Nail Polish ~ Smalto Per Unghie

di zero2757
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter One: Vita Ordinaria + La Macchia ***
Capitolo 2: *** Chapter Two: A Comet Star ***



Capitolo 1
*** Chapter One: Vita Ordinaria + La Macchia ***


Ciao, sono Micheila e questa è la mia prima storia Romanticosa, tutto è nato per caso mentre disegnavo una scenetta... E bhe... Spero piaccia! > w <
Un Kiss,
Michy

Attenzione la storia qui citata è coperta da copyright, qualsiasi accenno di plagio sarà gravemente punito.

 

 

 

Nail Polish ~ Smalto Per Unghie

di zero2757





Just so You Know - J.M.

 




Chapter One: Vita Ordinaria + La Macchia


Stava avanzando come se fosse stata la cosa più naturale del mondo, la navata adorna di fiori profumati ed un tappeto lungo fino all'abside della chiesa.
Si sentiva pronta a dire il fantomatico "" all'uomo che aveva di fronte, sorrise lo stava quasi per raggiungere; pochi passi e sarebbe diventata la moglie di colui che da sempre amava.
Ma un rumore assordante rovinò quell'atmosfera di violini e profumi, facendola cadere nel vuoto.


La sveglia segnava le sette e trenta del mattino, ma fu subito messa a tacere da una poderosa cuscinata. La ragazza nel letto si lamentò, non era certo la prima volta che sognava il ragazzo che, da oramai un pò di tempo, si era accorta d'amare. La camera fu inondata dalla luce, le veneziane automatiche si aprirono rivelando una piccola camera dalle pareti lilla ed il mobilio di un vintage bianco. Alle pareti quadretti dipinti da lei facevano mostra di se.
La ragazza si alzò e posò lo sguardo sul grande specchio proprio di fronte al letto, era orrenda.
I suoi capelli di ogni colore (tante erano le tinte fattesi) erano un groviglio di stepposo, gli occhi, solitamente di un grigio-verde erano impastati e pesanti, il volto ovale nascosto dalla massa di stoppa.
Le labbra rosse per il troppo "mordicchiare" nella notte, e per incorniciare il tutto il suo pigiama di flanella rosa con motivi di cupcake, non migliorava la sua visuale.
Sbuffò sonoramente, per poi con svogliatezza alzarsi e arrancare verso il bagno.
La casa dove era cresciuta non era grande né piccola, ma in tutte le stanze si sentiva la presenza dell'arte dei suoi genitori (pittori rinomati di professione).
La ragazza sbadigliò, aveva fatto le ore piccole nuovamente a guardare anime, era più forte di lei! Quando iniziava un anime particolarmente coinvolgente un episodio tirava l'altro, c'era chi si ingozzava di ciliege e lei... Bhe, si strafogava di anime e manga.
Il bagno l'accolse con un pò di umidità e freschezza, quando i suoi occhi reincontrarono quelli della se stessa dello specchio si accigliò.
«Buongiorno anche a te Himemiko!» lo disse con tono burbero, il suo riflesso al mattino poco le piaceva ma, volente o nolente, si convinse a darsi una sistemata.

 

Dopo essersi sitemata, finalmente Himemiko uscì dal bagno.
Sin da bambina si era ispirata a quelle storie che tanto amava nel vestirsi, infatti come fosse stata richiamata dai suoi jeans rosa e la maglietta nera con connesso gilet a righe del medesimo nero e bianco, Himemiko sembrava uscita da uno shoujo.
Soddisfatta dell'outfit sceltosi, le rimaneva solo pettinare quella massa informe di capelli.
Ma non appena i primi nodi decisero di cedere, si poterono finalmente vedere i lunghissimi capelli e la frangetta ribelle. «Ahhh!! Dannata cosa, perché ho deciso di rifarti?! Perché?!» chiese con impazienza mentre cercava di sistemarla inutilmente.
Arresasi, arraffò il suo cellulare ed accenderlo (non lo teneva mai acceso da una certa ora del pomeriggio in poi, soprattutto perché qualcuno poteva disturbarla mentre guardava i suoi anime!) non appena lo screen si illuminò una foto le sbatté in faccia ciò che, da un pò di tempo, sognava continuamente: Touma.
Quell'ammasso di pixel mostrava, infatti, un Touma sorridente alla cerimonia del diploma di lui e lei che svettava il secondo bottone di lui.
Si era dichiarata quel giorno, e come c'era da immaginarsi fu brutalmente rifutata dal suo amico; ma tale dichiarazione d'intenti non rovinò la loro consolidata amicizia.
Anzi, si divertirono a scattare quell'istante, sotto gli occhi di uno sconcertato corpo studenti.
Sarebbe stato strano senza di lui, erano inseparabili (scolasticamente parlando) dalla quarta elementare, e adesso che la pausa estiva era iniziata non lo avrebbe più rivisto dato che era divenuto studente universitario.
Lo screen urlava a chiare lettere che era in ritardo con per l'appuntamento con Yuuki e Hiro, così con una lena degna di una lumaca di formula1 si diresse verso l'ingresso.
«Io vado!» urlò alle pareti vuote di casa sua, già dato che i suoi genitori non erano mai a casa.
«Fai attenzione...» si bisbigliò tra se e se, tanto per sentirsi un pò meno sola di quanto si sentisse in realtà.

 

«Hime! Finalmente, credevamo ti fossi persa!» le urlò Yuuki, Hime sorrise giungendo le mani a mò di scusa.
«Perdonami Yuu!! Non sapevo come sistemarmi!!» affermò sincera lei, Yuuki sfuffò ma sulle labbra aveva dipinto un bel sorriso.
Hime, si trovò ad osservarla... Era bella, nei suoi vaporosi capelli biondo-caramello e gli occhi color castagna. Non aveva mai un capello fuori posto, di fatti oggi mostrava una complessa acconciatura tra il mosso e le trecce messe a cerchietto. Il vestito sui toni dell'azzurro la fasciava perfettamente, mettendo in risalto la sua femminilità. Si ritrovò un pò invidiosa per quella mancanza da parte sua, una femminilità inesistente. «Ma Hiro?» chiese Hime, per schiodarsi di dosso quella brutta sensazione. «Non saprei, mi aveva detto che sarebbe tornato subito. Arrivava un attimo al kombini e tornava» affermò incerta lei, mentre con le unghie laccate di rosa pallido ticchettava sullo screen del cellulare nuovo.
Hime sbuffò, Hiro era sempre stato un ritardatario cronico sin da piccolo. Erano cresciuti insieme, lei e Hiro ed insieme le avevano passate di tutti i colori. Ancora ricordava di come, per gioco, si buttassero da un poncino pittosto alto che dava sul canale di fronte casa loro. Si sfidavano e puntualmente vinceva sempre lui, poi rincominciavano.
Ogni giorno una sfida, ogni giorno una risata.
Forse era per questo, per il fatto di essere quasi fratelli, che gli aveva confidato di essere innamorata di uno più grande di lei di un anno.
Ma lui, non seppe perché non la prese bene, cambiando il suo carattere e non solo.
Un paio di braccia la abbracciarono forte, non ci volle un genio per capire chi fosse, poi il suo odore di pino era quantomeno inconfondibile.
«Buongiono Principessa!» le sussurrò all'orecchio in maniera suadente Hiro, per poi darle un bacio sulla guancia. Hime, di risposta, gli diede una bella gomitata nel costato.«Quante volte ti ho detto di non chiamarmi "Principessa"?!» chiese lei liberandosi e voltandosi, trafiggendo il giovane con occhi incandescenti.
«Ma perché?! Hime[*], significa "Principessa"! Non te l'ha mai detto nessuno?» chiese lui, mentre con una mano si massaggiava la parte lesa.
Hiro era bello, incredibilmente bello, ramato di capelli con due occhi color cobalto da far invidia al colore stesso. Un fisico statuario dati i suoi allenamenti di baseball ed un look alternativo che piaceva a tutte le ragazze della loro età.
«Infatti il mio nome non è Hime ma Himemiko, vale a dire: Sacerdotessa Imperiale[**]! Quante volte dovrò dirtelo!!» brontolò Hime, per poi prendere a camminare verso la piscina.
Dietro di se, poté sentire distintamente Yuuki ridere e Hiro lamentarsi.

 

Come ogni sera da quando era iniziata la pausa estiva giunte le sei, Himemiko, si ritrovava per la via di casa. Hiro, l'aveva abbandonata per andare alle prove della band di cui faceva parte, mentre Yuuki si era vista con il medesimo ragazzo "giusto".
Alle volte si sentiva sola, non tanto per gli amici o la famiglia quanto non capiva cosa davvero volesse fare nella vita. Con sguardo critico osservò il cielo aranciato e inspirò un pò d'aria frizzantina, si stava avvicinando un temporale e lei già si pregustava il momento di quando avrebbe potuto godersi quell'atmosfera e odore particolare. Almeno in parte, il suo umore migliorò, facendole avere un portamento più euforico del solito.
Ma la baldanza del momento durò pochi attimi, perché il suo udito fu catturato dal suono di una chitarra. Per la precisione una Gibson J 200, che veniva suonata in maniera magistrale. Si guardò intorno, ma non vide nessuno... Ovviamente la periferia di Tokyo era sempre meno affollata del suo centro; ma lei non vide altro che il rosso del cielo, gli alberi di canfora perfettamente ordinati ai lati della strada ed i guard rail accostati agli alberi.
Poi, quasi fosse stato per caso, scorse una macchia nera.
La macchia nera in questione era un ragazzo dai folti capelli neri, la camicia nera dove in una parte si intravedeva l'accenno alla bandiera inglese metteva in risalto il fisico atletico, ed i jeans scuri completavano l'opera. O forse no?
Forse era il polsino alla destra di lui, oppure su come fletteva il bicipite mettendo in evidenza il muscolo. Hime, non lo sapeva, l'unica cosa certa era il suono della chitarra che sembrava stregarla, dopo un pò di tempo il cellulare di lui squillò. Fu questione di secondi che il ragazzo misterioso, del quale non conosceva neanche la fisiognomia del volto, sparì.
Per la prima volta Hime, si chiese del perché non lo avesse fermato.

 

La Macchia, così aveva deciso di chiamare il ragazzo misterioso, non lo aveva più rivisto.
Era passata per i giorni seguenti alla stessa ora, ma di lui nessuna traccia, questo gettava nello sconforto Hime che, come ogni sabato pomeriggio si era rifugiata da suo fratello maggiore, sbuffò.
«Che hai MakiHime[***]?» la sbeffeggiò Momoharu, suo fratello. «Ahh!!! Quante volte ti ho detto di non chiamarmi così?! O vuoi che il campus sappia come ti chiamavano per tutto il periodo del liceo...-Hime sorrise sadicamente- Momo-pyon!» urlò poi di rincorsa ad una finestra.
Momoharu, atterrò la sorella con una mossa degna di un wrestler e richiuse "l'arma del reato".
«Non ti azzardare mai più!» gridò sgomento Momo, mentre Hime si scompisciava dalle risate. Se i suoi genitori non c'erano mai, in compenso, aveva i suoi due fratelli. Il maggiore, Momoharu, era u bellissimo venticinquenne prossimo alla laurea in pedagogia. Un fisico asciutto, svettava sotto le camicie ed i pantaloni di marca, i lineamenti lievemente taglienti del viso però non stonavano affatto su quel castano cenere che aveva di capelli e sugli occhi uguali alla sorella. Il minore, più piccolo persino di Hime; che per il momento era dai nonni per le vacanze, Matsushiro era l'opposto di Momoharu. Capelli bicolore (sicuramente la presenza di Hime aveva contribuito alla sua follia per i capelli colorati): la cui frangetta era di un bellissimo color rame ed il resto della testa era di un biondo-miele. Nei suoi tredici anni di pura follia, Matsushiro, era di sicuro quello più legato alla sorella... Che non mancava mai di vestirlo sulla stessa scia di quella dell'amico Hiro.
«Ma su, lo sai che scherzo!» affermò Hime tenendosi la pancia dal troppo ridere, Momo la guardò bonariamente.
«Mi dici cosa c'è che non va?» chiese poi d'improvviso, Hime smise subito di ridere ed il suo sguardo si perse nella contemplazione dell'appartamento. Era piccolo, come ogni appartamento nel centro di Tokyo. C'era il giusto indispensabile, una camera da letto che fungeva anche da salottino, un bagno, un piccolo spazio per la cucina ed un ingresso altrettanto ridotto.
Spartano, pratico e funzionale; esattamente come suo fratello.
Momo, non incoraggiato dall'atteggiamento di Hime, decise di preparare un pò di tea freddo così si diresse verso il cucinino. «Ti è mai capitato di rimanere folgorato dalla musica?» gettò lei, mentre il suo sguardo era preso da qualcosa che lui non poté capire.
Sorrise, e con precisione chirurgica iniziò la preparazione del tea. «No, perché questa domanda?» chiese lui, mentre le sue lunghe mani erano dedite a riempire d'acqua il bollitore.
«Nulla di particolare... Sai, se avessi potuto ne avrei parlato o con Yuuki oppure con Hiro... Ma loro, da qualche anno a questa parte sembrano persi in un mondo tutto loro... Mi sento come se fossi rimasta una bambina rispetto a loro...» ammise infine scontenta la ragazza, un nodo alla gola a farle presente su quanto quelle parole risultassero vere.
«E sarebbe così sbagliato? Hime, hai solo quindici anni, sei ancora una bambina» affermò beffardo Momo, mentre il processo continuava. Ma nonostante ciò, quando gettò un'occhiata alla sorella, rimase un pò male nel vederla abbattuta. «Senti -iniziò lui sospirando- tu devi essere semplicemente te stessa... Ho passato anche io la fase "Sono Indietro", so cosa significa interrogarsi su chi o cosa si vuole diventare ma... Hime, semplicemente viene da sé! Non crucciarti ulteriormente!» e detto questo, Momo l'abbracciò avendo lasciato in disparte la sua "Missione Tea Freddo".
Quando le forti braccia di Momo l'avvolsero, si mise a piangere; non seppe il perché ma in quel momento voleva solo piangere e sperare che le parole di Momo fossero veritiere.

 

Dal giorno del Pianto ne passarono altri, tutti più grigi l'uno dell'altro.
Il problema di essere un mezzo genio dello studio è che, quando ti assegnano i compiti estivi, riesci a farli tutti nel giro di una serata e mezza facendoti avere così il resto delle vacanze libero.
Per questo Hime si malediva, non aveva niente da fare a casa se non guardare anime, cosa scarsa dato che recentemente non ve ne fosse nessuno che suscitasse il suo interesse. Con aria ancora più annoiata, spostò per la miliardesima volta lo sguardo dalla televisione alla finestra.
Il tempo quel giorno era plumbeo, come aveva previsto sarebbe piovuto di li a poco. Come se fosse stata scottata da qualcosa (ignorando con grande forza il suo basso abbandonato alla parete di camera) si alzò e, infilatasi le scarpe e arraffato l'ombrello uscì.
Il vento era una fresca brezza di burrasca, e Hime respirò con tutti i polmoni quell'aria. Fu proprio in quel momento che iniziò a piovere come un forsennato, e con un tiepido sorriso iniziò la sua passeggiata sotto la pioggia.
Girò tutti i dintorni del quartiere che un tempo erano terre inesplorate, posti esotici in cui sostare tra un'avventura e l'latra. Dove lei ed Hiro, potevano essere qualunque cosa volessero.
Come preso in causa, Hiro, sbucò da dietro un angolo a braccetto con la nuova fiamma della settimana. Hime scosse la testa e fece per andarsene, non voleva certo rovinargli i piani se no poi chi lo sentiva!
Ma non fu tanto fortunata, fece pochi metri che qualcuno le venne addosso facendola cadere per terra. «Ahi! Ma guarda dove...» ma il resto della frase le morì in gola, di fronte a lei un ragazzo moro e con occhi più profondi di quelli di Hiro, la stava guardando crucciato.
La Macchia, la stava guardando.
Hime avvampò e come presa da una foga assurda, lasciò li l'ombrello ed il ragazzo sconcertato, correndo via come non vi fosse un domani.

 

[To Be Continued...]   

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[*] Hime, in giapponese significa Principessa. E' un nome molto bello, e abbastanza usato!

[**] Premetto che non so per certo il significato di Himemiko, ma, a rigor di logica (ossia Hime - Principessa e Miko- Sacerdotessa) ne ho dedotto si potesse tradurre anche come Sacerdotessa Imperiale. *Bella licenza poetica no?*

[***] Per chi non conoscesse il Maki Neko o Gatto Portafortuna, sappiate che il soprannome che il nostro Momo-pyon dà alla sorellina altro non è che: Principessa Fortunata! XD 
O almeno è quello che spero si capisca! ò.ò


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I Personaggi nella mia testa hanno il voto di:

Matsushiro - Honey senpai; Ouran Host  Club
Momoharu - Sho Fuwa; Skip Beat
Touma - Tanaka Sensei; Ao Haru Ride (Anche se lì esiste un Touma, era troppo St****o per essere anche solo preso in considerazione per il mio Touma! Scusate lo sfogo ^_^)
La Macchia - Tsuruga Ren; Skip Beat
Hiro - Will; Will 'O Wisp
Yuuki - Milena; Sailor Moon
Hime - Unknow Anime

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Capitolo 2
*** Chapter Two: A Comet Star ***


Ciao, sono Micheila e questa è la mia prima storia Romanticosa, tutto è nato per caso mentre disegnavo una scenetta... E bhe... Spero piaccia! > w <
Un Kiss,
Michy

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Nail Polish ~ Smalto Per Unghie

di zero2757





Young and Beautiful - Lana Del Rey

 




Chapter Two: Comet Star


Girò tutti i dintorni del quartiere che un tempo erano terre inesplorate, posti esotici in cui sostare tra un'avventura e l'latra. Dove lei ed Hiro, potevano essere qualunque cosa volessero.
Come preso in causa, Hiro, sbucò da dietro un angolo a braccetto con la nuova fiamma della settimana. Hime scosse la testa e fece per andarsene, non voleva certo rovinargli i piani se no poi chi lo sentiva!
Ma non fu tanto fortunata, fece pochi metri che qualcuno le venne addosso facendola cadere per terra. «Ahi! Ma guarda dove...» ma il resto della frase le morì in gola, di fronte a lei un ragazzo moro e con occhi più profondi di quelli di Hiro, la stava guardando crucciato.
La Macchia, la stava guardando.
Hime avvampò e come presa da una foga assurda, lasciò li l'ombrello ed il ragazzo sconcertato, correndo via come non vi fosse un domani.

 

 

Si sfregò le mani per il gelo, una nuvoletta di condensa salì in cielo.

Il cielo bianco preannunciava una bella nevicata entro fine giornata e lei, se non si fosse sbrigata non sarebbe riuscita ad arrivare al Meet&Greet in tempo per la presentazione.
Himemiko, sorrise al ricordo della Macchia, le capitava spesso di pensarlo; in verità in dieci anni quel ragazzo l'aveva talmente ossessionata che quasi le sembrava di vederlo di sfuggita con la coda dell'occhio.
Ma ogni volta che si voltava vedeva cataste e cataste di volti e nulla più. Si strinse nel suo cappotto quando il vento gelido si abbatté sulle sue guance, oramai rosse di freddo.
Con passo di carica attraverò Oxford Street con l'intenzione di fermare un taxi per dirigersi al palazzo dei congressi, e mentre il suo corpo si muoveva automaticamente la sua mente vagava.
Ricordò di come il giorno dopo il Giorno, come lo aveva apostrofato lei, si fosse prodigata per trovare la Macchia.
Ricordò che pochi giorni dopo ebbe la notizia che sua madre era morta a causa di un incidente dal quale solo il padre si era salvato. Ma questo certamente non permise all'umo di sprofondare in un'oscura depressione che sfociò di violenza.
Ricordò, Matsushiro che le veniva strappato dalle braccia per affidarlo ad una famiglia più idonea della sua, Momoharu la prese con sé per un pelo; ma non riuscì a fare lo stesso per il fratellino.
Sentiva ancora l'odore delle lacrime di Matsushiro, delle sue grida per scappare alle braccia degli assistenti sociali e di come scomparve dalla sua vita; nonostante le ricerche disperate di Momo e lei.
Rivide Hiro e Yuuki allontanarsi sempre più data la sua vita disastrosa con la scusa dei genitori, lasciandola senza amici. Vide i suoi sforzi quando doveva studiare e fare tre lavori contemporaneamente, di come rivide Matsushiro cambiato anni dopo e di quanto quell'incontro casuale gli fu indifferente.
Ricordò Momo e la sua decisione di venire a Londra, "Da una piccola isola ad una un pò più grande" le disse quando, per i suoi diciotto anni le porse il biglietto ed il passaporto.
Sentì le lacrime, le amarezze e la perdita.
Perché lei sapeva che se lasciava il suo adorato paese natale non avrebbe più visto Matsushiro, anche se per sbaglio; poco le importava del suo sguardo di suffucienza.
Non avrebbe più rivisto quella Macchia che tanto avrebbe voluto conoscere...
Ma le lacrime durarono poco e l'incertezza con esse.
Così, si ritrovò in un luogo sconosciuto per rincominciare da capo e riprendere in mano le redini della sua vita. E così fece, s'impegnò nello studio della lingua e nella ricerca di un lavoro. I primi tempi furono quelli più bui, sia per lei che per Momo, ma tempo di poco che si erano già innamorati del posto.
Si diplomò tempo dopo con il sostegno non solo di Momo, ma anche di Janinne che le divenne amica nel periodo più tetro della sua vita. Non passò molto tempo che scoccò l'amore tra Momoharu e Janinne così i due iniziarono un periodo di "corteggiamento" piuttosto assiduo. Iniziò l'università, tutto procedeva come doveva, fin quando Hime non decise di scrivere un romanzo.
"Young [*]", questo il titolo che dopo poco scalò le classifiche portandola al punto dove si strovava ora.
Affermata nei suoi venticinque anni, in procinto di laurearsi in Letteratura Straniera e Lingue Interculturali, con un libro che resisteva in vetta alla classifica inglese e un'altro manoscritto in porto.
Poteva dire di avere finalmente quel barlume di felicità che da tanto le mancava.
Grazie a Dio era riuscita a fermare un taxi, dopo un'attesa lunga un secolo! Con fare sbrigativo aprì la portiera e dopo essersi accomodata fece per dare istruzioni al tassita ma fu brutalmente fermata.
«Oh Cielo! Finalmente un tassì, Knightsbridge per piacere!» esclamò un uomo sulla trentina non appena si accomodò accanto a lei.
Da sotto il cappello (che faceva molto stile anni venti) si intravedevano foli capelli neri, fasciato nel suo cappotto di tweed grigio, l'uomo non si era minimamente accorto della sua presenza.
«Mi scusi signore, ma questo sarebbe il mio taxy!» esclamò sdegnata lei, mentre con fare irriverente gli aveva afferrato una manica per farlo voltare.
Ma il gesto fu talmente brusco che nel voltarlo, il cappello che nel frattempo si stava togliendo gli cadde dalle mani rivelando il volto dello sconosciuto. Aveva i capelli tirati indietro, di un nero sinistro (sembrava riflettessero la luce, come le piume dei corvi) i linemaneti erano in armonia con la forma del suo viso, aveva un lieve accenno di barba che lo rendeva affascinante e degli occhi talmente chiari da risucchiarti.
Le mani inguantate di nero, nel tentativo di riprendere al volo il cappello si esano posate su quelle di Hime.
Ovviamente, quasi fosse un gioco sadico del destino, lei riconobbe subito l'uomo che malgrado dieci anni di più sulle spalle, mai aveva potuto dimenticare quell'incontro sotto la pioggia.
La Macchia la stava guardando, ma non come un tempo, con fare scocciato quanto sorpreso da tale intraprendenza.
«Oh, mi perdoni Signorina, non era mia intenzione!» disse lui con fare cortese facendo così per scendere dal taxy, ma lei lo riprese oramai più rossa che mai in viso; consapevole sia dello sguardo della Macchia che del tassita. «No! -non lo averebbe lasciato andare anche stavolta!- Mi scusi lei, è stato maleducato da parte mia, la prego condividiamo la corsa. Carnaby Street per me Signore!» lo affermò con tale trasporto che la Macchia iniziò a ridere non appena vide il poveruomo scuotere la testa affranto, sicuramente il suo non era un lavoro facile.
«Allora, signorina, mi sento in obbligo di una presentazione quantomeno decente. Piacere, sono Tetsu Miyagi e lei?» chiese lui, mentre con interesse squadrava quella ragazza così strana e -quasi- familiare ai suoi occhi. «Hem... Io sono Himemiko Yuuchi, piacere mio!» le gote le si tinsero di rosso più di quanto il freddo d'inverno non avesse fatto.
«Aspetti! Quella Yuuichi? La scrittirice del romanzo gotico Young?!» l'entusiasmo della Macchia o meglio di Tetsu, era pari a quella di un ragazzino di fronte al suo Mangaka preferito. Hime si limitò a sorridergli e annuire. «Oh cavolo! Ho amato quel libro! Il modo in cui ha descritto il rapporto tra James e Lydia è... sconvolgente, se poi si pensa che è ambientato nel dopo guerra!!! Ma... Ora che ci faccio caso, lei pare molto giovane. Se non sono indiscreto, quanti anni ha?» le chiese con estrema giovialità, Hime inizialmente fu presa in contropiede ma malgrado i battiti emozionati del cuore decise di rispondere come avrebbe fatto con un qualsiasi fun.
«Quanti me ne da?» chiese in tono quasi di sfida e Tetsu sorrise «Bhe, credo di esserle coetaneo, quindi... Oserei dire ventinove?» Hime rise di gusto, nessuno mai le aveva dato più della sua età!
«Si sbaglia, ne ho venticinque» riuscì a pronunciare dopo che riprese il controllo di se stessa.
«Ah» fu tutto quello che Tetsu, riuscì a pronunciare troppo sconvolto dalla rivelazione fattagli. Passarono dei minuti di silenzio che, notò Hime, stava per essere rotto se non fosse stato per il tassista che annunciava al signore la sua destinazione.
Tetsu sesce con pigrizia dall'abitacolo del nero tassì, ma non appena stava per chiudere lo sportello si voltò sorridendole.
«Spero di rivederla ancora Signorina Yuuichi» e con questa frase sparì, nuovamente dalla sua vita. Hime sorrise, in quei pochi attimi aveva vissuto un sogno che molto spesso aveva fatto e le andava bene così; si era oramai abituata alla cometa che era Tetsu Miyagi.

 

[To Be Continued...]   

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[*] Young in verità sarebbe l'opera letteraria L'Ospite si Sarah Waters, un piccolo omaggio a lei e alla sua fantastica storia... Ma per discrezione ho volutamente cambiato sia il nome dei protagonisti (il Dr Faraday con James e Caroline con Lydia), spero non sia un disturbo alla lettura! >w< 
In più l'ho voluta ricollegare alla canzone della Del Rey, ecco perché del titolo Young!


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I Personaggi nella mia testa hanno il voto di:

Janinne - Sarah/Dijibrill; Angel Sanctuary

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