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Lista capitoli: Capitolo 1: *** Ho deciso e così sarà [ma mi manchi già] *** Capitolo 2: *** Mi dispiace di averlo fatto [sono solo un idiota] *** Capitolo 3: *** I dubbi della Volpe [lo amo pure io o no?] *** Capitolo 4: *** La partenza [più sfigati di così si muore!] *** Capitolo 5: *** Presa di coscienza [allora non mi odia] *** Capitolo 6: *** Inizio di qualcosa [l'unica cosa che so è che ti amo] ***
Capitolo 1 *** Ho deciso e così sarà [ma mi manchi già] ***
Finita da poco una ff
eccomi già che ne comincio un’altra!
Mah non ho ancora
idea di come si evolverà la storia dato che ho scritto questo primo
capitolo di getto... spero solo che non risulti una schifezza ^^ come al solito
mi scuso per la trama poco originale -.-
Ovviamente è
una HanaRu e qui non ci piove quindi siete avvisati... beh che posso dire se
non buona lettura alle menti ignare
che cominceranno a leggere sto robo?
Non andare
via
01.
Ho deciso e così sarà [ma mi manchi già]
- Hana sei sicuro? –
Yohei fissava preoccupato il ragazzo dai capelli rossi e gli occhi color
castagna mentre quello annuiva – Si Yo... non ho alternative, devo farlo... per me ma soprattutto per lei – affermò con lo
sguardo deciso ma con l’ombra di sofferenza che solo il suo migliore
amico aveva avuto l’onore di vedere.
Gli scappava da ridere: il
Tensai che doveva lasciare tutto e
tutti, oh sapeva che non avrebbero sentito la sua mancanza, certo che lo
sapeva! Ma continuava ad illudersi che loro
sarebbero stati un po’ dispiaciuti... lo sperava davvero... solo
così avrebbe trovato la forza di fare quel passo.
Da tempo sapevano che sua
madre doveva sottoporsi a delle cure mediche speciali, era stata sempre di
natura cagionevole lei, difetto che per fortuna non aveva trasmesso al figlio
che, al contrario di lei, godeva sempre e comunque di ottima salute. O almeno
apparentemente.
Mito Yohei sapeva
perfettamente quanto Hanamichi avesse terrore
di scoprire il perché sua
madre in quell’ultimo periodo stesse così male... ma per farlo
sarebbero dovuti andare all’estero per almeno due settimane se non un
mese, e il rosso non se la sentiva, anzi, non
voleva lasciare il club di Basket per così tanto tempo.
Non che fosse così
determinante nelle partite la sua presenza, anzi, di solito era più un
peso che altro e glielo avevano fatto notare, tutti quanti, il suo essere
sempre e solo una presenza inutile, superflua. Ma quando giocava si sentiva parte
di qualcosa, non che la sua Armata fosse meno importante, ma loro erano gli
amici di una vita, i suoi compagni di sempre.
Invece la squadra, il Basket
era un’altra cosa... era ormai diventata la sua passione, la ragione per
cui continuava a lottare e ad incitare sua madre e a dirgli che presto
sarebbero potuti andare a risolvere quella sua salute troppo gracile.
E poi c’era lui: Kaede
Rukawa, il suo rivale, la persona che più odiava al mondo ma che allo
stesso tempo ammirava più di ogni altro... la persona che gli dava
sempre la grinta per andare avanti e migliorare, seppure inconsapevolmente.
Hanamichi aveva già
accettato di essere attratto da lui dal suo essere taciturno e solo,
incredibilmente solo... come lo era stato lui prima di incontrare Yohei... come
era stato prima di imparare a fare lo sbruffone perché era più
facile ricoprirsi di ridicolo che ammettere che effettivamente, si, aveva
bisogno di aiuto... ma Mito l’aveva capito e gli aveva sorriso dicendogli
– Puoi anche smettere con me di
essere quello che non sei... e piangere – e allora si era sfogato,
aveva pianto e poi sorriso.
Yohei c’era sempre
stato, era un fratello per lui, il suo fratello maggiore nonostante la
differenza tra le loro altezze... ma a Mito piaceva sentirsi il più
grande, il maturo e aiutare il suo fratellino,
aveva sempre fatto del suo meglio... anche quando Hanamichi era corso da lui in
lacrime dichiarandogli di essere un invertito solo perché gli piaceva
Rukawa... e allora Yohei gli aveva accarezzato i capelli rossi sorridendo e
aveva detto – Il vero crimine non
è te che sei gay, sei solamente innamorato e non c’è niente
di sbagliato, qualunque persona tu ami... ma quello che mi da fastidio è
che Rukawa non vede nemmeno il suo naso... – e avevano riso per
quell’ovvietà.
Si Yohei aveva sempre dato
tutto se stesso per il suo fratellino... e lo stava facendo anche ora. Anche
adesso che Hanamichi soffriva al pensiero di non poter vedere quella Volpaccia
per chissà quanto... non importava se lo insultava o non lo vedeva nemmeno,
se si picchiavano... lui amava Rukawa e basta. Non c’era un perché
e non si poteva cambiare.
Ma Dio solo sa quanto avrebbe
voluto non esserne innamorato in quel momento... era vero che sarebbe dovuto
partire, era vero che non l’avrebbe visto per parecchio tempo... ma poi
aveva scoperto quello. Rukawa
l’aveva guardato, come al solito, con sufficienza e poi dopo una delle
sparate da Tensai gli aveva detto –
Ma almeno io me ne andrò da sta merda di Paese per realizzare il mio
sogno. Mi hanno chiamato finalmente: parto tra tre settimane– e il mondo gli era crollato
addosso, il pensiero di non poterlo vedere più lo faceva sentire
terribilmente inutile.
Non sarebbe mai stato capace
di dichiararsi, sapeva benissimo che Rukawa lo avrebbe rifiutato in qualunque
caso e la colpa era anche sua. Lui
che lo insultava in tutte le maniere, che si comportava da megalomane e non
faceva emergereil suo vero essere
perché troppo impaurito dalla reazione degli altri... non voleva la loro
pietà e non voleva nemmeno che lo considerassero un debole.
Poi il giorno prima quella chiamata: la visita che
aspettavano da anni finalmente era stata fissata, poco importava se dovevano
andare dall’altra parte del mondo, avevano atteso e sperato
nell’arrivo di quella chiamata e non potevano rinunciare.
Sarebbero dovuti partire il
giorno dopo e probabilmente non avrebbe fatto in tempo a salutare per
l’ultima volta la Volpe... e così aveva preso la decisione di
salutarlo il giorno prima della sua partenza, in fondo non lo avrebbe
più visto e non avrebbe dovuto dargli spiegazioni per le parole senza
senso che di sicuro avrebbe detto.
Salutò Yohei e si
preparò mentalmente a quello che stava per fare... sperando solo di non
fare troppo la figura dell’idiota e riuscire a dire davvero tutto quello che voleva dire.
Continua...
Fine del primo
capitolo! Oddio che robo terribile... spero solo di non aver ucciso nessuno con
sto affare...
Capitolo 2 *** Mi dispiace di averlo fatto [sono solo un idiota] ***
Secondo capitolo
postato! Come ho già detto non ho idea di cosa potrebbe succedere nei
prossimi capitoli... sta cosa si sta scrivendo da sola senza che io possa fare
niente per fermarla... bah. Buona lettura!
Non andare
via
02. Mi dispiace di
averlo fatto [sono solo un idiota]
- Si mamma... si tranquilla
tornerò appena finito di prendere quello che ho dimenticato... si...
si... ok... si ti voglio bene anche io... ciao a dopo – Hanamichi aveva
appena chiuso la telefonata con sua madre, ovviamente non le aveva detto che
andava a dire addio al ragazzo che
amava... figurarsi! Come minimo moriva sul colpo: il suo piccolo Hana innamorato! Non ci avrebbe creduto manco se
l’avesse visto!
Si diresse a passo lento
verso quella che, aveva scoperto grazie al carissimo
quattrocchi, era la casa di Rukawa. Stava cercando, inutilmente, di
riordinare i pensieri, non voleva impappinarsi di fronte a Rukawa... non voleva
essere umiliato più dello stretto necessario. Sarebbe già stato
deriso per il solo e semplice fatto che era andato apposta a casa sua per
salutarlo, non poteva arrossire e non spiaccicare parola.
Una volta arrivato di fronte
alla porta nera sentì la tentazione di correre via da lì, far
finta di non esserci mai andato... ma poi, come avrebbe fatto a resistere per
sempre con la consapevolezza di non averlo mai salutato un’ultima volta?
No... non ce l’avrebbe fatta. Suonò il campanello con il cuore in
gola, terrorizzato ancora di più di quando i professori tiravano a sorte
per le interrogazioni e lui non ricordava nulla, e poi, lentamente, la porta si
aprì e il viso pallido con due occhi color blu cobalto si
incrociò con il suo.
Rukawa era stupito: che ci
faceva Hanamichi Sakuragi davanti
alla sua porta di casa? Notò
lo sguardo teso dell’altro, probabilmente era imbarazzato per
quell’improvvisata. Beh anche lui lo era! L’ultima persona che
pensava sarebbe venuto a trovarlo era proprio lui. - Ci... ciao Kitsune... ecco... hai un minuto? – il
balbettio e il rosso delle guance di quel ragazzo dai capelli porpora lo face
quasi sorridere ma, come al solito, non lo fece.
- Nh... entra – gli
aveva risposto Rukawa osservandolo con un’espressione strana, avrebbe
detto che fosse divertita se non fosse stato che quello era Kaede Rukawa e la parola sorriso e Rukawa non avevano niente in comune. Entrò titubante
guardandosi velocemente attorno: una casa non troppo grande, stile europeo...
mobili in legno scuro e qualche quadro.
- Cosa vuoi? – non era da
lui sprecare fiato ma vedeva il rossino in difficoltà: guardava ovunque
pur di non osservarlo... e sotto un certo punto di vista
quell’atteggiamento lo ferì – Ecco... sono venuto per
augurarti buona fortuna in America... si lo so che non te l’aspettavi dal
Grande Tensai questo onore... beh... vado! – aveva parlato veloce, non
fissandolo nemmeno una volta, come se non trovasse il coraggio di parlargli
faccia a faccia.
- Nh... solo per questo?
– la domanda della Volpe lo colse in fallo, non che non se l’aspettasse,
ma sperava che, essendo taciturno di natura, Rukawa non gli avrebbe chiesto
niente e lasciato fuggire.. ora invece... oddio! – Si – rispose
velocemente prima di dirigersi da dove era venuto, ma una stretta al braccio
glielo impedì. – Non me la racconti giusta Do’aho...
perché sei venuto ad augurarmi buona fortuna? – gli chiese –
P... perché domani parto e probabilmente non sarò ancora tornato
quando partirai – rispose, non era quello che avrebbe voluto dire...
no... ma cosa poteva fare? Rispondergli “Sono
venuto perché ti amo e volevo imprimermi nella mente il tuo viso e i
tuoi occhi dato che non li rivedrò più” non gli
sembrava il caso... poi la Kitsune di sicuro lo avrebbe preso a pugni e deriso
come il peggiore degli imbecilli.
- Ma ancora non capisco perché sei venuto a salutarmi
– disse fissandolo negli occhi con quello sguardo indifferente che lo
feriva enormemente – Cazzo Rukawa non posso nemmeno dire addio alla persona che amo?! – ci furono pochi minuti di
silenzio, nei quali Kaede osservava con uno sguardo stupito Hanamichi che,
appena rielaborato quello che aveva rivelato, arrossì e urlò un
– MERDA! – prima di sparire dalla porta nera che lo aspettava a
pochi metri da lui.
Rukawa non ebbe la forza di
fermarlo, troppo sconvolto per la rivelazione: Hanamichi lo amava?
Cioè... fino al giorno prima gli aveva dato della “Baka Kitsune” e adesso se ne usciva con un “Ti amo”?! Ma che diavolo
era successo? Si era forse distratto e il mondo stava girando al contrario?
Si riprese dai suoi pensieri
quando si accorse che Hanamichi era corso via senza dargli una spiegazione
logica al fatto che lo amasse... non che si aspettasse una spiegazione
esauriente o che, magari quando si era accorto di amarlo e perché glielo aveva detto... “Però... lui ha detto che domani sarebbe partito per non
so dove e che probabilmente non avrebbe fatto in tempo a... cazzo” pensò
Rukawa rielaborando i dati... se era così non avrebbe avuto mai la
spiegazione che voleva!
Hanamichi arrivò a
casa sconvolto, ancora incredulo di quello che si era lasciato scappare... non
poteva davvero averlo detto! Qualcuno doveva farlo tornare indietro per
riparare a quel danno! Non avrebbe mai più avuto il coraggio di... poi
il pensiero che in effetti non avrebbe mai
più visto la Kitsune lo tranquillizzò ma allo stesso tempo lo
rese triste.
In fondo... che importava se
gli aveva rivelato i suoi sentimenti? Niente... non si sarebbero mai più
incontrati e Rukawa non lo avrebbe rifiutato e deriso. Cosa voleva di meglio? Proprio
nulla. Ma, per quanto assurdo, si ritrovò a pensare che sarebbe stato
meglio essere rifiutato e deriso per poi continuare ad osservarlo da lontano
piuttosto che non vederlo più.
Si sdraiò nel letto
per dormire, ancora vestito con gli abiti che aveva indosso da quel pomeriggio:
non voleva cambiarsi... sopra c’era l’odore della casa di Rukawa...
l’odore di Rukawa, seppur solo superficialmente. Era proprio uno stupido.
Continua...
T____T povero Hana!
Spero che Kaede si spicci a fare qualcosa (ma se la stai scrivendo te sta cosa!
Ndfrancy) Ma... io non sto facendo niente se non mettere per iscritto quello
che mi sta passando per la testa ç___ç (Sei senza speranza -_-
Ndfrancy).
MissChroma: Sono felice
che ti abbia incuriosito… beh spero ti piaccia anche questo capitolo^^ e
non preoccuparti su SD non riesco a scrivere ff che finiscono male… xD
Capitolo 3 *** I dubbi della Volpe [lo amo pure io o no?] ***
Finalmente il 3^
capitolo! Non so se vi piacerà... anzi ho proprio dei dubbi sul fatto
che sta cosa piaccia... vabbè buona lettura!
Non andare
via
03.
I dubbi della Volpe [lo amo pure io o no?]
- KAEDE ALZA IL CULO DAL LETTO!
– l’urlo di sua madre fece aprire appena gli occhi azzurri del
moretto che era sommerso da decine di coperte sopra la testa e, ovviamente,
dopo la prima occhiata fuori dal groviglio, si risistemò sotto al
calduccio. - KAEDEEEEEEE – altro urlo e Rukawa sbuffò esasperato:
non aveva voglia di uscire dal letto, avrebbe voluto starsene lì tutto
il tempo “A scuola tanto non ci
sarebbe nessuno con cui litigare...” si ritrovò a pensare in
modo irrazionale.
La porta si aprì con
un tonfo sordo e in men che non si dica le coperte sopra al ragazzo furono
messe all’aria mentre quello rabbrividiva all’impatto con
l’aria fredda – Nh... lasciami dormire, non voglio andare a scuola
– borbottò cercando di mettersi, inutilmente, il cuscino sulla
testa mentre la donna dai lunghi capelli neri lo guardava scettica –
Kaede! Muoviti accidenti! Chi ti ha detto che devi andare a scuola? Dobbiamo
andare a salutare una mia carissima amica all’aeroporto! –
sbottò quella afferrando senza pietà il cuscino che Rukawa si
ostinava a tenere sulla testa.
- EH?! – il moro
rielaborò in fretta le informazioni e scattò in piedi...
allora... ecco di cosa non si ricordava il giorno prima “Ci stavo pensando giusto un minuto prima che il Do’aho
suonasse alla porta...” pensò stiracchiandosi – Ok... ma
perché devo venire pure io?
– chiese fulminandola mentre quella, imperterrita, gli rifaceva il letto
velocemente – Niente domande... FILA IN BAGNO E POI MANGIA COLAZIONE!
– esclamò quella dandogli un calcio sul sedere per farlo muovere
– Nh... ok – mugugnò uscendo massaggiandosi la parte lesa.
Un quarto d’ora dopo
era lavato, vestito e sazio mentre sua madre recuperava l’automobile.
Kaede continuò a sbuffare durante tutto il viaggio: ma chi glielo aveva
fatto fare di accompagnare sua madre all’aeroporto? E soprattutto... in macchina! Sapeva perfettamente come sua madre guidasse quando aveva fretta e questo lo costrinse a legarsi
la cintura e poi stringersi al sedile mentre la macchina partiva a razzo
zigzagando per la strada evitando le potenziali interferenze...
“Se il Do’aho vedesse come giuda mia madre
direbbe che le assomiglio quando guido la bici...” accidenti! Aveva di nuovo pensato al rossino! No
così non andava proprio, doveva smetterla di pensarci. Ma possibile che
qualunque cosa quel giorno gli ricordasse il Do’aho e la sua dichiarazione? Si perché era una
dichiarazione e, nonostante fosse sommerso ogni santo giorno di letterine
profumate e scritte in bella grafia, nonostante le ragazzine urlanti che gli
andavano dietro, questa volta non riusciva a rimanere indifferente...
c’era qualcosa che lo aveva
colpito nella frase di Sakuragi. –
Cazzo Rukawa non posso nemmeno dire addio alla persona che amo?! –
così gli aveva detto, e si vedeva che era la voce del suo cuore e che
non era riuscito a stare zitto, perché subito dopo aveva imprecato...
eppure il tono di quella frase... sembrava rassegnata, triste, come se, anche
dopo aver capito che lui era asociale, scorbutico e antipatico, avesse
continuato ad amarlo facendosi male consapevolmente... come se non riuscisse a
smettere.
Kaede non poteva capirlo, non
aveva mai amato nessuno e non sapeva che il sentimento che provava Hanamichi
era completo, quasi soffocante che gli faceva venir voglia di osservarlo per
ore in ogni posizione si trovasse, anche ridicola come mentre dormiva,
incantato dalla sua figura e regalandosi consapevolmente dolore pensando di non
poterlo abbracciare mai, di non poterlo baciare mai, non poterlo mai amare con
tutto se stesso. No Kaede non lo sapeva questo.
Eppure, per una volta,
avrebbe voluto vedere il Do’aho sorridere davvero, perché sapeva che le risate sguaiate che usava ogni
volta erano false e i sorrisi che aveva erano una facciata protettiva. Era un
buon osservatore, aveva imparato ad esserlo, osservava tutto e tutti da una
posizione lontana ma allo stesso tempo vicina, senza viverla in prima persona
cercando di capire.
E Sakuragi l’aveva
affascinato da quel punto di vista, spesso in quegli ultimi mesi si era
ritrovato a concentrarsi più spesso sul comportamento del Do’aho,
come a cercare di capirlo più degli altri... voleva capire davvero quello che era. E poi aveva ricevuto la
lettera per partire verso l’America, il sogno che si realizza, ma
nonostante tutto si era sentito triste perché non avrebbe potuto finire
di analizzare il ragazzo dai capelli rossi.
Infine era successo quello
che era successo la sera prima e si era ritrovato senza qualcosa... la
sensazione quando gli aveva detto che partiva
e che probabilmente non sarebbe arrivato in tempo per salutarlo il giorno
della sua partenza... si era sentito
amareggiato, aveva pensato, assurdamente, che se il Do’aho non ci fosse
stato alla sua partenza non sarebbe partito a costo di aspettare anche mesi. E
poi gli aveva chiesto perché era
venuto quella sera... e quella frase che l’aveva tormentato tutta la
notte e lo tormentava pure adesso... ma che senso aveva pensarci ora? Hanamichi
era partito ormai... o l’avrebbe comunque fatto tra breve... che senso
aveva che solo adesso aveva capito
che provava affetto e probabilmente qualcosa di più per quella testa
rossa? Niente... tra tre settimane lui sarebbe partito e non avrebbe mai
più avuto modo di rivedere il Do’aho.
- Siamo arrivati Kaede
– lo avvisò sua madre mentre si slacciava la cintura – Nh...
– uscì dalla macchina deciso più che mai a dimenticare la
faccenda... o almeno ci avrebbe provato
– Per fortuna manca ancora mezz’ora all’arrivo
dell’aereo... fiù... Megumi non avrà nulla da ridire...
– monologò sua madre mentre entravano dalla porta girevole.
Notò quasi subito una donna dai lunghi capelli rossi che gironzolava
avanti e indietro davanti alle sedie d’attesa – Fi-chan! –
esclamò quella guardando sua madre con gli occhi luccicanti –
Meg-chan!!! – sua madre assunse la posa di ‘ma quanto ti voglio beneeee’ classica quando vedeva
qualche amica delle superiori: occhi a cuore e le mani congiunte vicino alla
spalla destra, gambe piegate... ed eccola che partiva a razzo verso
l’altra donna. - WAAAAA Tesoro come stai?! Sono secoli che non ci
vediamo! – esclamarono in coro, mentre il moro guardava in alto pregando
un Dio qualunque di salvarlo dai pettegolezzi che di lì a poco sarebbero
cominciati... ne era sicuro.
- Io sto benissimo... anche
se ho un figlio ingrato – borbottò sua madre fulminandolo, mentre
Megumi lo osservava con un sorriso gentile – Ma che dici Fi-chan? Sembra
un così bravo ragazzo... ti ha pure accompagnato qui saltando la
scuola... – lo ‘difese’ quella lasciando la sua amica per
avvicinarsi verso di lui - ... poi è alto e pure bellissimo... che vuoi
di più? È tutto suo padre – esclamò quella
girandogli intorno in un modo che gli ricordo vagamente quello del Do’aho al loro primo incontro. –
Avesse preso solo il suo aspetto... e
invece... povera me... si comporta esattamente
come Ryu... – disse affranta la sua amorevole mamma – Cosa?! Vuoi dire che... si addormenta
ovunque e non fa altro che giocare a Basket? Oh povera te... – disse
Megumi tornando dalla sua amica dandogli una pacca sulla spalla.
Poi sua madre parve
risvegliarsi e domandò con aria curiosa – E il tuo piccolo adorabile figlio? –
l’altra sorrise dolcemente – E’ andato a recuperare le lastre
che avevamo lasciato a casa... è così attento a me che a volte
penso che trascuri troppo la scuola, gli amici e il Basket... – a quel
punto Kaede affinò l’udito facendosi attento: dunque il figlio di
questa Megumi giocava a Basket?
- Che peccato... avrei voluto
tanto vedere come è diventato grande... ma dimmi che almeno lui ha
trovato il grande amore... sto qua... – sua madre lo indicò
sbuffando - ... non è mai uscito con nessuno da quando ha cominciato ad
andare alle medie – disse affranta “Appena
esco da qui la uccido...” pensò maligno Kaede fulminandola
– Avessi da dire un po’ di tempo fa, il giorno in cui aveva
cominciato le superiori, mi parlò di una ragazzina sorella del suo
capitano... poi il giorno dopo ha cominciato ad insultare una certa Kitsune che
giocava con lui a Basket e che era molto più bravo di lui... poi non mi
ha più detto nulla – confessò Megumi sospirando affranta,
Kaede trattenne il fiato... “Possibile
che...” – Ohoh... il grande amore nato sul parquet! Sembra come
quando io e Ryu ci siamo innamorati eheh... comunque... credi che non ti abbia
più parlato perché... – non finì la frase
lasciandola in sospeso, l’altra annuì – Sai non mi
importerebbe niente se... beh se fosse gay... lo vedrei lo stesso come il mio
bambino dolce e... – venne interrotta da sua madre - ... megalomane...
non ha perso quell’abitudine vero? – concluse sua madre con un
sorriso.
“Oh Merda!” Rukawa pensò solo questo prima che, alle sua
spalle, una voce fin troppo conosciuta gli fece rizzare i capelli... –
Eccomi mamma il Tensai è qui! Oh Fi-sama ci sei anche tu! – quello
di cui stavano parlando era... il Do’aho.
Continua...
Oddio sta cosa
è preoccupante... (Devo ricordarti che l’hai scritta te? Ndfrancy)
ma è preoccupante lo stesso! (-.- Ndfrancy). Spero che vi sia piaciuto
il capitolo.
Capitolo 4 *** La partenza [più sfigati di così si muore!] ***
E finalmente il 4^
capitolo... spero solo che non me ne vogliate.
Buona lettura!
Non andare
via
04.
La partenza [più sfigati di così si muore!]
- Hana-chaaaaan
tesorucciooooo ma come sei cresciuto!!!! – sua madre saltò
letteralmente addosso al rossino mentre lui non aveva il coraggio di
voltarsi... cazzo che cosa poteva fare? Aveva sperato di rivederlo prima che partisse ma... adesso? Che cosa
doveva fare? Cosa gli avrebbe detto?
- Fi-sama è secoli che
non ci si vede... ovvio che il Tensai è cresciuto... avevi dei dubbi?
Ahahah – la risata allegra dell’altro lo fece sussultare... era in
qualche modo diversa –
Hana-chan lascia che ti presenti mio figlio... Kaede girati che maniere sono!
– sua madre sembrò ricordarsi proprio in quel momento di lui... “Ma porca @#§§*^*!!!” pensieri
moooolto gentili nella mente di Rukawa che stava maledicendo sua madre in tutte
le maniere possibili... si voltò lentamente incrociando i suoi occhi
azzurri con quelli castagna di Hanamichi che strabuzzo gli occhi saltando
all’indietro – KITSUNE?! – urlò indicandolo mentre
guardava atterrito Fi-chan che lo osservava quasi divertita... che cosa diavolo aveva da ridere sua madre? Oddio... e
adesso? Hanamichi passava lo sguardo da lui a sua madre fino a Megumi.
- Allora è Kaede la
Kitsune? – domandò gentile la madre del Do’aho avvicinandosi
al figlio – Emh... si mamma – annuì il rossino dopo essersi
ripreso mentre sua madre continuava ad osservare entrambi con negli occhi uno strano luccichio – Quindi andate
alla stessa scuola? – stavolta fu la madre di Rukawa a domandare –
Si – annuì il moro – Ohhhhh beeeeene! Meg-chan vieni un
momento – non gli piaceva per niente lo sguardo che sua madre gli aveva
lanciato prima di sparire con la donna dai capelli rossi, lasciando i due
ragazzi da soli in mezzo all’aeroporto.
- Non mi piace per niente... quella donna è capace di tutto... –
sussurrò Kaede osservando il punto in cui le due erano scomparse –
Do’aho com’è che conosci mia madre? – domandò
il moro osservandolo di sottecchi: Hanamichi stava guardando a terra e non
riusciva a vedere il suo viso – Quando avevo circa dieci anni e mia madre
ha cominciato a stare male lei è venuta a trovarci... – parlava
talmente piano che Rukawa faticò a sentirlo – Nh, senti per quello
che è successo ieri... – iniziò il moro, ma si zittì
appena notò lo sguardo di Sakuragi sollevarsi da terra: aveva gli occhi
talmente tristi che non riuscì più a spiaccicare parola
finché l’altro non parlò – Lasciamo perdere va bene?
Ho accettato la cosa... quindi non parliamone più... ok? – mentre
lo diceva evitava di guardarlo, forse aveva troppa paura che Kaede gli leggesse
dentro... ma il Volpino capì comunque: lo osservava da troppo tempo e si
vedeva subito quando mentiva.
- Io non credo... non mi stai
guardando negli occhi... ti faccio così paura? – gli
domandò facendo un passo in avanti mentre Hanamichi lo osservò di
sfuggita per registrare lo spostamento – No non ho paura di te... ho
paura dei tuoi occhi – sussurrò continuando ad evitare il suo
sguardo – Nh? – non capiva, che c’entravano i suoi occhi ora?
– Ho paura che, una volta che li avrò incrociati non avrò
il coraggio di partire sapendo che quando tornerò non potrò
più vederli – spiegò il rossino – E chi ti dice che
io non ci sarò più? – gli chiese facendo un altro passo, ma
proprio in quel momento tornarono le due donne e il discorso si interruppe. “Tempismo perfetto madre idiota!
Grrr” Rukawa era molto arrabbiato,
insomma iniziava un discorso, per la prima volta in vita sua tra l’altro,
e sua madre lo interrompeva?! Ma che andasse al diavolo!
- Hana-chan io e Meg-chan
abbiamo avuto un’idea – disse sua madre... in realtà, Kaede
ne era sicuro, l’idea l’aveva avuta solo lei... e questo lo
spaventava a morte... conosceva fin troppo bene le idee di sua madre... come
quella volta che lo costrinse a pulire casa perché aveva palleggiato con
un pallone sporco di fango per il corridoio minacciandolo di non farlo giocare
mai più a Basket... oppure quella volta che aveva fatto cucinare per un
mese a suo padre minacciandolo di lasciarlo in bianco per più di un anno
data la sua scarsa presenza in casa... si sua madre era una donna con idee
pericolose...
- Abbiamo deciso di partire
tutti insieme! Mentre io e Meg-chan staremo all’ospedale voi vi farete
dei giri turistici per la città e quelle vicine... in fondo Kaede presto
dovrà trasferirsi lì no? Quindi ho deciso di approfittarne!
– Rukawa sbiancò: COSA?!
Hanamichi rimase sconvolto...
che cavolo di idee aveva quella donna? E poi... le loro valigie? Rukawa
probabilmente sarebbe rimasto lì una volta passate le tre settimane...
quindi... oddio.
- Bene ragazzi se non avete
niente da dire io vado a prendere le valige – disse la madre di Kaede
prima di sparire verso il parcheggio mentre il figlio sbuffava esasperato
– Lo sapevo che tramava qualcosa... – sussurrò appena prima
di guardare di sottecchi Hanamichi che era ancora sconvolto – Hana
accompagna Kaede a fare i biglietti –vide il Do’aho ritornare in
sé per poi osservare la madre e di nuovo lui – Ok – rispose
soltanto prima di incamminarsi seguito da Rukawa.
Dopo aver comprato i
biglietti per lui e sua madre, Kaede guardò di sottecchi Hanamichi che
sospirava guardando verso gli orari degli aerei – Do’aho ho finito
– lo richiamò Rukawa facendogli vedere i due biglietti mentre il
rossino annuiva appena alzandosi dalla sedia sulla quale era seduto.
La sua adorabile mamma aveva
programmato proprio tutto e aveva fatto mettere i due vicini mentre quelle due
erano dall’altra parte dell’aereo. Notava perfettamente il disagio di
Hanamichi, guardava fuori senza neppure respirare se non quando rischiava il
soffocamento – Sakuragi respira non ho intenzione di ucciderti... per una
volta vorrei parlare – disse
Rukawa mentre il rossino si girava con occhi spalancati verso di lui – Cosa?
– sembrava un bimbo piccolo... uffa avrebbe faticato parecchio –
Perché non me lo hai detto subito quello che provi per me? – gli
chiese a bruciapelo mentre l’altro arrossiva – Secondo te? Non sono
così masochista da andare a sbattere contro un muro correndo io! A dire
la verità manco dovevi saperlo accidenti alla mia boccaccia! –
esclamò Hanamichi rosso distogliendo lo sguardo – E perché
mai? – allora quella Volpe era proprio tarda accidenti... – Perché
te sei indifferente a tutto e a tutti per non parlare poi che sicuramente sei
etero e ti fanno schifo quelli come me – sussurrò sempre senza
guardarlo... si stava scoprendo accidenti... ma era più forte di lui, si
sentiva debole sotto lo sguardo di Rukawa perché avrebbe tanto voluto
abbracciarlo e baciarlo, lì, davanti a tutti infischiandosene di quello
che tutti avrebbero pensato, ma non poteva... Rukawa non era attratto da lui... non gli piacevano i ragazzi! Che poi
nemmeno a lui piacessero i ragazzi ma solo Rukawa... beh quello era un altro
discorso.
- E chi te l’ha detto
scusa? – ribatté il Volpino guardandolo dritto negli occhi dato
che aveva girato il volto verso di lui – Beh... perché sei Rukawa
– rispose quel Do’aho... che cazzo voleva dire?! Cioè... se
si chiamava Rukawa non poteva essere attratto dai ragazzi?! Ma come diamine
ragionava quell’idiota? Con i piedi?!
- Do’aho –
rispose avrebbe attuato presto un piano per fargli capire che idiota che era,
oh si Kaede Rukawa gli avrebbe dimostrato che non era per niente addormentato.
Sorrise appena notando che il rossino si era addormentato e la sua testa
poggiava sulla sua spalla. Forse non gli era del tutto indifferente
quell’Idiota.
Continua...
Nessuno mi uccida
ç___ç l’ispirazione scarseggia un po’ per non parlare
del fatto che quando ho ispirazione il tempo non c’è mai e
così mi ritrovo sempre a dover scrivere in momenti assurdi -.- uff spero
di uscire da sto periodo tremendo. Alla prossima!
Capitolo 5 *** Presa di coscienza [allora non mi odia] ***
Eccomi finalmente con
il 5... sempre che a qualcuno interessi xD
Non andare
via
05.
Presa di coscienza [allora non mi odia]
- Ehi... Hanamichi siamo
arrivati – la voce di Kaede così dolce lo faceva sentire
così bene... non lo insultava più, almeno nei sogni... “Un momento... ma siamo arrivati
dove?!” aprì gli occhi di scatto vedendo Rukawa guardare fuori
dal finestrino, allora era stato un sogno avvertire quella voce dolce
nell’orecchio che gli diceva di svegliarsi.
Che cavolo stava facendo?!
Per poco Hanamichi non l’aveva beccato a sussurrare dolcemente al suo
orecchio! Non era così che voleva fare! Doveva avvicinarlo piano piano,
facendogli capire che avrebbe potuto ricambiarlo, anzi forse lo amava
già da molto ma non se ne era mai reso conto fino a quel momento.
- Siamo arrivati? –
domandò il rossino guardando Rukawa che sfuggiva al suo sguardo, come se
non volesse che lui vedesse quello che aveva negli occhi – Nh... dovrebbe
mancare poco – rispose il moro sempre guardando fuori.
– Senti... il discorso
di prima... ecco possiamo non riprenderlo più? – gli chiese
Hanamichi – E perché? Non mi hai ancora dato una risposta
sensata... e non dire che è perché sono io perché stavolta
la testata stavolta te la do io – lo minacciò Rukawa mentre
Hanamichi sospirava.
Cosa poteva dirgli? Era vero
che era sempre stato convinto che Rukawa fosse indifferente e senza
sentimenti... ma aveva anche e sempre avuto paura
di una risposta. Paura di un rifiuto. Non sarebbe riuscito a superare anche
quel rifiuto... il rifiuto del primo amore.
Si, perché si era reso conto solo quando aveva conosciuto Rukawa di non
aver mai amato nessuna di quelle ragazzine, nessuna. Era semplicemente
ostinazione da parte sua di essere amato
da qualcuno, di trovare affetto nelle altre persone. Invece con Kaede era
diverso, certo voleva ancora essere amato, ma sentiva anche dentro di sé
il bisogno di amare altrettanto e completamente.
- Avevo paura –
sussurrò appena mentre Rukawa sbatteva appena gli occhi: certo se lo era
immaginato, chi non aveva paura di amare? Chi non aveva paura di essere
rifiutato? Ma il sentirlo dire da lui... da quella testa rossa così
orgogliosa... era tutta un’altra storia. Prima che potesse rispondere la
voce metallica annunciò che dovevano allacciare le cinture perché
stavano per atterrare.
Rukawa imprecò
sottovoce: che cavolo! Tutte le volte che stava per dire una cosa importante ad
Hanamichi qualche cosa doveva interromperlo! Tutte le sante volte che voleva parlare per dire qualcosa il
destino si accaniva! Era una persecuzione! Lui, proprio a lui che non parlava quasi mai cavolo!
Rinunciò a parlare e
si allacciò la cintura in attesa di scendere da quel coso maledetto,
mentre Hanamichi lo osservava, non visto, incuriosito “Chissà perché sembra infastidito... magari
è perché non è ancora riuscito a rifiutarmi seccamente...
o forse è perché dovremo passare molto tempo insieme in questi
giorni... e la cosa, ovviamente, non gli va’” concluse nella
sua mente.
Quando furono scesi si
ricongiunsero alle loro madri e Hanamichi si mise al fianco della donna dai
capelli rossi anche se era stato praticamente fulminato dalla sua, di madre.
– Hana-chan perché tu e Kaede non andate a fare un giro mentre io vado con Meg-chan all’ospedale
per risolvere il suo problema? – propose amichevolmente Fi mentre Kaede rabbrividiva al vedere come
osservava il Do’aho: alterata al massimo, sembrava voler dire ‘Tu
ora vai con quell’ingrato di mio figlio in giro perché non vi
voglio tra le scatole per tutta la giornata’. Il Do’aho capì
l’antifona e infatti sbuffando salutò sua madre con un bacio sulla
guancia e la sua di madre con un sorriso mentre lui ovviamente si limitò
a due mugugni non identificati.
- Impara da Hana-chan
Kaede... non vedi quanto è affettuoso? – gli urlò dietro sua
madre mentre lui sbuffava e Hanamichi ridacchiava sotto i baffi. – Non
ridere... la odio quando fa
così – sibilò fulminandolo – Oh Kitsune io adoro
quella donna! È tremendamente divertente! – disse il rossino
continuando a soffocare le risate “Sono
circondato da pazzi...” fu il pensiero di Kaede.
Sistemarono i bagagli nella
loro stanza d’albergo, che le due donne avevano deciso di affittare per
il periodo in cui Hanamichi e la madre sarebbero stati lì... ma dato che
Megumi sarebbe stata all’ospedale Fi aveva, giustamente, deciso di
mettere Kaede in quella stanza con il rossino.
Non riuscivano più a
parlare di quanto successo a Yokohama e sull’aereo, Hanamichi sembrava
sempre con il viso stanco e depresso mentre lui si dava sempre per disperso. Il
motivo era semplice: non sapeva come dirgli che si era accorto di amarlo
all’improvviso. Così senza un motivo. aveva paura di essere
mandato al Diavolo per quello. Quindi preferiva stare in silenzio piuttosto che
combinare qualche pasticcio.
Almeno la situazione di
Megumi si stava risolvendo. Avevano scoperto come curare quei suoi problemi,
solo che si sarebbero allungate le attese e il rossino non si sarebbe potuto
fermare tutto quel tempo lì...
Kaede lo sapeva ma continuava
a rimandare la sua dichiarazione... non
l’avrebbe mai detto ma aveva paura di
quello che avrebbe potuto dire Hanamichi. Oh certo sapeva che il rossino non
l’avrebbe rifiutato perché comunque lo amava... ma non voleva
lasciargli il tarlo che il suo interesse non fosse serio. Voleva assolutamente fargli capire che lo amava davvero. Strano a
dirsi ma spesso si ritrovava a parlare da solo di queste cose, come se non
riuscisse a tenersi tutto dentro e dovesse dirle fuori, come per darsi
coraggio. Sperava solo che nessuno lo ascoltasse. Che figura ci avrebbe fatto?!
Non osava nemmeno pensarci!
E il tempo continuava a
passare, si avvicinava troppo la data della partenza del rossino e lui doveva
assolutamente dirglielo! Non sapeva ancora come avrebbe fatto ma se fosse
servito lo avrebbe baciato davanti a tutti! Arrossiva solo al pensiero...
Essere abbracciato dalle
braccia di Hanamichi, quelle calde spalle... sembravano così
accoglienti... chissà com’era dormirci... sicuramente molto
comodo!
Ma che cavolo di pensieri
cominciava a fare?! Cioè rischiava di perderlo e pensava già a
come sarebbe stato dormirci appoggiato sopra?! Bah... era proprio senza
speranza! Cavolo ci voleva un’idea!
Erano giorni che ci
rimuginava ma niente, non veniva a capo di niente... si avvicinava a lui con
l’intenzione di parlare ma all’ultimo momento trovava una scusa,
falsa tra l’altro, per correre via e darsi un calcio mentale. Era una
situazione insostenibile e lo sapeva... ma che ci poteva fare se non era adatto
a prendere simili iniziative? Se solo Hanamichi avesse dato prova che gli
interessava sapere i suoi di sentimenti sarebbe stato molto più
semplice! Ma il rossino si limitava ad osservarlo sospirando!
“Che cavolo posso fare?!” era l’unico pensiero di Kaede Rukawa il giorno
della partenza di Hanamichi.
Continua...
E dopo un lungo
periodo di silenzio sono riuscita a scrivere gli ultimi due capitoli di sto
coso... beh il prossimo capitolo tra una settimana. Poi finalmente ritorno con
l’altra ff, ma dovevo togliermi l’impiccio di sta qui, mi da
fastidio non finire le cose! Alla prossima!
Capitolo 6 *** Inizio di qualcosa [l'unica cosa che so è che ti amo] ***
Ecco finalmente
l’ultimo capitolo di sta cosa obbrobriosa... per fortuna che erano solo 6
capitoli sin dalla progettazione (se così si può chiamare lo
scrivere una scaletta di fatti e titoli). Anche se all’ultimo capitolo
ricordo che i personaggi che sto utilizzando non sono miei (tranne quelle due
donne psicopatiche) ma di Inoue e io non ci guadagno niente nello scrivere. Ora
all’ultimo capitolo!
Non andare
via
06.
Inizio di qualcosa [l’unica cosa che so è che ti amo]
Ed ecco che la sua vacanza era finita, sua madre
sarebbe rimasta lì ancora per qualche mese ma lui non poteva permettersi
di rimanere, non poteva saltare ancora dei giorni di scuola e tra l’altro
sua madre non glielo avrebbe mai permesso di rimanere mentre lei si faceva
curare. “E certo... adesso
c’ha la balia insieme! C’è la sua amica di infanzia insieme
a lei... che se ne fa di suo figlio?” non lo pensava davvero ma era
comodo illudersi che fosse così... gli serviva per non concentrarsi
sulla vera ragione per la quale
voleva rimanere.
Nonostante non avessero
più ripreso il discorso dei suoi sentimenti Hanamichi non riusciva a
rassegnarsi... non riusciva proprio a mettersi il cuore in pace, lo amava
troppo. Avrebbe accettato davvero tutto pur di rimanere vicino a lui. Anche di
essere ignorato. Gli bastava essergli vicino. Ma in quegli ultimi 2 giorni
Rukawa sembrava sempre di fretta, non era mai nella stanza d’albergo che
le donne avevano prenotato loro. Diceva che doveva sistemare le pratiche per la
nuova scuola. In realtà Hanamichi era convinto che fosse una scusa per
non vederlo.
- Hana-chan sei triste?
– sua madre gli sorrise accarezzandogli una guancia – Come potrei
non esserlo? Sto per lasciarti qui... – borbottò il rossino mentre
la donna abbozzava un sorriso. – Non dirmi bugie Hana... non sei mai
stato bravo. Non è solo questo vero? È per Kaede giusto? –
gli chiese sua madre scompigliandogli appena i capelli – C...come...?
– la donna mise il broncio – Mi sottovaluti ragazzo mio! Io ho
occhio per queste cose! – sbottò offesa. – Si... ultimamente
sembra evitarmi... non abbiamo più parlato... Mamma forse non trova le
parole per rifiutarmi – sospirò il ragazzo, come se sua madre
sapesse tutta la storia... e in effetti era così ma lui certo non poteva
saperlo.
Megumi e Fi avevano scoperto
tutto ascoltando un monologo di Kaede per caso, un giorno che Hanamichi era
fuori, avevano scoperto che il rossino gli si era dichiarato e lui non sapeva
più cosa pensare perché adesso si credeva innamorato di lui.
- Magari invece non trova le
parole per dirti che ti ama anche lui... – gli disse lei sorridendo dolce
– Non illudermi mamma... lo amo troppo per farmi false speranze –
dichiarò il rossino – Ora è meglio che vada... – la
madre annuì triste: sperava solo che il moretto si sbrigasse a rendere
felice il suo bambino.
Hanamichi sospirò,
adesso era ad attendere quell’orrido aereo. Non voleva andarsene! Non
voleva! Ma cosa poteva fare d’altro? Andandosene almeno avrebbe smesso di
infastidire Rukawa. Poteva fare solo questo per lui. Per renderlo felice.
In fondo non gli aveva mai
fatto capire i suoi sentimenti... mai... fino a quando aveva capito che non
l’avrebbe più potuto vedere non aveva avuto l’impulso di
tirare fuori tutto, nemmeno una volta. Perché sapeva che se lo avesse fatto avrebbe irrimediabilmente modificato
quel loro strano rapporto di odio/competizione/amicizia e lui non voleva
modificarlo. Gli era sempre andato bene. L’unico suo sbaglio era stato
pensare che Rukawa non avrebbe provato a realizzare il suo sogno, che sarebbe
sempre rimasto a Yokohama... aveva dato per scontato che anche il moretto
sarebbe rimasto sempre nello Shohoku. Il suo era un pensiero irrazionale e lo
sapeva, perché in fondo la squadra si sarebbe sciolta appena tutti
avessero preso il diploma... ma gli piaceva pensarla così.
I suoi pensieri furono
interrotti da un richiamo fin troppo familiare – Do’aho! –
Rukawa aveva il fiatone, era tutto sudato e accaldato lo vedeva. Doveva aver
corso di sicuro. Per lui? Perché? Cosa aveva dimenticato a casa? Non gli
sembrava di aver scordato nulla. - ... Perché non hai aspettato che
tornassi? – gli domandò il moretto d’un soffio mentre
Hanamichi arrossiva – E a che sarebbe servito? Non volevo subire un altro
addio. Ti ho salutato quel giorno a casa tua – dichiarò il rossino
abbassando lo sguardo.
- Idiota ti sei dimenticato
di chiedermi cosa ne penso io di questi tuoi sentimenti... non mi
hai dato tempo né spazio per parlare... e quando stavo per dire qualcosa
arrivava sempre qualcuno a scassare le scatole – mugugnò Kaede
osservandosi intorno prima di avvicinarsi ad Hanamichi sussurrandogli un
– Ti amo – per poi baciarlo a fior di labbra. Quando si
staccò il moretto continuò – Ti amo e non ho intenzione di
lasciarti tornare a Yokohama tanto presto... ci torneremo insieme quando tua
madre starà meglio ok? – Hanamichi annuì ancora incredulo.
- Davvero? Cioè...
come è possibile che tu... – Hanamichi balbettava davanti al
moretto che gli sorrideva appena – Che ti ami? Non lo so... me ne sono
accorto mentre eravamo qui... cioè... ho realizzato che per te non
provavo solo indifferenza. Sento qualcosa, qualcosa che posso identificare solo
come amore – chiarì il concetto, ma non poi di tanto, Kaede.
Hanamichi era rosso, aveva
gli occhi appena lucidi, di gioia e di sorpresa. L’unica cosa su cui non
aveva mai fatto affidamento, la sola cosa che era sicuro di sapere, ossia i sentimenti di indifferenza di Rukawa, era
crollata... Rukawa... lui lo amava! Era ricambiato! Era felice, sentiva dentro
la voglia di stringerlo a sé crescere ma si trattenne, giusto
perché non gli sembrava il caso di farlo proprio in mezzo
all’aeroporto.
- Do’aho sei vivo?
– Kaede lo risvegliò dalla momentanea immobilità –
Baka Kitsune mi permetti almeno di essere un tantino stupito? Fino a poco fa
credevo che a te, di me, non importasse niente. Adesso invece mi hai appena
detto che mi ami... posso svenire? – disse a raffica Hanamichi mentre
Kaede lo guardava sbuffando – Non puoi fare qualcosa di più
romantico? Oppure proporre di andare a mangiare fuori insieme visto che ti ho
appena fermato dal tornare a casa? – disse il moretto – Hai
ragione! Ok Kitsune andiamo a mangiareeee – urlò Hanamichi
afferrandolo per un braccio mentre Kaede rischiava quasi di cadere –
Do’ahooooooooooooooooo –.
Fine
E’ finita!!!
T__T oddio che tristezza non mi piace quando le ff finiscono... mi ci affeziono
(più che altro perché sono dei lunghi travagli la loro stesura) e
poi è difficile staccarsene! Beh la smetto di dire cavolate... adesso
posso dedicarmi totalmente all’altra! Sempre che non mi venga in mente
qualche altra idea malsana da portare avanti. Alla prossima!