice Bill avvicinandosi mentre fa segno agli altri di lasciarci soli per qualche minuto.
< Che c’è? > chiedo sforzandomi di mostrarmi quanto più possibile rilassata ed equilibrata.
< Che c’è? Dimmi tu che cosa c’è! Mi ha chiamato mia madre in preda alle  lacrime dicendomi che le hai detto tutto… > afferma il mio amico scrutandomi severamente.
< Sì Bill, lei insomma e che diamine! Non se lo meritava quella povera donna; non potevo continuare a fingere sapendo di farle del male…. Non dopo avermi detto che per lei sono come una figlia Bill! > dico enfatizzando tutte le parole per essere quanto più possibile chiara e precisa.
Poi guardandolo attentamente gli ricordo la mia situazione < figlia Bill, ti rendi conto? Mi ha toccata nel profondo del cuore con quella semplice parola ed io non ho resistito. Non farmi sentire ancora di più una merda ti prego >.
< Ok, va bene ti capisco; non ce l’ho con te Steph. Sono solo preoccupato di come tu stia, solo quello… Hai ragione non si meritava di essere immischiata nella situazione e per di più di essere coinvolta in una stupida messa in scena; la colpa è di quello stupido di mio fratello > asserisce Bill giocherellando con i vari anelli che indossa sull’indice scavato e longilineo.
Sorrido sommessamente tanto da scaturire la curiosità del mio amico così dico senza ripensamenti < la colpa è anche mia Bill; stanotte ci sono andata a letto >.
Vedo i suoi occhi sgranarsi prima di chiedermi < oddio e? Avete chiarito qualcosa? >.
< Mh sì certo, chiarito tutto; tuo fratello ha detto che è stato un danno  > sospiro mentre lascio che le sue mani mi accarezzino dolcemente i capelli.
< Oh Stephanie non posso immaginare come tu ti senta, so solo che mio fratello è uno stupido e basta. Non capisce nulla, ha un cervello piccolo come quello di una mosca o peggio ancora di un moscerino > afferma Bill ridendo per l’assimilazione fatta tra suo fratello e un insetto.
Mi lascio coinvolgere  e travolgere anche io dalla sua risata, tant’è che iniziamo a ridere come se non ci fosse un domani.
Dopo un po’ Bill mi confessa facendomi sentire piccola piccola < grazie Steph, grazie per essere parte integrante della mia vita; senza te non so cosa farei veramente >.
< Shh, sciocchezze mister Kaulitz, vivresti benissimo > dico prima di avvicinarmi sorridendogli felicemente.
< Mhh non credo proprio > ribatte Bill prima di allargare le braccia ed avvicinarsi anche lui.
< Effettivamente è vero > sbotto ormai vicinissima al mio amico.
Mi scruta, finge di essere sorpreso e poi con un cenno veloce della testa mi chiede in che senso.
< Se non ci fossi io chi ti salverebbe dalle cameriere impazzite e vogliose di te? > chiedo tuffandomi tra le sue braccia tatuate.
< Ah è così allora?! Bhè effettivamente è vero, in molte situazioni sarei finito veramente male… Tipo nudo o bho > giudica Bill prima di stringermi più forte che può fino a farmi ridere per il suo modo di abbracciarmi tipo ‘papà orso’.
< Ehm interrompo qualcosa? > chiede Tom alle nostre spalle.
< No, assolutamente > diciamo in coro io prima di sorridere e staccarci dal momento magico tra amici.
< Bhè vi stiamo aspettando, se volete rimanere piccioncini fate pure > sbotta Tom visibilmente rosso in viso prima di andarsene scuotendo la testa.
Cioè adesso fa pure il geloso?
Ma che vuole Dio Santo!
< Geloso il mio fratellino > afferma Bill prima di spingermi dolcemente verso il giardino pronti per l’ultima serata insieme con Julia.

Con Julia e con me per la precisione.

Arriviamo in giardino e una volta aver abbracciato velocemente Juls mi metto seduta sulla sedia in vimini vicino alla mia amica e a Georg.
< Cosa bevi Steph? > mi chiede Georg alzandosi per andare in cucina in cerca di qualche bevanda.
< Mhh una coca e sto apposto > dico sorridendogli e facendogli l’occhiolino.
< Una coca cola? > mi domanda Gustav in modo burbero.
< Gusti non deve ubriacarsi > esclama Bill dando una pacca confortevole sulla spalla del suo amico.
< Un po’ potrebbe bere, tipo che ne so una birra? > mi domanda Gustav alzandosi e porgendomi la sua bottiglia contenente il liquido ambrato appena nominato.
< No Gustav! Ti ho detto che è meglio se non beve; anche perché non è la sua festa di partenza > dice Bill cercando di alzarsi dalla sedia a dondolo fallendo miseramente.
Sto per ribattere ma vengo anticipata da Tom che accendendosi una sigaretta afferma quasi in tono cattivo < Gustav lascia stare che il fidanzatino non le permette di bere >.
Lo guardo alzando un sopracciglio a sottolineare la mia incredulità e poi chiedo semplicemente < di quale fidanzatino parli? >.
< Parla di me Steph; Tom non fare il bambino > giudica Bill storcendo il naso.
< Non sto facendo il bambino > sbotta Tom prima di voltarsi verso di me ed affermare sicuro < e tu non dirmi che sono geloso perché non lo sono >.
< Ok, allora sentiamo perché lo fai? > chiedo aspettando una risposta che non arriva visto che interviene Julia a placare le acque facendoci calmare.
< Bene! Allora vi mancherò? > chiede Juls facendo ridere la maggior parte dei presenti tranne Tom.
Mi guarda con uno sguardo che non riesco neanche a descrivere e questo mi fa veramente rabbia.
Mi hai lasciata?
Mi hai detto che è stato tutto un errore, uno stupido danno?
Allora levati quell’espressione da cazzo che ti ritrovi!
< Tesoro nessuno sentirà la tua mancanza > le confessa Georg beccandosi un pugno in pieno petto.
< E allora non ritornerò mai più razza di un idiota > gli urla in faccia la sua ragazza prima di essere fermata da un bacio mozzafiato che provoca diversi gridolini da parte di Gustav e Bill.
< Ci mancherai tantissimo > afferma Gustav facendo un leggere cenno col capo a Juls che lo guarda riconoscente; poi Bill prende la parola e dice una cosa che mi lascia di stucco < sì concordo con Gusti ma almeno qui abbiamo la nostra mitica Stephanie >.
Si volta per osservarmi ed io lo guardo a mia volta sforzandomi di essere il più possibile calma.
Che codarda che sei Stephanie; lasci tutto e tutti così.
Senza motivo…
Vabbhè il motivo c’è e lo sappiamo bene tutti o quasi.
Dico quasi perché uno ancora non l’ha capito: Tom.
Anche se con enorme dispiacere devo farlo, devo dire addio a questa città piena di ricordi ed esperienze per un po’ di tempo e partire con la mia amica e i due suoi cugini mi farà bene.
O almeno spero, visto che il mio umore in questo momento è fatto da un insieme di sensazioni per di più negative riguardo alla decisione presa.
< Non sei contenta di quello che ho appena detto? > chiede Bill aprendosi un’altra lattina di red bull.
Sorrido e mi affretto a scusarmi per non averlo ringraziato.
Poi guardo Juls che mi fa segno di iniziare il discorso e mi prende l’ansia.
Come inizio?
Cari ragazzi c’è che io parto?
No, così non può mica andare bene, anzi…
Devo trovare qualcosa, una sorta di strategia per rendere meno dolorosa la cosa; del tipo ‘ehi ragazzi parto anche io con Julia ma molto probabilmente starò via poche settimane’?
No, neanche così va bene.
Diavolo quanto è difficile!
Già mi sento male.
E ancora non dico nulla.
‘Dai Stephanie, coraggio sforzati; semplicemente spiega come ti senti e vedrai che ti capiranno in un modo o nell’altro’ mi ripeto annuendo leggermente come a darmi forza.
Poi senza aspettare troppo che la mia mente riprenda a farsi mille paranoie sto per dire tutto ciò ma vengo anticipata da Julia che mi facilita le cose dicendo < c’è una sorpresa, domani saremo in due a partire >.
< In che senso? > domanda Bill curioso guardando la pancia di Julia con fare sospetto.
< Bill non provarci nemmeno, non aspetta mica un bambino > afferma Georg scuotendo la testa per dimenticare la sua immagine di padre.
< Non dirmi che parti anche tu Georg! > sbotta Tom osservandolo attentamente.
< Ma sei impazzito forse?! E noi con il tour come facciamo? E… E poi le prove? E… per non parlare poi delle registrazioni dei nuovi pezzi. Georg non puoi farlo porca miseria > sbotta paonazzo Bill alzandosi in fretta e furia per andare a prendere le sigarette sul tavolino vicino al fratello.
Georg scuote la testa come a sottolineare che non hanno capito niente del discorso.
< E allora se non aspettate un bambino e se non sei tu che parti…? > chiedono in coro i tre ragazzi guardando Juls che intanto si è stretta vicino al suo ragazzo per sentirsi più protetta.
< Vedete… > inizia a dire Juls prima di essere fermata dalla sottoscritta che confessa con lo sguardo basso < ragazzi sono io la persona; domani parto con lei >.



Silenzio;
silenzio di tomba.

Una cosa indicibile ed indescrivibile, fatto sta che non vedo l’ora che finisca.
Che venga messa la parola fine a questo interminabile momento.


Poi Bill riprendendosi chiede quasi supplichevole < stai per poco vero? Tipo due settimane? >.
Scuoto la testa e lui ci riprova < non so un mese? >.
< No neanche per due mesi Bill, parto per otto mesi come Juls > sbotto alzando lo sguardo ed osservando le loro facce.
Bill sbianca e fumando avidamente si alza ed inizia a fare avanti e indietro.
Gustav mi guarda e mi sorride teneramente come a mostrarmi la sua comprensione.
Mi volto per vedere la faccia dell’ultimo rimasto, quella di colui che amo di più al mondo.
Tom.
Bastano i suoi occhi a farmi crollare e a far sì che una lacrima solchi la mia guancia destra; i suoi occhi così penetranti, belli, pieni di vita.
I suoi occhi così pieni di tutte le cose belle e brutte che abbiamo passato insieme.
 

I suoi occhi così pieni di me.
 

Mi guarda, butta la sigaretta e semplicemente se ne va quasi correndo sussurrando a denti stretti un’ imprecazione.
Bene!
Mi alzo e cercando di scusarmi inizio ad incamminarmi verso la sua direzione ma vengo fermata da Juls che mi ordina di calmarmi e tornare indietro.
< Dobbiamo parlare > sussurro a Bill mentre entro dentro casa seguita da tutti gli altri.
< Bill guardami > asserisco prendendogli il volto tra le mani così piccole in confronto alle sue.
Poi vedendo che non risponde alla mia chiamata lo supplico < Bill ti prego guardami; mi dispiace >.
< Ah ti dispiace?! Sentiamo perché faresti una cosa del genere? Ti rendi conto che sono otto fottuti mesi? E che soprattutto non me lo hai mai detto? > mi riprende Bill guardandomi rabbioso, furioso come non mai.
< Non è una cosa che ho deciso da tempo; l’ho decisa stamattina a seguito di tutto quello che è successo > dico cercando di trovare una giustificazione o una scusa valida a sostenere il mio discorso.
< Ah quindi solo perché sei andata a letto con mio fratello parti? Ti sembra una buona motivazione questa? Hai intenzione di scappare sempre e comunque Stephanie? No, non puoi dirmi semplicemente che parti, che te ne vai così senza un motivo > dichiara Bill scuotendo la testa mentre una lacrima minaccia di farlo crollare definitivamente.
Scuoto la testa e cerco di trovare quelle parole che non avrei mai voluto pronunciare in vita mia < non scappo solo perché ci sono ricascata con tuo fratello Bill e questo lo sai bene; vado via perché non ce la faccio più a stare qui. Ho bisogno di cambiare aria per un po’ e penso che l’Inghilterra mi farà più che bene >.
Poi sbuffo sonoramente e prendendogli la mano affermo < Bill credimi non avrei voluto mai arrivare a tutto ciò, ma purtroppo ho bisogno di fare ciò che ho intenzione di fare e sai perché? Perché io non ci riesco a stare qui, mentre tutto intorno a me gira vorticosamente ma allo stesso troppo lentamente per i miei gusti. Devo cambiare posto, aria e soprattutto persone >.
< Quindi vuoi andare via anche da me > dichiara Bill ravviandosi velocemente un ciuffo ribelle dietro la testa.
< Non è questo e lo sai! Sai quanto ci tenga a te Bill; cazzo sei il mio confidente, il mio consigliere e guida saggia nonché il mio tutto… Sei stato tu l’unico in grado insieme ai ragazzi e a Juls a farmi rialzare e cercare di andare avanti passo dopo passo; soltanto che se rimango qui rischio di impazzire. Troppe immagini, troppi posti, momenti vissuti che per un po’ dovrei dimenticare per poter stare di nuovo bene > confesso visibilmente sollevata per aver affrontato il discorso ed essermi liberata di tutto ciò che mi opprimeva.
< Ha ragione Bill; poi ci sarò io con lei e sai che ti chiameremo tutti i giorni anche durante il tour in America > tenta di dire Juls; poi Bill  mi chiede < lo farai? >.
< Cosa? > domando preoccupata per una possibile risposta.
< Quello che ha detto Juls! Mi chiamerai tutti i giorni, ne sei sicura? > risponde Bill tremando leggermente.
Annuisco e senza ulteriori indugi lo abbraccio stritolandolo il più possibile; poi gli dico < certo che lo farò; ti darò il tormento te lo giuro. Non ne potrai più della sottoscritta! >.
< Sai che non potrò fare mai a meno di te sciocca > mi ricorda Bill facendomi sussultare per le parole che mi ha detto.
Poi confessa mentre una lacrima gli solca il viso < mi mancherai troppo, mi mancherà tutto di te ti giuro; ogni minimo particolare… Sei così importante diamine! >.
< Shh, non fare così. Ti giuro che tornerò e la nostra amicizia e fratellanza sarà più forte di prima Bill, te lo giuro fosse l’ultima cosa che faccio nella mia vita > dichiaro prendendogli il volto tra le mani.
Poi gli chiedo < Mi perdoni? Non posso partire sapendo che tu ce l’hai a morte con me… Non posso proprio >.
< Non devo perdonarti nulla Stephanie, mi rendo conto che le ultime settimane sono state dure e abbastanza frustranti e che hai quindi bisogno di una pausa; non te ne faccio una colpa. Solo non dimenticarti che io sono qui ad aspettarti > mi dice Bill prima di scoppiare a piangere a dirotto seguito dalla sottoscritta.
Dopo diversi respiri gli sussurro in un orecchio < caro il mio Bill Kaulitz sappi che non ti libererai mai di me, perché sei importante >.
Annuisce e dopo essersi asciugato le lacrime urla quasi un < e voi lì che fate? Coraggio un bell’abbraccio di gruppo! >.
Ci abbracciamo per tanto tempo, un’infinità quasi.
Poi mi stacco e ringrazio uno per uno per il bene e per l’affetto dimostrato prima di dire < vado fuori, devo risolvere una cosa >.
Annuiscono tutti e mentre sto per uscire Bill mi sussurra un < vai serena, io sarò qui in ogni caso >.
Sorrido teneramente prima di uscire fuori il giardino ed aprire il cancello in ferro battuta pronta per correre ed andare a chiarire con l’unica persona che vorrei sentire vicina in questo ultimo momento.
Aguzzo la vista per cercare di capire dove diamine potrebbe essere andato e rimango stupita di trovarlo sotto un albero in fondo alla via mentre piange sommessamente.
Mi avvicino a passo deciso e una volta vicina mi siedo vicino a lui ed aspetto che si calmi prima di parlare e chiedere come sta < Tom? Mhh so che magari non vuoi parlare ma se vuoi io sono qui >.
Dato che non risponde riprovo e tento fino allo sfinimento dopodiché decido che alzarmi ed andarmene sia la cosa più giusta da fare; ma proprio mentre sto per andare via la sua voce rotta e roca mi sussurra un < siediti ti prego, resta con me >.
< Sono qui, non vado via adesso > gli dico mentre mi siedo al suo fianco pronta per l’addio più doloroso di sempre.
Tipo quegli addii che si vedono nei film strappalacrime dove alla fine i due protagonisti per qualche peripezia sono costretti a lasciarsi tra le lacrime amare.
Ecco proprio così o per lo meno quasi simile.
< Anche se non vai via adesso andrai via domani Steph > tenta di dire Tom prima di voltarsi ed asciugare velocemente una lacrima che gli cola lenta e dolorosa.
< Lo so Tom, ma devo > dichiaro voltandomi e cercando di osservarlo nonostante il buio completo che ci divora alle nostre spalle.
Ride amaramente prima di chiedermi il perché di questa decisione che giudica imprudente.
< Perché Tom? Semplicemente è arrivato il momento che mi schiarisca anche io le idee e stando qui a contatto con tutto ma soprattutto a contatto con te non mi aiuterebbe; mi servirà come esperienza insomma > tento di dire prima di essere fermata da Tom che quasi urla < la colpa è mia, sono io il fulcro di questa orribile situazione; se io non ti avessi lasciata, poi baciata e poi portata a letto tutto questo magari non sarebbe successo >.
Scuoto la testa velocemente ed asserisco calma e pacata < la colpa non è la tua e tutto quello che è successo è capitato e basta, non farne una tragedia >.
< Sì ma se non fossimo andati a letto insieme stanotte magari non saresti partita vero? > mi chiede Tom osservandomi con gli occhi umidi.
< Chi lo sa Tom veramente?! Sarei partita lo stesso o magari no… La situazione però per me sta diventando difficile, quasi insopportabile ed io non me la sento di star male ma soprattutto di far star male tutti coloro che mi circondano compreso te > dico raccogliendo una sua lacrima dal mento e portandola alle labbra per assaggiarne la consistenza.
Tom mi osserva per diversi secondi prima di fiondarsi tra le mie braccia ed abbracciarmi come se fosse l’ultima cosa della sua vita e mi confida sussurrando un < sei importante Stephanie, veramente ed io mi sono comportato da vero stronzo. Dovresti linciarmi, dico sul serio >.
Rido mentre scuoto la testa, poi Tom mi guarda e mi chiede dolcemente < cosa pensi di me perché? >.
< Di te Tom? Penso che tu sia la cosa più bella ma allo stesso tempo frustrante che mi sia capitata negli ultimi tre fottuti anni, ma non mi lamento anzi… Per me sei veramente il tutto e quando dico così lo dico perché lo penso sul serio > confesso con la voce incrinata.
< Mi ricorderò di tutto Steph, non dimenticherò nulla dei nostri momenti > mi sussurra Tom prendendo una ciocca dei capelli lunghi e mossi.
< Neanche io Tom, neanche io > dico guardandolo teneramente.
Tom mi guarda e mi supplica per l’ennesima volta < non andartene >.
< Devo > dichiaro impassibile.
Poi per addolcire il tutto gli prendo una mano e la poso sul mio cuore ed affermo < qui ci sei tu Tom >.
< Ma io… > tenta di dire Tom prima di essere fermata dalla sottoscritta < shh basta abbiamo già detto troppo e la cosa si sta facendo pesante per il mio cuore e per la mia mente >.
< Verrò all’aeroporto domani te lo prometto > confessa Tom sorridendo come solo lui sa fare.
Scuoto la testa e dico severa < no, non verrai Tom. Non devi; dobbiamo salutarci questa sera… o meglio ora >.
Annuisce ed aspetta che dica qualcosa.
Così domando a mezza bocca < so che è strano ma posso...? >.
< Fallo > sussurra Tom avvicinandosi lentamente al mio viso.
Lo guardo e rimango impassibile mentre lo vedo sempre più vicino.
Poi dopo uno o due secondi sento le sue labbra posarsi sulle mie ed assaporarle delicatamente.
Quasi a contatto con le mie labbra mi domanda < c’è qualcosa per cui possa farti cambiare idea? >.
< No Tom > tento di dire poi vedendo la sua espressione afflitta gli chiedo di pietra < dimmi qualcos’altro prima che vada via ti prego >.
< Io non so che dirti Steph… So solo che ti ho amata davvero tanto; sei stata il mio passato e non posso e non voglio dimenticare il bene che mi hai fatto > mi sussurra cercando di baciarmi di nuovo.
Lo allontano dolcemente e dichiaro con le lacrime agli occhi < vedi Tom? La differenza tra noi due è proprio questa: tu mi hai amato in passato, io invece continuo a farlo. Ti amo Tom >; detto ciò mi alzo ed inizio ad incamminarmi a passo spedito da dove sono venuta.
< Steph, Steph! Ti prego torna qui! Steph! Non puoi lasciarmi solo > urla e grida Tom iniziando a pestare il pavimento con calci rumorosi e forti.
 

Ci vediamo tra otto mesi Tom.
Bye my love and only love.

 

 

 

 


 

 

 

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Capitolo 10
*** The return. ***


Sbuffo lentamente mentre mi guardo per l’ennesima volta allo specchio; no così non può andare ma proprio per niente.
Semplice non mi piaccio.
Anzi direi proprio che mi faccio schifo.
‘Sei sempre la solita pessimista Steph, sei una figona’ mi sussurra la mia stupida coscienza che anche in queste situazioni non viene a mancare mai e quando dico mai è mai.
M a i.
Scuoto la testa e mi tolgo i vestiti di dosso rimanendo solo in intimo dopodiché con un piccolo balzo mi siedo sul grosso letto al centro della stanza e penso.
Penso a quanto tutto sia cambiato in questi otto fottuti mesi, anche le più piccole e banali.
A quanto sia cambiata io in tutto e con tutto non intendo solo il cambiamento estetico ma anche quello interiore ed affettivo.
Questa esperienza mi ha davvero fortificata ed è un bene; anche perché non avrei mai creduto di potercela fare.
Mai e poi mai.
Non dopo la grande perdita, non dopo la situazione che si era venuta a creare.
E invece ce l’ho fatta.
Chi l’avrebbe mai detto?
Io non di certo dato che sono pessimista fino al midollo.
All’inizio certamente è stata dura ma piano piano, passo dopo passo ho ricominciato a vivere e a sentirmi bene come non mi sentivo da un po’ di tempo.
Ho passato giorni terribili, attimi in cui credevo di scoppiare e perdere completamente la parte razionale che da sempre ha costituito il mio centro.
Il centro del mio essere come ama definire Juls.
Juls, che nome soave.
È stato anche grazie a lei che tutto si sia risolto con non poche conseguenze.
C’era lei e soltanto lei quando piangevo, quando mi disperavo per aver preso la decisione che mi sembrava tanto sbagliata e che invece si è rivelata più adeguata di quanto credessi e sperassi.
Letteralmente è stata il mio punto di riferimento, la mia luce direi.
E non posso che esserle grata; non posso non manifestarle la mia profonda riconoscenza e benevolenza nei suoi confronti.
Non dopo aver fatto emergere la parte migliore di me, quell’unica parte che avevo sempre creduto di aver perso.
Quella parte che mi ha spinto a prendere decisioni a riguardo della mia vita, delle decisioni che mi hanno cambiata radicalmente facendomi crescere e maturare veramente.
Se ripenso a come ero otto mesi fa provo una profonda tristezza per il mio modo di affrontare diverse situazioni.
Vedi nel mio caso la fine di una storia.
Sì adesso posso dirlo chiaramente e senza pianti o melodrammi, perché è andata così che io lo abbia voluto o meno; purtroppo come mi ha detto tempo fa una persona a me ora molto cara sono cose a cui non puoi controbattere.
Arrivano, ti strappano e divorano l’anima completamente, ti lasciano lì incredula, quasi disperata ma alla fine passano così senza troppe spiegazioni e tu ti ritrovi a pensare, a riflettere a dire che molto probabilmente è stato un bene.
Direi che non ha tutti i torti, anzi…

La relazione è finita, punto e stop.

Anche se fa male per diversi motivi occorre mettere una pietra sopra ed andare avanti pronti per scoprire altre bellezze della vita senza ulteriori ripensamenti.
Occorre dimenticarsi del bene che ti ha fatto quella persona per poter andare avanti.
Occorre dimenticare i diversi momenti trascorso insieme, gli attimi e i momenti che hanno caratterizzato la quotidianità; occorre dimenticarsi della persona stessa.

L e t t e r a l m e n t e.
Come se non fosse mai esistita ed entrata a far parte della nostra vita sconvolgendola completamente.

So che per molti si tratta di un discorso puramente egoistico, ma basta pensarci un attimo, basta rifletterci attentamente per arrivare a capire e dedurre che forse sia la soluzione migliore.
Provare per credere insomma.
Ed io anche se scettica ho provato quello che mi è stato consigliato di fare rimanendo profondamente colpita dal risultato.
E per questo devo ringraziarti Harry, devo farlo perché senza di te non ce l’avrei mai fatta.
Harry il cugino di Juls, il ragazzo con cui ho condiviso diverse esperienze durante il viaggio; colui che mi ha spronato, mi ha rafforzato e mi ha aperto la mente annebbiata.
Una forza della natura, con le sue idee e le sue teorie che molto spesso si rivelano essere molto efficaci; come nel mio caso per dire.
< Steph ma che cazzo fai! Non sei ancora pronta? > mi chiede Julia entrando in quella che sarà la mia stanza finché non trovo un altro alloggio in cui stare.
Ossia la camera degli ospiti a casa sua.
Scuoto la testa e domando un < uhm? Che c’è? >.
< Che c’è? C’è che tra poco i ragazzi saranno qui e tu ancora non sei pronta > sbotta osservandomi furiosa.
< Ahh, io vedi non so se… Bhè venire > confesso storcendo la bocca con fare al dire quanto teatrale.
< Come sarebbe a dire che non vieni? > mi chiede la mia amica alzando un sopracciglio curato.
< Che non so se vengo, non mi sembra tanto difficile da capire > dico schioccando la lingua velocemente.
Vedo l’incredulità nei suoi occhi mentre mi chiede il perché di questa mia decisione che a sua detta è così bizzarra.
< Semplice non ne ho voglia > sbotto alzandomi lentamente per osservarla meglio.
< Diamine Harry ti ha rincretinita parecchio eh?! > mi chiede abbastanza retorica prima di passarmi i vestiti che precedentemente ho posato o meglio lanciato letteralmente sul letto.
< Che c’entra Harry adesso? > chiedo sorridendo beffarda prima di scuotere la testa come a sottolineare la mia decisione immutata.
< C’entra che… Oh sentimi bene Steph, come puoi non venire? Bill capito chi è Bill? > mi chiede sgranando gli occhi prima di riprendere il discorso da dove l’ha interrotto < sta arrivando qui e non aspetta altro che vedere la sua migliore amica, ossia tu! >.
Sto per ribattere prontamente ma vengo ripresa da Juls che mi dice severamente < devi venire Steph, lo sai bene >.
Ha ragione, perfettamente ragione.
Non posso non andare, non posso fare questo a Bill.
Non a colui che mi ha sempre sostenuta e manifestato il suo bene incondizionato giorno dopo giorno, settimane dopo settimane insomma.
Non sarebbe corretto, anzi sarebbe una mossa oltre che da stronza anche da incoerente.
Ed io non lo sono, quindi che lo voglia o meno dovrà partecipare al ritrovo in giardino organizzato per il nostro ritorno.
‘Vai Steph’ mi sprono prima di asserire a Julia che intanto aspetta in piedi abbastanza incazzata < d’accordo vengo, ma sappi che lo faccio solo per Bill e per Georg e per Gustav e per... >.
< Per Tom > finisce la frase la mia amica prima di beccarsi un’occhiataccia degna di tutto rispetto da parte della sottoscritta.
< No, non per lui volevo dire per te sciocca! > la rimprovero con un tono che non da segno di alcuna possibile risposta.
< Sai però che ci sarà pure lui? > mi domanda apprensiva.
< Sì, ma sto bene e la serata andrà benissimo, ne sono convinta > asserisco sicuro e decisa prima di guardarla e sorriderle.
Drin.
Mi sorride anche lei prima di intimarmi < vestiti, io intanto vado di sotto ad aprire ai nostri ospiti >.
Annuisco non molto convinta mentre dentro di me cresce l’ansia a dismisura proprio.
‘Shh rilassati Steph; prendi dei bei respiri’ mi dico mentalmente prima di mirarmi nel grosso specchio ed annuire sicura di me.
Con una mano mi ravvio i capelli velocemente prima di aprire la porta e scendere le scale che mi condurranno dagli ospiti.
Dai miei amici.
Da Bill, Georg, Gustav e…

E Tom.

Sì anche da lui.
Scendo lentamente le scale come se avessi dei mattoni al posto dei piedi.
In questo momento mi sento veramente male, a disagio; non so cosa dire, come devo comportarmi e cosa fare per stare calma.
‘Rilassati e fai del tuo meglio per restare serena’ asserisce la voce roca di Harry facendomi sorridere teneramente.
Annuisco titubante ma più decisa di prima e continuo a scendere le scale avviandomi verso il giardino prima di essere letteralmente presa in braccio da una persona a me ben nota.
Bill.
Il mio fantastico amico Bill.
Rido mentre mi abbraccia così forte quasi fino a non farmi respirare.
< Bill cavoli così mi ucciderai, mi stai stritolando > dico ridendo al mio amico che mi guarda estasiato e con gli occhi che gli brillano per l’emozione.
< Oh andiamo non ci vediamo per otto mesi e tu hai anche il coraggio di lamentarti per un mio abbraccio da orso? > chiede Bill sorridendomi prima di abbracciarmi ancora per molto tempo.
< Vuoi farcela salutare Bill o hai intenzione di tenertela per te tutta la sera? > domanda Georg visibilmente divertito dalla situazione che si è venuta a creare.
Gli sorrido mentre lo abbraccio forte e mi lascio accarezzare dalle sue mani grandi; poi mi volto  e faccio la stessa cosa con il pezzo mancante ossia Gustav.
< Oh Gusti mi sei mancato cavoli! > urlo sbaciucchiandogli la testa come farebbe una mamma con il proprio bambino.
< A me non è mancato per niente il tuo modo di chiamarmi Stephanie > mi confessa Gustav prima di scoppiare a ridere seguito da tutti gli altri.
< Vieni andiamo fuori, abbiamo tante cose da raccontarci > mi sprona Bill portandomi anzi trascinandomi a forza verso il luogo da lui appena nominato.
Lo seguo velocemente cercando di non cadere visto la sua velocità e rido a crepapelle prima di bloccarmi letteralmente.
< Ciao Steph > mi saluta Tom sorridendomi dolcemente come lui sa fare.
Eccolo lì, in tutta la sua bellezza.
Quasi diafana direi.
‘Non pensarci nemmeno è’ mi ripete odiosa la vocina che prontamente zittisco.
< Ciao Tom > dico tranquilla prima di chiedergli come sta.
< Dai non mi lamento e tu che mi dici? > domanda Tom scrutandomi dalla testa ai piedi con fare minuzioso.
Annuisco come a sottolineare che anche per me le cose vanno bene e sto per ribattere con un’altra domanda ma vengo trascinata da Bill che urla al fratello < scusami Tom ma la mia amica è appena tornata ed io ho bisogno di sapere tutto ciò che mi sono perso della sua vita in questi lunghi mesi >.
Tom scuote la testa e sorride al fratello prima di imitare Georg e Julia che intanto si sono seduti sul divano in vimini per godersi meglio lo spettacolo.
< Allora? Dai, dai, dai che sono impaziente;  sputa il rospo Steph > domanda Bill curioso prima di osservarmi adorante.
Sto per rispondere ma vengo interrotta da un’altra sua domanda < e questo nuovo taglio di capelli? Oddio sei bellissima >.
< Grazie Bill, si li ho tagliati e devo dire che piacciono molto anche a me > poi riprendo a parlare < bhè ti dirò che la vacanza è stata una vera bomba cavoli; mi sono divertita tanto e poi le città che abbiamo visto sono state favolose oltre le mie aspettative se devo essere sincera >.
Annuisce ed aspetta che continui il discorso < e Londra è veramente fantastica ti giuro! Una volta dobbiamo ritornarci perché impazziresti anche tu e di questo ne sono pienamente convinta; è tutta un’altra storia Bill, tutto così diverso, dalle case alle persone ma soprattutto il modo di pensare >.
< Dalle tregua è appena tornata > afferma ridendo Georg prima di ricevere un’occhiataccia da parte del suo amico.
< Shh, zitto tu! Appunto perché è appena tornata dopo tanto che ho bisogno che mi racconti tutto > sbotta Bill guardandolo con fare minaccioso per poi ritornare a concentrarsi su di me.
< Cosa vuoi sapere? > chiedo divertita al mio amico che alza le spalle.
< Bhè tutto; ogni minima cosa e particolare dal primo all’ultimo giorno > esclama Bill ridendo tanto da mostrare tutti i denti bianchi.
< Ah ah, no mio caro. Ciò che è successo a Londra rimane a Londra > intima Juls facendomi l’occhiolino.
Il mio amico la guarda incredulo prima di chiedere sbigottito < come sarebbe a dire che ciò che rimane a Londra rimane lì? Allora non mi dirai più niente, è così? >.
Annuisco lentamente e sto per dire la mia quando vengo interrotta da Bill che mi chiede malizioso < dai dimmi almeno se hai avuto a che fare con qualche figo Londinese >.
< Mhh non direi Londinese ma vabbhè dettagli… Comunque sia la nostra Stephanie qui presente ha fatto breccia nel cuore di qualcuno Bill > asserisce Julia facendo un piccolo cuoricino con le mani piccole e longilinee.
< Ma che diavolo dici?! Smettila > sbotto diventando tutta rossa per l’imbarazzo.
< Dai povera lasciatela in pace > mi difende Gustav guadagnando miliardi di punti nella classifica ‘miglior amico nei momenti di bisogno’.
Gli faccio un cenno con la mano come a ringraziarlo, mi volto e solo allora noto che Tom mi guarda dalla testa ai piedi senza mai staccarmi gli occhi di dosso.
Non sembro la sola ad essermene accorta tant’è che Bill chiede divertito al fratello < Tom? Te la stai mangiando con gli occhi su! >.
< Ehm, no scusa è che… Cioè ti stanno benissimo i capelli Steph. È  che stai veramente bene vestita così ecco > afferma Tom visibilmente a disagio per la piega che sta prendendo il discorso.
< Bhè che volete da bere? D’altronde dobbiamo festeggiare il vostro ritorno a casa ragazze > chiede Georg alzandosi per prendere le varie bevande.
Vedo che Tom gli sorride con gratitudine e capisco che il loro rapporto in questi mesi si è fatto ancora più forte.
Sono quasi come fratelli quei due, ma veramente…
I Torg come li amano definire le fans di tutto il mondo.
< Se volete ci sono i mojito che ho preparato prima > dice Juls sorridendo a tutti i presenti.
Annuisco a Georg come a voler sottolineare il mio assenso assoluto verso la bevanda appena citata e mi volto perché ricevo una domanda da Tom < allora? Piaciuta tanto Londra? >.
< Sì, molto; devo dire che non me l’aspettavo così anzi… > asserisco sorridendogli appena.
< Ci sono diversi locali belli se non mi ricordo male > dice ravviandosi i capelli in maniera disordinata.
< Sì, molti… Ad esempio mi è piaciuto molto il Funky Buddha > rispondo prima di essere fermata da Bill che gli chiede < dove vuoi arrivare Tom? Perché tutte queste domande? >.
< Io, niente ero solo curioso. Tutto qua > sbotta Tom guardando storto il fratello.
< Tranquillo Tom, non mi hai dato fastidio > affermo guardandolo per un attimo.
Mi sorride e sorrido anche io mentre vedo Georg tornare con i vari mojito ed esclamo un bel < forza ragazzi! Dobbiamo festeggiare il nostro ritorno >.
Mi alzo e con fare teatrale mi preparo a brindare scaturendo diverse risate da parte dei presenti.
< Steph lasciami dire che questo viaggio ti ha proprio rimessa al mondo > confessa Gustav tracannando il suo mojito come se non ci fosse un domani.
< Bhè devo dire che sì, mi ha fatto più che bene > esclamo portandomi alle labbra il grosso bicchiere contenente la bevanda dissetante.
< Ma quanto l’hai fatto forte Juls? Vuoi farci ubriacare per caso? > chiede Bill facendo una smorfia di disgusto una volta assaggiato il suo drink.
La mia amica scoppia a ridere e si difende < Bill sei tu che sei un leggerino, non le mie bevute fidati. Ragazzi vi piace? >.
Annuisco e bevo un altro sorso sentendo il liquido scorrere lentamente come se fosse quasi un serpente.
< Voi qui invece tutto apposto? > domanda Juls guardando i ragazzi poi sposta l’attenzione sul suo ragazzo e domanda seria < tu hai fatto il bravo fidanzato? Oppure ti sei divertito a mia insaputa Listing? >.
Georg annuisce e le sussurra maliziosamente < in realtà ho trovato un ripiego; una vera bomba, una forza della natura >.
Julia strabuzza gli occhi e sta per strozzarsi quando il suo ragazzo confida apertamente < chiedetelo anche a Tom, lui ne sa qualcosa di come sono andate le numerosi notti >.
Tom ride ed annuisce per dare sostegno alla teoria del suo amico.
La mia amica però non capisce che è tutto uno scherzo quindi gli sibila un < se mi hai tradita e per tradita intendo anche solamente aver guardato il culo di qualche puttanella ti giuro che ti stacco la testa a morsi e ti giuro che lo faccio! >.
La guarda e dico solamente < ma tu ci credi pure Dio Santo?! Si vede da un kilometro di distanza che le sei mancata stupida >.
Georg scoppia a ridere e prende tra le braccia la sua ragazza mentre le stampa una miriade di baci sul collo.
Sorrido di fronte a tale gesto ma rabbrividisco quando Bill senza rendersene conto esclama a gran voce < proprio come il nostro primo incontro Steph, quando Tom ti baciava dappertutto per farti imbarazzare >.
Poi resosi conto della gaffe appena commessa si morde la lingua e sommessamente chiede scusa < ehm scusa Steph io non volevo, devi perdonarmi >.
Scuoto la testa ed asserisco sicura e decisa < tranquillo Bill, non me la sono presa. Hai detto bene è proprio come quell’episodio >.
Tom mi sorride, beve un sorso del suo mojito e guarda oltre le mie spalle come se avesse visto un fantasma.
Lo guardo attentamente e sto per chiedergli cosa c’è che non va prima di essere interrotta da Julia che grida un < Harry! Ehi vieni qui! >.

Harry?

Ho sentito bene o mi sono sbagliata?
< Steph c’è Harry > afferma Julia guardandomi e sorridendo come solo un’amica sa fare.
< Harry? Dove? > mi chiedo voltandomi e vedendo la figura che si avvicina lentamente.
< Chi è? > mi domanda Bill ottenendo un silenzio come risposta.
Senza pensarci due volte infatti mi alzo e lo raggiungo velocemente prima di ricambiare il suo abbraccio.
< Ehi che ci fai qui? > chiedo  una volta staccata dal suo abbraccio.
< Vi sono venuto a trovare, sai com’è mi mancavi > mi dice Harry accarezzandomi dolcemente la nuca.
Gli sorrido e gli sussurro < hai fatto benissimo; ora vieni di là che ti presento i miei amici >.
Annuisce e mi segue fino al divano dove si trovano tutti gli altri prima di salutare amichevolmente.
< Sono Harry > afferma sorridendo ai presenti.
Guardo i miei amici che ad uno ad uno si presentano fino ad arrivare a Tom che emette quasi grugnendo < Tom >.
< Tom? Ah quel Tom?! > domanda voltandosi per osservarmi meglio e capire se la sua osservazione sia giusta o meno.
Ho l’impressione che tra poco si scaturirà un putiferio, ne sono quasi convinta e non so perché.
Forse dall’espressione di Tom?
Forse dai suoi occhi?

< Non so cosa ti è stato raccontato riguardo me ma sì sono io, proprio quel Tom > sbotta Tom guardandolo in malo modo.
Poi senza aspettare qualche tipo di risposta grugnisce un < strano, Stephanie non mi hai mai parlato di te >.
< Tom > lo rimprovera il fratello prima di scusarsi con Harry e voltarsi per sorridermi come ad infondermi coraggio o meglio sostegno.
< Lui è Harry, mio cugino > dice Julia andando ad abbracciarlo in maniera affettuosa, poi rivolgendosi a lui gli chiede se gentilmente la può accompagnare dentro un attimo.
< Tom fattela finita > gli intima Bill una volta che Juls ed Harry se ne sono andati.
< Io? Io che ho fatto adesso? > chiede Tom vagamente sorpreso della minaccia ricevuta da suo fratello.
< Tu… che hai fatto? Dio ma ti rendi conto che lo hai quasi aggredito a quel povero ragazzo?! > chiede Bill trattenendosi dall’urlargli contro parecchi insulti.
Tom sbuffa e scuote la testa prima di dire semplicemente < io non ho fatto nulla, fattela finita tu fratellino >.
< Non osare fare la vittima adesso è > gli intima Bill prendendo una sigaretta dal pacchetto intatto.
< Non lo sopporto > confessa Tom aspirando del fumo dalla sua sigaretta appena iniziata.
Suo fratello ride e domanda il perché di tale affermazione.
< È arrogante e presuntuoso, già lo vedo > giudica prima di indicarmi e dire severamente < e tu non dovresti uscirci >.
< Sei un cretino diamine! > lo sgrida Bill portandosi alle labbra la sua sigaretta.
Tom sta per controbattere ma viene fermato prontamente dalla sottoscritta che dopo essermi sorbita tutti i suoi discorsi emette il suo giudizio senza freni sulla lingua < non mi pare che nessuno ha chiesto il tuo parere Tom, quindi se ti piace o meno è affar tuo. Stanne fuori e non azzardarti più a comportarti così con lui, non se lo merita anche perché non ti ha fatto niente >.
< Ne sei sicura? > mi chiede Tom sorridendomi in modo beffardo.
Annuisco e lo guardo scuotendo la testa prima di ascoltare un’altra delle sua cazzate < Steph apri gli occhi! Quello vuole portarti solo a letto se non lo hai capito da sola >.
< Se e quando mi vuole portare a letto non deve riguardarti minimamente ed ora basta che mi stai facendo ridere > sbotto portandomi una mano sul petto per cercare di calmarmi.
Come può pensare o dire queste assurdità su una persona che non conosce?

Come?

Io penso che purtroppo sia peggiorato, forse non ha cercato minimamente di cambiare in questi mesi ma anzi ha continuato imperterrito per la sua strada.
Mi guarda e confida < bene, fai come vuoi >.
< Ovviamente! > urlo prima di allontanarmi a passo spedito ed andare verso Julia ed Harry che intanto sono usciti.
< Che succede? > mi chiede Juls guardando preoccupata la mia faccia.
Scuoto la testa e faccio un cenno come a dire di lasciar perdere, poi mi volto verso Harry che sorridendomi chiede < tutto apposto? >.
Annuisco e gli dico < scusami, è solo un imbecille; avrei dovuto capire che non sarebbe mai cambiato in questi mesi >.
< Non farne una tragedia, anzi dimenticalo… Vieni con me > dice Harry prendendomi le mani.
< Dove? > domando elettrizzata.
< Non ti dico dove andiamo, fai la tua scelta e partiamo > afferma Harry portando la mia curiosità alle stelle.
Guardo Julia che annuisce, poi mi volto verso Harry che giudica < ti riporto a casa tra un’ora esatta, te lo giuro >.
< Non lo so… Io in verità sono stanca > sussurro in preda all’ansia nel non saper scegliere.
< Vai! > mi sprona Juls prima di farmi un occhiolino fugace.
Sorrido e vado a salutare i miei amici < ragazzi adesso devo andare, ma vi prometto che mi farò viva >.
< Steph! Il tempo scorre!> urla dietro di me Harry.
Vedo Bill farmi un sorriso dolce e notando la sua felicità mi volto per raggiungere Harry che mi tende la mano prima di trascinarmi con sé nell’oscurità.

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 11
*** Explanation. ***


< Allora? > mi chiede Bill osservandomi attentamente mentre preparo il caffè.
Lo guardo e gli dico semplicemente < allora niente Bill >.
< Sei una perfetta stronza Stephanie! > giudica severamente prima di scoppiare a ridere silenziosamente pronto a vedere la mia reazione.
< Ah adesso sarei pure una stronza; ti rendi conto che ore sono Bill? Sono solamente le sette e tu mi hai svegliato… Grazie tante > sbotto guardandolo in malo modo.
< Se la notte non dormi non è di certo colpa mia > asserisce Bill facendomi l’occhiolino.
< Dai digli qualcosa Steph altrimenti sveglierà tutto il vicinato e non voglio che chiamino la polizia o che > mi ordina Juls sedendosi al fianco del mio amico che aspetta impaziente.
< Tutto cretina! Devo sapere ogni minimo particolare tipo dove ti ha portata, cosa avete fatto, se ti ha baciata… Aspetta ti ha baciata? > confabula Bill logorroico fermandosi solo per ascoltare la mia risposta.
< Oddio Bill Dammi tregua > dico ridendo prima di riprendere a parlare < semplicemente siamo andati a fare un giro in moto lungomare >.
< Mhh bello, romantico > affermano in coro i miei due amici facendomi ridere.
< Sì ma ti ha baciata? > chiede Bill alzando un sopracciglio con fare malizioso.
Sgrano gli occhi e rispondo < no Bill, non mi ha baciata e fine della storia >.
< Come no?! Ieri sera eri una figona e non che adesso tu non lo sia spettinata e struccata… ma sai che c’è? Io avrei preso le redini della situazione e ti avrei baciata anche contro forza e… > inizia a dire Bill prima di ricevere un cazzotto sulla spalla come a sottolineare che sta parlando troppo e a vanvera.
Si massaggia la parte dolorante prima di guardarmi in cagnesco e sibilare un < sei veramente cattiva di prima mattina ed io che ti stavo facendo pure i complimenti >.
< Bill sei un rompiscatole credimi! E te lo dico con tutto il mio bene… Sei piombato qui, mi hai svegliata di soprassalto chiedendomi di dirti tutto ed ora mi fai tremila domande quando io ancora non capisco nemmeno dove mi trovo in questo momento. Renditi conto > giudico scrutandolo bene con fare scocciato.
Poi gli sorrido ed avvicinandomi lo stringo in un abbraccio prima di sussurrargli un < sei un rompiscatole è vero, ma ti voglio bene lo stesso >.
Sorride mentre ricambia il mio abbraccio e poi afferma sghignazzando < comunque proprio un bel fusto >.
Scuoto la testa mentre alzo le spalle ed osservo Julia che sbotta < oh andiamo non fare la vaga e l’indifferente adesso Steph >.
La guardo mentre alzo un sopracciglio e alla fine confesso < ok, sì è un bel ragazzo e allora?! È una cosa piuttosto evidente quindi non avete bisogno che io lo ammetta >.
< Un bel vedere proprio; se non fosse mio cugino io credo proprio che mi potrei innamorare seriamente > confida Julia diventando rossa per l’affermazione appena fatta su Harry.
La guardo scettica mentre Bill ride ed aspetta che risponda alla provocazione di Juls.
Aggrotto la fronte ed esclamo < ok, ok Harry è proprio un bellissimo ragazzo ma andateci piano non ho detto mica che voglio sposarlo >.
< Lo farai > mi intima la mia amica beccandosi uno sguardo atroce da parte della sottoscritta.
< Non iniziamo i discorsi amorosi è, per favore > dico quasi supplicando mentre metto il caffè nelle tazzine e mi siedo sullo sgabello in legno scuro.
< Mhhh, sento puzza di… > afferma Bill prima di rifugiarsi dietro la tazzina contenete il liquido bollente.
< In che senso? > chiedo osservandolo bene mentre si sistema meglio le maniche del maglioncino nero che indossa.
< Nel senso che ce l’hai ancora per Tom per quello che è successo ieri sera > sbotta Bill direttamente.
< Io non ce l’ho minimante con lui ragazzi > affermo sicura e senza dubbi.
‘Ma stai zitta Stephanie! Ce l’hai a morte con lui e non negare l’evidenza’ intona la mia voce quasi come fosse una stupida cantilena.
Poi dato che non rispondono e mi guardano come fossi un alieno sbarcato dalla luna ammetto la verità < ebbene sì un pochino è così, ma cavoli la colpa è la sua. Perché diamine si è comportato così con Harry? Non ha fatto nulla di male mi sembra >.
Bill annuisce come a sostenere la mia teoria e dice la sua molto brevemente < hai perfettamente ragione Steph ma io un po’ lo capisco; sai ti ha rivista dopo tanti mesi e dopo aver visto l’arrivo con Harry ha capito che tra voi due c’è una specie di attrazione abbastanza evidente e si è sentito spiazzato veramente >.
< Lo capisco ma lo sapeva fin dall’inizio che le cose sarebbero cambiate > gli confesso storcendo la bocca mentre rivedo l’espressione di Tom nei confronti di Harry.

Pura rabbia.
Risentimento e soprattutto


F r u s t r a z i o n e


Frustrazione nel vedermi magari diversa, nel vedermi accanto ad un altro ragazzo penso.
Ma anche se fosse semplicemente questo non ha il diritto di comportarsi così, non dopo quello che mi ha fatto passare.
Semplice; se poi c’è dell’altro non lo voglio neanche sapere perché non mi interessa.

Non più ecco.

Bill annuisce e mi confida sorridendo teneramente < sai che Steph? Spero che tra te e Harry le cose funzionino perché semplice: te lo meriti davvero; ed io sarei la persona più felice di questo mondo se ti vedessi raggiante come una volta >.
Lo ringrazio riconoscente mentre gli prendo la mano ed affermo < lo spero vivamente Bill; io e Harry non stiamo insieme ma non nego che tra di noi c’è una chimica alquanto forte >.
< Ben detto piccola! > mi urla quasi Bill prima di alzarsi velocemente trascinandosi dietro una briochè calda.
E adesso dove va questo pazzo?
< Dove vai? > chiedo riportando la sua attenzione sulla mia figura.
< Scusate ma adesso devo andare via che Gustav mi sta aspettando > dice Bill abbastanza titubante come se volesse nascondere qualcosa.
< E tu mi hai svegliata per poi andartene via? Un ingrato sei! Sputa il rospo, io la storia di Gustav non me la bevo ma proprio per niente.  Dove vai veramente? > domando scrutandolo come se fosse una specie di interrogatorio.
Bill mi guarda ma non risponde così domando di nuovo scandendo bene le parole ed alzando il tono di voce di un po’ < dove? >.
< A fare shopping… > sbotta lentamente prima di mandarci un bacio volante e correre letteralmente via riuscendo così a schivare pezzo di cornetto che avrebbe dovuto colpirlo.
< Cristo! Dammi la pazienza, sono appena tornata e già ho a che fare con le stramberie di questi matti > affermo facendo ridere la mia amica che si sta per strozzare con il pezzo di briochè fumante.
< Ti dirò però che mi sono mancati parecchio Steph; non posso negare di aver sentito la loro mancanza > mi confida Juls con gli occhi luccicanti di felicità.
Le sorrido grata ed emetto il mio giudizio riguardo al nostro ritorno < anche a me se devo essere sincera sono mancati molto; nessuno escluso >.
La mia amica annuisce e mi stringe la mano, poi fa per porgermi una domanda ma non fa in tempo visto il suono orribile del campanello.
Bene!
Stamattina proprio un via vai di persone che nessuno riesce ad immaginare.
Prima Bill, adesso a chi tocca?
Mi alzo, apro la porta e dico < bene! Oggi sarà un gran giornata mi dicevano >.
< Giorno Steph > esclama Georg sorridente e pieno di vita mentre si avvicina alla sua ragazza.
< Buongiorno anche a te mio caro Listing, fai pure con comodo tanto oggi questa casa è di tutti > affermo alzando gli occhi al cielo prima di sedermi al tavolo e finire l’ultimo pezzo di briochè che è sparita.
Sgrano gli occhi e divento furiosa quando vedo il mio amico masticare quello che penso sia il mio cornetto così chiedo pacata < sbaglio o era il mio quello? >.
Annuisce divertito prima di sorbirsi una predica che non finisce più < ma che cazzo allora! Già mi sono svegliata presto perché Bill voleva sapere tutto, ogni fottuto dettaglio di ieri sera no?! Adesso arrivi pure tu che ti metti a mangiare quella che era la mia colazione. Basta, vi uccido >.
Di tutto quello che ho detto sembra essere interessato solo ad una parte tant’è che chiede sorridendomi teneramente < ah giusto! Come è andata ieri sera? >.
Ecco ci risiamo con tutta la spiegazione, i perché e blablabla.

Che seccatura!

< Bene anzi direi molto bene e prima che me lo chiederai impertinente che non sei altro non ci siamo baciati! Contento? > rispondo mettendo le tazze ormai vuote dentro il lavandino.
< Ricevuto capo! > esclama Georg facendomi il segno militare per scherzare.
Rido divertita dalla messa in scena e mi volto prima di rimettermi seduta ed osservarli dolcemente.
< Andiamo da qualche parte allora? > chiede Juls al suo ragazzo con occhi che trasudano emozione e curiosità.
Georg annuisce e svela il luogo alla sua dolce metà < bhè pensavo che magari una gita al lago ti avrebbe fatto piacere; lontana da tutto e da tutti >.
< Ah ah così saremo soli soletti eh Listing? > domanda Juls ammiccando leggermente nella sua direzione prima di sentire la risposta della persona che ha di fronte < esattamente piccola, saremo veramente io e te >.
Julia sta per controbattere quando Georg dice maliziosamente una cosa che mi fa ridere sotto i baffi < così che ne so, se avrò voglia di scoprirti più a fondo potrò farlo. Capisci cosa intendo con più a fondo? >.
Julia annuisce e ridacchia divertita prima di sussurrare un sensuale < non vedo l’ora >.
Sto per intervenire pronta per una manfrina per quanto riguarda il parlare di amore di prima mattina ma sono costretta a fermarmi; sbatto le ciglia per un secondo e rimango incredula quando Georg le prende il viso e la bacia come se non ci fosse un domani.
Bene!
Adesso ci manca solo che questi due lo facciano in cucina…
Brrr che orrore.
La sola immagine mi causa il volta stomaco e non dico fesserie.
< Ehm io andrei piccioncini visto che siete molto impegnati a quanto vedo; buona gita e… > giudico prima di alzarmi e dirigermi con passo pesante verso le scale.
< Ah Steph?! > mi richiama Georg guardandomi beffardo.
Faccio un cenno con la testa come a chiedere che cosa c’è.
< Viva l’amore! > urla prima di fare il solletico a Julia che paonazza scoppia a ridere osservandomi bene.
< È ufficiale; oggi vi odio. Odio tutti! > urlo salendo le scale in fretta e furia prima di chiudere la porta della mia stanza e buttarmi a peso morto sul letto.
Proprio una bellissima giornata è?!
Oggi sono sola soletta mi dicevano…
Meglio, così ho tempo di disfare la valigia e soprattutto di rilassarmi per bene visto il trambusto del nostro ritorno.
Prendo il cellulare e noto che mi è arrivato un messaggio; lo apro e sorrido inconsapevolmente notando chi è il mittente.
Harry.
Oh benedetto ragazzo, se non ci fossi tu a farmi ridere non so cosa farei in determinati momenti.
Osservo bene la foto che mi ha inviato.
Mi guardo e sorrido vedendo la mia espressione da ebete stampata in faccia.
Poi mi concentro sul suo viso così rilassato e felice soffermandomi sui suoi occhi così belli ed espressivi.
Occhi verdi, brillanti come gemme preziose; capaci di catturarti senza nemmeno rendertene conto.
‘Certo che è veramente bello Stephanie’ dico tra me e me mentre miro nuovamente la foto.
Cos’ ha che non va?
Assolutamente niente; è come dire…
Il ragazzo d’oro, il ragazzo che ogni ragazza vorrebbe al suo fianco.
Dolce, premuroso ma soprattutto originale ed innovativo in tutto quello che fa anche nelle situazioni più banali.
Sa essere comprensivo, ragionevole ma allo stesso tempo impulsivo ed istintivo.
Riesce semplicemente a metterti di buon umore.
Punto in più.
Un punto da aggiungere alla lista ‘le cose perfette di Harry’.
Scuoto la testa e sbuffo lentamente come per riprendermi dal sogno ad occhi aperti, poi con fare abbastanza svogliato se così posso dire mi alzo pronta per rimettere in ordine tutti i vestiti.
‘Ma cosa ti sei portata tutto l’armadio?’ mi rimprovera la dolce e roca voce di Harry.
Ti giuro che se ripenso a quando ci siamo conosciuti mi viene da ridere.
Mi hai definito l’amica depressa di Julia.
Ed effettivamente avevi ragione ma sul serio dico.
Depressa e sconsolata col passare dei giorni, sempre più triste prima di cambiare radicalmente e drasticamente; all’inizio eri molto scettico su di me e non ti biasimo affatto visto la mia poca loquacità, poi a mano a mano ti sei avvicinato sempre di più aiutandomi ad aprirmi e a sfogarmi come mai avevo fatto confidandoti le cose più intime del mio essere.
Non so come diavolo tu abbia fatto, fatto sta che ci sei riuscito alla perfezione.
Non ti sei perso d’animo, non hai perso una minima speranza ed hai raggiunto il tuo fottuto obiettivo.

Farmi rinascere.

Ricordo di aver riso quando mi hai esternato l’obiettivo finale; sai com’è mi sembrava non so quasi infantile.
Rinascere poi, in che senso?
Bhè rinascere in tutto e per tutto a partire dal modo di vedere le cose esterne.
Ma soprattutto la cosa principale come l’hai definita riguardava il mio rinascere a livello interiore.
E sono rinata.

R i n a t a.

Veramente una bellissima parola; è una cosa che non riesco a descrivere fatto sta che in questo momento mi sento veramente così.
Nel bene e nel male.
Sistemo la maglia comprata a Londra e ne prendo un’altra prima di ricevere un tuffo al cuore.
Il maglioncino di una vita, della mia vita precisamente.
Il tuo maglioncino Tom.



Tom.


Tanto alla fine veramente nel bene o nel male tutto si focalizza su di te senza un apparente motivo.
Il tuo infilarti nei miei pensieri così facilmente mi fa paura e non sto scherzando.
Questa cosa mi manda su di giri, letteralmente.
Mi sento quasi una stupida ad essere sincera e sai perché?
Un secondo prima sorrido mentre ricordo momenti passati con Harry e subito dopo mi ritrovo a pensare a delle cose che ti legano.
A pensarti.
Ecco perché mi sento una stupida!
E forse lo sono, o semplicemente sto impazzendo.
‘E quello? Dai leva quel vestito e metti qualcosa di più comodo, che ne so il mio maglioncino per farti un esempio’ giudica la tua voce mentalmente facendomi rabbrividire nel vero senso della parola.
‘Levatelo dalla testa’ intimo alla mia coscienza.
‘Che ne dici di provarci? Che ne dici di provare ad essere una coppia?’ continua imperterrita la tua voce come se non avesse altra scelta se non quella di tormentarmi all’infinito.
Scuoto velocemente la testa e sbotto sibilando quasi ‘basta così; ti prego’.
Rivedo i tuoi occhi, le tue mani su di me mentre sfili il maglioncino, il tuo viso contorto in una smorfia di puro piacere.
Sento i tuoi gemiti, sento la tua voce sussurrarmi parole così sensuali ma allo stesso tempo dolci, sento le tue mani accarezzarmi lentamente il mio collo, la clavicola, tutto…
‘Ti amo’ confida la tua voce morbida ma nell’insieme così particolare e piena di sfaccettature.
< Basta, basta, basta! > urlo alla mia dannata coscienza più forte che posso come per imprimere una sorta di lezione che sembra non aver mai dimenticato.
Osservo il maglioncino e quasi tremando lo sistemo in fondo al cassetto tra miriadi di maglioni come a volerlo seppellire.

Cancellare precisamente.
Come se non fosse mai esistito.


Poi portandomi una mano sul petto cerco di calmarmi il più possibile nella speranza di dimenticare ciò che è accaduto.
Prendo velocemente il cellulare e riguardo ancora una volta la foto con Harry.
Sorrido inevitabilmente e questo non fa che rincuorarmi almeno un po’.
Alla fin fine non ho perso proprio del tutto il senno di poi.
Velocemente, senza aspettare un secondo di più mi ritrovo a comporre il numero di Harry ed aspettare che risponda.
Purtroppo non lo fa ed io mi ritrovo con il telefono tra le mani sperando che mi richiami e il più in fretta possibile; mi infilo le ciabatte e con la lentezza che mi ha caratterizzata tutto il giorno mi dirigo al piano di sotto con la speranza di potermi rilassare almeno un minimo.
Mangio?
No, non mi va…
Leggo?
Mhh nemmeno.
Decido che forse rilassarsi in giardino sia la cosa più giusta da fare così mi dirigo verso la porta che prontamente apro prima di urlare un < cazzo Tom! Mi hai fatto prendere un infarto! >.

Tom.

Che ci fa qui?
Andiamo male oggi.
Ma veramente male.

< Scusa Stephanie stavo per bussare te lo giuro > dice prima di toccarmi il braccio e chiedermi < stai bene? >.
Annuisco velocemente e rispondo alla sua domanda < sì è che… ho avuta veramente paura; non mi aspettavo di trovarti qui >.
Poi lo guardo e gli faccio cenno come a chiedere il perché della sua visita inaspettata.
Abbastanza direi.
‘Un segno del destino; questo è un segno del destino cazzo!’ confessa la mia voce iniziando a stancarmi sul serio.
< In realtà cercavo proprio te… Voglio parlarti di alcune cose > sbotta Tom grattandosi per un secondo la testa con fare agitato.
Tom agitato poi non si è mai visto, sono rare le occasioni se non nulle.
Annuisco e sgrano gli occhi allo stesso tempo, poi una volta ripresami indico le poltroncine ed aspetto che mi segua impaziente.
‘Stai calma Stephanie, self control please’ intimo in preda all’ansia che si fa sempre più marcata ed esigente.
< Spero che qui vada bene > dico osservandolo bene soffermandomi sul suo volto.
Annuisce e inizia il discorso che presumo si sia preparato < io voglio personalmente scusarmi Stephanie, non mi sono comportato benissimo con te ma soprattutto con… il tuo nuovo amico ecco >.
< Mh mh > dico annuendo lentamente ed aspetto che riprenda da dove si è interrotto < so che non mi ha fatto nulla ma bho quando l’ho visto non ci ho capito più niente; ho pensato che magari potesse farti del male e quindi ho provveduto a far capire cosa gli accadrebbe se ti facesse del male >.
< Tom, non mi farà del male > esclamo gettando la testa all’indietro prima di dire < non devi preoccuparti per me, io sto bene >.
< Lo so, ma ho paura che tu magari non ti accorga di un suo ipotetico farti del male e questa cosa per me è inaccettabile > mi confessa molto apertamente.
Sorrido per la sua sincerità e poi gli confesso < e per questo ti ringrazio ma non devi preoccuparti perché semplicemente non accadrà nulla di ciò che temi >.
Annuisce e mi sorride comprensivo prima di dirmi < scusa veramente di tutto, ieri non so come tu non mi abbia letteralmente fatto a pezzettini; io l’avrei fatto >.
< Bhè credimi lo avrei fatto molto volentieri, ma ho preferito mantenere la calma almeno davanti ad Harry > confesso storcendo leggermente il naso.
< Hai fatto bene > asserisce Tom fermandosi ad osservarmi per diversi secondi.
Lo guardo anche io mentre aspetto che parli o che faccia qualunque cosa.
Questa situazione è veramente imbarazzante.
Chi vorrebbe mai trovarsi di fronte al suo ex da solo?
Senza sapere di cosa parlare?
Io non di certo anche se sono la protagonista di tale scena.
È veramente umiliante non riuscire ad argomentare ma soprattutto non riuscire a guardare la persona che hai di fronte senza sentirsi dei perfetti estranei.
Esattamente così mi sento in questo dannato momento: una perfetta estranea e questa cosa mi manda letteralmente in bestia.
Perché non dovrei sentirmi così o provare comunque sia imbarazzo…
Almeno non con te Tom, non con l’unico con cui ho condiviso momenti ed esperienze.
Come se mi leggessi nel pensiero mi sorridi e schiarendoti la voce ti gratti la testa.
< Non trovi che sia piuttosto imbarazzante? > chiediamo in coro io e Tom prima di scuotere la testa.
< Anche questo lo è se ci pensi > dico osservandolo bene prima di aspettare una sua risposta che non tarda ad arrivare.
< Effettivamente hai ragione; ma se ci pensi è il contesto in generale a farmi quasi ‘paura’… Mi sento così in imbarazzo > sbotta Tom prima di ravviarsi i capelli con un gesto della mano.
 

Tipico gesto di Tom Kaulitz che non posso dimenticare…


< Oh anche io ed è così frustrante > mi ritrovo a dire sostenendo così la sua teoria; poi senza aspettare la sua risposta giudico < mi sento come se mi stessi spogliando per la prima volta >.
Ride per dei secondi e poi annuisce prima di dire la sua < esatto, proprio così. Il punto è che non siamo nudi >.
Poi confessa quasi sussurrando < forse le nostre anime si sentono proprio così in questo momento >.
Aggrotto la fronte e deglutisco rumorosamente per la spiegazione che le mie orecchie hanno appena sentito.
 

Le nostre anime che?


Poi senza pensare ad eventuali conseguenze chiedo il più sinceramente possibile < come… Ecco, come ti senti? >.
Alza le sopracciglia segno che non ha capito la mia domanda e non lo biasimo sinceramente visto che non mi sono spiegata bene, anzi.
< Volevo dire… > inizio a dire prima di essere interrotta da Tom che illuminatosi finisce la mia domanda < vuoi sapere quello che provo ad avere un contatto ravvicinato con te in poche parole? >.
Annuisco e divento rossa per l’imbarazzo di aver chiesto una cosa così indicibile.
Mentalmente inizio ad insultarmi e a darmi della stupida per aver solo pensato o meglio ricordato delle situazioni passate.
< Ecco, è… > asserisce prima di osservarmi minuziosamente.
< Strano > sussurriamo in sincrono tutti e due; volto la testa dall’altra parte e dico < vai prima tu >.
Ormai ci siamo, perché chiudere il discorso?
< Sono veramente contento che tu sia tornata ma non nego da una parte che mi fa strano ma strano sul serio…. Sai com’è? È  come se la mia mente in questi mesi si fosse abituata a non averti più qui, a non vederti ogni giorno o semplicemente a sentire la tua voce > mi confida Tom giocando con il piercing che ha sulle labbra.
Mi soffermo solo un attimo sulle sue labbra mentre diversi pensieri mi frullano senza sosta, poi dopo essermi ripresa dico come la penso < anche per me è la stessa identica cosa Tom; ero abituata a tante cose ed ora…Rivederti è bho non so come descriverlo, so solo che è tutto molto strano >.
< Ma non significa che non sia bello > asserisce Tom abbassando il tono di voce ad un flebile mormorio.
Annuisco come per fargli capire che anche per me è uguale e gli sorrido prima di dirgli semplicemente un < grazie >.
Tom mi sorride e scuote la testa e valuta < bhè direi che è arrivato il momento che io vada, non vorrei disturbarti Steph >.
< Oh no, tranquillo… Puoi stare qui fin quando ti va di restare; non mi disturbi > mi affretto a dire prima di fregargli velocemente una sigaretta dal pacchetto che ha precedentemente appoggiato sul tavolino in vetro e portarla alle labbra.
< Cosa mi sono perso in questi mesi? Non dirmi che hai iniziato a fumare sul serio > mi chiede Tom alzando un sopracciglio.
Scuoto la testa e spiego come stanno le cose veramente < no Tom, non ho preso questo vizio… Fumo solo qualche volta e quando mi va >.
< Bene! Sarà meglio per te Stephanie…. > prova a rimproverarmi Tom con una voce da duro ma invece di spaventarmi causa l’effetto contrario ossia la mia risata.
< Agli ordini capo, non lo farò altrimenti dovrò vedermela con te > dico frettolosamente guardandolo attentamente.
Annuisce e senza rendersene conto dice ridendo una cosa che mi lascia senza fiato < non prendermi in giro, altrimenti ti faccio il solletico fino a che non mi implori di smettere piccola >.

Sgrana gli occhi dopo essersi conto di quello che ha appena detto ed io mi ritrovo a fare la stessa mossa.
Quella frase, la frase che mi diceva ogni volta che lo provocavo mentre provavo a contraddire qualcosa.
La frase che mi faceva più ridere al mondo per la stupidità ma allo stesso tempo passione con cui veniva pronunciata.


Pronunciata dalle tue labbra Tom.



< Ehm > tenta di dire Tom chiudendo un attimo gli occhi pronto per una mia reazione più o meno forte.
< Tranquillo, non è successo nulla; mi ha fatto solamente… strano > chiarisco portando una mano avanti.
< Scusami veramente, è che mi è uscita così, senza farci caso > sbotta prima di alzarsi e dichiarare < adesso credo proprio che sia arrivato il momento che me ne vada >.
Sorrido e prima che Tom sparisca dalla mia vista gli urlo forte < Tom! >.
Si volta e chiede < cosa c’è? >.
< Grazie per la chiacchierata! > esclamo prima di entrare velocemente in casa e dirigermi in bagno pronta per immergermi nell’acqua calda.

 

Magari così ritorno in me.

 

 

 

  
 

 

 

 

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Capitolo 12
*** Five days. ***


Cinque giorni.

Cinque fottutissimi giorni dal chiarimento con Tom.
Se di chiarimento si può parlare…
Io vedo tutt’altro che un chiarimento, anzi…
Non so neanche io come mi senta in realtà se devo essere sincera.
L’unica cosa certa è che mi sento abbastanza agitata e in preda a bho..
Non so bene come definirla.
Devo dire che in questi giorni la confusione è stata la mia unica amica costante e presente in ogni momento della giornata.
Ma vabbhè, sorvoliamo come si suol dire.
Abbiamo chiarito in un modo o nell’altro no?!
Quindi adesso apposto, si ritorna alla nuova vita.
Si ritorna con i piedi per terra e ciao, ci si dimentica di tutto il resto.


Soprattutto di te,Tom.


< Steph ci sei? > mi chiede dolcemente Harry prima di sventolarmi una mano davanti agli occhi.
< Oh sì sì, scusami > mi affretto a dire prima di ricambiare il sorriso.
‘Stephanie cazzo, svegliati! Non puoi fantasticare in questo momento, non con Harry al tuo fianco’ mi rimprovero decisa e sicura prima di concentrare tutta la mia attenzione sul viso perfetto di Harry.
< Ti vedo… Non so, strana?! > mi chiede retorico e abbastanza divertito dalla situazione.
Scuoto lentamente la testa e rispondo cercando di essere il più convincente possibile < tranquillo, sto bene. Stavo pensando ad una cosa ma ora sono tutta tua >.
< Ahh, così saresti tutta mia è?! > mi chiede malizioso Harry prima di prendermi la mano ed intrecciarla con la sua.
< Mhh probabile > sussurro prima di sorridergli apertamente.
< Sono contento che tu sia qui oggi > mi confessa Harry accarezzandomi la mano lentamente.
< Tranquillo, sai che non rifiuterei mai un tuoi invito o che… > rispondo sentendomi leggermente in imbarazzo per la piega che sta prendendo la conversazione.
Sorride e si sdraia sulla coperta per vedere le stelle; senza pensarci troppo lo imito e mi stendo al suo fianco mentre lascio che mi abbracci dolcemente.
< Sono veramente bellissime, da lasciarti senza fiato proprio… Wow > sussurra con la voce roca prima di indicarmi una stella più luminosa delle altre.
Sorrido ed annuisco debolmente prima di soffermarmi sulla stella da lui indicata.
È veramente bellissima, non ci sono parole per descriverla.
Illumina tutte le altre facendole risaltare, come una mamma con i propri figli metaforicamente parlando.
Chiudo per un momento gli occhi facendomi trasportare dalle sensazioni che mi invadono e sorrido mentre mi ritrovo a pensare ad una scena che ho vissuto tempo fa.
‘Steph guarda là! Esprimi un desiderio: io il mio l’ho già espresso’ esclama la tua voce solleticandomi dolcemente.

Come poter dimenticare quella notte meravigliosa Tom?

Come?


Sarà sempre nel mio cuore, che io lo voglia o meno.
E sai perché?
Perché c’eri tu con me, tu a farmi sorridere e al contempo a farmi gioire ed emozionare di fronte ad uno spettacolo come quello delle stelle cadenti.
Ti giuro che se ci ripenso mi vengono i brividi e tu sai perché.
Lo sai maledetto che non sei altro!
Ti ricordo come si concluse la serata?
La serata più bella della mia vita posso dire e confermare anche adesso.
E sai perché?

Perché è stata la prima volta che abbiamo fatto l’amore.

La prima volta che ci siamo amati in un modo così unico, così speciale.
Ricco di emozioni,sensazioni ma soprattutto ricco di…


N o i.


Essì, proprio noi.
Due persone, due anime così diverse e distinte ma allo stesso tempo così eguali quasi come due gemme.
Due anime piene di vita, di aspettative ma soprattutto piene di amore.
Ed è proprio quello che facemmo quella notte.

Tom, che nome soave.

Penso che te lo ripetei più volte in quell’occasione magica e tutto per far sì che ti sentissi speciale.
Perché per me cazzo eri speciale.
Speciale come un diamante, come un sole che risorge dopo una nottata terribile e piena di pioggia fredda e pungente.
Tutto questo eri tu; tutto ciò che mai mi sarei aspettata di ricevere dalla vita.
E che invece ho avuto.
Per tre fottuti anni della mia esistenza, tre anni belli da morire.
Ti giuro che con te mi sono divertita da morire a partire dalle cose più semplici alle cose più complicate.
Tutto grazie a te, alle tue manie da protagonista incallito e tanto altro ancora.
Anni sulla cresta dell’onda come di solito si dice per poi finire…
Ah già come finire?
Fine.
Sempre la stessa e banale parola ormai.
Tutta una fine insomma.

E adesso essere qui con un’altra persona mi scombussola veramente.
La mia mente formula milioni di ipotesi a come non pensare alle vecchie situazioni, a come non pensare a te ma nulla.
Non ci riesce proprio e questa cosa non va bene, affatto.
Soprattutto non dopo esserci fatti del male come invece purtroppo è successo.
Un male quasi letale se così posso definirlo.
Lentamente apro gli occhi e lascio che le immagini appena ricordate e vissute svaniscano così senza tanti giri di parole.
Prendo un bel respiro e mi volto su un fianco per osservare meglio Harry che fissa estasiato il cielo con quello sguardo da bambino che lo caratterizza.
< A che pensi? > chiedo titubante di una risposta che non sono pronta a sentire.
< Bhè, penso che > dice prima di voltarsi per guardarmi in viso e riprendere da dove si è interrotto < penso che sono fortunato semplicemente, e sai perché? Perché ci sei tu qui a fianco a me ed io non potevo chiedere di meglio >.
Poi con una mano disegna il contorno del mio viso soffermandosi sui dei punti come il naso e la bocca; poi palpandola e riuscendo a schiuderla leggermente mi sussurra < sei così bella >.
Gli sorrido grata e lo guardo negli occhi.
Desiderio, passione.
Leggo tutto questo e devo dire che sono abbastanza combattuta.
Da un lato la mia mente mi dice di buttarmi e lasciarmi andare dimenticando così il passato; dall’altra parte quella razionale mi intima di non fare mosse azzardate di cui potrei pentirmi in seguito.
Con delle conseguenze ben evidenti; delle conseguenze alquanto importanti.
< Sei veramente la creatura più bella che io abbia mai incontrato Steph > mi ripete Harry avvicinandosi al mio viso e baciando il naso con fare dolce; poi fa per spostarsi e mirare alle mie labbra.
Oddio ci siamo, adesso mi bacia.
Cazzo,che faccio?
Con un movimento rapido mi sposto a pancia in su rovinando il momento magico che  si era venuto a creare ed aspetto in silenzio che Harry dica qualcosa.
‘Brava Stephanie sei sempre la solita guastafeste; ci è rimasto parecchio male’ sussurra la mia voce provocandomi un leggero sussulto.
Poi vedendo che non fiata, non spiccica una sola parola mi sforzo di scusarmi almeno in minima parte < scusa Harry non volevo, è stato più forte di me >.
Annuisce e mi dice schietto e sincero < no, no hai perfettamente ragione Steph. Sono stato impulsivo ed irrazionale, avrei dovuto capirlo da solo >.
< Non ce l’hai con me? > chiedo veramente sorpresa con le pupille dilatate a più non posso.
Scuote la testa e mi sorride dolcemente facendomi sciogliere per l’estrema dolcezza che mette in tutto ciò che fa o dice; poi mi confessa < ammetto che ho voglia di baciarti Steph, ma non così… Mi rendo conto che sei appena uscita da una storia forte e duratura e non posso pretendere di entrare nel tuo cuore così semplicemente a forza >.
Arrossisco per la sua confessione sul volermi baciare e poi lo ringrazio scegliendo bene le parole < sei veramente un tesoro e ti ringrazio ancora per avermi capita; non mi va di affrettare le cose semplice >.
Harry mi fa un ok con la mano segno che è tutto chiaro e cerca di prendermi la mano riflettendo su un possibile rifiuto da parte della sottoscritta.
Poi per smorzare i toni asserisco < non è detto che io non voglia baciarti comunque >.
< In che senso? > mi domanda divertito.
< Bhè semplice: non nego che tra noi due c’è un’attrazione forte > affermo prendendogli la mano e stringendola leggermente; poi senza esitare gli butto lì sincera come mai lo sono stata < anche io vorrei baciarti >.
< Ah sì? > mi domanda malizioso Harry prima di scoppiare a ridere dopo aver visto la mia faccia buffa.
Annuisco e giudico < sì, in fondo sei un bellissimo ragazzo non lo posso mettere in dubbio… >.
Alza un sopracciglio e mi domanda inconsapevolmente < e allora? >.
Mi gratto velocemente il naso che prude da impazzire prima di spiegargli come stanno veramente le cose < il problema è che sono un po’ sbattuta a causa del ritorno e trovarmi qui ribaltata letteralmente dopo la nostra esperienza mi sta dando da fare… Mi sento un po’ confusa su come gestire la nuova situazione che inevitabilmente è cambiata, solo questo; tu non hai niente che non va te lo ripeto ancora una volta…diciamo che il vero dilemma sono io >.
Ride sommessamente prima di rispondere alla mia manfrina sulla nuova vita < non darti colpe che non hai Steph, penso sia normale dopo quello che è successo in tutto questo tempo sentirsi come dire… Mhh spaesati? Sì diciamo così; dai tempo al tempo e troverai le risposte a tutti i tuoi dubbi, sappi inoltre che io sarò qui dietro di te pronto ad intervenire in ogni caso >.
Lo ringrazio dal profondo del cuore per le bellissime parole che ha speso per me ma soprattutto perché ha compreso la situazione.
< E con Tom? Come va? > mi domanda Harry prima di scrutarmi attentamente per cercare una minima reazione che non arriva perché rispondo decisa e senza segni di cedimento < mhh diciamo che va… Si è scusato per come si è comportato con te l’altra volta e nulla, tutto qua >.
< Solo questo? > mi chiede Harry quasi impaziente.
Poi si affretta a specificare il perché di queste domande repentine su colui che dovrei dimenticare utilizzando anche i suoi preziosissimi consigli < non fraintendermi Steph, non voglio farmi gli affari tuoi. Era solo per capire >.
Gli faccio un cenno con la mano ed aspetto che risponda < per capire se in un futuro posso provarci con te >.
< Io non sono di proprietà di nessuno quindi sentiti libero di fare ciò che ti piace e pare > inizio col dire prima di domandare beffarda < stai per caso flirtando con me? >.
Ride ed annuisce prima di ammettere colpevole < bhè potrei, non posso?! >.
Annuisco e rido quando mi prende le mani facendomi cadere addosso a lui.
Senza pensarci troppo mi bacia il collo con fare sensuale provocandomi dei leggeri tremiti di piacere.
< Ti piacciono i baci sul collo? > domanda Harry osservando la mia faccia a dir poco estasiata.
< Ti dirò che sono molto graditi > sbotto chiudendo gli occhi per gustarmi il momento.
Con fare preciso mi sposta i capelli dietro l’orecchio e riprende a torturare il mio collo con maggiore intensità.
Mi lascio sfuggire uno stupido gridolino quando la sua lingua incontra la mia pelle pronta a muoversi sensualmente ma allo stesso momento decisa.
‘Se bacia così il collo, figuriamoci le labbra’ mi ritrovo a dire tra me e me come una vera pettegola.
Poi un immagine mi lascia veramente senza parole.


Tom.


< Ha… Harry, fermati > dico senza un minimo di ripensamento per aver interrotto il tutto.
< Scusa, mi sono lasciato trasportare > si giustifica il bel ragazzo visibilmente imbarazzato.
Mi scuso ed asserisco < non hai motivo di scusarti anche perché ammetto che mi stava piacendo parecchio >.
Poi ammetto senza vergogna < è solo che forse non ci saremmo fermati solo al collo e capisci che con il discorso di prima sarebbe diventato tutto incoerente ed io non lo sono >.
Annuisce ed afferma radioso < oltre che bella sei anche intelligente; non poteva capitarmi di meglio allora miss so tutto io >.
< Non farmi troppi complimenti sennò finirò col darmi delle arie > esamino saggiamente.
< Non credo, ma ok… Basta complimenti > asserisce Harry facendomi una smorfia davvero buffa.
< E tu? Che mi dici del ritorno? Contento? > chiedo osservandolo da capo a piedi con una faccia da deficiente nel vero senso della parola.
Annuisce ed afferma < sì, abbastanza… Anche se devo ammettere che Londra mi ha veramente conquistato e lasciato senza parole >.
Annuisco anche io per dare il mio sostegno alla mia teoria e poi esprimo la mia opinione < hai ragione anche perché è successa la stessa cosa con me; non nego però che L.A mi sia mancata abbastanza >.
< Ti piace così tanto? > mi chiede Harry curioso di conoscere il perché del mio amore per una città molto spesso definita solo come piena di vizi e perdizioni.
< Vedi, la amo in tutta la sua semplicità e bellezza; molti non si accorgono di quanto ci sia veramente alla solita facciata: mare, sole, e bei fighi… C’è molto di più ed io me ne sono accorta fin da subito > spiego ritrovandomi a sorridere come un ebete.
< Da  quanto tempo sei qui? > mi domanda Harry; faccio un piccolo calcolo e giudico <  quasi tre anni >.
Harry mi guarda e chiede quasi sovrappensiero < ti ci ha portata Tom? >.
Annuisco e vedo Harry sbuffare e poi scusarsi per l’errore commesso per aver nominato il mio ex < scusa io non volevo farti ricordare quei momenti con lui e magari farti rattristare >.
< Oh tranquillo, lo ringrazierò fino al giorno della mia morte per avermi portata qui… E tu pensa che neanche volevo venirci > affermo guardandolo di sbieco per due secondi.
< E allora come ha fatto? Come ci è riuscito? > domanda il bel ragazzo che ho di fronte.
< Ehm, stratagemmi vari > sbotto iniziando a ridere a crepapelle mentre ricordo le labbra di Tom sul mio collo.
Poi dopo essermi resa conta che non è molto carino farmi vedere così felice e sorridente mentre parlo del mio ex mi affretto a precisare < dopo un po’ ci è riuscito, insistendo parecchio ma ce l’ha fatta >.
Annuisce titubante e sta per dire qualcosa quando il suo cellulare lo interrompe a causa della suoneria che non smette di squillare come un’ossessa.
Risponde al telefono e con fare al dir poco scocciato ascolta e mette giù piuttosto triste prima di annunciare < devo andare Steph, scusa è che mio fratello ha bisogno di me >.
< Oh, nessun problema > dico alzandomi.
< Ti riaccompagno a casa > mi rassicura Harry prima di sgrullare la coperta e piegarla perfettamente, poi mi prende la mano e mi conduce verso il suo range rover dall’altra parte della strada.
Salgo su facendo un piccolo salto visto l’altezza della macchina e mi ritrovo a sorridere senza un apparente motivo mentre Harry avvia la macchina e parte spedito per le vie di una notturna Los Angeles.
Non so stasera sono felice e non trovo una spiegazione razionale a tutto ciò.
Sarà l’appuntamento o l’essermi confidata con Harry o bho.
‘O semplicemente è per aver pensato costantemente a Tom zuccona’ ripete a raffica la vocina interiore.

Tom.
Tom.
Tom.


T o m.


Proprio mentre svolta un angolo decido irrazionalmente di non tornare a casa ma di farmi lasciare a casa di un’altra persona.
A casa mia per la precisione.
< Sei sicura? > chiede Harry non sospettando nulla di dove mi trova in questo momento.
Anche perché non sa che io e Tom abbiamo vissuto insieme.
Proprio in questa casa.
< Tranquillo, devo prendere alcune cose e dopo vado via, promesso > giuro portando un indice sulla bocca per enfatizzare il giuramento appena citato.
< Ma dopo come torni? Se vuoi ti aspetto > asserisce Harry guardandomi attentamente.
< Tranquillo, chiamo un taxi o Julia in caso;  ora vai che sennò tuo fratello mi scortica > dico avvicinandomi e lasciando un casto bacio sulla guancia mentre lo vedo sorridere beatamente.
Ricambio il sorriso e scendo frettolosamente dalla macchina prima di voltarmi e salutarlo sorridendo a trentadue denti.
Poi prendendo due respiri salgo le scalette, suono a quella dannata porta ed aspetto che mi venga ad aprire colui che mi ha tormentata tutta la sera.
So che sto facendo una cosa sbagliata ma devo farlo volente o no.
Ho bisogno di vederlo.
Di parlargli semplicemente.


La fottuta verità è che mi manca terribilmente.


Mi manca non poter parlare ventiquattro ore su ventiquattro, mi manca non poter ridere e scherzare sul divano; mi manca non poterlo stuzzicare e correre per i corridoi per non farmi prendere.
Insomma tutto.
< Ciao! Ehm, chi sei? > mi domanda una voce mentre apre la porta.
Una ragazza, una bella ragazza in effetti.
Che diavolo ci fa una ragazza a casa mia?
Ah?!
Ah.
< Ehm sono Stephanie, ma non importa > dico scuotendo la testa e sentendo dentro di me crescere una strana malinconia.
< Cercavi qualcuno? > mi chiede educatamente prima di sorridermi in modo dolce e composto.
< Sì in effetti sì, cercavo Tom… Ma lascia stare non è importante > affermo sorridendole e salutandola con la mano prima di fare retromarcia e prepararmi alla più lunga camminata di sempre.

Lascia stare non è importante.
Cazzate!
Fottute cazzate Stephanie; è ovvio che è importante.
Io proprio non so cosa dire sinceramente.
Suono con la speranza di fare due parole, di avvicinarmi a lui come un amica magari e che vedo?
Una ragazza.
Non è quello il problema…
Una ragazza in casa nostra.
Sbam!
< Ehi Steph, aspetta! > mi urla Tom correndo verso la mia direzione.
Faccio finta di non sentirlo e procedo a passo spedito prima di essere letteralmente fermata dalla sua presa sul mio braccio.
Mi volto e molto paziente chiedo che cosa vuole.
< Cosa voglio io? Ero dentro ed ho sentito Katherine parlare con qualcuno, mi affaccio per vedere chi è e scopro che quel qualcuno sei tu > mi spiega brevemente Tom con il fiatone.
< Tranquillo > dico togliendomi il suo braccio di dosso.
< Che c’è? > mi domanda Tom osservandomi da capo a piedi soffermandosi sui miei occhi tristi e malinconici.
< Nulla, ero passata a farti un saluto… Ma sono andata via, non mi sembrava molto opportuno rimanere a fare la candela > asserisco ridendo amaramente.
< Oh, ti ringrazio > dice Tom prima di invitarmi ad entrare visto il freddo causato dalla leggere brezza notturna.
Scuoto la testa e nego l’invito educatamente dicendo di aver sonno.
Sonno?
Balle!
< Ti giuro che mi farebbe piacere > confessa Tom sorridendomi teneramente.
< Cazzate Tom > sputo perdendo per un attimo la calma.
Poi vedendo la sua espressione confusa sbotto < complimenti comunque per la ragazza, molto carina… Spero che le piaccia la casa >.
Vedo i suoi occhi illuminarsi appena pronuncio la parola casa enfatizzandola leggermente con un cenno della mano.
< Steph > tenta di dire Tom scuotendo la testa frustrato.
< No Tom, non hai bisogno di dire nulla. Hai portato una ragazza in casa nostra > affermo strozzandomi con la mia stessa saliva per la troppa rabbia e delusione.
< Ti giuro che non sarebbe entrata in tutte le stanze, solo in cucina > si giustifica il ragazzo che ho di fronte.
< E ti sembra una giustificazione? > chiedo allarmata ed esasperata mentre spalanco le braccia.
< Io non so cosa dire veramente, so solo che… > tenta di dire Tom non terminando la frase.
< Sai solo che? Tu non sai nulla Tom. Non sai come mi stia sentendo in questo momento. Ma vedrò di fartelo capire con un esempio lampante.
Sentiamo, come ti sentiresti se magari portassi io un nuovo ragazzo nella casa che un tempo è stata di tutte e due? Te lo dico io: una vera merda! Ecco come ti sentiresti > mi ritrovo a dire con un filo di voce più alta rispetto al normale.
< Io non capisco perché tu debba fare storie quando la nostra storia è, uhm! > sussurra Tom prima di fermarsi e fare qualche cazzata.
< Finita? Lo so bene che è finita Tom. Non è questo il punto Cristo Santo, proprio non lo capisci! Il punto è che: non doveva neanche passarti per la testa di portarti una ragazza in casa nostra cazzo! > urlo diventando paonazza in viso per via dei nervi partiti da un bel pezzo.
< Io invece voglio sapere tu cosa ci facevi qui in piena notte, avanti sentiamo > chiede abbastanza ironico Tom massaggiandosi una spalla distrattamente.
Lo guardo e rido prima di dire semplicemente le cose come stanno  < sai perché sono qui? Perché questa sera non ho fatto altro che pensare a te! Durante un’uscita con un altro ragazzo maledizione e questo non va bene, affatto. Allora mi son detta che magari passare qui a chiacchierare con te come succedeva un tempo forse mi avrebbe fatta stare meglio >.
< Tornare a parlare in che senso? Come un’amica? Come puoi pensare di diventare una semplice amica Steph? Cioè è contro natura > domanda Tom aggrottando la fronte leggermente come se le mie parole fossero del tutto infondate e prive di senso.
< Vedi a te non te ne frega un cazzo di recuperare un minimo di rapporto: è questa la fottuta verità > sbotto scuotendo la testa e voltandomi per concludere il discorso visto il mal di testa che mi pulsa insistentemente.
< Mi importa! Mi importa diamine! Credi che io non voglia ritornare a parlarti? A scherzare con te e a fare tutte le cose che facevamo prima? Ma non posso e sai perché? Non posso semplicemente far finta che sia tutto normale; non quando ti ho vicina e ti vedo in vesti tutt’altro che da semplice amica…  Siamo stati insieme Stephanie. Abbiamo bisogno di tempo per poterci vedere come dei normali amici e punto > confessa Tom mentre osserva la mia faccia abbastanza scioccata e sorpresa.
< Quindi non vuoi costruire un minimo di rapporto? Ovviamente in modo lento e graduale > tento di chiedere presumendo la risposta.
< Io, non so che dire > confessa il mio ex ragazzo visibilmente a disagio.
< La questione è semplice: vuoi costruire un minimo di rapporto o no? > chiedo scrutandolo attentamente ed aspettando una risposta per diversi secondi.
Poi vedendo che non risponde sussurro iniziando ad indietreggiare lentamente < ho capito, non devi spiegarmi nulla… Mi levo dai piedi così puoi goderti la serata per bene >.
< Steph, non andartene via! > urla Tom avvicinandosi al mio fianco prima di quasi supplicare < ti prego, non mi lasciare qui solo come prima che partissi >.
Sbianco un attimo per ciò che ho appena sentito, poi mi ricompongo e gli dico con voce strozzata < non vuoi costruire nulla con me… Cosa devo fare qui? Devo entrare in casa? Perché devo rimanere?! >.
< Io… > afferma Tom prima di fermarsi a pensare.
< Tu? > lo sprono fermandomi di botto per ascoltare bene la sua risposta.
Mi guarda amareggiato prima di confidare < io non lo so… Sono un po’ confuso in questo momento >.
Lo guardo un attimo in un modo che non so neanche descrivere e poi dico di pietra un < stammi bene Tom >.
Detto ciò mi incammino a passo spedito mentre numerosi pensieri mi frullano nella testa facendomi sempre più male.

M a l e.

Nel vero senso della parola.
Oltre al dolore di non averlo più come ragazzo, ora devo aggiungerci il fatto che lui non vuole costruire un bel nulla con me e questa cosa mi strazia l’anima letteralmente.
Non so proprio cosa pensare ormai; so solo che è andata così.
E che la vita da oggi deve andare avanti.


Che lo voglia o meno.

 

 

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Capitolo 13
*** Kiss? ***


< Ti è piaciuto allora? > mi domanda Harry sorridendo tanto da mostrare i denti perfetti e bianchi.
Annuisco e sorrido prima di dire la mia < sì, molto devo dire che non mi sarei mai aspettata un finale così >.
< Ah no? > domanda mentre camminiamo tenendoci per mano come due ragazzini.
< No, cioè cavoli dopo tutto quello che hanno passato si lasciano?! > dico ironica facendo dei piccoli cenni con la mano.
< È proprio quello il bello…Non te lo aspetti > asserisce Harry prima di osservarmi meglio e chiedermi abbastanza beffardo < non cambierai mai idea vero? >
Scuoto leggermente la testa come per manifestare il mio dissenso assoluto e marcato riguardo la fine del film che abbiamo appena visto.
Poi lo ringrazio < e comunque grazie veramente per tutta la serata >.
Mi guarda e mi fa un cenno segno che non ha capito per cosa esattamente lo ringrazio così lo illumino dicendo < bhè sai com’è mi hai pagato tutto! Se c’era da pagare per andare in bagno mi avresti pagato anche quello >.
Ride ed io lo imito.
Stasera sono felice e tutto grazie a lui.
Ho passato dei giorni di solitudine vera e propria dopo la ‘discussione’ con Tom sotto casa e finalmente stasera sono uscita sotto invito di Harry.
All’inizio sono stata molto restia ad accettare questa uscita nonché appuntamento ma poi mi sono lasciata andare.
Lui si porta a casa le ragazze?
E allora perché io non posso uscire?!
La solita risposta che mi sono data in questi giorni per convincermi ad accettare di uscire con Harry; e con uscire intendo proprio la prima uscita ufficiale di due ragazzi che si stanno frequentando.
< A che stai pensando? > mi chiede Harry stringendomi la mano per riportarmi alla conversazione appena iniziata.
< Ma a nulla sinceramente > dico abbastanza decisa.
< Sicura? > mi domanda Harry preoccupato prima di allacciarsi il giubbetto di pelle a causa del vento che sforza forte ed insistente.
Annuisco e voltandomi gli sorrido il più apertamente possibile per non destare sospetti o che.
Lui non c’entra nulla veramente.
Sono io il problema in realtà; ma sono fiduciosa.
Passo dopo passo mi lascerò andare del tutto senza pensare a troppe cose ma soprattutto senza pensare alle eventuali conseguenze delle mie azioni.
< Mhh hai sonno? > mi domanda fermandosi vicino alla macchina appoggiandosi alla portiera nera lucida.
< In realtà no > confesso strofinando leggermente le mani per scaldarle.
< Bhè allora che ne dici se andiamo a farci un giro? > chiede prima di fermarsi a sentire cosa ne penso riguardo la proposta.
< A me va più che bene, anzi… Non ho per niente voglia di tornare a casa adesso > sbotto abbassando lo sguardo.
< Come mai? > mi chiede il riccio che ho di fronte prima di prendere le chiavi della macchina.
< Perché…Non prendermi in giro è > lo ammonisco con un dito prima di riprendere il discorso < perché a casa c’è Bill e quello se torno adesso mi riempie di domande su dove siamo stati, cosa abbiamo fatto e blablabla e sinceramente non voglio >.
Annuisce e giudica < dai sali dentro allora >.
Senza aspettare un attimo di più, mi fiondo letteralmente dentro il range rover di Harry prima di asserire < certo che è veramente freddo cazzo >.
Annuisce e si volta per chiedermi cosa voglio fare.
Alzo le spalle come a sottolineare che per me va bene qualsiasi cosa, poi mi volto per osservarlo ed aspetto che dica qualcosa.
< Ok, allora faccio io; è un parco veramente bellissimo che ha una sorpresa al suo interno ma non ti svelo più niente > afferma Harry prima di avviare la macchina ed ingranare la marcia.
Prendo un fazzoletto per soffiarmi il naso che goccia ininterrottamente e guardo Harry che ride divertito.
< Perché ridi? > chiedo storcendo il naso.
< Sei così buffa mentre ti soffi il naso > risponde Harry prima di imboccare una via che non conosco.
Rido ed annuisco come a rafforzare la sua teoria.
< E così a casa adesso c’è Bill che aspetta il tuo ritorno impaziente? > mi domanda mentre si ferma per fare attraversare dei pedoni sulle strisce bianche.
< Eggià > dico mezza divertita mentre immagino la faccia del mio amico mentre l’ansia lo divora lentamente.
< Da quanto tempo siete amici? > mi domanda Harry mentre svolta in un via che mi sembra di conoscere.
Guardo attentamente fuori dal finestrino e poi mi volto per rispondere alla sua domanda < bhè più o meno da tre anni, l’ho conosciuto con Tom ovviamente >.
Annuisce e alza un sopracciglio prima di chiedere ironico < sempre e solo Tom di mezzo è?! >.
Faccio per ridere ma dalla mia bocca esce solamente un misero gridolino quasi strozzato per di più.
Poi ricomponendomi asserisco < eh, purtroppo è così; anche perché senza di lui non avrei conosciuto nessuno ma soprattutto non starei qui con te oggi >.
< Giusto, ottima osservazione > afferma Harry prima di farmi l’occhiolino.
Quasi distrattamente mi volto per guardare dove siamo e per poco non mi prende un colpo.

Non può essere.
No, ti prego.

Cristo fa che non sia vero.


Cioè non pure stasera.


Inizio a pregare in tutte le lingue del mondo che mi stia sbagliando di grosso ma ahimè impreco quando vedo che in realtà le mie supposizioni sono più che vere.
Ecco perché avevo l’impressione di aver visto già la via che abbiamo percorso precedentemente.

Sai com’è.

< Arrivati > giudica il riccio prima di spegnere la macchina e voltarsi verso me.
Mi volto e lo guardo anche io, dopodiché mi domanda < scendiamo così ti faccio vedere il parco? >.
Annuisco distratta, scendo e mi faccio condurre per mano verso il giardino che conosco bene.
Esatto proprio così.
‘Accidenti, proprio qui dovevamo venire adesso?’ mi ritrovo a pensare mentre calpesto la ghiaia ruvida che conduce al cancello in ferro battuto del parco.


Il parco.

Quel parco.


Alzo il viso e direziono lo sguardo verso una villa che si trova abbastanza lontana da dove ci troviamo ora ma che in realtà è più vicina di quanto si possa credere.
Sorrido amaramente mentre ammiro la mia casa e sbuffo sonoramente tanto da catturare l’attenzione di Harry.
< Che c’è? > domanda aggrottando la fronte.
< Nulla, è che mi sembra di essere già stata in questo parco ma non ne sono così convinta > mento spudoratamente per non scaturire domande di alcun tipo.
< Vieni, ti faccio vedere la sorpresa di cui ti parlavo prima > mi indica trascinandomi verso il centro del parco a passo deciso e sicuro.
So già dove stiamo andando perché qui ci sono stata parecchie volte.


Con Tom.


‘Ho scoperto questa meraviglia Steph, ti piace?’ domanda la tua voce come un ricordo indelebile e doloroso.
Il parco dietro casa nostra come ti piaceva chiamarlo…
Ed effettivamente è dietro casa nostra.
Un vero spettacolo, una vera meraviglia della natura per dirla tutta.
Sorrido mentre penso alle tua mani che mi conducono verso il labirinto denominato come ‘labirinto dell’amore’.


Sorrido mentre penso alla corsa nel labirinto tra le persone che ci guardavano come se fossimo dei pazzi.
Sorrido mentre mi immagino il tuo viso felice e contento mentre la tua risata contagiosa si espande dappertutto a mano a mano.
Sorrido mentre rivedo quel pomeriggio fantastico, distesi sull’erba a leggere dei libri e a ridere come dei deficenti.


Sorrido nel ricordare i piccoli momenti di quella giornata a dir poco memorabile poi la voce di Harry mi riporta con i piedi per terra.

< Ti piace? > domanda Harry spalancando le braccia di fronte all’entrata del labirinto.
Annuisco e cerco di sorridere prima di dire falsa come una moneta taroccata < è veramente bellissimo; da lasciarti senza fiato >.
< Sono contento che ti piaccia così tanto > mi confessa Harry abbracciandomi teneramente.
Sorrido ma in realtà mi sento veramente una grandissima vigliacca a mentire spudoratamente al ragazzo che ho di fronte, purtroppo però devo farlo perché non si merita di essere coinvolto nei miei casini continui.
< Che ne dici di entrare nel labirinto? > domanda speranzoso mentre mi sposta una ciocca di capelli dietro l’orecchio destro.
< Ehm, per me va bene > dico non tanto convinta tant’è che Harry mi chiede se ci sono problemi.
Ribatto decisa < no, no nessun problema anzi… Non so se sia molto sicuro visto che è sera >.
< Tranquilla non ci sarà nessuno dentro, al massimo qualche coppia intenta ad amoreggiare > risponde divertito e beffardo.
Poi asserisce guardandomi intensamente < e poi ci sono io con te, quindi non temere nulla >.
Gli sorrido ed annuisco lentamente prima di seguirlo.
< Ragazzi dove state andando? > domanda una voce dietro di me facendomi spaventare come non mai.
Mi volto e sorrido al custode che mi guarda abbastanza accigliato in attesa di una risposta.
< Noi pensavamo di fare un giro, si può? > chiede Harry educatamente avvicinandosi di qualche passo verso l’uomo.
< Spiacente, tra poco chiudo quindi niente ragazzi > espone il custode sorridendo leggermente.

Sia lodato!

Fortuna che è chiuso altrimenti non ce l’avrei fatta a recitare, a fingere pur di non ferirlo.
Sarei scoppiata sicuramente e gli avrei raccontato la dannata verità mandando a monte la nostra conoscenza.
E tutto ovviamente per colpa di quel cretino.
No, che dico quell’imbecille che ancora tormenta i miei sensi.


E la mia anima…


Mi riprendo ed annuisco mentre diciamo quasi in coro < buona serata >.
Poi con una lentezza disarmante ci avviamo verso la macchina dall’altro lato della strada.
Mi volto e vedo Harry abbastanza triste così mi accerto che tutto vada bene < Harry? Tutto ok? >.
Annuisce ma non sembra molto convinto della sua risposta così ci riprovo finché non dichiara finalmente come stanno le cose < è che sai mi sarebbe piaciuto entrare con te lì dentro; sarebbe stato carino >.
< Tranquillo non hai nessuna colpa anche perché non potevi sapere l’orario di chiusura. In caso ci ritorneremo > asserisco sorridendogli prima di sporgermi e lasciare un piccolo bacio sulla guancia perfetta.
Sorride compiaciuto per la dimostrazione d’affetto appena ricevuta e poi mi accarezza dolcemente i capelli prima di spronarmi a salire in macchina.
Lo accontento e una volta dentro chiedo < Harry posso chiederti una cosa? >.
Annuisce ed aspetta che io ponga un’eventuale domanda.
< Sono curiosa di sapere qualcosa della tua ultima ragazza > confesso per poi specificare il meglio possibile < non voglio essere una ficcanaso ecco…È solo così per sapere, per capire come abbia potuto lasciare un ragazzo d’oro come te >.
< Non sei una ficcanaso Stephanie, anzi… Hai ragione, io so quasi tutto riguardo te e Tom mentre tu non sai nulla della mia vita passata e questo non va bene > afferma voltandosi lentamente verso di me.
Poi dopo aver preso un bel respiro racconta la sua storia < Bene, sono stato con questa ragazza per circa due anni; due anni belli ma anche se posso permettermi pesanti: sai com’è, all’inizio è tutto fottuto bello,intrigante ed entusiasmante ma con il tempo inizi a capire e conoscere l’altra persona e di conseguenza a notare delle cose che non ti piacciono.
 Il resto puoi immaginarlo >.
Annuisco e chiedo forse inopportunamente < ti ha lasciato lei? >.
< No, vedi è stata una cosa decisa di comune accordo… Un giorno ci siamo seduti intorno al tavolo ed abbiamo capito che non c’era più speranza di andare avanti per diversi motivi che ora non ti sto ad elencare > spiega gesticolando leggermente.
< Io.. Scusa non volevo essere inopportuna ma era così, giusto per capire > sbotto a disagio.
Vedo Harry sorridere e scuotere la testa prima di sussurrarmi con la sua voce roca < tranquilla piccola, non preoccuparti di nulla. Hai fatto benissimo >.


Piccola.


Proprio come mi chiamava Tom.



< L’hai mia più vista? > chiedo scrutandolo per vedere una minima reazione.
Scuote la testa e storce la bocca prima di confidarsi < e forse è stato meglio così >.
Annuisco e mi schiarisco la voce prima di cercare di cambiare argomento < ok, per oggi basta parlare di argomenti ‘spinosi’ o sbaglio?! >.
< No, per nulla > dice Harry scoppiando a ridere prima di voltarsi e chiedere < si è fatto tardi forse dovrei riportarti a casa, altrimenti chi lo sente Bill >.
Sorrido ed annuisco leggermente prima di controllare il cellulare e notare dei messaggi da parte del mio amico in preda sicuramente ad una crisi isterica.
Poi rimetto al suo posto il cellulare e mi volto verso il finestrino per godermi la visuale del panorama notturno.
Case, persone, luoghi comuni.
Cose che mi fanno riflettere sulla diversità e sulla profonda bellezza che ci accomuna in tutte le sfaccettature possibili ed immaginabili.
Dopo diversi minuti vedo Harry accostare lentamente vicino casa di sua cugina segno ben evidente che la serata sta per volgere a termine.
< Ecco, siamo arrivati > mi dice Harry prima di slacciarsi la cintura e guardarmi profondamente negli occhi prima di ringraziarmi.
< Grazie a te per la bellissima serata Harry > ringrazio a mia volta sorridendogli in modo dolce.
Annuisce e si gratta la testa con fare distratto senza dire una parola.
Odio questi momenti, giuro.
Si è venuto a creare un clima imbarazzante veramente ed io non sopporto tutto ciò anzi.
Un silenzio quasi opprimente che al più presto voglio spegnere.
Così mi ritrovo a dire < bhè, io andrei allora >.
Harry annuisce e si lecca le labbra prima di avvicinarsi pericolosamente.
Oddio.
‘E adesso che faccio?’ chiedo in preda all’insicurezza più totale nel non sapere affrontare la situazione.
Vedo il riccio avvicinarsi sempre di più ed io mi ritrovo ad imprecare mentalmente per la stupidità con cui sto affrontando la cosa.
Cioè è soltanto un bacio.
Un bacio, un misero bacio cazzo.
‘Puoi farcela Stephanie’ mi sprono frettolosamente come ad infondermi un coraggio che evidentemente mi manca.
Non si tratta di coraggio ma di altro.
Il punto è che in questi tre fottuti anni le mie labbra hanno toccato soltanto quelle di una persona ben nota.



Tom.



Ed ora mi fa veramente strano pensare di dover baciare qualcun altro che non sia lui.
Stranissimo!
Poi ripenso a Tom ma soprattutto alla bella ragazza che mi ha aperto la porta di casa.
Di casa mia per la precisione.
Sai che c'è?

Fanculo Tom.

Fanculo tutti insomma!

Senza pensarci un secondo di più chiudo gli occhi e mi avvicino ad Harry facendo sì che catturi le mie labbra dolcemente.
Sorride a contatto con le mie labbra prima di accarezzarmi la nuca con fare sensuale e stampare un altro bacio più profondo rispetto al primo.
< Sei così bella… > mi sussurra guardandomi negli occhi.
Forse sono diventata rossa per l’imbarazzo fatto sta che Harry afferma provocandomi < ora dovresti andare altrimenti non mi limiterò solo ad un bacio >.
Rido e scuoto la testa prima di scendere, poi mi volto e lo saluto mentre parte diligentemente.
Sgrano gli occhi e mi lecco le labbra mentre mi ritrovo a darmi della cretina mentalmente.
Scuoto la testa e dopo aver aperto il cancello mi avvio verso la porta che apro e richiudo con un tonfo prima di portare una mano sul mio cuore e sorridere come una ragazzina alla prima cotta.
< Deduco che sia andato tutto bene > asserisce Bill venendomi incontro con fare malizioso.
Sbuffo e dico < ti odio >.
< Ti correggo, mi vuoi bene > sbotta Bill con gli occhi spalancati.
Poi mi fa segno di raggiungerlo in salotto ed io lo seguo senza batter ciglio.
< Ma che... > mi ritrovo a dire prima di vedere Julia, Georg e Gustav seduti sul divano mentre mi sorridono stile angioletti del cielo.
< Sorpresa! > mi urlano in coro guardandomi per prevedere una mia possibile reazione.
< Bhè dovevo aspettarmelo > sbotto facendo una faccia abbastanza scocciata.
< Non sei contenta? > mi domanda Bill facendo gli occhioni dolci ai quali non so proprio dir di no.
Così lo guardo e mi affretto a spiegare < non è che non sono contenta ma adesso dovrò raccontare tutto e sinceramente sono stanca >.
< Devi farlo, assolutamente > mi rimprovera Julia aggrottando la fronte.
< Tanto ormai quello che riguarda la mi vita privata è di proprietà di tutti > asserisco prima di avvicinarmi all’unica poltrona libera vicino a Bill.
Ridono per la mia battuta ma in realtà non capiscono che sono seria.
Seria come non mai.
Gradirei vivamente che questa storia avesse più intimità e che non fosse divulgata a tutto il mondo come invece mi sembra stia succedendo.
Manca solo che dalla cucina scappi fuori Tom e dopo siamo veramente tutti.

A proposito di Tom…

Chissà dove si trova in questo preciso momento.
Chissà con chi si trova e soprattutto cosa sta facendo.
Faccio una smorfia  con la bocca e chiedo perplessa < Tom? Sai com’è! Manca solo lui… >.
Vedo Georg guardare Julia e Gustav guardare Bill con la stessa preoccupazione dipinta sul volto.
Ma Bill ha tutta un’altra faccia rispetto ai miei amici.
Lui è impaziente di sapere cosa diavolo è successo con Harry stasera; del resto proprio non gli frega un bel niente.
< Mhh? > domando alzando un sopracciglio più del dovuto.
< Quel rompipalle di mio fratello è ad un appuntamento > dice Bill non curante prima di ricevere una sardella da parte di Gustav che lo guarda abbastanza arrabbiato.
Il vocalist lo guarda scioccato e perplesso prima di chiedere < che ho fatto? >.
< Cosa hai fatto? TI ha dato di volta il cervello per caso? > chiede Gus scuotendo leggermente la testa.
< Non ho capito… > inizia a dire Bill massaggiandosi la nuca dolorante prima di essere fermato da Georg che lo illumina perfettamente < hai appena rivelato quel particolare >.
Bill porta una mano alla bocca e si volta pronto a scusarsi per la rivelazione appena fatta a colei che ovviamente non doveva sapere niente riguardo a questa storia.
Bhè ragazzi vi è andata male, perché la signorina qui Stephanie sa tutto.
Tutto riguardo al nuovo amore di Tom.


Amore.


Oddio rabbrividisco senza pesarci mentre penso a quella parola ormai diventata una specie di tabù.
Poi emetto < non prendetevela con Bill, perché al contrario di quello che pensate so già tutto >.
< In che senso? > chiede Julia.
< In che senso? È semplice: so già che esce con un’ altra ragazza > affermo alzando le mani come a sottolineare la verità.
< Oh > sussurra Juls preoccupata per il mio stato attuale.
< Oddio Stephanie, non so come tu l’abbia presa > mi confessa Georg prendendomi una mano e stringendola leggermente.
< In effetti > dice Bill sportosi per abbracciarmi dolcemente.
Li guardo ad uno ad uno e prendo due o tre respiri finché il più saggio della situazione non parla e non dice la cosa più giusta e sensata < ragazzi qui il problema non riguarda il fatto che Stephanie sa che Tom esce con un’altra.
Il vero mistero sta nello scoprire come fa a saperlo >.
Schiocco un attimo la lingua e guardo Gustav come a volergli dire ‘mi hai fregata, dannazione’.
< Cazzo è vero! > urla Bill perforando i timpani di tutti i presenti.
Poi mi guarda e mi domanda scettico < come fai a saperlo? >.
Alzo le spalle e guardando i miei amici racconto il più precisa possibile < l’altra sera sono passata a casa e bhè quando sono andata a suonare mi ha aperto la ragazza nuova; ho fatto due conti e sai com’è ragazzi non sono stupida… Ho capito subito che tra i due c’è qualcosa >.
< E come stai adesso? > domanda Juls scuotendo leggermente la testa per la rivelazione appena fatta.
< La domanda è: che cosa diavolo ci facevi a casa di Tom? > mi chiede Georg guardandomi con una faccia abbastanza divertita.
< Ti ricordo che è anche casa mia quella > affermo prima di riprendere da dove mi sono interrotta < volevo solo vederlo… >.
Vedo i miei amici che mi guardano allibiti così mi affretto a spiegare il più chiara e concisa possibile < la verità è che mi manca terribilmente e ho pensato che forse avremmo potuto parlare ed instaurare un rapporto almeno >.
< Non esiste Steph, questo lo sai vero?! Tom non sarà mai d’accordo su una cosa così, se posso permettermi, abbastanza stupida > giudica Georg il più vero e trasparente possibile.
Annuisco e sussurro quasi < infatti non è andata come speravo, anzi… >.
< Ovviamente non ti sto criticando Steph, ma devi metterti nei suoi panni e capire che è una cosa totalmente impensabile > confessa Georg sorridendomi dolcemente.
< Non me lo sono presa Listing, anzi hai detto la fottuta verità > dico storcendo il naso con fare teatrale.
Poi Julia chiede cambiando argomento < invece di pensare ad altro, raccontaci tutto quello che è successo stasera >.
< Bhè siamo stati al cinema a vedere un film e poi siamo andati in un parco > dichiaro desiderosa di cambiare argomento e di non pensare costantemente alla persona che in questo momento manca all’appello.
< Piaciuto il film? > chiede Juls sorridendomi.
Annuisco mentre Bill mi chiede che film era.
Poi i due amici che ho di fronte chiedono in coro < piaciuto il parco? >.
Rido per la loro perfetta sincronia e poi rispondo sicura di me < sì, devo dire che è proprio bello >.
Proprio bello è?!

Se solo sapessero di che parco stia parlando…

Emergerebbero altri problemi, altri casini ed io in questo momento vorrei solo fare una cosa: andare a schiantarmi nel mio fantastico letto.
Vedo i due annuire e Bill domanda con non chalance < che parco è? Così magari ci torniamo una volta >.

Cazzo.

Sbianco per un secondo e poi dopo essermi ripresa penso ad una cazzata che posso inventare.
Non posso dire di che parco si tratta, non stasera e non adesso soprattutto.
Cerco miliardi di spiegazioni ma nulla, fallisco miseramente ogni volta.
Impreco mentalmente per diversi secondi e mi preparo a raccontare la verità almeno in minima parte ma Gustav mi viene incontro salvandomi letteralmente da morte certa < ragazzi basta, la state sfinendo. L’uscita è andata bene ma adesso stop, lasciamola andare a riposare >.
Lo guardo con uno sguardo pieno di gratitudine e di amore fraterno se così posso dire e gli sussurro un < grazie >.
Se non ci fosse stato lui qui avrei visto veramente le pene dell’inferno.
Già, proprio così.
Numerose domande sul perché, sulla vera motivazione e soprattutto una miriade di domande sulle mie sensazioni nello stare in quel posto così legato a numerosi ricordi.


Numerosi ricordi legati anche a Tom.

Il protagonista di ogni momento o situazione che sia.



Diamine, accidenti a lui!


Poi dico abbastanza assonnata mentre mi alzo dalla poltrona < io ragazzi vado a dormire perché non ce la faccio più >.
< Dove credi di andare? > mi chiedono in coro Julia e Bill facendomi voltare per osservarli meglio.
< Di sopra?! > chiedo abbastanza ironica.
< Non ci hai detto la cosa più importante! > esclamano i due investigatori osservandomi con gli occhi che luccicano.
< Ossia? > chiediamo insieme io, Georg e Gustav senza rendercene conto.
< Ossia se ti ha baciata > dice Bill calcando sull’ultima parola come non mai.

Oddio che imbarazzo!

Cazzo che sfiga, pensavo di essermela scampata e invece no.
< Mhh? > mi sprona Juls facendomi dei cenni con la mano e con la testa.
< Auch! Sentite vi odio > sbuffo scuotendo la testa prima di sentire le famose parole di Bill < no, ti correggo mia cara: tu ci ami >.
Poi dato che so che non la smetteranno mai di fare domande finché non esaudisco il loro desiderio sbotto < sì, mi ha baciata. Contenti adesso?! >.
Vedo la felicità espandersi sui loro volti mentre si alzano e mi abbracciano come se non ci fosse un domani.
Sorrido di fronte a questa scena e dopo aver preso un tono di voce autoritario e abbastanza acido dico di pietra < bhè io vado, mi state facendo perdere solo tempo >.
Detto ciò mi volto per salutare Georg e Gustav e mi fiondo verso le scale mentre sento i due miei amici sbizzarrirsi su congetture e domande che mi lasciano parecchio allibita.
Poi Bill esclama felice < finalmente! Così si leva di mente quello zuccone di mio fratello >.
Sento la mia amica ridere a crepapelle prima di iniziare con un’altra manfrina che non finisce più.
Vorrei scendere di sotto e correggerti Bill.


Purtroppo ti sei sbagliato.
Perché quello zuccone di tuo fratello (come lo chiami tu) è sempre qui.



Nel mio cuore.

 

 

 

 

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Capitolo 14
*** An afternoon together. ***


Mi guardo intorno cercando di capire e scoprire finalmente quale sia la causa di questo mio malessere interiore.
Ma niente.
Solo bambini e genitori al parco che ridono felici e contenti, come in una scena di un film.
Poi dall’altra parte, come in un film completamente diverso, ci sono io.
Che sbuffo nervosa e mi volto in continuazione per scrutare ogni fottuto dettaglio e particolare come una specie di ossessa.
Non scherzo quando dico che è tutto il giorno che mi opprime l’ansia e questo è perché si tratta di una dannata verità.
Quasi incontrastabile direi.
Giuro che questa cosa dell’ansia incondizionata mi sta mandando in tilt portando i miei nervi a crollare definitivamente.
Onnipresente in ogni fottuto secondo da quando mi sono alzata fino a questo momento.
E ancora non mi spiego il motivo di tutto ciò.
E questa cosa non fa altro che mandarmi in bestia.
Guardo Harry che invece scatta delle foto al paesaggio circostante e mi ritrovo ad invidiarlo per la felicità che emana da tutti i pori.
È calmo, rilassato come se niente potesse rovinare tale momento idilliaco e catartico.
Insomma l’esatto contrario di come posso sembrare io adesso.
< Dai Stephanie, sorridi! > mi sprona Harry prima di voltarsi e scattare delle foto che ovviamente vengono male visto la mia faccia da zombie.
< Perché quella faccia? > mi domanda Harry sorridendo mentre appoggia la macchina fotografica sulle sue gambe.
< Mha…Così > dico vaga e poco decisa.
< Il tuo ‘mha così’ non mi convince proprio > afferma il riccio facendomi l’occhiolino.
Sbuffo e confesso sentendomi leggermente una stupida < è da stamattina che l’ansia mi divora e non so perchè…È come se tra un minuto tutto il mondo dovesse finire o che >.
< Sei tragica > scherza Harry dandomi una spallata.
Lo guardo e con gli occhi sbarrati esprimo < grazie tante, mi sei stato veramente di grande aiuto; vedo che mi prendi molto sul serio >.
< Prego > asserisce divertito Harry prima di voltarsi e vedere una mia reazione che non arriva, così si avvicina al mio viso e mi sussurra < ti prendo sul serio Steph, è solo che non so come posso esserti di aiuto se nemmeno tu sai da cosa dipende questa tua ansia >.



Giustamente.



Ha ragione cavoli.
Se non so nemmeno io da cosa dipende come posso pretendere che sia lui a farlo?
< Effettivamente hai ragione > sbotto scuotendo la testa.
Harry mi guarda beffardo e giudica < io ho sempre ragione >.
Rido divertita e soffio leggermente prima di contraddirlo < bhè l’altro ieri avevi torto, quindi mi dispiace dirtelo: non hai sempre ragione >.
< Quello dell’altro ieri è stato un episodio a parte, per il resto ho sempre ragione > dice Harry annuendo con la testa come se volesse convincermi della sua teoria.
Scuoto la testa come a ribadire la mia opinione e mi volto dalla sua parte quando mi domanda deciso < sei sicura? >.
< Riguardo cosa? > chiedo sgranando gli occhi leggermente.
< Riguardo al mio avere sempre ragione > riconferma Harry sorridendo appena.
< Sono non sicura, sicurissima… > dico prima di essere interrotta dal solletico che purtroppo soffro.
Rido a crepapelle ed imploro di smetterla fino a che Harry mi intima autoritario < devi dirmi che ho sempre ragione e poi smetto >.
< Non lo dirò mai > dico tra una risata ed un’altra.
< E allora non mi fermo > sbotta Harry continuando a torturarmi i fianchi come se non ci fosse un domani.
Poi al limite della sopportazione urlo < ok, ok lo ammetto! Hai sempre ragione! >.
< Questo volevo sentire, brava piccola > dichiara Harry scostandomi una ciocca dal viso.
< Sei cattivo > confesso mettendo su un finto broncio.
Poi senza aspettare che mi dica qualcosa e che quindi controbatta sussurro < non ti perdonerò mai >.
< Mhh ne sei sicura? > domanda malizioso Harry avvicinandosi al mio volto con fare sensuale.
Annuisco convinta ma rabbrividisco quando sento le sue labbra quasi a contatto con le mie.
Non può vincere così; per lo meno non con me.
Devo vendicarmi in un modo o nell’altro.
Quindi senza aspettare un secondo di più gli stampo un bacio sul naso e mi alzo divertita mentre Harry mi guarda tra lo scioccato ed il divertito.
Mi raggiunge e prendendomi per i fianchi afferma amareggiato < però non puoi fare così, io ci speravo >.
< Ben ti sta, la prossima volta impari > dico beffarda come non mai.
< Quindi niente bacio?! > domanda ironico guardandomi attentamene.
< No, assolutamente; vediamo se a fine giornata te lo meriti > dichiaro sorridendo mentre lo vedo sbuffare.
Poi dopo essersi ripreso mi chiede < che ne dici se andiamo a fare una passeggiata? >.
Annuisco entusiasta ed intreccio la mia mano con la sua mentre mi lascio trascinare lentamente verso il centro del parco in cui ci troviamo.
< Si sta veramente bene oggi, non credi? > chiedo sorridendo mentre osservo i bambini che giocano sull’altalena.
Harry annuisce e domanda < ti piacciono i bambini? >.
Lo guardo e faccio un breve cenno con la mano come a volermi accertare della natura della sua domanda.
< Nulla ero curioso > confessa alzando le spalle.
< Comunque sì mi piacciono molto > asserisco scrutandolo meglio mentre si sistema un riccio ribelle dietro la testa.
Poi domando < e a te? Piacciono? >.
Annuisce e mi guarda felice prima di chiedere quasi senza rendersene conto < e a te e Tom è mai capitato di… >.
< Di? > chiedo guardando per un secondo i bambini prima di riprendere la parola < di pensare a dei bambini? >.
< Esatto > dichiara Harry mentre si lascia sfuggire una stupida risatina.
Tanto oh, alla fine bisogna sempre e comunque arrivare a parlare di Tom.

Santa Maria aiutami tu!

Cioè io bho, non posso stare mai tranquilla e serena che tanto qualcuno deve metterlo in mezzo e nominarlo.
Che coglioni…
< Bhè sì, ogni tanto ne abbiamo discusso ma non l’abbiamo presa mai in considerazione veramente > giudico il più sincera possibile.
< Anche io e la mia ex ne abbiamo discusso e devo dire che era meglio che non lo facessimo… Problemi su problemi e relative discussioni che ovviamente potevano essere benissimo evitate > confessa Harry mentre calcia un sasso con il piede sinistro facendolo rotolare sull’erba asciutta.
Poi prima che possa fare qualsiasi domanda o che asserisce sicuro come non mai < pensa che una volta abbiamo rischiato di averlo seriamente >.
< Un bambino? > chiedo allarmata mentre mi volto per guardare di fronte a me.
Sento Harry parlare ma non presto più attenzione a quello che dice perché la mia attenzione viene catturata da una coppia con un bambino molto piccolo che strilla tra le braccia del papà.

Saresti stato sicuramente un bravissimo papà.
Ne sono convinta Tom.

Con tutte le tue stranezze e le tue stramberie da megalomane lo avresti amato come non mai facendolo sentire protetto e sicuro tra le tue possenti braccia.
Gli avresti insegnato tutto, dalle cose più semplici a quelle più difficili facendo sì che imparasse a stare al mondo e a comportarsi di conseguenza.
Ricordo quando ti feci lo scherzo in quel pomeriggio uggioso di gennaio.
Ricordo benissimo la tua faccia spaventata e soprattutto le parole che mi dicesti quando ti confessai che avevo un ritardo.
Sorrido mentre ripenso alla tua faccia bianca come uno straccio e al tuo fare avanti e indietro per casa tra un’imprecazione e l’altra mentre fumavi come un ossesso in preda all’agitazione, una caratteristica che non ti è mai appartenuta.
Poi dopo un’ora passata in silenzio a rimuginare te ne uscisti con delle bellissime parole tanto da farmi commuovere ‘sai che c’è? C’è che tra mille ostacoli, mille problemi non me ne frega niente se diventerò padre così presto e sai perché?
Perché ci sei tu al mio fianco, ad illuminare il mio cammino come una stella luminosa e se ho te sono sicuro di farcela e di affrontare tale sfida.
Mi basta sapere che tu sarai lì a spronarmi, a darmi il bene che mi serve per poter essere un buon padre, ad insegnarmi le cose più importanti della vita come l’amore; del resto me ne sbatto altamente te lo giuro.
E tutto perché sono follemente ed incondizionatamente innamorato di te Stephanie’
.
Ti giuro che con quel discorso mi hai fatta piangere perché con delle semplici parole mi hai reso la ragazza più felice di questo miserabile mondo.
Con quelle parole mi hai dato una nuova forza per combattere contro tutti e tutto e non è stato poco, credimi.
Proprio per questo sono sicura che saresti stato perfetto.
E non lo dico così tanto per dire, ma se lo dico è perché lo penso veramente visto le tue dimostrazioni.
Guardo la coppia così innamorata e felice e poi mi soffermo sul bambino così piccolo ed indifeso in confronto a tutto ciò che lo circonda.
Dai loro occhi traspare amore, gratitudine ma soprattutto voglia di vivere e combattere per un futuro migliore.


Proprio come eravamo io e te Tom.

 

Come eravamo una volta.

Si amano proprio come noi abbiamo fatto.


Guardano il piccolo come se niente attorno a loro potesse fargli del male; lo proteggono, lo circondano con le loro braccia forti ma allo stesso tempo così leggiadre e soprattutto lo aiutano ad imparare le diverse cose della vita quotidiana raccontando semplicemente la loro storia.


Sarebbe stato bellissimo veramente.

Ma purtroppo le cose sono andate diversamente ed io mi ritrovo a sognare delle cose irrealizzabili.
Totalmente fasulle.
Quasi inutili rispetto alla vera realtà di come stanno le cose in questo momento.
Io esco con Harry, tu con Katherine.
Nessun Tom e Stephanie insomma.



Non più.



< Stephanie? Mi ascolti? > mi chiede Harry portandomi una mano davanti agli occhi per farmi ritornare al presente.
< Mhh? > chiedo sbattendo velocemente le ciglia per riprendermi dal sogno ad occhi aperti che stavo facendo.
< Mi ascolti? > domanda Harry scrutando davanti a sé.
Annuisco e ritorna a concentrarsi sulla sottoscritta chiedendo < bhè, che ne pensi? >.
< Su cosa? > chiedo allarmata per non saper rispondere alla sua domanda.
< Riguardo al bambino Steph > sbotta Harry sbuffando velocemente.
< Al bambino? > chiedo ancora più confusa e disorientata di prima alzando un sopracciglio.
Harry scuote la testa e poi asserisce < stavamo parlando del fatto che una volta ho rischiato di diventare padre >, poi senza esitare ulteriormente mi domanda onesto e sincero < mi stavi ascoltando? >.
Lo guardo per dei secondi e poi ammetto la verità < in realtà no Harry, scusami ma ho visto quella coppia con quel bambino e mi sono incantata letteralmente >.
< Ambè, quindi non hai sentito proprio nulla del mio discorso? > chiede abbastanza perplesso.
Sbuffo e dico < no, in effetti no >.
< E me lo dici così? > domanda aggrottando la fronte.
Poi fermandosi si volta verso me e dice tra sé e sé < scommetto che non hai ascoltato nulla di tutte le cose che ti ho detto in questi giorni >.
Lo guardo accigliata dopo aver sentito la sua teoria e rispondo leggermente offesa < ehi, non è vero! Ascolto sempre tutto, è stato solo un attimo >.
< In più occasioni ti ho vista distante da me e mi chiedo quale sia il motivo > confessa Harry grattandosi nervosamente la mano intrecciata con la mia.
< Il motivo? Bhè… > inizio a dire prima di bloccarmi.
Non posso di certo uscirmene con ‘ehi Harry molte volte mi ritrovo a pensare a Tom, ma non farci caso mi passerà’.


Proprio no.


Quindi mi preparo a raccontare una storia abbastanza credibile ma la mia mente è letteralmente vuota.
Una fottuta tabula rasa insomma.
< Katherine?! > urla Harry prima di andare in contro ad una figura di fronte a noi.
Mi volto e rimango sorpresa quando vedo di chi si tratta: la ragazza che ho di fronte è la stessa che mi ha aperto la porta quella sera.
Quindi se lei è qui, c’è anche lui.
Bene…


Eccolo.


< Ciao > asserisce Tom facendomi un cenno con la mano mentre mi avvicino.
Lo saluto anche io e poi dico ad Harry < vi conoscete già voi due? >.
Katherine annuisce e guarda Harry sorridente prima di dire entusiasta < ci conosciamo eccome, mi sembra una vita dall’ultima volta che ci siamo visti >.
Annuisco perplessa e mi volto verso Harry che mi chiede sorridendo < ti va di passeggiare tutti e quattro insieme? >.
Strabuzzo un attimo gli occhi per la proposta fatta ma dopo essermi ripresa asserisco < certo, non c’è nessun problema >.
< Ma che mi dici? Dai raccontami tutto cavoli! > chiede euforico Harry a Katherine mentre aumentano il passo distanziandoci di qualche metro.
Cioè questa cosa è veramente umiliante.
Io e Tom che camminiamo insieme dietro a coloro che dovrebbero essere i nostri ‘frequentatori’.
Strano.
< Sembra che Harry sia molto felice > confessa Tom guardando i due ragazzi davanti a noi.
< Bhè anche Katherine non mi sembra da meno > affermo sarcastica e beffarda.
Vedo Tom annuire leggermente prima di affermare < certo che è veramente strano, ci ritroviamo qui con le nostre nuove fiamme e alla fine ci lasciano letteralmente da soli >.
< Nuove fiamme? Ma come parli? > chiedo ridendo per la sua descrizione appena fatta.
< Non è così?! > mi chiede ironico come non mai.
Lo fulmino con uno sguardo e dico seria < pensa per te e Katherine >.
< Lo faccio ma anche tu e Harry siete nella nostra stessa situazione > afferma Tom guardandomi in viso.
< Di che situazione parli? > chiedo mentre diversi dubbi mi vorticano nella mente.
< Bhè vi state frequentando > mi confida il mio ex ragazzo con tutta la leggerezza possibile.
Aggrotto la fronte e dico di sasso < tu non sai proprio un bel niente quindi ti prego di farti gli affaracci tuoi >.
Ride e poi dichiara < non sei cambiata per niente >.
Lo guardo come a dirgli ‘senti chi parla’ ed aspetto paziente la sua spiegazione sul non essere cambiata.
< Neghi l’evidenza dicendomi che non ti stai frequentando con Harry > mi rimprovera Tom abbastanza confidenziale.
< Io non nego proprio un bel niente > sputo furiosa.
< Ah no?! > chiede Tom ridendo apertamente prima di guardare di fronte e dire semplicemente < ci hanno lasciato definitivamente >.
Sto per insultarlo per la storia del non essere cambiata ma sono costretta ad accantonare l’idea perché c’è una questione da risolvere.
Dove sono finiti quei due?
Possibile che debba passare altro tempo con questo idiota?
< Devono parlare di un bel po’ di cose mi sa > sbotta Tom visibilmente stressato da tutto quello che sta succedendo.
Annuisco titubante e poi giudico < certo che tutte a noi devono capitare è?! Mai una volta che la tranquillità regni suprema sulle nostre vite >.
Tom ride e indica qualcosa che purtroppo non vedo inizialmente.
Aguzzo la vista e vedo di cosa si tratta e per poco non mi prende un colpo.

Sta indicando la coppia con il bambino.


Cristo!


Siamo anche telepatici adesso?!
Ho paura, sul serio.


< Belli, non trovi? > mi chiede dolcemente.
< Eggià, proprio una bella famiglia > asserisco speranzosa di cambiare al più presto argomento.
Cosa che non accade visto che mi domanda < ti ricordi quando hai finto di avere un ritardo? >.
Annuisco ormai frustrata e rispondo cercando di mantenere la calma < sì me lo ricordo bene; non posso di certo dimenticare la tua faccia >.
Alza le sopracciglia con fare drastico e mi chiede < in che senso? >.
< Bhè sai com’è… Sei stato per più di un’ora a fare avanti e indietro per casa fumando come un turco con una faccia bianca peggio di un fantasma > rimembro abbastanza divertita.
< La colpa è stata tua, mi hai fatto morire > emette puntandomi contro un indice accusatorio.
Mi indico e poi chiedo cercando di assumere un’aria indifesa < che ho fatto di male? >.
< Lo sai bene cosa hai fatto, non negare > asserisce con un’espressione a dir poco buffa.
< Ok, ok sono stata abbastanza… > dico prima di essere fermata da Tom che finisce la frase < stronza >.
Lo guardo allibita e gli tiro un buffetto sulla spalla prima di esclamare < come ti permetti! >.
Ride e scuote la testa prima che io chiarisca la cosa una volta per tutte < hai ragione, sono stata stronza nel vero senso della parola ma era per metterti alla prova e capire >.
< Cosa volevi capire di preciso? > mi chiede sincero prima di accendersi una sigaretta.
< Se mi avresti abbandonato una volta detto che forse saresti diventato padre > confesso rossa per l’imbarazzo.
< Ma sei matta?! > chiede voltandosi e sbuffandomi il fumo in faccia.
< Attento a come parli > lo ammonisco puntando l’indice sul suo petto.
< Comunque non l’avrei mai fatto > dichiara serio mentre aspira avidamente il fumo.
< Cosa? > chiedo mentre mi sposto una ciocca di capelli dal viso.
< Abbandonarti > spiega scrutando il mio volto per leggere una qualsiasi emozione.
Deglutisco e rispondo < ah, ora ho capito… >, poi pensando un secondo gli chiedo sincera < perché non lo avresti mai fatto? D’altronde sei una superstar e rivelarti di aspettare un figlio sarebbe stato un dramma in quel momento >.
Mi guarda e scuotendo la testa asserisce serio da far paura < perché si trattava pur sempre di te Steph >.

Ah.

Ora capisco...


Annuisco e gli sorrido prima di chiedere preoccupata < non sarà meglio che andiamo a cercare gli altri due? >.
Tom annuisce e butta il mozzicone di sigaretta ormai finita in un cestino prima di appoggiare la mia decisione < hai perfettamente ragione, ormai sapranno vita, morte e miracoli delle loro rispettive vite quindi possono ritornare con noi >.
< Esattamente > sussurro mentre lo seguo.
< E comunque ancora non mi spiego come facciano a conoscersi quei due > sbotto camminando lentamente a fianco del mio ex ragazzo.
< Gelosa? > domanda Tom malizioso mentre si lecca le labbra.
< No, andiamo non sono gelosa… Mi pongo solo delle domande tutto qua > giudico mentre gioco con l’elastico che porto al polso come una bimbetta vergognosa di raccontare la verità ad un genitore.
Mi guarda alzando un sopracciglio e poi dice ironico e sarcastico < tu che non sei gelosa! Questa è buona! >.
< Non lo sono > sibilo a denti stretti guardandolo in malo modo.
< Mha sarà, con me lo eri però > dichiara Tom alzando le spalle incurante.
Scuoto la testa e preciso < non è assolutamente vero, stai solo dicendo queste cose per farmi arrabbiare e lo sai >.
Vedo Tom scuotere la testa e mi arrabbio come non mai prima di puntare un indice accusatorio nei confronti del chitarrista che messo alle strette confessa alzando le mani < no, ok hai ragione. Sei stata una ragazza super permissiva e non gelosa e possessiva >.
< Ecco, sarà meglio! > esclamo ridendo apertamente.
< Era solo per farti arrabbiare > esprime la sua Tom mentre gioca con il piercing alle labbra.
Mi soffermo solo un attimo sul piercing e poi guardandolo asserisco < come d’altronde hai sempre fatto >.
Ride e prova a dire < non è vero > ma si rende conto dell’assurdità e quindi scoppia a ridere provocando una mia risata contagiosa.

Lo guardo e lui mi guarda.

Scuoto la testa e Tom sta per dire qualcosa quando la voce di Harry ci richiama alla realtà < ragazzi eccovi! >.
< Siamo stati sempre qua > diciamo in coro io e Tom guardandoci velocemente.
< Scusate è che io e Harry dovevamo parlare di alcune cose e non ci siamo resi conto che si è fatto veramente tardi > dichiara Katherine sorridendo a Tom apertamente.


Una fitta all’interno del mio stomaco.
Una fitta di non so cosa.


‘Oh lo sai bene Stephanie’ mi rimprovera la mia coscienza facendomi sentire una perfetta nullità.
< Bhè che vuoi fare Steph? > mi domanda Harry sorridendomi dolcemente.
Cioè è stato via per quasi mezzora ed ora torna qui come se niente fosse?
Non si può proprio.
< Io in realtà vorrei tornare a casa, sono stanca e stasera devo aiutare Julia a casa con delle cose quindi andrei verso la macchina > dico scrutando i presenti.
< Oh bhè, allora andiamo > dichiara Harry prima di voltarsi verso i due ragazzi e salutarli.
Mi volto e li saluto anche io con la mano ed annuisco quando vedo Tom chiedere con il labiale un ‘va tutto bene?’.
Poi senza aspettare che Harry sia al mio fianco mi incammino verso la macchina abbastanza incazzata.
Una volta lì dico seria < apri la macchina che ho freddo >.
< Che succede? > domanda Harry una volta entrato in macchina.
< Nulla > sbotto furiosa non degnandolo nemmeno di uno sguardo.
< Questa non è nulla > afferma divertito Harry prima di avvicinarsi e stamparmi un bacio all’angolo della bocca.
Sbuffo e mi volto per osservarlo prima di dire semplicemente le cose come stanno < potevi anche non sparire per tutto quel tempo… Sai com’è, è stato imbarazzante ritrovarsi a passeggiare con Tom come due perfetti amici >.
< Hai ragione, è solo che era da tanto tempo che non vedevo Kat e quindi ne ho approfittato > si scusa Harry prendendo una mia mano prima di accarezzarla leggermente.
Lo guardo ed aspetto che si scusi ulteriormente < dai Steph, non volevo ti giuro! >.
< Solo questo? > chiedo alzando un sopracciglio.
Mi guarda e scuotendo la testa prima di riprovarci < ascolta Stephanie, non so come dirtelo io ti giuro che mi dispiace davvero tanto essermene andato così senza dire niente ma io e Kat pensavamo che foste dietro a noi >.
< Kat, Kat e sempre Kat > sussurro storcendo gli occhi drammaticamente.
< Sei per caso gelosa? > chiede Harry prima di ricevere un due di picche come risposta < no, non lo sono. So solo che ho passato tutto quel tempo con una persona che in teoria dovrei dimenticare >.
Harry ritenta più volte e alla fine sfodera l’asso nella manica pronunciano vincitore < se devo contestare tutte le volte che sei assente allora?! Sei sempre con la testa per chissà quali viaggi >.

Sbam!

Con questa purtroppo non posso più ribattere.
La storia finisce qui che lo voglia o meno perché ha fottutamente ragione.

Sto sempre a pensare.

Sempre a pensare a Tom per la precisione.


< Ok, hai ragione > dico sconfitta prima di guardarlo sorridere come un bambino che apre l’uovo di Pasqua.
< Ecco ora per questo motivo devi farti scusare > mi incita il riccio beffardo.
< In che modo? > chiedo piuttosto scettica.
Mi guarda ed ammicca mentre si avvicina al mio viso sussurrando < io un modo ce lo avrei >.
Detto ciò mi bacia prima lentamente quasi volesse gustare il momento, poi sempre più profondamente sperando in un bacio più intimo che non avviene perché viene fermato dalla sottoscritta che intima di partire e subito. 
< Certo che sei veramente difficile è?! > domanda ridendo.
< Chi io?! > chiedo stupita prima di osservare le sue mani grandi che cambiano la marcia.
< Esatto, proprio tu > afferma mettendo su un finto broncio.
Poi sussurra un < sei crudele >.
< Ah così sarei crudele è?! Vediamo se la pensi ancora così > dico indicandoli il ciglio della strada.
< Poi vedendo che non ha capito gli urlo < fermati! Devi accostare >.
Mi guarda scioccato mentre mi avvicino e con un movimento dolce gli stampo un bacio quasi casto direi.
Poi lo provoco un po’ con la mia lingua e gli lecco sensualmente il  labbro inferiore come a chiederne l’accesso.
All’inizio non da segni di cedimento ma alla fine mi afferra dolcemente i capelli prima di schiudere lentamente le labbra per dar inizio alla danza passionale tra le nostre lingue.
Sento il suo sapore e lo imprimo mentalmente come a volerne fare tesoro.
Un mix tra la menta forte e la salvia precisamente, fatto sta che mi fa impazzire.
Sorrido quando dopo dei secondi che mi sembrano un’eternità scende a torturarmi il collo con morsi e baci piuttosto decisi che mi provocano dei leggeri fremiti.
Porto la testa all’indietro per stare più comoda mentre sento lambire e succhiare la pelle con dei leggeri schiocchi.
Già presumo che dovrò andare in giro con i maglioni a collo alto per coprire i vari succhiotti che sta imprimendo e rido mentre mi do mentalmente della cretina per i pensieri che mi tartassano.
Poi si avvicina e mi cattura le labbra donandomi un ultimo bacio prima di asserire soddisfatto < con questo sei più che perdonata >.
Rido e dandogli un colpetto sulla mano esclamo un < adesso vai idiota! >.

 

 

 

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Capitolo 15
*** Confusion. ***


< Stephanie mi stai ascoltando? > domanda Bill guardandomi in cagnesco.
Annuisco distratta come al solito e mi affretto a rispondere < sono sicura che andrà tutto bene >.
< Andrà tutto bene? > chiede perplesso.
< Eh sì, non stavamo parlando del prossimo tour? > spiego scrutandolo brevemente.
Scuote la testa e sbuffa prima di dire < ma quale tour! Cavoli, sei proprio con la testa tra le nuvole è?! >.
< Io… > provo a dire prima di scuotere la testa e sputare la  dannata verità < effettivamente sì Bill, scusami >.
< Ho visto > ribatte seccato il mio amico.
Poi si volta e scrutandomi meglio si scusa per essere stato così brusco < scusa Steph, non volevo risponderti male ma alle volte mi chiedo proprio cosa ti passa per la testa >.
< Vorrei saperlo anche io credimi > asserisco ironica come non mai.
Effettivamente non so cosa mi stia prendendo.
Sempre con la testa tra le nuvole; come alla ricerca di qualcosa che purtroppo non arriva.

E questa cosa non va bene.

Soprattutto se a rimetterci, alla fine della storia, sono le persone che mi stanno intorno e che mi vogliono bene.
E questa cosa mi rattrista, mi rattrista sul serio perché non posso semplicemente continuare così.
Devo trovare una dannata soluzione che al momento sembra irraggiungibile o per lo meno abbastanza lontana.
‘La soluzione sai qual è Stephanie’ ripeto diverse volte nella mia testa con la speranza, forse vana o forse no, di riuscire a trovare una via d’uscita.



La soluzione.


Sempre le stesse parole uso.
Del tipo che a mano a mano sto diventando sempre più noiosa e spero vivamente che un bel giorno svegliandomi cercherò di porre fine a questa maledetta storia.
< Tipo vedi? Anche adesso sei con la testa tra le nuvole > asserisce beffardo il mio amico indicandomi con l’indice longilineo.
Annuisco e sbuffando rafforzo la sua teoria  con un < esattamente >.
< A che pensi? > mi chiede Bill mentre sfila una sigaretta dal pacchetto.
< Bho… A tutto > affermo insicura come tutte le volte d’altronde.
Mi guarda e alza un sopracciglio prima di domandare < a tutto cosa?
 Sai è difficile capire a cosa ti riferisci se non parli >.
Inclino la testa di lato mentre inizio a raccontare < è che sto vivendo un momento di confusione generale ed io non so come comportarmi senza farmi mangiare dall’ansia e dal disagio >.
< Già è un buon passo che tu mi abbia detto cosa ti frulla per la testolina > giudica aspirando un po’ di fumo dalla sigaretta appena accesa.
Annuisco e ascolto la domanda che Bill mi porge < questa confusione a cosa è dovuta? >.
< Ad un insieme di cose che io bho… Non riesco neanche a dirti > rispondo imbarazzata nascondendomi dietro le ginocchia che porto al petto come a proteggermi dall’interrogatorio.
< Dai avanti… > mi sprona Bill sorridendomi teneramente per infondermi coraggio.
Poi dato che non spiccico una parola mi chiede < confusione riguardo ad Harry? >.
< Anche… > dico prima di riprendere il discorso lasciato a metà < vedi è che non so proprio cosa pensare; da un lato sono felicissima e dall’altro non so proprio cosa aspettarmi da questa nuova ‘esperienza’ >.
< Ti piace? > mi domanda Bill sincero come sempre.
< Ammetto che è un bellissimo ragazzo > rispondo giocando nervosamente con le mie mani.
Mi guarda e domanda semplicemente < ma? >.
Sbuffo esasperata.
Cavoli, mi conosce troppo bene e anche questa volta vincerà lui perché sto per raccontargli tutto.
< Ma… Non lo so Bill credimi, la storia è questa purtroppo > emetto prima di continuare ininterrottamente < la fottuta verità è che sono stata tre anni con la stessa identica persona ed ora pensare di dover ricominciare una nuova storia con un’altra persona mi spiazza e dico sul serio.
Significherebbe ributtarsi a capo fitto nella sfera dei sentimenti ed io ne ho le palle piene se devo essere sincera >.
< In che senso sei stufa? > mi chiede alzando un sopracciglio mentre il fumo fuoriesce copiosamente dalle narici sottili.
Poi dice abbastanza ironico < non vuoi una relazione?! >.
< Non ho detto questo, attenzione.
 Sai come la penso riguardo le relazioni… > preciso scrutando ogni minima mossa del mio amico.
Si volta e mi fa cenno con la testa come a chiedere quale sia il problema, così dopo aver preso un respiro dichiaro < vorrei andarci piano, semplicemente.
Non voglio e non credo soprattutto di potermi lasciare andare così come è successo con tuo fratello; non ora per lo meno ecco >.
< In un futuro potresti riuscirci? > domanda osservando le notifiche sull’Iphone.
Alzo velocemente le spalle, segno della mia enorme insicurezza e poi confesso < lo spero, ma non lo so se ce la potrei fare… Forse con l’aiuto di Harry ma bho >.
< Andiamo! Se Harry ti piace dovresti provarci, male che vada non avrai rimpianti > mi sprona il biondo scuotendomi una spalla in maniera decisa.
Annuisco e mi volto quando mi chiede senza peli sulla lingua < non è che magari in tutta questa storia c’entra mio fratello? >.
Scuoto la testa e mi affretto a precisare < no, lui non c’entra assolutissimamente >.
Mi guarda e sorride prima che io sputi la vera realtà di come stanno le cose < un po’ c’entra ovviamente. Anche perché non posso di certo dimenticare ciò che è stato per me >.
< È comprensibile ma non per questo deve continuare ad essere il motivo per cui non ti lasci il passato alle spalle per iniziare una nuova storia > afferma sicuro e convinto della sua teoria.
< Lo so, è che…È difficile da spiegare > sbotto massaggiandomi la testa che inizia a pulsare abbastanza fastidiosa.  
Sento le sue mani a contatto con i miei capelli e mi volto per ascoltare ciò che ha da dire < lo so che è difficile ma puoi farcela, io credo in te con tutte le mie forze Stephanie >.
Annuisco e sorrido grata prima di ribattere < la questione Bill è che sono io la prima a non credere in me, come posso solamente immaginare di voltare pagina? >.
Mi guarda e sta per dire qualcosa ma prontamente dico < sinceramente Bill non credo di voler voltare pagina, almeno non ora >.
Il mio amico strabuzza gli occhi e scioccato e perplesso domanda < come sarebbe a dire che non vuoi cambiare pagina? >.
< Hai capito bene > spiego sfregandomi leggermente le mani congelate ed intorpidite dal freddo.
< No, non ho capito bene. Perciò gradirei che tu mi illuminassi su questa cosa, ora > asserisce intimidatorio prima di portarsi una mano alla testa con fare teatrale.
< Cosa vuoi sapere? > chiedo come se non avessi bene in mente in che situazione mi sto per cacciare.
In realtà lo so bene, anzi…
Ma ho bisogno di sentire un suo parere e magari di seguire dei consigli da mettere così in pratica.
< Bhè… Tutto > confessa il biondo scuotendo i braccialetti che invadono il suo polso.
< Ascolta chiariamo bene una cosa: il mio scopo non è quello di tornare con tuo fratello sia ben chiaro > emetto sicura e decisa come non accadeva da una vita.
< E allora qual’ è? > mi chiede roteando gli occhi nocciola.
Qual è?


Non lo so, cazzo.


Cioè è…
Tutto, veramente.
E quando dico tutto è così.
Punto.
E basta.
‘Non dire che non c’entra Tom’ mi rimprovera la solita vocina del cazzo facendomi alterare parecchio.


Tom.


Sempre questa oh.

Non ne posso più e non lo dico tanto per dire.
Guardandolo negli occhi confesso < il motivo di tutto è lui >.
< Visto?! Avevo indovinato! > urla Bill sfoderando uno dei suoi sorrisini perfidi che tanto amo quanto odio in determinate situazioni.
Poi vedendo la sua felicità di fronte alla mia confessione cerco di spiegarmi nel miglior modo possibile < non riesco a buttarmi in una nuova relazione perché ammetto che mi fa parecchio strano pensare che sia io che lui stiamo uscendo con altri ragazzi.
E questa cosa mi tormenta letteralmente; pensare che quella ragazza magari andrà ad abitare con lui in quella che una volta è stata casa mia mi distrugge completamente.
Pensare comunque sia che le sue mani sfiorano un altro corpo, che i suoi occhi guardano semplicemente un’altra ragazza mi manda fuori di testa. Ma la cosa che mi manda di più su tutte le furie sono io; perché semplicemente per via di una situazione a dir poco surreale non mi lascio andare >.
< E questa cosa Harry la sa? > chiede Harry prima di ascoltare la mia risposta con una voce piuttosto accigliata < mhh direi di no, tu che pensi?! Vado da lui e dico: oh ciao Harry ci stiamo frequentando ma in realtà molte volte mi ritrovo a pensare a colui che dovrebbe in teoria essere il mio ex; ma è tutto apposto, risolverò… Passo e chiudo >.
Sorride e scuote la testa prima di asserire < non intendevo questo… Semplicemente chiedevo se ne hai mai parlato con lui di questa cosa >.
Alzo un sopracciglio e sbotto < no, mai >.
< Quindi se ho ben capito: tu vorresti provare a creare qualcosa con Harry ma sei bloccata perché mio fratello ti tormenta giorno dopo giorno come una presenza a dir poco inquietante > spiega il biondo facendo dei brevi cenni con la mano destra come a rafforzare la sua teoria.
< Diciamo così dai > ammicco al mio amico non tanto convinta delle sue parole.
Poi grattandosi il mento con fare distratto mi confessa < certo che sei complicata è! Alla fine di tutto io non ho capito una cosa, ossia perché Tom ancora ti tormenta… >.
< Io te l’ho detto… > tento di dire prima di essere interrotta da Bill che sputa < bhè non direi >.
Poi vedendo che non rispondo sfodera il cosiddetto asso nella manica e chiede incurante < lo ami? >.
Sgrano gli occhi al suono della domanda appena fatta.
Poi dopo essermi ripresa lo rimprovero < io non ho detto questo! >.
< Quasi… Per lo meno è quello che ho capito io > mi stuzzica Bill strizzandomi l’occhio.
< Certo che sei terribile! > grido tappandomi le orecchie a proteggermi da eventuali domande così mirate.
Poi mi volto mentre mi domanda < è vero? >.
Faccio un cenno con la mano, segno che non ho capito di cosa sta parlando e guardo in basso pronta per sorbirmi un’altra domanda.
< Lo ami? È semplice: sì o no > asserisce Bill prendendomi le mani per tranquillizzarmi.
< Io… Io ma che diavolo di domande fai? > chiedo cercando di riprendere il discorso fallendo miseramente visto che una voce alle mie spalle mi fa sobbalzare letteralmente.


La t u a voce precisamente.

Questa volta direi che sei stato una manna dal cielo.
Se non fossi arrivato sarebbe giunta l’ora della mia morte.


L’ora dell’esatta verità.



< Bill ti ho cercato dappertutto… Oh, ciao Stephanie > dice Tom abbastanza trafelato mentre si avvicina al gemello.
Faccio un breve cenno con la mano e guardo in malo modo Bill mentre ci guarda con uno strano sorrisetto dipinto sul viso.
< Che fate? > domanda Tom scrutando ogni minima mossa dei presenti.
< Nulla io e Steph stavamo parlando > risponde Bill guardandolo con fare disinvolto.
< Oh, come se non lo avessi capito già da solo! > esclama Tom battendo le mani come un bambino piccolo alla vista di un giocattolo nuovo di zecca.
< Stephanie si stava confidando > starnazza Bill mandandomi un bacio volante che non prendo.
Alza le sopracciglia e domanda < mi devo preoccupare? >.
Scuoto la testa e dico < lascia perdere Tom >.
< Lascia perdere? Cosa sta succedendo? > mi chiede scrutandomi silenziosamente.
< Nulla, veramente > sbotto abbassando lo sguardo per non perdermi nei suoi meravigliosi occhi.
Nelle sue profonde gemme color nocciola.
< Certo che siete veramente strani voi due è?! > domanda abbastanza ironico e sarcastico mentre un sorriso gli illumina il volto perfetto.
Bill storce il naso e sputa < tu sei strano, non noi >.
< Io sarei strano?! Io?! > chiede facendo una smorfia con la bocca prima di indicarsi con un dito con fare accusatorio.
< Tu, esattamente > asserisce il biondo serio.
< Cioè adesso sono io la persona da definire strana?! Tu sei completamente matto lasciamelo dire > confessa Tom beccandosi una gomitata in pieno petto da colui che in teoria dovrebbe essere il fratello minore.
< Tom… > cerco di richiamare la sua attenzione non riuscendo nell’intento visto che vengo interrotta da Bill che quasi urla < non osare darmi dello strano! Odio quando mi chiami così; sei un imbecille cazzo >.
Tom si massaggia il petto con la mano sinistra prima di sibilare minaccioso < non provarci nemmeno! Strano, strano e ancora strano… >.
< Bill > dico scuotendo leggermente una sua spalla per attirare l’attenzione.
Ma nulla, continuano così tra insulti e diminutivi che al sol sentirli pronunciare mi vene da ridere per quanto sono buffi e ridicoli.
Guardo prima il biondo e poi alzo lo sguardo per mirare il volto corrucciato del moro.
< Mi dici perché mi dai dello strano? > domanda Bill imperterrito ed agguerrito come non mai.
< Bhè semplice: vengo su dopo averti chiamato tremila volte al telefono e ti ritrovo a parlare con lei di un qualcosa che purtroppo non sono riuscito a capire > confessa Tom roteando gli occhi con fare drammatico.
 < Quindi hai origliato? > domanda Bill rosso in faccia come non mai.
< Se anche fosse?! > chiede beffardo Tom alzando la testa pronto a sfidarlo.
< Se anche fosse?! Se anche fosse?! Io ti uccido cazzo! > urla come una femminuccia Bill prima di alzarsi ed avvicinarsi al fratello con fare minaccioso.
Strabuzzo gli occhi di fronte alla scena e mi preparo al peggio.
< Cos’è dovevi dire dei segreti alla tua innamorata? > chiede Tom indicandomi per un secondo.
Bill si porta una mano alla tempia e ribatte prontamente < ma di quale innamorata parli? >.
< Stephanie! È ovvio > sbotta Tom prendendo diversi respiri.
Il fratello scuote la testa e ride prima di sibilare un sonoro < tu sei geloso marcio fratellino >.
< Non sono geloso! E non chiamarmi con quell’appellativo di merda > grida Tom spingendo leggermente suo fratello che fa un passo indietro prima di risistemarsi la giacca.
A contatto con la sua faccia gli domanda < dai ammettilo che è così: sei geloso vero? >.
Tom scuote la testa animatamente e poi asserisce malizioso < e tu ammetti che ti è sempre piaciuta, dai avanti dimmelo… Ora non devi nascondere i tuoi sentimenti dato che non stiamo più insieme >.
Vedo Bill alzare la mano pronto per colpirlo con quello che dovrebbe essere un sonoro ceffone ma subito mi alzo e mi metto tra i due prima di urlare abbastanza incazzata un < basta! Siete impazziti cazzo?!; ne ho le palle piene dei vostri battibecchi >.
< Lui ha iniziato > sbotta Tom a contatto con i miei capelli provocandomi un brivido lungo la schiena per la vicinanza.
< Bhè sai com’è tu spii ed origli caprone che non sei altro > afferma Bill portandosi i capelli all’indietro con fare distratto.
Poi vedendo che il fratello controbatte dice chiaro e sicuro < sei geloso, sei sempre stato geloso ma guarda un po’ lei ora è single…S i n g l e! Ficcatelo bene in testa >.
< Come se non lo sapessi già… Cos’è vuoi approfittare di tale situazione? > chiede il moro facendo dei cenni con la mano che non riesco a percepire.
< Sei uno stupido… > giudica Bill prima di prendere un bel respiro e spiegare come stanno veramente le cose < come puoi solamente pensare che io sia sempre stato geloso di voi due Tom? Come diavolo fai? Lei per me è una grandissima amica…
Una sorella! E tu che ancora sei convinto che io provi qualcosa per lei; non capisci mai un cazzo.
Prima stavamo parlando del fatto che Steph si trova in difficoltà ad affrontare la nuova situazione con il sorriso ed io le stavo semplicemente dando dei consigli, tutto qua >.
< È vero? > mi domanda Tom prendendomi per le spalle per farmi girare; annuisco e sussurro < sì è così e tu hai dovuto rovinare tutto come al tuo solito >.
< Io non volevo... > tenta di dire Tom prima di essere attaccato dal fratello che sbotta < oh come sempre! Tu non vuoi fare mai niente ma guarda un po'?! Alla fine fai sempre le stesse cose sbagliate dannazione >.
< Quali cosa sbagliate? Quali?! > chiede il chitarrista rosso in viso per lo sforzo di mantenere la calma.
< Bhè.... > inizia a pronunciare Bill prima di essere interrotto dall'urlo di Tom < non provarci nemmeno! Non con lei qui diamine! >.
Il biondo sorride beffardo e sputa senza pietà < ma lo vedi? Lo vedi che non ce la fai ad ammettere nemmeno a te stesso che ti manca fottutamente? >.
< Chi? > domanda Tom con la voce ridotta ad un sussurro.
Bill mi indica ed io mi sento completamente avvampare così mi volto e scuoto la testa prima di dire la mia < io ragazzi vado, dovete chiarire delle cose e sono di troppo >.
< Non sei di troppo > ribadiscono in coro i due gemelli cercando di fermarmi.
Scuoto la testa e flebilmente dico < sì invece… Ci sentiamo >.
< Dove vai? Fuori è buio Steph; non puoi andartene in giro da sola > urla Tom apprensivo come sempre.
Ascolto tutto ciò e senza dire una parola mi dileguo velocemente verso il piano inferiore pronta a prendere una boccata d’aria.
Dovevo farlo.
Non potevo rimanere lì proprio mentre si parlava di me.
Non ero e non sono pronta a sentire la verità di Tom.

Non ancora.

Con passo sicuro mi dirigo verso il cancello in ferro battuto e sonoramente lo richiudo come a voler sigillare la fine di questa stupida messa in scena.
Cioè come fa a pensare ad una cosa del genere?
È semplicemente… Da stupidi!
 Scuoto animatamente la testa mentre ripenso a tutto ciò che è successo questo pomeriggio, dalla chiacchierata con il mio amico per arrivare al battibecco tra le due persone più importanti della mia vita e mi soffermo sulle parole di Bill.
Dovrei provarci con Harry e lasciarmi alle spalle il passato e quindi di conseguenza Tom.
E devo dire che ha ragione.
Fottutamente ragione cavoli.
Non si può continuare così…
Non dopo aver assistito a questo battibecco che definirei quasi inutile.
Il sol pensiero che Tom possa pensare che tra me e Bill c’è da sempre stato qualcosa di più di una semplice amicizia mi fa male.
Mi fa male perché sa bene che nel mio cuore c’è sempre stato lui, nel bene e nel male.
Sa bene che l’unica persone che io abbia mai amato è stato lui.

Lui e basta; il resto non ha mai contato un cazzo.

E soprattutto sa bene che continua ad essere così.
Sa che non riesco a superare il tutto.
Lo sa perfettamente; come sa che alla fin fine ha fatto un enorme cazzata.
E dato che piano piano ci sta arrivando si sente in diritto di sparare cazzate sugli altri solo perché si sente una vera merda.
Questa è la fottuta verità.
Che lo voglia ammettere o no è proprio così e lui ne è a conoscenza.
Proprio per questo motivo devo darmi da fare e farmene una ragione dimenticandolo il più presto possibile.
‘Non vuoi dimenticarlo veramente’ confido a me stessa come una codarda.
Invece sì, voglio dimenticarlo.
E questa volta devo riuscirci costi quel che costi.
Non posso ma soprattutto non voglio ritornare a sperare in un futuro che magari non sarà più come prima.



Un futuro completamente diverso da come lo avevamo programmato prima.
Un futuro che quindi non avrebbe senso.



Un rumore.


Scuoto la testa lentamente e mi copro leggermente quando un brivido mi percorre la schiena.
Non so perché ma c’è qualcosa che mi inquieta in questo momento.
‘Voltati lentamente’ mi dico cercando di farmi coraggio.
Mi volto e mi guardo intorno cercando di capire quale possa essere la fonte di tale disagio ma nulla.
Non vedo nulla di che.
Accelero il passo imponendomi di restare il più possibile calma fallendo vertiginosamente.
Sento il cuore pulsarmi in una maniera incredibile e l’adrenalina scorrermi come non mai mentre la testa mi dice soltanto di camminare il più veloce possibile e soprattutto di non fermarmi mai per nessuna ragione.
Non so cosa sta succedendo ma sono sicura che ci sia un pericolo dietro di me e non mi spiego proprio come abbia potuto farci caso dato che stavo pensando a tutt’altro.
Tutte oggi è?
Una giornata di merda proprio cazzo!
Sento le foglie muoversi dietro di me segno inconfondibile che c’è una presenza alle mie spalle.
Deglutisco rumorosamente mentre prendo il cellulare e compongo il numero di Bill.
Aspetto dei secondi prima di chiamare e cerco in tutti i modi di calmarmi e di rassicurarmi dicendo che è tutto frutto della mia stupida immaginazione.
Ma questa volta so per certo che non è così.
Proprio no.
C’è qualcuno che mi sta inseguendo per qualche fottuta ragione che in questo momento non mi spiego.
Mi volto di nuovo e cerco di scrutare minuziosamente tutto quello che mi circonda.
Ma nulla.
L’unica cosa che riesco a scorgere sono le sagome degli alberi illuminate dai lampioni.
Per quanto riguarda tutto il resto… Solo buio.
Una cosa terrificante, sul serio.
Mi ritrovo ad emettere un gridolino strozzato quando sento correre alle mie spalle.
Mi preparo anche io pronta alla corsa più folla della mia vita e nel mentre penso a diverse cose mi ritrovo a correre disperata e a guardarmi le spalle in modo compulsivo.
I miei piedi, che di solito amo definire come pigri, in questo momento tagliano l’aria a forza di correre come degli ossessi.
Dopo circa due minuti mi ritrovo con il fiatone e con la milza che pulsa dolorante provocandomi delle fitte allucinanti a cui non so resistere.
Quanto manca per arrivare a casa?
Faccio più o meno due conti e impreco mentalmente quando mi rendo conto che per arrivare a casa manca un po’ di tempo.
Senza rendermene conto una lacrima sferza la mia guancia vibrando per diversi secondi a contatto con il vento.
Guardo il cellulare e compongo il numero di Harry ed aspetto che risponda.
Ma nulla.
Solo il fastidioso annuncio dell’operatore telefonico che mi avvisa che al momento non è raggiungibile.



Dannazione!


Accidenti a me e a quando non do mai ascolto alle persone che mi vogliono bene.
Aveva ragione Tom.
Ha sempre avuto ragione quando mi diceva di non andarmene in giro da sola di notte.
Ed io che non l’ho mai ascoltato anzi…

E così adesso mi ritrovo a correre come una disperata mentre qualcuno mi insegue rischiando di farmi veramente del male.
‘Non andartene in giro da sola è chiaro?’ mi rimprovera la tua voce con tono accusatorio facendomi sentire ancora di più una merda.
Annuisco e sussurro a me stessa < dai Stephanie ce la puoi fare, non mollare cazzo; non farlo proprio ora >.
E proprio mentre penso a come confortarmi sento i passi farsi sempre più vicini.
Mi asciugo velocemente un’altra lacrima e mi preparo ad affrontare la situazione che non si prospetta essere delle migliori.
Poi come una benedizione dal cielo scorgo in lontananza una macchina.
Mi illumino e ringrazio il Signore prima di rallentare leggermente e sbracciare con le mani facendo segno alla macchina che si appresta a fermarsi.
Trattengo il fiato quando vedo che si tratta di un taxi.
Senza aspettare due secondi salgo su e do le informazioni al taxista che mi guarda abbastanza perplesso per via del mio fiatone e delle lacrime che escono copiosamente dai miei occhi.
Come se mi avesse letto nel pensiero ricevo una chiamata da Bill che mi chiede apprensivo < Steph? Stai bene? >.
< Io… Sì, sì; sono su un taxi > chiarisco cercando di non far trapelare la paura che invece mi divora.
< Bene… Ero così in pensiero > confessa visibilmente sollevato mentre lo sento sbuffare sonoramente.
< Tranquillo sto bene Bill; appena sono a casa ti mando un messaggio > affermo sicura e decisa cercando di ridere ma non riuscendo nell’impresa.
< Ok, comunque con Tom tutto ok… Ora vado che suonano alla porta Steph > afferma con la sua voce calma.
Saluto frettolosamente, blocco il cellulare velocemente e porto una mano al cuore prima di chiudere gli occhi e ripensare all’accaduto di poco fa.
Di nuovo quella sensazione di ansia e disagio che mi fa tremare letteralmente.
Formulo diverse spiegazioni ma purtroppo alla fine non riesco a trovare una soluzione.


Vuoto completo.


Sbuffo e scuoto la testa prima di concentrarmi sulla strada pregando mentalmente di arrivare il più in fretta possibile a quella che anche se non è di certo casa mia amo più di tutto in questo fottuto momento.
Non vedo l’ora di riabbracciare la mia amica e perchè no pure il suo ragazzo.
Mai ho manifestato così tanta gioia fino a questo momento.
Un’unica cosa mi rattrista e mi rabbuia allo stesso identico tempo.
La persona che mi ha inseguito.


Non so chi sia…


Non so cosa voglia da me…

 

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Capitolo 16
*** Hug. ***


< Mi sei mancata > sussurra Harry a fior di labbra prima di baciarmi dolcemente.
Sorrido e dopo essermi staccata dico divertita < bhè vedo che non avermi visto per un giorno ti ha fatto un buon effetto >.
< Stupida! > esclama Harry prima di scompigliarmi i capelli.
< Tu sei stupido, non io > ribatto secca mettendo su un finto broncio giusto per fare un po’ la parte della bambina capricciosa.
< Allora siamo due stupidi > risponde prendendomi la mano per accarezzarla.
Annuisco e gli sorrido teneramente prima di domandargli < allora Bill mi ha detto che hai parlato con lui >.
Vedo Harry annuire e mi affretto a chiedere < e allora? >.
< E allora? > mi chiede da stupido come se non capisse dove voglio andare a parare.
< E allora… Voglio sapere cosa vi siete detti e di cosa avete parlato > asserisco scrutandolo negli occhi.
< È andata più che bene, è veramente una forza della natura cavoli! E poi ti vuole un gran bene Steph, dovresti esserne orgogliosa > mi confida mentre mi accuccio vicino a lui per stare più comoda.
< Direi proprio di sì, lo amo > dico senza esitare.
< Ah e così lo ami è?! > si lamenta Harry scuotendo la testa indignato.
Gli tiro un buffetto prima di affermare < eddai! Lo sai che non intendo in quel senso >.
< E allora? > mi chiede Harry.
< Lo amo di bene veramente…
Per me è come un fratello pronto ad aiutarmi in tutto e per tutto ma la cosa finisce lì; niente sentimenti oltre all’amicizia e al bene infinito che provo nei suoi confronti > chiarisco portando una mano avanti come a voler sottolineare il tutto.
< Oh lo so > afferma Harry divertito prima di beccarsi uno scappellotto dalla sottoscritta.
Poi dico retorica < e allora perché fai il finto offeso se lo sai? >.
Il riccio giudica con voce roca e sensuale < giusto per chiarire il concetto che sei mia >.
< E se non volessi? > chiedo divertita giusto per stuzzicarlo un po’ e prenderlo in giro.
< Bhè devi esserlo > sbotta il riccio facendomi un occhiolino fugace.
< Ma se non voglio non puoi obbligarmi > rispondo storcendo il naso con fare al dir poco buffo.
< Oh certo > mi sfida Harry muovendo le mani come a ricordarmi che devo farlo altrimenti me la vedrò con il solletico.
Scuoto animatamente la testa e mi affretto a dire < eddai stupido.
Lo sai che è così >.
< Cosa è così? > mi domanda Harry guardandomi attentamente.
< Che… > inizio a dire prima di essere interrotta dalla domanda che mi porge < che sei mia? >.
Annuisco e sorrido beffarda.
< Dimostramelo > mi provoca Harry schiudendo le labbra con fare sensuale.
< Mhh bella sfida ma so già che vincerò > dico maliziosa mentre mi alzo per avvicinarmi al suo viso perfetto.
Gli infilo un mano nei ricci e lo bacio prima lentamente per poi passare ad un bacio passionale.
Sento Harry ridere divertito ed emettere un urlo di piacere quando gli mordo il labbro inferiore facendo attenzione a non fargli male.
La sua lingua esigente ma allo stesso tempo dolce rincorre la mia in un abisso senza fine e sosta.
Sospiro quando la sua bocca si sposta sul mio collo e le sue mani accarezzano la mia schiena lentamente.
Con un movimento deciso mi ritrovo stesa sul divano con Harry sopra di me che mi guarda a dir poco famelico.
‘Ma che cazzo fai? Fai del sesso con lui quando sai bene che ancora pensi a lui’ mi ripeto scioccata e perplessa.


A lui.


Zittisco la mia coscienza e bacio di nuovo Harry come a voler dimenticare di tutto il resto.
Poi nel bel mezzo del cammin di nostra vita il fastidioso rumore del campanello interrompe il momento intimo che si era venuto a creare.
Grugnisco quando Harry mi guarda e sorridendomi dice < devo andare a vedere >.
Sto per protestare ma vengo zittita da una serie di baci che non ammettono nessuna replica; poi dopo aver scompigliato i miei capelli si alza e sistemandosi i capelli si avvia verso la porta per aprire.
Sbuffo infastidita e con un movimento repentino mi alzo e mi avvio verso la cucina per prendere un bicchiere d’acqua visto la gola arsa.
Volto appena la testa di lato cercando di sbirciare chi possa essere ma nulla.
Sento delle voci che non riconosco così decido di raggiungere Harry.
Mi armo di forza e coraggio e sorrido più del normale mentre mi avvio verso il soggiorno con il bicchiere in mano che trema leggermente non appena vedo di chi tratta.

Harry insieme a Katherine e…


T o m.


< Eccoti > dice Tom sorridendomi prima di fare un occhiolino.
< Ciao Stephanie > mi saluta Katherine scrutando ogni mia mossa come se avesse paura di quello che potrei fare o dire.
Faccio un cenno della mano e mi volto verso il riccio che spiega < Katherine ed io abbiamo pensato che magari potevamo vedere un film tutti insieme e così li ho invitati >.
Strabuzzo gli occhi per quello che ho appena sentito.
Cioè stiamo scherzando spero.
Noi quattro a vedere un film?
Sul divano?
Io, Harry e Tom e Katherine vicini?
Come una famiglia allegra e felice?


Non se ne parla!
Ma neanche se mi paga.

No.


N o.

No.
Non so come gli sia venuta in mente questa idea che a mio parere non è brillante ma a dir poco pessima.



P e s s i m a.



< Ehm Harry possiamo parlare un secondo? > chiedo guardandolo negli occhi furiosa ed arrabbiata.
< Certo > dice Harry prima di fare accomodare i due piccioncini sul divano.
Mi volto scocciata e mi dirigo in cucina seguita dal riccio che mi chiede < cosa c’è? >.
Cosa c’è?
Questo mi chiede che cosa c’è?


Ha anche il coraggio di farlo?


Prendo diversi respiri e mi impongo di restare calma per non prenderlo a schiaffi e poi chiedo < che cosa c’è? Ma ti rendi conto di cosa hai fatto? >.
Annuisce e sente la mia manfrina in assoluto silenzio < bhè non mi sembra! Ma ti pare il caso di invitarli qui con noi? Ma soprattutto ti rendi conto di chi sono? >.
< Certo, ma non danno mica fastidio > sbotta Harry perplesso indicando il soggiorno con fare teatrale.
< Il discorso non è che danno fastidio o no il discorso è un altro > asserisco scura in viso.
< Ossia? > chiede come se non arrivasse a capire la gravità della situazione.
< Ossia? Ossia che di là c’è il mio ex ragazzo idiota! Ti sembra che io posso vedere un film seduti tutti vicini come se fossimo un gruppo di amici? Ma cosa hai nel cervello dico io?! >.
< Steph non scaldarti tanto…
Katherine mi ha mandato un messaggio chiedendomi di passare del tempo insieme ed io ho colto il momento > spiega Harry portando una mano avanti come a volersi proteggere da una mia eventuale mossa azzardata.
< Ah Katherine! Sempre e solo Katherine > lo provoco storcendo gli occhi velocemente.
< Sei gelosa per caso? > mi domanda .
Scuoto la testa animatamente e mi affretto a spiegare < non si tratta di essere gelosi o no, si tratta che insieme a lei c’è Tom >.
Aggrotta la fronte e lo illumino < dovrei dimenticarlo diamine! E tu invece che fai? Me lo porti qui a casa tua come se niente fosse >.
< Qual è il problema? > chiede cercando di afferrare la mia mano che sposto prontamente.
Scuoto la testa e sibilo a denti stretti < il problema è che oddio! Non capisci è?! >.
< Sei tu che non ti fai capire > confessa Harry accigliandosi più del dovuto.
< Ah e così sarei io? Sentiamo: chi ha portato Tom qui? Io? > chiedo retorica e sarcastica.
< Sono stato io ma non capisco perché tu ti scalda così tanto > sbotta il riccio portando una mano tra i ricci.
< Non so proprio come tu non faccia a capirlo… > tento di dire prima di essere interrotta dalla sua domanda < e così mi stai dando dello stupido? >.
< Non ho detto questo > lo ammonisco osservandolo bene.
< Bhè ci mancava poco > sputa senza pietà.
< Forse non mi esprimo bene ma non mi sembra di averti insultato > asserisco scura in viso per tutta la situazione che si sta creando.
< Se non lo hai fatto forse lo hai pensato > mi provoca Harry.
< Ma come osi?! > esclamo furiosa mentre faccio per andarmene.
< Dove vai? > mi chiede scocciato.
< Non lo vedi? Vado via dato che questo non è il mio posto > indico tutto ciò che mi circonda alludendo al clima di tensione che aleggia in casa.
Sbuffa esasperato e tenta di fermarmi < dai non andartene >.
Mi volto e alzando un sopracciglio porgo la mia domanda < e cosa dovrei fare? Stare qui a casa con voi? >.
Annuisce ed io emetto abbastanza cattiva < no, grazie non ci tengo >.
< Certo che sei veramente pesante quando fai così! > urla Harry prima di avvicinarsi per afferrare il mio braccio con fare teatrale.
< Io non sono pesante! > emetto incazzata come non mai.
Come si permette?
Come?
Oddio il sangue mi sta ribollendo dentro e giuro che se non mi calmo scoppio sicuramente.
E se succede è la fine.
Vorrei spaccare tutto in questo momento.
Pure la sua faccia a dirla tutta.
< Lo sei > dice con un sorrisino da deficiente stampato in faccia.
Sto per controbattere e porre fine a questa stupida situazione ma vengo anticipata da Tom che entrato in cucina chiede se va tutto bene.
< Eccolo, è arrivato il cavaliere pronto a difendere la sua dama > sbotta nervosamente Harry guardandomi in cagnesco.
Congiungo le mani forzatamente come a volermi imporre di non perdere il controllo dei nervi e sibilo < non provarci nemmeno >.
< A fare cosa? > domanda beffardo.
< A dire certe stronzate > confesso rossa in viso.
< Perché non è così? > mi domanda.
< Harry direi che è il momento di farla finita > interviene Tom scrutando il ragazzo che ha di fronte.
< Altrimenti? > chiede il riccio come se fosse impossessato da chissà quale demone.
< Altrimenti niente > mi affretto a rispondere al posto di Tom.
< Bene, adesso fate pure combriccola > giudica Harry prima di annunciare < quindi potete anche andarvene >.
< Mi stai cacciando? > chiedo stupita prima di dire la mia < sai che c’è? C’è che me ne vado io senza che tu debba sforzarti >.
< Steph io non dicevo questo; cioè tu puoi restare… > tenta di contrattare il riccio fallendo.
Con passo deciso mi avvio verso la porta senza nemmeno degnare di uno sguardo Katherine e la sbatto con forza facendo tremare i cardini per la troppa rabbia che mi divora.

Ma vaffanculo!

Ma che cazzo vuoi?
Stai nel tuo che io sto nel mio.


È proprio vero che la vita non finisce mai di stupirti; come in questo caso esattamente.


Proprio così.


Sento una mano sul mio braccio ma non mi volto visto che già so di chi si possa trattare.
< Steph > sussurra Tom teneramente.
Scuoto la testa e lui ci riprova < Stephanie avanti voltati, ci sono io qui >.
Con lentezza mi volto e lo ringrazio < grazie Tom, fortuna che c’eri tu lì con me altrimenti gli avrei rotto il naso a quell’idiota >.
Ride divertito ed io rinforzo la mia teoria < guarda che non scherzo mica… Stavo per perdere il controllo visto come si è comportato >.
< Anche io mi sono trattenuto > ammette Tom sorridendo come solo lui sa fare.
Sorrido e chiedo < non dirmi che stavi per picchiarlo?! >.
< Quasi, sai com’è…
Mi ha fatto girare le palle il modo in cui ti ha trattata e se solo ci ripenso mi viene voglia di tornare indietro e dargli una lezione > confida sincero ed aperto mentre camminiamo l’uno affianco all’altro.
< Non so proprio cosa gli sia preso… Io ho solamente spiegato come stavano le cose: ossia che non mi sembrava carino che io e te passassimo del tempo insieme in un contesto totalmente diverso ma soprattutto nuovo > espongo la mia teoria mentre mi soffermo ad osservare ogni sua minima mossa.
Il mio ex ragazzo annuisce e mi conforta dicendo < hai perfettamente ragione; tu pensa che io non volevo neanche venirci.
È stata Katherine ad insistere e mi domando proprio perché >.
< Ah bho, qui mi sembra tutto un mistero > affermo cercando di calmarmi in tutti i modi possibili ed immaginabili.
< Come stai? > mi domanda il chitarrista visibilmente preoccupato.
Alzo le spalle e mi lascio sfuggire < mha in realtà non so cosa dire, è tutto così bho…
Strano, confuso e al quanto distorto; potrei stare meglio di certo >.
Poi chiedo < e tu? >.
Sbuffa leggermente prima di pronunciare < io ti sembrerà strano e so che magari può essere così…
Mi sento esattamente come te, confuso da tutto quello che mi sta succedendo >.
< Questa cosa allora mi conforta > sussurro quasi scaturendo la sua curiosità.
Così vedendo la sua faccia perplessa chiarisco < del fatto che anche tu ti senta così confuso >.
< Confusi a vicenda > dice Tom facendomi ridere all’improvviso.
Annuisco e mi volto quando Tom confessa < forse non dovrei dirtelo ma penso che Harry non sia quello giusto per te >.
< Io non lo so… > asserisco scuotendo la testa leggermente.
< Non prendertela è… Il mio voleva essere solo un consiglio > mi ammonisce Tom prima che scateni la mia ira funesta o che.
Gli sorrido per diversi secondi prima di annunciare < lo avevo capito e per questo ti ringrazio >.
Il moro mi sorride e scuote la testa quando il cellulare inizia a trillare insistentemente.
< Eccomi! Eccomi sta calma dannazione Kat > sbotta Tom portando il telefono vicino all’orecchio destro.
Sento la voce squillante di Katherine urlare diverse cose che purtroppo non riesco a capire così mi limito ad osservare il mio ex ragazzo che dopo diversi minuti urla dalla disperazione < senti adesso devo chiudere!
Non posso stare a parlare…
Sì sono con lei e non provare a rinfacciarmi questa cosa domani.
Sono qui perché ha bisogno di me
>.
Detto ciò furioso come non mai chiude la chiamata e sbuffa sonoramente.
< Che succede? > chiedo stando attenta a non essere troppo ficcanaso.
< Succede che mi ha ordinato di andarla a riprendere come se fossi un usciere e quando ha saputo che sono con te ha dato di matto > dichiara onestamente senza tanti giri di parole.
< Bene > dico seria come non mai.
< Benissimo direi… > dice Tom prima di confessare una cosa che mi spiazza letteralmente < inizio a pensare che frequentare un’altra persona sia stata la scelta più sbagliata che potessi fare >.
Annuisco perché gli do ragione.
Gli do ragione perché anche io mi sto rendendo conto di questa cosa.

Giorno dopo giorno.

Minuto dopo minuto.


Secondo dopo secondo.


Stando a contatto con Tom.


< Direi che hai espresso il tutto alla perfezione > enuncio storcendo la bocca.
< Può darsi… > sussurra con una voce flebile il moro che ho di fronte.
Mi guarda in modo strano con gli occhi che brillano.
Lo guardo e mi perdo nei suoi magnifici occhi ritrovando la pace, la serenità che purtroppo in queste settimane è venuta a mancare.
E solo adesso mi accorgo che non posso continuare così.
Non con i pensieri che mi frullano nella mente rendendomi debole e priva di emozioni.
Ho bisogno dei suoi abbracci, dei suoi sorrisi per poter andare avanti.
Ho bisogno dei suoi occhi.



Ho bisogno di l u i.



Semplicemente.
Come amico?
Non mi frega dico sul serio ma ho bisogno della sua presenza incondizionata nella mia vita.
Ho bisogno di sentirmi protetta ed incoraggiata allo stesso tempo.
E so che solo Tom può darmi tutto questo.
Solo Tom può salvarmi dal mio stato attuale.
Solo lui.



All’infinito.


Forse sbaglio a pensarla così ma sinceramente me ne sbatto altamente le palle se devo essere sincera ecco.
Forse sono un’egoista nel vero senso della parola ma anche in questo caso non mi fa né caldo né freddo.
Sarò egoista ma non mi importa un fico secco.
Costi quel che costi Tom deve far parte della mia vita.
Non come compagno?
Bene.
Come amico, consigliere, guida etc?
Mi accontento.
Sul serio.

< A che pensi? > chiede il ragazzo dei miei pensieri.
< A delle cose che devo risolvere in un modo o nell’altro > esprimo chiara.
Mi volto ed osservo Tom che annuisce lentamente.
< Sto pensando a come risolvere questa situazione > mi illumina storcendo la bocca in una smorfia.
Annuisco e alzo le spalle segno della mia immancabile indecisione; poi chiedo semplicemente < in che modo pensi di risolverla? >.
< Troverò un modo, devo farlo > dice deciso come sempre mentre io mi ritrovo a sorridere come una stupida.



‘Troverò un modo, devo farlo’.



Le solite parole Tom.
Le stesse identiche parole di una vita, della nostra vita insieme precisamente.
E tutto ciò mi fa ridere..
Mi fa stare bene nel vero senso della parola.
Ricordo ancora quando non sapevi come dire al mondo intero che avevi una ragazza.
Dicesti proprio quelle parole.
Senza aggiungere o togliere qualcosa.
Ed io ti ho creduto anche in quell’occasione perché semplicemente eri tu.
Come in questo caso.
Non posso fare nient’altro che assecondare le tue scelte e credere che tutto si risolverà; pur contro la mia volontà.
Pur contro le mie convinzioni.
E tutto questo solo per te.
Te.
Te.


Ancora te.


Sempre e solo te.

Mi volto non appena sento la tua voce domandare pacata ma allo stesso tempo ben definita < a che pensi? >.
Per la seconda volta la stessa domanda.
E per la seconda volta vorrei rispondere in modo vago.
Restando nell’anonimato quasi; ma non questa volta.
Non è proprio il momento ma una fiamma mi spinge a dire ciò che penso e che tengo dentro dal pomeriggio appena trascorso.
Così dopo aver pensato a delle parole per delineare al meglio il tutto confesso sussurrando < a te >.
La reazione di Tom è immediata; si gira e alzando le sopracciglia chiede < a me? In che senso? >.
< Nel senso che penso a te; semplice.
Penso a quanto sia stata fortunata ad averti ma soprattutto a quanto sia fortunata in questo momento > spiego mangiandomi le mani in silenzio.
Poi senza aspettare alcun tipo di risposta continuo con il mio discorso cercando di restare calma il più possibile < sai che c’è? C’è che niente al mondo mi farebbe più felice se non te Tom…
E pensare che purtroppo tra di noi ci sono delle barriere mi fa male; male da morire.
Come una lama affilata in petto che ogni tanto perfora sempre più a fondo.
Facendoti sempre più soffrire.
Rendendoti sempre più debole e piccolo.
Perché è così che mi sento se non ho te al mio fianco: piccola.
In ogni fottuta cosa e in ogni dannata verità quotidiana >.
< Wow > asserisce Tom portandosi una mano al volto.
< E con questo non voglio che tu confonda le mie parole Tom.
Perché mi farebbe ancora più male…
So che tra di noi è finita ed io questo ne sono più che consapevole.
Ma pensare che tra di noi non ci sarà mai un minimo di rapporto mi strazia l’anima.
Non voglio e soprattutto non posso continuare così.
Ti sto semplicemente chiedendo di provare a costruire un qualcosa… Qualsiasi cosa ecco.
Un minimo di rapporto: e se dovesse andare male amen, noi almeno ci abbiamo provato > spiego impacciata mentre inizio a tremare inconsapevolmente.
In questo momento non posso sopportare i suoi occhi indagatori, non dopo aver esternato tutto ciò mi tormenta da giorni ormai.
Non posso.
Semplicemente no, altrimenti crollerei o perderei la lucidità.
< Stephanie > tenta di dire Tom prima di voltarmi il viso con la mano callosa.
Dopo due secondi o poco più senza aspettare una mia minima reazione fa una cosa che mi scioglie veramente: mi abbraccia.
Mi abbraccia come se non ci fosse un domani.
Come se il mondo dovesse crollare da un momento all’altro.
Come se fossi l’unico appiglio a mantenerlo in vita.
Senza pensarci due volte lo stringo a me mentre sento il suo profumo invadermi le narici insistentemente inebriando i miei sensi già offuscati.
Lo stringo sempre più forte mentre sento il suo battito correre sempre più veloce quasi in sincrono con il mio.
Continuo a stringerlo tra le mie braccia fregandomene di tutto il resto per non so quanto tempo.
< Steph > mi sussurra tra i miei capelli provocando una miriade di brividi.
< Sono qui, shh > tento di infondergli coraggio.
Proprio quel coraggio che manca a me.
Da un po’ di tempo direi.
Ma in questo caso devo farlo, devo essere forte e coraggiosa; perché ha bisogno di me e di tutto il mio appoggio.
Ora lo so.
Ora lo so più che mai.

Mi prende il volto e mi guarda in un modo indefinibile quasi.
Non so come spiegare quello che sto provando, così mi limito a guardarlo fino a fondermi totalmente nelle sue iridi belle da morire.
< Perché? > chiedo semplicemente aspettando di sentire la risposta che forse mi cambierà in positivo si spera.
Quella risposta che mi farà tornare in me.
Senza alcun tipo di ansia o disagio.



Quella risposta che mi farà stare bene.


< Mi manchi terribilmente Stephanie, mi mancano le nostre cazzate, le nostre risate…
Tutto.
E soprattutto mi manca potermi confidare con l’unica persona veramente importante nella mia vita oltre mio fratello e i ragazzi.
Ho bisogno di sentire la tua presenza, di vederti vicino a me pronta a sorreggermi nel caso in cui dovessi cadere; pronta a batterti contro tutto e tutti.
E credimi, mi fa veramente rabbia non avere nessun tipo di rapporto con te; e tutto questo solo per colpa mia.
Sono stato un vero cretino, se non di più, a dirti di non volerci nemmeno provare.
E ti giuro che se ritornerei indietro non farei quello che ho fatto.
Ti avrei detto di sì e per quanto riguarda le conseguenze non mi sarebbe importato di nulla.
Veramente.
Ed ora sono qui a chiederti se vuoi provare a creare qualcosa insieme.
Mi sento veramente una merda ma ti prego sentiti libera di fare ciò che vuoi, mi rendo conto che forse ormai le mie parole non hanno più un senso o un peso
> spiega Tom con gli occhi che luccicano come delle fiammelle brillanti e potenti di luce propria mentre io mi porto una mano al petto sentendo tali parole.
Una lacrima solca la mia guancia ma viene prontamente presa dalla mano di Tom che si sofferma ad accarezzare la mia guancia per diversi secondi.

Se non minuti. . .

Poi sussurra in modo a dir poco flebile < scusa io non dovevo; forse è meglio che vada >.
Scuoto velocemente la testa mentre porto la mia mano sopra la sua e la stringo più forte che riesco a fare.
< No, non provarci nemmeno Thomas Kaulitz; perché da oggi ricomincerò a vivere e tutto questo grazie a te > asserisco sorridendo mentre vedo Tom fare la stessa cosa.
< Vieni qui > afferma mentre mi stritola in un altro meraviglioso abbraccio.
Ed io mi lascio cullare protetta e sicura tra le sue possenti braccia.
Mi lascio cullare come una ninna nanna melodiosa mentre tutto intorno a me svanisce.


Siamo solo io e te.


Il resto non conta.

 

 


 

 

 

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Capitolo 17
*** Stop, please! ***


< Stephanie! > urlano Georg e Bill all’unisono.
Mi sporgo dalla cucina e con non chalance alzo le spalle come a chiedere che cosa li turba così tanto da renderli inquieti come non mai.
< Secondo te?! > intima Georg passandomi il telefono con fare scocciato mentre con l’altra mano si massaggia le tempie doloranti.
< È tutto il pomeriggio che chiama! > afferma Bill sbuffando dalla disperazione estrema.
< Che chiamasse allora, non è un problema mio > dico abbastanza altezzosa prima di scusarmi velocemente per il tono brusco con cui mi sono appena rivolta.
< Non devi scusarti con noi Steph…
Non hai fatto nulla di male; però ti chiedo di rispondere e di mettere fine a questo supplizio, te ne prego > spiega Georg sorridendomi teneramente come ad infondermi l’ennesima goccia del coraggio che mi manca come sempre d’altronde.
Accidenti!
So che dovrei rispondere e dire una volta per tutta basta.
Ma non ci riesco.
Non dopo come si è comportato per lo meno.
Spaccherei volentieri la sua faccia e non sarebbe un bel vedere.
< Steph… > mi scuote Bill leggermente come a voler catturare la mia attenzione.
Mi volto e lo guardo prima di chiedere semplicemente cosa c’è che non va.
< Dovresti rispondere e una volta per tutte chiarire la tua situazione; è meglio per tutti e due > confessa il biondo sorridendo teneramente.
Annuisco e dico soltanto < forse hai ragione >.
Così dopo aver preso un bel respiro prendo il cellulare e con la mano tremante compongo il numero ed aspetto che risponda.
Uno squillo.
Due squilli.
Tre squilli.

Quattro squilli.

< Stephanie! Ero così in pensiero > squilla senza sosta la voce di Harry facendomi rabbrividire leggermente.
< Eccomi… > asserisco abbastanza flebile.
< Oh Dio se ripenso a quello che ti ho detto e soprattutto a come mi sono comportato mi sento male; ti giuro > esplicita Harry sbuffando sonoramente dopo un secondo.
< Senti… > inizio a dire prima di essere stoppata dalla sua voce che mi implora < vediamoci, ti prego così ne parliamo a voce >.
Sbuffo mentalmente.
Non ho per niente voglia di vederlo.
Non ho la forza ma soprattutto lo spirito adatto per affrontare ciò che scaturirà il nostro incontro inevitabilmente.
Ma so che devo farlo, perché ho bisogno di esternare ciò che penso per sentirmi finalmente in pace con me stessa e con il mondo che mi circonda.
Il momento della verità è arrivato ed io non posso più fingere di poter continuare una storia che non avrà mai un seguito e tutto perché ho capito di aver bisogno solo di una cosa per stare bene: sentirmi libera.

L i b e r a.

Nel vero senso della parola.
Senza costrizioni, senza pensieri che frullano senza sosta e troppo velocemente per i miei gusti.
Ma soprattutto senza una persona al mio fianco a cui rendere conto di tutti i miei comportamenti, giusti o sbagliati che siano.
Ora so che non sono pronta; non ora ecco.
Devo ritrovare me stessa e per farlo non devo essere vincolata da alcun tipo di problema.
Ed Harry purtroppo per lui è un problema ora come ora.
Per carità è un bravissimo ragazzo e so che anche se ha sbagliato non si merita tutto ciò che gli sto facendo ma per me è troppo.
O forse troppo poco.
Non è la persona che voglio al mio fianco.
Semplicemente perché non è quella persona.


Semplicemente perché non è Tom.


< Steph, ci sei? > chiede la voce roca di Harry facendomi sobbalzare leggermente.
< Sì, sì > mi affretto a rispondere prima di affermare sicura e decisa < comunque sia ci vediamo sotto casa di Julia tra dieci minuti così parliamo >.
Detto ciò chiudo velocemente il telefono e mi volto pronta a vedere le reazioni trionfanti dei miei amici; ma non accade nulla di tutto ciò.
Mi guardano impassibili e con dei sorrisi di conforto stampati sui visi perfetti e scolpiti alla perfezione.
< Dai forza e coraggio, puoi farcela > mi incita Georg alzatosi per abbracciarmi come solo un amico sa fare in determinati momenti come questo.
Esatto proprio come questo.
Oggi si chiuderà un altro capitolo, seppur breve, della mia vita.
È stato bello per quel poco che è durato perché Harry è un ragazzo d’oro ma purtroppo finisce lì.
So che devo ringraziarlo per avermi resa più forte rispetto a come ero invece quasi un anno fa; so che è grazie a lui se mi sono ripresa e mi sono rialzata pronta di nuovo a combattere per i miei ideali e le mie profonde emozioni.
Ma so anche che il suo lavoro non è servito a nulla.
Anzi.
Atterrata nella mia amatissima Los Angeles ho dimenticato tutto riguardo alle esperienze vissute, dalle più brutte alle più belle.
E con il cuore in mano devo ammettere che ho dimenticato anche il bene che mi ha fatto Harry.
È bastato solo uno sguardo.



Un fottutissimo sguardo con la persona che mi ha fatto più male in tutta la mia esistenza; con la persona che in teoria avrei dovuto odiare.


E che invece non ho fatto.
Mai.

Uno sguardo che ha fatto riaffiorare ricordi, emozioni, sensazioni indelebili ed incancellabili che hanno provocato tanta confusione ma soprattutto anche tanta felicità.



F e l i c i t à.



Esattamente, proprio così.
So che sembrerà strano e bizzarro ma non appena i miei occhi hanno incontrato le gemme più belle del mondo è come se tutta la mia anima avesse ricominciato a vivere.
Senza più nessun dubbio, nessuna incertezza.
È incredibile come sia potuto succedere ma è così.
Per quanto non lo abbia mai ammesso appena arrivata dopo il viaggio a Londra l’unica cosa di cui avevo veramente bisogno era Tom.
E continua ad essere così.
In un modo che non so spiegare; so che tra noi è finita ma ora che abbiamo chiarito e confidato con il cuore in mano di voler costruire un rapporto mi sento veramente viva.
Viva come non mai.
Pronta a scoprire cosa succederà domani e tutti i giorni a venire con il ragazzo di una vita.
Con Tom.
‘Sei una sciocca! Come puoi pensare che ti voglia abbandonare?’ ripete incessantemente la tua voce nella mia testa facendomi sorridere.
Mi ricordo benissimo quel giorno.
Come ricordo benissimo le tue mani dolci ed esigenti mentre accarezzavano i miei capelli più lunghi del dovuto.
Ricordo il mio entusiasmo nel vedere l’alba con colui che da lì a poco sarebbe diventata la mia cometa, la mia manna dal cielo.
Ricordo in maniera vivida e precisa i tuoi occhi brillanti e il tuo sorriso così spensierato mentre mi confessavi cose, aneddoti e momenti vari della tua vita passata.
È stato il giorno in cui ho capito veramente di voler diventare tutto per te; di voler far parte di quella ‘giostra’ chiamata vita insieme a te.
Il giorno dopo la grande notte come mi è sempre piaciuto pensare.
Ed effettivamente è stato proprio così.
Il giorno effettivo in cui abbiamo condiviso la nostra casa per la primissima volta.
‘Ma di cosa hai paura?’ sussurra la tua voce vicino al mio orecchio provocando diversi brividi.
Che sono una fifona nata si sa, penso lo sappiano anche i muri ma se non ci fossi stato tu quella notte non so cosa avrei fatto.
D’altronde era la prima volta che dormivo in una casa diversa dalla mia.
In una casa che in teoria costituiva un pericolo per la mia incolumità; e questa cosa mi spaventava, mi tormentava letteralmente provocandomi diversi incubi e paure varie tanto da svegliare Tom e chiedere di aiutarmi con la voce strozzata per l’ansia.
Se fossi stata al tuo posto non so cosa avrei fatto, forse ti avrei ammazzato o forse ti avrei semplicemente aiutato come tu hai fatto con me per fortuna.
Mi hai tenuto le mani, mi hai abbracciata, mi hai amata in tutte le possibili sfaccettature.
Mi hai protetta, cullata quando piangevo e baciata, accarezzata quando tutto ciò che volevo era sentirmi tua.
Farmi tua.
Una volta per tutte.
< Steph? Stephanie?! > mi scuote dolcemente Georg per farmi riprendere dal mio stato idilliaco e spensierato.
< Scusa ero sovrappensiero > spiego prima di voltarmi nella sua direzione.
< Tranquilla > mi conforta Georg facendomi un occhiolino fugace.
Annuisco e poi scuoto la testa prima di dire < sono confusa ed ho paura, non so proprio come potrebbe prendere la cosa >.
Georg sta per dire la sua ma Bill lo precede < non devi aver paura di nulla Steph, si tratta solo di essere sincera con te stessa ma soprattutto con lui >.
Ha fottutamente ragione, ancora una volta se devo essere sincera.
< Lo so, lo so ma comunque sia sarà difficile dirgli addio dopo aver passato tanti bei momenti insieme > confesso grattandomi velocemente la testa con fare distratto.
Vedo Bill annuire prima di esplicare diretto < non puoi farci nulla; soffrirà? Può darsi, ma è meglio che sappia la verità piuttosto che sperare in un sogno irrealizzabile o sbaglio? >.
< No affatto, mi dispiace moltissimo ma è andata così.
Ci ho provato fino alla fine ma non ho ottenuto i risultati sperati anzi... > spiego avvicinandomi alla finestra per scrutare il panorama circostante.
< Bhè vedi la cosa positiva > incoraggia Georg positivamente.
< Che cosa? > domando mentre alzo le spalle come a dire ‘non c’è nessuna cosa positiva in quello che dirò’.
< Finalmente tu e Tom avete chiarito ed è questo quello che conta di più > asserisce il mio amico sorridendo felice del fatto che i suoi due più cari amici abbiano fatto pace.
Diciamo che tutti i ragazzi sono felici di questa riappacificazione tranne una persona: Julia.
Non l’ha presa benissimo ma la capisco; si tratta pur sempre di suo cugino e pensare che starà male per colpa mia non la fa stare di certo meglio.
Anzi.
Ho provato a chiarire, a spiegare il perché di questa scelta a sua detta azzardata e troppo impulsiva per i suoi gusti ma nulla; niente da fare insomma.
E mi dispiace veramente tanto di questa cosa ma devo farlo per me stessa e non per lei; quindi spero per lei che capisca altrimenti non so cosa potrebbe succedere in caso contrario.
Per ora devo pensare solo a come dire tutto ad Harry e soprattutto a stare bene.
Nel vero senso della parola.
< Esattamente > mi affretto a dire ritornando al discorso principale ossia me e Tom.
< Non sai quanto sia contento > afferma Georg visibilmente emozionato dalla piega che stanno prendendo le cose negli ultimi giorni.
< Anche io! > sbotta offeso Bill mettendo su un finto broncio che tanto gli si addice.
< Oh ragazzi lo so; tutti contenti tranne una persona… > dichiaro abbastanza tristemente alludendo chiaramente alla mia amica e alla sua non presenza nel giorno della verità.
< Capirà, sai che lo farà.
Ti vuole bene e sai che non potrebbe fare a meno di te nella sua vita Steph > giudica il suo ragazzo stringendo leggermente il mio braccio sinistro con fare protettivo.
Lo guardo e con occhi indagatori domando apprensiva < e se non lo facesse? Se non mi perdonasse mai per quello che sto per fare al cugino? Non potrei vivere sapendo che la persona più cara della mia vita, oltre a voi ragazzi, non mi parla.
No non posso pensarci >.
< Oh andiamo Steph! Come puoi pensare una cosa del genere? Julia è tua amica e con calma si renderà conto che la tua scelta è la cosa migliore che potessi fare; e di questo ne è consapevole anche lei solo che… > emette il biondo torturandosi le mani con dei movimenti veloci come a volersi scaldare.
< Solo che? > chiedo.
< Solo che non lo ammette! Dai, andiamo veramente credi che non ti parlerà mai più? Stephanie ragiona suvvia! Non può vivere senza te > spiega il bassista scrutando ogni mia possibile reazione alle parole appena dette.
Effettivamente ha ragione, Julia ha bisogno solo di un po’ di tempo per metabolizzare la cosa ma poi tutto ritornerà come prima senza cambiamenti o sconvolgimenti vari.
E tutto ciò perché mi vuole bene come una sorella.
Punto.
Il resto non conta davvero.
Io ci sarò sempre per lei, così come lei ci sarà sempre per me.
Senza abbandoni o litigi di vario tipo.
< Ci credi ora? > mi chiede Bill avvicinandosi anche lui alla finestra per ammirare le macchine che sfrecciano ad altà velocità lungo la strada di fronte.
Annuisco e scrocchio una mano per rilassare i miei poveri nervi che ormai sono giunti al capolinea per via dei troppi avvenimenti accaduti.
< Steph è arrivato > confida Georg facendomi sobbalzare leggermente.
Mi volto verso la sua direzione e scorgo una figura vicino al cancello mentre attende sotto un ombrello azzurro splendente.
Non può che essere lui; i ricci sono inconfondibili così come il suo cappotto nero di lana.
Sbuffo sonoramente prima di infilarmi il cappotto per proteggermi dal freddo pungente del pomeriggio; poi con non chalance prendo dal porta ombrelli il mio ombrello e mi volto verso i miei amici quasi a volermi infondere coraggio.
< Avanti > mi spronano annuendo simultaneamente tanto da farmi sorridere per dei secondi.
Mi volto, apro la porta e percorro quello che mi sembra essere il più lungo dei percorsi fin ora provati.
Mentre mi avvicino sento l’ansia salire a dismisura e un senso di disagio opprimermi il petto come un mattone troppo pesante per i miei gusti.
‘Il segreto è restare calmi’ incito mentalmente come una pazza in un manicomio.
Calma.
Sì, devo restare calma.
Come faccio?
Come?
Harry mi sorride leggermente mentre apro il cancello in ferro battuto e lo richiudo con un movimento secco e deciso.
< Ciao > mi saluta mentre si avvicina per darmi quello che presumo essere un bacio.
Indietreggio leggermente e mi sforzo di sorridere mentre lo saluto cordialmente.
Poi senza aspettare altro chiarisco < dobbiamo parlare >.
Annuisce e giudica < qui fuori piove, se ti va bene possiamo farlo in macchina >.
< Ok, bene > dico mentre mi avvio verso la macchina che ormai conosco alla perfezione.
Una volta dentro non aspetta che io prenda la parola ma si fionda su di me e mi bacia succhiando e mordendo il mio labbro infastidendomi come non mai.
Con un movimento brusco lo allontano e dichiaro < Harry che fai?! Sono venuta qui per parlare non per altro quindi spostati >.
Vedo i suoi occhi scrutarmi prima di dire < non mi hai perdonato allora >.
< Ah! Perdonato? > chiedo sarcastica ed ironica allo stesso tempo.
< Ascolta non volevo dire quello che ho detto quel giorno ma…> tenta di spiegare prima che io ribatta secca < invece lo hai fatto >.
Sbuffa disperato prima che io lo zittisca con una mano < fammi parlare altrimenti perdo il senso del discorso.
Non ti sei comportato benissimo e questo lo sai spero; ma soprattutto sei stato veramente un’idiota a dire tutto ciò che hai detto trattandomi come l’ultima della lista invece che rispettarmi >.
Annuisce prima di chiarire < lo so, infatti in questi giorni non ho fatto altro che maledire la mia stupida lingua per aver proferito tali parole nei tuoi confronti ma ero veramente arrabbiato >.
Sgrano gli occhi e chiedo < arrabbiato?  E perché mai sentiamo?! >.
< Il motivo lo sai bene > spiega roteando gli occhi con fare teatrale.
Alzo le spalle come a sottolineare la mia non comprensione prima che Harry dica < Tom.
Il motivo è lui >.
< Tom? Gradirei sapere cosa ha fatto mai di tanto drastico da scatenare la tua ira funesta > domando alzando un sopracciglio più del dovuto.
< Mi irrita semplicemente > confessa visibilmente a disagio.
Faccio un cenno repentino con la mano come a chiederne il perché.
< Perché vedo che tra di voi c’è ancora qualcosa > giudica voltandosi nella mia direzione.
Sbianco e boccheggio per un secondo che a me sembra durare un’eternità.
Mi volto e dico di sasso < non è assolutamente vero >.
< E allora perché sei sbiancata all’improvviso? > chiede giustamente il ragazzo al mio fianco.
< Perché… Perché nulla > farfuglio alla ricerca di una spiegazione valida fallendo miseramente.
< Vedi? È così e non puoi negarlo > mi sprona il riccio.
< Basta così; sono venuta qui per chiarire delle cose e tra queste Tom non c’entra nulla > enuncio cercando di calmarmi inutilmente.
Vedo Harry annuire flebilmente prima di aspettare che io dica o faccia qualcosa.
< Dicevamo del tuo comportamento se non sbaglio: è stato inappropriato ed offensivo come puoi ben capire ma capisco e perciò ti ho perdonato… > inizio a dire prima che Harry mi blocchi ed urli stordendomi appena < Wuah! Mi hai perdonato allora, ti giuro che non lo farò mai più e se dovessi riprovarci ti dico che puoi picchiarmi a sangue e sbattermi per terra a forza di calci e non scherzo… Grazie Stephanie ti giuro e ti stragiuro che sono veramente pentito di tutto e puoi mettermi alla prova anche ora se vuoi >.
< Harry fermati > affermo sicura e decisa come non mai.
< Perché? Non posso essere felice? > mi chiede sorridendo apertamente tanto da mostrare i suoi denti perfetti e composti.
Scuoto la testa e prendendo un bel respiro confesso < ti ho perdonato e su questo ok, ma c’è una cosa che devo fare ora come ora >.
< Cosa? > domanda mentre scuote i ricci ribelli come a voler sistemarli.
Adesso come faccio?
Ho il cuore che batte troppo veloce e la testa piena di pensieri per lo più negativi e pessimisti.
‘Trova il coraggio Stephanie; devi fare ciò che è giusto’ ripeto costante e cantilenante come una filastrocca delle elementari.
Ciò che è giusto.



È veramente la cosa giusta?
La soluzione migliore?



‘Pensa alla tua felicità’ mi sprona la solita vocina che tanto odio.
Eggià devo pensare alla mia felicità ma in questo modo finirò per fargli del male e non voglio perché non se lo merita.
È un ragazzo speciale, originale e pieno di vita.
Ma soprattutto è un ragazzo che prova qualcosa per me.
Un ragazzo che mi vuole bene davvero.
Senza se e senza ma.  

Pensa a Tom’ sussurra dolce la vocina mentre la mia mente si riempi di ricordi indelebili riguardo alla persona appena citata.
Pensa a Tom.
A Tom.


Solo a lui.


< Ci ho pensato molto e sono arrivata alla conclusione che per noi non c’è speranza… > mi affretto ad enunciare prima che il riccio mi interrompa < mi stai lasciando… È così o sbaglio? >.
Sicuramente appaio come una codarda in questo momento ma proprio non ci riesco a guardarlo negli occhi.
< Stephanie rispondi > mi incita Harry alzando leggermente la voce per catturare la mia attenzione.
< Io… > dico senza speranze.
< Tu cosa? Avanti dimmi quello che devi dire e facciamola finita! > sbotta Harry grattandosi nervosamente la mano destra fino a farsi male.
Dopo diversi secondi passati nel silenzio più assoluto sento la sua presa ferrea sulla mia guancia prima di sibilare un < Stephanie cazzo guardami almeno! >.
Poi aumentando la presa mi volta verso di lui facendomi del male tanto da far scendere una lacrima.
< Ahia mi fai male > sibilo provando a parlare chiaramente.
< Non me ne frega un cazzo > sentenzia colui che non riconosco più essere il ragazzo dolce e gentile che ho conosciuto.
Con un movimento brusco lo spintono e mi porto una mano sulla guancia dolorante prima di confessare arrabbiata come non mai < sì ti sto lasciando, ecco tutto! Ed io che stavo trovando delle parole carine per non ferirti >.
< Tu cosa?! Sei una stronza! > urla Harry sferrando un cazzotto sul volante talmente forte da farmi impaurire come si deve.
< Io sarei la stronza? Io? Chi è che si comporta da pazzo? Sentiamo: io? O tu Harry? > chiedo accigliata ed incazzata dopo aver sentito le sue parole.
< E perché lo fai? Ahhhh! Te lo dico io il perché: per quell’idiota di Tom è così vero?! > chiede scuotendo la testa mentre la furia prende il sopravvento.
< Tom non c’entra nulla come ti ho detto > tento di spiegare prima che le parole di Harry mi lascino sconvolta < no, non raccontarmi balle.
Sta zitta almeno ed abbi la decenza di dire la fottuta verità: tu lo ami ma sei troppo codarda per ammetterlo >.
Scuoto velocemente la testa prima che una lacrima solchi la mia guancia tremante ed arrossata prima di giustificare < io non ho mica detto questo.
Non ti lascio per lui lo vuoi capire?
Lo faccio per me e per te…
Non riesco ad amare me stessa figuriamoci se possa riuscire ad innamorarmi di un’altra persona; so che non ti meriti tutto ciò ma è meglio per te che la finiamo qua una volta per tutte >.
Sento Harry ridere apertamente e questa cosa mi ferisce nel profondo del mio cuore perché capisco che non mi crede.
Che non crede ad una sola parola di quello che ho detto.
E questo perché pensa che io stia facendo tutto questo per Tom.
Non capisce che lo faccio per me e solo per me.
Me.
Me.




Me.



La riappacificazione con Tom non c’entra o forse sì.
Fatto sta che non devo nessuna spiegazione a nessuno; tantomeno a lui.
< Per me dici? Questa è buona! > grida senza sosta.
Mi guarda per dei secondi interminabili e poi chiede < perché? >.
< Perché te l’ho detto: ho bisogno di ritrovare me stessa > chiarisco limpida senza nulla da perdere.
Con la mano fa un cenno indecifrabile prima di sussurrare quasi < ti prego non raccontarmi balle, te ne prego >.
< Cosa vuoi sentirti dire allora? > chiedo aprendo un finestrino appannato più del dovuto.
< La verità dannazione! > pronuncia alterato il riccio osservando di fronte a sé come se fosse impossessato da un demone o che per lui.
Sbuffo spazientita e ripeto la solfara < è la verità >.
D’improvviso con la mano grande si riappropria della mia guancia stringendolo fino all’inverosimile prima di sibilare un < la verità è che lo fai per Tom non è vero? >.
Sto per negare e rispondere di no ma la sua presa forte e i suoi occhi impossessati mi fanno riflettere e così mi ritrovo a dire < sì, può darsi si tratti di lui, ecco >.
< Bene era quello che volevo sentir dire > confida annuendo leggermente prima di dire chiaro e preciso < mi fai schifo >.
< Tu sei pazzo… > asserisco scura in viso mentre sopporto il dolore lancinante che mi sta provocando.
< Io sarei il pazzo? Ah io? Chi sta lasciando chi sentiamo! Mhh tu! E tutto per cosa?
Per fare.. > emette il suo giudizio prima di interrompersi in maniera alquanto brusca.
Alzo gli occhi ed aggrotto le sopracciglia mentre attendo una risposta che mi lascerà sconvolta.
< Per fare la puttana, perché è questo che sei > sputa senza pietà con la voce roca da farmi venire i brividi.
Con un movimento preciso lascia la mia guancia ormai in fiamme e piena di lividi e si appoggia sul volante prima che io risponda alla sua provocazione < sai che c’è?
Non mi frega che tu sia il cugino della mia migliore amica anzi…
Sono venuta qui per concludere un rapporto che non faceva bene a nessuno dei due e tu mi baci, mi urli contro dopo aver sentito cosa ho da dire e poi per finire?
Mi fai del male?
Sei tu a farmi schifo e non il contrario.
Sei tu quello per cui non voglio lottare e penso onestamente che nessuno vorrebbe mai farlo visto che sei un mostro senza cuore.
L’unica cosa che ti auguro veramente Harry è di marcire all’inferno.
Solo questo.
Tu e la tua stupida pazzia e gelosia.
Sei un vero e proprio peso della natura, addio
>.
Detto ciò porto una mano sul cuore per cercare di calmarmi mentre sento Harry piangere disperatamente farfugliando delle parole incomprensibili e sconosciute; poi decisa apro la portiera e la sbatto il più forte possibile mentre mi avvio verso quella che è sicuramente casa mia.
< Steph…. Oh mio Dio! > urla Bill una volta entrata in cucina.
< Stephanie eccoti finalmente… Cosa diamine hai fatto? > mi chiede Georg preoccupato mentre mi sfiora la guancia dolorante.
Scuoto la testa e tento di dire che non è niente ma una voce mi precede < questo non è niente >.


T o m.


Tom si avvicina e mi sfiora la guancia dolcemente prima di chiedermi < ti ha fatta del male? >.
< Mhh in realtà sì, ma non voleva.
È accecato di rabbia ma tu non preoccuparti > spiego cercando di placare le acque il più possibile.
< Come faccio a non preoccuparmi? Come? Me lo spieghi?! Ti ha fatto del male dannazione! > urla il chitarrista mentre le sue mani iniziano a tremare.
Poi senza aspettare una mia riposta asserisce di sasso < è deciso: lo uccido >.
Scuoto la testa vigorosamente e mi affretto a prendergli la mano prima che possa fare qualche sciocchezza e finire nei guai.
Mi sorride dolcemente prima di sussurrare incredulo < ti ha fatto del male e tu mi stai implorando di non spaccargli la faccia; sei la persona più bella che potessi mai incontrare piccola e quello stupido deve ringraziarti solamente >.
Detto ciò mi abbraccia mentre mi accarezza i capelli mossi con movimenti decisi e dolci allo stesso tempo.
< Abbracciami ti prego; abbracciami fino a domani mattina > sussurra sul suo petto mentre mi lascio cullare come una bambina in cerca di coccole dai genitori.
< Tomi non me la spupazzare troppo in mia assenza! > grida Bill prima di dirigersi in bagno.
Con la coda dell’occhio vedo Tom roteare gli occhi mentre diciamo in coro < non cambierà mai! >.
 

 

 

 


  

 

 

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Capitolo 18
*** Remember. ***



< Io su quella non ci salgo > dico rimarcando bene lo stesso concetto da dieci minuti se non di più.
< Eddai non fare la bambina > mi sprona Tom abbastanza divertito vista la mia faccia buffa.
< Bambina? Ma quale bambina? > domando accigliandomi appena per l’appellativo che mi è stato evidentemente affibbiato.
Guardo Tom e scuoto la testa più e più volte come a voler imprimere la mia opinione riguardo questa situazione che mi sembra a dir poco surreale.
‘Vedrai ti divertirai oggi’ continua a ripetere la tua voce senza sosta come se le mie parole valessero meno di zero.

Mi divertirò?

Non ci credo manco se mi paghi.
Mi divertirò su quella cosa che va alla velocità della luce sferzando l’aria così tanto da farti mancare il respiro?
Che bel divertimento allora.
Scuoto la testa più volte, magari così si convince.
Il mio ex ragazzo mi guarda ed aspetta una risposta che non tarda ad arrivare < no, no, no >.
Rotea gli occhi e dopo aver appoggiato il casco sulla sua ‘piccola’, ossia come ama definire quel trabiccolo infernale, mi chiede < di che cosa hai paura esattamente? >.
< Io non ho paura… > tento di dire suscitando parecchia ilarità nel ragazzo che ho di fronte; poi dopo aver preso un bel respiro sputo la dannata verità < oltre alla velocità ho paura di un probabile incidente contro un albero, una macchina o peggio ancora contro un palazzo.
Sai quanti incidenti avvengono ogni giorno per merito della tua dannatissima piccola?
Troppo se si stimano le statistiche; ed io non credo di riuscire a superare il tutto se qualcosa dovesse andare storto… >.
Vorrei continuare all’infinito ma vengo interrotta da Tom che dolcemente mi chiede < ti fidi di me? >.



Ti fidi di me?



E certo che mi fido di te caro il mio Kaulitz.
Come potrei non farlo?
Non dopo quello che è successo; non dopo quello che abbiamo superato.



Non dopo quello che stiamo costruendo.



Con cura, devozione e soprattutto sentimento.
Annuisco flebilmente mentre sussurro un banalissimo < hai vinto >.
< Bene, allora monta su > incita sorridendomi mentre mi infila il casco di vernice nera stando attento a non tirarmi i capelli o che.
Sbuffo più volte prima di salire ed aggrapparmi a lui con una presa a dir poco ferrea.
Sto per insultarlo a gran voce per avermi fregata anche stavolta ma sono costretta a stare zitta e a sussultare non appena parte spedito come una freccia.
‘Mannaggia a lui e a quei benedettissimi occhi’ recita la mia coscienza facendomi sentire ancora più stupida di quanto io già mi senta.
< Stai bene? > domanda Tom guardando nello specchietto retrovisore.
< Preferirei essere a terra ma vabbhè diciamo che sto benino > sibilo osservandolo.
Lo sento sorridere prima di fermarsi ad un semaforo ed aspettare che scatti il verde.
Per carità nella guida è veramente bravo, non posso di certo negalo; però e c’è un però ovviamente continuo ad essere in ansia perenne.
Mi volto un istante per vedere dove ci troviamo e per poco non mi prende un colpo.
Vicino a noi, sulla nostra sinistra precisamente, vi è una Lamborghini rossa fuoco con all’interno una bionda mozzafiato che ci guarda in una maniera alquanto allucinante.

Aspetta…

Non ci guarda; lo guarda.
Osserva ogni minima caratteristica del suo corpo tonico e gli sorride sbattendo le ciglia finte a mo’ di cerbiatto.
‘Questa da dove esce?’ mi ritrovo a chiedermi con una punta di gelosia.
Appena appena velata.
È ovvio che sta flirtando, pff.
Subito guardo Tom che mi sorride e mi appoggia una mano sulla mia come a voler dire ‘sta tranquilla’.
Gliela stringo più forte che posso e gli bacio la nuca giusto per marcare il territorio.
Ok che non stiamo insieme, ok che ognuno fa quello che vuole ma suvvia non potevo di certo lasciarla lì a flirtare, spudorata come non so cosa, con il mio e sottolineo mio ex ragazzo.
< Dove andiamo? > chiedo una volta ripartiti ed aver preso una strada abbastanza desolata a me totalmente ignota.
< Ti porto nel posto in cui… > tenta di spiegare prima che il vento porti via le restanti parole della frase.
Lo guardo sbigottita e domando se può ripetere la frase alzando la voce di un tono più del normale.
Tom annuisce ed asserisce < dicevo che ti porto nel posto in cui mi rifugio quando ho bisogno di pensare; vedrai sarà fantastico >.
Mha.
Nel posto in cui si rifugia.
E soprattutto cosa vuol dire quel ‘quando ho bisogno di pensare’?
Pensare a che?
A che cosa?


A chi?


Mi frullano diverse domande per la testa ma per una volta decido che forse sarebbe meglio accantonare le mie numerose paranoie e godermi questo momento.
Sarà dura ma devo farcela.
L’ho promesso anche a Bill stamattina.
‘Mi raccomando sta serena e goditi il momento Stephanie, non fare come al tuo solito mi raccomando’.
Ha ragione, come sempre d’altronde ed io non posso che ringraziarlo per tutto quello che continua a fare ed insegnarmi ogni giorno.
Chiudo gli occhi e lascio che la brezza mi culli dolcemente mentre respiro lentamente come ad infondermi quella positività che purtroppo non è tipica del mio carattere.
Attraverso le mie mani sento Tom così rilassato da farmi sorridere; ama andare in moto e si vede.
Ama sentirsi libero in questi pochissimi istanti di vita.
E lo capisco, non posso di certo biasimarlo con la vita che conduce.
Non è semplice riuscire a conciliare lavoro e vita privata quando sei una star internazionale di successo.
Ricordo a memoria le tue considerazioni sul tuo lavoro Tom.
Ricordo esattamente le parole che mi dicesti quella volta al mare.
‘Sai Steph per me è difficile avere una vita privata senza dover far i conti con le fans, paparazzi, giornali e tour stressanti; vorrei stare con te tutto il giorno ma ahimè chi sono me lo impedisce’.
All’inizio è stata dura per non dire di più abituarsi ai tuoi ritmi frenetici ma poco a poco sono riuscita ad apprezzare i piccoli istanti, i piccoli gesti, le vacanze anche se limitate; insomma tutto.
Al diavolo i tour, i paparazzi e i giornali.
Ho deciso di seguirti e di amarti in tutto e per tutto.
Sei una star internazionale?
Bene, vorrà dire che la mia vita non sarà semplice ma piuttosto movimentata e questo mi va bene.
Mi va bene se ci sei tu al mio fianco.
Tu, Bill, Georg, Gustav, mio padre e Julia.
Oh Julia mia!
Se solo tu riuscissi a comprendere la mia felicità forse sarei al settimo cielo; ma ancora niente.
Non vuole vedermi e questa situazione mi sconforta parecchio.
Da un lato sono felice di aver ritrovato Tom, dall’altro mi dispero per non riuscire a riappacificarmi con la mia migliore amica.
Con colei che amo definire come mia sorella.
< Steph ci sei? > domanda Tom riportandomi alla realtà.
< Ehm sì sì, scusa stavo pensando ad una cosa > rispondo prima di osservarlo.
< A cosa? > domanda dolcemente prima di togliersi il casco e scompigliarsi i capelli.
< Oh siamo arrivati > boccheggio prima di scendere e sgranchirmi le gambe intorpidite dal viaggio.
Il moro annuisce divertito < esatto, ti ho avvertita che stavamo per arrivare ma eri distratta e presa dalle tue fantasticherie >.
Mi porto una mano davanti la faccia e mi scuso mentre mi faccio aiutare nell’ardua impresa di togliere il casco.
< Bhe, a cosa pensavi? > domanda sistemandosi i capelli in una coda frettolosa.
< A niente > asserisco decisa per poi sussurra < in realtà pensavo a Julia >.
Vedo Tom annuire mogio per poi esplicare < vedrai che si farà viva ne son sicuro >.
< Sicuro, sicuro? > gli domando piena di aspettative.
Annuisce e sorride sotto i baffi prima di borbottare un qualcosa che non riesco a comprendere come ‘e sarà prima di quanto immagini’ o qualcosa giù di lì.
Alzo il sopracciglio come a voler sottolineare il bisogno impellente di un chiarimento ma vengo subito interrotta dal bel ragazzo che mi sta davanti < vieni con me che ti faccio vedere una cosa >.
Annuisco ed afferro la sua mano che mi porge dolcemente prima di seguirlo impaziente come una bambina di due anni.
< Ecco > giudica facendomi mettere davanti a lui.
Mi volto più e più volte in tutte le direzioni possibili ed immaginabili e guardo estasiata Tom che mi sorride come solo lui sa fare.
Il panorama che mi si presenta davanti è a dir poco paradisiaco: Los Angeles illuminata in tutta la sua bellezza disarmante con milioni di stelle così vicine da toccarle con un dito.
A dir poco emozionante e commovente tanto che mi ritrovo a farfugliare un < è bellissimo Tom >.
< Sapevo ti sarebbe piaciuto > dice abbracciandomi teneramente mentre mi godo il suo profumo che lentamente mi inebria la mente, il cuore e lo spirito.
< Vieni con me > mi incita stendendo un asciugamano per terra e sdraiandosi sopra.
Lo guardo divertita e mi stendo accanto accucciandomi il più possibile accanto a lui per non sentire troppo freddo.
< Perché ridi? > mi chiede osservando ogni mia reazione.
< Niente > tento di dire scuotendo la testa diverse volte.
< Mhh ti conosco e se ridi un motivo c’è; avanti sputa il rospo > mi rimprovera con un tono di voce troppo dolce per poter risultare minaccioso ed intimidatorio.
Roteo gli occhi con fare teatrale e cerco di spiegare < mi fa ridere sta cosa perché anche Harry una volta mi ha portato a vedere le stelle >.
< Mhh > borbotta alzando un sopracciglio folto facendomi sorridere; poi gli dico < in quel parco >.
Lo vedo aggrottare la fronte per un secondo prima di illuminarsi.
Ha capito a quale parco faccio riferimento.
Infatti mi chiede balbettando < voi avete… Sì insomma avete?! >.
< Cosa? > chiedo prima di riprendere a parlare < vuoi sapere se siamo mai andati a letto insieme? >.
Annuisce e chiude gli occhi mentre aspetta la risposta che non tarda ad arrivare < no, mai; come potevo riuscirci? >.
< Sarà meglio per lui > asserisce sbuffando appena prima di confessare apertamente < il solo sentire nominare il suo nome di merda mi fa venire voglia di prenderlo a cazzotti >.
< Sta calmo > gli intimo mollandogli un buffetto sulla spalla.
Poi domando la stessa identica cosa < e di te e Katherine che mi dici? >.
< Cosa vuoi sapere? Sai già tutto > controbatte mettendo su un finto broncio che non gli si addice.
Scuoto la testa e lo rimprovero < non è vero, non so quasi nulla; tu per esempio sai più cose riguardo ad Harry.
Andiamo su: rispondi alla mia domanda >.
< Sul sesso? > chiede guardando una stella.
< Sul sesso > ripeto la sua stessa frase con fare sornione.
Vedendo il mio leggero tremore mi copre con un’altra coperta prima di raccontarmi brevemente < no, se lo vuoi sapere non è mai successo; contenta ora? >.
< Non ci credo > dico abbastanza incredula prima di continuare ad esplicitare la mia teoria < come può essere che non ci sei andato a letto?
Andiamo tu sei il Sexgott Tom, non è proprio credibile la tua versione.
È risaputa la tua fama e bhè detto tra noi eri anche single quindi non capisco perché tu non ne abbia approfittato come al tuo solito >.
< Ah ah ah spiritosa > sbotta il moro con un tono misto tra l’offeso e l’arrabbiato.
 Sbuffo e poi mi esprimo più chiara e precisa che posso < andiamo Tom, lo sai bene come andavano le cose quando eri single e non lo hai mai negato nemmeno di fronte a tua madre; perché negare tutto ora?
Non ne hai motivo, non voglio giudicarti credimi…
Era solo per domandare >.
< Perché è la verità che tu ci creda o meno: non ci sono andato in quel senso perché… > inizia a dire prima di bloccarsi letteralmente.
Poi prendendo coraggio < perché ogni volta che tentavo di approcciare mi tornavi in mente tu, le tue manie da complessata e tutto andava a rotoli.
Non riuscivo a pensare a Katherine perché tu eri sempre costante nei miei pensieri
>.


Sbam!

Colpita ed affondata Stephanie.



Trattengo un attimo il respiro e gli sorrido accucciandomi sul suo petto come un animale in cerca di coccole.
< Te lo avevo già detto ma te lo ripeto: mettermi con un’altra ragazza è stata la cazzata più grande che potessi fare > confida il mio ex a cuore aperto.
< Esatto, anche io la penso così; non dovevo ma bho in quel momento mi sono lasciata trasportare dal momento ed ho iniziziato una nuova avventura in preda alle ansia più acute e alle preoccupazioni più disparate > giudico senza pudore mentre guardo il cielo che ci sovrasta.
È veramente una notte magnifica con milioni di stelle che si affacciano brillanti e lucenti come non mai, le quali insieme alla meravigliosa luna vanno a rendere il cielo così pieno di vita da fare quasi paura.
Da Est, o presumo sia così visto le mie scarsissime capacità orientative, soffia una brezza fresca ma non abbastanza da essere considerata ‘ fredda’ o gelata che sia.
Sorrido guardando la mia bellissima L.A così piena di cose, così piena di attimi di vita che a raccontarli si potrebbe stilare un romanzo.
< Veramente bella è?! > domanda la voce di Tom riportandomi coi piedi per terra, annullando quindi ogni mia possibile fantasticheria notturna.
Annuisco e sento cosa ha da dire < e pensare che neanche volevi venirci >.
< Che stupida sono stata > emetto ricordando quell’esatto momento.
< Non darti della stupida quando sai benissimo di non esserlo, semplicemente non volevi abbandonare la tua vecchia vita ed era giusto così > tenta di confortarmi per non farmi rabbuiare ulteriormente.
Poi chiede retorico < ti immagini se non ti avessi convinta? Cosa faresti ora? >.
< Sarei sicuramente in un letto a piangermi addosso dopo essermi pentita di non averti seguito > dico sicura di me come non mai; lo guardo e gli chiedo sarcastica < questa meraviglia di città me la sarei persa e ciao sogni, speranze e bla bla bla.
Sarei una semplice ragazza di una cittadina troppo piccola in confronto alle altre che vive la sua vita noiosa e ricca di monotonia >.
Tom osserva il mio viso e sorride prima di asserisce < sei sempre la stessa, non sei cambiata di una virgola cara la mia Stephanie.
Vedi tutto nero quando tutto nero non è, è incredibile come basti poco per mandarti giù letteralmente, per lasciarti sprofondare e non deve essere così.
Magari saresti felice accanto ad un ragazzo e piena ugualmente di sogni, speranze e bla bla; chi può dirlo con certezza? >.
< Stai dicendo che assomiglio a tuo fratello per caso? > gli chiedo beffarda e consapevole della risposta imminente che riceverò.
Basta solo uno sguardo per farci ridere a crepapelle tutti e due perché sappiamo che peggio di Bill non c’è nessuno.
Nemmeno la sottoscritta, anche se come ha appena detto il gemello numero due ci assomigliamo moltissimo caratterialmente parlando.
< Bill la pecora nera lo chiamavano a scuola > confessa diventando serio tut’un tratto.
< Poverino che ingiustizia! > sbraito urlando un pelettino.
So della loro storia così come so degli episodi di bullismo che hanno dovuto subire nel corso dei diversi anni scolastici.
Me lo hanno raccontato in situazioni diverse tutti e due ma il racconto che più mi ha lasciata sconvolta per non dire traumatizzata è quello di Bill il quale ne ha subite veramente tante da star male.
Ricordo i suoi occhi leggermente ombreggiati dalle numerose lacrime in quel caldo pomeriggio di Agosto; subito avevo intuito che c’era qualcosa che non andava in lui quel giorno.
Troppo silenzioso, troppo solitario e soprattutto troppo menefreghista ed arrogante come mai è stato.
E solo dopo aver ascoltato i numerosi racconti ho capito il fottutissimo perché.



Il perché di tutto.



Giuro che se ci ripenso mi viene da piangere e forse lo avrei già fatto se non fosse per Tom che sta qui di fianco a me a leggere i miei dannati pensieri come un veggente di prima mano.
< Che ne dici di avviarci verso casa? > mi chiede leggermente infreddolito per via della brezza che a mano a mano si è fatta sempre più fresca.
Annuisco, afferro la sua mano per potermi alzare e sistemo le coperte mentre sento Tom parlare al telefono con qualcuno che purtroppo non riconosco.
Che sia la bionda di prima?
Giuro che se è quella la e lo uccido.
ma in special modo lo uccido.
Una volta per tutte.
‘La smetti di crearti filmini che non esistono?’ dico tra me e me sentendomi una vera deficiente mentre mi avvicino alla moto con fare distratto.
< Chi era? > domando una volta salita in sella ma invece di ottenere una rassicurazione o che l’unica risposta che sento è un misero ‘nessuno’.



Nessuno?

Nessuno?




Come può essere che nessuno ti chiami?

Sono forse stupida?
Vorrei dirgliene quattro ma decido di rimandare ad un’altra volta, così mi sistemo e mi aggrappo saldamente al bacino di Tomi come ama chiamarlo il fratello in modo scherzoso ma anche molto tenero.
< Non dirmi che hai ancora paura > mi schernisce facendomi arrabbiare.
< Pff sentiamo e da cosa lo deduci? > domando stringendo ancora di più la mia mano dopo esser partiti.
< Bhè da questo, quasi non respiro > dice tra una risata e l’altra; mollo un po’ la presa ma non di tanto e sentenzio < questo è il massimo che poso fare, accontentati >.
< Ah e comunque la mia non è paura, anzi,.. > tento di dire prima di urlare vista la velocità altamente eccessiva con cui ci stiamo muovendo.
La fortuna è che per strada non ci sono volanti della polizia o che altrimenti saremmo in prigione già da un bel pezzo ma vabbhè lasciamo stare che è meglio.
Apro un occhio che in precedenza ho chiuso, giusto per vedere il panorama che ci circonda.
Palme, palme e ancora palme…
Più in giù dovrebbe esserci il mare ma non ne sono così sicura da essere convinta.
Vedo dei ragazzi che fanno skate e delle ragazze intente ad osservarli, chissà magari sono delle coppie o che.



Proprio come me e Tom.



‘Un momento, voi non siete una coppia’ mi rimprovera la coscienza abbastanza autoritaria.
La zittisco dopo averle dato ragione e riprendo a guardare gli alberi e le case che sfrecciano senza sosta da entrambi le parti.
< Steph guarda lì, ti ricorda qualcosa? > chiede il chitarrista indicando con un cenno un’insegna alla mia destra.
Ovviamente.
Come posso dimenticarmi di quel posto.
È la discoteca in cui io e Julia andavamo a divertirci e sbronzarci come delle vere merde.
Mamma mia che ricordi!
Quante risate e quanti balli sfrenati lì dentro.
< Ti ricordo che mi devi un favore visto che l’ultima volta ti ho salvata da morte certa > urla Tom per permettermi di ascoltare.
Ha ragione, quasi me ne dimenticavo.
L’ultima volta che sono stata qui diciamo che non ero nelle condizioni migliori, anzi…
Ho pochi ricordi della serata a parte le mani di Tom che mi adagiano sul grosso letto coprendomi teneramente con un piumone non caldo ma qualcosa di più.
Ricordo di essere stata abbastanza male quella notte tanto da non accorgermi dove vi mi trovavo e soprattutto che la persona che mi stava aiutando non era Julia ma un’altra persona.
All’epoca eravamo solo dei semplici conoscenti che si erano ritrovati a far serata insieme per via di Georg e Julia che uscivano già insieme; quindi teoricamente non è che ti conoscessi benissimo ecco.
Però mi hai aiutata, hai sorretto la mia testa nel momento del bisogno e mi hai abbracciata per non farmi sentire freddo.


Il resto è storia. 


< Che serata > dico abbastanza divertita.
< Quello ci provava spudoratamente con te > asserisce Tom svoltando a destra.
Lo guardo dallo specchietto ed aggrotto la fronte aspettando che risponda < non dirmi che non ti ricordi del biondo >.
Scuoto la testa e rimango allibita se non scioccata quando confessa < se non intervenivo io ti avrebbe ficcato le mani dentro le mutande >.

O mio Dio.

Questa proprio non la volevo sentire.


Arrossisco portandomi una mano davanti al viso prima di chiedere < e poi? Poi cosa diamine è successo? >.
Tom grugnisce e senza tanti giri di parole esaudisce la mia domanda < poi gli ho mollato un destro e gli ho intimato di andarsene se non voleva fare una brutta fine >.
Rido mentre immagino la scena e poi pronuncio < eri già protettivo, oh che cucciolo Tomi! >.
< Non chiamarmi Tomi! > si lamenta come un bambino e poi confessa < diciamo che in quel momento ero come dire… Occupato, molto occupato ma appena ho visto la scena non ci ho capito più un cazzo e ti sono venuto a prendere >.
< Tu pensa hai lasciato una bomba sexy per me > lo stuzzico abbastanza orgogliosa.
Il moro annuisce e sussurra quasi < bhè anche tu eri bellissima quella sera, soltanto che non eri una tipa facile, anzi >.
Pronuncio un ‘grazie’ a mezzo tono ed annuso i suoi capelli profumati prima di osservarlo minuziosamente per dei secondi che sembrano infiniti.
< Bene, eccoci arrivati > asserisce rallentando a mano a mano davanti casa nostra.
< Ehm che ci facciamo qui?! > domando in preda all’agitazione totale.
< Shh non fare domande.
Entra e basta > suggerisce Tom avviandosi verso la porta bianca a me ben nota.
< Tom ma c’è la luce accesa, non è che sono entrati i ladri?! > espongo sentendomi una perfetta idiota visto che non ottengo alcun tipo di risposta.
Entro dentro con una paura quasi aliena e mi affretto a raggiungere Tom il quale si blocca in mezzo al grosso salone.
Faccio per chiedergli cosa sta succedendo ma vengo preceduta da una voce che strilla ‘Stephanie!!’.
Porto la testa indietro mentre la persona in questione mi stritola come non mai: Julia.
< Scusa, scusa, scusa se non mi sono fatta sentire né vedere ma dovevo sbollire la rabbia che avevo.
Non sono stata felice della tua diciamo rottura?!
Sì dai rottura con mio cugino ma quando Georg mi ha detto cosa ti ha fatto glie ne ho dette quattro.
Ah! Sì, sì certo che l’ho fatto! Sentiamo: cosa voleva fare quello scellerato riconquistarti? Ti giuro che stavo per morire e… >.
< Juls, sta zitta > brontolo ridendo mentre la stringo forte tanto da farmi mancare il respiro.
< Mi perdoni? > mi chiede tutta preoccupata mentre la rassicuro.
< Nessuno può dividerci, sappilo > le intimo sorridendole teneramente.
< Ehm, ciao Stephanie; ci sarei anche io il tuo caro no che dico carissimo amico Georg.
Potresti anche venire a salutarmi > grugnisce il mio amico.
< Non rompere > lo rimprovera la ragazza facendo scoppiare una grossa risata a tutti per il modo brutale in cui lo ha ammonito.
< Cioè tu sapevi tutto? > domando poco dopo a Tom che annuisce deciso.
< Che stronzo! > urlo prima di tirargli un pugno finto sul braccio; poi la mia amica mi domanda che cosa abbiamo fatto oggi, dove siamo stati e tante altre domande.
Non faccio in tempo a rispondere che mi trascina letteralmente sul divano pronta per l’ascolto delle mille avventure.
< Non ci credo, hai rivisto lo Shadow? Il nostro locale! > esulta la Julia iniziando a rimembrare scene passate.
Poi riporta a gran voce < è da tanto che non ci andiamo, dovremmo tornarci che ne dici? >.
< Direi che è assolutamente ora > impongo tutta eccitata all’idea di far serata tutti insieme-
< Georg, Tom > chiama Julia a gran voce.
< Che c’è? > domandano all’unisono i due compagni osservando le nostre facce allegre e spensierate.
Julia si sistema i capelli. Corre a baciare il suo ragazzo e poi annuncia < preparatevi ad una serata coi fiocchi >.
< Allo shadow? > chiede Georg portandosi la sigaretta alle labbra con fare alquanto disinvolto.
Annuiamo mentre Tom beffardo mi ordina < e tu attenta a non farti abbassare le mutande sta volta >.
< Ti odio > dico seria mettendo su un finto broncio che sfodero nelle migliori occasioni.
< Di quali mutande state parlando? > domanda maliziosa Julia guardando prima me e poi Tom.
< Della famosa serata > pronuncia il moro prima di guardare l’amico e fargli un fugace occhiolino < Georg se lo ricorda di sicuro >.
< Oh andiamo ero uno schifo quella sera, non puoi continuare con questa storia all’infinito > discorro senza sosta prima di essere abbracciata da Tom che scuotendo la testa replica < non cambierai mai, piccola bambina >.
Sto per rispondere a muso duro ma il mio telefono vibra segno di un imminente messaggio che prontamente apro.
Rimango di sasso mentre leggo ciò che vi è scritto; Tom accortosi mi chiede se c’è qualche problema ed io mi ritrovo a mentire come una bambinetta che ha combinato una marachella.
< Dai andiamo a farci un thè, così organizziamo tutto > propone Julia avviandosi di là.
< Arrivo > asserisco cercando di mascherare l’ansia che mi divora in questo momento.
Ripenso più volte al messaggio ma proprio non riesco a darmi pace.

‘Anche oggi ti ho vista, eri con quel bamboccio come sempre.
Volevo avvicinarmi poi mi son detto che avrò un’altra occasione.
Oh sì che l’avrò; intanto sappi che sono sempre dietro di te, anche se non mi vedi.
C’ero anche oggi in quel posto desolato in mezzo alle montagne con quella brezza meravigliosa ad accarezzarti i capelli.
Guardati le spalle che quando meno te lo aspetti ci incontreremo e non sarà bello’.



Rabbrividisco pensando all’ultima frase e mi impongo di stare il più calma possibile mentre dentro di me frullano un milioni di ipotesi.


Lo devo dire a Tom?

Chi è costui?
Cosa vuole e soprattutto quando si farà vivo cosa succederà?





< Steph andiamo, ti stai confessando?! > chiedono i miei amici in coro mentre parlano vivacemente.
< Arrivo, arrivo > enuncio prima di avviarmi in cucina e sorridere come se non fosse successo niente.

Come se non fosse mai arrivato quel dannatissimo messaggio.


 

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Capitolo 19
*** Drunk. ***



< Sei uno schianto cavolo > ripete Julia sorseggiando il suo drink con non chalance.
Stasera la mia amica si ubriacherà come una merda ed io ovviamente da brava migliore amica farò lo stesso se non peggio. Ho voglia di divertirmi, di non pensare a nulla ma soprattutto di stare bene con me stessa per un paio d'ore.
< Posso assaggiare il tuo long Island? > domanda la mora riportandomi alla realtà come sempre; sorrido divertita e intimo < se vomiti stasera ti uccido giuro >.
Scuote animatamente la testa e urla per farsi sentire < io sono una forte, questo non è niente in confronto a quello che posso scolarmi.... Lo sai bene >.

Mhh certo che lo so bene.

E lo so bene perché la maggior parte della volte quella che stava male ero proprio io; la ‘leggerina’ come mi hanno dolcemente soprannominata Julia e i nostri compagni di avventure.
Quanti drink bevuti senza pensarci due volte, quante risate, quante cadute e quante figure di merda in questo fottuto locale così pieno di gente diversa tra loro.
I momenti più belli li ho vissuti proprio qui basta pensare al primo incontro con colui che da li a poco sarebbe diventato il mio salvatore nel vero senso della parola.
 
Tom.
 
Tom, sempre e solo Tom.
 

< Steph ci sei? > mi chiede Julia scuotendomi il braccio con un’insistenza non sua, chiaro segno di un’ubriachezza sempre più accentuata.
Mi limito ad annuire e poi sorridendole tracanno tutt’un sorso il mio long Island come se fosse uno schiantino.
< Ora sì che ti vedo carica > dice entusiasta la mia amica prima di chiedere al barista un giro di vodka liscia.
Scuoto la testa e le sussurro un < tu sei matta, stasera mi farai vomitare così… >.
< Ma che ti frega?! Stasera la serata è in onore dei vecchi tempi e quindi di conseguenza dobbiamo bere fino a star male cazzo! > squittisce con una voce stridula e acuta più del dovuto.
Prendo il mio bicchierino e butto giù il liquido amaro come non so cosa pentendomi subito di ciò che ho appena fatto; senza aspettare un altro secondo ordino un altro giro di vodka liscia che butto giù mentre la mia amica mi sculetta animatamente davanti come se ci fossimo solo io e lei in discoteca.
Certamente.
Scuoto la testa e rido come una matta mentre mi lascio trascinare dalla mia amica nella pista illuminata di vari colori ottenuti dai flash e dalle mille luci appese in ogni angolo.
< Juls calmati! > urlo cercando di farmi sentire ottenendo una risata come risposta.
Praticamente sto parlando al vento.
‘Brava ora lo hai capito Stephanie’ mi ripeto per dei secondi che mi sembrano interminabili.
< Vieni saliamo sul tavolo > mi sussurra la ragazza che ho vicino che dovrebbe essere la mia migliore amica.
Non faccio in tempo ad annuire che mi ritrovo sul tavolo cercando di trovare un equilibrio che in questo momento non ho a causa dell’alcool in circolo.
Bene!

Grandioso.
Non vedo l’ora che arrivino i ragazzi almeno possono controllarci per bene senza che mi debba preoccupare di fare figuracce e cazzate varie.
Vedo la mia amica ballare come se non ci fosse un domani e mi convinco a fare l’unica cosa che in questo momento mi sembra la più corretta: bere.
Sono un pochettino ubriaca e forse dovrei fermarmi ma l’idea di essere così sana non mi va proprio.
Sono in quella fase intermedia dell’ubriacatura; la testa mi gira, le pupille sono leggermente dilatate e sento le gambe molto ma molto più leggere ma non come vorrei che fossero realmente.
Così dopo averci pensato per un secondo appena mi avvicino all’orecchio di Julia ed espongo la mia idea < senti io ho bisogno di bere almeno un altro drink quindi andiamo a prendere qualcosa così poi ritorniamo qua >.
Annuisce distratta e si avvia verso al bancone seguita dalla sottoscritta che fatica a mettere un piede avanti ad un altro.
Arrivate lì balbetta qualcosa di incomprensibile a Mark il nostro barista di fiducia, poi dopo poco si sporge verso di me e mi porge un bicchiere colmo di una bevanda che non riesco a riconoscere.
< Cosmopolitan > mi spiega Mark facendomi un occhiolino fugace.
< Bevi, bevilo, bevi, bevilo avanti bevi! > incita la mia amica aiutandomi a tenere il bicchiere mentre lo finisco in pochi sorsi.
Oggi si va a schianto Stephanie.
E che schianto sia!
Faccio un passo per raggiungere la mia amica e per poco non mi sfracello addosso al bancone.
Bene, forse sono un pochino ubriaca.

Ma poco, poco.
‘Sei una guerriera’ ripeto a me stessa tante volte da perdere il conto.
Magari così mi imprimo di non vomitare e di stare lontana dai guai.

Sì, pff.
Quando mai.


Rido mentre Julia mi porta sul tavolo dove eravamo salite prima e con un balzo a mio avviso felino salgo mentre la testa prende a girare vorticosamente.
Chiudo gli occhi e mi lascio trascinare dalla canzone che passano in questo momento cercando di non pensare a nulla se non a divertirmi.
 

.   .   .
 
In the night she hears him calling
 
In the night she’s dancing to relieve the pain
 
She’ll never walk away (I don’t think you understand)
 
In the night when she comes crawling
 
Dollar bills and tears keep falling down her face
 
 
 
She’ll never walk away (I don’t think you understand)
 

 
Prendo le mani di Julia mentre muovo il bacino a ritmo di musica mentre la mia amica si struscia addosso a me con fare sensuale facendomi ridere a crepapelle per le numerose face buffe.
Mi volto leggermente per vedere il resto delle persone in sala che si dimenano allo stesso modo e con la stessa intensità; ci sono persone che si baciano, si strusciano l’uno addosso all’altro, persone che ridono ma anche persone che piangono.
Con una velocità impressionante vedo dei ragazzi che si stanno avvicinando verso il nostro tavolo.
Quei ragazzi come ho appena definito li conosco bene visto che sono i nostri amici; riconosco Bill impeccabile come sempre con la sua giacca di pelle e la camicia bianca pura e casta, Tom con il suo solito look da playboy trasandato ma sempre chic e poi un’ esterrefatto Georg con un elegante total black che tanto gli si addice.
Con un braccio indico il ragazzo barbuto che si avvicina scrutando ogni mia minima mossa; sorrido portando la testa all’indietro mentre sento la mia amica sghignazzare felice < sono arrivati Stephanie e ci trovano in queste condizioni pietose, batti cinque sorella >.
< Juls che diamine stai facendo? Scendi subito da lì sopra > ordina Georg incredulo come non mai prima di avventarsi sulla sua ragazza.
Non faccio in tempo a controbattere per calmare il mio amico con qualche risposta esilarante per via delle braccia che mi prendono di peso per farmi scendere; so bene di chi si tratta quindi lo lascio fare.
< Mi dicevano che non sei ubriaca stasera > dice Tom avvicinandosi di qualche centimetro al mio orecchio per farsi sentire.
Sbiascico un < sto bene > non tanto convincente visto le numerose risate che provoco alla persona che mi sta davanti.
< Oh mio Dio Stephanie sei ridotta malissimo! > mi abbraccia Bill investendo le mie narici di un profumo maschile talmente buono da farmi girare la testa che ahimè già frulla abbastanza di suo per altre motivazioni.
Scuoto la testa animatamente e mi appoggio al braccio di Tom mentre mi sposto verso il mio amico biondo con una grazia che non si può definire tale.
< Sei peggio di quando ti ho conosciuta > mi sussurra Tom accarezzandomi dolcemente una guancia.
Alzo le mani a ritmo di musica mentre faccio un giro su me stessa, poi mi volto ed urlo ai miei amici < andate a bere, così ci divertiamo! >.
< Che cosa hai bevuto? > domanda Bill sistemandosi la giacca.
< Mhh poco, poco lo giuro > sbotto raccogliendo i capelli in una simil cosa che cade subito dopo.
< Sei finita > sentenzia Bill portandosi una mano sulla faccia.
< Io finita?! Perché dovrei esserlo?! > domando sarcastica come non mai aspettando una risposta che non tarda ad arrivare < hai anche il coraggio di chiedermi perché; ti ho chiesto cosa avevi bevuto non quanto Steph >.
Porto una mano sulla tempia, sbuffo e scoppio in una fragorosa risata mentre vedo la mia amica muoversi verso di me con fare a dir poco meccanico.
< Tom ti consiglio di tenerla d’occhio > inizia a dire indicandomi per poi continuare imperterrita < è uno schianto stasera e gli uomini potrebbero avvicinarsi e sai com’è voi due dovreste stare insieme perché siete così carini insieme che… >.
In un secondo contato Georg le tappa la bocca e le intima ridendo < sta’ zitta ti prego, non sono affari che ti riguardano >.
Guardo Tom che ricambia il mio sguardo con fermezza per osservare una mia possibile reazione che fortunatamente non arriva; poi domanda < allora ci dite che cosa avete bevuto? >.
< Mhh allora vediamo: vodka! > urla Juls affannata come se avesse corso per dieci chilometri.
< No, no aspetta un secondo! Prima della vodka io ho preso un long Island e tu due cosmopolitan o quello è dopo il maragarita? > chiedo alzando le braccia.
< Insomma avete bevuto poco mi dicevano > interviene Georg dando un tenero bacio sulla fronte sudata della ragazza.
Annuisco e inizio a ballare mentre vedo Mark con un vassoio colmo di bevute che intuisco essere dei ragazzi; faccio un fugace occhiolino a Tom mentre mi volto per riprendere a danzare con la mia amica che non si regge in piedi.
< Non posso crederci! > grida Julia stordendomi nel vero senso della parola.
< Stephanie cazzo, girati… > mi strattona per un braccio rischiando di farmi rovesciare la bevuta del ragazzo che passa in questo momento.
< Che c’è? > tento di chiedere prima di vedere di cosa si tratta o meglio di chi si tratta.
Senza esitazioni inizio a correre per andare ad abbracciare i tre ragazzi che ho di fronte: i nostri vecchi amici, i nostri compagni di scorribande.
Sam, Connor e Mark.
Era da una vita che non li vedevo e non dico fesserie.
< O mio Dio! Mark come stai? > chiedo quasi urlando felice come una Pasqua mentre sento lo sguardo vigile di Tom che mi trapassa la schiena come a dire ‘ti tengo d’occhio non dimenticarlo’.
Sento le mani di Mark stringermi fermamente mentre mi fa volteggiare più volte per ammirarmi.
< Steph sei sempre più bella > dice sorridendomi teneramente mentre mi dileguo per andare a salutare i restanti moschettieri della squadra che mi accolgono a braccia aperte e volti calorosi.
< Tu non hai ancora risposto alla mia domanda > emetto puntando un dito contro la figura longilinea del moro che mi guarda esterrefatto.
< Prima dovete dirmi cosa ci fate qui! > squittisce Juls facendo ridere tutti.
< Tu cosa fai qui? > domanda Connor abbastanza sarcastico pronto a sentire la risposta entusiasta della rossa < bhè non si vede? Per ubriacarmi e divertirmi come ai vecchi tempi >.
Annuisco quando Mark domanda se siamo belle avanti con l’essere ubriache; poi senza aspettare troppo li invito a seguirmi mentre mi dirigo verso Tom, Bill e un super preoccupato Georg.
< Ragazzi vi presento Bill, Georg e Tom > giudico indicando tutti i presenti.
< Chi sono? > domanda Tom osservando o meglio squadrando gli altri ragazzi con fare minaccioso.

Tipico di Tom.
Si sente in pericolo, ha paura che possano rubargli il territorio.

Pff.

< I nostri vecchi amici > scandisco bene rimarcando sull’ultima parola come a volergli infondere sicurezza; poi mi avvicino al suo orecchio e sussurro un < tranquillissimo, sono solo amici; non devi assolutamente preoccuparti >.
< Di te non mi preoccupo > asserisce guardandomi prima di spostare l’attenzione su Julia e Connor che ridono divertiti.


Ops.


Non ci avevo minimamente pensato che qui c’è una persona che magari potrebbe star male: Georg.
Conosco Julia come le mie tasche e so per certo che non farebbe mai nulla di sbagliato per ferire Georg, il suo grande amore.
Però è pure vero che si tratta di Connor con Julia; tra i due c'è sempre stata complicità e per un periodo più o meno lungo si sono frequentati senza impegno.
E non credo che Georg sappia di questa piccola (se posso definirla tale) parentesi; non mi preoccupa tanto Julia in sé e per sé ma in questo momento è ubriaca ed ho paura che possa fare delle stupidaggini di qualsiasi genere.
 < Dobbiamo controllarla > sussurro a Tom mentre la mia amica abbraccia Connor un po' troppo affettuosamente.
Il moro annuisce e mi chiede il perché della mia preoccupazione.
Faccio un gesto della mano come a dire 'storia lunga da spiegare' e mi avvicino mentre Tom domanda strabuzzando gli occhi < non mi dirai che sono stati insieme quei due?! >.
< Mh mh > mi ritrovo a dire mentre Mark, Sam, Connor e Julia mi chiamano a gran voce per fare un'altra bevuta.
< Arrivo > urlo per poi voltarmi verso il moro che dando un casto bacio sulla fronte si assicura che io stia attenta.
< Lo farò, tu intanto fa calmare Georg > dico osservando i suoi occhi color nocciola rassicuranti.
Con passo indeciso mi avvio verso i miei amici e sorridendo dico < andiamo >.
< Che prendi Steph? > domanda Mark una volta arrivati al bancone di vetro.
< Io un cosmopolitan > impartisce Juls al barista.
< Tu non dovresti bere Juls, magari è meglio che ti fermi > le consiglio caldamente sperando di ottenere un grazie in risposta che invece non arriva.
Scuote la testa e ridendo borbotta un < sei pazza?!
La festa è appena iniziata Stephanie; adesso si comincia a fare sul serio >.
Scuoto a mia volta la testa ed alzo le spalle mentre la mia amica ordina il suo drink tanto desiderato.
< Dicevamo? > chiede Mark riportandomi alla realtà.
< Che prendo un Cosmopolitan anch'io > asserisco sorridendo al barista che velocemente prepara il drink richiesto per poi porgermelo dolcemente; una volta preso mi volto verso i miei compagni e brindo con loro mentre il liquido inizia a scorrere lentamente lungo la gola facendomi arricciare la faccia per quant'è forte.
< Te lo ha caricato è?! > mi domanda Juls mentre ci avviamo in pista facendoci spazio tra i corpi sudati ed appiccicati che si muovono musicalmente con una sincronia perfetta a dir poco.
Senza accorgermene finisco in un batter d'occhio la bevuta facendo sì che la mia ubriacatura arrivi al top; infatti inizio a ballare e a battere le mani mentre chiudo gli occhi per godermi al meglio la sensazione di libertà che mano a mano si sta alimentando.

Tu tu tu tu tun
Tu tu tu tu tun tu tu...


'Non può essere vero, non può essere quella canzone' mi ripeto più volte bloccandomi letteralmente in mezzo alla pista.
Sono sicura che si tratti di 'love who loves you back' dei miei adorati ragazzi; non può che essere quella.
< Cazzo Stephanie! C'è la canzone dei ragazzi > mi abbraccia Julia suscitando un sorriso alla sottoscritta che è ufficialmente ubriaca fradicia da far schifo.
Bene, vai così Steph!
Senza indugi inizio a cantare con Bill e a muovermi sensualmente al suono della chitarra di Tom.
'Love who loves you back' borbotto mentre sento la mano di Mark toccarmi i fianchi.
In due secondi si mette dietro di me, mi stringe e mi infila una mano sotto la maglia.
'Autocontrollo' impone la mia coscienza facendomi riprendere all'improvviso.
Così tolgo la mano di Mark e voltandomi confesso < scusa Mark ma non posso... >.
< Perché? > domanda avvicinandosi al mio viso  tanto pericolosamente da provocare dei brividi lungo la schiena accaldata.
< Perché no > sentenzio infine mentre decido di tornare dai ragazzi di là i quali si staranno sicuramente preoccupando da morire.
< Stephanie > urla Julia attaccata ad un ragazzo che di primo acchito non riconosco; sento il sangue gelarsi mentre mi avvento sulla mia amica pronta ad insultarla pesantemente.
Se ha tradito quel ragazzo meraviglioso che è Georg io giuro su me stessa che la picchio anzi no, la uccido sul serio.
Per forza, non posso fare altrimenti.
Proprio mentre sto per insultare la mia amica mi rendo conto che il ragazzo in questione altri non è che Georg.

Sia lodato il cielo!
Fortuna.

< Steph, ti vedo male > asserisce il mio amico scrutandomi da capo a piedi.
Annuisco e scuoto la testa contemporaneamente prima di domandare dove si trova Tom dato che non è qui in questo momento.
Il bassista ride di gusto e indica dietro la colonna prima di affermare < se vuoi ti accompagniamo >.
Faccio un gesto fulmineo e mi avvio pronta a trovare il mio bel chitarrista.
Sento le gambe cedere ed emetto una risatina convulsa mentre la testa cade pesante in avanti.
Aguzzo la vista per osservare meglio e dopo dei secondi che mi sembrano interminabili lo trovo.
Si lo trovo che parla con una biondina.
 

Non può essere vero.
 
No.
No.



No.



Inciampando un paio di volte arrivo dai due che stanno parlando e con uno scatto scanso la biondina prima di proferire un secco 'vattene'.
< Non ti trovavo > dice Tom portando una mano sulla mia spalla scoperta.
< Bhe vedo che ti sei dato da fare > ribatto acida mentre sento Tom ridere a crepapelle mentre mi spiega < è parte del nostro staff, precisamente art director.
Sammy 30 anni, sposata da due con Andriuw >.
Sbuffo mentre mi do mentalmente della stupida.
Mi faccio sempre troppi film mentali e non dovrei.
Sono una deficiente cavoli!
< Comunque ho bevuto intanto che ti decidessi ad arrivare > mi sussurra alitandomi quello che dovrebbe essere un mojito.
Ridacchio mentre vedo Tom sbattere più volte le palpebre segno di un'allegria dovuta all'alcool.
.   .   .

So we'll piss off the neighbours

In the place that feels the tears

The place to lose your fears

Yeah, reckless behavior

A place that is so pure, so dirty and raw

Be in the bed all day, bed all day, bed all day

Fucking in, fighting on


It's our paradise and it's our war zone
It's our paradise and it's our war zone.



< Andiamo a ballare > sbiascico mentre lo trascino al centro della pista.
Non so come mi ritrovo a muovermi più sensuale di quanto vorrei mentre Tom in un primo momento mi osserva famelico leccandosi le labbra poi si avvicina e si piazza dietro di me mentre lascia che la sua mano mi stringa i fianchi.
Porto la testa all'indietro mentre la barba mi solletica il collo dolcemente e trattengo un sospiro di piacere quando sento la sua mano torturare il mio orecchio.
< Dobbiamo... > inizia Tom per poi essere interrotta dalla sottoscritta < fermarci? Esatto >.
Il chitarrista indica l'uscita ed io mi ritrovo ad annuire placidamente.
Magari così si calmano i bollenti spiriti Stephanie.
< Me ne dai una? > chiedo indicando la sigaretta che Tom si è appena acceso.
Sono sicura che sta per dire di no vista la faccia ma invece devo ricredermi visto che me la porge.
< Fortuna che siamo usciti > balbetto inconsapevole mentre sbuffo il fumo dalle narici.
Il ragazzo di fronte annuisce e sorride divertito.
< Perché ridi? > chiedo appoggiandomi alla ringhiera del balconcino per essere più stabile possibile.
< Niente > dice osservandosi intorno.
< Il tuo ridere non è niente > sbotto portando la sigaretta alle labbra.
< Ammetto che avrei voluto toglierti quel vestito lí in mezzo davanti a tutti, ecco > sputa puntando i suoi magnetici occhi nei miei.
Dopo due secondi scoppiamo entrambi a ridere ed io mi ritrovo a spiegare < come quella volta al mare quando ci hanno sgamato; la colpa è la tua visto che come sempre non sai tenerti le mutande >.
< Io so tenere le mutande > sentenzia Tom abbastanza acido; rido e mi scuso < non devi mica prendertela, caro il mio sexGott...
La mia era solamente un'affermazione >.
Vedo Tom ridere e capisco che sta bluffando alla grande < ma la faccia del titolare?
Cioè ne vogliamo davvero parlare? Era fucsia per l'imbarazzo >.
< Mamma mia è vero! Povero... > mugulo prima di accusarlo 'la colpa è stata la tua >.
Il moro scuote la testa più volte e poi intima < sta zitta che stasera sei uno straccio >.
< Non... Sono uno straccio, no non sono uno straccio > fatico a dire mentre mi gratto una tempia con fare teatrale.
Poi scoppio a ridere ed affermo < si sono ubriaca da far schifo ma va bene così >.
< E con Mark? > chiede all'improvviso Tom cambiando argomento talmente velocemente da farmi chiedere perplessa < chi è Mark? >.
< Come chi è Mark? > allude Tom indicando la discoteca alle sue spalle.
< Ah... Quel Mark > asserisco capendo di chi si tratta.
< Comunque te l'ho già detto siamo solo amici >.
< Sicura? > mi domanda alzando le sopracciglia folte più del dovuto prima di insinuare < a vedervi così non direi... Sembrate piuttosto intimi direi >.
Scuoto la testa ed annuisco di conseguenza quando il moro chiede per l'ennesima volta se siamo amici.
< Steph, eccoti cazzo > sbotta un ragazzo alle mie spalle che conosco molto bene.
< Eccomi > mi ritrovo a dire mentre Tom sussurra un < parli del diavolo e gli spuntano le corna >.
Lo zittisco e gli tiro un cazzotto leggero sul braccio poi voltandomi verso Mark asserisco < sono uscita che avevo bisogno d'aria >.
Vedo Mark annuire e poi affermare un 'dobbiamo parlare'.
< Allora vado > tentenna Tom guardando nella mia direzione.
Gli prendo il braccio come a dire 'fermo' mentre Mark mi guarda dubbioso.
< Vorrei parlarti da soli Stephanie > supplica Mark osservando Tom.
< Ehi > mi conforta Tom toccandomi un braccio per poi riprendere a parlare < io ti aspetto dentro fa con calma >; poi rivolgendosi a Mark lo avvisa di tenermi d'occhio visto le mie condizioni.
< Allora tu e Tom presumo che...? > chiede serafino Mark una volta che il moro se n'é andato.
Alzo un sopracciglio e una volta ascoltata la domanda mi affretto a spiegare < oh no no, io e Tom nulla... Non stiamo insieme >.
< Allora perché ti sei scansata prima quando ballavamo? > chiede Mark sorridendomi dolcemente.
< Perché te l'ho già detto che non posso > dico seria guardando in basso.
< È per via di Tom? > domanda il mio amico facendo sì che la mia risata riempi mezzo locale < ti pare che è per Tom?
Noi due Mark siamo amici e gli amici non fanno quelle cose.
Io ti voglio bene ma nulla di più >.
< Quindi c'entra lui > ripete insistendo.
Scuoto la testa, sbuffo ed affermò < è il mio ex, tutto qua >.
< Ah ah lo sapevo che avevo ragione > mi stuzzica Mark prima di sentenziare < volevo scusarmi per prima, non so cosa mi sia preso.
Hai ragione tu sul fatto che gli amici non si comportano così, anche perché ti considero un'amica ma nulla di più' >.
< Bene allora, pace fatta > dico facendomi aria con la mano.
Ammetto che mi sto sentendo male, il vomito è alle porte purtroppo.
Ma non posso perdere così come una schiappa.



No e no.


< Possiamo parlare di te e del barbuto allora? > domanda inarcando le labbra in un sorriso da mozzare il fiato.
< Chi è il barbuto? > chiedo perplessa o semplicemente ubriaca.
< Tom >.
< Non c'è niente di cui parlare Mark > mi giustifico portando le mani avanti.
< Mhh non credo non ci sia nulla di cui parlare, sei tu che non vuoi parlarne in caso > continua a stuzzicarmi facendo un' occhiolino veloce.
< Veramente... > tento di dire fallendo poi cercando un autocontrollo che ormai non ho più rivelo < ascolta sono ubriaca, non riesco a mettere insieme due frasi in croce come posso parlare di un argomento così complesso? >.
< Ti ha lasciata lui? > chiede avvicinandosi di qualche metro.
Annuisco debolmente e poi senza aspettare la fatidica domanda rispondo < il perché è lungo da spiegare, diciamo che forse è andata meglio così Mark >.
Poi toccandogli un braccio gli dico sincera piú che mai < sto bene così veramente, il resto si vedrà >.
< Sei sempre la solita > confessa il mio amico facendomi ridere.
Scuoto la testa più volte e provo a difendere la mia reputazione mettendo su un finto broncio < io non sono sempre la stessa >.
Il mio amico sta per riprendere la parola quando viene fulminato da una moretta che lo guarda languidamente dal muretto di fronte a noi; guardo Mark letteralmente rapito o meglio stregato e decido di lasciarli soli così magari possono conoscersi meglio.
< Tu sei sempre lo stesso > gli intimo facendo riferimento alla moretta; detto ciò mi avvio dentro mentre ancora una volta mi ritrovo a ridere come una cretina senza un motivo valido e ragionevole.
Mannaggia a me e a quando mi ubriaco così come una merda.
Non so dove potrebbero essere i ragazzi e questa cosa mi preoccupa non poco visto le mie scarsissime condizioni.
Cerco nella prima sala ma niente così mi dirigo nella seconda e poi infine nella terza dove finalmente li trovo intenti a ballare in gruppo.
Passo dopo passo li raggiungo anche se a fatica e mi lascio travolgere dalla musica mentre i miei amici mi fanno volteggiare come se fossi una trottola volante ritrovandomi a ridere ed accasciarmi in due per il troppo mal di pancia.
< Sto...male > dico tutt'un fiato appena mi rialzo.
Sento il vomito farsi sempre più vicino segno indelebile che stasera ho veramente esagerato per non dire di peggio.
< Vuoi che ti porti fuori? > mi chiede Tom prendendomi il viso bianco come un cencio.
Annuisco o meglio provo dato che non mi reggo più in piedi, così mi aggrappo alle braccia di Tom mentre mi porta fuori spintonando chiunque si metta in mezzo per raggiungere al più presto l'uscita.
< Andiamo... là > farfuglio in maniera incomprensibile all'orecchio di Tom che mi porta il più lontano possibile dal club per non dare troppo nell'occhio.
Tempo due o tre secondi al massimo mi ritrovo a vomitare accasciata per terra mentre Tom mi tiene i capelli premurosamente.
< Non dovresti... Non dovresti dovresti guardarmi ridotta in questo stato > asserisco allontanando la sua mano mentre un altro conato mi costringe a ripiegarmi su me stessa.
< E come potrei lasciarti qui ridotta così? > mi domanda riprendendo i capelli e tamponandomi la fronte con le mani grandi e fredde.
< Hai ragione, faccio veramente schifo; prometto di non bere mai più fino a ridurmi in questo stato > dico tutt’un fiato provando a rialzarmi.
< Che ti serva da lezione, leggerina > stuzzica Tom ridendo.
< Io non sono una leggerina > dico asciugandomi la bocca sporca.
Sento Tom ridere e questa cosa mi fa capire quanto non creda alle mie parole.
Provo a dire che sto bene e che non sono affatto una stupida leggerina ma devo ricredermi e tenermi tutto dentro prima che un altro conato mi scuota dalla testa ai piedi.



Maledizione Stephanie.

Maledizione.



 

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Capitolo 20
*** Dad? ***


< Stephanie > ripete Tom per l'ennesima volta da almeno dieci minuti se non di più.
< Mhh > mugugno girandomi verso l'altra parte chiaro segno che non ho la minima voglia di alzarmi o fare qualsiasi altra mossa.
< Stephanie devi alzarti e subito > marca bene Tom concentrandosi sull'ultima parola come se fosse di vitale importanza.
Anche se a fatica mi volto e alzando un sopracciglio chiedo nervosa < che c'è? >.
Vedo Tom indicare la porta e asserire < devi andare a vedere di chi si tratta, ora >.
Sbuffo sonoramente e mi tiro su da quello che è stato il mio compagno questa notte salvandomi da morte certa ossia il divano di casa di Tom; dopo aver infilato le ciabatte mi volto e arcigna punto un dito contro il moro < se non è un'urgenza e tu mi hai chiamato così senza un valido motivo, ricordati Tom Kaulitz che ti strapperò le budella e me le mangerò >.


Oh diamine.

Porca miseria, questa non ci voleva ma proprio no.

< Papà?! > chiedo perplessa una volta aver realizzato che non si tratta di un sogno o di una qualche sorta di allucinazione dovuta all'alcool che ho trangugiato allegramente ieri sera.
< Eccoti, pensavo fossi morta > sbotta con un tono misto al preoccupato e al furioso.
< Bhè, forse dormivo? > domando alzando le braccia.
< Oh cara la mia Stephanie perdonami se ho provato a chiamarti e non ho ricevuto risposta > afferma avvicinandosi di qualche centimetro; poi sorridendo continua < così ho avuto la brillante idea di chiamare Tom che fortunatamente mi ha risposto; non iniziare con la predica sul 'ci siamo lasciati e blablabla' che per carità mi viene mal di testa >.
< Tu sei completamente fuori > enfatizzo portando una mano sulla tempia dolorante.
< Io? La fuori di testa sei tu che ti riduci in quello stato > ribatte deciso e fermo come una roccia.
< In che modo mi riduco scusami? > domando allibita guardandomi da capo a piedi.
< Bhè, ti ubriachi come una merda figlia mia e poi pretendi che il mondo stia zitto, cauto ed aspetti che sua maestà si riprenda per bene >.
Scuoto la testa più volte facendo sì che grugnisca a causa del troppo dolore.
< Ecco, lo vedi? > domanda ironico prima di abbracciarmi e stritolarmi per dei secondi che sembrano interminabili.
Poi spostandosi confessa < puzzi di alcool talmente tanto da sembrare una distilleria, dovresti farti una doccia cara >.
< Non mi sembra il caso adesso, dopo provvederò grazie > rispondo acidamente prima di annusarmi i capelli che effettivamente sanno di long island ormai secco.
< Allora si fa colazione? > domanda mio padre avviandosi in cucina lasciando me e Tom spiazzati completamente.
Mi avvicino a Tom e gli chiedo scusa < Tom scusami ma papà si comporta come se fosse casa sua e non lo è; speriamo finisca presto questa tortura che dopo voglio ributtarmi nel letto e salutare il mondo per almeno ventiquattro ore se non di più >.
< Stephanie cara, metti su il caffè > impone mio padre facendomi storcere il naso.
< Ah, uno anche per Tom > riordina come se niente fosse.
< Non sono una cameriera > borbotto abbassando il volume della voce mentre preparo i caffè richiesti per i due uomini presenti all'interno della stanza, mentre per me preparo un cappuccino abbondante.
Senza aspettare che il signorotto ordini altro mi affretto a preparare delle fette biscottate con sopra la marmellata di fragole.
< Allora Tom come va? Tutto apposto? > chiede mio padre intanto che io finisco di preparare la colazione.
< Bhè, tutto bene non mi lamento > risponde educatamente.
< E tra voi due? > domanda mentre sistemo le varie cose sulla tavola.
Lo fulmino con lo sguardo e mi impongo di restare calma anche se già so in partenza che questa cosa non accadrà.
< Tra noi due... Tutto bene direi > esplica Tom prendendo il suo caffè fumante mentre mio padre ritorna all'attacco chiedendo < quindi non state insieme giusto? >.
< Esatto > sbotto sedendomi di fronte a lui e addentando un pezzo di fetta biscottata con la speranza di non rimettere qualcos'altro.
< E come mai hai dormito qui Stephanie? > domanda osservandomi attentamente.
< Bhè > prova a dire il chitarrista prima che io prenda la parola < vedi le mie condizioni da come hai capito non erano le migliori allora Tom mi ha fatto il grandissimo favore di ospitarmi e concedermi il divano.
Fine della storia, punto >.
< Quindi cosa siete? > chiede zuccherando il caffè con due o tre cucchiaini di fruttosio che tanto ama e che invece io tanto detesto.
< Nulla papà > espongo guardandolo di traverso.
< Siete scopamici? Questo è il termine che usate voi giovani d'oggi giusto? > domanda scoppiando a ridere come se questo gli perdonasse la gaffe appena fatta.
< Papà! > grido pulendomi la bocca; guardo Tom e gli mimo un scusa per poi scoppiare < senti papà se sei venuto fin qui per parlare di queste cose abbastanza private possiamo anche saltare grazie >.
< Quanto sei scontrosa ed acida, proprio uguale a tua madre > ripicca facendo segno di calmarmi.


Calmarmi?

Come diavolo faccio a calmarmi se questo piomba qui e non si fa i benedettissimi affaracci suoi?



Come?


< Non mettere in mezzo la mamma ti prego > sbuffo portando un altro pezzo di fetta alla bocca.
< Non l'ho mica insultata eh?
Ho detto solo che siete spiccicate ed identiche > lamenta sistemandosi i capelli brizzolati dietro le orecchie.
< Va bhè, va bhè > taglio corto passando al sodo < allora che ci fai qui? La storia della chiamata non me la bevo >.
< Come? Il tuo caro paparino non può venirti a trovare? > domanda offeso come un bambino di cinque anni quando gli si viene detto qualcosa di inconcepibile per le sue orecchie.
Scuoto la testa e ripeto < avanti, sputa il rospo >.
< Ehm va bene ma non so da dove iniziare > tenta di dire autoritario fallendo miseramente.
< Innanzitutto di che campo stiamo parlando?
Va male il lavoro? >.
Vedo mio padre scuotere animatamente la testa così domando ancora < allora cosa c'è che non va? >.
< Ho conosciuto una signora vedova e...
> balbetta incomprensibilmente più a se stesso che a noialtri.
< Non ho capito > affermo aspettando quella che tra poco sarà la risposta più sconvolgente della giornata.
< Che ho conosciuto una signora, vedova come me e nulla... >.
< E nulla? > domando esasperata.
< E nulla, ci stiamo frequentando; so che magari non te lo saresti mai aspettato > prova a dire prima di essere fermato dalla sottoscritta che domando quasi urlando < cosa? Tu cosa hai appena detto? >.
< Stephanie calmati > dice Tom posando un braccio sul mio braccio nudo.
< Calma? Come posso stare calma?
Ti rendi conto di quello che ha appena detto? > rispondo fucsia in volto a causa della troppa agitazione.
Poi senza aspettare un attimo in più riprendo inveendo contro mio padre < cioè dovrei essere contenta di questa cosa?
Come puoi fare una cosa del genere alla mamma?
Come ti è saltato in mente dopo così poco tempo? Cristo! >.
Mi alzo e inizio a far su e giù per la cucina mentre diverse idee mi frullano nella testa.
< Puoi ascoltarmi un attimo? > domanda mio padre provando a fermarmi non riuscendo nell'intento.
< Ti ho già ascoltato e quello che ho sentito non mi piace per niente > sbotto scontrosa come non mai.
Mi asciugo velocemente una lacrima che purtroppo cade lungo la mia guancia.
So che mia madre sarebbe felice per mio padre e di questo sono più che sicura; il problema è il mio.


Non credo di riuscire a vedere mio padre con un'altra donna.


Sarà la milionesima volta che lo ripeto ma è così.
Mi sento male al sol pensiero.
< Stephanie ti prego non fare così > mi riporta alla realtà mio padre scuotendomi leggermente.
'Ti stai comportando come una stronza' mi ripete più volte la solita vocina odiosa che tanto odio.
Di questo sono più che consapevole ma cavoli è più forte di me.
Ho sempre ammirato i miei genitori come coppia oltre che come persone.
Da bambina andavo in giro gridando a tutti che la mia famiglia era come quella dei film Disney e che ero la bimba più fortunata del mondo.
Ed era vero, dannazione se era vero.
I miei si amavano all’infinito e bastava un solo sguardo per capirlo fino in fondo; i loro occhi brillavano, le loro anime combaciavano perfettamente e in una maniera che potrei definire ‘eterna’ o qualcosa giù di lì.
Ed ora lui, proprio lui, mi viene a dire che sta uscendo con un’altra.
L’altra non è mia madre e mai lo sarà.


Mai.

Guardo Tom che mi fa segno di chiedere scusa.
Ha ragione.
Ed io ho torto ma di brutto proprio.
Dovrei essere felice per mio padre ed appoggiarlo; invece mi ritrovo a scaldarmi come un fuoco scoppiettante.
Capisco che per lui è stata dura per tutto questo tempo, lo so per certo; la sua unica figlia in un’altra città, la donna che ha amato per tantissimi anni sbattuta nella terra a marcire al freddo.
Cosa doveva fare?
Piangersi addosso?
Per sempre?
Vivere col profondo rimpianto di non aver vissuto abbastanza?
No, non è giusto; non per una persona buona e disponibile come mio padre.
‘Dovresti scusarti’ intima la mia coscienza facendomi sentire piccola piccola.
‘Ora’ continua imperterrita più volte.
Sentimenti contrastanti percorrono la mia mente in un vortice che apparentemente non trova via d’uscita.


Delusione, compassione, rabbia e soprattutto tristezza.



T r i s t e z z a.

‘Scusati!’ impone autoritaria.
Sbuffo e pentita mi scuso con mio padre che mi abbraccia e mi tranquillizza dolcemente.
< Scusami tanto papà, è che io devo abituarmi... > dico singhiozzando come una bambina.
< Shh tranquilla, tranquilla è tutto ok ti capisco > sussurra mio padre tra i miei capelli.
< Proverò ad abituarmi > asserisco asciugandomi una lacrima con la manica della mia maglia sporcandola di mascara.
< So che ce la farai, come sempre; Stephanie sei una ragazza veramente forte ed io sono così orgoglioso di averti perchè... > tenta di dire mio padre prima che il suo telefono inizi a squillare insistentemente.
< Dovresti rispondere > balbetto pulendomi il naso gocciolante.
Mio padre scuote la testa e fa segno di lasciarlo squillare.
< Papà e se è una cosa urgente? > chiedo allarmata dal suono del telefono che squilla senza sosta.
< L’unica cosa che mi importa sei tu Stephanie e basta; voglio parlare con te, confidarmi con te perché sei l’unica cosa di bello che mi sia rimasta nella mia vita >.
Lo guardo compassionevole e provo a dire qualcosa ma il cellulare ricomincia con la solita tiritera così impongo a mio padre di rispondere una volta per tutte.
< Cosa? Ma come è possibile? Ok, ok arrivo subito > spiega brevemente richiudendo subito dopo.
< Che succede? > chiedo preoccupata prima di sentire la risposta di mio padre < a casa si è rotta la tubatura dell'acqua e sta facendo un casino; Jane è arrivata adesso e sta cercando di raccogliere l'acqua nel frattempo che arrivi >.
Annuisco e incito < allora vai metti caso ne butta ancora >.
< Io no, volevo stare un altro po’ con te > prova a dire mio padre prima che io dica < devi andare, è una cosa seria; facciamo così in questi giorni ti chiamo e ne riparliamo ok? >.
< Sicura sicura? > chiede osservandomi poi vedendo la mia espressione saluta < bene, allora vado > asserisce abbracciandomi; poi mi osserva e mi informa < ne riparleremo un'altra volta per ora cerca di mandarla giù, soltanto questo ti chiedo >.
Mi volto verso Tom, sbuffo e senza dire nulla mi avvio verso il balconcino della cucina raccogliendo i capelli in una crocchia abbastanza schifosa.
Sento Tom avvicinarsi e una volta al mio fianco domanda se sto bene.
< Io non... Lo so > spiego velocemente.
< Steph, mi rendo conto che può essere dura però non fare così >.
< Cosa dovrei fare sentiamo?! > dico ironica ed impettita.
< Potresti capire > ribatte scrutandomi mentre io domando arrabbiata < chi dovrei capire? Mio padre? Perché? Me lo spiegheresti per favore? >.
< So che non te lo saresti mai aspettata ma nella vita tutto può succedere > enuncia Tom facendomi ridere.
Ecco ci risiamo!
La rabbia ha preso il sopravvento, di nuovo.
Al diavolo la compassione o no?!
Posso fare finta che non sia successo nulla?
Che mia madre sia ancora qui?

N o.

E allora bene!
Non posso accettare questa situazione o meglio non voglio.



Non voglio e punto.


‘Dovresti invece’ sussurro tra me e me ripensando un attimo alla profonda tristezza di mio padre quando mia madre è morta.
Ai suoi pianti in silenzio, alle sue nottate insonne, alla sue lunghe giornate trascorse in solitudine al cimitero.
L’unico luogo dove poteva stabilire un contatto diretto con la mamma.
L’unico luogo dove poteva sfogarsi, arrabbiarsi senza essere giudicato dalle persone comuni.
Oggi l’ho visto così felice invece.
Si vede che sta bene ora.
Ma non lo so, c’è quella punta di…
Cos’è?
Come posso definirla?


G e l o s i a?



< Oh certo che tutto può succedere ma non pensavo che si sarebbe messo con una donna che non è mia madre >.
< Steph > mi tocca un braccio per farmi calmare.
< Tu non puoi capire > dico di sasso.
< Ti capisco eccome invece > ripete mentre io mi ritrovo a scuotere la testa più volte; poi si giustifica < bhe ti capisco che tu lo voglia o meno ti capisco, guarda mia madre e Gordon... Ero piccolo quando i miei hanno divorziato e all'inizio non ho accettato un nuovo compagno ma adesso vedendo mia madre così felice devo ammettere di aver sbagliato enormemente >.
< Non è la stessa cosa > ribatto voltandomi appena.
Tom annuisce e prova a spiegare la sua teoria ma fallisce dato che prendo la parola urlando < tua madre Tom è viva; la mia no!
È morta cazzo, non è la stessa cosa di tua madre.
No Cristo Santo, mia madre è morta fottuti anni fa e questa cosa non mi va giù e mai lo farà.
Smettila di dirmi che mi capisci, non lo hai mai fatto e mai lo farai Thomas
>.



Thomas?


Ho capito bene o l’ho chiamato veramente Thomas?
'Stephanie lo hai davvero chiamato Thomas?' sussurro dentro di me.

< Thomas? > domanda il moro aggrottando la fronte; poi sbotta < neanche nelle discussioni più accese mi hai chiamato con il mio nome intero >.
< Bhè tu lo hai fatto > replico osservando il suo viso teso e poi sentenzio con un a bomba < quando mi hai lasciato lo hai fatto, dovresti ricordarti >.
Detto ciò vedo Tom rientrare in cucina senza dire una parola.
L'ho offeso, di questo sono più che certa ma ovviamente non volevo farlo.
Il fatto è che sono veramente arrabbiata con mio padre e più ripenso a quello che poco fa mi ha confidato e più mi infervoro.
Anche con una persona che non c'entra nulla e che non ha fatto nulla di male se non starmi accanto ed aiutarmi.
Sbuffo esasperata ed alzo il viso per guardare il cielo plumbeo e carico di quella che sarà sicuramente una pioggia.
Con la coda dell'occhio mi accorgo che sul tavolino Tom ha lasciato involontariamente le sue sigarette così senza pensarci due volte ne prendo una e la accendo respirando a pieni polmoni quella che so essere la sostanza più pericolosa portatrice di malattie e tante baggianate varie che non sto qui ad elencare.
So che non dovrei fumare e so anche che se in questo momento mi vedesse Tom me ne direbbe quattro ma non mi frega più di tanto ad essere sincera.
Non ho il vizio del fumo, quello no ma in questo momento ne ho veramente bisogno perchè sono nervosa come non mai.
Nervosa ma profondamente addolorata per il mio comportamento di poco fa.
Mi sono comportata male con mio padre e poi con Tom.
Bene, bingo Stephanie!
Due su due insomma.


Complimenti, ti sei davvero superata.


Dovrei chiamare mio padre per sentire come vanno le cose a casa e per scusarmi di nuovo ma adesso non ne ho la benché minima voglia; l’unica cosa certa che so è che devo scusarmi con la persona di là.
Solo con lui.
Per, ora certo…
Butto la sigaretta nel posacenere e rientro in cucina dove non vi è nessuna traccia di Tom.
Aguzzo l’udito e mi avvio sicura verso lo studio dove son sicura di trovarlo intento a sfogarsi con qualche base remixata.
Infatti, eccolo lì nella sua maestosità.
Cuffie alle orecchie, occhi incollati allo schermo.
È così bello, così perfetto che…
Diamine Stephanie!
Dovresti scusarti e non pensare a quanto sia bello, perfetto e blablabla no?!.
Sì, è così.
Mi avvicino con cautela e mi siedo accanto a lui che non mi degna di uno sguardo.
< Quante volte ti ho detto che non devi fumare? > chiede all’improvviso facendomi sorridere.
< Mh mh lo so ma > tento di dire prima che il moro domandi < ma? >.
< Ma ne avevo bisogno > dico guardando lo schermo pieno di linee di suoni a me completamente sconosciuti.
< Ti fa male Steph > asserisce con fare protettivo.
< Lo so… >.
Poi mi scuso < Tom, io non volevo aggredirti e prendermela con te, è solo che sono così… Stupida? Non so bene come definirmi in realtà >.
< Non sei stupida, basta a dire che sei stupida Stephanie > mi rimprovera severo togliendosi le cuffie e girandosi per guardarmi bene in viso.
Abbasso gli occhi e continuo < non volevo ferirti e dirti quelle cose, mi dispiace tanto ma veramente tanto che adesso mi sento una grandissima stronza >.
< Non lo sei > sentenzia prima di prendermi il viso con due dita, poi riprende il discorso < anche io dovrei scusarmi con te per prima; non dovevo andarmene così, sapevo che eri arrabbiata e confusa ed io dovevo starti vicino anche se mi ricoprivi di insulti >.
< Sei tremendo, riesci sempre a far ricadere la colpa su di te quando invece sai benissimo che la colpevole sono io e soltanto io >.
Ride ed io mi ritrovo a fare la stessa identica cosa.
Con lui è così.
Si litiga, ci si insulta ma poi si finisce sempre col ridere.
< Comunque resta il fatto che non devi fumare > torna a dire mentre io alzo gli occhi al cielo.
< Ho capito Tom, basta; e poi parli tu il fumatore per eccellenza > lo picco con un dito facendolo sobbalzare.
< Ah, ah, ah spiritosa >.
Poi sorridendo sgancia la bomba < almeno io non vomito dopo essermi fatto una bevuta, leggerina >.
< Ancora con sta parola? > chiedo ruotando la sedia girevole.
< Esattamente, leggerina > rimarca bene l’appellativo fermandomi la sedia.
< E poi la bevuta non era solo una caro il mio macho man ma almeno cinque > numero con il dito cercando di ricordare l’alcool ingurgitato ieri sera.
Poi asserisco < meglio non ricordare la serata in cui tu hai vomitato Tom, o vuoi ricordarla? >.
Il chitarrista scuote la testa ed io scoppio a ridere rivedendo mentalmente le diverse immagini della serata denominata ‘salviamo il sexGott da morte certa’.
Quanto cavolo aveva bevuto il signorino ancora non lo so, fatto sta che l’ho dovuto soccorrere e portarlo a casa letteralmente in braccio o quasi.
Fortuna Bill che mi ha aiutato altrimenti sarei morta prima di giungere a casa.
< Quanto avevi bevuto? > chiedo al moro che sorridendo esplica < non lo so, ma tanto credo >.
Poi si giustifica < volevo conquistarti, ho alzato il gomito solo per essere più disinvolto >.
< Bhè, bel modo per conquistare una ragazza > giudico dandogli un buffetto leggero sulla spalla.
Alza le spalle e continua con la sua teoria < intanto sono riuscito a portarti a casa quella sera, diciamo che sono stato bravo nel mio intento >.
< Oh, sì sì certo complimenti davvero… Non sai le dichiarazioni d’amore che mi hai fatto mentre ti tenevo la testa > bluffo spudorata per vedere la sua reazione.
< Non può essere vero >.
Annuisco più volte mentre vedo il suo viso sbiancare come un panno bianco.
< Diciamo che ci sai fare con le ragazze dai > continuo a mentire giusto per farlo sentire un galletto.
< Lo so >.
< Mi hai raccontato della ragazza che ti eri fatto la notte prima e quella prima ancora e così via…
Bel modo di conquistarmi caro il mio sexGott > enuncio ridendo a crepapelle mentre Tom mi insulta < blöd >.
< Ah addirittura in tedesco, wow! > grido facendo un altro giro su me stessa.
< Smettila > intima facendomi il solletico.
< Ok, ok > dico senza fiato prima di domandare < a cosa stai lavorando? >.
< Mhh non so se posso dirtelo ma vabbhè sei tu quindi posso fare un’eccezione; Bill ha scritto una canzone ed io la sto arrangiando a modo mio >.
< Posso? > chiedo prendendo il mouse; poi una volta avuto il consenso clicco sulla traccia ‘love don’t break me’ e mi concentro sulla voce strepitosa del cantante in questione.


I'm tired of fighting 

You really messed me up this time 

Tired of trying 

I'm ready to leave it all behind

I wanna lose my other me 

Am I really still right here 

I wanna drown with it... I...I 

Let the rain come
 
You can never leave the soul unguided 
I'm still crawling I can't see a new sky yet 
Sometimes love can come from nothing 
Love don't break me


Love don't break me 
Love don't break me 
Love don't break me 

Love don't break me
 
This place reminds me 

I'm keeping my eyes wide shut to hide 

Tonight you gone now 

I'm down here all alone
 
Some said that time will heal me 
I need to get to higher ground 

But I wanna feel it... I...I 

Let the pain come
 
You can never leave the soul unguided 
I'm still crawling I can't see a new sky yet 
But broken wings can barely fly 
Love don't break me


Love don't break me 
Love don't break me 
Love don't break me 

Love don't break me
 
I need to get home 

But I keep on holding on, holding on 

I need to get home 

But I keep on holding on, holding on
 
You can never leave the soul unguided 
I'm still crawling I can't see a new sky yet 
But broken wings 
Love don't break me

Love don't break me 
Love don't break me 
Love don't break me 




Love don't break me.





Batto le mani estasiata ed esordisco con un < bomba! Tom sarà la canzone del secolo; è s t r e p i t o s a e non lo dico tanto per dire >.
< Sono contento che ti piaccia, Bill ha paura che non possa piacere > confessa preoccupato per il fratello.
< No, no fidati piacerà a tutti cavoli; la sua voce mixata con la base della canzone crea un’atmosfera a dir poco aurea e paradisiaca.
Non mi stancherei mai di ascoltarla, ma proprio no > espongo guardandolo.
Poi guardando un’altra canzone chiedo < e questa? Posso ascoltarla? >.
< Nein, nein > chiude velocemente il programma e spegnendo il MAC.
< Cos’è una specie di segreto? > chiedo standogli alle calcagna  mentre si dirige in salotto spedito come un razzo.
< Una specie sì > controbatte prendendo dal frigo una lattina di thè al limone per me ed una alla pesca per lui.
< Comunque tralasciando la canzone, stasera con Georg pensavamo di mangiare italiano a casa sua… Ti va? > domanda già consapevole della mia risposta.
< Yess >.
< Che palle > sbuffa il moro facendomi alzare le spalle come a chiederne il perché di tale reazione.
< Perché stasera sono sicuro che ti spolperai tutto dato che mangi come una cicciona >.
< Io non sono cicciona > ribatto offesa nell’animo.
< Dovresti prendere due o tre chili infatti > continua il moro accendendo la Tv.
< Ma se mi hai appena dato della cicciona > dico buttandomi sul comodo divano.
Vedo Tom sghignazzare con la coda dell’occhio e poi proferire un < non ti ho detto dove dovresti mettere i chili e forse è meglio che tu non lo sappia >.
< Dove? >.
< Nelle tette, dovresti metterli lì perché sai ne avresti bisogno visto la scarsità e credo che… > inizia a dire ridendo prima di essere colpito da un cuscino pesante.
Vuole la guerra?



Che guerra sia allora!



 
 

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Capitolo 21
*** Serial. ***


A n s i a.

Cos'è l'ansia veramente?
Bho non saprei definirla in modo chiaro ma posso dire che mi sento proprio cosi oggi.
Sono ansiosa e non so esattamente perché.
Sono in ansia e mi va bene così dato che non posso fare nulla per attutirla.
Mi sono svegliata con una strana sensazione che è rimasta intatta fino ad ora.
Senza cambiamenti, mutamenti o che...
Aumenta di minuto in minuto, ormai di secondo in secondo ad essere onesta con me stessa.
E non so il fottutissimo perché.


O forse.


Ma proprio forse forse...
Dato che potrei sbagliarmi e spero vivamente che sia così.
Anche perché oggi sono sola in casa visto che Julia e Georg sono in viaggio per una mini vacanza in montagna.
Quindi vista la mia situazione preferirei non accadesse nulla di brutto.
Sbuffo più volte e mi do mentalmente della complessata di merda 'fattela finita con questi pensieri Stephanie, hai stufato'.
Scuoto la testa e mi dirigo in cucina per ammirare il cielo scuro pieno di lampi e di nubi grigie e nere.

Come faccio a stare calma?
Come?
Come posso dimenticare l' esistenza di prove così evidenti?


Sono passati due mesi esatti dall'inizio della tortura.
Prima la rosa appassita cosparsa di goccioline di sangue, poi le lettere minatorie e per finire l'episodio terrificante dell'altra sera.

Se ci penso mi viene da piangere e dico sul serio.
Ero in camera mia e stavo mettendo in ordine l'armadio quando all'improvviso ho provato l’orribile sensazione che qualcuno mi stesse spiando.
Mi sono imposta di restar calma, di far finta di nulla ma non ci sono riuscita.
Così col cuore in gola mi sono affacciata alla finestra e ho visto una persona lungo il viale che guardava dritto alla mia finestra.

O meglio che guardava me.


Me e solo me.

Ovviamente nessuno mi ha creduto.
E come potevano?
Sono paranoica e questo lo so per certo ma cavoli quello che ho visto era vero al 101% se non di più.
Sono più che sicura della presenza di quella persona come sono più che sicura di tutto ciò che provo ultimamente.
È facile parlare per loro...
Loro non sanno nulla di ciò che sta succedendo.
Niente di niente.
Non sanno delle lettere, non sanno della rosa insomma non sanno niente.

Nemmeno T o m.

Non volevo farlo spaventare e solo ora mi rendo conto che forse molto probabilmente avrei dovuto dirgli ciò che stava accadendo da un po' di tempo a questa parte.
Prendo il cellulare e controllo la batteria.


45%.

Devo metterlo a caricare assolutamente dato che mi potrebbe servire se mai dovessi chiedere aiuto o che.
'Stephanie' mi rimprovera la vocina che sembra non incoraggiarmi più di tanto ma al contrario sembra condividere la mia teoria e le mie enormi paure.
Velocemente metto a caricare il telefono e compongo il numero di Tom che so a memoria.
< Pronto? > urla la voce dall'altro lato.
< Come stai? > chiedo.
< Io bene, tu invece? Ti sento strana o sbaglio? >.
Rido amaramente e rispondo alla domanda < mh centrata, è che ho una brutta sensazione che non va via >.
< Ancora con questa storia dell'uomo killer incappucciato? > chiede scoppiando a ridere fragorosamente.
Scuoto la testa e offesa ribatto < neanche tu mi credi ora, bene bene io l'ho visto e non sono di certo pazza >.
< Dai, scusami non volevo ridere o dubitare di te ma sai come la penso riguardo questa storia >.
< Che fai sei a casa? Perché magari potresti passare a farmi compagnia > chiedo cambiando argomento ed incrociando veramente le dita.
< No, sono fuori con Gustav appena rientro magari passo così ti tranquillizzi un po' >.
< Mh mh se ti va si grazie > asserisco sussurrando appena; poi sentendolo a tratti lo saluto < ci vediamo dopo in caso... Ah Tom >.
< Mh? >.
< Tieni il telefono vicino per favore, solo questo > lo imploro prima di pigiare il tasto di chiusura.
Mi guardo intorno sospetta e decido che forse la cosa migliore sia prendere un calmante.
Magari così starò bene o almeno spero.
Rischio di impazzire prima di domani ne son certa.
Con un solo gesto ingurgito la pasticca con un po' d' acqua e mi siedo sulla poltrona del salotto pronta a leggere un libro per distrarmi.




'Phil prese il coltello e lentamente si avvicinò a Rachel che tremante di paura chiedeva pietà.
Pietà?
Lui non sapeva cosa fosse la pietà ne voleva conoscerla.
Il suo unico scopo era farle del male e gliene avrebbe fatto.
Oh sì che lo avrebbe fatto; le avrebbe scartato ogni centimetro di pelle giusto per divertirsi un po' e tenersi allenato.
Amava giocare con il corpo delle sue vittime.
Giovani ed innocenti ragazze strappate alla vita in un modo così crudele e così meschino.


E tutto grazie a lui.'



Rabbrividisco mentre chiudo il libro.
Giallo.
Thriller.
Forse non è la lettura consigliata adesso.
Si parla di vittime, di omicidi e di killer seriali.
Una delle vittime potrei essere io.
'No, no e no!' urlo dentro di me mentre mi alzo dalla poltrona per dirigermi in cucina dove decido di chiamare Julia e Georg.
Digito il numero ed aspetto che la mia amica risponda ma niente da fare.
Uno, due, tre, quattro squilli ma niente nessuna risposta.
Bene!
Proprio bene Stephanie.
Adesso che faccio?
Tom l'ho già chiamato prima, Bill sarà in qualche negozio a far shopping.
Mio padre?
Potrei...
Almeno passo un po' di tempo a parlare con qualcuno; il punto è che non ho molta voglia.
Capirebbe subito dalla mia voce che c'è qualcosa che non va, che mi spaventa e non voglio farlo preoccupare inutilmente.
Già mi immagino la conversazione: 'ehm ciao papà ti chiamavo per dirti che da un po' di mesi a questa parte uno stalker o chi per lui mi tortura psicologicamente in diversi modi e niente...
Se oggi dovesse accadere qualcosa di brutto sappi che ti voglio bene'.

B e l l o.
Veramente bello, un'opera d'arte se così posso definirla.



No assolutamente no.


Non posso e non devo chiamarlo.
Ma che faccio allora?
Leggo?
Non se ne parla visto il tema trattato nel libro.
Ascolto musica?
Mhh nemmeno.
Giuro di volermi sotterrare cavoli.
So che è brutto da dire ma almeno starei calma e in pace con me stessa.
Sobbalzo allo squillare del telefono tra le mie mani; dopo aver preso un bel respiro rispondo e tiro un respiro di sollievo quando capisco che l'interlocutore è Bill 'aprimi, sono qui fuori'.

Sia lodato Bill Kaulitz...

< Bill maledizione mi hai fatto prendere un colpo > rimprovero aprendo la porta.
< Lo so, lo so scusa...
Allora hai cinque minuti per decidere quale tra i due vestiti dovrei prendere > asserisce posando sul tavolo i due completi di Armani della nuova collezione.
< Allora quali? > mi incita facendo segno di avvicinarmi per osservare meglio i colori brillanti.
< Ehm credo sia meglio il blu, tu che ne pensi? > rispondo stordita da quello che sta succedendo.
< Anche io, benissimo allora vado altrimenti il negozio chiude >. Ecco come non detto, speravo nella sua compagnia e invece mi tocca ricredermi.
Così provo a balbettare un < ma dai aspetta altri due minuti che ti faccio il caffè >.
< Oh sì Steph, ne avrei bisogno > giudica sedendosi sullo sgabello di pelle nera; poi mentre preparo il caffè domanda < come mai sei sola? Credevo ci fosse Tom con te vista la storia del tizio sotto la finestra >.
< E invece no > ribatto porgendogli la tazza colma di liquido fumante.
< Bhe, in caso stasera passo così non sei da sola... Se ti va > dice sorridendo come un gattino felice.
< Oh certo... Certo che mi va > mi affretto a rispondere carica d'ansia e agitazione.
< Bene > sussurra il bionda prima di trangugiare il caffè bollente per poi continuare < io adesso devo proprio scappare che sennò mi uccidono; a dopo >.
Non faccio in tempo ad alzarmi per accompagnarlo alla porta che Bill è sparito del tutto.


Sei di nuovo sola Stephanie, tutto va a meraviglia no?


Intanto il cellulare segna il 60%.
Mhh ancora troppo scarico per i miei gusti.
Accendo la Tv con un colpo e mi siedo sullo sgabello di legno con la consapevolezza che questa ‘pace’ durerà poco.
Sbuffo facendo zapping visto le trasmissioni noiose e senza senza che offre la rete in questo momento.
Ci si mette pure lei, oh.
È un complotto.
Invece di farmi ridere mi propone cose che mi fanno sentire peggio.
Intanto i tuoni si fanno sentire sempre di più segno di un'imminente acquazzone da film.
Odio i temporali, odio il loro rumore agonizzante, il loro passaggio così marcato ed evidentemente.

Insomma li odio.

Nel vero senso della parola.
Grugnisco infastidita non appena la televisione si spegne a causa del vento forte che tira.
'È l'antenna che fa contatto' mi ripeto come una cantilena assordante.
Dopo due secondi infatti la televisione riprende a funzionare ed io a guardare 'the cake boss' con una concentrazione a dir poco bassa.
Con un colpo cambio canale e rido guardando i partecipanti cadere e sporcarsi di fango fino a che all' improvviso un tuono rombante decide di farmi tremare di paura facendo spegnere la luce con un botto.




Panico;
paura.






È questo che sento in questo momento.
Con il terrore che mi attanaglia prendo il cellulare ed accendo la torcia illuminando l'intera stanza con il timore di scoprire una presenza strana o che.
Ma nulla, la casa non ospita nessuna presenza inquietante o demoniaca.
'È solo il frutto della tua stupidissima immaginazione' continua a piccarmi la mia coscienza.
Deglutisco e con un coraggio che credessi non avere mi avvio verso il salotto per capire se anche lì è saltata la corrente e con grande preoccupazione noto che anche lì è saltata.


Bene.
M e r a v i g l i o s o.

Velocemente compongo il numero di Tom ed aspetto che risponda ma nulla così gli lascio un messaggio in segreteria < Tom è saltata la corrente in tutta casa e niente... Bho per favore richiamami >.

Blackout t o t a l e.

Zero corrente che equivale a dire zero possibilità di caricare il cellulare o che.
Stiamo scherzando?
Cioè se è uno scherzo bisogna che qualcuno me lo venga a dire di persona, perché tutte le sfighe stanno capitando proprio oggi guarda caso.


Guarda caso, oh!


Stephanie sei nella merda lasciatelo dire.
'Shhh shhh' ripeto cercando di calmarmi fallendo miseramente.
Mi volto intorno per osservare qualsiasi movimento ma non accade nulla di strano.
Guardo il cellulare sperando di ricevere una qualche telefonata ma nada de nada.
Maledizione!
Ci fosse mai qualcuno che provi a rispondere?!
Con mia grande sorpresa la casa si illumina tutt'un tratto segno dell'imminente ritorno della corrente.
Uff.
Sobbalzo non appena sento il campanello della porta suonare.


Magari è Tom.

Non magari, sicuramente è Tom.
Vero?

Vero.


Con passo veloce mi dirigo verso la cucina ed esclamo un 'Tom finalmente' mentre apro la porta rimanendo di sasso nello scoprire la presenza di un perfetto sconosciuto.
< Ciao, scusami pensavo fossi un’altra persona; dimmi pure > dico tenendo ben salda la porta.
D’altronde non lo conosco, no?
Non lo conosco e non lo farò entrare di sicuro, anche perché la brutta sensazione che mi ha accompagnata durante il giorno è ricomparsa così all'improvviso.
< Piacere Phil >.

Phil.
Phil come l'assassino del libro?


Oh mio Dio.


< Non ci conosciamo mi sembra > lo metto sull'attenti impugnando la porta sempre più forte.
< Abito qui di fronte > indica la palazzina rosa poi si scusa Il fatto è che il temporale mi ha allagato mezza casa ed avrei bisogno di una bacinella per raccogliere l'acqua.
Solo questo >.
Lo guardo.
Lui mi guarda sorridendo.

Stephanie è un ragazzo che ha bisogno di aiuto, non un serial killer.
Smettila e aiutalo dato che non succederà nulla.
Giusto?

Giusto.

< Ah mannaggia, questa pioggia crea sempre danni; aspettami qui, te la prendo subito' dico sorridendogli socchiudendo la porta ed avviandomi verso il bagno per prendere la fottuta bacinella; compongo il numero di Tom ma niente non risponde così dopo aver preso un bel respiro mi avvio verso la cucina dove con mia grande sorpresa vedo la figura di quel tizio sovrastarmi da dietro.

È entrato.

Perché è entrato?
‘Sta calma dannazione’ mi impongo restando concentrata.
Accidenti.
Sei una cretina, una stupida perché non lo dovevi fare entrare.
Dovevi chiudere la porta e arrivederci e grazie.
Mi volto e con uno scatto esclamo un < mi hai spaventata >.
< Stavo per venire a portarti la bacinella potevi aspettare fuori > asserisco decisa guardandolo negli occhi.
Sorride e risponde senza scomporsi < è che fuori faceva freddo e poi volevo restare solo con te >.
Alzo un sopracciglio e sento cosa ha da dire < comunque ti ho portato un regalo >.
Strabuzzo gli occhi non appena mi porge sto maledetto regalo: una rosa con delle goccioline di sangue.
Mi si rizzano i peli della schiena mentre mi ritrovo a dar voce ai miei pensieri < sei tu >.
Rabbrividisco senza farmi vedere perché ho capito.

È lui, è lui ne sono sicura.

Ha un qualcosa negli occhi che mi fa tremare come se fosse indemoniato o semplicemente pazzo.
Mi schiarisco la voce prima di pensare un piano efficace per mandarlo via senza drammi di nessuna natura.
Vorrei semplicemente dirgli di andarsene e chiamare la polizia ma ho paura che facendo così possa imbestialirsi e fare qualcosa di orrendo.



Se solo avessi dato retta al mio fottuto instinto. . .



Il ragazzo in questione mi guarda storto e prova a giustificarsi < non so di cosa tu stia parlando >.
< Si si che lo sai, vattene ti prego > gli ordino indicando la porta con fare autoritario.
< Ti giuro che non so di cosa tu stia parlando > prova a dire anche se non lo credo.
< Sai perfettamente di cosa sto parlando >.
< Non è vero, ascoltami Stephanie > sbotta all'improvviso.


Stephanie.


Sa il mio nome è non dovrebbe; questa è la prova che lo smaschera.
< Come sai il mio nome? > chiedo cercando di avvicinarmi alla porta.
< Io non lo so infatti >.
< Sbagliato perché lo hai appena detto > affermo cercando di capire quanto manchi per arrivare alla via di fuga.
< Oh... Oh > esclama piegando la testa di scatto; poi senza dire nulla si avvicina sussurrando < vorrei parlarti e fare un bel gioco Steph... >.

Steph.

Mi chiama come se fosse un mio amico o qualcuno di importante, certo.
Senza pensarci due volte mi volto ed inizio a correre verso la porta che sfortunatamente è stata chiusa a chiave con più mandate.
Sento Phil sghignazzare e tirando i capelli per farmi tornare indietro dice < ops, ho chiuso la porta.
Niente via di fuga >.
Emetto un gridolino, mi volto per guardarlo e domando un semplice < che cosa vuoi da me? >.
< Vedi mia cara Stephanie io voglio te, è così semplice > taglia corto il ragazzo dei miei incubi toccandomi i fianchi scendendo poi sul sedere.
Sono paralizzata, non so cosa fare.
So solo che andrà a finire male.
Molto probabilmente se nessuno si farà vivo oggi sarà la fine della mia vita, della mia stupida esistenza per mano di un pazzo psicopatico come questo.
Grandioso direi!
< Lasciami > sbotto togliendomi le sue mani di dosso con un colpo secco.
< Non merita di stare con te quello lì > esprime quasi offeso.
< Chi? > domando non capendo.
< Il moro con la barba, quel pezzente >.
< Non è un pezzente > ribatto seria.
< Non può averti, tu sei mia > giudica con una risatina più o meno satanica.
Lo guardo fare su e giù prima che ricominci a parlare < ti ho osservata sai?
Ho capito i tuoi orari, i tuoi hobby, le tue uscite e così ho progettato di venirti a trovare finalmente >.
Poi senza aspettare una risposta mi rimprovera < e il bello è che la colpa è stata tua.
Hai lasciato la porta aperta invitandomi ad entrare praticamente; forse era meglio dare retta al tuo istinto e chiedere aiuto quando potevi >.
< Lo so > balbetto ormai rassegnata all'idea di dover morire.
< Certo che lo sai ma devi essere felice e sai perché? > chiede prima di guardarmi < oggi finalmente sarai libera di essere felice...
In un'altra vita e in un'altra dimensione >.
Mi vuole ammazzare.
Sul serio, fa sul serio.

Mi vuole uccidere come solo lui sa.
Devo fare qualcosa.
Qualunque cosa basta che la faccia.


Strabuzzo gli occhi e deglutisco poi correndo prendo il cellulare e cerco di comporre il numero della polizia non riuscendo poiché Phil mi blocca le mani stringendole piú forte che può.
< Ahia > imploro lacrimando per via dei lividi sui polsi.
< Shhh la festa è appena iniziata, non rovinarla prima del dovuto > afferma dandomi un bacio schifoso sul naso come farebbe un ragazzo innamorato.


Il bello è che non è innamorato ma soltanto pazzo.


< Per te ho preparato un addio spettacolare > spiega portandomi in salotto ed ordinandomi di sedere.
Lo vedo prendere delle candele, dei fiammiferi e dei coltelli di varie dimensioni.
Come diavolo ha fatto a procurarsele?
Ah semplice erano dentro la busta che aveva per terra.
Ed io ho lasciato che entrasse come una bambina che non capisce niente.
Il sol pensiero che quei coltelli verranno conficcati nel mio corpo mi fa venire la pelle d'oca.
Devo farlo parlare.
Nei film ti insegnano che devi far parlare questi killer il piú possibile.
Magari funziona anche con lui.
'Provaci' ripeto cercando di restare calma.
Così mi ritrovo a chiedere < cosa stai facendo?
Puoi spiegarmi? >.
Annuisce ed osservandomi enuncia < sarebbe più bello se non ti dicessi niente ma ti vedo interessata così farò un'eccezione e ti spiegherò; praticamente il piano prevede tre momenti: il primo consiste nel depurarti utilizzando il fuoco come fonte di salvezza; il secondo consiste nel procurarti delle ferite in base alle cose che dirai e il terzo... >.
< Il terzo? > chiedo preoccupata.
< Il terzo è il più bello e te lo dirò al momento giusto >.

Immagino come sarà bello.

Una sciccheria proprio.
Boccheggio un attimo e provo a chiedere pietà e compassione ricevendo come risposta una grassa risata < non abbiamo ancora iniziato non puoi implorare pietà >.
Detto ciò mi prende le mani e me le lega con una corda abbastanza spessa assicurandosi che non possa slegarmi; poi mi tira su di peso e leccandomi letteralmente le labbra mi fa stendere per terra mentre accende la prima candela.
Cosa diamine vuole fare?
Un rito satanico o qualcosa di simile penso.
Mi immolerà come una qualsiasi bestia e questa cosa mi fa tremare.
< Inizia a chiedere pietà > ordina con gli occhi luccicanti di pazzia.
Scuoto la testa e sto per dire < mai > ma sono costretta a ricredermi e ad urlare per via della fiamma a contatto con i miei polsi.
< Chiedi pietà ora! > urla avvicinando un'altra volta la fiamma scottandomi fino a che non imploro di lasciarmi stare e di avere pietà.
Respiro a fatica mentre tiro su col naso che cola per via delle lacrime che hanno iniziato a scendere imperterrite.
Mi asciuga il volto imperlato di sudore e poi asserisce < sei una dura.
Di solito le altre ragazze urlano subito di smetterla e svengono la maggior parte delle volte
Ma questo è solo l'inizio; hai capito? >.
Cosa?
Aspetta un attimo.



Altre ragazze?
Ci sono state altre ragazze prima di me?



Oh Santissimo Signore.
Annuisco a scatti e chiudo gli occhi quando vedo che prende il primo coltello.
Con un gesto veloce taglia la corda liberandomi le mani divenute violacee per via della stretta troppo forte.
< Scegline uno > ordina indicando i coltelli.
Indico il più piccolo ovviamente cosa che a Phil fa arrabbiare tanto da mollarmi un ceffone in pieno viso senza poter battere ciglio.
< Quello è troppo piccolo, non vale > spiega come se volesse giustificarsi.
Mi tocco la guancia dolorante e indico il più grosso rabbrividendo.
< Bene, ora ci siamo > asserisce avvicinandosi col coltello in mano e puntandolo sotto il mento.


Mi uccide, mi uccide.


Cazzo mi uccide.
'Pensa, pensa a qualcosa' mi sprona la vocina interna che di solito odio e che invece oggi amo tanto.
< Ho... Io ho > inizio a dire prima di fermarmi; poi guardandolo gli chiedo da stupida < posso bere? Ho tantissima sete giuro >.
Lo vedo tentennare per diversi secondi.
‘Sei una stupida, come cazzo può crederti che tu abbia sete in questo momento?’ ripeto più e più volte schiaffeggiandomi moralmente parlando.
Non ho sete, devo soltanto arrivare al cellulare e scrivere a Tom.
Solo questo.
Fosse facile è?!
Non mi lascerà andare così facilmente così riprovo < ti prego, altrimenti sverrò e non guarderò più niente di quello che mi farai >.
Poi chiedo velocemente < tu vuoi che io stia sveglia giusto? >.
Lo vedo annuire.
< Te la prendo io però > giudica dopo un’infinità di tempo spingendomi in cucina.
Controllo per terra dove si trova il mio telefono e finalmente lo trovo.
È sotto il tavolo ma posso farcela.
Devo prenderlo, scrivere e scappare di sopra allo stesso tempo.
Sarà dura ma posso farcela.


Devo farcela.
Devo.


< Ferma qui >.
Annuisco e proprio quando si gira per aprire il frigorifero mi abbasso velocemente e prendendo il cellulare inizio ad indietreggiare per fuggire di sopra bloccandomi non appena mi domanda < cosa stai facendo? >.
< Nulla > affermo mentre lui mi guarda ridendo.
Senza aspettare un secondo di più inizio a scrivere velocemente a Tom sbagliando diverse parole.



'HELP ME T.
POLICE'.





< Dammelo subito! > urla avvicinandosi a grandi falcate mentre io corro verso le scale e allo stesso tempo clicco più volte su invio.
In un lampo mi aggredisce e tirandomi uno schiaffone mi fa cadere per terra insultandomi pesantemente mentre mi rimprovera < cosa volevi fare? Chiedere aiuto?
Nessuno ti aiuterà, solo tu puoi farlo chiedendo pietà >.
Con la gamba destra gli tiro un calcio nello stomaco facendolo accasciare; mi rialzo ed inizio a salire le scale inciampando su me stessa mentre Phil che intanto si è rialzato mi prende i capelli e mi tira diversi schiaffi che fanno sanguinare le labbra spaccate dalla precedente caduta.
Sento il sangue colare e mi impongo di non vomitare ma soprattutto di non svenire perché se svengo é la fine.
< Va bene cambiamo il piano dato che sei cattiva; facciamo che il secondo e il terzo momento li facciamo insieme ora >.
< No no > mi ritrovo a dire incredula mentre mi riporta di sotto e mi obbliga a stendermi.
Poi prende un coltello e con una rabbia infinita mi taglia verso l'angolo della bocca facendomi urlare dal dolore.
Blatero parole incomprensibili mentre sento il sangue invadermi la bocca cosa che mi fa arricciare il naso; sputo per terra e cerco di asciugarmi le lacrime mentre mi lega di nuovo le mani facendomi più male di prima visto le numerose ferite già inferte.
< Io volevo fare le cose per bene ma tu mi costringi a finire subito visto che ti sei comportata male > esplica alzandomi la maglietta fin sopra l'ombelico.
Rido e piango allo stesso tempo non appena sento il cellulare suonare insistentemente e dopo aver preso coraggio lo avviso < Tom sarà qui a breve con la polizia...
Ti conviene andare via >.
Scuote la testa e scrutandomi inizia a schiaffeggiarmi la faccia tante volte da farmi perdere il respiro; poi fa una cosa che mi sconvolge: si slaccia la cinta ed inizia a colpirmi sulla pancia più forte che può usando tutte le energie vitali possibili ed immaginabili.
< Se vuoi uccidermi devi farlo subito > sbiascico provocandolo leggermente.
Sono sicura che tra poco questa situazione finirà.


Più che sicura.


< Sta zitta > ordina mentre si slaccia i pantaloni.
< Che vuoi fare? > domando non respirando per due secondi.
< Finisco l'opera Stephanie > sussurra a contatto con le mie labbra sporche di sangue misto a saliva.
Scuoto la testa più volte, chiudo gli occhi e lo sento ridere mentre mi alza le mani per tenermi ferma.
No, no, no non può farlo.

Se Tom non arriva è veramente finita.


Mi prenderà con la forza prima di uccidermi.


< Shh sta zitta > mi intima legandomi le mani.
Poi spiega cosa sta per fare < questo è l'ultimo passaggio prima che ti uccida Stephanie; ti farò mia, ti prenderò con la forza e poi ti scarterò ogni centimetro di pelle >.
< Oh no, no no no ti prego > supplico iniziando a piangere come un'ossessa mentre si posizione sopra di me.
'Ormai è fatta' penso chiudendo gli occhi.
D' un tratto sento bussare violentemente alla porta così inizio a urlare ma vengo subito zittita da Phil che mi attappa la bocca con la mano.
Poi mi slaccia i pantaloni e si sfrega viscidamente su di me mentre io mi dimeno come un' anguilla per non fare accadere nulla di quello che tra poco accadrà se non interviene subito qualcuno.
Senza pensarci due volte inizio a dimenarmi con le mani e con le gambe, poi gli mordo la mano con tutta la forza possibile iniziando così a chiamare aiuto.
Sento diverse voci che colpiscono la porta più volte la quale però non si decide a cedere e a mettere fine a questo orribile supplizio.
Il mio aguzzino mi guarda, guarda la porta e si rende conto che è rimasto poco tempo prima che lo portino via così fa l'unica cosa che gli sembra essere la più sensata.
< Tom! Aiuto! > tento di urlare prima di boccheggiare letteralmente vista la presa della grossa mano sulla mia gola, cosa che mi impedisce di respirare.
Cerco di respirare il più lentamente possibile ma non ci riesco finendo col farmi ancora più male.



Mi sta strozzando.
Ed io non respiro più.



'Addio Stephanie, addio Tom, addio mondo' dico mentre sento le forze vitali venire sempre meno.
Chiudo gli occhi mentre ripenso alla mia vita.
Immagini su immagini, scene di vita passata.
Apro la bocca e boccheggio mentre sento avvampare la mia faccia.

Completamente.

Poi all'improvviso tutto cambia ed io mi ritrovo a respirare di nuovo mentre dei poliziotti tirano su quel pazzo che mi insulta pesantemente; vedo Tom correre ed avvicinarsi e blaterare parole che mi sembrano incomprensibili a causa dello stordimento.
Mi affretto a tirarmi su mentre mi passano una coperta per riscaldarmi.
Tom mi abbraccia e mormora diverse volte delle scuse, poi mi alza insieme ad un poliziotto che mi chiede come mi chiamo.
< Stephanie, Stephanie Williams >.
< Signorina Williams è tutto finito, è stata molto fortunata...
Cercavamo quel pazzo da tempo ma ci è sempre sfuggito, ora grazie a lei potremo fare giustizia per le altre vittime.
Domani dovrebbe venire in questura per delle domande ma ora la riaccompagno a casa > spiega sorridendomi teneramente mentre ordina delle cose ai suoi colleghi; poi osservandomi chiede < dove abita? >.
Sto per rispondere ma Tom mi anticipa < può portarci a casa mia, grazie >.
< Bene, seguitemi per favore vi scorteremo noi > incita facendoci strada verso la lampeggiante parcheggiata di fuori.
Una volta dentro mi accascio sul sedile ed appoggio la testa sulla spalla di Tom che intanto mi culla dolcemente stringendomi più forte che mai..
< Shh è finita, è finita piccola > inizia a dire il moro a contatto con i miei capelli mentre io chiudo gli occhi e rabbrividisco.

Altre vittime, faremo giustizia per altre vittime . . .




La giornata è finita.

È veramente finita Stephanie.


 

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Capitolo 22
*** A big day with a big hug. ***


Come stai?
Solite domande.

Solita storia.

< Mhh bene > tento di dire più a me stessa che al vero interlocutore.
In questo caso Tom.
Mi gratto distrattamente il viso prima di enunciare un < dai saliamo a casa che è freddo >.
Senza ascoltare la risposta apro la macchina e calo giù con un piccolo salto; poi a grandi falcate salgo le scale e mi dirigo come una furia verso quella che da due giorni è diventata la mia camera.
Da due giorni.
Due giorni dal terribile accaduto del...
Del maniaco seriale.
Rabbrividisco inconsapevolmente e scuoto la testa più volte come per non pensarci.
Fosse facile è Stephanie?
Non è facile per niente porca la miseria.
Sento ancora le sue mani sul mio povero collo ma soprattutto rivedo i suoi occhi spiritati e il suo sorriso demoniaco.
Oh Phil, perché mi chiedo?
Non riesco a trovare una risposta sensata e credo che mai ce la farò.
Mi sembra tutto così surreale.
Essere vivi per miracolo; per grazia di Dio insomma.
Distratta come sempre apro l'enorme fascicolo che precedentemente ho buttato sul letto sparpagliando le diverse carte alla rinfusa.

"Phil Thompson: il caso".

Esatto, sto per leggere tutto sul mio quasi assassino.
Voglio capire ogni minima cosa e provare a dare un senso anche se non lo ha.

Lo stai facendo davvero Stephanie?
Si.
Si e ancora si.


Che d i a m i n e!

‘Posso prendere il fascicolo?’
È proprio questa la domanda che poco fa ho rivolto all’agente di polizia in centrale sotto lo sguardo sconcertato di Tom che mi guardava come se fossi impazzita.
E forse lo sono, chi lo sa.
< Ti rendi conto di quello che hai appena fatto? > domanda la voce del moro.
Rivedo il mio volto impassibile e duro annuire sicura e decisa come non mai.
Il volto di chi ha sfiorato la morte con la punta della mano.
Il volto di chi stava per essere ucciso da una mano.

Una mano potente, tenace, piena di vigore e forza.
La sua mano.
Apro la prima pagina.

E la seconda.

E la terza.

E la decima.
E la trentesima.



Non riesco a fermarmi, a fare una pausa.
A captare bene ogni parola.
Mi fermo, prendo un respiro e inizio a sottolineare la prima pagina.
‘Soggetto con evidenti problemi psichiatrici con tendenze lesioniste, maniacali e sataniche’.
Mhhh bene se non benissimo.
Continuo a leggere imperterrita quasi frenetica fermandomi alla fine del primo ciclo del fascicolo.
Sbuffo e respiro lentamente per pendere aria, forse così mi tranquillizzo.
O forse no, ma almeno ci provo.
O no?
Faccio mente locale sulle cose lette e mi soffermo quando descrive l`uccisione delle vittime in Virginia.
Essi proprio così.
Ha ucciso due ragazze; non so se mi spiego.



U c c i s o.


Le frasi dell'agente le ho ben stampate in testa.
‘Signorina lei è stata veramente fortunata e soprattutto in gamba a chiedere aiuto.
Glielo dico col cuore in mano...
Se non avesse inviato quel messaggio al suo ragazzo l'avrebbe uccisa.
Perché l'avrebbe uccisa questo è quanto’.
Senza rendermene conto stringo il maglione addosso grugnendo in silenzio per il dolore delle varie ferite sul mio corpo sfrigiato ed emaciato.
Ho ancora i segni a farmi ricordare dell`episodio.

Lividi.
Sfrigi.
Tagli.
Ematomi.

E più.

Non ho il coraggio di guardami allo specchio proprio per evitare di ricordare.
So che ho un taglio sul labbro inferiore che ogni tanto mi brucia tirando la pelle ma ovviamente non è l'unico segno presente sul mio viso.
< Stephanie passeranno > mi ripeto più e più volte sperando che mi si ficchi in questa testolina bacata che mi ritrovo.
Annuisco a me stessa e sobbalzo non appena sento il cellulare vibrare.
Poi si illumina il display e lì mi sale il panico nel vero senso della parola.
E se è lui ?
E se mi continua a torturare?

Mi do della deficiente, della povera stupida incapace di pensare.
Con un gesto fulmineo leggo il messaggio.

Come va? 
Bill.
P.s se stasera vuoi posso passare così ci vediamo un film.


Distolgo lo sguardo e sposto il telefono più in là.
Non ho voglia.
Non ho proprio voglia di fare un cazzo.
Questa è la dura realtà.
Cruda ma vera.
Bussano alla porta ed io volto la testa per vedere di chi si tratta anche se so benissimo chi è.
< Avanti > dico mentre aspetto che Tom entri.
< Puoi anche non bussare Tom, d'altronde è casa tua >annuncio guardando il panorama spettacolare alla portafinestra.
Sbuffa e mi chiede di guardarlo.
Poi vedendo la mia non reazione si siede sul letto facendolo ballare leggermente.
Mi dispiace tantissimo, mi duole il cuore ma proprio non riesco ad alzare il volto ed accontentare la sua richiesta di guardarlo.
È più forte di me giuro.
È una reazione involontaria come ha spiegato il medico durante la visita; reazione post traumatica come è stata definita specificamente.
‘Deve darle del tempo Tom, deve capirla’ è questa la frase ripetuta più volte al ragazzo che annuiva a braccia incrociate sempre più triste e desolato.
Povero.
Povero il mio Tom che non riesce a darsi pace, a trovare (forse è meglio specificare) un po' di pace e per questo sono molto dispiaciuta e confusa.
< Allora? > tenta di chiedermi portando indietro un ciuffo ribelle dietro l'orecchio.
< Allora niente, dimmi tu > ribatto piatta e monotona.
< Che cosa stavi facendo? > chiede.
< Leggevo il fascicolo >.
Annuisce e confuso domanda il perché.
Il perché di tale decisione.
Decisione a suo parere ingiusta.
< Senti Tom io devo capire, capire chi è veramente Phil Thompson e soprattutto cercare di trovare una risposta al perché di tutto ciò > dichiaro prima di essere interrotta < come diamine puoi leggere ed imparanoiarti con ste scartoffie inutili?
Ormai è finita, lui è in carcere, a marcire, a patire il freddo e la fame.
Ed è giusto così Stephanie >.
Inclino la testa e dico più calma possibile < Tom non puoi capire >.
< Ci risiamo con la storia del non puoi capirmi Tom >.
< Perché è vero > affermo sbattendo le ciglia velocemente.
< Io... cerca di dire prima che io mi affretti a riprendere il discorso alzando la voce < tu niente, non so se capisci ma due ragazze sono state uccise.
Uccise è chiaro?
Ci siamo salvate solo in due; a quest'ora potrei essere a marcire sotto terra e proprio per questo sto cercando di conoscerlo.
Conoscere chi con tanta nonchalance mi avrebbe strappata alla vita.
Mi avrebbe strappata a te.
Ma tu non puoi comprendere giustamente >.
< Cazzo, certo che posso Stephanie! > urla rosso di rabbia per poi continuare < anche se non ero lì con te ti giuro che riesco a capire come ti senti, quello che provi; lo leggo dai tuoi occhi, lo sento dalla tua voce e soprattutto dal tuo cuore.
Siamo connessi in un modo indelebile oramai >.

Sbam!

Spalanco gli occhi e non trattengo un sospiro così mi scuso col mio interlocutore usando dei toni più moderati e placati < hai ragione, scusami tanto...
È che questa situazione mi sta facendo impazzire nel vero senso della parola.
So che tu lo fai per il mio bene e ti ringrazio per tutto veramente ma voglio andare avanti con la ricerca soprattutto per me stessa, per poter finalmente uscire da sto tunnel oscuro >.
< Anche se non approvo sappi che ti sono vicino qualunque cosa tu faccia o dica.
D'ora in poi te lo giuro nessuno potrà più farti del male o che, ti proteggerò sempre e comunque.
Da tutto e da tutti >.
Lo ringrazio continuando a guardare fuori.
Proprio non ci riesco a guardarlo negli occhi cazzo...
Son proprio bloccata.

Lo vedo annuire e mordersi il labbro inferiore, poi guardandomi esplica < direi che è ora di pulire le ferite >.
Detto ciò si alza ed io lo seguo fino ad arrivare in bagno dove mi siedo sulla lavatrice sempre a testa bassa.
Ovviamente.
Pff.
Osservo di sbieco Tom che con molta cura si lava le mani per togliere lo sporco e si china per prendere tutto l`occorrente necessario a disinfettare.
Poi con cura prende il disinfettante spruzzandone in abbondanza sul batuffolo di ovatta e si avvicina.
Purtroppo senza rendersene conto avvicina la mano con uno scatto così mi ritraggo impaurita in un batter baleno.

Ops.

Volto la testa di lato ritrovandomi a rabbrividire non per il freddo.
< Steph > tenta di spronarmi il moro non ottenendo alcun tipo di risposta.
O reazione.
Solo silenzio.
< Stephanie, ti prego se ti fidi di me lascia che ti aiuti > confida a cuore aperto.
Ed io zitta.
Zitta come se fossi una muta.
Complimenti Stephanie!
Vedendo che non rispondo prova ad avvicinarsi cautamente, mostrandosi paziente e in grado di comprendere anche un rifiuto.
A tratti lenti e decisi porta la mano vicina al mio viso che porto indietro fino a raggiungere il muro.

Stephanie è Tom.
Tom.

Non devi temere nulla ma lasciarti andare.
Chiudo gli occhi e annuisco inconsapevole mentre aspetto che la sua mano raggiunga la mia guancia emaciata.
Mi accarezza a lungo e dopo diversi secondi mi tocca le labbra con un dito prima che io sobbalzi come una molla.
Fa per tirare indietro la mano ma succede una cosa di inaspettato: gli blocco la mano, la porto sul mio viso e voltandomi gliela inizio a baciare delicatamente prima di chiedere un abbraccio che prontamente arriva.


Come il sole dopo un temporale da film, come la guarigione dopo la malattia.
Ecco lui è la mia guarigione.


La mia medicina di vita.


Un abbraccio senza aver bisogno di parole dove cerco di trasmettere tutta me stessa.
Mi beo del momento inspirando a pieni  polmoni il suo profumo, la sua essenza, il suo essere cercando di rammentare ricordi che piano piano fanno capolino nella mia testa.
Le sue mani accarezzano i miei capelli tenendomi saldamente mentre il suo viso esplora ogni centimetro di pelle scoperta annusando e lasciando piccoli baci simili a fiori appena sbocciati.
Non so quanto tempo passi prima di staccarci e guardarci negli occhi.
Nell'immensità della nostra interiorità.
Della nostra essenza.

Una lacrima scivola lungo la guancia che io prontamente asciugo mentre Tom prende a baciarmi il volto.
Dal naso alla fronte, dagli occhi alle guance.
< Mi vuoi medicare o continui a mangiarmi la faccia? >
Domando abbozzando un sorrisino da ebete.
E così riprende a disinfettare il taglio alle labbra che ancora butta sangue soffermandosi poi ad ungermi il contorno occhi con una pomata adatta ai lividi.
Dopo essermi tolta la maglietta di lana ovviamente nera mi spalma creme varie sostituendo le vecchie garze con le nuove.
Successivamente con un dito sfiora il mio collo rosso ed ingrossato rimarcando il segno delle dita lasciate dal buon Phil mentre io lo guardo scrutando il suo volto per captarne emozioni e sensazioni.
Rabbia, tristezza, delusione, sconforto.
Continuo ad osservarlo mentre mi infila la maglietta come se fossi una bambina piccola che ha bisogno di cure.
Sta per dire qualcosa ma è costretto a fermarsi visto che suonano al campanello.
E adesso chi cavolo è?
Mi ritrovo a chiedermi mentre lo seguo mano nella mano prima di sedermi sul divano.
< Dov'è? Possiamo vederla? > chiede la voce di una donna che riconosco essere Simone.
Esattamente.
Sua madre.
Sento Tom farfugliare un < non è il momento mamma, è ancora molto scossa sarebbe meglio che... >.
Purtroppo non riesco a capire nient'altro così urlo un < Tom falli entrare >.
Prendo dei respiri mentre ascolto gli avvertimenti del moro sul fatto di non toccarmi e soprattutto sul fatto di non obbligarmi a guardarli.
< Stephanie, ciao > dice la bellissima donna accompagnata da Gordon.
Sorrido voltandomi per osservarli.
Vedo Simone incredula guardarmi distrutta, ferita e piena di lividi e tagli.
Boccheggia più volete portandosi una mano sul viso.
Sono esausti e si nota.
Sono partiti non appena sono venuti a conoscenza della vicenda.
E tutto per me quindi non posso che essergli profondamente grata e riconoscente.
< Ciao Gordon > saluto guardando l'uomo sedersi di fronte a me.
< Ti ho vista meglio in altre occasioni Steph > ironizza facendo adirare la compagna che immediatamente gli lancia un'occhiataccia.
Oh tranquilla Simone, non mi da assolutamente fastidio- mi affretto a rispondere in modo sereno.
Poi rivolgendomi a Gordon < beh effettivamente è vero, non sono proprio in forma anzi ma ce la farò in fondo sono una dura >.
Annuiscono tutti simultaneamente e sta cosa mi fa sorridere.
< Scusaci se siamo venuti solo ora ma lo abbiamo scoperto da poco perché mio figlio Thomas Kaulitz non dice mai nulla > si giustifica la mamma.
< Oh mamma non ricominciamo con la storia del `non dici mai niente Thomas` te ne prego >.
< Lascialo stare dai > sprona Gordon prima di raccontare come sono andate le cose < effettivamente ero a lavoro quando ad un certo punto entra nel mio ufficio un mio carissimo collega che mi guarda con una faccia da morto.
Al che mi chiede di te Tom, di come te la passi e di come sta la tua ragazza e sbam mi racconta per filo e per segno tutto quanto.
Una volta arrivato a casa racconto tutto a Simone e succede il casino, chiama Bill, Georg, Gustav insomma chiunque e si dispera andando a cercare notizie su notizie per chiarirsi le idee >.
< Mhhh immagino la mamma > sghignazza Tom beccandosi un pugno leggero sul braccio da parte della citata madre.
< Io stavo per morire ti giuro Stephanie, ho subito chiamato a lavoro per chiedere dei giorni ed ho prenotato il volo più imminente; stavo male, ero insofferente e volevo vederti subito >.
< Ah ha anche vomitato in aereo > specifica il compagno facendo scoppiare il moro in una fragorosa risata.
< Shhh non dovevi mica dirlo > si lamenta la donna mettendo le mani davanti al viso rosso per l'imbarazzo.
Così mi affretto a chiarire < tranquillizzati Simone, non preoccuparti l'importante è che siate qui e questo quello che conta >.
Mi annuisce e senza rendersene conto mi porge la mano che io stringo per infonderle sicurezza.
< Quel pazzo deve pagare > aggiunge Simone abbastanza infervorata.
< Adesso? Come funziona il processo? > domanda Gordon.
< Adesso è in carcere fino a nuova udienza dopodiché sarà il giudice a decidere quanto scontare > spiega Tom guardandomi.
Senza aspettare aggiunge < sarà chiamata a testimoniare in maniera privata di fronte al giudice per fornire prove e quant'altro; successivamente inviteranno a prendere parola all'altra ragazza che è riuscita a scampare alla morte >.
< Un'altra ragazza? > chiedono esterrefatti i due presenti.
< Esatto, purtroppo ha ucciso due ragazze ma l'altra è riuscita a scappare fortunatamente > emetto di sasso.
< Stephanie sta leggendo il fascicolo > dice il mio ex senza giri di parole.
Simone e Gordon mi guardano  aspettando una risposta che non tarda ad arrivare < nel fascicolo praticamente spiega tutta la vicenda, come ha agito, strumenti usati ecc.
Mi aiuta a capire perché lo ha fatto e soprattutto da cosa è dipeso tutto ciò >.
< Fai bene > annuncia Gordon, poi mi chiede < ma come è successo? >.
< È entrato in casa e ti ha torturata povera piccola? > balbetta una Simone tremante.
< Ma tu dov`eri in quel momento? > chiedono rivolgendosi al figlio.
< Io ero con Gustav in giro per delle commissioni, mi ha chiamato un paio di volte ma non prendeva il telefono in autostrada >.

Lo conoscevi?
Lo avevi mai visto?
Come sei riuscita a chiedere aiuto?


Queste sono le domande che mi rivolgono.
Troppe domande che mi fan girare la testa.
Mi fanno venire il mal di stomaco.
È normale sono molto preoccupati e vogliono delle risposte, vogliono conoscere.
Però al tempo stesso mi fanno star male, molto male.
Dopo aver preso la decisione che mi sembra più giusta sbiascico un < scusate > e mi dirigo a passo svelto verso il balcone andando a sbattere sulla vetrata della porta finestra
Mi appoggio alla ringhiera mentre il cuore va all'impazzata correndo come una furia facendomi vacillare.


Immagini su immagini
Emozioni e sensazioni.
Brividi.
Paura e ansia.


Buio.



Rischio di impazzire se non mi calmo o peggio di svenire.
Mi volto e con grande sollievo noto il pacchetto di sigarette che Tom ha lasciato sul tavolino, come un'anima in pena lo prendo tirando fuori una sigaretta che porto repentinamente alle labbra.
Inspiro a tutto spiano il fumo che mi invade le narici oltre che i pensieri.
Ma almeno così mi tranquillizzo un po'.
Di là si staranno chiedendo se è tutto apposto ma no, no che non lo è.
Ho il terrore che mi attanaglia le mie aggiornate, ho l'ansia che mi divora l'anima e la vita.
E non posso vivere così.
Assolutamente no, non è nel mio stile.
Io che ho sempre amato la vita in tutte le sue caratteristiche; dai momenti felici a quelli più bui.
Tutto e quando dico tutto è perché è veramente così.
Mi sto perdendo la bellezza di quella che è diventata casa mia: Los Angeles.
La bellezza dei paesaggi, la spensieratezza della gente che la abita.
Che la vive.
Che la interiorizza talmente tanto da assumerne le medesime peculiarità.

Osservo le macchine correre sull'asfalto bagnato, le persone trascinarsi chi più lentamente chi più velocemente.

Pace e tranquillità.
Caos e confusione.


Getto la sigaretta finita e mi stringo incrociando le braccia sottili al petto.
Il vento mi scuote i cappelli con il suo movimento anti lineare.
Chiudo gli occhi pensando a cose belle.
A scene vissute.
Ad una Stephanie così diversa da quella che è al momento.
Ad una Stephanie sorridente, spensierata, innamorata, delusa ma soprattutto...
Forte.
Tenace.

Come voglio essere.
< Posso > chiede una voce calma e sottile dietro di me.
Annuisco ed aspetto che Simone si avvicini per voltarmi.
< Anche tu hai preso il buttato vizio dei miei figli? >.
Alzo le spalle per far capire la mia non comprensione.
< Il fumo > esplica sorridendo teneramente prima di dire < lo sento, il tuo profumo è mischiato di fumo dandoti nuovo carattere.
Direi molto particolare anche se non ne hai assolutamente bisogno >.
< Lo faccio perché mi calma > spiego corrucciando le labbra in una smorfia.
Poi giustifico < sai perché gli incubi ecc.
Aiuta >.
Annuisce e sussurrando mi chiede scusa per prima per come si sono comportarti, per le troppe domande.
Faccio un gesto con la mano come a voler dire `lascia stare, nessun problema`.
< Sono io che devo farmi passare tutta l'ansia altrimenti non riuscirò più a vivere >.
< Non ti dirò che ce la farai perché è così Stephanie, sei sempre stata molto risoluta e decisa nei tuoi obiettivi in ogni momento, in ogni tipo di situazione > annuncia osservandomi di sbieco.
Trattengo un sospiro e mi limito ad annuire silenziosa.
< Ero nella tua stessa situazione quando ho conosciuto Gordon inizia prima di continuare a raccontare ero disillusa, piena di rancore e di odio verso il mondo.
Mi sentivo così sola e soprattutto amareggiata per la piega che stava prendendo la mia inutile vita.
Dopo quello che era successo non volevo alzarmi dal letto, non volevo vedere, toccare i miei figli nemmeno a pagarmi.
Passavo le giornate in silenzio, da sola nella mia stanza da letto a riflettere e a rimuginare sul perché fosse successo proprio a me; mi addossavo colpe che in realtà non avevo facendomi del male allucinante.
Ero fuori di me, fuori dal mondo e dalla mia vita >.
< Ma non capisco il perché di... > cerco di dire ma vengo interrotta poiché la donna riprende il discorso da dove l'ho interrotta < la domanda era sempre quella: perché?
Perché proprio a me?
Perché proprio a me era toccata quella sorte?
Perché che non mi spiegavo, proprio non ci riuscivo.
Era successo così senza preavviso.
Perché proprio mentre tornavo a casa quell'uomo si era avvicinato?
Potevo spiegarmi perché mai avesse tentato di stuprarmi?
Così, senza motivo?!
>.
Una lacrima involontaria scende a bagnare la sua guancia.
Immagini su immagini.
Ricordi su ricordi.
< Ricordo perfettamente il mio stato d'animo non appena sono tornata a casa Stephanie.
Ricordo i miei figli vogliosi di un abbraccio, di calore e ricordo benissimo la mia apatia.
Apatia totale.
Senza fine.

Ricordo la lunghissima doccia che feci quella sera pensando a come mettere fine alla mia insulsa vita.
Vedevo i miei lividi del mancato abuso e mi facevo schifo.
Schifo ma che più schifo non si può.
Sono andata avanti per giorni, settimane e mesi a pensare a come morire.
A come salutare i miei adorati piccoli.
A come salutare mia madre.
A come salutare il mondo e la vita.

Ed ecco che un bel giorno nella mia vita solitaria e depressa compare lui: Gordon che con pazienza ed umiltà si è riuscito a far amare amandomi come non mai.
Come se fossi una rosa da far risbocciare.
Da far rinascere nel mio caso.
L'ho ringraziato tanto, lo ringrazio tutti i giorni e lo ringrazierò per tutta la mia vita.
Quindi Stephanie non disperare, arriverà il giorno che la tua visione di vita tornerà a splendere ad illuminare ogni singola cosa.
Arriverà l'amore a darti la forza e la speranza facendoti cadere e rialzare.
Facendoti piangere e sorridere.
Semplicemente facendoti vivere.

Ed io te lo auguro con tutta me stessa perché io so cosa tu provi e cosa stai passando, e per questo ti dico di rialzarti di provare con tutte le forze ad aggrapparti a ricordi e persone che ti fanno star bene.
Che ti amano >.
Boccheggio letteralmente e strano gli occhi ammutolita.
Sono senza parole.
< Ma Tom e Bill... > provo a dire incespicando e balbettando.
< Loro non sanno nulla purché non c'è n'è bisogno.
Sono tornata ad essere la loro mamma > esplica asciugandosi le lacrime che copiose scendono.
Annuisco e l'abbraccio stretta stretta sempre in assoluto silenzio.
Ci abbracciamo per un'infinità di tempo prima di sorriderci come a ricordarci chi siamo.

Stephanie.
Simone.


Due donne che ce l'hanno fatta grazie alla vita.
Grazie all'amore e grazie alla loro forza e spirito.


< Rientriamo > dico prendendole la mano ossuta.
< Eccovi finalmente! > esclamano in coro i due uomini mentre bevono birra e guardano una partita di football.
< Cose tra donne > sentenzia Simone andando ad abbracciare Gordon.
< Che palle che siete > giudica Tom facendo ridere Gordon.
< Come ti permetti Thomas? > domanda la madre bacchettandolo a dovere.
< Lascialo stare cara > sprona Gordon suscitando l'ira della compagna che lamentandosi < ci fosse una volta che mi dessi ragione oh, mai >.
Continua con la manfrina prima di essere zittita da un tenero bacio.
< Bleah che schifo > si lamenta il figlio schifato come se stesse per vomitare.
< Sta zitto > dico avvicinandomi e sedendomi vicino, poi mi avvinghio al suo braccio abbracciandolo come un koala prima di sospirare un < ah! L'amore >.
< Adesso vi scatto una foto! >
 Esclama Simone osservandoci teneramente.
< Assolutamente no > si affretta a rispondere Tom.
< Oh sì per forza, siete così carini e dolci >.
< Nein nein > scuote la testa più volte a ribadire il concetto.
< Mhh va bene, che palloso che sei Thomas Kaulitz > ribatte acida.
Poi continua a punzecchiare il figlio domandando < allora? Quando mi fate un nipotino? >.
Apro gli occhi fino all'inverosimile strozzandomi con la saliva.
< Mamma! >.
< Eh io credo che dovreste tornare insieme, ci spero tantissimo >.
< Simone dagli tempo dai > cerca di recuperare Gordon.
< Io scommetto che se vi chiudessimo dentro una stanza finireste con l'andare a letto insieme > punzecchia la mamma.
< Basta ti prego > confessa Tom rosso per la vergogna.
Ancora con la storia del nipotino?
Oh mamma mia.
< Ma dai che te la mangi con gli occhi > tenta di dire prima che i due uomini la interrompino urlando un < Simone! >.
< Ok,ok > si giustifica portando le mani avanti prima di domandare a Tom dove si trova suo fratello.
< Dovrei scrivergli forse dato che prima ha chiesto se guardavamo un film insieme > intervengo io mentre Tom domanda perplesso < un film? Tu e lui? >.
Alzo le spalle mentre Simone riprende a stuzzicarlo per bene < sei gelosissimo Thomas, fai due conti e scoprirai il dannato perché >
Scoppio a ridere vedendo la faccia del moro farsi sempre più cupa.
Sto per intromettermi ma suonano insistentemente il campanello di casa.
Chi sarà?
< Calmati dannazione! urla il mio ex ragazzo.
A quello che so essere Bill.
< Oh ciao secondo figlio! > sbotta la madre guardandolo per bene.
Poi si risponde da sola stile teatrino < oh ciao mamma che bello vederti! 
Mi sei mancata un sacco.
Come stai tutto bene? >.
Ma al contrario di quanto sperato il figlio non la degna di una benché minima attenzione perché troppo preso ad osservarmi stupito.
< Posso? > domanda indicandomi.
Annuisco flebilmente ed aspetto che l'uragano Bill mi travolga.
Ed è proprio così perché in un attimo mi salta addosso stringendomi ma con delicatezza.
< Mi sei mancata troppissimo > sussurra tra i miei capelli sciolti.
< Ehmm ehm > si schiarisce la voce il fratello prima di intimargli un < l'hai abbracciata a lungo dai spostati >.
< Non pensarci neanche >.
< Ora spostati > lo intima il barbuto.
< Nein nein nein >.
< Non fartelo ripetere più volte > lo ripicca il moro; < sono il fratello maggiore te lo ordino >.
< E che cazzo c'entra adesso? > domanda il biondo ridendo e sfottendo il fratello che invece lo guarda in cagnesco.
< Ok adesso ti sposto io con la forza brüdah >.
Detto ciò Tom si avvicina e mi abbraccia spostando il fratello che non contento fa la stessa cosa.
Mi abbracciano, si scansano a vicenda quasi come in un fantastico girotondo.
< Ragazzi! > sgrida Simone non ottenendo la  reazione sperata.
E proprio mentre sta per continuare il discorso serio Gordon non trattiene un rutto.
Senza rendermene conto scoppio a ridere vedendo la faccia da assassina di Simone bianca cadaverica e dopo di me anche Bill e Tom che si voltano per vedere coi loro stessi occhi.


C l i c k.
Una foto scattata da Gordon trionfante.


Io.
Bill.
E Tom.

Sorridenti e gioiosi.

< Mamma, Gordon adesso vengo ad abbracciarvi! > urla entusiasta il biondo.
< Ma che cazzo ti urli? > domanda Tom scortese.
< Urlo quanto mi pare e piace >.
< Certo perché sei una dannata gallina > confessa il moro mentre il biondo lo chiama urlando a gran voce con il nomignolo Tomi che lui odia.

Odia da morire ed ama da morire.

E così riprendono a bisticciare e a insultarsi come due bimbi piccoli mentre io li osservo.


Ferita, distrutta ma felice.
Perché è proprio così quando si è parte di una famiglia.
Si è felici, distrutti ma pur sempre felici.




Attention please.
Ciao a tutte, non scrivo mai ma questa volta devo.
Devo scusarmi per la mia assenza prolungata ma ahimè il pc si è rotto e quindi ho posticipato (di tanto) la pubblicazione del capitolo.
Non so in quante saranno pronte a rileggere la mia storia quindi fatemi sapere attraverso una piccola recensione che cosa ne pensate.
Per ora ringrazio tutte per continuare a sostenere il mio piccolo sogno e progetto.

See you soon!

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Capitolo 23
*** Dad? Jane? ***


< Papà sto bene, adesso però mollami > sbotto esasperata dall’abbraccio di mio padre.
Per carità, ha tutte le ragioni del mondo visto che sua figlia stava per essere uccisa da uno squilibrato.
Brividi su brividi percorrono la mia schiena stretta nella morsa di ferro.
Phil e le sue manie.
E le sue vittime.


Giusto per non dimenticare.
Vero Stephanie? 
 
< Papà… > riprovo fallendo come sempre.
< Ascolta almeno oggi fatti abbracciare > mi sussurra a due centimetri inspirando a pieni polmoni quello che dovrebbe essere il mio profumo.
< Mamma mia come sei Steph! > urla Bill squittendo come una specie di topolino.
< Sentite io non so da abbracci e piantini vari > ribatto offesa.
‘Seh, come no’ stuzzica la mia solita rottura di ca… ehm la mia vocina interiore; la mia amabile, oserei dire, vocina interiore.
Bill mi guarda e annuisce prima di stuzzicarmi < ma se hai pianto giorno e notte quando ti sei lasciata con Tom >.
L’ha detto sul serio?
Non può, su…
Lo guardo allibita e interdetta, socchiudo gli occhi e rispondo di sasso < dettagli >.
Mio padre ride e esplica < quanto sei rustica figlia mia! E chi ti si prende se fai così? >.
Mio padre e Bill ridono tranne la sottoscritta.
Bhè, tante grazie.
Invece di riempirmi di coraggio mi infondono ulteriori sicurezze.
Grazie mille papà e grazie mille Bill.
Non doveva essere lui il prescelto per questa visita improvvisata  di oggi che mi avrebbe tirata su di morale?
Sicuramente; questo fa combriccola con mio padre e mi ricordano che la mia vita sentimentale in questo particolare periodo non è proprio rosea ma anzi.



Che gioia la vita!



< Sono contento che siate venuti a trovarmi anche perché sarei venuto io in questi giorni >.
< Bhè ringrazia Bill che ha guidato fino a qui > sorrido ed indico il biondo con fare sornione.
< E Tom? Come mai non è venuto? > domanda papà sedendosi sulla sedia in vimini e prendendo un bicchiere stracolmo di margarita che porge prontamente al mio amico.
< In realtà non gliel’ho nemmeno chiesto > dico indicando il bicchiere di margarita a mio padre che fa finta di non aver capito perché domanda < e perché scusa? >.
Mai una volta che si facciano gli affaracci proprio è?!

< Boh, in realtà non lo so nemmeno io… Però questi giorni ho voluto lasciarlo tranquillo anche perché da dopo l’indicidente mi è stato sempre appresso e quindi… > tento di dire prima di essere interrotta da Bill < quindi che? Fatti capire >.
< Quindi un bel niente, ma volevo lasciarlo riposare, almeno si rilassa un pochetto che è stressato > sentenzio sporgendomi dalla sedia, prendendo il bicchiere ed assaggiandone il contenuto.
< Cavoli, proprio buono papi! > emetto rabbrividendo per il sale a contatto con le mie labbra.
< Ma quindi siete tornati insieme? > mi riporta alla realtà papà.
Scuoto animatamente la testa ed aspetto un’ altra domanda che subito arriva < come no? Ma se state sempre appiccicati?! Non sei a casa sua? Bhè vostra? >.
< Non c’entra nulla, non è che adesso se passiamo del tempo insieme significa per forza che dobbiamo ritornare insieme > emetto giudiziosa come non mai.
< Bhè sì > dice papà e poi domanda a Bill < tu che ne pensi invece? >.
< Di cosa? > chiede il biondo.
< Del fatto che sono scopa amici >.
< Non siamo quello che hai appena detto papà! > urlo incavolata.
continua il moro prima che io controbatta secca < non stavi chiedendo qualcosa a Bill? >.
< Ah si, esatto >.
< Allora? > chiedo portando una ciocca di capelli vicino al naso per sentirne il profumo dato dallo shampoo agli agrumi.
< Bill che pensi di loro due, di questa situazione? >.
< Mhh, è difficile capire come andranno le cose poi capirai, con due zucconi come loro > giudica il mio amico dandomi un buffetto sulla spalla e scusandosi subito dopo per via del mio gridolino.
< Ti ho fatta male? > chiede visibilmente preoccupato.
Scuoto la testa e rispondo per non farlo preoccupare ulteriormente < no, non malissimo ma sento ancora dolore >.
Eggià, è così.
I miei ematomi non sono spariti del tutto anzi…
Più passano i giorni e più sembrano aumentare di grandezza, anche se so non essere così effettivamente.
Li sto curando giorno dopo giorno e mi sto curando sperando di poter dimenticare questo brutto episodio prima del tempo.
Tra un paio di settimane ci sarà l’udienza che condannerà il mio aguzzino ad un tot di anni ma io non parteciperò.
Parlerò soltanto col giudice e la giuria in privato.
Io e l’altra ragazza.
Le due sopravvissute come ci chiamano in centrale.
< E l’altra ragazza come sta? > mi chiede mio padre riportandomi alla realtà.
Sorseggio il mio drink e rispondo < bene, anche per lei però è molto difficile da superare anche se è passato più tempo >.
Sbuffo e dico speranzosa < spero finisca presto questa tiritera che almeno volto pagina >.
I miei due interlocutori annuiscono mentre una macchina parcheggia sul vialetto di casa.
E mo’ chi sarà?
E se è Tom?

O d d i o, a casa mia, con mio padre?!
Sai la situazione imbarazzante che si potrebbe venire a creare?
Spero non sia lui, lo spero vivamente con tutta me stessa.

Vedo mio padre agitarsi cosa che mi tranquillizza agitandomi un pochino.
Perché è così agitato?
Se non è Tom chi è allora?
< Ehi, ciao Jane > sentenzia papà alzandosi dalla sedia per accogliere l’ospite in questione.
Aspetta Jane, mi sembra di aver già sentito questo nome.
O sbaglio?
Aspetta Jane…

Quella Jane?

< Ehmm, ciao > dice una donna spuntando davanti e salutando con la mano delicata.
Io e Bill salutiamo educati ma ancora non mi affretto a presentarmi perché voglio che lo faccia mio padre.
Alzo le spalle e mi schiarisco la voce aspettando.
< Jane, lei è mia figlia Stephanie e Steph lei è Jane la mia… compagna > sbotta papà rosso in viso.
Che dolce!
Era da tanto che non lo vedevo in imbarazzo.
Questa cosa mi fa capire che ci tiene molto a Jane.
Bella donna comunque.
Mai come mamma però’ rifletto tra me e me.
Ricaccio indietro sta cosa della gelosia e sorrido porgendole la mano che prontamente stringe.
< Non mi avevi detto che fosse così bella > giudica la donna sedendosi sulla sedia di fronte alla mia.
Sorrido imbarazzata mentre mio padre prende a dire < è veramente bellissima, una gemma ma io non c’entro nulla… ha preso tutto da sua madre >.
Tutti ridiamo alla battuta ed io sorseggio un altro goccio del mio drink.
< E lui? È il famoso? > chiede la rossa.
Guardo papà che mette le mani avanti < no, non è il famoso cara >.
< Che vuuol dire famoso? > domando curiosa.
Jane sta per rispondermi ma viene interrotta da mio padre che chiude la questione con un niente.


Niente?


< Il famoso non mi sembra niente papi… >.
< No, ma veramente non importa > continua.
Lo guardo come un felino e continuo a domandare < che vuol dire veramente non importa? >.
< Steph, sul serio non è nulla > prova mio padre.
Questo lancia il sasso e poi ritira la mano.
Sì che non lo conosco.
Pff.
< Scusa come hai detto che ti chiami? > chiede Jane al biondo che subito si mette in mostra come solo lui sa fare < Bill, onorato di conoscere una bellissima donna come lei >.
Jane ride e domanda scettica < ma quindi non sei Tom? >.
Ah ecco dove dovevamo arrivare a parlare di Tom.
Quanto sono stupida, come ho fatto a non pensarci prima?
Era così evidente.
Jane era sicura che oggi avrebbe conosciuto Tom e invece...
Sorpresa!
< No > dico ridendo sommessamente.
< Mhh non ci sto capendo niente > sentenzia la rossa prima di assaggiare il drink fatto da mio padre.
< Allora ti spiego > prova a dire papà prima che lo interrompa < no, spiego io va >.
Mi lego i capelli e noto la donna deglutire impercettibilmente; poi spiego < lui è Bill, Tom è il fratello. 
È Tom il mio ex >.
< Ahhh, ora ci sono! > esclama.
Mio padre la guarda e le fa un occhiolino  prima che lei riprenda la parola < è che siete uguali, lasciamelo dire >.
< Si, uguali uguali > giudica papà mentre io chiedo < come fai a sapere che sono uguali? >.
< Mi ha fatto vedere una foto tuo padre, una vostra foto > mi spiega sorridendo.
< Cioè le hai fatto vedere una mia foto con Tom? Papà! > urlo rossa di vergogna quando mi porgono la foto in questione.

Io sulle gambe di Tom in giardino.


Felici, spensierati e penso anche ubriachi a vedere i nostri occhi.
Che belli che eravamo.
Io così radiosa mentre guardo Tom ridendo; Tom così innamorato mentre mi tocca una guancia con un ghiacciolo.

Sussulto mentre sento gli altri < che bella coppia >.
Ebbene si, che bella coppia… che eravamo.

Che eravamo.


< Cambiando discorso, tu come stai? > domanda la rossa facendo riferimento ai lividi ed ematomi vari.
< Bene dai, passerà > dico indicandomi le labbra e il corpo emaciato.
< Immagino sia stato traumatico >.
Ebbene sì, immagini bene vorrei rispondere limitandomi a confermare < sì, traumatico a dir poco; ancora oggi non so come sia potuto accadere >.
< Era un pazzo psicopatico > mi rincuora mio padre per non ricordarmi che in fondo la colpa è stata anche un po’ mia.
Ho aperto la porta pur essendo in ansia e pur sapendo di essere pedinata; l’ho lasciata aperta.
Ma soprattutto non ho detto niente di niente a nessuno per non farli spaventare.
Finendo col far peggio.
< Sì, appena ci sarà l’udienza vi saprò dire > dico arricciando il naso per qualche istante.
Poi volendo cambiare discorso domando < e voi due come vi siete conosciuti? >.
< Mentre facevo la spesa > dice Jane mentre mio padre se ne esce con  un < in chiesa >.
Io e Bill ridiamo in coro e scuotiamo la testa in sincrono manco a a farci apposta.
< Mr Williams! > urla Jane puntando un dito longilineo contro il signore che le sta a fianco.
< Oh, io la prima volta ti ho vista in chiesa bella mia > si scusa.
Li guardo intenerita.
Ammetto che appena ho saputo di questa loro frequentazione non l’ho presa bene per niente ma adesso che li vedo sono contenta; sul serio.
Mi sembrano affiatati e legati come non mai.
Quindi ben venga per entrambi.
< Mi ha colpito subito >.
< Mamma mia Stephanie tuo padre mi ha corteggiato per mesi, non ne potevo più > esplica la compagna sghignazzando per qualche secondo.
< Papà! Non ti facevo così perspicace > punzecchio tirandogli una nocciolina dalla ciotola.
< A voi donne piace essere corteggiate > ribatte sicuro e deciso come non mai.
< A me no > controbatto di sasso.
< E chi ti crede?! > domandano ironici papà e Bill prima che Bill spieghi < dai ammetti che prima di dire di sì a Tom ce ne hai messo del tempo è… >.
Scuoto la testa e lui chiude la frase con un < ammetti la verità miss mi faccio corteggiare per poi non presentarmi all’appuntamento all’ultimo secondo >.
< Che vuol dire? > domanda Jane curiosa e con gli occhi fuori dalle orbite.
< Proprio quello che ho appena detto ossia che l’ha paccato all’ultimo >.
< Non l’ho paccato > dico guardandolo per un attimo.
< Oh sì che lo hai paccato, ero a casa con lui e mi ricordo bene la sua espressione > sentenzia il biondo marcando bene la parola espressione.
< Non era mica colpa mia se era un deficiente > sbotto prima di finire < e comunque non l’ho paccato, l’avevo avvisato >.
Non l’ho paccato.
Seh, come no Stephanie.
Ricordo ancora quel pomeriggio afoso e i miei dilemmi sull’uscire o non uscire con uno che fondamentalmente non conoscevo e che avevo visto due o tre serate al massimo.
Non è che mi piacesse, badiamo bene.
Lo vedevo limonare a destra e a manca come un ossesso, cambiare ragazze, donne come bamboline e sta cosa mi irritava.
E non poco.
Quindi ricordo bene la sensazione dopo avergli dato buca.
Ero felice, raggiante come mai prima d’ora.
Perché avevo rifilato un due di picche a colui che si era presentato con un < Tom, ma puoi chiamarmi anche il Dio del sesso >.
‘No, mi dispiace ma ho un impegno che non ricordavo di avere’ ripete la mia voce riportandomi a quel pomeriggio come se il tempo non fosse mai passato.
E noi fossimo all’inizio della nostra conoscenza.
Esattamente tre anni fa.

Tre.


Ricordo il tuo sguardo e il disappunto nel vedermi la sera seguente a casa di Julia.
Mi hai squadrata e poi non mi hai calcolata più tutta la sera.
Facendomi sentire una merda.
Facendomi sentire piccola piccola.
Così piccola da star male.

< Non ci credo Stephanie! > squittisce la rossa ridendo ma dandomi un cinque tipo come a dire ‘brava, così si fa’.
Sto per dire qualcosa ma il telefono del mio amico inizia a trillare più volte prima di squillare.
< Aspetta, cosa? > domanda il biondo premendo il telefono più vicino.
< Sono con Steph ecco perché non mi trovi a casa zuccone! >.
< È Tom > mimo con la bocca agli altri presenti.
Oh parli del diavolo e gli spuntano le corna!
Proprio vero sto detto.
Da morire proprio.
< Siamo in giro, torniamo stasera quindi arrangiati per cena > dice tutto d’un fiato prima di gesticolare con le mani un ‘che palle’.
Sbuffa diverse volte e poi lo mette in guardia < non andare a casa mia a cianfrusare tra i miei piatti, sta a casa tua >.
Rido e gli faccio segno per capire che vuole.
< Rompe ecco quello che vuole > giudica il gemello coprendo l’altoparlante in modo che il fratello non possa sentire non riuscendo nell’intento visto che si sente una voce urlare dall’altro capo del telefono un < stronzo! Ti ho sentito >.
Sbuffa ancora, poi mi porge il telefono scocciato.
Non faccio in tempo a salutarlo che subito < ti sei messa la crema? E i lividi? E gli ematomi? E lo stick per le labbra? E la compressa? >.
< Se, se, se… blablabla > dico roteando gli occhi.
Tutti i giorni è sempre questa; lui che mi chiama assicurandosi che io abbia fatto tutto quello che devo fare per curarmi.
Ogni quarantacinque minuti a distanza di tre ore per l’esattezza.
Il biondo prende il telefono mentre sto ancora parlando ed urla un sonoro < basta, sei un rompipalle su, ciao Tomi! >.
< Sai quanto si arrabbierà? > chiedo sorniona.
< Oh, certo ma pazienza > mi risponde tirandomi un occhiolino.
< Si preoccupa è?! > domanda Jane; poi chiede vergognosa < e tra voi due desumo tutto bene quindi >.
Le mostro un pollice tipo a dire esatto e rispondo alla sua prossima domanda < no, non siamo tornati insieme; diciamo che siamo amici ecco… è molto per me se devo essere sincera >.
< Ti si legge dagli occhi che per te è importante >.
< Chi? > chiedo.
< Tom, lui è la persona più importante della tua vita Stephanie e si vede > riflette ad alta voce la nuova compagna di mio padre.
Compagna.
Che strano.
Che strano dire la nuova compagna di mio padre è?!
Annuisco più e più volte, poi guardo mio padre e domando < quindi? Che mi raccontate di bello? >.
< Mha niente di niente, solita vita e solita routine >.
< Una cosa possiamo dirtela > dichiara Jane prima che io faccia un breve cenno come a dire continua < quest’estate pensavamo di venire a Los Angeles per qualche giorno >.
< No, ma non è ancora detto > esplica mia padre facendo rabbuiare la donna al suo fianco.
< Non ci sono problemi, vero Steph? > mi chiede Bill ed io mi affretto a reggere la sua teoria < assolutamente, per noi sarà un vero piacere >.
< Ah, allora ok… > sentenzia mio padre prima di domandarmi < sei sicura che vada tutto bene? >.
Annuisco e gli sorrido incoraggiandolo < certo, perché non dovrei essere sicura? >.
Mio padre mi manda un bacio volante e mima un grazie.
< E tu andrai in vacanza? > chiede la rossa costringendomi a guardarla.
< Bhe, sinceramente non saprei, ma non credo anche perché non saprei con chi andare >.
< Scusa e i ragazzi? > chiede papà indicando Bill.
< Gli altri partono per il tour, giusto Bill? > domando al mio amico che conferma la cosa.
< Starò da sola a riflettere e a rilassarmi > asserisco sicura.
< E Julia? >.
< Julia non lo sa ancora ma forse vuole seguire i ragazzi > confesso guardando il mio amico visto che lui è all’oscuro di tutto.
< Cosa?! > strilla facendomi indietreggiare.
< Eh.. > provo a spiegare mentre il biondo parte alla carica < che vuol dire che vuole venire con noi? >.
< Quello che ho appena detto Billi >.
Riprendo a parlare visto che il mio amico non parla < non è detto, vorrebbe perché la lontananza la farebbe star male ma ancora non è sicura >.
< Quali sono i motivi? > chiede papà.
< Chi è Julia? > domanda Jane ridendo con una mano davanti la bocca con fare disinvolto.
Mi gratto delicatamente l’angolo della bocca che prude attenta a non farmi del male per via delle varie ferite e poi rispondo ad ogni domanda < allora Julia è la mia migliore amica che è fidanzata con Georg il bassista della band e invece per rispondere alla tua domanda papà… è facile ha paura delle reazioni delle fans >.
< Mamma mia ci credo > sbotta Bill facendo tintinnare il bracciale a contatto col bicchiere di vetro lucido.
 < Ascoltami bene Bill, questa cosa non deve uscire da qui… i ragazzi non devono saperlo né tantomeno Georg perché nemmeno lui lo sa, sia chiaro? > intimo accusatoria guardandolo intensamente.
< Posso chiederti una cosa? > domanda Jane sorseggiando quello che dovrebbe essere un secondo margarita.
Bene, è bella e beve proprio come me.
Mi piace devo essere obiettiva.
Schiocco la lingua e sento la sua richiesta prima di confutare < bhè riguardo la tua domanda su come dev’essere vivere ed avere una relazione con un ragazzo famoso posso dirti che non è difficile ma qualcosa di più.
È una cosa che non si può spiegare se non la vivi >.
Poi continuo < non sto dicendo che è brutto assolutamente però è… strano direi anche perché non sai mai il resto del mondo come prenderà la cosa etc >.
< Da quanto tempo vi conoscete tutti quanti? > domanda.
Rifletto e rispondo cercando l’appoggio del mio amico < credo tre anni con i ragazzi, con Julia è una vita visto che la conosco da quando andavo a scuola >.
< Quindi ricapitolando: i ragazzi sono Bill, Tom, Georg? > chiede tenendo il numero con la mano destra.
< Più Gustav > asserisco aggiungendo l’ultimo membro.
< Certo che dev’essere bello essere in una band, no? > domanda retorica al biondo che annuisce sorridendo apertamente.
< Sì, te lo posso assicurare; so certi aneddoti > giudico ridacchiando da bambina.
< Che aneddoti? >.
< Cose varie riguardanti i tour, soprattutto su di te Billi >.
Vedo il mio amico sbiancare e poi chiedere < sulle fans immagino >.
Rido e scuoto le spalle prima di spiegare a mio padre e a Jane < praticamente tutte le fans vogliono Bill, è il loro sogno in pratica >.
< Nahh, macchè… > prova a teorizzare Bill finendo col ridere perché sa di aver detto una castroneria grossa quanto una casa.
< E vivete tutti a Los Angeles immagino > enfatizza la rossa aumentando il tono di voce.
Annuiamo e mi affretto a spiegare < io ci vivo da soli tre anni, Julia e i ragazzi da più tempo >.
Poi continuo < diciamo che mi sono trasferita in seguito, dopo averli conosciuti e aver capito che mi avrebbero stravolto la vita >.
< Ti piace? > domanda Jane.
< Allora se devo essere sincera all’inizio ero terrorizzata; troppo caotica e troppo dispersiva > emetto prima di continuare < infatti non ci volevo nemmeno venire >.
< E poi? Come ti sei convinta? >.
< Semplice: mio fratello che ha una forza di persuasione enorme! > urla Bill euforico come sempre.
Annuisco e spiego < bhè, siccome avevo capito che tra me e Tom c’era qualcosa di speciale ho voluto provarci e anche se con mille dubbi e insicurezze non ti nego che è stata la decisione più giusta che abbia mai potuto prendere in tutta la mia vita.
La amo, ormai è casa mia >.
< Che gemma di ragazza di tua figlia oh > schietta la Jane tirando un buffetto a mio padre e provocando una risata dalla sottoscritta.


Un buffetto.

Come quelli che tiravo io al mio T o m.


Sempre, ogni giorno.
Per farlo arrabbiare, per farlo esplodere.
Per scherzare, per chiedere semplicemente un suo sguardo


È veramente strano; così come è strana la conversazione odierna.
Si passa da un argomento all’altro senza mai fermarsi con la voglia di conoscersi.
Quindi siccome si gira e gira parlando del più e del meno domando < e tu invece hai sempre abitato qui? >.
La rossa mi guarda scuotendo la testa < no, abitavo a dieci chilometri da qui ma poi dopo essermi sposata ci siamo trasferiti qui e siccome mi è piaciuta fin da subito ho deciso di restarci anche dopo che mio marito è scomparso >.
< Mi dispiace > boccheggio dispiaciuta.
Fa un gesto con la mano come a dire ‘purtroppo è la vita’.
Ed ha ragione.
La vita è così imprevedibile da farmi quasi paura alle volte.
Sono sincera.
 
 

Ma ci si rialza, sempre.




< L’importante è andare avanti > confida la rossa come se mi leggesse nel pensiero prima di guardare mio padre che la guarda teneramente.
< Papà non potevi trovare una donna così saggia al tuo fianco >.
< Ragazzi stavo pensando che questa sera potete fermarvi a dormire qui, che ne dite? > domanda mio padre ripresosi dallo stato catatonico in cui era caduto precedentemente.
Rifletto e poi quasi in sincrono con Bill rispondo < no, è meglio tornare a casa anche perché poi domani abbiamo un’intervista e devo riposarmi più che posso >.
< Andrai con loro? >.
< No, non mi va e poi in questo stato dove voglio andare?! > esplico indicandomi con un gesto fulmineo.
< Misà che sei una tipa riservata, non è vero Steph..? > chiede Jane prima di richiedermi preoccupata < posso chiamarti Steph o preferisci Stephanie? >.
< Steph va più che bene > le dico strizzandole l’occhio destro.
Prendo il mio bicchiere e dopo un sorso di quello che una volta avrebbe dovuto essere un margarita confido < sì, sono molto riservata; cerco sempre di stare alla larga da paparazzi e mondo dello spettacolo >.
< Ti ricordi quella volta? > domanda il biondo facendomi subito capire di che episodi si tratti.
< Oh cielo! Come dimenticare il mio pomeriggio perseguitata dai paparazzi? > esclamo alzando la voce.
Poi proseguo < praticamente ero con Bill a fare delle commissioni… > prima di essere interrotta da Bill che precisa perfettivo < shopping non commissioni >.
Roteo gli occhi come a dire ‘che palle che sei’ e poi seria dico < seh, shopping hai ragione… comunque stavo dicendo che eravamo a fare shopping e non ci siamo resi conto di essere inseguiti da dei paparazzi fino a che non mi sono rovesciata il frappè che stavo allegramente bevendo.
Il giorno dopo manco a dirlo ero su tutti i giornali con una faccia spaventosa >.
Che scena!
I miei interlocutori ridono a crepapelle ed io ammetto < da quella volta ho deciso che la vita mondana non fa per me, quindi ho sempre evitato feste, eventi etc… >.
< Bhè col passare del tempo sei solo peggiorata figlia mia >.
< Papà!! > urlo portando una mano davanti alla bocca per l’oscenità appena sentita.
< Da piccola eri un casino, sempre sporca, sempre per terra > ride mentre prende il suo portafoglio.
Tremo mentre vedo una foto che presumo avere diversi anni.
Magari quasi quanto i miei.
< Non lo fare, ti prego > supplico non ottenendo il risultato sperato perché mio padre porge il cimelio alla sua compagna che scoppia a ridere involontariamente.
Cerco di afferrare la foto ma inciampo sui miei stessi piedi mentre la foto passa in mano al mio amico che inizia a ridere a più non posso sfottendomi come il suo solito.
< Sono orrenda papi, che cavolo > mi lamento mettendo su un finto broncio mentre mi avvicino ai piedi di mio padre.
< Guardami Steph > mi chiama Bill.
Mio padre mi fa il solletico e proprio mentre sto ridendo come una dannata mi giro verso Bill che prontamente scatta una foto.
Io, papà e… Jane.
Li guardo scoppiando a ridere per la mia faccia; guardo Bill che mi sorride e capisco che sono questi i momenti che mi fanno stare bene.








Che mi rendono felice e la solita Stephanie.


 

P.s
Ehmm!! Come dire… dopo un anno e più eccomi di nuovo qui.
In un solo giorno ho partorito il capitolo in questione talmente mi ha preso voglia di scrivere e scrivere…
Spero di rendere felice qualcuna/o; le recensioni o un piccolo pensiero sono sempre più che graditi.
Un bacione enorme.

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