Come in una favola?! di Nefer (/viewuser.php?uid=14144)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
Questa storia é stata scritta tre anni
fa… da allora il mio stile é cambiato, ma spero
vi piaccia comunque!!!
CAPITOLO 1: IL PORTAFORTUNA
"Il buongiorno si vede dal mattino!"
Allora quello non sarebbe stato un bel giorno per Kagome Higurashi.
Tanto per cominciare si era svegliata cadendo dal letto. Stava sognando
di scalare una montagna quando all'improvviso un rumore fortissimo le
aveva perforato i timpani. Si era portata le mani alle orecchie e...era
precipitata!
Il rumore fortissimo non era altro cha la sveglia,che segnava le sette
di mattina, e la montagna il suo letto.
Borbottando si liberò dal groviglio di coperte e, rossa in
volto, si alzò in piedi.
In diciassette anni di vita non era mai caduta dal letto, nemmeno da
bambina! Sperava solo che la mamma non avesse sentito il tonfo!
Sbadigliando si diresse lentamente verso l'armadio per prendere la
divisa di scuola, poi raggiunse il bagno e proprio quando stava per
entrarvi un fulmine la precedette sbattendole la porta in faccia.
Kagome gemette , premendosi le mani sul naso.
- SOTA! - gridò poi battendo il pugno sulla porta
- Che c'è? - fece Sota, il suo fratellino di dieci anni
- Esci subito dal bagno!
- Ma devo farmi la doccia!
- Anch'io e sono arrivata per prima! Esci!
- NO!
- ESCI!
- SCORDATELO!
- BUTTO GIU' LA PORTA!
- COME NO!
- Bene, Sota, rimani pure, ma quando esci facciamo i conti!
La porta si aprì immediatamente ed uscì un Sota
imbronciato. Sapeva che era meglio non discutere con Kagome se non
voleva rimetterci.
- Entra, antipatica! - borbottò
- Grazie - fece Kagome entrando e chiudendosi la porta alle spalle e
girando la chiave nella serratura. Aprì l'acqua della doccia
aspettando che divenisse calda e spogliandosi nel contempo. Con una
mano sentì se l'acqua andava bene. Poi entrò
nella doccia. Chiuse gli occhi avvertendo la sensazione dell'acqua che
le scorreva sul corpo. Era rilassante, perfetta quando stai per
cominciareuna faticosa giornata a scuola. Riaprì gli occhi
quando improvvisamente bussarono alla porta.
- Kagomeeeee...eeesciii??? - fece la piagnucolosa voce di Sota
- Sparisci! - gridò Kagome infastidita. Non erano nemmeno
cinque minuti che occupava il bago e già rompeva.
- Ma Kag...
- Vai al bagno di sotto!
Kagome chiuse l'acqua e rimase in ascolto. Lo sentì
borbottare "giù non c'è la doccia" e dopo un po'
sentì i suoi passi allontanarsi. Tirò un sospiro
di sollievo.
Sota era un bambino adorabile, ma a volte diventava insopportabile e
faceva esasperare la povera sorella maggiore che doveva sopportare
pazientemente i suoi piagnistei. Santa pazienza! Per non parlare del
nonno poi, che la stressava con le sue assurde storie e i suoi
altrettando assurdi regali.
Kagome si avvolse in un candido asciugamano e cominciò ad
asciugarsi i capelli con il phon.
Quanto avrebbe voluto uscire dalla routine e magari vivere una storia
d'amore come nelle favole...
Guardando il proprio riflesso allo specchio notò che le
brillavano gli occhi dall'emozione. Smise di pensare a certe
sciocchezze e finì di asciugarsi i capelli.
Indossò la divisa e scese in cucina da cui proveniva il
buonissimo odore di ciambelle calde fatte dalla mamma.
Kagome si lasciò guidare in cucina dall'invitante profumo,
con l'acquolina in bocca.
- Buongiorno haha-ue°! - disse allegramente, sedendosi a tavola.
- Buongiorno, Kagome! - disse la mamma.
Kagome sorrise. Il buon umore le era già tornato,
soprattutto all'idea di addentare una ciambella fatta in casa
(accidenti...ho fame! NdN).
Aspettò pazientemente che arrivassero Sota e il nonno, poi,
quando la madre posò il piatto stracolmo di ciambelle calde
al centro della tavolla, ne afferrò una e la morse.
Poi si versò il latte. Sota si era già bevuto il
suo procurandosi baffi bianchi intorno alla bocca. Kagome
finì la ciambella e bevve il latte. Si alzò,
prese la cartella e,prima che il nonno attaccasse con una delle sue
storie sugli spiriti che infestavano l'Hokora, uscì di corsa
di casa.
Sota ingoiò in fretta l'ultimo boccone di ciambella e anche
lui afferrò la cartella mettendosela sulle spalle e correndo
verso la porta.
- ASPETTAMI KAGOME!
Si bloccò, come ripensandoci, tornò al tavolo,
prese un'altra ciambella, poi si gettò all'inseguimento
della sorella.
- KAGOME! ASPETTA!
Kagome si fermò ad aspettarlo, poi insieme superarono il
Torii e scesero la grossa scalinata all'ombra delle verdi fronde.
Kagome viveva da quando era nata in un tempio shintoista. Era un tempio
molto grande! Oltre al tempio stesso c'erano la sua casa in stile
occidentale, un grande magazzino e l'Hokora, una "casetta" di legno che
racchiudeva un antico pozzo sacro. E come dimenticare il Goshinboku, il
dio albero vecchio di più di 500 anni!
Kagome passava intere giornate a studiare o a rilassarsi alla sua
ombra, appoggiata a quel saldo tronco.
Mentre camminavano, diretti verso scuola, la mente di Kagome prese a
vagare...
Quasi non si accorse di essere arrivata alla scuola elementare di Sota.
Salutò il fratello e si incamminò nuovamente,
diretta, questa volta, verso il proprio liceo.
All'improvviso, appena svoltato l'angolo, notò un negozietto
paritcolare.
Doveva aver aperto il giorno prima o quello stesso giorno perche non
l'aveva mai visto. Incuriosita si avvicinò alla vetrina.
Incensi, candele, kimoni sacerdotali, amuleti...che strano negozio....
Sembrava un rifornimento per templi. Decise di entrare, magari poteva
trovare qualcosa per il nonno e propinarglielo come qualcosa di antico
e misterioso, dagli straordinari poteri. Di sicuro ci avrebbe creduto!
E allora sarebbe stato uno spasso vederlo andare in giro convinto di
avere in dote qualche potere particolare.
Varcò la soglia e subito fu avvolta da un dolciastro odore
di incenso alla vaniglia.
Il negozio non era molto illuminato, nonostante fosse giorno. Tutto era
in legono a partire dalgi scaffali che ospitavano la merceria.
Dietro al bancone c'era un ragazzo, dai corti capelli neri legati in un
codino, che leggeva distrattamente una rivista.
Era vestito come qualsiasi ragazzo, ma al braccio destro aveva una
specie di "guanto" con un rosario avvolto intorno. Sembrava non essersi
accorto di Kagome. Infatti, quando questa disse - Emh...buongiorno -,
sobbalzò e quasi cadde dalla sedia. Poi sollevò
lo sguardo. I suoi occhi erano color indaco e brillarono di gioia
quando vide Kagome.
- Buongiorno! Bene, la nostra prima cliente e una bella ragazza
perdipiù! - disse
Kagome si sentì arrossire. Il ragazzo si affacciò
nel retrobottega
- EHI MAESTRO! ABBIAMO UNA CLIENTE! - gridò.
Poi raggirò il bancone, raggiunse Kagome e le prese le mani.
- Mia bellissima ninfa, qual'è il tuo nome?
- K-Kagome - rispose lei chiedendosi se avesse tutte le rotelle a posto.
- Oh, com'è soave il suono di questo nome! -
esclamò il ragazzo con enfasi - Io sono Miroku...Kagome,
vorresti avere un figlio con me?
- Come?
- MIROKU! - fece una voce.
Kagome si voltò verso il bancone e vide un anziano monaco
dall'aspetto bonario.
Guardava Miroku con severità
- Lascia stare quella ragazza! -disse.
Miroku, seppur controvoglia, lasciò andare le mani di Kagome
e tornò dietro al bancone.
- Maestro Mushin, questa ninfa risponde al nome di Kagome. Mia ninfa,
questo è il maestro Mushin - disse
- Lieta di fare la sua conoscenza - disse Kagome con un piccolo inchino.
Il maestro Mushin sorrise - Ti prego di perdonare Miroku. Nonostante
abbia diciannove anni è ancora un ragazzino -disse.
Questa volta fu Kagome a sorridere. Poi la sua attenzione fu attirata
da una piccola bacheca sul bancone alla quale erano attaccati dei
portachiavi adorabili. Li guardò attentamente...
Avevano un animaletto come simbolo, dei campanellini e una strisciolina
di pergamena con scritto SCUOLA; FAMIGLIA; FORTUNA; AMICI e...AMORE...
"Oh che carini!" pensò. Costavano solo 130 yen (circa un
euro, credo...NdN). Prese quello dell'amore: un cagnolino
- Lo prendo - disse
- Ottimo acquisto! Funziona davvero, bsta esprimere un desiderio,
baciare il portachiavi - disse il maestro Mushin Kagome sorrise. Quel
monaco le ricordava il nonno. Miroku mise il portachiavi in una
bbustina e gliela porse
- Torna a trovarmi bellissima ninfa - disse
Kagome fece un sorriso imbrazzato e prese la bustina.
Salutando lasciò il negozio
Si diresse verso scuola con passo più deciso e, senza
saperne il motivo, si sentiva più...leggera...felice, come
se quel portachiavi avesse davvero qualche potere speciale. Una parte
di lei sapeva che era impossibile, ma l'altra quasi ci sperava che
funzionasse davvero...
Finalmente vide la sua scuola: la Shibuya, in nome della famosa
scrittrice Chieko Shibuya (inventata di sana pianta. NdN).
Kagome sospirò. Ecco che tornava alla vita di tutti i giorni
dove nemmeno i principi delle sue fantasticherie avrebbero potuto
salvarla dalla noia e dalle interrogazioni!
- Kagome-chan!
Improvvisamente vide venirsi incontro una bella ragazza dai lunghi
capelli castani e vivaci occhi castano-verdi.
- Ciao, Sango-chan!- esclamò Kagome con un sorriso.
Sango era la sua migliore amica ed era una persona fantastica. Oltre
che bella era anche molto intelligente e simpatica. In più
era un abile cacciatrice di demoni, come tutti i componenti della sua
famiglia da generazioni.
Demoni? Già proprio i demoni....i demoni esistevano ancora
prima degli uomini. Un tempo, nel Medioevo, erano un ingente numero e
comandavano gli esseri umani a loro piacimento.
I più forunati che non venivano uccisi da loro venivano resi
schiavi o diventavano giochi per crudeli e sanguinose arene allo scopo
di divertire i demoni.
Fu un'epidemia, nella seconda metà del seicento, che pose
fine a tutto ciò, uccidendo molti demoni.
Gli umani ridivennero padroni delle proprie vite e ricominciarono a
condurre un'esistenza tranquilla.
I demoni, ormai erano costretti a nascondersi e ad accoppiarsi con gli
umani per non estinguersi. Così nacquero i
mezzidemoni....nè umani...nè demoni e non molto
ben accetti da tutti. Erano considerati un abominio.
Soprattutto dagli umani che non volevano avere niente a che fare con i
demoni.
Durante la prima e la seconda Guerra Mondiale furono molti i demoni e i
mezzidemoni che ci rimisero la vita e fu allora che stipularono un
accordo con gli umani: ognuno avrebbe vissuto lasciando in pace
l'altro. Basta con le guerre...
E così ora i demoni e i mezzidemoni vivevano in un enorme
bosco da anni, senza mai farsi vedere...anche se si raccontava che
alcuni di loro assumessero sembianze umane per confondersi tra la gente
comune. Se qualcuno era particolarmente pericoloso ecco che entravano
in azione i cacciatori di demoni...
Kagome volse lo sguardo al bosco che si estendeva per ettari e ettari
all'orizzonte e chiedendosi se davvero tutti i demoni fossero
così pericolosi...
continua
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
Ringrazio per aver commentato lo scorso capitolo:
Ryanforever
MyImmagination
Monik (per caso mi avevi commentao anche su manganet? C'é
una Monik anche li ^^)
CAPITOLO 2: FUGA
Il castello si estendeva per molti metri...forse chilometri...
Era in stile giapponese e con circa una cinquantina di stanze e un
giardino enorme pieno di ciliegi e di altre piante e alberi
sempreverdi. Una bellissima fontana si trovava al centro del giardino.
Una bella ragazza faceva il bagno in una grande huro (le vasche da
bagno in stile giapponese. NdN); l'acqua era piacevolmente calda.
Lei aveva vivaci occhi color ambra e non dimostrava più di
sedici anni: I suoi capelli argentei erano legati in su e due adorabili
orecchie canine bianche sbucavano tra i ciuffi.
Canticchiava sotto voce mentre giocherellava allegramente con le bolle
di sapone.
In quel momento entro una ragazza con lisci capelli a caschetto neri e
labbra scarlatte.
- Signorina Inutsuki, volevate vedermi? - chiese. Indossava
un modesto kimono nero a fiori rossi
La ragazza dagli occhi ambrati si voltò verso di lei.
- Ah, Yura - fece osservando la yokai: Yura, il demone dei
capelli e la sua dama di compagnia -Siediti-
Yura si sedette sul bordo della vasca.
- Volevo chiacchierare un po' - disse Inutsuki - E magari
puoi pettinarmi i capelli, sono tutti pieni di nodi.
- Ma certo signorina - disse Yura mentre le compariva in mano
un pettina. Sciolse i capelli di Inutsuki e cominciò a
pettinarli
- Senti Yura...che ne pensi di quel principe dei lupi?
- Se mi permettete trovo che sia molto carino e... che i suoi
capelli siano stupendi! - disse Yura sognante, pensando ai corvini
capelli del giovane demone lupo.
- Già è carino ma...ha un brutto
carattere e quando da piccoli giocavamo insieme mi trattava malissimo e
poi correva ad azzuffarsi con mio fratello lasciandomi sola...
- I maschi... -sospirò Yura
- Non capisco perchè mio padre voglia tanto il
nostro matrimonio...
- Beh, è un buon partito.
Inutsuki si abbracciò le gambe creando piccole onde-Non
abbiamo bisogno di un buon partito. Siamo già potenti
così...governiamo su tutti i demoni-borbottò
contrariata.
Non voleva sposarsi...in fondo aveva solo sedici anni...
Avrebbe tanto voluto uscire dal bosco e vivere tra le sue coetanee.
Andare a fare...shopping...come lo chiamavano gli umani...andare alle
loro scuole e parlare della prima cotta ad un'amica fidata...
E invece era lì...in quello stupido castello con la sola
compagnia di Yura. Non era affatto giusto!
- Yura...
- Si, signorina?
Inutsuki esitò, pensando bene a quello che aveva in
mente...era proprio sicura di volerlo fare? Sorrise. Sì....
- Vai a prendere le mie cose...ce ne andiamo....
Sì, quello che aveva in mente era proprio una fuga. Voleva
andare a vivere nel mondo umano, in fondo molti demoni vivevano in
città. uscì dalla vasca ed indossò il
kimono.
In quel momento la raggiunse Yura.
- Bene, andiamo... - disse Inutsuki con un sorriso.
Ormai il sole era una palla rossa che tramontava.
Un ragazzo dall'aria distinta e affascinante sedeva su una comoda
poltrona in un enorme biblioteca che ospitava migliaia di libri. Era
immerso nella lettura di un libro e i suoi lunghi capelli argentati
rilucevano agli ultimi raggi di sole. Gli occhi ambrati, seri e
attenti, si muovevano velocemente sulle righe.
Improvvisamente entrò un demone rospo verde nella stanza.
Basso e decisamente brutto, fece un inchino timoroso.
- Mio signore... - esclamò agitato - Perdonate
l'interruzione, ma vostra sorella è sparita...non si trova
in nessuna parte del castello e anche la sua serva...
- Quella stupida... -disse pacatamente il ragazzo senza
scomporsi - ..nostro padre va via per qualche giorno e lei ne
approfitta per combinarne una delle sue...
- Cosa dobbiamo fare?
- Non fate niente...lasciatela stare...sono sicuro che presto
tornerà...non è abituata alla vita degli umani...
Il vecchio demone pulce continuava a saltare su e giù
infuriato.
- Signorino Inuyasha, scendete immediatamente da
quell'albero! -gridò
- Non mi scocciare! - sbottò il ragazzo dai lunghi
capelli argentai e orecchie canine bianche, sdraiato sul ramo di un
albero. Si stava riposando quando quel rompiscatole di un demone pulce
era venuto a svegliarlo.
-Vi decidete a scendere?!
-NO!
-Vi devo parlare!
-Bene, par...
-uff..e va bene...vostra sorella è scappata!
Inuyasha si mise seduto - Cosa? Inutsuki? E dove è andata?
- In città, testa di rapa! - la pulce ormai aveva
perso la pazienza
- Quella cretina! Lo sapevo che prima o poi avrebbe fatto
qualche cretinata. Sesshomaru lo sa?
- E' stato avvertito e secondo lui dovremmo lasciarla fare
perchè tanto presto cambierà idea...
Inuyasha incrociò le braccia. Dunque Sesshomaru aveva deciso
così e come al solito senza ascoltare un suo parere.
D'altronde aveva ragione, ma Inutsuki era una testa calda e non si
poteva lasciarla da sola...
- Myoga, non torno a cena...
- Cosa avete intenzione di fare? - chiese Myoga
- Andare da mia sorella e farle cambiare idea!
- Non credo si una buona idea, signorino Inuyasha. Il
signorino Sesshomaru si è raccomandato di... - Myoga si
interruppe poichè stava parlando al vento. Inuyasha se ne
era già andato.
Quel ragazzo era davvero incorreggibile, non dava mai retta a nessuno!
Era di una testardaggine incredibile!
"Chissà, signorino Inuyasha, se un giorno
incontrerà qualcuno che saprà tenerle testa..."
pensò Myoga guardando il cielo di un giorno che ormai
volgeva al termine...
Le ombre si stagliavano agli ultimi raggi di sole.
Tutto era avvolto da una mistica luce rossa. A Inuyasha la
città non era mai piaciuta, c'era stato qualche volta. Era
troppo affollata e chiassosa per i suoi gusti, e in
più...c'erano quelle...automobili che sparavano un fumo nero
dall'odore terribile, troppo forte per il suo acuto olfatto.
E tutti quegli odori rendevano ancora più difficile
individuare Inutsuki. Annusò a lungo l'aria e finalmente
riuscì a trovarla. Stando bene attento a non farsi vedere
dagli umani si diresse verso la direzione da cui proveniva
l’odore.
Quella scema di Inutsuki doveva sempre combinarne una e complicare la
giornata a tutti. Era il suo hobby!
Si fermò davanti ad una palazzina grigia. Guardò
il balcone del terzo piano poi lo raggiunse con un balzo.
Inutsuki stava sistemando dei vestiti in un armadio. Aveva un aspetto
umano…niente più orecchie canine, ma umane, gli
occhi erano di un color nocciola e i capelli neri.
Indossava dei jeans e un maglioncino giallo. Quanto somigliava alla
loro madre…
Inuyasha aprì la porta finestra ed entrò nella
stanza.
Inutsuki sussultò facendo un salto indietro.
- I-Inuyasha… -balbettò
- Inutsuki, razza di demente, cos’hai intenzione di
fare?! - esclamò Inuyasha
- Non lo vedi? Vivere nel mondo umano!
- Ma tu sei un demone! Devi vivere con i tuoi sim…
- No, Inuyasha! - lo interruppe Inutsuki – Sono
stanca di vivere segregata come una bestia pericolosa! Qui
c’è molto di più da
vedere…molte più cosa da fare… Io non
torno!
- Non sai cucinare… non sai fare niente di niente!
- Non è veroooo!!! - sbottò Inutsuki
indispettita – Tornatene al castello senza di me! Io non
vengo! Capito?
Inutsuki girò sui tacchi e si allontanò impettita.
Inuyasha si costrinse ad uscire in balcone altrimenti sarebbe corso
dalla sorella a prenderla per i capelli e a trascinarla a casa.
Eppure aveva ragione…anche lui era stanco di vivere tutti i
giorni allo stesso modo, ma di certo non sarebbe andato a vivere in
città! Si affacciò dal balcone e in quel momento
vide passare un gruppo di ragazze chiacchierine. Indossavano tutte gli
stressi abiti…
Com’erano strani gli umani…
Improvvisamente rimase folgorato nel guardare una di quelle ragazze
umane. I suoi lunghi capelli corvini erano leggermente scompigliati da
una leggera brezza…aveva una voce cristallina e un sorriso
candido…
- Sei proprio sicuro di non voler rimanere?
Inuyasha sussultò. Inutsuki al suo fianco lo guardava
divertita.
- Non mi hai sentito arrivare, eh? Preso com’eri da
quella ragazza…
- Ma che dici?! -sbottò Inuyasha - E comunque non
ho alcuna intenzione di rimanere e tu faresti bene a tornare con me!
- Neanche per sogno!
- Bene rimani! Tanto non resisterai nemmeno tre giorni!
- Scommettiamo?
- Tsk, va bene!
- Bene! - fece Inutsuki guardando il fratello saltare
giù e allontanarsi senza che gli umani lo
notassero…
La sera era calata. Il cielo era terso e tempestato di stelle. La luna
piena brillava più che mai e gli ululati di lupi irrequieti
echeggiavano nell’aria….
Un piccolo villaggio di capanne e di case sugli alberi si trovava
all’interno del bosco.
Due felini occhi verdi brillarono nel buio. Appartenevano ad una
ragazza comodamente seduta sul ramo di un albero. Era molto bella:
aveva lunghissimi capelli neri e un viso dai lineamenti
delicati….tra i ciuffi di capelli spuntavano due appuntite
orecchie eliche.
Aveva un’aria pensierosa.
- Yume… - fece una voce maschile ai piedi
dell’albero.
La ragazza, Yume, abbassò lo sguardo.
- Ah…principe dei lupi, sei tornato… -
disse - Cosa fa un nobile in mezzo ai ribelli?
Il ragazzo non rispose. Quante volte lei gli aveva posto quella domanda
e la risposta era sempre stata la stessa….ma da qualche
tempo non era più quella…c’era un altro
motivo che non avrebbe mai rivelato a nessuno, nemmeno a
LEI…chissà se si sarebbe accorta da sola dei suoi
sentimenti…di quello che provava per quella ragazza bella,
intelligente e decisa…non gli importava se lei e gli altri
ribelli volessero far fuori tutti i nobili…
Si sedette ai piedi dell’albero e si appoggiò al
suo tronco. Purtroppo le differenze sociali
c’erano… e non si potevano ignorare…
Al contrario degli umani, che si erano evoluti con la tecnologia, che
avevano costruito palazzi sempre più alti e macchine sempre
più potenti, che avevano eliminato ogni tipo di differenza
sociale, i demoni avevano deciso di non rinunciare alle loro tradizioni
e di vivere come nel sedicesimo secolo…
E così il bosco era diviso in nobiltà e
plebei…la nobiltà comprendeva i principi delle
varie “razze”, dove più in alto
c’erano la famiglia dei demoni-cani che regnavano su tutti i
demoni. Naturalmente c’erano dei nobili contrari, anche se
non lo davano a vedere. Anche perché il demone cane aveva
avuto due sporchi figli mezzi-demoni da una femmina umana, che si
raccontava vivesse in un ala privata del castello al riparo
dall’aura demoniaca del bosco. Già,
perché nel bosco c’era un’aura che solo
i demoni potevano sopportare, un semplice essere umano sarebbe morto in
un istante, alla prima inspirata di quell’aria
opprimente….
Dopo venivano i plebei, che vivevano in modesti villaggi, lontani dai
castelli. Erano più che altro persone pacifiche.
Infine c’erano loro…i ribelli. I ribelli vivevano
emarginati da tutti….odiavano i nobili. Non sopportavano
l’idea di essere comandati da loro e spesso attaccavano
qualche castello…
Ed era proprio in uno di quegli attacchi che lui aveva conosciuto
Yume…folgorato dal suo carattere deciso e dalla sua forza
d’animo aveva deciso di unirsi ai ribelli di nascosto,
poiché anche lui odiava i nobili e non sopportava
l’idea di esserlo…
Ben presto il motivo era diventato un altro…si era
innamorato di Yume…
La ragazza saltò giù dall’albero e gli
si sedette accanto. Poi guardò le stelle che si
intravedevano tra le fronde degli alberi.
- E’ una bella serata…vero, Koga?
Lui la guardò…fissò il suo
volto…i suoi occhi sognanti in cui brillavano riflesse le
stelle – Si…è proprio una bella
serata… -rispose sorridendo…
…CONTINUA
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
Ringrazio per i commenti:
Ryanforever: no Ayame non c'é perché quando
scrissi questa storia ancora non la conoscevo.... poverina XD
MyImmagination: Grazie ancora per aver commentato!!!
CAPITOLO 3: IL DESIDERIO
La campanella suonò annunciando la fine delle lezioni.
Kagome mise i libri nella cartella facendo tintinnare il portachiavi
attaccato ad essa.
- Cos’è? - chiese Sango incuriosita.
- Il mio portafortuna - disse Kagome mostrandoglielo
- Uh, che carinooo!!! Dove lo hai preso? - esclamò
una bella ragazza dai lunghi e ondulati capelli neri e le labbra
scarlatte fiondandosi su di loro.
- Ehi, Gura-chan, sei peggio di un ciclone! - disse Sango
ridendo. Anche Kagome rise.
Erano molto amiche tutte e tre. Kagura era simpatica e allegra, uno
spirito libero e faceva sempre d testa sua. Era anche molto gentile e
disponibile.
- Allora, dove lo hai preso? - chiese di nuovo mentre
uscivano dalla classe.
- In un negozio qui vicino. Costa 130 yen!
- Solo?! - gli occhi castani di Kagura si illuminarono.
- Sono molto carini - disse Sango
- Se volete possiamo andarci - disse Kagome
- Si, evviva!! - esclamò Kagura.
- Ok! - convenne Sango.
E così tutte e tre si incamminarono verso il negozietto.
- Eccolo, è questo - disse Kagome una volta
davanti ad esso.
- Sembra carino - disse Kagura ed aprì la porta
facendo tintinnare il campanello attaccato al di sopra di essa.
Dal retrobottega uscì Miroku che come vide Kagome si
fiondò su di lei e le prese le mani tra le sue.
- Mia ninfa…sei tornata davvero! - disse commosso.
- Già…le mie amiche vogliono comprare
il portachiavi - disse Kagome.
- Le tue amiche? - ripetè Miroku.
- Si, sono Kagura e Sango…ehi, ma
dov’è Sango?
- E’ fuori a guardare la vetrina - rispose Kagura.
Miroku le afferrò le mani - Bellissima fata, sono lieto di
fare la tua conoscenza! Vado a prenderti i portachiavi!
- Emh…ok… -fece incerta Kagura
osservandolo tornare nel retrobottega, poi si voltò verso
Kagome.
- E’ un po’ matto…
- Però è simpatico!
In quel momento entrò Sango - Credo che oltre al portachiavi
prenderò delle erbe velenose…le avevo giusto
finite… - disse con un sorriso.
- Bentornata, Kagome - fece una voce alle loro spalle. Le tre
si voltarono. Il maestro Mushin stava sistemando dei kimoni da
sacerdotessa.
- Salve maestro, loro sono le mie amiche Sango e Kagura.
Sango e Kagura fecero un inchino. Il maestro Mushin sorrise.
- Ecco i portachiavi! - fece Miroku tornando dal
retrobottega. Il suo sguardo si incrociò improvvisamente con
quello di Sango che sorrise cordialmente. Il ragazzo arrossì
e inciampò, cadendo e sparendo dietro al bancone. I
campanellini dei portachiavi tintinnarono furiosamente.
- Ecco…ci risiamo… -
borbottò il maestro Mushin con aria rassegnata.
Le tre ragazze si guardarono perplesse. Dopo un po’ una mano
si aggrappò al bancone…poi un’altra e
Miroku si rimise in piedi.
- Tutto a posto? - chiese Sango.
Miroku annuì e raccolse i portachiavi. Poi li
sistemò sul bancone.
- Miroku, lei è la mia amica Sango - disse Kagome
- Hajimemashte° - fece Sango con un piccolo inchino.
- Ha-hajimemashte… - fece Miroku arrossendo
leggermente.
Kagome osservò divertita il comportamento del ragazzo. A
quanto pareva Sango gli provocava un effetto diverso da quello di tutte
le altre ragazze.
Kagura prese il portachiavi della FORTUNA…un coniglietto.
- Compro questo! - disse.
- E io questo - Sango prese quello
dell’AMICIZIA…un gattino.
Mentre il maestro Mushin li incartava e Kagura pagava il proprio, Sango
si rivolse a Miroku
- Senti, avrei bisogno delle foglie di cinnamomo, in grande
quantità.
- V-vado a prenderle.
Miroku sparì nel retrobottega. Sango si voltò
verso Kagome che le sorrise e sollevò il pollice. Sango
arrossì. Miroku tornò con un barattolo di foglie
di cinnamomo.
- Grazie! - disse Sango sorridendo.
Alla vista di quel sorriso Miroku inciampò di nuovo e
finì lungo disteso. Il barattolo volò in aria e
il maestro lo prese al volo mettendolo nella busta insiemme al
portachiavi.
- Ecco a te, cara. Sono 455 yen°.
Sango pagò e prese la busta.
- Arrivederci, maestro - dissero le tre ragazze
- Ciao Miroku - aggiunse Sango
- Ci-ciao - balbettò Miroku mettendosi
faticosamente in piedi.
Sango, Kagura e Kagome uscirono dal negozio.
- E’ un po’ strano quel
Miroku… - disse Sango pensierosa.
Kagome e Kagura si guardarono e cominciarono a ridere.
- Che c’è?! - fece Sango
- Noi abbiamo capito perché è
così strano! - esclamò Kagome.
- Eh? Come? Perché?
- Ma dai, non te ne sei accorta? - fece Kagura.
- Di cosa?
- Probabilmente piaci molto a Miroku - disse Kagome.
- Ma che dici?! - Sango arrossì facendo ridere
ancora di più Kagome e Kagura.
- Ehi, ma quella è Ran! - esclamò
improvvisamente quest'ultima indicando una ragazza che fissava una
vetrina, pensierosa.
- Si, è lei - disse Sango.
- RAN-CHAN! - gridò Kagura fiondandosi verso la
ragazza castana che vedendosi arrivare contro una tale furia
spalancò i bei occhioni azzurri e lanciò un grido.
- Yura, muoviti! Cosa stai facendo lì impalata? -
sbottò Inutsuki voltandosi verso la yokai che fissava
imbambolata i capelli di un gruppetto di ragazze sull’altro
lato della strada.
Una aveva lunghi lisci capelli neri legati in una coda di cavallo,
un’altra neri capelli ondulati sciolti sulle spalle, una neri
capelli mossi e la quarta aveva dei meravigliosi capelli castani, lisci
e lunghissimi. Portava qualche ciocca tirata in su da dei fermaglietti
colorati.
- Quanto chiasso che fanno! - fece Inutsuki sentendo gli
strilli delle ragazze.
- Che capelli splendidi! - disse Yura con un sorriso sognante.
- Bah…dovresti aprire un negozio di parrucchiere!
- Cos’è?
- Una cosa inventata dagli umani dove la gente va a farsi
sistemare i capelli. E ora proseguiamo lo shopping… - disse
Inutsuki mentre Yura la seguiva controvoglia.
- Ran-chan, che bello vederti! - fece Kagura
- Emh…Gura-chan…ci siamo viste poco fa
a scuola - disse cauta Ran.
Beh era più che normale che Kagura le fosse tanto
affezionata dato che Ran era una persona eccezionale: era bella e
intelligente e anche molto dolce e gentile.
Nonostante ciò c’era un lato di lei che era cinico
e irriverente, era dunque meglio non farle perdere la pazienza.
- Cosa fai di bello, Ran-chan? - chiese Kagome.
- Domani è il compleanno di mia sorella e volevo
comprarle questo maglione - disse Ran indicando la vetrina dove era
esposto un bel maglioncino rosa.
- Che carinoooooo! - fece Kagura.
- Davvero? -chiese Ran
- Si, prendilo. Sono sicura che a tua sorella
piacerà…
- Bene!
Le quattro entrarono nel negozio dove Ran comprò il maglione.
- Ehi, vi va di venire a casa mia? - chiese Kagome - Potremmo
guardare un film.
- E mangiare schifezze! Ci sto! - esclamò Kagura.
- Anch’io - dissero Ran e Sango.
Proprio in quel momento tre furie si lanciarono su Kagome.
- Kagome! Kagome! Hojo del III F vuole uscire con te!
- Oddio come sei fortunata!
- Vorrei essere al tuo posto!
- Un momento! - esclamò Kagome confusa - Eri,
Ayumi, Yuka, calmatevi!
Le tre ragazze smisero di agitarsi e guardarono Kagome. Erano tre
compagne di classe della ragazza ed erano decisamente pettegole.
- Kagome… - disse Eri
- …Hojo del III F… - aggiunse Yuka
- …vuole uscire con te! - concluse Ayumi
- Hojo… - fece Kagome pensierosa. Ah
già! Era quel ragazzo carino che la ricopriva di regali.
Beh..era simpatico oltre che carino…perché no?
- Va bene… - disse.
Yuka, Eri e Ayumi lanciarono dei gridolini.
- Quando? - chiese kagome.
Eri le prese un braccio, Yuka l’altro - Ora! - esclamarono.
- Co-come? - balbettò Kagome - Ora?
- Sì, lui e dei suoi amici ci stanno aspettando in
un fast-food - disse Ayumi.
Yuka guardò Sango, Kagura e Ran - Mi dispiace, ma voi non
siete invitate - disse loro. Poi lei Eri e Ayumi si allontanarono
trascinandosi dietro la povera Kagome che continuava a ripetere che
aveva degli altri impegni al momento.
Sango strinse i pugni - Non mi sono mai piaciute quelle tre!
Né mi è mai piaciuto quel damerino di Hojo! -
sbottò a denti stretti.
- Quelle pettegole stanno cercando di fregarci la nostra
migliore amica perché con lei accaparrano ragazzi! -
aggiunse Kagura con rabbia.
- Allora riprendiamocela - fece Ran tranquilla, con un
sorriso.
Sango e Kagura non potevano che essere d’accordo.
Le tre si diresser verso Yuka, Eri e Ayumi e le bloccarono.
- Scusate, ma Kagome ha da fare con noi - disse Sango
- Ma Kagome non ce l’ha detto… - disse
Yuka.
Kagome si liberò dalla sua presa - Cosa? - sbottò
- Sentite, dite ad Hojo che uscirò con lui quando
avrò tempo - aggiunse. Prese a braccetto Sango e si
allontanò con lei, Kagura e Ran lasciando le tre pettegole
senza parole.
Kagome sospirò e mise via il libro che stava leggendo. Aveva
passato un bel pomeriggio con Sango, Kagura e Ran e si era divertita
molto, ma ora ripensava a Hojo. Gli aveva dato buca al loro primo
appuntamento. Pensandoci bene non importava…
Hojo era, sì, carino e simpatico, ma non era il tipo che
Kagome cercava. Sospirò nuovamente, poi la sua attenzione su
attirata dal ciondolo attaccato alla sua cartella. Lo prese e
tornò a sedersi sul letto. Lo fissò attentamente.
Il cagnolino sembrava invitarla ad esaudire un desiderio.
“ma che sciocchezza…non può funzionare
per davvero…” pensò Kagome sospirando
per l’ennesima volta. Nonostante ciò chiuse gli
occhi “Desidero trovare il mio principe
azzurro…”. Schioccò un bacio al
cagnolino e attese. Dopo un po’ che non accadeva nulla
aprì un occhio…poi l’altro.
“Kagome sei proprio stupida…cosa ti aspettavi? Che
apparisse dal nulla?” pensò riattaccando il
portachiavi alla cartella. Si sdraiò sul letto e
fissò il soffitto. Non avrebbe mai trovato il suo principe
perché tanto non esisteva…
non esisteva nessun principe per lei…non era una
fiaba…quella era la vita reale…basta sognare!
“Ed io non sono una principessa…”
pensò prima di addormentarsi…
- Kagome…Kagome svegliati… - disse
dolcemente la mamma.
Kagome aprì gli occhi e con uno sbadiglio si mise seduta -
Che c’è mamma?
- E’ pronta la cena, vieni…
- Si, ora arrivo.
La mammma uscì dalla stanza. Kagome guardò la
sveglia sul comodino.
“Uff…mi sono addormentata e non ho fatto i
compiti…mi toccherà farli dopo cena”
Si alzò e scese al piano di sotto.
Dalla cucina veniva il buon odore di oden: il suo piatto preferito.
Si sedette a tavola e si lasciò sfuggire un esclamazione di
gioia quando la mamma mise al centro della tavola la pentola.
- Ah! Oden!
Prese il mestolo proprio nel momento in cui anche Sota lo afferava.
I due si lanciarono sguardi assasini. Alla fine fu Kagome ad avere la
meglio e si mise la prima portata nel piatto.
- Buon appetito! - esclamò iniziando a mangiare.
Finito di mangiare tornò in camera sua e si mise alla
scrivania a studiare. Ma la sua mente era altrove e non
riuscì a concentrarsi.
Alla fine si addormentò sui libri e sognò di un
bellissimo principe azzurro su un cavallo bianco…
…CONTINUA
Vocabolario
Hajimemashte: molto lieto/a
455 yen: circa 4,25 euro…credo!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
Grazie a
Ryanforever per aver commentato il terzo capitolo!
CAPITOLO
4: VERSO IL BOSCO
Kagome si sedette al proprio banco accanto a quello di Sango.
- Buongiorno - disse la sua amica sedendosi.
- Buongiorno… - rispose Kagome
- Qualcosa non va?
- Ah…stanotte mi sono addormentata alla scrivania e ora ho
un torcicollo tremendo!
Sango guardò divertita l’amica – Ho una
bella terapia. Che dici oggi pomeriggio di andare al cinema?
- Non posso…vengono i miei zii e mia cugina. E’ da
molto che non li vedo!
- Oh…beh, possiamo andarci domani!
- Perfetto!
In quel momento entrò la professoressa. Tutti si alzarono in
piedi.
- Buongiorno ragazzi - disse – Sedetevi. Allora…vi
comunico che da oggi avrete una nuova compagna. Mi auguro che la
tratterete bene e che la farete sentire a proprio agio - poi
guardò verso la porta – Vieni, entra pure.
Una graziosa ragazza dai lunghi capelli neri e gli occhi castani si
fece avanti.
- Lei è Inutsuki Megumi. Ha sedici anni. E’ vero,
è più piccola di voi di un anno, ma ha superato
brillantemente gli esami d’ammissione e così
abbiamo deciso di inserirla direttamente al III anno anziché
al II. E’ davvero intelligente.
I compagni guardarono ammirati la nuova arrivata.
- Inutsuki, puoi sederti nel banco vuoto accanto a Ran - disse la
professoressa.
Inutsuki andò a sedersi e si guardò attorno
mentre la lezione cominciava.
Aveva già individuato tre demoni in quella classe e
sicuramente loro avevano capito che lei non era umana.
Dopo un po’ che seguiva la lezione si accorse che si stava
annoiando. Era molto meglio studiare per conto proprio nella biblioteca
del castello.
L’ poteva fare tutte le pause che voleva. Si voltò
verso Ran che le sorrise – Ciao, io sono Ran Kamiya.
- Ciao…questa scuola è una noia
mortale…
- Qui sono sicuramente tutti d’accordo con te. A nessuno
piace studiare.
- Oh, ma a me piace…solo che non così…
- disse Inutsuki
“Perché mi sono iscritta?”
pensò poi.
Fortunatamente la giornata sembrò volare e ben presto
suonò la campanella che annunciava la fine delle lezioni.
“ Meno male! Non vedo l’ora di arrivare a casa e
togliermi questa divisa! La gonna mi da un fastidio
tremendo!” pensò Inutsuki. Si era appena alzata e
messa la cartella sulla spalla quando le quattro ragazze che aveva
visto il giorno prima le si avvicinarono.
- Ciao! - disse quella con i mossi capelli neri e gli occhi nocciola
–io sono Kagome Higurashi, loro sono Sango Kawamura e Kagura
Mei-
- Ciao - fece Inutsuki chiedendosi cosa volessero.
- Noi stiamo andando a mangiare fuori e ci chiedevamo se ti andava di
venire con noi così ci conosciamo meglio - fece Ran.
Il volto di Inutsuki si illuminò in un sorriso. Le sue prime
amiche! Accettò senza pensarci due volte e seguì
le ragazze fuori dalla scuola.
- Allora Inutsuki, da dove vieni?
<< Dal bosco, che domande! >> stava per
dire Inutsuki, ma sorrise e disse – Da Kyoto. Sono qui per
via del lavoro di mio
padre…fa..il…emh…banchiere!
- Certo che saltare un anno di scuola! Devi essere proprio
intelligente. I tuoi saranno fieri di te! - disse Sango mentre
entravano nel fast-food e cercavano un tavolo libero.
- Emh…già…sembrano davvero contenti -
disse Inutsuki “Quando mio padre verrà a sapere
che frequento una scuola umana mi
ucciderà…”pensò poi.
Si sedettero ad un tavolo e presero i menù.
“Bah…ma cos’è ‘sta
roba?” pensò Inutsuki aggrottando la fronte e
scoprendo con dispiacere che non conosceva nessuno di quei piatti dagli
strani nomi.
Nel frattempo le altre avevano già deciso cosa prendere e
attendevano la sua scelta.
Inutsuki lanciò un’occhiata al di là
del menù. Tutte la guardavano.
- Emh…allora…prendo questo
ha…hamburger semplice…
- Bene, vado io ad ordinare - disse Sango alzandosi e dirigendosi verso
il bancone.
Tra tutte era sempre stata l’unica a sopportare la fila,
mentre Kagura dava in escandescenza se c’era
d’aspettare.
Sango incrociò le braccia e si guardò attorno.
Sbattè le palpebre e arrossì quando vide nella
fila accanto…Miroku!
- Ciao Miroku! - lo salutò con un sorriso.
Lui si voltò verso di lei – S-Sango?! -
esclamò arrossendo – Ciao!
- Come va? Sei solo?
- Si. Sono venuto a prendere qualcosa da mangiare. Poi torno al negozio
- Io sono qui con Kagome e Kagura. Ti va di mangiare con noi?
- Va bene!
Sango sorrise e Miroku ricambiò il sorriso.
- Oh, ma guarda i piccioncini - disse Kagura ridacchiando.
- Chi? - Kagome si voltò e vide Sango che chiacchierava con
Miroku – Ah beata Sango…Guarda come stanno bene
insieme - osservò i due ragazzi prendere le cose ordinate e
dirigersi verso il tavolo.
- Ragazze, ho invitato Miroku a mangiare con noi. Va bene?
- Certo! Ciao Miroku! - dissero Kagome e Kagura.
- Felice di rivedervi, mia ninfa e mia fata! Oh, ma cosa vedo? Due
dee!! - disse Miroku afferrando le mani di Ran e Inutsuki –
Come vi chiamate, bellissime ragazze?
Kagome vide un lampo attraversare gli occhi di Sango e le sue
sopracciglia curvarsi verso il basso. Anche Ran e Inutsuki se ne
accorsero, così si affrettarono a liberarsi dalla stretta di
Miroku e ognuna prese il proprio panino.
Sango si sedette accanto a Kagome. Aveva l’aria offesa e
Kagome capì perché: Miroku non le aveva rivolto
tutte quelle attenzioni. Quando le parlava o cadeva o balbettava. Sango
l’aveva inteso come un segno che al ragazzo non piaceva.
Invece a quanto pareva era tutto il contrario: Miroku era impacciato
con Sango proprio perché la ragazza gli piaceva.
Kagome sorrise divertita e cominciò a mangiare.
Chiacchierarono molto e conobbero meglio sia Miroku che Inutsuki. Erano
entrambi molto simpatici e divertenti e Miroku fu così
carino con Sango che Kagome fu certa che l’amica non era
più offesa…
Sesshomaru si dirigeva a passi veloci e decisi verso il giardino. Il
suo servo, Jaken, doveva correre per stargli dietro. Il demone rospo
sospirò. Il suo padroncino era davvero un tipo particolare:
freddo e dallo sguardo glaciale non dava dimostrazione di nessun tipo
di emozione se non indifferenza e, raramente, rabbia.
In quel momento sembrava davvero indignato e Jaken non apriva bocca per
timore che se la prendesse con lui.
Sesshomaru uscì in giardino e raggiunse un albero.
- Inuyasha, scendi! - sbottò.
- No, sto dormendo. Non lo vedi?
- Non rivolgerti così a me e scendi prima che ti faccia a
pezzi con tutto l’albero.
- Sesshomaru, così mi spaventi - borbottò
sarcasticamente Inuyasha, ma scese ugualmente – Cosa vuoi?
- Dove sei stato ieri? - domandò Sesshomaru.
- Che t’importa? - fece Inuyasha incrociando le braccia.
Sesshomaru cominciava a spazientirsi. – Lo so che sei andato
nel mondo umano per riprendere Inutsuki.
- Se lo sapevi perché me lo hai chiesto? - fece con aria
annoiata Inuyasha.
Le sopracciglia di Sesshomaru si curvarono verso il basso: ecco che
esplodeva – Avevo detto di non fare nulla! Di non andarla a
cercare e questo valeva anche per te! Maledizione! Vi è
così difficile fare quello che vi si dice? Tu e
quell’altra stupida siete uguali!
- Cosa c’è, Sesshomaru? Ti brucia
perché non abbiamo fatto quello che tu hai
ordinato? Ti brucia perché Inutsuki è scappata
proprio quando nostro padre ti aveva affidato il castello? Ma
perché devi essere sempre così perfetto? -
sbottò Inuyasha.
La pazienza di Sesshomaru, messa a dura prova, crollò e il
demone mollò un pugno al fratello.
Inuyasha indietreggiò. Poi guardò Sesshomaru con
rabbia e gli si lanciò contro.
- Oh no! - gemette Myoga – Signorino Inuyasha, signorino
Sesshomaru, smettetela! Possibile che dobbiate litigare per ogni cosa?
- Forza padroncino Sesshomaru, dategliele!! Forza! - incitò
Jaken.
I due non li ascoltavano. Ormai avevano cominciato e non si sarebbero
fermati…forse…
- Smettetela, cretini! Vi state comportando come due mocciosi di
quattro anni! - gridò una voce.
Entrambi si bloccarono e si voltarono.
Inutsuki li guardava indignata con le mani sui fianchi. Aveva
riacquistato il suo aspetto demoniaco ma indossava ancora gli abiti
degli umani.
Sesshomaru si allontanò da Inuyasha e si diede una
rassettata ai vestiti, incrociò le braccia e
guardò Inutsuki.
Inuyasha ghignò – Ah! Lo sapevo che non avresti
resistito! - esclamò – Ho vinto la scommessa!
- Non sono tornata per rimanere, cretino! Quindi non hai vinto!- fece
Inutsuki –Sono tornata solo a prendere una cosa! - e si
allontanò canticchiando allegramente.
- Hai scommesso con quella stupida quanto avrebbe resistito nel mondo
umano? - disse Sesshomaru.
- Proprio così - fece Inuyasha.
- Sei davvero un cretino - disse Sesshomaru e senza aggiungere altro si
allontanò. Jaken lo seguì.
Inuyasha si sedette ai piedi dell’albero e
incrociò le braccia.
- Signorino Inuyasha, siete davvero incorreggibile - disse Myoga.
- Cosa? Ha cominciato Sesshomaru!! - sbottò Inuyasha.
- Se voi non gli aveste mancato di rispetto, il signorino Sesshomaru
non ne avrebbe mancato a voi. A quanto pare ve le andate a cercare.
- Come? Prova a ripetere quello che hai detto!
- Emh…dunque io mi congedo! - esclamò Myoga
saltellando via.
- Codardo di un demone… - borbottò Inuyasha.
Guardò il cielo terso e sospirò.
Ripensò all’umana che aveva visto il giorno prima
chiedendosi cosa stesse facendo…
- Kagome! - chiamò la mamma dal piano di sotto –
Sono arrivati gli zii!!
Kagome chiuse il libro di matematica e uscì dalla stanza
scendendo di corsa le scale. Zia Hitomi, la sorella più
giovane della mamma, e zio Tsubasa erano sempre stati i suoi zii
preferiti e adorava soprattutto la sua cuginetta di dieci anni.
- Rin! - gridò Kagome abbracciando la bambina.
- Kagome-chan! - esclamò quest’ultima felice.
-Come stai? Ehi, ma quanto ti sono cresciuti i capelli!-
Rin sorrise. Aveva lunghi capelli neri con un ciuffetto raccolto di
lato e occhi color caffè.
Era molto divertente e simpatica e voleva molto bene alla cugina.
Kagome salutò gli zii, poi guardò Rin.
- Allora, cosa vogliamo fare, Rin-chan?
- Mh…usciamo! Andiamo a fare un giro! - disse la ragazzina
che vivendo ad Hokkaido non aveva molte occasioni di girare per Tokyo.
- Ok! Ehi Sota, vieni con noi? - disse Kagome.
- Certo! - fece il fratellino, felice, anche lui, di poter passare un
po’ di tempo con la cuginetta.
Yume stava insegnando ai piccoli demoni gatto a soffiare
minacciosamente. Quei cuccioli erano davvero buffi e lei si stava
divertendo molto a far loro da baby-sitter.
Una bella ragazza sui venticinque anni le si avvicinò. Aveva
splendidi occhi verdi e lunghi capelli castano-arancio. Era Rika, un
demone volpe.
- Yume… - disse.
Yume si alzò e le si avvicinò – Dimmi
Rika.
- Abbiamo scoperto una cosa riguardo la famiglia reale…a
quanto pare la principessa dei demoni è scappata dal
castello ed è andata a vivere nel mondo degli
umani…
Yume sorrise – Bene…una facile preda… -
fece – Vai a prenderla.
- Va bene - disse Rika. In quel momento un cucciolo di demone volpe dai
capelli arancioni, occhi verdi e una folta coda volpina, le
saltò in braccio.
- Mammina, posso andare con papà al fiume?
- Ma certo, Shippo! - disse Rika – Fai il bravo, mi
raccomando - diede un bacio al cucciolo che corse via, felice di poter
andare a pesca con il papà.
Rika guardò Yume – Vado.
- Si, fa’ attenzione… - disse Yume
- Allora, abbiamo girato tutti i negozi, mangiato due gelati a testa e
un pacchetto di patatine. Cosa facciamo ora?
- Portami a vedere la tua scuola! - disse Rin
- La mia scuola? - ripetè Kagome – Non
è molto interessante. Perché vuoi vedere la mia
scuola?
- Perché è vicina al bosco dei demoni - fece Sota
– Rin vuole vederlo, me lo ha detto prima.
- Sota!! - sbottò Rin – Brutto spione! - si mise
le mani sui fianchi, indispettita.
- Rin, il bosco non è una località turistica -
disse Kagome seria.
- Lo so, ma non voglio entrarci. Solo vederlo…anche da
lontano va bene…ti prego, Kagome-chan!
- Uff…va bene, ma non ci avvicineremo.
- Ok! Evviva!!!
Kagome prese per mano Rin da una parte e Sota dall’altra e si
diresse verso scuola, percorrendo la solita strada che faceva tutte le
mattine da tre anni ormai.
- Eccoci qui… - disse una volta davanti scuola. Da
lì si poteva vedere molto bene il bosco. Rin lo
fissò.
- E’ un semplice bosco… - disse dopo un
po’.
- Visto? Andiamo - disse Kagome voltandosi per tornare indietro.
Proprio in quel momento sentì un grido. Tutti e tre si
voltarono di scatto. Rin strabuzzò gli occhi, la bocca di
Sota si aprì in un urlo muto e Kagome rimase pietrificata.
Un demone…un demone era uscito dal bosco…aveva
lunghi capelli castano-arancio e occhi verdi. Era una femmina. Era
dotata di una bellezza particolare, differente da quella degli umani.
A terra, davanti a lei, c’era una ragazza dai lunghi capelli
neri.
Aveva un taglio sanguinante sul volto e tremava…
- I…INUTSUKIII!!! - gridò Kagome.
Il demone e Inutsuki si voltarono verso di lei.
- Kagome?!…KAGOME SCAPPA! - gridò Inutsuki
rimettendosi in piedi. Il demone l’afferrò
velocemente per il collo sollevandola da terra.
Inutsuki si lasciò sfuggire un grido soffocato.
- NO! - gridò Kagome. Sota e Rin si strinsero a lei,
spaventati.
Il demone si inoltrò nel bosco portando con se Inutsuki.
- Oh no! - fece Kagome. Si voltò verso Sota –
Sota, dovete correre a casa di Sango e avvertire i
cacciatori…
- E tu cosa farai?
- Non lo so…adesso andate, presto!
Sota prese la mano della cuginetta. I due bambini corsero via. Kagome
guardò il bosco. Poi cominciò a correre verso di
esso. Non aveva idea di cosa avrebbe potuto fare
lei…un’umana…in
più non avrebbe resistito a lungo all’aura
demoniaca…
Ma non poteva abbandonare Inutsuki così.
CONTINUA
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=306259
|