We are whit you.

di Lady Atena
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3. ***
Capitolo 4: *** 4. ***
Capitolo 5: *** 5. ***
Capitolo 6: *** 6. ***



Capitolo 1
*** 1. ***


Ad Alley, senza cui non avrei mai shippato la BruceTasha
A Claudia, da cui è venuta l'idea per tutto
Ed anche a quei figli di puttana che pensano di poter fare la Civil War

Natasha si fermò davanti all’uscio metallico, tirò fuori dalla tasca il tesserino e lo avvicinò all’identificatore. La porta emise un bip e si aprì, Natasha ripose il tesserino in tasca e guardò le scale illuminarsi. Le scese, tenendosi al corrimano. Intravide la figura di Tony in piedi davanti ad un cilindro.
“… così, amico mio, dovresti sapere che non puoi nasconderti dalle mie tecnologie con le mie tecnologie”.
Natasha scese l’ultimo gradino, sorrise.
“Si stava di nuovo vantando?” domandò.
Bruce alzò il capo, annuì sedendosi sulla sedia davanti a Tony con la schiena curva.
“Non fa altro” disse.
Tony aggrottò la fronte, arricciò il naso e spense gli schermi.
“Ti tengo compagnia”.
Bruce allargò le braccia, le unì e scosse il capo sospirando.
“Tony, stavo cercando di rifuggiarmi nello spazio aperto. Non voglio compagnia”.
Natasha si accostò a Tony, si chinò poggiando una mano sul vetro.
“Sai che ha ragione lui”.
Tony allargò le braccia, sogghignò.
“Visto?”.
Bruce scosse il capo alzandosi di scatto, diede le spalle ai due guardando il proprio letto sfatto e sospirò passandosi la mano tra i capelli.
“Ho perso il controllo, Natasha”, si voltò, “e sta volta non basta una ninna nanna a farmelo recuperare”.
Tony gesticolò camminando avanti e indietro davanti al cilindro.
“Abbiamo Veronica per questo”.
Natasha si rizzò, si poggiò contro il vetro addolcendo lo sguardo.
“E la ninna nanna ha sempre fatto il suo dovere”.
Bruce si avvicinò a lei, poggiò la fronte contro il vetro.
“Non esiste posto, al mondo, in cui io non sia una minaccia”.
Natasha lo guardò, strinse le labbra fino a farle sbiancare.
“Non lo sei accanto a noi”, alzò lo sguardo, “accanto a me”.
Bruce sospirò, si allontanò e schiacciò un pulsante. Il vibranio ricoprì la parte interna del vetro, scattò un allarme indicando presenza di elettricità. Tony si avvicinò a Natasha, incrociò le braccia al petto e arricciò il naso.
“Ci hai provato” disse.
Natasha chiuse gli occhi, deglutì e si rizzò.
“Perché l’hai aiutato a costruire questa gabbia?” chiese.
Tony alzò le mani, fece un passo indietro.
“Ehi, non guardare me. Quando si è rimesso dalla vacanza alle Fuji mi ha chiesto se poteva venire a vivere a New York. Io ero con Pepper a casa nostra, mentre lui faceva tutto questo”.
Indicò la gabbia, scosse il capo spostando il peso da un piede all’altro ed ondeggiò il capo.
“Sono quasi tre settimane che non esce. Ha accettato di mangiare solo per timore che la fame scatenasse Hulk!”.
Natasha annuì, si tolse una ciocca di capelli dalla fronte e raggiunse le scale.
“Ti dispiace se torno domani?” chiese.
Tony l’affiancò, percorrendo la rampa insieme a lei, sospirò passandosi la mano tra i capelli.
“No, certo che no. Forse sei più brava di me a farlo ragionare”.
Natasha voltò il capo verso il cilindro, deglutì e uscì dalla porta.
“Non mi sembra proprio”.
Tony espirò pesantemente, chiuse la porta con la tessera e infilò le mani in tasca.
“Vuoi rimanere? C’è una postazione per dormire, giù. Alcune volte lo faccio io, ma te la cedo volentieri”.
Natasha scosse il capo, sorrise.
“Ora non essere troppo gentile” scherzò.
Tony arricciò il labbro corrucciando le sopracciglia.
“Per tua norma e regola, io sono sempre troppo gentile” ribatté.
Natasha roteò gli occhi avanzando nell’atrio.
“Devo tornare al centro. A breve partiremo per una missione di ricognizione, e i bambini hanno bisogno di una supervisione”.
Tony annuì, si fermò vicino alla porta di casa.
“Saluta Cap e Rhodey da parte mia”.
Natasha si voltò, prese il casco da sotto il sedile della moto e sorrise.
“Potresti venire tu. Sono certa che a Steve piacerebbe”.
Tony indicò l’interno, alzò le spalle.
“Devo lavorare. E non solo con Banner”.
Natasha infilò il casco, lo allacciò e lo guardò negli occhi.
“Tutto bene?”.
Tony ricambiò lo sguardo, sorrise.
“Politici che fanno pressioni per avere Hulk, vivo o morto. Non preoccuparti, non consegnerò il tuo ragazzo”.
Natasha sospirò, mordendosi il labbro.
“Mi preoccupa che si consegni lui da solo”.
Tony allargò le braccia, ghignò.
“E cosa starei controllando, se non questo?”.
Natasha annuì, salì sulla moto e partì, sparendo dalla vista di Tony.

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Capitolo 2
*** 2. ***


Bruce sentì il fruscio della porta aprirsi, si voltò tenendo le mani in alto. Ross avanzò seguito da quattro uomini, sogghignò mettendosi davanti la gabbia.
“Sapevi che sarei arrivato”.
Bruce annuì, indicò con l’indice degli schermi oleografici sospesi a mezz'aria.
“Controllano la situazione esterna. Tony li ha istallati per permettermi un contatto con il mondo”.
Ross indicò a due uomini il pannello di controllo davanti alla gabbia, premette un pugno sul vetro.
“Hai finito di nasconderti dietro la gonnella di Stark”.
Bruce sgranò gli occhi, sbatté i pugni sul vetro e piegò il capo in avanti.
“Cos’è successo a Tony?”.
Ross scosse il capo, sogghignò indietreggiando con le mani dietro la schiena.
“Si è costituito. Crimini contro l’umanità”.
Bruce sentì il battito cardiaco accelerare, inspirò ed espirò un paio di volte stringendo i pugni.
“Ross, ti prego. Tony non ha fatto niente, sai che -”.
Ross alzò la mano a palmo aperto verso la gabbia.
“Basta. Non hai diritto di parlare”.
Ci fu un fruscio, Ross si girò. Natasha sorrise, piegò il capo di lato.
“Mi sono persa la festa?” chiese.
“Natasha!” urlò Bruce.
Ross tirò fuori la pistola, Natasha scivolò sul pavimento colpendolo alla caviglia. Ross cadde in terra, Natasha gli premette un ginocchio sul collo fino a farlo svenire e tirò fuori dalla cintura dei cerchietti metallici che lanciò verso due degli uomini; i cerchietti gli diedero la scossa facendoli cadere in preda alle convulsioni. Natasha si nascose dietro il cillindro, gli spari dei restanti due uomini rimbombarono contro la superficie. Fece il giro del cillindro, saltò al collo di uno dei due uomini e lo rivoltò in terra, usandolo da scudo per i colpi del secondo. Lanciò il cadavere facendo cadere in terra l’ultimo uomo, raggiunse il pannello e aprì la gabbia. Afferrò Bruce per mano, lo tirò con sé.
“Non c’è tempo, Bruce. Non ci crederai, ma Stark stava cercando di salvarci tutti”.
Bruce fece un passo indietro, scosse il capo.
“Aspetta, Natasha. Non posso venire, io …”.
Natasha si voltò di scatto, socchiuse gli occhi lucidi mordendosi un labbro.
“Steve è in bilico tra la vita e la morte e le uniche persone di cui mi fido siete tu e Tony”.
Bruce sbiancò, guardò la gabbia dietro di sé.
“Cos’è successo?”.
Natasha gli prese la mano, lo tirò verso le scale facendogliele salire.
“Tony ti stava proteggendo dalle autorità. A quanto pare, al nostro governo interessa mettere fine all’era degli eroi”.
Bruce corrugò la fronte seguendola fino in cima alle scale, Natasha bloccò la porta con la password e raggiunse l’uscita della casa. Bruce salì in macchina, Natasha fece il giro e mise in moto sgommando.
“Eravamo in missione con Sam, Rhodey, Wanda e Vision. Ci hanno attaccati, ed è stata una carneficina”.
Bruce abbassò il capo stringendo le mani tra loro, socchiuse gli occhi.
“Questo cosa c’entra con Tony?”.
Natasha accelerò la velocità di guida sfrecciando tra le macchine a zig zag, guardò lo specchietto retrovisore e si morse il labbro.
“Il governo americano ha approvato una proposta del primo ministro inglese; un organo che potesse scegliere quando la situazione richiede il nostro intervento”.
S’infilò in una via secondaria, lanciò un’occhiata a Bruce.
“Volevano renderci delle armi del governo. Sai come la pensa Stark in proposito”.
Bruce alzò il capo, accennò un sorriso.
“Qualcosa di simile al neanche per sogno, credo” sussurrò.
Natasha annuì, tornò a guardare avanti e si tolse una ciocca di capelli rossi dal viso.
“Gli hanno promesso l’assassino dei genitori, in cambio di collaborazione. Tony non gli ha creduto, naturalmente, e così hanno alzato la posta in gioco”.
Bruce aggrottò la fronte, la guardò e sgranò gli occhi.
“Vuoi dire …?”.
Natasha sospirò, annuì prendendo una discesa a tutta velocità.
“Hanno minacciato, in maniera molto politically correct, di distruggere tutti noi”.
Girò delle manopole della radio udendo dei fruscii, grugnì scuotendo il capo; le ciocche rosse sudate le aderivano al volto.
“Avevano la denuncia contro di te per i danni di Ultron. Hanno le prove contro di me per tutto ciò che ho fatto in passato, e avevano addossato la responsabilità dell’incidente in Nigeria a Steve”.
Bruce scosse il capo, poggiò la schiena contro il sedile della macchina e roteò gli occhi.
“È ridicolo, Nath. Tony non si farebbe mai mettere paura da qualche minaccia”.
Natasha annuì, premette un pulsante della radio facendo uscire una porta usb, tirò fuori dalla tasca una chiavetta attaccandola alla radio.
“Infatti. Ma Wanda si è lasciata convincere, visto che Sokovia ha avuto problemi principalmente per interventi non richiesti, Vision anche ha pensato di schierarsi con loro, perché gli esseri umani hanno diritto di decidere se vogliono o non vogliono essere tutelati e Rhodey è sempre stato dalla parte del governo”.
Bruce deglutì, poggiò le mani sul sedile della macchina.
“Vision e Wanda hanno capacità di manipolazione mentale!”.
Natasha sospirò, annuì e ticchettò sulla radio.
“Sam? Situazione?” chiese.
“Era ora!”, esclamò la voce di Falcon, frusciante, attraverso la radio, “Steve è stabile, con il siero si riprenderà. Non ho più avuto notizie dal team di Barton, sono entrati in silenzio radio mezz’ora fa”.
Bruce alzò il capo osservando una galleria sovrastarli, si voltò.
“Natasha?”.
Natasha annuì, pigiando sull’acceleratore.
“Clint, insieme a Sharon e Scott, ha seguito i movimenti di Stark da quando Tony è stato coinvolto. Se davvero ha deciso di costituirsi, Clint è dentro”.
“Cosa faccio?” chiese Sam.
“Chi sono Sharon e Scott?” domandò di rimando Bruce.
Natasha sospirò.
“Sarò lì a minuti. Resisti”.
Staccò la chiavetta, premette dei pulsanti e girò delle manopole facendo tornare normale la radio. 
“Un ex agente SHIELD amica di Steve e un criminantello con una tuta tecnologica amico di Stark” spiegò.
Bruce deglutì, si portò le mani tra i capelli.
“Sarei dovuto andare direttamente a consegnarmi quando sono tornato” sussurrò.
Natasha fece una curva girando il volante ripetutamente, strusciò i denti tra loro socchiudendo gli occhi.
“Stark ha deciso di costituirsi per permetterci di avere tempo, o almeno spero. Dobbiamo usare questo tempo per salvare Bucky e il mondo”.
Bruce aggrottò la fronte.
“Bucky?”.
Natasha imboccò una salita larga quando la macchina, si leccò le labbra.
“È lui l’assassino dei genitori di Stark. Il migliore amico di Steve. È stato sotto controllo dell’HYDRA per oltre settant’anni, e stava cercando di redimersi, quando la situazione è precipitata”.
Bruce strinse i pugni, scosse il capo.
“Non puoi davvero preferire aiutare questo Bucky rispetto al salvare Tony!”.
Natasha accentuò la stretta sul volante, entrò in un parcheggio e frenò bruscamente.
“Ce l’ha chiesto lui. Ha detto che non avrebbe dovuto permettere lo catturassero, e che dobbiamo liberarlo”.
Bruce aggrottò la fronte, uscì dalla macchina e sbatté la portiera.
“Voglio aiutare Tony” disse, duro.
Natasha annuì, girò attorno alla macchina e lo guardò.
“Anche noi. Per questo siamo qui tutti insieme”.
Indicò l’ascensore.
“Vieni. Faremo il punto con Steve”.

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Capitolo 3
*** 3. ***


L'altro si avvicinò camminando obliquamente, il capo incassato tra le spalle e le braccia tese.
“Sei l’assassino di molta gente, lo sai vero?”.
Lui non si mosse, spalle al muro e sguardo dritto.
“Ho ucciso qualcuno che amavi?” chiese.
Tony sogghignò, arricciando il labbro e mostrando i palmi.
“I miei genitori ed il mio maggiordomo. Hai anche rovinato il bikini ad una mia amica”.
Burns socchiuse gli occhi, storcendo il labbro.
< Un assassino piuttosto amichevole > pensò.
Tony avanzò, un passo alla volta.
“La cosa funziona così. O io ti elimino subito, e avrei sulla coscienza un manipolato mentale, o facciamo in modo che ti guadagni il perdono”.
Bucky sorrise.
“Senza offesa, ma come assassino sembri alquanto inadeguato”.
Tony sogghignò. Bucky fu colpito alle spalle, alzò il capo e vide l’armatura sfrecciare ricoprendo l’uomo.
“Dicevi?”.
Bucky fece leva, mettendosi in piedi.
“Suppongo ci sia un piano”.

Osservò la cella, massaggiandosi il moncherino del braccio.
< Farsi rapire mentre lui tiene impegnato il Governo. Forse avrei dovuto rifiutare > pensò.
Strinse le gambe incrociate, guardando il soffitto della cella.
< Spero solo non sia una trappola. Volevo la loro fiducia per togliermi dai guai dell’HYDRA, non per finire di nuovo prigioniero > si disse.
Allungò le gambe sentendole formicolare, i muscoli pulsavano. Chiuse gli occhi, piegando il capo verso sinistra.
< Se mi ha abbandonato qui per avere sia la vendetta, sia la posizione e sia la salvezza dei suoi amici non posso biasimarlo. Ho fatto di peggio >.
Ci fu un tonfo, Bucky scattò in piedi guardando la porta metallica a pezzo unico della cella. Udì degli spari e una serie di botti, strinse il pugno allargando le gambe. La porta si aprì con un click, Natasha gli lanciò il braccio metallico.
“Con tante grazie da Stark”.
Bucky se lo agganciò, vide Steve mettere lo scudo sulle spalle.
“Non abbiamo tempo. Il barone potrebbe scappare”.
Bucky uscì dalla cella, afferrò dal tavolo il proprio fucile e si guardò intorno. Natasha gli infilò il coltello alla cintola.
“Hai avuto paura?” chiese.
Vi furono dei tonfi, le pareti tremarono e Steve imbracciò lo scudo.
“Natasha, vai da Hulk” ordinò.
Si portò la mano all’auricolare.
“Sam? Notizie dal team di Barton e Stark?”.
“Barton sta arrivando con il jet. Pare che Stark stia combattendo contro un Hulk Rosso!” esclamò Sam.
Bucky sogghignò, raggiunse Steve e si portò il fucile sulla spalla.
“Ed io che pensavo le cose fossero strane ai nostri tempi”.
Steve gli sorrise.
“Non hai ancora visto niente”.
“Ragazzi?”, disse Barton, all’auricolare, “Ho il Barone sotto tiro, Ant-Man e Sharon si stanno occupando delle guardie, e Black Panther di Zemo”.
Bucky si leccò le labbra.
“Devo dei soldi a Black Panther”.
Steve rise, corse lungo il corridoio affiancato da Bucky; saltando tra le macerie ed i corpi nemici.
“Certe cose non cambiano” scherzò.
Uscirono fuori, Steve vide Natasha abbracciare Bruce nascosta dietro una colonna; degli uomini del Barone sparavano contro il portico dal lato opposto del giardino. Bucky imbracciò il fucile, guardò il mirino contando dodici uomini. Sparò quindici colpi, il fuoco nemico cessò.
“Vi serve un cecchino, per caso?” chiese.
Steve roteò gli occhi, sorrise.
“Il nostro cecchino tiene occupato il Barone. Puoi fargli da aiutante” scherzò.
“Sembrate una vecchia coppia sposata”.
Steve alzò gli occhi, le iridi azzurre gli brillarono vedendo l’armatura di Iron Man.
“Ehilà Cap”, salutò Stark, “il nostro cecchino e i suoi si stanno occupando di salvare la città, il Barone aveva uomini ovunque e stanno cercando di distruggere lo stato”.
Bucky si guardò intorno.
“Come lo raggiungiamo?” chiese.
Steve attraversò il portico di corsa, raggiunse Natasha.
“Banner ce la fa?” chiese.
Natasha scosse il capo, tenendolo contro di sé.
“Non credo possa”.
Tony atterrò e sollevò l'elmo
“Dovrà. Red-Hulk è ancora in circolo”.
Bruce alzò il capo, scattò in piedi e lo abbracciò.
“Pensavo ti fossi fatto catturare”.
Tony roteò gli occhi, sogghignò arricciando il naso.
“Lunga storia. Hanno piazzato uomini in tutto lo stato, e hanno contatti fuori pronti a far esplodere cariche che distruggerebbero le capitali. Mi hanno soffiato Red-Hulk dalle mani, devi occupartene tu”.
Bucky aggrottò la fronte, sporse il capo oltre la spalla di Steve.
“Chi è Red-Hulk?” chiese.
Steve raggiunse la moto parcheggiata in un angolo, vi salì mettendosi lo scudo sulle spalle.
“Il generale Ross si è sottoposto agli stessi esperimenti di Bruce, ma a quanto pare ha ottenuto un risultato peggiore”.
Tony indietreggiò, si sollevò in volo.
“Barton, Falcon e Panther sono in città. Wanda, Vision e Rhodey si stanno occupando delle basi sussidiarie, Ant-Man e Sharon sono al governo ed il nostro piccolo ragno si sta occupando di tenere KO i sistemi di sorveglianza da casa mia. Dobbiamo sbrigarci”.
Bucky salì dietro Steve, Natasha si alzò e inarcò un sopracciglio.
“Ed io?”.
Tony rise, l’afferrò per un fianco e se la strinse contro.
“Reggiti forte. Abbiamo un lavoro da fare”.
Bruce guardò Natasha, lei gli sorrise. Bruce sospirò, annuì.
“Finiamo il lavoro” sussurrò.

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Capitolo 4
*** 4. ***


Indietreggiò e tese la mano, Wanda gliela bloccò con un movimento del polso, intrappolando gli il braccio in filamenti rossi.
“Non ti farò chiamare la tua armatura” disse.
“State delirando”, affermò, “non potete essere seri”.
Rhodey, il casco della War Machine aperto e le armi puntate, lo fissò serio.
“Tony, dobbiamo essere dalla parte del governo”.
Wanda gli fermò anche l'altra mano, restando tesa.
“L'intervento non richiesto degli eroi ha distrutto Sokovia, è molto altro”.
Vision avanzò da sinistra, Tony guardò Rhodey davanti, Wanda a destra e il muro alle spalle. Vision chinò il capo, la Gemma della mente brillava.
“Gli umani devono poter decidere se vogliono essere salvati. Ogni vita va rispettata, ma ancora più importante è la libertà di sbagliare” spiegò.
Tony fece un passo indietro, Wanda mosse le mani intrappolandogli le gambe e lui gemette.
“Siete impazziti”, ripeté, “il governo vuole solo controllarci. Nel tempo che loro decidono se intervenire, il pianeta fa in tempo ad esplodere due volte!”.
Rhodey fece un passo avanti.
“L'ultima volta che hai provato ad evitare una guerra, hai creato Ultron” lo accusò.
Tony sospirò, scosse il capo.
“Non è vero!” strillò.
Wanda lo fece voltare verso Vision, che lo fissò.
“Iron Man, tu vuoi proteggere la Terra, ma i tuoi metodi sono sbagliati. Dobbiamo affidarci ai vostri leader”.
Tony sentì la mente annebbiarsi, deglutì e le iridi brillarono di azzurro.
“Dobbiamo affidarci ai nostri leader”.

Spalancò gli occhi scattando seduto, la schiena gli diede una fitta e gemette ricadendo sdraiato.
“Ti sei svegliato” disse Steve.
Tony deglutì, annuì voltando il capo e accennò un sorriso arricciando il labbro.
“Un brutto sogno. Ricordo. Tutte e due”.
Steve sospirò, si sedette sulla sedia sfiorando con le ginocchia il bordo del letto di Tony.
“Pensavo che Wanda, Rhodey e Vision fossero con il governo. Cosa li ha convinti?”.
Tony si puntellò con i gomiti, rizzandosi.
“Barton. Ha mostrato a Vision e Wanda cosa stavano realmente facendo agli inumani, sotto le belle paroline, e loro mi hanno liberato. Da lì è stato in discesa”.
Steve strinse i pugni, socchiuse gli occhi aggrottando la fronte.
“Chi si è occupato degli inumani intrappolati?” chiese.
Tony scosse il capo, poggiò la schiena contro la parete e sorrise.
“Ant-Man e Sharon, un ottimo duo se permetti. Nessuno prende sul serio una bionda e uno che si fa chiamare uomo formica”.
Steve roteò gli occhi, sorrise.
“Panther ha perdonato Bucky. Suppongo ci sia il tuo zampino”.
Tony sventolò una mano in aria, sogghignò.
“Ho solo ripagato il vibranio. Era il minimo, visto che ho cercato di uccidere e fatto imprigionare il tuo migliore amico”.
Steve abbassò il capo, strinse le labbra.
“Ho temuto tu volessi farlo sul serio” ammise.
Tony scrollò le spalle, arricciò il labbro e si passò la mano sul pizzetto.
“Ehi, nessun problema. Non è che io avessi propriamente divulgato il mio piano”.
Steve scosse il capo, lo alzò e guardò Tony negli occhi.
“Spider-Man mi aveva detto che avevi un piano. E mi ha detto anche un'altra cosa”.
Tony sbuffò, roteò gli occhi aggrottando le sopracciglia.
“Un piccolo ragno chiacchierone”.
Steve strinse le labbra.
“Ha detto di essere entrato nei tuoi server, per deviare la sicurezza come gli avevi chiesto, e che ha trovato le simulazioni di Ultron. Ha detto che erano fallimentari”.
Tony storse il labbro, si massaggiò la radice del naso chiudendo gli occhi.
“Sorprendente come lo abbia detto anche io, vero?”.
Steve sospirò, si passò la mano tra i capelli biondi sudati.
“Non avevo capito. Mi dispiace. Avrei dovuto ...”.
Tony rise, si mise seduto sentendo delle fitte e guardò Steve negli occhi.
“Credermi? Non lo fa mai nessuno, Cap”.
Steve ricambiò lo sguardo.
“Perdonami”.
Tony si morse il labbro, si stese e si coprì gli occhi.
“Banner?”.
Steve strinse i pugni, guardò il pavimento bianco chiudendo gli occhi, si concentrò sul ronzio dei macchinari calmando il respiro. Aprì gli occhi, annuì.
“Ha sconfitto Ross. Fury l'ha preso in custodia, pare che lo abbiano trasportato vicino ad Abominio. Natasha si è occupata di far sparire sia Bruce che Bucky”.
Accennò un sorriso.
“Barton invece si sta occupando di Wanda, Vision e Spider-Man. Pare li abbia presi in simpatia e voglia essere sicuro che nessuno creda più al governo”.
Tony ridacchiò, abbassò il braccio e voltò il capo.
“Sam, Panther e Ant-Man?”.
Steve scrollò le spalle, incrociò le braccia.
“Sam si è unito a Sharon nella CIA. Panther è tornato a Wakanda, pare che il senatore che voleva il vibranio ed Hulk fosse alleato di quel tuo vecchio amico. Credo che Ant-Man voglia unirsi al gruppo di Clint”.
Tony fischiò, rise e scosse il capo.
“Wow. Un finale idillico”.
Steve strinse le labbra.
“Non proprio. Credo non sia finita qui. Il barone Zemo aveva molti manufatti magici. Fury ha detto che se ne occuperà chi di dovere, ma ...”.
Tony annuì, si sedette e poggiò le mani sulle coperte bianche del lettino.
“Ma non ti fidi. Non lo farei nemmeno io”.
Steve sospirò.
“Inoltre tu sei stato sottoposto a controllo mentale. Banner non accetta ancora di tornare alla realtà e Bucky non credo si sia perdonato per ciò che ha fatto”.
Tony strinse le labbra, roteò gli occhi e gli poggiò una mano sulla spalla.
“Ma io ho perdonato te”.
Steve sorrise, le iridi azzurre brillarono.
“Come pensi di affrontare tutto questo?”.
Tony sogghignò, gli fece l'occhiolino.
“Conosco una persona. Un vecchio lamentoso. Pensava che insieme potessimo sconfiggere qualsiasi cosa”.
Steve strozzò una risata, si morse il labbro arrossato.
“Ed io conosco un bambino arrogante convinto che avremo perso”.
Tony sorrise, lo guardò.
“Si sbagliava”.
Steve annuì, sorrise.
“Allora, insieme”.

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Capitolo 5
*** 5. ***


Wanda strinse le ginocchia in terra guardando la tomba davanti a sé. Carezzò le lettere che formavano il nome di Pietro, deglutì.
“Sei andato dove non potevo seguirti”, sussurrò, “e così ho sbagliato tutto”.
“Di cosa stai chiedendo scusa?”.
Wanda si alzò e si voltò, Clint saltò giù dal ramo dell’albero, si avvicinò stringendo le labbra e scrollò le spalle.
“Mi capita di venirlo a trovare. In fondo è morto per difendere me”.
Wanda sospirò, si sedette sull’erba umida guardando la tomba.
“È morto perché ho voluto allontanarlo da me” disse.
Clint le si mise seduto accanto, poggiò le mani sull’erba alzando il capo verso il cielo azzurro; piccole nuvole bianche si muovevano su di loro.
“Sei pentita di aver scelto il governo?” domandò.
Wanda  strinse le gambe al petto, poggiando il mento sulle ginocchia nude; i capelli castani le dondolavano ai lati del corpo.
“La prima volta che ho visto Stark, stava cercando di rubare lo scettro”, ricordò, “l’avevo sempre immaginato arrogante, egocentrico, disinteressato, inumano. Ma la sua paura …”, sospirò, “la sua paura più grande era perdere voi. Non la fama, o la ricchezza, o i suoi giocattoli. La sua paura era non essere abbastanza, non fare abbastanza, e sopravvivere comunque”.
Clint sogghignò, abbassò il capo socchiudendo gli occhi chiari dai riflessi argentati.
“Dubito che Stark sopravviverebbe a qualcuno come Thor o Banner”.
Wanda arricciò una ciocca di capelli attorno alle dita, stese le gambe dondolando i piedi.
“Tu non sei stato nella sua testa. Io l’ho fatto, e pensavo di aver accettato che era solo un bambino che non si sente all’altezza dei genitori”, rise, “invece appena quel senatore ha nominato Sokovia, appena mi ha ricordato da dove venivo e cosa ero stata, ho dimenticato chi volevo essere”.
Clint le poggiò una mano sulla spalla, la fece poggiare contro di sé stringendole il capo.
“Pensavo di star facendo la cosa giusta” la consolò.
Wanda deglutì, guardò la foto di Pietro sorriderle e chiuse gli occhi sentendoli umidi.
“Pensavo di essere diventata folle dopo gli esperimenti dell’HYDRA, ma è niente se paragonato a quello che sono diventata da dopo la morte di Pietro”, disse, e tirò su con il naso, “solo i miei poteri ed il contatto con Vision, che possiede la gemma che li ha creati, ha fatto in modo che io restassi in me. Quando lui si è unito al governo …”.
Clint le sollevò il mento, la guardò negli occhi castani sfiorandole il naso con il proprio.
“Abbiamo sbagliato tutti, alcuni più di una volta. Ci siamo schierati come in una guerra, invece di provare a fare la pace. Abbiamo scelto chi abbandonare al suo destino, e abbiamo cambiato barricata più volte dei peggiori traditori”.
Wanda scosse il capo, gli schiaffeggiò il polso tirandosi indietro.
“Sono entrambi vostri amici. Io perché l’ho fatto? Ho disonorato la memoria di Pietro, e distrutto la vita di Stark più di quanto già non fosse”.
Si alzò, poggiò le mani sulla tomba e abbassò il capo.
“Non so cosa fare, da sola”.
Clint la raggiunse, le mise le mani sulle spalle facendo aderire la schiena di lei al proprio petto muscoloso.
“Non sei sola. Non lo sarai mai più”.
Wanda chiuse gli occhi, mordendosi il labbro fino a sentire delle fitte.
“Potrete davvero perdonarmi? Tutti voi?”.
Clint la fece voltare, si chinò e sorrise.
“Siamo una squadra di mostri e assassini. Le vite tolte non tornano indietro e le scelte fatte vanno pagate, ma il prezzo è meno salato se condiviso”.
Wanda annuì, le iridi castane brillarono di rosso.
“Voglio dire a Stark che mi dispiace. Merita almeno questo”.
Clint sorrise, le baciò la fronte.
“Stai diventando una vera Avengers” mormorò.

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Capitolo 6
*** 6. ***


Wanda sorrise sporgendo le labbra coperte di rossetto nero, avanzò alzando il capo verso Bruce. Bruce incurvò le spalle, strinse i pugni attorto alle bretelle dello zaino.
“Togliti di mezzo” ordinò.

Wanda fece due passi di lato, allungò le mani di scatto verso la porta; dei filamenti rossi avvolsero l’uscita facendolo aprire.

“Non è stata colpa tua”.
Bruce rise istericamente, guardò verso la scalinata e percorse il corridoio superando Wanda. Si voltò, socchiuse gli occhi che brillarono di verde.
“Divertente. Mi dispiace distruggere le tue manie di protagonismo, ma il Mostro esisteva da ben prima di te ed esisterà ancora ben dopo la tua morte”.
Wanda si voltò, si tolse una ciocca di capelli castani dal volto lasciandola ricadere sulle spalle sottili.
“Nessuno può controllare la Bestia. Io ho fatto da amo per le tue paure, ed essere hanno scatenato il Mostro”.
Bruce aggrottò la fronte, sospirò tirandosi su gli occhiali e alzò il capo.
“Questo dovrebbe rassicurarmi?”.
Wanda scosse la testa, indicò la porta con il palmo aperto.
“Questo vuol dire che ovunque andrai, non avrai sicurezza. Eccetto in un luogo”.
Bruce sfregò i denti tra loro, rizzò la schiena e fece due passi avanti.
“Ti prego, illuminami” sibilò.
Wanda lo guardò negli occhi, le iridi castane intrise di riflessi sangue.
“Qui. Qui dove una ballerina senza teatro riesce a calmarti con una mano testa, e dove un cinico utopista è pronto a vendersi per proteggere mostri come noi”.
Bruce sospirò, si passò la mano tra i capelli e sfilò gli occhiali; allargò le braccia scuotendo il capo.
“Tu puoi controllarlo”.
Wanda sorrise, allungò le mani e dei nastri d’energia rossa avvolsero la porta facendola chiudere.
“Perché ho imparato a farlo”.
“Quello che dico sempre io”, fece Tony, scendendo le scale, “ciao, Bruce. Andavi da qualche parte?”.
Bruce sospirò, scosse il capo e roteò gli occhi infilandosi gli occhiali.
“Cambiavo zona della torre. Pensavo di mettermi vicino al piano di Natasha”.
Tony sogghignò, si poggiò al pomello d’inizio scale e alzò il capo.
“Buona idea. Io intrattengo Rensie, qui”.
Bruce annuì, si voltò e uscì dalla stanza dirigendosi verso l’ascensore. Wanda si voltò, alzò il capo.
“Sai controllare la cosa che più temi?” chiese.
Tony scosse il capo, la raggiunse e le girò attorno. Sorrise, socchiuse gli occhi camminando verso il piano bar all’angolo della stanza; sali sullo sgabello mettendosi a gambe larghe.
“Che razza di più grande paura sarebbe, se riuscissi a controllarla?” domandò.
Wanda si avvicinò, stringendo le labbra tra loro, con le mani abbassate.
“Ho temuto di diventare come coloro che mi avevano imprigionata. Una persona che sfrutta la disperazione ed il bisogno altrui per strapparti l’umanità”.
Si sedette su uno sgabello a cinque da Tony, strinse tra loro le ginocchia e mise i tacchi degli stivali neri in terra, ondeggiando i piedi.
“Ho approfittato delle vostre paure e dei vostri rimpianti, ma voi mi avete permesso di ricominciare. Ed io cosa ho fatto? Ti ho costretto a consegnarti al governo”.
Tony sospirò, roteò gli occhi e si alzò raggiungendola. Chinò il capo, si avvicinò fino a sfiorarle il naso con il proprio.
“Senti, è andato tutto bene. Barton ti ha convinto a revocare il controllo, Vision vedendo gli esperimenti è rinsavito, Sharon ad Ant-Man hanno liberato i prigionieri, Bucky sta bene, la guerra è scongiurata, il Barone è sconfitto ed al resto penseranno i miei soldi ed il tempo”.
Allargò le braccia, sogghignò.
“Hai sbagliato. Ma ehi, io ho permesso la produzione di bombe che venivano usate per distruggere la vita di persone innocenti”.
Wanda alzò il capo, le iridi le divennero rosse e strinse le labbra. Sospirò, scosse il capo e si leccò le labbra.
“Senza Pietro è difficile capire la cosa giusta”.
Tony ridacchiò, le prese in mano una ciocca castana.
“Non sono un esperto di cose giuste, solo di tentativi non riusciti”.
Le mise la ciocca dietro l’orecchio, le passò la mano sulla guancia e si rizzò.
“Ma questo è il nostro modo di vivere”.

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