Avengers Earth's Mightiest Heores

di GreenStrength
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** Tre ragazzi simpatici ***
Capitolo 3: *** Italia ***
Capitolo 4: *** ANNUNCIO IMPORTANTE DA PARTE DELL'AUTRICE ***



Capitolo 1
*** PROLOGO ***


                                                                     PROLOGO

La battaglia contro Ultron era giunta alla fine. Dopo aver dovuto affrontare l’intelligenza artificiale, che aveva fatto sollevare dal suolo un’intera città, e il suo esercito, tutti avevano avuto modo di festeggiare la straordinaria vittoria e l’entrata di Wanda Maximoff, che ancora piangeva la morte del fratello Pietro,  nella squadra dei Vendicatori. Tutti, eccetto uno. Bruce Banner era in  viaggio. Non sapeva dove fosse diretto, né tantomeno gli interessava, tanto in qualsiasi posto si fosse trovato, qualsiasi pericolo gli fosse accaduto, l’Altro avrebbe sempre trovato il modo di uscire fuori. Era una maledizione, la sua maledizione. Ed ormai non avrebbe potuto farci più niente. Aveva perso la speranza, ma mai la perseveranza. In fondo quella vita non era fatta per lui. Hulk non era un supereroe e non lo era mai stato. Quanto riguardava sé stesso, l’impresa più eroica che avesse mai potuto compiere era stata… beh non se la ricordava. L’unica cosa che ricordava perfettamente era la rabbia. Lui era sempre arrabbiato. Già, ma perché? Forse perché a quest’ora avrebbe potuto continuare i suoi esperimenti in tutta tranquillità? Avrebbe abbandonato gli studi sui raggi gamma? Mai! Era uno scienziato ed aveva passato tutta la sua vita a studiare quell’argomento, che ormai era diventato la sua vita, parte di lui, il suo pezzo forte, l’unico motivo per cui Bruce Banner non era ancora stato definitivamente rimpiazzato dall’Hulk. Forse perché non avrebbe potuto avere dei figli o una splendida donna al suo fianco?  Parlando di donne, ne aveva trovata una davvero meravigliosa, la sua Natasha. No, ormai non era più sua. Era stato davvero bello passare del tempo con lei, sentirsi felice, ma lui non poteva essere felice. Se lo fosse mai stato sarebbe stata la sua condanna. Hulk era una bomba ad orologeria pronta ad esplodere. Il governo diffidava da lui, mentre quelli che non lo facevano erano proprio le persone alle quali teneva, le uniche di cui gli sarebbe davvero importato l’incolumità, e che quindi avrebbero dovuto tenersi il più lontano possibile dalla furia incontenibile del Gigante Verde. Era stato proprio per loro che se n’era andato, mentre era ancora trasformato. Ora riusciva ad immaginare il gruppo al completo. Tony che dava una festa per la vittoria, Thor che faceva baldoria, Clint che si riprendeva dalle batoste subìte, Steve come leader indiscusso degli Avengers e Natasha? Come sarebbe mai potuta stare? Era triste? Era arrabbiata con lui? Forse lo erano tutti. Curioso che fossero proprio loro quelli arrabbiati. Quei ragazzi avrebbero continuato a fare davvero tante altre cose per il mondo, ma senza di lui. Li aveva aiutati per l’ultima volta, prima di andarsene allo sbaraglio da solo. Ricordava benissimo quando aveva scacciato Ultron da quello steso veicolo, nei panni dell’altro, però ricordava anche quando, sotto il controllo di Wanda, aveva perso del tutto la ragione, rischiando di fare del male a dei civili e a Tony. Per fortuna, con l’aiuto dell’amico tutto si era risolto, ma Bruce sentiva la rabbia pulsargli dentro soltanto ripensando all’accaduto. Scacciò quindi quei pensieri, e si focalizzò su se stesso. L’ennesimo indumento gli si era strappato, ed ora si ritrovava a torso nudo, su di un veicolo reso invisibile e quindi impossibile da rilevare in qualsiasi radar. Viaggiava da giorni. Non aveva mangiato, si sentiva freddo e debole dopo le battaglie combattute. Perlomeno era solo, quindi non correva rischi di alcun tipo. Lui detestava la solitudine, ma in quel caso era necessaria. Col tempo aveva imparato a trasformarsi in un eremita, nomade, sempre in cerca di posti in cui stare. Per fortuna tra i comandi del veicolo era inserito il pilota automatico, quindi ebbe almeno modo di alzarsi e di cercare qualche rifornimento di cibo o acqua, o magari qualcosa da mettere addosso. L’unica cosa che trovò furono un pacchetto di noccioline, una strana bibita e una camicia ben stirata e piegata. Tipico di Tony, che gli aveva persino preparato il cambio di vestiti. Così, dopo essersi rifocillato e vestito, si sedette al posto di guida, dopotutto non c’era nient’altro lì con cui intrattenersi. Riguardò il sacchetto di noccioline e pensò a cosa sarebbe successo quando il suo contenuto fosse terminato. E se si fosse lasciato morire di fame? Probabilmente Hulk avrebbe trovato il modo di mangiare, uscendo e spaccando tutto. Si ritrovò a sorridere all’idea che sarebbe davvero potuto accadere, ma constatò anche che prima o poi sarebbe dovuto atterrare. Già, sarebbe atterrato, ma poi dove avrebbe trovato i soldi per vivere? Per un attimo Bruce rimpianse i momenti in cui aveva un amico miliardario al suo fianco.

                                                                                    ***

“Heil HYDRA!” Questo era il saluto tipico dell’organizzazione criminale tedesca, creata nella Seconda Guerra Mondiale, e queste erano anche le uniche parole che venivano concesse di essere pronunciate ai ragazzi che venivano mandati lì per essere “potenziati”. Tre giovani: Christian, Jade ed Assia, ciascuno di essi portato lì per un solo obbiettivo: servire l’HYDRA, ed ovviamente fare da cavia. Si trovavano rinchiusi in una stanza grigia e spoglia, più simile ad una cella che ad altro, dalla quale era impossibile uscire. Dopotutto, dopo essersi lasciati scappare gli ultimi due potenziati, dopo averli trattati con i guanti bianchi, non potevano permettersi di ricommettere un simile errore. Stavano sorvolando l’Italia, per mettersi in affari con le organizzazioni criminali del luogo. I malavitosi locali avrebbero offerto loro fedeltà in cambio di soldi e ricompense varie. Ovviamente l’HYDRA non era tenuta ad essere fedele all’accordo. Una volta ottenute tutte le comodità, si sarebbe sbarazzata di qualsiasi altra organizzazione criminale in circolazione, in modo tale da essere l’unica ed incontrastata governatrice del mondo. Quella era la dimostrazione dell’inesistenza di limiti alla crudeltà. Un agente dell’HYDRA, incaricato di occuparsi dei tre giovani era già entrato nella loro stanza, con movimenti bruschi, senza però portare con sé nient’altro che perfide intenzioni.

“Allora, come state oggi mie care cavie da laboratorio?” domandò con tono schernitore, mentre i ragazzi stettero a guardarlo senza proferire parola.

“Che cosa c’è? Avete perso la lingua per caso?” il suo accento tedesco stava cominciando a diventare davvero irritante, perciò il ragazzo, che prima era seduto per terra, si alzò e si ritrovò faccia a faccia con l’uomo.

“Ci scusi per la profonda mancanza di rispetto, signore” disse poi. L’agente sorrise.

“Molto bene, accetto le tue scuse Christian, ma non deve capitare più” rispose.

“Certamente signore, in fondo deve capirci. E’ difficile non rimanere senza parole di fronte a cotanta bruttezza” lo derise poi il giovane, suscitando le risate delle due ragazze dietro di lui. A quel punto l’uomo, che normalmente non era certamente un pezzo di pane, era diventato furente, ma non lo diede a vedere, anzi, sorrise e disse:

“Beh se proprio volete scherzare fatelo pure. Si, ridete quanto volete, ma poi sarà l’HYDRA a ridere per ultima, quando vi sarete trasformati in chissà quali mostri a causa di un esperimento andato male”

A quelle parole velenose i sorrisi sulle facce dei ragazzi scomparvero, e ci fu il silenzio. L’agente stava per andarsene soddisfatto, quando una delle due ragazze ruppe l’atmosfera creata.

“Beh… sicuramente non potremmo mai ridurci peggio di te!” disse, suscitando nuovamente delle risate.

“Jade insolente! Rimangiati quello che hai detto altrimenti…” tentò di minacciare l’uomo, ma venne fermato da l’altra ragazza, che si avvicinò con aria di sfida.

“Altrimenti cosa?” domandò.

“Ti ricordo, Assia, che tu non hai alcun potere, sei ancora inutile, per cui non servi a nulla. Vuoi forse che ti spediamo giù dal veicolo senza preavviso?” disse l’uomo.

“Provaci  e sei morto!” intervenne Jade, che cominciò a muovere le mani in modo pericoloso, mentre Christian sfoggiava un sorriso che lasciava in mostra un canino appuntito. L’uomo, per quanto orgoglioso, non era certo stupido. Non poteva fare niente a quei ragazzi, tra i quali due possedevano poteri speciali, quindi si limitò ad andarsene con una sola parola: “insolenti”.

“Insolenti” ripeté Christian deridendo l’uomo.

“Accidenti, io non vedo l’ora di andarmene!” disse Assia.

“Sta tranquilla, ce ne andremo!” la rassicurò Christian.

“Già… dobbiamo solo aspettare il momento opportuno” constatò Jade.

Nel frattempo l’agente per niente soddisfatto  del comportamento dei ragazzi, contattò il suo capo, per discutere di una punizione esemplare da dare loro. Aprì così un contatto audiovisivo con un uomo, il quale volto era coperto e impossibile da riconoscere.

“Si, chi osa disturbarmi?” domandò. Anch’egli possedeva un accento tedesco, ma molto più terrificante degli altri.

“Heil HYDRA! Signore, sono l’agente Smith”

“Agente mi dica”

“Volevo parlare al riguardo di quei  ragazzini, i potenziati. Ecco loro sono instabili, non credo ci si possa minimamente fidare della loro fedeltà!”

“Possiamo invece fidarci della loro paura!” concluse freddo il misterioso uomo.

“Nient’altro?” domandò poi. L’agente deglutì prima di rispondere.

“No signore, è tutto!”

“Bene allora la nostra conversazione può dichiararsi conclusa” disse infine l’individuo dall’altra parte, e staccò la comunicazione senza ulteriore indugio.

L’agente, in parte indignato, in parte spaventato, riprese a camminare per il veicolo, fino a quando non si avvertì uno scossone.

“Che cosa succede?” urlò arrabbiato.

A risponderlo fu il comandante del veicolo, che aveva abbandonato la sua postazione.

“Stiamo precipitando signore. Abbiamo avuto un forte impatto con un altro veicolo, che per qualche motivo è risultato invisibile ai nostri radar, ed abbiamo subito un forte danno”

“Che cosa?” domandò esterrefatto. “Niente paura, abbandonate il veicolo!” disse poi a tutti.

Era tranquillo, sì, solo perché lui aveva già con sé il proprio paracadute. Egli si gettò senza esitare, pur di mettersi in salvo, e dopo poco, tutti gli altri seguirono il suo consiglio, abbandonando completamente il veicolo. Gli unici rimasti erano i giovani potenziati, che ancora si trovavano nella loro stanza.

“Che cosa succede?” chiese Assia.

“Non lo so” rispose Christian.

“Succede che ce ne andiamo!” terminò Jade soddisfatta.

“E come pensi di fare?” le fu chiesto da uno dei due, ma la giovane non rispose. Chiuse gli occhi, e le sue mani cominciarono ad emanare una luce, dopodiché la ragazza la rilasciò con un colpo potente verso la parete che si bruciò all’impatto.

“Fuoco” disse poi, dopo aver aperto gli occhi.

“Ma tu.. insomma… come?” balbettarono i due amici.

“Non c’è tempo di spiegare” disse Jade. “Ora andiamo!”

Detto questo i ragazzi uscirono dalla stanza, e capendo di stare per schiantarsi, cercarono dei paracadute, ossia l’unico modo per salvarsi. Ne trovarono soltanto uno, piuttosto malandato, ma lo usarono comunque gettandosi dal veicolo, e finendo in mare.

                                                                            ***

Bruce si era ritrovato ad atterrare molto prima di quanto avesse pensato. Si, il veicolo con cui si era schiantato quello dell’HYDRA, era proprio il suo. Per fortuna era riuscito a trovare un paracadute, e ad usarlo, evitando così di fare i conti con Hulk. Non si sarebbe trasformato, no. Aveva resistito anche dopo aver subito un impatto improvviso, quindi non avrebbe gettato tutto all’aria, non stavolta almeno. Ripresosi dall’atterraggio, si accorse di essere finito su una costa e davanti a sé vide il mare. A Bruce parve uno spettacolo, ma osservandolo meglio, notò tre figure che annaspavano e che sembravano in pericolo. Il dottore allora senza pensarci due volte, si immerse, per cercare di raggiungerle. 







Angolo dell'autrice.
Allora, sono quasi le 6.00 del mattino ed io mi metto a pubblicare storie. Sto bene, certo...
Questo è il prologo, molto tranquillo, di una storia molto movimentata. 
Si, ho parlato del punto di vista di Bruce, perché riflettendoci su, è lui ad essersene andato, quindi è lui ad avere la possibilità di incontrare persone nuove, non trovate?
Scusate se vi sembra troppo lungo o se non vi piace. Questa è soltanto una storia scritta con l'intenzione di intrattenere sia me che voi. 
Non mi aspetto certo di ricevere subito recensioni, state tranquilli, ma spero che coi prossimi capitoli possiate lasciarmi una vostra opinione, così giusto per farmi sapere se vale la pena continuare o se dovrei direttamente chiudermi in un manicomio.
Va bene,spero davvero che vi piaccia, nient'altro.
Ah, volevo dirvi che per i poteri del personaggio di Jade, mi sono ispirata ad Akia, opera della mente geniale di Red Madness, autrice della storia Inside Your Mind, e che ringrazio per l'appoggio e per avermi spinto a scrivere questa storia. I personaggi di Christian ed Assia invece, sono frutto della mia mente puramente contorta.
Detto questo, un abbraccio stritolatore, e alla prossima :D

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Capitolo 2
*** Tre ragazzi simpatici ***


                                              CAPITOLO 1: TRE RAGAZZI SIMPATICI
Jade, Christian ed Assia atterrarono dritti in mare. Il sole stava calando e già si poteva ammirare il cielo che si dipingeva lentamente di arancione per il tramonto. Purtroppo soltanto due dei giovani erano capaci di nuotare. Assia, infatti, non era ancora tornata a galla. Christian e Jade si guardarono intorno in cerca dell’amica, ma non riuscirono a trovarla, così Jade si immerse. Dopo poco tempo, che a Christian parve un’eternità, la ragazza riemerse, tenendo stretta a sé l’amica, cercando in tutti i modi di tenerle la testa fuori dall’acqua. Assia però era svenuta e il colore della sua pelle sembrava più pallido di quanto già lo fosse.
“Ehi non dirmi che…” iniziò Christian.
“Non lo so, Christian, non lo so!” lo interruppe Jade, ripetendo le ultime parole con un tono che sembrava intendere la gravità della questione.
“Oh questo è il motivo per cui odio l’acqua! Inutile! A che serve poi il mare?”si lamentò il ragazzo, e Jade lo ignorò del tutto.
“Andiamo” incitò subito dopo.
“Oh attenta ad Assia!” venne avvertita da Christian.
“Si certo non preoccuparti. Ora andiamo!”
Detto questo i giovani cominciarono a nuotare in direzione della riva, che era ancora lontana. Mentre nuotavano, Christian sentì qualcosa sfiorargli leggermente la gamba, e urlò dal dolore.
“Che c’è?” domandò Jade irritata.
“Qualcosa mi ha toccato la gamba e non era un’alga!” fu la risposta.
“Rilassati, sarà stato un pesce!”
“Il problema è che tipo di pesce” disse il ragazzo.
Jade  stava per rispondere quando anch’ella vide qualcosa avvicinarsi al suo piede, ma prontamente l’evitò, spostando l’arto. A quel punto, guardando meglio, si rese conto di essere letteralmente in un mare di guai, e il suo viso sbiancò.
“Cosa c’è?” domandò Christian preoccupato.
“Sono meduse” disse poi Jade, con un fil di voce.
“Che cos’hai detto?” Christian allora si guardò intorno a sua volta, e ciò che vide lo fece rabbrividire. Tutt’intorno a loro c’erano delle meduse che li circondavano. La sua gamba era messa male. Il ragazzo fece per nuotare via, ma come risultato ebbe solo una fitta acuta, che gli impedì di muovere l’arto. Stava quindi lentamente affondando, sotto gli occhi di Jade che non poté far nulla per lui, per evitare che all’amica svenuta capitasse la stessa sorte.
“Christian… ehi Christian!” chiamò.
“Mi fa male la gamba, ma… tranquilla… ce la faccio”. Il ragazzo si sforzò di fare un sorriso, ma l’unico risultato fu una smorfia dolorante.
A quel punto Jade non sapeva cosa fare. Avrebbe voluto provare  ad usare i suoi poteri, ma purtroppo quella era un’idea da accantonare, visto che per allontanare quelle meduse, avrebbe dovuto usare molti dei suoi poteri , e avrebbe rischiato di colpire i suoi compagni. Decise quindi di affidarsi alla forza di volontà di Christian, che sembrava cedere ogni momento che passava.
Nel frattempo Bruce si era avvicinato sempre di più. Era riuscito a nuotare il più velocemente possibile senza far uscire nessuno di indesiderato, ed ora poteva vedere chiaramente le tre figure davanti a sé.
Erano solo… dei ragazzini! Notò subito la situazione in cui si trovavano: la ragazza svenuta, il ragazzo dolorante e le meduse che li circondavano.
“Accidenti” disse tra sé, e si apprestò a raggiungerli.
Christian ormai non ce la faceva più. Sentiva come se degli spilli gli trapassassero continuamente la gamba, e per questo motivo cedette. Chiuse gli occhi finché non sentì l’acqua arrivargli alle orecchie e pensò davvero di stare per morire, ma dopo un po’ si accorse di essere ancora lì. Il suo corpo galleggiava di nuovo, sorretto da delle robuste braccia. Erano quelle di Bruce. Il dottore era riuscito ad arrivare giusto in tempo per salvare il ragazzo. Alla sua vista Jade si irrigidì. Strinse ancora più forte Assia e tentò di allontanarsi. Christian invece, stordito dal dolore, non fece nulla, non riconoscendo neanche il suo salvatore.  Jade non sapeva che fare. A questo punto doveva per forza usare i suoi poteri. Poggiò quindi il peso di Assia su una mano sola, e tolse quella libera dall’acqua, cercando di emanare fuoco, ma Bruce la stoppò, parlandole.
“Non vi farò del male” disse. La ragazza non rispose.
“Sono tuoi amici?” domandò poi.
A quel puntò Jade annuì.
“Chi è lei?” chiese la ragazza a Bruce.
“Sono un dottore. Posso aiutarli. Posso aiutarvi!”
Jade non si fidava, ma quell’uomo aveva tra le mani uno dei suoi amici più cari. Doveva agire con calma, per cui consegnò Assia a Banner, che l’agguantò con l’altro braccio, cercando di capire le sue intenzioni.
“Li porti in salvo. Alle meduse ci penserò io” disse poi.
Se Bruce si fosse rivelato una minaccia, ci avrebbe pensato dopo con più calma. L’unica cosa che importasse davvero in quel momento, era la salute dei suoi compagni.
“Come pensi di fare?” domandò il dottore confuso.
“Si allontani” le ordinò Jade.
Bruce fece come detto, e, dopo essersi accertata che gli amici si trovassero ad una distanza che bastasse a non nuocere loro minimamente,Jade  si concentrò, chiudendo gli occhi. Il suo corpo emanò un calore tale da far evaporare parte dell’acqua marina, e dopo poco, rilasciò un’onda d’urto che fece esplodere le meduse intorno. Bruce osservò la scena allibito. Non sapeva davvero cosa dire, e si chiese chi stesse davvero cercando di aiutare. Jade nel frattempo aveva riaperto gli occhi, ed ansimava. Puntò lo sguardo su Bruce e gli fece cenno di andare. L’uomo, che nel frattempo era rimasto a bocca aperta, si riprese dallo stupore ed annui.
“Oh… oh ce…certo” acconsentì balbettando.
La ragazza era soddisfatta della reazione dell’uomo. Sperava che, in qualche modo,  mostrando i suoi poteri, l’individuo si sarebbe intimorito, e avrebbe evitato così di commettere qualcosa di indesiderato.
Accertatosi di essersi liberati delle meduse, la ragazza e il dottore nuotarono strenuamente fino a riva, dove posarono Christian ed Assia delicatamente.
Jade si rivolse all’amico.
“Ehi, mi senti?”
Il giovane, stordito, rispose.
“Certo”
La ragazza lo guardò preoccupata.
“Ci sono ancora dei pezzi di medusa attaccati alla ferita. Inoltre è stato punto in varie parti della gamba” disse Bruce, attirando l’attenzione di Jade.
“Davvero? E’ possibile una cosa del genere?” domandò la ragazza sinceramente stupita.
“Si, ed è anche una cosa grave. Bisognerebbe lavare le parti infette con acqua di mare, e coprirle per evitare che si scuriscano al contatto con la luce” spiegò il dottore. La ragazza annuì. Si strappò quindi una manica della tuta grigia, che indossava, identica a quelle degli altri due ragazzi, e ancora impregnata di acqua, quindi la usò per coprire l’intera gamba di Christian.
Per l’ennesima volta Bruce la guardò stupito. Quella ragazzina aveva colto appieno le sue parole e le aveva messe in atto, senza che lui le indicasse niente.
“Molto perspicace” si trovò a pensare, mentre provava a curare l’altra ragazza svenuta. Ora le attenzioni caddero tutte su di lei, mentre Christian cercava di riposarsi.
Bruce cercò di sentirle il battito cardiaco, ma non percepì nulla. Per questo si allarmò e cominciò il massaggio cardiaco. Ancora niente.
“No! No no no no no no!” ripeté più volte, sotto gli occhi vigili di Jade, che era pronta ad agire, qualsiasi cosa fosse successa. Bruce constatò che la ragazza non respirava, e per evitare il peggio, arrivò ad una sola soluzione. Le aprì la bocca, tappandole il naso e applicò la respirazione artificiale. Ripeté più volte l’operazione, massaggio cardiaco e respirazione artificiale, fin quando Assia riprese i sensi, tossendo e sputando acqua. Bruce si allontanò dalla giovane per lasciarle aria, e, dopo che il colore della pelle si ristabilizzò alquanto, Jade le corse incontro scuotendola violentemente. Bruce allora spalancò gli occhi in preda allo stupore.
“Cretina, mi hai fatto spaventare”
Assia la strattonò via, irritata e anche confusa.
“Oh, sono viva?” domandò.
“Purtroppo si” rispose Jade.
“Oh, è stato terribile! Credevo davvero di stare per morire! Non sono stata più felice di vederti in vita mia. Cavolo, devo stare davvero male!” scherzò Assia.
“Ma sei proprio stupida! Io mi preoccupo per te, e tu mi prendi in giro? Avrei dovuto lasciarti sprofondare!” disse indignata Jade, pur sapendo che l’amica non pensava davvero quelle cose.
“Almeno saremo in due a sopportarti” la voce debole di Christian attirò l’attenzione di tutti.
“Se non muori da solo, ti uccido io!” lo minacciò seriamente la ragazza alla quale era stato riservato l’insulto. Assia si preoccupò nel vedere il suo amico messo così male.
“E’ stato punto da qualche medusa” spiegò Jade.
“Oh, è stata una brutta giornata per entrambi! Jade, si può sapere perché cavolo a te non è successo niente?” domandò Assia.
“La finisci?” le urlò contro l’amica, irritata, mentre Christian alzò il pollice verso la complice, ma subito dopo si lamentò per un’improvvisa fitta.
Bruce allora si avvicinò al ragazzo e solo allora Assia si accorse della presenza del dottore.
“Chi è quello?” domandò sottovoce a Jade.
“Oh lui ti ha salvato la vita, inoltre ha aiutato Christian a nuotare fino a riva” fu la risposta.
“Oh…” reagì Assia. “Salve” disse poi rivolta a Bruce. Il dottore le fece un cenno con il capo, e alzò la mano in segno di saluto.
“Ci si può fidare?” bisbigliò poi a Jade.
“Non lo so” le rispose, dopo però fece un falso sorriso per mascherare la diffidenza.
Banner nel frattempo controllò l’infortunio di Christian, togliendogli la bendatura provvisoria, e riscoprendo una brutta infiammazione. I pezzi di medusa però, erano scomparsi. Ricoprì subito la ferita, con i gemiti di dolore da parte del ragazzo.
“Allora?” gli chiese Jade.
“Purtroppo la ferita non può guarire senza l’applicazione di una qualche crema contro le irritazioni, che qui non vedo. Bisognerebbe trovarla al più presto, oppure, nel peggiore dei casi, il vostro amico rischia di entrare in shock anafilattico” rispose preoccupato.
“E tu non hai niente di tutto ciò?” domandò Assia. Gli diede del tu: a quella ragazza le formalità non piacevano per niente, ma Bruce non se accorse nemmeno.
“Purtroppo le uniche attrezzature mediche di cui potevo aver a disposizione si trovavano sul veicolo dove viaggiavo, che ahimè si è schiantato”
A quelle parole le ragazze si accigliarono. Strano, anche il loro veicolo si era schiantato, ma abbandonarono subito i loro dubbi. Dopotutto quel tizio li stava aiutando, ma non era però da escludere l’idea che fosse un agente dell’HYDRA, che li stava ingannando. Quanti dubbi! Quanti sospetti! Certo era da dire che a prima vista Bruce non avesse proprio un aspetto minaccioso, ma se non fosse solo? Se ci fosse qualcun altro con il quale si tenesse in costante contatto? Queste domande si posero nelle menti delle giovani ragazze, una dopo l’altra, ma non era proprio il momento di pensarci. Bisognava concentrarsi solo ed unicamente su Christian.
“Propongo di chiamare il pronto soccorso. Sapete forse dove ci troviamo? Magari riusciamo a trovare una cabina telefonica e, se non lo sapete, potremmo chiedere a qualcuno il numero specifico del posto” propose Bruce.
Le giovani accantonarono subito l’idea. Di chiamare il pronto soccorso non se ne parlava. Qualcuno avrebbe potuto rintracciare l’HYDRA. Dopotutto, in qualsiasi posto si trovassero, l’unica che sapevano davvero, era che fosse in affari con l’organizzazione. Non sapevano però come spiegarlo al dottore, e quindi si limitarono a non dire nulla, sperando che l’uomo cambiasse idea. Ma non fu così.
“Non potete chiamare i vostri genitori?” chiese.
Nessuna risposta.
“Non volete parlare? Bene… ragazzi da dove venite veramente?” domandò nuovamente.
Ancora niente.
“Capisco!” Bruce non voleva insistere troppo. Non sarebbe stato il caso, visto i poteri di una di loro. Dovevano essere dei potenziati, non c’era alcun dubbio. Ragion per cui, non li avrebbe persi di vista. Non poteva contattare gli Avengers. Lui non era più uno di loro. E chiamare lo SHIELD era escluso! Sapeva benissimo quanto fosse corrotto. L’unica soluzione era chiamare il pronto soccorso, ma non era proprio una buona idea. Anche il ragazzo poteva avere qualche potere speciale, ed avrebbero potuto scoprirlo. Non poteva andare in nessun tipo di farmacia. Si maledì per non avere soldi, ed ovviamente anche i ragazzi ne erano sprovvisti. E allora che fare? Si passò una mano sul volto, in preda alla frustrazione, poi si rivolse di nuovo a Jade e ad Assia.
“Sentite, lo so che siete spaventati, che non vi fidate. E’ comprensibile, davvero. Ma se voi non aiutate me, io non posso aiutare voi” disse.
“Cosa vuole sapere?” chiese Jade.
“Siete dei potenziati vero?” domandò Bruce, lasciando di sasso le due ragazze. Come diavolo faceva quel tipo a sapere chi fossero i potenziati? La fiducia calò notevolmente.
“Chi è lei?” domandò nuovamente Jade.
“Te l’ho già detto! Sono un dottore!” rispose Bruce.
“Chi è lei veramente?” ripeté Jade, stavolta molto più seria.
Bruce allora chinò la testa, fece un mezzo sorriso, e sospirò, dopodiché rispose.
“Chi sono io? Fidati non vorresti saperlo”
“Come sarebbe a dire?” domandò stupita Assia.
Il discorso però venne interrotto dai gemiti di dolore di Christian.
“Volete davvero perdere tempo nel sapere chi sono io, quando il vostro amico sta per morire?” domandò Bruce.
“Si, lo siamo” intervenne allora il ragazzo dolorante, per rispondere alla precedente domanda del dottore. Christian si sforzò di sedersi. Bruce gli si avvicinò.
“Sto bene non si preoccupi” disse, ancora un po’ addolorato, e finalmente si sedette.
“Christian” lo chiamò Assia, ma non fece in tempo a finire, in quanto venne interrotta da Jade.
“Ok, uno, sappi che mi fa piacere che tu ti sia ripreso, e due… COME DIAVOLO TI E’ VENUTO IN MENTE DI DIRE UN INFORMAZIONE DEL GENERE AD UNO SCONOSCIUTO? Ma dico, la testa ce l’hai solo per dividere le orecchie?”
“Ehi, ehi calma. Pensateci bene. Se fosse un agente dell’HYDRA, che scopo avrebbe di mantenerlo segreto? Ci avrebbe portati con lui o magari avrebbe già contattato un esercito, non trovare? E poi sarei io quello stupido? Ma perché dovete pensare così male? Soprattutto tu, Jade. Perché diffidi da tutto e tutti?” spiegò il ragazzo.
“Ho semplicemente imparato a farlo” fu la risposta.
“Ok, ok. Ragazzi, non so voi, ma io qui avverto una certa tensione. Ora che il giovane…” disse
“Christian” continuò il ragazzo seguito da un “non ci posso credere” da parte di Jade.
“Ora che il giovane Christian si è ripreso, cosa ne dite di sederci e spiegarci tutto a vicenda?” propose Bruce.
“Mi sembra una buona idea” concordò Assia.
“D’accordo” accettò anche Jade, dato che ormai non avevano più niente da perdere.
“Allora che ne dite di dirmi i vostri nomi? E poi magari, potreste spiegarmi un po’ i vostri poteri, visto che ” chiese Banner.
“Io sono Christian, l’ho già detto. L’HYDRA ha fatto molti esperimenti su di me. Sono stato il primo ad essere portato lì. Mi hanno iniettato il DNA di un gatto all’interno dell’organismo, e grazie a ciò riesco a fare cose… cose del genere!” e detto questo Christian mostrò un degli artigli che gli crebbero sulle dita, con dei cuscinetti che si formarono sui palmi delle mani, inoltre sorrise, mostrando dei canini molto sviluppati.
“Ho un udito molto più sviluppato della norma, per non parlare della vista. E neanche con l’olfatto me la cavo male.” Spiegò infine. Bruce lo osservò meglio. Christian aveva i capelli chiari, ma non abbastanza dall’essere biondi. La sua pelle era abbastanza scura e le sue iridi erano dorate, proprio come quelle di un gatto.
“Jade” si presentò poi l’amica di Christian. “L’HYDRA ha immesso varie sostanze nel mio corpo, creando una reazione termica, che mi ha permesso di poter mettere in atto una continua combustione a mio piacimento” spiegò.
“Generi fuoco!” ipotizzò Bruce.
“Esatto”
I poteri della giovane erano molto interessanti, come pericolosi. Jade aveva dei capelli lisci corti fino alle spalle. Alcune ciocche erano bionde, mentre altre erano di un colore molto scuro. Presentavano però anche delle pigmentazioni di rame. I suoi occhi erano davvero grandi e scuri, e da essi non si riusciva a percepire nessun emozione. Erano degli occhi quelli, che non trasparivano nulla. La sua pelle era di un bianco latte, quasi impressionante.
“Il mio nome invece è Assia” si presentò infine l’altra ragazzina. “Non ho nessun potere. L’HYDRA non ha potuto fare nessun esperimento su di me” disse poi, quasi sollevata. Quindi lei poteva essere più debole degli altri, e questo poteva metterla in pericolo, ma di certo non la rendeva una minaccia. Almeno qualcuno era riuscito a salvarsi. A quei poveri ragazzi era stata cambiata la vita radicalmente. I capelli di Assia erano castani, e, anche se ancora bagnati, si potevano notare dei ricci lunghissimi. I suoi occhi erano dello stesso colore dei capelli, anche loro molto grandi. A differenza di Jade, i suoi occhi sembravano manifestare una tristezza immensa, mischiata ad una grande stanchezza, ed era impossibile non perdersi almeno un secondo a fissarli. La pelle invece era di un pallido cadaverico, sembrava quasi malata.
“Bene Christian, Jade ed Assia. Io invece mi chiamo Bru…” cominciò il dottore, ma si interruppe da solo, pensando che sarebbe stato meglio non dire il proprio o nome. Siccome quei ragazzini avevano passato del tempo con l’HYDRA, probabilmente erano a conoscenza degli Avengers, e dopo i disastri combinati, il suo nome non era più sconosciuto.
“Brook Ba…Bana. Brook Bana” mentì spudoratamente Bruce.
In quel mentre si sentì uno strano rumore. Gli stomaci dei ragazzi stavano brontolando. Poverini. Chissà cosa davano da mangiare loro. E soprattutto se  gli davano da mangiare.
“Avete fame non è vero?” domandò.
“Si tanta. Non mangiamo da giorni” rispose Assia.
Bruce allora si accorse del pacchetto di noccioline. Fortunatamente se l’era messo in tasca, e così tirò fuori la confezione fortemente ripiegata. All’esterno era piuttosto bagnata, ma fortunatamente le noccioline si erano salvati, visto che era fatta di plastica impermeabile.
“Ecco tenete” disse, lanciando il pacchetto ad Assia, che lo afferrò prontamente.
“Oh, grazie, davvero!” disse la ragazza, sinceramente grata.
“Abbiamo molto di cui ringraziarla dottor Bana” disse infine Christian.
Bruce sorrise.
“Non c’è bisogno che mi ringraziate. Sono un dottore, è mio dovere aiutare le persone che ne hanno bisogno” disse poi. Nel frattempo il sole era calato del tutto ed il cielo si era fatto scuro.
Jade aveva bruciato con i suoi poteri il paracadute usato da Bruce per atterrare sulla costa, creando così un fuocherello che avrebbe fornito luce e calore. Dopo un po’ Christian ed Assia si addormentarono, mentre Jade restò sveglia per molto tempo. Passata qualche ora però anche lei cedette al sonno. In fondo era stata una giornata dura per tutti. Bruce invece restò sveglio. Non avrebbe lasciato quei ragazzi. Potevano stare anche dalla parte dell’HYDRA, ma dai loro racconti si capiva che non erano stati loro a deciderlo. E poi, dopotutto, oltre che strani, quelli erano davvero tre ragazzi simpatici.







Angolo dell'autrice
Rieccomi con questo primo capitolo dopo il prologo! Vi confesso che ho sudato tanto per scriverlo, e come la scorsa volta, sono riuscita a pubblicarlo alle 6.00 del mattino. Non prendetemi per pazza. Bevo troppo caffè ultimamente. In questo capitolo conosciamo meglio i tre giovani ragazzi, e stringono un rapporto con Bruce, che però non rivela il suo vero nome. Ho usato lo stesso cognome di Eric Bana, l'attore che ha interpetato Bruce nel film di Hulk del 2003. Voi l'avevate riconosciuto? Se si avrete sicuramente visto il film. In quel caso, vi è piaciuto? Fatemi sapere. Comunque ho usato il cognome perchè cominciava con Ban xD
Eh, niente. Che ci crediate o no mi si sono rovinate le mani a furia di scrivere, ma non m'interessa. Sono i rischi del mestiere. u.u
Spero proprio che mi facciate sapere se questo capitolo vi piace o no, ma tranquilli, ringrazio anche chi legge solamente. Spero però che non facciate i timidi. 
Beh, io vado... e alla prossima! :D

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Capitolo 3
*** Italia ***


                                                         CAPITOLO 2: ITALIA
La luce dell’alba svegliò Jade, che si mise ad annusare l’aria di mare che le entrava fresca nei polmoni. Il suo volto pallido, nonostante le poche ore di sonno, sembrava riposato, come se le bastasse quel poco tempo a recuperare le energie. Guardò Assia e Christian che dormivano beatamente. Erano tutti asciutti ormai, e il fuoco creato la sera prima era stato spento da qualcuno. Si ricordò quindi di Bruce e si mise a cercarlo con lo sguardo, ma una voce la fermò.
“Soffri di insonnia, non è così?” Si trattava del dottore, seduto poco dietro ai tre giovani. Alla vista improvvisa dell’uomo, Jade si ricompose, ed irrigidì i muscoli facciali, raddrizzando la schiena.
“Anche lei deve soffrirne a quanto pare” constatò Jade.
“Stanotte non mi andava proprio di dormire” aggiunse solo Bruce. Ed era vero. Era rimasto svenuto così tanto tempo dopo essere ritornato normale in seguito alla trasformazione, che la sola idea di chiudere gli occhi non lo allettava tanto.
“Capisco” aggiunse la ragazza, dopodiché tra i due ci fu un silenzio che durò una manciata di minuti, fino a quando Bruce si alzò, mentre Jade cominciò a fissarlo.
“Beh direi di dover andare ad osservare un po’ meglio le coste, per capire dove ci troviamo” disse l’uomo, allora Jade si alzò a sua volta.
“Vengo con lei” disse. Non aveva alcuna intenzione di perdere d’occhio Bruce. Il fatto che l’uomo si fosse allontanato anche solo per poco, avrebbe potuto fornirgli l’occasione di chiamare l’HYDRA o chiunque altro con cattive intenzioni.
“Non ti fidi di me, non è così?” domandò Bruce, pur sapendo di conoscere la risposta.
“No” rispose Jade con semplice disinvoltura.
Il dottore rimase interdetto. La ragazza aveva pronunciato quella singola parola senza minimamente preoccuparsi di fingere. Fece una smorfia, e scosse la testa.
“Dopo di te” disse, dopo aver allargato le braccia e aver fatto cenno alla giovane di andare avanti.
“Dopo di lei” ribatté Jade. Doveva tenerlo costantemente sott’ occhio.
“D’accordo” concluse infine Bruce, e i due si incamminarono.
Dopo che i due si furono allontanati, lentamente anche Assia cominciò a svegliarsi. Si guardò intorno a sua volta, e non trovando né il dottore né l’amica, si spaventò. Pensò di svegliare Christian, ma ripensandoci non sarebbe stata una buona idea. Quanto lontano sarebbe potuto andare con la gamba in quello stato? Inoltre semmai fosse capitato qualcosa a lei e a gli altri, almeno sarebbe rimasto qualcuno a chiamare soccorsi. Decise quindi di incamminarsi da sola, molto cautamente, guardandosi alle spalle ogni tanto. Si mise a seguire le impronte di Bruce e Jade sulla spiaggia, e dopo un po’ riuscì a trovarli intenti ad osservare le coste. Qualcosa non le quadrava. Perché i due si sarebbero dovuti allontanare tutto d’un tratto? Rimase comunque sollevata dal fatto che entrambi stessero bene. Nessuno dei due si era accorto di lei, quindi decise di rimanere in disparte ad ascoltare la loro conversazione.
“Allora, sei riuscita a capire dove ci troviamo?” sentì domandare da Bruce.
“No, se l’avessi capito gliel’avrei già detto!” rispose Jade in un modo scontroso.
Il dottore decise di non fare troppo caso al tono della giovane.
“Purtroppo anche io non ne ho la ben che minima idea. Dovremmo allontanarci. Forse è meglio se torniamo indietro dai tuoi amici e vediamo come sta Christian, o se almeno riesce a camminare” propose Bruce.
“Li lasci dormire ancora per qualche ora. Si meritano un po’ di riposo” disse Jade.
“Tieni tanto a loro, vero?” domandò il dottore.
“Lei come si comporterebbe con i suoi amici, se foste precipitati da un veicolo e uno di loro fosse stato punto da una medusa, mentre l’altra stesse stando per annegare?” domandò a sua volta la ragazza.
Incredibile. Aveva di nuovo risposto alla sua domanda, con un’altra domanda.
“Devo dire che sei davvero brava a nascondere le emozioni. Te l’ha insegnato l’HYDRA oppure hai un talento naturale?” domandò di nuovo, ma  Jade lo ignorò.
“Ho avuto a che fare con persone che mi hanno portato a sviluppare questo “talento” in realtà” rispose la ragazza dopo un po’.
“Capisco. Mi dispiace, ma devi stare tranquilla. L’HYDRA avrà quello che si merita”
“NON SONO STATI QUELLI DELL’HYDRA A RENDERMI COSI’!” urlò la ragazza, zittendo Bruce, e persino Assia che stava ancora origliando, rimase stupita dalla reazione dell’amica.
“Non c’è bisogno di essere così scontrosi, lo sai vero?” cercò di calmarla il dottore.
“E’ solo che il suo comportamento da psicologo mi da sui nervi! Lei si presenta, ci salva, questo glielo concedo,  e poi pretende di sapere tutto su di noi! Beh, io sono così e lei non può pretendere di conoscermi!” spiegò Jade sinceramente irritata.
Questo Bruce non se l’aspettava, quindi rimase semplicemente in silenzio. Assia decise quindi di uscire allo scoperto e di intervenire, prima che le cose cominciassero a prendere una piega peggiore. Per lei Jade non avrebbe dovuto rivolgersi ad un estraneo in quel modo.
“Ehi! Jade, Dottor Bana!” urlò Assia ai due, che si voltarono di scatto.
“Assia” la chiamò Jade, che le andò in contro.
“Finalmente vi ho trovati. Mi sono svegliata un po’ di tempo fa e, non vedendovi mi sono preoccupata ed ho deciso di venirvi a cercare” spiegò Assia.
“Poteva essere successo qualsiasi cosa e tu hai deciso di venirci a cercare da sola?” domandò Jade stupita.
“Perché? Non avrei dovuto?” domandò Assia senza capire il motivo della precedente domanda dell’amica.
Jade si passo una mano tra i capelli sconvolta.
“Oddio ma davvero tu… sei così ingenua?” domandò.
“Perché scusa?” chiese Assia, a quel punto indignata.
“Lascia stare” si arrese infine Jade.
Alla vista della scena, Bruce si ritrovò a sorridere. Quelle due ragazze erano l’una l’opposto dell’altra, eppure andavano d’accordo. Il carattere gentile ed ingenuo di Assia andava in contrasto con quello scontroso e serio di Jade, ma pareva che si completassero a vicenda.
“Ragazze, cosa dite di andare da Christian? Bisognerebbe svegliarlo” propose Bruce.
“Concordo” disse Assia.
“Ok” acconsentì Jade. Così tornarono dove avevano lasciato Christian ancora dormiente.
“Ehi, ehi” sussurrò Assia all’amico, che però non dava segni di essersi svegliato.
“Lascia fare a me!” disse Jade, e si ritrovò a scuotere Christian molto violentemente, gridando:
“Se non ti svegli ti do un pugno!”
A quel punto il ragazzo si svegliò, leggermente scosso, con gli occhi spalancati.
“E’ successo qualcosa?” domandò poco prima di sfoderare gli artigli affilati.
“No, tranquillo, non è successo niente. Ce ne dobbiamo andare da qui. Dobbiamo pur capire dove ci troviamo! Come stai con la gamba? Spero bene, altrimenti ti lasciamo qua” spiegò e minacciò allo stesso tempo Jade.
“COSA?” chiese Christian, spaventato.
“Ehi, stava solo scherzando, vero Jade?” disse Assia.
“Ma certo. O forse no? Chi può dirlo?” aggiunse Jade sorridendo malignamente.
“Sta scherzando, sta scherzando” ripeté Christian a se stesso, per tranquillizzarsi.
“Allora come ti senti?” domandò Bruce al ragazzo.
“Ah… io… abbastanza bene sì” rispose Christian.
“Sei sicuro? Non si guarisce così su due piedi da una puntura di medusa, figurarsi da più di una. Non ti dispiace se do un’occhiata, vero?” domandò il dottore.
“Oh, no si figuri” fu la risposta del ragazzo.
Ottenuto il consenso, Banner sfilò la fasciatura dalla gamba del ragazzo, scoprendo una cosa che lo fece rimanere di stucco. La ferita di Christian, infatti, era completamente guarita!
“Questo è… impossibile!” disse Bruce, rimanendo a fissare ancora quella scena strepitosa.
“La ferita è completamente guarita. Come?” aggiunse poi, guardando il ragazzo negli occhi.
“Io non… non lo so!” rispose semplicemente Christian.
“Riesci a camminare o no?” gli domandò Jade.
Christian allora si alzò in piedi e mosse qualche passo, molto prudentemente, aspettandosi comunque qualche fitta improvvisa, ma al contrario non sentì nulla.
“Direi di si” rispose poi, ma Bruce non era ancora convinto.
“Beh, sta bene. Dovremmo esserne tutti felici no?” disse Assia.
“Certo…” acconsentì Bruce, tuttavia dentro di sé cominciò a capire che la situazione di quei ragazzi era molto più grande di quanto immaginasse. Sicuramente avrebbe dovuto fare qualche analisi in più, e per questo avrebbe avuto bisogno di un laboratorio. E gli unici in grado di offrirglielo sarebbero stati gli Avengers. Non c’era più tempo da perdere. Avrebbe dovuto contattarli, suo malgrado, il prima possibile. La parte più difficile sarebbe stata convincere i giovani, specialmente Jade, a venire con loro.
“Direi che possiamo andare” disse Jade, interrompendo i pensieri di Bruce.
“Si, certo. Allora andiamo” acconsentì Bruce, e così i tre si avviarono.
Jane, Christian ed Assia con Banner davanti a tutti.
Durante il viaggio silenzioso, e abbastanza lungo, Jade non distoglieva lo sguardo nemmeno un secondo da Bruce, mentre Christian fissava Jade, ed Assia si lamentava per il tragitto troppo lungo, rimediando soltanto occhiate divertite da parte di Bruce. Alla fine si ritrovarono tutti in un paesino molto affollato. C’erano negozi ovunque e di ogni genere, e persino persone che vendevano oggetti in mezzo alle strade. Per Bruce non fu niente di non già visto nella sovrappopolata New York; Jade osservava col suo solito sguardo indagatore, ma senza far trapelare alcuna emozione;  Christian al contrario sembrava molto affascinato dal tutto, ma allo stesso tempo spaventato. C’erano davvero tante persone ed un odore di buon cibo inebriava l’aria. Al ragazzo venne l’acquolina in bocca. Assia invece era stranamente silenziosa, ed osservava tutto in maniera pensierosa.
“A qualcuno sembra familiare questo posto?” domandò Bruce.
“Non mi dice nulla” affermò Jade.
“Neanche a me, però è bello!” disse Christian.
Assia invece stette ancora in silenzio.
Si allontanò leggermente dal gruppo, finché notò una scritta su di un manifesto pubblicitario. Era uno slogan tipico di una marca di shampoo per capelli che diceva “Perché noi valiamo”. Assia la lesse bene, e continuò a leggere altre di queste scritte, senza alcuna difficoltà, perché quella lingua non le risultava per niente estranea. Giunse quindi ad una conclusione, che le fece emanare un sorriso a trentadue denti sul giovane volto. Corse immediatamente dagli altri.
“Ragazzi! So dove siamo!” urlò felice.
“Davvero? Che aspetti a dircelo?” domandò Jade.
“Ma naturalmente in Italia no?” disse Assia.
“Come fai a dirlo?” domandò Christian.
“E’ facile. Guardate bene le scritte sui manifesti pubblicitari. Sono tutti scritti in lingua italiana!” spiegò, ancora più felice.
Bruce allora tentò di leggere qualche parola, e per esperienza, capì che si trattava davvero di parole scritte in italiano.
“Ha ragione. Siamo in Italia” concordò il dottore. “L’HYDRA vi ha insegnato anche questa lingua?” domandò poi.
“No no, la conosco solo io” disse Assia.
“E dove l’hai imparata?” domandò ancora Bruce.
“Qui. Questo è il mio paese di nascita!” spiegò la giovane, stavolta euforica.
“Questa poi. Sei nata in Italia e non ce l’hai mai detto” commentò Christian.
“Voi non me l’avete mai chiesto” disse Assia, facendo spallucce.
“Beh sappiamo dove siamo. Questa è un’altra cosa a nostro favore” affermò Jade.
Assia però ormai aveva già smesso di pensare. Ogni sua preoccupazione era scomparsa. Si trovava nel suo paese, da dove era stata portata via due anni fa. Avrebbe potuto rivedere ogni cosa che conosceva durante l’infanzia, rincontrare i suoi compagni e chissà, magari anche la sua famiglia. Le vennero quasi le lacrime al pensiero di poter riabbracciare sua madre, suo padre e suo fratello.
“In che parte d’Italia ci troviamo esattamente?” domandò Bruce.
“Questo non lo so, dovremmo chiedere in giro. Da bambina ho viaggiato in molti paesi d’Italia e se siamo in uno di essi vuol dire che la fortuna è dalla nostra parte” spiegò Assia.
L’Italiano Bruce lo conosceva. Aveva avuto modo di studiarlo, ma non masticava particolarmente la lingua.
“Aspettate qui” detto questo Assia si allontanò leggermente dal gruppo, per chiedere informazioni. Si avvicinò ad un uomo, e cominciarono a conversare in Italiano, dopodiché la ragazza salutò l’individuo e si congedò per rivolgersi ai suoi compagni.
“Ho una buona notizia ed una cattiva notizia. Da quale delle due comincio?”
“Qual è la cattiva?” domandò Jade.
“La cattiva notizia è che ci troviamo in Sardegna, che come sapete, è un isola. Quindi senza soldi non credo potremmo attraversare il mare” spiegò Assia.
“Questa non ci voleva” commentò Christian.
“E la buona notizia?” domandò Bruce.
“La buona notizia è che fortunatamente qui vivono i miei zii. Quindi possiamo chiedere aiuto a loro. Saranno felici di vedermi” spiegò Assia, con un tono più allegro rispetto a prima.
“Però…” continuò.
“C’è anche un però?” domandò Jade.
“Si trovano piuttosto lontani da qui. Ci metteremo tutta la giornata ad arrivare a piedi” concluse di spiegare Assia.
“Oh grandioso!” disse Jade in tono sarcastico.
Bruce nel frattempo si era perso nei suoi pensieri. Da quel che gli avevano raccontato, sapeva che Assia non era stata sottoposta a nessun tipo di esperimento da parte dell’HYDRA, quindi sarebbe stato inutile portarla dagli Avengers, dato che aveva anche i suoi zii ad aspettarla poco lontano. Sarebbe stato meglio chiamare subito la squadra oppure accompagnare prima la ragazza a casa? I suoi pensieri però vennero nuovamente  interrotti.
“C’è solo un problema” disse Christian.
“Vale a dire?” domandò Jade.
“Dovrei andare in bagno” rispose il ragazzo imbarazzato.
“Non puoi trattenerla?” domandò così seccata Jade.
“E’ da stamattina che la trattengo quindi no!” rispose Christian.
Assia scosse la testa divertita.
“Ci sono dei bagni qui. Puoi chiedere in qualche bar” disse.
“E come faccio se non conosco l’Italiano?” domandò Christian.
A Bruce allora venne in mente un’idea.
“Lo accompagno io” propose. “Ho studiato l’italiano in passato e ricordo ancora come si formulano molte frasi, per questo potete stare tranquilli” spiegò il dottore.
“Non se ne…” cominciò Jade, ma venne interrotta da Christian, che tirò Bruce per un braccio, avviandosi in cerca di un bar.
“Ci vediamo dopo” salutò il giovane e si avviò con Banner.
“Lo spero per te!” lo minacciò Jade.
Era fatta! Accompagnando il giovane Christian, Bruce avrebbe avuto modo di contattare gli Avengers.
A Jade però l’idea di lasciare l’amico da solo con il dottore non allettava tanto, e mostrava un’espressione per nulla compiaciuta. Assia se ne accorse.
“Ehi, tutto bene?” domandò all’amica.
Jade la guardò e sospirò.
“Secondo te è normale avviarsi da solo con uno sconosciuto?” domandò ad Assia.
“Ascolta, so che non ti fidi del dottor Bana, ma a me sembra un tipo apposto. Inoltre devi smetterla di preoccuparti per Christian. E’ in gamba, e lo sai bene. Diavolo è sopravvissuto da continue punture di medusa!” la rassicurò Assia.
“Forse hai ragione tu, ma non credi che infondo Christian sia imprudente?”
Stavolta Jade non ebbe nessuna risposta dall’amica. Assia infatti stava fissando un punto preciso, con gli occhi e la bocca spalancati.
“Ma mi stai ascoltando? Assia? Assia ci sei?” domandò Jade.
“Non ci posso credere!” mormorò Assia.
“Cosa?” domandò Jade.
“Lo vedi quel ragazzo biondo laggiù? Scommetto tutti i soldi del mondo che si tratta di mio cugino Marco” disse allora Assia.
“Davvero?” domandò l’altra.
“Si non c’è dubbio. Deve essere lui!” confermò Assia, così si allontanò dall’amica per chiamare il cugino.
“Marco! Ehilà Marco! Sei tu? Sei proprio tu?” domandò.
Il ragazzo allora si girò, ed Assia corse ad abbracciarlo.
“Ti ricordi di me? Sono Assia, tua cugina. Cavolo è da anni che non ci sentiamo!” disse Assia.
A quel punto il ragazzo sciolse l’abbraccio.
“Hai proprio detto Assia? Si mi ricordo di te, ma che ci fai qui? Tu dovresti essere morta!” disse.
A quelle parole persino Jade, che osservava la scena in lontananza, rimase interdetta.
“Ma che diavolo stai dicendo Marco? Perché dovrei essere morta?” domandò Assia sinceramente stupita.
“Avresti dovuto fare la fine della tua famiglia” disse ancora il ragazzo.
“Non… non capisco. E’ successo qualcosa alla mia famiglia? Tu lo sai? Dimmelo ti prego!” pregò Assia, quasi urlando.
A quel punto Marco sorrise.
“Così non sai nulla. Sei qui da poco vero?” disse.
“Non hai risposto alla mia domanda!” gli urlò contro Assia.
“Come vuoi. Ti dirò quello che è successo alla tua famiglia. Semplicemente quei fetenti si sono messi contro chi non avrebbero dovuto.  Hanno osato mettersi contro la malavita, e così sono rimasti schiacciati. Sono tutti e tre morti, mia cara Assia” spiegò Marco, con tutta la cattiveria che potesse avere.
Jade desiderò che quel ragazzo finisse arrostito, ma guardò l’amica fare una mossa che non si sarebbe mai aspettata da lei. Assia infatti aveva preso Marco per la maglia con una mano, e nell’altra teneva ben serrato un pugno pronto da scagliare.
“Tu stai mentendo, maledetto!” disse.
“Levami le mani di dosso lurida…” Marco non ebbe il tempo di finire la frase, che ricevette un pugno dritto in faccia, facendolo sanguinare dal naso. A quel punto il ragazzo diede un calcio ad Assia dritto sulla pancia e la costrinse a piegarsi dal dolore e a finire in ginocchio. Marco si pulì il naso gocciolante con il dorso della mano ed estrasse una pistola.
“E’ tempo che tu faccia la stessa fine della tua lurida famiglia!” disse, puntando l’arma alla testa di Assia.
Jade allora scagliò una fiamma verso la mano di Marco, che si ustionò, ed emanò un urlo di dolore, facendo cadere la pistola. Marco allora lasciò stare Assia e concentrò tutta la sua attenzione su Jade.
“I tuoi poteri… stai con l’HYDRA! Perché mi attacchi? Rispondi!” le urlò contro il cugino di Assia.
Avevano ragione. L’Italia ormai era scesa a patti con l’HYDRA.
“Perché lei è mia amica!” rispose Jade.  “Ora vattene, se non vuoi finire male!” lo minacciò.
Marco scoppiò a ridere.
“Tu ti credi invincibile, non è vero, potenziata? Beh ti sbagli. Ricordati che sarai sempre uno scarto di laboratorio!” dichiarò. Jade lanciò nuovamente raggi di fuoco in direzione di Marco, che li schivò tutti prontamente.
“Invece di essere così sicura di te dovresti guardarti le spalle ogni tanto” disse Marco.
Jade non ebbe nemmeno il tempo di riflettere sulla frase dell’avversario, che si ritrovò stordita da una botta dietro alla testa. A dare il colpo era stato un uomo adulto biondo. Doveva essere il padre di Marco.
“L’HYDRA pagherà un occhio della testa per riaverla indietro” dichiarò l’uomo. “Avanti prendila!” disse al cugino di Assia. Marco si avvicinò alla giovane, ma venne fermato da un urlo.
“Non toccarla!” Era la voce di Assia. La ragazza era riuscita a riprendersi e a recuperare la pistola caduta di mano al cugino.
Marco allora alzò le mani.
“Assia, calmati. Possiamo parlarne!” disse con un finto tono preoccupato.
L’uomo sentendo il nome Assia si stupì.
“Nipote mia! Quanto tempo!” disse.
“Getta subito la pistola zio, altrimenti sparo!” lo minacciò Assia.
“No, gettala tu. Altrimenti per la tua amica di fuoco si metterà molto male!” Detto questo l’uomo puntò la pistola contro Jade e stava per premere il grilletto, quando Assia urlò nuovamente.
“NO!” e a quel punto lo fece. Sparò alla mano dello zio. Le gocce del suo sangue caddero a terra, e i suoi lamenti furono talmente strazianti che tutto il quartiere li percepì. Persino Bruce e Christian, che era riuscito a trovare il bagno tanto agognato. Riconoscendo il rumore della pistola, il “no” di Assia e i lamenti di dolore dello zio della giovane, il ragazzo e il dottore si guardarono negli occhi e corsero immediatamente nel punto da dove arrivavano i rumori.
“Che cosa hai fatto?” domandò arrabbiato Marco ad Assia.
Il ragazzo prese la pistola del padre da terra e la impugnò contro la cugina.
“Fermati!” lo minacciò Assia, e notando che questi era intenzionato a sparare, premette il grilletto per prima. Purtroppo dalla pistola non uscì nessun proiettile, nonostante Assia riprovò e riprovò.
Allora Marco rise nuovamente.
“Dì le tue ultime preghiere!” la canzonò.
Si metteva davvero male!





Angolo dell'autrice.
Salveh! Alle 6.00 del mattino come mio solito sono riuscita a pubblicare il nuovo capitolo. Qui finalmente i nostri amici scoprono di trovarsi in Italia, paese di origine di Assia, che però viene a sapere una triste verità sulla sua famiglia. Mentre Bruce e Christian sono lontani, Jade ed Assia si trovano in un grosso guaio. 
Spero vi piaccia questo capitolo, che lascia un po' in sospeso lo so, ma in caso contrario accetto qualsiasi tipo di critica. 
Ringrazio anche solo chi legge, un abbraccio stritolatore e alla prossima! :D

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Capitolo 4
*** ANNUNCIO IMPORTANTE DA PARTE DELL'AUTRICE ***


ANNUNCIO IMPORTANTE DA PARTE DELL'AUTRICE               (QUESTO NON E' UN CAPITOLO DELLA STORIA)
Cari lettori mi dispiace annunciarvi che partirò a breve e quindi non mi sarà possibile poter pubblicare i prossimi capitoli fino al mio ritorno. Purtroppo non so quanto tempo resterò fuori casa, ma sappiate che non è una partenza di piacere, e che non vi abbandono. Ringrazio chi ha letto, recensito, aggiunto ai preferiti o ai seguiti questa storia e spero che continueranno a seguirmi un giorno.
Vi ringrazio di tutto, e alla prossima.
(Questo avvertimento verrà cancellato alla pubblicazione del nuovo capitolo, che avverrà a tempo indeterminato)

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