Freak of Nature

di Noony
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. Scherzo della Natura ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. Ritratto di Famiglia ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. Cacciatore ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. Ascolta ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. Presenza ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6. Luce ed Ombra ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7. Addicted ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8. Fauna, la Mangiatrice di Anime ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9. La Lunga Strada verso Casa ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10. La Sua Storia ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11. Per favore, non andare ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12. Flora, la Portatrice di Vita ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13. Discorsi ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14. Strategie ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15. La Radura ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16. Il Nulla è Agonia ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17. L'altro lato del cielo ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18. Debiti ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19. Veleno ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20. Qui al tuo fianco ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21. Il matrimonio ***
Capitolo 22: *** Epilogo ***
Capitolo 23: *** Outtakes 1. La storia di Dalila Hay. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. Scherzo della Natura ***






prologo Capitolo 1. Scherzo della Natura.

-Uhm...Si...Fantastico...Come no... -Mormorai, seguitando a fissare il panorama (troppo verde per i miei gusti, troppo umido e “boschivo” per trovarlo minimamente stimolante dopo diciassette anni a cavallo tra la vita e la non vita, immerso in quel paesaggio fino al collo) distorto dalle innumerevoli gocce di pioggia, che s'infrangevano contro il vetro dell'ampia vetrata che sostituisce un intera parete di casa Cullen, percuotendolo con violenza. Annuii appena percettibilmente, un movimento tanto minuto da passare quasi inosservato anche a creature con sensi estremamente sviluppati come i nostri, tanto veloce da richiedere non più d'un millesimo di secondo, giusto per farle capire che si l'avevo sentita (impossibile non sentire i suoi pensieri, così vividi e intensi, quasi urlati, difficile mantenere lo scudo e celarli) e che, dall'ovvio sarcasmo nella mia voce, no non mi interessava, qualunque cosa stesse pensando. I pensieri di mia sorella erano sempre troppo gioiosi, da quando arrivata alla completa maturazione fisica e psicologica,circa sette anni prima, aveva infine afferrato il senso dell'imprinting e le sue implicazioni più piacevoli.
Non potevo far altro che borbottare annoiato qualche parola, come per un innato istinto, sperando di riuscire a schermare la sua mente finché non avesse smesso di rivivere secondo per secondo l'ultima nottata passata con il suo peloso compagno, risparmiandomi l'atroce sofferenza di essere messo a parte di particolari non troppo piacevoli...almeno per me.
Prima o poi quell'euforia sarebbe passata... Doveva passare! Magari tra altri sette anni...
In fondo, cosa sono sette miseri anni, di fronte all'eternità?

Papà mi ha chiesto di ringraziarti...Nonostante ciò, Tony devi smettere di schermare tua sorella.

I suoi pensieri mi inondarono la mente in un istante. Quasi non l'avevo sentita avvicinarsi, impegnato com'ero a proteggere la privancy della mia gemella... o più appropriatamente a proteggermi dai suoi frequenti flash back e dalle conseguenze di questi sulla mia già provata psiche.
-Uhmpf...-sbuffai mentre mia sorella sgusciava via, aggraziata come una fata, soddisfatta nonostante non l'avessi degnata d'attenzione come lei desiderava. Ne potevo sentire i passi, il fruscio dei vestiti mentre si fermava, abbracciava la mamma (che incanto il mescolarsi del loro odore),e poi scendeva le scale quasi saltellando sulle punte dei piedi nudi, raggiungendo il pianterreno.

Beh, lei non fa nulla per impedirmelo lo sai... Eppure potrebbe, e con facilità.

Replicai mentalmente. Mia madre Bella...Una voce impossibile da schermare. La sua è una mente impossibile da ammutolire. Renesmeè ed io siamo sempre stati gli unici a poter oltrepassare il suo scudo, ma mi è sempre stata preclusa la possibilità di concederle la sua “intimità”: non mi è possibile zittire i suoi pensieri, il mio scudo cozza contro il suo, annullandone ogni effetto.
Affascinante quanto fastidioso. Un vero nonsense per quanto mi riguarda.
-Mamma, lasciami in pace. Non ho voglia di sorbirmi l'ennesimo riassunto dell'ennesima romantica serata con Jake. Lo fa per sfottere.- Risposi in un sussurro, annoiato al sol pensiero di dover sprecare ulteriormente tempo e parole sull'argomento.
Non che avessi reale bisogno di dar voce ai miei lamenti, si intende. Solitamente le nostre conversazioni erano silenziose, impossibili da carpire. Lei si è sempre limitata a pensare e io a comunicarle i miei pensieri di rimando. Come in una conversazione ad alta voce, se non fosse che nessuno avrebbe mai potuto sentire quello che dicevamo. Un bel vantaggio, ma non in momenti come quello.
-Tony, non dire assurdità. Sai benissimo che cerca solamente di renderti partecipe. Sei apatico e distante da un po di tempo a questa parte.-

Precisamente da quando sono nato mamma, grazie per avermelo ricordato...

A quel pensiero scosse le spalle, accostandosi a me con movenze delicate e leggere. -Sai che nessuno ti costringe qui, puoi andare a trovare Carlisle e Esme a Londra, oppure Tanya. Carmen sarebbe felice di rivederti!Sai quanto è affezionata a te e tua sorella.-
A volte mi domandavo se non fosse in grado di leggere i miei pensieri come io potevo leggere i suoi. Volsi lo sguardo, spostandolo finalmente dal bosco al di la del vetro al volto di mia madre. -Cosa te lo fa pensare?- domandai, mantenendo una totale indifferenza. -Che io voglia allontanarmi da Forks, intendo?-
Lei rise, socchiudendo appena gli occhi, rare scaglie d'oro spiccavano contro il nero dell'iride.

Dovresti andare a caccia...

Commentai mentalmente sollevando un angolo della bocca, in un incerto e debole sorriso.

E tu non dovresti cercare di cambiare argomento.

Mi rispose con un veloce pensiero, per poi riprendere a parlare. -Fissi la pioggia come la fissavo io quando sono arrivata qui.- sospirò, umana abitudine difficile da abbandonare, soprattutto per chi, come noi, si sforza di mescolarsi tra la popolazione umana il più possibile. -Non sei felice.- Non una domanda la sua,ma un affermazione.
-Certo che lo sono, lo sono sempre stato. Sai che non devi preoccuparti. Anche se non sono esuberante come Nessie, non sto male. Siamo gemelli, ma non significa che dobbiamo essere uguali sotto ogni aspetto.-
Zittendomi, tornai a fissare la boscaglia davanti casa, segno inequivocabile che desideravo porre fine a quella conversazione, almeno per il momento.
-Ho capito l'antifona. Hai ragione, è meglio che vada a caccia. Rimarrò nella vicinanze, se hai bisogno. A dopo tesoro.- Mi rivolse un sorriso, velato da una leggera malinconia, (lo vedevo bene riflesso contro il vetro della finestra) prima di voltarmi le spalle, e raggiungere gli altri in soggiorno, lasciandomi preda delle mie elucubrazioni.
Lei capiva, forse come nessun altro, ciò che provavo, e che sentivo in fondo all'animo, Non ho mai saputo perché, forse nel suo periodo da umana...Ma non ho mai voluto indagare, forse il merito va solo al profondo legame che ci legava e ci lega ancora, e che per quanto io ami i membri delle mie famiglie (quella vampira e quella umana) è più profondo di qualunque altro.
Io mi sentivo uno scherzo della natura.
Non potevo venire a capo di ciò. Non potevo sopportare d'essere a metà tra i due mondi, ma di non appartenere veramente a nessuno di questi.
Non sono totalmente un vampiro come nonno Carlisle, ne completamente e fragilmente umano, come nonno Charlie.

SCHERZO DELLA NATURA.

L'unica classificazione possibile per quelli come me.
Nessie non era del mio stesso parere. Lei non si sentiva un mostro, lei si sentiva unica, fantastica, insuperabile. Godeva nel sapere di essere una dei pochi della nostra non-razza. Ma lei ha sempre avuto Jake, in questo caso credo le sue capacità di giudizio siano state offuscate dalle troppe lodi che il mutaforma non smetteva mai, o quasi, di tessere per lei.

Io... Noi... Non dovremmo esistere. Siamo un abominio...

Preso da un così pesante e schiacciante pensiero, mi allontanai dalla vetrata, per dirigermi verso l'ala della villa occupata dalle camere da letto.
La pioggia era cessata, ma ovviamente si trattava di un particolare totalmente irrilevante per me.


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Capitolo 2
*** Capitolo 2. Ritratto di Famiglia ***






prologo Capitolo 2. Ritratto di Famiglia.

Percorsi l'intero corridoio, risalii in fretta la rampa di scale che collega il secondo e il terzo piano della villa, per poi con un scatto fulmineo raggiungere la camera che anni addietro fu di mio padre. E in tutti quegli anni nulla era cambiato. Tutto, dalla disposizione dei mobili, a quella dei libri e obsoleti audiocd di cui era ricolma la libreria,era rimasto immutato negli anni, per quanto potessi ricordare. E la mia memoria è difficilmente ingannabile. Chiusi la porta alle mie spalle, avvicinandomi alla libreria, sfiorando con le dita la copertina di vari volumi, alcuni antichi, appartenuti di certo a Carlisle, nei primi anni della sua non esistenza. Dei veri pezzi da museo. Ma tra quelli ne scelsi un altro, ben più recente.

L'odore era inconfondibile, pelle sintetica...Inchiostro da stampante... Reagenti chimici...

Un album di fotografie.

Lo sfilai lentamente e me lo portai dietro mentre mi buttavo sul divano in pelle nera (che sostituisce il letto,che in una casa in cui nessuno dorme diventa di certo un oggetto inutile) rivolto verso l'ampia vetrata, anche questa orientata verso il bosco. Mi sdraiai, stendendo una gamba sui comodi cuscini imbottiti mentre l'altra semipiegata penzolava dal lato opposto. Posai il capo su uno dei braccioli, tirandomi indietro i capelli neri, abbastanza lunghi da scivolarmi fastidiosamente sugli occhi, per poi aprire delicatamente l'album.

Davanti i miei occhi, ordinatamente incollate alle pagine bianche, fanno bella mostra di se decine e decine di fotografie. Per la maggior parte ritraevano me e Nessie durante la nostra crescita accelerata. Ovviamente in ogni foto indossavamo un diverso abitino, o completino, o combinazione di maglia e jeans per me e canotta e gonnella per Nessie. In alcune vestivamo addirittura alcuni completini coordinati tra loro. Vergognoso! Se qualcuno volesse mai ricattarmi, non dovrebbe far altro che impugnare queste foto e sarei alla sua mercé!


Ti imbarazzi come un comune adolescente...


Pensai, sollevando un angolo della bocca, in quello che voleva essere l'ombra di un sorriso. Ma era qualcosa in più...

Era quasi divertente rendersi conto di come apparentemente quelle immagini parevano coprire un arco di tempo tra i sedici e i diciassette anni, ma in realtà coprivano un lasso di tempo decisamente inferiore: una decina d'anni appena. E che pur essendo anagraficamente poco più che adolescenti, io e la mia gemella, superammo in tutti i sensi quel periodo circa a dieci anni di età. Potevamo paragonarci a dei trentenni, in quanto a pensieri e azioni. E ci vantavamo pure di essere ben più maturi della maggior parte degli umani di quell'età.

Continuai a sfogliare l'album, finchè le foto non finirono. Ritraevano sempre noi due gemelli, in alcune compariva Jake, altre erano dei nostri primi piani, davvero belli in verità.

Beh, noi siamo belli. I vantaggi di essere per metà vampiri.

Soprattutto Nessie. Con la crescita ha guadagnato lineamenti angelici ,un corpo snello e perfetto sotto ogni aspetto, lunghi capelli rossicci, ereditati da papà, ma riccioluti come quelli di nonno Charlie, e due grandi occhi scuri, come quelli della mamma. Io, almeno così ho sempre creduto anzi ne sono convinto, sono di una bellezza meno appariscente. Stessi lineamenti perfetti di mia sorella, un corpo atletico e resistente come roccia, gli occhi verdi di quando mio padre ancora aveva un cuore palpitante, e capelli scuri e lisci ereditati dal ramo materno. Probabilmente per le mie possibili prede sono bello come un dio. Ma un dio è perfetto, io non lo sono mai stato.

Corrugai appena la fronte,al ritrovarmi improvvisamente davanti una pagina immacolata. Preso dai miei ragionamenti,me ne accorsi solo dopo averla lungamente fissata e ne rimasi sorpreso. Ci sono ben poche cose capaci di sorprendermi. Ero certo di ricordare ci fossero altre foto, le avevamo inserite non molto tempo fa io e la mamma.

Volevamo qualche foto che ritraesse finalmente l'intera famiglia Cullen, non solo i suoi membri più giovani. Voltai ancora qualche pagina ed infatti eccole la. Non ricordavo che qualcuno le avesse spostate. Cominciai ad osservarle, mentre passavo da una foto all'altra, mi accorsi che cominciavo a sorridere, sempre più sinceramente. Per la seconda volta in pochi minuti mi sorpresi.

Ah...Le influenze umane!

Mi soffermai sull'ingrandimento di una foto, da sola occupava un intera pagina trasbordando esattamente di un millimetro e mezzo su tutti i lati.

L'unica foto che ci ritraesse tutti insieme. Si sarebbe potuto trattare di una foto d'epoca, data la posa inusuale, se non fosse per particolari non indifferenti come la qualità ottima delle immagini,la brillantezza dei colori, e il vestiario moderno, curatissimo e griffatissimo, che esibivamo con noncuranza.

Al centro del gruppo, risplendeva la coppia formata da coloro che abbiamo sempre considerato capostipiti della famiglia: Carlisle ed Esme, seduti su sedie dall'aspetto antico, le preferite della nonna. Entrambi sorridevano dolcemente verso l'obiettivo, come se sapessero che prima o poi avrei dato un occhiata a quell'immagine. Al loro fianco, anch'esse sedute, le sorelle di mio padre, Alice e Rosalie accanto a Carlisle, Nessie e mia madre Bella sorridono accanto a Esme. Il resto di noi sostava in posa alle loro spalle, ognuno posto dietro la propria compagna, a differenza di me che, poggiandole entrambe le mani sulle spalle, stavo dietro Nessie. Zia Alice ci avrebbe voluto al centro, alle spalle dei nonni, ma riuscimmo a convincerla con mia grande gioia, che in questo modo la foto sarebbe stata poco equilibrata.

Odio trovarmi al centro dell'attenzione.

Continuai a fissare quella foto non so per quanto. All'imbrunire, credo, mi addormentai.


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Capitolo 3
*** Capitolo 3. Cacciatore ***






prologo Capitolo 3. Cacciatore.

Venni svegliato nel cuore della notte da due enormi e scottanti mani brune.
Jacob.
Chi altro avrebbe potuto essere? E oltre a scuotermi con violenza, mi urlava in un orecchio.
Ah, le gioie dell'avere un lupo per cognato.
- E che palle, Jake! Sono sveglio! Ho detto che sono sveglio!- Mi rizzai a sedere, con una mano scostai l'album, poggiato contro il mio petto ancora aperto, e con l'altra tentai di sistemarmi i capelli, decisamente arruffati, a giudicare dallo sghignazzare del mio migliore amico. Gli rivolsi un occhiata storta. - E finiscila di ridere!- biascicai, per poi alzarmi. Mi voltai in sua direzione,mentre sistemavo la camicia, sgualcita, e nonostante fossi certo di avere un aspetto più o meno dignitoso in quel momento, il lupo continuava a ridere, sempre più animatamente, tanto da piegarsi in due e non riuscire a respirare. Un idea malsana mi attraversò la mente. Lasciai cadere la cortina che ne proteggeva i pensieri e mi vidi come lui mi vedeva: i capelli ed i vestiti erano apposto, in ordine anche se leggermente frustati. Mi focalizzai su quei particolari, credendoli la fonte di tanta ilarità. Non capivo cosa ci fosse di così esilarante nella mia persona, quando finalmente li vidi. Proprio sotto il mio naso: due fini ma lunghi baffi, arricciati sulle punte. Mi aveva disegnato dei baffi con un pennarello!Somigliavo al cattivo di un film muto degli anni trenta.
Grazie Jake...
-Oh ma cazzo, Jake!! Che diavolo ti è venuto in mente??- urlando, uscii dalla stanza e raggiunsi il bagno alla fine del corridoio. - Accidenti! Ti comporti come se avessi tre anni! E cresci una buona volta!- continuai a sbraitargli contro, mentre mi lavavo il volto, e infine tornavo in camera. Con uno scatto raggiunsi la finestra e la spalancai,quindi gli balzai alle spalle. Tutto nel giro d pochi secondi.
- E dai Tony! Ti stanno...- Non ebbe neppure il tempo di terminare quella frase.
Lo scaraventai fuori dalla finestra, verso il bosco, ma lui agile, si aggrappo al ramo di un enorme abete.
- Si può sapere che credevi di fare?- ghignò, dondolandosi come un gorilla. Ecco cos'èra. Non un lupo, ma uno scimmione senza cervello.
-Dimmi tu cosa vuoi! Idiota! Dovrei aizzarti contro zia Rose!- replicai, trattenendo una risata. Per quanto mi sforzassi, non mi riusciva mai di essere davvero infuriato con Jacob. Il nostro rapporto era troppo solido, fraterno. Inoltre faceva la felicità di Nessie, non gli sarei mai stato grato abbastanza per questo. Mossi qualche passo, raggiungendo il davanzale.
-Io e Nessi andiamo a caccia, e lei vuole che venga anche tu! Sai che con me non si diverte...Beh non in questi momenti...- ammiccò con malizia. Ebbi appena il tempo di schermare i suoi pensieri, prima di captare inevitabilmente qualche immagine che potesse traumatizzarmi per il resto della mia esistenza.
-Oh dai Jake! Finiscila! Sei disgustoso!- piegai appena le gambe, e come una molla, scattai in avanti, compiendo un salto lungo e preciso. Atterrai con grazia, neppure un capelli fuori posto, proprio sul ramo a cui si reggeva. Senza fatica si tirò su, sedendo al mio fianco.
-E va bene verrò.- sospirai. - Se evitate di farmi fare il reggi moccolo per tutta la battuta di caccia.
-Vedrò cosa posso fare! Sai che effetto le faccio..- mi rivolse un ampio e contagioso sorriso, al quale non potei non replicare con un altro eguale.
- Certo scommetto che Nessie ha una passione perversa per la tua forma animale! Come potrà mai resisterti con tutti quei peli arruffati addosso! E la bava che ti gocciola dalla fauci! Come biasimarla?- scoppiammo a ridere all'unisono. Con lui non c'era neppure bisogno di pensare. Eravamo sulla stessa frequenza. Sempre.
-Hei! Si può sapere perché ridete?- la voce squillante di mia sorella sarebbe dovuta suonare come lievemente irritata, ma tradiva una certa soddisfazione, nel sentirmi ridere di gusto. Ci osservava sorridente, seduta sugli scalini di casa. - Nulla- le risposi, quando finalmente riuscii a riprendermi.- Jake mi illustrava i vantaggi del condividere la vita con un cane.-
Per tutta risposta lei si alzo in piedi e ci raggiunse in un attimo, fiondandosi tra le mie braccia.
-Oh no Tony! Perdonami! Jake mi aveva promesso di non farti vedere nulla, di non pensarci mentre in presenza tua e di papà!-
L'allontanai da me, cingendole le spalle con le mani, mentre buttando il capo in avanti, nuovamente scoppiavo in una risata ricostituente. - Nessie! Sei proprio ingenua a volte!Lo sai benissimo che siete tutti schermati!Che stupida! É troppo facile prenderti in giro!- Jake si unì a me, l'albero che tremava, scosso dalle nostre risa come da un terremoto.
- Che idioti!Ve la farò pagare molto cara!!- Il suoi tentativi di quietarci con le minacce non fecero altro che ottenere l'effetto opposto. Quando si arrabbia è ancora più comica, sfiora il ridicolo, con quel suo broncio e le gote arrossate. -Insomma smettetela! Anzi, rimanete qui a ridere, se vi fa piacere, io vado a caccia!- E in un lampo sfuggi alla mia presa, perdendosi tra le fronde di abeti e sequoie secolari. Respirando affannosamente mi poggiai al fusto dell'albero, le braccia strette al ventre.
- Dio...Non ridevo così da...anni!- Sospirai. -Credo...Credo.. Dovremmo seguirla, prima che faccia fuori tutti i puma!- aggiunsi, prima di lanciarmi nella stessa direzione presa da mia sorella, seguito a ruota da un lupo dal pelo rossiccio.
In pochi minuti colmammo le distanze che ci separavamo da Nessie. Come sempre bastò un sorriso sincero, per farci perdonare.
La caccia si svolse come al solito. Fummo abbastanza fortunati da trovare qualche puma, un branco di alci e addirittura un orso. Colmi di sangue fresco fin quasi a sentirci ubriachi, ci fermammo in una piccola radura.
- Beh, direi che per oggi può bastare, no?- cominciò la mia gemella, mentre come la più vanitosa ed esibizionista creatura dell'intero universo, volteggiava da un ramo all'altro con l'agilità di un acrobata, per poi atterrare sulle punte proprio al centro della radura. - Ta dah!!!- esclamò, facendo un inchino in direzione di Jacob, che ululava entusiasta.
- Bah! Che esibizionista! Da oggi in poi ti chiamerò Narciso!- le sorrisi – Avanti piccola vanitosa! Torniamo a casa!-
Le misi una mano sulla spalla,incamminandomi al suo fianco, ma ebbi il tempo di compiere un passo appena, quando una brezza leggera mi portò alle narici l'odore più invitante ed accattivante che io avessi mai sentito. Indietreggiai, allontanandomi dai miei compagni. Mi guardavo intorno come un ossesso, un disperato.
Quell'aroma paradisiaco...
-Lo sentite anche voi?- domandai, girando sul posto, senza riuscire per il momento a trovare l'origine di quel magnifico profumo.
- Cosa?- Nessie mi osservava come se fossi pazzo, mentre sentivo Jake annusare l'aria e poi guaire.
-Non lo senti davvero? Ma sei stupida o cosa? É l'aroma più buono che abbia mai sentito!-
-Non sento nessun odore, e scommetto neanche Jake! E non trattarmi così Anthony!- replicò stizzita, ma io la ignorai, infuriato perchè convinto dicesse tanto per dire, perchè desiderosa di tornare a casa e stare da sola con il suo cane!
Come poteva non percepirlo? Era così potente!
DOVEVO SAPERE a chi appartenesse, dovevo scoprirlo, avrei lasciato la mia famiglia dimenticandoli per sempre se fosse stato necessario, avrei scandagliato gli oceani, girato per il mondo intero, cento, mille, un milione di volte, per possedere l'essere che emanava un essenza tanto sublime. Che fosse un umano, un vampiro o una qualsiasi altra creatura. Uomo o donna, bambino o bambina, lo desideravo con tutto me stesso. Era un bisogno impellente che non potevo ignorare.Non era sete, era desiderio puro addirittura lussurioso, lo sentivo bruciare nel petto, divampava divorandomi dall'interno.
E non me ne vergognai affatto.
Con uno scatto improvviso e felino, balzai in avanti, scomparendo nella verde boscaglia, in direzione nord-ovest. Da li proveniva quella celestiale fragranza, ormai ne ero certo, anche se impiegai più tempo del previsto per intercettarlo. Corsi come non avevo mai fatto prima, tanto che dubitai mia sorella e il mio migliore amico potessero starmi dietro, ammesso e non concessero avessero queste intenzioni. Non avevo idea di dove mi stessi dirigendo, corsi per il resto della notte e buona parte della mattina, seguendo quella scia così chiara e potente, finchè questa non ne incrociò un altra. A differenza dell'aroma di cui mi ero improvvisamente invaghito, questo era il profumo più delicato, carezzevole e rilassante che sia mai stato percepito. Sembrava l'antidoto a quella che nelle ultime ore era diventata la mia droga e unica ragione di vita. In quell'ideale crocevia, mi lasciai ricadere a terra, in ginocchio, mentre lasciavo che quell'antidoto mi purificasse. Cominciai a ridere. Mi sentivo ridicolo, un pazzo per aver reagito in quella maniera. Forse era davvero un effetto collaterale dell'essermi nutrito troppo. Non seppi darmi una logica e razionale spiegazione per il mio comportamento senza senso. Avrei voluto tornare a casa, eppure anche quel delicato odore mi possedeva, anche se in maniera meno evidente.
Cos'ero stato prima di quel momento? Mi sembro che la mia vita fosse stata vissuta solo in previsione di quel momento.
Avrei potuto essere uno dei predatori più letali al mondo, forse nell'intero universo. La facilità nell'inseguire, braccare, spaccare,sventrare e mordere qualsiasi animale, onnivoro erbivoro o carnivoro, piccolo o grande, mi sembrava banale e priva di alcuna attrattiva in quel momento, come se nulla avesse davvero avuto davvero un senso prima di incrociare quelle scie.
Dovetti usare tutta la mia forza di volontà, per sollevarmi sulle gambe, e allontanarmi da quel luogo incantato.
Ero un cacciatore. Quella certezza mi fulminò all'istante, come se l'essermi nutrito per tutta la mia vita di sangue, non mi avesse qualificato come tale.
Fino a quel momento.
Ovvio,non era più il sangue a chiamarmi, ma quell'essenza, qui profumi, odori sconosciuti che mai avrei scordato.
Ero un cacciatore di essenze.
Mi colpì come un fulmine a ciel sereno la certezza che avrei tentato il tutto per tutto per annusarle ancora.




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Capitolo 4
*** Capitolo 4. Ascolta ***






foncap4 Che dire... Non sono commossa...di più!!
Addirittura sei magnifiche, insuperabili e adorabili personcine hanno inserito la mia insignificante ff tra i loro preferiti. Grazie, grazie e ancora grazie, Bluking, flori, Honey Evans, Kagome 19, ninfea_82 e Padfoot_07,un inchino è dovuto!
Come sono dovute le mie scuse per aver aggiornato con un simile ritardo. Ma lo studio mi assorbe parecchio, ed è ovviamente un impegno improrogabile.

E prima di passare al quarto capitolo... Sarà meglio che risponda alle recensioni! Addirittura quattro, e prive di insulti! Non potevo sperare di meglio! *_*
E ora...
*rullo di tamburi*
Astarte92: Hai recensito addirittura due capitoli! Wow! Sono onorata d'averti incuriosito! L'attore che uso (anzi usavo, ho dovuto levare le immagini per vari problemi con l'host) come prestavolto è Tom Sturridge. Devo ammettere che non mi aspettavo la mia scelta di creare questo rapporto d'amicizia tra Tony e Jake sarebbe stata una sorpresa. Per coerenza con il mio personaggio, e credo anche con quello di Reneesme (che ovviamente non mi appartiene come nessun altro personaggio della saga =P,  è sempre bene ricordarlo). Sarebbe stato strano e poco coerente se Nessie amasse Jake ma Tony lo detestasse. In fondo lui è vampiro solo per metà, e se è stato possibile l'imprinting, perchè non una profonda amicizia?
Padfoot_07: ahahah addirittura incredibile?? XD Grazie per le lodi, ma credo siano immeritate!^_^ Tranquilla, vedrai anche Edward in questa ff, e anche gli altri membri della famiglia. Hai centrato il punto: Tony è molto simile ad Edward sotto certi aspetti (infatti mi sono ispirata alla sua figura in Midnight Sun devo essere sincera! =P ), o perlomeno e simile a lui per come me lo figuro io, ma sotto altri totalmente distante dal padre. Spero di riuscire a sottolineare queste diversità nel corso della storia.
Sakura chan: grazie! ^^ si in effetti i capitoli sono corti, ma ho sempre la paura che a scriverne di lunghi diventino pesanti e noiosi da leggere (sono conscia di non avere uno stile molto scorrevole e anche piuttosto ripetitivo). Comunque inserirò qualche informazione in più sulla storia di Tony, don't worry! ^.*

E ora ecco a voi il quarto capitolo!

Capitolo 4. Ascolta.

Tornai a casa due giorni dopo.Me la presi con calma, perchè in realtà non volevo tornare. Avrei voluto riprendere subito le ricerche, mentre ero in forze e non avrei avuto bisogno di nutrirmi per un lasso di tempo considerevole.Mi resi conto però di non essere solo. Non potevo tenere un simile comportamento nei confronti della mia famiglia. Sarebbero stati preoccupati per me, immaginai, e seppure a malincuore tornai sui miei passi.Non ebbi neppure il tempo di raggiungere la scalinata antistante al portone d'ingresso, che mia madre lo spalancò e si scaraventò su di me, stringendomi in un abbraccio opprimente, ma non quanto i suoi pensieri.Non c'era bisogno che aprisse le sue belle labbra da eterna adolescente. I suoi pensieri mi trasmettevano un angoscia, un senso d'impotenza tale che avrei voluto schermarli all'istante. Una sofferenza immensa, alimentata probabilmente dalla paura e da immagini a dir poco raccapriccianti.
Io.
Morto. Come se potessi morire!
Supino a terra, immobile come una statua di cera.
Il mio corpo esanime, squartato, le labbra bluastre piegate in una smorfia, gli occhi spalancati, vuoti e acquosi, imploranti pietà.
Pietà mai giunta, una muta preghiera rimasta inascoltata.

Scusami...

Pensai, inviandole quell'unica parola, per poi tentare d'allontanarla da me, mentre in un attimo mi ritrovai circondato da cinque vampiri e mezzo e un licantropo.
Successe tutto troppo in fretta: zio Emmett afferrò mia madre per le spalle, allontanandola da me in un attimo e affidandola a zia Alice e zia Rose per...Trattenerla? Mi parve così.
Nessie singhiozzava, stretta ad un preoccupatissimo Jacob, mentre zio Jasper ci fissava, apparentemente assorto, come ogni altra volta in cui con il suo dono particolare cercava di placare gli animi, ma stavolta senza riuscirci.
Prima che avessi il tempo di rendermene conto mio padre sostituì mia madre, mi stringeva le spalle con forza, da farmi male, mentre mi spingeva fino a farmi indietreggiare e distanziare dagli altri. Solo in quel momento realizzai che mi guardavano con paura.
Non paura PER ME ma DI ME.
E più di tutti mio padre. Mi osservava con occhi sgranati, un sibilante ringhiare fuorusciva dalle sue labbra. Sembrava furente e terrorizzato al contempo.
-Cosa ne hai fatto? Dimmelo Anthony! Cosa. Ne. Hai. Fatto?- mi urlò contro, feroce sebbene sapessi che stava trattenendo i propri impulsi e non gli riusciva facile.
Ma io non capivo. In quel momento non potevo capire.
-Ma cosa ho fatto? Sono stato via più del previsto,e che sarà mai!- replicai, cercando di scrollarmelo di dosso. Tentativo inutile.
Cominciò a scuotermi, mentre mi stringeva con forza ancora maggiore, fino a farmi scricchiolare le ossa. Trattenni un grido di dolore, basto un attimo per capire di avere qualche osso rotto.
-Papà mi stai...mi stai facendo male!- rantolai a denti stretti, incapace di muovermi,il volto distorto in una smorfia di dolore, mentre mia madre stretta tra le zie, cercava di allungarsi verso di me, urlante.
-Edward! Edward fermati ti prego!Non fargli del male! Smettila! Lo fai soffrire così non vedi?- quelle urla sembrarono far aumentare la sua furia, anziché placarla. Non distolse mai lo sguardo da me. Sembrava volesse incenerirmi e nello stesso tempo leggermi dentro.
- Bella non ti rendi conto di cosa significa? Ha trovato la sua cantante! E l'ha seguita! Tu più di tutti dovresti capire! E tu...- mi rivolse di nuovo la parola.- ...Nessie mi ha mostrato cosa è successo. Dove hai nascosto il corpo? Avanti, dimmelo! Grazie alla tua sconsideratezza dovremo andarcene!-
In quel momento compresi.
Non mi ero resoconto di quanto il mio comportamento fosse stato equivoco. Era stato naturale, come un istinto antico, seguire quella scia.
-Papà... Non...Non ho...Ucciso nessuno...- Mi veniva difficile parlare, quindi decisi di pensare solamente. Lascia cadere il mio scudo con sollievo, lasciando che per una volta fossero i miei pensieri ad irrompere nella sua testa. Lo sentii sussultare, al ricordo dell'Aroma della Passione, e poi rilassarsi al percepire, anche se solo attraverso i miei ricordi, il Mio Antidoto al Desiderio.
Finalmente lasciò la presa. Ricaddi a terra, in ginocchio, per poi lasciarmi scivolare a terra, tanto dolorante da non avere la forza di allungare le braccia e impedirmi di cadere nella polvere.
Sudavo freddo, per il dolore e la rabbia. Lo sentii allontanarsi e rientrare in casa e sbattere la porta alle proprie spalle scardinandola, mentre mia madre si gettava su di me, finalmente libera dalla presa delle zie.
Come poteva avermi sottovalutato e credermi tanto debole? E tanto folle da metterli in pericolo?
Va bene, folle lo ero stato, ma non me ne pentivo, anzi, mi aspettavo di essere compreso come mio padre era stato compreso anni prima, in una simile situazione.
Il dolore mi rese debole, e lo scudo crollò, facendo irrompere come un fiume in piena i pensieri della mia famiglia nella mia testa.

Mostro.
Una sola parola riecheggiava nella testa di mio padre, sembrava rimbalzare contro le pareti del suo cranio come una pallina di gomma.

É colpa mia... é colpa mia... Ero arrabbiata...Non dovevo...Non volevo...Ma lui non mi aveva mai trattata così.
Si diceva Nessie, tra un singhiozzo e l'altro.

Amico ma che ti è preso? Non sembri nemmeno tu.
Nei pensieri di Jake c'era spazio solo per una profonda ed atterrante malinconia. Continuava a ricordare sempre la stessa scena: io che inveendo contro Nessie scomparivo tra gli alberi senza sapersi dare una convincente spiegazione. Senza poter giustificare le mie azioni.

Zia Rose progettava di andare a parlare con mio padre. Anzi, non solo lo progettava, ne aveva fatto la sua missione, il suo scopo primario, tanto da avere il coraggio di andare a bussare con malagrazia alla porta dello studio di Carlisle, dove si era rinchiuso, lontano da tutto e tutti.
E lei rischiava solo per difendere me.
Ma ovviamente lui non rispose.

Come è possibile? Non funziona. Non si è calmato. Io proprio non capisco. La sua rabbia è così potente...Divorante.
Zio Jasper preferì seguire papà in casa, dopo aver tentato di sistemare la porta, tentando ancora di calmarlo e andando a sbattere contro i limiti del suo potere.

Sarà meglio portarlo in casa.
Zio Emmett è sempre stato uno pratico, si chinò su di me e mi sollevo tra le braccia, portandomi dentro casa. Salì le due rampe di scale, per poi depositarmi su un vecchio divano nero a cui ero affezionato. Dopo di che uscì dalla stanza e raggiunse la propria compagna.

Zia Alice preferiva non pensare. Continuava a canticchiare mentalmente una canzone tedesca su Mosca. Non mi sorprese, lei è sempre stata una vampira “particolare”.

Tony, ti spiegherò tutto. Non giudicarlo ti prego, non prima che ti abbia spiegato. Ti prego, ti prego, sai che ti vuole bene più di ogni altra cosa.
I pensieri di mie madre mi seguivano costantemente, come se non avessi sentito i suoi passi leggeri dietro lo zio. Si sedette su un bracciolo, mi accarezzava la testa dolcemente, come se fossi stato un bambino.
Il bambino che non avevo avuto possibilità d'essere.
Piano sentii le forze tornare, le ossa ricomporsi e riuscii a zittire tutte quelle voci, rendendo la mia testa nuovamente silenziosa.
Sollevai lo sguardo, fissandolo sul volto di mia madre. Teneva gli occhi chiusi, ma aveva in volto un espressione sofferente. Mi sembrò volesse piangere, ovviamente senza poterlo fare.
-Lui...Non credo...Mi voglia bene...Dopotutto...- rantolai, prendendo un profondo respiro.Lei aprì nuovamente gli occhi, fissandomi come se avessi detto chissà quale eresia.
-Sei proprio suo figlio. Supponi di sapere tutto, ma in realtà non sai nulla Anthony.- Non era arrabbiata, semplicemente triste. Continuava a carezzarmi la nuca con tenerezza. Mi piaceva quel tocco, mi rilassava e rabboniva, sembrava lenire qualsiasi turbamento.- Vedi, voi avete tante cose in comune, ma tu non puoi saperlo, perchè nel tuo nascondere ogni pensiero altrui, non ti soffermi a conoscere chi ti sta intorno. Ora, non voglio dire che tu debba origliare di continuo, e sai quanto tutti ti siano riconoscenti, per la privancy che concedi loro, ma io credo che ogni tanto dovresti solo ascoltare. Quante cose non sai della tua famiglia... Di tuo padre.-
Detto ciò, si alzò, raggiungendo la porta. - Non hai idea di quanto sia tormentato. Ogni tuo errore è come fosse il suo...- si zittì, come a prender fiato nonostante non ne avesse bisogno. Esitava - ma non mi aspetto tu possa capire ora come ora. é meglio che tu riposi tesoro. - Sussurrò prima di uscire chiudendosi la porta alle spalle.
Non replicai alle sue parole. Parole che avevano per me un retrogusto amaro.
In me nasceva un sentimento nuovo... Vergogna. In vita mia non mi ero mai dovuto vergognare di nulla, ma quella volta era diverso. Dovevo vergognarmi, nessuno avrebbe potuto biasimarmi per il mio comportamento, dovevo ammetterlo. La mamma aveva centrato il bersaglio, come sempre. Sospirante mi voltai verso la finestra, spalancata come io l'avevo lasciata due giorni prima. Di nuovo il sole tramontava, coperto da folte nubi cariche di pioggia che si tingevano appena di rosa. Rimuginando sulle parole di mia madre, mi addormentai. Ma fu un sonno disturbato da incubi in cui odori troppo realistici mi stordivano, parole cariche di collera mi affliggevano, mani fredde come il marmo mi afferravano le caviglie trascinandomi in un abisso senza fondo...
Poi d'improvviso lo sentii...
Quel dolce profumo, il Mio Antidoto, s'insinuò tra i miei sogni con tale prepotenza da svegliarmi di soprassalto. Sgranai gli occhi, e davanti ai miei ne vidi un paio d'un blu intenso. Occhi profondi e lucenti come zaffiri che mi sorpresero e sconvolsero, facendomi drizzare a sedere. Sfuggirono al mio sguardo spaventati con una velocità impressionante prima che potessi vedere il volto in cui quelle gemme erano incastonate. In una frazione di secondo tutta la mia famiglia fece irruzione in camera, ma quella figura era già scomparsa, immersa nella boscaglia. E io come un ebete, rimasi a fissare con un mezzo sorriso sulle labbra il punto in cui venne inghiottita dal verde intenso delle fronde. Era una lei, anzi era Lei ne ero certo, non potevo confondere dell'aroma con nessun altro al mondo.
- Chi c'era qui?- mio padre con un balzo attraverso la stanza, piazzandosi davanti alla finestra, respirando a pieni polmoni. Non c'era bisogno di leggergli nel pensiero per fargli capire che anche lui aveva riconosciuto il suo odore. - Anthony, mi vuoi rispondere?- Scossi il capo, tornando alla realtà. Volsi piano, quasi meccanicamente, il capo verso di lui,boccheggiando incerto prima di abbozzare una risposta.
- Non...Non lo so.-
-Almeno l'hai vista in volto?- Mi chiese ancora in maniera concitata, sedendo al mio fianco. Allungo una mano, come volesse posarla sulla mia spalla, la a metà strada la ritirò di scatto, posandola invece sul proprio ginocchio. Abbassò lo sguardo per poi tornare su di me, aspettando una risposta. Ma io mi limitai a scuotere il capo, condividendo con lui l'immagine di quegli occhi grandi e blu, e di come quella che era stata poco più di un ombra fosse volata via. Si alzò nuovamente, per poi tornare alla finestra. - Emmett, Jasper, andiamo, sicuramente chiunque sia entrato qui non è umano. Vediamo di capire cosa vuole da noi.- disse poco prima di fiondarsi fuori all'inseguimento di quella che a quel punto potevo considerare a tutti gli effetti la mia cantante.
Gli zii annuirono e si affrettarono a seguirlo.
E io rimasi li, sempre quel sorriso idiota sul volto, senza accorgermi di essere stretto dalle braccia di mia madre. Le zie e Nessie mi circondavano, e quando riuscii a ridestarmi da quello stato comatoso, mi sorpresero le espressioni dei loro volti.
Erano spaventate.
Non capivo...E come avrei potuto capire?
L'avevo trovata,anzi lei aveva trovato me, e niente altro aveva più importanza.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5. Presenza ***






E rieccomi qua! Aggiornamento flash! Grazie a lupacchiotta_mannara per aver fatto salire a sette la lista delle adorabili personcine che hanno messo la mia fanfic tra i loro preferiti!
Inoltre grazie a Padfoot_07 per aver commentato il nuovo capitoletto.
Mi ero preparata a questo genere di commenti! XD tranquilla, non so ancora come ma in qualche modo le cose si sistemeranno! XD

Capitolo 5. Presenza.

- Non l'abbiamo trovata!- Sbottò zio Emmett, deluso dall'esito infruttuoso della caccia all'incantevole creatura (pure non avendola vista in volto, ero certo che chiunque possedesse un essenza così dolce e irresistibile e degli occhi tanto splendidi e sinceri dovesse incarnare a sua volte tutte queste caratteristiche). Si buttò su uno dei divani, l'espressione era quella di un bambino deluso.
-é inspiegabile! É incredibilmente veloce, molto più di Edward, non ha lasciato alcuna traccia olfattiva! É come se la foresta volesse nasconderla.-
A quelle parole ci voltammo tutti verso zio Jasper, poggiato allo stipite della porta della cucina, increduli. E per un tempo che mi parse eterno (sebbene l'eternità sia un concetto del tutto relativo per noi) nessuno aprì bocca. Quel silenzio era devastante. Il mio cuore ad ogni battito pompava con più forza e velocità, il mio spirito chiedeva a gran voce di sapere qualcosa, qualsiasi cosa che potesse condurmi a lei o ricondurla a me.
- Che significa?- Sussurrai senza quasi rendermene conto. Quasi all'unisono tutta la mia famiglia smise di fissare lo zio, concentrandosi su di me, seduto comodamente su una delle poltrone bianche della sala, le preferite della nonna.
-Significa che in qualche modo ha utilizzato gli odori del bosco per nascondere il suo.- replicò mio padre, mentre seduto accanto a zio Emm rigirava tra pollice e indice destro un fiorellino bianco, piccolo ma che sprigionava un profumo eccelso eppure tanto potente tale da inondare l'intera villa, tanto da irritare il nostro olfatto estremamente sensibile. - Inoltre di tanto in tanto abbiamo trovato fiori come questo... un edelweiss o stella alpina. È un fiore raro, che cresce quasi esclusivamente sulle vette più alte e impraticabili delle Alpi. La cosa più strana è che in natura non hanno alcun profumo...Beh...- scrollo le spalle, sollevando finalmente lo sguardo. Mi fissava intensamente, come stesse cercando di intraprendere con me una conversazione silenziosa. -Nessun fiore potrebbe avere un profumo simile in natura. In teoria in Febbraio inoltrato non dovrebbe fiorire nessuna pianta. Non è normale. É già strano se non impossibile trovare un fiore come questo da queste parti, ma a parte questo... Sembra fatto apposta per sviare...Confondere.- Ci misi un poco a capire perchè mi fissasse, concentrato com'ero su altri pensieri, inoltre preferii lasciarlo finire, prima di lasciare che i suoi, di pensieri, defluissero con naturalezza sostituendosi ai miei.

Il bosco...
Nessun rumore a parte quello della pioggia che percuote le fronde degli abeti...
Nessun profumo se non quello muschiato degli alberi, e di un minuto gruppo di alci ad una ventina di chilometri a sud-est da dove la sua debole scia vi ha condotti...
Anzi ci ha condotti. è come rivivere in prima persona quei ricordi.
Meglio del cinema in 3-D questo è certo.
Ma lei é stata troppo veloce...
Sento montare la tua rabbia...
Invidia?...
A quanto pare anche Edward Cullen, vampiro perfetto sotto ogni punto di vista, modello di vita da seguire ma impossibile da raggiungere ecc ecc..., prova invidia.
Non sei poi così perfetto, paparino.
E poi...
Un odore così forte che pare uno schiaffo in pieno volto.
Le narici bruciano mentre ti guardi intorno, alla ricerca di qualcosa a cui poterlo ricondurre.
Ma Jasper è più veloce di te. Individua un piccolo e all'apparenza innocuo fiorellino.
Si china a coglierlo, afferrandolo tra indice e pollice, per poi avvicinarsi a te e Emmett.
Noti come abbiano smesso entrambi di respirare.
Jasper è confuso, Emmett stimolato, non vede l'ora di scontrarsi con la creatura...
Neppure fosse uno dei suoi orsi.
Però i loro pensieri ti piacciono, ti sono mancati come mancano dei cari amici per lungo tempo assenti.
Scopro con sorpresa che piacciono anche a me, ma per davvero, non per un riflesso condizionato dai tuoi sentimenti.
Cerchi di non distrarti e torni a rimuginare sul bel fiorellino.
Come può un qualcosa di così insignificante mandare in tilt il sistema olfattivo più preciso ed efficace al mondo?
Vi consultate, e proseguite.
Regolarmente, ogni centinaio di chilometri trovate un altro edelweiss, ma seguire quel sentiero non vi porta a nulla.
Girate in tondo come stupidi per una notte intera prima di decidere di tornare a casa.


Il naso mi prudeva fastidiosamente tanto quel ricordo era stato nitido e preciso. Una parte di me, immediatamente messa a tacere, l'apprezzò e soffrì quando tornai a schermare la sua mente. Mi scoprii a desiderare di poterlo fare ancora, sentire i suoi pensieri, e immediatamente, perchè mi piaceva. Non ci avevo mai fatto caso.
Era come sgranchirsi le ali dopo un lungo letargo.
Ma ero perfettamente conscio di non potermi permettere di volare alto.
-Credi possa... Insomma abbia un'influenza sulle piante?-
Scrollò le spalle. - Vorrei poterlo sapere. Ma non ho idea di che creatura ci troviamo davanti. Ha gli occhi blu... Non so se può è possibile sia un vampiro, dato che il suo profumo...Non capisco proprio.-
- Come scusa? - aggrottai la fronte- Il suo odore...Stai dicendo che profuma come un vampiro?- Come avevo potuto non notarlo? Era un particolare che avrebbe dovuto saltarmi al naso nello stesso istante in cui avevo percepito il suo odore. Nel mio immaginario ormai quei due odori così contrastanti, l'uno l'opposto dell'altro, appartenevano alla mia incantevole creatura dagli occhi blu, ma neppure per un istante mi ero chiesto quale fosse la sua natura.
Con un sospiro annuì piano, prima di alzarsi con movimenti aggraziati e lasciarmi cadere in grembo l'edelweiss.
-Ho l'impressione sarà più utile a te che a me.-

Per giorni ci fu solo silenzio. Uscivo ogni mattina nel tentativo di trovare una sua traccia, anche la più misera e insignificante, non ebbi mai successo. Sembrava fosse scomparsa così come era apparsa: nel nulla. E intanto continuavo a nutrirmi incessantemente, perchè ne ero certo, nel momento in cui l'avrei ritrovata non l'avrei più lasciata, men che meno per nutrirmi. Perchè nonostante le parole di mio padre non credevo affatto che si trattasse di un vampiro. Non potevo crederlo, era assurdo pensare ad un vampiro con gli occhi blu!
In quei momenti mi sfuggiva l'ovvia stupidità dei miei pensieri: a rigor di logica Nessie ed io non saremmo dovuti esistere! Tutta la mia famiglia non sarebbe dovuta esistere, se non in una leggenda o in una favola, in cui ovviamente avrebbero interpretato la parte del cattivo vampiro succhiasangue. Ero tanto accecato dalla sua immaginaria presenza che inciampavo sulla verità, ma prontamente mi rialzavo e andavo oltre.
Passò così una settimana, e un altra, e un altra ancora... Finchè non mi decisi, anzi costrinsi, a gettare la spugna.
Quella mattina stavo impettito davanti alla tv, impaziente senza alcun motivo apparente.
Il divano su cui sedevo sembrava troppo comodo per me, ormai mi ero abituato a passare fuori casa la maggior parte delle mie giornate, e continuavo a fare zapping da un canale all'altro senza tregua e senza rivolgere neppure uno sguardo allo schermo ultra-piatto del salotto.
Guardavo invece attraverso la vetrata, attratto da quel panorama che fino a qualche settimana prima avrei considerato piatto e banale, e ne ero totalmente assorto. Tanto che non mi accorsi dei suoi passi, alle mie spalle, e neppure feci caso al suo odore...
-TONY!!!!- Qualcuno mi urlò nelle orecchie con tutto il fiato che aveva in corpo. Quel qualcuno non poteva essere che Jake. Per qualche tempo dopo quella scenata, preferì stare lontano da casa nostra, o meglio da me. Evidentemente ci aveva ripensato. Scattai in piedi per poi accucciarmi in posizione d'attacco, ringhiando mentre lui se la rideva di gusto.
Stupido lupo...
-Ma quanto sei cretino!- sbottai, buttandomi nuovamente a sedere con tutta l'intenzione di non rivolgergli più la parola.
- E dai Tony! Non sei contento di rivedermi? Ammettilo ti sono mancato!- Si sedette con poca grazia accanto a me, rivolgendomi un occhiata comicamente ammiccante. Io mi sforzai di fissare lo schermo e non ridere, non volevo certo dargli questa soddisfazione. Non poteva e non doveva essere lui a ridestarmi dalla mia cupa tristezza in pochi minuti, mentre la mia famiglia ci provava da giorni ma senza alcun risultato.
- Posso vivere senza di te. Cosa ti ha convinto a tornare? Ti ha costretto Nessie eh?- borbottai caustico.
-Anche!- ammise senza timore. - Ma più che altro dovevo sbollire la rabbia. Lo sai come mi prende quando la vedo piangere. É come se infilassi il mio cuore in un frullatore e lo avviassi alla massima potenza!- affermò con aria fintamente melodrammatica.
- Lo so...- sospirai. - Lo so... E so anche quanto fossi preoccupato per me... “Amico che ti è preso? Non sembri nemmeno tu.”- Cominciai a scimmiottarlo meglio che potevo, sbuffando sonoramente di tanto in tanto nel tentativo di trattenere le risate. - Povero lupastro, altro che rabbia, eri triste e sconsolato... Ti regalerò un osso per farmi perdonare eh!- ammiccai dandogli una pacca sulla spalla. Spensi la tv e mi alzai facendo per allontanarmi, ignorando il mio fremente migliore amico e le sue occhiate da pazzo omicida.
Alle mie spalle sentii zia Rose ridere di gusto.
Dovevo ammettere però che mi sentivo meglio. Colpito e affondato. Il suo scopo era quello, allora come in ogni altra circostanza.
Stupido Lupo...
Doveva sempre averla vinta lui?
Evidentemente si, anche se mi ero preso la mia meritatissima rivincita.
Uscii in giardino, allontanandomi di qualche chilometro da casa. Passò poco tempo prima che mi raggiungesse.
- Come ti è gia passata? Quanti mobili di nonna Esme hai distrutto?Oggi non vuoi proprio lasciarmi in pace! Comincio a pensare tu abbia avuto l'imprinting con me e non con Nessie!- Per tutta risposta scoppiò a ridere, e con un balzo mi fu accanto, mentre con le mani infilate nelle tasche dei jeans camminavo tra gli alberi secolari, senza sapere bene dove mi stessi dirigendo. L'intenso chiacchiericcio di Jake, che mi aggiornava sulla ultime novità del branco, mi aiutava a non pensare a Lei.
-Ma dai? Due gemelli addirittura? Sam deve esserne entusiasta.- replicai quasi automaticamente alla notizia della gravidanza di Emily a distanza di quindici anni dalla nascita della primogenita, Stella.- -Spero non...- Uno schiaffo in pieno volto... Ecco cos'era... Quel profumo... Quell'essenza celestiale.
Sgranai gli occhi, non riuscivo a muovere un solo muscolo, tanto lo stupore.
Era lei...
L'Aroma della Passione...
-Jake...- Non c'era modo di comunicare a parole ciò che si agitava in me. Tradussi le mie sensazioni in pensieri, comunicandoglieli. Lo sentii sospirare di piacere.

Allora è questo che hai sentito. Accidenti Tony...é così forte..é bello, anche se di un vampiro.

Un vampiro... Era vero allora? Lo speravo, lo speravo con tutto me stesso.

Jake, torna a casa e chiama gli altri, in fretta. Novanta, massimo cento chilometri da qui, Nord-Est.

Senza attendere risposta, come settimane prima mi lancia all'inseguimento della Sua scia. Correvo come un forsennato,come se ne andasse della mia stessa vita, ed improvvisamente sbucai in una piccola radura.
E al centro esatto c'era la creatura più graziosa su cui avessi mai posto lo sguardo.
Seduta tra l'erba e tra... fiori di campo? Sembravano scaturire direttamente dalla sua persona,la circondavano così come il profumo che da essi scaturiva, anche mentre mutavano al tocco della sua piccola mano candida in fiori che non avevo mai visto prima. I suoi pensieri erano dolci come miele, quei germogli l'assorbivano completamente. Sembrava una fata dei fiori sbucata direttamente da un libro di favole, una ninfa del bosco. Sembrava un incantesimo. Una magia che si infranse, non appena sollevo lo sguardo su di me.
I fiori scomparvero con il loro profumo, tornando ad essere comunissime erbacce. Scattò in piedi, indietreggiando velocemente, fino a ritrovarsi intrappolata, spalle contro il tronco di un enorme acero. Io avanzai, tesi una mano in sua direzione. Avrei voluto almeno sfiorarla...
Era stupenda...
Era un esserino minuto, apparentemente fragile e delicato come cristallo, poco più alta di zia Alice, una bambola dalle perfette proporzioni e dai lunghi capelli color miele.
Ed era tremendamente triste e spaventata e sorpresa nello stesso tempo.
Era Lei... Ne ero certo. Quei grandi occhi blu ne erano la conferma. Sentii il cuore salirmi in gola, tanta l'emozione, la felicità nel poterne scorgere finalmente i dolci lineamenti.
Ma mentre mi avvicinavo, mi accorsi che non era il suo il profumo che avevo sentito. Lei era l'Antidoto, e più mi avvicinavo più il suo aroma si faceva debole.
Dov'era allora, il veleno da cui avrebbe dovuto curarmi?
Quando fui a due metri di distanza da lei, era praticamente scomparso. Non aveva odore. E non aveva senso alcuno, ma prima che potessi dar voce ai miei dubbi, pensieri sconosciuti mi attraversarono la mente.

Finalmente è arrivato...

C'era una gioia perversa in questi. Qualcosa che mi fece rabbrividire. Qualcosa di malsano.
E dall'ombra sbucò la vampira più sensuale che avessi mai visto.
In un attimo fui sopraffatto dalla sua essenza, e al contempo fui certo di una cosa: avevo due Cantanti, ed erano due immortali.


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Capitolo 6
*** Capitolo 6. Luce ed Ombra ***






Grazie a Honey  per aver commentato. Sono davvero lusingata, soprattutto perchè sto scrivendo di fretta, e credevo di aver creato una mezza schifezza. Non sono per nulla soddisfatta del mio operato, ma va beh... :-)
Come potete notare sto aggiornando di frequente, ora che ho il tempo. Se non lo facessi ora non saprei proprio dire se avrei la possibilità di finire questa ff, perchè il mio tempo entro un mese andrà riducendosi drasticamente.
Ma basta chiacchiere! =P Ecco il sesto capitolo...


Capitolo 6. Luce ed Ombra.


Era bella... Da mozzare il fiato. Più bella perfino di zia Rosalie, nonostante possedesse una bellezza del tutto differente. Rosalie era una bellezza a tratti virginale, così la vedevo, tanto da poter essere paragonata alla all'ideale di donna angelicata del Dolce Stil Nuovo,mentre lei era molto più simile ad un angelo tentatore.
Era maestosa, con quei suoi lunghi e folti capelli neri, le labbra carnose distese in un sorriso sicuro e deciso, quel corpo dalle forme rotondeggianti e perfette che avrebbero fatto invidia ad Afrodite in persona. Lei non solo profumava come la passione, lei era La Passione. Ne ero stravolto e atterrito al contempo.
E avrei voluto toccarla,come qualche istante prima avrei voluto sfiorare quella piccola fatina, che tristemente continuava a spostare lo sguardo tra me e la vampira.
Tristemente? Come poteva essere triste in compagnia di una simile bellezza? Inconcepibile.
Questa mi rivolse un sorriso abbagliante, e quando parlò il mio cuore mancò un colpo. La sua voce era qualcosa di tanto bello che credetti di sognare. Si, di trovarmi in un sogno dal quale mi sarei inesorabilmente svegliato.
- Salve... Noto che sei in compagnia...Ti sei portato dietro anche un cane rognoso..Bene bene!- accennò con il capo verso la boscaglia alle mie spalle. Il suo aroma copriva completamente quello dei miei familiari, che solo in quel momento sentii avvicinarsi alla radura.
I suoi pensieri però, mi sorpresero. Erano qualcosa di sinistro. Mi facevano male, mi riempivano la mente di rancore. Mentre li facevo miei, ebbi un presentimento. Per un attimo desiderai di fuggire via, e sperare di non incontrarla mai più. Ma ero convinto che un essere tanto magnifico non potesse farmi nulla di male.
Neppure mi accorsi di essere circondato dalla mia famiglia, tanto ero assorto nella sua contemplazione.
Allungò una mano verso la mia piccola fata, stringendole una spalla con forza, lei represse un gemito, per poi lasciarsi trascinare davanti come... come se fosse uno scudo.
Ma io fui l'unico a non accorgermene.
Alle mie spalle mia madre e zio Jasper ringhiarono sommessamente all'unisono.

Le sta facendo male, le sta facendo MOLTO male. Non c'è bisogno di leggerle nel pensiero per capire quanto poco le importi... Sembra così fragile...

I pensieri di mia madre mi sembrarono esagerati. Mi convinsi fossero dettati dall'istinto materno, e non dalla ragione, quindi non gli diedi importanza. Li ignorai completamente.
-Allora, vogliamo fare le presentazioni?- disse la dea, spingendo avanti la fatina con uno spintone e avanzando anch'ella, sempre alle sue spalle. - Io sono Dalila, e questa qui è Layla. Ora sarebbe gentile se anche voi vi presentaste, nevvero?- Il tono era strafottente e autoritario. Stonava con quella sua voce melodiosa.
Anche Jake, mutato nella forma di un lupo dal pelo rossastro, prese a ringhiare con foga verso la bellissima vampira. - Oh cielo, mandate a cuccia quel cane.- sbottò malcontenta, spingendo ancora la fatina in avanti, neppure sperasse di darla in pasto al lupo.

Anche un licantropo? Ah già...Me ne avevano parlato.

Non voglio che si avvicini, non voglio che si avvicini... Non può darmi in pasto ad un licantropo..No..No...Sarebbe troppo anche per lei...

A quei pensieri, che si intrecciavano tra loro riecheggiando nella mia testa fino a confondersi, sentii mio padre irrigidirsi al mio fianco,prima di prendere parola, mentre io rimanevo rilassato, incredibilmente non mi toccava più nulla. Volevo solo sentire la sua voce, ancora una volta,e nulla di più.
-Noi siamo i Cullen. Risediamo qui da una ventina d'anni. Siete i benvenuti, ma vi preghiamo di non mettere piede a Forks e di andare a caccia lontano dai territori limitrofi.-
Nè i pensieri di mia madre, nè quelli di Nessie, che infrangendo il mio scudo mi bombardavano le meningi, chiedendomi, no implorandomi di fare qualcosa per difendere Jacob, sortivano il benché minimo effetto su di me. Ero stregato. Chiunque si sarebbe sciolto a sentire quei lamenti, ma io oramai, ero sensibile solo ad una cosa.
-I Cullen? I famosi Cullen? Ho sentito spesso parlare di voi. Voi, siete i vegetariani!Ah!- la sua voce d'angelo era carica di sarcasmo. Ci scherniva. E io rimasi indifferente ancora una volta, totalmente soggiogato dalla sua essenza.- Di bene in meglio, non credevo sostasse ancora in questo buco dimenticato da tutti. Beh,siamo quel che siamo, ed è di sangue umano che ci nutriamo.- replicò, i suoi occhi cremisi si soffermarono su ognuno di noi, ci studiava. Ci esaminava come fossimo pezzi di carne, e la cosa peggiore è che ci conosceva meglio di quanto avremmo voluto.

Quello con i capelli rossi deve essere Edward. Veloce ma non forte. Al contrario lo scimmione moro è forte ma non deve essere molto rapido, vista la stazza. A quanto pare non posso ancora liberarmi di questo SCHERZO DELLA NATURA che mi porto dietro. É una palla al piede,ma almeno una volta in vita sua sarà servita a qualcosa. Quella che sta attaccata alle spalle del rosso deve essere la sua compagna. La famosa Bella, lo scudo. Lei è il vero problema insieme alla piccoletta con i capelli neri, la veggente. Quello biondo è sicuramente Jasper. A quanto pare ho fatto arrabbiare il ragazzo, meglio, potrebbe essere un modo per neutralizzarne i poteri. La puttanella bionda e quella rossa non sono un problema. Una è miseramente priva di alcuna dote, sarà facile liberarmene, così come l'altra, una specie di telepatica come suo padre. Cosa potrebbe mai fare, annoiarmi a morte con i ricordi della sua infanzia? E poi c'è lui...é fin troppo facile, se continua a schermarmi sarà schifosamente facile. E io che speravo di potermi finalmente divertire... Aspetta però...Ne mancano due... Me ne occuperò più in la.

Sentii mio padre scattare in avanti, ma lei fu più veloce, con un salto preciso balzò sopra un albero, portandosi dietro Layla. La teneva per il collo come fosse una bamboletta inerme tra le mani di una bambina capricciosa.
-Non sei abbastanza veloce,mi dispiace. -scoppiò a ridere, sguaiata.-Vedrò di fare uno strappo alla regola, siamo qui perchè lei.-rimarcò quest'ultima parola con disprezzo malcelato- ha bisogno di una sosta,e io sia chiaro non voglio grane.-
Da li in poi i suoi pensieri divennero sconnessi, forzati. Sembrava voler nascondere qualcosa. Doveva essersi accorta di aver messo un piede in fallo. Credeva l'avrei schermata non appena l'avessi vista? Probabile. E fu in quel momento che decisi di schermarle,entrambe. Non volevo più sentire nulla. Mi sentivo in colpa, mi pareva di aver violato la sua intimità. Non volevo si arrabbiasse, non volevo si allontanasse da me.
Probabilmente fu l'errore più grande della mia esistenza.
- Non avvicinatevi alla nostra zona. Per nessun motivo. Addio.- Papà faticava a trattenersi, la sua voce era roca e dal petto sentii salire un verso gutturale.-Andiamo.- Mi afferrò per un braccio, trascinandomi via. Gli altri ci seguirono, e nessuno parlò finché non fummo a casa.


- é un mostro, perché non la cacciamo via?- fu la mamma a parlare, a dare voce ad un pensiero condiviso da tutti... Tranne me. Io me ne stavo in disparte, sognando ad occhi aperti il momento in cui l'avrei rivista, perché ero deciso a rivederla, a qualsiasi costo. Prestai poca attenzione alla discussione che si svolgeva alle mie spalle, perso com'ero nella contemplazione del piccolo edelweiss che tenevo tra le mani

- Ma avete visto che occhi? É normale? Voglio dire, è proprio un vampiro, odora come uno di voi!Anzi meglio di voi! Ma è sempre un vampiro!Ne sono certo.- La voce di Jacob era un paradossale miscuglio di perplessità e certezza.- Avvertirò il branco, in ogni caso, quella sanguisuga non mi piace. Ci metterà tutti nei casini.-
-Jacob non ha torto. Non so se l'avete notato, ma non hanno odore!- Aggiunse zia Rose, probabilmente la prima e l'unica volta in cui l'avrei sentita dare ragione a Jake e chiamarlo per nome per giunta, ma fu subito interrotta da zio Emmett, pratico e conciso come suo solito.
- Esatto, se volessero attaccarci saremmo in svantaggio! La mora è molto veloce e la perdessimo durante un inseguimento non avremmo nessuna scia da seguire.-
- E la biondina? Quella povera ragazza... Ma avete visto come la trattava? Sembrava volesse usarla come agnello sacrificale, a momenti!- Ecco Nessie, la protettrice degli oppressi. Trattenni una risata, era patetica, tutti erano patetici e per quanto mi riguardava ero deciso a lasciarli e occupare il posto che mi era stato riservato. Accanto a Lei. Se c'era davvero una convinzione radicata in me era quella.
-Era terrorizzata. Non ho mai sentito una paura tanto forte, era divorante, faceva male. Avrei voluta strappargliela dalle mani, e far cessare quel tormento. Non ho mai provato nulla di simile prima d'ora.- Jasper rabbividì al solo ricordo.- E quando l'ha spinta verso Jacob? Avrei voluto staccarmi la testa, era troppo.. Troppo... Non ci sono parole. Se fosse stata umana sarebbe morta per la paura.-
- Aspetta un secondo... Jacob come hai fatto a sentire il suo odore? Nessuno di noi l'ha sentito.- Domandò allora papà, ma non attese risposta, tanto era ovvia. Si alzò e mi raggiunse. -Anthony, puoi mostrarlo anche a noi?- Odiavo quel tono, lo stesso con cui mi parlava da bambino. Accondiscendente e perentorio nello stesso tempo. Non lo sopportavo. Non lo degnai di risposta, limitandomi a condividere i miei ricordi con il resto della famiglia. Sussultarono, qualcuno sospirò profondamente,qualcun altro emise un gemito e qualche esclamazione,ero consapevole però che nessuno ne era rapito come lo ero io. Per me era speciale. Ma quando percepirono i suoi pensieri come li avevo percepiti io, smisero di respirare. Volsi appena il capo in loro direzione. Erano rigidi come statue di cera, zia Rose afferrò un bracciolo del divano, stritolandolo e sbriciolandolo con forza senza neppure rendersene conto.
-Basta Tony. Grazie.- ansimò papà allontanandosi. Lo vidi affiancarsi alla mamma, che mi guardava con terrore, abbracciarla e con lei allontanarsi. Nessie era già fuggita via, seguita a ruota dal suo ragazzo. E pian piano tutti si dileguarono, lasciandomi solo a rimuginare. L'unico suono che rompeva il silenzio era il mio respiro e i pensieri della mamma, che come una raccapricciante nenia riviveva senza sosta i miei ricordo, senza potersi dare una valida spiegazione.

Per una settimana intera a nessuno fu permesso di allontanarsi da casa. Papà e zia Rose convennero che sarebbe stato meglio chiamare i nonni,metterli al corrente della situazione, prima di agire, e lo fecero all'istante. Nonno Carlisle promise loro che avrebbero fatto ritorno il prima possibile, e questo sembrò quietare gli animi. Per quel che mi riguarda, ero certo di stare per impazzire. Mi sentivo costretto, schiacciato in uno spazio angusto, e tutto ciò che volevo poteva essere li, a portata di mano oltre la porta di casa. Ma LORO mi impedivano di raggiungerla. Ormai sull'orlo della pazzia, passavo il tempo a progettare la mia fuga. Papà non avrebbe potuto leggere i miei pensieri, e non potevo comparire nelle visioni di zia Alice, quindi, se fossi stato abbastanza silenzioso, avrei potuto darmi alla macchia senza troppe complicazioni.

Senza che loro possano fermarmi... Per non tornare mai più...

Nel preciso istante in cui formulai qui pensieri un grido lacerante infranse il silenzio della stanza. Senza rendermene conto mi fiondai al piano di sopra. Lo spettacolo che mi trovai innanzi era disarmante. Zia Alice raggomitolata in un angolo, tremava tanto era scossa dai singhiozzi mentre mormorava: - Non farla entrare, Edward non farla entrare... Non devi...Non devi...Sarà la fine... La fine di tutto...- Zio Jasper, inginocchiato davanti a lei la scuoteva dolcemente, cercando di farla uscire da quello stato di trance. Attorno a loro tutti gli altri li osservavano spaventati.
- Alice... Alice, riprenditi. É tutto apposto...-
Nessuno di noi l'aveva mai vista tanto impaurita. Anche quando aveva predetto l'arrivo dei volturi, aveva conservato il controllo e preso immediatamente in mano la situazione. Cosa poteva averla sconvolta tanto?
Io non volevo saperlo.
Quello era il mio momento.
E intendevo cogliere al volo l'occasione.
Se me ne fossi andato in quel preciso istante non se ne sarebbe accorto nessuno. Sarei stato libero e loro si sarebbero liberati di un peso. Ero certo di essere un peso per loro, una disgrazia semovente, solo Lei avrebbe potuto amarmi come ero convinto di meritare d'essere amato. Così indietreggiai piano, scesi le scale con lentezza, aprii la porta e via... Corsi via il più velocemente possibile, senza rivolgere neppure un ultimo sguardo a quella che per tutta la vita avevo considerato la mia casa.
Quello fu il preciso istante in cui firmai la mia condanna.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7. Addicted ***


capitolo 7 Riecchime qua! Un altro capitoletto scritto in fretta in fretta, quindi non aspettatevi granchè e abbiate pietà ç_ç. é pure un poco incasinato, mi sa che vi confonderò le idee quel che basta per convincervi ad astenervi dalla lettura di questo scritto vita natural durante.

Grazie ad alice brendon cullen per aver inserito la fic tra i suoi preferiti. ^_^
E ora passiamo alle recensioni... Anzi alla recensione!
Padfoot sei adorabile! Davvero, sono molto colpita dal fatto che continui a seguire la mia storia e recensire. Mi sento pure un poco in imbarazzo, perchè non credo sia una ff che meriti tanto interesse, ma ti ringrazio comunque con tutto il cuore. ^_^
EEEEEEH! Quante domande però! Dovrai aspettare un pò per avere una risposta a tutte quante, ma ti posso dire che Tony è nel pieno dell'egocentrismo adolescenziale, quindi si sente l'unico povero incompreso sulla faccia della terra...é lui il narratore ed è decisamente di parte ammettiamolo! XD Inoltre è un so-tutto-io come il suo papino...Ma non è un bravo ascoltatore quanto lui. Ecco, diciamo che anche i vampiri sbagliano, di tanto in tanto! E anche per loro vale il detto "l'apparenza inganna". E... Non posso dire altro, altrimenti rischio di spiattellarti il resto della storia! =P

Uno Special Thanks a Patry che con molta presenza di spirito e forza d'animo mi fa da beta tester personale! Grazieeee! *_*

Ah si, un ultima cosa: ho usato un titoletto in inglese (e penso sarà la prima e l'unica volta), perchè addicted tradotto in italiano sta malissimo, e non avrebbe reso l'idea.

Ecco il settimo capitolo e subito di seguito l'ottavo....
EDIT: Grazie a nene1964 per aver aggiunto la fic tra i suoi preferiti.
Capitolo 7. Addicted.


Fuggivo, egoista ed esultante con tutta la velocità che potevo, egoista ed incurante delle conseguenza del mio folle gesto.
La mia mente era annebbiata dal desiderio,
Lei ne occupava ogni anfratto, era il fulcro di ogni mio ragionamento, la meta da raggiungere, lo scopo primario della mia esistenza. Mi riempiva d'euforia, e nulla mi era mai parso tanto bello come in quel momento.
Non sapevo dove andare,in realtà,ne come avrei potuto rintracciarla.
Erano particolari scivolavano via troppo veloci per afferrarli in quella frenesia.
Lei, così schiva e sfuggente, non si sarebbe fatta trovare con facilità, e di questo ero certo.
Senza idee illuminanti per la testa, mi diressi dove l'avevo vista per la prima volta.
Avrei cominciato da li a cercare.
Si, sarebbe stato un ottimo inizio.

Senza di lei la radura, appariva spoglia e desolata, prima di alcuna attrattiva. In fondo, che speravo di trovarci? Uno striscione di benvenuto? Non poteva proprio essere così facile.
Quell'ulteriore complicazione non fece altro che rendermi più impaziente, e al contempo mi stimolava a perseguire il mio scopo. Mi invogliava ancora di più a proseguire la caccia. Giocava una partita che ero intenzionato a vincere ad ogni costo, ed ero sicuro mi avesse lasciato un indizio in quel luogo, ma per quanto cercassi, non c'era alcuna traccia del suo passaggio.
Proseguii per qualche decina di chilometri in ogni direzione, ma non c'era alcuna traccia che potesse indicarmi la giusta via, nessun segno del suo passaggio.
Era come non fosse mai esistita, ma io la ricordavo bene,e in ogni suo particolare, come la creatura più meravigliosa del creato.
Tornai alla radura, ma non vi sostai a lungo.
Cominciavo a sentire i morsi della fame,e decisi nell'attesa, di dirigermi a nord per una battuta di caccia. Inizialmente non intendevo allontanarmi troppo da quella zona, ma al contempo volevo stare lontano dai territori di caccia dei Cullen. Era probabile mi stessero cercando, e non ero affatto desideroso di farmi prendere tanto in fretta. Repressi la paura di allontanarmi e perdere l'occasione di incrociarla nei dintorni, segregandola un angolino remoto della mia mente, e cominciai a correre.. Covavo la speranza che anche lei stesse cercando me, che fossimo attratti l'uno dall'altro come magneti con polarità opposte.
Non ebbi granchè fortuna, sulla mia strada trovai solo qualche lepre.
Mi muovevo troppo rumorosamente per i miei canoni facendo scappare le possibili prendere, preso com'ero dall'eccitazione derivata dalla ritrovata libertà.
Decisi quindi di correggere la rotta e virare appena verso ovest. Era una decisione presa senza pensarci su. Agivo senza ponderare, infischiandomene delle conseguenze, e mi piaceva da matti. Ripensavo alla mia vita passata come ad una gabbia dorata. Per quanto potesse apparire splendida e confortevole, era comunque una prigione.
La vegetazione cominciava a cambiare, nonostante fosse folta e soffocante come nei pressi di Forks. Mi trovavo ancora circondato da alberi dalle folte fronde scure che intrecciandosi tra loro formavano una cappa soffocante, e dai fusti possenti prede dell'edera velenosa che come un serpente strisciava e gli si avviticchiava tutto intorno. E proprio l'edera mi fece da guida. Più proseguivo, più si faceva folta e rigogliosa, come solo in una zona della stato di Washington può essere: tra qualche centinaio di chilometri avrei incrociato la cittadina di Ozette, famosa per l'omonimo lago, nel mezzo del quale sorgono tre minuscole isole, che per quanto potessi saperne, erano completamente disabitate.
In quella zona le prede erano varie e abbondanti, potei sfamarmi come meglio credevo, ma dovetti fare particolare attenzione agli escursionisti. Nonostante mi trovassi in un ampia zona verde, si trovavano gruppi di umani un pò in ogni dove. Doveva essere una bella giornata, ma nel sottobosco non filtrava un solo raggio di luce.
Dopo aver dissanguato un bel cervo dalle lunghe corna ramificate (doveva essere una specie di maschio alfa, una bella sfida, mi diede parecchio filo da torcere e per questo me lo gustai con lentezza), decisi di inoltrarmi nella parte più impervia della foresta, sicuro che nessun umano si sarebbe avventato fin li, mi trovai un grosso albero addobbato da festoni d'edera e muffe verdi, e mi sdraiai, stanco ma appagato, sul suo ramo più grosso e robusto.
Ero sereno, ma quando mi addormenta i miei sogni non lo furono affatto.
Sognai di una ragazza dai capelli color miele. Ci trovavamo in un grande transatlantico, non so perchè ma ero certo fosse il Titanic, soprattutto a giudicare dallo stile degli abiti che entrambi indossavamo. Lei era adorabile nel suo abito giallino, il volto semicoperto da un cappellino dello stesso colore, decorato da piccoli fiorellini bianchi. La luce del sole le metteva in risalto i boccoli chiari e lucenti, facendoli risplendere. Lei stringeva con amore la mia mano tra le sue guantate, e anche se non potevo dirlo con certezza, sembrava mi sorridesse fiera. Avrei voluto sorriderle di rimando, ma lo scenario cambio improvvisamente, sfumando da una giornata calda e serena in un terribile temporale dalla forza devastante. Il transatlantico affondava inesorabilmente, scosso da onde gigantesche. Mi ritrovai a correre per il ponte, alla sua ricerca, non volevo che le accadesse nulla di male. La nave improvvisamente si sollevò, sprofondando in verticale tra i flutti. Stavo scivolando verso il basso, verso l'acqua gelida da mozzare il fiato. Urlavo, mi dimenavo inutilmente, tendevo braccia e gambe alla ricerca di un appiglio, ma non avevo speranze di salvezza ormai...Una mano afferrò improvvisamente la mia. Era una presa delicata ma salda. Era lei, il suo cappellino giallo era rovinato dalla pioggia e percosso dal vento che l'aveva privato del suo grazioso ornamento. Ma era lei...

Non cadere... non cadere...

Mi diceva con voce carica d'ansia, ma mi sorrideva ancora come quando mi stringeva una mano con affetto. Il suo profumo mi arrivava dritto al cuore nonostante la pioggia, la sua voce si faceva sempre più vicina e potente nell'ululare del vento. Mi tirò su con forza esagerata per una silfide come lei, stringendomi a se, ma mi sembrò di sbattere la testa contro qualcosa di viscido e umido...
Aprii gli occhi. Non c'era nessuna nave, nessun oceano, com'era ovvio che fosse, e io ero accasciato sopra qualcosa di freddo e morbido insieme. Ed ero bagnato fradicio. Confuso mi massaggiai il capo, mentre mi sentivo precipitare verso il vuoto, per poi poggiare sul terreno fangoso.
Ci impiegai un poco a ritrovare lucidità sufficiente per capire cosa fosse realmente successo. Sognavo, ma il temporale era reale.
Avevo la vista appannata per la troppa pioggia che neppure le fronde erano riuscite a trattenere, mi sfregai il viso, finché non smise di piovere.
-Ma che diavolo...- borbottai, guardandomi intorno. La pioggia percuoteva ancora il sottobosco, ma io non ne ero colpito. Sollevai lo sguardo. Dei rami intrecciati tra loro mi proteggevano dal temporale come un ombrello. La cosa strana era di certo la loro lunghezza, quasi un metro, e che sembravano essere cresciuti nel giro di qualche ora proprio alla base dello stesso albero sulla quale mi ero addormentato.
-Per favore...Vat...Vattene.-
Mi voltai di scatto, alle mie spalle, sotto la pioggia, Layla mi fissava con i suoi occhi blu. I bei capelli mossi, completamente fradici le stavano appiccicati al viso, nascondendone in parte la bellezza, gli abiti aderivano perfettamente al suo corpo. Era il ritratto della disperazione, ma questo non ne sminuiva la bellezza.
-Ma che...Layla? Tu...tu sei Layla, vero?- Sgranai gli occhi, ero emozionato e sorpreso al contempo. Mossi pochi passi verso lei, che stavolta non indietreggiò. Abbassai lo scudo, avevo bisogno di sentirne i pensieri ancora una volta. La sua voce era stata tanto bella, che non credevo possibile fosse reale.

Tu sei Layla, vero?

Le trasmisi quella domanda solo pensata,per farle capire che in quel momento avevo libero accesso alla sua mente.

Ti prego...Vai...Via...Mi...dispiace per la botta...Ma devi scappare.

Ripeté ancora, ma io non volevo.
Come avrei potuto lasciarla?
Era li, apparentemente sola, grondante acqua, e io volevo solo proteggerla, nel mio immaginario era debole e bisognosa di attenzioni. L'avrei protetta per sempre, ogni singolo giorno delle nostre vite, se solo lei avesse voluto.
Nel mio petto scoccò la scintilla che mi incendiò lo spirito. Sapevo istintivamente che sarebbe stato un fuoco eterno.
Non era lei che cercavo, ma oramai ero totalmente dimentico della dea sanguinaria per cui ero fuggito di casa.
E il suo odore!Era artificioso!Non mi sembrò neppure paragonabile a quello di Layla, che invece mi attraeva sempre più.
Mi mossi ancora in sua direzione, e lei ancora non si mosse, lasciò che la raggiungessi.

Se lei si accorge che sei qui...Sarà la fine...Per tutti. Torna a casa tua.

La fissavo sorpreso, dall'alto del mio metro e ottantacinque, era davvero minuta come mi era sembrata quella mattina. Probabilmente non raggiungeva il metro e sessanta.
-Perchè? Perchè me ne devo andare? Speravo di vederti, è incredibile trovarti qui!-
-No..-biascicò scuotendo il capo.

Non...Non cercavi me...Ma lei...Vi farà del male. Ti supplico...Torna a casa...Tu...Hai ancora, una famiglia.

Sembrava un accusa bella e buona, la sua, come se volesse dirmi: “perchè TU che hai una famiglia e sprechi tempo QUI con ME?”
-Che significa? Layla io...- Fuggì via prima che potessi dar voce ad un'altra domanda delle centinaia che mi affliggevano. Stavolta ero intenzionato a seguirla. Era veloce, anche per i nostri standard, ma era così spaventata che non nascose la sua scia, e per me fu facile starle dietro, anche se a distanza. Improvvisamente il nulla olfattivo.
Si addentrò come in una bolla d'aria a tenuta stagna. Non sentivo più nessun odore, neppure io mio.
Rimasi acquattato a terra, confuso e terrorizzato. Era una brutta sensazione, mi sentivo spoglio e inerme. Un vampiro senza olfatto è una preda facile, dopotutto.
Cercavo di fare affidamento sugli altri sensi, l'udito soprattutto, che anche in quel momento non mi tradì. Sentii un fruscio, e poi un altro suono, come un lieve ansimare. Ripresi a correre, certo di averla raggiunta, ma lo spettacolo a cui dovetti assistere era tutt'altro che piacevole.
Dalila stava pressata contro un albero. Un uomo la possedeva con violenza, senza nessuna premura, ma lei sorrideva. Mi sorrideva. Era agghiacciante. Senza rendermene conto mi fiondai contro quel misero umano, spezzandogli involontariamente l'osso del collo. Lo uccisi sul colpo. Fissavo il cadavere di un escursionista,che con occhi vitrei ricambiava il mio sguardo. Sentii il cuore battermi nel petto come un tamburo, ero spaventato, le mani mi tremavano, mentre prendevo coscienza di cosa avevo fatto.
- Piccolo idiota! Adesso io dove lo trovo un altro eh?- Mi urlò contro con ferocia.
-Ma...Credevo...Io...-Non sapevo cosa dire, non riuscivo neppure a pensare. Lei mi voltò le spalle, e si limitò a dare un pugno all'albero a cui era poggiata fino a qualche istante prima, che si spezzò in due, ricadendo con un gran boato.
-Oh certo... Se non fossi arrivato tu non so come avrei potuto salvarmi.- Ero un idiota, ero partito senza ragionare, perchè volevo levarglielo di dosso. Ero infastidito, oserei dire geloso, ma senza un vero motivo.
-Oh...- mormorai solamente. Mi vergognavo come un ladro.
-Già, “oh” è la risposta esatta. Scommetto che il paparino non ti ha mai detto quanto è buono il sangue umano dopo l'amplesso.- Con quelle sue parole spargeva sale su una ferita che non mi ero accorto neppure di avere.
Scoppiò in una risata carica di sarcasmo, fastidiosa. Mi disgustava, lei, e quello che per causa sua avevo fatto. Avevo stupidamente ucciso un essere umano innocente, colpevole solo di essere quello che era: un uomo, attratto come ci si aspetterebbe da una donna bellissima.
-Allora allora...- Prese a girarmi intorno, e una nuova ondata del sua aroma mi investì, facendomi tentennare. Non sentivo il mio odore, ma sentivo il suo. Non era possibile, come non lo era volerla ancora , la bramavo nuovamente, come se fosse la mia droga e... ero terribilmente confuso.
Non sapevo spiegarmi cosa si agitava in me. Fino ad un minuto prima, non tolleravo neppure l'idea della sua presenza, la mia fata dagli occhi blu mi aleggiava nella mente, insieme al suo profumo e alle domande che avrei voluto porle. Ma in quel momento la volevo, e volevo solo lei, Dalila. Ero tanto intossicato che non avevo la forza di pormi la domanda fondamentale: sarei stato la sua prossima vittima?

-Tu sei uno dei Cullen. Come sei arrivato qui? Hai seguito Layla? Quella mentecatta! Non ne combina neppure una giusta!-
-ahm...No...Io...Sono arrivato...Qui...Per caso...- balbettai, incapace di esprimermi fluidamente.
-ah... Che colpo di fortuna.- Sibilò con un sorriso agghiacciante.- Capita proprio al momento giusto. Seguimi.-
Io non avevo più volontà. Le andai dietro come un cane scodinzolante, e neppure i suoi pensieri bramosi infransero l'incanto da lei stessa creato.

Poppante... Grazie a te avrò ciò che mi spetta. é stato troppo facile.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8. Fauna, la Mangiatrice di Anime ***


Capitolo 8. Fauna, la mangiatrice di anime.


Raggiungemmo quello che lei considerava il suo rifugio. Era un edificio moderno a due piani, con ampie vetrate e dalla struttura composta solamente da solido legno scuro. Si armonizzava perfettamente con la vegetazione circostante. Dalle sue parole, avevo supposto fossero delle nomadi, invece possedevano una casa moderna e confortevole sulle rive dell'Ozette Lake.
Mi fece entrare, da ogni particolare trasudavano i gusti e l'indole della proprietaria. Tutto era troppo lussuoso, addirittura kitch per alcuni versi. Mi dava un nauseante e opprimente senso di opulenza, stare li dentro, e al contempo non volevo andarmene. Ero sotto effetto della mia dose giornaliera, la mia volontà era inesistente. Non mi opposi a nulla di ciò che lei voleva, neppure quando mi sedusse e infilò fra le sue lenzuola. Non ero io a possederla e farla mia, era lei a possedere me. Quello che sarebbe dovuto essere un piacere tanto grande da essere secondo solo al sapore del sangue umano, era qualcosa di insignificante per me. Anche quando arrivai all'apice, non ero soddisfatto. Era come se qualcun altro stesse vivendo la vita al mio posto. Non ero più Anthony Marius Cullen, ero un pupazzo tra le sue abili dita.

Quando ebbe finito, semplicemente se ne andò, lasciandomi nudo su quel letto sormontato da drappi di velluto rosso. Libero dalla sua essenza quel che basta perchè potessi riprendere almeno coscienza di me. Mi guardai intorno. Più che una camera da letto, sembrava un'alcova. Mi misi a sedere, per poi alzarmi, raccattare i miei vestiti ed indossarli. Mi sentivo la testa vuota, e il naso mi bruciava terribilmente, sentivo anche se molto debolmente gli odori intorno a me, rendendomi conto solo in quel momento che tutto sembrava essere pregno dell'aroma di Layla. Uscii dalla camera, dirigendomi verso un ampio salone, a giudicare dai cuscini e alcuni divani in broccato verde,(che stonavano tanto con la struttura dell'edificio che avrebbero terrorizzato nonna Esme se avesse potuto vederli), probabilmente era il salotto.
Lei era li, ovviamente.
Il suo sguardo era indecifrabile, quando mi vide sussurrò solamente: - Ti avevo detto di andartene. Ora è troppo tardi... Mi...Dispiace per la tua famiglia.-
- Cosa significa?- le fui davanti in un attimo, scuotendola con forza. Quelle parole mi risvegliarono come da un lungo sonno. Layla non si ribellò, non tentò neppure di allontanarmi, ma sussultò inspiegabilmente al mio tocco. Continuai a farle la stessa domanda per non so quanto tempo, ero esasperato, ma lei non volle darmi risposta. Quando Dalila ritornò lei si dileguò. Il mio naso in quel lasso di tempo in cui mi era stata lontana si era ripreso benissimo, e il suo odore sembrava aver triplicato la sua potenza, forse per effetto di una caccia proficua.
Anche quella notte fu come la precedente, e così furono tutte le altre per un intero mese. Non riuscivo a liberarmi di lei. L'avevo creduta una visione, il suo odore era stato come un dono del cielo, ma ora ne ero succube, mi succhiava la vita. Mi stava divorando l'anima.
Layla dopo due settimane dall'inizio della mia tortura non si fece più vedere, era come scomparsa dalla nostra esistenza. Non era mai in casa, se Dalila era assente, in ogni caso. Non voleva che rimesse da sola con me.
Forse per effetto dell'assuefazione, più passava il tempo, più il mio corpo e la mie mente si scindevano in due entità ben distinte.
Il corpo era preda degli istinti, si muoveva manovrato da invisibili fili mossi da quell'esperta burattinaia, ma la mente era sveglia e attiva, e assisteva impotente allo scempio del mio corpo.
La mente chiedeva Layla a gran voce, il corpo prendeva quel che veniva.
Non cacciavo neppure più, prendevo i suoi scarti.
Una notte mi costrinse a darle qualsiasi informazione potesse esserle utile sui Cullen.
Mi sentivo una merda. Oltre ad essere il mio stesso carnefice, ero diventato anche il loro. Ma ero senza speranze, ridotto in quello stato non contemplavo neppure l'ipotesi di una fuga.
Come mi ero ridotto così? Come potevo aver toccato il fondo, ed essere rimasto invischiato senza la possibilità di risalire?
Ero certo di essermi perduto per sempre.
La fortuna però è una dea bendata, e le sue labbra benevole si posarono proprio sulla mia fronte.

Aprii la finestra, come lei desiderava. L'aria di Marzo era fredda ma profumata, pulita, mi ripuliva le narici, e mi sentii meglio. Come se mente e corpo si fossero riappacificati. Mi scoprii ad essere sorpreso nel notare come la mia mano si stringesse in un pugno solo perchè io lo volevo. Era la prima decisione che prendevo spontaneamente da settimane. E quando riaprii la mano, il vento vi posò sopra qualcosa di candido e vellutato.
Un fiore...Una piccola margherita.
Mi sentii percuotere da una forza incredibile. Ero come percosso da una potente scarica elettrica. Le fiamme del mio spirito tornarono ad ardere con rinnovato vigore, e sentivo che nulla le avrebbe spente.
L'innocenza dei suoi pensieri... Delle sue parole... La timidezza, quegli occhi limpidi, quel corpo apparentemente così fragile... Mi tornò tutto alla mente, riaffiorando con forza dalla nebbia che avrebbe voluto avvolgerli e nasconderli per sempre. Il suo pensiero, in quel mese di non esistenza era stato l'ancora di salvezza dalla pazzia,e ora mi curava da ogni dipendenza.
Cos'era quella calda sensazione all'altezza del cuore che mi pervadeva dandomi speranza? Non avevo mai provato nulla di simile, non avevo nulla con cui confrontarlo.
Mi voltai verso la mia crudele padrona, tenendo il fiorellino in mano come la cosa più preziosa che possedessi.
-Oh...che carino...Ma non me ne sbatte un cazzo dei fuori.-Disse volgare e beffarda come solo lei sapeva essere. Credette bene fosse l'ora di dare un senso alla serata, e mi fu addosso in un attimo. Ma il fiorellino tra le mie mani era più importante. Mi sentivo avvolto dal suo profumo, che pure era tenue, ma che era superiore anche a quello della vampira solo per ciò che mi ricordava. Era sorprendente la potenza di quel sentimento.
-Stammi lontano.- Ringhiai, allontanandola repentinamente.
Mi rivoltava la sola idea di quello che era mi aveva costretto a fare, perché per quanto intensificasse il suo profumo,in me erano troppo vivi i ricordi di Layla. Aveva perso ogni effetto su di me. E si era svelata. Mi aveva detto di non possedere alcun dono particolare se non fascino e carisma, e mentiva. In qualche maniera, riusciva a modificare il suo odore suo piacimento.
Ovviamente non gradì affatto nulla di tutto ciò.
- Brutto idiota! E ora cos'hai, eh? Ti sei rammollito?- Le sue belle labbra si arricciarono in in ghigno.- Lo so da dove arriva quel fiore. Layla. Tsk... E io che credevo fossi un vero uomo. Sei un illuso, come tutti gli altri della tua... Aspetta, come la chiami? Ah si...famiglia! -scoppiò a ridere sguaiatamente.
Un brivido mi percosse la schiena. Sentii montare la rabbia.
- Non esistono famiglie di vampiri. Carlisle è un codardo, li ha creati solo per pararsi il culo. E tu ne parli come fosse un dio. Sei patetico!-
Istintivamente rimossi lo scudo. E scoprii che per la prima volta era stata sincera.
Non tentai neppure di reprimere la furia che mi dominava. Le saltai addosso, ma non fu abbastanza veloce da schivarmi. Credette d'avere ancora un minimo d'ascendente su di me, ma fece male i suoi calcoli. La bloccai contro un muro, una mano le stringeva la gola con forza, mentre l'altra infilava in tasca la margherita.
Godevo nell'immaginarmi mentre la recidevo dal suo corpo...
Ma non mi sarei sporcato ancora le mani. Erano già troppo sporche di sangue che non avrei potuto lavare via, macchie indelebili, le mie colpe erano come un marchio a fuoco sulla pelle.
- Non osare...- ringhiai sommessamente.- Non osare parlare così di Carlisle, ne di nessun altro. Sei tu ad essere patetica. Mi fai schifo.-
Lei mi rivolse un sorriso ampio e soddisfatto e al contempo totalmente folle.- Ormai è troppo tardi. La tua bella non tornerà più. La piccola dolce Layla...é stato così facile... é stato troppo facile,liberarmene. E ancora di più prendersi gioco di te. Sei un ragazzino preda degli ormoni, nulla di più. Ma ora non mi servi più. Me li hai serviti su un piatto d'argento. Verranno a prenderli, e non puoi fare nulla per fermarli. Ma si, corri a casa, se puoi.-
-Ho capito come agisci. Come controlli gli altri. L'odore. Ma sai, un buon profumo, non basta a coprirei il marciume che hai dentro. - corrugai la fronte, mentre parlavo, eppure sorridevo trionfante. Quanto avevo desiderato di potermi liberare di quelle catene, e poter dare voce ai miei pensieri.-Che strano però, hai appena detto che lei è viva.- sorrisi spietato.- Se no come avrebbe potuto mandarmi dei fiori? Dovresti imparare a mentire con più accortezza.-
Davvero credeva di potermi raggirare ancora?
Mentirmi ancora e convincermi della morte di Layla? Lei, che in qualche modo, attraverso il fragile fiore che sentivo pesare nella tasca dei miei jeans, mi aveva mandato un messaggio salvandomi la vita.?
I pensieri di Dalila ormai erano come un libro aperto per me.
Inconsapevolmente mi stava rivelando il suo unico e solo obiettivo.
Il suo piano era deludente tanto era semplice. Proprio per quello il margine d'errore era ristretto. Ed era riuscita in tutto quello che si era prefissata. Grazie a me.
Disgustato mi allontanai da lei, da quella casa, da tutto ciò che poteva ricordarmela. Sentii tornare l'euforia che mi aveva portato fino a li nelle settimane precedenti, ma ora c'era qualcosa di buono genuino e autentico in questo.
Ero davvero felice, ero conscio di dove mi trovassi, di cosa fossi, di cosa volessi, e di come potessi ottenerlo.
Ma prima dovevo trovare Layla.

Non sapevo se il potere di Dalila avesse dei limiti spaziali, ma più metri mettevo tra noi, più aumentava la varietà di odori che potevo percepire, e la loro intensità. Questo non mi aiutava però. Non riuscivo a trovarla, e dopo un giorno di ricerche ed essermi allontanato parecchio dall'Ozette Lake, finalmente cominciai a sentire qualcosa di insolito. Era come un odore di fiori, misto all'odore di carne in decomposizione. Poteva essere una coincidenza, poteva essere un animale morta in una qualsiasi parte della foresta, ma io sentivo in fondo al cuore di dovere affidarmi a quella traccia, per quanto insignificante fosse. Era la mia unica speranza. Seguire questa scia mi portò a salire un pendio piuttosto scosceso, che risalii il più velocemente possibile. Mi ritrovai davanti a quella che sembrava la tana di qualche animale, forse una lince o un gatto selvatico. Mi misi carponi, infilandomi dentro. Li la scia si faceva più forte, così come le mie speranze.
-Layla!- La chiamai mentre strisciavo attraverso una galleria larga e bassa, insozzandomi i vestiti già notevolmente sporchi e rovinati.- Layla, sono Tony. Layla!- Ero circondato da buio e silenzio.
La sgalleria prosegui ancora per qualche metro, per poi sbucare in un ampio spazio naturale, una grotta scavata nella roccia, probabilmente per azione di qualche sorgente sotterranea e dell'acqua piovana filtrata attraverso il terreno. Nell'angolo più buio la mia fata se ne stava rannicchiata, le gambe strette al petto, lo sguardo vuoto e...era sangue, quello rappreso all'angolo della sua bocca? Le strisciai accanto con tutta la velocità che potevo, evitando le carcasse di topi che la circondavano. Il suo unico nutrimento, con tutta probabilità. Preferii non chiedermi per quanto aveva dovuto nutrirsi di roditori.
-Layla... Che ti è successo? É stata Dalila vero?- Allungai una mano, a sfiorarle il volto, cercando ti pulirlo dai rimasugli di sangue. Lei si voltò piano, annuendo, ma non disse una parola.
-L'hai mandato tu vero? Mi hai salvato...Io...Non potrò mai ringraziarti abbastanza. Ho...Un grande debito nei tuoi confronti.- Lei mi guardava senza emettere un fiato. Sembrava in uno stato di shock. Non volli vedere cosa si agitava e strisciava tra i suoi pensieri, perchè non credevo proprio di essere abbastanza forte per sostenerlo. In fondo, avevo dimostrato solo di essere un individuo debole e dalla scarsa forza di volontà, in quell'ultimo mese.
Altro che grande uomo libero da ogni costrizione...
-Andiamo...Vieni con me. Ti porterò in un luogo sicuro. Lontano da lei.- Le presi le mani tra le mie, sciogliendone l'intreccio, per poi trascinarla verso l'esterno. Preferii non chiedermi da quanto non vedeva la luce del sole.
Me la caricai sulle spalle gentilmente, pregandola di stringersi a me, e di li in poi, pensai solo a correre, senza sosta, verso l'unico luogo a cui sentivo di appartenere.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9. La Lunga Strada verso Casa ***


Capitolo 9. La lunga strada verso casa.


Avertii un tuffo al cuore, nel riconoscere il paesaggio che sfuocato mi scivolava accanto, durante la mia lunga corsa. Avvertii un moto d'entusiasmo insieme ad una tremenda malinconia.
Stavo tornando a casa, ma dopo ciò che avevo fatto, speravo davvero d'essere accolto come il figlio prodigo? Probabilmente mi illudevo, ogni volta in cui mi immaginavo i loro volti sorridenti, le loro braccia spalancate in attesa di me e solo di me, ero consapevole di perpetrare delle fantasie senza fondamento. Se io non potevo trovare il modo di perdonarmi, o almeno rendere più sopportabili le mie colpe, perchè loro avrebbero dovuto?
La mia sarebbe stata una lunga, lunga strada verso casa. Non un luogo geografico, ma un luogo spirituale dove lasci il tuo cuore, o quel qualcuno a cui lo affidi. Sai che per quanto tu possa allontanarti, sarai sempre legato a quel posto o persona speciale da lacci che neanche la morte può sciogliere. Per me era così. La mia casa era fatta di un amore tanto intenso per i pilastri che la sostenevano, da non necessitare d'essere dimostrato con parole e gesti inutili, perchè aleggiava nell'aria e avvolgeva ogni cosa, era fatta di vividi ricordi di volti pallidi e avvenenti, di voci melodiose, di movimenti aggraziati e fluenti, di sorrisi e risate che vibrano nell'aria come le ali di un colibrì. Forse durante la mia fuga avevo perso dei pezzi lungo la strada, perchè più mi avvicinavo e più mi sentivo completo e risanato da qualsiasi ferita.
Inoltre c'era Layla con me. Provavo delle sensazioni troppo intense, di una forza e intensità prorompente. Era un energia nuova, appena nata ma già profondamente radicata in me.
Prima di tornare davvero a casa, avrei dovuto trovarle un riparo. Io, a differenza di Alice, non potevo prevedere il futuro, e non essere in grado di immaginare neppure una loro possibile reazione mi riempiva d'ansia. Se avessero deciso di scannarmi vivo,non volevo certo lei assistesse! Ricordavo di un casotto da caccia abbandonato, all'interno dell'Olympic Nationa Park,in una zona interdetta ai visitatori. Fu li che mi diressi. Non era granchè, ma per fortuna era ancora in buone condizioni, e lo spesso strato di polvere che oscurava le finestre, e ricopriva ogni cosa al suo interno, era segno che nessuno passava da quelle parti da molto molto tempo.
-Mi spiace, ma dovrai restare qui per un po'.- dissi alla mia fatina, mentre l'aiutavo a scendere dalle mie spalle (non che avesse bisogno di aiuto, ma mi piaceva essere galante nei suoi confronti) e la facevo sedere su uno sgabello traballante, dopo averlo spolverato alla bell'e meglio con una manica della camicia. Lei annuì in risposta, volgendo lo sguardo verso il pavimento. Sembrava triste al pensiero di rimanere da sola, e io lo ero altrettanto, ma non potevo fare altrimenti.- Se qualcuno dovesse avvicinarsi al casotto, tu devi scappare, capito? Non importa dove, tu scappa, penserò io a ritrovarti. -
Annui ancora, e seppure a malincuore mi allontanai.
Mi sentivo leggero, sempre più leggero, mentre mi avvicinavo sempre più a casa. Non l'avrei più lasciata. Una gioia indescrivibile che mi colmava l'animo. Raggiunsi i margini della foresta. Inspirai ed espirai a fondo e sorrisi. Sentivo già i loro profumi, e probabilmente loro sentivano il mio, ma non mi aspettavo mi venissero incontro. Mi fermai a qualche chilometro da casa, ciò che basta per poter sentire i suoni, le voci e gli odori che mi avevano sempre accompagnato durante tutta la mia vita e mantenere una distanza di sicurezza. Non esserne più parte mi faceva sentire a metà. Dilaniato. Una strana frenesia mi possedeva, era come se mi fosse impossibile stare fermo, sentivo la necessita impellente di muovermi, o sarei impazzito. Eppure dovevo resistere, almeno per il momento. I loro pensieri giunsero a me come sospinti dal vento. Il mio volto era in ogni dove, si chiedevano se non fosse un illusione, se fossi davvero tornato, cosa mi fosse capitato e altre mille domande a cui speravo mi avrebbero dato l'opportunità di dare una risposta.

Nessuno dava voce a qui pensieri però. Cercavano anzi di trattenersi dal pensarmi, ma non sembrava ci riuscissero. Erano euforici, eppure le voci dei loro pensieri erano stanche e affrante.
Erano andati avanti con le loro esistenze, ma qualcosa era diverso. Andavano avanti per inerzia, più perché costretti a farlo che per loro volontà.
In cuor mio percepivo la loro tristezza come fosse la mia, perché in effetti lo era.
Erano grigie gemelle legate l'una all'altra da pesanti catene.
La frenesia mi abbandonò, sciogliendosi come neve al sole. Chiedevo solo di ascoltarli, perchè quei pensieri, quelle immagini mentali, erano un balsamo per me.
Volevo solo ascoltare.

Nessie rimuginava sui pensieri di Dalila nella radura dove ci incontrammo la prima volta, mentre come gli altri, si preparava per una battuta di caccia. Sembravano essere un chiodo fisso per lei. Chiedeva vendetta, il suo orgoglio l'ESIGEVA ORA E SUBITO. Dopo essere stato un giocattolo tra le sue mani, come potevo darle torto?

Zia Rose non è una puttana. Tanto meno io. Lei non aveva il diritto di insultarla. Vorrei farla a pezzi con le mie mani... Per lei Tony è andato via. Mi ha portato via mio fratello, e il mio migliore amico... Mi terrorizza pensare a come sia riuscita a raggirarlo...

Sembrava una bambina. Repressi infinite volte con tutte le mie forze il desiderio di avvicinarmi a lei, consolarla, prenderla un po' in giro e farla sorridere. Avrei voluto stringerla, esserle accanto fisicamente e farle capire che per quanto la vita ci faccia talvolta allontanare, il nostro è un legame inscindibile. Era così dolce immaginarmi in quelle scene, esserne entrambi i protagonisti... Non mi importava di null'altro, lei era mia sorella, e le avrei voluto bene qualsiasi cosa fosse successa.
Il legame tra noi non mi era mai parso tanto solido. La lontananza non faceva che amplificarlo, invece di indebolirlo. Ma ancora più dolce era sapere che zia Rosalie pensava esattamente le stesse cose. Inconsciamente desideravano con ardore difendersi a vicenda, e difendermi anche se non lo meritavo affatto. Lei ci proteggeva da prima che nascessimo, per noi era una seconda madre, ed eravamo tutti collegati da un profondo legame affettivo. Era così evidente che dovevo essere proprio stato cieco per non accorgermene prima.
No, non cieco.
Sordo.
Zio Jasper era perennemente impegnato a cercare di fronteggiare la tristezza, troppo grande anche per le sue doti. La mia vicinanza sembrava aiutare, anche se solo in parte, perchè riaccendeva le ceneri della speranza.
Era stato così fin da quando Dalila era entrata con irruenza nelle nostre vite?
Oramai era allo stremo delle sue forze. E nonostante zio Emmett cercasse di distrarlo, non riusciva ad arrendersi all'evidenza che non avrebbe potuto aiutare nessuno in quello stato, neppure se si fosse impegnato fino allo spasimo e che avrebbe fatto meglio a gettare la spugna. Zio Emmett dal canto suo sperava inutilmente che lui non si accorgesse di quanto si sentisse a terra. Cercava davvero di consolarlo, o cercava di consolare se stesso?
I pensieri di zia Alice erano intensi e stranamente seriosi. Oltre ad essere occupata a scrutare il furuto, si sforzava di non farsi sfuggire nulla più del necessario. Mi proteggeva perché non dovessi assistere a quella sua visione.
Non mi era stato mai chiaro il significato di quei gesti, fino a quel momento. L'avevo erroneamente sempre considerata un pò strana, ma lei era uno dei pilastri della famiglia. Non avevo mai considerato quanto fosse faticoso, scrutare il futuro in continuazione, quanto deve essere frustrante essere consci dei propri limiti, quando questi ti impediscono di aiutare chi ami.
I pensieri più difficili da sostenere erano quelli della mamma. Erano strazianti. Ed erano gli unici che non potevo zittire.
Il dolore di una madre è la cosa più potente che si possa provare. É come un fuoco che ti brucia le carni fino all'osso, e non puoi liberartene, perché ti si annida dentro per non abbandonarti più. Solo l'amore è superiore, l'unica vera cura.
Ma chi ero io per chiederle di amarmi? A quel punto una parte di me desiderava che mi dimenticasse e smettesse di lacerarsi l'animo in quel modo.
Solo questo pensiero mi trattenne dal farmi vedere almeno da lei.
Eppure alla stessa maniera non volevo che mi dimenticasse, perché io non avrei potuto dimenticarla. Avrei voluto che anche per lei, l'amore che provavamo l'uno per l'altra, fosse qualcosa di necessario per andare avanti. Anche se avessimo dovuto vivere di ricordi sbiaditi, lei mi sarebbe rimasta nel cuore e desideravo rimanere nel suo, anche dopo tutto il male che le stavo facendo.
E poi c'era papà.
Sembrava rassegnato. E si sentiva colpevole. Era sempre tormentato da qualche dubbia consapevolezza, sembrava volersi far carico di tutti i problemi della sua famiglia. Il senso di colpa lo schiacciava come un macigno.
Perché si considerava colpevole di ogni mio errore? Ormai era diventata una mia prerogativa non riuscire a comprenderlo. Leggerne i pensieri non era sufficiente per arrivare al suo animo, era troppo complesso, non avevo l'esperienza necessaria per addentrarmi in un territorio così impervio e impraticabile..
Credeva di aver sbagliato nel crescermi, di non avermi dato ciò di cui avevo bisogno, di non essere stato presente quando avrebbe dovuto, di non avermi amato abbastanza.
La mia fuga non era stata altro che la dimostrazione di che mostro fosse.
Solo un mostro può farsi odiare dal proprio figlio.
Solo un mostro avrebbe potuto dare alla carne della propria carne una vita così infelice da fargli desiderare di scappar via alla prima occasione.
E per colpa sua e solo sua Bella soffriva, patendo le pene dell'inferno.
E non era sempre stato così, fin dall'inizio?
Era stato certo fino a quel giorno, di non poterla mai più ferire, dopo aver fatto la cosa più abominevole a cui riuscisse a pensare: toglierle la vita.
E Nessie pure soffriva, non c'era notte in cui non si addormentasse tra le lacrime.
Mi sentivo rivoltare le viscere. Il rimorso era insostenibile. Ma volevo continuare a crogiolarmi in quello sciame di pungenti emozioni. Me lo meritavo, dovevo espiare la mia colpa e prendere ciò che ne derivava senza un lamento.
Tante parole mi riempivano la testa, solleticandomi la lingua nel tentativo di liberarsi e librarsi in aria come farfalle fino a raggiungerlo e posarglisi sul capo.
Mi resi conto di che uomo formidabile fosse mio padre. Non potevo che provare orgoglio nell'essere suo figlio, perchè ogni ricordo legato a lui era la dimostrazione di che persona meravigliosa fosse. E io ero stato sempre troppo assente e distaccato per rendermene conto. Certo, gli errori c'erano stati, vampiro non è sinonimo di infallibile.
Avrei voluto scuoterlo e ridestarlo da quel torpore,io e solo io ero l'artefice delle mie scelte, ed erano state tutte degli errori madornali che si erano ripercossi su tutti coloro che facevano parte del mio mondo. Errori a cui non potevo più porre rimedio.
Mi ero accorto troppo tardi di averlo inconsapevolmente preso come esempio da...Sempre.
Credevo di essere un povero incompreso, ma ero solo un egocentrico pallone gonfiato. Ero certo nessuno potesse capirmi, ma ero io a non capire gli altri. Un insensato egoismo mi aveva tappato le orecchie e gli occhi, impedendomi di analizzare le realtà correttamente. Ecco cosa intendeva la mamma, quando mi disse di ascoltare.
Solo ascoltare.
Mi pentii di non averlo fatto prima.
E forse... Forse sarebbero stati davvero felici di vedermi... Forse sarebbe tornato tutto come prima, no, meglio di prima.
Mentre mi perdevo in fantasticherie, si decisero ad uscire. Divisi in piccoli gruppi presero diverse direzioni. Ma in casa sentivo dei rumori. Rumori antichi e nuovi insieme, e dei profumi a cui non avevo fatto caso, e pensieri che non avevo ascoltato, preso com'ero dalla girandola di sentimenti trasmessami dei miei familiari. Finalmente potevo capire come si sentisse Jasper ogni singolo giorno.
Della cioccolata calda fatta in casa, che borbottava ribollendo in un pentolino...
Biscotti caldi, appena tolti dal forno...
La squillante risata di nonna Esme...
La voce di nonno Carlisle...
Il profumo squisito della nonna si confondeva con quello del cibo e del suo secolare compagno. Inspirai a pieni polmoni ancora una volta.
Una mano invisibile e viscida e gelida mi stritolò il cuore in una morsa d'acciaio. Erano tornati, e io non c'ero stato li ad accoglierli. Perché io avevo scelto di non fare più parte di quel felice quadretto, di quella perfezione assoluta. Ma ora che erano nuovamente a casa, avrebbero spezzato le catene che imbrigliavano la mia tristezza alla loro, e non sarebbe rimasto proprio nulla ad accomunarci, a farmeli sentire più vicini.
La mano si divertì a strattonare il mio povero cuore...
Ecco, la loro euforia da cosa era dipesa!Erano così pieni di gioia, e io mi ero davvero illuso fosse a causa mia. Credetti davvero che il mio ricordo potesse svanire dalle loro menti per sempre. Perchè ci sarebbero stati Carlisle e Esme a confortarli, d'ora in avanti.
Non l'avevo desiderato, seppure per una manciata di secondi?
Allora perché faceva così male?
La sentii prendere qualcosa in cucina, e dirigersi all'esterno. Il nonno mi sembrava stesse chiuso nel suo studio, e non accennasse a muoversi.
Chissà da quanto erano tornati...
Mi avvicinai ancora di più, nascondendomi tra le ombre, nonostante fosse del tutto inutile. Ma da li potevo osservarla, e il desiderio di rivederli era stato irrefrenabile. Indossava un abito a fiori, faceva tanto vecchio stile, e le stava d'incanto.
Si diresse verso le sue rose, mormorando qualcosa a proposito di zia Rose, che avrebbe dovuto averne cura.
Per un attimo ebbi l'impressione si stesse rivolgendo proprio a me.
Si chinò sulle sue rose,brandendo delle cesoie, lamentandosi ancora di quanto le avessero trascurate durante la sua assenza. Nella sua voce c'era un che di tenero, come se parlasse a dei bambini molto piccoli e dipendenti dalle sue cure. Chiedeva scusa per l'assenza prolungata, si congratulava per il loro splendore, e si scusava ancora di doverle denudare, ma si sa, una potatura all'anno fa bene. Era tanto premurosa e attenta, così dolce che mi scaldò il cuore di tenerezza. I suoi pensieri, sebbene fosse conscia della mia vicinanza, erano l'eco delle sue parole.
Avanzai ancora, emergendo dall'ombra. Esme sollevo lo sguardo, rivolgendomi un luminoso sorriso.

Caro ragazzo... Cosa aspetti a venire a salutare la nonna?

Mi ero prefissato di non avvicinarli per ora, credevo mi bastasse vederli, anche se da lontano, ma non seppi resistere al suo richiamo. Mi feci coraggio e avanzai, ponendo tra noi il mio scudo. Non più perché trovavo i suoi pensieri noiosi o perchè fosse una scelta impostami dalle circostanze, ma perchè avevo compreso quanto il mio dono fosse utile e al contempo fastidioso per i miei cari. Non dovevo abusarne, ma neppure privarmi di quello che era diventato un piacere, non più una condanna.
-Nonna...- mormorai, salutandola con un cenno del capo e un sorriso incerto.
-Tony...- mi sorrise raggiante.- Vieni ad abbracciarmi o no?- Disse allargando le braccia.
Le sorrisi ancora, a mò di scusa, per poi consumare i pochi metri che ci separavano. Lei mosse qualche passo verso di me, così che potessi abbracciarla.
-Mi sei mancata, nonna...- mormorai, stringendola forte. Mi sentivo impacciato.
Avevo paura lei mi scacciasse, dando voce alle mie paure.
-Anche tu tesoro!Sei mancato a tutti, lo sai meglio di me.- Ma lei mi strinse con altrettanta forza, per poi distaccarsi e allontanarsi appena, squadrandomi da capo a piedi.- Ma guardati! Sei diventato bellissimo!Però sembri stanco...-
Scoppiai a ridere. Si ero stanco, ma in tre anni non ero cambiato di una virgola. Non potevo cambiare! - Sei gentile nonna, ma sono sempre lo stesso!Si, sono stanco, e ho...Bisogno di parlare con il nonno, e con gli altri. Quanto staranno via?- Domandai guardandomi intorno. Il loro odore era intenso nell'area, ma c'era troppo silenzio perchè si trovassero nelle vicinanze.
-Torneranno per domani. Sarebbero dovuti stare via tutto il week end, ma quando hanno sentito il tuo odore hanno accorciato il viaggio.- Mi sorrise, tornando a dedicarsi alle rose. Recise qualche altro ramo, oramai rinsecchito, per poi sollevarsi e muovere passo verso la porta di casa.
- Entriamo,avanti!S arai una bella sorpresa per loro.- aggiunse ancora , tornando sui suoi passi per prendermi per un braccio, dato che non accennavo a muovermi, e conducendomi in casa. - Hai bisogno di cambiarti d'abito, o Alice impazzirà!-

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Capitolo 10
*** Capitolo 10. La Sua Storia ***


cap10 Grazie a :  _Giuls_ e Florence per aver portato la lista dei preferiti a 11!
E sempre a Florence è dovuto un grazie per la sua recensione!
Vorrei capire una cosa, però: ma com'è che il capitolo 7 è stato letto meno volte del capitolo 8?
Muah! Ammettetelo, ve lo siete perso! XD
Scherzi a parte, se vi ha fatto schifo capisco (non piace a me figurarsi agli altri =_=") , ma vorrei avere dei riscontri, perchè nessuna recensione + meno letture + più preferiti = una storia che non piace ma viene lo stesso messa tra i preferiti e un'autrice che non capisce se e dove sbaglia!
Si accettano consigli, critiche e quant'altro!

Signore e Signori, il capitolo 10.


Capitolo 10. La sua storia.


Nulla era cambiato in casa Cullen, se non fosse per l'aumento esponenziale di fiori. Ce n'erano ovunque e di diverse varietà. I loro profumi si mescolavano in un'armonia perfetta.
-Nonna, senza il tuo tocco speciale, la casa sembrava proprio vuota!- esclamai, beandomi di quell'aroma, per un attimo dimentico del mio compito.
-Ho preparato la merenda! Speravo Nessie mangiasse qualcosa, prima di uscire. Non mi va che si nutra solo di sangue.- Mormorò bonaria, muovendosi verso la cucina.
-No nonna, grazie. Devo parlare con nonno Carlisle, urgentemente.- dissi io, muovendomi verso il suo studio. Ma lui mi si parò davanti, abbracciandomi e dandomi una pacca sulla spalla, senza lasciarmi dire una sola parola.
-Ragazzo mio! Temevo di non rivederti più ormai!-
-Nonno!- ricambiai la stretta con vigore. - L'ho temuto anche io...- Gli confidai in un sussurro, per poi porre fine ai convenevoli di rito.- Nonno, ti prego, devi venire a vedere una cosa. Ti spiegherò strada facendo, in parte.- Sospirai.- Il resto lo saprai quando ci saranno tutti.- Sentenziai, abbassando lo sguardo.
-é qualcosa di grave, Anthony?- domandò posandomi entrambe le mani sulle spalle.
Anuii, per poi fargli segno di seguirmi. -Nonna, potresti venire anche tu? Credo di aver bisogno di te per...Beh...Capirai al momento.-

Raccontai loro tutto ciò che potevo. Seppero così, mentre correvamo verso il casotto dove speravo si trovasse ancora la mia piccola fata,di Dalila, della mia prigionia, di quel mese di tormento e alienazione, e ovviamente, di Layla, e dello stato in cui l'avevo trovata.
-Un vampiro può subire un trauma così forte da entrare in uno stato catatonico?- Chiesi al dottore, mentre rallentavo, ormai in prossimità di quella vecchia capanna in legno marcescente.
-Non lo so, Anthony. L'indole dei vampiri è molto stabile, e qualcosa ne stravolge gli equilibri, possono avvenire dei drastici e permanenti cambiamenti.- Non mi dava molto in cui sperare, ma di più non potevo chiedere.
In fondo, mi avevano seguito senza domandare, dimostrandomi una fiducia di cui ero immeritevole.
Poggiai una mano alla porta instabile e cigolante. -Vi prego di essere gentili con lei, è molto scossa...credo.- mormorai, per poi entrare e tenere aperta la porta per loro. Layla sollevò lo sguardo posandolo prima su di me, poi sulla coppia al mio seguito. Si leggeva la paura nei suoi occhi.
-Oh povera, povera piccola...- Sentii mormorare Esme. La sua voce era tremolante, come rotta dal pianto. Era amore a prima vista. Qualcosa mi disse che la famiglia Cullen si sarebbe presto allargata.
Fui subito accanto a Layla, chinandomi sulle ginocchia per abbassarmi alla sua altezza,mentre le sfioravo una mano. -Non preoccuparti, Layla. Non ti faranno alcun male. Loro sono i miei nonni.- Mi alzai, tirandole appena la mano piccola candida, così che si alzasse anche lei. - Ti presento il dottor Carlisle Cullen, e sua moglie Esme.- La mia piccola meraviglia mosse appena il capo, in un cenno di saluto appena percettibile.
Il nonno avanzò, prese la mano che io tenevo nella mia, e si esibì in un perfetto baciamano, da degno gentiluomo, quale lui si riteneva. - Sono onorato di fare la sua conoscenza, signorina. Layla è uno splendido nome.- Le sorrise, e lei trattenne il respiro.
Era davvero troppo bello, per essere un nonno.
Ma lo sguardo della mia Layla era rivolto oltre le spalle di Carlisle. Fissava Esme, e Esme la fissava di rimando, mentre si muovevano inconsapevolmente l'una verso l'altra. E quando Esme se la premette al petto, compresi di non essermi sbagliato.
Non sarebbe più stata sola.
La portammo a casa,neppure fosse un randagio abbandonato sul ciglio della strada, e la nonna non ci fece avvicinare a lei finché non si fosse sistemata, levata quegli straccetti umidi che portava indosso, fatta una doccia calda (come se i vampiri ne avessero bisogno) e indossato degli abiti puliti. Non osammo contraddirla. Da quando anche Nessie ed io eravamo diventati adulti, sembrava soffrire della sindrome del nido vuoto.
Ci mandò addirittura a cacciare qualche cervo per lei, perché a suo dire, doveva essere affamata. In effetti, non era in torto. Layla dissanguò in pochi minuti i due grossi cervi che portammo a casa.
-Accidenti, questa si che è fame! Non ho proprio pensato di fermarmi e procurarle del sangue fresco mentre venivamo qui. - borbottai, scuotendo il capo, sconvolto dalla mia stessa stupidità.
Quel sangue caldo, sembrava averle ridato vigore, la pelle era meno pallida, e gli occhi mi parvero più luminosi. Sembrava più sana e in forze. Ciò a rendeva ancora più bella, ma in parte, ne ero certo, era merito anche delle cure della nonna. Le aveva dato da mettere dei vecchi abiti, probabilmente della zia Alice a giudicare dalla taglia: una semplice maglia color blu baltico, dal collo alto e le maniche corte e leggermente rigonfie, dei jeans chiari, scoloriti ad arte, e delle ballerine bianche. I suoi capelli, ora morbidi e puliti, le ricadevano sulle spalle raccolti in onde ordinate.
Dopo essermi liberato dei corpi dei due animali, l'affidai alla nonna, mentre anche io mi facevo una doccia. Fu una liberazione, buttar via quei vecchi abiti e indossarne di puliti. Dopo la doccia, mi sdraiai nella stanza di mio padre (non dormivo da giorni, e il richiamo del mio affezionato divano era stato troppo forte per poter resistere). Mi addormentai profondamente, e fu un sonno lungo ristoratore.
Mi svegliai solo il mattino dopo. Era una rara mattinata di sole. La casa era permeata del suo odore. Era come svegliarsi in paradiso. Mi alzai frettolosamente, volevo sapere dov'era, come stava e cosa stava facendo. La trovai in cucina, seduta al grande tavolo in legno massiccio, accanto ad Esme. Non mi ero reso conto di quanto si somigliassero. Ma erano una visione divina...
Perfetto, mi stavo innamorando di un piccolo clone di mia nonna!
Sembravano davvero madre e figlia. La nonna pigolava allegramente, mostrandole delle riviste e dei campionari di stoffe.-Oh, buongiorno tesoro! Ti preparo la colazione... Comunque, ti dicevo Layla, puoi scegliere la stanza che preferisci, non so proprio come la preferisci orientata. - Le stava preparando una stanza tutta per se, come c'era d'aspettarsi.
Il mio cuore ruggiva per l'emozione. Poterla avere sempre vicino...Poteva esserci qualcosa di più bello al mondo?
La mia piccola mi rivolse uno sguardo limpido ma sorpreso dalla frequenza accelerata del mio battito, per poi annuire al dire della nonna, che mi posò davanti una tazza di thè e un piatto di biscotti.
-Grazie nonna!Dov'è il nonno?- Le scoccai un bacio su una gota, per poi accomodarmi. Morivo di fame.Mi accorsi però che Layla sembrava a disagio, nel vedermi mangiare del cibo umano. Era palese che cercasse di non volgere mai lo sguardo in mia direzione, tentando di concentrarsi sul chiacchiericcio di Esme e le varie foto che continuava a propinarle.
- é andato incontro agli altri. Alice l'ha visto mentre partiva per andare a cercarli e così si sono preoccupati. Hanno chiamato mentre dormivi, ma lui era già uscito. Uhm...Tony, tu che ne dici di un giallo pastello molto tenue?- mi domandò improvvisamente porgendomi la rivista che sfogliava fino ad pochi minuti prima.
Lancia un occhiata alla foto davanti a me. - Eh?Per chi è la camera da letto?- Fingevo indifferenza, e lo facevo davvero da schifo.- Beh questa nella foto è carina,ma...Non ci sono troppi fiocchi?- Mi atteggiai a grande arredatore d'interni... In realtà non avevo idea di cosa stessi dicendo.
-Per Layla, è ovvio! Se deve stare qui è giusto che abbia una camera per se come tutti gli altri, ma non riusciamo a trovare il colore adatto.- Si lasciò andare in una risata cristallina.
Erano un suo tratto tipico questo genere di premure nei confronti del prossimo.
Non potei fare a meno d ridere anche anche io. -Ah certo!Nulla da obbiettare! Ahm...Non so... - Mi fermai un attimo a riflettere anche io sulla vasta gamma di colori esistenti, e su quali potessero piacerle.
La cosa cominciava a preoccuparmi, probabilmente ci avrebbero sterminato nel giro di qualche settimana, e io mi gingillavo, crogiolandomi in un dilemma senza risposta: meglio lilla o malva? -No, il color malva non ce lo vedo...-Borbottai, replicando ai miei stessi pensieri.- Io mi butterei più su un verde. Oppure...- Sbuffai. - Nonna lo sai anche tu che non sono la persona giusta a cui chiedere...-
-Lo so, ma Alice non è in casa, e mi serve un secondo parere!- esclamò, tornando a sfogliare la rivista.- Oppure un azzurro tenue? No no, sarebbe troppo scontato!-
-No, mi sembra carino. Anzi, perchè non un bel color avorio? Anzi color champagne. Va molto di moda quest'anno! - Replicai istintivamente. Troppo istintivamente. Cominciavo a parlare come zia Alice. Io! Da sempre refrattario al suo fanatismo nei confronti della moda!
In fondo era facile immaginarla immersa in quei colori delicati, proprio come lei. In realtà non avevo idea di che differenza ci fosse tra quelle due sfumature, ma volevo disperatamente essere partecipe, contribuire a qualcosa che avrebbe potuto renderla felice.
-Hai ragione! Si, si! Vada per una sfumatura champagne!- La fissavo sbalordito. Avevo davvero detto qualcosa di giusto?? -Non fare quella faccia, dai! Alice sarà molto fiera di te! Ormai era certa avessi preso tutto da Bella.-
- Lo prendo come un complimento.- dissi sorridendole.
Layla ci fissava sbalordita. Probabilmente si stava chiedendo se non fosse finita in un manicomio. -Tranquilla...- mormorai, ficcandomi un biscotto in bocca.- Se non ti piace possiamo sceglierne...-
Un rumore dall'esterno interruppe la nostra conversazione. - Nessie...- Impossibile non riconoscerne il passo leggero e il profumo. E con lei c'era Jake.
- Stanno arrivando ! Jacob avrà fame, meglio che prepari qualcosa! Ah, quel ragazzo ha un tale appetito!- cinguettò, sgomberando la tavola e mettendosi ai fornelli.
-Ti spiace preparare anche per Nessie? Magari gradisce qualcosa anche lei. Solitamente quando caccia con Jake tende a limitarsi. - La nonna annui, per poi volgermi le spalle.
Contavo mentalmente i secondi che ci separavano.

3...2...1...

Non appena la porta sul retro, che dava direttamente sulla cucina, si aprì piano, Layla si alzò, affiancandosi a Esme, anzi rifugiandosi alle sue spalle. Ancora non potevo saperlo, ma quella sarebbe diventata la prassi. Aveva paura di loro, di Jake più di tutti gli altri.
Nessie entrò lentamente nella stanza. Si muoveva con molta prudenza e mi fissava come se fossi un fantasma. Io le sorrisi, e lei si sporse verso la nonna, ignorando Layla, come se fosse stata anch'ella il frutto della sua mente stanca.
-Nonna,è possibile che io abbia delle allucinazioni?- domandò con un fil di voce, senza levarmi gli occhi di dosso.
- E così ora sono un allucinazione? Grazie Nessie, questo ancora non me l'avevano detto!- scoppiai a ridere, la sua espressione era di totale sgomento.
-Tony!!!!- Jake si fiondò attraverso la stanza così velocemente che quasi non riuscii a vederlo attraversare il giardino e l'uscio di casa. Mi avvolse in un abbraccio stritolatore, sollevandomi dalla sedia che occupavo.
-Si...Si...Va bene... Sei felice...Ora lasciami...Mi soffochi...- borbottai,mentre continuava a stringermi e scuotermi al contempo.
-Io lo sapevo che saresti tornato! Ah! Emmett mi deve cinquanta dollari!... Non ti spiace che abbia scommesso su di te vero?-
-No,se mi metti giù!- replicai riprendendo fiato. Venni liberato da quelle braccia, per venire stretto da altre, più fini e delicate. La mia sorellina mi piangeva addosso come una fontana, scossa dai singhiozzi. Le carezzai la schiena ricambiando la sua stretta con affetto.
-Sciocca...- le sussurrai piano. - Mi sei mancata... Ma ora smetti di piangere! Sembra ti sia morto il cane!- Lanciai un occhiata a Jake.- Oh, scusa! Senza offesa eh!- Ma lui era tanto euforico da non riuscire a prendersela per le mie battutacce.
Nessie mi si staccò di dosso, accennando una breve risata.- Forse questo non avresti dovuto dirlo. Anche se è carino con il pelo arruffato!-
-Se se divertente!- Sedette a tavola, occupando il mio posto.
-Tsk... Quella è la mia sedia.- sbottai, dandogli un calcione con tale forza da farlo cadere a terra con un tonfo. Con soddisfazione ripresi possesso della mia sedia.- Ora va meglio!- Lui sbuffò, ma prima che potesse reagire, la nonna posò a tavola due piatti fumanti. Bistecca ai ferri e patate al forno. Lo stomacò del lupo brontolò in maniera indecente.
-Non te la faccio pagare solo perchè ho troppa fame e Esme cucina in maniera divina.- sbottò per poi buttarsi sul cibo.
Nessie dal canto suo, non sembrava affatto interessata al cibo, nonostante la nonna insistesse perchè mandasse giù qualche boccone. -Lei...é proprio lei?- domandò, avvicinandosi a Layla. L'osservava con curiosità mista a diffidenza.

Puoi fidarti di lei, Nessie. Se continui a squadrarla in quel modo le farai paura.

Vedremo se potrò davvero fidarmi. E se fosse una spia? Scusa ma tu ti sei già fatto...

Fregare! Lo so,ma credimi, stavolta non c'è nessun inganno. Dovrai abituarti a lei, la nonna se n'è innamorata, e non credo proprio la scaccerà solo perchè tu non riesci a fidarti. Hai visto anche tu come Dalila la trattava, no?

Il nostro scambio d'opinione passò in sordina, e nella stessa maniera terminò. Nessie non mi rivolse più la parola,si mise a tavola e cominciò a sbocconcellare dal proprio piatto, meditabonda e assorta, finché il nonno non tornò con tutta la famiglia al completo. Inutile dire che mi furono addosso in un istante, sembrava che non ne avessero mai abbastanza di stringermi,e assicurarmi che ero mancato a tutti da morire, darmi pacche sulla spalla e ovviamente aggiornarmi su tutto ciò che mi ero perso in quel mese di assenza forzata. La mamma mi si era praticamente incollata addosso, e non accennava a lasciarmi. L'unico rimasto in disparte era papà. Stava in piedi accanto alla mia piccola vampira dagli occhi blu, mormorandole qualche parola di benvenuto. Sorrideva, non dubitai che fosse felice di vedermi, ma ero conscio di aver bisogno di parlare con lui, noi due da soli. Gli rivolsi a mia volta un sorriso.

Visto? Non sono stato poi un fallimento così catastrofico...

Lui rise a questo mio pensiero dai toni ironici.

Oh certo, sei stato solo un poco tardo...

Replicò con la stessa ironia per poi aggiungere:

Credo Bella non ti si staccherà più di dosso!Ci sei mancato. Sono tutti tremendamente felici. Se fossero vivi gli scoppierebbe il cuore.

Sorrisi ancora. Lui si spostò, mettendosi a sedere al mio fianco, prendendo parte alla conversazione, che per la felicità di zia Alice, si era spostata sull'organizzazione di una giornata di shopping a cui lei intendeva trascinarci tutti. Me compreso.
- E anche Layla! Non ha che quegli straccetti! Nono, così non va! Sono della stagione passata, li ho indossati per ben due volte!- borbottò incrociando le braccia al petto.
Non ebbi il coraggio di dirle di no.
Mi sentivo finalmente completo, ed ero grato a tutti loro, per quella magnifica accoglienza.
E i loro pensieri! Non resistessi alla tentazione di farmi i fattacci loro. Erano ambrosia per le mie meningi. Così carichi di delizia e contentezza...I suoi pensieri però si distaccavano dagli altri. Erano impregnati di paura. Layla si stringeva a Carlisle,che intanto l'aveva fatta accomodare a tavola convincendola a sedere tra lui ed Esme, come se potesse essere l'unico essere abbastanza forte da difenderla e infonderle un senso di protezione. Il capo famiglia si schiarì la voce, riportando il silenzio nella stanza affollata.
-Credo tutti vogliate conoscere la nostra piccola ospite...- le sorrise.- Anzi, la vostra nuova sorella.- Gli zii si guardavano l'un l'altro così come la mamma e zia Rose. Gli unici che parevano indifferenti alla cosa erano proprio papà e Alice. Che sapessero qualcosa che io non sapevo?
- Dovresti dire carceriera...Quando Anthony ci ha portato da lei, era totalmente sconvolta e spaventata.- l'interruppe la nonna.- Deve aver subito qualcosa di penoso e inenarrabile.- allungò una mano, sfiorandole il capo. La piccola vampira fremette spaventata sotto quel tocco, per poi rilassarsi. La sua espressione era sorpresa. Non si aspettava una carezza. E si guardava intorno spaurita. Era lampante che la presenza di tanti vampiri la spaventasse indicibilmente. La nonna sorrise al proprio compagno, lasciandogli nuovamente la parola.
- Esattamente mia cara. Non ha detto una sola parola da allora. Ma non si è opposta quando Esme se l'è stretta al petto e ha deciso di portarla a casa e adottarla come fosse un cucciolo, e non mi si è più staccata di dosso!- scosse le spalle, piacevolmente divertito. Nessuno sembrava più dubitare di quella piccola fata dagli occhi di zaffiro, neppure zia Rose. Se Carlisle si fidava di lei, gli altri non avrebbero potuto non fare altrettanto. - Ora però, piccola Layla, devi raccontarci la tua storia.- Riprese, con voce calma e rassicurante. La vampira si scostò appena da lui, alternando lo sguardo tra tutti i presenti, scuotendo il capo, in un silenti rifiuto a proferire una sola parola.
Le fui accanto in un attimo, prendendole una mano tra le mie.- Per favore, Layla, per noi sarebbe molto importante. Altrimenti non potremo aiutarti... Non vuoi che Dalila venga fermata.?- Sembrò pensosa, ponderava le mie parole. La sua mente era un aggrovigliarsi continuo di ricordi, e tutti spiacevole. Infine si voltò verso la famiglia, e con voce timida e dolce disse: - Io...ahm.... so....sono...Layla...- balbettò, aveva un leggero accento inglese, di cui non mi ero accorto prima. Si torceva le mani per l'ansia e il nervosismo di dover parlare davanti a tanti volti nuovi e sconosciuti, senza sapere cosa aspettarsi da loro.
Sarebbero stati buoni con lei? O sarebbero stati come Dalila? Continuava a chiederselo senza sosta, nonostante non le mostrassero alcun astio.
La mia piccola fatina mi attirava a se del tutto inconsciamente. Le rimasi accanto, anche quando ritirò la sua piccola mano e si strinse ancora al nonno. Repressi un moro d'irritazione, cominciavo ad essere geloso del nonno e della vicinanza tra loro.
Ancora una volta desiderai di sfiorarla, i fini lineamenti del suo volto sembravano fatti apposta per essere fiorati dalle mie mani... Sospirai, ricacciando indietro innumerevoli pensieri, tutti leggiadri e dannatamente piacevoli.
-I...Insomma...ahm...io...- fece una piccola pausa, incerta su come cominciare il suo racconto.- Voi... Voi avete conosciuto mio zio!- Disse improvvisamente e con foga, come avesse avuto paura che, se avesse atteso un istante in più non sarebbe riuscita a spiccicare parola. Si era involontariamente sporta verso i presenti, che trovandola piuttosto comica, si trattennero dal riderle in faccia, ma non poterono impedirsi di guardarsi l'un l'altro in maniera eloquente. -Ahm.... mi...mio zio...Nahuel...credo...lo..lo ricordiate...Spero.-
Come avremmo potuto dimenticarlo? Gli dovevamo la vita! La mia gemella smise di respirare, e il suo cuore mancò un battito. E la fatina tornò ad aggrapparsi al braccio del nonno,sentiva gli sguardi attoniti dei miei familiari addosso. Compresi che anche lei, come me, detestava trovarsi al centro dell'attenzione, anche se per motivi differenti.
- Allora siamo onorati di poterti ospitare in questa casa. Come sta Nahuel? Spero bene, è venuto a trovarci a Londra giusto qualche mese fa e... Oh ma che sto facendo? Dovresti essere tu a parlare ! Scusami,e continua pure Layla.- l'incitò il nonno. Lei annuì lentamente, e tornando a torcersi le mani, riprese da dove aveva smesso il suo racconto.- Lui...sta...bene...Ehm ehm...insomma...- sospirò - Io sono la figlia di una delle sue sorelle... Sono proprio la...- si zittì, volgendo il capo verso Nessie, che l'osservava con occhi sgranati. Abbassò subito lo sguardo, imbarazzata. -...la...figlia...biologica...di...mia madre...cioè...di una mezza vampira.- La stanza era silenziosa come mai prima d'allora. Si sentiva solo il respiro affannoso di mia sorella e il suo cuore battere all'impazzata. Risentivo quelle parole nelle menti dei presenti, ancora ancora e ancora. Come me, non riuscivano a dare un senso alla cosa. Nessuno disse una parola, quindi la vampira proseguì, sebbene titubante.- Ahm...è...difficile da...spiegare. Mio...padre era un vampiro... Insomma...da...da...cosa nasce cosa e...alla fine...sono nata io... Io non...non sono proprio un vampiro...cioè lo sono! Ma...Io... credo...insomma...Di essere biologicamente un...un vampiro. So...Sono...Si insomma sono...affetta da...vampirismo...-
Qui il nonno, sollevando appena una mano, l'interruppe, troppo curioso e affascinato da quella chimera che sedeva rigida al suo fianco. - Aspetta... vuoi dire che sei malata? Che sei affetta da una malattia genetica? Strabiliante... é estremamente affascinante... Ma ne sei certa? Voglio dire, avete fatto degli studi?-
La piccoletta scosse il capo in segno di diniego.- No... nessuno studio... Io semplicemente...Sono... Mi sono svegliata... Morta... Cioè...Avevo...Ahm...- socchiuse appena gli occhi, nello sforzo di ricordare ogni particolare di quell'episodio.- Cinque anni, quattro mesi, e diciassette giorni... Precisamente... Ehm...Sono cresciuta molto in fretta...Non..Non ho provato dolore. Il mio cuore ha semplicemente...Smesso di battere. - Strinse le spalle minute, scuotendo ancora il capo.- Mio padre, da umano...era stato...ahm...un biologo...o...una cosa del genere.- Un mezzo sorriso le illumino il viso.- Così ipotizzò che, possedendo entrambi un dna...Di...Vampiro...Nel loro dna fosse presente il gene portatore del vampirismo e...Quindi...Che... Me l'avessero trasmesso, come se fossero...Portatori e affetti da una malattia genetica, e che quindi io... Beh... Anche io ne sarei stata...Affetta. Ma...Sono un vampiro come gli altri... In fondo.-
- Stupefacente... Sono esterrefatto Layla!Vorrei conoscere tuo padre! Anche se vorrei capire...Tua madre è riuscita a darti alla luce con facilità? é...Scusa, non vorrei sembrarti cinico ma...è sopravvissuta?- Layla annuì ancora all'ennesima domanda del nonno.
- Certo...-Mormorò lievemente. Mentre la tensione nella vampira si scioglieva, i pensieri di Nessie si ingarbugliavano come i fili in una matassa caotica e inestricabilmente annodata. Mille dubbi le vorticavano per la mente.- Ma... Non potrete...Conoscerli...Sono morti...Circa sedici anni fa... Sono morti per davvero dico...Mo...Morte ultima, insomma...Ma lei è sopravvissuta al parto... e...Tutto il resto.- disse piano. Si aspettava una reazione forse, ma nessuno emise un fiato, e lei imbarazzata, riprese a parlare.- Fo... Forse...dottor Cullen, vuole...Vuole sapere come è...Possibile... Il parto..?- Butto lì una domanda appena sussurrata. Nonno Carlisle annuì, facendole segno di proseguire.- é nella natura dei mezzosangue... Voglio dire...Metà umani...E metà vampiri pure...Il segreto sta nella dieta... é il sangue che... Che li avvicina di più al...Vampirismo. Ma se si nutrono solo di...Cibo umano per un lungo periodo di tempo... Riprendono da dove avevano...Lasciato... Ricominciano a crescere...E invecchiare...Mia madre non...Non sapeva...Quando ha incontrato mio padre, aveva appena abbandonato suo padre...Il padre di Nahuel. Non voleva vivere come un...un vampiro...Come una... un...insomma...schiava di suo padre...Così non ha più toccato del sangue. Quando la sua strada incrociò quella di papà... Lui si accorse subito che era diversa...E...si innamorarono...e...Ma...Ehm...Lei cambiava...Invecchiava... Dopo duecentotrentacinque anni è parecchio... Strano. Poi... Lei rimase incinta...E fu costretta a nutrirsi di sangue...Perché io lo volevo. Anche da viva, non potevo nutrirmi...Di altro... Non riuscì più a smettere. - corrugò la fronte, chiudendo piano gli occhi. Sembrava indecisa. E sofferente.- Eravamo...Felici... Vivevamo in Inghilterra, nei pressi di Londra...E poi...Un giorno si presentò da noi...Lei... - Un immagine di Dalila le attraversò la mente. Era bellissima, ma nel suo sguardo c'era qualcosa di terrificante.- Era stata la compagnia del padre di Nahuel...Quando i Volturi lo giustiziarono, la risparmiarono perchè...Perchè lei ha un dono... E lui non ne possedeva nessuno. Lei, non ama niente, se non il senso di...potere. Aveva accettato di essere la sua compagna, perché credeva di poterne ricavare un...un tornaconto personale, dalla sua folle idea di creare una nuova super-razza. Entrò nella Guardia, e venne ingaggiata da Aro perchè andasse a cercare tutti i figli del suo compagno... Per vedere chi possedeva dei doni... preziosi e utili. Nahuel non era interessato, e alla fine... Lei andò oltre. Non so perchè non lo uccise. Nessuna delle altre aveva dei doni, e ovviamente... Le uccise tutte. Ma... Quando trovò noi.... Lei...Ci denunciò ai Volturi, pensando di poterne ricavare qualcosa, e in effetti...Aro le fu molto grato. Lei divenne la sua preferita. Li uccise e mi portò...Da lui e... Dopo avermi stretto la mano, mi...Mi offrì a lei...come....come...do...dono. E ora... é rimasto solo Nahuel...e...io... Il mio dono...è... utile...Mi...mi...mi ha...- Non riuscì ad andare oltre. Chinò il capo, come se si stesse sottomettendo a qualcosa di troppo grande perchè lei potesse opporre resistenza. Nessuno osò parlare. Nonna Esme si alzò, la strinse in un abbraccio, la fece alzare e la portò di sopra. Piano anche gli altri si ridestarono, disperdendosi per la casa come foglie mosse dal vento. Solo io rimasi la, impalato in mezzo alla stanza, incapace di muovere un solo passo.



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Capitolo 11
*** Capitolo 11. Per favore, non andare ***


cap 10 Grazie a mikelina per aver aggiunto la fic ai suoi preferiti (ho trovato molto tenera la tua fic "L'emozione non ha voce" *_* inoltre adoro quella canzone *_*), e a chi ha avuto la pazienza di recensire, parto subito con le risposte.

Recensione di francef80 : piccola critica: in questo capitolo parli di un profumo paragonandolo a quello della stella alpina. ma la stella alpina non ha odore, e soprattutto non cresce nei boschi. forse era meglio un'orchidea.

Grazie per la critica, l'apprezzo davvero tanto, e ci tengo a spiegarti il mio punto di vista.
"la stella alpina non ha odore, e soprattutto non cresce nei boschi"
Appunto!  =P  E il nostro Edward l'ha ben sottolineato.
Più il là si capirà il perchè della mia scelta, sappi solo che è stata volontaria, non è frutto di un errore anche se può sembrare. ^^" Comunque non l'ho paragonato ad alcun profumo, è più probabile che mi sia espressa male, lasciando intendere ben altro rispetto a ciò che volevo comunicare. Sarei felice se mi facessi notare a quale parte del capitolo ti riferisci, così che possa correggere (o meglio riscrivere) il prima possibile.
Edit: un errore trovato (la stella alpina non ha odore,e lo sapevo, ma in effetti lasciavo intendere che in natura fosse profumata) e corretto! ^^ grazie mille per avermelo fatto notare!


Capitolo 11. Per favore, non andare.


A sera ci riunimmo nuovamente nella cucina della villa. Mancavano all'appello solo la nonna e Layla, ancora al piano di sopra. Nessuno di noi, dopo aver ascoltato la sua triste e tragica storia, desiderava disturbarla. Volevamo si riprendesse.
-Allora, Tony deve comunicarci qualcosa di estremamente importante, vi pregherei di ascoltare con attenzione, perchè ho ragione di credere che farà la differenza tra la vita e la morte.- Il nonno parlava con una nota di solennità nella voce, come accadeva quando davanti a noi si prospettavano tempi bui. Presi un profondo respiro, soffermandomi su ognuno dei miei familiari, seduti stretti stretti attorno al tavolo.
- Dalila, come avete già sentito, fa parte della Guardia dei Volturi.- Cominciai, la voce mi tremava, la mia mente lavorava senza sosta, rielaborando tutte le informazioni che la vampira mi aveva fornito senza che nemmeno se ne accorgesse. - Non solo lei è la preferita di Aro, ma è anche il suo killer, da quel poco che ho potuto leggere tra i suoi pensieri. Ma questo non le basta. Lei vuole di più, molto di più. Vuole diventare la sua consorte. Vi immaginate che disgrazia sarebbe, non solo per quelli della nostra razza, ma per il genere umano, se lei diventasse regina dei Volturi?- Non c'era bisogno di dar voce ad uno dei possibili scenari, per tutti era ben chiaro sarebbe stata la fine.- Aro non sa nulla, o meglio, non ne sapeva nulla fino ad una settimana fa. Il...-
-Aspetta! Io non ho visto nulla!- M'interruppe Alice, saltando su dalla sedia e sporgendosi sul tavolo, in mia direzione.
-C'ero io con lei, zia. Non avresti potuto vederla in nessun caso. Non ci resta che monitorare le mosse dei Volturi. Appena decideranno qualcosa, zia, sicuramente lo vedrai. - risposi, mentre lei tornava a sedere e io riprendevo il mio discorso li dove mi ero interrotto.- Il suo piano è ridicolmente semplice, ma efficace. Noi, siamo il suo biglietto d'andata per il trono. Noi, siamo un regalo di nozze. É una donna rozza ma scaltra, ha capito quanto ad Aro bruci ancora la sconfitta, ed è convinta di poterlo conquistare, se ci consegnerà a lui come dono. In fondo, non ha sempre desiderato mettere le mani su zia Alice? Su papà? Per non parlare della mamma! Diciassette anni fa, in quella radura, ha pensato di uccidere la sua guardia del corpo, per far posto alla “Signora Cullen”. Papà, lo sai bene quanto me! Dalila sa quanto siamo legati, e quanto questo legame che ci unisce l'uno all'altro sia forte e inscindibile. Ma conosce i nostri punti di forza e i nostri punti deboli. Anzi, i miei punti deboli. Io sono l'anello debole, l'ha capito subito, come l'ha capito Aro anni fa. Ci ha osservato per mesi, studiandoci come si studia una preda, e secondo i suoi progetti sarei dovuto essere io, a consegnarvi tutti tra le sue mani. E...- chinai il capo, incrociando le braccia al petto.- L'ho fatto. Se non fossi stato così stupido... Io... Le ho dato tutte le informazioni di cui aveva bisogno e...-
-Ma eri sotto l'influsso del suo potere non potevi...- Cominciò la mamma, ma la interruppi con un grido.
-No!! Non è una scusante per il mio comportamento! Vi ho condannato tutti a morte, o peggio, ad un eternità al servizio di Aro!-
-Aspetta, hai detto che ci ha studiati per mesi? Come è possibile se... Avremmo dovuto sentire il suo odore!E Alice avrebbe dovuto vederla nelle sue visioni!- Commentò Emmett, in piedi alle spalle di zia Rose.
-Non so che dirti zio, per quanto riguarda le visioni. Forse aveva già deciso di usarmi come una marionetta, quindi il suo destino si era già intrecciato al mio. Per il resto...Il suo dono. Lei può nascondere il suo odore, o modificarlo. Crea come una bolla d'aria, in cui non si sente alcun odore. Beh, tranne il suo...O almeno, io potevo sentirlo, come quella mattina nella radura, per voi loro non avevano odore, giusto? Ma io sentivo perfettamente il suo profumo. Non so come funzioni, in realtà. Non so se funzioni solo con me. - Scossi appena le spalle, sollevando appena il capo.- La cosa peggiore è che io sotto suo ordine avrei dovuto attirarvi in un imboscata. Per questo ha contattato Aro. Non avremmo avuto il tempo di radunare dei testimoni, come loro preferiscono chiamarli, e lei ha calcolato circa tre settimane di tempo per addestrarmi e permettere ai Volturi di raggiungerla, allo scadere delle quali vi avrei condotto in un luogo prestabilito, dove avreste trovato Aro, Caius e Marcus e la Guardia ad accogliervi. Ancora non aveva idea di che pretesto utilizzare, ma mi avrebbe sguinzagliato contro la moglie di Aro, uccidendo lei e poi Layla. Lei non vuole essere la concubina, ed è intenzionata a spianarsi la strada con qualsiasi mezzo. Ovviamente la mamma, oppure anche io, se fossi rimasto vivo, saremmo stati costretti a schermarla per il resto della sua esistenza, così che Aro non potesse leggerne i pensieri.-
-Dalila sottovaluta Aro.- Mormorò il nonno, sovrappensiero.
-Lei sottovaluta tutti nonno. É superba e arrogante e gretta, è convinta che tutti, compreso Aro, siano un gradino sotto di lei, per bellezza, e intelligenza. Si sente infallibile e insuperabile.-Sospirai.
-Ma non è infallibile! Voglio dire, tu sei riuscito a scappare e a salvare Layla.- Disse Jake, che fino ad allora non aveva fiatato.
Scossi il capo tristemente. - é Layla che mi ha salvato. Era come se la mia mente e il mio corpo si fossero divisi. Il corpo obbediva a Dalila, la ma mente era sveglia e si ribellava inutilmente, se non fosse stato per il pensiero di Layla, alla fine mi sarei arreso. Non so perchè, ma pensare a lei mi...mi dava forza. Anche quando è sparita. Non osavo immaginare cosa ne avesse fatto. Poi una sera, ho aperto una finestra e mi è letteralmente volata in mano una margherita. Non aveva alcun senso logico, ma io sapevo che era un suo messaggio, ed è stato come... Non ci sono parole per spiegarlo. Improvvisamente ero nuovamente padrone di me stesso. Allora sono fuggito, e sono andata a cercarla, finchè non l'ho trovata, rannicchiata in una specie di grotta. Aveva del sangue incrostato sul labbro, ed era sotto shock, circondata da cadaveri di topi in decomposizione. Dalila deve possedere una forza straordinaria se è riuscita a ferirla! A ridurla in quello stato! É stato tremendo vederla così! Se mi ha lasciato fuggire, ma solo perchè è certa che ora che ci ha denunciato, loro arriveranno, e noi non ci tireremo indietro. Sa come lo sappiamo noi che sarebbe inutile scappare.- Conclusi, aspettando una qualche reazione da parte loro,muti e attoniti, ma solo il nonno parlò.
-Si ma, perchè uccidere anche Layla?-
-Forse per eliminare un testimone scomodo?- Propose zia Rose, mentre nervosamente giocherellava con una ciocca di capelli.
-Non capite? Layla non è un dono, è un limite!- Esclamò papà, che rimuginando aveva ascoltato tutto il mio discorso, con aria trionfante.- Aro l'ha affiancata a Dalila perchè ne limitasse il potere. Ricordate l'edelweiss? Ricordate il suo odore, com'era forte? Quella volta coprì completamente la sua scia. Se l'ha creato Layla, se lei è l'artefice di quell'odore, sicuramente potrà crearne di tanto potenti da coprire qualsiasi odore...-
-E così il suo potere non avrebbe effetto su nessuno di noi.- Terminò zio Jasper per lui.- Inoltre è tremendamente rapida! Averla con noi ci da un minino di vantaggio, ma solo se dovessimo affrontare solo la vampira! Si ma perchè un edelweiss?-
-Si ma, se Layla è così veloce, perchè non è scappata prima?- S'intromise allora Nessie,con tono stizzoso, per venire a sua volta interrotta dalla mamma.
-Non capisci Nessie? Probabilmente Layla ha visto morire la sua famiglia per mano di quella donna. Deve esserne terrorizzata. La paura deve averla spinta a rimanere con lei, e chissà cosa ha dovuto sopportare in questi anni.-
-Oh insomma! Anche noi abbiamo visto morire Irina, e per quanto ne abbiamo sofferto, non è stata una cosa così cruenta da traumatizzarci a vita...- Replicò con tono canzonatorio. Che non le piacesse era un conto, ma che scherzasse sulle traghedie che le avevano segnato l'esistenza...No, non potevo tollerarlo.
Scattai in piedi, sbattendo entrambe le mani contro la lucida superficie del tavolo e rovesciando a terra la mia sedia nell'impeto. -Cosa? Nessie ma pensi a quello che dici ogni tanto? Come puoi parlare in questo modo? Lo sai come si uccidono i mezzosangue come noi?Io l'ho visto nei suoi ricordi. Lo vuoi sapere? Te lo dico! Magari così cresci eh! Gli si...-
-Strappa il cuore dal petto.- Fece una vocina alle mie spalle. Non avevo bisogno di voltarmi per capire a chi appartenesse. Ero così furioso, così accecato dalla rabbia, da non essermi accorto del suo arrivo. Nessie si portò le mani alla bocca, scoppiando in lacrime prima di fuggire via, seguita a ruota da Jacob. Presi un profondo respiro e mi voltai. Addolorata la mia fatina fissava il pavimento lustro, mentre la nonna le carezzava gentilmente le spalle, nel tentativo inutile di darle conforto.
-Mi... Dispiace Layla. Non..Non avrei dovuto dirlo.- Mormorai.
Ma lei scosse il capo con forza, facendo svolazzare i lunghi capelli qui e la. - é...colpa mia... Porto con me le disgrazie... Io... Io...Mi dispiace...é meglio che vada via. Mi dispiace...Per...Tutto...- Sfuggi alle mani di Esme, fiondandosi attraverso il salotto, per poi spalancare il portone d'ingresso e scattare verso la boscaglia. In un attimo le fui alle calcagna. Fu facile prevederne le mosse leggendole nella mente, ma mi resi immediatamente conto che non correva al massimo delle sue possibilità. Era come se volesse andarsene, ma al contempo non volesse. La raggiunsi dopo una breve corsa, o meglio si fece raggiungere. Le sbucai davanti, bloccandola.
-Per favore,,non andare.- Le posai le mani sulle spalle. Ansimavo, ma non per la corsa. Un groppo in gola mi impediva di respirare come avrei voluto. - Non...Non puoi andartene. Ti prego. - Deglutivo di continuo, cercavo di liberarmi da quel groppo, di ricacciarlo giù, ma senza risultati. Mi sentivo mancare l'aria. Non poteva andarsene, non doveva. Avrei fatto qualsiasi cosa per farla restare. - Se è per quello che ha detto Renesmee, ti prego, non darci peso. Lei è...Credo sia gelosa. Prima del tuo arrivo era la cocca di casa, ma ti giuro che le passerà. Ti scongiuro, non puoi fare questo a... a Esme.- In realtà non volevo credere che potesse fare questo a me.
Ma lei scosse il capo, ora chino. -No. Ha ragione Dalila. Aro mi ha dato a lei perchè.... Sono una disgrazia ambulante... Non mi voleva intorno. Io porto solo morte.- E incredibilmente, grosse lacrime le scivolarono sulle gote, solcandone il volto perfetto e pallido
-Ma... Tu...Piangi!- Non potevo dire cosa più ovvia e banale. Mi aveva colto di sorpresa, e non sapevo come reagire. Me ne stavo fermo li, senza fare e dire nulla, mentre lei continuava a singhiozzare. - Non devi... Sono solo bugie. Rimani... Lascia che ti dimostri che è così.- C'erano tante e tante cose che avrei dovuto fare e dire, ma che sarebbero state tutte inadatte, in quel momento. C'era qualcosa di diverso nell'aria, di magico. Lo percepivo bene, aleggiava tutto intorno a noi, mentre il mondo intorno sfumava piano fino a diventare un ammasso informe di colori, mentre le distanze si accorciavano, mentre accoglievo il suo volto umido di lacrime tra le mani, mentre lo avvicinavo al mio, mentre mi perdevo nel profondo di quegli occhi blu e immaginavo che sapore dovessero avere le sue lacrime e...
-Tony...-
L'avrei uccisa!Ne ero certo: prima o poi avrei commesso un fratricidio e non me ne sarei pentito affatto!
Per un attimo mi illusi d'essermi immaginato tutto. Tornai a cercare i suoi occhi ma... Mi era già sfuggita. Imbarazzata si allontanava da me , fissando alternativamente i presenti.
-Nessie...- sbottai, voltandomi nella direzione da cui era provenuta quella voce.
Mia sorella mi fissava desolata, le gote colorate da un velo d'imbarazzo, mentre alle sue spalle, Jake se la rideva come un matto.


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Capitolo 12
*** Capitolo 12. Flora, la Portatrice di Vita ***


cap12 Grazie a cesarina89 e LadyFel per aver aggiunto la fic ai loro preferiti.
E siamo a quota 14! Non l'avrei mai creduto possibile!


Capitolo 12. Flora, la portatrice di vita.



- Mi...Mi dispiace Tony...- Cercò di scusarsi, ma la interruppi immediatamente.
- Cosa vuoi? Spararne un'altra delle tue?- Le ringhiai contro, frapponendomi tra lei e la mia Layla.
La MIA Layla... Non era mia, non ancora, o forse non lo sarebbe mai stata. Eppure io sentivo che, in qualche modo totalmente assurdo, ci appartenevamo l'un l'altro .
Intanto Jake, dava a Nessie delle piccole e impercettibili spinte, costringendola ad avanzare verso di me.- Amico, dovresti ascoltarla. Vuole soltanto scusarsi. Cogli al volo l'occasione, sai com'è fatta!- Concluse con una punta d'innocente ironia, ma io ancora non mi mossi. Avrei preferito avere il tempo di rifletterci, volevo proteggere la mia piccola fata, e al contempo non volevo fare un torto a mia sorella, per quanto fossi infuriato con lei.
La verità era che, non toccava a me decidere, anche se avrei tanto voluto. Era una scelta di Layla, e solo sua. E lei per una volta decise per se. Mi posò una mano sulla spalla,intimandomi di farmi da parte, quindi si mosse verso Nessie. Jake mi prese per un braccio, trascinandomi fino ad un grosso pino distante qualche metro, costringendomi a sedere a terra, tra le radici ricurve che sbucavano leggermente da terreno tutto bozzi, sedendo a sua volta al mio fianco.
- Meglio lasciarle sole, e fare finta di nulla. Sai come sono le donne.-
Annuii, convinto. Lungi da me confessare che, in realtà, non avevo idea di come fossero le donne.
- Se lo dici tu...- Borbottai, stringendo le braccia al petto e chinando il capo, non trovando nulla di meglio da fare per occupare il tempo, se non imbronciarmi.
Si guardarono in volto per non so quanto tempo. Layla sembrava serena, rassegnata per meglio dire, le sorrideva gentile. Nessie invece, era triste come non l'avevo mai vista. Teneva le braccia conserte e lo sguardo basso, era imbarazzata e dispiaciuta. Le si leggevano in faccia le sue emozioni. Ed erano sincere.
- Non devi...Scusarti...- Cominciò Layla, per essere subito interrotta.
- No, invece devo. Mio fratello ha ragione. Ero gelosa. Da quando è cominciata tutta questa storia, non si è fatto che parlare di voi, della fuga di Tony... E poi sono tornati i nonni,dopo tre anni, e finalmente qualcuno sembrava ricordarsi della mia esistenza...E...E poi dopo una settimana sei sbucata tu, e la nonna da allora ha occhi solo per te!Nessuno ha pensato a come mi sentissi, dopo aver sentito la tua storia. Sono anche io come tua madre. Io pensavo di non poter essere una donna completa, ero stravolta quando ho sentito la tua storia e ho capito che potevo scegliere, ma non c'era nessuno con cui potessi parlare, perchè tutti erano concentrati su di te. Tutti ti stanno attorno, si preoccupano per te...Mi sono sentita esclusa, mi sono sentita sola e abbandonata, e senza alcuna ragione, perchè io so di non essere sola. Sono viziata, sono molto viziata ed egocentrica. Ma sono fortunata, io ho ancora la mia famiglia. Non mi sono mai resa conto che, nulla è mi dovuto al mondo. - Ammise con un fil di voce. Non l'avevo mai vista tanto mortificata, sembrava davvero pentita, mentre prendeva tra le sue le mani della piccola vampira, stringendole con affetto. - Non devi andare via per colpa mia, per il mio egoismo. Cerca di perdonare questa bambina viziata... Resta, e lasciaci essere la tua nuova famiglia. Tu non porti disgrazie, anzi. Sarebbe una disgrazia se andassi via. Guarda!- E poi il silenzio.Nessie la guardava dritto negli occhi, compresi subito che le stava mostrando qualcosa, ma quando andai a curiosare, ormai non c'era più nulla da vedere. Continuava a stringerle le mani, ed entrambe piangevano come fontane. - Capisci? Sei importante... Non solo per lui... - Lui? No, quella conversazione cominciava a non piacermi.- Ti prego, devi rimanere. Per loro, e per aiutarci. Non vuoi vendicarti?-
- No...- Rispose Layla, scuotendo il capo. - Voglio che la smetta di fare del male agli altri. A me ha....già tolto tutto. La vendetta...Non cambierebbe le cose. Ma forse...Forse se torno da lei, vi risparmierà...-
- No!- Urlai, ma prima che potessi anche solo pensare di mettermi in piedi, sentii le nerborute braccia di Jake trattenermi.
- Deve sbrigarsela da sola. É lei che deve decidere.-
Fremevo, impaziente. Pregavo che Nessie non la lasciasse andare, che la convincesse a restare con noi... Con me.
- Lei ha già deciso, ormai è troppo tardi. Ma se ci aiuti, forse abbiamo una possibilità. Se te ne vai, lui ti seguirà, e tutto questo sarà stato inutile. E poi nonna Esme sarà in pensiero, stava già preparando una camera per te. Non toglierle la possibilità di impegnarsi in un nuovo progetto..E a zia Alice di fare dello shopping!- Rise tra le lacrime.- Resta... - Ripetè per l'ennesima volta. - Almeno per ora. Dopo... Beh... Potrai pensarci e poi fare come preferisci. Ma almeno per ora rimani con noi.-
La mia piccola sembrava combattuta. Si mordicchiava il labbro inferiore, teneva il capo chino e gli occhi socchiusi. Non ebbi il coraggio di vagliare i suoi pensieri, la paura di poterci leggere una decisione troppo dolorosa da affrontare, quasi mi paralizzava. -Va bene.. Rimarrò...Fino a che lei...Non...Non se ne sarà andata. - Sussurrò. Non ne sembrava felice, non completamente perlomeno. Sembrava invece, essersi arresa al volere altrui, come sempre. Non volevo si sentisse costretta a rimanere, non volevo forzarla, ma come sempre ero troppo egoista per separarmi da lei. Perchè con lei accanto mi sentivo completo, felice, al massimo delle mie forze e possibilità. Mi sentivo invincibile.
- Ah, ne sono davvero felice! Vedrai, anche la nonna ne sarà felicissima!- Nessie l'abbracciò forte, per poi prenderle una mano, e condurla fino a noi.- E non solo lei..- Mi lanciò un occhiata maliziosa, a cui replicai con uno sguardo tutt'altro che pacifico. - Su Jake, spostati, e anche tu Tony. Fateci spazio.- Sbuffando si spostammo appena, così da far spazio alle ragazze tra di noi. Nessie mise a sedere Layla accanto a me e lei, ovviamente, sedette a gambe incrociate accanto a Jacob, decisamente di buon umore. - Allora Lay... Non ti disturba se ti chiamo così vero?- Dopo un cenno affermativo da parte della vampira, riprese a chiacchierare, con una parlantina veloce e stretta, senza lasciarle il tempo di replicare alle sue domande, che si susseguivano in una sequela infinita.
Le parlava come se fossero amiche da sempre.
Mi colpì un pensiero: noi non avevamo amici.
A parte la nostra famiglia, e i lupi di La Push, non avevamo mai frequentato nessun altro. Abbiamo studiato a casa, con il nonno a farci da insegnante, perchè non abbiamo mai sentito il bisogno di socializzare con persone esterne alla famiglia, di frequentare un liceo. Forse era giunto il momento di cambiare le nostre abitudini. Era un segno del destino quindi? Ma , mi chiedevo, con l'avvicinarsi dell'arrivo dei Volturi, ne avremmo avuto mai il tempo?
- Qual'è il tuo nome per intero, Lay?- Le domandò improvvisamente. - Ti prego, parlami del tuo potere! Crei dei fiori bellissimi, ma come fai? Come funziona? Eh? Eh?- La mia sorellina era decisamente impaziente.
- Si ma lasciale il tempo di rispondere...- Borbottai, rivolgendole una linguaccia, prima di distendermi sul terreno, con le mani incrociate dietro la nuca.
- Tu non ti intromettere.- Rispose piccata.
- Il mio nome per intero è Layla Cecil Byron. - La sua voce melodiosa interruppe il nostro battibecco. Anche solo il suo nome, mi infondeva un senso di fragilità e tenerezza insieme. E come sedeva poi! Composta e ordinata come una lady, con la schiena ben dritta e le gambe unite, piegate di lato.
Ero sempre solo io a vederla sotto quella luce? Solo per me era l'essere più bello al mondo? Lo speravo. La ingiustamente e immeritatamente mia, e non avrei voluto dividerla con nessun altro.
- é un bellissimo nome!- Jake si intromise nella conversazione, solo io preferivo rimanerne fuori. Preferivo ascoltare la sua voce.
- Era il nome di mia madre, e di mia nonna. Cecil intendo! Non tutto...Tutto il mio nome...Ahm...Suo padre non aveva, una grande fantasia...Ehm ehm... Mi... Mi hai chiesto del mio potere vero?- Imbarazzata per la gaffe, tentava di cambiare argomento di conversazione.- Beh, in realtà, non è così semplice. Io non controllo le piante. Più che altro, controllo la loro...Energia vitale. Così riesco a trasformarle... A farle crescere...O rimpicciolire. Non so dire perchè. Scientificamente, dovrei poter solo farle germogliare e fiorire...o appassire. Ma...Io riesco a fare di più... In qualche modo.-
- E puoi farlo anche a distanza?- Le domandarono all'unisono.
- Non lo so. Non ci ho mai provato.- Replicò, scuotendo le spalle.- Ma posso trasferire l'energia vitale di una pianta ad un altro essere vivente. Funziono un po' da...catalizzatore... Ecco...-
Continuarono a tempestarla di domande, sul suo passato, sui posti in cui aveva vissuto, ma io avevo in mente una sola domanda, per quanto potesse apparire futile agli altri, e avrei voluto porgliela fin al primo istante.
- Perchè gli Edelweiss?- Si voltarono tutti verso di me, che fino a quel momento non avevo aperto bocca.
- Non c'è un motivo...Preciso... Sono il... Mio fiore preferito... C'è una leggenda dietro, anche se un poco triste. Si narra questo fiore sarebbe stato un tempo, una fanciulla così bella, pura e nobile di animo, che pur essendo desiderata e corteggiata da numerosi nobili cavalieri, non incontrò mai nessuno degno di diventare il suo sposo. Quando morì, fu trasportata sulle vette più alte delle Alpi e trasformata in un fiore chiamato edelweiss, che in tedesco significa nobile bianco, e che nasce in luoghi inavvicinabili per gli esseri umani. Per raccogliere un edelweiss occorre fatica e coraggio, allo stesso modo, e solo in questo modo, si può conquistare il successo nella vita, raggiungere i propri obbiettivi,e più alto onore. Con il sudore della fronte e la perseveranza.- Non l'avevo mai sentita parlare con tanta sicurezza, pur mantenendo un tono leggero e carezzevole. Non si era accorta di come la fissassimo incantati. - Oh...Ehm...Almeno, così mi...Mi è stata raccontata.- Sorrise tristemente, mormorando poche parole, rivolte più a se stessa che a noi. -La mia è una sfida persa in partenza. Non c'è edelweiss che io possa raccogliere.- Strinse le spalle, per poi, imbarazzata dal nostro silenzio, guardarsi intorno. Nessuno sembrava intenzionato ad aprir bocca. Ero profondamente colpito dal suo racconto. Lo eravamo tutti, anche se in maniera diversa.
Mi ritrovai a pensare a quale sarebbe stato il più alto onore, per me.
Riempire d'orgoglio la mia famiglia? Ovvio.
Fare qualcosa di grande e buono? Anche, ma non era la mia priorità.
Il più grande onore, al di sopra di tutto, sarebbe stato essere il suo compagno, per tutta l'eternità. Lei per me incarnava la ragazza della leggenda: troppo bella, pura, e nobile d'animo per me, che non mi avvicinavo neppure all'ideale di cavaliere. Avrei dovuto crescere, e con fatica e perseveranza diventare una persona migliore. L'uomo perfetto per la mia dolce Layla.

Mi dispiace... Mi sento colpevole per quello che Dalila ti ha fatto. Ti devo la mia libertà. E non ti ho ringraziato come si deve.

Pensai, rendendola partecipe.

Non...Non importa. Non è colpa tua. Lei mi avrebbe già ucciso, se Aro non le avesse vietato categoricamente di farlo. Mi picchiava spesso, non era la prima volta. É più forte di qualsiasi altro vampiro. In ogni caso, non incolparti di nulla. Tu sei solo più ricettivo agli stimoli olfattivi degli altri. É così che lei ti...Ti...Cattura...

Che intendi?

Il suo potere...Lei...è irrintracciabile, o quasi. Può nascondere il proprio odore, questo l'avete già capito. Ed è tanto brava a manipolarlo perchè... Lei puzza!

Sarebbe stato davvero buffo quel suo tono, in altre circostanze.

Eh?

Lei ha un brutto odore. É l'unico vampiro al mondo che...Beh...Che puzza... Può anche coprire gli odori in un raggio di centocinquanta metri. Non so come faccia, ma le costa molta fatica. É costretta a nutrirsi ogni notte.

Quindi l'odore che io sentivo come supponevo era finto. È per quello che nella radura quella volta, il tuo profumo è sparito.

Annuì solamente.

E quando sei entrata in camera invece, l'ho sentito benissimo. Era buono...é buono...Tanto...Perchè sei venuta?

Le domandai senza preavviso. Era un' altra domanda che avrei voluto tanto farle, ma mi ero costretto per ovvi motivi rimandarla. Inoltre non volevo farla sentire sotto accusa.

Volevo vedervi. Vedere un'altra famiglia come la mia. Allora...Mi sono avvicinata...E...La finestra era aperta...Ho sentito il tuo odore...Mi ricordava quello di mia madre... E poi dormivi e mi sono detta che...Non c'era pericolo...E...Uhm...Nonpensarlononpensarlononpensarlo....

Non pensare cosa?

Nulla...Scusami....C'è altro che...Vorresti chiedermi?

Solo una cosa. Come è possibile che tu abbia gli occhi blu e pianga?

Non lo so...

Scrollò nuovamente le spalle minute, per poi rivolgermi un sorriso tenue e incerto. Voleva interrompere quella conversazione, ma al contempo desiderava compiacermi. Le sorrisi di rimando, comprensivo, e sospirai. La sua voce mentale mi era sembrata carica d'imbarazzo. Naturale. Non avevo dimenticato d'averla quasi baciata, dimostrando una totale mancanza d'educazione e rispetto. Lo desideravo tanto da non aver pensato a lei, a ciò che lei voleva. Forse avrei dovuto evitare il fratricidio e ringraziare Nessie per essere arrivata al momento giusto.
Rimanemmo così, immersi nel buio della notte, finché un trillare acuto non infranse il silenzio.
- é il mio...- Mormorò la mia gemella, tirando fuori dalla tasca dei jeans un piccolo cellulare.- Pronto, mamma.-

-Nessie, dove sei?-Dal tono, la mamma sembrava allarmata. Brutto segno.
-Mamma sono con Jake, Tony e Layla, non siamo lontani da casa. Cosa è successo?-

-Alice ha avuto una visione. Aro ha deciso di muoversi, arriveranno qui tra venti giorni esatti. Ma ha deciso di portare con se solo Demetri, Felix, Jane e Alec. Alice non è riuscita a vedere cosa ha intenzione di fare, ma sembra non abbia intenzione di ucciderci, almeno per ora. In ogni caso, vorremmo che tornaste a casa.-
- Va bene mamma, arriviamo.- Chiuse la chiamata, infilando il telefono nuovamente in tasca. Non c'era bisogno riportasse le parole della mamma, ovviamente ognuno di noi aveva sentito chiaramente. Mi alzai, tendendole una mano per aiutarla ad alzarsi, come un vero gentiluomo. Lei l'accettò, lasciandosi aiutare, nonostante non ne avesse affatto bisogno. Sentii Nessie alle mie spalle, dare una gomitata al suo compagno, producendo un forte rumore, come un cozzare di pietre.
- Perchè tu non lo fai mai? Dovresti prendere esempio!-
- E perchè mai dovrei farlo? Io ti ho già conquistata. - Replicò lui, stringendola a se e sorridendole seducente.
- Beh, potresti farlo per me, per esempio! Sarebbe carino ogni tanto sai?- Disse lei, buttandogli le braccia al collo.
- Oh Dio...- Borbottai io, scuotendo il capo. - Noi andiamo eh! - Ma loro non sembravano avermi neppure sentito. Erano persi, occhi negli occhi, nel loro mondo beato. Sospirai, reprimendo l'invidia che provavo in quel momento. Li avevo sempre trovato sdolcinati,fino ad allora, ora avrei dato tutto per essere al loro posto. - Meglio andare e lasciarli soli. Non credo sarebbero di compagnia, in quello stato. Prima le signore... - Voltai le spalle alla coppietta felice, e, lasciando che Layla mi precedesse, cominciai ad incamminarmi verso casa. Non avevo voglia di correre, e volevo prolungare il tempo che avrei potuto passare da solo con lei. Non appena le fui nuovamente affianco, qualcosa si aggrappò alla mia mano. Qualcosa di freddo e vellutato. Il mio cuore mancò un battito,e ci mancò poco si fermasse definitivamente. Le sue dita fredde scivolarono e si incrociarono alle mie. Quasi scordai di respirare. Era una bella sensazione...Una bellissima sensazione... Sbirciai con la coda dell'occhio. La mia piccola meraviglia mi camminava accanto, lo sguardo basso, non mi guardava, ma sorrideva.
Percorremmo tutto il tragitto fino a casa immersi nel silenzio e nella perfezione di quell'attimo. A malincuore dovetti dividermi da lei, per lasciare che ad accoglierla a
casa fossero le braccia di Esme, e non le mie.

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Capitolo 13
*** Capitolo 13. Discorsi ***


Grazie a EmilyAtwood e a Water Lily per aver aggiunto la ff tra i loro preferiti. Questo capitolo non mi è venuto granchè bene, a tratti credo sia troppo sdolcinato, mi sa che dovrete accontentarvi. grazie a tutte le persone che continuano a leggere... =* 

Capitolo 13. Discorsi.


I primi giorni d'attesa passarono lentamente, tra discussioni, piani irrealizzabili e assurde strategie. Non potevamo far altro se non aspettare, in realtà. A momenti, nella vita tutto sembra ciclico, tutto sembra ripresentarsi con costanza e ostinazione alla fine di ogni ciclo. Come diciassette anni prima, ci preparavamo ad accogliere la probabile e inesorabile fine delle nostre esistenze, con la sola differenza che stavolta, sarebbe stata una battaglia che avremmo combattuto da soli. Non riuscivamo però, a zittire la flebile voce della speranza: Aro veniva da solo, con quattro dei suoi uomini migliori, lasciando a Volterra persino Renata, la sua guardia del corpo personale. C'era davvero da sperare che anche stavolta, tutto si sarebbe risolto senza spargimenti di sangue? Non ne ero affatto convinto, ma cercavo di non pensarci, e godermi la pace prima della tempesta.

Layla fu sistemata nella sua nuova camera, preparata dalla nonna in tempo record. Aveva persino seguito il mio consiglio, a proposito del colore! Scelse proprio la camera accanto alla vecchia stanza di papà. Inutile dire che, trovando ogni sera una diversa scusante, preferivo rimanere a dormire alla villa. Il rumore ovattato dei suoi passi, era come una ninna nanna. A volte erano lenti, sembrava quasi stesse ballando. In quelle notti dormivo come un bambino. Altre volte invece, erano frenetici e agitati, come se continuasse a camminare attraverso la stanza, preda di chissà quali pensieri. Allora anche il mio sonno si faceva agitato, e la mattina mi svegliavo più stanco della sera precedente. In una di quelle mattinate, al mio risveglio, trovai zia Alice seduta alla mia finestra. Fissava il panorama, volgendomi le spalle.
- Buongiorno zia...- Biascicai con la bocca impastata.
- Buongiorno piccolo!- Fece lei vivacemente, voltandosi per sorridermi raggiante. Presi posto accanto a lei, con le gambe a penzoloni fuori dal davanzale.
- Aspettavi che mi svegliassi? C'è qualcosa che devi dirmi?- Domandai, stiracchiandomi poco elegantemente.
- Dimmelo tu! Ho avuto una visione in cui sedevo proprio qui, una decina di minuti fa! E allora l'ho fatto!- Scrollò le spalle, mentre curiosa mi osservava.
- Zia, i tuoi discorsi mi fanno venire il mal di testa. Comunque non saprei... - In realtà, avevo intenzione di parlarle ma mi era sfuggito completamente di mente, riguardo ad alcune cose, e probabilmente, impossibilitata a vedermi nelle sue visioni, lei aveva visto solo se stessa. Per fortuna la zia ha un intuito formidabile.- In realtà si. Volevo parlarti. Sei arrabbiata con me zia? Me ne sono andato proprio quando avevi bisogno di tutti noi.- Presi un profondo respiro.- Anche se non puoi prevedere il mio futuro, credo che le mie scelte influenzino quelle degli altri, modificando a loro volta le tue visioni. Quella volta...Hai visto Dalila che ci uccideva...Vero? Ed è stato perchè...In quel momento, ho deciso...Ero certo, di volervi lasciare per sempre. Per lei.- Conclusi. Alice mi fissava intensamente.
- No, non sono arrabbiata, piccolo.- Mi sorrise, arruffandomi i capelli, già impresentabili, con una mano.- L'ho pensato anche io. Non posso vedervi, perchè siete creature a parte, però la vostra metà vampira è più forte di quella umana. Vorrà pur dire qualcosa! Anche se non so spiegarmelo. Beh, non ci penso più ormai. Se è destino che capisca, così sarà. Come ogni altro evento nel mondo. - Scoppiò in una risata sonora.- Sei proprio come tuo padre. Siete paranoici. Smettila di continuare ad incolparti di tutto. Hai fatto le tue scelte, hai sbagliato, hai capito e cercato di rimediare e, cosa più importante, sei tornato. Si, quella volta, ho avuto una visione terribile. Non ne ho mai avuto di così...Vivide... Era orribile. Ma si sarebbe avverata solo se tu l'avessi scelta come compagna, ora ne sono certa. Per fortuna, ci sono cose che non si possono controllare... E appena è successo, è cambiato tutto, ma le mie visioni erano troppo sfuocate e incerte perchè potessi vedere chiaramente qualcosa. Si sono stabilizzate solo dopo la decisione di Aro.-
- Cosa intendi per “cose che non si possono controllare”?-
Non rispose, ma ridacchiando, accennò con il capo in direzione della camera di Layla.
- Layla? Ma tu come fai a...?- Mormorai, sorpreso ed imbarazzato.
- Piccolo, è facile leggerti dentro. Anche senza le visioni.- Maledetto intuito femminile. - Io me ne intendo di queste cose...-
- No no! Ti sbagli! Hai sicuramente frainteso e...e... Credi che anche lei abbia capito?- Dovetti arrendermi all'idea che, da quel momento in poi, non avrei più avuto pace. Quando Zia Alice si mette in testa qualcosa, è impossibile convincerla a desistere.
- Ah non lo so! Dovresti chiedere a lei!- Scoppiò a ridere, mentre io arrossivo fino alla punta dei capelli.- Avanti, non fare quella faccia!-
- Certo...Facile parlare per te!- Sbuffai, per poi rivolgerle un ultima domanda.- Zia... Quando tu e lo zio vi siete messi insieme, perchè l'avete fatto? Voglio dire, è stato solo per la tua visione?-
- No! Buffo, anche gli altri, mi hanno fatto la stessa domanda, dopo un po' di tempo dal nostro arrivo. In realtà, io ho visto soltanto che Jasper e io ci saremmo incontrati, e poi avremmo raggiunto i Cullen. Inizialmente, almeno, è stato così. Ma poi... Continuavo ad avere delle visioni. Il suo volto mi diventò subito molto caro, ero felice ed emozionata come una fashion victim durante il periodo dei saldi! E quando finalmente ci incontrammo, capii subito che sarebbe stato il mio compagno per l'eternità. Non c'è molto da spiegare. Non c'è niente di razionale in questo! È il bello dell'amore!- Esclamò entusiasta, battendo le mani tra loro. -Ah, prima che mi dimentichi, Esme ha trovato questi, nella tasca dei tuoi vecchi vestiti. É meglio che li conservi con cura!- Mi porse con un sorriso, e un occhiolino, due piccoli fiori secchi.
- Li avevo ancora in tasca? Assurdo! Come ho fatto a dimenticarmene?- Li presi delicatamente tra le dita, una stella alpina e una margherita, sfioriti e secchi.- Zia...- dissi ancora, mentre si alzava e raggiungeva la libreria, prendendo l'album fotografico che avevo sfogliato una sera. Era passato un mese e poco più, ma sembrava fossero secoli fa. L'aprì esattamente ad una delle pagine immacolate, facendomi segno di posare li i due fiori. Non appena lo feci, chiuse l'album con un tonfo, riponendolo al suo posto.- Ecco qua! Lo sapevo che spostare quelle foto sarebbe servito a qualcosa un giorno!-
Inutile chiederle a cosa si riferisse, sapevo già.
- Allora sei stata tu! Avrei dovuto capirlo subito!- Sollevai comicamente gli occhi al cielo, facendola ridere di gusto. - Zia, e se lei non ricambiasse?-
Lei scosse il capo, ora in piedi accanto alla finestra, mi osservava dall'alto in basso. - Non posso prevederlo, mi dispiace, piccolo. Ma ieri siete arrivati mano nella mano...- Sussurrò maliziosa.
- Si, è stata lei a... A prendermi per mano. Ma forse era spaventata, potrebbe voler dire tante cose zia! Probabilmente mi vede come un fratello maggiore, o qualcosa del genere.- Sbuffai, per poi tirarmi su, e mettermi in piedi.
- Può darsi di si, e può darsi di no! Su, cambiati, e metti qualcosa di decente addosso, hai proprio i gusti di tua madre!A proposito.. Parli nel sonno come lei... Esattamente come lei.- E senza aggiungere altro, sghignazzando sommessamente, mi lasciò solo e decisamente perplesso.
Continuai a pensarci mentre mi cambiavo. Quindi, avevo parlato nel sonno, quella notte... Non era una novità, lo facevo sempre! Eppure qualcosa nel tono di Alice, mi lasciava presagire ci fosse qualcosa di più sotto. Cercai di non pensarci. Presi dall'armadio, che era stato rifornito di abiti dalle zie, dei jeans scuri, una camicia bianca a righette azzurre da indossare sopra una semplice t-shirt bianca, e un paio di allstar in denim. Mi diedi una sistemata ai capelli, arrotolai fino al gomito le maniche della camicia, quindi dopo un ultima occhiata allo specchio, scesi di sotto.
Mi ero preso più tempo del solito per rendermi “presentabile”. Desideravo apparire al meglio ai suoi occhi. In quel momento, si trovava in giardino con la nonna. A loro si aggiunse anche zia Alice. Parlottavano fitto fitto tra loro. La gioia della nonna era incalcolabile,non la sentivo ridere così di gusto da parecchio tempo. Le raggiunsi in giardino.- Buongiorno!- e le salutai con un sorriso. Layla, inginocchiata davanti ad una pianta di rose. Sotto ordine di Alice faceva fiorire i boccioli ancora chiusi e ne cambiava colore di continuo, seguendone le indicazioni, in quel momento passava dal blu elettrico ad un rosa molto acceso. Non appena mi sentì arrivare, balzo in piedi, affiancandosi alla nonna. Teneva lo sguardo basso, non disse una parola, ne accennò a volermi degnare di un suo sguardo, cosa che più desideravo ricevere. Guardavo Esme e Alice, in attesa di una spiegazione, che ovviamente non arrivò. La nonna continuò a sorridermi, mentre replicava al mio saluto e tornava ad interessarsi alle sue adorate piante. La zia Alice invece, tossicchiava appena. Ma i vampiri non tossiscono, non respirano neppure. Mi voltai in sua direzione. Tratteneva le risa! Aveva una mano davanti alla bocca, e si tratteneva con gran fatica dallo scoppiare in una risata. Non ci volle molto perchè facessi dei collegamenti.

Oh no...Non dirmi...Zia dimmi che non è vero, che non ho parlato di Layla nel sonno!

La zia sembrava soffocare, mentre io la fissavo come un ebete. Se l'avessi creduto possibile, probabilmente me ne sarei preoccupato. Ricordavo perfettamente d'averla sognata, in effetti, ma era stato così da...Sempre! Ed ero quasi certo, di non averla mai menzionata durante i miei monologhi notturni. Ci sarebbe stato qualcuno che me l'avrebbe fatto notare!

Oh si! L'hai fatto! Ringrazia che Emmett, Jasper e Jacob non ti abbiano sentito!

E non potevi dirmelo prima??

No! Mi sarei persa tutto il divertimento!

- Scusa, piccolo!- Disse, prendendomi per un braccio e trascinandomi in casa.- Non volevo, ti giuro, ma è stato impossibile resistere.-
- Vivere con zio Emmett ti sta facendo male! Ma ti rendi conto? Dovevi dirmelo! Esiste qualcosa di più imbarazzante?- Ero esasperato!Mi lasciai cadere su una poltrona, portando entrambe le mani a coprirmi il volto.
- Oh, avanti! Non farne una tragedia! Si abituerà a sentirti blaterare di quanto è bella,quanto è buono il suo profumo e quanto l'ami!-
- Se non scappa prima! Penserà che io sia un maniaco!-
- No, penserà che sei innamorato!é un vantaggio, visto e considerato chi sono i tuoi genitori!-
- E cosa ci sarebbe di male in questo?- Sbottò papà, facendo capolino in salotto.
- Non ho mai detto ci fosse qualcosa di male, io!- Gli rivolse una pernacchia per poi trotterellare in giardino. - Uh! È tornato Jasper!-
Con lo sguardo ne seguì i movimenti, finchè non scomparve dietro la porta. - Cosa sta complottando Alice?- Domandò mentre prendeva posto su uno dei divani.
- Lei nulla..- Mi lasciai sprofondare ancora di più nella poltrona. Non riuscivo a credere di aver fatto, seppure del tutto inconsciamente, qualcosa di così imbarazzante. - Sono io! Ho parlato nel sonno! Come la mamma...-
Lui non sembrava capire, mi fissava in ansia, con la fronte corrugata.
- Parlava nel sonno.. Parlava di te nel sonno.- Cominciavo ad innervosirmi. Nessuno sembrava capire la portata della mia disgrazia. Tutti i miei buoni propositi sarebbero potuti andare a farsi benedire da quel momento in poi, non avrei avuto più speranza.
- Oh... Capisco...- mormorò, nell'evidente intento di non ridere.
- Okay, sono così comico? Perchè seriamente, a me viene solo da piangere!-
- Tony, non devi farne un dramma. Bella non si è mai preoccupata troppo di queste cose. É qualcosa di incontrollabile, quindi è inutile continuare a rimuginare.
- Se, come no...- sospirai, balzando in piedi. - No, non ce la faccio a stare a casa. É troppo... Troppo... Non sopporto che lei mi guardi così...Come se fossi un...un...-
- Mostro? Non lo siamo tutti? - Terminò per me. Mi voltai ad osservarlo seriamente, e con la medesima serietà mio padre ricambiava il mio sguardo. In quel silenzio c'erano un infinità di parole non dette, che ora sembravano riempirmi la bocca fino a traboccare.
- Papà, ti va di uscire?- domandai in un sibilo.
Un attimo dopo lo seguivo fuori casa. Non sapevo dove mi stesse portando, ma lo seguivo senza esitazione. Mi fidavo di lui, più di chiunque altro, ma fino a quel momento ero stato troppo egocentrico da ammettere di aver bisogno di confidare in qualcun altro, oltre me stesso. Corremmo per qualche ora, fino a raggiungere un luogo di cui avevo sentito spesso parlare, e che avevo visto di sfuggita tra i pensieri di mia madre. Solitamente lo ricordavano sottovoce, come fosse un prezioso segreto da proteggere. La mamma riviveva ogni tanto quei momenti, e avevo imparato a ignorare i suoi pensieri in tali occasioni. La dura realtà era che lo facevo non per lei, ma perchè non mi interessavo davvero agli altri. Era come una abitudine noiosa, non qualcosa di realmente sentito. Ma ora era tutto differente. Guardavo la vita con occhi nuovi e mai stanchi dei suoi nuovi sgargianti colori.
- Questa è la vostra radura...vero? Perchè mi hai portato qui?- Avanzai attraverso la radura coperta d'erba, guardandomi intorno con curiosità e una certa emozione. Era li che tutto era cominciato.
- é qui che si fermerà Aro. Alice l'ha visto chiaramente. Strana coincidenza vero? Dove tutto è iniziato, tutto potrebbe finire. - Rimase ai margini dell'ampio spazio erboso, lasciando che vagassi per conto mio. Negli anni non era cambiato quasi per nulla.
- Quindi..Mi hai portato qui per... mostrarmi il campo di battaglia?- Mi sentivo stranamente deluso. Inconsciamente avevo sperato di poter finalmente avere un momento da condividere solo con papà, di poter finalmente intraprendere quel discorso a lungo rimandato, come mi ripromettevo di fare da tempo.
- No, non ti ho portato qui per questo. - Mi sorrise, per poi spiccare un balzo e arrampicarsi su un alto e robusto ramo d'abete. Lo raggiunsi, senza neppure pensare a ciò che stavo facendo.
- Allora perchè?-
- Per fare un bel discorso padre- figlio, no? - asserì ironico, rivolgendomi un sorriso sincero. - Mi pare che non abbiamo parlato spesso l'uno con l'altro io e te, ultimamente. O mi sbaglio?- annuii piano. In realtà non avevamo mai parlato spesso, noi due. - Bene... Potresti ritirare il tuo scudo? Preferisco una via di comunicazione alternativa. - Obbedii immediatamente.

Così va meglio?

Chiesi, mettendomi a sedere. Le mie gambe penzolavamo nel vuoto. Ovviamente la cosa non mi creava alcun fastidio.

Si grazie. Decisamente meglio. Scherzi a parte. La tua assenza mi ha dato parecchio su cui riflettere. Mi dispiace per la mia reazione esagerata, la mattina in cui sei tornato, dopo aver percepito i loro odori per la prima volta. Non ti chiedo di comprendermi, al massimo di compatirmi. Ero in pensiero, come tutti gli altri del resto, e ciò che mi ha mostrato Renesmee... Credevo avessi compiuto il gesto che io, con fatica, riuscii ad evitare tanti anni fa. Se tu l'avessi fatto, sarebbe stata colpa mia. Come tuo genitore, ho il compito di educarti al rispetto della vita. Siamo mostri, siamo sempre davanti ad un bivio, ma possiamo scegliere la via giusta da seguire.

É questo che hai pensato, quella volta. Che fossi un mostro. L'ho sentito. Dimmelo sinceramente: hai creduto possibile che io potessi fare qualcosa del genere?

Fissavo la radura sotto i nostri piedi, e papà faceva altrettanto, entrambi con la medesima espressione contrita e meditabonda sul volto. Probabilmente in quel momento ci somigliavamo come non mai.

No, non l'ho esattamente pensato. Sei mio figlio, non avrebbe potuto mai sfiorarmi l'idea, prima...Ma le circostanze spesso ingannano. Non sono perfetto, non lo sono per nulla, Tony. Io, io sono stato un mostro, quale uomo potrebbe fare una cosa simile a suo figlio? Sono stato una bestia senza cuore. Ma vedi, il non poter leggere i tuoi pensieri, mi fa sentire svantaggiato. Non riesco a prevedere le tue reazioni, le tue emozioni, è come se non ti conoscessi davvero. Tu mi hai tagliato fuori dalla tua mente, dalla tua vita. É come se rifiutassi il tuo dono, e con esso rifiutassi anche me.

Mi voltai repentinamente, gli occhi sgranati per lo stupore.
- Cosa? Io non ho mai voluto fare nulla di tutto questo! Come hai potuto pensare che...- Le parole mi si seccarono in gola. Io al suo posto, l'avrei pensato. Anzi l'avevo quasi pensato. Avevo già scordato di come mi sentissi perennemente incompreso e abbandonato a me stesso? Bistrattato dal destino, e ignorato da tutti loro? Non mi ero anche io sbagliato? Se avessi detto una parola di più, sarebbe sicuramente stata una grossa e colossale bugia. Boccheggiavo come un pesce fuor d'acqua, sotto il suo sguardo severo, in contrasto con il sorriso gentile.
- L'hai voluto, forse non eri totalmente conscio di ciò che facevi, ed in parte è colpa mia, ti ho chiesto io di farlo, ricordi? Non ho pensato alle conseguenze di quella richiesta. Ti ho indotto ad usare il tuo dono per i miei fini egoistici, e ovviamente la cosa mi si è ritorta contro. Mi manca sentire i pensieri altrui, mi manca quel qualcosa che non so spiegarti ma che credo tu possa capire, quelle piccolezze che non avevo mai notato prima che mi fosse preclusa la possibilità di ammirarle. Inoltre, in questo modo, non hai compreso la bellezza delle persone che ti stanno intorno. La profondità dei loro pensieri e la sincerità dei loro intenti. Beh...Rosalie non ha pensieri molto profondi in realtà... Ma questo è meglio se lo tieni per te.- Continuavo a fissarlo, momentaneamente privo della capacità di parlare. Neppure quell'accenno d'ironia, servì a sciogliere la tensione che mi immobilizzava.
- Smettila di incolparti di tutto!- Come se non avessi più alcun controllo sul mio corpo,cominciai ad urlargli contro, non avevo idea di cosa dirgli, ma dovevo parlare. Non avevo motivo di provare quella rabbia, così forte da credere che l'avessi covata per mesi, forse per anni, ed ero terribilmente stufo di sentire mio padre farsi carico degli errori altrui. Se avessi avuto un attimo per ripercorrere mentalmente la mia intera vita, mi sarei accorto immediatamente di come lui e il nonno fossero sempre stati il punto di riferimento della famiglia. Entrambi erano amati e stimati, ma papà non sembrava vedere ne sentire tutto ciò.- Sono io, sono sempre stato io!Io sbaglio, io mi prendo le mie responsabilità! É sempre stato così! Non hai colpa per quello che sono,non hai colpa se sono fuggito, non hai colpa di nessuno dei mali del mondo. Smettila di dire che sei un mostro. Il fatto che io sia qui, prova il contrario. Se fossi un mostro come dici, la mamma non si sarebbe mai innamorata di te. Papà sei un dannato so tutto io! Lascia che te lo dica! Ci sono cose che non sai, cose che non puoi controllare!- Finalmente mi zittii. Ansimavo e tremavo, come dopo un enorme sforzo. Ma realizzai d'avere un ultima cosa da dire. - E sai che ti dico? Io sono esattamente come te. Fino a qualche mese fa mi sarei opposto con tutte le mie forze, ma ora ne vado fiero. Ho preso dal migliore. - Non avevo idea di come fossi arrivato a quel punto. Probabilmente il mio breve discorso gli doveva essere sembrato privo di logica e del tutto insensato. Io ero insensato, completamente destabilizzato dall'amore.
La radura tornò silenziosa e quieta. Papà non emetteva un fiato, sembrava paralizzato come lo ero stato io fino ad una manciata di istanti prima, ma la sua mente era in uno stato di febbrile agitazione. La sentivo, volevo sentirla. Avevo un inesprimibile bisogno di sapere cosa stesse pensando, una necessità che non avevo mai sentito fino ad allora, perchè mai eravamo stati tanto vicini, tanto sinceri l'uno con l'altro.
- Papà... Non te l'ha mai detto nessuno prima, vero?- Cominciai, riempiendo di parole il silenzio tra noi. - Lo sai che lo pensano tutti! Dai...- Gli diedi una leggera pacca sulla spalla, ma lui non si mosse.- Papà...?
- Si...Si... Me l'hanno detto ma... - Continuava a fissarmi,e io cominciavo a preoccuparmi. Finalmente sbattè le palpebre, tornando alla realtà.- Non me l'ha mai detto mio figlio.-
Provai l'impulso d'abbracciarlo, ma lui mi precedette. L'abbracciai a mia volta. Mi sentivo bene, mi sentivo davvero, per la prima volta, un Cullen a tutti gli effetti.
- Oh, ma guardali Jazz! Che quadretto tenero!- Dal tono decisamente canzonatorio, dedussi che non poteva essere che zio Emmett. Ci voltammo in sua direzione. Dondolava da un ramo... Era come avere un deja-vu... Chissà chi mi ricordava. Zio Jazz era decisamente più introverso e delicato, semplicemente se ne stava appoggiato al tronco dello stesso albero, con le braccia conserte e lo sguardo basso. Un sorriso gli arricciava gli angoli delle labbra.
- Idiota.- Sbottò papà, eppure sorrideva sereno, una volta tanto. Dandomi una pacca sulla spalla, prima di saltar giù dal ramo, e raggiungere Jasper. Gli fui subito dietro.
- Bella ci ha chiesto di ritrovarvi e riportarvi a casa. Abbiamo saputo.- Disse, con un intensità che lasciava trapelare ci fosse qualcosa sotto, e qualcosa di grosso. In sottofondo, le profonde risate di Emmett rafforzarono la mia convinzione.
- Che è successo?- Domandai, alternando lo sguardo tra i tre vampiri. Papà digrignava i denti, le mani chiuse in stretti pugni, i muscoli delle braccia pulsavano, tanto erano in tensione.
- Stanotte... Jacob Black... Ha osato chiederci...Chiedermi...La mano di Nessie.- La sua voce oramai era un profondo e roco ringhiare.
-Oh ma...ma è fantastico!- Ero sinceramente felice per loro.- E quando si sposeranno? Perchè gli hai dato la tua benedizione, vero?-
Zio Emmett rideva tanto da scuotere tutto l'albero dalla quale si dondolava. - Si.. Si...Ha...ha accettato...e...- Ma rideva tanto da non riuscire a continuare.
Papà con un sospiro si voltò, rivolgendomi un occhiata da cane bastonato. - Tua madre e Nessie mi hanno costretto. Quando vogliono sono delle belve assetate di sangue! Ho avuto paura! -


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Capitolo 14
*** Capitolo 14. Strategie ***


cap14 E i preferiti salgono a 18! Incredible! Grazie a ReaderNotViewer, per questo, e per il suo commento davvero esaustivo! Finalmente qualcuno mi fa notare anche degli errori, piccoli o grandi che siano (ti prego di non farti alcun problema a contattarmi privatamente per comunicarmi qualsiasi castroneria che ti capiti sotto gli occhi nel leggere questa storia)!
Colgo l'occasione per rispondere al suo commento, quindi.

Prima di tutto grazie per gli immeritati complimenti. Ultimamente trovo davvero difficile scrivere, e quando lo faccio, mi sembra che il risultato sia davvero scadente, poco scorrevole e poco piacevole da leggere. Mi rende davvero felice sapere di essere riuscita a mantenere una certa coerenza, per ciò che riguarda il carattere o l'indole dei personaggi creati dalla Meyer, perchè questo era uno dei miei intenti, quando ho cominciato a scrivere: rimanere fedele ai personaggi della saga il più possibile. Probabilmente il personaggio che mi pare di avere "snaturato"maggiormente è Jacob, mi rendo conto d'averlo reso troppo "buffone". Strano, perchè sono fin troppo coerente e puntigliosa in alcuni casi, non mi piace lasciare niente al caso. L'assenza di particolari, mi fa sempre pensare a qualcosa di sciatto e davvero poco curato. é un impressione che io non vorrei dare. Va ben, alla fine non ho creato nulla di nuovo, e anche la trama della mia ff  credo che alla fine si ridurrà ad un bel lieto fine, per rimanere noiosamente in linea con la saga (anche se spero ancora di trovare un qualcosa di più originale XD)
XD oh mamma, i puntini! Sono da sempre il mio tallone d'Achille! Purtroppo non sono riuscita a rendere i sentimenti di Layla in altro modo. Nella sua voce non dovrebbe esserci solo angoscia o timore, ma anche una profonda e radicata timidezza, dovrebbe parlare con voce molto incerta e magari un pò strascicata, come se soppesasse ogni singola sillaba, non so se riesco a farti capire cosa intendo! Io ho cominciato a scrivere come giocatrice di ruolo in un gdr online by chat. Purtroppo alcune consuetudini o regole di quel mondo, mi sono rimaste incollate addosso, e mi viene veramente difficile disfarmene e lasciarmi andare mentre scrivo.
La mia coerenza maniacale deriva anche da quella esperienza ! XD
Questo ne è un esempio lampante, comunque! In un gdr probabilmente avrei avuto poche alternative ai puntini di sospensione (anche perchè il parlato si riduce sempre a poche frasi in un azione lunga in media tra le 5 e le 7 righe, quindi a volte il problema spesso non viene neppure notato), mentre nello scrivere quel capitolo a posteriori mi rendo conto che avrei potuto tranquillamente trovare un escamotage di "classe".  Sicuramente d'ora in poi presterò ancora più attenzione a ciò che scrivo e a come decido di impostare il tutto, e cercherò di migliorarmi, ovviamente. Per me questo è un gioco, un divertimento, ma vorrei giocare al meglio delle mie possibilità. :-)

Grazie anche damaristich, a bella95 e a EmilyAtwood, per il suo commento! :-)
Ho creduto più coerente per quella coppia una risoluzione di questo tipo, non perchè io sia attratta dall'idea romantica del matrimonio (anzi ripudio gli abiti bianchi,i fiori e le cascate di riso), e probabilmente Nessie sarà una sposa particolare... Chissà! :-P

Un altro grazie a tutti i lettori, e vi lascio alla lettura del...


Capitolo 14. Strategie.






Mentre tornavamo a casa di corsa, mi ritrovai a riflettere sullo strano accanirsi della mamma su quella faccenda. Non era mai stata una patita di matrimoni, e vivere a stretto contatto con zia Alice, non aveva mutato neppure minimamente le sue idee in proposito. C'era qualcosa che mi sfuggiva. Sapevo che lei e Jake erano amici da anni, addirittura da quando la mamma era ancora una fragile umana, e che le era stato di enorme conforto, quando papà l'aveva lasciata. Poteva l'amicizia che li legava, per quanto profonda, poter essere l'unica motivazione? Qualcosa non quadrava, c'era un tassello mancante in quel mosaico di informazioni, che mi impediva di vederlo chiaramente nella sua interezza. Ci avrei pensato più tardi, mi ripromisi, ormai eravamo arrivati.
C'era un odore forte ma non spiacevole nell'aria, un odore che può significare solo una cosa. I lupi erano a casa nostra. Un vociare allegro proveniva dalla cucina, altre voci concitate provenivano, invece, dal salotto. Lì, si discuteva con accanimento di una questione di vitale importanza: matrimonio tradizionale o quileute? Io mi domandavo : saremmo stati ancora vivi per poter celebrare un matrimonio?
Sospirai scuotendo il capo. La faccenda, a poche ore dall'annuncio della coppia, stava già sfuggendo di mano alla mia famiglia, soprattutto ad Alice, che frustrata come non mai, si opponeva con tutta se stessa ad un matrimonio pellerossa.
- No no e no! Non permetterò che mia nipote si sposi in un teepee, con addosso mocassini di pelle di cervo e un abito di montone!Con le frange poi! Quelle erano fuori moda anche ai tempi di Elvis! E vogliamo parlare del trucco?-
Non appena entrammo, la trovammo in piedi davanti a Billy Black, che invece calmo e serafico, la lasciava sbraitare senza alcuna reazione evidente e senza darle alcuna soddisfazione. Teneva anzi, le braccia conserte, e le rivolgeva un sorriso sicuro, come se si sentisse già il vincitore di quella disputa. Nessie, seduta alla sua destra, ci lanciava occhiate disperate, implorandoci con il suo silenzio d'intervenire. Ma nessuno di noi era così pazzo da mettersi contro Alice, non in simili occasioni. Sentendoci arrivare, la zia si voltò, rivolgendo un largo sorriso a Jasper. Agitò in aria la mano in un allegro e frenetico segno di saluto. Il suo volto non portava alcun segno di rabbia, non sembrava neppure essere la stessa persona, che fino ad un istante prima, urlava come un ossessa.- Ciao amore!- Squittì, per voltarsi nuovamente poi , e riprendere l'espressione da pazza. Sembrava essere posseduta da un demone maligno che noi tutti volente o nolente conoscevamo bene... Il demone della moda. - Billy Black, non osare guardarmi in quel modo! Non sei tu che devi decidere! Sono io!-
Nessie tentò inutilmente di intromettersi nella conversazione, ma lei la ignorò bellamente e continuò la sua crociata in nome del buon gusto, mentre noi, chi sghignazzando e chi sospirando e sollevando gli occhi al cielo, preferimmo rintanarci in cucina. La stanza enorme sembrava invece piccolissima in quel pomeriggio, tanto era affollata. Un numero imprecisato di energumeni ne occupava ogni angolo, anche lo spazio più angusto. Sam e il suo branco, il branco di Jacob, tutti erano presenti con le rispettive compagne. Mi chiesi dove la nonna avesse reperito tutte quelle seggiole. Fragilissimi pezzi d'antiquariato che scricchiolavano sinistramente sotto il peso dei nostri colossali ospiti...
Le signore, compresa la nonna e la mia Layla ma esclusa Leah che preferiva interessarsi ad altre faccende, chiacchieravano tra loro a proposito delle imminenti nozze, riunite ad un lato della sala, mentre gli uomini discutevano di questioni decisamente più importanti, al lato opposto. Mancavano all'appello solo la mamma e zia Rosalie.
Quelli che erano nati come nemici mortali, come forze in contrapposizione tra loro, creature fatte per uccidersi l'un l'altro, sedevano fianco a fianco come fratelli, condividendo le occasioni di gioia e i momenti di paura e dolore. Era un immagine che mi infondeva speranza. La speranza di avere un futuro davanti a noi, un futuro migliore e di pace.
Ci unimmo al gruppo degli uomini, ovviamente, ma non riuscii a reprimere l'impulso di voltarmi verso Layla. Anche lei guardava me, ma non appena mi voltai, si voltò immediatamente dalla parte opposta. Cercai di convincermi fosse una mera coincidenza, ma non potevo proprio negare l'ovvio: mi negava anche il minimo contatto visivo. Non appena mi resi conto di come fosse circondata da umane, tra cui una evidentemente in dolce attesa, avevo accantonato la mia tristezza, per farmi prendere decisamente dal panico. Ero preoccupato, perchè non potevo sapere come avrebbe reagito, ritrovandosi tra tutte quelle profumatissime ragazze dalle vene ricolme di sangue caldo. Avrebbero scatenato in lei la sete, le brame della bestia che tutti noi ci sforzavamo di reprimere? E in tal caso, avrebbe saputo come controllarla? Senza pensarci neppure per un attimo, e senza alcun rimorso, mi intrufolai tra i suoi pensieri.
Nonostante trovasse il loro odore buono quanto potevamo trovarlo noi, non sembrava avere alcun problema a reprimere i propri istinti predatori. Sembrava neppure considerarle come possibili prede, ma piuttosto come dei propri simili. La cosa mi sorprese, e non poco. Tra le sue doti, forse,oltre ad un innata bontà e timidezza che ormai era diventata la sua caratteristica più evidente, c'era anche un autocontrollo fuori dalla norma? In ogni caso, era piuttosto presa dalla conversazione, e cercava di immaginare quali fiori sarebbero stati più adatti all'occasione. Meglio le tradizionali rose o le profumatissime fresie? Un dilemma che preferivo non pormi, per me erano solo fiori.
Quando Claire infine le sfiorò una mano, sussultò e io sussultai con lei, ma non sfuggì al suo tocco. La piccola vampira le sorrise, intavolando una conversazione sulle giunchiglie, che sembravano essere i fiori preferiti della ragazza. Sollevato ma sempre in ascolto ( non mi ero mai soffermato ad ascoltare i suoi pensieri a lungo, all'iniziale preoccupazione si aggiunse un pizzico di curiosità), tornai a concentrarmi sulla conversazione tra Sam e il nonno, che intanto discutevano di un eventuale partecipazione dei quileute alla battaglia ormai prossima. Carlisle si opponeva con forza alla cosa, mentre Sam insisteva nel fargli presente che le probabilità di vincere, con loro al nostro fianco sul campo di battaglia, sarebbero aumentate in maniera esponenziale.
- No Sam.- Ripeté per l'ennesima volta. - Combatteremo solo se sarà lui a provocarci. Alice continua a dire che non ha intenzione di ucciderci, almeno non per ora. Finchè sarà così, ho intenzione di avviare una pacifica discussione tra vecchi amici, e null'altro. Non possiamo sapere cosa ha in mente finchè non deciderà d'agire, e se le sue intenzioni dovessero cambiare, non permetterei mai a voi di rischiare ancora una volta le vostre vite. Amico mio, a nome di tutta la mia famiglia ti ringrazio. Ma questa è la nostra guerra.- Il nonno non era mai stato tanto determinato. Ma Sam lo era quanto lui.- Calisle, Jacob non lascerà andare Nessie da sola. Se lui si schiera al vostro fianco, lo farà anche il suo branco, che gli piaccia oppure no, e noi abbiamo il dovere di spalleggiarli. Non abbandoniamo un fratello. Mai. Verremo, anche se ci neghi la tua approvazione. -
Continuarono a discutere per un po', ognuno fermo sulle proprie convinzioni, per poi far vertere la discussione verso argomenti decisamente più interessanti.
- Almeno abbiamo una strategia? Faremo come l'ultima volta? Praticamente, incroceremo le dita sperando non vogliano menar le mani, e basta?- Fu zio Emmett a parlare stavolta. Ci voltammo tutti verso lui, probabilmente aveva dato voce ad un dubbio che aveva attraversato, prima o dopo, la mente di tutti gli uomini presenti.
Il nonno fu l'unico a rispondere. - Si Emmett. Anche se, studiare una strategia, non sarebbe una cattiva idea. Ho paura che stavolta non saremo così fortunati. Se Aro non vuole ucciderci, potrebbe avere di peggio in mente. La radura dove si fermeranno d'altronde, non offre nulla che noi potremmo utilizzare a nostro vantaggio. Certo, Bella potrebbe schermarci, annullando i poteri di Jane e Alec, ma dovremmo trovare il modo per fermare Felix e Demetri. La loro forza è eguale, anzi superiore alla tua Emmett, e non ti permetterò di combatterli entrambi. Alice potrebbe prevedere le loro mosse, ma dovrebbe comunicarle a Edward, no, meglio se le comunicasse a Anthony, che potrebbe mettere al corrente il resto della famiglia, senza che loro possano accorgersi di questo scambio di informazioni. Ma non sarebbe abbastanza. Felix da solo potrebbe facilmente fare del male a Alice, Esme e Rosalie, per non parlare di Layla, che non si è ancora ristabilita del tutto.- Sentii una sedia strisciare contro il pavimento,i pensieri di Layla divennero confusi e pieni d'ansia, sembrava volersi opporre a qualcosa, ma non prestai alcuna attenzione, preso com'ero da quegli abbozzi di strategie. Finalmente avrei potuto fare la mia parte, essere un combattente attivo in prima fila in quella battaglia, e la sola idea mi eccitava più del dovuto. - Se poi, come credo, Dalila combatterà al loro fianco, avranno un vantaggio davvero notevole se come Layla ha detto, è davvero molto più forte di qualsiasi altro vampiro. - Scosse appena il capo, incrociando le braccia al petto.- Devo rifletterci con calma, e valutare ogni dettaglio. Non posso permettermi di lasciare alcun che al caso.- Asserì ancora, muovendo piano il capo, come annuisse a se stesso. Nella cucina ogni rumore sembrò cessare, ad esclusione di un lieve mormorare alle mie spalle e qualche sporadica e soffocata risatina.
- Io vi posso aiutare.- Ci voltammo tutti nello stesso istante. Il silenzio si fece assoluto, il rumore del mio stesso respiro, sembrava essere addirittura assordante. Anche zia Alice, che durante quella discussione aveva continuato ad urlare contro un irremovibile Billy, si era zittita.
Nessie si mosse velocemente attraverso il salotto, entrò come una furia nella stanza, e corse ad abbracciarla.- Layla! No, no e no! Non lo devi fare!Tony! Di qualcosa anche tu!-
Alice, spingendo la carrozzella di Billy, le fu subito dietro.
Si, era stata la mia piccola meraviglia a parlare.
Cosa avrei mai potuto dirle? Cosa credeva che potessi fare, per convincerla a non esporsi? Niente. Ero paralizzato dalla paura. La sola immagine di lei, sola a fronteggiare quel mostro, era fonte di malessere e angoscia tanto profondi da non riuscire a capacitarmene. Era così che lei si vedeva. Era così che lei voleva che finisse. Era pronta a sacrificare la sua vita per noi. Ma io ero altrettanto pronto ad impedirglielo. Non sapevo ancora come avrei potuto fermarla, ma l'avrei fatto, l'avrei protetta a qualunque costo. Non avevo sempre provato quell'impulso, fin dalla prima volta in cui l'avevo vista?
Decine di occhi erano puntanti su di lei, compresi i miei, ancorati alla sua piccola e apparentemente fragile persona, che allontanava da se mia sorella, posandole con gentilezza le mani sulle spalle. Le sorrise teneramente, chinando appena il capo alla sua destra, per poi avvicinarsi ancor di più a Carlisle. I suoi passi erano però strascicati, come se il peso di quegli sguardi la schiacciasse a terra, impedendone i movimenti.
- Io, lo devo fare.- Disse ancora, con tono stranamente fermo e deciso. Nessuno di noi, l'aveva mai sentita parlare con tanta convinzione. Manteneva un certo garbo, ma nei suoi occhi rispendeva una scintilla che io non vi avevo mai visto prima. I suoi pensieri lasciavano trapelare una forza d'animo che non aveva mai mostrato, come se improvvisamente in lei qualcosa fosse scattato, senza che lei stessa se ne rendesse conto. - Io ho vissuto con Dalila per quindici anni. So come si muove, come ragiona. Carlisle, te ne prego, lascia che io vi aiuti. Non voglio essere un peso, non più. - Esme si alzò, raggiungendola e posando entrambe le mani sulle sue spalle. Teneva il capo chino, gli occhi socchiusi. Quante lacrime avrebbe versato, se solo avesse potuto! Voleva farle capire, a modo suo, che l'appoggiava anche se questo le provocava un dolore atroce. Lei poggiò una mano sulla sua, come a volerla rassicurare, ma fissava il nonno, che intensamente ricambiava il suo sguardo.
- Layla... - Disse, dopo un lungo silenzio, con tono basso e estremamente pacato, gentile ma fermo.- Vorrei poterti dire, con tutto il cuore, che non permetterò che tu corra un rischio simile. Ma non posso. Non posso dirti come vivere la tua vita, nessuno in questa casa ti imporrà la propria volontà, ma devo chiederti di pensarci bene.- Strinsi con forza i pugni, tremavo per la rabbia. Il nonno era probabilmente l'unica persona a poterle proibire di compiere quel folle gesto, ed invece sembrava propenso a fare esattamente l'opposto. - Sei certa di volerlo fare? Hai ponderato e misurato i rischi che potresti correre? La morte è tra questi, lo sai bene. Ora che hai lasciato Dalila, nulla, neppure gli ordini di Aro, le impediranno di ucciderti. Se lei è forte quanto dici, potresti morire. Sei piccola ed emotivamente fragile, mia cara, e con questo non voglio sminuirti, ma neppure voglio tu prenda una decisione così gravosa senza aver riflettuto abbastanza. Non sei che una bambina per loro, in questo momento hai bisogno di protezione, non di venire buttata nella mischia. Il campo di battaglia non è il tuo posto.-
Layla lo lasciò parlare, annuendo di tanto in tanto alle sue parole e aspettando che il nonno terminasse, prima di replicare con il medesimo tono. - Sono piccola, ma non fragile. Sono un vampiro come tutti voi. E sono veloce. Sono molto veloce. So a cosa vado incontro, e non ho bisogno di pensarci ancora, conosco le conseguenze. -
- Aspetta aspetta!- Fu Sam, stavolta, a prendere la parola, interrompendone il dire.- Questa Dalila... Carlisle ha detto che è molto più forte di qualsiasi altro vampiro. Come pretendi di batterla, se dalla tua parte hai solo la velocità?- La fissava torvo e scettico, probabilmente poco propenso a credere che una creatura minuta come lei, potesse durare più di un minuto in un corpo a corpo contro un altro vampiro.
La mia piccola gli rivolse un sorriso insicuro. Non aveva ancora superato la sua avversione per i lupi, sembrava tollerare solo Jake, dato che Nessie ultimamente le era stata molto vicina, gli altri la impaurivano ancora. - Dalila non... Beh, non ha una mente... Come dire...Profonda. Basa tutto sulla sua forza incredibile e sul suo dono. Questo, le impedisce di concentrarsi su più di un avversario alla volta. Se uno di voi potesse distrarla, sono certa di potere aiutarvi. Perchè...Io posso fare questo... - Si guardò intorno, alla ricerca di qualcosa di verde e vitale. Non c'erano fiori ne piante in quel momento nella stanza, eppure lei percepiva qualcosa, un barlume di energia, che incredibilmente proveniva da me. I suoi occhi blu incrociarono i miei, ma non mi sorrideva. Una constatazione dolorosa per me. Io la confondevo. Soffermandosi a pensare a me, i suoi pensieri diventavano illogici e sconnessi, mi era abbastanza chiaro però, fosse dovuto alla mia improvvisata dichiarazione d'amore. Respirai profondamente, cercando di rimanere impassibile per quanto mi riuscisse, mi infilai le mani nelle tasche, ma rivoltandole non vi trovai nulla. Scossi la camicia, ottenendo lo stesso risultato. Chinandomi in avanti per far ciò però ,una foglia, una stupidissima foglia che mi era rimasta impigliata tra i capelli mentre correvo verso casa, scivolò verso il pavimento, planando con lentezza prima di toccare terra. Bene, ora oltre che confonderla, mi ero pure reso ridicolo davanti a lei.
- Grazie.- Sussurrò mentre si avvicinava a me, e si chinava poi a raccogliere la verde foglia che spiccava contro le pianelle chiare. Congiunse le mani a coppa attorno ad essa, e si voltò verso l'alpha ancora una volta. Socchiuse gli occhi, le mani le tremarono debolmente mentre concentrata osservava lunghi rovi ricoperti di spine ricurve, strisciare fuori dalla coppa formata dalle sue stesse mani, muovendosi nell'aria, e strisciando sull'immacolato pavimento della nonna come serpi velenose sotto il controllo di un esperto incantatore. Crescevano a dismisura e con velocità impressionante, danzavano ai piedi di Sam, davanti al suo volto madido di sudore, con quegli aculei ben dritti che ne sfioravano la pelle, affilati tanto da reciderne la vena giugulare prima che avesse il tempo di rendersene conto. Avrei temuto Layla volesse realmente attaccarlo, se non avessi potuto leggerne i pensieri. Voleva solo mostrargli che non doveva dubitare di lei, non gli sarebbe stata d'impiccio, che poteva difendersi, anche se non l'aveva mai fatto prima.
E io mi chiedevo con insistenza di cosa fosse realmente capace la mia piccola fata, se era riuscita a creare da una singola foglia per di più recisa, qualcosa di così letale.
I rovi fremettero, si irrigidirono e repentinamente si ritirarono, rintanandosi tra le sue mani candide, per tornare ad essere la foglia che erano stati fino a qualche minuto prima.
Sam e il resto dei presenti la fissava senza emettere un fiato. Sul suo volto si susseguivano le espressioni più disparate: prima era sorpreso, poi scettico, poi spaventato, e poi ancora meravigliato. Nessun altro osava dire una parola, aspettavano fosse lui ad esporsi, lui che aveva dubitato, che come me si era fidato troppo delle apparenze. - Io... Credo di doverti delle scuse.- Mormorò sinceramente dispiaciuto, chinando il capo, sotto sguardo attonito del suo branco. - Lascia che partecipi, Carlisle.- Aggiunse poi, riprendendo il suo solito tono. Il nonno, con mia grande gioia, non sembrava ancora esserne convinto, come non lo ero io. C'erano così tante domande ancora senza una risposta. Il potere di Layla, sarebbe stato abbastanza per fermarla? E sarebbe stato utile contro Aro e la sua Guardia?
- Ci penserò, per ora non ho altro da aggiungere.- Si alzò, salutò i suoi ospiti e si chiuse nel suo studio, come era solito fare ogni qualvolta aveva necessita di riflettere su angustianti questioni. Piano piano, tutti gli ospiti se ne andarono, lasciando la casa immersa in un quasi spettrale silenzio. Nessuno osava proferire parola. Io mi limitavo a lanciare delle occhiate alla mia Layla. Non volevo aggiungere altro peso sulle sue spalle, non volevo farle capire quanto il suo ormai per me certo rifiuto, mi facesse male. Sempre più egoisticamente, pensavo solo a me stesso, non potevo impedirmi di fantasticare sulla mia fata dei fiori, anche se più ci riflettevo, più mi rendevo conto di una cosa. Io non avevo idea del perchè mi fossi innamorato di lei. Era stato un vero e proprio colpo di fulmine il mio, non aveva alcun senso. Ma era stato bellissimo, e non avrei mai potuto dimenticare come mi fossi sentito vivo, nel comprendere ciò.
Non avevano scambiato che poche parole, probabilmente di tutti i Cullen, ero quello a cui si era avvicinata di meno. Quando c'ero io nei paraggi, non parlava quasi mai, se ne stava in disparte, nel vano tentativo di confondersi con la carta da parati. Inutile, per me lei risplendeva come la stella più luminosa. Stava sempre con la nonna e con Nessie, che si comportava come fossero delle gemelle divise alla nascita e appena ritrovate, impedendomi anche solo di avvicinarmi e tentare un qualsiasi approccio. Sentivo però, che in qualche modo, io la conoscevo meglio degli altri. I suoi silenzi, ad esempio, erano sempre carichi di significato per me, non avevo bisogno di ascoltarne i pensieri. Piano piano arrivai ad una conclusione. Non dovevo permettere che scoprisse cosa provavo per lei, per quanto fossero profondi e intensi i miei sentimenti. Avrebbe sofferto nel rifiutarmi, oppure ancor peggio, si sarebbe sentita in dovere di assecondarmi. Non volevo privarla della sua libertà, non ora che sembrava averla riacquistata. Quanto aveva sofferto per potersi guadagnare il suo momento di gioia... No, non avrebbe dovuto mentire per me ne per nessun altro, lei meritava il meglio che l'eternità ha da offrire. Avrei continuato a proteggerla, ma per lei sarei stato un amico, o un fratello, se l'avesse voluto. E le mie pene, sarebbero state un esiguo prezzo da pagare, in cambio della sua felicità. Quando la mamma tornò dalla caccia con zia Rose fu un sollievo. Quella notte tornai al cottage con i miei. Non volevo starle intorno più del necessario. La mia stanza era pulita e perfettamente in ordine, proprio come l'avevo lasciata. Augurai la buona notte ai miei genitori e a mia sorella, e mi buttai a letto, con le palpebre pesanti e il cuore a pezzi.



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Capitolo 15
*** Capitolo 15. La Radura ***


cap15 Wow... Siamo arrivata alla cifra tonda! 20 e dico VENTI preferiti! Olè!!! \*_*/
Grazie a maleka per avermi aiutato a raggiungere la fatidica cifra. Per me è una gran cosa, anche se ad altri può sembrare un'inezia.


Capitolo 15. La radura.

Quella notte non dormii bene. Anzi, sarebbe meglio dire che non dormii affatto. Mi mancava la mia ninna nanna. Mi mancavano i suoi passi dall'altra parte della parete, la sicurezza di saperla a pochi metri da me, sana e salva. La sua vicinanza mi infondeva tranquillità e un senso di profondo benessere.
Nel nostro cottage c'era troppo silenzio per i miei gusti. O meglio, non c'erano i rumori giusti, quelli che io volevo disperatamente sentire. I miei buoni propositi sembrano destinati a morire sul nascere. Come potevo pensare seriamente di rinunciare a lei per l'eternità, se non riuscivo a starle lontano neppure per una notte? Eppure dovevo riuscirci, per lei. L'amore è anche questo, sacrificarsi per chi ami, e io l'avrei fatto.
Alle prime luci dell'alba ero già in piedi, pronto ad uscire. Seduto davanti alla tv, guardavo annoiato il primo telegiornale del mattino. Notizie di cronaca nera venivano snocciolate con noncuranza da un impettito giornalista in giacca e cravatta, come se fossero la lista della spesa. Deprimente.
Decisamente non il modo migliore per cominciare una giornata che già si prospettava pessima fin dal principio.
Aspettai pazientemente che mamma e papà uscissero dalla propria camera e che Nessie si svegliasse e si cambiasse. Nonostante fossi di pessimo umore, e neppure la mamma si arrischiasse a rivolgermi la parola, mi godetti il tragitto da casa nostra alla villa. Era una di quelle care vecchie abitudini che mi erano mancate e che non avrei voluto perdere mai.
Quando arrivammo, il suo profumo mi assalì, penetrandomi nelle narici, potente e sconvolgente come se lo sentissi per la prima volta, e proprio come quella volta, ne fui totalmente rapito e soggiogato.
Sentii un dolore lancinante al petto, all'altezza del cuore. Un'invisibile ferita si era appena aperta, al solo pensiero di dovermene allontanare. Eppure dovevo. Presi un profondo respiro, prima di entrare in casa.
Tutti sembravano impegnati nelle loro solite faccende, nulla di anormale all'apparenza. La cercai immediatamente con lo sguardo, non appena misi piede in casa non potei trattenermi dal farlo. Ed eccola, seduta accanto a Esme su uno dei suoi candidi divani, un'adorabile visione. I suoi boccoli chiari sembravano brillare così come la sua pelle candida, gli occhi erano accesi come non mai, le labbra distese in un sorriso appena accennato. Ai miei occhi era di certo una delle meraviglie del mondo. In quel momento pensai di cancellare tutti i miei piani. Mi piaceva cullarmi nell'illusione che quel sorriso fosse solo per me, e non di certo per Nessie, che le corse incontro, stringendola in un caloroso abbraccio.
Ah, Tony, vecchio mio, smettila di sognare ad occhi aperti...
Alice e Carlisle, scesero le scale e si unirono a noi mentre raggiungevamo le due vampire, distogliendo con il rumore dei loro passi, la mia attenzione da Layla. Le salutammo, e loro ricambiarono il saluto con grazia e voci melodiose.
- Oh, siete già arrivati? Meglio così, per favore sedetevi.- Disse il nonno, e noi senza indugiare oltre ci sistemammo, chi seduto sui divani, chi in poltrona, chi semplicemente preferì rimanere in piedi. Io ero tra questi, troppo nervoso per sedere. L'espressione del nonno era contrita e preoccupata, mi innervosiva e lasciava presagire avesse qualcosa di poco piacevole da comunicarci.
- Ci ho pensato per tutta la notte, e ho deciso, a proposito dello scontro. É passata ormai una settimana, ci rimangono solo tredici giorni per pianificare le nostre mosse.- Cominciò, schiarendosi infine la voce, un chiaro invito a zittirci e lasciarlo proseguire, dato che da parte nostra si era levato un fastidioso mormorio di sottofondo. Zia Rose e zio Emmett rientrarono in casa dal garage,lo zio Jasper emerse dalla cucina, non appena udirono quelle poche parole. Infine, in breve ebbe l'attenzione di tutti i presenti, che in silenzio quasi reverenziale, aspettavano riprendesse da dove si era interrotto poco prima. - Alice ha avuto un altra visione. Ha visto la nostra piccola Layla, nella radura, con Aro.- Al solo sentirlo parlare di una simile eventualità, un roco ringhiare proruppe dal mio petto, perchè se Alice l'aveva vista, ne io, ne Nessie e tanto meno nessuno dei lupi sarebbe stato accanto a lei. Un occhiata indulgente del nonno mi ridusse al silenzio all'istante.- Ho deciso di permetterle di partecipare all'incontro, se ancora lo desidera, ma ho intenzione di proibire ai quileute di prendervi parte, in caso le trattative dovessero fallire. Ancora spero non vi sia alcuna battaglia, ma non possiamo esserne certi.-
Rivolse uno sguardo grave alla mia piccola, che invece gli sorrise e mormorò un grazie. Strinse una mano ad Esme, rivolgendole il medesimo sorriso. Un sorriso cauto ma ottimista che la nonna non ebbe la forza di ricambiare.
Nessie ed io ci scambiammo un'eloquente occhiata.

Hai intenzione di rimanere immobile come un baccalà e non muovere neppure un dito per impedirglielo?

Oltrepassando facilmente il mio scudo, le sue parole mi riempirono il cranio. La sua voce interiore era carica d'astio e paura nello stesso tempo. Si aspettava facessi qualcosa, in nome di quei sentimenti che non potevo esprimere.

Cosa dovrei fare? Solo il nonno poteva impedirglielo, ma come vedi non sembra intenzionato a farlo!La proteggerò per quanto posso, posso fare solo questo per lei.

La mia sorellina si imbronciò, incrociando strettamente le braccia al petto, per nulla soddisfatta dalla mia replica. Sospirai, scuotendo il capo, desolato. Un comportamento infantile da parte sua, che non mutava di certo la realtà delle cose, ne la mia decisione. Non sapeva quanto sarei stato felice di poterla accontentare in quell'occasione.
Ovviamente Nessie non aveva alcuna intenzione di demordere. Quando Layla si alzò, e si affiancò ad Alice, lei le fu subito dietro. Strinse le loro mani tra le sue, non mi interessava sapere cosa stesse loro mostrando, ma le due vampire annuirono e uscirono dalla sala, senza dire una parola. Presi posto accanto alla nonna. Carlisle le rivolse qualche parola gentile e consolatoria, prima di tornare a rintanarsi nel proprio studio. Anche gli altri, sicuramente meno scossi dalla notizia, tornarono alle loro occupazioni. Papà si mise al pianoforte, e la mamma lo seguì, sedendo al suo fianco. Suonava per la nonna, ma lei non parve trarne alcun giovamento.
Fissava il parquet con aria assente. Potevo ben intuire quali pensieri ne affollassero la mente, erano probabilmente molto simili ai miei. Le cinsi le spalle con un braccio, stringendola con dolcezza a me.
- Tranquilla nonna. Tornerà a casa sana e salva. Ad ogni costo. Te lo prometto. - Mormorai, sorridendole comprensivo. Entrambi sapevamo che non mi era possibile mantenere quella promessa, ma nessuno dei due fece nulla per sottolinearlo. Esme si voltò, sollevando finalmente lo sguardo, per sorridermi di rimando, anche se il risultato mi parve più una smorfia di dolore. Ero ben conscio che le mie parole non avrebbero fatto una grande differenza, ma desideravo disperatamente rassicurarla, o perlomeno provarci.
- Lo so, tesoro, e ti ringrazio.- Fece una piccola pausa, prima di continuare, come cercasse le parole adatte a continuare.- Sai, non ho mai domandato nulla, non mi sono mai opposta ad una decisione di Carlisle, perchè lo considero un uomo saggio e brillante, un ottimo marito e padre, affezionato e premuroso nei confronti della sua famiglia. Ma ora vorrei...Come vorrei costringerlo a ritrattare tutto...A ripensarci.- Note di dolore ne incrinavano la voce dolce e incantevole come il canto di un allodola. Le mani chiuse in pugni quasi tremavano per quanto convulsamente le stringeva. - Layla non deve venire con noi. Non deve. Non deve rivedere quel mostro. Non dopo quello che ha subito e sopportato a causa sua.- Un verso gutturale le risalì per la gola, morendo sulle sue labbra, così stranamente contorte in un espressione comunicante solo una grande rabbia, qualcosa che mai avevo visto sul suo volto, e che credevo di non poter mai vedere.
La nonna per me era sempre stata l'emblema della gentilezza e della bontà, e mai, neppure lontanamente, ero stato sfiorato l'idea che anche lei potesse provare sentimenti quali l'ira e il rancore.
- Nonna, stai calma, ti prego. Non le capiterà nulla, ci saremo tutti noi con lei. Beh, forse non tutti...- La mia voce si ridusse ad un sussurro tremolante, posai le mani sulle sue, ancora chiuse.- Ma farò di tutto perchè non le venga torto neppure un capello, te lo prometto.-
Lei annui appena percettibilmente, per poi chiedermi, con tono sofferto.- Credi io sia una cattiva madre?- Quella domanda mi lasciò spiazzato. Inizialmente non comprendevo come potesse anche solo averla sfiorata quell'idea. Ma poi, dopo un attimo di riflessione, capii.
- Nonna, tu sei un ottima madre, e non dovrei essere io a dirtelo. Lo so che Layla per te è speciale, perchè...- Mi zittii. No, non potevo parlare, non in quel momento. Il loro odore era forte nell'aria, ero certo fossero negli immediati paraggi, dal sommesso vociare che potevo udire, probabilmente erano a qualche chilometro di distanza, e sembrava si stessero muovendo verso casa. Non volevo mi sentisse, non volevo appesantire ancor di più il fardello ricolmo di responsabilità di cui si era fatta inutilmente carico. Non avrei saputo celare i miei sentimenti con un tono indifferente, con quell'accenno di affetto misurato. Mi era impossibile parlarne come se fosse solo un altro membro della mia famiglia, perchè per quanto volessi loro bene, Layla era un gradino sopra tutti gli altri. Per me era troppo presto, per poter fare finta di non averla mai amata. Tutto il mio essere si dibatteva e si ribellava, inorridito da quell'idea.

É speciale anche per me... é molto speciale per me. E neppure io vorrei che arrivasse davanti ad Aro e Dalila, ho sperato con tutto me stesso che il nonno le proibisse di fare questa pazzia. Nessuno ti rinfaccerebbe di fare dei favoritismi, se è questo che pensi nonna. Credo abbiano notata tutti, come l'ho notata io, la somiglianza tra voi. Tu ci ami tutti allo stesso modo, ma Layla è uno spirito affine al tuo. é normale che tu provi maggiore preoccupazione per lei, soprattutto in queste circostanze.

Pensare e condividere i miei pensieri era piacevole in quel contesto, perchè ero libero di parlare di lei con i toni che meglio riflettevano le mie emozioni, senza costrizioni, senza dover fingere di provare nei suoi confronti, solo un tiepido affetto. E soprattutto senza dovermi preoccupare del giudizio altrui. La nonna non mi avrebbe giudicato, ma sicuramente compreso. Era un balsamo per la mia ferita, potevo godere di qualche minuto di tregua dal dolore che questa mi provocava.
Esme mi sorrise, ed era un sorriso sincero. Le sue mani si schiusero, accogliendo le mie.

Ora so che la proteggerai, ne sono certa. Per te lei è davvero importante, più di quanto non lo sia per me. Non mi sbaglio sai? Ricorda che ho già visto tutto questo, una volta, anni fa. Più o meno una ventina...

- Non credo, nonna. - Mormorai, richiudendo ermeticamente la sua mente. La voce mentale della nonna era ancor più melodiosa e soave di quella reale, fu davvero difficile zittirla, era puro piacere ascoltarla. - Tu sei così fortunata, perchè puoi dimostrarle in qualsiasi momento quanto è importante per te. - Avrei voluto aggiungere qualche altra parola, ma i loro passi attraverso il cortile, e poi sulle scale, mi costrinsero a troncare improvvisamente la nostra conversazione.
- Tony! Puoi venire fuori un momento?- Sospirai, al sentire zia Alice chiamarmi dall'esterno. Abbracciai la nonna, pregandola con un ultimo sussurro di stare serena, poi svogliatamente attraversai il salotto, e uscii dal portone d'ingresso.
- Eccomi zia...Che succede?- Layla e Nessie sedevano sugli scalini, mentre Alice, come se mi aspettasse al varco, stava in piedi, le spalle contro il muro, giusto di fianco alla porta.
- Oh niente, devi solo accompagnare Layla alla radura. Edward ti ci ha portato ieri, quindi conosci la strada. - Sbiancai e deglutii rumorosamente. A spaventarmi non era la sua richiesta, quella semmai mi mandava addirittura in estasi, ma il sorrisetto malizioso sulle sue labbra. Un sorriso di cui diffidare, sempre e comunque. Non volevo sembrare scortese, ma dovevo impormi di rifiutare, non avrei potuto fare altrimenti. Anche se qualcosa mi disse che non avrei avuto la possibilità di scegliere,io decisi comunque di perseverare.
-Come? Zia non potete portarla tu e Nessie alla radura? Con voi si troverà sicuramente a suo agio, e potrebbe anche divertirsi e...-
Alice non mi permise neppure di continuare. Mi zittì con un cenno della mano, replicando prontamente a sua volta.- Nessie ed io dobbiamo occuparci di un matrimonio incombente! C'è bisogno di fare dello shopping selvaggio, e trascineremo anche Rose e tua madre, anzi me la caricherò di peso sulle spalle se necessario!Non hai sentito cosa ha detto Carlisle? Abbiamo solo tredici giorni.- Provai ad aprir bocca, ma non ebbi il tempo di dire una sola parola che la zia mi impose il silenzio con la forza, coprendomi la bocca con una mano. - Non osare contraddirmi, devi farlo tu!- Il modo in cui sottolineo il concetto mi mise i brividi. Non avrei osato contraddirla, avrebbe potuto sbranarmi.
- Ahm... Va.. Va bene zia...- Balbettai quando infine fui libero di parlare. Indietreggiai velocemente, provando un certo conforto, seppure vano, nel frapporre delle distanze fra me e la piccola vampira. Mi voltai verso Layla. Osservando la reazione della mia fatina a quella che era un imposizione bella e buona, non mi sorpresi. Teneva lo sguardo basso, come al suo solito, si mordicchiava il labbro inferiore nervosamente. Non sembrava entusiasta, bensì intimorita dall'idea di stare da sola con me. Presi un profondo respiro e gonfiai il petto cercando di infondermi tutto il coraggio di cui ero capace, prima di avvicinarmi e rivolgerle la parola. Intanto si era alzata e aveva ridisceso quei pochi scalini antistanti all'ingresso.
- Layla...- Mi tremava la voce, non sapevo bene come comportarmi. Mi sentivo come un adolescente alle prime armi, e in effetti lo ero- Mi dovresti seguire. La radura è distante da qui, quindi se sei pronta, sarebbe meglio partire subito.- Cercai di essere il più gentile e pacato possibile. Lei annuì, e senza null'altro aggiungere, ci avviammo verso il nostro campo di battaglia. Sentii la zia e Nessie rientrare in casa ridacchiando. Io non ci trovavo assolutamente nulla di divertente. Forse credevano di farmi un favore, ma inconsciamente mi sottoponevano alla più atroce delle torture.

La mia piccola meraviglia correva veloce al mio fianco, e ancora una volta ero certo non stesse correndo al massimo delle sue capacità. Era strano ripercorrere quello stesso percorso, per la seconda volta in meno di ventiquattro ore, in sua compagnia. Mi piaceva osservarne i movimenti precisi ed eleganti. Era splendida, dotata di una grazia davvero incomparabile, non sembrava neppure correre, ma saltellare leggera, come una gazzella. Mi fece pensare ad una ballerina esperta nel muoversi sulle punte. Fu quasi un dispiacere, quando arrivammo a destinazione e dovette fermarsi
- Siamo arrivati...- Bisbiglia quando mi fermai al limitare della radura, un luogo dove sembrava regnare eternamente la pace. Un oasi lontana dalle preoccupazioni e i dispiaceri che la vita porta di tanto in tanto. Oltrepassai gli ultimi grossi abeti che ci separavano dal piccolo spiazzo erboso, precedendola per farle strada.
Lei non rispose, e non mi aspettavo lo facesse. A sorprendermi fu l'espressione sul suo volto, era piena di stupore e meraviglia. Le labbra erano schiuse, ma potevo chiaramente scorgervi l'ombra di un sorriso. I suoi occhi erano illuminati da una gioia tanto grande, che è impossibile per me, trovare parole adatte a descriverla.
- Oh, Anthony! Questo posto... é incantevole!- Non l'avevo mai sentita pronunciare il mio nome.
Mi piaceva il suono della sua voce nel pronunciare i nomi dei nonni, delle zie e di mia sorella, sembrava non solo scandirli con chiarezza, ma cantarli seguendo una silenziosa melodia a lei sola conosciuta. Ma il mio nome... Suonava così bene se pronunciato dalle sue labbra, che avrei voluto sentirlo ancora, ancora e ancora, e anche allora, non sarebbe stato abbastanza.
- é stupendo. E queste piante...- Si avvicinò ad un vecchio pino dal largo e rugoso fusto. Io restavo in disparte, lasciando che si muovesse in assoluta libertà. - Sono così vitali, piene di energia. - Mormorò ancora, sfiorando con affetto materno la ruvida corteccia dalle sfumature rossicce. L'albero sembrò fremere sotto le sue carezze. Solo in seguito compresi che quella era una normale reazione alla sua vicinanza. Le piante reagivano come se ne percepissero l'energia, così come lei percepiva la loro, e questa entrasse in connessione con la loro.
Sospirai profondamente. Mi ritrovai a fissare con odio quella pianta priva di colpa. Mi ero ridotto ad invidiare un albero. Ero patetico, e a quel punto ero certo di non poter cadere più in basso di così.Forse.
Layla sembrava totalmente dimentica della mia presenza, e per me era un bene. Per la prima volta potevo osservarla così com'era, senza restrizioni, senza nessuna timidezza a far da barriera tra noi. Era allegra come non l'avevo mai vista, vagava per il luogo senza alcun timore, come se quel paesaggio le fosse familiare.
- Già. É un bel posto.- Mi limitai a borbottare dopo un lungo silenzio rotto solo dal suo lieve canticchiare. Avanzai attraverso l'erba fresca ancora bagnata di rugiada e i radi fiori che cominciavano a schiudersi alla poca luce del mattino. Mi sedetti al centro della radura, con lo sguardo continuavo a seguirne ogni movimento. Ma l'erba era tanto morbida e io non resistetti alla tentazione di sdraiarmici sopra. Sbadigliai sonoramente, incrociando le mani dietro la nuca. Mi stiracchiai per bene, distendendo le gambe con lentezza. Respirai a fondo, godendo dell'aria fresca impregnata della sua essenza. Esserle vicino mi confortava, mi sentivo rilassato, e mentre lei continuava a gironzolare, accostandosi ora a quell'albero, ora a quell'altro, forse cominciai a rilassarmi un po' troppo. Continuavo a sbadigliare senza ritegno, sentivo le palpebre pesanti, e faticavo a tenere gli occhi aperti. Si sedette accanto a me, con le gambe unite piegate di lato, ma io non me ne accorsi finchè non mi rivolse la parola.
- Hai sonno?- Domandò tutto d'un fiato. Io sobbalzai. Non avrei saputo dire da quanto tempo fosse li al mio fianco. Svogliatamente mi misi a sedere, con le gambe ancora distese e le braccia a sostenere il peso del busto.
- Diciamo di si. Non ho dormito bene questa notte.- Sbadigliai per l'ennesima volta, ma ebbi l'accortezza di coprirmi educatamente la bocca con una mano, questa volta. - Scusami. Non sono mai di gran compagnia per te.- Mi resi conto solo successivamente d'aver dato un accento particolare alle mie parole. C'era una componente non indifferente di crudele ironia in queste. Non era rivolta alla mia piccola, ma più a me stesso, che non trovando un modo per farmi amare da lei, rinunciavo senza neppure provare. La paura mi impediva di giocare la mia partita, e in quel momento, mi fece quasi piacere pensare che lei avrebbe potuto male interpretare le mie parole. Magari avrebbe potuto odiarmi, rendere più facile il mio far finta di non amarla.
Patetico... Patetico, meschino e miserabile.
- Oh, no, non devi scusarti. Puoi riposare se vuoi, anzi dovresti. Non voglio ancora tornare a casa, se non ti dispiace. Mi piace qui. Mi sono innamorata di questo posto. - Layla si mostrava sempre più come una creatura dotata di un anima candida ed immacolata. Non solo le mie parole non l'avevano neppure sfiorata, ma mi rivolgeva la parola di sua spontanea volontà, e addirittura si dimostrava premurosa nei miei confronti. Desideravo sentirla ancora parlare, rivolgersi a me con la sua voce chiara e musicale.
- No, posso resistere.- Tornai a sdraiarmi, incrociando nuovamente le mani sulla nuca, cercando di tenere gli occhi ben spalancati. - Senti Layla... - Cominciai, sforzandomi di mantenere un tono distaccato, obbligandomi a rinnegare la cosa più bella che possedessi. - Zia Alice mi ha detto che l'altra notte ho parlato nel sonno. Di te. Vista la tua comprensibile reazione, vorrei rassicurarti. Puoi stare tranquilla e dimenticare qualsiasi cosa abbia detto. É stato uno spiacevole malinteso, nulla di più. - Mi voltai dalla parte opposta, per nasconderle il digrignare dei miei denti. - Non corrisponde alla verità.- Mi sentivo frustrato e teso, mi sentivo morire e con me morivano tutte le mie speranze.
- Oh...- Questa fu la sua unica replica al mio piccolo e forzato discorsetto. Nulla di più di un lieve mugugnare, e quando ripresi il controllo di me e delle mie reazioni e mi voltai, notai con un misto di gioia e dispiacere che non c'era traccia di sollievo sul suo volto, era anzi una maschera di tristezza e delusione. Non seppi spiegarmene il motivo. Avrebbe dovuto sentirsi meglio, invece sembrava stare peggio, decisamente peggio. Non doveva andare così, non era così che avevo immaginato quel momento. Io, e solo io, dovevo soffrire, non perchè fossi un masochista convinto o al contrario estremamente generoso, ma perchè lei non lo meritava. Ciò che io volevo per lei, era un lieto fine, un “e vissero per sempre felici e contenti” degno della favola più bella. Quella di cui sarebbe stata protagonista, un giorno. Io non sarei stato il principe azzurro, mi sarei accontentato di seguire lo scorrere degli eventi da lontano, forse gli avrei indicato la strada , e poi lo avrei osservato mentre me la portava via, partendo al galoppo sul suo nobile destriero, verso il tramonto.
- Layla, qualcosa non va?- Mi ridestai dai miei cupi pensieri. Titubante mi tirai su, tornando a sedere.
- No... Va tutto...bene.- La sua voce era diventata poco più di un sussurro, le tremava tanto da impedirle di parlare normalmente. Non c'era solo dolore in questa, ma qualcosa d'altro che non riuscii ad interpretare, ma che mi era familiare. Erano sentimenti che io stesso provavo.
Poteva sua reazione essere la dimostrazione che ciò che credevo impensabile, era invece accaduto?Sarebbe stato assurdamente bello e inspiegabile. Decisamente troppo bello per essere reale.
- Non direi. Ho detto qualcosa che non va?- Chiesi, ma non ricevetti risposta. La mia piccola fata distese le gambe, per poi piegarle nuovamente e stringersele al petto, posando il capo sulle proprie ginocchia. - Layla... Per favore, puoi rispondermi?- Ma lei socchiuse gli occhi, e ancora non fiatò.- Non era per questo che non mi rivolgevi neppure una parola? Dopo tutto quello che è successo, dopo tutto quello che abbiamo passato credevo volessi...Beh...Almeno essermi amica. Poi hai smesso di parlare in mia presenza, non una parola, neppure un saluto. Ho pensato di aver fatto qualcosa di ambiguo, qualcosa che ti avesse imbarazzata o infastidita, o peggio ancora spaventata. Quando ho saputo di aver detto quelle cose, ho creduto che la tua reazione ne fosse la conferma. Ma ora ti rifiuti di rispondermi, e io non capisco dove sbaglio. Ti prego dimmi qualcosa. Qualsiasi cosa. - La mia mano, come avente vita propria, si mosse verso il suo volto, carezzandolo piano lungo uno zigomo. Potevo sentirla tremare, attraverso la pelle dei polpastrelli.
- Si io... Io ero spaventata. Molto spaventata.- Schiuse appena gli occhi, e sollevò il capo, rivolgendomi lo sguardo. Finalmente mi rivolgeva la parola, ne ero sollevato. - Non hai commesso nessun errore, sono io che non so bene come comportarmi. Mi dispiace di averti fatto preoccupare. Ora puoi rilassarti. Puoi...Possiamo dimenticare tutto.- Seria e sbrigativa, sembrava voler chiudere la questione il prima possibile, e io l'accontentai, anche se a malincuore.
- Va bene. - Sospirai. No, in realtà non c'era nulla che andasse bene, perchè lei non era sincera, mi nascondeva qualcosa, parlava troppo freddamente e con lentezza, ancora una volta soppesava ogni parola prima che questa venisse pronunciata. La sua voce era quasi atona, priva della sua musicalità. - Sono felice d'aver finalmente chiarito la questione. Non volevo ti facessi degli scrupoli a familiarizzare con gli altri a causa mia. Possiamo metterci una pietra sopra, non credi? Possiamo essere amici, o fratello e sorella, o qualsiasi altra cosa tu voglia. -
Tornò a guardami, mi sembrò avesse bisogno di riflettere qualche istante, per poter formulare una risposta. - Amici.- Disse infine, sorridendomi impacciata.
Amici... Io non volevo essere suo amico. Ma dovevo accontentarmi, e perlomeno, finalmente mi sentivo autorizzato a mostrare almeno una parte infinitesimale del mio amore per lei. Non avevo mai sentito il bisogno di chiedere il suo permesso per innamorarmi di lei, però in momenti come quello, mi sembrava fosse a suo modo qualcosa di necessario.
Dovevo farmi bastare la mia piccola vittoria, in ogni caso. Sollevai una mano, posandola sul suo capo e scompigliandone i capelli. Erano incredibilmente morbidi al tatto, più di quanto avessi immaginato. A quel mio gesto strizzò gli occhi, incassando la testa tra le spalle, i muscoli erano tesi, sembrava pronta a scattare, e si rilassò notevolmente, quando comprese che quello voleva essere un gesto affettuoso e nulla di più.
- Hei! Non ti farò del male. Nessuno te ne farà, mai più. Puoi star tranquilla. Oramai sei una dei Cullen, non hai nulla di cui temere. Avrai sempre qualcuno a guardati le spalle ora. La mia, anzi la nostra famiglia, è la più strana che ci sia al mondo probabilmente, ma sono tutti degli amabilissimi mostri!- Conclusi con ironia. Avrei voluto abbracciarla, perchè lei finalmente mi sorrideva, e sosteneva il mio sguardo come non aveva mai fatto, e l'avrei fatto, mi sarei concesso quella piccola soddisfazione, se non fosse per un acuta musichetta proveniente dalla tasche dei suoi jeans, che squarciò il silenzio della radura. La mia mano che già si muoveva verso la sua spalla, si fermò a mezz'aria. Ormai era una creatura a se stante.
Layla abbassò lo sguardo, sfilando dalla tasca anteriore un piccolo cellulare. - Ahm...Me l'ha dato Alice. Non ho saputo dirle di no.- Mormorò imbarazzata, distrattamente lanciò un occhiata al display. - è lei... Spero non sia successo nulla di grave.-
- Nessuno può dirle di no, ma prima o poi imparerai a sfuggire ai suoi attacchi.- Scoppia in una breve risata. - Rispondi, avanti.-
La mia piccola meraviglia annuì, accettò la chiamata e si portò l'apparecchio all'orecchio destro. - Pronto... Alice...- Disse timorosa. Era divertente vedere quanto poco sapesse destreggiarsi con la tecnologia, teneva quel minuscolo telefono come se fosse una bomba a mano pronta ad esplodere.
- Layla, grazie al cielo! Dovete tornare! Non vedo più Dalila! Hai capito? Tornate immediatamente a casa, non aspettate un istante di più! Edward e gli altri stanno venendo da voi e...-
Smisi di ascoltare la voce della zia, impregnata di terrore. Non era neppure paragonabile a quello che provavo io in quel momento. Se non la vedeva, significava che era nei paraggi, che aveva deciso di avvicinarsi a noi, probabilmente con l'intento di attaccarci... O di riprendersi uno dei suoi schiavi. Pregai fossi io. Ogni rumore nella radura sembrava essersi sinistramente quietato, e con essi erano scomparsi gli odori, compreso il mio e quello di Layla. Scattammo in piedi, il telefono le cascò di mano, il piccolo tonfo che produsse sembrò addirittura riecheggiare in quel silenzio innaturale e assoluto.
-Layla? Layla rispondimi!Layla ti prego!-
Nessuno rispose. Eravamo atterriti, e io sentivo già la mia forza di volontà vacillare, sotto l'influsso di quell'essenza che come nebbia s'insinuava tra gli alberi e i cespugli e sembrava ora avvolgere ogni cosa.


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Capitolo 16
*** Capitolo 16. Il Nulla è Agonia ***


Capitolo 16. Il nulla è agonia.

La mia volontà si stava sgretolando inesorabilmente. Cercavo di oppormi al suo richiamo e ai suoi pensieri pungenti come aghi, ma Dalila continuava a girarci intorno, nascosta tra le fronde come un predatore intento a scegliere da quale punto fosse più propizio attaccare. In effetti, questo era il suo intento. Calcolava con precisione le proprie mosse, e immaginava le possibili conseguenze con intenso godimento. Con la poca lucidità rimastami, afferrai per un braccio Layla, attirandola a me.
- Ti prego, stammi vicino.- Le sussurrai in un orecchio, mentre la stringevo a me il più possibile. Con un braccio ne cingevo la vita, con l'altro le spalle, con il volto premuto contro i suoi capelli inspiravo ed espiravo profondamente. Sapevo bene che anche in quel modo, non avrei potuto sentire il suo profumo, ma la sua vicinanza mi era ugualmente necessaria. Lei si irrigidì al contatto tra i nostri corpi. Mi ripromisi di spiegarle tutto, e scusarmi infinite volte, se mai fossimo sopravvissuti, un'eventualità che mi pareva davvero lontana e improbabile. Il mio rimedio sembrò sortire comunque un certo effetto. Sentivo più debole la sua presa sulla mia volontà, che pareva di conseguenza rinforzarsi, anche se di poco.
- Oh, ma che adorabile coppietta... Alla fine sei riuscito a trovarla, la tua adorata Layla!- Scoppiò in una delle sue sguaiate risate, piene di disprezzo. Digrignai i denti, sentivo ogni muscolo del mio corpo in tensione ed ero furente, pronto ad attaccarla, quando finalmente si fece avanti. Dovevo ammettere, sebbene la considerassi ormai l'essere più disgustoso mai esistito, che appariva bellissima, come sempre. Dietro quel volto divino e quel corpo maestoso si nascondeva una creatura capace di commettere atti abominevoli, ben oltre il limite del sadismo. Layla e io, sapevamo bene di cosa fosse capace, e la piccola vampira, al solo sentire la sua voce, cominciò a tremare tra le mie braccia. Dalila non si lasciò sfuggire la sua reazione, e neppure l'opportunità di deriderla. Le sue parole affondavano come lame in ferite che lei stessa aveva creato. Si divertiva a torturarla in qualsiasi modo le fosse possibile.
- La piccola dolce Layla trema di paura. Ah! L'ho sempre detto che tu, sei solo una buona a nulla. Il mio Signore, il sommo Aro, credeva potessi ricavare qualcosa da te, solo per questo non ti ha ucciso, e sarà molto molto deluso quando vedrà come hai voltato le spalle alla sua generosità!- Erano bugie, lo sapevamo entrambi, ma Layla reagiva a quelle menzogne come se fossero verità assolute. Intanto continuava a girarci intorno, con esagerata lentezza, sperando di incuterci ancor più timore. Si stava spianando la strada. Voleva tormentarci psicologicamente, indebolirci facendo leva sulle nostre paure atterrendoci tanto da sedare qualsiasi moto di ribellione in noi, prima di scattare all'attacco. Il modo in cui parlava di Aro poi, era disgustoso. Era già una tortura di per se, doverla ascoltare. Lo descriveva come se fosse un essere pieno di bontà, quanto più di vicino ci potesse essere al Dio cristiano buono e misericordioso verso tutti i suoi figli. Sapevamo tutti bene, di quali atrocità fosse capace, non c'era niente di buono in lui, ma solo sete di potere impossibile da soddisfare. - Avrei dovuto strapparti il cuore fin dall'inizio... Come ho fatto con quella sporca meticcia di tua madre. - Sibilò infine, scattando verso noi.
Istintivamente indietreggiai con un balzo, mi accorsi solo dopo, di come si fosse fermata a parecchi metri da noi. Rideva, ma la sua risata ora era totalmente diversa (non più risa sguaiate ma uno strano sibilo che mi fece accapponare la pelle) così come diverso era il suo sguardo. Ci fissava come se fossimo delle prede. Le sue prede. Era attenta e concentrata, captava ogni rumore, ogni movimento nell'area. Aveva finalmente chiaro in mente cosa fare. Avrebbe ucciso Layla, davanti ai miei occhi, solo per il gusto di farlo, e poi forse, mi avrebbe ucciso. Sempre se avesse deciso di essere abbastanza clemente da darmi una morte veloce e indolore. L'idea di avermi al suo fianco come schiavo la stuzzicava, in fondo mi trovava abbastanza appetibile...
Rabbrividii al solo pensiero.
Layla cercò di reprimere un singhiozzo, ma non le riuscì. Tremava sempre più violentemente, scossa dal pianto, tanto spaventata da arrivare ad abbracciarmi, nascondendo il volto contro il mio petto. Aveva bisogno di sentirsi protetta. E io l'avrei fatto, l'avrei protetta. Se voleva Layla, sarebbe dovuta passare sul mio cadavere. Letteralmente.
- Non ti accadrà nulla, non le permetterò di avvicinarsi a te. Mi devi credere. Te lo prometto.- Mormorai, mentre con lo sguardo seguivo ogni movimento di Dalila, anche se non attentamente come avrei voluto. Il suo profumo mi intontiva.
- Non fare promesse che non puoi mantenere...Tu sei mio, non puoi fare nulla se io non te lo ordino, non puoi alzare un dito su di me. Scommetto che alla tua ragazza non hai detto di come gemevi, quando ero io a possederti... Tu sei come creta tra le mie mani.- Si muoveva piano, sofisticata e elegante come una pantera, e ancor più letale. Da un momento all'altro avrebbe attaccato, si divertiva a tenerci sulle spine.
- No. Io la manterrò. O morirò provandoci.- le ringhia contro. E per una volta fui certo di dire la verità. Io potevo prevedere le sue mosse, e lei stupidamente non sembrava considerare questo come un punto a mio favore. Non lo considerava affatto in verità.
- Lo vedremo!- Strillò, e mi si scagliò contro finalmente, rapida e precisa. Ma io sapevo già come si sarebbe mossa, e schivai l'attacco, anche se di poco.
Era davvero veloce, e quando colpì il terreno al mio posto, vi lasciò un piccolo ma profondo cratere. Non avevo mai visto un vampiro fare altrettanto, e non avevo idea se fosse comune o fosse dovuto alla sua incredibile forza. Non ero in possesso di un metodo di misura per calcolarne la forza, quella era una lacuna che sapevo mi sarebbe costata parecchio.
Stringevo forte Layla, mentre schivavo ogni suo attacco, ma ero conscio di non poter fuggire per sempre. Mentre continuavo a muovermi e schivare i suoi colpi sempre più serrati, mi guardai intorno, alla ricerca di un punto dove lasciare Layla. Raggiunsi un grosso albero ai margini della radura, alla fine, e li lasciai la mia piccola, accostandola delicatamente al tronco. Dovevo affrontare Dalila, e speravo di poter dare così la possibilità a papà di arrivare e, se io non fossi sopravvissuto, salvarla. La sua salvezza era la mia priorità.
- Layla, rimandi qui, qualsiasi cosa succeda, rimani qui. Se non dovessi farcela, devi difenderti. Hai capito?- Dissi velocemente, molto più velocemente di quanto un umano potesse fare. Lei annuì, anche se con un movimento repentino si aggrappo nuovamente a me. Trattenni il respiro. Mi voltai appena, notando come Dalila si fosse fermata, ad aspettare, impaziente ed eccitata da quella sfida che le appariva come un divertente diversivo. Era l'unico motivo per cui si era trattenuta dall'attaccarmi alle spalle.
Credeva sarebbe stato facile sbarazzarsi di me, e sebbene non comprendesse come mai non riuscisse più a controllarmi, al momento non le importava sapere.
Delicatamente afferrai le mani della piccola vampira, incrociate sulla mia schiena. - Non si avvicinerà a te, non le permetterò di farlo.- Le sussurrai, e finalmente riuscii a staccarle, posandole sul tronco al quale l'avevo adagiata. - Non guardare, ti scongiuro.- L'implorai, mentre mi chinavo a darle un bacio sulla fronte. Prima che potessi provare la tentazione di baciarla ancora, le voltai le spalle, muovendomi lentamente e cautamente verso Dalila.
- Hai detto addio al tuo grande amore, Anthony Cullen?- Mi si lanciò contro nuovamente, ma io continuai a schivarla, riuscendo a farla muovere e allontanare da Layla, così che si trovasse alle mie spalle, e io fossi per Dalila un ostacolo da superare per arrivare a lei. Se avesse deciso di attaccarla improvvisamente, temevo non avrei avuto il tempo di fermarla. Ogni attacco era più difficile da evitare, cominciava a capire come mi muovevo e probabilmente si era accorta di come monitorassi le sue mosse leggendole proprio nella sua mente. Arrivò il momento in cui non potei più scappare. Cercai quindi di attaccarla, ma io non avevo la sua forza, ne la sua abilità nella lotta, e neppure la sua esperienza. Fu facile per lei ribaltare i ruoli. Cercavo un modo per colpirla alle spalle così da buttarla giù, ma fu lei ad essere alle mie spalle, atterrandomi con un calcio ben assestato al centro della schiena. Sentii la mia spina dorsale spezzarsi. Il terrore mi mozzò il fiato. E dopo un ondata di dolore straziante, non sentii più nulla. Cercai di alzarmi, ma gli arti inferiori erano totalmente insensibili e giacevano inermi a terra, non rispondendo a nessuno stimolo. Cercai almeno di strisciare via, o di rotolare su un fianco, schivando i suoi colpi, ma non ci riuscii. Cominciavo a farmi prendere dal panico. Prevedere le sue mosse non era più abbastanza, si muoveva con tale rapidità da rendere nullo il mio vantaggio. Mi fu addosso come un avvoltoio, tempestandomi di calci al costato e frantumandomi alcune costole in vari punti. Le piaceva, le piaceva da impazzire provocare dolore, lo leggevo nel suo volto, rideva con quella sua risata bassa e sibilante, mentre mi percuoteva fino a che il dolore fu tale da rendermi difficile anche la respirazione. Improvvisamente si fermò, abbagliandomi con un sadico sorriso. Con una piccola spinta, mi fece rotolare ventre a terra. Non avevo la forza di muovere neppure un dito.
- Addio, ma chere. Se solo te ne fossi rimasto buono buono in un angolo, avremmo potuto fare grandi cose insieme. Ma tu hai voluto fare l'eroe...- Mormorò. Sentii una fitta, un dolore acuto alla base del collo, e poi, il nulla. I miei sensi cominciarono ad affievolirsi, mi parve di sentirmi sollevare, ma non ne ero certo, perchè non avevo più concezione della mia posizione nello spazio circostante. E poi ancora dolore, forse al collo. Mi aveva morso, ma non lo compresi subito. Sentivo la pelle bruciare, erano fiamme che si propagavano all'interno della mia testa, perchè il mio corpo non percepiva alcun calore. Io stesso non percepivo più il mio corpo. La mia testa cozzò nuovamente contro il terreno, e da li in poi, ci fu solo buio e dolore.
In quei momenti, per me il nulla era agonia. Perchè la mia mente, anche se annebbiata dal senso di stordimento, era l'unica parte di me che rispondesse agli stimoli, l'unica parte ancora viva e dolente in me, bruciante addirittura, come se tutto il dolore che avrei dovuto provare si fosse concentrato nell'unica zona ancora sensibile del mio corpo. Il resto sembrava morto. Era una sensazione agghiacciante. Mi sentivo vuoto ed ero straziato da orribili pensieri. Ero morto? Lo credetti seriamente, e mi sentii defraudato, in una certa maniera. Si pensa sempre alla morte come ad una liberazione, al termine degli affanni e delle sofferenze terrene. Le mie si erano intensificate. Mi sembrava di sentire nell'aria degli schiocchi, a volte sul volto sentivo della corrente, come un improvvisa folata di vento.
Respirare diventava sempre più difficile.
Il mio cuore cominciò a perdere battiti.
Stavo morendo?

Fu una sorpresa risvegliarmi.
Risvegliarmi forse non è il giusto termine. La mia mente era sveglia, ma il mio corpo era in coma. Respiravo, ma in maniera strana, innaturale perchè nonostante ciò non percepivo alcun odore nell'aria, non riuscivo neppure ad aprire gli occhi, ma dai rumori attorno a me, credetti di trovarmi nel nostro cottage, anche se non potevo esserne certo. C'era un ronzio di sottofondo, che mi faceva pensare ai macchinari ospedalieri che il nonno teneva in casa. Ma cosa ci facevano li? Non riuscii ad immaginarne il motivo...
Sentivo delle voci familiari, che rafforzarono le mie certezze su dove mi trovassi. Zia Rose, i nonni, e gli zii parlavano tra loro, e sebbene li sentissi più chiaramente di prima, non capivo cosa stessero dicendo, ero troppo confuso e sofferente per potermi concentrare sui loro discorsi. Mi chiedevo cosa ci facessero li, e dove fossero gli altri. Tutti i loro pensieri mi vorticavano nella mente, non riuscivo a zittirli e non riuscivo a capire chi dicesse cosa, come se mi trovassi in una stanza affollata in cui tutti parlano con voci talmente alte da coprire quelle dei miei familiari, e così velocemente da non riuscire ad afferrare neppure il senso dei loro discorsi.
Ci impiegai un po' a collegare i vari particolari e realizzare in che stato dovevo essermi ridotto al termine del mio scontro contro Dalila. Avevo perso, questo mi era dolorosamente chiaro, nonostante fossi stordito dal dolore al capo. Sentivo anche qualcosa in gola, come un tubo o qualcosa di simile, ma quando cercai di sollevare un braccio per tirarlo via, questo non si mosse. La testa bruciava sempre più, attimo dopo attimo quelle fiamme diventavano più vive, le sentivo come pulsare in sincrono con il mio battito cardiaco, lento e debole, mentre avvolgevano il mio cervello, o così mi pareva. Mi resi conto che era stato il dolore ad avermi svegliato. Avrei voluto urlare, ma non potevo.
Poi qualcuno entrò nella stanza. Dal rumore prodotto dalla porta, compresi di trovarmi certamente nella mia camera. La mia porta cigolava appena, per un difetto dei cardini invisibile ad occhio umano, e che avevo insistito per tenere. Mi piaceva l'idea che la mia porta fosse diversa dalle altre. Forse nella sua stupidità quella scelta si era rivelata più proficua di altre, a lungo andare.
Qualcuno si avvicinò a me. Avrei riconosciuto i loro passi a chilometri di distanza. Il nonno e la mia Layla mi furono accanto in pochi secondi.
- Carlisle... Lui ce la farà... Non è vero? Ormai sono passati quattro giorni...- Il mio tesoro parlava con un fil di voce, come fosse una bambina spaurita. L'immaginai mentre si aggrappava ad un braccio del nonno, chinando il capo e nascondendosi tra i capelli che le sarebbero scivolati inevitabilmente sul volto.
- Non lo so.- La voce del nonno suonava stanca, e come non mai afflitta. - Dalila l'ha morso, iniettando nel suo circolo sanguigno una forte dose di veleno. Anthony è velenoso proprio come un vampiro qualunque, in un certo modo è più vampiro di Renesmee, ma il suo corpo non reagisce come dovrebbe. Sembra, a dire il vero, che il veleno di Dalila impedisca al suo organismo di rigenerarsi. Ho come l'impressione ci sia un incompatibilità di fondo che non so spiegarmi. Sarebbe impossibile tra due vampiri, nessuno è mai morto per il veleno di un altro che io sappia, ma lui non è un vampiro, non completamente. Possiamo solo aspettare e sperare.-
Sentii Layla singhiozzare. No! No,no e no! Lei non doveva piangere per me. Era salva, io probabilmente stavo morendo, ma non mi importava, era tutto ciò che desideravo saperla viva e probabilmente illesa, ero riuscito nel mio intento. Per una volta avevo fatto qualcosa di buono.

Non piangere...

Non avevo la forza di comunicarle altro, e non credevo il mio supplichevole pensiero sarebbe arrivato a lei. La stanza si fece silenziosa, non la sentii più piangere.
- Layla, ti senti bene?- Le chiese il nonno, ma lei non rispose. Improvvisamente sentii qualcosa sfiorarmi il volto, qualcosa di molto morbido. Erano i suoi capelli. Lei mi stava abbracciando, era felice che fossi vivo, almeno a livello cerebrale.
- Carlisle, mi ha pensato! Cioè mi ha parlato! Insomma...Insomma...Capisci?- Carlisle sembrò riuscire ad interpretare il suo buffo farfugliare.
- Attenta Layla, se lo stringi un poco di più bloccherai l'afflusso di ossigeno.- La rimproverò bonariamente. Sentii i suoi bellissimi capelli allontanarsi solleticandomi il viso.- Cosa ti ha detto?- Le domandò infine. Lo sentii sollevare a turno l'una e l'altra palpebra, ma io non vidi nulla.
- Mi ha detto di non piangere...- Farfugliò ancora, tornando a singhiozzare.
- Non piangere piccola, é una notizia meravigliosa. Vuol dire che ci sente. Tony, ragazzo mio, riesci a dirmi qualcosa?Qualsiasi cosa?-
Con fatica sempre maggiore, ritentai. Il dolore aumentava ancora, sembrava non avere limiti.

Brucia... La testa...

Anche quella volta, non riuscii a trasmettere che poche parole, ma al nonno sembrarono abbastanza.
- Brucia? Tony, hai la colonna vertebrale rotta in vari punti con sezione del midollo spinale, sei paralizzato dal collo in giù. Dalila ti ha morso, e il veleno sta avendo un effetto insolito su di te. Mi devi aiutare a capire. Ti brucia solo la testa?-

Si...No... Non lo so!

Pensai di rimando, confuso poiché proprio in quel momento sentii il bruciore cominciare a diffondersi, incendiando le spalle e le braccia a partire dal collo, dove il morso bruciava con rinnovato vigore.
- Se il bruciore dovesse diffondersi...-

Si sta già diffondendo...

Lo interruppi improvvisamente. Dolorosi spasmi muscolari mi scuotevano senza che me ne accorgessi, avvertivo solo il dolore acuto senza capire da dove arrivasse, mi impediva anche solo di pensare. Sentii le dita irrigidirsi e inarcarsi, artigliai il materasso perforandolo con una forza che non riconoscevo come mia. I muscoli si erano tanto irrigiditi da non riuscire più a distendere le dita stesse. Sentivo nuovamente la parte superiore del mio corpo, ma non fu un sollievo, anzi, il dolore sembrava essersi triplicato.
- Rimani con lui Layla, vado a chiamare Edward e Bella.- Detto ciò, con voce piena d'ansia, corse fuori dalla stanza, lasciandomi solo con la mia piccola meraviglia. Il dolore dilagante non mi permetteva neppure di godermi la sua vicinanza, le sue carezze lungo il braccio che poi sollevò piano, sfiorando le dita irrigidite con le sue, in impacciate carezze che però non riuscivano a sciogliere i miei muscoli come facevano con il mio cuore.
-Grazie... Per avermi protetto.- Mormorò con voce flebile, senza aggiungere altro. Probabilmente si aspettava una mia replica, ma io non avevo la forza di rispondere.
- Uhm... Non puoi sentirmi più...- Sussurrò mestamente dopo un lungo silenzio. Si sedette poi sul bordo del letto, stringendo la mia mano tra le sue.- Dovrei...- La voce le tremò tanto da costringerla a fermarsi. - Dovrei esserci io al tuo posto... Ti prego... Non morire... Non devi, perchè io... io...-
La sua voce cominciò a farsi lontana lontana, mentre scivolavo nuovamente nell'oblio, stremato dalle fiamme che continuavano ad ardere in me.

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Capitolo 17
*** Capitolo 17. L'altro lato del cielo ***


cap17 Grazie a  meginlove, queensol e youngactress per avere aggiunto la fic tra i loro preferiti.

Non so, questo capitolo è un esperimento. Ho avuto un idea bizzarra, mi chiedo se piacerà a voi lettori. In caso la trovaste davvero penosa, vi prego di comunicarmelo con le recensioni. grazie! ^.*
 

Capitolo 17. L'altro lato del cielo.


Passai i giorni seguenti in uno stato di semi incoscienza. Nei pochi minuti di lucidità che si intervallavano alle lunghe ore di coma profondo, sentivo sempre qualcuno al mio fianco. Piccole mani stringevano la mia, sempre le stesse ma la loro temperatura cambiava, aumentava progressivamente, fino a che non risultarono tiepide al mio tocco.
Ma era davvero così? Oppure ero io a diventare sempre più freddo?
Avevo appena il tempo di chiedermi chi fosse tra i miei familiari ad accudirmi con tanta premura, tanta da non abbandonarmi neppure per un istante, prima di perdere nuovamente i sensi.
Credevo si trattasse della mamma o di una delle zie, ma durante uno dei miei “risvegli” la sentii dire :- Layla, dovresti andare a caccia, sono giorni che non ti sposti dal suo capezzale. Arriveranno tra poco tempo, hai bisogno di essere in forze per affrontarli.-
Istintivamente strinsi la mano piccola e morbida che non abbandonava mai la mia. Era stato come un riflesso dettato dal desiderio di averla ancora accanto, se veramente si trattava della mia Layla. Non potevo parlarle, ne trasmetterle alcun pensiero, e di certo lei non poteva leggerli nella mia mente, ma incredibilmente comprese al volo cosa cercavo di comunicarle.
- Non posso, Isabella. Mi stringe una mano, non vuole che mi allontani.-
Il dolore ormai era una costante. Era dilagato fino alle gambe. Finalmente riuscivo a percepire la mia posizione nello spazio, perlomeno. Ero sdraiato su un letto che non sembrava per niente il mio, chissà da quanto tempo, e probabilmente ci sarei morto. Un pensiero vago ma seducente. Ormai sragionavo, ero sempre più stanco e confuso, desideravo quel supplizio terminasse, perchè il dolore diventava sempre più forte, divorante come l'incendio che sentivo divampare nel mio corpo. Mi sorpresi di essere ancora vivo. Desideravo cessasse poiché ero al limite della sopportazione, anche se questo avrebbe portato alla fine della mia esistenza. Ripresi i sensi, solo per sentirmi morire, e provai sollievo nella consapevolezza dell'imminente fine.
La Morte... Non avrei dovuto temerla. Guardandomi indietro, mi resi conto di doverla accogliere come si accoglie una cara amica. Io in fondo, ero cresciuto tra le sue braccia, noi tutti andavamo contro le sue leggi e lei ci permetteva di andare avanti con le nostre esistenze eterne pretendendo in cambio la vita di altri, accontentandosi di quella di povere e ignare bestie, nel nostro caso. Era stata fin troppo magnanima e paziente con la famiglia Cullen fino a quel momento, forse era arrivato il tempo per lei di esigere il giusto tributo.
C'era però una piccola, minuscola parte di me che si attaccava con forza incredibile alla vita, al dolore insopportabile, alla sensazione delle lenzuola sulla pelle, ai rumori provenienti dall'esterno e ai tanti di cuori che battevano all'unisono all'interno della casa, alle voci che mi ronzavano nella mente sempre più affollata da volti e ricordi a me sconosciuti. Quella parte di me non voleva morire, perchè la mia mano era fredda e nessuno era li a scaldarla, nessuna manina tiepida era li a guidarmi lungo quel cammino accidentato, e a darmi un ultimo saluto. Quella parte del mio essere non voleva morire sola. Non voleva andarsene senza averla accanto. Eppure tutto intorno a me c'era calore, che si infrangeva sulla mia pelle ad ondate, proveniente da vari punti della camera. Ma quel calore non mi scaldava come avrei voluto. Era calore bruciante e semovente, non mi domandai immediatamente da cosa o da chi scaturisse. Erano come tante fiammelle disposte irregolarmente intorno al mio capezzale. Il primo pensiero fu che qualcuno avesse deciso di ardermi vivo insieme alla mia casa.
Le mie fiamme cominciarono piano a ritirarsi intanto, lasciando dietro se un corpo straziato, che cominciò a contorcersi tra indicibili sofferenze. Gli ordinavo di fermarsi ma non ne ero più padrone, scosso com'era da violente convulsioni. Il battito del mio cuore, che sembrava attirare a se tutto il fuoco che pulsava nelle mie vene diventando come una grossa pietra incandescente, divenne irregolare: ora era accelerato tanto da temere stesse per scoppiare, un momento dopo era talmente debole da credere si fosse fermato.
- Jake! Jake vieni presto!- Una voce musicale e familiare provenne da una delle fiammelle ora al mio fianco. In pochi secondi quel suo calore aumentò, e sentii grandi e calde mani stringermi le spalle, cercando di tenermi fermo ancorandomi al letto. Ma a nulla valsero i suoi sforzi. Per quanto fosse forte non poteva impedire alle convulsioni di scuotermi da capo a piedi. Continuavo a dimenarmi come una serpe morente.
- Nessie, cerca di tenergli ferme le gambe!- Ordinò, una parte del calore si spostò e con lei altre mani, che mi afferrarono le caviglie.- Avanti amico, non morirmi, non puoi farmi questo!- Mormorò fra i denti, mentre la sua presa di faceva ancora più forte e il dolore sembrava finalmente scemare insieme alla convulsioni, che mi lasciarono inerme e senza vita come un pupazzo. I muscoli, tesi come corde di violino fino ad un attimo prima, si rilassarono, il mio cuore emise un ultimo solitario battito, e il dolore sparì con questo.
Ero morto.
I miei polmoni si gonfiavano e sgonfiavano accogliendo aria di cui non avevo bisogno. Dovevo essere ancora intubato, ma ero di certo morto.
Eppure mi sentivo benissimo, finalmente libero da ogni male fisico. Il dolore appena cessato sembrava già lontano degli anni, mi sentivo rinascere e rinvigorire ogni attimo di più.
Era il paradiso? Lo speravo, ma non ne ero affatto sicuro.
- No cazzo! No! Nessie, il defibrillatore!- Sentii delle urla intorno a me, il cigolare di rotelle, qualcuno accorrere di corsa, e pianti disperati al mio fianco, dove il calore si faceva sempre più intenso. Infine una scossa elettrica mi investì il petto... E un altra...E un altra ancora.
Non era doloroso, più che altro era irritante e fastidioso. Sollevai di scatto un braccio, afferrando la prima cosa mi capitò sotto tiro. Sentivo delle vene pulsare sotto le mie dita, e udii qualcosa cadere a terra con uno schianto. Plastica e metallo colpirono il pavimento, distraendomi dal rumore di cuori concitati e respiri affannosi che riempiva la stanza. Mentre con la mano libera sfilavo il tubo che ancora mi attraversava la gola, gettandolo oltre il bordo del letto, schizzai a sedere con velocità tale da sorprendere anche me stesso. Un ondata di odori mi invase le narici, e la maggior parte non erano buoni, non come io li ricordavo, anche se potevo ancora riconoscerli.
La stanza si fece silenziosa. Troppo silenziosa. Non sentivo altro che cuori e respiri, e nessun pensiero. Eppure ero certo di non aver imposto il mio scudo a nessuno. Desiderai, spaventato da quel silenzio, sentire i pensieri di chi mi circondava, e improvvisamente le voci apparvero dal nulla, provenienti da ogni angolo della stanza, e portando con loro altre voci, troppe per poterle gestire tutte. Erano così tante che mi chiesi istintivamente cosa ci facessero tutte quelle persone in casa mia. Non appena espressi mentalmente il volere di non sentirle più, sparirono come erano arrivate.
Aprii di scatto gli occhi, guardandomi intorno con ansia e sospetto. Mi sentivo davvero confuso. Perchè le voci sparivano e riapparivano così? Ero io a comandarle? Oppure era segno che il potere che da poco avevo imparato ad apprezzare, stava svanendo così come era svanita la mia vita stessa?
Mi accorsi di tenere per il collo Jacob, mi fissava attonito e non osava muovere un solo muscolo. Nessie al suo fianco tremava con il volto inondato di lacrime, e intorno a lei numerosi licantropi erano pronti ad attaccarmi. Erano tanti, ma troppo pochi per aver prodotto tanti pensieri da avermi fatto credere fossero presenti alla mia morte almeno un centinaio di persone.
- Finiscila di darmi la scossa! Non ti immagini quanto sia fastidioso!- Borbottai mollando la presa sulla sua gola. In un attimo entrambi mi furono addosso, schiacciandomi sotto il loro peso. Mi ritrovai nuovamente disteso a letto, sopraffatto dal loro affetto. Tentai invano di liberarmi ma non mi fu possibile, e a dire il vero, mi andava bene così. Attorno a me finalmente ci furono solo risa e sospiri di sollievo, voci che si congratulavano con me per essere sopravvissuto, o meglio, per essere morto. La morte cominciava a diventare un concetto relativo per me.
- Oh Tony! Siamo stati così in pensiero! Credevamo di perderti per sempre!- Disse Nessie quando infine lei e il suo compagno si decisero a lasciarmi rialzare.
- Non avrei mai pensato di dirtelo, ma la morte ti dona!- Seth Clearwater sghignazzando, avanzò fino a noi emergendo da dietro le spalle di Quil e Embry. Mi diede una pacca sulla spalla e mi rivolse un sorriso raggiante, per poi indietreggiare nuovamente lasciando spazio a mia sorella, che tornò ad abbracciarmi.
- Bah!Cazzate! Puzzi come un vampiro ora!- Sbottò invece invece Jake intento a nascondere gli occhi lucidi, particolare che a me non sfuggì affatto.
- Jacob ha ragione.- Sam si fece avanti, seguito da Leah, la beta di Jake, che mi fissava truce. Era una dei pochi lupi a non gradire particolarmente la nostra presenza, nonostante ci frequentasse, volente o nolente, da anni. - Credo tu sia un vampiro a tutti gli effetti ora.- Lo disse con tale serietà da preoccuparmi. E non fui il solo. Tutti i presenti si voltarono verso lui, alternando poi lo sguardo tra di noi.
- Che significa? Che la tregua è rotta? - Sentii montare una rabbia sorda, innaturale. Non c'era alcun motivo per prendermela. Le leggi che regolavano la tregua tra i Cullen e i Quileute erano state riviste e modificate subito dopo l'imprinting di Jacob.
Niente più confini territoriali quindi, la regola da rispettare era una soltanto: non dovevamo creare altri vampiri. Il motivo era semplice, dovevano arginare in qualche modo la crescita demografica dei mutaforma nella tribù. Dopo l'arrivo dei Volturi, c'era stato un aumento preoccupante, le mutazioni avvenivano una appresso all'altra, a distanza di qualche giorno, o in alcuni casi di qualche ora. Sam non intendeva permettere che dei dodicenni venissero coinvolti in faccende pericolose ben prima che avesse cominciato a crescergli la barba.
Nessie intuì cosa dentro me si agitava e mi strinse ancora un po'.- Calmati Tony, ti prego...Trattieniti. - Annuii appena percettibilmente, costringendomi a restare calmo, per poi tornare a fissare cupamente Sam.
- Allora? Nessuno dei miei parenti è responsabile di ciò che è successo. Non sono stati loro a mordermi! E tu lo sai!- Feci per alzarmi, ma Jake mi trattenne.
- Amico, fossi in te io non mi alzerei, a meno che tu non voglia dar spettacolo!- Sghignazzò, e io solo in quel momento mi resi conto di indossare solo della biancheria intima, con solo un lenzuolo a coprirmi dalla vita in giù.
- Oh!- Esclamai, tirando velocemente il lenzuolo e sistemandolo con cura.- Grazie! Non potevate vestirmi vero appropriatamente vero??- Replicai sarcastico, tornando poi a Sam, che subito riprese da dove l'avevamo interrotto, mettendo a tacere le mie preoccupazioni.
- Anthony, puoi star tranquillo. Non ci sarà nessuna ripercussione su di voi, solo trovo tutto questo preoccupante. Non è la giusta occasione per discuterne questa, in ogni caso. Avanti tutti fuori, lasciatelo vestire.- Sbuffando e borbottando i lupi uscirono dalla mia camera, tutti ad eccezione di Jacob e di mia sorella.
- Dove sono tutti gli altri?- Domandai mentre cercavo di liberarmi dalla stretta della mia sorellina con l'intenzione di alzarmi e raggiungere l'armadio. Nessie fu sorprendentemente accondiscendente, si allontanò da me incrociando le braccia al petto, e io potei infine alzarmi. Non mi vergognai di mostrarmi nudo davanti a loro.
Raggiunto l'armadio ampio e massiccio prendesi degli abiti, i primi che mi capitarono sotto mano. Mi voltai verso i due, che si guardarono l'un l'altra senza dire una sola parola. Esitavano. Brutto segno. - Allora?Mi volete rispondere? Dove sono?- Chiesi ancora una volta con insistenza,come a spingerli a darmi una risposta. Cominciavo ad innervosirmi e a sospettare mi stessero nascondendo qualcosa di importante, anzi di vitale.
Indossai nervosamente dei jeans e delle scarpe da ginnastica, tra le mani tenevo una camicia azzurra indeciso se metterla o no, quando Nessie infine sussurrò poche parole che mi avrebbero gelato il sangue, se ne avessi avuto ancora in corpo.
- Sono arrivati.- Sibilò, chinando il capo. Jacob le cinse le spalle con un braccio, dandole un bacio su una tempia.
Per poco non le balzai addosso. Con un solo scatto le fui davanti, pochi centimetri a dividerci. - Cosa significa che sono arrivati? Perchè non me l'hai detto subito? E tu, tutti voi, cosa ci fate qui? Dovreste essere con loro, con lei a proteggerla!- Le urlavo contro, e sebbene razionalmente sapessi che non c'era alcuna logica in una reazione tanto esagerata, non riuscivo a calmarmi. Il solo pensiero della mia Layla, sola ad affrontare la battaglia, mi mandava in bestia. Sapere che con lei ci fossero otto vampiri esperti mi era indifferente, non c'ero io e questo bastava a convincermi che nulla fosse abbastanza. Avevo paura che nessuno l'avrebbe protetta come intendevo proteggerla io, sacrificandole tutto, persino la vita.
- Tony calmati.- Jake mi spinse indietro, frapponendosi tra me e la mia gemella. - Carlisle ha preferito che Nessie rimanesse con te dato che ancora non ti eri ripreso, e che noi fossimo nei paraggi, in caso loro... Loro non riuscissero a fermarli. - Concluse, ma non lo ascoltavo già più. Infilai la camicia e senza neppure abbottonarla uscii di casa, come un fulmine. Nulla era più importante del raggiungerla. Non mi interessai neppure di controllare se qualcuno dei lupi o Nessie mi avessero seguito. Il mio unico pensiero era correre, verso la radura e verso Layla, il più velocemente possibile.
Non mi sorpresi di non percepire i loro odori, quando fui negli immediati paraggi. Mi lasciavo guidare dai rumori piuttosto, e dai loro caotici e aggrovigliati pensieri. Mi ero accorto fino a quel momento che, in qualche modo, riuscivo a percepire più pensieri insieme, come se questi fossero collegati l'uno all'altro, e io non potessi più vederli singolarmente. Mi apparivano come tante istantanee che si susseguivano freneticamente e con velocità tale da lasciarmi appena il tempo di intravederne il soggetto. Migliaia di immagini turbinanti che mi confondevano. E ad accompagnarle, voci. Le voci dei miei parenti, forti e sonore, quelle dei Volturi, che non sapevo riconoscere e altre sconosciute, lontane e ovattate, ma che sembravano provenire sempre dalla radura. Centinaia di voci di cui non percepivo la presenza fisica nel luogo.
I vampiri hanno delle doti intellettive superiori a quelle degli umani, ma mi era impossibile dire se tutti in quella radura riuscissero davvero a formulare un incalcolabile numero di pensieri nello stesso istante. No, non potevo crederlo. Sarebbe stata una coincidenza troppo eclatante.
Qualcosa d'altro in me era cambiato. Qualcosa a cui non avevo dato troppo peso, preso com'ero dagli eventi. Non solo mi sembrava di essere leggermente più forte e veloce e che i miei sensi si fossero affinati anche se poco, ma anche il mio potere si era evoluto con me, in qualche modo. Ne ero confuso. Non riuscivo a separare i pensieri della mia famiglia da quelli di Aro e dei suoi. Scossi la testa come ad allontanarli tutti, ma non funzionò. Riuscivo a malapena a zittirli, ma avevo bisogno di poterli sentire, in quel momento come non mai. Più che schermarli, li ammutolivo, come se premessi un interruttore e riuscissi a spegnere il mio potere.
Cercai allora di concentrarmi solo sui pensieri di un unico individuo.
Layla.
La sua era una delle menti più serene in cui mi fossi inoltrato, e se l'averla accanto riusciva sempre a tranquillizzarmi, la sua mente forse, avrebbe avuto lo stesso effetto sulla mia. Cercai di focalizzare la tutta la mia attenzione sui suoi pensieri, concentrandomi profondamente. Chiusi gli occhi.
Piano piano i suoi pensieri divennero più luminosi, spiccavano tra gli altri perchè fremevano, splendevano di luce propria e si facevano sempre più vicini, sempre più reali e palpabili. Ebbi quasi l'impulso di allungare una mano e afferrarli tanto sembravano vivi e reali. Scivolavano aggraziati quando la loro proprietaria tra tutti gli altri, avanzando sempre più mentre la loro luce diveniva più intensa, fino a che non coprì tutto il resto accecando la mia mente, e io mi ritrovai improvvisamente ad osservare il mondo attraverso altri occhi. I suoi. Mi ero inoltrato tanto in profondità nella sua mente che i suoi pensieri risuonavano come se fossero i miei. Io ero in lei, in qualche modo.

Sono davanti a me. Disposti alle spalle di Aro, rigidi e impettiti. Jane spicca tra Felix e Demetri nonostante sia davvero bassa, ed è bella come sempre, anche con il volto così contratto.
Non sta provando a farci del male, così come Alec, e anche se fosse noi abbiamo Isabella. Mi volto verso di lei mentre mi stringo alla mamma, mi sorride e mi fa un occhiolino. Mi piace la sua sicurezza. È contagiosa. Le sorrido a mia volta, per poi osservare Esme. É preoccupata, per tutti noi, e io non voglio stia in ansia. Mi piace vederla sorridere serena, per questo non permetterò che Dalila li tocchi.
Aro è troppo astuto per attaccare per primo, ma lei non lo è. Non toccherà
la mia famiglia.
A guardarla bene, Esme assomiglia davvero alla mia vera madre. Era più alta, suo volto aveva dei lineamenti più aguzzi e occhi più grandi, ma la forma del viso è molto simile. Anche i capelli sono molto simili,i suoi erano leggermente più scuri. Carlisle, che mi sta accanto, e fissa intensamente Aro, non assomiglia al mio vero padre. Lui era più alto, aveva una corporatura simile a quella di Emmett e i suoi capelli castani sfioravano le spalle.
Aro comincia ad avanzare lentamente. Mi fissa e mi sorride. L'istinto mi dice che non è lui che devo temere. Non so spiegarmelo ma ho la certezza che in qualche modo, se riuscissimo a fronteggiare Dalila, tutto finirebbe bene. Anche se poi dovrei andarmene per sempre... Lo capisco da come mi guarda, e in fondo lo sapevo fin dall'inizio. Io gli appartengo, da quando ha deciso di non uccidermi. Anche se non voglio, è così.
Non vorrei andare via, lontano dalla mamma e dal papà, da Nessie e da tutti gli altri e da lui. Non vorrei stare lontano da Anthony, anche se forse sarebbe un bene, almeno per lui.
Aro è ancora più vicino a noi. Il sorriso si allarga, mostrando i denti perfetti e affilati. La sua pelle sembra ancor più sottile, alla luce naturale.

- Carlisle, vecchio caro amico.- La sua voce è suadente e morbida come sempre. In qualche modo, provo riconoscenza verso questo vampiro. Lo so, è una cosa strana e preoccupante.
Mi spiace Marcus non sia venuto. Lui era l'unico ad essere sinceramente gentile nei miei confronti. Diceva sempre quanto gli ricordassi sua moglie.
- Aro, sarai considerato un amico e accolto come tale, se avrai la premura di spiegare a me e alla mia famiglia perchè ancora una volta invadi il nostro territorio.- Papà si esprime in maniera concisa, con una decisione e freddezza davvero invidiabili. Lo ammiro, perchè trasmette severità senza rinunciare alle buone maniere.
-Non preoccuparti. Non ho intenzione di torcere un solo capello ai tuoi cari che... - La sua voce ora ostenta una calcolata gentilezza e tutti capiamo che non è sincera fino in fondo. Edward alle mie spalle ringhia. Aro spalanca gli occhi rossi, sinceramente sorpreso. - A quanto vedo, manca qualcuno. I piccoli Anthony e Renesmee. Peccato, mi avrebbe riempito di gioia poterli rivedere e...-
- E magari valutare se sono abbastanza “preziosi” per entrare a far parte della tua collezione?- Non amo sentir parlare Edward in questa maniera. Non si rende conto di quanto faccia male alla mamma. C'è tanta rabbia in lui, anche se comprensibile. Dalila ha quasi ucciso Anthony, solo per compiacere la sua propensione alla perversione, per fare del male a me e in misura minore per compiacere Aro. Al suo posto reagirei allo stesso modo. Credo.
- Edward... Edward... Sono giunto a voi con le più pacifiche intenzioni. Sono qui per porre rimedio e riprendermi ciò che mi appartiene.- Tende una mano verso me. Io rispondo al suo muto ordine. Do un bacio a Esme, è il mio piccolo regalo d'addio, e raggiungo Aro. Mai disobbedire, l'ho imparato a suo tempo, a mie spese.
Dalila mi rivolge un ghigno schifato, mi fissa come fossi uno scarafaggio. E mi terrorizza. Ho paura, ho tanta paura, e dopo aver visto cosa ha fatto a Anthony, la temo ancora di più.
Come sia riuscita a trattenerla fino all'arrivo di Edward, Emmett, Jasper e Jacob ancora non riesco a capirlo, e non riesco ad ammettere che mi è piaciuto. Mi fa paura tutto questo, io non voglio diventare come lei, non voglio gioire nel provocare dolore agli altri.
Dalila sta sempre in piedi al suo fianco destro, il posto d'onore, occupato da Jane, fino a sedici anni prima. Ecco perchè in lei avevo trovato l'unico vampiro della Guarda disposto a mostrarsi non dico amichevole, ma tollerante. Lei odia Dalila e si sa che il nemico del mio nemico è mio amico.
- Layla, mia cara. É un piacere saperti in forze e in salute. Mi sarebbe dispiaciuto venire a conoscenza della tua... dipartita, se così vogliamo chiamarla. Avvicinati, non aver paura. I nostri amici sanno che non ti farei del male. Dico bene, Edward?- Mi volto verso i Cullen. Cerco di sorridere loro in maniera rassicurante, ma proprio non riesco. Il risultato probabilmente è una smorfia orrenda. In un altra occasione Alice avrebbe riso, ma ora mi fissa con lo sguardo vacuo. É una persona così entusiasta della sua esistenza, è bello averla intorno... Visioni a parte.
Edward annuisce dopo un lungo minuto di silenzio, quindi si volta verso Alice, sgranando gli occhi. Sono certa di stare perdendomi qualcosa. Ma poi, ha una qualche importanza ormai?
- Dalila mi ha raccontato tutto, o meglio, mi ha raccontato tutto ciò che riteneva conveniente che io sapessi. Si è rifiutata di porgermi la sua mano, gesto per la quale pagherà.- Lei abbassa lo sguardo, digrignando i denti.- Sa quanto io sia dedito alla verità. Voglio sapere da te cosa è realmente successo.- Allunga ancora di più la sua mano verso di me. Non saprei dire se sia impaziente o no, e comunque non lo farei aspettare in nessun caso. - Avvicinati, mia preziosa rarità, lascia che possa vedere.-
Allungo una mano e stringo la sua. Sussulto al contatto con la sua pelle, come se mi aspettassi potesse succedere qualcosa di brutto. Guardo Dalila. Stringe ancora i denti e freme, non mi ha attaccata solo perchè si rende conto di essere troppo vicina ad Aro per poter fare qualcosa, per ora. Spero Isabella non mi abbia imposto il suo scudo. Voglio che veda.
Aro sospira di piacere, e mi sorride divertito. - La tua mente è sempre luogo di pace, ma c'è tanta paura. Ah, mi dispiace, io non... - Qualcosa lo lascia interdetto. Qualcosa che non gli piace affatto, e comincio a sentire il peso del suo sguardo. Non è mai un bene, quando lui ti guarda in quel modo. Il suo sguardo diventa così gelido e immobile da avere paura che ti trasformi in pietra.
Mi afferra con forza un polso. Trattengo un singhiozzo, ho tanta paura da voltarmi verso la mamma e tendere la mano. E lei fa lo stesso, ma il papà la trattiene, scuotendo il capo. Chiudo gli occhi e stringo i denti, e spero che, qualsiasi cosa abbia fatto e qualsiasi sia la mia punizione, finisca tutto in fretta.
- Alec. E voi, Demetri e Felix, trattenetela. Jane, vieni avanti, per favore, prendi posto accanto a me.- Stringo ancor di più i denti, preparandomi al dolore della punizione che tarda ad arrivare. Perchè?Aspetto ancora, ma non succede nulla. Apro gli occhi, molto piano. Dalila fissa ancora nella mia direzione, ma è come se non mi vedesse. Stretta tra i due vampiri corpulenti, è ottenebrata. Non lo noto immediatamente, ma Demetri stringe la mano libera di Aro.
- Layla, suvvia, non avrai creduto che potessi punirti per avermi reso un così grande servigio? Verrai premiata per avermi rivelato dove, tra le fila della Guardia, si è annidato il marcio. Sarai uno dei membri più onorati del mio esercito. In pochi, saranno pari o superiori a te. Potresti fare grandi cose. Sottovaluti il tuo dono. É molto più di quel che riesci appena a intravedere. - Però mi stringe ancora un polso. Dove crede sarei potuta scappare? Non si scappa dai Volturi.
- No...Non voglio. Vi prego...- La mia voce è un sussurro soffocato. Mi pento immediatamente della mia sfacciataggine.
- E perchè mai?- Ora è davvero curioso, ma non mi da il tempo di rispondere.- Oh, è chiaro. é per la splendida Esme, anche se solo in parte.- Quando si china su di me, reprimo un urlo.- Suvvia, non devi temermi. Sarò un mentore per te. Non desideri diventare un vampiro potente e rispettato? Vuoi buttare al vento una così grande occasione per amore? Un amore non corrisposto? Un amore già... defunto?-
-No!- Urlo...

e io urlai con lei.



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Capitolo 18
*** Capitolo 18. Debiti ***


capi18 Grazie a FRENKY85 (scusa, credo proprio di averti scordato nei ringraziamenti del capitolo 17, chiedo umilmente perdono), isibiri e Raffuz per aver aggiunto la fic tra i preferiti.

E un grazie immenso anche a EmilyAtwood per il suo commento, a cui rispondo:
Grazie in primis per i complimenti, graditi ma come sempre non meritati. Sono felicissima di sapere che qualcuno ha gradito questo capitolo, che ho aspettato a postare perchè avevo io stessa dei dubbi in proposito (era pronto tre giorni dopo aver postato il capitolo 16). Trasformare Anthony in un vampiro è stato un azzardo, e ci ho pensato bene prima di arrischiarmi a mettere in pratica questa idea, soprattutto perchè dopo aver chiesto consiglio a varie persone a cui ho fatto leggere la fic per vie esterne, mi è stato sconsigliato di metterla in pratica. Spiegherò in seguito come (secondo me ovviamente) è stata possibile la sua "rinascita". Purtroppo sono testarda, e alla fine ho fatto come ho voluto io nonostante tutto! XD
Del dono di Tony posso dire solo che ha guadagnato e perso parecchio allo stesso tempo, come leggerai spero in questo capitolo. Da qui in poi le cose si faranno meno interessanti e movimentate, in ogni caso, perchè siamo in dirittura d'arrivo, mi sono presa però la soddisfazione di sbugiardare Aro! XD 


Come avrà notato forse qualcuno ho levato il prologo. Ho notato che veniva letto da tantissime persone che poi non proseguivano nella lettura. Non era granchè e evidentemente non piaceva, quindi ho provato a levarlo. Vediamo un po che succede!
Ancora qualche capitolo, e potrò postare il capitolo conclusivo e l'epilogo, che sono pronti già da parecchio tempo. Ultimamente devo ammettere di provare il desiderio di scrivere nuovamente questa storia, ma dal punto di vista di Layla. Continuo a pensare di non riuscire a rendere bene questo personaggio attraverso pensieri e parole di Anthony, e chissà, magari un giorno lo farò! ^^
Per ora buona lettura a tutti.



Capitolo 18. Debiti.




Mi sentivo stravolto dal suo dolore. L'avevo sentito come mio, così profondamente e intimamente da farmi male. Non ero riuscito a controllarmi, e a quel punto mi avevano sentito di certo. Anche se Aro, sapeva già che ero li. Demetri mi aveva percepito ben prima che fossi a portata d'orecchio, anche se non riuscivo a spiegarmi come. Con lui nei paraggi, muoversi il più silenziosamente possibile, e rimanere a debita distanze perchè ci fossero buone probabilità che non potessero sentirmi, era del tutto inutile. Avrei potuto prevederlo, se non fossi stato così sicuro del mio scudo. Avrebbe dovuto proteggermi dal suo potere, ma per qualche motivo non era successo. Credetti di aver semplicemente sottovalutato il mio avversario, e non mi diedi troppa pena per questo. Tornai ad ascoltare la voce suadente di Aro, stavolta con le mie orecchie.
- Tornerai con me e farai parte della Guardia, come abbiamo deciso. Volterra è il luogo a cui appartieni, non questo. Nessuno verrà a salvarti, poiché non corri alcun pericolo. Noi siamo ciò di cui hai realmente bisogno. Marcus sarà felice di averti in sposa, a ben pensarci, ha sempre avuto un debole per te. Ho un debito nei suoi riguardi, sarai un risarcimento più che equo. -
Sembrava rivolgersi a Layla, ma io sapevo che in realtà parlava con me. Mi stuzzicava con l'intento di provocare una reazione qualsiasi in me,con il solo intento di testare i miei poteri e capire se e quanto fossero cresciuti. Sapeva qualcosa che tutti noi ignoravamo. Intravedevo quel qualcosa tra i suoi pensieri che sembravano stranamente quieti, per me ancora confusi, mescolati a quelli dei presenti, colmi di dubbi e domande, spaventati da un futuro che appariva incerto anche ad Alice. Questo la intimoriva più del necessario. Mi vedeva tra le visioni sfuocate che non sembravano per lei avere un senso, e non riusciva a comprendere come questo fosse possibile. Lei sapeva sempre dare senso a ciò che vedeva.
Tutti questi pensieri si riversavano nella mia mente ad ondate che tentavo invano di arginare. Non volevo concentrarmi su nessuno di loro, per paura di ripetere quello che avevo appena fatto a Layla.
Non solo avevo letto i suoi pensieri, ma mi ero inoltrato nella sua mente fino a diventare parte di essa. Avrei potuto accedere a tutti i suoi pensieri se solo avessi voluto. Potevo sentire ciò che lei sentiva, vedere ciò che lei vedeva, provare la stessa paura che lei provava, scandagliarne la memoria, estrapolarne qualsiasi informazione. Qualsiasi suo ricordo e pensiero poteva essere mio, e lei non se ne sarebbe mai accorta. Avevo stuprato la sua mente, e quando l'avrebbe saputo (perchè non potevo neppure pensare di nasconderglielo), di certo avrebbe smesso di provare nei miei confronti qualsiasi accenno di affetto. Non importava che l'avessi fatto involontariamente, mi sentivo terribilmente in colpa. Non ero migliore di Aro, anzi a pensarci bene ero più simile a lui di quanto non fossi mai stato. Possedevo un dono troppo simile al suo per non comprendere quale potere avessi tra le mani, e cosa avrebbe significato per gli altri se ne avessi abusato.
- Andiamo Layla.- Ci fu solo silenzio in risposta, non sentivo neppure i loro respiri.- Non ci sarà alcuna cella ad aspettarti, ne ora ne mai se farai ciò che io ti ordino, hai la mia parola.-
Cella? L'avevano rinchiusa in una cella, prima di darla a Dalila, come se fosse un animale, e ora pretendeva che si lasciasse ingannare da vaghe promesse.
Promesse che Aro non aveva mai avuto intenzione di mantenere.
Ne ero disgustato.
Consegnandola a Marcus, la incatenava comunque, e per l'eternità, ad un uomo che lei non voleva, ad una vita che avrebbe disprezzato in un luogo dove avrebbe visto solo morte, dove non avrebbe provato altro che tristezza e dal quale non sarebbe potuta scappare. Mai.
Non potevo permetterlo. Senza quasi rendermene conto, cominciai a correre. Ero preda di una rabbia feroce, la sentivo ruggire in petto. Li raggiunsi in pochi istanti. Aro trascinava Layla, che a sua volta cercava di opporsi a lui, puntando i piedi a terra con forza, e lasciando dietro di se dei piccoli solchi. Tirava e strattonava, si voltava verso la nonna in una straziante richiesta di aiuto, ma la presa di Aro sul suo polso era ferrea e non vacillò neppure per un attimo.
La mia famiglia non faceva nulla per aiutarla. La rabbia montava sempre di più davanti alla loro indifferenza, e invece di confondermi, mi aiutava ad acquistare lucidità sempre maggiore.
Piano piano le migliaia di pensieri che mi riempivano il cranio cominciarono a muoversi, prendendo ognuno una precisa collocazione. Sfilavano in lunghe file ordinate, ad una velocità esorbitante che eppure non mi infastidiva più. Riuscivo a visualizzarle tutte, dalla prima all'ultima, avevo accesso ad ogni pensiero formulato durante le loro lunghe esistenze. Mi fu facile così, focalizzare la mia attenzione sui pensieri più recenti. Potevo riconoscerli grazie ai loro colori più vividi e alle immagini particolareggiate, accompagnate da voci sonore e vibranti. I pensieri più antichi erano simili, ma mostravano dei colori pallidi e smorti, come se fossero delle fotografie sbiadite dal tempo, ed erano accompagnati da suoni appena udibili. Erano però delle “immagini” davvero precise e di qualità, come foto d'epoca con una risoluzione pari a quella di un immagine digitale.
Mi sarei lasciato distrarre volentieri da quel flusso ininterrotto se ne avessi avuto il tempo. Ma non potevo permettermi di perdere un solo istante.
Ridussi le loro menti al silenzio, per evitare di cadere in tentazione, e spiccai un ultimo lungo salto, fiondandomi con precisione millimetrica tra la mia piccola meraviglia e Aro.
Successe tutto troppo velocemente perchè riuscissi ad analizzare la situazione con attenzione sufficiente. Ero dominato dall'istinto. Allungai un braccio nel tentativo di afferrarne il collo mentre con l'altra mano afferravo il braccio della mia Layla, liberandolo con un forte strattone dalla sua presa. Riuscii a malapena a sfiorare Aro, prima di sentirmi bruciare. Mi buttai a terra, rotolando a terra nel vano tentativo di spegnere le fiamme che credevo mi stessero ardendo vivo. Provavo un dolore impossibile da descrivere, ciò che avevo provato durante la mia trasformazione non era neppure paragonabile. Era un vero supplizio, ma improvvisamente come erano sfociate le fiamme si spensero. Mi tirai su a carponi, scuotendo il capo, confuso, dolorante e parecchio frustrato.
Perchè il mio scudo non funzionava? Cosa c'era che non andava in me? La mamma mi era venuta in soccorso, senza dubbio, perchè Jane non vacilla mai e non si lascia impietosire da qualche grido di dolore. Anzi, ne trae piacere.
- Ma che diavolo...?- Boccheggiavo, osservando la mia mano, illesa, come se mi aspettassi per davvero di trovarvi delle bruciature. Sollevai lo sguardo, fissando Aro dal basso verso l'alto, sul suo volto non c'era più traccia del suo sorriso gentile ma fasullo. Jane sempre al suo fianco, corrucciata continuava a fissarmi, profondamente infastidita.
Almeno ero riuscito nel mio principale intento: le braccia di Aro pendevano lungo i fianchi, ancor più spettrali contro il nero del mantello, e quelle di Layla, non più imprigionate, si serravano strette al mio collo, insieme ad altre braccia, che in un primo istante stentai a riconoscere, tanto era lo sgomento, misto alla gioia più grande e potente che io abbia mai provato. La mamma mi stringeva forte, e io non ci facevo quasi caso, non prestavo assolutamente attenzione a niente altro che non fosse Layla.
Il dolore appena passato mi aveva più che distratto, e non ero riuscito a mantenere il controllo sul mio potere. I suoi pensieri, passati e presenti, si intrecciavano a formare un ricamo che non sapevo bene come spiegarmi. C'erano ansia, paura come ci si aspetterebbe, ma anche speranza e amore. La cosa più incredibile non era il fatto che riuscisse ancora a mantenere viva la speranza, ma l'amore che covava in se. Ed era solo per me. Mi ritrovavo quasi ovunque in quella fitta trama.
Le sue lacrime mi colavano lungo il collo, avrei voluto posare una mano sulla sua, se solo mi fosse stato possibile, ma stretto com'ero tra le due vampire potevo muovermi a malapena.
Lei mi amava e mi stava involontariamente raccontando una storia, la nostra storia, attraverso i suoi occhi.

Mi muovo veloce, avvicinandomi ai Cullen. O meglio, non mi muovo, sono gli alberi a trasportarmi, nascondono il mio arrivo. Se non produco alcun rumore, se lascio che sia solo la foresta a muoversi, a coprire il mio odore, allora forse potrò osservarli un po' e da vicino. Lo so che non è affatto educato presentarsi in casa d'altri senza essere invitati, ancor peggio se è per spiarli, ma non posso farne a meno. Voglio vedere un altra famiglia.

Mi ritrovai ad accogliere i suoi pensieri come si accoglie la pioggia nel mezzo del più arido deserto, affascinato da quel piccolo scorcio di passato.

La loro casa è stupenda. Sono colpita, è un incanto. Mi sento bene, in questo posto. Sento le loro voci. Ridono. Sono stupende, hanno un che di familiare. Credo di poter rimanere qui ad ascoltarle per sempre, e so che non le dimenticherò mai. Che cosa bizzarra!
Inspiro, e un profumo singolare e dolce mi sorprende. Un mezzosangue, come mia madre. Dalila mi aveva già detto in maniera tutta sua che i due Cullen più giovani sono proprio come la mamma. Credo il suo obbiettivo sia proprio uno di loro.
Ho fatto il possibile per nascondere le tracce che Dalila continua a lasciargli, ma credo lei abbia capito il mio gioco. Spero di riuscire a fargli guadagnare ancora del tempo, ogni istante di libertà è prezioso, ma lui non lo sa ancora.
Deve essere un uomo. Dalila non spreca le sue energie per una donna.
Forse non dovrei avvicinarmi, ma è un profumo invitante per me. É rassicurante.
Mi sposto silenziosa di ramo in ramo, seguendo la scia, fino a ritrovarmi davanti ad una finestra aperta.
Qualcuno dorme su un divano, con il volto nascosto contro lo schienale, e un braccio a penzoloni. Da questo punto non riesco a vederlo in viso, vedo solo una massa informe di arruffati capelli scuri. É di certo un ragazzo, dimostra al massimo una ventina d'anni.
Dovrei essere contenta di aver saziato la mia curiosità. Queste persone vivono una vita tanto serena, da permettere loro di appisolarsi davanti ad una finestra spalancata, con il vento di febbraio a far loro compagnia. Vivono senza dolore e preoccupazioni, e sono felice di sapere che per loro è ancora possibile. Non li conosco, Dalila dice che non dovrebbe importarmi di loro, eppure... Eppure non voglio gli capiti nulla di male, e voglio vederli da vicino. Da molto vicino. Non mi basta ancora. Il ramo dalla quale lo osservo si allunga, permettendomi di raggiungere il davanzale.
Non ho intenzione di intrufolarmi in casa d'altri, non sono una ladra. Ho i miei principi. Mi basta sporgermi, solo un poco... Guardare il suo petto che si solleva ad ogni respiro è affascinante, come lo è sapere che per lui ogni respiro è vita.
Lui è un po' come le mie piante, è forte a modo suo, ma non quanto si penserebbe, ha sempre bisogno di cure maggiori di quanto non si crederebbe.
Continuo ad osservarlo, incantata da quei piccoli movimenti inconsci che compie. Mi sento stupida. Sto fissando i capelli di un perfetto sconosciuto ed è piacevole.
È così strano tutto questo.
Mi sporgo ancora un poco, avanzo fino all'estremità del mio robusto ramo, posando le mani su un'anta della finestra.
Lui si agita, sospira profondamente e mormora qualcosa.
Si volta.
Oh mio Dio.
È un angelo.

Qualcuno mi tirò via la mamma di dosso, interrompendo lo scorrere di quel ricordo, meraviglioso e travolgente.
- Tony, non ora.- La voce di papà risuonava come perentoria e ferma. Di certo avrei potuto godere di quei ricordi in qualsiasi momento, semplicemente non riuscivo a smettere. Lui sapeva cosa provavo, percepiva quali pensieri quelle immagini richiamassero. Non gli risposi neppure, passando da un ricordo all'altro, testardo e indiscreto. In quel momento non desideravo fare altro che godere di tutti i pensieri di cui mi ero privato. Ogni suo gesto che non avevo saputo interpretare, improvvisamente divenne chiaro come il sole. Mi maledissi per essermi lasciato sfuggire tutte quelle cose, piccole e grandi, che ai miei occhi la rendevano ancora più unica e preziosa.
Cinsi con un braccio la vita di Layla, alzandomi e al contempo aiutandola ad alzarsi, assicurandomi che mi stesse vicina. Avevo l'impressione che, se l'avessi lasciata anche per una frazione di secondo, me l'avrebbero portata via per sempre. Mi voltai verso la mamma e le sorrisi, prima di tornare ad Aro. Se solo avesse provato a toccarla, l'avrei ammazzato con le mie stesse mani. I buoni motivi per farlo aumentavano a dismisura, non appena i suoi pensieri si fecero più chiari e stabili. Ebbi un assaggio di cosa fosse la vera cattiveria.
Alcune leggende raccontano di come il primo della nostra razza, l'ipotetico e idealizzato primo vampiro della storia del mondo, il progenitore comune a tutti noi, fosse Caino, punito da Dio per l'omicidio del suo stesso fratello. Cominciai a credere non fosse solo una leggenda.
- L'hai uccisa.- Mormorai, sconvolto, mi mancavano addirittura le parole per descrivere l'orrore che provavo. - Hai ucciso tua sorella.- Lo vedevo affondare i denti nel suo collo bianco e freddo come marmo, reciderne il capo dal collo con un solo e preciso movimento, e dare fuoco ai suoi poveri resti. Neppure un ombra di rimorso oscurava la sua mente. Si rammaricava soltanto di non aver trovato una degna sostituta con cui risarcire Marcus.- Didyme...- La mia fatina singhiozzò violentemente. Le posai una mano sulla nuca, volevo calmarla, anche se io non lo ero affatto. - L'hai ammazzata a sangue freddo. Era tua sorella, come hai sopportato di...? Lui non lo sa. E ora vuoi dargli Layla, come se bastasse questo... Non te lo permetto. Lei è mia.- Non mi accorsi neppure di averla definita come mia. Non riuscii ad andare oltre. Sentivo di stare per perdere il controllo, cominciai a ringhiargli contro, e neppure zio Jasper poté fare qualcosa per sedare la mia rabbia. Era semplicemente troppo grande per entrambi.
- Vedo, giovane Anthony, che hai fatto progressi strabilianti. Non ne dubitavo, dato il talento dei genitori. Ora sei decisamente un puro sangue, ma questo non ti permette di osare fino a questo punto. Non osare proferire altra parola su questa faccenda. Non sono affari che ti riguardino.- C'era sorpresa mal celata nella sua voce. Godevo nel vederlo vacillare. - Un'altra parola, e potrei decidere di porre fine alla tua vita. Definitivamente.-
- Che c'è Aro? Non è piacevole provare la tua stessa medicina vero?Non è questo che fai da millenni? L'ipocrisia è sempre stata una tua prerogativa, e vedo che non hai abbandonato le cattive abitudini.- Era confuso, anche se lo nascondeva piuttosto bene, e più la sua confusione aumentava, più io mi sentivo pieno di coraggio, pronto a osare e fare qualsiasi cosa.
- Felix!Demetri!- I due vampiri si fecero avanti trascinandosi dietro Dalila, totalmente ignara di tutto. Demetri era pronto a proteggere il suo signore, ma Felix sembrava riluttante. Aveva tutta l'intenzione di farsi da parte, se fossi scattato all'attacco, e l'avrei fatto se una presa salda non mi avesse trattenuto. Il nonno mi rivolse un sorriso, e io seppi che in qualche modo tutto si sarebbe risolto. Mi sentivo addirittura trionfante, seppure non avessi nessun motivo.
- Adesso basta Aro. Ti chiedo di andartene, per la prima e ultima volta.- Carlisle si muoveva piano, con calma invidiabile verso i due energumeni che nascondevano con la loro mole il Volturo per eccellenza.
Con un cenno della mano, il vampiro ordinò loro di ritirarsi. Almeno aveva il fegato di mostrarsi.
- Quando tuo nipote mi avrà restituito ciò che mi appartiene. Potrà seguire la sua piccola amica, se lo desidera. Ovviamente pagherà cara la sua insolenza, se vorrà rivederla ancora.- Tese una mano pallida verso Layla, le labbra si schiusero in un ghigno atto solo a mostrare l'affilata dentatura. Una minaccia poco velata, la sua. La mamma e gli zii ringhiarono sommessamente, l'una al mio fianco, gli altri alle mie spalle.
- No.- Il nonno avanzò ancora. - Sono stufo dei tuoi giochi, amico mio. Basta sotterfugi. Basta inganni. Già diciassette anni fa, hai tentato di distruggere la mia famiglia. Abbiamo agito con generosità, abbiamo dimenticato per quanto fosse possibile. Ti ripresenti qui, sperando io sia così debole da cedere alle tue lusinghe, e pretendi che ti consegni mia figlia e mio nipote senza batter ciglio. - Non avevo mai visto il nonno tanto furente. In realtà, come per la nonna, non avevo mai creduto possibile potesse vivere e vegetare in lui un sentimento così potente e negativo come il rancore che ogni sua parola sembrava sprigionare. - Non sono uno stupido, ne un pazzo. Non ho bisogno di leggerti nel pensiero, per capire che Dalila sarà solo l'ennesimo capro espiatorio, ti conosco meglio di quanto tu immagini. Hai un debito nei confronti della mia famiglia. È giunto il momento di saldarlo. Vattene Aro, ora. E non osare avvicinarti mai più ai miei cari.-
- Tua figlia? Caro e misericordioso Carlisle...- Si lasciò andare in una breve e vibrante risata.- Come puoi chiamare figlia una sconosciuta? Me ne andrò, come tu vuoi, ma non senza Layla.- Sibilò, il volto contratto in una smorfia scomposta. Il nonno era riuscito a metterlo in difficoltà, sbugiardandolo, ferendolo nel profondo. Non avrebbe perdonato un simile affronto. Non un altra volta. - Dammela.- Ribadì, tendendo ancora una mano.
- No.- Ripetè Carlisle, frapponendosi tra noi e lui. Aro ringhiò, ponendosi in posizione d'attacco, e il nonno fece altrettanto, raggiunto subito da Emmett, Jasper e papà. Demetri fu nuovamente al suo fianco, pronto a difendere il Volturo, ma Felix rimase in disparte. Non aveva nessuna intenzione di difendere un assassino. Non più. Era una reazione singolare la sua, e impiegai qualche secondo a trovarne la causa. Sorrisi amaramente. Aro aveva una strana passione per i gemelli.
Dalila giaceva distesa sull'erba, sorvegliata da Alec e Jane, che non cercavano neppure più di attaccarci. Eludere lo scudo della mamma era impossibile per chiunque.
-Felix!- Aro richiamò il suo soldato, che non mosse un muscolo. Era ben intenzionato a non eseguire un solo ordine, da quel momento in poi. Non era a lui che voleva essere fedele.
-Credevo sarebbe stato facile.- Mormorò Aro, rivolgendo lo sguardo verso Felix, come se per lui quelle parole dovessero avere un significato nascosto. - Ho anche io una buona conoscenza della tua natura, Carlisle. La tua bontà è esagerata, ho erroneamente fatto affidamento su questo.- Tornò a fissare il nonno, intensamente e dritto negli occhi. - Sapevo che quando la graziosa Alice mi avrebbe visto muovermi con un pochi uomini, avresti deciso di non coinvolgere le tue bestie. Amico caro, il mondo non è posto per i giusti e i deboli di cuore, dovresti saperlo. Ora dammi ciò che è mio, e io vi farò il dono di risparmiare le vostre inutili vite. Avevo tutta l'intenzione di proporvi di vivere al mio fianco. Volevo, mostrando una bontà innaturale, darvi la possibilità di scegliere, visto il riprovevole comportamento della mia bella Dalila. Ma avete disdegnato la mia generosità, ancor prima che potessi mostrarvela.-
- No!- Layla ed io urlammo all'unisono. La trattenni, stringendola ancora per la vita, prevedendo ciò che avrebbe fatto. - Vi prego, non fate loro del male, vi supplico! Verrò con voi, farò tutto ciò che volete, ma vi prego non fate loro del male!- Si sbracciava verso il nonno terrorizzata dalla sola idea di perderlo.
- Layla ti prego sta calma!- Cercai di indietreggiare, trascinandola via, ma non mi riuscì, si agitava troppo e con troppa foga.
- Layla, sta calma piccina. Non succederà niente a nessuno. Perchè Aro ripagherà il suo debito permettendoti di restare, quindi si allontanerà da qui, comportandosi da perfetto gentiluomo.- Mormorò, fissando di rimando il vampiro con medesima intensità.
- Mai!- Sibilò tra i denti, per poi partire all'attacco. Ma non riuscì mai neppure a sfiorare Carlisle, così come la sua guardia non riuscì ad avvicinarsi a nessuno di noi. Lupi grandi come orsi li inchiodarono al terreno. Le loro fauci gocciolanti, irte di zanne appuntite tutte puntate contro i loro colli erano di per se un buon motivo per non osare muovere un muscolo. In groppa a Jake, Nessie sembrava la regina delle amazzoni, con i suoi rossi e lunghi capelli scompigliati dal vento, mentre il suo compagno teneva a terra Demetri. Fummo immediatamente circondati da almeno una trentina di lupi. Anche i più giovani di ambo i branchi, coloro che solitamente erano esclusi dalle battaglie più pericolose, erano li con l'unico comune desiderio di affondare i denti nella carne di quel collo freddo e maleodorante.


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Capitolo 19
*** Capitolo 19. Veleno ***


Grazie a veliva per aver aggiunto la ff tra i suoi preferiti. :-)


Capitolo 19. Veleno.

Alcuni dei lupi cominciarono a muoversi lentamente, finendo per accerchiare Felix, Dalila e i gemelli. Sam teneva a terra Aro, mentre il vampiro, con un sorriso più simile ad una smorfia, non tentava neppure di liberarsi. Come se credesse di avere ancora un asso nella manica. Era il risultato di secoli di finzione. Non aveva nulla in mano, lo sapeva bene, e lo sapevamo anche noi. Ancora si ostinava a salvare le apparenze.
Altri lupi si avvicinarono sempre più a noi, prendendo ognuno una specifica posizione, senza che avessero bisogno di comunicare tra loro. Era ormai un automatismo o un istinto acquisito nel tempo, il risultato di anni di allenamento. Una strategia ben consolidata e di solito vincente.
Demetri ringhiava e sibilava agitandosi mentre tentava di sbalzare via Jake, che gli riservava lo stesso trattamento, e che non pareva affatto essere impensierito. Ormai non poteva fare più niente per liberarsi, era schiacciato contro il terreno dal peso del lupo rossiccio e non aveva possibilità di fuga. Conoscendo l'enorme forze di Demetri, mi sorpresi di quella di Jacob. Una delle tante altre cose che non avevo notato, uno dei tanti particolari (neppure tanto insignificanti) che mi ero lasciato sfuggire nel tempo. La forza del mutaforma era aumentata, e non di poco.
Nessie smontò dal suo dorso con grazia, avvicinandosi assolutamente soddisfatta e trionfante al vampiro steso a terra. – Voi Volturi dovreste rivedere il vostro concetto di “bestia”. Non rende loro giustizia.- Gli diede un calcio sul costato con tutta la sua sovrumana forza, facendolo urlare per il dolore, prima di rivolgergli un sorriso sprezzante e carico d'odio. - Non è il mio Jacob ad essere la bestia qui. -
Si precipitò verso noi, abbracciò i nostri genitori, per poi buttarsi letteralmente su Layla. La lasciai andare appena in tempo. Mi tirai in disparte, lasciando loro tutto lo spazio e il tempo di cui necessitarono. Il loro rapporto era molto profondo, si era sviluppato molto velocemente, e afferrai subito il perchè. Era stata la mia morte ad avvicinarle. Layla non aveva lasciato un solo attimo il suo posto, accanto al mio letto, e Nessie le faceva spesso compagnia. Piano piano erano passate ad argomenti più piacevoli della mia presunta o quasi certa dipartita. Nessie era stata felice di questo loro riavvicinamento, tra i suoi ricordi l'avvertivo chiaramente. Era una strana amicizia la loro, o almeno così mi sembrava. Forse ero l'unico a pensarla così. Per me non era che un capriccio di mia sorella, che era passata fin troppo velocemente, per i miei gusti, da un iniziale antipatia al considerarla ciò di più prossimo ad una sorella, e Layla le era altrettanto affezionata, e felice di poterla rivederla. Credeva davvero d'averle detto addio per sempre. Nessie la strinse con maggior fervore per un altro breve istante, come se intuisse i suoi pensieri, per poi tempestarla di domande. Le sue domande non erano molto opportune e adatte a quel momento, ma nessuno avrebbe osato interrompere il loro idillio. Neppure io, che indietreggiavo ancora, raggiungendo mamma e papà. Mi voltai verso di loro. Papà mi sorrise, e io sorrisi di rimando prima di perdermi in un altro paio di occhi dorati. Ci sarebbero state tante cose che avrei potuto dire alla mamma o fare in quel momento, ma istintivamente sentivo di dover fare solo una cosa: abbracciarla. La strinsi forte. Solo in quel momento sentii come della nostalgia nei suoi riguardi, nonostante fossi stato in coma per giorni, mi sentivo malinconico, come se anche da incosciente ne avessi sentito forte la mancanza.
- Mi dispiace, mamma.- Le sussurrai, facendo in modo che solo lei potesse sentirmi.
- Non importa tesoro... Non importa...- Singhiozzo, scoccandomi un bacio su una gota, prima di distaccarsi e ritrovare il suo compagno.- Sei vivo, è questo ciò che conta. Anche se... I tuoi occhi... é un vero peccato. Erano così belli. E quella cicatrice... 
Istintivamente portai una mano al volto e poi al collo.- Gli occhi?Cicatrice? - I miei occhi dovevano essere d'un rosso molto intenso. Era il primo di tanti cambiamenti, tanto ovvio da non stupirmi affatto. Non ci avevo fatto in realtà troppo caso, nel vedermi tra i pensieri altrui. Non ne avevo avuto il tempo, così come non avevo avuto il tempo di notare la cicatrice che mi marchiava la pelle e riluceva sul mio collo. Non ebbi il tempo di dir loro altro che la voce del nonno, tanto alta da sovrastare il ringhiare di lupi e vampiri, attirò l'attenzione di tutti noi, che vi voltammo quasi in sincrono in sua direzione.
- Sam, non ti ringrazierò mai abbastanza per la tua testardaggine. Probabilmente ci avete salvato la vita. Ma vi prego di lasciarli andare.- Sam ringhò di rimando, e papà tradusse i suoi pensieri in parole.
- Non intende lasciarli andare. Non si fida, Carlisle, e non posso fare a meno d'essere d'accordo con lui.-
- Lo posso ben immaginare, Edward. Ma non ci comporteremo alla loro stregua. Sam, e tutti voi lasciateli andare. Siamo almeno quaranta contro cinque soltanto. Possiamo stare ragionevolmente tranquilli, non credete?-
- Quattro.- Il silenzio nella radura si fece opprimente. Era stato Felix a parlare. - Non proteggerò l'assassino di mio fratello.* Tornerò a Volterra con voi solo per riferire a Marcus cosa avete fatto.- Indietreggio di qualche metro con un solo preciso e agile salto.
Sam si voltò appena in direzione del nonno, sbuffando, per poi indietreggiare. Jake fece lo stesso. Leah e Seth gli furono accanto in un secondo.
Tutti gli occhi dei presenti erano fissi su Aro e Felix. Il vampiro si alzò in piedi con superbia, lasciando che fosse Demetri a spolveragli le vesti.
- Tu farai come io ti comando.- Attraverso i pensieri di Jasper riuscii a percepire chiaramente la portata della sua ira e del suo sdegno. Non era il tradimento in se o il suo rifiuto, ma ciò che lasciava trapelare. Aro non era più il vampiro potente e rispettato di diciassette anni prima.
- Grazie, Sam.- Mormorò Carlisle interrompendo la loro discussione. Rivolse all'alpha uno dei suoi serafici e luminosi sorrisi. Un sorriso che rimase sul suo volto anche mentre si rivolgeva ai Volturi.- Credo sia il caso che voi discutiate in un altro luogo di questioni che non riguardino me e la mia famiglia. Te lo chiedo ancora una volta. Vattene Aro. -
-No! Demetri!Prendila!- Dovevamo dargliene atto, la sua ostinazione sarebbe stata lodevole in un altro contesto.
Lanciò all'attacco il guerriero più forte che avesse a disposizione in quel momento, e probabilmente il più forte dell'intera sua Guardia, che non pensò neppure per un istante di non obbedire al suo comando. Si lanciò contro Layla veloce, possente e spietato.
Jacob e io avemmo la stessa intuizione: voleva Layla, e non si sarebbe fatto alcuno scrupolo a passare letteralmente sul corpo di Nessie. Per sua fortuna, io possedevo un notevole vantaggio. Potevo prevedere le sue mosse, era anzi lui a rivelarmele. In un istante fui sul vampiro, prima che potesse rendersi conto di essere a terra. Essere un neonato porta dei vantaggi considerevoli. Non gli avrei permesso di vivere un istante di più, solo per pensato a quanto sarebbe stato piacevole affondare i denti nella carne di mia sorella. Si chiedeva se il suo sangue fosse buono come il suo profumo. Non l'avrebbe mai saputo. Le mie mani erano già imbrattate di sangue, avrei dovuto provare vergogna ma non fu così. Il rimorso non mi toccò mai. Non ero totalmente felice di togliergli la vita, di averlo pensato e immaginato, eppure mi dava una gran soddisfazione.
- Non avresti dovuto farlo. - Sibilai, prima di affondare i denti nella sua gola, squarciandola . Tranciai via la sua testa dal collo. Doveva essersi appena nutrito, perchè il sangue sgorgato dal suo collo mi inondava copiosamente il volto e il collo, gocciolando sul mio petto. Mi rialzai, ripulendomi almeno il volto con una manica della camicia. Mi voltai verso Layla ma lei non era dove ricordavo che fosse. Stava all'estremo opposto della radura, stringendo una confusa Nessie per la vita. Che stupido, ad aver pensato che, con la sua velocità, Demetri potesse sperare di raggiungerla, nonostante le sue indiscutibili doti di segugio.
Diedi un calcio alla testa mozzata, facendola rotolare fino ai piedi di Aro. Cominciava ad avere paura, e cercava disperatamente una via di fuga che gli permettesse di mantenere la sua dignità e la maschera di presunzione e invincibilità che si era costruito nel corso dei millenni. Si voltò verso Felix, gli occhi rossi sgranati per l'orrore, e allo stesso tempo imploranti.
- No. - Il vampiro incrociò le braccia, e gli voltò le spalle, allontanandosi, e scomparendo oltre la boscaglia. Nonostante non sentisse più nessun vincolo a legarlo a lui, non intendeva assistere alla sua fine. L'avrebbe preceduto a Volterra, se Aro ci fosse mai arrivato vivo.
Vidi come un banco di nebbia muoversi intorno allo scudo della mamma, cercando uno spiraglio attraverso il quale penetrarlo.
- Alec smettila di attaccarci. Dovresti sapere che non hai alcuna possibilità.- Jake mi raggiunse, ponendosi alla mia destra, seguito da Seth, papà fu alla mia sinistra insieme agli zii. Avanzammo cauti, passo dopo passo. Sentii i nonni raggiungere Layla e Nessie, le zie e la mamma invece ci furono alle spalle. I lupi continuavano a muoversi, eccitati, pronti a scattare ad un ordine dei capobranco.
Aro era pietrificato. Indietreggiava, e i lupi avanzarono andandogli dietro, ringhiando e mostrando le zanne mentre accorciavano sempre più le distanze. Non aveva scampo, Jane e Alec non avrebbero potuto proteggerlo fisicamente,non gli erano di alcuna utilità e lo sapeva bene.
-Sam, Jacob, indietreggiate,e anche tutti gli altri, vi prego.- I lupi non indietreggiarono di un millimetro, ma smisero di avanzare, e noi ci fermammo con loro. La tensione era tale da quasi palpabile. - Aro, il mio cuore è morto più di tre secoli fa, ma con esso non ho perso la capacità di provare bontà e pietà verso il mio prossimo. -Il nonno accarezzò il volto della nonna, sorrise Nessie e alla mia piccola e si incamminò verso di noi, passando accanto alle zie, tra me e papà, per porsi proprio di fronte ad Aro. - Ti sto dando l'ennesima opportunità di andartene. Non posso trattenere oltre i miei figli. Non ne avrei più alcun motivo. - Sembrava l'unico ad aver mantenuto un minimo di calma. Quanta sofferenza c'era nella sua voce, però.
Il Volturo lo fissò con un astio che non cercava neppure di nascondere. Era inaudito che proprio Carlisle, dovesse avere pietà di lui, era un vampiro che considerava indegno di tale nome, che aveva voltato le spalle alla sua stessa natura, totalmente inumana e infinitamente superiore. Stavolta Aro non poteva far altro che ingoiare quel boccone amaro, e arrendersi.
- Va bene, Carlisle. Onore al vincitore. Hai vinto una battaglia ma non la guerra. Avrai presto mie notizie. Addio. - Sibilò come una serpe, per poi con uno svolazzare del mantello nero, voltarci le spalle ed allontanarsi di gran fretta, seguito a ruota da Jane e Alec. Quest'ultimo trascinava Dalila tenendola per i capelli, mentre servilmente domandava:
Cosa ne faremo di lei, mio Signore?-
Aro non rispose, ma gli lanciò un piccolo oggetto luccicante e rotondeggiante. Alec annuì senza domandare niente altro, e insieme sparirono, al seguito di Felix, già lontano da Forks. Non sentivo più i suoi pensieri, e in breve, anche quelli degli altri si persero nel vento. La radura era nuovamente silenziosa. Persi il conto del tempo in cui rimanemmo così immobili a fissare il punto in cui scomparvero, senza dire nulla, increduli del fatto che ancora una volta eravamo sopravvissuti ad uno scontro contro i Volturi. Era passato abbastanza tempo però, perchè nell'aria si spargesse l'odore più ripugnante che avessimo mai sentito. Era nauseante, sapeva di marcio e spazzatura insieme, eppure era incredibilmente più fetido e maleodorante.
- Dalila...- Mormorò la mia piccola meraviglia, stretta tra le braccia della nonna. La sua voce era atona. Non tradiva alcuna emozione, semplicemente ne constatava la fine. Ci voltammo a guardarla.
- Torneranno, non è vero?- Cercava la rassicurante e negativa risposta che nessuno di noi poteva darle. Beh, quasi nessuno. Istintivamente rivolsi lo sguardo verso Alice.
- No, non li rivedremo mai più. L'ho visto. Puoi star tranquilla. - Rispose alla domanda di Layla e alla mia muta, con ancora lo sguardo vacuo. Nella sua mente vedevo chiaramente il perchè non avremmo più dovuto temere alcun che da parte di Aro. Sorrisi amaramente e sospirai.
- Cosa ne faremo?- Domandò zio Emmett, avvicinandosi al cadavere di Demetri.
Il nonno lo raggiunse, per poi andare a recuperare la testa.- Dovremo bruciarlo.- Si voltò verso papà e mamma, sorridendo loro.- Ma non qui, ovviamente.-
La radura tornò silenziosa. Avvertivo ancora una certa tensione tra i Cullen. Erano tutti felici e sollevati, ma anche confusi. Ero io a confonderli. Quando mi volsi verso la mamma, che mi sorrideva raggiante, stringendosi a papà, mi accorsi di quanto avrei voluto stringere ancora Layla allo stesso modo. L'avevo fatto per pochi minuti, e già mi mancava dannatamente.
- Beh... Ahm... Perchè mi guardate così?- Mormorai senza sapere bene il perchè. Quel silenzio non era piacevole, desideravo rompere il ghiaccio il prima possibile. Imbarazzato mi passai una mano tra i capelli.
In un attimo Rosalie ed Alice mi furono addosso, e sembrava non ne avessero mai abbastanza di abbracciarmi.- Okay, okay, sto bene! Sto benissimo!- Fui sorpreso da una così improvvisa dimostrazione d'affetto.
- é stato assolutamente fantastico vederti! Sei riuscito a sorprendermi! É un primato! Questo apre tutta una serie di nuove possibilità da vagliare! Affascinante!- Io lo trovavo assai meno affascinante, il tono di Alice non lasciava presagire nulla di buono, e le visioni che si succedevano nella sua mente mi piacquero ancora di meno. Mi mostravano il futuro che avrei potuto avere, se avessi assecondato i miei sentimenti, e quello che avrei avuto invece, se non l'avessi fatto. Seppi anche più di ciò che desideravo conoscere. Non ne fui affatto felice, e fui sollevato quando zio Emmett e zio Jasper reclamarono la mia attenzione. Ebbi almeno il tempo di zittire tutti i loro pensieri. Emmett se la rideva, esibendosi in una sfilza di battutacce farcite di doppi sensi che non riuscivo ad afferrare, e su cui preferii non indagare. Mi fu alle spalle stringendomi tra le braccia e sollevandomi da terra, scuotendomi con forza. Jasper mi posò semplicemente le mani sulle spalle, dicendo : - Credo di parlare a nome di tutti, nel dirti che siamo molto felici e...-
- … Fieri di te.- Lo interruppe papà.
- Non c'è nulla di cui essere fieri. Ho ucciso un mio simile.- Replicai, tenendo per me parte dei miei pensieri. Mi era piaciuto decisamente porre fine a quella vita, ma non volevo che gli altri lo sapessero. Papà non mi avrebbe tradito.
-L'hai fatti per una buona causa. Tu e Jacob eravate i più vicini, ma solo tu potevi sapere come si sarebbe mosso e quando. Non hai nulla di cui rimproverarti. Hai fatto la cosa giusta. Sai cosa le avrebbe fatto se l'avesse raggiunta. - Non potei replicare al dire di papà. Aveva ragione. Mi limitai ad annuire, aggiungendo poi :- Ora vorrei solo tornare a casa. Abbiamo un eternità intera per discuterne. Credo ne avremo bisogno.-

Il tragitto fino a casa fu relativamente breve. Corsi per quasi tutto il tempo, precedendo il resto della famiglia. Quando arrivai alla villa, fui preso da una gioia a malapena contenibile. Ogni cosa nella mia esistenza sembrava essersi incastrata a dovere, e mancava solo un piccolo tassello perchè fosse perfetta.
Mancava solo Layla. Essere certo dei suoi sentimenti mi fece sentire stupidamente coraggioso e ottimista. Nonostante tutti gli eventi di quegli ultimi mesi mi avessero fatto maturare più di quanto immaginassi, in amore ero ancora un povero ingenuo. Ero davvero certo sarebbe stato facile confessarle tutto, spiegarle perchè avevo negato di amarla, ed ero certo lei avrebbe saputo capire, e sopportare speravo, i miei difetti finchè non fossi diventato semplicemente perfetto per lei come lei lo era per me.
Sedetti sui gradini di casa, tanto per fare qualcosa. La porta non era chiusa a chiave, come al solito, ma decisi comunque di attendere gli altri. Tra gli abitanti di Forks il nonno era troppo benvoluto perchè qualcuno potesse anche solo pensare di introdursi in casa sua con il solo scopo di derubarlo. In teoria la villa sarebbe dovuta essere abitata solo da ”l'altra famiglia Cullen” come chiamavano in città i miei genitori dopo aver lasciato trapelare la notizia della nostra nascita
Nessuno ci aveva mai visti in città fino a quando la nostra crescita non si stabilizzò. Ci piacque molto al tempo, inventare storie assurde sul perchè non uscissimo mai di casa, e ancor più ci divertì spargere la voce, ciò ci permetteva di giustificare le continue visite di nonno Charlie, che Carlisle decidette di interrompere dopo l'arrivo di Layla e ciò che ne seguì.
D'altronde, gli umani per istinto, sono ben felici di starci lontani. Tutti tranne Charlie. Osservandolo aggirarsi, ormai con una certa tranquillità, per una casa piena di vampiri e spesso anche di mutaforma, era impossibile non rendersi conto di quanto la mamma gli somigliasse, e non solo fisicamente.
Fui raggiunto in pochi minuti dai nonni. Layla accompagnata da Nessie, ormai onnipresente al suo fianco, li seguiva a breve distanza. La mamma e le zie erano appena dietro.
La mia piccola meraviglia non sembrava affatto sollevata ne felice come avrei voluto.
- Dove sono gli altri?- Domandai alzandomi. Andai ad aprire loro la porta di casa, con un piccolo e buffo inchino che fece ridacchiare piacevolmente la nonna.
- Si stanno liberando del...corpo.- Mormorò la mamma in risposta, scuotendo appena il capo.
Non aggiunsi altro. Mi parve la cosa la turbasse. Immaginai dovesse essere difficile per una madre, vedere il proprio figlio decapitare qualcuno. Le cinsi le spalle con un braccio.
- Ti voglio bene, mamma. Mi dispiace, mi dispiace davvero di averti fatto assistere. Ma se non l'avessi ucciso, l'avrei persa per sempre. - Non potevo rimediare. Demetri era morto, e per mano mia, ma potevo provare a farmi perdonare dalla mamma. Omettere ciò che vidi tra i pensieri del vampiro, a proposito di Nessie, era il primo passo per raggiungere il mio scopo.
Sentivo un peso sul petto, avevo paura che potesse considerarmi un assassino, per nulla dissimile da Aro e la sua Guardia.
- Tony, smettila di scusarti. Non hai fatto nulla che non avrei fatto anche io. Ho temuto per la tua vita, ecco tutto. - Mi sorrise, e io mi sentii più leggero. Mi osservò da capo a piedi, inarcando un sopracciglio. - Però è il caso che tu faccia una doccia, sei imbrattato di sangue rappreso. E abbottonati la camicia, non devi fare colpo su nessuna, non più almeno!-
- Tu passi decisamente troppo tempo con zia Alice.- Mormorai corrugando la fronte, senza essere davvero infastidito da questa sua intromissione. A lei d'altronde potrei perdonare anche il crimine peggiore.
Le diedi un bacio su una guancia, quindi risalii in fretta le scale, raggiungendo la vecchia camera di papà. Arraffai qualche vestito dall'armadio, e mi diressi verso il bagno alla fine del corridoio. Probabilmente quell'ambiente non era stato progettato per essere una camera da letto, poiché era l'unica a non avere un bagno privato.
Osservando il mio riflesso allo specchio del bagno, mi accorsi che la mamma aveva minimizzato sul sul mio aspetto. Il mio petto era totalmente ricoperto di sangue secco, per non parlare della camicia, ormai da buttar via. Sospirai. Avevo un aspetto terribile.
Feci una doccia veloce e mi vestii. Non ho mai amato tirare queste cose per le lunghe.
Quando uscii dal bagno, notai la nonna chiudere dietro se la porta della camera di Layla. Il suo volto era una maschera di preoccupazione.
- Nonna, che succede?- Domandai, raggiungendola in una frazione di secondo, con velocità inumana.
- Layla è molto scossa e...- Si zittì, quando il singhiozzare della mia piccola vibrò nell'aria come ali di farfalla.
- Nonna, credi sarebbe indiscreto se provassi a parlarle? - Domandai, con una mano già sulla porta, pronto a bussare.
- Tesoro, speravo proprio me lo chiedessi, e sono certa che tu da solo possa fare per lei molto più di quanto potremmo noi tutti messi insieme. Ma credo tu debba aspettare. É molto spaventata e impaurita, e non voglio che si agiti ulteriormente. - Sorrise con una dolcezza che lasciava trapelare ben altro. Tenerezza e dolci speranze, aspettative che il suo sguardo tradiva.- É stata tanto in pena per te.- Sospirò scuotendo il capo, per poi allontanarsi. L'osservai decisamente perplesso raggiungere le scale, e discenderle con la solita calma. Tutte quelle allusioni, più o meno velate, me le aspettavo da Alice, da Emmett, non di certo dalla mamma e me che meno me le sarei aspettate dalla nonna. Avrei dovuto indagare, ma in un altro momento. Bussai piano alla sua porta, ma non ottenni alcuna risposta da Layla.
-Layla... Sono Anthony. Potrei entrare?- Domandai, poggiandomi ad uno stipite, la mano destra accostata alla porta, pronta a bussare nuovamente. Il suo singhiozzare divenne improvvisamente più violento, tanto da preoccuparmi. Mi allontanai di qualche passo dalla porta. La nonna aveva ragione. Non era il momento giusto. - Ho capito, non sono il benvenuto. Volevo solo che tu sapessi di poter contare su di me. Sempre. - Sospirai dopo aver sussurrato quelle poche parole, costringendomi a raggiungere gli altri al pian terreno. Papà, gli zii, e persino Jacob, erano tornati. Mi aspettavano. -Scommetto che sta per iniziare una riunione di famiglia, e che la famiglia si è fatta abbondantemente i fatti miei.- Ironizzai, al vederli seduti sui divani e le poltrone della nonna, in silenziosa attesa. Mi sedetti sul pavimento rivestito di parquet, ai piedi di Nessie, che prima che potessi sistemarmi a dovere, mi rivolse una domanda a bruciapelo.
- Perchè non ti sei difeso? Perchè hai lasciato che Jane ti attaccasse?- C'era un che d'accusatorio nella sua voce. Sembrava pronta ad additarmi come traditore. Possibile che l'avesse interpretato come un gesto galante, perverso e anormale, nei confronti della vampira?
- Nessie, tra tutte le domande dovevi proprio farmi la meno importante? Credevo di averlo fatto, in ogni caso. Credo...- Mi voltai ad osservare il resto della famiglia.-... Di aver perso il mio scudo.-
- Scusa, è la prima che mi è passata per la mente!- Si scusò lei. Qualcosa nel suo tono mi disse che non era proprio sincera...
Vidi papà irrigidirsi accanto alla mamma. - Ha ragione. Sento chiaramente i suoi pensieri, qui e ora come nella radura.- Mormorò annuendo appena percettibilmente.
- Come è possibile tutto questo?- Domandò zio Emmett.- Voglio dire, è un vampiro ora, credo se ne siano accorti tutti. É già incredibile questo, se poi ci aggiungiamo il fatto che sembra essere diventato più debole anziché il contrario!-Esclamò, sedendo sul bracciolo del divano occupato da zia Rose.
- Non sono diventato più debole. O almeno non mi sembra.- Affermai incerto.- é più come se si fossero sviluppate solo alcune doti, a discapito di altre.- Aggiunsi scrollando le spalle.- Per esempio ora so che tu e la zia avete demolito all'incirca ventisette case nel corso degli anni...-
- E tu come puoi saperlo?- La zia rivolse un occhiataccia al suo compagno.- Non te ne sarai vantato...vero?-
- No zia.- La interruppi, prima che gli saltasse al collo.- Io...Io credo di riuscire a fare quello che fa Aro, in sostanza. Ma ora è tutto molto confuso. In qualche modo riesco a zittire le vostre menti, è come se il mio potere avesse una sorta di meccanismo di spegnimento. Quando i pensieri diventano troppi o troppo pressanti, mi basta volerlo, e il mio potere si...Si spegne letteralmente.- Non c'era modo per spiegarlo più chiaramente, dubitavo esistessero parole adatte ad un simile discorso.
- Non è diverso da quello che facevi prima, in fondo.- Esordì il nonno. - Tu hai sempre utilizzato il tuo scudo per porti un limite, e questo si è evoluto seguendo la strada che tu stesso hai tracciato, perdendo la sua originaria connotazione. Non più una protezione, quindi. In un certo qual modo, si, hai perso qualcosa, ma hai guadagnato molto di più.- Fece una piccola pausa.- In molti ucciderebbero per poter avere una simile opportunità. - Zia Alice annuì, la sua mano piccola andò ad incrociarsi a quella del suo compagno.- Ciò che mi preme di più, è capire come puoi essere sopravvissuto. Se hai avuto accesso a tutti i nostri pensieri... Nessuno si permetterebbe mai di incomparti di questo, è ovvio che non puoi ancora controllare il tuo potere, ma di certo avrai avuto accesso anche alla mente di Aro. Hai visto qualcosa, qualunque cosa, che possa spiegare quegli occhi rossi e il silenzio proveniente dal tuo petto?- Domandò, curioso.
- Non saprei...Ho bisogno di rifletterci. Vedi nonno, tutti i vostri pensieri erano così confusi, che non so bene cosa io sia riuscito a catturare. Ho visto di Didyme, solo perchè Aro pensava che costringere Layla a diventare la consorte di Marcus, l'avrebbe portato ad interessarsi nuovamente alla “politica”, come la chiama lui. Il suo potere su Volterra vacilla e Marcus non ha nessuna intenzione di aiutarlo a stabilizzarlo. Caius è troppo rabbioso e impulsivo e Aro crede di non potersi fidare di lui. Vedi era... Era come se tutti quei pensieri fossero concatenati l'uno all'altro. Ma erano tanti, e tanti erano i vostri, che inizialmente non riuscivo a capire chi stesse pensando a chi o a cosa. É stata un'esperienza che non vorrei ripetere. Mi sentivo scoppiare la testa. - Sospirai. Era il momento di dire la cosa che più mi spaventava confessare. Rivolsi lo sguardo verso il soffitto, per poi tornare ad osservare il nonno, proteso in mia direzione e del tutto preso dalla conversazione. Layla mi avrebbe sentito di certo. Sperai solo mi avrebbe dato la possibilità di scusarmene di persona. - Quando Aro ha pensato a me, credo sia stato quando Demetri gli ha comunicato di avermi percepito. Ma...Io non ho potuto sentire perchè... - Mi passai una mano tra i capelli, imbarazzato, e ringraziai la mia buona stella (ammesso ne avessi una) di aver perso la capacità di arrossire. - Io non ero in me. Non so come sia potuto accadere ma, in qualche modo, io sono entrato nella mente di Layla. E non intendo dire che ho letto i suoi pensieri. Io ero proprio parte della sua mente. Vedevo con i suoi occhi, sentivo ciò che lei sentiva, era come se mi fossi staccato dal mio corpo e fossi stato risucchiato nel suo. Avrei potuto avere accesso a qualsiasi suo ricordo, probabilmente, e non credo non se ne sarebbe accorta.- Mi sentivo rivoltare lo stomaco al solo pensiero. Scoprii con dispiacere che i vampiri provano nausea come gli umani, quando è troppo il disgusto verso se stessi. - Mi sembra di aver violentato la sua mente.- Ammisi con un fil di voce, chinando il capo. In quel momento mi sentivo assolutamente indegno di incrociare e sostenere i loro sguardi.
- Perchè proprio Layla?- Mi ritrovai a riflettere a fondo, prima di dare una risposta al nonno, che dopo aver parlato si volse a sorridere alla moglie, con tenerezza infinita. In quello sguardo c'era un scintillio che diceva tutto e niente.
- Perchè lei...La sua mente mi trasmette sempre molta tranquillità. Ho creduto che se mi fossi concentrato solo sui suoi pensieri, avrei trovato un minimo di calma, e avrei potuto capire a chi appartenessero tutti gli altri. Ma credo di essermi concentrato troppo. - Ammisi, tornando a fissare le venature del parquet.
- Quindi ricapitolando, tu puoi spegnere il tuo potere, puoi sentire i pensieri dei presenti, e quelli a questi collegati? Se io adesso pensassi alla tua cicatrice, potresti riuscire a percepire tutti i pensieri e tutti i ricordi collegati a delle cicatrici, in sostanza? -
Sollevai lo sguardo. Era stato zio Jasper a pormi quella domanda. Mi sorpresi di non esserci arrivato da solo. Sembrava una cosa così ovvia. Annuii in risposta, aggiungendo poche parole. - Non so se è davvero così...Posso provarci.-
- Bene, dimmi quando sei pronto.- Disse, sorridendomi. Io “accesi” il mio dono, e feci davvero fatica a concentrarmi sui suoi pensieri senza fare irruzione nella sua testa.
- Okay, ci sono.- Mormorai, corrugando appena la fronte. Mi sentivo stanco, ma non fisicamente. Era più una stanchezza mentale. Proprio come aveva ipotizzato, non appena formulò nella sua mente la parola cicatrice, mi sfilarono davanti agli occhi tutte le cicatrici che aveva visto durante i suoi primi anni da vampiro, e come nel corso del tempo, si era procurato le sue. Era davvero straordinario come fosse sopravvissuto a dei veri e propri massacri. Sgranai gli occhi, mi voltai verso papà, che cercava di seguire nella mia mente lo scorrere degli eventi.
-Incredibile...- Mormorò sbattendo le palpebre.- Tony ce l'ha fatta. É riuscito a vedere come ti sei procurato ognuna delle tue cicatrici, Jazz, e si è chiesto come tu sia potuto sopravvivere a tutte quelle ferite. -
Zio Jasper ci sorrise ancora. - Non ne dubitavo. Carlisle, e se la trasformazione di Anthony dipendesse da qualche particolarità del veleno di quella donna? L'odore delle sue ceneri, era davvero strano. Non avrebbero dovuto puzzare di marcio. - Rivolse il suo sguardo verso il nonno, scrutandolo in volto. Lanciai un'altra occhiata al soffitto. Layla ci ascoltava trepidante, i suoi pensieri facevano da eco alla nostra conversazione.
- Forse.- Replicò il nonno. - Ma credo non ne avremmo conferma, almeno per ora. Anthony, credo sia possibile nel tuo corpo ci sia stata una bizzarra reazione immunitaria. Il tuo corpo a momenti sembrava voler eliminare le tossine presenti nel veleno, senza riuscirci. Posso dirmi felice che questo non sia accaduto. Avrebbe potuto ucciderti per davvero, e non trasformarti, se fossi riuscito ad eliminarlo dal tuo flusso sanguigno, per quanto possiamo saperne.- Si alzò quindi, tendendo una mano alla nonna, che l'accettò di buon grado e si lasciò aiutare ad alzarsi. Era segno che, per mia fortuna, ulteriori discussioni erano temporaneamente rimandate. - E ora mi scuserete, ma vorrei portare mia moglie a caccia.-



*Questo è un evento di mia invenzione. Non conosco la storia di Felix, quindi immagino non abbia avuto un fratello, anch'esso vampiro, ma mi sembra davvero stupido che Aro abbia ucciso sua sorella e nessuno abbia pagato per questo, per salvare almeno le apparenze (ovvero nessuno sia stato sacrificato perchè Aro potesse mantenere intatta la sua maschera di “bontà”, se così possiamo chiamarla =_=”). Inoltre mi diverto a mettere in difficoltà il Volturo! Muahah! >:->


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Capitolo 20
*** Capitolo 20. Qui al tuo fianco ***


Grazie a Glance per aver inserito la fic tra i suoi preferiti e per aver lasciato un commento! *___*

Ecco a voi il penultimo capitolo. Tempo di fare le ultime modifiche e posterò anche l'ultimo capitolo e l'epilogo.

Capitolo 20. Qui al tuo fianco.




Non si parlò più di Dalila, di Aro, ne di nulla che fosse a loro collegato. Nei giorni successivi allo scontro, l'argomento di conversazione comune erano le imminenti nozze di Nessie.
La coppia decise di sposarsi in Agosto. Eravamo ormai in Giugno, e zia Alice pretese di avere almeno due mesi a disposizione per poter organizzare quello che, a suo dire, sarebbe stato il matrimonio del secolo. Nonno Charlie riprese a farci visita, e sembrò reagire bene al mio “cambiamento” e all'arrivo di Layla in famiglia, nonostante lei non si facesse mai vedere. Non dovetti neppure nascondere gli occhi rossi con delle lenti a contatto. Sarebbe stato inutile. Si era fatta una chiara idea di cosa fossimo, e non era tanto distante dalla realtà. Certo, il suo odore sembrava ancora più appetibile, ma resistere al richiamo del suo sangue era più facile del previsto. Non c'era verso che io non finissi per distinguermi anche in quel frangente. Avrei dovuto aspettarmrlo, e non esserne troppo sorpreso. Non risentivo affatto della sete incontrollabile tipica di un neonato, e a parte gli sbalzi d'umore di cui ero vittima di tanto in tanto, non sembrava ci fosse nulla di diverso in me. Tutto sembrava essere tornato alla relativa normalità. La nostra routine è anormale per il resto della popolazione mondiale, vampiri inclusi. Era tutto semplicemente perfetto ma in tutta quella perfezione, ai miei occhi risaltava una piccola macchia. Layla. Ancora non si lasciava avvicinare. Non usciva dalla sua stanza, e non permetteva a nessuno che non fosse la nonna di entrare. Passarono esattamente cinque di giorni, prima che da quella camera arrivassero segni di vita. Avendo sempre avuto dei riguardi particolari nei suoi confronti, mi sentivo morire al pensiero di non poter fare nulla per lei. Un vampiro può deperire, se non si nutre come dovrebbe? Cominciai a domandarmelo, e sperai di no. Nel migliore dei casi, la mia piccola meraviglia non si nutriva da almeno una ventina di giorni. Quello che sembrava essere un vero e proprio sciopero della sete doveva finire.
Anche quella mattina, per l'ennesima volta, sentii Nessi bussare alla sua porta, senza ricevere alcuna risposta.
- Ti prego Layla... Fammi entrare!Ti scongiuro! Apri la porta, ti prego!- Ma dall'altra parte della porta in legno massiccio e solido, non si sentiva altro che silenzio. Raggiunsi la mia sorellina. Al suo pari, mi sentivo prossimo ad una crisi di nervi. Essendo instabile, comprendevo perfettamente di non potermi permettere di lasciarmi andare. L'ansia continua non mi aiutava di certo a contenere il mio umore ballerino.
- Non ti lascia entrare neanche oggi?- Domandai, sedendo sulla moquette chiara del corridoio.
- Già...- Fece lei, afflitta, sedendo davanti a me. Sospirò, piegando le gambe e stringendosele al petto. - Ho bisogno di parlarle, Tony. Sono preoccupata. Sono giorni che sta rintanata in camera sua.- Ormai qui gesti cominciavano a diventare una routine. Ogni mattina Nessie bussava alla sua porta. La mia piccola Layla le negava ogni contatto, io la raggiungevo, e insieme sedevamo sul pavimento a chiacchierare del più e del meno, nella speranza (vana) che Layla decidesse ad uscire da quella stanza, che aveva eletto a sua prigione. Di solito dopo qualche ora Jake si univa a noi, oppure propendevamo per allontanarci, e riprendere le attività interrotte la sera prima, certi che la mattina dopo ci saremo ritrovati nuovamente li.
Scossi le spalle. - Esattamente cinque giorni. Potrei darti l'esatto numero delle ore e dei minuti, a voler essere precisi, ma probabilmente rischierei di passare per un maniaco o qualcosa di simile. - Borbottai nervoso, posando la schiena contro il muro accanto alla porta. - Sono preoccupato quanto te, Nessie, ma ha bisogno dei suoi spazi, e noi dobbiamo soltanto avere pazienza e darle il tempo necessario per riprendersi. Quello che ha subito negli ultimi anni avrebbe fatto uscire di senno chiunque, è un miracolo che sia sopravvissuta. Gli ultimi mesi poi, si è trovata al centro di un uragano. Deve metabolizzare troppe novità, fare i conti con le sue paure, imparare a sperare di nuovo. Appena si sentirà pronta a parlare con noi e sicura di ciò che vuole, sarà lei stessa a venire da noi. Se può farti piacere, le piace ascoltarci parlare. Ha smesso anche di avere paura di Jacob, anzi ora lo trova molto divertente. -
Nessie sorrise mestamente, per poi posare il mento tra le ginocchia.- Credi voglia andarsene davvero?- Chiese in un sussurro lieve lieve. - Non può andarsene. Sai bene perchè ho bisogno di lei, non posso farcela da sola.- Anuii. Certo che lo sapevo, ormai conoscevo quasi tutto dei miei familiari, compreso qualche segreto di cui avrei fatto volentieri a meno.
- A volte riflette su questa possibilità.- Sospirai tristemente. Il solo pensiero di una sua ipotetica fuga, riapriva quella ferita al petto che solo in sua presenza sembrava scomparire. - É spaventata. É certa che Aro tornerà a prenderla e a ucciderci tutti. Ovviamente è impossibile possa accadere. Zia Alice ha già previsto tutto. Se solo ci facesse entrare potrei mostrarle quello che ha visto. Se solo potesse vedere... Si tranquillizzerebbe subito, ne sono certo.-
- Sei certo sia solo per questo?- Domandò, inarcando un sopracciglio, scettica. Il suo sguardo non mi piacque affatto. Ultimamente, quando l'argomento di conversazione verteva su Layla (almeno una volta l'ora durante l'arco della giornata), il risultato era sempre lo stesso: finivo per sentirmi colpevole senza sapere bene perche. E Nessie si impegnava a sottolineare con cura quali fossero le mie colpe. Dal suo punto di vista, sembrava io stessi esitando senza alcun motivo. I motivi per tirarmi indietro erano tanti. Se avesse avuto accesso ai suoi pensieri per un solo minuto, avrebbe capito il perchè di tanti scrupoli. Layla non era pronta, non poteva sostenere altre forti emozioni. Non potevo di certo fare irruzione nella sua camera, inginocchiarmi al suo capezzale e dirle “ Layla mia adorata, sai una cosa? Ti ho mentito! Io ti amo, sposiamoci e viviamo per sempre felici e contenti!” Teatrale, ma assolutamente inadatto. E stupido.
Mi picchiettai una tempia con l'indice destro. - Sono una ricetrasmittente infallibile. Non scordarlo. Il nonno vuole che impari a gestire il mio potere il prima possibile. Solo la sua mente è tanto limpida da permettermi di ascoltarla a lungo senza farmi venire il mal di testa.- Sorrisi.- E anche se fosse, non andrei certo a riferirlo a te. I nostri rapporti sono già difficili così come sono, non voglio allontanarla ancora di più di quanto lei non abbia già fatto. Te ne parlerà di certo, anzi probabilmente l'ha già fatto.-
Lei sorrise, in parte sollevata. - Capisco... Quindi c'è qualcos'altro... - Aggiunse smaliziata. - Avanti sputa il rospo. Non dovresti origliare, comunque.-
- Da che pulpito viene la predica!- Replicai io, trattenendo una risata.- Parli proprio tu che vuoi che ti spiattelli tutto. Non sei migliore di me, solo più impicciona. - Sospirai. Cercai di non guardarla. Lo stava facendo... Mi guardava sbattendo le lunghe ciglia, imbronciata faceva tremolare il labbro inferiore. Odiavo quell'espressione, era la sua arma migliore. Mi avrebbe convinto a fare di tutto, solo guardandomi. Inutile, lo vedevo tra i suoi pensieri. - Oh, e va bene! Ma smetti di fare la bambina piagnucolosa! - Sbottai, incrociando le braccia al petto. Inutile opporsi.- Concentrati, perchè lo penserò una sola volta, e non ho nessuna intenzione di ripetermi.- Rivolsi un ultima occhiata alla porta chiusa al mio fianco, prima di cominciare. Nessie annuì, distese le gambe davanti a se cercando una posizione comoda, e protese il busto in mia direzione, senza che ce ne fosse bisogno.

Layla è innamorata di me. Ho paura di farla agitare più del necessario.

Sospirai malinconicamente.

Okay, ora dimmi qualcosa che non so! Tony a volte sei proprio tardo. Hai dovuto leggerne i pensieri per scoprirlo, eppure è così evidente! Non vedo dove sia il problema, se anche tu ne sei innamorato. Non ho forse ragione?

Mi voltai a fissarla stupefatto. - Tu lo sapevi? Quando l'hai capito? Oppure te l'ha confessato lei?- Domandai tutto d'un fiato, e fui io stavolta a sporgermi verso lei.Nessie rise di gusto.

Ah bene! Una volta tanto ti ho in pugno, fratellone! Sei meno imperscrutabile di quel che credi. L'abbiamo sospettato tutti, fin dal principio. é intimorita da ciò che non conosce e non c'è bisogno di essere come zio Jazz per avvertire chiaramente la sua tensione e a volte la paura, quando qualcuno le si avvicina, nonni a parte. Ma questo tu lo sai meglio di me. Il modo in cui ti permette di avvicinarla e toccarla dice molte più cose di quanto non immaginiate. Sembrate attratti l'uno verso l'altra come da uno strano magnetismo, e guardarvi diventa imbarazzante, come spiare degli amanti attraverso il buco della serratura. É qualcosa di così forte da essere paragonabile solo all'imprinting.

Mi sorrise tenera e strisciò fino al mio fianco, posando il capo sulla mia spalla. - Puoi spegnerti per cinque minuti? Voglio mostrarti una cosa. - Annuii e immediatamente la mia mente si fece piacevolmente silenziosa. Mi posò una mano sul viso, e mi ritrovai ad osservare lo scorrere di istanti passati così come Nessie li ricordava.
Mi ritrovai nella mia camera. Vedermi così disteso, a torso nudo e intubato, più pallido del normale e del tutto incosciente mi fece uno strano effetto. Al mio fianco sedeva la mia Layla. Con una mano stringeva la mia, inerme, con l'altra mio sfiorava il volto. Il sorriso sul suo volto era radioso, la più bella cosa che io abbia mai visto. Non l'avevo mai vista sorridere in quel modo. In quel momento doveva sentirsi libera di amarmi, senza paura di essere rifiutata, e ne era così felice.
Volevo renderla ancora felice, sempre e per sempre, ma stavolta sarei stato cosciente e partecipe.
Si era decisa a nutrirsi, comunque. Un altro motivo per rallegrarmi.
Compresi subito cosa intendesse Nessie qualche minuto prima con “spiare dal buco della serratura”.Sentii affiorare in me lo stesso imbarazzo provato da mia sorella, quando dovette riferirle che papà e Nonno Carlisle l'aspettavano per la caccia. Era davvero come interrompere un momento di grande intimità fra innamorati. Layla annui continuando a guardarmi con amore.
Prima di allontanarsi, si chinò su di me a darmi un bacio sulla fronte. Nessie uscì velocemente (anzi il più velocemente possibile, come se da questo dipendesse la sua stessa vita) dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle. Questo non le impedì d'udire chiaramente le poche parole che pronunciò, e che mi andarono dritte al cuore. - Ti prego, non svegliarti finchè non sarò tornata. Farò presto, te lo prometto, amore caro.-
Nessie allontanò la mano dal mio volto, e io mi ritrovai a fissare senza fiato la moquette con un sorriso ebete in volto. - é stato il momento più felice della mia vita... E io me lo sono perso.- Portai entrambe le mani a coprire il volto. Alla gioia subentrò la rabbia.- Sono un idiota! Un colossale imbecille! Io ho negato, capisci? Ho negato tutto! E nonostante questo, lei mi guardava ancora come se...Come se...-
-...Fossi la sua unica ragione di vita.- Sollevai lo sguardo. Papà ci fissava sorridente, poggiato al corrimano delle scale. Fino ad un attimo prima si trovava nello studio del nonno. - Non dovresti sorprenderti, Tony.- Mormorò, facendosi avanti. - Sarebbe meglio continuare in un altro momento la vostra discussione. - Con un cenno del capo indicò la porta.
- Già...- Mormorai, tirandomi su. - Hai ragione. Siamo stati indiscreti, non avremmo dovuto.-
Il rombo di un motore lungo il vialetto interruppe la nostra conversazione.
- é la macchina di nonno Charlie.- Mormorò Nessie, sorpresa. - Che strano, ha detto alla mamma di dover andare a pesca con il suo vice stamani.-
Si alzò e corse al pian terreno, pronta ad accogliere il nonno, con noi alle calcagna.
-Ciao nonno!- Gli butto le braccia al collo, schioccandogli un bacio su una guancia.-
- Ciao Nessie. Oggi mi è arrivato l'invito.- Disse, arrossendo lievemente, mentre veniva trascinato in casa dalla sua nipotina preferita.
- Già! Non capisco perchè zia Alice li abbia spediti così presto!- Replicò lei scrollando le spalle.
- Ciao Tony. Edward.- Ci salutò non appena si accorse della nostra presenza.
- Salve Charlie.- Papà invitò Charlie a sedere in salotto, ma il nonno rifiutò educatamente.
- Ciao nonno. Qual buon vento ti porta?- Domandai sorridendogli allegramente. - Devono essere notizie davvero buone o davvero cattive per riuscire a farti rimandare una battuta di pesca.-
- Già... Spetta a voi decidere. - Dalla una tasca della giacca a vento tirò fuori una busta bianca. - L'ho trovata stamattina nella cassetta della posta. Nessun indirizzo del mittente, nessun francobollo.- La tese verso noi, e io l'afferrai di scatto. Sulla busta era piuttosto pesante, sembrava contenere un oggetto, forse un gioiello. Nessun indirizzo, neppure quello del nonno,ma solo un nome.
- Layla Cecil Byron Cullen.- Lessi istintivamente a voce alta. Sgranai gli occhi. Questa mia reazione diede parecchio da pensare a nonno Charlie, poiché subito disse :- Tony... Non è che anche tu come Nessie...- E con l'indice indicò il soffitto.
- No Charlie, Tony non si è sposato in segreto, e nessuno di noi si è dato alla poligamia. - Replicò papà trattenendo un sorriso, prima che io riuscissi a mettere insieme le parole e formulare una frase di senso compiuto. Boccheggiavo come un pesce fuor d'acqua.
- Ah... Per un attimo io... Non importa. Devo andare, forse riesco ancora ad andare a pesca.- Mormorò imbarazzato. Ci salutò e Nessie lo accompagnò alla porta. Rimanemmo in assoluto silenzio finchè il rombare della sua auto non fu lontano. Io continuavo fissare la busta tra le mie mani. Non era affatto piacevole sapere che, chiunque avesse fatto avere quella lettera al nonno, ne conosceva l'indirizzo. Ancor meno mi piacque la calligrafia con cui era scritto il nome del destinatario: era arzigogolata, sembrava quasi l'opera di un monaco amanuense. Un particolare che mi mise i brividi. Nessuno nel ventunesimo secolo scrive in quel modo. Nessuno, tranne probabilmente tre vampiri in particolare.
- No...- Sibilai senza quasi accorgermene. Si voltai di scatto,in un decimo di secondo mi ritrovai di nuovo davanti alla sua porta. Comincia a bussare freneticamente. Mi chiedo come riuscii a trattenermi dal fracassarla. - Layla, stavolta devi aprirmi!C'è una lettera per te! Aprimi!- Ma Layla, sebbene spaventata dal mio cambio improvviso d'umore, non rispose. - Layla mi costringi a buttare giù la porta così!- Non rispose.
- Aprimi!Ora!- Urlai, e mi pentii subito della mia irruenza.
- Smettila la spaventi! Non eri tu quello che non voleva farla agitare?- Urlò mia sorella arrivandomi alle spalle.
- Si! Ma stavolta devo! Non capisci?- Le tesi la busta. Papà si sporse, afferrando la lettera prima che potesse farlo lei.
- Cercate di mantenere la calma. Tony, potresti sbagliarti.- Si, potevo sbagliarmi, ma osservandolo analizzare la busta, compresi che la pensava come me.
- E se fosse così invece? Ha il diritto di sapere!- Tesi la mano, e lui mi restituì la busta.
- Non posso darti torto, ma cerca di moderare i toni. L'hai spaventata.- Si voltò verso Nessie, cingendole le spalle con un braccio.- Andiamo Nessie. Saprai tutto, fin troppo presto. - La condusse al piano inferiore, e io rimasi li da solo.
Rabbioso stringevo spasmodicamente la busta. Feci uno sforzo immane per mantenere bassa la voce, quando andai a bussare nuovamente alla sua porta.- Layla, scusami. Ti supplico, non farmi sfondare la porta per davvero. - Mi sforzai ancora per mantenere quel briciolo di calma che mi era rimasta.
- Vai via...- Mormorò finalmente con un filo di voce.
- Nonna Esme ci rimarrebbe male se lo facessi. E sai che lo farei.- Ci fu un minuto di silenzio. Tombola.
- Entra...- Sussurrò piano, con tono sconfitto.
Aprii la porta e mi infilai nella stanza, richiudendola con cura alle mie spalle. La camera era immersa nell'oscurità. La finestra era chiusa, così come le veneziane, e le tende tirate, a nascondere il più piccolo raggio di luce. Rifletteva il suo stato d'animo senza dubbio. Lei stava rannicchiata in posizione fetale sul suo letto, ancora intatto, tanto da far pensare si fosse appena sdraiata. Sapevo bene che non era così. Che fosse rimasta ferma in quell'esatta posizione per giorni?
- Layla, tutto okay?- Mi avvicinai piano al tavolo da toletta vicino al letto, un pregiato pezzo d'antiquariato che la nonna aveva ristrutturato solo per lei. Era ricolmo di prodotti di bellezza di cui non avrebbe avuto mai veramente bisogno, ed era fornito di un grande specchio e uno sgabello imbottito che subito afferrai.- Posso sedere?- Chiesi, e lei annuì piano. Teneva gli occhi chiusi, sembrava quasi dormire. Accostai lo sgabello ridicolmente basso al letto, sedendomi.
- So che sei scossa e che vorresti avere ancora del tempo per te, ma non ho potuto fare altrimenti, credimi. - Avvicinai piano una mano alla sua, sfiorandola con la punta delle dita, come lei aveva fatto tempo addietro, quando credeva non potessi sentire. Lei sussultò ma non ritrasse la mano. - è arrivata una lettera. Una lettera per te. È importante, devi leggerla. Ora. - Riprese a piangere silenziosamente. Istintivamente mi sintonizzai sui suoi pensieri, tra i quali vedevo chiaramente come i suoi timori più grandi prendere vita. - Non piangere. Non c'è alcun motivo per farlo. Qualsiasi cosa ci sia scritta in questa lettera, tu sei al sicuro. Non tornerà. Zia Alice l'ha visto. Puoi stare davvero tranquilla. Lei non sbaglia mai.- Posai la busta sul letto, accanto al suo volto. Mi alzai, andai ad aprire la finestra. Non che avesse bisogno di luce per leggere, ma perchè quell'oscurità mi sembrava una cappa opprimente, mi riportava alla mente cupi e umidi sotterranei.
Ironia della sorte, un vampiro, creatura delle tenebre per eccellenza, che ricerca il rassicurante calore della luce solare.
Sedetti sul margine del suo letto. Non le chiesi neppure il permesso, sapevo che non avrebbe avuto nulla in contrario. Lei si tirò a sedere, prendendo tra le mani la lettera. La soppesò per qualche istante maneggiandola come se stesse per esplodere, per poi tendermela. Teneva lo sguardo basso, ben attenta a non incrociare il mio.
- Vuoi che la legga io, ho capito.- Presi la busta in carta e senza esitazione la strappai per il lato lungo. Conteneva un foglio piegato a metà, e quella che sembrava essere una collana. Ne estrassi prima il foglio. Carta da lettere davvero di lusso. Fine e delicata, sembrava filigrana, al centro in rilievo si poteva vedere uno stemma che mi sembrava familiare: un leone alato. Mi schiarii la voce e cautamente comincia a leggere.

Madamigella Cullen,
Con questa mia intendo arrecarvi piacere e non ulteriore sofferenza. Ho vissuto con una serpe in seno, ma Aro ha infine pagato per i suoi imperdonabili crimini. Non dovrete più temere per la Vostra esistenza, che possa essere da ora e per sempre ricca della speranza e della gioia di cui Vi abbiamo privato così lungamente. I miei più sentiti e sinceri ringraziamenti vanno al Vostro Anthony, che mi ha reso un servigio di inestimabile valore, senza esserne cosciente. Mi ha risvegliato da un sonno lungo secoli. Sono lieto che a lui non sia toccata la sorte toccata a molti. Avrò sempre un debito inestinguibile nei suoi riguardi. Non lo scorderò. Il più fedele tra i miei uomini e nessun altro consegnerà personalmente questa lettera. Non temete per il vostro umano.
Ad entrambi sempre debitore,
Marcus.
Post Scriptum: Accettate un omaggio, in segno della mia gratitudine. Indossatela e chiunque saprà d'ora in avanti, che farvi torto sarà considerata un'offesa punibile con la morte.

-Marcus...- Ripetei in un sussurro, incredulo. Rivoltai in fretta la busta, e con un pesante tonfo ricadde sul letto un ciondolo appeso ad una catenella d'oro piuttosto spessa. Layla lo sollevò, tenendolo tra indice e pollice. Era una medaglietta di forma ovale, su cui era finemente incisa la stessa effige presente sulla carta: un possente leone alato, che stavolta tra le zampe dotate di artigli stringeva quel che sembrava essere una pergamena.
- Ma certo... Il leone alato... É l'effige di San Marco.- Dissi ancora, sorpreso per non essermelo ricordato subito. Si posò la medaglietta sul palmo della mano piccola, sfiorandola con le dita sottili. Solo quando la voltò sul retro notammo una piccola iscrizione in latino: “Pax tibi Marce”, pace a te, Marco. Inconsciamente mi ritrovai a sorridere. Il significato delle paro, peraltro in una lingua morta da secoli, era più che adatto a quell'occasione.
Non mi accorsi di stare accarezzandole nuovamente una mano, come se fosse la cosa più naturale al mondo, finchè non la ritrasse. Io non avrei mai interrotto quel contatto per mia volontà. Posai la lettera, e con la mano libera, le scostai i capelli dal volto e le asciugai le lacrime. Era bella da far male, una visione struggente.
-Visto? Zia Alice non sbaglia mai. Dovevi crederci e non rintanarti qui al buio. Hai scelto di esiliarti Layla, e ci hai fatto stare terribilmente in ansia. Se non fosse stato per i tuoi pensieri, avrei creduto fossi scappata via. - Layla non rispose, e non sembrava intenzionata a dire una sola parola, in mia presenza. Posò però il capo contro la mia spalla. La sentii sospirare soddisfatta. Il suo cuore non batteva più, ma i suoi pensieri erano palpitanti per l'emozione, caotici, neppure lei sembrava capire cosa fossero mai tutte quelle emozioni così contrastanti che si accavallavano l'un l'altra. Io invece, capivo perfettamente. Mi odiava perchè sapeva che io sapevo, e credeva giocassi con i suoi sentimenti. Che eresia. Mi amava al contempo, senza sapere bene perchè, semplicemente non poteva fare altrimenti. Questo mi diede speranza, e la forza per cominciare un discorso che non avevo idea di dove mi avrebbe condotto. - Ti prego parlami. Solo una parola... Ho bisogno che tu mi parli. -
Mi si raggomitolò contro il petto. Istintivamente, le passai un braccio intorno alle spalle, stingendola dolcemente e carezzandole la schiena. Ringraziai d'avere un cuore più che morto, o sarebbe collassato in quel preciso istante. Posai una guancia contro i suoi capelli e respirai a pieni polmoni. Il suo profumo era come un alito di vita, per me. Sentivo le sue lacrime inzuppare la fine maglia che indossavo.
- Smetti di piangere, Layla, e dimmi qualcosa. - Le sussurrai, ma lei scosse il capo. Tutto il mio essere mi spingeva a rivelarle che l'amavo, ma c'era qualcosa a frenarmi, l'incertezza nel prevedere la sua reazione. - Layla io devo spiegarti alcune cose. Vorrei che mi rispondessi sinceramente.- Mi fermai per darle il tempo di rispondere. Lei annuì e io mi sentii autorizzato a proseguire.- Alla radura...Io ho fatto una cosa orrenda. Layla,s ai la trasformazione ha innescato tanti cambiamenti in me. Non solo fisici. Il mio potere è cambiato. Si è evoluto, per certi versi. É tutto ancora così confuso, e in qualche modo, sono riuscito ad andare oltre i confini del mio corpo. Layla io...Io sono riuscito a penetrare nella tua mente. Io ero nella tua testa, non so come sia potuto accadere, ma ero li e potevo vedere e percepire il mondo attraverso i tuoi occhi. Sentivo tutta la tua paura come se fosse mia. É stato totalmente inaspettato, e mi vergogno d'averti fatto una cosa simile. Ho violato la parte più intima del tuo essere. É riprovevole da parte mia,lo so, ma ti chiedo di perdonami se puoi.- Mi trattenni dal confessarle che una minuscola parte di me ne ere felice. Sotto questi bei boccoli si celava uno scorcio di paradiso.- Ti ho sentita rivolgere buoni pensieri persino verso Jane, e cosa ancor più incredibile non ne avevi alcun timore. - Ridacchiai nel tentativo di smorzare la tensione, passando ad accarezzarle un braccio. Avrei dato tutto per prolungare ancora quei momenti, non ne avrei avuto mai abbastanza. - Vorrei davvero che mi parlassi. Spiegami il motivo di questo silenzio improvviso, dopo tutto quello che hai fatto per me. So che mi sei stata accanto per tutto il tempo, sentivo la tua mano sulla mia farsi sempre più calda. Era davvero molto rassicurante. Grazie per non avermi abbandonato in quella situazione. Devo aver fatto qualcosa di orribile per convincerti ad allontanarmi.- Sospirai.- Puoi anche mandarmi a quel paese se ti fa piacere, ma sappi che farò di tutto per farmi perdonare. Sarò sempre qui al tuo fianco, finchè ne avrai bisogno. - Mi zittii, e la stanza si fece silenziosa come non mai.
- Le piacciono le piante carnivore.- Mormorò improvvisamente. - A Jane intendo. E le piante grasse.-
- Bene. La prossima volta che tenterà di torturarmi, le regalerò un cactus per ammansirla.- Replicai, cercando di fare dell'ironia. Ero in letteralmente in estasi. - Ed ecco svelato il perchè non ti fa paura. Anche se non è solo per questo e...-
- Ti prego... Smettila di leggermi nella mente.- Mi irrigidii a queste sue parole.
- Oh Dio, scusa Layla, non volevo, davvero, ormai è una cosa istintiva. Ti prometto che non accadrà mai più. - Come quella camera e l'intera villa, anche la mia testa tornò silenziosa, a riempirla solo i miei solitari pensieri.

- Non importa. É che lo trovo imbarazzante, a volte.- Sembrava essersi tranquillizzata. La voce era ancora bassa e il tono incerto, ma il cambiamento era evidente.
- Hai perfettamente ragione. Chiedo scusa. Per farmi perdonare sono disposto a diventare tuo schiavo per il resto dell'eternità.- Proclamai con tono allegro. Era una piacevolissima probabilità dal mio punto di vista. Essere suo schiavo per sempre? Non chiedevo di meglio!
- Oh no, non potrei proprio accettare.- Replicò la mia piccola meraviglia accennando addirittura una breve ma debolissima risata. Feci per dire qualcos'altro, ma sentii Nessie muoversi al piano di sotto, e correre su per le scale mormorando: – Basta, ora vado la!- Sospirai, forse ero li da ore, ormai non avevo più cognizione del tempo, e seppure non volessi dividere la mia ritrovata Layla con nessun altro, ero pur costretto a cedere. Non era ancora mia a tutti gli effetti, ma prima o poi lo sarebbe stata.
- Uhm... Credo che Nessie mi ucciderà se non ti libero dalla mia ingombrante presenza.- La scostai piano dal mio petto. - Sono molto, molto felice che tu mi abbia lasciato entrare. - Le posai un bacio sulla fronte, quindi prima che la tentazione di baciarla ancora si facesse troppo forte, mi alzai e uscii dalla sua stanza. Nessie mi aspettava al varco. Le sorrisi e dissi:- Su, vai pure a spettegolare, è tutto apposto ora.- Non se lo fece ripetere, mi oltrepassò e si fiondo nella sua stanza.
Felice, ecco come mi sentivo. Se qualche mese prima zia Alice mi avesse detto che avrei provato una gioia tanto intensa, non le avrei creduto. Saltai a piè pari le rampe di scale,e trovai papà ad attendermi davanti all'ingresso. - Scommetto che zia Alice ha previsto che noi saremmo andati a caccia.- Dissi mentre lui già spalancava la porta e mi precedeva all'esterno.
- Chi altri sennò?- Replicò sorridendomi, ormai rassegnato.
- Hei, che ne dici di una gara, vecchietto?- Gli diedi una forte gomitata mentre fianco a fianco ci allontanavamo da casa.
- Non stuzzicarmi ragazzino, potresti pentirtene...-
- Non contarci, oggi mi sento molto fortunato!-

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Capitolo 21
*** Capitolo 21. Il matrimonio ***


Ho postato di seguito anche l'epilogo, quindi non perdetevelo! =P

Capitolo 21. Il matrimonio.

-Allora, sei emozionato?- Mi domandò papà, mentre infilava una giacca scura e sistemava con cura la cravatta nera, esaminando con attenzione il proprio riflesso allo specchio appeso al muro, nella camera di zia Alice.
Il nero lucido della cravatta spiccava su quello opaco della camicia, in un effetto cupo ma decisamente elegante. Forse troppo cupo per una simile occasione...
-Perchè dovrei? È solo il primo matrimonio di una lunga serie, probabilmente.- Replicai distrattamente, poggiato allo stipite della porta, con un sorriso divertito sulle labbra.- Tu piuttosto... Non mi sembri proprio a tuo agio...o mi sbaglio?- Cominciai a sghignazzare sommessamente. La sua voce era tesa come le corde di un violino, ogni gesto era rigido e nervoso. Mi ricordava vagamente Spencer Tracy ne “Il padre della sposa”. Gran film. - E poi...Ti sei vestito per un funerale o cosa? Prevedi di uccidere lo sposo subito dopo la cerimonia? Se vuoi posso dire a zia Rose di cominciare a scavare la fossa!- Risi di cuore, e mentre lui sbuffava e borbottava a proposito del rispetto dovuto ai genitori e qualcosa di simile, un immagine meravigliosa mi riempì la mente e smisi di ascoltarlo. Era uno splendore, mi sentii fiero di lei. Non avevo alcun merito, ma mi sentivo ugualmente molto orgoglioso della mia sorellina. Mi soffermai ad osservare l'immagine di se stessa che aleggiava nei suoi pensieri, e scoppiai in una grossa risata. Papà si voltò, fissandomi con rassegnazione. - Non chiedermi come posso sopportare tutto questo. Non saprei darti risposta.-
- Potresti sempre rinchiuderla in un convento! Ah, queste giovani donne disinibite!- Esclamai teatralmente, mentre ancora scosso dalle risa sfuggivo allo sguardo preoccupato di lui, e mi infilavo in camera di zia Rose.
- Papà non mi manderà in convento. Inoltre, tu dovresti aspettarmi all'altare, che ci fai ancora qui?- Domandò Nessie prima che potessi aprire bocca. Le zie le si affaccendavano intorno come api industriose, senza degnarmi di una solo occhiata tanto erano prese nel sistemare gli ultimi particolari.
-Io non mi preoccuperei! Non appena vedrà la reazione di Jake al tuo abito da sposa, non ci sarà nessun matrimonio e tu sarai mandata in esilio in qualche posto desolato e dimenticato da Dio, dove nessuno potrà ammirarti!- In un momento tanto solenne mi era impossibile trattenermi dal prenderla un pò in giro. Ancora un'ora e non sarebbe più stata la mia sorellina, ma la Signora Black. Dovevo approfittare di ogni istante.

Cretino...

La sua espressione in quel momento era così buffa, e ben poco adatta alla situazione, che non riuscii a trattenermi dal ridere ancora. Ero tanto euforico da sembrare io, lo sposo!
Per tutta risposta mi fece una linguaccia e da li in poi, troppo presa dal proprio affascinante riflesso, mi ignorò. La mamma, sempre poco incline a queste faccende, stava seduta sul letto della zia, del tutto disinteressata a ciò che le accadeva intorno. Continuava a fissarsi le mani, all'anulare sinistro spiccavano il suo anello di fidanzamento e la fede nuziale. Indossava un lungo abito blu notte per l'occasione, che le stava divinamente. L'ampia scollatura a V ornata da fine pizzo nero, metteva in evidenza la curva delle spalle e il petto. Al collo, semi nascosto dai lunghi capelli scuri, solo una fine catenella d'oro da cui pendeva un diamante dal taglio a cuore. La raggiunsi, donandole un bacio sulla gota, bianca e algida, a cui rispose con un sorriso malinconico. Scossi il capi, sbuffando piano con ironia.

La mia piccola si sposa...

Pensò tristemente.

Mamma, ha diciotto anni! E ha smesso di essere la tua piccola tempo fa. In realtà non siamo mai stati bambini, nel vero senso della parola. Ma perchè siete tutti tristi?Papà ha scelto una mise monocromatica e decisamente deprimente, tanto per sottolineare quanto sia lieto questo evento!

Commentai sarcastico, accompagnando i miei pensieri con un ultima risata.

Ma tu sei incantevole. É un affronto alla sposa che tu sia tanto bella. Se non avesse scelto un colore così sgargiante vicino a te sarebbe potuta passare inosservata! Quanto hai fatto penare zia Alice per convincerti ad indossarlo?

Mi diede una leggera gomitata, accennando finalmente una risata, e mormorandomi un grazie a mezza voce.

Anche tu sei bellissimo... Certo che avresti potuto mettere almeno una cravatta! Vorresti lasciare che tua madre sia l'unica a soffrire? Sai quanto odio mettermi in ghingheri!

Scoppiai a ridere. Indossavo una bella camicia bianca, le maniche arrotolate ad arte fino al gomito, pantaloni neri di sartoria e delle elegantissime scarpe in pelle dello stesso colore. A mio parere ero perfetto. E come lei, odiavo le mise eccessivamente eleganti al contrario del resto della famiglia. Quello era l'unico tratto che ne io ne la mamma avevamo mai avuto intenzione di acquisire dai Cullen.

Certo mamma, magari al prossimo matrimonio!

Venne data un'ultima sistemata ai capelli rossi della sposa, raccolti in una complessa acconciatura, le venne sistemato l'abito e dopo ore di ferventi preparativi l'opera fu finalmente completa.
- è pronta!- Dichiararono in coro, per poi spedirmi a chiamare papà. Anzi, è più appropriato dire che mi cacciarono via dalla stanza, sbattendomi la porta in faccia. Vi voltai e mi investì in pieno il suo profumo. Me la trovai davanti, stretta in un abito in seta. Rose color ciclamino con i loro gambi e foglie smeraldo attraversavano lo sfondo d'un color avorio- dorato della lucida e morbida stoffa. La gonna ampia e svasata ondeggiava ad ogni suo movimento,mentre saltellava leggiadra sui tacchi alti, delle adorabili scarpine in raso della stessa sfumatura dell'abito, con una piccola cinghia stretta alle sue fini caviglie. I capelli color miele le ricadevano sulle spalle, ordinati in onde precise e morbide che le incorniciavano il visino dolce ed innocente, senza coprirlo troppo come al solito. La casta scollatura mostrava solo un piccolo lembo di pelle candida e morbida, ma quel poco per me era tutto. Mi vergognai solo per averlo pensato e per mi fortuna non potevo arrossire. Indossava la medaglietta regalatale da Marcus. Non appena mi fu davanti, chiusi la mia mente ai pensieri altrui. Anche i suoi soli pensieri erano diventati una tentazione.
-Anthony...- Mi piaceva sentirle pronunciare il mio nome per intero. Ma non potevo gioirne, non era una mia esclusiva: lei chiamava tutti con il nome per intero, anche la mamma.- Qualcosa non va? Perchè mi guardi così? - Accennò timidamente, accompagnando le parole con un sorriso garbato. Tra le mani stringeva un bouquet di plumeria dai fiori scarlatti.
Era bello e troppo facile immaginarla nei panni della sposa... La mia sposa.
Vedevo risplendere la speranza nei suoi occhi unici, quando per un attimo incrociò i miei.
Oppure semplicemente mi illudevo?
-No, no, tutto bene...- Distesi le labbra in un sorriso stentato.- é che... Sei davvero un incanto e...Beh,è il bouquet della sposa?- Forse sottolineare l'ovvio per trarmi da quell'imbarazzante situazione non fu la scelta migliore. Lei corrugò la fronte, chino lo sguardo sorpresa, come si fosse accorta solo in quel momento di stringere qualcosa tra le dita.- Oh...Ah si! Devo darlo a Edward. Mamma desidera che sia lui a consegnarlo a Renesmee. Non so perchè...- Scrollò le spalle smuovendo con esse anche i capelli.
-Oh, allora è una cosa ufficiale!- Avrei voluto con tutto me stessa ammaliarla con una battuta esilarante e brillante, ma non me ne veniva nessuna, non mi ci avvicinai neppure lontanamente, lasciandola anzi perplessa. Papà sbucò alle sue spalle, traendomi dall'imbarazzo.- Parli del diavolo....-
Lei si voltò, gli consegnò i fiori e pazientemente ci facemmo da parte, lasciandogli libero il passaggio. Lui entrò nella stanza con fare solenne e poi, ci fu solo silenzio, un assoluto e preoccupante silenzio.
Forse avrei dovuto preoccuparmi...Ma io ero troppo preso da Layla per farci troppo caso.
I miei pensieri cominciavano ad essere monotematici e noiosi anche per me. Ormai lei ne era sempre il centro. Non potendo più sognarla la notte, la sognavo ad occhi aperti praticamente in ogni istante della mia giornata.
Rimasi fermo, impalato davanti a lei, perso nella contemplazione della sua figura armonica. Lei sollevò i suoi grandi occhi blu, corrugando appena la fronte.- Anthony... Non sei il...Uno dei testimoni? Renesmee sarà giù a minuti, dovresti già essere li.- Mi suggerì in un sussurro, come temesse che potessi offendermi a quello che dal suo punto di vista era un rimprovero.
Mi battei una mano sulla fronte.- Che? È così tardi?- Per poi affacciarmi alla finestra. Lo sposo, il prete, e gli invitati erano già al loro posto. Almeno anche l'altro testimone era in ritardo. - Oh merd... Ci vediamo all'altare!- Come potevo essermene dimenticato? Saltai a piè pari le tutte le rampe di scale, fiondandomi attraverso il salotto, dritto in giardino, correndo al fianco dello sposo, senza far troppo caso alla sua espressione. Più tardi sperai vivamente qualcuno l'avesse immortalata in una fotografia, perchè era davvero uno spettacolo.
- Scusa Jake, mi sono distratto.- Mormorai a mò di scuse, ma lui non reagì. -Jacob?- gli sventolai una mano davanti al viso, ma ancora non reagì. Aveva un espressione vacua e assente. - Jacob Black?- Solitamente essere chiamato per lungo lo irritava dannatamente, ma nemmeno quello sortì alcun effetto.
-é entrato come in uno stato catatonico non appena siamo arrivati qui.- Sghignazzo una voce alle mie spalle. Seth si sistemò al mio fianco. Jacob aveva scelto entrambi come testimoni, non volendo fare un torno a nessuno. Dovevo ammettere che mi fece uno strano effetto vedere Jake e Seth indossare degli smoking nuovi di zecca. Non li avevo mai visti vestiti dalla vita in su.
Mi pentii di non aver seguito il consiglio della mamma.
Almeno la cravatta avrei potuto indossarla, in effetti...
Sospirai, scuotendo il capo come ad allontanare da me ogni pensiero molesto.- Allora avrà un bel risveglio. Nessie è bellissima! Sposa poco convenzionale però...- Mi unii alla sua risata contagiosa. Come mio padre prima di me, anche io avevo instaurato un profondo legame con il lupo, ormai era da tutti considerato un caro e affezionato amico di famiglia, ancor di più dopo la mia rinascita, quando seppi dalla mamma che non c'era stato giorno in cui non fosse venuto a trovarmi. Sospirai ancora,e ne approfittai per guardarmi intorno. Il giardino della villa non era mai stato tanto bello e rigoglioso. Nessie aveva preteso e ottenuto di poter avere carta bianca su due cose soltanto: il suo abito da sposa e gli addobbi floreali.
Zia Alice si sarebbe fatta venire un infarto, se solo avesse potuto, dopo aver visto quello che Nessie le aveva presentato come “l'abito più bello che abbia mai visto”. Ma almeno gli addobbi erano di suo gradimento. Eravamo circondati da fiori all'apparenza esotici,dai colori e le forme più disparate, alcuni probabilmente creati esclusivamente per l'evento. Tutto merito della mia piccola fata, pensai con una punta d'orgoglio.
Alla sinistra dell'altare il quartetto d'archi cominciò a suonare la marcia nuziale e di li a qualche istante lei apparve.
-Wo-wow! Ma è Layla? É uno schianto stasera, quasi non la riconoscevo!Niente male davvero...E che occhi!- Mi sussurrò Seth, ammiccando appena.
Scalza, si muoveva flessuosa e leggera come una farfalla, attraverso la stretta passerella tra due ali di seggiole occupate da amici e parenti. Praticamente tutti erano licantropi o vampiri, ad eccezione di pochi: Nonno Charlie, la sua compagna Sue, Billy Black e le mogli e fidanzate dei vari membri dei branchi di La Push. La povera Emily era vistosamente incinta, il suo ventre prominente sembrava addirittura sovrastarla.
-Si...- Mormorai annuendo, incantato da quella visione travolgente. Poi afferrai il senso delle parole di Seth. Mi voltai di scatto.- Da quando ti interessa tanto?- Domandai, sospettoso e per nulla felice delle sue attenzioni.
- Sai che ti venivo a trovare, quando ero in coma, intendo. Beh, lei non ti mollava un attimo, quindi sai com'è si chiacchierava. Inoltre è così carina che, anche se è un vampiro, ci ho fatto un pensierino. - Ammiccò ancora e con malizia, e io mi trattenni dal saltargli alla gola. La gelosia è una gran brutta cosa, e considerato il fatto che io ero ancora un neonato, poteva diventare addirittura pericolosa.
- Appunto è una vampira, Seth. Vampira. Non umana, neppure mezza umana. Vampira. Non ci pensare proprio, Seth!- sbottai con rabbia, lanciandogli un occhiata truce che, invece di spaventarlo, lo fece scoppiare a ridere.
Tornai a Layla. Ad ogni suo passo, l'erbetta fresca del giardino mutava in un tappeto di fiori dal profumo squisito e conturbante, sotto lo sguardo estasiato dei presenti.
I suoi passi erano lenti e titubanti. Era sempre stata timida, sempre propensa a nascondersi dietro le Carlisle e Esme, desiderosa di non esporsi, di passare inosservata agli sguardi altrui. Non voleva tutta quella attenzione, e quando apparve la sposa, alle sue spalle, si sentì sollevata. Era impossibile distogliere lo sguardo da Nessie, d'altronde. Indossava un abito da sposa davvero originale, di un rosso molto intenso, simile al colore del sangue e della stessa identica sfumatura dei fiori del bouquet. Era cortissimo e con uno strascico laterale che sfiorando il terreno le copriva a malapena la gamba destra. Accanto a lei papà esibiva un sorriso tiratissimo, lanciava occhiate di fuoco allo sposo che sentii fremere al mio fianco, ridestatosi repentinamente dal suo torpore. Temetti di vedergli schizzare gli occhi dalle orbite da un momento all'altro, per lo stupore. Si voltò verso di me, indicando Nessie, che sorridente si avvicinava passo dopo passo all'altare, con la calma di un generale.
-Tu lo sapevi! Lo sapevi e non mi hai detto nulla!Io non sono preparato a questo!Lo capisci che se non muoio ora per un colpo apoplettico, mi ucciderà lui?!-
Cercai di trattenere le risate ma fu tutto inutile. Mi coprii la bocca con una mano, tentando almeno di mascherarle con un finto colpo di tosse. E pensare che lui ancora non aveva visto cosa la zia le aveva messo in valigia.
Cominciai a pensare che dell'isola Esme non sarebbe rimasto neppure un granello di sabbia.

La cerimonia si svolse come previsto,e Jake riuscì a sopravvivere alla conturbante e attraente visione della mia sorellina, riuscì a dare la risposta giusta al momento giusto, e infine a baciare appassionatamente la sposa, il tutto senza essere ucciso dal neo-suocero, che continuava a fissarlo con aria truce e non molto promettente.
Dopo aver doverosamente augurato ogni bene agli sposi, ci spostammo verso i tavoli del rinfresco e la pista da ballo, assistemmo al taglio della torta, e aspettammo pazientemente che aprissero le danze, dopo di che gli invitati si divisero tra il buffet e la pista da ballo stessa. Io ero disinteressato ad entrambe le cose. Vagavo per il giardino, lo sguardo sempre rivolto verso il mio sole, la mia Layla. Sedeva su una seggiola accanto ad Esme, che vestiva con un lungo abito viola pallido che ne slanciava la figura minuta. Sembravano davvero madre e figlia. Chiacchieravano tra loro, scoppiando a volte in una moderata risata, che entrambe coprivano, in un gesto aggraziato ed elegante, con una mano, nascondendo agli sguardi altrui le loro labbra egualmente rosee e belle. Anche se per me, le sue, rivelavano un mondo a se stante, potevo scorgere proprio li, sull'angolo destro di quelle stesse labbra, segreti che non mi sarei mai permesso di carpire e un bacio nascosto che non sarebbe mai stato mio. Io non ero ancora abbastanza per lei. Nonostante fossi diventato un vampiro, nonostante fossi ciò che più si avvicinava all'ideale del migliore amico per lei, e lei mi amasse ancora per tutto ciò che sono, non mi sentivo ancora degno. Già, era l'ennesima scusa che mi ero creato per non fare quell'enorme e spaventoso passo.
Qualcuno dei lupi più giovani, di tanto in tanto le si avvicinava per chiederle di ballare, ma lei garbatamente rifiutava, con mia infinita gioia. Non sembrava più averne timore, e i lupi di certo non provavano disprezzo per lei, anzi il suo profumo era di certo un dono a se stante, se riusciva ad attrarre persino dei licantropi. Infine Carlisle si scusò con la mia dolce creatura, ma doveva proprio rubarle Esme per un giro di valzer almeno, o non si sarebbe dato pace. Rimase sola, ad osservarli con sguardo sognante, volteggiare con grazia disumana tra le altre coppie che affollavano la pista. Era la mia occasione per avvicinarla. Mi mossi veloce in sua direzione, l'avevo quasi raggiunta quando vidi che qualcuno era stato più veloce di me.
Seth...
Cominciai ad odiarlo sul serio. Trattenni un verso roco e carico di rabbia.
- Hei Layla! Che piacere rivederti! Wow! Sei uno schianto assoluto stasera!Non credevo potessi diventare ancora più bella del solito!- Lo sentii dire, mentre si chinava a darle un bacio sulla guancia.
Stupido cane... Fremevo di rabbia, se non fosse stato per l'intervento dello zio Jasper, non avrei saputo controllarmi. Mi sentii preda di una calma innaturale che mi avvolgeva come nebbia.

Grazie zio...

Dovere, Tony. Non dire ad Alice che te l'ho detto, ma non preoccuparti, non è ciò che sembra. Anzi, non è niente di niente.

Mi voltai a guardalo, perplesso. Lui accennò con il capo verso Seth, e io anche se non comprendevo cosa volesse dirmi, annuii. Mantenere il controllo sul mio potere non era semplice, ma riuscivo a “spegnerlo” con velocità tale da permettermi di non intercettare i pensieri di Layla. Le avevo assicurato che non avrei letto più i suoi pensieri, ed ero intenzionato a tener fede alla parola data.
- Salve Seth. Grazie. Anche tu stai molto bene. Questo abito ti s'addice.- Si sfiorò la guancia, imbarazzata. Decisamente si comportava in maniera troppo gentile nei suoi riguardi, per i miei gusti. Mi avvicinai ancora.
- Lo so, anche io sono uno schianto! Allora, come stai? É da un po' che non ci vediamo, devo ammettere che mi sono mancate le nostre chiacchierate, dovrei venire a trovarti più spesso, se ti va.Ti prego dimmi di si!-
- Oh, io sto bene, grazie. Spero anche tu. Si certo, mi farebbe piacere.- Mormorò, corrugando la fronte, confusa in verità.
- Ah fantastico! E qualche volta potremmo pure uscire, non credi? Non sei mai scesa fino a La Push, bisogna che tu veda il mondo oltre il giardino di casa, e visto che qualcuno sembra volerti tenere segregata in casa, c'è bisogno di un eroe che venga a liberati!- Mi domandai dove volesse andare a parare, con tutto quel discorso.
- Ahm... Va bene. Anche se non so se potrò mai venire a La Push. Esme e Carlisle hanno deciso di ripartire a breve, e io andrò con loro.- Replicò, socchiudendo gli occhi e abbassando lo sguardo, forse dubbiosa quanto lo ero io, a proposito delle intenzioni del mutaforma. Sapevo che la partenza sarebbe avvenuta a breve, ma non precisamente quando.La mano viscida e fredda tornò a stringermi lo stomaco nella sua morsa ferrea. Avevo sperato fino alla fine che cambiassero idea.
- Meraviglioso! Potrò venire a trovarti prima che tu parta e portati alla spiaggia! Non ci sono problemi! Che ne dici di domani? Mi farebbe davvero piacere! Dai non farti pregare! Vedrai che ti divertirai!- Ecco, dove voleva andare a parare. Maledetto cane! E le sorrideva innocente, lui! Che faccia tosta. No, non gli avrei lasciato Layla senza prima lottare!
Repressi la rabbia con fatica e con larghe falcate li raggiunsi, pronto a fare la mia mossa. Sfiorai la sua spalla, facendola voltare. Mi rivolse uno dei suoi sorrisi speciali, caloroso e dolce tanto da sciogliere anche un cuore di pietra. Era un sorriso che le illuminava il volto, le faceva risplendere gli occhi come fossero diamanti.
- Mi spiace portartela via Seth. Ma Layla mi deve un ballo, l'ha promesso. Inoltre domani è impegnata. Con me. Dovrete rimandare il vostro appuntamento.- Dissi, porgendole il braccio, appena chino su di lei,un serafico sorriso ad incresparmi le labbra.
- Ma...Veramente io non...- Cominciò lei farfugliando, ma mi preoccupai di interromperla prima che potesse involontariamente smascherare la mia bugia.
- Non ti preoccupare, purtroppo.. - Rimarcai con astio l'ultima parola.- Seth non morirà di certo per la solitudine, se ti rapisco per un ballo soltanto...O magari due.-
Guardò me, quindi Seth, prima di annuire, accettare il mio braccio e incrociarlo al suo.
- Non ti preoccupare. Io...- Sottolineò a sua volta.- Ti aspetto qui.-
Il cane giocava con il fuoco, ma io ero sicuro del fatto mio. La condussi fino al centro della pista. Notai che indossava di nuovo le scarpe, ticchettavano contro la pavimentazione della pista da ballo. Le posai una mano sulla vita, e sistemai la sua sulla mia spalla, prima di incrociare l'altra alla mia mano libera. - Vedrai, non è difficile. Ma sappi che non sono un bravo ballerino.- Mi scusai, ma con un sorriso entusiasta, mentre cominciavamo a dondolare sul posto, per poi muoverci in circolo.
- Oh, non importa. Ma non è stato carino, lasciare solo Seth. É simpatico e gentile.-
- Vedrai che se la caverà benissimo da solo.- Brontolai, sbuffando sarcastico. - Sei un'ospite squisita, Layla, ma non è educato da parte sua monopolizzare la tua attenzione.- Tutta la simpatia che avevo sempre provato per lui, svanì in un istante, al solo pensiero di lui e la mia piccola fata, insieme, come desideravo fossimo noi due.
Una coppia affiatata, un mondo a parte, due cuori e una sola anima.
Rimanemmo in silenzio, finchè la musica non cambiò. Era una vecchia canzone d'amore, probabilmente dei primi anni del 2000. Compimmo una mezza giravolta, e mi ritrovai davanti zio Emmett e Jake intenti a farmi gesti e segnali di cui preferii non chiedermi il significato. Corrugai la fronte, scuotendo il capo. No, non capivo e non volevo proprio capire perchè mandassero baci a destra e a manca come dei pazzi, sotto lo sguardo attonito e preoccupato delle proprie mogli. Un'altra mezza giravolta, e mi sottrassi a quella vista ridicola, voltando loro le spalle.
E poi...
Layla fece qualcosa che mi paralizzò. Si era avvicinata sempre più, fino stringersi a me, posando il capo contro il mio petto. Mi sentii avvampare, il mio cuore sarebbe saltato fuori da quello stesso petto a cui si era appena poggiata, se fosse ancora capace di battere. Per un istante lo sentii fremere.
- Mi... Manca il battito del tuo cuore.- Disse in un sussurro appena udibile anche per me. Lo disse con tale timidezza, e tenerezza... Affondai il volto tra i suoi capelli, inebriato dal suo profumo. Cosa mai avrei potuto dirle?Nulla di sensato, senza dubbio, non in quel momento almeno. Di nuovo, il mondo intorno scomparve: c'eravamo noi, quel ballo, le note di una canzone, e nulla più. Tutto il resto era uno sfondo sfuocato senza importanza
- Davvero andrai via con i nonni?- Le domandai in un sussurro carico di sofferenza.
- Si.-
- Perchè? Puoi restare qui con noi quanto vuoi...- Mi resi immediatamente conto di non essere cambiato affatto. Quando si trattava di lei ero sempre dannatamente egoista.
- Ma la mamma ne soffrirebbe.- Sospirai. Era una pugnalata dritta al cuore. Neppure l'uomo più spregevole al mondo, avrebbe il coraggio di fare un torto ad una donna tanto buona e adorabile come Esme. Non potevo pretendere che scegliesse me al suo posto (io che per lei non avevo fatto nulla di più di quanto non avesse fatto Esme stessa), anche se a legarle era un affetto del tutto differente dall'amore non dichiarato che provavamo l'uno per l'altra. Anche dopo avermi conosciuto per quello che ero ed ero sempre stato, fino in fondo e senza riserve.- Ha fatto tanto per me.-
- Quando partirete?- Domandai. La voce mi tremava, quasi non riuscivo a parlare. Sentivo mancare l'aria anche se non ne avevo bisogno.
- Si. Domani. Carlisle ha preferito che tenessimo il segreto. Sai, per non rovinare la festa a Nessie. Ovviamente tu ed Edward l'avete sentito e Alice l'ha previsto, ma papà era certo che non ne avreste fatto parola con nessuno.- Mi sentii mancare la terra sotto i piedi. Entro poche ore sarebbe partita, per andare chissà dove, non l'avrei rivista per mesi, o più probabilmente per anni. Lo sapevo da tempo, e solo in quel momento, solo dopo averne avuto la certezza, realizzai cosa avrebbe significato quella partenza per me.
- No...- Soffocai un grido in un rantolo. Dovevo dirglielo. Dovevo confessarle cosa provavo, farle capire quanto fosse importante, anzi, fondamentale per me la sua presenza,la sua vicinanza, dirle che da quando i miei occhi avevano incrociato i suoi, non c'era stata più pace per me, perchè lei mi aveva riempito la testa, il cuore e lo spirito. Non c'era stato un solo pensiero in quei mesi, che non fosse a lei dedicato, non c'era stato attimo in cui il mio amore non avesse continuato a crescere. E mi colpì come un fulmine a ciel sereno la consapevolezza che, se non l'avessi fatto subito, avrei perso la mia occasione e lei sarebbe partita senza sapere quanto realmente l'amassi.
- Ti prego...Possiamo parlare, da soli? Ne ho bisogno. Ho un bisogno assoluto di parlarti,subito. - Sollevò il capo, e dopo avermi scrutato in silenzio per un minuto buono, annuì. La presi per mano, e con lei mi allontanai dalla pista, verso un solitario e appartato angolo del giardino, immerso nella penombra.
- Io.... Layla io...Io...Io...- Come inizio, non era certo dei migliori. Era la conversazione più importante della mia vita, e non avevo idea di come cominciare. Dovevo preferire un approccio diretto? Avevo troppe cose da dire, e un semplice ti amo, non avrebbe potuto riassumere l'intensità dei miei sentimenti. Intanto balbettavo indecentemente.
- Si?- Lei aspettava una mia parola, fissandomi con quelle gemme lucenti che erano i suoi occhi, con una tale intensità da sorprendermi.
- Io...Io...- Ripresi a tartagliare, non riuscivo a controllare la mia voce. La stavo perdendo, la mia occasione insieme al nostro tempo, scivolava via come sabbia tra le dita.- Non posso...Io...Non posso descriverti a parole ciò che... Che... Io...Non posso dirtelo. Devo mostrartelo. Ti prego, lascia solo che ti mostri.- Presi il suo piccolo meraviglioso volto tra le mani, mi chinai fino a poggiare la mia fronte alla sua, chiusi gli occhi e lasciai cadere ogni barriera.
I pensieri defluivano dalla mia mente alla sua e viceversa, lenti ma costanti. Una marea che faticavo a trattenere. Le mostrai tutto. Tutto ciò che desideravo sapesse, tutto ciò che provavo ogni volta che mi stava accanto, la fortissima emozione la prima volta che la vidi in quella radura, di come il suo pensiero fosse stato un'ancora di salvezza durante la mia schiavitù, di come mi sentissi talvolta inadatto a lei , la stella alpina che probailmente non sarei mai stato abbastanza coraggioso e nobile d'animo da meritare di cogliere, ogni piccolo gesto che adoravo, ogni particolare che mi faceva sussultare, il suo dolce sorriso, il suo profumo che mi avvolgeva e di cui non ero mai sazio, il blu dei suoi occhi e l'oro dei suoi capelli, il modo in cui pronunciava il mio nome, l'inconfondibile suono dei suoi passi e l'armonia della sua voce, e l'amore, l'amore forte e intenso e puro e autentico e traboccante che provavo per lei e solo per lei. E con l'amore, la triste consapevolezza di doverla lasciare partire, di dovermene separare. Non era solo tristezza, era un dolore acuto, una ferita profonda e dolorosa all'altezza del cuore, una sofferenza che non avrebbe avuto fine... No, non c'erano parole al mondo che potessero farle comprendere quanto fosse importante per me. L'avrei amata in qualunque tempo e luogo, ero certo che l'avrei amata per il resto della mia vita, anche se lei mi avesse rifiutato, perchè ero definitivamente convinto di essere nato solo a quello scopo.
Sentii le mie mani bagnarsi delle sue lacrime. I miei sentimenti le erano diventati così sgraditi da farla piangere, o era l'idea di dovermi rifiutare a farla scoppiare in lacrime? Nonostante sapessi bene cosa provava per me, poteva sempre essersi accorta di aver rivolto i propri sentimenti verso la persona sbagliata. Nelle ultimi tempi avevo smesso di ascoltare i suoi pensieri e io non sapevo più con certezza lei pensasse di me. Cosa provasse per me. Le rassicurazioni che Nessie mi aveva dato per tutto quel tempo, mi parvero improvvisamente senza valore. Avevo tanta paura di sapere troppo, d'aver chiuso la mia mente ai suoi pensieri.
Aprii gli occhi e vidi che teneva chiusi i suoi. - Perchè piangi?- Le domandai in un sussurro. Avevo paura e allo stesso tempo volevo una risposta. - Non volevo farti piangere. Mi dispiace. Volevo solo che tu capissi. Non pretendo nulla...Volevo mostrartelo prima che partissi, anche se forse lo sapevi già. La cosa buona del non poter dormire è che non parlerò più nel sonno. - Accennai una breve risata.- é tutto qui, comunque. Non c'è altro.-
- No... No...Vorrei...Vorrei l'avessi fatto prima...- Si strinse a me, aggrappandosi alla mia camicia. - Perchè hai negato?- La sua voce era roca e rotta dal pianto, sentii le sue lacrime inumidire la stoffa, e bagnarmi il petto. La strinsi a mia volta. Era indescrivibile ciò che sentivo mentre le mie mani ne carezzavano la schiena attraverso la seta dell'abito. Era il mio personale scorcio di paradiso.
- Non credevo tu avresti potuto ricambiare. Non mi rivolgevi neppure la parola, non osavi guardarmi, tanto meno avvicinarmi, ero certo di averti spaventata a morte.- Mormorai respirando il suo profumo.
L'attesa mi stava uccidendo ma avrei dato tutto ciò che possedevo, perchè quell'attimo potesse essere eterno. Nell'aria sentivo spandersi le note di una canzone che già conoscevo, una delle preferite di Esme. Frank Sinatra con la sua inconfondibile voce, cantava delle pene di un innamorato diviso dalla sua metà. Un sottofondo musicale davvero azzeccato.
Sentii mio padre mormorare alla mamma, mentre si muovevano con grazia attraverso la pista. -Bella... Se solo tu potessi sentirli... Sono dei pensieri così belli. Ne saresti così fiera.- Mi voltai appena: che lei cercava di non guardare nella nostra direzione ma nei suoi occhi incapaci di versare lacrime, si leggeva già un accenno di commozione.
- Ti prego dimmi perchè piangi.- Ripresi, prendendo un profondo respiro, ora concentrato solo sulla mia piccola meraviglia.
- Perchè... Perchè...Anche io...Anche io, capisci?- Capivo. Non avrei potuto fraintendere e non avrei potuto provare gioia più intensa. Il mio povero cuore sembrò sul punto di resuscitare solo per poter esplodere di gioia. - E tu lo sapevi. E non hai fatto nulla. Perchè?-
- Layla... Eri così scossa e fragile. Come potevo essere tanto egoista? Ti avrei fatto più male che bene. Mi ero ripromesso di dirti tutto, quando ti saresti ripresa ma... Ho avuto paura. Paura d'aver frainteso, paura della tua reazione, paura del futuro. - L'allontanai appena, così che potessi sollevarne il volto con una mano e specchiarmi nei suoi occhi umidi. - Ma se mi ami... Se è così, se è davvero così, non devi piangere. É una cosa bella... É una cosa molto bella. Amore... Amore... Non piangere. - Le carezzai il volto, se avessi potuto imprimere tutto il mio amore in quel gesto, l'avrei fatto. Lei mi rivolse un sorriso tremolante, e io mi chinai a baciarne le gote, dove segnate dalle lacrime. Erano salate, come quelle di qualsiasi umano,e la sua pelle così morbida. Come fosse il gesto più naturale e ovvio al mondo, le mie labbra scivolarono sulle sue, in un bacio delicato e dolce. Non so per quanto rimanemmo immersi in quello stato di beatitudine, e non mi importava, agonizzavo al solo pensiero che sarebbe stato il primo e ultimo contatto tra noi, ma quando ci ridestammo, un'inconsueta calma tornò a pervadermi. Sollevando il capo mi guardai intorno. Alice e Jasper che ci sorridevano. Mimai con le labbra un grazie allo zio, che mi sorrise di rimando, prima che si voltasse e invitasse a ballare la sua compagna con un galante inchino, e io tornassi a dedicarmi alla mia Layla. Continuai a stringerla ed accarezzarla con tutta la tenerezza di cui ero capace. Inconsapevolmente avevamo ripreso a dondolarci sul posto, guidati dalle note di un'altra di quelle vecchie canzoni d'amore che si sentono solo nei film in bianco e nero.
- Ti amo...- Le sussurrai in un orecchio. - Ovunque tu vada, porterai il mio cuore con te.- Stavo vivendo in contemporanea la gioia più grande che potessi provare e la tristezza più struggente. Chi era in realtà questa strana vampira? Come era riuscita a cambiarmi radicalmente in così poco tempo? Era bastato innamorarmi di lei, per sentirmi rinascere. Ero una persona nuova, forse anche migliore della precedente, e lo dovevo solo a lei. Io non l'ho mai salvata da alcun pericolo. É sempre stata lei a salvare me. Anche da me stesso.
La musica cambiò, passando ad un genere totalmente diverso, dance direttamente dagli anni 80.
Promemoria: Mai far scegliere a zia Alice il sottofondo musicale per un matrimonio.
Questo e il gran chiacchiericcio composto solamente da vivaci voci femmilini proveniente dalla pista da ballo contribuirono ad infrangere l'incantesimo che tra noi si era creato. Sbuffai sonoramente. La mia piccola sollevo il capo, osservandomi curiosa. Presi un profondo respiro, prima di domandarle mentre ancora la stringevo a me, la mia fronte nuovamente contro la sua. - Te la senti di tornare dagli altri? Credo sia arrivato il momento del lancio del bouquet , e la sposa reclamerà la sua damigella. -
- Va...Va bene...- Balbettò, sfregandosi il volto con entrambe le mani, nell'inutile tentativo di cancellare ogni traccia di pianto. Peccato che la mia camicia costituisse una prova schiacciante. Chiazze umide in vari punti facevano bella mostra di se, ma io non ci facevo troppo caso. Mano nella mano, tornammo a mescolarci tra i presenti e fu davvero difficile separarmi da lei, quando Alice venne a reclamarla, strappandomela dalle braccia. La trascinò proprio al centro di un folto gruppo di donne, tra le quali c'era persino Leah, che pigolavano entusiaste. La zia si guardava intorno, concentrata, come se stesse compiendo qualche accurata misurazione, per poi collocare la mia Layla in un punto ben preciso. Nessie volse loro le spalle e con precisione chirurgica lanciò il bouquet. Un lampo vermiglio, e il mazzolino cadde dritto tra le mani della mia fata dei fiori.
- Eh... Sei fregato amico!- Seth mi si accostò, dandomi una forte pacca sulla schiena. Tutto l'astio nei suoi confronti era scomparso, svanito senza lasciare la più misera traccia.- Lo sai cosa si dice, chi prende il bouquet della sposa, si sposa entro l'anno!- Non sembrava portarmi rancore, anzi, sorprendendo anche uno come me, sembrava sinceramente felice. Mi voltai sorridendo tristemente.
- Se solo fosse vero Seth. Se potesse davvero restare con me...- A pochi metri da me, Layla sorrideva, il suo voto spiccava per bellezza ai miei occhi, tra altri volti egualmente belli e perfetti, a cui però non dedicavo neppure la più breve delle occhiate. Tutte si complimentavano con lei, senza motivo visto l'evidente falsità di tutta l'operazione. Zia Alice l'aveva sistemata in quel punto di proposito, e Nessie aveva lanciato il mazzolino dritto tra le sue braccia, forse si erano messe d'accordo, o forse no, ma era certo che nessun altro avrebbe potuto prenderlo. Credevano sarebbe bastato questo, per convincermi a buttarmi ai suoi piedi e supplicarla di restare? Oh, l'avrei fatto per molto meno, in verità, ma non volevo e non potevo negarle la facoltà di decidere della sua vita.
- Oh avanti! Niente piagnistei!Non mi sono mica dato tutto questo da fare per nulla!- Mi disse, ridendo gioviale come sempre mentre tentavo di non perdermi nelle mie solite elucubrazioni.
- Ah ecco... Svelato l'arcano. Ti ha pagato Jake? Oppure zio Emmett?- Sospirai. Adoravo quel manipolo di pazzi impiccioni! Non riuscivo neppure ad arrabbiarmi con loro. Volevano solo vedermi felice e sereno.
- No, mi ha pagato Alice! Mentre mi consegnava il malloppo è arrivata Rosalie, che ha raddoppiato la somma. Voleva essere sicura che mi impegnassi a dovere. Quindi non far credere loro di aver speso dei soldi inutilmente. Chiedile di rimanere.- Seth ha sempre avuto il dono di far sembrare tutto estremamente semplice.
- Lei ha già scelto. E non ha scelto me.-









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Capitolo 22
*** Epilogo ***


Ammettetelo... Avete cliccato sull'invitante tastino "Ultimo capitolo"...
Su su, tornate immediatamente indietro a leggere il capitolo 20 (Qui al tuo fianco) e il capitolo 21 (Il matrimonio) se ve li siete persi (e siete in taaaanti ad averlo fatto XD)! =P

Epilogo.

La mattina dopo lei partì. Dopo la sua partenza avendo bisogno di fare qualcosa della mia vita, decisi, non senza qualche preoccupazione da parte della mamma, di iscrivermi al liceo di Forks. Un'interessante esperienza. Alcuni umani sono meglio di quel che credessi. Ma questo non bastò a distogliere i miei pensieri da lei. Avrei potuto seguirla ovunque decidesse d'andare, ma credevo il mio posto fosse a Forks, con la mia famiglia. Non sapevo ancora che il mio posto è ovunque sia anche lei, eternamente al suo fianco. All'apice del masochismo, continuavo a ripensare agli eventi che portarono ad incrociarci e ascoltare quella vecchia canzone di Sinatra. La mia ferita al petto non accennava a volersi rimarginare, anzi, pulsava dolorosamente ogni istante, come un monito perenne. Per quattro mesi lunghi e insopportabili mesi bruciò e sanguinò senza pietà. Quel dolore non avrebbe mai avuto fine se lei non fosse tornata.
I nonni continuavano a dirmi al telefono, che stava bene, che si divertiva, eppure non volle mai parlarmi. Perchè mi faceva questo? Mi aveva mentito quella notte?Era stato forse un sogno? No, affatto. Era stato troppo bello per essere un sogno.
Un pomeriggio Zio Emmett mi trascinò fuori dalla sua stanza, dove passavo la maggior parte del mio tempo, convincendomi ad uscire con gli altri “uomini di casa” per una battuta di caccia all'orso, nonostante fossero in letargo. Adora scovarli e svegliarli, più sono irascibili più diventano gustosi, secondo lui. “Convincendomi” non è la parola esatta. Non ebbi molta scelta. Mi rendevo conto di avere necessità di nutrirmi, anche se, senza Layla, non mi sembrava avesse più senso. Lei sola giustifica la mia intera esistenza.
Ah, col tempo sono diventato dannatamente sdolcinato.
Escii di casa, o meglio, lo zio mi trascinò di peso fuori dalla porta, sotto lo sguardo stranamente acceso delle zie, della mamma e di Nessie, sempre più bella. La vita matrimoniale le dona, pare.
Perchè erano così allegre? Cosa tramavano nell'ombra? Non mi diedi pena per scoprirlo, scacciai i loro pensieri come fastidiosi moscerini, anzi li rifiutai mantenendo la mia testa silenziosa come un cimitero a mezzanotte e altrettanto lugubre, perchè credevo di sapere di che si trattasse.
Eh già, loro non sono state separate dai propri compagni da un fato crudele e beffardo.
Non dissi una parola, non mi lamentai neppure. Venni scaricato ai piedi di mio padre come un sacco di patate, mi sollevai e sistemai i vestiti impolverati, per poi borbottare : - Allora, dove dobbiamo andare?- Lo dissi come fosse un obbligo, e non un divertimento. Beh...Per me lo era, se intendevo sopravvivere.
La battuta di caccia si svolse come al solito. Un po' più lunga del previsto. Due giorni interi.
La scuola non mi preoccupava. Eravamo a fine Dicembre ormai, nel pieno delle vacanze di Natale. Fui sollevato quando finalmente riprendemmo la strada di casa. Pensai con sollievo d'essermi “divertito” abbastanza da zittire la mamma e zio Jasper almeno per un po', mi rimproveravano spesso di essere troppo giù di corda e di non far nulla per distrarmi.
Evitavo di ricordarle in che stato si ridusse quando fu papà a lasciare lei, perchè voglio troppo bene a mia madre per farle un torto simile. Arrivato a casa andai di filato a fare una doccia e mi cambiai, prima di tornare nella sua camera. Non volevo contaminarla, ma mi resi subito conto che qualcuno ci pensò al posto mio. Qualcuno aveva sistemato, durante la mia assenza, un vaso di calle rosse sul tavolo da toilette. La cosa mi innervosì, non tolleravo intrusioni nel suo spazio, soprattutto per piazzare dei fiori comprati chissà dove. Era un insulto al suo ricordo. Notai poi, che c'erano nuovi odori nella stanza. Mi avvicinai all'armadio e ne aprii un anta: era pieno di abiti che non avevo mai visto, che non erano mai stati usati. Non permettevo a nessuno di mettere piede in quello che, anche se per poco, era stato il suo spazio. Che l'avessero fatto mentre ero via, e che usassero la sua stanza come ripostiglio per gli abiti comperati e mai indossati poi, era inammissibile. Ma c'era qualcosa d'altro che non quadrava. I profumi della foresta, trasportati dal vento attraverso la finestra aperta, erano diventati così intensi da stordirmi.
Trattenni il respiro...Poteva essere che...No, mi illudevo, mi illudevo di certo, non potevo credere che fosse lei. No, non era possibile fosse lei.
Mi buttai sul suo letto, premendomi sul volto un cuscino. Magari avesse avuto una qualche utilità, magari avessi potuto smettere di pensare. Ma gli odori diventavano sempre più forti, e la loro fonte sembrava farsi più vicina, accompagnata da un sinistro scricchiolio. Probabilmente era solo la mia immaginazione che mi giocava un brutto tiro, cercai di convincermi, ma decisi comunque di controllare. D'altronde, anche se fosse stata solo un illusione o una fantasia troppo realistica, non avevo nulla da perdere. Non avrei potuto soffrire di più di quanto già non stessi facendo. Sollevai appena il cuscino, lanciando un occhiata alla finestra aperta che in pochi istanti viene circondata e ricoperta da foglie e verde edera rigogliosa strettamente attorcigliate al suo telaio. Scattai in piedi, senza prestare attenzione a dove il cuscino potesse andare a finire, e corsi alla finestra. I rami più alti di un albero vicino, allungati a dismisura,si intrecciavano all'edera e tra loro, come a formare una passerella larga e robusta, un ponte verde e rugoso. Un ponte tra me e lei. Le foglie fresche producevano un morbido fruscio, ad ogni suo passo.
E lei... Lei lo stava percorrendo, correva verso di me, così come io mi fiondavo in sua direzione, percorrendo un breve tratto di quell'improvvisata passerella, prima che questa tremasse con forza, sbalzandomi via. Riuscii a saltare attraverso la finestra appena in tempo.
- Scusa. Non riesco a tenere la presa...- La sua voce...Esisteva più bello? Non per me. Finalmente mi raggiunse. Non appena posò i piedi nudi sulla moquette, i rami si ritrassero, tornando alle loro originarie dimensioni, lasciandosi dietro solo una scia di foglie.
- Ahm... Che... Come mai in questa camera? Mi dispiace, non credevo fosse la tua, ora. Alice mi ha detto che potevo occupare nuovamente questa camera. Se vuoi, posso spostare la mia roba, e trovarne un...- É la mia Layla, la mia piccola meraviglia, è tornata da me. Mi sorrise mentre parlava ,felice quanto lo ero io. Mi chiesi ancora una volta se non fosse un sogno, non riuscivo a capacitarmi del fatto che fossa davvero tornata per stare con me, perchè la sua vita negli ultimi quattro mesi era stata un inferno come lo era stata la mia.
- Layla...- L'interruppi. Non era un'illusione,era lei, proprio lei, davanti a me. -Layla...- La fissai estasiato. Allungai una mano, con cui ne carezzai il volto dai lineamenti perfetti, seguendo la linea delle guance, fino al mento, e poi le labbra. Non avevo idea di cosa dirle, ma sapevo di dover cedere immediatamente ad un impulso primario: la strinsi a me con forza, nascondendo il volto nell'incavo del suo collo, tra i suoi capelli morbidi e leggeri. Premetti il naso contro la sua pelle tiepida e perfetta, respirandone a pieni polmoni il profumo. Era gioia assoluta quella che provai quando sentii le sue mani carezzarmi la schiena e la nuca. Perchè era la dimostrazione che era reale, che è era davvero qui con me.
- Mi sei... Mancata così tanto.- Mormorai, stringendomi a lei ancora un po'.- Cominciavo a credere mi avessi mentito. Perchè questi mesi di silenzio?- Chiesi sofferente.- Non una telefonata, un messaggio, un e-mail. Credevo di impazzire!-
- Non mi leggi nel pensiero?- Domandò anziché rispondere alla mia domanda.
- Non leggo più i pensieri degli altri, da quando sei andata via. - Mormorai
- Speravo fosse più facile...Per noi...Per te... Dimenticare. Non volevo che tu soffrissi come ho sofferto io. - Replicò dopo un attimo di silenzio, la sua voce esprimeva tristezza e dolore, gli stessi che avevo provato anche io, e non c'era bisogno di sbirciare nella sua mente per comprenderlo.
- Sciocca! Come pensi possa dimenticarmi di te?- Tornai ben eretto con uno scatto repentino, intrappolandone il volto tra le mani, prima che potesse opporsi, o peggio, allontanarsi da me.- Questi mesi sono stati un inferno. Mi è mancato tutto di te, tutto! Non so come ho potuto sopportare così a lungo la tua assenza.- Accarezzai ancora le sue labbra appena schiuse con le dita.
Mi feci incredibilmente serio, tanto da spaventarla mentre mi preparavo a porle ancora una domanda. Anzi, la domanda fondamentale.- Perchè sei tornata?- La mia voce divenne un sussurro, e le sue labbra si fecero meravigliosamente vicine, quasi sfioravano le mie, mentre parlavamo, e le nostri voci si facevano sempre più basse, sempre più roche.
- Perchè... Perchè... - Cominciò, cercando di spiegarmi, ma le parole sembravano esserle rimaste in gola. La sua voce si fece impastata, strascicata.- Esme mi...Lei stava male a vedermi così triste e... Io... Oh, io ti amo. E non potevo, non potevo proprio stare... Ancora...Lontana da... Te...-Improvvisamente la sua voce ritrovò vigore, parlò con tono alto e sonoro, come mai aveva parlato prima. Eppure dopo appena poche parole, il tono scemò nuovamente, la voce si abbassò, divenne un sibilo, mentre calavano come tende le palpebre sui suoi splendidi occhi. Si sollevò sulle punte e mi baciò, buttandomi le braccia al collo. Lo fece con passione e amore profondo, fu un bacio opposto al primo. Non potevo che ricambiare, con tutto me stesso, e con la stessa passione e tutto l'amore di cui ero capace. Solo questo desideravo da quando lei mi aveva lasciato.
Non avevo più coscienza del tempo che passava ne della realtà, ancora una volta, c'è solo lei, nella mia testa e nel mio cuore.
- Ops...- Mormorò, quando le nostre labbra si allontanano.
- Eh già. Ops... Ops é la giusta espressione. Uhm... Non male come primo tentativo, ma possiamo fare di meglio...- Mi chinai ancora su di lei, preso dall'impellente necessità di baciarla ancora, ma prima che potessi premere le mie labbra sulle sue ancora una volta, uno strano borbottio, proveniente dal piano di sotto, mi distrasse dai miei intenti. Restammo ad ascoltare in silenzio per un po', occhi negli occhio, per poi scoppiare entrambi a ridere. La mamma continuava a lamentarsi, risultando comica come non mai.
- Tsk... Ops!Ops è sempre stata la mia battuta!Dilettante!-









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Capitolo 23
*** Outtakes 1. La storia di Dalila Hay. ***


Wow... Che dire... Ho finito la mia prima fanfiction. Un miracolo! XD
Non ne sono affatto orgogliosa. Ho dovuto concluderla in fretta per mancanza di tempo, quindi ho tralasciato molti particolari che avrei voluto sviluppare, ma ora è andata, e non posso piangere sul latte versato. Magari, quando le acque si saranno calmate, potrò riprenderla, correggerla e sviluppare vari punti lasciati in sospeso.

Non posso non ringraziare tutti i lettori, in primis, forse pochi in confronto ad altre ff, ma non me ne lamento, anzi, sono molto lusingata che tante persone si siano fermate a leggere la mia storia. Grazie poi, a chi ha recensito, e chi ha messo la ff tra i preferiti. Ben 31 persone! Qualcuno si è perso per strada ma non importa! ^_^ Senza di voi forse avrei trovato questa esperienza molto meno gratificante. A tal proposito grazie a : 0kikka0, alix03, carolina, giagiotta, Kathys, e stezietta w.
L'epilogo ha riscosso più successo dell'intera storia! XD Ammettetelo siete stati felicissimi che la tortura fosse finita!

Ho notato che in tanti hanno saltato a piè pari il capitolo 20 e il capitolo 21! Furbastri, non cliccate su "ultimo capitolo" XD. Su, tornate indietro a leggere il capitolo 21 almeno! é il capitolo che mi piace di più, e quello che mi sono divertita di più a scrivere.

Siccome trovo inutile  sprecare un capitolo e il regolamento credo vieti di creare capitoli solo per ringraziare i miei fedeli lettori, vi lascio con una specie di outtakes: la storia di Dalila, o meglio, la prima parte. é scritta in prima persona, non ci sono riferimenti alla saga di Twilight ne hai vampiri, in quanto supponevo di tramutarla in un ricordo,o qualcosa del genere (insomma, l'avrebbe raccontata lei come umana, l'intento iniziale era quello). L'ho scritta tempo fa, e avrei voluto davvero davvero davvero integrarla nella storia, ma la trama mi ha preso parecchio e non ho avuto più occasioni in cui fosse coerente inserirla. é molto breve comunque, in quanto era solo una bozza.... Beh, godetevela!
Grazie ancora a tutti.
Noemi.




La storia di Dalila Hay.

Tieni il Giogo…
Queste poche parole compongono il glorioso motto dell’altrettanto glorioso Clan degli Hay
Fondato da Sir Gilbert Hay, il mio bisnonno, il Clan è rinomato per il valore e l’ardore dei propri uomini e la bellezza delle proprie donne, docili e sottomesse come sempre dovrebbero essere.
Mio padre doveva essere davvero molto ardito…Davvero TROPPO…Se è arrivato ad ardere di violenta e incontrollata passione per uno splendido fiore velenoso quale era mia madre.
Meravigliosa ammaliatrice, e fredda calcolatrice, mai stata sottomessa a nessuno, se non al denaro, povera in canna però, la sua unica ricchezza era l’arguzia,e ha saputo farla fruttare.
Ancora oggi mi domando ingenuamente se sia stata quella a convincerlo a scappare con lei… Probabilmente no…
Quindi scapparono, portandosi dietro denari e gioielli del clan, che mia madre non ebbe alcuno scrupolo a rivendere.
Dopo un anno dalla loro fuga, venni alla luce, assicurandosi che mi venisse dato il cognome appropriato. Ovvero quello che forse all’occorrenza, le avrebbe potuto fruttare più quattrini. L’altisonante nome degli Hay, cui orgoglioso sangue scorre nelle mie vene.
Purtroppo per mio padre, i denari che aveva trafugato prima della sua fuga, finirono, nonostante le umili condizioni , in cui mia madre narra vivessimo.
Senza tanti complimenti lei lo lasciò, portandomi via con se.
Non ho mai saputo che fine abbia fatto, e sinceramente non mi preme affatto venire a conoscenza del suo destino.
Da allora abbiamo continuato a spostarci, da una città all’altra, aiutati ora da tal nobile signore ora da quell’altro…Tutte amicizie insospettabili, persone all’apparenza oneste…
Ma anche per l’ingenua bambina che ero, era facile capire come mia madre fosse solita ricambiare questa ospitalità.
Inutile dire quanto poco si curasse di me la mia genitrice, quando ancora non ero che un minuto esserino, bruttina a dir la verità, più simile ad un pallido folletto dalla lunga chioma corvina e dai grandi e gelidi occhi azzurri, che ad una bambina.
Le cose cambiarono in maniera repentina, non appena crebbi, sviluppando un fascino gelido e distante, seconda in bellezza solo alla donna che mi ha generato. Cominciò ad interessarsi a me, come se solo in quel momento si fosse accorta della mia esistenza, ad educarmi, così che diventassi ciò che ella era sempre stata. La sua bellezza, prima o poi, l’avrebbe abbandonata, avvizzita come un fiore, ne era pienamente consapevole e quando sarebbe successo io dovevo essere pronta a prendere il suo posto, guadagnare, e consentire lei di mantenere un tenore di vita a suo parere adeguato. Un imposizione accettata con indifferenza, eppure mai sentita come tale. In fondo, sono come lei, in ogni parte del mio essere.
E proprio come lei, sono sempre stata attratta da uno stile di vita al di sopra delle mie possibilità. Non c’è altro modo per raggiungere tale obbiettivo, per chi come me non ha arte ne parte.
Purtroppo..O forse per fortuna…Un dì scomparve nel nulla, fuggita con chi sa chi…Ecco chi non ha saputo perdere il vizio… La mia “istruzione” era gia terminata, non che ci fosse granch’è da insegnare…Forse dovrei ringraziarla per aver fatto di me ciò che sono oggi…

Splendida creatura dall’incantevole quanto gelida bellezza, istruita ad incantare gli uomini. Non colta, ma di certo astuta e di mente fina, ben più di quanto possa dar a vedere. Cinica, indifferente a tutto tranne il denaro. Decisa, testarda, e sicuramente pronta a tutto, non ho mai provato amore, ne grande affetto per qualcuno che non fosse me stessa…. E l’oro.












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