Your Painting

di Rihanna_Love
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo Uno ***
Capitolo 3: *** Capitolo Due ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 


 

Your Painting

Prologo

 



Era domenica mattina. 
Greta, unica figlia di Elisa Ignoti, stava preparando la sua adorata tracolla sporca di vernice per potersi rilassare in giardino e disegnare ciò che le passava per la mente.
Era un'artista, lei.
All'età di tre anni, suo padre le aveva fatto prendere per la prima volta in mano una matita e un taccuino e le aveva insegnato a disegnare un albero. Sua madre, quando li aveva visti così concentrati, aveva scattato una foto che Greta aveva appeso sulla parete della sua nuova camera, come aveva fatto nella vecchia.
Erano solo lei, sua madre e la sua bella Border Collie, Connie.
Suo padre, dieci anni prima, quando lei aveva appena compiuto sette anni, era scomparso a causa del cancro ai polmoni che lo aveva fatto soffrire sin da prima della sua nascita.

La ragazza scosse il capo, risvegliandosi da quei ricordi.
Prese le matite colorate e il suo block notes preferito e le mise nella tracolla, pensando a dove avrebbe potuto sedersi per lasciar correre la sua mente e realizzare un bello schizzo.
Afferrò tutto e corse in giardino, cercando di evitare sua madre. Lei, da maestra delle elementari qual era, adorava l'ordine e le regole, cose che a Greta non erano mai piaciute.
Era uno spirito libero come suo padre Lorenzo e sua madre avrebbe dovuto comprendere che non poteva cambiarla, tantomeno avrebbe potuto comandarla a bacchetta come faceva con i suoi alunni.
Si sedette sul prato all'inglese, appoggiando la schiena a un ciliegio che i vecchi proprietari, una coppietta di anziani originari di Oxford e desiderosi di vivere in Italia, avevano piantato con amore.
Con i colori e il block notes in mano, lasciò viaggiare la sua mente lontano, non facendo nemmeno caso a ciò che le sue dita stavano tracciando sul foglio.
Era sempre così per lei: non si rendeva conto di quello che disegnava finchè non l'aveva terminato.
E, ovviamente, non si accorgeva mai se qualcuno la stava guardando.

 

*
 

– Gaia, dove ti sei cacciata?– gridò il fratello, cercando la bambina che lo stava facendo impazzire. Odiava abitare in una fattoria: c'erano troppi lavoretti da svolgere e quando, come in quel momento, doveva cercare sua sorella non la trovava con facilità.
La piccola peste di sei anni, furba com'era, non si nascondeva mai due volte nello stesso posto, avendo a disposizione una grande fattoria come la loro. Diego ricordava che una volta, appena l'anno prima, la sua cara sorellina era salita in groppa al suo puledro, Lupin, ed era scappata fino alla casa dei vicini, un paio di vecchietti dolci come il miele che l'avevano riportata indietro dicendo: – É una piccola monella, right? 
Questa volta, purtroppo, non ci sarebbero stati i signori Watson ad aiutarlo.
Corse a prendere Achille, il suo frisone dal manto morello, e lo portò in strada, in direzione della vecchia villetta dei loro ex vicini. Per la prima volta dopo mesi di silenzi, udì dei rumori provenire dall'abitazione.
Si sporse a vedere cosa stesse succedendo e notò una donna intenta a curare il giardino.
– Scusi, signora?– chiese lui, incuriosito.
La signora si girò, rivelando dei boccoli castani e un viso pieno di dolcezza. Gli occhi castani della donna lo squadrarono a fondo, probabilmente chiedendosi chi fosse quel ragazzo a cavallo che l'aveva chiamata signora. Elisa rise, facendo irrigidire Diego.
– Non chiamarmi signora, caro.. Potresti dirmi il tuo nome?– esclamò, facendo rilassare i muscoli del giovane.
– Diego. Mi chiamo Diego Costa, abito nella fattoria qui vicino. Lei è la nuova proprietaria di questa casa?
La donna sorrise e annuì, chiarendo i dubbi di Diego. – Io sono Elisa Ignoti. Io e mia figlia Greta ci siamo trasferite qui la settimana scorsa. Posso offrirti qualcosa?– asserì gentilmente, mentre lui smontava da cavallo e lo legava alla staccionata lì vicino.
– In realtà stavo cercando mia sorella: è scappata e non riesco più a trovarla. Di solito, si nasconde qui vicino– spiegò, raggiungendo la donna e cercando con lo sguardo la bambina. 
–Oh, allora è tua sorella quella bella bimba che sta giocando con mia figlia!– esclamò Elisa, indicandogli di seguirla in casa.
Diego camminò per tutto il vialetto in ciottoli, raggiungendo la porta d'ingresso e attraversando un lungo corridoio in parquet chiaro costellato di vasi fioriti e foto di famiglia. La madre di Greta aprì una porta-finestra e gli disse di aspettare lì mentre lei chiamava sua figlia e la sua sorellina.
Attese pochi minuti, giocando con l'orlo della sua felpa grigia e, appena udì un rumore, alzò lo sguardo, vedendo arrivare la nuova vicina, la sua piccola e monella sorella e una ragazza dal viso dolcissimo e dei lunghi capelli castani.
Gaia gli saltò in braccio chiedendogli scusa per essere scappata, ma lui non ci fece caso. Stava osservando la ragazza che gli sorrideva timidamente.
Prima di vederla e da come ne aveva parlato la madre, Diego pensava che Greta fosse una bambina poco più grande di sua sorella e invece era una bellissima ragazza della sua età, più o meno.
– Diego? Dieguccio! La smetti di fissare Greta? La mamma dice sempre che non si devono fissare le persone, è da maleducati!– gridò Gaia, facendo risvegliare il fratello dal suo stato di trance.
–Almeno presentati.. – la sentì borbottare, dandogli una gomitata tra le costole.
Si schiarì la voce e, con un sorriso allegro, disse – Piacere, io sono Diego. Tu devi essere Greta, giusto?
Lei annuì, non smettendo di sorridere. –Tua sorella è davvero simpatica, ma ha la lingua lunga– Greta rise e, con lei, tutti gli altri.
–Beh, lo so bene. Allora, essendo il primo vicino che incontrate dopo Gaia, vi do il benvenuto nel nostro quartiere. Ora, se non vi dispiace, io e la mia sorellina torniamo a casa, è stato un piacere conoscervi! Ci vediamo in giro.
Si salutarono con un cenno della mano e, da quel momento, Greta capì che la sua tranquilla e monotona esistenza sarebbe divenuta presto molto più movimentata e divertente.


 
Salve a tutti!
Ecco la mia storia romantica, spero possa intrigarvi e piacervi.
Se vi interessa, vi scrivo chi penso sia adatto per personificare i miei personaggi  (ma siete liberi di immaginarli come volete, ovviamente):

Greta Martinelli: Lily Collins
Diego Costa: Oscar Spendrup
Elisa Ignoti: Jennifer Garner
Alice Trovato: Sarah Hyland
Federico De Rossi: Jake T. Austin
Marta Negroni: Maia Mitchell
Walter Innocenti: David Lambert
Gaia Costa: Eloise Webb

Ora vi saluto e spero che lasciate delle recensioni positive!
Baci :3


P.s: Presto aggiungerò altri personaggi ;)

 

 

 
 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo Uno ***


 




 

Capitolo Uno




 
Nessuno, ad una prima occhiata, avrebbe pensato che quella ragazza minuta e graziosa, con i vestiti perennemente sporchi di vernice, potesse essere tanto timida da non rivolgere la parola nemmeno alla sua nuova compagna di banco, Lena Pagani.
La mattina stessa, la professoressa Colombo la presentò alla IVG, la sua nuova classe. Appena era entrata, Greta aveva contato dieci ragazze e dodici ragazzi e, per quanto aveva potuto capire dall'appello e da alcuni mormorii pressoché indistinti, mancava solo una ragazza, una certa Ilaria Orlando. Tutti l'avevano fissata, squadrandola con interesse apparente: le prime a distogliere lo sguardo erano state due ragazze sedute al terzo banco di sinistra, che probabilmente si erano messe a sparlare di lei. Poi, volgendo lo sguardo verso gli ultimi banchi, aveva notato un ragazzo dal volto familiare: quello alzò il capo e i loro sguardi si incontrarono, facendo nascere un sorriso spontaneo e incoraggiante sulla faccia di lui.
La docente le disse di sedersi accanto ad una ragazza dai capelli rossi che era seduta al terzo banco di destra, proprio davanti a quello del suo vicino di casa. 
La rossa ne fu estremamente felice: Greta ebbe il tempo per sedersi e posare la tracolla sul banco prima di essere "aggredita" dalle domande curiose della compagna di banco.
A primo impatto, alla nuova arrivata, Lena era parsa una ragazza fin troppo curiosa e allegra, ma, con il passare delle ore, poté capire il motivo di tanto interesse nei suoi confronti: scriveva per il giornalino della scuola e la sua curiosità era insita nel suo carattere, dunque tentò di rispondere ai quesiti più superficiali e innocui.

Greta odiava parlare di sé e del suo passato.
Questo, però, Lena lo capì troppo tardi. «E tuo padre?» le aveva chiesto, una volta che l'ultima campanella della giornata era suonata.
La castana si era girata verso la compagna, osservandola da dietro i suoi occhiali da sole. «Mio padre è scomparso dieci anni fa, il giorno prima del mio settimo compleanno» aveva proferito, distogliendo lo sguardo.
La rossa si morse le labbra, abbassando lo sguardo con tristezza. 
«Non era mia intenzione farti intristire, Greta.»
«Lascia stare, non potevi saperlo dopo tutto. Ci siamo conosciute oggi, è normale che tu voglia sapere qualcosa su di me, sta' tranquilla» Lena non ebbe il tempo di rispondere, perché la compagna si era già allontanata facendole un cenno di saluto con la mano.

Mentre la ragazza si avviava verso casa, attendendo solo il momento in cui si sarebbe appoggiata ad uno dei pali della luce che si trovavano vicino alla fermata dell'autobus e avrebbe potuto fermarsi un po', venne raggiunta da uno sfinito vicino di casa.
«Ehi, aspetta!» un urlo maschile giunse alle orecchie della ragazza, che si guardò intorno con poco interesse, e continuò a marciare verso la fermata del bus.
«Certo che cammini veloce per essere così piccolina!» esclamò Diego, raggiungendo la castana e affiancandola.
Greta prese a camminare più velocemente, desiderando solo che quel ragazzo capisse il suo desiderio di solitudine. Non era più abituata alla sensazione che si provava quando le chiedevano del padre, nella sua vecchia città tutti sapevano ciò che lei e sua madre avevano passato e non ne facevano parola, rispettando il loro dolore e la memoria di Roberto Martinelli.
Il ragazzo la affiancò nuovamente, attento ai suoi movimenti. Quando Greta tentò di accelerare per poter stare sola Diego l'afferrò rudemente per un braccio, bloccandola in mezzo al marciapiede e la mantenne al suo fianco, guardandola negli occhi. Lei tentò di allontanarlo, agitandosi come un'anguilla e scalciando. 
«Lasciami stare! Voglio stare sola, mollami» sbraitò, riuscendo a liberarsi dalla stretta sicura e forte del vicino.
'Cosa c’è di difficile da capire in quello che ho  detto?' Pensò Greta, guardando il ragazzo negli occhi.
Sotto lo sguardo chiaro di Diego, la ragazza appariva in quel momento come un cerbiatto indifeso e debole bisognoso di cure e affetto. Tentò di riavvicinarsi con cautela, facendo un passo alla volta con leggerezza. Non voleva spaventarla, era già abbastanza scossa da solo lei sapeva cosa.
«Greta.. so che non ci conosciamo affatto, ma non posso lasciarti andare così. Sei troppo sconvolta da non so cosa e non conosci la strada per tornare a casa, ti accompagno dai.»
Lei ci pensò su per qualche secondo. Dopo tutto, quel ragazzo aveva pienamente ragione: era sconvolta, triste e particolarmente emotiva in quel momento e poi, ovviamente, non conosceva la strada del ritorno! Un po’ di compagnia non le avrebbe fatto male, non se Diego non le chiedeva qualcosa.
«Non far domande, per favore» lo pregò, accettando di fare strada con lui.
Il ragazzo annuì, contento che Greta gli avesse dato la possibilità di accompagnarla a casa e di non lasciarla sola. Sua madre, sin da bambino, gli aveva inculcato in testa l'idea che le ragazze dovevano essere rispettate, coccolate e ascoltate ma se non volevano parlare, come stava succedendo in quel momento, doveva solo aspettare che fossero loro ad aprirsi e raccontargli ciò che succedeva loro.
Camminarono fianco a fianco fino alla fermata dell'autobus, che fino a quel momento era completamente deserta. Quella linea portava in campagna e, oltre a loro, pochi altri la abitavano, dunque spesso quella fermata era vuota.
Si sedettero sulla panchina, rimanendo così lontani che le loro gambe non si sarebbero mai potute scontrare nemmeno per caso. Era una strana sensazione quella che stavano provando entrambi: sentivano che se solo si fossero avvicinati di pochi millimetri, il loro rapporto sarebbe cambiato.
'Oh, andiamo! Lo conosco solo da ieri, cosa potrebbe succedere?' riflettè lei, accavallando le gambe.
Si sistemò i pantaloni bianchi sulle ginocchia e prese gli auricolari dallo zaino, trovandoli ingarbugliati come al solito.
Odiava dover sciogliere i nodi che si creavano quando posava le cuffiette nella borsa o nella tasca, doveva sempre passare del tempo a risistemarle per poterle usare. Li mise nelle orecchie, dando un'occhiata sfuggente al ragazzo accanto a lei che rimaneva in silenzio fissando l'edificio dall'altra parte della strada.
«Vuoi?» chiese, prendendo una cuffietta e avvicinandola a lui per fargliela mettere. Diego la guardò, spostando lo sguardo dal palazzo alla ragazza minuta al suo fianco, e accettò l'offerta, afferrando con delicatezza l'auricolare e mettendolo nell'orecchio sinistro.
Se telefonando di Nek partì, mentre lui iniziava a sbattere il piede destro a terra a ritmo di musica e lei canticchiava alcune parole, forse non conoscendole tutte o probabilmente non volendo farsi sentire dal corvino. Beh, in realtà non aveva ancora capito bene di colore fossero i capelli di quel ragazzo: sembravano un misto tra castano scuro e il nero, ma non ne era sicura.
L'ascoltarono tutta, canticchiando qualche parola ogni tanto e facendo ciondolare i piedi in aria. Da seduta, con la schiena appoggiata al muro dietro di lei, i piedi di Greta non arrivavano a terra e quell'aria imbronciata la facevano sembrare più infantile e tenera di quanto fosse in realtà. Diego si ritrovò a pensare a ciò mentre prendeva il telefono della ragazza e cambiava canzone, mettendo il remix per Cinquanta Sfumature di Grigio di Crazy In Love di Beyoncé.
Entrambi adoravano la voce potente e vellutata di quella donna e ne apprezzavano ogni piccola sfumatura, ascoltando quella canzone con attenzione. Greta si strinse di più nel suo maglioncino rosa antico, stringendo le braccia intorno a sè, e si leccò le labbra, improvvisamente secche dopo l'occhiata che il bel ragazzo accanto a lei le aveva rivolto.
In quel momento, ringraziò che fosse inverno e che potesse dare colpa al freddo del rossore sulle sue guance improvvisamente rosse come dei peperoni. Per sicurezza, però, abbassò il cappellino di lana in modo che potesse coprirla di più dalla vista del vicino.
«Senti freddo?» 
Greta scosse la testa, intimidita da ciò che quel ragazzo avrebbe potuto fare.
«Non c'è bisogno che tu faccia finta di non sentirne, se vuoi posso darti il mio giubotto finchè il bus non arriva» propose Diego, porgendole l'indumento e sistemandoglielo sulle spalle con attenzione.
La castana ringraziò con un piccolo sorriso imbarazzato e cambiò repentinamente canzone, lasciando che One Last Time di Ariana Grande iniziasse.
Ebbero appena il tempo di arrivare al primo ritornello, l'autobus arrivò davanti a loro e le porte automatiche si aprirono facendoli entrare. Si sedettero vicini, l'uno accanto all'altra, continuando ad ascoltare la playlist della ragazza.
Dopo una ventina di minuti, Diego le intimò di scendere per poter continuare a piedi il loro tragitto. Afferrarono i loro zaini e scesero, avviandosi in direzione delle loro case.
Da dove si trovavano loro la fattoria sembrava spaventosamente enorme: prati infiniti, animali che pascolavano in un recinto e la loro bella casa in mattoni rossi in lontananza, attaccata alla stalla appena ridipinta.
«É davvero un bel posto la vostra fattoria, vista da qui» asserì lei, guardandola incantata.
«Durante i tramonti estivi è ancora più bella, fidati.»
«Non ne dubito» rispose, sorridendo. Ormai l'imbarazzo era passato e si sentivano entrambi più rilassati.
«Forse potresti vederlo con me qualche volta, cioè... Volevo dire che sei molto simpatica a mia sorella e —» provò a dire Diego, ridendo per la gaffe. «Okay, ricomincio. Mia sorella ha parlato di te e di tua madre a tutta la famiglia e non vedono l'ora di conoscervi e invitarvi a cena una di queste sere. I miei pensano che possiamo diventare ottimi amici e, onestamente, lo credo anch'io - sorrise un'altra volta, guardandola negli occhi. - Insomma, tua madre e i miei andranno molto d'accordo e ci farebbe piacere invitarvi a fare un giro della fattoria. Ecco, l'ho detto!»
Greta scoppiò a ridere, facendo riempire il cuore del ragazzo di tenerezza. «Penso che possa andare bene, ci farebbe molto piacere.»
«Okay, mi sembra perfetto. Ci metteremo d'accordo presto, ora vado. Ci vediamo!»
Si scambiarono i numeri e si allontanarono, raggiungendo le loro case.
Sì, la sua prima impressione si era rivelata corretta: la sua vita sarebbe stata molto più movimentata.


 
~

Ringrazio chi legge, ricorda, segue e preferisce questa storia. Mi fa molto piacere!
Se vi va, lasciate una recensione :D
Un bacio a tutti e ora scappo!






 
 

 
 

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Capitolo 3
*** Capitolo Due ***


                                       

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Capitolo Due

 

 

 

Quando Greta si svegliò quella mattina, a due giorni dall'accaduto, posò i piedi sul freddo pavimento della sua stanza e si limitò a raggiungere la cucina al piano di sotto, scendendo le scale, dove sua madre stava già armeggiando con gli utensili da cucina e un bicchiere di latte e un pacco di biscotti con le gocce di cioccolato erano stati preparati per lei sul tavolo.
Miagolò un 'Buongiorno' e si sedette su una delle sedie, affrettandosi a mangiare ciò che Elisa aveva preparato per lei. La mattina, soprattutto se così presto, il suo cervello non riusciva a connettersi ed era costretta a non parlare per evitare a chi le stava vicino di udire la sua bella voce da corvo gracchiante.
Anche quel mercoledì mattina, dopo aver effettuato la solita routine, la ragazza salutò la madre con un bacio sulla guancia e prese lo zaino tinto di mille colori, raggiungendo la fermata dell'autobus in anticipo. Si sedette come al solito sulla panchina e attese che il mezzo di trasporto arrivasse.
Quella mattina, appena aveva appoggiato i piedi sul parquet, la testa aveva ripreso a girarle e farle male come i due giorni precedenti. Da quando Lena le aveva chiesto del padre, lei non era più riuscita a dormire. Ogni volta che tentava di chiudere gli occhi, nuove lacrime scendevano dai suoi occhi al ricordo di quell'uomo genuino e giusto che era suo padre.
La sua amica non sapeva il danno che aveva provocato, in realtà nessuno lo sapeva con certezza tranne Elisa e sua figlia: subito dopo la morte dell'adorato marito, la vedova aveva vissuto con la paura costante della depressione. 
Ma questa non era arrivata, per fortuna. Insomma, lei doveva andare avanti per sua figlia, la sua piccola pulce di appena sette anni. Elisa si era convinta così, tollerando il dolore della perdita. Invece, quella ad accusare il colpo peggiore era stata proprio Greta: quando era tornata da scuola quel giorno, questo non se lo sarebbe mai scordato, era corsa a cercare il suo adorato papà e, inutilmente, lo aveva chiamato per ore fino a quando non era rientrata sua madre dal lavoro e l'aveva fatta sedere sulle sue ginocchia, sussurrandole che da quel momento sarebbero state solo loro due, Elisa e Greta contro il mondo. Allora, già in lacrime, la bambina aveva chiesto il perchè di quella decisione e la madre era rimasta in silenzio, con la tristezza e la rabbia negli occhi che fiammeggiavano.
«É andato via, vero?» aveva chiesto con quella vocina da bambina già interrotta dalle lacrime. Elisa aveva solamente annuito con un cenno della testa e, in quel momento, era iniziato il loro tormento.
Sin dal giorno del funerale, in cui Greta non aveva pianto, avendo già terminato le lacrime dopo tre giorni di dolore, sua madre la portò da un bravo psicologo della loro vecchia cittadina. Per quanto quell'uomo avesse potuto aiutarle, crescendo, la ragazza aveva dimostrato una sottile depressione che era possibile controllare attraverso dei farmaci.
Ogni tanto, senza che se ne accorgesse, l'umore di Greta cambiava repentinamente e poteva rivelarsi pericolosa se non calmata in tempo. Ma, dopo circa cinque anni di terapia, lei e la madre avevano trovato una specie di equilibrio che non si era più sbilanciato fino a due giorni prima.
Greta scosse il capo. Non doveva pensarci, doveva concentrarsi su altro o sarebbe impazzita.
Afferrò gli auricolari e selezionò la riproduzione casuale, lasciandosi andare alle dolci note di As Real As You And Me di Rihanna mentre saliva sull'autobus.
Si sedette in uno dei seggiolini vuoti - che a quell'ora del mattino erano tanti - e prese ad analizzare le persone attorno a lei. In quel bus, quel giorno, erano poco più di una decina: alla sua destra quattro vecchietti dall'aria gentile le sorridevano mentre, se spostava lo sguardo più a sinistra, poteva vedere un gruppetto di ragazzi della sua età circa. Erano sei: tre ragazzi e tre ragazze. Le ragazze ridacchiavano per qualche stupida battuta di uno dei ragazzi, un tizio dai capelli ricci e gli occhi azzurri come il cielo.
Senza che se ne fosse accorta, era rimasta a fissare il gruppetto un po' troppo a lungo perchè non se ne accorgessero. Distolse lo sguardo da quello azzurro del ragazzo che aveva notato poco prima, fingendo di fissare il passaggio dall'altra parte del finestrino.
Quello, probabilmente sentendosi osservato, si voltò verso di lei e le mostrò un sorriso gentile e incuriosito, che venne accompagnato da un'occhiata malevola da parte delle ragazze vicino a lui. Il ragazzo si alzò dal suo sedile, avvicinandosi a lei e accomodandosi con nonchalance sul seggiolino accanto al suo. Le rivolse un altro sorrisetto e, facendole segnò di togliere le cuffiette, si apprestò a parlare.
«Sei nuova di qui, immagino.»
Quella era una constatazione e lei si aspettava una domanda, okay.
Evitò di fissare quei pozzi azzurri e ribattè indifferente con un «Hai ragione.»
«Lo credo bene, conosco tutti qui e un viso come il tuo non è facile da dimenticare» le disse, fissandola negli occhi. Nuovamente, però, lei distolse lo sguardo.
«Ti va di sederti con noi, timidona?» chiese quello, ridendo. 
«Non sono timida, piuttosto mi definirei prudente. E poi, se non te ne fossi accorto, tu non sai il mio nome e io il tuo... Dunque, mi dispiace, ma io sto bene qui» rispose lei. Il ragazzò scoppiò in una risata allegra.
«Non sono uno stupratore se è questo che ti preoccupa e non credo che da soli si possa stare bene. Comunque mi chiamo Riccardo Simoncini, timidona. Hai bisogno del resto dei miei dati anagrafici per accettare la nostra compagnia? Io non credo.»
Greta sollevò un angolo della bocca, dando vita a un piccolo ghigno che sul suo bel visino da bambolina dava un'aria abbastanza inquietante.
«Io sono Greta Martinelli e non ho bisogno dei tuoi dati, grazie» Greta tornò ad ascoltare la musica dai suoi auricolari, ignorando il ragazzo accanto a lei di proposito.
Riccardo ghignò. Quella sarebbe stata una bella sfida per lui. Appena fu certo che la castana non lo stava guardando, prese il cellulare e inviò un messaggio velocemente.
 
Da: Riccardo
Nuova sfida... Accetti?
 
Arrivata a scuola, la ragazza non perse tempo ed entrò in classe, evitando il tizio dell'autobus. L'aula era popolata solo da pochi individui: si accomodò al suo posto, poggiando lo zaino a terra e prendendo il libri di italiano. Lena le si affiancò, sorridente come sempre.
«Tutto bene? Mi sembri un po' nervosa..» provò a dire la sua compagna, toccandole una spalla con gentilezza.
«Andrebbe tutto bene se solo un cretino sull'autobus non mi avesse invitata a stare con lui e la sua comitiva!» Greta sbattè il libro di letteratura sul banco, improvvisamente furiosa.
'Conta fino a dieci e calmati, su su ce la puoi fare' si disse, guardando Lena e chiedendole scusa per quella scenata. 
'Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove e die-' non riuscì a terminare il conto, a causa del rumore della campanella che suonava indicando agli studenti che era ora di entrare in classe.
'E dieci. Sarà una giornata moooolto lunga' pensò, abbandonando il capo sul banco rassegnata.

 

*

Beh, cosa ne pensate di questo capitolo? Fatemelo sapere, eh!
Purtroppo internet mi gioca brutti scherzi e non sempre prende... Quanto lo detesto quando fa così!
Comunque, spero vi piaccia e che vogliate lasciare una piccola recensione.
Siete curiosi di sapere a chi ha inviato il messaggio Riccardo, il nuovo arrivato?
Lo scopriremo presto!

Un bacio, Rihanna_Love

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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