You Could Be Happy

di bells_91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Time ***
Capitolo 3: *** Astrid's Arrival ***
Capitolo 4: *** Who Is She? ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


You Could Be Happy

 

Ciao!!! Questa è la prima volta che pubblico una fanfiction, scritta in collaborazione con mione91, che mi ha aiutato ad evitare di combinare qualche pasticcio (data la mia bravura nell’uso del computer ihihih!).

Speriamo che vi piaccia e accetteremo qualsiasi commento, critica, quello che volete!

Buona lettura!

You could be happy

 

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PROLOGO

Erano passati tre secoli da quando ero diventata una vampira.

Avevo sempre desiderato del sangue umano, ma mai quanto avevo desiderato il tuo in quel momento, Charlie Swan.

Avevo sempre ucciso, anche senza lo scopo di nutrirmi, ma per la prima volta non volevo uccidere un essere umano, tu, Charlie Swan.

E c'era un unico motivo.

Mi ero innamorata.

Avevo sempre creduto che il mio cuore non potesse provare un'emozione così grande e devastante.

Perchè è proprio così che è il nostro amore, quel sentimento che ci lega al di là di ogni pensiero razionale.

Devastante.

E nonostante questo, io, Astrid Birmingham, volevo, per la prima volta nella mia vita di vampira, preservare un'altra vita, una vita umana.

La tua, Charlie Swan.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Time ***


Time

Hallo! Ecco a voi il primo capitolo! Prima, però, mille GRAZIE a revelation80 che è stata la prima (e l’unica per ora ihihih) a lasciarci una bella recensione, GRAZIE ad amimy e Honey Evans che hanno aggiunto la storia tra i preferiti, e ancora grazie a tutti coloro che hanno letto ma non commentato. Speriamo che You Could Be Happy continui a piacervi. Alla prossima!

 

TIME

 

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Era l’alba.

O almeno avrebbe dovuto esserlo, ma, a giudicare dall’abituale coltre di nuvole che copriva il cielo sopra Forks, chiunque avrebbe potuto pensare che fosse notte inoltrata. E la radiosveglia, che suonava puntualmente tutte le mattine, sembrava non volermi togliere dalla vista l’ora. Le sei. Fantastico: era domenica. Avrei potuto dormire ancora. E avrei potuto anche ricordarmi di togliere la sveglia la sera prima. Iniziare ad avere possibili sintomi di alzheimer alla bella età di trentanove anni era abbastanza grave, specialmente se la persona che sembrava soffrirne ero io.

Charlie Swan. Capo della stazione di polizia a Forks, divorziato, padre di una figlia che, troppo giovane, a diciotto anni, si era sposata e aveva adottato insieme al marito una bambina, Reneesme. La piccola mi aveva conquistato subito al nostro primo incontro: era speciale. Speciale veramente, perché solo lei poteva avere tre anni di vita e dimostrarne dieci. Quel giorno era il suo compleanno: Bella aveva insistito affinchè andassi io, per una volta, a casa sua, alla piccola festa di Nessie in famiglia e, alla fine, avevo ceduto. Per me, recarmi a casa Cullen era ogni volta fonte di disagio, e ciò non dipendeva soltanto dal luogo in cui si trovava (nel bel mezzo di un bosco), ma dalla costante presenza di una strana atmosfera che si creava tutte le volte che mi recavo là: l’aria si faceva irrespirabile e la consapevolezza del fatto che i Cullen, compresa Bella, mi nascondessero un segreto, non migliorava di certo la situazione.

Abbandonai i soliti pensieri e, svogliatamente, mi alzai dal letto, cercai le pantofole che si trovavano lì da qualche parte e mi trascinai in bagno per la toilette quotidiana. Lo specchio di fronte a me rifletteva il volto di un uomo dai capelli neri, segnato da dolori ormai passati ma, piccolo dettaglio, senza baffi: Sue era riuscita finalmente a convincermi a tagliarli, sostenendo che sembravo un uomo troppo vecchio e sciupato per la mia età.

Dopo essermi fatto una doccia scesi in cucina, feci colazione e, dopo aver passato la mattinata tra lavoretti e faccende domestiche, afferrai il pacchetto sgualcito che la commessa aveva, a mio parere, incartato troppo male per essere destinato a Nessie, e uscii di casa, pronto per andare a casa Cullen.

 

* * * *

 

Finalmente l’avevo trovata.

Casa Cullen, dimora Cullen, poteva essere quel cavolo che voleva l’enorme villa che si stagliava di fronte a me nel bel mezzo del bosco.

L’importante era che ci fosse lui. Jasper Whitlock. Man mano che mi avvicinavo alla monumentale abitazione, mi sembrava di percepire l’antico e famigliare odore di quel sciocco vampiro che, insieme ad altri, aveva dato non pochi problemi al corpo di guardia dei Volturi, di cui facevo parte anch’io. Le guerre tra i clan del Sud mi avevano dato veramente sui nervi: io ero stata incaricata di scovare i responsabili di questi disordini e uno di quelli era proprio Whitlock. Peccato che lui se la fosse data a gambe e mi avesse costretta a vagare per troppo tempo alla sua ricerca. Mi era stato insegnato a non lasciare le cose a metà ed io ero determinata a portare a termine il mio compito.

Mi mossi con passo deciso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Astrid's Arrival ***


Astrid's Arrival  

 Astrid’s Arrival

 

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Ebbi giusto il tempo di arrivare davanti alla porta, che questa si aprì.

Davanti a me c'era una ragazza minuta, con i capelli corti e gli occhi vispi.

-Alice.

Non si sorprese del fatto che conoscessi il suo nome. E questo fatto non sorprese nemmeno me.

Erano anni che cercavo Jasper e sapevo che lei era la sua compagna.

-Sapevo che saresti arrivata.

Dall'altra stanza arrivò una voce: -Alice? E' arrivato Charlie?

-No, Bella. Un'ospite inaspettata.- rispose.

Mi fece cenno di entrare e la seguii lungo il corridoio luminoso. Tutta la famiglia Cullen era riunita nel grande soggiorno, addobbato con grandi festoni, chissà per quale festa.

Sapevo il nome di ciascuno di loro. E conoscevo anche il loro passato.

Carlisle ed Esme erano accovacciati sul divano, mentre Rosalie sedeva sulle gambe del marito, Emmett.

Edward era al pianoforte, intento a comporre chissà quale melodia con la figlia,

Reneesme, e alle loro spalle c’era Bella, la moglie.

Che bel quadretto familiare, pensai sarcastica.

Ed eccolo lì, finalmente.

-Jasper Whitlock. O dovrei dire Hale?

Nella stanza cadde il silenzio, sembrava che tutti avessero smesso di respirare.

Cosa assolutamente possibile.

Solo Jasper sembrava più tranquillo rispetto agli altri.

-Astrid. Alla fine sei riuscita a trovarmi.

-Ne dubitavi forse?- gli risposi.

A quel punto Carlisle si alzò, chiedendomi: -Posso sapere chi è lei e perché è qui? Come può vedere sta per iniziare una festa.

Lo guardai dritto negli occhi. Occhi dorati, senza la minima traccia di paura.

-Mi chiamo Astrid. Sono venuta per parlare con Jasper. Lui sa perché sono qui.- risposi.

-Jasper? - .Carlisle si voltò verso di lui con sguardo interrogativo.

-So perché è qui. Vecchie storie della mia vita passata.- disse guardandomi dritto negli occhi.

-Io non le considererei vecchie. Il mio compito non è ancora terminato.

Mi guardò con aria truce. E Edward si girò verso di lui con uno sguardo stupefatto.

Alice, che fino ad allora era rimasta zitta, disse qualcosa che, anche se non lo sapevo, sarebbe stato l'inizio di tutto.

-Charlie arriverà tra pochi minuti.

Le sue parole furono confermate dal rumore di una macchina in avvicinamento. La bambina, Reneesme, si alzò dal posto che occupava accanto al padre.

-Arriva nonno Charlie!!!- esclamò iniziando a correre verso la porta.

-Reneesme, aspetta – disse fermo Carlisle. – Bella, va a ricevere Charlie. Intanto noi vediamo come risolvere questa nuova situazione.- aggiunse perplesso.

Credevano forse di liquidarmi così?

-No- rispose Edward al silenzio delle mie parole.

Ah certo! Il rosso sa leggere nel pensiero.

-Io non mi muovo da qui. – replicai decisa.

Inaspettatamente, sentii una porta che si apriva e, una folata di vento entrò con il nuovo arrivato.

Un umano.

Il mio cantante.

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Capitolo 4
*** Who Is She? ***


Who Is She  

Who Is She?

 

 

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Chissà perché, quel giorno Bella era già sulla porta di casa ad aspettarmi.

-Tempismo perfetto, papà. Mi sei mancato.- disse, non appena scesi dall’auto. Poi, non appena si accorse che stavamo per varcare la soglia del “silenzio imbarazzante” si affrettò ad aggiungere: -Come stai?

-Bene.- risposi – Piuttosto, tu?

-Tutto okay. Reneesme arriverà tra poco, Alice sta finendo di prepararla per la festa, sai com’è.

Sbuffò, rivelando come a lei quel genere di preparativi non l’avessero mai entusiasmata più di tanto.

Entrammo nell’ampio salone che Alice aveva opportunamente decorato: dal soffitto pendeva un enorme festone con la scritta “Happy Birthday Reneesme!”, circondato da palloncini colorati che occupavano ogni angolo. Di fronte a me, la famiglia Cullen al completo attendeva l’arrivo della festeggiata. Il dottor Carlisle si avvicinò per darmi il solito benvenuto: -Charlie. Siamo felici che tu abbia accettato il nostro invito.

-E come potevo rifiutare?- replicai allegro –Non capita tutti i giorni che la piccola compia tre anni.

Solo allora notai che c’era qualcuno che non conoscevo. Una donna o una ragazza? Era difficile a dirsi. Era molto magra, troppo per i miei gusti, però nella sua fisicità non c’era nessuna traccia di imperfezione: aveva lunghi capelli castano scuro, e gli occhi neri come il carbone mi fissavano insistentemente.

Avevo qualcosa fuori posto?

Mi guardai e, dopo un attento esame di me stesso, constatai che era tutto in ordine. Lei, dal canto suo, era scalza, indossava un paio di jeans piuttosto malconci, strappati in alcuni punti, e una semplice maglietta. Sembrava messa male.

Ero appena entrato che la misteriosa donna si allontanò silenziosamente dal soggiorno e scomparve con Edward in qualche antro della casa. All’inizio non ci badai: pensavo che prima o poi sarebbe tornata, almeno per vedere Reneesme spegnere le candeline della torta. Ma non la vidi più per tutto il pomeriggio; inoltre né il dottor Carlisle né la moglie avevano accennato qualcosa al riguardo. Pensavo che fosse ancora educato presentarsi o presentare: che cercassero di tenerla nascosta?

Fu allora che Edward disse: - Ehm, capo Swan, perdoni Astrid, la cugina di Jasper e Rosalie: ha avuto un contrattempo e ha dovuto assentarsi.

Colto alla sprovvista, finsi di essere sorpreso: -Ah, stai parlando di quella donna che c’era quando sono arrivato?

-Sì papà - rispose Bella –Ah, Reneesme ti sta chiamando, credo che voglia giocare un po’ con te.

Non ebbi più il tempo di pensarci, perché quella peste di mia nipote tenne occupati me e Jacob  fino alla fine della festa… ecco le distrazioni fatte apposta per un nonno!

 

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