California'S Life

di Faith_03
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1
 
La California è un vero paradiso, un bello stato sull’oceano per chi ha voglia di cambiare vita, Burbank è una bellissima città giovanile, sede di molte aziende operanti nel settore del cinema e della televisione.
Uno di questi che ha deciso di fare quella scelta è Kyle, un giova ne ragazzo neo diciottenne di New York, alto sul metro e ottanta, lunghi capelli lisci fino alle spalle e castani, ma leggermente arruffati perché lui non se li pettina mai volentieri.
Di fisico è normale, né troppo magro e nemmeno troppo robusto, i suoi occhi castani, come i capelli, sono nascosti dietro un paio di occhiali da sole, e ha qualche piccolo accenno di barba intorno alla mascella.
Dato che in California fa sempre caldo, Kyle indossa una maglietta leggera nera con il simbolo di un gruppo musicale preferito dal giovane, gli Aerosmith, un paio di bermuda di jeans scuro e le classiche scarpe sportive nere, converse. A New York ne ha un sacco di paia, e tutte nere.
Lui è un tipo dark e ribelle, e come tale si guardò intorno alla hall dell'aeroporto con freddezza e circospezione mentre cammina portandosi dietro sia un trolley che una 24 h nere anch'esse. Al collo porta una catenina d'oro con un ciondolo a forma di arco con una piccola freccia incoccata, vedendola si ha la sensazione che è sempre in procinto di colpire qualcosa o qualcuno. Alle braccia porta braccialetti di cuoio e dei polsini neri.
Poi lo vede, suo fratello Philip che è tutto il contrario di lui (più o meno), biondo con lunghe trecce ai lati del viso e anche lui ha i capelli lunghi fino alle spalle come Kyle ma ricci e li tiene sempre legati in una coda per via del caldo. Anche i baffi sono biondi, lunghi e intrecciati in due treccine. Un ragazzo dall'aspetto curioso e particolare per chi lo vede da fuori. Vivaci occhi azzurri e molto svegli per la sua età. Alto sul metro e settanta, indossa una camicia bianca con le maniche corte e dei jeans lunghi con un paio di scarpe di colore bianco, molto classiche. Anche lui porta una catenina d'oro al collo con due spade incrociate, al polso sinistro ha un classico orologio di cuoio e gli occhiali da sole li tiene stretti in mano.
Gli compare un sorriso solare in volto vedendo il dark venire verso di lui:
 “Sei sempre quello che si fa notare, persino nel posto più caldo d'America.”
Dice a Kyle appena è abbastanza vicino e a portata d'orecchio,
 “Ovvio, mi devo far riconoscere...”
risponde il diciottenne ribelle, poi entrambi si sorridono, ridono simpaticamente e si congiungono in un lungo e fraterno abbraccio:
 “Fili !!!”
Esulta il moro,
 “Ciao Kili... Ciao fratello mio...”
sospira il ventitreenne al contatto con il fratellino.
Fili e Kili sono i nomi di due guerrieri in una storia che gli leggeva sempre il loro papà prima di dormire quando loro erano ancora  bambini e abitavano nella Grande Mela. Essi erano gli eroi dei due ragazzi perché erano dei ladri che rubavano ai ricchi per dare ai poveri.
In più combattevano insieme contro tanti cavalieri per sfuggire e nascondersi in una profonda foresta, Fili usava le spade e Kili l'arco. I due fratelli avevano tutto di loro, dai poster ai videogiochi fino ad usare i loro nomi per chiamarsi tra di loro, portavano perfino i capelli come i due eroi lettera- ri, per questo motivo erano lunghi e acconciati con trecce quelli di Philip e così alla rinfusa quelli di Kyle.
Salgono entrami in macchina del biondo, una pegeut 106 blu e firmata Lee Jeans, durante il viaggio verso la casa di Philip parlano:
 “Com'è andata il viaggio?”
Chiede Philip mentre guidava
 “Che stress... Sei lontanissimo, potevi andare a vivere in Messico o in Florida? No... California...”
Philip è un bravissimo fotografo e da più di un anno lavorava dall'altra parte     dell'America per uno studio fotografico che prima era a New York e poi si spostò in California e di conseguenza anche lui si dovette trasferire lontano per poter lavorare. Lo studio si occupa anche di un importante rivista chiamata "California's Life".
Philip si occupa delle foto e a volte veniva ingaggiato durante i matrimoni e battesi- mi, molte persone sono abbonate a questa rivista e vogliono solo il giovane perché ha sempre molte idee e belle grafiche per le foto. Inoltre è anche molto bravo di suo.
Fu difficile per tutta la famiglia questo brutto distacco ma si sentono tutti i giorni grazie a Skype e poi Philip è sempre stato un ragazzo intelligente e si è adattato quasi subito alla vita lontano da casa.
 “Anch'io sono felice di vederti...”
Risponde il ragazzo biondo capendo il messaggio nascosto dietro la lamentela del fratello.
Kyle si è tolto gli occhiali da sole e si guardò intorno osservando i californiani come se fossero delle persone uscite da chissà quale pubblicità per l'abbigliamento estivo.
 “Tra qualche ora contatto mamma e papà, così vedono che sei arrivato.”
 “Ok... Fuso orari...”
Kyle osserva il fratello, anche se non lo dimostra molto, è contento di essere lì con lui, vederlo dal vivo è sempre meglio di un piccolo schermo piatto in un computer. Riesce a vedere meglio quei piccoli particolari come le fossette vicino alle labbra quando sorride e la luce negli occhi quando si guardano.
 “Ti manca New York?>”
Chiede sempre il moro,
 “Un pochino, mi mancate di più voi come famiglia, la mia camera, gli amici...”
 “Hai conosciuto qualcuno di speciale qui?”
Il tono è leggermente più scherzoso, Philip risponde prima con una smorfia:
 “No, nessuna. E tu? Come va con quella ragazza che mi hai detto?”
Molto prima di partire per la California, il ragazzo moro si frequentava con una ragazza conosciuta dopo uno dei suoi concerti. Suonava il basso in un gruppo dark rock, ecco il perché del suo look, e quasi ogni sera era con una ragazza diversa; questo comportamento non piaceva a nessuno, solo che quella volta fu diverso, anziché una notte durò quasi una settimana.
 “Non ho voglia di parlarne. Era solo una pazza.”
Decreta in tono pacato che il fratello biondo intuisce subito che il discorso è chiuso.
 “Dai non ci pensare – gli dà delle pacche sulla gamba – chissà magari la troverai proprio  qui.”
 “Disse quello ancora scapolo.”
 “Ehi… Io lavoro.”
Philip abita in un appartamento al settimo piano su venticinque e a quello terra abita e lavora il portinaio, un signore quarantaduenne dall’aspetto buffo e simpatico tanto da assomigliare a un  folletto, cortissimi capelli chiari e biondi, occhi azzurri nascosti da un paio di occhiali dalla montatura strana come i colori poi, giraffati. Si capisce da subito che è straniero, quasi britannico.
 “Ciao Luke – saluta Philip educatamente – c’è posta per me?”
 “Sì.”
Risponde l’omino e poi il sui sguardo si punta sul dark come se vede un alieno e invece Kyle lo guarda normalmente, il fratello biondo intuisce sempre qualcosa:
 “Lui è mio fratello Kyle, Kyle lui è Luke. Il portinaio.”
 “Piacere.”
Dice in tono distaccato il nano moro,
 “Buon giorno.”
Altrettanto parla Luke, Philip continua:
 !Starà con me per un po’, mi farà compagnia.”
Il fratello biondo abbraccia il moro con un braccio solo imbarazzando un po’ Kyle.
 “Ah… Ok…”
I due fratelli, con il trolley e la 24 h dietro, si dirigono verso l’ascensore:
 “Ma dove l’avete trovato?”
chiede il ribelle, Philip lo guarda e sorride:
 “Era già qui quando sono arrivato io.”
confessa.
Arrivati nell’appartamento del fotografo, Kyle si guarda intorno un po’ spaesato senza darlo troppo a vedere, il salotto è allestito sullo stile moderno, bianche pareti rendono più luminoso l’interno, parecchie foto appese ricordano al fratello biondo le sue numerose visite in vari luoghi di New York e della California. Vicino ad esse ci sono incorniciate sia la prima copertina della rivista in cui lavora e sia un’altra con la sua foto in copertina; anche i genitori sono “abbonati” a quella rivista. Il figlio maggiore gliela spedisce ogni settimana tramite posta e anche loro hanno incorniciato quella copertina.
Il divano, sotto la finestra panoramica e accanto alla portafinestra, di pelle beige e davanti ad esso c’è un tavolino di vetro, da quelli per il caffè, molto semplice dove appoggiato sopra ci sono la chiavetta per internet e il suo portatile, non è mai cambiato da quando partì, è sempre quello che gli regalarono i genitori ai 20’anni.
Nella parete a sinistra del divano c’è un mobile bianco e moderno anch’esso, sotto una piccola tv a schermo piatto mentre sopra gli scaffali sono pieni di pieno di libri e altre fotografie con tante persone insieme al fratello. Guardandole, Kyle le riconosce qualcuna: gli amici di New York, mamma e papà, Philip stesso che si fotografava mentre si stava fotografando, così era Philip, e lui.
 “Eh, ma quello sono io…”
Kyle indica la sua foto,
 “Sì, l’ho presa da facebook tempo fa. Ti dispiace?”
Guardando quella foto mille ricordi gli tornano in mente, lì era più piccolo, frequentava le medie, non era il classico secchione ma era sempre meglio di alcuni suoi compagni che non facevano altro che attaccar briga con i prof o con gli altri compagni in difficoltà. Ma in quel periodo successe qualcosa che lo fece cambiare, ma cosa?...
 “No…”
Rispose il dark con un tono di voce un po’ malinconico e continua a guardare le altre foto, ne vede una con due tipi che non ha mai visto davanti a un palazzo, forse sono i colleghi di lavoro.
Del resto la casa è pulita e impeccabile ma il dark non si stupisce più di tanto, anche a New York era così. La camera di Philip era sempre in ordine mentre quella di Kyle era l’opposto, sembrava  esserci esplosa una bomba.
Poi due cose attirano l’attenzione del dark, un angolo del salotto, vicino al corridoio, c’è una montagna di cuscini che formano come una cascata,
 “Quello è il mio angolo delle coccole. - confessa il ventitreenne – quando sono stanco mi sdraio lì e dormo a volte.”
Kyle fa segno di no con la testa sorridendo, non pensava che il fratello fosse capace di fare questo. La seconda cosa invece sono due orologi uguali, rotondi con la cornice, numeri e lancette nere, ma con orari diversi. Quello a destra segna le 8.40 mentre quello di sinistra le 12.20.
 “Belli, no? – di nuovo il fratello dai baffi intrecciati interviene intuendo lo stupore del fratello – Tutti quelli che entrano qui li notano subito.”
 “Perché due, e vicini poi?”
chiede il fratello moro incuriosito dalla cosa.
 “Quello destra è l’orario di qui, quello di sinistra è quello di New York. È per questo che riesco a contattarvi senza disturbarvi, riesco a intrecciare i vari momenti.”
Philip lo porta nel balcone della cucina, moderna anche quella, e gli fa vedere il me- raviglioso panorama, si vedono tanti palazzi come quello in cui vive Philip ma diversi con i piani, colori e come struttura. Ma si vedono anche case piccole, parchi e  strade dove passano le macchine:
 “Che ne pensi di questo?”
 “Molto bello…”
Risponde Kyle sorridendo e appoggiandosi alla ringhiera del balcone e si guarda intorno affascinato e tranquillo.
 “Per me è più bello di notte, - risponde Philip – ci sono un sacco di luci, la citta sembra più magica e misteriosa…”
 “È l’una.”
Taglia corto Kyle guardando il suo orologio, non ha cambiato l’orario con quello cali- forniano e il fratello non sa se lo farà.
I genitori hanno la pausa pranzo alle 13.00 e usano quel tempo per collegarsi con il figlio lontano, ora che entrambi lo sono e si guardano con la webcam:
 “Ciao ragazzi!!!”
salutano i due genitori da due piccoli schermi diversi i due ragazzi che sono seduti sul divano vicini.
La mamma si chiama Donna e lavora come erborista in un negozio nel centro di New York, invece il padre è un’ufficiale di polizia e si chiama Robert.
Lei è una bella e giovane donna di quarantaquattro anni, ha i tratti del viso delicati e ancora giovanili, magra e alta, i suoi capelli sono lunghi, mori e lisci, gli occhi sono castani e ben visibili anche dietro agli occhiali dalla montatura trasparente. Robert invece è un uomo forte ma magro, i suoi capelli sono ricci e biondi gli incorniciavano il viso da quarantacinquenne che al lavoro è duro ma con la famiglia invece è un vero e proprio angelo. Infatti solo grazie a lui i due figli seguirono il loro sogno di diventare come i loro due eroi e praticarono due sport particolari, Philip scherma e Kyle tiro con l’arco.
Inoltre anche dai suoi occhi si vede quanto fosse gentile e disponibile ma, con un lavoro come il suo, non può permettersi errori  e soprattutto in un posto come la Grande Mela e dopo l‘evento dell’undici settembre... Se la ricorda ancora anche se quel giorno era a riposo.
 “Ciao mamma, ciao papà.”
Rispondono i ragazzi all’unisono.
 “Com’è andato il viaggio Kyle?”
Chiede il padre al figlio moro,
 “Tutto bene pa’.”
 “Avete mangiato qualcosa?”
domanda Donna. I due raccontano che durante il viaggio verso casa si sono fermati a mangiare un trancio di pizza, cibo preferito di entrambi i fratelli, e anche se per Philip è  ancora presto per pranzare, ha deciso di fare compagnia al fratello. A una buona pizza non si dice mai di no.
 “Philip, come trovi tuo fratello?”
 “Benissimo papà, sembra che non ci siamo mai separati.”
Rispondendo al padre, Philip riabbraccia Kyle con un braccio solo e lui, dopo cinque secondi, si separa.
 “E tu Kyle, come trovi Philip?”
chiede la mamma al dark che dà una risposta delle sue:
 “Tridimensionale.”
e Philip scoppia a ridere andando all’indietro con la schiena sul divano:
 “Questa è bella!”
esclama il fratello biondo tra le risate e anche i genitori ridono alla battuta del figlio minore.
 “Mi raccomando voi due – la madre è la più autoritaria della famiglia – fate i bravi…”
 “Sì, mamma.”
di nuovo parlano all’unisono, proprio come quando erano bambini,
 “Non fateci preoccupare che siamo lontanissimi.”
 “Lo so, papà.”
Kyle rispose da solo questa volta, il fratello ci è abituato e ora tocca a lui.
Dopo un po’ interrompono la comunicazione.
Rimasti di nuovo loro due da soli, Philip gli mostra la camera dove Kyle avrebbe dormito:
 “Questa è la tua stanza. So che non è molto ma ho cercato di fare del mio meglio.”
Quel “Poco” per Philip è “Tutto” pe Kyle, in quella stanza non manca proprio niente, c’è un comodo letto a una piazza e mezzo e davanti un grande comò in legno per mettere le sue cose. Un piccolo comodino è vicino al letto con una classica lampada da studio, inoltre entra una bella luce del sole come in salotto sia grazie a un’altra finestra panoramica che alla portafinestra che da sempre sul balcone del salotto.
Cosa può mancare?
 “Perché devi dire così, Fili? È perfetta…”
Philip sorride tranquillo:
 “Se lo dici tu, Kili.”
Come primo giorno a Burbank lo passano in casa, Kyle si è fatto una doccia rilassante mentre Philip controlla le sue cose al computer, guardano la tv, si rilassano un po’ nell’ “angolo delle coccole” e poi vedono insieme la notte pre ndere il posto del giorno.
 “Avevi ragione, è più bello di notte.”
confessa Kyle. Philip sorride e anche lui guarda la città illuminata, anche New York è così ma c’è anche qualcosa che rende speciale Burbank. Forse il fatto che sono da soli, lontani da casa e dai genitori o forse perché Kyle è di nuovo insieme al fratello che non vede da due anni.
 “Domani a che ora devi andare a lavoro?”
 chiede il moro al biondo,
 “Non ci vado.”
Kyle si volta velocemente verso il fratello incredulo per quello che ha appena sentito:
 “Come?!”
 “Non ci vado. Ho chiesto se potevo avere dei giorni per stare con te, e poi al mio capo va bene che sto più in giro che dentro al negozio… Però domani ci devo passare lo stesso – guarda anche lui verso il fratello – Vuoi venire con me?”
Kyle è sorpreso dalla domanda e accetta:
 “Va bene…”
 “Voglio farti conoscere i miei colleghi.”
 “Se sono tutti come quel “Mister Simpatia” del portinaio…”
 “No no – interrompe subito Philip – sono apposto, almeno loro.”
Al fratello biondo sono mancati quei momenti in cui il fratello inventa dei soprannomi per tutte le persone che conosce, dopo pochi secondi gli viene un’idea:
 “Domani mattina, ti va se facciamo colazione con uno starbucks?”
Strano ma vero a Kyle brillano gli occhi e si rivolta verso il fratello biondo con un altro sguardo incredulo, come se gli vuole dire “Davvero?!”. 
Può sembrare duro e freddo quanto vuole ma solo Philip sa che il suo cuore è tenero e il suo punto debole sono i dolci; accenna a un sorriso timido:
 “Grazie…”
 “Per così poco…”
Kyle è contento di essere lì, sembra di essere in un altro mondo, New York è davvero lontana da lui, finalmente.
 “Io vado a letto. Che domani, anche se stiamo fuori, devo alzarmi preso.”
Philip si dirige dentro la casa,
 “Vengo anch’io, però ancora non ho sonno, ascolterò un po’ di musica.”
 “Ti conviene riposarti, qui non siamo a casa e poi con i fuso orai farai un po’ fatica.”
 “Va bene… Notte Fili.”
Philip fa una risata leggera come un vento in estate, sono anni che non parla a tu per tu con Kyle e ora è lì con lui, e il giorno dopo pure.
 “Notte Kili… A domani.”

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2
 
 “Guardate gente, questo ha dell’incredibile: sono le 7.30 qui a Burbank, a New York sono le 11.30 e Kyle è ancora a letto… - Philip riprende con sua videocamera prima gli orologi e poi la porta della stanza del fratello, facendo la telecronaca passo dopo pas- so – Ora ci penso io…”
Riprende pure mentre apre la porta e accende la luce rivelando il fratello addormentato in maglietta e boxer e abbracciato al cuscino.
 “Giorno fratello… - la voce è un po’ sciocca inquadrando Kyle più da vicino – Sveglia !!! Giù dalle brande, dormiglione…”
Il diciottenne si lamenta e si sveglia già incavolato a causa di Philip, infatti gli grida contro:
 “FILI, MA VAFFAN…”
Philip lo interrompe prima che Kyle finisce la parolaccia:
 “Eh… Che parolona brutta e offensiva, - continua a riprendere mentre Kyle si è messo in ginocchio – Sicuro che vuoi che conservi questo ricordo di te infuriato?”
La voce del ragazzo biondo cerca di essere seria ma sta morendo dalle risate, in più inizia anche a tenersi a distanza perché Kyle ha afferrato il suo cuscino e la sua espressione è nera più che mai:
 “Quindi mi stai riprendendo?!”
Dice in tono duro, da vero dark,
 “Certo che ti sto riprendendo, ci ho pensato tutta la notte a, EHI…”
Kyla lancia il suo cuscino addosso alla telecamera e al fratello che fa in tempo, per fortuna, a girarsi per salvare la videocamera. Passato pericolo ritorna con l’obbiettivo sul fratello:
 “Pazzo!… - continua a scherzare – Mi è costata mille dollari questa telecamera…”
 “E io te ne faccio pagare milleuno per i danni morali.”
 “Danni morali?! Quanto mi costi, fratello…”
appoggia la telecamera sul comò, sempre puntato sul letto e poi si fionda su Kyle:
 “VENDETTA!!!”
Saltò sul letto e Kyle gli tirarglielo addosso un altro cuscino e fanno una piccola lotta come quando erano sempre bambini.
Più stanchi di come quando si sono svegliati, escono e si recano a un bar per fare colazione e prendere il tanto amato, e desiderato, starbucks al cappuccino per Kyle, e un thè ghiacciato al limone per Philip.
Seduti fuori in un tavolino, i due fratelli parlano del più e del meno, da come sono buone le bibite a cosa possono fare dopo che Philip  riprenderà a lavorare:
 “Io te la lascerei pure la mia macchina ma… - il tono di voce è titubante – sei stato bocciato cinque volte…”
 “Due.”
interrompe Kyle separandosi dalla cannuccia,
 “Quattro.”
Philip fa il numero con le dita e lo sguardo serio.
 “Due… E mezzo.”
 “Ecco, dì la verità.”
Kyle osserva il fratello con occhi seri e, dato che i suoi sono grandi, sembra davvero cattivo e il suo look lo aiuta molto.
A un certo punto il cellulare di Philip squilla:
 “Pron… Oh!!! Ciao zio… - risponde felicemente – Come stai?...”
Sta sempre seduto sul suo posto mentre il fratello moro cambia espressione, da arrabbiato a confuso, ma poi distoglie lo sguardo.
Vede tutte le persone con i loro via vai quotidiani, le macchine e poi anche il cielo, quel giorno è bello e soleggiato e l’azzurro, il colore sembra uno di quelli che non si trovano nelle tavolozze dei pittori. Gli piace guardarlo senza scopo alcuno.
 “Perfetto, ci saremo, ciao.”
Kyle riguarda il fratello, soprattutto per la frase che ha sentito.
 “Era lo zio Tony.”
 “Zio chi?!”
chiede Kyle ancora più confuso. Philip ripete il nome di quel parente tranquillamente mentre il fratello “cade” dalle nuvole di quel cielo che ha visto prima.
 “Come “Chi?!” Dai lo zio Tony… Il fratello di mamma…”
 “Ah… Il militare…”
esclama, ma il fratello biondo fa no con la testa:
 “Ma no, quello è zio Frank… Dai lo zio di Las Vegas… Non ti ricordi che abbiamo festeggiato il Natale tempo fa…”
Kyle si concentra guardando un punto fisso davanti a sé ma è come se non lo vede, dopo pochi minuti di nuovo parla con quel tono di voce:
 “Oh… Lo zio…”
 “Visto?!”
Philip è contento che ci è arrivato.
Questo zio si chiama Antonio, Tony dalla famiglia, è il primo di tre fratelli, il maggiore, la mamma dei due fratelli è la seconda e invece il terzo si chiama Frank, il più giovane e fa il militare nell’esercito americano.
Questo zio Tony è l’unico dei tre ad avere un nome italiano e l’unico che fu il più fortunato nella carriera lavorativa, infatti è un famoso e stimato architetto e, grazie a questo, può viaggiare per il mondo prendendo ispirazione per molti suoi progetti.
È molto richiesto in molti stati sia americani e sia all’estero, meno male che a lui piace viaggiare e ama molto il suo lavoro ma c’è una piccola pecca nella sua vita: non ha una famiglia sua.
La mamma e i nonni, per scherzare, lo chiamano “il nomade architetto” perché non sta mai fermo in un posto per l’intero anno anche se ha una bellissima casa a Las Vegas. Tony inoltre è il padrino di Philip e, anche se non ha figli suoi, ama e adora i due fratelli come se fossero suoi.
Quando Philip e Kyle erano più piccoli lui veniva spesso a casa loro a trovarli e loro due impazzivano per questo zio perché anche lui inventava storie sui loro due eroi facendogli vedere foto di paesaggi naturali, crescendo le visite si fecero rare purtroppo.
Ma chiamava sempre per i compleanni dei ragazzi, Natali, Pasque e così via, capitava che, a sorpresa si presentasse nel giorno del ringraziamento a casa dei nonni insieme all’altro fratello.
Kyle era ancora piccolo per ricordarlo meglio ma un pensiero si fece largo nella sua memoria grazie alla festività che aveva detto il fratello:
 
Natale 2000
Per festeggiare il nuovo millennio Antonio è riuscito a prendere le ferie così da or- ganizzare Natale e Capodanno a casa sua a Las Vegas invitando la famiglia della sorella, i nonni e anche il fratello minore. La sua casa è abbastanza grande da ospitare tutti e sotto il suo albero di Natale sbucano un sacco si regali per i bambini che non vedono l’ora di scartarli tutti.
Kyle all’epoca ha cinque anni e ricorda di aver avuto un piccolo discorso con lui.
Durante il cuore della notte il piccolo si alza e cerca di orientarsi al buoi, con la sola compagnia del suo orsacchiotto, in una casa non sua. Fortuna vuole che vede una stanza illuminata, sbircia e non solo trova la cucina ma vede lo zio Tony seduto su una sedia chino sul tavolo.
Kili è ancora troppo piccolo per capire ma lo zio sta lavorando su un progetto dei suoi e non si accorge del piccolo “intruso” finché:
 “Zio….”
Facendosi coraggio il piccolo Kyle lo ha chiamato.
Lo zio si volta verso la fonte del sussurro, ed eccolo lì, un uomo di trentacinque anni alto e robusto come il papà del piccolo.
Profondi e bellissimi occhi azzurri incantano chiunque li guardi, in quel periodo porta i capelli lunghi, ondulati, castani scuri e anche lui ha qualche treccia, il che lo rende in qualche modo selvaggio, ma è sempre gentile e caloroso come il suo sorriso, incorniciato da una barba ben curata.
Quando nota il nipotino più piccolo:
 “Kyle…- sposta delicatamente la sedia per non fare troppo rumore e si gira verso il bambino – Vieni, vieni… Che ci fai ancora sveglio? Hai avuto un incubo?”
Il piccolo Kyle si avvicina allo zio che gli fa il gesto con la mano di venire verso di lui e gli accarezza i capelli castani come i suoi:
 “No zio… Ho sete…”
 “Hai sete, piccolo? Vieni allora.”    
il tono di voce è dolce verso di lui, gli prende la manina e si avvicinano al frigo.
Dopo aver riempito un bicchiere d’acqua, lo zio Tony solleva e fa sedere il piccolo sul piano della cucina. Si appoggia anche lui e parla al nipote:
 “Allora, ti sono piaciuti i regali che hai trovato sotto l’albero?”
Kyle fa “sì” con la testa,
 “Quale di più?”
 “La maglietta di Kili.”
Questa è una classica maglietta blu con una figura del suo eroe, Tony ride, anche lui che chiede queste cose…
 “E ti piace che sei qui?”
 “No.”
Lo zio fa una faccia sorpresa spalancando gli occhi:
 “Perché no?!”

 “Non ce la neve qui…”
Il piccolo Kyle aspetta questa festività non solo per aprire i regali sotto l’albero ma anche perché ama la neve, tutti i pomeriggi gioca con il fratello e i figli dei vicini per tutto il giorno e quando c’è il papà è un momento di pura gioia. E poi con la scusa della neve, la mamma gli prepara sempre una buona cioccolata calda con i marshmellow. Peccato per lui che quel Natale è andata diversamente.
 
Con la macchina arrivano nel posto in cui lavora Philip, sono davanti a un locale a due piani che Kyle ricorda grazie a una delle foto del fratello, quella con i colleghi; il piano sotto è un classico studio fotografico con tutte le attrezzature, lo spazio per fare le foto e, seduta vicino alla scrivania c’è una segretaria di bell’aspetto ma vedendola si capisce che ha la stessa età della madre dei due tranne per un piccolo particolare, gli occhi sono azzurri e penetranti, biondi capelli lisci e un sorriso semplice ma vissuto.
Kyle rimane impressionato da tale sguardo e da tale perso- na appena varca l’uscio della porta del negozio.
 “Ciao Alex.”
Saluta Philip mentre, con suo fratello, si avvicina alle scale dietro al bancone per sa- lire al piano superiore ma la segretaria lo blocca:
 “Philip, – il ragazzo si ferma sul posto – ha chiamato il signor de Jackson.”
 “Padre o figlio?”
 “Figlio.”
Le passa un foglio che il ragazzo biondo legge in pochi minuti e cambia espressione in altrettanto tempo:
 “Ma no… Ma…”
 “Lo so, mi dispiace.”
Confessa Alex guardando prima lui e poi Kyle che, prima incrocia i suoi occhi e poi lui si distoglie da quello sguardo, quegli occhi sembrano guardarlo dentro.
Non ha mai avuto una sensazione come questa.
 “Questo qui non è mai contento… - si lamenta – ma la cosa più fastidiosa è che chiama sempre me… Perché chiama sempre me?! Sono in ferie poi…”
Philip guarda il fratello con uno sguardo strano, come se si deve giustificare di  
qualcosa.
Salite le scale si ritrovano nella redazione della rivista, Philip però ha ancora quella faccia.
Kyle pensa che è una cosa davvero comoda avere due lavori nello stesso palazzo.
Lì vede tante persone fare lo stesso via vai di quelle fuori solo che hanno le braccia piene di fogli, riviste e foto, parlano al cellulare tenendolo con una spalla e a volte vengono chiamati da alcuni tizi che sono attaccati al computer che, anche se voltati dalla parte opposta, continuano imperterriti a scrivere chissà che.
Uno di questi è un ragazzo dall’aspetto anonimo, faccia strana, occhiali neri con la montatura nera e grandi lenti quasi quadrate, i classici occhiali da nerd, che gli ingra- ndivano gli occhi scuri, orecchie a sventola e tiene i capelli perfettamente pettinati con il ciuffo da una parte.
 “We Rich – si avvicina Philip – Sono ancora qui, hai visto?”
Lo saluta con la mano facendo un pugno e avvicinandosi al collega di lavoro che lui ricambia imitando il gesto e toccandosi le nocche a vicenda. Anche se non sembra, è più giovane dei due fratelli newyorkesi.
 “Lui è mio fratello Kyle.”
Il fratello moro allunga per salutarlo ma il ragazzo con gli occhiali fa il pugno anche a lui e la scena che il biondo vede è Kyle che afferra il pugno di Rich e entrambi fare una faccia confusa rilasciandosi.
 “Scusa…”
Anche la “S” col fischio ha questo ragazzo che poi torna con il naso attaccato allo schermo del pc.
 “Non fa niente.”
““Sfigato.””
Dice e pensa poi il dark.
Dopo il collega conoscono il capo del fratello biondo che, anche lui in quanto stranezze  non scherza, ha occhi grandi e furbi come il suo sorriso che rivolge loro appena li vede entrare nell’ufficio. I capelli  sono brizzolati e sul davanti non ce ne sono, la sua testa sembra un uovo.
Accolse calorosamente Philip e Kyle.
 “Ciao, è un grande onore per me incontrarti – stringe e agita la mano come se non ha intenzione di lasciarla – tuo fratello mi ha parlato di te. Sei una leggenda, una vera leggenda, dico davvero…”
Dopo un bel po’ il capo lascia la presa e Kyle si allontana da lui quando si gira per avvicinarsi alla finestra.
 “Veniamo a noi. – si fa serio (forse) mentre li guarda dal riflesso nello specchio – Philip, mi dispiace che, anche se hai preso dei giorni devi tornare qui per quel rampol- lo.”
 “Hai detto bene, è proprio un rampollo.”
Il tono del fotografo è scocciato, Kyle intanto li osserva in silenzio, non ha mai
visto il fratello in quel modo, ama fare le foto.
Chi è questo “Rampollo”? Perché vuole Philip? E perché lui reagisce così?
Il capo si riavvicina ai due abbracciandoli come se fossero i suoi figli, per la “gioia” di Kyle.
 “Dai su, non ci pensare – li guida verso la porta – te ne darò altri di giorni se farai le foto a quello lì e poi… Forse sono riuscito a convincere un certe tale, per fare le foto in un certo posto che inizia con la “W”…”
 “Dici davvero?!”
Il morale di Philip sembra risollevarsi,
 “Sì si, anche se non è quello che stai cercando di ottenere ma vedrai che piano piano si realizzerà anche quello. E ora fuori di qui, vi ho già rubato troppo tempo.
Ciao Philip e Kyle.”
sorride mentre saluta i due.
Fuori dal negozio Philip trattiene a stento una risata mentre Kyle scoppia:
 “NON SOPPORTO QUESTI “TOCCA - TOCCA”!”
 “Ma dai che è simpatico.”
 “Simpatico?! Prima mi fai conoscere lo sfigato e poi questo “simpatico” che a me sembra solo un pazzo…”
 “Ehi – il fratello biondo si fa serio – Uno è il mio collega, l’altro il mio capo. Lui mi ha aiutato tantissimo quando sono arrivato qui.”
Kyle non replica ma finalmente capisce quale folle trasferirebbe  tutto il suo lavoro da New York in California..
 
Intanto, in casa de Jackson
Un fratello e una sorella stanno parlando nel salotto della loro villa, lui è il classico ragazzo giovane dai lunghi capelli biondi e così lisci da sembrare finti, occhi chiari dalle svariate sfumature, molto alto e snello. Grazie alla sua bella persona, come passatempo sfila in passerella per le grandi marche americane. La sorella invece è di pochi centimetri più bassa di lui, anche i suoi capelli sono perfettamente lisci e lunghi ma rossi come il fuoco e gli occhi scuri. Anche lei è una bella ragazza e giovane molto magra e sveglia.
 “Per fortuna che ho trovato il mio fotografo di fiducia, anche se era in ferie.”
 “Chi è questo, fratello?”
 “Ah, non è lui… È solo un fotografo tra quelli che lavorano per papà.”
 “Se dici che veramente non è lui, allora chi è?”
Chiede curiosa la sorella alzando gli occhi dal quaderno in cui sta scrivendo seduta nella poltrona di pelle rossa.
 “Non so nemmeno io come si chiama ma dicono che sia il più bravo.”
 “Sei veramente crudele…”
Loro due sono i figli di uno dei più grandi imprenditori che hanno iniziato la sua carriera dal nulla ma ha molta fortuna dalla sua. Il suo nome è Trevor, primo di quattro figli,  ha studiato e lavorato da quando aveva 17 anni, anche se la sua famiglia non era mai stata “alla fame”. Diventò un imprenditore e riuscì a possedere un sacco di attività, e anche un sacco di redazioni di molte riviste lavorano per lui, tra cui quella in cui lavora Philip.
Il figlio, che si chiama Louis, intende seguire le ombre del padre ed è il suo braccio destro anche e se l’università non l’ha ancora terminata e, anche se è bello, in realtà sembra sempre con la puzza sotto il naso. Inoltre è uno di quelli che vuole tutto e subito e a volte è talmente egoista da tenersi tutte le persone che lavorano per il padre, come Philip, tutte per sé.
Il classico figlio di papà viziato.
La figlia dai rossi capelli si chiama Elizabeth, ed è totalmente diversa dal fratello riguardo al lavoro, a lei non interessa proprio niente dell’attività del padre e del patrimonio che hanno, ha deciso fin da subito di intraprendere tutt’altra strada.
È un’insegnante di storia alla scuola elementare di Burbank ed è una di quelle persone sempre impegnate perché, oltre ad insegnare, fa volontariato in ospedale, sempre nel reparto pediatrico. E, grazie a questi due lavori, ha la giusta spinta per iniziare a scrivere nel “tempo libero” quando l’ha.
Scriveva un sacco di storie per bambini, ma mai pubblicate, non ancora almeno.
Anche lei è abbonata alla rivista del fratello di Kyle, le sue foto dei paesaggi le usa per le sue storie e poi a Elizabeth piace molto anche il fotografo, gli piacerebbe incontrarlo un giorno, conoscerlo, parlarci e, una cosa tira l’altra…
Non sapendo dove esso abiti, continuare a vede le sue foto è come sentirlo vicino, immagina sempre di essere con lui e guardarlo fotografare per poi vedere cos’ha visto lui in quello scatto.
E poi aiuta i bambini con piacere nel suo lavoro evitando che si sentano in difficoltà se uno non ha capito la sua lezione. Una donna da ammirare in tutto e per tutto. 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3
 
Il giorno seguente Philip non sveglia Kyle come il mattino seguente, al posto suo trova però un biglietto vicino a una tazza sul tavolo della cucina

 “Scusa se non mi trovi ma ti racconto tutto quando torno. Ci vediamo nel pomeriggio tardi e stasera ti porto in un ristorante cinese buonissimo… A dopo.
P.s: Se hai voglia di farti un giro ho dato le chiavi a Luke  (scusa) e ti lascio anche la cartina con alcuni punti per non perderti e quindi… NON PERDERTI !!!
Fili”
 
Sorride tranquillamente al foglietto e, prima di fare colazione, apre la cartina di Bur- bank e nota i famosi “punti”. Piccole strisce colorate sono attaccate una, sopra l’edificio in cui lui si trova.
“Casa”
guarda il secondo:
“Lavoro”
A pochi chilometri da casa.
“Ma va?!”
Pensa Kyle.
Opta di fare il giro turistico, non ha voglia di stare in casa sennò si sarebbe rimesso a letto, gira sia con la cartina e sia a zonzo da solo, guardandosi intorno e cercando di prendere dei punti di riferimento suoi, come gli ha consiglia sempre Philip dal giorno prima.
Fa un bel giro in compagnia della sua musica alle orecchie e a volte viene superato da dei ragazzini sullo skateboard che appena si voltarono per attaccarlo a mali parole, ma vedendo la sua espressione girano i tacchi in silenzio.
Il ragazzo moro odia sia quei tipi di adolescenti e più di loro odia gli skateboard, ricordava che nel periodo dell’elementari provò quello di un suo amico ma cadde rovinosamente a terra facendosi molto male. Da allora ci mise una croce sopra con quell’oggetto a quattro ruote.
Visita anche veri negozi, tra cui uno di musica dove vide, tra i vari cd, quello del suo gruppo, “The Steam Bock”, quella per lui è stata una bella esperienza,
“Finché non andò allo scatafascio.”
Pensa Kyle lasciando il cd e allontanandosi da quel reparto di musica.
Uscito dal negozio di musica vaga ancora per un po’ finché non sente un buco allo stomaco, vede l’orologio: le 13.30.
“A New York…”
Ricorda Kyle.
Facendo due calcoli veloci si rende conto che sono quasi le 17.40, ha perso l’orario del pranzo e deve tornare subito a casa altrimenti Philip rimaneva fuori.
Fa la strada a ritroso riuscendo a orientarsi, e poi si ferma davanti a un cartellone pubblicitario grande quanto lui, una gigantografia, con raffigurato il Boss delle Torte.  
Ricorda anche quel giorno, sempre nel periodo delle elementari, le maestre avevano organizzato di portare lui e la sua classe in gita nel New Jersey per far conoscere ai bambini il miglior pasticcere d’America che vedevano sempre in tv, Buddy Valastro.
Quando Kyle lo vide per la prima volta, gli bril- larono gli occhi, non gli sembrava vero e ricordò anche che il boss lo guardò e gli sorrise. Non era un sorriso come quello della pubblicità, ma era un sorriso vero e sincero e tutto per lui.
L’uomo li portò “dietro le quinte” del suo negozio dove avveniva la magia del cake designer, spiegò come venivano creati i vari dolci, torte, crostate e per finire in bellezza, diede a loro il compito di creare e decorare il proprio cupcake mettendo i maschi contro le femmine, ma lui era testardo e volle stare sempre vicino alla sua amichetta, compagna di viaggio e di banco.
 “Quando sarò grande diventerò un grande pasticcere, proprio come Buddy.”
 “Io ti credo Kyle.”
Rispose la sua amichetta dai lunghi capelli lisci e castani che teneva legati in due semplici codini alti e buffi, gli occhi erano grandi e scuri, il suo sorriso era sempre gentile e dolce, soprattutto con Ky- le.
 “E quando succederà, tu verrai a lavorare con me – la guardò sorridendo – come la moglie di Buddy.”
 “Davvero?!”
Il tono di voce suo era dolce e sorpreso, proprio da bambina, e gli occhi erano spalancati.
 “Sì sì…”
A causa di un clacson ritorna dal mondo dei ricordi e non solo gli viene in mente il fratello che torna dal lavoro ma anche della sua amichetta dell’elementari, la sua migliore amica; sorride al suo pensiero, è da tanto tempo che non la pensava.
Comunque sia continua per la sua strada senza sapere che qualcuno, distante a lui, lo osserva in mezzo a una folla di gente.
Riesce a  tornare prima del fratello (per fortuna) e, mentre lo aspetta,  si mangiò un biscotto fuori dal balcone ammirando lo stesso paesaggio del giorno prima e ripensando al ricordo della compagna di classe. Si tocca braccio sinistro e sospira con un tono dolce ma malinconico:
 “Emily...”
Al ristorante si rilassano e si raccontano le rispettive giornate, Kyle non dice che ha saltato il pranzo, ma racconta di aver fatto un giro nei vari negozi di abbigliamento, di musica, di sport e così via. Philip racconta la sua giornata con il “rampollo” e anche del padre di lui.
 “Domani ci devi ritornare?”
chiede Kyle mentre mangiava il suo involtino primavera con le bacchette,
 “No no, sono libero, ad agosto avrò anche le ferie e qui sì che ci sarà una sorpresa. “
Annuncia Philip, il fratello moro alza un sopracciglio:
 “Che sorpresa?”
 “Lo scoprirai sempre in questi giorni, tra qualche giorno verrà lo zio Tony a trovarci.”
Il fratello intrecciato spiega che da quando abita a Burbank lo zio ha ripreso a vedersi con lui perché sono “vicini”, anche per via della mamma, lo aiutò lui a trovare quella casa dove il giovane abita.
Si trovano quasi ogni week end perché entrambi erano soli e poi così lo zio aveva l’opportunità di tenerlo d’occhio, peccato che durò poco per entrambi, solo sei mesi, perché lo zio dovette ripartire per lavoro ma contattava sempre il nipote più grande.
Kyle non sa quanto sarebbe rimasto lo zio Tony e chiede:
 “Devo liberare la stanza?”
 “No, no che dici?! – rispose Philip stupito – allo zio piace stare sempre in albergo. Te lo giuro, stai dove dormi, quella camera è tua e non te la deve toccare nessuno… A proposito, l’hai visto il negozio tecnologico?!”
Kyle fa “no” con la testa e Philip organizza che per il giorno dopo un giro proprio in quel negozio, inoltre il fratello biondo vuole regalare qualcosa a Kyle per il diciottesimo e non accetta un “no” come risposta:
 “Non voglio niente…”
dice il fratello moro:
 “Oh si che lo vuoi…”
 “No invece.”
battibeccano per un po’ e Philip alla fine decreta:
 “Cambierai idea una volta lì.”
chiudendo il discorso,
 “Se, se….”
Kyle non è tanto convinto.
Consumano tranquillamente la cena e, per finire, aprono i due biscotti della fortuna che la cassiera dà loro dopo aver pagato il conto:
 “Biscottino.”
gli passa il biscotto incartato e lo aprono una volta usciti dal ristorante, il fotografo legge il suo:
 “”Meglio non attraversare il muro con la testa”… Mh… Non male, ho avuto di peggio… Anche se in realtà un muro mi serve per davvero, anche se non per la mia testa… Il tuo che dice?”
guardando il fratello che sta leggendo il suo ma nella mente:
 
“Sei un partner fedele, dotato di grande purezza, semplicità e fascino.”
 
 “Niente.”
risponde con freddezza accartocciandolo.
Il giorno dopo si recano insieme in questo negozio tecnologico chiamato “Buy More”, è abbastanza distante dalla casa di Philip da raggiungere a piedi e, usando la macchina, ci hanno messo quasi un’eternità a trovare un parcheggio perché è affollato già di pima mattina, ma non per questo motivo i commessi non li notano.
L’interno è come tutti i negozi di elettronica e di tecnologia, pieno di oggetti che Kyle conosce e alcuni sa usare e altre invece che deve leggere il foglietto delle istruzioni e poi tutti i cartelli sono verdi, non ha visto mai tanto verde in un negozio così in vita sua, neanche fosse un negozio di giardinaggio. Anche i commessi sono vestiti di verde, proprio uno di loro si avvicina ai due:
 “Salve!!! – li accoglie calorosamente uno – Benvenuti al Buy More…”
Il commesso è basso e barbuto, anche se per i due fratelli tutti sono bassi, anche lui sembra un folletto e le cose che lo aiutano sono la maglietta del negozio e i suoi accesi occhi azzurri.
Prima che il “piccoletto” continua a spiegare arrivò un altro com- messo che sembrò tutto tranne uno che lavora in quel negozio, perché non indossa la classica maglietta verde come tutti ma una semplice camicia bianca e la cravatta nera:
 “Calma Morgan, ci penso io. – avverte uno con la faccia più simpatica – Perché non vai a controllare dove sono quei due… Meno li vedo e meno sono tranquillo…”
A quelle parole, questo Morgan sembra offeso e se ne va, il ragazzo che è alto più o meno come i due fratelli, con i capelli un po’ spettinati, un buffo sorriso da bambino. Stranamente Kyle si sente più a sua agio con lui che con quell’altro solo guardandolo.
 “Salve, io sono Chuck, e potete chiedere a me se vi serve aiuto.”
 “Infatti ci serve, – dice Philip – mio fratello è diventato da poco maggiorenne e gli vorrei regalare una macchina digitale.”
Di nuovo il fratello biondo abbraccia il moro con un braccio solo e Kyle alza lo sguardo verso il soffitto, si sente sempre a disagio soprattutto davanti agli sconosciuti.
Questo Chuck li porta nel reparto giusto e il commesso dalla camicia bianca parla:   
 “Queste sono quelle che abbiamo, qui le professionali e laggiù quelle normali.”
 “Sono tutte bellissime…”
Gli scappa a Philip guardandole, Kyle, al contrario, non gli fanno né caldo e né freddo, per lui sono delle comuni digitali tranne forse per il prezzo, vede Philip fiondarsi su una di quelle che sta proprio in mezzo tra quelle professionali e quelle non. Guardandola da ogni angolazione e anche il cartellino accanto.
 “Questa mi sembra buona.”
 “Scusi se mi permetto, ma lei ha veramente occhio per questa cose.”
Anche Kyle si avvicina e nota la digitale che il fratello ha in mano, è veramente una bella macchina fotografica nera con un bello schermo per vedere le foto scattate e poi è abbastanza piccola da tenerla comodamente in tasca.
 “Ti piace Kyle?”
Il ragazzo biondo si volta verso di lui:
 “Ma non puoi spendere così tanto per me.”
 “Tu non preoccuparti per questo. Sono due anni che non ti faccio regali e poi hai fatto i diciott’anni a giugno… Posso regalarti a qualcosa?”
Kyle sospira e lo guardò sott’occhi:
 “Tu mi hai regalato il computer ai miei venti.”
Ricorda il fratello intrecciato:
 “Insieme a mamma e papà.”
ribatte il moro.
 “Ma sempre da parte tua è. – si rivolge verso il commesso Chuck – La prendo.”
Spostandosi di reparto per comprare una batteria più potente e duratura sempre per le digitali, Kyle supera un gruppo di persone e sente un brivido lungo tutta la schiena come se gli fosse passato vicino un fantasma. Prosegue senza accorgersi che un altro paio di occhi lo osservano.
Alla cassa è sempre Chuck ad aiutare il biondo con i documenti per l’acquisto superio- re a un tot di dollari e soprattutto una di quelle macchine digitali:
 ”Philip O’Malley” – legge e sorride – sa che si chiama come il fotografo?”
 “Sono io.”
Sussurra Philip, a quelle parole, Chuck alza lo sguardo incredulo sul ventitreenne e resta come imbambolato:
 “Scusi tanto se non l’ho riconosciuta… – dopo pochi secondi gli stringe la mano - È un vero piacere per me averla servita. La mia fidanzata adora i suoi paesaggi.”
Anche lui sussurra mentre Philip ricambia il gesto, Kyle invece nota, poco distante da loro, due ragazzi strani vestiti uguale al commesso chiamato Chuck, avvicinarsi a loro e poi scomparire dietro ad altre persone.
Fatto finalmente l’acquisto, e anche un autografo per la fidanzata di Chuck, i due fratelli si dirigono verso l’uscita ma:
 “Salve…”
un commesso con la faccia da indiano, e che tiene una cartellina rossa in mano, blocca loro la strada:
 “Benvenuti al Buy More…”
continuò l’altro commesso grasso e con i capelli strani.
 “Stiamo andando via.”
Dice Kyle freddamente Kyle mettendosi davanti al fratello e ai due tizi che ha visto avvicinarsi alla cassa, Philip lo prende per una spalla e lo tirò indietro:
 “Ehi Kyle calmati, sono solo dei commessi…”
 “E tu sei il fotografo Philip O’Malley, giusto?”
Non è tanto una domanda fatta da quello basso e scuro di pelle, i due fratelli si bloccano, quello con la faccia da indiano e quello con la faccia da stupido guardano i due e si avvicinano con gli occhi sgranati. Ora i fratelli si sentono a disagio con quei due che continuarono a parlare solo con il ragazzo biondo alternandosi:
 “Tu fai le foto solo ai paesaggi.”
 “Sì…”
Risponde il grasso al posto di Philip.
 “Vorresti prendere dei modelli per le tue foto?”
 “Noi…”
 “Qui dentro, – gli passa la cartellina rossa – ci sono dei nostri scatti.”
 “Tutti fatti in casa…”
Vedendoli Kyle non si sarebbe mai stato in grado di immaginarseli in posa per gli scatti che vogliono far vedere al povero fratello.
 “Sarebbe stupendo per noi poter lavorare per te.”
“Tu” neanche il “Lei” usano.
Prima che i due continuano a parlare si bloccano e si allontanano lentamente sempre con gli occhi sbarrati ma spaventati e rivolti più in alto rispetto ai due, Philip e Kyle sentino stranamente una voce dura dietro di loro:
 “Jeff e Lester smettetela di importunare i clienti che stanno uscendo – prende anche la cartellina dalle mani di Lester – e questa la prendo io.”
Un arto sbuca in mezzo ai due e anche loro vedono un uomo molto alto, molto più di Kyle, l’espressione dura sul volto, per forza quei due sono così spaventati. Sul cartellino solo un nome “Casey”.
 “Scusate se i nostri commessi sono quelli che sono,  - dice sempre in tono duro ma con un sorriso forzato, quasi da sembrare cortese – ora vi lasceranno in pace vero…”
Anche questa non è una domanda ma un’affermazione, i due spariscono in un’istante,
 “Scusate per l’inconveniente.”
E anche Casey se ne va, i due fratelli escono in silenzio dal negozio fino alla
macchina:   
 “Tutti tu li conosci questi posti…”
 “Prima non era così…”
Mette in moto la macchina e tornano verso casa.
 
Squillo del telefono:
 “Pronto?”
 “Pronto, Lizzie!”
 “Oh ciao Sasha, scusami tanto ma mi puoi chiamare stasera che sto per entrare in servizio in pedagogia…”
 “No, ho una notizia bomba per te e non posso aspettare che tu finisca li turno. Non indovinerai mai chi ho visto al Buy More… Al Buy More !!! Te ne rendi conto?!?!?”
La giovane dai capelli rossi si appoggia all’armadietto metallico dove ci sono le sue cose, con la mente vaga velocemente tra le star che abitano in California e che potessero piacere a lei tanto da farle iniziare tardi il turno di volontariato.
 “Johnny Deep?”
Spara a caso.
 “Ma no sciocchina… Il fotografo che piace a te… Philip O’Malley!!!”
Sentendo quel nome Elizabeth si dimentica in un secondo come si respira, il suo fotografo preferito è stato in un negozio della sua città, è lì… Sentì battergli il cuore dall’emozione come se l’ha visto lei stessa dal vivo. Peccato che non è successo perché anche lei doveva andare in quel negozio ma per una cosa e l’altra non ci è riuscita. Avrebbe potuto vederlo… Incontrarlo… Poterlo vedere dal vivo…
 “Oh, ci sei – continua Sasha – o sei svenuta in piedi?!”
 “Eh?! Ah no, cioè sì. Ci sono scusa…”
 “Lo sapevo che avresti reagito così…”
Risponde l’amica Sasha ridacchiando.
 “Gli hai parlato?”
Chiede la figlia dell’imprenditore:
 “No, c’era troppa gente e poi l’ho visto in compagnia di un altro ragazzo molto carino anche lui… Aspetta… Non è che forse è…”
non finisce la frase:
 “No, no, no, no, no… Non mettermi in testa certe idee…”
 “Già è vero, sono entrambi troppo carini per esserlo, due sprechi insomma, per poter- lo essere… - le da ragione all’amica – e troppo giovani poi.”
 “Io sento nel mio cuore che sta aspettando il vero amore…”
Confessa Lizzie tutto d’un fiato, è proprio cotta di un ragazzo che non conosce se non per il suo lavoro.
 “Sì, una come te… - dice seria l’amica – dai vedrai che ci sarà un’altra occasione. Almeno sappiamo che è qui.”
 “E se invece era solo si passaggio?”
 “Uno che va al Buy More sono per passaggio?! Io non credo…”
Usa un tono di chi la sa lunga su quel posto.
 “Vabbè, ti lascio alle tue cose, ti ho già rubato molto tempo.”
 “No, no anzi, ti ringrazio per la bella notizia, non me l’aspettavo proprio… Ora affronterò meglio la giornata con i bambini.”
 “Buona giornata allora. Ciao Lizzie.”
 “Ciao Sasha, e grazie ancora.” 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4
 
Non è un caso che Philip volle regalare al fratello una digitale tutta per lui, il capo di Philip aveva detto qualcosa in proposito, quella “W” di quel posto, altro non è che il Wilwood Canyon Park, il parco nazionale della California, uno dei più belli e naturali, molto più grande del Central Park di New York e più selvatico.
Il viaggio è organizzato dalla redazione ma la cosa più bella per Philip è che il fratello è sempre con lui, era riuscito in tempo a mettere una piccola quota anche per il dark ed ora eccoli lì sul treno, in viaggio verso quel parco.
Vicini di posto, ma con due espressioni diverse sul volto: Philip felice e invece Kyle ha un’espressione scura in volto e tiene le braccia incrociate, Philip gli da una leggera gomitata sul braccio facendolo rinvenire dai suoi pensieri:
 “Sono contento che sei venuto.”
 “Costretto a venire.”
corregge il dark, da quei pochi giorni che arrivò a Burbank, non si è abituato ancora all’orario californiano ed è una tortura per lui essere in treno a quell’orario, il veicolo lo scombussola più del solito e poi il rumore gli da molto fastidio, per non dire l’odore di chiuso e classico di ogni treno.
 “Dai, ti offrirò un altro starbuck’s e un bel pezzo di torta appena troviamo un bar bello fornito, intanto prova a dormire un po’.”
Kyle chiude gli occhi appoggiandosi a un braccio ma li riapre quasi subito:
 “Voglio comprare un pallone.”
Il fratello intrecciato si volta serio verso il fratello minore, sa di cosa sta parlando:
 “Sei sicuro?”
 “Sì, mi piacerebbe riprendere a giocare.”
Philip sorride di nuovo, come se fosse soddisfatto della risposta:
 “Dalla musica allo sport? Non ti stanchi mai?!”
I due fratelli, dopo aver imparato a lottare come i loro due eroi, cambiarono la propria strada, Philip si buttò nel mondo della fotografia, partecipando pure a vari concorsi, Kyle invece si cimentò nel basket, per questo era più alto di Philip, continuò a muoversi e a giocare, gli piaceva. Correva sempre più veloce e non lasciava mai quella palla e, avendo fatto tiro con l’arco per tanti anni, aveva una grande forze nelle braccia, per non dire una mira micidiale. Poi arrivò il gruppo e cambiò tutto.
 “Sai che c’è un campo vicino…”
 “Vicino alla centrale di polizia. Sì, lo so, me l’ha detto un signore nel negozio sportivo.”
Durante il viaggio in treno Kyle racconta dell’incontro avuto con un signore anziano alto ma comunque in forma, si presentò al ragazzo moro dopo avergli visto fare un tiro da due punti nella piattaforma prova del negozio. Egli è stato un allenatore di basket e ora è in pensione e dopo essersi congratulato per il suo tiro, gli parlò del campo abbandonato vicino alla polizia dove può allenarsi senza disturbare nessuno.
 “Se è quello che vuoi…”
Giunti finalmente a destinazione prendono la macchina, portata anch’essa sul treno, si recano all’hotel per posare le borse e a mettere entrambe le batterie delle loro digi-tali a caricare.
 “Pronto per questi due giorni?”
Philip si siede sul suo letto, quello del fratello è a pochi centimetri di distanza dal suo, separati da un comodino in legno,
 “Ancora devo capire perché hai voluto che venissi con te.”
risponde Kyle mentre guardava fuori dalla finestra, l’espressione del biondino è sempre dolce verso il fratello moro che, anche se reagisce così, trova sempre il messaggio nascosto tra le sue frasi.
 “Non te ne pentirai, te lo assicuro. Andiamo a fare un giro? – Kyle si volta verso Philip – Dai, tanto è un viaggio che paga la redazione… E poi ti devo offrire quello che ti ho promesso in treno.”
 “Mi dovresti offrire una torta intera, e non una qualsiasi.”
Kyle si avvicina alla porta dove lo attende il fratello, appena sente la parola di un dolce si muove come un soldatino; Philip sa anche in quel caso a cosa si riferisce:
 “Tu sei rimasto nel New Jersey, vero?”
ed escono a fare il famoso giro.
Il giorno seguente vanno a visitare il parco nazionale, tra fare il giro con guida turistica e quella libera, scelsero la seconda, almeno nessuno mette fretta al foto- grafo che si guarda varie volte intorno per trovare “Lo scatto perfetto” anche Kyle, che si è calmato da ieri, si è incuriosito dal posto e osserva il paesaggio faunistico intorno a lui che, in qualche modo, gli è anche familiare.
Mentre Philip sistema il cavalletto guardò il fratello con la coda nell’occhio:
 “Ti ricorda qualcosa questo posto?”
chiede pur sapendo anche in quel caso la risposta:
 “La Foresta Gialla.”
Questa “Foresta Gialla” è il posto in cui i due eroi dei fratelli, Fili e Kili, si nascondono per fuggire alle guardie del villaggio dove di solito aiutano i poveri e gli indifesi. Questo posto è sempre pieno di trappole e trabocchetti messi lì proprio dai due fuggiaschi per non essere mai catturati. Infatti né le guardie e né la gente del villaggio non si addentrano troppo là dentro tranne i due ladruncoli; sembra di essere sul set di quel telefilm preso dai libri dei bambini, mancano solo Fili e Kili che saltellano tra i rami per nascondersi nelle montagne.
Anche Kyle fa delle foto con la sua digitale nuova, così anche lui può avere un ricordo di quel posto che gli ricorda tanto la sua infanzia, a sua insaputa Philip lo fotografa, di più quando è di schiena per avere qualcuno nelle sue foto, oppure inventano la
battaglia all’ultimo scatto:
 “Guarda qui…”
Kyle si volta verso il fratello che viene colpito da un potente flash dalla macchina pro- fessionale del fratello biondo:
 “Ehi… Ma guarda te che…”
E anche lui cerca di accecarlo con il suo flash, che non è molto forte come quello di Philip e si fanno foto su foto così, ma la cosa che fa ridere il fratello biondo in-trecciato è vedere Kyle che ride con lui come una volta e un pensiero s’inserisce nella sua mente:
 “Perché fratello mio, sei così freddo e distaccato… Quel gruppo ti ha veramente distrutto…”
Ricordandosi, Kyle non è mai stato così, era un ragazzo simpatico e gentile ma dopo il passaggio dalla prima alla seconda superiore cambiò qualcosa in lui.
Forse era successo qualcosa di grave e solo per quello che aveva sempre avuto difficoltà a scuola. Però per fortuna che si era diplomato il giorno prima del suo compleanno, il 19 giugno, ma anche lì non era il volto della felicità.
La mattina seguente Philip lo fotografa di nuovo con la sua macchina come il giorno prima e, anche in quel caso, Kyle è mezzo addormentato:
 “Solo tu in vacanza ti porti e ti metti i boxer di   Bat man…”
Philip è già vestito e pronto per uscire, come se avesse dormito così.
 “Oh Fili ! E basta… E poi me lo hai regalati tu.”
 “IO?! – scherza sulla verità – piuttosto butto i soldi sul primo tombino che trovo.”
 “Eh, l’hai fatto…”
Addormentato e rimbambito per il sonno represso prende i suoi vestiti per quel giorno e si dirige in bagno mente Philip continuava:
 “Grazie che me l’hai ricordato, Kili.”
 “Non c’è di che.”
chiude la porta alle spalle.
Fanno altre foto in quel posto meraviglioso e poi parlano per fare una pausa:
 “Come mai il tuo capo ha fatto tanto il misterioso con questo posto?”
Kyle ammirando il paesaggio che, anche se l’ha visto il giorno prima, l’emozione non è cambiata.
Si sono fermati a mangiare un panino che hanno comprato al bar vicino all’entrata del parco, e sano seduti un po’ sull’erba, Philip è rilassato:
 “Il mio capo scherza sempre, e poi qua vicino c’è un’altra cosa che inizia per la “W”.”
 “Ovvero?”
 “Come ovvero?! Il Walt Disney Company… È proprio dall’altra parte di dove dovevamo andare…”
 “Oh no, Fili…>>
Kyle si mette le mani nei capelli, Philip ride per la reazione del fratello e gli da delle pacche sulla spalla.
 “E poi dici di me.”
 “Io non mi metto le mutande di Bat man.”
 “Tutta invidia.”
Kyle si alza da terra per stiracchiarsi un attimo e nota un gruppo di turisti che sono poco distanti da loro, una famiglia numerosa e il dark vede una cosa che non c’è bisogno di essere un veggente per vedere cosa sarebbe successo poi.
Un bambino si allontana dal gruppo della sua comitiva e si arrampica sulla recinzione in legno che deve “proteggere” le persone dal nulla infatti, oltre il recinto, non c’è niente.
Ora, Kyle non è di certo un genio in sicurezza, ma anche lui sa che a un certo tot di metri ci deve essere una guardia forestale o qualcuno in grado di dire a quel bambino che una cosa del genere non si deve fare.
Il bambino sale in piedi sulla recinzione e inizia non solo a urlare per attirare l’attenzione, ma anche a saltare e fu proprio quel gesto a far scattare al diciottenne moro un campanello d’allarme.
Il bimbo scivola nel vuoto e Kyle fa uno scatto degno di un felino e quando il ragazzino sta per scomparire dalla visuale Kyle riesce a raggiungerlo e ad afferrarlo perché anche lui scavalca la recinzione, tenendosi stretto con una mano, mentre con l’altra afferrare il bambino:
 “Ti ho preso…”
avverte mentre il bambino è incredulo e sorpreso insieme.
 “KYLE !!!”
Anche Philip corre verso la protezione e cerca di aiutare il fratello, Kyle riesce a sollevarlo con una mano sola mentre i genitori lo afferrano e lo issano su verso la salvezza, poi aiutano anche ragazzo moro salvatore.
Il piccolo viene sgridato dai genitori mentre Philip si è messo in disparte con Kyle:
 “MA CHE TI HA DETTO IL CERVELLO?! – il tono è quello di un rimprovero misto al panico per una cosa non successa – POTEVATE MORIRE TU E LUI !!!”
 “Beh?! Non è successo, ok?!”
Non è la prima volta che Kyle ha questi scatti di adrenalina improvvisi ma succedeva nel campo da basket non di certo in un dirupo roccioso; Philip sta malissimo, anche se Kyle è maggiorenne e vaccinato, è sempre sotto la sua responsabilità, non se lo sarebbe mai perdonato se fosse scivolato e caduto giù davanti a lui.
Distoglie lo sguardo dando le spalle al fratello per cercare di calmarsi, si sente tremare dalla testa ai piedi, si sente anche gli occhi umidi e che pizzicano, se li asciuga e vede che non sono solo bagnati, sta proprio piangendo.
Si copre la bocca per non farsi sentire dalle persone intorno a lui e anche da Kyle che lo abbraccia da dietro per dargli sostegno:
 “Fili… Non fare così, non è successo niente…”
Il fratello intrecciato sente che la voce del fratello moro è seria e tranquilla, come se non fosse successo niente, chissà se Kyle ha veramente capito che poteva morire cadendo da parecchi metri solo per salvare un bambino stupido come una scimmia? Prende fiato:
 “Lo sai… Lo sai che mi farai impazzire?...”
 “Certo che lo so… Sennò perché mamma e papà mi avrebbero mandato qui da te?”
Scherza e ride in silenzio, Philip si scioglie da quell’abbraccio e lo guarda negli occhi, lui è veramente tranquillo mentre Philip si è fatto prendere dall’agitazione, per for- za, è il più grande; e così spericolato non se lo ricordava proprio.
 “Fili. – lo richiama all’attenzione il moro – rispondimi a questa domanda, sarebbe sta- to meglio per tutti se quel bambino fosse caduto in questo parco nazionale? Tu che te ne occupi di queste cose, cosa penseranno tutti se fosse successo un omicidio? Tutte le persone che ti seguono, cosa penseranno?”
In fondo ha ragione e poi Kyle si è veramente comportato da eroe quel giorno, ha salvato una vita; a vederlo da fuori chiunque avrebbe pensato che fosse chissà chi e invece no…
Philip riprende colore e sospira:
 “Tu, sei pazzo.”
 “E va bene, - abbozza a un sorriso – ma ora, ti dispiace se ce ne andiamo? Si sta radunando troppa gente per i miei gusti.”
In effetti è vero anche questo, molte persone si sono radunate vicino alla famiglia del bambino, ci sono arrivate anche le guardie forestali che dovevano essere lì fin dall’inizio; senza farsi vedere i due se ne vanno per tornare all’hotel dove discutono di nuovo su chi deve dirlo a mamma e papà al solito momento con la web cam, ma poi nessuno dei due dice niente per non farli preoccupare.
Patto di complicità tra i due.
Tornati a Burbank c’è lo zio Tony che li aspetta, prima di pranzo si presenta a casa dei due, è proprio il ragazzo biondo ad aprire la porta e lo zio è lì. Kyle vede che è cambiato da quando l’ha visto a capodanno da piccolo, non ha più i capelli lunghi ma la barba e sempre quella, molto curata, gli occhiali da sole sono appesi a una catenina d’oro intorno al collo così entrambi i nipoti possono vedere i suoi calorosi occhi azzurri e lo stesso sorriso che ha fatto a Kyle 13 anni fa.
Per un solo attimo, quando s’incrociano gli sguardi, Kyle ha la sensazione di tornare bambino, non ha più diciott’anni ma cinque, distoglie quel pensiero e sorride quando lo zio si avvicina a lui e gli mette entrambe le mani sulle sue spalle:
 “Kyle… Sei cresciuto tanto…”
Ora lo riconosce grazie anche al suo tono di voce.
 “Ciao zio Tony.”
risponde educatamente il giovane nipote.
Quella casa con solo loro tre sembra perfetta, un adulto e due giovani che scherzano e parlava in tranquillità, anche Kyle si sente a suo agio, sembra che fosse cresciuto insieme all’architetto, più lo guarda e più gli tornano in mente i suoi genitori,  è il fratello della mamma ma ci vede un po’ del padre.
Anche se non lo da a vedere, e sono passati pochi giorni, in realtà i genitori gli mancano tanto, proprio come gli manca qualcun’altra dai codini buffi.
Philip è ancora più tranquillo, la paura del giorno prima è letteralmente scomparsa, infatti è lui a cucinare qualcosa per pranzo, un po’ di pasta e una bella bistecca.
Anche lo zio sa del gruppo musicale di Kyle dato che si sente sempre con la sorella però non ne fa parola con il nipote, non gli sembra il caso di turbarlo dopo anni che non si vedono.
Giunse la sera e purtroppo lo zio li deve salutare ma non per andare all’albergo a riposare. Prima di lasciarli però:
 “Ragazzi, purtroppo devo darvi due notizie: una buona e l’altra cattiva.”
“Classico.”
pensa Kyle, poi guarda il fratello e dalla sua espressione capisce che non è stato l’unico ad averlo pensato.
 “La brutta è che purtroppo domani devo partire e non possiamo stare insieme come vi ho promesso.”
 “Lo capiamo.”
risponde Philip guardando anche lui Kyle annuisce per rispondere, lo zio continua:
 “E la bella è questa – mette sul tavolo un mazzo di chiavi e una busta da lettere – Ho affittato una casa a Santa Monica Beach, ma non sono riuscito a prendere le ferie per quel mese. Volete andarci voi?”
Santa Monica Beach è una località marittima californiana molto bella e molto gettonata nei me- si estivi,  oltre le spiagge, l’attrazione turistica è il molo e il parco giochi situato sopra di esso.
È letteralmente un bel paradiso tranquillo e situato sull’oceano pacifico dove tanti giovani ra- gazzi come Philip e Kyle si cimentano nel surf o altri sport acquatici come le esplorazioni sott’ac- qua o giri in barca con gli amici e, anche, i pedalò con la famiglia.
Al nome di quel posto Philip rimane quasi senza parole:
 “Sei… Sei sicuro?!”
 “Certo, purtroppo l’avevo già pagata quando ho saputo che non potevo andarci, almeno se ci andate vuoi due so che non ho sprecato inutilmente. Ci sono due camere e quattro letti, se vi va di portare qualcuno con voi.”
Kyle e Philip si guardano increduli per la bella notizia, accettano il “regalo” dello zio Tony ringraziando durante il breve tragitto dalla cucina alla porta ma anche lì le sorprese non sono finite:
 “Oh, perdonatemi ragazzi, mi stavo dimenticando della cosa più importante. Questi sono per voi.”
Consegna altre due buste da lettera con la raccomandazione di aprirle dopo che lui se ne sarebbe andato dalla casa:
 “Ma zio… - Philip intuisce qualcosa – ci hai già lasciato la casa, non occorre anche que- sto…”
cerca di ridargli la busta ma lo zio lo ritrae e gli mette una mano sulla spalla, in modo paterno:
 “Philip, la casa non conta, io non sono mai stato uno zio vicino come tutti gli altri non ho neanche una famiglia mia, e ho cercato di essere presente in qualche modo… Per fa- vore accettate questo come un vero regalo da parte mia.”
Kyle distoglie ancora lo sguardo. Anche se lo ha visto poche volte, quelle parole lo toccarono nel profondo, Philip invece si commuove e lo abbraccia, cosa che fa anche lo zio accarezzandogli anche i capelli biondi:
 “Philip, ti riprometto che ci rivedremo presto.”
Il ventitreenne muove la testa in su e in giù e poi scioglie l’abbraccio asciugandogli gli occhi, anche i grandi occhi scuri di Kyle sono diventati lucidi ma nessuna lacrima è uscita:
 “Kyle, - la mano gliela mette in mezzo ai capelli sorridendo commosso – sono felice di averti rivisto.”
Abbraccia anche l’altro nipote.
Lo accompagnarono fino all’ascensore e quando rincasano hanno entrambi le buste in mano:
 “Le apriamo?”
chiede Philip guardando il fratello con i suoi occhi chiari ma profondi come quello dello zio:
 “Perché mi guardi così? – Kyle si preoccupa – Mi metti ansia.”
 “Di solito lo zio ci manda i soldi per posta, e non supera mai i 50 $”
 “E con questo?”
 “Perché ci avrà detto di aprirla dopo che se ne sarebbe andato via?”
Kyle osserva la busta di carta con lo stesso sguardo di uno che ha tra le mani una bomba a orologeria, ora sì che ha paura ad aprirla, ricambia lo guardo al fratello intrecciato.
 “Insieme?”
Philip fa “sì” con la testa, nello stesso istante aprono la busta, sentono e afferrano un foglio di carta, lo tirano fuori e vedono che è un assegno a due zeri.
Sempre con la web cam i sue fratelli i due fratelli parlano con i genitori dell’incontro con lo zio Tony:
 “Quanti soldi vi ha lasciato?”
Chiede il padre vedendo che Philip è nervoso:
 “Ci ha lasciato 500 $...500$?!...”
Si alza uscendo così dalla visuale e continua a borbottare da solo per il salottino mentre Kyle resta seduto a guardare sia i genitori che Philip che fa su e giù:
 “500 $ in due.”
Fa segno del numero con le dita il ragazzo moro spiegando meglio la situazione.
Così è Kyle, di poche parole ma chiare:
 “Beh è stato gentile da parte sua, – dice la mamma – è vostro zio, Philip, non uno che vi fa la carità.”
 “Lo so, - si sente il giovane senza che lo si vede – lo so… Ma non voglio che pensi che ci approfittiamo di lui, perché non è assolutamente vero.”
 “Che ha detto?”
La madre non sentì bene lo sfogo del figlio così Philip si risiede e ripete tutto da capo mentre Kyle resta in silenzio,
 “Ora ho capito perché si è raccomandato di aprirle dopo – evidenzia l’ultima parola con forza – sapeva che lo avremmo fermato…”
 “Kyle, tu che dici?”
il figlio nominato alza le braccia al cielo in segno di resa:
 “Io non so che dire pa’… Non me l’aspettavo, ma nemmeno io sono d’accordo, è troppo anche per me.”
 “Ripeto – il tono della madre è fermo e non ammette repliche – è vostro zio e vi vuole molto bene.”
I due fratelli si ricordano del suo discorso prima di salutarli e un po’ si rattristano perché è andato via:
 “Ragazzi, non è colpa sua, anzi, per fortuna che può darvi più di noi, non vi dico che ve ne dovete approfittare, forse anche lui ha paura di sapervi soli e ha preferito così per sentirsi meglio… “
Ipotizza il padre che conosce bene il cognato, abitavano nello stesso quartiere e sono quasi cresciuti insieme.
 “Lo sa che gli volete bene e si preoccupa per voi dato che è più vicino di noi.”
conclude la mamma,
 “Vicino… - ripete Kyle – Chissà dove l’avranno chiamato.”
Philip interviene:
 “Kyle, non preoccuparti, se ha detto che ci rivedremo presto significa che non è andato lontano. Lo conosco, lo faceva sempre nei mesi in cui ci vedevamo.”
I genitori guardano i due figli sorridendo con malinconia e tristezza perché entrambi i loro giovani figli sono lontani da loro, anche i loro occhi sono lucidi ma dalla web cam non si nota, proprio come le loro mani congiunte.
 “Vi auguro la buona notte, ragazzi – saluta la mamma – ci sentiamo domani.”
 “Notte mamma.”
rispondono insieme i due,
 “Mi raccomando – anche il padre si fa stranamente serio – non consumate in un colpo solo quei soldi o vi strozzo virtualmente.”
tutti e quattro si fanno una risata inaspettata, sanno quanto il padre li adori per rea- lizzare quella minaccia ma, in caso contrario, meglio obbedirgli:
 “Va bene papà, stai tranquillo.”
risponde prima il figlio biondo:
 “Ci staremo attenti.”
promette Kyle sorridendo.
 “Vi conviene incassarlo subito.”
consiglia il padre biondo:
 “Lo faremo.”
rassicura di nuovo Philip e Kyle alzò la mano per giurare:
 “Vi crediamo… Notte ragazzi.”
Chiusa la conversazione, e il portatile, la casa sembra più silenziosa, anche senza lo zio Tony. C’è quella sensazione di più vuota del solito, Kyle si alza e si dirige verso la sua camera, o in bagno, Philip lo blocca a metà strada:
 “Cioccolata?”
 “A quest’ora?!”
Kyle si volta incredulo verso Philip che lo guarda con i suoi occhi azzurri e dolci:
 “Dai, sono triste… Ti prego…”
Fa anche la tipica faccia da cucciolo, il fratello moro guarda gli orologi, quello di Burbank segna quasi le 23.00 mentre quello di New York era già domani da tre ore.
I genitori ormai sono abituati con l’orario del figlio maggiore.
Philip lo tenta con la sua ultima carta:
 “Ho i marshmellow. Te ne metto tre.”
Fa anche lui il numero con le dita della mano guardando sempre fisso su Kyle che, alla fine si dirige in cucina:
 “Sì !!!”
esulta soddisfatto alzandosi, sa sempre come far abboccare il ragazzo diciottenne e poi veramente Philip è triste, dopo aver salutato sia lo zio e sia i genitori, per fortuna che ora c’è Kyle con lui, il suo fratello preferito.
Il giorno dopo vanno insieme al negozio sportivo, il fratello moro compra la famosa palla da basket, anche il biondino intrecciato non ha resistito e si prese una tuta blu scuro, come i suoi occhi, usciti dal negozio squilla il cellulare a Philip
 “Oh, è il capo, – guarda il display e poi il fratello – mi aspetti qui?”
 “Ok.”
Kyle si inginocchia su un muretto e si accende una sigaretta intanto che aspetta, non è uno di quei fumatori accaniti, ha iniziato sempre nel periodo del gruppo solo che loro ci andavano giù pesante e con robaccia inimmaginabile. Ripensandoci, non sa a come diavolo ha accettato di essere uno di loro, tornasse indietro non l’avrebbe fatto nemmeno per tutto l’oro del mondo.
 “Kili – il fratello ritorna – il capo vuole vedermi, tu cosa vuoi fare? Torni a casa con me, oppure vuoi stare ancora fuori?”
 “Voglio provare la palla.”
 “Sicuro? Riesci a tornare indietro da solo?”
 “Sì.”
Fa un tiro con la sigaretta,
 “Va bene, mi fido eh…”
alza la mano per salutarlo e si separano.
Finita la sigaretta si avvia verso il campo, non può essere più felice quando lo trova, deserto, recintato e non c’è nessuna traccia di erba perché intorno c’è solo asfalto dato che ci sono alti palazzi in giro.
Inoltre la porta del cancello non è presente, proprio come gli ha detto l’allenatore anziano e purtroppo mancano le reticelle o le corde ai canestri, entra dentro e gli sembra di ritornare preadolescente, quando varcò la prima volta la palestra in cui si allenava.
Tira fuori la palla dalla busta, il suo nuovo acquisto, mettendoci dentro il cellulare, la giacca, il pacchetto di sigarette per liberarsi, e la fa palleggiare per riprendere un po’ la mano, si mette davanti al canestro e segna con un tiro da due punti:
 “Evvai !!!”  
Esulta recuperando la palla, si mette nel punto per fare un tiro da tre, ci riesce anche da lì:
 “Super!”
gioisce di nuovo e continua a giocare da solo facendo punti in ogni posto del campo dove si mette, si sente tranquillo e libero come non mai e intanto non sa che nell’oscu- rità tra due alti palazzi qualcuno lo osserva, di nuovo.
Essendo nel buoi i tratti del viso non si vedono ma i suoi occhi, di cui si intravede solo la sclera opaca, sono puntati sul dark. I palazzi sono distanti dal campo deserto e quei due occhi sono fermi come se aspettano chissà che cosa poi, silenzioso come un gatto, si avvicina verso la luce del sole estivo di quasi fine giugno.
Una scarpa scura esce da quel nascondiglio ma si arresta dov’è perché vede avvici- narsi al campo un “terzo incomodo” e guarda la scena:
 <>
Chuck si avvicina al campo e Kyle si volta verso la fonte della voce, rivedendo il com-messo dal sorriso simpatico, anche il dark sorride più tranquillo e si avvicina alla ringhiera:
 “Ciao… - saluta – tu sei Chuck, vero?”
 “Sì, e tu sei il fratello del fotografo.”
Kyle fa un ghigno simpatico con il labbro:
 “Il ”Fratello del fotografo” ha un nome.”
 “Ah già, - Chuck sorride imbarazzato sentendosi un po’stupido – scusa, come ti chiami?”
Dall’altra parte della recinzione il ragazzo risponde:
 “Kyle.”
 “Piacere Kyle. Da dove vieni? Non ti ho mai visto da queste parti.”
Da quando il giovane è lì nessuno gli ha chiesto questa domanda, si sente un attimo stranito ma poi risponde normalmente, come farebbe con un amico vero:
 “Vengo da New York, infatti.”
Chuck fa una faccia ancora più stupita, diversa da quella che ha fatto a Philip quando scoprì che era il fotografo della famosa rivista:
 “Davvero?! Da New York?! Ma, ma è dall’altra parte rispetto alla California… Perché questo salto?”
 “È una lunga storia in realtà.”
e lo è davvero.
 “Ah, capisco. – Chuck vede la palla e intuisce – Ehi, posso giocare con te? Ti serve un giocatore?”
Kyle lo guarda, caso vuole che è vestito in tuta, e un sorride furbo gli nasce sul viso:
 “Sicuro che riesci a tenere in mano un pallone da basket, oppure sei bravo solo con i computer?”
anche lui cambia espressione e accetta la sfida del ragazzo, mentre lui entra nel campo la presenza dell’ombra sparisce del tutto nell’oscurità, casualmente anche Chuck guarda in quella direzione e non vede più niente.
Mentre giocano si sente aria di competizione tra i due, Kyle è veramente agguerrito e non sbaglia un canestro, Chuck invece ride come un matto, si vede che è più bravo con le cose virtuali, come aveva predetto il ragazzo moro, ma almeno prende un po’ d’aria fresca. Il dark non è mancino ma il commesso nota un segno sotto il braccio del ragazzo quando alza entrambe le braccia per tirare.
All’ora di pranzo decidono di stare ancora insieme, Kyle contatta il fratello avverten- dolo che resta fuori e si recano in un locale a mangiare qualcosa al volo e parlano un po’ per conoscersi meglio, Chuck fa un sacco di domande al diciottenne dark su New York, cosa fa nella vita e se gli piace questo soggiorno a Burbank. Dopo aver risposto alle sue di domande, Kyle chiede come fa a lavorare al Buy More con quei due “Stramboidi” e con “Faccia di bronzo”, Chuck ride di gusto sentendolo, cosa che contagiò pure Kyle che sorride sereno.  
 “Sei bravo a dare i soprannomi, lo fanno tutti a New York?”
 “No, solo io.”
rispode Kyle, poi si guarda intorno, tante persone intorno a loro mangiano e si divertono tranquille:
 “E dove hai imparato a giocare così?”
chiede il commesso dal buffo sorriso,
 “Giocavo in una squadra giovanile, ai tempi delle medie. Amavo questo sport.”
 “Infatti si vede, sei molto alto.”
Kyle riguarda Chuck negli occhi per ringraziarlo del complimento:
 “Anche tu lo sei.”
Chuck ride ancora e confessa:
 “Ma io non ho fatto sport… Perché hai smesso?”
Kyle si rabbuia un po’ e gli scompare il sorriso:
 “Eh… Per un sacco di cose: gli amici, la scuola, i guai…”
Il commesso ascolta il dark e al sentir l’ultima parola, preso dalla curiosità, chiede ancora:
 <>
Kyle lo scruta attentamente il commesso come se si deve fidare di lui per rivelargli un segreto:
 <>
Chuck ricomincia a ridere:
 < parte, vero?>>
domanda anche se la risposta la sa già, Kyle distoglie lo sguardo e vede gli altri intorno a loro ma sembra guardare altro.
 “Purtroppo sì.”
risponde infine.
 “Non mi ricordo di averti visto.”
Confessa il commesso, il suo tono di voce è sincero, molto diverso da prima, Kyle soffoca una risata:
 “Ero il bassista, lavoro “nell’ombra”, nessuno si accorge mai di loro. E sì, eravamo un insulto alla musica.”
Conferma il ragazzo di New York.
 “Com’è iniziato? Scusa la domanda ma me lo sono sempre chiesto come nasce un gruppo musicale.”
 “Per gioco. Eravamo un gruppo di amici prima, e ci incontravamo spesso in un vecchio capannone abbandonato, un giorno uno di noi portò una chitarra. Passavamo ore e ore a cantare, a strimpellare e poi è nato il gruppo. – parla con un tono di voce tranquillo – Ci esibivamo nei locali, nei parchi… All’inizio era tutto stupendo ma poi…”
Si ferma non solo perché non sa se continuare o meno la verità sul gruppo ma anche perché nota una ragazza, splendida ,alta, magra e dai lunghissimi capelli rossi e lisci come quelli delle pubblicità dei prodotti per i capelli. Li tiene legati a mezza coda e tenuti con un fiocco bianco a strisce rosse, e tenuti liberi dietro, indossa un bel vestitino alla marinara, sembra che quell’abito fosse stato cucito apposta per lei. Solo per lei.
Kyle rimane letteralmente senza parole guardandola, come tutti quelli che fuori dal locale, poi lei incrocia il suo sguardo e lui si sente invadere da una specie di calore ma sente anche una serie di brividi, in tutto il corpo, quegli occhi verdi lo hanno conquistano e lui rimane imbambolato come un allocco.
 “Kyle, Kyle. – Chuck lo riporta alla realtà scrollandolo – Ehi Kyle.”
Il diciottenne si riprende e guarda il commesso con aria interrogativa:
 “Perché non riprendiamo a giocare a palla canestro?”
La sua voce non è molto convincente e Kyle non la nota:
 £Perché?! Proprio adesso che ne è arrivata una carina…”
Si alza dal suo posto e s’incammina verso la ragazza non sapendo che, dietro di lui, Chuck prova ad afferrarlo senza successo e lo seguì con lo sguardo preoccupato, e non solo lui, Kyle si appoggia al tavolino dove la ragazza rossa sta con altre ragazze che lo fissano dalla testa ai piedi come se vedono uno straccione, il diciottenne non ci fa molto caso, ha occhi solo per la marinaretta.
 “Salve, non pensavo che in questa città avrei trovato una bellezza del genere…”
La ragazza rossa si volta verso di lui con uno sguardo curioso, i suoi occhi verde sme- raldo brillano alla luce del sole e Kyle sente il suo cuore battere sempre più forte, si sente più deciso e sicuro di sé.
 “Tu non sei di qui, vero?”
chiede la ragazza sorridendogli,
 “No, infatti sono di New York.”
Al nome di quella città la ragazza spalanca gli occhi sorpresa:
 “E che ci fa un ragazzo di New York in un posto soleggiato come questo? Troppa caotica?”
 “Più o meno. – sorride simpaticamente – Mi chiamo Kyle.”
non da la mano come di solito bisogna fare,
 “Piacere, Tessa.”
risponde lei. Kyle è soddisfatto per essere riuscito nel suo intento:
 “Bel nome Tessa, mi ha fatto piacere parlare con te, ora devo andare.”
fa l’occhiolino e si allontana, Chuck è incredulo quando il dark ritorna nel loro tavolo, è felice come non mai:
 “Amico, ma… Perché l’hai fatto?”
 “Perché ho fatto cosa?”
Chiede incuriosito, per lui è normale flirtare con le ragazze, a New York non fa altro e anche lì non si è lasciato sfuggire l’occasione, con la ragazza più carina che ha mai visto;
Chuck si avvicina di più a lui:
 “Tuo fratello non ti ha detto niente? Niente di niente?”
 “Che doveva dirmi?!”
Kyle sembra più confuso di prima:
 “Kyle, quella ragazza, è la fidanzata di Luis de Jackson, il figlio dell’imprenditore.”

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

Kyle torna a casa continuando a pensare a quella frase e al tono di voce in cui Chuck l’ha detto, come se lei fosse una persona pericolosa da cui stare alla larga, continua a non capire. Quando Philip gli apre la porta vede che il fratello non è solo, c’è infatti il capo della rivista, appena s’incrociano gli sguardi, lui fa un sorriso a 32 denti, per un’altra “gioia” di Kyle:
 “Ciao Kyle !!!”
 “Salve…”
“NO!!!”
Dice e pensa vedendolo seduto sul divano davanti al computer del fratello, stanno controllando in anteprima le foto per la rivista, il capo di Philip sembra molto soddisfatto, Kyle non fa caso che vicino al portatile c’è un giornale piegato.
Parlano un po’ di quei due giorni al parco nazionale e il capo:
 “Hai fatto proprio un bel salvataggio, Kyle.”
A sentire quella frase Kyle cambia espressione e si volta verso il fratello:
 “Gliel’hai detto?!”
parla a denti stretti
 “Io no, te lo giuro…”
mette le mani davanti in segno di resa, se Philip non è stato, allora come lo ha scoperto l uomo?!
Sam, il capo, prende e apre il giornale mostrandolo al diciottenne un articolo:
“Ragazzo misterioso salva bambino 
al Wild Wood Canyon Park”

In grande c’è una foto di lui appeso alla protezione con una mano mentre con l’altra tiene il bambino, chissà se qualcun altro che avrebbe visto quella foto lo avrebbe riconosciuto. Purtroppo si vede che è lui.
A Kyle tremano le mani mentre regge il giornale, il fratello gli si avvicina preoccupato:
 “Kyle…”
Anche il capo gli si avvicina:
 “Ragazzo…”
 “Sto bene, sto bene…”
mente; quell’uomo gli ha rovinato l’umore.
 “Non ti preoccupare – gli prende il giornale – hai fatto un gesto bellissimo che nessuno sarebbe stato in grado di fare, sono felice per te.”
Sorride sereno per tranquillizzarlo mettendogli una mano sulla spalla sinistra, Kyle rabbrividisce a quel contatto, nessuno gli deve toccare “quella” spalla. Dopo un po’ Sam se ne va e Kyle può tirare un sospiro di sollievo, quell’uomo non gli piace a pelle.
 “Allora, ti sei divertito con Chuck?”
Chiede Philip per cambiare discorso, il fratello gli raccontò tutto, dell’incontro, di come lo stracciò e di come si sentisse al sicuro parlando con lui, il fratello intrecciato sorride alla notizia:
 “Hai trovato un amico.”
 “Già, e non solo quello…”
 “Cioè?”
Philip s’incuriosisce.
 “Ho conosciuto una ragazza molto bella, e sembra anche molto simpatica.”
 “E chi è?”
I due fratelli sono seduti sul divano a parlare, il ragazzo moro si è  rilassato meglio a parlare di questa ragazza:
 “E come si chiama?”
a Kyle brillano gli occhi:
 “Tessa…”
Al fratello maggiore scompare il sorriso e impallidisce come quella volta al parco nazionale:
 “Che c’è?”
 “Non mi dire che è quella “Tessa”…”
la stessa espressione che aveva Chuck ora l’ha il fratello biondo:
 “Oh no… - si alza e fa su e giù davanti al fratello – No… Non può essere… Non Lei…”
Kyle lo segue con lo sguardo:
 “Ma che succede?! Chi è?! E perché reagite tutti così?!”
 “Ti ricordi il tizio a cui faccio le foto?”
il suo tono è un tantino nervoso, Kyle fa “sì” con la testa anche se in realtà non lo conosce affatto, neanche di vista.
 “Quella è la sua ragazza, e la prima cosa che ti dicono appena arrivi qui è: “Non si tocca la ragazza di Luis de Jackson”.”
Kyle abbassa la testa mentre con gli occhi continua a fissarlo:
 “Stai scherzando spero…”
 “Ti sembra che sto ridendo?!”
Si indica il viso, in effetti non ride, è sempre più nervoso mentre continua a muoversi, Kyle continua:
 “Se è così che stanno le cose perché non mi hai avvertito?”
Kyle è intelligente quando vuole, infatti con queste sue frasi blocca il fratello che alle volte non sa come rispondere,
 “Non pensavo servisse, ho sentito che era fuori città.”
 “A quanto pare hai sentito male.”
risponde serio il dark, Philip è più serio che mai ed è difficile che si arrabbi, è un tipo piuttosto allegro e spensierato e Kyle lo ammira in segreto per questo.
 “Comunque, “ Non si tocca la ragazza di Luis” – il fratello moro fa un’espressione incredula, come se non credesse a quello che il fratello gli sta dicendo – proprio con suo padre sto concludendo un affare e non voglio che niente s’intrometta tra di cui come suo figlio che si lamenta che “tu”, gli hai importunato la ragazza.”
Lo addita come se fosse un estraneo e non suo fratello a cui vuole bene e lo ha ospitato a casa sua, Kyle scatta in piedi a quel gesto, cosa che fa sobbalzare il fratello, non aspettandoselo di certo:
 “Ne parli come se avessi rubato un diamante. Ma che sarà mai, abbiamo solo parlato.”
Ribatte,
 “Questo tizio, oltre a essere molto egoista, è molto geloso delle cose che ha, tra cui proprio la sua ragazza.”
spiega in parole più semplici che può il fotografo.
 “Ma che potrà mai fare di così “pericoloso” da farti reagire così?>>
I fratelli si guardano negli occhi come a sfidarsi:
 “Ti sto solo avvertendo che non si scherza con queste persone, loro sono potenti.”
 “Infatti, meglio continuare a obbedire come un cagnolino bisognoso, vero?”
Philip cambia colore, solo che non è pallido ma rosso di rabbia per le parole, e l’aggettivo, che gli ha dato il fratello, infatti gli sfreccia ritrovando si davanti a lui con una mano alzata ma si ferma.
Kyle rimane fermo dov’è e continuando a fissarlo con i suoi occhi marroni seminascosti dalla frangia, neanche la sua espressione cambia, non ha mai smesso di sfidarlo:
 “Coraggio… - lo incita – Se può farti sentire meglio.”
A sua sorpresa Philip abbassa il braccio:
 “Sai che non lo farei mai… Perché dici questo?”
 “Lo sai benissimo perché… A quanto pare so combinare solo guai, vero? Secondo te perché mamma e papà mi hanno mandato qui da te?! Non ne potevano più delle mie stupidaggini…”
Il viso duro di Philip ritorna al suo colore naturale:
 “Kyle… - allunga la mano per prendergli il braccio amichevolmente – Non è vero…”
Il ragazzo moro lo scansa in malo modo:
 “Dai ammettilo – alza il tono della voce – sono una delusione in tutto quello che voglio fare o rovino la vita degli altri…”
stavolta i suoi occhi diventano lucidi. 
Philip ci riprova ad avvicinarsi e questa volta con fare più fraterno:
 “No… Non dire così…”
 “Ah no?! Che ho fatto ora?! Rispondimi ! Non hai detto che non volevi guai?”
 “Non intendevo questo… - si giustifica – Non volevo…”
 “Ma l’hai fatto!”
Una lacrima scende dai suoi occhi scuri, notandola Philip riesce ad avvicinarsi e a toccargli il braccio:
 “Kyle…”
senza dir nulla il fratello moro lo abbraccia e scoppia in un pianto liberatorio che sorprende molto il fratello maggiore.
Philip è un po’ impacciato, non voleva spaventare così tanto il suo fratellino e non pensava neanche che reagisse così, si siedono di nuovo sul divano e lascia un po’ sfogare cercando di tranquillizzarlo e chiedendogli scusa per il suo stupido comportamento. Non si ricorda l’ultima volta che Kyle avesse pianto così tanto con lui, alza lo sguardo sul mobile dove c’è foto del fratello che ha preso da facebook. 
È sorridente a quattordici anni, forse proprio in quel periodo cambiò, dopo aver avuto una crisi come quella, non si ricordava proprio il perché.
Dopo un bel po’ di tempo Kyle si calma e riprende a respirare normalmente ancora attaccato al fratello:
 “Ti senti meglio?”
chiede in tono quasi paterno  spostandogli o capelli davanti al viso, Kyle fa sì con la testa e si separa da lui:
 “Scusa.”
Confessa senza guardarlo in faccia mentre Philip continua ad accarezzargli la schiena:
 “No, scusami tu. Non dovevo dirti quella cattiveria, mi dispiace ma qui le cose funzio-nano così… Ma sono sicuro di una cosa – Kyle alza lo sguardo su di lui – mamma e papà ti vogliono bene, non è vero che sei un peso, come dici tu e che rovini la vita degli altri…”
 “Non è vero dici? – lo  interrompe – La vuoi sapere una cosa? La verità sul gruppo?”
Philip lo osserva serio, sa cos’è successo al gruppo di Kyle grazie solo alla madre ma desidera tanto sentire la sua versione, annuisce.

Kyle racconta in poche parole che scoprì un giro di droga del quale lui non ne sapeva niente; il gruppo era composto da cinque ragazzi, tutti e cinque amici tra di loro e il migliore amico di Kyle, Ben, ne faceva parte insieme al suo fratello gemello Brad.
Il dark moro ricordò che a metà di un concerto Ben, che era il batterista, svenne e sbatté la testa sul palco, Kyle abbandonò il suo strumento per soccorrere il migliore amico cercando di risvegliarlo mentre arrivava l’ambulanza.
Nel raccontarlo Kyle vedeva ancora la paura che provò in quel momento come se vedesse di nuovo negli occhi senza vita il suo migliore amico per poi scoprire, una volta in ospedale che non ce l’aveva fatta a causa di un’overdose da farmaci e me- dicine.
Ancora il dark faceva fatica a crederci che qualcuno potesse morire a 17 anni di droga e medicine, inoltre quello che morì era proprio il suo migliore amico, il bassista ne rimase distrutto alla notizia ma decise lo stesso di andare al suo funerale unendosi al dolore della suo famiglia. Ma quello era soltanto la punta dell’iceberg.
Non passò nemmeno un giorno e Kyle ricevette un messaggio da parte di Brad, dicendogli di recarsi al loro capannone, una volta lì, scoprì la verità i quattro ragazzi avevano nascosto lì la “polvere bianca” e si stavano spartendo la restante per non dare sospetti, solo allora Kyle scoprì di essere il vero “pulito” tra tutti loro. Si maledisse per non aver fermato il suo migliore amico in tempo notando varie volte che fumava roba pesante e aveva comportamenti strani. Capì inoltre che lo volevano mettere in mezzo a questo complotto. Si rifiutò di aiutarli e da quel giorno abbandonò il mondo del gruppo, della musica e soprattutto la smise di frequentare quei pochi di buono.

A fine racconto Kyle resta in silenzio mentre Philip lo imita perché non sa che dire, la verità risultò essere troppo forte per uno come lui, figuriamoci uno come il fratello che l’ha vissuto in prima persona, la mamma gli aveva detto solo della morte di Ben, questo retroscena non se lo sarebbe mai immaginato. 
Lo abbraccia per consolazione:
 “Mi dispiace Kili. – quando lo chiama in quel modo Kyle sa che era tornato in sé - Non ne sapeva niente.”   
 “Non si può sapere tutto di tutti Fili, almeno finché non è già troppo tardi.”
Il diciottenne parla come un automa, Philip non l’ha mai visto in quello stato e, da una parte, si sente anche un po’ in colpa perché in quel periodo era già andato via.
Come se stesse vedendo un film, si ricorda di tutte quelle mattine, quando correva per prendere l’autobus per andare a lavorare, Kyle era sempre dietro di lui che lo imitava per andare a scuola. 
Gli mancano quei momenti da quando è a Burbank e non si sarebbe mai immaginato che il fratello facesse questo tipo di vita, prova a giustificarsi:
 “Mi dispiace che hai affrontato tutto questo da solo… – gli accarezza la schiena – In parte è anche colpa mia.”
A quelle parole Kyle si gira verso il fratello intrecciato:
 “Tua?! – il tono è quasi indignato – Tu neanche c’eri…”
 “Appunto. Non c’ero… Forse avrei potuto fare qualcosa.”    
Il dark si separò dall’abbraccio alzandosi:
 “Sai che non ti avrei ascoltato, non prenderti colpe che non hai.”
e si dirige fuori sul balcone. 
Philip preferisce non seguirlo per non stargli troppo attaccato, della serie “col fiato sul collo”, sa che Kyle non lo sopporta, decide di tenersi occupato facendo un  po’ di pulizia per casa.
È ancora mezzo scosso per aver scoperto la verità ma dall’altra parte è contento che il fratello si fosse aperto con lui, gli dispiace per la morte di Ben, lo ha visto crescere con Kyle. Ora capiva lo strano comportamento che, a volte, il fratello moro mostra con le persone e perché a volte le punzecchiava anziché avere un discorso normale, sicuramente ha paura di affezionarsi  agli altri.
Povero fratello, così giovane e già con una morte nel cuore, anche se Kyle gli ha detto di non farlo, si sente veramente in colpa perché se n’è andato lontano da tutti, lontano da New York e da lui.
Quando finisce s’incontrò, anzi quasi scontra, con il fratello all’angolo del salotto:
 “Oh…”
perfino Kyle si sorprende,
 “Ehi… - istintivamente Philip lo afferra per le spalle – Attenzione.”
lo libera subito ed entrambi si guardano in uno strano silenzio, sembra che Kyle ha una luce diversa negli occhi, forse si è tolto un grande peso dal cuore.
 “Pizza stasera?”
chiede Philip cercando di non turbarlo oltre,
 “Perché no?”
Risponde accennando a un lieve sorriso,
 “Va bene, la ordino io. Ti piace ancora speck e brie?”
 “Certo…”
il dark lo supera per dirigersi in camera ma Philip lo ferma:
 “Kyle… Mi dispiace per Ben.>>
il diciottenne fa un sorriso amaro:
 “Anche a me.”
 e va in camera.
Durante la cena parlano di cose più tranquille:
 “Domani devo andare a lavorare.”
 “Hai finito i giorni?”
gli chiede calmo
 “Sì e no.”
Philip spiega che quella mattina il capo è venuto a trovarlo non solo per vedere le foto in anticipo ma anche perché la sorella di Luis de Jackson, una certa Elizabeth, vuole farsi fare delle foto da lui e il fotografo ha accettato ma facendo un accordo.
Gli raccontò che per il mese di agosto, periodo in cui tutti loro della redazione avreb- bero preso le ferie, avrebbe avuto un impegno a Santa Monica Beach, non disse niente riguardo alla casa, e in conclusione barattò i suoi ultimi giorni da stare a casa per riprendere a lavorare e andare in ferie tranquillo.
Sam conosce troppo bene Philip per sapere che lo sta imbrogliando o meno, fa delle foto fantastiche anche quando prende giorni per stare a casa, e accetta in cambio di altre foto da Santa Monica Beach.
 “Quindi rimarrò solo?”
deduce Kyle mentre taglia un’altra fetta di pizza,
 “Nah, non dire così, se vuoi puoi fare altre passeggiate per Burbank, hai il numero di Chuck? – Kyle fa sì con la testa – Organizzatevi e andate di nuovo a giocare insieme, oppure…”
 “Oppure?”
Di nuovo il dark lo guarda serio con i suoi grandi occhi scuri mentre Philip è solito a sorridere:
 “Senti, questo è un discorso serio, ma non prendermi per papà o un vecchio ma… Ti piacerebbe trovare un lavoro qui?”
il fratello non cambia espressione, sospira e poi guardò fuori dal balcone.
 “Non lo so.”
Ammette,
 “Vuoi… - il tono di voce di Philip si fa triste – Vuoi tornare a New York?”
 ”No, neanche…”
In cuor suo il fratello biondo fa un sospiro di sollievo:
 “Dai perché non resti qui con me?! Sarà uno spasso…”
L’espressione di Kyle non è una di quelle che “Esplode dalla gioia”, Philip non lo ha mai visto questo suo lato confuso, sembra quasi, anzi, lo è di certo, come i poeti erranti, una di quelle persone che non stanno mai ferme in un solo punto e sentono sempre il bisogno di viaggiare in luoghi diversi.
Questo Philip non l’accetta, non vuole che il fratello va allo sbaraglio senza un appoggio e, forse, dormendo anche per strada, gli unici parenti che hanno sono tutti a New York e non vuole nemmeno che faccia la stessa fine di zio Tony.
 “No dai, resta qui con me… Ti prego.”
Quelle ultime due parole sono una supplica.
 “Quanto ti senti solo, sinceramente?”
Philip risponde al fratello con un sorriso e facendo con due dita un segno di una cosa piccola di almeno due centimetri, Kyle la prende sul ridere tranquillo:
 “Bugiardo.”
 “Sarà anche vero ma non sei un peso se resti qui.”
 “E che lavoro potrà mai trovare uno diplomato in lingue?”
Il fratello biondo passa tutta la serata a elencare i tanti lavori che può fare Kyle, dal commesso allo speaker radiofonico, dato che gli piaceva la musica, dal cameriere all’addetto al call center e quando, per puro caso, nomina anche il portinaio, Kyle si demoralizza mentre Philip gli chiede scusa ridendo per l’errore:
 “No! Come Mister Simpatia no… Toccherò il fondo così…”
Dato che il fratello ha ripreso a lavorare Kyle pensa che finalmente può dormire in santa pace senza avere l’incubo che Philip lo riprende o lo fotografi mentre dorme. 
E invece no.
Sente il citofono suonare ad un orario che per lui è ancora presto, rintronato ancora per il sonno, più del solito, indossa un paio di pantaloncini, una maglietta al contrario e quando apre la porta fu quasi accecato dalla luce del sole del quasi mezzogiorno, con i fusi orari non ce la può fare. Davanti a lui vede una ragazza che a occhio e croce può avere la sua età, magra e bella, vestita con una T-shirt e un paio di pantaloncini di jeans. 
Tiene un polsino nero nel braccio sinistro, che al ragazzo gli è stranamente familiare, e ha una borsa a tracolla nera sul fianco destro. I suoi capelli sono lisci, mori scuri, lunghi e sciolti sul viso dolce come il suo sorriso, i suoi occhi, castani anch’essi, sono nascosti dietro a un paio di occhiali dalla montatura nera e Kyle non nota proprio che stanno brillando per lui.
 “Ciao…”
saluta timidamente la ragazza.
Prendendola per una di quelle persone che vanno a bussare alle porte per la pubblicità o di quelli che vogliono far cambiare fede religiosa, Kyle risponde quasi male:
 “Sono ateo…”
All’inizio la ragazza si sbalordisce e poi ride:
 “No… Che pensi?! Non sono una di loro…”
Il dark la guarda in modo storto mentre lei continua un po’ intimidita per come la 
guarda:
 “Non… Non so se ti ricordi di me, ma io…”
 “Ci conosciamo?!”
La squadra dalla testa ai piedi, se avesse conosciuto una ragazza così carina di sicuro se lo sarebbe ricordato ma pensare alle 11.30 del mattino per lui è difficile. Non ce la può proprio fare.
La ragazza fa un sorriso triste, come se aspettasse una reazione così, poi le si illumina il viso:
 “Oh ! Scusami è vero… Che scema! – si toglie gli occhiali appendendoli al collo della maglietta – Forse così ti ricorderai meglio…>>
Kyle la vede toccarsi e separarsi i capelli lisci portandoseli in alto sulla testa formando due codini buffi, solo allora il volto del diciottenne la riconosce e fa una faccia sbalor- dita, anche se è ancora intontito dal sonno:
 “Non ci posso… - gli si ferma la frase in gola per lo stupore – EMILY !!!>>
 “Ciao Kyle!”
si rimette in fretta gli occhiali perché il dark fa uno scatto verso di lei per abbrac- ciarla forte, è commosso e felicissimo nel sentirla su di sé.
Anche la ragazza, Emily, lo abbraccia stretto e gli accarezza i capelli, ha le lacrime agli occhi per la forte emozione, non può vederlo ma anche Kyle è così.
La sua amica, la sua migliore amica è lì e la sta riabbracciando come se avesse paura che sparisse di nuovo.
Continua ad abbracciarla, baciarle la guancia e a sussurrare in tono sognante nell’orec- chio:
 “Emly… La mia Emily…”
lei sorride commossa ascoltando la sua voce. 
Stettero per chissà quanto tempo in quella posizione e poi Kyle la fa entrare a casa del fratello.

Emily è la sua migliore a New York, si sono conosciuti alla scuola materna, alle ele- mentari erano sempre insieme o a casa di lei a fare i compiti insieme o a casa di lui a giocare insieme al fratello Philip a Fili, Kili e la principessa Dala, altro personaggio di quella storia da bambini.
Anche se aveva sempre quei buffi codini sulla testa, lei era una grande sportiva anche se non era iscritta a nessun corso sportivo, giocava ore e ora con Kyle a basket, inol- tre andava sempre alle sue partite e urlava come una matta quando faceva i tiri da tre e ogni volta che Kyle alzava il braccio sinistro, sapeva che era per lei.
Emily aveva una sorella maggiore che si chiamava Lorelai, per Kyle era la sorella più buona del mondo, era di qualche anni più grande anche di Philip, amava la sua sorella e il suo fratello gemello Andy solo ce lui non era uno di quei fratelli “buoni”.
Fino ai tre anni era un bambino normale poi qualcosa nella sua testa cambiò, diventò un bambino autistico e, dato che questi bambini non sanno relazionarsi con le persone, non faceva altro che urlare a squarciagola, piangere e aveva atteggiamenti aggressivi contro tutti.
I genitori fecero su e giù nei vari ospedali per cercare di scoprire la causa scatenante di questa sindrome, fecero esami anche a Emily, essendo la sua gemella, per fortuna risultò sana ma il fratello no.
Lorelai si occupò della sorellina quando i genitori portavano il figlio in giro tra ospe- dali e strutture, la curava come se fosse sua madre, infatti le faceva sempre lei quei buffi codini e a volte la curava perché il fratello alzava le mani anche su di lei.
La sorella maggiore era anche molto brava e intelligente per far capire e spiegare a Emily perché c’era questa situazione in casa loro e le diceva sempre di non dire a nessuno di Andy, infatti nessuno, Kyle compreso, sa niente di lui e l’idea di fare i compiti insieme era sempre sua per distrarre meglio la sorella minore.
Ma nonostante il fratello gemello in quelle condizioni, Emily era una bambina sempre felice e spensierata, amava andare a scuola, aveva tanti amici e poi c’era Kyle che con la sua simpatia la faceva ridere in continuazione e lei lo aiutava a studiare.
Ma un giorno la sua famiglia dovette traslocare anche per il problema di Andy, forse una città meno caotica l’avrebbe aiutato a rilassarsi di più, questa cosa non rese per niente felice la sorella gemella che, ovunque andasse, o con i nuovi compagni di scuola, le mancava sempre Kyle. Si ambientò benissimo a Burbank, era totalmente diversa da New York ma lei era nata lì, e a volte sentiva il bisogno di rivedere le sue strade, i negozi e i suoi amici che aveva lasciato senza un perché.
In California trovò nuovi amici e anche piccoli amori solo che non andò mai “fino in fon- do”, Lorelai aveva trovato il vero amore a Burbank e, dato che si era sposata, toccava a lei prendersi cura del fratello e risultò molto difficile quando aveva gli attacchi di rabbia ed era sola.
La sorella aiutava più che poteva perché un po’ si sentiva in colpa per aver “abbandonato” la sua famiglia ma i genitori non l’accusarono mai di aver fatto tale scelta e di poterne creare una tutta sua.
Quando riuscirono a trovargli un ‘educatore da seguirlo anche a casa, la ragazza si sentì libera finalmente, cambiò pettinatura, facendosi il ciuffo da una parte, si mise gli occhiali da vista, purtroppo le calò durante le superiori. Si diplomò alle magistrali, le piacevano i bambini e a settembre avrebbe insegnato scienze alle scuole elementari. Ma in tutto questo cambiamento un po’ ci stava male, soffriva in silenzio perché, a parte la sorella che non c’era più come prima, aveva rinunciato a trovare il vero amore, dopo quelle piccole esperienze aveva paura di stare male di nuovo e inutilmente, e poi ritornò Kyle.

Il ragazzo è ancora incredulo eppure lei è lì davanti a lui, seduti insieme sul divano, vedendo la casa, Emily riconosce subito il tocco di Philip, conosce troppo bene ad entrambi, infatti capisce subito il motivo per i due orologi ma non l’angolo con i cuscini.
Ora Kyle è totalmente sveglio, attivo e gli sembra di essere tornato bambino, soprattutto quando era il suo compleanno ed Emily era l’unica che veniva, essendo nato in giugno tutti i compagni preferivano partire mentre lei era l’unica che si presentava con un regalino. 
Parlano di un sacco di cose, lei non dice niente del fratello nemmeno in quell’occasione, si raccontano di cos’hanno fatto dopo la loro “separazione”, ne ha combinate di cose il ragazzo, e rivelargliele si sente stranamente uno schifo. Lei invece rivela che a settembre avrebbe iniziato a lavorare in una scuola a Burbank. 
Mentre parla Kyle continua a guardarla sempre più affascinato per come è cambiata in quegli anni anche senza i suoi buffi codini, le accarezza le spalle e i capelli come per assicurarsi che fosse veramente lì con lui. Non è un miraggio e neanche un sogno.
 “Ma… Ma come hai fatto a trovarmi?”
Con la sua solita timidezza, che secondo Kyle non è mai cambiata, confessa:
 “Ti ho visto al Buy More.”
al nome di quel negozio si demoralizza come al suo solito ma solo per farla ridere:
 “Al Buy More?! Perché proprio lì?! – dice più a sé stesso  - E mi hai riconosciuto?!”
 “Sì, mi sei passato accanto e poi la mia amica mi ha trascinato via.”
 “E come hai fatto a trovarmi qui?!”
 “Beh… - imita il suo amico con una risposta delle sue – Ho chiesto al portinaio se in questo palazzo abitasse il migliore amico del mondo... Ed eccomi qui.”
Cosa rara ma non impossibile. 
Questo fa ridere ancora il ragazzo che appoggia schiena e testa sullo schienale del divano e poi rivolge lo sguardo l’amica d’infanzia con occhi diversi, per la seconda volta che è a Burbank, è contento di vedere qualcuno.
È davvero felice che lei fosse vicino a lui e che ancora le sta toccando i lunghi capelli.
Quando si calma parla di nuovo:
 “Emily io… - prova a giustificarsi ma non sa da dove iniziare – Io… Ho provato a cercarti in tutti i modi da quando… Non ti ho mai dimenticato…”
Il suo tono di voce è triste ma Emly sa ancora come consolarlo:
 “Ehi Kyle, non dire così, la colpa è stata anche mia che non ti ho mai scritto o contat- tato… È più a me che dispiace – tocca la sua spalla sinistra – Voglio confessarti una cosa, io sono negata al 100% per la tecnologia e tutti questi oggetti strani. Non mi avresti trovato su internet o su quel social… Come si chiama?”
Guarda l’amico confusa, Kyle s’intenerisce e si ricorda che quando lei veniva a casa sua era l’unica che non giocava con la Play Station dei fratelli, li guardava soltanto e si divertiva così; il diciottenne gli accarezza una guancia e poi si avvicina di più a lei, 
come se sente una forza che lo fa muovere, sussurrando il suo nome:
 “Emily…”
 “Sì…?”
Anche fa per avvicinarsi, ma sempre con quella sua timidezza, e imita lui che sposta un po’ la testa di lato e si avvicinano con le labbra ma vengono interrotti dal rumore della porta che si apre e Philip rincasa per la pausa. 
Quando vede i due ragazzi sul suo divano li guarda storti, pensando che dopo il discorso di ieri il fratello avrebbe messo la testa a posto, per fortuna si sbaglia.
Vedendo anche lui, Emily si alza dal divano sorridendo e si avvicina al fratello biondo di Kyle:
 “Ciao Philip! Oh mamma mia, quanto sei cresciuto anche te…”
quando è vicina lui la ferma:
  “Alt! Chi sei?”
La diciottenne si ferma di colpo incredula:
 “Non mi riconosci? Sono Emily.”
 “L’Emily che conosco io aveva due cose che tu non hai.”
la ragazza capisce e sbuffa in modo scherzoso:
 “Uff…”
Ancora si sistema i capelli come prima mentre Philip la guarda con gli occhi lucidi; che in realtà stesse scherzando?
Quando la ragazza rifà i codini buffi anche Philip esulta come prima fece Kyle:
 “Emily !!!”
l’abbraccia come se la battuta detta prima non contasse più, Kyle li raggiunge sorridendo come non mai, dopo un po’ Philip la lascia libera e continua a parlare:
 “Ma che ci fai qui?!”
 “Abito anch’io a Burbank.”
risposta talmente ovvia che persino uno come Philip può evitare:
 “Sei sempre stata qui?! In questo paese?!”
Philip è incredulo, mai si sarebbe aspettato che per due anni lui ha vissuto  nello stesso posto dell’amica di suo fratello, a saperlo lo avrebbe convinto molto prima a venire da lui:
 “Vuoi qualcosa? – Philip si dirige in cucina – Hai fame? Hai sete?...”
Inizia a frugare tra le credenze mentre Emily lo raggiunge pregandolo di fermarsi che non vuole niente, allora Philip la invita a restare a pranzo con loro, all’inizio rifiuta poi decide di rimanere in nome della loro amicizia.
Sembra che non si sono mai lasciati anche se parlano in continuazione, anche Emily rimane sorpresa del lavoro di Philip, un bel salto da New York fino alla California e da solo, per fortuna ora c’è Kyle a fargli compagnia.
Il ragazzo dark guarda ancora la sua migliore amica con affetto, finalmente e a sorpresa, l’ha ritrovata e le sembra più bella che mai perché è cresciuta. 
Inizia a battergli forte il cuore e, ogni volta che parlano un po’ s’impapina con le parole, cosa di cui si accorge solo Philip ma preferisce restare in silenzio.
 “E come sta tua sorella?”
chiede cambiando discorso:
 “Oh bene, si è sposata.”
 “Ah sei figlia unica allora.”
Il fratello biondo guarda Kyle che per due anni ha avuto la stessa sorte, Emily risponde d’istinto:
 <>
Spera tanto che i due non si sono accorti del piccolo lapsus, ma non fu così:
 “Perché? C’è qualcosa che non va?”
i due fratelli diversi la osservano non più con il sorriso felice, piuttosto sono preoccupati:
 “Beh, a volte Lorelai torna a farci visita, ed è come se non se ne fosse mai andata.”
Philip e Kyle si rilassano, la scusa che inventò sul momento funzionò per fortuna o la copertura che ha fatto sul suo fratello gemello per anni sarebbe saltata.
Dopo pranzo Philip li saluta per tornare a lavoro ma lascia i due con una raccomandazione:
 “L’accompagni tu Emily a casa quando vuole andar via.”
ma la ragazza rifiuta ancora:
 “No, no non occorre, abito a due isolati da qui.”
 “Non se ne parla Emily – Kyle l’abbraccia con un braccio come facevano da piccoli – ti accompagno io senza problemi, così vedo anche dove abiti e posso venirti a trovare.”
Sorride all’amica ma lei insiste:
 “Non vi preoccupate davvero… - poi si volta vero l’amico ritrovato – Kyle, mi piacerebbe tanto, rivederti…”
Sorride timidamente come era solita fare a New York; stettero ancora insieme nel pomeriggio e poi Emily deve proprio andarsene, Kyle non solo l’accompagna davanti  l’ascensore ma scende con lei e si salutano fuori dal portone di vetro, tutto davanti gli occhi di Luke. 
Non vuole lasciarla più, per quatto lunghi anni ha cercato in tutti i modi di trovarla, o di farsi trovare, ecco il perché del gruppo, se fosse diventato famoso lei lo avrebbe visto di sicuro ma non andò così e abbandonò la speranza. Cercò anche di contattarla e invece è stata lei a trovare lui.
Si scambiano il numero di cellulare e si danno appuntamento per il giorno dopo, grazie a questa bella sorpresa Kyle sembra avere una paralisi facciale, sorride fino al ritorno del fratello biondo che prima si stupisce e poi:
 <>
 <>
Non è più arrabbiato o freddo ma per la prima volta, da tanto tempo, è felice e spensierato come non mai, la sua amica del cuore è lì, a pochi isolati da lui e il giorno dopo l’avrebbe rivista. Ancora non ci crede e non vede l’ora che arrivi il momento.
Per Philip è positivo questo cambiamento, è da quella foto incorniciata che non lo vede così e poi dopo gli avvenimenti degli ultimi giorni c’è da dire che se lo merita proprio.
Anche a lui è andata benissimo la giornata con la sorella di Louis, sul balcone, mentre ammirano Burbank il ragazzo racconta:
 “All’inizio pensavo fosse uno scherzo.”
 “Perché?”
 “Perché anche questa ragazza ha i capelli rossi – Philip sorride d’istinto – ma è totalmente diversa dal fratello…”
Kyle non lo nota ma a Philip brillano gli occhi.

H 14.34
Mentre il ragazzo intrecciato sta aspettando la figlia dell’imprenditore da una sistemata all’attrezzatura per fare le foto, poi sente la voce di Alex che lo chiama, quando la raggiunge rimane come pietrificato. Anche lei ha i capelli rossi come Tessa ma poi si calma quando incrocia i suoi occhi scuri, non è la ragazza di Louis.
Dopo essersi stretti la mano il fotografo la porta nel posto per fare le foto:
 <>
Fa sempre queste domande “professionali” a chi entra nel suo “regno” ed Elizabeth sembra che fosse come entrare in un altro mondo.
Per lei è già emozionante vedere di persona il suo idolo preferito e avrebbe voluto essere meno tesa del solito. Sorride ma è un sorriso nervoso, per non dire imbarazzante, non è abituata a fare queste cose come il fratello, lei è una semplice maestra.
 <>
Philip sorride e gli fa vedere vari scatti su degli album che fece lui durante al primo anno, per Elizabeth tutti quegli sembrano uguali, opta per le classiche fototessere ma anche lì, si emoziona e ha attacchi di risate, anche se gli occhi le brillano come due stelle.
Questa cosa fa ridere anche Philip, che si deve fermare e poi l’aiuta la calmarsi un po’ offrendole dell’acqua e cercando di parlare.
Scopre che lei è abbonata alla sua rivista, cosa che non disturba per niente il foto- grafo, è abituato a conoscere queste persone, e che la sua foto preferita sia proprio quella che, l’anno scorso, misero in copertina:
 “L’ho incorniciata quella.”
Ammette il fotografo e la ragazza risponde:
 “Davvero?! Hai avuto un’idea geniale…Dovresti farlo con tutte le tue foto. Una mostra… In tanti verranno a vederti, abbonati e non, così altri si abboneranno.”
Elizabeth non sa che proprio con suo padre, Philip ha un accordo di aprire la sua galleria con le sue foto, è indeciso se rivelarlo o meno, è sempre la figlia non vuole approfittarsene per raggiungere il suo obiettivo.
 “Perché non chiedi aiuto a mio padre? – come non detto – Di sicuro ti aiuterà”
A quella frase il giocane confessa:
 <>
 <>
Acquisisce più sicurezza se qualcosa riguarda la sua famiglia o quel rampollo viziato di suo fratello, infatti lui non sa che lei fosse lì. Louis ha l’abitudine di tenersi tutto per sé, persone comprese. Infatti Lizzie è riuscita a trovare il fotografo grazie alla sua amica Sasha.
Grazie alla piccola chiacchierata Elizabeth divenne più sicura di sé e fa le benedette foto anche se Philip la vede un’altra luce che non sa spiegare neanche lui ma lo fa sorridere mentre lei lo guarda da dietro l’obbiettivo.

Kyle ascolta attentamente, non ha mai smesso di sorridere e sentendo il fratello dice:
 “È cotta.”
Philip diventa bordeaux, sentirlo dire in giro, è una cosa, e sentirla dal fratello è un’altra:
 “Ma che dici?! Come posso piacergli io?! Lei è…”
 “Disponibile? Carina? Gentile?”
 “Sì ma…”
È molto imbarazzato.
 “Allora è come ti di detto io. È cotta di te.”
Sentendo quelle frasi, da lui, non lo riconosce nemmeno:
 “Chi sei tu?! Che ne hai fatto di mio fratello Kyle?!”
Il fratello moro alza gli occhi al cielo scuotendo la testa:
 “Fili… Non ci sai proprio fare con le donne.”
 “È vero, - ammette - questo te lo concedo. Ma solo questo, Kili.”
Philip è anche incredulo per il cambiamento del fratello, è stato l’incontro con la sua migliore amica a farlo trasformare di colpo?
Spera proprio di sì. 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6
 
Il giorno dopo i due amici si rincontrano sotto a casa di lui, Kyle la riabbraccia come il giorno prima. Lei ha i capelli legati in una lunga treccia che tiene sulla spalla destra, indossa un semplice vestitino di colore azzurro, leggings, ballerine nere e la solita borsa a tracolla. Kyle indossa una maglietta verde “prestata” da Philip, un normale pinocchietto di jeans e le sue amate converse. Stanno tutta la mattina nei pressi di un parco che Kyle ha visto, e passato, quando fece il giro da solo e, insieme a Emily, ha la sensazione di essere ancora a New York.
Seduti tranquilli su una panchina continuano a parlare e lui, a volte, giocherella con la sua treccia anche se, in un piccolo angolino del suo cuore, gli mancano i vecchi e cari codini buffi.
Lei gli lascia fare e lo guarda dietro i suoi occhiali, è davvero straordinario che entrambi si sono ritrovati a distanza di quattro anni e in posto anonimo e caldo come Burbank.
Anche lei sa che all’amico piace il freddo e la neve, è molto curiosa di sapere come avesse fatto Philip a convincerlo a venire fino in California.
A un certo punto i loro due sguardi s’incrociano, come quando erano sul divano, lei vede ancora quella luce di quando erano piccoli. Invece Kyle, più la guarda e più
sembra che Emily si fa bella ai suoi occhi, si avvicinò sempre come il giorno prima.
Non sa neanche lei il perché ma fu presa da un attimo di panico e si volta in avanti distogliendo lo sguardo dal suo amico d’infanzia e anche lui abbassa lo sguardo
sentendosi strano, forse in colpa perché crede di aver esagerato.
Vedendo i bambini giocare la giovane si rilassa e cambia l’argomento di conversazione:
 “Giochi ancora a basket?”
Kyle intuisce che la risposta l’avrebbe delusa:
 “No – Emily si rivolta verso di lui – Non era più la stessa cosa senza…”
Si blocca con la paura di esagerare di nuovo ma dallo sguardo capisce che la ragazza ha intuito la fine della frase.
 “Senza di me?”
Kyle annuisce in silenzio.
 “Prima sei andata via te e poi Philip. – c’è anche la questione del migliore amico ma non
lo menziona nemmeno – So che nessuno dei due ne ha colpa ma… All’inizio pensavo fosse mia.”
 “Tua?! Perché doveva essere colpa tua?”
L’amica sa solo la sua di verità e si sente come un peso nel cuore più forte rispetto agli altri giorni. Per diciotto anni aveva tenuto quel segreto e ora sente il bisogno di sfogarsi con qualcuno che non sia né la sorella e né i genitori. Però nello stesso tempo ha paura di perdere Kyle. Lo guardò con decisione e inizia a parlare, al diavolo le conseguenze:
 “Kyle, devo dirti una cosa.”
Il ragazzo lo guarda con attenzione,
 “Però non voglio che ti spaventi o ti arrabbi…”
 “Non mi spaventerò e né arrabbierò.”
conferma l’amico d’infanzia con tono tranquillo e amichevole.
Grazie a questa frase Emily si sente più sicura di sé ma il destino non la pensa così, per la seconda volta vengono interrotti:
 “Ehi ! ma guarda un po’ chi c’è…”
Compare Chuck e avvicinandosi ai due amici che si voltano insieme a guardarlo, non si aspettano proprio un arrivo del genere:
 “Oh, ciao Chucky.”
Lo saluta Kyle, il commesso del negozio di elettronica fa una faccia imbarazzata, forse nessuno lo ha mai chiamato così, ma non ha ancora conosciuto Kyle:
 “Ehm… Preferisco Chuck.”
lo corregge gentilmente:
 “E io Chucky.”
ribatte Kyle senza smettere di guardarlo. Chuck lascia perdere sorridendo a entrambi anche se la ragazza non la conosce.
 “Lei è Emily, la mia amica d’infanzia.”
la presenta Kyle all’amico, i due si stringono la mano presentandosi, Emily ha l’aria un po’ confusa:
 “Ti ho già visto da qualche parte.”
Il ragazzo sorride e risponde in modo automatico, come se ci fosse abituato a ricordare  alle persone dove lavora:
 “Lavoro al Buy More”
Emily lo focalizza:
 “È vero caspita… Quant’è piccola Burbank alla fine.”
 “Come mai da queste parti, Chucky?”
non solo lo chiede per curiosità ma anche perché un po’ lo pretende, ha interrotto il loro “appuntamento” cosa che il commesso buffo non si è di certo accorto.
 “Stavo andando dalla mia ragazza.”
Il dark rimane di sasso scoprendo che un tipo come lui ha una ragazza, è talmente colpito che perde il discorso tra lui e Emily finché entrambi non lo guardano e lui si riprende.    
 “Allora volete venire?”
chiede Chuck gentilmente,
 “Dove?!”
ora è Kyle quello confuso,
 “Alla yogurteria dove lavora la mia ragazza. È lo yogurt più buono del mondo.”
Il diciottenne guarda prima lui e poi Emily che gli sorride tranquilla.
Anche se è curioso per la cosa che le stava per dire accetta e si fa guidare dall’amico.
All’inizio pensa che fosse uno scherzo perché li porta dritti, dritti al Byu More ma poi devia verso un negozietto più piccolo, un bar molto carino e accogliente, con tutti i tavoli  occupati da tante persone che si gustano il loro fresco yogurt e ci sono anche varie ragazze che girano in mezzo ai tavoli con i vassoi carichi di bicchieri alti di vetro, o plastica, al cui interno si alternano con grosse strisce di vari colori i gusti e lo yogurt bianco e in cima vari tipe di granelle e frutta caramellata a mo’ di decorazione e gli immancabili sciroppi.
Tutto ciò appare molto allettante agli occhi dei golosi e non.
Si avvicina loro una di quelle cameriere, una tipa molto carina e con lineamenti delicati sul viso, alta, magra e anche lei ha i capelli biondi raccolti in due codini buffi proprio come li aveva una persona che Kyle conosce bene, ed è anche al suo fianco.
La ragazza saluta i 3 nuovi arrivati e anche Chuck con un bacio fugace, nascondendosi con il vassoio vuoto verso il bancone forse per non farsi scoprire dalle colleghe.
Kyle e Emily vedono in diretta quell’atto e solo per quello ne deducono che è la fidanzata di Chuck e di nuovo Kyle
rimane come spiazzato e senza parole.
Questa ragazza, che si chiama Sarah, è di una bellezza disumana e, guardandoli, il dark non può credere che stanno insieme.
Non riesce a pensare che loro due sono insieme, lui è un commesso nerd e lei sembra provenire da un altro pianeta.
Non è invidioso, solo che non capisce, il suo amico è fidanzato e lui no… Forse.
La ragazza li fa aspettare finché non si libera un tavolo lasciando comunque un menù a testa con i vari gusti degli yogurt così da poterli scegliere con la giusta
calma.
Una volta avuto il tavolo i tre si siedono e continuano a parlottare, Chuck chiede molto su loro due e, dopo aver ascoltato la loro storia, anche lui fa una faccia sorpresa, proprio come quella volta del fratello, uguale.
 “Ma… Ma… È  straordinario… Davvero straordinario… Se non me l’avreste raccontata voi questa storia non ci avrei creduto per tutto l’oro del mondo.”
Entrambi gli amici newyorkesi sorridono timidamente e si guardano di nuovo, anche Emily fa ancora fatica a crederci, Kyle è davvero lì con lei, sono di nuovo insieme, e prima gli stava anche per rivelare il suo più profondo segreto.
Alla fine fu davvero destino che quello non è né il giorno e né il momento adatto. Chuck continua a vedere i due come dei personaggi di una storia d’amore che alla fine s’incontrano al Buy More, proprio come successe con lui e Sarah e anche il suo amico Morgan, l’altro commesso che inizialmente ha accolto i due fratelli.
 “Quel negozio è il punto d’inizio di tante storie d’amore…”
dice il commesso con fare orgoglioso.
Dentro di sé Kyle preferisce che il loro vero inizio è l’incontro sul pianerottolo della casa di Philip e non in quel negozio da cervelloni, ma rimane zitto per non offendere Chuck. Emily intanto è arrossita, cosa strana dato che nel locale c’è l’aria condizionata.
Sarah arriva con le loro ordinazioni, Emily non disse niente a nessuno, timida com’è ma quella è per lei la prima volta che assaggia uno di quegli yogurt, infatti ha preso il più classico, quello col cioccolato, compreso lo sciroppo a intervalli e sopra i biscotti sbriciolati.
Per fortuna le piacque molto.
Kyle lo prese al caramello mentre Chuck alla frutta, anche la ragazza di sedette con loro ma solo per pochi minuti.
Passano lì un bel momento e quando Kyle e Emily fanno la strada a ritroso lei è infreddolita sia dentro che fuori, infatti ha la pelle d’oca e brividi:
 “Mamma mia… Quello yogurt mi ha fatto gelare tutti i denti…”
Kyle ride e l’abbraccia come fa spesso il fratello con lui, con un braccio solo stringendola a sé:
 “Come sei delicata… Non ti ricordavo così.”
Lei non dice niente per quel gesto, infondo sono amici da una vita:
 “Non mi sento neanche più le labbra.”
 “A questo se vuoi ci penso io.”
A sorpresa le da un bacio a stampo, lei per un attimo non capisce più niente, l’ultima cosa che ricorda è Kyle, davanti alla sua faccia, e di aver sentito le sue labbra, fresche come lo yogurt, sulle sue.
Se fosse stato un sogno l’avrebbe capito ma non lo è.
Lei è sveglia e Kyle veramente l’ha appena baciata.
Non sa cosa rispondere, o comunque cosa dire, il dark è il suo migliore amico e non pensava che provasse qualcosa per una come lei.
Lo guardò dritto negli occhi, lui è tranquillo, e forse anche soddisfatto, mentre lei si sente le gambe di gelatina.
Come scritto prima, ha avuto delle storie che sono finite male non solo per via del fratello, ma anche perché lei pensava ancora a lui. E ora?!
Il suo piccolo sogno segreto si è realizzato e lei non se l’è aspettato di certo. Soprattutto in quel modo.
Non si accorge quanto tempo è restata in silenzio e con quell’espressione in volto,
fatto sta che Kyle la riporta alla realtà:
 “Ehi, ci sei?!”
La ragazza si riprende e risponde con uno spento:
 “Si…”
Kyle pensa di aver fatto la cavolata del secolo e subito se ne pente:
 “Mi dispiace. Non volevo darti fastidio con questo bacio.”
cerca di giustificarsi mentre il suo sorriso svanisce, Emily si rende conto che non vuole che questo succeda e gli prende il viso con entrambe le mani per istinto, infatti pure da bambina lo faceva, sempre con lui, e dopo una lunga separazione di quattro anni eccoli ancora lì a fare quel gesto.
Da quando Kyle è a Burbank ha avuto vari flashback rivedendo il suo passato, con quel gesto ricordò quelle volte in cui loro due erano insieme. Come se si fosse accorto solo in quel momento che a volte Emily aveva lo sguardo triste oppure a volte aveva qualche livido o cerotto e per fermarlo con le domande lei faceva sempre quel gesto.
Non è cambiato niente in quegli anni di distanza, Kyle si è accorto dell’amore che prova per la sua migliore amica da quando scomparve, e con le ragazze che portava dal concerto ha fatto quel che ha fatto era solo perché sentiva nella testolina una voce dirgli in continuazione:
“Questo non sei tu.”
E ora che si sono rincontrati le ha dimostrato la verità.
Dopo un po’ Emily riprende anche a parlare:
 “Kyle, io… Non…”
 “Non volevi, vero?”
ipotizza il ragazzo dark ma Emily fa “no” con la testa:
 “No… Sì lo volevo ma…”
si sente un groppo alla gola e non riesce più a continuare:
 “Ma cosa?”
Kyle sembra deluso non solo di se stesso, sa che non è fidanzata, ne hanno parlato ieri, quindi perché non riesce a dirgli qualcosa?!
 “Kyle io non so se… Posso…”
a queste parole il diciottenne si allontana da lei:
 “Tu non mi ami?”
La domanda getta Emily nello sconforto, gli occhi le si riempiono di lacrime e fa la cosa più ovvia in un momento come quello: scappa.
Kyle prova a rincorrerla ma si perde proprio nei pressi dell’edificio di suo fratello, Emily è nuovamente sparita e forse, questa volta, veramente per colpa sua.
Torna a casa con una tristezza nel cuore incolmabile, come quelle volte che ne ha combinata una delle sue, dentro casa sta peggio perché è di nuovo solo, come a New York.
Nel tardo pomeriggio arriva Philip che, appena lo rivede in quelle condizioni in camera sua, chiuso nel suo mondo di musica, gli si avvicina:
 “Ehi, Kyle… - si siede sul letto di fronte a lui e gli tocca il ginocchio per scrollarlo – Kyle, che hai?!”
Il fratello moro ha l’istinto di cacciarlo via ma non sapendo bene il perché non ne ha il coraggio, piuttosto distohlie lo sguardo sia da Philip che dal pc.
Philip sta lì finché il fratello non sbollisce il nervosismo che ha nel cuore e poi cerca di parlare tranquillamente raccontandogli il pomeriggio con Emily, il fratello più grande l’ascolta attentamente e alla fine gli chiede:
 “Cosa ti stava per dire prima che arrivasse Chuck?”
Ha completamente rimosso quella curiosità su Emily e ora si trova con due grattacapi a cui pensare e l’unica persona in grado di aiutarlo a capire l’ha baciata allontanandola per sempre dalla sua vita.
 “Non mi sarei mai aspettato questo comportamento da parte tua.”
ammette Philip in tono non proprio duro ma quasi, Kyle lo riguarda con i suoi grandi occhi scuri:
 “Che intendi dire?”
si rimette sulla difensiva e Philip si alza in piedi:
 “Sei strano. Da quattro anni hai uno strano comportamento con tutti e dopo che ricompare la tua amica cambi di nuovo… Sei stato male tutto questo tempo solo per lei?!”  
Per la prima volta Kyle non sa come, e cosa, rispondere. È come se tutta la sua rabbia e frustrazione si fossero volatilizzate, il vecchio Kyle non c’è più e ora si trova in difficoltà.
Dal suo silenzio Philip intuisce qualcosa:
 “Non mi dire che… Sei sempre stato innamorato di lei? È per questo che sei stato
male?...”
Kyle lo guarda con occhi duri:
 “E anche se fosse?”
ci prova a essere difensivo come prima ma non ci riesce sentendosi peggio:
 “Kyle… - Philip si addolcisce - È una cosa bella questa, ma non dovevi fare come hai fatto tu.”
 “E che dovevo fare?!”
 “Dovevate solo godervi l’uscita. Io ti ho detto che con le donne non ci so fare ma per-sino io so che bisogna aspettare.
Non avrai pensato che fosse come una di quelle che ti seguivano ai concerti?”
Paragonale Emily a quelle ragazze è troppo, Kyle voleva soltanto dimostrarle il suo amore, e invece era scappata. Si risiede sul letto e Kyle lo guarda con gli occhi tristi e speranzosi, come se solo lui abbia tutte le risposte del mondo e riformula la domanda di prima in modo diverso:
 “Che cosa devo fare, ora?”
Philip sospira e si rivolge al fratello:
 “Non lo so… Ma per adesso il mio consiglio è questo: aspetta… Solo questo.”
 “E se non mi volesse più vedere?”
 “Emily?! No… Vedrai che non è così… Dalle un po’ di tempo… - nota l’indumento familiare – Scusa ma, è la mia maglietta questa?”
Il dark si rende conto solo in quel momento che l’ha ancora addosso e spalanca gli occhi sul fratello biondo esclamando:
 “No…”
ma scappa di corsa dall’altra parte del letto mentre Philip inizia a gridare isterico:
 “BRUTTO DISGRAZIATO !!! NON L’HAI PERSO QUESTO VIZIO!!!”
a tratti ride pure, a New York Kyle lo faceva di continuo.
Una volta calmate le acque Kyle, fuori dal balcone a fumare, prende il cellulare e guarda il display, ora che ha il suo numero può chiamarla ma si sente come bloccato.
Mai ha avuto questa sensazione e avrebbe preferito di gran lunga tornare indietro e non baciarla mai ma, conoscendosi, lo avrebbe rifatto.
Si sente un idiota, con la mano che regge la sigaretta si accarezza il braccio sinistro e pensa che l’ha veramente persa di nuovo. Non se lo perdona proprio ma quella fu l’unica volta che ascolta il fratello e s’impone di aspettare.
Poi un angolino del suo cervello si muove qualcosa e inizia a pensare, forse c’è qualche collegamento tra la cosa che gli sta per dire e il fatto che il giorno prima non ha voluto essere accompagnata a casa sua. Forse Emily nasconde qualcosa, ma poi ripensava quando a New York stava sempre a casa sua e non c’era niente di strano.
Quella notte è peggio, non riesce proprio a prendere sonno che di solito problemi non ne ha.
Il giorno seguente è ancora sul balcone, fa proprio caldo, se fosse rimasto nella grande mela di sicuro sarebbe andato al mare da solo, e invece? È in una città vicino alle montagne, da solo.
Vuole uscire per giocare a basket ma allo stesso tempo non ne ha voglia, ripensa ancora alla stupidaggine che ha fatto.
Sussulta quando il cellulare gli squilla per poi scoprire che a chiamarlo è solo il fratello:
 “Ehi Kyle, sei sveglio?”
 “No. Ti risponde il gemello cattivo.”
 “Spiritoso… Senti, vedi che ho ordinato un libro da internet e dovrebbe arrivare uno di questi giorni. Ah e poi vedi che non torno a casa per pranzo. Sono stato invitato dal capo. Vuoi venire?”
Kyle rifiuta l’invito del fratello, non ha nemmeno voglia di rivedere i colleghi di Philip e tantomeno il capo, e poi è un pranzo di lavoro, lui che c’entra?!
 “Va bene. allora ci vediamo stasera. Ciao Kili.”
 “Ciao Fili.”
risponde al solito modo ma senza entusiasmo e mette giù.
Si cucina qualcosa, uova strapazzate e un toast, mangia sempre poco a pranzo se è da solo ma senza gustarselo e guarda qualcosa in tv.
Non si ricorda nemmeno di essersi addormentato sul divano perché fa un salto quasi fino al soffitto quando sente il campanello della porta, e lo sta per rifare quando dall’altra parte ci trova di nuovo Emily.
Lei cerca di fare un sorriso tranquillo, uno dei suoi, mentre lui cerca di svegliarsi più in fretta perché non riesce nuovamente a crederci nonostante quello che ha fatto e le sorrise:
 “Ehi !…”
La saluta:
 “Ciao Kyle…”
Sembra la stessa scena di due giorni fa solo che stavolta sa chi lei è e la fa entrare, all’inizio l’imbarazzo tra i due si legge in faccia e a tratti nemmeno si guardano. Poi Emily fa un lungo respiro e inizia a parlare prendendo coraggio:
 “Kyle, io devo dirti…”
ma viene interrotta dall’amico che la prende per le spalle:
 “No aspetta… Sono io che ti devo dire una cosa… Mi dispiace per quello che è successo ieri…”
Kyle parte in quarta, questo lo faceva da ragazzino ed Emily si trova sempre di più in difficoltà:
 “No… Non dire così…”
Prova a zittirlo ma niente.
 “Io non ti voglio perdere di nuovo. Anche se ti amo, io…”
 “Kyle!”
Prende di nuovo la sua faccia tra le mani, come il giorno prima e solo allora lui si ammutolisce, guardandosi meglio negli occhi lei sospira di nuovo:
 “Io non sono arrabbiata… Ti amo anch’io ma… Non posso.” 
A quelle parole Kyle si sente sprofondare e ritrovarsi accanto al suo amico che non c’è più. Perché queste parole?! Per quale motivo dice di amarlo ma poi lo rifiuta?!
Si allontana come il giorno prima con la stessa espressione in viso:
 “Che intendi dire? – si fa involontariamente freddo – Perché non puoi?”
Il cuore di Emily martella per il cambio di umore avvenuto davanti a lei, cerca di resistere e di non piangere come ieri:
 “Fammi spiegare…”
La sicurezza del giorno prima non c’è più, di colpo è la bambina dai codini buffi che aveva paura di un attacco di rabbia di suo fratello gemello, infatti proprio di lui non riesce a parlare e sta per perdere davvero il suo migliore amico. Non sa proprio che fare.
 “Kyle io non ti riconosco più.”
ammette l’amica e questa volta lui si sente bloccato.
Cerca ancora di calmarsi, non si sarebbe mai aspettato il suo arrivo e ora che può rimediare al suo errore sta rovinando di nuovo il momento.
Si siede sui divano e lei su una sedia mettendosi davanti a lui:
 “Ascolta, ti giuro che ti amo pure io. Me ne sono accorta quando mi hai baciata ieri ma non posso…”
I suoi occhi sono di nuovo colmi di lacrime, fa più male a lei rifiutarlo, invece Kyle continua a guardarla in silenzio con un’espressione spenta:
 “Hai un fidanzato? Uno segreto?”
 “No Kyle, non ho nessuno.”
 “E perché hai reagito in quel modo ieri? So che ho sbagliato ma mi sono sentito uno stupido. E anche che ti avevo perso di nuovo.”
 “Questo no. – gli prende una mano – Non mi hai perso, ci siamo ritrovati dopo quatto lunghi anni… Ti ricordi che ha detto Chuck?”
Sentendo il nome dell’amico, il dark fa uno sbuffo per sorridere, Emily ha ragione. Si calma e ricambia il tocco con la mano:
 “Mi stavi per dire qualcosa ieri. Era per caso il vero motivo per cui non puoi?”
Dall’espressione che Emily fa intuisce già la risposta ma lei parla lo stesso:
 “Sì. Ma non riesco più a parlartene. È da tanto tempo che ci provo e ho sempre perso le persone anziché trovare sostegno o aiuto.”
Kyle le fa segno di sedersi accanto a lui, Emily non ha alcuna esitazione e si avvicina sedendosi accanto a lui, la cinge con un braccio intorno alle sue spalle stringendola a sé come faceva sempre a New York.
Lei si sente finalmente protetta come all’ora grazie a quel semplice gesto, è cresciuta con lui e con quell’abbraccio e non è cambiato niente, si rilassano entrambi:
 “È tanto grave?”
chiede con un po’ di preoccupazione nella voce ma sincera, Emily alza lo sguardo su di lui e i loro occhi s’incrociano di nuovo:
 “Non riesco a dirti neanche questo.”
ammette. 
Kyle fa una smorfia e continua a guardarla, ha una luce che fino a ieri pensava di non aver notato.
Si avvicina di nuovo e le sussurra qualcosa, anche se nella casa sono solo loro due:
 “Mi perdoni?”
A quelle parole anche lei si avvicina ma all’orecchio dell’amico e lo imita:
 “E tu?”
Il ragazzo sente un brivido lungo la schiena al suono della sua voce e il suo profumo. Fosse stato un vampiro, alla vista del suo collo, non ci avrebbe pensato due volte.
Sente il suo cuore battere sempre di più, l’ama e anche se lei lo rifiutava, nello stesso tempo la ricambia. Chissà ancora perché poi…
Fu un attimo.
Si ritrovano di nuovo con le labbra attaccare ma questa volta nessuno dei due vuole ritrarsi all’altro.
Kyle accarezza le sue labbra calde di lei con le sue, se fosse stato uno dei suoi sogni non si sarebbe voluto svegliare in quel momento, è troppo bello e magico anche per essere vero. Con coraggio apre gli occhi e lei è ancora lì.
Si separano per respirare e di nuovo si guardano in faccia, Emily è rossa sulle guance e ha gli occhi mezzi spalancati, lui sorride.
Poi Emily chiede:
 “Sono nei guai?”
Tutte le domande nella sua testa non ci sono più, tutta la frustrazione di quella mattina sparì grazie a quel bacio, Kyle tornò di buon umore ed è con l’unica persona con cui vuole stare in quel momento e forse anche per il resto della sua vita.
Le accarezzò la testa e i capelli lisci dicendole solo due parole:
 “Ti amo…”
 “Ti amo…”
Ripete anche lei e di nuovo si ribaciano mentre si avvicinano di più anche con i corpi e i loro gesti si fanno piano piano più “caldi”.
Si ritrovano sul letto di Kyle entrambi a riprendere fiato con solo un lenzuolo a coprirli, entrambi hanno la stessa espressione sorpresa e imbambolata ma in parte anche felice.
Emily è la più incredula dei due, non è mai andata “fino in fondo” con nessuno ed ora eccola lì, nel letto del suo migliore amico e con il suo migliore amico che la cerca con la mano, lei si fa trovare e poi si voltano a guardarsi.
Kyle è letteralmente senza parole, come se non crede davvero a quello che è appena successo e cerca una conferma nel suo sguardo:
 “Wow…”
Sussurra lei. A Kyle basta.
Si mette più vicino a lei abbracciandola stretta dandole un bacio a fior di labbra, neanche questa volta scappò come un coniglietto, il che rende il tutto molto più
normale e bello.
Mentre le carezza la guancia e i capelli:
 “Ti ho fatto male?”
Emily ha ancora un po’ gli occhi lucidi e sul cuscino dove ha le testa appoggiata ci sono due piccolissimi aloni bagnati. Per lui è normale fare queste cose, anche se poi sentiva quella vocina che ora è sparita, ma per lei?
 “Non ti preoccupare… È passato.”
 “Non sapevo che per te fosse la prima volta. Avrei fatto piano.”
 “Ti giuro che adesso è passato tutto… – ricambia la premura sulla guancia – Sta tranquillo.”
Lui sorride dolcemente, la baciò di nuovo e si appoggia dolcemente sul suo petto rilassandosi.
Quel momento lo ha sognato da quando si appartava con le ragazze dopo i suoi concerti, che erano sempre una diversa dall’altra, e mai s’immaginò che lui fosse il
primo per la sua migliore amica, sente la sua mano accarezzargli i lunghi capelli e la schiena. È nel paradiso dove vuole essere che pensava di non meritare mai.
Anche se si erano parlati il pomeriggio precedente di chi hanno avuto dopo la loro separazione, lei non si è sentiva di rivelargli che era ancora “pura” e lui non ha insistito.
Ma su una cosa sì:
 “Emily? Era questo che mi volevi dire? – non riusciva a staccare gli occhi dai suoi – Mi volevi dire che mi ami?”
Le “rotelle” della diciottenne iniziano a muoversi. Sì, ama il suo migliore amico che gli è mancato come l’aria ma non è quello il vero motivo per cui è tornata a casa sua. Dice una piccola bugia ma è più una verità, anche perché non vuole rovinare quel momento com’era successo il giorno prima e ancora non se la sente di rivelargli di Andy.
 “Sì Kyle, ti ho sempre amato.”
Lui, per risposta, bacia di nuovo le sue labbra e il petto dove batte il cuore di lei e ci si appoggia rilassandosi in quel modo mentre lei continua con quello che stava facendo.
Ascolta il suo cuore sorridendo come un bambino felice e tranquillo, quando apre gli occhi, e vede l’orologio, gli viene un colpo, sono quasi le sette di sera.
 “Oh no !!!”
Si agita subito e cerca i suoi vestiti separandosi da lei a malincuore, Emily lo guarda confusa:   
 “Cosa c’è?!”
 “Mio fratello, rientrerà a momenti.”
a quelle parole anche lei scende dal letto per cercare i suoi indumenti.
Per fortuna finiscono in tempo, come loro escono dalla stanza Philip rincasa e s’incontrano in salotto, loro cercano di essere naturali e il grande è felice come una Pasqua:
 “Kyle! Ho una notizia straordinaria da… - solo allora nota la ragazza – Oh Emily, ciao… Comunque… ho avuto il permesso per fare la mostra!!!”
Solo Kyle sa di cosa parla, Emily infatti sembra confusa, anche dopo un momento come quello che ha avuto chi non lo sarebbe?
Philip è più euforico del solito, e la ragazza, per non fare la figura della stupida, dice qualcosa:
 “Meraviglioso, anzi fantastico… Sono contenta per te, Philip.”
Anche Kyle sorride e si sente più rilassato, sa quanto il fratello ha lavorato e sacrificato molto, ora la soddisfazione era arrivata. Philip continua a parlare come se nulla fosse:
 “Ho già mandato gli inviti grazie alla rivista e a me ne hanno dati due – mostra i biglietti rossi – questo è per te Kyle, da dare a chi vuoi. E questo lo do a te, Emily.”
Per Kyle ricevere o meno l’invito tramite il biglietto. Essere già il fratello del fotogra- fo, come dice Chuck, è come avere un “lasciapassare” a vita.
In quanto a Emily, guarda quel biglietto rosso con le scritte nere con curiosità, l’evento si sarebbe svolto vicino al museo dell’arte di Burbank venerdì prossimo.
Dato che Philip ci tiene molto alla loro presenza, entrambi accettano sul momento davanti a lui e il ragazzo biondo li avrebbe abbracciati entrambi se Emily non si fosse av- vicinata alla porta dicendo loro che deve tornare a casa anche dopo le loro insistenze a restare a cena ma niente.
Kyle non seppe mai se il fratello si è fatto delle strane domande su loro due che li ha trovati a casa da soli ma lui è sicuro al 100% di una cosa sola: quella sera sarebbe andato a dormire con la consapevolezza di amare, e essere amato, da Emily e annusando il cuscino dove sente ancora l’odore buono di lei.     

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

Dopo quel “momento” Kyle e Emily continuano a vedersi e entrambi si fanno più vicini l’un l’altra, sentendo di aver fatto un bel passo avanti e l’affetto tra è cresciuto e nessuno dei due di certo se lo aspettava. 
Arriva la gioia anche per Philip, ovvero il giorno della tanta attesa mostra fotografica è finalmente alle porte e i due amici quel giorno si sarebbero incontrati lì direttamente così Kyle da maggiore sostegno al fratello.
Entrambi sono vestiti eleganti e per l’occasione il ragazzo dark ha perfino i capelli sistemati, quel tanto per avere un aspetto più “ordinato” e per far fare più bella figura al fratello biondo che anche lui li tiene raccolti.
In una stanza i due stanno parlottando:
 “Mi sento un pinguino.”
non occorre essere eleganti ma per il fotografo è un grande onore e a volte la sue emozione lo porta a fare queste scelte
esagerate.
 “No… Quelli puzzano.”
Risponde Philip senza neanche guardarlo perché gli sta facendo meglio il nodo alla cravatta:    
 “Allora un cameriere.”
ribatte Kyle. Si sente a disagio anche se non deve fare un granché e poi non si è vestito così nemmeno al suo diciottesimo compleanno.
 <>
Non sapendo come fa il fratello ad avere una risposta sempre pronta Kyle lo guarda stupito con i suoi occhioni scuri:
 “Ma tu quanto leggi?”
 “Shh…”
mette un dito sopra le sue labbra mentre sorride emozionato, finalmente il momento di Philip è giunto.
Davanti al portone di vetro, il fratello biondo è così emozionato che non riesce a non sorridere, Kyle invece è serio ma stranamente gli sudano le mani. Il capo di Philip, Sam, si avvicina al manico del portone e fa segno “Ok” ai due fratelli e apre le porte per far entrare le persone che hanno ricevuto l’invito:
 “Prego signore, entrate… Le foto sono appese e il fotografo è qui. Prego…”
Entra così tanta gente che Philip ha paura che non ci entrassero tutti anche se il posto dove hanno allestito la gallerie è molto spaziosa.
Il ragazzo biondo stringe un sacco di mani e ringrazia altrettante persone che sono vestite meno eleganti di lui, qualcuno si avvicina pure a Kyle.
Tutte le foto che Philip ha fatto in quegli anni sono state ingrandite, incorniciate e appese in molti punti sulle pareti.
Sta andando tutto bene e per essere solo l’inizio. Con gli occhi Kyle intanto cerca  la sua migliore amica quando a un certo punto vede qualcosa che attira la sua
attenzione, uno che non deve essere lì: Brad.  
Spalanca ancora di più gli occhi, per fortuna che non è neanche il tipo che si fa prendere dal panico, è l’esatto contrario: istintivo. Infatti gli viene subito l’istinto di spaccargli la testa contro uno dei muri, dopo aver tolto le foto, ma a causa della mostra deve trattenersi. E non poco. Cercando di rimanere lucido lo raggiunge:
 “Ehi Kyle! – inizia lui – Da quanto tempo. amico mio.”
Già per come lo chiama capisce subito che è ubriaco di prima mattina, lo afferra da sotto il braccio e lo porta fuori senza neanche rivolgergli parola.
Lo fa uscire dalla porta sul retro lanciandolo contro i bidoni e i sacchi neri della spazzatura: 
 “Che diavolo ci fai qui?!”
Lo aggredisce con la voce mentre il fratello del defunto Ben cerca di rialzarsi:
 “Ehi, che modi… Se dovevo attraversare lo stato per fare questa fi…”
 “Che Diavolo Ci Fai Qui !!!”
Ripete Kyle scandendo bene le parole dette con inimicizia profonda.
Il ragazzo newyorchese lo osserva con uno sguardo strano, quasi come se non ricono- sce più il vecchio amico e bassista:
 “Kyle… Ma come ti sei conciato?”
 “Non sono affari che ti riguardano e ora rispondi alla mia domanda prima che ti
faccio diventare un rifiuto.”
Il suo tono è sempre più duro e, per chi lo conosce bene, sa che Kyle non minaccia a vuoto, soprattutto con quel ragazzo da capelli sparati in tutte le direzioni come un porcospino.
Brad cerca di raccontargli brevemente che dopo la scomparsa del gemello entrò in un centro di disintossicazione con gli altri ragazzi del gruppo. Lui era uscito da poco e decise di cercare Kyle per recuperare l’amicizia con lui in memoria de fratello.
Cerca anche di fare qualche battuta ma il dark è proprio distaccato e sempre più nero in viso, infatti non crede nemmeno a una virgola delle sue parole perché lo conosce bene anche se ci aveva parlato poco in passato e, dato che aveva nominato il fratello,
sente la stana sensazione che si vuole ripulire la coscienza dato che il suo lutto era durato poco niente. Se lo ricordava come se fosse ieri.
 “Tu sei la persona più orribile che io conosca. È per questo che ti ho lanciato nella spazzatura. È quello il tuo posto.”
Kyle si allontana senza abbandonare quell’espressione riluttante verso di lui che continua come se nulla fosse:
 “Se mio fratello ti sentisse…”
 “ZITTO !!! – ordina gridandogli contro – NON NOMINARLO!!! Doveva morire lui per scoprire il vero vostro scopo… E la vuoi sapere la verità? Non mi siete mancati neanche un giorno da quando me ne sono andato.”
Trema anche ma per la rabbia repressa che scopre solo in quel momento di avere e “l amico” non è d’aiuto.
 “Kyle mi… Dispiace.”
Anche quella frase sa di falso all’ex bassista che non batta ciglio:
 “Guai a te se ti vedo gironzolare qua dentro…”
 “Sono giorni che cerco di parlarti…”
Brad lo interrompe. Lui non lo sa ma lo ha seguito dopo aver scoperto che si trovava lì e le poche volte che lo vide fu proprio davanti alla gigantografia pubblicitaria e sia al campo di basket abbandonato.
Il volto di Kyle diventa ancora più rosso e quell’affermazione lo fa allontanare sempre di più:
 “Ripeto quello che ho detto. Sei una persona orribile e i rifiuti come te hanno solo un posto dove stare.”
Messe bene in chiaro le cose gira i tacchi e fa per rientra nel locale per tornare alla mostra ma il ragazzo insiste:
 “Mio fratello lo avrebbe fatto per te.”
Di nuovo nomina il fratello morto solo con lo scopo di farsi aiutare, cosa che non fece cambiare e né sentire in colpa a Kyle che ribatte:
 “Tornatene a New York.”
Quando il dark rientra dentro, chiude la porta alle spalle e si appoggia su di essa, non per evitare che il fratello di Ben rientri ma perché si sente un peso nel cuore come quando raccontò al fratello la verità sul gruppo. Ebbe un altro crollo e si siede sul posto piangendo un altra volta e da solo.
Intanto alla mostra, Philip si è accorto della sparizione del fratello e lo cerca con gli occhi mentre le persone chiedono di più sulle sue foto.
Riesce ad uscirne fuori e per poco non va a sbattere contro Lizzie che, appena la riconosce, rimane come abbaiato.
Forse per via del vestito semplice color panna con un cinturino di cuoio in vita, sandali bianchi e una semplice pochette a tracolla, o forse per quelle parole che gli disse il fratello giorni fa, ma gli viene l’istinto di sorriderle e lei ricambio.
Dopo aver visto che è veramente lei, si sente più sicuro e la saluta:
 “Oh carissima… Grazie per essere qui e per… Averlo permesso.”
Lei arrossisce:
 “Grazie a te per avermi invitato Philip. 
Ci tenevo tantissimo a vedere una mostra come questa soprattutto se è la tua.”
Philip era già emozionato per l’evento ma parlare lì con lei si sente ancora meglio, quasi al di sopra del settimo cielo. 
E pensare che è iniziato tutto con delle fototessere.
Mentre i due sono intenti nella loro conversazione, non si accorgono che il fratello gemello di lei li sta osservando con occhio attento, quasi geloso ma non per la sorella. Si avvicina con fare spavaldo:
 “Elizabeth, eccoti qui… Che fai, parli con qualcuno a cui fai volontariato?”
Osserva il fotografo con uno sguardo come se lo vuole sfidare a ribattere alla sua freddura. 
Per fortuna Philip non casca nella trappola perché sta parlando con Lizzie invece lei da una poschettata sul busto del fratello come per dirgli “Stupido”.
Intanto Kyle è rientrato e il suo umore è ancora nero come il vestito che indossa. Tra tutte le persone che potevano seguirlo fino a lì proprio il gemello cattivo del suo ex migliore amico è capitato nel giro.
Sente nella testa che non vuole stare più lì, ha voglia di spogliarsi di quei vistiti da dosso, mettersi in tuta e andare a giocare a basket nel campo abbandonato, vuole sbollire quell’attacco di rabbia che sta crescendo in lui come un albero.
Addirittura non vede le persone che sono alla mostra, punta dritto alla porta poi si sente afferrare una mano. Si blocca e respira a fondo cercando in fretta le parole adatte per dire “Lasciami stare” e quando si volta, vede la sua migliore amica ma questa volta è più bella del solito in occasione della mostra. Indossa un vestito rosso fuoco senza maniche ma non tanto scollato. La gonna è a frange e lunga fino al ginocchio, leggins neri come l’altra volta che erano usciti insieme e ballerine nere.
Guardandola meglio in viso Kyle nota che è truccata ma leggermente sugli occhi, la matita nera contornava perfettamente i suoi occhi e poi le labbra brillano come se vogliono catturare la luce. In poche parole, agli occhi di Kyle è una Dea e grazie a questa visione spalanca occhi e bocca ammirandola così.
“Kyle, dov’eri?! Ti ho cercato dappertutto.”
Sentendo anche la sua voce si calma subito, la rabbia tempestosa è sparita del tutto e fa dietro front anche con i piedi:
 “Pure io ti stavo cercando. – menta a fin di bene – Sei arrivata da poco?”
 “Un po’ ma ancora ancora non ho fatto nessun giro perché volevo farlo con te.”
Anche se è uno splendore è sempre la timida Emily allora Kyle per risposta gli offre il braccetto e iniziano insieme un giro vedendo  tutte le foto del fratello biondo.
 “Queste sono più recenti. Abbiamo fatto un piccolo soggiorno  nel parco nazionale…”
 “Dove hai salvato il bambino?”
lo interrompe sussurrando Emily e lui annuisce piano:
 “Non è stato grazie a mio fratello ma la notizia è finita anche sui giornali.”
 “Lo so… Ti ho riconosciuto  lì infatti.”
Kyle si volta con lo sguardo stupito:
 “Ma come?!”
 “Sensazioni Kyle. – ammette lei - Non chiedermi come, ma sapevo che quello spider- man nero eri tu.”
Kyle ride dolcemente per il soprannome, è brava anche lei a darli alla fine, infatti viene da New York anche lei.
Continuando il giro finalmente Kyle scorge il fratello e fa per avvicinarsi ma quando nota che è in compagnia di un altro biondo e di due ragazze rosse, tra cui una che conosce pure lui, cambia idea e porta Emily a girarsi con un braccio con una scusa e così facendo non sa che la fidanzata di Louis, Tessa, lo guarda dispiaciuta.
 “Sai, tutte queste foto mi hanno fatto venire sete… Ci andiamo a prendere qualcosa?”
 “Quasi, quasi…”
ed escono finalmente da quel posto di foto.
Si recano al primo bar all’angolo, all’inizio il barista li guarda stranito per come sono vestiti. Infatti pensa che vogliono fare un aperitivo, invece si siedono ad un tavolino e ordinano cappuccino e succo di frutta:
 “Tuo fratello non se ne accorgerà che siamo sgattaiolati via?”
Kyle fa spallucce e un’espressione buffa:
 “Bene o male le foto le abbiamo già viste e poi la mostra non può durare per sempre.”  
il suo ragionamento non fa una piega.
Non contenti, prendono anche una fetta di torta che mangiarono insieme e solo allora Kyle nota che si è rimessa il polsino sul braccio sinistro.
Non sa come mai lo tiene sempre lì oppure non lo aveva notato prima.
Più il tempo passa e più Kyle rimane incantato dalla sua migliore amica e ora anche la sua ragazza, da quel momento di amore puro e spontaneo si erano dichiarati e fidanzati. Il più felice tra loro due era Philip che se lo era sempre aspettato ma entrambi tennero segreto di quel loro momento d’intimità. Era solo il loro.
Finito dopo un po’ di parlare il dark prende coraggio e allunga la mano verso quella di Emily che la prende e la stringe con affetto:
 “Emily, voglio dirti una cosa… Io e Philip andremo a Santa Monica ad agosto. Mio zio ha affittato una casa ma non può più andarci e quindi ce l’ha data a noi due. Ha anche detto che possiamo invitare anche degli amici e mi piacerebbe molto che tu venissi con noi.”
Emily in risposta prima sospira come per trovare coraggio:
 “Non ti offendere Kyle, vorrei tanto venire, dico sul serio ma ad agosto ho gli ultimi esami per la scuola dove insegnerò e… La patente.”
 “Ah… - come se non lo ha avvertito ci rimane male – non puoi spostarli?”
Tenta di farle cambiare idea ma lei è stranamente irremovibile.
 “No Kyle, non posso proprio… Avevo organizzato tutto questo tempo fa,”
Il ragazzo annuisce senza distogliere lo sguardi su di lei ma nel suo cuore sente di nuovo qualcosa di strano:
 “Peccato. Mi sarebbe piaciuto passare del tempo con te.”
Lei prende la sua mano con entrambe le sue:
 “Kyle… – ha gli occhi lucidi – Dispiace tanto anche a me, ma credo che ora tu e tuo fratello dovete stare un po’ in pace e rilassarvi. Io e te avremo altro tempo. Dai…”
A quelle parole lo sguardo di Kyle cambia facendosi più duro e freddo cosa che con i suoi occhi ci riesce alla grande.
 “Questa cosa non mi piace.”
La ragazza rimane spiazzata:
 “Cosa?!”
 “Quello che hai appena detto. Io ti ho sempre cercato e ora che siamo insieme mi rimetti da parte come se fossi niente.”
 “Niente?! – è incredula a quello che sta sentendo – Perché dici questo, Kyle?!”
 “Non mi piace soltanto quello che hai detto. 
Io voglio recuperare il tempo con te… Tu non sai che per anni ho sofferto solo di questo, per la tua assenza.”
 “Non è… - ispira come in un attacco d’ansia e chiude gli occhi – Colpa mia…”
È vero che Kyle ne aveva passate di cotte e di crude ma neppure a lei era andato tutto rose e fiori.
 “Io non sapevo che saresti arrivato qui e ti ripeto, ho organizzato tutto tempo fa.”
Kyle distoglie lo sguardo da lei, sembra strano ma gli è ritornata la rabbia che gli ha fatto provare Brad ma prendersela con lei è inutile e subito se ne pente.
 “Mi dispiace…- la guarda di nuovo – Non dovevo dirti quelle cose… Ma è giusto così… Almeno tu un lavoro ce l’hai.”
Emily non è soddisfatta della risposta, poi guarda l’orologio del bar e si alza:
 “È meglio che vada ora. Ho bisogno di ripassare.”
ed esce dal bar senza rivolgere parola al suo ragazzo.
Dopo pochi passi si sente chiamare alle spalle:
 “EMILY... EMILY ASPETTA!!!”
la ragazza si asciuga velocemente gli occhi e si volta vedendo Kyle avvicinarsi:
 “Senti... Quello che ti ho detto prima... Io non... Non intendevo dirtele.”
Il suo tono è dispiaciuto e forse anche pentito.
 “Lo so che non volevi dirle ma l'hai fatto...”
Il suo invece è più duro, non si sarebbe mai aspettata questo momento, sono sempre andati d'accordo da amici e ora da fidanzati doveva andare meglio e non peggio.
 “Si lo so ma la verità è che non voglio perderti di nuovo...”
 Le prende il viso con le mani accarezzando le sue guance con i pollici.
Grazie a quel gesto Emily riconosce il suo amico d'infanzia e dopo, calmandosi, la bacia sulla fronte.
 “Questa volta sarò io ad andare via.”
 “Ma so che tornerai.”
Si abbracciano tranquilli entrambi e Kyle, sentendo quel contatto si ricorda di quando si sono concessi l uno all'altra. 
Il ragazzo l'ha sognata tante volte dopo quel giorno ma entrambi preferiscono aspettare un'altra bella occasione.
 “Tornerò Emily, tornerò per te.”

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8

Alla fine a Santa Monica ci vanno solo Philip e Kyle, il fratello moro ha avvertito il biondo che Emily non sarebbe venuta e Philip aveva optato di chiedere a Chuck e Sarah ma alla fine evita.
Inoltre da quel giorno della mostra, ha sempre negli occhi, e nella testa, la voce e le espressioni felici di Elizabeth.
Sono riusciti anche a scambiarsi il numero ma Philip sia per gli impegni giorni prima delle ferie e sia perché è la sorella di Louis, non ha mai avuto modo di contattarla.
Grazie alla cartina con su scritte le indicazioni dello zio, riescono a trovare la casa.
Dentro è un tantino più grande della casa di Philip perché ci sono due bagni, tre stanze da letto, una con due letti singoli e l'altra con uno matrimoniale. Cucina e salotto insieme, c'è una tv abbastanza grande ma è una di quelle vecchie, non piatta.
La cucina dà sul terrazzo abbastanza grande anche quello e dopo lo spiazzo di un pavimento in pietra, c'è anche e uno spazio di giardino con una passerella che porta al cancellino per uscire.
È un posto bellissimo peccato che lo zio Tony non è riuscito a venire per passarci un po' di giorni in santa pace. Sul tavolo c'è un biglietto con scritto il numero di telefono del padrone di casa, gli orari e la via. 
Forse il padrone vuole parlargli infatti, oltre alla via scritta sulla cartina, c'è anche il nome "Nick Hudson".
 “Dobbiamo proprio andare?”
si lamenta Kyle che, guardando dalla porta finestra , oltre il giardino, vede il mare. Irresistibile.
 “Se sei una persona responsabile sì. - ricorda Philip - Dai, che sarà mai... Andiamo, ci vede, facciamo due chiacchiere e poi siamo liberi.”
gli fa una smorfia, non solo non c'è Emily, ma non può andare al mare, dopo un viaggio stancante in macchina e essersi svegliato molto più presto del solito.
Anche se per lui qualsiasi orario è l'alba.
Alla fine escono insieme e, armati di cartina e gps del cellulare, trovano questo posto chiamato "Dioniso & Co.", che alla fine altro non è che un'enoteca.
Il posto è mezzo vuoto e dietro, al bancone, c'è un uomo dall'aspetto burbero, testa quasi calva, occhi grandi e perfettamente rotondi, naso grosso. 
Sembra uno gnomo sgarbato, uno di quelli che non gli va bene niente e che sta sempre con la puzza sotto il naso. 
Uno che può andare tranquillamente a braccetto con Kyle. 
Si presentano entrambi come i nipoti dell'architetto ma non contribuisce a migliore la sua espressione. 
Infatti li squadra come se da un giorno all'altro avrebbero mandato a fuoco la casa.
Per l'assicurazione sulla caparra chiese 10$ a testa ma è Philip a pagare per entrambi perché ha capito subito che non gli piacciono i ragazzi e poi hanno il pomeriggio tutto per loro.
 “Ma è legale tenersi i soldi perché siamo a casa sua?”
Kyle è inorridito mentre Philip cerca di orientarsi:
 “Sta tranquillo, ce li ridarà quando la nostra permanenza finirà.”
 “Sarà meglio lui.”
continua Kyle mentre il fratello cerca anche di rassicurarlo: 
 “Tanto sono soldi miei Kyle, non iniziare a innervosirti che siamo qui per rilassarci.”
Una volta in costume scendono al mare che è proprio da cartolina, una tavola e talmente trasparente da poterci vedere i sassi, sabbia e qualche pesciolino sul fondo.
Sembra proprio una giornata da "Benvenuti in paradiso" e, dato che Philip si è portato la sua inseparabile fotocamera ne approfitta subito per scattare qualche foto, ma dopo essersi messo la crema solare e una maglietta.
Oltre al carattere, i die fratelli hanno un tipo di pelle diversa, Kyle si abbronza senza problemi e, dato che sta quasi sempre fuori, è sempre scuro.
Philip invece è un caso speciale, basta anche che sta un paio di ore sotto al sole estivo e dopo una lieve sfumatura rossa compare sulla sua pelle. 
Infatti si mette litri e litri di crema protettiva ma a volte non serve proprio a niente.
Sembra proprio che la sua melanina l'avesse data al fratello.
Kyle intanto si sta rilassando in acqua che è di una temperatura gradevole per essere in agosto, intanto pensa anche alla sua Emily, ma per distrarsi ne approfitta per pizzicare il fratello:
 “Pelle fatata, non eravamo qui per divertirci?”
“Mi sto divertendo.”
Ammette il fratello mentre fotografa mare, cielo, sabbia... In poche parole tutto intorno a lui. 
Ovviamente il fratello moro si ricorda che il capo gli ha chiesto le foto del posto ma può farle anche nei prossimi giorni.
 “Il tuo divertimento è la mia noia.”
 “Invidioso.”
Kyle sogghigna per le sue risposte poi si volta per guardarsi in giro, molto distanti da loro c'è un lido provato e dei ragazzi in acqua che, nonostante il mare calmo, si cimentano col surf.
Questo sport interessa da tempo il dark, peccato che d'inverno a New York non è il posto ideale per allenarsi. 
Anche Philip guarda nella stessa direzione:
 “Vuoi andare a provare?”
Il fratello in acqua guarda il biondo con un luccichio negli occhi, come se non crede davvero che quelle parole sono venute da lui.
“Dici sul serio?!”
seduto all'ombra Philip fa spallucce:
 “Tanto per provare cose nuove.”
Kyle esce dall'acqua mostrando uno dei suoi sorrisi scaltri vedendo che anche Philip si sta vestendo e prendendo le loro cose.
Camminano sul bagnasciuga fino al lido dove trovano un uomo che affitta le tavole. 
Dentro quella che sembra essere una casetta di legno azzurra e col tetto bianco senza porta ma con una finestra bella grande che funge da balcone. 
Da esso sbuca la figura di un uomo dall'aspetto atletico con una camicia chiara e piena di fiori tropicali arancioni e gialli come quelle hawaiane.
I capelli sono corti e castani, viso magro, quasi scarno ma gli occhi sono vispi come quelli di un giovane. Alla faccia dell'età che ha.
Si presentano anche a questo tizio che è persino più simpatico dell’uomo dell’enoteca, chiedendo anche informazioni sulle tavole da surf e lui, con fare simpatico, spiega loro che le tavole da surf si possono affittare a cinque dollari prenotandola però dal giorno prima. E così fanno anche loro. Si mettono in lista affittandone solo una sia per iniziare e sia per poter fare a turno.
Anche se è ancora presto rientrano per fare la spesa per quei giorni. 
Comprano solo lo stretto necessario e il piccolo supermercato è a due isolati dalla loro casa. Almeno se si dimenticano qualcosa ci mettono poco ad andare e tornare.
Mentre Philip cucina, Kyle si rifugia  nel terrazzo e chiama la sua bella:
 “Ciao amore... Contenta che ti ho chiamato?”
 “Ciao Kyle - la sua voce è tranquilla - grazie che l'hai fatto. Ho i nervi a fior di pelle tra esami di scuola e patente... Non ce la faccio più.”
Ovviamente c'è ben altro in corso ma Kyle ci casca con tutte le scarpe; si è anche calmata di più da quel giorno della mostra. Ha capito la scelta della sua ragazza e ora anzi la incita a fare quello che desidera di più al mondo:
 “Dai piccola che sei brava e ce la farai.”
 “Tu credi?”
La timidezza e l'incertezza sono sempre state caratteristiche di Emily e quelle che Kyle ha sempre amato e ora gli mancano perché lei è lontana.
 “Non posso crederci che siamo ancora lontani.”
 “Ma almeno ci stiamo parlando.”
fa notare la ragazza.
 “Lo so però mi manchi lo stesso.”
Ammette Kyle e sente dall'altro capo del telefono sospirare:
 “Anche tu mi manchi Kyle... Dai che dopo questa tua vacanza staremo insieme.”
Anche se lo sa, il ragazzo moro non riesce a staccare la chiamata con la sua ragazza e dopo aver parlato ancora un po' lo fa a malincuore.
Dopo una tranquilla e lauta cena decidono di fare una passeggiata sul lungomare che posta al molo dove lo vedono pieno di vita rispetto al pomeriggio. Ci sono luci, bancarelle e anche musica che viene da chissà dove perché anche i vari bar e locali sono aperti.
Fanno un giro giusto per vedere cosa vendono in esse perché molte persone si avvicinavano curiose e guardavano.
Per di più ci sono vestiti per donne, parei con vari tessuti leggeri che possono volare via con un alito di vento.
Ma c'è anche molta oggettistica come giocattoli con le caramelle per i bambini, cose per la casa, aggeggi da collezione e anche gioielli, falsi come il 30 febbraio. Ma una  quella bancarella attira l'attenzione del dark. 
Infatti tra le collane, ne vede un paio con un dente di squalo come ciondolo in una semplice corda di cauciú. Ne prende una osservandola con attenzione, è una di quelle poche cose che per qualche strano motivo interessano a Kyle. 
Inoltre non si separa mai neanche dalla sua catenina d'oro con l'arco, ma quel dente di squalo gli piace tanto.
 “Trovato qualcosa?”
Sbuca Philip da dietro una spalla e quando anche lui vide il ciondolo tra le mani del fratello anche lui se ne innamora:
 “Ne compriamo due insieme?”
chiede il biondo prendendone un'altra uguale.
 “Chissà se in questi giorni ne vedremo uno.”
 “Se vai in giro con il dente di sua madre, sì.”
Scherza il fratello biondo e il moro inizia a ridere e con loro partecipa anche il venditore della bancarella che ha osservato i due da quando sono arrivati.
Kyle solo guardandolo può scoppiare a ridere perché solo è vestito strano e lungo in estate ma indossa anche uno di quegli strani cappelli che lui vede in giro soltanto agli stranieri, il fetz.
Il giorno dopo arriva per loro il momento del surf, Kyle è entusiasta come un bambino e subito si tuffa in acqua dopo una breve spiegazione del noleggiatore.
Anche Philip entra nell'oceano calmo anche quel giorno, dopo essersi messo la crema protettiva e aspettò il suo turno. 
"Pazientemente"
Pensò.
Invece il fratello moro gli fa segno di salire con lui e Philip si avvicina per salire davanti alla tavola che per fortuna regge a entrambi:
 “Wow... Non pensavo fosse così bello...”
Confessa il fratello biondo,
 “Meglio di nuotare e basta, no?”
esordisce il fratello dietro con tono allegro e spensierato. Sentendolo così Philip non resiste e si volta sorridendo con lui e vedendo che sta veramente bene.
 “È sempre qualcosa da provare.”
Kyle ride e si sente proprio rilassato sulla tavola.
Anche quel giorno il mare è tranquillo e ne approfittano per stare in piedi sulla tavola ma fu più difficile del previsto perché sulla tavola bagnata loro ci scivolavano e poi cadono in acqua.
 “Se cadi già adesso figuriamoci quando ci saranno le vere onde.”
Il fratello moro ride ancora mentre Philip è solo appoggiato sulla tavola: 
 “La stessa cosa dico io a te.”
Altri ragazzi con la stessa passione del ragazzo di New York riescono a divertirsi  anche senza l'onda perfetta ma per Kyle non è la stessa cosa.
Lui vuole sentire l'adrenalina, vuole imitare tutti gli attori nei film e accarezzare l'onda mentre ci passa dentro prima che si abbatte sulla riva.
Dopo pranzo fanno un giro per il posto ancora armati di cartina e gps dei cellulari addentrandosi nelle varie vie con vari negozi di vestiti.
Guardando il suo nuovo ciondolo, in cuor suo Kyle si sente diverso. È sempre stato un ragazzo sicuro di sé ma il pensiero che ora ha la ragazza si sente come se può fare tutto, come spaccare il mondo. Anche se non è necessario.
Lontani da casa i due fratelli però non sono "tranquilli".
Kyle non vede l'ora di rivedere la sua bella e di riabbracciarla anche se il pensiero del lavoro inizia ad farsi strada nella sua mente.
Philip si sente libero finalmente lontano da Burbank dopo anni e finalmente può dire di essere in vacanza, nemmeno il suo capo lo può disturbare. 
Solo un pensiero però occupa la sua mente ricordando il successo avuto grazie alla mostra, la sorella di Louis, Lizzie. 
Per lei la storia è uguale a quella della fidanzata del rampollo biondo: "Zona Vietata",
perché loro sono molto benestanti e importati. Ma quando ripensa a quando le fece le fototessere, e ricordava il suo sorriso imbarazzato, sorride anche lui. Peccato non è una delle tante come si è presentata a lui.
A un certo punto al fratello biondo viene un flash, non si ricorda più il giorno preciso in cui deve andare alla sua scuola a fare le foto ai suoi alunni.
Controlla pure nella sua inseparabile agenda tutto il mese di settembre, si ricorda solo che era verso la fine ma del bigliettino nemmeno l'ombra.
Cerca anche per terra dentro casa ma niente, chiede aiuto anche al fratello che non solo sta parlando al telefono con Emily e non ha visto il bigliettino, ma lo convince a chiamarla.
Nel salottino, con le mani tremanti, cerca il suo numero e la chiama. Al primo squillo cerca di calmarsi, al secondo cerca di sembrare più professionale nel chiederle quest'informazione e senza nemmeno sentire il terzo udì la sua voce dall'altro capo del telefono:
 “Pronto?”
 “Ciao Lizzie, sono Philip.”
Sorride sentendo la ragazza e sente anche il suo cuore battere a mille e anche le guance calde.
 “Ciao come stai? Bello essere in ferie?”
Lui non può vederla ma anche con lei non riesce più a distinguere da che parte iniziano i capelli e il suo viso da quanto è rossa.
 “Si dai non mi lamento. Qui è meraviglioso.”
 “Perché sei lontano da mio fratello?”
Dopo quella frase segue un attimo di silenzio perché Philip non se la sente di dire la verità. Anche se Louis è un ragazzo pretenzioso e viziato è sempre un cliente e subito Elizabeth si corregge per il suo sbaglio:
 “Ehi, stavo scherzando. La prima che dice che è un rompiscatole sono io.”
Il fotografo sorride ancora:
 “Sì ma non mi permetterei mai di offenderlo.”
 “Tu non ti preoccupare che nemmeno nostro padre ce la fa più.”
 “Mi dispiace.”
ammette e poi Lizzie riesce a tranquillizzarlo dicendogli che lui è lontano in vacanza con la sua ragazza.
Sentire la sua voce rassicura Philip e, anche se non ha detto nulla al fratello, avrebbe preferito uscire di più con lei per poterla conoscere meglio. Le è molto riconoscente per avergli permesso di aver mostrato le sue foto ma dentro di lui sente che c'è qualcosa di più. Soprattutto se ripensa anche al loro pomeriggio passato nel suo studio.
 “Scusami Philip ma tra poco devo andare. Avevi bisogno?”
 “Eh?! Ah in realtà sì... Perdonami se farò la figura del distratto ma ho perso il foglietto che mi hai scritto la data in cui devo venire a fare la foto ai bambini.”
Sente ridacchiare dolcemente e poi di nuovo la sua voce:
 “Non penso affatto questo di te Philip... Aspetta che apro l'agenda e... Il 15 Ottobre.”
 “Ottobre?!”
 “Sì. Me lo hai confermato tu.”
Tanto è felice di sentirla si è sbagliato anche il mese in cui cercare il biglietto, ma anche in quella data non c'è ombra del pezzo di carta.
Se lo segna e poi saluta la ragazza chiudendo la telefonata e poi sospira appoggiandosi allo schienale del divano perché già le manca.
In terrazza qualcuno invece parla ancora:
 “Davvero?! A me piacciono un sacco le bancarelle.”
 “Infatti ti ho pensato. Di sicuro ti saresti comprata tutto.”
Kyle ride da solo alla sua frase e Emily sa che in fondo scherza:
 “Sì, come no... Vi state rilassando? Tuo fratello sta bene?”
Mentre la ragazza parla Kyle giocherella con un pezzo di carta che somiglia molto a un biglietto da visita con su scritto qualcosa.
 “Sì, sta bene... Molto bene.”

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

Dopo un paio di giorni il mare si agita proprio  come i normali surfisti aspettano e i due fratelli sono ancora presenti, cadendo in acqua all'inizio avevano imparato la tecnica per riuscire a stare in piedi e si sono allenati in poco tempo.
Finalmente felice, Kyle sfreccia sulle onde cavalcando la tavola come se fosse al suo comando e non il mare, Philip gli va dietro. Anche se in quei pochi giorni si era messo creme su creme protettive, il fotografo si è bruciato lo stesso sul petto, spalle, braccia e, leggermente, sul viso.
In questo caso Kyle non perde ancora l'occasione per prenderlo in giro ma Philip non gli da nessun peso o soddisfazione. Sa anche lui che è un caso perso, anche se ci sono persone molto peggio di lui.
Lontano dalla città in cui ha la casa e lavoro si sente decisamente un altro, è libero e spensierato anche se uno dei suoi obbiettivi principali è tornare a New York.
È combattuto se, con i soldi dello zio, almeno per una settimana, può comprare i biglietti di andata e ritorno per stare con i suoi. Non era stato facile il distacco e il suo cuore è ancora lì, per fortuna che i genitori lo hanno sempre appoggiato in ogni sua scelta.
Anche se ha del tempo per decidere questo pensiero in realtà lo tiene occupato ogni giorno per almeno qualche minuto, soprattutto la notte.
A cena vanno a mangiare in una paninoteca vicino al lungomare e quel pensiero entra nella mente di Philip prima del previsto:
 “Kyle, tu vorresti tornare a New York?”
Il fratello sta per addentare il suo panino ma alla domanda del fratello lo rimette nel piatto.
 “In che senso?”
Ecco l'unica pecca di Philip, odia quando gli si risponde a una domanda con un'altra domanda, anche se a rispondere è il fratello tanto amato. Ma sa che nemmeno lui può farci nulla.
 “Stavo pensando di tornare da mamma e papà per almeno una settimana. Mi mancano molto ma non so se usare o no i soldi dello zio.”
Anche a Kyle mancano i suoi, ma sa come non dimostrarlo grazie al suo comporta- mento "freddo".
Ha anche cambiato idea sul fatto che lo hanno mandato dal fratello maggiore a Burbank e, ora che sa  che c’è Emily, non intende separarsi ancora. Gli viene un'idea: 
 “Puoi andare anche da solo. Io ti aspetto a Burbank.”
il fratello lo guarda storto:
 “Ripeti.”
lo sfida e, dopo che Kyle ingoia un boccone spiega la sua idea:
 “Dai vai. Te la bado io la baracca.”
 “Non mi fiderei di te a lasciarti da solo, nella mia casa, nemmeno se fossi l'ultimo uomo rimasto sulla faccia della terra.”
 “Che esagerato.”
risponde il fratello alla  sua dichiarazione inaspettata.
La serata è molto tranquilla anche se i turisti non mancano mai, si sente come sottofondo anche il rumore del mare ancora agitato e i due fratelli sono lì a godersi il soggiorno in quel bellissimo posto marittimo.
Mentre mangiano e parlano, sentono anche la musica che proviene dal locale nonostante c'è anche una tv dove alcuni clienti tengono gli occhi attaccati.
Kyle ha l'orecchio solo per la prima, non sopporta le persone che urlano sia fuori che dentro casa propria per una stupida partita di qualsiasi cosa non fosse basket.
Almeno la musica lo rilassa come se una voce, come quella di Emily, gli sussurra tutte le frasi che sente da esse e lo induce a calmarsi. Poi arriva una musica che costringe il ragazzo ad ascoltarla attentamente isolandosi da tutto il resto del mondo, compreso il fratello biondo già per come inizia:
“Emily will find a better place to fall a sleep…”
(Emily sarà trovare un posto migliore per addormentarsi)
(Love song requiem)
( https://www.youtube.com/watch?v=6UVeQ2049OQ )
Si sente rilassato sentendo quella canzone e quelle parole, sembra proprio che quell'artista lo conosca bene soprattutto nel ritornello. 
"This love will take my everything"
(Questo amore prenderà il mio tutto)
lui si sente così.
"One breath, one touch will be the end of me"
(Un respiro, un solo tocco sarà la mia fine)
prova questo per lei.
"Maybe she will save me in the oceans of her dream "
(Forse lei mi salverà negli oceani del suo sogno)
È quella la loro canzone, solo la loro.
Si rispecchia benissimo in essa e a chi dedica sempre il suo pensiero: Emily. Solo la sua Emily.
È quella la loro canzone, solo la loro.
Quella è per lui e per la sua amata, quanto vorrebbe potersi girare e trovarla alle sua spalle, raggiungerla, baciarle la mano e iniziare a ballarla lì in mezzo al molo.
Scommette con se stesso che la gente del posto si sarebbe fermata per ammirare loro due. In verità lui non sa ballare ma che ci vuole se è la forza dell’amore che guida due veri amanti che né la distanza e né il tempo li ha fatti dimenticare, ricorda anche di quando fecero l’amore di nascosto dal resto del mondo, così bello, intimo e privato che non voleva finisse più.
Senza saperlo  gli occhi gli diventano lucidi perché lei non è con lui, ancora.
Non si accorge nemmeno che Philip gli sta parlando ma non sentendo alcuna risposta gli tocca il braccio scrollandolo e facendolo tornare alla realtà:
 “Kyle, ti senti bene?”
 “Eh?!”
 “Ti senti bene? - ripete la frase preoccupato - Sei diventato silenzioso e hai gli occhi lucidi.”
Se li asciuga subito sentendoseli veramente leggermente fastidiosi poi Philip si avvicina di più a lui alzandosi e mettendo una mano sulla fronte.
 “Ti senti la febbre?”
sentendosi toccare Kyle si allontana guardandolo strano:
 “Che fai?!”
 “Eri strano. Ti sei azzittito e poi ti sono venuti gli occhi lucidi. Pensavo stessi male.”
Il fratello moro non si è accorto di tutto ciò e vede che ha il panino ancora lì e, sinceramente, non gli va più come prima. 
Si sente lo stomaco chiuso solo pensando alla sua Emily ma non in modo morboso,
solo perché l'ha finalmente sa dov’è.
Dopo aver tranquillizzato il fratello si alza:
 “Scusami un attimo.”
e si allontana di qualche metro dalla paninoteca e prende l'inseparabile cellulare senza sapere che anche il fratello biondo sta facendo la stessa cosa.
Dalla chiamata per la data, Philip e Lizzie si messaggiano per sapere come entrambi stanno ma senza esagerare troppo. Lui non lo sa ma è solo l'inizio, almeno Kyle è parecchi passi davanti a lui. 
Si sente come se da quel giorno ha avuto una “spinta” per avere una possibilità di parlare con una ragazza anche se lei è una delle più importanti della California. Sinceramente non gli importa seguendo per la prima volta i consigli del fratello minore.
 “Domani troverai una sorpresa nella tua posta elettronica.>>
la saluta Kyle.
 "Appena torno vedrai che belle foto"
saluta Philip a Lizzie.
Poco dopo ritorna a sedersi ma quel panino se non gli andava prima, non gli va il doppio ora. Lo prende ancora tra le mani cercando di finirlo per evitare che il fratello lo noti.
A casa Kyle cerca il video della  canzone su internet grazie alla chiavetta del fratello e mentre le scrive un'email piena di amore l'ascolta ancora ispirandosi.
Il ragazzo moro le ha spiegato anche quello, come usare meglio il computer e leggere i vari messaggi di posta elettronica e a viaggiate su internet come fanno tutti i vari ragazzi. Per fortuna che Emily è molto intelligente e imparò in fretta.
Nei giorni a seguire Philip fa le foto a Kyle mentre sfreccia sulle onde sentendo nella testa e nel cuore di nuovo quella canzone e pensando sempre a Emily. Lei è la sua unica forza ma quando il mare è troppo forte per lui torna alla realtà cadendo dalla tavola da surf ricordando che è a Santa Monica.
Il fratello si avvicina:
 “Kyle !!!”
Lo chiama preoccupato e il fratello moro lo guarda un po’ scocciato:
 “Che c’è?!”
 “Devi stare più attento, eri vicino alla riva.”
 “Ero attento.”
Lo avverte il fratello ancora seduto mentre le onde lo circondano, nota però che in effetti è vicino alla riva.
 “Ma si può sapere cosa ti prende ultimamente?”
Quelle domanda lo fa innervosire infatti guarda storto ancora il fratello biondo che lo capisce subito, in due anni di distanza non è proprio cambiato e preferisce lasciarlo in pace, almeno sa che è solo un momento che spera poi gli passi.
Infatti nel pomeriggio si sente come se niente fosse successo e anzi, organizza lui di uscire:
 “Ehi, stasera ritorniamo da quella bancarella dove abbiamo acquistato i ciondoli?”
prende la sua nuova collana mostrandogliela e lui spera che non abbia altri alti e bassi.
 “Ancora? Che ti serve?”
Fa spallucce da dietro il fratello biondo e fa una faccia indifferente:
 “Tanto per fare un giro… Sembra che c’è sempre qualcosa di nuovo ogni giorno, e dato che siamo qui approfittiamone.”
Poi va in cucina a prendere qualcosa da bere mentre Philip gli sorride semplicemente e prese aria nel balcone mentre guarda il mare.
Kyle non gli ha ancora risposta al suo piano di tornare a New York per una settimana e ha la sensazione che non ci andrà.
Quella sera escono per davvero di nuovo tra le bancarelle del molo, quell’ambiente notturno rilassa tanto i due ragazzi anche se nessuno dei due lo dice apertamente, è come essere in un mondo a cui è impossibile non esplorare nel più minimo dettaglio.
Infatti Kyle nota subito una camicia di quelle hawaiane in una bancarella piena zeppa di vestiti che hanno le stesse fantasie. Ne adocchia una rossa con i fiori bianchi e se la prova là direttamente, tanto ce ne sono ragazzi che girano chi a torso nudo e chi ancora in costume, forse per un bagno a mezzanotte.
Anche se è un tipo così freddo, in realtà Kyle è molto riservato e infatti per provarla si nasconde dietro alla barella di quei vestiti mentre il fratello lo aspetta dalla parte opposta.
 “Come ti sembra?”
Si fa vedere e Philip annuisce impressionato:
 “Complimenti Kyle, sembri un vero hawaiano.”
 ”Dico sul serio.”
 “Sono serio Kyle.”
Lo rassicura il fratello maggiore e lo avverte anche che se la compra lo userà ancora come soggetto per le sue foto anche se non sono proprio alle Hawaii, il ragazzo moro se la compra anche se non vuole essere fotografato.
Nella stessa bancarella però nota qualcos’altro che attira la sua attenzione, qualcosa di scintillante, quindi ritrae la mano con cui sta per pagare la camicia per afferrare quello che è un anello con una stellina come ciondolo, ecco spiegato il motivo per cui luccica.
Kyle sa che è falso ma non può lasciarlo lì, semplice e delicato lo fa sorridere sempre pensando alla sua fonte di felicità, tutto questo lo fa sempre davanti a Philip che a questo giro lo stuzzica lui:
 ”Eh l’anellino… Eh l’anellino…”
dandogli delle gomitate affettuose sul suo fianco e Kyle la prese sul ridere:
 “Almeno io posso.”
anche se dentro spera che anche il fratello si dia una mossa, non può rubargli i bigliettini dall’agenda per sempre.
Alcuni giorni evitano di andare al mare per risparmiare i soldi, 5 dollari oggi e domani altri 5 per la tavola da surf non è giusto nei confronti del fratello maggiore anche perché con tutto quel sole la sua pelle chiede sempre più tregua.
Una notte, precisamente il 10 di agosto, fanno una cosa diversa dal solito, anzi Philip ha quest’idea di stendersi nel terrazzo in giardino a vedere le stelle poi il fratello si aggiunse a fargli compagnia con un paio di birre.
Mentre stavano in pace lì videro anche qualche stella cadente :
 ”Ehi l’hai vista quella?”
Indica il fratello moro alzando la birra verso il cielo, lui annuisce e quando ne vede 
una anche lui fa la stessa cosa:
 “Guarda quella… Ha lasciato la scia.!
 “Che occhio allenato…”
Quello spettacolo è uno dei più belli mai visti in vita sua e già una serie di foto le ha fatte solo che è difficile prendere la bellezza di quelle stelle, purtroppo bisogna modificarla un po’ e Philip lo odia, ma per le stelle deve fare un eccezione.
Vicino a sé, il fratello biondo sente Kyle sospirare rilassato, forse perché la serata è tranquilla ma anche lui si sente tranquillo e il fastidio per via della pelle scottata è quasi sparito del tutto, poi finalmente avrebbe sfoggiato anche lui una  bell’abbronzatura.
Poi Kyle lo sorprese:
 “Voglio fare un corso di pasticceria.”
Quella notizia detta con quel tono tranquillo e in una serata così sorprese a tal punto Philip che si volta velocemente per guardarlo e poi si alza a sedere incredulo:
 “Tu cosa vuoi fare?!”
 “Te l’ho detto.”
rispose mettendosi anche lui seduto per bere un sorso di birra:
 “Non mi hai detto tu che dovrei trovarmi un lavoro?”
 “Sì ma… Non pensavo che… Proprio questo.>>
Questo è sempre stato il sogno mai realizzato e detto dal ragazzo di New York, da quando aveva conosciuto Buddy che voleva fare quel mestiere, sempre con Emily al suo fianco. Ora la ragazza c’è, anche se fa tutt’altro lavoro, e tocca a lui trovarsi un’occupazione per poter restare con lei e realizzare altri sogni. Anche se questo vuole dire studiare di nuovo perché lui è diplomato in lingue e l’esperienza alberghiera gli manca del tutto.
 “Voglio provarci.>>
 “Ma perché proprio pasticcere?!”
Di risposta Kyle fa spallucce:
 “Tentar non nuoce.”
e si alza per dirigersi alla ringhiera prendendo il cellulare per chiamare la sua Emily mentre Philip lo guarda con un’espressione confusa mista a felice, almeno il fratello sta iniziando a pensare come un adulto e spera anche che rimanga con lui, se succede deve fare i documenti con il comune e in fretta.
“Servizio gratuito. Siamo spiacenti ma il numero da lei inserito non è attivo.”
Stranamente il telefono di Emily risulta inesistente e lui si spaventa. 
Dopo aver controllato che forse ha messo un numero in più o uno in meno, richiama e risente quella voce metallica.
Si spaventa ancora di più e peccato non ha il numero di casa sua, si è dimenticato di chiederlo e non sa in che altro modo contattarla.
Prima di andare a letto le scrive un email, cercando di chiamarla ancora ma niente.
Quella notte non riesce a dormire perché la vuole sentire e senza accorgersene la invoca:
“Amore… Dove sei…”

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10
 
Cosa positiva: lo zio Tony li ha chiamati il giorno dopo della notte delle stelle cadenti.
Cosa negativa: ha fatto un incidente stradale a Burbank è in ospedale con un braccio rotto.
I due fratelli stanno facendo il viaggio di ritorno per andare a controllare di persona le condizioni dello zio. Anche se loro sono i nipoti lo zio Tony ha solo loro di
parenti vicini in California, e Philip è molto nervoso per aver saputo il fatto e che al momento dell’incidente fossero lontani.
Kyle è in silenzio non perché è arrabbiato con il fratello o con lo zio perché senza saperlo ha interrotto a vacanza, ma vedere Philip in queste condizioni è raro per lui.
L’unica volta che l’ha visto così era per prendere la decisione di trasferirsi dall’altra parte del paese, e ha fatto quella scelta.
Sospira e cerca di rompere quel silenzio:
 “Phil, sta tranquillo.”
 “Sono tranquillo.”
Ma dal tono si capisce quanto è teso mentre sta guidando per tornare a Burbank.
 “Ah sì?! – il suo tono invece è quasi sarcastico – Allora, possiamo fermarci da qualche parte che ho finito le sigarette?”
 “Quando torniamo a casa se vuoi ti lascio davanti a un bar ma ora proprio no.”
 “Visto che sei nervoso?”
Gli fa notare il fratello moro che anche lui è preoccupato per lo zio ma non tanto da pensare che se non arrivano in tempo potrebbe essere troppo tardi. lo zio in
persona li ha chiamati lui personalmente e ha detto che sta bene e di non preoccuparsi. E invece il fratello biondo è più che inquieto, ne sta facendo una
tragedia.
 “Kyle, zio sta male e noi stavamo fuori a trastullarci”
 “Guarda che sempre grazie a lui che siamo andati a Santa Monica. Non stare male perché ci sei andato al posto suo. Questo non aiuta né te e nemmeno lui. E poi l’hai sentito anche te, sta bene. È solo scosso perché ha avuto l’incidente.”
Philip non risponde, non capisce nemmeno la freddezza del fratello per questa situazione, se è poi freddezza la sua, forse perché non lo conosce tanto bene come
lui.
Nel suo cuore anche Kyle è preoccupato non solo per lo zio ma in quei due giorni ha provato a contattare Emily ma lei non gli ha mandato nemmeno un messaggio via posta elettronica. Non sa cosa pensare veramente e ora con questa “scusa” dello zio almeno stanno tornando a Burbank anche se, girovagando per la città, ha notato che c’è un concerto di un gruppo rock che, anche se non conosce, sembrava bello ascoltare della musica dal vivo. Che non fosse quella del suo ex gruppo, questo è ovvio. Poteva persino andarci con Philip, per fortuna anche che non riuscì ad acquistare i biglietti, ha più priorità chi hanno lasciato nella città californiana.
Dopo vari chilometri Philip, grazie alla guida, riesce a calmarsi quel poco per chiedere scusa al fratello minore, ma una notizia del genere lo fa impanicare e non poco. Anche Kyle gli confessa che non solo è preoccupato ma la sua richiesta di prima era una prova che non ha superato perché è agitato .
 “Le ho le sigarette.”
avverte il fratello moro guardando prima Philip e poi l’autostrada,
 “Tu si che sai come sollevare il morale.”
lo schernisce.
Arrivati verso sera a Burbank riescono ad entrare giusto pochi minuti prima che l’orario delle visite finisse. Sta bene ma il braccio e la spalla sinistra sono andate e ingessate. Fanno giusto un saluto anche se Philip vuole restare per la notte anche se è solo una cosa non gravissima.
L’indomani entrambi i fratelli ritornano nella camera dello zio all’orario delle visite, lo zio li tranquillizzò di nuovo raccontando quello che era successo:
 “Stavo guidando e una macchina è sbucata in contromano e ha preso in pieno me e altre auto... Era anche notte…”
Tony è in una camera a due posti letto solo che c’è solo lui per ora, è sdraiato in un letto senza lenzuolo per il caldo anche se quel posto mette i brividi al ragazzo moro, non gli piacciono gli ospedali già di suo e poi dopo il ricordo dell’amico, aveva fatto di tutto per non entrarci più. Nemmeno per gli esami di routine.
Philip sta seduto su una sedia mentre Kyle è vicino alla finestra  prendendo aria da fuori e, anche se sta ascoltando lo zio, in realtà sta pensando alla sua amata, se solo sa dove abita le avrebbe fatto una sorpresa, in quanto all’anello… Ancora qualcosa
gli dice sia di aspettare e sia di cercarla e darglielo dato che sono stati quattro anni separati e si conoscono anche da una vita. Non sa proprio darsi pace anche da solo, intanto resta dentro la tasca dei suoi jeans.
Continua ad ascoltare lo zio che vederlo in quel modo gli fa male al cuore, con tutto quello che lo zio ha fatto e rinunciato non si merita proprio una cosa del genere.
 “Ho saputo però che qualcuno non ce l’ha fatta e chi ha procurato l’incidente non ce l’ha fatta. E c’erano altre persone nell’abitacolo.”
Philip ha tra le mani anche il giornale con su scritto la notizia in prima pagina:
 “Nell’auto che ha provocato l’incidente c’erano tre persone. Oltre alla tua auto, altre due sono state coinvolte e sono state portate ospedale.”
Kyle prende parola:
 “Zio, tanto per curiosità, che macchina guidi?”
Tony sorride alla domanda del nipote:
 “Se conosci le macchine Kyle, la mia è, cioè era… Non so quanto grave sia il danno, comunque è la jeep cherokee.”
La jeep cherokee non è solo una macchina per Kyle, ma è La Macchina dei suoi sogni. Quanto desidera avere quel veicolo, per lui è il re della strada e se l’avrebbe
guidata con la consapevolezza di essere invincibile. Solo lui guida e solo lui passa. Proprio come ha fatto uno dei suoi attori preferiti in un film, tutte le macchine si sono spostare a comando e anche lui vuole sentire questa sensazione.
Ecco perché è stato bocciato a scuola guida per due volte, andava troppo veloce, gli veniva spontaneo pensare a quella macchina e esserci sopra ma non è andata mai bene.
Ora non solo gli dispiace per il povero zio ma anche per la sua macchina che non conosce nemmeno il colore, si sfoga:  
 “Sono tanto curioso di vedere in faccia chi ti ha fatto questo zio, - si trovò con due paia di occhi azzurri puntati addosso – almeno per vedere se ne vale la pena spaccargli la faccia o no.” 
 “Kyle sta tranquillo, capitano a tutti gli incidenti e poi chi condivide la stanza con me è stata in sala operatoria tutto il giorno.”
Lo zio cerca di placarlo rimanendo calmo, ha l’indole pacifica anche in quelle condizioni.
 “Lo so questo zio, solo che chi entrerebbe in una strada in contromano?! E in piena notte per giunta… Ma dai è una cosa ridicola… E danno la patente a questi qui e io no.”
 “A te hanno fermato prima.”
cerca di sdrammatizzare il fratello biondo e se non entrò un altro ragazzo nella stanza chissà che gli avrebbe risposto, Kyle riesce a frenare la lingua.
Egli sembra avere la stessa età del fotografo biondo perché è molto giovane, alto, magro, con ricciolini neri. Due occhi azzurri come il cielo nascosti dietro un paio di occhiali con la montatura nera e quadrata come quelli del collega di Philip solo che lui non sembra tanto "nerd", infatti ha un sorriso dolce come un bambino di dieci anni, si avvicina anche lui a Tony che lo accoglie ricambiando il sorriso.
 “Ehi ciao Simon… - saluta lo zio – Non era necessario che venissi anche oggi.”
 “Non si preoccupi signore. Volevo solo che controllaste un’ultima volta gli appunti.”
Gli passa un porta blocco sulla mano buona davanti ai due nipoti dopo che si è messo gli occhiali e mentre controlla i fogli annuncia:
 “Ragazzi, vi presento Simon Bell, il mio assistente.”
I ragazzi lo salutano con una stretta di mano e presentandosi anche sia con nome e sia come i nipoti del suo capo:
 “Vostro zio mi ha parlato tanto di voi… Siete newyorchesi?”
Philip annuisce:
 “Certo… Ma il lavoro sai che porta lontano.”
 “E tu di dove sei?”
 “Los Angeles… Studio ancora e ho trovato lavoro con il signor Antonio.”
Sentendosi nominato lo zio sorrise dolcemente come la mamma di Philip e Kyle e
quest’ultimo lo nota senza dire niente. Gli mancano i suoi nel profondo ma almeno sono con lo zio che ha visto alcuni giorni fa e gli è entrato subito nel cuore, mentre si avvicina al letto entra anche un infermiere con l’inizio di un letto e saluta anche lui i presenti:
 “Buongiorno…”
Philip si alza di scatto e guardando lo zio Tony intuisce che devono uscire giusto il tempo per far rimettere a posto il letto dell’altro paziente e lo zio annuisce in
silenzio.
 “Torniamo tra poco.”
Ma il destino non è d’accordo.
Dal lettino trasportato tutti i presenti sentono una voce chiamare uno di loro debolmente:
 “Philip…?”
Tutti si bloccano sul posto, compresi i due infermieri ma Philip anziché girarsi verso la voce femminile osserva il fratello che è nelle sue stesse condizioni. Ha riconosciuto anche lui quella voce e si sentì il cuore spezzarsi in due mentre, come se gli si fosse azionato un rallentatore, si volta verso il letto che è a metà strada dalla porta al suo posto.
La vista della paziente le mozzò il fiato in gola e anche impallidire:
 “Kyle…”
 “Emily…”
riesce a dire guardando la sua ragazza stesa sul letto.
 

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