La rosa

di mistaya
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Golden Rose ***
Capitolo 2: *** White Gold Weddig ***
Capitolo 3: *** Il Cigno e la Rosa ***
Capitolo 4: *** Enslaved Kisses ***
Capitolo 5: *** Dark Enchanted ***
Capitolo 6: *** Asela ***
Capitolo 7: *** Tricked ***
Capitolo 8: *** Il flauto magico ***
Capitolo 9: *** Cursed ***
Capitolo 10: *** Lioness Heart ***
Capitolo 11: *** The Nutcracker ***
Capitolo 12: *** Oh Happy Day ***
Capitolo 13: *** Precious Things ***
Capitolo 14: *** Crescere ***
Capitolo 15: *** Beached ***
Capitolo 16: *** La Tigre ***
Capitolo 17: *** Thumbelina ***
Capitolo 18: *** Frantumato ***
Capitolo 19: *** Bears Will Be Bears ***
Capitolo 20: *** Into the woods ***
Capitolo 21: *** Forza, coraggio e fiducia ***
Capitolo 22: *** Witch Hunters ***
Capitolo 23: *** Red Moon ***
Capitolo 24: *** Buon compleanno, bambina ***



Capitolo 1
*** Golden Rose ***


Premessa per il lettore: questa è una fanfic What if...?, e forse anche un AU, visto che ho cambiato alcune cose. Dopo aver visto la 3x15 ho deciso di scrivere una mia versione della storia, siccome la morte di Neal non l’ho digerita (e tutto quello che ne è seguito). E’ cambiata dalla 3x11, e visto che non l'ho fatto rientrare nei flashback, vi spiegherò come sono andate le cose: Emma e Henry sono andati nella Foresta Incantata con gli altri, e scoprono insieme dei piani della strega dell'Ovest. Belle trova il modo di riportare indietro Tremotino (senza sacrificare nessuno e quindi Zelena non cattura Rumple), lui conserva ancora i suoi poteri, ma grazie alla sua amata non è più il Signore Oscuro. Emma, Regina e Tremotino uniscono le forze e provocano un tornado che porta Zelena nel mondo reale, nel Kansas e, visto che non c'è la magia, lei è condannata in esilio lì. Emma e Bealfire/Neal tornano insieme, e Uncino li lascia come amici, decidendo di ritornare per mare e recupera la Jolly Roger, che era caduta nelle mani di Barbanera (mi dispiace per i fan della coppia Emma/Hook, ma io preferisco quella Swanfire). Belle e Tremotino si sposano un anno dopo che tutti sono tornati nella Foresta Incantata, sotto gli occhi della famiglia (Biancaneve ha già il pancione che abbiamo visto nella 3x12) e degli amici (compresi Filippo, Aurora, Mulan, Robin Hood e i Merry Man, escluso Will), con Neal che fa da testimone al padre, Emma che indossa un bellissimo abito da principessa, e Henry che passa gli anelli agli sposi. La mia protagonista nascerà l'anno dopo (il matrimonio è avvenuto in autunno, Belle resterà incinta in inverno e partorirà nell'ultimo mese d'estate) in una splendida giornata di sole. Ovviamente il figlio di Biancaneve e David non si chiama Neal, in questa fanfic, e ho optato per Leonard che, nella mia versione della storia, è l’unione tra il nome del padre Biancaneve, Leopold, e da Reynard, che in questa storia è il nome del padre di David. Anche Regina e Robin stanno insieme, in questa fanfic.

P.S.: prima di iniziare volevo ringraziare la pagina di Facebook I will see you again Rumbelle. Una scena del capitolo 14 è stata ispirata da una delle loro teorie, che sono sempre molto belle, interessanti e molte volte azzeccate.
Il flashback del capitolo 21, non è mio: è stato tratto dal graphic novel di Kalinda Vazquez, “Out of the past”, e io ho pensato di inserirlo, per la felicità di tutti gli amanti della coppia Rumbelle. Spero di averlo tradotto bene.
Certe creature (e alcune loro storie) nei diversi capitoli sono state prese dalla serie “Grimm”, e sono sicura che certi di voi, se hanno seguito la prima stagione, li riconosceranno. Il ventesimo capitolo, è stato tratto dal film “Into the woods”, come si capisce dal titolo, e i capitoli 22 e 23 dal film “Hansel e Gretel, cacciatori di streghe”.
La scena nel gazebo del capitolo 24, l'ho preso, riveduto e corretto (e per riveduto corretto vuol dire che l'ho adattato) da Shadowhunters - Città delle anime perdute.

 

 

O dolce rosa

Nel cui calice riposa

Il cuore del mio vero amore,

Non si chinarono gli dei a benedirti

Dall’alto dei cieli?

E a posare sulle tue labbra vermiglie

Una uguale copia in rubini.

Fu lì che trovai

Gioiello raro

Il fiore del tuo cuore.

 

(Rodolfo Valentino, “Fiore del Cuore”)

 

 

Capitolo 1

Golden Rose

 

 

Quando il sole fece capolino nella sua stanza, Rosette, o come la chiamavano tutti Rosie, era già sveglia. Durante la notte, era uscita fuori dal castello, ed era ritornata qualche ora dopo, addormentandosi subito per poi risvegliarsi poco dopo. Era da quando era bambina che lo faceva. Le notti d’estate erano calde, ed era bello passeggiare nel giardino, sentire l’erba sotto i piedi nudi, e la luna illuminava tutto. Ormai stava arrivando l’autunno, e avrebbe cominciato a fare freddo, e quindi voleva approfittarne.

Decise di alzarsi, e fece una piccola carezza alla sua gatta Daina, un Sacro di Birmania che dormiva ai piedi del letto. Rosie si lavò la faccia in una bacinella di porcellana, andò alla sua toeletta, e lo specchio rifletté l’immagine di una graziosa ragazza di quindici anni, con dolci occhi castani, i capelli folti sempre castani, le guance rosee e due labbra rosse come il sangue. Si mise un abito semplice, per andare nel giardino. C’era una parte di quest’ultimo dove lei e Gael, una delle sette figlie della sua tata, tenevano gli animali feriti che trovavano nel bosco, e che poi lasciavano liberi, e a turno lei, Gael e le altre gli davano da mangiare.

Scese giù nelle cucine, e trovò Sultano, il loro West Highland White Terrier1, che dormicchiava sotto il tavolo. Quest’ultimo, nel sentire la sua padroncina, si alzò di scatto e le venne incontro. “Fa il bravo, Sultano!” mormorò lei, per paura di svegliare qualcuno. E prese un grembiule. “Vieni, andiamo fuori, così darò da mangiare anche a te!”. E aprì la porta, facendolo uscire, mentre si allacciava il grembiule intorno alla vita.

Il giardino del castello Oscuro era molto cambiato, rispetto a com’era prima della maledizione. C’erano molte più varietà di fiori e di alberi, che lo rendevano più colorato, un orto dove erano state piantate erbe e spezie da usare sia in cucina, sia per fare medicinali e profumi. Inoltre col tempo erano state aggiunte delle statue, un gazebo, e un archetto di rose sopra la parte del giardino dove c’erano per l’appunto i roseti, che aveva piantato sua madre…

 

 

Era una giornata piena di sole. Belle stava finendo di piantare le ultime rose. Ormai era all’ottavo mese di gravidanza, il pancione era prominente, e si sentiva benissimo. Per quando il bambino avrebbe cominciato a camminare, il giardino sarebbe stato bellissimo, pieno di fiori.

Gli capitò tra le mani un bocciolo dal colore rosa pallido. Sembrava un fiore bello, dolce e aggraziato, ma allo stesso tempo anche forte che non vedeva l’ora di bearsi della luce solare. Se nascesse una bambina, pensò, mi piacerebbe che fosse proprio come questa rosa, aggraziata, forte e tanto bella. E si toccò il ventre gravido.

 

 

Rosie andò a dar da mangiare ai cavalli per ultimi, e ovviamente andò a salutare Corbeau, il suo andaluso bianco. Suo padre glielo aveva regalato a dodici anni, quando aveva cominciato a frequentare il palazzo di Biancaneve e di David.

In quell’occasione le avevano donato non solo il cavallo ma vestiti nuovi, copricapi e un paio di mantelline. Già a quel tempo, tutti si accorsero che Rosie stava diventando una giovane di rara grazia, con un viso talmente colmo di carattere e determinazione che non si poteva dubitare per un istante che fosse la figlia di sua madre. Era sagace, ed era capace di creare giochi di parole, o di tradurre una battuta in francese, spagnolo o cinese. Oltre a quello, sapeva bene come gestire una casa, conosceva le erbe e i loro usi.

Quando rientrò, nelle cucine già c’erano la sua tata e le sue sette figlie, che stavano già facendo colazione. Le figlie della sua tata erano sette orchesse. O meglio, il loro padre, che ancora non era venuto a fare colazione, era un mezzo orco. Era alto il doppio di suo padre, era imponente e a prima vista faceva paura, ma apparteneva a una razza di sotto-orchi, ovvero di orchi che si erano accoppiati a degli umani. La loro razza faceva lavori come fabbri, minatori, etc., anche se molti li temevano. La loro famiglia di orchi, stava con Rosie e i suoi genitori al Castello Oscuro da quando Belle era entrata nell’ultimo trimestre di gravidanza. La madre delle orchesse era stata la sua levatrice, e poi diventò la sua tata. Divennero in pratica una grande famiglia, ed anche le figlie dell’Orco avevano qualche potere magico legato alla natura.

Phoebe, la maggiore, aveva capelli lunghi, castano-dorati e gli occhi verdi, possedeva poteri legati al sole e alla luce, ed era quella con il carattere più forte.

Hertha, la seconda, con i capelli e gli occhi castani, aveva poteri legati alla terra, ed era sempre quella che portava il buonumore.

Blyss, la terza, era la più carina delle sette, con gli occhi azzurri e i capelli rosa (li tingeva in quel modo da quando aveva dodici anni). Lei aveva poteri legati a tutte le piante e ai fiori, e preparava profumi, per la bancarella che loro allestivano al mercato.

La quarta, Gael, aveva i capelli biondi e gli occhi azzurri, ed era la più sportiva tra le sue sorelle. Si occupava degli animali e poteva comunicare con loro. Insegnava autodifesa femminile a Rosie e alle altre ragazze del villaggio.

Luna, la quinta, aveva i capelli biondi e gli occhi castani, ed i suoi poteri erano legati alla notte. Durante il giorno non era molto sveglia (sembrava quasi una sonnambula).

Marina, la penultima, con capelli e occhi castani, aveva poteri legati all’acqua, ed era un’ottima istruttrice di nuoto per i ragazzi.

E infine la più piccola era Tori, di undici anni, con i capelli rossi, gli occhi azzurri e simpatiche lentiggini. Lei aveva poteri legati al tempo, anche se non sapeva ancora usarli bene.

Quando Rosie entrò in cucina sulla tavola c’era già una colazione abbondante: pancetta, uova, funghi, focacce, panna, caffè, latte sia freddo sia caldo, pane, burro, le diverse marmellate fatte in casa e il tè stava bollendo.

“Buongiorno famiglia!” fece Rosie, e le sette orchesse le risposero insieme,

“Buongiorno, cara” gli disse Elodie, la madre delle orchesse, “Sei stata nel giardino?”,

“Sì, e ho appena finito di fare da mangiare agli animali” comunicò mentre si lavava le mani, e poi si sedette vicino a Tori. Qualche minuto dopo, entrò anche l’Orco, Jaktor2.

“Buongiorno mie bellissime!” fece lui,

“Buongiorno papà” fecero in coro le orchesse,

“Buongiorno” fece eco loro Rosie.

Lui si sedette e sua moglie gli fu subito accanto, porgendogli il caffè, il suo piatto con la colazione, e gli diede un bacio sulla guancia.

Qualche minuto dopo scesero anche Belle e Tremotino. Rosie diede il buongiorno ai suoi genitori, e poi versò loro il tè, appena fatto.

Dopo la colazione, Rosie e Tori, come quasi tutte le mattine, andarono in biblioteca a studiare. Lì con loro c’era Tremotino che le ascoltava, mentre filava, come stava facendo quella mattina, o trafficava con le sue pozioni. Rosie aveva dato qualche esercizio di matematica a Tori, e ora glieli stava correggendo. “No, no, no” gli disse mentre dava un’occhiata agli esercizi, mentre la piccola sbuffava, “Be’, qualche errore c’è…”, e Tori sbatté la fronte contro il tavolo,

“Ha detto qualcuno, non tutti” fece Tremotino,

“Uffa, questi nuovi esercizi di matematica non mi riescono” si lamentò l’orchessa,

“E’ normale, sono più difficili…” la consolò Rosie, “Nemmeno a me venivano bene, ma basta esercitarsi...Vieni, correggiamoli insieme”, e le fece vedere dove aveva sbagliato.

Verso metà della mattinata, le due ragazze fecero una piccola pausa dallo studio. Scesero in cucina, ed Eloide e Belle, gli diedero della frutta e della limonata fresca, da portare alle altre orchesse, che stavano lavorando nella loro officina con il padre. Quando le altre le videro arrivare, smisero di lavorare, si lavarono le mani e fecero il loro piccolo break insieme.

Belle le osservava dalla finestra con un sorriso. Era contenta che sua figlia avesse loro, sapeva cosa significava crescere senza fratelli o sorelle.

 

 

Ormai non mancava molto al termine della gravidanza, o almeno così le aveva detto la moglie dell’Orco quella mattina. Belle si alzò dal letto e andò a guardare il suo riflesso allo specchio, toccandosi il ventre. “Che meravigliosa visione!”, non fece in tempo a voltarsi, che Tremotino la strinse tra le braccia e la baciò appassionatamente,

Sono tonda come una palla e tu mi dici ‘meravigliosa visione’? Mi prendi in giro?” fece lei al termine del bacio,

Non direi, cara: sei il ritratto della salute!” e la baciò un’altra volta,

Grazie”.

Si diedero qualche altro bacio, e infine lui le disse: “Io amo…la tua pancetta!”,

Non ce l’avrò per molto” fece lei dopo che si sciolse dal suo abbraccio, “In questi ultimi giorni non fa che scalciare e mi costringe a stare al letto”, spiegò mentre si sdraiava di nuovo sul letto, e contemporaneamente lui si sedette su una sedia lì davanti, “secondo me non vede l’ora di uscire”,

Oh be’…anch’io non vedo l’ora che esca…” fece lui,

Belle sorrise, poi si premette la mano sulla pancia, “Oh”,

Cosa c’è?” chiese Tremotino,

Si sta muovendo…vieni a sentire”, lui si sedette subito sul letto, e le mise una mano sulla pancia,

Ah…è forte”,

Sì…”,

Sei sicura di star bene? Non ti fa male?”,

No”, dopo qualche minuto di silenzio, Belle gli disse: “…stavo pensando a una cosa…” e s’interruppe,

Cosa, cara?”,

La famiglia degli Orchi…vorrei che rimanessero con noi anche dopo il parto…”,

Come?”,

Lo so…sembra una richiesta strana…è solo che…pensavo che poi in questo castello rimarremo solo in tre, ed io vorrei che avesse compagnia…Io sono figlia unica, e so cosa si prova a crescere da soli…e lo sai anche tu!”, Tremotino la guardò per qualche minuto,

Ma certo, cara!” e le baciò la mano, “Li faremo restare, se vuoi”, Belle le sorrise e lo baciò di nuovo. Al termine del bacio, lui posò le labbra sulla pancia. Poi ritornò a baciarla sulle labbra e la fece stendere sul letto…

 

 

Dopo pranzo, Rosie si mise anche lei a lavorare in giardino. Le piaceva curare i fiori. Poi notò che una figura si stava avvicinando al castello, e le sorrise quando riconobbe la ragazza bionda, con i capelli intrecciati, e gli occhi castani. Era Ida3, la sua amica di infanzia, che viveva in una grande fattoria fuori dalla foresta. Si conoscevano da quando avevano quattro anni.

“Ciao, Ida!” la salutò lei,

“Ciao Rosie! Sono venuta a portarti quello che avete ordinato!”,

“Ah, perfetto…allora vado a prendere i soldi un attimo…”, andò dentro e prese un sacchetto di monete, e poi prese il cesto,

“Mia madre ed io vi abbiamo fatto anche un dolce!”,

“Grazie, sei un tesoro!” e l’abbracciò,

“Ho pensato che vi sarebbe piaciuto, mangiarlo in giardino stasera”,

“Oh, a Tori e a Marina piacciono sempre i dolci tuoi e di tua madre!”. Quella sera ci sarebbero state le stelle cadenti4, e come tutti gli anni, la sua famiglia e quella degli orchi avrebbero cenato in giardino, e poi sarebbero rimasti a guardare le stelle, nella speranza di poter esprimere un desiderio.

 

 

Quella mattina le doglie erano arrivate alle quattro, per Belle. La moglie dell’orco la stava aiutando ormai da alcune ore, affiancate dalle due figlie maggiori, Phoebe e Hertha, che gli dicevano che stava andando bene, e la incitavano a spingere.

Nella sala grande del palazzo, Tremotino invece stava aspettando insieme agli altri, agitato. Gli avevano consigliato di mettersi seduto, ma non ci riusciva. Stava andando avanti e indietro da ore, mettendo sulle spine anche gli altri. Di tanto in tanto alzava la testa per sentire le urla. Odiava sentirsi così impotente.

Dopo un’ondata di dolore più forte, finalmente Belle sentì il bambino piangere, e si accasciò esausta sul cuscino. “Complimenti, è una bambina” gli annunciò la madre delle orchesse.

Belle riaprì gli occhi per vederla e la levatrice, che aveva cercato di pulirla meglio che poteva, gliela porse, mentre la piccola piangeva ancora. La strinse a sé piangendo, “Ciao” le mormorò continuando a singhiozzare. Era la bambina più bella che avesse mai visto.

Hertha va giù di sotto” gli disse sua madre, “E tu Phoebe aiutami!”, e si rivolse a Belle, “Adesso la laveremo e ci assicureremo che sta bene” le disse, mentre la riprendeva, “Te la riporteremo presto, sta tranquilla!”. Belle annuì e si ristese di nuovo. Phoebe le pulì il viso con un panno, e poi andò ad aiutare la madre con la bambina.

Nel frattempo, Hertha era scesa giù e aveva annunciato a tutti che era una bambina. Tutti ne furono felici, e fecero le congratulazioni al neo-padre. Prima di andare di sopra da lei, Tremotino si girò verso Bea, chiedendogli se voleva venire anche lui. “Verrò dopo” gli rispose lui semplicemente, e abbracciò il padre.

Dopo che lui se ne andò, Henry gli chiese: “Perché non sei voluto andare anche tu?”,

Questo è un momento per i genitori, Henry…lasciamoli soli, per adesso!” rispose Biancaneve,

Giustissimo!” disse Jaktor, e versò il vino nei bicchieri, “Ti consiglio vivamente di brindare, ragazzo!” fece a Bealfire, porgendo prima a lui un bicchiere, “Ti è nata una sorella sana a forte, è un buon giorno! Oggi la vita è bella!”, e accarezzò la testa di sua figlia Gael, che gli stava accanto.

Nel frattempo, Tremotino si era precipitato subito da Belle, che alzò lo sguardo non appena lui entrò e gli sorrise. “Belle” mormorò lui commosso,

Tremotino…” e si sedette, mentre lui si mise di fronte a lei sul letto, e si baciarono,

E’ una bambina” mormorò lei, alla fine del bacio,

Lo so…sei stata bravissima”, le prese una mano e gliela baciò. Belle non gli era mai sembrata così bella come in quel momento. Restarono qualche altro minuto a scambiarsi tenerezze, finché la levatrice non entrò con la piccola in braccio. L’avevano lavata, e le avevano messo una veste bianca, con disegni rossi, ed era avvolta in una copertina di seta, anch’essa bianca, con bordi dorati. La porse alla madre e li lasciò soli. Entrambi i genitori guardarono incantati la figlia, sussurrandogli parole affettuose. “E’ bellissima, ti assomiglia” le disse accarezzando con un dito la guancia della piccola,

Ha i tuoi occhi, però” aggiunse, “Prendila in braccio”, e gliela porse. E lui la prese delicatamente tra le braccia, sussurrandole parole affettuose. Era passato tanto tempo dall’ultima volta…

Hai già scelto un nome, per lei?” gli chiese lei dopo qualche istante,

Ah Belle, è ovvio” gli rispose lui, lei lo guardò come se pensasse che la stesse prendendo in giro, “Che c’è? Mi piace e sembra adatto a lei”, e lei gli sorrise dolcemente,

Magari le metteremo Belle come secondo nome” acconsentì lei,

Tu come vorresti chiamarla?” fece lui,

Avevo pensato a Rosette” rispose lei,

Rosette…” fece lui cullando la piccola, “…sì, mi piace” e le baciò delicatamente la fronte. Poi prese Belle per mano, “E’ meravigliosa…proprio come te!”, e Belle gli sorrise.

Poco dopo, Bea entrò nella stanza. Trovò Belle e suo padre abbracciati, e si congratulò con loro, poi andò a vedere la sorella nella culla. “Ehi, ciao” la salutò piano, accarezzandole con un dito la guancia, e la piccola gli sorrise, “ma che bella bambolina!”, e poi si girò verso il padre e Belle, “Posso prenderla in braccio?”,

Ma certo” rispose Belle,

Bealfire prese in braccio la piccola, “Come si chiama?” chiese,

Rosette” gli rispose suo padre,

Un nome bello e forte…proprio come lei!”, e si rivolse alla piccola, “Io ti chiamerò Rosie!”, e le mormorò piano all’orecchio, in modo che nessuno potesse sentirlo, “Tranquilla, io non ti lascerò mai cadere!”, e poi si rivolse di nuovo a suo padre e a Belle, “Vi dispiace se la porto di sotto per farla vedere a Henry e agl’altri?”,

Fai pure” rispose Belle.

Bea portò al piano di sotto la sorella, e non appena entrò con la piccola in braccio tutti lo circondarono per vederla. Poi la passò a Emma, e Henry chiese: “Come si chiama?”,

Rosette” rispose lui, “Ma credo che la chiamerò Rosie”,

E’ un bel nome” commentò Biancaneve, che aveva in braccio suo figlio Leonard, che aveva quasi un anno, ormai.

Credo che tu le sia simpatica” disse Henry a sua madre, notando che la piccola stava rivolgendo dei piccoli sorrisi a Emma, anche se sembravano più delle smorfie.

Emma sorrise al figlio, poi guardò la piccola. “Benvenuta a questo mondo” le mormorò.

Dopo un po’, andarono tutti in camera di Belle e Tremotino per fare gli auguri anche alla madre. Mancava solo il padre di Belle, ma lui sarebbe venuto a trovarli più tardi. In quel momento Biancaneve la stava cullando, mentre Emma teneva il suo fratellino. Tutti stavano cominciando a chiamarla Rosie, come il fratello.

Rosie ti piace?” chiese Belle sottovoce a Tremotino, che la teneva ancora abbracciata,

Sì, molto” rispose lui, poi si rivolse a Biancaneve e al principe, “Io e Belle abbiamo pensato a lungo a una proposta da farvi…”,

Volevamo chiedervi di fare da padrini a nostra figlia” continuò Belle,

Davvero?” fece sorpreso David,

Be’, di solito sono gli zii a fare da padrini ma visto che né io né Tremotino abbiamo fratelli o sorelle…i nostri parenti più prossimi, anche se acquisiti, siete voi” spiegò Belle,

Ma certo, ci farebbe molto piacere” rispose Biancaneve per entrambi, poi tornò a guardare la bambina, che emise un piccolo sbadiglio.

Anche Belle ne fece uno. Doveva essere esausta…

Forse, ora, faremmo meglio a lasciarvi riposare, tutte e due” disse la madre delle orchesse, e fece cenno a tutti di uscire.

Biancaneve ridiede la piccola a sua madre, e uno per uno uscirono tutti. Henry prima si riavvicinò alla piccola e le diede un bacio sulla mano.

Vuoi che vada via anch’io?” gli chiese Tremotino,

No, resta, per favore…”, e si addormentò tenendo accanto a sé la piccola, mentre lui accarezzava dolcemente tutte e due, a turno.

Bealfire, prima di uscire, li aveva osservati tutti e tre con un sorriso sulle labbra. Sì, ne avevano passate tante, ma ora le cose sarebbero andate molto meglio, ne era sicuro.

 

 

Finito con il giardino, Rosie riandò in biblioteca. Da quando era piccola, precisamente da quando aveva sei anni, nella stanza dei libri era stato aggiunto un clavicembalo, e con esso molti libri di musica. Verso l’ora del tramonto, la ragazza suonava sempre qualcosa.

Quel giorno, c’era solo suo padre ad ascoltarla. Tremotino era salito, e la trovò a già metà dello spartito. La giovane s’interruppe, non appena si accorse della sua presenza. “Ti disturbo?” chiese lei, riferendosi al suo lavoro all’arcolaio,

“No, continua pure” rispose lui, tranquillamente,

“Vuoi che ti suoni qualcosa in particolare?”,

“Va bene anche quello che stai suonando ora”.

Rosie riprese a suonare, e Tremotino si sedette davanti all’arcolaio, ma non cominciò a lavorare. Restò a sentire la figlia, semplicemente. Era cresciuta davvero troppo in fretta, si diceva. Sembrava ieri, che giocava sul pavimento della biblioteca, mentre lui lavorava. Di tanto in tanto il suo sguardo incrociava quello della bambina, che gli sorrideva, e lui sentiva il dolore che lo aveva accompagnato per tanto tempo sparire completamente. Ora se ne stava a guardarla con un sorriso mite, ed andò vicino a lei per girargli la pagina dello spartito, e la figlia gli sorrise, facendogli sentire di nuovo quel dolce calore...

 

 

Mentre tutti gli altri festeggiavano la nascita della piccola, Belle nella stanza si era addormentata. Suo padre era venuto nel tardo pomeriggio per fargli gli auguri e aveva cullato per un po’ anche la nipotina. Quando sua figlia si era sposata con Tremotino, aveva ancora qualche dubbio, ma quando l’aveva accompagnata all’altare, lei era così felice. E ora i suoi dubbi e le sue paure sembravano essersi placate ancora di più con la nascita di quella bellissima bambina.

Tremotino ora, era seduto accanto al suo letto, e guardava a momenti lei e poi la bambina, anch’essa addormentata. C’era solo la luce fioca di qualche candela a illuminare la stanza, giacché faceva troppo caldo per accendere il fuoco.

La bambina si svegliò, ma non pianse, e lui la prese in braccio, per cullarla. Non voleva che si agitasse mentre Belle dormiva. Era tutto così tranquillo…Si sentivano solo i grilli di fuori, e si vedeva la luna piena. La piccola aveva gli occhi fissi su di lui, come se volesse ricordarsi bene il suo viso, e anche suo padre non si stancava di guardarla. Se pensava a tutto quello che aveva passato, ma ne era valsa la pena anche solo per poterla vedere…

Vuole bene al suo papà, sai?”, era Belle, che da qualche minuto li stava osservando,

Belle, sei sveglia!” mormorò lui,

Sì…tu, invece, non vorresti andare a riposare? Sarai stanco…”,

No, sto bene…e poi non credo che riuscirei a dormire, stanotte”, e baciò la fronte alla piccola,

Belle gli sorrise, e poi posò il suo sguardo sulla piccola, “E’ incredibile…in poche ore è cambiato tutto quanto: se penso che ieri, a quest’ora non c’era, adesso è qui…”,

Già”, e la piccola cominciò ad agitarsi, “Credo che voglia la mamma…”, e gliela porse,

Belle restò semidraiata, con la bambina appoggiata al petto, “Ci pensi che l’abbiamo fatta noi due?” gli disse lei baciando la figlia,

E una cosetta graziosa…” e accarezzò sua moglie, “E’ adorabile come sua madre” e le diede un bacio sulla fronte,

Belle lo guardò, “Una volta mi hai detto che nessuno avrebbe potuto più amarti…a quanto sembra ti sei sbagliato”,

E’ vero”, e accarezzò con un dito la mano della piccola, “Forse avevo solo paura di crederci…ma chi poteva immaginare che un giorno avrei avuto un’altra creatura d’amare, come Bea…” e diede un bacio leggero alla manina che aveva accarezzato,

Belle lo guardò con attenzione, lo sapeva di cosa aveva paura, e gli accarezzò il viso. “Nessuno te la porterà via!”, lo rassicurò, “Io non la lascerò mai, e non permetterò mai che tu la perda…Io lotterò sempre per lei!”, e lo baciò. Al termine del bacio, Tremotino appoggiò la testa sul petto della donna, il suo viso era davanti a quello della bambina.

 

 

Cenarono tutti all’aperto, quella sera. Poi si sedettero su delle coperte, e mentre aspettavano lo spuntare delle stelle, il padre delle orchesse prese a cantare, accompagnato da sua figlia Gael, che suonava un flauto.

 

E’ dolce sognar

e lasciarsi cullar

nell'incanto della notte

le stelle d'or

con il loro splendor

sono gli occhi della notte

Sii vicino al tuo amore

e a te ti stringerà

la notte con la sua magia

quanti cuor unir saprà

 

Poi si unirono anche le sue figlie per il resto della canzone.

 

E’ dolce sognar

e lasciarsi cullar

nell'incanto della notte

Sei vicino al tuo amore

e a te ti stringerà

La notte con la sua magia

quanti cuori unir saprà

è dolce sognar

e lasciarsi cullar

nell'incanto della notte

 

Alla fine della canzone, Rosie, i suoi genitori e la madre delle orchesse applaudirono. Poi alzarono gl’occhi verso il cielo, sperando di vedere qualche stella cadente.

Rosie strinse la mano forte a suo padre. Lo faceva fin da quando se lo ricordava: da bambina, era convinta che se gliel’avesse stretta, qualche stella l’avrebbe vista.

1 Era il cane di Hamish McBeth, un personaggio interpretato da Robert Carlyle in una serie tv poliziesca, vi consiglio di andarvela a guardare. La troverete solo in inglese, ma potrebbe piacervi.

2 Pensavo di chiamare il padre delle orchesse Ettore o Hector, come sir Ettore, il patrigno di Semola, ma mi è venuto in mente che poteva comparire nella serie tv, così gli ho dato una variante di questo nome in polacco.

3 Ho preso il personaggio da una favola di Andersen, “I fiori della piccola Ida”, e l’ho modificato per la mia fanfic.

4 La notte di San Lorenzo, nel mondo delle favole, ovviamente è un po’ diversa. E’ il 13 agosto, e la mia protagonista ha festeggiato il compleanno il 9 agosto. Lo dico soltanto per una piccola nota narrativa, nel caso vi interessi.

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Capitolo 2
*** White Gold Weddig ***


Capitolo 2

White Gold Wedding

 

 

Stava arrivando l’autunno, ormai. Già le prime foglie cominciavano a diventare rosse e gialle. Le giornate erano ancora abbastanza calde, le piogge sarebbero cominciate a diventare frequenti tra un mese, e oltre a questo, quel giorno Belle e Tremotino avrebbero festeggiato il loro anniversario di matrimonio.

Rosie quella mattina aveva portato loro la colazione a letto, che era il suo solito regalo di anniversario da sette anni ormai, e dopo era uscita con le orchesse, per andare al mercato e vedere se c’era qualcosa con cui avrebbero potuto far loro una sorpresa.

“Ma Rosie dov’è finita?” chiese a un certo punto Phoebe alle sue sorelle, quando notò che la ragazza non c’era, mentre loro giravano per i banchi del mercato,

“Ha detto che passava in libreria!” rispose Gael,

“Ancora? Ma quanti libri legge?”,

“Troppi…io e Blyss ci proviamo a stargli dietro, ma non ce li leggeremo mai tanti libri come lei!” fece Marina, mentre sua sorella Luna si appoggiava alla spalla, mezza addormentata, ma la sorella gliela toglieva sempre.

E infatti, Rosie era proprio dal libraio. Non pensava di regalare un libro ai suoi genitori, già ne avevano tanti, ma forse in uno di loro avrebbe trovato qualche idea per il loro anniversario.

E, infatti, lo trovò…

 

 

C’era un gran fermento in quei giorni al Castello Oscuro. Finalmente Belle e Tremotino si sarebbero sposati!

Dopo che era scomparso, nell’uccidere Peter Pan, Belle l’aveva cercato a lungo, ma era riuscita a ritrovare il suo amore, e ora, dopo aver rimesso in sesto il castello, potevano celebrare le loro nozze.

Sull’invito che tutti avevano ricevuto, era stato scritto così:

 

Tremotino e Belle

Sono lieti di invitarvi al loro matrimonio

Che si terrà nei pressi del Castello Oscuro, la mattina del 3 settembre, alle ore dieci della mattina

 

Quasi tutti avevano risposto all’invito. Ed erano arrivati al Castello degli ospiti molto speciali, pochi giorni prima.

La madre di Belle aveva cinque cari amici, che avevano cercato di aiutare la figlia dopo la morte della donna. Si trattava dei Cinque Guardiani dell’Infanzia, protettori dei bambini, scelti dall’Uomo nella Luna.1

Dentolina, la fata dei denti e guardiana dei ricordi, era metà umana e metà colibrì, raccoglieva e salvaguardava i dentini dei bambini, aiutata da piccole fatine e topolini che lavoravano incessantemente. Elegante, dolce, materna, frizzante, sapeva parlare in tutte le lingue del mondo. Lei era stata la prima che Belle aveva incontrato, a sedici anni, come sua madre prima di lei, ed era stata una buona amica per entrambe.

Nord, ovvero Babbo Natale, leader dei guardiani e guardiano delle meraviglie. Pancione, bonario, impulsivo, esigente ma aveva un cuore d'oro. Aveva due tatuaggi sulle braccia, su uno c'era scritto Buono e sull'altro Cattivo e combatteva usando due spade, per lui nulla era impossibile. Parlava con un forte accento russo, era un grandissimo giocattolaio e lui e la madre di Belle, Colette, erano nati nella stessa città.

Calmoniglio era il coniglio pasquale e guardiano della speranza. Australiano, calmo, spavaldo, a volte irritante e presuntuoso, imperturbabile ed era alto 1,85 m. Guardiano della natura, abile, scaltro, grande scavatore ed esperto di arti marziali, combatteva usando dei boomerang incantati e uova di Pasqua esplosive. Possedeva la capacità di aprire gallerie ovunque e nella sua tana viveva un esercito di gigantesche uova di pietra.

Sandman, l'omino del sonno, guardiano dei sogni, della fantasia, e tra i guardiani era il più anziano. Non parlava ma comunicava attraverso le immagini di sabbia dorata che gli apparivano sulla sua testa. Nonostante fosse pacifico di natura, era un guerriero impetuoso e combatteva usando due fruste di sabbia. Viveva in un regno fatto di nuvole d'oro, dove regnava un’eterna e silenziosa notte stellata, il suo palazzo era di sabbia magica e cambiava in continuazione forma e aspetto.

Jack Frost, era lo spirito della neve e guardiano del divertimento, e il più giovane del gruppo. Adorava far divertire i bambini, giocare con loro ed evitare che si facessero male, scivolando sul ghiaccio (pur senza essere visto). Usava come armi la neve, il gelo, il ghiaccio e poteva comandare il freddo a suo piacimento. Possedeva un bastone magico che era apparentemente la fonte del suo potere, ma chi conosceva bene la sua storia, come Belle, sapeva che non era così.

Quando avevano ricevuto l’invito di Belle, decisero di fare un regalo particolare agli sposi: il matrimonio sarebbe stato celebrato da un loro grande amico, Papà Valentino. Lui era lo spirito della festa di San Valentino, e protettore di tutti gli innamorati. Raramente usciva dal suo palazzo per celebrare in prima persona i matrimoni ma visto che era amico dei Guardiani, e sapeva quanto Belle e Tremotino avessero lottato, si offrì felicemente. Aveva l’aspetto di un uomo anziano, dalla lunga barba, non robusto come Nord, ma per nulla gracile, con una veste e un copricapo rosso.

Quando l’avevano proposto ai due sposi, quest’ultimi accettarono con gioia. D’altro canto, non erano sicuri di trovare un sacerdote disposto a sposarli. E poi gli Spiriti delle Feste gli facevano un grande onore.

Il giorno in cui arrivarono al castello, oltre che dagli sposi, furono ricevuti anche dal figlio di lui, Bealfire, da Emma, la Salvatrice, e Henry, il loro figlio.

 

 

Le ragazze stavano valutando la proposta di Rosie, sul regalo da fare a Belle e Tremotino. “Si può fare” disse Hertha, “Dobbiamo solo procurarci una coperta bianca per il letto…”,

“Be’, quella la possiamo trovare facilmente” fece Gael indicando la bottega del sarto,

“E all’oro ci penso io, ne ho filato un po’ ieri, ce l’ho in camera…” disse Rosie,

“Ed io che faccio?” chiese Tori,

“Tu Tori, mi devi fare un favore” fece Rosie, “Quando torniamo a casa, mi deve prendere un mazzo delle rose più belle che ci sono in giardino…prendile di diverse colori, per fortuna ancora non sono sfiorite”.

E andarono a fare i loro acquisti. Alla cena ci stava pensando la loro madre, e Marina e Blyss l’avrebbero aiutata una volta tornate.

 

 

Il matrimonio ci sarebbe stato il giorno dopo. Sia Tremotino sia Belle, stavano provando un’ultima volta i loro abiti. Papà Valentino aveva portato alcuni sarti del suo laboratorio, nel caso servisse qualche ritocco.

Tremotino era nella biblioteca con suo figlio, Henry, David, Papà Valentino, Jack, Calmoniglio, Nord e Sandman, che sonnecchiava. Due sarti stavano controllando il vestito, ma lo sposo era così nervoso che si muoveva, e lo avevano punto per sbaglio con gli spilli un paio di volte.

State attenti con quegli spilli!” fece Papà Valentino, “Deve andare al suo matrimonio, non alla tortura”,

C’è chi ti direbbe che sono la stessa cosa” fece Jack, divertito, e tutti risero. Sarebbe arrivato anche il padre di Belle quella sera. La figlia gli aveva mandato l’invito per primo, poi avevano parlato e, anche se con molte resistenze, aveva deciso di dargli la sua benedizione (probabilmente ci avevano messo lo zampino anche i Guardiani), e ovviamente di portarla all’altare.

Henry decise di andare giù nella sala grande, dove anche Belle stava provando l’abito da sposa. Con lei c’erano Dentolina, Emma, Biancaneve, Cappuccetto Rosso, Granny e anche Regina.

Belle era semplicemente magnifica, con il suo lungo abito bianco. Il corpetto era giallo, con lustrini ricamati come fiori. C’era una rosa rossa sul davanti, e altre distribuite all’orlo della gonna. Anche lei era molto nervosa.

Oh, Belle” fece commossa Dentolina, “se ti vedesse tua madre: sei bellissima proprio come lei!”,

Grazie” le disse sorridente.

L’aiutò a scendere dallo sgabello e la trascinò davanti allo specchio. “Guardati, sei semplicemente magnifica…” fece la sua amica alata, e Belle cercò di non piangere.

 

 

Quando le ragazze tornarono, si misero a lavoro per preparare il regalo a Belle e aiutare Elodie in cucina. La madre delle Orchesse per quella sera stava preparando una zuppa ai granchi, una lepre passata in un tegame, oca arrosto, un’insalata di pane, pomodori, cipolla e pere, e come dessert una torta. Marina si mise ad aiutarla, mentre Blyss tirò fuori delle stoviglie per le occasioni speciali e si mise a pulirle. Sarebbero stati solo loro quella sera. Bealfire, aveva mandato un biglietto d’auguri a suo padre, anche da parte di Emma, Henry ed il resto della famiglia.

Rosie, le altre orchesse e il loro padre nel pomeriggio finirono di sistemare la stanza dove di solito davano le feste. Era una bella sala, dove prevaleva il colore dorato, con una grande vetrata. Quella mattina Rosie, quando aveva portato la colazione a letto ai suoi genitori, gli aveva chiesto di non entrare in quella sala, e i suoi si stavano chiedendo cosa stessero architettando.

 

 

E venne il giorno delle nozze. Nel cortile del castello era stato allestito un banchetto, e al lago vicino, era stato allestito un piccolo altare, e davanti ad esso tutti, seduti su delle panche, c’erano gli invitati. Oltre alla famiglia di Emma, c’erano anche Regina, Robin Hood con suo figlio Roland e i suoi compagni, Mulan, Aurora, Filippo, Ariel, Eric, i sette nani, Cappuccetto Rosso con sua nonna, Trilli, la fata Turchina, il Grillo, Geppetto e suo figlio Pinocchio, e altri.

Papà Valentino stava già davanti all’altare, e alla sinistra di quest’ultimo, oltre a Tremotino, c’erano Bealfire e Henry, che teneva il piccolo scrigno con dentro le fedi. Lo sposo indossava un completo nero, con una rosa bianca appuntata sul bavero, ed anche suo figlio e suo nipote facevano la loro bella figura con due completi verdi, anche se il modello era diverso.

Belle, con in mano un bouquet di rose bianche, stava arrivando, al braccio di suo padre, con i Cinque Guardiani, le fatine dei denti, che tenevano sollevata la gonna della sposa, e gli elfi di Nord come seguito. Uno degli aiutanti di Papà Valentino cominciò a suonare la marcia nuziale ad un organo magico, quando il piccolo corteo fece la sua comparsa.

Non appena gli sguardi dei due sposi s’incontrarono, i loro occhi rimasero allacciati, finché non furono uno davanti all’altro. Sir Maurice, lasciò il braccio della figlia, mettendosi alla sua destra insieme ai Guardiani. La musica finì e Papà Valentino cominciò a parlare: “Cari amici, è un grande onore ufficializzare quest’unione, ed è un piacere vedere che siete intervenuti…Che gli déi benedicano sia voi, sia chi non può essere qui con noi oggi! Siamo qui riuniti oggi per condividere con gli sposi l’atto più sacro che due innamorati possano condividere: il matrimonio, un impegno che serve a onorare, amare, e conservare il Vero Amore per sempre...Prima di iniziare, vi chiedo se qualcuno conosce un motivo quest'uomo e questa donna non dovrebbero sposarsi, che parli ora o taccia per sempre”. Papà Valentino attese qualche istante, ma nessuno disse niente, e continuò. “Per sancire quest’unione invocheremo tutti gli elementi a benedirla!” e prese dell’incenso, “Per primo invocheremo l’elemento dell’aria…” e si rivolse agli sposi, “Adesso, entrambi a turno inspirerete il profumo di quest’incenso, e nel frattempo dovrete fare buoni pensieri sia l’uno per l’altro, che per tutti coloro che sono venuti oggi, per condividere la gioia della vostra unione”, e passò prima l’incenso a Tremotino, e dopo averlo inspirato lo passò a Belle per fare lo stesso.

Poi Papà Valentino prese una grande candela rossa, e due piccole bianche. Accese con la magia quelle più piccole e le porse agli sposi. “Ora, per evocare l’elemento del fuoco, accenderete insieme questa candela: l'incontro tra le due fiamme per accendere una candela grande simboleggia la passione di due cuori che si uniscono per creare un fuoco così caldo, bello e passionale, che solo la freddezza della morte potrà estinguere”, e così gli sposi accesero la candela insieme.

Dopo aver messo via le candele, Papà Valentino prese una coppa e vi versò dell’acqua. “Ora, per evocare l’elemento dell’acqua, berrete entrambi da questa coppa: condividerla simboleggia la fusione di due anime, che divideranno insieme le gioie e i dolori, e il vostro cuore non sarà mai vuoto, perché uno riempirà l’altro” e la porse di nuovo prima a Tremotino, che dopo averne bevuto un sorso, lo passò a Belle.

Poi, il loro officiante, prese uno scrigno e un vaso di cristallo con dentro della terra. “Ora, per evocare l’ultimo elemento, quello della terra…” e tirò fuori dallo scrigno un’athame2, “ognuno di voi dovrà versare un po’ del suo sangue nella terra di questo vaso: farlo simboleggia la fecondazione, e non solo l’atto di generare la vita di un figlio, ma di dare vita a una nuova fase della vita insieme”, e prima fece un piccolo taglio sul palmo dello sposo, e poi su quello della sposa, le unì insieme, e bagnarono con qualche goccia di sangue la terra nel vaso. Una volta finito, Tremotino guarì il palmo della sua sposa con la magia, accarezzandolo delicatamente, e lei gli sorrise dolcemente, e infine fece lo stesso con se stesso.

Quando finirono, Papà Valentino ricominciò a parlare. “Fuoco, Terra, Aria e Acqua sono stati chiamati a benedire questo matrimonio, ma ne manca uno: lo Spirito…Per richiamare questo elemento, ci sarà lo scambio degli anelli e dei voti”, e fece cenno di portare gli anelli. Henry li posò sull’altare e poi tornò a fianco al padre, mentre Papà Valentino apriva lo scrigno. “Se volete iniziare con i vostri giuramenti...”.

Fu Belle a iniziare per prima. “Tremotino, il nostro legame non è mai stato facile. La realtà è che in questi anni ti ho perso così tante volte…Ti ho perso per colpa dell'oscurità, della debolezza e infine della morte…Ma ora capisco...capisco che non ho passato la mia vita a perderti...Ho passato la vita a ritrovarti...”, Biancaneve e David si guardarono. Non avevano fatto anche loro la stessa cosa per tanto tempo?

Tremotino si riscosse e poi disse: “Belle...Quando ci siamo incontrati non ero solo una persona non amata e che non amava, ero un nemico dell’amore...”, Regina a quelle parole si voltò a guardare Robin, “L'amore mi aveva procurato solo dolore…così avevo alzato un muro…Ma tu l'hai abbattuto!”, ed Emma guardò Neal e Henry, “Mi hai riportato a casa…Hai portato la luce nella mia vita…Hai dissipato l'Oscurità…io ti prometto che non dimenticherò mai la distanza che separa l’uomo che sono dall’uomo che ero…Non posso esprimere a parole, quanto ti sono debitore…” e le infilò l’anello, “Non capirò mai come hai fatto a vedere l’uomo che era nella bestia”,

Belle gli infilò a sua volta l’anello, ed aggiunse: “Quella bestia ora è scomparsa…E l’uomo che nascondeva forse ha dei difetti, ma tutti ne abbiamo…E io ti amo anche per questo…A volte, il libro migliore è quello con la copertina più polverosa, e a volte invece, la tazza migliore ha il bordo scheggiato!”. Tremotino la guardò commosso, e poi si baciarono.

Tutti si alzarono ed applaudirono, Biancaneve e David per primi, e nel frattempo i guardiani, anche loro commossi, fecero cadere petali di rose su tutti.

 

 

Rosie aveva bendato i suoi genitori, e ora li stava conducendo nel salone per la cena. Quando tolsero le bende al centro della stanza era stata messa una tavola bandita, e tutto il resto della famiglia applaudì, facendo loro le congratulazioni.

Tutti mangiarono con gusto, poi Rosie si mise a suonare lo stesso movimento con cui avevano ballato al matrimonio, e Belle invitò Tremotino a ballare, seguiti dai genitori delle orchesse, e da queste ultime che si misero a ballare in gruppo.

Poi gli diedero il loro regalo. Era una coperta bianca per il letto, sulla quale le orchesse e Rosie avevano ricamato con l’oro che quest’ultima aveva filato, dandogli delle forme di uccelli, fiori, e altre figure che la loro figlia aveva trovato sul libro preso quel giorno, e in più qualche rosa che Tori aveva raccolto.

 

 

La festa durò fino a sera. Il banchetto era stato allestito all’aperto, non lontano dall’altare, e quando fu buio intorno erano state accese tante lanterne sui tavoli e appese ai rami degli alberi.

Tremotino e Belle ormai avevano tagliato la torta, e tutti avevano innalzati i calici mentre loro due si baciavano. Poi gli sposi aprirono le danze, e dopo Belle ballò con suo padre. Inutile dire che Emma fece lo stesso con il suo. Dopo quel ballo, ne seguirono degl’altri. Anche Robin invitò Regina a ballare con lei.

Sei stanca?” gli chiese Tremotino, mentre ballavano,

Sto benissimo” rispose Belle, e lui e la baciò una tempia,

Ormai la festa è quasi finita, tra poco congediamo gli ospiti e ce ne andiamo in camera nostra”, e la sposa gli sorrise, e appoggiò la testa sulla spalla. Era stata una giornata lunga, ma bellissima…

 

 

Ormai la festa era finita. Rosie stava in camera sua e si stava pettinando i capelli. Sarebbe andata a letto dopo aver letto qualche altra pagina del suo libro. Si affacciò alla finestra, per respirare una boccata d’aria fresca e abbassò lo sguardo e vide i suoi genitori in giardino. Stavano passeggiando a braccetto, e suo padre sussurrò qualcosa a sua madre, che rise. Poi i due entrarono nel gazebo. Rosie sorrise e poi andò a letto.

 

1 Li trovate facilmente su internet. Sono personaggi di libri per bambini, su cui hanno fatto anche un film. Io l’ho visto e sono andata a cercarli, e ho deciso di metterli nella mia fanfic. Se per curiosità, come me, ve lo siete visto anche voi e vi sono piaciuti, spero che siate felici di vederli anche qui.

2 Per chi non lo sapesse è un particolare pugnale utilizzato nei rituali neopagani, soprattutto nella wicca.

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Capitolo 3
*** Il Cigno e la Rosa ***


Capitolo 3

Il Cigno e la Rosa

 

 

Rosie guardava fuori dalla carrozza. Lei, sua madre, la sua tata, Blyss, Gael e Marina stavano andando al castello di Biancaneve e del principe per la festa del raccolto. Anche se fino alla nascita di Leonard erano rimasti al castello dove Biancaneve era cresciuta, poi erano tornati in quello che una volta era di re George, dopo aver sconfitto Zelena. Sapevano che per la festa sarebbe venuto anche sir Maurice, il padre di Belle, e Rosie avrebbe rivisto sia lui che molti amici.

Quando arrivarono, Gael e Marina, che avevano trainato la carrozza, aprirono lo sportello alle altre. Vennero ad accoglierle Biancaneve, David, Emma, Bealfire, Leonard ed Henry, per primi. Dopo aver fatto loro un elegante inchino, Rosie li abbracciò tutti.

 

 

Quella notte d’estate, Rosie uscì dal castello e andò a passeggiare fuori dal giardino. I suoi genitori si sarebbero arrabbiati se avessero saputo che la loro bambina di otto anni vi si aggirava di notte, da sola, ma faceva veramente troppo caldo per restare dentro, e poi era tutto così bello, con la luna e le stelle.

Rosie alzò lo sguardo al cielo, e ripensò al libro sull’Uomo nella Luna e i Guardiani dell’Infanzia, uno dei primi libri che aveva imparato a leggere, e che era stato il preferito sia di sua madre che di sua nonna. Quell’uomo che viveva sulla Luna fin da bambino, non aveva mai fatto un incubo, e reso quell’astro nel cielo così splendente con della sabbia dorata, per far in modo che i bambini non avessero più paura della notte.

La piccola Rosie aveva come l’impressione che la stesse guardando proprio in questo momento e le sorrideva, insieme a tutti i suoi amici, vedendo che non aveva paura del buio. Continuò a passeggiare finché non arrivò davanti a una maestosa sequoia, e vide che sulla corteccia c’era qualcosa che brillava. Era della resina solidificata. Guardò ai piedi dell’albero e vide che c’erano cadute alcune, ormai fossilizzate. Ne raccolse un po’, e con la magia gli diede una forma circolare e perfetta.

 

 

Rosie si sistemò in camera sua. Oltre ai suoi parenti c’era anche la principessa Gwenhwyfar. Era la fidanzata di Henry, e avevano annunciato il loro matrimonio in primavera, durante un ballo.

La giovane era venuta con il padre per un incontro diplomatico, ma durante il viaggio erano stati attaccati da dei briganti. Henry e le guardie per fortuna erano intervenuti, e tra lui e Gwen, così la chiamavano tutti, era stato amore a prima vista. Era proprio bellissima, con lunghi capelli biondi e gli occhi azzurri. I due si sarebbero sposati nel regno di lei, e Rosie non vedeva l’ora di andarci.

Quando finì di cambiarsi, andò nel giardino del castello, dove erano stati allestiti su dei tavoli prelibatezze preparati con i prodotti che erano stati coltivati quell’anno, e graziosi oggetti artigianali. I primi che raggiunse, fu Henry e Gwen, che stavano parlando allegramente.

A Rosie, venne in mente quando l’anno scorso, poco dopo che Henry conobbe Gwen, e lei era ripartita da poco. Una mattina presto, portò Rosie in riva al lago, e volle farle vedere una piccola graziosa casetta di legno. L’avevano trovata lui e i suoi genitori, poco tempo dopo essersi stabiliti al castello, ed era il loro piccolo rifugio dove stare tranquilli, e lontani dalla corte, solo loro tre. Ci aveva portato anche Gwen, e ora lo mostrava a lei, nel caso le fosse servito un rifugio, un luogo simile a quello che avevano lui ed Emma, quando erano ancora nel mondo dove erano stati esiliati, e l’aveva abbracciata.

Rosie aveva quasi l’impressione che il rapporto che esisteva tra lei e suo nipote, fosse molto simile a quello che avevano Henry ed Emma, all’inizio.

 

 

Rosie si svegliò nel cuore della notte. Lei e i suoi genitori erano al castello di Biancaneve e del principe per il compleanno di Emma. La bambina aprì cautamente la porta della sua stanza che era collegata a quella dei suoi genitori, per controllare che fossero addormentati. Quando ne fu certa, prese il mantello e uscì dalla stanza. C’era la luna, quella sera, e decise di andare a passeggio nel giardino.

Non era come il loro, ma era comunque ricco di fiori e di alberi. Ora era un po’ spoglio, dato che era autunno, ma c’era un buon profumo di foglie secche. Non si era accorta, che qualcuno l’aveva seguita.

Rosie” era Emma,

Ciao Emma” fece la bambina,

Cosa stai facendo qui? E’ tardi e poi fa freddo…”,

Non fa così freddo, e poi volevo passeggiare sotto la luna piena, mi piace…”

Si sedettero su una panchina di pietra, e alzarono lo sguardo, quando sentirono il verso di un gufo. E infatti ce n’era uno che stava appollaiato su un albero. Rosie imitò il suo verso, e l’animale inclinò la testa, facendole ridere entrambe.

Da quando sai fare il verso del gufo?”,

Da quando Gael me lo sta insegnando…Sto imparando a riconoscere il verso di molti animali, dice che potrebbe essermi utile…”,

Soprattutto se vai in giro di notte?”,

Rosie la guardò di sottecchi, “Lo dirai ai miei genitori?”,

No…se mi prometti di essere prudente e di non uscire dal giardino”, non si sentiva di rimproverare la bambina, quando lei alla sua età faceva lo stesso, con l’unica differenza che lei voleva scappare…

E’ passata mezzanotte, vero?” chiese Rosie a un certo punto,

Sì, credo di sì”,

Allora, dato che è il tuo compleanno, posso darti il tuo regalo”, e tirò fuori un braccialetto. Era fatto con dell’oro che aveva filato lei stessa, con al centro l’ambra che aveva raccolto qualche mese prima. “Questo è per te, Emma…”,

E’ bellissimo…” disse lei senza parole, e osservò la pietra del braccialetto, “Sbaglio, o in questa pietra c'è una piuma?” notò,

E’ una piuma d’angelo, la resina di un albero l’ha catturata…”,

E tu come lo sai che è la piuma di un angelo”,

Lo so e basta…” poi avvicinò il suo viso a quello della donna, e le sussurrò: “…è un segreto, ti proteggerà”, e le fece l’occhiolino,

Emma la guardò prima sorpresa, poi le sorrise e l’abbracciò, “Grazie, piccola”. Era successo poche volte nella vita, che qualcuno si fosse preoccupato in quel modo per lei.

 

 

La sera del ballo, Rosie indossò un vestito dorato, con appuntate delle rose ai bordi della gonna. Blyss le aveva arricciato i capelli, in una maniera che somigliavano a quelli di sua madre. Fu quest’ultima a bussare alla sua porta, per portarla giù nella sala da ballo.

Erano passati tre anni dal suo primo ballo, eppure tutte le volte che partecipava ad uno di essi, lì al castello dei suoi padrini, le sembrava sempre che fosse il primo. Le danze erano già iniziate, ma lei andò prima a salutare suo nonno.

Maurice era veramente fiero di suoi nipote, glielo si poteva leggere negl’occhi. Stava diventando una vera dama, proprio come sua madre e sua nonna prima di lei.

Anche Biancaneve e David, lo erano. Tre anni prima, proprio per la stessa occasione, la loro figlioccia aveva fatto il suo debutto, ed aveva avuto un gran successo.

 

 

La sera prima del ballo, Rosie era davvero entusiasta, e allegramente, ballando per la stanza come un saltimbanco, in camicia da notte, aveva detto a Emma e alla sua madrina: “Farò come mi hanno detto la mamma e la tata, state tranquille”, disse dopo le solite raccomandazioni che si facevano a una giovane per il suo primo ballo, “Inoltre, non credo che nemmeno mi noteranno”,

Oh ti noteranno, invece” fece Biancaneve, osservando la giovane mentre vorticava attorno a se stessa, con i capelli castani che ondeggiavano.

Per il ballo, Rosie indossò un vestito di velluto rosso, adatto per una ragazza della sua età. Lasciò i capelli sciolti, fermati solo da un diadema dorato, con delle roselline, che suo padre aveva fatto apposta per lei con l’arcolaio. E fu quest’ultimo a condurla nel salone, al suo braccio, dove sua madre stava già aspettando, in compagna di suo nonno, che non mancò di salutare la piccola.

La ragazzina girò un po’ tra gli invitati, e si soffermò a guardare chi danzava, inclinando la testa vezzosamente. Fu David a chiederle se voleva ballare prima con lui, e la ragazza accettò con un piccolo inchino. Dopo il padrone di casa, fu il turno di suo fratello, di Henry e di Leonard.

Per fare una pausa, fece un gioco di carte con Regina, e la osservarono curiosamente anche altri invitati, compreso Robin, che era seduto non troppo lontano da loro e si divertiva a osservarle. Infine ballò di nuovo con suo padre.

Alla fine della serata era stremata, e crollò a dormire subito come un sasso. Ma ne era valsa la pena…

 

 

Dopo aver ballato, e giocato un po’ a carte, Rosie andò con Gwen sul balcone, sorseggiando del vino caldo. Lei e Henry avevano annunciato il loro matrimonio prima del ballo, e avevano aperto le danze. “Spero che ti piacerà il mio paese” fece la principessa, “E’ diverso da questo, ma è molto bello…”,

“Ho letto del tuo paese, e ti confesso che ci sono dei paesaggi che sono curiosa di vedere” rispose la ragazza,

“Be’, dopo il matrimonio Henry ed io partiremo per la luna di miele, ma quando ci ritorneremo, potresti venire con noi e te lo mostrerò meglio…”,

“Mi piacerebbe…Quanto starete via? I miei sono tornati a casa dopo un mese dal matrimonio…”,

“Non lo sappiamo, ancora…Comunque scriveremo sia a te sia agl’altri…”,

“Magari potreste venire per il mio compleanno…Ancora non ci sei stata al nostro castello, e per i miei genitori non sarebbe un problema ospitarvi”,

“Mi piacerebbe”, e le sorrise, “Il matrimonio è sempre un grande cambiamento…Quando sono venuta qua con mio padre, la prima volta, mia madre aveva insistito che lo accompagnassi e mi trovassi un buon partito…Io non ne ero molto entusiasta: mi sembrava appena ieri che avevo all’incirca la tua età, e andavo ai miei primi balli”,

“Che cosa stai cercando di dirmi?” fece Rosie perplessa,

“Niente di particolare…solo che potrebbe succedere anche a te…”,

“Non lo so…non ho ancora pensato ad avere dei corteggiatori, sai…Mia madre e mio padre mi hanno sempre raccomandato di dirgli se mi arrivavano biglietti d’amore o cose del genere, qui a corte, ma non è successo, ancora…”

“Be’, scusami, ma lo trovo inverosimile…”,

“E che, non ho ancora incontrato nessuno che possa piacermi in quella maniera…”,

“Alla fine succederà, però…Ti dico solo di pensarci!” e ammiccò maliziosa. Dopo ritornarono entrambe al ballo, cercando solo di divertirsi.

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Capitolo 4
*** Enslaved Kisses ***


Capitolo 4

Enslaved Kisses

 

 

In quei giorni, Rosie era ospite a casa della sua amica Ida. Lei e la sua famiglia possedevano una grande fattoria e in quel periodo stavano facendo gli ultimi raccolti prima dell’inverno, con le donne che preparavano le conserve, così la giovane aveva chiesto ai suoi genitori se poteva restare qualche giorno da lei per aiutarla. Dopo aver finito il lavoro avrebbero dato una grande festa, anche per festeggiare il nonno di Ida, che compiva ottant’anni. Era stato lui a costruire quella fattoria sessant’anni prima, e ora era una delle più prosperose della regione.

Una mattina come le altre, Rosie, Ida e due delle cugine di quest’ultima, si misero a raccogliere le mele, ma notarono che c’era qualcuno nel frutteto, ed era ferito. A terra sotto un albero c’era un ragazzo, che doveva avere all’incirca l’età di Rosie e Ida, che si trovava a terra sanguinante. Le due cugine di Ida andarono a cercare aiuto, mentre le due giovani cercavano di tamponargli la ferita.

Rosie osservò i tatuaggi e capì che apparteneva al clan dei Cacciatori1. Erano un gruppo di maghi e guerrieri, che si occupavano di mostri e maghi malvagi. Erano arrivati in quelle terre alcuni anni dopo che la maledizione era stata spezzata. Doveva aver avuto uno scontro molto duro, pensò mentre gli scostava i capelli biondi, ma le sue ferite non sembravano mortali, anche se aveva perso parecchio sangue…

Il ragazzo aprì per un attimo gli occhi, e i suoi occhi azzurri la fissarono solo per un momento, prima di richiudersi bruscamente.

 

 

Non appena Tremotino entrò nella sala del castello dove sir Maurice era riunito insieme ai suoi cavalieri e alla figlia, notò immediatamente la giovane. Non era solo perché fosse l’unica donna presente, nemmeno per il suo abito dorato, ma per i suoi occhi azzurri. Sembravano limpidi e sinceri, due cose che gli mancavano da molto tempo…E trasmettevano una grande forza di carattere.

Ormai aveva deciso il suo prezzo: la giovane Belle. Quella ragazza era rara e preziosa, come molte altre cose presenti nel suo castello.

 

 

Il ragazzo si svegliò in una stanza piccola ma graziosa. Era stato il suono di un pianoforte a svegliarlo, e quella melodia gli rammentò di quello che aveva visto prima di svenire: una giovane con due occhi profondi e castani, china su di lei. L’aveva sognata o era vera?

In quel momento entrò un uomo, che gli disse di chiamarsi Gunter, e gli spiegò che sua figlia e una sua amica lo avevano trovato ferito nel frutteto, due giorni prima. Il medico aveva detto di riguardarsi, e che entro pochi giorni, due settimane al massimo, si sarebbe rimesso completamente. Il ragazzo indossò degli abiti freschi e puliti, stando bene attento alle bende, e poi scese nel salotto insieme al suo ospite.

Lì c’erano le due ragazze che l’avevano salvato. Una era di spalle al pianoforte, l’altra era seduta in una poltrona lì vicina. Quando si accorsero di chi era sceso, si alzarono entrambe.

La ragazza bionda si presentò come Ida, ma l’attenzione del ragazzo fu del tutto presa dalla ragazza dai capelli castani. Allora non aveva sognato quei dolci occhi castani che la fissavano, ma ora poteva guardarla meglio. I suoi capelli erano folti e morbidi, e i suoi occhi esprimevano una gran forza di carattere. La sua pelle era dello stesso colore delle rose fresche, e le sue labbra erano rosse, sembravano fatte apposta per baciare ed essere baciate. Si presentò come Rosette, ed era la figlia del Signore Oscuro. Lui e il suo clan avevano sentito parlare di lui, ma nessuno lo aveva incontrato apertamente.

“Io mi chiamo Zachary” si presentò lui, “Ma potete chiamarmi Zak”.

La cena passò tranquillamente, e conversarono del più e del meno. Zak scoprì che Rosie, come la chiamavano tutti, era amica di Ida fin dall’infanzia, e in quei giorni era lì per aiutare la famiglia della sua amica con il raccolto.

Per quanto quella ragazza gli piacesse, e la compagnia di quelle persone fosse gradevole, doveva andarsene. Doveva scoprire che fine avessero fatto i suoi fratelli, ferito o non ferito.

 

 

Belle andò fuori nel giardino del castello, per osservare la luna. Lo faceva sempre, quando pensava a sua madre. La luna gli ricordava di quando leggevano insieme dell’Uomo sulla Luna, Mim, e dei Guardiani dell’Infanzia, e a volte sperava che anche lei fosse lì, su quell’astro lucente, e la guardasse…

Andavi da qualche parte, cara?”, Belle si voltò di scatto, e vide Tremotino,

No…passeggiavo e basta…” rispose lei. Dopo il fatto di Robin Hood, Tremotino la lasciava molto più libera, forse perché sapeva che era inutile che scappasse…

Non riesci a dormire?”,

No…è solo che…”, alla fine decise di dirglielo, “oggi sarebbe stato il compleanno di mia madre, ma lei è morta da poco e questa è la prima volta che non lo festeggio...”,

Oh…mi spiace” fece lui, non sapendo bene cosa dirle, “Vuoi che ti lasci da sola?”,

No...”, non sapeva perché, ma non gli dispiaceva affatto che lui fosse lì. Più conosceva quell’uomo, più pensava che l’avesse portata lì al castello, perché anche lui si sentiva solo. “Sapete, è stata mia madre a trasmettermi l’amore per i libri…Quando si è sposata con mio padre, ha portato da casa sua una cassa piena di quelli che più gli piacevano…Il suo preferito era quello che parlava dell’Uomo sulla Luna, l’ha mai sentito nominare?”,

Sì…Sono stato un bambino anch’io sai, una vita fa…”,

Era la favola preferita di mia madre”, e guardò su in alto, “lei mi diceva sempre, ‘non importa dove siamo, l’Uomo che sta sulla Luna veglierà sempre su di noi’…”.

Tremotino la guardò. Anche lui aveva raccontato a Bealfire dell’Uomo sulla Luna e i guardiani. Quando poi era diventato il Signore Oscuro era venuto a sapere che erano veri, e a volte sperava che almeno l’Uomo sulla Luna vegliasse sul suo ragazzo, dovunque fosse.

Fa un po’ freddo, stasera” gli disse lui, “Perché non andiamo dentro a prenderci una tazza di tè?”, e Belle annuì. Lui le passò una mano sulla vita e la portò dentro. Non era stato come la prima volta che l’aveva fatto, quando si erano incontrati. Questa volta Belle sentiva più calore in quella stretta.

Lei e Tremotino passarono ancora un’ora o due a parlare in cucina, sorseggiando il tè, e parlando del più e del meno.

 

 

Verso mezzanotte, Rosie era ancora sveglia. Come succedeva di solito, del resto. Andò in cucina per prendere un bicchier d’acqua, e decise che avrebbe letto un po’. Non era il caso di andare fuori, rischiando di svegliare di tutti.

Mentre si versava l’acqua nel bicchiere, notò qualcosa fuori dalla finestra. Uscì, e si accorse che si trattava di Zak. “Zak” lo chiamò, e lui si voltò di scatto, “Che cosa fai qui a quest’ora?”,

“Stavo solo prendendo un po’ d’aria, sono due giorni che non uscivo e…”, poi si fermò e scosse la testa, “No, Rosie, non ti voglio mentire: stavo andando via”,

“Via? Ma non puoi farlo! Sei troppo debole…”, e infatti lui ebbe un mancamento, “Te l’avevo detto! Per favore, resta…così rischi di riaprire le ferite!”,

“Lo so, ma devo trovare i miei fratelli!” fece lui,

“I tuoi fratelli?”,

“Erano con me…E’ una storia lunga, ma ci siamo separati e ora non so dove siano, e loro non sanno dove sono io…Se fossero morti lo sentirei, ma potrebbero essere feriti anche loro”,

Rosie lo guardò un attimo e poi gli disse: “Forse c’è un modo”.

Si sedettero su una panca, poi Rosie tirò fuori un origami a forma di gru. “Scrivi cosa vuoi dire ai tuoi fratelli con le dita”, e Zak lo fece, su una delle ali della gru, poi la ridiede a Rosie e lei la fece volare via. “Troverà i tuoi fratelli, gli porterà un messaggio e visto che anche i tuoi fratelli usano la magia, forse capiranno come rispondere”,

“Grazie”, poi stettero un attimo in silenzio, “Come mai tu non dormivi?”,

“Be’, a volte non ho molto sonno, e sto sempre in giro per casa”, e si alzò, stranamente si sentiva un po’ nervosa, e cominciò a tormentare la corteccia di un albero che si trovava lì vicino. “Mi sento un po’ come quei fantasmi di cui leggo sempre, che vanno in giro per case e castelli disabitati…Forse sono solo un’anima continuamente in pena…”, fece cercando di scherzarci sopra.

Anche Zak si era alzato e cominciò a tormentare la corteccia con le dita, come stava facendo lei. Rosie alzò lo sguardo e si ritrovò quei due occhi blu che la stavano fissando. Erano dello stesso colore di quelli di sua madre, ma non sapeva se la rassicurassero o la spaventassero, ne rimase solo soggiogata…

Aveva capelli biondi, era alto e muscoloso. Il suo volto era angolare, bellissimo, la bocca sottile. Aveva un aspetto leonino, quasi…Certo, biondo con gli occhi azzurri, poteva assomigliare a David, essere una specie di principe azzurro. Ma guardandolo meglio non faceva quell’impressione.

Non aveva detto quanti anni aveva, però era un loro coetaneo, ma sembrava aver passato più disavventure di quante un ragazzo della sua età dovesse averne.

 

 

La pioggia li aveva investiti in pieno. Belle e Tremotino, che prima stavano passeggiando tranquillamente nella foresta, corsero in una grotta lì vicino. La donna stava tremando, e Tremotino accese un fuoco con la magia, e la abbracciò per scaldarla. Erano passati ormai un paio di mesi, da quando si erano sposati e, da quando erano tornati dal viaggio di nozze, stavano vivendo delle giornate spensierate, come due ragazzi. Si baciarono con calore, e il freddo autunnale sembrava scomparire. Avrebbero voluto che quei giorni non finissero mai…

 

 

Erano passati tre giorni da quando Zak si era ripreso, e quel giorno lui e Rosie sarebbero andati nella foresta lì vicino. Ida e le sue parenti ridacchiarono nel vederli andar via, dopo aver preso un cesto di cibarie dalle cucine: si vedeva che i due giovani erano presi molto l’uno dall’altro.

“Voglio farti conoscere qualcuno…” gli disse lei,

“Chi?” fece curioso,

“Un amico…”. Zak lo guardò perplesso, mentre si dirigevano in una radura. Arrivati lì, Rosie fece un verso simile a quello di un rapace, e nel giro di pochi minuti, atterrò davanti a loro un Ippogrifo.

Zak rimase a bocca aperta nel vederlo. Non ne aveva mai visto uno così da vicino. Sapeva che quelle creature molto intelligenti amavano la libertà e avevano un temperamento indomito, ed era difficile che si avvicinassero agli esseri umani. “E’ lui il tuo amico?” chiese sorpreso,

“Sì, si chiama Celsius”, e poi gli sussurrò: “Devi fargli un inchino per presentarsi, solo così ti permetterà di avvicinarlo”, e andò vicino al suo amico alato, e gli sussurrò qualcosa che il ragazzo non riuscì a capire, poi gli fece cenno di avvicinarsi.

Zak fece come le disse, e cercò di fare un elegante inchino, a cui l’Ippogrifo rispose. Rosie gli disse che poteva accarezzarlo, e lui lo fece. Non si era mai sognato di toccarne uno. “Ti va di cavalcarlo?” chiese lei,

“Sul serio?”,

“Certo”, sussurrò qualcosa all’animale, e poi salirono in groppa. Volarono lungo tutta la foresta, fino ad arrivare a un’alta rupe, da dove si vedeva tutto. Mangiarono proprio lì, e Rosie prese dei bocconcini di carne da dare a Celsius.

Al tramonto tornarono alla fattoria, proprio mentre stava scoppiando un temporale. Rosie si mise a ridere, aveva i piedi nudi, ma non si rimise le scarpe, anzi, fece dei giri su se stessa sotto la pioggia come se stesse ballando, “Mi piace la pioggia”, disse notando che lui la contemplava assorto, e fece un altro paio di giravolte. Zak mise le mani piano sulle sue spalle, e lei si girò verso di lui. Poteva sentire il suo respiro sul suo volto. Non era mai stata così vicina a un ragazzo. Pensandoci bene, non era mai stata così vicina a un uomo che non fosse suo padre, o suo fratello, o Henry, o David, o Leonard.

Andarono in una delle cucine, lontane dalla casa principale. Era dove di solito le donne facevano il pane e le conserve, e Zak accese un piccolo fuoco. “Aspetta…” disse lui, poi ritornò dopo qualche minuto, con una vestaglia bianca, e una camicia, “Indossa questa, e poi metti il vestito vicino al fuoco, così si asciugherà”, fece lui porgendogli la tunica bianca. Lei andò dietro una tenda per togliersi gli abiti bagnati, poi quando ne uscì, vede che lui era a torace scoperto, e notò tutti i tatuaggi che aveva.

Lui si voltò e notò che lei lo stava guardando, e si mise la camicia. “Che cosa sono tutti quei tatuaggi?” chiese lei,

“Non sono tatuaggi, sono delle rune…”, rispose lui, “Le facciamo quando acquisiamo certi poteri durante il nostro addestramento”. E gli spiegò una per una cosa significavano. A quanto sembrava Zak sapeva usare molte armi magiche.

“Sei così giovane, e già hai imparato tutte queste cose…” osservò lei,

“Ma se non sai nemmeno quanti anni ho…”,

“Be’, non puoi essere tanto più grande di me…ed io ho quindici anni”,

“Ne compirò diciassette tra meno di un mese”.

Ci fu qualche momento di silenzio, poi Rosie gli chiese: “Hai ricevuto una risposta dai tuoi fratelli?”,

“No” rispose secco,

“Non mi hai ancora detto come si chiamano, sai…”,

“Il più grande si chiama Kleanth, lui ha ventun’anni, e Soren ne ha diciannove”,

“E siete solo voi tre?”,

“No, a casa abbiamo anche una sorella più piccola, si chiama Eglantine”,

“E quanti anni ha?”,

“Ne ha dieci…A quanto ne so, anche tu hai un fratello”,

“Sì, ma quando sono nata io, lui era già grande…non siamo cresciuti insieme, come te e i tuoi…Però ho avuto le sette figlie della mia tata, con me”,

“Le sette orchesse? Mi hanno parlato anche di loro…”,

“Sì, in pratica sono le mie sorelle…”,

“Anch’io sono cresciuto con altri ragazzi, oltre che con i miei fratelli…Siamo una grande famiglia anche noi!”,

“Be’, credo che quando si faccia parte di un clan sia così…”, non gli chiese contro chi avevano combattuto. Probabilmente non glielo avrebbe detto, ma sperava che non dovessero più cercarlo.

Smise di piovere dopo mezz’ora. Si rimisero gli abiti asciutti e poi tornarono in casa per la cena.

 

 

Quella fredda sera d’inverno, Tremotino e Belle stavano festeggiando con dolci e cioccolata calda un evento molto importante: in estate sarebbe nato il loro bambino.

Belle glielo aveva detto quella mattina, e ancora Tremotino stentava a crederci. Sarebbe diventato padre di nuovo, e questa volta avrebbe fatto di tutto per non ripetere gli stessi errori che aveva fatto in passato. Non l’avrebbe mai abbandonato come aveva fatto con Bea…già Bealfire. Dovevano fargli sapere che stava per avere un fratello o una sorella, com’era successo a Emma, appena qualche mese prima. L’indomani, lui e sua moglie sarebbero andati al castello di Biancaneve e del principe per annunciarlo al resto della famiglia. Ma quel giorno, quella sera, era solo per loro due.

Vuoi qualcos’altro?” gli chiese lui,

No, grazie…comunque avrò i prossimi nove mesi per mangiare tutti i dolci che voglio…” rispose lei, e risero insieme, “Ti piacerebbe se fosse un altro maschio?”,

Mi basta che sia sano e forte…”, e la guardò un attimo, “Vorresti sapere se è maschio o femmina? Posso vederlo, se vuoi…”,

Belle scosse la testa, “No, grazie…Vorrei che fosse una sorpresa, per entrambi”,

Tremotino annuì, voleva la stessa cosa anche lui. La prima volta lo aveva saputo da una veggente, e non se la sentiva di fare lo stesso ora, non questa volta…

Perché mi fissi così?” gli chiese Belle,

Pensavo alla prima volta che ci siamo incontrati…” rispose lui sinceramente, e le scostò un ricciolo bruno dietro un orecchio, “Sai, quando ti ho visto, ho capito subito che eri…unica”, non l’aveva mai ammesso nemmeno con se stesso, fino a quando Regina gli aveva mentito sulla morte della giovane, “Non avevo idea di quanto preziosa saresti stata…”. Belle gli sorrise commossa, e poi si scambiarono un bacio intenso, lento e profondo. Continuarono a scambiarsi tenerezze, finché Tremotino non la prese in braccio e la portò in camera loro…

 

 

Arrivò il giorno della festa. Il nonno di Ida, Arnold, compiva gli anni, e c’erano tutti i suoi parenti, anche quelli delle città vicine. C’era molta gente, poiché il padre di Ida, e figlio del festeggiato, era il più grande di cinque fratelli.

Rosie per l’occasione aveva messo un grazioso abito lungo verde scuro, con ricamate sopra delle margherite. Un vestito grazioso e allo stesso tempo semplice, che la tata aveva cucito per lei. Zak aveva ballato con Ida e alcune delle sue cugine, ma non riusciva a tenere gli occhi lontani da Rosie, ed era così da quando l’aveva conosciuta. Non gli era mai successo niente del genere prima.

I festeggiamenti erano iniziati nel pomeriggio con dei giochi, e poi erano continuati fino a sera. Dopo aver servito il dolce, alcuni cugini di Ida venuti dalla città, si accinsero a fare dei fuochi d’artificio che avevano portato. Poco prima che iniziassero, Zak fece cenno a Rosie di seguirlo. La portò lontano dalla festa, sotto un gazebo. "Scusami, se ti ho trascinato via dai festeggiamenti, Rosie" gli disse lui, "ma dovevo parlarti da solo",

"Che cosa mi vuoi dire?",

"Non sono mai stato bravo in queste cose...forse non dovrei dirtelo così, ma..." e la presa per mano, "Rosie, io mi sono innamorato di te dal momento in cui ti ho vista", Rosie trasalì, tra la sorpresa, l'emozione e la paura. "Avrei lasciato questo posto giorni fa, se non fosse che solo qui potevo vederti e...", cercò le parole mentre le stringeva le mani, "...e credo che tu provi lo stesso, per me...non è vero? Lo capisco dal modo in cui mi guardi",

"Oh, Zak, io...",

"Non mi dire, che non è vero! Non ci crederei!" e gli prese il volto tra le mani,

"Non è quello, è che...è successo tutto così in fretta! Ci conosciamo così poco...",

"Ma sì che mi conosci! Come io conosco te!", l’accarezzò dolcemente, e accostò le labbra alla sue. Dapprima le appoggiò delicatamente, poi divenne più duro ed esigente.

Quello era il primo bacio per Rosie, e non se l’era mai immaginato così. Non era un bacio romantico, come quelli che leggeva nei suoi libri. Forse un’altra ragazza sarebbe rimasta scioccata da un primo bacio così prevaricatore, ma la giovane gli rispose con altrettanta intensità. Forse perché entrambi avevano la magia che gli scorreva nelle vene.

Quando sentirono di nuovo la musica, ballarono lì da soli, scambiandosi anche altri baci.

 

Il giorno dopo la festa, Zak se ne andò, proprio come Rosie. Lasciò a lei e ai padroni di casa due biglietti. Raccomandò alla ragazza che si sarebbe fatto sentire al più presto.

Quella sera stessa, dopo essere tornata al castello, Rosie ricevette lo stesso origami magico con il quale Zak aveva cercato i suoi fratelli. Allora capì che il ragazzo era da loro, e c’era scritto che sarebbe venuto da lei la sera dopo. La ragazza gli diede appuntamento fuori dal castello, e uscì in silenzio per andare da lui.

Si sedette sotto un albero, mentre lo aspettava. Aveva però il terrore che lui non venisse…

“Amore mio…” sentì all’improvviso, e c’era lui dietro a un altro albero,

“Zak” e si precipitò ad abbracciarlo,

“Scusami, ma dovevo andare dai miei fratelli…”,

“L’avevo capito…come stanno?”,

“Bene, ma Kleanth è stato ferito anche lui duramente, e Soren l’ha portato in una grotta per curarlo…Si sono potuti muovere solo ieri”,

“Quindi…adesso tornerete a casa?”, sapeva che i Cacciatori vivevano in un castello in riva al mare, che era alcune ore da casa sua.

“Sì, ma non preoccuparti: tornerò presto da te! Mi puoi credere, vero?”,

“Ma certo che ti credo!”, e mostrò la piccola gru incantata, “E tu sai come chiamarmi”.

Il ragazzo la baciò, e la rassicurò un’ultima volta, dicendole che le avrebbe scritto al più presto.

1 Ho deliberatamente tratto le figure dei Cacciatori dagli Shadowhunters di Cassandra Clare. Anche il personaggio di Zak, è ispirato da quello di Jace Wayland (più quello del film, che del libro).

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Capitolo 5
*** Dark Enchanted ***


Capitolo 5

Dark Enchanted

 

 

Halloween era sempre stata una bella festività per Rosie. Quando era piccola le orchesse e la loro madre preparavano i dolci e decorazioni per tutta la casa. E la sera, dopo aver fatto un giro in paese, le ragazze e le loro madri leggevano a turno dei racconti dell’orrore.

Quest’anno però, sarebbe stato diverso. Rosie, insieme a Gael, Hertha e Phoebe sarebbero andate nel villaggio dov’era nato un loro amico, Finnick. Lui era un cacciatore, e si muoveva spesso, ma tornava sempre nel suo paese natio per le festività. La località si chiama Sleepy Hollow, ed era famosa per una leggenda: si diceva che nella vallata ci fosse un "cavaliere senza testa", il fantasma di un cavaliere che perse la testa, in circostanze misteriose, e che cavalca durante la notte nella bramosa ricerca di una testa nei pressi della valle.

Finnick le aveva invitate per la festa di Halloween, ma alla giovane Rosie aveva scritto che c’era un problema e che lei avrebbe potuto aiutarlo. La mattina della partenza, la ragazza aveva anche preso un libro e alcuni oggetti dal laboratorio del padre, nel caso servissero.

La carrozza si fermò nella piazza principale del paese. Rosie era stata solo un’altra volta a Sleepy Hollow, e le era piaciuta, ma questa volta c’era qualcosa di diverso: in piazza c’era sempre il mercato in quei giorni, ma la gente sembrava tesa. Si rilassò quando vide Finnick che attendeva lei e le sue amiche. Lui aveva diciannove anni, ed era un ragazzo forte e robusto, con occhi e capelli castani. Quando l’aiuto a scendere la fece volteggiare in aria, come faceva una volta suo fratello. “Ehi, piccola, diventi sempre più bella!” gli disse.

Rosie sorrise e lo abbracciò con calore. “E’ bello rivederti, Finnick!”, presero i bagagli e andarono in direzione della locanda, che si trovava a pochi passi. “Mi hai scritto che c’erano dei problemi…Che sta succedendo? Sleepy Hollow mi sembra diversa, ho visto molte facce preoccupate…”,

“Già, è quello che ho notato anch’io quando sono tornato un paio di settimane fa…ma vi racconterò tutto stasera a cena…”

 

 

Quella era davvero una fredda giornata d’inverno. Non era l’ideale per due bambine cercare del legname, ma dovevano farlo. In quel momento videro una sagoma nera dietro un albero. Era un uomo vestito di nero, e sembrava si stesse nascondendo. La bambina più giovane, scappò via spaventata quando il cavaliere si girò e fece loro cenno di tacere, ma l’altra no, e rimase a guardare cosa accadde dopo: il cavaliere fu catturato da chi lo cercava, fu decapitato, e seppellito. Quella era una scena che non avrebbe dimenticato.

 

 

Finnick mantenne la sua parola, e quella sera, davanti a una buona zuppa calda di verdure, raccontò alle sue amiche cosa stava succedendo.

“So che sembra assurdo, ma negli ultimi tempi sembra che il ‘cavaliere senza testa’, sia stato visto…” iniziò lui,

“E che novità sarebbe? C’è sempre qualcuno che lo vede” ribatté Phoebe,

“No, ma questa non solo è stato visto, ma ha cominciato a decapitare le persone”,

“Che cosa?” fece Rosie stupita,

“E’ così, ve lo giuro: anch’io l’ho visto!”,

“Lo hai visto decapitare una persona?”,

“Sì, esatto: finora sono state quattro persone a essere uccise”,

“Chi?”,

“I notabili della città: il magistrato, il reverendo, il notaio e il dottore…E’ rimasto solo il borgomastro, il signor Van Tassel, che sta cercando aiuti, e io ho pensato di rivolgermi a voi”,

“E lo hai detto, al borgomastro?”,

“Sì, e vorrebbe parlarti domani mattina, ma non ci sei solo tu: ha chiamato anche alcuni membri del Clan dei Cacciatori, ma non so se sono già arrivati…”,

Zak, pensò istintivamente Rosie, forse c’era anche lui.

“Hai detto che ha ucciso quattro dei notabili della città, giusto?” fece Gael, e Finnick annuì, “Queste non sono delle scelte a caso, ma persone importanti, dei punti di riferimento per la città”,

“E’ vero…” fece Rosie, “Non può essere una coincidenza…E’ come se volesse distruggere i pilastri della città”,

“Che volete dire?” chiese Finnick,

“Che non sembra l’opera di uno spirito vendicativo…ma sembra far parte di un piano ben congegnato…” rispose la giovane, “Domani parleremo con il borgomastro, e vedremo cosa fare”.

Dopo la cena, Rosie andò in camera sua. Stava rovistando nella borsa, quando qualcuno bussò alla sua finestra. Era una ragazza, doveva avere all’incirca la sua età, con lunghi capelli viola e occhi verdi, simili a quelli di un gatto. Indossava un abito di pelle nera, proprio come quelli di Zak…

Rosie andò ad aprire la finestra. Doveva essere salita su un albero ed essersi arrampicata fin lì. “Chi sei? Fai parte del clan dei Cacciatori?” chiese,

“Sì, mi chiamo Mal…sono un’amica di Zak, vorrebbe vederti e mi ha chiesto di venire a prenderti”,

“Piacere di conoscerti, Mal” e le offrì la mano. Doveva essere una dei ragazzi con i quali Zak e i suoi fratelli erano cresciuti. “Aspettami giù, arriverò subito…”.

Dopo pochi minuti, la giovane portò Rosie vicino alla casa del borgomastro. Zak era lì, e l’abbracciò, venendole incontro. “Mi sei mancata” gli disse semplicemente,

“Anche tu” fece lei. Erano delle semplici parole, ma il tono esprimeva tutta l’attesa che avevano vissuto dal momento in cui si sarebbero riabbracciati.

Quando si sciolsero dall’abbraccio, Zak gli presentò gl’altri Cacciatori con cui era venuto. Due erano i suoi maestri, un uomo e una donna, e dovevano avere all’incirca l’età di Belle, e si chiamavano Remington e Briar. E c’era anche Soren, uno dei fratelli di Zak. Anche lui aveva due magnifici occhi blu, come il fratello, ma al contrario di quest’ultimo, i suoi capelli erano castani. Rosie parlò pochi minuti con loro, prima di congedarsi. Avrebbero discusso il caso del ‘cavaliere senza testa’, il giorno dopo, con il signor Van Tassell. Poi, lei e Zak rimasero soli, e lui si offrì di riportarla alla locanda…

 

Le orchesse uscirono a cercare Rosie, quando non la trovarono in camera. Mentre giravano intorno alla locanda, sentirono dei rumori in un vicolo, dei respiri profondi. C’erano due figure lì, un ragazzo stava letteralmente addosso una ragazza, con la testa affondata nel suo collo, e la giovane sembrava, no era…non potevano crederci!

Phoebe afferrò per la collottola il ragazzo e lo buttò a terra. Gael invece si rivolse a Rosie per chiederle se stava bene, mentre le sue sorelle sbraitavano contro il ragazzo a terra. “Ragazze, calmatevi!” sbottò Rosie, e spiegò loro chi era il ragazzo,

“Non me l’avevano detto che Rosie era accompagnata” fece il ragazzo mentre si rialzava,

“E che ti aspettavi? Che i suoi genitori la mandassero da sola? Da quanto ne sappiamo, neppure tu sei venuto solo” sbottò Hertha, e poi l’osservò meglio. “Dì un po’, ragazzino, ma quanti anni hai?”,

“Ne farò diciassette tra non molto…”,

“Ah, bene…se ci vuoi arrivare al tuo diciassettesimo anno sarà meglio che torni dai tuoi…via!”,

“D’accordo”, e si girò verso Rosie, “Ci vediamo domani”, e le diede un bacio sulla guancia.

Rosie si ritrovò con le orchesse che la guardavano. “Che c’è?”,

“Mi piace da morire questa cosa: te ne scappi nel cuore della notte, per incontrare il tuo innamorato…Proprio come una di quelle eroine dei tuoi libri” fece Phoebe, parlando per tutte,

“Non stavano facendo niente di male! Ci stavamo solo baciando…”,

“Baciando? Pensavamo che ti stesse molestando…ti stava praticamente divorando mezzo collo come un vampiro!” ribatté Hertha,

“Ma non esagerate!”,

“Oh, certo…Be’, finalmente sappiamo chi è…” disse Gael, mentre tornavano alla locanda,

“Che volete dire?”,

“Be’, ce n’eravamo accorti tutti che era innamorata…”,

“Cosa? Come lo avete capito? Non ho detto niente a nessuno…”,

“Bastava vedere come ti comportavi da quando sei tornata da casa di Ida”,

“Non mi sembra di aver fatto niente di diverso da quello che faccio sempre…”,

“Tanto per cominciare avevi l’aria più trasognata del solito” fece Phoebe,

“E’ vero, la maggior parte delle volte che ti trovavamo a leggere, avevi la testa più affacciata alla finestra che il naso rivolto al libro” aggiunse Hertha,

“E quando credi che non ti guardavamo in giardino, canticchiavi più allegramente del solito” disse Gael,

“Senza contare che nei primi pomeriggi che sei tornata a casa, sei rimasta in camera tua a rimuginare su chissà cosa…e ne uscivi con un sorriso stampato sulla faccia” aggiunse di nuovo Hertha,

“Ah…e i miei genitori se ne sono accorti?”,

“Be’, era un po’ difficile che non se ne accorgessero…Ma a noi non hanno detto niente…Forse aspettano che dica tu qualcosa”,

“E lo farò, ma al momento opportuno…Per ora voi non raccontategli nulla!”

Le ragazze annuirono, ma era chiaro che non erano del tutto d’accordo.

 

Il giorno dopo, Finnick portò Rosie e le orchesse dal borgomastro. Anche i Cacciatori stavano lì, che attendevano. “Signor Van Tassell” iniziò Rosie, “Finora il ‘cavaliere senza testa’ sembra aver preso di mira le persone più importanti della città, e viene da chiedere se c’è qualcosa che dovremmo sapere, che riguarda proprio voi…”,

“E’ vero” fece Remington, “Non può essere solo una coincidenza…c’è qualcosa che dovete dirci?”,

Baltus Van Tassell lì guardò, poi decise a parlare. “C’è, effettivamente qualcosa…” iniziò lui con aria grave, “Vedete, nessuno lo sa…volevamo preparare prima gli abitanti di Sleepy Hollow, ma…”, e respirò a fondo, “la nostra città potrebbe non restare più indipendente…”,

“Cosa volete dire?” chiese Rosie perplessa,

“Be’, tempo fa Sleepy Hollow faceva parte dei possedimenti di un signore nobile, poi dopo che lui è morto senza eredi è diventato autonomo, ma ora…sembra che questo signore abbia un erede, anche se illegittimo, e potrebbe diventare il lord di Sleepy Hollow, e i nostri raccolti negli ultimi cinque anni sono stati scarsi, e se dovessimo darne una parte a lui, i contadini potrebbero trovarsi in serie difficoltà”,

“E perché non chiedere aiuto al re?” fece Finnick, che era rimasto allibito,

“E’ quello che io e gl’altri notabili della città volevamo fare, e sono iniziate le decapitazioni…”,

“Ma chi è questo erede del nobile che una volta regnava su queste terre?” chiese Rosie,

“Io non l’ho mai incontrato, solo il notaio Hardenbrook ha parlato con lui, ma quest’ultimo ha voluto il massimo riserbo, non so perché…”,

“Be’, ma è chiaro cosa sta accadendo” fece Briar, “Questo misterioso erede vuole queste terre, e sta controllando il ‘cavaliere senza testa’, per uccidere chiunque tenti di sbarrargli la strada”,

“Ma come fa a controllare il ‘cavaliere senza testa’?” chiese Phoebe,

“Deve aver trovato la testa del cavaliere, è ovvio” fece Remington, “Da quello che sappiamo, il cavaliere sta ancora cercando la sua testa, e quell’uomo deve averla trovata e ora la controlla”,

“Quindi…” fece Rosie, “dobbiamo trovare la testa, e se la ridiamo al cavaliere…”,

“Lui andrà dritto nel regno dei morti” concluse Briar,

“Sì, ma dove sarà?” chiese Soren,

“C’è un posto dove gli abitanti di Sleepy Hollow non vanno mai?” chiese Remington al borgomastro,

“C’è un posto” rispose Finnick, “E’ l’Albero dei Morti, secondo un’antica leggenda, lì c’è l’entrata per il regno dei morti...Dopo che è sorto il mito del ‘cavaliere senza testa’, la gente evita di andarci…lì intorno ci sono diverse case abbandonate…forse la testa è nascosta lì”.

Decisero di dividersi. Mal e Hertha sarebbero rimaste a casa del borgomastro e della sua famiglia per proteggerli, mentre tutti gl’altri sarebbero andati a controllare quelle case abbandonate.

 

Finnick, Rosie, Gael e Phoebe si staccarono da Zak e dai Cacciatori, e andarono in una delle case. Si divisero i piani, e sentirono Finnick lamentarsi. Quando accorsero, il ragazzo era steso a terra, e non appena accorsero da lui, sentirono la porta richiudersi. Dietro di loro c’era una donna alta e bionda, che avevano già visto: era Marien, una delle cameriere della locanda.

“Sapevo che quello stupido del borgomastro aveva chiamato voi! L’avevo capito alla locanda, e le altre cameriere mi hanno detto chi eravate!” sibilò perfidamente,

“Sei tu il misterioso erede di cui parlava, vero?” fece Rosie,

“Già…e sapevo che rischiavate di scoprire chi ero veramente…Certo, non mi sarei mai aspettata che saresti andati a caccia della testa del Cavaliere”,

“Tu non sei l’erede di quel signore di Sleepy Hollow, vero?” fece Finnick,

“Hai indovinato, cacciatore…Io, mia madre e mia sorella vivevamo ai margini della città, perché tutti ci accusavano di essere delle streghe, e un giorno io e mia sorella vedemmo una cosa tremenda, nel bosco: i soldati che decapitarono il ‘Cavaliere senza testa’ e vidi dove l’avevano seppellito…Così, quando mia madre e mia sorella morirono l’anno scorso, decisi di usare quella testa per controllare il cavaliere e prendermi la mia rivincita su questa maledetta città! Quando il notaio Hardenbrook si mise in testa di cercare i miei natali, fui costretta a iniziare con gli omicidi, e sarebbe andato tutto liscio se non fosse stato per voi…Ma non vi preoccupate: tra poco arriverà anche per voi!”

“Non contarci!”, Phoebe gli diede una bella botta in testa con il calcio della sua mazza. La donna svenne e, dopo averla legata, si precipitarono fuori. Rosie aveva capito dove poteva averla seppellita…

Andarono all’Albero dei Morti e cominciarono a scavare, quando sentirono il rumore di zoccoli. Stava arrivando il cavaliere! Che Marien si fosse liberata? Phoebe e Gael si misero a fronteggiarlo, mentre Finnick e Rosie continuavano a cercare la testa. Per fortuna arrivarono anche Zak e i Cacciatori.

Mentre infuriava il caos, non si accorsero che c’era anche Marien. Quando Rosie riuscì a trovare la testa, lei gli arrivò da dietro con un ascia, ma Zak fece in tempo a bloccarla. Mentre teneva a bada la donna, Finnick prese la testa e fece in modo che il cavaliere potesse accorgersene. Lui si riprese la sua testa, e se la rimise. Il suo aspetto rimase terrificante, ma l’unica persona a cui rivolse lo sguardo fu Marien. Se la mise in groppa, e la porto con se all’interno dell’Albero dei Morti. Nel giro di pochi minuti, dopo aver sentito grida orrende, la fessura dell’enorme arbusto si richiuse.

 

Quella sera, gli abitanti avevo ben due motivi per festeggiare: Halloween e il fatto che il ‘cavaliere senza testa’ non li avrebbe più tormentati per nessuna ragione.

Rosie, dopo essersi vestita per la festa con un abito scuro, bussò alla porta di Zak. Il ragazzo era rimasto ferito a una gamba durante lo scontro, ma non era grave. Il medico gli aveva suggerito di riposare per qualche giorno. Il ragazzo era sdraiato sul letto, ma si sedette quando vide la ragazza. “Ciao” la salutò, “Stai andando alla festa?”,

“Ci andrò tra poco” rispose lei, e si sedette accanto a lui, “Volevo farti un po’ di compagnia…come stai?”,

“Meglio…poteva andarmi peggio…Mi dispiace di non poterti accompagnare alla festa, ti avevo promesso che se fosse si tutto risolto entro oggi, sarei stato il tuo cavaliere”,

“Ci saranno altre occasioni…Vorrà dire che alla festa di Halloween mi ci porterai il prossimo anno”,

“Speriamo che non sarà movimentato come questo…” e appoggiò la testa sul cuscino, “Senti, mi spieghi perché tutte le volte che ci incontriamo, io ho qualcosa di rotto?”,

“Sei stato fortunato: pensa se con l’ascia ti avesse preso il petto al posto della gamba…poteva colpirti al cuore e ucciderti…”,

“Al cuore sarebbe stato inutile: è già stato colpito”, e si guardarono per un istante, poi Rosie si chinò su di lui per baciarlo.

Al termine del bacio, Rosie notò che era stanco e gli disse. “Ora ti lascio riposare…domani mattina, prima di partire verrò a salutarti, d’accordo?”. Lui annuì e poi chiuse gl’occhi, quando fu certa che si fosse addormentato, Rosie uscì.

Dopo la festa, avrebbe fatto un’altra tappa: camminare nella foresta a piedi scalzi. Quando girava di notte in mezzo alla natura, al ritorno si sentiva sempre rigenerata e le sembrava che la magia in lei prendesse nuovo vigore, e la notte di Halloween era l’ideale per una maga.

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Capitolo 6
*** Asela ***


Capitolo 6

Asela

 

 

Quella mattina, al Castello Oscuro, sembrava essere cominciata come tante altre. Rosie andò nella stalla dei cavalli, ma mentre gli dava da mangiare notò qualcosa di strano. A terra c’era una pelle d’asino, non l’aveva mai vista prima…

Si avvicinò per vederla meglio, e cacciò fuori un urlo quando notò che sotto c’era una ragazza, e anche lei si mise a gridare. Quando entrambe smisero, Rosie notò che doveva avere la sua età, aveva lunghi capelli castani, ricci, occhi blu e labbra piene. Anche la ragazza si calmò quando si accorse che aveva davanti una giovane della sua età.

“Ma…tu chi sei?” chiese Rosie,

“Non sono una ladra!” fece subito la giovane, “Sono giorni che sono in viaggio, e mi sono fermata qui per una notte…Non volevo dare fastidio a nessuno!”,

“Oh, va bene…ma quanti anni hai?”,

“Ho quindici anni”,

“Oh, hai la mia età allora…e viaggiavi da sola?”,

“Sì…”,

“Come ti chiami?”,

“Pelle d’Asino”,

“Pelle d’Asino? E’ il tuo nome?”,

“No…è solo un soprannome, però…”,

“Non vuoi farmi sapere chi sei?”,

“No, è che…Non prenderla male, ma mi sta cercando una persona, e…”,

“…e non sai se puoi fidarti di me!” concluse Rosie, e dalla sua espressione capì che aveva ragione, “Va bene, ma non puoi stare qui, vieni dentro…”, ma vide che lei era ancora incerta, “Ho capito, vuoi avere contatti con meno gente possibile…”.

Chissà da cosa stava scappando? Si chiedeva Rosie, però non se la sentiva di non aiutarla. La fece entrare dalla porta principale, visto che tutti a quell’ora stavano in cucina per la colazione. Rosie la condusse in camera sua, lasciandogli dell’acqua per lavarsi, ed andò giù per la colazione. Quando ritornò, le portò quello che era riuscita a prendere senza farsi vedere e gli prestò un abito.

 

Continuarono in questa maniera per una settimana. Rosie disse di Pelle d’Asino solo a Gael e Marina, perché aveva bisogno di una mano per non farsi scoprire. Una mattina, Rosie andò a portare la colazione alla sua nuova amica. Si era appena svegliata, mentre lei era andata giù prima apposta per prenderle qualcosa da mangiare senza che qualcuno potesse vederla.

“Scusa, mi dispiace per tutto questo disturbo” gli disse Pelle d’Asino, “Potresti passare dei guai se i tuoi lo scoprono…”,

“Tranquilla, so bene come non farmi scoprire dai miei…”,

“Su questo avrei qualcosa da ridire!” e le ragazze voltarono lo sguardo verso la porta, non appena sentirono la voce di Tremotino, ed infatti quest’ultimo era sulla porta, con Belle, Elodie e Jaktor. Trasalirono entrambe. “E così è lei che nascondevi…” fece Tremotino,

“Vi posso spiegare…” cominciò Rosie, non sapendo bene che dire,

“Be’, puoi cominciare a dire da quanto nascondevi questa giovane!” fece Jaktor.

Rosie guardò per un attimo Pelle d’Asino, e poi spiegò ai suoi genitori cosa era successo giorni prima.

“Ve lo giuro, non sono una criminale!” fece Pelle d’Asino, quando si accorse che la guardavano con sospetto,

“E i tuoi genitori dove sono?” chiese Belle,

“I miei sono morti da tempo, purtroppo…”, questa volta furono gli adulti a guardarsi,

“Facciamo così…” disse Elodie, “Vieni giù di sotto con noi a fare colazione come si vede, e ci racconterai tutto”.

La ragazza le sorrise con gratitudine, forse poteva fidarsi…

Dopo aver fatto colazione, Pelle d’Asino, che in realtà si chiama Asela, raccontò come si era trovata lì.

 

 

Asela si avvicinò alla tomba della zia per posarle i fiori. La povera donna era morta da mesi, ormai, e suo marito non faceva che stare chiuso nelle sue stanze. Lei e suo zio si erano occupati di lei fin da quando i suoi genitori erano morti. Suo padre, era morto in battaglia, e sua madre pochi mesi dopo, di dolore. E ora una brutta malattia si era presa anche la regina che tutti amavano…

Quello che Asela non sapeva che la sorella di sua madre, poco prima di morire, raccomandò al suo re di risposarsi, per avere un erede che tutto popolo meritava. E infatti, suo zio aveva visto diversi ritratti di nobildonne, ma nessuna di loro sembrava interessarlo.

Quando tornò al castello, la giovane trovò il re nei suoi appartamenti, e lui le fece una proposta incredibile…

 

 

“Mio zio voleva che lo sposassi, tra qualche anno” confessò Asela,

“Sul serio?” fece meravigliata Rosie, “E tu cos’hai risposto?”,

“Ero sconcertata: non avrei mai immaginato che pensasse a me in quel modo…Gli dissi che dovevo pensarci”,

“E quindi sei scappata per non doverlo sposare?” chiese Belle,

“Sì” confessò Asela, “Chiesi aiuto alla mia fata madrina, e lei mi disse che sarebbe stato meglio che mi allontanassi per un po’…Mio zio è una brava persona, ma ha sofferto molto dopo la morte di mia zia, e secondo la mia madrina sarebbe stato meglio andarmene, finché lui non avesse riacquistato la lucidità, e mi ha dato quella pelle” e indico la sua pelle d’asino, “Con quella addosso e vestita da contadina, nessuno mi avrebbe riconosciuto…”,

“E tu pensi di restare nascosta finché lui non rinsavisce?” chiese Tremotino,

“Forse, pensavo di andare nel paese di origine di mia madre…Lì ho cugini e amici, e sono sicura che mi avrebbero ospitato”,

“Be’, se vuoi possiamo mandargli un messaggio, in modo che possano venire a prenderti…” propose Rosie, “I miei padrini sono dei sovrani, magari potrebbero provare a contattarli loro”, e si girò verso i genitori, “Asela può restare con noi finché non verranno a prenderla?”.

I genitori della ragazza si guardarono e poi acconsentirono. Quella giovane aveva l’età della loro figlia, dopotutto…

 

Quella sera, Asela si ritrovò di nuovo nella camera di Rosie. Gli avevano proposto di metterla in una camera degli ospiti, ma le due ragazze decisero di dormire ancora nella stessa camera. Ormai erano diventate amiche, ed era chiaro che Asela preferiva non dormire da sola, non dopo tutto quello che aveva passato…

“La tua mamma è molto bella” gli disse Asela, mentre chiacchieravano tranquillamente sul letto, ed erano tutte e due pronte per la notte, “E sembra molto forte”,

“Sì, lo è” confermò Rosie, “E’ la madre migliore del mondo”, e notò che la giovane era molto triste, “Tu, te la ricordi tua madre?”

“Sì, avevo cinque anni quando lei e mio padre sono morti” rispose, “E poi sarebbe stato impossibile dimenticarla: lei e mia zia erano gemelle…Forse è per questo che mio zio vuole che lo sposi: assomiglio molto a mia madre e a mia zia, e lui l’amava moltissimo…Secondo la mia madrina, lo fa perché così crede di poterla sostituire…”,

“E’ molto triste…Ma se è vero che è una brava persona, ritornerà in sé, vedrai…”,

“Lo spero...”,

“Ho l’impressione che non dipenda solo dal fatto che è tuo zio, se non vuoi sposarlo, vero?”,

“Che cosa intendi?”,

“Quando parlavi del reame dove viveva tua madre, e dei tuoi amici avevi una luce negl’occhi…C’è anche il tuo innamorato lì, non è vero?”,

Asela annuì dopo qualche istante, “Ci siamo conosciuti a un ballo, lo scorso natale…Lui ha diciotto anni, ed è il secondogenito del re del reame…Nel giro di poco tempo ci siamo innamorati, poi lui mi ha scritto, poco prima che mio zio mi facesse quella proposta: diceva che i suoi genitori erano favorevoli alla nostra unione, e che ci saremmo sposati tra qualche anno, e che avrebbe chiesto la mia mano una volte che ci fossimo rincontrati…”,

“Lui non lo sa della proposta di tuo zio, vero?”,

“No, non ho avuto modo di farglielo sapere…Gliene parlerò non appena mi sarà possibile”, e poi la guardò, “Anche tu sei innamorata?”,

“Sì, e tu come lo sai?”,

“Perché hai capito subito che lo ero anch’io, e sono sicura che te ne sei accorta perché ci sei già passata”,

“Infatti è così…Ma non dirlo ai miei: anche io e lui ci conosciamo da poco, e vorrei dirglielo io di noi al momento giusto”, e la giovane annuì.

 

Nei giorni che seguirono, Asela e Rosie diventarono sempre più amiche. Rosie e le orchesse insegnarono alla loro nuova amica a cucinare, a prendersi cura degli animali, e i segreti dell’orto. Blyss spiegò alle due ragazze come fare il profumo ed entrambe si divertirono ad imparare.

Un giorno arrivò una lettera di Biancaneve e David, nella quale scrivevano che al loro castello erano arrivati dei cugini di Asela, e con loro c’era anche il principe Christopher. Rosie accompagnò la sua amica al castello, dove lei riabbracciò i suoi parenti e il suo innamorato, e si salutarono il giorno dopo. Asela gli fece promettere di venire al più presto a trovarla.1

1 Per questa storia ho dovuto modificare la favola originale di Pelle d’Asino. Se non ve la ricordate o non la sapete, potete trovarla anche su wikipedia. Probabilmente pensate che questo capitolo non sia un granché, ma Asela sarà importante per il prossimo capitolo. Un po’ come nelle puntate 3x06-3x07 della serie: la prima era per introdurre il personaggio di Ariel, e nella seconda la sirenetta e Belle hanno unito le forze e sono diventate amiche, un po’ come succederà ad Asela e Rosie nel capitolo 7.

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Capitolo 7
*** Tricked ***


Capitolo 7

Tricked

 

 

Rosie non dovette aspettare molto, nemmeno un mese, per ricevere una lettera di Asela. Ma le notizie dell’amica non erano tutte buone. A quanto sembrava, lo zio della giovane era ritornato in sé, e aveva anche trovato una nuova regina, ed Asela e Christopher si sarebbero fidanzati ufficialmente. Ma un’ombra oscurava questa felicità: il dottor Frankenstein, aveva fatto recapitare una lettera ai padrini di Rosie, dicendogli che un ladro, di nome Arsenio Lupin, era scappato dal suo mondo ed aveva trovato il modo di arrivare nella Foresta Incantata. Sempre dal mondo del dottore, era arrivato ad inseguirlo un detective, Sherlock Holmes, con un suo collaboratore, il dottor Watson, e un altro gruppo di persone, per dargli la caccia, e sembrava volesse rubare i gioielli della corona appartenenti alla famiglia reale di Christopher.

Con queste premesse, Rosie decise di partire per aiutare l’amica, insieme alle orchesse. Ovviamente, ai loro genitori dissero che stavano andando solo al ballo di fidanzamento.

 

 

Holmes non poteva credere a ciò che era successo. Per mesi lui e la polizia avevano cercato il noto ladro Arsenio Lupin, e ora lui era scappato. Ora, era addirittura scappato in un altro mondo, e per arrivarvi c’era solo una persona che poteva aiutarli: il capitano Nemo. Solo il suo Nautilus poteva attraversare i mondi, ma non sarebbe bastato solo arrivare nella Foresta Incantata. Gli serviva altro aiuto…E sapeva bene a chi chiederlo!

 

 

Arrivata al castello, Rosie riabbracciò la sua nuova amica e conobbe il suo fidanzato. Anche se non come Zak, anche Christopher era un bel ragazzo, con i capelli biondi e gli occhi di un colore tra il castano e il verde. I due fidanzati le fecero conoscere le persone venute dal mondo del dottor Frankenstein per aiutarli: il detective Sherlock Holmes, il suo collaboratore, il dottor Watson; il capitano Nemo, che alla guida del sottomarino Nautilus aveva portato il gruppo nella Foresta Incantata; l’agente Allan Quatermain; Skinner, che aveva rubato la formula del siero dell'invisibilità al suo inventore, la scienziata Mina Harker (che era stata contaminata dal sangue dei vampiri), l'invulnerabile Dorian Gray, il dottor Jekyll (che poteva trasformarsi in una bestia, Hyde), e l'agente speciale Tom Sawyer1.

A Rosie sembravano un assortimento curioso di personaggi, usciti dai libri che leggeva. Solo che non capiva perché si dessero tanta pena per un ladro, per quanto abile. Ci doveva essere qualcosa sotto…

Ne parlò proprio al signor Holmes, dopo la cena, quando lui uscì su una delle terrazze per fumare la sua pipa. “E’ vero, c’è qualcos’altro” gli confermò il detective, “Di questo ne abbiamo parlato solo al re e alla regina, e loro hanno deciso di tenere segreta la cosa per non turbare i festeggiamenti”,

“E cioè?” chiese la ragazza perplessa,

“Be’, nel nostro mondo c’è uno scienziato di nome James Moriarty, e abbiamo il dubbio che Lupin stia lavorando per lui”,

“Moriarty?”,

“Sì, io e Watson abbiamo avuto modo di scontrarci con lui, e mi rincresce dire che ci è sempre sfuggito…Ma pensiamo che sia lui a volere quei gioielli…”,

“Per quale motivo?”,

“Sembra che stia mettendo appunto un congegno e che gli servano delle pietre preziose, e quest’ultime probabilmente fanno parte dei gioielli reali”,

“E questo congegno, che cosa dovrebbe fare, esattamente?”,

“Probabilmente è un’arma che vorrà vendere al migliore offerente, e se non lo fermiamo chissà a chi potrebbe darlo…”.

Holmes aveva ragione, e malgrado tutto Rosie lo disse quella sera ad Asela. “E' tremendo” fece alla fine la principessa, mentre stavano sedute tutte e due davanti al fuoco,

“Già...” confermò Rosie, “Se sono i veri i sospetti di Holmes, ci potrebbe essere in circolazione un'arma tremenda...E non voglio pensare a cosa succederebbe se cadesse nelle mani sbagliate”,

“Tu cosa credi che si possa fare?”,

“Ci ho pensato parecchio...secondo me, bisognerebbe usare i gioielli come esca per una trappola...ma è difficile che la famiglia reale sia disposta a farlo”, le due ragazze stettero un attimo in silenzio.

“Forse ho un'idea” fece Asela, “Tu saresti capace di fare con la magia dei gioielli finti, in modo che somiglino a quelli veri?”,

“Certo...vuoi sostituirli a quelli veri?”,

“Sì, e usare quelli falsi come esca, per cogliere sul fatto il ladro”,

“Potrebbe funzionare, ma mi serve della paglia da trasformare in oro!”,

“Possiamo procurarcela”, ed uscirono entrambe dalla camera per andare nelle stalle. Prima di scendere, notarono che la porta di Mina Harker era aperta e stava parlando con qualcuno. Le due ragazze si guardarono, e si accorsero che con lei c'era Dorian Gray, e decisero di ascoltare, nel caso anche i due avessero un piano.

I due stavano ricordando i tempi passati. “Mi togli una curiosità?” gli chiese Mina,

“Quale?”,

“Circa un anno fa io ho incontrato Basil, il pittore che ha fatto il tuo ritratto...”,

“Basil?”,

“Già, e quando gli ho chiesto se ti avesse visto di recente, e lui sembrava quasi terrorizzato a parlare di te...”,

“Ah, è una storia un po' complicata, e non so se vorrai sentirla...”, e gli spiegò cosa era successo con il ritratto che Basil Hallward gli aveva fatto.

Le ragazze ascoltarono il suo ritratto tra l'incredulità e l'orrore2. “E ora dov'è, il ritratto?” chiese alla fine Mina. Forse Dorian pensava di potersi fidare di lei, visto che era stata contaminata da un vampiro...

“E' al sicuro, ma io preferisco non guardarlo da anni, per non rompere l'incantesimo...”,

“Ora capisco perché in dieci anni non sei cambiato...”,

“Già...” ed andò verso la bottiglia dei liquori, “Che ne dici di brindare?”,

“A cosa?”,

“Al fatto che ci siamo ritrovati dopo tanto tempo, nonostante le avversità...”, e mentre le ragazze se ne andarono sentirono un bicchiere che si rompeva.

Le due scesero ed indossarono dei mantelli scuri. “Che ne pensi?” chiese Asela a Rosie,

“Di quello che ha detto Gray? Non so che pensare...” rispose Rosie, perplessa. Aveva letto che le maledizioni come quella che si era abbattuta su suo padre potessero trasformare le persone in molte maniere, difficili da immaginare. Ma scambiare la propria immagine con quella di un ritratto...

 

 

Basil Hallward non poteva credere a quello che era successo al ritratto che aveva fatto. “Mi dicesti che l'avevi distrutto” fece allibitò a Gray,

Avevo sbagliato...E' questo che ha distrutto me” rispose Gray,

Non credo che sia il mio ritratto”

Non ci ritrovi il tuo ideale?”, disse Dorian, amaro.

Il mio ideale, come tu lo chiami...”,

Come tu lo chiamavi”,

In esso non c'era niente di malvagio o di ripugnante...Tu per me eri un ideale come non mi sarà mai più dato d'incontrare...Questa è la faccia di un satiro”,

E' la faccia della mia anima”

Dio! che cosa avevo dunque adorato! Gli occhi sono gli occhi di un diavolo!”

Basil, ognuno di noi porta in se stesso il cielo e l'inferno!” esclamò Dorian con un gesto furioso di disperazione.

Hallward si girò di nuovo verso il ritratto e lo riguardò. -”Dio mio!” disse “Se è vero, e se questo è quello che tu hai fatto della tua vita, allora devi essere anche peggiore di quello che si immaginano coloro che parlano male di te!”

Tornò ad avvicinare il lume alla tela e la esaminò. La superficie sembrava del tutto inalterata, come lui l'aveva lasciata; evidentemente la bruttura e l'orrore provenivano dall'interno.3

 

 

Dopo che le ragazze tornarono nei loro alloggi, Rosie si mise all'opera. Dall'oro che aveva filato, con un incantesimo fece delle copie perfette dei gioielli.

Il giorno dopo spiegarono il loro piano ai sovrani, a Holmes, Watson, il capitano Nemo ed Allan. Il piano poteva funzionare: avrebbero attirato quella sera Lupin, con i gioielli falsi e speravano di riuscire a catturarlo.

La sala grande del palazzo era piena. C'erano altri reali ed ambasciatori, tra questi ultimi anche quelli inviati da Biancaneve e David. Purtroppo i due avevano degli impegni e non erano potuti intervenire, ma forse era meglio, così Rosie avrebbe avuto meno distrazioni. “Posso invitarvi a ballare?”, Rosie si girò e vide l'agente Tom Sawyer, vestito con un completo nero,

“Con piacere” rispose lei. E mentre danzavano notò che nascosta sotto la giacca, aveva sempre la sua arma,

“Mi dica una cosa, signorina Rosette...”,

“Può chiamarmi Rosie” fece lei,

“Allora tu chiamami Tom” le disse lui, sorridendo, “Volevo chiederti, anche tu sei una ragazza nobile?”,

“Perché me lo chiedi?”,

“Perché anche tu come la tua amica Asela, sembri una principessa”,

“Be', ad essere sinceri mia madre era la figlia di un nobile, e mi ha insegnato come si sta a palazzo...Non ho un titolo, ma lei e la mia tata mi hanno dato nozioni di buone maniere”,

“Non c'è che dire: sei veramente una ragazza piena di qualità, Rosie”,

“E tu dove hai imparato a ballare così bene?”,

“Sono state mia zia e mia cugina...Io e mio fratello siamo cresciuti con loro dopo la morte dei nostri genitori, e anche loro dato ci hanno dato nozioni di buone maniere...Soprattutto come comportarsi con una giovane affascinante”, e alla fine della musica, le fece un elegante baciamano.

In quel momento, entrambi notarono che stava accadendo qualcosa. Nella sala entrò una guardia che diceva di aver visto Lupin aggirarsi nel giardino. Allora ci fu il caos: tutti si lanciarono a rincorrerlo. Rosie corse da Asela e dal suo fidanzato, e quest'ultimo raccomandò loro di ritornare nelle loro stanze, mentre lui e suo padre avrebbero aiutato le guardie e la squadra di Holmes. Le due non sembravano ben disposte a farlo, ma era meglio restare al castello in caso di problemi. Quando Rosie ed Asela entrarono nella stanza di quest'ultima, qualcuno li aspettava.

Skinner, l'uomo invisibile, si mostrò a loro e le pregò di stare ad ascoltare, e fece uscire dalla tenda Lupin. Le due li guardarono entrambe con gl'occhi sbarrati, ma decisero di fare come aveva chiesto loro Skinner.

 

Nessuno ci poteva credere: Lupin era scappato, ma almeno i gioielli non erano stati rubati. Trovarono un disco con un messaggio, che avrebbero potuto vedere con un marchingegno a bordo del Nautilus. Tornati a palazzo, la regina, Rosie, Asela e Skinner li stavano aspettando, con un ospite incredibile: Lupin.

“Che cosa fa lui qui?” chiese Quatermain,

“Non è venuto qui per rubare i gioielli, signor Quatermai”, spiegò Rosie, “Era venuto per fermare Moriarty come tutti voi”,

“Come?” fece Sawyer sorpreso,

“E' così” confermò Asela, “Ci ha spiegato tutto Skinner...”.

E Skinner raccontò la sua storia: a quanto sembra lui e Lupin si conoscevano da tempo. Skinner aveva rubato la formula dell'invisibilità prima di lui, e da allora i due avevano passato un mucchio di disavventure. Lupin aveva sì deciso di rubare i gioielli, ma ci aveva ripensato quando capì che Moriarty aveva in mente dei piani diabolici, e quindi aveva avvicinato Skinner da solo.

Sfortunatamente, non erano i gioielli il verso scopo di Moriarty. Nel disco che aveva lasciato al gruppo, fu lo stesso scienziato a spiegare qual'era il suo vero obbiettivo: sottrarre ai componenti della squadra i loro poteri e creare un esercito invincibile, e per farlo si era fatto aiutare da Gray. Il perché lo capirono solo Mina, Asela e Rosie quando lui nella registrazione disse che Moriarty gli aveva sottratto qualcosa di prezioso, e doveva essere per forza il ritratto con la sua immagine maledetta.

Holmes e gl'altri furono costretti a tornare nel loro mondo, una volta che il Nautilus fosse stato riparato. Prima che se ne andassero, Rosie lasciò loro dell'oro magico, da usare come meglio credevano per catturare il loro nemico. Lupin si unì al gruppo, anche se era chiaro che sarebbe tornato a fare il ladro una volta finita quella storia.

Asela e Rosie furono dispiaciute di vederli partire prima della festa di fidanzamento, ma si augurarono che avessero fortuna.4

 

 

1 Tutti personaggi del film La leggenda degli uomini straordinari, con l’aggiunta di Holmes e Watson.

2 Se non lo ricordate rileggetevi il libro, o la trama su internet, o guardate il film, ma io non riscrivo tutta la trama!

3 Questo pezzo è tratto direttamente dal libro. Non so come la traduzione cambi, da edizione ed edizione, e questo pezzo l'ho preso da internet.

4 Se volete sapere come è andata a finire, guardatevi il film de La leggenda degli uomini straordinari, soltanto con Holmes, Watson e Lupin.

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Capitolo 8
*** Il flauto magico ***


Capitolo 8

Il Flauto Magico

 

 

A Rosie sembrava che fosse passato un secolo dal ballo di fidanzamento di Asela, invece erano passate solo due settimane. Ormai erano in pieno autunno, e bisognava preparare il tutto per l'inverno.

Anche nella terra del nonno di Rosie tutti si stavano preparando per la prossima stagione, ma quell'anno sir Maurice aveva bisogno di aiuto perché c'era più lavoro del solito, e aveva chiesto a sua figlia e a suo genero di aiutarlo. Sarebbero rimasti fuori qualche giorno, e Rosie li salutò una mattina presto, con la famiglia degli orchi. La madre delle orchesse aveva preparato un cesta con delle leccornie per il padre di Belle: marmellata di castagne, violette candite e liquore di gemme di abete.

Oltre a liquori e confetture, si stavano organizzando con piante medicinali. Quel giorno erano tutti in cucina e Rosie stava ricapitolando tutte le erbe e i loro usi. “Credo che ci sia tutto” disse alla fine, “Forse dovremmo prendere altra corteccia di salice bianco per la febbre...”,

“Faremmo meglio anche a prendere della corteccia di abete” fece Gael, “Ha proprietà balsamiche, potrebbe tornarci utile”,

“Se vi capita prendete altre gemme per fare il liquore” fece il padre delle orchesse,

“Ce ne abbiamo altre tre bottiglie” intervenne la moglie,

“Sì, ma l'inverno è lungo, e visto che dobbiamo andare piano con la carne, noi orchi dobbiamo avere qualcosa che ci ritempri!”

I mezzi orchi erano famosi per il loro appetito. Se serviva mangiavano anche carne umana, soprattutto durante le guerre. Mangiavano ogni genere di carne, che sembra fosse l'unica cosa che riusciva a saziarli davvero, e l'inverno, con la selvaggina che scarseggiava, poteva essere un problema.

All'improvviso Sultano si alzò, ed uscì dalla cucina cominciando ad abbaiare. Rosie, Jaktor e tutte le orchesse, tranne Tori e Marina, lo seguirono...C'era qualcosa che non andava. Il cagnolino corse nella stanza dei trofei, dove era entrato qualcuno. Era un ragazzo, dai capelli e occhi scuri, la pelle ambrata e dai suoi abiti sembrava aver viaggiato attraverso il deserto.

“Chi diavolo sei?” chiese Phoebe,

“La domanda giusta sarebbe sapere come è entrato” fece Hertha.

Il ragazzo aveva in meno un flauto preso dalla vetrina, e sembrava pronto a scappare ma, inutile dirlo, con la magia di Rosie e la rapidità delle orchesse, il tentativo fu inutile.

Lo portarono nelle segrete. Il padre delle orchesse lo appese a testa in giù, Rosie gli si mise davanti, e lo guardò negli occhi. “Allora” fece lei, “Adesso ti farò tre domande, e sarà meglio che tu non menta! La prima è: chi sei? La seconda: come hai fatto a entrare? E infine: perché volevi questo flauto?”, e gli sventolò davanti l'oggetto,

“Perché volevo il flauto? Scusa, ma tu non sei il Signore Oscuro?” chiese il ragazzo,

“No! Io sono sua figlia...E poi ti ho fatto io per prima delle domande: come ti chiami?”,

“Mi chiamo Tamino, e vengo da Keles”. Keles era un paese esotico, simile all'Egitto del mondo reale, e quindi il ragazzo doveva aver fatto un viaggio molto lungo,

“Tamino da Kales? E cosa ci fai nella Foresta Incantata, e soprattutto perché sei entrato in casa mia?”, ma il ragazzo non rispose, “Se non me lo dici, andrò di sopra a fare una pozione che ti farà sputare il rospo, e quindi è meglio che parli, perché è un filtro complicato e potrebbe farti male!”,

“E' una storia un po' lunga, e non è proprio l'ideale farlo a testa in giù” fece lui.

Rosie guardò gli orchi e acconsentì a farlo a scendere, ma avvertendolo che se avesse fatto qualche brutto scherzo, o provava a scappare, poteva finire male.

Portarono il ragazzo in cucina. Elodie decise di lavargli i vestiti, dandogli un cambio, e infine gli servì da mangiare. Tamino divorò con gusto il pasticcio di carne e il pane. Doveva essere da un bel pezzo che quel ragazzo non faceva un pasto decente...

“Allora, mi vuoi dire come hai fatto a entrare in casa nostra?” gli chiese ancora Rosie, mentre lui stava mangiando una fetta di torta di mele e patate, “Questo castello è protetto da incantesimi, come hai fatto a entrare senza che ce ne accorgessimo?”,

“E' una storia un po' lunga, come ti ho detto” rispose lui, “ed è cominciata un paio di settimane fa...”

 

 

Tamino stava fuggendo da un grosso serpente quando inciampò. Si era perso nel deserto, e ora gli sembrava giunta la fine, ma in quel momento notò che si era bloccato, e solo allora si accorse di una musica, il suono di un Glockenspiel1. Dal nulla comparvero quattro dame, e quella che stava suonando era semplicemente magnifica: bella, altera e vestita con un abito blu notte. La sua pelle sembrava di color indaco. Mentre lei suonava, una delle sue dame prese il serpente e lo fece sparire in una nuvola di fumo nero.

La dama che suonava si presentò come Astrifiammante, ed era la Regina della Notte. “Non so come sdebitarmi, mia signora...” fece lui, dopo essersi inchinato,

Vuoi davvero sdebitarti?” gli chiese lei,

Certo”,

Ci sarebbe un modo, ma non ti obbligherò ad accettare, se non vorrai”,

Mi dica”,

Tu conosci una terra oltre il deserto, che chiamano la Foresta Incantata?”,

Sì” rispose il ragazzo sorprendendola, “Io non ci sono mai stato, ma Mio padre era un mercante, e ci è andato diverse volte”,

Bene, devi sapere che mia figlia, Pamina, è stata rapita e portata in quella terra, da un mago chiamato Sarastro, e l'unico strumento che può aiutarmi a sconfiggerlo l'ha preso un altro mago che è stato qui, anni prima che mia figlia nascesse: un flauto magico, che era perduto in questo deserto e che ho cercato per molto tempo, ma quel mago l'ha trovato prima di me e l'ha portata nella Foresta Incantata, dove è imprigionata anche mia figlia”,

Cosa volete che faccia?”

La Regina fece un gesto, e da una nuvola di fumo comparve un altro ragazzo, poco più grande di Tamino. “Lui è l'uccellatore Papageno, ed è uno dei pochi che sa usare il mio Glockenspiel, e con questo potrà trovare mia figlia, ma serve anche qualcuno che prenda il flauto dallo stregone che ora lo possiede...Tu sembri un ragazzo scaltro, Tamino, ne saresti capace?”,

Non saprei...posso tentare, mia signora...”, Tamino guardò il piccolo ritratto che la Regina aveva della figlia e che ora era nella mano del ragazzo. C'era qualcosa dentro di lui che gli diceva di salvare quella giovane. “Come si chiama il mago che ha il flauto?”,

Non so il suo vero nome...Ma tutti lo conoscono come il Signore Oscuro!”

 

 

Rosie e la famiglia di orchi ascoltarono con molta attenzione il racconto. La giovane aveva letto della Regina della Notte, e per certi versi assomigliava alla Fata Turchina, ma di sicuro non era così benefica come lei.

“Scusa, e adesso l'altro ragazzo che è venuto con te...Papageno, giusto? Dove si trova?” chiese Gael,

“Si è messo sulle tracce di Sarastro, mentre io sono andato alla ricerca di Tremotino...Mi avevano detto che il castello era da queste parti e quando ho visto il mago partire, pensavo che avrei avuto un'opportunità...”,

“Be', ti sei sbagliato di grosso...Potevamo spaccarti la testa con le nostre fruste da orco!” ribatté Phoebe,

“Phoebe, lascia stare” fece Rosie,

“Ma che cos'ha di speciale quel flauto, che ha spinto Tremotino fino al tuo paese per cercarlo?” chiese Tori,

“Non lo sapete? La Regina della Notte mi ha detto che ce l'ha da parecchio tempo, e lui non vi ha mai spiegato a cosa funziona?” fece il ragazzo perplesso,

“Mio padre nel corso degli anni ha radunato parecchi oggetti, molti magici, che potessero servire in qualche modo, e non ci ha spiegato certo il potere di tutti...il flauto a cosa serve?”, Rosie aveva visto diverse volte quel flauto, ma non era certo l'oggetto che l'aveva incuriosita di più.

“Sembra che la sua musica riesca ad addomesticare anche i mostri peggiori, ma l'unica che sa suonarlo davvero bene è la Regina...sembra che sia stato un suo antenato a costruirlo apposta per i membri della sua famiglia...”,

“E se un altro mago tentasse di suonarlo?”,

“Non lo so...nessuno è mai riuscito a suonarlo davvero bene: non sono riuscito a capire del tutto cosa volesse dire la Regina, ma è il flauto, che sente la spiritualità, il carattere e l'indole del mago, e decide se è degno di suonarlo, e sembra che finora nessuno di quelli che l'hanno avuto in mano abbia avuto la forza spirituale per suonarlo in modo che funzionasse fino in fondo”. In effetti sembrava un discorso davvero enigmatico. “Comunque, ieri sera Papageno mi ha fatto avere un messaggio tramite uno dei suoi uccelli viaggiatori: Pamina è rinchiusa in un tempio che si trova al di là di questa foresta, dedicato a due divinità del nostro paese...”,

“Aspetta, forse so di che tempio stai parlando: è il tempio di Osiride e Iside, non è vero?” chiese Rosie,

“Sì, lo conosci?”,

“Ci sono andata una volta con mia madre: sembra quel tempio l'avevano costruito dei sacerdoti di Keles, venuti in pellegrinaggio qui...”,

“Ah, è vero ora ricordo” fece Blyss, “L'abbiamo visto la prima volta sulla strada che portava al castello, quando siamo venute qui”,

“Ma nessuno ci entra più da un sacco di tempo, per paura che possa cedere” osservò Hertha,

“Evidentemente il mago deve esserci andato ad abitare dopo che sulla Foresta Incantata è stata colpita dal Sortilegio ed essersene andato dopo che gli abitanti sono tornati, altrimenti Tremotino se ne sarebbe accorto da un pezzo” aggiunse Gael,

“Però l'ha usata come prigione, a quanto pare” concluse Jaktor alla fine,

“Forse dovremmo avvisare Tremotino...” propose Elodie,

“Faremo così: nel frattempo sarà meglio che tu avverta il tuo amico di venire qui, ragazzo...Non credo che quel mago sia qualcuno che possiate affrontare da soli”.

 

Il padre delle orchesse aveva sicuramente ragione, ma Rosie non era certo il tipo da farsi intimorire. E nemmeno Tamino. Così, dopo aver preso alcune pozioni dal laboratorio del padre, Rosie e il ragazzo andarono al tempio, con Hertha, Gael e Marina.

“Tremotino si infurierà da morire quando saprà che sei andata dal tempio senza di lui, e prendendo il flauto senza chiederglielo!” le fece notare Hertha,

“O peggio ancora, se vieni ferita!” rincarnò la dose Gael,

“Per questo, voi state venendo con me!” disse alla fine Rosie per chiudere la discussione, e poi si rivolse al ragazzo, “Tu sei sicuro di voler andare?”,

“Devo farlo” rispose lui con calma,

“Dimmi una cosa: perché rischi tanto per una ragazza che nemmeno conosci? Insomma...la Regina ti ha detto che non era obbligato a farlo...”,

“Lo so, ma...” non seppe trovare bene le parole, “So che ti sembrerà folle, ma quando ho visto il ritratto di Pamina, ho sentito che dovevo cercarla...Tu sai cos'è la reincarnazione, Rosette?”,

“Chiamami Rosie, e sì: so cos'è la reincarnazione”,

“Be', nella nostra religione si è convinti che se in vita hai lasciato qualche conto in sospeso, sei destinato a reincarnarti, e io credo di aver conosciuto Pamina in un'altra vita...se è così, voglio avere tutta la vita per conoscerla!”, e notò che la ragazza lo stava osservando attentamente, “Forse a te sembrerà assurdo, non è vero?”,

“No, non lo è affatto, credimi...”, anche a lei era capitata la stessa cosa con Zak: non appena i loro occhi si erano incrociati, era come se una scintilla si fosse accesa tra loro, e che man mano che il tempo passava diventava un vero e proprio fuoco.

Arrivarono presto al tempio, ed entrarono cautamente. Quando entrarono nella sala grande del tempio, non credettero ai propri occhi: su due panche davanti all'altare c'erano Pamina e Papageno, addormentati. Davanti a loro c'era un gigante moro che sembrava li stesse aspettando. Disse loro che si chiamava Monostatos, e che era stato mandato a guardia dei due. “Te lo ha chiesto Sarastro, non è vero?” fece Tamino,

“Sì, ma non per quello che pensi tu!” fece una voce sbucata da dietro l'altare. Era il mago! Rosie stava per lanciare una pozione per immobilizzarlo, ma lui le fermò, spiegando che non voleva fare loro del male. Spiegò loro che aveva rapito Pamina, perché sperava che lei avesse il flauto, dicendo che la Regina della Notte l'avrebbe usato per scopi tutt'altro che nobili. Quando venne a sapere che il flauto ce l'aveva Tremotino, decise di tenere al sicuro i due ragazzi, finché il ragazzo non fosse venuto a portargli lo strumento.

“Che cosa fa di preciso questo flauto?” chiese Rosie perplessa,

“Questo flauto può obbligare chiunque lo ascolti a fare ciò che vuole chi lo suona!” rispose semplicemente, “Ma da quello che so, il Signore Oscuro non è riuscito ad usarlo a pieno, e la cosa non mi sorprende: serve uno spirito integro per suonarlo, e la Regina può farlo usare solo da Pamina, perché lei è una creatura ambigua”, ma non finì la frase che ci fu un'esplosione.

Apparve una figura scura all'interno del tempio. Era Astrifiammante! Dopo aver detto al mago che gliel'avrebbe fatta pagare, tirò fuori un pugnale che magicamente andò a finire nelle mani di Pamina. La ragazza si svegliò, ma sembrava sonnambula: i suoi occhi erano vacui e si avventò sul mago.

In quel momento anche Papageno si alzò. In realtà era sveglio, e aveva sentito tutto. Lui, Tamino e le orchesse cercarono di bloccarla, ma sembrava che nulla potesse fermarla. Anche Rosie le mandò contro una pozione, ma fu inutile. Poi abbassò lo sguardo sul flauto magico, e decise di tentare il tutto per tutto.

Cominciò a suonare, e Pamina si bloccò. Rosie aveva poca familiarità con quello strumento, ma nel momento in cui aveva appoggiato le labbra sul becco, gli sembrò che quello stesso oggetto incantato la stesse guidando. Nel giro di poco, Pamina tornò in sé facendo cadere il pugnale.

La Regina della Notte era furiosa e raccolse il pugnale. Stava per colpire Rosie, ma qualcosa la bloccò. Era Tremotino! Quest'ultimo la scaraventò contro una parete, e Sarastro rinchiuse la donna nel ciondolo che portava al collo. In quel momento, si accorse anche di Jaktor e Phoebe.

 

“Lo sapevo che non avreste aspettato” fece l'orco una volta che uscirono tutti dal tempio, “Per fortuna che avevamo avvertito tuo padre...Lui e Belle sono tornati con la magia al castello, e poi siamo venuti qui!”,

“Mi spieghi cosa volevi fare?” chiese Tremotino alla figlia, “Non sapevi come usare il flauto e te lo sei portato dietro lo stesso...Quest'oggetto ha una volontà propria, e ti ho detto mille volte di non usare una cosa di questo genere se non sai dove ha il cervello!”,

“Era una situazione d'emergenza!” si difese lei, “Se non l'avessimo fatto e la Regina avesse trovato prima di noi Papageno e Pamina, Sarastro sarebbe morto!”,

Tremotino alzò gli occhi al cielo: non c'era niente da fare con quella ragazza. Era un'eroina fino al midollo come sua madre ed Emma, e per fortuna che aveva la magia dalla sua parte. “A casa faremo i conti!” tagliò corto.

“E ora cosa farete?” chiese Gael agli abitanti di Keles,

“Torneremo a casa” rispose semplicemente Pamina, “Io cercherò di imparare come funziona il flauto e cercherò di usarlo al meglio, sempre che vogliate ridarmelo...”,

“Non so perché dovrei” fece Tremotino,

“Non possiamo tenercelo noi! Appartiene alla famiglia di Pamina” protestò Rosie,

“Oh, e da quando io cedo uno degli oggetti che ho trovato senza nulla in cambio?”,

“Be', c'è qualcosa che possiamo darvi” fece Papageno, e tirò fuori il Glockenspiel. “Questo è di gran lunga più facile da usare, al posto del flauto, e potrebbe tornarvi utile per trovare cose e persone”,

“E sei sicuro di volerlo dare a noi?” chiese Rosie,

“Puoi prenderlo” fece Pamina, “Un oggetto simile a quello possiamo rifarlo facilmente io e le dame di mia madre”, e fecero lo scambio.

“A proposito di tua madre” disse Phoebe, “Avete intenzione di tenerla imprigionata per sempre?”,

“Porterò il ciondolo al tempio di Iside e Osiride che si trova al nostro paese” rispose Sarastro. “Io e i sacerdoti la terremo rinchiusa finché il suo animo non verrà purificato, attraverso dei riti”.

Ritornarono tutti al castello. Tamino e gl'altri sarebbero stati loro ospiti fino al giorno dopo, e poi sarebbero partiti per Keles all'alba. Da come si guardavano Pamina e Tamino, sembrava che anche la ragazza ricambiasse ciò che Tamino provava, e a Rosie non serviva avere lo stesso dono della preveggenza di suo padre, per capire che il loro legame sarebbe diventato sempre più profondo.

Poi si voltò a guardare suo padre. Sicuramente era arrabbiato con lei, ma sapeva che in realtà si era preoccupato molto. Lo prese semplicemente per mano, come per dirgli che andava tutto bene. Non l'avrebbe risparmiata dalla ramanzina e dal castigo che l'attendevano a casa, ma lui le sorrise un po', comunque. In fondo, era orgoglioso di lei e della sua generosità. E soprattutto, Rosie sapeva che suo padre non l'avrebbe mai usata nella maniera in cui la Regina della Notte aveva usato sua figlia. Mai l'avrebbe stregata per farle fare qualcosa di malvagio, nemmeno se fosse stato ancora il Signore Oscuro. Sapeva che lui l'amava così com'era, simile sempre di più a Belle.

 

 

 

1 Uno strumento musicale che assume diverse forme, simile allo xilofono

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Capitolo 9
*** Cursed ***


Capitolo 9

Cursed

 

 

Rosie stava passeggiando nella foresta, soltanto con Sultano, ed era di buon umore. Mancavano pochi giorni al suo quindicesimo compleanno, e lei non vedeva l'ora: sarebbero arrivati anche Bea, Henry, Emma e la famiglia di quest'ultima. Mentre era persa in questi pensieri sentì un rumore. Il suo cagnolino corse in quella direzione abbaiando, ed arrivarono vicino ad uno stagno.

Rosie non capì cose fosse quel lamento che sentiva, poi lo vide: c'era un pulcino tutto nero, intrappolato tra due rami spinosi. Andò a liberarlo, e notò che era stranamente goffo, però sembrava simpatico, ed aveva due grandi occhi scuri. Povero piccolo...chissà dov'era la madre...Eppure non c'erano uccelli di alcun genere lì intorno. Lo prese in braccio, semplicemente, e decise che lo avrebbe portato a casa e curato.

 

 

Era stata una giornata come tante altre, al castello, e Rosie si stava rilassando a quell'ora. Era in biblioteca, e leggeva davanti alla finestra, mentre il sole stava tramontando. Era in uno di quei momenti di calma, che si trovava a pensare a Zak. Chissà cosa stava facendo? Lui le aveva confidato che gli piaceva dipingere i tramonti, e forse lo stava facendo anche adesso...O magari era in missione con gl'altri Cacciatori del suo clan. Era da un po' che non lo sentiva.

In quel momento, notò che qualcosa si stava dirigendo verso la sua finestra. Era un falco! Aprì la finestra e gli sembrò che quel povero animale fosse ferito. Chiamò Gael a gran voce e gli disse di salire. Il sole era ormai tramontato e successe una cosa che non si aspettava di certo.

Quando Gael salì, trovò Rosie che stava soccorrendo una donna, senza vestiti. La portarono in una camera che usavano per gli ospiti, e mentre la madre delle Orchesse e Marina si occupavano di lei, Rosie raccontò agli altri cosa era successo: quella donna prima era un falco e poi si era trasformata in una donna. Sembrava una cosa assurda, ma d'altro canto come altro poteva essere entrata nel castello?

La ragazza si svegliò un'ora dopo, e dopo aver mandato giù un boccone, spiegò loro cosa era successo. Si chiamava Irina e veniva da un paese del nord. Lei e il suo amato erano venuti in quella terra per spezzare la maledizione di uno stregone, Kasej, che voleva Irina per sé, anche se lei non l'aveva mai ricambiato, e li aveva maledetti, perché la giovane non aveva ricambiato il suo amore: lei sarebbe stata un falco di giorno e una donna di notte, mentre Nazar, il suo innamorato, un lupo durante la notte e umano di giorno, in modo che potessero stare insieme senza abbracciarsi. Erano due anni che erano in fuga, e finalmente, grazie a una veggente, avevano scoperto come poter spezzare la maledizione: una piuma dell'Uccello di Fuoco, un animale leggendario che non si vedeva da secoli, e che ora sembrava che si trovasse nella Foresta Incantata. Una volta presa la piuma di un'animale, i due avrebbero dovuto dividersela e mangiarla.

“La veggente ha detto che quell'Uccello, in quest'epoca, è nato qui...Sono giorni che lo stiamo cercando, ma c'erano degli uomini di Kasej che ci inseguivano, e mi hanno ferita...Lui per fortuna è riuscito a scappare e io mi sono diretta qui”, disse alla fine lei,

“E ora Nazar, dov'è?” chiese Blyss,

“Deve essere andato nella foresta, ormai era quasi il tramonto quando è successo il fatto...Sono sicura che sia lì”,

“Forse faremmo meglio a trovarlo” disse Phoebe, “Se gli uomini di quel mago sono qui, sarà meglio controllare”.

Jaktor e le sue figlie, tranne Marina e Tori, andarono nella foresta insieme a Irina, per trovare il lupo, mentre Rosie e i sui genitori si misero a cercare quella maledizione tra i libri della biblioteca, per vedere se ciò che aveva detto la veggente fosse vero. Sul mago e la sua maledizione non trovarono nulla, ma Belle trovò l'Uccello di Fuoco su un libro che parlava di animali leggendari e le sue proprietà. Non c'era una figura dell'animale, perché sembrava che nessuno l'avesse mai visto diventato adulto, ma c'era una descrizione di come era il pulcino, e quando Rosie lo lesse sgranò gli occhi. Sembrava proprio il pulcino nero che aveva trovato tempo prima e poi aveva curato!

Lei e suo padre andarono per la foresta, forse l'uccello era ancora lì nei paraggi di quello stano, dove Rosie l'aveva lasciato una volta guarito. Ma la loro attenzione fu attirata da una sorta di baraonda: la famiglia di orchi aveva bisogno di aiuto per liberare il lupo che era finito sotto le grinfie degli scagnozzi del mago. Tremotino li bloccò con la magia, e li consegnarono allo sceriffo del villaggio. Loro avrebbero saputo cosa fare, e portarono il lupo e la ragazza a casa loro.

 

Nazar li ringraziò per l'ospitalità, la mattina seguente a colazione. Parlando dell'Uccello, lui disse che anche se non l'avesse trovato sarebbe finita ugualmente: aveva intenzione di uccidere il mago, con la spada appartenuta ai suoi antenati, e in una maniera o nell'altra, quella maledizione sarebbe finita.

“E cosa succederà, se una volta ucciso il mago non tornerete normali?” chiese Rosie, allibita,

“Non lo so...ma comunque chi ci ha fatto questo la pagherà!” rispose il giovane. Era un ragazzo di venticinque anni, molto bello, ma sembrava che fosse stato segnato da una lunga malattia, a giudicare da quanto era provato.

“Quella è la cosa sbagliata!” fece Belle, “Hai detto che eri un cavaliere alla corte del vostro re, e che anche lui disponeva di diversi maghi a corte...Perché non ti rivolgi a lui, così il mago verrà fermato!”,

“Già, è quello che mi diceva Irina i primi tempi” fece lui, guardando il falco, che stava appollaiato vicino al fuoco, “Ma allora avevamo speranza che qualcuno poteva spezzare la nostra maledizione oltre lui, e l'Uccello di Fuoco è la nostra ultima spiaggia...dopodiché, umano o meno, ucciderò quel dannato!”.

Sembrava molto determinato, ed era inutile discutere con un giovane assetato di vendetta. Non avrebbe dato retta a nessuno. L'unica cosa da fare era spezzare quella maledizione, sperando che una volta tornati completamente normali, ci avrebbe ripensato.

Rosie e i suoi genitori continuarono a cercare, ma non c'era niente per una maledizione del genere. Quella sera, Nazar si trasformò in un lupo e stette tra le mura del loro giardino, mentre Irina, stette in compagnia delle ragazze. Era da tempo che non stava così bene. Aveva dimenticato come fosse avere il calore di una casa e la compagnia di altre ragazze come lei. Da quando era iniziata la maledizione, ridiventava normale solo di notte e lei e Nazar si erano sempre arrangiati nei boschi, lontani da altre persone.

A Rosie dispiacque per lei, e pensò che se Nazar avesse voluto continuare i suoi progetti di vendetta, le cose le sarebbero andate sempre peggio. Più tardi, con la scusa di andare dormire, uscì di nascosto. Non restava altro da fare che cercare l'Uccello di Fuoco.

Secondo quello che aveva letto nel libro, quell'animale viveva per mille anni, poi deponeva un uovo e una volta che quello si era schiuso, moriva. Una volta cresciuto, nessuno lo vedeva a meno che non fosse lui a volerlo. Che speranza poteva avere? Ormai poteva essere lontano. Forse se avesse chiamato Celsius...

In quel momento, ci fu una una grande luce, e quando Rosie si voltò vide una creatura straordinaria: aveva le fattezze di un uomo, ma aveva delle ali e al posto dei capelli delle piume, ed era bianco. Brillava come una stella. Non aveva mai visto una creatura tanto bella...

“Ciao, Rosette...speravo tornassi” disse lui, con voce dolce,

“Ma...chi sei?” chiese la ragazza stordita,

“Sono il pulcino che hai curato tempo fa...”,

Rosie sgranò gl'occhi. Stentava a crederlo, eppure guardandolo negli occhi capì che era lui. “Sei tu! Non posso crederci!”,

“Sì, Rosette...e ti ringrazio per avermi aiutato...”, e le andò vicino, mettendo una delle sue ali su una spalla. “So perché sei venuta a cercarmi, ti osservo da quando mi hai lasciato di nuovo qui nella foresta, e ho deciso di aiutarti”, e le diede due delle sue piume, “Una la darai ai due giovani che ne hanno bisogno, e l'altra è per te...Usala come meglio credi...”,

“E mi dai due delle tue piume, così?” chiese lei sorpresa,

“Te le sto dando perché te le sei meritate: mi hai aiutato quando ero un creatura piccola e screziata...Altri esseri umani hanno sempre evitato i miei antenati, per via del loro aspetto, giudicandoli un'animale brutto e goffo, ma tu no...hai preferito la virtù alla bellezza”, e la lasciò lentamente, “Ora io vado, Rosette, e mi raccomando: rimani sempre così!”.

L'Uccello di fuoco sparì dopo aver emanato una grande luce, e Rosie abbassò lo sguardo sulle due piume. Mai aveva ricevuto un regalo tanto unico...

 

La mattina dopo Nazar, con il falco, stava per andarsene, ma prima che montasse a cavallo, Rosie riuscì a fermarli. Gli mostrò la piuma e gli disse che gliela avrebbe data se le avesse lasciato la sua spada.

“Perché vuoi la mia spada? Apparteneva ai miei antenati e io voglio usarla per la mia missione” chiese Nazar,

“Perché voglio che tu ti levi dalla testa di vendicarti”, e le diede due lettere, “Una è per Irina, c'è un messaggio che devo darle quando sarete lontani, l'altra è per il sovrano della tua terra...C'è scritto quello che è successo, e ho trovato un incantesimo che vi aiuterà a imprigionare il mago che vi ha fatto questo...Sono certa che i maghi della corte del tuo re sapranno cosa fare, e se non avrai quella spada, ho idea che passerà del tempo prima che tu trovi un'arma adatta a quello che vuoi fare, e spero che per allora ti sarai tolto un po' di rancore dal cuore”, e lui la guardò serio, “Allora, abbiamo un accordo?”

Alla fine lui accettò. Divise la piuma e ne diede una metà al falco. Le ingoiarono insieme ed anche Irina ritornò umana. I due si abbracciarono: la maledizione era finalmente spezzata!

L'intera famiglia di Rosie ne rimase stupita, e quando i due innamorati se ne andarono, la ragazza raccontò tutto durante la colazione. Più tardi andò nella stanza dei trofei e depose la piuma in una scatola, chiudendola con la magia, e la spada di Nazar. Mise quest'ultima esposta nella vetrina, e l'altra nell'armadio nascosto dalla magia di suo padre.

“Cosa hai intenzione di fare con la spada?” chiese Gael,

“Nella lettera che ho scritto a Irina le ho chiesto di farmi sapere quando il mago sarà imprigionato, così sarò sicura che Nazar si è tolto dalla testa di vendicarsi, e allora gli rimanderò la spada dei suoi antenati”, e guardò i genitori, “Credo che aggiungerò anche una pagina nel libro in cui ho trovato l'Uccello di Fuoco, con un sua immagine...visto che a quanto sembra sono l'unica ad averlo visto”.

E così fece. Cercò di fare quel disegno meglio che poteva, ma non credeva di essere riuscita a raggiungere tutta la bellezza di quell'uccello. Finì verso sera, e stava per aggiungere la pagina al libro quando venne sua madre, a portarle del tè. “Ti è venuto piuttosto bene” commentò Belle osservando il disegno, mentre sua figlia cominciò a sorseggiare,

“Già, ma non credo di avergli reso del tutto giustizia” concluse sua figlia,

“Hai fatto bene a impedire a Nazar di vendicarsi...avrebbe rovinato quello che lui ed Irina cercavano di riconquistare”,

“Lo spero...non è detto che anche se non ha più la spada non ci ripenserà”,

“Io credo di sì...Quell'oggetto era molto importante per lui e la sua famiglia, e forse averlo perso lo farà riflettere...e comunque ora che lui ed Irina non sono più maledetti, forse si ricorderà com'era prima di avere una vita a metà”, Rosie sperò davvero che fosse così, “Io e tuo padre siamo molto orgogliosi di te, sai?”,

“Davvero? Ho idea che papà quella piuma gliel'avrebbe fatta pagare più cara di me...”,

“Forse, ma anche io e lui ci siamo trovati in una situazione simile alla loro...”, ed era vero: lei e Tremotino erano stati separati così a lungo, e a volte si chiedevano se sarebbe mai finita...

Poi era arrivata Rosie, che aveva riempito le loro giornate, e anche se la loro vita era ancora movimentata, averla accanto era sempre una gioia. Era come se lei cancellasse tutto il male.

“Sai che mentre eri impegnata qui, mi ricordavi tuo padre?” le confidò Belle, e Rosie la guardò incuriosita, “Quando finivo le faccende, se lui non era giù a filare, lo trovavo impegnato qui, e con una scusa cercavo sempre di vedere cosa faceva...Ero molto curiosa...”, e sua figlia le sorrise. Le bastava quel suo sorriso per farla stare bene.

Poi andò giù dal marito, che stava filando, e lo abbracciò da dietro, dandogli un bacio sulla guancia. Quella vicenda aveva ricordato loro parecchie cose, non tutte belle, ma ora era confortante stare insieme nel castello dove si erano innamorati, con la loro bambina e altri membri della famiglia che non si sarebbero mai aspettati di avere. Non l'avrebbero mai immaginato molti anni prima, all'inizio della loro convivenza, quando erano solo il Signore Oscuro e una ragazza con tanti sogni...

 

 

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Capitolo 10
*** Lioness Heart ***


Capitolo 10

Lioness Heart

 

 

Rosie ammirò il panorama per molto tempo. Il regno di Gwen, il Gerente, era praticamente una vasta pianura, costituita da prateria, savana e boschi. Anche se era sul finire dell'autunno, faceva caldo. A sentire Emma, quella regione assomigliava all'Africa del mondo in cui era cresciuta.

Lei, i suoi genitori e il resto della famiglia, si erano recati lì per il matrimonio di Henry e Gwen. I due sarebbero tornati nel regno di Biancaneve e David per Capodanno. Fino a Natale sarebbero rimasti lì in luna di miele, passando le feste con i genitori della giovane, e poi sarebbero tornati.

“Guardate, ecco il castello!” annunciò Tori, che era seduta accanto al finestrino. E lo videro. Il castello era incorporato in una imponente rupe, che veniva chiamata Rupe dei Re. Era davvero magnifico, anche se da fuori sembrava alquanto spartano.

Arrivati al castello, Rosie finalmente conobbe la famiglia di Gwen. Suo padre, Selassie, già lo conosceva, era un uomo di colore, con lunghi capelli neri e occhi verdi. La madre della principessa, Nia, aveva capelli biondi e occhi blu, e lei e sua figlia si somigliavano in maniera incredibile. Il fratello più grande di Gwen, Manu, l'erede al trono, aveva lunghi capelli neri come il padre e gli somigliava, però il colore della pelle e dei suoi occhi erano uguali a quelli della madre e della sorella. La secondogenita dei sovrani, Kya, aveva lunghi capelli neri, occhi verdi e la pelle ambrata; era graziosa, ma non come la madre e la sorella. Il terzo figlio della coppia reale, Bran, era tale e quale al padre, se non fosse stato per gli occhi blu. Gwen era la loro quarta figlia.

I genitori di Gwen sembravano due persone ammodo, ed erano una bella coppia. Ma più che i genitori di Emma, ricordavano Belle e Tremotino. C'era tutta la famiglia al completo, compresi Regina, Robin e suo figlio Roland. Anche molti dei loro amici erano venuti dalla Foresta Incantata.

Quella sera ci fu una grande festa. La sala per le feste del palazzo, aveva le porte aperte e si poteva andare tranquillamente in giardino. L'aria era piacevole, e Rosie assaggiò con gusto i piatti esotici che venivano serviti. Si stava godendo un dolce al cocco, quando Gwen le andò vicino. Lei e suo fratello Bran sarebbero andati al villaggio, il giorno dopo, e gli chiese se voleva venire con loro.

Rosie accettò, e poi notò che in un angolo c'era un uomo anziano, che stava in disparte a mangiare cous cous con le mani. Chiese a Gwen chi era, e lei rispose che era il sacerdote che presiedeva alle cerimonie e avrebbe celebrato anche il matrimonio, si chiamava Rafiki. Si diceva che fosse un grande sciamano e, come tutti gli uomini medicina, aveva il dono della veggenza.

 

Quella mattina, Rosie si alzò presto per andare con Gwen e Bran. Fecero una bella passeggiata e poi andarono al villaggio, dove la giovane ammirò l'artigiano e stoffe bellissime. Ne ordinò alcune, così per farne dei vestiti per lei e le orchesse. Una delle donne del villaggio, diede alla giovane un abito locale, color sabbia.

Quando i ragazzi uscirono dal villaggio, arrivarono presso una grande albero. Gwen gli disse che era lì che Rafiki abitava. Lo sciamano stava davanti alla sua casa, che raccontava una storia ai bambini. Quando la fiaba finì, e li mandò a casa, salutò i suoi ospiti e li fece accomodare, offrendogli del Rooibos1.

“Devo confessarti che non vedevo l'ora di parlarti, Rosette...” disse Rafiki alla ragazza,

“Può chiamarmi Rosie, se vuole” fece Rosie,

“Preferisco chiamarti Rosette, è un bel nome: deriva dalla regina dei fiori”,

“Grazie...lo ha scelto mia madre”,

Rafiki le sorrise, “Ci voleva un nome così, per una Donna Leone”,

“Una cosa?”,

“Donna Leone...hai mai sentito parlare di Sekhmet2?”,

“Mi sembra di sì...è una divinità antica di questa terra, giusto?”,

“Sì, era la dea-leone, Colei che è potente, ed era una divinità guerriera dalla testa di leone, che sconfiggeva i nemici con il fuoco che ricavava dal sole...Ti faccio vedere una cosa”, e mostrò alla ragazza dei ritratti.

Raffiguravano tutte delle donne accompagnate dai leoni. In una la donna aveva in mano la spada e al suo fianco c'era un leone, in un'altra la donna aveva sempre al fianco al leone e davanti a loro c'era un agnello che saltellava gioiosamente, in un'altra una donna meditava su una rupe e sdraiata al suo fianco c'era una leonessa. In tutte quelle immagini, le donne e i leoni erano perfettamente a loro agio, insieme.

“Vedi, Rosette, ci sono donne che somigliano molto a quella dea: sanno essere forti, coraggiose e forse a volte spietate, quanto solari e piene di vita, e tu sei una di loro!”, gli spiegò lo sciamano, “Donne con un cuore di leone”,

Rosie scosse la testa, “Mi scusi, ma non credo di aver capito bene cosa vuole dire...”,

“Vedi, ragazza mia, ognuno di noi dentro di sé, ha come una parte primitiva, che può uscire fuori quando siamo felici, ma anche spaventati, arrabbiati...insomma, quando proviamo un'emozione molto forte, che può andare al di là del nostro raziocinio...Questa parte primitiva può assumere la forma di un animale...e il tuo credo che sia un leone!”,

“Sembra un complimento, a dirla così...”,

“Infatti lo è...se vuoi ti racconto la leggenda di come sono venuti in questa terra”,

“Sì, mi piacerebbe...”.

E Rafiki gliela raccontò.

 

 

Durante il regno della regina Numbi, una sfera di luce proveniente dal cielo cadde sulla terra. La regina, malgrado fosse malata, andò da sola a vedere la sfera misteriosa e quando vi si avvicinò venne inghiottita dalla sua luce. Quando la sfera luminosa risputò la regina, questa apparve in salute e piena di energie. Essa raccontò di avere incontrato all'interno della sfera luminosa creature risplendenti di luce che l'avevano guarita da ogni malanno, dei o spiriti mandati in terra da qualche divinità.

La sfera se ne tornò in cielo scomparendo e nel regno della regina accaddero un fatto straordinario: comparve un branco di leoni, come per magia, che dimorarono da sempre in quella terra.3

 

 

Era una leggenda davvero affascinante, pensò Rosie, mentre ritornò a palazzo con Gwen e suo fratello. Andò in camera dei suoi genitori, e vi trovò solo sua madre che faceva colazione. Lei e suo padre si erano svegliati a metà mattina, e ora lui non c'era.

“E' uscito pochi minuti fa con Bea e Henry” spiegò lei, “Vuoi mangiare qualcosa?”,

“Grazie, ma ho già fatto colazione...Sono stata al villaggio con Gwen e Bran, e abbiamo fatto un po' di spese...ti piaceranno: ho preso degli abiti simili a questo anche per te, Elodie e le orchesse” gli spiegò indicando il vestito che aveva indosso,

“E' molto bello” le disse Belle, e Rosie si versò un po' di latte, “Pensavamo di stare qui ancora qualche giorno dopo il matrimonio, ti piacerebbe?”,

“Sì, è un bellissimo posto...E' diverso dalla Foresta Incantata, ma mi piace”,

“Tu invece piaci molto alla madre e alla sorella di Gwen, e dicono che gli farebbe piacere averti qui spesso...”,

“Davvero? Anche loro mi sono simpatiche”, la giovane finì il suo latte ed andò in camera sua.

Per il resto della giornata, Rosie, le orchesse e le altre donne di palazzo rimasero con la sposa. Nel pomeriggio si rilassarono, facendo bagni e prendendo il sole. Di sera, alcune donne già sposate dipinsero le mani e le gambe di Gwen con l'hennè, mentre Rosie e altre ragazze, tutte vergini, prepararono il letto e la camera per la prima notte di nozze.

 

Il giorno dopo, ci fu il matrimonio. Gwen e Henry si scambiarono i voti matrimoniali davanti a tutto il reame, all'aperto, dove si trovava la prima pietra che un antenato di Gwen aveva deposto per ricordare l'inizio del regno. I due sposi passarono in mezzo a una folla festante, e prima di iniziare i festeggiamenti, che si sarebbero svolti anch'essi all'aperto, re Salassie diede agli sposi il dono di nozze da parte di tutto il regno: una coppia di leoni, un maschio e una femmina, che si chiamavano Simba e Nala.

Visto che la figlia aveva deciso di vivere nella Foresta Incantata, volevano che lei portasse qualcosa dalla sua terra, e i cacciatori reali avevano catturato quei due magnifici animali.

A differenza di come accadeva nella Foresta Incantata, la sposa non lanciava il bouquet lasciando che fosse il caso a decidere chi sarebbe stata la prossima sposa. Era Gwen che doveva decidere a chi darlo, e lei lo diede a Rosie.

I festeggiamenti durarono fino a tarda notte, e il giorno dopo gli sposi, dopo aver salutato tutti, partirono per la luna di miele, che avrebbero trascorso in un piccolo palazzo lì vicino, dove la famiglia reale si fermava per la stagione di caccia.

“Credo che Rosie si sia innamorata!”, confidò Gwen a Henry, mentre erano in carrozza,

“Come lo sai?” chiese Henry,

“E' che la trovo cresciuta, più bella, e a volte l'ho sorpresa con l'aria trasognata, durante il matrimonio”.

Henry restò senza parole. Poteva anche essere...Chissà chi era il fortunato...

 

Rosie ricevette una lettera di Zak, non appena tornò a casa: si sarebbero visti prima di Natale. Nella risposta al suo messaggio, gli mandò anche un regalo che Rafiki gli raccomandò di dare solo a una persona speciale: un artiglio di leone, che donava forza e coraggio.

 

 

1 Tè rosso africano, ricavato dall'omonima pianta, con un gusto che ricorda la nocciola e la malva, dolce anche senza l'aggiunta di zucchero.

2 E' una dea egiziana.

3 Era una leggenda sui leoni bianchi del Sudafrica, ma l'ho modificata un po' per la storia.

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Capitolo 11
*** The Nutcracker ***


Capitolo 11

The Nutcracker

 

 

Quella mattina, il giovane Maurice stava per partire da Barion. Lui e gli altri nobili di Avonlea dovevano tornare nella loro terra prima che il freddo li bloccasse, ma lui sarebbe tornato a primavera, e il motivo stava scendendo dalle scale del palazzo del signore che li aveva ospitati.

Maurice!” lo chiamò Colette, mentre scendeva le scale. Era in vestaglia, doveva essersi appena alzata, e aveva qualcosa avvolto in un pezzo di velluto. La ragazza lo abbracciò e lo baciò sulla guancia.

Colette, fa freddo, dovresti tornare dentro...” la rimproverò lui gentilmente,

Volevo salutarti!”,

Ci eravamo già salutati ieri sera...”,

Lo so, ma volevo darti qualcosa” e gli porse l'involucro,

Maurice lo prese e gli diede un'occhiata, “Ma non puoi darmelo, Colette...mi hai detto che ci tieni molto...”,

E' proprio perché ci tengo molto che voglio dartelo: so che lo riavrò quando ci sposeremo”,

Ci vorranno dei mesi, e lo sai...”,

Ma io ti aspetterò!”, e lo disse con tutta la fiducia dei suoi diciotto anni. I due si abbracciarono un'ultima volta e Colette rimase a guardare il suo fidanzato che se ne andava, finché non sparì dalla sua vista.

 

 

Mancava meno di un mese, a Natale. Quell'anno l'avrebbero passato insieme solo Rosie con i genitori e la famiglia degli orchi. Per Capodanno sarebbero andati di nuovo al palazzo di Biancaneve e David, dove ci sarebbe stato anche Maurice.

Stavano facendo pulizie quel giorno, e rovistando tra delle vecchie cose, quando Belle trovò alcune vecchi vestitini di Rosie e uno, di colore rosso, gli fece affiorare il ricordo del primo Natale di sua figlia. Quell'anno, avevano organizzato loro la festa di Natale e c'era stata tutta la famiglia, con qualcuno dei loro più cari amici. Era stato anche il primo Natale decente che le piccole orchesse passavano da quando Phoebe era piccola, ed erano state l'anima della festa, indossando i bellissimi abiti, nuovi di zecca, fatti con stoffe pregiate, e scarpe con fibbie d'argento, che Tremotino e Belle avevano regalato loro per l'occasione.

Mentre Belle e le loro sorelle pulivano, Marina e Tori erano impegnate fare l'albero di Natale, che il loro padre aveva portato dalla foresta. Lo avrebbero decorato anche con l'oro di Tremotino, che lo avrebbe reso ancora più bello, ed Elodie era impegnata a fare i biscotti di Natale, aiutata da Rosie. C'era una bella atmosfera in casa, molto serena...

Belle scese giù quando lei e le orchesse finirono, e comunicò a Rosie che il baule che cercava il giorno prima lo avevano trovato e l'avevano portato in camera sua. Così, una volta ritirati i panni ad asciugare, la ragazza fu libera di andare in camera sua, e cercare qualcosa di molto speciale...

 

 

Rosie guardò la neve fuori dalla finestra. Era la sera della vigilia di Natale, e stava per andare a dormire. Lei, i suoi genitori, suo nonno e la famiglia degli orchi avevano cenato insieme, e ora suo nonno e i suoi genitori sarebbero andati al ballo di un nobile che viveva lì vicino. Era un vecchio amico di sir Maurice, e aveva invitato sia lui che i suoi genitori, e non se l'erano sentita di rifiutare. Il ballo sarebbe sicuramente finito dopo la mezzanotte, e quindi prima poteva cenare insieme come ogni anno.

In quel momento entrò il nonno, che si sedette accanto alla piccola, dicendole che voleva darle il suo regalo di Natale. Rosie era sorpresa, ma felice, ed aprì lo scrigno che il nonno le aveva portato. Dentro c'erano tre bambole, che nascondevano ognuna una storia. Il nonno le spiegò che erano le preferite di sua nonna e per sapere quella di due bambole avrebbe dovuto leggere il libro che si trovava sul fondo dello scigno, avvolto nel velluto. La storia dell'altra gliel'avrebbe raccontata domani.

Poi entrarono anche i suoi genitori, per darle la buona notte. Sua madre le rimboccò le coperte, e quando Rosie gli disse del libro, promise che l'avrebbero letto insieme, a cominciare da domani. “Mi piacerebbe venire al ballo con voi” confessò Rosie,

A Capodanno andremo al castello di David e Biancaneve, e comunque tra qualche anno sarai abbastanza grande per partecipare a tutti i balli che vorrai...”, e le diede un buffetto sul naso con un dito, e poi un bacio sulla fronte.

Poi le venne vicino suo padre, e anche lui le diede un bacio sulla fronte. “Non restare sveglia troppo a lungo per via delle bambole, d'accordo?” e Rosie annuì, lo sapeva bene a cosa si riferiva.

 

 

Rosie aprì cautamente il baule, dopo essersi assicurata di non sentire nessuno che si dirigeva verso la sua camera. Non appena lo aprì le sembrò di ritornare nel passato: c'erano tutti i suoi vecchi giocattoli, eccetto la sua piccola farfalla di peluche che teneva sempre sul cuscino del letto, come portafortuna. Dentro c'erano il suo vecchio servizio da tè e i due peluche che metteva a sedere con lei quando lo usava, un topo e un coniglietto con giacchette in doppio petto; una coppia di arlecchini, maschio e femmina; due bambole, una bionda e l'altra castana; due soldatini, anch'essi maschio e femmina; le bamboline della sua casa per le bambole, che si trovava ancora in soffitta...e finalmente trovò un cassetta di legno dove c'erano quelli che cercava...

 

 

Rosie sentì un rumore, che la svegliò. Quando aprì le tendine del letto, però, non vide nulla. Si alzò dal letto, e andò davanti allo Schiaccianoci che il nonno le aveva regalato, e che lei aveva posato sul tavolino che usava per giocare all'ora del tè. Lo accarezzò, si sentiva stranamente attratta da quel giocattolo…Forse perché era il preferito di sua nonna…chi poteva saperlo?

Tu non sei un giocattolo come tutti gl’altri, vero?” gli chiese,

Certo che non lo sono” gli rispose il pupazzo,

Rosie a quel punto sgranò gl’occhi, “Cosa?”,

Ho detto che non sono un pupazzo come gl’altri”,

Non ci credo…come mai parli?”,

E' una storia lunga...tu ti chiami Rosette, non è vero?”,

Sì, ma tu puoi chiamarmi Rosie...E tu come ti chiami?”,

Puoi chiamarmi NC...Ti va se andiamo di sotto a giocare?”,

Di sotto?”,

NC si diresse verso il bordo del tavolo, “Sì, nella stanza dove avete fatto l'albero”, e saltò giù, rimbalzando su un piccolo cuscino. Rosie temette che si fosse fatto male, ma lo Schiaccianoci stava benissimo, anzi...ora era della sua stessa altezza. “Non posso crederci!” fece lui quando si accorse che era cresciuto, “E' impossibile! Era da tempo che aspettavo qualcuno che ci credesse come te...tu sei veramente speciale!”

Rosie non capì bene cosa volesse dire, ma lasciò che lui la prendesse per mano ed andarono di sotto. Non appena entrò nella sala dei trofei, dove avevano allestito l'albero, Rosie sgranò gli occhi. Ora lei e NC avevano la stessa altezza che aveva lui prima che saltasse, e la stanza sembrava enorme. “Ma...non capisco...” fece confusa e meravigliata insieme, “Siamo noi che siamo diventati più piccoli, o è la stanza che è più grande?”,

Non lo sai? E tutto relativo...” rispose NC, e la invitò a dirigersi verso l'albero. Rosie lo seguì e quando arrivò ai piedi dell'albero, la piccola carrozza trainata da cavalli, che avevano messo per decorazione, scese giù. I due salirono, e Rosie rimase estasiata mentre saliva sull'albero e vedeva le sue decorazioni prendere vita...Si chiedeva che non fosse tutto un sogno...

L'albero risplendeva di mille luci, c'erano le sette bamboline cinesi che ora stavano facendo una danza in cerchio, che non appena la videro le fecero un inchino, e inclinò la testa per rispondere al saluto. Anche la bambolina con il vestito olandese stava danzando e la salutò con la mano, e così fece anche lei, e la danzatrice araba le strizzò l'occhio. I cinque soldatini russi la salutarono calorosamente mentre facevano la loro marcia. Arrivati in cima all'albero, venne a salutarli la Fata Confetto, che gli raccomandò di ringraziare per lei sua madre, per avergli messo un abito nuovo, visto che quello vecchio era rovinato. Rosie volò anche con le fate della neve intorno all'albero, e quando fu ora di andare, la Fata gli disse: “Ricorda, Rosie: NC non è un semplice schiaccianoci, così come tu non sei una semplice bambina!”

Rosie non capì bene cosa volesse dire, ma annuì. Scesi dall'albero, NC chiese a Rosie di salire di nuovo di sopra, nella libreria. Quando uscirono dalla sala tornarono alle dimensioni di prima, e arrivati nella libreria NC si illuminò e come per magia lo Schiaccianoci era tornato normale, e davanti a Rosie comparve un bel giovane. Non doveva avere più di sedici anni, e indossava una divisa da militare.

Ti ringrazio di cuore, Rosie” fece lui, “Molti anni fa, io ero un giovane militare, ma sono morto in guerra, mentre io e i miei compagni difendevamo un villaggio dove si trovavano solo anziani, donne e bambini...Una delle bambine del villaggio, mi mise accanto uno Schiaccianoci che mi somigliava, prima che mi seppellissero, per tenermi compagnia, e l'Uomo della Luna, decise di premiarmi: mi avrebbe fatto diventare uno degli spiriti che vegliavano sui bambini, se ne avessi trovato uno che credeva veramente nella magia e in me”, e la guardò dolcemente, “I Guardiani mi regalarono a Colette, tua nonna, ma lei ormai non era più una bambina, aveva sedici anni...Così rimasi ad aspettare un bambino che avesse una fede genuina, e quella sei tu!”,

Ne sono contenta!” fece lei, e raccolse lo Schiaccianoci. C'era qualcosa in quel giovane, che gli ricordava vagamente Henry...

Mi raccomando, tieni quello Schiaccianoci per ricordo, e rammenta sempre di avere fede, in ogni cosa che farai!”, e detto questo aprì la finestra, e scomparve nella luce della luna, che Rosie rimase a fissare ancora per un pò...

Quando Tremotino e Belle tornarono, prima di andare in camera loro, andarono a vedere la bambina, ma lei non c'era. Sicuramente era andata in biblioteca, e infatti la trovarono lì, sul piccolo divano, addormentata con lo Schiaccianoci tra le mani. “Lo sapevo che l'avremmo trovata qui” fece Tremotino sottovoce, e prese in braccio la bambina, dopo che Belle prese con lentezza dalle sue mani lo Schiaccianoci,

Deve essere venuta qui a leggere, e poi è crollata...”, disse Belle mentre raccoglieva un libro che era caduto a terra, e lo posò sul tavolino.

E la portarono in camera sua. Dopo che Tremotino la rimise a letto, e le rimboccò le coperte, Rosie si mosse. Era ancora nel dormiveglia. “Papà...” e gli prese la mano, “Sai, avevi ragione sulla storia dei giocattoli che mi hai raccontato...NC ed io ci siamo divertiti insieme, sai?”, poi guardò sua madre, “Mamma, la Fata Confetto ti ringrazia per averle messo un nuovo abito, le è piaciuto molto...”, e si riaddormentò.

Belle guardò con curiosità prima la piccola, e poi il marito. “E' una favola che mi avevano raccontato le mie zie”, gli spiegò lui una volta usciti, “Parlava di alcuni giocattoli che durante la notte, mentre i loro proprietari dormono, prendono vita, e poi ritornano al loro posto prima che se ne accorgano”,

Ho letto una storia simile...I protagonisti erano uno spazzacamino e una pastorella1, vero?”, e lui annuì, “Secondo te che cosa voleva dire Rosie?” gli chiese mentre tornavano in camera loro, a braccetto,

Non lo so...forse ha solo fatto un sogno dove le bambole si animavano...Non mi sorprenderebbe con la fantasia che ha e tutte le storie che legge”. Belle sorrise, ma rimase ancora un po' perplessa.

 

 

Rosie e Zak si sarebbero incontrati al villaggio, per darsi i doni di Natale, visto che quel giorno non si sarebbero visti. Quel giorno c'era una fiera e ci sarebbe stata molta gente. Aveva nevicato tutta la notte, e il paesaggio era diventato bianco. La ragazza uscì di casa, con una scusa, attirando sguardi di curiosità, soprattutto da parte delle orchesse, che la osservarono dalla finestra andare via in sella a Corbeau.

Arrivata, Rosie legò il suo cavallo fuori dal villaggio, e andò verso la piazza principale. Non appena vide Zak, che era tra la folla davanti allo spettacolo dei burattini, al centro della piazza, andò verso di lui e gli prese la mano. Il ragazzo si voltò e gli sorrise.

Finito lo spettacolo, alcuni bambini li seguirono per un po', finché Rosie non fece con la magia tante piccole scintille dorata disperdersi nell'aria, e loro si misero a saltellare felici. Andarono verso una fontana dove le donne di solito lavavano i panni, si sedettero per scambiarsi i regali.

Rosie aprì per prima il suo e vide che era una collana di perle. “Zak, sono bellissime...Dove le hai prese?” chiese meravigliata,

“Un amico di mio padre, che abbiamo aiutato qualche settimana fa, ce ne ha fatto avere uno scrigno pieno, per le donne del nostro clan, e io ne ho prese alcune per fare una collana a te” spiegò,

“Ma devono essere molto preziose...”,

“Infatti vengono da lontano”,

“Non so che dire, sono bellissime...Mi aiuti a metterle?”, e si voltò, il ragazzo fece come gli era stato chiesto, e poi la baciò sul collo,

“Ti stanno meravigliosamente”, e Rosie girò la testa per baciarlo,

“Ora tocca a te, aprire il tuo regalo”.

Il giovane lo fece e rimase stupito nel vedere un soldatino di stagno con una gamba sola. “Cos'è?” chiese lui,

“E' un oggetto che apparteneva a mia nonna...Tu hai mai sentito la favola del tenace soldatino di stagno?”,

“Devo averla già sentita, ma non credo di ricordarla...”. E allora Rosie gliela raccontò.

Due bambini, fratello e sorella, avevano ricevuto in dono un castello di carta, con delle bamboline, tra cui una ballerina con una perla blu sul petto e un gruppo di venticinque soldatini di stagno. A uno dei soldatini mancava un pezzo di gamba perché era stato fuso dopo gli altri, con lo stagno avanzato. Ogni notte, quando i bambini si addormentavano, i loro giocattoli prendevano vita. Il soldatino senza una gamba si innamorò della ballerina. Fra i giocattoli c'era una scatola a sorpresa, dal quale spuntava un clown dall'aspetto malvagio, geloso del soldatino di stagno, che lanciò una maledizione sulla coppia condannandola a non essere mai felice. Il giorno dopo, infatti, il soldatino cadde fortuitamente dal davanzale della finestra. Trovato in terra da due bambini, venne messo su una barchetta di carta e spinto giù nelle fogne, dove il soldatino dovette affrontare i topi, e la barca poi affondò, quando finì in mare e il soldatino viene mangiato da un pesce. Per tutto il tempo, il soldatino restò coraggiosamente sull'attenti. Miracolosamente, il pesce venne pescato e finì proprio nella cucina della casa da cui proveniva il soldatino; recuperato dal cuoco, tornò fra i giocattoli e dalla sua amata ballerina. La crudeltà del pupazzo della scatola però non era sconfitta; il soldatino finì questa volta nel fuoco, e iniziò a sciogliersi. La ballerina però non volle lasciare il suo amato e si gettò nel fuoco con lui. Il giorno successivo, dei due non era rimasto che un cuoricino di stagno e la perla blu della ballerina. Era ciò che rimaneva del loro grande amore.

“Da piccola era una delle mie storie preferite” disse Rosie alla fine della favola, “Mio padre mi aveva raccontato una storia che narrava di come i giocattoli prendessero vita, mentre i loro proprietari non guardavano, e sono stata diverse notti sveglia per vedere se i miei giocattoli lo facevano, stavo zitta il più possibile per far credere che ero addormentata...”, e rise al ricordo, “Anche tra le favole preferite di mia nonna, ce n'era una simile...Quando era bambina ricevette il libro in cui era narrata quella favola con due giocattoli: un soldatino e una ballerina, fatti con il piombo, tale e quali a quelli del libro...Quando i miei nonni si sono fidanzati, non poterono sposarsi subito, e nei sei mesi che stettero separati, lei gli diede il soldatino, e quando loro sarebbero tornati insieme, anche il soldatino sarebbe tornato al suo posto, accanto alla ballerina...Mio nonno voleva darli a mia madre quando si è fidanzata, perché desse anche lei il soldatino al suo promesso sposo, ma lei gli disse di tenerli perché non poteva, visto che il suo era un matrimonio combinato, e quando conobbe mio padre, bé...non ha avuto occasione per dargli il soldatino”, e stette un attimo silenzio, “Il nonno mi regalò questa coppia di giocattoli quando avevo dieci anni, a Natale, raccontandomi di quando la nonna glielo aveva dato per il loro fidanzamento, e ora io voglio darlo a te!”,

Zak sgranò gl'occhi, “Rosie, non puoi darmelo!” fece con veemenza, “E' troppo importante per la tua famiglia...”,

“Invece sì...” e chiuse le mani del ragazzo intorno al soldatino, “E' da quel Natale che ho aspettato la persona giusta a cui darlo”, come il suo cuore, ma non c'era bisogno di dirlo, “E' da quel giorno che ti aspetto”.

Zak aveva un groppo in gola, non sapeva cosa dire, e così la baciò di nuovo. E mentre loro due si baciavano il vischio intorno a loro, sulle porte delle case e nelle decorazioni delle strade, cominciò a crescere e a far germogliare i fiori.

 

 

 

1 Si tratta di una favola di Hans Christian Andersen, La pastorella e lo spazzacamino.

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Capitolo 12
*** Oh Happy Day ***


Capitolo 12

Oh Happy Day

 

 

Era la mattina del 24 dicembre. Il periodo natalizio era sempre un bel periodo. A Belle ricordava la sua infanzia e le fiabe che sua madre gli leggeva da bambina, il primo fra tutti era quello che parlava dell'Uomo sulla Luna e dei Guardiani dell'Infanzia. E, soprattutto, uno dei ricordi più belli riguardava Rosie: era in quel periodo che sua figlia era stata concepita, e lei se ne era accorta dopo che il Natale era finito da qualche settimana. Era stato un insolito regalo di Natale sia per lei che per Tremotino.

 

 

Belle stava passeggiando nella foresta vicina al castello. Era ancora inverno ma quel giorno c'era il sole. La natura si sarebbe risvegliata in meno di un mese e mezzo, gli animali già stavano cominciando a uscire dalle tane. Il ghiaccio e la neve si sarebbero sciolti presto, e sarebbero cominciati a spuntare i primi fiori. E non solo loro, pensò Belle posandosi una mano sul ventre.

"Belle" la chiamò piano Tremotino,

"Ciao" fece lei,

"Che cosa ci fai qui?",

"Avevo voglia di fare una passeggiata...",

"Con questo freddo?",

"Non fa così freddo, c'è un bel sole...e poi mi è sempre piaciuta la neve",

Tremotino le andò vicino e l'abbracciò, "Che cos'hai?",

"Che vuoi dire?",

"E' da un po' che mi sembri...non lo so...diversa",

Belle gli sorrise, "Sì, infatti è così",

"Che cosa è successo? Non stai bene?",

"No, al contrario...sto magnificamente!" e gli accarezzò una guancia, "Ho una cosa da farti vedere", e tirò fuori un panno dal mantello, "L'altro giorno sono andata in città, ti ricordi? E ho preso un regalo",

"Un regalo?",

"Sì, un regalo che io e te dovremmo fare...",

"E a chi?",

"Tu guardalo, e capirai" e gli porse il panno, dentro c'era qualcosa.

Tremotino l'aprì, e sgranò gli occhi quando vide che si trattava di due calzini bianchi fatti a maglia, per un neonato. "Ma queste sono...", e la guardò a bocca aperta, "Per chi sono?",

Belle non disse nulla, ma gli prese la mano libera e se la portò al ventre. E in quell'istante lui capì. "Oh, Belle..." disse soltanto e l'abbracciò. Lei sollevò lo sguardo e lo baciò. “Sai…sai già quando nascerà?” gli chiese emozionato,

In estate…probabilmente nel mese più caldo”,

Tremotino la baciò di nuovo, poi sbarrò gli occhi, “Ma qua fuori fa freddo…starai congelando!”,

No, sto bene…” fece lei, ma lui l’avvolse sotto il suo mantello, e la riportò al castello.

 

 

Belle sentì suo marito abbracciarla da dietro. Era in piedi davanti alla finestra della loro camera, immersa nei suoi pensieri, quando lui l'abbracciò. “Buongiorno” fece lui e la baciò sul collo, “A cosa pensavi?”,

“Ripensavo a quando ti ho detto di aspettare Rosie...era una mattina come questa, te la ricordi?”,

“E chi se lo dimentica?” e le baciò la fronte, “Mi hai fatto un bellissimo regalo, anche se Natale era passato da un pezzo...”,

“E' la stessa cosa che ho pensato io quando ho scoperto di aspettarla...”, e si voltò, baciandolo. Poi sentirono dei rumori venire dal basso. “Ci vestiamo e andiamo di sotto a fare colazione?”, e il marito annuì.

Scesero giù, e fecero colazione con le orchesse e il loro padre nella sala dei trofei. A quanto sembrava, Elodie le aveva cacciate dalla cucina, almeno finché non avessero finito la colazione e non fossero venute ad aiutarla. Di sicuro non voleva averle intorno solo per assaggiare di nascosto qualche leccornia, e questo valeva anche per Jaktor.

“Rosie dov'è?” chiese Tremotino, dopo che lui e Belle si sedettero,

“In camera sua” rispose Tori dopo aver sorseggiato un po' di latte,

“Si è presa una tazza di cioccolata calda e qualche biscotto e se n'è andata di nuovo di sopra” aggiunse Gael.

E infatti la ragazza era semi-sdraiata sul letto che mangiucchiava i suoi biscotti, e la cioccolata l'aveva finita. Stava leggendo le ultime lettere che Zak gli aveva mandato, e rifletteva. L'ultima volta che si erano visti, il ragazzo gli aveva fatto capire che gli sarebbe piaciuto conoscere i suoi genitori, e farle conoscere i suoi ovviamente. Si erano messi d'accordo che ne avrebbero parlato a primavera.

Posò le lettere e osservò la collana che Zak le aveva regalato. Sarebbe stato belle indossarlo per il ballo di Capodanno al palazzo di Biancaneve, ma avrebbe suscitato troppe domande. Sospirò e decise di vestirsi e andare ad aiutare a preparare tutto per la cena di quella sera.

 

 

Erano passate due settimane dalla nascita di Rosie. Dentolina aveva insistito perché le facessero un battesimo con delle sue amiche fate, perché la bambina fosse protetta e, all'occorrenza, avesse un aiuto.

Avevano radunato amici e famiglia in un grazioso angolo del bosco, non lontano dal castello. Dentolina per la cerimonia aveva chiamato le sue quattro amiche più care: Fiamma, la regina delle fate del fuoco; Aura, la regina delle fate dell’aria; Oceanina, sovrana delle fate dell’acqua; e Arboria, maestosa signora della fate della terra.

Quando le fate arrivarono, i genitori si misero davanti alle fate e ai Guardiani. “La bambina ha dei padrini?” chiese Nord, come imponeva il rito, e si fecero avanti Biancaneve e David, dopo aver dato in braccio Leonard ad Emma, “Bene, prendete la bambina, e portatela davanti alle fate, per ricevere i doni”.

Biancaneve prese in braccio la bambina e lui e David andarono davanti alle fate.

Prima di ricevere i doni, Belle e Tremotino dovevano recitare delle raccomandazioni per le fate e i padrini della bambina, simili a quelle che l'Uomo sulla Luna aveva fatto fare ai Guardiani per il loro giuramento. Fu Belle a iniziare per prima: “Proteggete la nostra bambina, e tenetela lontana dal male, rendete felice il suo cuore, coraggiosa la sua anima, e preservate la sua innocenza”.

E a quel punto intervenne Tremotino: “Custodite i suoi sogni, perché le sue speranze sono anche le nostre...Lei è tutto ciò che abbiamo, tutto ciò che siamo stati, tutto ciò che siamo e tutto ciò che mai saremo”.

Allora le fate diedero una ad una i doni per la bambina. La prima fu Aura: “Cara Rosette, il mio dono è quello del talento musicale, sperando che tu possa usarlo per rallegrare e rasserenare gli animi di chi ti ascolterà”, e dalla sua bacchetta uscì una piccola pioggia dei sette colori.

La seconda a farsi avanti, era Oceanina. La fata prese la conchiglia che aveva appuntata al petto, e disse: “Cara Rosette, il mio dono è la capacità di comprendere la vera natura delle persone e delle cose” e dalla conchiglia si sprigionarono scintille che sembravano più degli spruzzi d'acqua. Rosie sembrava deliziata sia da quegli spruzzi, come lo era stata dalle scintille di Aura.

Poi fu il turno di Arboria. Tra le fate era in assoluto la più maestosa e affascinante, non tanto per la bellezza, quanto per il vigore e l'energia che emanava. Guardò con un sorriso sereno la bambina. Forse gradiva che la bambina avesse il nome di un fiore, o meglio della regina dei fiori. “Piccola Rosette, il dono che ti faccio è quello della bellezza e come saperla trovare e tirare fuori in chi e in cosa ti circonda...Che tu possa crescere forte e bella come il fiore di cui porti il nome!”, e da un fiore che teneva in mano uscì un piccolo fumo colorato che emanava un dolce profumo di fiori, della rosa in particolare...

Rosie sgambettò gioiosa e felice. C'era da chiedersi se le piacevano le fate, le magie che stavano facendo o tutte e due le cose insieme.

Infine venne il turno di Fiamma, che sembrava trasmettere calore solo guardandola. Anche lei guardò la bambina, ma nonostante il calore del suo sorriso, gli occhi osservarono la piccola come se stesse cercando di capire come fosse fatta, al di là del suo tenero aspetto. Le andò più vicino, le toccò delicatamente la fronte, come se facesse un segno per benedirla, poi le posò un piccolo bacio delicato. E infine disse: “Cara Rosette, il mio dono sarà quello della passione, per mettere entusiasmo in ogni cosa che farai...Io sarò la tua fata madrina e nessuna fata del fuoco ti rifiuterà il suo aiuto!”

Tremotino e Belle si guardarono e sorrisero. Dentolina aveva spiegato che i doni delle fate facevano, in realtà, i bambini li avevano già dentro di loro, e stava alle fate guardarlo e decidere se avrebbero avuto le capacità di tirarli fuori. E se Fiamma aveva deciso di essere la sua madrina, vuol dire che quello che il suo era il dono più importante e che l'avrebbe aiutata di più nella vita.

Finita la cerimonia, le fate e i Guardiani si ritirarono, salutando tutti. Poi gli ospiti tornarono al castello per festeggiare.

 

 

Quella sera, la vigilia di Natale, l'atmosfera era serena. Elodie aveva preparato tante prelibatezze natalizie: antipasti, zuppa calda, tacchino arrosto con patate e cavoletti di Bruxelles, e per dessert c'era il pudding natalizio. Rosie aveva suonato qualcosa al pianoforte, e poi questo continuò a suonare con la magia, così poté ballare e godersi la musica con gli altri membri della famiglia.

Aveva deciso: avrebbe parlato ai genitori di Zak in primavera, e glielo avrebbe presentato. Il prossimo Natale, voleva passarlo con lui, oltre che con i suoi genitori. E poi, guardando sua madre, gli venne voglia di conoscere anche quella di Zak. Chissà se era da lei che il suo ragazzo aveva preso i capelli biondi e gl'occhi azzurri come il cielo...

 

 

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Capitolo 13
*** Precious Things ***


Capitolo 13

Precious Things

 

 

La ragazza stava girando intorno a quella parte della foresta, da un bel pezzo. Rosie si era accorta di lei dall'inizio, ma ancora non capiva chi o cosa stesse cercando. Doveva avere la sua stessa età, ed anche lei aveva occhi e capelli castani, sebbene questi fossero un po' più chiari e ondulati dei suoi.

Alla fine decise di farsi avanti. “Cerchi qualcuno?” le chiese e lei si voltò di scatto,

“Tu chi sei?” chiese la ragazza,

“Una persona che vive qui vicino” e si mise davanti a lei, “E' da un po' che ti vedo girare qui intorno, ti sei persa?”,

“Forse...sto cercando un castello, dove vivono due maghi, padre e figlia”,

Rosie la guardò con curiosità, dopo l'iniziale sorpresa, “Come ti chiami?”,

“Winnifred” rispose lei, “E il tuo nome qual'è?”,

“Mi chiamo Rosette”,

“Allora sei tu, la maga che stavo cercando”,

“Sembrerebbe di sì...Come mai mi cercavi?”,

“Sono qui per chiederti un grosso favore”,

“Be', se ti serve la magia ti devo avvertire: ha sempre un prezzo!”,

“Potrebbe anche non servire la magia...Io devo cercare la mia famiglia, e credo che tu possa aiutarmi!”

 

 

Winnifred passò un'altra volta il fazzoletto bagnato sulla fronte della madre. Ormai era allo stremo delle forze...

Winnifred, tesoro...” mormorò lei,

Mamma, non sforzarti!” le disse,

No, c'è una cosa che voglio dirti, ora che sto per...”,

Non dirlo!”,

Ma è così, sono alla fine...ascoltami, cara, è importante, so che sto per darti un dolore ma devi sapere: tu non sei la mia vera figlia”,

Che cosa?”,

E' così: la tua nutrice ti portò da me e mi disse di tenerti, fino a quando i tuoi veri genitori non fossero venuti a prenderti...”

 

 

Qualche ora dopo, Winnifred stava finendo di raccontare la sua storia, davanti a una tazza di tè, con Rosie e la sua famiglia. “La mia madre adottiva mi spiegò che i miei veri genitori erano due sovrani, che avevano problemi all'interno del loro regno, perché mio padre e suo fratello si contendevano la corona, e la nutrice mi portò via per la mia sicurezza, e mi affidò ai miei genitori adottivi, finché qualcuno non fosse venuto a prendermi, ma non è successo!”, concluse, “La mia madre adottiva, mi disse che mi avevano lasciato questa collana che porto al collo, per riconoscermi...”, e mostrò il gioiello. Era dei fili d'oro che avvolgevano una perla verde iridescente. Sembrava un baccello con la foglia d'oro. “Quando è morta, qualche anno dopo che morì anche il mio padre adottivo, ho deciso di cercare la mia vera famiglia, e qualcuno mi disse che qui vivevano dei maghi che potevano aiutarmi”,

“Be', chiunque te l'ha detto aveva ragione...” fece Rosie,

“Posso vedere meglio il tuo ciondolo?” chiese Tremotino, e la ragazza glielo diede, “Non so a quale casa reale possa appartenere”,

“Forse potrebbe saperlo qualcuno al palazzo di Biancaneve e di David” fece Belle,

“E' vero” fece Rosie, “Per Capodanno noi dovremmo andare al loro palazzo, puoi venire con noi...Lì qualcuno potrebbe riconoscere il ciondolo, oppure potremmo consultare gli alberi genealogici nella loro biblioteca”,

“Sul serio?” fece Winnifred, “Mi fareste un gran favore...davvero!”

 

Due giorni dopo, l'intera famiglia con Winnifred partì per il castello. Quando arrivarono, la presentarono alla famiglia.

Il primo di loro a dargli una mano fu Leonard. Lui aveva già visto un disegno simile al ciondolo che Winnifred portava al collo. Una carrozza degli ospiti aveva quello stemma: erano un ambasciatore di un regno vicino con sua moglie. Vennero a sapere che il loro sovrano era rimasto vedovo, alcuni anni prima, e lui cercava ancora di risolvere dei problemi nel suo regno. Gli mandarono un messaggio, ma l'ambasciatore gli disse che probabilmente non sarebbe venuto se non dopo Capodanno.

Fino ad allora, Winnifred sarebbe rimasta al castello, e la ragazza decise di approfittarne per imparare cosa facevano le principesse e le dame di corte. Se era vero che suo padre era un sovrano, e da quello che gli aveva detto l'ambasciatore era probabile che fosse lei la figlia che il suo re aveva allontanato per sicurezza, voleva imparare per stare con lui e parlargli.

Ci pensarono Rosie, Gael e Leonard ad aiutarla. Il principe poi, sembrava affascinato dalla ragazza. Aveva già imparato molto per la festa di Capodanno. Winnifred d'altra parte sembrava serena: stava facendo nuove amicizie e vedeva un posto completamente nuovo. Doveva aver condotto una vita solitaria, prima...I suoi genitori adottivi vivevano una fattoria lontano chilometri da un villaggio e vi andavano poche volte.

Un giorno, mentre i tre ragazzi tornavano dal mercato, passando per la foresta, intravidero qualcosa di strano. C'era una donna con i polsi legati, che scappava da un uomo. I tre corsero da loro e con la magia, Rosie bloccò l'uomo. L'uomo si dibatté e la sua faccia si ricoprì di peli, sembrava un gatto. Anche la donna si agitò, e il suo viso prese la forma di un uccello dorato. I ragazzi non capirono cosa stesse accadendo, e l'uomo ne approfittò per scappare.

Portarono la donna nella casetta dove Emma, Bea e Henry andavano qualche volta per stare soli. Rosie aveva una chiave e propose agli amici di nascondere lì la donna. Era svenuta, e dopo che Leonard la mise sul letto, Rosie le mise una coperta sopra.

“Io credo di aver già visto creature come loro, in un libro” spiegò Rosie, mentre lei, Winnifred e Leonard bevevano del tè, mentre la donna ancora dormiva, “L'uomo è un Klaustrich, una sorta di metà uomo e metà gatto selvatico...Invece lei è un Seltenvogel”,

“E cosa sarebbe?” chiese Winnifred,

“Sono delle creature molto rare, per metà uccelli dorati...So che venivano catturati per essere nutriti per fargli sviluppare nella gola un uovo d'oro, molto prezioso”,

“Allora ecco perché quell'uomo la stava inseguendo” concluse Leonard,

“E' così”, si voltarono tutti e tre. La donna si era svegliata. Le diedero una tazza di tè caldo, mentre lei raccontò loro la sua storia: si chiamava Aveline, e quel Klaustrich, Cato, l'aveva rapita dal suo paese, a sud del reame, ed era un mese che la stava nutrendo con latte e vermi per farle fare quell'uovo d'oro, che ormai doveva uscire dal suo gozzo con un taglio particolare. Rosie sapeva che qualcuno glielo doveva togliere, altrimenti sarebbe morta soffocata.

Ormai era il tramonto, e i tre ragazzi decisero di aiutarla. Rosie aveva visto come si poteva fare quel taglio per prendere l'uovo e con l'aiuto di Leonard e Winnifred l'avrebbe fatto. Mandò un messaggio a Biancaneve, a David e ai suoi genitori, per avvertirli.

Ormai era buio, e dovevano agire. Rosie avrebbe preso l'uovo, mentre Leonard e Winnifred avrebbero attirato Cato lontano da lì. La giovane maga fece a entrambi un incantesimo di protezione, e Winnifred si scambio d'abito con Aveline. Avevano la stessa altezza e con un mantello, il Klaustrich l'avrebbe scambiata per lei che, accompagnata da Leonard, l'avrebbero attirato lontano da loro.

In effetti l'uomo gatto ci cascò, e Rosie ne approfittò per fare il taglio. Non era una cosa semplice, ma per fortuna la giovane ricordava benissimo dove incidere, e delicatamente lo tolse fuori. La ferita del Seltenvogel si rimarginò da sola, e gli disse: “Tienitolo tu...io non l'ho mai voluto!”, Rosie la lasciò riposare, e la rassicurò dicendole che i soccorsi sarebbero arrivati presto.

La giovane maga andò dritta dai suoi amici, e li trovò nella foresta, con Leonard che stava affrontando Cato, che doveva aver capito il trucco una volta che li aveva raggiunti. Rosie gli gridò di fermarsi e lui si voltò verso di lei, che le mostrò l'uovo d'oro che aveva in pugno. “Sai, per fare le uova bisogna romperle!” e detto questo lanciò l'uovo contro un ramo, e l'oggetto si disintegrò in una polvere dorata.

Cato urlò e stava per scagliarsi contro di lei, quando arrivarono le guardie sul posto, e ovviamente c'era suo padre che bloccò il suo assalitore.

 

In pochi giorni, Avaline si riprese completamente, Cato venne messo in cella, e finalmente anche il padre di Winnifred arrivò. “Non so bene cosa dirgli” confidò Winnifred a Rosie, mentre aspettava suo padre nella grande sala, piena di gente. “Dovrei abbracciarlo?”,

“Fai quello che ti viene naturale, e non preoccuparti!” la rassicurò la sua amica. E qualche istante dopo il padre di Winnifred entrò nella stanza.

Si commosse nel vedere la figlia, ed andò verso di lei, che fece lo stesso. Le prese il volto tra le mani, dicendole che somigliava molto a sua madre. La giovane allora lo abbracciò, con le lacrime agli occhi, e rispondendogli che era felice di poterlo incontrare, finalmente. “Vorrei che anche tua madre fosse qui” disse lui, “Ha sempre sperato che un giorno saresti tornata da noi...Sei stata il suo ultimo pensiero, sai?”,

“E io voglio sapere tutto di lei...dobbiamo dirci tante cose” fece la ragazza,

“Sì, abbiamo tanto tempo da recuperare...”

Rosie osservò quella scena con un sorriso calmo, e poi si accorse che i suoi genitori le erano venuti vicino. Si voltò verso di loro e, sorridendo, gli disse semplicemente: “Sono contenta che Winnifred abbia ritrovato suo padre”, e i suoi l'abbracciarono.

 

 

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Capitolo 14
*** Crescere ***


Capitolo 14

Crescere

 

 

Era arrivata da poco la primavera e quel giorno c’era una grande fermento al castello: Rosie avrebbe fatto conoscere Zak ai suoi genitori.

Le orchesse avevano passato la mattinata a pulire la sala dei trofei del castello dove avrebbero pranzato, cambiato le tende e tirato fuori le stoviglie migliori. Elodie e Belle invece, con l’aiuto di Blyss e Marina, avevano cucinato: per pranzo c’erano abbacchio arrosto, pesci e patate, stufato di coniglio alle erbe aromatiche e pasticcio di piccione, con contorno di funghi alle erbe di primavera. Per dessert c’erano dei pasticcini di mandorle e miele.

Rosie avrebbe voluto dire di persona ai suoi genitori di Zak, ma l'avevano preceduta le orchesse una settimana prima, dopo che lei e il suo ragazzo si erano incontrati di nuovo. A casa, passata la scenata iniziale, Belle e Tremotino dissero a Rosie di portare quel ragazzo a casa, per farglielo conoscere.

Erano tutti un po' sulle spine, ma Belle e Rosie credevano che sarebbe andato tutto bene.

 

 

Belle era andata a trovare suo padre al palazzo di Avonlea quel giorno. Ora che Zelena era stata esiliata, lei e Tremotino erano tornati al castello Oscuro e, oltre a rimetterlo in sesto, avrebbero preparato tutto per il matrimonio.

Anche sir Maurice e gli abitanti di Avonlea stavano cercando di andare avanti, e risollevare la città. Il nobile ricevette sua figlia nella sua stanza, dove la ragazza gli annunciò che lei e Tremotino volevano sposarsi. Maurice non sapeva cosa dire, ma la guardò freddamente e poi, con voce priva di emozione, gli disse che sarebbe venuto e l'avrebbe accompagnata all'altare. “Non mi sembrate molto entusiasta, padre” osservò Belle,

Belle, sai bene come la penso...Posso anche credere che Tremotino sia cambiato se me lo dici tu, ma come faccio a fidarmi visto il modo in cui ti ha portato via da qui?” fece Maurice,

Lo so bene, non mi dimentico delle circostanze in cui io e Tremotino ci siamo incontrati...Ma mi ricordo anche che ci ha salvato tutti dall'invasione degli Orchi...”,

Non ci ha fatto un favore!”,

No, è vero...”, Belle stette un attimo in silenzio, poi aggiunse, “Ti farò sapere la data esatta, se vorrai venire”,

Sai che verrò...Tua madre vorrebbe che ti stessi accanto”. Belle gli sorrise e lo abbracciò, prima di andare.

 

 

Rosie e Zak entrarono nel castello, e ad accoglierle nell'atrio vennero Hertha, Gael e la loro madre. Dopo i saluti, Zak gli porse un mazzo di fiori, che venivano dal giardino del suo castello, e una crostata di more, preparata dalla madre del ragazzo. “I miei genitori dove sono?” chiese Rosie, dopo la madre delle orchesse andò a posare la crostata in cucina,

“Di sopra, stanno finendo di prepararsi” rispose Gael, “E prima che tu me lo chieda, stanno già sulle spine, soprattutto tuo padre”, ed andò a cercare un vaso per i fiori,

“Cominciamo bene” fece piano Rosie, poi si rivolse al fidanzato, “Credo che andrò su a cambiarmi e a darmi una rinfrescata, ti dispiace se ti lascio da solo qui con le orchesse?”,

“No” e preferì non aggiungere altro. Anche lui era nervoso, ma non voleva darlo a vedere, e poi era curioso riguardo a quel castello. Da quando era piccolo aveva sentito molte storie su Tremotino e gli oggetti magici che aveva collezionato.

Le ragazze lo fecero accomodare nella sala dei trofei, dove la tavola era già apparecchiata. Il ragazzo cominciò a girare per la stanza osservando gli oggetti in vetrina, senza toccare nulla.

Tremotino era sceso giù da solo, mentre Belle aiutava Rosie a cambiarsi. Sua figlia sembrava felice di aver portato quel ragazzo a casa, ed era curioso di conoscerlo. Lo trovò che stava osservando i suoi gingilli. “Ti interessa qualcosa, ragazzo?” gli chiese, e lui si voltò di scatto,

“Buongiorno” lo salutò, “Lei è il padre di Rosie, non è vero?”, conosceva solo un'altra persona che aveva due occhi castani così profondi,

“Sì, e tu sei Zachary, giusto?”,

“Mi può chiamare Zak”, e gli strinse la mano, e i due si guardarono negli occhi per pochi istanti, come se cercassero di capire se potevano fidarsi l'uno dell'altro.

Poi Tremotino lo fece accomodare, e dopo li raggiunse anche il padre delle orchesse. “Io forse non dovrei esprimere un parere, visto che non sono né il padre né un parente stretto di Rosie” fece Jaktor, mentre si accendeva la pipa, “Ma sono affezionato alla piccola come a una nipote, e ha detto che sei un bravo ragazzo e che le piaci”, ed emise una boccata di fumo,

“La cosa è reciproca” disse lui, mentre con la coda dell'occhio osservava le reazioni di Tremotino. Rosie gli aveva detto che era un Cacciatore, e forse i due si stavano ancora comportando come un il Signore Oscuro e un Cacciatore di di maghi malvagi.

Poi arrivarono anche Belle e Rosie, che resero l'atmosfera molto più rilassante, soprattutto quando si misero a tavola. Mentre chiacchieravano del più e del meno, Tremotino guardava di sottecchi Rosie e Zak. A guardarli, gli ricordavano Biancaneve e David. Poi si voltò a guardare Belle, che gli sorrise tranquillamente.

 

 

Quando Belle tornò quella sera, si mise a leggere. Poi per cena Tremotino la portò al piano di sopra, dove c'era un terrazzo. Era piano di fiori e lui aveva preparato una cena romantica per due. Durante la cena, Tremotino gli chiese: “Com'è andata con tuo padre?”,

Gliel'ho detto e mi ha promesso che mi accompagnerà all'altare”,

Non ne sembri molto entusiasta”,

Be', è stato molto freddo...ha ancora qualche dubbio”,

La cosa non mi meraviglia”,

Comunque ha detto che verrà, e penso che già sia un buon punto di partenza”,

Già, specie considerando che a Storybrooke ha cercato di separarci facendoti attraversare il confine della città, pensò lui. Ma si guardò bene dal dirlo. Belle era già abbastanza giù di morale.

Poi lei gli sorrise, probabilmente non voleva pensare a cose tristi in quel momento. “Sai, questa è la prima volta che ci ritroviamo a cenare io e te soli da quando sei tornato...” disse, volendo cambiare argomento,

Già...spero che ne avremo anche altre” e gli prese la mano, “Pensandoci bene, è dall'arrivo di Cora e Uncino a Storybrooke che non abbiamo più fatto una cena romantica...E' stato tutto un susseguirsi di guai”,

Ma ora siamo insieme, è questo ciò che conta!” e gli strinse più forte la mano, “Aggiusteremo tutto, prima o poi”, e ci credeva davvero.

Tremotino gli sorrise e poi si alzò. Fece comparire magicamente una rosa rossa e gliela porse. Lei sorrise, e ne annusò il profumo. Poi Tremotino le alzò il mento e la baciò. “Ti va di ballare?” chiese lui al termine del bacio, e lei annuì.

Tremotino fece riempire l'aria con della musica, grazie alla magia, e i due ballarono un po'. Poi si baciarono di nuovo, desiderando che quella serata non finisse mai.

 

 

Dopo pranzo Rosie mostrò la sua camera a Zak, e poi andarono in giardino, per dare da mangiare agli animali. “Sei sicura di non aver fatto un incantesimo a questo posto?” chiese il ragazzo osservando che c'erano animali di diverse specie della foresta, che andavano d'accordo,

“No, perché?”,

“Perché qui gli animali sembrano tutti fin troppo calmi...Nella foresta si azzufferebbero...”,

“Questo perché qui stanno bene e si sentono al sicuro” rispose con semplicità lei. I due continuarono per un po', mentre Tremotino gli osservava dalla finestra.

“Tremotino smettila di spiarli” lo rimproverò Phoebe, “sembri un guardone!”,

“Voglio solo vedere che stanno combinando” fece seccamente lui e continuò a guardarli dalla finestra. Poi i ragazzi tornarono in casa, e Rosie si mise a suonare un po', facendo rilassare tutti.

Il tempo passò veloce e fu ora del tè. La madre delle orchesse fece del tè scozzese, accompagnatolo da un rotolo di marmellata, scones e shortbread1.

Era ormai il tramonto, quando Zak salutò la famiglia per tornare a casa. Rosie decise di accompagnarlo fino a fuori dal castello. “Sai, sono contento di aver conosciuto i tuoi” fece lui prima che si salutassero, “Soprattutto tuo padre”,

“Davvero?” fece Rosie,

“Sì, lo vedo da come ti guarda che ti ama molto”, almeno quanto ti amo io, pensò, ma lo tenne per sé, e gli prese il volto tra le mani, “Non farlo mai sentire triste, Rosie”, e la baciò prima sulle labbra e poi teneramente sulla fronte. “Presto ti farò conoscere anche i miei genitori”,

“Non vedo l'ora” e si salutarono.

Quando tornò al castello, trovò quasi tutti in cucina, tranne suo padre. Decisero che avrebbero preso solo un po' di zuppa di verdure, visto che avevano mangiato molto a pranzo e nel pomeriggio, ed Elodie gli mise in un vassoio un po' di zuppa in una tazza e un paio di fette di pane da portare a suo padre.

La ragazza glielo portò nella stanza dove filava. Voleva parlargli a quattrocchi. Posò il vassoio, e si sedette su uno sgabello vicino al padre impegnato all'arcolaio. “Allora, che ne pensi di Zak?” gli chiese lei,

“Sembra a posto” rispose lui senza un tono particolare, e notò che la ragazza lo stava osservando sospettosa, “Che c'è?”,

“Sei geloso per caso?”,

“Come?”,

“Elodie una volta mi ha detto che tutti i padri lo sono un po' delle figlie, soprattutto quando si trovano un fidanzato”,

“Oh, davvero...e che altro di ha detto la tua tata sui padri in generale?”,

“Che praticamente il primo uomo di cui una ragazza si innamora è sempre il padre”, e gli sorrise, “Allora, non hai risposto alla mia domanda: sei geloso?”,

Tremotino ci pensò un po' prima di rispondere, “Un po', lo ammetto...”, in verità lo era più di quanto volesse riconoscere a se stesso, ma sapeva che Rosie un giorno avrebbe trovato un innamorato: era troppo bella perché non ne trovasse uno, ed aveva un carattere eccezionale, come Belle. “Forse non credo che qualcuno possa meritarti...” ammise alla fine, senza aggiungere altro. Ma Rosie aveva capito fin troppo bene, e lo abbracciò da dietro.

“Tranquillo” fece lei, guardando negli occhi il padre, “Non mi sposo di certo domani...Potrò essere ancora la tua bambina, almeno per qualche altro anno”, e risero, “E poi, vedila così: se io e Zak ci sposeremo, tu avrai un altro figlio”,

“Quello è un aspetto a cui non avevo pensato”, e Tremotino appoggiò la sua fronte a quella della figlia. “Comunque ricorda che qualunque cosa farai, io starò con te...” e Rosie si scostò da lui per guardarlo di nuovo degli occhi, “Ho sempre visto chiaramente quello che desideravo per te, sia io che la mamma, sai...”

“Davvero? Pensavate a quando mi sarei sposata quando avevano due o tre anni?”,

“Ne parlavamo quando avevi due o tre giorni”, e la ragazza gli sorrise. Lo faceva sempre stare bene quel sorriso, così simile a quello di Belle.

“Senti, perché non mi lasci filare un po' mentre mangi qualcosa, ti va?”

Suo padre annuì e mentre mangiava, restò a guardarla mentre trasformava la paglia in oro.

 

 

Belle si osservò allo specchio. Era il giorno del suo matrimonio, e ancora non riusciva a crederci, nemmeno ora che aveva appena messo l'abito nuziale...

Belle” la chiamò suo padre che era appena entrato. Maurice la guardò con gli occhi lucidi. “Sei bellissima...proprio come tua madre” e l'abbracciò. “Mi dispiace”,

Per cosa?”,

Per come ti ho trattato...credo che in fondo l'unica cosa che volevo era non perderti...Sai, quando ti sei fidanzata con Gaston, io ero tranquillo, perché era di famiglia nobile e che non ti avrebbe fatto mancare niente...Sapevo che non l'amavi e forse, egoisticamente, ne ero felice perché nessuno mi avrebbe portato via il tuo amore”, e fece una pausa, “Ma avevi ragione tu quando mi ha detto che non eri più una bambina e che non potevo decidere per te...Però credimi, se ti dico che voglio solo vederti felice, e ora so che lo sei”,

Sì, è vero lo sono...E sono ancora più felice perché tu sei qui!”, e si abbracciarono, prima di scendere.

 

 

Quella notte, prima di andare a dormire, Tremotino si fermò a guardare qualche istante Rosie addormentata e gli rimboccò le coperte. Lo aveva fatto spesso quando era piccola. Vederla così serena, sentirla respirare, lo rassicurava sempre...Gli accarezzo la testa delicatamente, e poi chiuse le cortine del letto.

Sapeva che un giorno si sarebbe sposata, l'aveva sempre saputo, ma sua figlia aveva ragione: poteva essere la sua bambina, ancora per un po'...

 

 

 

 

1 Gli scones sono delle paste brioche meno dolci, serviti di solito con il tè. Gli shortbread sono biscotti preparati con una parte di zucchero, due di burro e tre di farina, con l'eventuale aggiunta di altri ingredienti. Sono entrambi prodotti scozzesi.

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Capitolo 15
*** Beached ***


Capitolo 15

Beached

 

 

Rosie era stata indecisa su cosa mettere tutta la mattina. Quel giorno sarebbe andata a casa di Zak per conoscere la sua famiglia e il suo clan. I due erano nella carrozza della famiglia di Rosie, diretto al castello dei Cacciatori, che si affacciava sul mare e stava a due ore da dove abitava la ragazza.

“Mi sembra di rivivere la stessa scena di qualche giorno fa, soltanto che ero io quello nervoso” fece Zak, cercando di rilassarla,

Rosie gli sorrise, “Lo so, spero di piacere ai tuoi genitori”,

“Non vedo perché non dovresti...”, e dopo un attimo di silenzio aggiunse, “Sai, anche i miei genitori hanno avuto parecchie difficoltà all'inizio, come i tuoi, ma alla fine è andato tutto bene”,

“Devono essere due persone in gamba, allora”, e gli strinse forte la mano.

 

 

Aberline era a caccia quel giorno. Stava aspettando un cervo, quando in cielo comparvero diversi cigni. Li seguì, incuriosito, e arrivò davanti a una grotta. C'era una ragazza, bionda con gli occhi azzurri, e quei cigni le stavano tutti intorno, mentre raccoglieva delle erbe.

Andò verso di lei, e la ragazza alzò la testa quando sentì un ramo che lui aveva calpestato scricchiolare. I due si guardarono per qualche minuto, come per capire se erano un pericolo l'uno per l'altro. “Non voglio farti del male” disse lui, “Sei qui da sola?”, la ragazza annuì, “Come ti chiami?”, ma la ragazza rimase muta, e si toccò la gola, “Non puoi parlare?”, e la giovane annuì di nuovo.

Poi decise di avvicinarsi e disegno delle lettere sul palmo della mano del ragazzo, per dirgli il suo nome. Si chiamava Marella.

Abiti in quella grotta?” gli chiese accennando con il capo a una caverna lì vicino, e lei annuì, “Forse è meglio che tu venga con me, qui potresti essere in pericolo...”, ma la ragazza scosse la testa, e indicò la grotta. “Se vuoi puoi prendere ciò che ti serve, ma è meglio che tu non stia qui da sola...Dove sono i tuoi genitori?”, ma lei abbassò gl'occhi, “Sei orfana?”, e annuì di nuovo.

Prese nella grotta un cesto stracolmo di erbe e alcune tuniche. Aberline non capì cosa ci dovesse fare, ma non le fece altre domande. Forse non avrebbe nemmeno saputo come fargli capire la risposta...

 

 

Rosie rivide i Cacciatori che aveva conosciuto a Sleepy Hollow, e poté conoscere anche gl'altri. Dell'età sua e di Zak, oltre a Mal, c'era una ragazza di nome Evvie, e due ragazzi: Carlos e Jayden1.

La famiglia di Zak era composta dai suoi genitori, Aberline e Marella, dai suoi due fratelli più grandi, Kleanth e Soren, e dalla sorellina, Eglantine. Soren lo conosceva, e se gli era sembrato somigliante a Zak, soprattutto per via degli occhi azzurri, Kleanth glielo rammentava molto di più. Eglantine invece sembrava una piccola principessa, con lunghi capelli biondi e occhi azzurri.

Il padre di Zak, Aberline, aveva lunghi capelli castani, e occhi dello stesso colore, e doveva avere all'incirca quarant'anni. La madre di Zak era bionda con gl'occhi azzurri, e doveva avere all'incirca l'età del marito. Erano una bella coppia, anche se diversi dai suoi genitori, e si vedeva che erano orgogliosi dei figli.

Il pranzo fu molto piacevole, e Rosie si offrì di aiutare le altre donne con il pranzo, nonostante loro avessero protestato perché era un ospite. Dopo aver mangiato, la ragazza fu letteralmente rapita dai bambini, chiedendogli di leggere per loro i capitoli finali di un libro, e lo fece volentieri. Eglantine si sedette vicino a lei, e tutti sembravano apprezzare molto come la giovane imitasse le voce dei personaggi.

Zak rimase qualche minuto ad osservarla con i bambini. Tutto sommato quell'immagine gli piaceva, soprattutto il modo in cui Rosie era affettuosa con Eglantine, che di solito era molto timida, soprattutto con gli estranei.

Quando finì la storia, Zak volle mostrare a Rosie la sua camera. Letto a parte, sembrava più uno studio artistico che una camera da letto. Non era grande come la sua, ma comunque abbastanza spaziosa.

Prima si mise a guardare i tramonti che aveva dipinto, e poi notò che su un tavolino vicino al letto c'era il soldatino di stagno, “Di solito lo tengo in uno scrigno” spiegò lui, “ma pensavo che ti sarebbe piaciuto rivederlo...”, Rosie sorrise di nuovo mentre lo prendeva. Anche lei teneva la ballerina in uno scrigno in camera sua.

 

 

Marella ogni sera che non faceva che cucire quelle erbe e farne delle maglie. Non riusciva proprio a capire perché, e tutte le volte che chiedeva di scriverle o farle capire perché lo faceva, lei rispondeva che non poteva spiegarglielo finché non avesse finito il suo lavoro. Nonostante questo, l'affetto dei due giovani cresceva sempre di più...

Una mattina, Marella entrò in camera sua e lo svegliò. Voleva che venisse con lui, e lo trascinò con sé fino alla grotta. La ragazza stava portando anche le undici camicie che aveva confezionato. Quando arrivarono a destinazione, ad aspettarla c'erano undici cigni, probabilmente gli stessi che aveva visto il giorno in cui si erano incontrati.

Marella lanciò ad ognuno di loro le camicie che aveva cucito e i cigni diventarono undici giovani. Aberline osservò la scena a bocca aperta poi, sorprendentemente, Marella parlò: “Finalmente posso spiegarti tutto, Aberline”,

Ma...allora parli?” fece il ragazzo meravigliato,

Sì, e ora posso anche dirti perché prima non potevo”, e Marella raccontò la sua lunga storia: suo padre, un nobile, era vedovo da molti anni e si risposò con una donna malvagia, una strega, che la mandò via di casa, a soli quindici anni, e lanciò un sortilegio sui suo fratelli, trasformandoli in cigni selvatici.

Lei crebbe, e poi venne a sapere che suo padre era stato ucciso: la sua matrigna gli aveva preparato un bagno, nascondendo nell'acqua tre rospi avvelenati, uccidendo il marito, e ora tutti i suoi possedimenti appartenevano a quella donna.

Marella era disperata, ma un giorno, nella foresta, incontrò undici cigni selvatici con dei ciondoli d'oro con lo stemma della sua casata incisa sopra, e capì che erano i suoi fratelli. Venuta la notte, i cigni si ritrasformarono in uomini e le raccontarono dell'incantesimo che li rendeva uccelli di giorno e uomini di notte, della loro vita al di là del mare, e del lungo e pericoloso viaggio che intraprendevano una volta all'anno per tornare nella loro terra natale. La sorella li seguì, e una notte incontrò in sogno la sua fata madrina, che le spiegò come poter salvare i fratelli: doveva raccogliere a mani nude le ortiche accanto alla grotta, pestarle a piedi nudi e tesserle in undici tuniche da far indossare ai fratelli; per tutto il tempo non doveva dire una parola, pena la morte dei fratelli.

Ora però la maledizione era spezzata e lei poteva parlare di nuovo, ma a quel punto Aberline avvertì una presenza: la matrigna di Marella e dei suoi fratelli era lì.

 

 

Rosie rimane affascinata dalla biblioteca del castello. Era ben fornita, forse quanto la sua. Conversando del più e del meno, la ragazza si mise a raccontare come suo padre aveva insegnato alla magia a lei, in maniera molto diversa da come aveva fatto con Regina e Cora. “Le ha sempre e solo usate per il suo unico scopo: trovare mio fratello!” concluse Rosie, mentre erano seduti accanto alla finestra, dove potevano osservare il mare. “E nel farlo non ha considerato che potevano ritorcergli contro...oppure non se ne è curato...”,

“Con te però è stato diverso...” aggiunse Zak,

“Sì, e non sono per quanto riguarda la magia: credo che mio padre volesse darmi tutto quello che non ha potuto dare a Bealfire...Ma sono convinta che ci sia solo una cosa che ho e che Bea avrebbe desiderato davvero, ed è una cosa che mio padre non avrebbe mai potuto dargli, anche se era il mago più potente del mondo...”,

“Cosa?”

“Una madre”, e stettero qualche minuto in silenzio,

“Invece, a me e ai miei fratelli, il primo a darci lezioni è stato nostro nonno, il padre di mio padre: all'epoca io ero solo un bambino, e mia madre aspettava mia sorella, e dato che era una gravidanza difficile, mio padre dovette starle accanto, anche dopo la nascita della bambina, così ci pensò mio nonno a iniziare il nostro addestramento”, Rosie sapeva che il nonno di Zak era morto quando lui aveva dieci anni, “La prima cosa che ci disse di fare era di addestrare un falco che ci aveva regalato, tenendolo sempre incappucciato, ma noi eravamo solo dei bambini, e ci sembrava troppo crudele...Lo abbiamo liberato del cappuccio, lo abbiamo accarezzato, in modo che capisse che non avrebbe dovuto temerci, e nelle settimane che seguirono ci sembrava di aver fatto un buon lavoro, e quando lo mostrammo al nonno, credevamo che ne sarebbe stato fiero...”,

“E non fu così?”,

“No, ci rimproverò invece: ne avevamo fatto un animale domestico, non un cacciatore, e ci disse che l'avevamo rovinato...E gli spezzò il collo”, Rosie sgranò gl'occhi, “Non sai quanto abbiamo pianto...Dopo quella volta fu nostro padre, a volerci addestrare, perché i metodi del nonno gli sembravano troppo duri, per dei bambini...Loro avevano delle idee diverse”,

“E lo hai perdonato, tuo nonno?”,

“Non c'era niente da perdonare Rosie: non l'ha fatto per cattiveria, lo ha fatto perché le sfide che avremmo affrontato sarebbero state dure...non potevamo, e non possiamo, affrontarle sempre come vorremmo, ma come dobbiamo, per quanto sia difficile...”,

“Lo capisco...”, anche suo padre, in fondo, glielo aveva sempre detto: la magia è potere, e se voleva imparare a usarla, ne doveva essere consapevole, anche su ciò che avrebbe voluto farci.

 

 

Marella e i suoi fratelli rimasero impietriti: come diamine aveva fatto la loro matrigna a trovarli? “Avevo sentito che il mio incantesimo si era spezzato, e così sono corsa qui” sibilò la donna, velenosamente, “Non pensate di cavarvela: ancora non è finita!”, e la donna si trasformò davanti ai loro occhi in un drago.

I fratelli sguainarono le loro spade e fu Aberline che gli disse cosa fare. Il fratello più piccolo, stava davanti a Marella per difenderla. Mentre Aberline diede a i tre fratelli più grandi delle corde robuste per cercare di legare il drago per il collo.

I fratelli lo fecero, e il giovane mago gli lanciò contro il petto, la sua spada, dopo averla cosparsa di un potente veleno, mentre gli altri lo tenevano impegnato. Il drago emise un forte ruggito, poi la strega ritornò alle sue originarie sembianze, e infine si trasformò in cenere.

L'incubo era finito. Aberline accompagnò Marella e i suoi fratelli a reclamare le loro proprietà e, dopo pochi mesi, i due ragazzi si sposarono e tornarono a vivere al castello dei Cacciatori, dove si erano innamorati.

 

 

Rosie e Zak andarono alla spiaggia, passeggiarono a piedi nudi, continuando a parlare. Poi la ragazza notò che era quasi ora del tramonto. “Non me lo dire” esordì il giovane, “E' ora che torni a casa?”,

“Ho promesso ai miei che sarei tornata per cena” rispose semplicemente. Lui le si avvicinò, e si guardò prima intorno, per vedere se c'era qualcuno che li osservava, poi le prese il volto tra le mani, e si baciarono appassionatamente.

 

 

1 Mal, Evvie, Carlos e Jayden sono i figli dei cattivi disney nel film Descendants. Quando ho visto la loro foto su internet, ho deciso di inserirli, visto che non credo che in Once upon a time li metteranno.

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Capitolo 16
*** La Tigre ***


Capitolo 16

La Tigre

 

 

Rosie osservò il mare calmo sulla nave dove si trovava per raggiungere una terra straniera, il Muluder.

Giorni prima, alla reggia di Biancaneve e David era giunto, accompagnato dal suo equipaggio, un uomo di Sandokan. Lui spiegò che era il figlio del raja del Muluder, e tutta la sua famiglia venne sterminata da dei mercenari. Ora finalmente aveva i mezzi sia per recuperare il suo regno, sia dei documenti che l'avrebbero aiutato a riavere il trono legittimamente, ma gli occorreva un aiuto sia per altri uomini, che due reali supportassero la sua storia. Un giorno aveva incontrato Uncino e lui, dopo aver sentito la sua storia, gli aveva suggerito di rivolgersi a loro.

Leonard, Emma, Bealfire e Henry si offrirono di andare con loro, accompagnati da altre guardie. Rosie, che era ospite lì in quei giorni, insistette per accompagnarli, dicendo che la sua magia avrebbe potuto essergli utile. I suoi genitori, soprattutto suo padre, furono inizialmente contrari, ma Bealfire gli aveva assicurato che non avrebbe corso pericoli, e sarebbe rimasta al riparo con le compagne di Sandokan e del suo amico Yanez, Marianna e Surama. Alla fine accettarono, ma soltanto se Rosie si fosse portata dietro le orchesse, tranne Tori.

I suoi pensieri furono interrotti dall'arrivo di Sandokan, e mise via il libro che stava leggendo. Doveva avere all'incirca trent'anni, aveva capelli tra il biondo e il castano scuro, profondi occhi neri e la pelle abbronzata. “Vorrei ringraziarti, per il tuo aiuto” fece semplicemente lui,

“E' un po' presto, per quello...” ribatté lei,

“Non è solo quello...Oltre ai miei amici, era da tempo che qualcuno non credeva in me...Pensavo che non sarei mai stato considerato dagli altri sovrani, ma i tuoi padrini e la loro famiglia, compresa te, sono disposti a farlo...Spero solo di essere all'altezza di mio padre”,

“Lo sarai...diventerai un buon sovrano, tu e la tua Marianna”, e fece cenno con il capo alla sua compagna, che stava parlando con Emma. Anche lei era bionda con gl'occhi azzurri, soltanto che lei li portava corti.

In quel momento ci fu un po' di confusione. Uno degli uomini di Sandokan tornò dalla stiva con Tori: era salita clandestinamente sulla nave, guadagnandosi il rimprovero delle sue sorelle.

 

 

Il piccolo Sandokan si dibatté più che poteva. Un servitore lo stava portando via, dopo che sua madre gli aveva detto di metterlo in salvo. Quando l'uomo lo affidò a un pescatore, il giovane principe vide il palazzo bruciare. La sua vita, come la conosceva, non esisteva più, e non avrebbe mai più visto i suoi genitori...

 

 

La sera successiva, arrivarono a Muluder. Nascosero la nave in una baia riparata, e molti scesero a terra. Senza contare che li raggiunsero altre navi, e per fortuna erano amici: in una c'erano Tremal-Naik, con i suoi uomini e sua figlia Damna, sull'altra Kammamuri.

Rosie fece un incantesimo per nascondere le navi, e sarebbero stata invisibile a tutti, tranne che ai loro equipaggi. Sandokan, Yanez, Emma e gli altri passarono la notte a fare un piano, per entrare nel palazzo. Anche se era successo molti anni prima, Sandokan non aveva dimenticato come il servo che l'aveva salvato era passato verso un passaggio segreto nel palazzo, che sua madre gli aveva indicato. Il giorno dopo un gruppo, comandato da Leonard, Henry e Bealfire avrebbero creato un diversivo, mentre Sandokan, Yanez, Emma e gli altri, orchesse comprese, avrebbero preso il palazzo e spodestato chi aveva usurpato il trono: Kin-Bally.

Rosie, Tori, Surama, Marianna e la piccola Damna sarebbero rimaste con alcuni uomini ad aspettarli. A loro non piacque, ma Sandokan ed Emma non volevano che corressero troppi rischi, se non era necessario.

Questo però non fece dormire tranquille Marianna e Rosie, che si ritrovarono a parlare insieme, quella notte. E sentendo la sua storia, la giovane non poté fare a meno di sorridere. Somigliava un po' alla storia tra lei e Zak.

 

 

Sandokan si svegliò in una camera sconosciuta. Era ancora febbricitante, ma riuscì a ricordare cosa era accaduto: aveva affrontato con le tigri di Mompracem gli uomini di Kin-Bally, poi c'era stata una tempesta e lui era naufragato su una spiaggia. Qualcuno doveva averlo portato in quel palazzo, per via della febbre.

A un certo punto, sentì la musica di un mandolino, davvero incantevole. Provò ad alzarsi e vide che nel giardino c'era un'incantevole donna che suonava, e si sentì meravigliosamente meglio.

 

 

“E poi hai deciso di seguirlo?” chiese Rosie, dopo che Marianna gli raccontò della loro fuga d'amore da casa di suo zio, lord James Guillonk, che era governatore di una colonia vicina,

“Sì, mio zio all'inizio credeva che Sandokan fosse solo un pirata, ma in seguito ci siamo chiariti e lui ha promesso di aiutarci, nel cercare i documenti che servivano a Sandokan, e quando lui riconquisterà il trono, glieli porterà, e ci sposeremo...”,

“Sono sicura che andrà tutto bene, domani...Credimi, Emma, Henry e Bealfire ne hanno passate di peggio!”,

“Sì, ma io non sopporto di restare qui senza far nulla...”,

“Ti capisco...”, e stettero in silenzio per un po'. “Troveremo un modo per aiutarli anche da qui, ma ora è meglio andare a dormire...domani sarà una giornata dura per tutti!”

Anche se disse così, Rosie restò sveglia ancora un po' a rimuginare, e a pensare a un piano...

 

La mattina dopo, verso l'alba, il piano iniziò. Quando gl'altri se ne andarono, Rosie ebbe un'idea. Sandokan gli aveva raccontato che era capace di fulminare i serpenti con uno sguardo, un potere che con la spada di suo padre poteva funzionare anche contro i nemici. Purtroppo suo padre l'aveva nascosta prima che cadesse nelle mani sbagliate, e nessuno sapeva dove fosse finita.

La giovane maga però lo aveva intuito: prima di partire aveva preso un libro che parlava della storia di Muluder, e vi era un tempio sotterraneo, dedicato alla dea Kalì. Il suo culto era stato proibito, e forse era proprio lì che il precedente raja aveva nascosto la sua arma: un luogo abbandonato dove nessuno entrava, o per paura della dea, oppure perché ormai inagibile. Visto che Rosie non aveva paura di nessuna delle due cose, lei e Marianna sarebbero scese giù nel tempio, mentre Surama, Tori e Damna sarebbero rimaste fuori a fare la guardia.

Il tempio si trovava non molto lontano dalla reggia, e le due ragazze, armate vi scesero dalla piccola porta d'entrata, visto che l'entrata più grande era stata chiusa. Appena entrate trovarono solo macerie, eccetto la statua nera di Kalì, che oltre qualche ammaccatura era quasi del tutto intera. Si stavano guardando incontro, quando dalla statua comparve un enorme serpente gigante.

Entrambe rimasero pietrificate quando lo videro. Era un Ahirbudhnya1, una creatura che si diceva dimorasse nelle viscere della terra. Entrambe sguainarono la spada e il serpente si scagliò prima su Marianna, che fu disarmata, e Rosie, d'impulso corse verso di loro. “Fermo!” urlò, e la bestia si voltò verso di lei.

I due si guardarono negli occhi, indecisi se attaccarsi oppure no. Sembrava quasi che il serpente conoscesse Rosie e, dopo qualche istante, si voltò e se ne andò da dove era venuto. Marianna aveva guardato la scena sbalordita. “Che cosa è successo?” chiese dopo che Rosie l'aveva aiutata a rialzarsi,

“Non lo so...” rispose Rosie, poi ci pensò un attimo. “O forse sì, lo so cosa può essere accaduto”, e guardò la donna, “Quando sono nata le regine delle fate degli elementi mi hanno benedetto e fatto dei doni...Quel serpente è una creatura della terra, e forse ha riconosciuto la benedizione della regina delle fate di quell'elemento, quando mi ha avvicinato...”,

“Allora ringraziala anche da parte mia, quando la rivedrai” fece Marianna, e allora accadde qualcosa: la statua di Kalì si ruppe ed incastonato sulla roccia che era rimasta in piedi c'era la spada che cercavano: la riconobbero dalla tigre incisa sull'elsa.

La presero e raggiunsero gli altri al palazzo. Quando arrivarono nella sala del trono, Sandokan era faccia a faccia con l'assassino dei suoi genitori. Rosie gli passò la spada, nella confusione del momento, e Kin-Bally rimase folgorato. Il vero re poteva reclamare il suo trono.

 

Nei giorni che seguirono, arrivarono anche Biancaneve, David, Belle, Tremotino, Gwen e i genitori delle orchesse. Con loro c'era anche lord James Guillonk, annunciando una grande notizia: tirò fuori una pergamena che egli era stata nascosta in cui il trono di Muluder, era il possesso legittimo degli antenati di Sandokan, e ora poteva essergli restituita.

Fu organizzato un doppio matrimonio: quello di Sandokan con Marianna, e di Yanez con Surama. Il nuovo raja di Muluder decise di dare alle donne della famiglia di Rosie ed Emma, dei gioielli fatti con i diamanti del suo paese. Era per le ricchezze di quella terra che Kin-Bally aveva conquistato il trono, e ora Sandokan aveva deciso di darli alle persone che l'avevano aiutato a riprendere il suo posto.

Mentre lasciavano Muluder a bordo della nave, Rosie ripensò a quello che gli aveva detto Sandokan, dopo che aveva saputo cosa lei e Marianna avevano fatto nel tempio di Kalì: si può essere molto fortunati quando si ha una maga come te per amica. E con quelle parole impresse nella mente, la giovane restò a guardare con un sorriso mite sulle labbra l'isola, che si faceva sempre più lontana. Non l'avrebbe mai dimenticata, come non si sarebbe mai scordata di Sandokan, del suo coraggio e di come ha riconquistato ciò che gli apparteneva, e la sua libertà.

 

 

 

 

1 Non me lo sono inventato io, ma è una creatura mitologica presente nella mitologia indù.

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Capitolo 17
*** Thumbelina ***


Capitolo 17

Thumbelina

 

 

Quella mattina c'erano solo Rosie e Tori mentre passeggiavano nella foresta. Le altre orchesse erano andate con il padre al mercato, per vendere ciò che avevano fatto. Ad un certo punto sentirono qualcuno gridare, sembrava una ragazza...

Corsero verso il fiume e videro che su una foglia che galleggiava c'era una piccola ragazza. Riuscirono a prenderla prima che si allontanasse, e quando Rosie la prese in mano notò che era non più alta di un pollice. Era molto carina, con lunghi capelli biondi e occhi celesti, e sembrava terrorizzata. “Ciao” la salutò Rosie, “Stai bene?”,

“Sì” rispose lei, “Ma ho avuto una gran paura...”,

“Be', ora sei in salvo...come ti chiami?”,

“Pollicina”,

“Io sono Rosette, ma tu puoi chiamarmi Rosie...e lei è Tori”,

“Ciao” la salutò la piccola orchessa,

“Che cosa ci facevi su quella foglia?” chiese la giovane maga,

“E' una lunga storia...”, e le ragazze si sedettero su un tronco. Rosie teneva la loro nuova amica in grembo. “Io vivo con mia madre, in una casa di campagna, ma una notte un rospo mi ha rapita...voleva che sposassi suo figlio, ma non potevo...così mi hanno lasciato su una ninfea, ma dei pesciolini hanno staccato il gambo e ho cominciato a muovermi...poi sono arrivata fino a qui, e voi mi avete salvata...Non so come ringraziarvi”,

“E adesso cosa vuoi fare?” chiese Tori,

“Vorrei tornare a casa...ma non so dove è la strada...”

Rosie rifletté qualche minuto, e poi le disse che l'avrebbe aiutata: sapeva come fare.

 

 

Rosie stava ancora dormendo, quando sentì una mano che conosceva bene accarezzarla. Aprì gl'occhi lentamente e gli ci volle un minuto per vedere bene il volto che aveva davanti. “Papà” mormorò lei, “Buongiorno”,

Buongiorno piccola...” fece lui sorridendogli,

E' già ora?” chiese lei, alzando la testa per vedere se era già giorno,

Sì, te la senti ancora di venire con me, oppure vuoi restare a dormire?”,

No, mi alzo”, e la bambina tirò avanti le coperte,

Va bene, ti aspetto giù di sotto, fuori dalla cucina”, e la lasciò vestirsi. Quando finì di vestirsi, passò davanti alla camera dei genitori, e sentì sua madre chiamarla.

Rosie...” fece lei dolcemente, e la bambina andò verso il letto. Sua madre era in camicia da notte, seduta sul letto, e fece un cenno alla figlia, “Vai con papà, allora?” e la bambina annuì, “Aspetta...”, e le aggiustò il nodo del mantello, “Ecco...fai la brava e ascolta quello che ti dice tuo padre”, e le diede un bacio, “Ci vediamo più tardi, a colazione”,

A più tardi, mamma...”

Rosie andò in cucina e prese due focacce dolci che aveva fatto la madre delle orchesse, il giorno prima.

Suo padre doveva andare in una zona delle foresta dove crescevano delle Mandragole, e doveva raccoglierle a quell'opera perché quella pianta conservasse le sue proprietà magiche. Rosie si era incuriosita e voleva vederlo all'opera.

Mentre andavano suo padre gli raccontò una storia. Lo faceva quando dovevano passeggiare per un po', loro due da soli, e gli raccontava qualche piccola storia che lui aveva sentito da ragazzo. Non erano come quelle che le leggeva la mamma, erano racconti popolari, ma gli piacevano e, soprattutto, adorava sentirle da suo padre.

Arrivati alla radura dove crescevano le Mandragole, Tremotino mostrò a Rosie il punto e il modo giusto per recidere la parte che gli serviva, e lei lo imitò. Dopo aver raccolto le piante, Tremotino osservò che c'era ancora qualche germoglio. “Ah, siamo fortunati” fece, e ne mostrò una alla bambina, “Prendiamo un paio di questi...Se sbricioli le gemme, puoi usarle per fare un incantesimo che ti aiuti a ritrovare cose e persone1”,

Davvero, e come?” chiese la bambina e suo padre glielo spiegò.

 

 

Rosie e Tori portarono la loro nuova piccola amica nella radura dove crescevano le Mandragole. Ancora c'erano solo i germogli, in quel periodo, ma alla giovane maga servivano proprio quelli. Prese una gemma da uno dei germogli, e chiese a Pollicina il nome di sua madre. Glielo disse, e mentre sbriciolava la gemma e questa diventava polvere, la ragazza pensò intensamente a quel nome, e davanti a loro si formò una lunga scia.

Era la strada per arrivare a casa di Pollicina. Mentre seguivano il sentiero, Pollicina, che si trovava nella tasca del grembiule di Tori, posizionata sul petto, osservava tutto quello che gli era intorno.

“Non ci sei mai stata su questa strada?” chiese Rosie. Forse Pollicina cercava di ricordare se era un posto familiare.

“Veramente, non sono mai stata in molte parti, oltre casa mia, e la piazza del villaggio dove mia madre va a fare la spesa” confessò lei, “D'altro canto, io da sola non saprei dove andare”,

“Be', ora puoi vedere qualcos'altro con noi” fece Tori, e anche Rosie gli sorrise.

 

 

Mentre tornavano a casa, Rosie raccolse un po' di fiori da portare a sua madre. Aveva raccolto un bel mazzo di margherite gialle, e ne appuntò una sul bavero del padre. Si fermarono nei pressi di un laghetto, per mangiare le due focacce che la bambina aveva preso, e osservavano delle anatre che planavano sull'acqua. Rosie diede qualche pezzo della sua focaccia a quegli uccelli, e suo padre diede il suo dolce, o meglio quello che era avanzato, a lei. Rosie gli sorrise e, dopo aver finito di mangiare, gli appoggiò la testa sul petto. Quando lo faceva si sentivano entrambi bene...

Per la bambina suo padre aveva tre aspetti: quello del mago, che sapeva fare cose che gl'altri solo sognavano; quello del narratore di molte storie, tante come solo un uomo che aveva vissuto molto a lungo e visto tanto, poteva conoscere; e quello del padre, e forse era l'aspetto di lui che più la faceva stare bene.

 

 

Finalmente, Rosie, Tori e Pollicina arrivarono in una piccola casa, con un piccolo pollaio accanto. La chioccia e i suoi pulcini erano gli unici animali, a parte un gatto che sonnecchiava su una panca davanti alla casa. Una donna uscì fuori e sgranò gl'occhi quando le vide. “Pollicina!” esclamò quando notò sua figlia nella tasca del grembiule di Tori,

“Mamma!” e la donna corse verso la piccola orchessa per prendere la figlia,

“Oh piccola mia! Non sapevo più dove cercarti”, e Pollicina aprì le braccia sulla guancia della madre, che versava lacrime di felicità.

Rosie e Tori sorrisero nel vedere quella scena.

 

 

Quando Rosie e Tremotino tornarono a casa, in cucina tutta la famiglia stava già facendo colazione. “Oh, siete tornati!” fece Elodie, “Venite...ci sono frittelle dolci e latte, per colazione”, e in effetti c'era un ottimo profumo.

Tremotino posò i loro mantelli su una sedia accanto, mentre Rosie si sedeva. Suo padre poi abbracciò da dietro sua madre e le diede un bacio sulla guancia. La piccola Tori, di soli quattro anni, che si trovava vicino a loro, li osservò qualche istante e poi anche lei abbracciò Belle. “Ehi...ehi” la chiamò Tremotino piano, “Belle è mia”, ma stava sorridendo, come Belle, che accarezzò i capelli alla piccola orchessa, che nascose il viso nel grembiule.

Rosie invece si versò del latte, dopo aver sorriso alla scena, mentre Blyss la rimproverava gentilmente, sul fatto che aveva alcune ciocche di capelli che gli uscivano fuori dalla coda che si era fatta prima di uscire.

 

 

Rosie e Tori dovettero lasciare Pollicina e sua madre, perché era quasi ora di pranzo e anche il resto della famiglia sarebbe tornata al castello. Prima di andarsene, promisero alla loro piccola amica che sarebbero tornate a trovarla, magari la prossima volta con le altre orchesse.

 

 

 

 

 

 

1 La Mandragola non avrebbe una simile proprietà, ma l'ho aggiunta io per la fanfic. Non riuscivo a trovare una pianta magica, inventata o reale, che avesse una simile funzione, così l'ho attribuita a una pianta “classica” che usano di solito maghi e stregoni nei libri o nei film.

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Capitolo 18
*** Frantumato ***


Capitolo 18

Frantumato

 

 

Quella sarebbe stata una splendida giornata, e non solo per il bel tempo. Rosie e la sua famiglia erano state invitate al matrimonio di un'amica d'infanzia della ragazza, Jorinde. Quest'ultima aveva diciannove anni, lunghi capelli biondi e occhi scuri.

Rosie non era solo felice per la sua amica, ma anche perché anche Zak sarebbe venuto al matrimonio per farle da cavaliere. Lei si mise un vestito viola, con fiori rossi, senza maniche, lungo fino alle caviglie, e Blyss le aveva arricciato i capelli con un ferro caldo.

 

 

Rosie e Zak avevano deciso di aiutare Jorinde e il suo fidanzato Joringel1. I due ragazzi volevano sposarsi, ma la locanda del padre di Jorinde stava fallendo, e se non avessero trovato una soluzione, Joringel sarebbe rimasto senza lavoro, visto che faceva il cuoco lì. L'amica di Rosie, tuttavia, pensava di avere una soluzione: la Pentola Magica. Era un calderone incantato che poteva far avverare i desideri, che era appartenuta a suo nonno e, grazie a essa, aveva potuto aprire la locanda. Purtroppo una strega aveva rubato la Pentola, poco dopo la nascita del padre di Jorinde.

Ora i ragazzi stavano andando al castello di quella maga, per recuperare la pentola. Era stato Zak a localizzarlo, e lui e Rosie si erano armati di tutte le precauzioni. Una volta entrati, dovevano restare insieme, perché a quanto sembrava la strega trasformava le ragazze vergini che si avventuravano nella sua dimora in usignoli.

Per quanto strano, riuscirono ad entrare senza problemi. Forse la strega non aveva messo a posta incantesimi di protezione, per tirare in trappola i malcapitati. Sembrava disabitato, vista la polvere e le ragnatele. “Sembra così vuoto” fece Jorinde,

Per molti maghi, il castello è solo un luogo dove vanno occasionalmente per preparare pozioni e incantesimi...” spiegò Zak,

E se devono lasciare qualcosa di importante?” chiese Joringel,

Possono fare incantesimi di protezione o illusione”,

Oppure lasciarli in un luogo più nascosto” aggiunse Rosie. Come suo padre, che aveva messo la sua magia più pericolosa in una cripta sotterranea dove non accedeva mai nessuno. Se la strega aveva fatto un incantesimo su quello che non voleva essere trovato, lei e Zak erano gli unici a poterlo togliere.

 

 

Il matrimonio di Jorinde e Joringel si sarebbe svolto alla locanda del padre di lei, sia la cerimonia che il banchetto. Di solito, fin da quando Rosie era piccola, se tornavano dal regno di Biancaneve e di David, o dal castello di sir Maurice, la famiglia si fermava lì, a volte solo per cena, ed altre, soprattutto se era molto tardi, restavano lì a dormire. Alla giovane era sempre piaciuto, era come fare una piccola vacanza...Le sarebbe dispiaciuto se avessero chiuso, ma per fortuna non era successo.

Anche Zak era stata invitato, e aveva portato con sé i suoi fratelli, Soren e Kleanth. La cerimonia fu semplice, con la famiglia dei due ragazzi, alcuni amici più intimi, e i più affezionati clienti. Mentre i due sposi pronunciavano i voti, Rosie e Zak si scambiarono diversi sguardi. Gli eventi di qualche mese prima sembravano molto lontani, ora...

 

 

I ragazzi salirono su una torre, ed era lì che trovarono delle gabbie piene di usignoli. Dovevano essere le fanciulle che la strega aveva trasformato...

Liberarono gli uccelli, e quando volarono tutti via, Jorinde notò che lì c'era la Pentola Magica. L'aveva riconosciuto dal segno che suo nonno gli aveva inciso sopra. Era molto strano...perché la strega l'aveva lasciato lì, senza alcun sortilegio per nasconderlo?

I ragazzi lo presero, e se andarono in fretta. Una volta usciti, gli usignoli ridiventarono fanciulle, e spiegarono loro che la strega se ne era andata da molto tempo, quando tutti gli oggetti magici che aveva persero il loro potere, la Pentola compresa. Jorinde allora la fece cadere a terra e si inginocchiò, “Non è possibile” mormorò sconfortata, “Era la nostra ultima speranza per non fallire...e ora dovremo chiudere!”, e Joringel si inginocchiò insieme a lei, per confortarla.

Rosie osservò la Pentola, ormai inutile. “Aspetta...forse c'è qualcosa che possiamo fare!” e prese l'oggetto in mano, “Rimane sempre un po' di magia in ogni oggetto incantato, anche se inutilizzabile, e si può ricavarne qualcosa di buono”, e si concentrò. La Pentola Magica si sgretolò in piccole pietre preziose e monete d'oro, abbastanza da poter rimettere in piedi la locanda.

 

 

E venne il momento dei balli. Dopo che la sposa e suo padre aprivano il tradizionale ballo tra padre e figlia, li seguirono altri padre e figlie, compresi l’orco, Blyss, Rosie e Tremotino. Dopo un po’, Rosie sussurrò qualcosa a suo padre, si staccò da lui, e poi prese per mano Jorinde, e la trascinò a ballare con lei. “Scusa”, le disse la ragazza dopo una risata, “Ma volevo farti ancora tanti auguri!”,

“Ti ringrazio, ma il merito è tuo e di Zak! Se non ci aveste aiutati, questo matrimonio non l’avremmo mai celebrato qui!”,

“No, devi ringraziare solo te e tuo marito! Ci avete messo impegno e coraggio...e non mi devi niente!”,

Jorinde sorrise alla sua amica, “Grazie anche per l’oro”, gli disse riferendosi ai fili d’oro ricamati sul suo abito da sposa,

“Di niente: è il mio regalo di nozze”. Dopo che si separarono ritornarono da i loro rispettivi cavalieri.

Quando la cerimonia finì, Zak e i suoi fratelli tornarono a casa, come Rosie e la sua famiglia. Belle, Marina, Elodie e Tori, si accomodarono nella carrozza, guidata dalla magia di Tremotino, con Jaktor che teneva le redini. Il passo era lento, e il resto della famiglia passeggiava tranquillamente. L'aria era fresca, piacevole, e si sentivano i profumi degli alberi e dei fiori. Ormai era quasi giunta l'estate...

“Fate più piano” disse Belle affacciandosi dal finestrino della carrozza, “Tori si è appena addormentata”, ed infatti l’orchessa più piccola dormiva, con la testa appoggiata sulle gambe della madre.

Rosie invece stava a braccetto con il padre. “Sei sicura di non voler entrare anche tu in carrozza?” gli chiese lui,

“No, non sono stanca e mi piace camminare” rispose lei, e alzò lo sguardo al cielo, “Che belle stelle…”,

“Già, è una notte davvero serena”, e la guardò, “Sei contenta per la tua amica?”,

“Sì, molto…” rispose Rosie, “Hanno faticato tanto, sia lei che suo marito, e ora si meritano di essere felici, non credi?”,

“Già”, eccome se lo capiva. E la ragazza appoggiò la testa sulla spalle del padre, facendolo sentire l’uomo più fortunato del mondo. Solo lei ci poteva riuscire con quel piccolo gesto.

 

 

 

 

 

1 Sono due personaggi presi dalla favola dei Grimm. Ho preso solo alcuni elementi della loro favola, e ho inserito la Pentola Magica, un po' diversa da quella del film della Disney.

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Capitolo 19
*** Bears Will Be Bears ***


Capitolo 19

Bears Will Be Bears

 

 

Quella giornata iniziò come tutte le altre, al castello Oscuro, e verso la metà della mattina, bussarono alla porta. Fu Rosie ad andare ad aprire, e si trovò davanti a Zak. “Zak!” esclamò, e l'abbracciò forte. Allora si accorse che con lui c'erano anche Mal e Soren. Che ci fossero guai in vista?

La ragazza li fece accomodare nella sala dei trofei, dove la madre delle orchesse offrì loro da bere qualcosa di fresco, mentre il resto della famiglia li raggiungevano. “Vi volevamo chiedere se avevate visto Carlos, Jayden ed Evvie” disse Mal a Rosie,

“No, qui non sono passati...” rispose la ragazza, “Perché? Cosa è successo?”,

“Dovevano fare una giro di esplorazione qui intorno, poi ci hanno mandato un messaggio e ci hanno detto che forse avevano trovato una dimora di Jägerbär” spiegò Zak,

“Che cos'è un Jägerbär?” chiese Tori,

“E' una creatura metà uomo e metà orso”, rispose Jaktor, “Una volta, a mio padre fu chiesto di cacciarne uno dagli abitanti di un villaggio...Era l'unico che poteva farlo, visto che quelle creature sono fisicamente forti e molto veloci”,

“Sì, però non attaccano più umani da molto tempo, ormai” aggiunse Tremotino. Lui sapeva che avevano smesso di cacciare uomini da vent'anni prima che il Sortilegio fosse scagliato, e nemmeno dopo avevano ripreso a farlo.

“E' vero, ma noi controlliamo sempre creature di quel tipo, per assicurarcelo...” fece Zak, “Una volta, i giovani Jägerbär per diventare adulti dovevano praticare un rito chiamato Roh-Hatz, che consisteva nel rapire e cacciare esseri umani...Ora sembra che non lo facciano più, ma qualcuno potrebbe ancora praticarlo...”,

“E voi temete che Carlos, Jayden ed Evvie potrebbero essere le prossime prede, se li hanno catturati?” chiese preoccupata Rosie,

“Non lo sappiamo, e per questo che siamo venuti qui” fece Mal, “Ci servirà una mano per riuscire a localizzarli, e visto che è in questa zona voi sarete più pratici di noi...senza contare che ci servirà una mano a fermarli, visto che già tre di noi sono in mano loro!”,

“E noi siamo abbastanza forti fisicamente per stare alla pari con quelle creature” aggiunse Phoebe, volgendo sguardi complici alle sorelle,

“Localizzarli dovrebbe essere semplice” fece Rosie, e si rivolse al padre, “La sfera di cristallo è sempre al solito posto, vero?” e lui annuì.

Presero la sfera e Rosie pensò ai suoi nuovi amici. Nell'oggetto magico comparvero Jayden ed Evvie, legati in una caverna, che non doveva essere molto lontana da loro. “E Carlos dov'è?” chiese Soren,

“Aspettate...” mormorò la ragazza, e dal fumo all'interno della sfera, videro Carlos su un albero che guardava di sotto,

“Almeno uno di loro è già a caccia...” concluse Zak,

“E Carlos è senza armi...Devono avergliele prese!” aggiunse Soren. I giovani Cacciatori come loro, riuscivano ad usare la loro magia nel modo migliore se avevano l'ausilio di un arma, che maneggiavano perfettamente.

 

Si divisero per cercare i ragazzi. Tremotino accompagnò Rosie e Mal a cercare quella caverna, mentre Zak, Soren e la famiglia degli orchi andarono nel bosco per aiutare Carlos.

Fu semplice trovarli grazie alla magia, e Rosie e Mal sorressero Jayden ed Evvie, per aiutarli a uscire. Non sembravano feriti gravemente, ma erano visibilmente stremati. Evvie raccontò loro cosa era successo, mentre uscivano: “Abbiamo trovato la loro casa non molto lontana da qui, e un gruppo di loro ci ha portati qui...Ci hanno prese alla sprovvista...”.

E in quel momento arrivò uno Jägerbär, ma non sembrava volerli attaccare. Jayden disse che non faceva parte del gruppo che li aveva portati lì. “Mia moglie mi ha confessato cosa è successo” disse lo Jägerbär, che si chiama Frank, “Mio figlio e altri suoi amici stanno facendo il rito per diventare adulti...Molti di noi, non lo facevano più da anni, ma Diane...lei e la sua famiglia tengono alla tradizioni, e ha convinto nostro figlio a farlo...”,

“Allora, se vuoi che non gli accada niente, aiutaci a fermali!” fece Tremotino, e Frank annuì. Rosie comunque non aveva un buon presentimento...

Infatti, Jaktor e le sue figlie avevano preparato una trappola, per gli orsi, con degli spuntoni. La madre del ragazzo, Diane, non se ne era accorta ed era pronta ad attaccare gli orchi. Ci fu una grande confusione: i giovani orsi si scontrarono con gli orchi e i Cacciatori, che avevano ritrovato Carlos e gli avevano dato un'arma. Diane era così incattivita, che non ragionò nemmeno quando assunse la forma animale e finì dritta nella trappola.

Quando Rosie e gl'altri arrivarono, lei era infilzata a un palo. Era ferita gravemente, ma viva. I giovani orsi furono catturati dai Cacciatori. Avrebbero pensato loro a metterli dove non potevano fare del male. Dovevano portare via anche Diane, ma bisognava curarla, e il marito gli chiese se poteva restarle accanto. “Mia moglie tiene molto alle nostre tradizioni” fece lui alla fine, mentre la portavano via su una lettiga, “Ma non si rende conto che certe usanze costano care...”, e a quelle parole Rosie si voltò a guardare prima lei, che giaceva dolorante, e poi i giovani Jägerbär, che ora avevano lo stesso sguardo di qualsiasi animale preso in gabbia.

 

 

Belle bevve un sorso di tè, e poi dondolò un po' Rosie, che era sveglia nella sua culla. Lei e Tremotino erano in biblioteca, e lei aspettava che finisse. “Ecco, ora è pronto” esclamò Tremotino, mostrando un filo d'oro che aveva appena incantato, e si diresse verso il tavolo dove Belle aveva appoggiato le rose che aveva fatto per il ciondolo di Rosie. Con un semplice gesto, il filo d'oro e le rose divennero un ciondolo, che grazie alla magia di Tremotino non si sarebbe rotto, e chi lo possedeva non l'avrebbe perso.

Era stata Belle a fare quelle quattro piccole rose, che simboleggiavano lei, Tremotino, Rosie e Bea. “Ecco qua” fece Tremotino, mostrando alla bambina il ciondolo, e lei ne sembrò deliziata. “Questo lo abbiamo fatto io e la mamma, così ci porterai sempre con te”, e lo appese sulla culla. Ora era troppo piccola per indossarlo, ma sarebbe cresciuta anche troppo in fretta...

Belle mise la mano sulla sua, sorridendogli, e poi guardarono ancora per un po' la loro piccola.

 

 

Rosie era in biblioteca, ad osservare il cielo notturno dalla finestra, quando Zak salì a cercarla. I Cacciatori sarebbero rimasti lì per quella notte, prima di tornare a casa l'indomani, e portare via gli Jägerbär, che ora erano rinchiusi nelle celle. Frank era in una stanza del piano di sotto, accanto a sua moglie ferita.

“Ciao...” fece lei quando vide il ragazzo,

“Ciao...la tua tata mi ha detto che la cena sarà pronta tra poco, e voleva che ti avvertissi...”,

“Grazie” e ritornò a fissare il cielo stellato.

Zak si guardò intorno. “Immagino che dopo la tua camera, questa sia la stanza che preferisci” osservò lui,

“Lo pensi per via dei libri?”,

“E del pianoforte”,

Rosie gli sorrise, “Non c'è una sola stanza di questo castello che io non ami, credimi...Sono nata nella camera dei miei genitori, ho imparato a camminare, a parlare, a leggere nella biblioteca, nella sala grande, e in molte altre stanze...Da piccola a volte dormivo in uno dei letti delle orchesse insieme a loro...e, quando avevo due o tre anni, se i miei non c'erano, quelle poche volte, in un lettino nella stanza dei loro genitori...Ho tanti bei ricordi...”,

Zak la osservò meglio, “Che cosa c'è?”,

“Ripensavo a quello che ha detto Frank riguardo alle tradizioni...”, e lo guardò, “E riflettevo sulla mia famiglia e sul tuo clan, e su come anche noi abbiamo le nostri tradizioni...E magari a come certe inevitabilmente le abbandoniamo, o le cambiamo...”,

“Cosa vuoi dire?”,

“In questo ultimo anno, ho partecipato già a due matrimoni e, inevitabilmente, non potevo non pensare al mio, anche se ci vorranno ancora alcuni anni...” e lo prese per mano, “Sposarsi significa cominciare una nuova vita e mettere su una famiglia propria, e se avrò dei figli la cosa che voglio di più al mondo è, al di là delle tradizioni, dargli quello che i miei genitori hanno dato a me...”,

Zak annuì. Anche lui, al matrimonio di Jorinde e Joringel, aveva pensato alle stesse cose, e accarezzò la guancia della ragazza. “So cosa vuoi dire, e avremo tutto il tempo per quello...Dobbiamo ancora fare molte esperienze, sia insieme che da soli, e dopo cercheremo di dare il meglio di noi!”, e si abbracciarono per un po', prima di andare di sotto a cena, mano nella mano.

 

 

 

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Capitolo 20
*** Into the woods ***


Capitolo 20

Into the woods

 

 

Rosie adorava andare dal nonno, ma quella volta accadde qualcosa che non si sarebbe mai aspettata. Lei, i suoi genitori e suo nonno, una mattina come tante, stavano facendo colazione sulla terrazza della camera di Belle e Tremotino, quando ci fu una forte scossa di terremoto.

Avonlea sentì la scossa, ma sembrava che l'unica cosa danneggiata, in città, fosse la strada. Il vero problema era la terra circostante. Molti alberi erano caduti, e più della metà dei campi coltivati ridotti a zolle. Maurice dovette andare a vedere, e Belle e Tremotino si offrirono di accompagnarlo. Rosie invece rimase in città, con la famiglia degli orchi.

La ragazza e il resto della famiglia stavano aiutando la gente di Avonlea distribuendo cibo, coperte e qualsiasi altra cosa servisse. Alcuni vennero dalla campagna perché avevano perso tutto, e alcuni cittadini, che avevano parenti nelle case per le vie dei campi, ritornarono ai loro villaggi per vedere cosa era successo.

Rosie si allontanò un momento per prendere dell'acqua alla fontana, quando avvertì una presenza, dietro di lei. C'era una donna dai capelli blu, e Rosie capì subito che era una strega. “Ciao, tu ti chiami Rosette, non è vero?” chiese lei,

“Sì, e voi chi siete?” fece la ragazza,

“Mi chiamo Meryl, e sono venuta per chiederti un favore, mia cara...Per la verità è un favore che faresti a tutti!”,

“E sarebbe?”,

“Vedi, quella scossa che c'è stata non era un vero e proprio terremoto, in realtà è stato provocato da una creatura che si trova nella foresta”,

“Che cosa?”,

“E' così...Hai mai sentito parlare della Bestia di Gevadaun1?”,

“Sì, credo di sì...è una storia che ho sentito da bambina da uno dei cantastorie di Avonlea...ma sapevo che una maga l'aveva rinchiuso negli antri della terra...”,

“Esatto, questa maga era mia madre...E l'aveva relegata nelle viscere della terra, ma ora che lei è morta la bestia si è liberata, causando quel terremoto...Credo che l'unica soluzione possibile sia ucciderla, e lo posso fare, ma devo unire le forze con un'altra maga, e quella sei tu”,

“Io?”,

“Sì, ho interrogato un albero particolare del mio giardino, che è in grado di fare previsioni, e lui mi ha trasmesso mentalmente che l'unica che poteva aiutarmi era una maga che discende dalla famiglia del signore di questa terra, e quella puoi essere solo tu!”,

“E cosa dovrei fare?”,

“Prima di tutti troviamo la bestia, e poi uniremo le forze per distruggerla...Ma dovremo andare nel bosco, e bisognerà farlo entro domani a mezzanotte”,

“Perché proprio entro domani a mezzanotte?”,

“Perché in questi giorni in cielo è presente la Luna Blu, e questa tornerà normale domani a mezzanotte...La Bestia di Gevandaun è vulnerabile solo in questi giorni...Prima della prossima Luna Blu ci vorranno altri quarant'anni!”,

“Va bene, porterò le orchesse con me...Ma ti avverto: se mi stai ingannando, sarà peggio per te! Io forse sarò giovane e meno esperta, ma sono comunque forte e, guarda un po' la coincidenza, prima di venire qui, ho letto di un incantesimo con cui posso trasformare la gente in copriteiera!”,

Meryl sorrise, “Non mi aspettavo niente di meno, dalla figlia del Signore Oscuro” e gli venne vicino prendendole il mento nel palmo della mano, “Ma so anche che questa è la terra di tua madre, e farai di tutto per proteggerla, Rosette”,

“Puoi chiamarmi Rosie, se vuoi”, e decise di andare con la strega. Di sicuro non aveva l'aureola in testa, ma non sembrava malvagia.

 

 

Rosie aveva appena finito di sentire il racconto della Bestia di Gavedaun da un cantastorie venuto per intrattenere il pubblico, alla festa che era stata organizzata per il compleanno di suo nonno. Per lei e gli altri bambini venne il momento di andare a dormire, ma prima sua madre la prese per mano e la condusse nella sala dove lei e Tremotino si erano incontrati la prima volta, e lo raccontò alla figlia. “Non avevi paura, mamma?” chiese Rosie alla fine,

Un po'...Ma soprattutto ero molto triste perché pensavo che qui non ci sarei più tornata...E di sicuro non mi sarei mai immaginata che il castello di Tremotino sarebbe diventata la mia casa, e che avrei avuto la mia bambina tra quelle mura”, e si mise all'altezza di sua figlia, “E sai una cosa? Sopporterei di nuovo tutto quanto, per avere te...”, e Rosie le sorrise, per poi abbracciarla.

Più tardi, dopo che anche Belle e Tremotino tornarono dalla festa, Rosie si intrufolò nel letto in mezzo a loro, una volta coricati, ed abbracciò la madre. “Mamma” la chiamò piano,

Sì?” rispose Belle,

Io e te siamo grandi amiche, vero?”,

Certo che lo siamo”,

E staremo sempre insieme, giusto?”, e lei annuì.

Si addormentarono abbracciate, e Tremotino, che le aveva ascoltate, si mise a guardarle per un po', e rimboccò loro le coperte. Quando Rosie era nata, Belle le aveva promesso che lei non l'avrebbe mai abbandonata e non avrebbe mai permesso che la perdesse. Ma anche lui aveva promesso a se stesso la medesima cosa a lei.

 

 

Rosie andò con la strega e le orchesse nella foresta, tranne Luna, che tanto per cambiare era sempre mezza addormentata, e Tori. “Tuo padre si arrabbierà da morire quando saprà che sei andata in una foresta a cercare una bestia pericolosa, con un'altra strega che nemmeno conosci!” fece Phoebe, mentre camminavano,

“Oppure se rimarrai ferita” disse Hertha,

“Se tutto va come previsto, nessuna di noi sarà ferita!” replicò secca la giovane.

Ad un certo punto si divisero in due gruppi e il gruppo formato da Rosie, Meryl, Phoebe e Gael si imbatté in qualche abitante di un villaggio vicino. Uno era un fornaio, che a quanto sembra Meryl conosceva, e si chiamava Jim, che portava in braccio il suo bambino, e una bambina poco più piccola di Tori, di nome Lilla. Il fornaio spiegò che lui e sua moglie stavano cercando di tornare al loro villaggio, ma si erano persi, e avevano incrociato Lilla, che voleva dirigersi in città da sua nonna, dopo aver perso la madre nel terremoto. La moglie di Jim, Emily, si era separata da loro per tentare di ritrovare la strada di casa, ma non era ancora tornata.

Poco dopo, tornarono Hertha e le altre, e non erano da sole. Con loro c'era un ragazzino di nome Jack, che aveva perso anche lui la madre, e una ragazza di nome Anna, che dopo aver lasciato il fidanzato, poco prima del terremoto, voleva andare in città, per non tornare ad abitare con la sua famiglia adottiva...

Jim si accorse che Blyss aveva in mano lo scialle della moglie, e gli chiese dove lo avesse trovato. Dopo qualche istante di esitazione, le orchesse gli dissero che l'avevano raccolto vicino a un crepaccio, dove era caduta una donna...

Il povero fornaio sbiancò, non poteva crederci che sua moglie se ne fosse andata...

“Prendetelo voi” disse a Rosie e alle orchesse, e diede il suo bambino in braccio a Blyss,

“Cosa?” fece Rosie, guardandolo stupita, come tutti,

“Starà meglio con voi, che con me!”,

“Che cosa vuoi fare?” fece Meryl, “Lo abbandoni come ha fatto tuo padre con te?”,

“Non sarò mai un buon padre per lui, senza la mia Emily...Era lei a darmi forza, e ora non c'è più...” e se ne andò, ma Rosie lo seguì, dicendo alle altre di aspettare.

 

 

Rosie e la sua famiglia erano tornati al castello da qualche giorno, dopo il compleanno del nonno. Lei e suo padre erano in biblioteca da soli, e avevano appena finito il tè con i dolci. Tremotino aveva deciso di raccontarle cosa era successo con Bea, la prese sulle ginocchia e iniziò la sua storia: cominciò dalla battaglia degli orchi, quando la veggente le aveva predetto cosa sarebbe accaduto, di come si fosse azzoppato da solo, della profezia che alla fine si era avverata. Quando Rosie gli chiese perché non aveva seguito Bea nel portale, lui le raccontò cosa era successo da piccolo, quando aveva usato per la prima volta un fagiolo magico e suo padre l'aveva abbandonato. Non ne aveva mai parlato dettagliatamente nemmeno a Belle, ma con Rosie voleva farlo.

Ho fatto tanti errori sia con tuo fratello che con tua madre” gli disse lui alla fine, “Ma non voglio più ripeterli, soprattutto con te!”, e mise la fronte sulla sua, “Se dovrò scegliere, in futuro, sceglierò te! Sceglierò sempre te!”,

Rosie, per tutta risposta, gli mise le braccia al collo,“Papà...” mormorò soltanto, e lui le baciò la fronte. Sapeva che stava dicendo la verità...

 

 

Rosie raggiunse Jim e lo fermò. “Aspetta, Jim!” e gli si parò davanti, “Vuoi davvero abbandonare tuo figlio? Pensi che tua moglie lo vorrebbe?”,

“Te l'ho detto: non credo che sarò un buon padre, non senza di lei...”,

“Non puoi saperlo se non provi!”, e poi lo guardò, “E' vero che tuo padre ti ha abbandonato?”,

“Sì...” e decise di raccontargli la sua storia. Dopo che sua madrì morì, quando lui era piccolo, suo padre non riusciva più a guardarlo, e lo abbandonò. Anni dopo scoprì che suo padre aveva rubato un'erba dal giardino della madre di Meryl, e lui ed Emily, per avere un bambino, dovevano recuperare altri oggetti che lei aveva perso. Quando ci riuscirono, lei tolse la maledizione di sua madre.

“E dopo tutto quello che avete passato, vuoi davvero fare lo stesso errore di tuo padre?” fece Rosie stupita, “Ascoltami: se adesso lo fai, lo rimpiangerai per il resto della vita...Credimi, lo so! Mio padre ha fatto la stessa cosa con il suo primo figlio, e ha passato tanti anni a cercarlo...Non si dava pace per lo sbaglio che aveva commesso...Ora ti sembra la cosa giusta da fare, per il dolore che provi, ma dammi retta: a lungo andare te ne pentirai!”

Jim la guardò, e si accorse che aveva ragione. Allora tornarono dagli altri, che nel frattempo avevano scavato una buca, e fabbricato delle reti, per intrappolare la Bestia, sperando che funzionasse.

Hertha e Phoebe rimasero vicine alla buca per fare da esca, e non dovettero aspettare molto per vedere apparire la creatura. Era un lupo grosso come un vitello, con il petto ampio, il collo robusto, le orecchie dritte, il muso da levriero, la gola nera con due denti laterali lunghi e affilati, la coda sfrangiata e una striscia bianca che andava dalla sommità della testa all'estremità della coda.

Le due orchesse lo attirarono, e le loro sorelle lo spinsero dopo che avevano gettato delle reti su di lui, bloccandolo. Meryl e Rosie intervennero subito e gli gettarono un incantesimo. Fu questione di pochi istanti, e le orchesse lo infilzarono con le loro fruste da orco. Una volta che furono certi che la Bestia fosse morta, le orchesse decisero di prendere la sua pelle, e Meryl li salutò, per rimettere in piedi il suo giardino.

 

Tornati in città, Lilla ritrovò sua nonna, ma anche la casa dell'anziana signora era stata distrutta. Quindi loro, Jack ed Anna decisero di rimanere insieme al fornaio e al suo bambino. In qualche modo se la sarebbero cavata.

 

 

 

1 Non me lo sono inventata io, è una bestia leggendaria francese.

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Capitolo 21
*** Forza, coraggio e fiducia ***


Capitolo 21

Forza, coraggio e fiducia

 

 

Zak e Rosie stavano in giro per la foresta, la sera tardi, ma la loro non era una gita romantica. Era stato ucciso un Eisbiber, ovvero un uomo tasso, e i Cacciatori erano stati chiamati a intervenire da un borgo mastro di un villaggio vicino. Avevano scoperto che era stato un Hasslich, ovvero una sorta di troll che poteva mimetizzarsi tra gli umani. Per catturarlo gli serviva l'aiuto degli altri Eisbiber, ma nessuno di loro si sarebbe messo contro un Hasslich, rischiando di finire ucciso.

Per fortuna, Rosie ne aveva conosciuto uno alla fattoria della sua amica Ida, che si trovava lì per un lavoro. Si chiamava Bud, e quella sera avrebbe condotto i due ragazzi a un raduno degli Eisbiber di quella zona, per convincerli ad aiutarli. Di solito la sua gente non si metteva contro una di quelle creature, ma forse loro potevano aiutarli a cambiare le cose.

 

 

Belle! Dove sei, cara?”, era la voce di Tremotino. Belle era davanti alla porta, che stava cercando di appuntarsi la spilla al mantella.

Perché non riesco mai a fissare questa spilla?” mormorò lei,

Belle!” e Tremotino usci dalla sala dei trofei, “Oh, sei qui...E così vicina alla porta d'ingresso! Stavi pensando di lasciarmi?”,

Sai che non posso farlo, Tremotino” gli rispose la ragazza,

No, certamente no...Almeno non quando indossi la spilla”, e si mise dietro di lei, “Solo, non dimenticare che quella spilla è incantata...Se tu esci, lo saprò!”,

Non essere drammatico...Sto solo andando al mercato lungo la strada...A meno che non cominci a trasformare la paglia in pasti, ho ancora bisogno del cibo per cucinare” gli disse voltandosi verso di lui, “Ho fatto la promessa di restare con te per sempre, e spero che un giorno capirai che sono una donna di parola!”,

Vedremo” fece lui, sistemandole il cappuccio del mantello, “Adesso non prendere freddo fuori da qui...Il sentiero della foresta è abbastanza umido...Non vogliamo che una malattia interferisca con le tue faccende quotidiane, non è vero?”, e uscirono.

Mentre Belle si stava dirigendo fuori dal castello, si voltò e, salutandolo con la mano, gli disse: “Decisamente no! Sappiamo entrambi che questo posto andrebbe in malora, senza di me”, e lasciò Tremotino che la guadava andare via, appoggiato alla soglia della porta.

Una volta al mercato, alcuni si voltarono a guardarla. Il mercante di verdure fece in fretta a servirla, facendola passare davanti a un altro cliente. Dopo che Belle lo pagò, si voltò a guardare con la folla quello che stava succedendo. Dei soldati stavano portando un uomo ferito, e Belle lo riconobbe: era Samuel. Loro due erano cresciuti insieme, ma Belle aveva pensato che fosse morto in battaglia. Il capitano dei soldati gli spiegò che stavano tornando da un campo di orchi, e lo avevano trovato ferito, sulla strada. Ci sarebbe voluto troppo tempo per portarlo da un medico, così Belle si offrì di curarlo e lo portò al castello con sé.

Quando arrivò, vide che Tremotino la stava aspettando. “Tremotino, ho bisogno del tuo aiuto!” esclamò lei,

Per favore, non dirmi che ha qualcosa a che fare con quel carrello di carne in putrefazione dietro di te!”,

Tremotino, lui è gravemente ferito...Potrebbe morire!”,

Mi sembrava di ricordare che andavi a comprare del cibo, invece ritorni con un estraneo...Ti aspetti che me lo mangi?”,

Lui non è un estraneo per me! E la tua magia è l'unica cosa che può guarirlo...Per favore, noi possiamo lasciarlo andare per la sua strada, quando starà meglio!”,

E perché dovrei assistere quest'uomo? Cosa ne ricavo?”,

Niente” rispose lei, bagnandoli la fronte con un pezzo di stoffa, “Ma è la cosa giusta da fare”, e Tremotino fece scomparire lo straccio, “Cosa stai facendo?”,

Sto solo provando a chiarire un punto: già i miei effetti personali sono ridotti a relitti sporchi...”,

Tu sei veramente orribile!” gli disse la ragazza puntandogli contro il dito, “Io non starò qui a fare niente, mentre tu giochi e lo lasci morire!”,

Va bene!” fece lui, “Portalo dentro! Non voglio curarlo, ma non voglio fargli esalare l'ultimo respiro...Se muore, muore! Lasceremo che sia il fato a decidere! Non è mai stato particolarmente gentile con me, ma è capriccioso...Chissà che cosa potrebbe accadere, cara?”, ed entrò dentro.

 

 

Quando arrivarono, la riunione degli Eisbiber era già iniziata. “Gli Eisbiber e gli Hasslich vivono in questo modo da sempre” stava dicendo uno, “Non posso dire che mi piaccia...né che sia giusto...Ma finché vivremo senza cercare di distruggerci a vicenda, sopravviveremo”,

“Questo vuol dire essere ciechi” disse una giovane, “Ci viene fatto continuamente del male...viviamo nella paura costante, questo non è vivere! Noi dobbiamo opporci, a quei mostri!”, ci fu un gran mormorio, che il membro più anziano della comunità tentò di far tacere dal suo podio,

“Ordine! Ordine” fece lui, “E' ora di far parlare i nostri ospiti”, e fece cenno a Bud e ai ragazzi di venire avanti,

“Signor portavoce” fece Bud, “Grazie per aver indetto l'Assemblea, e se la Tana lo permette vorrei presentare Rosette, la figlia del Signore Oscuro, e Zachary, del clan di Cacciatori...”, e si fece avanti con i due ragazzi, “Sono qui per aiutarci”, ci fu un gran mormorio mentre Rosie e Zak si misero davanti al podio del portavoce, ma non sembravano spaventati dal fatto che fossero lì.

“Uno di voi è stato ucciso” iniziò Zak, “E sia io, che il mio clan vogliamo catturarlo perché non faccia del male a nessun altro, e per farlo abbiamo bisogno del vostro aiuto...Non vi chiediamo di buttarvi nella mischia, ma solo di darci delle informazioni e al resto penseremo noi!”,

“Capiamo la vostra paura” aggiunse Rosie, “Ma vogliamo farvi sapere che le cose possono cambiare...Sappiamo che siete delle persone pacifiche, ma noi possiamo aiutarvi solo vi aiutate per primi da soli! Perciò pensate che se collaboriamo, possiamo impedire che ad altri di voi sia fatto del male!”,

“Quando qualcuno sfida di Hasslich loro ci mandano un messaggio” fece una donna, “Io non voglio che mio marito o i miei figli siano quel messaggio!”,

“Io dico di rimandare un messaggio agli Hasslich” disse quella ragazza che aveva parlato prima, “Loro saranno più forti, ma noi abbiamo dalla nostra parte dei maghi...dei Cacciatori! Facciamogli capire che se si mettono contro di noi, perderanno la testa!”, ci fu di nuovo un gran mormorio,

“Ordine! Vi richiamo all'ordine!” fece il portavoce, “Metteremo la questione ai voti, chi è favorevole ad aiutare i Cacciatori?”, purtroppo solo poche mani si alzarono, “Mi dispiace” fece ai ragazzi, “noi siamo quel che siamo...”,

“No è a noi che dovete chiedere scusa” fece Rosie, “Ma a voi stessi e ai vostri figli”, e i due giovani se ne andarono.

 

 

Belle curò Samuel, e dopo qualche ora lui riprese i sensi. Il ragazzo dapprima sembrò sorpreso, poi lei gli raccontò come era finita al castello di Tremotino. Finito il racconto, la ragazza si sentì chiamare dal Signore Oscuro. Lei gli comunicò che Samuel stava meglio, e lui gli disse che stava andando via e sarebbe tornato quella notte.

Quella sera, Belle fece un altro po' di tisana, ma mentre si dirigeva in camera, vide che Samuel stava dritto davanti a lei. Lui decise di dargli la verità, allora: era stato suo padre, sir Maurice, a mandarlo lì, e gli mostrò la scatola di Pandora, dove Tremotino poteva essere rinchiuso.

Mi stai dicendo che mi hai mentito?” sbottò lei,

Mi dispiace di averti ingannato, ma era l'unico modo per entrare al castello...E adesso sono qui! Sto andando a imprigionare Tremotino per sempre” fece lui,

Ma ho fatto una promessa...Lo tradirei...e sarebbe la cosa sbagliata!”,

Sbagliata? Quante persone ha ingannato il Signore Oscuro? Quante vite ha distrutto con il suo male?”, e gli mise una mano sulla spalla, “Se mi aiuti a catturarlo, diventerai un'eroina, Belle! Tutto quello che devi fare è dirmi come posso sorprenderlo...Quando ritornerà, lo intrappolerò in questa scatola, e la Foresta Incantata non dovrà più preoccuparsi ancora del Signore Oscuro, e nemmeno tu!”,

Belle, con riluttanza, disse: “Hai ragione...Ti mostrerò dove andare!”

E lo condusse al piano inferiore, in quella che sembrava la dispensa, e Belle gli spiegò all'interno c'era una stanza incantata, dove poteva aspettare Tremotino, ma appena il ragazzo entrò, lei sbarrò la porta. Il ragazzo batté a lungo i pugni sulla porta della stanza, ma la ragazza non lo ascoltò, dicendogli che non avrebbe mai rotto una promessa fatta.

Lei se ne andò lontano dalla stanza, finché non sentì qualcuno applaudire. “Bene, bene, bene...” era Tremotino, che aveva visto tutto e preso anche la scatola.

Cosa succederà a Samuel? Cosa gli farai?” chiese Belle,

Non preoccuparti, cara, non lo ucciderò...Ti ho promesso che non l'avrei fatto, e anch'io sono un uomo di parola...Lo manderò semplicemente da qualche parte...in un posto un po' meno confortevole!”, e con la magia mandò il ragazzo in una palude, non sapendo bene come uscirne.

La ragazza spiegò a Tremotino che si era accorta delle vere intenzioni di Samuel mentre lui dormiva, dopo aver visto che nella sua borsa c'era una mappa del castello e un disegno del pugnale del Signore Oscuro, e aveva capito tutto...

Io penso di aver avuto abbastanza emozioni per questa notte...Vado a letto!” concluse lei, e fece per andarsene, ma prima si voltò e gli chiese: “Ma prima, una domanda: dopo tutto quello che è successo stanotte, ti fidi finalmente di me?”, lui non rispose, “Non importa...So già la risposta!”, e se ne andò.

Tremotino la vide andare via con un piccolo sorriso stampato sul volto. Lo stesso che gli venne dopo che lei lo aveva abbracciato, quel giorno nella foresta, dopo aver inseguito Robin Hood.

 

 

Bud raggiunse Zak e Rosie, qualche minuto dopo che i due lasciarono l'Assemblea. “Mi dispiace” fece lui, “Quando siete venuti da me, credevo davvero che potessimo cambiare le cose! Il fatto è che l'audacia non è nella nostra natura”,

“Io non credo” fece Rosie, “Potevate anche non riceverci, però l'avete fatto...Secondo me siete più forti di quanto non pensate...”, e lo lasciarono.

Zak stava per riportare Rosie al castello, ma si accorsero di essere seguiti. Era uno degli Eisbiber che era alla riunione. Era un ragazzo, più o meno della loro età, che si chiamava Arnold, e disse loro che aveva visto l'omicidio del suo compagno, e non voleva più nascondersi: aveva guardato lui e la sua gente con gli occhi di quei due giovani e per la prima volta, come forse era accaduto a Bud e a qualcun altro, si era vergognato di essere un Eisbiber.

In cambio delle sue informazioni, Rosie lo portò al castello Oscuro perché fosse protetto, finché i Cacciatori non avrebbero catturato gli Hassilich. Tremotino si aspettava una cosa del genere da quando era uscita con Zak per andare a quel raduno. Se l'audacia non era nella natura degli Eisbiber, rientrava in quella di Rosie, e di Belle...

 

Due giorni dopo, Zak gli mandò un messaggio: avevano catturato gli Hassilich, con qualche ammaccatura, ma ce l'avevano fatta, e ora Arnold e i gli altri Eisbiber potevano stare tranquilli.

Rosie e le orchesse riaccompagnarono Arnold a casa sua, e quando tornarono, li stavano aspettando i loro genitori alla porta. “Che cosa succede?” chiese Rosie,

“Dì un po'...che cosa hai detto di preciso agli Eisbiber quando tu e Zak siete andati al raduno?” gli chiese Tremotino,

“Perché?”,

“Vieni dentro a guardare...”, quando la ragazza entrò, vide che l'atrio era pieno di fiori, frutta, verdura, leccornie di ogni genere, coperte fatte a mano, e alcuni oggetti di artigianato.

“Dopo che siete uscite stamattina, sono cominciati ad arrivare, e quando abbiamo chiesto spiegazioni, ci hanno solo detto che sono molto grati a te e al tuo ragazzo” spiegò Belle, “E tu non sei nemmeno andata a caccia con lui e il suo clan...deve essere stato per qualcosa che hai detto alla loro riunione...”,

“Niente” fece Rosie, “Ci siamo solo offerti di aiutarli...e ho detto loro cosa pensavo...”,

“Be', chissà cosa avranno portato al castello dei Cacciatori, visto come hanno riempito il nostro ingresso...” fece Elodie.

Rosie sorrise soltanto. Era certo che le cose sarebbero andate meglio per i tassi. Ora che uno di loro aveva trovato un po' di coraggio, forse l'avrebbero fatto anche gli altri.

 

 

 

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Capitolo 22
*** Witch Hunters ***


Capitolo 22

Witch Hunters

 

 

Rosie stava tranquillamente stendendo il bucato, quella mattina. Ormai era estate, e i panni si sarebbero asciugati presto. Con lei c'erano Marina, che la stava aiutando, e Tori che giocava insieme a Sultano. Gli altri erano tutti al mercato per vendere e per fare acquisti, visto che avrebbero avuto ospiti.

In serata sarebbero arrivati da loro Henry e Gwen, di ritorno dal reame di lei. I due ragazzi si erano recati al paese natale della donna per il compleanno di suo padre, e avevano deciso di passare un paio di giorni da loro, prima di ritornare a casa.

Ad un certo punto, Rosie udì un rumore strano venire dagli alberi. Si voltò, ma non sembrava esserci nessuno. Si allontanò qualche istante, e fu investita da una nuvola rossa di fumo. Fece in tempo a lanciare un urlo, per far scattare Marina e Tori. L'orchessa più grande prese la sua frusta da orco, ma Rosie non c'era. Poi furono prese alla sprovvista da un paio di streghe. Capirono che erano delle fattucchiere, ma addormentarono anche loro prima che riuscissero a fare qualcosa.

 

 

Rosie era ospite al castello di Biancaneve e di David, in quei giorni. Oltre a lei, i suoi genitori e la famiglia degli orchi, erano arrivati anche due ragazzi dell'età di Henry: Hansel e Gretel. I due si erano addestrati per mesi e ora erano diventati cacciatori di streghe nere.

Quella sera, erano tra gli invitati di un piccolo banchetto, e la bambina si era fermata spesso a guardarli incuriosita. All'alba di quel giorno li aveva visti allenarsi nel cortile del castello, e ora gli andò vicina, per parlargli da sola. “Ciao Rosette” le disse Gretel,

Ciao...se volete, potete chiamarmi Rosie” disse lei,

E' da quando siamo arrivati che ci osservi” le fece notare Hansel, “Come mai?”,

Ero solo curiosa...Siete primi cacciatori di streghe che conosco, sapete?”,

E tu sei una delle poche streghe bianche che abbiamo incontrato”,

Come fate a sapere che sono una strega bianca?”,

Be', la tua pelle non è segnata dalla stregoneria nera come la maggior parte delle streghe cattive...Sarebbe di un pallore mortale, e avresti segni sul viso” rispose Gretel, “Senza contare che Henry ci ha raccontato che tu sei stata battezzata dalla fate...Se avessero avuto anche solo il sospetto che saresti potuta diventare una strega nera, non si sarebbero mai avvicinate”,

Rosie annuì, “Io comunque so solo fare qualche magia, per ora...”, e rimase a conversare con loro per un po'. Per essere dei cacciatori di streghe, dovevano trovarla simpatica.

 

 

Quando Rosie si risvegliò, si accorse che stava sulle spalle di un troll della foresta. La stava trasportando, ma non sapeva dire dove. Poi si fermarono presso una piccola cascata, e allora la ragazza si accorse di essere legata con corde magiche. Il troll la depose accanto a lui, e la creatura le mise un po' di fango su alcuni graffi che aveva, e le fece bere qualche sorso d'acqua. Dapprima la giovane maga cercò di scostare l'acqua che gli porgeva, ma quando lo guardò negli occhi, non vi vide alcuna cattiveria.

“Perché mi stai aiutando?” gli chiese dopo che finì di bere,

“I troll sono al servizio delle streghe” rispose lui semplicemente,

“Come ti chiami?”,

“Edward”,

“Perché mi hai rapita?”,

“Non sono stato io a rapirti, altre streghe potenti me lo hanno ordinato...”,

“Quali?”,

“Non posso dirti niente...”, e se la caricò di nuovo in spalla, portandola via.

 

Anche Marina e Tori, nel frattempo, si erano riprese. Le loro sorelle le avevano portate a casa, e oltre alla loro famiglia, c'erano anche Gwen, Henry, Hansel, Gretel e un loro giovane aiutante, di nome Ben.

Raccontarono alla loro famiglia cosa era accaduto, e alla fine Hansel disse: “Siamo arrivati tardi”,

“Che cosa vuol dire?” chiese Marina,

“Sapete chi sono quelle streghe?” chiese Belle, preoccupata, “Quando siete arrivati con Henry e Gwen, ci avete detto che ci sono dei bambini in pericolo e che forse lo era anche Rosie...”,

“Sì, purtroppo” confermò Gretel e cominciò a raccontare cosa sapevano: in un villaggio a poche miglia da lì, dei bambini, sei maschi e sei femmine, erano scomparsi una notte dalle loro case. Loro si erano scontrati con una strega di nome Muriel, che stava preparando un sabba con altre maghe malvagie, dove avrebbero usato il sangue di quei bambini nella Notte della Luna di Sangue, un particolare avvenimento che avveniva solo una volta per generazione, nella quale il sacrificio dei bambini più quello di una potente strega bianca, avrebbe consentito alle streghe di preparare un incantesimo che le avrebbe rese immuni al fuoco dei roghi e dunque invincibili.

“Siamo sicuri che è Rosie, la strega che vogliono” concluse alla fine Gretel, “Ce lo ha confermato la Fata Turchina, ieri notte, e siamo corsi subito da voi...per fortuna sulla strada abbiamo incontrato Henry e Gwen”,

“La Notte della Luna di Sangue è prevista per domani, quando la luna piena sarà alta nel cielo e si tingerà di rosso” disse Hansel, “Se non interveniamo, quelle streghe berranno il sangue di Rosie e di quei bambini...”,

“Chiamerò i miei genitori e i miei nonni...Ci aiuteranno anche loro!” fece subito Henry, e poi si rivolse a Tremotino, “Credo che ci servirà l'aiuto di tutti...”,

“Forse dovremmo chiamare Zak e gli altri cacciatori...” disse Phoebe, e le sorelle annuirono,

“Chiamate pure chi volete!” fece Tremotino, ma nella sua voce c'era una rabbia che sembrava sul punto di esplodere, “Ma vi garantisco, che una o cento, potenti o meno, quella di domani sarà l'ultima luna che vedranno!”

 

Nel frattempo, anche Rosie era venuta a conoscenza dei piani delle streghe. Edward l'aveva portata in una grotta, dove erano imprigionati dodici bambini. Il più grande non doveva avere più di dieci anni...

Fu una strega di nome Muriel, con altre due streghe, gli spiegò cosa avrebbero fatto domani, ma nonostante i loro perfidi propositi, Rosie rimase rigida. Se era spaventata, non lo sembrava troppo...

“Pensi forse che tuo padre, la Salvatrice e i cacciatori di streghe ti salveranno?” la derise Muriel, vedendo tanta spavalderia, “Povera ingenua...durante la Notte della Luna di Sangue noi saremo più potenti, e useremo i peggiori incantesimi per terminare il rito...Quindi non farti troppo illusioni!”,

“Tu non farti illusioni: mio padre è il mago più potente di questo mondo, e sia lui che la mia famiglia vi fermeranno!” disse Rosie, e lo pensava davvero,

“Sempre che arrivino in tempo!” e detto questo la lasciarono.

Rosie le guardò andare via con sguardo truce. Guardò prima i bambini, spaventati, poi abbassò gli occhi e vide qualcosa che gli fece venire in mente un modo per comunicare con suo padre ed Emma. Prese un sasso bianco, né troppo grande né troppo piccolo, e con un gesto della mano, lo trasformò in un piccolo cigno di pietra. “Vola” mormorò semplicemente e il cigno aprì le sue ali di pietra e uscì dall'unica fessura aperta, che mostrava il cielo.

La giovane lo guardò andare via, sperando che i suoi cari l'avrebbero trovata in tempo. C'erano la sua vita e quella di tutti quei poveri bambini in gioco...

 

In serata, arrivarono al castello Oscuro Emma, Bea, Regina Biancaneve, David e Leonard, accompagnati dai sette nani, e altri loro amici. Vennero raggiunti anche da Zak e dai suoi due fratelli. Mentre erano riuniti nella sala dei trofei, dalla finestra entrò il cigno di pietra.

Emma capì subito che l'aveva mandato Rosie. Il cigno allora parlò e indicò loro dove streghe si sarebbero riunite domani notte: davanti a un antico monolite di pietra ai margini della foresta, affacciata sul mare, dove si erano tenuti un tempo antichi riti. Ora potevano studiare un piano per riprendersela, e Tremotino giurò a se stesso che l'avrebbe riportata a casa a qualunque costo. Non avrebbe mai permesso che Belle la perdesse...

 

 

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Capitolo 23
*** Red Moon ***


Capitolo 23

Red Moon

 

 

Belle mise Rosie nella culla. Ormai la festa per battesimo della piccola era finita e, a parte la loro famiglia che era ospite al castello, gli invitati erano andati via. La guardò per qualche minuto, e poi sentì Tremotino che arrivava alle sue spalle. Lui l'abbracciò da dietro, “Dorme?”,

Sì...credo che abbia avuto abbastanza emozioni, per oggi...” rispose lei, e continuò a guardare la bambina, “Sai, ora capisco cosa devi aver provato quando Bea se n'è andato...”, e guardò Tremotino negli occhi, “Io sento la mancanza di Rosie anche se sto solo in un'altra stanza...”,

Già, è la stessa cosa anche per me...Anzi, dopo quello che è successo con Bea, è pure peggio...E' un'ansia che non possa mai...”, Belle appoggiò la testa sul suo petto, come per stargli più vicino.

La vera differenza adesso, era che almeno avevano l'un l'altro, per superare le avversità...

 

 

Era quasi il tramonto, e quella notte ci sarebbe stata una luna rossa alta nel cielo. Rosie, con grande sconcerto delle streghe, era rimasta imperturbabile, e cercò di consolare i bambini. Anche se quella ragazza era la figlia dell'ex Signore Oscuro, non si aspettavano che una sedicenne sarebbe rimasta così fredda. Muriel e le sue ancelle avevano cercato inutilmente di spaventarla, dicendole che suo padre non sarebbe mai riuscito a liberarla: nessun mago poteva combattere con tante streghe insieme. “Lui è di più!” ribatté semplicemente lei a quelle megere, cosa che le irritò.

Rosie rivide Edward, quando lui le portò una veste bianca, con uno strascico. “Serve per il rito” disse semplicemente,

“Edward, ascoltami...devi aiutarmi!” fece Rosie, “Lo vedo che non sei malvagio e che anche tu hai paura...Ricordo quello che mi hai detto...che i troll sono al servizio delle streghe, ma queste sono veramente perfide, e se terminano il rito e nessuno potrà ucciderle, solo il cielo lo sa cosa faranno in giro per la Foresta Incantata...” e poi fece cenno ai bambini, “Quei bambini sono innocenti...come ti sentiresti se al loro posto ci fossero dei piccoli della tua razza?”,

“Io non ho molta scelta: non sono forte abbastanza, per aiutarti...”,

“Puoi fare anche tu, qualcosa...”, in quel momento venne una delle ancelle di Muriel, che ordinò a Edward di andarsene, dopo averlo graffiato con degli artigli che si ritrovava al posto delle unghie. “Lascialo in pace! Non ha fatto niente!” la intimò Rosie,

“Silenzio, e farai meglio a vestirti, se non vuoi che lo facciamo noi...e non sarà piacevole!” le ringhiò per risposta la strega, prima di andarsene.

 

Per tutto il giorno, Jaktor e le sue figlie si erano preparati al meglio con le loro fruste. Erano le armi preferite dagli orchi: formate da spuntoni, pesanti, e in grado di fracassare il cranio di un uomo a sei pollici di distanza. Magia o meno, quelle streghe avrebbero avuto il fatto loro, una volta colpite.

Anche Belle si era preparata per andare con loro. Tremotino aveva provato a convincerla a restare a casa con Elodie e Tori, ma non c'era stato nulla da fare. Si stava finendo di vestire, quando arrivò al tramonto, e osservò il sole che stava calando con aria angosciata. “Belle...” Tremotino era appena entrato nella stanza, “Sei sicura di voler venire, allora?”,

“Sì” rispose lei decisa, “Non ho cambiato idea!”, poi si fermò un momento, “Scusami, Tremotino...non volevo essere brusca...è solo...”,

“...solo che non puoi fare a meno di stare in pena per Rosie” concluse lui, e prese sua moglie per le spalle, “Lo so, e ti prometto che non lascerò niente di intentato per riportarla a casa”,

Belle annuì, sapeva che l'avrebbe fatto. Ora capiva come doveva sentirsi suo marito, quando Bea era scomparso, e tutto quello che aveva affrontato per riaverlo indietro...Lei in quel momento di stava facendo le stesse domande che lui doveva aversi fatto per quasi due secoli: come stava la sua bambina? Era ferita?

“Tieni questa” gli disse Tremotino, interrompendo i suoi pensieri, e gli porse una spada. “E' una spada che hanno forgiato le orchesse...E' abbastanza leggera per te, e l'ho cosparsa con sangue di drago: questo manderà il corpo di quelle streghe in fuoco e fiamme!”, e poi la baciò, “Andrà tutto bene: te la riporto io!”

Uscirono insieme dalla loro camera, e sapevo entrambi che non sarebbero tornati a casa senza la loro bambina.

 

 

Quando portarono fuori Rosie e i bambini la luna era quasi alta nel cielo, ed era rosso sangue. Misero Rosie davanti al monolite, e i bambini sulla destra.

Muriel si mise davanti a loro e parlò alle altre streghe. Dovevano essere una cinquantina...Rosie non se l'aspettava che fossero così tante!

“Sorelle, la Luna di Sangue è quasi alta, ormai!” disse a gran voce Muriel, e le altre streghe esultarono, “Questa notte diventeremo invulnerabili ai roghi e agli altri maghi...”, e si voltò verso Rosie, “Tra poco, la strega Bianca morirà e berremo il suo sangue!”, e ci furono altri boati di giubilo.

Rosie continuava a guardarsi intorno. Sapeva che i suoi cari erano vicini, li sentiva...Sentiva la magia di Zak, di suo padre, di Emma, ed era sicura che ci fosse anche Regina.

Muriel iniziò a recitare delle parole in una lingua arcaica, mentre gli altri stavano osservando la scena, per vedere quando agire. Per un attimo, Biancaneve ebbe l'impressione di essere tornata indietro nel tempo, quando aveva cercato di liberare David da Regina, oppure quando erano andati a salvare Henry da Peter Pan.

Agirono in fretta, quando Muriel levò il coltello verso Rosie. Quasi tutti cominciarono a scontrarsi con le streghe, mentre Biancaneve, Gael e Luna misero al sicuro i bambini. Tremotino si precipitò subito da Rosie, ma Muriel l'aveva portata via nella confusione.

La strega trascinò la giovane su per una rupe, dove c'erano degli scogli. Era furiosa: nonostante tutti gli incantesimi di protezione, Tremotino, la Salvatrice e la regina li avevano spezzati, e il rito era fallito. “Berrò comunque il tuo sangue per assorbire la tua magia” mormorò lei furiosa, ma Rosie si dibatté come una tigre, e fece in modo che Muriel, con il suo coltello, recidesse le corde magiche che le impedivano di fare incantesimi, ma non fece in tempo a fare niente, che suo padre spuntò da dietro e gettò la strega dalla rupe. Rosie guardò con occhi spalancati la strega che cadeva...

Poi alzò gli occhi verso suo padre che si precipitò a prenderla tra le braccia, e Rosie alzò le mani istintivamente, come faceva da bambina quando lui voleva prenderla in braccio. Quell'incubo era finito...

 

Le streghe erano state quasi tutte uccise e in poche erano scappate. Solo quando raggiunsero gli altri, Tremotino lasciò andare Rosie, che corse ad abbracciare la madre, ed entrambe furono avvolte dalle braccia del mago. Era un sollievo vedere che la ragazza stava bene.

Quando Rosie si decise a sciogliersi dall'abbraccio dei genitori, corse da Zak, e anche lui la strinse forte. Poi tornarono al villaggio per riportare i bambini a casa e infine al castello Oscuro. Elodie preparò da bere per tutti, compreso Edward, che sembrava deciso a restare con Hansel e Gretel, dopo che quest'ultima le aveva salvato la vita. Sarebbero stati una bella squadra.

Rosie osservò tutti i suoi cari, felice di essere tornata da loro. Suo fratello le venne vicino, le mise un braccio sulla spalla per portarla vicina a sé e darle un bacio. “Sono contenta che i bambini siano tornati a casa”, era una frase semplice, ma per Bea, che era stato per tanto tempo un Bambino Sperduto, aveva un significato più profondo.

“Anch'io” gli rispose lui sorridendole, e la strinse affettuosamente a sé ancora un po'.

 

 

 

 

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Capitolo 24
*** Buon compleanno, bambina ***


Capitolo 24

Buon compleanno, bambina

 

 

Belle ormai aveva finito di apparecchiare la tavola nel salone delle feste. Lei, Phoebe e Hertha avevano appena terminato, era il tramonto, e le due orchesse presero il baule vuoto, dove prima erano contenute le stoviglie. “Rosie, dove diamine è?” chiese Phoebe,

“Dovrebbe essere qui” fece Belle tenendo d'occhio la porta. La ragazza prima era con loro nella stanza accanto a quella, dove tenevano le decorazioni e le stoviglie per le occasioni speciali.

“Be' quando la vedi, dille di andarsi a provare l'abito, così nostra madre glielo potrà aggiustare” fece Hertha. Si riferiva all'abito che la loro madre gli aveva cucito per il suo compleanno, un regalo da parte loro e dei genitori della ragazza, insieme a dei gioielli.

“Va bene, la chiamo io...” fece lei, e rimase a sistemare le ultime cose. “Rosie, dove sei?” la chiamò a gran voce,

Sono qui, mamma!” rispose lei da fuori, ed entrò nella stanza con in mano una decorazione di argento, a forma di luna calante, completa di occhi chiusi e naso. “Stavo cercando questa” fece lei, mostrandole l'oggetto, “Ti ricordi? L'hanno fatta le orchesse, dopo che l'avevamo visto su uno dei libri che leggevo da bambina...”, era stato un regalo per il suo settimo compleanno.

Belle sorrise, e le accarezzò una guancia. “Certo, che me la ricordo...perché noi vai a metterti il vestito? Così la madre delle orchesse può aggiustartelo, se serve...”, e prese la decorazione, “Qui finiamo noi”.

E così fece.

 

 

Rosie si guardò nello specchio. L’abito dorato di sua madre le stava davvero bene. “E’ incredibile!” disse a sua madre che stava seduta sul letto a guardarla, “Sembra fatto apposta per me”,

Già, e per fortuna si è conservato bene…”,

E’ davvero bellissimo”.

Belle ammirò sua figlia, sorridendo. A volte, mentre la guardava come adesso, si chiedeva come avesse fatto a mettere al mondo una ragazza così bella e aggraziata, ma che sapeva essere forte come una quercia.

Ero un po’ più grande di te, quando indossavo quest’abito” le disse, “Tu sei più alta e slanciata di me”.

Rosie si girò e si sedette anche lei sul letto, stando attenta a non rovinare il vestito, e prese uno dei biscotti, che lei e sua madre stavano gustando.

Fra due giorni sarà il tuo compleanno” le disse, scostandole una ciocca di capelli dalla fronte, “E pensare che mi sembra ieri che, oggi a quest’ora, stavo sdraiata su questo letto con te nel pancione…nell’ultimo periodo non facevi che scalciare, e sei arrivata dieci giorni in anticipo! Non vedevi l’ora di uscire…”, e risero insieme, “Proprio come adesso…”.

Rosie la guardò. Allora se ne era accorta…Ma era meglio non approfondire l’argomento. Ognuno aveva diritto a un suo piccolo mondo segreto, e Rosie entrava nel suo quando usciva durante le sere d’estate e correva di notte sotto la luna, in mezzo alla natura, per poi ritornare, il più delle volte, all’alba.

Sai, il giorno del mio sedicesimo compleanno, mia madre mi fece una promessa” le confidò Belle, “Disse che ormai ero grande, e che dovevo cominciare a pensare al mio matrimonio...A me sembrava presto, ma lei mi promise che mi avrebbe regalato una coroncina con i fiori che sbocciavano in primavera, dal suo paese...Una ghirlanda di fiori bianchi...”, e l'accarezzò mentre glielo raccontava, “Ma non ha mai potuto mantenere la promessa”,

E non hai mai pensato di metterne una lo stesso?” gli chiese la giovane,

No...Senza di lei non mi sembrava che avesse senso...Ma a noi non succederà: quel giorno io ci sarò, e te ne farò una...Sarà il mio regalo personale per te”,

Mi piacerebbe” e l'abbracciò, appoggiando il capo sul petto di sua madre.

Restarono così qualche istante, prima che una voce interrompesse quel momento. “Belle! Rosie! Dove siete?” era suo padre.

E’ papà! Sarà meglio che vada a cambiarmi” fece Rosie,

No, perché non gli fai vedere come ti sta” gli propose Belle, “Siamo in camera!” disse al marito mentre lo sentiva arrivare dal fondo del corridoio,

Che state facendo voi due?” gli chiese lui entrando, e rimase a bocca aperta nel vedere Rosie con l’abito dorato di Belle, la ragazza si alzò e gli si mise davanti, “Rosie…” fece lui, “Perché ti sei messa l’abito di tua madre?”,

Volevo vedere come mi stava…ti piaccio?”, lui guardò prima la moglie e poi di nuovo lei,

Sì…sei bellissima, lo sai?”, proprio come sua madre, pensò mentre l'abbracciava.

 

 

Rosie si era appena cambiata d'abito. Era di colore nero, con delle cuciture dorate finissime, e le stava perfettamente. Si mise i gioielli che le aveva fatto suo padre con la paglia filata in oro. Poi sentì bussare, e quando si voltò c'era suo padre, che gli chiese di seguirlo.

La prese per mano e una volta usciti dalla stanza, con la magia, la portò nella cripta dove teneva la magia che non riusciva a controllare. “Questa allora è la tua cripta?” chiese Rosie. Sapeva dell'esistenza di quella stanza, ma non c'era mai venuta prima.

“Sì, è questa” confermò lui,

“Perché mi ci hai portato?”,

“Diciamo che se ti servirà un posto per tenere sotto controllo della magia che non conosci, e ti capiterà, vedrai...”,

Rosie si guardava intorno, “E non hai paura che mi metta a frugare dove non dovrei?”,

“Forse fino all'anno scorso la pensavo così, ma nell'ultimo anno sono accadute molte cose, e credo che tu ne abbia passate abbastanza da sapere quando è prudente o no usare la magia”.

Ed era vero. “Già...” fece lei e si guardò ancora intorno, “Chi lo sa? Magari un giorno saprò come usare almeno alcune delle cose qua dentro”, fece lei,

“Può darsi”, e ritornarono a casa.

 

La sala delle feste era piena. Gli strumenti suonavano da soli, grazie alla magia, e al banchetto c'erano ogni tipo di prelibatezza. Rosie, oltre alla famiglia, aveva invitato molti amici, vicini e lontani.

Ovviamente c'erano Zak e gli altri Cacciatori, compresi i genitori e la sorellina del ragazzo, oltre ai suoi due fratelli maggiori. La ragazza vide i suoi genitori parlare amichevolmente con quelli di Zak. La sua amica Ida le venne vicino, e Rosie le disse che voleva ballare. “Vuoi ballare da sola?” le chiese la sua amica, perplessa,

“Ma non ballerò da sola!”, e la prese per mano, avvicinandosi ad Asela, Jorinde e Winnifred. “Toglietevi le scarpe e ballate con me!”, e le ragazze, divertite, lo fecero.

La musica divenne più allegra e le cinque giovani danzarono insieme al centro della sala. All'inizio tutti le guardarono semplicemente, poi altri invitati, la maggior parte ragazze, si unirono a loro. Gli occhi di Rosie, dopo qualche giravolta, incrociò gli occhi di Zak, che la osservava intensamente, e lei gli sorrise...

Quando finì di ballare, in un momento di calma, Emma gli venne vicino, complimentandosi per la festa. “Anche loro ti avrebbero fatto una festa così, per i tuoi sedici anni, sai?” le disse Rosie guardando David e Biancaneve,

“Lo so” fece Emma. I sedici anni, nella Foresta Incantata erano una tappa importante per i ragazzi e le ragazze: praticamente, si diventava adulti. “Ma non pensiamo a queste cose” fece lei, per scacciare la tristezza, “E' il tuo sedicesimo compleanno...Ormai sei una donna!”, e tornarono entrambe ai festeggiamenti.

La serata stava passando piacevolmente, e poi ci fu il taglio della torta. Ad un certo punto, Zak prese da parte Rosie, e gli chiese se poteva parlargli in privato. Così i due andarono in giardino, ed entrarono nel gazebo.

“Allora, di cosa volevi parlarmi?” gli chiese Rosie, sedendosi,

“E’ un discorso un po’ lungo...Sai, in questo ultimo anno sono successe molte cose, da quando ci siamo incontrati…”,

“Già, ne abbiamo passate parecchie”,

“E credo che entrambi non siamo più gli stessi ragazzi che eravamo prima di incontrarci...”,

Rosie lo guardò, non capendo dove volesse arrivare. “Che cos'è che vuoi dirmi, veramente?”,

“Quello che sto cercando di dirti e che da quando ti ho incontrato, tutto quello che ho fatto è stato in parte anche per te…Non posso staccarmi da te, Rosie: né il mio cuore, né il mio sangue, né la mia mente, né nessun'altra parte di me...Non posso e non voglio!”, e le prese il volto tra le mani, “Ho sempre pensato che l'amore ci rendesse stupidi…Che ci rendesse deboli…Pessimi maghi…Amare è distruggere! Ci credevo…”, Rosie non riusciva a distogliere gli occhi dai suoi. “Una volta pensavo che per essere un buon guerriero non avrei dovuto attaccarmi a nessuno, non voler bene a niente e a nessuno, soprattutto a me stesso…Correvo tutti i rischi che potevo…Mi buttavo in bocca a mostri e maghi neri…” Zack fece un sorriso incerto. “E poi ho incontrato te…la figlia del Signore Oscuro, che apparteneva a quella categoria di maghi che di solito il mio clan caccia…Ho visto quanta passione mettevi, in qualsiasi cosa ti cimentassi a fare, che fosse magica o no, e soprattutto ho visto quanto amavi la tua famiglia e i tuoi amici, e quello che eri disposta a fare non solo per loro, ma anche per degli estranei…L'amore non ti rendeva più debole: ti rendeva più forte, e rendeva più forte chi ti stava a fianco…E mi sono reso conto di essere sempre stato io quello debole…”,

“No!” esclamò lei con veemenza, “Tu non sei debole!”,

“Forse non più…e lo devo a te! Tu mi ha reso più forte!”, e s'infilò una mano in tasca, “So che ora siamo troppo giovani per sposarci, ma possiamo farci delle promesse...”, e gli mostrò un bracciale, che doveva aver fatto lui. Zak si mise in ginocchio e glielo infilò: era un cerchio di legno che il ragazzo aveva dipinto di bianco, facendo in modo che restassero del colore del legno delle rose. “Rosie, vuoi fidanzarti con me?”,

Rosie rimase inizialmente senza parole, poi rispose felicemente: “Sì”, e gli mise le braccia intorno al collo, “Sì...Ti direi di sì, mille volte!” e caddero per terra tutti e due, ridendo. Rosie lo baciò e poi si rialzarono, per tornare alla festa.

Quello era stato il più bel regalo di compleanno che avrebbe mai potuto ricevere.

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