If we ever meet again

di Fra The Duchess
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** N°1 ***
Capitolo 2: *** N°2 ***
Capitolo 3: *** N°3 ***
Capitolo 4: *** N°4 ***
Capitolo 5: *** N°5 ***
Capitolo 6: *** N°6 ***
Capitolo 7: *** N°7 ***
Capitolo 8: *** N°8 ***
Capitolo 9: *** N°9 ***
Capitolo 10: *** N°10 ***
Capitolo 11: *** N° 11 ***



Capitolo 1
*** N°1 ***


-Allora, signora Hagrid.-

Nadia sorrise genuinamente. Ultimamente le succedeva spesso.

Si voltò, lasciando la valigia aperta per potersi rivolgere al marito, seduto su una sedia accanto al letto, che la fissava con gli occhi che scintillavano. -Mi dica, signor Hagrid.-

Hagrid allargò il sorriso senza però muoversi. -Nadia Hagrid. Non suona male, vero?-

-No, affatto. Devo però farmi l'abitudine.-

-Sono passati neanche due giorni, te lo posso concedere.-

Nadia ridacchiò ed andò a sedersi sulle ginocchia dell'omone, per poi passargli le braccia attorno al collo. -Come stai? Ti vedo provato.-

-Ma sentila, sei pallida come un cadavere. Non hai mangiato niente in questi giorni, e men che meno al pranzo di nozze- ribatté lui, carezzandole una gota con aria accigliata. -Tutto ok, Nat?-

La stanza da letto era buia se non per una candela tremolante sul comodino dal lato opposto; c'era ancora il profumo dei nuovi materassi che avevano comprato poche settimane prima ancora praticamente inutilizzati, dato che avevano passato quasi tutti i giorni a casa di sua madre. L'armadio di quercia nell'angolo era piccolo, ma era l'unica cosa che avesse potuto entrare in quella camera così piccola, così lei aveva dovuto applicare un Incantesimo di Profondità per farci stare tutte le sue cose. Che non erano poi molte in verità.

Nadia guardò il suo marito nuovo di zecca, che la osservava apprensivo da dietro i suoi folti capelli neri e arruffati, che aveva provato a tagliare qui e là giusto per il matrimonio dietro le pressioni della suocera. Sua madre era stata impietosa nei suoi confronti, ma Nadia era stata oltremodo orgogliosa della serenità con cui lui aveva saputo reggere i continui ed assillanti “consigli” di Rita Landini.

-Ecco, Hagrid...in verità dovrei dirti una cosa...-

Non ebbe modo di finire la frase, siccome si udì un fragore assordante nella stanza accanto, la porta era saltata in aria per effetto di uno Schiantesimo, e il guardiacaccia per istinto strinse la moglie a sé e si alzò fulmineo.

-Ministero della Magia, non vi muovete.-

Dal polverone causato dallo scoppio, emerse una voce maschile, e nel diradarsi della polvere, spuntò fuori un uomo magro e di media statura, con un enorme e lucente distintivo appuntato sul cuore per tener fermo il lungo mantello nero.

I coniugi Hagrid erano ancora ammutoliti e pietrificati dall'attacco a sorpresa, abbracciati in piedi sulla soglia della camera da letto, col fiato sospeso per l'ansia.

Chiese l'uomo, mentre dietro lui avanzarono di fretta altre quattro figure indistinte nel buio :-La Signora Nadia Michelle Black?-

Nadia si sentì la gola arida. -Sono Nadia Landini, ora.-

-È pregata di seguirci fino al Ministero per essere sottoposta ad un interrogatorio. Lei ha diritto a rimanere in silenzio e ad avere un avvocato.-

-Ehi, scusi, chi cazzo è lei che viene qui a casa mia e urla così a mia moglie?- gridò Hagrid all'improvviso, destandosi tutto d'un botto.

-Signor Hagrid Rubeus, la preghiamo di non interferire. Signorina Black, ci segua immediatamente. Abbiamo un mandato firmato dal Ministro in persona...-

-Non sono...non sono più Black...-

-Me ne frego che ve l'abbia firmato il Ministro, il Papa o la Regina d'Inghilterra, voi non potete venire qui così a casa mia, cazzo, all'una del mattino...-

-Signorina Black, nel caso non ci volesse seguire, dovremo usare le maniere forti. Lei ha l'obbligo di seguirci fino al Ministero per venire sottoposta ad un interrogatorio.-

Gli altri agenti in abiti formali con le spille del Ministero della Magia, si erano schierati a cerchio nella stanza, e Nadia sentiva i loro sguardi perforarla da parte a parte nel buio della notte. Avevano già le bacchette sguainate, tutte puntate su loro due.

-Se Silente viene a sapere di questo non la passate mica liscia, vi faccio il culo a stelle e strisce, è violazione di domicilio bella e buona, razza di bastardi...-

-Hagrid! Hagrid, ti prego, non ti scaldare, ora li seguo, non...non urlare...-

-Ci segua, Signorina Black. Smithson, McFayden, iniziate la perquisizione.-

-Nat? Scusa, perchè ti chiamano Black? Non devi andare, Nadia, non devi... Ehi, ehi, voi, che cazzo fate? Quello è il mobile delle mutande, Cristo santo!-

-Signorina, la dobbiamo urgentemente sottoporre ad un interrogatorio formale alla presenza del Ministro Caramel stesso: poche ore fa è arrivata la notizia dell'evasione del pluriomicida Sirius Black dalla Prigione d'Alta Sicurezza di Azkaban. In quanto sua parente stretta, il Ministro ha decretato l'obbligo di interrogarla e perquisire la sua abitazione.-

Per un attimo, il pavimento vorticò sotto i piedi di Nadia. Il viso lungo e anonimo dell'inviato del Ministero scomparve davanti ai suoi occhi, e per un attimo fugace rivide quel viso scarno e pallido mentre tentava di rivolgerle il sorriso più convincente avesse in repertorio.

Con una scossa del capo si riprese. -Va bene, andiamo.-

-Sirius Black? Nadia, aspetta un attimo...-

-Hagrid, non ti preoccupare, andrà tutto bene, è tutto a posto...- e a metà frase venne presa per le braccia dagli agenti del Ministero, uno da destra e uno da sinistra, per poi Svanire con uno schiocco doloroso. L'ultima cosa che vide fu il viso stralunato e spaventato di Hagrid, con ancora addosso solo la canotta e dei pantaloni corti di tela color cachi, nel buio della loro stanza da letto, mentre altri tre maghi sventravano con mosse brusche il contenuto del proprio armadio, che lei aveva con così tanta fatica riempito.

Si prospettava una lunghissima notte.












N.d.A. Carisssssssimi! La vostra autrice si trova or ora ad Aix-en-Provence, ma non si dimentica di voi: infatti ecco solo per voi l'inizio della mia seconda ff!! Gente, mi ha preso un macello, vi dirò! Ammetto che la storia sta già prendendo una piega che non mi ero aspettata, ma sto quasi facendoci l'abitudine, scrivere così di getto e senza troppe premeditazioni, è quello che più mi elettrizza della scrittura qui du EFP!

Cominciamo subito dicendo che questa, come ho scritto nella presentazione, è la continuazione della mia  prima ff, per chi non mi avesse seguito in precedenza. Per amore della precisione farò un brevissimo sunto: nel secondo libro di HP appare un nuovo personaggio femminile, Nadia Landini, professoressa di Elfico ad Hogwarts, che si rivela essere figlia di Sirius Black, e che si innamora di Hagrid...anzi direi che è stato il povero Hag per primo ad essersi preso una cotta assurda per lei. E ora ce li ritroviamo stravolti pochi giorni dopo la celebrazione del matrimonio. Benissimo.

Farà la sua apparizione in questo libro l'altro mio personaggio preferito, Remus (eheh, Giuls, siamo in due ad avere una cotta per lui! *-* Sarà emozionante scrivere di lui, ohohoh!

Spero di aver reso questa prima scena bella carica d'energia, almeno questo era il mio obiettivo, fate sapere!



Beh, gente, credo che per oggi chiudo, domani altro giro per la Provence!

Best regards from your Duchess!






 

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Capitolo 2
*** N°2 ***


-Ci ripeta ancora una volta, Signorina Black.-

Nadia già da troppo tempo si era stancata di correggerli sul suo nome. L'interrogatorio stava andando avanti da ore senza interruzioni, lei si sentiva stravolta e con una nausea crescente. Le avevano detto che le avrebbero dato da bere quando avrebbe risposto a tutte le domande, ma le domande si susseguivano una dietro l'altra. Non sapeva nemmeno che ore fossero.

-Dove si trovava alle ore 00.37 del giorno 31 luglio?-

-Mi sembra questa sia la quarta volta che me lo chiedete.-

Il Ministro Caramel corrugò la fronte con aria accigliata. -Signorina Black, deve collaborare col Ministero se vuole che questo interrogatorio finisca presto...-

-Sono ore che sto qui dentro- ribatté Nadia passandosi le mani sul viso stravolto. Le bruciava la gola, moriva di sete. -Posso avere un bicchiere d'acqua, per favore?-

-Ancora qualche domanda, signorina Black- rispose in tono asciutto un altro incaricato del Ministero, con un'altra grande spilla appuntata sul petto, avendo preso il posto dell'altro parecchio tempo dopo il loro ingresso in quella stanza piccola e bianca. Nadia detestava quel bianco, le feriva gli occhi, voleva dormire.

Per un attimo sentì le lacrime bruciarle sul fondo degli occhi, ma le ricacciò indietro. Non avrebbe dato loro quella soddisfazione, e per di più non sarebbero servite a niente.

-Devo anche andare in bagno.-

-Signorina, solo pochi attimi.- Il Ministro Caramel era arrivato da poco, e lei aveva dovuto sottostare al giro di domande a cui aveva risposto fino a quel momento, ripetendo tutta quella stupida e inutile cantilena. Era entrato con una tazza di caffè fumante che le aveva fatto molta gola e si era accomodato su una seggiola spartana dall'altro lato del tavolino davanti cui andava avanti quell'interrogatorio infinito. Lei aveva sempre pensato che quelle scene le si poteva vedere solo nei film. Tra l'altro quella stanzetta angusta le ricordava da morire quella di Matrix. Di tanto in tanto le pareva persino che l'accompagnatore del Ministro assomigliasse vagamente all'agente Smith.

Nadia raccolse quelle poche forze rimastole per guardarlo con aria scettica e dire con un sorriso ironico :-Ministro, di certo non nascondo mio padre sotto le sottane della mia gonna o nell'armadio di casa mia.-

Il viso di Caramel si accigliò ulteriormente. -Non è questo l'atteggiamento che ci aspettavamo da lei, signorina. Non facilita le cose.-

-Non vado a fare visita a mio padre da 10 anni. Diciamo che non rientra nella lista delle cose che amo fare l'andare a visitare un pluriomicida.-

-Lei risulta essere andata ad Azkaban nel giorno 26 maggio dell'anno 1993- si intromise l'addetto alla sinistra del Ministro.

-Conferma?-

-Sì, Ministro.-

-Era andata a far visita a suo padre?-

-Per la millesima volta: NO. Il mio attuale marito Rubeus Hagrid ci era stato sbattuto dentro da lei, Ministro, perché accusato di un crimine che non aveva mai commesso. Ero andata a fargli visita.-

-Ma è passata pure per suo padre- continuò il Ministro ignorando la provocazione dell'altra. -Ce lo ha detto una delle guardie della prigione che l'ha accompagnata alla cella di Black.-

-È vero, ma non ci sono poi nemmeno entrata. Anche questo gliel'avrà detto la guardia, vero?-

-Ha fatto uso dell'Incantesimo per la lettura della Mente?-

-No. Non ho nemmeno tirato fuori la bacchetta.-

-Non c'è bisogno della bacchetta per tutti gli incantesimi, signorina, lo sappiamo benissimo.-

Ora Nadia voleva mettersi a ridere, una risata lunga e sguaiata. Se la Gran Bretagna era in mano a deficienti simili, non si stupiva che tutto stesse andando in merda in quegli anni da quelle parti.

-Vi prego, vorrei tornare a casa, le domande sono sempre le stesse...-

Caramel stava per interromperla con aria saccente, pronto a rinviare qualsiasi sua richiesta per la fine dell'interrogatorio, quando l'unica porticina sul lato sinistro di Nadia si spalancò con un colpo secco.

Il Ministro si irrigidì, come colto sul fatto a fare qualcosa di palesemente scorretto. -Silente.-

-Buongiorno a lei, Ministro Caramel- salutò con voce piatta il preside di Hogwarts, facendo slittare lo sguardo all'interrogata. -Penso che non ci sia bisogno di spiegarle perché sono qui, non è così?-

-Albus, stiamo conducendo un interrogatorio molto importante...-

-...da sei ore senza interruzione. So anche questo.- Guardò Caramel con la più severa delle occhiate che Nadia gli avesse mai visto addosso.

Sei? Cazzo fu l'unica cosa che ebbe la forza di pensare.

-Ora, credo che non avrà da obiettare se porto con me la signora Hagrid con me, Cornelius, dato che non credo che possa dirvi molto di più. Soprattutto date le condizioni.- Nadia non vide da dove tirò fuori il bicchiere d'acqua, ma ora che glielo vedeva in mano le pareva che ce l'avesse sempre avuto lì. -Bevi, cara.-

Il ricordo della sete fu così forte che fu colta da un attimo di vertigine. Lo prese con avidità e se lo scolò d'un sol fiato, e la gola le bruciò, ricordandole quanto fosse asciutta. Se ne sarebbe bevuti altri sette come ridere.

-Ora credo che, dato che avete finito, ce ne possiamo andare. Nadia, riesci ad alzarti?-

Stava parlando a lei.

Nadia, ripigliati.

Annuì debolmente, anche se non era sicura di riuscire ad alzarsi, le dolevano le gambe ed in generale si sentiva con l'intero corpo intorpidito. Si aggrappò a Silente, che la sollevò con una facilità che lei non gli avrebbe mai dato vista l'età avanzata...ma quanti anni aveva Silente, tra l'altro? Sui 300, secolo più, secolo meno?

Con la mente annebbiata avanzò strascicando i piedi, senza forza, lungo una serie di corridoi che le parevano lunghi quanto un giorno senza pane, non prestando attenzione a chi superasse e ci sbattesse contro a cui diceva un flebile “Scusa” a scatto ritardato dopo alcuni secondi.

Silente stava borbottando qualcosa a cui lei non stava prestando ascolto, forse stava parlando persino a lei, chi lo sa, gli avrebbe chiesto poi di ripeterle il tutto. Doveva ricordarsene...

-Eccoci arrivati, cara. Ora sei più che in ottime mani.- Silente le parlò all'orecchio, e le lasciò il braccio.

Erano fuori il Ministero, all'aria aperta. Nadia non avrebbe saputo dire come fossero usciti da lì nemmeno sotto tortura. Sul marciapiede deserto stava Hagrid, con l'aria tirata e stravolta.

Quando la vide si sentì venir meno: era pallida e con l'aria stralunata, le sottili labbra screpolate e gli occhi gonfi e rossi. Quando Silente lasciò la sua presa dal suo braccio la vide afflosciarsi lentamente, come al rallentatore, e con uno scatto istintivo si chinò per sorreggerla. -Nadia, Cristo, cos'hai?- le chiese con la voce rauca che non celava tutta la sua preoccupazione. La prese in braccio con la facilità con cui una persona normale reggerebbe un micio, e se la tenne stretta al petto squadrandola apprensivo, carezzandole il corpo ancora avvolto solamente in una sottile camicia da notte estiva. -Grazie mille, professor Silente, per essere intervenuto...-

Nadia sentì la sua voce e seppe subito che si sarebbe sentita presto meglio. -Rubeus.-

-Dimmi, tesoro.-

-Ho sete.-

-Non ti preoccupare, amore, ora andiamo a casa e ti do da bere, bastardi figli di puttana...-

-Hag, sono incinta.- Sorrise soddisfatta, e ritenendo di aver detto tutto quanto fosse necessario sapere sul momento, chiuse gli occhi e si addormentò di botto.








N.d.A. Carissimi!! Eccomi di ritorno, scusate l'attesa, ma sono stat una settimana segregata al lago senza computer né niente, ma ora che sono tornata (poche ore fa!) mi sono subito subito messa all'opera, OHOHOH! 

Prima di tutto, un grazie speciale a Giulia, mia grandissima amica nonchè fedele lettrice di queste mie ff, grazie per i consigli sullo scorso capitolo, le tue dritte sono state davvero illuminanti. Ho fatto tesoro del sito che mi hai consigliato per fare riferimento alla cronologia della storia, mi hai davvero salvata!!! ç.ç *piange commossa* 

Spero il capitolo piaccia, non sapevo se dedicare molto tempo a questa parte, poi ho deciso di sì, per far risaltare l'incompetenza del Ministro. La nostra povera Nadia è stata sottoposta a sei ore di interrogatorio no-stop senza bere nè andare in bagno (l'idea me l'ha suggerita al mio ragazzo, ahahah! Gli sembrava che ci fosse più pathos così :3 )

Non saprei che altro scrivere, quanto descritto avviene in un arco di tempo così breve che non potrei aggiungere molt'altro!

Beh gente, spero che le vacanze procedano bene per tutti quanti, la vostra Duchess non si lamenta al riguardo e vi manda i suoi più distinti saluti as usual ;*

Best regard from your beloved Duchess.

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Capitolo 3
*** N°3 ***


C'era luce dappertutto, Nadia riusciva a vederla pure con gli occhi chiusi. Li strinse facendo una smorfia e mosse il capo. Si accorse di varie cose: aveva la testa appoggiata su di un cuscino morbido, ed era avvolta in lenzuola, circondata da un odore familiare. Era stesa sul proprio letto. E si ricordò.

Caramel, Silente, i corridoi interminabili, Hagrid.

Aveva detto a suo marito di essere incinta.

Oddio.

Si mise a sedere di scatto ma se ne pentì, colta da un capogiro. Quel giramento le diede la nausea, e sporgendosi oltre il materasso, si piegò ai conati, vomitando bile amara.

-Ah, cazzo, Nat... Lo sapevo, dovevo portarti in infermeria con Madama Chips...-

Hagrid. La sua voce, lì accanto a lei. Doveva dirgli che non era niente, di stare tranquillo, ma fu colta da un altro conato che la scosse violentemente e vomitò altri grumi acidi e bianchicci che le arsero la gola.

-Tranquilla, piccola, svuota tutto.-

Fece un cenno stanco con la mano verso la sua voce. Aprì meglio gli occhi, e lo vide, seduto su uno sgabello accanto al suo capezzale. Gli aveva vomitato sulle gambe, investendolo in pieno. -Oh... Hag, mi spiace...-

-Te l'ho detto, piccola, nessun problema. Ci ho quasi fatto l'abitudine- la guardò con una scintilla divertita negli occhi scuri e vivaci come scarafaggi lucenti. -Però mi sa che mi conviene metterli a lavare subito. No, aspetta. Devi finire?-

Scosse debolmente il capo, voleva pure mettersi a ridere per la frase e il tono in cui era stata pronunciata, ma preferiva non fare troppe cose contemporaneamente nello stato in cui versava attualmente. Hagrid sparì in fretta verso il bagno, e tornò in mutande e canotta con aria corrucciata per poi tornare a sedersi accanto a lei. -Bevi un po'.-

Le porse un bicchiere enorme colmo d'acqua, e lei se lo scolò avidamente, bruciando a causa del rigurgito vomitato prima.

-Come stai, Nadia?-

Lei si mise a sedere e di immediato lui l'aiutò a poggiare la schiena all'alta testata di legno del letto matrimoniale formato king size. -Sto bene...-

-Lo vedo- commentò lui sarcastico, ammorbidendo il tono con un sorrisino.

Lei sospirò alzando gli occhi. -Ti devo delle spiegazioni per ieri notte...-

-Non mi devi nessuna spiegazione che tu non voglia dirmi- la interruppe in tono serio.

Nadia non aveva mai visto Rubeus così serio. Per la prima volta non riusciva a capire cosa gli stesse passando per la testa, e questo la rese oltremodo infelice. Doveva essersi incazzato davvero tanto con lei.

Le salirono le lacrime agli occhi. -Hagrid, io...io non ti ho detto niente di mio padre perché mi è...mi è difficile parlarne, preferisco classificarlo come morto. Dopo essere stato messo in prigione per me è come se...se...-

Hagrid vide sconvolto grosse lacrime rigarle le gote pallide. -No, Nat, piccola, non intendevo mica... Mi devi aver frainteso.- Le prese il mento tra il pollice e l'indice della mano destra per guardarla meglio. Ogni volta che si andava a parare in quella direzione, Nadia diventava vulnerabile e si intristiva. Era rimasto scioccato quando Silente gli aveva spiegato quella mattina che Nadia era la primogenita di Sirius Black e che entrando ad Hogwarts aveva preferito mantenere un profilo basso per evitare eventuali proteste da parte dei genitori degli studenti che non volevano mandare i figli a lezioni con la figlia del famoso pluriomicida. Dalle lacrime di sua mmoglie aveva capito anche perché lei preferiva pensarlo morto: faceva meno male.

Rimasero un attimo in silenzio, aspettando che il flusso di lacrime di lei si estinguesse.

-Nadia, quando avevi intenzione di dirmi che eri incinta?-

Nadia si zittì sorpresa. Suo marito la fissava con aria leggermente contrita. Era questo quello che lo preoccupava. Non suo padre, l'assassino fuggito da Azkaban.

-Non...non sei...preoccupato che Sirius...-

-Sono preoccupato per come dovranno rimetterlo a posto dopo che l'avrò conciato per le feste se osa avvicinarsi a te- la interruppe ancora un volta in tono duro. -Non evitare la mia domanda. Nadia Michelle.-

Lei arrossì alla sua occhiata eloquente.

-Poi dovrai anche rispondere per questo secondo nome di cui non sapevo nemmeno l'esistenza. Per adesso stai allungando la tua lista di cattive azioni, io me le segno tutte.-

Gli rivolse uno stanco sorriso obliquo, scostandosi una lunga ciocca di capelli neri e lisci. -Dimmi da dove cominciare.-

-Credo che puoi lasciare il nome per la fine.-

Nadia lo studiò un attimo per verificare la sua reazione. -Lo so da neanche due settimane, ma ne sono sicura solo da 5 giorni.-

Hagrid annuiva con aria concentrata. -Ecco spiegato perché mangi poco e poi me lo vomiti addosso.-

Gli rivolse un sorriso affettuoso. -Sono al secondo mese.-

Finalmente l'omone si aprì in un sorriso raggiante e scoppiò in una sonora risata felice. -Ah, cavolo, Nadia! Sono così felice! Se lo avesse saputo il mio vecchio sarebbe andato in brodo di giuggiole...lui adorava i bambini. Con me giocava sempre tanto.-

Lei cercò la sua manona e la strinse quanto più glielo consentissero le sue forze. -Sarai un padre fantastico.-

-Tu invece una madre dallo stomaco delicato.- La guardò con affetto osservandola ridacchiare debolmente. -Dopo questo direi che la notizia che io sarò il nuovo professore di Cura delle Creature Magiche qui ad Hogwarts non farà tanto scalpore...-

Nadia sbarrò gli occhi. -Cosa? Professore?-

-Sì! Come la vedi? Silente me l'ha detto durante il banchetto di nozze, l'altro ieri...-

-Oh, ciccio, sono così contenta per te!- Vide suo marito raggiante, quasi quanto alla notizia della gravidanza. -Non mi hai mai detto niente in questi giorni- aggiunse però in tono contrito.

Hagrid le lanciò un'occhiataccia obliqua. -Da che pulpito! Ti giuro che mi è passato per la testa, me l'ha detto durante il banchetto di nozze... Mi fa : “Come regalo di nozze non ti ho portato niente, quindi spero che per contraccambiare tu possa accettare la cattedra lasciata dal professor Kettleburn”, così mi fa! E poi ha aggiunto,- entrambi stavano già ridendo, immersi nella calda luce rossiccia del tardo pomeriggio, -poi ha aggiunto : “Beh, matrimonio o meno, te lo avrei chiesto comunque, ma mi pareva più beneducato offrirtelo come regalo di nozze visto che fa più scena”, e se ne va a riempirsi il piatto di lasagne!-

Entrambi si scambiarono una lunga occhiata sorridente. -L'anno sembra essere iniziato in maniera abbastanza rocambolesca- commentò poi la moglie a bassa voce. -Spero non ci riservi altre grandi sorprese.-















NdA: Caaaari! Spero tutto bene durante queste vacanze! Io devo confessarvi una cosa: sono sempre meno motivata a continuare a scrivere questa ff. Non so, sarà che mi manca un po' l'ispirazione, o magari sono semplicemente le vacanze. Fatto sta che mi prende poco. Non so. Spero andando avanti mi passi ç__ç Al massimo mi metto in standby per un breve period...chi lo sa!

Comunque ho dovuto dare spazio a questa coinversazione tra Hag e Nadia dato che una spiegazione gliela si doveva dare al guardiacaccia, poveretto! Io trovo sempre più fiacco l'incede di questa ff, mi sembra di aver scritto un pezzo molto piatto e incolore nonostante gli sforzi, i lettori siano così comprensivi da darmi il loro commento sincero (fennec, non dubito che il tuo lo sarà di certo! ^-^)

Spero di cuore di sentirvi presto, nel prossimo capitolo dovrebbe fare finalmente la sua apparizione Remus!

Corfdiali saluti, la vostra (un po' fiacca) Duchess

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Capitolo 4
*** N°4 ***


-Ah, Poppy! Scarpe nuove?-

-E lei, professor Rüf, tutto bene?-

-Vitious, si è lasciato finalmente ricrescere le basette, vedo!-

I professori ciarlavano animatamente davanti alla Sala Grande prima di entrarvi, il giorno d'inizio anno, attendendo gli ultimi ritardatari. I complimenti erano stati quasi tutti per uno dei due nuovi professori: il volto di Hagrid aveva assunto tutte le possibili graduazioni di rosso della scala cromatica sotto tutti i vivaci e felici complimenti rivoltogli da tutto il corpo docenti, che erano venuti a saperlo in anticipo visto che l'interessato aveva avuto il buonsenso di ubriacarsi e dirlo a tutti durante una cena con gli insegnanti tenuta dopo una riunione improvvisata pochi giorni prima per informare e discutere sugli orari e le misure di sicurezza da dover applicare ad Hogwarts per quell'anno.

Nadia gli era stata accanto, ricevendo con grande imbarazzo altrettanti complimenti per il matrimonio e la gravidanza, informazione trapelata anche lei assieme al nuovo incarico del guardiacaccia. Si erano tenuti per mano, ciondolando sui piedi col viso rosso e l'aria felice. A che me se è?

Il terzo.

Aaaah, il peggiore!

Immagino la nausea, cara.

Vecchio mio, ti vedo ben felice!

Sì, lo sono, lo siamo, grazie.

Si stringevano stretti la mano, e di tanto in tanto si scambiavano un sorriso sincero e contento.

Nadia notava però anche le occhiate dubbiose e un po' torve nella sua direzione: cercava di ignorarle con fare noncurante. Le pesava però che aveva ricevuto i complimenti da tutti tranne che dal professor Piton. Non si vedevano dal matrimonio, a cui pure lui era stato invitato, dovendo partecipare praticamente costretto dalla sposa furente. Erano amici, cazzo, come minimo lo voleva seduto in pallposition a farle il tifo.

-Insomma, Albus, si può sapere cosa stiamo aspettando? Tra poco arriveranno gli studenti e io dovrei essere con quelli del primo anno, Gazza ha già detto che il treno è arrivato da quasi 10 minuti...-

-Minerva, non scaldarti, mia cara, che non ti dona. Stavamo aspettando lui.-

Le teste di tutti si voltarono all'unisono verso gli scaloni alle loro spalle.

Il cuore di Nadia fece una piroetta.

Si erano tenuti in contatto via gufo e lei sapeva del suo arrivo, ma vederlo dopo tanto tempo senza vedersi faceva il suo effetto.

Un uomo dall'aria stanca e sciupata saliva con passo lento ma deciso i gradoni di pietra, rassettandosi concentrato l'orlo di un mantello logoro e dall'aria vissuta. Sentendosi osservato, alzò il volto, segnato da qualche piccola cicatrice rosa e lucente e pochi graffi rossi che correvano lungo quasi tutto il lato destro del viso, dalla tempia fino all'attaccatura della mascella. Sgranò sorpreso grandi ed espressivi occhi nocciola. -Spero non essere troppo in ritardo. Il treno ha avuto qualche problema.-

Silente gli rivolse un caldo sorriso tranquillo. -Stia tranquillo, professor Lupin. Stavamo solo aspettando lei per entrare, ma non se ne faccia cruccio, mi raccomando.-

Ci fu una risata contenuta tra i professori, che finalmente cominciarono lentamente ad entrare nella grande Sala dagli alti soffitti stellati. Nadia sfuggì alla presa di Hagrid, lanciandogli un'occhiata d'intesa e ricevendo un breve cenno col capo d'assenso, così si mescolò tra la folla. Trovò il professor Lupin che si massaggiava un po' imbarazzato la nuca, in fondo al piccolo gruppo. Quando la vide, i suoi occhi presero una piega dolce. -La mia figlioccia. Quanto tempo.-

Gli corse incontro e lo abbracciò stretto, e all'istante venne investita da una nuvola di profumo familiare e accogliente: odore di lunghe chiacchierate a mezza voce di notte davanti ad una cioccolata calda, pianti amari contro i suoi vecchi maglioni sgualciti, silenzi tranquilli ad osservare le nuvole in cielo. -Remus.-

-Tesoro, è tanto che non ti vedo. Come stai?- le guardò con una scintilla negli occhi il ventre ancora piatto.

Fece una smorfia. -A te posso dirlo senza problemi: una merda.-

-Lo sospettavo, tranquilla, te lo si legge in faccia.- Le diede un colpetto sulla schiena di esortazione. -Dai, entriamo, ho già fatto la mia brava figura stasera arrivando per ultimo. Avremo tempo per parlare.-

Nadia rivolse un sorriso radioso al suo padrino, e assieme sgusciarono dentro la Sala Grande verso i rispettivi posti. Per un attimo, con la coda dell'occhio Nadia colse con la coda dell'occhio lo sguardo di Severus su di lei, che però glissò come se nulla fosse verso i tavoli vuoti ad attendere gli studenti. Sentì una spiacevole fitta nel petto, senza riuscire a dissimularla neanche una volta seduta accanto al marito. Hagrid non le fece granché caso per tutta la durata della cerimonia e della cena, troppo nervoso anche per mangiare, tanto che era lei di tanto in tanto a sforzarsi e dirgli qualche frase rincuorante, a cui lui rispondeva sempre con un sorriso tirato.

Spero non mi vomiti addosso; se me lo facesse lui sarebbe più problematico, mi sa.

Guardò il suo arrosto annegato in un sugo lucente, denso e dal profumo intenso. Lo stuzzicò con la punta della forchetta, muovendolo le due fettine nel piatto con un suono melmoso e piuttosto rivoltante. Fu investita di botto nel naso dall'odore con la forza di un pugno, rimestandole gli spinaci e le verdurine al burro finite poco prima, e trattenne un conato di vomito. Quasi, quasi lei avrebbe vomitato pure per Hagrid.

Che merda, nessuno era mai venuto a dirle delle fregature della gravidanza.

Si sentì triste all'improvviso. Le sarebbe piaciuto lamentarsene con il professor Piton, ma non le rivolgeva la parola. L'anno precedente lui era l'unico a parlare con lei, mentre adesso era il solo a non degnarla di uno sguardo diretto. La sola persona con cui adesso avrebbe voluto parlare ora la ignorava. Che crudele ironia.

Provò una fitta di solitudine e le salirono le lacrime agli occhi, e per un attimo era così presa dai suoi pensieri desolanti che quasi non si rese conto che la cena era finita e tutti si stavano alzando.

Hagrid era ancora col viso raggiante mentre le porgeva la mano. -Tutto ok, Nat?-

Annuì. Non voleva essere compatita.

Di certo non avrebbe rovinato uno dei giorni più felici di suo marito per i suoi stupidi patemi da gravida depressa, così gli sorrise. Con la coda dell'occhio scorse lo svolazzare della tunica scura e tenebrosa del professore di Pozioni. A lui piaceva come si agitava al camminare perché così spaventava gli studenti, una volta glielo aveva confidato suscitando le sue risate.

No, quella sera no. Avrebbe chiarito le cose con Severus Piton il giorno dopo.













N.d.A. Caaaaaaaari! I'm back! :D Once again, yeah! Finalmente settimana scorsa ho finito il mio esame di inglese, e credetemi, mi sento in paradiso ora! Oggi riniziano pure i corsi in università, piove ma io sono a casa col piede infortunato. Meglio di così, ditemi voi!! XD

Finalmente è arrivato Remus, alle fans del professor Lupin chiedo per adesso come gli sembra la mia versione, anche se onestamente dice e fa poco. 

Oh-ho, possibile attriti tra SEverus e Nadia? ;P

Tutto chiarito nella prossima puntata!

Grazie ancora per non avermi abbandonato dopo tanto tempo di mancanza! 

Best regards from your beloved Duchess

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Capitolo 5
*** N°5 ***


Hagrid si svegliò presto. Il suo primo giorno da insegnante.

Fece piano per non svegliare Nadia alla sua sinistra, per poi rendersi conto che sua moglie non era nel letto tra le lenzuola aggrovigliate.

-Nat?-

Chiamata, Nadia alzò lo sguardo da alcuni fogli scarabocchiati malamente sul tavolo dove stava leggendo attentamente alla luce di una candela che fluttuava immota accanto a lei. -Oh, buongiorno, Rubeus.-

-Hai avuto ancora conati?- il marito le fu accanto stropicciandosi gli occhi ancora gonfi, mentre con la mano libera le carezzava le spalle.

Per un attimo, la nausea si quietò, e diede un leggero sospiro sollevato mentre la pancia smetteva di contorcerlesi dolorosamente. Aveva il vago sospetto che nonostante l'età precoce, il pupetto stesse già provato affetto verso il padre. Come dargli torto. -No, ciccio, tutto a posto. Stavo...scrivendo.- Nel dirlo prese con uno scatto i fogli, li stropicciò malamente e li gettò nelle deboli braci del camino.

Hagrid annuì con poca convinzione, e deambulò verso la credenza per prendere la caraffa per il caffè.

-Ah, Rubeus, l'ho già...fatto.-

Si voltò, e finalmente con la mente un po' più lucida, notò che il tavolo era già apparecchiato e con le tazze fumanti già servite e il pane imburrato con marmellata di albicocche di mamma Rita. Si grattò perplesso la nuca. -Nat...non avevi sonno?-

-Mmmh, no, non tanto.-

-Sei nervosa?-

Si sentì subito colpevole, e istintivamente abbassò lo sguardo, per poi rialzarlo in fretta per evitare di tradirsi. -Ma va'. Siediti e mangia.-

Obbedì con movimenti lenti, ma una volta seduto fissò la colazione con scarso interesse. -Credo di...di non avere fame.-

La moglie gli diede un colpetto sulle spalle. -Piantala, Hag. Tutti hanno avuto il loro primo giorno di lezione, non vedo perché innervosirsi tanto.-

-Perché loro non sono negati come me.-

Stavolta la botta la ricevette sul capo, e parecchio più forte. -Ahia.-

-Credo di essermi fatta più male io- ribatté l'altra. -Commiserandosi non si andrà avanti molto. Pensa piuttosto a quanto saranno fortunati i tuoi studenti ad avere una persona in gamba come te. Devi trasmettere loro lo stesso amore che tu provi verso...verso...quelle brutte bestie rognose.-

-Eh dai, Nat!-

-Scusa, scusa, sai che io non sono una tipa da animali.- Magari glielo avrebbe detto in un altro momento che la scelta degli Ippogrifi le pareva davvero un tantino infelice per prima lezione, per ora suo marito pareva sufficientemente abbattuto. -Vai e stendili, tigre.-

Un sorriso era però riuscita a strapparglielo, più la soddisfazione di vedersi finita tutta la colazione, la sua parte compresa, dato che la nausea le aveva permesso di mordicchiare solo la crosta di un solo panino.

Ora però il nervosismo ad averlo era solo lei. Ripensò ai fogli che aveva scribacchiato come un'invasata dalle 5.30 del mattino.

 

Può essere che ti abbia scioccato il fatto che io sia

Ok, tu e mio padre vi odiavate, non vedo però perché questo dovrebbe compromettere

Non capisco che cazzo ti succede, eri uno dei miei unici amici

Severus, siamo amici da tempo, il tuo comportamento mi ha spiazzato dato che

 

Aveva scarabocchiato qualcosa tipo 6 fogli sui possibili discorsi da fargli, uno dei quali solo con frasi iniziali, praticamente tutte bocciate. Non sapeva cosa dire al professore di Pozioni. Il nervosismo le aveva creato un nodo allo stomaco, e sentiva le punte dei piedi e delle mani ghiacciate. Oh, questo poi, è ridicolo, ripigliati, Nat!

-...si usa il congiuntivo.-

Nadia annuì vaga allo studente alla lavagna che traduceva una subordinata temporale.

Una ragazza con l'aria imbronciata alzò prontamente la mano. -Scusi, prof., ma quando si esprime una certezza non si usava l'indicativo?-

Finalmente si riscosse. -Certo. Sì, è vero. Allen, a posto, ti segno 5 in matita, nel caso volessi alzarlo con un'altra interrogazione. Migliore di questa, spero- e mandò a sedere lo studente a capo chino al posto.

Beccata a pensare ad altro. Non c'era cosa che detestasse di più.

Caricò gli studenti con compiti extra, più un'intervista in elfico ad un amico da consegnarle alla prossima lezione, che lei naturalmente avrebbe valutato come un'interrogazione orale, e fece orecchie da mercante alle lamentele della classe, e meno male che capirono da soli di tacere per evitare altro lavoro supplementare.

A lezione terminata aveva un'oretta buca, pensò di farsi un giro a sgranchirsi le gambe leggermente intorpidite, non riusciva a restare seduta per troppo tempo. Appena però voltò l'angolo del corridoio che conduceva ai bagni, vide il nero mantello di Piton drappeggiare verso lei.

Si sentì paralizzata. Ora gli avrebbe parlato appena lui si fosse fermato per dirle qualcosa, oh Gesù Giuseppe e Maria, doveva rimanere calma, non alterarsi, essere ragionevole.

-Buongiorno, Severus.-

Sentendosi chiamare, alzò il capo, alzò un sopracciglio scuro nella sua direzione e fece un breve cenno del capo. -Professoressa Landini. O forse dovrei dire signora Hagrid.-

Arrivato accanto a lei, che si era fermata a metà corridoio, le fece solo un breve cenno del capo e la superò placidamente.

Questo era troppo.

-Eh no, Severus, ora rimani qui...-

-Landini, smettila, devo andare adesso, non posso proprio stare qui con te...-

-Severus, sta' fermo!- gli urlò in faccia. Al diavolo la diplomazia.

Finalmente l'altro smise di divincolarsi dalla sua presa ferrea al braccio, che lei stringeva con forza. -Capisco tu possa essere arrabbiato con me, è comprensibile dato che...che ora sai i miei legami di parentela con...con...che tu non potevi soffrire, so anche questo. Ma...onestamente, lui è lui, io sono io, no? Siamo due cose diverse, e mi sembra ovvio si debba fare una distinzione tra noi due, anche perché tu sei un amico per me, un grande amico e...e se non riesci a farlo sei un grandissimo stronzo senza precedenti, e in tal caso smettiamo di rivolgerci la parola da persone adulte quali noi siamo, ma almeno abbiamo messo le cose in chiaro, non come stai facendo ora, che mi eviti, non mi parli, fai finta di non vedermi come...come se fossi una merda. E io mi sono sentita una merda per troppo tempo nella mia vita, hai capito? Non sarai certo tu a farmi...sentire così.-

Svuotata di completo, si accorse che una fugace lacrima stava per sfuggirle di controllo, così se l'asciugò con un movimento rabbioso.

Il suo interlocutore era rimasto tutto il tempo zitto ad ascoltarla senza muovere un muscolo. -Hai finito, Landini?-

Annuì, ma si sentì profondamente ferita nell'orgoglio quando lo vide ridacchiare tra sé.

-Sapevo che le donne gravide fossero particolarmente sensibili, ma te...sei uno spettacolo tesoro, lasciatelo dire.- Ghignò nella sua direzione. -Nadia, non so se hai notato, ma nell'ultimo periodo sei inavvicinabile. Tutti si fanno a botte per vedere una pancia che nemmeno si vede, o vogliono vedere la figlia di un pluriomicida per vedere quanto ci assomigli. Mi ricordavi già tuo padre dall'anno scorso. Sì, lo sapevo già, nel caso te lo chiedessi.-

Nadia si sciolse in lacrime, sentendosi liberata di un peso enorme. -Sei un coglione.-

-Ma sentila! Lui è lui, io sono io, è arrivata Capitan Ovvio.- Fece uno dei suoi rari sorrisi, potendoselo permettere dato che gli studenti erano scappati alle urla dell'italiana, rimanendo soli. -Ora. Se non ti dispiace, sto facendo tardi a lezione, ma a quanto pare ci tenevi a far saltare Pozioni a quelli del Quarto Anno.-

-Sì...scusami, Sev.-

-Tieni. Soffiati il naso, fa abbastanza schifo.-

Prese il fazzoletto e stava per soffiarci dentro rumorosamente, quando entrambi sobbalzarono al rumore tonante lì accanto a loro, accompagnato da una voce strozzata. -Fatemi passare, sono un professore, fatemi passare...-

Il cuore di Nadia perdette una palpitazione riconoscendo la paura nella voce. -È Hagrid. Dev'essere successo qualcosa.- I suoi inutili patemi furono accantonati di completo.

Severus si mise ad ascoltare. -È al piano di sopra. Credo si stia dirigendo verso l'infermieria.-

Nadia se ne andò correndo senza nemmeno salutare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NdA: Carissimi, perdonate l'attesa! A voi il quinto capitolo di questa mia nuova ff, spero lo gradiate ^-^ Ora che sono riniziati i corsi in università sono un po' persa, ammetto anche che avere un ragazzo impegna tempo e concentrazione, eheh (le mie sono solo scuse patetiche, I know ç_ç). Anyway.

 

Ecco, con questo capitolo penso di aver capito che questa ff, rispetto alla mia precedente, abbia un andamento leggermente diverso, forse più introspettivo. O magari perché ora Nadia è diversa, prima evitavo apposta di dire cosa le passasse per la testa, mentre ora vi rendo partecipe di tutto. Non so se sia un bene o un male, non riesco a capire bene se così l'andazzo della storia è troppo “seduto” e quindi meno spedito. Boh. Commentate, chi di voi può, e ditemi se sono mie fisse o se è vero, e in tal caso se il cambiamento è in positivo o in negativo. Ringrazio in anticipo! ^.^

 

Alla prossima, cari, grazie ancora a chi mi segue, spero di scrivere as soon as possible!

 

Qui è sempre la vostra beloved Duchess che vi saluta cordialmente ;P

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Capitolo 6
*** N°6 ***


-Allora ciao, Nat.-

-Ciao, Rubeus. Hai preso la sciarpa? E il cappello?-

Ad Hagrid scappò un timido sorriso davanti a sua moglie che lo fissava apprensiva, senza che però smettesse di girare come una trottola per casa alla ricerca degli indumenti adeguati per non fargli prendere freddo. Ora che la pancia cominciava a diventare visibile la trovava buffina, suscitandogli una profonda tenerezza come non aveva mai provato.

Forse uno di quei giorni glielo avrebbe detto.

Forse.

-Dai, tesoro, sbrigati che altrimenti le carrozze per Hogsmeade non ti aspetteranno!-

Sulla soglia, il mezzogigante si fermò, incupendosi nuovamente.

Nadia si allarmò all'istante: era da più di una settimana che stava lottando per farlo uscire di casa e farlo rilassare un po' per non fargli pensare a Fierobecco, dopo il polverone del mese scorso e la ferita al braccio di Malfoy junior, e temeva che all'ultimo i suoi sforzi fossero risultati vani. Non voleva che andasse da solo, ma anche se la nausea era un po' diminuita in quegli ultimi giorni, preferiva non rischiare; si sentiva in colpa per la questione, ma almeno con gli altri professori non si sarebbe messo a bere come una spugna da buon britannico qual'era.

-Nat, non mi va di lasciarti, sola, io...-

-Omone, sbrigati, dai. Piantala con le scuse, sai che mi vedo con Remus- gli diede una sonora pacca sul sedere, ed entrambi si scambiarono un'occhiata divertita, e finalmente Hagrid si chinò per darle un breve bacio a stampo sulle labbra per poi ingobbirsi e andare a passo spedito verso Hogwarts, inerpicandosi tra l'erba alta.

Andata.

Nadia sospirò pesantemente, e prima di chiudersi in casa, diede una sbirciata all'orto dove stava Fierobecco: l'ippogrifo si stava aggiustando qualche piuma bronzea e lucente dell'ala sinistra aperta, con un'ampiezza di quasi due metri. Sulla terra fredda c'erano i segni inquieti lasciati dai suoi zoccoli.

Era proprio un bell'animale, Nadia dovette riconoscerlo a sé stessa con una punta d'amarezza.

Rientrò e tirò fuori le pergamene degli ultimi temi in classi dei ragazzi del Settimo Anno, si armò di santa pazienza ed iniziò a leggerseli alla luce tenue della lampada ad olio sul tavolo. Di tanto in tanto guardava l'orologio al polso per controllare l'ora, non voleva arrivare tardi al suo appuntamento con Remus, il quale non era andato neanche lui a causa dell'imminente luna piena.

Buttò fuori l'aria dalle narici con pesantezza, passando ad un altro foglio, promettendosi di dargli solo una lettura veloce per poi cominciare ad avviarsi verso la scuola.

Buffo, l'aria le si era condensata. Doveva fare parecchio freddo fuori, maledetto clima inglese. Quando un brivido le corse lungo tutta la spina dorsale, si strinse ancor più nel suo grosso maglione verde fatto a mano. Faceva davvero un po' troppo freddo.

Con un brutto presentimento, si alzò quatta e schiacciò il naso contro una delle finestre.

Tre dissennatori fluttuavano funerei sopra la sua casa nell'aria già scura.

Non andava, non andava affatto. Cosa diamine ci facevano lì?

Desiderò ardentemente un telefono per chiamare Silente e chiedere spiegazioni, e per l'ennesima volta Nadia maledisse i maghi inglesi e la loro arretratezza tecnologica. Pure come maghi dovevano fare gli snob e farsi riconoscere dagli altri.

Tremando leggermente, si soffiò aria calda sulle mani, cercando di ricordarsi l'incantesimo contro i dissennatori.

Aprì una finestra e mise fuori un braccio.

-Expecto patronum!-

Niente.

In effetti, da quella posizione cosa diavolo voleva ottenere?

Uscì appena fuori sulla soglia, e dopo aver squadrato preoccupata quelle sinistre creature, ripeté l'incantesimo, pronunciandolo ad alta voce per farsi un po' più di coraggio in mezzo a quel silenzio pesante.

Fascio di luce bianca, uno di loro arretrò allontanandosi, gli altri due rimasero ostinatamente poco sopra la casa.

Se non fosse stato che Silente aveva espressamente chiarito loro prima dell'inizio delle lezioni che i dissennatori avevano fatto un patto di non importunare nessuno di loro, avrebbe cominciato ad avere paura. Lei però già ce ne aveva.

Si sentì stanca.

Un altro incantesimo.

Luce bianca.

Il suo patronum aveva contorni davvero poco definiti quella volta.

I dissennatori giravano nel loro tetro carosello senza andarsene.

Nadia chiuse gli occhi.

Per un momento lo rivide, era come se fosse lì, davanti a lei, ancora un volta.

Papà ti ama, non ti lascerò mai sola.

Lo stai già facendo, papà.

Sono stato incastrato e...no, tesoro, non piangere, io...

Prego, non la tocchi.

Ma è mia figlia.

Le stia lontano, distanza di sicurezza, prego.

Papà, aspetta...

È mia figlia, luridi bastardi!, mia figlia!

Nadia riaprì gli occhi di botto, con le lacrime agli occhi. Era durato meno di un secondo, il tempo di un battito di ciglia, ed era riuscita a rievocare perfettamente quel momento di 12 anni prima.

Alzando di scatto il capo, vide che uno dei due dissennatori planava nella sua direzione, e col cuore in gola rientrò in casa e si sbarrò dentro, piangendo e cercando di riprendere un respiro normale, calmando i battiti accelerati del cuore.

La luce sul tavolo si era spenta per il vento.

Era buio in casa.

Tremando si avvicinò alle finestre che immettevano un po' della scarsa luce morente, scivolando contro la parete, assordata dal sangue che le pulsava in testa con l'insistenza di un martello.

Si sporse.

Ma alla finestra c'era qualcuno.

Un viso pallido, scarno e con gli occhi scuri allucinati.

Gridò.

*

-Se ia no mus.-

Voci indistinte.

-...ilente ...ermeria.-

Faceva caldo. La cosa le diede sollievo, senza però riuscire a capirne bene il perché.

Poi ricordò.

Remus trasalì quando vide Nadia Landini rizzarsi a sedere boccheggiando ad occhi sgranati. -Nadia, calmati, calmati, è tutto a posto.-

L'italiana faticò a capire di trovarsi in infermeria.

Ci stava andando un po' troppo spesso, e la cosa non le faceva piacere.

Al suo lato stava Remus Lupin, avvolto in un mantello di un'improbabile tonalità marrone cacca, seduto su di una sedia a guardarla preoccupato.

Corrugò la fronte. -Rem, io sono...-

-Eri svenuta, lo so- finì lui la frase per primo. -Stavi facendo tardi, così ho pensato di venire io da te visto che magari all'ultimo potevi aver avuto qualche attacco di vomito o robe simili, sai non sono molto afferrato in materia.- Le rivolse uno dei suoi sorrisi gentili che la facevano stare sempre meglio. -Madama Chips mi ha detto che non è la prima volta che finisci qui da lei. Ti pensavo più resistente, ragazza mia.-

-Anche io- bofonchiò scontenta. Tornò a guardarlo con un velo d'ansia. -Hagrid non è ancora tornato? Vorrei essere a casa prima che torni.-

-No, tranquilla, se vuoi torniamo anche adesso. Madama Chips ha detto che hai avuto solo un calo di zuccheri, e con la caduta non hai danneggiato la pancia.- Prima che si fosse rimessa in piedi, tirò fuori da qualche tasca una tavoletta di cioccolato. -Tieni, mangiane un po'. Aiuta.-

-A farti il culo grosso, di certo.-

Si sorrisero.

-Sai, fa strano vederti così premurosa con Hagrid.-

Nadia si voltò a squadrarlo con aria strana. -Perché, scusa?-

Il sorriso stanco di Remus gli disegnò una sottile ragnatela attorno agli occhi e sulle guance pallide. -Non ti ho mai vista così innamorata.-

Le guance di Nadia si imporporarono, diventando incandescenti. -Ma piantala- e gli diede una spallata, che l'altro si premurò di ricambiare, e ridacchiando piano si allontanarono per il corridoio semi-vuoto.

 

 

 

 

 

 

 

 

NdA: Benissimo, cari lettori, volevate/volevo un po' di azione: et voilà, spero di aver soddisfatto le esigenze di tutti. In tutta onestà non sapevo bene che scrivere, ma avevo voglio di una scena un po' meno soft della precedente, ed eccola qui!

 

Riconosco che ultimamente sto dando poco spazio ad Hagrid, colpa delle new entry (-->Remus!) Ahahah povero il mio ciccio! Anche il povero Remus ha fatto un'altra brevissima apparizione, devo studiarmi un'altra scena per dargli lo spessore che merita. E devo riprendere Severus in mano. Ommamma!

 

La vostra beneamata Duchess vi saluta cordialmente, sperando di scrivere un altro capitolo (migliore di questo, speriamo!) as soon as possible!

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Capitolo 7
*** N°7 ***


-Dissennatori a casa mia?!-

Nadia provò a pensare a tutte le persone che avrebbero potuto avvisare Hagrid dell'avvenimento, nonostante lei avesse cercato di nasconderglielo in tutti i modi. Troppi nomi alla lista. Accidenti.

Guardò il viso livido del marito, che era entrato come una furia in casa, facendo sbattere la porta contro la parete interna per l'irruenza del gesto. Il botto l'aveva fatta trasalire, colta impreparata mentre sbucciava i cetrioli per la cena, e il coltello le era persino volato a terra per lo spavento. Impreparata, non riuscì a nascondere l'iniziale espressione di sorpresa mista a colpa che l'altro colse al volo.

-Beh, Rubeus, tecnicamente non sono mai entrati qui dentro...-

-Nadia!- Il nome l'aveva pronunciato in un tono che non ammetteva interruzioni, così l'italiana tacque, rimanendo a capo chino dominata dall'imponente mole del mezzo gigante. -Così non va, capisci? Dissennatori dentro i confini di Hogwarts, mi svieni qui da sola mentre io ero altrove a cazzeggiare quando invece sarei potuto essere rimasto qui con te...- si interruppe a causa di un groppo alla gola che gli fece venire gli occhi lucidi.

L'istinto protettivo di Nadia emerse con prepotenza. -Hag, tesoro, non...-

-...e nascondermelo non migliora le cose- continuò lui imperterrito ignorando l'intervento dell'altra, cercando di riprendersi con una scrollata veloce, poggiando le mani sullo schienale di una sedia di legno massiccio.

Nadia si trattenne dal sospirare pesantemente. E pensare che lei aveva in previsione di fare una semplice serata di sesso sfrenato, mentre ora doveva affrontare quello che si prospettava come un discorso serio.

-Rubeus, non stavo cercando di...-

-Oh sì, che cercavi, Nat.-

Lei detestava quando tirava fuori quel suo tono saccente. Lo guardò indispettita.

-Non capisci.-

-Sì che capisco.- Le rivolse un'occhiata severa. -Come se fossi un deficiente. Tutti i professori che parlano tra loro, commentando sulle mie lezioni... Come se non mi fossero arrivate le voci!-

Nadia si bloccò un attimo. Questo le era nuovo.

Suo marito la guardava con aria da animale ferito. -Preferirei essere trattato alla pari, e se c'è qualcosa da dire, che me lo si dica in faccia senza troppi problemi. Detesto essere considerato un povero cretino, almeno con mia moglie gradirei non ci fossero problemi di questo genere.-

Rimasero a squadrarsi in silenzio nella luce smorzata della capanna immersa nel buio, mentre il fuoco del camino crepitava.

-Hagrid, se mi lasci parlare...- cominciò Nadia avvicinandoglisi di un passo, quasi con aria incerta. L'altro si sentì ferito che sua moglie lo squadrasse con quell'espressione di cautela perché lo faceva sentire due volte cretino.

-L'unica ragione era...che non volevo preoccuparti.- Alzò il capo, ormai sotto di lui, per guardarlo negli occhi, lei così piccola davanti a quell'uomo così monumentale. Non diede cenno di voler aggiungere qualcosa, così lei proseguì. -Sei sempre così giù di corda e teso, e... semplicemente non volevo ci fosse un'altra cosa di cui preoccuparti...-

-Nadia, non è una questione di preoccuparsi o meno!...-

-No, no, invece non hai capito. Perché...perché vorrei stessi meglio, e onestamente tu...tu non stai bene! Guardati! Sei sempre pallido e con le occhiaie perché non riesci a dormire la notte per Fierobecco, sono tua moglie e dormo con te, ti sento alzarti e passeggiare come una bestia in gabbia qui in salotto! Davvero, ti capisco...-

-No, dannazione, Nadia, non puoi capire se...-

-E invece sì, cazzo, sì, sì e altre cento volte sì Hagrid, mi vuoi stare a sentire? E cosa dovrei dire io, sentiamo? Ora che tutta Hogwarts sa che sono la figlia dell'omicida che gira in libertà da agosto? Eh, credi che non abbia notato come la gente sia tornata ad evitarmi? Che non senta cosa dicano? Però non mi anniento, perché ho delle persone che mi vogliono bene e mi appoggiano; ho te, Hagrid, ho te, e non hai idea di quanto mi faccia sentire bene tornare a casa e saperti al mio fianco che mi aiuti, mi fai trovare sempre il the caldo quando rientro, sempre!, mi aiuti a lavare i piatti e mi coccoli se mi vedi giù. Faccio più affidamento su di te di quanto tu non possa credere.-

Finito di urlare, si asciugò una lacrima con la mano che tremolava per l'emozione. Non aveva voluto urlare, si era immaginata un discorso più civile e controllato, ma dato che la cosa era uscita spontaneamente nel discorso, aveva avuto poco tempo per pianificare. Inoltre il suo maledetto carattere impulsivo aveva avuto la meglio. Per non parlare di tutti quegli ormoni che le ballavano la samba in corpo.

Era però riuscita a far tacere l'omone, che la fissava con aria indecifrabile. E ora che la fissava con quell'aria innocente fu investita nuovamente da una voglia incontenibile di saltargli addosso, sentire il suo corpo nudo contro il proprio, carezzare la sua pelle liscia e morbida e baciare ogni centimetro quadrato del suo petto. La sensazione delle sue enormi mani ruvide che scorrevano sui suoi fianchi a disegnarne i contorni, le sue labbra sottili che disegnavano una scia bollente sul collo e il delizioso suono del suo respiro che si faceva più pesante di momento in momento. Era un desiderio così concreto che lo sentiva quasi uscirle dal corpo in vampate ardenti e profumate e saturarne la stanza.

Suo marito senza smettere di guardarla dritto negli occhi con una sola falcata le fu sopra e l'abbracciò stretta, premendo le sue labbra con irruenza su quelle della moglie, e nell'urgenza del bacio Nadia capì che pure lui avvertiva il suo stesso bisogno carnale, in cerca di conforto nella nudità del rispettivo compagno.

Sospirò con voce roca e si lasciò andare.

*

Severus Piton cercava senza troppa attenzione la Belladonna fresca per la sua pozione contro i morsi di serpente nella calda e luminosa serra della professoressa Sprite. Si era persino tolto il mantello pesante invernale, tirato fuori in quegli ultimi giorni a causa del freddo pungente che era venuto ad abbattersi impietoso su tutto il nord Europa, come preannunciato dalle previsioni alla radio.

Vagolava guardando in giro, più che altro godendosi il tepore interno alla serra, quando venne chiamato da una voce. Quella vocetta imperiosa che lui ben conosceva. -Severus.-

-Landini. È un po' che non vieni a darmi fastidio.- Alzò lo sguardo per osservare il viso sbigottito e turbato della giovane italiana, due file più in là con in mano dei lunghi steli di camomilla.

-Sei tu che mi eviti.-

-Errore, Landini, ancora una volta- ribatté tranquillo tornando a sbirciare tra alcune piante di un verde brillante che dondolavano senza che però soffiasse alcun vento.

-Severus, piantala.-

-Mi sembrava che l'ultima volta che si siamo parlati le cose si fossero chiarite.-

-Non credo proprio.-

Dato il tono, convenne che fosse meglio fermarsi e fissare l'interlocutrice, aspettando che dicesse quello che probabilmente si teneva dentro da un pezzo. -Andiamo, allora. Dimmi.-

Nadia incrociò le braccia magre e pallide al petto, che le si era iniziato a gonfiare così come la pancia. -Hai detto che sapevi già prima del mio cognome.-

-Non so se lo hai mai notato, ma assomigli a tuo padre in maniera clamorosa, Nadia- le disse lanciandole un'occhiata obliqua. -E io ho avuto modo di ricordarmi molto bene il suo viso. Non credo nemmeno debba spiegarti il perché, credo.-

La vide stringere le labbra, non troppo convinta.

-E poi me lo ha detto Silente quando è evaso Black questo agosto- aggiunse, dovendo riconoscere che effettivamente, da solo non ci sarebbe mai arrivato.

-Non spiega perché tu mi stia evitando.-

Piton ci rifletté. Non se n'era reso conto di averlo fatto. Magari, a livello inconscio.

-Non credo di averlo fatto- ribatté senza alzare lo sguardo per vederla. -Diciamo anche che, ora che abiti nella capanna fuori dall'edificio è meno semplice beccarti in giro o autoinvitarmi a bere del the.-

Le guance di Nadia si imporporarono per la rabbia. -E che razza di motivazione sarebbe?-

-Una come un'altra.- Le lanciò uno sguardo tagliente. -Volevi una risposta, no? Beh, eccola. Niente di più. Mio dio, Nadia, non siamo bambini che, se non ci vediamo, vuol dire che un'amicizia è finita. Sei o non sei stata presa dalle tue faccende personali ultimamente? La vita coniugale ti prosciuga. Ecco perchè mi mantengo sempre libero e disponibile sul mercato.-

La vide ridere, e allora si permise di sorridere veramente anche lui. -Se hai finito con quella camomilla ci possiamo bere del caffè. Ne avevo fatta una caraffa nel mio ufficio, poco fa.-

-Non riesco a dormire bene la notte- spiegò l'italiana sventolando debolmente le grosse margherite strette nella mano destra e raggiungendo l'altro professore.

-Lo vedo: guarda che occhiaie, sembri un orsetto lavatore.-

Fece uno sbuffo divertito e si mise a cercare anche lei la Belladonna.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

N.d.A.Buonasera cari! Qui è la vostra Duchess, uscita dall'oltretomba con un altro capitolo! Ringrazio sia Giulia che Silvia per i precedenti commenti, e perdonatemi se non riesco a rispondervi ma ultimamente sono un po' presa con la mia vita, niente di che, diciamo che ho un po' altro per la testa ultimamente ahah! Sarà anche per questo che ho scarsa inventiva negli ultimi tempi?? Comunque...

 

Ecco a voi Hagrid e Severus. Un grazie a mia sorella Cecilia che mi ha dato qualche consiglio sul come farli ritornare in scena, pezzo un po' misero, prometto di documentarmi meglio sugli avvenimenti del terzo anno per piazzarvi un capitolo che possa essere definito tale (questo è alquanto deludente, a mio vedere...). Sarebbe bello un vis-à-vis tra Severus e Remus, sarebbe divertente come scena! In effetti mi chiedo perché non l'abbia inserito in questo capitolo...si vede che sono una tarlucca XD Tra l'altro: tornano le quasi-hot scene tra Hagrid e nadia, mia sorella le ha caldamente consigliate, ahaha mi toccherà cambiare ancora il colore del racconto (da verde → ad arancio/rosso!) LOL Se volete posso scriverne qualcuna, ahah sapete che mi diverte scriverne. Sarebbe interessante farne una volante di Piton con qualche donna occasionale... ohohoh!” +pensieri sconci+

 

Un mega abbraccio a tutti, spero di tornare con qualcosa dai toni meno smorzati e più frizzanti!

 

Best regards from your beloved Duchess! ^*^

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Capitolo 8
*** N°8 ***


-Com'era la mia parmigiana?-

Ad Hagrid venne quasi da sorridere come l'aggettivo possessivo fosse stato (forse persino involontariamente) marcato nella domanda rivoltogli.

Con un tovagliolo si pulì la bocca e alzando lo sguardo rispose :-Veramente buonissima, signora.-

Rita Landini sorrise soddisfatta, e guardò in direzione della figlia come a dirle “visto che la parmigiana di mamma tua è sempre la più buona?”. Nadia alzò gli occhi al cielo e continuò a mangiucchiare la sua porzione calda.

-Ma', posso averne un altro po'?-

Accanto al mezzo gigante, un ragazzo alto e dalle spalle larghe porgeva con impazienza il piatto pulito alla madre, che giuliva lo accontentò, scodellandogli un'altra più che generosa porzione di melanzane alla parmigiana dalla piacevole superficie croccante e brunita sotto gli occhi allibiti della sorella.

-Mic, ma non è la...terza?-

-Sì.-

-Nat, e allora? Smettila di guardare nel piatto di tuo fratello, te l'abbia...te l'ho sempre detto.- Rita Landini guardò allarmata la figlia per verificare possibili reazioni, ma non ce ne furono. Nadia continuava a guardare incredula la mandibola quadrata di Michael andare su e giù come se nulla fosse.

Hagrid osservava la scena con attenzione, ma preferì distrarre la suocera con un :-Ne potrei avere un'altra porzione anch'io?- Si scambiarono un sorriso d'intesa lui e il ragazzo mentre Rita faceva fuori l'ultima porzione residua nella grossa teglia di vetro.

Michael era piacevole. Non era un gran chiacchierone, ma a quanto pare in famiglia solo la madre era la più loquace. E Nadia nei suoi sfoghi, chiaro.

Non si ricordò quanti anni avesse suo cognato, forse 22, con quelle spalle larghe e i tratti molto marcati era difficile da stabilirlo, ma d'altronde riconobbe a sé stesso di non aver mai avuto molto occhio in queste cose.

Diede una forchettata generosa e addentò convinto.

-Vuoi un caffè?-

Sorrise nella direzione della suocera. -Sì grazie. Un po' più diluito, per me.-

Poggiando i piatti sporchi nel lavandino, vide l'altra fargli un sorrisino. -Nadia non ti ha fatto ancora piacere l'espresso?-

Si strinse nelle spalle. -Ci sta provando. La aiuto a lavare?-

-No no no, cielo, siete stati invitati, sei stato già ben gentile ad aiutarmi a sparecchiare. Siediti pure, caro.-

Calò un silenzio tranquillo, ed Hagrid si gustò la pace in quella cucina ben attrezzata ed ordinata dalle tonalità chiare e rilassanti. Dalle finestre si scorgevano rade nuvole in un cielo azzurro intenso, e c'erano poche persone che passavano in macchina sotto la via a cui dava la finestra dell'appartamento al terzo piano.

-Nat è sul divano?-

Hagrid si sporse sulla sedia per guardare oltre la porta della cucina, e scorse Nadia sdraiata mollemente sul divano con gli occhi chiusi. Il pancione le sporgeva come una piccola pluffa nascosta sotto il maglione verde. -Sta riposando.-

Rita annuì brevemente, senza una parola a passo svelto andò a chiudere la porta e tornò al lavabo, trafficando con le tazzine pulite in cui versò il caffè. Lo servì sempre in silenzio al genero e si sedette davanti a lui con lo sguardo perso. -Sai, non è sempre stata così- disse all'improvviso dopo che entrambi diedero il primo cauto sorso. -Nadia, intendo. Con suo...suo padre. Lei lo...adorava. Lo preferiva a me, figurati!- Rivolse ad Hagrid un sorriso triste. -E ora mi ritrovo a stare attenta persino a pronunciare il suo nome. Voglio dire, con Mic non è andata così, lui...-

Rita diede un lungo sospiro stanco. Rivolse un sorriso di scuse all'altro. -Scusa. Scusa io...ti sto dando fastidio con le mie ciance da vecchia brontolona...-

-No, signora! Non è vero, mi fa piacere- si affrettò a dirle Hagrid.

Si guardarono a lungo. -Sai che io non ho voluto cambiare il cognome.-

Sì, Hagrid aveva visto sul citofono e sulla porta “Black”.

-Io amo mio marito. E credo nella sua innocenza, al contrario di mia figlia; ci ho sempre creduto, sono 12 anni che lo difendo, remando controcorrente da sola assieme a mio figlio, e ora,- sbattè con violenza una mano sul tavolo, facendo trasalire il mezzo gigante, -ora che è evaso riuscirà a dimostrarla anche a tutti gli altri.- Fissò l'altro con aria quasi di sfida, e Hagrid riconobbe lo stesso sguardo battagliero di sua moglie.

-Mi auguro ci riesca- farfugliò senza sapere bene che dire, desiderando non essere rimasto solo con la suocera.

Rita Landini lo studiò per un attimo e scoppiò in una sonora risata, per poi guardarlo con gentilezza. -Sai, a volte fatico ad accettare le idee di mia figlia, ma ora riesco a capire perché abbia tanto perso la testa per te.-

Hagrid sorrise timidamente, senza sapere bene se fosse o meno la cosa giusta da fare. E alzandosi aiutò la signora Black ad asciugare le stoviglie lavate.

Nadia ascoltava come da lontano le voci di Hag e di mamma nel suo dormiveglia.

Chissà cosa gli stava dicendo, donna imprevedibile Rita Landini.

Magari parlavano di lei, della sua panciona. O di Natale, a pochi giorni di distanza.

O di Sirius Black.

Fece una smorfia senza aprire gli occhi.

Meglio non pensarci. Era morto. Sirius Balck per lei era...

-Nat, nocciolina.-

Oddio, perché? Era così reale che le pareva di averlo accanto a lei a parlarle col suo tono basso e leggermente arrochito, da vecchio fumatore. Lui fumava un tempo, aveva smesso e aveva fatto in modo che né lei né Mic avessero anche solo potuto pensare al fumo. Forse era anche per quello che aveva iniziato con le sigarette qualche anno dopo che venne sbattuto ad Azkaban.

Il Natale da soli a casa senza di lui, perché lui era a combattere contro una specie di killer in una terra in cui loro non vivevano più con altri invasati come lui. E loro a mangiare tagliatelle panna e salmone senza alcuna vera fame, pensando quando e se tornerà il babbo. Tornava poi sempre la sera con qualche regalo, un sorriso sollevato e lo sguardo stanco, poi prendeva Rita per mano e si rinchiudevano in camera loro.

Nadia aveva sentito mamma piangere nella sua stanza, Mic dormiva beato e lei rannicchiata contro la parete ascoltando con le orecchie ben tese e lo sguardo sbarrato perso nel buio.

Il loro ultimo Natale assieme era stato proprio tristissimo.

-Nat... andrà tutto bene. Papà te lo promette.-

Bugiardo, bugiardo!

-Te lo prometto.- Lo sguardo però era già quello di una persona perduta. -Tornerò perché voglio vedere la tua famiglia. E il tuo bambino.-

Nadia si svegliò ansimando spaventata, aveva le mani fredde e la schiena impiastricciata di sudore. Hagrid e sua madre stavano ancora in cucina armeggiando con le stoviglie sporche e Mic era sopra nella sua stanza ascoltando gli Aerosmith a palla, poteva distinguere la canzone Dream on.

Era stato...un sogno. Così reale.

Chiuse gli occhi prendendo un lungo respiro per calmarsi.

Tu non metterai piede nella mia vita. Ma soprattutto nella mia famiglia, bastardo!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

N.d.A. Carissimi!!! Non temete, non ero morta, sono tornata! Chiedo venia, sono stata presa con parziali, esami e la mia vita sociale, tutto ad un tratto mi ritrovo più richiesta di Madonna, ohohoh!

Ecco qui il pezzo, alla fine ho fatto qualcosa fuori da Hogwarts, pochi giorni prima di Natale come con d'altronde... Pensavo che era carina una scena familiare. Un altro pezzo parecchio introspettivo creato apposta per chiarire un po' di più le faccende familiari all'interno della famiglia Black.

Non ho ancora idee ben chiare per il prossimo capitolo, ma confido nella benevola Dea Ispirazione perchè mi faccia piovere qualche buona idea, OH SACRA DEA TI INVOCOOOO!!

 

Grazie ancora per tutti voi lettori che mi seguite fedelmente, ne approfitto e vi faccio un caloroso augurio di buon Natale e felice anno nuovo, mi sa che ci sentiremo l'anno prossimo, ahahah! ...certo, sempre che non finisca il mondo domani, giusto?? ;P

 

Best regards from your beloved Duchess!

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Capitolo 9
*** N°9 ***


Nevicava.

-Ehi, non ti do fastidio se fumo, vero?-

Piton si girò appena scorgendo la giovane donna con la coda dell'occhio.

-Fa' quel che ti pare.-

Era la Vigilia.

E in quel momento lui sentiva di detestare il Natale. Ma più in generale detestava qualunque persona, animale o essere inanimato si trovasse sulla terra. Compresa quell'insulsa donnetta nuda sul suo letto.

-Vattene.-

-E...ehy, ma...ma ti sembra il modo di mandarmi via?- Più sorpresa che arrabbiata dalla brusca reazione dell'adulto, la giovane rotolò via dal letto spinta in maniera parecchio brutale dal professore di Pozioni, facendo cadere sigaretta e accendino dalla sua presa. -Mi sono fatta male, Severus!-

-Non chiamarmi per nome- rispose freddo allacciandosi il colletto rigido della camicia. -Sono sempre un tuo superiore.-

Tirocinanti. Le mandavano sempre più giovani e cretine.

Scossa, si mise in ginocchio cercando di coprirsi come meglio poteva le sue nudità con un braccio mentre con l'altro si accomodava i lunghi capelli rossicci dietro l'orecchio. -Non mi sembra fosse quello che mi dicesti poco fa- ebbe però la forza di obiettare alzando il mento con un'occhiata insolente.

-Vattene- ringhiò a denti stretti, lasciando il suo riflesso allo specchio per fulminare gelido la giovane. -Ti do un minuto perché tu raccolga le tue robe e te ne vada dalla mia stanza.-

Tornò allo specchio per allacciarsi il mantello alle spalle, mentre scorgeva di sfuggita una furia rossa raccattare i capi dai colori sgargianti sparsi per la stanza, con piccoli singhiozzi soffocati di tanto in tanto. Uscendo sbatté violentemente la porta facendo ondeggiare lo specchio in cui si guardava, perfettamente in ordine.

Sempre più giovani e sempre più sgualdrine.

 

Remus camminava per i corridoi, prendendo la strada più lunga per tornarsene in camera. Aveva mangiato davvero un po' troppo, quei cenoni natalizi erano davvero deleteri per la salute. Per non parlare dei chili in più.

-Per di più qui non faccio neppure palestra- ragionò ad alta voce leggermente brillo e sovrappensiero. Dal nulla fu investito da qualcuno, che lo urtò alla spalla destra e se ne andò così rapidamente come era apparsa, in una nuvola di profumo dolce e lunghi capelli rossi. -Ma che diamine...-

La guardò sbalordito correre via con poche cose addosso per poi rifugiarsi nel primo corridoio a destra che le capitò a tiro. Rimase intontito a guardare il punto in cui era sparita quando un altro rumore gli fece spostare l'attenzione altrove. -Ah, professor Piton. Chissà perché non ho subito pensato che c'era lei dietro questa squallida scena...-

Prima ancora di rendersi conto di aver parlato troppo fu scaraventato contro la parete con uno schianto fragoroso. Da seduto fece scivolare fuori la bacchetta dalla tasca interna del mantello e scagliò uno Schiantesimo più per istinto che per altro. Severus Piton volò lungo il corridoio fino a crollare contro un'armatura che cadde assieme a lui con un boato che probabilmente riecheggiò per tutta l'ala Est della scuola. Si rialzò barcollando.

Remus ritornò in sé e si vergognò della stupida bambinata combinata in buona parte per colpa sua e della propria lingua sciolta dall'alcol, e così si avvicinò all'altro che pareva reggersi a fatica alla fredda parete di pietra, mentre la fiaccola sopra di lui gettava inquietanti ombre guizzanti tutt'attorno. -Ehy, Severus, tutto...?-

Schizzo di scintille cremisi alla sprovvista. Proprio dritto in pancia.

-Nnnh.-

Mentre si afflosciava a terra stringendosi la pancia in preda a dolorosi crampi sentì l'altro strappargli la bacchetta di mano e lanciarla con un ticchettio sul pavimento lontano da lui.

-Bastardo- gli sussurrò all'orecchio. -So perché sei qui, fetido lupo. Io lo so. Sappi che appena sgarri io lo verrò a sapere, e finirete molto male sia te che quel pezzo di merda del tuo amico pluriomicida. Farò in modo che finiate tutti e due a marcire ad Azkaban per il resto delle vostre insulse vite.-

-Non capisci...mai un cazzo...come al solito... Mocciosus.-

Con quanta forza in corpo gli diede un pugno con le nocche ben chiuse sugli stinchi.

L'altro urlò e si allontanò dall'altro.

-Sei...una sottana...come sempre...-

Il viso del professore di Serpeverde si fece livido e con due grosse falcate lo raggiunse, ma Remus era già preparato, e prima che l'altro alzasse anche solo il braccio gli si lanciò contro di testa contro lo stomaco. Rialzandosi un po' traballante rimase a guardarlo a terra, e imitandolo gli tolse la bacchetta riprendendo invece la propria. -Qui nessuno vuole a scuola un assassino come Sirius Black. Né io e men che meno sua figlia. Quindi faresti meglio a smetterla di tenere le distanze persino con lei. L'unica persona che tenga a te in quest'edificio e la tratti così. Non finirai molto lontano se vai avanti così.-

Gli porse una mano per aiutarlo ad alzarsi, ma l'altro la rifiutò tenendo gli occhi fissi a terra a denti stretti e labbra serrata.

Remus fece spallucce e si allontanò lasciandoselo alle spalle.

 

-Ehi, Nat, tutto ok?-

Nadia si mise seduta sul letto e scrollò un po' la testa mentre suo marito un po' assonnato la guardava da sdraiato nell'enorme letto matrimoniale nella stanza degli ospiti di Casa Black.

-Niente, tesoro, solo...mi fischiano un po' le orecchie, niente di che, tranquillo.-

-Qualcuno starà parlando di te- le disse Rubeus con un sorrisino ironico mentre la moglie tornava tra le coperte calde ad acciambellarsi comodamente contro di lui.

-Oh sì, ah ah, che ridere, Ruby.-

-Smettila di chiamarmi così.-

Guardò l'orologio digitale che lampeggiava sul comodino accanto a lei.

-È mezzanotte. Buon Natale, Ruby Riccioli d'Oro.-

Si abbracciarono ridacchiando assieme sommessamente, si scambiarono un bacio e ritornarono a dormire senza più alcun fischio a dar fastidio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

N.d.A. Carissimi, buone feste a tutti!!! Festeggiato bene?? Tanto ormai le vacanze, anche se da poco, sono ormai un ricordo, sigh sigh, incredibili quanto già mi sembrino lontane! ç_ç

 

Eccomi di ritorno! Dunque, dato che l'ultima era smoscia, ho voluto un po' colorare la situazione. Sì, lo so, le ammiratrici di Piton mi linceranno hihihi +se la ride+ Una cosa simile volevo farla da un pezzo, quindi mi sono presa la licenza di mettere qualche tirocinante ad Hogwarts. La Rowling non ne parla, ma di sicuro ce ne saranno stati, eccome! Oh, e poi pensiamola così, anche il poveraccio qualche volta avrà pur avuto bisogno di soddisfare i propri appetiti, cosa credevate insomma, che il poveraccio si fosse potuto sparare indisturbato 17 anni di castità?? Per farlo fedele a Lily le ho messo i capelli rossi, ecco ;)

 

Volevo far durare la scazzottata un po' di più, ma alla fin fine sono adulti, ed entrambi con i piedi ben piantati per terra. Scazzottarsi sì, ma poco.

 

Ah, per fare la simpaticona, visto che Remus parlava di lei con Piton, ho fatto un piccolo flash su Nat e Ruby la notte di Natale, con lei che le fischiavano le orecchie visto che la nominavano +ride+.

 

Oplà, credo di aver detto tutto. Faccio molta fatica a procedere siccome non ho ben presente l'andazzo degli avvenimenti nel terzo libro, Giuls qui mi ci vuole il tuo Sacro Aiuto ahahah! Così la prossima volta faccio un pezzo che possa essere considerato tale :P

 

E qui io resto sempre la vostra beloved Duchess, all my lovin' to you all!

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Capitolo 10
*** N°10 ***


-...e secondo quanto detto nel sottoparagrafo D dell'articolo 88, non potete rinchiudere Fierobecco!-

-Ok. Secondo il sotto...'spé, cos'è che c'è scritto lì?-

Sia Nadia che Hermione sbirciarono nella pagina ingiallita aperta sotto il loro naso, e la più piccola dovette girare qualcuna di quelle sottilissime pagine che parevano fatte di carta velina, e dopo aver fatto scorrere l'indice tra i vari elenchi e paragrafi lesse :-È da escludersi come caso di aggressione animale ogni atto improprio nei confronti del medesimo ai fini di infastidire la creatura.-

Hagrid sbuffò pesantemente guardando il pesante tomo in spessa rilegatura color mattone come se fosse stato scritto in una qualche lingua sconosciuta. Poi guardò ancora più sconsolato all'angolo ad ovest della casina in cui dormicchiava pigramente l'ippogrifo a lato del grosso camino in cui crepitava sommesso qualche ciocco di legno scuro. -Non ce la farò mai.-

-No, non è vero, Hagrid! So che ce la potete fare!- s'infervorò Hermione, e le gote le si imporporirono per l'impeto.

-Rubeus, Hermione ha ragione, smettila di fare il pessimista, intesi? Non si va da nessuna parte con questo atteggiamento propositivo.- Si interruppe dato che la teiera sul fuoco aveva iniziato a fischiare fastidiosamente e si alzò per toglierla in fretta dal fuoco. -Devi convincerti che ce la farai contro quelli del Comitato per la Soppressione delle Creature Pericolose, se parti già pensando che non ce la farai mai farai davvero poca strada. E la fatica di Hermione sarà solo sprecata- lo fissò con rimprovero poggiando il servizio buono in tavola con un tintinnio gentile. -È già così gentile ad aiutarci.-

Il rossore delle gote della ragazzina si accentuò ulteriormente. -Ma cosa dici! N...no, per me è un piacere, vi voglio aiutare.-

-Gioia, prendi un po' di biscotti. Tranquilla, li ho preparati io.- Si scambiarono un sorriso divertito ed entrambe presero un bacio di dama dal cestino appena poggiato nel centrotavola facendo una piccola pausa per il the mentre Hagrid osservava la moglie un po' corrucciato, borbottando sottovoce qualcosa del tipo “I miei biscotti non sono così male”.

La sentenza per Fierobecco a Londra era stata fissata per il 20 aprile. Quando era arrivato il gufo reale con una busta rigida chiusa con un sigillo in cera scarlatta poco prima delle vacanze per poco all'ex-guardiacaccia non era venuto un mancamento. Le vacanze di Natale erano state così piacevoli e lontane da tutto e tutti che per un po' era riuscito a dimenticarsi di tutte le sue beghe. Che poche non erano purtroppo.

Si mise a guardare sua moglie mentre chiacchierava con Hermione. Quella ragazzina era un tesoro, pure Nadia gli aveva confessato di avere un debole per lei, anche perché rivedeva molto sé stessa quando aveva quell'età. Parlottavano a mezza voce, non fece nemmeno caso all'argomento, Hermione aveva l'aria triste e abbattuta e l'altra ascoltava concentrata aggrottando le sopracciglia in quel modo grazioso che piaceva a lui, e quando fu il turno di Nat a parlare, i lineamenti tornarono a distendersi, e le tornò quell'espressione sognante e leggermente estatica che da quando era entrata nel settimo mese si era via via accentuata. La pancia era letteralmente lievitata da dicembre in poi, si erano preoccupati per come ci fossero stati ancora pochi sviluppi al quinto mese, ma poi sembrava che il pupotto avesse voluto ripigliarsi in fretta per il tempo perso. Adesso Nadia aveva messo su 6 chili in 3 mesi, quasi tutto pancione e anche parecchio il seno, cosa che il mezzogigante aveva avuto modo di apprezzare assai a fondo.

-Il mio gatto! Mica io, giusto? Perché allora se la prende con me? Non gli ho fatto nulla, e poi quella vecchia pantegana era inutile, Ronald è un cafone, una testa calda...-

-Un deficiente, un idiota- rincarò Nadia con espressione seria, ed entrambe scoppiarono a ridere. -Piccina, ci hai già aiutato tanto per oggi. Ti riaccompagno ad Hogwarts così finisci di studiare Babbanologia...davvero, ancora non capisco perché tu ti sia complicata così la vita. Se avessi studenti come te, sarei la donna più felice del mondo, giuro.-

-È interessante- protestò l'altra in tono poco convincente infilandosi un giubbotto scuro ben imbottito.

-Sé, ti ci vorrà parecchio a convincermi! Toh, tieni i biscotti avanzati, così li porti anche a Harry e Ron...e non far caso a Ronald, fallo sbollire, va bene? È un maschietto, e per di più tredicenne, di più scemi non ne trovi!-

-Grazie ma ci sono ancora qui io- intervenne Hagrid alzandosi di botto con un gran fragore di sedia. -Nat, non uscire, cammini a malapena, resta qui. Ti porto io, Hermione.-

-D'accordo- Nadia si lasciò scivolare docile sul divano in modo da guardare verso il caminetto, riprendendo quella sua aria languida e sognante con le mani poggiate sull'enorme ventre sporgente. Hagrid fu tentato di far andare la ragazzina da sola per rimanere con sua moglie, dannazione era irresistibile con quell'espressione innocente dipinta in volto.

Promettendosi di fare in fretta, uscì e chiuse la porta alle sue spalle, lasciando Nadia da sola.

Che pace. Fierobecco era lì a poltrire come lei accanto al tepore del fuocherello, mentre con la coda dell'occhio scorgeva tutte le scartoffie di pergamena sul tavolo con gli appunti ordinati di Hermione per gli spunti dell'arringa di Hagrid.

Hermione le piaceva molto. Voleva molto bene a suo marito, anche l'anno precedente l'aveva vista gironzolare spesso lì attorno, lei più dei suoi altri due amici, e aveva preso la causa di Fierobecco quasi come fosse la sua. Nadia gettò una pigra occhiata all'animale accucciato a terra, il quale fece schioccare il becco con un suono secco; sospirò e tornò a fissare le fiamme cremisi.

Si accigliò scrutando qualche strano movimento tra le braci, e qualche strano rumore indefinibile. Come di qualcuno che tossicchiava sommessamente per non farsi sentire da terzi.

-Ah...ah, Jesus, ma che caz...-

Nadia rivolse un sorrisino al viso di una giovane donna appena abbozzato tra il fuoco.

-Nat, sei lì?-

-Sì, Lisa. Non ucciderti, possibilmente.-

Due enormi occhi scuri le scoccarono uno sguardo seccato. -Tu dimmi se mi trovo a soffocarmi con la cenere per poterti parlare, Nat. Ma vaffanculo.-

-Ma vacci tu.-

-Se non fa troppo male ci potrei anche stare.-

Ridacchiarono insieme.

-Dì, non ti fa strano parlare con una faccia nel fuoco?-

Nadia studiò per bene il viso ovale dalla carnagione olivastra dell'amica, ormai dai contorni ben definiti, fluttuare nel centro del camino. -Mh, pochino.-

Lisa rise.

Lisa Starz era la sua migliore amica da quando erano piccole, e ora lavorava presso uno studio notarile di un suo zio a Manhattan come avvocato penale. Si era sposata qualche anno prima con il suo vicino di casa, un Maghinò americano, e aveva piantato le tende lì senza più ritornare a casa. Appena Nadia aveva saputo di Hagrid, l'aveva contattata il più in fretta possibile sperando in un suo aiuto.

-Cazzo, Nat, è un po' un problema tutta 'sta pappardella. La legislazione inglese è parecchio più infida di quella americana, ok che stiamo sempre parlando di Common Law e non di Civil law mediterranea, ma con quel casotto di Cosomort, boh non ce l'ho troppo presente ora, sono state fatte tante di quelle modifiche, clausole e controclausole che è davvero difficile giostrarsela in questa situazione.- Lisa fece apparire brevemente una mano per tirarsi sul naso i grandi occhiali dalla spessa montatura rossa e la fissò corrucciata.

Nadia annuì con poca convinzione. Non ci capiva un accidenti quando si metteva a parlare il “legislaziano”, persino peggio di suo marito, anche se cercava di non darlo a vedere.

-Ah-ha.-

-Ho controllato pure chi fosse il giudice chiamato in tribunale per sapere qualcosa in più, ma non credo sia niente di buono... Poche informazioni e non troppo belle. Uno dei pochi rimasto in attività durante il periodo di Cosomorto.-

-Voldemort.-

-Ah, grazie. Sì, se era rimasto in attività qualcosa dovrà pure avere fatto, ma non ho trovato niente di niente sul suo conto, fedina penale pulita. In stretta amicizia con il tipo che ha accusato Hagrid, quel tale Malfoy.-

-Ahi.-

-L'hai detto forte.-

Nadia le rivolse comunque un sorriso grato, sapeva che si stava facendo in quattro per star loro dietro nonostante fosse sommersa di lavoro.

-Grazie Liz. Sei un amore.-

-Lo so, lo so. Invece, volevo sapere come stavi tu, piuttosto! Quella pancia non può essere tutta tua!-

Nadia rise carezzando l'oggetto della discussione.

-No, ma dico! Cosa ti sei mangiata, un intero cubetto di lievito di birra? Perché è...che tu ti sia...tero bloc...ie...to...-

Si sporse sul divano socchiudendo gli occhi. -Liz, ti sento malissimo!-

L'immagine di Lisa andava e veniva come su una televisione che non prende l'antenna, con la voce che scompariva a tratti, e i suoi lineamenti parevano deformarsi con i guizzi delle fiamme vermiglie, facendole muovere i lunghi capelli mori come serpenti della Medusa.

-Liz. Liiiiiiiiiz.-

Sbuffando si alzò per avvicinarsi e capire quale fosse il problema, accucciandosi davanti alle braci. -Liz. Liz, mi senti? Cavolo, ma dovevi proprio rompere l'unico specchio in casa per fare un normale Incantesimo Specchio e parlare come le persone normali?-

-Nat...Nat...-

L'immagine di Lisa era sempre meno definita, ma le arrivava quantomeno la voce, quasi coperta dal crepitare del falò. Incominciarono a ridefinirsi i colori, i capelli color della pece liquida, lunghi e arruffati, il viso allungato, la carnagione pallida.

-Nat...Nat. Nocciolina.-

Sirius Black la guardava con occhi in cui brillavano ancora delle scintille di braci, il mento divorato da una folta barba incolta e non curata da tempo.

Nadia urlò con quanto fiato avesse in gola, lasciandosi cadere sul pavimento.

-Nadia...sono io...il tuo papà...-

Il viso era completo, apparve pian piano il collo e poi una spalla.

Nadia strisciò da seduta sul pavimento, incapace di altro se non di guardarlo e urlare.

-Sono...il tuo papà...- Un braccio era fuori, e anche l'altra spalla sporgeva dal camino, protendendosi verso di lei, lunghe dita rapaci. -Voglio solo parlarti... Nocciolina mia... Nocciolina...-

Si stava avvicinando. Arrancava verso di lei, come in un incubo.

Chiuse gli occhi. Non voleva vedere. Voleva svegliarsi e rendersi conto che tutto era stato un sogno, svegliati Nadia, ti prego, altrimenti lui ci raggiungerà!

Udì uno schiocco sordo e i versi irati dell'Ippogrifo, poi ci fu ancora silenzio.

Ancora tremante, si tolse lenta le mani dal viso con le quali si era coperta ma il davanti a lei c'era solo il fuocherello smorzato e Fierobecco che, ormai sveglio, studiava sospettoso tra le fiamme, schioccando il becco nervosamente.

Oh cielo.

Oh cielo cielo cielo.

Si era fatta persino la pipì addosso.

Singhiozzò per la paura e il sollievo che la invadevano senza darle modo di pensare ad altro se non “Non mi ha presa! Non mi ha presa!”. Fu così che non si rese neppure pienamente conto di venire presa in braccio e portata via di corsa al castello da un Hagrid con il viso pallido di un cadavere.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NdA: Carissimi! Mi è venuta l'ispirazione! +applausi scroscianti+ Questo è il primo pezzo dopo tanto tempo che scrivo di getto e con un certo gusto, ormai ci avevo quasi perso la speranza! Sono così contenta, gente!!! Mi sono armata di santa pazienza, ho preso HP3 e me lo sono sfogliata per bene per cercare fatti e avvenimenti da cui poter prendere spunto. Ed ecco qui! Ho pronto anche l'idea per il prossimo pezzo, ora devo vedere per bene cosa mettere e cosa non mettere :)

 

Dunque, a proposito di questo capitolo: era iniziato bello smoscio, ma poi gli ho dato un po' più di verve pian piano che andavo avanti a scrivere, ohohoh! Sul personaggio di Lisa avrei voluto scrivere qualcosa in più: Starz è il suo cognome da sposata, difatti il marito è Raymond Starz, lei in verità di cognome fa Fortunato Hernández. È mezza italiana e mezza messicana, per questo ha la carnagione olivastra, occhi e capelli scuri, una bella donna fascinosa e impaziente. Lisa è il mio primo personaggio di invenzione che io abbia ideato, e ci sono molto affezionata, mi piacerebbe darle più spessore in seguito, chissà.

 

Per Sirius invece la cosa si è evoluta proprio mentre scrivevo, in itinere insomma; l'idea di base era che lui appariva nel fuoco dopo che la faccia di Lisa si deformava, Nadia faceva giusto in tempo a vederla sfocata mentre la chiamava col labiale e poi spariva. In realtà poi, visto che vi scrivo di notte nel silenzio più assoluto mentre tutta la mia famiglia dorme già da un pezzo, diciamo che mi sono lasciata suggestionare dall'atmosfera eheh (sono una fifona, credo che questo sia ben chiaro). Me la sono praticamente fatta sotto mentre scrivevo! LOL Sirius aveva deviato la chiamata per poterla vedere e parlarle, ma spinta dalla mia fervida immaginazione e dalla paura, mi sono liberamente ispirata alla ben nota scena del film “The Ring” con Samara che esce a carponi dalla tele. Ecco, immaginatevi la stessa cosa ma dal fuoco. Non chiedetemi né il come né il perché. Un po' inquietante, lo riconosco, ma non voglio modificarlo, come nel libro, Sirius Black deve far paura fino a quando non viene fuori Minus. Volevo persino che Sirius, nel tentativo di prendere Nadia, le lasciasse una scottatura sul braccio dove la stava afferrando, ma poi ho deciso che in fondo Fierobecco aveva diritto ad una sua piccola scena hihihi Sirius è scappato sia per Fierobecco, ma anche perché Hagrid era apparso sulla soglia. Lui ha visto solo la scena in cui lui spariva, ma siccome era terrorizzato anche lui dal terrore non ha fatto nulla in merito, e ha reagito solo poco dopo essere sparito l'altro.

 

Ah, e il fatto che Nadia si sia fatta la pipì per la paura non è una cosa su cui ridere, anzi era per dare drammaticità alla cosa (tra l'altro, data la gravidanza è ancora più probabile succeda... Ah, tra l'altro lei è all'ottavo mese >w<).

 

Mi sembra di aver scritto a sufficienza, anzi troppo! Pubblico questo capitolo a breve distanza dall'altro per rimediare al lungo tempo trascorso dagli altri capitoli, sigh!

 

Sempre beneaccette le vostre critiche, io le trovo comunque costruttive! ^w^ E grazie ancora a voi che mi seguite, in particolare a Silvia e Fennec, mie semper fidelis!

 

Lots of love from your always beloved Duchess.

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Capitolo 11
*** N° 11 ***


-Non sono qui per proteggerci? Per difenderci da Black?-

-Hagrid, per favore...-

-No, eh no, stavolta no! Professor Silente, ora chiamo il Ministero, faccio casino e gli cambio i connotati, merda, vado lì e distruggo tutto e tutti, figli di...-

-HAGRID!-

Il mezzogigante smise di camminare avanti e indietro come un forsennato per lo Studio del Preside, senza smettere di tremare per l'indignazione. Se si inventava qualcosa in fretta, Silente rischiava di trovarsi l'intera mobilia distrutta dalla furia vendicativa di un uomo innamorato. E gli uomini innamorati sono molto pericolosi concluse mentalmente trattenendo un sospiro pesante. -Hagrid, capisco la tua apprensione, ma non puoi metterti a fare casini con Ministero, non soprattutto nelle tue condizioni.- Alla sua occhiata severa l'omone tornò ad incupirsi ma parve ripigliarsi quel tanto per rattrappirsi un po' nelle spalle.

-Può darsi.-

-Direi che è così e basta, ahimé. Nessuno è più in pena di me per questo spiacevole avvenimento. Comunque, avrei una certa idea, per te e Nadia.-

 

*

 

-Non fare quella faccia, Rubeus, sei stato tu a convincermi a venire qui!-

Nadia si teneva l'enorme pancione mentre osservava il marito portare nella sua vecchia stanza dalle ampie finestre gli scatoloni dei vestiti con aria tetra. -Diciamo che è stato Silente,e che io avrei agito diversamente- grugnì facendo cadere pesantemente uno scatolone per terra con un boato, come a sottolineare il suo fastidio. Si passò una mano sulla bocca, allungò un braccio e strinse a sé Nadia e il suo pancione, carezzandole piano il capo, come a farle capire che non era di certo lei la causa del suo malcontento. Lei si strinse un po' di più a lui, sapeva che inoltre il giorno dopo sarebbe dovuto andare all'udienza di Fierobecco, da solo, ma non c'era stato modo di convincerlo a farsi accompagnare. Il bambino volle far sentire la sua presenza e diede un calcio, al che lei con un sorriso prese una mano del marito e se la mise sulla pancia, e al seguente calcio anche lui sorrise radioso. La fece sedere, si mise in ginocchio davanti a lei e poggiò un orecchio sul ventre scoperto, e lo baciò teneramente. -Ha già la forza del papà- commentò con aria orgogliosa, e dal nulla lei si mise a ridere forte, cosa che lo fece ridacchiare. Con gli sbalzi ormonali da gravidanza, a Nadia sembrava di stare su delle montagne russe con picchi di umore variabile da un minuto all'altro.

-Che seccatura questi sbalzi d'umore.-

-Dovrei essere io il primo a lamentarmene.-

-Ma zitto, và. Senti, sono seduta, mi prendi un succo di frutta?-

-Agli ordini.-

-Smettila e scatta, che tuo figlio vuole il succo.-

-Il terzo della giornata, mi diventerà un salutista.-

-Purché non diventi vegano.-

-Dio ce ne scampi.-

Nadia tornò a ridere sguaiata, al che sentì un'enorme stimolo alla vescica come ogni mezz'oretta negli ultimi 4 mesi, si mise a sedere con uno slancio. -Pausa pipì.-

-Ancora?-

-Non è mica colpa mia se così vanno le dinamiche del corpo di una donna incinta.- Rise della sua stessa battuta una volta in piedi, al che sentì che con la risata la vescica non resse più. Ci fu addirittura un piccolo scroscio, e lì in piedi sentì l'interno delle gambe completamente bagnato, bagnati i piedi e il tappeto sotto di lei. Riuscì giusto a spalancare gli occhi per la sorpresa, e per l'imbarazzo e lo choc scoppiò in lacrime.

-Nadia, ehi, tutto bene? Tranquilla tesoro che...-

Nadia tirò su col naso, ancora in piedi senza riuscire a muovere le gambe sporche e appiccicaticce, e guardando al marito vide il suo viso diventare prima bianco poi in fretta verso il verde.

-N...Nat, dobbiamo andare in infermeria...subito.-

Seguì il suo sguardo allucinato inchiodato sulle sue gambe: Nadia stava in mezzo a una pozza di sangue. Oddio.

-Rubeus, mi sa che forse ci siamo.-

-Ci siamo cosa che stai morendo dissanguata?- strillò come una gallina prendendola in braccio e lanciandosi a rotta di collo fuori dalla porta. -Fatemi passare, porca puttana, dove cazzo sta l'infermeria?!-

-Non essere così volgar... PORCADIUNATROIACHEMMALE! Sono cominciate le doglie!-

-PORCAPUTTANALEDOGLIEEEE! Fatemi passare, vi uccido tutti!-

Nadia stringeva i denti per evitare di urlare, le braccia di Hagrid sembravano soffocarle, sarebbe morta, oddio, sarebbe morta di sicuro! -Rubeus, qualunque cosa succeda ricorda a Madama Chips: L'EPIDURALE.-

-L'ape durante, va bene.-

-Hagrid, la cazzo di epidurale! Se tra 10 minuti non sono sotto epidurale ti uccido!-

-Ma cosa... Oddio, chi avete ucciso, un'altra vittima da ippogrifo?-

-Madama Chips, sto per avere un bambino, cioè mia moglie sta per avere un bambino e vuole un'epidura...un'epi...cazzo!-

-Calmi tutti, ho fatto nascere un sacco di bambini, siete in ottime mani! Non c'è stato nemmeno bisogno di antidolorifici o altre cose...-

-VOGLIO L'EPIDURALEEEEEE! Mi metto a urlare, ti uccido la famiglia, la mia epidurale, subito!-

-Tes...tesoro se posso fare qualcosa...-

-NON MI TOCCARE.-

-Scusa amore ecco non ti tocco.-

-Oddio...oddio scusa Rubeus, non volevo urlare, mi spiacNON TOCCARMI TI HO DETTO.-

-Ok tesor...e quelle pinze? Perché quelle pinze? Sono grosse quelle pinze non trova?-

-Hagrid, serve per dilatare la bocca dell'utero, non è ancora completamente dilatato.-

-Collo dell'utero? E quel sangue e...e...-

-MADAMA CHIPS, PORTI VIA MIO MARITO PRIMA CHE MI VOMITI ADDOSSO.-

-Non s...non sto c...-

-Sul serio, Hagrid, esca dall'infermeria, la chiamo quando finiamo, graz... Oddio!-

-MARITO DEMENTEEEEEEEE.-

-Non si agiti Nadia, è solo svenuto.-

-Ho un marito deficiente!-

-Non è il caso di piangere per così poco.-

-L'epidurale, L'EPIDURALE. Fa male, cazzo!-

-Non urli.-

-URLO QUANTO VOGLIO.-

-Si calmi e spinga forte al mio tre va bene? Uno, due, tre.-

-Ho nella pancia un cazzo di alien con un quarto di sangue di gigante, UN ALIEN, TI CAPISCO SIGOURNEY WEAVER.-

-T...Tesor...-

-Penso sia svenuto di nuovo. Spinga ancora coraggio.-

-ESCI FUORI.-

-Si vede la testa, spinga spinga!-

 

Hagrid aveva la testa dolorante e vuota. C'era qualcosa di importante che doveva ricordare...

Nadia.

Si mise a sedere, la guancia fredda contro il pavimento di pietra, e voltò di scatto il capo. Vide solo loro due, nient'altro e nessun altro. Sua moglie era sudata, pallida e col mascara colato sulle gote, e non staccava lo sguardo al fagottino tra le sue braccia.

Si alzò traballante e si avvicinò cauto. Al suo fianco, tacque.

-Saluta tua figlia.-

Gli si offuscò un attimo la vista. Tese le braccia e prese quell'involtino di coperte e lenzuola e scorse un musetto rosso tranquillo con gli occhi chiusi. Era così vulnerabile! -Mi piacerebbe chiamarla Magdalen- si ritrovò a dire. Osservò il ciuffo già folto di capelli nero pece sul capino della figlia.

Nadia lo studiava in silenzio e annuì. -Mi piace molto. Magdalen.-

Il mezzo gigante sussurrò dolce alla nuova venuta: -Benvenuta al mondo, Magdalen Hagrid.-








 

NdA

 

Non posso crederci, torno in pista dopo così tanto tempo, non so sarà il Kenya? Ahahah oddio fa davvero stranissimo!

Salve a tutti i lettori, sia ai vecchi che ai nuovi. Ho dovuto attendere molto perché mi arrivasse l'ispirazione, chissà che non riesca persino a finire la storia, ci terrei per motivi di affetto ed orgoglio personale nei confronti della storia e dei personaggi.

Dunque, cominciamo: benvenuta Magdalen Rubeus! Il nome Maddalena m'è sempre piaciuto, è il nome della mia migliore amica delle elementari. In realtà il personaggio l'ho concepito anni e anni fa, con una figura ben delineata, con una tendente somiglianza alla madre se non la statura e i capelli arruffati del padre. Non penso scriverò mai qualcosa di lei, ma come persona mi piace, quantomeno da più grandicella!

Ho usato uno stile più dinamico, ultimamente ricorro molto a questo stile per scene di movimento o divertenti. Divertente almeno per me, io l'ho scritta ghignandomela sotto i baffi, soprattutto perché la scena è successa verosimilmente ad un'amica di famiglia, era un peccato non usare uno spunto così divertente.

Ora che l'evento clou è avvenuto, non manca altro che la capitolazione, penso in due capitoli potremmo esserci, incrociamo le dita, l'ispirazione è molto fugace!

Grazie ancora, un abbraccio a tutti coloro che leggano e commentino.

Rimango sempre la vostra amichevole Duchess di quartiere (LOL un punto in più a chi coglie la citazione).

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