Angels losing sleep di LadyoftheSea (/viewuser.php?uid=36832)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Pensieri ***
Capitolo 3: *** Rivelazioni ***
Capitolo 4: *** Beyond ***
Capitolo 5: *** Phoenix ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
BBLmurdercases
Prologo
Beyond Birthday si guardò intorno. Perfetto. Finalmente un
po' di pace. Ne aveva davvero bisogno.
Non aveva mai creduto che le cose potessero cambiare così
radicalmente nel giro di poche settimane. Seattle. Portland. San
Francisco. Las Vegas. Ed infine... Los Angeles.
Rise, per nulla divertito. Doveva compiere il delitto perfetto, che
nessuno sarebbe stato mai in grado di svelare. Nessuno... nemmeno il
più grande detective del mondo. Perciò aveva
vagato irrequieto lungo tutta la costa occidentale degli USA,
avvicinandosi sempre più verso la California, il
perchè non lo sapeva nemmeno lui. Però nelle
sitcom televisive sembrava il paradiso in terra, con quell'oceano
limpido, quel clima da favola e pioggia quasi inesistente.
Ma Beyond Birthday non era un tipo californiano, decisamente no.
Avrebbe dovuto immaginare che avrebbe odiato quello stato. Troppo sole,
troppo America.
Però una cosa positiva era successa: era finalmente riuscito
a portare a compimento l'idea per il suo piano. Doveva solo scegliere
le vittime e quella era la parte più noiosa...
sì, era davvero un piano brillante, anzi geniale, fin nei
minimi particolari. Era sicuro che L non avrebbe chiuso occhio per
tentare di risolverlo. Non che dormisse un granchè, gli
avevano detto, ma lui era certo che lo avrebbe mandato in crisi per la
prima volta nella sua vita.
Poi... prima che potesse commettere il primo omicidio... era rimasto
fregato. Non aveva idea di come avesse fatto, ma lo aveva trovato.
Aveva immaginato quel che stava per accadere? No, come avrebbe
potuto... Era il più grande detective del mondo, d'accordo,
ma non aveva poteri di preveggenza. E poi, se l'avesse immaginato, non
lo avrebbe certamente voluto incontrare. Non lo avrebbe fatto portare
presso di lui e insistito perchè vi rimanesse. Insistito era un
eufemismo: L gli aveva proibito di andarsene e lo controllava
continuamente, di solito tenendolo nella stessa stanza mentre lavorava
ai suoi casi. Inizialmente lo aveva ammanettato ad un mobile,
così che non potesse tentare alcuna mossa, ma poi sembrava
aver deciso che non era necessario, pur pretendendo che rimanesse
seduto di fronte a lui, a poca distanza.
Beyond Birthday però aveva bisogno del suo spazio e aveva
chiesto a L di essere lasciato solo almeno per qualche ora. Ecco dove
si trovava... Chiuso in una stanza al buio, una stanza completamente
spoglia, a parte il letto. Si sentiva molto più rilassato
senza la presenza di un altro individuo sempre intorno. Odiava avere
sempre vicino qualcuno, era un altro dei motivi per cui se n'era andato
molto tempo prima dall'orfanatrofio.
Non aveva bei ricordi di quel posto... non molti. Era cresciuto
lì dopo che i suoi genitori erano morti a poca distanza
l'uno dall'altro, ma non aveva mai legato con nessuno, non
perchè fosse schivo o arrogante... erano gli altri che
sembravano evitarlo. Dicevano che era strano... per via di un fatto
accaduto poco dopo il suo arrivo alla Wammy's House.
"Ehi, venite a vedere!"
"Cosa succede?"
"Guardate cos'ha fatto
B!"
Era circondato. Sentiva
gli sguardi curiosi dei bambini su di sè anche senza alzare
lo sguardo. E poi, era troppo impegnato...
"Cosa sta succedendo?"
Una voce più profonda delle altre si levò sul
gruppetto. "B! Che hai fatto?"
La voce sembrava
preoccupata. No... intimorita.
B finalmente
guardò il proprietario della voce, il signor Wammy. Watari,
come si faceva chiamare da tutti, lo stava scrutando come se non
l'avesse mai visto prima, come se fosse un vagabondo infiltratosi nel
prezioso orfanatrofio deciso a rovinare tutto ciò che vi era
all'interno. "Volevo solo vedere... cosa c'era sotto."
Il braccio sinistro di B
sanguinava copiosamente, ma lui sembrava non sentire il dolore, o
perlomeno appariva noncurante agli occhi di tutti gli altri. Sembrava
non vederci niente fuori dall'ordinario in tutto quel sangue che colava
sull'erba e sulle sue scarpe.
B sorrise a Watari. "Non
ho fatto nulla di male."
Beyond Birthday ghignò al ricordo. Era vero, non aveva fatto
nulla di male dopotutto... non aveva ferito uno degli altri bambini...
il corpo era suo, poteva farne quello che voleva.
S'inginocchiò nella consueta posa che aveva iniziato ad
adottare da quando aveva lasciato l'orfanatrofio, la posa di L, la posa
che aveva potuto finalmente osservare di persona dieci giorni prima,
quando era stato portato al suo cospetto.
Poi aprì il barattolo di marmellata di fragole che teneva
stretto tra le mani e v'infilò dentro le dita. Ora che era
solo, aveva bisogno di zuccheri per concentrarsi meglio. Doveva
riflettere... a come sfuggire a L Lawliet.
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Capitolo 2 *** Pensieri ***
Grazie a chi ha recensito, in particolare a L-chan, sono contenta che
ti sia piaciuto il flashback perchè è stato anche
uno dei momenti preferiti da scrivere (finora)...
Ecco il primo capitolo!
Ah, ovviamente non possiedo Death Note nè i suoi personaggi
altrimenti ora sarei a bere tè con L!
1 - Pensieri
L Lawliet sedeva nella sua consueta posa, ginocchia portate verso il
petto, schiena piegata in avanti. Guardava il tavolo di fronte a lui,
dove Watari aveva appena lasciato una fetta di torta e tè
caldo.
Portò il pollice alle labbra. Doveva riflettere... su cosa
fosse meglio per lui e per B. Sapeva che per il momento B doveva
rimanere con lui, era la cosa migliore. Ma in futuro? Poteva fidarsi e
lasciare libero Beyond Birthday?
Lentamente, prese la tazzina e bevve un sorso. Il tè non gli
sembrava buono come al solito. Aggiunse cinque zollette di zucchero.
B era chiuso a chiave in una stanza a pochi metri da lui...
probabilmente stava pensando a come riuscire a scappare e far perdere
le sue tracce. C'era il 70% di possibilità. L era sicuro che
per un po' di tempo non avrebbe tentato nulla, doveva prima raccogliere
le idee e progettare alla perfezione un piano se voleva essere certo di
non essere rintracciato nuovamente.
L aveva parlato con lui, dapprima riluttante a mostrarsi, ma poi certo
che non avrebbe fatto molta differenza: B non avrebbe assoldato un
sicario per ucciderlo e nella rarissima eventualità che lo
facesse, certamente il killer non l'avrebbe mai trovato. L era troppo
in gamba per farsi scovare da un criminale qualunque.
Erano passati solo dieci giorni dal loro primo incontro...
L entrò nella
stanza fiocamente illuminata dalla luce della luna. Beyond Birthday era
lì, ammanettato alla gamba di un pesante mobile,
così che non potesse liberarsi in alcun modo, e
inginocchiato in una posa molto simile alla sua. Indossava jeans e una
t-shirt e i capelli erano scompigliati e in disordine quasi quanto i
suoi.
Se L fosse stato una
persona normale, avrebbe rabbrividito nel constatare quanto il ragazzo
seduto a così poca distanza si sforzasse di somigliargli. Da
quel che sapeva, B era solamente di un paio d'anni più
giovane di lui, quindi doveva avere circa vent'anni.
"Io sono L."
mormorò, con il suo solito tono strascicato.
Funzionò. B alzò la testa e L potè
finalmente vederlo in faccia.
La stanza era buia, dopo
essere stato portato lì B aveva preferito rimanere
nell'oscurità e L non vedeva perchè non
accontentarlo. Però quando lo vide in volto fu tentato di
accendere la luce, per esaminarlo e capire quanto davvero gli
somigliava. Sì, perchè al momento pensava che
avrebbe potuto passare per suo fratello, se non addirittura per il suo
gemello.
"Io sono B." fu la
semplice risposta che provenne dal giovane dai capelli scuri. Poi
sorrise freddamente. Sembrava sapere qualcosa di cui L era ignaro.
"Beyond Birthday...
suppongo che sia impossibile farti arrestare, poichè ti ho
fermato prima che tu potessi compiere qualunque crimine."
Cominciò a dire L, inginocchiandosi a sua volta a poca
distanza da B. Era quasi come trovarsi di fronte ad uno specchio. L si
portò il pollice alle labbra per mordicchiarlo.
"L... chi ti dice che io
volessi commettere un crimine?"
L non rispose. Non aveva
intenzione di spiegare nulla a B. Non aveva intenzione di dare modo a B
di capire la sua logica. Chi dei due avesse capito come funzionava la
mente dell'altro per primo avrebbe perso.
"Vorrei un po' di
marmellata." Aggiunse B.
Effettivamente da quando
era stato portato lì, quella mattina, B non aveva mangiato
nulla ed erano ormai le nove di sera. Anche L aveva fame,
perciò chiese a Watari di portare della marmellata e del
gelato per sè.
B ignorò il
pane e le posate e infilò le dita dentro al barattolo. L lo
osservò fare una smorfia e commentare: "Marmellata di
albicocca, non è proprio la mia preferita..."
Mangiarono in silenzio,
ciascuno dei due impegnato a studiare l'altro, ciascuno dei due conscio
dell'attenzione dell'altro tutta su di lui. Anche se L capì
che B si sforzava di mostrarsi indifferente. "Beyond Birthday-"
"Mi chiamo B." lo
interruppe lui.
"B. Vorrei sapere
perchè..." stava per dire Perchè mi copi, ma
cercò di addolcire la frase: "Perchè imiti il mio
atteggiamento?"
B non rispose prima di
aver finito la marmellata (si era lamentato del sapore, ma a quanto
pareva non era così disgustosa, o forse era davvero
affamato). Beyond Birthday rise freddamente. "Dovresti arrivarci da
solo, grande detective."
Dopodichè non era riuscito a cavargli di bocca nient'altro.
Da quel momento, Beyond Birthday aveva voluto essere chiamato solo 'B',
si era nutrito esclusivamente di marmellata, era rimasto taciturno,
limitandosi ad osservare L che lavorava ai suoi casi. L non era
abituato ad avere persone vicino, se non Watari, quindi non era
riuscito a concentrarsi come al solito e nei giorni appena trascorsi
aveva risolto il 5% in meno di casi.
Poi, quel lunedì mattina, B aveva chiesto di essere lasciato
solo ed L si era reso conto che, pur essendo nuovamente solo di fronte
al suo pc, noon riusciva a concentrarsi, sapendo che l'altro era chiuso
in una stanza a pochi metri, intento ad escogitare chissà
quale trucco. Non che potesse mettere in pratica alcunchè...
L era arrivato a chiedersi se B non fosse un suo parente. La
somiglianza fisica era impressionante. Stessa altezza, stessa
costituzione fisica (e B pareva persino un po' più magro di
lui, la cosa era preoccupante), stessi occhi grandi e scuri...
lineamenti del viso pressochè identici. Era davvero
difficile distinguerli. B aveva i capelli un po' più corti
dei suoi ed occhiaie non altrettanto pronunciate, ma per il resto era
come se L si trovasse al cospetto del suo gemello cattivo...
Che stupidaggine. L
si alzò e si diresse verso la porta chiusa.
Ascoltò, non sapeva nemmeno lui perchè...
sicuramente B non si sarebbe messo a parlare da solo.
Indugiò sulla soglia per un paio di minuti prima di pescare
la chiave dalla sua tasca destra ed aprire la porta.
La luce improvvisa colpì B come se gli avessero dato uno
schiaffo. Lesse, per l'ennesima volta in quei giorni, il nome completo
di L e la sua durata vitale. Ghignò. Nemmeno il grande
detective poteva sfuggire alla morte.
L credette di aver visto uno strano bagliore negli occhi di B, ma
pensò fosse stato uno scherzo giocato dalla luce. Poi, senza
riflettere, quasi automaticamente, si sedette vicino a B e gli fece una
domanda che lo colse completamente impreparato. "Credo sia giusto
sfruttare la tua intelligenza mentre sei bloccato qui. Mi daresti la
tua opinione su un caso?"
B rimase in silenzio mentre cercava di razionalizzare ciò
che stava succedendo. L... il grande L... voleva sapere la sua opinione
riguardo un caso? Voleva il suo... aiuto?
L insistette. "Dopotutto anche tu ti stai annoiando, no? Tutt'oggi, sei
lo studente che ha totalizzato il punteggio più alto nei
test svolti alla Wammy's House, dopo di me. Penso che guadagneremmo
entrambi dal lavorare su questo caso assieme."
Dapprima B provò un moto di rabbia. Lo studente col punteggio
più alto dopo
di lui. Quindi subentrò l'orgoglio. Infine, la
voglia di dimostrare che B poteva essere superiore. Poteva risolvere il
caso che L gli avrebbe mostrato. "Ti aiuterò. Ma a una
condizione."
L aspettò che continuasse.
"...Voglio altra marmellata."
L sgranò gli occhi ancora più del solito.
"...e questa volta alle fragole."
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Capitolo 3 *** Rivelazioni ***
Grazie a tutti per le recensioni! Sono contenta che questa storia vi
piaccia, ci ho messo secoli a scrivere un capitolo che mi soddisfacesse
e anche se non è venuto proprio come speravo, non mi
lamento... il prossimo sarà pieno di avvenimenti!
La canzone che c'è in questo capitolo è "Angels
losing sleep" degli Our Lady Peace, che da anche il titolo alla
storia... a me piace molto, vi consiglio di ascoltarla se avete tempo!
:)
2 - Rivelazioni
Looks like the holy
ghost is gone
Now you're afraid of
yourself
Over your shoulder you
have to watch
Heaven fall into hell
L cercò di ignorare la canzone che fuoriusciva dallo stereo
a tutto volume. Beyond Birthday aveva acceso la radio e sembrava perso
in un altro mondo. Doveva conoscere quel brano, perchè
canticchiava la melodia a bassa voce.
Looks like your boat's
about to sink
So it's time to prepare
Even the angels are
losing sleep
And the sidewalks are
bare
Il più grande detective del mondo perdeva raramente la
pazienza. Non avrebbe fatto eccezione nemmeno stavolta. "B,
perchè non spegni lo stereo e dai un'occhiata a questi file?"
"Non mi va. Preferisco ascoltare questa canzone."
"D'accordo, allora quando finirà... ti dispiace spegnere?"
B lo ignorò e iniziò a cantare a squarciagola il
ritornello. "Just like
it's cold before it's warm, you'll get back here again... And I'll wait
I'll wait I'll wait I'll wait..."
L si alzò e spense la radio. La sua quasi identica copia, di
fronte a lui, sembrava pronta a saltargli addosso e strangolarlo.
"Non posso concentrarmi con quella roba... avevi detto che mi avresti
dato la tua opinione sul caso." spiegò L con il suo solito
tono strascicato.
B sorrise appena, freddamente. "Non posso concentrarmi con questo al
polso." Lo prese in giro, indicando le manette che aveva ancora addosso
e che lo incatenavano ad un mobile.
"Finchè rimarrai, non potrò togliertele. Lo sai
già."
In tutta risposta ricevette un'occhiata sprezzante. "Non vedo
perchè dovrei guardare quei file. Ho già capito
chi è il responsabile degli omicidi di Boston."
L rimase imperturbabile e aspettò che il giovane
continuasse. "Lo studio di avvocati Morris&Bateman si
è ingrandito molto in fretta dal momento dell'apertura,
senza contare che vi è un ricambio di avvocati sospetto, a
giudicare dagli ultimi cinque anni. Suppongo che Trenton Morris e Jacob
Bateman si siano accordati per manovrare i giovani avvocati per
sfruttarli fino all'osso e poi sbarazzarsi di loro come più
faceva loro comodo, tramite intimidazioni, facendo in modo che
presentassero loro stessi le dimissioni... o per chi non si tirava
indietro, omicidio. Infatti, se paragoniamo i dati degli ultimi anni,
appare chiaro che solo gli avvocati tirocinanti e gli assunti da poco
se ne sono andati, sono stati licenziati o... sono spariti."
L ascoltava attentamente il ragionamento del ragazzo seduto a pochi
metri da lui, così somigliante, quasi una copia carbone.
"Perchè avrebbero dovuto farli fuori? Sarebbe stato un
grosso rischio..."
B allungò le braccia e si stirò come meglio
poteva. Era un po' indolenzito. "Perchè alcuni di loro hanno
scoperto che Morris e Bateman ricevono soldi dalla mafia di Boston. Per
questo sono riusciti a ingrandire lo studio così in fretta
quando hanno aperto, dieci anni fa. Per questo accettano in prevalenza
casi relativamente poco impegnativi, come cause di divorzio. Per non
attirare troppo l'attenzione sul loro studio. Ma in passato... ho
controllato... hanno difeso due criminali, probabilmente appartenenti
ad una cosca mafiosa."
Alla luce di tutti i documenti e tutto ciò che
già sapeva L, il ragionamento di B era perfetto. Prese un
cioccolatino e lo scartò, riflettendo.
Sì... la conclusione a cui B era approdato non
faceva una piega. "Devo controllare i nomi di quei due criminali."
"Non serve. Richard Connell, residente a Boston, 200 Stuart Street.
Trevor Brady, residente a New York City, 77th Street."
pronunciò i nomi e gli indirizzi con noncuranza,
come se fossero due amici di vecchia data. L lo guardò,
sorpreso.
A Beyond Birthday non piaceva essere fissato con insistenza. "Ho una
memoria eidetica." mormorò, quasi riluttante.
L Lawliet odiava essere superato da qualcuno. Ma in questo caso, non
considerava la risoluzione del caso da parte di colui che lo imitava
così tanto come una sconfitta. Non sapeva nemmeno lui
perchè. Forse... se lo aspettava? Si era aspettato che
Beyond Birthday risolvesse il caso anche senza discuterne prima con
lui?
S'inginocchiò davanti al computer e mandò un paio
di e-mail, masticando rumorosamente una caramella gommosa. "E' strano
non esserci mai incontrati quando abitavamo entrambi all'orfanatrofio."
esclamò improvvisamente, quasi come se stesse riflettendo a
voce alta.
B lo osservò, irritato. L, all'orfanatrofio, non usciva mai
dalla sua stanza, lo sapevano tutti, e comunque nemmeno un anno dopo
l'arrivo di B alla Wammy's House, aveva iniziato a spostarsi insieme a
Watari, risolvendo ogni genere di casi. "Strano." ripetè,
secco.
"Avevi dieci anni quando sei stato portato lì e ci sei
rimasto fino a che non ne hai compiuti sedici. Fino a quattro anni fa."
osservò L. "Ce ne ho messo di tempo a rintracciarti... sei
stato in gamba."
Non ebbe risposta. B scelse di ignorarlo e si protese verso il
tavolinetto per prendere un cioccolatino.
"In genere, quando qualcuno lascia l'orfanatrofio di sua spontanea
volontà, non li perdo mai di vista. In un modo o nell'altro,
so sempre dove si trovino. Solo tu sei riuscito a sfuggire al mio
controllo." Sembrò riflettere prima di concludere il
discorso. "Tu e Phoenix." Si alzò e abbandonò la
stanza, lasciando quel ragazzo così somigliante a lui solo
con i suoi pensieri.
Beyond Birthday stette sveglio tutta la notte. Mentre L lavorava ad un
altro caso, lui ripensava all'orfanatrofio. Aveva odiato quel luogo.
Nessuno era mai stato gentile con lui... mai... tranne Phoenix.
"Cosa ti è
successo?"
B non rispose. Era
evidente. L'avevano picchiato.
La bambina lo
guardò silenziosa per un attimo e poi gli offrì
una caramella. "Mi è rimasta solo questa."
Lui la guardò
sorpreso. "Perchè la dai a me?"
La bambina lo
fissò con i suoi grandi occhi chiari e sorrise appena. "Non
lo so. Forse perchè mi dispiace vedere come ti hanno
trattato."
B mangiò la
caramella in silenzio mentre lei aspettava. "Io sono Phoenix." disse
poi. "E tu sei B, vero?"
Sembrò essere
scocciato da questa rivelazione. "Se lo sai già, non
chiederlo. Che razza di nome è Phoenix?" Fu tentato dal
rivelarle che era inutile mentire con lui, che lui poteva vedere
benissimo il suo vero nome. Ma poi lei avrebbe voluto sapere il motivo
e non sarebbe stato in grado di spiegarglielo... perciò
tacque, limitandosi a fissare i numeri rossi che vorticavano in alto,
sopra alla sua testa. Un'altra durata vitale.
"Anche B è un
nome strano." replicò lei, per nulla arrabbiata. Poi si
sedette, prese il suo fazzoletto pulito e lo avvicinò al
viso del bambino. "Sanguini."
B fece per scansarsi, ma
per qualche motivo si fermò. Questa bambina... aveva lo
stesso sguardo dolce di sua madre. No. Non farlo. Non
pensare a lei.
"Perchè non
reagisci mai quando se la prendono con te?" chiese lei improvvisamente.
Lui non sapeva se
rispondere. Se darle corda. Ma dopotutto era innocua, se avesse voluto
prenderlo in giro l'avrebbe già fatto. "Perchè
sono troppi. Non sono forte come loro e se anche provassi a difendermi
sarebbe inutile. Si arrabbierebbero solo di più e mi
farebbero male sul serio."
"Potresti dirlo al
signor Wammy."
"No. Li ha
già sgridati una volta."
Phoenix
guardò in basso. "Una volta hanno picchiato anche me.
Però L mi ha difeso e non l'hanno più fatto."
B si girò di
scatto a guardarla. "Tu hai visto L?"
"Solo quella volta."
Capì che voleva saperne di più e
continuò: "Stavo leggendo un libro sul Giappone... ero da
sola appoggiata a quell'albero laggiù..." indicò
una quercia dall'altra parte del giardino. "Alcuni bambini si sono
avvicinati per vedere che libro stessi leggendo... hanno chiesto
perchè m'interessasse un posto così lontano e
così strambo... poi mi hanno preso il libro, ho cercato di
farmelo ridare ma mi hanno preso in giro e mi hanno spintonato... uno
di loro mi ha colpito con un pugno, mi ha fatto molto male e ho
iniziato a piangere. Ed è arrivato un ragazzino alto, con i
capelli neri, arruffati... gli occhi scuri... pallido, sembrava che non
dormisse da giorni... ha picchiato quello che ha colpito me e si
è arrabbiato con gli altri."
Senza rendersene conto,
B si era avvicinato a Phoenix per ascoltare meglio. Anche lui avrebbe
voluto conoscere L.
"Quando tutti se ne sono
andati, L mi ha restituito il libro e mi ha chiesto se mi piacesse.
Quando ho risposto che era uno dei più belli che avessi mai
letto, mi ha sorriso e ha detto che lui era per un quarto giapponese."
Phoenix si fece seria. "In realtà... ti ho detto una
bugia... se sono venuta a parlare con te, è
perchè tu mi hai ricordato lui. Gli somigli tanto."
B era incuriosito.
"Come?"
"Ecco... non lo guardavo
dritto in faccia perchè mi vergognavo un po'... era
più grande di me e mi aveva difeso senza conoscermi...
però quando ho alzato lo sguardo prima che se ne andasse,
l'ho visto bene... e sembrate fratelli. Quasi gemelli. Tu sei
più abbronzato di lui e hai i capelli più corti,
e il vostro viso non è proprio identico...
però... se non avessi saputo che eri B, ti avrei scambiato
per lui."
Quel giorno, B decise
che non avrebbe permesso mai più agli altri bambini di
picchiarlo e prendersi gioco di lui.
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Capitolo 4 *** Beyond ***
3 - Beyond
Beyond Birthday si annoiava da morire. Non era ancora riuscito ad
escogitare un piano per sfuggire a L. E come avrebbe potuto? Era
sorvegliato a vista, anche quando si faceva una doccia le telecamere
installate ovunque lo tenevano d'occhio, e quelle dannate manette non
gli davano nemmeno più fastidio, si era abituato a portarle.
Ma la mancanza di libertà era troppo, troppo opprimente.
Rischiava di perdere il senno a furia di stare rinchiuso tra le mura di
un hotel... o quello che era.
"Perchè non chiami qualche ragazza? Potremmo ammazzare un
po' il tempo. O perlomeno io potrei. Tu sei troppo impegnato a fissare
il tuo computer."
L non lo degnò di una risposta, ma B non si diede per vinto.
"Almeno potremmo andare a farci un giro. La mancanza di sole provoca
carenza di vitamina D. Tu, in particolare, sei così pallido
che potresti essere scambiato per un vampiro."
Il detective continuò a ignorare il ragazzo che sedeva poco
distante da lui. Era troppo concentrato a scavare nel passato di B.
Sì, perchè da quando si erano incontrati, da
quando era comparso al suo cospetto, il suo desiderio più
impellente era divenuto quello di risalire alle origini di quella
persona così fisicamente somigliante a lui. "B... i tuoi non
sono morti." annunciò, con il suo solito tono impassibile.
Beyond Birthday rimase calmissimo. "Forse tutti quegli zuccheri che
ingurgiti da mattina a sera ti hanno procurato seri danni al cervello,
ma se ben ricordi io ho vissuto in un orfanatrofio, il tuo stesso
orfanatrofio, da quando avevo dieci anni."
"Certo, ma non è stato perchè i tuoi famigliari
erano tutti deceduti... in effetti, penso che anche tu sappia il
motivo. Sai perchè sei stato portato lì."
B credeva di aver rimosso. Quella spiacevole sensazione alla bocca
dello stomaco, col passare degli anni, era sparita, e aveva
dimenticato, aveva voluto dimenticare. Ma sebbene gli fosse stato detto
che i suoi genitori erano periti in un incidente stradale, sapeva che
non era così. Sapeva che avevano voluto sbarazzarsi di lui.
Sapeva che, fin da quando era stato in grado di parlare, fin da quando
aveva manifestato la sua diversità, i suoi genitori avevano
atteso il giorno in cui se lo sarebbero tolto di torno. Avevano
compilato pratiche, parlato con legali, fatto il possibile per
accelerare il processo, probabilmente. E c'erano riusciti, e si era
ritrovato in orfanatrofio proprio il giorno del suo decimo compleanno,
e aveva cercato di giustificarli nel profondo di sè. Aveva
finto... negato la verità. Dopotutto, era un bambino. I
bambini non sono così intelligenti, non capiscono tutto
quello che accade intorno a loro. O questo era quello che cercava di
credere fermamente, dentro di sè, che si era ripetuto giorno
dopo giorno.
"I tuoi ti hanno portato lì per un motivo. Perchè
eri diverso. Li spaventavi. Eri un bambino fuori dal comune, diciamo
pure che eri più intelligente di un adulto, e tua madre e
tuo padre non riuscivano a gestire la situazione. Avevano paura."
"No." ribattè B, fiocamente. "Non è vero."
"Facevi cose strane. Una volta hai cercato di soffocare un bambino
perchè volevi poi tentare di rianimarlo, volevi vedere la
vita sfuggire dal suo corpo e riportargliela. Volevi capire cos'era la vita."
"No. I miei genitori non mi avrebbero mandato via." replicò
B, pur sapendo che negare era inutile. Come diavolo faceva L a sapere
tutte quelle cose?
"Tuo padre non ti voleva. Sospettava che tu non fossi suo. Tua madre
credeva di amarti, ma più crescevi più era
combattuta. Non voleva mandarti via, ma non voleva nemmeno tenerti con
sè. Non sapeva cosa fare. Avrebbe tanto voluto che tu fossi
normale, come gli altri bambini..." proseguì L, implacabile.
Aveva tre anni e mezzo
quando, per la prima volta, i suoi genitori capirono realmente che il
figlio aveva capacità incredibili. Aveva da poco imparato a
leggere e sua madre lo portò al centro commerciale con
sè, a far spese.
"Mamma,
perchè hanno tutti quei nomi scritti in rosso sopra le loro
teste?"
"Che dici, piccolo?" sua
madre rise. Sapeva che il bimbo aveva una fervida immaginazione. Era da
quando era in grado di parlare che ripeteva di vedere segni rossi sopra
le teste delle persone, ma non sapeva cosa fossero.
"Tu hai il tuo nome
scritto sopra di te!" esclamò il piccolo B. "E anche tutte
queste persone hanno i loro nomi!"
"Fai il bravo, non
abbiamo tempo per giocare ora."
"Ma è vero,
mamma! Quella signora si chiama Christiane Campbell! Chiediglielo!"
protestò, indicando una signora poco distante.
"Falla finita, ti ho
detto che non abbiamo tempo!" sua madre lo strattonò
perchè non rallentasse il passo, ma B si
divincolò e chiamò a gran voce: "Signora
Campbell! Christiane Campbell!"
La signora si
girò e guardò il bambino con sorpresa. Non lo
conosceva, nè conosceva la madre.
La madre di B rimase
perplessa, ma pensò che la signora si fosse voltata per
caso. Proseguendo il giro del centro commerciale, però, suo
figlio iniziò a pronunciare i nomi di tutti quelli che
incrociavano e tutti quanti si giravano a guardarlo. Possibile che...
"Tesoro, sai dirmi il nome di questa persona?" la donna prese una foto
dal portafoglio. Era la foto di suo fratello, viveva all'estero e non
lo vedeva da anni. Non ne aveva mai parlato a suo figlio, era troppo
piccolo, e lui non l'aveva mai visto prima in foto, ne era certa. "Si
chiama Sebastian Searle."
La donna ebbe un
sussulto. Come poteva saperlo? Una cosa era sicura... "Non devi mai
dire a tuo padre che sei in grado di leggere i nomi delle persone
vedendole, mi hai capito? E' molto, molto importante."
B annuì
sorridendo. "E' il nostro segreto!"
Ma era pur sempre un
bambino di nemmeno quattro anni e un giorno si era tradito. Il padre si
era infuriato con la madre. L'aveva chiamato Quel
mostriciattolo. L'aveva
picchiato e gli aveva detto che non doveva leggere i nomi delle
persone. Ma quando B aveva capito che quei numeri che fluttuavano sulle
teste della gente corrispondevano alla loro durata vitale, era stato
anche peggio. Suo padre l'aveva picchiato ancora di più, sua
madre aveva pianto cercando di fermarlo, era solo un bambino, non era
colpa sua, non era cattivo.
Ma suo padre non le
aveva dato retta e aveva continuato a picchiarlo, e gli aveva rotto il
naso, il sangue scorreva ovunque, a fiotti, e nonostante il dolore, B
pensò che era bello. Era dello stesso colore dei numeri
sulla testa di suo padre. I numeri che segnalavano la sua morte. Non
gli restavano molti anni. B sorrise per un attimo, tra le lacrime. Ben
gli stava.
"Tua madre non poteva lottare contro tuo padre, era
stanca. Non voleva più vederti, voleva eliminare tutti i
problemi dalla sua vita. Tu eri una seccatura."
"Chiudi quella bocca!" B scattò in piedi e fece per colpire
L, ma si trattenne. Strinse i pugni fino a che le nocche diventarono
talmente bianche da essere traslucenti. "Hai sbagliato persona!" L
sapeva degli occhi? Sapeva della sua dote? Certamente no... l'avrebbe
menzionata.
"No... io non credo. Certo, non capisco cosa abbia spaventato i tuoi
talmente da allontanarti definitivamente da loro..." ragionò
il detective, portandosi un pollice alla bocca. "Ma... sei fortunato.
Tua madre è ancora in vita. Potresti rivederla."
"Prima hai detto che i miei erano vivi entrambi."
"Parlavo in generale della tua famiglia. E poi, tua madre ha parenti in
vita. Hai uno zio."
"Io non ho nessuno." Beyond Birthday scandì le parole con
cura. "Indaga sulla tua famiglia, invece di preoccuparti della mia."
L si alzò in piedi. "Credo che tu abbia dei segreti. Anzi,
un solo segreto, molto grande. Forse ti verrà voglia di
parlarmene." Il detective si allontanò e lasciò
la stanza con calma. B, annebbiato dal flusso di sentimenti che
minacciava di sopraffarlo, rimase fermo per qualche minuto,
dopodichè afferrò la sedia più vicina
e la scagliò contro il muro, salvo lasciarsi cadere a terra.
Quella maledetta catena alla caviglia lo bloccava lì. Lo
bloccava, solo coi suoi pensieri.
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Capitolo 5 *** Phoenix ***
4 - Phoenix
"25. 26. 27. 28. 29."
Beyond Birthday osservava le lancette dell'orologio sul muro di fronte
a lui e contava a voce alta. Il tempo scorreva così
inesorabile, lo sapeva meglio di chiunque altro. E ogni ticchettio
sanciva la morte di qualcuno.
"37. 38."
Però L non sarebbe morto presto. Questo lo sapeva
chiaramente. I numeri rossi erano impossibili da ignorare e lui non si
era mai sbagliato prima.
"51. 52. 53."
Qualcuno entrò nella stanza, ma lui non vi fece caso.
"58. 59."
Fu interrotto dalla voce gentile di Quillsh Wammy, o come lo chiamava
L, Watari. "B, ti ho portato un po' di cibo. Non mangi nulla da ieri
mattina."
B non rispose e continuò a contare mentalmente.
"Dovresti davvero mangiare qualcosa." insistette Watari, col suo fare
paterno.
"87. 88. 89."
Decise di lasciargli il vassoio e non pressarlo ulteriormente, non
avrebbe portato a nulla. Gettò uno sguardo a L, nella stanza
accanto, che continuava le sue indagini, davanti allo schermo del pc, e
gettava di tanto in tanto un'occhiata al monitor che trasmetteva le
immagini di B, chiuso a chiave nella camera accanto. "L..."
"Lo so, Watari. Ma non può fare nulla, al momento."
L'anziano inventore annuì. "Esco, sarò di ritorno
tra qualche ora."
L tornò a concentrarsi sulle sue indagini. Aveva avuto una
mezza idea di avvertire la madre di Beyond Birthday, in
realtà, ma non era una scelta che spettava a lui. Se B non
voleva vederla, non aveva il diritto di portarla lì. Di
farglielo vedere in quella condizione.
Una mezz'ora più tardi, il detective inviò la
soluzione di un caso all'FBI e alzò lo sguardo verso il
monitor dove poteva vedere B. Se ne andava in giro per la stanza
gattonando, ma non era una scena piacevole da vedere: non era un
bambino e la postura che aveva assunto era così innaturale...
L si chiese cosa dovesse fare. Non poteva trattenere B per sempre. Non
poteva nemmeno rilasciarlo e attendere che commettesse un crimine per
catturarlo e mandarlo in prigione. Però forse una soluzione
c'era... Rivolse nuovamente la sua attenzione al computer e
rintracciò il numero che gli serviva.
In quel momento, a parecchi chilometri di distanza, Phoenix stava
bevendo la sua seconda tazza di caffè nel giro di pochi
minuti. Era mattina presto e lei era ancora mezza addormentata.
Così addormentata che, rispondendo al cellulare, si chiese
se non stesse ancora sognando. Il possessore della voce metallica che
proveniva dall'altro capo si presentò come L. Ma era
impossibile. Come poteva averla trovata? Certo, era il più
grande detective del mondo, ma... aveva nascosto le sue tracce
così bene... ne era certa...
"L?" la sua voce tremò leggermente. "Come faccio a sapere
che sei davvero tu?"
L iniziò a snocciolare tutte le informazioni che aveva
raccolto su di lei in quegli anni, fino al momento in cui aveva
scoperto dove viveva. Phoenix sapeva che nessun altro avrebbe potuto
essere al corrente di tutto ciò. "Ti credo.
Perchè... perchè mi hai chiamata?"
"Ascoltami bene, Phoenix, perchè non ho molto tempo. B
è qui con me e ho bisogno del tuo aiuto. Anzi, vorrei che
aiutassi entrambi."
"B?" la ragazza sorrise involontariamente. Era da così tanto
tempo che non vedeva B. Da quando lui se n'era andato
dall'orfanatrofio. Poi quel luogo era diventato insopportabile senza di
lui e lei aveva seguito il suo esempio, lasciandosi Wammy's House alle
spalle. "Sta bene? Perchè è con te?"
"Ti spiegherò quando sarai qui. Prima devi venire a Los
Angeles."
"Vuoi mostrarti in volto... a me?"
"Sì. Dopotutto mi hai già visto quand'ero un
ragazzino, in orfanatrofio. E so tante cose su di te. So di potermi
fidare."
Il tono che non ammetteva repliche spinse Phoenix a chiedersi come
poteva esserne così sicuro, ma pensò a B. Se
avesse potuto rivederlo... "Quando devo arrivare?"
"Prendi l'aereo delle 18.50 di stasera. C'è un biglietto
riservato a nome di Stephanie Clarke." L le spiegò dove
avrebbe incontrato uno dei suoi uomini che le avrebbe fornito i
documenti falsi con quel nome, poi, dopo una raccomandazione a non
perdere l'aereo, chiuse la comunicazione.
Phoenix si sedette. Le girava la testa. L non le aveva detto nulla su
B, se non che si trovava con lui. Eppure lei aveva la terribile
sensazione che B si fosse ficcato in un brutto guaio. Sperando di
sbagliarsi, finì il caffè, prima di andare a
preparare la valigia. Non sapeva quanto sarebbe stata via.
Watari si recò all'aeroporto di Los Angeles a prendere
Phoenix. Tale fu la sorpresa della ragazza a rivederlo, che il
nervosismo scomparve quasi del tutto.
Anche se non si era trovata sempre bene all'orfanatrofio, considerava
il signor Wammy come il suo benefattore: l'aveva accolta, le aveva
garantito un'istruzione, un tetto sopra la testa e cibo, e non le
importava se c'era stato un secondo fine nel fare tutto questo. Non le
importava se si era trattato di gareggiare con tanti altri bambini per
succedere a L. Lei se n'era resa conto, crescendo... era intelligente,
sì, più della media, ma non intelligente
abbastanza per superarlo. O per uguagliarlo.
B invece... lui sì che era geniale. Aveva una memoria
eccezionale, leggeva libri di filosofia come fossero stati fumetti,
possedeva una logica impeccabile e già a dieci anni,
arrivato in orfanatrofio da poco, correggeva i professori. Phoenix
l'aveva sempre ammirato, come aveva sempre ammirato L. Ed ecco
perchè, man mano che si avvicinava all'hotel con Watari,
sentiva nuovamente il nervosismo affiorare.
Ma quando l'anziano inventore aprì la porta della suite per
farla entrare e lei vide quella sagoma inginocchiata in fondo alla
stanza, coi lunghi capelli scuri arruffati, e quel profilo
così familiare... quando lui si alzò in piedi,
lei attraversò la stanza in un baleno e lo
abbracciò: "B!"
"Temo che ci sia un errore, io non sono B." disse pacatamente il
ragazzo, mentre lei lo stringeva a sè.
Phoenix lo lasciò andare immediatamente: "Come?" Lo
guardò attentamente, ora che erano così vicini...
vedeva la differenza. "Oh... mi dispiace, scusami... L..."
"Non importa... Phoenix, mi sembri in forma. Vuoi riposarti un po'? Il
volo deve averti stancata."
"No, io sto bene... ma vorrei vedere B!"
"Mi spiace, non posso fartelo incontrare. Non ancora. Ora ti
racconterò tutto."
Dopo essersi sistemato sulla poltrona e invitato la ragazza a prendere
posto in quella di fronte a lui, iniziò a esporle il suo
piano.
"L... con tutto il rispetto, perchè dovrei fare come dici?"
chiese infine lei.
"Tu vuoi bene a B, non è vero?"
Phoenix annuì. "Certo, siamo amici..." O lo eravamo...
"Allora dovresti farlo per il suo bene. Sarei più tranquillo
se, fuori di qui, ci fosse qualcuno vicino a lui a sorvegliarlo."
"Come fai a credere che B voglia... far del male a qualcuno?"
"Ho le mie buone ragioni. Se accetti, rimarrai a Los Angeles,
verserò sul tuo conto in banca denaro ogni mese,
così non dovrai preoccuparti di trovare un lavoro per un po'
di tempo... e naturalmente dovremo sentirci spesso."
Phoenix si morse il labbro inferiore, come faceva spesso quando era
indecisa. "Io... davvero non intendi fare del male a B?"
"Se avessi voluto l'avrei già fatto." rispose,
imperturbabile, il detective.
Già, che
domanda stupida. "D'accordo, ma a me sembra... che sia tu
il responsabile di questa situazione... come credi che si sia sentito,
crescendo, a sapere di essere destinato a diventare la tua copia? Tutti
lo prendevano in giro dicendo che B stava per Backup, è
cresciuto con quest'idea in testa, non si sentiva mai bravo abbastanza
anche se era il più dotato tra quelli della nostra
età e se ora è disposto a fare qualsiasi cosa per
superarti... sì, è tutta colpa tua." Man mano che
proseguiva a parlare, Phoenix si sentiva sempre più
arrabbiata. "Non è mai stato trattato come un individuo, ma
solo come un rimpiazzo, un tuo futuro rimpiazzo! Raccogli quello che
hai seminato, non credi?"
L si portò il pollice alle labbra. "Oh. Non credevo che tu
fossi..." non concluse la frase. "Ma va bene anche così.
Anzi, forse è meglio."
"Di che parli?"
"Phoenix, conto su di te per i prossimi mesi. Non pensare che
nascondermi qualcosa vada a giovamento di B... se vuoi aiutarlo, devi
dirmi tutto."
Il detective mise fine alla conversazione, alzandosi. Phoenix si
passò le mani tra i capelli, nervosa. Sperava che
ciò che era in procinto di fare fosse la cosa giusta.
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