Addio Mr Stevens

di Rachele_Saranti
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Che cosa state leggendo? ***
Capitolo 2: *** Così vicini, così lontani ***
Capitolo 3: *** Uno sguardo al passato. ***



Capitolo 1
*** Che cosa state leggendo? ***


Era già giorno, quando Miss Kenton tornò alla villa con un bel mazzo di fiori appena recisi. Percorse tutto il corridoio in silenzio fino a giungere nel lussuoso salotto adibito ad area relax per la servitù. Mr Stevens, stava leggendo un libro, quasi non si curò nemmeno della presenza della donna all'interno della stanza.

-Ho raccolto dei fiori- disse lei con il suo solito sorriso stampato sul viso. Incredibile era vedere la positività di quella donna, nonostante la mole di lavoro incessante che ogni giorno doveva affrontare.

-Scusi?-
-Oh...Fiori...-
-State leggendo...-
-Sì- -C'è poca luce, siete sicuri di vederci bene?-
-Sì...sì-
rispose con tono sempre più cupo. La giovane osservò il collega, che non aveva ancora staccato gli occhi dalle pagine del romanzo.
< br / > -Posso...Posso sapere che cosa state leggendo Mr Stevens?-
-Un libro- Rispose lui con freddezza, come se gli costasse pure rispondere.
-Beh sì...lo noto. Ma, posso chiedervi...che tipo di libro?-
-Sto leggendo solo un libro signorina Kenton.-

La donna appoggiò il resto dei fiori che non aveva ancora sistemato nell'apposito vaso, sullo scrittoio di legno. Si aggiustò la gonna e il cardigan e con passo veloce, si avvicinò all'uomo. Lui con la stessa rapidità lo ritrasse, quasi a nasconderlo.

-Avanti, mi faccia vedere il libro, la prego!-

Che cosa stava facendo? Stava cercando di attirare la sua attenzione? Stava cercando di dirgli qualcosa? O era semplice e futile curiosità di sapere che cosa egli stesse leggendo di tanto interessante da non degnarla nemmeno di uno sguardo.

-Vi vergognate a dirmelo?- chiese lei quasi con rammarico

-No...no.-

L'uomo sospirando si alzò dalla poltrona, giusto per mantenere una certa distanza dalla ragazza.
-Miss Kenton, è solo un libro.- si spostò dall'altra parte della stanza quasi accantonato in angolo, accanto a un grande comò

. -Che cos'è? ... Hummm, è spinto?-
-Spinto?-
-State leggendo un libro audace?-

Chiese lei, facendosi più seria nel tono di voce, ma non nel volto. Il suo sguardo, così tenero e le sue labbra... Un viso luminoso e pieno di ilarità. Era strano vederla fare tali domande a Mr Stevens, ma evidentemente, quel libro aveva davvero attirato la sua attenzione. Da tempo, non poteva negare, di provare una certa vicinanza nei confronti dell'uomo; non dovuta solo al fatto che erano colleghi, in quanto lei governante e lui maggiordomo di Darlington Hall, ma anche per qualche affinità che negli ultimi mesi li aveva visti partecipi di scontri e chiarimenti.

-Pensate che si trovino libri audaci tra gli scaffali di sua Signoria?-

Rispose l'uomo con una sorta di "domanda retorica", cercando di imbarazzare la donna e azzittirla. Forse le sue domande così inopportune si sarebbero fermate, e lui avrebbe continuato la sua lettura silenziosamente, mentre lei , avrebbe terminato le sue faccende senza più chiedere nulla. Ma a Sarah quella domanda non fece paura. Non era il tipo che si intimoriva o provava vergogna per certe domande. lei non aveva fatto nulla di male; voleva solo sapere che cosa stesse leggendo di tanto entusiasmante l'uomo da cui lei aveva imparato molto e che primo tra tutti stimava e rispettava.

-Come posso saperlo?...-rispose lei con una nota di ironia o forse incertezza. La risposta sebbene l'avesse spinta a saperne ancora di più, la destabilizzò per una frazione di secondo.
-Che cos'è?- continuò -Avanti! Mostratemi quel libro!-

Era un invito. Non gli stava chiedendo di mostrargli il libro, forse non solo quello. La preghiera di Miss Kenton, era ben più profonda. Voleva conoscere tutto di quell'uomo. Voleva conoscerlo nell'animo, e voleva capire come potersi comportare con lui. Che cosa lo aggradava e cosa invece no. Lavoro arduo! Addirittura impossibile, per un uomo con lui, rivelare la sua vera natura. La stessa cosa, non si dimostrava invece complessa per lei; abituata da sempre ad essere, sì servizievole, ma altresì modo schietta sincera e diretta in quello che faceva, diceva o pensava. Il suo tono di voce era dolce, curioso, sensuale. Non c'era nulla di male in quello che stava chiedendo. O almeno, non ci sarebbe dovuto essere... Ma mr Stevens, sembrava sempre più innervosito e imbarazzato nel vedere la giovane governante avanzare verso di lui, mettendolo a spalle al muro. Avrebbe potuto farle vedere il libro e terminare lì la conversazione.
E invece no! Lui aveva paura. Ma paura di cosa? Di un libro? O della reazione che avrebbe potuto avere Miss Kenton leggendo le prime pagine del romanzo.

-Vi prego di lasciarmi in pace Miss Kenton. per favore...-

sospiri...respiri profondi. Non sapeva che cosa dire, non sapeva come comportarsi. Non era mai successa una cosa del genere.
Non gli era mai successo che una donna si intromettesse nei suoi affari. Nessuno gli aveva mai chiesto che cosa leggesse, o gli avesse chiesto qualcosa a riguardo delle sue abitudini quotidiane.
Certo si trattava di un libro. Miss Kenton sapeva quanto mr Stevens adorasse leggere, ma quel giorno la sua brama di conoscere era andata ben oltre del previsto. La vera domanda che il maggiordomo si stava ponendo, era perché quella donna ci tenesse tanto a lui e perché volesse rompere la "distanza" che tra loro c'era sempre stata.
La donna avanzò ancora di qualche passo, finchè Stevens sentì le sua spalle aderire perfettamente alla parete della stanza. La tensione stava salendo. Miss Kenton però non sembrò accorgersene. Sorrise ancora una volta e con aria divertita guardò l'uomo, che intanto si stava facendo sempre più imbarazzato.

-Perché non volete farmelo vedere? per favore.-
-Questi sono i miei momenti di intimità, li state invadendo...-rispose lui quasi come per difendersi da un'accusa.
-Ah....è così?-
-Sì.- rispose fermamente
Lei sembrò compiaciuta.

-..Sto invadendo i suoi momenti di intimità...- mentre pronunciava quelle parole, sembrò quasi che ne scandisse il senso con una sensualità innata. Mr Stevens non aveva mai visto Sarah, sotto quella luce.

E la cosa gli fece non poca paura.
Ammiccò, e si leccò le labbra.

-Cosa c'è in quel libro. Coraggio mostratemelo.- Altri passi verso di lui.

Stevens incominciò a trattenere il respiro. Sentì l'adrenalina salirgli in tutto il corpo, e il sudore a scendergli dalla fronte. Non riusciva a guardarla negli occhi. Sentiva qualcosa di strano in lui; qualcosa che non aveva mai provato prima di allora, e non era solo imbarazzo.
Non era vergogna, e non era nemmeno paura. Sentì le sue mani sudare, e un groppo in gola gli impedì di rispondere subito a miss Kenton.

-O forse...state cercando di proteggermi...Mi scandalizzerebbe? Rovinerebbe il mio carattere? Lasciate che lo veda...- Era in trappola.

Tra i due ormai non c'era più nemmeno un briciolo di distanza. Stevens spostò la mano per non toccare involontariamente il corpo della donna. Portò il libro all'altezza del cuore, e lo serrò bene con una stretta di mano. Lei appoggiò le sue, delicate e vellutate, sopra quelle dell'uomo.
Deglutì. Gli occhi di Miss Kenton si fecero sempre più brillanti, nella penombra sembravano due stelle eterne. Alzò lo sguardò, di poco, giusto per cercare di osservare nei particolari l'uomo che le stava negando alcune risposte.
Le mani di Sarah si fecero più strette intorno a quella del quarant'enne.
Che stava facendo? Cercando di strappargli di mano il libro?. Delicatamente, incominciò ad allentare la presa quando la donna, con insistenza, continuò nel suo intento. Lui finalmente ebbe il coraggio di guardarla negli occhi. Lei se ne accorse. Si fissarono per pochi secondi, prima che Stevens le concedesse definitivamente il manoscritto. Lei con avidità mista a curiosità, lo prese tra le mani, e incominciò a sfogliarlo.
Mai fu più stupefacente la sua reazione.
Si morse il labbro, e rimase a bocca aperta, leggendo la trama del tomo.
Non era un libro erotico. lui non la stava difendendo da una scrittura sopra le righe, o concetti provocanti e non adatti a una donna per bene come lei. Non si trattava di un libro spinto, noir, proibito...solo di una storia romantica.
Una bellissima e semplice storia tra due innamorati intenti a vivere i loro anni migliori contornati da niente se non il loro stesso amore. Batté le palpebre e rilesse attentamente alcune righe. Non c'erano dubbi! Mr Stevens era un uomo estremamente sensibile e altresì romantico.
E allora perché tenerle nascosto uno scritto così ben fatto? Perché non mostrarle subito il libro? Da cosa la stava difendendo? Forse da nulla. Forse...Forse era lui che si stava proteggendo. Forse era lui che voleva tenere le distanze tra di loro. ma perché? Loro erano sempre stati amici, e in quegli ultimi tre anni, avevano avuto modo di conoscersi bene e entrare anche intimità.

-Oh cielo! Non è affatto scandaloso! Io....è solo una romantica storia d'amore...- sussurrò lei, senza avere il coraggio di dire altro.

Guardò Il maggiordomo; anche lui la stava fissando. Non era uno sguardo di rimprovero. Tenero, dolce...sembrava come un cucciolo indifeso. I loro visi erano a pochi millimetri di distanza. Poteva sentire i respiri di Miss Kenton sulla sua pelle.
Poteva vederla mentre lo idolatrava e aspettava qualcosa da lui... Qualcosa, che nemmeno dopo attimi, secondi di silenzio e intimità reciproca in quel loro sguardo, non arrivò mai.

-Leggo questi libri...ogni libro che possa suscitare la mia curiosità. Leggo per approfondire la mia cultura Miss Kenton.- la risposta sembrò quasi una pugnalata al cuore della donna. - vorrei chiederle se non le dispiace, di non disturbare quei pochi momenti che dedico a me stesso-

Quelle parole fecero gelare il sangue a entrambi. Lei abbassò lo sguardo, e non fu più capace di osservare il volto dell'uomo che , molto probabilmente, non ricambiava i suoi stessi sentimenti. I suoi occhi si fecero lucidi.

Stava per piangere. Oh...lo stava per fare davanti all'uomo che l'aveva appena rifiutata?
No! Miss Kenton non poteva e non doveva assolutamente mostrarsi così impotente davanti a quel rifiuto. Era troppo facile piangere davanti a lui, supplicandolo, implorandogli scusa, e forse chiedendogli se davvero ci fosse potuta essere una speranza tra i due.
Che fare allora?
Doveva essere dignitosa, ovvio.
Ritrasse subito la mano, e sempre senza guardarlo, si girò subito per andarsene. Stava piangendo in silenzio, dentro di sé. Ogni passo lontano da lui, era uno strappo al cuore. Raggiunse presto la porta d'uscita dal salotto, e per una volta tanto, ringraziò di avere un carattere forte e dignitoso. Appena voltato l'angolo le sue lacrime si fecero visibili, e le rigarono il volto. Non si scompose. Non un singhiozzo o un lamentio. Nemmeno un accenno alla sua disperazione
. Deglutì, e respirando profondamente, decise di dirigersi verso il suo alloggio. Lì avrebbe avuto modo di asciugarsi le lacrime, e ritornare la stessa Miss Kenton di qualche ora prima.
Lì, in quella stanza, avrebbe potuto dare sfogo alle sue emozioni e al dolore che provava. Pianse. Pianse a lungo, senza fare rumore. Pianse disperata, senza trovare soluzione ai suoi problemi. Lui non sarebbe mai cambiato. Forse...forse lei si era solo illusa di poter finalmente allacciare con Stevens un rapporto che andava al di fuori delle loro professioni. Tutte sciocchezze. Chiuse la porta, e si sdraiò su letto.

L'aveva respinta. Lo aveva fatto con tanta stupidità, che nemmeno se ne era reso conto. L'aveva ferita nei sentimenti, quelli che lei provava per lui. Aveva ucciso il suo amore? Forse no.
Forse Miss Kenton avrebbe trovato un'altra occasione per dimostrargli che davvero lo amava. E se così non fosse stato? Vivere nel rimpianto non era quello che lui era abituato a fare. Erano stati così vicini...e lui aveva avuto paura.
Paura di aprire il suo cuore a una donna tanto graziosa come lei. Perché? Per il suo orgoglio? perché non era possibile che tra domestici ci fossero delle relazioni?
Perché era stato codardo? Troppe domande stavano assalendo la sua testa.
Maledizione! Davvero non capiva che quella sarebbe potuta essere la sua grande opportunità? Quanto ancora lo avrebbe aspettato? Quanto ancora avrebbe potuto tollerare le sue indecisioni...i suoi detti e non detti? I fiori erano ancora lì. Sullo scrittoio. Stevens era rimasto in piedi, osservando il libro di lettura.
Come era potuto essere così sciocco? Era evidente che Miss Kenton non era interessata al libro. Si ricompose, e facendo un lento respiro, mise tutto in ordine nella stanza, per poi recarsi al piano di sotto a controllare il resto della servitù.

Non poteva andare avanti così. Davvero non poteva.

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Capitolo 2
*** Così vicini, così lontani ***


Erano stati giorni molto difficili per Miss Kenton. Dopo quello che era successo poco tempo prima nel salottino della servitù di Darlington House, Sarah, non era stata in grado di guardare con gli stessi occhi Mr Stevens. Non lo odiava. Non poteva odiarlo. Sebbene la malinconia e la tristezza inizialmente avessero preso il sopravvento su di lei, decise di lasciare da parte i suoi problemi di cuore per dedicarsi come sempre aveva fatto da quando era a Darlington Hall , alla gestione della casa. Comunicava a suon di monosillabe con il maggiordomo, e per due giorni non si era nemmeno seduta alla sua stessa tavola per cucinare il frugale pranzo, o la loro gustosa cioccolata calda serale. Non poteva dimenticarlo, ma poteva ignorarlo, renderlo meno partecipe dei suoi sentimenti e delle sue emozioni. Questo comportamento così scostante, Mr Stevens lo aveva notato, e se già la donna non sembrava più essere collaborativa o aperta come prima, lui ci aveva messo il carico da undici, riducendo ancora più agli estremi i loro contatti.

-Ci scambieremo informazioni, solo durante il periodo di servizio. Durante i nostri turni di lavoro-

Aveva detto James quando Miss Kenton si era rifiutata di condividere la sua solita metà di divano e il suo tempo serale con quell'uomo. Lei era ferita nell'orgoglio e sebbene cercasse in tutti i modi di evitarlo, ne sentiva dall'altra parte una terribile mancanza. Non poteva andare avanti in questo modo. Non poteva e non doveva. Sarah stava pulendo la stanza dove per tante sere, i due di erano tenuti compagnia. Nell'aria c'era odore di vecchie pagine di libri, e fiori. Sospirò e respirò profondamente.
Qualche sera prima, dopo aver avuto tale delusione amorosa, era uscita, e aveva passato una piacevolissima serata in compagnia del benestante Tom Benn. Non aveva certamente il fascino di Stevens, né tanto meno i suoi modi così delicati e garbati, ma l'aveva fatta sentire bene. Forse, non nel modo in cui intendeva lei, ma si era sentita per un momento ...libera. Tom, l'aveva accompagnata fino alla sua bicicletta. Dovevano essere le nove e mezza di sera, forse le dieci, quando si erano dati il loro primo bacio. Ma non era proprio come lo aveva immaginato lei, non soprattutto con la persona che lei stessa aveva sempre sognato.
Lo aveva baciato con delicatezza, e cercò di godersi il momento, pensando che quello che stava facendo un giorno l'avrebbe resa libera. Libera non dal suo mestiere, che tanto adorava, ma dai suoi sentimenti repressi, che la stavano uccidendo. Come si dice? Lontano dagli occhi, lontano dal cuore. E lei aveva pensato esattamente la stessa cosa. Se mai avesse sposato il signor Benn,forse la sua vita avrebbe potuto prendere una svolta migliore...se non , solo per dimenticare il signor Stevens.
Un bacio...
Un bacio e un tradimento. Una pugnalata nel suo cuore. Si stava solo illudendo. Aveva messo un braccio intorno al collo di Benn, e aveva risposto a quel bacio con tale necessità che nemmeno tutto l'ossigeno del mondo le sarebbe stato abbastanza, per continuare a baciarlo come avrebbe dovuto. Non fu nemmeno inaspettato. In fin dei conti, era tutta la serata che due flirtavano e ridevano insieme. Quello che stava succedendo, era l'epilogo di una piacevole serata passata a ridere in modo spensierato. Poi lui l'aveva chiamata per nome, e lei era rimasta affascinata dai suoi modi così spavaldi e allo stesso tempo cavallereschi.
L'aveva chiamata Sally. L'aveva corteggiata, baciata, e alla fine le aveva chiesto di venire a vivere con lui. Non poteva rifiutare quella offerta. Eppure... eppure il suo cuore piangeva. Lei aveva detto di sì tenendo pure conto che prima o poi lo avrebbe sposato. Ma non era quello che voleva. Era solo quello che doveva fare se voleva continuare a vivere. Stevens non l'avrebbe mai capita. Stevens non poteva capire. Lui era così ottuso a volte. Davvero non riusciva a capire che lei si stava allontanando da lui solo per amore? No. Evidentemente non lo comprendeva, o forse non gli era nemmeno mai venuto in mente un pensiero del genere. Aveva provato a farlo ingelosire, aveva cercato di umiliarlo, lo aveva addirittura pregato. Ma lui, non aveva detto nulla, se non congratularsi con lei per la sua decisione. Non aveva detto niente. Come poteva amare un uomo che nemmeno sapeva prendere una posizione e battersi per quello che davvero amava....se mai , a questo punto, l'avesse mai amata. LO aveva aspettato per troppo tempo, e lei non voleva rimanere sola; aveva in fin dei conti quasi trent'anni, ed era giusto he lei trovasse marito. Un uomo che la sposasse, la rendesse felice, le desse dei figli... Eppure mentre pensava a tutto questo, le veniva da pronunciare un solo ed unico nome : Stevens.

-Ho accettato la sua proposta...- disse - Ho accettato la proposta di matrimonio di mr Benn-

Gli aveva detto con rabbia e con sentimento, sperando che lui le dicesse qualcosa. Almeno che facesse qualcosa. Invece ... stette lì, a guardarla; mentre dentro di lui si scatenava l'inferno, mentre lui malediva il giorno in cui non si era dichiarato apertamente a Miss Kenton, mentre piangeva in silenzio. Sarebbe bastata una sua parola per farle cambiare tutto. sarebbe bastato che lui avesse detto qualcosa come : Miss Kenton, la prego...resti qui ... o qualcosa del genere.
Lei sarebbe rimasta. Si ritrovò a piangere, chinata per terra, mentre i fiori che teneva in mano, erano disseminati sul pavimento. Si appoggiò a un piccolo panchetto per non cadere. Pianse. Pianse a più non posso. le sua lacrime rigavano con estrema velocità e da una goccia se ne passava a un altro, in un ciclo continuo. Non si curò nemmeno di vedere in che modo fossero ridotti i suoi occhi una volta ridenti. In quei giorni non aveva fatto troppo caso al suo aspetto. I capelli davanti nascondevano il viso corrugato, che di sicuro aveva sofferto e aveva passato delle notti insonni.
Perché doveva succedere proprio a lei?


Mr Stevens, stava passando proprio accanto alla porta quando sentì dei singhiozzi soffocati. Non poteva che essere Miss Kenton. Ormai da qualche giorno, era diventato normale sentirla piangere a dirotto. Ma lui non voleva questo. Non sapeva nemmeno che male la stesse affliggendo. Certo, il rifiuto che le aveva dato nel salotto della servitù, era stato un colpo basso...ma davvero non riusciva a comprendere, come una donna che stava per diventare ricca, ed era in procinto di sposarsi, potesse essere tanto disperata.
Non si trattava di felicità. Questo era ovvio. In quei giorni vagava per la casa quasi come un fantasma. Non mangiava, non dormiva, né passava più qualche secondo della sua giornata e elemosinare del tempo al suo caro amico maggiordomo. Il signor Stevens, aprì con delicatezza la porta ed entrò. Lei nemmeno se ne accorse. Povera Sarah...le sue sofferenze la stavano riducendo a uno straccio.

-Miss Kenton...- Lei alzò lo sguardo. Arrossì, cercando di ricomporsi il quanto prima possibile.
 -Mi dispiace mr Stevens. Mai avrei desiderato che lei partecipasse a uno spettacolo più pietoso....- tirò con il naso, cercando di strappare un sorriso sul suo stesso volto ormai stanco di indossare la solita maschera ottimista.

-Dispiace a me di essermi permesso di entrare. Ho sentito ...-
-Mi ha sentita piangere da fuori?-
-Sì , signorina Kenton.-

Sarah si alzò in piedi, annuendo e cercando di eliminare sul volto ogni minima traccia della sua disperazione.

-Deve avere pazienza con me Mr Stevens, Tra due giorni non dovrà più sentire questi lamentii in orari notturni.-
-Oh, ma niente affatto signorina Kenton. Sono solo le otto e mezza di sera. -

I due non furono in gradi di dirsi altro. Lei lo fissò cercando ancora una volta di capire che cosa stesse pensando l'altro.

-Siete una donna molto fortunata. Sono più che sicuro che il signor Benn vi renderà felice-

Lei non rispose. Cosa poteva dire? Era evidente che Stevens non avesse ancora capito niente di lei, nonostante gli anni di servizio al suo fianco in quella splendida casa. -Mi perdoni se mi permetto, ma ...-

-Mi dica signor Stevens.-
-Non credo che lei stia mangiando abbastanza signorina. -

Sarh socchiuse gli occhi.

-Deve davvero scusarmi mr Stevens, ma in questi ...in questi lunghi giorni, mangiare o dormire mi è insopportabile.-

Le gambe della donna stavano tremando. Non aveva freddo, ma non riusciva a reggere a lungo la presenza dell'uomo in quella stanza. Mr Stevens, delicatamente le prese la mano e la adagiò sul divano. -Signorina, si sieda qui.- disse con il suo solito tono curato e allo stesso tempo distaccato.

-Signor Stevens, non si preoccupi per me. Io ho solo bisogno di stare un poco da sola... vada pure al piano di sotto.-
-Signorina, lei si deve prendere cura di se stessa. Non fa bene a una sposa arrivare nelle sue condizioni al giorno delle nozze. Oltretutto, il signor Benn questa sera ha dato notizia che verrà fino qui per incontrarla. Non vorrà di certo farsi trovare così?...-
 -E che cosa cambierebbe Signor Stevens?-
-Credo di non aver compreso signorina. Che cosa intende dire? Non vuole sposare il signor Benn? Mi sembrava che qualche sera fa ne fosse piuttosto convinta.-

La donna scosse la testa.

-Lasci perdere Stevens. Non importa. Davvero, ho bisogno di stare da sola.-

L'uomo abbandonò la stanza con remissione. Erano sati lì. Pochi minuti prima, l'uno accanto all'altro. E nessuno dei due era riuscito a dire nulla su quella assurda situazione.
Così vicini, e così lontani.

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Capitolo 3
*** Uno sguardo al passato. ***


-Perfavore Sarah, ragioniamo inseme.-
-Tom, credo che sia abbastanza evidente. Io sto solo chiedendo dell' altro tempo.-
-Ma tempo per cosa Sarah? Non è abbastanza quello che faccio? Tutti i miei sforzi per renderla felice?

Sarah sospirò, e si sedette accanto all'uomo sul divanetto.

-Signor Benn, lei è una delle persone più dolci e sensibili che io conosca, ma non posso sposarmi con lei.- deglutì. -Ho accettato di andare a vivere con lei e sono felice della scelta presa, ma ... noi due ci conosciamo da troppo poco tempo. Ho bisogno di certezze.-
-Che tipo di certezze? Sarah, io la amo con tutto me stesso. E farei qualsiasi cosa per vederla felice al mio fianco.-
-Ma...io gliene sono grata! Signor Benn, lei non capisce. Io non sto mettendo in discussione i suoi sentimenti...- si bloccò per un secondo.
-Quindi,quindi è lei che non è sicura di amarmi. Lei non mi ama...-

Nelle ultime parole si sentì una forte nota di amarezza, frustrazione, disappunto nei confronti della donna.

-Io,,,-
-Già! Lei ha bisogno di certezze, lei ha necessità di avere un uomo al suo fianco, ma vuole qualcuno che la conosca affondo...-

Sarah riuscì finalmente a guardare negli occhi mr Benn.

-Io non dico di non amarla. Forse però, non riesco ad amarlo quanto potrei davvero, o quanto lei mi ama....-
-Signorina Kenton, non esistono mezze misure. Non in amore...non con me!-

Si alzò dal divanetto, e si avvicinò alla libreria. Iniziò a guardare gli scaffali tutti quanti spolverati accuratamente.

-Riguarda Mr Stevens?-

La domanda di Mr Benn sembrò per un momento soltanto spiazzare la governante.
Aveva capito tutto. Ma come? Lei non aveva mai parlato a nessuno dei sentimenti che provava per il suo collega. Beh, di certo non erano passate inosservate le loro conversazioni piuttosto aperte e i loro incontri continui nel salottino della servitù di Mr Stevens, ma entrambi avevano sempre mantenuto una certa formalità e decoro.
Non rispose. Non perchè non sapesse che cosa rispondere all'uomo, ma forse perchè se ne vergognava troppo.
Stava usando Benn per sfuggire da un'amore tribolato che non avrebbe mai avuto un lieto fine. Stava cercando di scappare dalla sua realtà ricostruendone però un'altra che non le apparteneva e non la rendeva tantomeno felice.
Che Mr Benn fosse sempre stato un uomo sveglio, su questo non c'era mai stato alcun dubbio! Ma adesso, il suo intuito era riuscito a trovare una soluzione logica a tutti i comportamenti enigmatici che la donna aveva sempre avuto con lui.

-Sono una vigliacca....-

sussurrò Sarah, abbassando lo sguardo e respirando profondamente.
Inutile cercare di negare. Era bene giocare a carte scoperte. Doveva parlare con Tom. Glielo doveva.

-Quindi, è vero? Lei non mi ama.-

Quest'ultima frase usciì dalla bocca dell'uomo con rassegnazione e delusione. Strinse i pugni e il suo viso si corrugò.

-Perchè non me lo avete detto prima? Perchè non mi  avete fermato quando io vi ho baciato la prima volta, signorina Kenton. Che cosa sperava? Che non notassi i suoi comportamenti alquanto distaccati nei miei confronti? Sempre a parlare del suo amico Stevens; poi da un momento all'altro per qualche strana ragione, diviene più distaccata anche con lui e allora mi cerca, dice di voler passare del tempo con me...Perchè Sarah?-

Gli occhi della donna si fecero lucidi. per qualche minuto, questa desiderò farsi piccola come un granello di sabbia e fuggire via.

-Signor Benn, non era nelle mie intenzioni ferirla come invece ho fatto...-
-Sarah, non voglio scuse. Voglio solo delle spiegazioni.-

La donna accavallò le gambe e fece segno a Tom di sedersi accanto a lei di nuovo.

-Quando arrivai qui a Darlington Hall, non avrei mai pensato di...di trovare in questa casa il mio futuro. Avevano messo un annuncio sul giornale: cercasi governante con esperienza ....e....una serie di requisiti che non le sto a elencare.-

Tom annuì, senza battere ciglio.

-Giunsi qui senza pretese e fu lo stesso Mr Stevens a ricevermi assieme a suo padre, l'altro  Mr Stevens. Subito compresi che, mr Stevens nonostante il suo essere così freddo, aveva deciso di assumermi ben volentieri. Le prime settimane furono, beh...complesse. Furono molto difficili. Io cercavo di essere collaborativa con chiunque, ma Mr Stevens non trovava di buon gusto alcuni miei comportamenti nei suoi confronti e in quelli di suo padre. Un giorno, ricordo che litigammo per la posizione di alcune statuette cinesi, o sul perchè lui non volesse abbellire il salotto della servitù con alcuni fiori appena recisi..- quasi non rise nel ricordare l'avvenimento .- Io stimavo lui e credo che la cosa fosse e sia ancora adesso ricambiata. Poi il padre di Stevens, si ammalò. Fu qualcosa di devastante per tutti . Eravamo molto affezionati a quell'uomo. Io rimasi a sorvegliare il corpo mentre mr Stevens continuava a dare servizio nella sala da pranzo assieme al resto della servitù durante uno dei soliti banchetti di Sua Signoria.-
- Mr Stevens non si recò dal padre?-
-No. Non subito almeno. Apprese la notizia da uno dei camerieri, ma non si scompose più di tanto. Non almeno dall'esterno. Ma dentro di se...insomma, era straziato. Può capire che cosa intendo? Perdere il proprio padre, la colonna da cui aveva appreso così tanto. L'ultimo familiare che gli era rimasto...- fece una breve pausa e riprese. - Fui io a chiudere gli occhi a Mr Stevens Senior, dopo che un Ictus ... gli portò via l'anima. Oh Povero mr Stevens! Fu la notte più lunga e dolorosa della sua vita. Provai a parlare con lui, gli porsi anche una spalla su cui piangere. Lui non fece nulla. Si rinchiuse in camera e non ne uscì fino al mattino seguente.-
-E poi cosa fece?-
- Il giorno dopo, tutto sembrava essere tornato alla normalità. Ma in fin dei conti, io sapevo che non era così. Mr Stevens non smise di piangere dentro di se, a volte penso che lo faccia ancora adesso.

Mr Benn annuì, Poi guardò Sarah.

-Senta, ma cosa ha a che fare lei con le sventurate disgrazie del signor Stevens?-
-Dopo la morte del padre...- Continuò la donna - Io e Stevens, incominciammo ad avere un' intesa migliore. Iniziammo a condividere le nostre serate attorno al caminetto con una tazza di cioccolata in mano e piano piano il nostro legame si è consolidato. Ne ebbi dimostrazione un giorno, quando minacciai seriamente di abbandonare Darlington Hall se lui avesse licenziato una delle mie cameriere.-
-Non le licenziò, devo supporre.-
-No. Lui le licenziò per volere di sua Signoria, ma io non ebbi il coraggio di abbandonare la villa. Vigliaccheria potrà dire lei, ma mr Stevens non la pensò allo stesso modo. Lui...apprezzò molto il fatto che non me ne fossi andata. Mi ringraziò, e mi fece sentire speciale.-
-Questo deve averla ingrandita nel suo ego...-
-Piuttosto mi fece sentire apprezzata in quella casa. Insomma ricevere un complimento o più di uno da Mr Stevens...è davvero cosa non da poco.-

Fecero entrambi un longo sospiro.

-Che cosa l'ha spinta allora a voler accettare la mia proposta, signorina Kenton.-
-Quando decisi di prendermi quella giornata libera, per visitare Londra e zone limitrofe, avevo appena avuto un forte dissapore con Mr Stevens.
-Un dissapore?
-Lui...beh, io...-
-Lui l'ha rifiutata?-

Annuì solamente.

- Questo mi portò a cercare di dimenticarlo, o forse farlo ingelosire , facendomi vedere corteggiata da un uomo come lei. Non potevo immaginare che la serata si sarebbe conclusa così...con quel bacio e quella proposta.-
-Ma lei non si è fatta troppi scrupoli ad accettare.-

Sarah non rispose.
L'aria tornò tesa e i due rimasero a fissarsi per qualche minuto.

-Che cosa sta cercando esattamente?-
-Come? Potrebbe ripetere signor Tom?-
-Che cosa vuole salla sua vita, signorina Kenton?
-Credo...di aver bisogno solo di...- si fermò un secondo - di tempo.-
-Tempo?-
-Voglio partire davvero con lei, Tom, ma ho bisogno di tempo.-
-Non cambierà nulla. Una volta partita con me, rimpiangerà mr Stevens. Non posso immaginare una donna così straziata al mio fianco. Non voglio che lei faccia la scelta sbagliata. Se dovrò aspettare, attenderò. Ma ...voglio solo la sua felicità.-


Si lasciarono con questo accordo. Mr Benn si era dimostrata una persona molto comprensiva, nonostante tutte le incertezze di Sarah.
Non l'aveva baciata, solo accarezzata su una guancia, dicendole che per almeno una settimana non sarebbe stato reperibile per motivi di lavoro.
Sarah sapeva che quella era solo una scusa per lasciarle a lei il tempo necessario per riflettere sul da farsi.
Non voleva deludere Mr Benn, ma nemmeno allontanarsi dall'unica persona che lei tanto amava e desiderava.
Era tornata nel passato con Tom, gli aveva spiegato tutto. Forse era proprio per questo che Benn aveva compreso meglio i sentimenti che lei provava per il maggiordomo.

Mr Benn si era già allontanato da Darlington Hall da almeno un'ora, quando qualcuno bussò alla porta della stanza di Miss Kenton.

-Signorina Kenton?-
-Mr Stevens!-
-Scusi la mia intrusione, ma le ho portato la sua tazza di...oh noto che ...-
-Sì, avevo preso già una tazza di cioccolata calda con Tom. Ma non fa nulla Stevens. Credo che una tazza in più in questi momenti sia davvero necessaria.-
-Devo supporre che sia successo qualcosa con mr Benn?-
-Diciamo solo che, ho deciso di rimandare di qualche giorno la mia partenza.-

Mr Stevens non disse nulla. Poggiò la tazza di cioccolata sul tavolo e guardò Miss Kenton con aria sospettosa.
Che diamine stava succedendo?

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