Freak of Nature di Noony (/viewuser.php?uid=64336)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. Scherzo della Natura ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. Ritratto di Famiglia ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. Cacciatore ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. Ascolta ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. Presenza ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6. Luce ed Ombra ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7. Addicted ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8. Fauna, la Mangiatrice di Anime ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9. La Lunga Strada verso Casa ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10. La Sua Storia ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11. Per favore, non andare ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12. Flora, la Portatrice di Vita ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13. Discorsi ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14. Strategie ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15. La Radura ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16. Il Nulla è Agonia ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17. L'altro lato del cielo ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18. Debiti ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19. Veleno ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20. Qui al tuo fianco ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21. Il matrimonio ***
Capitolo 22: *** Epilogo ***
Capitolo 23: *** Outtakes 1. La storia di Dalila Hay. ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1. Scherzo della Natura ***
prologo
Capitolo
1. Scherzo della Natura.
-Uhm...Si...Fantastico...Come
no...
-Mormorai, seguitando a fissare il panorama (troppo verde per i miei
gusti, troppo umido e “boschivo” per trovarlo
minimamente
stimolante dopo diciassette anni a cavallo tra la vita e la non vita,
immerso in quel paesaggio fino al collo) distorto dalle innumerevoli
gocce di pioggia, che s'infrangevano contro il vetro dell'ampia
vetrata che sostituisce un intera parete di casa Cullen,
percuotendolo con violenza. Annuii appena percettibilmente, un
movimento tanto minuto da passare quasi inosservato anche a creature
con sensi estremamente sviluppati come i nostri, tanto veloce da
richiedere non più d'un millesimo di secondo, giusto per
farle
capire che si l'avevo sentita (impossibile non sentire i suoi
pensieri, così vividi e intensi, quasi urlati, difficile
mantenere
lo scudo e celarli) e che, dall'ovvio sarcasmo nella mia voce, no non
mi interessava, qualunque cosa stesse pensando. I pensieri di mia
sorella erano sempre troppo gioiosi, da quando arrivata alla completa
maturazione fisica e psicologica,circa sette anni prima, aveva infine
afferrato il senso dell'imprinting e le sue implicazioni più
piacevoli.
Non potevo far altro che borbottare
annoiato qualche parola, come per un innato istinto, sperando di
riuscire a schermare la sua mente finché non avesse smesso
di
rivivere secondo per secondo l'ultima nottata passata con il suo
peloso compagno, risparmiandomi l'atroce sofferenza di essere messo a
parte di particolari non troppo piacevoli...almeno per me.
Prima o poi quell'euforia sarebbe
passata... Doveva passare! Magari tra altri sette anni...
In fondo, cosa sono sette miseri anni,
di fronte all'eternità?
Papà
mi ha chiesto di
ringraziarti...Nonostante ciò, Tony devi smettere di
schermare tua
sorella.
I
suoi pensieri mi
inondarono la mente in un istante. Quasi non l'avevo sentita
avvicinarsi, impegnato com'ero a proteggere la privancy della mia
gemella... o più appropriatamente a proteggermi dai suoi
frequenti
flash back e dalle conseguenze di questi sulla mia già
provata
psiche.
-Uhmpf...-sbuffai
mentre mia sorella sgusciava via, aggraziata come una fata,
soddisfatta nonostante non l'avessi degnata d'attenzione come lei
desiderava. Ne potevo sentire i passi, il fruscio dei vestiti mentre
si fermava, abbracciava la mamma (che incanto il mescolarsi del loro
odore),e poi scendeva le scale quasi saltellando sulle punte dei
piedi nudi, raggiungendo il pianterreno.
Beh, lei non fa nulla per
impedirmelo lo sai... Eppure potrebbe, e con facilità.
Replicai
mentalmente. Mia madre
Bella...Una voce impossibile da schermare. La sua è una
mente
impossibile da ammutolire. Renesmeè ed io siamo sempre stati
gli
unici a poter oltrepassare il suo scudo, ma mi è sempre
stata
preclusa la possibilità di concederle la sua
“intimità”: non mi
è possibile zittire i suoi pensieri, il mio scudo cozza
contro il
suo, annullandone ogni effetto.
Affascinante quanto
fastidioso. Un vero nonsense per quanto mi riguarda.
-Mamma, lasciami in
pace. Non ho voglia di sorbirmi l'ennesimo riassunto dell'ennesima
romantica serata con Jake. Lo fa per sfottere.- Risposi in un
sussurro, annoiato al sol pensiero di dover sprecare ulteriormente
tempo e parole sull'argomento.
Non che avessi
reale bisogno di dar voce ai miei lamenti, si intende. Solitamente le
nostre conversazioni erano silenziose, impossibili da carpire. Lei si
è sempre limitata a pensare e io a comunicarle i miei
pensieri di
rimando. Come in una conversazione ad alta voce, se non fosse che
nessuno avrebbe mai potuto sentire quello che dicevamo. Un bel
vantaggio, ma non in momenti come quello.
-Tony, non dire
assurdità. Sai benissimo che cerca solamente di renderti
partecipe.
Sei apatico e distante da un po di tempo a questa parte.-
Precisamente
da quando sono nato
mamma, grazie per avermelo ricordato...
A
quel pensiero
scosse le spalle, accostandosi a me con movenze delicate e leggere.
-Sai che nessuno ti costringe qui, puoi andare a trovare Carlisle e
Esme a Londra, oppure Tanya. Carmen sarebbe felice di rivederti!Sai
quanto è affezionata a te e tua sorella.-
A volte mi
domandavo se non fosse in grado di leggere i miei pensieri come io
potevo leggere i suoi. Volsi lo sguardo, spostandolo finalmente dal
bosco al di la del vetro al volto di mia madre. -Cosa te lo fa
pensare?- domandai, mantenendo una totale indifferenza. -Che io
voglia allontanarmi da Forks, intendo?-
Lei rise,
socchiudendo appena gli occhi, rare scaglie d'oro spiccavano contro
il nero dell'iride.
Dovresti
andare a caccia...
Commentai
mentalmente sollevando un angolo della bocca, in un incerto e debole
sorriso.
E
tu non dovresti cercare di
cambiare argomento.
Mi
rispose con un
veloce pensiero, per poi riprendere a parlare. -Fissi la pioggia come
la fissavo io quando sono arrivata qui.- sospirò, umana
abitudine
difficile da abbandonare, soprattutto per chi, come noi, si sforza di
mescolarsi tra la popolazione umana il più possibile. -Non
sei
felice.- Non una domanda la sua,ma un affermazione.
-Certo che lo sono,
lo sono sempre stato. Sai che non devi preoccuparti. Anche se non
sono esuberante come Nessie, non sto male. Siamo gemelli, ma non
significa che dobbiamo essere uguali sotto ogni aspetto.-
Zittendomi, tornai
a fissare la boscaglia davanti casa, segno inequivocabile che
desideravo porre fine a quella conversazione, almeno per il momento.
-Ho capito
l'antifona. Hai ragione, è meglio che vada a caccia.
Rimarrò nella
vicinanze, se hai bisogno. A dopo tesoro.- Mi rivolse un sorriso,
velato da una leggera malinconia, (lo vedevo bene riflesso contro il
vetro della finestra) prima di voltarmi le spalle, e raggiungere gli
altri in soggiorno, lasciandomi preda delle mie elucubrazioni.
Lei capiva, forse
come nessun altro, ciò che provavo, e che sentivo in fondo
all'animo, Non ho mai saputo perché, forse nel suo periodo
da
umana...Ma non ho mai voluto indagare, forse il merito va solo al
profondo legame che ci legava e ci lega ancora, e che per quanto io
ami i membri delle mie famiglie (quella vampira e quella umana)
è
più profondo di qualunque altro.
Io mi
sentivo uno scherzo della natura.
Non potevo venire a
capo di ciò. Non potevo sopportare d'essere a
metà tra i due mondi,
ma di non appartenere veramente a nessuno di questi.
Non sono totalmente
un vampiro come nonno Carlisle, ne completamente e fragilmente umano,
come nonno Charlie.
SCHERZO
DELLA NATURA.
L'unica
classificazione possibile per quelli come me.
Nessie non era del
mio stesso parere. Lei non si sentiva un mostro, lei si sentiva
unica, fantastica, insuperabile. Godeva nel sapere di essere una dei
pochi della nostra non-razza. Ma lei ha sempre avuto Jake, in questo
caso credo le sue capacità di giudizio siano state offuscate
dalle
troppe lodi che il mutaforma non smetteva mai, o quasi, di tessere
per lei.
Io...
Noi... Non dovremmo esistere.
Siamo un abominio...
Preso
da un così
pesante e schiacciante pensiero, mi allontanai dalla vetrata, per
dirigermi verso l'ala della villa occupata dalle camere da letto.
La pioggia era
cessata, ma ovviamente si trattava di un particolare totalmente
irrilevante per me.
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Capitolo 2 *** Capitolo 2. Ritratto di Famiglia ***
prologo
Capitolo
2. Ritratto di Famiglia.
Percorsi
l'intero
corridoio, risalii in fretta la rampa di scale che collega il secondo
e il terzo piano della villa, per poi con un scatto fulmineo
raggiungere la camera che anni addietro fu di mio padre. E in tutti
quegli anni nulla era cambiato. Tutto, dalla disposizione dei mobili,
a quella dei libri e obsoleti audiocd di cui era ricolma la
libreria,era rimasto immutato negli anni, per quanto potessi
ricordare. E la mia memoria è difficilmente ingannabile.
Chiusi la
porta alle mie spalle, avvicinandomi alla libreria, sfiorando con le
dita la copertina di vari volumi, alcuni antichi, appartenuti di
certo a Carlisle, nei primi anni della sua non esistenza. Dei veri
pezzi da museo. Ma tra quelli ne scelsi un altro, ben più
recente.
L'odore
era
inconfondibile, pelle sintetica...Inchiostro da stampante... Reagenti
chimici...
Un
album di
fotografie.
Lo
sfilai
lentamente e me lo portai dietro mentre mi buttavo sul divano in
pelle nera (che sostituisce il letto,che in una casa in cui nessuno
dorme diventa di certo un oggetto inutile) rivolto verso l'ampia
vetrata, anche questa orientata verso il bosco. Mi sdraiai, stendendo
una gamba sui comodi cuscini imbottiti mentre l'altra semipiegata
penzolava dal lato opposto. Posai il capo su uno dei braccioli,
tirandomi indietro i capelli neri, abbastanza lunghi da scivolarmi
fastidiosamente sugli occhi, per poi aprire delicatamente l'album.
Davanti
i miei
occhi, ordinatamente incollate alle pagine bianche, fanno bella
mostra di se decine e decine di fotografie. Per la maggior parte
ritraevano me e Nessie durante la nostra crescita accelerata.
Ovviamente in ogni foto indossavamo un diverso abitino, o completino,
o combinazione di maglia e jeans per me e canotta e gonnella per
Nessie. In alcune vestivamo addirittura alcuni completini coordinati
tra loro. Vergognoso! Se qualcuno volesse mai ricattarmi, non
dovrebbe far altro che impugnare queste foto e sarei alla sua
mercé!
Ti
imbarazzi come un comune
adolescente...
Pensai,
sollevando
un angolo della bocca, in quello che voleva essere l'ombra di un
sorriso. Ma era qualcosa in più...
Era
quasi
divertente rendersi conto di come apparentemente quelle immagini
parevano coprire un arco di tempo tra i sedici e i diciassette anni,
ma in realtà coprivano un lasso di tempo decisamente
inferiore: una
decina d'anni appena. E che pur essendo anagraficamente poco
più che
adolescenti, io e la mia gemella, superammo in tutti i sensi quel
periodo circa a dieci anni di età. Potevamo paragonarci a
dei
trentenni, in quanto a pensieri e azioni. E ci vantavamo pure di
essere ben più maturi della maggior parte degli umani di
quell'età.
Continuai
a
sfogliare l'album, finchè le foto non finirono. Ritraevano
sempre
noi due gemelli, in alcune compariva Jake, altre erano dei nostri
primi piani, davvero belli in verità.
Beh,
noi siamo
belli. I vantaggi di essere per metà vampiri.
Soprattutto
Nessie.
Con la crescita ha guadagnato lineamenti angelici ,un corpo snello e
perfetto sotto ogni aspetto, lunghi capelli rossicci, ereditati da
papà, ma riccioluti come quelli di nonno Charlie, e due
grandi occhi
scuri, come quelli della mamma. Io, almeno così ho sempre
creduto
anzi ne sono convinto, sono di una bellezza meno appariscente. Stessi
lineamenti perfetti di mia sorella, un corpo atletico e resistente
come roccia, gli occhi verdi di quando mio padre ancora aveva un
cuore palpitante, e capelli scuri e lisci ereditati dal ramo materno.
Probabilmente per le mie possibili prede sono bello come un dio. Ma
un dio è perfetto, io non lo sono mai stato.
Corrugai
appena la
fronte,al ritrovarmi improvvisamente davanti una pagina immacolata.
Preso dai miei ragionamenti,me ne accorsi solo dopo averla lungamente
fissata e ne rimasi sorpreso. Ci sono ben poche cose capaci di
sorprendermi. Ero certo di ricordare ci fossero altre foto, le
avevamo inserite non molto tempo fa io e la mamma.
Volevamo
qualche
foto che ritraesse finalmente l'intera famiglia Cullen, non solo i
suoi membri più giovani. Voltai ancora qualche pagina ed
infatti
eccole la. Non ricordavo che qualcuno le avesse spostate. Cominciai
ad osservarle, mentre passavo da una foto all'altra, mi accorsi che
cominciavo a sorridere, sempre più sinceramente. Per la
seconda
volta in pochi minuti mi sorpresi.
Ah...Le
influenze
umane!
Mi
soffermai
sull'ingrandimento di una foto, da sola occupava un intera pagina
trasbordando esattamente di un millimetro e mezzo su tutti i lati.
L'unica
foto che ci
ritraesse tutti insieme. Si sarebbe potuto trattare di una foto
d'epoca, data la posa inusuale, se non fosse per particolari non
indifferenti come la qualità ottima delle immagini,la
brillantezza
dei colori, e il vestiario moderno, curatissimo e griffatissimo, che
esibivamo con noncuranza.
Al
centro del gruppo, risplendeva la
coppia formata da coloro che abbiamo sempre considerato capostipiti
della famiglia: Carlisle ed Esme, seduti su sedie dall'aspetto
antico, le preferite della nonna. Entrambi sorridevano dolcemente
verso l'obiettivo, come se sapessero che prima o poi avrei dato un
occhiata a quell'immagine. Al loro fianco, anch'esse sedute, le
sorelle di mio padre, Alice e Rosalie accanto a Carlisle, Nessie e
mia madre Bella sorridono accanto a Esme. Il resto di noi sostava in
posa alle loro spalle, ognuno posto dietro la propria compagna, a
differenza di me che, poggiandole entrambe le mani sulle spalle,
stavo dietro Nessie. Zia Alice ci avrebbe voluto al centro, alle
spalle dei nonni, ma riuscimmo a convincerla con mia grande gioia,
che in questo modo la foto sarebbe stata poco equilibrata.
Odio
trovarmi al centro
dell'attenzione.
Continuai
a fissare quella foto non so
per quanto. All'imbrunire, credo, mi addormentai.
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Capitolo 3 *** Capitolo 3. Cacciatore ***
prologo
Capitolo
3. Cacciatore.
Venni
svegliato nel cuore della notte
da due enormi e scottanti mani brune.
Jacob.
Chi altro avrebbe potuto essere? E
oltre a scuotermi con violenza, mi urlava in un orecchio.
Ah, le gioie dell'avere un lupo per
cognato.
- E che palle, Jake! Sono sveglio! Ho
detto che sono sveglio!- Mi rizzai a sedere, con una mano scostai
l'album, poggiato contro il mio petto ancora aperto, e con l'altra
tentai di sistemarmi i capelli, decisamente arruffati, a giudicare
dallo sghignazzare del mio migliore amico. Gli rivolsi un occhiata
storta. - E finiscila di ridere!- biascicai, per poi alzarmi. Mi
voltai in sua direzione,mentre sistemavo la camicia, sgualcita, e
nonostante fossi certo di avere un aspetto più o meno
dignitoso in
quel momento, il lupo continuava a ridere, sempre più
animatamente,
tanto da piegarsi in due e non riuscire a respirare. Un idea malsana
mi attraversò la mente. Lasciai cadere la cortina che ne
proteggeva
i pensieri e mi vidi come lui mi vedeva: i capelli ed i vestiti erano
apposto, in ordine anche se leggermente frustati. Mi focalizzai su
quei particolari, credendoli la fonte di tanta ilarità. Non
capivo
cosa ci fosse di così esilarante nella mia persona, quando
finalmente li vidi. Proprio sotto il mio naso: due fini ma lunghi
baffi, arricciati sulle punte. Mi aveva disegnato dei baffi con un
pennarello!Somigliavo al cattivo di un film muto degli anni trenta.
Grazie Jake...
-Oh ma cazzo, Jake!! Che diavolo ti è
venuto in mente??- urlando, uscii dalla stanza e raggiunsi il bagno
alla fine del corridoio. - Accidenti! Ti comporti come se avessi tre
anni! E cresci una buona volta!- continuai a sbraitargli contro,
mentre mi lavavo il volto, e infine tornavo in camera. Con uno scatto
raggiunsi la finestra e la spalancai,quindi gli balzai alle spalle.
Tutto nel giro d pochi secondi.
- E dai Tony! Ti stanno...- Non ebbe
neppure il tempo di terminare quella frase.
Lo scaraventai fuori dalla finestra,
verso il bosco, ma lui agile, si aggrappo al ramo di un enorme abete.
- Si può sapere che credevi di fare?-
ghignò, dondolandosi come un gorilla. Ecco
cos'èra. Non un lupo, ma
uno scimmione senza cervello.
-Dimmi tu cosa vuoi! Idiota! Dovrei
aizzarti contro zia Rose!- replicai, trattenendo una risata. Per
quanto mi sforzassi, non mi riusciva mai di essere davvero infuriato
con Jacob. Il nostro rapporto era troppo solido, fraterno. Inoltre
faceva la felicità di Nessie, non gli sarei mai stato grato
abbastanza per questo. Mossi qualche passo, raggiungendo il
davanzale.
-Io e Nessi andiamo a caccia, e lei
vuole che venga anche tu! Sai che con me non si diverte...Beh non in
questi momenti...- ammiccò con malizia. Ebbi appena il tempo
di
schermare i suoi pensieri, prima di captare inevitabilmente qualche
immagine che potesse traumatizzarmi per il resto della mia esistenza.
-Oh dai Jake! Finiscila! Sei
disgustoso!- piegai appena le gambe, e come una molla, scattai in
avanti, compiendo un salto lungo e preciso. Atterrai con grazia,
neppure un capelli fuori posto, proprio sul ramo a cui si reggeva.
Senza fatica si tirò su, sedendo al mio fianco.
-E va bene verrò.- sospirai. - Se
evitate di farmi fare il reggi moccolo per tutta la battuta di
caccia.
-Vedrò cosa posso fare! Sai che
effetto le faccio..- mi rivolse un ampio e contagioso sorriso, al
quale non potei non replicare con un altro eguale.
- Certo scommetto che Nessie ha una
passione perversa per la tua forma animale! Come potrà mai
resisterti con tutti quei peli arruffati addosso! E la bava che ti
gocciola dalla fauci! Come biasimarla?- scoppiammo a ridere
all'unisono. Con lui non c'era neppure bisogno di pensare. Eravamo
sulla stessa frequenza. Sempre.
-Hei! Si può sapere perché ridete?-
la voce squillante di mia sorella sarebbe dovuta suonare come
lievemente irritata, ma tradiva una certa soddisfazione, nel sentirmi
ridere di gusto. Ci osservava sorridente, seduta sugli scalini di
casa. - Nulla- le risposi, quando finalmente riuscii a riprendermi.-
Jake mi illustrava i vantaggi del condividere la vita con un cane.-
Per tutta risposta lei si alzo in piedi
e ci raggiunse in un attimo, fiondandosi tra le mie braccia.
-Oh no Tony! Perdonami! Jake mi aveva
promesso di non farti vedere nulla, di non pensarci mentre in
presenza tua e di papà!-
L'allontanai da me, cingendole le
spalle con le mani, mentre buttando il capo in avanti, nuovamente
scoppiavo in una risata ricostituente. - Nessie! Sei proprio ingenua
a volte!Lo sai benissimo che siete tutti schermati!Che stupida!
É
troppo facile prenderti in giro!- Jake si unì a me, l'albero
che
tremava, scosso dalle nostre risa come da un terremoto.
- Che idioti!Ve la farò pagare molto
cara!!- Il suoi tentativi di quietarci con le minacce non fecero
altro che ottenere l'effetto opposto. Quando si arrabbia è
ancora
più comica, sfiora il ridicolo, con quel suo broncio e le
gote
arrossate. -Insomma smettetela! Anzi, rimanete qui a ridere, se vi fa
piacere, io vado a caccia!- E in un lampo sfuggi alla mia presa,
perdendosi tra le fronde di abeti e sequoie secolari. Respirando
affannosamente mi poggiai al fusto dell'albero, le braccia strette al
ventre.
- Dio...Non ridevo così da...anni!-
Sospirai. -Credo...Credo.. Dovremmo seguirla,
prima che faccia fuori tutti i puma!- aggiunsi, prima di lanciarmi
nella stessa direzione presa da mia sorella, seguito a ruota da un
lupo dal pelo rossiccio.
In pochi minuti colmammo le distanze
che ci separavamo da Nessie. Come sempre bastò un sorriso
sincero,
per farci perdonare.
La caccia si svolse come al solito.
Fummo abbastanza fortunati da trovare qualche puma, un branco di alci
e addirittura un orso. Colmi di sangue fresco fin quasi a sentirci
ubriachi, ci fermammo in una piccola radura.
- Beh, direi che per oggi può bastare,
no?- cominciò la mia gemella, mentre come la più
vanitosa ed
esibizionista creatura dell'intero universo, volteggiava da un ramo
all'altro con l'agilità di un acrobata, per poi atterrare
sulle
punte proprio al centro della radura. - Ta dah!!!- esclamò,
facendo
un inchino in direzione di Jacob, che ululava entusiasta.
- Bah! Che esibizionista! Da oggi in
poi ti chiamerò Narciso!- le sorrisi – Avanti
piccola vanitosa!
Torniamo a casa!-
Le misi una mano sulla
spalla,incamminandomi al suo fianco, ma ebbi il tempo di compiere un
passo appena, quando una brezza leggera mi portò alle narici
l'odore
più invitante ed accattivante che io avessi mai sentito.
Indietreggiai, allontanandomi dai miei compagni. Mi guardavo intorno
come un ossesso, un disperato.
Quell'aroma paradisiaco...
-Lo sentite anche voi?- domandai,
girando sul posto, senza riuscire per il momento a trovare l'origine
di quel magnifico profumo.
- Cosa?- Nessie mi osservava come se
fossi pazzo, mentre sentivo Jake annusare l'aria e poi guaire.
-Non lo senti davvero? Ma sei stupida o
cosa? É l'aroma più buono che abbia mai sentito!-
-Non sento nessun odore, e scommetto
neanche Jake! E non trattarmi così Anthony!-
replicò stizzita, ma
io la ignorai, infuriato perchè convinto dicesse tanto per
dire,
perchè desiderosa di tornare a casa e stare da sola con il
suo cane!
Come poteva non percepirlo? Era così
potente!
DOVEVO SAPERE a chi appartenesse,
dovevo scoprirlo, avrei lasciato la mia famiglia dimenticandoli per
sempre se fosse stato necessario, avrei scandagliato gli oceani,
girato per il mondo intero, cento, mille, un milione di volte, per
possedere l'essere che emanava un essenza tanto sublime. Che fosse un
umano, un vampiro o una qualsiasi altra creatura. Uomo o donna,
bambino o bambina, lo desideravo con tutto me stesso. Era un bisogno
impellente che non potevo ignorare.Non era sete, era desiderio puro
addirittura lussurioso, lo sentivo bruciare nel petto, divampava
divorandomi dall'interno.
E non me ne vergognai affatto.
Con uno scatto improvviso e felino,
balzai in avanti, scomparendo nella verde boscaglia, in direzione
nord-ovest. Da li proveniva quella celestiale fragranza, ormai ne ero
certo, anche se impiegai più tempo del previsto per
intercettarlo.
Corsi come non avevo mai fatto prima, tanto che dubitai mia sorella e
il mio migliore amico potessero starmi dietro, ammesso e non
concessero avessero queste intenzioni. Non avevo idea di dove mi
stessi dirigendo, corsi per il resto della notte e buona parte della
mattina, seguendo quella scia così chiara e potente,
finchè questa
non ne incrociò un altra. A differenza dell'aroma di cui mi
ero
improvvisamente invaghito, questo era il profumo più
delicato,
carezzevole e rilassante che sia mai stato percepito. Sembrava
l'antidoto a quella che nelle ultime ore era diventata la mia droga e
unica ragione di vita. In quell'ideale crocevia, mi lasciai ricadere
a terra, in ginocchio, mentre lasciavo che quell'antidoto mi
purificasse. Cominciai a ridere. Mi sentivo ridicolo, un pazzo per
aver reagito in quella maniera. Forse era davvero un effetto
collaterale dell'essermi nutrito troppo. Non seppi darmi una logica e
razionale spiegazione per il mio comportamento senza senso. Avrei
voluto tornare a casa, eppure anche quel delicato odore mi possedeva,
anche se in maniera meno evidente.
Cos'ero stato prima di quel momento? Mi
sembro che la mia vita fosse stata vissuta solo in previsione di quel
momento.
Avrei potuto essere uno dei predatori
più letali al mondo, forse nell'intero universo. La
facilità nell'inseguire, braccare, spaccare,sventrare e
mordere qualsiasi
animale, onnivoro erbivoro o carnivoro, piccolo o grande, mi sembrava
banale e priva di alcuna attrattiva in quel momento, come se nulla
avesse davvero avuto davvero un senso prima di incrociare quelle
scie.
Dovetti usare tutta la mia forza di
volontà, per sollevarmi sulle gambe, e allontanarmi da quel
luogo
incantato.
Ero un cacciatore. Quella certezza mi
fulminò all'istante, come se l'essermi nutrito per tutta la
mia vita
di sangue, non mi avesse qualificato come tale.
Fino a quel momento.
Ovvio,non era più il sangue a
chiamarmi, ma quell'essenza, qui profumi, odori sconosciuti che mai
avrei scordato.
Ero un cacciatore di essenze.
Mi colpì come un fulmine a ciel sereno
la certezza che avrei tentato il tutto per tutto per annusarle
ancora.
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Capitolo 4 *** Capitolo 4. Ascolta ***
foncap4
Che dire... Non
sono commossa...di più!!
Addirittura sei magnifiche,
insuperabili e adorabili personcine hanno inserito la mia
insignificante ff tra i loro preferiti. Grazie, grazie e ancora grazie,
Bluking,
flori, Honey Evans,
Kagome 19,
ninfea_82
e Padfoot_07,un
inchino è dovuto!
Come sono dovute le mie scuse per aver aggiornato con un simile
ritardo. Ma lo studio mi assorbe parecchio, ed è ovviamente
un impegno improrogabile.
E prima di passare al quarto
capitolo... Sarà meglio che risponda alle recensioni!
Addirittura
quattro, e prive di insulti! Non potevo sperare di meglio! *_*
E ora...
*rullo di tamburi*
Astarte92:
Hai recensito addirittura due capitoli! Wow! Sono onorata d'averti
incuriosito! L'attore che uso (anzi usavo, ho dovuto levare le immagini
per vari problemi con l'host) come prestavolto è Tom
Sturridge. Devo ammettere che non mi
aspettavo la mia scelta di creare questo rapporto d'amicizia tra Tony e
Jake sarebbe stata una sorpresa. Per coerenza con il mio personaggio, e
credo anche con quello di Reneesme (che ovviamente non mi appartiene
come nessun altro personaggio della saga =P, è
sempre bene ricordarlo). Sarebbe stato strano e poco coerente se Nessie
amasse Jake ma Tony lo detestasse. In fondo lui
è vampiro solo per metà, e se è stato
possibile
l'imprinting, perchè non una profonda amicizia?
Padfoot_07:
ahahah addirittura incredibile?? XD Grazie per le lodi, ma credo siano
immeritate!^_^ Tranquilla, vedrai anche Edward in questa ff,
e anche gli altri membri della famiglia. Hai centrato il
punto: Tony è molto simile ad Edward sotto certi aspetti
(infatti mi sono ispirata alla sua figura in Midnight Sun devo essere
sincera! =P ), o perlomeno e simile a lui per come me lo figuro io, ma
sotto altri totalmente
distante dal padre. Spero di riuscire a sottolineare queste
diversità nel corso della storia.
Sakura
chan:
grazie! ^^ si in effetti i capitoli sono corti, ma ho sempre la paura
che a scriverne di lunghi diventino pesanti e noiosi da leggere (sono
conscia di non avere uno stile molto scorrevole e anche piuttosto
ripetitivo). Comunque inserirò qualche informazione in
più sulla storia di Tony, don't worry! ^.*
E ora ecco a voi il quarto
capitolo!
Capitolo 4. Ascolta.
Tornai a
casa due giorni dopo.Me la presi con calma, perchè in
realtà non volevo tornare. Avrei voluto riprendere subito le
ricerche, mentre ero in forze e non avrei avuto bisogno di nutrirmi
per un lasso di tempo considerevole.Mi resi conto però di
non essere solo.
Non potevo tenere un simile comportamento nei confronti della mia
famiglia. Sarebbero stati preoccupati per me, immaginai, e seppure a
malincuore tornai sui miei passi.Non ebbi neppure il tempo di
raggiungere la scalinata antistante al portone d'ingresso, che mia
madre lo spalancò e si scaraventò su di me,
stringendomi in un
abbraccio opprimente, ma non quanto i suoi pensieri.Non c'era bisogno
che aprisse le sue
belle labbra da eterna adolescente. I suoi pensieri mi trasmettevano
un angoscia, un senso d'impotenza tale che avrei voluto schermarli
all'istante. Una sofferenza immensa, alimentata probabilmente dalla
paura e da immagini a dir poco raccapriccianti.
Io.
Morto. Come se potessi
morire!
Supino a terra,
immobile come una
statua di cera.
Il mio corpo esanime,
squartato, le
labbra bluastre piegate in una smorfia, gli occhi spalancati, vuoti e
acquosi, imploranti pietà.
Pietà mai
giunta, una muta preghiera
rimasta inascoltata.
Scusami...
Pensai,
inviandole
quell'unica parola, per poi tentare d'allontanarla da me, mentre in
un attimo mi ritrovai circondato da cinque vampiri e mezzo e un
licantropo.
Successe tutto
troppo in fretta: zio Emmett afferrò mia madre per le
spalle,
allontanandola da me in un attimo e affidandola a zia Alice e zia
Rose per...Trattenerla? Mi parve così.
Nessie
singhiozzava, stretta ad un preoccupatissimo Jacob, mentre zio Jasper
ci fissava, apparentemente assorto, come ogni altra volta in cui con
il suo dono particolare cercava di placare gli animi, ma stavolta
senza riuscirci.
Prima che avessi il
tempo di rendermene conto mio padre sostituì mia madre, mi
stringeva
le spalle con forza, da farmi male, mentre mi spingeva fino a farmi
indietreggiare e distanziare dagli altri. Solo in quel momento
realizzai che mi guardavano con paura.
Non paura PER ME ma
DI ME.
E più di tutti mio
padre. Mi osservava con occhi sgranati, un sibilante ringhiare
fuorusciva dalle sue labbra. Sembrava furente e terrorizzato al
contempo.
-Cosa ne hai fatto?
Dimmelo Anthony! Cosa. Ne. Hai. Fatto?- mi urlò contro,
feroce
sebbene sapessi che stava trattenendo i propri impulsi e non gli
riusciva facile.
Ma io non capivo.
In quel momento non potevo capire.
-Ma cosa ho fatto?
Sono stato via più del previsto,e che sarà mai!-
replicai, cercando
di scrollarmelo di dosso. Tentativo inutile.
Cominciò a
scuotermi, mentre mi stringeva con forza ancora maggiore, fino a
farmi scricchiolare le ossa. Trattenni un grido di dolore, basto un
attimo per capire di avere qualche osso rotto.
-Papà mi stai...mi
stai facendo male!- rantolai a denti stretti, incapace di muovermi,il
volto distorto in una smorfia di dolore, mentre mia madre stretta tra
le zie, cercava di allungarsi verso di me, urlante.
-Edward! Edward
fermati ti prego!Non fargli del male! Smettila! Lo fai soffrire
così
non vedi?- quelle urla sembrarono far aumentare la sua furia,
anziché
placarla. Non distolse mai lo sguardo da me. Sembrava volesse
incenerirmi e nello stesso tempo leggermi dentro.
- Bella non ti
rendi conto di cosa significa? Ha trovato la sua cantante! E l'ha
seguita! Tu più di tutti dovresti capire! E tu...- mi
rivolse di
nuovo la parola.- ...Nessie mi ha mostrato cosa è successo.
Dove hai
nascosto il corpo? Avanti, dimmelo! Grazie alla tua sconsideratezza
dovremo andarcene!-
In quel momento
compresi.
Non mi ero
resoconto di quanto il mio comportamento fosse stato equivoco. Era
stato naturale, come un istinto antico, seguire quella scia.
-Papà... Non...Non
ho...Ucciso nessuno...- Mi veniva difficile parlare, quindi decisi di
pensare solamente. Lascia cadere il mio scudo con sollievo, lasciando
che per una volta fossero i miei pensieri ad irrompere nella sua
testa. Lo sentii sussultare, al ricordo dell'Aroma della Passione, e
poi rilassarsi al percepire, anche se solo attraverso i miei ricordi,
il Mio Antidoto al Desiderio.
Finalmente lasciò
la presa. Ricaddi a terra, in ginocchio, per poi lasciarmi scivolare
a terra, tanto dolorante da non avere la forza di allungare le
braccia e impedirmi di cadere nella polvere.
Sudavo freddo, per
il dolore e la rabbia. Lo sentii allontanarsi e rientrare in casa e
sbattere la porta alle proprie spalle scardinandola, mentre mia madre
si gettava su di me, finalmente libera dalla presa delle zie.
Come poteva avermi
sottovalutato e credermi tanto debole? E tanto folle da metterli in
pericolo?
Va bene, folle lo
ero stato, ma non me ne pentivo, anzi, mi aspettavo di essere
compreso come mio padre era stato compreso anni prima, in una simile
situazione.
Il dolore mi rese
debole, e lo scudo crollò, facendo irrompere come un fiume
in piena
i pensieri della mia famiglia nella mia testa.
Mostro.
Una sola parola
riecheggiava nella testa di mio padre, sembrava rimbalzare contro le
pareti del suo cranio come una pallina di gomma.
É
colpa mia... é colpa mia... Ero
arrabbiata...Non dovevo...Non volevo...Ma lui non mi aveva mai
trattata così.
Si diceva Nessie,
tra un singhiozzo e l'altro.
Amico
ma che ti è preso? Non sembri
nemmeno tu.
Nei pensieri di
Jake c'era spazio solo per una profonda ed atterrante malinconia.
Continuava a ricordare sempre la stessa scena: io che inveendo contro
Nessie scomparivo tra gli alberi senza sapersi dare una convincente
spiegazione. Senza poter giustificare le mie azioni.
Zia
Rose progettava
di andare a parlare con mio padre. Anzi, non solo lo progettava, ne
aveva fatto la sua missione, il suo scopo primario, tanto da avere il
coraggio di andare a bussare con malagrazia alla porta dello studio
di Carlisle, dove si era rinchiuso, lontano da tutto e tutti.
E lei rischiava
solo per difendere me.
Ma ovviamente lui
non rispose.
Come
è possibile? Non funziona. Non
si è calmato. Io proprio non capisco. La sua rabbia
è così
potente...Divorante.
Zio Jasper preferì
seguire papà in casa, dopo aver tentato di sistemare la
porta,
tentando ancora di calmarlo e andando a sbattere contro i limiti del
suo potere.
Sarà
meglio portarlo in casa.
Zio Emmett è
sempre stato uno pratico, si chinò su di me e mi sollevo tra
le
braccia, portandomi dentro casa. Salì le due rampe di scale,
per poi
depositarmi su un vecchio divano nero a cui ero affezionato. Dopo di
che uscì dalla stanza e raggiunse la propria compagna.
Zia
Alice preferiva
non pensare. Continuava a canticchiare mentalmente una canzone
tedesca su Mosca. Non mi sorprese, lei è sempre stata una
vampira
“particolare”.
Tony,
ti spiegherò tutto. Non
giudicarlo ti prego, non prima che ti abbia spiegato. Ti prego, ti
prego, sai che ti vuole bene più di ogni altra cosa.
I pensieri di mie
madre mi seguivano costantemente, come se non avessi sentito i suoi
passi leggeri dietro lo zio. Si sedette su un bracciolo, mi
accarezzava la testa dolcemente, come se fossi stato un bambino.
Il bambino che non
avevo avuto possibilità d'essere.
Piano sentii le
forze tornare, le ossa ricomporsi e riuscii a zittire tutte quelle
voci, rendendo la mia testa nuovamente silenziosa.
Sollevai lo
sguardo, fissandolo sul volto di mia madre. Teneva gli occhi chiusi,
ma aveva in volto un espressione sofferente. Mi sembrò
volesse
piangere, ovviamente senza poterlo fare.
-Lui...Non
credo...Mi voglia bene...Dopotutto...- rantolai, prendendo un
profondo respiro.Lei aprì nuovamente gli occhi, fissandomi
come se
avessi detto chissà quale eresia.
-Sei proprio suo
figlio. Supponi di sapere tutto, ma in realtà non sai nulla
Anthony.- Non era arrabbiata, semplicemente triste. Continuava a
carezzarmi la nuca con tenerezza. Mi piaceva quel tocco, mi rilassava
e rabboniva, sembrava lenire qualsiasi turbamento.- Vedi, voi avete
tante cose in comune, ma tu non puoi saperlo, perchè nel tuo
nascondere ogni pensiero altrui, non ti soffermi a conoscere chi ti
sta intorno. Ora, non voglio dire che tu debba origliare di continuo,
e sai quanto tutti ti siano riconoscenti, per la privancy che concedi
loro, ma io credo che ogni tanto dovresti solo ascoltare. Quante cose
non sai della tua famiglia... Di tuo padre.-
Detto ciò, si
alzò, raggiungendo la porta. - Non hai idea di quanto sia
tormentato. Ogni tuo errore è come fosse il suo...- si
zittì, come
a prender fiato nonostante non ne avesse bisogno. Esitava - ma non mi
aspetto tu possa capire ora come ora. é meglio che tu riposi
tesoro.
- Sussurrò prima di uscire chiudendosi la porta alle spalle.
Non replicai alle
sue parole. Parole che avevano per me un retrogusto amaro.
In me nasceva un
sentimento nuovo... Vergogna. In vita mia non mi ero mai dovuto
vergognare di nulla, ma quella volta era diverso. Dovevo vergognarmi,
nessuno avrebbe potuto biasimarmi per il mio comportamento, dovevo
ammetterlo. La mamma aveva centrato il bersaglio, come sempre.
Sospirante mi voltai verso la finestra,
spalancata come io l'avevo lasciata due giorni prima. Di nuovo il
sole tramontava, coperto da folte nubi cariche di pioggia che si
tingevano appena di rosa. Rimuginando sulle parole di mia madre, mi
addormentai. Ma fu un sonno disturbato da incubi in cui odori troppo
realistici mi stordivano, parole cariche di collera mi affliggevano,
mani fredde come il marmo mi afferravano le caviglie trascinandomi in
un abisso senza fondo...
Poi d'improvviso lo
sentii...
Quel dolce profumo,
il Mio Antidoto, s'insinuò tra i miei sogni con tale
prepotenza da
svegliarmi di soprassalto. Sgranai gli occhi, e davanti ai miei ne
vidi un paio d'un blu intenso. Occhi profondi e lucenti come zaffiri
che mi sorpresero e sconvolsero, facendomi drizzare a sedere.
Sfuggirono al mio sguardo spaventati con una velocità
impressionante
prima che potessi vedere il volto in cui quelle gemme erano
incastonate. In una frazione di secondo tutta la mia famiglia fece
irruzione in camera, ma quella figura era già scomparsa,
immersa
nella boscaglia. E io come un ebete, rimasi a fissare con un mezzo
sorriso sulle labbra il punto in cui venne inghiottita dal verde
intenso delle fronde. Era una lei, anzi era Lei ne
ero certo,
non potevo confondere dell'aroma con nessun altro al mondo.
- Chi c'era qui?-
mio padre con un balzo attraverso la stanza, piazzandosi davanti alla
finestra, respirando a pieni polmoni. Non c'era bisogno di leggergli
nel pensiero per fargli capire che anche lui aveva riconosciuto il
suo odore. - Anthony, mi vuoi rispondere?- Scossi
il capo,
tornando alla realtà. Volsi piano, quasi meccanicamente, il
capo
verso di lui,boccheggiando incerto prima di abbozzare una risposta.
- Non...Non lo so.-
-Almeno l'hai vista
in volto?- Mi chiese ancora in maniera concitata, sedendo al mio
fianco. Allungo una mano, come volesse posarla sulla mia spalla, la a
metà strada la ritirò di scatto, posandola invece
sul proprio
ginocchio. Abbassò lo sguardo per poi tornare su di me,
aspettando
una risposta. Ma io mi limitai a scuotere il capo, condividendo con
lui l'immagine di quegli occhi grandi e blu, e di come quella che era
stata poco più di un ombra fosse volata via. Si
alzò nuovamente,
per poi tornare alla finestra. - Emmett, Jasper, andiamo, sicuramente
chiunque sia entrato qui non è umano. Vediamo di capire cosa
vuole
da noi.- disse poco prima di fiondarsi fuori all'inseguimento di
quella che a quel punto potevo considerare a tutti gli effetti la mia
cantante.
Gli zii annuirono e
si affrettarono a seguirlo.
E io rimasi li,
sempre quel sorriso idiota sul volto, senza accorgermi di essere
stretto dalle braccia di mia madre. Le zie e Nessie mi circondavano,
e quando riuscii a ridestarmi da quello stato comatoso, mi sorpresero
le espressioni dei loro volti.
Erano spaventate.
Non capivo...E come
avrei potuto capire?
L'avevo
trovata,anzi lei aveva trovato me, e niente altro aveva più
importanza.
|
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Capitolo 5 *** Capitolo 5. Presenza ***
E
rieccomi qua! Aggiornamento flash! Grazie a lupacchiotta_mannara
per aver fatto salire a sette la lista delle adorabili personcine che
hanno messo la mia fanfic tra i loro preferiti!
Inoltre grazie a Padfoot_07 per aver commentato il nuovo capitoletto.
Mi ero preparata a questo genere di commenti! XD tranquilla, non so
ancora come ma in qualche modo le cose si sistemeranno! XD
Capitolo 5. Presenza.
-
Non l'abbiamo
trovata!- Sbottò zio Emmett, deluso dall'esito infruttuoso
della
caccia all'incantevole creatura (pure non avendola vista in volto,
ero certo che chiunque possedesse un essenza così dolce e
irresistibile e degli occhi tanto splendidi e sinceri dovesse
incarnare a sua volte tutte queste caratteristiche). Si
buttò su uno
dei divani, l'espressione era quella di un bambino deluso.
-é inspiegabile! É
incredibilmente veloce, molto più di Edward, non ha lasciato
alcuna
traccia olfattiva! É come se la foresta volesse nasconderla.-
A quelle parole ci
voltammo tutti verso zio Jasper, poggiato allo stipite della porta
della cucina, increduli. E per un tempo che mi parse eterno (sebbene
l'eternità sia un concetto del tutto relativo per noi)
nessuno aprì
bocca. Quel silenzio era devastante. Il mio cuore ad ogni battito
pompava con più forza e velocità, il mio spirito
chiedeva a gran
voce di sapere qualcosa, qualsiasi cosa che potesse condurmi a lei o
ricondurla a me.
- Che significa?-
Sussurrai senza quasi rendermene conto. Quasi all'unisono tutta la
mia famiglia smise di fissare lo zio, concentrandosi su di me, seduto
comodamente su una delle poltrone bianche della sala, le preferite
della nonna.
-Significa che in
qualche modo ha utilizzato gli odori del bosco per nascondere il
suo.- replicò mio padre, mentre seduto accanto a zio Emm
rigirava
tra pollice e indice destro un fiorellino bianco, piccolo ma che
sprigionava un profumo eccelso eppure tanto potente tale da inondare
l'intera villa, tanto da irritare il nostro olfatto estremamente
sensibile. - Inoltre di tanto in tanto abbiamo trovato fiori come
questo... un edelweiss o stella alpina. È un fiore raro, che
cresce
quasi esclusivamente sulle vette più alte e impraticabili
delle
Alpi. La cosa più strana è che in natura non hanno alcun profumo...Beh...- scrollo le
spalle,
sollevando finalmente lo sguardo. Mi fissava intensamente, come
stesse cercando di intraprendere con me una conversazione silenziosa.
-Nessun fiore potrebbe avere un profumo simile in natura. In teoria
in Febbraio inoltrato non dovrebbe fiorire nessuna pianta. Non
è
normale. É già strano se non impossibile trovare
un fiore come
questo da queste parti, ma a parte questo... Sembra fatto apposta per
sviare...Confondere.- Ci misi un poco a capire perchè mi
fissasse,
concentrato com'ero su altri pensieri, inoltre preferii lasciarlo
finire, prima di lasciare che i suoi, di pensieri, defluissero con
naturalezza sostituendosi ai miei.
Il bosco...
Nessun rumore a parte
quello della pioggia che percuote le fronde degli abeti...
Nessun profumo se non
quello muschiato degli alberi, e di un minuto gruppo di alci ad una
ventina di chilometri a sud-est da dove la sua debole scia vi ha
condotti...
Anzi ci ha condotti. è
come rivivere in prima persona quei ricordi.
Meglio del cinema in
3-D questo è certo.
Ma lei é stata troppo
veloce...
Sento montare la tua
rabbia...
Invidia?...
A quanto pare anche
Edward Cullen, vampiro perfetto sotto ogni punto di vista, modello di
vita da seguire ma impossibile da raggiungere ecc ecc..., prova
invidia.
Non sei poi così
perfetto, paparino.
E poi...
Un odore così forte
che pare uno schiaffo in pieno volto.
Le narici bruciano
mentre ti guardi intorno, alla ricerca di qualcosa a cui poterlo
ricondurre.
Ma Jasper è più
veloce di te. Individua un piccolo e all'apparenza innocuo
fiorellino.
Si china a coglierlo,
afferrandolo tra indice e pollice, per poi avvicinarsi a te e Emmett.
Noti come abbiano
smesso entrambi di respirare.
Jasper è confuso,
Emmett stimolato, non vede l'ora di scontrarsi con la creatura...
Neppure fosse uno dei
suoi orsi.
Però i loro pensieri
ti piacciono, ti sono mancati come mancano dei cari amici per lungo
tempo assenti.
Scopro con sorpresa che
piacciono anche a me, ma per davvero, non per un riflesso
condizionato dai tuoi sentimenti.
Cerchi di non distrarti
e torni a rimuginare sul bel fiorellino.
Come può un qualcosa
di così insignificante mandare in tilt il sistema olfattivo
più
preciso ed efficace al mondo?
Vi consultate, e
proseguite.
Regolarmente, ogni
centinaio di chilometri trovate un altro edelweiss, ma seguire quel
sentiero non vi porta a nulla.
Girate in tondo come
stupidi per una notte intera prima di decidere di tornare a casa.
Il naso
mi prudeva fastidiosamente tanto quel ricordo era stato nitido e
preciso. Una parte di me, immediatamente messa a tacere,
l'apprezzò
e soffrì quando tornai a schermare la sua mente. Mi scoprii
a
desiderare di poterlo fare ancora, sentire i suoi pensieri, e
immediatamente, perchè mi piaceva. Non ci avevo mai fatto
caso.
Era come
sgranchirsi le ali dopo un lungo letargo.
Ma ero
perfettamente conscio di non potermi permettere di volare alto.
-Credi
possa... Insomma abbia un'influenza sulle piante?-
Scrollò
le spalle. - Vorrei poterlo sapere. Ma non ho idea di che creatura ci
troviamo davanti. Ha gli occhi blu... Non so se può
è possibile sia
un vampiro, dato che il suo profumo...Non capisco proprio.-
- Come
scusa? - aggrottai la fronte- Il suo odore...Stai dicendo che profuma
come un vampiro?- Come avevo potuto non notarlo? Era un particolare
che avrebbe dovuto saltarmi al naso nello stesso istante in cui avevo
percepito il suo odore. Nel mio immaginario ormai quei due odori
così
contrastanti, l'uno l'opposto dell'altro, appartenevano alla mia
incantevole creatura dagli occhi blu, ma neppure per un istante mi
ero chiesto quale fosse la sua natura.
Con un
sospiro annuì piano, prima di alzarsi con movimenti
aggraziati e
lasciarmi cadere in grembo l'edelweiss.
-Ho
l'impressione sarà più utile a te che a me.-
Per
giorni ci fu solo silenzio. Uscivo ogni mattina nel tentativo di
trovare una sua traccia, anche la più misera e
insignificante, non
ebbi mai successo. Sembrava fosse scomparsa così come era
apparsa:
nel nulla. E intanto continuavo a nutrirmi incessantemente,
perchè
ne ero certo, nel momento in cui l'avrei ritrovata non l'avrei
più
lasciata, men che meno per nutrirmi. Perchè nonostante le
parole di
mio padre non credevo affatto che si trattasse di un vampiro. Non
potevo crederlo, era assurdo pensare ad un vampiro con gli occhi blu!
In quei
momenti mi sfuggiva l'ovvia stupidità dei miei pensieri: a
rigor di
logica Nessie ed io non saremmo dovuti esistere! Tutta la mia
famiglia non sarebbe dovuta esistere, se non in una leggenda o in una
favola, in cui ovviamente avrebbero interpretato la parte del cattivo
vampiro succhiasangue. Ero tanto accecato dalla sua immaginaria
presenza che inciampavo sulla verità, ma prontamente mi
rialzavo e
andavo oltre.
Passò
così una settimana, e un altra, e un altra ancora...
Finchè non mi
decisi, anzi costrinsi, a gettare la spugna.
Quella
mattina stavo impettito davanti alla tv, impaziente senza alcun
motivo apparente.
Il
divano su cui sedevo sembrava troppo comodo per me, ormai mi ero
abituato a passare fuori casa la maggior parte delle mie giornate, e
continuavo a fare zapping da un canale all'altro senza tregua e senza
rivolgere neppure uno sguardo allo schermo ultra-piatto del salotto.
Guardavo
invece attraverso la vetrata, attratto da quel panorama che fino a
qualche settimana prima avrei considerato piatto e banale, e ne ero
totalmente assorto. Tanto che non mi accorsi dei suoi passi, alle mie
spalle, e neppure feci caso al suo odore...
-TONY!!!!-
Qualcuno mi urlò nelle orecchie con tutto il fiato che aveva
in
corpo. Quel qualcuno non poteva essere che Jake. Per qualche tempo
dopo quella scenata, preferì stare lontano da casa nostra, o
meglio
da me. Evidentemente ci aveva ripensato. Scattai in piedi per poi
accucciarmi in posizione d'attacco, ringhiando mentre lui se la
rideva di gusto.
Stupido
lupo...
-Ma
quanto sei cretino!- sbottai, buttandomi nuovamente a sedere con
tutta l'intenzione di non rivolgergli più la parola.
- E dai
Tony! Non sei contento di rivedermi? Ammettilo ti sono mancato!- Si
sedette con poca grazia accanto a me, rivolgendomi un occhiata
comicamente ammiccante. Io mi sforzai di fissare lo schermo e non
ridere, non volevo certo dargli questa soddisfazione. Non poteva e
non doveva essere lui a ridestarmi dalla mia cupa tristezza in pochi
minuti, mentre la mia famiglia ci provava da giorni ma senza alcun
risultato.
- Posso
vivere senza di te. Cosa ti ha convinto a tornare? Ti ha costretto
Nessie eh?- borbottai caustico.
-Anche!-
ammise senza timore. - Ma più che altro dovevo sbollire la
rabbia.
Lo sai come mi prende quando la vedo piangere. É come se
infilassi
il mio cuore in un frullatore e lo avviassi alla massima potenza!-
affermò con aria fintamente melodrammatica.
- Lo
so...- sospirai. - Lo so... E so anche quanto fossi preoccupato per
me... “Amico che ti è preso? Non sembri nemmeno
tu.”- Cominciai
a scimmiottarlo meglio che potevo, sbuffando sonoramente di tanto in
tanto nel tentativo di trattenere le risate. - Povero lupastro, altro
che rabbia, eri triste e sconsolato... Ti regalerò un osso
per farmi
perdonare eh!- ammiccai dandogli una pacca sulla spalla. Spensi la tv
e mi alzai facendo per allontanarmi, ignorando il mio fremente
migliore amico e le sue occhiate da pazzo omicida.
Alle mie
spalle sentii zia Rose ridere di gusto.
Dovevo
ammettere però che mi sentivo meglio. Colpito e affondato.
Il suo
scopo era quello, allora come in ogni altra circostanza.
Stupido
Lupo...
Doveva
sempre averla vinta lui?
Evidentemente
si, anche se mi ero preso la mia meritatissima rivincita.
Uscii in
giardino, allontanandomi di qualche chilometro da casa.
Passò poco
tempo prima che mi raggiungesse.
- Come
ti è gia passata? Quanti mobili di nonna Esme hai
distrutto?Oggi non
vuoi proprio lasciarmi in pace! Comincio a pensare tu abbia avuto
l'imprinting con me e non con Nessie!- Per tutta risposta
scoppiò a
ridere, e con un balzo mi fu accanto, mentre con le mani infilate
nelle tasche dei jeans camminavo tra gli alberi secolari, senza
sapere bene dove mi stessi dirigendo. L'intenso chiacchiericcio di
Jake, che mi aggiornava sulla ultime novità del branco, mi
aiutava a
non pensare a Lei.
-Ma dai?
Due gemelli addirittura? Sam deve esserne entusiasta.- replicai quasi
automaticamente alla notizia della gravidanza di Emily a distanza di
quindici anni dalla nascita della primogenita, Stella.- -Spero
non...- Uno schiaffo in pieno volto... Ecco cos'era... Quel
profumo... Quell'essenza celestiale.
Sgranai
gli occhi, non riuscivo a muovere un solo muscolo, tanto lo stupore.
Era
lei...
L'Aroma
della Passione...
-Jake...-
Non c'era modo di comunicare a parole ciò che si agitava in
me.
Tradussi le mie sensazioni in pensieri, comunicandoglieli. Lo sentii
sospirare di piacere.
Allora
è questo che hai sentito. Accidenti Tony...é
così forte..é bello,
anche se di un vampiro.
Un
vampiro... Era vero allora? Lo speravo, lo speravo con tutto me
stesso.
Jake, torna a casa e
chiama gli altri, in fretta. Novanta, massimo cento chilometri da
qui, Nord-Est.
Senza
attendere risposta, come settimane prima mi lancia all'inseguimento
della Sua scia. Correvo come un forsennato,come se
ne andasse
della mia stessa vita, ed improvvisamente sbucai in una piccola
radura.
E al
centro esatto c'era la creatura più graziosa su cui avessi
mai posto
lo sguardo.
Seduta
tra l'erba e tra... fiori di campo? Sembravano scaturire direttamente
dalla sua persona,la circondavano così come il profumo che
da essi
scaturiva, anche mentre mutavano al tocco della sua piccola mano
candida in fiori che non avevo mai visto prima. I suoi pensieri erano
dolci come miele, quei germogli l'assorbivano completamente. Sembrava
una fata dei fiori sbucata direttamente da un libro di favole, una
ninfa del bosco. Sembrava un incantesimo. Una magia che si infranse,
non appena sollevo lo sguardo su di me.
I fiori
scomparvero con il loro profumo, tornando ad essere comunissime
erbacce. Scattò in piedi, indietreggiando velocemente, fino
a
ritrovarsi intrappolata, spalle contro il tronco di un enorme acero.
Io avanzai, tesi una mano in sua direzione. Avrei voluto almeno
sfiorarla...
Era
stupenda...
Era un
esserino minuto, apparentemente fragile e delicato come cristallo,
poco più alta di zia Alice, una bambola dalle perfette
proporzioni e
dai lunghi capelli color miele.
Ed era
tremendamente triste e spaventata e sorpresa nello stesso tempo.
Era
Lei... Ne ero certo. Quei grandi occhi blu ne erano
la
conferma. Sentii il cuore salirmi in gola, tanta l'emozione, la
felicità nel poterne scorgere finalmente i dolci lineamenti.
Ma
mentre mi avvicinavo, mi accorsi che non era il suo il profumo che
avevo sentito. Lei era l'Antidoto, e più mi avvicinavo
più il suo
aroma si faceva debole.
Dov'era
allora, il veleno da cui avrebbe dovuto curarmi?
Quando
fui a due metri di distanza da lei, era praticamente scomparso. Non
aveva odore. E non aveva senso alcuno, ma prima che potessi dar voce
ai miei dubbi, pensieri sconosciuti mi attraversarono la mente.
Finalmente è
arrivato...
C'era
una gioia perversa in questi. Qualcosa che mi fece rabbrividire.
Qualcosa di malsano.
E
dall'ombra sbucò la vampira più sensuale che
avessi mai visto.
In un
attimo fui sopraffatto dalla sua essenza, e al contempo fui certo di
una cosa:
avevo due Cantanti, ed erano due immortali.
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Capitolo 6 *** Capitolo 6. Luce ed Ombra ***
Grazie a Honey per
aver commentato. Sono davvero lusingata, soprattutto perchè
sto scrivendo di fretta, e credevo di aver creato una mezza schifezza.
Non sono per nulla soddisfatta del mio operato, ma va beh... :-)
Come potete notare sto aggiornando di frequente, ora che ho il tempo.
Se non lo facessi ora non saprei proprio dire se avrei la
possibilità di finire questa ff, perchè il mio
tempo entro un mese andrà riducendosi drasticamente.
Ma basta chiacchiere! =P Ecco il sesto capitolo...
Capitolo 6. Luce ed Ombra.
Era
bella... Da mozzare il fiato. Più bella perfino di zia
Rosalie, nonostante possedesse una bellezza del tutto differente.
Rosalie era una bellezza a tratti virginale, così la vedevo,
tanto da poter essere paragonata alla all'ideale di donna angelicata
del Dolce Stil Nuovo,mentre lei era molto più simile ad un
angelo tentatore.
Era maestosa, con quei
suoi lunghi e folti capelli neri, le labbra carnose distese in un
sorriso sicuro e deciso, quel corpo dalle forme rotondeggianti e
perfette che avrebbero fatto invidia ad Afrodite in persona. Lei non
solo profumava come la passione, lei era La Passione. Ne ero
stravolto e atterrito al contempo.
E avrei voluto
toccarla,come qualche istante prima avrei voluto sfiorare quella
piccola fatina, che tristemente continuava a spostare lo sguardo tra me
e la vampira.
Tristemente? Come
poteva essere triste in compagnia di una simile bellezza? Inconcepibile.
Questa mi rivolse un
sorriso abbagliante, e quando parlò il mio cuore
mancò un colpo. La sua voce era qualcosa di tanto bello che
credetti di sognare. Si, di trovarmi in un sogno dal quale mi sarei
inesorabilmente svegliato.
- Salve... Noto che
sei in compagnia...Ti sei portato dietro anche un cane rognoso..Bene
bene!- accennò con il capo verso la boscaglia alle mie
spalle. Il suo aroma copriva completamente quello dei miei familiari,
che solo in quel momento sentii avvicinarsi alla radura.
I suoi pensieri
però, mi sorpresero. Erano qualcosa di sinistro. Mi facevano
male, mi riempivano la mente di rancore. Mentre li facevo miei, ebbi un
presentimento. Per un attimo desiderai di fuggire via, e sperare di non
incontrarla mai più. Ma ero convinto che un essere tanto
magnifico non potesse farmi nulla di male.
Neppure mi accorsi di
essere circondato dalla mia famiglia, tanto ero assorto nella sua
contemplazione.
Allungò una
mano verso la mia piccola fata, stringendole una spalla con forza, lei
represse un gemito, per poi lasciarsi trascinare davanti come... come
se fosse uno scudo.
Ma io fui l'unico a
non accorgermene.
Alle mie spalle mia
madre e zio Jasper ringhiarono sommessamente all'unisono.
Le
sta facendo male, le sta facendo MOLTO male. Non c'è bisogno
di leggerle nel pensiero per capire quanto poco le importi... Sembra
così fragile...
I pensieri di mia
madre mi sembrarono esagerati. Mi convinsi fossero dettati dall'istinto
materno, e non dalla ragione, quindi non gli diedi importanza. Li
ignorai completamente.
-Allora, vogliamo fare
le presentazioni?- disse la dea, spingendo avanti la fatina con uno
spintone e avanzando anch'ella, sempre alle sue spalle. - Io sono
Dalila, e questa qui è Layla. Ora sarebbe gentile se anche
voi vi presentaste, nevvero?- Il tono era strafottente e autoritario.
Stonava con quella sua voce melodiosa.
Anche Jake, mutato
nella forma di un lupo dal pelo rossastro, prese a ringhiare con foga
verso la bellissima vampira. - Oh cielo, mandate a cuccia quel cane.-
sbottò malcontenta, spingendo ancora la fatina in avanti,
neppure sperasse di darla in pasto al lupo.
Anche
un licantropo? Ah già...Me ne avevano parlato.
Non voglio che si avvicini, non
voglio che si avvicini... Non può darmi in pasto ad un
licantropo..No..No...Sarebbe troppo anche per lei...
A quei pensieri, che
si intrecciavano tra loro riecheggiando nella mia testa fino a
confondersi, sentii mio padre irrigidirsi al mio fianco,prima di
prendere parola, mentre io rimanevo rilassato, incredibilmente non mi
toccava più nulla. Volevo solo sentire la sua voce, ancora
una volta,e nulla di più.
-Noi siamo i Cullen.
Risediamo qui da una ventina d'anni. Siete i benvenuti, ma vi preghiamo
di non mettere piede a Forks e di andare a caccia lontano dai territori
limitrofi.-
Nè i
pensieri di mia madre, nè quelli di Nessie, che infrangendo
il mio scudo mi bombardavano le meningi, chiedendomi, no implorandomi
di fare qualcosa per difendere Jacob, sortivano il benché
minimo effetto su di me. Ero stregato. Chiunque si sarebbe sciolto a
sentire quei lamenti, ma io oramai, ero sensibile solo ad una cosa.
-I Cullen? I famosi
Cullen? Ho sentito spesso parlare di voi. Voi, siete i vegetariani!Ah!-
la sua voce d'angelo era carica di sarcasmo. Ci scherniva. E io rimasi
indifferente ancora una volta, totalmente soggiogato dalla sua
essenza.- Di bene in meglio, non credevo sostasse ancora in questo buco
dimenticato da tutti. Beh,siamo quel che siamo, ed è di
sangue umano che ci nutriamo.- replicò, i suoi occhi cremisi
si soffermarono su ognuno di noi, ci studiava. Ci esaminava come
fossimo pezzi di carne, e la cosa peggiore è che ci
conosceva meglio di quanto avremmo voluto.
Quello
con i capelli rossi deve essere Edward. Veloce ma non forte. Al
contrario lo scimmione moro è forte ma non deve essere molto
rapido, vista la stazza. A quanto pare non posso ancora liberarmi di
questo SCHERZO DELLA NATURA che mi porto dietro. É una palla
al piede,ma almeno una volta in vita sua sarà servita a
qualcosa. Quella che sta attaccata alle spalle del rosso deve essere la
sua compagna. La famosa Bella, lo scudo. Lei è il vero
problema insieme alla piccoletta con i capelli neri, la veggente.
Quello biondo è sicuramente Jasper. A quanto pare ho fatto
arrabbiare il ragazzo, meglio, potrebbe essere un modo per
neutralizzarne i poteri. La puttanella bionda e quella rossa non sono
un problema. Una è miseramente priva di alcuna dote,
sarà facile liberarmene, così come l'altra, una
specie di telepatica come suo padre. Cosa potrebbe mai fare, annoiarmi
a morte con i ricordi della sua infanzia? E poi c'è
lui...é fin troppo facile, se continua a schermarmi
sarà schifosamente facile. E io che speravo di potermi
finalmente divertire... Aspetta però...Ne mancano due... Me
ne occuperò più in la.
Sentii mio padre
scattare in avanti, ma lei fu più veloce, con un salto
preciso balzò sopra un albero, portandosi dietro Layla. La
teneva per il collo come fosse una bamboletta inerme tra le mani di una
bambina capricciosa.
-Non sei abbastanza
veloce,mi dispiace. -scoppiò a ridere,
sguaiata.-Vedrò di fare uno strappo alla regola, siamo qui
perchè lei.-rimarcò quest'ultima parola con
disprezzo malcelato- ha bisogno di una sosta,e io sia chiaro non voglio
grane.-
Da li in poi i suoi
pensieri divennero sconnessi, forzati. Sembrava voler nascondere
qualcosa. Doveva essersi accorta di aver messo un piede in fallo.
Credeva l'avrei schermata non appena l'avessi vista? Probabile. E fu in
quel momento che decisi di schermarle,entrambe. Non volevo
più sentire nulla. Mi sentivo in colpa, mi pareva di aver
violato la sua intimità. Non volevo si arrabbiasse, non
volevo si allontanasse da me.
Probabilmente fu
l'errore più grande della mia esistenza.
- Non avvicinatevi
alla nostra zona. Per nessun motivo. Addio.- Papà faticava a
trattenersi, la sua voce era roca e dal petto sentii salire un verso
gutturale.-Andiamo.- Mi afferrò per un braccio,
trascinandomi via. Gli altri ci seguirono, e nessuno parlò
finché non fummo a casa.
- é un mostro, perché non la cacciamo via?- fu la
mamma a parlare, a dare voce ad un pensiero condiviso da tutti...
Tranne me. Io me ne stavo in disparte, sognando ad occhi aperti il
momento in cui l'avrei rivista, perché ero deciso a
rivederla, a qualsiasi costo. Prestai poca attenzione alla discussione
che si svolgeva alle mie spalle, perso com'ero nella contemplazione del
piccolo edelweiss che tenevo tra le mani
- Ma avete visto che
occhi? É normale? Voglio dire, è proprio un
vampiro, odora come uno di voi!Anzi meglio di voi! Ma è
sempre un vampiro!Ne sono certo.- La voce di Jacob era un paradossale
miscuglio di perplessità e certezza.- Avvertirò
il branco, in ogni caso, quella sanguisuga non mi piace. Ci
metterà tutti nei casini.-
-Jacob non ha torto.
Non so se l'avete notato, ma non hanno odore!- Aggiunse zia Rose,
probabilmente la prima e l'unica volta in cui l'avrei sentita dare
ragione a Jake e chiamarlo per nome per giunta, ma fu subito interrotta
da zio Emmett, pratico e conciso come suo solito.
- Esatto, se volessero
attaccarci saremmo in svantaggio! La mora è molto veloce e
la perdessimo durante un inseguimento non avremmo nessuna scia da
seguire.-
- E la biondina?
Quella povera ragazza... Ma avete visto come la trattava? Sembrava
volesse usarla come agnello sacrificale, a momenti!- Ecco Nessie, la
protettrice degli oppressi. Trattenni una risata, era patetica, tutti
erano patetici e per quanto mi riguardava ero deciso a lasciarli e
occupare il posto che mi era stato riservato. Accanto a Lei. Se c'era
davvero una convinzione radicata in me era quella.
-Era terrorizzata. Non
ho mai sentito una paura tanto forte, era divorante, faceva male. Avrei
voluta strappargliela dalle mani, e far cessare quel tormento. Non ho
mai provato nulla di simile prima d'ora.- Jasper rabbividì
al solo ricordo.- E quando l'ha spinta verso Jacob? Avrei voluto
staccarmi la testa, era troppo.. Troppo... Non ci sono parole. Se fosse
stata umana sarebbe morta per la paura.-
- Aspetta un
secondo... Jacob come hai fatto a sentire il suo odore? Nessuno di noi
l'ha sentito.- Domandò allora papà, ma non attese
risposta, tanto era ovvia. Si alzò e mi raggiunse. -Anthony,
puoi mostrarlo anche a noi?- Odiavo quel tono, lo stesso con cui mi
parlava da bambino. Accondiscendente e perentorio nello stesso tempo.
Non lo sopportavo. Non lo degnai di risposta, limitandomi a condividere
i miei ricordi con il resto della famiglia. Sussultarono, qualcuno
sospirò profondamente,qualcun altro emise un gemito e
qualche esclamazione,ero consapevole però che nessuno ne era
rapito come lo ero io. Per me era speciale. Ma quando percepirono i
suoi pensieri come li avevo percepiti io, smisero di respirare. Volsi
appena il capo in loro direzione. Erano rigidi come statue di cera, zia
Rose afferrò un bracciolo del divano, stritolandolo e
sbriciolandolo con forza senza neppure rendersene conto.
-Basta Tony. Grazie.-
ansimò papà allontanandosi. Lo vidi affiancarsi
alla mamma, che mi guardava con terrore, abbracciarla e con lei
allontanarsi. Nessie era già fuggita via, seguita a ruota
dal suo ragazzo. E pian piano tutti si dileguarono, lasciandomi solo a
rimuginare. L'unico suono che rompeva il silenzio era il mio respiro e
i pensieri della mamma, che come una raccapricciante nenia riviveva
senza sosta i miei ricordo, senza potersi dare una valida spiegazione.
Per una settimana
intera a nessuno fu permesso di allontanarsi da casa. Papà e
zia Rose convennero che sarebbe stato meglio chiamare i nonni,metterli
al corrente della situazione, prima di agire, e lo fecero all'istante.
Nonno Carlisle promise loro che avrebbero fatto ritorno il prima
possibile, e questo sembrò quietare gli animi. Per quel che
mi riguarda, ero certo di stare per impazzire. Mi sentivo costretto,
schiacciato in uno spazio angusto, e tutto ciò che volevo
poteva essere li, a portata di mano oltre la porta di casa. Ma LORO mi impedivano
di raggiungerla. Ormai sull'orlo della pazzia, passavo il tempo a
progettare la mia fuga. Papà non avrebbe potuto leggere i
miei pensieri, e non potevo comparire nelle visioni di zia Alice,
quindi, se fossi stato abbastanza silenzioso, avrei potuto darmi alla
macchia senza troppe complicazioni.
Senza
che loro possano fermarmi... Per non tornare mai più...
Nel preciso istante in
cui formulai qui pensieri un grido lacerante infranse il silenzio della
stanza. Senza rendermene conto mi fiondai al piano di sopra. Lo
spettacolo che mi trovai innanzi era disarmante. Zia Alice
raggomitolata in un angolo, tremava tanto era scossa dai singhiozzi
mentre mormorava: - Non farla entrare, Edward non farla entrare... Non
devi...Non devi...Sarà la fine... La fine di tutto...- Zio
Jasper, inginocchiato davanti a lei la scuoteva dolcemente, cercando di
farla uscire da quello stato di trance. Attorno a loro tutti gli altri
li osservavano spaventati.
- Alice... Alice,
riprenditi. É tutto apposto...-
Nessuno di noi l'aveva
mai vista tanto impaurita. Anche quando aveva predetto l'arrivo dei
volturi, aveva conservato il controllo e preso immediatamente in mano
la situazione. Cosa poteva averla sconvolta tanto?
Io non volevo saperlo.
Quello era il mio
momento.
E intendevo cogliere
al volo l'occasione.
Se me ne fossi andato
in quel preciso istante non se ne sarebbe accorto nessuno. Sarei stato
libero e loro si sarebbero liberati di un peso. Ero certo di essere un
peso per loro, una disgrazia semovente, solo Lei avrebbe potuto
amarmi come ero convinto
di meritare d'essere amato. Così indietreggiai piano, scesi
le scale con lentezza, aprii la porta e via... Corsi via il
più velocemente possibile, senza rivolgere neppure un ultimo
sguardo a quella che per tutta la vita avevo considerato la mia casa.
Quello fu il preciso
istante in cui firmai la
mia condanna.
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Capitolo 7 *** Capitolo 7. Addicted ***
capitolo 7
Riecchime qua! Un
altro capitoletto
scritto in fretta in fretta, quindi non aspettatevi granchè
e
abbiate pietà ç_ç. é pure
un poco incasinato, mi sa che vi confonderò le idee quel che
basta per convincervi ad astenervi dalla lettura di questo scritto vita
natural durante.
Grazie ad alice
brendon cullen per aver inserito la fic tra i suoi
preferiti. ^_^
E ora passiamo alle recensioni... Anzi alla recensione!
Padfoot sei adorabile! Davvero, sono molto colpita dal fatto che
continui a seguire la mia storia e recensire. Mi sento pure un poco in
imbarazzo, perchè non credo sia una ff che meriti tanto
interesse, ma ti ringrazio comunque con tutto il cuore. ^_^
EEEEEEH! Quante domande però! Dovrai aspettare un
pò per
avere una risposta a tutte quante, ma ti posso dire che Tony
è
nel pieno dell'egocentrismo adolescenziale, quindi si sente l'unico
povero incompreso sulla faccia
della terra...é lui il narratore ed è decisamente
di
parte ammettiamolo! XD Inoltre è un so-tutto-io come il suo
papino...Ma non è un bravo ascoltatore quanto lui. Ecco,
diciamo
che anche i vampiri sbagliano, di tanto in tanto! E anche per loro vale
il detto "l'apparenza inganna". E... Non posso dire altro, altrimenti
rischio di spiattellarti il resto della storia! =P
Uno Special Thanks a Patry che con molta presenza di spirito e forza
d'animo mi fa da beta tester personale! Grazieeee! *_*
Ah si, un ultima cosa: ho usato un titoletto in inglese (e
penso sarà la prima e l'unica volta),
perchè addicted tradotto
in italiano sta malissimo, e non avrebbe reso l'idea.
Ecco il settimo capitolo e subito di seguito l'ottavo....
EDIT: Grazie a nene1964 per aver aggiunto la fic tra i suoi preferiti.
Capitolo 7. Addicted.
Fuggivo,
egoista ed esultante con tutta la velocità che potevo,
egoista ed
incurante delle conseguenza del mio folle gesto.
La
mia mente era annebbiata dal desiderio, Lei
ne
occupava ogni anfratto, era il fulcro di ogni mio ragionamento, la
meta da raggiungere, lo scopo primario della mia esistenza. Mi
riempiva d'euforia, e nulla mi era mai parso tanto bello come in quel
momento.
Non
sapevo dove andare,in realtà,ne come avrei potuto
rintracciarla.
Erano
particolari scivolavano via troppo veloci per afferrarli in quella
frenesia.
Lei,
così schiva e sfuggente, non si sarebbe fatta trovare con
facilità,
e di questo ero certo.
Senza
idee illuminanti per la testa, mi diressi dove l'avevo vista per la
prima volta.
Avrei
cominciato da li a cercare.
Si,
sarebbe stato un ottimo inizio.
Senza
di lei la radura, appariva spoglia e desolata, prima di alcuna
attrattiva. In fondo, che speravo di trovarci? Uno striscione di
benvenuto? Non poteva proprio essere così facile.
Quell'ulteriore
complicazione non fece altro che rendermi più impaziente, e
al
contempo mi stimolava a perseguire il mio scopo. Mi invogliava ancora
di più a proseguire la caccia. Giocava una partita che ero
intenzionato a vincere ad ogni costo, ed ero sicuro mi avesse
lasciato un indizio in quel luogo, ma per quanto cercassi, non c'era
alcuna traccia del suo passaggio.
Proseguii
per qualche decina di chilometri in ogni direzione, ma non c'era
alcuna traccia che potesse indicarmi la giusta via, nessun segno del
suo passaggio.
Era
come non fosse mai esistita, ma io la ricordavo bene,e in ogni suo
particolare, come la creatura più meravigliosa del creato.
Tornai
alla radura, ma non vi sostai a lungo.
Cominciavo
a sentire i morsi della fame,e decisi nell'attesa, di dirigermi a
nord per una battuta di caccia. Inizialmente non intendevo
allontanarmi troppo da quella zona, ma al contempo volevo stare
lontano dai territori di caccia dei Cullen. Era probabile mi stessero
cercando, e non ero affatto desideroso di farmi prendere tanto in
fretta. Repressi la paura di allontanarmi e perdere l'occasione di
incrociarla nei dintorni, segregandola un angolino remoto della mia
mente, e cominciai a correre.. Covavo la speranza che anche lei
stesse cercando me, che fossimo attratti l'uno dall'altro come
magneti con polarità opposte.
Non
ebbi granchè fortuna, sulla mia strada trovai solo qualche
lepre.
Mi
muovevo troppo rumorosamente per i miei canoni facendo scappare le
possibili prendere, preso com'ero dall'eccitazione derivata dalla
ritrovata libertà.
Decisi
quindi di correggere la rotta e virare appena verso ovest. Era una
decisione presa senza pensarci su. Agivo senza ponderare,
infischiandomene delle conseguenze, e mi piaceva da matti. Ripensavo
alla mia vita passata come ad una gabbia dorata. Per quanto potesse
apparire splendida e confortevole, era comunque una prigione.
La
vegetazione cominciava a cambiare, nonostante fosse folta e
soffocante come nei pressi di Forks. Mi trovavo ancora circondato da
alberi dalle folte fronde scure che intrecciandosi tra loro formavano
una cappa soffocante, e dai fusti possenti prede dell'edera velenosa
che come un serpente strisciava e gli si avviticchiava tutto intorno.
E proprio l'edera mi fece da guida. Più proseguivo,
più si faceva
folta e rigogliosa, come solo in una zona della stato di Washington
può essere: tra qualche centinaio di chilometri avrei
incrociato la
cittadina di Ozette, famosa per l'omonimo lago, nel mezzo del quale
sorgono tre minuscole isole, che per quanto potessi saperne, erano
completamente disabitate.
In
quella zona le prede erano varie e abbondanti, potei sfamarmi come
meglio credevo, ma dovetti fare particolare attenzione agli
escursionisti. Nonostante mi trovassi in un ampia zona verde, si
trovavano gruppi di umani un pò in ogni dove. Doveva essere
una
bella giornata, ma nel sottobosco non filtrava un solo raggio di
luce.
Dopo
aver dissanguato un bel cervo dalle lunghe corna ramificate (doveva
essere una specie di maschio alfa, una bella sfida, mi diede
parecchio filo da torcere e per questo me lo gustai con lentezza),
decisi di inoltrarmi nella parte più impervia della foresta,
sicuro
che nessun umano si sarebbe avventato fin li, mi trovai un grosso
albero addobbato da festoni d'edera e muffe verdi, e mi sdraiai,
stanco ma appagato, sul suo ramo più grosso e robusto.
Ero
sereno, ma quando mi addormenta i miei sogni non lo furono affatto.
Sognai
di una ragazza dai capelli color miele. Ci trovavamo in un grande
transatlantico, non so perchè ma ero certo fosse il Titanic,
soprattutto a giudicare dallo stile degli abiti che entrambi
indossavamo. Lei era adorabile nel suo abito giallino, il volto
semicoperto da un cappellino dello stesso colore, decorato da piccoli
fiorellini bianchi. La luce del sole le metteva in risalto i boccoli
chiari e lucenti, facendoli risplendere. Lei stringeva con amore la
mia mano tra le sue guantate, e anche se non potevo dirlo con
certezza, sembrava mi sorridesse fiera. Avrei voluto sorriderle di
rimando, ma lo scenario cambio improvvisamente, sfumando da una
giornata calda e serena in un terribile temporale dalla forza
devastante. Il transatlantico affondava inesorabilmente, scosso da
onde gigantesche. Mi ritrovai a correre per il ponte, alla sua
ricerca, non volevo che le accadesse nulla di male. La nave
improvvisamente si sollevò, sprofondando in verticale tra i
flutti.
Stavo scivolando verso il basso, verso l'acqua gelida da mozzare il
fiato. Urlavo, mi dimenavo inutilmente, tendevo braccia e gambe alla
ricerca di un appiglio, ma non avevo speranze di salvezza ormai...Una
mano afferrò improvvisamente la mia. Era una presa delicata
ma
salda. Era lei, il suo cappellino giallo era rovinato dalla pioggia e
percosso dal vento che l'aveva privato del suo grazioso ornamento. Ma
era lei...
Non
cadere... non cadere...
Mi
diceva con voce carica d'ansia, ma mi sorrideva ancora come quando mi
stringeva una mano con affetto. Il suo profumo mi arrivava dritto al
cuore nonostante la pioggia, la sua voce si faceva sempre
più vicina
e potente nell'ululare del vento. Mi tirò su con forza
esagerata per
una silfide come lei, stringendomi a se, ma mi sembrò di
sbattere la
testa contro qualcosa di viscido e umido...
Aprii
gli occhi. Non c'era nessuna nave, nessun oceano, com'era ovvio che
fosse, e io ero accasciato sopra qualcosa di freddo e morbido
insieme. Ed ero bagnato fradicio. Confuso mi massaggiai il capo,
mentre mi sentivo precipitare verso il vuoto, per poi poggiare sul
terreno fangoso.
Ci
impiegai un poco a ritrovare lucidità sufficiente per capire
cosa
fosse realmente successo. Sognavo, ma il temporale era reale.
Avevo
la vista appannata per la troppa pioggia che neppure le fronde erano
riuscite a trattenere, mi sfregai il viso, finché non smise
di
piovere.
-Ma
che diavolo...- borbottai, guardandomi intorno. La pioggia percuoteva
ancora il sottobosco, ma io non ne ero colpito. Sollevai lo sguardo.
Dei rami intrecciati tra loro mi proteggevano dal temporale come un
ombrello. La cosa strana era di certo la loro lunghezza, quasi un
metro, e che sembravano essere cresciuti nel giro di qualche ora
proprio alla base dello stesso albero sulla quale mi ero
addormentato.
-Per
favore...Vat...Vattene.-
Mi
voltai di scatto, alle mie spalle, sotto la pioggia, Layla mi fissava
con i suoi occhi blu. I bei capelli mossi, completamente fradici le
stavano appiccicati al viso, nascondendone in parte la bellezza, gli
abiti aderivano perfettamente al suo corpo. Era il ritratto della
disperazione, ma questo non ne sminuiva la bellezza.
-Ma
che...Layla? Tu...tu sei Layla, vero?- Sgranai gli occhi, ero
emozionato e sorpreso al contempo. Mossi pochi passi verso lei, che
stavolta non indietreggiò.
Abbassai lo scudo, avevo bisogno di sentirne i pensieri ancora una
volta. La sua voce era stata tanto bella, che non credevo possibile
fosse reale.
Tu
sei Layla, vero?
Le
trasmisi quella domanda solo pensata,per farle capire che in quel
momento avevo libero accesso alla sua mente.
Ti
prego...Vai...Via...Mi...dispiace per la botta...Ma devi scappare.
Ripeté
ancora, ma io non volevo.
Come
avrei potuto lasciarla?
Era
li, apparentemente sola, grondante acqua, e io volevo solo
proteggerla, nel mio immaginario era debole e bisognosa di
attenzioni. L'avrei protetta per sempre, ogni singolo giorno delle
nostre vite, se solo lei avesse voluto.
Nel
mio petto scoccò la scintilla che mi incendiò lo
spirito. Sapevo
istintivamente che sarebbe stato un fuoco eterno.
Non
era lei che cercavo, ma oramai ero totalmente dimentico della dea
sanguinaria per cui ero fuggito di casa.
E
il suo odore!Era artificioso!Non mi sembrò neppure
paragonabile a
quello di Layla, che invece mi attraeva sempre più.
Mi
mossi ancora in sua direzione, e lei ancora non si mosse,
lasciò che
la raggiungessi.
Se
lei si accorge che sei qui...Sarà la fine...Per tutti. Torna
a casa
tua.
La
fissavo sorpreso, dall'alto del mio metro e ottantacinque, era
davvero minuta come mi era sembrata quella mattina. Probabilmente non
raggiungeva il metro e sessanta.
-Perchè?
Perchè me ne devo andare? Speravo di vederti, è
incredibile
trovarti qui!-
-No..-biascicò
scuotendo il capo.
Non...Non
cercavi me...Ma lei...Vi farà del male. Ti supplico...Torna
a
casa...Tu...Hai ancora, una famiglia.
Sembrava
un accusa bella e buona, la sua, come se volesse dirmi:
“perchè TU
che hai una famiglia e sprechi tempo QUI con ME?”
-Che
significa? Layla io...- Fuggì via prima che potessi dar voce
ad
un'altra domanda delle centinaia che mi affliggevano. Stavolta ero
intenzionato a seguirla. Era veloce, anche per i nostri standard, ma
era così spaventata che non nascose la sua scia, e per me fu
facile
starle dietro, anche se a distanza. Improvvisamente il nulla
olfattivo.
Si
addentrò come in una bolla d'aria a tenuta stagna. Non
sentivo più
nessun odore, neppure io mio.
Rimasi
acquattato a terra, confuso e terrorizzato. Era una brutta
sensazione, mi sentivo spoglio e inerme. Un vampiro senza olfatto
è
una preda facile, dopotutto.
Cercavo
di fare affidamento sugli altri sensi, l'udito soprattutto, che anche
in quel momento non mi tradì. Sentii un fruscio, e poi un
altro
suono, come un lieve ansimare. Ripresi a correre, certo di averla
raggiunta, ma lo spettacolo a cui dovetti assistere era tutt'altro
che piacevole.
Dalila
stava pressata contro un albero. Un uomo la possedeva con violenza,
senza nessuna premura, ma lei sorrideva. Mi sorrideva. Era
agghiacciante. Senza rendermene conto mi fiondai contro quel misero
umano, spezzandogli involontariamente l'osso del collo. Lo uccisi sul
colpo. Fissavo il cadavere di un escursionista,che con occhi vitrei
ricambiava il mio sguardo. Sentii il cuore battermi nel petto come un
tamburo, ero spaventato, le mani mi tremavano, mentre prendevo
coscienza di cosa avevo fatto.
-
Piccolo idiota! Adesso io dove lo trovo un altro eh?- Mi
urlò contro
con ferocia.
-Ma...Credevo...Io...-Non
sapevo cosa dire, non riuscivo neppure a pensare. Lei mi
voltò le
spalle, e si limitò a dare un pugno all'albero a cui era
poggiata
fino a qualche istante prima, che si spezzò in due,
ricadendo con un
gran boato.
-Oh
certo... Se non fossi arrivato tu non so come avrei potuto salvarmi.-
Ero un idiota, ero partito senza ragionare, perchè volevo
levarglielo di dosso. Ero infastidito, oserei dire geloso, ma senza
un vero motivo.
-Oh...-
mormorai solamente. Mi vergognavo come un ladro.
-Già,
“oh” è la risposta esatta. Scommetto che
il paparino non ti ha
mai detto quanto è buono il sangue umano dopo l'amplesso.-
Con
quelle sue parole spargeva sale su una ferita che non mi ero accorto
neppure di avere.
Scoppiò
in una risata carica di sarcasmo, fastidiosa. Mi disgustava, lei, e
quello che per causa sua avevo fatto. Avevo stupidamente ucciso un
essere umano innocente, colpevole solo di essere quello che era: un
uomo, attratto come ci si aspetterebbe da una donna bellissima.
-Allora
allora...- Prese a girarmi intorno, e una nuova ondata del sua aroma
mi investì, facendomi tentennare. Non sentivo il mio odore,
ma
sentivo il suo. Non era possibile, come non lo era volerla ancora ,
la bramavo nuovamente, come se fosse la mia droga e... ero
terribilmente confuso.
Non
sapevo spiegarmi cosa si agitava in me. Fino ad un minuto prima, non
tolleravo neppure l'idea della sua presenza, la mia fata dagli occhi
blu mi aleggiava nella mente, insieme al suo profumo e alle domande
che avrei voluto porle. Ma in quel momento la volevo, e volevo solo
lei, Dalila. Ero tanto intossicato che non avevo la forza di pormi la
domanda fondamentale: sarei stato la sua prossima vittima?
-Tu
sei uno dei Cullen. Come sei arrivato qui? Hai seguito Layla? Quella
mentecatta! Non ne combina neppure una giusta!-
-ahm...No...Io...Sono
arrivato...Qui...Per caso...- balbettai, incapace di esprimermi
fluidamente.
-ah...
Che colpo di fortuna.- Sibilò con un sorriso agghiacciante.-
Capita
proprio al momento giusto. Seguimi.-
Io
non avevo più volontà. Le andai dietro come un
cane scodinzolante,
e neppure i suoi pensieri bramosi infransero l'incanto da lei stessa
creato.
Poppante...
Grazie a te avrò ciò che mi spetta. é
stato troppo facile.
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Capitolo 8 *** Capitolo 8. Fauna, la Mangiatrice di Anime ***
Capitolo
8. Fauna, la mangiatrice di anime.
Raggiungemmo
quello che lei considerava il suo rifugio. Era un edificio moderno a
due piani, con ampie vetrate e dalla struttura composta solamente da
solido legno scuro. Si armonizzava perfettamente con la vegetazione
circostante. Dalle sue parole, avevo supposto fossero delle nomadi,
invece possedevano una casa moderna e confortevole sulle rive
dell'Ozette Lake.
Mi
fece entrare, da ogni particolare trasudavano i gusti e l'indole
della proprietaria. Tutto era troppo lussuoso, addirittura kitch per
alcuni versi. Mi dava un nauseante e opprimente senso di opulenza,
stare li dentro, e al contempo non volevo andarmene. Ero sotto
effetto della mia dose giornaliera, la mia volontà era
inesistente.
Non mi opposi a nulla di ciò che lei voleva, neppure quando
mi
sedusse e infilò fra le sue lenzuola. Non ero io a
possederla e
farla mia, era lei a possedere me. Quello che sarebbe dovuto essere
un piacere tanto grande da essere secondo solo al sapore del sangue
umano, era qualcosa di insignificante per me. Anche quando arrivai
all'apice, non ero soddisfatto. Era come se qualcun altro stesse
vivendo la vita al mio posto. Non ero più Anthony Marius
Cullen, ero
un pupazzo tra le sue abili dita.
Quando
ebbe finito, semplicemente se ne andò, lasciandomi nudo su
quel
letto sormontato da drappi di velluto rosso. Libero dalla sua essenza
quel che basta perchè potessi riprendere almeno coscienza di
me. Mi
guardai intorno. Più che una camera da letto, sembrava
un'alcova. Mi
misi a sedere, per poi alzarmi, raccattare i miei vestiti ed
indossarli. Mi sentivo la testa vuota, e il naso mi bruciava
terribilmente, sentivo anche se molto debolmente gli odori intorno a
me, rendendomi conto solo in quel momento che tutto sembrava essere
pregno dell'aroma di Layla. Uscii dalla camera, dirigendomi verso un
ampio salone, a giudicare dai cuscini e alcuni divani in broccato
verde,(che stonavano tanto con la struttura dell'edificio che
avrebbero terrorizzato nonna Esme se avesse potuto vederli),
probabilmente era il salotto.
Lei
era li, ovviamente.
Il
suo sguardo era indecifrabile, quando mi vide sussurrò
solamente: -
Ti avevo detto di andartene. Ora è troppo tardi...
Mi...Dispiace per
la tua famiglia.-
-
Cosa significa?- le fui davanti in un attimo, scuotendola con forza.
Quelle parole mi risvegliarono come da un lungo sonno. Layla non si
ribellò, non tentò neppure di allontanarmi, ma
sussultò
inspiegabilmente al mio tocco. Continuai a farle la stessa domanda
per non so quanto tempo, ero esasperato, ma lei non volle darmi
risposta. Quando Dalila ritornò lei si dileguò.
Il mio naso in quel
lasso di tempo in cui mi era stata lontana si era ripreso benissimo,
e il suo odore sembrava aver triplicato la sua potenza, forse per
effetto di una caccia proficua.
Anche
quella notte fu come la precedente, e così furono tutte le
altre per
un intero mese. Non riuscivo a liberarmi di lei. L'avevo creduta una
visione, il suo odore era stato come un dono del cielo, ma ora ne ero
succube, mi succhiava la vita. Mi stava divorando l'anima.
Layla
dopo due settimane dall'inizio della mia tortura non si fece
più
vedere, era come scomparsa dalla nostra esistenza. Non era mai in
casa, se Dalila era assente, in ogni caso. Non voleva che rimesse da
sola con me.
Forse
per effetto dell'assuefazione, più passava il tempo,
più il mio
corpo e la mie mente si scindevano in due entità ben
distinte.
Il
corpo era preda degli istinti, si muoveva manovrato da invisibili
fili mossi da quell'esperta burattinaia, ma la mente era sveglia e
attiva, e assisteva impotente allo scempio del mio corpo.
La
mente chiedeva Layla a gran voce, il corpo prendeva quel che veniva.
Non
cacciavo neppure più, prendevo i suoi scarti.
Una
notte mi costrinse a darle qualsiasi informazione potesse esserle
utile sui Cullen.
Mi
sentivo una merda. Oltre ad essere il mio stesso carnefice, ero
diventato anche il loro. Ma ero senza speranze, ridotto in quello
stato non contemplavo neppure l'ipotesi di una fuga.
Come
mi ero ridotto così? Come potevo aver toccato il fondo, ed
essere
rimasto invischiato senza la possibilità di risalire?
Ero
certo di essermi perduto per sempre.
La
fortuna però è una dea bendata, e le sue labbra
benevole si
posarono proprio sulla mia fronte.
Aprii
la finestra, come lei desiderava. L'aria di Marzo era fredda ma
profumata, pulita, mi ripuliva le narici, e mi sentii meglio. Come se
mente e corpo si fossero riappacificati. Mi scoprii ad essere
sorpreso nel notare come la mia mano si stringesse in un pugno solo
perchè io lo volevo. Era la prima decisione che prendevo
spontaneamente da settimane. E quando riaprii la mano, il vento vi
posò sopra qualcosa di candido e vellutato.
Un
fiore...Una piccola margherita.
Mi
sentii percuotere da una forza incredibile. Ero come percosso da una
potente scarica elettrica. Le fiamme del mio spirito tornarono ad
ardere con rinnovato vigore, e sentivo che nulla le avrebbe spente.
L'innocenza
dei suoi pensieri... Delle sue parole... La timidezza, quegli occhi
limpidi, quel corpo apparentemente così fragile... Mi
tornò tutto
alla mente, riaffiorando con forza dalla nebbia che avrebbe voluto
avvolgerli e nasconderli per sempre. Il suo pensiero, in quel mese di
non esistenza era stato l'ancora di salvezza dalla pazzia,e ora mi
curava da ogni dipendenza.
Cos'era quella calda
sensazione all'altezza del cuore che mi pervadeva dandomi speranza?
Non avevo mai provato nulla di simile, non avevo nulla con cui
confrontarlo.
Mi voltai verso la
mia crudele padrona, tenendo il fiorellino in mano come la cosa
più
preziosa che possedessi.
-Oh...che
carino...Ma non me ne sbatte un cazzo dei fuori.-Disse volgare e
beffarda come solo lei sapeva essere. Credette bene fosse
l'ora di dare un senso alla serata, e mi fu addosso in un attimo. Ma
il fiorellino tra le mie mani era più importante. Mi sentivo
avvolto
dal suo profumo, che pure era tenue, ma che era superiore anche a
quello della vampira solo per ciò che mi ricordava. Era
sorprendente
la potenza di quel sentimento.
-Stammi lontano.-
Ringhiai, allontanandola repentinamente.
Mi rivoltava la sola
idea di quello che era mi aveva costretto a fare, perché per
quanto
intensificasse il suo profumo,in me erano troppo vivi i ricordi di
Layla. Aveva perso ogni effetto su di me. E si era svelata. Mi aveva
detto di non possedere alcun dono particolare se non fascino e
carisma, e mentiva. In qualche maniera, riusciva a modificare il suo
odore suo piacimento.
Ovviamente non gradì
affatto nulla di tutto ciò.
- Brutto idiota! E
ora cos'hai, eh? Ti sei rammollito?- Le sue belle labbra si
arricciarono in in ghigno.- Lo so da dove arriva quel fiore. Layla.
Tsk... E io che credevo fossi un vero uomo. Sei un illuso, come tutti
gli altri della tua... Aspetta, come la chiami? Ah si...famiglia!
-scoppiò a ridere sguaiatamente.
Un brivido mi
percosse la schiena. Sentii montare la rabbia.
- Non esistono
famiglie di vampiri. Carlisle è un codardo, li ha creati
solo per
pararsi il culo. E tu ne parli come fosse un dio. Sei patetico!-
Istintivamente
rimossi lo scudo. E scoprii che per la prima volta era stata sincera.
Non tentai neppure
di reprimere la furia che mi dominava. Le saltai addosso, ma non fu
abbastanza veloce da schivarmi. Credette d'avere ancora un minimo
d'ascendente su di me, ma fece male i suoi calcoli. La bloccai contro
un muro, una mano le stringeva la gola con forza, mentre l'altra
infilava in tasca la margherita.
Godevo
nell'immaginarmi mentre la recidevo dal suo corpo...
Ma non mi sarei
sporcato ancora le mani. Erano già troppo sporche di sangue
che non
avrei potuto lavare via, macchie indelebili, le mie colpe erano come
un marchio a fuoco sulla pelle.
- Non osare...-
ringhiai sommessamente.- Non osare parlare così di Carlisle,
ne di
nessun altro. Sei tu ad essere patetica. Mi fai schifo.-
Lei mi rivolse un
sorriso ampio e soddisfatto e al contempo totalmente folle.- Ormai
è
troppo tardi. La tua bella non tornerà più. La
piccola dolce
Layla...é stato così facile... é stato
troppo facile,liberarmene.
E ancora di più prendersi gioco di te. Sei un ragazzino
preda degli
ormoni, nulla di più. Ma ora non mi servi più. Me
li hai serviti su
un piatto d'argento. Verranno a prenderli, e non puoi fare nulla per
fermarli. Ma si, corri a casa, se puoi.-
-Ho capito come
agisci. Come controlli gli altri. L'odore. Ma sai, un buon profumo,
non basta a coprirei il marciume che hai dentro. - corrugai la
fronte, mentre parlavo, eppure sorridevo trionfante. Quanto avevo
desiderato di potermi liberare di quelle catene, e poter dare voce ai
miei pensieri.-Che strano però, hai appena detto che lei
è viva.-
sorrisi spietato.- Se no come avrebbe potuto mandarmi dei fiori?
Dovresti imparare a mentire con più accortezza.-
Davvero credeva di
potermi raggirare ancora?
Mentirmi ancora e
convincermi della morte di Layla? Lei, che in qualche modo,
attraverso il fragile fiore che sentivo pesare nella tasca dei miei
jeans, mi aveva mandato un messaggio salvandomi la vita.?
I pensieri di Dalila
ormai erano come un libro aperto per me.
Inconsapevolmente mi
stava rivelando il suo unico e solo obiettivo.
Il suo piano era
deludente tanto era semplice. Proprio per quello il margine d'errore
era ristretto. Ed era riuscita in tutto quello che si era prefissata.
Grazie a me.
Disgustato mi
allontanai da lei, da quella casa, da tutto ciò che poteva
ricordarmela. Sentii tornare l'euforia che mi aveva portato fino a li
nelle settimane precedenti, ma ora c'era qualcosa di buono genuino e
autentico in questo.
Ero davvero felice,
ero conscio di dove mi trovassi, di cosa fossi, di cosa volessi, e di
come potessi ottenerlo.
Ma prima dovevo
trovare Layla.
Non
sapevo se il
potere di Dalila avesse dei limiti spaziali, ma più metri
mettevo
tra noi, più aumentava la varietà di odori che
potevo percepire, e
la loro intensità. Questo non mi aiutava però.
Non riuscivo a
trovarla, e dopo un giorno di ricerche ed essermi allontanato
parecchio dall'Ozette Lake, finalmente cominciai a sentire qualcosa
di insolito. Era come un odore di fiori, misto all'odore di carne in
decomposizione. Poteva essere una coincidenza, poteva essere un
animale morta in una qualsiasi parte della foresta, ma io sentivo in
fondo al cuore di dovere affidarmi a quella traccia, per quanto
insignificante fosse. Era la mia unica speranza. Seguire questa scia
mi portò a salire un pendio piuttosto scosceso, che risalii
il più
velocemente possibile. Mi ritrovai davanti a quella che sembrava la
tana di qualche animale, forse una lince o un gatto selvatico. Mi
misi carponi, infilandomi dentro. Li la scia si faceva più
forte,
così come le mie speranze.
-Layla!- La chiamai
mentre strisciavo attraverso una galleria larga e bassa, insozzandomi
i vestiti già notevolmente sporchi e rovinati.- Layla, sono
Tony.
Layla!- Ero circondato da buio e silenzio.
La sgalleria
prosegui ancora per qualche metro, per poi sbucare in un ampio spazio
naturale, una grotta scavata nella roccia, probabilmente per azione
di qualche sorgente sotterranea e dell'acqua piovana filtrata
attraverso il terreno. Nell'angolo più buio la mia fata se
ne stava
rannicchiata, le gambe strette al petto, lo sguardo vuoto e...era
sangue, quello rappreso all'angolo della sua bocca? Le strisciai
accanto con tutta la velocità che potevo, evitando le
carcasse di
topi che la circondavano. Il suo unico nutrimento, con tutta
probabilità. Preferii non chiedermi per quanto aveva dovuto
nutrirsi
di roditori.
-Layla... Che ti è
successo? É stata Dalila vero?- Allungai una mano, a
sfiorarle il
volto, cercando ti pulirlo dai rimasugli di sangue. Lei si
voltò
piano, annuendo, ma non disse una parola.
-L'hai mandato tu
vero? Mi hai salvato...Io...Non potrò mai ringraziarti
abbastanza.
Ho...Un grande debito nei tuoi confronti.- Lei mi guardava senza
emettere un fiato. Sembrava in uno stato di shock. Non volli vedere
cosa si agitava e strisciava tra i suoi pensieri, perchè non
credevo
proprio di essere abbastanza forte per sostenerlo. In fondo, avevo
dimostrato solo di essere un individuo debole e dalla scarsa forza di
volontà, in quell'ultimo mese.
Altro che grande
uomo libero da ogni costrizione...
-Andiamo...Vieni con
me. Ti porterò in un luogo sicuro. Lontano da lei.- Le presi
le mani
tra le mie, sciogliendone l'intreccio, per poi trascinarla verso
l'esterno. Preferii non chiedermi da quanto non vedeva la luce del
sole.
Me la caricai sulle
spalle gentilmente, pregandola di stringersi a me, e di li in poi,
pensai solo a correre, senza sosta, verso l'unico luogo a cui sentivo
di appartenere.
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Capitolo 9 *** Capitolo 9. La Lunga Strada verso Casa ***
Capitolo 9. La lunga
strada verso casa.
Avertii un tuffo al cuore, nel
riconoscere il paesaggio
che sfuocato mi scivolava accanto, durante la mia lunga corsa.
Avvertii un moto d'entusiasmo insieme ad una tremenda malinconia.
Stavo tornando a casa, ma dopo ciò che avevo fatto,
speravo davvero d'essere accolto come il figlio prodigo?
Probabilmente mi illudevo, ogni volta in cui mi immaginavo i loro
volti sorridenti, le loro braccia spalancate in attesa di me e solo
di me, ero consapevole di perpetrare delle fantasie senza fondamento.
Se io non potevo trovare il modo di perdonarmi, o almeno rendere
più
sopportabili le mie colpe, perchè loro avrebbero dovuto?
La mia sarebbe stata una lunga, lunga strada verso casa.
Non un luogo geografico, ma un luogo spirituale dove lasci il tuo
cuore, o quel qualcuno a cui lo affidi. Sai che per quanto tu possa
allontanarti, sarai sempre legato a quel posto o persona speciale da
lacci che neanche la morte può sciogliere. Per me era
così. La mia
casa era fatta di un amore tanto intenso per i
pilastri che la
sostenevano, da non necessitare d'essere dimostrato con parole e
gesti inutili, perchè aleggiava nell'aria e avvolgeva ogni
cosa, era
fatta di vividi ricordi di volti pallidi e avvenenti, di voci
melodiose, di movimenti aggraziati e fluenti, di sorrisi e risate che
vibrano nell'aria come le ali di un colibrì. Forse durante
la mia
fuga avevo perso dei pezzi lungo la strada, perchè
più mi
avvicinavo e più mi sentivo completo e risanato da qualsiasi
ferita.
Inoltre c'era Layla con me. Provavo delle sensazioni
troppo intense, di una forza e intensità prorompente. Era un
energia
nuova, appena nata ma già profondamente radicata in me.
Prima di tornare davvero a casa, avrei dovuto trovarle
un riparo. Io, a differenza di Alice, non potevo prevedere il futuro,
e non essere in grado di immaginare neppure una loro possibile
reazione mi riempiva d'ansia. Se avessero deciso di scannarmi
vivo,non volevo certo lei assistesse! Ricordavo di un casotto da
caccia abbandonato, all'interno dell'Olympic Nationa Park,in una zona
interdetta ai visitatori. Fu li che mi diressi. Non era
granchè, ma
per fortuna era ancora in buone condizioni, e lo spesso strato di
polvere che oscurava le finestre, e ricopriva ogni cosa al suo
interno, era segno che nessuno passava da quelle parti da molto molto
tempo.
-Mi spiace, ma dovrai restare qui per un po'.- dissi
alla mia fatina, mentre l'aiutavo a scendere dalle mie spalle (non
che avesse bisogno di aiuto, ma mi piaceva essere galante nei suoi
confronti) e la facevo sedere su uno sgabello traballante, dopo
averlo spolverato alla bell'e meglio con una manica della camicia.
Lei annuì in risposta, volgendo lo sguardo verso il
pavimento.
Sembrava triste al pensiero di rimanere da sola, e io lo ero
altrettanto, ma non potevo fare altrimenti.- Se qualcuno dovesse
avvicinarsi al casotto, tu devi scappare, capito? Non importa dove,
tu scappa, penserò io a ritrovarti. -
Annui ancora, e seppure a malincuore mi allontanai.
Mi sentivo leggero,
sempre più leggero, mentre mi avvicinavo sempre
più a casa. Non
l'avrei più lasciata. Una gioia indescrivibile che mi
colmava
l'animo. Raggiunsi i margini della foresta. Inspirai ed espirai a
fondo e sorrisi. Sentivo già i loro profumi, e probabilmente
loro
sentivano il mio, ma non mi aspettavo mi venissero incontro. Mi
fermai a qualche chilometro da casa, ciò che basta per poter
sentire
i suoni, le voci e gli odori che mi avevano sempre accompagnato
durante tutta la mia vita e mantenere una distanza di sicurezza. Non
esserne più parte mi faceva sentire a metà.
Dilaniato. Una strana
frenesia mi possedeva, era come se mi fosse impossibile stare fermo,
sentivo la necessita impellente di muovermi, o sarei impazzito.
Eppure dovevo resistere, almeno per il momento. I loro pensieri
giunsero a me come sospinti dal vento. Il mio volto era in ogni dove,
si chiedevano se non fosse un illusione, se fossi davvero tornato,
cosa mi fosse capitato e altre mille domande a cui speravo mi
avrebbero dato l'opportunità di dare una risposta.
Nessuno dava voce a qui pensieri però.
Cercavano anzi di trattenersi dal pensarmi, ma non sembrava ci
riuscissero. Erano euforici, eppure le voci dei loro pensieri erano
stanche e affrante.
Erano andati avanti con le loro
esistenze, ma qualcosa era diverso. Andavano avanti per inerzia,
più
perché costretti a farlo che per loro volontà.
In cuor mio percepivo la loro tristezza
come fosse la mia, perché in effetti lo era.
Erano grigie gemelle legate l'una
all'altra da pesanti catene.
La frenesia mi
abbandonò, sciogliendosi come neve al sole. Chiedevo solo di
ascoltarli, perchè quei pensieri, quelle immagini mentali,
erano un
balsamo per me.
Volevo solo
ascoltare.
Nessie rimuginava sui pensieri di
Dalila nella radura dove ci incontrammo la prima volta, mentre come
gli altri, si preparava per una battuta di caccia. Sembravano essere
un chiodo fisso per lei. Chiedeva vendetta, il suo orgoglio l'ESIGEVA
ORA E SUBITO. Dopo essere stato un giocattolo tra le sue mani, come
potevo darle torto?
Zia
Rose non è una puttana. Tanto
meno io. Lei non aveva il diritto di insultarla. Vorrei farla a pezzi
con le mie mani... Per lei Tony è andato via. Mi ha portato
via mio
fratello, e il mio migliore amico... Mi terrorizza pensare a come sia
riuscita a raggirarlo...
Sembrava
una bambina. Repressi infinite
volte con tutte le mie forze il desiderio di avvicinarmi a lei,
consolarla, prenderla un po' in giro e farla sorridere. Avrei voluto
stringerla, esserle accanto fisicamente e farle capire che per quanto
la vita ci faccia talvolta allontanare, il nostro è un
legame
inscindibile. Era così dolce immaginarmi in quelle scene,
esserne
entrambi i protagonisti... Non mi importava di null'altro, lei era
mia sorella, e le avrei voluto bene qualsiasi cosa fosse successa.
Il legame tra noi non mi era mai parso
tanto solido. La lontananza non faceva che amplificarlo, invece di
indebolirlo. Ma ancora più dolce era sapere che zia Rosalie
pensava
esattamente le stesse cose. Inconsciamente desideravano con ardore
difendersi a vicenda, e difendermi anche se non lo meritavo affatto.
Lei ci proteggeva da prima che nascessimo, per noi era una seconda
madre, ed eravamo tutti collegati da un profondo legame affettivo.
Era così evidente che dovevo essere proprio stato cieco per
non
accorgermene prima.
No, non cieco.
Sordo.
Zio Jasper era perennemente impegnato a
cercare di fronteggiare la tristezza, troppo grande anche per le sue
doti. La mia vicinanza sembrava aiutare, anche se solo in parte,
perchè riaccendeva le ceneri della speranza.
Era stato così fin da quando Dalila
era entrata con irruenza nelle nostre vite?
Oramai era allo stremo delle sue forze.
E nonostante zio Emmett cercasse di distrarlo, non riusciva ad
arrendersi all'evidenza che non avrebbe potuto aiutare nessuno in
quello stato, neppure se si fosse impegnato fino allo spasimo e che
avrebbe fatto meglio a gettare la spugna. Zio Emmett dal canto suo
sperava inutilmente che lui non si accorgesse di quanto si sentisse a
terra. Cercava davvero di consolarlo, o cercava di consolare se
stesso?
I pensieri di zia Alice erano intensi e
stranamente seriosi. Oltre ad essere occupata a scrutare il furuto,
si sforzava di non farsi sfuggire nulla più del necessario.
Mi
proteggeva perché non dovessi assistere a quella sua visione.
Non mi era stato mai chiaro il
significato di quei gesti, fino a quel momento. L'avevo erroneamente
sempre considerata un pò strana, ma lei era uno dei pilastri
della
famiglia. Non avevo mai considerato quanto fosse faticoso, scrutare
il futuro in continuazione, quanto deve essere frustrante essere
consci dei propri limiti, quando questi ti impediscono di aiutare chi
ami.
I pensieri più difficili da sostenere
erano quelli della mamma. Erano strazianti. Ed erano gli unici che
non potevo zittire.
Il dolore di una madre è la cosa più
potente che si possa provare. É come un fuoco che ti brucia
le carni
fino all'osso, e non puoi liberartene, perché ti si annida
dentro
per non abbandonarti più. Solo l'amore è
superiore, l'unica vera
cura.
Ma chi ero io per chiederle di amarmi?
A quel punto una parte di me desiderava che mi dimenticasse e
smettesse di lacerarsi l'animo in quel modo.
Solo questo pensiero mi trattenne dal
farmi vedere almeno da lei.
Eppure alla stessa maniera non volevo
che mi dimenticasse, perché io non avrei potuto
dimenticarla. Avrei
voluto che anche per lei, l'amore che provavamo l'uno per l'altra,
fosse qualcosa di necessario per andare avanti. Anche se avessimo
dovuto vivere di ricordi sbiaditi, lei mi sarebbe rimasta nel cuore e
desideravo rimanere nel suo, anche dopo tutto il male che le stavo
facendo.
E poi c'era papà.
Sembrava rassegnato. E si sentiva
colpevole. Era sempre tormentato da qualche dubbia consapevolezza,
sembrava volersi far carico di tutti i problemi della sua famiglia.
Il senso di colpa lo schiacciava come un macigno.
Perché si considerava colpevole di
ogni mio errore? Ormai era diventata una mia prerogativa non riuscire
a comprenderlo. Leggerne i pensieri non era sufficiente per arrivare
al suo animo, era troppo complesso, non avevo l'esperienza necessaria
per addentrarmi in un territorio così impervio e
impraticabile..
Credeva di aver sbagliato nel
crescermi, di non avermi dato ciò di cui avevo bisogno, di
non
essere stato presente quando avrebbe dovuto, di non avermi amato
abbastanza.
La mia fuga non era stata altro che la
dimostrazione di che mostro fosse.
Solo un mostro può farsi odiare dal
proprio figlio.
Solo un mostro avrebbe potuto dare alla
carne della propria carne una vita così infelice da fargli
desiderare di scappar via alla prima occasione.
E per colpa sua e solo sua Bella
soffriva, patendo le pene dell'inferno.
E non era sempre stato così, fin
dall'inizio?
Era stato certo fino a quel giorno, di
non poterla mai più ferire, dopo aver fatto la cosa
più abominevole
a cui riuscisse a pensare: toglierle la vita.
E Nessie pure soffriva, non c'era notte
in cui non si addormentasse tra le lacrime.
Mi sentivo rivoltare le viscere. Il
rimorso era insostenibile. Ma volevo continuare a crogiolarmi in
quello sciame di pungenti emozioni. Me lo meritavo, dovevo espiare la
mia colpa e prendere ciò che ne derivava senza un lamento.
Tante parole mi riempivano la testa,
solleticandomi la lingua nel tentativo di liberarsi e librarsi in
aria come farfalle fino a raggiungerlo e posarglisi sul capo.
Mi resi conto di che uomo formidabile
fosse mio padre. Non potevo che provare orgoglio nell'essere suo
figlio, perchè ogni ricordo legato a lui era la
dimostrazione di che
persona meravigliosa fosse. E io ero stato sempre troppo assente e
distaccato per rendermene conto. Certo, gli errori c'erano stati,
vampiro non è sinonimo di infallibile.
Avrei voluto scuoterlo e ridestarlo da
quel torpore,io e solo io ero l'artefice delle mie scelte, ed erano
state tutte degli errori madornali che si erano ripercossi su tutti
coloro che facevano parte del mio mondo. Errori a cui non potevo
più
porre rimedio.
Mi ero accorto troppo tardi di averlo
inconsapevolmente preso come esempio da...Sempre.
Credevo di essere un povero incompreso,
ma ero solo un egocentrico pallone gonfiato. Ero certo nessuno
potesse capirmi, ma ero io a non capire gli altri. Un insensato
egoismo mi aveva tappato le orecchie e gli occhi, impedendomi di
analizzare le realtà correttamente. Ecco cosa intendeva la
mamma,
quando mi disse di ascoltare.
Solo ascoltare.
Mi pentii di non averlo fatto prima.
E forse... Forse sarebbero stati
davvero felici di vedermi... Forse sarebbe tornato tutto come prima,
no, meglio di prima.
Mentre mi perdevo in fantasticherie, si
decisero ad uscire. Divisi in piccoli gruppi presero diverse
direzioni. Ma in casa sentivo dei rumori. Rumori antichi e nuovi
insieme, e dei profumi a cui non avevo fatto caso, e pensieri che non
avevo ascoltato, preso com'ero dalla girandola di sentimenti
trasmessami dei miei familiari. Finalmente potevo capire come si
sentisse Jasper ogni singolo giorno.
Della cioccolata calda fatta in casa, che borbottava ribollendo in un
pentolino...
Biscotti caldi, appena tolti dal forno...
La squillante risata di nonna Esme...
La voce di nonno Carlisle...
Il profumo squisito della nonna si confondeva con quello del cibo e
del suo secolare compagno. Inspirai a pieni polmoni ancora una volta.
Una mano invisibile e viscida e gelida mi stritolò il cuore
in una
morsa d'acciaio. Erano tornati, e io non c'ero stato li ad
accoglierli. Perché io avevo scelto di non fare
più parte di quel
felice quadretto, di quella perfezione assoluta. Ma ora che erano
nuovamente a casa, avrebbero spezzato le catene che imbrigliavano la
mia tristezza alla loro, e non sarebbe rimasto proprio nulla ad
accomunarci, a farmeli sentire più vicini.
La mano si divertì a strattonare il mio povero cuore...
Ecco, la loro euforia da cosa era dipesa!Erano così pieni di
gioia,
e io mi ero davvero illuso fosse a causa mia. Credetti davvero che il
mio ricordo potesse svanire dalle loro menti per sempre.
Perchè ci
sarebbero stati Carlisle e Esme a confortarli, d'ora in avanti.
Non l'avevo desiderato, seppure per una manciata di secondi?
Allora perché faceva così male?
La sentii prendere qualcosa in cucina, e dirigersi all'esterno. Il
nonno mi sembrava stesse chiuso nel suo studio, e non accennasse a
muoversi.
Chissà da quanto erano tornati...
Mi avvicinai ancora di più, nascondendomi tra le ombre,
nonostante
fosse del tutto inutile. Ma da li potevo osservarla, e il desiderio
di rivederli era stato irrefrenabile. Indossava un abito a fiori,
faceva tanto vecchio stile, e le stava d'incanto.
Si diresse verso le sue rose, mormorando qualcosa a proposito di zia
Rose, che avrebbe dovuto averne cura.
Per un attimo ebbi l'impressione si stesse rivolgendo proprio a me.
Si chinò sulle sue
rose,brandendo delle cesoie, lamentandosi ancora di quanto le
avessero trascurate durante la sua assenza. Nella sua voce c'era un
che di tenero, come se parlasse a dei bambini molto piccoli e
dipendenti dalle sue cure. Chiedeva scusa per l'assenza prolungata,
si congratulava per il loro splendore, e si scusava ancora di doverle
denudare, ma si sa, una potatura all'anno fa bene. Era tanto
premurosa e attenta, così dolce che mi scaldò il
cuore di
tenerezza. I suoi pensieri, sebbene fosse conscia della mia
vicinanza, erano l'eco delle sue parole.
Avanzai ancora,
emergendo dall'ombra. Esme sollevo lo sguardo, rivolgendomi un
luminoso sorriso.
Caro
ragazzo... Cosa aspetti a venire a salutare la nonna?
Mi ero prefissato di
non avvicinarli per ora, credevo mi bastasse vederli, anche se da
lontano, ma non seppi resistere al suo richiamo. Mi feci coraggio e
avanzai, ponendo tra noi il mio scudo. Non più
perché trovavo i
suoi pensieri noiosi o perchè fosse una scelta impostami
dalle
circostanze, ma perchè avevo compreso quanto il mio dono
fosse utile
e al contempo fastidioso per i miei cari. Non dovevo abusarne, ma
neppure privarmi di quello che era diventato un piacere, non
più una
condanna.
-Nonna...- mormorai,
salutandola con un cenno del capo e un sorriso incerto.
-Tony...- mi sorrise
raggiante.- Vieni ad abbracciarmi o no?- Disse allargando le braccia.
Le sorrisi ancora, a
mò di scusa, per poi consumare i pochi metri che ci
separavano. Lei
mosse qualche passo verso di me, così che potessi
abbracciarla.
-Mi sei mancata,
nonna...- mormorai, stringendola forte. Mi sentivo impacciato.
Avevo paura lei mi
scacciasse, dando voce alle mie paure.
-Anche tu tesoro!Sei
mancato a tutti, lo sai meglio di me.- Ma lei mi strinse con
altrettanta forza, per poi distaccarsi e allontanarsi appena,
squadrandomi da capo a piedi.- Ma guardati! Sei diventato
bellissimo!Però sembri stanco...-
Scoppiai a ridere.
Si ero stanco, ma in tre anni non ero cambiato di una virgola. Non
potevo cambiare! - Sei gentile nonna, ma sono sempre lo stesso!Si,
sono stanco, e ho...Bisogno di parlare con il nonno, e con gli altri.
Quanto staranno via?- Domandai guardandomi intorno. Il loro odore era
intenso nell'area, ma c'era troppo silenzio perchè si
trovassero
nelle vicinanze.
-Torneranno per
domani. Sarebbero dovuti stare via tutto il week end, ma quando hanno
sentito il tuo odore hanno accorciato il viaggio.- Mi sorrise,
tornando a dedicarsi alle rose. Recise qualche altro ramo, oramai
rinsecchito, per poi sollevarsi e muovere passo verso la porta di
casa.
- Entriamo,avanti!S
arai una bella sorpresa per loro.- aggiunse ancora , tornando sui
suoi passi per prendermi per un braccio, dato che non accennavo a
muovermi, e conducendomi in casa. - Hai bisogno di cambiarti d'abito,
o Alice impazzirà!-
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Capitolo 10 *** Capitolo 10. La Sua Storia ***
cap10
Grazie a : _Giuls_
e Florence
per aver portato la lista dei preferiti a 11!
E sempre a Florence
è dovuto un grazie per la sua recensione!
Vorrei
capire una cosa, però: ma com'è che il capitolo 7
è stato letto meno volte del capitolo 8?
Muah! Ammettetelo, ve lo siete perso! XD
Scherzi a parte, se vi ha fatto schifo capisco (non piace a me
figurarsi agli altri =_=") , ma vorrei avere dei riscontri,
perchè nessuna recensione + meno letture + più
preferiti
= una storia che non piace ma viene lo stesso messa tra i preferiti e
un'autrice che non capisce se e dove sbaglia!
Si accettano consigli, critiche e quant'altro!
Signore e Signori, il capitolo 10.
Capitolo 10. La sua storia.
Nulla era cambiato in casa Cullen, se non fosse per
l'aumento esponenziale di fiori. Ce n'erano ovunque e di diverse
varietà. I loro profumi si mescolavano in un'armonia
perfetta.
-Nonna, senza il tuo tocco speciale, la casa sembrava
proprio vuota!- esclamai, beandomi di quell'aroma, per un attimo
dimentico del mio compito.
-Ho preparato la merenda! Speravo Nessie mangiasse
qualcosa, prima di uscire. Non mi va che si nutra solo di sangue.-
Mormorò bonaria, muovendosi verso la cucina.
-No nonna, grazie. Devo parlare con nonno Carlisle,
urgentemente.- dissi io, muovendomi verso il suo studio. Ma lui mi si
parò davanti, abbracciandomi e dandomi una pacca sulla
spalla, senza
lasciarmi dire una sola parola.
-Ragazzo mio! Temevo di non rivederti più ormai!-
-Nonno!- ricambiai la stretta con vigore. - L'ho temuto
anche io...- Gli confidai in un sussurro, per poi porre fine ai
convenevoli di rito.- Nonno, ti prego, devi venire a vedere una cosa.
Ti spiegherò strada facendo, in parte.- Sospirai.- Il resto
lo
saprai quando ci saranno tutti.- Sentenziai, abbassando lo sguardo.
-é qualcosa di grave, Anthony?- domandò posandomi
entrambe le mani sulle spalle.
Anuii, per poi fargli segno di seguirmi. -Nonna,
potresti venire anche tu? Credo di aver bisogno di te
per...Beh...Capirai al momento.-
Raccontai loro tutto ciò che
potevo. Seppero così,
mentre correvamo verso il casotto dove speravo si trovasse ancora la
mia piccola fata,di Dalila, della mia prigionia, di quel mese di
tormento e alienazione, e ovviamente, di Layla, e dello stato in cui
l'avevo trovata.
-Un vampiro può subire un trauma così forte da
entrare
in uno stato catatonico?- Chiesi al dottore, mentre rallentavo, ormai
in prossimità di quella vecchia capanna in legno marcescente.
-Non lo so, Anthony. L'indole dei vampiri è molto
stabile, e qualcosa ne stravolge gli equilibri, possono avvenire dei
drastici e permanenti cambiamenti.- Non mi dava molto in cui sperare,
ma di più non potevo chiedere.
In fondo, mi avevano seguito senza domandare,
dimostrandomi una fiducia di cui ero immeritevole.
Poggiai una mano alla porta instabile e cigolante. -Vi
prego di essere gentili con lei, è molto scossa...credo.-
mormorai,
per poi entrare e tenere aperta la porta per loro. Layla
sollevò lo
sguardo posandolo prima su di me, poi sulla coppia al mio seguito. Si
leggeva la paura nei suoi occhi.
-Oh povera, povera piccola...- Sentii mormorare Esme. La
sua voce era tremolante, come rotta dal pianto. Era amore a prima
vista. Qualcosa mi disse che la famiglia Cullen si sarebbe presto
allargata.
Fui subito accanto a Layla, chinandomi sulle ginocchia
per abbassarmi alla sua altezza,mentre le sfioravo una mano. -Non
preoccuparti, Layla. Non ti faranno alcun male. Loro sono i miei
nonni.- Mi alzai, tirandole appena la mano piccola candida,
così che
si alzasse anche lei. - Ti presento il dottor Carlisle Cullen, e sua
moglie Esme.- La mia piccola meraviglia mosse appena il capo, in un
cenno di saluto appena percettibile.
Il nonno avanzò, prese la mano che io tenevo nella mia,
e si esibì in un perfetto baciamano, da degno gentiluomo,
quale lui
si riteneva. - Sono onorato di fare la sua conoscenza, signorina.
Layla è uno splendido nome.- Le sorrise, e lei trattenne il
respiro.
Era davvero troppo bello, per essere un nonno.
Ma lo sguardo della mia Layla era rivolto oltre le
spalle di Carlisle. Fissava Esme, e Esme la fissava di rimando,
mentre si muovevano inconsapevolmente l'una verso l'altra. E quando
Esme se la premette al petto, compresi di non essermi sbagliato.
Non sarebbe più stata sola.
La portammo a casa,neppure fosse un randagio abbandonato
sul ciglio della strada, e la nonna non ci fece avvicinare a lei
finché non si fosse sistemata, levata quegli straccetti
umidi che
portava indosso, fatta una doccia calda (come se i vampiri ne
avessero bisogno) e indossato degli abiti puliti. Non osammo
contraddirla. Da quando anche Nessie ed io eravamo diventati adulti,
sembrava soffrire della sindrome del nido vuoto.
Ci mandò addirittura a cacciare qualche cervo per lei,
perché a suo dire, doveva essere affamata. In effetti, non
era in
torto. Layla dissanguò in pochi minuti i due grossi cervi
che
portammo a casa.
-Accidenti, questa si che è fame! Non ho proprio
pensato di fermarmi e procurarle del sangue fresco mentre venivamo
qui. - borbottai, scuotendo il capo, sconvolto dalla mia stessa
stupidità.
Quel sangue caldo, sembrava averle ridato vigore, la
pelle era meno pallida, e gli occhi mi parvero più luminosi.
Sembrava più sana e in forze. Ciò a rendeva
ancora più bella, ma
in parte, ne ero certo, era merito anche delle cure della nonna. Le
aveva dato da mettere dei vecchi abiti, probabilmente della zia Alice
a giudicare dalla taglia: una semplice maglia color blu baltico, dal
collo alto e le maniche corte e leggermente rigonfie, dei jeans
chiari, scoloriti ad arte, e delle ballerine bianche. I suoi capelli,
ora morbidi e puliti, le ricadevano sulle spalle raccolti in onde
ordinate.
Dopo essermi liberato dei corpi dei due animali, l'affidai alla nonna,
mentre anche io mi facevo una doccia. Fu una
liberazione, buttar via quei vecchi abiti e indossarne di puliti.
Dopo la doccia, mi sdraiai nella stanza di mio padre (non dormivo da
giorni, e il richiamo del mio affezionato divano era stato troppo
forte per poter resistere). Mi addormentai profondamente, e fu un
sonno lungo ristoratore.
Mi svegliai solo il mattino dopo. Era una rara mattinata
di sole. La casa era permeata del suo odore. Era come svegliarsi in
paradiso. Mi alzai frettolosamente, volevo sapere dov'era, come stava
e cosa stava facendo. La trovai in cucina, seduta al grande tavolo in
legno massiccio, accanto ad Esme. Non mi ero reso conto di quanto si
somigliassero. Ma erano una visione divina...
Perfetto, mi stavo innamorando di un piccolo clone di
mia nonna!
Sembravano davvero madre e figlia. La nonna pigolava
allegramente, mostrandole delle riviste e dei campionari di
stoffe.-Oh, buongiorno tesoro! Ti preparo la colazione... Comunque,
ti dicevo Layla, puoi scegliere la stanza che preferisci, non so
proprio come la preferisci orientata. - Le stava preparando una
stanza tutta per se, come c'era d'aspettarsi.
Il mio cuore ruggiva per l'emozione. Poterla avere
sempre vicino...Poteva esserci qualcosa di più bello al
mondo?
La mia piccola mi rivolse uno sguardo limpido ma
sorpreso dalla frequenza accelerata del mio battito, per poi annuire
al dire della nonna, che mi posò davanti una tazza di
thè e un
piatto di biscotti.
-Grazie nonna!Dov'è il nonno?- Le scoccai un bacio su
una gota, per poi accomodarmi. Morivo di fame.Mi accorsi
però che
Layla sembrava a disagio, nel vedermi mangiare del cibo umano. Era
palese che cercasse di non volgere mai lo sguardo in mia direzione,
tentando di concentrarsi sul chiacchiericcio di Esme e le varie foto
che continuava a propinarle.
- é andato incontro agli altri. Alice l'ha visto mentre
partiva per andare a cercarli e così si sono preoccupati.
Hanno
chiamato mentre dormivi, ma lui era già uscito. Uhm...Tony,
tu che
ne dici di un giallo pastello molto tenue?- mi domandò
improvvisamente porgendomi la rivista che sfogliava fino ad pochi
minuti prima.
Lancia un occhiata alla foto davanti a me. - Eh?Per chi
è la camera da letto?- Fingevo indifferenza, e lo facevo
davvero da
schifo.- Beh questa nella foto è carina,ma...Non ci sono
troppi
fiocchi?- Mi atteggiai a grande arredatore d'interni... In
realtà
non avevo idea di cosa stessi dicendo.
-Per Layla, è ovvio! Se deve stare qui è giusto
che
abbia una camera per se come tutti gli altri, ma non riusciamo a
trovare il colore adatto.- Si lasciò andare in una risata
cristallina.
Erano un suo tratto tipico questo genere di premure nei
confronti del prossimo.
Non potei fare a meno d ridere anche anche io. -Ah
certo!Nulla da obbiettare! Ahm...Non so... - Mi fermai un attimo a
riflettere anche io sulla vasta gamma di colori esistenti, e su quali
potessero piacerle.
La cosa cominciava a preoccuparmi, probabilmente ci
avrebbero sterminato nel giro di qualche settimana, e io mi
gingillavo, crogiolandomi in un dilemma senza risposta: meglio lilla
o malva? -No, il color malva non ce lo vedo...-Borbottai, replicando
ai miei stessi pensieri.- Io mi butterei più su un verde.
Oppure...-
Sbuffai. - Nonna lo sai anche tu che non sono la persona giusta a cui
chiedere...-
-Lo so, ma Alice non è in casa, e mi serve un secondo
parere!- esclamò, tornando a sfogliare la rivista.- Oppure
un
azzurro tenue? No no, sarebbe troppo scontato!-
-No, mi sembra carino. Anzi, perchè non un bel color
avorio? Anzi color champagne. Va molto di moda quest'anno! - Replicai
istintivamente. Troppo istintivamente. Cominciavo a parlare come zia
Alice. Io! Da sempre refrattario al suo fanatismo nei confronti della
moda!
In fondo era facile immaginarla immersa in quei colori
delicati, proprio come lei. In realtà non avevo idea di che
differenza ci fosse tra quelle due sfumature, ma volevo
disperatamente essere partecipe, contribuire a qualcosa che avrebbe
potuto renderla felice.
-Hai ragione! Si, si! Vada per una sfumatura champagne!-
La fissavo sbalordito. Avevo davvero detto qualcosa di giusto?? -Non
fare quella faccia, dai! Alice sarà molto fiera di te! Ormai
era
certa avessi preso tutto da Bella.-
- Lo prendo come un complimento.- dissi sorridendole.
Layla ci fissava sbalordita. Probabilmente si stava
chiedendo se non fosse finita in un manicomio. -Tranquilla...-
mormorai, ficcandomi un biscotto in bocca.- Se non ti piace possiamo
sceglierne...-
Un rumore dall'esterno interruppe la nostra
conversazione. - Nessie...- Impossibile non riconoscerne il passo
leggero e il profumo. E con lei c'era Jake.
- Stanno arrivando ! Jacob avrà fame, meglio che
prepari qualcosa! Ah, quel ragazzo ha un tale appetito!-
cinguettò,
sgomberando la tavola e mettendosi ai fornelli.
-Ti spiace preparare anche per Nessie? Magari gradisce
qualcosa anche lei. Solitamente quando caccia con Jake tende a
limitarsi. - La nonna annui, per poi volgermi le spalle.
Contavo mentalmente i secondi che ci separavano.
3...2...1...
Non appena la porta sul retro, che dava
direttamente
sulla cucina, si aprì piano, Layla si alzò,
affiancandosi a Esme,
anzi rifugiandosi alle sue spalle. Ancora non potevo saperlo, ma
quella sarebbe diventata la prassi. Aveva paura di loro, di Jake
più
di tutti gli altri.
Nessie entrò lentamente nella stanza. Si muoveva con
molta prudenza e mi fissava come se fossi un fantasma. Io le sorrisi,
e lei si sporse verso la nonna, ignorando Layla, come se fosse stata
anch'ella il frutto della sua mente stanca.
-Nonna,è possibile che io abbia delle allucinazioni?-
domandò con un fil di voce, senza levarmi gli occhi di dosso.
- E così ora sono un allucinazione? Grazie Nessie,
questo ancora non me l'avevano detto!- scoppiai a ridere, la sua
espressione era di totale sgomento.
-Tony!!!!- Jake si fiondò attraverso la stanza
così
velocemente che quasi non riuscii a vederlo attraversare il giardino
e l'uscio di casa. Mi avvolse in un abbraccio stritolatore,
sollevandomi dalla sedia che occupavo.
-Si...Si...Va bene... Sei felice...Ora lasciami...Mi
soffochi...- borbottai,mentre continuava a stringermi e scuotermi al
contempo.
-Io lo sapevo che saresti tornato! Ah! Emmett mi deve
cinquanta dollari!... Non ti spiace che abbia scommesso su di te
vero?-
-No,se mi metti giù!- replicai riprendendo fiato. Venni
liberato da quelle braccia, per venire stretto da altre, più
fini e
delicate. La mia sorellina mi piangeva addosso come una fontana,
scossa dai singhiozzi. Le carezzai la schiena ricambiando la sua
stretta con affetto.
-Sciocca...- le sussurrai piano. - Mi sei mancata... Ma
ora smetti di piangere! Sembra ti sia morto il cane!- Lanciai un
occhiata a Jake.- Oh, scusa! Senza offesa eh!- Ma lui era tanto
euforico da non riuscire a prendersela per le mie battutacce.
Nessie mi si staccò di dosso, accennando una breve
risata.- Forse questo non avresti dovuto dirlo. Anche se è
carino
con il pelo arruffato!-
-Se se divertente!-
Sedette a tavola, occupando il mio posto.
-Tsk... Quella è la
mia sedia.- sbottai, dandogli un calcione con tale forza da farlo
cadere a terra con un tonfo. Con soddisfazione ripresi possesso della
mia sedia.- Ora va meglio!- Lui sbuffò, ma prima che potesse
reagire, la nonna posò a tavola due piatti fumanti. Bistecca
ai
ferri e patate al forno. Lo stomacò del lupo
brontolò in maniera
indecente.
-Non te la faccio
pagare solo perchè ho troppa fame e Esme cucina in maniera
divina.-
sbottò per poi buttarsi sul cibo.
Nessie dal canto
suo, non sembrava affatto interessata al cibo, nonostante la nonna
insistesse perchè mandasse giù qualche boccone.
-Lei...é
proprio lei?- domandò, avvicinandosi a Layla. L'osservava
con
curiosità mista a diffidenza.
Puoi
fidarti di lei, Nessie. Se continui a squadrarla in quel modo le
farai paura.
Vedremo
se potrò davvero fidarmi. E se fosse una spia? Scusa ma tu
ti sei
già fatto...
Fregare!
Lo so,ma credimi, stavolta non c'è nessun inganno. Dovrai
abituarti
a lei, la nonna se n'è innamorata, e non credo proprio la
scaccerà
solo perchè tu non riesci a fidarti. Hai visto anche tu come
Dalila
la trattava, no?
Il nostro scambio d'opinione passò in
sordina, e nella
stessa maniera terminò. Nessie non mi rivolse più
la parola,si mise
a tavola e cominciò a sbocconcellare dal proprio piatto,
meditabonda
e assorta, finché il nonno non tornò con tutta la
famiglia al
completo. Inutile dire che mi
furono addosso in un istante, sembrava che non ne avessero mai
abbastanza di stringermi,e assicurarmi che ero mancato a tutti da
morire, darmi pacche sulla spalla e ovviamente aggiornarmi su tutto
ciò che mi ero perso in quel mese di assenza forzata. La
mamma mi si
era praticamente incollata addosso, e non accennava a lasciarmi.
L'unico rimasto in disparte era papà. Stava in piedi accanto
alla
mia piccola vampira dagli occhi blu, mormorandole qualche parola di
benvenuto. Sorrideva, non dubitai che fosse felice di vedermi, ma ero
conscio di aver bisogno di parlare con lui, noi due da soli. Gli
rivolsi a mia volta un sorriso.
Visto?
Non sono stato poi un fallimento così catastrofico...
Lui rise a questo
mio pensiero dai toni ironici.
Oh
certo, sei stato solo un poco tardo...
Replicò con la
stessa ironia per poi aggiungere:
Credo
Bella non ti si staccherà più di dosso!Ci sei
mancato. Sono tutti
tremendamente felici. Se fossero vivi gli scoppierebbe il cuore.
Sorrisi ancora. Lui
si spostò, mettendosi a sedere al mio fianco, prendendo
parte alla
conversazione, che per la felicità di zia Alice, si era
spostata
sull'organizzazione di una giornata di shopping a cui lei intendeva
trascinarci tutti. Me compreso.
- E anche Layla! Non
ha che quegli straccetti! Nono, così non va! Sono della
stagione
passata, li ho indossati per ben due volte!- borbottò
incrociando le
braccia al petto.
Non ebbi il coraggio
di dirle di no.
Mi sentivo
finalmente completo, ed ero grato a tutti loro, per quella magnifica
accoglienza.
E i loro pensieri!
Non resistessi alla tentazione di farmi i fattacci loro. Erano
ambrosia per le mie meningi. Così carichi di delizia e
contentezza...I suoi pensieri però si distaccavano dagli
altri.
Erano impregnati di paura. Layla si stringeva a Carlisle,che intanto
l'aveva fatta accomodare a tavola convincendola a sedere tra lui ed
Esme, come se potesse essere l'unico essere abbastanza forte da
difenderla e infonderle un senso di protezione. Il capo famiglia si
schiarì la voce, riportando il silenzio nella stanza
affollata.
-Credo tutti
vogliate conoscere la nostra piccola ospite...- le sorrise.- Anzi, la
vostra nuova sorella.- Gli zii si guardavano l'un l'altro
così come
la mamma e zia Rose. Gli unici che parevano indifferenti alla cosa
erano proprio papà e Alice. Che sapessero qualcosa che io
non
sapevo?
- Dovresti dire
carceriera...Quando Anthony ci ha portato da lei, era totalmente
sconvolta e spaventata.- l'interruppe la nonna.- Deve aver subito
qualcosa di penoso e inenarrabile.- allungò una mano,
sfiorandole il
capo. La piccola vampira fremette spaventata sotto quel tocco, per
poi rilassarsi. La sua espressione era sorpresa. Non si aspettava una
carezza. E si guardava intorno spaurita. Era lampante che la presenza
di tanti vampiri la spaventasse indicibilmente. La nonna sorrise al
proprio compagno, lasciandogli nuovamente la parola.
- Esattamente mia
cara. Non ha detto una sola parola da allora. Ma non si è
opposta
quando Esme se l'è stretta al petto e ha deciso di portarla
a casa
e adottarla come fosse un cucciolo, e non mi si è
più staccata di
dosso!- scosse le spalle, piacevolmente divertito. Nessuno sembrava
più dubitare di quella piccola fata dagli occhi di zaffiro,
neppure
zia Rose. Se Carlisle si fidava di lei, gli altri non avrebbero
potuto non fare altrettanto. - Ora però, piccola Layla, devi
raccontarci la tua storia.- Riprese, con voce calma e rassicurante.
La vampira si scostò appena da lui, alternando lo sguardo
tra tutti
i presenti, scuotendo il capo, in un silenti rifiuto a proferire una
sola parola.
Le fui accanto in un
attimo, prendendole una mano tra le mie.- Per favore, Layla, per noi
sarebbe molto importante. Altrimenti non potremo aiutarti... Non vuoi
che Dalila venga fermata.?- Sembrò pensosa, ponderava le mie
parole.
La sua mente era un aggrovigliarsi continuo di ricordi, e tutti
spiacevole. Infine si voltò verso la famiglia, e con voce
timida e
dolce disse: - Io...ahm.... so....sono...Layla...- balbettò,
aveva
un leggero accento inglese, di cui non mi ero accorto prima. Si
torceva le mani per l'ansia e il nervosismo di dover parlare davanti
a tanti volti nuovi e sconosciuti, senza sapere cosa aspettarsi da
loro.
Sarebbero stati
buoni con lei? O sarebbero stati come Dalila? Continuava a
chiederselo senza sosta, nonostante non le mostrassero alcun astio.
La mia piccola
fatina mi attirava a se del tutto inconsciamente. Le rimasi accanto,
anche quando ritirò la sua piccola mano e si strinse ancora
al
nonno. Repressi un moro d'irritazione, cominciavo ad essere geloso
del nonno e della vicinanza tra loro.
Ancora una volta
desiderai di sfiorarla, i fini lineamenti del suo volto sembravano
fatti apposta per essere fiorati dalle mie mani... Sospirai,
ricacciando indietro innumerevoli pensieri, tutti leggiadri e
dannatamente piacevoli.
-I...Insomma...ahm...io...-
fece una piccola pausa, incerta su come cominciare il suo racconto.-
Voi... Voi avete conosciuto mio zio!- Disse improvvisamente e con
foga, come avesse avuto paura che, se avesse atteso un istante in
più
non sarebbe riuscita a spiccicare parola. Si era involontariamente
sporta verso i presenti, che trovandola piuttosto comica, si
trattennero dal riderle in faccia, ma non poterono impedirsi di
guardarsi l'un l'altro in maniera eloquente. -Ahm.... mi...mio
zio...Nahuel...credo...lo..lo ricordiate...Spero.-
Come avremmo potuto
dimenticarlo? Gli dovevamo la vita! La mia gemella smise di
respirare, e il suo cuore mancò un battito. E la fatina
tornò ad
aggrapparsi al braccio del nonno,sentiva gli sguardi attoniti dei
miei familiari addosso. Compresi che anche lei, come me, detestava
trovarsi al centro dell'attenzione, anche se per motivi differenti.
- Allora siamo
onorati di poterti ospitare in questa casa. Come sta Nahuel? Spero
bene, è venuto a trovarci a Londra giusto qualche mese fa
e... Oh
ma che sto facendo? Dovresti essere tu a parlare ! Scusami,e continua
pure Layla.- l'incitò il nonno. Lei annuì
lentamente, e
tornando a torcersi le mani, riprese da dove aveva smesso il suo
racconto.- Lui...sta...bene...Ehm ehm...insomma...- sospirò
- Io
sono la figlia di una delle sue sorelle... Sono proprio la...- si
zittì, volgendo il capo verso Nessie, che l'osservava con
occhi
sgranati. Abbassò subito lo sguardo, imbarazzata.
-...la...figlia...biologica...di...mia madre...cioè...di una
mezza
vampira.- La stanza era silenziosa come mai prima d'allora. Si
sentiva solo il respiro affannoso di mia sorella e il suo cuore
battere all'impazzata. Risentivo quelle parole nelle menti dei
presenti, ancora ancora e ancora. Come me, non riuscivano a dare un
senso alla cosa. Nessuno disse una parola, quindi la vampira
proseguì, sebbene titubante.- Ahm...è...difficile
da...spiegare.
Mio...padre era un vampiro... Insomma...da...da...cosa nasce cosa
e...alla fine...sono nata io... Io non...non sono proprio un
vampiro...cioè lo sono! Ma...Io... credo...insomma...Di
essere
biologicamente un...un vampiro. So...Sono...Si insomma sono...affetta
da...vampirismo...-
Qui il nonno,
sollevando appena una mano, l'interruppe, troppo curioso e
affascinato da quella chimera che sedeva rigida al suo fianco. -
Aspetta... vuoi dire che sei malata? Che sei affetta da una malattia
genetica? Strabiliante... é estremamente affascinante... Ma
ne sei
certa? Voglio dire, avete fatto degli studi?-
La piccoletta scosse
il capo in segno di diniego.- No... nessuno studio... Io
semplicemente...Sono... Mi sono svegliata... Morta...
Cioè...Avevo...Ahm...- socchiuse appena gli occhi, nello
sforzo di
ricordare ogni particolare di quell'episodio.- Cinque anni, quattro
mesi, e diciassette giorni... Precisamente... Ehm...Sono cresciuta
molto in fretta...Non..Non ho provato dolore. Il mio cuore ha
semplicemente...Smesso di battere. - Strinse le spalle minute,
scuotendo ancora il capo.- Mio padre, da umano...era stato...ahm...un
biologo...o...una cosa del genere.- Un mezzo sorriso le illumino il
viso.- Così ipotizzò che, possedendo entrambi un
dna...Di...Vampiro...Nel loro dna fosse presente il gene portatore
del vampirismo e...Quindi...Che... Me l'avessero trasmesso, come se
fossero...Portatori e affetti da una malattia genetica, e che quindi
io... Beh... Anche io ne sarei stata...Affetta. Ma...Sono un vampiro
come gli altri... In fondo.-
- Stupefacente...
Sono esterrefatto Layla!Vorrei conoscere tuo padre! Anche se vorrei
capire...Tua madre è riuscita a darti alla luce con
facilità?
é...Scusa, non vorrei sembrarti cinico ma...è
sopravvissuta?- Layla
annuì ancora all'ennesima domanda del nonno.
- Certo...-Mormorò
lievemente. Mentre la tensione nella vampira si scioglieva, i
pensieri di Nessie si ingarbugliavano come i fili in una matassa
caotica e inestricabilmente annodata. Mille dubbi le vorticavano per
la mente.- Ma... Non potrete...Conoscerli...Sono morti...Circa sedici
anni fa... Sono morti per davvero dico...Mo...Morte ultima,
insomma...Ma lei è sopravvissuta al parto... e...Tutto il
resto.-
disse piano. Si aspettava una reazione forse, ma nessuno emise un
fiato, e lei imbarazzata, riprese a parlare.- Fo... Forse...dottor
Cullen, vuole...Vuole sapere come è...Possibile... Il
parto..?-
Butto lì una domanda appena sussurrata. Nonno Carlisle
annuì,
facendole segno di proseguire.- é nella natura dei
mezzosangue...
Voglio dire...Metà umani...E metà vampiri
pure...Il segreto sta
nella dieta... é il sangue che... Che li avvicina di
più
al...Vampirismo. Ma se si nutrono solo di...Cibo umano per un lungo
periodo di tempo... Riprendono da dove avevano...Lasciato...
Ricominciano a crescere...E invecchiare...Mia madre non...Non
sapeva...Quando ha incontrato mio padre, aveva appena abbandonato suo
padre...Il padre di Nahuel. Non voleva vivere come un...un
vampiro...Come una... un...insomma...schiava di suo
padre...Così non
ha più toccato del sangue. Quando la sua strada
incrociò quella di
papà... Lui si accorse subito che era diversa...E...si
innamorarono...e...Ma...Ehm...Lei cambiava...Invecchiava... Dopo
duecentotrentacinque anni è parecchio... Strano. Poi... Lei
rimase
incinta...E fu costretta a nutrirsi di sangue...Perché io lo
volevo.
Anche da viva, non potevo nutrirmi...Di altro... Non riuscì
più a
smettere. - corrugò la fronte, chiudendo piano gli occhi.
Sembrava
indecisa. E sofferente.- Eravamo...Felici... Vivevamo in Inghilterra,
nei pressi di Londra...E poi...Un giorno si presentò da
noi...Lei...
- Un immagine di Dalila le attraversò la mente. Era
bellissima, ma
nel suo sguardo c'era qualcosa di terrificante.- Era stata la
compagnia del padre di Nahuel...Quando i Volturi lo giustiziarono, la
risparmiarono perchè...Perchè lei ha un dono... E
lui non ne
possedeva nessuno. Lei, non ama niente, se non il senso di...potere.
Aveva accettato di essere la sua compagna, perché credeva di
poterne
ricavare un...un tornaconto personale, dalla sua folle idea di creare
una nuova super-razza. Entrò nella Guardia, e venne
ingaggiata da
Aro perchè andasse a cercare tutti i figli del suo
compagno... Per
vedere chi possedeva dei doni... preziosi e utili. Nahuel non era
interessato, e alla fine... Lei andò oltre. Non so
perchè non lo
uccise. Nessuna delle altre aveva dei doni, e ovviamente... Le
uccise tutte. Ma... Quando trovò noi.... Lei...Ci
denunciò ai
Volturi, pensando di poterne ricavare qualcosa, e in effetti...Aro le
fu molto grato. Lei divenne la sua preferita. Li uccise e mi
portò...Da lui e... Dopo avermi stretto la mano, mi...Mi
offrì a
lei...come....come...do...dono. E ora... é rimasto solo
Nahuel...e...io... Il mio dono...è... utile...Mi...mi...mi
ha...-
Non riuscì ad andare oltre. Chinò il capo, come
se si stesse
sottomettendo a qualcosa di troppo grande perchè lei potesse
opporre
resistenza. Nessuno osò parlare. Nonna Esme si
alzò, la strinse in
un abbraccio, la fece alzare e la portò di sopra. Piano
anche gli
altri si ridestarono, disperdendosi per la casa come foglie mosse dal
vento. Solo io rimasi la, impalato in mezzo alla stanza, incapace di
muovere un solo passo.
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Capitolo 11 *** Capitolo 11. Per favore, non andare ***
cap 10
Grazie a mikelina
per aver aggiunto la fic ai suoi preferiti (ho trovato molto tenera la
tua fic "L'emozione non ha voce" *_* inoltre adoro quella canzone *_*),
e a chi ha avuto la pazienza di recensire, parto subito con le risposte.
Recensione
di francef80 : piccola
critica: in questo capitolo parli di un profumo paragonandolo a quello
della stella alpina. ma la stella alpina non ha odore, e soprattutto
non cresce nei boschi. forse era meglio un'orchidea.
Grazie per la critica,
l'apprezzo davvero tanto, e ci tengo a spiegarti il mio punto
di vista.
"la
stella alpina non ha odore, e soprattutto non cresce nei boschi"
Appunto! =P
E il nostro Edward l'ha ben sottolineato.
Più il
là si capirà il perchè della mia
scelta, sappi solo che è stata volontaria, non è
frutto
di un errore anche se può sembrare. ^^" Comunque non l'ho
paragonato ad alcun profumo, è più
probabile che mi sia espressa male, lasciando intendere ben altro
rispetto a ciò che volevo comunicare. Sarei felice se mi
facessi
notare a quale parte del capitolo ti riferisci, così che
possa
correggere (o meglio riscrivere) il prima possibile.
Edit: un errore
trovato (la stella alpina non ha odore,e lo sapevo, ma
in effetti lasciavo intendere che in natura fosse profumata) e
corretto! ^^ grazie mille per avermelo fatto notare!
Capitolo 11. Per favore, non
andare.
A sera ci riunimmo nuovamente nella
cucina della villa.
Mancavano all'appello solo la nonna e Layla, ancora al piano di
sopra. Nessuno di noi, dopo aver ascoltato la sua triste e tragica
storia, desiderava disturbarla. Volevamo si riprendesse.
-Allora, Tony deve comunicarci qualcosa di estremamente
importante, vi pregherei di ascoltare con attenzione, perchè
ho
ragione di credere che farà la differenza tra la vita e la
morte.-
Il nonno parlava con una nota di solennità nella voce, come
accadeva
quando davanti a noi si prospettavano tempi bui. Presi un profondo
respiro, soffermandomi su ognuno dei miei familiari, seduti stretti
stretti attorno al tavolo.
- Dalila, come avete già sentito, fa parte della
Guardia dei Volturi.- Cominciai, la voce mi tremava, la mia mente
lavorava senza sosta, rielaborando tutte le informazioni che la
vampira mi aveva fornito senza che nemmeno se ne accorgesse. - Non
solo lei è la preferita di Aro, ma è anche il suo
killer, da quel
poco che ho potuto leggere tra i suoi pensieri. Ma questo non le
basta. Lei vuole di più, molto di più. Vuole
diventare la sua
consorte. Vi immaginate che disgrazia sarebbe, non solo per quelli
della nostra razza, ma per il genere umano, se lei diventasse regina
dei Volturi?- Non c'era bisogno di dar voce ad uno dei possibili
scenari, per tutti era ben chiaro sarebbe stata la fine.- Aro non sa
nulla, o meglio, non ne sapeva nulla fino ad una settimana fa. Il...-
-Aspetta! Io non ho visto nulla!- M'interruppe Alice,
saltando su dalla sedia e sporgendosi sul tavolo, in mia direzione.
-C'ero io con lei, zia. Non avresti potuto vederla in
nessun caso. Non ci resta che monitorare le mosse dei Volturi. Appena
decideranno qualcosa, zia, sicuramente lo vedrai. - risposi, mentre
lei tornava a sedere e io riprendevo il mio discorso li dove mi ero
interrotto.- Il suo piano è ridicolmente semplice, ma
efficace. Noi,
siamo il suo biglietto d'andata per il trono. Noi, siamo un regalo di
nozze. É una donna rozza ma scaltra, ha capito quanto ad Aro
bruci
ancora la sconfitta, ed è convinta di poterlo conquistare,
se ci
consegnerà a lui come dono. In fondo, non ha sempre
desiderato
mettere le mani su zia Alice? Su papà? Per non parlare della
mamma!
Diciassette anni fa, in quella radura, ha pensato di uccidere la sua
guardia del corpo, per far posto alla “Signora
Cullen”. Papà, lo
sai bene quanto me! Dalila sa quanto siamo legati, e quanto questo
legame che ci unisce l'uno all'altro sia forte e inscindibile. Ma
conosce i nostri punti di forza e i nostri punti deboli. Anzi, i miei
punti deboli. Io sono l'anello debole, l'ha capito subito, come l'ha
capito Aro anni fa. Ci ha osservato per mesi, studiandoci come si
studia una preda, e secondo i suoi progetti sarei dovuto essere io, a
consegnarvi tutti tra le sue mani. E...- chinai il capo, incrociando
le braccia al petto.- L'ho fatto. Se non fossi stato così
stupido...
Io... Le ho dato tutte le informazioni di cui aveva bisogno e...-
-Ma eri sotto l'influsso del suo potere non potevi...-
Cominciò la mamma, ma la interruppi con un grido.
-No!! Non è una scusante per il mio comportamento! Vi
ho condannato tutti a morte, o peggio, ad un eternità al
servizio di
Aro!-
-Aspetta, hai detto che ci ha studiati per mesi? Come è
possibile se... Avremmo dovuto sentire il suo odore!E Alice avrebbe
dovuto vederla nelle sue visioni!- Commentò Emmett, in piedi
alle
spalle di zia Rose.
-Non so che dirti zio, per quanto riguarda le visioni.
Forse aveva già deciso di usarmi come una marionetta, quindi
il suo
destino si era già intrecciato al mio. Per il resto...Il suo
dono.
Lei può nascondere il suo odore, o modificarlo. Crea come
una bolla
d'aria, in cui non si sente alcun odore. Beh, tranne il suo...O
almeno, io potevo sentirlo, come quella mattina nella radura, per voi
loro non avevano odore, giusto? Ma io sentivo perfettamente il suo
profumo. Non so come funzioni, in realtà. Non so se funzioni
solo
con me. - Scossi appena le spalle, sollevando appena il capo.- La
cosa peggiore è che io sotto suo ordine avrei dovuto
attirarvi in un
imboscata. Per questo ha contattato Aro. Non avremmo avuto il tempo
di radunare dei testimoni, come loro preferiscono chiamarli, e lei ha
calcolato circa tre settimane di tempo per addestrarmi e permettere
ai Volturi di raggiungerla, allo scadere delle quali vi avrei
condotto in un luogo prestabilito, dove avreste trovato Aro, Caius e
Marcus e la Guardia ad accogliervi. Ancora non aveva idea di che
pretesto utilizzare, ma mi avrebbe sguinzagliato contro la moglie di
Aro, uccidendo lei e poi Layla. Lei non vuole essere la concubina, ed
è intenzionata a spianarsi la strada con qualsiasi mezzo.
Ovviamente
la mamma, oppure anche io, se fossi rimasto vivo, saremmo stati
costretti a schermarla per il resto della sua esistenza,
così che
Aro non potesse leggerne i pensieri.-
-Dalila sottovaluta Aro.- Mormorò il nonno,
sovrappensiero.
-Lei sottovaluta tutti nonno. É superba e arrogante e
gretta, è convinta che tutti, compreso Aro, siano un gradino
sotto
di lei, per bellezza, e intelligenza. Si sente infallibile e
insuperabile.-Sospirai.
-Ma non è infallibile! Voglio dire, tu sei riuscito a
scappare e a salvare Layla.- Disse Jake, che fino ad allora non aveva
fiatato.
Scossi il capo tristemente. - é Layla che mi ha
salvato. Era come se la mia mente e il mio corpo si fossero divisi.
Il corpo obbediva a Dalila, la ma mente era sveglia e si ribellava
inutilmente, se non fosse stato per il pensiero di Layla, alla fine
mi sarei arreso. Non so perchè, ma pensare a lei mi...mi
dava forza.
Anche quando è sparita. Non osavo immaginare cosa ne avesse
fatto.
Poi una sera, ho aperto una finestra e mi è letteralmente
volata in
mano una margherita. Non aveva alcun senso logico, ma io sapevo che
era un suo messaggio, ed è stato come... Non ci sono parole
per
spiegarlo. Improvvisamente ero nuovamente padrone di me stesso.
Allora sono fuggito, e sono andata a cercarla, finchè non
l'ho
trovata, rannicchiata in una specie di grotta. Aveva del sangue
incrostato sul labbro, ed era sotto shock, circondata da cadaveri di
topi in decomposizione. Dalila deve possedere una forza straordinaria
se è riuscita a ferirla! A ridurla in quello stato!
É stato
tremendo vederla così! Se mi ha lasciato fuggire, ma solo
perchè è
certa che ora che ci ha denunciato, loro arriveranno, e noi non ci
tireremo indietro. Sa come lo sappiamo noi che sarebbe inutile
scappare.- Conclusi, aspettando una qualche reazione da parte
loro,muti e attoniti, ma solo il nonno parlò.
-Si ma, perchè uccidere anche Layla?-
-Forse per eliminare un testimone scomodo?- Propose zia
Rose, mentre nervosamente giocherellava con una ciocca di capelli.
-Non capite? Layla non è un dono, è un limite!-
Esclamò papà, che rimuginando aveva ascoltato
tutto il mio
discorso, con aria trionfante.- Aro l'ha affiancata a Dalila
perchè
ne limitasse il potere. Ricordate l'edelweiss? Ricordate il suo
odore, com'era forte? Quella volta coprì completamente la
sua scia.
Se l'ha creato Layla, se lei è l'artefice di quell'odore,
sicuramente potrà crearne di tanto potenti da coprire
qualsiasi
odore...-
-E così il suo potere non avrebbe effetto su nessuno di
noi.- Terminò zio Jasper per lui.- Inoltre è
tremendamente rapida!
Averla con noi ci da un minino di vantaggio, ma solo se dovessimo
affrontare solo la vampira! Si ma perchè un edelweiss?-
-Si ma, se Layla è così veloce, perchè
non è
scappata prima?- S'intromise allora Nessie,con tono stizzoso, per
venire a sua volta interrotta dalla mamma.
-Non capisci Nessie? Probabilmente Layla ha visto morire
la sua famiglia per mano di quella donna. Deve esserne terrorizzata.
La paura deve averla spinta a rimanere con lei, e chissà
cosa ha
dovuto sopportare in questi anni.-
-Oh insomma! Anche noi abbiamo visto morire Irina, e per
quanto ne abbiamo sofferto, non è stata una cosa
così cruenta da
traumatizzarci a vita...- Replicò con tono canzonatorio. Che
non le
piacesse era un conto, ma che scherzasse sulle traghedie che le
avevano segnato l'esistenza...No, non potevo tollerarlo.
Scattai in piedi, sbattendo entrambe le mani contro la
lucida superficie del tavolo e rovesciando a terra la mia sedia
nell'impeto. -Cosa? Nessie ma pensi a quello che dici ogni tanto?
Come puoi parlare in questo modo? Lo sai come si uccidono i
mezzosangue come noi?Io l'ho visto nei suoi ricordi. Lo vuoi sapere?
Te lo dico! Magari così cresci eh! Gli si...-
-Strappa il cuore dal petto.- Fece una vocina alle mie
spalle. Non avevo bisogno di voltarmi per capire a chi appartenesse.
Ero così furioso, così accecato dalla rabbia, da
non essermi
accorto del suo arrivo. Nessie si portò le mani alla bocca,
scoppiando in lacrime prima di fuggire via, seguita a ruota da Jacob.
Presi un profondo respiro e mi voltai. Addolorata la mia fatina
fissava il pavimento lustro, mentre la nonna le carezzava gentilmente
le spalle, nel tentativo inutile di darle conforto.
-Mi... Dispiace Layla. Non..Non avrei dovuto dirlo.-
Mormorai.
Ma lei scosse il capo con forza, facendo svolazzare i
lunghi capelli qui e la. - é...colpa mia... Porto con me le
disgrazie... Io... Io...Mi dispiace...é meglio che vada via.
Mi
dispiace...Per...Tutto...- Sfuggi alle mani di Esme, fiondandosi
attraverso il salotto, per poi spalancare il portone d'ingresso e
scattare verso la boscaglia. In un attimo le fui alle calcagna. Fu
facile prevederne le mosse leggendole nella mente, ma mi resi
immediatamente conto che non correva al massimo delle sue
possibilità. Era come se volesse andarsene, ma al contempo
non
volesse. La raggiunsi dopo una breve corsa, o meglio si fece
raggiungere. Le sbucai davanti, bloccandola.
-Per favore,,non andare.- Le posai le mani sulle spalle.
Ansimavo, ma non per la corsa. Un groppo in gola mi impediva di
respirare come avrei voluto. - Non...Non puoi andartene. Ti prego. -
Deglutivo di continuo, cercavo di liberarmi da quel groppo, di
ricacciarlo giù,
ma senza risultati. Mi sentivo mancare l'aria. Non poteva andarsene,
non doveva. Avrei fatto qualsiasi cosa per farla restare. - Se
è per
quello che ha detto Renesmee, ti prego, non darci peso. Lei
è...Credo
sia gelosa. Prima del tuo arrivo era la cocca di casa, ma ti giuro
che le passerà. Ti scongiuro, non puoi fare questo a... a
Esme.- In
realtà non volevo credere che potesse fare questo a me.
Ma lei scosse il capo, ora chino. -No. Ha ragione
Dalila. Aro mi ha dato a lei perchè.... Sono una disgrazia
ambulante... Non mi voleva intorno. Io porto solo morte.- E
incredibilmente, grosse lacrime le scivolarono sulle gote, solcandone
il volto perfetto e pallido
-Ma... Tu...Piangi!- Non potevo dire cosa più ovvia e
banale. Mi aveva colto di sorpresa, e non sapevo come reagire. Me ne
stavo fermo li, senza fare e dire nulla, mentre lei continuava a
singhiozzare. - Non devi... Sono solo bugie. Rimani... Lascia che ti
dimostri che è così.- C'erano tante e tante cose
che avrei dovuto
fare e dire, ma che sarebbero state tutte inadatte, in quel momento.
C'era qualcosa di diverso nell'aria, di magico. Lo percepivo bene,
aleggiava tutto intorno a noi, mentre il mondo intorno sfumava piano
fino a diventare un ammasso informe di colori, mentre le distanze si
accorciavano, mentre accoglievo il suo volto umido di lacrime tra le
mani, mentre lo avvicinavo al mio, mentre mi perdevo nel profondo di
quegli occhi blu e immaginavo che sapore dovessero avere le sue
lacrime e...
-Tony...-
L'avrei uccisa!Ne ero certo: prima o poi avrei commesso
un fratricidio e non me ne sarei pentito affatto!
Per un attimo mi illusi d'essermi immaginato tutto.
Tornai a cercare i suoi occhi ma... Mi era già sfuggita.
Imbarazzata
si allontanava da me , fissando alternativamente i presenti.
-Nessie...- sbottai, voltandomi nella direzione da cui
era provenuta quella voce.
Mia sorella mi fissava desolata, le gote colorate da un
velo d'imbarazzo, mentre alle sue spalle, Jake se la rideva come un
matto.
|
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Capitolo 12 *** Capitolo 12. Flora, la Portatrice di Vita ***
cap12
Grazie a cesarina89 e LadyFel per aver aggiunto la fic ai
loro preferiti.
E siamo a quota 14!
Non l'avrei mai creduto possibile!
Capitolo 12.
Flora, la portatrice di vita.
- Mi...Mi dispiace Tony...- Cercò di scusarsi, ma la
interruppi immediatamente.
- Cosa vuoi? Spararne un'altra delle tue?- Le ringhiai
contro, frapponendomi tra lei e la mia Layla.
La MIA Layla... Non era mia, non ancora, o forse non lo
sarebbe mai stata. Eppure io sentivo che, in qualche modo totalmente
assurdo, ci appartenevamo l'un l'altro .
Intanto Jake, dava a Nessie delle piccole e
impercettibili spinte, costringendola ad avanzare verso di me.-
Amico, dovresti ascoltarla. Vuole soltanto scusarsi. Cogli al volo
l'occasione, sai com'è fatta!- Concluse con una punta
d'innocente
ironia, ma io ancora non mi mossi. Avrei preferito avere il tempo di
rifletterci, volevo proteggere la mia piccola fata, e al contempo non
volevo fare un torto a mia sorella, per quanto fossi infuriato con
lei.
La verità era che, non toccava a me decidere, anche se
avrei tanto voluto. Era una scelta di Layla, e solo sua. E lei per
una volta decise per se. Mi posò una mano sulla
spalla,intimandomi
di farmi da parte, quindi si mosse verso Nessie. Jake mi prese per un
braccio, trascinandomi fino ad un grosso pino distante qualche metro,
costringendomi a sedere a terra, tra le radici ricurve che sbucavano
leggermente da terreno tutto bozzi, sedendo a sua volta al mio
fianco.
- Meglio lasciarle sole, e fare finta di nulla. Sai come
sono le donne.-
Annuii, convinto. Lungi da me confessare che, in realtà,
non avevo idea di come fossero le donne.
- Se lo dici tu...- Borbottai, stringendo le braccia al
petto e chinando il capo, non trovando nulla di meglio da fare per
occupare il tempo, se non imbronciarmi.
Si guardarono in volto per non so quanto tempo. Layla
sembrava serena, rassegnata per meglio dire, le sorrideva gentile.
Nessie invece, era triste come non l'avevo mai vista. Teneva le
braccia conserte e lo sguardo basso, era imbarazzata e dispiaciuta.
Le si leggevano in faccia le sue emozioni. Ed erano sincere.
- Non devi...Scusarti...- Cominciò Layla, per essere
subito interrotta.
- No, invece devo. Mio fratello ha ragione. Ero gelosa.
Da quando è cominciata tutta questa storia, non si
è fatto che
parlare di voi, della fuga di Tony... E poi sono tornati i nonni,dopo
tre anni, e finalmente qualcuno sembrava ricordarsi della mia
esistenza...E...E poi dopo una settimana sei sbucata tu, e la nonna
da allora ha occhi solo per te!Nessuno ha pensato a come mi sentissi,
dopo aver sentito la tua storia. Sono anche io come tua madre. Io
pensavo di non poter essere una donna completa, ero stravolta quando
ho sentito la tua storia e ho capito che potevo scegliere, ma non
c'era nessuno con cui potessi parlare, perchè tutti erano
concentrati su di te. Tutti ti stanno attorno, si preoccupano per
te...Mi sono sentita esclusa, mi sono sentita sola e abbandonata, e
senza alcuna ragione, perchè io so di non essere sola. Sono
viziata,
sono molto viziata ed egocentrica. Ma sono fortunata, io ho ancora la
mia famiglia. Non mi sono mai resa conto che, nulla è mi
dovuto al
mondo. - Ammise con un fil di voce. Non l'avevo mai vista tanto
mortificata, sembrava davvero pentita, mentre prendeva tra le sue le
mani della piccola vampira, stringendole con affetto. - Non devi
andare via per colpa mia, per il mio egoismo. Cerca di perdonare
questa bambina viziata... Resta, e lasciaci essere la tua nuova
famiglia. Tu non porti disgrazie, anzi. Sarebbe una disgrazia se
andassi via. Guarda!- E poi il silenzio.Nessie la guardava dritto
negli occhi, compresi subito che le stava mostrando qualcosa, ma
quando andai a curiosare, ormai non c'era più nulla da
vedere.
Continuava a stringerle le mani, ed entrambe piangevano come fontane.
- Capisci? Sei importante... Non solo per lui... - Lui? No, quella
conversazione cominciava a non piacermi.- Ti prego, devi rimanere.
Per loro, e per aiutarci. Non vuoi vendicarti?-
- No...- Rispose Layla, scuotendo il capo. - Voglio che
la smetta di fare del male agli altri. A me ha....già tolto
tutto.
La vendetta...Non cambierebbe le cose. Ma forse...Forse se torno da
lei, vi risparmierà...-
- No!- Urlai, ma prima che potessi anche solo pensare di
mettermi in piedi, sentii le nerborute braccia di Jake trattenermi.
- Deve sbrigarsela da sola. É lei che deve decidere.-
Fremevo, impaziente. Pregavo che Nessie non la lasciasse
andare, che la convincesse a restare con noi... Con me.
- Lei ha già deciso, ormai è troppo tardi. Ma se
ci
aiuti, forse abbiamo una possibilità. Se te ne vai, lui ti
seguirà,
e tutto questo sarà stato inutile. E poi nonna Esme
sarà in
pensiero, stava già preparando una camera per te. Non
toglierle la
possibilità di impegnarsi in un nuovo progetto..E a zia
Alice di
fare dello shopping!- Rise tra le lacrime.- Resta... -
Ripetè per
l'ennesima volta. - Almeno per ora. Dopo... Beh... Potrai pensarci e
poi fare come preferisci. Ma almeno per ora rimani con noi.-
La mia piccola sembrava combattuta. Si mordicchiava il
labbro inferiore, teneva il capo chino e gli occhi socchiusi. Non
ebbi il coraggio di vagliare i suoi pensieri, la paura di poterci
leggere una decisione troppo dolorosa da affrontare, quasi mi
paralizzava. -Va bene.. Rimarrò...Fino a che lei...Non...Non
se ne
sarà andata. - Sussurrò. Non ne sembrava felice,
non completamente
perlomeno. Sembrava invece, essersi arresa al volere altrui, come
sempre. Non volevo si sentisse costretta a rimanere, non volevo
forzarla, ma come sempre ero troppo egoista per separarmi da lei.
Perchè con lei accanto mi sentivo completo, felice, al
massimo delle
mie forze e possibilità. Mi sentivo invincibile.
- Ah, ne sono davvero felice! Vedrai, anche la nonna ne
sarà felicissima!- Nessie l'abbracciò forte, per
poi prenderle una
mano, e condurla fino a noi.- E non solo lei..- Mi lanciò un
occhiata maliziosa, a cui replicai con uno sguardo tutt'altro che
pacifico. - Su Jake, spostati, e anche tu Tony. Fateci spazio.-
Sbuffando si spostammo appena, così da far spazio alle
ragazze tra
di noi. Nessie mise a sedere Layla accanto a me e lei, ovviamente,
sedette a gambe incrociate accanto a Jacob, decisamente di buon
umore. - Allora Lay... Non ti disturba se ti chiamo così
vero?- Dopo
un cenno affermativo da parte della vampira, riprese a chiacchierare,
con una parlantina veloce e stretta, senza lasciarle il tempo di
replicare alle sue domande, che si susseguivano in una sequela
infinita.
Le parlava come se fossero amiche da sempre.
Mi colpì un pensiero: noi non avevamo amici.
A parte la nostra famiglia, e i lupi di La Push, non
avevamo mai frequentato nessun altro. Abbiamo studiato a casa, con il
nonno a farci da insegnante, perchè non abbiamo mai sentito
il
bisogno di socializzare con persone esterne alla famiglia, di
frequentare un liceo. Forse era giunto il momento di cambiare le
nostre abitudini. Era un segno del destino quindi? Ma , mi chiedevo,
con l'avvicinarsi dell'arrivo dei Volturi, ne avremmo avuto mai il
tempo?
- Qual'è il tuo nome per intero, Lay?- Le domandò
improvvisamente. - Ti prego, parlami del tuo potere! Crei dei fiori
bellissimi, ma come fai? Come funziona? Eh? Eh?- La mia sorellina era
decisamente impaziente.
- Si ma lasciale il tempo di rispondere...- Borbottai,
rivolgendole una linguaccia, prima di distendermi sul terreno, con le
mani incrociate dietro la nuca.
- Tu non ti intromettere.- Rispose piccata.
- Il mio nome per intero è Layla Cecil Byron. - La sua
voce melodiosa interruppe il nostro battibecco. Anche solo il suo
nome, mi infondeva un senso di fragilità e tenerezza
insieme. E come
sedeva poi! Composta e ordinata come una lady, con la schiena ben
dritta e le gambe unite, piegate di lato.
Ero sempre solo io a vederla sotto quella luce? Solo per
me era l'essere più bello al mondo? Lo speravo. La
ingiustamente e
immeritatamente mia, e non avrei voluto dividerla con nessun altro.
- é un bellissimo nome!- Jake si intromise nella
conversazione, solo io preferivo rimanerne fuori. Preferivo ascoltare
la sua voce.
- Era il nome di mia madre, e di mia nonna. Cecil
intendo! Non tutto...Tutto il mio nome...Ahm...Suo padre non aveva,
una grande fantasia...Ehm ehm... Mi... Mi hai chiesto del mio potere
vero?- Imbarazzata per la gaffe, tentava di cambiare argomento di
conversazione.- Beh, in realtà, non è
così semplice. Io non
controllo le piante. Più che altro, controllo la
loro...Energia
vitale. Così riesco a trasformarle... A farle crescere...O
rimpicciolire. Non so dire perchè. Scientificamente, dovrei
poter
solo farle germogliare e fiorire...o appassire. Ma...Io riesco a fare
di più... In qualche modo.-
- E puoi farlo anche a distanza?- Le domandarono
all'unisono.
- Non lo so. Non ci ho mai provato.- Replicò, scuotendo
le spalle.- Ma posso trasferire l'energia vitale di una pianta ad un
altro essere vivente. Funziono un po' da...catalizzatore... Ecco...-
Continuarono a tempestarla di domande, sul suo passato,
sui posti in cui aveva vissuto, ma io avevo in mente una sola
domanda, per quanto potesse apparire futile agli altri, e avrei
voluto porgliela fin al primo istante.
- Perchè gli Edelweiss?- Si voltarono tutti verso di
me, che fino a quel momento non avevo aperto bocca.
- Non c'è un motivo...Preciso... Sono il... Mio fiore
preferito... C'è una leggenda dietro, anche se un poco
triste. Si
narra questo fiore sarebbe stato un
tempo, una
fanciulla così bella, pura e nobile di animo, che pur
essendo
desiderata e corteggiata da numerosi nobili cavalieri, non
incontrò
mai nessuno degno di diventare il suo sposo. Quando morì, fu
trasportata sulle vette più alte delle Alpi e trasformata in
un
fiore chiamato edelweiss, che in tedesco significa nobile bianco, e
che nasce in luoghi inavvicinabili per gli esseri umani. Per
raccogliere un edelweiss occorre fatica e coraggio, allo stesso modo,
e solo in questo modo, si può conquistare il successo nella
vita,
raggiungere i propri obbiettivi,e più alto onore. Con il
sudore
della fronte e la perseveranza.- Non l'avevo mai sentita parlare con
tanta sicurezza, pur mantenendo un tono leggero e carezzevole. Non
si era accorta di come la fissassimo incantati. - Oh...Ehm...Almeno,
così mi...Mi è stata raccontata.- Sorrise
tristemente, mormorando
poche parole, rivolte più a se stessa che a noi. -La mia
è una
sfida persa in partenza. Non c'è edelweiss che io possa
raccogliere.- Strinse le spalle, per poi, imbarazzata dal nostro
silenzio, guardarsi intorno. Nessuno sembrava intenzionato ad aprir
bocca. Ero profondamente colpito dal suo racconto. Lo eravamo tutti,
anche se in maniera diversa.
Mi ritrovai a pensare a quale
sarebbe stato il più alto onore, per me.
Riempire d'orgoglio la mia
famiglia? Ovvio.
Fare qualcosa di grande e buono?
Anche, ma non era la mia priorità.
Il più grande onore, al di sopra
di tutto, sarebbe stato essere il suo compagno, per tutta
l'eternità.
Lei per me incarnava la ragazza della leggenda: troppo bella, pura, e
nobile d'animo per me, che non mi avvicinavo neppure all'ideale di
cavaliere. Avrei dovuto crescere, e con fatica e perseveranza
diventare una persona migliore. L'uomo perfetto per la mia dolce
Layla.
Mi
dispiace... Mi sento colpevole per quello che Dalila ti ha fatto. Ti
devo la mia libertà. E non ti ho ringraziato come si deve.
Pensai,
rendendola partecipe.
Non...Non
importa. Non è colpa tua. Lei mi avrebbe già
ucciso, se Aro non le
avesse vietato categoricamente di farlo. Mi picchiava spesso, non era
la prima volta. É più forte di qualsiasi altro
vampiro. In ogni
caso, non incolparti di nulla. Tu sei solo più ricettivo
agli
stimoli olfattivi degli altri. É così che lei
ti...Ti...Cattura...
Che
intendi?
Il
suo potere...Lei...è irrintracciabile, o quasi.
Può nascondere il
proprio odore, questo l'avete già capito. Ed è
tanto brava a
manipolarlo perchè... Lei puzza!
Sarebbe stato
davvero buffo quel suo tono, in altre circostanze.
Eh?
Lei
ha un brutto odore. É l'unico vampiro al mondo
che...Beh...Che
puzza... Può anche coprire gli odori in un raggio di
centocinquanta
metri. Non so come faccia, ma le costa molta fatica. É
costretta a
nutrirsi ogni notte.
Quindi
l'odore che io sentivo come supponevo era finto. È per
quello che
nella radura quella volta, il tuo profumo è sparito.
Annuì solamente.
E
quando sei entrata in camera invece, l'ho sentito benissimo. Era
buono...é buono...Tanto...Perchè sei venuta?
Le domandai senza
preavviso. Era un' altra domanda che avrei voluto tanto farle, ma mi
ero costretto per ovvi motivi rimandarla. Inoltre non volevo farla
sentire sotto accusa.
Volevo
vedervi. Vedere un'altra famiglia come la mia. Allora...Mi sono
avvicinata...E...La finestra era aperta...Ho sentito il tuo
odore...Mi ricordava quello di mia madre... E poi dormivi e mi sono
detta che...Non c'era
pericolo...E...Uhm...Nonpensarlononpensarlononpensarlo....
Non
pensare cosa?
Nulla...Scusami....C'è
altro che...Vorresti chiedermi?
Solo
una cosa. Come è possibile che tu abbia gli occhi blu e
pianga?
Non
lo so...
Scrollò
nuovamente le spalle minute, per poi rivolgermi un sorriso tenue e
incerto. Voleva interrompere quella conversazione, ma al contempo
desiderava compiacermi. Le sorrisi di rimando, comprensivo, e
sospirai. La sua voce mentale mi era sembrata carica d'imbarazzo.
Naturale. Non avevo dimenticato d'averla quasi baciata, dimostrando
una totale mancanza d'educazione e rispetto. Lo desideravo tanto da
non aver pensato a lei, a ciò che lei voleva. Forse avrei
dovuto
evitare il fratricidio e ringraziare Nessie per essere arrivata al
momento giusto.
Rimanemmo così, immersi nel buio
della notte, finché un trillare acuto non infranse il
silenzio.
- é il mio...- Mormorò la mia
gemella, tirando fuori dalla tasca dei jeans un piccolo cellulare.-
Pronto, mamma.-
-Nessie,
dove sei?-Dal
tono, la mamma sembrava allarmata. Brutto segno.
-Mamma sono con Jake, Tony e
Layla, non siamo lontani da casa. Cosa è successo?-
-Alice
ha avuto una visione. Aro ha deciso di muoversi, arriveranno qui tra
venti giorni esatti. Ma ha deciso di portare con se solo Demetri,
Felix, Jane e Alec. Alice non è riuscita a vedere cosa ha
intenzione
di fare, ma sembra non abbia intenzione di ucciderci, almeno per ora.
In ogni caso, vorremmo che tornaste a casa.-
- Va bene mamma, arriviamo.-
Chiuse la chiamata, infilando il telefono nuovamente in tasca. Non
c'era bisogno riportasse le parole della mamma, ovviamente ognuno di
noi aveva sentito chiaramente. Mi alzai, tendendole una mano per
aiutarla ad alzarsi, come un vero gentiluomo. Lei l'accettò,
lasciandosi aiutare, nonostante non ne avesse affatto bisogno. Sentii
Nessie alle mie spalle, dare una gomitata al suo compagno, producendo
un forte rumore, come un cozzare di pietre.
- Perchè tu non lo fai mai?
Dovresti prendere esempio!-
- E perchè mai dovrei farlo? Io
ti ho già conquistata. - Replicò lui,
stringendola a se e
sorridendole seducente.
- Beh, potresti farlo per me, per
esempio! Sarebbe carino ogni tanto sai?- Disse lei, buttandogli le
braccia al collo.
- Oh Dio...- Borbottai io,
scuotendo il capo. - Noi andiamo eh! - Ma loro non sembravano avermi
neppure sentito. Erano persi, occhi negli occhi, nel loro mondo
beato. Sospirai, reprimendo l'invidia che provavo in quel momento. Li
avevo sempre trovato sdolcinati,fino ad allora, ora avrei dato tutto
per essere al loro posto. - Meglio andare e lasciarli soli. Non credo
sarebbero di compagnia, in quello stato. Prima le signore... - Voltai
le spalle alla coppietta felice, e, lasciando che Layla mi
precedesse, cominciai ad incamminarmi verso casa. Non avevo voglia di
correre, e volevo prolungare il tempo che avrei potuto passare da
solo con lei. Non appena le fui nuovamente affianco, qualcosa si
aggrappò alla mia mano. Qualcosa di freddo e vellutato. Il
mio cuore
mancò un battito,e ci mancò poco si fermasse
definitivamente. Le
sue dita fredde scivolarono e si incrociarono alle mie. Quasi scordai
di respirare. Era una bella sensazione...Una bellissima sensazione...
Sbirciai con la coda dell'occhio. La mia piccola meraviglia mi
camminava accanto, lo sguardo basso, non mi guardava, ma sorrideva.
Percorremmo tutto il tragitto fino
a casa immersi nel silenzio e nella perfezione di quell'attimo. A
malincuore dovetti dividermi da lei, per lasciare che ad accoglierla
a casa fossero
le braccia di Esme, e non le mie.
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Capitolo 13 *** Capitolo 13. Discorsi ***
Grazie
a EmilyAtwood
e a Water Lily
per aver aggiunto la ff tra i loro preferiti. Questo capitolo non mi
è venuto granchè bene, a tratti credo sia troppo
sdolcinato, mi sa che dovrete accontentarvi. grazie a tutte le persone
che continuano a leggere... =*
Capitolo
13. Discorsi.
I
primi giorni d'attesa passarono
lentamente, tra discussioni, piani irrealizzabili e assurde
strategie. Non potevamo far altro se non aspettare, in
realtà. A
momenti, nella vita tutto sembra ciclico, tutto sembra ripresentarsi
con costanza e ostinazione alla fine di ogni ciclo. Come diciassette
anni prima, ci preparavamo ad accogliere la probabile e inesorabile
fine delle nostre esistenze, con la sola differenza che stavolta,
sarebbe stata una battaglia che avremmo combattuto da soli. Non
riuscivamo però, a zittire la flebile voce della speranza:
Aro
veniva da solo, con quattro dei suoi uomini migliori, lasciando a
Volterra persino Renata, la sua guardia del corpo personale. C'era
davvero da sperare che anche stavolta, tutto si sarebbe risolto senza
spargimenti di sangue? Non ne ero affatto convinto, ma cercavo di non
pensarci, e godermi la pace prima della tempesta.
Layla
fu sistemata nella sua nuova
camera, preparata dalla nonna in tempo record. Aveva persino seguito
il mio consiglio, a proposito del colore! Scelse proprio la camera
accanto alla vecchia stanza di papà. Inutile dire che,
trovando ogni
sera una diversa scusante, preferivo rimanere a dormire alla villa.
Il rumore ovattato dei suoi passi, era come una ninna nanna. A volte
erano lenti, sembrava quasi stesse ballando. In quelle notti dormivo
come un bambino. Altre volte invece, erano frenetici e agitati, come
se continuasse a camminare attraverso la stanza, preda di
chissà
quali pensieri. Allora anche il mio sonno si faceva agitato, e la
mattina mi svegliavo più stanco della sera precedente. In
una di
quelle mattinate, al mio risveglio, trovai zia Alice seduta alla mia
finestra. Fissava il panorama, volgendomi le spalle.
- Buongiorno zia...- Biascicai con
la bocca impastata.
- Buongiorno piccolo!- Fece lei
vivacemente, voltandosi per sorridermi raggiante. Presi posto accanto
a lei, con le gambe a penzoloni fuori dal davanzale.
- Aspettavi che mi svegliassi? C'è
qualcosa che devi dirmi?- Domandai, stiracchiandomi poco
elegantemente.
- Dimmelo tu! Ho avuto una visione
in cui sedevo proprio qui, una decina di minuti fa! E allora l'ho
fatto!- Scrollò le spalle, mentre curiosa mi osservava.
- Zia, i tuoi discorsi mi fanno
venire il mal di testa. Comunque non saprei... - In realtà,
avevo
intenzione di parlarle ma mi era sfuggito completamente di mente,
riguardo ad alcune cose, e probabilmente, impossibilitata a vedermi
nelle sue visioni, lei aveva visto solo se stessa. Per fortuna la zia
ha un intuito formidabile.- In realtà si. Volevo parlarti.
Sei
arrabbiata con me zia? Me ne sono andato proprio quando avevi bisogno
di tutti noi.- Presi un profondo respiro.- Anche se non puoi
prevedere il mio futuro, credo che le mie scelte influenzino quelle
degli altri, modificando a loro volta le tue visioni. Quella
volta...Hai visto Dalila che ci uccideva...Vero? Ed è stato
perchè...In quel momento, ho deciso...Ero certo, di volervi
lasciare
per sempre. Per lei.- Conclusi. Alice mi fissava intensamente.
- No, non sono arrabbiata,
piccolo.- Mi sorrise, arruffandomi i capelli, già
impresentabili,
con una mano.- L'ho pensato anche io. Non posso vedervi,
perchè
siete creature a parte, però la vostra metà
vampira è più forte
di quella umana. Vorrà pur dire qualcosa! Anche se non so
spiegarmelo. Beh, non ci penso più ormai. Se è
destino che capisca,
così sarà. Come ogni altro evento nel mondo. -
Scoppiò in una
risata sonora.- Sei proprio come tuo padre. Siete paranoici. Smettila
di continuare ad incolparti di tutto. Hai fatto le tue scelte, hai
sbagliato, hai capito e cercato di rimediare e, cosa più
importante,
sei tornato. Si, quella volta, ho avuto una visione terribile. Non ne
ho mai avuto di così...Vivide... Era orribile. Ma si sarebbe
avverata solo se tu l'avessi scelta come compagna, ora ne sono certa.
Per fortuna, ci sono cose che non si possono controllare... E appena
è successo, è cambiato tutto, ma le mie visioni
erano troppo
sfuocate e incerte perchè potessi vedere chiaramente
qualcosa. Si
sono stabilizzate solo dopo la decisione di Aro.-
- Cosa intendi per “cose che non
si possono controllare”?-
Non rispose, ma ridacchiando,
accennò con il capo in direzione della camera di Layla.
- Layla? Ma tu come fai a...?-
Mormorai, sorpreso ed imbarazzato.
- Piccolo, è facile leggerti
dentro. Anche senza le visioni.- Maledetto intuito femminile. - Io
me ne intendo di queste cose...-
- No no! Ti sbagli! Hai
sicuramente frainteso e...e... Credi che anche lei abbia capito?-
Dovetti arrendermi all'idea che, da quel momento in poi, non avrei
più avuto pace. Quando Zia Alice si mette in testa qualcosa,
è
impossibile convincerla a desistere.
- Ah non lo so! Dovresti chiedere
a lei!- Scoppiò a ridere, mentre io arrossivo fino alla
punta dei
capelli.- Avanti, non fare quella faccia!-
- Certo...Facile parlare per te!-
Sbuffai, per poi rivolgerle un ultima domanda.- Zia... Quando tu e lo
zio vi siete messi insieme, perchè l'avete fatto? Voglio
dire, è
stato solo per la tua visione?-
- No! Buffo, anche gli altri, mi
hanno fatto la stessa domanda, dopo un po' di tempo dal nostro
arrivo. In realtà, io ho visto soltanto che Jasper e io ci
saremmo
incontrati, e poi avremmo raggiunto i Cullen. Inizialmente, almeno,
è
stato così. Ma poi... Continuavo ad avere delle visioni. Il
suo
volto mi diventò subito molto caro, ero felice ed emozionata
come
una fashion victim durante il periodo dei saldi! E quando finalmente
ci incontrammo, capii subito che sarebbe stato il mio compagno per
l'eternità. Non c'è molto da spiegare. Non
c'è niente di razionale
in questo! È il bello dell'amore!- Esclamò
entusiasta, battendo le
mani tra loro. -Ah, prima che mi dimentichi, Esme ha trovato questi,
nella tasca dei tuoi vecchi vestiti. É meglio che li
conservi con
cura!- Mi porse con un sorriso, e un occhiolino, due piccoli fiori
secchi.
- Li avevo ancora in tasca?
Assurdo! Come ho fatto a dimenticarmene?- Li presi delicatamente tra
le dita, una stella alpina e una margherita, sfioriti e secchi.-
Zia...- dissi ancora, mentre si alzava e raggiungeva la libreria,
prendendo l'album fotografico che avevo sfogliato una sera. Era
passato un mese e poco più, ma sembrava fossero secoli fa.
L'aprì
esattamente ad una delle pagine immacolate, facendomi segno di posare
li i due fiori. Non appena lo feci, chiuse l'album con un tonfo,
riponendolo al suo posto.- Ecco qua! Lo sapevo che spostare quelle
foto sarebbe servito a qualcosa un giorno!-
Inutile chiederle a cosa si
riferisse, sapevo già.
- Allora sei stata tu! Avrei
dovuto capirlo subito!- Sollevai comicamente gli occhi al cielo,
facendola ridere di gusto. - Zia, e se lei non ricambiasse?-
Lei scosse il capo, ora in piedi
accanto alla finestra, mi osservava dall'alto in basso. - Non posso
prevederlo, mi dispiace, piccolo. Ma ieri siete arrivati mano nella
mano...- Sussurrò maliziosa.
- Si, è stata lei a... A
prendermi per mano. Ma forse era spaventata, potrebbe voler dire
tante cose zia! Probabilmente mi vede come un fratello maggiore, o
qualcosa del genere.- Sbuffai, per poi tirarmi su, e mettermi in
piedi.
- Può darsi di si, e può darsi
di no! Su, cambiati, e metti qualcosa di decente addosso, hai proprio
i gusti di tua madre!A proposito.. Parli nel sonno come lei...
Esattamente come lei.- E senza aggiungere altro, sghignazzando
sommessamente, mi lasciò solo e decisamente perplesso.
Continuai a pensarci mentre mi
cambiavo. Quindi, avevo parlato nel sonno, quella notte... Non era
una novità, lo facevo sempre! Eppure qualcosa nel tono di
Alice, mi
lasciava presagire ci fosse qualcosa di più sotto. Cercai di
non
pensarci. Presi dall'armadio, che era stato rifornito di abiti dalle
zie, dei jeans scuri, una camicia bianca a righette azzurre da
indossare sopra una semplice t-shirt bianca, e un paio di allstar in
denim. Mi diedi una sistemata ai capelli, arrotolai fino al gomito le
maniche della camicia, quindi dopo un ultima occhiata allo specchio,
scesi di sotto.
Mi ero preso più tempo del solito
per rendermi “presentabile”. Desideravo apparire al
meglio ai
suoi occhi. In quel momento, si trovava in giardino con la nonna. A
loro si aggiunse anche zia Alice. Parlottavano fitto fitto tra loro.
La gioia della nonna era incalcolabile,non la sentivo ridere
così di
gusto da parecchio tempo. Le raggiunsi in giardino.- Buongiorno!- e
le salutai con un sorriso. Layla, inginocchiata davanti ad una pianta
di rose. Sotto ordine di Alice faceva fiorire i boccioli ancora
chiusi e ne cambiava colore di continuo, seguendone le indicazioni,
in quel momento passava dal blu elettrico ad un rosa molto acceso.
Non appena mi sentì arrivare, balzo in piedi, affiancandosi
alla
nonna. Teneva lo sguardo basso, non disse una parola, ne
accennò a
volermi degnare di un suo sguardo, cosa che più desideravo
ricevere. Guardavo Esme e Alice, in attesa di una spiegazione, che
ovviamente
non arrivò. La nonna continuò a sorridermi,
mentre replicava al mio
saluto e tornava ad interessarsi alle sue adorate piante. La zia
Alice invece, tossicchiava appena. Ma i vampiri non tossiscono, non
respirano neppure. Mi voltai in sua direzione. Tratteneva le risa!
Aveva una mano davanti alla bocca, e si tratteneva con gran fatica
dallo scoppiare in una risata. Non ci volle molto perchè
facessi dei
collegamenti.
Oh
no...Non dirmi...Zia dimmi che non è vero, che non ho
parlato di
Layla nel sonno!
La
zia sembrava soffocare, mentre
io la fissavo come un ebete. Se l'avessi creduto possibile,
probabilmente me ne sarei preoccupato. Ricordavo perfettamente
d'averla sognata, in effetti, ma era stato così da...Sempre!
Ed ero
quasi certo, di non averla mai menzionata durante i miei monologhi
notturni. Ci sarebbe stato qualcuno che me l'avrebbe fatto notare!
Oh
si! L'hai fatto! Ringrazia che Emmett, Jasper e Jacob non ti abbiano
sentito!
E
non potevi dirmelo prima??
No!
Mi sarei persa tutto il divertimento!
-
Scusa, piccolo!- Disse,
prendendomi per un braccio e trascinandomi in casa.- Non volevo, ti
giuro, ma è stato impossibile resistere.-
- Vivere con zio Emmett ti sta
facendo male! Ma ti rendi conto? Dovevi dirmelo! Esiste qualcosa di
più imbarazzante?- Ero esasperato!Mi lasciai cadere su una
poltrona,
portando entrambe le mani a coprirmi il volto.
- Oh, avanti! Non farne una
tragedia! Si abituerà a sentirti blaterare di quanto
è bella,quanto
è buono il suo profumo e quanto l'ami!-
- Se non scappa prima! Penserà
che io sia un maniaco!-
- No, penserà che sei
innamorato!é un vantaggio, visto e considerato chi sono i
tuoi
genitori!-
- E cosa ci sarebbe di male in
questo?- Sbottò papà, facendo capolino in salotto.
- Non ho mai detto ci fosse
qualcosa di male, io!- Gli rivolse una pernacchia per poi
trotterellare in giardino. - Uh! È tornato Jasper!-
Con lo sguardo ne seguì i
movimenti, finchè non scomparve dietro la porta. - Cosa sta
complottando Alice?- Domandò mentre prendeva posto su uno
dei
divani.
- Lei nulla..- Mi lasciai
sprofondare ancora di più nella poltrona. Non riuscivo a
credere di
aver fatto, seppure del tutto inconsciamente, qualcosa di
così
imbarazzante. - Sono io! Ho parlato nel sonno! Come la mamma...-
Lui non sembrava capire, mi
fissava in ansia, con la fronte corrugata.
- Parlava nel sonno.. Parlava di
te nel sonno.- Cominciavo ad innervosirmi. Nessuno sembrava capire la
portata della mia disgrazia. Tutti i miei buoni propositi sarebbero
potuti andare a farsi benedire da quel momento in poi, non avrei
avuto più speranza.
- Oh... Capisco...- mormorò,
nell'evidente intento di non ridere.
- Okay, sono così comico? Perchè
seriamente, a me viene solo da piangere!-
- Tony, non devi farne un dramma.
Bella non si è mai preoccupata troppo di queste cose.
É qualcosa di incontrollabile, quindi è inutile
continuare a rimuginare.
- Se, come no...- sospirai,
balzando in piedi. - No, non ce la faccio a stare a casa. É
troppo... Troppo... Non sopporto che lei mi guardi
così...Come se
fossi un...un...-
- Mostro? Non lo siamo tutti? - Terminò per me. Mi voltai ad
osservarlo seriamente, e con la
medesima serietà mio padre ricambiava il mio sguardo. In
quel
silenzio c'erano un infinità di parole non dette, che ora
sembravano
riempirmi la bocca fino a traboccare.
- Papà, ti va di uscire?-
domandai in un sibilo.
Un attimo dopo lo seguivo fuori
casa. Non sapevo dove mi stesse portando, ma lo seguivo senza
esitazione. Mi fidavo di lui, più di chiunque altro, ma fino
a quel
momento ero stato troppo egocentrico da ammettere di aver bisogno di
confidare in qualcun altro, oltre me stesso. Corremmo per qualche ora,
fino a raggiungere un luogo di cui avevo sentito spesso parlare, e
che avevo visto di sfuggita tra i pensieri di mia madre. Solitamente
lo ricordavano sottovoce, come fosse un prezioso segreto da
proteggere. La mamma riviveva ogni tanto quei momenti, e avevo
imparato a ignorare i suoi pensieri in tali occasioni. La dura
realtà
era che lo facevo non per lei, ma perchè non mi interessavo
davvero
agli altri. Era come una abitudine noiosa, non qualcosa di realmente
sentito. Ma ora era tutto differente. Guardavo la vita con occhi
nuovi e mai stanchi dei suoi nuovi sgargianti colori.
- Questa è la vostra
radura...vero? Perchè mi hai portato qui?- Avanzai
attraverso la
radura coperta d'erba, guardandomi intorno con curiosità e
una certa
emozione. Era li che tutto era cominciato.
- é qui che si fermerà Aro.
Alice l'ha visto chiaramente. Strana coincidenza vero? Dove tutto
è
iniziato, tutto potrebbe finire. - Rimase ai margini dell'ampio
spazio erboso, lasciando che vagassi per conto mio. Negli anni non
era cambiato quasi per nulla.
- Quindi..Mi hai portato qui
per... mostrarmi il campo di battaglia?- Mi sentivo stranamente
deluso. Inconsciamente avevo sperato di poter finalmente avere un
momento da condividere solo con papà, di poter finalmente
intraprendere quel discorso a lungo rimandato, come mi ripromettevo
di fare da tempo.
- No, non ti ho portato qui per
questo. - Mi sorrise, per poi spiccare un balzo e arrampicarsi su un
alto e robusto ramo d'abete. Lo raggiunsi, senza neppure pensare a
ciò che stavo facendo.
- Allora perchè?-
- Per fare un bel discorso padre-
figlio, no? - asserì ironico, rivolgendomi un sorriso
sincero. - Mi
pare che non abbiamo parlato spesso l'uno con l'altro io e te,
ultimamente. O mi sbaglio?- annuii piano. In realtà non
avevamo mai
parlato spesso, noi due. - Bene... Potresti ritirare il tuo scudo?
Preferisco una via di comunicazione alternativa. - Obbedii
immediatamente.
Così
va meglio?
Chiesi,
mettendomi a sedere. Le
mie gambe penzolavamo nel vuoto. Ovviamente la cosa non mi creava
alcun fastidio.
Si
grazie. Decisamente meglio. Scherzi a parte. La tua assenza mi ha
dato parecchio su cui riflettere. Mi dispiace per la mia reazione
esagerata, la mattina in cui sei tornato, dopo aver percepito i loro
odori per la prima volta. Non ti chiedo di comprendermi, al massimo
di compatirmi. Ero in pensiero, come tutti gli altri del resto, e
ciò
che mi ha mostrato Renesmee... Credevo avessi compiuto il gesto che
io, con fatica, riuscii ad evitare tanti anni fa. Se tu l'avessi
fatto, sarebbe stata colpa mia. Come tuo genitore, ho il compito di
educarti al rispetto della vita. Siamo mostri, siamo sempre davanti
ad un bivio, ma possiamo scegliere la via giusta da seguire.
É
questo che hai pensato, quella
volta. Che fossi un mostro. L'ho sentito. Dimmelo sinceramente: hai
creduto possibile che io potessi fare qualcosa del genere?
Fissavo
la radura
sotto i nostri piedi, e papà faceva altrettanto, entrambi
con la
medesima espressione contrita e meditabonda sul volto. Probabilmente
in quel momento ci somigliavamo come non mai.
No,
non l'ho esattamente pensato.
Sei mio figlio, non avrebbe potuto mai sfiorarmi l'idea, prima...Ma
le circostanze spesso ingannano. Non sono perfetto, non lo sono per
nulla, Tony. Io, io sono stato un mostro, quale uomo potrebbe fare
una cosa simile a suo figlio? Sono stato una bestia senza cuore. Ma
vedi, il non poter leggere i tuoi pensieri, mi fa sentire
svantaggiato. Non riesco a prevedere le tue reazioni, le tue
emozioni, è come se non ti conoscessi davvero. Tu mi hai
tagliato
fuori dalla tua mente, dalla tua vita. É come se rifiutassi
il tuo
dono, e con esso rifiutassi anche me.
Mi
voltai
repentinamente, gli occhi sgranati per lo stupore.
- Cosa? Io non ho
mai voluto fare nulla di tutto questo! Come hai potuto pensare
che...- Le parole mi si seccarono in gola. Io al suo posto, l'avrei
pensato. Anzi l'avevo quasi pensato. Avevo già scordato di
come mi
sentissi perennemente incompreso e abbandonato a me stesso?
Bistrattato dal destino, e ignorato da tutti loro? Non mi ero anche
io sbagliato? Se avessi detto una parola di più, sarebbe
sicuramente
stata una grossa e colossale bugia. Boccheggiavo come un pesce fuor
d'acqua, sotto il suo sguardo severo, in contrasto con il sorriso
gentile.
- L'hai voluto,
forse non eri totalmente conscio di ciò che facevi, ed in
parte è
colpa mia, ti ho chiesto io di farlo, ricordi? Non ho pensato alle
conseguenze di quella richiesta. Ti ho indotto ad usare il tuo dono
per i miei fini egoistici, e ovviamente la cosa mi si è
ritorta
contro. Mi manca sentire i pensieri altrui, mi manca quel qualcosa
che non so spiegarti ma che credo tu possa capire, quelle piccolezze
che non avevo mai notato prima che mi fosse preclusa la
possibilità
di ammirarle. Inoltre, in questo modo, non hai compreso la bellezza
delle persone che ti stanno intorno. La profondità dei loro
pensieri
e la sincerità dei loro intenti. Beh...Rosalie non ha
pensieri molto
profondi in realtà... Ma questo è meglio se lo
tieni per te.-
Continuavo a fissarlo, momentaneamente privo della capacità
di
parlare. Neppure quell'accenno d'ironia, servì a sciogliere
la
tensione che mi immobilizzava.
- Smettila di
incolparti di tutto!- Come se non avessi più alcun controllo
sul mio
corpo,cominciai ad urlargli contro, non avevo idea di cosa dirgli, ma
dovevo parlare. Non avevo motivo di provare quella rabbia,
così
forte da credere che l'avessi covata per mesi, forse per anni, ed ero
terribilmente stufo di sentire mio padre farsi carico degli errori
altrui. Se avessi avuto un attimo per ripercorrere mentalmente la mia
intera vita, mi sarei accorto immediatamente di come lui e il nonno
fossero sempre stati il punto di riferimento della famiglia. Entrambi
erano amati e stimati, ma papà non sembrava vedere ne
sentire tutto
ciò.- Sono io, sono sempre stato io!Io sbaglio, io mi prendo
le mie
responsabilità! É sempre stato così!
Non hai colpa per quello che
sono,non hai colpa se sono fuggito, non hai colpa di nessuno dei mali
del mondo. Smettila di dire che sei un mostro. Il fatto che io sia
qui, prova il contrario. Se fossi un mostro come dici, la mamma non
si sarebbe mai innamorata di te. Papà sei un dannato so
tutto io!
Lascia che te lo dica! Ci sono cose che non sai, cose che non puoi
controllare!- Finalmente mi zittii. Ansimavo e tremavo, come dopo un
enorme sforzo. Ma realizzai d'avere un ultima cosa da dire. - E sai
che ti dico? Io sono esattamente come te. Fino a qualche mese fa mi
sarei opposto con tutte le mie forze, ma ora ne vado fiero. Ho preso
dal migliore. - Non avevo idea di come fossi arrivato a quel punto.
Probabilmente il mio breve discorso gli doveva essere sembrato privo
di logica e del tutto insensato. Io ero insensato, completamente
destabilizzato dall'amore.
La radura tornò
silenziosa e quieta. Papà non emetteva un fiato, sembrava
paralizzato come lo ero stato io fino ad una manciata di istanti
prima, ma la sua mente era in uno stato di febbrile agitazione. La
sentivo, volevo sentirla. Avevo un inesprimibile
bisogno di
sapere cosa stesse pensando, una necessità che non avevo mai
sentito
fino ad allora, perchè mai eravamo stati tanto vicini, tanto
sinceri
l'uno con l'altro.
- Papà... Non te
l'ha mai detto nessuno prima, vero?- Cominciai, riempiendo di parole
il silenzio tra noi. - Lo sai che lo pensano tutti! Dai...- Gli
diedi una leggera pacca sulla spalla, ma lui non si mosse.-
Papà...?
- Si...Si... Me
l'hanno detto ma... - Continuava a fissarmi,e io cominciavo a
preoccuparmi. Finalmente sbattè le palpebre, tornando alla
realtà.-
Non me l'ha mai detto mio figlio.-
Provai l'impulso
d'abbracciarlo, ma lui mi precedette. L'abbracciai a mia volta. Mi
sentivo bene, mi sentivo davvero, per la prima volta, un Cullen a
tutti gli effetti.
- Oh, ma guardali
Jazz! Che quadretto tenero!- Dal tono decisamente canzonatorio,
dedussi che non poteva essere che zio Emmett. Ci voltammo in sua
direzione. Dondolava da un ramo... Era come avere un deja-vu...
Chissà chi mi ricordava. Zio Jazz era decisamente
più introverso e
delicato, semplicemente se ne stava appoggiato al tronco dello stesso
albero, con le braccia conserte e lo sguardo basso. Un sorriso gli
arricciava gli angoli delle labbra.
- Idiota.- Sbottò papà, eppure sorrideva sereno,
una volta tanto. Dandomi una pacca sulla spalla, prima di saltar
giù dal ramo,
e raggiungere Jasper. Gli fui subito dietro.
- Bella ci ha
chiesto di ritrovarvi e riportarvi a casa. Abbiamo saputo.- Disse,
con un intensità che lasciava trapelare ci fosse qualcosa
sotto, e
qualcosa di grosso. In sottofondo, le profonde risate di Emmett
rafforzarono la mia convinzione.
- Che è successo?-
Domandai, alternando lo sguardo tra i tre vampiri. Papà
digrignava i
denti, le mani chiuse in stretti pugni, i muscoli delle braccia
pulsavano, tanto erano in tensione.
- Stanotte... Jacob
Black... Ha osato chiederci...Chiedermi...La mano di Nessie.- La sua
voce oramai era un profondo e roco ringhiare.
-Oh ma...ma è
fantastico!- Ero sinceramente felice per loro.- E quando si
sposeranno? Perchè gli hai dato la tua benedizione, vero?-
Zio Emmett rideva
tanto da scuotere tutto l'albero dalla quale si dondolava. - Si..
Si...Ha...ha accettato...e...- Ma rideva tanto da non riuscire a
continuare.
Papà con un
sospiro si voltò, rivolgendomi un occhiata da cane
bastonato. - Tua
madre e Nessie mi hanno costretto. Quando vogliono sono delle belve
assetate di sangue! Ho avuto paura! -
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Capitolo 14 *** Capitolo 14. Strategie ***
cap14
E i
preferiti salgono a 18! Incredible! Grazie a ReaderNotViewer,
per questo, e per il suo commento davvero esaustivo! Finalmente
qualcuno mi fa notare anche degli errori, piccoli o grandi che siano
(ti prego di non farti alcun problema a contattarmi privatamente per
comunicarmi qualsiasi castroneria che ti capiti sotto gli occhi nel
leggere questa storia)!
Colgo l'occasione per
rispondere al suo commento, quindi.
Prima di tutto grazie
per gli immeritati complimenti. Ultimamente trovo
davvero difficile scrivere, e quando lo faccio, mi sembra che il
risultato sia davvero scadente, poco scorrevole e poco piacevole da
leggere. Mi rende davvero felice sapere di essere riuscita a mantenere
una certa coerenza, per ciò che riguarda il carattere o
l'indole
dei personaggi creati dalla Meyer, perchè questo era uno dei
miei intenti, quando ho cominciato a scrivere: rimanere fedele ai
personaggi della saga il più possibile. Probabilmente il
personaggio che mi pare di avere "snaturato"maggiormente è
Jacob, mi rendo conto d'averlo reso troppo "buffone". Strano,
perchè sono fin troppo coerente e puntigliosa in alcuni
casi, non mi piace lasciare niente al caso. L'assenza di
particolari, mi fa sempre pensare a qualcosa di sciatto e davvero poco
curato. é un impressione che io non vorrei dare. Va ben,
alla
fine non ho creato nulla di nuovo, e anche la trama della mia ff
credo che alla fine si ridurrà ad un bel lieto
fine, per
rimanere noiosamente in linea con la saga (anche se spero ancora di
trovare un qualcosa di più originale XD)
XD oh mamma, i
puntini! Sono da sempre il mio tallone d'Achille!
Purtroppo non sono riuscita a rendere i sentimenti di Layla in altro
modo. Nella sua voce non dovrebbe esserci solo angoscia o timore, ma
anche una profonda e radicata timidezza, dovrebbe parlare con voce
molto incerta e magari un pò strascicata, come se soppesasse
ogni singola sillaba, non so se riesco a farti capire cosa intendo! Io
ho cominciato a scrivere come giocatrice di ruolo in un gdr online by
chat. Purtroppo alcune consuetudini o regole di quel mondo, mi sono
rimaste incollate addosso, e mi viene veramente difficile disfarmene e
lasciarmi andare mentre scrivo.
La mia coerenza
maniacale deriva anche da quella esperienza ! XD
Questo ne è
un esempio lampante, comunque! In un gdr
probabilmente avrei avuto poche alternative ai puntini di
sospensione (anche perchè il parlato si riduce sempre a
poche
frasi in un azione lunga in media tra le 5 e le 7 righe, quindi a volte
il problema spesso non viene neppure notato), mentre nello scrivere
quel capitolo a posteriori mi rendo conto che avrei potuto
tranquillamente trovare un escamotage di "classe".
Sicuramente d'ora in poi presterò ancora
più
attenzione a ciò che scrivo e a come decido di impostare il
tutto, e cercherò di migliorarmi, ovviamente. Per me questo
è un gioco, un divertimento, ma vorrei giocare al meglio
delle
mie possibilità. :-)
Grazie anche damaristich,
a bella95 e a EmilyAtwood, per il suo
commento! :-)
Ho creduto
più coerente per quella coppia una risoluzione di
questo tipo, non perchè io sia attratta dall'idea romantica
del
matrimonio (anzi ripudio gli abiti bianchi,i fiori e le cascate di
riso), e probabilmente Nessie sarà una sposa particolare...
Chissà! :-P
Un altro grazie a
tutti i lettori, e vi lascio alla lettura del...
Capitolo 14. Strategie.
Mentre tornavamo a
casa di corsa, mi ritrovai a riflettere sullo strano accanirsi della
mamma su quella faccenda. Non era mai stata una patita di matrimoni,
e vivere a stretto contatto con zia Alice, non aveva mutato neppure
minimamente le sue idee in proposito. C'era qualcosa che mi
sfuggiva. Sapevo che lei e Jake erano amici da anni, addirittura da
quando la mamma era ancora una fragile umana, e che le era stato di
enorme conforto, quando papà l'aveva lasciata. Poteva
l'amicizia che
li legava, per quanto profonda, poter essere l'unica motivazione?
Qualcosa non quadrava, c'era un tassello mancante in quel mosaico di
informazioni, che mi impediva di vederlo chiaramente nella sua
interezza. Ci avrei pensato più tardi, mi ripromisi, ormai
eravamo
arrivati.
C'era un odore
forte ma non spiacevole nell'aria, un odore che può
significare solo
una cosa. I lupi erano a casa nostra. Un vociare allegro proveniva
dalla cucina, altre voci concitate provenivano, invece, dal salotto.
Lì, si discuteva con accanimento di una questione di vitale
importanza: matrimonio tradizionale o quileute? Io mi domandavo :
saremmo stati ancora vivi per poter celebrare un matrimonio?
Sospirai scuotendo
il capo. La faccenda, a poche ore dall'annuncio della coppia, stava
già sfuggendo di mano alla mia famiglia, soprattutto ad
Alice, che
frustrata come non mai, si opponeva con tutta se stessa ad un
matrimonio pellerossa.
- No no e no! Non
permetterò che mia nipote si sposi in un teepee, con addosso
mocassini di pelle di cervo e un abito di montone!Con le frange poi!
Quelle erano fuori moda anche ai tempi di Elvis! E vogliamo parlare
del trucco?-
Non appena
entrammo, la trovammo in piedi davanti a Billy Black, che invece
calmo e serafico, la lasciava sbraitare senza alcuna reazione
evidente e senza darle alcuna soddisfazione. Teneva anzi, le braccia
conserte, e le rivolgeva un sorriso sicuro, come se si sentisse
già
il vincitore di quella disputa. Nessie, seduta alla sua destra, ci
lanciava occhiate disperate, implorandoci con il suo silenzio
d'intervenire. Ma nessuno di noi era così pazzo da mettersi
contro
Alice, non in simili occasioni. Sentendoci arrivare, la zia si
voltò,
rivolgendo un largo sorriso a Jasper. Agitò in aria la mano
in un
allegro e frenetico segno di saluto. Il suo volto non portava alcun
segno di rabbia, non sembrava neppure essere la stessa persona, che
fino ad un istante prima, urlava come un ossessa.- Ciao amore!-
Squittì, per voltarsi nuovamente poi , e riprendere
l'espressione da
pazza. Sembrava essere posseduta da un demone maligno che noi tutti
volente o nolente conoscevamo bene... Il demone della moda. - Billy
Black, non osare guardarmi in quel modo! Non sei tu che devi
decidere! Sono io!-
Nessie tentò
inutilmente di intromettersi nella conversazione, ma lei la
ignorò
bellamente e continuò la sua crociata in nome del buon
gusto, mentre
noi, chi sghignazzando e chi sospirando e sollevando gli occhi al
cielo, preferimmo rintanarci in cucina. La stanza enorme sembrava
invece piccolissima in quel pomeriggio, tanto era affollata. Un
numero imprecisato di energumeni ne occupava ogni angolo, anche lo
spazio più angusto. Sam e il suo branco, il branco di Jacob,
tutti
erano presenti con le rispettive compagne. Mi chiesi dove la nonna
avesse reperito tutte quelle seggiole. Fragilissimi pezzi
d'antiquariato che scricchiolavano sinistramente sotto il peso dei
nostri colossali ospiti...
Le signore,
compresa la nonna e la mia Layla ma esclusa Leah che preferiva
interessarsi ad altre faccende, chiacchieravano tra loro a
proposito delle imminenti nozze, riunite ad un lato della sala,
mentre gli uomini discutevano di questioni decisamente più
importanti, al lato opposto. Mancavano all'appello solo la mamma e
zia Rosalie.
Quelli che erano
nati come nemici mortali, come forze in contrapposizione tra loro,
creature fatte per uccidersi l'un l'altro, sedevano fianco a fianco
come fratelli, condividendo le occasioni di gioia e i momenti di
paura e dolore. Era un immagine che mi infondeva speranza. La
speranza di avere un futuro davanti a noi, un futuro migliore e di
pace.
Ci unimmo al gruppo
degli uomini, ovviamente, ma non riuscii a reprimere l'impulso di
voltarmi verso Layla. Anche lei guardava me, ma non appena mi voltai,
si voltò immediatamente dalla parte opposta. Cercai di
convincermi
fosse una mera coincidenza, ma non potevo proprio negare l'ovvio: mi
negava anche il minimo contatto visivo. Non appena mi resi conto di
come fosse circondata da umane, tra cui una evidentemente in dolce
attesa, avevo
accantonato la mia tristezza, per farmi prendere decisamente dal
panico. Ero preoccupato, perchè non potevo sapere come
avrebbe
reagito, ritrovandosi tra tutte quelle profumatissime ragazze dalle
vene ricolme di sangue caldo. Avrebbero scatenato in lei la sete, le
brame della bestia che tutti noi ci sforzavamo di reprimere? E in tal
caso, avrebbe saputo come controllarla? Senza pensarci neppure per un
attimo, e senza alcun rimorso, mi intrufolai tra i suoi pensieri.
Nonostante trovasse
il loro odore buono quanto potevamo trovarlo noi, non sembrava avere
alcun problema a reprimere i propri istinti predatori. Sembrava
neppure considerarle come possibili prede, ma piuttosto come dei
propri simili. La cosa mi sorprese, e non poco. Tra le sue doti,
forse,oltre ad un innata bontà e timidezza che ormai era
diventata
la sua caratteristica più evidente, c'era anche un
autocontrollo
fuori dalla norma? In ogni caso, era piuttosto presa dalla
conversazione, e cercava di immaginare quali fiori sarebbero stati
più adatti all'occasione. Meglio le tradizionali rose o le
profumatissime fresie? Un dilemma che preferivo non pormi, per me
erano solo fiori.
Quando Claire
infine le sfiorò una mano, sussultò e io
sussultai con lei, ma non
sfuggì al suo tocco. La piccola vampira le sorrise,
intavolando una
conversazione sulle giunchiglie, che sembravano essere i fiori
preferiti della ragazza. Sollevato ma sempre in ascolto ( non mi ero
mai soffermato ad ascoltare i suoi pensieri a lungo, all'iniziale
preoccupazione si aggiunse un pizzico di curiosità), tornai
a
concentrarmi sulla conversazione tra Sam e il nonno, che intanto
discutevano di un eventuale partecipazione dei quileute alla
battaglia ormai prossima. Carlisle si opponeva con forza alla cosa,
mentre Sam insisteva nel fargli presente che le probabilità
di
vincere, con loro al nostro fianco sul campo di battaglia, sarebbero
aumentate in maniera esponenziale.
- No Sam.- Ripeté
per l'ennesima volta. - Combatteremo solo se sarà lui a
provocarci.
Alice continua a dire che non ha intenzione di ucciderci, almeno non
per ora. Finchè sarà così, ho
intenzione di avviare una pacifica
discussione tra vecchi amici, e null'altro. Non possiamo sapere cosa
ha in mente finchè non deciderà d'agire, e se le
sue intenzioni
dovessero cambiare, non permetterei mai a voi di rischiare ancora una
volta le vostre vite. Amico mio, a nome di tutta la mia famiglia ti
ringrazio. Ma questa è la nostra guerra.- Il nonno non era
mai stato
tanto determinato. Ma Sam lo era quanto lui.- Calisle, Jacob non
lascerà andare Nessie da sola. Se lui si schiera al vostro
fianco,
lo farà anche il suo branco, che gli piaccia oppure no, e
noi
abbiamo il dovere di spalleggiarli. Non abbandoniamo un fratello.
Mai. Verremo, anche se ci neghi la tua approvazione. -
Continuarono a
discutere per un po', ognuno fermo sulle proprie convinzioni, per poi
far vertere la discussione verso argomenti decisamente più
interessanti.
- Almeno abbiamo
una strategia? Faremo come l'ultima volta? Praticamente, incroceremo
le dita sperando non vogliano menar le mani, e basta?- Fu zio Emmett
a parlare stavolta. Ci voltammo tutti verso lui, probabilmente aveva
dato voce ad un dubbio che aveva attraversato, prima o dopo, la mente
di tutti gli uomini presenti.
Il nonno fu l'unico
a rispondere. - Si Emmett. Anche se, studiare una strategia, non
sarebbe una cattiva idea. Ho paura che stavolta non saremo
così
fortunati. Se Aro non vuole ucciderci, potrebbe avere di peggio in
mente. La radura dove si fermeranno d'altronde, non offre nulla che
noi potremmo utilizzare a nostro vantaggio. Certo, Bella potrebbe
schermarci, annullando i poteri di Jane e Alec, ma dovremmo trovare
il modo per fermare Felix e Demetri. La loro forza è eguale,
anzi
superiore alla tua Emmett, e non ti permetterò di
combatterli
entrambi. Alice potrebbe prevedere le loro mosse, ma dovrebbe
comunicarle a Edward, no, meglio se le comunicasse a Anthony, che
potrebbe mettere al corrente il resto della famiglia, senza che loro
possano accorgersi di questo scambio di informazioni. Ma non sarebbe
abbastanza. Felix da solo potrebbe facilmente fare del male a Alice,
Esme e Rosalie, per non parlare di Layla, che non si è
ancora
ristabilita del tutto.- Sentii una sedia strisciare contro il
pavimento,i pensieri di Layla
divennero confusi e pieni d'ansia, sembrava volersi opporre a
qualcosa, ma non prestai alcuna attenzione,
preso com'ero da quegli
abbozzi di strategie. Finalmente avrei potuto fare la mia parte,
essere un combattente attivo in prima fila in quella battaglia, e la
sola idea mi eccitava più del dovuto. - Se poi, come credo,
Dalila
combatterà al loro fianco, avranno un vantaggio davvero
notevole se
come Layla ha detto, è davvero molto più forte di
qualsiasi altro
vampiro. - Scosse appena il capo, incrociando le braccia al petto.-
Devo rifletterci con calma, e valutare ogni dettaglio. Non posso
permettermi di lasciare alcun che al caso.- Asserì ancora,
muovendo
piano il capo, come annuisse a se stesso. Nella cucina ogni rumore
sembrò cessare, ad esclusione di un lieve mormorare alle mie
spalle
e qualche sporadica e soffocata risatina.
- Io vi posso
aiutare.- Ci voltammo tutti nello stesso istante. Il silenzio si fece
assoluto, il rumore del mio stesso respiro, sembrava essere
addirittura assordante. Anche zia Alice, che durante quella
discussione aveva continuato ad urlare contro un irremovibile Billy,
si era zittita.
Nessie si mosse
velocemente attraverso il salotto, entrò come una furia
nella
stanza, e corse ad abbracciarla.- Layla! No, no e no! Non lo devi
fare!Tony! Di qualcosa anche tu!-
Alice, spingendo la
carrozzella di Billy, le fu subito dietro.
Si, era stata la
mia piccola meraviglia a parlare.
Cosa avrei mai
potuto dirle? Cosa credeva che potessi fare, per convincerla a
non esporsi? Niente. Ero paralizzato dalla paura. La sola immagine di
lei, sola a fronteggiare quel mostro, era fonte di malessere e
angoscia tanto profondi da non riuscire a capacitarmene. Era
così
che lei si vedeva. Era così che lei voleva che finisse. Era
pronta a
sacrificare la sua vita per noi. Ma io ero altrettanto pronto ad
impedirglielo. Non sapevo ancora come avrei potuto fermarla, ma
l'avrei fatto, l'avrei protetta a qualunque costo. Non avevo sempre
provato quell'impulso, fin dalla prima volta in cui l'avevo vista?
Decine di occhi
erano puntanti su di lei, compresi i miei, ancorati alla sua piccola
e apparentemente fragile persona, che allontanava da se mia sorella,
posandole con gentilezza le mani sulle spalle. Le sorrise
teneramente, chinando appena il capo alla sua destra, per poi
avvicinarsi ancor di più a Carlisle. I suoi passi erano
però
strascicati, come se il peso di quegli sguardi la schiacciasse a
terra, impedendone i movimenti.
- Io, lo devo
fare.- Disse ancora, con tono stranamente fermo e deciso. Nessuno di
noi, l'aveva mai sentita parlare con tanta convinzione. Manteneva un
certo garbo, ma nei suoi occhi rispendeva una scintilla che io non vi
avevo mai visto prima. I suoi pensieri lasciavano trapelare una forza
d'animo che non aveva mai mostrato, come se improvvisamente in lei
qualcosa fosse scattato, senza che lei stessa se ne rendesse conto. -
Io ho vissuto con Dalila per quindici anni. So come si muove, come
ragiona. Carlisle, te ne prego, lascia che io vi aiuti. Non voglio
essere un peso, non più. - Esme si alzò,
raggiungendola e posando
entrambe le mani sulle sue spalle. Teneva il capo chino, gli occhi
socchiusi. Quante lacrime avrebbe versato, se solo avesse potuto!
Voleva farle capire, a modo suo, che l'appoggiava anche se questo le
provocava un dolore atroce. Lei poggiò una mano sulla sua,
come a
volerla rassicurare, ma fissava il nonno, che intensamente ricambiava
il suo sguardo.
- Layla... - Disse, dopo un lungo silenzio, con tono basso e
estremamente pacato,
gentile ma fermo.- Vorrei poterti dire, con tutto il cuore, che non
permetterò che tu corra un rischio simile. Ma non posso. Non
posso
dirti come vivere la tua vita, nessuno in questa casa ti
imporrà la
propria volontà, ma devo chiederti di pensarci bene.-
Strinsi con
forza i pugni, tremavo per la rabbia. Il nonno era probabilmente
l'unica persona a poterle proibire di compiere quel folle gesto, ed
invece sembrava propenso a fare esattamente l'opposto. - Sei certa di
volerlo fare? Hai ponderato e misurato i rischi che potresti correre?
La morte è tra questi, lo sai bene. Ora che hai lasciato
Dalila,
nulla, neppure gli ordini di Aro, le impediranno di ucciderti. Se lei
è forte quanto dici, potresti morire. Sei piccola ed
emotivamente
fragile, mia cara, e con questo non voglio sminuirti, ma neppure
voglio tu prenda una decisione così gravosa senza aver
riflettuto
abbastanza. Non sei che una bambina per loro, in questo momento hai
bisogno di protezione, non di venire buttata nella mischia. Il campo
di battaglia non è il tuo posto.-
Layla lo lasciò
parlare, annuendo di tanto in tanto alle sue parole e aspettando che
il nonno terminasse, prima di replicare con il medesimo tono. - Sono
piccola, ma non fragile. Sono un vampiro come tutti voi. E sono
veloce. Sono molto veloce. So a cosa vado incontro, e non ho bisogno
di pensarci ancora, conosco le conseguenze. -
- Aspetta aspetta!-
Fu Sam, stavolta, a prendere la parola, interrompendone il dire.-
Questa Dalila... Carlisle ha detto che è molto
più forte di
qualsiasi altro vampiro. Come pretendi di batterla, se dalla tua
parte hai solo la velocità?- La fissava torvo e scettico,
probabilmente poco propenso a credere che una creatura minuta come
lei, potesse durare più di un minuto in un corpo a corpo
contro un
altro vampiro.
La mia piccola gli
rivolse un sorriso insicuro. Non aveva ancora superato la sua
avversione per i lupi, sembrava tollerare solo Jake, dato che Nessie
ultimamente le era stata molto vicina, gli altri la impaurivano
ancora. - Dalila non... Beh, non ha una mente... Come
dire...Profonda. Basa tutto sulla sua forza incredibile e sul suo
dono. Questo, le impedisce di concentrarsi su più di un
avversario
alla volta. Se uno di voi potesse distrarla, sono certa di potere
aiutarvi. Perchè...Io posso fare questo... - Si
guardò intorno,
alla ricerca di qualcosa di verde e vitale. Non c'erano fiori ne
piante in quel momento nella stanza, eppure lei percepiva qualcosa,
un barlume di energia, che incredibilmente proveniva da me. I suoi
occhi blu incrociarono i miei, ma non mi sorrideva. Una constatazione
dolorosa per me. Io la confondevo. Soffermandosi a pensare a me, i
suoi pensieri diventavano illogici e sconnessi, mi era abbastanza
chiaro però, fosse dovuto alla mia improvvisata
dichiarazione
d'amore. Respirai profondamente, cercando di rimanere impassibile per
quanto mi riuscisse, mi infilai le mani nelle tasche, ma rivoltandole
non vi trovai nulla. Scossi la camicia, ottenendo lo stesso
risultato. Chinandomi in avanti per far ciò però
,una foglia, una
stupidissima foglia che mi era rimasta impigliata tra i capelli
mentre correvo verso casa, scivolò verso il pavimento,
planando con
lentezza prima di toccare terra. Bene, ora oltre che confonderla, mi
ero pure reso ridicolo davanti a lei.
- Grazie.- Sussurrò
mentre si avvicinava a me, e si chinava poi a raccogliere la verde
foglia che spiccava contro le pianelle chiare. Congiunse le mani a
coppa attorno ad essa, e si voltò verso l'alpha ancora una
volta.
Socchiuse gli occhi, le mani le tremarono debolmente mentre
concentrata osservava lunghi rovi ricoperti di spine ricurve,
strisciare fuori dalla coppa formata dalle sue stesse mani,
muovendosi nell'aria, e strisciando sull'immacolato pavimento della
nonna come serpi velenose sotto il controllo di un esperto
incantatore. Crescevano a dismisura e con velocità
impressionante,
danzavano ai piedi di Sam, davanti al suo volto madido di sudore, con
quegli aculei ben dritti che ne sfioravano la pelle, affilati tanto
da reciderne la vena giugulare prima che avesse il tempo di
rendersene conto. Avrei temuto Layla volesse realmente attaccarlo, se
non avessi potuto leggerne i pensieri. Voleva solo mostrargli che non
doveva dubitare di lei, non gli sarebbe stata d'impiccio, che poteva
difendersi, anche se non l'aveva mai fatto prima.
E io mi chiedevo
con insistenza di cosa fosse realmente capace la mia piccola fata, se
era riuscita a creare da una singola foglia per di più
recisa,
qualcosa di così letale.
I rovi fremettero,
si irrigidirono e repentinamente si ritirarono, rintanandosi tra le
sue mani candide, per tornare ad essere la foglia che erano stati fino
a
qualche minuto prima.
Sam e il resto dei presenti la fissava
senza emettere un fiato. Sul suo volto si susseguivano le espressioni
più disparate: prima era sorpreso, poi scettico, poi
spaventato, e
poi ancora meravigliato. Nessun altro osava dire una parola,
aspettavano fosse lui ad esporsi, lui che aveva dubitato, che come me
si era fidato troppo delle apparenze. - Io... Credo di doverti delle
scuse.- Mormorò sinceramente dispiaciuto, chinando il capo,
sotto
sguardo attonito del suo branco. - Lascia che partecipi, Carlisle.-
Aggiunse poi, riprendendo il suo solito tono. Il nonno, con mia
grande gioia, non sembrava ancora esserne convinto, come non lo ero
io. C'erano così tante domande ancora senza una risposta. Il
potere
di Layla, sarebbe stato abbastanza per fermarla? E sarebbe stato
utile contro Aro e la sua Guardia?
- Ci penserò, per
ora non ho altro da aggiungere.- Si alzò, salutò
i suoi ospiti e si
chiuse nel suo studio, come era solito fare ogni qualvolta aveva
necessita di riflettere su angustianti questioni. Piano piano, tutti
gli ospiti se ne andarono, lasciando la casa immersa in un quasi
spettrale silenzio. Nessuno osava proferire parola. Io mi limitavo a
lanciare delle occhiate alla mia Layla. Non volevo aggiungere altro
peso sulle sue spalle, non volevo farle capire quanto il suo ormai
per me certo rifiuto, mi facesse male. Sempre più
egoisticamente,
pensavo solo a me stesso, non potevo impedirmi di fantasticare sulla
mia fata dei fiori, anche se più ci riflettevo,
più mi rendevo
conto di una cosa. Io non avevo idea del perchè mi fossi
innamorato
di lei. Era stato un vero e proprio colpo di fulmine il mio, non
aveva alcun senso. Ma era stato bellissimo, e non avrei mai potuto
dimenticare come mi fossi sentito vivo, nel comprendere ciò.
Non avevano
scambiato che poche parole, probabilmente di tutti i Cullen, ero
quello a cui si era avvicinata di meno. Quando c'ero io nei paraggi,
non parlava quasi mai, se ne stava in disparte, nel vano tentativo di
confondersi con la carta da parati. Inutile, per me lei risplendeva
come la stella più luminosa. Stava sempre con la nonna e con
Nessie,
che si comportava come fossero delle gemelle divise alla nascita e
appena ritrovate, impedendomi anche solo di avvicinarmi e tentare
un qualsiasi approccio. Sentivo però, che in qualche modo,
io la
conoscevo meglio degli altri. I suoi silenzi, ad esempio, erano
sempre carichi di significato per me, non avevo bisogno di ascoltarne
i pensieri. Piano piano arrivai ad una conclusione. Non dovevo
permettere che scoprisse cosa provavo per lei, per quanto fossero
profondi e intensi i miei sentimenti. Avrebbe sofferto nel
rifiutarmi, oppure ancor peggio, si sarebbe sentita in dovere di
assecondarmi. Non volevo privarla della sua libertà, non ora
che
sembrava averla riacquistata. Quanto aveva sofferto per potersi
guadagnare il suo momento di gioia... No, non avrebbe dovuto mentire
per me ne per nessun altro, lei meritava il meglio che
l'eternità ha
da offrire. Avrei continuato a proteggerla, ma per lei sarei stato un
amico, o un fratello, se l'avesse voluto. E le mie pene, sarebbero
state un esiguo prezzo da pagare, in cambio della sua
felicità.
Quando la mamma tornò dalla caccia con zia Rose fu un
sollievo.
Quella notte tornai al cottage con i miei. Non volevo starle intorno
più del necessario. La mia stanza era pulita e perfettamente
in
ordine, proprio come l'avevo lasciata. Augurai la buona notte ai miei
genitori e a mia sorella, e mi buttai a letto, con le palpebre
pesanti e il cuore a pezzi.
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Capitolo 15 *** Capitolo 15. La Radura ***
cap15
Wow...
Siamo arrivata alla cifra tonda! 20 e dico VENTI preferiti!
Olè!!! \*_*/
Grazie a maleka per
avermi aiutato a raggiungere la fatidica cifra. Per me è una
gran cosa, anche se ad altri può sembrare un'inezia.
Capitolo
15. La
radura.
Quella
notte non
dormii bene. Anzi, sarebbe meglio dire che non dormii affatto. Mi
mancava la mia ninna nanna. Mi mancavano i suoi passi dall'altra
parte della parete, la sicurezza di saperla a pochi metri da me, sana
e salva. La sua vicinanza mi infondeva tranquillità e un
senso di
profondo benessere.
Nel nostro cottage
c'era troppo silenzio per i miei gusti. O meglio, non c'erano i
rumori giusti, quelli che io volevo disperatamente sentire. I miei
buoni propositi sembrano destinati a morire sul nascere. Come potevo
pensare seriamente di rinunciare a lei per l'eternità, se
non
riuscivo a starle lontano neppure per una notte? Eppure dovevo
riuscirci, per lei. L'amore è anche questo, sacrificarsi per
chi
ami, e io l'avrei fatto.
Alle prime luci
dell'alba ero già in piedi, pronto ad uscire. Seduto davanti
alla
tv, guardavo annoiato il primo telegiornale del mattino. Notizie di
cronaca nera venivano snocciolate con noncuranza da un impettito
giornalista in giacca e cravatta, come se fossero la lista della
spesa. Deprimente.
Decisamente non il
modo migliore per cominciare una giornata che già si
prospettava
pessima fin dal principio.
Aspettai
pazientemente che mamma e papà uscissero dalla propria
camera e che
Nessie si svegliasse e si cambiasse. Nonostante fossi di pessimo
umore, e neppure la mamma si arrischiasse a rivolgermi la parola, mi
godetti il tragitto da casa nostra alla villa. Era una di quelle care
vecchie abitudini che mi erano mancate e che non avrei voluto perdere
mai.
Quando arrivammo,
il suo profumo mi assalì, penetrandomi nelle narici, potente
e
sconvolgente come se lo sentissi per la prima volta, e proprio come
quella volta, ne fui totalmente rapito e soggiogato.
Sentii un dolore
lancinante al petto, all'altezza del cuore. Un'invisibile ferita si
era appena aperta, al solo pensiero di dovermene allontanare. Eppure
dovevo. Presi un profondo respiro, prima di entrare in casa.
Tutti sembravano
impegnati nelle loro solite faccende, nulla di anormale
all'apparenza. La cercai immediatamente con lo sguardo, non appena
misi piede in casa non potei trattenermi dal farlo. Ed eccola, seduta
accanto a Esme su uno dei suoi candidi divani, un'adorabile visione.
I suoi boccoli chiari sembravano brillare così come la sua
pelle
candida, gli occhi erano accesi come non mai, le labbra distese in un
sorriso appena accennato. Ai miei occhi era di certo una delle
meraviglie del mondo. In quel momento pensai di cancellare tutti i
miei piani. Mi piaceva cullarmi nell'illusione che quel sorriso fosse
solo per me, e non di certo per Nessie, che le corse incontro,
stringendola in un caloroso abbraccio.
Ah, Tony, vecchio
mio, smettila di sognare ad occhi aperti...
Alice e Carlisle,
scesero le scale e si unirono a noi mentre raggiungevamo le due
vampire, distogliendo con il rumore dei loro passi, la mia attenzione
da Layla. Le salutammo, e loro ricambiarono il saluto con grazia e
voci melodiose.
- Oh, siete già
arrivati? Meglio così, per favore sedetevi.- Disse il nonno,
e noi
senza indugiare oltre ci sistemammo, chi seduto sui divani, chi in
poltrona, chi semplicemente preferì rimanere in piedi. Io
ero tra
questi, troppo nervoso per sedere. L'espressione del nonno era
contrita e preoccupata, mi innervosiva e lasciava presagire avesse
qualcosa di poco piacevole da comunicarci.
- Ci ho pensato per
tutta la notte, e ho deciso, a proposito dello scontro. É
passata
ormai una settimana, ci rimangono solo tredici giorni per pianificare
le nostre mosse.- Cominciò, schiarendosi infine la voce, un
chiaro
invito a zittirci e lasciarlo proseguire, dato che da parte nostra si
era levato un fastidioso mormorio di sottofondo. Zia Rose e zio
Emmett rientrarono in casa dal garage,lo zio Jasper emerse dalla
cucina, non appena udirono quelle poche parole. Infine, in breve ebbe
l'attenzione di tutti i presenti, che in silenzio quasi reverenziale,
aspettavano riprendesse da dove si era interrotto poco prima. - Alice
ha avuto un altra visione. Ha visto la nostra piccola Layla, nella
radura, con Aro.- Al solo sentirlo parlare di una simile
eventualità,
un roco ringhiare proruppe dal mio petto, perchè se Alice
l'aveva
vista, ne io, ne Nessie e tanto meno nessuno dei lupi sarebbe stato
accanto a lei. Un occhiata indulgente del nonno mi ridusse al
silenzio all'istante.- Ho deciso di permetterle di partecipare
all'incontro, se ancora lo desidera, ma ho intenzione di proibire ai
quileute di prendervi parte, in caso le trattative dovessero fallire.
Ancora spero non vi sia alcuna battaglia, ma non possiamo esserne
certi.-
Rivolse uno sguardo
grave alla mia piccola, che invece gli sorrise e mormorò un
grazie.
Strinse una mano ad Esme, rivolgendole il medesimo sorriso. Un
sorriso cauto ma ottimista che la nonna non ebbe la forza di
ricambiare.
Nessie ed io ci
scambiammo un'eloquente occhiata.
Hai
intenzione di rimanere immobile
come un baccalà e non muovere neppure un dito per
impedirglielo?
Oltrepassando
facilmente il mio scudo, le sue parole mi riempirono il cranio. La
sua voce interiore era carica d'astio e paura nello stesso tempo. Si
aspettava facessi qualcosa, in nome di quei sentimenti che non potevo
esprimere.
Cosa
dovrei fare? Solo il nonno
poteva impedirglielo, ma come vedi non sembra intenzionato a farlo!La
proteggerò per quanto posso, posso fare solo questo per lei.
La
mia sorellina si
imbronciò, incrociando strettamente le braccia al petto, per
nulla
soddisfatta dalla mia replica. Sospirai, scuotendo il capo, desolato.
Un comportamento infantile da parte sua, che non mutava di certo la
realtà delle cose, ne la mia decisione. Non sapeva quanto
sarei
stato felice di poterla accontentare in quell'occasione.
Ovviamente Nessie
non aveva alcuna intenzione di demordere. Quando Layla si
alzò, e si
affiancò ad Alice, lei le fu subito dietro. Strinse le loro
mani tra
le sue, non mi interessava sapere cosa stesse loro mostrando, ma le
due vampire annuirono e uscirono dalla sala, senza dire una parola.
Presi posto accanto alla nonna. Carlisle le rivolse qualche parola
gentile e consolatoria, prima di tornare a rintanarsi nel proprio
studio. Anche gli altri, sicuramente meno scossi dalla notizia,
tornarono alle loro occupazioni. Papà si mise al pianoforte,
e la
mamma lo seguì, sedendo al suo fianco. Suonava per la nonna,
ma lei
non parve trarne alcun giovamento.
Fissava il parquet
con aria assente. Potevo ben intuire quali pensieri ne affollassero
la mente, erano probabilmente molto simili ai miei. Le cinsi le
spalle con un braccio, stringendola con dolcezza a me.
- Tranquilla nonna.
Tornerà a casa sana e salva. Ad ogni costo. Te lo prometto.
-
Mormorai, sorridendole comprensivo. Entrambi sapevamo che non mi era
possibile mantenere quella promessa, ma nessuno dei due fece nulla
per sottolinearlo. Esme si voltò, sollevando finalmente lo
sguardo,
per sorridermi di rimando, anche se il risultato mi parve
più una
smorfia di dolore. Ero ben conscio che le mie parole non avrebbero
fatto una grande differenza, ma desideravo disperatamente
rassicurarla, o perlomeno provarci.
- Lo so, tesoro, e
ti ringrazio.- Fece una piccola pausa, prima di continuare, come
cercasse le parole adatte a continuare.- Sai, non ho mai domandato
nulla, non mi sono mai opposta ad una decisione di Carlisle,
perchè
lo considero un uomo saggio e brillante, un ottimo marito e padre,
affezionato e premuroso nei confronti della sua famiglia. Ma ora
vorrei...Come vorrei costringerlo a ritrattare tutto...A ripensarci.-
Note di dolore ne incrinavano la voce dolce e incantevole come il
canto di un allodola. Le mani chiuse in pugni quasi tremavano per
quanto convulsamente le stringeva. - Layla non deve venire con noi.
Non deve. Non deve rivedere quel mostro. Non dopo quello che ha
subito e sopportato a causa sua.- Un verso gutturale le
risalì per
la gola, morendo sulle sue labbra, così stranamente contorte
in un
espressione comunicante solo una grande rabbia, qualcosa che mai
avevo visto sul suo volto, e che credevo di non poter mai vedere.
La nonna per me era
sempre stata l'emblema della gentilezza e della bontà, e
mai,
neppure lontanamente, ero stato sfiorato l'idea che anche lei potesse
provare sentimenti quali l'ira e il rancore.
- Nonna, stai
calma, ti prego. Non le capiterà nulla, ci saremo tutti noi
con lei.
Beh, forse non tutti...- La mia voce si ridusse ad un sussurro
tremolante, posai le mani sulle sue, ancora chiuse.- Ma farò
di
tutto perchè non le venga torto neppure un capello, te lo
prometto.-
Lei annui appena
percettibilmente, per poi chiedermi, con tono sofferto.- Credi io sia
una cattiva madre?- Quella domanda mi lasciò spiazzato.
Inizialmente
non comprendevo come potesse anche solo averla sfiorata quell'idea.
Ma poi, dopo un attimo di riflessione, capii.
- Nonna, tu sei un
ottima madre, e non dovrei essere io a dirtelo. Lo so che Layla per
te è speciale, perchè...- Mi zittii. No, non
potevo parlare, non in
quel momento. Il loro odore era forte nell'aria, ero certo fossero
negli immediati paraggi, dal sommesso vociare che potevo udire,
probabilmente erano a qualche chilometro di distanza, e sembrava si
stessero muovendo verso casa. Non volevo mi sentisse, non volevo
appesantire ancor di più il fardello ricolmo di
responsabilità di
cui si era fatta inutilmente carico. Non avrei saputo celare i miei
sentimenti con un tono indifferente, con quell'accenno di affetto
misurato. Mi era impossibile parlarne come se fosse solo un altro
membro della mia famiglia, perchè per quanto volessi loro
bene,
Layla era un gradino sopra tutti gli altri. Per me era troppo presto,
per poter fare finta di non averla mai amata. Tutto il mio essere si
dibatteva e si ribellava, inorridito da quell'idea.
É
speciale anche per me... é molto
speciale per me. E neppure io vorrei che arrivasse davanti ad Aro e
Dalila, ho sperato con tutto me stesso che il nonno le proibisse di
fare questa pazzia. Nessuno ti rinfaccerebbe di fare dei favoritismi,
se è questo che pensi nonna. Credo abbiano notata tutti,
come l'ho
notata io, la somiglianza tra voi. Tu ci ami tutti allo stesso modo,
ma Layla è uno spirito affine al tuo. é normale
che tu provi
maggiore preoccupazione per lei, soprattutto in queste circostanze.
Pensare
e
condividere i miei pensieri era piacevole in quel contesto,
perchè
ero libero di parlare di lei con i toni che meglio riflettevano le
mie emozioni, senza costrizioni, senza dover fingere di provare nei
suoi confronti, solo un tiepido affetto. E soprattutto senza dovermi
preoccupare del giudizio altrui. La nonna non mi avrebbe giudicato,
ma sicuramente compreso. Era un balsamo per la mia ferita, potevo
godere di qualche minuto di tregua dal dolore che questa mi
provocava.
Esme mi sorrise, ed
era un sorriso sincero. Le sue mani si schiusero, accogliendo le mie.
Ora
so che la proteggerai, ne sono
certa. Per te lei è davvero importante, più di
quanto non lo sia
per me. Non mi sbaglio sai? Ricorda che ho già visto tutto
questo,
una volta, anni fa. Più o meno una ventina...
-
Non credo, nonna.
- Mormorai, richiudendo ermeticamente la sua mente. La voce mentale
della nonna era ancor più melodiosa e soave di quella reale,
fu
davvero difficile zittirla, era puro piacere ascoltarla. - Tu sei
così fortunata, perchè puoi dimostrarle in
qualsiasi momento quanto
è importante per te. - Avrei voluto aggiungere qualche altra
parola,
ma i loro passi attraverso il cortile, e poi sulle scale, mi
costrinsero a troncare improvvisamente la nostra conversazione.
- Tony! Puoi venire
fuori un momento?- Sospirai, al sentire zia Alice chiamarmi
dall'esterno. Abbracciai la nonna, pregandola con un ultimo sussurro
di stare serena, poi svogliatamente attraversai il salotto, e uscii
dal portone d'ingresso.
- Eccomi zia...Che
succede?- Layla e Nessie sedevano sugli scalini, mentre Alice, come
se mi aspettasse al varco, stava in piedi, le spalle contro il muro,
giusto di fianco alla porta.
- Oh niente, devi
solo accompagnare Layla alla radura. Edward ti ci ha portato ieri,
quindi conosci la strada. - Sbiancai e deglutii rumorosamente. A
spaventarmi non era la sua richiesta, quella semmai mi mandava
addirittura in estasi, ma il sorrisetto malizioso sulle sue labbra.
Un sorriso di cui diffidare, sempre e comunque. Non volevo sembrare
scortese, ma dovevo impormi di rifiutare, non avrei potuto fare
altrimenti. Anche se qualcosa mi disse che non avrei avuto la
possibilità di scegliere,io decisi comunque di perseverare.
-Come? Zia non
potete portarla tu e Nessie alla radura? Con voi si troverà
sicuramente a suo agio, e potrebbe anche divertirsi e...-
Alice non mi
permise neppure di continuare. Mi zittì con un cenno della
mano,
replicando prontamente a sua volta.- Nessie ed io dobbiamo occuparci
di un matrimonio incombente! C'è bisogno di fare dello
shopping
selvaggio, e trascineremo anche Rose e tua madre, anzi me la
caricherò di peso sulle spalle se necessario!Non hai sentito
cosa ha
detto Carlisle? Abbiamo solo tredici giorni.- Provai ad aprir bocca,
ma non ebbi il tempo di dire una sola parola che la zia mi impose il
silenzio con la forza, coprendomi la bocca con una mano. - Non osare
contraddirmi, devi farlo tu!- Il modo in cui sottolineo il concetto
mi mise i brividi. Non avrei osato contraddirla, avrebbe potuto
sbranarmi.
- Ahm... Va.. Va
bene zia...- Balbettai quando infine fui libero di parlare.
Indietreggiai velocemente, provando un certo conforto, seppure
vano, nel frapporre delle distanze fra me e la piccola vampira. Mi
voltai verso Layla. Osservando la reazione della mia fatina a quella
che era un imposizione bella e buona, non mi sorpresi. Teneva lo
sguardo basso, come al suo solito, si mordicchiava il labbro
inferiore nervosamente. Non sembrava entusiasta, bensì
intimorita
dall'idea di stare da sola con me. Presi un profondo respiro e
gonfiai il petto cercando di infondermi tutto il coraggio di cui ero
capace, prima di avvicinarmi e rivolgerle la parola. Intanto si era
alzata e aveva ridisceso quei pochi scalini antistanti all'ingresso.
- Layla...- Mi
tremava la voce, non sapevo bene come comportarmi. Mi sentivo come un
adolescente alle prime armi, e in effetti lo ero- Mi dovresti
seguire. La radura è distante da qui, quindi se sei pronta,
sarebbe
meglio partire subito.- Cercai di essere il più gentile e
pacato
possibile. Lei annuì, e senza null'altro aggiungere, ci
avviammo
verso il nostro campo di battaglia. Sentii la zia e Nessie rientrare
in casa ridacchiando. Io non ci trovavo assolutamente nulla di
divertente. Forse credevano di farmi un favore, ma inconsciamente mi
sottoponevano alla più atroce delle torture.
La mia piccola
meraviglia correva veloce al mio fianco, e ancora una volta ero certo
non stesse correndo al massimo delle sue capacità. Era
strano
ripercorrere quello stesso percorso, per la seconda volta in meno di
ventiquattro ore, in sua compagnia. Mi piaceva osservarne i movimenti
precisi ed eleganti. Era splendida, dotata di una grazia davvero
incomparabile, non sembrava neppure correre, ma saltellare leggera,
come una gazzella. Mi fece pensare ad una ballerina esperta nel
muoversi sulle punte. Fu quasi un dispiacere, quando arrivammo a
destinazione e dovette fermarsi
- Siamo
arrivati...- Bisbiglia quando mi fermai al limitare della radura, un
luogo dove sembrava regnare eternamente la pace. Un oasi lontana
dalle preoccupazioni e i dispiaceri che la vita porta di tanto in
tanto. Oltrepassai gli ultimi grossi abeti che ci separavano dal
piccolo spiazzo erboso, precedendola per farle strada.
Lei non
rispose, e non mi aspettavo lo facesse. A sorprendermi fu
l'espressione sul suo volto, era piena di stupore e meraviglia. Le
labbra erano schiuse, ma potevo chiaramente scorgervi l'ombra di un
sorriso. I suoi occhi erano illuminati da una gioia tanto grande, che
è impossibile per me, trovare parole adatte a descriverla.
- Oh,
Anthony! Questo posto... é incantevole!- Non l'avevo mai
sentita
pronunciare il mio nome.
Mi
piaceva il suono della sua voce nel pronunciare i nomi dei nonni,
delle zie e di mia sorella, sembrava non solo scandirli con
chiarezza, ma cantarli seguendo una silenziosa melodia a lei sola
conosciuta. Ma il mio nome... Suonava così bene se
pronunciato dalle
sue labbra, che avrei voluto sentirlo ancora, ancora e ancora, e
anche allora, non sarebbe stato abbastanza.
- é
stupendo. E queste piante...- Si avvicinò ad un vecchio pino
dal
largo e rugoso fusto. Io restavo in disparte, lasciando che si
muovesse in assoluta libertà. - Sono così vitali,
piene di energia.
- Mormorò ancora, sfiorando con affetto materno la ruvida
corteccia
dalle sfumature rossicce. L'albero sembrò fremere sotto le
sue
carezze. Solo in seguito compresi che quella era una normale reazione
alla sua vicinanza. Le piante reagivano come se ne percepissero
l'energia, così come lei percepiva la loro, e questa
entrasse in
connessione con la loro.
Sospirai
profondamente. Mi ritrovai a fissare con odio quella pianta priva di
colpa. Mi ero ridotto ad invidiare un albero. Ero patetico, e a quel
punto ero certo di non poter cadere più in basso di
così.Forse.
Layla
sembrava totalmente dimentica della mia presenza, e per me era un
bene. Per la prima volta potevo osservarla così com'era,
senza
restrizioni, senza nessuna timidezza a far da barriera tra noi. Era
allegra come non l'avevo mai vista, vagava per il luogo senza alcun
timore, come se quel paesaggio le fosse familiare.
- Già.
É un bel posto.- Mi limitai a borbottare dopo un lungo
silenzio
rotto solo dal suo lieve canticchiare. Avanzai attraverso l'erba
fresca ancora bagnata di rugiada e i radi fiori che cominciavano a
schiudersi alla poca luce del mattino. Mi sedetti al centro della
radura, con lo sguardo continuavo a seguirne ogni movimento. Ma
l'erba era tanto morbida e io non resistetti alla tentazione di
sdraiarmici sopra. Sbadigliai sonoramente, incrociando le mani dietro
la nuca. Mi stiracchiai per bene, distendendo le gambe con lentezza.
Respirai a fondo, godendo dell'aria fresca impregnata della sua
essenza. Esserle vicino mi confortava, mi sentivo rilassato, e mentre
lei continuava a gironzolare, accostandosi ora a quell'albero, ora a
quell'altro, forse cominciai a rilassarmi un po' troppo. Continuavo a
sbadigliare senza ritegno, sentivo le palpebre pesanti, e faticavo a
tenere gli occhi aperti. Si sedette accanto a me, con le gambe unite
piegate di lato, ma io non me ne accorsi finchè non mi
rivolse la
parola.
- Hai
sonno?- Domandò tutto d'un fiato. Io sobbalzai. Non avrei
saputo
dire da quanto tempo fosse li al mio fianco. Svogliatamente mi misi a
sedere, con le gambe ancora distese e le braccia a sostenere il peso
del busto.
-
Diciamo di si. Non ho dormito bene questa notte.- Sbadigliai per
l'ennesima volta, ma ebbi l'accortezza di coprirmi educatamente la
bocca con una mano, questa volta. - Scusami. Non sono mai di gran
compagnia per te.- Mi resi conto solo successivamente d'aver dato un
accento particolare alle mie parole. C'era una componente non
indifferente di crudele ironia in queste. Non era rivolta alla mia
piccola, ma più a me stesso, che non trovando un modo per
farmi
amare da lei, rinunciavo senza neppure provare. La paura mi impediva
di giocare la mia partita, e in quel momento, mi fece quasi piacere
pensare che lei avrebbe potuto male interpretare le mie parole.
Magari avrebbe potuto odiarmi, rendere più facile il mio far
finta
di non amarla.
Patetico...
Patetico, meschino e miserabile.
- Oh,
no, non devi scusarti. Puoi riposare se vuoi, anzi dovresti. Non
voglio ancora tornare a casa, se non ti dispiace. Mi piace qui. Mi
sono innamorata di questo posto. - Layla si mostrava sempre
più come
una creatura dotata di un anima candida ed immacolata. Non solo le
mie parole non l'avevano neppure sfiorata, ma mi rivolgeva la parola
di sua spontanea volontà, e addirittura si dimostrava
premurosa nei
miei confronti. Desideravo sentirla ancora parlare, rivolgersi a me
con la sua voce chiara e musicale.
- No,
posso resistere.- Tornai a sdraiarmi, incrociando nuovamente le mani
sulla nuca, cercando di tenere gli occhi ben spalancati. - Senti
Layla... - Cominciai, sforzandomi di mantenere un tono distaccato,
obbligandomi a rinnegare la cosa più bella che possedessi. -
Zia
Alice mi ha detto che l'altra notte ho parlato nel sonno. Di te.
Vista la tua comprensibile reazione, vorrei rassicurarti. Puoi stare
tranquilla e dimenticare qualsiasi cosa abbia detto. É stato
uno
spiacevole malinteso, nulla di più. - Mi voltai dalla parte
opposta,
per nasconderle il digrignare dei miei denti. - Non corrisponde alla
verità.- Mi sentivo frustrato e teso, mi sentivo morire e
con me
morivano tutte le mie speranze.
- Oh...-
Questa fu la sua unica replica al mio piccolo e forzato discorsetto.
Nulla di più di un lieve mugugnare, e quando ripresi il
controllo di
me e delle mie reazioni e mi voltai, notai con un misto di gioia e
dispiacere che non c'era traccia di sollievo sul suo volto, era anzi
una maschera di tristezza e delusione. Non seppi spiegarmene il
motivo. Avrebbe dovuto sentirsi meglio, invece sembrava stare peggio,
decisamente peggio. Non doveva andare così, non era
così che avevo
immaginato quel momento. Io, e solo io, dovevo soffrire, non
perchè
fossi un masochista convinto o al contrario estremamente generoso, ma
perchè lei non lo meritava. Ciò che io volevo per
lei, era un lieto
fine, un “e vissero per sempre felici e contenti”
degno della
favola più bella. Quella di cui sarebbe stata protagonista,
un
giorno. Io non sarei stato il principe azzurro, mi sarei accontentato
di seguire lo scorrere degli eventi da lontano, forse gli avrei
indicato la strada , e poi lo avrei osservato mentre me la portava
via, partendo al galoppo sul suo nobile destriero, verso il tramonto.
- Layla,
qualcosa non va?- Mi ridestai dai miei cupi pensieri. Titubante mi
tirai su, tornando a sedere.
- No...
Va tutto...bene.- La sua voce era diventata poco più di un
sussurro,
le tremava tanto da impedirle di parlare normalmente. Non c'era solo
dolore in questa, ma qualcosa d'altro che non riuscii ad
interpretare, ma che mi era familiare. Erano sentimenti che io stesso
provavo.
Poteva
sua reazione essere la dimostrazione che ciò che credevo
impensabile, era invece accaduto?Sarebbe stato assurdamente bello e
inspiegabile. Decisamente troppo bello per essere reale.
- Non
direi. Ho detto qualcosa che non va?- Chiesi, ma non ricevetti
risposta. La mia piccola fata distese le gambe, per poi piegarle
nuovamente e stringersele al petto, posando il capo sulle proprie
ginocchia. - Layla... Per favore, puoi rispondermi?- Ma lei socchiuse
gli occhi, e ancora non fiatò.- Non era per questo che non
mi
rivolgevi neppure una parola? Dopo tutto quello che è
successo, dopo
tutto quello che abbiamo passato credevo volessi...Beh...Almeno
essermi amica. Poi hai smesso di parlare in mia presenza, non una
parola, neppure un saluto. Ho pensato di aver fatto qualcosa di
ambiguo, qualcosa che ti avesse imbarazzata o infastidita, o peggio
ancora spaventata. Quando ho saputo di aver detto quelle cose, ho
creduto che la tua reazione ne fosse la conferma. Ma ora ti rifiuti
di rispondermi, e io non capisco dove sbaglio. Ti prego dimmi
qualcosa. Qualsiasi cosa. - La mia mano, come avente vita propria, si
mosse verso il suo volto, carezzandolo piano lungo uno zigomo. Potevo
sentirla tremare, attraverso la pelle dei polpastrelli.
- Si
io... Io ero spaventata. Molto spaventata.- Schiuse appena gli occhi,
e sollevò il capo, rivolgendomi lo sguardo. Finalmente mi
rivolgeva
la parola, ne ero sollevato. - Non hai commesso nessun errore, sono
io che non so bene come comportarmi. Mi dispiace di averti fatto
preoccupare. Ora puoi rilassarti. Puoi...Possiamo dimenticare tutto.-
Seria e sbrigativa, sembrava voler chiudere la questione il prima
possibile, e io l'accontentai, anche se a malincuore.
- Va
bene. - Sospirai. No, in realtà non c'era nulla che andasse
bene,
perchè lei non era sincera, mi nascondeva qualcosa, parlava
troppo
freddamente e con lentezza, ancora una volta soppesava ogni parola
prima che questa venisse pronunciata. La sua voce era quasi atona,
priva della sua musicalità. - Sono felice d'aver finalmente
chiarito
la questione. Non volevo ti facessi degli scrupoli a familiarizzare
con gli altri a causa mia. Possiamo metterci una pietra sopra, non
credi? Possiamo essere amici, o fratello e sorella, o qualsiasi altra
cosa tu voglia. -
Tornò a
guardami, mi sembrò avesse bisogno di riflettere qualche
istante,
per poter formulare una risposta. - Amici.- Disse infine,
sorridendomi impacciata.
Amici...
Io non volevo essere suo amico. Ma dovevo accontentarmi, e perlomeno,
finalmente mi sentivo autorizzato a mostrare almeno una parte
infinitesimale del mio amore per lei. Non avevo mai sentito il
bisogno di chiedere il suo permesso per innamorarmi di lei,
però in
momenti come quello, mi sembrava fosse a suo modo qualcosa di
necessario.
Dovevo
farmi bastare la mia piccola vittoria, in ogni caso. Sollevai una
mano, posandola sul suo capo e scompigliandone i capelli. Erano
incredibilmente morbidi al tatto, più di quanto avessi
immaginato. A
quel mio gesto strizzò gli occhi, incassando la testa tra le
spalle,
i muscoli erano tesi, sembrava pronta a scattare, e si
rilassò
notevolmente, quando comprese che quello voleva essere un gesto
affettuoso e nulla di più.
- Hei!
Non ti farò del male. Nessuno te ne farà, mai
più. Puoi star
tranquilla. Oramai sei una dei Cullen, non hai nulla di cui temere.
Avrai sempre qualcuno a guardati le spalle ora. La mia, anzi la
nostra famiglia, è la più strana che ci sia al
mondo probabilmente,
ma sono tutti degli amabilissimi mostri!- Conclusi con ironia. Avrei
voluto abbracciarla, perchè lei finalmente mi sorrideva, e
sosteneva
il mio sguardo come non aveva mai fatto, e l'avrei fatto, mi sarei
concesso quella piccola soddisfazione, se non fosse per un acuta
musichetta proveniente dalla tasche dei suoi jeans, che
squarciò il
silenzio della radura. La mia mano che già si muoveva verso
la sua
spalla, si fermò a mezz'aria. Ormai era una creatura a se
stante.
Layla
abbassò lo sguardo, sfilando dalla tasca anteriore un
piccolo
cellulare. - Ahm...Me l'ha dato Alice. Non ho saputo dirle di no.-
Mormorò imbarazzata, distrattamente lanciò un
occhiata al display.
- è lei... Spero non sia successo nulla di grave.-
-
Nessuno può dirle di no, ma prima o poi imparerai a sfuggire
ai suoi
attacchi.- Scoppia in una breve risata. - Rispondi, avanti.-
La mia
piccola meraviglia annuì, accettò la chiamata e
si portò
l'apparecchio all'orecchio destro. - Pronto... Alice...- Disse
timorosa. Era divertente vedere quanto poco sapesse destreggiarsi con
la tecnologia, teneva quel minuscolo telefono come se fosse una bomba
a mano pronta ad esplodere.
- Layla, grazie al cielo!
Dovete tornare! Non vedo più Dalila! Hai capito? Tornate
immediatamente a casa, non aspettate un istante di più!
Edward e gli
altri stanno venendo da voi e...-
Smisi
di ascoltare la voce della zia, impregnata di terrore. Non era
neppure paragonabile a quello che provavo io in quel momento. Se non
la vedeva, significava che era nei paraggi, che aveva deciso di
avvicinarsi a noi, probabilmente con l'intento di attaccarci... O di
riprendersi uno dei suoi schiavi. Pregai fossi io. Ogni rumore nella
radura sembrava essersi sinistramente quietato, e con essi erano
scomparsi gli odori, compreso il mio e quello di Layla. Scattammo in
piedi, il telefono le cascò di mano, il piccolo tonfo che
produsse
sembrò addirittura riecheggiare in quel silenzio innaturale
e
assoluto.
-Layla? Layla
rispondimi!Layla ti prego!-
Nessuno
rispose. Eravamo atterriti, e io sentivo già la mia forza di
volontà
vacillare, sotto l'influsso di quell'essenza che come nebbia
s'insinuava tra gli alberi e i cespugli e sembrava ora avvolgere ogni
cosa.
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Capitolo 16 *** Capitolo 16. Il Nulla è Agonia ***
Capitolo
16. Il nulla è agonia.
La mia
volontà si stava sgretolando inesorabilmente. Cercavo di
oppormi al
suo richiamo e ai suoi pensieri pungenti come aghi, ma Dalila
continuava a girarci intorno, nascosta tra le fronde come un
predatore intento a scegliere da quale punto fosse più
propizio
attaccare. In effetti, questo era il suo intento. Calcolava con
precisione le proprie mosse, e immaginava le possibili conseguenze
con intenso godimento. Con la poca lucidità rimastami,
afferrai per
un braccio Layla, attirandola a me.
- Ti
prego, stammi vicino.- Le sussurrai in un orecchio, mentre la
stringevo a me il più possibile. Con un braccio ne cingevo
la vita,
con l'altro le spalle, con il volto premuto contro i suoi capelli
inspiravo ed espiravo profondamente. Sapevo bene che anche in quel
modo, non avrei potuto sentire il suo profumo, ma la sua vicinanza mi
era ugualmente necessaria. Lei si irrigidì al contatto tra i
nostri
corpi. Mi ripromisi di spiegarle tutto, e scusarmi infinite volte, se
mai fossimo sopravvissuti, un'eventualità che mi pareva
davvero
lontana e improbabile. Il mio rimedio sembrò sortire
comunque un
certo effetto. Sentivo più debole la sua presa sulla mia
volontà,
che pareva di conseguenza rinforzarsi, anche se di poco.
- Oh, ma
che adorabile coppietta... Alla fine sei riuscito a trovarla, la tua
adorata Layla!- Scoppiò in una delle sue sguaiate risate,
piene di
disprezzo. Digrignai i denti, sentivo ogni muscolo del mio corpo in
tensione ed ero furente, pronto ad attaccarla, quando finalmente si
fece avanti. Dovevo ammettere, sebbene la considerassi ormai l'essere
più disgustoso mai esistito, che appariva bellissima, come
sempre.
Dietro quel volto divino e quel corpo maestoso si nascondeva una
creatura capace di commettere atti abominevoli, ben oltre il limite
del sadismo. Layla e io, sapevamo bene di cosa fosse capace, e la
piccola vampira, al solo sentire la sua voce, cominciò a
tremare tra
le mie braccia. Dalila non si lasciò sfuggire la sua
reazione, e
neppure l'opportunità di deriderla. Le sue parole
affondavano come
lame in ferite che lei stessa aveva creato. Si divertiva a torturarla
in qualsiasi modo le fosse possibile.
- La
piccola dolce Layla trema di paura. Ah! L'ho sempre detto che tu, sei
solo una buona a nulla. Il mio Signore, il sommo Aro, credeva potessi
ricavare qualcosa da te, solo per questo non ti ha ucciso, e
sarà
molto molto deluso quando vedrà come hai voltato le spalle
alla sua
generosità!- Erano bugie, lo sapevamo entrambi, ma Layla
reagiva a
quelle menzogne come se fossero verità assolute. Intanto
continuava
a girarci intorno, con esagerata lentezza, sperando di incuterci
ancor più timore. Si stava spianando la strada. Voleva
tormentarci
psicologicamente, indebolirci facendo leva sulle nostre paure
atterrendoci tanto da sedare qualsiasi moto di ribellione in noi,
prima di scattare all'attacco. Il modo in cui parlava di Aro poi,
era disgustoso. Era già una tortura di per se, doverla
ascoltare. Lo
descriveva come se fosse un essere pieno di bontà, quanto
più di
vicino ci potesse essere al Dio cristiano buono e misericordioso
verso tutti i suoi figli. Sapevamo tutti bene, di quali
atrocità
fosse capace, non c'era niente di buono in lui, ma solo sete di
potere impossibile da soddisfare. - Avrei dovuto strapparti il cuore
fin dall'inizio... Come ho fatto con quella sporca meticcia di tua
madre. - Sibilò infine, scattando verso noi.
Istintivamente
indietreggiai con un balzo, mi accorsi solo dopo, di come si fosse
fermata a parecchi metri da noi. Rideva, ma la sua risata ora era
totalmente diversa (non più risa sguaiate ma uno strano
sibilo che
mi fece accapponare la pelle) così come diverso era il suo
sguardo.
Ci fissava come se fossimo delle prede. Le sue prede. Era attenta e
concentrata, captava ogni rumore, ogni movimento nell'area. Aveva
finalmente chiaro in mente cosa fare. Avrebbe ucciso Layla, davanti
ai miei occhi, solo per il gusto di farlo, e poi forse, mi avrebbe
ucciso. Sempre se avesse deciso di essere abbastanza clemente da
darmi una morte veloce e indolore. L'idea di avermi al suo fianco
come schiavo la stuzzicava, in fondo mi trovava abbastanza
appetibile...
Rabbrividii
al solo pensiero.
Layla
cercò di reprimere un singhiozzo, ma non le
riuscì. Tremava sempre
più violentemente, scossa dal pianto, tanto spaventata da
arrivare
ad abbracciarmi, nascondendo il volto contro il mio petto. Aveva
bisogno di sentirsi protetta. E io l'avrei fatto, l'avrei protetta.
Se voleva Layla, sarebbe dovuta passare sul mio cadavere.
Letteralmente.
- Non ti
accadrà nulla, non le permetterò di avvicinarsi a
te. Mi devi
credere. Te lo prometto.- Mormorai, mentre con lo sguardo seguivo
ogni movimento di Dalila, anche se non attentamente come avrei
voluto. Il suo profumo mi intontiva.
- Non
fare promesse che non puoi mantenere...Tu sei mio, non puoi fare
nulla se io non te lo ordino, non puoi alzare un dito su di me.
Scommetto che alla tua ragazza non hai detto di come gemevi, quando
ero io a possederti... Tu sei come creta tra le mie mani.- Si
muoveva piano, sofisticata e elegante come una pantera, e ancor
più
letale. Da un momento all'altro avrebbe attaccato, si divertiva a
tenerci sulle spine.
- No. Io
la manterrò. O morirò provandoci.- le ringhia
contro. E per una
volta fui certo di dire la verità. Io potevo prevedere le
sue mosse,
e lei stupidamente non sembrava considerare questo come un punto a
mio favore. Non lo considerava affatto in verità.
- Lo
vedremo!- Strillò, e mi si scagliò contro
finalmente, rapida e
precisa. Ma io sapevo già come si sarebbe mossa, e schivai
l'attacco, anche se di poco.
Era
davvero veloce, e quando colpì il terreno al mio posto, vi
lasciò
un piccolo ma profondo cratere. Non avevo mai visto un vampiro fare
altrettanto, e non avevo idea se fosse comune o fosse dovuto alla sua
incredibile forza. Non ero in possesso di un metodo di misura per
calcolarne la forza, quella era una lacuna che sapevo mi sarebbe
costata parecchio.
Stringevo
forte Layla, mentre schivavo ogni suo attacco, ma ero conscio di non
poter fuggire per sempre. Mentre continuavo a muovermi e schivare i
suoi colpi sempre più serrati, mi guardai intorno, alla
ricerca di
un punto dove lasciare Layla. Raggiunsi un grosso albero ai margini
della radura, alla fine, e li lasciai la mia piccola, accostandola
delicatamente al tronco. Dovevo affrontare Dalila, e speravo di poter
dare così la possibilità a papà di
arrivare e, se io non fossi
sopravvissuto, salvarla. La sua salvezza era la mia priorità.
- Layla,
rimandi qui, qualsiasi cosa succeda, rimani qui. Se non dovessi
farcela, devi difenderti. Hai capito?- Dissi velocemente, molto
più
velocemente di quanto un umano potesse fare. Lei annuì,
anche se con
un movimento repentino si aggrappo nuovamente a me. Trattenni il
respiro. Mi voltai appena, notando come Dalila si fosse fermata, ad
aspettare, impaziente ed eccitata da quella sfida che le appariva
come un divertente diversivo. Era l'unico motivo per cui si era
trattenuta dall'attaccarmi alle spalle.
Credeva
sarebbe stato facile sbarazzarsi di me, e sebbene non comprendesse
come mai non riuscisse più a controllarmi, al momento non le
importava sapere.
Delicatamente
afferrai le mani della piccola vampira, incrociate sulla mia schiena.
- Non si avvicinerà a te, non le permetterò di
farlo.- Le
sussurrai, e finalmente riuscii a staccarle, posandole sul tronco al
quale l'avevo adagiata. - Non guardare, ti scongiuro.- L'implorai,
mentre mi chinavo a darle un bacio sulla fronte. Prima che potessi
provare la tentazione di baciarla ancora, le voltai le spalle,
muovendomi lentamente e cautamente verso Dalila.
- Hai
detto addio al tuo grande amore, Anthony Cullen?- Mi si
lanciò
contro nuovamente, ma io continuai a schivarla, riuscendo a farla
muovere e allontanare da Layla, così che si trovasse alle
mie
spalle, e io fossi per Dalila un ostacolo da superare per arrivare a
lei. Se avesse deciso di attaccarla improvvisamente, temevo non avrei
avuto il tempo di fermarla. Ogni attacco era più difficile
da
evitare, cominciava a capire come mi muovevo e probabilmente si era
accorta di come monitorassi le sue mosse leggendole proprio nella sua
mente. Arrivò il momento in cui non potei più
scappare. Cercai
quindi di attaccarla, ma io non avevo la sua forza, ne la sua
abilità
nella lotta, e neppure la sua esperienza. Fu facile per lei ribaltare
i ruoli. Cercavo un modo per colpirla alle spalle così da
buttarla
giù, ma fu lei ad essere alle mie spalle, atterrandomi con
un calcio
ben assestato al centro della schiena. Sentii la mia spina dorsale
spezzarsi. Il terrore mi mozzò il fiato. E dopo un ondata di
dolore
straziante, non sentii più nulla. Cercai di alzarmi, ma gli
arti
inferiori erano totalmente insensibili e giacevano inermi a terra,
non rispondendo a nessuno stimolo. Cercai almeno di strisciare via, o
di rotolare su un fianco, schivando i suoi colpi, ma non ci riuscii.
Cominciavo a farmi prendere dal panico. Prevedere le sue mosse non
era più abbastanza, si muoveva con tale rapidità
da rendere nullo
il mio vantaggio. Mi fu addosso come un avvoltoio, tempestandomi di
calci al costato e frantumandomi alcune costole in vari punti. Le
piaceva, le piaceva da impazzire provocare dolore, lo leggevo nel suo
volto, rideva con quella sua risata bassa e sibilante, mentre mi
percuoteva fino a che il dolore fu tale da rendermi difficile anche
la respirazione. Improvvisamente si fermò, abbagliandomi con
un
sadico sorriso. Con una piccola spinta, mi fece rotolare ventre a
terra. Non avevo la forza di muovere neppure un dito.
- Addio,
ma chere. Se solo te ne fossi rimasto buono buono in un angolo,
avremmo potuto fare grandi cose insieme. Ma tu hai voluto fare
l'eroe...- Mormorò. Sentii una fitta, un dolore acuto alla
base del
collo, e poi, il nulla. I miei sensi cominciarono ad affievolirsi, mi
parve di sentirmi sollevare, ma non ne ero certo, perchè non
avevo
più concezione della mia posizione nello spazio circostante.
E poi
ancora dolore, forse al collo. Mi aveva morso, ma non lo compresi
subito. Sentivo la pelle bruciare, erano fiamme che si propagavano
all'interno della mia testa, perchè il mio corpo non
percepiva alcun
calore. Io stesso non percepivo più il mio corpo. La mia
testa cozzò
nuovamente contro il terreno, e da li in poi, ci fu solo buio e
dolore.
In quei
momenti, per me il nulla era agonia. Perchè la mia mente,
anche se
annebbiata dal senso di stordimento, era l'unica parte di me che
rispondesse agli stimoli, l'unica parte ancora viva e dolente in me,
bruciante addirittura, come se tutto il dolore che avrei dovuto
provare si fosse concentrato nell'unica zona ancora sensibile del mio
corpo. Il resto sembrava morto. Era una sensazione agghiacciante. Mi
sentivo vuoto ed ero straziato da orribili pensieri. Ero morto? Lo
credetti seriamente, e mi sentii defraudato, in una certa maniera. Si
pensa sempre alla morte come ad una liberazione, al termine degli
affanni e delle sofferenze terrene. Le mie si erano intensificate. Mi
sembrava di sentire nell'aria degli schiocchi, a volte sul volto
sentivo della corrente, come un improvvisa folata di vento.
Respirare
diventava sempre più difficile.
Il mio
cuore cominciò a perdere battiti.
Stavo
morendo?
Fu una
sorpresa risvegliarmi.
Risvegliarmi
forse non è il giusto termine. La mia mente era sveglia, ma
il mio
corpo era in coma. Respiravo, ma in maniera strana, innaturale
perchè
nonostante ciò non percepivo alcun odore nell'aria, non
riuscivo
neppure ad aprire gli occhi, ma dai rumori attorno a me, credetti di
trovarmi nel nostro cottage, anche se non potevo esserne certo. C'era
un ronzio di sottofondo, che mi faceva pensare ai macchinari
ospedalieri che il nonno teneva in casa. Ma cosa ci facevano li? Non
riuscii ad immaginarne il motivo...
Sentivo
delle voci familiari, che rafforzarono le mie certezze su dove mi
trovassi. Zia Rose, i nonni, e gli zii parlavano tra loro, e sebbene
li sentissi più chiaramente di prima, non capivo cosa
stessero
dicendo, ero troppo confuso e sofferente per potermi concentrare sui
loro discorsi. Mi chiedevo cosa ci facessero li, e dove fossero gli
altri. Tutti i loro pensieri mi vorticavano nella mente, non riuscivo
a zittirli e non riuscivo a capire chi dicesse cosa, come se mi
trovassi in una stanza affollata in cui tutti parlano con voci
talmente alte da coprire quelle dei miei familiari, e così
velocemente da non riuscire ad afferrare neppure il senso dei loro
discorsi.
Ci
impiegai un po' a collegare i vari particolari e realizzare in che
stato dovevo essermi ridotto al termine del mio scontro contro
Dalila. Avevo perso, questo mi era dolorosamente chiaro, nonostante
fossi stordito dal dolore al capo. Sentivo anche qualcosa in gola,
come un tubo o qualcosa di simile, ma quando cercai di sollevare un
braccio per tirarlo via, questo non si mosse. La testa bruciava
sempre più, attimo dopo attimo quelle fiamme diventavano
più vive,
le sentivo come pulsare in sincrono con il mio battito cardiaco,
lento e debole, mentre avvolgevano il mio cervello, o così
mi
pareva. Mi resi conto che era stato il dolore ad avermi svegliato.
Avrei voluto urlare, ma non potevo.
Poi
qualcuno entrò nella stanza. Dal rumore prodotto dalla
porta,
compresi di trovarmi certamente nella mia camera. La mia porta
cigolava appena, per un difetto dei cardini invisibile ad occhio
umano, e che avevo insistito per tenere. Mi piaceva l'idea che la mia
porta fosse diversa dalle altre. Forse nella sua stupidità
quella
scelta si era rivelata più proficua di altre, a lungo andare.
Qualcuno
si avvicinò a me. Avrei riconosciuto i loro passi a
chilometri di
distanza. Il nonno e la mia Layla mi furono accanto in pochi secondi.
-
Carlisle... Lui ce la farà... Non è vero? Ormai
sono passati
quattro giorni...- Il mio tesoro parlava con un fil di voce, come
fosse una bambina spaurita. L'immaginai mentre si aggrappava ad un
braccio del nonno, chinando il capo e nascondendosi tra i capelli che
le sarebbero scivolati inevitabilmente sul volto.
- Non lo
so.- La voce del nonno suonava stanca, e come non mai afflitta. -
Dalila l'ha morso, iniettando nel suo circolo sanguigno una forte
dose di veleno. Anthony è velenoso proprio come un vampiro
qualunque, in un certo modo è più vampiro di
Renesmee, ma il suo
corpo non reagisce come dovrebbe. Sembra, a dire il vero, che il
veleno di Dalila impedisca al suo organismo di rigenerarsi. Ho come
l'impressione ci sia un incompatibilità di fondo che non so
spiegarmi. Sarebbe impossibile tra due vampiri, nessuno è
mai morto
per il veleno di un altro che io sappia, ma lui non è un
vampiro,
non completamente. Possiamo solo aspettare e sperare.-
Sentii
Layla singhiozzare. No! No,no e no! Lei non doveva piangere per me.
Era salva, io probabilmente stavo morendo, ma non mi importava, era
tutto ciò che desideravo saperla viva e probabilmente
illesa, ero
riuscito nel mio intento. Per una volta avevo fatto qualcosa di
buono.
Non piangere...
Non
avevo la forza di comunicarle altro, e non credevo il mio
supplichevole pensiero sarebbe arrivato a lei. La stanza si fece
silenziosa, non la sentii più piangere.
- Layla,
ti senti bene?- Le chiese il nonno, ma lei non rispose.
Improvvisamente sentii qualcosa sfiorarmi il volto, qualcosa di molto
morbido. Erano i suoi capelli. Lei mi stava abbracciando, era felice
che fossi vivo, almeno a livello cerebrale.
-
Carlisle, mi ha pensato! Cioè mi ha parlato!
Insomma...Insomma...Capisci?- Carlisle sembrò riuscire ad
interpretare il suo buffo farfugliare.
-
Attenta Layla, se lo stringi un poco di più bloccherai
l'afflusso di
ossigeno.- La rimproverò bonariamente. Sentii i suoi
bellissimi
capelli allontanarsi solleticandomi il viso.- Cosa ti ha detto?- Le
domandò infine. Lo sentii sollevare a turno l'una e l'altra
palpebra, ma io non vidi nulla.
- Mi ha
detto di non piangere...- Farfugliò ancora, tornando a
singhiozzare.
- Non
piangere piccola, é una notizia meravigliosa. Vuol dire che
ci
sente. Tony, ragazzo mio, riesci a dirmi qualcosa?Qualsiasi cosa?-
Con
fatica sempre maggiore, ritentai. Il dolore aumentava ancora,
sembrava non avere limiti.
Brucia... La testa...
Anche
quella volta, non riuscii a trasmettere che poche parole, ma al nonno
sembrarono abbastanza.
-
Brucia? Tony, hai la colonna vertebrale rotta in vari punti con
sezione del midollo spinale, sei paralizzato dal collo in
giù.
Dalila ti ha morso, e il veleno sta avendo un effetto insolito su di
te. Mi devi aiutare a capire. Ti brucia solo la testa?-
Si...No... Non lo so!
Pensai
di rimando, confuso poiché proprio in quel momento sentii il
bruciore cominciare a diffondersi, incendiando le spalle e le braccia
a partire dal collo, dove il morso bruciava con rinnovato vigore.
- Se il
bruciore dovesse diffondersi...-
Si sta già
diffondendo...
Lo
interruppi improvvisamente. Dolorosi spasmi muscolari mi scuotevano
senza che me ne accorgessi, avvertivo solo il dolore acuto senza
capire da dove arrivasse, mi impediva anche solo di pensare. Sentii
le dita irrigidirsi e inarcarsi, artigliai il materasso perforandolo
con una forza che non riconoscevo come mia. I muscoli si erano tanto
irrigiditi da non riuscire più a distendere le dita stesse.
Sentivo
nuovamente la parte superiore del mio corpo, ma non fu un sollievo,
anzi, il dolore sembrava essersi triplicato.
- Rimani
con lui Layla, vado a chiamare Edward e Bella.- Detto ciò,
con voce
piena d'ansia, corse fuori dalla stanza, lasciandomi solo con la mia
piccola meraviglia. Il dolore dilagante non mi permetteva neppure di
godermi la sua vicinanza, le sue carezze lungo il braccio che poi
sollevò piano, sfiorando le dita irrigidite con le sue, in
impacciate carezze che però non riuscivano a sciogliere i
miei
muscoli come facevano con il mio cuore.
-Grazie...
Per avermi protetto.- Mormorò con voce flebile, senza
aggiungere
altro. Probabilmente si aspettava una mia replica, ma io non avevo la
forza di rispondere.
- Uhm...
Non puoi sentirmi più...- Sussurrò mestamente
dopo un lungo
silenzio. Si sedette poi sul bordo del letto, stringendo la mia mano
tra le sue.- Dovrei...- La voce le tremò tanto da
costringerla a
fermarsi. - Dovrei esserci io al tuo posto... Ti prego... Non
morire... Non devi, perchè io... io...-
La sua
voce cominciò a farsi lontana lontana, mentre scivolavo
nuovamente
nell'oblio, stremato dalle fiamme che continuavano ad ardere in me.
|
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Capitolo 17 *** Capitolo 17. L'altro lato del cielo ***
cap17
Grazie a meginlove, queensol e youngactress per avere aggiunto la fic tra
i loro preferiti.
Non so, questo
capitolo è un esperimento. Ho avuto un idea bizzarra, mi
chiedo se piacerà a voi lettori. In caso la trovaste davvero
penosa, vi prego di comunicarmelo con le recensioni. grazie! ^.*
Capitolo
17. L'altro lato del cielo.
Passai i
giorni seguenti in uno stato di semi incoscienza. Nei pochi minuti di
lucidità che si intervallavano alle lunghe ore di coma
profondo,
sentivo sempre qualcuno al mio fianco. Piccole mani stringevano la
mia, sempre le stesse ma la loro temperatura cambiava, aumentava
progressivamente, fino a che non risultarono tiepide al mio tocco.
Ma era
davvero così? Oppure ero io a diventare sempre
più freddo?
Avevo
appena il tempo di chiedermi chi fosse tra i miei familiari ad
accudirmi con tanta premura, tanta da non abbandonarmi neppure per un
istante, prima di perdere nuovamente i sensi.
Credevo
si trattasse della mamma o di una delle zie, ma durante uno dei miei
“risvegli” la sentii dire :- Layla, dovresti andare
a caccia,
sono giorni che non ti sposti dal suo capezzale. Arriveranno tra poco
tempo, hai bisogno di essere in forze per affrontarli.-
Istintivamente
strinsi la mano piccola e morbida che non abbandonava mai la mia. Era
stato come un riflesso dettato dal desiderio di averla ancora
accanto, se veramente si trattava della mia Layla. Non potevo
parlarle, ne trasmetterle alcun pensiero, e di certo lei non poteva
leggerli nella mia mente, ma incredibilmente comprese al volo cosa
cercavo di comunicarle.
- Non
posso, Isabella. Mi stringe una mano, non vuole che mi allontani.-
Il
dolore ormai era una costante. Era dilagato fino alle gambe.
Finalmente riuscivo a percepire la mia posizione nello spazio,
perlomeno. Ero sdraiato su un letto che non sembrava per niente il
mio, chissà da quanto tempo, e probabilmente ci sarei morto.
Un
pensiero vago ma seducente. Ormai sragionavo, ero sempre più
stanco
e confuso, desideravo quel supplizio terminasse, perchè il
dolore diventava sempre più forte, divorante come l'incendio
che sentivo
divampare nel mio corpo. Mi sorpresi di essere ancora vivo.
Desideravo cessasse poiché ero al limite della
sopportazione, anche
se questo avrebbe portato alla fine della mia esistenza. Ripresi i
sensi, solo per sentirmi morire, e provai sollievo nella
consapevolezza dell'imminente fine.
La
Morte... Non avrei dovuto temerla. Guardandomi indietro, mi resi
conto di doverla accogliere come si accoglie una cara amica. Io in
fondo, ero cresciuto tra le sue braccia, noi tutti andavamo contro le
sue leggi e lei ci permetteva di andare avanti con le nostre
esistenze eterne pretendendo in cambio la vita di altri,
accontentandosi di quella di povere e ignare bestie, nel nostro caso.
Era stata fin troppo magnanima e paziente con la famiglia Cullen fino
a quel momento, forse era arrivato il tempo per lei di esigere il
giusto tributo.
C'era
però una piccola, minuscola parte di me che si attaccava con
forza
incredibile alla vita, al dolore insopportabile, alla sensazione
delle lenzuola sulla pelle, ai rumori provenienti dall'esterno e ai
tanti di cuori che battevano all'unisono all'interno della casa, alle
voci che mi ronzavano nella mente sempre più affollata da
volti e
ricordi a me sconosciuti. Quella parte di me non voleva morire,
perchè la mia mano era fredda e nessuno era li a scaldarla,
nessuna
manina tiepida era li a guidarmi lungo quel cammino accidentato, e a
darmi un ultimo saluto. Quella parte del mio essere non voleva morire
sola. Non voleva andarsene senza averla accanto. Eppure tutto intorno
a me c'era calore, che si infrangeva sulla mia pelle ad ondate,
proveniente da vari punti della camera. Ma quel calore non mi
scaldava come avrei voluto. Era calore bruciante e semovente, non mi
domandai immediatamente da cosa o da chi scaturisse. Erano come tante
fiammelle disposte irregolarmente intorno al mio capezzale. Il primo
pensiero fu che qualcuno avesse deciso di ardermi vivo insieme alla
mia casa.
Le mie
fiamme cominciarono piano a ritirarsi intanto, lasciando dietro se un
corpo straziato, che cominciò a contorcersi tra indicibili
sofferenze. Gli ordinavo di fermarsi ma non ne ero più
padrone,
scosso com'era da violente convulsioni. Il battito del mio cuore, che
sembrava attirare a se tutto il fuoco che pulsava nelle mie vene
diventando come una grossa pietra incandescente, divenne irregolare:
ora era accelerato tanto da temere stesse per scoppiare, un momento
dopo era talmente debole da credere si fosse fermato.
- Jake!
Jake vieni presto!- Una voce musicale e familiare provenne da una
delle fiammelle ora al mio fianco. In pochi secondi quel suo calore
aumentò, e sentii grandi e calde mani stringermi le spalle,
cercando
di tenermi fermo ancorandomi al letto. Ma a nulla valsero i suoi
sforzi. Per quanto fosse forte non poteva impedire alle convulsioni
di scuotermi da capo a piedi. Continuavo a dimenarmi come una serpe
morente.
-
Nessie, cerca di tenergli ferme le gambe!- Ordinò, una parte
del
calore si spostò e con lei altre mani, che mi afferrarono le
caviglie.- Avanti amico, non morirmi, non puoi farmi questo!-
Mormorò
fra i denti, mentre la sua presa di faceva ancora più forte
e il
dolore sembrava finalmente scemare insieme alla convulsioni, che mi
lasciarono inerme e senza vita come un pupazzo. I muscoli, tesi come
corde di violino fino ad un attimo prima, si rilassarono, il mio
cuore emise un ultimo solitario battito, e il dolore sparì
con
questo.
Ero
morto.
I miei
polmoni si gonfiavano e sgonfiavano accogliendo aria di cui non avevo
bisogno. Dovevo essere ancora intubato, ma ero di certo morto.
Eppure
mi sentivo benissimo, finalmente libero da ogni male fisico. Il
dolore appena cessato sembrava già lontano degli anni, mi
sentivo
rinascere e rinvigorire ogni attimo di più.
Era il
paradiso? Lo speravo, ma non ne ero affatto sicuro.
- No
cazzo! No! Nessie, il defibrillatore!- Sentii delle urla intorno a
me, il cigolare di rotelle, qualcuno accorrere di corsa, e pianti
disperati al mio fianco, dove il calore si faceva sempre più
intenso. Infine una scossa elettrica mi investì il petto...
E un
altra...E un altra ancora.
Non era
doloroso, più che altro era irritante e fastidioso. Sollevai
di
scatto un braccio, afferrando la prima cosa mi capitò sotto
tiro.
Sentivo delle vene pulsare sotto le mie dita, e udii qualcosa cadere
a terra con uno schianto. Plastica e metallo colpirono il pavimento,
distraendomi dal rumore di cuori concitati e respiri affannosi che
riempiva la stanza. Mentre con la mano libera sfilavo il tubo che
ancora mi attraversava la gola, gettandolo oltre il bordo del letto,
schizzai a sedere con velocità tale da sorprendere anche me
stesso.
Un ondata di odori mi invase le narici, e la maggior parte non erano
buoni, non come io li ricordavo, anche se potevo ancora riconoscerli.
La
stanza si fece silenziosa. Troppo silenziosa. Non sentivo altro che
cuori e respiri, e nessun pensiero. Eppure ero certo di non aver
imposto il mio scudo a nessuno. Desiderai, spaventato da quel
silenzio, sentire i pensieri di chi mi circondava, e improvvisamente
le voci apparvero dal nulla, provenienti da ogni angolo della stanza,
e portando con loro altre voci, troppe per poterle gestire tutte.
Erano così tante che mi chiesi istintivamente cosa ci
facessero
tutte quelle persone in casa mia. Non appena espressi mentalmente il
volere di non sentirle più, sparirono come erano arrivate.
Aprii di
scatto gli occhi, guardandomi intorno con ansia e sospetto. Mi
sentivo davvero confuso. Perchè le voci sparivano e
riapparivano
così? Ero io a comandarle? Oppure era segno che il potere
che da
poco avevo imparato ad apprezzare, stava svanendo così come
era
svanita la mia vita stessa?
Mi
accorsi di tenere per il collo Jacob, mi fissava attonito e non osava
muovere un solo muscolo. Nessie al suo fianco tremava con il volto
inondato di lacrime, e intorno a lei numerosi licantropi erano pronti
ad attaccarmi. Erano tanti, ma troppo pochi per aver prodotto tanti
pensieri da avermi fatto credere fossero presenti alla mia morte
almeno un centinaio di persone.
-
Finiscila di darmi la scossa! Non ti immagini quanto sia fastidioso!-
Borbottai mollando la presa sulla sua gola. In un attimo entrambi mi
furono addosso, schiacciandomi sotto il loro peso. Mi ritrovai
nuovamente disteso a letto, sopraffatto dal loro affetto. Tentai
invano di liberarmi ma non mi fu possibile, e a dire il vero, mi
andava bene così. Attorno a me finalmente ci furono solo
risa e
sospiri di sollievo, voci che si congratulavano con me per essere
sopravvissuto, o meglio, per essere morto. La morte cominciava a
diventare un concetto relativo per me.
- Oh
Tony! Siamo stati così in pensiero! Credevamo di perderti
per
sempre!- Disse Nessie quando infine lei e il suo compagno si decisero
a lasciarmi rialzare.
- Non
avrei mai pensato di dirtelo, ma la morte ti dona!- Seth Clearwater
sghignazzando, avanzò fino a noi emergendo da dietro le
spalle di
Quil e Embry. Mi diede una pacca sulla spalla e mi rivolse un sorriso
raggiante, per poi indietreggiare nuovamente lasciando spazio a mia
sorella, che tornò ad abbracciarmi.
-
Bah!Cazzate! Puzzi come un vampiro ora!- Sbottò invece
invece Jake
intento a nascondere gli occhi lucidi, particolare che a me non
sfuggì affatto.
- Jacob
ha ragione.- Sam si fece avanti, seguito da Leah, la beta di Jake,
che mi fissava truce. Era una dei pochi lupi a non gradire
particolarmente la nostra presenza, nonostante ci frequentasse,
volente o nolente, da anni. - Credo tu sia un vampiro a tutti gli
effetti ora.- Lo disse con tale serietà da preoccuparmi. E
non fui
il solo. Tutti i presenti si voltarono verso lui, alternando poi lo
sguardo tra di noi.
- Che
significa? Che la tregua è rotta? - Sentii montare una
rabbia
sorda, innaturale. Non c'era alcun motivo per prendermela. Le leggi
che regolavano la tregua tra i Cullen e i Quileute erano state
riviste e modificate subito dopo l'imprinting di Jacob.
Niente
più confini territoriali quindi, la regola da rispettare era
una
soltanto: non dovevamo creare altri vampiri. Il motivo era semplice,
dovevano arginare in qualche modo la crescita demografica dei
mutaforma nella tribù. Dopo l'arrivo dei Volturi, c'era
stato un
aumento preoccupante, le mutazioni avvenivano una appresso all'altra,
a distanza di qualche giorno, o in alcuni casi di qualche ora. Sam
non intendeva permettere che dei dodicenni venissero coinvolti in
faccende pericolose ben prima che avesse cominciato a crescergli la
barba.
Nessie
intuì cosa dentro me si agitava e mi strinse ancora un po'.-
Calmati
Tony, ti prego...Trattieniti. - Annuii appena percettibilmente,
costringendomi a restare calmo, per poi tornare a fissare cupamente
Sam.
-
Allora? Nessuno dei miei parenti è responsabile di
ciò che è
successo. Non sono stati loro a mordermi! E tu lo sai!- Feci per
alzarmi, ma Jake mi trattenne.
- Amico,
fossi in te io non mi alzerei, a meno che tu non voglia dar
spettacolo!- Sghignazzò, e io solo in quel momento mi resi
conto di
indossare solo della biancheria intima, con solo un lenzuolo a
coprirmi dalla vita in giù.
- Oh!-
Esclamai, tirando velocemente il lenzuolo e sistemandolo con cura.-
Grazie! Non potevate vestirmi vero appropriatamente vero??- Replicai
sarcastico, tornando poi a Sam, che subito riprese da dove l'avevamo
interrotto, mettendo a tacere le mie preoccupazioni.
-
Anthony, puoi star tranquillo. Non ci sarà nessuna
ripercussione su
di voi, solo trovo tutto questo preoccupante. Non è la
giusta
occasione per discuterne questa, in ogni caso. Avanti tutti fuori,
lasciatelo vestire.- Sbuffando e borbottando i lupi uscirono dalla
mia camera, tutti ad eccezione di Jacob e di mia sorella.
- Dove
sono tutti gli altri?- Domandai mentre cercavo di liberarmi dalla
stretta della mia sorellina con l'intenzione di alzarmi e raggiungere
l'armadio. Nessie fu sorprendentemente accondiscendente, si
allontanò
da me incrociando le braccia al petto, e io potei infine alzarmi. Non
mi vergognai di mostrarmi nudo davanti a loro.
Raggiunto
l'armadio ampio e massiccio prendesi degli abiti, i primi che mi
capitarono sotto mano. Mi voltai verso i due, che si guardarono l'un
l'altra senza dire una sola parola. Esitavano. Brutto segno. -
Allora?Mi volete rispondere? Dove sono?- Chiesi ancora una volta con
insistenza,come a spingerli a darmi una risposta. Cominciavo ad
innervosirmi e a sospettare mi stessero nascondendo qualcosa di
importante, anzi di vitale.
Indossai
nervosamente dei jeans e delle scarpe da ginnastica, tra le mani
tenevo una camicia azzurra indeciso se metterla o no, quando Nessie
infine sussurrò poche parole che mi avrebbero gelato il
sangue, se
ne avessi avuto ancora in corpo.
- Sono
arrivati.- Sibilò, chinando il capo. Jacob le cinse le
spalle con un
braccio, dandole un bacio su una tempia.
Per poco
non le balzai addosso. Con un solo scatto le fui davanti, pochi
centimetri a dividerci. - Cosa significa che sono arrivati?
Perchè
non me l'hai detto subito? E tu, tutti voi, cosa ci fate qui?
Dovreste essere con loro, con lei a proteggerla!- Le urlavo contro, e
sebbene razionalmente sapessi che non c'era alcuna logica in una
reazione tanto esagerata, non riuscivo a calmarmi. Il solo pensiero
della mia Layla, sola ad affrontare la battaglia, mi mandava in
bestia. Sapere che con lei ci fossero otto vampiri esperti mi era
indifferente, non c'ero io e questo bastava a convincermi che nulla
fosse abbastanza. Avevo paura che nessuno l'avrebbe protetta come
intendevo proteggerla io, sacrificandole tutto, persino la vita.
- Tony
calmati.- Jake mi spinse indietro, frapponendosi tra me e la mia
gemella. - Carlisle ha preferito che Nessie rimanesse con te dato che
ancora non ti eri ripreso, e che noi fossimo nei paraggi, in caso
loro... Loro non riuscissero a fermarli. - Concluse, ma non lo
ascoltavo già più. Infilai la camicia e senza
neppure
abbottonarla uscii di casa, come un fulmine. Nulla era più
importante del raggiungerla. Non mi interessai neppure di controllare
se qualcuno dei lupi o Nessie mi avessero seguito. Il mio unico
pensiero era correre, verso la radura e verso Layla, il più
velocemente possibile.
Non mi
sorpresi di non percepire i loro odori, quando fui negli immediati
paraggi. Mi lasciavo guidare dai rumori piuttosto, e dai loro caotici
e aggrovigliati pensieri. Mi ero accorto fino a quel momento che, in
qualche modo, riuscivo a percepire più pensieri insieme,
come se
questi fossero collegati l'uno all'altro, e io non potessi
più
vederli singolarmente. Mi apparivano come tante istantanee che si
susseguivano freneticamente e con velocità tale da lasciarmi
appena
il tempo di intravederne il soggetto. Migliaia di immagini turbinanti
che mi confondevano. E ad accompagnarle, voci. Le voci dei miei
parenti, forti e sonore, quelle dei Volturi, che non sapevo
riconoscere e altre sconosciute, lontane e ovattate, ma che
sembravano provenire sempre dalla radura. Centinaia di voci di cui
non percepivo la presenza fisica nel luogo.
I
vampiri hanno delle doti intellettive superiori a quelle degli umani,
ma mi era impossibile dire se tutti in quella radura riuscissero
davvero a formulare un incalcolabile numero di pensieri nello stesso
istante. No, non potevo crederlo. Sarebbe stata una coincidenza
troppo eclatante.
Qualcosa
d'altro in me era cambiato. Qualcosa a cui non avevo dato troppo
peso, preso com'ero dagli eventi. Non solo mi sembrava di essere
leggermente più forte e veloce e che i miei sensi si fossero
affinati anche se poco, ma anche il mio potere si era evoluto con me,
in qualche modo. Ne ero confuso. Non riuscivo a separare i pensieri
della mia famiglia da quelli di Aro e dei suoi. Scossi la testa come
ad allontanarli tutti, ma non funzionò. Riuscivo a malapena
a
zittirli, ma avevo bisogno di poterli sentire, in quel momento come
non mai. Più che schermarli, li ammutolivo, come se premessi
un
interruttore e riuscissi a spegnere il mio potere.
Cercai
allora di concentrarmi solo sui pensieri di un unico individuo.
Layla.
La sua
era una delle menti più serene in cui mi fossi inoltrato, e
se
l'averla accanto riusciva sempre a tranquillizzarmi, la sua mente
forse, avrebbe avuto lo stesso effetto sulla mia. Cercai di
focalizzare la tutta la mia attenzione sui suoi pensieri,
concentrandomi profondamente. Chiusi gli occhi.
Piano
piano i suoi pensieri divennero più luminosi, spiccavano tra
gli
altri perchè fremevano, splendevano di luce propria e si
facevano
sempre più vicini, sempre più reali e palpabili.
Ebbi quasi
l'impulso di allungare una mano e afferrarli tanto sembravano vivi e
reali. Scivolavano aggraziati quando la loro proprietaria tra tutti
gli altri, avanzando sempre più mentre la loro luce diveniva
più
intensa, fino a che non coprì tutto il resto accecando la
mia mente,
e io mi ritrovai improvvisamente ad osservare il mondo attraverso
altri occhi. I suoi. Mi ero inoltrato tanto in profondità
nella sua
mente che i suoi pensieri risuonavano come se fossero i miei. Io ero
in lei, in qualche modo.
Sono davanti a me.
Disposti alle spalle di Aro, rigidi e impettiti. Jane spicca tra
Felix e Demetri nonostante sia davvero bassa, ed è bella
come
sempre, anche con il volto così contratto.
Non sta provando a farci
del male, così come Alec, e anche se fosse noi abbiamo
Isabella. Mi
volto verso di lei mentre mi stringo alla mamma, mi sorride e mi fa
un occhiolino. Mi piace la sua sicurezza. È contagiosa. Le
sorrido a
mia volta, per poi osservare Esme. É preoccupata, per tutti
noi, e
io non voglio stia in ansia. Mi piace vederla sorridere serena, per
questo non permetterò che Dalila li tocchi.
Aro è troppo astuto per
attaccare per primo, ma lei non lo è. Non
toccherà la mia
famiglia.
A guardarla bene, Esme
assomiglia davvero alla mia vera madre. Era più alta, suo
volto
aveva dei lineamenti più aguzzi e occhi più
grandi, ma la forma del
viso è molto simile. Anche i capelli sono molto simili,i
suoi erano
leggermente più scuri. Carlisle, che mi sta accanto, e fissa
intensamente Aro, non assomiglia al mio vero padre. Lui era
più
alto, aveva una corporatura simile a quella di Emmett e i suoi
capelli castani sfioravano le spalle.
Aro comincia ad avanzare
lentamente. Mi fissa e mi sorride. L'istinto mi dice che non
è lui
che devo temere. Non so spiegarmelo ma ho la certezza che in qualche
modo, se riuscissimo a fronteggiare Dalila, tutto finirebbe bene.
Anche se poi dovrei andarmene per sempre... Lo capisco da come mi
guarda, e in fondo lo sapevo fin dall'inizio. Io gli appartengo, da
quando ha deciso di non uccidermi. Anche se non voglio, è
così.
Non vorrei andare via,
lontano dalla mamma e dal papà, da Nessie e da tutti gli
altri e da
lui. Non vorrei stare lontano da Anthony, anche se forse sarebbe un
bene, almeno per lui.
Aro è ancora più vicino
a noi. Il sorriso si allarga, mostrando i denti perfetti e affilati.
La sua pelle sembra ancor più sottile, alla luce naturale.
-
Carlisle, vecchio caro amico.- La sua voce è suadente e
morbida come
sempre. In qualche modo, provo riconoscenza verso questo vampiro. Lo
so, è una cosa strana e preoccupante.
Mi spiace Marcus non sia
venuto. Lui era l'unico ad essere sinceramente gentile nei miei
confronti. Diceva sempre quanto gli ricordassi sua moglie.
- Aro, sarai considerato
un amico e accolto come tale, se avrai la premura di spiegare a me e
alla mia famiglia perchè ancora una volta invadi il nostro
territorio.- Papà si esprime in maniera concisa, con una
decisione e
freddezza davvero invidiabili. Lo ammiro, perchè trasmette
severità
senza rinunciare alle buone maniere.
-Non preoccuparti. Non ho
intenzione di torcere un solo capello ai tuoi cari che... - La sua
voce ora ostenta una calcolata gentilezza e tutti capiamo che non
è
sincera fino in fondo. Edward alle mie spalle ringhia. Aro spalanca
gli occhi rossi, sinceramente sorpreso. - A quanto vedo, manca
qualcuno. I piccoli Anthony e Renesmee. Peccato, mi avrebbe riempito
di gioia poterli rivedere e...-
- E magari valutare se
sono abbastanza “preziosi” per entrare a far parte
della tua
collezione?- Non amo sentir parlare Edward in questa maniera. Non si
rende conto di quanto faccia male alla mamma. C'è tanta
rabbia in
lui, anche se comprensibile. Dalila ha quasi ucciso Anthony, solo per
compiacere la sua propensione alla perversione, per fare del male a
me e in misura minore per compiacere Aro. Al suo posto reagirei allo
stesso modo. Credo.
- Edward... Edward...
Sono giunto a voi con le più pacifiche intenzioni. Sono qui
per
porre rimedio e riprendermi ciò che mi appartiene.- Tende
una mano
verso me. Io rispondo al suo muto ordine. Do un bacio a Esme,
è il
mio piccolo regalo d'addio, e raggiungo Aro. Mai disobbedire, l'ho
imparato a suo tempo, a mie spese.
Dalila mi rivolge un
ghigno schifato, mi fissa come fossi uno scarafaggio. E mi
terrorizza. Ho paura, ho tanta paura, e dopo aver visto cosa ha fatto
a Anthony, la temo ancora di più.
Come sia riuscita a
trattenerla fino all'arrivo di Edward, Emmett, Jasper e Jacob ancora
non riesco a capirlo, e non riesco ad ammettere che mi è
piaciuto.
Mi fa paura tutto questo, io non voglio diventare come lei, non
voglio gioire nel provocare dolore agli altri.
Dalila sta sempre in
piedi al suo fianco destro, il posto d'onore, occupato da Jane, fino
a sedici anni prima. Ecco perchè in lei avevo trovato
l'unico
vampiro della Guarda disposto a mostrarsi non dico amichevole, ma
tollerante. Lei odia Dalila e si sa che il nemico del mio nemico
è
mio amico.
- Layla, mia cara. É un
piacere saperti in forze e in salute. Mi sarebbe dispiaciuto venire a
conoscenza della tua... dipartita, se così vogliamo
chiamarla.
Avvicinati, non aver paura. I nostri amici sanno che non ti farei del
male. Dico bene, Edward?- Mi volto verso i Cullen. Cerco di sorridere
loro in maniera rassicurante, ma proprio non riesco. Il risultato
probabilmente è una smorfia orrenda. In un altra occasione
Alice
avrebbe riso, ma ora mi fissa con lo sguardo vacuo. É una
persona
così entusiasta della sua esistenza, è bello
averla intorno...
Visioni a parte.
Edward annuisce dopo un
lungo minuto di silenzio, quindi si volta verso Alice, sgranando gli
occhi. Sono certa di stare perdendomi qualcosa. Ma poi, ha una
qualche importanza ormai?
- Dalila mi ha raccontato
tutto, o meglio, mi ha raccontato tutto ciò che riteneva
conveniente
che io sapessi. Si è rifiutata di porgermi la sua mano,
gesto per la
quale pagherà.- Lei abbassa lo sguardo, digrignando i
denti.- Sa
quanto io sia dedito alla verità. Voglio sapere da te cosa
è
realmente successo.- Allunga ancora di più la sua mano verso
di me.
Non saprei dire se sia impaziente o no, e comunque non lo farei
aspettare in nessun caso. - Avvicinati, mia preziosa rarità,
lascia
che possa vedere.-
Allungo una mano e
stringo la sua. Sussulto al contatto con la sua pelle, come se mi
aspettassi potesse succedere qualcosa di brutto. Guardo Dalila.
Stringe ancora i denti e freme, non mi ha attaccata solo
perchè si
rende conto di essere troppo vicina ad Aro per poter fare qualcosa,
per ora. Spero Isabella non mi abbia imposto il suo scudo. Voglio che
veda.
Aro sospira di piacere, e
mi sorride divertito. - La tua mente è sempre luogo di pace,
ma c'è
tanta paura. Ah, mi dispiace, io non... - Qualcosa lo lascia
interdetto. Qualcosa che non gli piace affatto, e comincio a sentire
il peso del suo sguardo. Non è mai un bene, quando lui ti
guarda in
quel modo. Il suo sguardo diventa così gelido e immobile da
avere
paura che ti trasformi in pietra.
Mi afferra con forza un polso. Trattengo un singhiozzo, ho tanta paura
da voltarmi verso la
mamma e tendere la mano. E lei fa lo stesso, ma il papà la
trattiene, scuotendo il capo. Chiudo gli occhi e stringo i denti, e
spero che, qualsiasi cosa abbia fatto e qualsiasi sia la mia
punizione, finisca tutto in fretta.
- Alec. E voi, Demetri e
Felix, trattenetela. Jane, vieni avanti, per favore, prendi posto
accanto a me.- Stringo ancor di più i denti, preparandomi al
dolore
della punizione che tarda ad arrivare. Perchè?Aspetto
ancora, ma non
succede nulla. Apro gli occhi, molto piano. Dalila fissa ancora nella
mia direzione, ma è come se non mi vedesse. Stretta tra i
due
vampiri corpulenti, è ottenebrata. Non lo noto
immediatamente, ma
Demetri stringe la mano libera di Aro.
- Layla, suvvia, non
avrai creduto che potessi punirti per avermi reso un così
grande
servigio? Verrai premiata per avermi rivelato dove, tra le fila della
Guardia, si è annidato il marcio. Sarai uno dei membri
più onorati
del mio esercito. In pochi, saranno pari o superiori a te. Potresti
fare grandi cose. Sottovaluti il tuo dono. É molto
più di quel che
riesci appena a intravedere. - Però mi stringe ancora un
polso. Dove
crede sarei potuta scappare? Non si scappa dai Volturi.
- No...Non voglio. Vi
prego...- La mia voce è un sussurro soffocato. Mi pento
immediatamente della mia sfacciataggine.
- E perchè mai?- Ora è
davvero curioso, ma non mi da il tempo di rispondere.- Oh, è
chiaro.
é per la splendida Esme, anche se solo in parte.- Quando si
china su
di me, reprimo un urlo.- Suvvia, non devi temermi. Sarò un
mentore
per te. Non desideri diventare un vampiro potente e rispettato? Vuoi
buttare al vento una così grande occasione per amore? Un
amore non
corrisposto? Un amore già... defunto?-
-No!- Urlo...
… e
io urlai con lei.
|
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Capitolo 18 *** Capitolo 18. Debiti ***
capi18
Grazie a FRENKY85
(scusa, credo proprio di averti scordato nei ringraziamenti del
capitolo 17, chiedo umilmente perdono), isibiri e Raffuz per aver
aggiunto la fic tra i preferiti.
E un grazie immenso anche a EmilyAtwood per il suo commento, a cui
rispondo:
Grazie in primis per i complimenti, graditi ma come sempre non
meritati. Sono felicissima di sapere che qualcuno ha gradito questo
capitolo, che ho aspettato a postare perchè avevo io stessa
dei
dubbi in proposito (era pronto tre giorni dopo aver postato il capitolo
16). Trasformare Anthony in un vampiro è stato un azzardo, e
ci
ho pensato bene prima di arrischiarmi a mettere in pratica questa idea,
soprattutto perchè dopo aver chiesto consiglio a varie
persone a
cui ho fatto leggere la fic per vie esterne, mi è stato
sconsigliato di metterla in pratica. Spiegherò in seguito
come
(secondo me ovviamente) è stata possibile la sua
"rinascita".
Purtroppo sono testarda, e alla fine ho fatto come ho voluto io
nonostante tutto! XD
Del dono di Tony posso dire solo che ha guadagnato e perso parecchio
allo stesso tempo, come leggerai spero in questo capitolo. Da qui in
poi le cose si faranno meno interessanti e movimentate, in ogni caso,
perchè siamo in dirittura d'arrivo, mi sono presa
però la
soddisfazione di sbugiardare Aro! XD
Come avrà notato forse qualcuno ho levato il prologo. Ho
notato che veniva letto da tantissime persone che poi non proseguivano
nella lettura. Non era granchè e evidentemente non piaceva,
quindi ho provato a levarlo. Vediamo un po che succede!
Ancora qualche capitolo, e potrò postare il capitolo
conclusivo
e l'epilogo, che sono pronti già da parecchio tempo.
Ultimamente
devo ammettere di provare il desiderio di scrivere nuovamente questa
storia, ma dal punto di vista di Layla. Continuo a pensare di non
riuscire a rendere bene questo personaggio attraverso pensieri e parole
di Anthony, e chissà, magari un giorno lo farò! ^^
Per ora buona lettura a tutti.
Capitolo
18. Debiti.
Mi
sentivo stravolto dal suo dolore. L'avevo sentito come mio,
così
profondamente e intimamente da farmi male. Non ero riuscito a
controllarmi, e a quel punto mi avevano sentito di certo. Anche se
Aro, sapeva già che ero li. Demetri mi aveva percepito ben
prima che
fossi a portata d'orecchio, anche se non riuscivo a spiegarmi come.
Con lui nei paraggi, muoversi il più silenziosamente
possibile, e
rimanere a debita distanze perchè ci fossero buone
probabilità che
non potessero sentirmi, era del tutto inutile. Avrei potuto
prevederlo, se non fossi stato così sicuro del mio scudo.
Avrebbe
dovuto proteggermi dal suo potere, ma per qualche motivo non era
successo. Credetti di aver semplicemente sottovalutato il mio
avversario, e non mi diedi troppa pena per questo. Tornai ad
ascoltare la voce suadente di Aro, stavolta con le mie orecchie.
-
Tornerai con me e farai parte della Guardia, come abbiamo deciso.
Volterra è il luogo a cui appartieni, non questo. Nessuno
verrà a
salvarti, poiché non corri alcun pericolo. Noi siamo
ciò di cui hai
realmente bisogno. Marcus sarà felice di averti in sposa, a
ben
pensarci, ha sempre avuto un debole per te. Ho un debito nei suoi
riguardi, sarai un risarcimento più che equo. -
Sembrava
rivolgersi a Layla, ma io sapevo che in realtà parlava con
me. Mi
stuzzicava con l'intento di provocare una reazione qualsiasi in
me,con il solo intento di testare i miei poteri e capire se e quanto
fossero cresciuti. Sapeva qualcosa che tutti noi ignoravamo.
Intravedevo quel qualcosa tra i suoi pensieri che sembravano
stranamente quieti, per me ancora confusi, mescolati a quelli dei
presenti, colmi di dubbi e domande, spaventati da un futuro che
appariva incerto anche ad Alice. Questo la intimoriva più
del
necessario. Mi vedeva tra le visioni sfuocate che non sembravano per
lei avere un senso, e non riusciva a comprendere come questo fosse
possibile. Lei sapeva sempre dare senso a ciò che vedeva.
Tutti
questi pensieri si riversavano nella mia mente ad ondate che tentavo
invano di arginare. Non volevo concentrarmi su nessuno di loro, per
paura di ripetere quello che avevo appena fatto a Layla.
Non solo
avevo letto i suoi pensieri, ma mi ero inoltrato nella sua mente fino
a diventare parte di essa. Avrei potuto accedere a tutti i suoi
pensieri se solo avessi voluto. Potevo sentire ciò che lei
sentiva,
vedere ciò che lei vedeva, provare la stessa paura che lei
provava,
scandagliarne la memoria, estrapolarne qualsiasi informazione.
Qualsiasi suo ricordo e pensiero poteva essere mio, e lei non se ne
sarebbe mai accorta. Avevo stuprato la sua mente, e quando l'avrebbe
saputo (perchè non potevo neppure pensare di
nasconderglielo), di
certo avrebbe smesso di provare nei miei confronti qualsiasi accenno
di affetto. Non importava che l'avessi fatto involontariamente, mi
sentivo terribilmente in colpa. Non ero migliore di Aro, anzi a
pensarci bene ero più simile a lui di quanto non fossi mai
stato.
Possedevo un dono troppo simile al suo per non comprendere quale
potere avessi tra le mani, e cosa avrebbe significato per gli altri
se ne avessi abusato.
-
Andiamo Layla.- Ci fu solo silenzio in risposta, non sentivo neppure
i loro respiri.- Non ci sarà alcuna cella ad aspettarti, ne
ora ne
mai se farai ciò che io ti ordino, hai la mia parola.-
Cella?
L'avevano rinchiusa in una cella, prima di darla a Dalila, come se
fosse un animale, e ora pretendeva che si lasciasse ingannare da
vaghe promesse.
Promesse
che Aro non aveva mai avuto intenzione di mantenere.
Ne ero
disgustato.
Consegnandola
a Marcus, la incatenava comunque, e per l'eternità, ad un
uomo che
lei non voleva, ad una vita che avrebbe disprezzato in un luogo dove
avrebbe visto solo morte, dove non avrebbe provato altro che
tristezza e dal quale non sarebbe potuta scappare. Mai.
Non
potevo permetterlo. Senza quasi rendermene conto, cominciai a
correre. Ero preda di una rabbia feroce, la sentivo ruggire in petto.
Li raggiunsi in pochi istanti. Aro trascinava Layla, che a sua volta
cercava di opporsi a lui, puntando i piedi a terra con forza, e
lasciando dietro di se dei piccoli solchi. Tirava e strattonava, si
voltava verso la nonna in una straziante richiesta di aiuto, ma la
presa di Aro sul suo polso era ferrea e non vacillò neppure
per un
attimo.
La mia
famiglia non faceva nulla per aiutarla. La rabbia montava sempre di
più davanti alla loro indifferenza, e invece di confondermi,
mi
aiutava ad acquistare lucidità sempre maggiore.
Piano
piano le migliaia di pensieri che mi riempivano il cranio
cominciarono a muoversi, prendendo ognuno una precisa collocazione.
Sfilavano in lunghe file ordinate, ad una velocità
esorbitante che
eppure non mi infastidiva più. Riuscivo a visualizzarle
tutte, dalla
prima all'ultima, avevo accesso ad ogni pensiero formulato durante
le loro lunghe esistenze. Mi fu facile così, focalizzare la
mia
attenzione sui pensieri più recenti. Potevo riconoscerli
grazie ai
loro colori più vividi e alle immagini particolareggiate,
accompagnate da voci sonore e vibranti. I pensieri più
antichi erano
simili, ma mostravano dei colori pallidi e smorti, come se fossero
delle fotografie sbiadite dal tempo, ed erano accompagnati da suoni
appena udibili. Erano però delle
“immagini” davvero precise e di
qualità, come foto d'epoca con una risoluzione pari a quella
di un
immagine digitale.
Mi sarei
lasciato distrarre volentieri da quel flusso ininterrotto se ne
avessi avuto il tempo. Ma non potevo permettermi di perdere un solo
istante.
Ridussi
le loro menti al silenzio, per evitare di cadere in tentazione, e
spiccai un ultimo lungo salto, fiondandomi con precisione
millimetrica tra la mia piccola meraviglia e Aro.
Successe
tutto troppo velocemente perchè riuscissi ad analizzare la
situazione con attenzione sufficiente. Ero dominato dall'istinto.
Allungai un braccio nel tentativo di afferrarne il collo mentre con
l'altra mano afferravo il braccio della mia Layla, liberandolo con un
forte strattone dalla sua presa. Riuscii a malapena a sfiorare Aro,
prima di sentirmi bruciare. Mi buttai a terra, rotolando a terra nel
vano tentativo di spegnere le fiamme che credevo mi stessero ardendo
vivo. Provavo un dolore impossibile da descrivere, ciò che
avevo
provato durante la mia trasformazione non era neppure paragonabile.
Era un vero supplizio, ma improvvisamente come erano sfociate le
fiamme si spensero. Mi tirai su a carponi, scuotendo il capo,
confuso, dolorante e parecchio frustrato.
Perchè
il mio scudo non funzionava? Cosa c'era che non andava in me? La
mamma mi era venuta in soccorso, senza dubbio, perchè Jane
non
vacilla mai e non si lascia impietosire da qualche grido di dolore.
Anzi, ne trae piacere.
- Ma che
diavolo...?- Boccheggiavo, osservando la mia mano, illesa, come se mi
aspettassi per davvero di trovarvi delle bruciature. Sollevai lo
sguardo, fissando Aro dal basso verso l'alto, sul suo volto non c'era
più traccia del suo sorriso gentile ma fasullo. Jane sempre
al suo
fianco, corrucciata continuava a fissarmi, profondamente infastidita.
Almeno
ero riuscito nel mio principale intento: le braccia di Aro pendevano
lungo i fianchi, ancor più spettrali contro il nero del
mantello, e
quelle di Layla, non più imprigionate, si serravano strette
al mio
collo, insieme ad altre braccia, che in un primo istante stentai a
riconoscere, tanto era lo sgomento, misto alla gioia più
grande e
potente che io abbia mai provato. La mamma mi stringeva forte, e io
non ci facevo quasi caso, non prestavo assolutamente attenzione a
niente altro che non fosse Layla.
Il
dolore appena passato mi aveva più che distratto, e non ero
riuscito
a mantenere il controllo sul mio potere. I suoi pensieri, passati e
presenti, si intrecciavano a formare un ricamo che non sapevo bene
come spiegarmi. C'erano ansia, paura come ci si aspetterebbe, ma
anche speranza e amore. La cosa più incredibile non era il
fatto che
riuscisse ancora a mantenere viva la speranza, ma l'amore che covava
in se. Ed era solo per me. Mi ritrovavo quasi ovunque in quella fitta
trama.
Le sue
lacrime mi colavano lungo il collo, avrei voluto posare una mano
sulla sua, se solo mi fosse stato possibile, ma stretto com'ero tra
le due vampire potevo muovermi a malapena.
Lei mi
amava e mi stava involontariamente raccontando una storia, la nostra
storia, attraverso i suoi occhi.
Mi muovo veloce,
avvicinandomi ai Cullen. O meglio, non mi muovo, sono gli alberi a
trasportarmi, nascondono il mio arrivo. Se non produco alcun rumore,
se lascio che sia solo la foresta a muoversi, a coprire il mio odore,
allora forse potrò osservarli un po' e da vicino. Lo so che
non è
affatto educato presentarsi in casa d'altri senza essere invitati,
ancor peggio se è per spiarli, ma non posso farne a meno.
Voglio
vedere un altra famiglia.
Mi
ritrovai ad accogliere i suoi pensieri come si accoglie la pioggia
nel mezzo del più arido deserto, affascinato da quel piccolo
scorcio
di passato.
La loro casa è
stupenda. Sono colpita, è un incanto. Mi sento bene, in
questo
posto. Sento le loro voci. Ridono. Sono stupende, hanno un che di
familiare. Credo di poter rimanere qui ad ascoltarle per sempre, e so
che non le dimenticherò mai. Che cosa bizzarra!
Inspiro, e un profumo
singolare e dolce mi sorprende. Un mezzosangue, come mia madre.
Dalila mi aveva già detto in maniera tutta sua che i due
Cullen più
giovani sono proprio come la mamma. Credo il suo obbiettivo sia
proprio uno di loro.
Ho fatto il possibile
per nascondere le tracce che Dalila continua a lasciargli, ma credo
lei abbia capito il mio gioco. Spero di riuscire a fargli guadagnare
ancora del tempo, ogni istante di libertà è
prezioso, ma lui non lo
sa ancora.
Deve essere un uomo.
Dalila non spreca le sue energie per una donna.
Forse non dovrei
avvicinarmi, ma è un profumo invitante per me. É
rassicurante.
Mi sposto silenziosa
di ramo in ramo, seguendo la scia, fino a ritrovarmi davanti ad una
finestra aperta.
Qualcuno dorme su un
divano, con il volto nascosto contro lo schienale, e un braccio a
penzoloni. Da questo punto non riesco a vederlo in viso, vedo solo
una massa informe di arruffati capelli scuri. É di certo un
ragazzo,
dimostra al massimo una ventina d'anni.
Dovrei essere contenta
di aver saziato la mia curiosità. Queste persone vivono una
vita
tanto serena, da permettere loro di appisolarsi davanti ad una
finestra spalancata, con il vento di febbraio a far loro compagnia.
Vivono senza dolore e preoccupazioni, e sono felice di sapere che per
loro è ancora possibile. Non li conosco, Dalila dice che non
dovrebbe importarmi di loro, eppure... Eppure non voglio gli capiti
nulla di male, e voglio vederli da vicino. Da molto vicino. Non mi
basta ancora. Il ramo dalla quale lo osservo si allunga,
permettendomi di raggiungere il davanzale.
Non ho intenzione di
intrufolarmi in casa d'altri, non sono una ladra. Ho i miei principi.
Mi basta sporgermi, solo un poco... Guardare il suo petto che si
solleva ad ogni respiro è affascinante, come lo è
sapere che per
lui ogni respiro è vita.
Lui è un po' come le
mie piante, è forte a modo suo, ma non quanto si penserebbe,
ha
sempre bisogno di cure maggiori di quanto non si crederebbe.
Continuo ad osservarlo,
incantata da quei piccoli movimenti inconsci che compie. Mi sento
stupida. Sto fissando i capelli di un perfetto sconosciuto ed
è
piacevole.
È così strano tutto
questo.
Mi sporgo ancora un
poco, avanzo fino all'estremità del mio robusto ramo,
posando le
mani su un'anta della finestra.
Lui si agita, sospira
profondamente e mormora qualcosa.
Si volta.
Oh mio Dio.
È un angelo.
Qualcuno
mi tirò via la mamma di dosso, interrompendo lo scorrere di
quel
ricordo, meraviglioso e travolgente.
- Tony,
non ora.- La voce di papà risuonava come perentoria e ferma.
Di
certo avrei potuto godere di quei ricordi in qualsiasi momento,
semplicemente non riuscivo a smettere. Lui sapeva cosa provavo,
percepiva quali pensieri quelle immagini richiamassero. Non gli
risposi neppure, passando da un ricordo all'altro, testardo e
indiscreto. In quel momento non desideravo fare altro che godere di
tutti i pensieri di cui mi ero privato. Ogni suo gesto che non avevo
saputo interpretare, improvvisamente divenne chiaro come il sole. Mi
maledissi per essermi lasciato sfuggire tutte quelle cose, piccole e
grandi, che ai miei occhi la rendevano ancora più unica e
preziosa.
Cinsi
con un braccio la vita di Layla, alzandomi e al contempo aiutandola
ad alzarsi, assicurandomi che mi stesse vicina. Avevo l'impressione
che, se l'avessi lasciata anche per una frazione di secondo, me
l'avrebbero portata via per sempre. Mi voltai verso la mamma e le
sorrisi, prima di tornare ad Aro. Se solo avesse provato a toccarla,
l'avrei ammazzato con le mie stesse mani. I buoni motivi per farlo
aumentavano a dismisura, non appena i suoi pensieri si fecero
più
chiari e stabili. Ebbi un assaggio di cosa fosse la vera cattiveria.
Alcune
leggende raccontano di come il primo della nostra razza, l'ipotetico
e idealizzato primo vampiro della storia del mondo, il progenitore
comune a tutti noi, fosse Caino, punito da Dio per l'omicidio del suo
stesso fratello. Cominciai a credere non fosse solo una leggenda.
- L'hai
uccisa.- Mormorai, sconvolto, mi mancavano addirittura le parole per
descrivere l'orrore che provavo. - Hai ucciso tua sorella.- Lo vedevo
affondare i denti nel suo collo bianco e freddo come marmo, reciderne
il capo dal collo con un solo e preciso movimento, e dare fuoco ai
suoi poveri resti. Neppure un ombra di rimorso oscurava la sua mente.
Si rammaricava soltanto di non aver trovato una degna sostituta con
cui risarcire Marcus.- Didyme...- La mia fatina singhiozzò
violentemente. Le posai una mano sulla nuca, volevo calmarla, anche
se io non lo ero affatto. - L'hai ammazzata a sangue freddo. Era tua
sorella, come hai sopportato di...? Lui non lo sa. E ora vuoi dargli
Layla, come se bastasse questo... Non te lo permetto. Lei è
mia.-
Non mi accorsi neppure di averla definita come mia. Non riuscii ad
andare oltre. Sentivo di stare per perdere il controllo, cominciai a
ringhiargli contro, e neppure zio Jasper poté fare qualcosa
per
sedare la mia rabbia. Era semplicemente troppo grande per entrambi.
- Vedo,
giovane Anthony, che hai fatto progressi strabilianti. Non ne
dubitavo, dato il talento dei genitori. Ora sei decisamente un puro
sangue, ma questo non ti permette di osare fino a questo punto. Non
osare proferire altra parola su questa faccenda. Non sono affari che
ti riguardino.- C'era sorpresa mal celata nella sua voce. Godevo nel
vederlo vacillare. - Un'altra parola, e potrei decidere di porre fine
alla tua vita. Definitivamente.-
- Che
c'è Aro? Non è piacevole provare la tua stessa
medicina vero?Non è
questo che fai da millenni? L'ipocrisia è sempre stata una
tua
prerogativa, e vedo che non hai abbandonato le cattive abitudini.-
Era confuso, anche se lo nascondeva piuttosto bene, e più la
sua
confusione aumentava, più io mi sentivo pieno di coraggio,
pronto a
osare e fare qualsiasi cosa.
-
Felix!Demetri!- I due vampiri si fecero avanti trascinandosi dietro
Dalila, totalmente ignara di tutto. Demetri era pronto a proteggere
il suo signore, ma Felix sembrava riluttante. Aveva tutta
l'intenzione di farsi da parte, se fossi scattato all'attacco, e
l'avrei fatto se una presa salda non mi avesse trattenuto. Il nonno
mi rivolse un sorriso, e io seppi che in qualche modo tutto si
sarebbe risolto. Mi sentivo addirittura trionfante, seppure non
avessi nessun motivo.
- Adesso
basta Aro. Ti chiedo di andartene, per la prima e ultima volta.-
Carlisle si muoveva piano, con calma invidiabile verso i due
energumeni che nascondevano con la loro mole il Volturo per
eccellenza.
Con un
cenno della mano, il vampiro ordinò loro di ritirarsi.
Almeno aveva
il fegato di mostrarsi.
- Quando
tuo nipote mi avrà restituito ciò che mi
appartiene. Potrà seguire
la sua piccola amica, se lo desidera. Ovviamente pagherà
cara la sua
insolenza, se vorrà rivederla ancora.- Tese una mano pallida
verso
Layla, le labbra si schiusero in un ghigno atto solo a mostrare
l'affilata dentatura. Una minaccia poco velata, la sua. La mamma e
gli zii ringhiarono sommessamente, l'una al mio fianco, gli altri
alle mie spalle.
- No.-
Il nonno avanzò ancora. - Sono stufo dei tuoi giochi, amico
mio.
Basta sotterfugi. Basta inganni. Già diciassette anni fa,
hai
tentato di distruggere la mia famiglia. Abbiamo agito con
generosità,
abbiamo dimenticato per quanto fosse possibile. Ti ripresenti qui,
sperando io sia così debole da cedere alle tue lusinghe, e
pretendi
che ti consegni mia figlia e mio nipote senza batter ciglio. - Non
avevo mai visto il nonno tanto furente. In realtà, come per
la
nonna, non avevo mai creduto possibile potesse vivere e vegetare in
lui un sentimento così potente e negativo come il rancore
che ogni
sua parola sembrava sprigionare. - Non sono uno stupido, ne un
pazzo. Non ho bisogno di leggerti nel pensiero, per capire che Dalila
sarà solo l'ennesimo capro espiatorio, ti conosco meglio di
quanto
tu immagini. Hai un debito nei confronti della mia famiglia.
È
giunto il momento di saldarlo. Vattene Aro, ora. E non osare
avvicinarti mai più ai miei cari.-
- Tua
figlia? Caro e misericordioso Carlisle...- Si lasciò andare
in una
breve e vibrante risata.- Come puoi chiamare figlia una sconosciuta?
Me ne andrò, come tu vuoi, ma non senza Layla.-
Sibilò, il volto
contratto in una smorfia scomposta. Il nonno era riuscito a metterlo
in difficoltà, sbugiardandolo, ferendolo nel profondo. Non
avrebbe
perdonato un simile affronto. Non un altra volta. - Dammela.-
Ribadì,
tendendo ancora una mano.
- No.-
Ripetè Carlisle, frapponendosi tra noi e lui. Aro
ringhiò,
ponendosi in posizione d'attacco, e il nonno fece altrettanto,
raggiunto subito da Emmett, Jasper e papà. Demetri fu
nuovamente al
suo fianco, pronto a difendere il Volturo, ma Felix rimase in
disparte. Non aveva nessuna intenzione di difendere un assassino. Non
più. Era una reazione singolare la sua, e impiegai qualche
secondo a
trovarne la causa. Sorrisi amaramente. Aro aveva una strana passione
per i gemelli.
Dalila
giaceva distesa sull'erba, sorvegliata da Alec e Jane, che non
cercavano neppure più di attaccarci. Eludere lo scudo della
mamma
era impossibile per chiunque.
-Felix!-
Aro richiamò il suo soldato, che non mosse un muscolo. Era
ben
intenzionato a non eseguire un solo ordine, da quel momento in poi.
Non era a lui che voleva essere fedele.
-Credevo
sarebbe stato facile.- Mormorò Aro, rivolgendo lo sguardo
verso
Felix, come se per lui quelle parole dovessero avere un significato
nascosto. - Ho anche io una buona conoscenza della tua natura,
Carlisle. La tua bontà è esagerata, ho
erroneamente fatto
affidamento su questo.- Tornò a fissare il nonno,
intensamente e
dritto negli occhi. - Sapevo che quando la graziosa Alice mi avrebbe
visto muovermi con un pochi uomini, avresti deciso di non coinvolgere
le tue bestie. Amico caro, il mondo non è posto per i giusti
e i
deboli di cuore, dovresti saperlo. Ora dammi ciò che
è mio, e io vi
farò il dono di risparmiare le vostre inutili vite. Avevo
tutta
l'intenzione di proporvi di vivere al mio fianco. Volevo, mostrando
una bontà innaturale, darvi la possibilità di
scegliere, visto il
riprovevole comportamento della mia bella Dalila. Ma avete disdegnato
la mia generosità, ancor prima che potessi mostrarvela.-
- No!-
Layla ed io urlammo all'unisono. La trattenni, stringendola ancora
per la vita, prevedendo ciò che avrebbe fatto. - Vi prego,
non fate
loro del male, vi supplico! Verrò con voi, farò
tutto ciò che
volete, ma vi prego non fate loro del male!- Si sbracciava verso il
nonno terrorizzata dalla sola idea di perderlo.
- Layla
ti prego sta calma!- Cercai di indietreggiare, trascinandola via, ma
non mi riuscì, si agitava troppo e con troppa foga.
- Layla,
sta calma piccina. Non succederà niente a nessuno.
Perchè Aro
ripagherà il suo debito permettendoti di restare, quindi si
allontanerà da qui, comportandosi da perfetto gentiluomo.-
Mormorò,
fissando di rimando il vampiro con medesima intensità.
- Mai!-
Sibilò tra i denti, per poi partire all'attacco. Ma non
riuscì mai
neppure a sfiorare Carlisle, così come la sua guardia non
riuscì ad
avvicinarsi a nessuno di noi. Lupi grandi come orsi li inchiodarono
al terreno. Le loro fauci gocciolanti, irte di zanne appuntite tutte
puntate contro i loro colli erano di per se un buon motivo per non
osare muovere un muscolo. In groppa a Jake, Nessie sembrava la regina
delle amazzoni, con i suoi rossi e lunghi capelli scompigliati dal
vento, mentre il suo compagno teneva a terra Demetri. Fummo
immediatamente circondati da almeno una trentina di lupi. Anche i
più
giovani di ambo i branchi, coloro che solitamente erano esclusi dalle
battaglie più pericolose, erano li con l'unico comune
desiderio di
affondare i denti nella carne di quel collo freddo e maleodorante.
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Capitolo 19 *** Capitolo 19. Veleno ***
Grazie a veliva per aver aggiunto la ff tra i
suoi preferiti. :-)
Capitolo
19. Veleno.
Alcuni
dei lupi cominciarono a muoversi lentamente, finendo per accerchiare
Felix, Dalila e i gemelli. Sam teneva a terra Aro, mentre il vampiro,
con un sorriso più simile ad una smorfia, non tentava
neppure di
liberarsi. Come se credesse di avere ancora un asso nella manica. Era
il risultato di secoli di finzione. Non aveva nulla in mano, lo
sapeva bene, e lo sapevamo anche noi. Ancora si ostinava a salvare le
apparenze.
Altri
lupi si avvicinarono sempre più a noi, prendendo ognuno una
specifica posizione, senza che avessero bisogno di comunicare tra
loro. Era ormai un automatismo o un istinto acquisito nel tempo, il
risultato di anni di allenamento. Una strategia ben consolidata e di
solito vincente.
Demetri
ringhiava e sibilava agitandosi mentre tentava di sbalzare via Jake,
che gli riservava lo stesso trattamento, e che non pareva affatto
essere impensierito. Ormai non poteva fare più niente per
liberarsi,
era schiacciato contro il terreno dal peso del lupo rossiccio e non
aveva possibilità di fuga. Conoscendo l'enorme forze di
Demetri, mi
sorpresi di quella di Jacob. Una delle tante altre cose che non avevo
notato, uno dei tanti particolari (neppure tanto insignificanti) che
mi ero lasciato sfuggire nel tempo. La forza del mutaforma era
aumentata, e non di poco.
Nessie
smontò dal suo dorso con grazia, avvicinandosi assolutamente
soddisfatta e trionfante al vampiro steso a terra. – Voi
Volturi
dovreste rivedere il vostro concetto di “bestia”.
Non rende loro
giustizia.- Gli diede un calcio sul costato con tutta la sua
sovrumana forza, facendolo urlare per il dolore, prima di
rivolgergli un sorriso sprezzante e carico d'odio. - Non è
il mio
Jacob ad essere la bestia qui. -
Si
precipitò verso noi, abbracciò i nostri genitori,
per poi buttarsi
letteralmente su Layla. La lasciai andare appena in tempo. Mi tirai
in disparte, lasciando loro tutto lo spazio e il tempo di cui
necessitarono. Il loro rapporto era molto profondo, si era sviluppato
molto velocemente, e afferrai subito il perchè. Era stata la
mia
morte ad avvicinarle. Layla non aveva lasciato un solo attimo il suo
posto, accanto al mio letto, e Nessie le faceva spesso compagnia.
Piano piano erano passate ad argomenti più piacevoli della
mia
presunta o quasi certa dipartita. Nessie era stata felice di questo
loro riavvicinamento, tra i suoi ricordi l'avvertivo chiaramente. Era
una strana amicizia la loro, o almeno così mi sembrava.
Forse ero
l'unico a pensarla così. Per me non era che un capriccio di
mia
sorella, che era passata fin troppo velocemente, per i miei gusti, da
un iniziale antipatia al considerarla ciò di più
prossimo ad una
sorella, e Layla le era altrettanto affezionata, e felice di poterla
rivederla. Credeva davvero d'averle detto addio per sempre. Nessie la
strinse con maggior fervore per un altro breve istante, come se
intuisse i suoi pensieri, per poi tempestarla di domande. Le sue
domande non erano molto opportune e adatte a quel momento, ma nessuno
avrebbe osato interrompere il loro idillio. Neppure io, che
indietreggiavo ancora, raggiungendo mamma e papà. Mi voltai
verso di
loro. Papà mi sorrise, e io sorrisi di rimando prima di
perdermi in
un altro paio di occhi dorati. Ci sarebbero state tante cose che
avrei potuto dire alla mamma o fare in quel momento, ma
istintivamente sentivo di dover fare solo una cosa: abbracciarla. La
strinsi forte. Solo in quel momento sentii come della nostalgia nei
suoi riguardi, nonostante fossi stato in coma per giorni, mi sentivo
malinconico, come se anche da incosciente ne avessi sentito forte la
mancanza.
- Mi
dispiace, mamma.- Le sussurrai, facendo in modo che solo lei potesse
sentirmi.
- Non
importa tesoro... Non importa...- Singhiozzo, scoccandomi un bacio su
una gota, prima di distaccarsi e ritrovare il suo compagno.- Sei
vivo, è questo ciò che conta. Anche se... I tuoi
occhi... é un
vero peccato. Erano così belli. E quella
cicatrice...
Istintivamente
portai una mano al volto e poi al collo.- Gli occhi?Cicatrice? - I
miei occhi dovevano essere d'un rosso molto intenso. Era il primo di
tanti cambiamenti, tanto ovvio da non stupirmi affatto. Non ci avevo
fatto in realtà troppo caso, nel vedermi tra i pensieri
altrui. Non
ne avevo avuto il tempo, così come non avevo avuto il tempo
di
notare la cicatrice che mi marchiava la pelle e riluceva sul mio
collo. Non ebbi il tempo di dir loro altro che la voce del nonno,
tanto alta da sovrastare il ringhiare di lupi e vampiri,
attirò
l'attenzione di tutti noi, che vi voltammo quasi in sincrono in sua
direzione.
- Sam,
non ti ringrazierò mai abbastanza per la tua testardaggine.
Probabilmente ci avete salvato la vita. Ma vi prego di lasciarli
andare.- Sam ringhò di rimando, e papà tradusse i
suoi pensieri in
parole.
- Non
intende lasciarli andare. Non si fida, Carlisle, e non posso fare a
meno d'essere d'accordo con lui.-
- Lo
posso ben immaginare, Edward. Ma non ci comporteremo alla loro
stregua. Sam, e tutti voi lasciateli andare. Siamo almeno quaranta
contro cinque soltanto. Possiamo stare ragionevolmente tranquilli,
non credete?-
-
Quattro.- Il silenzio nella radura si fece opprimente. Era stato
Felix a parlare. - Non proteggerò l'assassino di mio
fratello.*
Tornerò a Volterra con voi solo per riferire a Marcus cosa
avete
fatto.- Indietreggio di qualche metro con un solo preciso e agile
salto.
Sam si
voltò appena in direzione del nonno, sbuffando, per poi
indietreggiare. Jake fece lo stesso. Leah e Seth gli furono accanto
in un secondo.
Tutti
gli occhi dei presenti erano fissi su Aro e Felix. Il vampiro si
alzò
in piedi con superbia, lasciando che fosse Demetri a spolveragli le
vesti.
- Tu
farai come io ti comando.- Attraverso i pensieri di Jasper riuscii a
percepire chiaramente la portata della sua ira e del suo sdegno. Non
era il tradimento in se o il suo rifiuto, ma ciò che
lasciava
trapelare. Aro non era più il vampiro potente e rispettato
di
diciassette anni prima.
-
Grazie, Sam.- Mormorò Carlisle interrompendo la loro
discussione.
Rivolse all'alpha uno dei suoi serafici e luminosi sorrisi. Un
sorriso che rimase sul suo volto anche mentre si rivolgeva ai
Volturi.- Credo sia il caso che voi discutiate in un altro luogo di
questioni che non riguardino me e la mia famiglia. Te lo chiedo
ancora una volta. Vattene Aro. -
-No!
Demetri!Prendila!- Dovevamo dargliene atto, la sua ostinazione
sarebbe stata lodevole in un altro contesto.
Lanciò
all'attacco il guerriero più forte che avesse a disposizione
in quel
momento, e probabilmente il più forte dell'intera sua
Guardia, che
non pensò neppure per un istante di non obbedire al suo
comando. Si
lanciò contro Layla veloce, possente e spietato.
Jacob e
io avemmo la stessa intuizione: voleva Layla, e non si sarebbe fatto
alcuno scrupolo a passare letteralmente sul corpo di Nessie. Per sua
fortuna, io possedevo un notevole vantaggio. Potevo prevedere le sue
mosse, era anzi lui a rivelarmele. In un istante fui sul vampiro,
prima che potesse rendersi conto di essere a terra. Essere un neonato
porta dei vantaggi considerevoli. Non gli avrei permesso di vivere un
istante di più, solo per pensato a quanto sarebbe stato
piacevole
affondare i denti nella carne di mia sorella. Si chiedeva se il suo
sangue fosse buono come il suo profumo. Non l'avrebbe mai saputo. Le
mie mani erano già imbrattate di sangue, avrei dovuto
provare
vergogna ma non fu così. Il rimorso non mi toccò
mai. Non ero
totalmente felice di togliergli la vita, di averlo pensato e
immaginato, eppure mi dava una gran soddisfazione.
- Non
avresti dovuto farlo. - Sibilai, prima di affondare i denti nella sua
gola, squarciandola . Tranciai via la sua testa dal collo. Doveva
essersi appena nutrito, perchè il sangue sgorgato dal suo
collo mi
inondava copiosamente il volto e il collo, gocciolando sul mio petto.
Mi rialzai, ripulendomi almeno il volto con una manica della camicia.
Mi voltai verso Layla ma lei non era dove ricordavo che fosse. Stava
all'estremo opposto della radura, stringendo una confusa Nessie per
la vita. Che stupido, ad aver pensato che, con la sua
velocità,
Demetri potesse sperare di raggiungerla, nonostante le sue
indiscutibili doti di segugio.
Diedi un
calcio alla testa mozzata, facendola rotolare fino ai piedi di Aro.
Cominciava ad avere paura, e cercava disperatamente una via di fuga
che gli permettesse di mantenere la sua dignità e la
maschera di
presunzione e invincibilità che si era costruito nel corso
dei
millenni. Si voltò verso Felix, gli occhi rossi sgranati per
l'orrore, e allo stesso tempo imploranti.
- No. -
Il vampiro incrociò le braccia, e gli voltò le
spalle,
allontanandosi, e scomparendo oltre la boscaglia. Nonostante non
sentisse più nessun vincolo a legarlo a lui, non intendeva
assistere
alla sua fine. L'avrebbe preceduto a Volterra, se Aro ci fosse mai
arrivato vivo.
Vidi
come un banco di nebbia muoversi intorno allo scudo della mamma,
cercando uno spiraglio attraverso il quale penetrarlo.
- Alec
smettila di attaccarci. Dovresti sapere che non hai alcuna
possibilità.- Jake mi raggiunse, ponendosi alla mia destra,
seguito
da Seth, papà fu alla mia sinistra insieme agli zii.
Avanzammo
cauti, passo dopo passo. Sentii i nonni raggiungere Layla e Nessie,
le zie e la mamma invece ci furono alle spalle. I lupi continuavano a
muoversi, eccitati, pronti a scattare ad un ordine dei capobranco.
Aro era
pietrificato. Indietreggiava, e i lupi avanzarono andandogli dietro,
ringhiando e mostrando le zanne mentre accorciavano sempre
più le
distanze. Non aveva scampo, Jane e Alec non avrebbero potuto
proteggerlo fisicamente,non gli erano di alcuna utilità e lo
sapeva
bene.
-Sam,
Jacob, indietreggiate,e anche tutti gli altri, vi prego.- I lupi non
indietreggiarono di un millimetro, ma smisero di avanzare, e noi ci
fermammo con loro. La tensione era tale da quasi palpabile. - Aro, il
mio cuore è morto più di tre secoli fa, ma con
esso non ho perso la
capacità di provare bontà e pietà
verso il mio prossimo. -Il nonno
accarezzò il volto della nonna, sorrise Nessie e alla mia
piccola e
si incamminò verso di noi, passando accanto alle zie, tra me
e papà,
per porsi proprio di fronte ad Aro. - Ti sto dando l'ennesima
opportunità di andartene. Non posso trattenere oltre i miei
figli.
Non ne avrei più alcun motivo. - Sembrava l'unico ad aver
mantenuto
un minimo di calma. Quanta sofferenza c'era nella sua voce,
però.
Il
Volturo lo fissò con un astio che non cercava neppure di
nascondere.
Era inaudito che proprio Carlisle, dovesse avere pietà di
lui, era
un vampiro che considerava indegno di tale nome, che aveva voltato le
spalle alla sua stessa natura, totalmente inumana e infinitamente
superiore. Stavolta Aro non poteva far altro che ingoiare quel
boccone amaro, e arrendersi.
- Va
bene, Carlisle. Onore al vincitore. Hai vinto una battaglia ma non la
guerra. Avrai presto mie notizie. Addio. - Sibilò come una
serpe,
per poi con uno svolazzare del mantello nero, voltarci le spalle ed
allontanarsi di gran fretta, seguito a ruota da Jane e Alec.
Quest'ultimo trascinava Dalila tenendola per i capelli, mentre
servilmente domandava:
– Cosa
ne faremo di lei, mio Signore?-
Aro non
rispose, ma gli lanciò un piccolo oggetto luccicante e
rotondeggiante. Alec annuì senza domandare niente altro, e
insieme
sparirono, al seguito di Felix, già lontano da Forks. Non
sentivo
più i suoi pensieri, e in breve, anche quelli degli altri si
persero
nel vento. La radura era nuovamente silenziosa. Persi il conto del
tempo in cui rimanemmo così immobili a fissare il punto in
cui
scomparvero, senza dire nulla, increduli del fatto che ancora una
volta eravamo sopravvissuti ad uno scontro contro i Volturi. Era
passato abbastanza tempo però, perchè nell'aria
si spargesse
l'odore più ripugnante che avessimo mai sentito. Era
nauseante,
sapeva di marcio e spazzatura insieme, eppure era incredibilmente
più
fetido e maleodorante.
-
Dalila...- Mormorò la mia piccola meraviglia, stretta tra le
braccia
della nonna. La sua voce era atona. Non tradiva alcuna emozione,
semplicemente ne constatava la fine. Ci voltammo a guardarla.
-
Torneranno, non è vero?- Cercava la rassicurante e negativa
risposta
che nessuno di noi poteva darle. Beh, quasi nessuno. Istintivamente
rivolsi lo sguardo verso Alice.
- No,
non li rivedremo mai più. L'ho visto. Puoi star tranquilla.
-
Rispose alla domanda di Layla e alla mia muta, con ancora lo sguardo
vacuo. Nella sua mente vedevo chiaramente il perchè non
avremmo più
dovuto temere alcun che da parte di Aro. Sorrisi amaramente e
sospirai.
- Cosa
ne faremo?- Domandò zio Emmett, avvicinandosi al cadavere di
Demetri.
Il nonno
lo raggiunse, per poi andare a recuperare la testa.- Dovremo
bruciarlo.- Si voltò verso papà e mamma,
sorridendo loro.- Ma non
qui, ovviamente.-
La
radura tornò silenziosa. Avvertivo ancora una certa tensione
tra i
Cullen. Erano tutti felici e sollevati, ma anche confusi. Ero io a
confonderli. Quando mi volsi verso la mamma, che mi sorrideva
raggiante, stringendosi a papà, mi accorsi di quanto avrei
voluto
stringere ancora Layla allo stesso modo. L'avevo fatto per pochi
minuti, e già mi mancava dannatamente.
- Beh...
Ahm... Perchè mi guardate così?- Mormorai senza
sapere bene il
perchè. Quel silenzio non era piacevole, desideravo rompere
il
ghiaccio il prima possibile. Imbarazzato mi passai una mano tra i
capelli.
In un
attimo Rosalie ed Alice mi furono addosso, e sembrava non ne avessero
mai abbastanza di abbracciarmi.- Okay, okay, sto bene! Sto
benissimo!- Fui sorpreso da una così improvvisa
dimostrazione
d'affetto.
- é
stato assolutamente fantastico vederti! Sei riuscito a sorprendermi!
É un primato! Questo apre tutta una serie di nuove
possibilità da
vagliare! Affascinante!- Io lo trovavo assai meno affascinante, il tono
di Alice non lasciava presagire nulla di buono, e le visioni che
si succedevano nella sua mente mi piacquero ancora di meno. Mi
mostravano il futuro che avrei potuto avere, se avessi assecondato i
miei sentimenti, e quello che avrei avuto invece, se non l'avessi
fatto. Seppi anche più di ciò che desideravo
conoscere. Non ne fui
affatto felice, e fui sollevato quando zio Emmett e zio Jasper
reclamarono la mia attenzione. Ebbi almeno il tempo di zittire tutti
i loro pensieri. Emmett se la rideva, esibendosi in una sfilza di
battutacce farcite di doppi sensi che non riuscivo ad afferrare, e su
cui preferii non indagare. Mi fu alle spalle stringendomi tra le
braccia e sollevandomi da terra, scuotendomi con forza. Jasper mi
posò semplicemente le mani sulle spalle, dicendo : - Credo
di
parlare a nome di tutti, nel dirti che siamo molto felici e...-
- …
Fieri di te.- Lo interruppe papà.
- Non
c'è nulla di cui essere fieri. Ho ucciso un mio simile.-
Replicai,
tenendo per me parte dei miei pensieri. Mi era piaciuto decisamente
porre fine a quella vita, ma non volevo che gli altri lo sapessero.
Papà non mi avrebbe tradito.
-L'hai
fatti per una buona causa. Tu e Jacob eravate i più vicini,
ma solo
tu potevi sapere come si sarebbe mosso e quando. Non hai nulla di cui
rimproverarti. Hai fatto la cosa giusta. Sai cosa le avrebbe fatto se
l'avesse raggiunta. - Non potei replicare al dire di papà.
Aveva
ragione. Mi limitai ad annuire, aggiungendo poi :- Ora vorrei solo
tornare a casa. Abbiamo un eternità intera per discuterne.
Credo ne
avremo bisogno.-
Il
tragitto fino a casa fu relativamente breve. Corsi per quasi tutto il
tempo, precedendo il resto della famiglia. Quando arrivai alla villa,
fui preso da una gioia a malapena contenibile. Ogni cosa nella mia
esistenza sembrava essersi incastrata a dovere, e mancava solo un
piccolo tassello perchè fosse perfetta.
Mancava
solo Layla. Essere certo dei suoi sentimenti mi fece sentire
stupidamente coraggioso e ottimista. Nonostante tutti gli eventi di
quegli ultimi mesi mi avessero fatto maturare più di quanto
immaginassi, in amore ero ancora un povero ingenuo. Ero davvero certo
sarebbe stato facile confessarle tutto, spiegarle perchè
avevo
negato di amarla, ed ero certo lei avrebbe saputo capire, e
sopportare speravo, i miei difetti finchè non fossi
diventato
semplicemente perfetto per lei come lei lo era per me.
Sedetti
sui gradini di casa, tanto per fare qualcosa. La porta non era chiusa
a chiave, come al solito, ma decisi comunque di attendere gli altri.
Tra gli abitanti di Forks il nonno era troppo benvoluto
perchè
qualcuno potesse anche solo pensare di introdursi in casa sua con il
solo scopo di derubarlo. In teoria la villa sarebbe dovuta essere
abitata solo da ”l'altra famiglia Cullen” come
chiamavano in
città i miei genitori dopo aver lasciato trapelare la
notizia della
nostra nascita
Nessuno
ci aveva mai visti in città fino a quando la nostra crescita
non si
stabilizzò. Ci piacque molto al tempo, inventare storie
assurde sul
perchè non uscissimo mai di casa, e ancor più ci
divertì spargere
la voce, ciò ci permetteva di giustificare le continue
visite di
nonno Charlie, che Carlisle decidette di interrompere dopo l'arrivo
di Layla e ciò che ne seguì.
D'altronde,
gli umani per istinto, sono ben felici di starci lontani. Tutti
tranne Charlie. Osservandolo aggirarsi, ormai con una certa
tranquillità, per una casa piena di vampiri e spesso anche
di
mutaforma, era impossibile non rendersi conto di quanto la mamma gli
somigliasse, e non solo fisicamente.
Fui
raggiunto in pochi minuti dai nonni. Layla accompagnata da Nessie,
ormai onnipresente al suo fianco, li seguiva a breve distanza. La
mamma e le zie erano appena dietro.
La mia
piccola meraviglia non sembrava affatto sollevata ne felice come
avrei voluto.
- Dove
sono gli altri?- Domandai alzandomi. Andai ad aprire loro la porta di
casa, con un piccolo e buffo inchino che fece ridacchiare
piacevolmente la nonna.
- Si
stanno liberando del...corpo.- Mormorò la mamma in risposta,
scuotendo appena il capo.
Non
aggiunsi altro. Mi parve la cosa la turbasse. Immaginai dovesse
essere difficile per una madre, vedere il proprio figlio decapitare
qualcuno. Le cinsi le spalle con un braccio.
- Ti
voglio bene, mamma. Mi dispiace, mi dispiace davvero di averti fatto
assistere. Ma se non l'avessi ucciso, l'avrei persa per sempre. - Non
potevo rimediare. Demetri era morto, e per mano mia, ma potevo
provare a farmi perdonare dalla mamma. Omettere ciò che vidi
tra i
pensieri del vampiro, a proposito di Nessie, era il primo passo per
raggiungere il mio scopo.
Sentivo
un peso sul petto, avevo paura che potesse considerarmi un assassino,
per nulla dissimile da Aro e la sua Guardia.
- Tony,
smettila di scusarti. Non hai fatto nulla che non avrei fatto anche
io. Ho temuto per la tua vita, ecco tutto. - Mi sorrise, e io mi
sentii più leggero. Mi osservò da capo a piedi,
inarcando un
sopracciglio. - Però è il caso che tu faccia una
doccia, sei
imbrattato di sangue rappreso. E abbottonati la camicia, non devi
fare colpo su nessuna, non più almeno!-
- Tu
passi decisamente troppo tempo con zia Alice.- Mormorai corrugando la
fronte, senza essere davvero infastidito da questa sua intromissione.
A lei d'altronde potrei perdonare anche il crimine peggiore.
Le diedi
un bacio su una guancia, quindi risalii in fretta le scale,
raggiungendo la vecchia camera di papà. Arraffai qualche
vestito
dall'armadio, e mi diressi verso il bagno alla fine del corridoio.
Probabilmente quell'ambiente non era stato progettato per essere una
camera da letto, poiché era l'unica a non avere un bagno
privato.
Osservando
il mio riflesso allo specchio del bagno, mi accorsi che la mamma
aveva minimizzato sul sul mio aspetto. Il mio petto era totalmente
ricoperto di sangue secco, per non parlare della camicia, ormai da
buttar via. Sospirai. Avevo un aspetto terribile.
Feci una
doccia veloce e mi vestii. Non ho mai amato tirare queste cose per le
lunghe.
Quando
uscii dal bagno, notai la nonna chiudere dietro se la porta della
camera di Layla. Il suo volto era una maschera di preoccupazione.
- Nonna,
che succede?- Domandai, raggiungendola in una frazione di secondo,
con velocità inumana.
- Layla
è molto scossa e...- Si zittì, quando il
singhiozzare della mia
piccola vibrò nell'aria come ali di farfalla.
- Nonna,
credi sarebbe indiscreto se provassi a parlarle? - Domandai, con una
mano già sulla porta, pronto a bussare.
-
Tesoro, speravo proprio me lo chiedessi, e sono certa che tu da solo
possa fare per lei molto più di quanto potremmo noi tutti
messi
insieme. Ma credo tu debba aspettare. É molto spaventata e
impaurita, e non voglio che si agiti ulteriormente. - Sorrise con una
dolcezza che lasciava trapelare ben altro. Tenerezza e dolci
speranze, aspettative che il suo sguardo tradiva.- É stata
tanto in
pena per te.- Sospirò scuotendo il capo, per poi
allontanarsi.
L'osservai decisamente perplesso raggiungere le scale, e discenderle
con la solita calma. Tutte quelle allusioni, più o meno
velate, me
le aspettavo da Alice, da Emmett, non di certo dalla mamma e me che
meno me le sarei aspettate dalla nonna. Avrei dovuto indagare, ma in
un altro momento. Bussai piano alla sua porta, ma non ottenni alcuna
risposta da Layla.
-Layla...
Sono Anthony. Potrei entrare?- Domandai, poggiandomi ad uno stipite,
la mano destra accostata alla porta, pronta a bussare nuovamente. Il
suo singhiozzare divenne improvvisamente più violento, tanto
da
preoccuparmi. Mi allontanai di qualche passo dalla porta. La nonna
aveva ragione. Non era il momento giusto. - Ho capito, non sono il
benvenuto. Volevo solo che tu sapessi di poter contare su di me.
Sempre. - Sospirai dopo aver sussurrato quelle poche parole,
costringendomi a raggiungere gli altri al pian terreno.
Papà, gli
zii, e persino Jacob, erano tornati. Mi aspettavano. -Scommetto che
sta per iniziare una riunione di famiglia, e che la famiglia si
è
fatta abbondantemente i fatti miei.- Ironizzai, al vederli seduti sui
divani e le poltrone della nonna, in silenziosa attesa. Mi sedetti
sul pavimento rivestito di parquet, ai piedi di Nessie, che prima che
potessi sistemarmi a dovere, mi rivolse una domanda a bruciapelo.
- Perchè
non ti sei difeso? Perchè hai lasciato che Jane ti
attaccasse?-
C'era un che d'accusatorio nella sua voce. Sembrava pronta ad
additarmi come traditore. Possibile che l'avesse interpretato come un
gesto galante, perverso e anormale, nei confronti della vampira?
-
Nessie, tra tutte le domande dovevi proprio farmi la meno importante?
Credevo di averlo fatto, in ogni caso. Credo...- Mi voltai ad
osservare il resto della famiglia.-... Di aver perso il mio scudo.-
- Scusa,
è la prima che mi è passata per la mente!- Si
scusò lei. Qualcosa
nel suo tono mi disse che non era proprio sincera...
Vidi
papà irrigidirsi accanto alla mamma. - Ha ragione. Sento
chiaramente
i suoi pensieri, qui e ora come nella radura.- Mormorò
annuendo
appena percettibilmente.
- Come è
possibile tutto questo?- Domandò zio Emmett.- Voglio dire,
è un
vampiro ora, credo se ne siano accorti tutti. É
già incredibile
questo, se poi ci aggiungiamo il fatto che sembra essere diventato
più debole anziché il
contrario!-Esclamò, sedendo sul bracciolo
del divano occupato da zia Rose.
- Non
sono diventato più debole. O almeno non mi sembra.- Affermai
incerto.- é più come se si fossero sviluppate
solo alcune doti, a
discapito di altre.- Aggiunsi scrollando le spalle.- Per esempio ora
so che tu e la zia avete demolito all'incirca ventisette case nel
corso degli anni...-
- E tu
come puoi saperlo?- La zia rivolse un occhiataccia al suo compagno.-
Non te ne sarai vantato...vero?-
- No
zia.- La interruppi, prima che gli saltasse al collo.- Io...Io credo
di riuscire a fare quello che fa Aro, in sostanza. Ma ora è
tutto
molto confuso. In qualche modo riesco a zittire le vostre menti,
è
come se il mio potere avesse una sorta di meccanismo di spegnimento.
Quando i pensieri diventano troppi o troppo pressanti, mi basta
volerlo, e il mio potere si...Si spegne letteralmente.- Non c'era
modo per spiegarlo più chiaramente, dubitavo esistessero
parole
adatte ad un simile discorso.
- Non è
diverso da quello che facevi prima, in fondo.- Esordì il
nonno. - Tu
hai sempre utilizzato il tuo scudo per porti un limite, e questo si
è
evoluto seguendo la strada che tu stesso hai tracciato, perdendo la
sua originaria connotazione. Non più una protezione, quindi.
In un
certo qual modo, si, hai perso qualcosa, ma hai guadagnato molto di
più.- Fece una piccola pausa.- In molti ucciderebbero per
poter
avere una simile opportunità. - Zia Alice annuì,
la sua mano
piccola andò ad incrociarsi a quella del suo compagno.-
Ciò che mi
preme di più, è capire come puoi essere
sopravvissuto. Se hai avuto
accesso a tutti i nostri pensieri... Nessuno si permetterebbe mai di
incomparti di questo, è ovvio che non puoi ancora
controllare il tuo
potere, ma di certo avrai avuto accesso anche alla mente di Aro. Hai
visto qualcosa, qualunque cosa, che possa spiegare quegli occhi rossi
e il silenzio proveniente dal tuo petto?- Domandò, curioso.
- Non
saprei...Ho bisogno di rifletterci. Vedi nonno, tutti i vostri
pensieri erano così confusi, che non so bene cosa io sia
riuscito a
catturare. Ho visto di Didyme, solo perchè Aro pensava che
costringere Layla a diventare la consorte di Marcus, l'avrebbe
portato ad interessarsi nuovamente alla “politica”,
come la
chiama lui. Il suo potere su Volterra vacilla e Marcus non ha nessuna
intenzione di aiutarlo a stabilizzarlo. Caius è troppo
rabbioso e
impulsivo e Aro crede di non potersi fidare di lui. Vedi era... Era
come se tutti quei pensieri fossero concatenati l'uno all'altro. Ma
erano tanti, e tanti erano i vostri, che inizialmente non riuscivo a
capire chi stesse pensando a chi o a cosa. É stata
un'esperienza che
non vorrei ripetere. Mi sentivo scoppiare la testa. - Sospirai. Era
il momento di dire la cosa che più mi spaventava confessare.
Rivolsi
lo sguardo verso il soffitto, per poi tornare ad osservare il nonno,
proteso in mia direzione e del tutto preso dalla conversazione. Layla
mi avrebbe sentito di certo. Sperai solo mi avrebbe dato la
possibilità di scusarmene di persona. - Quando Aro ha
pensato a me,
credo sia stato quando Demetri gli ha comunicato di avermi percepito.
Ma...Io non ho potuto sentire perchè... - Mi passai una mano
tra i
capelli, imbarazzato, e ringraziai la mia buona stella (ammesso ne
avessi una) di aver perso la capacità di arrossire. - Io non
ero in
me. Non so come sia potuto accadere ma, in qualche modo, io sono
entrato nella mente di Layla. E non intendo dire che ho letto i suoi
pensieri. Io ero proprio parte della sua mente. Vedevo con i suoi
occhi, sentivo ciò che lei sentiva, era come se mi fossi
staccato
dal mio corpo e fossi stato risucchiato nel suo. Avrei potuto avere
accesso a qualsiasi suo ricordo, probabilmente, e non credo non se ne
sarebbe accorta.- Mi sentivo rivoltare lo stomaco al solo pensiero.
Scoprii con dispiacere che i vampiri provano nausea come gli umani,
quando è troppo il disgusto verso se stessi. - Mi sembra di
aver
violentato la sua mente.- Ammisi con un fil di voce, chinando il
capo. In quel momento mi sentivo assolutamente indegno di incrociare
e sostenere i loro sguardi.
- Perchè
proprio Layla?- Mi ritrovai a riflettere a fondo, prima di dare una
risposta al nonno, che dopo aver parlato si volse a sorridere alla
moglie, con tenerezza infinita. In quello sguardo c'era un scintillio
che diceva tutto e niente.
- Perchè
lei...La sua mente mi trasmette sempre molta tranquillità.
Ho
creduto che se mi fossi concentrato solo sui suoi pensieri, avrei
trovato un minimo di calma, e avrei potuto capire a chi
appartenessero tutti gli altri. Ma credo di essermi concentrato
troppo. - Ammisi, tornando a fissare le venature del parquet.
- Quindi
ricapitolando, tu puoi spegnere il tuo potere, puoi sentire i
pensieri dei presenti, e quelli a questi collegati? Se io adesso
pensassi alla tua cicatrice, potresti riuscire a percepire tutti i
pensieri e tutti i ricordi collegati a delle cicatrici, in sostanza?
-
Sollevai
lo sguardo. Era stato zio Jasper a pormi quella domanda. Mi sorpresi
di non esserci arrivato da solo. Sembrava una cosa così
ovvia.
Annuii in risposta, aggiungendo poche parole. - Non so se è
davvero
così...Posso provarci.-
- Bene,
dimmi quando sei pronto.- Disse, sorridendomi. Io
“accesi” il mio
dono, e feci davvero fatica a concentrarmi sui suoi pensieri senza
fare irruzione nella sua testa.
- Okay,
ci sono.- Mormorai, corrugando appena la fronte. Mi sentivo stanco,
ma non fisicamente. Era più una stanchezza mentale. Proprio
come
aveva ipotizzato, non appena formulò nella sua mente la
parola
cicatrice, mi sfilarono davanti agli occhi tutte le cicatrici che
aveva visto durante i suoi primi anni da vampiro, e come nel corso
del tempo, si era procurato le sue. Era davvero straordinario come
fosse sopravvissuto a dei veri e propri massacri. Sgranai gli occhi,
mi voltai verso papà, che cercava di seguire nella mia mente
lo
scorrere degli eventi.
-Incredibile...-
Mormorò sbattendo le palpebre.- Tony ce l'ha fatta.
É riuscito a
vedere come ti sei procurato ognuna delle tue cicatrici, Jazz, e si
è
chiesto come tu sia potuto sopravvivere a tutte quelle ferite. -
Zio
Jasper ci sorrise ancora. - Non ne dubitavo. Carlisle, e se la
trasformazione di Anthony dipendesse da qualche
particolarità del
veleno di quella donna? L'odore delle sue ceneri, era davvero strano.
Non avrebbero dovuto puzzare di marcio. - Rivolse il suo sguardo
verso il nonno, scrutandolo in volto. Lanciai un'altra occhiata al
soffitto. Layla ci ascoltava trepidante, i suoi pensieri facevano da
eco alla nostra conversazione.
-
Forse.- Replicò il nonno. - Ma credo non ne avremmo
conferma,
almeno per ora. Anthony, credo sia possibile nel tuo corpo ci sia
stata una bizzarra reazione immunitaria. Il tuo corpo a momenti
sembrava voler eliminare le tossine presenti nel veleno, senza
riuscirci. Posso dirmi felice che questo non sia accaduto. Avrebbe
potuto ucciderti per davvero, e non trasformarti, se fossi riuscito
ad eliminarlo dal tuo flusso sanguigno, per quanto possiamo saperne.-
Si alzò quindi, tendendo una mano alla nonna, che
l'accettò di buon
grado e si lasciò aiutare ad alzarsi. Era segno che, per mia
fortuna, ulteriori discussioni erano temporaneamente rimandate. - E
ora mi scuserete, ma vorrei portare mia moglie a caccia.-
*Questo
è un evento di mia invenzione. Non conosco la storia di
Felix,
quindi immagino non abbia avuto un fratello, anch'esso vampiro, ma mi
sembra davvero stupido che Aro abbia ucciso sua sorella e nessuno
abbia pagato per questo, per salvare almeno le apparenze (ovvero
nessuno sia stato sacrificato perchè Aro potesse mantenere
intatta
la sua maschera di “bontà”, se
così possiamo chiamarla =_=”).
Inoltre mi diverto a mettere in difficoltà il Volturo!
Muahah! >:->
|
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Capitolo 20 *** Capitolo 20. Qui al tuo fianco ***
Grazie a Glance per
aver inserito la fic tra i suoi preferiti e per aver lasciato un
commento! *___*
Ecco a voi il
penultimo capitolo. Tempo di fare le ultime modifiche e
posterò anche l'ultimo capitolo e l'epilogo.
Capitolo
20. Qui al tuo fianco.
Non
si parlò più di Dalila, di Aro,
ne di nulla che fosse a loro collegato. Nei giorni successivi allo
scontro, l'argomento di conversazione comune erano le imminenti nozze
di Nessie.
La coppia decise di sposarsi in Agosto.
Eravamo ormai in Giugno, e zia Alice pretese di avere almeno due mesi
a disposizione per poter organizzare quello che, a suo dire, sarebbe
stato il matrimonio del secolo. Nonno Charlie riprese a farci visita,
e sembrò reagire bene al mio
“cambiamento” e all'arrivo di Layla
in famiglia, nonostante lei non si facesse mai vedere. Non dovetti
neppure nascondere gli occhi rossi con delle lenti a contatto.
Sarebbe stato inutile. Si era fatta una chiara idea di cosa fossimo,
e non era tanto distante dalla realtà. Certo, il suo odore
sembrava
ancora più appetibile, ma resistere al richiamo del suo
sangue era
più facile del previsto. Non c'era verso che io non finissi
per
distinguermi anche in quel frangente. Avrei dovuto aspettarmrlo, e
non esserne troppo sorpreso. Non risentivo affatto della sete
incontrollabile tipica di un neonato, e a parte gli sbalzi d'umore di
cui ero vittima di tanto in tanto, non sembrava ci fosse nulla di
diverso in me. Tutto sembrava essere tornato alla relativa
normalità.
La nostra routine è anormale per il resto della popolazione
mondiale, vampiri inclusi. Era tutto semplicemente perfetto ma in
tutta quella perfezione, ai miei occhi risaltava una piccola macchia.
Layla. Ancora non si lasciava avvicinare. Non usciva dalla sua
stanza, e non permetteva a nessuno che non fosse la nonna di entrare.
Passarono esattamente cinque di giorni, prima che da quella camera
arrivassero segni di vita. Avendo sempre avuto dei riguardi
particolari nei suoi confronti, mi sentivo morire al pensiero di non
poter fare nulla per lei. Un vampiro può deperire, se non si
nutre
come dovrebbe? Cominciai a domandarmelo, e sperai di no. Nel migliore
dei casi, la mia piccola meraviglia non si nutriva da almeno una
ventina di giorni. Quello che sembrava essere un vero e proprio
sciopero della sete doveva finire.
Anche quella mattina, per l'ennesima
volta, sentii Nessi bussare alla sua porta, senza ricevere alcuna
risposta.
- Ti prego Layla... Fammi entrare!Ti
scongiuro! Apri la porta, ti prego!- Ma dall'altra parte della porta
in legno massiccio e solido, non si sentiva altro che silenzio.
Raggiunsi la mia sorellina. Al suo pari, mi sentivo prossimo ad una
crisi di nervi. Essendo instabile, comprendevo perfettamente di non
potermi permettere di lasciarmi andare. L'ansia continua non mi
aiutava di certo a contenere il mio umore ballerino.
- Non ti lascia entrare neanche oggi?-
Domandai, sedendo sulla moquette chiara del corridoio.
- Già...- Fece lei, afflitta, sedendo
davanti a me. Sospirò, piegando le gambe e stringendosele al
petto.
- Ho bisogno di parlarle, Tony. Sono preoccupata. Sono giorni che sta
rintanata in camera sua.- Ormai qui gesti cominciavano a diventare
una routine. Ogni mattina Nessie bussava alla sua porta. La mia
piccola Layla le negava ogni contatto, io la raggiungevo, e insieme
sedevamo sul pavimento a chiacchierare del più e del meno,
nella
speranza (vana) che Layla decidesse ad uscire da quella stanza, che
aveva eletto a sua prigione. Di solito dopo qualche ora Jake si univa
a noi, oppure propendevamo per allontanarci, e riprendere le
attività
interrotte la sera prima, certi che la mattina dopo ci saremo
ritrovati nuovamente li.
Scossi le spalle. - Esattamente cinque
giorni. Potrei darti l'esatto numero delle ore e dei minuti, a voler
essere precisi, ma probabilmente rischierei di passare per un maniaco
o qualcosa di simile. - Borbottai nervoso, posando la schiena contro
il muro accanto alla porta. - Sono preoccupato quanto te, Nessie, ma
ha bisogno dei suoi spazi, e noi dobbiamo soltanto avere pazienza e
darle il tempo necessario per riprendersi. Quello che ha subito negli
ultimi anni avrebbe fatto uscire di senno chiunque, è un
miracolo
che sia sopravvissuta. Gli ultimi mesi poi, si è trovata al
centro
di un uragano. Deve metabolizzare troppe novità, fare i
conti con le
sue paure, imparare a sperare di nuovo. Appena si sentirà
pronta a
parlare con noi e sicura di ciò che vuole, sarà
lei stessa a venire
da noi. Se può farti piacere, le piace ascoltarci parlare.
Ha smesso
anche di avere paura di Jacob, anzi ora lo trova molto divertente. -
Nessie sorrise mestamente, per poi
posare il mento tra le ginocchia.- Credi voglia andarsene davvero?-
Chiese in un sussurro lieve lieve. - Non può andarsene. Sai
bene
perchè ho bisogno di lei, non posso farcela da sola.- Anuii.
Certo
che lo sapevo, ormai conoscevo quasi tutto dei miei familiari,
compreso qualche segreto di cui avrei fatto volentieri a meno.
- A volte riflette su questa
possibilità.- Sospirai tristemente. Il solo pensiero di una
sua
ipotetica fuga, riapriva quella ferita al petto che solo in sua
presenza sembrava scomparire. - É spaventata. É
certa che Aro
tornerà a prenderla e a ucciderci tutti. Ovviamente
è impossibile
possa accadere. Zia Alice ha già previsto tutto. Se solo ci
facesse
entrare potrei mostrarle quello che ha visto. Se solo potesse
vedere... Si tranquillizzerebbe subito, ne sono certo.-
- Sei certo sia solo per questo?-
Domandò, inarcando un sopracciglio, scettica. Il suo sguardo
non mi
piacque affatto. Ultimamente, quando l'argomento di conversazione
verteva su Layla (almeno una volta l'ora durante l'arco della
giornata), il risultato era sempre lo stesso: finivo per sentirmi
colpevole senza sapere bene perche. E Nessie si impegnava a
sottolineare con cura quali fossero le mie colpe. Dal suo punto di
vista, sembrava io stessi esitando senza alcun motivo. I motivi per
tirarmi indietro erano tanti. Se avesse avuto accesso ai suoi
pensieri per un solo minuto, avrebbe capito il perchè di
tanti
scrupoli. Layla non era pronta, non poteva sostenere altre forti
emozioni. Non potevo di certo fare irruzione nella sua camera,
inginocchiarmi al suo capezzale e dirle “ Layla mia adorata,
sai
una cosa? Ti ho mentito! Io ti amo, sposiamoci e viviamo per sempre
felici e contenti!” Teatrale, ma assolutamente inadatto. E
stupido.
Mi picchiettai una tempia con l'indice
destro. - Sono una ricetrasmittente infallibile. Non scordarlo. Il
nonno vuole che impari a gestire il mio potere il prima possibile.
Solo la sua mente è tanto limpida da permettermi di
ascoltarla a
lungo senza farmi venire il mal di testa.- Sorrisi.- E anche se
fosse, non andrei certo a riferirlo a te. I nostri rapporti sono
già
difficili così come sono, non voglio allontanarla ancora di
più di
quanto lei non abbia già fatto. Te ne parlerà di
certo, anzi
probabilmente l'ha già fatto.-
Lei sorrise, in parte sollevata. -
Capisco... Quindi c'è qualcos'altro... - Aggiunse
smaliziata. -
Avanti sputa il rospo. Non dovresti origliare, comunque.-
- Da che pulpito viene la predica!-
Replicai io, trattenendo una risata.- Parli proprio tu che vuoi che
ti spiattelli tutto. Non sei migliore di me, solo più
impicciona. -
Sospirai. Cercai di non guardarla. Lo stava facendo... Mi guardava
sbattendo le lunghe ciglia, imbronciata faceva tremolare il labbro
inferiore. Odiavo quell'espressione, era la sua arma migliore. Mi
avrebbe convinto a fare di tutto, solo guardandomi. Inutile, lo
vedevo tra i suoi pensieri. - Oh, e va bene! Ma smetti di fare la
bambina piagnucolosa! - Sbottai, incrociando le braccia al petto.
Inutile opporsi.- Concentrati, perchè lo penserò
una sola volta, e
non ho nessuna intenzione di ripetermi.- Rivolsi un ultima occhiata
alla porta chiusa al mio fianco, prima di cominciare. Nessie
annuì,
distese le gambe davanti a se cercando una posizione comoda, e
protese il busto in mia direzione, senza che ce ne fosse bisogno.
Layla
è innamorata di me. Ho paura
di farla agitare più del necessario.
Sospirai
malinconicamente.
Okay,
ora dimmi qualcosa che non so!
Tony a volte sei proprio tardo. Hai dovuto leggerne i pensieri per
scoprirlo, eppure è così evidente! Non vedo dove
sia il problema,
se anche tu ne sei innamorato. Non ho forse ragione?
Mi
voltai a
fissarla stupefatto. - Tu lo sapevi? Quando l'hai capito? Oppure te
l'ha confessato lei?- Domandai tutto d'un fiato, e fui io stavolta a
sporgermi verso lei.Nessie rise di
gusto.
Ah
bene! Una volta tanto ti ho in
pugno, fratellone! Sei meno imperscrutabile di quel che credi.
L'abbiamo sospettato tutti, fin dal principio. é intimorita
da ciò
che non conosce e non c'è bisogno di essere come zio Jazz
per
avvertire chiaramente la sua tensione e a volte la paura, quando
qualcuno le si avvicina, nonni a parte. Ma questo tu lo sai meglio di
me. Il modo in cui ti permette di avvicinarla e toccarla dice molte
più cose di quanto non immaginiate. Sembrate attratti l'uno
verso
l'altra come da uno strano magnetismo, e guardarvi diventa
imbarazzante, come spiare degli amanti attraverso il buco della
serratura. É qualcosa di così forte da essere
paragonabile solo
all'imprinting.
Mi
sorrise tenera e
strisciò fino al mio fianco, posando il capo sulla mia
spalla. -
Puoi spegnerti per cinque minuti? Voglio mostrarti una cosa. - Annuii
e immediatamente la mia mente si fece piacevolmente silenziosa. Mi
posò una mano sul viso, e mi ritrovai ad osservare lo
scorrere di
istanti passati così come Nessie li ricordava.
Mi ritrovai nella
mia camera. Vedermi così disteso, a torso nudo e intubato,
più
pallido del normale e del tutto incosciente mi fece uno strano
effetto. Al mio fianco sedeva la mia Layla. Con una mano stringeva la
mia, inerme, con l'altra mio sfiorava il volto. Il sorriso sul suo
volto era radioso, la più bella cosa che io abbia mai visto.
Non
l'avevo mai vista sorridere in quel modo. In quel momento doveva
sentirsi libera di amarmi, senza paura di essere rifiutata, e ne era
così felice.
Volevo renderla
ancora felice, sempre e per sempre, ma stavolta sarei stato cosciente
e partecipe.
Si era decisa a
nutrirsi, comunque. Un altro motivo per rallegrarmi.
Compresi subito
cosa intendesse Nessie qualche minuto prima con “spiare dal
buco
della serratura”.Sentii affiorare in me lo stesso imbarazzo
provato
da mia sorella, quando dovette riferirle che papà e Nonno
Carlisle
l'aspettavano per la caccia. Era davvero come interrompere un momento
di grande intimità fra innamorati. Layla annui continuando a
guardarmi con amore.
Prima di
allontanarsi, si chinò su di me a darmi un bacio sulla
fronte.
Nessie uscì velocemente (anzi il più velocemente
possibile, come se
da questo dipendesse la sua stessa vita) dalla stanza, chiudendosi la
porta alle spalle. Questo non le impedì d'udire chiaramente
le poche
parole che pronunciò, e che mi andarono dritte al cuore. -
Ti prego,
non svegliarti finchè non sarò tornata.
Farò presto, te lo
prometto, amore caro.-
Nessie allontanò
la mano dal mio volto, e io mi ritrovai a fissare senza fiato la
moquette con un sorriso ebete in volto. - é stato il momento
più
felice della mia vita... E io me lo sono perso.- Portai entrambe le
mani a coprire il volto. Alla gioia subentrò la rabbia.-
Sono un
idiota! Un colossale imbecille! Io ho negato, capisci? Ho negato
tutto! E nonostante questo, lei mi guardava ancora come se...Come
se...-
-...Fossi la sua
unica ragione di vita.- Sollevai lo sguardo. Papà ci fissava
sorridente, poggiato al corrimano delle scale. Fino ad un attimo
prima si trovava nello studio del nonno. - Non dovresti sorprenderti,
Tony.- Mormorò, facendosi avanti. - Sarebbe meglio
continuare in un
altro momento la vostra discussione. - Con un cenno del capo
indicò
la porta.
-
Già...- Mormorai, tirandomi su. - Hai ragione. Siamo stati
indiscreti, non avremmo dovuto.-
Il rombo di un motore lungo il vialetto
interruppe la nostra conversazione.
- é la macchina di nonno Charlie.-
Mormorò Nessie, sorpresa. - Che strano, ha detto alla mamma
di dover
andare a pesca con il suo vice stamani.-
Si alzò e corse al pian terreno,
pronta ad accogliere il nonno, con noi alle calcagna.
-Ciao nonno!- Gli butto le braccia al
collo, schioccandogli un bacio su una guancia.-
- Ciao Nessie. Oggi mi è arrivato
l'invito.- Disse, arrossendo lievemente, mentre veniva trascinato in
casa dalla sua nipotina preferita.
- Già! Non capisco perchè zia Alice
li abbia spediti così presto!- Replicò lei
scrollando le spalle.
- Ciao Tony. Edward.- Ci salutò non
appena si accorse della nostra presenza.
- Salve Charlie.- Papà invitò Charlie
a sedere in salotto, ma il nonno rifiutò educatamente.
- Ciao nonno. Qual buon vento ti
porta?- Domandai sorridendogli allegramente. - Devono essere notizie
davvero buone o davvero cattive per riuscire a farti rimandare una
battuta di pesca.-
- Già... Spetta a voi decidere. -
Dalla una tasca della giacca a vento tirò fuori una busta
bianca. - L'ho trovata stamattina nella cassetta della posta. Nessun
indirizzo
del mittente, nessun francobollo.- La tese verso noi, e io l'afferrai
di scatto. Sulla busta era piuttosto pesante, sembrava contenere un
oggetto, forse un gioiello. Nessun indirizzo, neppure quello del
nonno,ma solo un nome.
- Layla Cecil Byron Cullen.- Lessi
istintivamente a voce alta. Sgranai gli occhi. Questa mia reazione
diede parecchio da pensare a nonno Charlie, poiché subito
disse :-
Tony... Non è che anche tu come Nessie...- E con l'indice
indicò il
soffitto.
- No Charlie, Tony non si è sposato in
segreto, e nessuno di noi si è dato alla poligamia. -
Replicò papà
trattenendo un sorriso, prima che io riuscissi a mettere insieme le
parole e formulare una frase di senso compiuto. Boccheggiavo come un
pesce fuor d'acqua.
- Ah... Per un attimo io... Non
importa. Devo andare, forse riesco ancora ad andare a pesca.-
Mormorò
imbarazzato. Ci salutò e Nessie lo accompagnò
alla porta. Rimanemmo
in assoluto silenzio finchè il rombare della sua auto non fu
lontano. Io continuavo fissare la busta tra le mie mani. Non era
affatto piacevole sapere che, chiunque avesse fatto avere quella
lettera al nonno, ne conosceva l'indirizzo. Ancor meno mi piacque la
calligrafia con cui era scritto il nome del destinatario: era
arzigogolata, sembrava quasi l'opera di un monaco amanuense. Un
particolare che mi mise i brividi. Nessuno nel ventunesimo secolo
scrive in quel modo. Nessuno, tranne probabilmente tre vampiri in
particolare.
- No...- Sibilai senza quasi
accorgermene. Si voltai di scatto,in un decimo di secondo mi ritrovai
di nuovo davanti alla sua porta. Comincia a bussare freneticamente.
Mi chiedo come riuscii a trattenermi dal fracassarla. - Layla,
stavolta devi aprirmi!C'è una lettera per te! Aprimi!- Ma
Layla,
sebbene spaventata dal mio cambio improvviso d'umore, non rispose. -
Layla mi costringi a buttare giù la porta così!-
Non rispose.
- Aprimi!Ora!- Urlai, e mi pentii
subito della mia irruenza.
- Smettila la spaventi! Non eri tu
quello che non voleva farla agitare?- Urlò mia sorella
arrivandomi
alle spalle.
- Si! Ma stavolta devo! Non capisci?-
Le tesi la busta. Papà si sporse, afferrando la lettera
prima che
potesse farlo lei.
- Cercate di mantenere la calma. Tony,
potresti sbagliarti.- Si, potevo sbagliarmi, ma osservandolo
analizzare la busta, compresi che la pensava come me.
- E se fosse così invece? Ha il
diritto di sapere!- Tesi la mano, e lui mi restituì la busta.
- Non posso darti torto, ma cerca di
moderare i toni. L'hai spaventata.- Si voltò verso Nessie,
cingendole le spalle con un braccio.- Andiamo Nessie. Saprai tutto,
fin troppo presto. - La condusse al piano inferiore, e io rimasi li
da solo.
Rabbioso stringevo spasmodicamente la
busta. Feci uno sforzo immane per mantenere bassa la voce, quando
andai a bussare nuovamente alla sua porta.- Layla, scusami. Ti
supplico, non farmi sfondare la porta per davvero. - Mi sforzai
ancora per mantenere quel briciolo di calma che mi era rimasta.
- Vai via...- Mormorò finalmente con
un filo di voce.
- Nonna Esme ci rimarrebbe male se lo
facessi. E sai che lo farei.- Ci fu un minuto di silenzio. Tombola.
- Entra...- Sussurrò piano, con tono
sconfitto.
Aprii la porta e mi infilai nella
stanza, richiudendola con cura alle mie spalle. La camera era immersa
nell'oscurità. La finestra era chiusa, così come
le veneziane, e le
tende tirate, a nascondere il più piccolo raggio di luce.
Rifletteva
il suo stato d'animo senza dubbio. Lei stava rannicchiata in
posizione fetale sul suo letto, ancora intatto, tanto da far pensare
si fosse appena sdraiata. Sapevo bene che non era così. Che
fosse
rimasta ferma in quell'esatta posizione per giorni?
- Layla, tutto okay?- Mi avvicinai
piano al tavolo da toletta vicino al letto, un pregiato pezzo
d'antiquariato che la nonna aveva ristrutturato solo per lei. Era
ricolmo di prodotti di bellezza di cui non avrebbe avuto mai
veramente bisogno, ed era fornito di un grande specchio e uno
sgabello imbottito che subito afferrai.- Posso sedere?- Chiesi, e lei
annuì piano. Teneva gli occhi chiusi, sembrava quasi
dormire.
Accostai lo sgabello ridicolmente basso al letto, sedendomi.
- So che sei scossa e che vorresti
avere ancora del tempo per te, ma non ho potuto fare altrimenti,
credimi. - Avvicinai piano una mano alla sua, sfiorandola con la
punta delle dita, come lei aveva fatto tempo addietro, quando credeva
non potessi sentire. Lei sussultò ma non ritrasse la mano. -
è
arrivata una lettera. Una lettera per te. È importante, devi
leggerla. Ora. - Riprese a piangere silenziosamente. Istintivamente
mi sintonizzai sui suoi pensieri, tra i quali vedevo chiaramente come
i suoi timori più grandi prendere vita. - Non piangere. Non
c'è
alcun motivo per farlo. Qualsiasi cosa ci sia scritta in questa
lettera, tu sei al sicuro. Non tornerà. Zia Alice l'ha
visto. Puoi
stare davvero tranquilla. Lei non sbaglia mai.- Posai la busta sul
letto, accanto al suo volto. Mi alzai, andai ad aprire la finestra.
Non che avesse bisogno di luce per leggere, ma perchè
quell'oscurità
mi sembrava una cappa opprimente, mi riportava alla mente cupi e
umidi sotterranei.
Ironia della sorte, un vampiro,
creatura delle tenebre per eccellenza, che ricerca il rassicurante
calore della luce solare.
Sedetti sul margine del suo letto. Non
le chiesi neppure il permesso, sapevo che non avrebbe avuto nulla in
contrario. Lei si tirò a sedere, prendendo tra le mani la
lettera.
La soppesò per qualche istante maneggiandola come se stesse
per
esplodere, per poi tendermela. Teneva lo sguardo basso, ben attenta a
non incrociare il mio.
- Vuoi che la legga io, ho capito.- Presi la busta in carta e senza
esitazione la strappai per il lato
lungo. Conteneva un foglio piegato a metà, e quella che
sembrava
essere una collana. Ne estrassi prima il foglio. Carta da lettere
davvero di lusso. Fine e delicata, sembrava filigrana, al centro in
rilievo si poteva vedere uno stemma che mi sembrava familiare: un
leone alato. Mi schiarii la voce e cautamente comincia a leggere.
Madamigella
Cullen,
Con questa mia intendo arrecarvi
piacere e non ulteriore sofferenza. Ho vissuto con una serpe in seno,
ma Aro ha infine pagato per i suoi imperdonabili crimini. Non dovrete
più temere per la Vostra esistenza, che possa essere da ora
e per
sempre ricca della speranza e della gioia di cui Vi abbiamo privato
così lungamente. I miei più sentiti e sinceri
ringraziamenti vanno
al Vostro Anthony, che mi ha reso un servigio di inestimabile valore,
senza esserne cosciente. Mi ha risvegliato da un sonno lungo secoli.
Sono lieto che a lui non sia toccata la sorte toccata a molti.
Avrò
sempre un debito inestinguibile nei suoi riguardi. Non lo
scorderò.
Il più fedele tra i miei uomini e nessun altro
consegnerà
personalmente questa lettera. Non temete per il vostro umano.
Ad entrambi sempre debitore,
Marcus.
Post Scriptum: Accettate un omaggio,
in segno della mia gratitudine. Indossatela e chiunque saprà
d'ora
in avanti, che farvi torto sarà considerata un'offesa
punibile con
la morte.
-Marcus...-
Ripetei in un sussurro,
incredulo. Rivoltai in fretta la busta, e con un pesante tonfo
ricadde sul letto un ciondolo appeso ad una catenella d'oro piuttosto
spessa. Layla lo sollevò, tenendolo tra indice e pollice.
Era una
medaglietta di forma ovale, su cui era finemente incisa la stessa
effige presente sulla carta: un possente leone alato, che stavolta
tra le zampe dotate di artigli stringeva quel che sembrava essere una
pergamena.
- Ma certo... Il leone alato... É
l'effige di San Marco.- Dissi ancora, sorpreso per non essermelo
ricordato subito. Si posò la medaglietta sul palmo della
mano
piccola, sfiorandola con le dita sottili. Solo quando la
voltò sul
retro notammo una piccola iscrizione in latino: “Pax tibi
Marce”, pace a te, Marco. Inconsciamente mi ritrovai a
sorridere. Il
significato delle paro, peraltro in una lingua morta da secoli, era
più che adatto a quell'occasione.
Non mi accorsi di stare accarezzandole
nuovamente una mano, come se fosse la cosa più naturale al
mondo,
finchè non la ritrasse. Io non avrei mai interrotto quel
contatto
per mia volontà. Posai la lettera, e con la mano libera, le
scostai
i capelli dal volto e le asciugai le lacrime. Era bella da far male,
una visione struggente.
-Visto? Zia Alice non sbaglia mai.
Dovevi crederci e non rintanarti qui al buio. Hai scelto di esiliarti
Layla, e ci hai fatto stare terribilmente in ansia. Se non fosse
stato per i tuoi pensieri, avrei creduto fossi scappata via. - Layla
non rispose, e non sembrava intenzionata a dire una sola parola, in
mia presenza. Posò però il capo contro la mia
spalla. La sentii
sospirare soddisfatta. Il suo cuore non batteva più, ma i
suoi
pensieri erano palpitanti per l'emozione, caotici, neppure lei
sembrava capire cosa fossero mai tutte quelle emozioni così
contrastanti che si accavallavano l'un l'altra. Io invece, capivo
perfettamente. Mi odiava perchè sapeva che io sapevo, e
credeva
giocassi con i suoi sentimenti. Che eresia. Mi amava al contempo,
senza sapere bene perchè, semplicemente non poteva fare
altrimenti.
Questo mi diede speranza, e la forza per cominciare un discorso che
non avevo idea di dove mi avrebbe condotto. - Ti prego parlami. Solo
una parola... Ho bisogno che tu mi parli. -
Mi si raggomitolò contro il petto.
Istintivamente, le passai un braccio intorno alle spalle, stingendola
dolcemente e carezzandole la schiena. Ringraziai d'avere un cuore
più
che morto, o sarebbe collassato in quel preciso istante. Posai una
guancia contro i suoi capelli e respirai a pieni polmoni. Il suo
profumo era come un alito di vita, per me. Sentivo le sue lacrime
inzuppare la fine maglia che indossavo.
- Smetti di piangere, Layla, e dimmi
qualcosa. - Le sussurrai, ma lei scosse il capo. Tutto il mio essere
mi spingeva a rivelarle che l'amavo, ma c'era qualcosa a frenarmi,
l'incertezza nel prevedere la sua reazione. - Layla io devo spiegarti
alcune cose. Vorrei che mi rispondessi sinceramente.- Mi fermai per
darle il tempo di rispondere. Lei annuì e io mi sentii
autorizzato a
proseguire.- Alla radura...Io ho fatto una cosa orrenda. Layla,s ai
la trasformazione ha innescato tanti cambiamenti in me. Non solo
fisici. Il mio potere è cambiato. Si è evoluto,
per certi versi. É
tutto ancora così confuso, e in qualche modo, sono riuscito
ad
andare oltre i confini del mio corpo. Layla io...Io sono riuscito a
penetrare nella tua mente. Io ero nella tua testa, non so come sia
potuto accadere, ma ero li e potevo vedere e percepire il mondo
attraverso i tuoi occhi. Sentivo tutta la tua paura come se fosse
mia. É stato totalmente inaspettato, e mi vergogno d'averti
fatto
una cosa simile. Ho violato la parte più intima del tuo
essere. É
riprovevole da parte mia,lo so, ma ti chiedo di perdonami se puoi.-
Mi trattenni dal confessarle che una minuscola parte di me ne ere
felice. Sotto questi bei boccoli si celava uno scorcio di paradiso.-
Ti ho sentita rivolgere buoni pensieri persino verso Jane, e cosa
ancor più incredibile non ne avevi alcun timore. -
Ridacchiai nel
tentativo di smorzare la tensione, passando ad accarezzarle un
braccio. Avrei dato tutto per prolungare ancora quei momenti, non ne
avrei avuto mai abbastanza. - Vorrei davvero che mi parlassi.
Spiegami il motivo di questo silenzio improvviso, dopo tutto quello
che hai fatto per me. So che mi sei stata accanto per tutto il tempo,
sentivo la tua mano sulla mia farsi sempre più calda. Era
davvero
molto rassicurante. Grazie per non avermi abbandonato in quella
situazione. Devo aver fatto qualcosa di orribile per convincerti ad
allontanarmi.- Sospirai.- Puoi anche mandarmi a quel paese se ti fa
piacere, ma sappi che farò di tutto per farmi perdonare.
Sarò
sempre qui al tuo fianco, finchè ne avrai bisogno. - Mi
zittii, e la
stanza si fece silenziosa come non mai.
- Le piacciono le piante carnivore.-
Mormorò improvvisamente. - A Jane intendo. E le piante
grasse.-
- Bene. La prossima volta che tenterà
di torturarmi, le regalerò un cactus per ammansirla.-
Replicai,
cercando di fare dell'ironia. Ero in letteralmente in estasi. - Ed
ecco svelato il perchè non ti fa paura. Anche se non
è solo per
questo e...-
- Ti prego... Smettila di leggermi
nella mente.- Mi
irrigidii a queste
sue parole.
- Oh
Dio, scusa Layla, non volevo, davvero, ormai è una cosa
istintiva.
Ti prometto che non accadrà mai più. - Come
quella camera e
l'intera villa, anche la mia testa tornò silenziosa, a
riempirla
solo i miei solitari pensieri.
- Non importa. É
che lo trovo imbarazzante, a volte.- Sembrava essersi
tranquillizzata. La voce era ancora bassa e il tono incerto, ma il
cambiamento era evidente.
- Hai perfettamente
ragione. Chiedo scusa. Per farmi perdonare sono disposto a diventare
tuo schiavo per il resto dell'eternità.- Proclamai con tono
allegro.
Era una piacevolissima probabilità dal mio punto di vista.
Essere
suo schiavo per sempre? Non chiedevo di meglio!
- Oh no, non potrei
proprio accettare.- Replicò la mia piccola meraviglia
accennando
addirittura una breve ma debolissima risata. Feci per dire
qualcos'altro, ma sentii Nessie muoversi al piano di sotto, e
correre su per le scale mormorando: – Basta, ora vado la!-
Sospirai, forse ero li da ore, ormai non avevo più
cognizione del
tempo, e seppure non volessi dividere la mia ritrovata Layla con
nessun altro, ero pur costretto a cedere. Non era ancora mia a tutti
gli effetti, ma prima o poi lo sarebbe stata.
- Uhm... Credo che
Nessie mi ucciderà se non ti libero dalla mia ingombrante
presenza.-
La scostai piano dal mio petto. - Sono molto, molto felice che tu mi
abbia lasciato entrare. - Le posai un bacio sulla fronte, quindi
prima che la tentazione di baciarla ancora si facesse troppo forte,
mi alzai e uscii dalla sua stanza. Nessie mi aspettava al varco. Le
sorrisi e dissi:- Su, vai pure a spettegolare, è tutto
apposto ora.-
Non se lo fece ripetere, mi oltrepassò e si fiondo nella sua
stanza.
Felice, ecco come
mi sentivo. Se qualche mese prima zia Alice mi avesse detto che avrei
provato una gioia tanto intensa, non le avrei creduto. Saltai a
piè
pari le rampe di scale,e trovai papà ad attendermi davanti
all'ingresso. - Scommetto che zia Alice ha previsto che noi saremmo
andati a caccia.- Dissi mentre lui già spalancava la porta e
mi
precedeva all'esterno.
- Chi altri sennò?- Replicò sorridendomi, ormai
rassegnato.
- Hei, che ne dici
di una gara, vecchietto?- Gli diedi una forte gomitata mentre fianco
a fianco ci allontanavamo da casa.
- Non stuzzicarmi
ragazzino, potresti pentirtene...-
- Non contarci,
oggi mi sento molto fortunato!-
|
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Capitolo 21 *** Capitolo 21. Il matrimonio ***
Ho
postato di seguito anche l'epilogo, quindi non perdetevelo! =P
Capitolo
21. Il
matrimonio.
-Allora,
sei emozionato?- Mi domandò
papà, mentre infilava una giacca scura e sistemava con cura
la
cravatta nera, esaminando con attenzione il proprio riflesso allo
specchio appeso al muro, nella camera di zia Alice.
Il nero lucido della cravatta spiccava
su quello opaco della camicia, in un effetto cupo ma decisamente
elegante. Forse troppo cupo per una simile occasione...
-Perchè dovrei? È solo il primo
matrimonio di una lunga serie, probabilmente.- Replicai
distrattamente, poggiato allo stipite della porta, con un sorriso
divertito sulle labbra.- Tu piuttosto... Non mi sembri proprio a tuo
agio...o mi sbaglio?- Cominciai a sghignazzare sommessamente. La sua
voce era tesa come le corde di un violino, ogni gesto era rigido e
nervoso. Mi ricordava vagamente Spencer Tracy ne “Il padre
della
sposa”. Gran film. - E poi...Ti sei vestito per un funerale o
cosa?
Prevedi di uccidere lo sposo subito dopo la cerimonia? Se vuoi posso
dire a zia Rose di cominciare a scavare la fossa!- Risi di cuore, e
mentre lui sbuffava e borbottava a proposito del rispetto dovuto ai
genitori e qualcosa di simile, un immagine meravigliosa mi
riempì la
mente e smisi di ascoltarlo. Era uno splendore, mi sentii fiero di
lei. Non avevo alcun merito, ma mi sentivo ugualmente molto
orgoglioso della mia sorellina. Mi soffermai ad osservare l'immagine
di se stessa che aleggiava nei suoi pensieri, e scoppiai in una
grossa risata. Papà si voltò, fissandomi con
rassegnazione. - Non
chiedermi come posso sopportare tutto questo. Non saprei darti
risposta.-
- Potresti sempre rinchiuderla in un
convento! Ah, queste giovani donne disinibite!- Esclamai
teatralmente, mentre
ancora scosso
dalle risa sfuggivo allo sguardo preoccupato di lui, e mi infilavo in
camera di zia Rose.
- Papà non mi
manderà in convento. Inoltre, tu dovresti aspettarmi
all'altare, che
ci fai ancora qui?- Domandò Nessie prima che potessi aprire
bocca.
Le zie le si affaccendavano intorno come api industriose, senza
degnarmi di una solo occhiata tanto erano prese nel sistemare gli
ultimi particolari.
-Io non mi
preoccuperei! Non appena vedrà la reazione di Jake al tuo
abito da
sposa, non ci sarà nessun matrimonio e tu sarai mandata in
esilio in
qualche posto desolato e dimenticato da Dio, dove nessuno
potrà
ammirarti!- In un momento tanto solenne mi era impossibile
trattenermi dal prenderla un pò in giro. Ancora un'ora e non
sarebbe
più stata la mia sorellina, ma la Signora Black. Dovevo
approfittare
di ogni istante.
Cretino...
La
sua espressione
in quel momento era così buffa, e ben poco adatta alla
situazione,
che non riuscii a trattenermi dal ridere ancora. Ero tanto euforico
da sembrare io, lo sposo!
Per tutta risposta
mi fece una linguaccia e da li in poi, troppo presa dal proprio
affascinante riflesso, mi ignorò. La mamma, sempre poco
incline a
queste faccende, stava seduta sul letto della zia, del tutto
disinteressata a ciò che le accadeva intorno. Continuava a
fissarsi
le mani, all'anulare sinistro spiccavano il suo anello di
fidanzamento e la fede nuziale. Indossava un lungo abito blu notte
per l'occasione, che le stava divinamente. L'ampia scollatura a V
ornata da fine pizzo nero, metteva in evidenza la curva delle spalle
e il petto. Al collo, semi nascosto dai lunghi capelli scuri, solo
una fine catenella d'oro da cui pendeva un diamante dal taglio a
cuore. La raggiunsi, donandole un bacio sulla gota, bianca e algida,
a cui rispose con un sorriso malinconico. Scossi il capi, sbuffando
piano con ironia.
La
mia piccola si sposa...
Pensò
tristemente.
Mamma,
ha diciotto anni! E ha smesso
di essere la tua piccola tempo fa. In realtà non siamo mai
stati
bambini, nel vero senso della parola. Ma perchè siete tutti
tristi?Papà ha scelto una mise monocromatica e decisamente
deprimente, tanto per sottolineare quanto sia lieto questo evento!
Commentai
sarcastico, accompagnando i miei pensieri con un ultima risata.
Ma
tu sei incantevole. É un
affronto alla sposa che tu sia tanto bella. Se non avesse scelto un
colore così sgargiante vicino a te sarebbe potuta passare
inosservata! Quanto hai fatto penare zia Alice per convincerti ad
indossarlo?
Mi
diede una
leggera gomitata, accennando finalmente una risata, e mormorandomi un
grazie a mezza voce.
Anche
tu sei bellissimo... Certo che
avresti potuto mettere almeno una cravatta! Vorresti lasciare che tua
madre sia l'unica a soffrire? Sai quanto odio mettermi in ghingheri!
Scoppiai
a ridere.
Indossavo una bella camicia bianca, le maniche arrotolate ad arte
fino al gomito, pantaloni neri di sartoria e delle elegantissime
scarpe in pelle dello stesso colore. A mio parere ero perfetto. E
come lei, odiavo le mise eccessivamente eleganti al contrario del
resto della famiglia. Quello era l'unico tratto che ne io ne la mamma
avevamo mai avuto intenzione di acquisire dai Cullen.
Certo
mamma, magari al prossimo
matrimonio!
Venne
data
un'ultima sistemata ai capelli rossi della sposa, raccolti in una
complessa acconciatura, le venne sistemato l'abito e dopo ore di
ferventi preparativi l'opera fu finalmente completa.
- è pronta!-
Dichiararono in coro, per poi spedirmi a chiamare papà.
Anzi, è più
appropriato dire che mi cacciarono via dalla stanza, sbattendomi la
porta in faccia. Vi voltai e mi investì in pieno il suo
profumo. Me
la trovai davanti, stretta in un abito in seta. Rose color ciclamino
con i loro gambi e foglie smeraldo attraversavano lo sfondo d'un
color avorio- dorato della lucida e morbida stoffa. La gonna ampia e
svasata ondeggiava ad ogni suo movimento,mentre saltellava leggiadra
sui tacchi alti, delle adorabili scarpine in raso della stessa
sfumatura dell'abito, con una piccola cinghia stretta alle sue fini
caviglie. I capelli color miele le ricadevano sulle spalle, ordinati
in onde precise e morbide che le incorniciavano il visino dolce ed
innocente, senza coprirlo troppo come al solito. La casta scollatura
mostrava solo un piccolo lembo di pelle candida e morbida, ma quel
poco per me era tutto. Mi vergognai solo per averlo pensato e per mi
fortuna non potevo arrossire. Indossava la medaglietta regalatale da
Marcus. Non appena mi fu davanti, chiusi la mia mente ai pensieri
altrui. Anche i suoi soli pensieri erano diventati una tentazione.
-Anthony...- Mi
piaceva sentirle pronunciare il mio nome per intero. Ma non potevo
gioirne, non era una mia esclusiva: lei chiamava tutti con il nome
per intero, anche la mamma.- Qualcosa non va? Perchè mi
guardi così?
- Accennò timidamente, accompagnando le parole con un
sorriso
garbato. Tra le mani stringeva un bouquet di plumeria dai fiori
scarlatti.
Era bello e troppo
facile immaginarla nei panni della sposa... La mia sposa.
Vedevo risplendere
la speranza nei suoi occhi unici, quando per un attimo
incrociò i
miei.
Oppure
semplicemente mi illudevo?
-No, no, tutto
bene...- Distesi le labbra in un sorriso stentato.- é che...
Sei
davvero un incanto e...Beh,è il bouquet della sposa?- Forse
sottolineare l'ovvio per trarmi da quell'imbarazzante situazione non
fu la scelta migliore. Lei corrugò la fronte, chino lo
sguardo
sorpresa, come si fosse accorta solo in quel momento di stringere
qualcosa tra le dita.- Oh...Ah si! Devo darlo a Edward. Mamma
desidera che sia lui a consegnarlo a Renesmee. Non so
perchè...-
Scrollò le spalle smuovendo con esse anche i capelli.
-Oh, allora è una
cosa ufficiale!- Avrei voluto con tutto me stessa ammaliarla con una
battuta esilarante e brillante, ma non me ne veniva nessuna, non mi
ci avvicinai neppure lontanamente, lasciandola anzi perplessa.
Papà
sbucò alle sue spalle, traendomi dall'imbarazzo.- Parli del
diavolo....-
Lei si voltò, gli
consegnò i fiori e pazientemente ci facemmo da parte,
lasciandogli
libero il passaggio. Lui entrò nella stanza con fare solenne
e poi,
ci fu solo silenzio, un assoluto e preoccupante silenzio.
Forse avrei dovuto
preoccuparmi...Ma io ero troppo preso da Layla per farci troppo caso.
I miei pensieri
cominciavano ad essere monotematici e noiosi anche per me. Ormai lei
ne era sempre il centro. Non potendo più sognarla la notte,
la
sognavo ad occhi aperti praticamente in ogni istante della mia
giornata.
Rimasi fermo,
impalato davanti a lei, perso nella contemplazione della sua figura
armonica. Lei sollevò i suoi grandi occhi blu, corrugando
appena la
fronte.- Anthony... Non sei il...Uno dei testimoni? Renesmee
sarà
giù a minuti, dovresti già essere li.- Mi
suggerì in un sussurro,
come temesse che potessi offendermi a quello che dal suo punto di
vista era un rimprovero.
Mi battei una mano
sulla fronte.- Che? È così tardi?- Per poi
affacciarmi alla
finestra. Lo sposo, il prete, e gli invitati erano già al
loro
posto. Almeno anche l'altro testimone era in ritardo. - Oh merd... Ci
vediamo all'altare!- Come potevo essermene dimenticato? Saltai a
piè
pari le tutte le rampe di scale, fiondandomi attraverso il salotto,
dritto in giardino, correndo al fianco dello sposo, senza far troppo
caso alla sua espressione. Più tardi sperai vivamente
qualcuno
l'avesse immortalata in una fotografia, perchè era davvero
uno
spettacolo.
- Scusa Jake, mi
sono distratto.- Mormorai a mò di scuse, ma lui non
reagì. -Jacob?-
gli sventolai una mano davanti al viso, ma ancora non reagì.
Aveva
un espressione vacua e assente. - Jacob Black?- Solitamente essere
chiamato per lungo lo irritava dannatamente, ma nemmeno quello
sortì
alcun effetto.
-é entrato come in
uno stato catatonico non appena siamo arrivati qui.- Sghignazzo una
voce alle mie spalle. Seth si sistemò al mio fianco. Jacob
aveva
scelto entrambi come testimoni, non volendo fare un torno a nessuno.
Dovevo ammettere che mi fece uno strano effetto vedere Jake e Seth
indossare degli smoking nuovi di zecca. Non li avevo mai visti
vestiti dalla vita in su.
Mi pentii di non
aver seguito il consiglio della mamma.
Almeno la cravatta
avrei potuto indossarla, in effetti...
Sospirai, scuotendo
il capo come ad allontanare da me ogni pensiero molesto.- Allora
avrà
un bel risveglio. Nessie è bellissima! Sposa poco
convenzionale
però...- Mi unii alla sua risata contagiosa. Come mio padre
prima di
me, anche io avevo instaurato un profondo legame con il lupo, ormai
era da tutti considerato un caro e affezionato amico di famiglia,
ancor di più dopo la mia rinascita, quando seppi dalla mamma
che non
c'era stato giorno in cui non fosse venuto a trovarmi. Sospirai
ancora,e ne approfittai per guardarmi intorno. Il giardino della
villa non era mai stato tanto bello e rigoglioso. Nessie aveva
preteso e ottenuto di poter avere carta bianca su due cose soltanto:
il suo abito da sposa e gli addobbi floreali.
Zia Alice si
sarebbe fatta venire un infarto, se solo avesse potuto, dopo aver
visto quello che Nessie le aveva presentato come “l'abito
più
bello che abbia mai visto”. Ma almeno gli addobbi erano di
suo
gradimento. Eravamo circondati da fiori all'apparenza esotici,dai
colori e le forme più disparate, alcuni probabilmente creati
esclusivamente per l'evento. Tutto merito della mia piccola fata,
pensai con una punta d'orgoglio.
Alla sinistra
dell'altare il quartetto d'archi cominciò a suonare la
marcia
nuziale e di li a qualche istante lei apparve.
-Wo-wow! Ma è
Layla? É uno schianto stasera, quasi non la
riconoscevo!Niente male
davvero...E che occhi!- Mi sussurrò Seth, ammiccando appena.
Scalza, si muoveva
flessuosa e leggera come una farfalla, attraverso la stretta
passerella tra due ali di seggiole occupate da amici e parenti.
Praticamente tutti erano licantropi o vampiri, ad eccezione di pochi:
Nonno Charlie, la sua compagna Sue, Billy Black e le mogli e
fidanzate dei vari membri dei branchi di La Push. La povera Emily era
vistosamente incinta, il suo ventre prominente sembrava addirittura
sovrastarla.
-Si...- Mormorai
annuendo, incantato da quella visione travolgente. Poi afferrai il
senso delle parole di Seth. Mi voltai di scatto.- Da quando ti
interessa tanto?- Domandai, sospettoso e per nulla felice delle sue
attenzioni.
- Sai che ti venivo
a trovare, quando ero in coma, intendo. Beh, lei non ti mollava un
attimo, quindi sai com'è si chiacchierava. Inoltre
è così carina
che, anche se è un vampiro, ci ho fatto un pensierino. -
Ammiccò
ancora e con malizia, e io mi trattenni dal saltargli alla gola. La
gelosia è una gran brutta cosa, e considerato il fatto che
io ero
ancora un neonato, poteva diventare addirittura pericolosa.
- Appunto è una
vampira, Seth. Vampira. Non umana, neppure mezza umana. Vampira. Non
ci pensare proprio, Seth!- sbottai con rabbia, lanciandogli un
occhiata truce che, invece di spaventarlo, lo fece scoppiare a
ridere.
Tornai a Layla. Ad
ogni suo passo, l'erbetta fresca del giardino mutava in un tappeto di
fiori dal profumo squisito e conturbante, sotto lo sguardo estasiato
dei presenti.
I suoi passi erano
lenti e titubanti. Era sempre stata timida, sempre propensa a
nascondersi dietro le Carlisle e Esme, desiderosa di non esporsi, di
passare inosservata agli sguardi altrui. Non voleva tutta quella
attenzione, e quando apparve la sposa, alle sue spalle, si
sentì
sollevata. Era impossibile distogliere lo sguardo da Nessie,
d'altronde. Indossava un abito da sposa davvero originale, di un
rosso molto intenso, simile al colore del sangue e della stessa
identica sfumatura dei fiori del bouquet. Era cortissimo e con uno
strascico laterale che sfiorando il terreno le copriva a malapena la
gamba destra. Accanto a lei papà esibiva un sorriso
tiratissimo,
lanciava occhiate di fuoco allo sposo che sentii fremere al mio
fianco, ridestatosi repentinamente dal suo torpore. Temetti di
vedergli schizzare gli occhi dalle orbite da un momento all'altro,
per lo stupore. Si voltò verso di me, indicando Nessie, che
sorridente si avvicinava passo dopo passo all'altare, con la calma di
un generale.
-Tu lo sapevi! Lo
sapevi e non mi hai detto nulla!Io non sono preparato a questo!Lo
capisci che se non muoio ora per un colpo apoplettico, mi
ucciderà
lui?!-
Cercai di
trattenere le risate ma fu tutto inutile. Mi coprii la bocca con una
mano, tentando almeno di mascherarle con un finto colpo di tosse. E
pensare che lui ancora non aveva visto cosa la zia le aveva messo in
valigia.
Cominciai a pensare
che dell'isola Esme non sarebbe rimasto neppure un granello di
sabbia.
La
cerimonia si
svolse come previsto,e Jake riuscì a sopravvivere alla
conturbante e
attraente visione della mia sorellina, riuscì a dare la
risposta
giusta al momento giusto, e infine a baciare appassionatamente la
sposa, il tutto senza essere ucciso dal neo-suocero, che continuava a
fissarlo con aria truce e non molto promettente.
Dopo aver
doverosamente augurato ogni bene agli sposi, ci spostammo verso i
tavoli del rinfresco e la pista da ballo, assistemmo al taglio della
torta, e aspettammo pazientemente che aprissero le danze, dopo di che
gli invitati si divisero tra il buffet e la pista da ballo stessa. Io
ero disinteressato ad entrambe le cose. Vagavo per il giardino, lo
sguardo sempre rivolto verso il mio sole, la mia Layla. Sedeva su una
seggiola accanto ad Esme, che vestiva con un lungo abito viola
pallido che ne slanciava la figura minuta. Sembravano davvero madre e
figlia. Chiacchieravano tra loro, scoppiando a volte in una moderata
risata, che entrambe coprivano, in un gesto aggraziato ed elegante,
con una mano, nascondendo agli sguardi altrui le loro labbra
egualmente rosee e belle. Anche se per me, le sue, rivelavano un
mondo a se stante, potevo scorgere proprio li, sull'angolo destro di
quelle stesse labbra, segreti che non mi sarei mai permesso di
carpire e un bacio nascosto che non sarebbe mai stato mio. Io non ero
ancora abbastanza per lei. Nonostante fossi diventato un vampiro,
nonostante fossi ciò che più si avvicinava
all'ideale del migliore
amico per lei, e lei mi amasse ancora per tutto ciò che
sono, non mi
sentivo ancora degno. Già, era l'ennesima scusa che mi ero
creato
per non fare quell'enorme e spaventoso passo.
Qualcuno dei lupi
più giovani, di tanto in tanto le si avvicinava per
chiederle di
ballare, ma lei garbatamente rifiutava, con mia infinita gioia. Non
sembrava più averne timore, e i lupi di certo non provavano
disprezzo per lei, anzi il suo profumo era di certo un dono a se
stante, se riusciva ad attrarre persino dei licantropi. Infine
Carlisle si scusò con la mia dolce creatura, ma doveva
proprio
rubarle Esme per un giro di valzer almeno, o non si sarebbe dato
pace. Rimase sola, ad osservarli con sguardo sognante, volteggiare
con grazia disumana tra le altre coppie che affollavano la pista. Era
la mia occasione per avvicinarla. Mi mossi veloce in sua direzione,
l'avevo quasi raggiunta quando vidi che qualcuno era stato
più
veloce di me.
Seth...
Cominciai ad
odiarlo sul serio. Trattenni un verso roco e carico di rabbia.
- Hei Layla! Che
piacere rivederti! Wow! Sei uno schianto assoluto stasera!Non credevo
potessi diventare ancora più bella del solito!- Lo sentii
dire,
mentre si chinava a darle un bacio sulla guancia.
Stupido cane...
Fremevo di rabbia, se non fosse stato per l'intervento dello zio
Jasper, non avrei saputo controllarmi. Mi sentii preda di una calma
innaturale che mi avvolgeva come nebbia.
Grazie
zio...
Dovere,
Tony. Non dire ad Alice che
te l'ho detto, ma non preoccuparti, non è ciò che
sembra. Anzi, non
è niente di niente.
Mi
voltai a
guardalo, perplesso. Lui accennò con il capo verso Seth, e
io anche
se non comprendevo cosa volesse dirmi, annuii. Mantenere il controllo
sul mio potere non era semplice, ma riuscivo a
“spegnerlo” con
velocità tale da permettermi di non intercettare i pensieri
di
Layla. Le avevo assicurato che non avrei letto più i suoi
pensieri,
ed ero intenzionato a tener fede alla parola data.
- Salve Seth.
Grazie. Anche tu stai molto bene. Questo abito ti s'addice.- Si
sfiorò la guancia, imbarazzata. Decisamente si comportava in
maniera
troppo gentile nei suoi riguardi, per i miei gusti. Mi avvicinai
ancora.
- Lo so, anche io
sono uno schianto! Allora, come stai? É da un po' che non ci
vediamo, devo ammettere che mi sono mancate le nostre chiacchierate,
dovrei venire a trovarti più spesso, se ti va.Ti prego dimmi
di si!-
- Oh, io sto bene,
grazie. Spero anche tu. Si certo, mi farebbe piacere.-
Mormorò,
corrugando la fronte, confusa in verità.
- Ah fantastico! E
qualche volta potremmo pure uscire, non credi? Non sei mai scesa fino
a La Push, bisogna che tu veda il mondo oltre il giardino di casa, e
visto che qualcuno sembra volerti tenere segregata in casa,
c'è
bisogno di un eroe che venga a liberati!- Mi domandai dove volesse
andare a parare, con tutto quel discorso.
- Ahm... Va bene.
Anche se non so se potrò mai venire a La Push. Esme e
Carlisle hanno
deciso di ripartire a breve, e io andrò con loro.-
Replicò,
socchiudendo gli occhi e abbassando lo sguardo, forse dubbiosa quanto
lo ero io, a proposito delle intenzioni del mutaforma. Sapevo che la
partenza sarebbe avvenuta a breve, ma non precisamente quando.La mano
viscida e fredda tornò a stringermi lo stomaco nella sua
morsa
ferrea. Avevo sperato fino alla fine che cambiassero idea.
- Meraviglioso!
Potrò venire a trovarti prima che tu parta e portati alla
spiaggia!
Non ci sono problemi! Che ne dici di domani? Mi farebbe davvero
piacere! Dai non farti pregare! Vedrai che ti divertirai!- Ecco, dove
voleva andare a parare. Maledetto cane! E le sorrideva innocente,
lui! Che faccia tosta. No, non gli avrei lasciato Layla senza prima
lottare!
Repressi la rabbia
con fatica e con larghe falcate li raggiunsi, pronto a fare la mia
mossa. Sfiorai la sua spalla, facendola voltare. Mi rivolse uno dei
suoi sorrisi speciali, caloroso e dolce tanto da sciogliere anche un
cuore di pietra. Era un sorriso che le illuminava il volto, le faceva
risplendere gli occhi come fossero diamanti.
- Mi spiace
portartela via Seth. Ma Layla mi deve un ballo, l'ha promesso.
Inoltre domani è impegnata. Con me. Dovrete rimandare il
vostro
appuntamento.- Dissi, porgendole il braccio, appena chino su di
lei,un serafico sorriso ad incresparmi le labbra.
- Ma...Veramente io
non...- Cominciò lei farfugliando, ma mi preoccupai di
interromperla
prima che potesse involontariamente smascherare la mia bugia.
- Non ti
preoccupare, purtroppo.. - Rimarcai con astio l'ultima parola.- Seth
non morirà di certo per la solitudine, se ti rapisco per un
ballo
soltanto...O magari due.-
Guardò me, quindi
Seth, prima di annuire, accettare il mio braccio e incrociarlo al
suo.
- Non ti
preoccupare. Io...- Sottolineò a sua volta.- Ti aspetto qui.-
Il cane giocava con
il fuoco, ma io ero sicuro del fatto mio. La condussi fino al centro
della pista. Notai che indossava di nuovo le scarpe, ticchettavano
contro la pavimentazione della pista da ballo. Le posai una mano
sulla vita, e sistemai la sua sulla mia spalla, prima di incrociare
l'altra alla mia mano libera. - Vedrai, non è difficile. Ma
sappi
che non sono un bravo ballerino.- Mi scusai, ma con un sorriso
entusiasta, mentre cominciavamo a dondolare sul posto, per poi
muoverci in circolo.
- Oh, non importa.
Ma non è stato carino, lasciare solo Seth. É
simpatico e gentile.-
- Vedrai che se la
caverà benissimo da solo.- Brontolai, sbuffando sarcastico.
- Sei
un'ospite squisita, Layla, ma non è educato da parte sua
monopolizzare la tua attenzione.- Tutta la simpatia che avevo sempre
provato per lui, svanì in un istante, al solo pensiero di
lui e la
mia piccola fata, insieme, come desideravo fossimo noi due.
Una coppia
affiatata, un mondo a parte, due cuori e una sola anima.
Rimanemmo in
silenzio, finchè la musica non cambiò. Era una
vecchia canzone
d'amore, probabilmente dei primi anni del 2000. Compimmo una mezza
giravolta, e mi ritrovai davanti zio Emmett e Jake intenti a farmi
gesti e segnali di cui preferii non chiedermi il significato.
Corrugai la fronte, scuotendo il capo. No, non capivo e non volevo
proprio capire perchè mandassero baci a destra e a manca
come dei
pazzi, sotto lo sguardo attonito e preoccupato delle proprie mogli.
Un'altra mezza giravolta, e mi sottrassi a quella vista ridicola,
voltando loro le spalle.
E poi...
Layla fece qualcosa
che mi paralizzò. Si era avvicinata sempre più,
fino stringersi a
me, posando il capo contro il mio petto. Mi sentii avvampare, il mio
cuore sarebbe saltato fuori da quello stesso petto a cui si era
appena poggiata, se fosse ancora capace di battere. Per un istante lo
sentii fremere.
- Mi... Manca il
battito del tuo cuore.- Disse in un sussurro appena udibile anche per
me. Lo disse con tale timidezza, e tenerezza... Affondai il volto tra
i suoi capelli, inebriato dal suo profumo. Cosa mai avrei potuto
dirle?Nulla di sensato, senza dubbio, non in quel momento almeno. Di
nuovo, il mondo intorno scomparve: c'eravamo noi, quel ballo, le note
di una canzone, e nulla più. Tutto il resto era uno sfondo
sfuocato
senza importanza
- Davvero andrai
via con i nonni?- Le domandai in un sussurro carico di sofferenza.
- Si.-
- Perchè? Puoi
restare qui con noi quanto vuoi...- Mi resi immediatamente conto di
non essere cambiato affatto. Quando si trattava di lei ero sempre
dannatamente egoista.
- Ma la mamma ne
soffrirebbe.- Sospirai. Era una pugnalata dritta al cuore. Neppure
l'uomo più spregevole al mondo, avrebbe il coraggio di fare
un
torto ad una donna tanto buona e adorabile come Esme. Non potevo
pretendere che scegliesse me al suo posto (io che per lei non avevo
fatto nulla di più di quanto non avesse fatto Esme stessa),
anche se
a legarle era un affetto del tutto differente dall'amore non
dichiarato che provavamo l'uno per l'altra. Anche dopo avermi
conosciuto per quello che ero ed ero sempre stato, fino in fondo e
senza riserve.- Ha fatto tanto per me.-
- Quando
partirete?- Domandai. La voce mi tremava, quasi non riuscivo a
parlare. Sentivo mancare l'aria anche se non ne avevo bisogno.
- Si. Domani.
Carlisle ha preferito che tenessimo il segreto. Sai, per non rovinare
la festa a Nessie. Ovviamente tu ed Edward l'avete sentito e Alice
l'ha previsto, ma papà era certo che non ne avreste fatto
parola con
nessuno.- Mi sentii mancare la terra sotto i piedi. Entro poche ore
sarebbe partita, per andare chissà dove, non l'avrei rivista
per
mesi, o più probabilmente per anni. Lo sapevo da tempo, e
solo in
quel momento, solo dopo averne avuto la certezza, realizzai cosa
avrebbe significato quella partenza per me.
- No...- Soffocai
un grido in un rantolo. Dovevo dirglielo. Dovevo confessarle cosa
provavo, farle capire quanto fosse importante, anzi, fondamentale per
me la sua presenza,la sua vicinanza, dirle che da quando i miei occhi
avevano incrociato i suoi, non c'era stata più pace per me,
perchè
lei mi aveva riempito la testa, il cuore e lo spirito. Non c'era
stato un solo pensiero in quei mesi, che non fosse a lei dedicato,
non c'era stato attimo in cui il mio amore non avesse continuato a
crescere. E mi colpì come un fulmine a ciel sereno la
consapevolezza
che, se non l'avessi fatto subito, avrei perso la mia occasione e lei
sarebbe partita senza sapere quanto realmente l'amassi.
- Ti
prego...Possiamo parlare, da soli? Ne ho bisogno. Ho un bisogno
assoluto di parlarti,subito. - Sollevò il capo, e dopo
avermi
scrutato in silenzio per un minuto buono, annuì. La presi
per mano,
e con lei mi allontanai dalla pista, verso un solitario e appartato
angolo del giardino, immerso nella penombra.
- Io.... Layla
io...Io...Io...- Come inizio, non era certo dei migliori. Era la
conversazione più importante della mia vita, e non avevo
idea di
come cominciare. Dovevo preferire un approccio diretto? Avevo troppe
cose da dire, e un semplice ti amo, non avrebbe potuto riassumere
l'intensità dei miei sentimenti. Intanto balbettavo
indecentemente.
- Si?- Lei
aspettava una mia parola, fissandomi con quelle gemme lucenti che
erano i suoi occhi, con una tale intensità da sorprendermi.
- Io...Io...-
Ripresi a tartagliare, non riuscivo a controllare la mia voce. La
stavo perdendo, la mia occasione insieme al nostro tempo, scivolava
via come sabbia tra le dita.- Non posso...Io...Non posso descriverti
a parole ciò che... Che... Io...Non posso dirtelo. Devo
mostrartelo.
Ti prego, lascia solo che ti mostri.- Presi il suo piccolo
meraviglioso volto tra le mani, mi chinai fino a poggiare la mia
fronte alla sua, chiusi gli occhi e lasciai cadere ogni barriera.
I pensieri
defluivano dalla mia mente alla sua e viceversa, lenti ma costanti.
Una marea che faticavo a trattenere. Le mostrai tutto. Tutto
ciò che
desideravo sapesse, tutto ciò che provavo ogni volta che mi
stava
accanto, la fortissima emozione la prima volta che la vidi in quella
radura, di come il suo pensiero fosse stato un'ancora di salvezza
durante la mia schiavitù, di come mi sentissi talvolta
inadatto a
lei , la stella alpina che probailmente non sarei mai stato
abbastanza coraggioso e nobile d'animo da meritare di cogliere, ogni
piccolo gesto che adoravo, ogni particolare che mi faceva sussultare,
il suo dolce sorriso, il suo profumo che mi avvolgeva e di cui non
ero mai sazio, il blu dei suoi occhi e l'oro dei suoi capelli, il
modo in cui pronunciava il mio nome, l'inconfondibile suono dei suoi
passi e l'armonia della sua voce, e l'amore, l'amore forte e intenso
e puro e autentico e traboccante che provavo per lei e solo per lei.
E con l'amore, la triste consapevolezza di doverla lasciare partire,
di dovermene separare. Non era solo tristezza, era un dolore acuto,
una ferita profonda e dolorosa all'altezza del cuore, una sofferenza
che non avrebbe avuto fine... No, non c'erano parole al mondo che
potessero farle comprendere quanto fosse importante per me. L'avrei
amata in qualunque tempo e luogo, ero certo che l'avrei amata per il
resto della mia vita, anche se lei mi avesse rifiutato,
perchè ero
definitivamente convinto di essere nato solo a quello scopo.
Sentii le mie mani
bagnarsi delle sue lacrime. I miei sentimenti le erano diventati
così
sgraditi da farla piangere, o era l'idea di dovermi rifiutare a farla
scoppiare in lacrime? Nonostante sapessi bene cosa provava per me,
poteva sempre essersi accorta di aver rivolto i propri sentimenti
verso la persona sbagliata. Nelle ultimi tempi avevo smesso di
ascoltare i suoi pensieri e io non sapevo più con certezza
lei
pensasse di me. Cosa provasse per me. Le rassicurazioni che Nessie mi
aveva dato per tutto quel tempo, mi parvero improvvisamente senza
valore. Avevo tanta paura di sapere troppo, d'aver chiuso la mia
mente ai suoi pensieri.
Aprii gli occhi e
vidi che teneva chiusi i suoi. - Perchè piangi?- Le domandai
in un
sussurro. Avevo paura e allo stesso tempo volevo una risposta. - Non
volevo farti piangere. Mi dispiace. Volevo solo che tu capissi. Non
pretendo nulla...Volevo mostrartelo prima che partissi, anche se
forse lo sapevi già. La cosa buona del non poter dormire
è che non
parlerò più nel sonno. - Accennai una breve
risata.- é tutto qui,
comunque. Non c'è altro.-
- No...
No...Vorrei...Vorrei l'avessi fatto prima...- Si strinse a me,
aggrappandosi alla mia camicia. - Perchè hai negato?- La sua
voce
era roca e rotta dal pianto, sentii le sue lacrime inumidire la
stoffa, e bagnarmi il petto. La strinsi a mia volta. Era
indescrivibile ciò che sentivo mentre le mie mani ne
carezzavano la
schiena attraverso la seta dell'abito. Era il mio personale scorcio
di paradiso.
- Non credevo tu
avresti potuto ricambiare. Non mi rivolgevi neppure la parola, non
osavi guardarmi, tanto meno avvicinarmi, ero certo di averti
spaventata a morte.- Mormorai respirando il suo profumo.
L'attesa mi stava
uccidendo ma avrei dato tutto ciò che possedevo,
perchè
quell'attimo potesse essere eterno. Nell'aria sentivo spandersi le
note di una canzone che già conoscevo, una delle preferite
di Esme.
Frank Sinatra con la sua inconfondibile voce, cantava delle pene di
un innamorato diviso dalla sua metà. Un sottofondo musicale
davvero
azzeccato.
Sentii mio padre
mormorare alla mamma, mentre si muovevano con grazia attraverso la
pista. -Bella... Se solo tu potessi sentirli... Sono dei pensieri
così belli. Ne saresti così fiera.- Mi voltai
appena: che lei
cercava di non guardare nella nostra direzione ma nei suoi occhi
incapaci di versare lacrime, si leggeva già un accenno di
commozione.
- Ti prego dimmi
perchè piangi.- Ripresi, prendendo un profondo respiro, ora
concentrato solo sulla mia piccola meraviglia.
- Perchè...
Perchè...Anche io...Anche io, capisci?- Capivo. Non avrei
potuto
fraintendere e non avrei potuto provare gioia più intensa.
Il mio
povero cuore sembrò sul punto di resuscitare solo per poter
esplodere di gioia. - E tu lo sapevi. E non hai fatto nulla.
Perchè?-
- Layla... Eri così
scossa e fragile. Come potevo essere tanto egoista? Ti avrei fatto
più male che bene. Mi ero ripromesso di dirti tutto, quando
ti
saresti ripresa ma... Ho avuto paura. Paura d'aver frainteso, paura
della tua reazione, paura del futuro. - L'allontanai appena,
così
che potessi sollevarne il volto con una mano e specchiarmi nei suoi
occhi umidi. - Ma se mi ami... Se è così, se
è davvero così, non
devi piangere. É una cosa bella... É una cosa
molto bella.
Amore... Amore... Non piangere. - Le carezzai il volto, se avessi
potuto imprimere tutto il mio amore in quel gesto, l'avrei fatto. Lei
mi rivolse un sorriso tremolante, e io mi chinai a baciarne le gote,
dove segnate dalle lacrime. Erano salate, come quelle di qualsiasi
umano,e la sua pelle così morbida. Come fosse il gesto
più naturale
e ovvio al mondo, le mie labbra scivolarono sulle sue, in un bacio
delicato e dolce. Non so per quanto rimanemmo immersi in quello stato
di beatitudine, e non mi importava, agonizzavo al solo pensiero che
sarebbe stato il primo e ultimo contatto tra noi, ma quando ci
ridestammo, un'inconsueta calma tornò a pervadermi.
Sollevando il
capo mi guardai intorno. Alice e Jasper che ci sorridevano. Mimai con
le labbra un grazie allo zio, che mi sorrise di rimando, prima che si
voltasse e invitasse a ballare la sua compagna con un galante
inchino, e io tornassi a dedicarmi alla mia Layla. Continuai a
stringerla ed accarezzarla con tutta la tenerezza di cui ero capace.
Inconsapevolmente avevamo ripreso a dondolarci sul posto, guidati
dalle note di un'altra di quelle vecchie canzoni d'amore che si
sentono solo nei film in bianco e nero.
- Ti amo...- Le
sussurrai in un orecchio. - Ovunque tu vada, porterai il mio cuore
con te.- Stavo vivendo in contemporanea la gioia più grande
che
potessi provare e la tristezza più struggente. Chi era in
realtà
questa strana vampira? Come era riuscita a cambiarmi radicalmente in
così poco tempo? Era bastato innamorarmi di lei, per
sentirmi
rinascere. Ero una persona nuova, forse anche migliore della
precedente, e lo dovevo solo a lei. Io non l'ho mai salvata da alcun
pericolo. É sempre stata lei a salvare me. Anche da me
stesso.
La musica cambiò,
passando ad un genere totalmente diverso, dance direttamente dagli
anni 80.
Promemoria: Mai far
scegliere a zia Alice il sottofondo musicale per un matrimonio.
Questo e il gran
chiacchiericcio composto solamente da vivaci voci femmilini
proveniente dalla pista da ballo contribuirono ad infrangere
l'incantesimo che tra noi si era creato. Sbuffai sonoramente. La mia
piccola sollevo il capo, osservandomi curiosa. Presi un profondo
respiro, prima di domandarle mentre ancora la stringevo a me, la mia
fronte nuovamente contro la sua. - Te la senti di tornare dagli
altri? Credo sia arrivato il momento del lancio del bouquet , e la
sposa reclamerà la sua damigella. -
- Va...Va bene...-
Balbettò, sfregandosi il volto con entrambe le mani,
nell'inutile
tentativo di cancellare ogni traccia di pianto. Peccato che la mia
camicia costituisse una prova schiacciante. Chiazze umide in vari
punti facevano bella mostra di se, ma io non ci facevo troppo caso.
Mano nella mano, tornammo a mescolarci tra i presenti e fu davvero
difficile separarmi da lei, quando Alice venne a reclamarla,
strappandomela dalle braccia. La trascinò proprio al centro
di un
folto gruppo di donne, tra le quali c'era persino Leah, che
pigolavano entusiaste. La zia si guardava intorno, concentrata, come
se stesse compiendo qualche accurata misurazione, per poi collocare
la mia Layla in un punto ben preciso. Nessie volse loro le spalle e
con precisione chirurgica lanciò il bouquet. Un lampo
vermiglio, e
il mazzolino cadde dritto tra le mani della mia fata dei fiori.
- Eh... Sei fregato
amico!- Seth mi si accostò, dandomi una forte pacca sulla
schiena.
Tutto l'astio nei suoi confronti era scomparso, svanito senza
lasciare la più misera traccia.- Lo sai cosa si dice, chi
prende il
bouquet della sposa, si sposa entro l'anno!- Non sembrava portarmi
rancore, anzi, sorprendendo anche uno come me, sembrava sinceramente
felice. Mi voltai sorridendo tristemente.
- Se solo fosse
vero Seth. Se potesse davvero restare con me...- A pochi metri da me,
Layla sorrideva, il suo voto spiccava per bellezza ai miei occhi, tra
altri volti egualmente belli e perfetti, a cui però non
dedicavo
neppure la più breve delle occhiate. Tutte si
complimentavano con
lei, senza motivo visto l'evidente falsità di tutta
l'operazione.
Zia Alice l'aveva sistemata in quel punto di proposito, e Nessie
aveva lanciato il mazzolino dritto tra le sue braccia, forse si erano
messe d'accordo, o forse no, ma era certo che nessun altro avrebbe
potuto prenderlo. Credevano sarebbe bastato questo, per convincermi a
buttarmi ai suoi piedi e supplicarla di restare? Oh, l'avrei fatto
per molto meno, in verità, ma non volevo e non potevo
negarle la
facoltà di decidere della sua vita.
- Oh avanti! Niente
piagnistei!Non mi sono mica dato tutto questo da fare per nulla!- Mi
disse, ridendo gioviale come sempre mentre tentavo di non perdermi
nelle mie solite elucubrazioni.
- Ah ecco...
Svelato l'arcano. Ti ha pagato Jake? Oppure zio Emmett?- Sospirai.
Adoravo quel manipolo di pazzi impiccioni! Non riuscivo neppure ad
arrabbiarmi con loro. Volevano solo vedermi felice e sereno.
- No, mi ha pagato
Alice! Mentre mi consegnava il malloppo è arrivata Rosalie,
che ha
raddoppiato la somma. Voleva essere sicura che mi impegnassi a
dovere. Quindi non far credere loro di aver speso dei soldi
inutilmente. Chiedile di rimanere.- Seth ha sempre avuto il dono di
far sembrare tutto estremamente semplice.
- Lei ha già
scelto. E non ha scelto me.-
|
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Capitolo 22 *** Epilogo ***
Ammettetelo...
Avete cliccato sull'invitante tastino "Ultimo capitolo"...
Su su, tornate
immediatamente indietro a leggere il capitolo 20 (Qui al tuo fianco) e il capitolo 21 (Il matrimonio) se ve
li siete persi (e siete in taaaanti ad averlo fatto XD)! =P
Epilogo.
La mattina dopo lei
partì. Dopo la sua partenza avendo bisogno di fare qualcosa
della
mia vita, decisi, non senza qualche preoccupazione da parte della
mamma, di iscrivermi al liceo di Forks. Un'interessante esperienza.
Alcuni umani sono meglio di quel che credessi. Ma questo non
bastò a
distogliere i miei pensieri da lei. Avrei potuto seguirla ovunque
decidesse d'andare, ma credevo il mio posto fosse a Forks, con la mia
famiglia. Non sapevo ancora che il mio posto è ovunque sia
anche
lei, eternamente al suo fianco. All'apice del masochismo, continuavo
a ripensare agli eventi che portarono ad incrociarci e ascoltare
quella vecchia canzone di Sinatra. La mia ferita al petto non
accennava a volersi rimarginare, anzi, pulsava dolorosamente ogni
istante, come un monito perenne. Per quattro mesi lunghi e
insopportabili mesi bruciò e sanguinò senza
pietà. Quel dolore non
avrebbe mai avuto fine se lei non fosse tornata.
I nonni
continuavano a dirmi al telefono, che stava bene, che si divertiva,
eppure non volle mai parlarmi. Perchè mi faceva questo? Mi
aveva
mentito quella notte?Era stato forse un sogno? No, affatto. Era stato
troppo bello per essere un sogno.
Un pomeriggio Zio
Emmett mi trascinò fuori dalla sua stanza, dove passavo la
maggior
parte del mio tempo, convincendomi ad uscire con gli altri
“uomini
di casa” per una battuta di caccia all'orso, nonostante
fossero in
letargo. Adora scovarli e svegliarli, più sono irascibili
più
diventano gustosi, secondo lui. “Convincendomi” non
è la parola
esatta. Non ebbi molta scelta. Mi rendevo conto di avere
necessità
di nutrirmi, anche se, senza Layla, non mi sembrava avesse
più
senso. Lei sola giustifica la mia intera esistenza.
Ah, col tempo sono
diventato dannatamente sdolcinato.
Escii di casa, o
meglio, lo zio mi trascinò di peso fuori dalla porta, sotto
lo
sguardo stranamente acceso delle zie, della mamma e di Nessie, sempre
più bella. La vita matrimoniale le dona, pare.
Perchè
erano così
allegre? Cosa tramavano nell'ombra? Non mi diedi pena per scoprirlo,
scacciai i loro pensieri come fastidiosi moscerini, anzi li rifiutai
mantenendo la mia testa silenziosa come un cimitero a mezzanotte e
altrettanto lugubre, perchè credevo di sapere di che si
trattasse.
Eh già,
loro non
sono state separate dai propri compagni da un fato crudele e
beffardo.
Non dissi una
parola, non mi lamentai neppure. Venni scaricato ai piedi di mio
padre come un sacco di patate, mi sollevai e sistemai i vestiti
impolverati, per poi borbottare : - Allora, dove dobbiamo andare?- Lo
dissi come fosse un obbligo, e non un divertimento. Beh...Per me lo
era, se intendevo sopravvivere.
La battuta di
caccia si svolse come al solito. Un po' più lunga del
previsto. Due
giorni interi.
La scuola non mi
preoccupava. Eravamo a fine Dicembre ormai, nel pieno delle vacanze
di Natale. Fui sollevato quando finalmente riprendemmo la strada di
casa. Pensai con sollievo d'essermi “divertito”
abbastanza da
zittire la mamma e zio Jasper almeno per un po', mi rimproveravano
spesso di essere troppo giù di corda e di non far nulla per
distrarmi.
Evitavo di
ricordarle in che stato si ridusse quando fu papà a lasciare
lei,
perchè voglio troppo bene a mia madre per farle un torto
simile.
Arrivato a casa andai di filato a fare una doccia e mi cambiai, prima
di tornare nella sua camera. Non volevo contaminarla, ma mi resi
subito conto che qualcuno ci pensò al posto mio. Qualcuno
aveva
sistemato, durante la mia assenza, un vaso di calle rosse sul tavolo
da toilette. La cosa mi innervosì, non tolleravo intrusioni
nel suo
spazio, soprattutto per piazzare dei fiori comprati chissà
dove. Era
un insulto al suo ricordo. Notai poi, che c'erano nuovi odori nella
stanza. Mi avvicinai all'armadio e ne aprii un anta: era pieno di
abiti che non avevo mai visto, che non erano mai stati usati. Non
permettevo a nessuno di mettere piede in quello che, anche se per
poco, era stato il suo spazio. Che l'avessero fatto mentre ero via, e
che usassero la sua stanza come ripostiglio per gli abiti comperati e
mai indossati poi, era inammissibile. Ma c'era qualcosa d'altro che
non quadrava. I profumi della foresta, trasportati dal vento
attraverso la finestra aperta, erano diventati così intensi
da
stordirmi.
Trattenni il
respiro...Poteva essere che...No, mi illudevo, mi illudevo di certo,
non potevo credere che fosse lei. No, non era possibile fosse lei.
Mi buttai sul suo
letto, premendomi sul volto un cuscino. Magari avesse avuto una
qualche utilità, magari avessi potuto smettere di pensare.
Ma gli
odori diventavano sempre più forti, e la loro fonte sembrava
farsi
più vicina, accompagnata da un sinistro scricchiolio.
Probabilmente
era solo la mia immaginazione che mi giocava un brutto tiro, cercai
di convincermi, ma decisi comunque di controllare. D'altronde, anche
se fosse stata solo un illusione o una fantasia troppo realistica,
non avevo nulla da perdere. Non avrei potuto soffrire di più
di
quanto già non stessi facendo. Sollevai appena il cuscino,
lanciando
un occhiata alla finestra aperta che in pochi istanti viene
circondata e ricoperta da foglie e verde edera rigogliosa
strettamente attorcigliate al suo telaio. Scattai in piedi, senza
prestare attenzione a dove il cuscino potesse andare a finire, e
corsi alla finestra. I rami più alti di un albero vicino,
allungati
a dismisura,si intrecciavano all'edera e tra loro, come a formare una
passerella larga e robusta, un ponte verde e rugoso. Un ponte tra me
e lei. Le foglie fresche producevano un morbido fruscio, ad ogni suo
passo.
E lei... Lei lo
stava percorrendo, correva verso di me, così come io mi
fiondavo in
sua direzione, percorrendo un breve tratto di quell'improvvisata
passerella, prima che questa tremasse con forza, sbalzandomi via.
Riuscii a saltare attraverso la finestra appena in tempo.
- Scusa. Non riesco
a tenere la presa...- La sua voce...Esisteva più bello? Non
per me.
Finalmente mi raggiunse. Non appena posò i piedi nudi sulla
moquette, i rami si ritrassero, tornando alle loro originarie
dimensioni, lasciandosi dietro solo una scia di foglie.
- Ahm... Che...
Come mai in questa camera? Mi dispiace, non credevo fosse la tua,
ora. Alice mi ha detto che potevo occupare nuovamente questa camera.
Se vuoi, posso spostare la mia roba, e trovarne un...- É la
mia
Layla, la mia piccola meraviglia, è tornata da me. Mi
sorrise mentre parlava ,felice
quanto lo ero io. Mi chiesi ancora una volta se non fosse un sogno,
non riuscivo a capacitarmi del fatto che fossa davvero tornata per
stare con me, perchè la sua vita negli ultimi quattro mesi
era stata
un inferno come lo era stata la mia.
- Layla...-
L'interruppi. Non era un'illusione,era lei, proprio lei, davanti a
me. -Layla...- La fissai estasiato. Allungai una mano, con cui ne
carezzai il volto dai lineamenti perfetti, seguendo la linea delle
guance, fino al mento, e poi le labbra. Non avevo idea di cosa dirle,
ma sapevo di dover cedere immediatamente ad un impulso primario: la
strinsi a me con forza, nascondendo il volto nell'incavo del suo
collo, tra i suoi capelli morbidi e leggeri. Premetti il naso contro
la sua pelle tiepida e perfetta, respirandone a pieni polmoni il
profumo. Era gioia assoluta quella che provai quando sentii le sue
mani carezzarmi la schiena e la nuca. Perchè era la
dimostrazione
che era reale, che è era davvero qui con me.
- Mi sei... Mancata
così tanto.- Mormorai, stringendomi a lei ancora un po'.-
Cominciavo
a credere mi avessi mentito. Perchè questi mesi di
silenzio?- Chiesi
sofferente.- Non una telefonata, un messaggio, un e-mail. Credevo di
impazzire!-
- Non mi leggi nel
pensiero?- Domandò anziché rispondere alla mia
domanda.
- Non leggo
più i
pensieri degli altri, da quando sei andata via. - Mormorai
- Speravo fosse
più
facile...Per noi...Per te... Dimenticare. Non volevo che tu soffrissi
come ho sofferto io. - Replicò dopo un attimo di silenzio,
la sua
voce esprimeva tristezza e dolore, gli stessi che avevo provato anche
io, e non c'era bisogno di sbirciare nella sua mente per
comprenderlo.
- Sciocca! Come
pensi possa dimenticarmi di te?- Tornai ben eretto con uno scatto
repentino, intrappolandone il volto tra le mani, prima che potesse
opporsi, o peggio, allontanarsi da me.- Questi mesi sono stati un
inferno. Mi è mancato tutto di te, tutto! Non so come ho
potuto
sopportare così a lungo la tua assenza.- Accarezzai ancora
le sue
labbra appena schiuse con le dita.
Mi feci
incredibilmente serio, tanto da spaventarla mentre mi preparavo a
porle ancora una domanda. Anzi, la domanda fondamentale.-
Perchè sei
tornata?- La mia voce divenne un sussurro, e le sue labbra si fecero
meravigliosamente vicine, quasi sfioravano le mie, mentre parlavamo,
e le nostri voci si facevano sempre più basse, sempre
più roche.
- Perchè...
Perchè... - Cominciò, cercando di spiegarmi, ma
le parole
sembravano esserle rimaste in gola. La sua voce si fece impastata,
strascicata.- Esme mi...Lei stava male a vedermi così triste
e...
Io... Oh, io ti amo. E non potevo, non potevo proprio stare...
Ancora...Lontana da... Te...-Improvvisamente la sua voce
ritrovò
vigore, parlò con tono alto e sonoro, come mai aveva parlato
prima.
Eppure dopo appena poche parole, il tono scemò nuovamente,
la voce
si abbassò, divenne un sibilo, mentre calavano come tende le
palpebre sui suoi splendidi occhi. Si sollevò sulle punte e
mi
baciò, buttandomi le braccia al collo. Lo fece con passione
e amore
profondo, fu un bacio opposto al primo. Non potevo che ricambiare,
con tutto me stesso, e con la stessa passione e tutto l'amore di cui
ero capace. Solo questo desideravo da quando lei mi aveva lasciato.
Non avevo
più
coscienza del tempo che passava ne della realtà, ancora una
volta,
c'è solo lei, nella mia testa e nel mio cuore.
- Ops...-
Mormorò,
quando le nostre labbra si allontanano.
- Eh già.
Ops...
Ops é la giusta espressione. Uhm... Non male come primo
tentativo,
ma possiamo fare di meglio...- Mi chinai ancora su di lei, preso
dall'impellente necessità di baciarla ancora, ma prima che
potessi
premere le mie labbra sulle sue ancora una volta, uno strano
borbottio, proveniente dal piano di sotto, mi distrasse dai miei
intenti. Restammo ad ascoltare in silenzio per un po', occhi negli
occhio, per poi scoppiare entrambi a ridere. La mamma continuava a
lamentarsi, risultando comica come non mai.
-
Tsk... Ops!Ops è sempre stata la mia
battuta!Dilettante!-
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Capitolo 23 *** Outtakes 1. La storia di Dalila Hay. ***
Wow... Che
dire... Ho finito la mia prima fanfiction. Un miracolo! XD
Non ne sono affatto
orgogliosa. Ho dovuto concluderla in fretta per mancanza di tempo,
quindi ho tralasciato molti particolari che avrei voluto sviluppare, ma
ora è andata, e non posso piangere sul latte versato.
Magari, quando le acque si saranno calmate, potrò
riprenderla, correggerla e sviluppare vari punti lasciati in sospeso.
Non posso non
ringraziare tutti i lettori, in primis, forse pochi in confronto ad
altre ff, ma non me ne lamento, anzi, sono molto lusingata che tante
persone si siano fermate a leggere la mia storia. Grazie poi, a chi ha
recensito, e chi ha messo la ff tra i preferiti. Ben 31 persone!
Qualcuno si è perso per strada ma non importa! ^_^ Senza di
voi forse avrei trovato questa esperienza molto meno gratificante. A
tal proposito grazie a : 0kikka0, alix03, carolina, giagiotta, Kathys,
e stezietta w.
L'epilogo ha riscosso
più successo dell'intera storia! XD Ammettetelo siete stati
felicissimi che la tortura fosse finita!
Ho notato che in tanti
hanno saltato a piè pari il capitolo 20 e il capitolo 21!
Furbastri, non cliccate su "ultimo capitolo" XD. Su, tornate indietro a
leggere il capitolo 21 almeno! é il capitolo che mi piace di
più, e quello che mi sono divertita di più a
scrivere.
Siccome trovo inutile
sprecare un capitolo e il regolamento credo vieti di creare
capitoli solo per ringraziare i miei fedeli lettori, vi lascio con una
specie di outtakes: la storia di Dalila, o meglio, la prima
parte. é scritta in prima persona, non ci sono riferimenti
alla saga di Twilight ne hai vampiri, in quanto supponevo di tramutarla
in un ricordo,o qualcosa del genere (insomma, l'avrebbe raccontata lei
come umana, l'intento iniziale era quello). L'ho scritta tempo fa, e
avrei voluto davvero davvero davvero integrarla nella storia, ma la
trama mi ha preso parecchio e non ho avuto più occasioni in
cui fosse coerente inserirla. é molto breve comunque, in
quanto era solo una bozza.... Beh, godetevela!
Grazie ancora a tutti.
Noemi.
La
storia di Dalila Hay.
Tieni
il Giogo…
Queste poche parole compongono il
glorioso motto dell’altrettanto glorioso Clan degli Hay
Fondato da Sir Gilbert Hay, il mio
bisnonno, il Clan è rinomato per il valore e
l’ardore dei propri
uomini e la bellezza delle proprie donne, docili e sottomesse come
sempre dovrebbero essere.
Mio padre doveva essere davvero molto
ardito…Davvero TROPPO…Se è arrivato ad
ardere di violenta e
incontrollata passione per uno splendido fiore velenoso quale era mia
madre.
Meravigliosa ammaliatrice, e fredda
calcolatrice, mai stata sottomessa a nessuno, se non al denaro,
povera in canna però, la sua unica ricchezza era
l’arguzia,e ha
saputo farla fruttare.
Ancora oggi mi domando ingenuamente se
sia stata quella a convincerlo a scappare con lei…
Probabilmente
no…
Quindi scapparono, portandosi dietro
denari e gioielli del clan, che mia madre non ebbe alcuno scrupolo a
rivendere.
Dopo un anno dalla loro fuga, venni
alla luce, assicurandosi che mi venisse dato il cognome appropriato.
Ovvero quello che forse all’occorrenza, le avrebbe potuto
fruttare
più quattrini. L’altisonante nome degli Hay, cui
orgoglioso sangue
scorre nelle mie vene.
Purtroppo per mio padre, i denari che
aveva trafugato prima della sua fuga, finirono, nonostante le umili
condizioni , in cui mia madre narra vivessimo.
Senza tanti complimenti lei lo lasciò,
portandomi via con se.
Non ho mai saputo che fine abbia fatto,
e sinceramente non mi preme affatto venire a conoscenza del suo
destino.
Da allora abbiamo continuato a
spostarci, da una città all’altra, aiutati ora da
tal nobile
signore ora da quell’altro…Tutte amicizie
insospettabili, persone
all’apparenza oneste…
Ma anche per l’ingenua bambina che
ero, era facile capire come mia madre fosse solita ricambiare questa
ospitalità.
Inutile dire quanto poco si curasse di
me la mia genitrice, quando ancora non ero che un minuto esserino,
bruttina a dir la verità, più simile ad un
pallido folletto dalla
lunga chioma corvina e dai grandi e gelidi occhi azzurri, che ad una
bambina.
Le cose cambiarono in maniera
repentina, non appena crebbi, sviluppando un fascino gelido e
distante, seconda in bellezza solo alla donna che mi ha generato.
Cominciò ad interessarsi a me, come se solo in quel momento
si fosse
accorta della mia esistenza, ad educarmi, così che
diventassi ciò
che ella era sempre stata. La sua bellezza, prima o poi,
l’avrebbe
abbandonata, avvizzita come un fiore, ne era pienamente consapevole e
quando sarebbe successo io dovevo essere pronta a prendere il suo
posto, guadagnare, e consentire lei di mantenere un tenore di vita a
suo parere adeguato. Un imposizione accettata con indifferenza,
eppure mai sentita come tale. In fondo, sono come lei, in ogni parte
del mio essere.
E proprio come lei, sono sempre stata
attratta da uno stile di vita al di sopra delle mie
possibilità. Non
c’è altro modo per raggiungere tale obbiettivo,
per chi come me
non ha arte ne parte.
Purtroppo..O forse per fortuna…Un dì
scomparve nel nulla, fuggita con chi sa chi…Ecco chi non ha
saputo
perdere il vizio… La mia “istruzione”
era gia terminata, non
che ci fosse granch’è da
insegnare…Forse dovrei ringraziarla per
aver fatto di me ciò che sono oggi…
Splendida
creatura dall’incantevole
quanto gelida bellezza, istruita ad incantare gli uomini. Non colta,
ma di certo astuta e di mente fina, ben più di quanto possa
dar a
vedere. Cinica, indifferente a tutto tranne il denaro. Decisa,
testarda, e sicuramente pronta a tutto, non ho mai provato amore, ne
grande affetto per qualcuno che non fosse me stessa…. E
l’oro.
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