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di Road_sama
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incontri ***
Capitolo 2: *** Addii ***
Capitolo 3: *** Amori ***
Capitolo 4: *** Morti ***
Capitolo 5: *** Vite ***



Capitolo 1
*** Incontri ***


Incontri
 

 




If I hadn’t come,
If I hadn’t met you...
 


Il bambino dai capelli scuri corse via da casa sua. Corse a perdifiato nella Grande Foresta, senza curarsi dei rami e degli arbusti che gli sferzavano il corpo. Non sentiva male per i graffi rossastri che si stavano formando sui polpacci e sugli avambracci, non gli dolevano i sassolini che gli si conficcavano sulla pianta dei piedi ad ogni falcata. Ciò che gli faceva più male era il suo orgoglio e la sua dignità. Non riusciva a sopportare il dolore bruciante delle lacrime sulle guance. Era come se quelle goccioline salate fossero corrosive e, con il loro passaggio, formassero piccoli solchi sulla sua pelle chiara. Non era in grado di fermare il loro corso così, continuavano a scendere inesorabili annebbiandogli la vista.
-Maledetta famiglia!- urlò con tutto il fiato che aveva in corpo. Urlò al cielo sperando che il vento potesse portare il suo rancore fino a tutti quelli che conosceva. Gli uccelli volarono lontano dagli alberi in cui si trovavano non appena sentirono quel grande rumore e il ragazzino non poté che sentirsi felice di quella fuga. L’unica cosa che voleva in quel momento era sfogare la sua rabbia e il suo dolore da solo. Era così stanco delle persone, così stanco delle famiglie che voleva solamente sentire i suoi pensieri ed urlare e urlare ancora. In fondo, quella era ciò che sapeva fare meglio: urlare e piangere. Era talmente debole che non poteva fare altro.
Si sentiva patetico e ferito nel profondo. Si domandava perché non riuscisse ad essere più forte di così. Si chiedeva perché l’unica cosa che potesse fare era obbedire e stare a guardare. Quando sarebbe stato abbastanza forte da opporsi a quel mondo ingiusto e affrontare tutto quanto?
La radice leggermente rialzata di un albero lo fece inciampare e lui cadde a terra, in mezzo ad un letto di foglie secche. Il terreno era in pendenza così si ritrovò ad essere trascinato in basso. Cominciò a rotolare su se stesso, urtando con ogni parte del suo corpo alberi e piccole rocce. Non riusciva a pensare nulla se non che tutto quello se lo meritava. Sperava che il tempo potesse fermarsi e lui potesse rotolare all’infinito, lontano da tutto e da tutti e lontano dalla sua stessa rabbia che probabilmente col tempo se ne sarebbe andata. Ma i suoi desideri non furono ascoltati e si ritrovò con il viso immerso nell’erba di un terreno decisamente diverso da quello della Grande Foresta. Restò immobile ad ascoltare il battito del suo cuore che gli martellava nelle orecchie, impedendogli di sentire qualsiasi altro rumore. Aspettò che il suo respiro si regolarizzasse, ma non aprì mai gli occhi. Rimase, così, immobile temendo che non appena li avesse aperti si sarebbe trovato davanti suo padre. Le sue narici erano inondate dell’odore di terriccio mentre il sapore ferroso del sangue aveva invaso la sua bocca.
Non appena il suo cuore cominciò a battere normalmente le sue orecchie riuscirono a percepire ciò che gli stava intorno. Un leggero venticello gli accarezzava i capelli mentre la sua testa si faceva sempre più rovente, molto probabilmente a causa del sole autunnale. Il frusciare dell’acqua era vicinissimo a lui tanto che la paura di essere in acqua gli fece aprire immediatamente gli occhi. Quello che vide lo lasciò spiazzato. Era uscito dalla foresta e ora si trovava in una radura che non aveva mai visto. Il colore predominante era il verde acceso dell’erba in cui era seduto. Oltre a quell’enorme distesa smeraldina c’era un piccolo torrente nel quale l’acqua azzurrissima scorreva selvaggia e indomabile. Senza accorgersene, si alzò in piedi e cominciò a camminare lentamente verso il fiumiciattolo che sembrava più distante di quanto non avesse immaginato. La morbidezza dell’erba gli solleticava i piedi che qualche istante prima erano in preda ai ciottoli appuntiti. Si guardò intorno a bocca aperta senza riuscire a chiuderla talmente era rapito da ciò che vedeva. Il paesaggio circostante gli aveva trasmesso una pace che aveva placato completamente la sua rabbia, cancellando, almeno per un po’, tutte le sue preoccupazioni.
Si diresse verso la riva smanioso di toccare l’acqua del torrente ma a poco più di quattro metri da esso notò che c’era qualcosa di strano. Un bambino, proprio come lui, lo stava fissando sorpreso. Il ragazzino dai capelli color dell’ebano si morse la lingua. Sembrava tutto troppo perfetto perché fosse vero, pensava di aver trovato un posto in cui stare da solo e invece quel luogo era già stato scoperto da qualcuno prima di lui. Si avvicinò comunque alla riva e si inginocchiò su quella parte di terriccio umido a causa dell’acqua. Non guardò nemmeno in faccia il bambino di fronte a lui, anzi, affondò le mani nel ruscello e rimase lì a godersi quella sensazione di frescura che stava placando il bruciore ai taglietti sulle sue mani.
-Ciao.- disse il bambino dall’altra parte del torrente. Sperava che se ne stesse zitto ma ovviamente non fu così. Sollevò lo sguardo per incrociare le iridi azzurre di quello che aveva parlato. Cercò di fulminarlo con un’occhiata per fargli capire che non aveva voglia di parlargli, ma l’altro gli sorriso in modo quasi irritante.
-Sono Mikaela, tu?- continuò l’altro bambino inginocchiandosi per arrivare all’altezza dell’altro. Il moro strinse i denti perché stranamente non gli dava fastidio che l’altro gli parlasse.
-Yuuichiro.- disse sprezzante nella speranza che quello si offendesse e lo lasciasse solo. Ma Mikaela gli sorrise ancora e si sedette sulla riva affondando le gambe nell’acqua gelida del fiumiciattolo. Yuu continuò a giocare con il liquido trasparente alla ricerca di quella pace che aveva provato appena arrivato nella radura però non ci riuscì. Si sentiva osservato e quella sensazione di solitudine era sparita. Sollevò lo sguardo e come aveva pensato, vide gli occhioni azzurri dell’altro puntati su di lui.
-La smetti di fissarmi?!- gli ringhiò addosso, sperando di incutergli paura e di farlo scappare.
-No, sei tu che sei piombato nel mio rifugio.- sottolineò il bambino biondo con un sorrisetto divertito per l’espressione scocciata dell’altro.
-Non sapevo fosse il tuo “rifugio”. Tranquillo, me ne vado.- disse alzandosi in piedi. Questo bambino era così irritante!
-Puoi rimanere…se vuoi.- si affrettò a dire Mikaela come se non volesse rimanere da solo. Yuuichiro rimase stupito dal suo gesto però, in un certo senso, lo capiva. Nemmeno lui voleva andarsene da lì. Quel bambino era irritante ma i suoi sorrisi lo facevano stare bene.
-Bene, non voglio ritornarmene da quelli là.- disse cupo risiedendosi a terra.
-Cosa ti è successo?- gli chiese incuriosito il bambino biondo disegnando cerchi concentrici in acqua con le gambe. Yuuichiro si morse un labbro e guardò a destra perdendo il suo sguardo nel punto in cui la radura verdeggiante e il cielo azzurro si incontravano.
-Mia madre è stata presa dai Vampiri e mio padre non ha avuto il coraggio di far nulla. Non l’ha difesa, ma è scappato con la coda tra le gambe dicendomi che non potevamo fare nulla. Io ho provato a difendere mia madre ma lui me l’ha impedito e mi ha picchiato e mi ha detto che dovevo obbedirgli. Ma se obbedirgli vuol dire stare a guardare, la prossima volta non lo farò.- concluse stringendo i pugni attorno ad alcuni ciuffi d’erba e mordendosi il labbro quasi a sangue.
-Te la sei vista parecchio brutta, eh? Se vuoi puoi venire ancora qui, Yuu. Mi va bene condividere il mio rifugio con te perché tu capisci cosa vuol dire non riuscire ad opporsi ad una famiglia matrigna.- disse Mikaela osservando il cielo leggermente nuvoloso sopra di loro. Yuuichiro rimase interdetto da quelle parole. Chi era quel ragazzino? Come aveva fatto a capire i suoi sentimenti così bene? Era così strano incontrare un estraneo che mai aveva visto al villaggio e sentirsi così a proprio agio. Nessun bambino lo aveva mai capito. Giocava con loro e si divertiva con loro ma non aveva mai provato quel sentimento di completezza che stava provando in quel momento. La pace che credeva di aver perso a causa di quel bambino era tornata proprio per merito suo.
-Io voglio andarmene da qua, Mikaela!- esclamò alzandosi in piedi di scatto, Yuuichiro. Il bambino di fronte a lui sorrise malinconico.
-Piacerebbe anche a me però, i miei genitori non mi permetterebbero di andare.- disse stringendo i pugni sopra le sue ginocchia e guardando l’acqua scorrere sotto di lui.
-E invece ce ne andremo! Diventeremo più forti, ubbidiremo soltanto a noi stessi e andremo lontani da questo mondo, lontani dai Vampiri, dal nostro villaggio e dalle nostre famiglie!- disse il ragazzino dai capelli scuri tendendo una mano in direzione dell’altro. Mikaela sorrise sinceramente colpito dalle parole di Yuu. Non gli era mai capitato di incontrare nessuno che gli dicesse quelle cose. Al suo villaggio tutti avevano un’aria quasi indifferente e nessuno lo aveva mai invitato a scappare né tantomeno a diventare più forte. Da lui c’erano soltanto rigide regole: “non uscire di casa”, “non allontanarti dal villaggio”, “non avvicinarti a chi non hai mai visto al villaggio, sono pericolosi e tu non sei abbastanza forte per sconfiggerli”. Eppure, questo bambino era diverso. Diverso da tutti quelli che conosceva, sembrava quasi fosse una proiezione della sua mente.
-Come facciamo a diventare più forti?- chiese Mika, pensando alla realtà dei fatti. Loro erano solo bambini e tentare di farsi allenare dai loro conoscenti era fuori questione.
Yuu ci pensò un po’ su poi si guardò in torno prima di rivolgergli un sorriso sicuro mentre nei suoi occhi riusciva a leggere una tenacia che non credeva possibile in qualcuno.
-Ci alleneremo insieme, qui. Da soli.- esclamò entrando nel torrente fino alla vita. Mika lo osservò stupefatto mentre si avvicinava a lui e gli tendeva la mano. Yuuichiro salì sull’altra riva  continuando a tendergli la mano. Il biondo la afferrò con decisione, ricambiando il suo sorriso. Si, ce l’avrebbero fatta. Sarebbero diventati più forti e se ne sarebbero andati lontani da lì, in un luogo in cui nessuno avrebbe potuto impartirgli ordini ma dove avrebbero potuto seguire ciò che gli diceva il loro credo.
Erano talmente presi nei loro progetti che non si accorsero nemmeno che il cielo si era rannuvolato. Qualche gocciolina di pioggia cominciò a cadere sulle loro teste mentre un venticello gelido si alzava fra di loro.
-Accidenti!- disse Yuu irritato mentre scioglieva la loro stretta di mano. Ripercorse il tragitto che aveva fatto a ritroso e corse dalla parte in cui era venuto ma quando si accorse che Mika non lo stava seguendo si fermò e guardò verso di lui. Il bambino biondo se ne stava esattamente dove lo aveva lasciato.
-Non torni al villaggio? Se stai da quella parte i Vampiri potrebbero prenderti!- gli urlò contro con una certa preoccupazione nella voce. Mikaela non parlò per qualche secondo e continuò a guardarlo da lontano con uno sguardo malinconico.
-Tu vai avanti, ho lasciato le mie cose nella foresta.- disse con voce tremante.
-Ti aspetto! Non voglio lasciarti qui…ora che ti ho trovato.- aggiunse la seconda parte in un sussurro, Yuu.
-Non importa, sul serio, ti prenderai un raffreddore! Forza, vai! A domani, Yuu.- gli urlò di rimando Mika prima di voltarsi ed addentrarsi nella foresta.
-Aspet…ah!- il bambino dai capelli color ebano cercò di seguirlo ma la pioggia si stava facendo troppo scrosciante e violenta. Non poteva rimanere lì ancora per molto, in più doveva attraversare ancora l’intera foresta, rischiando poi di perdersi. Si girò a sua volta e cercò di ripercorrere lo stesso percorso che aveva fatto precedentemente.
Mikaela osservò Yuu allontanarsi da dietro un albero. La pioggia si stava facendo veramente forte e cominciava a sentire freddo eppure non riusciva a muoversi. Non era riuscito a dirgli la cosa più importante su sé stesso: lui era uno dei Vampiri.










Note dell'autriciah:

Salve a tutte!
Sono venuta a scoprire l'esistenza di questo anime/manga per caso e non appena ho visto che c'era una sezione di Efp dedicata a Owari No Seraph mi sono subito fiondata a leggere e, diciamocelo, a scrivere questa cosuccia. Dunque, si tratta di una mini-long di cinque capitoli, credo (devo ancora definire qualche cosa però indicativamente sarà di questa lunghezza) ed è un AU un po' strano perché per alcuni versi (distinzione vampiri-esseri umani) sarà uguale al manga per altri (ambientazione ed epoca) sarà diverso. Spero di avervi intrigato almeno un po' con questo capitolo, quindi lasciate tutte le recensioni che volete (quelle non guastano male). E al prossimo capitolo!
Road_sama

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Capitolo 2
*** Addii ***


Addii



Mikaela tornò anche il giorno seguente.
Era consapevole del fatto che aveva mentito a Yuuichiro e che continuare a incontrare un umano poteva essere pericoloso sia per lui stesso che  per lui, ma non gli importava. C’era qualcosa negli occhi verdi dell’altro bambino che lo aveva attirato fin da quando li aveva incrociati per la prima volta. Tutti al suo villaggio continuavano a dire che bisogna diffidare degli Umani perché sono esagerati e tracotanti eppure non riusciva a vedere quelle caratteristiche nel suo nuovo amico. Le discordie tra gli Umani e i Vampiri andavano avanti da numerose generazioni prima di lui. Nessuno gli aveva mai spiegato il motivo per cui queste due razze avevano cominciato ad odiarsi arrivando addirittura a stabilirsi in due villaggi lontani gli uni dagli altri. Fin da quando era un bambino era sempre stato educato a disprezzare quella razza infima e a ricercarla soltanto di tanto in tanto quando aveva bisogno di cibarsi. Cibarsi, poi. Lui era ancora troppo piccolo per bere direttamente da un umano, solo quando avrebbe raggiunto i quattordici anni lo avrebbe potuto fare. Fino a quel momento doveva nutrirsi del sangue di Lady Krul, la sua matrigna.
In ogni caso, per lui, gli umani non erano nulla. Perché dover distruggere le loro famiglie al posto che continuare a bere il sangue dei propri genitori vampiri? Perché portare avanti una guerra inutile che vedrebbe soltanto dolorose perdite da entrambe le parti? Una volta lo aveva chiesto alla sua matrigna e lei gli aveva risposto alquanto divertita.

“Grazie al loro sangue possiamo essere immortali.”

La semplicità con cui le aveva risposto lo aveva fatto vacillare. Già, perché vivere una vita mortale quando si potrebbe esistere per sempre? Ma, allo stesso modo, che cosa si potrebbe guadagnare da una vita senza fine? L’immortalità comporterebbe anche un’infinità di dolori, un’infinità di vite spezzate e un’infinità di altre guerre. Forse era proprio per questo che tutti al suo villaggio sembravano non aver emozioni: dopo un po’ ci si fa l’abitudine e non ti tocca più nulla.
E a quel punto si chiese se fosse tanto meglio vivere per sempre ma a metà.
Attraversò la Foresta fino a che non giunse nella sua radura. Non si ricordava nemmeno come ci era arrivato lì, la prima volta. Probabilmente aveva camminato e camminato finché non cominciarono a fargli male i piedi. Anche lui quella volta, come Yuu, stava scappando dalla sua famiglia e dal suo mondo che gli sembrava così freddo e ingiusto. Poi aveva visto quel luogo deserto e si era fermato. Aveva controllato più volte nelle mappe che possedeva a casa, ma di quella radura non c’era neanche l’ombra. L’unica spiegazione plausibile era che ai Vampiri fosse in un qualche modo vietato andarci. Da quel giorno ci era tornato sempre, quando poteva, e passava lì il suo tempo. Osservava i colori accesi di quel posto e guardava la vita degli animaletti che lo circondavano. Quel luogo lo faceva sentire parte di quel mondo, parte di quel cerchio vitale.
Si sedette sulla riva e affondò una mano nell’acqua del piccolo fiume. Una sensazione impercettibile di fresco gli accarezzò la pelle della mano. Serrò gli occhi e attese. Dopo quella che gli sembrò un’eternità una voce lo riportò alla realtà.
-Mika!- il vampiro aprì gli occhi e non appena incrociò quelli verdi dell’altro, qualcosa si sciolse dentro di lui. Per un attimo aveva temuto che lui non sarebbe tornato. Per un attimo aveva dato ascolto a quello che dicevano al suo villaggio e aveva pensato che Yuu si fosse preso gioco di lui. Si alzò in piedi e lo fronteggiò con un mezzo sorriso. Il moro se ne stava davanti a lui con aria affaticata. In spalla portava un grosso zaino mentre dallo sporco sui suoi vestiti sembrava appena uscito da un cumulo di polvere. In ogni caso, non gliene chiese il motivo.
-Ciao, Yuu!- gli disse con una nota di agitazione nella voce. Non vedeva l’ora di cominciare il loro allenamento. Non vedeva l’ora di conoscere uno di quegli Umani che nessuno della sua razza aveva avuto il coraggio di avvicinare.
-Bene, ho portato tutto quello che ho trovato.- affermò appoggiando a terra il grosso zaino che atterrò sull’erba con un tonfo. Mikaela lo guardò sorpreso.
-Sei sicuro che sia necessaria tutta quella roba?- chiese osservando all’interno dello zaino. Lui annuì.
-Ho portato delle spade di legno e dei libri di mio padre. Poi ho preso delle bende e degli elmi.- il biondo deglutì ancora più sorpreso perché sembrava aver appena svaligiato un’armeria.
-Forza, non c’è tempo da perdere, cominciamo!- gli disse invitandolo a raggiungere l’altra sponda. Mika esitò. Non era mai andato dall’altra parte, non aveva mai infranto i confini della terra dei Vampiri. Non riuscì nemmeno a formulare un altro pensiero né tantomeno a mettere un piede in acqua che Yuu saltò all’interno del fiume e arrivò sotto di lui. Gli tese la mano e lo invitò a seguirlo dall’altra parte con un sorriso determinato. Il biondo la afferrò e scese in acqua alla sua altezza. Non ci ripensò più due volte e salì sull’altra sponda. A quel punto il moro risalì con lui e afferrò le spade di legno. Gliene lanciò una che Mika prese prontamente al volo.
-Cominciamo!- urlò Yuu euforico un momento prima di lanciarsi contro di lui, ma Mika lo fermò con un gesto della mano.
-Che c’è?- chiese scocciato l’umano. Il biondo sospirò divertito.
-Non possiamo combattere senza sapere i fondamentali…prima dobbiamo studiare quei libri o almeno, leggerli.- gli disse cercando di farlo ragionare.
-Non importa, le impareremo combattendo!- cercò di controbattere il moro, ma l’altro sembrava irremovibile.
-Dobbiamo diventare il più forti possibile, quindi dobbiamo saper combattere veramente bene e la pratica non basta.- Yuu sbuffò, poi piantò la spada a terra e si sedette sull’erba a gambe incrociate. Mika si mise alla ricerca di un libro che spiegasse le basi della scherma e non appena lo trovò, cominciò a leggere ad alta voce. Il moro appoggiò la guancia sul palmo della mano e cominciò a guardare da un’altra parte. Lui non era fatto per la teoria, per stare seduto e ascoltare. Lui era uno d’azione e anche se non sapeva bene i fondamentali ce l’avrebbe fatta comunque perché niente lo avrebbe fermato da raggiungere il suo obiettivo. Avrebbe sconfitto i Vampiri a qualunque costo.
-Mi stai ascoltando, Yuu?- gli domandò Mika con un certo disappunto.
-Si! Hai finito, vero? Possiamo combattere ora?- rispose prontamente il moro, saltando in piedi impaziente.
-No! Ho letto solo come si affonda e come si para. Manca ancora mezzo libro!- disse il biondo con rassegnazione. Si passò una mano sulla fronte, poi cominciò ad osservare l’altro bambino dal basso. Non aveva mai conosciuto nessuno con quel carattere, non aveva mai conosciuto qualcuno che non ascoltasse dei “consigli” in quel modo.
-Non importa, dai. Affondo e parata bastano!- disse l’altro afferrando la spada di legno. Mika sorrise divertito e decise di osare, decise di sfidarlo. Non sapeva nulla di scherma e quel poco lo aveva appena imparato, ma come avrebbe potuto fare di meglio Yuu?
-Va bene.- affermò alzandosi in piedi. Riprese la spada di legno e si posizionò di fronte al moro. Yuu ghignò piacevolmente sorpreso e con un urlo si gettò contro il biondo. Mikaela schivò l’affondo del suo amico, spostandosi di lato e affondò la spada sul fianco dell’altro. Era sicuro che l’avrebbe colpito quando, con una velocità di cui non lo credeva capace, Yuuichiro si scansò di lato e riprese le distanze da lui. Era veramente rapido, pensò il vampiro profondamente stupito. Un’altra cosa che gli dicevano i suoi conoscenti era che gli Umani erano deboli, che gli Umani dovevano essere considerati pari a bestiame. Gli avevano sempre detto di non temerli eppure Yuu era tutta un’altra cosa. Lui non era per niente debole, era forte sia nell’animo che nel fisico e non sarebbe stato per niente bello averlo come nemico.
Yuu tornò all’attacco, interrompendo il filo dei suoi pensieri. Fece degli affondi più e più volte e a fatica Mika riuscì a stargli dietro. Fortunatamente, il moro non era instancabile ed esitò un attimo di troppo prima di ritornare alla carica. Mika ne approfittò e lo spinse a terra. Il ragazzo cadde e la spada di legno gli scivolò via di mano.
-Vedi cosa significa non ascoltare i consigli del libro?- disse con finta superbia. Gli tese la mano in segno di amicizia e Yuu la afferrò guardandolo torvo. Fu questione di un attimo perché l’altro lo aveva tirato verso di lui. Mika serrò gli occhi prima di atterrare sopra l’amico che subito lo fece rotolare sull’erba verde. Quando li riaprì si ritrovò gli occhi fieri di Yuuichiro addosso.
-Ho vinto io comunque.- disse con un ghigno a stirargli le labbra.
-Hai barato!- gli urlò addosso il biondo.
-Anche tu mi hai spinto giù!- ribatté con un certo disappunto Yuu. Mikaela lo afferrò per le spalle e invertì le posizioni.
-Ora ho vinto io!- disse con lo stesso sorriso che aveva poco prima l’altro bambino. Ma Yuu non voleva dargliela vinta così fece lo stesso. Cominciarono arrotolare sull’erba per un tempo indecifrabile, fino a che la terra non mancò sotto le loro schiene e finirono in acqua. Quando risalirono in superficie e si guardarono, erano entrambi fradici. Senza nemmeno farlo apposta scoppiarono in una fragorosa risata. Solo in quel momento a Mika venne il terrore che Yuu potesse scoprire la sua vera identità. Erano così vicini che il moro avrebbe potuto vedere quel qualcosa di diverso nei suoi occhi oppure avrebbe potuto vedere le orecchie leggermente a punta o, ancora peggio, i canini appena accennati.
Ma non successe. Non successe quel giorno e nemmeno in quelli seguenti per altri quattro anni. Continuarono a vedersi ogni giorno, anche con la pioggia e con la neve. Si allenarono insieme e, stranamente, ogni volta finivano in parità. Non c’era uno di più forte tra di lui. Non c’era un vincitore né tantomeno un vinto. Quello per Mika bastava a dimostrargli che gli Umani non erano bestiame, ma erano esattamente come loro. Aveva cominciato a credere che tutto quello che gli avevano sempre raccontato e insegnato fossero solo sciocchezze. Lui non ci credeva più e non avrebbe mai bevuto sangue umano. A costo di invecchiare. Non gli importava avere una vita immortale perché ne avrebbe passata una mortale con Yuu. Il tempo trascorse troppo velocemente poiché fu proprio quando lui compì quattordici anni che si rese conto che doveva andarsene dal suo villaggio. Il Rito di Iniziazione per diventare un Vampiro vero e proprio si sarebbe tenuto pochi giorni dopo il suo compleanno e lui non voleva. Fu per questo motivo che in quel giorno nuvoloso cominciò a fare i bagagli. Prese una vecchia sacca e ci ficcò più vestiti possibili, una scorta di cibo e la sua spada di legno. Aveva preso la sua decisione e nessuno lo avrebbe dissuaso: sarebbe partito con Yuu quel pomeriggio. Se ne sarebbero andati lontani da quel mondo e avrebbero trovato una terra che potesse accoglierli senza discriminarli per quello che erano. Sarebbero andati in un luogo in cui gli Umani non erano considerati bestiame e i Vampiri non erano migliori di loro. Tutti erano uguali.
Uscì velocemente di casa e solo in quel momento si accorse che aveva cominciato a piovere. Poco gli importava, niente lo avrebbe fermato, nemmeno un po’ d’acqua. Corse attraverso la Foresta sperando con tutto il cuore che Yuu sarebbe venuto anche quel giorno. Corse come mai aveva corso in tutta la sua vita, rischiando di scivolare sul terreno fangoso più di una volta. Quando la radura si aprì davanti a lui, l’unica cosa che riuscì a vedere fu l’acqua del fiumiciattolo scossa dalle numerose gocce che si abbattevano su di essa e un cielo di un grigio opaco che illuminava quel luogo di un colore cupo e inquietante. Respirò a fondo un paio di volte e aspettò, ma nessuno sembrava arrivare dall’altra parte della riva. Il freddo cominciò a farsi penetrante a causa dei suoi vestiti completamente inzuppati mentre i capelli gli si appiccicavano alla fronte in modo quasi odioso. Chinò il capo verso il basso e cominciò a guardarsi i piedi con ostinazione. Non voleva andarsene senza Yuu, ma allo stesso tempo non poteva andare al villaggio degli Umani perché lo avrebbero riconosciuto e ucciso. Voleva vedere Yuu almeno un’ultima volta prima di partire, davvero non capiva perché non si facesse vivo.
-Ohi, Mika!- una voce familiare gli arrivò alle orecchie come se i suoi desideri si fossero avverati. Alzò la testa e incontrò gli occhi verdi di Yuu ad osservarlo sotto una coltre di capelli neri. Era bagnato da capo a piedi come lui e in mano aveva la sua spada di legno.
-Yuu dobbiamo andarcene, subito.- disse secco il biondo. L’altro parve interdetto per qualche secondo.
-Che vuoi dire?-
-Vieni via con me. Voglio andarmene da questo posto e trovare un luogo in cui non esistano né Vampiri né Umani. Vieni via con me, presto!- il moro vacillò. Mikaela riusciva chiaramente a leggere nei suoi occhi la sorpresa e l’indecisione.
-Fidati di me, Yuu. Anche se non hai nulla da portarti via, ho io l’indispensabile per entrambi. Al resto penseremo poi.- disse con determinazione non interrompendo mai il contatto visivo con l’altro.
-Non si capisce se tu abbia un piano o stia improvvisando...- disse Yuuichiro passandosi una mano sulla fronte, ancora un po’ scettico a quell’idea. Anche se odiava a morte quel posto non sapeva se sarebbe stato in grado di abbandonarlo. In fondo, lui voleva uccidere i Vampiri. Era diventato abbastanza forte da poterlo fare e non avrebbe più lasciato andare un suo familiare. Mika era diventata la sua nuova famiglia e lo avrebbe difeso a qualsiasi costo, quindi davvero non riusciva a capire perché l’altro volesse scappare.
-Ho già pianificato ogni cosa, ma dobbiamo andarcene immediatamente oppure sarà troppo tardi.- le sue parole uscirono quasi in un urlo. Yuu non rispose, ma non abbassò lo sguardo. Vedere Mika così convinto a volersene andare lo aveva turbato. Non si fidava delle loro capacità oppure non si trovava più bene a casa sua? Negli anni gli aveva raccontato che lui viveva in una casa in campagna ed era quasi impossibile che i Vampiri gli facessero un agguato, l’unico prezzo da pagare era starsene lontano dal Villaggio, per questo non lo aveva mai visto e per lo stesso motivo non tornava a casa con lui. Se non si trovava più bene in quella casa di campagna avrebbe potuto trasferirsi al Villaggio oppure a casa sua, non ci sarebbe stato nessun problema.
-F-Finché noi due rimarremo insieme…nulla sarà impossibile.- aggiunse più tardi il biondo distogliendo lo sguardo. Yuu vide un leggero rossore sulle guance dell’altro e capì quanto gli stesse costando dire quelle parole e aspettare che lui si decidesse. Si immerse in acqua e attraversò il piccolo fiume. Si avvicinò a Mika e gli circondò le guance con le mani. Il biondo sussultò sotto al suo tocco e cominciò a scrutarlo con un certo stupore. Yuu appoggiò la fronte contro la sua. Si fidava di Mika, lo aveva sempre fatto e si sarebbe fidato. Se lui diceva che era meglio andarsene, lo avrebbe seguito. Avrebbero potuto combattere i Vampiri anche da un villaggio lontano, anzi sarebbero stati ancora di più al sicuro. In fondo, quello che gli bastava era stare con Mika, la sua vera famiglia. Il biondo alzò le mani verso il suo viso e appoggiò i palmi sulle guance di Yuu. Si lasciò cullare dal calore di quel momento e uno strano desiderio si fece largo in lui.
Tutto accadde nel giro di pochi secondi.
Dalla Foresta uscirono dei Vampiri che si gettarono su di loro. Yuuichiro venne sbalzato via, lontano da Mika e atterrò sull’erba bagnata con un tonfo.
-Yuu!- urlò il biondo mentre un Vampiro lo teneva fermo a terra.
-Pensavi che non sapessimo che venivi qui, Mikaela?- disse Ferid mentre con una calma quasi surreale lo guardava dall’alto. Mika digrignò i denti e cominciò a divincolarsi, ma la presa del Vampiro era troppo forte per lui.
-Scappa Yuu, corri!- urlò il ragazzino fino ad arrivare a farsi male alla gola. Il moro si sollevò e si mise a sedere massaggiandosi la nuca.
-Ora questo umano la pagherà al posto tuo.- continuò imperterrito il vampiro dai capelli argentei, dirigendosi verso Yuuichiro.
-No, Ferid, no. Lascialo stare!- lo supplicò il biondo.
-Mika, conosci i Vampiri?- sussurrò allibito Yuu puntando i suoi occhi contro quelli dell’amico.
-Come? Non te l’ha detto? Lui è un Vampiro.- intervenne ancora Ferid mentre un ghigno sadico si dipingeva sulle sue labbra, scoprendo i canini affilati. Yuu guardò l’altro ragazzino e non vi trovò alcun segno che quel Vampiro stesse mentendo. Mika era un Vampiro. Mika gli aveva mentito. Mika lo aveva tradito. Che senso aveva avuto tutto quello che era successo tra loro? Tutto quello che si erano detti? Erano tutte bugie o c’era ancora qualcosa di vero? O forse era una bugia anche la loro amicizia. Forse era stata una bugia anche quella volta che Mika gli aveva detto che era la sua vera famiglia. Quella consapevolezza lo atterrò con una tal forza da non potergli più permettere di muoversi. Il Vampiro dagli occhi rossi si accucciò alla sua altezza e dopo avergli scoperto il collo cominciò a bere il sangue di Yuu. A quel punto il ragazzino si scosse e cominciò a divincolarsi con forza, ma fu tutto inutile: quel Vampiro era ancora troppo forte.
-No!- urlò mentre una serie incessante di lacrime cominciò a rigare il viso del biondo fondendosi con le goccioline di quella pioggia incessante. Una smorfia di dolore invase il volto dell’umano mentre le sue labbra erano aperte in un urlo muto. La vita gli stava scivolando via dalle dita e non poteva più fare niente. Ma all’improvviso Ferid si staccò da lui e qualcun altro lo prese tra le braccia. Riconobbe la voce di Guren, suo fratello maggiore.
-Se volete la guerra, Vampiri, diamoci una mossa.- disse colui che lo teneva tra le braccia. Ferid si ripulì le labbra con il dorso della mano, poi si guardò intorno. I suoi uomini erano decisamente in inferiorità numerica rispetto agli Umani, l’unica via di fuga era ritirarsi.
-Non voglio spargere il vostro sangue, preferisco  berlo, quindi accettate la nostra ritirata.- Guren annuì digrignando i denti con fastidio.
-La prossima volta tenete lontano quel moccioso dal mio Mikaela. Se non lo fate lo ucciderò e basta.- disse voltando le spalle alla radura.
-E voi fate lo stesso con il vostro piccolo succhia-sangue o la prossima volta non accetterò la ritirata.- asserì Guren rinfoderando la spada. Ferid si caricò in spalla Mika con poca grazia e prima di addentrarsi nella foresta i due amici si guardarono negli occhi un’ultima volta.
Lo aveva conosciuto in un giorno di pioggia e nel medesimo giorno gli diceva addio. Se solo Yuuichiro non fosse venuto in quella radura, si sarebbe risparmiato quell’asfissiante dolore che sentiva nel petto.




Note dell'autriciah:

Hoilà gente! Eccomi tornata con il secondo capitolo. Dunque, ringrazio per le numerose persone che si sono fermate a leggere e per chi ha messo tra le seguite. Vi ricordo che lasciare un commento non fa male ahaha anzi, aumenta la mia autostima.
Detto questo, come avrete visto, questo capitolo è pieno zeppo di citazioni dall'anime. Non so se avete notato ma il discorso che fanno Mika e Yucchan per andarsene dalla radura è lo stesso che fanno verso la fine del primo episodio per fuggire dalla città dei vampiri e poi anche il fatto che sia Mika a proporre di scappare è più o meno una "ripresa". Che dire, finalmente la storia comincia ad assumere una piega interessante. Che cosa succederà adesso? I due si reincontreranno oppure no?
Per scoprirlo vi resta solo che leggere i prossimi capitoli!
Alla prossima,

Road_sama

 

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Capitolo 3
*** Amori ***


Amori
 

Yuuichiro camminò con una lentezza esasperante. Mise un piede di fronte all’altro all’infinito, sembrava quasi non avesse una meta. Effettivamente, lui non capiva perché avesse cominciato a camminare. Passeggiava e basta, per il puro gusto di farlo, si diceva, ma erano tutte menzogne. Lui sapeva esattamente dove stava andando. Era cresciuto di molto dall’ultima volta anche se, di fatto, erano passati soltanto due anni. Si può dire che fosse cresciuto di colpo, che all’improvviso avesse aperto gli occhi.
Ci aveva pensato tanto, in quei due anni. Aveva fatto così tanti incubi che ormai aveva perso il conto. E poi, dopo essere entrato nell’Accademia per sterminare i Vampiri, aveva capito. Aveva compreso quale sarebbe stato il suo posto nel mondo e ciò che avrebbe voluto fare nella sua vita. Lui avrebbe combattuto fino alla morte. In fondo, nessuno lo avrebbe pianto, o almeno così credeva. Certo, c’era suo fratello Guren, ma anche lui era un soldato e non si sarebbe fatto troppi scrupoli ad abbandonarlo sul campo di battaglia. Era necessario fare qualche sacrificio per riuscire a vincere e se la sua vita fosse stato uno di questi, almeno, non sarebbe morto invano. Questo era quello che gli insegnavano  all’Accademia. Non c’era da molto tempo quell’istituzione, l’avevano creata i nobili del suo Villaggio dopo l’ennesimo omicidio dei Vampiri. Avevano detto che gli Umani dovevano sapersi difendere e che in questo modo, un giorno, avrebbero creato un loro esercito e si sarebbero guadagnati la loro legittima libertà. Continuavano a blaterare che era il genere Umano a cui spettava vivere in quella terra mentre i Vampiri no. Non c’era posto per entrambi, altrimenti, sarebbero continuati le perdite da ambe due le parti.
I lineamenti di Yuu si stirarono in una smorfia mentre quell’amara consapevolezza ritornava a fargli visita. I Nobili stavano organizzando un genocidio e chissà che altro avrebbero potuto fare dopo aver catturato dei Vampiri. Avrebbero potuto fare degli esperimenti su di loro o torturarli. Lui non condivideva le loro ambizioni. Lui si era arruolato solamente perché voleva diventare ancora più forte, voleva saper difendere se stesso e gli altri. Ci aveva pensato molto in quegli anni ed era giunto alla conclusione che si era arruolato per Mika. Era entrato nell’Accademia perché non aveva avuto la forza di strappare il suo amico dai Vampiri. Quelli erano arrivati e gli avevano portato via la persona più importante per lui. No, non era arrabbiato con Mika, o, almeno, non più. Nei primi tempi il suo ricordo non gli provocava altro se non una stretta al cuore. Si sentiva ferito e tradito dall’unica persona che avesse mai abbattuto le sue barriere. Gli aveva permesso di entrare nella sua vita in modo indelebile, gli aveva permesso di conoscerlo e di amarlo. Mika era riuscito a comprenderlo come nessun altro aveva mai fatto. Poi, però, aveva capito tutto. Il suo amico non voleva prendersi gioco di lui proprio perché Mika era come lui. In quei quattro anni lo aveva compreso. Mika non aveva affetti nel suo villaggio, era legato ad una famiglia perché doveva ma non perché lo desiderasse. Lui lo avrebbe salvato e se per farlo sarebbe stato necessario prendere una vita o perderla, lo avrebbe fatto.
Sotto la suola dei suoi lunghi stivali neri si spezzò un ramoscello, causando un rumore stridulo. La Grande Foresta sembrava più cupa rispetto a quello che si ricordava. Nessun raggio di quel timido sole primaverile penetrava nella coltre di rami sopra la sua testa. Le cortecce degli alberi erano ricoperte di un fitto strato di muschio verde scuro. Non c’erano animali nei pareggi, se non qualche uccello appollaiato pigramente sui rami. Quando era più piccolo non si era mai soffermato a guardare quel luogo, probabilmente perché andava sempre di corsa o probabilmente perché sapeva che ad aspettarlo c’era qualcosa, qualcuno di assolutamente migliore. Appoggiò la mano guantata sul tronco dell’ultimo albero di quella foresta e rimase così immobile a guardare di fronte a sé. Da quel punto si aveva un’ampia visuale della radura ad eccezione del piccolo fiume che la attraversava. Non sapeva perché proprio dopo due anni stesse tornando in quel luogo. Era fuori discussione che avrebbe trovato Mika seduto sull’altra sponda come sei anni fa. Non si aspettava di trovarlo, in realtà, non si aspettava proprio niente. Si diede dello stupido un paio di volte per aver camminato fino al confine del villaggio degli Uomini a caso. Aveva camminato per niente e rischiava anche di trovare qualche Vampiro. Si morse un labbro perché il suo corpo era incapace di retrocedere, poi un’insolita costatazione si fece largo nella sua mente.

Ormai sei qui, tanto vale provare.

Mosse qualche passo incerto in avanti e non appena i suoi piedi si appoggiarono sull’erba verde una sensazione di nostalgia gli attanagliò il cuore. Saggiò con lo sguardo ogni centimetro di quel luogo mentre le sue labbra si piegavano in un mezzo sorriso. Cominciò a camminare di nuovo, questa volta con più convinzione. Rivedere quel luogo non gli avrebbe fatto male, in più, non poteva sentirsi in colpa per riesumare vecchie memorie. Si guardò intorno mentre nella sua testa i profili offuscati dei suoi ricordi riemersero. Ogni dettaglio gli rievocava un’immagine o una situazione che credeva di aver dimenticato da quanto in fondo erano seppelliti nella sua mente. Quando poi, finalmente, riuscì a vedere il piccolo fiume si accorse di essere arrivato molto vicino al corso d’acqua.
Il suo cuore perse un battito. Oltre quell’acqua cristallina c’era un ragazzo. Yuu si arrestò bruscamente e trattenne il respiro mentre una muta domanda si faceva largo dentro di lui.

Mika?

Non fece nemmeno in tempo a formularla ad alta voce che il ragazzo alzò di scatto la testa come se avesse sentito la presenza di qualcun altro. Incrociò quelle inconfondibili iridi azzurre e un senso di calore si raccolse nel suo petto. Il tempo parve fermarsi in quell’istante. Yuuichiro sgranò gli occhi mentre le labbra chiare del ragazzo dall’altra parte mimavano il suo nome senza che ne uscisse alcun suono.
Yuu, stavano dicendo.
-Mika?- ebbe il coraggio di dire mentre il pizzicore delle lacrime cominciò ad invadergli il retro degli occhi. Ritornò ancora la stessa sensazione di nostalgia che aveva provato guardando la radura pochi minuti prima. I loro sguardi erano fusi insieme incapaci di distoglierlo l’uno dagli occhi dell’altro. Il ragazzo davanti a lui si alzò in piedi fino ad arrivare alla sua altezza. Non poteva sbagliarsi, quello che aveva davanti era proprio Mikaela. Il suo amico, la sua famiglia e la parte del suo cuore che aveva lasciato seppellita in questa radura due anni fa.
-Sei proprio Mika…- disse più per convincere se stesso che domandarlo all’altro. Non riusciva a crede a ciò che stava vedendo. Come poteva averlo rincontrato proprio in quel luogo dopo due lunghi anni? Come poteva essere veramente davanti a lui? Avanzò di qualche passo per scrutarlo meglio fino a che non arrivò al limite della riva. Negli occhi del biondo vi lesse un dolore e una tristezza che non aveva mai visto in lui prima. Le sue iridi che uguagliavano la luminosità del cielo, in quel momento erano opache e svuotate come se Mika avesse sofferto molto in quei due anni.
-Yuu…- la voce dell’altro era ridotta ad un sussurro, ma era sicuramente più profonda di quanto si ricordava. Mika non mosse un passo e abbasso lo sguardo. Negli ultimi tempi aveva ricominciato a venire alla radura, forse sperava che anche Yuu ci sarebbe ritornato, ma non immaginava che sarebbe successo per davvero. Non aveva mai pensato a cosa si sarebbero detti, proprio perché non sperava più di ritrovare quell’amico che aveva perso a causa della sua debolezza. Cosa pensava Yuu di lui? Aveva passato due anni a chiederselo e la sua risposta era sempre la stessa. Lui mi odia. Era logico che Yuu lo odiasse, gli aveva mentito, gli aveva nascosto per quattro anni che lui fosse un Vampiro ed era altrettanto logico che ora non volesse più vederlo. Aveva perso quello che aveva faticato così tanto a trovare e Yuu non sarebbe di certo tornato da lui. Negli ultimi tempi aveva anche cominciato a pensare che in un mondo come il loro non potessero esistere delle “famiglie” come quella che avevano creato loro due.
Con sua sorpresa, vide il ragazzo di fronte a lui sedersi a terra e immergere le mani nell’acqua ghiacciata. Mika spostò lo sguardo sulla figura accovacciata di Yuuichiro e si perse ad osservare i lineamenti più marcati del suo volto. Era cresciuto così tanto. Indossava una divisa scura, come quella di un soldato, che prima non gli aveva mai visto indosso e al fianco destro portava una spada inguainata.
-Ciao.- lo sentì mormorare. Il biondo non rispose. Cosa cercava di fare?
-Io sono Yuuichiro, tu?- Mika rimase interdetto. Perché diceva quelle cose? Lui sapeva chi era, loro sapeva chi erano. Perché non alzava lo sguardo? Perché si comportava così come se non fosse successo nulla?
-Mikaela.- rispose secco. Tra di loro cadde il silenzio mentre i ricordi del loro primo incontro affioravano nella loro mente come se fosse successo tutto il giorno prima.
-Perché dici così?- chiese Mika stringendo i pugni sui fianchi. Yuu stette zitto per alcuni istanti mentre faceva ondeggiare la sua mano nell’acqua del piccolo fiume. Poi, all’improvviso alzò i suo sguardo e lo intrecciò con quello di Mika.
-Ricominciamo.- disse semplicemente. Il biondo sentì una stretta attanagliargli il petto. Questo significava che l’aveva perdonato? O che voleva far finta di nulla? Aveva per caso eliminato tutto?
-Io sono un Umano, vengo dal Villaggio oltre la Grande Foresta e sono entrato all’Accademia di Sterminio Vampiri.- disse tutto d’un fiato non interrompendo mai il contatto visivo. Mikaela sussultò. Quelle parole gli fecero male. Gli sembrò di essere trafitto da parte a parte da una lama ma non sanguinava da quella ferita, no, non era quella a fargli male. C’erano dei piccoli tagli sulla sua pelle ed erano quelli a pungere, erano quelli ad uccidere. Accademia di Sterminio Vampiri? Yuu voleva ucciderlo? Lo odiava così tanto da essersi iscritto nell’esercito degli Umani per uccidere lui e la sua gente…? Rimasero a guardarsi per un tempo infinito, poi Mika decise di assecondarlo.
-Sono un Vampiro, vivo nel Villaggio oltre la Foresta e da due anni sono diventato un Vampiro a tutti gli effetti.- questa volta fu Yuu a sussultare. Sgranò gli occhi come se sentirlo dire da Mika lo avesse scosso nel profondo. Lui era proprio un Vampiro ora. Lui gli aveva mentito davvero.
-Perché non me l’hai detto?- domandò subito il ragazzo seduto trattenendo il respiro. Era come se temesse che respirando Mika sarebbe scomparso o, peggio, avrebbe potuto dirgli che voleva prendersi gioco di lui. Mikaela strinse i pugni fino ad affondare le unghie nella pelle del palmo prima di parlare a denti stretti.
-Non volevo che tu mi odiassi. Volevo capire cosa si provava ad avere un amico indipendentemente dal fatto che tu fossi Umano e io Vampiro.- Yuuichiro mollò il fiato in un sospiro di sollievo. Sembrava quasi che le parole di Mika gli avessero tolto un peso dallo stomaco e lo avessero liberato da mille dubbi e incertezze. Curvò le labbra in un sorriso ma fu questione di un istante perché Mika gli rivolse un’altra domanda.
-Perché sei entrato all’Accademia di Sterminio Vampiri?- il suo tono era serio e sulla difensiva. Era chiaro che fosse turbato dalla frase che poco prima gli aveva rivolto l’altro. Yuu si grattò la nuca imbarazzato. Non lo aveva mai veramente ammesso a se stesso e ammetterlo davanti alla causa di tutto era ancora più difficile.
-Volevo diventare più forte per portarti via dai Vampiri visto che loro ti hanno portato via da me.- si arrestò un momento prima di abbassare lo sguardo e ridurre il volume della sua voce.
-E poi perché io ho sempre odiato loro, non te.- concluse puntando gli occhi su qualche filo d’erba che veniva smosso da una leggera brezza. Poteva sentire chiaramente lo sguardo di Mika su di lui e gli piaceva. Tutto quello che stavano facendo e dicendo gli ricordava il primo giorno che si erano incontrati e quella sensazione di completezza che conoscerlo gli aveva portato. Alzò di scatto gli occhi quando sentì un tuffo nell’acqua, ma non riuscì ad individuare Mika perché subito due braccia umidicce gli circondarono il collo. Il pizzicore delle lacrime si era fatto così intenso che le trattenne a stento. Affondò il volto nella spalla di Mika mentre i suoi capelli biondi gli solleticavano piacevolmente il viso. Gli era mancato così tanto che si chiedeva come aveva fatto a stare per due anni senza quello. Yuu non lo odiava, non ci era mai riuscito, nemmeno all’inizio quando si sentiva ferito. Non lo aveva mai odiato perché aveva capito che colui a cui voleva bene era Mika, tutto Mika e sapere che lui fosse un Vampiro non cambiava il fatto che lui fosse il suo Mika. Lui rimaneva sempre lui anche con due canini e le orecchie a punta.
-Mi dispiace, Yuu.- disse con un filo di voce. Yuuichiro gli strinse le braccia intorno alla vita, non curandosi del fatto che in questo modo si sarebbe bagnato anche lui. Gli posò le mani sulla schiena godendosi ogni istante di quel calore circoscritto.
-Anche a me.- ribatté in un sussurro. Stettero così a lungo, l’uno tra le braccia dell’altro, assaporando quella strana sensazione che aveva pensato, per tutto quel tempo, di aver dimenticato. Entrambi temevano che nel momento in cui si sarebbero lasciati andare, l’altro sarebbe scomparso o gli sarebbe stato portato via per altri anni.
Dopo un tempo indecifrabile, Yuu sciolse l’abbraccio di poco e puntò il suo sguardo smeraldino in quello blu dell’altro. I loro visi erano a poco più di un palmo di distanza. Yuuichiro alzò un mano e la poggiò sul volto dell’amico. Con il pollice accarezzò la pelle bianca appena sotto l’occhio. Percorse lentamente una linea immaginaria con una delicatezza che fece sussultare Mika. Scrutò le iridi del vampiro e non poté fare a meno di pensare che quegli occhi affilati non stonassero per nulla nel suo viso. Con altrettanta lentezza spostò la mano al lato del suo viso e con le dita spostò i ciuffi biondi dell’altro fino a scoprire l’orecchio. Percorse il profilo di quel pezzo di pelle soffermandosi sulla punta. Mika fremette sotto il suo tocco, ma rimase fermo e lo lasciò fare. Si fece cullare dalle sue mani calde e più di una volta si trattenne dal chiudere gli occhi e abbandonarsi completamente.
-Come sei diventato un Vampiro?- chiese all’improvviso Yuu staccando la mano dal suo viso. Mikaela si riscosse piano come se si fosse appena svegliato da un lungo sonno.
-Dopo il Rito di Iniziazione. Dura circa tre settimane, in cui i Nobili ti testano, se sei pronto, puoi smettere di bere il sangue dei tuoi genitori e cominciare con delle vittime umane.- Yuu si irrigidì di fronte a lui.
-E tu?- chiese con un tono quasi arrabbiato. Mika scrollò la testa di lato cominciando a fissare un punto impreciso del terreno. Non gli andava di parlare del suo Rito anche se era Yuu a chiederglielo e anche perché sapeva quanto lui odiasse i Vampiri. In fondo, proprio uno della sua gente aveva distrutto la sua famiglia.
All’improvviso Yuuichiro gli afferrò la testa tra le mani e lo costrinse a guardarlo. C’era rabbia nel suo sguardo, c’era risentimento e curiosità. Una curiosità malata come se volesse sapere ogni cosa sul mondo dei Vampiri.
-Non ha importanza.- disse Mika sovrapponendo le sue mani a quelle di Yuu. Cercò di farsele scivolare via ma l’altro non cedette, anzi aumentò la presa su di lui.
-Per me ce l’ha.- disse secco con una determinazione nuova ad illuminargli gli occhi verdi. Mika annuì debolmente. Se voleva proprio sentire quelle cose allora lo avrebbe accontentato.
-Non ero pronto all’inizio. E’ durato quasi un anno…questo perché non volevo bere sangue Umano. Mi costrinsero con la forza, sfruttando la mia sete sfrenata, ma io non volevo. E poi…- si interruppe di colpo come se parlarne gli facesse del male, ma riprese subito dopo.
-E poi mi hanno fatto qualcosa, un veleno, mi hanno paralizzato e mi hanno costretto a bere da una bambina. Ora, oltre ad essere un assassino, sono anche immortale.- concluse serrando così  tanto le labbra da farle sbiancare. Yuu mantenne la sua espressione rabbiosa per tutto il tempo.
-Quei bastardi…gliela farò pagare.- sputò tra i denti corrugando le sopracciglia.
-Sono troppo forti.- disse freddamente Mika. Non poteva farcela a batterli. Lui stesso, che era un Vampiro, riconosceva la loro potenza.
-Lo sono diventato anche io.- ribatté il moro sfoggiando uno dei suoi sorrisi colmi di determinazione e speranze. Già, era diventato forte come lo erano diventati dopo essersi allenati insieme per quattro anni. Ma non sarebbe bastato e, in fondo,  lo sapevano entrambi.
-Non abbastanza.- gli soffiò addosso Mika. Yuuichiro parve offendersi, quindi balzò in piedi e sguainò la spada.
-Vuoi vedere? Questa volta con armi vere, però.- gli rivolse un sorrisetto di sfida che Mika non poté non assecondare. Si alzò in piedi e estrasse la sua spada.
Combatterono. Combatterono per davvero. Yuu con il suo modo aggressivo e immediato, Mika in modo strategico e veloce. Combatterono a lungo e nessuno dei due finì ferito o a terra. Il sole all’orizzonte illuminava la radura con raggi vermigli. Il tramonto li colse quasi di sorpresa. Si interruppero mentre i rumori della natura che si preparava alla notte li avvolgeva. Avevano il fiatone ed erano imperlati di sudore, ma un sorriso a trentadue denti campeggiava sui loro visi. Erano felici e stanchi. Incredibilmente felici e stanchi.
Yuu rinfoderò la spada e cadde a terra supino affondando nell’erba verde di quel pezzo di radura. Cominciò ad osservare il cielo un po’ blu e un po’ giallo che si riempiva lentamente di stelle. Mika camminò nella sua direzione ma prima di sdraiarsi accanto a lui si arrestò di colpo. La spada gli cadde di mano e andò a conficcarsi nel terriccio umido. Si portò una mano alla bocca ma non si mosse di un millimetro. Yuu parve accorgersi del suo turbamento, infatti, si puntellò sui gomiti per guardarlo meglio.
-Cos’hai?- chiese sorpreso per la sua reazione. Era già successo in passato che combattessero per molto tempo, ma nessuno dei due si era mai sentito “male” come sembrava stare in quel momento Mikaela. Il biondo indietreggiò di qualche passo e gli rispose a denti stretti.
-Ho sete.- per qualche secondo Yuu pensò che avesse solo “sete”, ma quando capì che con “sete” non intendeva di acqua, balzò in piedi allarmato.
-Da quanto non bevi?- gli chiese avvicinandosi a lui. Mika indietreggiò come se avesse paura dell’altro.
-Tanto.- rispose soltanto. Ed era vero, dal suo Rito di Iniziazione aveva bevuto solo un’altra volta. Meno beveva sangue umano e meglio era, visto i sensi di colpa che lo sommergevano. Yuuichiro parve riflettere di fronte a lui, poi alzò di colpo lo sguardo sull’altro e lo guardò come se sapesse esattamente cosa fare.
-Bevi da me.- disse e Mika sperò che non lo avesse detto. Sperò di aver sentito male. Lui semplicemente non poteva bere da lui.
-No.-
-Perché?- Mika indietreggiò quando Yuu fece un altro passo verso di lui.
-Non mi fermerei. Ti ucciderei.- disse con tono tremante. Sembrava un animale in gabbia, sembrava disperato.
-Ti fermerai, invece.- affermò con convinzione l’altro muovendosi ancora verso di lui. Mikaela andò all’indietro ma si inerpicò sulle sue stesse gambe e cadde a terra.
-No.- si sollevò sui gomiti per vedere a che punto fosse Yuuichiro, ma quando alzò lo sguardo si accorse che era troppo vicino. Aveva una tremenda voglia di bere. Aveva una voglia tremenda di bere da lui. Yuu si abbassò in modo da sedersi sul suo ventre. Le narici di Mika vennero invase dall’odore di carne e sangue che sovrastava quello muschiato e intenso di Yuu. No, non andava per niente bene. Tentò di toglierselo di dosso, ma l’altro non voleva muoversi. Yuu si sbottonò i primi quattro bottoni della divisa e della camicia sottostante e si scoprì una spalla. Mikaela sussultò sia perché il desiderio di bere dalla sua spalla si faceva sempre più impellente sia perché Yuu non si era mai “scoperto” così tanto con lui.
-Smettila…- mormorò debolmente mentre si portava entrambe le mani alla bocca. Come poteva provocarlo così tanto? Come poteva fargli questo? Yuu puntò le iridi verde acceso su quelli blu intenso di Mika. Lo osservò a lungo, forse per vedere com’erano i Vampiri un attimo prima di gettarsi sulla propria vittima o forse per studiare ciò di cui era capace il ragazzo di fronte a lui. Appoggiò entrambe le mani di fianco al viso di Mika e piegò i gomiti in modo da abbassarsi alla sua altezza. I loro visi erano ritornati ad essere a poco più di un palmo di distanza.
-Bevi.- ordinò, quasi, il moro.

Perché mi fa questo? Perché mi fai questo?

-Potrei ucciderti. Non so controllarmi quando ho sete. Non voglio ucciderti, vattene via, lasciami tornare al mio Villaggio.- disse con una disperazione così profonda che Yuu si sentì quasi ferito al suo posto. Poi, fece qualcosa che Mika non si aspettava: gli diede un leggero pugno sulla testa mentre un sorriso furbo si faceva largo sulle sue labbra.
-Io mi fido di te.- sussurrò ad un soffio dal suo viso. La reazione di Mika fu immediata: lo prese per le spalle e capovolse le posizioni in modo da essergli sopra. Lo guardò negli occhi solo per un istante, poi affondò il viso nell’incavo della sua spalla. Aspirò a pieni polmoni il suo odore che in quel punto era così intenso, poi con un gesto fulmineo affondò i suoi canini sulla spalla dell’altro. Yuu emise un piccolo gemito, probabilmente gli aveva fatto male, ma non se ne curò più di tanto. Succhiò quel sangue prelibato mentre parte di quel liquido vermiglio gli umettava le labbra. Tutto sapeva di lui, la sua bocca era piena di lui, il suo naso era invaso dal suo odore. Stava per impazzire, il suo sangue lo faceva impazzire, era come un frutto proibito ma provocante, era come infrangere una regola rischiando di finire in prigione. Era eccitante e caldo.
Le dita di Yuu che si stringevano debolmente sul suo polso lo riportarono alla realtà. Per un breve istante le ignorò, poi però sbarrò gli occhi che non si era reso conto di aver chiuso. Si staccò di colpo, temendo di avergli fatto male, di averlo ucciso. Yuu teneva gli occhi serrati, ma non appena l’altro si staccò, li aprì e gli rivolse un sorriso trionfante.
-Te l’avevo detto…che ti saresti fermato.- sussurrò come se fosse in fin di vita. Solo in quel momento Mika notò il suo pallore. Chissà quanto sangue gli aveva portato senza che se ne accorgesse. Quello che aveva sotto di lui non era il solito Yuu, sembrava affaticato e stravolto, esattamente come il giorno in Ferid lo aveva morso.
-Oddio, cos’ho fatto…- si disse ad alta voce mentre sfiorava i due forellini che aveva lasciato sulla sua spalla. Colava ancora un po’ di sangue e quella vista lo spinse a rigettarsi su di lui, ma si trattenne. Era terrorizzato dalla sua mostruosità, per poco non aveva ammazzato Yuu. Se non si fosse fermato non se lo sarebbe mai perdonato.
-Ehi, stupido, non muoio così facilmente.- affermò con tono seccato. Quasi come se la preoccupazione di Mika lo facesse arrabbiare. Già, lui non era debole, per niente. Yuu si sollevò sui gomiti per guardarlo meglio in faccia anche se gli costò un grosso sforzo. Strinse i denti.
-Te l’avevo detto. Me ne vado.- disse secco il biondo cercando di alzarsi. Era in collera con se stesso. Un’altra volta, il fatto di essere un Vampiro, per poco, non gli aveva portato via Yuu. Come avrebbe potuto stargli vicino con questa sete che lo corrodeva dentro? Fece leva sulle ginocchia per alzarsi, ma Yuu lo trattenne per il bavero. Mika riprese il contatto visivo con l’altro ragazzo che all’improvviso lo attirò a sé con forza.
Lo baciò. Le loro labbra si scontrarono quasi facendosi male. Non era un bacio, sembrava quasi una testata, era un contatto improvvisato e urgente. Qualche strana sensazione si mosse nello stomaco del vampiro, quasi come se si stesse sciogliendo qualcosa che si portava dentro da una vita. Yuu si staccò quasi subito e lo guardò incredulo come se non credesse a quello che aveva appena fatto. Mika ringraziò mentalmente, per la prima e probabilmente l’ultima volta, la sua avventatezza perché aveva cominciato qualcosa che desiderava da tempo. Sembrava che cercasse proprio quel contatto da una vita. Il ragazzo si leccò le labbra e il sapore di Yuu riecheggiò in lui così tanto da sospingerlo di nuovo a baciarlo. Questa volta fu una collisione più dolce e lenta, le loro labbra si cercavano come se volessero trovare il giusto incastro mentre nei loro petti i loro cuori battevano a mille. Yuuichiro si distese definitivamente sull’erba e Mikaela lo seguì senza pensarci due volte. Approfondì il bacio senza nemmeno accorgersene tanto che il ragazzo sotto di lui rilasciò un gridolino di stupore. Le loro lingue entrarono in contatto quasi subito esplorandosi a vicenda in un groviglio di salive e respiri umidi. Yuu gettò le braccia al collo di Mika per permettergli di affondare ancora di più nella sua bocca. Intrecciò le dita tra i suoi capelli biondi e morbidi mentre l’altro gli percorreva la linea del mento con il pollice. Yuu si fermò qualche istante a percorrere il profilo dei canini dell’altro con la lingua che in quel momento gli sembrarono più taglienti e penetranti, per poi riprendere a baciarlo con foga e desiderio crescente. Nessuno dei due avrebbe mai potuto credere che esistesse un piacere così avvolgente e caldo come quello. Nessuno dei due avrebbe mai potuto credere di trovare il sollievo tanto agognato nel baciare l’altro e in maniera così inaspettata. Possibile che un Vampiro e un Umano potessero provare tali cose l’uno nei confronti dell’altro? Che genere di Destino crudele poteva giocare con le loro vite e i loro sentimenti in quel modo? Si divertiva forse a vedere nascere due metà della stessa sostanza in due fazioni nemiche e costringerli ad incontrarsi?
Mika si staccò dopo lungo tempo da quel bacio inebriante per poi puntare i suoi occhi azzurri su quelli dell’altro. Yuu aprì gli occhi a fatica come se tutte quelle sensazioni lo avesse stancato. La sera li avvolgeva mentre il freddo cominciava a farsi pungente.
-Forse dovremo andare…- disse debolmente Mika mentre abbandonava il posto caldo tra le braccia di Yuu. Lui parve infastidito da quel gesto ma convenne che il ragazzo in piedi avesse ragione. Si alzò a sua volta ma le sue gambe erano troppo deboli per sostenere il suo peso e cedettero sotto di lui. Mika lo prese al volo avvolgendogli le braccia attorno alle spalle e alla vita.
-Sei troppo debole per camminare.- disse serio verso di lui.
-No, ce la faccio lasciami.- disse con una rabbia improvvisa il moro. Spinse Mika lontano da lui e si rimise in piedi. Barcollò qualche passo dando le spalle al biondo e per poco non cadde di nuovo, ma Mika lo anticipò prendendolo in braccio. Si passò un braccio dell’altro dietro al collo e cominciò a dirigersi verso la Grande Foresta.
-Mika, che fai? Dove vai? Tu abiti dall’altra parte!- protestò debolmente Yuu tra le sue braccia. Il biondo sorrise serafico prima di rubargli un altro bacio. Yuuichiro arrossì vistosamente.
-Ti accompagno a casa.- mormorò tranquillamente. Il ragazzo sussultò.
-E poi? Se ti scoprissero mentre torni al tuo Villaggio?- cercò di nuovo una scusa per non lasciarsi accompagnare a casa.
-Magari dormo da te.- disse con la stessa tranquillità di prima. Yuu incassò il colpo e deglutì.
Ma questa volta non protestò.



 

Note dell'autriciah:

Buon pomeirggio gente!
In occasione dell'uscita del 35esimo capitolo del manga, eccomi con un nuovo capitolo!
Non sapete quanto ho sperato (e sto sperando ancora) che Mika beva il sangue di Yuu. E' dal primo episodio dell'anime che ci spero.
Coooomunque, questa volta il capitolo è venuto bello lunghetto e ancora una volta ci sono un sacco di riferimenti all'anime, soprattutto quando parla Mika. In ogni caso, godetevi quest'idillio perché la storia è agli sgoccioli. Non so ancora quanto lunga farla ma mal che vada questo che avete appena letto sarà il penultimo capitolo e il prossimo l'ultimo quindi... regolatevi.
Detto questo, vi ringrazio per esservi fermate a leggere e spero di aver soddisfatto almeno un po' i feels MikaYuu.
A presto!
Road_sama

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Capitolo 4
*** Morti ***


Morti




-Guren.- disse Shinya Hiragi con un tono stranamente serio. Si trovavano al quartier generale del loro Villaggio. Tutti i comandanti erano schierati intorno ad un massiccio tavolo in legno scuro. Li avevano convocati per discutevano dei progressi che stava facendo l’Accademia, delle numerose nuove reclute e delle armi all’avanguardia che avevano creato. Guren Ichinose era stato una delle prime reclute nonché il primo che avesse assecondato il progetto della famiglia Hiragi. Lo stesso Shinya che in quel momento aveva richiamato la sua attenzione era stato suo compagno di corso durante i primi anni. Avevano visto crescere il loro villaggio, lo avevano visto risollevarsi dalla distruzione che periodicamente portavano i Vampiri e avevano riposto tutta la loro fiducia nell’esercito che stavano creando.
-Potrebbe essere il giusto pretesto.- riprese Hiragi guardandolo dritto negli occhi. L’aria all’interno della sala era tagliente. Guren teneva molto ai progressi che stavano facendo, ma c’era un’altra cosa, un’altra persona, a cui non avrebbe mai rinunciato.
-Sappiamo che si tratta di tuo fratello, ma non possiamo ignorarlo.- continuò Shinya mentre si passava una mano sulla fronte. Tutti si stavano domandando perché Yuuichiro avesse avuto il coraggio di portare al villaggio un Vampiro e tenerlo nascosto a tutti. Aveva forse pensato per qualche istante che un Vampiro potesse passare inosservato attraverso i confini della città? C’era un unico motivo per il quale lo avevano lasciati fare.
-Dobbiamo proprio combattere ora? Ci sono molte reclute ancora inesperte e-
-Ichinose-lo richiamò il maggiore degli Hiragi, Kureto –prepariamo questa guerra da prima che tu entrassi all’Accademia. L’unico motivo per cui non abbiamo ancora attaccato è un’occasione, lo sai. L’infiltrazione di uno dei Vampiri è il giusto pretesto.-
Guren strinse le mani a pugno. Se solo avesse saputo che Yuu andava tutti i giorni ai confini della loro terra per incontrarsi con un Vampiro, avrebbe fatto qualsiasi cosa per impedirglielo. Non potevano esserci legami tra le loro razze. Vampiri e Umani non avrebbero mai potuto convivere in pace e un esempio lampante era quella riunione improvvisa. Non poteva sapere che suo fratello minore tenesse così tanto a quel Vampiro. Lo aveva intravisto per la prima volta due anni prima, proprio nel momento in cui, dopo aver seguito Yuu, lo aveva salvato dalle grinfie di un Nobile. Pensava che avrebbe imparato la lezione, che avrebbe preso definitivamente le distanze da loro. Eppure, non era stato così. Yuuichiro aveva segnato il destino di quel Vampiro e delle due razze. Guren aveva le mani legate, non poteva più fare nulla.
Si mise in piedi di scatto e lanciò un’occhiata a Shinya che lo conosceva meglio di chiunque altro in quella sala. L’Hiragi sostenne il suo sguardo in una muta risposta.
Loro non potevano più fare nulla. Con o senza il loro consenso quella guerra ci sarebbe stata lo stesso.
-Per me, allora, la riunione è finita.- disse secco dirigendosi verso la porta dell’enorme stanzone. Avrebbe preso parte a quel conflitto, avrebbe combattuto, avrebbe ucciso Vampiri perché quella era la sua ragione di vita. Avrebbe tentato di difendere suo fratello, ma non avrebbe garantito nulla. Yuuichiro era l’unico responsabile delle sue azioni e di quella situazione.
-Arrivederci, signori.-
 
 

Mikaela schiuse le palpebre lentamente. Si passò una mano sugli occhi per tentare di abituarsi alla luminosità della stanza. Dopo qualche istante cominciò a guardarsi intorno, prendendo coscienza di sé stesso e del luogo in cui si trovava. Una lama di luce filtrava dalla piccola finestrella sulla parete alla sua destra. Osservò i muri di legno che lo circondavano e per un attimo una sensazione di smarrimento lo fece sussultare. Quella non era la sua stanza. Cercò di focalizzarsi sui ricordi della sera precedente. Aveva accompagnato Yuu a casa ma c’erano troppe sentinelle in giro e non poteva di certo tornarsene a casa. L’amico l’aveva costretto a rimanere per la notte e poi…
Un sorriso si dipinse involontariamente sulle sue labbra quando sfiorò con la mente i ricordi della notte appena passata. Fece scorrere lo sguardo in basso, sul suo corpo nudo avvolto da un lenzuolo bianco. Solo in quel momento si rendeva conto che ogni singolo angolo di quel posto era impregnato del profumo di Yuu. La sua attenzione si spostò sulla persona che se ne stava malamente adagiata accanto a lui. Una zazzera disordinata di capelli scuri gli incorniciava il viso mentre alcune ciocche sfioravano il petto di Mika. Il viso di Yuu era parzialmente girato dall’atra porte, ma nonostante la penombra si poteva chiaramente vedere la sua espressione serena. Respirava impercettibilmente, segno che stava facendo un sogno. Dal canto suo, Mikaela non ricordava più quand’era stata l’ultima volta che aveva dormito così bene.
Non sapeva bene perché la sera precedente aveva agito assecondando  il volere di Yuu. Forse ne aveva solo sentito il bisogna. Sapeva che era giusto concedersi a lui così come Yuuichiro aveva fatto con lui. Non avrebbe saputo dire con certezza quando aveva cominciato a pensare a ragazzo al suo fianco non più come un semplice amico ma come qualcosa di più. Probabilmente aveva cominciato a maturare quella consapevolezza due o tre anni prima. Aveva cominciato a provare delle sensazioni diverse e strane quando stava vicino a Yuu. All’epoca, non poteva sapere che quei batticuori e quelle strette allo stomaco fossero associate al sentimento d’amore. Solo il giorno prima aveva capito di cosa si trattasse. Lui amava Yuu, un Umano, il suo Umano.
Yuuichiro cominciò ad agitarsi. Piano piano si svegliò da un sonno che gli pareva un’eternità quando invece erano passato solo delle ore. Un corpo caldo accanto a lui lo fece sorridere istintivamente. Mika era rimasto, lui non se n’era andato via ma lo aveva stretto per tutta la notte. Delle labbra che gli percorrevano la linea della spalla, poi in su fino alla clavicola e infine sotto il mento verso le sue labbra lo risvegliarono dal torpore del sonno causandogli piacevoli brividi. Aprì gli occhi velocemente quando quella bocca smise di baciare la sua pelle. Mika se ne stava con la testa appoggiata al palmo della mano facendo leva su un gomito. Lo stava guardando con quegli occhi azzurri le cui iridi era così sottile da assomigliare a quelli di un gatto. Quelli di Mika erano carichi di tristezza e dolore ma in quel momento sembravano colorati delle sfumature che gli vedeva addosso da bambino. Quell’azzurro intenso e allo stesso tempo fragile era stato l’oggetto dei suoi sogni ogni notte negli ultimi due anni. Quanto voleva che il tempo tornasse indietro, quanto voleva che loro due non si fossero mai separati. In questo modo Mika non sarebbe mai diventato un Vampiro, in questo modo lui non avrebbe mai sofferto così tanto. Yuu voleva aggiustarlo. Mikaela gli rivolgeva un sorriso dolce mentre qualche ciocca indisciplinata gli cadeva disordinatamente sulle guance. Aveva sempre voluto affondare le mani nei suoi capelli vaporosi e inspirare il suo profumo che sembrava essere formato dal contrasto di amaro e dolce. In fondo, Mika era un contrasto in sé: aveva l’animo di un Umano ma l’aspetto di un Vampiro, gli occhi erano lo specchio della sofferenza ma dai suoi gesti traspariva solo gentilezza e determinazione. Loro due erano così diversi e uguali che quasi Yuu non riusciva a fare a meno di lui. Il calore delle sue braccia che lo stringevano, la sua voce roca che chiamava il suo nome erano tutte sensazioni a cui non avrebbe più potuto rinunciare.
-Buongiorno, Yuu.- mormorò sul suo viso il Vampiro al suo fianco. Yuu piegò le labbra in un sorriso sincero che subito ritornarono al loro stato naturale dopo essersi reso conto del gesto imbarazzante che aveva appena fatto.
-‘Giorno.- disse non riuscendo a trattenere uno sbadiglio. Si scrutarono ancora per qualche istante prima che Mika alzasse di scatto la testa come se si fosse appena ricordato di una cosa urgente da fare.
-Devo andare, è già giorno.- affermò con una nota di agitazione nella voce. Aveva avuto fortuna che Yuu vivesse da solo perché si trovava nei dormitori dell’Accademia, ma non poteva sfidare ancora a lungo la sorte standosene nel Villaggio degli Umani. Yuuichiro si allarmò. No, non voleva che se ne andasse, erano stati così poco tempo insieme. Mika doveva ancora andarsene e già sentiva la sua mancanza.
-No, non è giorno, ti sbagli.- cinguettò con un sorrisetto furbo. Mika si infilò i pantaloni ma a quelle parole non poté fare a meno di voltarsi a guardarlo. Al diavolo il giorno, per lui poteva benissimo essere ancora notte. Ritornò sul letto sistemandosi sopra Yuuichiro e riprese a baciarlo come se le sue labbra lo rendessero dipendente tanto quanto il suo sangue. Yuu rispose dapprima timidamente poi si abbandonò tra le braccia del Vampiro.
-Yuu! Ehi, sta per iniziare l’allenamento mattutino! Se arrivi in ritardo anche stamattina Guren ti sgozza!- Mika sobbalzò sopra di lui, ma forse fu più perché Yuu si era rizzato di scatto che finì a terra. Il ragazzo sul pavimento lo guardò interrogativo prima che Yuuichiro gli facesse un gesto di sbrigarsi. Si vestirono nel modo più veloce che poterono mentre i compagni di corso di Yuu continuavano a bussare con insistenza alla porta. Le voci erano indubbiamente quelle di Shinoa e Kimizuki. Non pensava che sarebbero venuti fino alla sua stanza. Aprì le imposte della finestra che dava su un piccolo terrazzo, poi guardò Mika che sembrava già aver capito tutto. Il Vampiro si calò dal terrazzino.
-Quando?- chiese Mikaela eludendo la parte finale della sua domanda.
-Sono agli allenamenti tutto il giorno, quindi domani?- domandò a sua volta Yuuichiro mentre si mordeva le unghie con un certo nervosismo. Non solo stava rischiando lui per aver dato “asilo” ad un Vampiro (oltre al fatto che lo avrebbero potuto scoprire i suoi amici) ma anche e soprattutto Mika che sarebbe dovuto uscire dal Villaggio.
-Ritornerò. Stasera.- sentenziò infine il biondo mentre scendeva la parete. Yuuichiro gli sorrise.
-Non farti scoprire, stupido!-
-Non sia mai che Mikaela si faccia scoprire prima di essere arrivato da te.- Yuu arrossì per poi mormorargli un “ciao” fugace e rientrare in casa. Cercò di darsi un certo contegno prima di andare ad aprire gli amici che sembravano avere avuto un tempismo veramente perfetto.
 
 
 

Mikaela cercò di fare più velocemente possibile. Entrò nella casa che condivideva ancora con i suoi genitori richiudendosi piano la porta alle spalle. Salì le scale tentando di contenere lo scricchiolio di quel legno vecchio e si defilò in camera convinto di averla fatta franca. Ma non appena dette un’occhiata all’interno si dovette ricredere. Krul se ne stava seduta sul suo letto mentre si passava le dita tra i lunghi capelli. Non alzò nemmeno lo sguardo quando lo sentì entrare in casa.
-Buongiorno Mikaela. Dove sei stato?- Il ragazzo fu percorso da un brivido. Non si era rivolta a lui con un tono arrabbiato ed era proprio questo che lo spaventava. Sembrava la calma prima della tempesta come se dietro a tutta quella tranquillità e indifferenza ci fosse una furia che lui poteva solamente immaginare. Krul era una delle Nobili più importanti del suo Villaggio ed era conosciuta proprio per la sua spietatezza nei confronti di qualsiasi questione che comprendesse gli Umani oppure no. Forse, era anche per questa sua strana aura che la avvolgeva a renderla spaventosa ai suoi occhi. Non sapeva veramente cosa rispondergli, ma d’altronde, la domanda della sua matrigna sembrava alquanto retorica. A lei non sarebbe bastata un bugia inventata su due piedi, quindi decise di chiudersi in un silenzio ostinato. Non le avrebbe rivelato di essere stata da Yuu, da un umano, tutta la notte. Avrebbe messo nei guai sia se stesso che Yuuichiro.
-Vedo che non dici nulla.- riprese lei e questa volta alzò lo sguardo su di lui. Puntò i suoi occhi chiari e penetranti sui suoi. Lasciò cadere la ciocca di capelli a cui stava dedicando tutte le sue attenzioni. Rimase comodamente seduta sul suo letto mentre  ricominciava a parlare con un tono tremendamente tagliente.
-In tal caso, risponderò io per te: sei stato da un Umano.- Mikaela sussultò. Com’era possibile che loro riuscissero sempre a sapere tutto?
-Ci credi veramente così stupidi, Mikaela? Non ti è bastata la dimostrazione che ti dette Ferid due anni fa? Questa volta, però, è certamente molto più grave. Oltre ad essere la seconda volta che ti vedi con un Umano di nascosto, in questo caso sei andato nel loro Villaggio. Dimmi: credi di essere passato inosservato?-
Mikaela tacque ancora. Cominciò a ripensare a quello che era successo la sera prima ed, effettivamente, a lui non pareva di essere stato visto da qualcuno.
-Risponderò per te anche questa volta: no. Gli umani sono fatti così, dovresti saperlo, è quello che ti insegniamo da quando eri piccolo eppure hai deciso di ignorarci.- Krul si alzò in piedi lisciandosi le pieghe del vestito con la sua solita eleganza. Si diresse a piccoli passi verso di lui, ma prima di superarlo terminò il suo discorso.
-Hai deciso di fare di testa tua ed ora ti assumerai le tue responsabilità, o meglio, lo faremo noi al posto tuo. Loro sanno di te e noi sappiamo di questo Umano. E’ una scusa più che sufficiente per iniziare una guerra. Non credo se ne staranno con le mani in mano e penso che ci sia arrivato anche tu. Stiamo già disponendo un esercito, attaccheremo stasera. Ti conviene stare in casa, il campo di battaglia non è adatto ai bambini.- Mikaela mollò i pugni lungo i suoi fianchi e una forte fitta al petto lo perforò da parte a parte. Aveva messo Yuu in pericolo e tutto solo per un suo piccolo capriccio.
-E se non volessi rimanere in casa?- chiese alterando di poco il tono della voce. Krul che già stava uscendo si girò un’ultima volta verso di lui.
-Sei tu il padrone delle tue scelte.- Il ragazzo serrò le labbra fino a farsi male. Era sicuro che anche gli Umani stessero preparando un esercito e non significava niente di buono. Una guerra tra le loro due razze non era di certo quello che voleva causare. Lui, loro, volevano solamente scappare insieme e lasciare quel luogo in cui predominava una mentalità chiusa. Perché ogni volta che si avvicinava a Yuu, questo si allontanava da lui? Riuscivano ad attrarsi come calamite eppure venivano respinti come cariche uguali. Per la prima volta si chiese se tutto quello che aveva fatto o pensato fosse frutto di una sua scelta oppure se fosse già stato stabilito tutto fin dal principio. Siamo noi a compiere le nostre scelte o è la vita a prenderle per noi? Mikaela continuava a domandarsi perché la loro relazione non venisse compresa. Si chiedeva perché l’odio tra Vampiri e Umani fosse così forte da separarli.
La sua matrigna gli aveva che detto che lui stesso era il padrone delle sue scelte, ebbene a lui non interessava di quella guerra inutile. Lui sceglieva Yuu. Doveva andare da lui e avvisarlo di quello che li stava per attendere, poi se ne sarebbero andati dai loro villaggi ma questa volta per davvero.
 
 


Era quasi l’ora del tramonto e la serenità della sua vita era stata arrestata di colpo. In realtà, era successo tutto poche ore prima, non appena era arrivato all’Accademia Guren lo aveva assalito. Gli aveva tirato un pugno sulla guancia che ancora in quel momento gli doleva. Aveva cominciato ad urlargli dietro che era uno stupido perché si era permesso di portare al Villaggio un Vampiro. Yuuichiro aveva tentato di difendersi,  ma nulla era servito a placare l’ira di suo fratello maggiore. Ma quello non era ancora il peggio perché poche ore dopo gli avevano ordinato di mettersi la divisa e andare sul campo di battaglia con la sua squadra. Se glielo avessero chiesto due giorni fa lo avrebbe fatto senza esitazione ma ora tentennava. E se mentre combatteva avesse colpito Mika? E se Mika rimanesse ucciso? Tutte le sue preoccupazioni non aveva importanza perché mentre il sole dipingeva il cielo di riflessi vermigli lui si trovava schierato, nella stessa radura in cui aveva incontrato per la prima volta Mika, con una fila di soldati accanto. Erano perlopiù ragazzi proprio come lui ma nei loro occhi avevano una luce che Yuu conosceva bene. Strinse la spada al suo fianco e ripensò al giorno prima, al meraviglioso tempo che aveva trascorso in quella stessa radura insieme a Mika. Pensò anche che alla fine di quella battaglia non ci sarebbe più stata quell’erba smeraldina ma solo un cumulo di cenere e cadaveri. Il suo cuore fu avvolto da una morsa perché ciò che stava per accadere era colpa sua. I suoi compagni sarebbero morti solo a causa di un suo desiderio egoistico.
L’unica convinzione che lo avrebbe fatto combattere era che finalmente si sarebbe vendicato di quei Vampiri, finalmente avrebbe vendicato sua madre, finalmente si sarebbe vendicato di quel giorno di quattro anni fa. Un fremito lo percorse da capo a piedi. Quella era l’adrenalina, il desiderio di ucciderli con le sue mani, uno ad uno. Dopo quel giorno non ci sarebbero state più distinzioni di razze e lui avrebbe potuto vivere con Mika, in pace.
All’orizzonte una schiera di divise bianche fece capolino. Yuu si chiese se tra loro ci fosse anche Mika. Marciavano lentamente uno di fianco all’altro con lo sguardo dritto davanti a loro, senza paura. Man mano che si avvicinavano si poteva benissimo vedere la loro smania di sangue. In fondo, per i Vampiri, gli Umani erano solo dei sacchi di carne colmi del loro nutrimento, erano solo mero bestiame. Era proprio questo che faceva andare fuori di testa Yuu. Non tentavano nemmeno di considerarli come delle persone.
In prima linea se ne stavano tutti gli anziani dell’esercito e tra di loro si poteva vedere anche Guren. Nessuna esitazione né tantomeno un’emozione scaturiva dai tratti contratti dei loro visi. Chissà da quanto tempo entrambe le parti si aspettavano quella guerra. Alla fine della giornata si sarebbe deciso il futuro di tutte e due le razze, si sarebbe deciso chi avrebbe prevalso sull’altra, chi avrebbe deciso il destino dell’altra. Vampiri e Umani schierati in quella radura e pronti a fronteggiarsi come mai avevano fatto prima a terminare una guerra fredda durata da tempo immemore.
-Non credo ci siano parole per dare inizio a questa battaglia.- l’urlo di Kureto Hiragi squarciò il silenzio surreale che si era creato. Dalle prima linee dei Vampiri si fecero avanti quelli che probabilmente erano i loro nobili. Parlò Krul.
-Direi di no.- vi furono altri scambi di sguardi fino a che con un cenno i due capi militari diedero inizio alla guerra.
Sangue, urla, disperazione era lo scenario che proponeva quel conflitto. Tutto quel dolore serpeggiava intorno a Yuu che, tuttavia, non se ne curava. In quel momento per lui c’erano soltanto la lama della sua spada e il nemico davanti a lui. La sua arma sibilava in continuazione nell’aria mentre di tanto in tanto riceveva qualche ordine dalla sua capo squadra. Non sembrava che gli Umani fossero in vantaggio ma non erano ancora caduti tutti quanti quindi c’era ancora speranza. Yuuchiro era spinto dall’odio e allo stesso tempo dall’amore. Voleva sconfiggerli e proteggere i suoi amici. Non ricordava di aver mai faticato così tanto, non ricordava di aver mai combattuto in questo modo contro dei Vampiri. I muscoli gli dolevano e i polmoni nel petto sembravano voler scoppiare ma cercava di ignorargli perché lui aveva un unico obiettivo.
La sua concentrazione venne meno quando davanti a lui si parò Mikaela. I suoi occhi cristallini erano come un raggio di luce che squarcia le tenebre. Per poco non lo aveva infilzato e lui stava per fare lo stesso. La sua divisa bianca era sporca di sangue, Umano. Aveva il fiatone e nei suoi occhi era ritornata quella nota di tristezza e dolore. Yuu abbassò la spada e non riuscì a trattenere un mezzo sorriso. Finalmente lo aveva trovato e lui era vivo. Era stato un caso trovarlo proprio lì e in quel momento?
-Yuu…-sospirò il ragazzo di fronte a sé rinfoderando la spada. Si avvicinarono l’uno all’altro non curandosi della battaglia che sfogava intorno a loro.
-Yuuchiro! Perché abbassi la spada?! E’ un Vampiro!- urlò di fianco a lui Shinoa correndo con la sua falce in suo soccorso. Mikaela riprese in mano la spada non appena la ragazza tentò di sferrargli un affondo.
-No!- Yuu si parò tra di loro rischiando di essere colpito dalla falce di Shinoa.
-Ma che fai? Ti rendi conto che sei in guerra?- ripeté il suo capo squadra.
-Lui non è come loro.- affermò il ragazzo guardandosi intorno per la prima volta. Già, loro erano in guerra. Erano rimasti veramente pochi Umani e i nobili dei Vampiri sembravano aver preso il sopravvento. Quasi tutti i suoi compagni erano stati sterminati.
-Yuu dobbiamo andarcene.- disse secco Mika prendendolo per un polso. Yuuichiro si voltò nella sua direzione quasi ferito dalle sue parole.
-Non posso abbandonare i miei amici e…mio fratello.- Il biondo lo guardò negli occhi incredulo. Aveva forse frainteso i sentimenti di Yuu? Lui non voleva scappare con lui? Ma non c’era più tempo. Se fossero rimasti ancora sarebbero stati presi. Non fece in tempo a rispondere che davanti a loro si parò Crowley, un altro nobile dei Vampiri.
-Cos’abbiamo qui?- chiese retorico osservando Shinoa e Yuu. Mikaela gli si parò davanti con fare protettivo. Nessuno avrebbe torso un solo capello a Yuu.
-Ohh, tu devi essere Mikaela.- disse osservando con indifferenza il biondo.
-Ferid mi ha parlato di te, mi ha detto di non farti troppo male…nulla mi impedisce di uccidere i due Umani laggiù, però.-
Tutto accadde in un istante. Mikaela che tentava di colpirlo con la sua spada, Crowley che lo disarmava e lo perforava da parte a parte con la sua arma. Gli tagliò di netto un braccio lanciandolo lontano in modo che non potesse riaggiustarlo. Mikaela cadde a terra urlando dal dolore mentre il Nobile lo superava per dedicarsi agli altri due. Yuu tentava di difendersi, riuscì a ferirlo ad un fianco, forse c’era speranza, ma fece un passo falso e il Vampiro lo colpì dritto al cuore. Non lo trapassò ma il ragazzo cominciò a perdere molto sangue. Yuu si accasciò a terra al fianco di Mika mentre il Vampiro cominciò a dare le sue attenzioni alla ragazza.
-Yuu!- urlò fino a farsi male alla gola Mikaela. Lo raggiunge strisciando sull’erba che un tempo era stata solo loro. Quell’erba che li aveva visti ridere e scherzare e appena un giorno prima baciarsi.
-Non morire!- continuò riuscendo a mettersi in ginocchio di fianco a lui. Doveva portarlo via da lì, era troppo pericoloso. Lo prese in braccio cercando di tamponare la ferita che squarciava il petto del suo ragazzo. Non pensò a recuperare il suo braccio, gli bastava sapere che Yuuichiro fosse salvo. Cominciò a correre lontano da quel posto sfilando tra i corpi insanguinati e sofferenti delle due razze. Corse e corse senza curarsi del dolore né del fatto che il corpo tra le sue braccia stesse diventando sempre più freddo, poi ad un tratto tre colpi si scontrarono con il suo corpo. Un proiettile sulla coscia, uno su un fianco e l’altro vicino al cuore.
Shinya Hiragi esultò della sua mira. Ne aveva colpito un altro.
Mikaela si accartocciò a terra tenendo stretto il corpo di Yuu il sui respiro era quasi impercettibile. Si trattenne dall’urlare dal dolore mentre sotto di loro la pozza del loro sangue si mescolava imbrattando il terreno di rosso. Yuu aprì gli occhi dello stesso colore che un tempo aveva quella radura e incontrò quelli azzurri come il cielo di Mika. Entrambi pensarono che quella fine non fosse giusta. Non era giusto che morissero nello stesso luogo in cui si erano conosciuti, non era giusto che morissero a causa di una guerra inutile tra le loro due inutili razze. Non era  per niente giusto che morissero solo perché avevano avuto il coraggio di conoscersi e di amarsi.
-Stiamo morendo.- affermò con un filo di voce Yuu mentre si accovacciava meglio sul petto dell’altro. Le lacrime cominciarono a sgorgare sui loro visi perché si stavano rendendo conto che era troppo presto, dannatamente troppo presto. Avevano partecipato a quella guerra senza sapere veramente cosa quest’ultima avesse potuto comportare. Avevano ucciso, gridato, combattuto senza riconoscere che loro erano solo due misere creature confrontate alla grandezza di quel mondo. Perché avrebbero dovuto sopravvivere proprio loro due? Chi si credevano di essere? I protagonisti di un romanzo in cui loro sopravvivranno in eterno? Loro erano solamente due sedicenni che credevano di poter dare una lezione a due razze consumate dall’odio perché spinti dai loro sogni impossibili. Erano solo due sedicenni che ora stavano morendo e avevano ancora così tante cose da dirsi, così tante emozioni da provare.
-Già.- disse Mika affondando le dita tremanti tra i capelli corvini di Yuu. Si guardarono negli occhi ancora e ancora, voraci delle loro stesse immagini. Volevano riempirsi gli occhi di loro stessi così da ricordarseli per sempre.
Forse sarebbe stato meglio se non si fossero mai incontrati. Non avrebbero sofferto così tanto, non si sarebbero mai innamorati e magari non sarebbero morti così giovani. Avevano giocato con la sorte, l’avevano sfidata, ma nessuno può sfuggire ai suoi piani e questa era un’altra sua dimostrazione. Loro non erano nessuno.
-Non voglio morire..- mormorò Yuuichiro con la voce rotta dal pianto. Lui voleva fare ancora così tanto. L’ironia di tutta quella situazione era che Yuu era innamorato di un Vampiro i cui compagni lo avevano ridotto così. L’ironia di tutta quella situazione era che Mika era innamorato di un Umano i cui compagni lo avevano ridotto così.
-N-Nemmeno io.- balbettò allo stremo delle sue forze il biondo.
Era così ingiusto il mondo e loro non avevano dimostrato niente.
-N-Non ti preoccupare, Yuu. Ci rincontreremo…- mormorò Mika chiudendo gli occhi. Le palpebre si erano fatte così pesanti…
Yuuichiro appoggiò la testa sul suo petto tiepido e ascoltò ancora per un po’ il battito lento e faticoso del suo cuore.
-G-Già, magari…saremo dalla stessa parte.- disse chiudendo a sua volta gli occhi. Un senso di speranza si insinuò nelle sue membra stanche. Si, forse sarebbero rivissuti in un altro mondo, in un’altra epoca e avrebbero potuto riscrivere di nuovo le loro vite. Si, forse avrebbero potuto sfidare ancora una volta la sorte, magari sarebbero stati più forti.
Forse, in un’altra vita avrebbero potuto salvarsi.
 
 
 
 


If I hadn’t come,
If I hadn’t met you,
I could have saved you.





 
Note dell'autriciah:

Okay, so che dopo questo capitolo perderò tutte le poche lettrici che avevano seguito la fic fino a questo punto e che probabilmente, allo stesso tempo, cominceranno ad organizzarsi per un pestaggio di massa perché decisamente non può finire così.
Ebbene, ho due notizie per voi: quella negativa e quella positiva. Direi di partire da quella negativa così vi deprimete per bene (si sono sadica^^): il capitolo finisce proprio così, si si, sono morti entrambi e si, proprio come Romeo e Giulietta. Quella positiva è che questo, dopo un sacco di riflessioni, non è l'ultimo capitolo ma ne farò un altro. Sarà abbastanza cortino (credo) e non lo pubblicherò molto presto, ma almeno vi faccio digerire questo finale.
Lo so, non c'è mai limite alla mia capacità di essere sadica. Non posso farci niente ma se non muore qualcuno io non sono contenta.....
Detto questo, accetterò i vostri sfoghi basta che non vi presentiate con torce e forconi sotto a casa mia xD
Al prossimo e ultimo capitolo,
Road_sama

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Capitolo 5
*** Vite ***


Vite




Il bambino affondò la guancia nel palmo della sua mano. Appoggiò la fronte contro il finestrino chiudendosi in un mutismo ostinato. Qualche ciocca ribelle gli ricadeva sugli occhi ma non se ne curò. L’unica cosa che voleva era scendere da quella dannata macchina. Cominciò ad osservare il paesaggio esterno in modo da dimenticare o almeno ignorare, chi fosse lì con lui. Scrutò con poca attenzione gli edifici tutti uguali che si susseguivano all’infinto in quella parte della città. Erano grigi e cupi, qualche luce al neon li illuminava all’interno, ma rimanevano brutti e vuoti, per lui. Erano solamente dei blocchi squadrati che incorniciavano la strada come se fossero delle grosse mura inviolabili. Sembrava quasi volessero cadergli addosso da un momento all’altro. Non gli sarebbe di certo dispiaciuto morire così, in fondo, non aveva più alcun motivo per vivere. Dal cielo grigio come quei grattacieli cominciarono a scendere sporadici fiocchi di neve che timidamente si adagiarono sull’asfalto. Sgranò di poco gli occhi a quella vista.
Quella era neve. Era solamente la seconda volta che la vedeva e per la seconda volta non poteva toccarla ma era costretto ad osservarla da dietro un vetro. I suoi genitori non lo avevano mai portato fuori a fare un pupazzo di neve né tanto meno a giocare. Per loro era soltanto un peso indesiderato. Era felice di essere scappato da quella casa, era felice di non averli più visti da quel giorno. I fiocchi di neve cominciarono a scendere con più insistenza tanto che l’uomo che lo aveva ficcato in macchina fu costretto ad avviare i tergicristalli. Non sapeva da quanto tempo fosse in macchina con lui, a dir la verità non gli interessava nemmeno. Ormai, era abituato ad essere trasportato da una parte all’altra come se fosse un pacco e nient’altro. Gli unici compagni inseparabili di quegli spostamenti erano i lunghi silenzi e gli scossoni della macchina quando attraversava una strada particolarmente rovinata. Poche persone percorrevano sorridenti quelle strade. In mano avevano grandi borse colorate al cui interno erano stipati con cura regali di ogni misura. La carta rossa brillantata illuminava quella giornata cupa. Già, era il venticinque dicembre. Era Natale. Quel giorno non gli faceva più alcun effetto. Per lui, era come uno di tanti altri.  
Corrugò le sopracciglia quando l’auto si fermò di colpo accanto ad un marciapiede stretto e già parzialmente ricoperto di neve. Si irrigidì di colpo nel momento in cui il tizio che guidava si girò verso di lui sorridendo.
-Siamo arrivati.- disse con il suo tono gentile e così irritante prima di togliersi la cintura di sicurezza e scendere dal mezzo. La porta si richiuse dietro alle sue spalle con un tonfo sordo. Il bambino fu percorso da un formicolio rabbioso. Non voleva scendere, non voleva entrare in un altro tribunale o in casa di qualcuno che lo avrebbe guardato come una merce scadente per poi gettarlo via con un “mi dispiace, è troppo grande.”. Non voleva essere gettato via ancora e spostato di qua e di la senza riguardo. Voleva rimanere in quella macchina per sempre. Cercò di affondare la schiena contro il sedile aggrappandosi con le mani alla stoffa tiepida di quel posto. Quel tizio non lo avrebbe portato fuori. Dopo lunghi istanti l’uomo dai capelli neri e dallo sguardo tanto gentile aprì la sua porta. Una folata di aria fredda si scontrò contro il suo corpo costringendolo ad accartocciarsi un po’ su sé stesso.
-Forza, esci.- disse tranquillamente tendendogli la mano. Il bambino dai capelli scuri la scacciò via.
-Non voglio.- l’uomo aspettò ancora qualche istante prima di afferrarlo per un braccio e trascinarlo fuori. Tutte le sue misere difese crollarono sotto quella forte stretta.
-Hey!- provò a divincolarsi. –lasciami andare, vecchio bacucco!- scalciò con tutta la forza che aveva in corpo rischiando più di una volta di scivolare sull’asfalto ghiacciato. La sciarpa che gli ricadeva penzoloni sul corpicino si muoveva in modo forsennato a causa dei suoi stessi strattoni.
-Non me lo farò ripetere due volte, in fondo, siamo arrivati nella tua nuova casa.- si decise a parlare l’uomo mentre a passi decisi si dirigeva verso una piccola casetta colorata in mezzo a quei palazzi stretti.
-Non ho una casa!- ribadì con rabbia il bambino. Lui non voleva una nuova casa, non voleva una nuova famiglia. Ovunque fosse andato tutti lo avrebbero disprezzato e buttato via.
-Vero. La tua vecchia casa ha preso fuoco. Inutile dire che tu sei così odiato che anche i tuoi genitori hanno tentato di ucciderti.- riprese di nuovo il più grande. Il bambino lo guardò fuori di sé. Come poteva dirgli quelle cose? Come poteva non rendersi conto che ogni volta che quei maledetti assistenti sociali lo dicevano, lui soffriva?
-Ma ora va tutto bene. In questo orfanotrofio troverai degli amici che sono indesiderati proprio come te.- lo guardò negli occhi e gli sorrise di nuovo mentre con una mano si scrollava di dosso la neve accumulata sulla giacca scura.
-Avrai una nuova grande famiglia.- il bambino riuscì finalmente a sottrarsi da quella presa forte, ma solo in quel momento si accorse di essere esattamente davanti alla porta di quella “nuova casa”. Non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma quel posto sembrava accogliente.
-Non mi serve nessuna stupida famiglia.- disse secco il bambino mentre l’assistente sociale lo invitava ad entrare all’interno di quella casetta.
-Che tu ne abbia bisogno o no questa sarà la tua nuova casa. E’ l’unico posto in cui puoi vivere.- gli rispose l’adulto marcando ogni parola in modo da essere più chiaro possibile con quel ragazzino.
-Benvenuto all’orfanotrofio Hyakuya, Yuuichiro Amane.- il bambino guardò per un attimo all’interno di quell’edificio. Dentro era tutto così colorato e caldo. Dei bambini proprio come lui sorridevano, ridevano e giocavano gli uni con gli altri. Una signora li aiutava a disegnare mentre gli diceva parole dolci e rassicuranti. Mosse qualche passo incerto verso l’entrata e fu in quel momento che lo vide.
Da un angolo lontano al luogo in cui si trovava lui, un bambino dagli occhi turchesi lo guardava dal basso. Aveva un’espressione stupita e gli occhi leggermente sgranati come se non si aspettasse di vederlo entrare nell’orfanotrofio. Quella figura gli fece perdere un battito rendendolo quasi nervoso. Chi era? Perché gli sembrava di averlo già visto da qualche parte?
Una sensazione familiare lo spinse ad entrare in quell'edificio mentre un ricordo confuso gli accarezzava la mente.
 
M-Mik...?

No, forse si stava solo sbagliando.







Note dell'autriciah:
Eccoci arrivati all'ultimo capitolo! Beh che dire, inizialmente avevo in mente di fare solo quattro capitoli e di lasciarvi con la loro morte, poi però visto che sarei sembrata troppo cattiva ho cambiato idea e ho aggiunto questo "extra". In pratica, ho lasciato un finale abbastanza aperto (?), nel senso che sta a voi decidere se i due "mondi" (quello dei quattro capitoli precedenti e quello dell'anime) siano collegati e che quindi i due pargoli si siano come reincarnati oppure è soltanto uno scherzetto della memoria di Yuu che non ha nulla a che fare con il resto.
Comunque decidiate di interpretarlo, spero che la storia vi sia piaciuta fino alla fine e che ne sia valsa la pena aver speso il vostro tempo nel leggerla.
Ringrazio tutti quelli che l'hanno seguita, recensita, messa tra le preferite e tra le ricordate.
Detto questo, magari un giorno tornerò a far visita a questo fandom (visto anche come si stanno evolvendo le cose nel manga, dopo il capitolo 36 voglio vedere se non diventano canon) magari con qualcosa di più allegro.
Alla prossima!
Road_sama

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