Quando il treno fischiò di nuovo

di MoonyS
(/viewuser.php?uid=142621)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO
 
È possibile chiudere qualcosa che non ha mai avuto inizio?
 
<< Expelliarmus >>
<< Stupeficium>>
<< Reducto>>
Trucioli di intonaco scivolano sul mio viso bagnato mentre un boato in lontananza desta quel che rimane dei miei sensi.
 
È possibile che qualcosa nasca così, semplicemente, senza iniziare da un punto preciso?
 
<< Da questa parte!>>
No. Non è la direzione giusta, dovete tornare indietro. Tossisco nel tentativo di parlare, ma l'eco del mio respiro affannato sembra costarmi troppo. Chiudo gli occhi in preda ad una fitta di dolore e improvvisamente le mie palpebre sono inondate dalla luce. 
 
È possibile che proprio quel punto sia irrimediabilmente l'inizio e la fine di tutto?
 
 

*Note dell’autore: Ciao a tutti! Non credo neanche io di essere riuscita a postare questa storia… non che il prologo si possa definire già parte integrante della storia, ma è comunque un passo importante dopo aver esitato per un’infinità di tempo. Ma bando alle ciance! Chiedo il vostro aiuto per riuscire a scrivere qualcosa di carino. Ho già le idee abbastanza chiare su quello che succederà ma è un esperimento quindi sono ben accetti consigli e critiche. Al momento il mio dubbio principale riguarda la lunghezza dei capitoli perché quelli che ho già scritto sono un po’ lunghi e non so se postarli spezzandoli in più parti (rischiando di allungare più del dovuto la parte iniziale della storia che, fungendo da introduzione generale, va un po’ a rilento). Ripeto, spero di avere molti consigli da parte vostra e a breve posterò il primo vero capitolo. Adesso smetto di parlare a vanvera… lo giuro!! Ringrazio chiunque si sia soffermato a leggere per avermi dedicato questo tempo! A presto!!!
 
PS. Nelle caratteristiche della storia ho indicato come coppia Rose/Scorpius, però i primi capitoli saranno dedicati ad un nuovo personaggio… la storia vera e propria inizia dal capitolo 5. Se qualcuno volesse iniziare a leggere saltando questa lunghissima – interminabile – introduzione di ben quattro capitoli, nel quinto ho inserito un breve riassunto di quello che è successo.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


1
 
 
Calma. Non c'è motivo di agitarsi. Apro gli occhi per un istante, giusto il tempo di vedere che il sole ha già invaso la mia stanza e poi mi rintano di nuovo sotto le coperte. Se solo riuscissi a dormire. Continuo a ripetermi che non c'è motivo di essere agitata: è solo un giorno come un altro. Sento cigolare la porta della mia stanza ma spero che chiunque sia abbia pietà di una povera ragazza che finge di dormire profondamente.
<< Cara, svegliati. Oggi è un gran giorno, non vorrai passarlo tutto a dormire? >>
Ecco, mia mamma. Una donna fantastica che riesce sempre a trovare le parole peggiori nei momenti meno opportuni. Un mugolio assonnato è il mio ultimo disperato tentativo di chiedere una grazia.
<< La colazione sarà in tavola tra dieci minuti, non costringermi a mandare tuo fratello a tirarti giù dal letto.>>
Sbarro gli occhi all'istante e mentre la chioma ordinatamente acconciata di mia madre sparisce dietro la porta decido che non è il caso di farla arrivare a misure drastiche. Quella donna sa essere crudele quando vuole. Mi metto a sedere e getto un occhiata al calendario appeso al muro: 28 dicembre. La scritta troneggia al centro del foglio circondata da festoni e coriandoli che esplodono in tutta la stanza non appena il mio sguardo si sofferma a leggere.
<< Stupido calendario!>>
Gli lancio contro il cuscino ma la mia mira fa cilecca e prendo in pieno il quadro di Fiammetta McFlower intenta a curare i suoi amati Tulipani Scoppiettanti. La cornice si stacca dal muro e il vetro va in mille pezzi appena tocca il pavimento.
<< Oh no! No, no, no, no!>>
Scatto giù dal letto sperando di non aver fatto un danno irreparabile ma è la stessa Fiammetta a rimproverarmi << Non stare lì impalata! Se non ripari il vetro i miei Tulipani prenderanno l'influenza con questo freddo!>>
Nascondo il quadro dentro l'armadio in attesa di trovare una soluzione migliore prima che mamma se ne accorga e mi costringa ad aiutare Hagrid con gli Schioppodi Sparacoda per punizione. 
<< Non pensare di chiudermi qua dentro, signorina: i miei fiori hanno bisogno di luce>>
Sbatto l'anta dell'armadio abbastanza forte da assicurarmi che qualche maglione cada accidentalmente su Fiammetta.
<< Così i tuoi Tulipani stanno al calduccio, stupida rompipluffe. Spero che prima o poi arrivi uno Snaso tra i tuoi preziosi fiori >> borbotto tra me e me. Il calendario, appena gli passo davanti, si esibisce in una nuova esplosione di coriandoli che stavolta mi finiscono tutti sui capelli. Questo è troppo. Lo stacco dal muro e lo butto sotto il letto. 
<< Emy, la colazione è pronta >> urla mia madre dalla cucina come ultimo avvertimento.
<< Arrivo>> sospiro sapendo che nessuno può sentirmi mentre esco dalla mia stanza. Le scale sono ancora riccamente addobbate di decorazioni natalizie e sembra che i Bastoncini di Zucchero Saltellante stamattina siano più frenetici del solito. Mi viene quasi da ridere quando un Bastoncino scivola su uno dei coriandoli che sto seminando in giro e ruzzola giù per le scale. Quando entro in cucina lo spettacolo è raccapricciante. Sono tutti lì. La mamma, impegnata a non far raffreddare l'abbondantissima colazione che ha preparato, Rose e Hugo, che sembrano in procinto di addormentarsi con la faccia nel piatto, e papà, così divertito da una rissa tra due Bastoncini da non essersi neanche accorto del mio arrivo.
<< Tanti auguri tesoro>>
La mamma viene ad abbracciarmi come se non mi vedesse da mesi. Papà deve averla sentita perché improvvisamente si volta nella mia direzione e si alza per venire a farmi gli auguri. Mi stringe a se e io ricambio con maggiore forza, come quando ero bambina.
<< Miseriaccia, anche la mia piccola è cresciuta!>>
Rose e Hugo sghignazzano divertiti. Probabilmente mi prenderanno in giro tutto il giorno per le commosse dimostrazioni di affetto di papà. Ormai tutti hanno capito che per lui sarò sempre la piccola di casa, perché anche se Hugo ha un anno in meno di me è già considerato un ometto. Mi siedo a tavola e non so neanche da dove cominciare. Mamma sembra aver dato sfogo all'intero repertorio delle sue ricette. Prendo una fetta di torta di zucca mentre osservo divertita papà e Hugo scommettere su chi vincerà la rissa tra Bastoncini.
<< Caro, è già arrivato qualche gufo? >> chiede la mamma con finta indifferenza. Le sue parole si perdono nei cori di incitamento dei due uomini di casa. Quando mamma estrae la bacchetta per un attimo temo che stia per Schiantare papà, invece la punta sui due Bastoncini che vengono colpiti da scintille rosse e saltellano spaventati a nascondersi dietro il vischio appeso sulla porta.
<< Ron! >> sembra quasi urlare sottovoce poi.
<< Ehm... gran bella mossa tesoro. Certe dimostrazioni di violenza vanno interrotte all'istante.>>
Lei lo fulmina con gli occhi, ma è impossibile non vedere il sorriso divertito dietro quello sguardo agghiacciante. A quel punto ripete la domanda che era stata ignorata. 
<< Ron, è arrivato qualche gufo?>>
<< Se vuoi la Gazzetta di oggi è di là in salotto>> 
Stavolta non c'è la minima ombra di divertimento dietro l'occhiataccia che gli rivolge mamma. Papà per un attimo sembra   passare in rassegna tutti i possibili errori che può aver appena commesso e poi finalmente capisce.
<< No, ancora niente. >>
Addento la mia fetta di torta e, lo ammetto, qualcosa dentro il mio stomaco è appena diventato più pesante. Ma la giornata è ancora lunga.
<< Mamma avevo pensato di portare Emy a fare una passeggiata, che ne pensi?>>
Il mondo sembra fermarsi per un attimo quando tutti, compresa me, puntano su mia sorella Rose sguardi sospettosi.
<< P.a.s.s.e.g.g.i.a.t.a>> scandisce lei << Non ho mica detto che voglio rapinare la Gringott >>
<< Io ci sto >> accetto senza quasi rendermene conto. 
Nostra madre sembra soppesare attentamente ogni dettaglio ma alla fine non riesce a trovare motivazioni sufficientemente valide per dirci di no.
<< Un po’ di tempo insieme non potrà certo farvi male, ma non allontanatevi troppo.>>
Ingurgito velocemente quello che resta della mia fetta di torta e corro in camera a prepararmi. La proposta di Rose ha sorpreso un po' tutti perché io e lei non siamo mai state troppo affiatate. Mia sorella è un tipo molto particolare. È una strega brillante, talmente brava da far invidia anche a persone più grandi di lei. Ha preso da nostra madre, Hermione Granger, leggendaria a Hogwarts per il suo coraggio e la sua intelligenza. Se io avessi conosciuto la mamma alla nostra età probabilmente avrei rivisto Rose in tutto e per tutto, fatta eccezione per i capelli. Mi sono sempre sentita un po' in soggezione con lei perché so di non essere la strega perfetta. In realtà non so neanche se sono una strega e il pensiero di non esserlo mi terrorizza. È questo il motivo principale per cui ho accettato questa strana iniziativa di mia sorella: oggi è il mio undicesimo compleanno e non ho intenzione di stare tutto il giorno ad aspettare una lettera che sarebbe già dovuta arrivare da ore. Indosso il mantello e il mio adorato cappello giallo, poi scendo in salotto trovando Rose già pronta ad aspettarmi.
<< Mamma, papà, noi andiamo! >> urla lei e mi spinge fuori dalla porta come se temesse che qualcuno ritirasse all'ultimo momento il proprio consenso.
<< Cosa c'è sotto? >> le chiedo osservando distrattamente le nostre impronte sulla neve.
<< A cosa ti riferisci?>>
Riuscirei quasi a crederle se non la conoscessi talmente bene da notare quell'incrinazione nervosa nella sua voce. Mi limito a rivolgerle uno sguardo indagatore degno di nostra madre. Rose mi sorride, sorprendendomi.
<< Vuoi sapere un segreto?>>
Mi guardo intorno, chiedendomi inconsciamente se stia parlando proprio con me, poi annuisco emozionata e curiosa.
<< Allora ti faccio una promessa: quando saremo a Hogwarts te lo racconterò.>>
Rimango perplessa per un attimo. << Questo significa che adesso non devo fare domande?>>
<< Esatto >> sorride di nuovo.
È incredibile vedere quanto mia sorella sembri diversa al di fuori di casa. Non l'avevo mai vista così sorridente e cordiale. Non che sia una musona, però è sempre così dannatamente impegnata ad impersonare la copia perfetta della Leggenda Granger da non dare quasi mai spazio ad altro. Mi ritrovo per la prima volta a chiedermi come sia realmente la vita di Rose.
<< Quindi perché siamo uscite? >>chiedo confusa.
<< Per fare una passeggiata >> risponde come se fosse la cosa più ovvia e svolta verso la piazza con le altalene. Ci andiamo a sedere e iniziamo a dondolarci in silenzio, una accanto all’altra. L’aria gelida ci sferza il viso e non posso fare a meno di chiedermi a cosa stia pensando Rose, così sorridente e immersa nei suoi pensieri.
<< Secondo te arriverà?>>
Sembra sobbalzare al suono della mia voce e non so se sia più per la domanda o perché l’ho tirata giù dal suo mondo di sogni ad occhi aperti. 
<< Eh?>> chiede quasi confusa.
Sento di nuovo quel peso nello stomaco che mi spinge sempre più giù. La sua reazione non mi rincuora affatto. Starà pensando a come indorare la pillola per dirmi che ormai la risposta è certa. Tentennando ripeto << Secondo te arriverà la lettera?>>
<< Non essere sciocca >>
La guardo atterrita. << Io… non… io non andrò…>>
<< Eh? Ma ti senti? >> e scoppia a ridere.
Resto basita. << Ti sembra il momento di ridere?>>
<<  La tua faccia! >> biascica lei tra le risate.
Proprio non la capisco. Metto il broncio e mi giro dall’altra parte a braccia incrociate. Neanche la vedo quando scende dall’altalena, presa come sono dalla mia rabbia. Me ne accorgo solo quando vengo colpita in piena faccia da una massa fredda e bagnata che mi fa perdere l’equilibrio per lo spavento. Cado all’indietro con un soffice tonfo attutito dalla neve. Faccio per rialzarmi imprecando, ma un’altra palla di neve mi prende sulla nuca.
<< Rose!>> urlo sentendola ridere a crepapelle. Quando la terza palla mi colpisce capisco che è arrivato il momento di contrattaccare. Diamo inizio ad una battaglia degna di essere ricordata nei libri di Storia della Magia. Non so per quanto andiamo avanti, so solo che alla fine ci ritroviamo sdraiate a terra ridendo.
<< Tregua >> imploro ansimando. Entrambe siamo esauste e bagnate fradice.
<<  Se la mamma ci vede tornare così ci mette in punizione fino ai M.A.G.O.>>
<<  No, ti prego, non ho voglia di passare il resto della mia vita in punizione.>>
Rido, ma Rose si fa seria e si mette a sedere. << La lettera arriverà.>>
Continuo a fissare il cielo sopra di me, forse perché non ho il coraggio di guardare mia sorella. 
<< A te, James e Albus è arrivata prima ancora che scendeste a fare colazione.>>
<< Non vuol dire niente. Dovresti vederti, Emy, hai la magia che ti scorre nel sangue. Sarai una grande strega, forse anche più di me.>>
Sono colpita dalle sue parole. La guardo con occhi sbarrati, tanta è la sorpresa nel sentirmi dire quelle parole. <<  Ok, più di me no. È impossibile.>>
Si mette a ridere e io le lancio una palla di neve. D’istinto si ripara il viso con le mani mentre mi riprende << Ehi! Non eravamo in tregua?>>
<<  Si, ma questa te la meritavi proprio.>>
Ci mettiamo a ridere e ancora per un momento sembra che le mie preoccupazioni svaniscano. Improvvisamente sento delle voci dall’altro lato della piazza. Mi volto e cerco di mettere a fuoco le figure avvolte dai lunghi mantelli neri. Sono tre ragazzi, ma non credo di conoscerli anche se uno di loro ha un viso familiare. Proprio lui sembra notarci. Alto, molto magro, i suoi capelli sono talmente biondi da rischiare di confondersi con il paesaggio innevato che lo circonda. 
<< Rose, conosci quei ragazzi?>>
Mia sorella si volta a controllare e il suo sguardo incrocia quello del ragazzo. I due si riconoscono all’istante, le loro espressioni parlano chiaro. 
<< È meglio se iniziamo a tornare verso casa, si è fatto tardi >> dice Rose senza scomporsi più di tanto. 
C’è qualcosa che mi sfugge, ne sono sicura ma non dico niente e mi alzo, affrettandomi a seguirla lungo la strada. Quando abbiamo messo un po’ di distanza tra noi e il gruppetto le chiedo << Chi erano?>>
<< Nessuno di importante, solo dei ragazzi da cui è meglio tenersi alla larga.>>
Improvvisamente mi trovo con i ricordi al binario dell’Espresso per Hogwarts, solo pochi mesi fa. Stavamo accompagnando James e, per la prima volta, Rose e Albus. Era stato papà quella volta a raccomandare di mantenersi alla larga da quel ragazzo. Ricordo perfettamente quei capelli.
<< Scorpius? >> chiedo concludendo ad alta voce i miei ragionamenti.
Mia sorella annuisce. << Malfoy. Scorpius Malfoy.>>
<< Vi conoscete? Sembra che ti abbia riconosciuta.>>
<< Siamo Weasley, impossibile non notarci >> dice divertita, scuotendo i suoi lunghi capelli rossi.
Le mando un’occhiataccia e lei ride. Non è una cosa tanto simpatica da dire all’unica Weasley dai capelli castano scuro. 
<< Al contrario di voi io sono un pezzo unico >> ribatto stizzita, pur sapendo che non è vero. Ho sempre desiderato avere dei bellissimi capelli fiammeggianti. 
Quando rientriamo a casa cerchiamo di passare inosservate, ma la testa della mamma fa capolino dalla cucina appena mettiamo piede in salotto. Ci analizza centimetro per centimetro, quasi si aspettasse di vederci rientrare con un braccio in meno o in più.
<< Si può sapere che avete fatto? >> chiede con tono minaccioso.
Guardo Rose come per chiederle se sia normale aspettarsi che da un momento all’altro la mamma tiri fuori la bacchetta e ci Schianti. Lei, invece, con la massima tranquillità sfodera un enorme sorriso sbalordendo tutti. 
<< Siamo state sull’altalena>> 
Per un attimo mi sembra quasi di vedere la bacchetta della mamma afflosciarsi dentro la sua tasca. 
Da dentro la cucina si sente la voce di papà << Hermione che ti aspettavi? Che avessero dato inizio ad un traffico clandestino di Puffole Pigmee? Sono bambine ancora, non c’è motivo di preoccuparsi. >>
L’attenzione della mamma così viene deviata da noi a nostro padre che, anche se la conosce da sempre, sembra non imparare mai. Vediamo un bagliore rosso e improvvisamente si sente un urletto poco virile provenire dalla cucina. Ci affrettiamo a salire verso le nostre camere prima che a nostra madre torni la voglia di indagare su di noi.
<< Sei un genio. Diabolica! >> dico a mia sorella prima che scompaia dentro la sua stanza.
Mi sorride con un finto viso angelico. << Mi dispiace solo per papà.>>
Ridiamo e poi ognuna torna nel suo mondo. Nel calduccio della mia camera inizio ad avvertire i brividi dei capelli umidi. Le estremità delle dita sembrano ghiaccioli a contatto con la mia pancia mentre cerco di togliere il maglione inzuppato. Adesso muoio di freddo, ma ne è valsa la pena. Guardo l’orologio sul mio comodino e stento a credere che sia già pomeriggio. Non mi ero proprio accorta di aver passato fuori così tanto tempo. A breve, dunque, arriveranno i miei cugini per la festa che ha organizzato la mamma. Non ho mai amato particolarmente il giorno del mio compleanno, ma quest'anno ho ancora meno voglia di festeggiare. Getto un'occhiata fuori dalla finestra e non c'è neanche l'ombra di un gufo. Decido che forse è meglio fare la doccia e smetterla di pensare.
 
Note dell'autore: Eccomi qui con il primo vero capitolo di questa storia in cui inizio ad introdurre un nuovo personaggio, Emy. Come avrete capito si tratta della secondogenita dei Wealey/Granger perchè evidentemente quando ho immaginato la storia non mi bastavano ottocento Weasley in giro per il mondo magico, sarebbe stato troppo semplice! Meglio aggiungerne un altro, non credete anche voi? Emy è un personaggio dal carattere molto particolare, giusto quello che mancava per dare un tocco in più a questa famiglia così grande e bizzarra, ma impareremo a conoscerla con il tempo (anche se non sarà la protagonista assoluta). Ho deciso di postare solo metà di quello che era in origine il primo capitolo proprio per dare più spazio a lei, mentre dalla prossima volta faremo la conoscenza di tutti gli altri. Vi ringrazio immensamente se vi siete fermati a leggere e spero che possiate scrivermi qualche consiglio o commento!!
Ciao Ciao!!

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


 

2



Quando scendo in salotto sono già arrivati i nonni. 
<< Vieni tesoro, fatti abbracciare >> dice la nonna venendomi incontro e stringendomi in uno dei suoi meravigliosi abbracci.
<< Molly, cara, lasciala respirare un po' >> la riprende scherzoso nonno Arthur e poi mi prende la mano fermandosi come se volesse studiarmi per bene.
<< La mia nipotina, sempre più bella ogni giorno che passa. >>
Gli sorrido e lo abbraccio, poi lascio che la loro attenzione si concentri su papà e mi defilo in cucina. Stasera la mamma è più bella che mai. Indossa il suo splendido vestito viola e porta i capelli raccolti, lasciando scoperto quel viso così straordinariamente simile al mio. È intenta a controllare che tutto sia pronto e in perfetto ordine, ma al mio ingresso non mi risparmia uno sguardo scrutatore.
<< Avresti potuto mettere il vestito che ti ha regalato la nonna, ne sarebbe stata contenta. >>
<< Farò contenta la zia Ginny, questo me lo ha comprato lei >> dico come se me ne importasse realmente qualcosa mentre provo ad addentare uno degli stuzzichini sul vassoio più vicino. Naturalmente il mio tentativo fallisce con una bacchettata repentina sulla mano.
<< Non vorrai sporcarti prima ancora che arrivino tutti. >>
La guardo imbronciata e maledico il momento in cui ho scelto di mettere un vestito bianco. Dal salone improvvisamente si sente un rumore e papà annuncia che i nostri ospiti stanno arrivando. 
<< Spero che tuo zio non abbia davvero intenzione di sporcarmi tutto il salotto usando la metropolvere. >>
Dal tono minaccioso della mamma e dal familiare fruscio della metropolvere intuisco che lo zio non avrà un facile inizio di serata. Seguo mia madre in salotto in attesa di vederla esplodere, mentre Hugo corre giù dalle scale per venire ad accogliere con la sua solita esuberanza i nostri cugini. La prima ad arrivare è zia Ginny che, come al suo solito, arriva raggiante come un tornado ma le basta solo una leggera scrollata dalle spalle per essere perfetta. Mi viene incontro per farmi gli auguri prima di salutare gli altri presenti. Subito dopo, in una piroetta, dalle fiamme sorgono i capelli vispi della piccola Lily Luna. Quasi a cacciarla via dal suo piedistallo, in men che non si dica arriva Albus. Con quell'espressione timida sembra quasi dispiaciuto di aver creato scompiglio rischiando di far cadere la sorellina. Saluta rapidamente e poi schizza su per le scale in cerca di Rose. James è meno delicato quando arrivando riesce a far uscire un grosso sbuffo di cenere dal camino e viene fuori con un ghigno soddisfatto notando le chiazze nere che sono rimaste sul mio vestito. 
<< Peccato, forse sembravi quasi una ragazza >> mi da un buffetto sulla testa e va a salutare mia madre. Lo guardo irritata mentre fa sfoggio del suo sorriso da bravo ragazzo per distrarre tutti dal macello che ha combinato. L'arrivo di zio Harry dunque passa quasi inosservato, tranne per la mamma che mentre guida tutti verso la sala da pranzo punta il suo dito accusatore verso lui e papà. 
<< Voi due non farete un passo se prima non mi avrete rimesso in sesto il salotto. >>
<< Ma che c'entro io stavolta? >> tenta di difendersi inutilmente papà.
Io vengo incastrata in una stupida discussione tra la mamma e la zia e quando viene nominata Fiammetta McFlower capisco, per il mio bene, che sarebbe il caso di svignarmela prima che qualcuno chieda notizie del quadro che mi aveva regalato la nonna. Il campanello suona nel momento più opportuno e mi offro di andare a fare gli onori di casa. 
<< Gratta e netta >> sento dire allo zio Harry in salotto.
<< Harry ma sei pazzo? Miseriaccia, rovinerai il tappeto così! >>
<< Non riesco a credere che tu lo abbia detto sul serio >> commenta lo zio prima di scoppiare a ridere.
<< Quella è pazza! Vuoi vedere me al posto del tappeto la prossima volta?>>
Oltrepasso il salotto cercando di trattenere le risate e apro la porta. Tutto ciò che vedo è una sagoma che mi da le spalle, intenta a scrutare la strada come in cerca di qualcosa. Quando si volta resto felicemente colpita come ogni volta che lo vedo.
<< Teddy >> esclamo gettandogli le braccia al collo.
Lui mi stringe forte e con un tono consapevolmente in ritardo dice << Sorpresa! >>
<< Mamma mi aveva detto che non saresti riuscito a passare. >>
<< Per la mia cuginetta preferita questo ed altro. >>
Mollo a malincuore la presa, sapendo che non posso passare tutta la sera lì sulla porta ad abbracciarlo. Teddy è una delle persone più care che ho al mondo, forse l'unica che mi è stata accanto dalla nascita e mi ha sempre capita. Tra me e lui c'è una sintonia tutta nostra, un rapporto unico che va al di là delle semplici etichette. Non posso definirlo un amico perché è più un fratello, non posso definirlo fratello perché a volte assume con me quasi il ruolo di un padre, ma non posso dire che è il mio secondo padre perché riesce ad essere anche l'amico con cui combinare disastri di nascosto. Lui è semplicemente Teddy, in tutte le sue forme. Letteralmente. Stasera ha delle sfumature viola tra i capelli corvini, ma per il resto è il solito Ted senza nessuna stranezza, proprio come piace a me. 
<< Ti piacciono, vero? >>
Mi coglie di sorpresa perché neanche mi ero accorta di essere rimasta incantata a fissarlo. << Li adoro >>
Sorride e mi scompiglia affettuosamente i capelli. << Lo sapevo, li ho fatti per te. >>
<< Emy, chi era alla porta? >> chiede mia madre dalla sala da pranzo.
Alzo gli occhi al cielo. Mi ero proprio dimenticata di tutti gli altri.
<< Converrà andare di là se non vogliamo che zia Hermione pensi che tu sia finita in un Armadio Svanitore. >> 
Lo seguo attraverso il salotto – noto che papà e zio Harry hanno rinunciato all’impresa – e quando raggiungiamo gli altri vedo sguardi sorpresi da parte di tutti.
<< Teddy, pensavo che non riuscissi a venire stasera >>, la mamma gli va subito incontro felice di vederlo. 
Lui sorride raggiante. << Non potevo assolutamente mancare >>
Papà con uno strano sorriso tirato gli mette una mano sulla spalla e ho l’impressione che stringa la presa un po’ troppo. 
<< Già, UNDICI anni non si compiono ogni giorno >>, sottolinea con un tono quasi minaccioso.
Ted si mette a ridere, capendo il doppio senso. << Lo so bene >>
Lancio un’occhiataccia a papà, ma in realtà vorrei sprofondare per l’imbarazzo. Teddy è più grande di me di otto anni, cosa passa per la testa di mio padre? Pensa che un ragazzo di diciannove anni venga al compleanno di una ragazzina per… per fare cosa poi? Perché pensa di sposarla tra quindici anni? O pensa che io e lui siamo segretamente fidanzati? È assurdo, solo lui può farmi fare queste figuracce.
Ted, conoscendomi, cambia subito discorso. << A proposito >>, si volta verso di me, << In camera tua non hai niente da farmi vedere? >>
Papà strabuzza gli occhi, capendo chissà cosa. << Ma… ma che dici? >>
Mamma gli da un colpo di bacchetta in testa. << Ron, datti una regolata! >>
Tutti scoppiano a ridere e papà borbotta un confuso << Dovrai passare sul mio cadavere… è la mia bambina >> 
Nascondo il viso tra le mani e inizio a pensare davvero che sarebbe stato meglio finire per sbaglio in un Armadio Svanitore. Teddy ride di gusto e questo in un certo senso mi consola. Torna a guardarmi, aspettando una risposta alla domanda che aveva fatto, e io distolgo lo sguardo. Forse se faccio finta di niente posso evitare di dirgli che non ho ricevuto la lettera da Hogwarts e non sarò mai una strega. Non riuscirei a sopportare l’idea di deluderlo, lui più di ogni altro. Con indifferenza vado verso Lily Luna che sta giocando con la sua inseparabile Puffola Pigmea. 
<< Sai che a Natale cantano? >> dice vedendomi avvicinare.
Non faccio in tempo a rispondere che, non appena si ristabilisce un po’ di calma, James mi richiama in modo da farsi sentire da tutti. << Emy, è maleducazione non rispondere alle domande >>
Gli lancio un’occhiata di fuoco, sperando di poterlo davvero fulminare. Se solo avessi una bacchetta. Se solo avessi i poteri. Se solo potessi Schiantarlo. L’attenzione si concentra di nuovo su di me. 
<< Non credo siano affari tuoi >> 
<< Infatti non sono stato io a chiederlo >>
<< Non ricominciate a litigare voi due >> ci rimbecca zia Ginny.
<< Credevo solo che a Teddy dispiacesse venire ignorato dalla sua Emy >> si giustifica James con quella finta, fintissima, aria innocente.
Brutto mangialumache, chi credi di prendere in giro con quell’espressione angelica? 
<<  Emy non è proprio di nessuno >> borbotta corrucciato papà verso zio Harry, che alza gli occhi al cielo. Poi entrambi si guardano intorno per capire se mamma li ha sentiti, ma credo che stavolta siano salvi.
Nello sguardo di Teddy leggo la consapevolezza di aver causato involontariamente l’inizio dell’ennesimo litigio tra me e James, ma non può capire il mio vero problema. Se lui non avesse fatto quella domanda probabilmente nessuno mi avrebbe chiesto della lettera di Hogwarts perché tutti hanno sempre dato per scontato che mi sarebbe arrivata. E non posso neanche prendermela con lui perché, come sempre, aveva solo buone intenzioni. Voleva solo essere orgoglioso di me. 
<< Tutti a tavola, la cena è pronta >>, la mamma mi viene in soccorso sapendo bene che non è il caso di affrontare discorsi così delicati. Mentre mette in tavola il suo famoso pasticcio di  carne noto che con la coda dell’occhio guarda la finestra sperando, probabilmente, di veder arrivare un gufo. Guardo anche io ma non si vede nulla neanche a distanza. Sospiro e vado a sedermi tra Teddy e Rose, che è appena scesa dalla sua camera insieme ad Albus. Fortunatamente James è seduto ben lontano da me, ma non posso fare a meno di notare il suo ghigno divertito. Meglio non abbassare la guardia. Teddy si avvicina al mio orecchio per sussurrarmi << Mi dispiace per prima, non volevo >>
<< Non è colpa tua, è quello stupido di James che vuole sempre mettersi in mezzo >>
Papà finge un sonoro colpo di tosse e Ted si rimette dritto al suo posto, mentre io alzo gli occhi al cielo.
<< Si può sapere perché oggi papà fa tutti questi problemi? >> chiedo sperando che almeno Ted riesca a capirlo. 
Lui fa una mezza risata. << Hai undici anni e andrai ad Hogwarts, dove non sarai più sotto il suo controllo >>
<< Ma tu non ci sarai, quindi perché se la prende con te? >> 
<< Perché pensa che tu stia iniziando ad interessarti ai ragazzi e non gli piace >>
Arrossisco. A me non interessa niente dei ragazzi. E mi sento stupida quando devo farmi spiegare tutto, mi sento piccola. 
Mi scompiglia i capelli sorridendo << Non farmi brutti scherzi, eh >>
<< Eh? >> chiedo confusa.
<< Per fortuna ancora sei piccola. Avrò un infarto quando verrà fuori che ti sei fidanzata >>
Stavolta papà tossisce veramente e il suo colorito diventa scarlatto come i suoi capelli. Zio Harry inizia a battergli una mano sulla schiena per cercare di farlo respirare. 
<< Fidan… coff coff… nessuno… coff…bambina >>
Mamma si mette a ridere e lascia che papà se la cavi da solo. Secondo me è quasi contenta che quel boccone gli sia andato di traverso. Che gli serva da lezione, così impara ad ascoltare le mie conversazioni. 
<< Credo che tuo padre la pensi come me >> dice Teddy con un sorriso divertito.
Stavolta guardo male anche lui. Mi hanno stancata quei due. 
<< Molly, Bill e Fleur non passano stasera? >> chiede lui alla nonna.
Sono contenta che finalmente stia cambiando discorso. Mi alzo e aiuto la mamma a sparecchiare. Devo farmi coraggio, la serata sta per finire. Rimane solo la torta e poi potrò sparire. Non voglio rimanere qui dentro un minuto in più del necessario.
<< Tesoro, va al tuo posto così prendo il dolce >>
Torno a sedermi e pochi istanti dopo la mamma fa levitare una torta sul tavolo, proprio davanti a me. È enorme, a tre piani, e bellissima. È rivestita di una crema blu elettrico con dei ghirigori gialli e undici candeline accese. 
<< Nox >>, mamma spegne tutte le luci e guardandomi intorno vedo i contorni dei visi della mia famiglia illuminati solo dalla flebile luce delle candele. Rose, al mio fianco, fa un cenno con la testa per incoraggiarmi ad alzarmi.
<< Esprimi un desiderio >> mi ricorda Hugo.
<< Un desiderio speciale per un compleanno così importante >> aggiunge zia Ginny.
Non ho bisogno di pensarci neanche un secondo. Chiudo gli occhi e lo vedo. L’Espresso per Hogwarts, il castello, centinaia di maghi e streghe che corrono nei corridoi per non arrivare in ritardo a lezione. Quella è l’unica cosa che desidero. Un gufo, non chiedo tanto, solo un minuscolo banalissimo gufo con un’insignificante lettera. Non pretendo neanche le scuse per il ritardo e per aver rovinato quello che doveva essere il compleanno più bello della mia vita. Vorrei solo quella stupida lettera. Apro gli occhi e soffio. Tutti iniziano ad applaudire e i Bastoncini Saltellanti appesi ai muri, presi dall'euforia generale, iniziano a mandare in aria scintille dorate. Mentre la mamma riaccende le luci mi giro verso la finestra. Aguzzo la vista e mi manca un respiro vedendo qualcosa sfrecciare nel cielo notturno, ma poi capisco che non è un gufo o anche se lo è non è diretto verso casa mia. Ritorno con la testa in quella sala da pranzo e mi sforzo di sorridere a tutti i miei parenti che, senza sapere niente, mi fanno gli auguri contenti. Incrocio lo sguardo di mia madre e di Rose e so che loro stanno capendo tutto quello che mi passa per la testa, o quasi. 
<< La prima fetta di torta per la festeggiata >>, la nonna mi porge il piattino. Lo prendo controvoglia. L'ultima cosa che mi andrebbe di fare in questo momento è mangiare, soprattutto questa torta che dovrebbe essere il simbolo del mio ingresso ufficiale nel mondo magico. Ne assaggio solo un boccone e appoggio il piatto sul tavolo.
<< Come mai non la mangi? È la tua preferita >> chiede Teddy preoccupato.
Gli sorrido e mi sforzo di mangiarne un altro pezzetto. Quella è la nostra torta preferita, non solo la mia: Incanto di Cioccoluna. 
<< Teddy, caro, sai che tuo padre amava la cioccolata come te? >> dice la nonna quasi con gli occhi lucidi, come ogni volta che guardandolo le tornano in mente ricordi legati ai suoi genitori, Remus Lupin e Ninfadora Tonks.
<< Me lo dicono tutti >> risponde lui con un sorriso pieno di sfumature diverse.
<< Dora e la cioccolata erano le cose che amava di più al mondo >> aggiunge la nonna perdendosi tra i ricordi.
Avvicino il mio piattino a Teddy. Lo conosco e so quanto sia essenziale per lui il giusto apporto di cioccolato quando vengono affrontati certi argomenti. Aveva solo pochi mesi quando sono morti i suoi genitori e li conosce solo tramite i ricordi di altre persone. Lui mi sorride e accetta di buon grado la mia fetta di torta. Ne approfitto per alzarmi e cercare una scusa per sgattaiolare in camera. 
<< Emy, dove vai? >>, mia madre sembra leggere le mie intenzioni, << Devi ancora aprire i regali >>
Questa serata non finirà mai. Mi rimetto a sedere e mio padre posiziona davanti a me cinque pacchetti. Il primo che apro è il regalo dei miei genitori, una Piuma Umorale che cambia il colore dell'inchiostro a seconda dello stato d'animo di chi la utilizza. Nel pacchetto degli zii Harry e Ginny ho trovato un set di manutenzione per la mia bacchetta. Deglutisco a fatica, sapendo che non potrò mai utilizzarlo, ma sorrido e li ringrazio. 
<< Se non ti serve puoi sempre darlo a me >> commenta James con quel suo ghigno.
Respiro a fondo e lo ignoro, anche se mi costa una fatica immane. Rose e Hugo mi hanno regalato l'ultima versione de L'Impiccato Rimpiccabile - adoro quel gioco - mentre la nonna mi ha fatto uno dei suoi famosi maglioni, verde alga. Per ultimo ho lasciato il regalo di Teddy.
<< Pergamene Autoallunganti ad Orario >> spiega lui vedendo il mio sguardo perplesso.
<< Ad orario? >> chiedo confusa.
<< Ti conosco e non voglio che passi tutto il tempo a studiare. Queste pergamene dopo un paio d'ore ti impediscono di scrivere cose riguardanti lo studio, però puoi sempre scrivere altro e utilizzarle per mandarmi qualche lettera >>
Resto senza parole. Sarebbe ora di dire qualcosa?
<< Mamma le voglio anche io! >> esclama entusiasta Albus.
<< Non ne hai bisogono, ti limiti già troppo da solo >> risponde zia Ginny.
James interviene, << Non temere, Al. Sono sicuro che Emy te le presterà volentieri >> 
Gli lancio un'occhiata fulminante, ma lui rincara la dose. << Credi che ti serviranno molto? >>
Basta, non ce la faccio più. Ringrazio tutti rischiando che la voce mi si spezzi per la rabbia e la delusione e, con la scusa di posare tutto, salgo in camera mia. Lascio i regali sparsi sulla scrivania e mi butto sul letto. Una Maganò. È questo che sono? La figlia di Hermione Granger e Ron Weasley, eroi della guerra contro il Signore Oscuro, è una Maganò. Non riesco più a trattenermi e scoppio a piangere. Quando sento dei passi su per le scale mi metto a sedere, cercando di capirne la destinazione. Pochi istanti dopo la porta di camera mia si apre e appare James. Mi asciugo gli occhi con una manica, non voglio che mi veda così.
<< Va via >> gli intimo senza far troppo caso ad essere cortese.
<< Credevo fosse il bagno >>, entra e si chiude la porta alle spalle.
<< Sapevi benissimo che non era il bagno >>
Mi ignora e inizia a curiosare per la stanza. Allunga una mano verso i regali sulla scrivania e prende la Piuma Umorale, osservandola con attenzione.
<< Non toccare le mie cose >> 
Continua ad ignorarmi e si avvicina alla mensola con i miei quaderni. 
<< Non ci pensare neanche >>, faccio per alzarmi e appena poggio i piedi per terra da sotto il letto esplode l'ennesimo sbuffo di coriandoli sparati dal calendario.
<< Ma cosa...? >> chiede lui guardando quel l'esplosione improvvisa senza capire. 
Ne approfitto per togliergli dalle mani il quaderno che aveva preso, ma James riacquista velocemente l'attenzione e lo riacciuffa per l'altra estremità.
<< Nervosetta? >>
Vorrei urlargli in faccia e poi Schiantarlo. Anzi no, preferisco picchiarlo alla Babbana. Senza pensarci mollo il quaderno e mi avvento su di lui senza neanche sapere cosa fare. Voglio solo fargli male, tanto male. James però, molto più scattante di me, prevede le mie intenzioni e si sposta appena in tempo. Io finisco contro l'armadio che per un attimo sembra barcollare pericolosamente per la violenza dell'urto. Quel cretino di James scoppia a ridere e si avvicina per tirarmi su, come se non mi fossi schiantata per aggredire lui. Naturalmente quando mi porge la mano mi scanso e mi rimetto in piedi da sola.
<< Aiuto!!! Il terremoto!! Qualcuno salvi i miei poveri fiori!!! >>
Entrambi ci zittiamo quando sentiamo provenire urla di terrore da dentro l'armadio.
<< Ma cosa...? >> chiede confuso mentre io contemporaneamente esclamo << Merda! >> 
Provo inutilmente ad impedirgli di aprire l'armadio, ma come prevedevo mi ignora. 
<< E questo? >> chiede rovistando tra i miei vestiti caduti sul fondo. Riemerge tenendo in mano quel che resta del quadro di Fiammetta.
<< Finalmente siamo salvi! >> dice lei ammirando James con sguardo sognante.
<< Noto i segni del tuo passaggio >> mi schernisce indicando il vetro rotto.
<< Non dirlo a nessuno! >> lo minaccio puntandogli contro il dito.
<< Cosa non dovrei dire? Che hai rotto e fatto sparire il quadro della nonna? >>
<< Se solo ci provi... >>
Estrae la bacchetta e mi lancia uno sguardo complice.
<< Che cosa fai? Lo sai che non puoi >>
Come sempre mi ignora. << Reparo >> 
Il quadro di Fiammetta torna come nuovo e James soddisfatto ripone nuovamente la bacchetta in tasca.
<< Ma sei pazzo? Ti farai espellere! >>
<< Ti rivelo un segreto >>, tira di nuovo fuori la bacchetta, << Guarda >>
<< È una bacchetta, James, non ce l'hai solo tu al mondo >>
<< Prova ad usarla >>
Mi ritraggo d'istinto. << N-non... non posso >>
<< Su, non essere la solita noiosa. Fidati per una volta >>
<< Non posso >>
<< L'ho appena usata davanti a te e non è arrivata nessuna lettera di espulsione >>
<< HO DETTO DI NO! >> urlo perdendo le staffe.
James non si scompone di un millimetro, anzi sembra divertito. << Allora guardala attentamente, da vicino >>
Prendo in mano la bacchetta, quasi temendo che si ribelli al tocco di una Maganò e mi affatturi. La esamino minuziosamente senza sapere cosa cercare e, quando sto per perdere le speranze, le vedo. Incise sull'impugnatura della bacchetta ci sono tre minuscole lettere dorate, praticamente invisibili.
<< SLT? >> 
<< Straccia La Traccia >> risponde come se fosse una cosa ovvia. 
<< Vorresti dirmi che... >>
<< È come se non avessi la Traccia >>
Impiego un attimo più del dovuto per capire l'entità di quello che sono appena venuta a sapere, poi esplodo. << È illegale! >>
James alza gli occhi al cielo. << Preferivi che la nonna venisse a sapere quanto apprezzi i suoi regali? >>
<< Si! >>, ci ripenso un istante, << No, ma... >>, poi capisco, << Senti, non credere di potermi fregare con i tuoi stupidi trucchi >>
<< Vuoi denunciarmi? >> chiede con la sicurezza di chi sa già la risposta.
<< Ovvio che si! >>
<< Io mantengo il tuo segreto, tu mantieni il mio. Io faccio un favore a te, tu lo fai a me. Mi sembra un patto semplice >>
<< Mi sembra un ricatto >> osservo arrabbiata ma in trappola.
<< Chiamalo come vuoi >>, ammicca.
<< Ma... come fai? >>
<< Se ti rivelo anche questo segreto sarai in debito con me >>
Gli lanciò un'occhiata velenosa.
<< È l'ultima trovata dello zio George, lo sto solo aiutando a collaudarla >>
<< Tu ti farai espellere e lui si farà rinchiudere ad Azkaban >>
<< Dillo che muori dalla voglia di usarla >>
Mi si forma un groppo in gola e mi zittisco. James ghigna soddisfatto e si avvia verso la porta. << È un vero peccato che il tuo gufo non sia arrivato >>
<< Io non ho mai detto che... >>, mi ci vuole ancora un istante per riflettere sulla frase appena pronunciata da lui, ma non appena realizzo urlo << JAMES! >>
Mi avvento come una furia fuori dalla mia stanza e faccio appena in tempo a mettermi davanti alla scala per impedirgli il passaggio. Gli punto un dito contro il petto e con uno sguardo assetato di sangue gli chiedo << Come fai a sapere che non è arrivato nessun gufo? >>
<< Me lo hai appena detto >>
Non mi lascio convincere dall'espressione innocente e sicura. 
<< Cosa sai? >> spingo il dito un po' più forte contro il suo petto e lui arretra di un passo. Non so neanche io perché, ma questa mi è sembrata la conferma che aspettavo.
<< James Sirius Potter, spero per te che io mi stia sbagliando, ma sono così buona da darti un'altra occasione per confessare >>
<< Stai delirando >> e arretra di un altro passo.
<< Cosa mi stai nascondendo? >>
<< Non essere stupida >>, improvvisamente riacquista sicurezza e quasi mi sale sopra per oltrepassarmi, << È inutile dare agli altri le colpe di quello che sei >>
Inizia a scendere le scale con la sua solita freschezza e io crollo. Crollo letteralmente in ginocchio come se avessi appena perso tutte le mie forze. Crollo moralmente perché per un istante avevo sperato davvero. Crollo psicologicamente perché non so chi sono. Non so più a che mondo appartengo, sono intrappolata in un universo di passaggio e mi sento fuori posto. Mi sento una Gelatina al Cerume in mezzo ad un mare di deliziosi Cioccoli Giganti. Sono sbagliata, irrimediabilmente sbagliata. Mi sento in colpa. Se io non esistessi la mia famiglia non dovrebbe affrontare la vergogna e la delusione di avere una Maganò in casa. 
<< Emy, che ti è successo? >>
Alzo gli occhi e vedo Teddy. Solo quando si china ad asciugarmi le lacrime mi accorgo che sto piangendo. 
<< Hai litigato con James? >>
Scuoto la testa. Non mi importa niente di quell'arrogante.
<< E allora? >> prova a capire lui, accarezzandomi i capelli nel tentativo di calmare i singhiozzi.
Credo sia arrivato il momento di dirgli la verità, non è giusto che Teddy perda ancora tempo con una persona come me.
<< Sono una Maganó >>
Mi guarda per un istante e poi scoppia a ridere. Gli do un colpo sul braccio per sottolineare la sua mancanza di delicatezza. 
<< E allora? >>
<< La vuoi smettere? >> gli urlo contrariata. 
Mi attira a se, tenendomi stretta tra le sue braccia come cullandomi.
<< Ho sempre detto che sei speciale, non potevi essere come tutti gli altri >>
Provo a sollevare la testa per ribattere, ma lui ricomincia ad accarezzarmi i capelli e per qualche assurdo motivo perdo la voglia di dire o fare qualsiasi cosa. Si sta così bene lì. 
<< Saresti la mia bambina anche se si scoprisse che ti hanno adottata e sei figlia di un Troll >>
Rido tra le lacrime. << Chi ti dice che non sia così? >>
<< Sinceramente qualche volta il dubbio mi è venuto >>
Mi da un bacio sulla testa e mi accuccia un po' di più. Mi sembra di essere una neonata tra le braccia del papà. E restiamo lì, seduti sul pianerottolo in quel mio paradiso personale.
Quando apro gli occhi riconosco i contorni della mia camera. Devo essermi addormenta e Teddy deve avermi portata a letto. Solo lui poteva riuscire a farmi stare meglio. Vorrei solo che fosse ancora qui per non sentirmi di nuovo così sbagliata. Sento scricchiolare il parquet a qualche metro dalla mia camera. Poi qualcuno bussa. Sarà Rose che viene a controllare che io stia bene, ma fingo di dormire perché non ho voglia di parlare con nessuno. La porta si apre nonostante il mio silenzio e distinguo dei passi pesanti, che non possono certo appartenere alla mia leggiadra sorella. Mi giro di scatto e...sicuramente sto ancora dormendo.
<< James?>> sussurro incredula. 
Si siede sul letto e continuo a guardarlo come se fosse frutto della mia immaginazione. Mi da un colpetto sulla fronte con il palmo della mano.
<< Smettila di guardarmi come se fossi un fantasma >>
<< Che ci fai qua? >>
<< Lily Luna si è addormentata e zia Hermione ha convinto mamma a restare >>
<< Che vuoi da me? >> chiedo guardinga.
<< Si tratta così una persona venuta a portarti un regalo? >>
<< Ma se non mi hai mai neanche fatto gli auguri >>
Indica l'orologio accanto al mio letto. Sono le tre del mattino. 
<< Buon Non Compleanno >> 
<< Sei un idiota >>
Si solleva giusto quel tanto che gli serve per togliere una cosa dalla sua tasca. Ne estrae un rettangolo bianco che al buio non riesco ad identificare. Me lo lancia sulla coperta e prendendolo in mano mi rendo conto che è una busta da lettere.
<< Lumos >>, James si avvicina a farmi luce.
 

Ms. E. Weasley,
Camera da Letto al Secondo Piano,
7, Howling Street
Edenbridge
KENT

 
Ruoto la lettera e vedo il sigillo di Hogwarts. Deglutisco a fatica.
<< Se è uno scherzo non è divertente>> dico con voce spezzata. Ma non resisto alla tentazione e apro la busta. Ne tiro fuori una pergamena e leggo:
 

SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI HOGWARTS
Preside: Minerva McGranitt

 
Cara Signorina Weasley,
Siamo lieti di informarla che Lei ha diritto a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Qui accluso troverà l’elenco di tutti i libri di testo e delle attrezzature necessarie.
L’anno scolastico avrà inizio il 1° settembre. Restiamo in attesa del Suo gufo entro e non oltre il 31 luglio p.v.
 
Con ossequi,
Filius Vitious
Vicepreside

 
Rimango impietrita. Non riesco a respirare. << James, cosa significa? >>
<< Credevo che a undici anni avessi già imparato a leggere da un pezzo >>
Non sono in vena di scherzi. << James >>, lo richiamo quasi in un sussurro disperato.
<< Credo di aver capito che la scelta del gufo è personalizzata, perché ne hanno mandato uno tonto come te >>
<< Il gufo >> ripeto meccanicamente con lo sguardo fisso nel vuoto. C’è qualcosa che mi sfugge.
<< Prima non sono riuscito a dartela visto che mi hai aggredito >>
<< Prima >>, i miei neuroni stanno sicuramente perdendo qualche colpo, << Prima? >> improvvisamente gli ingranaggi tornano al loro posto e sono lucida. Anche troppo. << Prima? Che significa prima? >>
James inarca un sopracciglio, credo sia confuso.
<< James, da quanto tempo hai questa lettera? >>. I miei occhi si riducono a fessure e mi avvicino con fare minaccioso mentre lui istintivamente arretra e poi si mette in piedi.
<< Non è colpa mia se prima non mi hai lasciato parlare >> si giustifica lui, come se il suo discorso avesse un senso.
Mi alzo anche io e continuo a tentare di avvicinarmi mentre lui arretra. Ormai siamo quasi a metà stanza.
<< Tu! >>, riesco a stento a non urlare, << TU non avresti neanche dovuto avere la mia lettera! >>
<< L’ho avuta per caso >>
<< E spiegami, James, spiegami perché davvero non capisco, come hai fatto ad imbatterti casualmente nel gufo indirizzato a me? >>
Lui sorride, ma nei suoi occhi leggo che ha capito di essersi messo nei guai. Guai seri. Apre la bocca per rispondermi ma io lo interrompo.
<< E perché non mi sono arrivati altri gufi? TUO padre racconta sempre che casa sua era stata invasa da gufi e lettere quando suo zio non voleva che lui le leggesse >> e ad ogni parola spingo sempre di più il mio dito contro il suo petto. James ha le spalle contro la porta della mia camera e con un braccio dietro la schiena armeggia per cercare la maniglia.
<< Rispondi! >> gli intimo spingendo il dito ancora più a fondo. La porta si apre e quasi inciampo perdendo il contatto con lui. Adesso siamo nel pianerottolo.
<< Potrei aver risposto che mi sarei occupato io di consegnartela >> sussurra.
<< James >> sibilo tra i denti.
<< Anche se non lo avessi fatto te ne avrebbero mandata un’altra >>
<< James >> la voce mi trema, non so per quanto ancora riuscirò ad avere il controllo di me.
<< Era solo… >>
Non riesco a sentire altro. << JAMES! >> esplodo in preda all’ira.
<< Fa piano, stai svegliando tutti >> prova a zittirmi lui, ma ormai ho perso il controllo.
<< Come hai potuto? >> urlo stringendo i pugni tanto da farmi male.
Sento la casa riprendere vita, il parquet scricchiolare, le luci accendersi, le porte aprirsi, ma in realtà è come se non me ne accorgessi neanche. Probabilmente qualcuno prova anche a chiedere cosa stia succedendo. I miei sensi sembrano essersi focalizzati solo su di lui. Non sento altro, non vedo altro ed è come se i miei occhi emanassero fuoco.
<< Come hai potuto essere così meschino? >>, urlo ancora e sembra che adesso il mio fuoco lo stia scottando, <<  Ho aspettato tutto il giorno e tu lo sapevi. Ho evitato le domande per tutta la sera e tu stavi sempre là a tirare fuori il discorso, sapendo tutto. Hai la minima idea di quello che hai fatto? Stupido egoista senza cervello, hai pensato alle conseguenze? Di me non te ne frega niente, ma hai pensato a quante persone hai ferito oggi? Hai pensato che se non mi avessero mai mandato un’altra lettera magari non sarei mai andata ad Hogwarts per colpa tua? No che non ci hai pensato, perché tu non pensi mai! A te non importa niente degli altri, ti importa solo di te e del tuo stupido smisurato ego. Ti importa solo di divertirti alle spalle degli altri e se rovini la vita a qualcuno non te ne accorgi neanche! >>
Dallo sguardo di James si direbbe che io lo abbia appena preso a schiaffi. Evidentemente è la prima volta che subisce una doccia gelata di realtà. Apre la bocca per dire qualcosa, ma anche stavolta non lo lascio parlare.
<< Va fuori da questa casa >> sibilo tra i denti.
<< Ma… >> prova a dire.
<< VATTENE SUBITO! >> gli urlo ancora.
Vedo distrattamente entrare zio Harry nell’unico punto che riesco a mettere a fuoco. Prende James per un braccio e lo trascina giù per le scale, seguito da mio padre. Appena sparisce dalla mia vista sembra che i miei sensi riprendano a funzionare nuovamente e mi accorgo che tutta la famiglia è accorsa a vedere cosa stesse succedendo. Persino i quadri sono stracolmi. Credo di riconoscere il Mago con l’Armatura del dipinto che abbiamo in salotto mentre vedo mia madre e la zia Ginny avvicinarsi a me con fare preoccupato. Ma voglio solo stare sola e, prima che chiunque altro possa fare qualsiasi cosa, giro i tacchi e torno in camera mia. Mentre sbatto la porta con veemenza mi sembra di sentire l’irritante voce di Fiammetta dire << Io ho visto tutto>>.
 
 
*Note dell’autore:  Eccoci qua alla prima mini riunione di famiglia. Questo capitolo è un po’ lungo ma ho deciso di non spezzarlo in più parti perché in un certo senso fa ancora parte dell’introduzione alla storia. Abbiamo visto più o meno che genere di rapporti esistono tra i personaggi: Emy e James sembra che vivano per darsi fastidio a vicenda, Teddy è un po’ il “fratello” saggio della situazione, mentre Rose per il momento si limita semplicemente al ruolo di sorella. Le cose cambieranno dal momento in cui arriveranno a Hogwarts (prossimo capitolo) e si comincerà a capire qualcosa in più anche su Rose  e sulla sua vita, infatti saranno proprio le due sorelle le protagoniste di questa storia che si dividerà tra i loro due POV.
Come sempre ringrazio chiunque si sia fermato a leggere e spero di ricevere qualche commento (anche critico) tra le recensioni!
Ciao!!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


3


Non mi sembra vero. Oggi è il primo settembre e tra qualche ora salirò anche io sull'Espresso per Hogwarts. Aspetto questo giorno da sempre e dal momento in cui ho ricevuto la tanto agognata lettera ho avuto l'impressione che i giorni iniziassero a rallentare. È stata un'attesa infinita, ma finalmente ci siamo. Sono sveglia da prima che sorgesse il sole e non so come far trascorrere queste ultime interminabili ore. Il mio baule è pronto, ho già controllato che non manchi niente tra l'attrezzatura e i libri di testo richiesti nella lettera e continuo a camminare su e giù per la stanza senza tregua. Mi siedo alla scrivania e cerco di incanalare le mie eccessive energie in qualcosa di concreto. Prendo una piuma e una pergamena e decido di rispondere all'ultima lettera di Teddy.
 
Caro Teddy,
Avevo deciso che ti avrei risposto direttamente dalla mia Sala Comune (quale sarà? Si accettano scommesse) ma come vedi non ho resistito. Tra qualche ora farò il mio ingresso ufficiale nel mondo magico e sono emozionatissima. Tutti voi mi avete raccontato cose tanto meravigliose di Hogwarts da farmi dubitare che non siano vere. Sono impaziente di scoprire tutti i segreti del castello e imparare a fare cose che non riesco neanche ad immaginare 

 
Mi blocco. È una cosa stupida da fare. Accartoccio la pergamena e la getto nella pattumiera. Mi alzo e ricomincio a vagare senza sosta per la stanza. Dopo chissà quanto altro tempo – o forse giusto un minuto scarso – decido di andare a fare una doccia. Una lunga, lunghissima doccia rilassante. Per lo meno l’intenzione è quella, ma non so se dire che serva a rilassarsi lo renda davvero efficace. Sono talmente elettrica che temo di diventare un’anguilla quando sto per entrare sotto quell’invitante getto di acqua calda. Quando finisco di rivestirmi e di ricontrollare che tutto sia pronto, è finalmente giunta l’ora di andare. Non credo di essere mai stata tanto emozionata in vita mia. È come se non fossi io a muovere quei passi giù per le scale e fuori di casa. Sembra che qualcuno stia guardando la scena da un’angolazione privilegiata e che io sia nella sua testa, non nel mio corpo. Riesco quasi a vedere me stessa compiere dei gesti automatici e guardare tutto al rallentatore, come se inconsciamente stessi cercando di imprimere a fuoco nella mia memoria ogni singolo attimo. Non mi accorgo dei rumori quotidiani che ci circondano e le voci dei miei parenti sono ovattate, coperte dal rumore dei miei pensieri e dal battito accelerato del mio cuore. 
Siamo arrivati. Sono pienamente cosciente di non essere in grado di capire cosa stia succedendo. Non mi sono neanche resa conto di come abbiamo fatto ad arrivare alla stazione. Non va bene, non è quello che voglio, ho bisogno di ricordare ogni dettaglio del giorno che sta per cambiarmi la vita.
<< Eh? >> chiedo alla mamma quando mi rendo conto che sta parlando con me.
<< Veloce Emy, va adesso che nessun Babbano sta guardando >>
Istantaneamente inizio a correre spingendo il carrello che trasporta il mio baule contro i duri mattoni del pilastro tra i binari nove e dieci. Chiudo gli occhi un attimo prima dell’impatto e poi lo sento. Lo sbuffo del treno che si prepara a partire tra non molto. Il chiacchiericcio concitato di chi si riabbraccia dopo le vacanze estive e di chi saluta i propri familiari prima di andare via. Gufi, gatti, rane. E quell’odore. Sì, proprio quell’odore che caratterizza le giornate importanti. Inspiro profondamente e non riesco a trattenere un enorme sorriso. Rose arriva alle mie spalle, composta come sempre. È la mamma a chiudere il gruppo insieme a Hugo. Adesso ci siamo tutti  e proviamo a districarci tra la folla per raggiungere il gruppetto che avevamo già adocchiato in lontananza. Zio Harry, zia Ginny, Lily Luna e Albus ci attendono quasi a metà della lunga banchina. C’è anche James ovviamente, ma per me è come se non esistesse.
<< Oggi tocca a te >> lo zio mi scompiglia i capelli.
Gli sorrido di rimando. 
<< Vedrai, a parte lo Smistamento non è così terribile >> cerca di incoraggiarmi Albus con scarso risultato.
<< Terribile? Perché terribile? >> chiedo improvvisamente spaventata.
<< E se fossi la prima Serpeverde della famiglia? >> 
Rose da un pugno sul braccio al cugino. << Piantala di dire assurdità. E ogni casa ha i suoi lati positivi, anche Serpeverde >>
Papà guarda mia sorella come se avesse appena detto che i Goblin sono famosi per la loro simpatia e disponibilità. Fortunatamente prima che esprima il proprio parere viene distratto dall’arrivo di zio Bill e della splendida zia Fleur con i nostri cugini. La più grande, Victoire, è bellissima nella sua siluette disegnata e con quel suo viso dai lineamenti delicati, la pelle candida e due enormi occhi blu incorniciati da setosi capelli biondi dal taglio sbarazzino ma elegante che rappresenta alla perfezione la sua personalità. Lei quest'anno frequenterà l'ultimo anno, mentre la sorella minore è al terzo come quel Troll di James. Dominique, a differenza di Victoire, è sempre sembrata consapevole del potere che poteva darle la sua indiscutibile bellezza. Snella e attraente, i lineamenti decisi simili a quelli del padre le conferiscono un'aria di sicurezza disarmante per chiunque. I lunghissimi capelli dorati, poi, possono incantare chiunque ondeggiando come seta mentre lei cammina. E infine c'è Loius che, come me, frequenterà il primo anno. L'unico dei tre figli ad aver preso i capelli rossi del padre ma con dei magnifici riflessi dorati, marchio di fabbrica di zia Fleur. È magro e non molto alto, ma il suo portamento è sicuro come quello delle sorelle. Lo sguardo profondo, color nocciola, lascia intuire anche a chi non lo conosce la presenza di un animo frizzante e un po' eccentrico. 
<< Victoire, sempre più bella. Devo chiederti un favore, vieni un po' qua >> papà la prende sotto braccio e i due si allontanano di qualche passo.
<< Le starà chiedendo di tenerti d'occhio >> intuisce Louis divertito.
<< Ha fatto la stessa cosa con me l'anno scorso >> rivela Rose.
<< Davvero? >>, sono incredula.
<< Tranquilla, Victoire sembra tanto perfettina ma è brava a reggere il gioco >> mi confida Dominique e, non so perché, sono più che convinta che lei l'abbia già messa alla prova più volte.
Il gruppo, già caotico così, diviene ancora più confuso con l'arrivo della restante parte della nostra immensa famiglia: zio George con zia Angelina e zio Percy con zia Audrey. I primi hanno due figli, Fred, identico alla madre, e Roxanne dalla carnagione scura come il fratello, ma con lo stesso viso di zio George. Entrambi scuri sia di pelle che di capelli, hanno però preso dal padre ciò che più lo contraddistingue: quello sguardo vispo e intelligente che avrei tanto voluto vedere quando era acceso dalla scintilla del suo gemello defunto. Anche Roxanne, come me e Louis, è al primo anno mentre il fratello al quarto. 
Le figlie di zio Percy, invece, sono Molly e Lucy. Non so molto di loro perché sono il nucleo familiare più solitario in questo caloroso caos di cuori concatenati. Rispettivamente al sesto e al quinto anno, posso dire solo che quando eravamo più piccoli credevo che fossero finte, dei pupazzi, con quell'aria sempre superiore e con la puzza sotto il naso. Entrambe identiche al padre fin nei minimi dettagli, dai ricci capelli rossi alle lentiggini, dal viso allungato agli occhi castani.
Il fischio del treno ci avvisa che tra cinque minuti l'Espresso per Hogwarts partirà. Una morsa improvvisa mi chiude lo stomaco più di prima, anche se non lo credevo possibile. L'abbraccio forte della mamma mi fa capire che le mancherò, ma in fondo so che è contenta di vedermi iniziare questa avventura. Papà sembra un po' meno tranquillo, ma è talmente protettivo con me e Rose che non potrei aspettarmi diversamente. 
Quando termina il momento dei saluti ci affrettiamo tutti a salire sul treno. I più grandi di noi raggiungono gli amici, mentre io, Rose, Albus, Louis e Roxanne cerchiamo uno scompartimento vuoto. Ne troviamo uno ancora libero in una delle ultime carrozze. Sistemiamo i nostri bauli in alto e appena prendiamo posto sento che il treno inizia a muoversi. Credo di non essere mai stata tanto felice in vita mia. La porta del nostro scompartimento si apre e si affaccia una ragazza dai lunghi capelli castani.
<< Dora! >> esclama mia sorella alzandosi per abbracciarla.
La ragazza fa segno con la testa a qualcuno che si trova in corridoio e subito dopo viene raggiunta da altre tre amiche. 
<< Loro sono le mie compagne di stanza >> spiega Rose a noi del primo anno.
<< Dora Midgen >>, la prima ragazza saluta facendo l'occhiolino, << E loro sono Terry Jones, Hannah Smith e Amelia Turpin >>
<< Ti ricordo che siamo in grado di parlare da sole >> precisa indispettita una minuta ragazza dai capelli ricci e biondi che, se non ho capito male, dovrebbe essere Amelia. 
<< Se stringiamo un po' riusciamo ad entrarci tutte >> taglia corto Rose.
Albus sembra avere parecchia confidenza con le amiche di mia sorella. Io non ne avevo mai sentito parlare e sono un po' infastidita. Non so perché ma ho sempre immaginato Rose come una ragazza piuttosto solitaria e scoprire improvvisamente che ha una vita sociale di cui nessuno sa niente mi fa pensare che io non la conosca minimamente. Le sue amiche, comunque si rivelano tutte molto simpatiche e socievoli, l'unica un po' più taciturna  è Terry che sembra la timida del gruppo. Le ore passano velocemente tra un racconto estivo e un aneddoto relativo al precedente anno scolastico. Ad un tratto Rose scambia un'occhiata complice con Amelia.
<< Torno tra un attimo >> annuncia alzandosi.
<< Dove vai? >> chiedo sospettosa.
<< Ehm...al bagno >> risponde tentennando e scompare dietro la porta dello scompartimento.
Le lancio un'occhiata truce, pur sapendo che non può vedermi.
<< Emy, ti piace? L'ho fatto io >>, Amelia mi mostra orgogliosa il fodero della sua bacchetta: color magenta con delle applicazioni a fiori. 
È atroce. Sembra ispirata alla linea SuperDolce Zuccherosa di Mielandia.<< Adorabile >> dico con una vocina strozzata, sperando che non avverta il mio disgusto.
<< È abbinata alla mia bacchetta, sai? >>
<< Hai la bacchetta rosa?>> chiedo più allarmata che sorpresa. 
Amelia mi lancia un'occhiataccia e so che in cuor suo vorrebbe rispondermi male, ma deve essere proprio importante il motivo per cui mi sta distraendo dall'assenza di mia sorella perché si sforza di sghignazzare e mi spiega << Castagno e corde di cuore di drago, perfetta per chi è innamorato del lusso >>, sorride soddisfatta << La tua com'è? >>
<< Biancospino con piume di Fenice >> 
<< Ragazza complicata la nostra Emy >> commenta divertita dando una gomitata di intesa a Terry.
<< Io non sono complicata >> borbotto quasi sbuffando.
<< Il biancospino sceglie solo persone talentuose ma con un carattere pieno di contrasti e le piume di Fenice sono sempre molto schizzinose nella ricerca del giusto proprietario >>
La guardo sbigottita, poi Dora viene in mio soccorso << Viene da una famiglia di fabbricanti di bacchette >>
Improvvisamente mi sento sollevata. << Quindi è normale che io non sappia tutte queste cose? >>
<< Solo lei le sa, tranquilla >> mi rincuora.
Amelia guarda Dora come se fosse appena stata insultata e le altre amiche si mettono a ridere. Evidentemente non è una novità questo loro teatrino. 
<< Comunque >>, dice con tono minaccioso verso le altre per poi tornare sorridente a parlare con me, << Se vuoi posso fare una custodia personalizzata anche a te >>
<< No, no. Grazie lo stesso! >>, cerco di sembrare gentile. 
<< Su, non fare complimenti. Sei la sorella della mia migliore amica, è il minimo che possa fare >>
Provo a ribattere, ma mi blocca con un cenno della mano e inizia a fissare un punto indefinito sul tetto assumendo un'aria concentratissima.
<< La tua sarebbe lilla >>, medita qualche altro secondo, << Con delle lune disegnate >>
<< Lune? >> chiede Hannah.
<< Certo, perché è lunatica come la sua bacchetta >>
<< Io non sono lunatica! >> esclamo in mia difesa. Amelia sta per rispondermi ma entrambe veniamo distratte dal suono della porta dello scompartimento che si apre. Quello che vedo mi sconvolge più dell'orripilante custodia a fiori. Mia sorella riprende il suo posto con disinvoltura, come se non fosse successo niente, ma io stento a riconoscerla. Sorride. Rose sorride. E non come può aver fatto quotidianamente negli undici anni in cui è stata mia sorella. Tenta di apparire normale ma anche quella minuscola piega all'insù è più abbagliante di qualsiasi altro sorriso a trentadue denti che io abbia mai visto. Neanche mi rendo conto che la sto fissando a bocca aperta. E non sono l'unica. Solo Amelia sembra contenta e per nulla sorpresa.
<< Credo sia arrivata l'ora di indossare le uniformi >> dice Rose quando ormai non riesce più a sostenere tutti quegli sguardi curiosi. Il mio respiro si blocca. Per stavolta ha vinto lei. Il mio arrivo a Hogwarts si avvicina. Avrò un anno intero per scoprire cosa mi nasconde.
Quando il treno si ferma non so se provo più paura o più eccitazione, so solo che non riesco più a stare ferma.
<< Primo anno! Primo anno con me! >>
Riconosco la voce di Hagrid fuori dal treno. Cerco lo sguardo di Louis e Roxanne e so che stiamo provando esattamente le stesse emozioni. Appena scendiamo dal treno ci separiamo da Albus, Rose e dalle sue amiche, avviandoci verso quella grande massa familiare poco distinguibile nel buio.
<< Altri Weasley, ottimo! Non ce n'è mai abbastanza di voi qui dentro >> ci saluta affettuoso. Poi ricomincia a radunare i nuovi arrivati. Quando siamo tutti inizia a camminare. Scendiamo lungo un sentiero piccolo e completamente buio. Seguo impaziente la lanterna di Hagrid e vorrei solo che potessimo andare più veloci. Ci fermiamo sulla riva del lago nero, dove ci aspettano quasi cento barchette di legno. Io, Louis e Roxanne troviamo posto in una barca occupata da un ragazzo paffutello e impacciato. Ci dà giusto una rapida occhiata e poi abbassa lo sguardo imbarazzato.
<< Si parte >> annuncia Hagrid con un tono emozionato, nonostante abbia accompagnato i ragazzi in questo viaggio attraverso il lago per anni. Le barche scorrono sull'acqua guidate dalla magia e ad un tratto lo vedo. Lì sulla scogliera, con le finestre illuminate da migliaia di candele, c'è Hogwarts. Anche il mio cuore si ferma ad ammirare quello spettacolo così suggestivo. Il ragazzo che è con noi rischia quasi di far ribaltare la barca, tanta è la sorpresa dipinta sul suo viso. Non serve chiedere per capire che è il primo mago in una famiglia Babbana. Quando ci avviciniamo alla roccia Hagrid ci raccomanda di abbassare le teste e solo allora noto che esiste un passaggio nascosto tra le piante. Entriamo in una sorta di grotta dove le barche si accostano agli scogli per consentirci di scendere. Louis si alza per primo e con un gesto atletico salta giù per poi aiutare me e Roxanne. L’altro ragazzo inizialmente rifiuta l’aiuto di mio cugino, ma quando per l’ennesima volta rischia di finire in acqua si arrende e afferra la sua mano.
<< Emy, non vieni? >> mi chiede proprio Louis accorgendosi che ero rimasta bloccata lì sugli scogli mentre gli altri si avviavano già dietro Hagrid. Ero persa in uno dei miei soliti viaggi ad occhi aperti in chissà quale mondo di pensieri e fantasie. Non avrei mai immaginato di vedere il fiero e sicuro Louis aiutare simpaticamente un ragazzo impacciato, senza accennare a prese in giro e comportamenti da spaccone. È già la seconda persona della mia famiglia che scopro diversa da come la immaginavo. Magari verrò a sapere che James in realtà è un Tassorosso e non un Grifondoro come ci ha sempre fatto credere in questi anni. Ridacchio tra me e me: è più probabile che sia un Serpeverde, ma decisamente non Tassorosso. In ogni caso non vale la pena di sprecare i miei pensieri per lui, soprattutto non in questo momento. Continuiamo a seguire Hagrid in uno stretto corridoio scavato nella roccia, probabilmente nei sotterranei del castello.
<< Miseriaccia >> la mia esclamazione è più un sussurro sorpreso quando, invece, il passaggio sotterraneo emerge in superficie. Non appena metto piede sull’erba, alzo gli occhi e mi ritrovo al cospetto dell’imponente scalinata d’ingresso del castello.  Resto senza fiato, tanta è la grandiosità di quella costruzione. Mentre saliamo sfioro la roccia della scala e una sensazione di pienezza euforica mi attraversa tutto  il corpo. Ogni singola pietra di quella scuola trasuda magia.
Ci fermiamo davanti ad un cancello di quercia. È talmente grande che, ad occhio e croce, potrebbe passarci dentro un’intera cattedrale Babbana. Hagrid bussa energicamente tre volte e poi le porte si aprono. Lo scalpiccio di centinaia di piedi è coperto quasi interamente dal battito irrefrenabile del mio cuore. Se il cancello mi era sembrato grande, la sala d’ingresso è immensa. Il tetto è talmente alto che quasi non si vede e le pareti sono piene di quadri, i cui abitanti si affacciano curiosi a vedere i nuovi arrivati. il ragazzo paffutello fa un balzo indietro quando vede passare in alto una figura argentea. Istintivamente si appende al mantello di Louis balbettando << M-ma quello e-era… >>
<< Era un fantasma >>, lo rassicura lui, << E se guardi bene vedrai che i quadri si muovono >>
Il ragazzo sembra sotto l’effetto di un incantesimo Confundus, come dice la mamma quando papà inizia a dire o fare cose particolarmente sciocche.
<< Figlio di Babbani? >> gli chiede Louis.
<< Babba-che? >>  
<< Babbani, persone senza magia >> gli spiego io.
Il ragazzo annuisce vigorosamente, come se la convinzione del suo gesto potesse spiegarci il suo livello di confusione in quel momento. D’un tratto sembra improvvisamente calmarsi, forse per aver spiegato la sua difficile posizione a qualcuno.
<< Mi chiamo Axel >> dice imbarazzato appena prima che la carovana si fermi ai piedi di un’imponente scalinata di marmo. Più su di una decina di gradini noto un mago di piccola statura, piccolissima oserei dire. È anziano ma dallo sguardo si intuisce già un atteggiamento vispo. Si schiarisce la voce e improvvisamente tra di noi piomba il silenzio. Gli unici suoni provengono dalla nostra destra dove, dietro una massiccia porta di legno, si sente il vociare concitato degli altri studenti di Hogwarts.
<< Professor Vitious >>, Hagrid saluta l’anziano mago che ricambia con un rispettoso cenno del capo.
<< Benvenuti a Hogwarts >>, ci accoglie sorridente, << Io sono il vicepreside, il professor  Vitious. Seguitemi. >>
Velocemente scende la scalinata e scompare davanti ai ragazzi delle prime file. Senza vederlo seguo la massa verso una stanzetta che a fatica ci contiene tutti e il professore ricompare alla mia vista dopo essere salito su una sedia, sul fondo della stanza.
<< Tra poco avrà inizio la cerimonia dello Smistamento. Stasera dunque saprete a quale casa verrete assegnati: Serpeverde, Grifondoro, Tassorosso o Corvonero. Ogni Casa ha un proprio dormitorio con una relativa Sala Comune, dove potrete trascorrere il vostro tempo libero. Quando vi verranno assegnati dei punti per dei vostri meriti, questi andranno all’intera Casa; allo stesso modo, i punti verranno tolti alla Casa quando infrangerete il regolamento. Chi, alla fine dell’anno scolastico, avrà più punti vincerà l’ambita Coppa delle Case>>
Per qualche secondo ci guarda in silenzio, come per aspettare delle domande, poi conclude << Tornerò a prendervi tra poco per dare inizio allo Smistamento>>
Scompare nuovamente alla mia vista e capisco che è uscito dalla stanza solo quando il silenzio viene sostituito dal vociare dei ragazzi.
<< Io sono Louis >>, esordisce mio cugino come se il professor Vitious non avesse mai interrotto le nostre presentazioni, << E loro sono le mie cugine, Roxanne ed Emy >>
Entrambe sorridiamo cordialmente ad Axel.
<< Che fortuna venire qua con i propri parenti e non essere soli >>
<< Fidati, siamo anche troppi per i miei gusti >> commento pensando al numero esorbitante di Weasley presenti in quel castello.
Axel per la prima volta sembra sentirsi a suo agio e ride. Ma dura solo per un istante perché poi chiede spaventato << In cosa consiste lo Smistamento >>
Ci guardiamo negli occhi e dalle espressioni dei miei cugini capisco che neanche loro sanno di preciso cosa aspettarsi.
<< Ci sono varie teorie >>, provo a spiegare, << Mio cugino Albus dice che ti entrano nella testa per vedere qual è il tuo destino e a quel punto decidono in quale casa mandarti >>
Axel deglutisce a fatica. << T-ti entrano nella testa? >>
<< Mio fratello Fred mi ha raccontato di aver dovuto duellare con uno studente dell’ultimo anno e quando stava per vincere hanno deciso di assegnarlo a Grifondoro. Dice che almeno uno o due novellini ogni anno muoiono durante lo Smistamento, ma in genere sono sempre figli di Babbani >>, conclude esitante Roxanne vedendo impallidire pericolosamente Axel. Quando si rende conto di quello che ha appena detto si porta le mani alla bocca e mortificata aggiunge << Ma non devi credergli! Mio fratello inventa sempre storie assurde e poi io mi fido più di mio padre. Lui mi ha detto che durante lo Smistamento il nostro nome viene messo dentro un Calice di Fuoco e a seconda del colore di cui diventa la fiamma veniamo assegnati ad una delle quattro Case >>
<< Quindi non è pericoloso, giusto? >>, lo sguardo di Axel cerca conforto nei nostri volti.
<< Non proprio >>, risponde Roxanne, << Non se tutto va bene. Papà dice che a volte il Calice di Fuoco ci ripensa, ha il potere di capire quanta magia c’è dentro te e se decide che non è abbastanza sputa fuori il tuo nome. Nei casi peggiori, quando capisce di essere stato imbrogliato da qualche Babbano che si è infiltrato tra noi, scaglia anche delle fatture. Mi ha raccontato di due ragazzi a cui è spuntata una lunghissima barba bianca che non smetteva di crescere e rischiava di soffocarli ad ogni secondo in più passato dentro la scuola >>
Guardo mia cugina un po’ perplessa, ricordando che una volta papà mi aveva raccontato una scena simile che però riguardava zio George e il gemello Fred. In ogni caso Louis mi precede nell’interrompere i discorsi poco incoraggianti di Roxanne.
<< Diciamo che George Weasley, il padre di Roxanne, non è conosciuto nel mondo magico per la sua serietà quindi non prendiamolo troppo alla lettera >>
Mia cugina gli manda un’occhiataccia, ma in realtà sappiamo tutti che non si è offesa perché il bello di suo padre è proprio questo: l’imprevedibilità.
<< Mia sorella Dominique >>, continua Louis facendo spallucce, << mi ha detto solo che è stato imbarazzante trovarsi davanti a tutti con i capelli scompigliati >>
Alzo gli occhi al cielo sbuffando e tutti e tre si mettono a ridere.
<< Io ho letto che i fondatori delle quattro Case stregarono un… >>
La ragazza dai ricci capelli corvini che si era introdotta nella conversazione viene interrotta dall’arrivo del professor Vitious. Il silenzio piomba nuovamente in tutta la stanza.
<< Potete seguirmi >>  si limita a dire prima di voltarsi verso la sala d’ingresso per guidare la lunga fila di ragazzi.
 
 
Note dell’autore: Finalmente in viaggio verso Hogwarts!! Questo capitolo è molto descrittivo, lo so, ma è stato impossibile resistere alla tentazione di descrivere attimo per attimo tutto quello che avrei provato durante il mio primo arrivo al castello (se solo quella maledetta lettera fosse arrivata!). In compenso abbiamo conosciuto tutti i pezzi mancanti della famiglia – che lavoraccio, sono un’infinità ahaha – e il quadro generale inizia a prendere un po’ più forma. Gli improvvisi sparimenti di Rose impensieriscono un po’ Emy… chissà che idee si starà facendo quella povera ragazza!
Coraggio, l’introduzione più lunga del mondo sta per finire… rimane solo lo Smistamento e poi tutto avrà inizio ^^
Intanto ringrazio di cuore Oceano_2, GiulyC92 e Rox Weasley che hanno recensito la mia storia – grazie grazie grazie – e ringrazio anche chi mi ha inserita tra le storie seguite/preferite e i lettori silenziosi! Se vi va fatemi sapere che ne pensate ^^
Grazie ancora… ciaoooo!

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


4


Quando le porte della Sala Grande si aprono veniamo sommersi dalle voci degli studenti, seduti a migliaia in quattro lunghissimi tavoli. In fondo alla sala, di fronte a noi, un altro grande tavolo ospita gli insegnanti. Al centro riconosco la preside McGranitt, che ho visto in svariate occasioni insieme ai miei genitori o ai miei zii. Basta guardarla negli occhi per capire che quello che l’età ha cambiato nel suo corpo, non ha avuto alcun effetto sulla sua mente. Mi guardo intorno ammirando tutto ciò che mi circonda. Alcuni fantasmi sono fermi a mezz’aria a chiacchierare con gli studenti, altri volteggiano curiosando e, proprio seguendo con gli occhi la scia argentea di un Frate Grasso, alzo gli occhi verso il soffitto. Mi manca il fiato e il mio cuore sembra fermarsi. Credo di non aver mai visto né immaginato nulla di così bello in tutta la mia vita. Stento quasi a credere che lì, da qualche parte, esista una volta di pietra. I miei occhi si perdono tra le stelle, nel buio cielo blu che sovrasta la Sala Grande e le sue mille candele sospese a mezz’aria. Sono costretta a guardare di nuovo in basso quando inciampo sul ragazzo che ho davanti. Mi scuso con lui, tremendamente imbarazzata, e mi accorgo che ci siamo fermati. Diamo le spalle al tavolo dei professori e, da quella posizione, è impressionante guardare l’intera Sala Grande nella sua immensità.
Il professor Vitious posiziona uno sgabello al centro dello spazio che si apre davanti a noi. Io e Roxanne ci scambiamo un’occhiata terrorizzata, perché ad entrambe viene in mente la storia di zio George e del Calice di Fuoco. Ma non è un calice ad essere poggiato sullo sgabello, bensì un vecchio e rattoppato cappello da mago. Non appena il professor Vitious si allontana e il cappello rimane da solo al centro della scena, sulla Sala Grande scende un silenzio quasi impressionante. L’attenzione di tutti, nessuno escluso, è focalizzata su quell’oggetto malconcio. D’un tratto una lunga cucitura sul davanti si apre e il cappello inizia a cantare.
 
Da secoli ormai in questo castello
Vi da il benvenuto un vecchio cappello 
Bentornato ai ragazzi e ai professori
Che i nuovi alunni saltino fuori
La tradizione è che i nuovi arrivati
In quattro case siano smistati 
Coraggio, audacia e cuore d'oro
Si trovano sempre tra i Grifondoro 
Serpeverde premia con dovizia
Chi spicca per ambizione e furbizia
La mente sveglia dei Corvonero
Vede nell'intelligenza talento vero
Pazienza, bontà e lealtà 
Dei Tassorosso sono le qualità 
Tra i vostri pensieri potrò vedere
Cosa in voi vuol prevalere
Ora però guardate gli altri visi
Proprio prima di essere divisi
Qualcuno nota differenze?
Dimentichiamo alcune credenze
Sono gli opposti a creare attrazione
Perché non sfruttare la divisione? 
Pensate ragazzi, prima di odiare
Solo perché lo si usa fare
La pazienza sta al vecchio saggio
Come l'ambizione sta al coraggio
Non lasciamo che dei colori
Influenzino i nostri cuori 
Usiamo quel che siamo 
Per aiutare chi amiamo
Il mio compito è mostrarvi la via
Ma questa non è una garanzia
La storia purtroppo ci ha insegnato 
Che un cuore buono può esser deviato 
Aprite gli occhi, dunque, e guardate
Più al cuore che alle casate
Quel che uniti possiam superare
Da divisi ci può devastare 
Venite a sedervi su questo sgabello
Lasciate la scelta ad un vecchio cappello
È  dunque giunto il nostro momento
Che abbia inizio lo Smistamento.
 
Dopo un istante di silenzio, la Sala Grande esplode in un sentito applauso. Tra noi del primo anno per una frazione di secondo la paura lascia il posto all’eccitazione del momento, ma quando il professor Vitious si avvicina allo sgabello con una lunga pergamena in mano l’ansia riprende il possesso di ogni mia terminazione nervosa.
<< Abbey Egle >> chiama il professore.
Un’esile ragazzina dai corti capelli biondi viene timidamente fuori dalle ultime file e, tremando, prende posto sullo sgabello. Il cappello è così grande rispetto a lei che le ricade sul viso fino a coprirlo quasi per intero.
<< SERPEVERDE >> annuncia a gran voce il cappello dopo pochi secondi.
Il primo tavolo alla mia destra esplode in un boato per accogliere la nuova arrivata.
<< Adams Cole >>
Stavolta il cappello resta sulla testa del ragazzo per qualche minuto. Noto che, come me, in molti si stanno chiedendo quale sia il problema.
<< Quel ragazzo è Testurbante >> dice in un sussurro la stessa ragazza che prima aveva provato ad anticiparci del Cappello Parlante.
<< Cos’è? >>
<< Testurbante. Si dice così quando il Cappello impiega più di cinque minuti per decidere a quale Casa assegnarti >>
La guardo sbigottita, mentre lei non ha alzato gli occhi dal pavimento neanche un istante.
<< Spero vivamente di non esserlo anche io >> è l’unico commento che riesco a fare.
<< Tranquilla, è un evento piuttosto insolito >> prova a rassicurarmi, arrossendo quando capisce che la stavo guardando. Con le dita sistema freneticamente una ciocca di capelli dietro l’orecchio e poi la libera nuovamente prima di tornare ad incrociare le braccia.
<< GRIFONDORO >> esclama infine il cappello, prima che la sua voce sparisca tra le urla di festeggiamento del primo tavolo alla mia sinistra.
Man mano che lo Smistamento va avanti rimpiango sempre di più di essere una Weasley. I motivi sono innumerevoli. I Weasley sono tutti Grifondoro, tranne la pro-pro-pro-zia Maggie che era Corvonero e suo fratello Thomas, Tassorosso.  Io sono combattuta tra la speranza di essere all’altezza di tutta la mia famiglia e la consapevolezza di non essere tagliata per quella casa. In realtà nessuna delle quattro Case fa per me e più passano i minuti e più mi spaventa l’idea di essere la prima strega della storia a non essere smistata. O magari è già successo in passato. Sicuramente la ragazza riccia lo saprà, ma è talmente impegnata a studiare attentamente ogni dettaglio intorno a lei con sguardo spaventato che mi sento quasi in colpa a distrarla. Mi spavento insieme a lei quando la vedo sussultare al nome<< Bailey Andromeda>>
Ho appena il tempo di notare le sue guance diventare scarlatte prima di vederla scattare in avanti. Si siede sullo sgabello con la schiena dritta e, prima di sprofondare sotto il cappello, percorre rapidamente tutta la sala con lo sguardo.
<< CORVONERO >>, il cappello proclama quasi immediatamente.
Lei sorride sollevata e velocemente si dirige verso il secondo tavolo a sinistra. Sembra che si sforzi di ignorare l'esultanza dei nuovi compagni di Casa.
Un altro motivo per cui odio essere una Weasley? Il mio cognome e l'agonia che ne consegue per l'attesa ogni volta che viene utilizzato l'ordine alfabetico. Mi sembra trascorsa un'eternità e mezzo quando Wallas Jack si dirige verso il tavolo dei Tassorosso e il professor Vitious chiama << Weasley Louis >>
Con una sicurezza assolutamente invidiabile Louis prende posto sullo sgabello, fa per poggiare il cappello sulla chioma rossiccia ma quello annuncia subito << GRIFONDORO >>
Con un ghigno soddisfatto si dirige verso il suo tavolo e i nostri parenti si alzano per festeggiarlo con orgoglio.
<< Weasley Roxanne >> 
Il mio stomaco si riduce improvvisamente ad una nocciolina. Sono la prossima. E non so se questo mi terrorizzi o mi sollevi. L'attesa è finita, tra poco saprò. Ma voglio sapere? E se dovesse andare male? E se dovesse essere una tragedia? Respiro a fondo. Non so neanche in quale casa sperare. O forse lo so e non riesco ad ammetterlo. 
<< GRIFONDORO >> 
Roxanne, esuberante come sempre, salta giù dallo sgabello e si lancia in mezzo ai restanti Weasley e all'intera Casa in festa.
<< Weasley Sara Emily >>
Il mondo intorno a me sembra congelarsi. Devo percorrere solo pochi passi, ma sento i piedi pesanti come piombo e camminare sembra la cosa più difficile che io abbia mai fatto. No, respirare è la cosa più difficile. Indosso il cappello e sobbalzo quando sento dire nella mia testa << Bene, bene, un'altra Weasley>>
Ora capisco cosa intendeva Albus quando diceva che mi sarebbero entrati nella testa. 
<< Interessante >>
Interessante? Cosa c'è di interessante? Io non ho nulla di interessante. 
<< Ambizione, sei una persona che punta in alto >>
Sbarro gli occhi per la sorpresa e solo allora mi accorgo di averli tenuti chiusi.
<< Un'intelligenza fuori dal comune >>
Arrossisco e abbasso lo sguardo fissandomi le scarpe.
<< E coraggio, ma questo non mi stupisce: sei una Weasley. Leale, coraggiosa e ingestibile >>
Nel mio cuore qualcosa si gonfia d'orgoglio, ma sento anche una piccola parte che si sgonfia lentamente. Non voglio essere solo una Weasley, voglio essere me.
<< Oh cara, ti assicuro che a Grifondoro saresti te stessa in tutto e per tutto >>
Trattengo il fiato in apnea. Non credevo che potesse sentirmi. Che stupida, è nella mia testa.
<< Non trattenere i tuoi pensieri. Perché non vuoi andare a Grifondoro? >>
Non voglio? Ho sempre voluto andarci, ma non so se è quello che voglio veramente.
<< Tu vuoi affermare te stessa >>
Certo che voglio. Io non sono la piccola Emy Weasley, non solo. O forse no.
<< So io cosa fa per te >>
No. No, no, no, no. Non puoi farlo senza la mia approvazione. Non dirlo!
<< CORVONERO >>
Riprendo a respirare sollevata, accorgendomi di aver trattenuto il fiato tutto il tempo. Sfilo il cappello quasi tremando e i miei sensi tornano a collegarsi con il mondo esterno. Vengo accolta dal frastuono dei Corvonero e mentre mi dirigo verso il mio tavolo vengo letteralmente travolta dall'intera famiglia Weasley che, contro ogni regola, si è alzata per venirmi a festeggiare. Quando il professor Vitious riesce a far tornare la calma e chiama Wills Jordan, finalmente riesco a sedermi. Prendo posto accanto ad Andromeda, la timida ragazza dai capelli ricci. 
<< Emy  >> mi presento con un sorriso che va da un orecchio all'altro.
Sono proprio felice, sono al mio posto.
<< Andromeda >> risponde con il sorriso più gentile che io abbia mai visto. 
Poi tutti i ragazzi e le ragazze intorno a noi iniziano a presentarsi e a scherzare, ma io non riesco ancora ad essere abbastanza lucida da capire cosa stia succedendo. 
Con Zoran Allison - Serpeverde - finisce lo Smistamento e il professor Vitious porta via il Cappello Parlante. La McGranitt si alza e subito l'attenzione di tutti viene catturata. 
<< Che il banchetto abbia inizio >> annuncia con autorità e i lunghi tavoli delle quattro case si riempiono per magia di deliziose pietanze. I piatti dorati di tutti gli studenti, in men che non si dica, traboccano di ogni sorta di cibo immaginabile. Io assaggio qualcosa quando mi ricordo di avere una fame da Lupi Mannari, perché poi sono troppo impegnata ad ascoltare tutti i discorsi di chi mi sta intorno come se fossi una spugna che vuole assorbire prima possibile tutto quello che fa parte della vita di Hogwarts, di quella che adesso è la mia vita. La mia attenzione si concentra anche sul tavolo degli insegnanti, in cui provo a riconoscere visi familiari. Il professore di Erbologia, Neville Paciock, grande amico dei miei genitori e dei miei zii. Con quello sguardo bonario, se non lo conoscessi da quando sono nata stenterei a credere che sia uno degli eroi della guerra contro il Signore Oscuro. Il professor Vitious parla con la professoressa McGranitt, mentre Hagrid ride calorosamente con una donna tarchiata ma dall'aria simpatica. 
Quando l'ennesimo Cioccolotto che provo a prendere sparisce sotto la mia mano insieme a tutti gli altri dolciumi, è chiaro che il banchetto sia finito. La preside si alza e va a posizionarsi dove prima c'era lo sgabello dello Smistamento. La linea retta e alta della sua corporatura riesce ad incutere timore nonostante la delicatezza dello chignon in cui sono raccolti i suoi capelli candidi come la neve.
<< Benvenuti, e bentornati, a questo nuovo anno scolastico >>
Nella breve pausa di silenzio sembra guardare negli occhi tutti gli alunni, uno per uno, come per salutarci personalmente.
<< Un breve elenco delle regole fondamentali di questa scuola, in modo da rinfrescare la memoria anche a chi tende a dimenticare facilmente certi cavilli >>, il suo sguardo stavolta fissa punti ben precisi della Sala e non mi stupisco se i suoi occhi indugiano parecchio sui miei familiari.
<< È severamente vietato l'accesso alla Foresta se non si è accompagnati da membri qualificati del personale scolastico. È severamente vietato girovagare al di fuori della propria Sala Comune nelle ore notturne. Inoltre, fate attenzione, sono vietate le Gare di Magia non autorizzate dal personale scolastico. Troverete l'elenco completo e dettagliato del regolamento nella bacheca della vostra Sala Comune, dove gli studenti del primo anno saranno accompagnati dai rispettivi Prefetti. Detto questo, vi pregherei di accogliere con un applauso la nuova professoressa di Difesa Contro le Arti Oscure, Cordelia Shade. >>
Una bellissima donna sulla trentina si alza dal tavolo dei professori e accenna un millimetrico movimento della testa. Alta, dai lineamenti marcati ed eleganti incorniciati da lunghi capelli corvini; il suo sguardo penetrante, di un grigio glaciale, rivela una spiccata intelligenza e una forza non comune in una donna alla vista così aggraziata. Dalla Sala si alza un applauso carico di ammirazione e curiosità. Quando la professoressa Shade torna a sedersi, la McGranitt continua << Auguro a tutti noi che anche questo sia un sereno e proficuo anno scolastico. Buonanotte >>
Ci congeda con un sorriso carico di affetto, poi tutti iniziano a dirigersi verso i propri dormitori.
<< Corvonero, Corvonero da questa parte! >>
Un ragazzo occhialuto e con dei folti capelli ricci sta cercando di attirare l'attenzione di tutti noi del primo anno. 
<< Io sono Teodor McPort, Prefetto di Corvonero. Seguitemi. >>
Per la prima volta ho l'occasione di guardare attentamente i volti dei compagni che affronteranno con me questi sette anni a Hogwarts. Posso concedermi una visione generale di quella che sarà la mia seconda famiglia. Teodor ci guida fuori dalla Sala Grande, su per l'imponente scala di marmo, diretti verso il lato Ovest del castello.
<< Non riuscirò mai a ricordare come arrivare alla Sala Comune >> dico ad Andromeda mentre la scala su cui siamo decide di cambiare direzione.
Arriviamo in un lungo corridoio, al termine del quale si trova una lucente porta nera.
<< Ma non c'è la maniglia >> osserva un ragazzo alle mie spalle. 
Solo allora noto che la porta è priva di qualunque tipo di serratura. 
<< Questo è l'ingresso della nostra Sala Comune >>, spiega Teodor, << L'unico modo per entrare è rispondere correttamente all'indovinello che vi verrà posto >>
<< E se dovessimo sbagliare? >> chiedo.
<< Non vi verrà data una seconda occasione, dovrete aspettare che un altro Corvonero provi ad entrare e risolva l'enigma >>
Detto questo si volta verso la porta e vi poggia sopra una mano. Sul nero lucido del legno cominciano a comparire delle lettere color bronzo.
Si spoglia quando comincia a fare freddo.
Teodor riflette giusto un istante e poi risponde << L'albero >> 
Si sente uno scatto, come di una chiave in una serratura inesistente, e la porta si apre. Entriamo in una grandissima stanza circolare  illuminata da stupendi lampadari di cristallo. Di fronte a noi si erge una statua di marmo raffigurante una splendida ed elegante ragazza, Priscilla Corvonero. La Sala è interamente occupata da tavoli di legno e comodi divani blu, disposti soprattutto intorno al camino. Dalle bianche pareti classicheggianti si alza una cupola molto alta, affrescata con uno stellato cielo notturno. Lo stesso motivo viene ripreso nella moquette, conferendo al tutto un atmosfera ancora più incantata. Sulle pareti, alle ampie vetrate ad arco si alternano scaffali ricchi di innumerevoli libri. Alle finestre sono appesi dei drappi di seta blu e bronzo, riprendendo i colori del motivo stellato.
Sento una piacevole sensazione di calore invadere il mio corpo e sciogliermi il cuore. Sarà questa la vera felicità? Sentirsi in un luogo che sembra essere stato creato appositamente per te. Avere, finalmente, un proprio posto nel mondo.
<< A destra ci sono i dormitori dei ragazzi, a sinistra quelli delle ragazze >> spiega Teodor prima di congedarsi. 
Non avevo notato che alle estremità della libreria incuneata nell'abside alle spalle della statua di Priscilla Corvonero, ci sono due aperture. Insieme alle altre ragazze del mio anno mi dirigo verso quella di sinistra e inizio a salire la scala a chiocciola di marmo finché non trovo il mio nome scritto su una porta. L'incisione recita:
 
Dormitorio di
Andromeda Bailey
Isobel Burns
Medea Hughes
Cloe McMoore
Emily Weasley
 
Io e Andromeda sorridiamo, contente di essere capitate nella stessa stanza.  Le altre tre ragazze si fermano in quel momento al nostro fianco e così apro la porta del dormitorio. Anche questa è una stanza circolare con cinque letti a baldacchino. Lo stile riprende quello della Sala Comune, con le pareti bianche e l'alternarsi del blu e del bronzo nelle stoffe dell'arredamento. I nostri bauli sono già stati disposti ai piedi di ciascun letto. Individuo il mio e vado a sedermi sul letto. Non riesco a nascondere il mio sorriso sognante mentre sprofondo tra le coperte soffici. Guardo le altre ragazze e mi ritrovo ad osservare quattro espressioni quasi identiche alle mie. 
<< Deve essere un sogno >> esclama infine una bellissima ragazza bionda, gettandosi ad ali spiegate sul letto.
Ci mettiamo tutte a ridere e dal letto al suo fianco si sente un << Izzie, perché ti fai riconoscere sempre? >> mezzo soffocato da un cuscino. 
La bionda si rimette a sedere e schiarendosi la voce con fare serio, a dispetto dell'espressione folle, si presenta << A proposito, io sono Isobel Burns ma spero per voi che dopo stasera non venga mai più pronunciato il mio nome in questa stanza. Chiamatemi Izzie >>
<< E io sono Medea Hughes, purtroppo sua amica >> annuncia la ragazza del letto accanto, riemergendo da sotto il cuscino. Ha un sorriso solare e due ridenti occhi castani, in pendant con i capelli lisci che le arrivano fin sopra le spalle.
<< Io sono Emy Weasley >> dico a mia volta con espressione divertita.
<< Andromeda Bailey >>, sorride gentile dal letto accanto al mio, << E, fidati Izzie, a volte farei volentieri a cambio con qualunque altro nome >>
<< Oh, ma non dire sciocchezze! Hai un bellissimo nome >> la riprende Medea, mettendosi a pancia in giù con il mento poggiato sulle braccia incrociate.
D'un tratto sentiamo un boato provenire dal quinto letto e il contenuto del baule dell'ultima ragazza si riversa per terra. 
<< Che disastro! Scusatemi, sono mortificata, cercavo solo di... >>
<< Tranquilla, ti aiuto a mettere a posto >>, Andromeda balza giù dal letto per aiutarla e noi tre seguiamo il suo esempio. 
<< Non mi sono neanche presentata >>, dice la ragazza con carnagione e capelli scuri mentre cerca di raccogliere frettolosamente tutti i suoi averi, << Sono Cloe McMoore e mi dispiace così tanto! >>
<< Ti dispiace di essere Cloe McMoore? >> la canzona Izzie.
<< Ovvio che no, mi dispiace di... >>, poi si blocca un attimo riflettendoci su e tutte e cinque ci mettiamo a ridere. Quando finiamo di aiutarla ci prepariamo per andare a dormire. È stata una giornata pesante e ricca di emozioni e domani mattina avranno inizio le lezioni. La voglia di conoscerci meglio dovrà aspettare. Ci diamo la buonanotte e nel momento in cui mi infilo sotto le coperte realizzo di non aver minimamente sonno. Rimango lì a ripercorrere con la mente ogni istante di quella giornata e non riesco a non sorridere.
Il respiro regolare delle altre ragazze mi conferma che sono l'unica ad essere ancora sveglia quando sento picchettare sul vetro della finestra arcuata tra il mio letto e quello di Andromeda. Non ho bisogno di guardare per riconoscere il ritmo con cui Asso usa richiamare la mia attenzione. Scendo dal letto e, cercando di non fare rumore, apro la finestra quel tanto che basta per far entrare un gufo grigio con un ciuffo di piume bianche in cima alla testa, quasi a formare una goccia. Non porta con sé nessun messaggio, come prevedibile. Teddy fa sempre così quando vuole mie notizie, invia il suo gufo. Richiudo la finestra, prendo un pezzo di pergamena e una piuma dal baule aperto e chiudo le tende del mio baldacchino. Mi siedo sul letto tirando le coperte fin sopra la testa e nel buio pronuncio << Lumos >>
Dalla punta della mia bacchetta sgorga un fiotto di luce, illuminando la superficie della pergamena. Tenendo Asso accoccolato tra le gambe, inizio a scrivere. 
 
Caro Teddy, 
Non ci crederai ma sono una Corvonero! Il castello è meraviglioso, ma mai quanto la nostra Sala Comune. Dovresti vederla, è piena di libri e non vedo l'ora di leggerli tutti. Le mie compagne di dormitorio sembrano simpatiche, credo di potermi trovare bene con loro. Louis e Roxanne naturalmente sono andati a Grifondoro. Il cappello stava per mandare lì anche me, prima di optare per Serpeverde 

 
Forse non è il caso di dirgli anche questo. Decido di cancellare l'ultima frase prima ancora di concluderla.
 
Sapevi che il vecchio professore di Difesa Contro le Arti Oscure è andato in pensione? Stasera al Banchetto abbiamo conosciuto la nuova professoressa, Cordelia Shade se non ricordo male. Domani la mia prima lezione sarà proprio con lei. Anzi, dovresti smettere di mandare Asso a cercarmi a notte fonda visto che devo alzarmi presto. Vado a dormire.
Un forte abbraccio, 
Emy

 
Lego il messaggio alla zampa di Asso mentre mi becca il dito affettuosamente e apro la finestra per lasciarlo andare via. Con un sorriso ancora più ampio di prima torno a distendermi sotto le coperte e chiudo gli occhi. Domani sarà un'altra giornata importante. 
 
 
Note dell’autore: Squillino le trombe… rullino i tamburi… ci siamo!!! La nostra Emy è ufficialmente entrata a far parte della scuola dei nostri sogni ^^ Mi scuso se la canzone del cappello parlante è un po’ banale ma ho cercato di fare del mio meglio. Ho poco da dire riguardo a questo capitolo – strano, non è da me ahaha – quindi per una volta vi risparmio le mie chiacchiere infinite!
Ringrazio ancora le ragazze che hanno lasciato una recensione (grazie grazie grazie grazieeee), i lettori silenziosi e tutti quelli che mi hanno inserita tra le seguite/preferite! Lasciatemi un commentino se vi va ^^

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Prima di iniziare faccio un piccolo riassunto della situazione per chi avesse saltato i capitoli precedenti, come indicato nel prologo. (Gli altri possono direttamente leggere il capitolo :D )
 Le protagoniste sono due, le sorelle Emy e Rose Weasley. Per il momento abbiamo conosciuto solo il punto di vista di Emy, in quanto essendo un personaggio di mia invenzione ho ritenuto opportuno dedicarle maggiore spazio all’inizio. È una ragazza introversa ma senza peli sulla lingua. Nutre una vera e propria adorazione nei confronti del “cugino” Ted Lupin – che a sua volta la considera la propria bambina – ma ha un rapporto a dir poco conflittuale con il cugino James Sirius Potter. Proprio lui era quasi riuscito a sabotare la consegna della lettera di Hogwarts il giorno dell’undicesimo compleanno di Emy, scatenando – mi sembra il minimo – la sua ira. I due cugini, quindi, non si rivolgono la parola neanche quando arriva il tanto atteso primo giorno di scuola. Emy viene smistata in Corvonero mentre Roxanne e Louis, anch’essi al primo anno, finiscono entrambi a Grifondoro (con il resto della famiglia!). Per quanto riguarda Rose ancora non è stato detto molto, se non qualche episodio in cui ha dato segno di nascondere qualcosa alla sorella. Nel capitolo di oggi per la prima volta vedremo la storia anche dal punto di vista di Rose! Detto questo… spero di non aver dimenticato nulla e finalmente do il via alla storia vera e propria! Spero tanto che vi piaccia ^^
PS. Dimenticavo! C’è una nuova insegnate di Difesa Contro le Arti Oscure a Hogwarts… Cordelia Shade.

 

 
5



<< Mi passi il succo di zucca? >> 
<< Mh >>
Izzie aspetta pazientemente che i muscoli di Andromeda reagiscano agli impulsi nervosi.
<< Andromeda, mi hai sentita? >>
<< Mh? >> chiede lei con un sguardo che implora il mondo di andare più lentamente a quell’ora del mattino. 
Decido di salvarla da quello sforzo sovrumano e mi sporgo per prendere il succo di zucca che chiedeva Izzie.
<< Pronta per le prime lezioni? >>, Rose arriva alle mie spalle rischiando di farmi rovesciare tutto sul tavolo.
<< Rose >>, respiro affannosamente per riprendermi dallo spavento, << Non ti avevo vista arrivare >>
Mia sorella ride. << Con cosa inizi? >>
Estraggo un foglietto dalla tasca del mantello e leggo ad alta voce. << Due ore di Difesa Contro le Arti Oscure, due di Incantesimi e questo pomeriggio Pozioni >>
<< Giornata pesantuccia >>
<< Anche la tua? >>
<< Stranamente no >>, sorride raggiante, << Trasfigurazione, Erbologia e pomeriggio libero >>
<< Che senso ha il pomeriggio libero? Preferisco il mio orario >>
<< Sei proprio una cornacchia a tutti gli effetti >>, la voce di James si intromette alle mie spalle. Mi volto verso di lui giusto per mandargli un’occhiata carica di veleno e poi torno a voltargli la schiena. 
<< Visto che sei libera ti va di… >> mi blocco quando vedo che Rose non mi sta neanche ascoltando. Si guarda intorno come se cercasse qualcuno e dal suo improvviso sorriso capisco che lo ha trovato. 

<< Ci vediamo più tardi >> mi saluta senza neanche guardarmi e corre via.
Sono allibita. Provo a seguirla con lo sguardo ma James, ancora fermo dove lo avevo lasciato ignorandolo, mi copre gran parte della visuale.
<< Dovresti farti gli affari tuoi >> mi richiama.
<< È quello che cerco di dirti da anni >> gli rispondo con veemenza prima di girarmi nuovamente verso le mie compagne.
Capisco che è andato via quando Medea si fa un po’ più vicina a me e prendendomi sottobraccio mi dice << Emy, carissima Emy, tu conosci quel ragazzo? >>
<< Purtroppo sì >> alzo gli occhi al cielo.
<< E, come posso chiedertelo senza sembrare indiscreta? >>, finge di rifletterci un attimo, << State insieme? >>
<< È mio cugino! >> esclamo disgustata.
Medea mi guarda con gli occhi luccicanti di felicità. << Quindi potresti presentarmelo? >>
<< Guarda, se vuoi gli metto un fiocco in testa e te lo regalo pure >>
Stende il collo per guardare meglio il tavolo dei Grifondoro e dopo un’attenta analisi sentenzia << Per me potrebbe pure andare >>
Il discorso viene interrotto dall’arrivo di centinaia di gufi per la consegna della posta mattutina. Individuo subito il ciuffetto bianco di Asso puntare il tavolo dei Corvonero. Atterra accanto al mio bicchiere e mi porge la zampa affinché io possa slegare il piccolo rotolo di pergamena. Lo accarezzo mentre mi becca affettuosamente la mano e poi vola via. 
 
Cara Emy, 
A differenza tua io ho sempre riconosciuto il tuo grande talento e, non per dire “te lo avevo detto”, ma… sì, te lo avevo detto. Sono veramente molto orgoglioso di te. Anche se adesso sei una donna troppo impegnata per concedere un po’ del tuo prezioso tempo ad un povero ragazzo che chiede soltanto tue notizie, mi permetto ugualmente di aspettare una tua risposta (prima dei tuoi M.A.G.O possibilmente). Spero di non sottrarti troppi minuti di sonno.
Tuo, 
Teddy.
 
P.S. Cordelia Shade, mai sentita. Vedrò di cercare il suo curriculum tra le scartoffie in cui sono immerso al Ministero. Il brivido del Corso per Auror.

 
<< Oh, cos’è quel sorriso? >>
Arrossisco sotto lo sguardo indagatore di Medea. << Allora? >> insiste sorridendo.
<< È solo mio cugino >> rispondo ripiegando attentamente la lettera.
<< Questa risposta comincia ad essere meno convincente ad ogni cugino che passa >> commenta maliziosa Izzie.
<< Non sono due persone neanche lontanamente paragonabili >> 
<< Ma quanti cugini hai? >>, Medea sembra così seria da risultare comica.
<< Tanti. Troppi! >>
<< Noi due saremo grandi amiche, ho questa impressione >> 
Ci mettiamo tutte a ridere e anche Andromeda sembra finalmente tornare tra di noi.
<< Ragazze, è tardi. Rischiamo di arrivare in ritardo proprio il primo giorno >> sono le sue prime parole.
<< Ma manca ancora mezz’ora >> protesta Cloe.
<< Tu sai come arrivare in aula? >>
Non credevo che la timida Andromeda potesse tirare fuori un tono così deciso e autoritario. Cloe fa cenno di no con la testa.
<< Allora direi che abbiamo solo mezz’ora >> 
Si alza senza aggiungere altro e noi la imitiamo. Mentre usciamo dalla Sala Grande mi avvicino a lei per sussurrarle << Ammettilo, sei la figlia segreta della McGranitt >>
I suoi grandi occhi verdi mi guardano sorpresi per un istante, poi entrambe scoppiamo a ridere. 
Quando finalmente troviamo l'aula penso che dovremmo ringraziare Andromeda perché se non fosse stato per lei avremmo dovuto correre in lungo e in largo per l'intero castello e saremmo arrivate comunque in ritardo. Io credo che le scale si divertano a creare confusione nei ragazzi del primo anno, altrimenti non mi spiego come facciano gli studenti più grandi a percorrere senza intoppi i percorsi che programmano. Per raggiungere il terzo piano siamo state dirottate prima verso il quinto, poi al secondo e infine al settimo. Quando la scala con cui cercavamo di scendere al sesto piano, si è spostata verso il terzo abbiamo iniziato a correre per raggiungere il corridoio senza subire altri scherzi. 
<< Appena in tempo >> sospira Izzie gettandosi a peso morto su una sedia.
Andromeda sorride, ma non con l'espressione saccente da avevo-ragione-io. Sembra solo contenta. Prende posto nel banchetto accanto al muro e io mi siedo in quello accanto a lei. Medea, Izzie e Cloe sono dietro di noi. L'aula non è ancora interamente popolata, anche se brulica già di parecchie persone tra Corvonero e Grifondoro. Ad ogni secondo che passa arrivano sempre più ragazzi sudati per la corsa da chissà quale angolo remoto del castello. Almeno non siamo state le uniche a perderci. Vedo sbucare dalla porta Louis, Roxanne e Axel. Ci salutiamo da lontano prima che prendano posto nelle ultime file.
<< Fammi indovinare, altri cugini >> dice Medea.
<< Due su tre >> rispondo divertita. 
La porta dell'aula si chiude senza che nessuno l'abbia toccata e gli ultimi ragazzi in piedi corrono a sedersi nei banchi liberi. Contemporaneamente sento chiudersi un'altra porta, più piccola, posta in cima ad una sorta di pulpito bianco. La professoressa Shade scende le scale con dei movimenti eleganti e si ferma davanti a noi.
<< Sia chiaro a tutti che, a partire dalla prossima lezione, i ritardi nella mia classe non saranno consentiti. Per cui se non volete rischiare di essere utilizzati come cavie nelle nostre esercitazioni, vi raccomando caldamente di prendere posto in aula almeno dieci minuti prima dell'orario di inizio >> esordisce con voce ferma appoggiandosi alla cattedra come se volesse sedervisi sopra.
<< Come vi è già stato annunciato ieri sera, io sono la professoressa Shade >>, mente parla il suo nome si scrive per magia sulla lavagna, << E sarò la vostra insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure >>, con un piccolo balzo felino si tira su e si mette a sedere sulla cattedra. Per qualche secondo resta a guardarci in silenzio, come se stesse rapidamente studiando i nostri visi. Se la sera prima l'avevo trovata bella, vedendola da vicino mi rendo conto che la sua è una bellezza disarmante. La pelle bianca contrasta con i capelli corvini esattamente come il duro grigio metallico dei suoi occhi si contrappone ai tratti morbidi del suo viso. Vestita totalmente di nero, non so come la sua innata grazia possa farla sembrare su un trono anche quando sta seduta sopra un tavolo. 
<< Iniziamo con una semplice domanda: cos'è la Difesa Contro le Arti Oscure? >>
Nell'aula regna il silenzio. Credo siano tutti intimiditi da lei per provare a rispondere. Noto nei suoi occhi che sta per spazientirsi.
<< Chiariamo un'altra cosa. Se vi aspettate che le mie lezioni siano monologhi in cui io parlo e voi cavalcate l'Ippogrifo della vostra fantasia, siete nel posto sbagliato. Non è il numero di studenti in aula che mi interessa, ma la qualità della vostra presenza. Chi non è interessato può rimanere nel proprio dormitorio senza alcun problema. Per tutti gli altri, invece, sarò a disposizione per domande, chiarimenti e quant'altro anche al di fuori dell'orario scolastico. Vi do la mia massima disponibilità, ma pretendo il vostro massimo impegno >>, fa una breve pausa, << Riproviamo. Cos’è la Difesa Contro le Arti Oscure? >>
Un ragazzo di Corvonero a pochi banchi da me alza timidamente la mano. << E’ la disciplina che studia le tecniche di difesa >>
Anche stavolta sulla lavagna compaiono le parole appena pronunciate.
<< Tu sei? >> chiede la professoressa.
<< Martin First >>
<< Bene First, è un inizio. Altri? >>
Stavolta è la mano di una Grifondoro ad alzarsi.
<< Nome? >>
<< Miranda McKniff. Io credo che quello venga dopo. Si tratta di conoscere le Arti e le Creature Oscure e studiarne le Difese >>
<< Ottimo >>, anche questa frase si aggiunge alla precedente, << Abbiamo la definizione. Adesso cerchiamo di scavare più a fondo >>
La professoressa si alza e inizia a camminare con passo felpato tra i banchi.
<< Dovete iniziare ad entrare in un’ottica diversa da quella a cui siete abituati. Non tutto quello che vi serve è incluso nella lista del materiale scolastico che avete ricevuto a casa. Molte cose, le più importanti, dovete trovarle voi. La prima, senza dubbio, è la capacità di provare. Cosa fate se davanti a voi c’è un Troll di Montagna che vi attacca? >>
Cloe alza la mano. << Cloe McMoore. Non possiamo saperlo, non lo abbiamo ancora studiato >>, risponde con la sicurezza di chi ha appena evitato di cadere in un trabocchetto.
<< Quindi, McMoore, se stasera nel tuo dormitorio arrivasse un Troll di Montagna gli chiederesti di attendere un attimo, giusto il tempo di controllare cosa dice di fare il libro? >>
La classe scoppia a ridere e Cloe per un attimo sbianca.
<< Ricordate una cosa: quando non fate nulla l’errore è certo, quando fate qualcosa avete la possibilità, anche se una su un milione, di fare bene. Questo vale sempre. In classe quando preferite tacere anziché provare ad esprimere un pensiero, o quando rimanete immobili contro un Troll di Montagna perché non sapete cosa possa funzionare >>
Si ferma nuovamente davanti alla cattedra. << Atteggiamento. Questa materia, prima ancora che le conoscenze, dovrà fornirvi l’atteggiamento necessario per la Difesa Contro le Arti Oscure >>
Dalla lavagna si cancellano le frasi e compare questa unica parola a sottolineare il concetto.
<< Cosa fa parte di questo atteggiamento? >> chiede alla classe.
<< Coraggio >> risponde Louis dal fondo dell’aula.
<< Istinto >>
<< Rapidità di pensiero >>
<< Furbizia >>
<< Capacità di osservazione >>
Alzo la mano. << Credo che bisogni contare sui propri punti di forza e cercare di creare il proprio atteggiamento intorno ad essi >>
<< Esatto >>, la Shade mi guarda con aria interrogativa.
<< Emy Weasley >> rispondo al suo sguardo.
<< Esatto Weasley. Tutto quello che è stato detto è corretto perché ognuno, nella caratteristica che ha citato, ha descritto un punto di forza >>, indica tutte le parole scritte sulla lavagna, << Questo è il materiale che vi chiedo di trovare e su cui lavoreremo insieme >>
Torna a sedersi sopra la cattedra e tutti noi continuiamo a seguire ogni suo movimento come se ci avesse stregati. << Non lasciatevi ingannare da quello che sto dicendo. L’atteggiamento è fondamentale, soprattutto quando ci troviamo davanti a qualcosa di sconosciuto ed è compito mio prepararvi ad affrontare anche questo. È vero, però, che la conoscenza è il più valido degli aiuti. Come vi ho anticipato, pretendo da voi il massimo impegno. Il lavoro sarà tanto e difficile. Ogni argomento del programma sarà tendenzialmente diviso in varie fasi: conoscenza, confronto, studio e pratica. Per questo primo periodo la prima fase si svolgerà in classe, ma successivamente diventerà un compito esclusivamente vostro >>
<< Quindi non utilizzeremo i libri in classe? >> chiede Izzie.
<< Ritengo che ognuno di voi sia in grado di leggere senza la supervisione di un adulto. I libri sono importanti, ma il ruolo dell’insegnante è quello di darvi di più. Considerate il testo come la base su cui poi si svilupperà il nostro lavoro. Il mio compito sarà quello di farvi conoscere da vicino quello di cui leggete, per poi confrontare le nostre osservazioni e arrivare ad una conoscenza più approfondita e reale. La parte pratica sarà la più difficile, non lo nascondo, ma anche la più affascinante >>
Adesso i suoi occhi brillano di una luce che cattura anche noi e ci coinvolge. La voglia di imparare e di mettermi in gioco scorre nelle mie vene al posto del sangue. Sarà un anno eccezionale.

 
 
 
* * * *
 
 
<< Non è possibile, non di nuovo! >>
Sono nel panico mentre cerco in ogni modo di far placare le scintille che fanno temere una pericolosa esplosione della mia pozione.
<< Evanesco >>
<< Ma… >>, provo a ribattere quando ormai è troppo tardi, guardando il mio calderone vuoto.
<< Nessun ma, Weasley >> mi zittisce il professor Kiraly.
<< Ma sarei riuscita a sistemarla >>
<< Se avessi aggiunto un altro baccello di dragospino, come stavi per fare, avresti ricoperto l’intera classe di Pozione Urticante >>
Faccio per rispondere, ma mi blocca. << Cinque punti in meno a Corvonero per la tua insistenza >>
Sono allibita. Prima la pozione e adesso i punti!
<< Weasley dovresti pensare più al bene di chi ti circonda e meno ai tuoi voti >>, aggiunge Kiraly.
Andromeda mi tira un calcio sotto il tavolo quando capisce che sto per rispondere.
<< Kiraly mi odia! >> esclamo una volta fuori dall’aula quando la lezione è terminata.
<< Emy, sai benissimo che non è vero >>, Andromeda prova a farmi ragionare.
<< È la seconda volta che fa evanescere le mie pozioni >>
<< È la seconda volta che rischi di fare esplodere tutto >> precisa lei.
<< Fino ad un mese fa non avevo mai fatto una pozione, è colpa mia? È una scuola, siamo qua per imparare >>
<< Sbaglio o le altre volte ti ha insegnato come rimediare ai disastri che preparavi? >>
<< E stavolta non poteva farlo? >> chiedo irritata.
Andromeda si limita a guardarmi.
<< No, perché l’errore era troppo grave e non c’era rimedio >>, la guardo in cagnesco, << Ti odio >>
La mia amica sorride soddisfatta mentre io continuo a borbottare tra me e me.  
Una familiare chioma rossa sbuca da dietro l'angolo.
<< Rose? >> 
Mia sorella alza gli occhi e non so chi tra le due sia più sorpresa.
<< Che fai qui? >>
<< Ho appena finito le lezioni >> risponde con semplicità.
<< Nei sotterranei? >>
<< Devo chiedere una cosa a Kiraly >>, indica il libro di pozioni che stringe tra le braccia.
<< Buona fortuna >> rispondo ironica.
Mi guarda come se non capisse. << Ti sorprenderebbe sapere quanto sia disponibile Kiraly >>
<< Lasciala stare, pozioni non è il suo forte >>, Izzie mi passa un braccio sopra le spalle e io le mando un'occhiataccia. 
Rose si mette a ridere. << Vedrai che troverà il modo di aiutare anche te, è proprio un bravo professore >>
<< Ragazze facciamo tardi per la lezione di volo >>, ricorda Cloe, << Non vorrei che Andromeda si sentisse male per l'ansia di non fare in tempo >>
Scoppiamo tutte a ridere mentre Andromeda inizia a fare il verso a Cloe. 
<< Allora buona fortuna. Emy, fa attenzione! >> si raccomanda mia sorella prima di riprendere a camminare. 
Anche noi ci avviamo a passo svelto verso il campo da Quidditch. È l'unica lezione che speravo non arrivasse mai. Non sono certo famosa per la mia agilità, coordinazione e passione per lo sport. Con tutti i mezzi di trasporto che esistono, poi, non credo di volare in futuro se non costretta. Spero solo che questa lezione passi in fretta e senza danni. 
Il professor Baston ci aspetta già sull'erba, accanto a qualche dozzina di scope accatastate l'una sull'altra.
<< Prendete una scopa ciascuno e disponetevi in fila uno accanto all'altro >> ripete ad ogni nuovo arrivato. In pochi minuti si sono formate due file parallele, in mezzo alle quali Baston cammina avanti e indietro spiegandoci la postura di base e la teoria del volo. Il primo esercizio che ci chiede di fare è piuttosto semplice e al terzo << Su!>> riesco finalmente a stringere tra le dita il manico della mia scopa.
<< Ottimo. Adesso montate sul manico e quando fischio datevi una spinta con i piedi >>
Ho giusto il tempo di mettermi a cavalcioni sulla scopa prima di sentire il fischio. Mi do una piccola spinta e la scopa si alza di un paio di metri. 
<< Basta, ti prego non salire più >> dico sperando che nessuno mi senta.
<< Adesso inclinate la punta del manico verso il basso per atterrare >>
Eseguo l'ordine con troppa decisione e finisco per schiantarmi a terra. Fortunatamente non sono l'unica quindi il mio incidente passa inosservato. Baston ci fa ripetere l'esercizio più volte, fino a quando non siamo in grado di decollare e atterrare più o meno delicatamente. Adesso fa un po' meno paura.
<< Dividetevi in tre file >> 
Rapidamente facciamo come ci è stato detto.
<< Il primo di ogni fila dovrà decollare, andare a toccare l'anello di Quidditch, tornare indietro e atterrare in coda ai propri compagni >>
Non credo di potercela fare. Naturalmente sono anche nella fila centrale, di fronte all'anello più alto. Come se non bastasse, inizia a piovere. 
<< Merlino, dimmi che sospenderà la lezione >>
Andromeda, davanti a me, si volta per farmi intendere che è una speranza fin troppo vana. Quando arriva il mio turno, infatti, sono già bagnata fradicia fino alle ossa. Mi do una piccola spinta e mi sollevo, ma la scopa sbanda per il troppo vento.
<< Non concentratevi sul vento. Pensate solo alla vostra rotta e la scopa troverà il modo migliore di contrastare la corrente >> urla Baston da sotto.
Facile per lui, ben piantato con i piedi per terra. Quanto lo invidio. Provo ad andare avanti e mi accorgo che muovendomi avverto di meno le vibrazioni della scopa. Magari devo solo andare più veloce. Accelero e, devo ammetterlo, è quasi piacevole sentire il vento tra i capelli e le goccioline d'acqua scorrere sul viso, anche se un brivido di freddo mi attraversa il corpo. Quando mi trovo a pochi metri dall'anello provo a frenare, ma la scopa non accenna a fermarsi. 
<< Fermati, stupida scopa! >> inveisco in preda al panico capendo che potrei schiantarmi contro il palo da un momento all'altro. Rischio di cadere quando improvvisamente la scopa frena in modo brusco. D'istinto tendo la mano verso l'anello per aggrapparmi a qualcosa di più stabile, ma un violento colpo di vento mi disarciona dalla scopa. Per un istante sento il freddo del metallo bagnato scivolare sotto le mie dita, poi precipito giù.
 

 
* * * *
 
 
<< Weasley sei in ritardo >>
Alzo gli occhi al cielo mentre chiudo la porta dell'aula.
<< Ho avuto un contrattempo >> 
<< Ovvero? >> chiede con quel suo sguardo indagatore.
<< Ho incrociato mia sorella e le sue amiche >> rispondo mentre mi metto a sedere nel primo banco di fronte alla cattedra su cui lui sta seduto.
<< Non mi sembra un valido motivo >>
Si sporge in avanti per dare un'occhiata al libro su cui ho appoggiato le braccia.
<< Hai portato il libro di Pozioni? >>
Inarco un sopracciglio senza capire quale sia la novità. << Come sempre >>
<< Appunto >>
Appoggio le spalle allo schienale della sedia e solo allora mi rendo conto di quanto fossimo vicini prima. 
<< Non riesco a seguirti >> ammetto.
<< A cosa ti serve? >>
<< Non dovremmo studiare? >> 
Prende il libro tra le mani, mi guarda e poi si mette a ridere. Lo guardo sconvolta e divertita al tempo stesso. 
<< Weasley, tra noi due tu sei la prima a non aver voglia di studiare >> 
Lo guardo di traverso, << Non è vero >>
<< Va bene allora, vieni qua >> e batte delicatamente la mano sul legno della cattedra, invitandomi a prendere posto là. Mi alzo e mi fermo a metà strada, proprio di fronte a lui. Tendo la mano per riavere il mio libro, ma lui lo allontana e ripete il gesto di poco prima. Mi arrendo e mi siedo sulla sedia del professore. Lui mi guarda di traverso.
<< Ti ho detto di sederti lì? >>
<< Non mi hai neanche detto di non farlo >> rispondo con un sorriso furbo e approfitto della sua distrazione per prendere il libro dalle sue mani.
<< Io le do un dito e lei si prende tutto il braccio >>, borbotta tra se e se , << Ora mi sembra che stiamo esagerando >>
Lo guardo per un istante e poi scoppio a ridere. Lui prova a fare il serio, ma proprio non riesce a non lasciarsi contagiare dalla mia risata.
<< Dai, studiamo >>, apro il libro e aspetto che si giri verso di me.
<< Non dovrebbe essere il contrario? >> rifletto mentre lo guardo perdere tempo.
<< In che senso? >> mi chiede.
<< Non dovresti essere tu ad insistere per studiare? >>
Sfodera il suo sorriso, quello infallibile. << Punti di vista >>
Scuoto la testa in segno di disapprovazione, ma in realtà sorrido e lui lo sa. 
<< Sai che..? >>
Fa una mezza risata prima ancora che io finisca la frase. 
<< Che ho fatto stavolta? >> chiedo esasperata.
<< Stai cominciando a chiacchierare >>
<< Va bene, allora smetto >> e incrocio le braccia, punta nell'orgoglio.
<< Non ho detto che non mi va >>
Lo guardo in cagnesco e poi distolgo lo sguardo fingendo che non esista.
Lui si mette a ridere. << Sei buffa >>
Apro la bocca per ribattere, ma poi torno ad ignorarlo.
<< Ok, tregua >> si arrende sempre con quel suo sorriso divertito.
Mi ammorbidisco leggermente e mi rendo conto di non aver smesso di sorridere neanche un attimo. Con lui proprio non riesco neanche a fingermi seria e questo, quando siamo in pubblico, spesso è un problema. 
<< Quale capitolo devo prendere? >> chiedo.
<< Origini ed utilizzo della Mandragola >>
Cerco nell'indice e quando trovo la pagina giusta sistemo il libro in modo da poter leggere entrambi. Dopo un paio di minuti sento la sua voce dire << Non hai letto neanche una parola >>
Arrossisco accorgendomi che è stato tutto il tempo a fissarmi, mentre io ero assorta in mille pensieri diversi. Cerco di sorridere con espressione angelica e il suo sguardo divertito diventa affettuoso.
<< A cosa pensavi? >>
<< Mia sorella, Emy >>
<< Ti ha detto qualcosa quando l'hai incontrata? >>
<< Ha chiesto cosa ci facessi nei sotterranei ma non è stato un problema, le ho detto che dovevo chiedere dei chiarimenti di Pozioni >>
Lui fa una mezza risata e anche io sorrido. << Allora? >>
<< È mia sorella. E non sa niente. >>
<< Diglielo>> risponde con tono sereno.
Lo guardo inarcando le sopracciglia. << Lo sai >>, gli lascio intendere che non ha senso ripetere per l'ennesima volta un discorso già trito e ritrito.
<< E tu sai che a me non importa >>
<< A me sì. Non voglio crearti problemi >>
<< Non lo farai >>
Alzo gli occhi al cielo. << Invece sì! >>, esclamo, << Io apparirei solo come una ragazza strana, ma tu sei in una posizione pericolosa >>
<< Esageri, come sempre >>
<< Non sto esagerando. Lo sai meglio di me >>
<< Peccato che a me non interessi quello che pensano gli altri. È la mia vita >> 
Lo guardo e, come se ogni giorno lo vedessi per la prima volta, rimango sempre rapita dalla leggerezza con cui vive certi aspetti della sua vita. E sono felice di farne parte, nel mio piccolo. 
<< Diglielo >>, sorride concludendo il discorso.
Sbuffo, fingendo di non sopportarlo e lui mi prende la guancia tra due dita, accarezzandomi. Lo guardo e non riesco a non sorridere. 
<< Cosa sai dirmi della Mandragola? >> lo interrogo e rido mentre lui scuote la testa rassegnato.
 

 
Note dell’autore: Lo so, adesso sto esagerando: note prima e dopo il capitolo… ma quanto parlo?! Ahahah prometto di essere breve! Non ho resistito alla tentazione di farvi assistere alla prima lezione della nuova prof perché credo che dal modo di porsi con i ragazzi e dal modo in cui lavora si possa capire molto sul carattere di un insegnante. Emy, lo impareremo bene, è proprio l’anti-sport (credo che solo Neville sia riuscito a finire in infermeria alla prima lezione di volo!).
Rose, ancora non sappiamo quasi niente su di lei, ma vi anticipo io nel dire che è una maniaca del controllo. Già il fatto di aver incrociato sua sorella nei sotterranei quando secondo i suoi piani non era previsto, ha rischiato di mandarla in tilt. Le basta poco per farsi mille paranoie… e ancora siamo solo all’inizio!
Per concludere, la cosa più importante: grazie grazie grazie grazie grazie a tutte le ragazze che hanno commentato lo scorso capitolo, ai lettori silenziosi e a chi mi ha inserita tra le preferite/seguite!
Lasciate qualche commento se vi va – anche negativo – e ancora mille volte grazie!!

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


6


Credo di essere morta. Sicuramente devo essere morta. Anche se non sono sicura che nell'aldilà sia normale sentire questo dolore atroce.
<< James, non fare l'idiota! >>
Se c'è James vuol dire che sono finita all'inferno. In quel caso il dolore sarebbe plausibile. Ma così forse è troppo. Sento la mia voce lamentarsi e capisco che la confusione nella mia testa era frutto di varie voci intorno a me, che improvvisamente fanno silenzio.
<< Sbaglio o si è lamentata? >>
Dev'essere Medea. Ne sono quasi sicura, ma non voglio aprire gli occhi. Sono così pesanti. 
<< Emy si lamenterebbe anche se fosse morta. Pur di darci il tormento diventerebbe un fantasma >>
La voce di James è così irritante. Brucia più del dolore che mi infiamma l'intero corpo.
<< Ti darei il tormento fino alla fine dei tuoi giorni >> sento dire in modo stentato alla mia voce e poi delle risate mi circondano. 
Provo ad aprire gli occhi. È tutto appannato e mi gira la testa. Delle dita delicate mi stanno accarezzando la fronte. Mi volto lentamente convinta che sia Rose, ma invece trovo la chioma dorata di Victoire. 
<< Che è successo? >>, vorrei portare le mani sulla faccia ma riesco ad alzare solo il braccio destro mentre un gran bruciore mi blocca il sinistro.
<< Ti sei schiantata >> risponde James quasi ridendo.
<< Tu si che hai il dono della sintesi >>, Albus gli riserva uno sguardo di rimprovero che gli scivola addosso come fosse acqua.
<< Sei stata disarcionata durante un esercizio di volo >>
<< Davanti a tutti? >> chiedo sconvolta.
<< No, purtroppo io non c'ero >> commenta James rammaricato.
<< JAMES! >> urlano in coro tutti i cugini presenti.
Sentiamo Madama Chips inveire furiosa contro la folla rumorosa intorno al mio letto, ma a quanto pare nessuno le da retta. La porta dell'infermeria sbatte e qualcuno si precipita dentro.
<< Signorina, stia ferma lì >> 
Albus scosta la tenda divisoria per vedere di chi si tratta. << Rose, siamo da questa parte >>
<< Adesso è troppo! Tutti fuori da questa stanza, la ragazza deve riposare! >>
Dato che nessuno accenna a muoversi, sono le mie quattro compagne di stanza a sacrificarsi. 
<< Vi do tre minuti, non un secondo di più >>
Madama Cheeps scompare dietro la tenda e Rose si precipita accanto al mio letto con un'espressione sconvolta.
<< Scusa, l'ho saputo in questo istante >>, mi abbraccia e non riesco a trattenere un gemito di dolore.
<< Oh, mi dispiace >>, mi lascia andare e si siede al mio fianco, << Si può sapere che hai combinato? >>
Albus ha appena il tempo di riassumere quello che è stato raccontato dalle ragazze e da Baston quando mi hanno portata in infermeria, prima che Madama Chips arrivi per buttare tutti fuori. Rose la implora di poter rimanere qualche minuto in più e, contro ogni previsione, le viene concesso questo permesso straordinario. Quando restiamo sole inizialmente mia sorella si limita a guardarmi in silenzio, come se stesse valutando l'entità dei danni. Nei suoi occhi leggo il senso di colpa che la sta divorando, probabilmente per essere venuta a sapere del mio incidente per ultima.
<< Rose >> sussurro.
<< Emy, mi dispiace così tanto! >>
Si vede lontano un miglio che è in difficoltà. Potrei riconoscere le parole formarsi sulle sue labbra e poi svanire, mandate giù di nuovo. 
<< Non è colpa tua, eri da Kiraly >>
Rose trasalisce. << Io.. .>>
La guardo confusa. Tra le due sembra che sia lei ad aver battuto la testa dopo un volo di quindici metri. 
<< Emy, ricordi che ti avevo fatto una promessa il giorno del tuo compleanno? >>
Mi serve qualche secondo per far riaffiorare i dettagli di quella mattina. 
<< Il segreto. Lo avevo dimenticato >>
<< Io no, ma ne ho approfittato fino ad ora perché era più comodo così >> ammette guardandosi le punte dei piedi. Aspetto in silenzio che sia pronta a parlare.
<< C'è una persona >>, esita, << Un ragazzo >>
<< Sei fidanzata? >> chiedo sbarrando gli occhi per la sorpresa.
Le guance di Rose si tingono dello stesso colore dei suoi capelli. << No, ovvio che no. È un amico >>
Stento a crederle, ma non insisto. La curiosità è troppa. << Chi è? >>
<< Il problema è proprio questo. È l'ultima persona al mondo con cui dovrei avere questo rapporto. Emy, è di fondamentale importanza che tu non lo dica a nessuno >>
<< Chi altro lo sa? >>
<< Albus e Amelia. Lo hanno scoperto da soli, ma sono le persone di cui mi fido di più al mondo >>
<< Puoi fidarti anche di me >> la rassicuro e lei fa cenno di sì con la testa.
<< Stasera eri con lui? >> le chiedo.
<< Si, per questo l'ho saputo così tardi >>
<< Signorina Weasley, il tempo è scaduto >>, Madama Chips si affaccia autoritaria. La sua espressione lascia intendere che non è più disposta ad attendere oltre. 
Rose si alza. << Appena ti rimetti ti racconto tutto >>, mi da un bacio sulla fronte e va via.
Sono un po' delusa per l'interruzione ma capisco perfettamente che non c'era modo di continuare la nostra conversazione. Solo quando resto sola mi rendo conto di essere tremendamente stanca. Ho una gamba rotta, una spalla lussata e chissà quante altre ammaccature sparse in tutto il corpo. Sento bruciare ogni singolo osso del mio scheletro e deduco sia dovuto alla pozione che mi ha dato Madama Chips. Ho fatto un volo di quindici metri. Sarebbe potuta andare molto peggio, ma il pensiero che mi assilla è uno in particolare. Perché a me? Perché tutto quello che per gli altri può andare più o meno bene, per me deve sempre trasformarsi in una catastrofe? Ormai nessuno dei miei parenti si sorprende quando mi succede qualcosa, anche loro sono abituati alle cose più impensabili. L'unica che sembra continuare a preoccuparsi è Rose. Lei deve vivere in una sorta di perenne stato d'ansia perché è più realistica di me nel riconoscere che al mio peggio non c'è mai fine. Persino oggi mi aveva fatto le sue raccomandazioni prima della lezione di volo. Con la mente torno al nostro incontro nel corridoio dei sotterranei. Lo sguardo raggiante. Il sorriso che avrebbe potuto illuminare un cielo a mezzanotte. Da quando siamo a Hogwarts Rose è sempre così, è una persona diversa da quella che conoscevo, pur restando la stessa. È, in un certo senso, la versione migliorata di sé stessa. Doveva per forza esserci qualcuno o qualcosa dietro. Avevo già notato le sue improvvise sparizioni e quell'aria sempre sbadata, sempre in cerca di qualcosa. Un ragazzo. Eppure era così ansiosa mentre mi parlava. Deve essersi cacciata in un guaio più grande di lei, altrimenti perché tutto questo mistero? Quale potrebbe essere il problema legato a questa persona? Cerco di fare mente locale, ripassando velocemente i volti degli studenti di Hogwarts che riesco a ricordare, ma nessuno di essi soddisfa il requisito fondamentale: non c'è motivo per cui non possano far ufficialmente parte della vita di mia sorella. Perché è costretta a nascondersi? Improvvisamente mi blocco. E se stessi cercando tra le persone sbagliate? No, non può essere. Io stessa dubito di quello che penso. Intanto la domanda sorge spontanea nella mia mente. E se non si trattasse di uno studente? 
 
<< Devo chiedere una cosa a Kiraly >>, indica il libro di pozioni che stringe tra le braccia.
<< Buona fortuna >> rispondo ironica.
Mi guarda come se non capisse. << Ti sorprenderebbe sapere quanto sia disponibile Kiraly >>
 
Emy, ragiona. Quante probabilità ci sono che Rose, la tua dolce e innocente Rose, abbia una relazione con il professor Kiraly? La mia fantasia sta galoppando troppo veloce sulle ali di un Ippogrifo. Devo rallentare e pensare razionalmente. Rose ha detto che si tratta di un'amicizia, quindi tra lei e Kiraly si presuppone che non ci sia nulla. Lui è molto bello, con quella carnagione perlacea e i capelli castani sempre composti. Bello ma non stupido e, per quanto possa essere giovane, avrà più o meno il triplo degli anni di mia sorella. Inoltre dovrebbe essere un incosciente per rischiare così tanto. Se tra i due ci fosse davvero qualcosa e la McGranitt lo scoprisse, Kiraly terminerebbe la carriera - e probabilmente anche la vita - prima di riuscire ad invocare la protezione di Merlino. Eppure qualcosa c’è. L’unica spiegazione è che Rose si sia infatuata del professore, ma lei ha parlato di rapporto. Forse lui sa tutto e, pur provando interesse per lei, può concederle solo degli incontri segreti in cui poter approfondire una conoscenza nata già con dei limiti invalicabili. Mi ritorna in mente una delle fiabe che preferivo da piccola, Il Talismano del Destino. Parlava di un amuleto che veniva assegnato alla nascita solo alle persone più pure di cuore. Ogni talismano aveva un gemello, che il Destino consegnava alla persona che avrebbe dedicato la propria vita ad amare l’altro.  Così gli animi puri venivano premiati con la possibilità di riconoscere a prima vista il vero amore. Un giorno, però, una ragazza ignorò volutamente il volere dell’amuleto scegliendo per se stessa una vita infelice e il Destino, sentendosi offeso, decise di mischiare le carte. Se gli umani erano così ingrati da farsi beffe di lui, li avrebbe ripagati con la stessa moneta. Così donò il Talismano gemello di una bambina all’uomo che sapeva sarebbe stato scelto come suo precettore. Quest’uomo si trovò in mano la chiave di un amore impossibile e  quando riconobbe il Talismano della bambina dovette scegliere tra fuggire, e vivere di un’esistenza semplice ma vuota, oppure rivelare l’assurdo programma che aveva il Destino per quell’adorabile creatura. Alla fine prese la decisione più difficile: nascose il proprio amuleto in modo che nessuno potesse mai scoprirlo e tenne per sé quel gravoso segreto. Passò la vita accanto alla bambina donandole l’amore più puro che il Destino avesse mai riconosciuto al mondo, senza avere mai nulla in cambio.
Sospiro confusa. E se Kiraly fosse il Talismano Gemello di Rose? Anche in questo caso il Destino avrebbe tirato un brutto scherzo. Rose non merita questo. Preferirei che succedesse a me, almeno sono abituata a ricevere il peggio da ogni situazione. Persa tra questi pensieri, mi addormento solo alle prime luci dell’alba.
Mi sveglio qualche ora dopo, destata da strani rumori vicino al mio letto.
<< Possibile che ci sia un solo pacchetto di Cioccorane? >>
<< James, si può sapere perché sei qua? >> chiedo ancora assonnata.
<< In quelle condizioni non riusciresti ad aprire neanche una Caramella Mou, sono venuto ad aiutarti >>, prende un Cioccolotto e prima di mangiarlo aggiunge ammiccando << Non c’è bisogno di ringraziarmi >>
Guardo James, la montagna di dolciumi accatastati sul mio comodino – devono averli portati i miei amici mentre dormivo – poi guardo di nuovo James. Infine esplodo.
<< James, va fuori dalla mia stanza! >>
Lui rimane impassibile sulla sedia, come se non mi avesse sentita.
<< Tecnicamente >>, precisa con estrema calma, << Questa non è la tua stanza, ma un luogo aperto a tutti gli studenti di Hogwarts quindi non hai nessun diritto di buttarmi fuori >>
<< A tutti gli studenti che hanno bisogno di cure>> sottolineo in tono acido.
<< Allora mettiamola così >>, sorride con fare malandrino, << Ero affetto da una gran fame e sapevo di poter trovare una cura sul tuo comodino >>
<< Va bene, basta. Chiamo Madama Chips >>
James si mette a ridere. << Fa pure >>
Lo guardo allibita. << Che le hai fatto? >>
<< Per chi mi hai preso? >>, risponde offeso, << Non ho certo bisogno di affatturare le persone per ottenere ciò che voglio >>
Certo che no, a James Potter nessuno dice mai di no.
<< Mi è bastato chiedere gentilmente a Madama Chips di poter stare al fianco della mia adorata cuginetta sofferente, dato che i suoi genitori non possono venire a farle visita >>
<< Perché no? >> chiedo delusa.
<< Stavano venendo ieri sera stessa, appena saputa la notizia, ma il regolamento vieta che i parenti degli studenti mettano piede nel territorio scolastico se non per casi estremamente gravi. A quanto pare l’assoluto vuoto nella tua testa non rappresenta un pretesto abbastanza valido per definirti grave, probabilmente perché eri già così prima dell’incidente >>
Con il braccio ancora integro riesco a sfilarmi da dietro le spalle il cuscino e a lanciarlo contro James mentre è troppo preso dal suono della propria voce per far caso ai miei movimenti. Il dolore provocato dal movimento brusco è pienamente ripagato dalla sua espressione dopo essere stato colpito a sorpresa.
<< Questo è poco gentile da parte tua >> commenta pacato dopo la sorpresa iniziale. 
Esasperata faccio per buttarmi sul cuscino, dimenticando di averlo appena lanciato. Do una testata contro il muro e James scoppia a ridere. Non so se odio più la mia goffaggine o lui. 
<< Potrebbero denunciarti per danni a edifici storici >> mi prende in giro. 
<< Mi passi il cuscino? >> chiedo sbuffando. 
James guarda il cuscino per terra con aria di sufficienza, poi sorride e risponde << No, sta bene lì dov'è >>
<< James! >> inveisco.
Accartoccia la confezione dell'ennesima Cioccorana divorata e fa un lancio centrando in pieno il cestino della spazzatura. Guarda soddisfatto il risultato del suo gesto e sono sicura che il suo neurone si stia autocelebrando all'inverosimile. Poi si alza dalla sedia e, guardandosi intorno per vedere cos'altro può arraffare, dice << La tua ingratitudine mi ha stancato. Vado via >>
E va via. Semplicemente esce dalla stanza senza dire una parola in più. Poco più di un minuto dopo la porta dell'infermeria si apre nuovamente e quando sto per inveire contro James, pensando che fosse tornato indietro, la tendina si scosta lasciando apparire un volto del tutto inaspettato. Impiego qualche istante a capire che non si tratta di un'allucinazione.
<< Tu ami proprio le entrate ad effetto >>, scherzo per mascherare almeno un po’ la sorpresa. 
Teddy sorride e si chiude la tenda alle spalle.
<< E tu non riesci proprio a non metterti nei guai? >>
Avvicinandosi al letto si ferma a raccogliere il cuscino da terra. << Questo non starebbe meglio qui? >> chiede mentre mi aiuta a sistemarlo dietro le spalle.
<< Non ho armi migliori qua dentro >> mi giustifico.
Teddy riflette un attimo e poi sembra aver capito tutto. << Ho visto James allontanarsi da qui, ora capisco >>
E improvvisamente a me sorge il sospetto che James abbia deciso di andare via proprio perché aveva visto arrivare Teddy dalla finestra. Codardo. 
<< Quand'è che smetterete di farvi la guerra voi due? >>, si mette a ridere mentre si siede sul letto.
<< Se sei venuto solo per parlare di quel mangialumache puoi anche andare via >> ribatto con tono acido, per poi pentirmi subito. Non dovrei prendermela con lui, è stato così carino a venire. Ma Teddy mi conosce come nessun altro e anziché offendersi per la mia ingratitudine si mette a ridere.
<< Come sei dolce oggi >> commenta sarcastico.
Rido anche io e per un attimo il dolore sembra sparire. 
<< Fa tanto male? >> 
Mi accorgo solo in questo momento che nessuno me lo aveva chiesto. Esito, come se volessi tenere quel bruciore tutto per me, senza condividerlo con le persone a me care.
<< Un po' >> mento.
Dal suo sguardo capisco che non mi crede, ma non dice nulla perché sa che per me è meglio così. Non c'è bisogno di parole tra noi, non ce n'è mai stato. Quando la sua mano tocca la mia, solo allora, mi rendo conto che lui è fisicamente lì con me. È una sensazione strana, come se non me ne fossi realmente accorta prima.
<< Ma come hai fatto ad entrare? >>
Mi guarda con fare interrogativo.
<< Il regolamento... >>, mi blocco per un istante, << Non ci credo, James me l'ha fatta sotto il naso ed io me la sono bevuta! >> esclamo indignata.
<< Frena, frena >>, mi calma in tono divertito, << Se James ti ha detto che le visite dei parenti sono vietate dal regolamento è tutto vero >>
<< Ma allora...? >> 
<< Avevo un appuntamento con la McGranitt e per caso sono venuto a sapere del tuo incidente. Mi ha dato il permesso di passare a salutarti >>
<< Un appuntamento con la McGranitt? >> chiedo curiosa.
<< Esatto >>
Per quale motivo un apprendista Auror dovrebbe avere un appuntamento con la Preside?
<< Teddy, sta succedendo qualcosa? >>
<< Qualcosa? >>, guarda per un istante la mia espressione preoccupata e poi scoppia a ridere, << Secondo te il Ministero manderebbe l'ultima ruota del carro a parlare con la Preside di Hogwarts se stesse succedendo qualcosa? >>
Mi sento stupida per essermi lasciata trasportare dalla fantasia senza prima ragionare.
<< Emy, non manderebbero me neanche se il problema fosse un'invasione di Gorgosprizzi >>
Mi metto a ridere. << E allora cosa volevi dalla McGranitt? >>
<< Chi ti dice che non sia il contrario? >>
<< La McGranitt vuole qualcosa da te? >> chiedo con sguardo incredulo.
<< Dovrei ritenermi offeso dalla tua espressione poco fiduciosa >> 
Mi scompiglia i capelli in un gesto affettuoso e sorride.
<< Quindi cosa vuole da te? >> insisto.
Teddy alza gli occhi al cielo e si alza. Nella frazione di secondo in cui mi da le spalle il mio sguardo lo supplica di non andare via, ma poi si volta e si siede più vicino a me con le spalle poggiate alla testiera del letto. Delicatamente mi circonda con un braccio e, non so come, all'improvviso il mio corpo non poggia più sul cuscino ma sul suo petto. 
<< Sai cosa voglio da te adesso? >> mi chiede.
<< Teddy Lupin, stai vergognosamente provando a cambiare discorso >>, alzo gli occhi per poterlo guardare in faccia e il mio cuore perde un battito. Le sue iridi sono cosparse di pagliuzze di tutti i colori dell'arcobaleno che si perdono nel nero più profondo. 
Ignora la mia provocazione e le sue dita iniziano ad accarezzarmi i capelli e il viso.
<< Adesso voglio che la tua testolina si dia una calmata >>
Sento che sorride dal ritmo del suo respiro.
<< Sono calmissima >>, chiudo gli occhi sperando di sprofondare ancora di più nel suo abbraccio.
<< E voglio anche che ti metta a dormire, visto che non hai chiuso occhio per tutta la notte >>
<< Come fai a...? >> mi blocco un attimo prima di finire la frase capendo di averlo appena ammesso.
Teddy legge il mio silenzio e fa una mezza risata. 
<< Diciamo che le occhiaie e l'acidità mi hanno insospettito >> 
<< Questo corso per Auror sta proprio dando i suoi frutti >>, lo prendo in giro e mi lascio cullare dal battito della sua risata.
Mi da un bacio sui capelli e chiudo gli occhi per assaporare meglio ogni carezza, ogni respiro, ogni battito. Il dolore sembra svanito, sopraffatto dalla presenza di Teddy. 
 
*Note dell’autore: Oggi sarò rapidissima, lo giuro! (Anche perché ho passato le ultime 8 ore in palestra quindi è probabile che mi vediate crollare sulla tastiera)
Emy inizia a farsi qualche domanda su Rose… questa è una sua caratteristica: ama indagare! Non riesce proprio a farsi gli affari suoi ahaha Sarà una caratteristica di famiglia? Perché anche James, a modo suo, è sempre in mezzo ai piedi.
E Teddy? Secondo voi cosa nasconde? Fatemi sapere le vostre idee :D Vediamo se qualcuno indovina!
 
Ringrazio di cuore Rox Weasley, GiulyC92 e Fede Malfoy che hanno la pazienza di leggere e recensire ogni mio capitolo! Ragazze vi adoro *.* Grazie anche ai lettori silenziosi e a chi mi ha inserita tra le preferite/ricordate… se avete tempo lasciatemi un comentino piccolo piccolo, mi farebbe davvero tanto piacere!
 
A prestooo!!

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


7
 
Al mio risveglio Teddy è già andato via. Dovrei abituarmi a vederlo arrivare nel momento in cui ho più bisogno di lui, ad essere cullata dalle sue braccia e a non trovarlo più quando riapro gli occhi? Ormai sembra diventato un cliché, ma se c'è una cosa di cui sono sicura è che niente al mondo potrebbe mai farmi star bene come lui, quindi non mi lamento. I restanti giorni di prigionia - o convalescenza, che dir si voglia - procedono lenti e senza troppe sorprese. La mia stanza sembra diventare la quinta Sala Comune di Hogwarts dove, quando non ci sono le lezioni, si anima un via vai di persone non indifferente - per la felicità di Madama Chips. Tra le mie amiche e tutti i parenti, l'infermeria sembra esplodere a qualsiasi ora. Quando vengo dimessa, con tutte le ossa come nuove, mi sembra di non aver perso neanche un giorno di scuola. Sono a conoscenza di ogni parola pronunciata dai professori e altrettanto aggiornata sulle notizie di minor rilievo. Gli unici argomenti che continuo ad ignorare sono l'appuntamento di Teddy con la McGranitt e l'amico segreto di Rose. Ma visto che non ho speranze di fare passi avanti sul primo - e bussare alla porta della Preside per impicciarmi dei fatti suoi mi sembra da escludere - concentro tutta la mia attenzione su Rose. Dalla sera del mio incidente non abbiamo più avuto modo di parlare. È venuta a trovarmi ogni giorno ma non siamo mai rimaste da sole e, coincidenza o no, anche ora che sono tornata alla mia solita vita non riesco mai a trovare il modo di parlarle in privato. Questo alone di mistero che le gira intorno esercita sulla mia curiosità la stessa forza di una calamita. L'istinto mi porta a seguire certi suoi gesti o sguardi nel tentativo di trovarne il destinatario segreto. Il mercoledì all'una, rientrando da Erbologia, incrocio sempre la classe di Rose che sale dai sotterranei. Spesso mi è capitato di vederla rimanere indietro rispetto al suo gruppo, immersa in chissà quale discorso con Kiraly mentre raggiungevano la Sala Grande per il pranzo. Oggi, però, Rose non c'è. Non è con le sue amiche, né in coda al gruppo.
<< Per caso hai visto passare Kiraly? >> chiedo distrattamente ad Andromeda.
<< Non è ancora salito >>
<< Ne sei sicura? >> 
<< Ho guardato attentamente perché devo chiedergli un chiarimento sul compito che ci ha assegnato per domani. Se devi parlargli anche tu possiamo andare insieme nel suo ufficio prima che inizi il pranzo >>
Per quanto la proposta di andare a vedere cosa stia succedendo sia allettante, non posso permettere che Andromeda scopra il segreto di mia sorella. Mi fido di lei, anche se la conosco da poco tempo so che non mi tradirebbe mai, ma ho fatto una promessa a Rose. 
<< No, lasciamo stare. So che Cloe ha già finito il compito, possiamo chiedere a lei >> 
A malincuore ricomincio a camminare verso la Sala Grande insieme alla mia amica. Durante il pranzo non riesco a non pensare a Rose e Kiraly. 
<< Emy deve aver battuto la testa molto forte quando è caduta dalla scopa >> commenta Izzie.
<< Da quando è tornata è più strana del solito >> aggiunge Medea.
<< Ragazze, io vi sento >> e nel momento stesso in cui parlo mi accorgo che da almeno cinque minuti sto picchiettando con la forchetta sul tavolo convinta di cercare il cibo nel piatto. Mi ricompongo e sorrido alle ragazze con fare innocente.
<< Si può sapere che c'è di tanto interessante da guardare? >>, Izzie si volta a cercare il punto che ho fissato tutto il tempo dietro le sue spalle. 
<< Niente, stavo solo guardando... >>,  esito un istante per cercare una scusa che distolga facilmente l'attenzione dalla verità, << Stavo guardando la nuova ragazza di James >>
Izzie torna a guardarmi voltandosi veloce come un lampo. 
<< Nuova ragazza? Quale nuova ragazza? >> chiede allarmata.
<< Norah Fisherman >> improvviso con il primo nome che mi passa per la testa. 
<< La Cacciatrice di Grifondoro? >>
<< Proprio lei>>, confermo, << Ho sentito delle voci su loro due >>
Izzie si fa pensierosa. << Sono compagni di squadra, passano tanto tempo insieme. Potrebbe essere nato qualcosa >>, poi la sua espressione torna raggiante, << Ma potrebbero facilmente essere solo voci dovute proprio al fatto che stanno sempre insieme >> 
Medea si batte una mano sulla fronte con fare disperato. << Prima le ore passate in infermeria per incontrarlo casualmente e conoscerlo e ora, che finalmente lo conosce, spunta questa Norah. Mi toccherà pedinarli sicuramente >>
<< Non dire così o Emy penserà che andavo a trovarla solo per questo >> la rimprovera come se io non fossi presente. 
<< Non ho detto questo >> alza gli occhi al cielo Medea.
<< E comunque hai avuto un'ottima idea >> esclama Izzie esaltata prendendo l'amica per il braccio.
<< Muoviamoci, prima di perderli di vista >>, con questa frase - e con lo sguardo di Medea che implora pietà - le due ragazze abbandonano il tavolo. Cloe e Andromeda stanno parlando tra di loro e io posso finalmente tornare a concentrarmi su problemi ben più gravi della vita amorosa di James. Dopo qualche minuto la mia attenzione viene attirata da una chioma fiammeggiante che fa il suo ingresso in Sala Grande, mischiandosi ad un gruppo di Tassorosso che si appresta a tornare nel proprio dormitorio. Quel sorriso luminoso e quello sguardo sognante possono voler dire solo una cosa: avevo ragione. In quel momento un Serpeverde le urta energicamente la spalla e lei non sembra neanche accorgersene. Non lo guarda neanche, non reagisce, non si arrabbia ma anzi il suo sorriso silenzioso si apre e diventa quasi abbagliante, come se in quel momento stesse rivivendo il ricordo più felice della sua vita. Raggiunge le sue amiche e noto che Amelia le ha messo da parte il pranzo. Sapeva che non avrebbe fatto in tempo. Questo, sommato allo stato felice-confusionale in cui versa mia sorella, conferma ulteriormente i miei sospetti. Continuo a guardarla e sento lo stomaco aggrovigliarsi. Rose non ha l'espressione di chi ha chiesto un chiarimento ad un professore. Sembra appena uscita da uno dei grandi classici di Celestina Webber, mi chiedo come faccia il resto della scuola a non vedere quell'aura di felicità che la circonda. Eppure neanche io, fino a poco tempo fa, ero in grado di vederla fino in fondo. Forse questo è un bene, ma quello che sta facendo Rose rimane comunque troppo rischioso. Se il prossimo mercoledì non la vedo salire insieme alla classe vado a cercarla. Ormai ho deciso. Non mi interessa più neanche parlare con lei, ho già avuto la conferma a tutti i miei sospetti. Adesso devo solo capire di cosa si tratta. 
L'attesa rende il trascorrere dei giorni ancora più lento e intanto la mia curiosità iniziale si trasforma pian piano in determinazione. Anche durante le lezioni di Pozioni non riesco a non fissare Kiraly per cogliere qualche dettaglio che possa aiutarmi, ma io stessa non so cosa cerco. 
<< Emy, fa attenzione! >> 
La voce preoccupata di Andromeda riporta la mia attenzione al calderone proprio mentre spiavo i movimenti del professore. In quel momento mi accorgo di star mescolando troppo energicamente, come se il braccio seguisse la velocità dei miei pensieri. Ormai la pozione ha assunto un'inquietante color vomito - ben diverso dal bianco perla ottenuto da Andromeda - e io stessa alzo la mano per far avvicinare il professore.
<< Weasley, seguirai mai le indicazioni del libro? >> chiede sarcastico mentre valuta l'entità dai danni provocati dalla mia sbadataggine. 
<< Evanesco >> pronuncia inesorabile mentre la pozione inizia a lievitare rischiando pericolosamente di traboccare dal calderone.
Stavolta non provo neanche a combattere e accetto la sconfitta, consapevole di aver sbagliato solo per colpa mia. Aiuto Andromeda a rimettere a posto le sue cose, mentre lei è impegnata ad ultimare la pozione. Pochi minuti dopo la lezione finisce e con le mie amiche mi dirigo verso la porta dell'aula.
<< Weasley >>, la voce cristallina del professore mi chiama dal fondo dell'aula. Dico alle ragazze di andare pure avanti e raggiungo Kiraly.
<< Weasley, è la terza pozione che faccio evanescere dal tuo calderone >>
Il cuore mi fa un tuffo nello stomaco. Non sono mai andata male in nessuna materia, non potrei sopportare l'idea di essere bocciata all'esame di Pozioni.
<< Lo so, professore, ma mi sto impegnando e prometto di migliorare >> inizio a dire come se delle semplici parole potessero cancellare dalla sua memoria i disastri combinati negli ultimi mesi.
<< Sei una strega piena di talento e so che puoi ottenere grandi risultati >>
I suoi complimenti inaspettati riescono a zittirmi, tanta è la sorpresa.
<< Giovedì sera, alle nove, vieni nel mio ufficio >>
Rimango a guardarlo a bocca aperta. È imbarazzante ma i pensieri vorticano così velocemente nella mia testa da impedire alle parole di fuoriuscire dalla mia bocca.
<< Nel suo ufficio? >> è l'unica cosa che riesco a dire.
<< Ripetizioni >>, precisa, << È una possibilità che do solo ai maghi che ritengo capaci di migliorare considerevolmente, ma dovrai impegnarti più di quanto hai fatto fino ad ora >>
Improvvisamente mi tornano alla mente le parole di Rose quando diceva che Kiraly è un professore incredibilmente disponibile.
<< La ringrazio, le prometto che metterò sempre il massimo dell'impegno >>, le parole vengono fuori senza controllo per il sollievo di poter rimediare alla media disastrosa che ho in Pozioni.
<< Tua sorella Rose è una delle migliori pozioniste che siano passate da questa scuola, mi aspetto molto da te >> 
Dopo questa frase mi saluta con un rispettoso cenno della testa e va via. Rimango impietrita tra i banchi di quell'aula e non so se più per l'opportunità che mi è stata offerta o perché finalmente ho scovato il segno che cercavo. Tra tutto quello che potevo aspettarmi, di sicuro non avrei mai pensato che potesse esporsi così tanto. Da un lato sono così orgogliosa di mia sorella - una delle migliori pozioniste di sempre, non è poco - ma dall'altro lato sento crescere in me la preoccupazione per questa storia. Fortunatamente mercoledì non è lontano, ma quello che ho trascorso dopo la lezione di Pozioni è stato il giorno e mezzo più lungo della mia vita. 
Quando il tanto atteso momento è arrivato, un misto di ansia ed eccitazione sembra aver preso il posto del sangue nelle mie vene. Mi affretto a rientrare al castello dalla lezione di Erbologia. Le mie amiche quasi non si accorgono del cambiamento di passo, credendo forse che sia dovuto al freddo. Una volta entrata nella sala d'ingresso del castello rallento il passo fingendo di dar ascolto alle chiacchiere di Izzie e Medea. Proprio in quel momento distinguo Albus e Dora tra i primi ragazzi che risalgono dai sotterranei. Un po' più indietro Amelia, Hannah e Terry chiacchierano amabilmente con una coppia di ragazzi del loro stesso anno. Di Rose nessuna traccia. Altrettanto, ovviamente, del professore. Seguo le mie amiche in Sala Grande e, poco prima di prendere posto per il pranzo fingo di aver perso il quaderno degli appunti nel tragitto. Le ragazze si offrono di aiutarmi a cercare, ma insisto affinché restino là.
<< Tornerò in un baleno >>, concludo correndo fuori dalla Sala Grande. Fino ad ora nessun intoppo nel mio piano. Mi dirigo veloce verso i sotterranei. I corridoi sono talmente deserti che stento a riconoscerli. Appena volto l'angolo la vedo. Rose sta uscendo - di soppiatto oserei dire - dall'aula di Pozioni. Mi nascondo dietro una grossa armatura mentre lei si guarda intorno per poi iniziare a camminare nella direzione opposta a quella da cui provengo io. Cosa ci sarà da quella parte del corridoio? Nei miei pochi mesi di permanenza a scuola non mi sono mai spinta nei sotterranei oltre l'aula di Pozioni. Probabilmente sta raggiungendo l'ufficio di Kiraly. Senza quasi rendermene conto, come se i miei piedi fossero indipendenti dalla mia volontà, inizio a seguire mia sorella. Ad inseguire, più che altro. La raggiungo rapidamente e, prima che possa essere lei a scoprirmi, la chiamo.
<< Rose, fermati >> dico in un sussurro, in modo che solo lei possa sentirmi. 
Si blocca all'istante e potrei dire di aver visto il suo sangue gelarsi nelle vene. Si volta a guardarmi come se non credesse ai suoi occhi e mi chiede << Che ci fai qui? >>
Il suo tono oscilla pericolosamente tra il furioso e lo sconvolto. Non so cosa sia peggio, ma ormai è troppo tardi per tirarsi indietro. 
<< Potrei chiederti la stessa cosa >>
<< Non fare la stupida! >> mi riprende con il tono da sorella maggiore che le ho sentito usare solo nei momenti di rabbia, quando combinavo qualche guaio di grande portata.
<< Rose ti stai cacciando nei guai >> dico sia per giustificarmi che per metterla in guardia.
<< Stanne fuori >>
<< Non posso, sei mia sorella >>
Rose mi lancia un'occhiata che fa quasi male.
<< E se vuoi proteggere lui devi fare finire questa storia >> aggiungo per convincerla a darmi ascolto. 
Vedo la rabbia andar via dai suoi occhi per lasciare il posto ad un sentimento che non riesco a definire.
<< Cosa ne sai di lui? >>
<< Credi che sia cieca? >>, ribatto come se avesse offeso la mia intelligenza, << Ho capito tutto è proprio per questo non posso lasciare che tu commetta un errore così grande. Kiraly è affascinante, senza dubbio, ma oltre ad essere troppo grande... >>
Rose strabuzza gli occhi. << Kiraly? >> chiede interrompendomi.
<< Si Kiraly, il professor Kiraly >> rispondo spazientita.
Mia sorella scoppia a ridere e io mi congelo all'istante. Tra tutte le reazioni che avevo immaginato, di sicuro non avevo messo in considerazione questa. 
<< Tu credi davvero che io abbia una storia con il professor Kiraly? >>
Le mie orecchie distinguono appena dei passi provenire dal corridoio di fronte a me, ma sono troppo impegnata a capire cosa stia succedendo per recepire correttamente quei suoni, così quando un ragazzo volta l'angolo faccio un balzo indietro per lo spavento. Indossa la divisa dei Serpeverde e i suoi occhi grigi si fermano glaciali su di me, mentre un ciuffo di capelli color platino gli scivola sulla fronte. Per qualche secondo regna il silenzio e, proprio nel momento in cui capisco chi è il ragazzo che ho di fronte, lui tende la mano verso di me.
<< Io sono Scorpius Malfoy >>, si presenta con tono aristocratico.
<< E-Emy. Emy Weasley >> rispondo tentennando e gli stringo la mano.
 
 
*Note dell’autore: Anche oggi sono di corsa (scusateeee) quindi cercherò di essere più breve possibile!
Come abbiamo visto, la curiosità di Emy l’ha porta a indagare e a seguire una traccia un po’ più strana di quella che era la realtà… ma soprattutto: abbiamo appena conosciuto ufficialmente Scorpius!! Il prossimo capitolo è uno dei miei preferiti quindi non vedo l’ora di farvelo leggere ^^
Grazie di cuore a tutti quelli che mi hanno inserito tra le preferite/seguite, ma soprattutto un grazie gigantesco alle mie fedelissime GiulyC92, Rox Weasley e Fede Malfoy che mi fanno sciogliere con i loro commenti! Grazie grazie grazie 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


8


Guardo incredula Emy mentre, con aria convinta, accenna ad una relazione tra me e il professor Kiraly. La paura accumulatasi nel mio sangue negli ultimi minuti si scioglie in una risata liberatoria.
« Tu credi davvero che io abbia una storia con il professor Kiraly?»
Vedo la sua aria scombussolata e mi chiedo quanti pensieri si stiano aggrovigliando tra loro in questo momento nella sua testa. Ha lo sguardo perso nel vuoto di chi sta rivedendo mentalmente tutti gli indizi per trovare l’errore che l’ha portata così tanto fuori strada. Quando fa un balzo indietro per lo spavento, seguo il suo sguardo per scoprire cosa lo abbia causato. Il sollievo svanisce in un istante. Il mio sguardo si sposta rapidamente dal grigio serafico degli occhi di Scorpius al castano confuso di Emy e quando vedo i suoi occhi dilatarsi dalla sorpresa capisco che non ho più via di scampo. Non ho il coraggio di guardare Scorpius, ho paura che sia infastidito da questo teatrino.
« Io sono Scorpius Malfoy»,  la sua voce elegante rompe il silenzio.
« E-Emy. Emy Weasley » balbetta mia sorella stringendogli la mano.
  « Scorpius, posso…» provo a dire in difficoltà, ma lui mi zittisce con un sorriso.
  « Ehm, Rose io vado. Sono in ritardo per il pranzo» biascica Emy in difficoltà. Rivolge uno sguardo di saluto a Scorpius e risale lungo il corridoio.
Continuo a seguirla con gli occhi fin quando scompare dalla mia vista. Non ho il coraggio di affrontare il suo sguardo. Scorpius, più alto di me di una testa, appoggia un braccio sulla mia spalla e a quel contatto un brivido mi percorre la schiena.
 « Carina tua sorella, potevi farmela conoscere prima»
Lo guardo strabuzzando gli occhi e lui si mette a ridere. A quel suono tutti i miei nervi sembrano sciogliersi e improvvisamente non ricordo più neanche il motivo delle mie preoccupazioni.
  « Non ci pensare neanche» lo ammonisco.
  « Non essere gelosa»
Sento le mie guance avvampare improvvisamente.
  « Dovresti sapere che nel mio cuore ci sei solo tu», sogghigna e stropiccia il dorso del naso aggrottando le sopracciglia, poi appiattisce i capelli sulla fronte e li tira su passandoci le dita in mezzo,   « Andiamo a mangiare, muoio di fame»
  « Ma…» provo a dire.
Scorpius, che è già andato qualche passo avanti, si ferma e si volta a guardarmi.   « Che c’è?»
  « Niente» rispondo scuotendo la testa e lo raggiungo.
Percorriamo insieme i corridoi dei sotterranei come facciamo ormai abitualmente dopo le lezioni in comune. Nel frattempo lui mi racconta ogni cosa, dagli scherzi stupidi fatti in Sala Comune con i suoi amici alle cose più importanti. Quello che adoro di Scorpius è l’inesistenza di un filtro tra i pensieri e le parole. In pochi minuti è capace di toccare mille argomenti diversi in base a cosa gli passi per la testa in quel preciso istante. È cosi facile essergli amica, mi basta soltanto stare lì ad ascoltarlo lasciandomi trasportare dal suono della sua voce. Quando arriviamo nella sala d’ingresso rallento, fingendomi interessata alle chiacchiere tra due dame medievali in un dipinto poco distante da me. È il mio modo di permettergli di entrare da solo in Sala Grande, per evitare che qualche Serpeverde noti la strana amicizia tra una Weasley e un Malfoy. Scorpius mi prende per un braccio, trascinandomi via con se come fa ormai da qualche tempo a questa parte quando cerco di defilarmi.
  « Vuoi smetterla di fare la stupida?» dice spazientito.
Alzo gli occhi al cielo e lo seguo, non avendo altra scelta. Quando entriamo in Sala Grande temo, come sempre, che il mondo intero sia lì a guardare noi, ma anche stavolta sono tutti troppo concentrati a mangiare per notare due ritardatari così insoliti. Tiro un sospiro di sollievo e al momento di separarci per raggiungere i rispettivi tavoli, ai lati opposti della Sala, Scorpius come al solito mi passa un po’ troppo vicino rischiando di travolgermi con una delicatezza tale da riuscire a trasformarlo in un gesto affettuoso. È difficile da spiegare, ma ogni volta che mi saluta in questo modo è come se mi scompigliasse teneramente i capelli. La nostra è un’amicizia fuori dal comune, è logico che anche i piccoli gesti non possano rientrare nei normali canoni. Proseguo verso il tavolo dei Grifondoro senza neanche voltarmi indietro, ma non riesco a trattenere un enorme sorriso. Si può essere così assurdamente felici senza che sia successo nulla? So che ho delle questioni in sospeso da risolvere, ma non riesco a preoccuparmene. Decido di rimandare tutto a questa sera, dopo la fine delle lezioni. 
Non ricordo l’orario di mia sorella, quindi una volta terminata l’ora di Trasfigurazione mi dirigo verso la torre Est e aspetto davanti alla porta nera della sua Sala Comune di vederla comparire. Dopo circa mezzora riconosco in lontananza il gruppetto delle amiche di Rose. Andromeda indica dalla mia parte e anche mia sorella mi riconosce.
  « Salve ragazze» le saluto con un sorriso quando mi raggiungono.
  « Come mai da queste parti?» chiede Izzie con espressione simpatica.
Guardo Emy e capisco che lei conosce perfettamente il motivo della mia visita.   « Volevo rubare mia sorella per una chiacchierata»
  « Te la cediamo volentieri» scherza Medea.
  « Noi andiamo in biblioteca a finire la ricerca di Difesa Contro le Arti Oscure» dice Cloe a mia sorella per poi allontanarsi con il resto del gruppo.
  « Ti va di entrare?» mi chiede Emy quando restiamo sole.
Annuisco e sulla porta compaiono delle lettere color bronzo.
 
Io prima entro e poi apro. Chi sono?
 
Emy riflette qualche secondo.   « La chiave»
Un click ci conferma che la risposta è corretta e la porta si apre.
  « Cosa succede se sbagli?»
  « Resti chiuso fuori e aspetti che qualcun altro dia la risposta giusta»
  « Ti è mai successo?»
  « Fortunatamente ancora no» risponde con un sorriso sollevato.
Sono contenta che Godric Grifondoro per noi non abbia scelto qualche subdolo giochetto e si sia limitato ad una semplice parola d’ordine. Entriamo nella Sala Comune dei Corvonero e con sguardo ammirato mi do un’occhiata intorno. L’avevo già visitata una volta l’anno precedente, ma quella volta stellata riusciva ancora a lasciarmi a bocca aperta. Prendiamo posto su un classicheggiante divano blu proprio davanti al camino.
  « Nella mia Sala Comune è impensabile che una postazione tanto privilegiata non sia già occupata dai ragazzi dell’ultimo anno» osservo stupita.
Emy si mette a ridere.   « È libero solo perché ancora è presto, sono quasi tutti in biblioteca»
Guardandomi intorno effettivamente noto che la Sala è quasi vuota, se non per qualche sparuto gruppetto intento a scrivere chissà quale relazione su lunghe pergamene.
Per un lungo istante io e mia sorella ci guardiamo in silenzio. Avrei così tante cose da dire che non so da dove iniziare.
È lei la prima a rompere il silenzio.   « Rose, mi dispiace per oggi»
  « Se ti avessi raccontato tutto quando avrei dovuto non saresti arrivata a pedinarmi»
  « Non so davvero come ho fatto a convincermi che avessi una relazione segreta con Kiraly» e quasi si mette a ridere.
Anche io non riesco a trattenermi.   « Questo è davvero troppo persino per la tua fantasia»
  « Sono andata a cercare indizi inesistenti quando mi bastava aprire gli occhi un po’ di più»
  « In che senso?»
  « Credi che non abbia notato l’espressione con cui entri in Sala Grande certi giorni? E il sorriso che ti si allarga da un orecchio all’altro nonostante ci sia sempre qualche Serpeverde ad importunarti?»
Sento le mie guance avvampare all’improvviso.
  « Che stupida! Mi sono sempre concentrata su di te e non ho mai notato che il ragazzo era sempre lo stesso»
  « Ma da quant’è che va avanti questa storia?» chiedo sinceramente sconvolta.
  « Dovrei essere io a chiedertelo» precisa lei.
  « Sai a cosa mi riferisco», la guardo di traverso.
Ci riflette un attimo.   « Da quando eravamo sull’Espresso per Hogwarts e sei sparita»
Sbarro gli occhi sorpresa.
  « Sei andata da lui?» chiede con sguardo curioso.
Il mio stomaco fa un balzo indietro e la mia mente torna nel passato con lui.   « Non passavamo un po’ di tempo insieme dalla fine delle lezioni. Durante le vacanze non è semplice incontrarci»
D’un tratto sembra che le sia appena tornato in mente un dettaglio.   « Posso chiederti una cosa?»
Annuisco e non so cosa aspettarmi.
  « La mattina del mio compleanno, l’anno scorso, ci siamo fermate in quella piazza perché dovevi incontrare Scorpius?»
Trasalisco e quasi non riesco a credere che sia andata a ripescare un’apparizione così fugace e lontana nel tempo.
  « Non dovevamo incontrarci» ammetto una mezza verità.
  « Ma sapevi che ci sarebbe stato», legge nei miei occhi.
  « Avevamo parlato di incontrarci lì quel giorno, ma alla fine nessuno dei due poteva»
  « E allora?» continua a chiedere.
  « Allora è stato un caso. Lui si è presentato ugualmente all’appuntamento inesistente e io ho fatto lo stesso»
  « Perché siamo andate via subito se eri riuscita ad incontrarlo?»
Faccio una mezza risata.   « Che altro avrei dovuto fare? Andare ad abbracciarlo davanti a te e a tutti i suoi amici?»
  « C’era il rischio che la sua famiglia lo venisse a sapere» conclude lei quasi sovrappensiero.
  « Il rischio?», chiedo sarcastica,   « Lo avrebbero saputo subito. Immagina cosa succederebbe se suo padre scoprisse che Scorpius frequenta una Weasley»
  « Magari capirebbe» prova a rassicurarmi.
  « Emy, cosa ci ha detto papà la prima volta che abbiamo incontrato i Malfoy al binario 9 3/4?»
  « Di tenerci alla larga da Scorpius Malfoy e dalla sua famiglia»
  « Esatto. E papà, in fondo, è un tipo molto aperto», tento di farle capire,   « Immagina come potrebbe reagire il signor Malfoy»
  « Scorpius sarebbe in guai grossi se lo venisse a sapere» commenta lei.
  « Temo che potrebbe persino ritirarlo dalla scuola», ammetto scoraggiata,   « Per questo ho il terrore che qualcuno ci scopra»
  « Ma lui non mi è sembrato preoccupato oggi quando mi ha vista»
Alzo gli occhi al cielo.   « Perché lui non pensa alle conseguenze», spiego come se il carattere di Scorpius per me fosse un libro aperto,   « Ripete continuamente che non gli importa, che la vita è la sua e nessuno può decidere per lui, ma non si rende conto della complessità della situazione»
  « Quindi sei tu a volere che rimanga tutto nascosto?» chiede con sguardo dispiaciuto.
  « Credi che non mi piacerebbe poter passare il tempo libero a studiare in giardino con lui? Di sicuro sarebbe molto più bello che nasconderci in qualche aula in disuso nei sotterranei»
  «  Ma non è possibile» conclude lei rammaricata.
  « No. Anzi dovremmo essere più cauti anche quando entriamo in Sala Grande, perché prima o poi qualcuno noterà che c’è qualcosa di strano»
  « Ma in fondo siamo  a scuola, chi potrebbe fare la spia alla sua famiglia?»
  « Credi che la nostra sia l'unica famiglia numerosa? I Malfoy sono concatenati o imparentati con quasi tutti i purosangue del mondo magico, probabilmente anche con noi. Basta che una parola di troppo giunga alle orecchie sbagliate e suo padre verrà a sapere tutto. E in questa scuola anche le pareti hanno orecchie»
Emy si mette le mani tra i capelli, sovrastata da problemi più grandi di lei. 
  « Ma ti piace così tanto?»
Sento arrossire perfino le punte delle orecchie.   « Non ho mai detto che mi piace»
Mi guarda incredula e per precisare le dico   « È il mio migliore amico»
  « Credevo fosse Albus» 
  « È complicato da spiegare. Albus è come se fosse mio fratello, è una delle certezze su cui va avanti la mia vita. Scorpius, è Scorpius. Per quanto sia tutto incerto e difficile, quando sto con lui sono una persona diversa»
  « Sei una persona diversa rispetto a prima anche quando lui non c'è» confessa Emy.
  « Esatto, lo avverto anche io. Scorpius mi permette di far uscire la vera Rose»
  « E dici che non ti piace?», si mette a ridere.
Alzo gli occhi al cielo.   « Giuro sulla barba di Merlino che per lui non provo niente di diverso dall'amicizia»
Dall'espressione con cui mi guarda non credo di averla convinta, ma sono stata sincera e non saprei in che altro modo dimostrarlo. Emy mi guarda come se volesse fare ancora un milione di domande.
  « Cos'altro devi chiedermi?», meglio togliersi il pensiero una volta per tutte. 
  « Com'è possibile che tu e Malfoy siate arrivati a questo punto? Com'è cominciata?»
  « È stato un caso», guardo Emy accoccolata sul divano come una bimba che aspetta di sentire una bella fiaba. Prendo un grande respiro e inizio a raccontare. Le scene scorrono davanti ai miei occhi come se  le stessi rivivendo in prima persona.
 
È l’ultimo giorno prima delle vacanze di Natale e la tradizione vuole che da ogni Casa venga scelto uno studente del primo anno per aiutare i rispettivi Prefetti e Caposcuola nell’organizzazione del banchetto di Natale. Io e Scorpius siamo stati scelti insieme a Gillian Skinnon di Tassorosso e Drew Farway di Corvonero. Siamo tutti seduti sulla grande scala di marmo della sala d’ingresso per una sorta di riunione: abbiamo un solo giorno per ideare e realizzare una festa indimenticabile e, naturalmente, alle matricole spetta il lavoro pesante. Tra le proposte in ballo viene approvata quella del Bianco Natale e, solo a sentirne la descrizione, il mio stomaco fa un salto per l’emozione. Quando i dettagli sono stati stabiliti e i compiti assegnati, entriamo nella Sala Grande e mai come in quel momento mi ero resa conto di quanto fosse immensa.
  « Non riusciremo mai a decorarla tutta entro stasera» dico spaventata a Gillian.
Facciamo levitare dai magazzini un centinaio di scatole piene di decorazioni natalizie e, una volta finito, inizia la fase più lunga e complicata della preparazione, l’unica in cui la magia non può esserci d’aiuto: tirare fuori gli addobbi dalle scatole e districarli dal groviglio in cui sono stati conservati l’anno precedente. Non mi dispiace essere impegnata in lavori lunghi e solitari, perché a parte Gillian con cui ho scambiato qualche parola non conosco nessun altro lì dentro, né tra i più grandi né tra i ragazzi del mio anno.
  « Rose, mi puoi aiutare con questo?», Drew indica un lungo festone attorcigliato ad una girandola di agrifoglio.
Annuisco e lo raggiungo. Lavoriamo silenziosamente e io cerco di evitare anche il contatto visivo per non essere costretta a dover dire qualche stupida frase di circostanza, mentre Drew scherza con i Prefetti che si trovano a qualche metro da noi. È un ragazzo veramente simpatico, sta iniziando ad animare quell’atmosfera un po’ formale che si respira tra persone che non hanno nulla a che fare l’una con l’altra. Ad un tratto sento un tonfo e, voltandomi, vedo Scorpius a terra con un lungo festone  che gli gira intorno al collo e scende giù attorcigliandosi alla gamba. Istintivamente mi alzo per andare ad aiutarlo, ma arrivata davanti a lui scoppio a ridere. Lui si immobilizza per un istante, mi guarda confuso e poi, semplicemente, sorride. Mi inginocchio accanto a Scorpius e prendo l’estremità del festone che scende lungo il suo braccio destro. Lui accenna un movimento ma lo blocco subito mettendogli una mano sulla spalla.
  « Vuoi stare fermo?» dico con decisione.
Io stessa non capisco cosa sto facendo, sembra che il mio corpo sia guidato da qualcuno che decisamente non è la timida e introversa Rose. Faccio passare l’estremità del festone intorno alla sua testa due volte, in modo da sciogliere il nodo che si stava venendo a creare e poi lo lascio ricadere sul pavimento.
  « Grazie» dice lui sfregandosi il dorso del naso, poi si appiattisce i capelli sulla fronte e li tira su passandoci in mezzo le dita con un gran sorriso.
  « Pensi di riuscire a continuare senza strozzarti?» chiedo, ancora in ginocchio accanto a lui.
Fa una mezza risata.   « Non posso assicurartelo»
Divertita da quella buffa situazione mi alzo per tornare al mio lavoro con Drew.
  « Rose, giusto?» mi richiama dopo appena due passi.
Mi volto e annuisco sorridendo.
  « Che dici, mi dai una mano?», guarda l’interno della scatola sfiduciato,   « Altrimenti non ne esco vivo»
Senza neanche rifletterci torno sui miei passi e iniziamo a lavorare insieme. I nostri movimenti sembrano essere stati calibrati in maniera perfetta, come se i nostri corpi si conoscessero da sempre e fossero abituati a convivere in spazi così stretti, incastrati tra uno scatolone e l’altro. Insieme siamo una macchina oliata alla perfezione, rapidi ed efficienti. In poco più di due ore gli addobbi sono tutti pronti per essere appesi e noi due, giocando come bambini, abbiamo fatto più della metà del lavoro totale.
I Caposcuola ci spiegano cosa dobbiamo fare e poi ci sparpagliamo, ognuno nel proprio settore della Sala.
  « Glacior», le palline appese all’albero di natale diventano di ghiaccio, trasparente come cristallo, mantenendo nei riflessi di luce i colori di origine.
La Sala Grande rimbomba di incantesimi diversi in ogni suo centimetro e, quando tutte le decorazioni – ormai di ghiaccio o di un bianco candidissimo – sono state messe al loro posto l’atmosfera è già magica.
  « Coraggio ragazzi, l’ultimo sforzo» ci incita Rian, il Caposcuola di Tassorosso.
  « Nevosus» ripetiamo in coro ripercorrendo l’intera superficie della stanza.
Il risultato finale è da togliere il fiato.  La Sala Grande è interamente ricoperta di neve. Il legno dei tavoli delle quattro Case è stato trasfigurato in robusto cristallo. Enormi abeti innevati sono stati messi agli angoli della Sala, ricchi di decorazioni cristalline dai riflessi colorati. I muri sono stati riccamente decorati secondo lo stesso stile e le migliaia di candele, che quotidianamente aleggiano sotto la volta incantata della Sala Grande, sono state trasfigurate in cristalli luminosi con le forme più svariate dei fiocchi di neve.
Abbiamo giusto il tempo di tornare nei dormitori per fare la doccia e prepararci, tutti rigorosamente vestiti di bianco.
Noi, che abbiamo dato vita a questa magia, dobbiamo trovarci in Sala Grande un’ora prima dell’inizio del banchetto. Controlliamo per l’ennesima volta che tutto sia stato fatto e che non ci sia niente fuori posto, poi ci sediamo ad attendere che la McGranitt ci raggiunga per dare il via alla serata. Io, dopo aver terminato il mio giro di controllo con Gillian, continuo a passeggiare tra i tavoli guardandomi intorno con aria sognante. Voglio godermi quell’atmosfera prima che arrivi tutta la scuola, voglio catturarla e farla egoisticamente mia.
  « Ehi, Rose» un sussurro familiare richiama la mia attenzione.
Scorpius nel suo completo candido, quasi dello stesso colore dei capelli color platino, è seduto sopra il tavolo dei professori e mi sorride.
  « Vieni, fammi compagnia» e con la mano indica un posto accanto a sé.
Ancora una volta i miei piedi si muovono senza che io me ne accorga e prima di rendermene conto sono seduta accanto a lui. Inizia a parlare di mille cose e di nulla allo stesso tempo, neanche io so di preciso di cosa. Le parole scivolano tra noi con naturalezza e mentre una risata mi scalda il cuore tanto da rischiare di far sciogliere la neve che ho intorno, non mi passa per la testa neanche per un attimo che una cosa così naturale possa essere sbagliata. Sembra che il mio cervello non riesca a ricordare che Scorpius Malfoy è una persona da cui stare lontana. Perché, poi? Che differenza può fare un cognome o il colore di una Casa.
  « Malfoy, cosa fai con una Weasley?» chiede Kurk, il Prefetto dei Serpeverde, con quel suo tono gutturale.
Scorpius si volta verso di me e dal suo sguardo capisco che non sapeva chi fossi. Dentro di me si fa largo la consapevolezza che da lì a pochi istanti sarebbe finito tutto e, non capisco perché, sono davvero dispiaciuta.
Malfoy si limita a fare spallucce e risponde   « Niente»
Kurk ci riserva un’occhiata torva e va via. Sento un alone gelido allargarsi dentro il mio stomaco, mentre Scorpius ricomincia a parlare come se non fosse successo nulla. È una cosa sbagliata, devo farmene convinta. Scendo dal tavolo e faccio per allontanarmi, ma lui mi blocca per un braccio.
  « Dove vai?»
  « Non vorrai che la McGranitt ci trovi sopra il tavolo dei professori?» mento.
  « Hai ragione, ci appenderebbe al soffitto insieme agli addobbi» e anche lui si alza.
Per quanto cerchi di trattenermi non riesco a non ridere e il gelo nello stomaco inizia a sciogliersi un po’. Raggiungiamo gli altri ragazzi e, nonostante mi sembri innaturale, cerco di non isolarmi mai per non restare sola con lui.
Quando la McGranitt arriva, la sua espressione è estremamente soddisfatta.
  « Avete fatto un ottimo lavoro» elogia l’intero gruppo.
Io e Scorpius ci scambiamo un’occhiata complice e sorridiamo. È possibile che dopo solo poche ore io mi senta legata a lui come se fosse parte indelebile della mia vita?
Si avvicina e appoggia un braccio sulla mia spalla.
  « Weasley, questa meraviglia è solo merito nostro»
  « Mio, vorrai dire. Senza di me saresti morto al primo scatolone» rispondo con sguardo di sfida.
Ride e si mette a giocare con i capelli.   « Lo ammetto»
 
 
  « Rose?», la voce di mia sorella mi riporta bruscamente alla realtà,   « Cosa stavi dicendo?»
  « Cosa stavo dicendo?» chiedo confusa.
Emy si mette a ridere.   « Hai detto che si stava strozzando con le decorazioni natalizie e tu, anziché aiutarlo, ti sei messa a ridere. Poi ti sei imbambolata con lo sguardo nel vuoto»
Sorrido imbarazzata.   « Basta, è così che è iniziata. Non è successo altro»
Mi alzo e, salutando mia sorella, esco dalla Sala Comune. Il suo sguardo confuso mi segue fin quando non mi chiudo la lucida porta nera alle spalle. Non riesco a smettere di ripercorrere all’indietro l’ultimo anno, ricordando come dagli sguardi complici durante le lezioni siamo passati ai messaggi notturni via gufo e infine ai nostri incontri segreti. È stato tutto così improvviso e travolgente da non lasciarmi neanche la possibilità di pensare di fare un passo indietro. Ma perché avrei dovuto? La scuola ha un altro sapore da quando la viviamo in due.
  « Weasley, tutto bene?»
Una voce familiare mi sorprende alle spalle mentre scendo le scale per raggiungere le mie amiche nella Sala Grande.
Un enorme sorriso mi si dipinge sul volto mentre mi giro. Come potrebbe non andare bene?
 
 
 
*Note dell’autore: ok ok… forse vi aspettavate di più da un capitolo che avevo annunciato come uno dei miei preferiti. In realtà non succede chissà che cosa, però credo che sia importante il modo in cui un rapporto ha inizio. Spesso le migliori amicizie nascono da una forte antipatia, ma ci sono volte in cui due persone sono semplicemente fatte per completarsi a vicenda e lo si capisce subito perché nel momento in cui si incontrano per la prima volta sembra che si conoscano da sempre. Io ho sempre immaginato così Rose e Scorpius e non riesco a vederli diversamente! Adoro la scena del loro primo incontro perché dice tanto su quello che è e sarà questo rapporto. È qualcosa di così spontaneo da essere inevitabile. È un qualcosa che nasce senza che nessuno dei due lo abbia voluto, senza secondi fini, senza interessi di alcun genere… è puro. E come si può rinunciare a qualcosa di così puro solo perché il mondo gli va contro? Che importa dei problemi se esiste una cosa così bella? Ok, la smetto di straparlare se no non mi fermo più… e non vorrei scrivere delle note più lunghe del capitolo! Spero di non aver deluso le aspettative ^^
 
Grazie a chi ha lasciato un commento (finalmente ho smesso di andare di corsa e potrò rispondere alle recensioni…scusateee!) e grazie anche a chi ha solo letto o mi ha inserito tra le preferite/seguite. Se vi va lasciate un commentino anche piccolissimoooo :D

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


 
9


« Ciao Emy», un ridente ragazzino occhialuto si avvicina al divano su cui siamo sedute io e le mie amiche. 
Da quando la Sala Comune è diventata così stretta da sembrare soffocante?
« Merlino, non lo sopporto!» esclamo sottovoce prima che ci raggiunga.
« Ciao Calum» saluto con un finto sorriso cordiale.
Senza essere stato invitato si siede sul bracciolo e io vorrei tanto sbuffare spazientita, ma la voce di mia mamma nella testa mi impedisce di fare la maleducata senza essere stata provocata. O almeno questo è il compromesso tra quello che vorrei fare e quello che mi suggerisce lei. Lancio un’occhiataccia ad Andromeda, obbligandola moralmente a trovare un modo per scappare da quella Sala Comune all’istante. 
« Ragazze, io devo andare a scrivere ai miei genitori» annuncia prontamente e fa per alzarsi.
La mia seconda occhiata non è più una richiesta di aiuto, ma una minaccia di morte, così aggiunge « Emy mi presti quella piuma particolare che ti avevano regalato?»
« Certo» rispondo senza capire come questa possa essere una scappatoia per me.
Andromeda mi guarda spazientita. « Credi che possa trovarla da sola nel caos del tuo baule?»
Respiro finalmente aria di libertà e mi alzo dal divano fingendo che sia un enorme sacrificio.
« Calum, dovresti vederlo. È un Armadio Svanitore in miniatura: se qualcosa entra là dentro puoi dirle addio per sempre»
« Andiamo», prendo Andromeda per le spalle e la spingo via verso le scale del dormitorio.
« Emy, aspetta», mi chiama Calum preso alla sprovvista dall’improvvisa fuga, « Volevo solo chiederti…»
« Scusa Calum, torno tra un attimo» e sparisco su per la scala a chiocciola. 
Chiudo la porta alle mie spalle e mi butto sul letto ridendo per lo sguardo di complicità scambiato con Andromeda. 
« Questo ragazzo è assillante» sbuffo spazientita.
« Potevi almeno ascoltare cosa voleva chiederti», come sempre la voce della mia coscienza si manifesta dietro un viso dai grandi occhi verdi e i lunghi capelli neri.
« Calum dice sempre stupidaggini» mi giustifico.
Dal suo letto mi lancia un'occhiata chiaramente poco convinta, ma la ignoro e mi stendo in avanti per raggiungere il baule ai piedi del letto.
« E ringrazia Merlino che Calum non mi conosca bene, altrimenti non avrebbe mai creduto alla storia del baule disordinato» preciso prendendo una scatoletta in cui conservo le piume in ordine di grandezza e colore.
« Maniaca» sottolinea Andromeda gettando uno sguardo al proprio baule, come se quel disordine le servisse da conforto morale in presenza di gente così precisa. 
Inizio a scrivere una lettera per Teddy approfittando di quel ritaglio di tempo. Mi isolo dal resto del mondo, pensando a tutte le novità di quest'ultimo periodo. Non posso raccontargli di Rose e Scorpius Malfoy, nonostante sia la notizia più importante. Mi toccherà aggiornarlo sui miei disastri in Pozioni e sul fatto che stasera inizierò le ripetizioni con Kiraly.
« Vediamo a chi scrivi sempre», Izzie mi toglie il foglio dalle mani prima che io possa accorgermi che tutte le mie amiche sono già rientrate in camera.
« No, Izzie!» provo ad oppormi, ma lei è più veloce di me e leggendo si sposta sul suo letto. Mi alzo e di corsa vado a strapparle via la pergamena. 
« Chi è Teddy?», i suoi occhi blu mi guardano curiosi.
Irritata torno sul mio letto senza neanche rispondere. Se c’è una cosa che odio è l’invasione del mio spazio privato. Non vedo per quale motivo dovrei raccontare a tutti chi è Teddy e soprattutto cosa rappresenti per me. È una cosa solo mia, non riguarda nessun altro.
« Dai, Emy», mi implora cantilenando Izzie, « Che ti costa rispondere?»
« Non ho niente da dire» commento secca.
« L’unica cosa che sappiamo di te è che Hogwarts pullula di tuoi cugini e parenti, persone molto interessanti tra l’altro»
« Io stessa non saprei aggiungere altro» dico in tono risoluto.
« Noi siamo amiche, viviamo insieme», la sua voce adesso è dolce, « E probabilmente un giorno saremo parenti quando sposerò tuo cugino James»
Mi scappa una mezza risata e un po’ Izzie riesce a farmi ammorbidire.
« Che figura farà zia Emy quando i suoi nipotini verranno a sapere che lei e la mamma sono due perfette sconosciute anche se hanno frequentato Hogwarts insieme?»
« Non ti sembra di correre un po’ troppo?» la riprendo scherzando.
« Sono dell’idea che sia sempre meglio avere dei piani ben chiari per il futuro», risponde altezzosa, « E non cambiare discorso»
Alzo gli occhi al cielo e un po’ mi sento in colpa. Anche se Izzie è stata invadente ha ragione, loro sono le mie amiche e non dovrei essere così riservata. Il problema è che proprio non ce la faccio. Non mi viene naturale andare a raccontare la mia vita a chiunque mi capiti davanti, anzi non lo faccio mai con nessuno se non con Teddy. In cuor mio so che non è giusto. Conosco praticamente ogni dettaglio della vita di Izzie e Medea, dato che nella loro testa ogni pensiero sembra stare troppo stretto e sentire la necessità di scappare via e diffondersi nel mondo. Andromeda che è la più timida del gruppo, nonostante sia sempre in imbarazzo quando si tratta di parlare di sé stessa, non ha mai esitato a rendermi partecipe della sua vita anche se per fatti quotidiani. Persino Cloe, che al di fuori sembra una ragazza introversa e un po’ cupa, quando prende confidenza con qualcuno si apre completamente rivelando ogni suo piccolo segreto. Teoricamente è così che dovrebbe essere un’amicizia. Persone diverse, con caratteri quasi opposti gli uni agli altri, che però riescono a condividere la vita. Mi dispiace non riuscire a godere di questo genere di rapporto con loro, ma è un mio limite. Per quanto io provi a parlare di me, poi mi rendo conto che sarebbe una cosa sbagliata. Non so per quale motivo, ma non sarebbe giusto.
« Davvero, Teddy non è nessuno» rispondo cercando di essere convincente.
« È a lui che scrivi in continuazione?» 
« Io non scrivo in continuazione»
« Ma se stai sempre rintanata sul letto a scrivere chilometri di pergamene», riduce gli occhi ad una fessura, « E sempre con un sorriso enorme stampato in faccia»
« Confermo» la appoggia Medea, immancabilmente.
« Ragazze, lasciatela in pace», Andromeda viene in mio soccorso vedendomi in difficoltà.
Izzie sbuffa e apre la bocca per ribattere, ma Cloe la interrompe ancora prima che possa prendere fiato per parlare.
« Izzie, fatti gli affari tuoi per una buona volta»
Per qualche secondo nel dormitorio regna il silenzio. Il mio sguardo si sposta incessantemente da Cloe, che sfoglia una rivista con sguardo indifferente, a Izzie, ancora a bocca aperta con sguardo sconvolto. L’aria sembra elettrica e il timore di ognuna di noi, lo si legge negli sguardi, è che la situazione stia per degenerare. Izzie, però, sorprende tutte alzandosi e uscendo dal dormitorio con portamento altezzoso. Io e Andromeda ci scambiamo uno sguardo ed è chiaro che entrambe pensiamo la stessa cosa: è appena nata la prima lite nel nostro gruppo e di certo non finirà qui. Ammetto di sentirmi in colpa più di prima, in fondo se io mi fossi comportata come qualsiasi altra persona al mondo Izzie non avrebbe avuto bisogno di diventare così insistente. Incrocio per un istante gli occhi di Medea e qualcosa dentro di me mi dice che lei stia pensando esattamente la stessa cosa. Sento lo stomaco chiudersi ancora un po’. Mi alzo e indosso la mia tracolla. Andromeda mi guarda con espressione interrogativa e accenna un movimento per seguirmi.
« Vado da Kiraly» annuncio per farle capire che non ho bisogno di compagnia. Poi le sorrido, rendendomi conto di essere stata forse un po’ brusca. Le sono grata per il gesto, ma preferisco stare sola. Scendo le scale del dormitorio e, prima di potermi imbattere di nuovo nell’assillante Calum, esco rapidamente dalla Sala Comune. Mancano un paio d’ore al coprifuoco e a quest’ora i corridoi sono poco trafficati, tutti gli studenti sono chiusi nelle Sale Comuni o al massimo in biblioteca. Incontro solo qualche gruppetto del sesto o settimo anno che neanche si accorge della mia presenza. Imbocco il corridoio che porta ai sotterranei e svoltando l’angolo scorgo una figura in lontananza. Non mi serve mettere a fuoco l’immagine per riconoscere i capelli color platino spiccare sulla divisa da Quidditch di Serpeverde. Viene nella mia direzione e in pochi secondi siamo già sul punto di incrociarci. Per un istante mi faccio prendere dall’ansia, non so come comportarmi. Dovrei salutarlo? Sarebbe poco opportuno visto che non dovrei avere nessun contatto con lui e, a dire il vero, non avrei neanche dovuto essere a conoscenza del suo segreto. Tra l’altro dubito anche che mi riconosca. Io e Rose non ci somigliamo quasi per niente e lui, quando l’ho conosciuto, nonostante mi guardasse aveva occhi solo per mia sorella. Quando siamo a un passo l’uno dall’altro, Scorpius volta lo sguardo verso di me e mi fa l’occhiolino. Ho giusto il tempo di rispondere con un sorriso appena accennato e mi ha già superata. Non riesco a trattenere una smorfia divertita. Da quando sono venuta a sapere del loro segreto passo molto tempo ad osservare i volti dei vari studenti di Hogwarts e mi stupisco nel capire che nessuno si accorge che, proprio sotto il loro naso, stia succedendo qualcosa di così straordinario. Eppure basta guardare quei due per notarlo, è evidente. Ma nessuno fa caso ai sorrisi nascosti, agli sguardi segreti e alle sparizioni misteriose di due persone che apparentemente neanche si conoscono. Così a volte mi chiedo se davvero questa storia non sia solo frutto della mia immaginazione.
Quando arrivo di fronte alla porta dell’ufficio di Kiraly è ancora presto per la lezione. Potrei approfittarne per avere del tempo extra, ma proprio non mi va e decido di attendere lì in corridoio. Mentre il mio spirito Corvonero protesta, mi siedo sulla base di pietra di una grande statua raffigurante un mago che accarezza una cerva. Mi spingo indietro fino a far poggiare la schiena contro il muro e mi abbraccio le ginocchia, acquattandomi in mezzo alle due figure immersa nei miei pensieri. Dopo una decina di minuti, o forse di più, dei passi affrettati lungo il corridoio mi riportano bruscamente alla realtà. Dietro la sagoma della statua non riesco a scorgere di chi si tratti, ma chiunque sia si ferma proprio davanti allo studio di Kiraly e inizia a bussare. Qualche secondo dopo la porta si apre.
« Cosa ci fai qui?», la voce del professore sembra piuttosto sorpresa.
« Ti devo parlare»
Riconosco immediatamente il suo interlocutore, la professoressa Shade.
« Non ora»
« Wulfric», lo chiama con decisione e immagino che persino un uomo come Kiraly si intimorisca davanti a lei.
« Stanno per arrivare i ragazzi per le ripetizioni», il suo tono è così deciso da non ammettere repliche. Trascorre qualche secondo di silenzio assoluto in cui darei qualunque cosa per poter sbirciare cosa stia accadendo, ma non posso rischiare di farmi vedere. Posso solo immaginare che la Shade sia furiosa per essere stata messa a tacere in questo modo. Kiraly deve avere proprio coraggio per osare rispondere in quel modo a quegli occhi di acciaio.
« Appena finisco ti raggiungo nel tuo ufficio» aggiunge, stavolta con un tono molto più morbido.
Non sento la risposta della Shade, probabilmente si è limitata ad un gesto di assenso perché avverto i suoi passi andare via.
« Cordelia», Kiraly la chiama e per la prima volta mi accorgo della confidenza che c’è nel suo tono di voce.
I passi si fermano.
« È quello che penso?» chiede lui.
« Fa in fretta», la risposta della Shade chiude definitivamente il discorso e quando i passi si perdono in lontananza la porta dell’ufficio si chiude.
« Ma che diavolo è successo?» sussurro tra me e me. Il mio cervello inizia ad arrovellarsi sui possibili significati di quella conversazione, ma poi mi costringo a trovare un freno alle mie fantasie. Kiraly e la Shade sono due normalissimi colleghi e non è detto che non possano essere amici o semplicemente che si tratti di problemi riguardanti la scuola.
Emy, perché dei problemi scolastici dovrebbero essere così urgenti e riservati? Avrebbero potuto parlarne anche davanti a voi.
Metto a tacere la vocina nella mia testa, sempre pronta a instillare in me dubbi e curiosità. Per una volta devo riuscire ad ignorarla e a non cacciarmi in qualche guaio.
Bussano di nuovo alla porta di Kiraly.
« Buonasera professore»
Mi metto le mani nei capelli riconoscendo la voce di Calum sparire all’interno dell’ufficio. All’idea di dividere con lui le mie lezioni supplementari di Pozioni, ho ancora meno voglia di entrare lì dentro. Sbuffando esco fuori dal mio nascondiglio e busso anche io alla porta di Kiraly. 
 
 
 
 
* * * *
 
 
 
« Rose è già andata a dormire, non stava bene» sento dire da Amelia ad un ragazzo del quarto anno che è venuto a cercarmi. Aspetto ancora qualche secondo prima di scostare la tenda scarlatta di qualche millimetro. Incrocio lo sguardo della mia amica che dà il via libera e lentamente scivolo fuori dal mio nascondiglio e mi acquatto all’ombra di un divano. Mi guardo rapidamente intorno per assicurarmi che nessuno mi abbia notata e sguscio fuori dal buco del ritratto. Mi stringo nel mantello e mi affretto lungo il corridoio e giù per le scale, fermandomi prima di ogni angolo per controllare che la strada sia deserta. Nessuno dovrebbe trovarsi fuori dalla Sala Comune dopo il coprifuoco. Appunto, dovrebbe. Un anno fa non solo non avrei mai immaginato che sarei sgattaiolata  di nascosto fuori dal dormitorio, ma avrei anche tentato di sviare le mie amiche se avessero pensato di farlo. Invece adesso mi ritrovo a vagare al buio per il castello, rischiando di imbattermi in qualcuno di vigilanza e costringendo le mie amiche a coprirmi. La cosa più assurda è che non ci trovo niente di sbagliato, anzi sento l'adrenalina scorrere nelle mie vene come mai prima d'ora. Scendo rapidamente la grande scalinata di marmo e mi nascondo per assicurarmi che la sala d'ingresso sia vuota. Il portone di quercia è socchiuso. Cercando di fare meno rumore possibile scivolo nella fessura e sono fuori. Respiro a fondo l'aria fresca della notte e un brivido mi attraversa la pelle. Scendo le scale e attraverso il prato dirigendomi verso il campo di Quidditch. I miei passi sull'erba sembrano causare un frastuono assordante in quel silenzio assoluto. Inizio a sentire delle voci confuse solo quando vedo in lontananza le torri dello stadio. Oltrepasso l'entrata riservata al pubblico e proseguo cercando quella per i giocatori. 
« Vediamo, aveva detto di andare sul retro», sussurro tra me e me, « La fa facile lui. Qual è il retro di uno stadio rotondo?»
Mi si soffoca un urlo in gola quando una mano mi tappa la bocca tirandomi verso il muro. Impiego qualche istante per capire che è Scorpius. Con il dito mi fa segno di fare silenzio e di seguirlo. Aggiriamo lo stadio ancora di una decina di metri e poi vedo uno spiraglio di luce uscire da una porta. Scorpius si affaccia dentro per controllare e poi mi dà il via libera. Entriamo in un corridoio illuminato da una luce tenue. Le voci che sentivo dal giardino adesso sono nitide e vicine. Il cuore mi balza in gola quando passiamo davanti alla porta degli spogliatoi e istintivamente stringo la mia mano intorno al suo braccio in cerca di rassicurazione. Lui mi concede una fugace occhiata e capisco che non ho alcuna ragione di preoccuparmi. Quando riconquistiamo l'aria aperta ci troviamo ai bordi del campo da Quidditch e mi viene naturale prendere un grosso respiro. L'aria ha un profumo diverso rispetto a pochi minuti prima. Il cielo è molto più buio e le stelle brillano in modo abbagliante. O sono io ad assaporare ogni cosa in modo diverso?
« Puoi parlare adesso», Scorpius mi sveglia da quella contemplazione.
« Come facciamo se i tuoi compagni ci vedono?»
« Usciranno tutti dalla porta da cui siamo entrati»
« E se uno di loro invece venisse da questa parte?»
Scorpius alza gli occhi al cielo. « Smettila di preoccuparti per ogni cosa»
Sbuffo per protestare, ma è solo una finta. 
« Come mai mi hai fatto venire qui?»
Allarga le braccia e ruota su se stesso, come per chiedermi se non basti vedere tutto quello per rispondere alla mia domanda.
« Ehi Malfoy», qualcuno lo chiama dagli spogliatoi. 
Corro a nascondermi in una rientranza appena un attimo prima che un ragazzo - un armadio ambulante più che altro - raggiunga Scorpius in campo.
« Malfoy, chiudi tu qui?»
« Sì, resto ad esercitarmi ancora un po'»
« Se vuoi...» 
« No», lo interrompe Scorpius, « Preferisco fare da solo»
Il bestione sembra rinunciare. « Ricordati di chiudere a chiave lo stanzino» dice con voce cavernosa mentre si ritira.
« Boyl», lo richiama Scorpius, « C'è ancora qualcuno nello spogliatoio?»
« Sono andati tutti via» risponde e sparisce all'interno del corridoio.
Esco nuovamente allo scoperto e raggiungo Scorpius.
« Non deve essere un tipo molto sveglio» osservo.
Mi guarda divertito. « Da cosa lo deduci?»
« Tu sei un portiere», spiego, « Come fai ad allenarti senza nessuno che tiri?»
« Chi lo ha detto?» dice con aria di sfida.
« Andiamo, per quanto tu possa essere bravo non credo che sia possibile lanciare e parare allo stesso tempo. Il tuo amico dovrebbe saperlo»
Mi punta con aria di sfida. « Io ho il mio Cacciatore personale»
Prima che io riesca a capire mi lancia una Pluffa e si dirige verso il muretto, sul quale è poggiata la sua scopa. Gli trotterello dietro con aria nervosa.
« Cosa vorresti dire?»
« Una Pluffa, una scopa e un campo da Quidditch. Poi critichi l'acume di Boyl»
Gli mando un'occhiataccia. « Non ho detto che non ho capito»
« E allora fallo, che aspetti?»
« Non ho neanche una scopa», improvviso nervosamente, « Come dovrei fare?»
« Boyl avrà dimenticato la sua come sempre. Controlla dentro lo spogliatoio»
Non trovando valide scuse per dirgli di no mi dirigo verso lo spogliato. Non devo cercare molto prima di vedere una scopa abbandonata sotto una panchina. Mi chino a raccoglierla e con il cuore che batte all'impazzata ripercorro la strada che mi porta al campo. Non so neanche io cosa stia facendo. Mi piace il Quidditch ma non accetterei mai di giocare con qualcuno che non sia innocuo, di famiglia. Solo che a lui non riesco a dire no e, in fondo, non voglio. Lo trovo di spalle, concentrato nel controllare millimetro per millimetro la propria scopa. Senza pensarci due volte salto in sella alla mia e sfreccio verso gli anelli alla mia sinistra. Scorpius mi vede con la coda dell'occhio e parte subito all'inseguimento. Io ho ancora in mano la Pluffa e tiro nell'anello centrale appena mi accorgo che mi ha quasi raggiunta. Mi supera con uno scatto, punta un piede sul manico della scopa e si da una spinta in avanti. Lo vedo fare un salto e afferrare la Pluffa poco prima che attraversi l'anello, per poi aggrapparsi con una mano alla scopa nel ricadere. Con uno sforzo si tira su e ritorna ad una normale posizione. Ghigna soddisfatto e solo allora mi accorgo di aver tenuto le mani in faccia a coprire naso e bocca.
« Davvero credevi di segnare al grande Scorpius Malfoy?»
« Tu sei folle!» mi sblocco improvvisamente.
Lui fa una mezza risata e mi lancia la Pluffa con un ghigno esaltato. « Cinque tiri, cinque parate. Scommettiamo?»
Lo guardo con aria di sfida. « Cosa vorresti scommettere?»
« Se vinci tu farò tutto quello che vorrai per un intero fine settimana»
« E se vinci tu?» chiedo sospettosa.
« Verrai a  vedere la partita della settimana prossima»
Apro la bocca per ribattere, ma mi zittisce dicendo « Due giorni contro un paio d’ore, mi sembra più che ragionevole»
Del resto, anche se non lo fosse stato, non avrei comunque saputo rifiutare una sfida. « Ci sto»
Si posiziona al centro degli anelli e io volo di fronte a lui, a una decina di metri di distanza.
« Sicuro di non voler diminuire a quattro parate su cinque?»
Ride con sguardo di sfida. « Quando tira una ragazza?»
Lo guardo di traverso e inizio a volteggiare con la scopa lungo la distanza fra i tre anelli. Lui segue i miei movimenti con lo sguardo, sistemando la propria posizione senza quasi farci caso. Non so come faccia, ma sembra coprire sempre due terzi delle traiettorie in modo invalicabile. Dalla mia posizione angolata vedo, come unico spiraglio, l’anello più vicino a me. Mi fermo improvvisamente e tiro in quella direzione con tutta la mia forza. Scorpius scatta in avanti e facendo un testacoda colpisce la Pluffa con la scopa, rispedendola al mittente con una precisione e una facilità quasi imbarazzanti. Cambio posizione e provo a puntare verso la parte più alta dell’anello, ma anche stavolta para il mio tiro. Anche il terzo e il quarto tentativo falliscono miseramente.
« Dove preferisci sederti domenica prossima?» mi chiede con un ghigno.
Gli rispondo solo con un’occhiataccia. Non può finire in questo modo, sento la determinazione scorrermi nelle vene. Mi fermo a volteggiare davanti all’anello di sinistra per studiare più attentamente la situazione. Scatto verso l’anello di destra e lui mi segue, ma quando carico il braccio e vedo che Scorpius è già lanciato con sicurezza in avanti per la parata inverto la rotta e tiro subito verso l’anello più lontano. Come a rallentatore, vedo lo sguardo meravigliato di Scorpius seguire impotente la traiettoria troppo veloce per essere raggiunta. Poi la Pluffa colpisce il metallo dell’anello e rimbalza via.
« Non ci posso credere» dico tra me e me atterrando sul prato e mettendomi le mani nei capelli. C’ero andata così vicino!
Anche Scorpius vola giù a raccogliere la Pluffa e poi, con passo vittorioso, viene verso di me.
« Weasley me l’hai quasi fatta» e dal suo tono capisco che è davvero sorpreso.
« Sei stato solo fortunato», incrocio le braccia imbronciata.
« Io sono stato un fenomeno, ma tu hai mai pensato di fare le selezioni per la tua squadra?»
Alzo un sopracciglio con aria confusa. « Se è una tattica per indebolire Grifondoro e vincere il campionato sappi che non funzionerà»
Si mette a ridere. « Dico sul serio», il suo tono diventa improvvisamente carino e si avvicina ulteriormente a me, « Hai il braccio da Cacciatore»
Arrossisco perché so che da parte suo questo è uno dei più bei complimenti che ci si possa aspettare, ma mi fingo offesa per non farglielo capire. « Stai dicendo che siccome tiro bene sembro un maschio?»
Con un passo copre la distanza che ci separa e china la testa verso di me, guardandomi dritta negli occhi. Istintivamente trattengo il respiro.
« Sto solo dicendo che sei brava» e mi da un colpetto sulla fronte con il palmo della mano.
Sbuffo spazientita e lui ride. Gli tolgo la Pluffa dalle mani e mi allontano continuando a fingermi offesa.
« Weasley, dove vai?» chiede sorpreso.
« A posarla» rispondo con tono autoritario.
« Perché?», confuso mi corre dietro.
« Non voglio che si rovini prima di poterla usare per vincere la Coppa contro di te»
Scorpius si ferma e si mette a ridere, poi mi raggiunge con passo veloce e mi afferra il braccio. Scanso la sua mano con veemenza e lui mi circonda con le braccia da dietro, impedendomi di muovermi.
« Quindi farai le selezioni?», sento il suo fiato sfiorarmi il collo e un brivido mi corre lungo la schiena.
« Non ci penso neanche lontanamente» rispondo quasi in un sussurro. Mi manca il fiato come se avessi corso per ore.
Mi ruba la Pluffa dalle mani approfittando della mia distrazione e mi lascia libera. Si mette di fronte a me e chiede « Perché no?»
« Scorpius, non fa per me» chiudo il discorso e provo a prendere la Pluffa dalle sue mani, ma la allontana e con l’altro braccio mi circonda la vita trattenendomi a sé. Cerco di liberarmi ma, continuando a tenere la Pluffa in mano, completa l’abbraccio impedendomi di muovere  le braccia.
« Lasciami» quasi imploro ridendo.
«Hai osato togliermi la Pluffa» dice con un tono così serio da risultare credibile a chiunque non lo conosca come me.
« E se non mi lasci te la tiro in testa»
« Sai come si chiama questo? Ammutinamento!», esclama con tono sconvolto, « Non ti lascerò fin quando non mi riconoscerai tuo capo»
Scoppio a ridere e lui stringe la presa.
« Chi è il capo tra noi due?»
« Io » rispondo come se fosse la cosa più logica.
Scorpius mi stringe a sé ancora di più.
« Chi è il capo tra noi due?» sussurra e sento le sue parole incidersi calde sul mio collo.
« Sempre e comunque io», parlare mi costa uno sforzo disumano. 
« Male», mi fa lo sgambetto ed entrambi crolliamo sull'erba umida. Non riesco a smettere di ridere e, non so come, mi ritrovo distesa sulla schiena con lui messo in ginocchio a bloccarmi le mani. Provo a sollevare la testa quanto basta per dargli un morso sul braccio e quando se ne accorge penso che sia la mia fine. Si abbassa su di me e mi morde poco più su del polso. Lo fa con delicatezza, non sento dolore, ma mi dimeno per sottrarmi a quella punizione. Alla fine non so chi dei due abbia interrotto per primo la lotta, ma ci ritroviamo entrambi sfiniti per le troppe risate. Siamo distesi sull'erba, Scorpius ha la testa poggiata sulla mia pancia e continua a tenere la mia mano come per dimostrare di essere ancora lui a mantenere il controllo della situazione. Chiudo gli occhi per un istante e inspiro profondamente il profumo che mi circonda. Vorrei imprimerlo a fuoco nella mia mente come ogni dettaglio di questa sera. Sono stata così bene che se qualcuno in questo momento mi chiedesse come mi chiamo non saprei rispondere. Mi trovo in una sorta di universo di mezzo in cui non esiste nessuno, neanche io.
« Weasley», la sua voce mi ricorda che esisto.
« Mh» rispondo con un lamento.
« So che l'idea di passare la notte con me è maledettamente invitante, ma dobbiamo andare»
Mi metto a sedere e mentre la sua testa scivola sulle mie gambe gli restituisco il buffetto sulla fronte che mi aveva dato prima. Aggrotta le sopracciglia arricciando il naso e si passa le dita tra i capelli, poi si alza e mi porge la mano per aiutarmi a tirarmi su.
« Tu pensa alle scope, io poso la Pluffa nel baule»
Faccio come mi dice e poi lo aspetto all'ingresso del corridoio per gli spogliatoi. Quando mi raggiunge si guarda intorno per controllare che ogni cosa sia al suo posto, poi pronuncia « Nox» e tutte le luci del campo si spengono. Adesso le stelle sembrano ancora più numerose di prima e l'atmosfera diventa incredibilmente magica. Entriamo nel corridoio chiudendo a chiave la porta, lo percorriamo tutto e infine ci chiudiamo il cancelletto alle spalle. Ci incamminiamo verso il castello e, come sempre, lui inizia a parlare. Mi racconta del perfetto allenamento di quella sera e dei vari pettegolezzi che ha sentito nello spogliatoio. A quanto pare Boyl ci vorrebbe provare con la sorella di Grott e questo sarebbe disastroso per tutta una serie di motivi che non ho ben capito. Ma non importa se sembra una cosa assurda di cui parlare in quel momento perché il tono concentrato di Scorpius fa sembrare tutto così appropriato e interessante che io stessa non saprei trovare un argomento migliore. Ad un tratto si ferma e mi guarda sorridendo. Un raggio di luna, dello stesso colore dei suoi capelli, fa scintillare il grigio dei suoi occhi con una sfumatura che conosco fin troppo bene.
« Che hai combinato?» chiedo sospettosa.
« Mi sono fidanzato» 
Strabuzzo gli occhi e quasi inciampo per la sorpresa. Mi fermo a pochi passi da lui e chiedo con tono confuso « Cosa?»
Scorpius si mette a ridere e gioca con le dita tra i capelli. « È successo per caso»
« Dubito che ci si fidanzi senza rendersene conto» lo schernisco.
« Più che altro sono stato incastrato» 
« Come sei romantico», alzo gli occhi al cielo.
Lui ride e spiega « Ha fatto tutto lei, ma è carina quindi va bene»
Scuoto la testa con aria rassegnata e riprendo a camminare. 
« Chi è?»
Mi segue e con tono, oserei dire, imbarazzato risponde « Non posso dirtelo, potresti conoscerla»
Inarco un sopracciglio. « E quindi?»
« Potresti rivelarle troppe cose»
Mi scappa una mezza risata. « Certo, Hogwarts é un luogo in cui i pettegolezzi hanno vita breve»
Mi guarda torvo e rimane in silenzio, come sempre quando gli faccio capire che sta dicendo qualcosa di stupido. Continua a rimuginare per un paio di minuti e quando ormai anche io sono persa nei miei pensieri sbuffa « Jolie Bird»
Mi coglie alla sprovvista, così chiedo « Eh?»
« Jolie Bird, primo anno Serpeverde»
Ci penso un po' su, infine decreto « Non ho idea di chi sia»
« Meglio» commenta sollevato.
Alzo gli occhi al cielo, ignorando le sue assurde paranoie, mentre rientriamo nel castello. La sala d'ingresso è buia e silenziosa. Sono contenta di non essere una Serpeverde perché l'idea di attraversare i sotterranei nel buio totale non mi lascerebbe del tutto tranquilla. Mi fermo al centro della sala per congedarmi da Scorpius, ma lui mi riserva un'occhiata di disapprovazione.
« Ti accompagno»
« Non c'è bisogno, è già troppo tardi per concedersi delle passeggiate extra» sussurro temendo che qualcuno possa avvertire la nostra presenza fuori luogo.
« Allungare un po' non mi ucciderà» 
« Dillo alla McGranitt quando deciderà di espellerti» rispondo con sguardo severo.
« E se ci fosse qualche malvagio Serpeverde annidato da qualche parte per aggredire il nemico Grifondoro?», il suo sorriso ricorda quello di un impavido guerriero pronto a salvare la donzella in difficoltà.
Mi concedo una mezza risata e accetto rassegnata. Cercando di non fare rumore saliamo la grande scalinata di marmo e, tra me e me, mi chiedo se Scorpius sappia dove si trova il mio dormitorio. È la prima volta che viene con me nella torre di Grifondoro, in genere preferiamo incontrarci nei sotterranei perché sono molto meno trafficati. Con la coda dell'occhio vedo che si guarda intorno come per trovare dei punti di riferimento che gli facciano trovare la strada. Quando si accorge che lo sto osservando si giustifica con un sorriso. 
« Non so dove si trovi la tua Sala Comune»
« Sarebbe giusto che continuassi a non saperlo»
« Perché poi vivresti aspettando una mia visita?» chiede con sguardo malizioso.
« No, perché sarebbe poco carino se Jolie venisse a sapere che di notte ti piace accompagnare le ragazze Grifondoro nel loro dormitorio»
« Potrebbe essere un problema se solo ci fosse un’anima viva in giro per i corridoi»
« Magari dietro l’angolo possiamo incontrare proprio lei. Chi ti dice che io e te siamo gli unici in giro?»
« Potrei sempre puntarti la bacchetta alla gola e fingere di averti teso una trappola, cara la mia Weasley», sottolinea il mio cognome quasi con aria di sfida. 
Lo ignoro volutamente. « Sai, la Signora Grassa e una gran pettegola»
« Vorrà dire che affronterò il problema una volta che esisterà» cerca di concludere con espressione tranquilla.
Lo invidio quando mi da queste risposte. Io continuo ad arrovellarmi tra mille problemi diversi che esistono solo nella mia testa per il semplice fatto che non riesco a non pensare alle conseguenze di quello che faccio o non faccio, mentre lui vive sereno pensando solo al presente.
« Siamo arrivati» annuncio indicando il ritratto in lontananza.
« Così sarebbe quella la Signora Grassa?» chiede curioso aguzzando la vista nonostante il buio.
« Puoi anche andare», provo a dire, « Non credo che ci sia qualche pericoloso Serpeverde pronto ad aggredirmi in questi ultimi dieci metri»
Mi ignora con un sorriso e si avvicina incuriosito al ritratto, scrutandolo nei minimi dettagli. Fortunatamente la Signora Grassa sta dormendo.
« Non dovresti stare qui. Cosa direbbe se si svegliasse e ti vedesse?» sussurro in ansia.
« Che sono proprio un bel ragazzo» e mi riserva uno dei suoi sorrisi.
Gli do un pizzicotto e salta in aria per il dolore.
« Ma sei pazza?» chiede massaggiandosi il braccio.
La Signora Grassa fa un brontolio nel sonno e temo che stia per svegliarsi quindi lo zittisco con veemenza.
« Va bene, ho capito», si arrende, « Me ne vado»
« Bravo» sorrido finalmente rilassata.
« È poco carino da parte tua non invitarmi a salire»
Il suo sguardo provocatorio mi fa scappare una mezza risata e lo allontano con una mano quando mi accorgo che è troppo vicino.
Anche lui sorride divertito. « Buonanotte Weasley», si china su di me e mi stampa un bacio sulla guancia.
Ringrazio Merlino perché il buio riesce a nascondere le mie guance scarlatte: non sono abituata a queste dimostrazioni di affetto, soprattutto da parte sua.
« Buonanotte» rispondo in un sussurro.
Si allontana di qualche passo e io aspetto che sparisca dietro l’angolo prima di svegliare la Signora Grassa, ma improvvisamente ci ripensa e torna indietro.
« Non mi hai ancora detto dove vuoi sederti per la partita» dice con sguardo da vincitore.
Lo spingo via e lui si mette a ridere. Fa di nuovo mezzo passo verso di me e, accarezzandomi i capelli con una mano, mi dà un altro bacio sulla guancia. Mi guarda per un istante sorridendo affettuosamente e io mi sforzo di mantenere quell’aria quasi arrabbiata che, altrimenti, non mi permetterebbe di cacciarlo via. Poi si gira e va via, stavolta veramente.
« Ippogrifo», annuncio la parola d’ordine per svegliare la Signora Grassa. Borbotta un po’ infastidita ma alla fine si sveglia e mi guarda con aria offesa.
« Ippogrifo» ripeto.
« Che hai da sorridere in quel modo?» mi chiede curiosa, dimenticando per un istante di essere appena stata svegliata nel cuore della notte.
« Ippogrifo» e stavolta la mia voce non ammette repliche. Il buco del ritratto si apre e posso sentire le sue lamentele mentre ci sparisco dentro.
 
 
*Note dell’autore: Ciao!!! ^^ Questo capitolo è un po’ più lungo degli altri ma spero che non vi abbia annoiate… non me la sentivo di dividerlo in due. Bene, per la prima volta abbiamo l’occasione di assistere in prima fila ad uno degli incontri segreti tra Rose e Scorpius. Si vede già che questi due personaggi hanno due caratteri diametralmente opposti. Rose è insicura, pensierosa, prudente e anche un po’ complessata (ammettiamolo!). Scorpius è la sicurezza fatta persona, è determinato, incosciente e anche un po’ esibizionista. Sono i pezzi di un puzzle che combaciano alla perfezione nella loro diversità… e questo lo si vede già dal modo naturale in cui si divertono quando sono insieme.
Emy… be’, lei non riesce proprio a stare lontana dai misteri! È una calamita, li scova e poi non può toglierseli dalla testa ahahah in questo capitolo emerge qualche tratto in più del suo carattere: è una ragazza estremamente chiusa in sé stessa… la sua più grande difficoltà è parlare con gli altri e questo le causa spesso dei problemi.
Fatemi sapere cosa ne pensate ^^ spero di ricevere qualche recensione anche per capire se sto andando nella direzione giusta, se è meglio lasciare perdere del tutto o magari se qualcosa va cambiata!
Grazie mille a chi mi ha inserita tra le seguite/preferite… e soprattutto a chi mi ha lasciato un commento *-*

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


 
10


« Ma ti dico che c’è qualcosa che non torna nel ragionamento»
Andromeda alza gli occhi al cielo e con voce sofferente mi dice « Ti prego non ricominciare, è mattina»
« Lo so, ma prova a seguirmi»
« Emy, è da una settimana che ripeti le stesse cose. Tra un po’ inizierò a sognare Kiraly e la Shade»
Si volta, apre la lucida porta nera della Sala Comune ed esce. La seguo a ruota e provo ad attirare nuovamente la sua attenzione.
« Ma stanotte ho avuto un’illuminazione»
Una mano mi afferra il braccio e io salto in aria dallo spavento. 
« Rose», mi porto una mano sul petto come ad assicurarmi che il cuore non salti fuori.
« Emy, puoi venire con me?»
« Grazie Merlino, grazie!» esulta Andromeda concedendosi un sospiro liberatorio.
Le mando un’occhiataccia e sto per dire a mia sorella che al momento sono impegnata, quando mi accorgo che c’è qualcosa che non va. Rose sembra non riuscire a stare ferma sul posto e si tormenta le mani in preda all’agitazione. 
« Rose, tutto bene?»
Annuisce nervosamente e prendendomi per il braccio mi trascina via, salutando distrattamente la mia amica.
« Ma», provo a ribellarmi, « Non ho ancora fatto colazione»
Mi trascina a tutta velocità per qualche metro e appena svoltiamo l’angolo si blocca. Si appoggia con la schiena al muro e mi guarda come se aspettasse qualcosa da me. Io davvero non so a cosa appigliarmi per capire cosa stia succedendo a mia sorella.
« Ti hanno scagliato un incantesimo confundus?», è l’unica cosa che mi viene in mente.
La sua occhiata torva mi fa capire che almeno non è stata affatturata.
« Devi accompagnarmi»
« Dove?»
Inizia a camminare avanti e indietro, giocando nervosamente con una ciocca dei suoi splendidi capelli fiammeggianti.
« È una pessima idea, non dire niente. Ma non ho scelta, capisci?»
« Ehm, veramente no» provo a dire, ma lei neanche mi sente.
« Abbiamo fatto una scommessa e ho perso. Ero sicura di poter vincere, altrimenti non avrei mai accettato le condizioni. No, non è vero, avrei accettato lo stesso», prende un grande respiro e poi mi guarda negli occhi, « Dobbiamo andare alla partita»
« Aspetta, quale scommessa?» chiedo confusa.
« Lascia stare la scommessa, dobbiamo pensare alla partita»
« Ok, hai ragione», provo ad impegnarmi nel seguire i suoi pensieri aggrovigliati, « Quale partita?»
« La partita, Emy », sbuffa spazientita, « Quante partite di Quidditch ci sono oggi?»
« Oggi iniziano le gare?»
« Le… cosa?», stringe gli occhi incredula, « Il campionato! Merlino, ma dove vivi?»
« Non prendertela con me adesso» ribatto sulla difensiva.
Si copre gli occhi con le mani per un secondo e poi riappare con un’espressione più calma. Si fa per dire. 
« Oggi c’è la prima partita della stagione, Serpeverde contro Tassorosso»
Finalmente colgo l’anello mancante nelle informazioni sparse che mi ha dato Rose.  « Scorpius!»
« Ma sei pazza?», mi mette una mano sulla bocca, « Non urlare»
« Non stavo urlando» mi difendo. Mia sorella oggi sembra completamente fuori di testa.
« Non parlare allora»
Apro la bocca per ribattere ma ci ripenso. Sarebbe inutile, non è in condizioni di ragionare come una persona normale.
« A che ora inizia la partita?», mi sforzo di sembrare gentile nonostante la sua follia.
« Ora», ricomincia a camminare avanti  indietro, « Tra un’ora in realtà, ma ora inizia il riscaldamento»
Sbarro gli occhi. « Sono pazzi secondo me»
Rose mi guarda come se avessi appena detto un’eresia e capisco che forse per oggi è meglio evitare i miei commenti sul Quidditch.
« Quindi che dobbiamo fare?» 
« Non lo so», e sembra davvero che stia per andare in crisi, « Ci vieni?»
« Certo» sorrido sperando di riuscire a fingermi entusiasta, anche se preferirei dare da mangiare agli Schioppodi Sparacoda piuttosto che sprecare un’intera mattinata a guardare gente che si insegue e si prende a Pluffe in testa e a colpi di Bolide. 
« Andiamo?» chiedo, vedendo che Rose si è di nuovo appoggiata al muro come se sperasse di essere risucchiata dai vecchi mattoni di pietra.
« Si», ma la sua sembra più una domanda che un’affermazione.
« Rose, perché sei così agitata?»
« Perché è una pessima idea»
« Perché? È solo una partita»
Ricomincia a giocare con la solita ciocca di capelli. « Non è solo una partita. Io ho sempre visto tutte le sue partite, ma mai dallo stadio»
« E da dove?» chiedo confusa.
« Dalla guferia»
Guardo Rose sempre più sconvolta dall’assurdità di tutta la situazione. 
« Ma che cambia?»
« Cambia, cambia tutto. Stavolta sarò là, fisicamente là. E ho dei brutti presentimenti. Se mi parla? E se mi guarda?»
« Rose, respira», cerco di calmarla, « Credi davvero che qualcuno possa accorgersene?»
Mi guarda e nei suoi occhi leggo la speranza che la risposta implicita alla domanda sia un no. 
« Ogni giorno a scuola correte lo stesso rischio, però nessuno vi ha mai notati. Neanche io c’ero riuscita quando cercavo di scoprire il tuo segreto. Andrà bene anche oggi»
Rose respira in modo un po’ più tranquillo e capisco di essere riuscita a calmarla un po’. 
« Hai ragione. Non devo ascoltare i brutti presentimenti, sono solo paranoie»
Le sorrido per darle fiducia e prendendola per il braccio la trascino con me lungo il corridoio. Non è di certo la domenica mattina che avevo progettato, ma per una volta che Rose chiede il mio aiuto non posso tirarmi indietro. Quando arriviamo nella sala d’ingresso scorgo i biondi capelli ricci di Amelia e stranamente mi sento un po’ più tranquilla anche io. Almeno posso dividere con lei la responsabilità di supportare mia sorella. 
« Ce ne avete messo di tempo», ci accoglie con espressione annoiata, « E come immaginavo nessuna delle due è pronta per uscire»
« Uscire?» chiede confusa Rose.
« Tesoro, le partite di Quidditch si giocano al chiuso?», noto che sul braccio sta tenendo due mantelli, « Fuori nevica e voi indossate solo l’uniforme»
Ci passa i due mantelli e le sono davvero grata per aver previsto la nostra sbadataggine, altrimenti non credo che sarei riuscita a sopravvivere lì fuori. 
« Nella tasca interna ho messo anche i cappelli» dice con naturalezza mentre indossa il suo, rosa antico.
Prima di dire qualsiasi cosa do una sbirciata nella tasca e mi sento sollevata intravedendo della lana blu elettrico. Lo indosso e mi volto verso Rose. Dalla sua espressione potrei dire con certezza che è meno pronta ad ogni minuto che passa. 
« Grazie Amelia», dico sincera, « Andiamo? Non vorrei fare tardi»
« Ragazza mia, non so se ci conviene avere tanta fretta», prende sotto braccio mia sorella e inizia a camminare, « Sarà una giornata infinita»
Rido insieme a lei intuendo che neanche Amelia deve essere un’appassionata di Quidditch. Ci dirigiamo verso il grande portone di quercia e l’impatto con il vento gelido del cortile mi fa rimpiangere di aver lasciato il caldo del mio letto. Il parco è interamente ricoperto di neve e si riescono a distinguere le impronte lasciate dagli studenti per raggiungere lo stadio. Il panorama è da mozzare il fiato. Lo apprezzerei molto di più se solo non stessi per morire congelata. La strada mi sembra infinita, ma riconoscendo la figura ferma davanti all’ingresso del pubblico preferirei fermarmi e trasformarmi lentamente in un pupazzo di neve. La cosa peggiore è che non so se avvisare Rose o fingere di niente e sperare di riuscire ad entrare passando inosservate. Ma naturalmente tra la mia propensione alla sfiga e i capelli di Rose che spiccano a contrasto con il paesaggio, lui ci riconosce a distanza e vedo che inizia a venirci incontro.
« Rose», chiamo con voce nervosa, « Rose, c’è un problema»
« E voi che ci fate qui?»
Vedo Rose rabbrividire, e sono certa che non sia per il freddo. 
« James» dice in un sospiro che sembra rimanere scritto nell’aria gelida. James ci guarda con aria sospetta e attende una risposta.
« Noi stavamo… stavamo andando a guardare la partita» rispondo io.
« La partita? Voi?», e si mette a ridere.
« È un luogo pubblico» dico con veemenza, iniziando ad infervorarmi.
« Cosa siete venute a fare?»
« È per Emy » dice di getto Rose, come se le parole le fossero appena scappate dalla bocca contro la sua volontà. 
« Cosa?» esclamiamo in coro sia io che James.
Incrocio lo sguardo di Rose e tremo, sembra che i suoi occhi mi stiano chiedendo perdono.
« Emy è venuta a vedere un ragazzo»
Ancora una volta io e James reagiamo allo stesso modo, solo che lui poi scoppia a ridere mentre io continuo a guardare mia sorella sconvolta.
« E chi sarebbe lo sfortunato?» chiede tra le risate.
« Rose, andiamo», prendo mia sorella per il braccio e provo ad oltrepassare la barriera umana di mio cugino.
« Perché tanta fretta? Non è ancora iniziata la partita»
« Sai, ci tengo a vedere anche il riscaldamento» rispondo acida e riesco a farlo spostare con una spallata.
Quando ormai siamo lontane da lui, mentre salgo furiosa su per le scale di una delle torri, Rose arranca alle mie spalle per raggiungermi.
« Emy, mi dispiace!», dice mortificata, « Ero nel panico, non sapevo cosa inventare»
Mi fermo e prendo un respiro, poi mi giro verso di lei. « Perché io e non Amelia?»
« Perché altrimenti non si sarebbe spiegata la tua presenza»
Ci rifletto per un istante, poi decido che non posso prendermela con mia sorella se in un momento di panico ha scelto la bugia peggiore a cui potesse pensare.
« Sappi che me la pagherai» dico con espressione minacciosa prima di ricominciare a salire le scale.
Quando arriviamo sugli spalti il colpo d’occhio fa davvero effetto. Noi ci troviamo poco più a sinistra degli anelli in cui Scorpius si sta allenando con i compagni Serpeverde.
« Guarda un po’ che caso», lancio un’occhiata maliziosa a mia sorella che arrossisce, « Siamo capitate nei posti migliori»
Troviamo dei sedili liberi più o meno a metà della tribuna e ci andiamo a sedere. La preoccupazione negli occhi di Rose crea uno strano contrasto con il sorriso che sono ormai abituata ad associare alla presenza di Scorpius. Come se lui l’avesse sentita arrivare, appena prendiamo posto si volta nella nostra direzione, ma Rose proprio in quel momento è assorta nella contemplazione delle proprie scarpe.
« Rose, ma che fai? Ti ha appena guardata» la rimprovera Amelia.
« Non dire sciocchezze Amelia» risponde imbarazzata.
« Vieni Kurt, da questa parte» 
Tutte e tre ci voltiamo verso il punto da cui proviene quella voce familiare.
« Non lo farà, vero?» chiede Rose probabilmente a sé stessa.
Naturalmente per la solita teoria per cui se una cosa può andare male andrà sicuramente peggio, James prende posto nei sedili dietro di noi. Ci guarda con quel ghigno soddisfatto e nelle vene sento l’improvvisa voglia di picchiarlo alla Babbana. Si appoggia con le mani sulle spalle di Rose, come per salutarla con eccessivo affetto. Fortunatamente lui non riesce a vedere l’espressione sul suo viso perché altrimenti penserebbe che mia sorella stia per avere un collasso. Credo di non averla mai vista così pallida in tutta la mia vita. 
« È sempre bello passare un po' di tempo in famiglia, non trovate?» ghigna verso di noi. 
« Sono sicura che potresti trovare qualcosa di meglio da fare» rispondo acida.
« Fino a prova contraria siete voi ad aver invaso il mio territorio. Noi siamo qui per studiare le squadre di quest'anno»
Uno a zero per James. Mi costa ammetterlo ma ha ragione. Contagiata dall'ansia di Rose non avevo pensato alla possibilità di poter incontrare i giocatori delle altre squadre e quindi James o Fred, rispettivamente Cacciatore e Battitore di Grifondoro. E Dominique, se non ricordo male, frequenta il Cercatore di Tassorosso quindi sarà sicuramente da qualche parte qui tra il pubblico. Per la prima volta realizzo che probabilmente tutta la nostra famiglia è presente alla partita. Guardo mia sorella e inizio a capire davvero parte dei suoi timori. 
Il riscaldamento termina dopo una decina di minuti e le squadre rientrano negli spogliatoi per indossare le divise ufficiali. 
« Buona giornata e benvenuti alla prima partita di quest'anno», annuncia allegramente la voce dello speaker.
« Chi è?» chiedo indicando la sua postazione.
« Paul Wright», risponde prontamente Amelia, « Credo che tu sia l'unica della scuola a non conoscerlo»
« È la mia prima partita»
Amelia mi guarda come se non avessi afferrato un dettaglio tanto semplice quanto fondamentale. « Ma lo hai visto bene?»
« Amelia è cotta di lui dal primo momento in cui ha messo piede a Hogwarts» la prende in giro Rose.
« La partita di oggi vedrà a confronto i rinnovati Tassorosso contro i temibili Serpeverde . Si prospetta una partita dalle mille sorprese. Chiunque  voglia sbilanciarsi in un pronostico sa che questa mattina nulla può essergli d'aiuto. L'organico quasi imbattibile che l'anno scorso stava per portare i Tassorosso vicino alla vittoria della Coppa ha subito un ricambio generazionale quasi completo, mentre i Serpeverde hanno rinforzato la rosa con degli innesti davvero di alto livello. Ma prepariamoci ad accogliere le squadre. A destra, facciamo sentire il nostro calore ai TASSOROSSO!» 
Dalle torri si alzano applausi, grida di festa e cori dai tifosi della squadra che sta facendo il suo ingresso in campo in una corsa cadenzata.
« A sinistra prepariamoci ad accogliere i SERPEVERDE!» grida Paul con un po’ meno entusiasmo.
La curva verdeargento esplode in cori ed inni dedicati alla propria squadra, sovrastando ogni tentativo  modesto di applauso da parte degli altri studenti. Uno alla volta i giocatori sfrecciano fuori dal tunnel degli spogliatoi in groppa alla scopa, concedendosi un giro trionfale lungo tutto il perimetro del campo. Quando riconosco dei familiari capelli color platino non resisto alla tentazione di sbriciare il volto di Rose con la coda dell’occhio. Sorride come una bambina che vede la neve per la prima volta e le sue guance sono arrossate, di certo non per il freddo. In cuor mio so quanto le stia costando lo sforzo di contenere l’applauso per il suo amico. Quando Scorpius passa davanti a noi si volta e sorride con un ghigno. 
« Malfoy, che hai da guardare?» gli urla di rimando James, notando quello sguardo. Il frastuono è tale, però, che a stento noi riusciamo a sentire quell’imprecazione a pochi passi da loro. Vedo Rose irrigidirsi e istintivamente mi volto a guardare velenosa quel guastafeste di mio cugino. Lui neanche se ne accorge, intento com’è a dire al suo amico che Scorpius aveva passato il riscaldamento a girarsi verso di loro.
« Cos’è, ha paura? Teme che noi Grifondoro possiamo batterlo anche semplicemente stando seduti in tribuna?», la sua risata fiera mi riempie le orecchie e sento la rabbia montare.
« Malfoy, ti conviene smetterla di guardarci e concentrarti sulla Pluffa perché nella prossima partita non la vedrai neanche passare» 
Respingo con difficoltà l’istinto di prendere James per il colletto dell’uniforme e scagliarlo giù dalla torre su cui siamo sedute. Mi avvicino all’orecchio di Rose e le sussurro « Se Scorpius continua a guardarti ho paura che James possa combinare qualche disastro»
« Speriamo che continui a credersi la prima donna della situazione» commenta a bassa voce Amelia e tutte e tre ci mettiamo a ridere. 
Le formazioni si dispongono in campo e al fischio di Baston si alzano in volo dando inizio alla partita. 
« Ed ecco il fischio d’inizio. La Pluffa va subito in possesso dei Serpeverde. Roger passa a Bennet, che supera la metà campo, mentre O’Brian dei Tassorosso continua a stargli addosso. Un Bolide sta per colpire Bennet che – incredibile! – lo scansa lasciando esposto al colpo O’Brian. Bennet passa a Kobert che tira e segna. Dieci a zero per Serpeverde. Tassorosso conquista il possesso Pluffa con Brown che, ostacolato da Roger, tenta di raggiungere la metà campo avversaria. Gran colpo di Brown! Proprio mentre Roger sta per rubargli la Pluffa, lancia al capitano Shaw che con grade velocità riesce a dribblare la difesa delle Serpi. Show tira e – straordinario! – finta il tiro e passa la Pluffa a Brown che, completamente smarcato, carica il braccio e… no! Peccato, un’azione magistrale dei Tassorosso conclusa con la parata a dir poco spettacolare di Malfoy. Ragazzi, che inizio! Ho l’impressione che il campionato di quest’anno rimarrà nella storia di Hogwarts»
Con la coda dell’occhio, quando Scorpius si lancia per parare quel tiro impossibile da prendere, vedo un’impercettibile smorfia di esultanza sul viso di Rose e quasi mi viene da ridere. Non so che darei per essere nella sua testa e sentire i cori da stadio in cui, sono certa, si stanno esibendo i suoi neuroni. Amelia sembra non aver capito che la partita si sta svolgendo proprio davanti a noi e continua a stare girata verso la postazione dello speaker con aria sognante. Mi stringo un po’ di più nel mantello e sistemo il cappello, respingendo un brivido di freddo. Non ci tornerei di mia spontanea volontà, ma in fondo non posso dire che sia uno spettacolo noioso. Provo a concentrarmi sulla partita, anche se a volte fatico a capire cosa stia succedendo lì in mezzo. Probabilmente senza la dettagliata telecronaca di Wright mi sembrerebbe di guardare una mischia di ragazzi in scopa che si incrociano e si scontrano senza sosta, tutto per prendere una stupida Pluffa. Sentendo parlare Paul, invece, sembra quasi che tutto questo abbia un senso. 
« Bennet e Roger stanno letteralmente trascinando la loro squadra in attacco. Ecco l’ennesimo goal di Bennet che porta i Serpeverde al punteggio di centotrenta a zero. Gli anelli delle Serpi rimangono incredibilmente ancora inviolati dopo più di un’ora di gioco. Professoressa McGranitt siamo sicuri che non sia stato fatto un incantesimo… no, no, va bene. Scherzavo! Se Serpeverde oggi dovesse vincere, metà del merito andrebbe alle parate spettacolari del loro portiere. Wallace di Tassorosso intercetta la Pluffa e si dirige verso la metà campo avversaria senza perdere la speranza. Ma Bennet lo marca stretto, non gli lascia spazio per i movimenti e riesce a recuperare il possesso, risalendo in contropiede. Shaw fa il possibile per fermarlo, ma Mike Bennet è attento e si accorge del taglio di Roger, che penetra la difesa dei Tassi. Effettua, allora, un passaggio teso al compagno e - Ah! Brutto colpo per Brown, preso in pieno da un bolide scagliato da Boyl – Serpeverde segna ancora. Un appello per McRian: se Tassorosso vuole conservare la speranza di vincere, devi trovare il Boccino adesso! I Cacciatori gialloneri ormai sembrano disorientati, hanno provato ad andare a segno in ogni modo senza trovare mai il goal e intanto Serpeverde segna di nuovo e si porta a centocinquanta. La Pluffa è in mano a Brown che tenta un altro disperato – Attenzione! McRian scatta all’inseguimento di qualcosa! Avrà visto il Boccino? – Bennet ruba la Pluffa a Brown e passa a Kobert, che trova la resistenza di Wallace. Intanto anche il Cercatore verdeargento si lancia all’inseguimento del Boccino. Che spettacolo! È un testa a testa! Roger, libero dalla marcatura di Brown, passa alle spalle del compagno ricevendo la Pluffa e segna proprio mentre McRian serra le dita intorno al Boccino. Non riesco a crederci, mai visto nulla del genere! Serpeverde vince la partita con il punteggio di centosessanta a centocinquanta»
Al mio fianco Rose fa un sospiro di sollievo e la sua schiena finalmente si rilassa, anche se in modo impercettibile. 
« Non ci credo» esclama l’amico di James coprendosi la bocca con le mani.
« Ma che ha fatto McRian per tutto il tempo? Io stesso ho visto il Boccino più volte e lui che fa? Si guarda la partita e regala la vittoria alle Serpi?» commenta irritato James, come se il Cercatore di Tassorosso gli avesse recato un’offesa personale.
Intanto in campo i Serpeverde danno inizio ai festeggiamenti, incitati dai cori assordanti della loro curva. Tutta la squadra corre incontro a Malfoy e per un istante temo che stiano per travolgerlo nella loro carica animalesca, ma poi lo circondano e lo issano su di loro trionfante. Scorpius si gode ogni singolo momento di quella celebrazione, anche se gli occhi di mia sorella mi fanno sorgere il dubbio su chi dei due sia quello più felice. L’unica nota stonata in quel contesto è James con le sue frasi irritanti, ma provo con tutta me stessa ad ignorarlo.
« Emy, tu resti qui ad aspettare il tuo amato?» chiede mio cugino con un ghigno.
Impiego qualche secondo per ricordare la storia che aveva inventato Rose e, quando sto per rispondere, è proprio lei a rubarmi la parola.
« James, non fare il cretino»
Lui si mette a ridere e aggiunge « Allora andiamo, qui non c’è più nulla da vedere»
Rose con la coda dell’occhio guarda i festeggiamenti in campo e a malincuore annuisce. Seguiamo James e Kurt verso le scale, ma procediamo lentamente a causa della folla. 
« Quello spaventapasseri?», James si sbellica dalle risate dopo una frase sussurratagli all'orecchio dall'amico, « Contento tu»
Si volta verso di noi che ci troviamo due gradini più su e guarda me.
« Emy conosci il mio amico Kurt?»
Guardo entrambi con aria confusa. « Lo vedo» rispondo come se fosse ovvio.
« Tonta, te lo stavo presentando», si gira verso l'amico, « Ne sei proprio sicuro? Io te lo sconsiglio»
Kurt ride e con una spallata supera James e mi porge la mano. « Kurt Avery» sorride cordiale.
Ha dei bellissimi occhi blu che risaltano anche grazie alla carnagione molto scura. 
« Emy Wesley» mi presento con diffidenza. Da un amico di James non può uscire niente di buono. 
Kurt prova a fare il simpatico mentre lentamente scendiamo verso l'uscita dello stadio, ma la sola presenza di James non mi permette di giudicarlo in maniera obiettiva. Al momento so solo che mi fa antipatia quasi quanto mio cugino. Quando finalmente riusciamo a riconquistare l'aria aperta, lasciamo che i due ragazzi si allontanino di qualche metro da noi.
« Rose sei più tranquilla adesso?», chiede Amelia, « É andato tutto bene, non c'era motivo di preoccuparsi»
« Dirai che me lo avevi detto?»
« È l'unica ragione per cui sono venuta con te alla partita» risponde e tutte e tre ci mettiamo a ridere.
« Weasley» 
Ci blocchiamo all'istante, come congelate. I secondi successivi sembrano scorrere nei miei occhi a rallentatore. Rose impallidisce e tutte e tre ci voltiamo verso la direzione da cui proviene la voce. Amelia porta le mani alla bocca, io istintivamente mi faccio un passo indietro e, Rose, lei sembra pietrificarsi. Intanto a pochi metri da noi Scorpius cammina con passo tranquillo per raggiungerci. 
« No» sussurra Rose tra sé e sé, poi si gira e ricomincia a camminare come se quello fosse stato un miraggio da ignorare. 
« Weasley aspetta», stavolta accelera il passo e in un istante l'ha raggiunta, fermandola per il braccio. 
Presa com'ero da loro due, non mi sono neanche accorta di James che, a modo suo, cerca di proteggere mia sorella. Si scaglia frapponendosi tra i due guardando minacciosamente Scorpius.
« Togli le mani da lei»
« Potter sparisci» risponde pacato lui.
James fa un passo verso Scorpius come per allontanarlo, ma lui non si muove di un millimetro. 
« Potter, non è con te che voglio parlare»
« Tu non devi parlare proprio con nessuno» ringhia James come un cane che difende il suo territorio. 
Vedo una scintilla accendersi negli occhi glaciali di Scorpius, ma poi mi accorgo che incrocia lo sguardo di Rose sopra la spalla di James e sembra calmarsi. Gira i tacchi e va via senza aggiungere altro. Tiro un sospiro di sollievo, ci è mancato poco.
« Scappa Malfoy» gli urla dietro mio cugino.
« No, James», Rose si aggrappa al suo braccio per implorarlo di smetterla. Persino io che non conosco Scorpius so che esagerare nelle provocazioni non può portare a nulla di buono. 
« Non voglio rivederti mai più vicino a nessuna di loro», continua ad urlargli dietro, « Altrimenti la prossima volta...»
Ma nessuno saprà mai cosa avrebbe minacciato di fare James. Scorpius si ferma e in meno di un istante è già tornato indietro. Tiene James per il colletto della camicia e lui, dopo la sorpresa iniziale, sembra già pronto a reagire.
« Smettetela voi due!»
Mia sorella prova ad allontanarli ma Scorpius le riserva un'occhiata di fuoco. « Rose, stanne fuori tu»
È in quell'istante che James capisce, lo si vede dallo sguardo. Scivola via dalla presa di Malfoy, poi guarda lui, lei e di nuovo lui.
« Che significa?»
« Significa che non sono fatti tuoi, Potter»
« Rose, cos'è questa storia?» 
Mia sorella non riesce a parlare. Sembra che voglia dire così tante cose da non poter formulare neanche una frase di senso compiuto, però lancia uno sguardo a Scorpius, una sincera richiesta di aiuto. Una di quelle cose che ci si concede solo con le persone di cui ci si fida ciecamente. E James lo sa.
« Voi due» commenta esterrefatto.
« Cosa succede qua?», la voce della professoressa Shade si fa largo attraverso la folla che incuriosita da quel teatrino è disposta tutta intorno a noi. 
« È quello che mi sto chiedendo anche io», James riserva un'altra occhiata disgustata ad entrambi e poi gira i tacchi. La folla si apre davanti a lui come se tutti temessero anche solo sfiorarlo. 
La Shade esita giusto un paio di secondi poi, vedendo che la situazione è sotto controllo, va via insieme a parte degli spettatori - delusi probabilmente dalla mancata rissa. 
Scorpius fa un passo verso Rose ma lei si tira indietro e lo guarda furiosa. 
« Rose», il suo tono è a dir poco sorpreso.
Gli riserva un’ultima occhiata in cui riconosco un miscuglio esplosivo di emozioni e poi va via. Lui rimane a guardarla per qualche secondo, probabilmente il tempo di realizzare cosa stia accadendo.
« Rose, dove vai?» le corre dietro fermandola di nuovo per il braccio, « Rose, ma che ti prende?»
Mia sorella si guarda intorno, scrutando uno per uno i volti di chi è rimasto a curiosare e capisco che Scorpius sta solo peggiorando la situazione.
« Tu», lo guarda negli occhi e i suoi cappelli sembrano prendere fuoco davvero, « Non avresti dovuto»
« Ma prima o poi…», Malfoy non completa la frase, « Cosa vuoi che succeda?»
« Io non lo so. E tu?»
Ma Rose non aspetta una risposta, gli dà le spalle e stavolta va via davvero lasciandolo lì impalato. Amelia si affretta a raggiungerla, mentre io per un attimo resto indietro. Il parlottare della gente inizia a farsi più forte man mano che Rose si allontana, incuranti della presenza di Scorpius che dopo qualche secondo sembra svegliarsi e torna verso lo stadio imprecando frasi incomprensibili contro se stesso. Ad un tratto vedo una ragazza correre incontro a lui dalla direzione opposta a quella in cui si trova il gruppo di spettatori curiosi. Non riesco a riconoscerla da questa distanza ma dal modo di muoversi sembra che voglia gettargli le braccia al collo, forse per festeggiare la vittoria e la sua strepitosa prestazione. Lui la guarda e, prima che lo raggiunga, entra nel corridoio che conduce agli spogliatoi sbattendo energicamente la porta. Decido di aver visto abbastanza e corro per raggiungere Amelia e Rose. Quasi stento a riconoscere mia sorella, agitata com’è. Ha lo sguardo fisso nel vuoto, le guance rosse e cammina spedita verso il castello. Io e Amelia fatichiamo a tenere il suo passo. Nessuna delle due osa dire una sola parola.
« Stanno parlando tutti di noi, vero?» chiede improvvisamente quando si accorge della mia presenza.
« Ehm, no» mento senza troppa convinzione.
« Gli sta bene», quasi urla furiosa, « Quando uno dei suoi amichetti andrà a dire tutto alla sua famiglia saranno problemi suoi»
Accelera il passo ulteriormente e noi due per poco non dobbiamo correre per starle dietro. In men che non si dica siamo al castello e decido di seguire Rose verso la sua Sala Comune. Lei neanche se ne accorge. Sento i pensieri andare a mille giri nella sua testa. Solo quando ci fermiamo davanti al ritratto di una signora grassa con un vestito rosa, mia sorella sembra notare che sono ancora con loro.
« Puoi anche andare, voglio solo fare una doccia»
Non le rispondo, so che sarebbe inutile ribattere in qualsiasi modo, servirebbe solo a farla arrabbiare ancora di più. Mi limito a stare ferma e quando il dipinto si apre entro con loro nella torre di Grifondoro. Come prevedevo James la sta aspettando, percorrendo la Sala Comune a grandi falcate avanti e indietro. Appena la vede entrare dal buco del ritratto si blocca e incrocia le braccia aspettando forse che lei vada da lui. Ma Rose lo ignora e punta dritto verso le scale che portano al suo dormitorio. Seguendola e cambiando visuale noto che Albus è seduto con aria preoccupata proprio alle spalle di suo fratello.
« Rose!» la chiama James con autorità.
Per un attimo credo che mia sorella stia per proseguire per la sua strada, ma a sorpresa si ferma voltandosi alla chiamata. Se non fosse per lo sguardo incandescente come i suoi capelli, sembrerebbe tranquilla come sempre.
« Dobbiamo parlare» aggiunge lui.
Rose torna indietro di qualche passo e si siede con determinazione sul divano di fronte al punto in cui si trova James, quasi in un gesto di sfida. Se non lo conoscessi abbastanza bene potrei insinuare che questo atteggiamento stia mettendo in crisi James, ma di certo lui è sorpreso tanto quanto me e Amelia.
« Hai dimenticato di chiamare qualcun altro per la riunione di famiglia?» chiede lei, alludendo alla presenza visibilmente forzata di Albus.
« Dipende da quanti altri segreti devo scoprire oggi», il suo sguardo è quasi di sfida, « Se non ci sono altre sorprese direi che basta Albus»
Solo in quel momento James si accorge della mia presenza e sembra che gli dia ancora più fastidio, probabilmente perché capisce che anche io sono al corrente di ogni cosa. 
« Albus non parla», sbotta James irritato, « Ma è ovvio che sa tutto»
« Non vedo perché torturare lui quando puoi chiedere a me se vuoi sapere qualcosa» 
La voce pacata ma decisa di Rose sembra stonare in quell’atmosfera così carica. Ancora una volta scopro un lato di mia sorella che sconoscevo. 
« Che cosa ti salta in mente?», urla James dando fuoco alle scintille inespresse che aleggiavano in quella conversazione così tirata. Persino Rose sussulta impercettibilmente dallo spavento. « Adesso te la fai con i Malfoy?» 
« Anche se fosse, non sono affari tuoi» risponde sempre con tono controllato. Da dove ha preso tutta questa forza la fragile e timida Rose?
« Non sono affari miei?», sbotta lui, « Non sono affari miei se quella che per me è sempre stata una sorella fa gli occhi dolci al pupillo di una delle famiglie più oscure della storia della magia?»
« No, non lo sono» 
« Quindi cosa dovrei fare? Dovrei lasciarti commettere l’errore più grande della tua vita?»
« Ma che ne sai tu?», adesso anche Rose esplode in tutta la sua ira, « Come fai tu a sapere che è un errore se non lo so neanche io? E anche se fosse sbagliato come dici, perché dovrei privarmene? Non faccio del male a nessuno e non ho niente a che fare con la sua famiglia. Non stiamo andando a sposarci, siamo solo amici. Che male c’è?»
« Ma tu credi che solo perché non conosci la sua famiglia non hai a che fare con loro? Da chi credi che sia stato cresciuto Malfoy? Lui è la sua famiglia»
Rose si alza di scatto e guarda James negli occhi come se potesse entrarci così a fondo da bruciarli con i suoi. « Non sai neanche di cosa stai parlando», e per la prima volta qualcosa di impercettibile si incrina nella sua voce, « Scorpius può anche essere cresciuto in una famiglia oscura, ma lui…»
« Scorpius», sottolinea James con voce quasi disgustata, « Lo conosci così bene da dire che non sia come loro?»
« E tu? Lo conosci così bene da dire che lo sia?» gli urla di rimando. 
Per un istante tutto si ferma in quella Sala Comune. 
« Come fai ad essere così cieca da non accorgerti di chi sia?» continua James.
« Tu noti solo quello che sei disposto a vedere e non ti sforzi di andare oltre i pregiudizi. Hai mai pensato che Scorpius Malfoy possa essere una persona migliore di te?»
« Migliore di me? Tu hai idea di cosa la sua famiglia abbia fatto ai nostri genitori? Non lo sai che il papà del tuo Scorpius lavorava per il Signore Oscuro mentre frequentava Hogwarts e ha sempre preso di mira tua madre? Come pensi che prenderebbe la notizia lei?»
Rose si irrigidisce all'istante e anche il fuoco dei suoi capelli sembra spegnersi.
« Loro se la prendevano con la mamma perché la definivano sanguesporco nonostante fosse la strega più brillante a Hogwarts, per uno stupido pregiudizio», dice con voce spenta, « Tu stai facendo la stessa cosa con lui solo perché porta un cognome che non ti piace. Ti credi ancora tanto migliore di loro?»
Senza neanche guardarlo negli occhi si allontana da lui e in silenzio sparisce su per le scale del dormitorio. L'espressione di James è indescrivibile. Sembra che le parole di Rose abbiano centrato il segno, lasciando il suo viso livido come segnale di una bomba pronta ad esplodere nuovamente. E io lo capisco quando lo sguardo di James si posa su di me. 
« Tu», esclama con quella che sembrerebbe una risata isterica, « Tu sei sempre in mezzo quando ci sono delle catastrofi»
« James non mi tirare dentro questa storia» lo avviso. Io non sono Rose, dovrebbe saperlo.
« Ci sei già dentro», si gira verso Albus, « E tu pure. Ci siamo tutti dentro dal momento in cui quella sconsiderata ha deciso di fare la ribelle»
« Merlino, ma davvero sei così ottuso?», inveisco perdendo quel briciolo di pazienza che mi aveva tenuta in silenzio fino a quel momento, « Credi che sia una cosa che ha scelto?»
« È una cosa che avrebbe dovuto soffocare sul nascere anziché portarla avanti nascondendosi come i topi di fogna. Quelle sono abitudini per gente come i Malfoy»
« Rose ha ragione quando dice che tu sei peggio di loro», lo accuso puntandogli il dito contro, « Ti vanti tanto di tenere a lei come ad una sorella e di doverla proteggere a tutti i costi, ma cosa stai facendo? Prima di aggredirla per aver scoperto il suo segreto ti sei chiesto perché teneva così tanto a nasconderlo?»
« È ovvio il motivo»
« No invece! Rose ti ha chiesto di non dirlo ai nostri genitori? No. Se credi che la sua paura sia quella di deludere la mamma o essere sgridata ti sbagli di grosso. Lei sa chi sono i Malfoy e conosce perfettamente i rischi di questa storia, soprattutto quelli che corre lui. Tu che sai sempre tutto, riesci ad immaginare cosa farebbe il signor Malfoy a Scorpius se la sua famiglia venisse a sapere la verità? Rose affronta questa consapevolezza ogni giorno quando si concede dieci minuti per poter stare con lui. E ha paura, ha sempre paura per lui. Ma tu non puoi capire perché non hai idea di cosa significhi tenere talmente tanto ad una persona da sacrificare tutto ciò che di più caro si ha al mondo, persino la libertà di fare una passeggiata all'aperto anziché rinchiudersi nei sotterranei per non rischiare di essere trovati da qualcuno o rinunciare anche solo alla speranza di poter vivere un rapporto normale, senza dover lottare con le etichette date dai cognomi. Per te è tutto bianco o nero e se una cosa è difficile vuol dire che è sbagliata. Chi dice che sia così? Albus potrebbe essere il prossimo Signore Oscuro tanto quanto Scorpius, cosa possiamo saperne? Non puoi prendertela con Rose perché tu sei limitato nei sentimenti. E non puoi venire a prendertela con me solo perché ti da fastidio che lei abbia ragione»
James - confuso, arrabbiato, preoccupato, ormai non si capisce - sta per rispondere ma io lo blocco. « Devi solo farti gli affari tuoi, come ti dico da anni»
Nei suoi occhi vedo la furia di chi non riesce più a trattenersi, ma in un impeto di contegno e dignità James tace. Tace e il suo silenzio esprime la sua rabbia meglio di qualsiasi altra parola. Volta le spalle a tutti e sparisce lungo le scale del dormitorio maschile. Un botto assordante ci comunica che è entrato in stanza sbattendo energicamente la porta e, se lo conosco abbastanza bene, sono certa che adesso stia prendendo a calci e a pugni tutto ciò che intralci il suo cammino.
« Che vuoi?» chiedo con veemenza ad Albus, che continua a fissarmi con aria confusa e spaventata. Amelia, fino a quel momento imbambolata come lui, distoglie rapidamente lo sguardo e fa per andare via biascicando frasi confuse in cui mi sembra di capire che stia andando a vedere come sta Rose. Mi avvicino ad Albus puntandogli contro il dito con fare minaccioso.
« Tieni d'occhio tuo fratello e vedi di fare in modo che non crei altri problemi a Rose»
Senza attendere una risposta giro i tacchi ed esco dal buco del ritratto. 
 
 
*Note dell’autore: Le cose iniziano a farsi complicate! Scorpius è un tipo che non pensa mai alle conseguenze delle sue azioni quindi la conclusione mi sembra abbastanza ovvia… problemi, problemi e ancora problemi! Non lo fa per male ma è più forte di lui, non riesce a non essere spontaneo e non sempre Rose riesce a tenere tutto sotto controllo…
Il litigio tra Rose e il cugino è un po’ pesante, lo so, ma James ha un carattere “infiammabile” e una volta partita la scintilla è difficile spegnerlo. Spero comunque che non sia stato banale… non sono mai statabrava nei litigi ahahah quindi datemi un parere o qualche consiglio in proposito perché so di dover migliorare tanto in questo!
Grazie mille a chi ha recensito e anche a chi mi ha inserita tra le seguite/preferite… spero che mi possiate lasciare un commentino per darmi qualche consiglio anche voi ^^

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


11



« Pensi di venire a pranzo almeno oggi?»
« Devo finire questa ricerca» 
Lo sguardo di Dora mi fa capire che questa scusa non è mai stata credibile, ma continuo a sperare che sia solo una mia impressione. Si siede sul mio letto e mi regala un sorriso pieno di affetto e comprensione, quindi mi arrendo e chiudo il libro. 
« Continuerai a nasconderti per i prossimi cinque anni di scuola?»
« Non mi sto nascondendo», provo a giustificarmi, « Sono davvero indietro con i compiti»
« Sei un po' più lenta negli ultimi giorni. Come mai?» chiede conoscendo già la risposta.
Con sguardo corrucciato mi concedo una pausa di silenzio. Dora è una delle mie più care amiche e mi dispiace che sia venuta a conoscenza del mio segreto tramite altre persone. Mi sento in colpa con lei e avrei bisogno di un suo consiglio, ma non so come scusarmi per il comportamento che ho avuto nell'ultimo anno. Sospiro e mi sporgo verso il comodino aprendo il primo cassetto. Estraggo una manciata di piccole pergamene e le appoggio sulla coperta. Sul viso della mia amica è dipinta un'espressione interrogativa.
« Leggi» e con un gesto della mano la invito a sceglierne una a caso. 
Dora fa come le dico e pesca dal mucchio un foglietto ancora arrotolato su se stesso, leggendo ad alta voce. « Come mai oggi non eri a cena? Tutto bene?» 
Ne prende un altro. « Mi sembra troppo persino per la Shade. Buona fortuna!»
Mi guarda confusa, ma credo che stia iniziando a capire. Apre un terzo bigliettino. « Weasley, devi assolutamente vedere una cosa»
« Cosa?» chiede curiosa Dora.
Faccio spallucce. « Non lo so, gli ho detto che avevo troppo da studiare»
La mia amica mi guarda con occhi truci. « Da quanto tempo lo eviti?»
Abbasso lo sguardo su un punto indefinito della coperta. « Dal giorno della partita»
Dora strabuzza gli occhi e sta per urlarmi contro quando la blocco dicendo « Ma ho risposto a tutti i gufi»
Sembra rilassarsi impercettibilmente, quindi aggiungo « Solo preferisco non vederlo»
« Ma perché?»
« Hai visto i bigliettini? Per lui è come se non fosse successo niente»
« Non è meglio?»
Tentenno per un istante. « No! Su pergamena sono tutti bravi a fingere - persino io – ma se poi di presenza non riuscissi ad ignorare il fatto che adesso tutti sappiano di noi?»
« Non credi che possa essere lo stesso per lui?»
« No», ma la mia sicurezza sbiadisce all’istante, « Non credo. Lui è così» indico i bigliettini ammassati sul letto.
« Così come?» chiede Dora.
« Così», faccio spallucce senza sapere come spiegarmi, « Scorpius è Scorpius. Non si crea problemi per questo genere di cose e quindi pensa che anche gli altri siano come lui»
« E se invece sapesse anche troppo bene cosa ti passa per la testa e questo fosse solo un modo per sminuire il tutto?»
La guardo per qualche secondo soppesando le sue parole, poi scoppio a ridere. « No, decisamente no»
Dora incrocia le braccia al petto e con finto tono autoritario sentenzia « Non mi interessa, in ogni caso tu adesso rimetti tutto nel cassetto, finisci questa benedetta ricerca, fai una doccia e stasera scendi al Banchetto di Natale»
Esito. « Ho ancora un bel po’ di lavoro da fare»
« Rose!», impreca, « Non costringermi a prenderti con la forza e a buttarti sotto la doccia»
« Stai dicendo che puzzo?» chiedo per sdrammatizzare.
Dora alza gli occhi al cielo, sapendo perfettamente che quando inizio a dire frasi del genere significa che la conversazione sta andando alla deriva, poi si mette a ridere e si sporge in avanti per abbracciarmi. 
« Studia» conclude prima di lasciarmi e scendere in Sala Grande per il pranzo. 
Quando sono sola riesco solo a fissare inerme la pergamena su cui ho scritto l’inizio della mia relazione di Difesa Contro le Arti Oscure. È da giorni che sono ferma allo stesso punto perché mi riesce impossibile concentrarmi su qualsiasi cosa. Le lezioni in comune sembrano durare in eterno e sono talmente concentrata ad essere invisibile da isolarmi del tutto, come se tutte le mie energie si dedicassero a creare una sorta di campana di vetro non permettendo neanche alle parole dei professori di penetrare la robusta corazza. E nelle altre occasioni non va meglio. Studiare significa leggere una frase e perdersi in chissà quale pensiero per ore ed ore, senza neanche rendersi conto dello scorrere del tempo. La presenza costante di James, poi, non mi aiuta. Non ci rivolgiamo la parola ma è come se avesse deciso di tenermi d'occhio, quasi si aspettasse di vedermi andare dalla McGranitt a chiedere di essere trasferita a Serpeverde. Albus cerca di starmi sempre accanto ma non ha mai accennato a quello che è successo il giorno della partita perché mi conosce e sa che può aiutarmi solo trasmettendomi la sua tranquillità d'animo. Amelia, come sempre, sembra capirmi con uno sguardo e a modo suo ha passato gli ultimi giorni facendo da mediatrice tra me e il mondo esterno, mentre Emy sembra quasi sorvegliare la situazione da lontano, pronta ad intervenire in caso di necessità. Faccio un sospiro e mi lascio andare con la schiena sul cuscino. La cosa che odio maggiormente in questa situazione è la calma apparente che mi circonda in questo groviglio di continue attenzioni nascoste. Mi sembra di essere una malata che potrebbe cedere da un momento all'altro, ma non è così. Ho solo paura, credo sia lecito, e se ultimamente ho evitato i luoghi pubblici è più per sfuggire  ai loro sguardi preoccupati che per Scorpius. Ma Dora ha ragione, non posso passare i prossimi cinque anni di scuola nel dormitorio e inoltre stasera c'è il Banchetto di Natale. Lei non sa cosa significhi per me, non sa che in fondo non potrei perderlo per nulla al mondo pur sapendo che quello dell'anno scorso non potrebbe mai essere superato. Soprattutto adesso. Sento lo stomaco ridursi ad una nocciolina, carico di aspettative ma allo stesso tempo consapevole di andare incontro ad una cocente delusione. Prendo un respiro profondo e chiudo il libro, pienamente cosciente di non essere capace di andare avanti con la ricerca. Vado a fare la doccia e mentre l'acqua bollente scivola sul mio corpo sento le mie amiche rientrare in stanza. Per un attimo spero di poter rimanere in eterno sotto quel getto che sembra portare via ansia e preoccupazioni, ma il mio sogno viene bruscamente interrotto dal suono di nocche che bussano sulla porta.
« Rose, ne hai ancora per molto?» chiede Hannah con una certa fretta nella voce.
« Ho finito» rispondo sbuffando l'ultimo soffio d'acqua. Chiudo il rubinetto, mi avvolgo nell'asciugamano e quando esco dal bagno faccio appena in tempo a vedere Hannah sfrecciare dentro e chiudersi la porta alle spalle. Guardo sconcertata il punto in cui pochi istanti prima si trovava la sagoma della mia amica.
« È stata invitata da Fred al Banchetto» mi spiega Terry.
Mi scappa una mezza risata mentre raggiungo il mio letto, poi mi blocco. « Fred chi?»
« Weasley», risponde Terry come se fosse la cosa più ovvia, « Tuo cugino »
« Ma», balbetto sorpresa, « Da quando le piace Fred?»
« Da quando siamo tornate a Hogwarts», confessa Dora, « Non che lo abbia mai ammesso, ma trovava sempre una scusa per passare del tempo con lui»
Sto per ribattere ma le parole mi si fermano sulle labbra: non sono nella posizione più indicata per lamentarmi di non essere stata informata e probabilmente se non fossi stata sempre impegnata a scappare nei sotterranei me ne sarei accorta da sola. 
« Stasera ci saranno scintille in Sala Grande», sghignazza Amelia lanciando a tutte noi uno sguardo complice, « Tu che intenzioni hai?»
Quando nessuno risponde capisco che Amelia sta parlando con me e arrossisco. « Ho già detto che verrò»
Scosta i ricci biondi con fare spazientito, come se le stessi facendo perdere tempo prezioso, e porta le mani sui fianchi. « Questo lo so», e il suo tono mi fa capire che anche se non fosse stata una mia scelta mi avrebbe comunque costretta a prendere parte al Banchetto, « Hai già deciso cosa mettere?»
Inarco le sopracciglia non cogliendo il punto della questione e faccio spallucce lanciando un'occhiata distratta al mio guardaroba.
« Non vorrai...», la sua frase viene completata da un'espressione carica di disgusto. 
Alzo gli occhi al cielo ed esclamo « Ma che importa?»
Amelia mi ignora e si tuffa a capofitto in mezzo ai suoi mille vestiti, uscendone fuori con un ammasso di lana rossa. « Metti questo» e il suo più che un consiglio è un ordine. Mi zittisce con un gesto della mano quando sto per opporre resistenza e alla fine per disperazione cedo. Appena indosso l'abito Amelia fa un balzo nella mia direzione e mi trascina davanti allo specchio.
« Ma ti vedi? Sei stupenda»
Arrossisco e sorrido imbarazzata portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Lo scollo a barca mette in risalto il contrasto tra la lana rossa e le mie spalle candide, animate solo dai boccoli fiammeggianti. Istintivamente provo a far scendere un po' la gonna arricchita da eleganti ghirigori dorati, ma Amelia mi blocca con uno schiaffetto sulla mano.
« Sei assolutamente perfetta» dice con tono ammirato e per un attimo temo che stia per commuoversi. Mi allontano dallo specchio giocando nervosamente con una ciocca di capelli e torno a sedermi sul letto.
« A Malfoy prenderà un colpo» ride Dora.
« Nessuno potrebbe resisterti stasera» afferma Amelia con il tono compiaciuto di chi ammira la propria opera.
Con sguardo sconvolto faccio saettare i miei occhi da un viso all'altro per capire come poter uscire da questo equivoco in maniera delicata. « Ragazze», provo a dire, « Guardate che non...»
« Oh Merlino!», esclama Hannah uscendo dal bagno, « Sei bellissima! È per Malfoy, vero?»
Porto le mani sul viso e poi sbotto. « Ragazze piantatela con questa storia!» 
Nel dormitorio scende il silenzio, solo Amelia sembra continuare ad andare avanti con i preparativi. Gli occhi di tutte le altre sono puntati su di me e sui loro volti leggo espressioni confuse. 
« Questo non è per nessuno», strattono un lembo del vestito e Amelia mi lancia un'occhiata minacciosa, « A me non piace Malfoy e a lui non importerebbe se indossassi un sacco o un abito da sera perché siamo solo amici»
« Ma tutta questa storia allora...» inizia a dire Hannah prima che io la zittisca scuotendo il capo.
« Avete fatto tutto da sole. Nessuno ha mai parlato di nulla di più di un'amicizia»
Le mie amiche si scambiano qualche occhiata confusa, poi Amelia rompe il silenzio. « A me non interessa per chi o per quale motivo, ma se togli quel vestito ti affatturo»
 
 
 
 
* * * *
 
 
 
« Emy»
Malvolentieri alzo la testa dal mio libro di Storia della Magia e rivolgo un'occhiata scocciata a Calum.
« Sicura che quello non sia tuo?», indica la grande finestra a qualche metro dal tavolo in cui ormai ho l'abitudine di studiare in biblioteca. Stringo gli occhi per aguzzare la vista e impiego qualche secondo per distinguere i contorni della figura che sta picchiettando contro il vetro impazientemente. Appena riconosco Asso mi alzo di scatto e corro ad aprire la finestra. Mi becca affettuosamente il dito - sospetto che sia anche una sorta di mezzo rimprovero - e quando sciolgo il nodo che gli legava la pergamena alla zampa vola subito via, senza aspettare una risposta. Torno al tavolo per avere un po' di luce in più.
« Tutto bene?» chiede Calum più curioso che preoccupato.
Annuisco distrattamente, senza aver realmente sentito la sua domanda, mentre leggo il messaggio che mi è appena stato recapitato.
 
Aula di Trasfigurazione, se non ti rubo troppo tempo.
 
Mi lascio sfuggire un sorriso e rapidamente raccolgo tutte le mie cose infilandole a casaccio nella borsa per poi scappare via dalla biblioteca, lasciando il povero Calum a dir poco allibito. Ma non ho tempo di pensare a lui mentre corro giù per le scale fino a raggiungere il piano terra. Distinguo subito la figura inconfondibile di Teddy anche in lontananza. 
« Ce ne hai messo di tempo, ho inviato Asso quasi un'ora fa», mi accoglie con un sorriso e mi abbraccia, « Ero convinto che mi avessi appena dato buca»
Mi metto a ridere e respiro a fondo il profumo di Teddy.
« Potevi venire a chiamarmi di persona anziché mandare Asso»
« Testina di giuggiola, evidentemente non potevo», mi da un buffetto sulla testa.
« Che ci fai qua?» chiedo curiosa.
« Avevo un appuntamento»
« Di nuovo con la McGranitt?» 
« Secondo te chi altro potrebbe farsi raggiungere nell'aula di Trasfigurazione?» mi risponde a tono.
« Secondo me sei stato bocciato ai M.A.G.O.»
Mi guarda senza riuscire a capire dove voglia arrivare, quindi spiego « Ti sei messo d'accordo con la McGranitt per recuperare l'anno in segreto, per questo continui a venire a scuola e non ti lasciano fare niente al corso per Auror»
Mi fissa per un paio di secondi e poi scoppia a ridere talmente forte da doversi tenere la pancia con le mani. 
« Emy», si asciuga una lacrima con il dito, « Sei assurda»
Faccio uno sforzo enorme per non ridere e incrocio le braccia al petto. « Sei il peggior cugino del mondo»
« Non la penserai così quando saprai cosa devo dirti»
Sbarro gli occhi per la curiosità. « Cosa?»
« Doveva essere una sorpresa per il tuo compleanno ma i tempi si sono accorciati»
« Cosa?» ripeto con un tono più insistente.
La porta dell'aula si apre e una folla di ragazzi del quarto anno si riversa in corridoio, seguita dalla longilinea figura della McGranitt.
« Lupin», saluta con un cenno della testa prima di posare gli occhi su di me, « Weasley, c'è qualche problema?»
« No, professoressa», quasi balbetto presa alla sprovvista, « Stavo solo salutando...»
« Non dovresti essere nel dormitorio a prepararti per il Banchetto?», il suo tono cortese ma autoritario sembra celare un sottinteso invito a lasciarli soli.
« A dopo» ammicca Teddy facendo qualche passo verso l'aula. Saluto entrambi chinando la testa e mi avvio verso la Sala Comune.
 
 
 
* * * *
 
 
 
Il brusio della folla nel salone d'ingresso copre qualsiasi tentativo di conversazione all'interno del nostro insolito gruppo. Questa sera Fred si è unito a noi e Hannah sembra avere occhi solo per lui. Amelia, bellissima nel suo vestito dorato, cerca di individuare Paul Wright tra le centinaia di teste assiepate nei pressi del portone della Sala Grande in attesa che si apra. Terry e Dora commentano tutte le stranezze che riescono a notare, come la ragazza di Tassorosso che ha usato due palle dell'albero di Natale come orecchini. Riconosco la voce di Scorpius a distanza quando arriva, nonostante sia complicato sentire anche chi mi sta a pochi centimetri, ma mi sforzo di concentrare la mia attenzione sul discorso di Terry a proposito di stile e decorazioni. Mi fanno notare come tutti indossino abiti tendenti al rosso o al dorato, ma del resto non potevo aspettarmi che Amelia avesse scelto il nostro abbigliamento senza sapere quale fosse il tema di questo Banchetto. Passano pochi minuti prima che le porte della Sala Grande si aprano consentendoci di entrare a far parte di quell'atmosfera incantata. È un tripudio di calore, dalle migliaia di tiepide candele che illuminano ogni millimetro della sala con un bagliore tenue ma avvolgente alle stupende decorazioni rosso fuoco, arricchite da dettagli color oro. 
« Il nostro era più bello» 
Un brivido mi percorre la schiena quando il suo fiato mi accarezza il collo. Mi volto e non riesco a trattenere un sorriso quando incrocio gli occhi critici di Scorpius.
« Il mio vorrai dire»
Alza gli occhi al cielo e mi da un buffetto sul braccio.
« Se avessi saputo che sareste stati tutti eleganti mi sarei messo in tiro anche io» scherza squadrandomi dalla testa ai piedi. Con la coda dell'occhio vedo Amelia dare una gomitata compiaciuta a Dora. Porto una ciocca di capelli dietro l'orecchio e la libero subito dopo, mentre sorrido e mi guardo intorno.
« Hai visto Digg di Tassorosso?» chiedo con tono divertito.
« Miss Albero di Natale vuoi dire?» e ci mettiamo a ridere insieme. 
Improvvisamente non ricordo più il motivo per cui avevo paura di trovarmi in sua compagnia, non riesco neanche a preoccuparmi degli sguardi che ci seguono incuriositi. L'unica differenza che avverto è quell'elettricità che attraversa la mia pelle nel poter stare in sua compagnia senza nascondermi. Sembra tutto così naturale, come se avessi passato l'intera vita a fare solo questo.
« Hai visto quelle?», gli indico delle lunghe trecce di vischio e nastri appese lungo le pareti mentre lui si china un po' su di me per seguire con gli occhi la direzione del mio dito, « Avrebbero potuto chiederti una mano per sistemarle»
Scorpius si mette a ridere di gusto e il suono della sua risata sembra riscaldare l'ambiente più della tenue luce delle candele.
« Così ci sarebbe stato il mio cadavere impiccato lì tra le decorazioni»
Faccio spallucce. « Nessuno ne avrebbe sofferto particolarmente»
I suoi occhi grigi si assottigliano e, con troppa facilità, penetrano nei miei. « Tu ne moriresti»
Sostengo il suo sguardo senza mostrare il minimo segno di cedimento mentre gioco distrattamente con una ciocca di capelli e proprio mentre sto per rispondergli a tono vengo urtata bruscamente. 
« Uno di voi ha sbagliato zona», dice con acidità James, « Non so chi dei due però»
C'è un istante in cui gli sguardi di James e Scorpius si incrociano e l'aria si fa pesante. James si ferma, quasi per sfidarlo a violare ancora il suo territorio, e quando vedo che Scorpius accenna un movimento per andargli incontro gli appoggio una mano sul braccio. 
« Malfoy» 
Scorpius rimane ancora un secondo a fissare James, prima di voltarsi verso la voce cavernosa che lo ha appena chiamato. Boyl si erge massiccio a pochi passi da noi, guardando la scena con un misto di sorpresa e disgusto.
« Una ragazza ti sta aspettando vicino al nostro tavolo»
« Arrivo subito» risponde lui. Lancia un'occhiata minacciosa a James, mi regala un ultimo sguardo ammiccante e si allontana perdendosi tra la folla. 
« Non dirmi che sei stupita», commenta James velenoso, « Ti ha già rimpiazzata»
Sento le guance avvampare dalla rabbia. « Quella è la sua ragazza», sibilo tra i denti, « Non parlare se non sai le cose»
James strabuzza gli occhi. « Quindi cosa sei tu? La sua amante?», fa una mezza risata di scherno, « Quanto ancora calpesterai la dignità tua e della nostra famiglia per quell'essere viscido?» 
« James adesso basta» interviene Albus, prendendo le mie difese.
« Lascia stare», lo blocco con un gesto della mano, « Non mi importa quello che dice»
Volto le spalle a tutti e mi dirigo verso il tavolo dei Grifondoro. Albus mi segue in silenzio, quasi tema che io possa esplodere da un momento all'altro.
« Rosie», prova a chiamarmi ma lo ignoro. « Rosie, aspetta»
Prendo un respiro profondo e mi volto sorridendo. Albus mi osserva spiazzato.
« Come va con Dora?»
Arrossisce all'istante e balbettando nervoso mi chiede « C-cosa? Che c'entra Dora?»
« Ti ho visto», ammicco, « Non puoi nascondermi nulla»
Si gratta la nuca con aria rassegnata prima di cadere a peso morto sulla panca di legno. Mi siedo al suo fianco per ascoltarlo e tiro un sospiro di sollievo per essere riuscita a dirottare la sua attenzione. Non c'è modo migliore di risolvere un problema che ignorarlo e pensare ad altro.
 
 
 
* * * *
 
 
 
« Ti ho mai detto che adoro il Natale?», sorride Andromeda mentre addenta un biscotto a forma di renna.
« Circa un milione di volte da quando siamo entrate nella Sala Grande» rispondo quasi esasperata.
« Ma guardati intorno», osserva con occhi sognanti tutto ciò che ci circonda, « Questa atmosfera non ti mette allegria?»
« Sai cosa mi metterebbe allegria?», chiede Izzie con tono retorico, « Essere seduta là»
Ci voltiamo per seguire il suo sguardo che, prevedibilmente, ci conduce alla ragazza seduta al fianco di James. Con Izzie e Medea i rapporti sono ancora un po' tesi da quando abbiamo avuto quella mezza discussione l'altro giorno, quindi mi sento quasi in dovere di farmi perdonare.
« Non stanno più insieme»
Izzie strabuzza gli occhi come se le avessi appena detto che Mielandia ha deciso di dar via tutti i dolcetti gratis. « Dici sul serio?»
« Si, forse erano state solo delle voci ma in ogni caso non stanno insieme» dico quasi con indifferenza, anche se in realtà mi sento un po' in colpa per averle mentito su questa storia. Il sorriso raggiante di Izzie mi comunica di essere appena stata perdonata per tutto e lo sguardo di Medea me lo conferma. 
Quando anche i dolci spariscono dai piatti la McGranitt si alza e nella Sala Grande cala il silenzio. 
« Prima di lasciarvi alla parte musicale della serata devo darvi una comunicazione», fa una breve pausa per accertarsi di avere l'attenzione di tutti, « La carica che ricopro rappresenta per me un grandissimo onore, ma anche un pesante onere in quanto ruba tempo ed energie al ruolo di insegnante. La mia età ormai non mi permette più di portare avanti entrambi i compiti garantendo a voi tutti la qualità che questa scuola ha sempre assicurato»
Un brusio sorpreso e allarmato si sparge in tutta la Sala alla sola idea che la McGranitt possa rinunciare alla cattedra di Trasfigurazione. Basta un suo cenno della mano per ristabilire il silenzio, denso di curiosità e attesa.
« Non mi reputo ancora pronta per andare in pensione ma un vecchio preside di Hogwarts mi ha insegnato che la saggezza sta nel saper chiedere aiuto», si volta leggermente verso il tavolo dei professori e con un impercettibile cenno del capo comunica a qualcuno di raggiungerla. Nessuno, fino a quel momento, aveva notato quella figura insolita seduta quasi nell'ombra. È un uomo alto e trasandato. I capelli brizzolati sembrano formare delle chiazze disomogenee e la pelle scura è segnata da macchie e cicatrici. Gli occhi cisposi fanno da cornice ad un naso grosso e cadente. Cerco lo sguardo di Andromeda e leggo nei suoi occhi il mio stesso disappunto.
« Dalla ripresa delle lezioni, dopo le vacanze di Natale, sarò affiancata e all'occorrenza sostituita dal professor Lupin»
L'uomo in piedi alla sua destra improvvisamente inizia a ringiovanire. I capelli dal grigio passano ad un nero corvino animato da sfumature blu, la pelle diventa liscia e candida, mentre il naso si rimpicciolisce e compaiono quegli occhi intrisi di mille sfumature diverse che riconoscerei anche tra milioni di persone. Trattengo il respiro in un rantolo e per un istante sento cedere il centro della mia gravità. 
« Emy, stai bene?» chiede preoccupata Andromeda.
Annuisco in modo automatico, senza realmente sapere cosa stia accadendo.
« Ted Lupin è stato uno dei migliori studenti di Trasfigurazione che questa scuola ricordi e sarà mio compito prepararlo affinché un giorno possa essere il mio degno sostituto», rivolge impercettibilmente lo sguardo verso di lui, « Il primo professor Lupin ha dato tanto a questa scuola, sono sicura che renderai fiero tuo padre»
Teddy sorride con un misto di affetto e riconoscenza e credo di notare, anche a distanza, un luccichio commosso nei suoi occhi. 
La McGranitt torna a rivolgersi alla Sala Grande con il suo consueto tono autoritario « Che abbia inizio il concerto del Coro di Hogwarts»
Quasi non mi accorgo di quello che succede intorno a me: i tavoli che si spostano verso i lati della Sala per lasciare spazio libero al centro, noi che ci alziamo per lasciare che i sedili si dispongano in ordinate file parallele, il Coro che prende posto dove prima c'era il tavolo dei professori e un tumulto generale di persone che migrano per unire gruppi di Case diverse. Io mi muovo come un automa, troppo presa dai pensieri nella mia testa che non lasciano spazio per nient'altro. Teddy, il mio Teddy, mi farà da professore. Sono contenta, orgogliosa di lui e felice all'idea di poterlo vedere sempre e poter imparare da una persona che stimo così tanto. Ma ho anche paura di non riuscire ad accettare di vederlo sotto un ruolo così diverso da quello a cui sono abituata. Teddy è l'unica persona al mondo che mi ha sempre fatto sentire su un piedistallo, ma da oggi per lui potrò essere solo Emy, una qualsiasi tra le mille ragazzine con cui dovrà rapportarsi. 
« C'è qualcosa che non va» osserva a bassa voce Andromeda guardandomi con occhi comprensivi.
Mi mordo un labbro perché vorrei tanto che lei potesse capire, ma ancora una volta non posso spiegarle quale sia il problema. 
« Il professore nuovo, Lupin, si chiama Ted giusto?»
Annuisco distrattamente fissando la punta delle mie scarpe. 
« Non vorrei dire una stupidaggine, ma tu non mi aiuti», quasi balbetta con quella sua aria timida, « C'entra qualcosa con il Teddy delle lettere?» 
Per un istante il cuore mi si ferma e rimango a fissarla stupita. Proprio non riesco a capire come abbia fatto ad arrivarci senza che io abbia mai detto niente in proposito. Andromeda però sembra interpretare male quel mio sguardo e le sue guance si tingono di rosso come di consueto quando si trova in difficoltà. 
« Lo so che sembra una cosa assurda», inizia a dire a tutta velocità, « Ma hai cambiato faccia nel momento in cui la McGranitt lo ha presentato e in genere chiunque provi a chiedere qualcosa sul misterioso Teddy viene linciato, quindi il collegamento tra i due è stato tanto automatico quanto azzardato. Forse non avrei dovuto...»
La interrompo prima che la sua lingua prenda tanta velocità da incendiarsi. « È lui»
Si incanta con la bocca ancora aperta e mi sfugge una mezza risata. 
« È mio cugino, sono solo sorpresa» spiego tentando di sminuire le voci nella mia testa.
Si limita a sorridermi, ma nei suoi occhi leggo che ha capito più di quanto voglia farmi credere. Dentro di me la ringrazio per non aver aggiunto altro e sento scaldarsi un angolino del mio cuore che, probabilmente, è appena diventato il suo posto. Può un semplice sorriso sancire l'inizio di una vera amicizia?
 
 
 
* * * *
 
 
 
« Tu sapevi già che Teddy sarebbe diventato l'assistente della McGranitt?»
Scuoto la testa facendo spallucce di fronte all'espressione ancora stupita di Albus.
« Ora mi ricordo», esclama Dora seduta al mio fianco, « È vostro cugino! Quello che si è diplomato l'anno scorso, giusto?»
« Si, ma non stava frequentando il corso per Auror?»
Ancora una volta non sono in grado di fornire ulteriori informazioni ad Albus, quindi mi stringo nelle spalle. « Al, ne so quanto te»
« Come?» chiede lui stringendo gli occhi per concentrarsi e cercare di sentire la mia voce al di sopra della musica.
Dora si tappa le orecchie con le mani e implora « Vi prego, mettiamoci più in fondo almeno»
Tutti e tre ci alziamo per cercare un posto in cui la musica suoni meno assordante così, mentre camminiamo, cerco con lo sguardo le parti mancanti del gruppo. Amelia ha costretto Terry a farle da spalla mentre cerca di attirare l'attenzione di Paul Wright civettando con uno dei suoi più cari amici. Appoggiati al davanzale di una finestra individuo Fred e una sognante Hannah immersi in chissà quale conversazione. Poco distante da loro un gruppetto attira la mia attenzione. Una ragazza con i capelli dai riflessi ramati si avvicina a Scorpius e gli schiocca un bacio sulle labbra. Le amiche la seguono a breve distanza come per assicurarsi di non lasciarla troppo sola, mentre gli amici di Scorpius sghignazzano alle sue spalle. Anche a me scappa una mezza risata nel vedere l'espressione dipinta sul volto del mio amico.
« Perché ridi?» chiede Dora svegliandomi da quella contemplazione.
« Niente, guardavo in giro»
« Conosco quel sorriso, può significare solo Malfoy» commenta Albus per farsi bello agli occhi di Dora.
Gli do un pizzicotto sul braccio e con un cenno del capo indico la zona che stavo osservando. « Credo che quella sia la sua ragazza», trattengo a stento una risata, « Non sembra molto contento di essere stato raggiunto mentre è con i suoi compari»
Entrambi mi fissano con aria stranita. 
« Che c'è?» chiedo facendo saettare gli occhi da uno all'altro.
« Io ci provo, ma proprio non ti capisco», sbotta Dora, « Prima ti comporti come se ti piacesse, pur dicendo il contrario, poi lo vedi con la sua ragazza e non ti scomponi minimamente, anzi ridi»
Albus alza le mani in segno di resa e commenta « Io ho rinunciato a capirla da tempo, come tutte le altre ragazze del resto»
Rido divertita e mi stringo nelle spalle. « Nel tuo discorso non vedo nessuna contraddizione» 
Con la coda dell'occhio mi accorgo che Scorpius mi sta guardando da quando mi sono messa a ridere, così mi volto nella sua direzione incrociando il suo sguardo. Con un cenno mi fa segno di raggiungerlo, ma io faccio di no con la testa. Con la mano poggiata sul fianco di Jolie, mentre lei si fa abbracciare, muove l'indice verso il basso per specificare il punto esatto in cui secondo lui dovrei spostarmi, proprio accanto a lui. Dal modo in cui corruccia le sopracciglia il suo sembra un ordine, non un invito. Non riesco a trattenere una risata e cerco di coprire il viso con le mani per non sembrare più folle di quanto già sia. 
« Stanno parlando con lo sguardo», sottolinea Dora, « Vorrebbe farci credere che è normale?»
« Io trovo difficile capirla anche quando usa le parole» la appoggia Al. 
« Finitela voi due» li sgrido senza troppa convinzione.
Scorpius con un gesto delicato si sgancia dall'abbraccio di Jolie e congedandosi con un altro bacio si allontana dal gruppo, venendo nella mia direzione. Roger, suo compagno di squadra, lo intercetta mentre attraversa la Sala e lo trattiene parlando. Basta una sola occhiata per farmi capire che, sì, sta venendo da me e non accetterà scuse. Scatto in piedi come se uno spillo mi avesse punto e rivolgo ai miei amici uno sguardo innocentemente malandrino. 
« Va bene, ho capito», punto i miei occhi su Albus, « Vi lascio soli così potete parlottare alle mie spalle con più libertà»
Al arrossisce all'istante, mentre Dora sembra non capire cosa stia accadendo tra noi due. Cerco a fatica di non ridere e mi allontano da loro, camminando senza una meta ben precisa per la Sala. Per la prima volta rimpiango l'aula dei sotterranei. Lì, in mezzo all'intera scuola, non riesco a trovare neanche un posto che possa andare bene per stare un po' in pace. Quando mi accorgo che Roger è andato via, vedo che Scorpius è fermo a braccia incrociate studiando le mie traiettorie irregolari nell'attesa che mi decida a raggiungerlo. Sorrido divertita incrociando il suo sguardo spazientito e mi dirigo verso di lui a passi lenti, senza riuscire ad alzare lo sguardo dal pavimento mentre cammino imbarazzata. 
« Quando ti dico di venire da me devi scattare» mi accoglie con tono serio. 
Io mi metto a ridere e, come sempre, tutto l'imbarazzo svanisce nel nulla. Gli do un buffetto sul braccio e rispondo « Dovresti sentirti onorato per il tempo prezioso che spreco con te» 
Inarca un sopracciglio con espressione poco convinta e si allontana di qualche passo per sedersi in un posto libero. Guardo con rassegnazione il posticino riservato sulla scala di marmo che avevo puntato e deglutisco a fatica accettando quella sistemazione così centrale. 
« Siediti» mi fa segno battendo la mano sullo spazio vuoto al suo fianco.
Scuoto la testa allungando le maniche del vestito fino alla punta delle dita e sposto una ciocca di capelli dietro l'orecchio. « Preferisco stare in piedi» 
Alza gli occhi al cielo e si mette più comodo occupando entrambi i posti. « Come vuoi»
Lo guardo per un istante mentre gioca con i capelli appiattendoli e tirandoli su con le dita. « Sei sparita ultimamente»
Abbasso istintivamente lo sguardo e rispondo « Ho avuto molto da studiare, te l'ho detto»
« Lo so», gli scappa una mezza risata, « Anche se all'inizio credevo che Potter ti avesse vietato di vedermi»
« Anche se fosse, non mi importerebbe», le parole mi scivolano fuori in un impeto quasi incontrollato. 
Scorpius sorride, con quel modo di fare che solo lui ha. « Quindi lo ha fatto»
Sbuffo fingendomi spazientita. « Quello che fa o non fa James non ti riguarda»
I suoi occhi sono attraversati da una scintilla di serietà che fa irrigidire i muscoli del suo collo sotto la camicia. « Invece si, se...»
Lo interrompo, consapevole del fatto che lasciarlo parlare significherebbe addentrarsi in un discorso che non voglio affrontare con lui. « Non importa quello che succede ormai»
Si blocca osservandomi con sguardo confuso. 
« Ci siamo dentro, va bene così»
« Io non ho intenzione di lasciarmi tiranneggiare da Potter», il suo tono di voce inizia a diventare irrequieto. 
« Sei stato tu a dare inizio a questa storia con la brillante idea di parlarmi davanti a lui» sottolineo con altrettanta determinazione.
« Io non mi nascondo, lo sai»
« Visto che hai deciso per entrambi non puoi pretendere che non ci siano effetti collaterali»
« A me non importano» dice con espressione forzatamente rilassata incrociando le braccia dietro la testa.
« A me magari si», gli lancio un'occhiata torva, « Quando non ti rivolgerò più la parola almeno fammi il favore di non venire a lamentarti»
Scorpius scoppia a ridere in un modo così spontaneo da risultare contagioso, ma mi sforzo di resistere per assumere un atteggiamento imbronciato.
« Sei ridicola» commenta tenendosi lo stomaco per le troppe risate.
« Bene», dico altezzosa, « Allora addio»
Gli volto le spalle e faccio per andare via, ma dopo appena un passo sento le sue dita stringersi intorno al mio braccio.
« Ehi» mi richiama con autorità.
Lentamente volto il viso verso il suo inarcando un sopracciglio.
« Dove vai?» 
« Non ero ridicola?» chiedo scimmiottandolo.
« Lo sei e lo sei sempre stata», sorride affettuoso, « Ma non è mai stato un problema»
Con le dita ancora sul mio braccio mi tira per farmi sedere al suo fianco. Mi libero dalla sua presa e continuando ad interpretare la parte dell'offesa chiedo « Non dovresti essere con la tua ragazza?»
Alza gli occhi al cielo e si appoggia con il braccio sulla mia spalla. « Preferisco passare il mio tempo con te, non sei contenta?»
Sbuffo come se la cosa mi infastidisse, mentre un piacevole calore si diffonde a partire dal mio stomaco. « Non dovrebbe essere così, lo sai?»
« Non è colpa mia», fa spallucce con aria innocente, « Mi danno fastidio le persone opprimenti»
Mentre mi volto guardandomi intorno per non fargli capire che mi viene da ridere, vedo che Jolie sta venendo proprio nella nostra direzione. Volutamente aspetto qualche secondo, in modo che lui non possa sfuggirle, poi mi alzo.
« Vado via, hai compagnia», rapidamente mi allontano di un passo prima che lui possa riacciuffarmi o anche solo capire.
« Scorpius sono stanca, ti andrebbe di farmi compagnia fino in Sala Comune?» gli chiede Jolie raggiungendolo pochi istanti dopo. Con la coda dell'occhio vedo l' espressione con cui Scorpius accetta l'invito e non riesco a trattenere una risata. Soddisfatta faccio per dirigermi verso la zona in cui avevo lasciato Albus e Dora, mentre Jolie fa qualche passo verso l'uscita della Sala. Scorpius per un attimo esita, poi le fa segno di aspettare. 
« Rose» mi chiama.
Rabbrividisco e valuto rapidamente se convenga far finta di nulla e andare avanti oppure voltarsi ed evitare che urli di nuovo il mio nome attirando ulteriormente l'attenzione su noi due. Decido di voltarmi e l'espressione malandrina dipinta sul suo volto conferma che sia stata la scelta giusta. 
« Non si saluta?»
Strabuzzo gli occhi non sapendo dove voglia arrivare. Con una corsetta copre la breve distanza che ci separa.
« Ciao bellezza» dice in modo da farsi sentire, poi energicamente mi tira a sè e mi da un sonoro bacio sulla guancia. Gli lancio un'occhiataccia mentre, tutto soddisfatto, torna da Jolie che mi riserva uno sguardo omicida. Quando i due spariscono tra la folla fatico a resistere all'impulso di prendere a testate qualcosa di molto duro e appuntito. Cammino alla ricerca di Albus e Dora, ma il peso degli sguardi su di me sembra rendere il tragitto quasi infinito. Se prima avevamo dato un po' nell'occhio, adesso siamo sulla bocca di tutti.
« Non dite niente» ordino con tono autoritario ai miei due amici prima di sedermi in mezzo a loro e incrociare le braccia al petto con aria infastidita. Albus e Dora si scambiano un'occhiata complice e io alzo gli occhi al cielo sbuffando. Amelia e Terry ci raggiungono dopo un paio di minuti, dandomi l'occasione di distrarre i miei pensieri da ciò che era appena accaduto.
« Salutate la regina indiscussa del flirt», si auto annuncia lei, « Ho trascorso tutta la sera con Jim, Jimmie o come si chiama quello biondo. Ormai è fatta»
« Ma a te non piaceva Paul?» chiede Albus confuso.
« Se faccio interessare l'amico, Paul inizierà a guardarmi in men che non si dica»
« Secondo quale teoria?» 
« È così e basta», sbotta Amelia, « Vedrai»
Poi si volta verso di me. « E tu non fare quella faccia, non ci crede nessuno»
Inarco un sopracciglio non capendo cosa voglia dire. 
« Ti ho vista, sai?», ridacchia divertita, « Tutti ti hanno vista in realtà», si schiarisce la voce tornando seria e autoritaria come sempre, « Non prendi in giro nessuno con quel broncio»
« Lo ha fatto apposta» esclamo irritata.
« Oh poverina!», mi scimmiotta portandosi le mani sul viso, « Eri così triste, affranta, umiliata...»
Interrompo il suo finto melodramma prima che arrivi all'apice, anche perché non voglio darle la soddisfazione di mettermi a ridere. «  Si», affermo con decisione, « Anzi, sai che ti dico? Torno in camera»
« Non c'è più niente che le interessi qui» mi schernisce Dora.
Lancio un'occhiata velenosa a tutto il gruppo. « Sono stanca»
« Buonanotte allora», dal tono con cui Albus mi saluta capisco che ormai anche lui è dalla loro parte. 
« Visto che potere ha un bel vestito?» sento dire ad Amelia mentre vado via. Decido di ignorare lei, Albus, Dora e tutti quelli che mentre passo mi indicano, si scambiano occhiate o fanno commenti fastidiosi. Spero che le vacanze di Natale servano a far scemare l'interesse nei nostri confronti. Appena mi ritrovo sola nel salone d'ingresso respiro una boccata di libertà e i miei nervi iniziano già a rilassarsi.
« Weasley», la sua voce mi chiama quando sto per poggiare il piede sul primo gradino della scala di marmo, « Vai già via?»
« Non dovresti essere nella tua Sala Comune?»
« Jolie non era di ottimo umore, era poco di compagnia»
« Immagino fosse arrabbiata» dico con il tono di chi sta per esplodere.
« Un pochino» sorride consapevole della sua colpa.
« Non farlo mai più!», sbotto furiosa andandogli incontro. Scorpius rimane immobile con gli occhi sbarrati, a dir poco sorpreso dalla mia reazione. 
« Che ho fatto?» chiede sinceramente confuso.
« Non provare più a mettermi in mezzo», sento le guance avvampare mentre mi avvicino minacciosa, « Il modo in cui ti comporti con lei o con le altre ragazze non mi riguarda, fa quello che vuoi, ma non mettere in mezzo me»
« Ma perché stai facendo così?», la sua espressione anziché essere allarmata è visibilmente divertita.
« Perché mi da fastidio!» quasi urlo alzando gli occhi al cielo. Sento un rumore a qualche metro di distanza ma quando mi volto non vedo niente nell'ombra. Scorpius approfitta della distrazione per avvicinarsi ma con un gesto allontano la sua mano.
« Non mi toccare»
Fa una mezza risata, divertito da questa situazione, e quasi con aria di sfida afferra il mio braccio.
« Scorpius, ho detto che non devi toccarmi», provo a liberarmi dalla presa ma lui mi attira a sé e mi abbraccia. Istintivamente trattengo il fiato rimanendo immobile. 
« Dovresti essere contenta» sussurra tra i miei capelli.
Punto le mani sul suo petto e faccio forza per allontanarlo. « No che non sono contenta», con un ultimo sforzo riesco a spezzare l'abbraccio, « Non mi interessa se stai con me quando c'è lei, non ho intenzione di essere sfruttata per i tuoi giochetti quindi...»
Mi interrompo quando si mette a ridere, così forte da doversi appoggiare alla balaustra. Vorrei avere la forza di continuare ad urlargli contro ma è un sorriso contrariato a prevalere. 
« Dovresti vederti, te la prendi così tanto per una che neanche conosci» 
« Va bene, ho capito, è meglio se vado a letto», finalmente mi decido a dare un taglio alla situazione, « Buonanotte»
Mi volto per salire il primo gradino e con la coda dell'occhio mi sembra di scorgere una figura nell'ombra, proprio dove poco prima avevo sentito un rumore. Qualcuno ci sta osservando o sono solo le mie paranoie? Scorpius mi afferra nuovamente per il braccio.
« Finirai per lasciarmi un livido se continui così» mi lamento mentre mi tira per l'ennesima volta verso di sé. Mi stringe tra le braccia premendo affettuosamente la mia testa nell'incavo del suo collo. 
« Buon Natale» dice con le dita tra i miei capelli. Per abitudine porto le mani sul suo petto, pronta a spingerlo via, ma lui china il viso sul mio e stringendomi sempre più forte mi da un bacio sulla guancia, poi un altro e un altro ancora  fin quando perdo il conto. Un odore di menta e pesca mi invade le narici e ogni mia terminazione nervosa si rilassa improvvisamente. Solo allora mi accorgo che le mie dita stanno stringendo il suo maglione. 
Una figura nell'ombra si schiarisce la voce e d'un tratto riesco a distinguere chiaramente il suono di passi. Controvoglia mi stacco da quell'abbraccio e sperando che il buio nasconda le mie guance arrossate sussurro « Buon Natale» prima di scappare su per le scale.



*Note dell’autore:  Amo il Natale *.* è strano iniziare un discorso con questa frase il 26 luglio, ma fidatevi se vi dico che questo caldo asfissiante mi fa amare l’idea del Natale anche più di quanto facciano gli alberi e le lucine accese a dicembre. Detto questo… amo il Natale *.* Amo questa festa e tutto ciò che ne consegue perché poi si sa, indipendentemente dal credere o no, quel periodo rende tutto un po’ più magico. E cosa può esserci di più magico di una festa di Natale a Hogwarts? Come se non bastasse, poi, si tratta anche di una ricorrenza speciale per i nostri cari Rose e Scorpius: il loro primo anno di amicizia. Non mi reputo una persona romantica ma, scusate, è stato più forte di me… non ho resistito alla tentazione di inserire un piccolo riferimento al giorno in cui si sono conosciuti perché credo che per loro fosse inevitabile tornare con la mente a quel giorno. Rose è scesa in Sala Grande con la consapevolezza che il Banchetto dell’anno prima fosse insuperabile… io al suo posto non riuscirei a confrontare due eventi così diversi. Il primo è intoccabile per tutta una serie di motivi, ma anche il secondo le ha regalato mille emozioni tanto diverse quanto intense.
Per quanto riguarda Emy, be’, ha preso un po’ male la notizia del nuovo assistente della McGranitt. Voleva tanto scoprire cosa stessero nascondendo quei due… credo che si sia un po’ ricreduta. È combattuta tra la gioia di poterlo vedere sempre e la paura nei confronti di questo enorme cambiamento. So che è una scelta un po’ strana quella di fare diventare Teddy un professore, ma il figlio di due maghi così straordinari (soprattutto dal punto di vista umano) ha così tanto potenziale da dare agli altri che non riesco a vederlo in un ruolo diverso.
Come sempre le mie note rischiano di essere più lunghe del capitolo quindi provvedo immediatamente a tapparmi la bocca ahaha
Volevo ringraziare immensamente Acquamarine_, GiulyC92, Rox Weasley, Fede Malfoy e Mrs_Lupin per avermi lasciato delle recensioni così belle… ragazze voi mi fare morire *.*
Grazie anche ai lettori silenziosi e a chi mi ha inserita tra le seguite/preferite. Grazie grazie grazie!!

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


12


Guardo imbronciata Hugo sparire tra le fiamme. 
« Emy, Rose», la mamma ci guarda con aria autoritaria intuendo che non troverà molta collaborazione, « Chi viene?»
La nostra risposta è il silenzio. Entrambe rimaniamo comodamente sedute sul divano senza accennare ad un minimo movimento. 
« Ragazze, la metropolvere costa» ci fa notare papà gettandone una manciata nel fuoco. Rose si alza, con veemenza prende un pugno di polvere e sparisce nel camino senza rivolgere neanche uno sguardo ai nostri genitori.
« Ma che le prende?» chiede papà fissando il camino con sguardo allibito.
« Non lo so», la mamma si gratta la fronte con aria rassegnata, « Emy, per favore, non ti ci mettere anche tu»
Le lancio un'occhiata carica di rabbia. « Non voglio venire»
« Non ricominciamo»
« Certo, non ricominciamo», sbotto spazientita, « Ho solo chiesto di poter restare a casa. Che c'è di male?»
« È la vigilia di Natale, non voglio sentire scuse»
« Ma perché proprio da zia Ginny? »
Mia madre sospira - probabilmente per prendere tempo ed evitare di urlarmi contro - ma prima che possa dire qualsiasi cosa papà prova a prendermi con le buone. « Ci sarà anche Teddy»
« Non mi importa», mento, « Voglio stare a casa mia»
« Puoi spiegarmi qual è il problema?», il tono traballante della mamma è tutt’altro che cortese.
Incrocio le braccia sul petto e punto lo sguardo dalla parte opposta della stanza, rifiutandomi di parlare. Questa, per mia madre, è la goccia che fa traboccare il vaso.
« Ora basta!», esplode, « Sono stanca di questi capricci. Scegli Emily, vieni con le buone o con le cattive?»
Con la coda dell’occhio vedo che ha già preso la bacchetta e papà le si sta avvicinando con passo cauto, quasi per prevenire una tragedia familiare. Mi alzo e, come Rose, entro nel camino senza degnare di uno sguardo i miei genitori.  Appena pronuncio l’indirizzo di zia Ginny la fiamma verde mi avvolge e un rombo assordante mi risucchia in un vortice. Chiudo gli occhi per non vomitare a forza di seguire le immagini sfocate che ruotano intorno a me, fino a quando il camino di casa Potter non mi sputa fuori e inciampo su un lembo del tappeto. Cado per terra ancora prima di riuscire ad aprire gli occhi.
« Emy!», esclama la zia in tono sollevato, « Credevamo che fossi finita nel camino sbagliato»
Mi tiro su, spolverandomi distrattamente i vestiti, mentre la zia continua a fare domande per capire cosa sia successo. James mi lancia una rapida occhiata prima di alzarsi dal divano e sparire su per le scale con quel suo passo flemmatico.
« Rose è già salita in camera», dice Lily Luna quasi leggendomi nella mente.
« Zia, vado anche io a sistemare le mie cose»
Mentre salgo al secondo piano un suono ovattato mi comunica che anche la mamma è arrivata. Accelero il passo in modo da non essere nella sua visuale. Raggiungo il secondo piano, su cui si affacciano due porte. Apro quella alla mia destra, entrando nella stanza di Lily Luna. La zia ha già aggiunto i letti per me e Rose lungo le pareti della stanza, mentre, come di consueto, Hugo dormirà con Albus e James. 
« Ti sei arresa anche tu?» 
Guardo torva mia sorella prima di gettarmi sul letto. « Non farei tanto la simpatica. Sei messa peggio di me»
« James non dirà niente, vero?»
« Potrebbe», ammetto, « Ma se dovesse tentare davvero di raccontare tutto proverò a fermarlo io»
Rose mi sorride. « Davvero?»
« Un litigio in più, uno in meno, non cambia molto. A volte è quasi divertente» 
Si mette a ridere. « Allora devo stare tranquilla, giusto?»
« Giuro solennemente», le sorrido leggendo nei suoi occhi tutto tranne che la calma. 
« Vado da Albus» dice alzandosi.
« Credi sia il caso?»
Mi guarda perplessa con le dita già strette sulla maniglia. « Perché?»
« Ho visto James salire in camera»
Rose fa spallucce. « Albus mi ha detto che sarebbe stato solo»
Apre la porta e, prima di uscire, si fa da parte per far entrare Lily Luna. Una lunga treccia rossa le ricade su una spalla mentre con aria assente contempla le strane figure rappresentate su una delle pareti. « Cambiano, sai?»
« Come scusa?»                                       
« Le immagini sulla pareti. Io vedo sempre figure diverse», si volta a guardarmi, « Tu no?»
Boccheggio in difficoltà, non sapendo cosa rispondere alle classiche stramberie di mia cugina, ma la sua attenzione nei miei confronti dura pochissimo. Mi osserva per qualche istante con quel suo sguardo sognante, poi si dirige verso il suo letto canticchiando. 
« Oh», esclama sottovoce improvvisamente dopo una decina di minuti, « Mamma mi aveva mandata a chiamarvi»
« Perché?»
« Iniziano ad arrivare gli ospiti»
« E tu non scendi?»
« Non adesso», dice con solennità prima di incantarsi nuovamente con lo sguardo sul muro, « Quello è decisamente un drago, non trovi?»
Annuisco distrattamente, senza riuscire a seguire in modo preciso i vagabondaggi della sua mente, e mi alzo per andare a chiamare mia sorella. Mi fermo davanti alla porta di Albus con la mano già alzata per bussare, ma ci ripenso e dopo aver esitato torno sui miei passi. Scendo le scale lentamente, facendo attenzione a non fare rumore. Mi affaccio dal pianerottolo del primo piano per sbirciare di sotto, ma non riesco a vedere niente. Scendo ancora un po' e appena trovo la giusta visuale mi acquatto sulle scale, ben nascosta dietro la ringhiera. Riconosco la voce di Neville Paciock provenire dalla cucina, mentre sua moglie si intrattiene con mia madre proprio sotto di me. Il mantello di zio George pende dall'appendiabiti dell'ingresso, quindi suppongo che zia Angelina, Fred e Roxanne siano già in cucina con papà e gli zii. 
« Teddy, sei in anticipo», la voce di mia mamma giunge alle mie orecchie prima ancora di aver il tempo di girarmi verso il cigolio della porta d'ingresso.
Sento i passi di zio Harry raggiungere le altre voci. « Io e te dobbiamo fare i conti»
Ted coglie al volo quale sia il punto in questione e, anziché preoccuparsi, si scioglie in un’allegra risata che sa un po’ di scuse.
« Io non riderei se fossi in te», adesso lo zio è nella mia visuale, proprio a pochi passi da Teddy, « Venirlo a sapere da Albus!»
Non gli dà neanche il tempo di rispondere. Dandogli una poderosa pacca sulla spalla gli si avvicina e lo stringe in un caloroso abbraccio paterno. « Congratulazioni figliolo»
« Quindi l’effetto sorpresa è riuscito?»
Lo zio lo lascia andare, continuando a tenere una mano sulla sua spalla. « Non credere di uscirne pulito usando la scusa dell’effetto sorpresa. Ti ho cresciuto come un figlio e questo è il ringraziamento?»
Teddy, quasi con timidezza, si passa le dita tra i capelli dai riflessi verdi come i suoi occhi. « Hai mai provato a disobbedire ad un ordine della McGranitt?»
« Anche troppe volte, fidati» risponde mia madre con un tono a metà tra il divertito e il nostalgico.
Zio Harry ride, pensando probabilmente a dei ricordi del loro passato a Hogwarts, « Potevi almeno farti vedere dopo l’ufficializzazione dell’incarico. Non vieni a cena da noi da settimane»
« La preside mi ha tenuto piuttosto occupato», prova a giustificarsi con sguardo affettuoso.
« Ma ora come farai con il corso per Auror?», chiede la mamma.
« Voi due, volete lasciare in pace quel povero ragazzo?», zia Ginny sbuca fuori dalla cucina e abbraccia Teddy con fare protettivo.
« È mio diritto sapere» obietta lo zio.
« E saprai, Harry», lei lo fulmina con lo sguardo, « Stasera Teddy ci racconterà tutto»
« Ma…» prova ancora a ribattere.
« Non fare lo sciocco, Harry», interviene mia madre, « Pensi che ognuno di noi a turno possa costringerlo a raccontare tutta la vicenda? Ne parleremo quando saremo tutti riuniti»
Lo zio sembra arrendersi di fronte a questo ragionamento piuttosto logico, ma dal suo sguardo noto un certo rammarico. È sempre stato legato a lui da un rapporto speciale, diverso da quello che può legare un padre ad un figlio ma intenso allo stesso modo.
« I ragazzi sono sopra?» chiede Teddy.
« Sì, avevo mandato Lily Luna a chiamarli», risponde la zia, « Mentre vai su ti dispiace avvisarli che se non scendono entro cinque minuti li affatturo?»
« Con piacere», ride divertito.
Non appena  mette il piede sul primo gradino alza gli occhi verso la cima della scala, avendo distinto la mia figura nell’ombra. Mi raggiunge rapidamente, ma il mio sorriso entusiasta per la prima volta non trova risposta. Si limita ad ammiccare distrattamente e, oltrepassandomi in un balzo, dice « Vieni»
Con un gesto lento mi tiro su e lo seguo per le scale fino al secondo piano. Non si volta, non mi rivolge né uno sguardo né una parola.
« Rose?» mi chiede quando ci fermiamo sul pianerottolo.
« Cosa?»
« Dov’è tua sorella?»
Il suo tono non è arrabbiato, ma nelle iridi verdi non riesco a scorgere la serenità che lo contraddistingue. Indico la camera di James ed Albus e Teddy si avvicina alla porta per bussare. Ne apre uno spiraglio e quando viene accolto dalle voci di Al e Rose mi fa segno di entrare, prima di chiudersi la porta alle spalle.
« Ehi prof», lo saluta scherzosamente mio cugino.
Ted sorride – credo che non sia ancora abituato a questo incarico – e chiede « James non c’è?»
« Se vuoi lo chiamo», Al accenna ad alzarsi ma lui lo blocca con un cenno della mano.
« Non è necessario, è con voi che mi interessa parlare»
Io e Rose ci scambiamo uno sguardo confuso mentre Teddy si accomoda sulla sedia della scrivania.
« Sedetevi ragazzi»
Io ed Albus ci sediamo sul letto, mentre Rose si mette per terra con le spalle poggiate alla coperta.
« Abbiamo fatto qualcosa?» chiede con timore Al.
« No», sorride lui, « Voglio solo parlarvi di una cosa»
Tiro su le gambe abbracciandole e appoggio il mento sulle ginocchia. Lo conosco troppo bene per credergli. Questa non è una semplice chiacchierata tra amici.
« Rose», dopo aver pronunciato il suo nome si sofferma per qualche secondo a guardarla. Non mi serve vederla in viso per capire che i suoi muscoli si sono irrigiditi.
« Devi dirmi qualcosa?» chiede lui in tono tranquillo.
« A che proposito?»
La leggera incrinazione nella voce di mia sorella mi conferma che anche lei ha capito perfettamente di cosa stiamo parlando. La domanda adesso è: come fa Teddy a saperlo?
« Non pensavo che fossi così megalomane da sequestrarci solo perché non ti abbiamo ancora fatto le congratulazioni», provo ad andarle in aiuto sviando l’argomento.
« Signorina Weasley, ho sette anni per poter fare del suo futuro tutto ciò che voglio», per un attimo il suo tono sembra davvero quello di un professore, « Non mi provochi già da ora»
« Preferivo la McGranitt» borbotto fingendomi indispettita.
« Ma no, dai, secondo me Teddy sarà il nostro asso nella manica», esclama Albus, « Saremo i padroni indiscussi della scuola»
« Al, non hai capito niente», Rose si copre la fronte con una mano, « Teddy sarà il nostro aguzzino personale»
« Ma come?»
« È ovvio, no?», mia sorella ruota le spalle per poter guardare Al, « Sarà come avere la mamma a scuola, saremo controllati a vista»
Albus si mette a ridere. « Ma è Teddy!»
Quando si rende conto di essere l’unico a ridere si ferma e studia spaventato i nostri sguardi puntati su di lui, poi cerca invano una rassicurazione negli occhi di Ted.
« Merlino, ci mancava solo questa!» sbotta lasciandosi cadere sopra il cuscino.
Gli do una spinta sul ginocchio cercando di non ridere. « Solo tu potevi essere così idiota»
Al sfila il cuscino da sotto la testa per lanciarmelo, ma io mi riparo con le mani e rimbalza per terra accanto a mia sorella, che lo prende e lo stringe tra le braccia come per cercare conforto. Sa che la doccia fredda sta per arrivare.
« Mi sembra scontato che sarete sotto controllo ventiquattr’ore su ventiquattro» commenta Teddy.
« Ma perché? Tu eri uno di noi fino all’anno scorso» prova a ribellarsi Albus.
Non riesce a trattenere una mezza risata. « Perché in qualità di professore gli studenti saranno sotto la mia responsabilità e voi, essendo persone di famiglia, lo sarete ancora di più»
« Allora dovrebbe esserci anche James», ribatte imbronciato, « Lui combina più guai di tutti e tre messi insieme»
« Qualche sano divertimento non ha mai fatto male a nessuno» risponde complice lui.
« Quindi ora stai dalla parte del nemico?» chiedo allibita.
« James non è mai stato il nemico», il suo tono saggio diventa quasi irritante quando dice certe cose.
« Parla per te» e stringo un po’ di più le ginocchia lanciandogli un’occhiata torva.
« Allora diciamo che James è il nemico più spassoso che abbia mai frequentato Hogwarts»
Guardo Teddy a bocca aperta, mostrandomi palesemente ferita dal suo alto tradimento.
« Credo che Emy non ti rivolgerà mai più la parola» sottolinea Rose divertita.
Teddy si mette a ridere, ma il suo tono rimane misteriosamente serio. Non so come faccia. « Il pericolo non sta in quello che conosciamo bene come James, si nasconde dove non potremmo mai sospettare»
« Si sta già McGranizzando» lo schernisce Albus, ma stavolta James non da segni di cedimento e il suo sguardo si posa su Rose.
« Io sarei pericolosa?» chiede lei sforzandosi in una mezza risata.
« Non necessariamente, per questo chiedo»
« Allora la risposta è no, ovviamente» risponde con semplicità stringendosi nelle spalle.
« Mettiamola così», Teddy poggia la schiena alla spalliera della sedia accavallando le gambe in una posizione molto rilassata, « L’altra sera al Banchetto, dopo la presentazione ufficiale, la McGranitt e Hagrid hanno insistito per parlarmi in privato in una delle aule lì vicino»
Distrattamente inizia a giocare con l’orlo dei pantaloni, come se stesse parlando di qualcosa di dubbia importanza. « Quando sono uscito dalla stanza, mentre raggiungevo il salone d’ingresso, ho sentito due persone parlare. Litigare, più che altro»
« Eri tu?», la voce di Rose esce in un sussurro e più che una domanda sembra un’affermazione di consapevolezza.
Teddy probabilmente neanche la sente e alza gli occhi verso il tetto come se si stesse sforzando di ricordare qualcosa, « Credo che lei fosse in preda alla gelosia perché lui sta con un’altra»
« Non è così, ti sbagli!» esclama Rose prima ancora di rendersene conto, poi si porta le mani alla bocca.
« Non è così?», ripete lui inarcando le sopracciglia, « Non ricordo le parole esatte, ma credo di aver sentito che non ti importava se tra le due preferiva te e che non volevi essere usata per i suoi giochetti»
Rose si mette le mani tra i capelli e persino io e Albus puntiamo gli occhi su di lei, ignari di ciò di cui Teddy sta parlando.
« N-non è quello che intendevo», balbetta in difficoltà, « Hai sentito solo una frase, non puoi trarre conclusioni affrettate»
« Infatti sono qua», si sporge in avanti appoggiandosi con i gomiti sulle ginocchia, « Spiegami»
« Il discorso era completamente diverso», sbuffa lei come se le parole le si stessero ingolfando dentro, « Ero arrabbiata perché mi aveva usata per far ingelosire la sua ragazza, non voglio essere messa in mezzo in questo genere di cose»
Teddy la osserva attentamente e poi decide di crederle o almeno di darle il beneficio del dubbio. « Rose», per un istante giunge le mani come in preghiera e poggia la fronte sulla punta delle dita, poi si rimette a sedere per bene, « Non è questo il punto»
Studio attentamente la sua espressione ed è impossibile non notare quanto si stia impegnando per capirla, ma soprattutto per farsi capire da lei e non cadere in sconvenienti incomprensioni.
« Quello che succede tra te e i ragazzi non mi riguarda. È ovvio che se potessi cercherei di proteggerti, ma è anche giusto che tu viva le tue esperienze e faccia i tuoi errori, quindi che sia come avevo capito io o come dici tu non importa. No, aspetta», quasi si impappina in difficoltà, « Non è vero che non importa, ma non é il tipo di problema a cui mi riferisco adesso»
« Il problema è lui» dice lei andandogli in soccorso, con una naturalezza e una sicurezza nella voce che ancora mi viene difficile associare alla timida Rose.
« Non lo avrei detto in questi termini, ma il concetto è quello»
« Non preoccuparti di essere delicato, ho già affrontato James» risponde sarcastica.
« Quindi James lo sa?»
« Ormai a scuola lo sanno praticamente tutti», Rose fa spallucce ma io so quanto le costi questa situazione.
« Questo non è un bene», Teddy appoggia il gomito sulla scrivania strofinando la fronte con le dita.
« Non è stata una mia scelta» 
« Ok», prende un respiro, « Stammi a sentire, io contro Scorpius Malfoy non ho nulla»
La premessa di Teddy sorprende tutti e tre, tanto che Rose per un istante sembra quasi ricominciare a respirare.
« L'anno scorso ho avuto modo di vederlo a scuola e anche se non lo conosco ammetto che non ha mai dato segno di essere una persona negativa»
« Ma...?», Rose lo invita a continuare.
« Ma quello che c'è alle sue spalle non può non impensierirmi, capisci?»
« Lo so, ma lui...»
Teddy la interrompe. « Anche la persona migliore, se cresce in un contesto sbagliato, subisce delle influenze che in un modo o nell'altro lo segnano  indelebilmente»
Rose annuisce ma non dice niente, probabilmente perché come me non sa cosa aspettarsi da questo discorso.
« Io non metto in dubbio che Scorpius sia una persona pura, non perché voglio essere ingenuo ma perché ti conosco e solo una brava persona può superare il muro della riservata e selettiva Rosie», le sorride in modo affettuoso, « Ma non pensare che lui e la sua famiglia siano due mondi separati. Per quanto Scorpius possa essere diverso dal padre o dal nonno, porta comunque con se il fardello di essere un Malfoy. Può essere un pensiero, un sentimento, un ricordo, qualsiasi cosa, ma ci sarà sempre in lui un segno del sangue Malfoy. Come per te ci sarà sempre il sangue Weasley e Albus sarà sempre un Potter»
Rose adesso si morde un labbro, ma annuisce di nuovo.
« Voglio solo metterti in guardia da tutto quello a cui può portare questa storia», spiega Teddy, « Non so neanche come sia nata e di cosa si tratti, se amore, amicizia o...»
« Amicizia» sussurra Rose.
« Bene, questa amicizia è qualcosa di grande. Devi esserne cosciente. E le cose grandi possono prendere due strade: o continuano a crescere o ti esplodono in faccia»
Rose sussulta come se avesse davvero sentito un palloncino esplodere a pochi centimetri dal suo viso.
« Ci sono innumerevoli cose da tenere in considerazione. La tua famiglia innanzitutto. Hai la fortuna di avere il sostegno di Emy e Albus a quanto vedo, e hai anche il mio, ma non sarà così facile con tutti»
« Ripeto, ho già affrontato James»
« Esatto, ed è solo James. Non è tuo padre, tua madre o uno dei tuoi zii»
« Lo so» annuisce ancora Rose.
« Pensi di avere la forza di affrontare tutto questo?»
Mi vengono i brividi al pensiero di poter essere nei panni di mia sorella. Mai come ora avevo realizzato quanto fosse spinosa la situazione. Teddy non aspetta che mia sorella risponda, continua a parlare.
« So che sei convinta che ne valga la pena, ma pensa anche a quello che ti ho detto. Scorpius potrebbe essere una persona segnata, come un vaso con una crepa: non puoi sapere cosa potrebbe succedere. E devi pensare anche ai rischi che corri»
« Se la sua famiglia viene a saperlo», Rose completa il concetto per fargli capire che è a conoscenza del pericolo.
« Sai che i Malfoy potrebbero non accettare mai questa amicizia?»
« Anche lui lo sa»
« Potrebbe trovarsi di fronte ad un bivio, tra te e la sua famiglia, e a quel punto nessuno può scommettere sulla sua scelta. Devi sapere anche questo. La sua famiglia non è da sottovalutare. Suo padre, Draco, ma soprattutto Lucius, il nonno, tu non puoi saperlo ma si tratta di gente disposta a tutto. Probabilmente Lucius non esiterebbe a colpire te per tenersi stretto il nipote»
Il mio sguardo saetta dalla preoccupazione di Teddy agli occhi persi nel vuoto di mia sorella. Le parole che ho appena sentito continuano a rimbombare nella mia testa gelandomi il sangue. Quando Rose finalmente sembra prendere vita e annuisce, Teddy sospira.
« Non volevo spaventarti. O meglio, volevo ma solo per assicurarmi che tu fossi ben cosciente di tutto. Non potrei mai obbligarti a lasciar perdere solo perché così sarebbe più facile. Se sei felice io sono con te»
Guardo Rose e noto un luccichio nei suoi occhi che le impedisce di dire qualsiasi cosa. Però gli sorride e Teddy sembra improvvisamente sciogliere la tensione che aveva condensato i suoi muscoli fino ad allora. Si alza e le porge una mano per aiutarla ad alzarsi da terra.
« Vieni qua Rosie»
Con un minimo sforzo la tira su e poi la stringe a se affettuosamente. Conosco bene il potere di un abbraccio di Teddy e sono contenta di condividere con lei questo mio piccolo tesoro.
« Dimenticavo, Ginny ha minacciato di affatturavi se non scendete immediatamente» dice facendo riaffiorare il suo caratteristico sorriso.
« E ce lo dici ora?», Albus scatta in piedi spaventato, « Se la mamma se la prende con me darò la colpa a te, sappilo!»
Apre la porta e corre fuori dalla stanza, poi torna ad affacciarsi. « Rosie, vieni?»
« La smettete di chiamarmi a destra e a manca come un cagnolino?» sbotta portando le mani sui fianchi ma con un sorriso divertito. Tutti ci mettiamo a ridere e Albus batte le mani sulle ginocchia come se dovesse davvero attirare l'attenzione di un cane, poi scappa via inseguito da mia sorella. Teddy mi guarda e alza un braccio mostrandomi quel posto tra la spalla e il petto che sembra essere stato creato per ospitarmi. Scendo dal letto in un balzo e corro a prendere il mio posto mentre lui lascia cadere il braccio intorno alle mie spalle. Poi sembra ripensarci e si allontana di qualche centimetro allentando la presa. 
« Signorina Weasley, lei non preferiva la McGranitt?»
« Ovvio che sì» rispondo con sguardo di sfida.
« Allora perché non va ad abbracciare lei?»
« In qualche modo dovrò pur arruffianarmi il tremendo professor Lupin» 
Si mette ridere e mi stringe di nuovo. « Dovrei già togliere dei punti a Corvonero per tentata corruzione di professore»
Rido anche io mentre usciamo dalla stanza e ci dirigiamo verso le scale. Non lo ammetterò mai ma sono contenta che la mamma mi abbia costretta a venire a casa degli zii. Respiro a pieni polmoni il suo profumo e mi chiedo come avrei mai potuto rinunciare a tutto questo. 
« Non mi hai neanche detto se sei contenta di avermi lì a scuola»
Fingo di rifletterci su. « Ma sì, dai», rido, « Secondo te mi dispiace poterti vedere ogni giorno?»
« Sarà difficile non poterti abbracciare come adesso»
Mi scompiglia affettuosamente i capelli e, con il sapore di quella frase dolce e amara ancora fresco, ci immergiamo nella folla che ormai popola casa Potter. Il salone e la cucina sono inondati da teste rosse, è presente l'intera famiglia Weasley con tutte le generazioni immaginabili. Qua e là intravedo il viso di qualche amico. Neville, ad esempio, con la moglie Hannah che aspetta il loro primo figlio. Ci sono anche Luna e Rolf con i figli Lorcan e Lysander. Hagrid - che da solo occupa tre sedie - Mundungus Fletcher, Dedalus Lux, Hestia Jones ed Elphias Doge. Sembra che manchi solo il Ministro della Magia Shacklebolt, ma a questo punto non mi stupirei se ci raggiungesse in tarda serata. L'intero mondo magico sembra essersi riunito in casa Potter per festeggiare insieme la vigilia di Natale. La serata trascorre rapidamente scambiando di tanto in tanto una parola con ognuno di loro, personaggi tanto stravaganti quanto importanti che noi ragazzi conosciamo sin dalla nascita. Quando ormai le pance sono piene e la festa si avvia alla conclusione, zio Harry si alza richiamando l'attenzione di tutti. 
« So di essere in anticipo per i regali, ma c'è una cosa che voglio fare e a cui tengo particolarmente»>
« Harry invecchiando sta diventando sentimentale» commenta divertito papà.
« Ron, per favore. Almeno lui dimostra di avere un minimo di sensibilità» lo bacchetta la mamma. 
« Ci giocherei un uovo di drago fresco fresco che quei tre non cambieranno mai», li schernisce Hagrid mentre papà guarda imbronciato mia madre. Tutti si mettono a ridere e lo zio trova qualche difficoltà a riconquistare il silenzio.
« Teddy, mi dispiace che tua nonna non sia riuscita a raggiungerci stasera ma anche lei ha contribuito a questo momento», rovista dentro la giacca fino a tirarne fuori una foto stropicciata che ritrae un uomo dal volto pallido e malaticcio al fianco di una donna raggiante dai capelli color fragola, che tiene in braccio un fagottino da cui sporge il viso di un neonato. La mano di Teddy trema mentre si sporge per afferrare quella foto e i suoi occhi si perdono nella contemplazione della famiglia che non ha mai potuto avere. 
« Quando Albus mi ha detto che eri diventato l'assistente della McGranitt ho pensato a mille modi per celebrare questo momento così importante della tua vita, ma ogni idea mi sembrava banale. Non sono mai stato bravo con queste cose, lo sai», fa una mezza risata imbarazzata e poi riprende fiato per continuare, « Noi due abbiamo una cosa in comune: entrambi abbiamo perso i genitori prima di poterne conservare anche un minimo ricordo. Se alla tua età qualcuno mi avesse chiesto cosa volevo, avrei risposto questo, un ricordo. Ho chiesto a tua nonna di aiutarmi e non è stato facile per lei dover rivivere e ricordare momenti che aveva tenuto rinchiusi per anni. Ha provato invano a scrivere e rovistando per cercare qualche aiuto ha trovato quella. Una foto che non sapeva neanche di avere, scattata pochi giorni dopo la tua nascita. E ha deciso di regalartela senza aggiungere altre parole nel suo messaggio»
Teddy continua a studiare la foto in ogni minimo dettaglio e solo quando alza per un istante gli occhi verso lo zio sono sicura che abbia ascoltato le sue parole. 
« Da parte mia non posso fare così tanto, ma posso regalarti il ricordo che ho io di tuo padre. Il professor Lupin ha fatto tanto per tutti noi che siamo stati suoi alunni, ma per me ha avuto un ruolo di gran lunga superiore a quello di insegnante. Dal momento in cui ci siamo conosciuti, su un vagone dell'Espresso per Hogwarts, mi ha guidato come avrebbe fatto mio padre se fosse stato ancora vivo. Mi ha insegnato ad essere più forte, a vincere le mie paure, a trovare la forza nei pensieri felici. E da lui ho imparato anche che un pezzo di cioccolata fa sempre bene nei momenti difficili» si interrompe per ricordare con un sorriso chissà quale scena scolpita nella sua memoria. Quasi non mi accorgo di zia Ginny che, rovistando in uno sportello alle spalle della sua sedia, tira fuori una barretta di cioccolato fondente e la lancia a Teddy, che la afferra al volo. 
« Direttamente dalla tua scorta personale», commenta lei con fare materno, « Credo che tuo padre abbia fatto in tempo ad insegnare questo anche a te» 
Teddy ride mentre addenta la barretta e sono sicura di vedere una lacrima andarsi a nascondere tra i suoi capelli.
« Harry sei sicuro di non volerne anche tu?» chiede mio padre guadagnandosi una gomitata tra le costole dalla mamma.
« Ci sono stati dei momenti difficili per me, momenti in cui sono arrivato quasi ad odiare il ricordo di mio padre, semplicemente perché non capivo», riprende lo zio, « E Lupin mi ha aiutato a comprendere meglio i meccanismi complicati che esistevano allora tra quelli che in futuro sarebbero stati i miei genitori. È stato un padre, un amico, un consigliere e grande insegnate come io ho sempre sperato di poter essere per te. Adesso Hogwarts avrà un nuovo professor Lupin, il mio Teddy, e sono certo che dimostrerai di essere all'altezza del nome che porti»
« Non posso crederci, non posso», commenta Hagrid asciugando dei grossi lacrimoni con un fazzoletto rattoppato. « Mi sembra ieri che Remus era a scuola e adesso suo figlio è tra i professori. Ragazzo, io conoscevo tuo padre dal suo primo anno a Hogwarts, sai?», si soffia sonoramente il naso, « Che mi venga un colpo se non li conoscevo tutti, loro quattro, come voi tre piccoli teppistelli» 
Hagrid dà una pacca affettuosa sulla spalla di mio padre, che quasi cade dalla sedia. 
« Oh, scusa Ron! Quando ripenso a tutti i guai in cui vi siete cacciati mi lascio prendere dalla commozione», torna ad asciugarsi gli occhi con il fazzoletto, « Non stavate mai buoni voi tre»
« Anche la mamma?» chiede Hugo sconvolto.
« Hugo, tesoro, io sono l'unico motivo per cui tuo padre e tuo zio non sono stati espulsi» precisa nostra madre.
« Hermione era l'unica che provava a rispettare le regole, ma ha sempre avuto un bel caratterino, sai?», la risata di Hagrid fa tremare l'intero tavolo, « Quando quei tre si mettevano in testa qualcosa non c'era modo di fermarli, erano delle teste calde»
« Ehi Harry, ricordi quando Hermione ha steso Malfoy con un pugno in faccia?» chiede mio padre già ridendo.
I miei occhi cercano quelli di Rose che è improvvisamente diventata paonazza. Anche Teddy sembra fare il mio stesso ragionamento e per un attimo credo che tutti e tre ci stiamo chiedendo cosa succederebbe se un giorno il loro segreto dovesse venire fuori.
« Io non credo sia il caso di raccontare questi episodi davanti ai ragazzi» dice la mamma, ma non riesce a nascondere un sorriso orgoglioso e nostalgico.
« Hermione ha ragione», conferma Hagrid, « Se i vostri figli sono incontrollabili anche solo la metà di voi, di sicuro non c'è bisogno di fargli venire strane idee»
Esita qualche secondo, poi non riesce più a trattenere i pensieri. « Dev'essere una cosa ereditaria quella. Se solo qualcuno di voi avesse potuto vedere i Malandrini quando erano a Hogwarts»
« I Malandrini?» chiede Teddy, rompendo il silenzio per la prima volta. 
« Così si facevano chiamare quei quattro. Erano i padroni della scuola. Remus era l'unico più tranquillo, una specie di coscienza in carne ed ossa per quei due combina guai di Potter e Black. Chissà dove sarebbero finiti quelli senza tuo padre», Hagrid si asciuga il naso su una manica, « Ma anche lui senza James, Sirius e Peter non avrebbe avuto scampo»
« Perché?» chiedo venendo incontro alla curiosità che Teddy riesce ad esprimere con difficoltà.
« Un licantropo come studente di Hogwarts? Solo Silente poteva osare così tanto, grande uomo Silente. Proprio Remus me lo ha raccontato un po' di tempo prima di...», esita goffamente strofinando ancora il fazzoletto sudicio sugli occhi, « oh, lo sapete, prima di morire. Remus non ha mai accettato di essere così, be', diverso. La luna piena per lui era il suo più grande incubo e sapete che hanno fatto allora quei tre sventurati? Hanno studiato per diventare animagi, di nascosto ovviamente, per poter scorrazzare in giro per il parco con tuo padre nelle notti di luna piena»
« Mai viste delle persone tanto legate tra loro come i Malandrini», aggiunge Dedalus Lux, « Ricordo ancora perfettamente la notte in cui loro quattro e Lily Evans sono entrati nell'Ordine della Fenice»
« Cos'è l'Ordine della Fenice?» chiede Lily Luna.
« Lo studierai a scuola quando sarai più grande», taglia corto zia Ginny. 
« James si credeva il fidanzato della Evans, mentre lei lo odiava e Remus era l'unico in grado di mantenere la pace tra i due», ricorda Dedalus in una risata, « Noi tutti eravamo convinti che se uno di loro non ce l'avesse fatta, sarebbero morti immediatamente tutti gli altri»
« Chi poteva immaginare che quel sorcio...», la mano della nonna blocca le parole di Hagrid tra i singhiozzi.
« Non mi sembra il caso», aggiunge con il tono che noi nipoti conosciamo fin troppo bene, « Remus ha sempre avuto un cuore d'oro, nonostante tutti i problemi causati dalla malattia. Credo che avesse un debole per la Vance quando era giovane, sapete? Ma non sono mai riuscita a capire molto di quella storia e lui, anche a distanza di parecchi anni, non ha mai voluto parlarne. Però, Teddy caro, amava tua madre più di ogni altra cosa. Thonks ha lottato a lungo prima di riuscire a vincere l'isolamento in cui la malattia aveva rinchiuso il cuore di tuo padre»
« Era così grijia e triste quando lui continuava a rifiutarla a causa di quelle stupide paranoie» aggiunge zia Fleur con il suo accento francese, « Thonks ha avuto infinita pazionza con Remus, non oso immajinare quanto sia difficile essere rifiutati da una persona che però ti ama così tonto» 
« E così ritorniamo a quella foto. Teddy caro», conclude la nonna, « Ninfadora e Remus sarebbero stati così fieri di te oggi»
« Brindiamo al professor Lupin» esclama zio Harry e in un attimo tutti i calici si levano in alto.
 
 

* * * *
 
 
 
Mi sveglio nel cuore della notte rivedendo nel buio le scene che ho appena sognato. Personaggi sfocati che correvano nella Foresta Proibita trasformandosi, di tanto in tanto, in animali. Ritorno con la mente agli aneddoti raccontati quella sera, storie di un passato neanche tanto lontano ma così incredibilmente diverso da quello che è il mondo oggi. Chissà se anche io da grande potrò raccontare ai miei figli le incredibili avventure vissute a Hogwarts o se la mia sarà una permanenza al castello che passerà inosservata nelle memorie comuni. Entrambi i pensieri mi suscitano inquietudine, da un lato perché non so quanto realmente sarei in grado di cavarmela nel caso in cui dovesse accadere qualcosa di strano – e se non fossi coraggiosa come credo di essere? – dall’altro lato perché lasciare il segno significa essere al di sopra del comune e io spero di non rimanere solo una persona come le altre. Girandomi nel letto do un calcio a qualcosa, così mi metto a sedere e noto dei pacchettini poggiati ai miei piedi. Ne prendo uno a caso e leggo il biglietto. È il regalo di Amelia, un portabacchetta viola con piccole mezze lune dipinte sopra. Mi scappa una mezza risata ricordando il primo incontro con la migliore amica di Rose e la sua custodia piena di fiori. Decido di aspettare l’indomani mattina per aprire gli altri perché, nonostante la curiosità, il buio non mi  permette di vedere quasi nulla se non i contorni accennati delle figure. Scosto le coperte e scendo dal letto per andare a bere un bicchiere d’acqua. Mi basta un’occhiata per capire che anche Rose non dorme, pur rimanendo immobile per non darlo a vedere. Apro delicatamente la porta, attenta a non svegliare Lily Luna, e lentamente inizio a scendere le scale scricchiolanti. Mentre attraverso il salone, per raggiungere la cucina, mi accorgo che sul divano c’è qualcuno. Teddy dorme mezzo girato su un fianco, tenendo un braccio sotto un cuscino e l’altra mano poggiata proprio a pochi centimetri dal viso. Mi avvicino ancora un po’ e noto tra le dita i contorni di una fotografia. Non ho bisogno di sforzarmi per capire di cosa si tratti, perché immagino che Teddy abbia guardato l’immagine della sua famiglia fino a sfinire i suoi brillanti occhi dalle mille sfumature. Mi scappa un sorriso malinconico nel vedere quanto il viso addormentato di Teddy in questo momento somigli a quel bambino che riposa beatamente cullato dalle braccia amorevoli dei suoi genitori. Mi chiedo se stia sognando proprio loro, se la sua mente lo abbia portato in un’altra dimensione in cui è ancora un bambino con una normale famiglia – per quanto la sua potesse mai esserlo – o in cui i suoi genitori non sono morti durante la guerra e adesso siano qui con lui a festeggiare i suoi successi. Avrei voglia di accarezzargli i capelli esattamente come farebbe lui se su quel divano ci fossi io.  Non lo faccio solo per paura di svegliarlo e rapirlo da quel mondo in cui tutto va secondo i suoi desideri, dove non gli manca nulla per avere la felicità che merita. Rimango lì nell’ombra ad osservare la curva armoniosa del suo sorriso, il profilo pallido che si mischia con il buio, i capelli che ricadono come seta sul suo viso e il ritmico movimento del suo respiro. Non so quanto a lungo rimango a contemplare quella figura, ma ogni volta che provo a muovere un passo per andare via è come se delle forze a me sconosciute lottassero per trattenermi lì, pregandomi di restare solo un altro po’. Un rumore in cucina mi fa saltare dallo spavento e quasi rischio di urtare il tavolino alle mie spalle facendo cadere tutto. Mi rendo conto a malincuore che sarebbe inopportuno se qualcuno mi trovasse lì nel cuore della notte o, peggio, se Teddy si svegliasse. Muovo a fatica qualche passo verso la cucina e nei pressi del tavolo calpesto qualcosa di morbido. Mi abbasso per raccogliere la confezione di tovaglioli che, lasciata sull’orlo da qualcuno, era scivolata a terra rischiando di farmi venire un infarto. Bevo in un sorso il bicchiere di acqua per cui ero scesa e, costringendomi a non guardare verso il divano, mi dirigo verso le scale. Non ho voglia di tornare a letto e restare sveglia a fissare il soffitto, ma i miei piedi sembrano capirlo prima di me perché anziché fermarsi al secondo piano continuano a salire fino in soffitta. Esito un istante con la mano sul pomello della porta in legno prima di convincermi ad aprirla. Cercando di non fare rumore entro di un passo e mi fermo per guardarmi intorno. La stanza è cambiata dall’ultima volta che c’ero venuta. Saranno passati anni ormai, ma il legno di quelle pareti è ancora intriso dei più bei ricordi della mia infanzia. Ho sempre trovato che fosse la parte più bella della casa, a prescindere dal fatto che si trattasse della camera di Teddy. Adesso tutto ciò che rimane è un vecchio armadio e un letto, anche se la disposizione dei mobili è stata cambiata. Faccio un passo indietro, rischiando di inciampare per lo spavento, quando i miei occhi notano una figura seduta sul davanzale della finestra chiusa.
« Cosa ci fai tu qui?» chiedo a James.
Lui continua a fissarmi immobile. Ha le spalle contro il muro e tiene un braccio appoggiato su una gamba piegata, mentre l’altra penzola dal davanzale fin sopra il letto.
« Se fossi stato un assassino saresti già morta da tempo», commenta tornando a guardare fuori dalla finestra, « Non ti sei accorta di me per almeno cinque minuti»
« Forse perché non dovresti essere qui»
« Fino a prova contraria questa è la mia camera»
« La tua... cosa?» chiedo stordita.
Torna a guardarmi e persino nell'oscurità riesco a distinguere quel suo ghigno odioso. « Eri venuta a cercare Teddy?»
« Non essere ridicolo», il fastidio sta già cedendo il posto alla rabbia.
« Se in questa stanza c'è una persona ridicola, quella non sono io» risponde con una calma a dir poco snervante.
Sto per rispondere ma non me ne lascia il tempo. « Io almeno so stare al mio posto»
« Dimmi che stai scherzando» rispondo sarcastica.
« Ma guardati», si mette a ridere di gusto, « Una ragazzina di undici anni innamorata di un diciannovenne che, tra le altre cose, sarà suo insegnante»
« Stai delirando» sbuffo andando in fiamme. 
« Emily, non solo sei ridicola ma sei anche un'ingenua e un'illusa» 
« Sarò ingenua, illusa e ridicola, ma almeno io posso guardarmi allo specchio e dire di essere me stessa. Tu cosa sei? Sei solo un povero disadattato che non è in grado di avere rapporti civili con la gente perché per farlo dovrebbe avere un briciolo di cervello»
« Questo è il massimo che riuscite a fare voi cornacchie
« Devo usare concetti semplici, altrimenti non riusciresti a capirmi»
Ride ancora, le mie parole gli scivolano addosso come fossero acqua fresca. « Tu e tua sorella siete uguali, testarde e ostinate nel perseguire le strade sbagliate. Continuate a considerarmi un disadattato, tra un po’ di tempo vedremo cosa combineranno i vostri amichetti»
« Ti ripeto per la milionesima volta che quello che facciamo io o Rose non sono affari tuoi»
« E non voglio che lo diventino ma, Emily cara, ci tengo a potervi dire che ve lo avevo detto»
« E smettila di chiamarmi in quel modo!», gli volto le spalle ed esco dalla stanza controllando a stento l’impeto di sbattere la porta.
Se solo quella finestra fosse stata aperta, se solo…
 
*Note dell’autore: Rieccomi qua! Scusate se è passato un po’ di tempo dall’ultimo aggiornamento ma sono stata in vacanza e non ho avuto modo di fare nulla… quindi oggi ho deciso di postare un capitolo un po’ più lungo per recuperare. Che dire? Adoro Teddy e ci tenevo a regalargli un momento speciale, un momento in cui poter ricordare i suoi fantastici genitori. È stata anche un’occasione per poter rivedere l’intera famiglia dopo averli già conosciuti tutti e quindi dopo aver inquadrato un po’ di più i personaggi. È un capitolo di “pausa” dalla storia ma spero comunque di non avervi annoiate!
Ne approfitto per ringraziarvi delle bellissime recensioni che mi avete lasciato (e a cui risponderò al più presto) e per ringraziare anche chi mi ha inserito tra le preferite/seguite/ricordate. Sono contentissima di vedervi aumentare nonostante siate lettori silenziosi ^^ e spero di poter avere un pvostro parere prima o poi!
 
Un baciooooo
 
Ps. Tutti i riferimenti all’epoca dei Malandrini a Hogwarts sono tratti dalla storia “Da chi lo ha tre volte sfidato” di Sara Weasley. 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


13



« Ehi Weasley»
« Psssss»
Mi volto indietro nella direzione da cui provengono le voci dei miei compagni. Con espressione interrogativa chiedo loro cosa vogliano. Tucker e Rich si scambiano occhiate dolci in una chiara imitazione di quelli che dovremmo essere io e Scorpius. Mi impongo di ignorarli e torno a guardare il mio libro di Storia della Magia. 
« Rose, come sono andate le vacanze?», sussurra alle mie spalle la voce di Tucker, « Mi hanno detto che Villa Malfoy è stupenda»
Sento sghignazzare più persone dietro di me, ma resisto alla tentazione di Schiantare tutti e cerco di farmi scivolare addosso le loro frecciatine.  Amelia, seduta al mio fianco, mi sorride provando ad essere incoraggiante.
« Attenta a nonno Licius, dicono che si senta minacciato da chi ha capelli più belli dei suoi»
« Bella questa, Tuc!» si complimenta Rich lasciandosi andare alle risate.
Amelia si volta di scatto e li fulmina con lo sguardo. Io prendo fiato e tengo occupato il mio cervello contando. Chiunque abbia consigliato di contare fino a dieci per calmare il nervosismo non deve essere stato mai arrabbiato, altrimenti non si spiegherebbe una bugia tanto evidente. 
« Sono proprio degli idioti» sbotta sottovoce Amelia. Faccio spallucce come se non mi importasse e fingo di ascoltare la voce monotona del professor Rüf. Credevo che le vacanze sarebbero servite ad allontanare l’attenzione da me e Scorpius, avevo confidato in questa possibilità con tutta me stessa, e invece devo accettare con amarezza che le cose non sono andate come speravo. Al contrario, sembra che la pausa natalizia abbia alimentato la curiosità intorno a questa storia. Siamo solo alla prima ora di lezione dopo il rientro e la mia pazienza è già stata messa duramente alla prova. Sembra quasi che i primi giorni di calma dopo l’esplosione della bomba – la partita di Quidditch incriminata – siano semplicemente stati dedicati allo studio della situazione e non, come avevo ingenuamente sperato, frutto di pietà nei miei confronti. Mentre io, incredula, continuavo a pensare che gli studenti di Hogwarts ritenessero opportuno non ficcare il naso nelle vite altrui, l’intera scuola ci stava studiando per poi giungere a chissà quali conclusioni. Se poi queste conclusioni siano o meno veritiere, dubito che qualcuno si sia posto la domanda. E se fino ad oggi sono stata protetta da questo alone di mistero, adesso che tutti hanno avuto il tempo di crearsi le proprie convinzioni si è infranto anche quel velo di riservatezza che, per lo meno, li faceva parlare di noi in mia assenza. Le prese in giro di Tucker e Rich, tutto sommato, non rappresentano un grande fastidio perché sono miei amici e proprio da loro non potrei aspettarmi nulla di diverso, ma mi rendo conto che questo sia il via libera per tutti gli altri. Il ghiaccio è stato rotto da chi aveva il pieno diritto di farlo ed ora posso ufficialmente essere il bersaglio di chiunque ne abbia voglia. Per avvalorare il mio ragionamento getto una rapida occhiata alla parte destra dell’aula, dove un gruppo di Serpeverde sta sghignazzando radunato intorno ad un banco. Con la coda dell’occhio noto che Scorpius non si è accorto di niente. Lui, come sempre, vive con la testa in un mondo tutto suo. Riesco quasi a sentire gli ingranaggi del suo cervello impegnarsi per programmare il prossimo allenamento di Quidditch.
« Non essere paranoica» mi riprende Amelia seguendo la direzione del mio sguardo.
« Cosa?» chiedo uscendo bruscamente dallo stato di trance in cui sembravo caduta.
« Non essere paranoica», ripete a bassa voce mentre torno a guardar Rüf, « Sono degli stupidi Serpeverde, non è detto che in questo momento non stiano organizzando qualche scherzo idiota ad un ragazzino del primo anno»
Amelia ha ragione, non posso iniziare a credermi il centro dell’universo. Le sorrido con gratitudine e nel frattempo sento qualcosa colpire i miei capelli e scivolare giù. 
« Piantatela!» sbotto voltandomi verso Tuc e Rich. Mi guardano perplessi e alzano le mani con aria innocente. Amelia raccoglie da terra la pallina di carta che mi era stata lanciata e Tuc, capendo finalmente a cosa mi riferissi, indica il gruppetto di Serpeverde che ci sta osservando con un ghigno stampato in faccia. Amelia apre il foglietto spiegazzato prima ancora che io possa toglierlo dalle sue mani e lo gira in modo che anche io possa vedere. Nonostante i tratti goffi ed infantili, distinguo chiaramente una ragazza - dai vestiti rattoppati e sommersa da quella che credo sia spazzatura – che striscia dietro ad un ragazzo dal portamento fiero, mentre questo va via. Cerco di non dare a vedere che il messaggio ha colpito nel segno. Mi sembra di aver appena ricevuto un calcio al centro dello stomaco. Amelia scruta preoccupata il mio viso in cerca di qualcosa che le faccia capire cosa mi passi per la testa, ma le sorrido.
« Sembra disegnato da un bambino dell’asilo» dico in una mezza risata.
Per un istante mi guarda senza capire – forse si aspettava una scenata disperata, ma io non sono lei – poi sembra quasi sollevata, ma so che non mi ha creduto fino in fondo. « Quando li prenderò capiranno che avrebbero fatto meglio a restare all’asilo, fidati.»
« Dai, ma che ti importa di quei Troll?», cerco di spegnere quella luce combattiva che ho imparato a riconoscere negli occhi della mia migliore amica, « Abbiamo già fatto troppo dandogli la soddisfazione di aver capito l’obbrobrio che hanno disegnato. Se reagiamo li lasciamo vincere»
Con aria delusa torna a guardare il libro di Storia della Magia facendo sgonfiare lentamente l’aura di guerra da cui si era già lasciata circondare. Amelia ha un talento naturale per le liti, nessuno al mondo si infervora velocemente come lei, neanche James. Mi dispiace mentirle ma lo faccio per il suo bene. Non voglio che finisca nei guai a causa mia, quindi se per salvarla da una punizione certa devo lasciare vincere i Serpeverde lo faccio. Con la coda dell’occhio guardo ancora la me del disegno strisciare tra la spazzatura e trattengo a stento un sospiro. Hanno vinto, inutile negarlo. Il loro messaggio è stato fin troppo chiaro: io sono la feccia e, in quanto tale, mi sto solo illudendo. So che Scorpius non mi sta prendendo in giro, ma si stancherà e andrà via come l’omino altezzoso del foglietto. Mi volto di nuovo verso i Serpeverde, in preda alla costante sensazione di avere degli occhi puntati addosso e li trovo là, Burke e i suoi amici, a guardarmi come se non aspettassero altro che la mia attenzione. Proprio Burke mi fa un cenno con la testa e io inarco le sopracciglia per capire cosa voglia da me. Con un ghigno lancia un’altra pallina di carta, ma stavolta Scorpius se ne accorge e tira fuori la bacchetta con un movimento talmente rapido da risultare quasi invisibile. La pallina di carta prende fuoco un istante prima di colpirmi. Con un balzo mi sposto all’indietro ma una scintilla raggiunge il mio mantello e la stoffa prende fuoco. 
« Aguamenti» urla spaventata Amelia e un fiotto d’acqua esce dalla punta della sua bacchetta spegnendo la fiamma. 
« Weasley. Malfoy.», dice la voce flemmatica di Rüf, « Siete in punizione»



 
* * * *



« Secondo voi sta bene Emy?» 
« Piantala Izzie» cerco di fulminarla con lo sguardo ma proprio non riesco a smettere di sorridere.
« Ok, è sicuro», Medea mi mette una mano sulla fronte per controllarne la temperatura, « Non ha la febbre, quindi deve essere qualcosa di più grave»
Mi metto a ridere. « Ragazze, sto bene. Non vedo perché fare tutte queste storie»
« Stai sorridendo» dice Izzie come se questo bastasse a spiegare tutto.
« Ridendo!» sottolinea Medea.
« Dopo due ore di Pozioni» 
Alzo gli occhi al cielo sbuffando. Odio quando quelle due si completano le frasi a vicenda, sembra che condividano un solo cervello in due corpi. 
« Quello non è James?», Andromeda viene in mio soccorso dirottando la loro attenzione su mio cugino. Le sorrido riconoscente e lei ammicca complice, mentre Cloe ridacchia nascosta dietro la sciarpa. 
«Dove?»esclamano in coro Izzie e Medea cercandolo avidamente con lo sguardo. 
Inarco le sopracciglia notando il mio stesso sgomento dipinto sul volto delle altre mie amiche. 
« Medea? Anche tu?» chiede Cloe.
« Che c’è?», risponde quasi offesa, « Sei tu quella strana se non ti piace James»
« Ma piace alla tua migliore amica» 
Stavolta è Izzie a rispondere. « È James Potter», scandisce attentamente le parole, « La nostra amicizia non avrebbe senso se non piacesse anche a lei»
Io e Andromeda ci scambiamo uno sguardo confuso ma concordiamo entrambe sulla decisione di non intrometterci nei loro affari. Izzie e Medea vivono secondo una mentalità tutta loro che probabilmente non riuscirò a decifrare neanche tra sette anni quando prenderemo i M.A.G.O., quindi preferisco tenermi alla larga ogni qual volta le vedo tramare con quell’inquietante luccichio negli occhi. Tutto il tempo praticamente, tranne quando sono troppo impegnate a pedinare James. In ogni caso non sono cose che mi riguardano. 
Quando arriviamo nel corridoio che porta in aula di Trasfigurazione, per un attimo temo che le scale ci abbiano giocato qualche brutto scherzo.
« Ma cosa…?», lascio a metà la frase mentre cerco di cogliere qualche frammento di conversazione che possa spiegarmi la ragione di questo frastuono. Al contrario di me, le altre sembrano capire subito cosa stia succedendo. Medea inarca le sopracciglia riducendo le labbra ad una “o”, mentre Izzie come sempre dà voce ai pensieri dell’amica. « Oggi conosceremo il nuovo professore»
« Sembrava carino, vero Iz?» 
Prima che quelle due inizino una delle loro classiche infinite discussioni a proposito del nulla, Cloe le interrompe. « Ecco perché Emy oggi è così»
Impallidisco, ma cercando di mantenermi indifferente chiedo « Cioè?»
« Ti sei lasciata contagiare dall’euforia generale», rivela con la stessa soddisfazione di chi ha appena risolto un complesso enigma, « Tu vivi di curiosità, non riesci proprio a resistere alla tentazione»
Riprendo fiato ridendo più per il pericolo scampato che per le parole della mia amica, mentre con la coda dell’occhio vedo Andromeda sorridere sotto i baffi perché è l’unica a capire realmente cosa stia succedendo. Entriamo in aula faticando per trovare posti liberi tra le prime file. Sembra che oggi tutti si siano affrettati per prendere i posti migliori per assistere allo spettacolo del nuovo professore.
« Pronta all’idea di condividerlo con il resto del mondo?» mi sussurra Andromeda con un ghigno che ormai ho imparato a decifrare. Come sempre ho l’impressione che riesca a leggermi nella mente come nessun altro.
« Tutta la scuola sembra essere impazzita per lui», scherzo sperando di riuscire a nascondere una nota di ansia nella voce mentre mi siedo nella penultima fila.
Lei prende posto accanto a me e – neanche a dirlo – ha colto ogni sfumatura della mia voce. « Vedrai che sarà così solo per i primi giorni, poi tutti si abitueranno. In fondo è stato uno studente di Hogwarts fino all’anno scorso, non è una presenza del tutto nuova»
« Già», rispondo senza quasi ascoltarla. « Non ti preoccupare, sto bene» le sorrido cercando di essere convincente nonostante la morsa che mi chiude lo stomaco come a volerlo strizzare.
In quell’istante tutti corrono a prendere posto e tra un borbottio e l’altro sento chiudersi la porta dell’aula. Prendo un respiro prima di voltarmi. Non so perché ma è come se io abbia paura di vedere una persona nuova e contemporaneamente paura di vedere il mio Teddy, come se non riuscissi proprio a far conciliare la sua figura con il resto del mondo. Prima di trovare il coraggio di voltarmi lui passa davanti ala mia fila di banchi seguendo la McGranitt verso la cattedra. Oggi ha i capelli castani con sfumature ramate. 
« È in ansia pure lui»  sussurro tra me e me in una mezza risata. 
« Come?» chiede Andromeda pensando che stessi parlando con lei.
Scuoto la testa per farle capire che non era una cosa importante, poi Teddy si volta verso la classe e a me manca un battito. I suoi occhi dorati scorrono rapidamente sui volti e si soffermano su di me ma solo per un istante. Medea e Izzie si danno delle gomitate di approvazione ridacchiando e io freno a stento la tentazione di picchiarle alla Babbana. 
Mentre la McGranitt inizia ad introdurre la lezione del giorno Teddy deposita su ogni banco dei piccoli oggetti di varie forme. Mi sarei aspettata una breve presentazione del nuovo assistente, ma avrei dovuto immaginare che la professoressa non avrebbe mai sottratto neanche un minuto di tempo all’attività didattica e del resto si era già dilungata abbastanza durante il banchetto di Natale.  Gli sorrido appena arriva da me e lui ammicca in un gesto rapido. 
« Potete iniziare»
Cerco di nascondere il mio sguardo sorpreso quando sento il via della McGranitt, ma Andromeda senza farmi pesare quella distrazione inconsueta ripete quasi per ripassare tra sé e sé « Dunque, concentrarsi e immaginare la puntura di un ago», muove la bacchetta con un colpo secco, « Acutus»
Il temperino che aveva incantato si trasforma in un ago appuntito, ma quando lo prende in mano si affloscia rivelandosi solo una sorta di filo di paglia.
« Forse dovevo concentrarmi di più» mi guarda con una smorfia divertita e mi metto a ridere con lei.
« Acutus» provo puntando la bacchetta contro un dado da gioco che istantaneamente si allunga diventando appuntito alle estremità.
« È un ago obeso», Andromeda lo guarda con la testa un po’ inclinata da una parte, « Ma è sempre più credibile del mio»
Già dal secondo tentativo riesco a dosare meglio la magia e ad ogni movimento della bacchetta avverto un brivido scorrere all’interno delle mie vene. Trasfigurazione è una delle mie materie preferite. Il potere sulla forma, la possibilità di cambiare a mio piacimento la sostanza di un oggetto o addirittura di un essere vivente. È una sensazione che dà alla testa, una scintilla di energia incontrollabile per la mia sete di magia. 
« Weasley, perché non lasci qualcosa da trasfigurare anche alla tua compagna?»
La voce di Teddy mi sveglia dalla fitta concentrazione in cui mi ero isolata proprio mentre afferro il penultimo oggetto da quello che era un numeroso mucchio sul nostro banco. « Mi scusi professore», dico con un sorriso spingendo la pallina rimanente verso Andromeda e rassettando la mia personale catasta di aghi. 
« Lei è?» le chiede Teddy.
« Andromeda Bailey» risponde soffocando un urletto in gola quando si taglia con una lametta spuntata dal nulla da un tappo di bottiglia. 
« Bailey, ha lottato con un gatto di recente?» la schernisce divertito notando i numerosi graffi sulle sue mani.
« Non riesco a trovare una via di mezzo», sbuffa esasperata, « Sono riuscita a trasfigurare correttamente un solo ago e inizio a convincermi che sia stato un errore»
Teddy si siede all’angolo del banco per poter aiutare Andromeda, ma prima di dedicarle tutta la sua attenzione alza lo sguardo verso di me.
« Weasley ha intenzione di non fare nulla per il resto della lezione?»
Apro la bocca per ribattere mentre mi stringo nelle spalle per indicare la mia catasta di aghi di perfetta manifattura che svanisce sotto i miei occhi. Con un impercettibile movimento della bacchetta Teddy ha fatto tornare ogni oggetto alla propria forma originaria.
« Prego, ha ancora molto lavoro da fare» dice prima di voltarsi verso la mia amica. Se non si fosse trattato di lui avrei pensato che il professore avesse qualcosa contro di me.
Gli lancio un’occhiata tagliente, trasferendola poi su un’innocua calamita a forma di fiore. «Acutus»



 
* * * *



Contemplo dalla finestra il fumo che sale dal camino di Hagrid sognando di scaldarmi le mani vicino al fuoco. Finalmente sento dei passi salire le scale e avvicinarsi.
« Con comodo» dico con un pizzico di veleno nella voce.
« Weasley, rilassati», risponde Scorpius stiracchiandosi in uno sbadiglio, « Siamo in orario»
« Stavi dormendo?» chiedo sconvolta.
Si mette a ridere con espressione soddisfatta, sembra quasi un bambino. « Sì»
Inizio a salire le scale senza neanche aspettarlo. « Muoviti»
« Ti prego, non correre»
Mi volto appena per vederlo arrancare ai piedi delle scale, trascinandosi in su con il corrimano. Nascondo a fatica un sorriso divertito e continuo a salire spedita. « Ho già preso una punizione per colpa tua, non ho intenzione di peggiorare la situazione arrivando in ritardo»
« Ma che c’entro io?» chiede con tono da vittima.
Lo ignoro e continuo ad avanzare. So che la colpa non è sua ma qualcosa dentro di me mi spinge ad accusarlo per divertimento. Lo conosco così bene da sapere fino a dove spingermi per ottenere tutto quello che voglio senza correre rischi. Potrei prevedere, secondo per secondo, tutti i suoi movimenti. Adesso, per esempio, lo sento correre saltando i gradini due per volta e in men che non si dica mi ha raggiunta. 
« Weasley»
« Che c’è?» chiedo con aria scocciata. Con un balzo mi supera e si piazza davanti a me, bloccando il passaggio. Metto le mani sui fianchi e lo guardo inclinando la testa da una parte. Riesco a sostenere il suo sguardo solo per pochi istanti, poi abbasso gli occhi sui gradini fingendomi spazientita per queste continue perdite di tempo.
« La punizione non è colpa mia»
« Il mio mantello si è incendiato da solo?»
« Ok, quella è stata colpa mia», si stropiccia il naso e poi passa le dita tra i capelli, « Ma non volevo»
So perfettamente come sono andate in realtà le cose, ma il gusto di torturarlo ancora un po’ vince sulla voce della mia coscienza. « Quindi hai incendiato la pallina di carta per caso?»
« Certo che no!»
Inarco un sopracciglio stupendomi io stessa di quanto questo ragazzo sia in grado di complicarsi la vita da solo. Mi viene quasi da ridere pensando a tutti gli avvertimenti di Teddy. Se lo conoscesse si renderebbe conto che Scorpius sarebbe in grado di confessare un crimine che non ha commesso solo dando le risposte sbagliate alle domande dell’accusa.
« Quindi lo hai fatto apposta» sentenzio concludendo il ragionamento.
« Sì», esclama in un sorriso prima di afferrare a pieno il senso della mia frase, « No»
Non riesco più a trattenermi e scoppio a ridere, mentre lui mi fissa sbigottito. « Guarda che so già come sono andate le cose» confesso.
Vedo passare il suo volto da sollevato a confuso e infine corrucciato. « Ehi!» sbotta mettendo il broncio.
« Però se mi farai finire in punizione per il ritardo me la prenderò davvero con te» dico mentre lo oltrepasso con aria sicura. Non so davvero da dove salti fuori questo atteggiamento. Io che non riesco a farmi valere neanche con mio fratello Hugo ho appena messo a tacere Scorpius Malfoy con un discorso privo di fondamenta. 
Madama Pince ci aspetta già fuori dalla porta della biblioteca. Io e Scorpius ci scambiamo uno sguardo preoccupato appena prima di fermarci al suo cospetto. 
« Venite» con fare autoritario ci precede aprendo la porta. Non avevo mai visto la biblioteca vuota. Sembra che senza gli studenti in giro il profumo dei libri arrivi più intensamente, come se i volumi facessero a gara tra di loro per attirare la nostra attenzione e farsi scegliere. 
« Per tutta la settimana ogni sera verrete a mettere in ordine»
Guardo sconcertata le montagne di libri accatastati sui tavoli e per la prima volta mi accorgo del disordine che regna in quella biblioteca. Mi è sempre sembrato normale prima che qualcuno mi chiedesse di sistemare.
« Tutto?» chiede Scorpius guardandosi intorno.
« In ordine alfabetico naturalmente» sottolinea Madama Pince prima di voltarci le spalle per andare via.
« Ma lei lo fa tutti i giorni?», solo quando sento la mia voce mi rendo conto di aver posto la domanda non solo nella mia mente.
« Signorina Weasley non sia sciocca. Io uso la magia, ma a voi non è permesso», si chiude la porta alle spalle e scompare. 
« Non finiremo mai», Scorpius sconsolato si butta sulla sedia più vicina.
« In quel modo no, di sicuro», lo fulmino con lo sguardo gettandogli un libro che prende al volo, « Quindi diamoci da fare»
Sospira e si alza, sparendo tra gli scaffali per posare il libro che ha in mano. Mi fermo un attimo a pensare guardandomi intorno per organizzare il lavoro. 
« Io non ho intenzione di fare tutto da solo» lo sento lamentarsi dal fondo della sala.
Alzo gli occhi al cielo e lo ignoro, iniziando a raggruppare i libri del primo tavolo. 
« Anziché perdere tempo inutilmente perché non vieni a darmi una mano?» lo richiamo.
« Perdere tempo? Sto lavorando!» si difende avvicinandosi.
« Già, così finiremo l’anno prossimo», lo schernisco tirandolo per la manica e facendolo sedere accanto a me, « Raggruppiamoli per lettere qui sui tavoli, così potremo posarli più velocemente sugli scaffali»
« Come dici tu, capo» 
Gli do una leggera botta in testa con un tomo polveroso e inizio a lavorare. Scorpius è più lento di me e si distrae facilmente, ma lo lascio fare perché in fondo non ho fretta di finire. Per quanto possa riuscire a fingere di aver preso a male la punizione, in realtà non mi dispiace affatto. È difficile da spiegare pure a me stessa ma persino prima di sapere che lavoro ci fosse stato assegnato ero quasi impaziente di iniziare. Anche sforzandomi non riuscivo ad immaginare un’attività spiacevole da svolgere con lui. Se ci avessero ordinato di raschiare gli escrementi dal pavimento della guferia avremmo sicuramente impiegato gran parte del tempo nelle nostre solite assurdità. Passare qualche sera a mettere in ordine i libri non è poi così male. 
« Non hai idea di quanto mi sia mancata la mia bimba durante le vacanze» dice improvvisamente Scorpius quasi in un sussurro. Mi guarda dritta negli occhi e per un attimo non respiro annegando nei suoi occhi di ghiaccio. Poi capisco a cosa si riferisce. « Coraggio, domani la farai fare un giro sul parco prima dell’allenamento»
Scorpius si mette a ridere. « Sai che quando l’ho detto a Jolie pensava che mi riferissi a lei?»
« Che ingenua», commento sperando di nascondere la colpa di averlo pensato anche io per un istante, « Io ti conosco»
« Già, è impressionante. Mi leggi nella mente»
« Non c’è molto da leggere, fidati»
Mi fa una smorfia. « Secondo te mi lasceranno saltare la punizione per gli allenamenti di Quidditch?»
« Non credo» 
« Ma come faccio? Non posso mancare»
« Quando ti alleni?»
« Domani e giovedì finisco alle nove e mezza, invece venerdì facciamo dalle dieci a mezzanotte»
« Magari domani e giovedì inizio da sola e mi raggiungi appena finisci»
« E a Madama Pince cosa diciamo?»
« Posso dirle che sei tornato indietro per prendere una cosa che avevi dimenticato in stanza»
« Due volte di seguito? Penserà che sono scemo»
« È bene che qualcuno oltre me lo sappia» dico in una mezza risata mentre lui mi da una schicchera sul naso. 
« Non si può fare», sbuffa, « Mi metterò nei guai con la squadra o con la punizione»
« Lascia fare a me, mi inventerò qualcosa con Madama Pince»
« Sicura?»
« Certo», nel mio sguardo spero che legga che di me può fidarsi, « Tanto poi vieni, quindi anche se dovesse passare a controllarci ti vedrebbe»
« E venerdì come faccio? Se quando andiamo via non mi vede sarò comunque nei guai»
« Venerdì facciamo in modo di sbrigarci e di finire entro le dieci»
« Hai intenzione di passare il pomeriggio in biblioteca a minacciare chiunque non rimetta a posto i libri che ha usato?» chiede ridendo.
« Potrebbe essere un’idea» rispondo in una risata complice, poi prendo dalla prima pila quanti più libri mi sia possibile trasportare e mi allontano dal tavolo cosciente di aver appena rinunciato a gran parte del tempo che avevo sperato di poter passare con lui in queste sere. Scorpius sembra svegliarsi improvvisamente e mi segue caricando le braccia dei restanti volumi del primo gruppo. Mentre sistemiamo i libri al loro posto lui inizia a canticchiare distrattamente e non riesco a trattenere un sorriso nascosto dalla penombra della biblioteca. Mi ritrovo a chiedermi perché le lettere dell’alfabeto siano così poche. 
« Sai che Julie ha dato di matto?» dice in una mezza risata.
« Che hai fatto stavolta?»
« Niente», se non lo conoscessi sembrerebbe quasi offeso per la mia insinuazione. Lo guardo con aria poco convinta, facendogli capire che aspettavo la confessione da un momento all’altro.
« Per una volta che mi sono comportato bene almeno credici»
Sospiro, comunque poco convinta dalla sua espressione a metà tra l’angelico e il diabolico. « Allora perché si è arrabbiata?»
« Per la punizione» 
« Tiene alla tua condotta», faccio spallucce, « È una cosa carina»
« Non per la punizione in sé» 
Lo guardo con espressione interrogativa. « Si è arrabbiata perché sono stato punito insieme a te» spiega con naturalezza mentre posa L’incanto del Canto. 
Ancora una volta ringrazio la penombra per aver nascosto la mia espressione anche se io stessa non saprei dire quale fosse. « Le hai detto che non sei stato tu a chiederlo?»
« Mi sembra ovvio che non mi sia messo in punizione da solo, ti sembra normale che se la prenda con me?»
« Evidentemente ha capito che non ci si può fidare di te» 
« Ma sono con te, dovrebbe stare tranquilla»
« Magari la prossima volta che ti viene in mente di fare il cascamorto con me per farla ingelosire ci penserai due volte» sottolineo con una punta di acidità prima di sparire dietro un altro scaffale.
Scorpius si mette a ridere e mi segue. « Ammettilo, è stato divertente quella sera»
« Oh, certo», lo fulmino con gli occhi, « Un vero spasso»
« Vorresti negare che ti sia piaciuto?», mi si avvicina dimenticando di posare il libro che aveva già poggiato sul ripiano della libreria. E quando dico che si avvicina intendo proprio vicino. Troppo. Vengo inondata da quel profumo di pesca e menta piperita e per un attimo sembra che le lampade a olio emettano una luce molto più calda.
« Come ti ho già detto un’infinità di volte, se lo fai di nuovo ti Crucio» e mi giro per posare un volume rilegato in pelle rossa.
« Non capisco perché continui a difenderla così tanto. Lei mi ha detto che questa punizione avrebbe avuto un senso solo se fossi andata a fuoco anche tu insieme al mantello» racconta ridendo.
« La difendo perché non è colpa mia se mi odia, ma solo tua. Jolie è una vittima di questa storia, esattamente come me»
« Rosie, tu non sei una vittima. Non devi essere gelosa, nel mio cuore ci sei solo tu» dice con sguardo malizioso. Uso un pesante tomo dalla copertina rovinata per picchiarlo sul braccio.
« Ma lo sai che è così», mi segue ridendo mentre io continuo a mettere in ordine, « Il mio cuore è tutto per te, è il resto del corpo che ha qualche problema ad accettare la monogamia»
Mi blocco con un libro a mezz’aria. « Cosa vorresti dire?» chiedo sospettosa.
Scorpius si mette a ridere, confermando il mio pensiero. Mi volto minacciandolo con l’indice. « L’hai tradita?»
« Cosa?» sembra davvero sorpreso dalla mia domanda.
«Non ci credo, l’hai tradita veramente» lo guardo con espressione schifata.
« Come… come lo sai?» balbetta.
« Ti conosco» e la mia più che una constatazione sembra un’accusa.
Si mette a ridere. « Tecnicamente non l’ho tradita»
Lo guardo sconvolta e gli volto le spalle, continuando a lavorare per evitare di cominciare ad insultarlo come vorrei. 
« Non mi interessa» rispondo altezzosa.
« Era giusto per puntualizzare visto che ormai lo sai»
« Io non so proprio niente» sottolineo per fargli capire che non voglio essere sua complice.
Naturalmente non gli importa, anzi sembra divertito. « Ho baciato due ragazze durante le vacanze. Ora lo sai», il suo sorriso sembra una sfida nei miei confronti.
« Due?», esclamo sconvolta, « Sei… sei uno…»
« Sì, è venuto a trovarci un amico di papà dalla Russia con le figlie. Dovevi vederle, erano stupende!» 
« Due. Sorelle.» ripeto come per farmene convinta.
« Si, ma nessuna delle due sa che ho baciato l’altra. Non sono un genio?»
« Fai veramente schifo» gli dico senza pensarci su.
« Ma perché?»
Dal suo sguardo sembra che ci sia rimasto male, ma non deve importarmene. Non può importarmene. Si sta comportando malissimo e non posso fingere che vada bene. La mia risposta si limita ad uno sguardo.
« Sei l’unica a saperlo», dice con il tono di chi spera di salvarsi sull’orlo di un precipizio, « Non l’ho detto neanche a Scott e lui è il mio migliore amico»
« Dove vuoi arrivare?» chiedo spazientita.
« Da nessuna parte. Volevo solo che lo sapessi. Sei l’unica persona di cui mi fido veramente anche se pensi che io sia uno schifo»
« Non lo penso, lo sei» puntualizzo, ma nei suoi occhi leggo che ha capito. Anche se non avrebbero dovuto, quelle parole mi hanno fatto più piacere di quanto volessi dimostrare.


 *Note dell’autrice: Scusatemi nuovamente per l’assenza ma tra vacanze e problemi al computer ho avuto qualche difficoltà ad aggiornare! Per i nostri amici di Hogwarts le vacanze invece sono appena finite. Emy ha dovuto affrontare una prova all’apparenza banale ma per lei molto dura: condividere il suo Teddy con il resto della scuola non è facile per il tipo di rapporto che li lega.
Rose e Scorpius, come sempre, si sono cacciati nei guai! Quando parlo di loro ho sempre la paura di sembrare troppo sdolcinata, ma per me credo sia naturale che lei sia felice anche di essere finita in punizione... i ragazzi hanno un modo diverso di ragionare, sono più “egoisti” ma non per male. In un certo senso tendono a cogliere l’attimo… sono contenti di passare del tempo con qualcuno ma non stanno lì a pensare come, quando o perché. Per le ragazze, come sappiamo bene, è diverso, è tutto più “calcolato” (in senso buono). Rose non è andata a cecarsi la punizione, ma riesce a vederla come un’occasione. In questo capitolo iniziamo anche a conoscere meglio Scorpius e, sì, è proprio un bastardo con le ragazze!!
 
Ne approfitto per ringraziarvi per tutte le bellissime recensioni che ho ricevuto *.* sono davvero senza parole ogni volta che leggo tutto quello che mi scrivete *.* grazie grazie grazie!!!! Ringrazio anche chi mi ha inserita tra le preferite/seguite/ricordate e i lettori silenziosi… spero di sentire presto anche un vostro parere ^^ 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


14



« Emy Weasley?»
« Mh» rispondo distrattamente senza alzare gli occhi dalla pergamena.
« Puoi venire con me?»
« Sto studiando» dico in tono seccato prima di rendermi conto di non conoscere la voce del mio interlocutore. Sollevo lo sguardo incuriosita e mi trovo ad osservare un ragazzino paffutello e dall’aria confusa con indosso la divisa giallonera dei Tassi. Inarco un sopracciglio e chiedo « Tu chi saresti?»
« L-la McGranitt v-vuole parlarti», inizia a torturarsi le mani nervoso, « Nel suo ufficio, ora.»
« Va bene» cerco di tranquillizzarlo nonostante la sorpresa. Non ho idea di cosa possa volere da me la professoressa ma mi affretto a riporre tutto in borsa e ad uscire dalla biblioteca. Il ragazzino continua a starmi intorno quindi immagino che si senta in dovere di accompagnarmi.
« Non devi scortarmi per forza», sbuffo un po’ spazientita, « Conosco la strada»
« Non dovresti essere così scontrosa con tutti» mi ammonisce mentre svoltiamo nel corridoio che conduce all’aula di Trasfigurazione. Sto per rispondergli a tono quando, voltandomi, vedo il paffuto ragazzino allungarsi e assumere in pochi istanti le sembianze di un giovane mago dai capelli blu.
« Teddy?», quasi non credo ai miei occhi. Gli do un pugno sul braccio mente lui scoppia a ridere per la mia espressione.
« Non farlo mai più!» inveisco.
« Vieni, entra qua dentro», spalanca una porta e mi fa strada dentro una stanzetta un po’ angusta.
« Sarebbe il tuo ufficio?»
Annuisce soddisfatto e con un ampio gesto del braccio scosta la tenda dalla finestra, rivelando una splendida vista sul lago nero. « Niente male, eh?»
« Sicuro che non sia lo stanzino delle scope?» chiedo guardandomi intorno divertita. Teddy mi scompiglia i capelli indispettito e mi indica di accomodarmi su una vecchia poltrona impolverata.
« Allora?» sfodera un enorme sorriso in attesa che io dica qualcosa.
« Ehm… cosa?»
« La prima lezione!», esclama come se fosse ovvio, « Che te ne pare?»
Mi metto a ridere. « Mi hai sequestrata per questo motivo?»
Con un rapido gesto della bacchetta tramuta un fermacarte in una pallina e me la tira in testa. « Ehi», protesto, « Ti denuncio alla McGranitt»
«Signorina Weasley, la pregherei di rivolgersi ai suoi professori con un linguaggio adeguato se non vuole rischiare una punizione»
« Non oseresti»
« Devo trattare ogni alunno allo stesso modo»
« Allora perché non chiedi a qualche altra alunna?», rispondo altezzosa, « Sarebbero tutte più che felici di rispondere alle tue domande»
« Dici?» chiede divertito.
« Non mi stupirei se a breve nascesse il fan club Professore dai capelli blu, nei nostri cuori ci sei solo tu»
Teddy esplode in una risata talmente forte da doversi reggere per non cadere a terra stremato.
« Io non la trovo una cosa così divertente» commento nascondendo un sorriso.
Riprende fiato asciugandosi gli occhi. « Lasciando da parte il mio fascino indiscusso, come pensi sia andata stamattina?»
« Sei stato bravissimo con Andromeda», gli sorrido.
« Mi è sembrata una ragazza in gamba, ha avuto bisogno solo di una spinta» commenta stringendosi tra le spalle.
« Magari dovresti essere così gentile con tutti i tuoi allievi» suggerisco quasi distrattamente.
Strabuzza gli occhi. « Ho dedicato lo stesso tempo a tutti»
Gli mando un’occhiataccia che, ne sono certa, deve pungere davvero almeno un po’. « Non a tutti»
Finalmente capisce a cosa mi riferisco e il suo sguardo si ammorbidisce. Sta per dire qualcosa quando bussano alla porta.
« È meglio che vada» ammetto dispiaciuta per aver avuto così poco tempo a disposizione. Mi accarezza i capelli in un gesto affettuoso e mi dirigo verso la porta.
« Avanti» annuncia Teddy al suo visitatore proprio mentre afferro la maniglia che, prontamente, sento abbassarsi sotto la spinta di un’altra mano.
« È permesso?», la voce radiosa di mia cugina Victoire si affaccia all’interno dello studio, « Oh Emy, ci sei anche tu!»
« Sei arrivata tardi Vic, sta andando via» risponde Ted sorridendo prima che possa farlo io.
 
 
 
* * * *
 
 
 
« Scorpius», lo scuoto per la spalla fino a quando sembra ridestarsi, « Tutto bene?»
« Sì, scusa», si stropiccia il naso e si appiattisce i capelli per poi risollevarli passandoci le dita in mezzo, « Sono solo stanco»
Gli sorrido comprensiva e sistemo due libri uno vicino all’altro sul ripiano.
« È stata una settimana pesantissima», sbuffa, « Ci hanno riempiti di compiti, agli allenamenti ho fatto schifo, ogni sera sono stato in punizione fino a tardi e in più Jolie non fa altro che arrabbiarsi per ogni cosa»
« Almeno oggi è venerdì», lo incoraggio, « La settimana è finita»
« Sì, ma bisogna vedere in che condizioni arriverò al weekend. Il venerdì non è ancora finito»
« Cosa vuoi che succeda ancora?» chiedo in una mezza risata, per sdrammatizzare.
« Ti ricordo che devo allenarmi appena finiamo qui, non vado a dormire come te» risponde scontroso.
Alzo gli occhi al cielo ma non me la prendo per il suo tono. So com’è fatto e quando è arrabbiato non ha senso stare a sentire tutto quello che dice.
« Anzi muoviamoci, mi manca solo di arrivare in ritardo all’allenamento per concludere al meglio la giornata» borbotta  infilando un libro nel posto sbagliato. Glielo tolgo dalle mani e lo sistemo nel ripiano superiore facendogli il verso. Per un attimo temo di aver esagerato a scimmiottarlo in un momento di nervosismo, ma quando si mette a ridere sento quasi rilassarsi l’atmosfera intorno a lui.
« Di sicuro se continui a sbagliare non usciremo mai più da qui dentro»
Stavolta è lui a farmi il verso prima di seguirmi dietro un altro scaffale. « Che ne pensi del professor Lupin?»
« Davvero me lo stai chiedendo?» mi metto a ridere.
Lui sembra non capire. « Perché? Non dovrei?»
« Non ha molto senso»
« È nuovo», si stringe nelle spalle, « Non è male»
« Lo so che non è male, è straordinario»
« Non dirmi che piace anche a te» sbuffa.
« Anche? A chi piace?» chiedo divertita.
« A tutte. Da quando è arrivato non faccio altro che incontrare gruppetti di ragazze adoranti, dal primo all’ultimo anno»
« Sembra che ti dia fastidio» lo provoco.
« Per carità, è un bravo insegnante ma è facile essere bello se puoi assumere l’aspetto che vuoi»
« Quindi noi ragazze dovremmo apprezzare le bellezze autentiche come te anziché sbavare dietro ad un metamorfomagus?»
« Esattamente», esclama convinto, « Ehi, hai appena ammesso che sono bello?»
Alzo gli occhi al cielo. « Hai appena ammesso di essere invidioso di un professore?»
« Ti stai arrampicando sugli specchi», ammicca con un ghigno soddisfatto.
« Certo, come dici tu», cerco di ignorarlo.
« Quindi tra me e Lupin tu sceglieresti me?»
« Tra te e Lupin sceglierei mille volte lui, perché è bello, intelligente, simpatico, sensibile, brillante e maturo. Mentre tu… »
Scorpius si mette a ridere e mi toglie il libro dalle mani avvicinandosi. « Mentre io, cosa?»
« Tu sei…», ci penso un attimo rendendomi improvvisamente conto di non avere parole per descriverlo, « Tu sei tu. Direi che questo basta a sottolineare la differenza.»
« Tu mi ami» dice con un ghigno avvicinandosi fino a farmi distinguere ogni pagliuzza metallizzata nei suoi occhi. 
« Io cosa?» chiedo in una mezza risata isterica.
« Tu mi ami» ripete con una sicurezza disarmante.
« Come tu ami me, né più né meno», con un ghigno gli strappo il libro dalle mani e ricomincio a lavorare.
« E pensare che vorresti tradirmi con un professore. Non ti vergogni?»
« Lo farei se potessi, ma purtroppo il professor Lupin è mio cugino», faccio spallucce sfoderando la migliore delle mie espressioni dispiaciute.
« Tuo cugino?»
« Non letteralmente», spiego, « Ma lo ha cresciuto zio Harry, quindi è come se lo fosse»
« Quindi è un Potter?» chiede con espressione disgustata.
Gli lancio un’occhiata truce. « È un Lupin, se questo fa qualche differenza»
« Ma è contaminato dai Potter»
« Non vedo il problema» commento in tono serio.
Scorpius mi fa il verso e con voce addolcita precisa « Non ho mai avuto un buon rapporto con i Potter, dovresti saperlo»
« Albus è il mio migliore amico, dovresti saperlo»
Strabuzza gli occhi come se avesse appena ricevuto una doccia fredda. « Cosa?»
« Cosa?», chiedo senza capire, « Non è un segreto. Lo sanno tutti»
« Credevo di essere io il tuo migliore amico!» esclama indignato.
Lo guardo in difficoltà. Come faccio a spiegargli che lui è il mio migliore amico ma non allo stesso modo di Albus? Sono due figure talmente diverse nella mia vita che mi sembra riduttivo etichettare entrambi i rapporti come amicizia o paragonarli tra loro. Scorpius fraintende il mio silenzio e, prendendo le distanze con la scusa di posare qualche libro, inizia a borbottare fra sé e sé.
« Potter», esclama dopo un po’ continuando a parlare da solo, « Tradito per Albus Potter»
Per quanto non mi sia chiaro se Scorpius stia scherzando o l’abbia presa davvero così male, non riesco a non ridere nel vederlo comportarsi in quel modo. « Tradito addirittura?» chiedo divertita.
« Certo», esclama con fare melodrammatico, « E non c’è niente da ridere»
Io, naturalmente, inizio a ridere ancora di più. « Come faccio a tradirti se non sei il mio ragazzo?»
« È uguale! Anzi no, è peggio perché le ragazze non sono importanti ma gli amici sì»
« Si dà il caso che io sia una ragazza» gli faccio notare come se si trattasse di un insignificante dettaglio.
« No, tu non sei una ragazza», precisa affondando i suoi occhi nei miei, « Tu sei mia amica»
« Lo prendo come un insulto?» chiedo sdrammatizzando.
« Non mi riguarda», si volta con fare altezzoso, « Tanto tu hai Potter»
Mi metto a ridere, « Sono proprio una ragazza fortunata ad avere lui»
Scorpius finge di ignorarmi sistemando di fretta qualche libro mentre borbotta « Un altro Potter da aggiungere alla mia lista nera. Non bastava quello sbruffone di James?»
Ripongo nella libreria sul fondo della biblioteca gli ultimi tre volumi e guardo l’antico orologio appeso alla parete. « In perfetto orario», cerco lo sguardo di Scorpius nel buio, «Abbiamo finito»
« Merlino, grazie!» esclama sollevato.
Gli sorrido trattenendo a stento la tentazione di rispondergli “prego”. Non è grazie a Merlino se oggi abbiamo impiegato la metà del tempo, ma non ritengo sia il caso di fargli sapere che ho trascorso l’intero pomeriggio in biblioteca fingendo di studiare e rimettendo al loro posto gran parte dei libri che venivano lasciati in giro dagli studenti. Ho fatto in modo che ne restassero pochi sparsi per la sala, così da poter sfruttare il tempo a nostra disposizione senza farlo arrivare in ritardo all’allenamento.
« Ce n’è un altro qui», Scorpius indica un libriccino impolverato seminascosto dietro il banco di Madama Pince, « Non ci voleva, ho solo quindici minuti per arrivare al campo»
« Lo poso io, tu vai»
« Sicura?»
« Sì, sbrigati»
« Grazie Rosie», mi sorride riconoscente e abbassa la maniglia della porta. Niente. La porta non accenna ad aprirsi.
« Non adesso», esclama Scorpius in preda al panico, « Non di nuovo!»
« È chiusa?», corro ansiosa accanto a lui per controllare.
« Sì», da un calcio contro la porta, « È bloccata!» 
Si lancia per provare ad aprirla con una spallata e poi si accascia scivolando con la schiena lungo il legno. I suoi occhi sfrigolano come metallo incandescente. Entrambi sappiamo bene che non serve a niente provare a sfondarla, ci è già successo di rimanere chiusi dentro la biblioteca durante la nostra seconda sera di punizione. Quando la porta si blocca può essere aperta solo da Madama Pince. Respiro profondamente, non posso permettere che la rabbia di Scorpius mi mandi nel panico. Devo essere lucida e risolvere il problema o sarà nei guai. 
« Dobbiamo fare come l'altra sera» 
Scorpius ignora le mie parole. Rimane seduto a terra fissando il piede del tavolo più vicino come se guardandolo tanto intensamente potesse mandarlo a fuoco. 
« Alzati», lo tiro per il braccio e con voce imperiosa gli ordino « Adesso»
Controvoglia si mette in piedi e con rabbia tenta di divincolarsi. « Ormai è troppo tardi, è inutile!»
Lo spingo verso il bancone di Madama Pince. « Ora tu ti arrampichi, vai a chiamare aiuto e poi corri ad allenarti»
Lancia un'occhiata alle lancette dell'orologio, poi all'apertura del rosone sopra la porta e infine, sbuffando, sale sopra il bancone. Con un piede sulla cerniera dorata della porta e uno su uno scaffale della libreria si spinge fino ad arrivare con le mani alla base del rosone. Si tira su quasi con facilità accovacciandosi all'interno della prima fra le tre aperture più grandi. Per un istante guarda fuori, poi guarda me in basso.
« Bussa alla porta di Madama Pince e scappa al campo da Quidditch» ripeto come se potesse essere utile a qualcosa. 
« Ti aspetto» stava per dire lui, ma lo interrompo prima che possa finire la frase, « Tranquillo, vai»
« Grazie Rosie», sorride impercettibilmente prima di far scivolare il ginocchio verso l'esterno. Vedo sparire gradualmente i contorni della sua figura e dopo pochi secondi sento i suoi piedi atterrare dal salto. Sono grata di non poter vedere come riesce a scendere da là sopra perché almeno posso conservare la speranza che ci siano degli appoggi che gli permettano di non saltare direttamente dal rosone. 
« Vado» mi dice attraverso il legno.
« Veloce!» gli intimo guardando con ansia l'orologio alla parete. Mancano poco più di cinque minuti alle dieci, con un po’ di fortuna arriverà in orario. Finalmente mi rilasso, accorgendomi solo adesso di essere stata in tensione tutto il tempo. Mi siedo sul bancone di Madama Pince tendendo l’orecchio per distinguere i suoi passi nel corridoio. L’ultima volta era già andata a dormire e abbiamo dovuto aspettare qualche minuto prima di essere liberati. Era stato divertente perché nell’attesa Scorpius aveva iniziato a raccontarmi quanto fosse stato imbarazzante bussare alla sua stanza e vederla in camicia da notte. Anche se eravamo separati dalla massiccia porta di legno era come se riuscissi a vederlo mentre parlava. Le sopracciglia aggrottate come ogni volta che è sconvolto da qualcosa che ha visto, gli occhi illuminati da uno scintillio metallizzato per essere riuscito nell’impresa di tirarci fuori da quella trappola e i capelli sparsi in mille ciuffi di platino disordinati per le innumerevoli volte in cui ci ha passato le dita in mezzo per l’eccitazione. Credo sia stato uno dei momenti più belli da quando sono ad Hogwarts, niente a che vedere con stasera. Scorpius è un ragazzo molto particolare, riesce a cambiare umore nel giro di un secondo e a volte mi spiazza con questi continui sbalzi. Non riesco a capire come sia possibile passare dallo sconforto alla rabbia e poi alla farsa, per tornare improvvisamente ad avercela con il mondo intero. Ho sempre sentito dire a tutti – papà in primis – che le ragazze sono lunatiche fino all’inverosimile, ma io non ho mai conosciuto nessuno che lo sia più di Scorpius. Mi scappa una mezza risata all’idea di Scorpius-ragazza e mi do una pacca sulla fronte come per ricordarmi che non dovrei ridere da sola. In realtà non dovrei parlare da sola, il che risolverebbe anche il problema delle risate. Scuoto la testa per far andare via questi pensieri ingarbugliati e mi ricordo di non aver ancora posato il libro che aveva trovato Scorpius. Lo prendo in mano studiandone distrattamente la copertina rilegata in nero. Passo il dorso della mano sopra il titolo argentato per togliere un velo di polvere, ma poi mi rendo conto che  la scritta non si legge bene perché la copertina è così antica da essere ormai rovinata.  « Neverage Vale» cerco di decifrare. Inarco le sopracciglia incuriosita e apro il libro prendendo una pagina a caso. 
 
"...per millenni, a nord della Scozia e in territori desertici della Romania e della Siberia. Le tracce individuate nelle antiche leggende hanno condotto generazioni di maghi su piste dal dubbio fondamento storico. Pochi maghi, partiti alla ricerca dei Dimenticati, fecero ritorno dall'impresa. Fu nel  XVII secolo che per la prima volta una strega ebbe il coraggio di sfidare la sorte e la società imbarcandosi in un'avventura che rimase nella storia. Era, infatti, impensabile a quei tempi che una donna abbandonasse il focolare domestico per intraprendere un viaggio senza la protezione dei maghi di famiglia. L'avvenimento provocò innumerevoli disordini nell'intero regno magico. Il timore popolare era che il Sempiterno potesse ritenere offensivo che la comunità magica mandasse sulle sue tracce una strega e non dei valorosi esploratori. Il nome e il ricordo della strega vennero banditi per decenni..."



Alzo lo sguardo dalle pagine del libro e guardo l'orologio. È passato un quarto d'ora ma non sento ancora movimenti in corridoio. Magari Madama Pince è impegnata e verrà non appena avrà finito. Scorpius me lo avrebbe potuto dire, ma in fondo sono stata io a dirgli di scappare per non fare tardi. Per un attimo il mio cuore si ferma. E se non avesse chiamato Madama Pince? Se le avesse bussato e fosse andato via prima di capire che lei non lo aveva sentito? Magari lei non era in camera e lui non ha avuto il tempo di capirlo. Scendo dal bancone e inizio a percorrere la lunghezza della biblioteca a grandi passi cercando di far andare via questi dubbi. Scorpius non farebbe mai una cosa del genere.  Mi fermo davanti ad una delle grandi finestre che si aprono sul parco, cercando in lontananza i contorni dello stadio. Improvvisamente quello che era solo un dubbio diventa una presa di coscienza nella mia testa. Scorpius lo aveva fatto. Mi aveva lasciata chiusa là dentro. Sento montare la rabbia ed è come se ogni centimetro della mia pelle prendesse fuoco e i miei capelli fossero fiamme. 
« Rose, respira», cerco di calmarmi da sola, « Devi trovare un modo per tirarti fuori da qui»
Mi avvicino alla porta studiandola centimetro per centimetro nella speranza di trovare un modo per aprirla che ci eravamo lasciati sfuggire.
« Alohomora» provo in un tentativo disperato pur sapendo che non avrebbe funzionato. Ci avevamo già provato la scorsa volta. Scorpius, se solo ci penso non riesco a ragionare lucidamente. Sono furiosa con lui. Come può essersi dimenticato di me in questo modo? Io non lo avrei mai fatto, io non potrei mai cancellarlo dalla mente in un istante, io per aiutarlo ho passato un pomeriggio a pattugliare la biblioteca, possibile che per lui sia troppo impegnativa l'idea di bussare ad una porta? Devo anche finire i compiti per domani visto che ho preferito passare il mio tempo in modo diverso e invece mi trovo qui, rinchiusa in una trappola da sola e senza via d'uscita. Respingo a fatica un groppo in gola. Ansia, rabbia, delusione, non so neanche cosa sia. Guardo il rosone sopra la porta e capisco che è la mia unica scelta se non voglio provare un volo dal terzo piano del castello. Salgo in piedi sul bancone di Madama Pince e provo ad imitare le stesse mosse di Scorpius. Metto il piede sulla cerniera della porta ma non ho il coraggio di tirarmi su perché sono certa di scivolare via da un appiglio così piccolo. Devo cambiare strategia. Sfrutto gli scaffali della libreria come scaletta e riesco a raggiungere la cima, issandomi a sedere sopra la copertura dell'antico mobile di legno. Il rosone è a mezzo metro da me, riesco a vederci attraverso ma anche se mi sbilanciassi per provare a raggiungerlo non credo di avere la forza necessaria per reggermi solo con le braccia e riuscire a tirarmi su. 
« Pensa Rose, pensa», mi stringo le mani sulle tempie per spremere letteralmente le meningi fino a quando non mi viene un'idea. Tiro fuori la bacchetta, « Accio libro»
Il libro che stavo leggendo poco prima vola dritto nelle mie mani. Lo guardo come per infondergli fiducia e lo appoggio accanto a me. Mi sistemo in modo da aver la miglior visuale possibile del corridoio fino alla  stanza di Madama Pince. Chiudo gli occhi un istante per trovare la massima concentrazione. 
« Wingardium leviosa» 
Il libro inizia a levitare ma dopo pochi centimetri cade di nuovo sul legno. Sono troppo nervosa, non riesco a controllare la magia. « Rose, adesso devi calmarti», mi dico da sola e stranamente mi do ascolto, « Wingardium leviosa»
Stavolta sento che il collegamento tra il libro e la mia bacchetta è molto più saldo. Mantenendo la massima concentrazione lo faccio levitare attraverso il rosone lungo i primi metri del corridoio e, una volta davanti la stanza di Madama Pince, muovo la bacchetta in modo da far sbattere più volte il libro contro la porta. Quando sento muoversi i meccanismi della serratura lascio cadere il libro per terra. La porta si apre pochi istanti dopo e un'assonnata Madama Pince si affaccia a scrutare il corridoio deserto. Non trovando nessuno sembra incerta sul da farsi, ma alla fine decide di venire verso la biblioteca. Cercando di fare in fretta inizio a scendere sfruttando di nuovo gli scaffali come scaletta, anche se mi tremano le gambe per il nervosismo. Scivolo giù dal bancone appena prima che la porta della biblioteca si apra. Madama Pince mi guarda confusa, cercando Scorpius con lo sguardo.
« È scappato all'allenamento di Quidditch subito dopo averle bussato» lo giustifico con un sorriso innocente. Sembra crederci quindi mi lascia passare senza aggiungere altro. Esito di fronte a lei, incerta se chiedere o meno. Apro la bocca, ma poi me ne pento all'istante e la richiudo.
« Signorina Wealey, deve dirmi qualcosa?»
Arrossisco sotto il suo sguardo indagatore. « No», guardo la punta delle mie scarpe e poi mi decido, « Soltanto... Scorpius mi aveva chiesto di scusarmi con lei da parte sua per essere tornato a bussare una seconda volta, ma era in ritardo e non poteva più aspettare»
Madama Pince assottiglia gli occhi con fare confuso. « La seconda volta?»
Rimango in apnea nella speranza di nascondere la sensazione di aver appena preso un pugno in pieno stomaco, mentre lei precisa « Non aveva bussato nessuno prima di adesso»
« Probabilmente non lo ha sentito, avrà fatto piano» concludo con un sorriso gentile che rasenta l'isteria. Madama Pince mi lancia un'ultima occhiata perplessa prima di sparire dentro la biblioteca per assicurarsi che sia tutto in ordine. Mi allontano rapidamente, fermandomi solo per raccogliere il libro scivolato dietro la porta aperta della camera da letto della bibliotecaria. Neanche mi rendo conto di quanto stia stringendo le dita intorno al bordo della copertina fino a quando non le sento indolenzite, come se prendersela con un libro servisse a qualcosa. 
Quell'idiota, quello stupido idiota egocentrico e irresponsabile. Non riesco a pensare ad altro mentre cammino velocemente lungo i corridoi di Hogwarts. Sono furiosa. Vorrei averlo qui per poterlo picchiare alla Babbana con tutta la mia forza. Come ha potuto? Metto le mani tra i capelli stringendole sulle tempie come se in quel modo potessi far tacere le voci rabbiose che mi vorticano in testa. Voglio solo andare a letto e sognare il momento in cui domani lo vedrò e potrò urlargli contro. Al diavolo anche i compiti. Avrà un motivo in più per sentirsi in colpa quando grazie a lui arriverò impreparata alla lezione di Incantesimi.
« Ancora una volta, no», la voce altezzosa della Signora Grassa mi raggiunge dal corridoio adiacente.
« Acromantula»
 Il mio cuore perde un battito quando riconosco la voce di Scorpius. Corro fino a raggiungere l’angolo e mi sporgo quel tanto che basta per distinguere la sua chioma color platino risplendere al buio di fronte all’ingresso della torre di Grifondoro.
« Giovanotto, credi che io sia disposta a stare qui tutta la notte ad ascoltarti provare tutte le parole che conosci?»
« Mi lasci passare allora», ordina con un tono al limite della disperazione, « Si tratta di una questione importante»
« Mi hai presa per una sciocca?», la Signora del ritratto lo guarda offesa.
Scorpius sospira rassegnato. « Frullobulbo. Ricordella. Thestral. Idromele. Calderone. Avvincino. Zenzerotti.»
Se c’è una cosa che ho imparato da quando frequento questa scuola è che non conviene fare arrabbiare la Signora Grassa, ma Scorpius non può saperlo. Quando dal dipinto viene fuori lo stridulo suono assordante che noi Grifondoro conosciamo fin troppo per i frequenti tentativi della Signora di allietarci con il suo canto stonato, sono costretta a tapparmi la bocca con le mani per contenere le risate. Lo sguardo di Scorpius è a dir poco esilarante. Fissa il dipinto con occhi sbarrati provando invano a coprire le orecchie per isolarle da quella tortura.
« Oh! Sempre sul più bello» si interrompe sbuffando la Signora Grassa mentre scivola via per rivelare l’ingresso che conduce alla Sala Comune. Subito dopo, con aria furtiva, Amelia scivola fuori dal buco del ritratto e urla terrorizzata trovandosi di fronte l’ombra di una persona. Quasi inciampa per farsi indietro, ma Scorpius la afferra per un braccio e le tappa la bocca con una mano.
« Vuoi farci sentire dall’intero castello? Sono stufo di stare in punizione», la zittisce guardandosi intorno come se si aspettasse un agguato da parte di professori e Caposcuola. Amelia impiega qualche istante per mettere a fuoco la figura che si trova davanti, poi i suoi muscoli sembrano rilassarsi e capisco che ha riconosciuto Scorpius. Muove il braccio per districarsi da quella presa e Scorpius si allontana di un passo. Amelia sembra sorpresa, ma tra i due è lui quello a sentirsi più a disagio in quella situazione.
« Non dovresti essere qui» sottolinea sospettosa, poi si guarda intorno come se mancasse qualcosa di fondamentale per completare il quadro. Mi nascondo poggiando le spalle al muro e resto in ascolto.
« E tu non dovresti uscire dopo il coprifuoco. Vuoi davvero ripassare il regolamento adesso
Conosco talmente bene Amelia da sapere che in questo momento sta fulminando Scorpius con lo sguardo.
« Stavi cercando di entrare?»
Scorpius ignora la sua domanda e chiede « Dov’è Rose?»
Trascorre un attimo di silenzio, poi Amelia ripete la stessa domanda con tono confuso. « Dov’è Rose?»
« Dov’è Rose?», chiede ancora lui e nella voce distinguo una nota di panico, « È in camera?»
Qualcosa nel mio stomaco sembra aver iniziato a tirare calci e pugni alla rinfusa. Non lo avevo mai sentito così spaventato. Per un attimo lotto con la tentazione di sbucare fuori sbracciando e urlando « Ehi, sono qui, tutto bene»
« Perché dovrebbe essere in camera? È con te», passa una frazione di secondo prima che Amelia chieda atterrita « Dov’è Rose?»
« Merda!» esclama Scorpius e, prima che me ne renda conto, inizia a correre nella mia direzione. Mi stacco dal muro come se avessi appena preso la scossa e faccio qualche rapido passo confuso nella speranza di trovare un nascondiglio, ma prima ancora di potermi guardare intorno Scorpius mi travolge ed entrambi crolliamo sul duro pavimento di pietra. Per un istante ho l’impressione che stia per alzarsi e lasciarmi lì a terra per correre in biblioteca, ma poi mi vede e sembra impiegarci un’eternità per mettermi a fuoco.
« Rose!» esclama come se non credesse ai suoi occhi mettendosi in ginocchio e prendendomi le spalle tra le mani. Lo guardo sbigottita puntellandomi con i gomiti sul pavimento e quasi smetto di respirare quando si china su di me come per accertarsi che non si tratti di un miraggio. « Come… come hai fatto?»
« Non grazie a te» rispondo in tono acido, pentendomene un istante dopo.
« Stavo correndo da te! Hai… hai ragione», balbetta, « L’ho completamente dimenticato»
Lascia le mie spalle e, rimanendo in ginocchio, sposta tutto il suo peso sui talloni. Ne approfitto per tirarmi un po’ su e mettermi a sedere. Distrattamente controllo un gomito dove, sono certa, domani spunterà un livido enorme. « L’ho notato» osservo con una mezza risata.
« Mi dispiace», le sue dita scorrono nervose tra i ciuffi di platino, « Sei arrabbiata?»
Non so se mi sorprenda di più la semplicità quasi infantile della sua domanda o il fatto che io abbia risposto « No» e che fossi assolutamente sincera.
« Mi farò perdonare»
Non riesco a non ridere sentendo il tono del glaciale e imperturbabile Malfoy spezzato da paura e sensi di colpa. « Non dovresti essere all’allenamento?» chiedo ricordandomelo improvvisamente.
« È stato sospeso»
Lo guardo confusa. « All’improvviso?»
« No, oggi a pranzo», sorride con finta innocenza grattandosi dietro il collo, « Non avevo letto la comunicazione»
Rimango a guardarlo a bocca aperta non sapendo se ridere o arrabbiarmi. « Tu…», esito guardandolo negli occhi per qualche istante, « Tu non puoi essere davvero così»
Scorpius si mette a ridere stropicciandosi i capelli e improvvisamente anche io non riesco più neanche a ricordare per quale motivo fossi così arrabbiata fino a pochi minuti fa.
« Dico davvero, mi farò perdonare» mi attira a se stringendomi in un abbraccio, poi appoggia la fronte nell’incavo del mio collo. Il suo gesto mi spiazza al punto da lasciarmi lì, pietrificata.
« Non serve» biascico, ma la voce esce così piano che temo non mi abbia sentita.
« Weasley, chiedimi qualunque cosa», il suo petto vibra sopra il mio, « Ti porto a cena fuori»
« Non voglio andare a cena con te», inclino la testa all’indietro e mi metto a ridere. Quando i miei capelli sfiorano le punte delle sue dita mi sembra quasi che diventino vere fiamme.
 « Ti porto a Hogsmade. C'è un posto bellissimo, sai?» 
« E come dovresti fare?», lo prendo in giro, « Non possiamo andarci fino all'anno prossimo»
« Non posso svelarti tutti i miei trucchi, Weasley» mi sibila nell'orecchio.
Gli do un pizzicotto sul braccio e lui sobbalza per l'improvviso dolore, ma anziché lasciarmi andare mi stringe ancora di più a sé. « Mi dispiace»
Alzo gli occhi al cielo sospirando rassegnata, cercando di ignorare l'ondata di pesca e menta che travolge i miei polmoni nel momento in cui inspiro. Mi sottraggo al suo abbraccio e mi alzo in piedi, portandomi dietro una scia di quel profumo. Con indifferenza mi spolvero i vestiti sgualciti mentre aspetto che anche Scorpius si alzi. Mi segue lungo il corridoio fino a quando ci troviamo al cospetto della Signora Grassa, che gli riserva uno sguardo indispettito. 
« Ippogrifo» mormoro sovrappensiero. 
« Merlino, mi prendi in giro? Era così facile?» 
Lo guardo fingendo di non capire mentre il ritratto si apre di fronte a noi. E sì, probabilmente ho voluto che lui sentisse la parola d'ordine. 
Scorpius si piazza davanti a me bloccando il passaggio verso il buco con un braccio e annullando la distanza rimanente tra noi due. « Mi odi?»
« Da sempre, non te l'ho mai nascosto», gli sorrido portando una ciocca di capelli dietro l'orecchio e liberandola subito dopo. 
« Mi dispiace così tanto, non so che mi sia preso»
Sbuffo insofferente. « Dove sono finiti i bei Malfoy di una volta che avrebbero pagato pur di avere l'occasione di liberarsi di una Weasley così facilmente?»
Scorpius si mette a ridere e appoggia la schiena allo spigolo del passaggio. 
« Avete intenzione di sbrigarvi o no? Questo freddo potrebbe rovinare la mia voce» si lamenta la Signora Grassa, ma entrambi la ignoriamo.
« Ammetto che la tentazione sia stata forte», dice sorridendo ma poi abbassa lo sguardo e per un istante sembra quasi diventare serio, « Ma quando mi sono reso conto di averti lasciata chiusa lì dentro mi è preso il panico. Ho avuto paura»
« Che mi aggredisse qualche libro?», sdrammatizzo.
Mi da un colpetto sulla fronte con il palmo della mano. « Che ti arrabbiassi con me» 
Gli sorrido e vorrei chiedergli se davvero una persona come lui possa temere di perdere qualcuno di così normale ed insignificante come me, ma come sempre ritengo più opportuno tacere. « Vado, prima che la Signora Grassa decida di non farmi più mettere piede nella torre»
« Ehi, casomai noi Serpeverde siamo famosi per la nostra ospitalità», ammicca.
Rido e gli do una leggera spinta con la spalla. « Buonanotte»
Prima che possa fare un passo, Scorpius si china per darmi un bacio sulla guancia e poi va via.
 
 
 
 
*Note dell’autore: Buonasera a tutti!!! O buongiorno.. dipende XD Eccomi qua con un nuovo capitolo. A poco a poco approfondiamo la conoscenza dei vari personaggi:
- Emy… secondo me è tanto adorabile quanto scontrosa! È un cactus all’esterno, spinosa e apparentemente inavvicinabile… ma semplicemente per all’interno ha tutto un mondo suo così fragile che non può permettersi di farci entrare chiunque. Si vede l’abisso che c’è tra il modo di comportarsi con Teddy e il modo di comportarsi con il resto del mondo.
- Scorpius… inizia a venire fuori il suo carattere fatto di continui alti e bassi e di una memoria che oscilla tra quella di un computer e quella di un pesce rosso ubriaco! È un ragazzo che riesce ad essere estremamente complicato e allo stesso tempo infinitamente semplice, come quando chiede a Rose se si è arrabbiata. Io per prima avrei fatto un milione di giri e ragionamenti prima di arrivare ad esprimere un concetto che potesse condurlo a dirmi spontaneamente se fosse o meno arrabbiato con me ahahah quanto siamo contorti? È tanto bella la semplicità… forse perché è rara!
- Rose… come spiegare Rose? Be’, lei in un certo senso potrebbe essere anche peggio di Scorpius ma proprio grazie a lui non lo è. Mi spiego… Rose si contiene, ma non per questo non mostra tutto di sé, anzi è proprio grazie a questo continuo “contenersi” che è autentica al 100%. Lo abbiamo visto più volte in questo capitolo, quando è con lui non può permettersi di farsi prendere dal panico, dall’euforia, dalle paranoie che la bloccherebbero o che la farebbero diventare talmente esagerata in un senso o in un altro da fare perdere la vera Rose. Invece lei non fa altro che prendere la situazione in mano saldamente ogni volta che Scorpius ha uno dei suoi momenti di squilibrio mentale… e lo riporta in carreggiata con le buone e con le cattive. Rose e Scorpius sono uno la guida dell’altro, solo che forse lui non lo sa mentre lei ne è più cosciente.
Sicuramente avrò dimenticato la metà delle cose che volevo dirvi (come sempre ahaha), ma forse è meglio così… almeno vi stresso un po’ meno di quanto avrei fatto ahahah
 
Grazie infinite (e intendo davvero infinite!!!) a tutti quelli che continuano a leggere e commentare questa storia… sono una persona molto insicura e leggere le vostre recensioni mi spinge ad andare avanti, altrimenti penso che avrei già mollato tutto! Grazie grazie grazie!!!
Un ringraziamento va anche a chi mi ha inserita tra le preferite/seguite… sono contentissima di vedervi crescere ad ogni capitolo *.*
 
Baci a tutti ^^
 
Niko

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


15



« Ragazze sto morendo di fame»
« Dora, quale sarebbe la novità?» ridacchia Hannah.
« Sono seria stavolta, senti come brontola il mio stomaco»
« Vi prego, aspettiamo solo altri cinque minuti» implora Amelia.
« Io non riesco a capirti», prova a dire Albus, « Jimmie oggi ti ha detto che avreste cenato insieme al nostro tavolo»
Amelia annuisce sfoderando un gran sorriso.
« Allora perché stiamo aspettando fuori dalla Sala Grande?», Al si scompiglia i capelli confuso.
« Perché se entriamo insieme magari anche Paul decide di sedersi con noi», sbuffa, « È tanto semplice»
Al rimane per un istante a bocca aperta, poi rinuncia definitivamente. « Io entro. Qualcuno mi fa compagnia?», il suo sguardo vaga casualmente intorno a Dora. La mia amica sta per rispondere quando si blocca.
« Dora», le agito una mano davanti agli occhi, « Ci sei?»
« Rose», sento una mano toccarmi la spalla e avverto una familiare scossa attraversare i miei vestiti. Quando mi volto ritrovo davanti ai miei occhi due profonde pozze color ghiaccio. Resto imbambolata a fissarlo, totalmente incredula. 
« Ciao», saluta con un cenno il restante gruppo; trascorre un attimo di silenzio imbarazzato prima che le mie amiche comincino a borbottare qualche saluto confuso. Lui sembra non farci neanche caso. « Possiamo parlare due minuti?» mi chiede infine.
« Certo» rispondo nonostante mi risulti ancora difficile capire cosa stia succedendo. C’è qualcosa di diverso in Scorpius, ma non riesco a capire cosa. 
« Ragazze, io direi di entrare» Dora si avvicina ad Albus, approfittando della scusa di lasciarci soli. In silenzio guardo Scorpius tirare via distrattamente un filo che spuntava da una cucitura dell’uniforme. I muscoli tesi del collo contraddicono il suo atteggiamento indifferente. Alza gli occhi verso di me e con un mezzo sorriso  inclina la testa di lato per chiedermi di spostarci da là così, mentre i miei amici ancora confusi vagano tra l’interno e l’esterno della Sala Grande, noi ci dirigiamo verso un’ampia finestra ai margini della sala d’ingresso. 
« È successo un casino» annuncia in tono leggero storcendo le labbra in un sorriso forzato.
Inarco le sopracciglia per niente sorpresa ma piuttosto preoccupata. « Cioè?»
« Ieri ho litigato con la squadra», si appoggia al davanzale della finestra proprio al mio fianco e incrocia le braccia rivolgendo lo sguardo al tetto. Restiamo così per qualche secondo, in silenzio, dando le spalle al temporale. « Mi hanno detto delle cose tremende»
« Perché?» chiedo allarmata.
« Mi hanno dato la colpa di tutto» e la sua voce per un istante sembra davvero far intravedere quanto sia ferito.
« Ma di cosa?»
« È da un po’ di  tempo che gli allenamenti vanno male», sospira, « Non c’è sintonia, non riusciamo a far bene neanche le cose più elementari e questo crea ancora più tensione»
Per la prima volta mi trovo in difficoltà con lui. Non so come comportarmi ma qualcosa dentro di me mi suggerisce di rimanere in silenzio e dargli il tempo di elaborare. Mi sembra quasi di sentire gli ingranaggi arrovellarsi nella sua testa al solo pensiero di quello che è successo.
« Ieri la situazione era peggio del solito», riprende come se non ci fosse stata nessuna interruzione, « Boyl ha quasi steso l’altro battitore mancando un bolide che avevano cercato di colpire entrambi, Bennet e Parkins tiravano come due femminucce e gli altri non dicevano una parola»
« E tu?» 
« Io ho fatto il mio dovere», si tira su le spalle del maglione con un gesto nervoso, « Per la prima ora ho provato ad incitare i miei compagni, ho persino lasciato i miei esercizi per mischiarmi a loro e farli tornare con la testa sulle scope»
« E poi?» chiedo quando si ferma.
« Poi li ho mandati tutti al diavolo», fa un’altra pausa prima di puntare gli occhi incandescenti nei miei, « Mi hanno buttato fuori!» esclama quasi ringhiando.
Sbarro gli occhi per la sorpresa. « Dalla squadra?»
« Sì», sbuffa, « Non lo so, non si è capito»
Apro la bocca per dire qualcosa ma ci ripenso e mi limito a guardarlo. Scorpius sta fissando la grande scala di marmo con tanta intensità da poterla incenerire. Vorrei abbracciarlo o semplicemente avere qualcosa da dire in questo momento, ma credo che qualsiasi gesto servirebbe solo a farlo innervosire di più. Mentre sono intenta a fissarlo si volta verso di me e finalmente vedo scattare in lui quella scintilla che cercava di sopprimere dall’inizio della conversazione. 
« Il capitano mi ha buttato fuori dal campo durante l’allenamento», ringhia facendo qualche passo in avanti. Si ferma lasciando scorrere le dita tra i capelli, poi si volta scattando nella mia direzione. « Mi ha buttato fuori urlando che il mio atteggiamento non fa bene alla squadra, che ha sbagliato a darmi delle responsabilità troppo grandi per un ragazzino che non riesce a svolgere neanche il suo compito»
Si blocca a meno di un passo da me e solo quando lo sento respirare affannosamente per la rabbia mi accorgo che sto trattenendo il fiato. Chiude gli occhi e si puntella al davanzale con le mani, circondandomi con le braccia. « La cosa peggiore è stata che gli altri ragazzi poi, nello spogliatoio, gli hanno retto il gioco. Mi hanno detto che avevo esagerato», riapre gli occhi e il suo è uno sguardo di fuoco, « Non ce n’è stato uno, uno solo, che mi abbia difeso»
Scorpius ha tolto ogni barricata. È così vicino che attraverso i suoi occhi posso leggere dentro di lui, posso vedere tutto. Adesso il suo sguardo farebbe paura al più malvagio dei maghi, adesso sento la parte oscura del sangue Malfoy scorrergli nelle vene e gridare vendetta, eppure adesso lo vedo indifeso come mai prima d’ora. E vorrei solo fargli una carezza e sentire quelle guance candide rilassarsi sotto la mia mano. Intreccio le dita alla lana del mio maglione.
« Poi oggi durante la pausa pranzo Kobert mi ha convocato per parlare», torna ad allontanarsi allargando le braccia in un gesto rassegnato.
« Kobert è il capitano, giusto?», Scorpius annuisce, « Che ti ha detto?»
« Mi ha massacrato», sbuffa in una risata ironica, « Ha detto che si aspettava di più da me e che avrei dovuto fare qualcosa per evitare il crollo della squadra, invece sono stato proprio io a causarlo con il mio atteggiamento menefreghista»
« Menefreghista, tu?», esclamo incredula, « Ma se per quella squadra daresti la vita»
« E invece no, a quanto pare no. Non ho reso quanto avrei dovuto né in campo né nello spogliatoio»
« Bene, la prossima volta allora sai cosa devi dire a Kobert?», gli punto il dito contro infervorata quasi quanto lui, « Digli che è lui il capitano e se la squadra non gioca bene o ha un crollo mentale la responsabilità è solo e unicamente sua, non di un ragazzino - come dice lui - che sta già facendo più di quanto dovrebbe»
« Evidentemente non è così» risponde mostrando la sua insicurezza.
« Dai Scorpius, ma stai scherzando?», alzo gli occhi al cielo, « Chi ha provato a far riprendere la squadra in questo momento di calo?»
« Io»
« Nella partita contro Tassorosso chi è stato impeccabile in campo? Tu o lui?», mi guarda esitando e lo rimbecco, « Sei stato tu, te lo dico io»
Scorpius sospira abbassando lo sguardo come se non mi credesse. « Ascoltami», dico in tono deciso, « Non sarò una campionessa di Quidditch ma un po' ne capisco e ti assicuro che anche se non sapessi nemmeno distinguere una pluffa da un boccino potrei dirti con certezza che Serpeverde ha battuto Tassorosso solo grazie a te. Hai mai visto una partita in cui il portiere non prende neanche un goal?», sta per rispondere ma lo blocco, « Per quanto possano aver giocato bene gli altri, sarebbe bastato solo un goal dei Tassi per ribaltare il risultato quindi mi sembra che tu, ragazzino, abbia portato a termine il tuo compito»
Solo quando mi fermo mi accorgo di aver stretto i pugni talmente forte da far sbiancare le nocche. Scorpius guarda con affetto le mie guance arrossate dalla rabbia e accenna un microscopico sorriso. 
« Ehi Malfoy», la voce di Roger richiama la nostra attenzione mentre si avvicina a noi. I muscoli di Scorpius tornano impercettibilmente a tendersi, ma con apparente calma saluta il suo compagno di squadra. Li guardo scambiarsi qualche frase di circostanza rendendomi conto di essere di troppo in quella situazione e lentamente, sperando che nessuno faccia caso a me, mi allontano di qualche passo fino a defilarmi. Incrocio i miei amici mentre escono dalla Sala Grande.
« Avete già finito di cenare?» chiedo per attirare la loro attenzione. Si voltano sorpresi verso di me.
« Rose», esclama Hannah, « Tutto bene?»
Mi stringo nelle spalle e con sguardo innocente chiedo « Non dovrebbe?»
« Ma», balbetta Dora, « Ma Malfoy?»
« Sta parlando con un suo amico»
I loro sguardi mi squadrano dalla testa ai piedi come se volessero capire cosa ci sia di sbagliato in quello che vedono. Mi scappa una mezza risata, « Ragazzi, non è successo niente. Doveva solo raccontarmi una cosa»
Getto un'occhiata verso di lui alle mie spalle, poi rivolgo il mio sguardo all'interno della Sala Grande. « Amelia è ancora dentro?» 
« Sì, è con Jimmie», conferma Albus, « Pare che il suo piano non abbia funzionato»
Rido immaginando cosa stia passando per la testa della mia amica. « Paul non si è seduto con loro?»
« Paul è in punizione con la Shade», ride di gusto Albus e mi lascio contagiare. Mi sembra già di sentire i commenti che farà Amelia in camera dopo cena.
« Al, andiamo», Dora si appoggia al suo braccio e mio cugino diventa improvvisamente paonazzo, « Rose sta per avere di nuovo compagnia»
Getto un'occhiata alle mie spalle e vedo Scorpius avvicinarsi al portone della Sala Grande con Roger e Kobert. Non ha una bella cera.
« Non credo che verrà qua» dico ai miei amici, ma quando mi volto sono già andati via. « Grazie per la considerazione» borbotto tra me e me guardandomi intorno imbarazzata. Faccio qualche passo all'interno della Sala Grande perché non vorrei che si sentisse costretto a dirmi qualcosa o a venire da me, ma al tempo stesso non so se andare a sedermi perché a quel punto se avesse bisogno di parlarmi non verrebbe mai. Scrollo la testa come per far scivolare via i pensieri stupidi e inizio a camminare lentamente verso il tavolo di Grifondoro. Quando sto per raggiungere la zona in cui sono seduti i ragazzi del mio anno mi volto per controllare la situazione e resto sorpresa nel vedere che Scorpius si è separato dai suoi compagni e sta vagando per la Sala Grande stendendo il collo per cercare qualcuno. Proprio in quel momento incrocia i miei occhi e capisco che mi ha trovata. Aspetto che mi raggiunga lì, in piedi tra i tavoli. Pochi istanti dopo si ferma a qualche passo da me ma il suo sguardo non mi sfiora neanche, è perso in chissà quali pensieri. Il luccichio nei suoi occhi mi fa morire le parole in gola. Gli lascio un po’ di tempo, aspettando in silenzio al suo fianco, poi inizio a guardarlo finché anche lui non alza lo sguardo verso di me. Mi limito ad inarcare un sopracciglio, senza dire nulla, e lui risponde alla mia domanda silenziosa dando inizio al suo sfogo.
« È stato peggio di oggi a pranzo», esordisce con voce piatta, « Dopo che sei andata via ci ha raggiunti il capitano»
Cerco di sopprimere il senso di colpa per averlo lasciato solo e quasi contemporaneamente mi do della stupida perché è chiaro che la mia presenza di certo non avrebbe cambiato le cose. 
« Sta seriamente prendendo in considerazione l’idea di chiamare chi merita il ruolo più di me»
« Chi?» chiedo perplessa.
« Drake immagino, era arrivato secondo alle selezioni», fa spallucce, « Sai, non sono stato lì a chiedere»
« Non può farlo!» inveisco.
« Và a dirglielo tu allora» risponde scorbutico.
« Se è arrivato secondo ci sarà un motivo, non è lui a meritare quel posto»
« Evidentemente non importa visto che sono stato tagliato fuori dalla squadra»
« E nessuno ha il coraggio di dire niente?», sbotto, « Tra poco ci sarà la partita contro Grifondoro e senza te in porta perderete di sicuro»
Solo quando il suo sopracciglio si inarca rivelando un’espressione quasi divertita mi accorgo di quello che ho appena detto.
« Cioè», balbetto imbarazzata, « Non in quel senso»
Un sorrisetto si unisce a quell’espressione di scherno e io alzo gli occhi al cielo sbuffando. « Oh, hai capito!»
Mi da un colpetto con il gomito e ammicca, « Certo che ho capito»
Lo guardo in cagnesco e tra me e me scommetto che sta per mettersi a ridere quando anche lui inizia a sbuffare spazientito. « Ci mancava solo lei adesso»
Seguo la direzione in cui guardano i suoi occhi e scorgo in lontananza la figura di Jolie affacciarsi in Sala Grande.
« Se si avvicina è la volta buona che la lascio»
Gli lancio un’occhiataccia, « Non essere scorbutico, magari lei riesce a farti rasserenare un po’»
« No, lei mi fa solo innervosire di più»
« Esagerato» dico con una smorfia di disappunto.
« Ieri quando ha saputo cosa è successo ha avuto il coraggio di dirmi “Quando fai così sei insopportabile, è normale che se la siano presa con te”» dice imitandola con una vocina fastidiosa.
Sbarro gli occhi incredula e l’unica cosa che riesco a dire è « Ah»
« E poi mi stressa», sbotta di nuovo nervoso « Ora come ora non voglio che mi si avvicini nessuno, figurati se mi va di stare con persone che non fanno altro che stressarmi»
Improvvisamente mi sento sbiancare. « Se vuoi ti lascio un po’ solo», sorrido timida torturandomi le dita, « Lo so che anche io ti stresso parecchio»
« Che?», esclama in tono stridulo per poi farsi stranamente calmo, « Proprio tu non stressi per niente, anzi…»
Lascia in sospeso la frase e mi regala un sorriso affettuoso che mi fa arrossire. Nel frattempo Jolie ci ha individuati e, ovviamente, raggiunti. 
« Ciao Scorp» sorride lei attendendo un bacio dal suo ragazzo.
« Ehi» la saluta distrattamente lui senza neanche avvicinarsi. Io sono combattuta tra la tentazione di dargli un pugno sul braccio per il suo comportamento oppure scoppiare a ridere per l’espressione di Jolie. Sembra che le sia appena esplosa una Caccabomba sotto il naso. Abbasso lo sguardo concentrandomi sulle punte delle mie scarpe sperando che nessuno noti quanto mi venga da ridere mentre intorno a noi scende un silenzio a dir poco imbarazzante. Jolie riesce a resistere giusto un paio di minuti prima di andare via su tutte le furie.
« Sei un idiota» commento appena è abbastanza lontana da non poterci sentire, ma non riesco a trattenere un sorriso quando mi accorgo che finalmente lo sguardo di Scorpius sembra più sereno.
« Mangiamo?» chiede con un sorriso innocente. Io lo guardo confusa e lui, come un bambino, spiega « Sto morendo di fame»
Stringe le dita intorno al mio polso e mi trascina con sé qualche metro più in là, sedendosi al tavolo dei Grifondoro. Lo guardo sconcertata per un istante prima di prendere posto accanto a lui. Scorpius Malfoy è seduto tra i Grifondoro e sta addentando una coscia di pollo come se fosse la cosa più normale del mondo.
« Rosie, chiudi la bocca o finirai per ingoiare una mosca» mi prende in giro ridendo.
Gli do un pizzicotto sul braccio e scoppio a ridere mentre lui urla come una femminuccia. Gli rubo un pezzo di pane e non riesco a non guardarlo, godendomi ogni attimo di quel sorriso che ho riconquistato a fatica questa sera. Sento scivolarmi addosso gli sguardi di disappunto misto a curiosità, ignoro persino James che sbattendo il proprio bicchiere sul tavolo va via lanciandoci occhiate truci. Che mi importa delle voci che gireranno domani a scuola? Troverebbero ugualmente qualcosa da inventare, almeno avranno qualcosa di vero su cui parlare. Continuo a guardare Scorpius e, semplicemente, sto bene. Quando tre ragazze del quinto anno finiscono di cenare e vanno via, Amelia scorre lungo la panca insieme a Jimmie fino a posizionarsi di fronte a noi. Mi basta uno sguardo per capire tutto quello che le sta passando per la testa e trattengo a stento una risata. Scorpius beve un sorso d'acqua e poi sfodera il suo sorriso più cordiale.
« Noi non ci siamo mai presentati ufficialmente o mi sbaglio?»
« Così la prossima volta che cerchi di farmi venire un infarto fuori dalla sala comune puoi chiamarmi per nome?»
« Ci terrei immensamente» 
La mia amica lo analizza con lo sguardo per un istante e infine si mette a ridere. « Amelia» si presenta.
« Scorpius» si alza per stringerle la mano con movenze così eleganti da sembrare un uomo di altri tempi. E io sorrido.
 
 
*Note dell’autore: Buonasera ^^ oggi cercherò di essere sintetica…
In questo capitolo iniziamo a capire davvero quanto Scorpius sia passionale, nel bene  e nel male… è questo che lo rende così lunatico da avere continui sbalzi d’umore, ma Rose è comunque là per farlo tornare nei ranghi. Al tempo stesso però è stato lui a far succedere una cosa straordinaria: Rose se n’è fregata altamente di tutte le sue solite paranoie e si è goduta il momento!!! Possiamo ritenerci piuttosto soddisfatte ^^
Ringrazio tutti quelli che hanno lasciato una recensione (prometto di rispondere il prima possibile!!!) e chi ha aggiunto la mia storia alle preferite/ricordate/seguite!
Grazie grazie grazie, grazie infinite! 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


16


Asciugo il sudore dalla fronte spostando con il dorso della mano un ciuffo sfuggito dalla mia coda alta e prendo fiato un attimo. Le zanne di serpente sono dure da triturare nel mortaio e devo ancora aggiungerne altre quattro. Con la coda dell’occhio guardo il mio nuovo compagno di banco e non riesco a trattenere un sorriso. Sono sempre stata seduta con Amelia o Albus ma oggi sono arrivata in aula insieme a Scorpius ed è stato così naturale andare verso lo stesso banco che non ce ne siamo quasi accorti fino a quando è arrivato Kiraly.
« Hai bisogno di aiuto con quelle zanne?» mi chiede facendo la mossa di spolverare il bicipite.
Alzo gli occhi al cielo, « Idiota»
Prendo altre due zanne e le aggiungo alle precedenti, ormai ridotte in polvere.
« Che programmi hai per la serata?»
« Che serata?» chiedo distrattamente.
« Oggi è San Valentino», mi dà un colpetto con il palmo della mano sulla fronte.
Gli mando un’occhiataccia e poi rispondo « Penserei che sia un invito se non ci fosse Jolie»
« Magari potrebbe esserlo ugualmente» ammicca malizioso.
Gli pesto il piede e trattengo a stento le risate quando dà una ginocchiata contro il tavolo. « Ben ti sta» commento soddisfatta.
« Ritiro il mio invito» borbotta scontroso.
Faccio una mezza risata, non riesco proprio a rimanere seria accanto a lui. « Spero che tu abbia organizzato qualcosa per Jolie»
« Ci penserò più tardi»
« Vuol dire che improvviserai sul momento sperando che si sciolga solo perché sei tu?»
Si mette a ridere, « Hai capito tutto»
Scuoto la testa contrariata, « Povera ragazza»
« Dovrebbe ringraziarmi», commenta con convinzione, « Fino a ieri ero sicuro che non avremmo passato la serata insieme»
« Avete litigato per la milionesima volta?»
« No, ma stasera avrei dovuto avere Quidditch», mi guarda serio, «  Le cose in squadra si sono sistemate da pochi giorni, non avrei mai saltato un allenamento per lei»
« Come sei romantico», la mia voce stizzita risulta comica alle sue orecchie.
« Tu avresti fatto la stessa cosa»
« Come puoi saperlo?», alzo un sopracciglio, « Non gioco neanche a Quidditch»
« Ti conosco abbastanza per saperlo»
Gli faccio una smorfia e asciugo di nuovo il sudore, sperando che il rossore delle mie guance passi per affaticamento.
« Tu invece che farai?» chiede curioso.
Butto nel mortaio le ultime due zanne di serpente e ricomincio a pestare. « Niente»
Si mette a ridere, « Dai, a me puoi dirlo»
« Non ho idea di cosa tu stia parlando»
Stavolta è lui a scuotere la testa. « Oggi ti sei pure pettinata», sottolinea, « Su chi speri di fare colpo?»
« Per tua informazione, io mi pettino ogni giorno» rispondo acida.
Scorpius ride di gusto e io, senza accorgermene, inizio a pestare le zanne con maggiore foga.
« Mai in questo modo però»
Lo ignoro per qualche secondo, poi non resisto più e sbotto. « La smetti di fissarmi, per favore?»
« Sei arrossita», scoppia a ridere.
Nel momento in cui lo dice mi sento avvampare ancora di più, fino alla punta delle orecchie.
« Che carina», mi prende la guancia tra due dita accarezzandola, « Sei timida»
« Non sono timida», borbotto senza rivolgergli neanche uno sguardo, « Odio quando la gente mi fissa»
« Perché?» chiede realmente incuriosito.
« Non c’è un motivo, mi dà fastidio e basta», rispondo esasperata, « Possiamo cambiare discorso?»
« Va bene, va bene» mi concede ridendo, ma continua a fissarmi divertito.
Gli pesto di nuovo il piede ma stavolta con più forza e mentre si rannicchia per il dolore biascica un « Ok, la smetto»
Controllo che la polvere all’interno del mortaio sia abbastanza fina, mentre accanto a me Scorpius sta per versarla all’interno del suo calderone. Prendo rapidamente la bacchetta e gli allontano la mano rischiando di far cadere tutta la polvere per terra.
« Ma che ti prende?» sbotta Scorpius.
« Devi prima mettere nel calderone sei pungiglioni di celestino essiccati e portare a bollore, altrimenti…»
La mia frase viene conclusa da un’esplosione proveniente dal calderone di Albus che, come stava per fare Scorpius, ha invertito l’ordine degli ingredienti.  Mi guarda con espressione sbalordita e, sorridendo, mi stringo tra le spalle.
« Hai salvato la mia pozione» esclama incredulo.
« Ho salvato la mia vita», rispondo con naturalezza aggiungendo alla mia polvere quattro misurini di composto base, « Non ci tengo a stare vicina ad un calderone che esplode»
« Guarda», mette una mano sul mio braccio con espressione riconoscente, « Se non ci fosse stato nessuno in aula ti avrei baciata»
« Menomale che qua c’è sempre tanta gente allora»
« Weasley, se noi potessimo stare insieme tu non mi resisteresti» risponde altezzoso.
Scoppio a ridere e gli passo i pungiglioni di celestino. « Malfoy, pensa a lavorare»
Per un paio di minuti ritorna la calma. Entrambi ci concentriamo sulle nostre pozioni anche se mi risulta impossibile non sorridere sentendolo canticchiare tra sé e sé. Credo che sia contro la sua natura rimanere in assoluto silenzio. Mentre mescoliamo in senso orario la pozione, senza smettere di canticchiare, ricomincia a fissarmi.
« Piantala»
Si mette a ridere e non smette di lanciarmi lunghe occhiate accompagnate da sorrisi maliziosi. Mi sforzo di ignorarlo per non dargli soddisfazione ma anche da sola mi accorgo di essere arrossita di nuovo.
« Potrei finirla se solo mi dicessi chi ti piace»
Lo fulmino con lo sguardo.
« Non può non esserci nessuno», sfodera il sorriso più angelico di cui è capace, « Per chi si fa bella la nostra Rosie?»
Sbuffo spazientita. « Rich», dico sottovoce, « E adesso smettila immediatamente»
« Rich? Rich di Tuc e Rich?» chiede sconvolto prima di scoppiare a ridere.
« Perché non lo dici un po’ più forte?», sbotto, « Forse sulla torre di Astronomia non hanno sentito bene»
Scorpius continua a ridere di gusto. « Ma ha la faccia da babbeo!»
Gli mando un’occhiataccia, « Non mi sembra di aver chiesto la tua opinione»
Cerco i rametti di aconito nella dispensa chiedendomi per quale assurdo motivo, tra migliaia di studenti, io abbia scelto di nominare proprio Rich. Sarebbe stato meno rischioso dire qualcuno che almeno non conosco. Quando ritorno al banco Scorpius sembra aver domato le risate e con tono quasi serio mi dice « Però effettivamente vi vedo bene insieme»
« Dovrei prenderlo come un insulto?»
« Perché?», sbarra gli occhi, « Sei stata tu a dire che ti piace»
« E tu hai detto che ha la faccia da babbeo»
« Ma non in senso brutto», inarco un sopracciglio non afferrando il lato positivo dell’essere un babbeo quindi lui prova a spiegare, « Volevo dire che sembra molto…»
Ci riflette su qualche secondo di troppo per poi concludere, « Sembra molto buono o ingenuo, non saprei, un sempliciotto»
« Un babbeo quindi», alzo gli occhi al cielo.
Si mette a ridere, « Però è un bravo ragazzo, si vede»
« Questo lo so, è uno dei miei più cari amici»
« Stareste davvero bene insieme», riflette aggiungendo l’aconito alla sua pozione, « Dovresti provarci»
« Cosa?», quasi balbetto, « Non se ne parla»
« Non dirmi che sei una di quelle che crede che il primo passo spetti sempre all’uomo»
« Non è questo» rispondo guardandolo in cagnesco.
« E cosa allora?», il suo è quasi un tono di sfida.
« Non credo sia il caso», faccio spallucce, « Tutto qua»
« Pensi di non piacergli?»
È assurdo quanto riesca a diventare serio quando si parla di queste cose, mentre io vorrei solo cambiare argomento. Mi sento terribilmente a disagio. Guardo Tuc e Rich qualche banco più in là e mi scappa una mezza risata. Sono entrambi mingherlini ma Rich è già parecchio più alto di Tucker. Sono praticamente opposti in tutto. Tuc ha la carnagione scura, il viso un po’ allungato e gli occhi castani come i capelli. Rich ha i tratti più delicati, la carnagione chiara, dei magnetici occhi di una sfumatura tra il verde e l’azzurro e il viso incorniciato da corti capelli castano chiaro e ricci. È decisamente un bel ragazzo ed è anche molto simpatico. Distolgo lo sguardo da lui e rivolgo un sorriso dai mille significati a Scorpius.
« Non credi di essere alla sua altezza?»
Arrossisco ricordandomi improvvisamente quanto bene riesca a decifrare i miei pensieri nei momenti meno opportuni. « No, no», ma la mia risposta poco convinta non sembra riuscire ad essere presa sul serio.
« Sei una cretina»
« Tu fattelo scappare e sei un uomo morto», gli sorrido come se avessi appena detto qualcosa di dolce.
 
 
 
* * * *
 
 
 
« Lo giuro, se vedo un altro cuoricino do di stomaco» borbotto sbattendo la mia borsa sulla panca in Sala Grande. 
« È San Valentino», Andromeda si stringe nelle spalle, « Che ti aspettavi?»
Sbuffando prendo posto accanto a lei. « Ma che hanno quelle due?» chiedo incuriosita osservando Iz e Medea confabulare tra di loro. Sembrano non sentirmi, ma non ho neanche il tempo di pormi delle domande perché improvvisamente Cloe ridacchiando annuncia « Ragazze, è arrivato» 
Le mie due amiche si voltano di scatto verso l'ingresso, poi si affrettano a cercare qualcosa dentro i loro mantelli e in una sincronia quasi terrificante soffiano un bacio sulla mano. Dal palmo di Izzie e Medea si sollevano due bigliettini rosa identici che attraversano la Sala Grande fino a raggiungere James, gli volteggiano intorno e gli schioccano un bacio sulla guancia prima di atterrare tra le sue dita. 
« Non ci credo» esclama Izzie nascondendo il viso tra le mani.
« Dimmi che non lo abbiamo fatto», implora Medea affondando il viso nel mantello dell'amica.
« Si può sapere cosa gli avete scritto?» chiedo divertita.
« I nostri nomi» risponde Izzie.
« Ma tanto non si ricorderà che noi ci chiamiamo così, vero? », Medea prende l'amica per le spalle con fare allarmato, « Vero?»
« Io credo di sì invece», interviene Cloe trattenendo a stento le risate, « Altrimenti perché starebbe venendo qui?»
« Sta venendo qui?», Medea è in preda al panico, « Emy dimmi che sta scherzando»
« Fatemi scomparire, vi prego» esclama Izzie guardandosi intorno come alla ricerca di una botola nascosta in cui potersi rifugiare. Ridendo mi volto a controllare e vedo James camminare spavaldo verso il tavolo dei Corvonero insieme al suo amico Kurt.
« Izzie, Medea», le mie amiche diventano quasi di pietra quando sentono la voce di James pronunciare i loro nomi, « Buonasera ragazze»
Si voltano quasi contemporaneamente verso di lui e in un balbettio confuso rispondono. Le guance di Iz sono paonazze, mentre Medea sembra cercare di nascondersi sotto la lunga frangia castana.
« Se vi andasse di fare un salto di qualità, piacere, io sono Kurt Avery»
Il compare di mio cugino porge la mano a tutte le mie compagne di camera per poi soffermare lo sguardo su di me. « Vi consiglio di fare in fretta però, non so per quanto tempo ancora rimarrò su piazza»
Sento gli sguardi di tutti puntati ingiustamente su di me ma mi sforzo di ignorarli per non dare soddisfazione al sorriso divertito di James. Fortunatamente l’attenzione del gruppo viene rapita dopo appena pochi secondi dall’arrivo di una decina di Cuoricini Parlanti che per poco non si azzuffano in aria nella corsa per arrivare primi al destinatario. Si dividono più o meno equamente tra i due ragazzi e io sembro l’unica ad essere sorpresa dal loro successo in campo amoroso. James inizia subito ad ascoltare le dichiarazioni appena ricevute, mentre Kurt raccoglie i cuoricini in una mano e li conserva nella borsa dei libri che, lo noto solo in quel momento, pare stia per esplodere.
« Devi essere un tipo molto studioso» ironizza Izzie avendo fatto il mio stesso ragionamento.
Kurt porta una mano dietro la nuca ridendo quasi imbarazzato. È strano che non si vanti delle mille dichiarazioni d’amore che avrà ricevuto oggi come invece farebbe mio cugino.
« Ragazze, scusate ma il lavoro chiama» esordisce James sistemando meglio gli occhiali sul naso dopo aver dato ascolto a tutti i Cuoricini.
« Credo che mi prenderò una pausa», risponde l’amico continuando a tenere gli occhi fissi su di me, « Magari resto un po’ qua con loro»
Inizialmente James ride, poi capisce che Avery non sta scherzando. « Fratello, fai sul serio?»
Kurt fa spallucce e si siede tra Izzie e Medea, proprio di fronte a me. Mio cugino lo guarda incredulo, poi decide di lasciarlo perdere e andare via.
« Izzie, Medea», ammicca nella loro direzione prima di allontanarsi e per un istante temo che le mie amiche possano sciogliersi. Kurt si mette a chiacchierare un po’ con tutte ma i suoi occhi celesti finiscono sempre per posarsi su di me creandomi una strana sensazione di disagio.
« Io vado», dico scattando su dalla panca, « Si è fatto tardi e ho ancora molto da studiare»
« Dai Emy, solo altri dieci minuti» piagnucola Medea.
« Voi restate», sorrido, « Tranquille»
Kurt fa per alzarsi, « Ti accompagno»
Per un istante rimango sorpresa, ma cerco di riprendermi subito. « Non ti preoccupare, vado di fretta», poggio le mani sulle spalle  di Andromeda e aggiungo « Mentre loro vogliono restare ancora un po’ quindi, be’, divertitevi»
Le mie amiche mi guardano a bocca aperta ma non riesco a capirne il motivo, sono pure stata gentile. Prima che qualcuno possa dire qualsiasi cosa ne approfitto per tagliare la corda. Appena fuori dalla Sala Grande mi imbatto in una strana folla nervosa e imbellettata. 
« Chi aspetta la mia bella Emy?», riconosco al volo la voce di mio cugino Fred, che mi circonda le spalle con un braccio.
« Proprio nessuno», gli riservo uno sguardo a metà tra il corrucciato e il divertito, « Stavo andando in Sala Comune»
Prima di accorgermene Fred mi sta dirigendo verso il lato opposto in cui stavo andando io. « Niente fretta», mi rassicura a modo suo, « È tradizione»
« Tradizione?» chiedo confusa un attimo prima di vedere l'intera famiglia radunata poco più in là della scalinata di marmo. Ci sono praticamente tutti, persino Molly e Lucy.
« Finalmente», esclama Dominique, « Mancavi solo tu»
Mi prende per il braccio trascinandomi al centro del gruppo mentre continuo a non capire cosa stia succedendo. 
« Emy rassegnati, non c'è via di scampo dall'idiozia dei tuoi cugini» mi consola Albus.
« Dice così solo perché lui non ha il coraggio di fare il primo passo» lo deride Fred dandogli una gomitata amichevole.
« No, dico così perché siete degli idioti» borbotta Al massaggiandosi il braccio, ma non credo che gli altri lo abbiano sentito.
« Il primo passo?», mi guardo intorno in cerca di spiegazioni, « In che senso?»
« Per dichiararsi», Fred esibisce il suo miglior sorriso e il suo sguardo mi ricorda spaventosamente lo zio George, « Davanti a tutta la famiglia»
« Cosa?» chiedo sbarrando gli occhi.
Victoire ride e viene in mio soccorso. « Chi vuole farci un regalo o passare con una di noi la sera di San Valentino deve avere il coraggio di venire qua e agire davanti al resto della famiglia», poi alza gli occhi al cielo spostando con una mano il ciuffo dalla fronte, « Secondo me è un'idea dello zio Ron, ma qua nessuno vuole ammetterlo»
Dominique e Louis si mettono a ridere mentre Roxanne sembra l'unica ad essere confusa quanto me.
« Ma è una cosa ridicola» sbuffo.
« Già», mi appoggia Rose, « Però in certi momenti è divertente»
« Victoire detiene il record» sghignazza Dominique.
« Record? » chiedo.
« Di ragazzi semi-deceduti nel tentativo di conquistarla», ghigna Fred soddisfatto. 
« Alcuni non hanno retto lo stress di questa situazione» precisa lei facendo spallucce.
« Vi ricordate quello che non è riuscito a dire neanche una parola?» dice Molly trattenendo a stento le risate.
« Sembrava che si fosse affatturato da solo con l'incantesimo Languelingua» continua Lucy facendosi contagiare dalla ridarella.
« Non è stato per niente divertente» prova a sgridarle Victoire risultando, però, poco convincente dato che anche lei si è messa a ridere.
« Naturalmente lo stesso vale per Fred e gli altri ragazzi della famiglia», spiega Rose, « Se decidono di fare il primo passo con qualcuna dobbiamo essere tutti presenti»
« Che usanza barbara» borbotta Albus e quasi provo tenerezza per lui che è sempre stato così timido.
« Ma non si potrebbe semplicemente aspettare un altro giorno per agire in tranquillità?»
« È San Valentino», James sbuca fuori all'improvviso e solo allora mi accorgo della sua assenza, « Se lo fai oggi è tutto più magico»
« E hai molte più probabilità di ottenere un sì» conclude Fred battendo il pugno al neo arrivato. 
« Occhi aperti, si avvicina qualcuno» annuncia eccitata Dominique. Mentre tutti si girano ad osservare il malcapitato riconosco la voce di Kurt e improvvisamente spero che il pavimento si apra e mi risucchi. 
« James, finalmente ti ho trovato», esclama mettendogli una mano sulla spalla, « Buonasera a tutti»
A quanto pare Kurt è quasi uno di famiglia, conosce tutti i miei cugini. Mentre gli altri lo salutano cerco di nascondere il viso nella speranza che non mi veda. 
« James continua ad essere esonerato dal gioco?» chiede divertito.
« Sì, non c'è gusto con lui perché le sue spasimanti sono del tutto folli e non si fermano davanti a nulla», sbuffa Fred, « La nostra punta di diamante rimane Victoire»
Kurt ride di gusto e le chiede « Quanti ne hai sterminati quest'anno?»
« Visto che fai tanto lo spiritoso, tu che hai concluso stasera?» ribatte lei. Il mio stomaco si attorciglia fino a strizzarsi.
« Me la sono fatta scappare», ride grattandosi dietro la nuca, « Ma ho ancora un asso nella manica» 
Prima ancora di comprendere le sue parole lo trovo davanti a me mentre rovista nella borsa dei libri. Ad un tratto tira fuori una matita e me la porge come se in mano stesse tenendo un bouquet di fiori. 
« Prendila» mi incita e in un attimo tutti gli occhi sono su di me. Deglutisco a fatica e maledicendo me e tutta la mia settima generazione accetto il suo regalo alquanto bizzarro. La guardo, è una banalissima matita spuntata. Non so se sono più imbarazzata o confusa ma mi sforzo per dire un poco convinto « Ehm...grazie»
Ad un tratto sento la matita allungarsi tra le mie dita ed affusolarsi in un lungo stelo da cui infine sboccia una rosa rossa. 
« L'ho fatta io», ammette soddisfatto, « Ti piace?»
Non ho il tempo di rispondere perché James mi salva stringendo il braccio intorno al collo di Kurt e costringendolo a piegarsi in avanti. « Sei diventato proprio un rammollito» gli dice mentre lo tortura strofinandogli il pugno tra i capelli. Tra le risate generali quei due iniziano ad azzuffarsi come solo due amici del cuore sanno fare e, per mia fortuna, si allontanano. 
« E brava la nostra Emiliy», esordisce Dominique con aria maliziosa, « Non me lo sarei aspettato» 
« Sembra quella tranquilla e innocente» commenta Fred ammiccando verso di me.
« Piantatela» sbuffo spazientita.
« Sapevo che quest'anno sarebbe stato ricco di sorprese ma non avevo messo in conto anche te» continua lei. 
« Che altre sorprese ti aspetti?» chiede Molly curiosa.
« Mi sembra ovvio», il suo sguardo si posa su mia sorella, « La coppia del momento»
Rose strabuzza gli occhi e le sue guance assumono la stessa gradazione vermiglia dei capelli.
« Già che ci siamo», continua Dominique, « Come mai avete litigato?»
« Litigato?», risponde lei senza capire, « Non abbiamo mai litigato»
« Ma se vi abbiamo visti tutti», interviene Fred, « Pochi giorni fa in Sala Grande»
Rose si concentra per capire a cosa si stiano riferendo, poi sembra ricollegare il tutto e si mette a ridere lasciando tutti basiti. « Non stavamo litigando»
« Avete passato mezz’ora ad urlarvi contro qui fuori e non so chi dei due sembrasse più nervoso», spiega Fred come per invitarla ad ammettere la realtà, « Poi tu sei scappata via e quando lui ti ha raggiunta è sceso il gelo»
« Aveva litigato con la squadra», Rose alza gli occhi al cielo.
« Certo», ridacchia Dominique, « Allora come spieghi quello che è successo con Jolie?»
« Cioè?» chiede sempre più disorientata.
« Eravate proprio un bel quadretto tutti e tre, soprattutto quando lei è andata via furente», mia cugina sbuffa e in quel momento sembra tanto zia Fleur, « Insomma, è tutto così ovvio: avete litigato perché a te non sta più bene questa situazione e alla fine lui ha scelto»
Passa un attimo di silenzio in cui non so davvero cosa aspettarmi, poi Rose scoppia a ridere.
« Ma che le è preso?» chiede Roxanne sconvolta.
Mia sorella si appoggia ad Albus per cercare un sostegno mentre tiene una mano sullo stomaco per le troppe risate. « Voi siete matti», biascica mentre asciuga una lacrima, « Davvero ragazzi, io vi adoro»
« Rosie, stai bene?» chiedo allarmata. Quasi non riconosco mia sorella. Che fosse o meno la verità, la Rose che conosco io non avrebbe mai reagito in questo modo.
« Fred, anziché affaticare il cervello su queste cose perché non fai qualcosa?», dice facendolo voltare verso la porta della Sala Grande e poi urla, « Ciao Hannah, vieni!»
Mentre la ragazza ci raggiunge vedo il viso di mio cugino assumere una sfumatura di panico che non gli avevo mai visto prima addosso.
« Rose uno, Fred zero» commenta Victoire e tutti ci mettiamo a ridere.
« Ciao ragazzi», saluta lei un po’ intimidita.
« Ciao Hannah», Fred è il primo a rispondere. « V-vuoi venire a  Hogsmeade con me?» balbetta senza riuscire a guardarla negli occhi.
« Ehm»,  l’amica di Rose con espressione mortificata inizia a torturarsi la treccia castana poggiata sulla spalla, « Io non posso ancora andare a Hogsmeade»
Fred si da un comico schiaffo sulla fronte e poi si affretta a correggersi, « Volevo dire», prende un grande respiro, « Ti andrebbe di fare una passeggiata nel parco con me?»
La ragazza annuisce con convinzione sfoderando un sorriso raggiante.
« Vi conviene sbrigarvi, tra poco scatta il coprifuoco» interviene Molly.
« Ho i miei trucchetti» ammicca Fred, poi mette un braccio intorno alla vita di Hannah e la conduce via.
« È proprio un imbranato», ride Dominique, « Non come il mio ragazzo». Con lo sguardo scavalca un gruppo di Corvonero e adocchia quello che immagino sia il suo fidanzato. Solo quando è abbastanza vicino ricordo di averlo già visto durante la partita di Quidditch, è il cercatore di Tassorosso. Senza indugiare più di tanto le regala un enorme mazzo di rose e poi le afferra il viso per baciarla con passione. Albus tappa gli occhi a me e Roxanne guadagnandosi un pestone sui piedi da entrambe.
« Ragazzi è stato un piacere, ma adesso noi andiamo» dice Dominique staccandosi a stento dalle labbra del ragazzo prima di prenderlo per mano e correre via.
« Solo io li trovo vomitevoli?» chiedo con la nausea allo stomaco.
« Sono felice di sentirtelo dire», la voce di Teddy mi sorprende alle spalle mentre mi scompiglia affettuosamente i capelli, « E quella cos’è?»
Il suo sguardo allarmato indica la rosa che avevo dimenticato di tenere ancora in mano. Arrossisco fino alle punte delle orecchie e quasi mi ingarbuglio la lingua per rispondere velocemente « Niente»
« Emy ha uno spasimante» annuncia con voce dolce Victoire.
« Non ho un bel niente» borbotto corrucciata incrociando le braccia al petto mentre Teddy mi squadra dalla testa ai piedi.
« Noi due poi facciamo i conti», quasi mi minaccia per poi rivolgersi al resto della famiglia, « Dimenticavo la tradizione di famiglia, com’è andata quest’anno?»
« Louis e Albus sono troppo fifoni per fare il primo passo con le ragazze per cui hanno una cotta», inizia ad elencare Roxanne contando sulle dita e guadagnandosi due occhiatacce di fuoco, « Il ragazzo di Lucy è passato prima di andare all’allenamento di Quidditch per regalarle una scatola di cioccolatini, quello di Molly ha preso i M.A.G.O. l’anno scorso quindi lei è fuori gioco, Emy ha la rosa di Avery, Fred è appena andato via con Hannah, Dominique sta divorando il Cacciatore dei Tassi, Victoire ne ha fatti fuori cinque o sei – ho perso il conto – all’inizio della serata, Rose aspetta ancora Malfoy e James è in giro a collezionare ragazze»
Mia sorella alza gli occhi al cielo ma è talmente stanca di farlo che neanche ribatte. Teddy si mette a ridere di gusto, poi le chiede « E tu?»
« Io in questo momento voglio solo dormire quindi vi saluto» risponde Roxanne con sguardo spensierato.
« Andiamo anche noi» concordano Molly e Lucy.
« Credo sia ora di tornare al dormitorio per tutti», raccomanda Teddy con sguardo ammonitore, « Ognuno nel proprio, giusto Rosie?»
« Ci rinuncio», alza gli occhi al cielo sbuffando, « Buonanotte» e borbottando tra sé e sé va via.
« È inutile che mi guardi così», rispondo altezzosa agli occhi accusatori di Teddy, « Io volevo andare in Sala Comune almeno un’ora fa»
« Corri», dice in un finto tono serio prima di scompigliarmi affettuosamente i capelli, « Buonanotte»
Sorrido ad entrambi e vado via.
« Ah Victoire, ho trovato il libro che mi chiedevi l’altro giorno», sento dire a Teddy mentre mi allontano, « Se vieni nel mio studio te lo do»
 
 
 
 
*Note dell’autore: Buonaseraaa!! So che siamo abbastanza lontani da San Valentino ma lasciamoci trasportare da quest’atmosfera pseudo-romantica per una sera ahaha È un capitolo non-sense, ne sono pienamente cosciente, però avevo sempre immaginato questa “Tradizione di famiglia” quindi non ho resistito alla tentazione di inserirla. Credo sia inevitabile una situazione così imbarazzante (al limite del comico) quando c’è un numero così elevato di Weasley-Potter all’interno della stessa scuola… è ovvio che in un modo o nell’altro si diano il tormento da bravi cugini imbranati e dispettosi allo stesso tempo! Così abbiamo avuto anche modo di fare il punto a proposito delle varie situazioni sentimentali… e abbiamo iniziato a capire quanto sia complicato il rapporto tra Emy e l’universo maschile in generale (fatta eccezione per Teddy naturalmente)
Spero di non avervi annoiate troppo… fatemi sapere che ne pensate ^^
 
Per concludere al meglio ringrazio di cuore GiulyC92, Mrs_Lupin, RosePluffa48, Maddie3006, Fede Malfoy e Rox Weasley che mi regalano sempre immensi sorrisi grazie alle cose stupende che mi scrivono! Non finirò mai di ringraziarvi!!! *.*
Ringrazio anche i lettori silenziosi e tutti quelli  che hanno inserito la mia storia tra le preferite/ricordate/seguite <3 <3 <3
 
Un bacio a tutti :*
 
Niko

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


17


« Potresti spiegarmi una cosa?», mi chiede Scorpius non appena sente sbattere la porta dello stanzino.
« Dimmi»
« Perché siamo finiti di nuovo in punizione?», si gratta la nuca con espressione confusa, « Io non l’ho ancora capito»
« Perché hai aggredito James»
« Io non ho aggredito Potter», esclama sulle difensive, « Stavo difendendo Scott»
Alzo un sopracciglio con fare poco convinto, poi gli volto le spalle per iniziare a lucidare un vecchio manico di scopa.
« Non mi credi?», si sposta in modo da attirare nuovamente la mia attenzione. Prende anche lui una scopa ma anziché iniziare a lavorare si mette a giochicchiarci distrattamente.
« Non ho mai detto questo» specifico in risposta al suo tono serio.
« Non è quello che dice la tua faccia»
« La mia faccia, semplicemente, non capisce per quale motivo siamo in punizione noi due se a litigare erano James e Scott», sbuffo, « Io stavo solo passando da là per andare a lezione»
Scorpius fa spallucce, « Quando sono arrivato stavano già litigando, non so neanche per cosa»
« Allora perché ti sei intromesso?»
« Scott è il mio migliore amico», il suo sguardo non ammette repliche, « E Potter stava prendendo la bacchetta»
« Quindi lo hai disarmato», continuo immaginando la scena.
« E lui è volato addosso a te»
Istintivamente mi strofino la testa nel punto in cui il gomito di James mi ha colpita prima che il peso del suo corpo mi buttasse a terra.
« Ti sei fatta male?», sghignazza divertito, « Sei caduta in un modo buffissimo»
Minaccio di colpirlo con il manico di scopa se non la smette di ridere e lui, riparandosi con le braccia, si allontana verso l'angolo dello sgabuzzino.
« In tutta questa storia, come sempre, io sono solo la vittima», borbotto, « Nel posto sbagliato al momento sbagliato»
« E dato che Potter è finito in infermeria e che Scott era già in punizione per altro...», lascia in sospeso la frase.
« Restavamo solo noi»
« Be'», si avvicina per darmi una leggera gomitata sul braccio, « Diciamo che molte pagherebbero per trovarsi al tuo posto»
Alzo gli occhi al cielo decisa ad ignorarlo.
« Vedi di muoverti, altrimenti non usciremo mai più da qua dentro»
« Ripeto», ammicca prendendo una scopa, « Stai vivendo il sogno di molte ragazze»
Mi scappa una mezza risata, « Questo lo credono già in tanti senza doverci chiudere in uno sgabuzzino polveroso»
« Cioè?» chiede curioso.
« Tutte le voci che girano su di noi», mi metto a ridere ma poi sbarro gli occhi notando il suo sguardo sorpreso, « Davvero non hai sentito niente?»
« Assolutamente»
« Per farla breve, sono tutti convinti che stiamo insieme»
« Ma io sto con Jolie» sottolinea in tono divertito.
« Oh, non importa», rido, « Anzi, teoricamente tu avresti già scelto»
Strabuzza gli occhi incredulo e io non riesco a non ridere.
« Hai presente la sera in cui mi hai raccontato dei problemi in squadra?», annuisce invitandomi a proseguire, « La versione ufficiale è che il nostro fosse un litigio»
« Un litigio?», chiede sempre più sconvolto, « Noi non abbiamo mai litigato»
« Quello che ho detto anche io», rispondo con un sorriso, « Ma in realtà noi abbiamo litigato perché volevo che lasciassi Jolie e alla fine lo hai fatto»
Scorpius scoppia a ridere di gusto e non riesco a non seguirlo. « Ma da chi l'hai sentita questa storia?»
« La prima volta dai miei cugini più di un mese fa, ma poi anche da altri»
« Tipo?», il suo sguardo sembra non resistere alla curiosità di sapere tutto.
« Non mi ricordo», faccio spallucce riflettendoci su, « Commenti vari sentiti in Sala Comune. In pochi mi hanno parlato direttamente»
« Chi?»
« La ragazza di Tuc, Milly-Qualcosa», mi sforzo di ricordarne il cognome ma poi mi arrendo, « Se non mi sbaglio è Tassorosso»
« La biondina che…?»
« Lei», lo blocco con un cenno della mano prima che possa continuare con le sue classiche descrizioni molto accurate.
Si mette a ridere per poi tornare a fissami con quello sguardo di attesa che conosco fin troppo bene. « Mi ha chiesto cosa ci sia tra di noi, senza mezzi termini»
« E tu cosa le hai risposto»
« Che non c’era assolutamente niente»
« Ecco, brava la cretina», scuote la testa con fare rassegnato, « Non potevi dare conferma migliore»
« Avrei potuto dire qualunque cosa, tanto nessuno le avrebbe tolto quella convinzione», gli mando un occhiataccia, « E da lì è nata tutta una discussione ridicola su noi due»
« Riesco a rendere interessante persino te», ammicca prima che io gli dia un colpo in testa con la scopa, « Che diceva?» chiede massaggiandosi la zona colpita.
« Dicevano tutti che era inutile negare, perché il nostro è uno di quegli amori che non si possono nascondere», rido mentre gioco con una ciocca dei miei capelli, poi continuo in tono teatrale « E che se davvero non è mai successo niente, forse noi due siamo gli unici a non esserci accorti di cosa proviamo l’uno per l’altro»
Anche lui si mette a ridere scompigliandosi i capelli. « E tu?»
« Che dovevo fare?», mi stringo nelle spalle, « Sono stata al gioco e mi sono messa a scherzarci su»
« Non oso immaginare», si copre gli occhi con una mano ma dopo neanche un istante torna a guardarmi con una strana luce negli occhi, « E Rich?»
Capisco immediatamente di essere arrossita così cerco di focalizzare la mia attenzione su qualcosa che non sia Scorpius mentre entrambi continuiamo distrattamente a svolgere la nostra punizione. « Cosa?»
« Che ha fatto?», insiste, « Se eri con Tuc ci sarà stato sicuramente anche lui»
Rimango in silenzio per un po’ cercando di sforzarmi con tutta me stessa per ricordare anche un minimo dettaglio. « Non lo so»
« Ha riso? È stato zitto? Era infastidito? Curioso?»
Mi blocco un istante prima di rispondere proprio per rifletterci ancora, poi ammetto « Sinceramente non l’ho guardato»
Scorpius sbarra gli occhi sconvolto. « Ma allora sei una demente sul serio», esclama quasi incredulo, « Non c’era occasione migliore di capire qualcosa»
« Che vuoi?», sbotto, « Non ci ho pensato»
Si copre nuovamente gli occhi con fare disperato e continua a borbottare tra sé e sé, incapace di credere che io sia davvero così. Mi soffermo a guardarlo con le braccia incrociate e un’aria minacciosa e quando, finalmente, alza il viso verso di me gli mando un’occhiataccia e gli volto le spalle. Lo sento mettersi a ridere e devo sforzarmi per rimanere seria.
« Ho capito», afferma con fierezza aggirandomi in modo da essere di nuovo di fronte a me, « Ti aiuterò io con lui»
« Non ho bisogno del tuo aiuto» borbotto con fare scontroso. Alza un sopracciglio e per poco non si mette di nuovo a ridere. Sbuffo e di nuovo mi volto dalla parte opposta, « Non voglio il tuo aiuto, ok?»
Continua a seguirmi negli spostamenti e mi trovo costretta a concentrarmi sulla manutenzione della scopa su cui sto lavorando per rimanere seria.
« Ma io potrei…»
« No», lo interrompo con decisione, « Grazie, ma no»
« Tu però mi hai aiutato con Jolie»
« Io ho aiutato lei, è diverso»
Si mette a ridere e tira fuori la più innocente delle sue espressioni. « Sai che ci siamo lasciati davvero?»
Quasi mi cade la scopa per la sorpresa. « Quando?» balbetto.
« Ieri sera», annuncia in tono soddisfatto, « Era arrabbiata perché non stiamo mai insieme e non voleva che questa storia continuasse così»
« Non è che abbia tutti i torti» la appoggio.
« Assolutamente no», fa una mezza risata, « Finalmente ha avuto un accenno di dignità»
Apro la bocca per reagire ma me ne pento all’istante perché so che sarebbe del tutto inutile, quindi lo invito a continuare.
« Poi ha iniziato ad insultarmi», quasi ride.
Stringo gli occhi ad una fessura. « Perché? Cosa le avevi detto?»
« Le ho risposto semplicemente “Come vuoi”», fa spallucce con espressione innocente mentre io rimango letteralmente a bocca aperta, « Ha cominciato a dire che non mi è mai importato niente di lei, che sono uno stronzo…»
« Fondamentalmente è tutto vero» commento in tono pungente.
« Lo so», si mette a ridere e addirittura annuisce, « Ma le ho fatto notare che era lei a chiudere con me, non io, quindi stava dimostrando che in fondo importava più a me che a lei»
« Non ci credo», quasi sussurro con espressione disgustata, « Io ti avrei ucciso»
« Credo che lo abbia desiderato anche lei», scoppia a ridere, « Ma avrei voluto farle i complimenti perché si è contenuta e alla fine di tutta la discussione mi ha detto solo un “Quindi basta?”»
« Probabilmente sperava che tu provassi a chiederle un’altra possibilità», scuoto la testa davvero dispiaciuta, « Non voglio neanche sapere come le hai risposto»
« Ho fatto spallucce e le ho detto “Ok basta”, le ho sorriso e sono andato a dormire»
« Ok basta», ripeto sempre più sconvolta, « Davvero, tu non hai limiti»
« Ma se sono pure stato gentile»
« Devi smetterla di raccontarmi queste cose», sbotto allontanandomi per prendere un’altra scopa, « Mi sto già chiedendo seriamente perché ti frequento»
« Non vedo perché non dovresti»
Lo fulmino con lo sguardo, ma non gli do una risposta. Voglio solo che il mio silenzio gli faccia venire in mente tutti i motivi per cui a volte sembra davvero rispecchiare il cognome che porta. Sono così dispiaciuta per il modo in cui ha trattato quella ragazza da non riuscire a trattenere il nervosismo. Scorpius è una persona fantastica, nessuno può saperlo meglio di me, ma quando vuole sa essere crudele e questo mi fa paura. Lo sento avvicinarsi e con indifferenza vado verso la porta dello sgabuzzino per mettere tra di noi più distanza possibile.
« Ou», richiama la mia attenzione quasi sottovoce. Gli rispondo con un mugugno appena percettibile, ma mi impongo di non guardarlo. So che non tocca a me avercela con lui quando quella ad essere mollata è stata Jolie, ma non riesco a non pensare che se si è comportato così con lei potrebbe farlo anche con me.
« Smettila», il suo tono dolce tradisce l’atteggiamento imperativo che sta provando ad assumere.
« Di fare?» chiedo quasi annoiata, senza lasciar trasparire la minima emozione.
« L’offesa»
Percepisco la sua presenza pochi centimetri dietro di me e trattengo il fiato. « Non sto facendo l’offesa»
Non ho bisogno di girarmi a guardarlo per sapere che in quel momento ha alzato il sopracciglio. Sporge il braccio in avanti, oltrepassandomi, e punta la bacchetta verso la porta. Improvvisamente, quasi all’altezza della maniglia, una delle insenature del legno si deforma dando vita ad un minuscolo cuore. Mi volto verso di lui alzando gli occhi al cielo, ma senza riuscire a trattenere un piccolo sorriso, e lo trovo lì a guardarmi con la sua espressione soddisfatta.
« Ti odio» borbotto in una smorfia. Sfodera il suo miglior sorriso e giocando con le dita tra i capelli fa per tornare al suo posto, ma urta per sbaglio la catasta di scope appoggiate al muro che gli cadono tutte addosso. Scoppio a ridere così forte da dovermi sedere per terra con le spalle poggiate contro la parete e sento i muscoli far male sempre di più man mano che seguo i suoi goffi tentativi di rimettere tutto in ordine. Quando decide di rinunciare, lasciandole cadere di nuovo sparse per tutto lo stanzino, viene a sedersi accanto a me e mi dà una leggera gomitata sul braccio. « Hai finito di ridere?»
Asciugo le lacrime con il dorso della mano e mentre sposto i capelli su una spalla per prendere un po' di aria noto la sua espressione. Non saprei descriverla, è un misto di tante sfumature diverse ma soprattutto di soddisfazione. Non importa se ha appena combinato un disastro o se invece ha detto una cosa divertente, quando rido mi regala sempre uno di quegli sguardi.
« Avrei continuato all'infinito se non ti fossi fermato»
« Sei proprio un'amica» borbotta contrariato, ma anche lui non riesce a non sorridere.
« Lo so», sfodero un sorriso che sembra andare da un orecchio all'altro e mi alzo, « Mettiamo in ordine tutta questa roba o rimarremo in punizione a vita»
Prendo un paio di scope dal pavimento e inizio a sistemarle in modo che non possano cadere. Dopo un istante anche Scorpius si alza e inizia a passarmi le cose da posare.
« Io ti voglio troppo bene», sbuffa quasi infastidito dopo un silenzio straordinariamente lungo, « È assurdo»
« Lo so che mi vuoi troppo bene» rispondo con finta indifferenza e - soprattutto - consapevolezza senza neanche voltarmi mentre posiziono l'ennesima scopa.
« Sono serio, non fare la parte della dura»
Mi scappa una mezza risata, « Non sto facendo niente, ho solo detto che lo so»
« E anche tu me ne vuoi, lo so»
Stavolta mi giro verso di lui facendo spallucce con aria poco convinta.
« La cosa è reciproca, si vede» commenta senza neanche badare a me. Decido di fare altrettanto e torno a girarmi per posare le ultime scope senza sapere quale sia il punto di questo discorso, mentre lui si siede sul tavolino traballante che c'è dietro di me. Non mi ero mai accorta, fino a quel momento, di quanto fosse piccolo quello stanzino. Tra il tavolino e la catasta di scope c'è appena mezzo metro di spazio, forse poco più, tanto che le gambe di Scorpius sfiorano inevitabilmente le mie mentre sta lì seduto in silenzio riflettendo su solo Merlino sa cosa.
« Comunque secondo me hanno ragione»
« Chi?», afferro al volo una scopa che stava per scivolare e provo a sistemarla meglio.
« Il nostro è veramente amore» dice con convinzione, come se quella fosse l'ovvia conclusione di un lungo ragionamento, « Però amore fraterno»
Solo quando riprendo a respirare mi accorgo di aver trattenuto il fiato tanto a lungo, ma non ho neanche il tempo di pensare a cosa rispondere perché Scorpius scivola un po' più avanti sul tavolino e mi circonda con le braccia da dietro. Man mano che il suo abbraccio si stringe portandomi verso di lui, sento il suo viso poggiarsi sulla mia schiena e per un istante spero che non senta quanto sia accelerato il mio battito.
« Per oggi avete finito», salto in aria dallo spavento quando la porta dello sgabuzzino si apre per far entrare il professor Vitious. Scatto in avanti mentre Scorpius pigramente si alza dal tavolino.
« Continuerete al ritorno dalle vacanze di Pasqua» ci comunica prima di congedarsi e trotterellare via con quel suo passo svelto.
Usciamo entrambi dallo sgabuzzino e mi sorprendo rendendomi conto di quanto si sia fatto tardi.
« Non vieni?» gli chiedo vedendolo fermò accanto all'ingresso del campo da Quidditch.
« Tra poco ho allenamento, aspetto qui» risponde controllando l'orologio.
Sistemo una ciocca di capelli dietro l'orecchio, ma la libero subito dopo e gli sorrido sentendomi quasi imbarazzata. « Buone vacanze allora»
Faccio per girarmi e andare via ma mi richiama, « Weasley, da quando non si saluta?»
Faccio una mezza risata e mi avvicino per dargli un bacio sulla guancia ma lui mi abbraccia forte, come sempre.
« E se in questi giorni ti succede qualcosa e muori?»
Mi metto a ridere e provo ad allontanarlo ma inutilmente perché mi stringe ancora più forte. « Perché ogni volta che ci sono delle vacanze devo essere io a morire?»
« Io sono troppo bello per poter morire»
Gli do un pizzicotto sul fianco e ci mettiamo a ridere, ma nonostante sia quasi piegato in due dal dolore non mi lascia andare.
« Mi dai un bacio?»
« Te l'ho già dato»
« Weasley, non quello», sbuffa spazientito. Improvvisamente capisco e ringrazio Merlino che non ci sia abbastanza luce da permettergli di vedere quanto sia arrossita.
« Non ci penso neanche» quasi balbetto pur non riuscendo a non sorridere.
« Dai», ripete con quel suo sorriso enigmatico, « Mi dai un bacio?»
Approfitto del suo attimo di distrazione per fare un passo indietro e, sempre ridendo, gli dico un'altra volta no.
« Se moriremo senza rivederci mi avrai sulla coscienza» mi ammonisce scompigliandosi i capelli.
« Cercherò di salvare la mia anima in qualche altro modo», ci mettiamo entrambi a ridere e mi allontano ancora un po'.
« Buone vacanze», gli sorrido prima di voltarmi ed andare via.
« Non morire» mi urla dietro mentre mi allontano.
Mi metto a ridere scuotendo la testa pensando a quanto sia unico Scorpius Malfoy.
 
 
 
*  ­­­*  *  *
 
 
 
« Posso sedermi con te?»
Annuisco distrattamente senza neanche alzare gli occhi dal libro.
« Non capisco se stai studiando o se tu stia cercando di sprofondare tra quelle pagine per nasconderti da qualcosa», fa una pausa, « O da qualcuno magari»
Mi sfugge una mezza risata e decido che forse è giunto il momento di fare una pausa. Mi concedo un enorme sbadiglio strofinandomi gli occhi stanchi prima di notare l’espressione di Cloe. « Che ore sono?»
« Tardi» risponde annoiata.
« Come mai sei venuta in biblioteca allora?»
« In realtà è passata quasi un’ora da quando sono arrivata»
Inarco le sopracciglia incredula. « Sei stata seduta qui per così tanto tempo?»
Mi manda un’occhiataccia mentre chiude il libro che stava leggendo. « Cosa stavi studiando di tanto interessante?»
« Di interessante nulla», rido, « Stavo facendo un approfondimento di pozioni che mi aveva chiesto Kiraly durante l’ultimo recupero»
« Sei fortunata», commenta con espressione quasi sconsolata, « Non tutti i professori danno lezioni di recupero»
« In realtà è più un potenziamento», preciso quasi sulla difensiva.
« Qualunque cosa sia, vorrei che lo facessero anche per Trasfigurazione»
« Non mi ero accorta che avessi problemi in quella materia»
« Non vado male, ma neanche bene come te»
« Ehm», cerco di capire quale sia il punto del discorso, « Vuoi che ti dia una mano a studiarla?»
« Lo faresti?», il suo tono è carico di aspettativa.
« Sì, certo», confermo stringendomi nelle spalle.
Vedo esitare il suo sguardo per un istante. « Credi che il professor Lupin non sia disposto a dare lezioni private, vero?»
« Non credo», rispondo probabilmente in modo più brusco di quanto avrei voluto, « Potresti provare a chiederglielo»
« Magari sarebbe più facile se glielo chiedessi tu»
« Io?», chiedo sorpresa dalla sua richiesta, « Non credo che sarebbe il caso»
« Perché?»
« Perché sarebbe stupido», balbetto in difficoltà, « Si è fatto decisamente tardi, dovremmo andare»
Nonostante il silenzio di Cloe, il modo in cui mi guarda rimettere tutto il materiale nella borsa mi lascia intuire che non si darà per vinta facilmente.
« Va bene», sospira alzandosi dal nostro tavolo per seguirmi fuori dalla biblioteca.
Approfitto della sua imprevedibile resa per cambiare discorso il più in fretta possibile. « Le altre dove sono?»
« Al campo»
« Al campo?», ripeto confusa.
« Per l’allenamento di Quidditch»
Sbarro gli occhi incredula, « Cosa mi sono persa?»
Cloe si mette a ridere quasi squittendo, « Izzie e Medea sono andate a vedere l’allenamento di James e hanno trascinato Andromeda con loro»
« Quella ragazza è troppo buona, dovrebbero farla santa» commento ridendo.
« Io mi sono salvata appena in tempo»
« Credevo che ti piacesse il Quidditch»
« Mi piace», risponde con il suo solito tono vago, « Solo che non mi andava proprio»
Rimango in silenzio credendo che con quella frase la discussione potesse dirsi conclusa, ma dopo qualche secondo Cloe continua « Mi sento più a mio agio con te che con loro»
Cerco di mascherare lo stupore per quella rivelazione del tutto inaspettata e quasi con imbarazzo provo a dire qualcosa in favore delle altre ragazze. « Izzie e Medea sono un po’ stravaganti ma senza di loro credo che il nostro dormitorio sarebbe un mortorio»
« Questo è vero, quando siamo tutte insieme sono incredibili», poi si volta verso di me e stringendosi nelle spalle mi confessa « Ma credo che mi trovino antipatica»
Sto per rispondere ma mi blocco accorgendomi di non sapere cosa dire. Sarebbe poco carino confermarle che anche io avevo notato una certa tensione tra loro, ma sarebbe ancora meno carino mentirle. Quasi mi sento sollevata quando la nostra attenzione viene attirata da un rumoroso mormorio che viene su per le scale.
« Penso che l’allenamento sia finito», Cloe conferma la mia paura, « Ci saranno anche le ragazze»
« Andiamo ad aspettarle in dormitorio, così ci facciamo raccontare com’è andata», cerco di fingere indifferenza mentre salgo qualche altro gradino.
« Ormai saranno vicine, conviene aspettarle qua»
« Già» sospiro rassegnata mentre spero che il buio mi inghiotta nascondendomi da quella folla di Grifondoro che avrei volentieri evitato. Pochi istanti dopo l’intera squadra invade la rampa di scale su cui io e Cloe ci troviamo. Cerco di mantenere lo sguardo basso in modo da non incrociarlo con nessuno, ma l’attenzione viene richiamata su di noi quando Izzie esclama « Ragazze, che fate ancora in giro?»
Trattengo a fatica la tentazione di coprirmi il volto con le mani e sforzandomi di fingere indifferenza rivolgo alle mie compagne un sorriso un po’ troppo tirato. « Vi stavamo aspettando»
« Dobbiamo raccontarvi tantissime cose», mi sussurra Medea mentre ci supera quasi correndo, prima di voltarsi per esclamare « Andiamo»
Non me lo faccio ripetere due volte e colgo l’occasione per andar via da lì più in fretta che posso.
« Ehi Emy», la voce di Kurt mi chiama da una decina di gradini più in basso. Esito un istante, indecisa se fingere di non aver sentito o voltarmi e alla fine scelgo di girarmi continuando a salire le scale.
« Aspetta un attimo»
« Scusa, devo andare con loro» mi giustifico indicando le mie amiche più avanti.
Saltando i gradini tre per volta mi raggiunge in una corsa, « Verrai alla prossima partita? Domenica, al ritorno dalle vacanze»
« Veramente dovrei…», esito sperando che mi venga in mente una scusa plausibile ma il mio cervello sembra essere andato in sciopero, « Può essere»
Lancio un’occhiata a Cloe che si è fermata ad aspettarmi poco più su lanciandomi così un’ancora di salvezza. « Adesso devo proprio andare» , scappo via senza neanche dargli il tempo di replicare.
« Ci conto», la sua voce mi insegue su per le scale mentre afferro Cloe per un braccio e mi dileguo insieme a lei verso la torre di Corvonero.
« Non hai intenzione di andare alla partita, vero?»
« Assolutamente no»
« Ma Kurt non ti piace neanche un po’?»
« Non è che non mi piace» rispondo in difficoltà.
« E allora qual è il problema?», chiede confusa, « È carino, simpatico, dolce e…»
« Lo so», la interrompo prima che possa continuare in eterno con l’elenco delle sue qualità, « Non ho detto che non lo è, ma…»
Mi blocco, non riuscendo a trovare le parole per completare la frase.
« Ragazze, che fine avete fatto?», Medea ci fa segno di sbrigarci mentre Andromeda tiene aperta la porta della Sala Comune.
Ma non è Teddy.  Scaccio via quel pensiero e corro verso le mie amiche.
 
 
*Note dell’autore: Non so davvero come chiedervi scusa!!! È passato quasi un mese dall’ultimo aggiornamento e mi dispiace tantissimo di essere sparita in questo modo, ma non è stato un periodo semplice. È successo un po’ tutto e un po’ niente e alla fine mi sono bloccata. Avevo scritto quasi tutto il capitolo ma non riuscivo ad andare avanti per scrivere l’ultima parte e così, rimanda oggi e rimanda domani, sono passate settimane intere. Non nego di aver messo seriamente in dubbio di continuare questa storia, anche perché questi sono capitoli al limite del fluff e non rispecchiano molto quello che sarà la storia non appena andrà avanti quanto basta quindi vi chiedo scusa se al momento è un po’ banale. Questo non è un gran capitolo, me ne rendo conto, e infatti ho ben poco da dire… ma spero che almeno un pochino vi piaccia lo stesso.
Vi ringrazio immensamente per le bellissime recensioni che mi avete fatto trovare *.* siete davvero uniche!!!!
Ringrazio anche chi ha inserito la mia storia tra le preferite/seguite/ricordate e in generale tutti quelli che sono passati anche solo per sbaglio dalla mia storia o l’hanno letta… siete voi a spingermi a continuare anche quando non ne sono convinta!
 
Un bacio
 
MoonyS
 
Ps. Avrete notato che ho cambiato nick ^^ Sinceramente avevo inviato la richiesta da così tanto che lo avevo persino dimenticato ahaha comunque sono sempre io, la vostra Niko ^^

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Capitolo 18 ***


18



 
 « Rose», la scuoto per una spalla,  « Rose svegliati»
Mia sorella infila la testa sotto il cuscino e mugugna qualcosa di incomprensibile che però suona tanto come un insulto. Esito per un istante prima di convincermi che sia il caso di passare alle maniere forti. Alzo una manica del maglione e lentamente le scosto i capelli dalla spalla per poi poggiarle la mia mano gelida sul collo. Rose scatta su all’istante fissandomi con uno sguardo inferocito a cui rispondo con il più innocente dei miei sorrisi.
 « Buongiorno Rosie»
Mia sorella non è mai stata molto loquace al mattino, ma il ruggito con cui risponde al mio saluto mi mette in guardia sul suo umore appena prima che una cuscinata degna di un Battitore mi faccia cadere dal suo letto. Non appena mi rialzo è di nuovo lì minacciosa, con il cuscino portato dietro la spalla pronto per colpire di nuovo se avessi osato avvicinarmi.
 « Hai ragione», alzo le mani in segno di resa,  « Me lo sono meritato»
Il suo sguardo corrucciato mi analizza dalla testa ai piedi, come per valutare se potersi fidare o meno, fin quando decide di deporre le armi. Sistema il cuscino contro la testata del letto e poi si fa più indietro in modo da poter poggiare la schiena. Chiude gli occhi per un istante, prende un profondo respiro e infine sbuffa guardandomi.
 « Ho incrociato Hannah in Sala Grande e mi ha dato la nuova parola d’ordine», dico decifrando la domanda che avrebbe voluto farmi sbuffando. Rose rimane in silenzio e non so se stia valutando come vendicarsi con la sua amica o se sia semplicemente troppo addormentata per riuscire a capire una frase lunga come quella che avevo appena pronunciato. Ad un tratto inarca un sopracciglio.
 « Ho bisogno del tuo aiuto», cerco di assumere un’espressione che possa farle pietà.
Rose tira indietro le gambe abbracciandole contro il petto e capisco che è il suo invito a sedermi sul letto. Pare che abbia seppellito l’ascia di guerra. Il suo sguardo sembra supplicarmi di capire che è domenica mattina.
 « Ti ho portato la colazione», sorrido con più entusiasmo del dovuto mentre mi siedo di fronte a lei,  « Una barretta di cioccolato fondente»
La tiro fuori dalla tasca della borsa e appena gliela porgo vedo i suoi occhi illuminarsi. Apre la confezione frettolosamente, ne mangia un quadratino e finalmente mi concede un sorriso. Mi sento quasi in colpa per quanto sia facile comprare mia sorella anche nei momenti peggiori.
 « Che succede?», mi dice riacquistando l’uso della parola mentre spezza il secondo quadrato di cioccolata.
 « Mi aiuti a fare un compito?»
 « Io?» chiede sorpresa.
 « È per Pozioni», mi giustifico,  « Questa settimana non ho avuto proprio tempo e se mi aiutassi tu finirei molto più velocemente»
 « Stamattina?» chiede confusa.
 « Tu sei molto più brava di me in questa materia, vedrai che ti ruberò un paio d’ore al massimo»
Rose guarda fuori dalla finestra con sguardo concentrato, come se stesse contando mentalmente quanto tempo avremmo potuto perdere.
 « E poi c’è una gran bella giornata», sorrido convincente,  « Possiamo metterci sul prato»
Esita solo per un istante e poi risponde  « Va bene»
Stacca un altro pezzo di cioccolata e scende per andare a prepararsi. Mentre è in bagno ne approfitto per mettere un po’ d’ordine nel caos che regna tra le sue cose. Il letto accanto al suo sembra quasi disabitato, talmente è in perfette condizioni. Riconosco gli oggetti di Amelia disposti in ordine come se tutto fosse pronto per essere esposto in un museo. Mi risulta difficile credere che la migliore amica di mia sorella possa essere così diversa da lei. Gli altri letti non sembrano né troppo ordinati né troppo caotici, quindi deduco che le altre sue compagne siano persone più equilibrate. Solo mentre mi guardo intorno mi accorgo che Dora sta ancora dormendo. Fortunatamente non l’abbiamo svegliata pur facendo tutto quel rumore.
 « Ci sono», annuncia Rose uscendo dal bagno,  « Possiamo andare»
Raccolgo la mia borsa con i libri e seguo mia sorella giù per le scale del dormitorio e fuori dal buco del ritratto.
 « Sicura che non avevi altro da fare?», mi accorgo ad un tratto di non aver proprio pensato che potesse già avere altri programmi.
 « Cosa?» chiede ridestandosi da chissà quali pensieri mentre percorriamo il parco dirigendoci verso la riva del lago.
 « Avevi altro da fare oggi?»
 « No, nulla», mi sorride e poi indica un grande albero a una decina di metri da noi,  « Potremmo metterci là»
Annuisco e la seguo, sentendomi un po’ in colpa nonostante tutto. Ci sediamo sull’erba e subito tiro fuori il libro di Pozioni e una pergamena nuova.
 « Allora», Rose sorride godendosi il calore dei raggi del sole che le accarezzano il viso passando attraverso le foglie,  « Qual è l’argomento?»
 « Categorie delle pozioni», prendo gli appunti dalla borsa e glieli porgo man mano che elenco i titoli,  « Veleni, Antidoti e pozioni Guaritive»
Dà una rapida occhiata agli appunti e poi mi guarda confusa.  « Sei sicura?»
 « Sì, ha detto che la settimana prossima dovremo completare la relazione con le restanti categorie»
Nei suoi occhi per un istante vedo passare una strana luce, ma probabilmente è solo una mia impressione dovuta a qualche riflesso tra le foglie.
 « Quante parole?»
 « Millecinquecento», rispondo in tono sconsolato.
Getta un altro rapido sguardo ai miei appunti e poi mi spiega  « Kiraly apprezza i compiti equilibrati in cui ogni argomento ha lo stesso spazio, quindi ti conviene dividere la relazione in tre paragrafi separati da cinquecento parole ciascuno»
Annuisco prendendo una piuma e iniziando a fare uno schema sulla pergamena per dividere i punti da trattare. Non avevo mai studiato con Rose ma quasi mi sorprendo per quanto sia semplice e piacevole. Non mette pressione, non impone il suo punto di vista, non fa la maestrina ma si limita solo a dare un ordine alle idee in modo che diventino ancora più produttive. Era da tanto che non stavo un po’ da sola con lei e quasi non mi accorgo del passare del tempo.
 « Ma la differenza tra gli Antidoti e le Pozioni Guaritrici secondo te in quale dei due paragrafi dovrei trattarla?»
 « Secondo me conviene parlarne…»
Rose lascia la frase incompleta e rimane come incantata a bocca aperta. Mi volto per vedere cosa sia successo e distinguo una sagoma in controluce camminare nella nostra direzione ma non riesco a capire di chi si tratti fino a quando non arriva all’ombra del nostro albero.
 « Ehi», Rose si tira su per salutare il neo arrivato ma Scorpius fa un impercettibile passo indietro e lei si ferma in piedi di fronte a lui.
 « Sei una delusione», il suo tono è paurosamente serio. Solo in quel momento mi accorgo che indossa la divisa da Quidditch e improvvisamente capisco tutto. Guardo mia sorella con un’espressione che è un misto tra la rabbia e il senso di colpa, ma non oso aprire bocca.
Rose porta una ciocca di capelli dietro l’orecchio e lo guarda sorridendo.  « Com’è andata?» chiede con naturalezza, come se lui le avesse appena fatto un complimento.
 « Non ti interessa»
 « Ma se sono stata in pensiero tutta la mattina» sbuffa in una mezza risata fingendosi indignata per le sue insinuazioni.
 « E perché non sei venuta?»
 « Non ti ho mai detto che sarei venuta»
 « Mi sembrava che non ci fosse bisogno di dirlo»
Rose alza gli occhi al cielo ma non sembra preoccupata o realmente infastidita.  « Non ho potuto»
Malfoy sbuffa come se non le credesse.  « Tutte scuse», scuote la testa e fa per andare via ma dopo neanche un passo si volta nuovamente per dirle  « Comunque abbiamo vinto»
Per quanto mia sorella cerchi di nascondere la sua reazione è impossibile non notare quanto sia felice di questa notizia. Le ridono gli occhi.
 « Contro Grifondoro?» chiedo perplessa.
Scorpius annuisce per poi tornare a guardare lei.  « Stavo per fare una caduta da più di quindici metri»
 « E io non ti ho visto!» esclama Rose portandosi le mani davanti alla bocca in modo un po’ troppo teatrale, prendendolo in giro.
 « Ho anche giocato bene» continua lui serio, ma ormai perfino io ho capito che non riuscirà ancora a lungo a fingersi arrabbiato.
 « Probabilmente perché eri ancora mezzo addormentato»
Scorpius scoppia a ridere e dandole un buffetto sulla guancia mette fine a quella commedia a cui solo io avevo creduto in un primo momento.  « Sicuramente» le dà ragione guardandola con affetto, poi si volta per andare via sul serio stavolta e Rose torna a sedersi. Aspetto che lui sia sufficientemente lontano da non poterci sentire e poi colpisco mia sorella sul braccio con il libro di Pozioni.
 « Ahi!», esclama lei massaggiandosi la zona dolorante,  « Che ti prende?»
 « Perché non mi hai detto che dovevi andare alla partita?»
 « Non dovevo andarci»
 « Come fai a negare davanti all’evidenza?» chiedo sbigottita.
 « Mi aveva chiesto di andarci ma non ho mai detto che lo avrei fatto»
 « Invece avresti dovuto» inveisco.
 « Probabilmente non ci sarei andata lo stesso, ok?», sbotta,  « Almeno io ho dei buoni motivi»
La guardo confusa per un istante.  « In che senso?»
 « Tu perché stai scappando da quella partita?»
 « Cosa?», balbetto quasi indignata,  « Perché dovrebbe importarmi di una stupida partita di Quidditch?»
 « Non lo so, appunto», fa spallucce,  « Dimmelo tu»
 « Dovevo solo fare un compito e, giusto per ricordartelo, odio il Quidditch» rispondo con decisione.
Rose fa una mezza risata di scherno e in tono di resa dice  « Va bene»
 « Va bene», sbotto irritata e inizio a raccogliere tutte le mie cose mentre borbotto  « Penso che per oggi basti così, grazie dell’aiuto»
Rose non si scompone di un millimetro e con voce calma, come se si aspettasse ogni mio singolo gesto, mi chiede  « Sicura di riuscire a finirlo da sola?»
Sbuffo infastidita da quella domanda.  « Certo, è solo una relazione»
 « Menomale», commenta tra sé e sé sempre con quel sorrisetto stampato in bocca.
 « Grazie dell’aiuto» ripeto chiudendo la borsa e pulendomi i vestiti dai fili d’erba mentre mi alzo.
 « La smetti di fare la bambina?» sbotta Rose.
 « Non sto facendo niente», rispondo scontrosa a mia volta.
 « Ti ho solo fatto una domanda e stai scappando»
 « Non sto scappando, ok? Si è fatto tardi e devo andare via», mi allontano di un passo,  « E poi non avrei niente da dire»
Rose scuote la testa e fa una mezza risata.  « Come dici tu» commenta perplessa, poi si alza e va via prima che possa farlo io. Torno all’ombra dell’albero e appoggio la schiena al tronco per darle il tempo di allontanarsi. Non voglio rimanere ancora lì, ma non voglio neanche fare la strada per tornare al castello insieme a lei. Neanche mi ero accorta di quanta gente fosse arrivata da quando era terminata la partita. Sulla riva del lago vedo Victoire passeggiare mano nella mano con quello che deve essere il suo nuovo ragazzo. Cerco di aguzzare la vista ma non credo di conoscerlo. Mi guardo intorno ancora un minuto e poi decido di andare via. Non so neanche io perché ho reagito in quel modo con Rose. È vero che non volevo andare alla partita ma solo per evitare situazioni imbarazzanti con Avery e con mio cugino, che sicuramente ne avrebbe approfittato per infierire. Magari non avendomi vista alla partita Kurt deciderà finalmente di lasciarmi in pace, in fondo è come se avessi detto di no ad un suo invito. Il messaggio mi sembra abbastanza chiaro. Stringo tra le mani la tracolla della mia borsa. Mi sento in colpa nei confronti di Rose. Le ho impedito di andare alla partita e, per quanto possa ripetermi che non ci sarebbe andata ugualmente, non riesco a crederle. Sono stata egoista e senza neanche avere un valido motivo. Le ho mentito e non so neanche perché. È mia sorella, non dovrei avere dei segreti e non dovrei neanche prendermela con lei se mi fa delle domande. Distinguo in lontananza la sua chioma rossa salire le scale che portano al castello e anziché raggiungerla per scusarmi con lei cambio direzione per allungare di qualche minuto il percorso.
 « Emy, che ci fai in giro da sola?»
La voce di Cloe mi sorprende alle spalle. Mi fermo ad aspettare che mi raggiunga e le sorrido.  « Ho studiato un po’ al lago, stavo tornando al castello per posare i libri»
 « Ero sicura che fossi rimasta a studiare, stavo venendo a cercarti in biblioteca» ride la mia amica.
 « Mi stavi cercando?», sbarro gli occhi sorpresa,  « Come mai?»
 « Sono andata a vedere la partita oggi»
 « Ho sentito che Grifondoro ha perso»
 « Per pochissimo, tuo cugino era furioso», racconta mentre ci incamminiamo nuovamente,  « È stata veramente avvincente»
 « Se lo dici tu» commento ironica.
 « Per il momento Serpeverde supera Grifondoro in classifica di un solo punto, ma le serpi hanno finito di giocare mentre loro hanno ancora l’ultima partita contro Corvonero»
 « Da quando sei così appassionata al Quidditch?»
 « Mi è sempre piaciuto», fa spallucce,  « Ma in realtà so queste cose solo perché me le ha spiegate Kurt»
  « Kurt?» chiedo sorpresa.
 « Sì, dopo la partita abbiamo fatto due chiacchiere», sorride entusiasta.
 « Menomale che non sono venuta allora», mi metto a ridere.
 « Perché?»
 « Niente, era solo per dire» cerco di sviare.
 « È venuto a chiedermi come mai fossi sola, è stato così carino», racconta esaltata,  « Così gli ho fatto i complimenti per come ha giocato e da lì, sai com'è, da cosa nasce cosa»
 « Da cosa nasce cosa?» chiedo divertita.
 « Abbiamo fatto strada insieme e sicuramente mi avrebbe accompagnata fino alla nostra Sala Comune se non gli avessi detto che dovevo cercare un'amica» 
Mi metto a ridere mentre passiamo davanti alla Sala Grande e iniziamo a salire verso la torre di Corvonero.  « Non è che...»
 « Emy», la voce di Kurt mi chiama quando siamo quasi a metà della rampa,  « Cloe»
Entrambe ci voltiamo e lo salutiamo con un sorriso mentre lui ci raggiunge di corsa.  « Ti sei persa una gran partita»
 « Mi ha già raccontato tutto Cloe, l'avete fatta innamorare del Quidditch a quanto pare», ammicco rivolta verso la mia amica.
 « Già, peccato per la sconfitta», Kurt si strofina la fronte con energia come se volesse cancellare dalla sua mente il ricordo di come sia finita.
 « Cloe mi diceva che c'è ancora possibilità di vincere la Coppa», cerco di incoraggiarlo,  « Anche se per farlo dovrete vedervela con noi Corvonero» dico in tono di sfida.
Lui si mette a ridere e sale di un altro gradino per essere ancora più vicino a noi.  « Se tutti i Corvonero sono tosti come te allora siamo spacciati»
 « A questo punto vi conviene non scendere proprio in campo» lo provoco.
 « Questo mai», sorride assumendo l'aria di un nobile condottiero,  « Bisogna sempre lottare, anche quando non ci sono speranze»
 « Sono d'accordo» interviene Cloe.
 « Mercoledì diamo una festicciola nella nostra Sala Comune, naturalmente siete invitate»
 « Ehm» esito cercando una scusa.
 « Non accetto un no, sappiatelo»
 « Allora diciamo che hai un sì e un forse» risponde Cloe.
 « Vedete di farli diventare due sì e ditelo anche alle altre tre del vostro gruppo» conclude prima di salutarci per raggiungere i suoi amici che lo chiamavano dalla Sala d'Ingresso.
Mentre ricominciamo a salire chiedo a Cloe  « Davvero vuoi andare a quella festa?»
 « Certo che sì»
 « Io passo, ma grazie lo stesso» dico in una mezza risata.
 « Izzie e Medea non si lasceranno sfuggire questa occasione e ti vorranno con loro»
 « Perché dovrebbero?» 
 « Sei la cugina di James»
 « E ci odiamo» preciso.
 « Ma oltre ad avere James hai Kurt che è il suo migliore amico»
 « Potremmo sempre non dire niente della festa» 
 « Si verrebbe a sapere comunque», ride Cloe fermandosi davanti alla porta nera della Sala Comune,  « Però posso provare in qualche modo a convincerle a lasciarti non venire»
 « Lo faresti davvero?»
 « Se proprio non vuoi venire»
 « Ti devo un favore» le sorrido con gratitudine.
 « Le stagioni», risolve l'indovinello e apre la porta,  « Magari potresti chiedere a Lupin per quelle lezioni di recupero» ed entra senza aspettare una risposta.
 
 
 
* * * *
 
 
« Ma dov’eri finita?»
Mi chiudo la porta del dormitorio alle spalle e vado dritta verso il letto. «Ho aiutato mia sorella con un compito importante»
« Non sei venuta alla partita?» chiede Hannah un po’ confusa.
Terry le lancia un cuscino ridendo. « Tu eri così impegnata a guardare Fred che non te ne sei neanche accorta»
« Ma certo che me n’ero accorta», arrossisce, « Ero solo stupita perché mi aspettavo che venisse»
« Avrai sentito la mia mancanza» la prendo in giro.
« Per tutto il tempo non ha fatto altro che chiedere di te» mi appoggia Terry.
« Siete proprio stupide» commenta stizzita Hannah, rossa fino alla punta delle orecchie.
In quel momento si apre nuovamente la porta ed entrano Dora e Amelia, che punta subito il mio letto. Si siede di fronte a me e sospirando annuncia « Ragazze, c’è un problema»
L’attenzione di tutte si concentra su di lei che, dopo un altro sospiro molto teatrale, quasi mi aggredisce. « Si può sapere perché non eri alla partita?»
Alzo gli occhi al cielo. « Non iniziare anche tu con questa storia»
« Non capisci, era tutto perfetto», mi scuote per le spalle, « Tu dovevi essere la mia giustificazione per essere in quello stadio oggi»
« Io?» chiedo confusa.
« Certo», incrocia le braccia al petto quasi offesa per la mia lentezza nel cogliere il collegamento, « Tu dovevi essere lì per Malfoy, così io e Dora saremmo state le brave amiche costrette a farti compagnia»
Strabuzzo gli occhi. « Io non dovevo essere lì proprio per nessuno»
« Era la scusa per incontrare casualmente Jimmie» spiega Dora.
A quel punto capisco tutto e con sguardo di scuse quasi mi giustifico « Ho aiutato mia sorella»
Amelia mi fissa per qualche secondo strizzando gli occhi, poi sentenzia « Ti credo solo perché era evidente che non ti fossi imboscata con Scorpius»
Le do un pizzicotto nel braccio e mentre mi inveisce contro le chiedo « Non potevi andare con Dora?»
« Sono andata con lei infatti», conferma in tono di accusa, « Ma ho dovuto costringere Albus a venire con noi»
« Non potevi semplicemente andare e basta?»
« No!», esclama irritata, « Per Jimmie deve essere chiaro da subito che odio il Quidditch ma non deve arrivare a capire che sono andata lì solo per lui»
Tutte e quattro ci mettiamo a ridere, finché Hannah chiede « Quale sarebbe allora il grave problema?»
Amelia fa una pausa di silenzio, poi in preda alla preoccupazione annuncia « Mi piace Jimmie»
« Non lo stavi conoscendo per arrivare a Paul?» chiede Terry confusa.
« Capite perché sono in crisi?»
Mi metto a ridere. « Perché ti piacciono entrambi?»
« Peggio», scuote la testa con fare melodrammatico, « Jimmie mi piace più di Paul»
Per un istante cala il silenzio nella nostra stanza, poi Terry quasi sussurra un « Non ci credo»
Amelia prende il mio cuscino e lo stringe al petto parlando con occhi sognanti. « Si comporta benissimo con me, è così simpatico e dolce che mi fa sentire sempre a mio agio»
« La abbiamo persa» commento ironica.
Mi lancia un’occhiataccia di fuoco, poi in tono risoluto continua « Adesso dovete aiutarmi»
« Ho paura quando dice così» commenta Terry e noi ci mettiamo a ridere.
« C’è poco da ridere ragazze», richiama l’attenzione con tono autoritario, « Mercoledì la nostra squadra darà una festa in Sala Comune»
« E tu da vera tifosa non puoi mancare», alzo le mani in segno di resa dopo l’ennesima occhiataccia di Amelia.
« Hannah devi convincere Fred a invitare Jimmie, è troppo importante»
« Come dovrei fare?» chiede, già paonazza al solo pensiero di dover andare a parlare con mio cugino.
« Digli che sarebbe carino invitare Paul visto che stava finendo in punizione per la sua telecronaca un po’ troppo a nostro favore», si stringe nelle spalle e la liquida con un « Non lo so, trova il modo»
« Va bene», sospira Hannah con aria piuttosto confusa
« Tu», torna a rivolgersi verso di me, « Fino a mercoledì sera devi essere la mia ombra»
« Perché?» chiedo confusa.
« Perché lui non deve sapere che io so che verrà alla festa»
« Perché?» chiediamo tutte e quattro all’unisono.
« Non deve pensare che io sia là per lui», si volta verso le altre ragazze, « E, cosa più importante, quando arriva deve trovarmi al culmine del divertimento e insieme a più gente possibile: ho bisogno di tutto il vostro impegno!»
« Ma tu non hai bisogno di queste cose» commento sempre più confusa. Amelia è un terremoto vivente, l’anima della festa, non capisco perché faccia tutto questo sforzo per organizzare qualcosa che le riesce già spontaneamente.
« Sì ma non posso permettermi di rischiare, è troppo importante»
« Scusa, ma io come dovrei fare ad evitare che lui sappia…», mi blocco un istante e con tono implorante concludo « Non farmi ripetere quello scioglilingua, ti prego»
« Semplice», sorride, « Appena capisci che sta per prendere l’argomento della festa mi porti via o trovi il modo di distrarlo»
« Semplice» commento ironicamente mettendomi le mani tra i capelli.
« Su, ragazze»
« È troppo importante» ripetiamo all’unisono concludendo la sua frase per prenderla in giro.
« Che ansia» commento infine buttandomi con la schiena sul letto. 
 
 
 
* * * *
 
 
 
« Se la McGranitt lo venisse a sapere sarebbe furiosa» sussurra Andromeda guardandosi intorno come in attesa di essere beccata in fallo da un momento all’altro.
« Credi che sia la prima festa della storia di Hogwarts?», la riprende Medea scostandosi la frangia dagli occhi, « Non credere che la Preside non lo sappia»
« L’importante è sapersi contenere» conclude Izzie controllando i propri capelli nel riflesso di una finestra.
« Muoviamoci però», la tiro via per un braccio e fermandomi davanti al quadro della Signora Grassa pronuncio « Frullobulbo»
Esitiamo tutte per un istante prima di muoverci. Alla fine è Cloe a fare un passo avanti con decisione e a sparire per prima all’interno del passaggio. Io la seguo pochi istanti dopo e sento subito Andromeda dietro di me mentre borbotta « Io neanche volevo venirci». Infine Medea e Izzie, dopo essersi augurate a vicenda buona fortuna, entrano per chiudere il gruppo.
« L’importante è sapersi contenere dicevi, giusto?» commento sbalordita appena mettiamo piede in Sala Comune. Sembra che l’intera torre di Grifondoro si sia riversata in quella stanza, e non solo loro perché credo di aver visto alcuni Corvonero e Tassorosso del terzo e quarto anno e persino un paio di Serpeverde. Tra la musica al massimo del volume e quella marea di persone, a stento riesco a capire dove mi trovo.  Mi volto per dire una cosa alle mie amiche e mi accorgo che Izzie e Medea sono già sparite, sicuramente alla ricerca di James. Insieme a Cloe e Andromeda mi sposto verso il camino, sperando di trovare almeno mia sorella.
« Ti va una Burrobirra?»
Sobbalzo trovandomi improvvisamente il sorriso raggiante di Kurt a pochi centimetri di distanza.
« Ehm, grazie» accetto imbarazzata.
« Voi volete qualcosa?» chiede alle mie due amiche.
« Io passo» sorride Andromeda a suo agio come un pesce fuor d’acqua.
« Posso assaggiare la tua?», Cloe si avvicina a Kurt e prende un sorso dalla sua bottiglia.
« Emy devi ballare con me» mi dice con tono molto sicuro, dopo chissà quante Burrobirre.
« Devo?» chiedo in difficoltà, nella speranza di prendere tempo.
« Assolutamente», si mette a ridere, « Non accetto un no»
Qualcuno lo strattona da dietro, probabilmente James che prova a farlo rientrare nel centro della bolgia. Ne approfitto per sussurrare alle mie amiche « Vi prego, aiutatemi»
Appena, pochi istanti dopo, Kurt torna ad affacciarsi nella nostra direzione Cloe gli va incontro prendendolo per un braccio, « Adoro questa canzone», e lo trascina via con sé.
« Spostiamoci prima che tornino», faccio per trascinare via Andromeda ma non appena mi volto finisco per scontrarmi con qualcuno.
« Emy?», esclama mia sorella con sguardo confuso,« Cosa ci fai qui?»
Sto per rispondere quando mi accorgo che Rose, prima che ci scontrassimo, stava ballando con un ragazzo. « Stai ballando? Tu?» chiedo sconvolta.
Mia sorella arrossisce fino alla punta delle orecchie e, come prevedevo, decide che non le importa più sapere perché io mi trovi là.
« Tu devi essere la piccola Weasley» urla il ragazzo in questione per farsi sentire nonostante la musica.
« Preferirei Emy»
« Rich», mi porge la mano e si gira subito a cercare qualcuno, « Ehi Tuc, ti presento la piccola Weasley»
Ma il suo amico sembra troppo impegnato in un appassionato bacio con la propria ragazza per potersi interessare ad altro e Rich torna a ballare con il resto del gruppo. C’è anche Fred, che sembra non riuscire a staccare gli occhi da Hannah nonostante lei in quel momento stia parlando con Terry. Mio cugino le tiene una mano sul fianco come ad assicurarsi che non possa allontanarsi troppo da lui. A pochi passi da me e Rose c’è Amelia che, bella come non mai, sembra divertirsi tantissimo circondata da un numeroso gruppo di persone. Persino Albus azzarda qualche timido movimento al fianco di Dora e Rose.
« Amelia non ti girare» sussurra mia sorella alla sua amica scandendo bene il labiale. La risposta è un semplice sguardo di intesa e poi prosegue tutto normalmente. Passano appena un paio di minuti prima che un ragazzo biondo si avvicini al nostro gruppo quasi di soppiatto – per quanto gli possa permettere quel fisico da armadio a quattro stagioni – e si apposti alle spalle di Amelia tappandole gli occhi con le mani. Con le dita lei sembra andare in cerca di qualche indizio, ma poi riesce a girarsi e rimane a bocca aperta davanti al ragazzo. Io e Andromeda ci scambiamo uno sguardo perplesso, non riuscendo a capire se la sorpresa sia reale o no, ma nessuno fortunatamente sembra fare caso a noi. I due si scambiano qualche frase che non riesco ad intercettare e poi iniziano a ballare senza staccare mai lo sguardo l’uno dall’altro, almeno fino a quando il biondo si china a baciarla.
« Non sei troppo piccola per bere la Burrobirra?», James mi strappa la bottiglia di mano approfittando della mia distrazione.
« James» sbuffo provando a riprenderla. Dietro di lui arrivano Kurt, Cloe, Izzie e Medea.
« Dai ragazze, venite», Iz ci tende la mano ma la lascia cadere non appena James le circonda le spalle con il braccio e la avvicina a sé con la scusa di sistemarsi gli occhiali sul naso. Mio cugino fa un cenno con la testa all’amico e pure Kurt sembra rinunciare all’idea di coinvolgerci.
« Voi andate a dormire», James mi ridà la Burrobirra e con l’altro braccio circonda le spalle di Medea, « Noi torniamo a divertirci»
Izzie trascina con sè anche Cloe mentre James le porta via e lei a sua volta si aggrappa al braccio di Kurt, così spariscono tutti di nuovo tra la folla.
« Credo che a Cloe piaccia Avery» commenta Andromeda.
Annuisco, avendolo intuito già da qualche giorno. « Lo credo anche io»
 
*Note dell’autore: Ciao!! ^^ stavolta ho fatto la brava… non ho lasciato che passasse un mese. Questo è una sorta di “capitolo di transizione” prima di un capitolo molto importante per l’intera storia. Ne ho approfittato per farvi conoscere meglio due personaggi che sono stati abbastanza in secondo piano fino ad ora. Amelia si era già vista un po’ più di Cloe, del resto è la migliore amica di Rose. È una ragazza tutto pepe, non si ferma mai un momento e il suo cervello riesce ad andare a velocità supersonica quando si tratta di organizzare la propria vita amorosa. Che dire? Lei è la classica ragazza nata per avere un fidanzato. Quando si mette qualcosa in testa deve portarla a termine esattamente come l’ha immaginata, a costo di mettere mezzo mondo sottosopra… cosa che le sue amiche sanno fin troppo bene! Ma come si fa a dirle di no?
Cloe, invece, è un personaggio un po’ ambiguo ancora perché stiamo iniziando a conoscerla solo adesso. Come lei stessa ha confessato nello scorso capitolo, ha avuto qualche difficoltà ad ambientarsi con alcune ragazze del gruppo ma sembra che stia finalmente trovando la strada per far emergere il proprio carattere.
Rose e Scorpius in questo capitolo hanno avuto un po’ meno spazio visto che lei non è andata alla partita più importante dell’anno….. e per quanto lui non riesca a tenerle il muso per più di due minuti (come lei d’altronde), vi confermo che c’è rimasto parecchio male! Chissà cosa succederà prossimamente… il primo anno sta per finire ormai!
Per concludere al meglio, vi ringrazio INFINITAMENTE per le recensioni con cui avete accolto il mio ritorno dopo quella “breve” assenza. Non mi sarei mai aspettata tutto questo affetto nei confronti della mia storia ^^ Grazie grazie grazie! Siete davvero uniche!!!
Grazie anche a chi ha solo letto o mi ha inserita tra le preferite/ricordate/seguite… se vi va lasciatemi un commentinoinoino giusto per sapere cosa ne pensate o cosa vi aspettate dal prossimo capitolo ^^
 
Un bacio a tutte :*
 
MoonyS

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Capitolo 19 ***


 


A te che sei come ossigeno.
Essenziale e pericoloso.
Tutto e niente.
Grazie.
 
 

19


 
 
 
« Secondo te questa camicia sta bene con la gonna rossa?»
« Mh-mh» annuisco.
« Sarebbe carino regalare un drago a Jimmie per il mesiversario, non trovi?»
« Certo»
« Magari per l’anniversario potrei tingere i capelli di blu»
« Mi sembra un’ottima idea»
Il porta bacchetta di Amelia mi colpisce dritto in testa. «Ahi!», mi massaggio la fronte, « Ma come ti sei vestita?» esclamo poi con espressione inorridita.
« Bentornata tra di noi», risponde inacidita, « Fino a due secondi fa trovavi che la camicia a quadretti viola e arancioni stesse divinamente con la gonna rossa»
Sorrido con sguardo colpevole mentre lei si spoglia. « Scusa, stavo studiando per l’esame di domani»
« È l’ultimo», mi fa notare, « Dopo che scusa avrai per stare con la testa tra le nuvole?»
« Non è una scusa», alzo gli occhi al cielo.
« Hai il libro sottosopra», finisce di sistemare la camicetta bianca dentro la gonna e controlla il risultato allo specchio, « Che te ne pare?»
« Sei stupenda così», le sorrido con ammirazione.
Amelia inclina la testa da un lato continuando a guardare lo specchio. « Non mi convince»
« Passerai l’intero pomeriggio a provare vestiti?»
« Magari se ti applicassi anziché fantasticare impiegheremmo la metà del tempo»
Mi metto a ridere. « Credevo che avessimo superato la fase in cui andavi in crisi per ogni appuntamento con Jimmie»
« Questo non è un semplice appuntamento», mi fulmina con gli occhi, « Stasera facciamo un mese»
« È già passato un mese dalla festa?» chiedo con espressione sorpresa.
« Già», si interrompe per far passare la testa dall’ennesimo vestito che si sfila via, « Qualche volta sei scesa da quel letto in questo mese?»
Apro bocca per rispondere ma lei mi precede, « A parte per le lezioni o gli esami»
« Dovresti sapere anche tu che abbiamo avuto montagne di libri da studiare»
« Anche io ho fatto gli esami insieme a te, ma non per questo ho rinunciato ad avere una vita sociale», mi riserva un’occhiataccia, « Piuttosto devi dire che Malfoy è strato troppo impegnato a non farsi bocciare per avere del tempo libero»
« I suoi voti erano al limite del tragico» commento ridendo.
« Avreste potuto studiare insieme almeno»
Apro la bocca ma non so cosa rispondere quindi rimango in silenzio. Anche io avevo pensato che sarebbe stato carino prepararci insieme per gli esami, ma ogni volta che provavo ad accennare alla proposta mi bloccavo.
« Quando pensi di darti una mossa?»
« Eh?» chiedo confusa.
« Hai già sprecato troppe occasioni, non puoi continuare così»
« Troppe occasioni per fare cosa?», strabuzzo gli occhi, « Passiamo sempre tanto tempo insieme»
« Troppo tempo insieme», si volta a fissarmi con sguardo penetrante, « Rispetto a quello che è successo tra voi»
Sento le mie guance arrossire. « Ma non è successo niente tra noi»
« Appunto!», esclama con espressione melodrammatica senza smettere di rovistare nel suo guardaroba, « Se io fossi stata al tuo posto di sicuro sarebbe già successo qualcosa»
« Ma…» balbetto senza neanche sapere cosa rispondere.
« E non perché io sia più bella o più simpatica, perché tu sei perfetta», precisa, « Solo che bisogna impegnarsi per far succedere le cose»
« Amelia», provo ad intervenire ma senza successo.
« Se aspetti che il principe azzurro piova dal cielo e si innamori follemente di te solo guardandoti rimarrai sola a vita», guarda con soddisfazione un vestito che probabilmente aveva già provato tre volte quel pomeriggio, « Anche perché, seppure dovesse succedere, se non fai niente ci saranno sempre mille ragazze più intraprendenti di te che gli faranno dimenticare in un attimo di essere il tuo principe azzurro»
« Ma di cosa stai parlando?», sento le guance arrivare quasi a temperatura di bollore, « Io non voglio che Scorpius sia niente di più di quello che già è»
« Rosie», mi riserva uno sguardo compassionevole, « Non puoi fare questi discorsi se prima non ti decidi ad ammettere cosa sia per te»
« È uno dei miei più cari amici», allargo le braccia come se stessi sottolineando qualcosa di ovvio.
« Ok, questo è vero», mi concede, « Ma sei sicura di volere che rimanga solo questo?»
« Certo che sì, lo conosco troppo bene per poter stare con lui»
Mi fissa per qualche secondo con le mani sui fianchi. « Guarda come sorride», alza gli occhi al cielo parlando con sé stessa, « Prevedo tempi duri»
Mi metto a ridere mentre lei continua a scuotere la testa immaginando chissà quali catastrofi future. La guardo rimettere a posto tutti i propri vestiti cercando il coraggio di rivelarle perché prima ero tanto distratta.
« Stavo pensando» dico tutto d’un fiato, ma poi esito un attimo.
« Eccola», strizza gli occhi come se avesse paura di sentire qualcosa che non l’avrebbe sorpresa affatto.
Mi scappa una mezza risata prima di prendere fiato per continuare. « Tra pochi giorni è il compleanno di Scorpius»
Inarca le sopracciglia con espressione più preoccupata che curiosa. « E?» mi invita a proseguire.
« Non lo so», faccio spallucce, « Mi piacerebbe fare qualcosa ma non so di preciso cosa»
« Se lo stai dicendo vuol dire che hai già qualche idea piuttosto chiara»
Mi metto a ridere perché dimentico sempre che Amelia mi conosce fin troppo bene. « Più o meno», abbasso lo sguardo imbarazzata, « Volevo organizzargli qualcosa»
« Non una festa a sorpresa o una serata solo per voi due» mi ammonisce ancora prima che possa esprimere la mia idea.
Rimango sorpresa dalla sua reazione. « Ma non eri tu a dirmi di fare qualcosa fino a cinque minuti fa?»
« Sì, ma fare qualcosa significa spingerlo a compiere il primo passo o comunque fare in modo che inizi a vederti diversamente dall’amica che lo aiuta a studiare», spiega, « Questo sarebbe troppo da fidanzata»
« Benvenuti ad un nuovo episodio di Amelia e la Scienza del Corteggiamento Nascosto», la prendo in giro ridendo, « Comunque non era quello a cui avevo pensato»
« No?» chiede confusa.
« Sarebbe stata una cosa carina, certo, ma decisamente troppo imbarazzante», mi gratto la testa con fare impacciato, « Non credo che sia il caso di chiamare tutti i suoi amici Serpeverde e organizzargli una festa»
« E allora cosa?»
Mi allungo verso la borsa poggiata per terra e ne tiro fuori un volantino che porgo ad Amelia. Lei lo apre incuriosita e, dopo averlo guardato per un istante, me lo mostra con espressione confusa. « Il Banchetto di fine anno?»
« No», le indico di leggere bene sotto il titolo, « Il professor Baston dopo il Banchetto organizza una festa di fine anno per le quattro squadre di Quidditch»
« Continuo a non capire»
« La data è il 24 giugno», spiego, « Il compleanno di Scorpius è l’indomani»
« Quindi l’idea sarebbe di andare là e fargli gli auguri a mezzanotte?»
Annuisco imbarazzata. « E portare una torta magari»
« Niente torta», esclama immediatamente, « Troppo da fidanzata»
Sbarro gli occhi e la assecondo, « Ok, niente torta»
« E poi, scusa, ma come pensi di fare?», chiede continuando a studiare il volantino, « Tu non fai parte della squadra e di sicuro non puoi andare là come unica infiltrata solo perché lui fa il compleanno»
Mi metto a ridere, « Non è una festa riservata»
« Ripeto», scandisce bene le parole, « Non puoi andare là solo per lui e farlo capire apertamente»
« Non ho detto questo», mi copro il viso con le mani, « Ci sarà anche altra gente»
« Nel senso che ognuno verrà con la fidanzata e poi ci sarai tu?»
« No», esclamo in preda all’imbarazzo, « Nel senso che tutti porteranno degli amici»
« E lui ti ha invitata?»
« Certo che no», dico tutto d’un fiato come se il solo pensiero fosse ridicolo, « Ma quel volantino l’ho preso in camera di mia sorella perché lei e le sue amiche sono state invitate da Avery»
« Mh», Amelia sembra riflettere seriamente per la prima volta su una possibile buona riuscita del piano.
« Sicuramente Hannah andrà con Fred, Albus l’anno scorso ci è andato visto che c’era James e senza dubbio sarebbe felice se Dora venisse»
« Dovremmo solo fare in modo che il discorso esca quando anche lei è presente» ragiona Amelia.
« Esatto», annuisco energicamente, « E tu hai Jimmie che è nella squadra di Corvonero, non ti aveva detto niente della festa?»
« Diciamo che avevamo altri programmi per l’ultima serata a scuola», sfodera il più innocente dei suoi sorrisi, « Ma sono troppo orgogliosa di te per non essere presente»
« Orgogliosa?» chiedo confusa.
« Stai calcolando tutto proprio come farei io», inarca le sopracciglia con sguardo quasi commosso e io mi metto a ridere.
« In più avevo pensato che sarebbe carino fargli un regalo», mi affretto a continuare prima che Amelia mi interrompa, « Ma non posso essere l’unica perché sarebbe imbarazzante»
« Troppo da fidanzata» ripete tra sé e sé per la centesima volta.
« Smettila di ripeterlo», sbotto coprendomi di nuovo il viso mentre lei si mette a ridere, « Qualcuno potrebbe ricordare agli amici di Scorpius che quella sera a mezzanotte farà il compleanno»
« Qualcuno chi?»
« Jimmie e Scorpius mi sembra che siano in buoni rapporti, no?» azzardo.
« Non così tanto», si mette a ridere, « Però se non ricordo male Kobert è un suo caro amico d’infanzia»
« Perfetto», esclamo felice di aver completato l’intero puzzle, « Kobert è il capitano, non potrà ignorare il compleanno di uno dei suoi ragazzi»
Anche Amelia annuisce convinta. « Ma come dovrebbe fare Jimmie a dirglielo senza dirglielo apertamente?»
Esito un attimo e poi guardo la mia amica, consapevole del fatto che solo lei possa aiutarmi. Quell’unico sguardo è sufficiente per capirci. « Ci penso io», mi sorride rassicurante e in quel momento capisco che tutto andrà per il meglio. Non so come, ma me lo sento.
 
 
 
* * * *
 
 
 
Se un mese fa mi avessero detto che avrei passato la maggior parte del mio tempo libero in compagnia di Kurt Avery mi sarei fatta una grassa risata. Non lo avrei creduto mai possibile eppure da quando Cloe ha stretto amicizia con lui non lo trovo più così spaventoso come prima. Anzi, a dirla tutta, frequentandolo ho capito che non solo è un ragazzo intelligente ma anche estremamente simpatico. Il suo unico difetto è James, che sembra doversi trovare obbligatoriamente ovunque si trovi il suo migliore amico.
« Finalmente libero» esclama Kurt con un sospiro liberatorio gettandosi sull’erba proprio tra me e Cloe. James si ferma ad un paio di metri di distanza per divertirsi stuzzicando un po’ Izzie e Medea, ogni giorno sempre più cotte di lui.
« Ultimo esame oggi?» chiedo sorridendogli.
Annuisce con aria serena, incrociando le braccia dietro la testa a mo’ di cuscino. « Non voglio più vedere un libro fino a settembre»
« E i compiti delle vacanze li fai fare al tuo elfo domestico?», lo prendo in giro.
« Ho provato a corromperlo per un mese l’estate scorsa, ma mia madre gli aveva ordinato di non darmi ascolto»
« Dimmi che stai scherzando», mi metto a ridere.
« Perché?», apre un occhio per guardarmi, « Tu hai intenzione di farli davvero?»
« Ma certo» esclamo come se fosse una questione ovvia e indiscutibile.
« Che ti aspettavi dalla regina delle Cornacchie?» si intromette James.
Gli lancio un’occhiataccia ma non reagisco perché su questo argomento ha sempre avuto il coltello dalla parte del manico. Mio cugino non ha mai passato intere giornate a studiare come me che mi impegno ogni giorno dell’anno, ma è sempre riuscito a portare a casa il massimo dei voti praticamente in ogni materia e non ha mai perso l’occasione di farmi sentire inferiore rispetto a lui per questo motivo. Decido di ignorarlo e fingere che non esista, proprio come faccio abitualmente. Ho già un mal di testa latente, non voglio rovinare ulteriormente una così bella giornata di sole, una delle ultime di quel mio primo anno a Hogwarts. Un paio di ragazzi si avvicinano a parlare con Kurt e James e solo quando afferro l’argomento della conversazione capisco che sono i capitani di Serpeverde e Tassorosso. A quanto pare il capitano di Grifondoro sarà impegnato tutto il giorno in un esame e - roba da non credere - ritengono tutti che mio cugino sia il suo degno sostituto fino a quando non sarà di nuovo disponibile quello vero.
« Emily!» esclama ad una decina di metri di distanza la fin troppo raggiante voce di Amelia, distogliendo la mia attenzione dai discorsi sull’organizzazione della festa del professor Baston. L’amica di mia sorella, mano nella mano con il suo ragazzo, si dirige a passo svelto verso di noi. Saluta tutti con un enorme sorriso mentre Jimmie – se non ricordo male l’armadio biondo si chiama così – saluta il capitano dei Serpeverde come si farebbe con un vecchio amico, per poi scambiare qualche chiacchiera con gli altri ragazzi.
« Non sentirò parlare d’altro fino a quella benedetta sera della festa, vero?» scherza Amelia aggrappandosi amorevolmente al braccio di Jimmie. Lui le dà un bacio sulla fronte e quasi stento a credere che un gigante del genere possa sembrare così dolce.
« Caporal, riesci a non farti lasciare prima della festa o verrai da solo?», lo prende in giro il ragazzo di Serpeverde che ho sentito chiamare Kobert.
Jimmie guarda Amelia come se la loro presenza alla festa non fosse del tutto certa e sembra rimanere sorpreso vedendo, invece, con quanta sicurezza reagisca lei a quella frase. Si avvicina a Kobert per sbirciare il volantino e, riflettendoci su un istante, commenta con una mezza sorpresa dipinta in volto « Ah, è la sera del 24?»
« Se non ti va non fa niente» la rassicura lui non riuscendo a decifrare bene il suo comportamento.
« Ricordavo che c’era qualcosa il 24, ma non mi viene proprio in mente», poi ammicca verso Jimmie facendo una linguaccia, « Io voglio andarci, se tu non vuoi vado da sola»
« Bel caratterino la tua ragazza», commenta Kobert mentre gli altri si mettono a ridere, « Non ti invidio»
Amelia dà un bacio al suo ragazzo come per marcare ulteriormente il territorio, poi stringe gli occhi per un istante ed esclama « Ora ricordo: il compleanno di Malfoy!»
« Malfoy?» chiede Jimmie confuso.
« Sì», ride Amelia battendosi la mano sulla fronte come per chiedersi come avesse fatto a non pensarci prima, « L’altro giorno Rose mi diceva che aveva scoperto che il 25 giugno è il compleanno di Malfoy, ma mi confondo sempre con il 24»
Quasi mi viene da ridere vedendo l’espressione confusa di Jimmie mentre Amelia, come sempre, procede a mille giri al secondo seguendo il filo dei suoi pensieri. Lei sembra non farci neanche caso, perché si gira verso Kobert e sorridendo gli dice « Se la vostra squadra ha già pensato a fargli un regalo potremmo contribuire anche noi due e Rose»
Amelia mi lancia un’occhiata così rapida che non so neanche se l’ho immaginata, ma senza neanche rendermene conto e senza sapere perché esclamo « Anche io»
« Certo, vi faremo sapere quanto abbiamo speso» risponde infine Kobert, dopo averci riflettuto su quel secondo di troppo che mi ha fatto capire quanto Amelia sia stata geniale nel manipolare la conversazione per arrivare a quel punto, sicuramente per aiutare mia sorella.
« Ottimo», sorride raggiante prima di rivolgere uno sguardo dolce a Jimmie, « Continuiamo la nostra passeggiata?»
Quasi contemporaneamente a loro vanno via anche gli altri due ragazzi. Distrattamente porto una mano alla tempia per cercare di soffocare una fitta del mal di testa che sta iniziando ad aumentare.
« Tutto ok?» mi chiede Andromeda.
« Sì, solo un po’ di mal di testa», le sorrido, « Meglio se torno in stanza»
Mi alzo e inaspettatamente anche James fa per mettersi in piedi. « Aspetta, ti faccio compagnia», si stringe nelle spalle in risposta al mio sguardo sorpreso, « Devo tornare al castello per sbrigare alcune cose»
Getto una rapida occhiata a Kurt nella speranza che anche lui debba tornare dentro, ma è così rilassato che inizio a pensare stia per addormentarsi. Iniziamo a camminare e continuo a sentirmi osservata da tutte le ragazze che lo seguono con lo sguardo. È una sensazione snervante, non capisco come lui e Kurt riescano a vivere in questo modo.
« Rilassati, non è te che guardano ma me», si scompiglia i capelli come se non lo fossero già abbastanza prima, « Se ti può consolare sappi che in questo momento neanche ti vedono»
Sbuffo alzando gli occhi al cielo e decido di non rispondergli neanche, sperando comunque che nelle sue parole ci sia un minimo di verità.
« Tu e le tue amiche verrete alla festa di Baston?»
« Da quando ti interessa cosa facciamo io e le mie amiche?», inarco un sopracciglio scettica.
« Non ho detto che mi interessa», fa spallucce con la sua solita aria menefreghista, « Anche se Izzie e Medea non sono male»
« Ti piacciono solo perché ti sbavano dietro senza un minimo ritegno»
« Non vedo perché non dovrebbe essere un valido motivo per piacermi»
Lo guardo con espressione disgustata, a cui lui risponde « Non è lo stesso motivo per cui fai tanto l’amica con Avery?»
« No che non lo è», esclamo indignata, « Sono amica di Kurt perché è simpatico ed è un bravo ragazzo»
« Kurt è il ragazzo migliore che esista al mondo e lo so perché è il mio migliore amico», si sistema gli occhiali sul naso, « E il fatto che lo sia è il motivo principale per cui so che in realtà non ti piace»
« Se è tuo amico deve sicuramente nascondere qualche enorme difetto, ma non per questo dovrei odiarlo», gli sorrido sperando di sembrare acida quanto vorrei, « Mi dispiace comunicarti che non sei tu il centro del mondo»
James si mette a ridere e si scompiglia di nuovo i capelli. Da qualche parte intorno a noi qualche ragazza è sicuramente andata in piena crisi ormonale, io lo trovo solo ancora più irritante ed egocentrico. « Allora rispondimi, ti piace o non ti piace?»
« Per te deve essere sempre tutto o bianco o nero» commento infastidita.
« In questo caso può essere solo o bianco o nero», spiega come se io non potessi proprio capire, « Rispondi»
« Non sono affari tuoi» sbuffo incrociando le braccia al petto.
« È il mio migliore amico, quindi lo sono»
« Non vedo cosa possa cambiare una mia risposta adesso», sbotto al limite della sopportazione, « Potrebbe piacermi, potrebbe non piacermi o magari sono indecisa e in futuro potrebbe iniziare a piacermi. L’unica cosa sicura è che non verrei a dirlo a te perché al massimo sarebbe una questione tra me e lui»
Diversamente da quanto mi aspettassi non noto nessuna reazione sul suo volto, neanche un accenno di nervosismo. Al contrario, le sue labbra si piegano in un mezzo sorriso.
« Cosa ti fa ridere così tanto?», alzo gli occhi al cielo pentendomi all’istante di aver portato avanti la discussione ma contemporaneamente rendendomi conto di non riuscire a fermarmi.
« La tua incoerenza, come sempre»
« Ah, io sarei incoerente?», mi blocco istintivamente e cerco di capire con quale coraggio riesca a dirmi certe cose.
Anche lui si ferma e lentamente, come se stessimo discutendo delle condizioni metereologiche, si volta verso di me. « Fai esattamente le stesse cose per cui critichi tanto me»
« Smettila di dirlo», inveisco, « Non è vero»
« Ti piace Kurt?»
Apro la bocca ma non riesco a dire niente. Non è così semplice come crede lui, non è tutto bianco o nero. Ci sono mille fattori da considerare e anche se li analizzassi tutti non sarei comunque in grado di potergli rispondere.
« Parla. Dì qualcosa», si avvicina di qualche passo e inizio a sentire una nota di rabbia nella sua voce, « È semplice, Emy. Se ti piace vuoi stare con lui, altrimenti no» 
Esito ancora, poi decido di averne abbastanza e ricomincio a camminare verso il castello a passo spedito.
« Sei solo egoista allora», la sua voce mi raggiunge alle spalle.
Mi volto nuovamente, infuriata come non mai. « Smettila!»
« Di fare cosa? Di dirti la verità? Dovresti ringraziarmi visto che sono l’unico a farlo », non si è mosso di un millimetro ma i suoi muscoli adesso sono tesi e stringe i pugni mentre parla, « Non ti dico di preoccuparti del mio amico, anche se lo stai solo prendendo in giro facendo la carina, ma almeno fa attenzione alle tue di amiche perché persino tu ti sarai accorta che a Cloe piace Kurt»
« E questo sarebbe colpa mia?» inveisco allargando le braccia.
« Ti rendi conto che il tuo comportamento rischia di fare soffrire due persone a cui dici di tenere? O sei talmente concentrata su te stessa da non accorgerti neanche di questo?»
Stavolta l’affondo di James è andato a segno. Rimango a fissarlo in silenzio con gli occhi sbarrati per un tempo che mi sembra infinito. Poi gli volto le spalle e, semplicemente, vado via.
 
 
 
* * * *
 
 
 
« Sembra che tu stia per vomitare», l’immagine di Amelia spunta alle mie spalle mentre mi guardo allo specchio senza realmente riuscire a vedermi.
« Sei stupenda», mi rassicura, « Ma mi sembra superfluo da dire visto che ti ho detto io cosa mettere»
Mi metto a ridere guardandola con riconoscenza, poi getto un’ultima occhiata allo specchio per convincermi che possa andare bene quello che vedo. indosso un top bianco smanicato con del pizzo davanti e una gonna blu petrolio. Amelia, alle mie spalle, prende due ciocche dai lati del mio viso e le blocca sulla nuca con un piccolo fermaglio. « Adesso sei perfetta»
Prendo un respiro così profondo da sentire quasi dolore ai polmoni e infine sorrido, sforzandomi di ignorare il mal di pancia. 
« Ora mettiamoci l’uniforme o faremo tardi al Banchetto di fine anno», ci richiama Dora dal suo letto, « Torniamo a cambiarci dopo»
Annuisco ricordandomi improvvisamente che la festa di stasera è ancora lontana. Il solo pensiero sembra farmi aumentare il mal di pancia. È da stamattina che il mio cuore batte costantemente ad un ritmo accelerato e sono in un perenne stato d’ansia. È sempre così quando mi aspetto che un giorno sia speciale e non so mai se siano le troppe aspettative a farmi sentire così oppure la consapevolezza del fatto che poi, alla fine, nulla va mai come mi aspetto. Meccanicamente indosso l’uniforme e inizio a scendere verso la Sala Grande insieme alle mie amiche. 
« Ehi Weasley», Scorpius mi ferma per il braccio proprio mentre stiamo per fare il nostro ingresso al Banchetto e io sono talmente sovrappensiero da fare un salto per lo spavento.
« Rilassati» dice ridendo mentre io riprendo a respirare a fatica tenendo una mano sul petto. 
« Mi hai fatto venire un colpo», anche io mi metto a ridere e per un istante dimentico di essere così agitata.
« Vieni anche tu alla festa di Baston?>
Il mio cuore perde un battito e non riesco a trattenere una risatina isterica. « Credo di sì», sistemo una ciocca di capelli dietro l’orecchio sperando di non essere arrossita.
Si avvicina ancora di più e a pochi centimetri dal mio viso sussurra « Stasera mi aspetto dei super auguri»
Rimane un attimo in silenzio guardandomi negli occhi con un sorriso che va da un orecchio all’altro e poi ammicca, subito prima di andare via. Solo quando è sparito tra la folla ricomincio a respirare. Le mie amiche continuano a fissarmi dal momento in cui Scorpius è arrivato. 
« Sono solo in ansia per stasera» mi giustifico quasi balbettando, ma loro non fanno nessun commento e le ringrazio di cuore per questo. Prendiamo posto al tavolo dei Grifondoro come sempre e in men che non si dica il Banchetto ha inizio. Tutto si svolge normalmente: il discorso della McGranitt, l’assegnazione della Coppa delle Case e centinaia di pietanze diverse a riempire i quattro lunghi tavoli della Sala Grande. A me sembra di guardare tutto da un angolazione diversa, come se quella seduta in mezzo ai miei compagni non fossi realmente io, ma solo una comparsa mandata là ad occupare il mio posto mentre io mi godo lo spettacolo da fuori. In realtà davanti ai miei occhi riescono a passare solo immagini riguardanti la serata che deve ancora iniziare. Cerco di frenare la mia fantasia, ma è più forte di me perché continuo a vedermi lì al campo da Quidditch. Ad un tratto Scorpius arriva e inizia a ballare con me. Con noi, non con me. Io odio ballare. Intorno a me ho tutte le persone a cui voglio bene, non potrei essere più felice di così. Che stupida, è il suo compleanno non il mio, ma del resto anche lui sembra felice. E se la musica non ci fosse? Cosa faremo fino alla mezzanotte? Magari si annoierebbe e andrebbe via. No, è una festa, non può non esserci la musica. E poi sono stati i suoi amici a organizzare tutto – almeno ufficialmente – quindi saranno loro a trovare il modo di tenerlo lì per il tempo necessario. Allo scoccare della mezzanotte sarà tutto perfetto. Gli farò gli auguri, tutti gli faranno gli auguri, e poi gli daranno il regalo. Sarà così felice.
« Ma ora perché sta sorridendo?» sussurra Albus a Dora mentre addenta l’ennesimo dolcetto.
Mi risveglio da quei pensieri come da un sogno e tiro un calcio a mio cugino da sotto il tavolo. « Guarda che ti sento»
« Non ci avrei giurato» commenta massaggiandosi lo stinco.
Quando anche i dolci spariscono dai vassoi dorati mi sento sbiancare. Tutti gli studenti di Hogwarts si alzano quasi contemporaneamente per andare a godersi l’ultima serata al castello con le persone più importanti. A me, invece, sembra di camminare verso il patibolo mentre mi dirigo alla torre di Grifondoro con le mie amiche. Tolgo l’uniforme e indosso i vestiti già pronti sul letto, ringraziando mentalmente Amelia di avermi convinta a non lasciare la scelta per l’ultimo minuto come avrei fatto da sola. 
« Ti prego Rose, smettila di fare avanti e indietro», implora Hanna mentre sistema la sua lunga treccia castana, « Mi metti ansia»
Amelia mi afferra per un braccio e mi fa sedere sul letto. « Devo dirti una cosa»
Sbarro gli occhi al limite con il farmi venire un attacco di panico. « Ci sono dei problemi? Non abbiamo neanche cominciato la serata» inizio a blaterare senza neanche respirare tra una parola e l’altra.
« No no, nessun problema», mi rassicura Amelia nonostante il suo viso la contraddica, « Niente di grave»
Esita un istante prima di trovare il coraggio di parlare tutto d’un fiato, chiudendo gli occhi per non dover vedere la mia espressione. « Io e Terry vi raggiungeremo dopo»
Balzo su dal letto mettendomi le mani tra i capelli. « Dimmi che stai scherzando. Non puoi abbandonarmi»
« E non lo farò», dice con sicurezza, « Massimo alle undici e mezza saremo lì»
La guardo come se mi avesse appena minacciata con un coltello. « È stata la McGranitt a chiedercelo, non potevamo dire di no», Terry viene in suo soccorso.
« Undici e mezza» ripete Amelia con sicurezza.
« Tu sei sempre in ritardo» dico quasi in crisi.
« Non stavolta», con lo sguardo cerca l’appoggio di Terry, « Avrò lei, lei è sempre puntuale»
« Ok», quasi sbuffo in un sospiro rassegnato, « Almeno sai dov’è l’ingresso dei giocatori?»
« Ingresso dei giocatori?», Amelia rimane un istante a bocca aperta, « Ok calma, vediamoci alle undici e mezza davanti all’ingresso delle tribune»
« Amelia», cerco di mantenere la calma per quanto sia possibile, « Non ho intenzione di passare la serata fuori dallo stadio ad aspettarti»
« Ti mando un bigliettino», improvvisa, « Ti mando un bigliettino quando sto arrivando così non dovrai aspettarmi»
Annuisco convinta che forse in questo modo si possa evitare la catastrofe, poi guardo Dora e Hannah che mi stanno aspettando davanti alla porta del dormitorio. Prendo un profondo respiro, lancio un ultimo sguardo implorante aiuto ad Amelia e le raggiungo. « Andiamo»
Mi sento un po’ in colpa per aver dato di matto solo per un lieve fuori programma, del resto sono con le altre ragazze e con Albus che ci sta aspettando in Sala Comune. Non sono sola, devo solo ricordarmelo quando penserò al fatto che non ci sia Amelia. 
« Sta ancora facendo la psicopatica?» chiede Albus appena lo raggiungiamo. Gli lancio un’occhiataccia ma alla fine mi metto a ridere e passandogli un braccio intorno alle spalle lo spingo verso l’apertura del ritratto. Quando arriviamo al campo da Quidditch rimango sbalordita. 
« Però!», esclama Dora, « Il professor Baston ci sa fare»
« Perché credi che nessuno voglia rinunciare alle sue feste?» commenta Fred arrivando alle spalle di Hannah e stringendola in un abbraccio. 
Mi guardo intorno con sguardo sognante. Credo di non aver mai visto nulla di così bello. Il campo è stato trasformato nella più grande pista da ballo probabilmente mai esistita e al posto delle panchine ci sono i tavoli del buffet che traboccano di Burrobirre e qualsiasi altro tipo di bevanda.
« Credo che alla McGranitt verrebbe un colpo se sapesse come sono le feste del professore Baston» dice Dora ridendo mentre facciamo un giro tra la gente. Individuo subito mia sorella che cerca di trascinare Andromeda da qualche parte. Nella direzione opposta a loro James sta ballando con una ragazza bionda che non riesco a riconoscere di spalle. Di Scorpius nessuna traccia. Guardo l’orologio: sono le dieci. Decido di raggiungere Emy e capire da cosa stia fuggendo ma Rich e Tuc mi fermano prima che possa farlo. 
« Anche voi qui?» chiedo sorpresa mentre mi trascinano in mezzo alla pista. 
« Zitta e balla» urla Rich per sovrastare la musica.
Tutti i miei amici intorno a me ballano, io provo a ondeggiare un po’ a disaggio controllando l’orologio finché Rich mi prende le mani e inizia a farmi ballare sul serio. Scoppio a ridere e decido di divertirmi e basta, nonostante nulla stesse andando come mi aspettavo. Alle undici ancora nessuna traccia né di Scorpius né del bigliettino di Amelia.
« Ti si slogherà il polso se continuerai a controllare l’orologio ogni secondo», mi prende in giro Fred, « Hai fretta di andare a letto?»
« In un certo senso» ammicca Albus.
Sbarro gli occhi imbarazzatissima e inizio a picchiare mio cugino sulla nuca fino a quando si decide a chiedere scusa. Nonostante io mi stia divertendo, il tempo sembra rallentare man mano che la mezzanotte si avvicina. Arrivo a controllare l’orologio anche più di una volta al minuto e non riesco a capire che fine abbiano fatto le uniche persone che vorrei davvero vedere in questo momento. 
« Si può sapere dov'è finito Scorpius?» chiedo a Dora mostrandole il mio orologio segnare le undici e mezza.
« Ma sei sicura che venga?»
« Me lo ha detto stasera» sbuffo impaziente continuando a guardarmi intorno. E se davvero non venisse? Scuoto la testa per far uscire i cattivi pensieri.
« Giuro che uccido Amelia se non arriva entro due minuti» 
« Tranquilla, starà per arrivare» mi rassicura Albus.
« Se arriva a mezzanotte la lascio fuori ad aspettarmi, che sia chiaro»
« Arriverà» mi rispondono in coro i miei amici. 
Più controllo l'orario e più mi convinco a mollare Amelia lì fuori tutta la notte, ma dall'altra parte vorrei con tutta me stessa che lei fosse presente dopo aver sopportato ogni fase della mia follia in questi giorni. Ad un tratto mi giro e lo vedo. Per un istante rimango senza fiato e mi sento arrossire. Mi sembra strano pensarlo, ma lo trovo davvero bello stasera. Semplice ma elegante come al suo solito, con i jeans e una camicia nera con le maniche svoltate fino al gomito. Istintivamente controllo l'orologio e mancano solo dodici minuti alla mezzanotte: non ho passato la serata con Scorpius e non ho notizie di Amelia, ma mi basta guardarlo mentre mi viene incontro per dimenticare tutto quello che non sta andando secondo i piani. Punta dritto verso di me tagliando la folla e il mio stomaco fa una capriola quando sfodera il sorriso enorme che conosco fin troppo bene. Anziché salutarlo normalmente mi viene istintivo abbracciarlo e dargli un bacio sulla guancia carico di affetto. Appena lo lascio andare, mentre i suoi amici arrivano per salutarlo, un bigliettino mi colpisce in testa. Lo apro con le mani tremanti e quasi mi scotto per spegnere una piccola fiamma che stava bruciando l'angolo del foglietto a causa dell'eccessiva velocità con cui lo aveva spedito la mia amica.



Arrivo. Corri.



Mancano otto minuti. Accartoccio il biglietto e inizio a correre verso l'ingresso degli spogliatoti e poi, fuori, lungo il perimetro dello stadio. Arrivo senza fiato nel punto concordato e scorgo due sagome correre attraverso il parco con una terza persona ancora più lontana. Dentro il mio cuore spero vivamente che Amelia non sia quel puntino ancora troppo distante da me. Mi basta attendere qualche secondo per riconoscere la mia amica correre più veloce di tutti a piedi nudi sull'erba, tenendo le scarpe in mano. Quando lei e Terry mi raggiungono mancano solo tre minuti e noi ci troviamo dalla parte opposta dello stadio. So che non ce la faremo mai in tempo ma ricomincio a correre senza neanche salutarle, esclamando solo un « Muoviamoci, è tardissimo!» 
Cerco di andare più velocemente possibile, non preoccupandomi neanche di evitare le persone che incrocio in senso opposto, e in men che non si dica mi ritrovo nel corridoio degli spogliatoi. 
« Rose, hai visto Helena?», una ragazza di Tassorosso riesce a fermarmi piazzandosi al centro di quello spazio già limitato.
« No», cerco inutilmente di superarla.
« La cerco da tutta la sera ma...»
« Fatti un giro e cercala», esclamo scansandola con un braccio, « Sono di fretta»
Ricomincio a correre più veloce del vento, sentendo i passi delle mie amiche alle spalle, e solo quando arrivo verso il centro del campo rallento un attimo per individuare il gruppo che mi interessa. Guardo nervosamente l'orologio, è mezzanotte. É mezzanotte e io non ci sono. Respiro profondamente, non posso andare nel panico proprio adesso. Ricomincio a correre guardandomi intorno ma i ragazzi non erano più dove li avevo lasciati e in mezzo a quella confusione avrei potuto impiegare tantissimo tempo per trovarli. Non mi importa più se urto qualcuno o se le mie amiche mi abbiano persa di vista, continuo a girare senza sosta. Mezzanotte e un minuto. Mi fermo. Sento lo stomaco ridursi ad una nocciolina per la delusione. Non pretendevo di essere la prima a fargli gli auguri, ma speravo almeno di essere presente mentre gli altri lo festeggiavano solo grazie a me. In quel preciso istante in cui sembrava che il mondo stesse per crollarmi addosso, vedo Dora sbracciare a qualche metro di distanza nella speranza di farsi vedere da me. La raggiungo di corsa e con la coda dell'occhio noto che anche Amelia e Terry stanno arrivando. Scorpius è quasi accerchiato da tutta la gente che gli ha già fatto gli auguri, così mi avvicino mentre abbraccia un suo compagno di squadra e mi metto in mezzo tra lui e gli ultimi due ragazzi che attendono il proprio turno. Mi oltrepassa con una disinvoltura tale da farmi dubitare che mi abbia vista, così gli busso sul braccio ma mi ignora e va da Wallace. La morsa che prima avevo sentito allo stomaco si stringe un po' di più. Per una frazione di secondo, dopo aver voltato le spalle a Wallace, Scorpius mi guarda con la coda dell'occhio. Faccio un passo verso di lui, convinta che finalmente stia venendo da me, ma la mia illusione dura poco perché con calma si dirige dal suo amico Roger. Strizzo gli occhi per un istante desiderando che, una volta riaperti, lo scenario sia diverso e tutto sia andato come speravo. Non credevo neanche io che potesse andare tutto storto, dall'inizio alla fine. Sbuffo nervosa, rimanendo lì ad aspettare Scorpius con il broncio e le braccia incrociate al petto. Quando, dopo essersi congedato da Roger, si gira verso di me e sfodera il suo sorriso più bello il mio cuore perde un battito. Non mi viene incontro, si limita ad allargare le braccia e in un istante dimentico tutto. L'ansia, la rabbia e la delusione provate fino a poco prima scompaiono nel momento in cui gli butto le braccia al collo e lui mi stringe a sé. Credo che sia questa la vera magia. 
« Auguri» sussurro così piano che non so neanche se mi abbia sentita. Dopodiché inizio a dargli un bacio sulla guancia, poi un altro e un altro ancora, velocemente e senza fermarmi un istante come altre volte ha fatto lui con me. Mi fermo solo quando la sua mano sposta delicatamente il mio viso per fare in modo che lui possa darmi un unico bacio sulla guancia, forte e affettuoso più di ogni altro mai ricevuto, per poi tornare a stringermi forte a sé. Solo quando i nostri corpi si separano mi rendo effettivamente conto di quanto quel momento sia stato intenso. Mi sento avvampare ma spero che nessuno lo noti. Amelia, dopo avergli fatto gli auguri, si avvicina al mio orecchio per sussurrarmi « È stato un po' freddino con te»
Mi metto a ridere mentre lei ammicca e con il labiale mi fa i complimenti. Al suo fianco è appena arrivato Jimmie che, a quanto pare, era il puntino in lontananza che seguiva le mie amiche. Sta per dire qualcosa, mentre a fatica riprende fiato, quando Kobert fa il suo ingresso al centro del gruppo portando in braccio una grande scatola.
« Ma veramente?», esclama sorpreso Scorpius guardando quel regalo così grande, « Non ci posso credere»
Per la prima volta da quando lo conosco lo vedo davvero in imbarazzo perché colto totalmente alla sprovvista. Continua a girare intorno alla scatola ridendo e stropicciandosi i capelli in difficoltà.
« Ragazzi, non so da che lato aprirla» ride confuso. Infine, dopo svariati tentativi riesce nell'impresa e tira fuori la divisa da gioco più bella che avessi mai visto, completa dal caschetto agli stivali. La sua espressione sbalordita e adorante è più di quanto io abbia desiderato per questa serata. 
« Ragazzi, grazie davvero», quasi balbetta ancora in confusione, « Vi riabbraccerei di nuovo tutti! Posso?»
Tutti si mettono a ridere, compreso lui, ma poi il suo migliore amico Scott prende la parola. « Potresti», gli dà una sonora pacca sulla spalla, « Ma credo che il merito di tutto questo vada a Rose. È stata lei la fonte dell'idea»
Improvvisamente mi sento sbiancare. Tutta quella fatica per mantenermi in disparte non era servita a niente. Lancio un'occhiata ad Amelia come richiesta di aiuto e a stento sento la voce di Scorpius rispondere « Lo immaginavo»
Mi viene incontro, sempre con quel suo sorriso affettuoso, e mi  abbraccia. Con un braccio mi stringe forte a sé, mentre l'altra mano tiene la mia testa contro il suo petto e improvvisamente il mondo esterno sembra sparire. Riesco a sentire solo quell'odore di pesca e menta invadermi le narici, il suo cuore battere forte attraverso la camicia e la sua testa appoggiarsi sulla mia mentre sussurra « Grazie Rosie, veramente»
Mi sento paralizzata e non riesco a dire una parola. Solo quando dopo qualche secondo toglie la mano dalla mia testa alzo lo sguardo verso il suo. Ci fissiamo negli occhi per un istante che sembra infinito, poi mi sposta i capelli dal viso e con la mano li tiene fermi dietro la nuca, mentre con l'altro braccio mi stringe ancora più forte a sé. Si china sul mio volto e mi dà un bacio sulla guancia. Attende qualche istante prima di darmene un altro più forte, poi sento il suo respiro spostarsi di qualche centimetro sulla mia pelle e lasciare un bacio delicato appena sotto l'orecchio. Quando sento la punta del suo naso scendere ancora accarezzandomi la pelle, il mio cuore sta per saltare fuori dal petto ed esplodere lì davanti a tutti. Mi dà un bacio sul collo così dolce da lasciarmi senza fiato e appena un attimo dopo un altro così intenso da farmi barcollare. Rimane in quella posizione ancora per qualche secondo che mi sembra eterno, continuando a stringermi forte e a tenere le labbra sulla mia pelle. Poi mi lascia andare e per un istante continuo a vivere in quello stato confusionale così maledettamente vicino al paradiso, prima di accorgermi di quanto sia doloroso riacquistare tutte le funzioni vitali in una volta. Mentre Scorpius viene trascinato via dai suoi amici mi volto verso Amelia. Mi metto a ridere notando il suo sguardo a metà tra il sognante e lo sconvolto.
« Non fare quella faccia» mi ammonisce quasi arrabbiata.
« Che faccia ho?» le chiedo pur rendendomi conto di non riuscire a non sorridere.
Improvvisamente anche lei sembra svegliarsi da quello stato di torpore che a quanto pare le avevo contagiato. « Ma ti rendi conto?» esclama sconvolta e su di giri allo stesso tempo.
« Di cosa?» chiedo confusa.
« Ti ha dato dei baci sul collo o ho visto male io?»
Sento di essere arrossita fino alla punta delle orecchie. « Si è visto?» balbetto imbarazzata.
« Certo che si è visto», esclama, « Ti ha spostato i capelli»
« Spostiamoci da qua» la imploro soffiandomi per spegnere il fuoco delle mie guance. Ci muoviamo verso una zona più tranquilla, dove la situazione può tornare ad essere quella di una normale serata tra amici, ma io continuo ad avere la testa tra le nuvole e tutti me lo fanno notare continuamente. Inizialmente provo a negare ma ad un certo punto mi arrendo e rispondo semplicemente facendo spallucce. Sono felice, che posso farci? Mi sento bene come mai prima d'ora. 
Passa poco più di una mezz'oretta prima che Scorpius riemerga dalla folla danzante. Saluta con cenno della mano il gruppo di ragazzi che sta lasciando lì e si dirige verso di noi, mentre due suoi amici vanno verso l'uscita. Improvvisamente il muretto su cui sono seduta con i miei amici sembra diventare mille volte più scomodo di come sia in realtà e le mie dita iniziano a tormentare l'orlo della gonna vedendolo avvicinarsi. Non posso reagire così ogni volta che lo vedo o per me sarà la fine. Si china per sussurrarmi qualcosa all'orecchio, ma non riesco a sentire quindi mi alzo.
« Sto andando a bere con i ragazzi», si accosta al mio orecchio cercando di sovrastare la musica con la voce.
Gli do uno schiaffo sul braccio e lo guardo con aria arrabbiata. « E me lo dici pure?» 
« Certo», si mette a ridere, « Hanno una scorta in un'aula abbandonata»
Lo colpisco di nuovo sul braccio. « Sai che ti odio quando fai queste cose»
Si mette a ridere ancora e mi schiocca un tenero bacio sulla guancia. Alzo gli occhi al cielo nella speranza di fargli capire che non lo sopporto - e non che il mio cuore aveva appena fatto una capriola - ma lui mi abbraccia e accarezzandomi i capelli mi sussurra « Me ne sto andando, Rosie»
Mi dà un altro bacio e scioglie l'abbraccio. « Cerca di non fare troppi danni» gli dico mentre sta per andare via. 
Scorpius si mette a ridere, si avvicina di nuovo e ammiccando mi provoca « Secondo me stanotte non torno neanche in camera»
Sbuffando inizio a borbottare tra me e me qualche consiglio su dove potrebbe andare lui con la sua testa vuota e quando provo a tornare al mio posto mi abbraccia di nuovo per darmi un ultimo bacio. Mi stringe sempre più forte, fino quasi a farmi perdere l'equilibrio e anche io provo a ricambiare con la stessa intensità. Rimaniamo così, in un angolo della pista che per un po' diventa tutto il nostro universo, prima che Scorpius vada via. Da quel momento sarebbe potuta accadere qualunque cosa proprio sotto il mio naso, ma non mi sarei comunque accorta di niente. Ho una sorta di vuoto di memoria - più che altro un insieme di immagini confuse - che mi porta direttamente da quel muretto al ritrovarmi distesa sul letto a fissare le stelle dalla finestra aperta. Continuo a rigirarmi sul materasso senza riuscire a chiudere occhio. Mi sento come se qualcuno avesse iniettato un litro di caffeina direttamente nelle mie vene: il cuore pulsa incontrollabile al triplo della velocità normale, le immagini della serata scorrono davanti ai miei occhi senza sosta e quasi mi prendo per pazza da sola quando mi sembra di riconoscere nell'aria quel profumo di pesca e  menta che conosco fin troppo bene. Intorno alle quattro del mattino vengo colpita in fronte da un bigliettino entrato al volo dalla finestra. 
 
Rosie, nonostante il mio coma attuale, voglio ringraziarti per quello che hai fatto. Davvero, non me lo aspettavo!
Grazie ancora ❤️ ️
 
Sorrido leggendo e rileggendo quel foglietto. Nonostante nulla sia andato come volevo, non cambierei un solo istante di questa serata. Stringo il bigliettino tra le dita e lo appoggio sul petto. Chiudo gli occhi, pur sapendo che neanche un incantesimo riuscirebbe a farmi dormire. È ora di cominciare ad abituarmi all'idea: Scorpius Malfoy mi piace. 
 
 
 
*Note dell’autore: Buonasera ^^ Ehm… è normale che sia imbarazzata per questo capitolo? Non so spiegare neanche io il perché. Forse perché mi sono resa conto di aver creato delle aspettative un po’ troppo alte o forse perché è un momento della storia a cui tengo tantissimo e nonostante il mio impegno non ritengo sia venuto come avrei sperato. Non mi sento di aggiungere niente stavolta nelle note, nessuna spiegazione, nessun commento personale, nessuna anticipazione. Lascio la parola a voi: commenti, riflessioni, domande, pensieri di ogni genere. Vi ascolto :)
 
Come sempre vi ringrazio di cuore per il sostegno che mi date attraverso le vostre recensioni. Siete uniche <3
 

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Capitolo 20 ***


20


Chiudo il baule e mi fermo per un istante guardandomi intorno. Mi sembra ieri la prima volta che ho messo piede in questa stanza e invece è già trascorso un intero anno. Come ha fatto a passare così in fretta? Incrocio per sbaglio lo sguardo di Andromeda e le sorrido perché so che anche lei sta pensando la stessa cosa. Ricambio il suo sorriso e da qualche parte in fondo al mio stomaco capisco che domani sarà strano svegliarsi senza quella che ormai è diventata la mia seconda famiglia.
« Scendiamo a fare colazione» dico alla mia amica concedendomi un’ultima fugace occhiata al dormitorio prima di andare via. In Sala Grande ritroviamo le altre ragazze, intente a raccontarsi a vicenda i programmi per l’estate. Non riesco a rimanere concentrata per più di qualche secondo sulla voce di Izzie che parla senza sosta del viaggio al mare che organizza da mesi con la sua famiglia, così mentre addento un muffin delizioso i miei occhi si perdono tra gli immensi tavoli di legno. La mia attenzione si sofferma sulle persone che conosco e noto come tutti siano, a modo loro, provati dall’imminente partenza. Non mi sorprendo trovando Fred con gli occhi incollati al viso di Hannah, mentre lei ride con le sue amiche. Sorrido tra me e me, poi il mio sguardo viene attirato da una figura familiare al di là del portone di ingresso della Sala Grande. Un inconfondibile ragazzo dai capelli blu mi sta facendo segno con la mano di raggiungerlo e io, naturalmente, non esito neanche un istante prima di mandare giù l’ultimo morso della mia colazione e raggiungerlo. Teddy mi accoglie con uno dei suoi sorrisi carichi di affetto e la mia giornata sembra già migliore.
« Pronta per tornare a casa?»
Faccio una smorfia. « In realtà preferirei rimanere qui»
Si mette a ridere e mi dà una carezza sulla guancia, come faceva quando ero piccola e andavo da lui dopo aver fatto i capricci con mamma e papà. « Vieni, facciamo una passeggiata. Ti accompagno al binario»
« Scortata da un professore fino all’Espresso», mi fingo pensierosa, « Volete proprio assicurarvi che vada via?»
Ancora una volta si mette a ridere e mi lascio contagiare da quel suono cristallino. Passeggiare nel parco non è mai stato così bello come oggi, con il sole che mi avvolge e Teddy che chiacchiera allegramente al mio fianco.
« Allora, bilancio finale di questo primo anno?»
« Bellissimo», rispondo entusiasta, « Nonostante alcuni professori, o meglio, assistenti dei professori»
« Mi dicono che l’assistente di Trasfigurazione sia stato particolarmente esigente», scherza lui.
« Oh si, non immagini quanto», alzo gli occhi al cielo, « Un vero strazio»
« Sarai felice di non vederlo fino a settembre»
« Felicissima» esclamo con convinzione, ma appena mi rendo conto di quello che ha detto gli chiedo allarmata « Fino a settembre?»
« Quando ricominceranno le lezioni»
« Ma verrai a trovarci durante l’estate, vero?»
« Sarà dura», fa spallucce, « Il corso per Auror mi terrà parecchio impegnato e in più avrò da fare anche qui a Hogwarts»
« Credevo avessi lasciato il corso»
« In realtà non è una situazione molto chiara», i suoi occhi dalle mille sfumature si perdono nel cielo, « Zio Harry ha insistito perché continuassi ugualmente e ha fatto in modo che potessi recuperare durante l’estate tutto quello che non ho potuto fare per via della scuola»
« Non vuole che continui ad insegnare?» chiedo perplessa, ricordando quanto lo zio fosse emozionato nel sapere che Teddy avrebbe intrapreso la stessa carriera di suo padre.
« È difficile da spiegare» mi sorride tagliando corto.
« Provaci», il mio sguardo non ammette repliche.
« Lo zio mi ha sempre parlato tanto dei miei genitori», noto che i suoi occhi assumono una tonalità di blu molto più intensa, « Da quando ero piccolo volevo diventare un Auror come mia madre e poi mi sono lanciato in questa avventura dell’insegnamento, non ho saputo dire di no alla proposta della McGranitt»
« Può succedere di cambiare idea a volte»
« Infatti credo che lo zio voglia solo che io mi prenda il giusto tempo per pensare, senza precludermi nessuna delle due strade»
« Quindi sarai professore in inverno e Auror d’estate?»
Gli scappa una mezza risata, « In un certo senso»
« Esploderai» anche io mi metto a ridere.
« Probabilmente», si stringe tra le spalle, « Almeno a quel punto potresti avere un assistente di Trasfigurazione più simpatico»
« Non sarebbe male», fingo di considerare realmente questa possibilità e Teddy mi dà un colpetto sulla testa.
« Non festeggiare troppo presto, continuerò a tenerti d’occhio anche l’anno prossimo»
« Tenermi d’occhio?» inarco le sopracciglia con espressione confusa.
« Certo, ci sono sempre strani movimenti intorno a te»
« Strani?»
« Vogliamo parlare di quell’Avery?»
Sento di essere arrossita fino alla punta delle orecchie e dentro di me ringrazio il cielo di essere già immersi nella confusione dei binari.
« Vi ho tenuti d’occhio da San Valentino e…»
« E avrai notato che non c’era proprio niente da vedere» lo interrompo.
« Non direi proprio», il suo sguardo mi ricorda per un attimo quello di papà, « Anzi, hai qualcosa da dirmi?»
« Solo che ti stai sbagliando di grosso»
« A me sembrava che ci fosse molta intesa tra di voi», mi fa l’occhiolino, « E poi è un gran bel ragazzo»
« Prova a chiedergli di uscire visto che ti piace tanto», gli lancio un’occhiataccia e lui si mette a ridere.
« Non è il mio tipo», mi scompiglia affettuosamente i capelli, « E poi…»
Il fischio del treno lo interrompe. « E poi?» chiedo curiosa.
« Sali sul treno o farai tardi»
Apro la bocca nel tentativo di oppormi, ma Teddy mi stringe in uno dei suoi abbracci e dopo avermi dato un bacio sui capelli mi scorta fino alla porta di uno dei vagoni. Lo saluto a malincuore e salgo sul treno alla ricerca delle mie amiche.
 
 
* * * *
 
 
« Rose a che ora sei andata a dormire stanotte?»
Sobbalzo per lo spavento quando la voce di mio cugino Fred mi risveglia da quei sogni ad occhi aperti che avevano completamente annebbiato la mia mente. « Eh?» chiedo imbarazzata per essere stata scoperta.
« Sembra che tu non abbia chiuso occhio»
« È un insulto?», evito di rispondergli seriamente lanciandogli la pallina di carta con cui stavo giocando distrattamente da quando il treno era partito.
Fred si difende senza sforzo alzando il braccio con cui circonda le spalle di Hannah per poi tornare a stringerla a sé.
« Guardate che faccia ha», ride Dora indicandomi, « Non riesce a smettere di sorridere»
Provo a mandarle un'occhiataccia velenosa ma sembra quasi che i muscoli del mio viso si rifiutino di corrucciarsi, quindi arrossisco imbarazzata. « Da che parte stai tu?»
Tutti si mettono a ridere e improvvisamente mi rendo conto di quanto sia sovraffollato per i miei gusti quello scompartimento. 
« Ieri sera Amelia mi ha fatto correre da un punto all’altro del castello», racconta Jimmie lanciando uno sguardo di complicità a Fred, « E alla fine mi ha piantato con la McGranitt per scappare alla festa di Baston»
« Amore, non potevo fare tardi» si giustifica lei con un sorriso innocente.
« Lo so», Jimmie alza gli occhi al cielo, « Rose aveva un compleanno a mezzanotte e non poteva ritardare, me lo hai ripetuto tutta la sera»
Sento le guance arrossire sempre di più e per un istante desidero potermi fondere con il sedile del treno e scomparire.
« Tu per il mio compleanno non avresti mai corso così», Jimmie alza un sopracciglio e la guarda in attesa di una conferma. Amelia gli accarezza il viso e si avvicina a dargli un bacio sulle labbra.
« Cosa c’entri tu adesso?» gli chiede poi in tono dolce ma con un sorriso furbesco.
« Sono il tuo ragazzo, dovresti comportarti come fa Rose con il suo»
Sbarro gli occhi come se mi avessero appena dato un pugno allo stomaco, ma fortunatamente Amelia è più rapida di me a reagire e con una risata zittisce Jimmie. « Rose non ha il ragazzo»
« Effettivamente ieri sera anche io ho notato qualcosa di strano tra quei due, ma Hannah continuava a dirmi che sono solo amici» commenta Fred, seppur poco convinto.
« Infatti non è il suo ragazzo» sottolinea lei.
« Tranquilli, fate come se non ci fossi» borbotto con espressione infastidita.
Ancora una volta si mettono tutti a ridere e in fondo al cuore spero di aver chiuso definitivamente l’argomento, infatti la situazione torna a normalizzarsi. La pace, però, dura molto meno di quanto sperassi perché Jimmie, dopo aver passato qualche minuto con lo sguardo perso nel vuoto a pensare a chissà cosa, sembra risvegliarsi ed essere giunto ad una conclusione. Dal nulla esordisce con « Guardate che non avete capito niente, quei due stanno insieme»
« No Jimmie, di nuovo, non stanno insieme» sbuffa Amelia.
« Ma non è possibile», esclama lui ignorando lo sguardo di fuoco della sua ragazza, « Secondo me abbiamo perso qualche passaggio in questa storia. Quando sono arrivato anche io alla festa loro due si abbracciavano in un modo in cui non farebbero due amici»
« Jimmie» provo ad intervenire ma inutilmente perché ormai è troppo concentrato su ciò che sta dicendo per potermi dare retta.
« E non dirmi che stavate così vicini solo perché la musica era troppo alta», mi guarda come se non ammettesse di essere preso ancora in giro.
« Amore», Amelia fortunatamente riesce a catturare la sua attenzione parlandogli in tono deciso, « Non stanno insieme, credimi»
La convinzione di Jimmie sembra traballare e, quasi sgonfiandosi, lascia andare la schiena contro il sedile. « Allora deve essere già successo qualcosa tra loro due»
« Magari» si lascia sfuggire la mia amica.
« Amelia!» esclamo di getto, mascherando a stento la voglia di Schiantarla mentre lei si stringe tra le spalle con fare innocente.
« Non ditemi che si comportano sempre così e non si sono mai neanche baciati perché mi incazzo» continua Jimmie cercando una conferma negli sguardi dei miei amici.
« Be’», interviene Fred quasi con indifferenza, « Non so voi, ma io ieri sera ho visto qualche…»
Mi alzo di scatto, senza quasi rendermene conto, e tutti si girano verso di me. So di essere paonazza in viso, ma cercando di apparire più naturale possibile esco dallo scompartimento annunciando che sarei andata a fare un giro. Appena mi chiudo la porta alle spalle, finalmente, inizio di nuovo a respirare. Appoggio la schiena ad una parete e chiudo gli occhi per un attimo. Ho creduto di impazzire lì dentro. Sento un ronzio assordante e non capisco se sia dovuto alla notte insonne o alla quantità di pensieri che sfrecciano e si intrecciano senza sosta nella mia testa dopo gli avvenimenti di ieri sera. Sono già sufficientemente confusa per conto mio, non posso stare a sentire i discorsi di chi non sa niente ma vuole per forza dire la sua o rischio di impazzire davvero. Un formicolio mi attraversa la pelle sul lato sinistro del collo, proprio dove ieri...
Apro gli occhi di scatto e quella sensazione così realistica si trasforma in un brivido che mi attraversa tutto il corpo e mi fa venire la pelle d’oca. Respiro di nuovo a fatica e il mio cuore sembra non voler smettere di accelerare. Cosa mi prende? Attraverso il corridoio e apro una finestra del vagone, affacciandomi in modo che il vento mi scompigli i capelli e mi riempia i polmoni. Per qualche secondo riesco a pensare solo che vorrei volare, lasciare il treno con tutti i suoi passeggeri e i suoi problemi e volare. Sarebbe bello sentirsi libera dal peso di quelle paure che mi tengono ancorata lì, a terra. Forse è ora di ammetterlo davvero: ho paura. Paura di aver fatto un passo di troppo in direzione del precipizio e di non poter più tornare indietro. Come ho fatto a perdere il controllo di me stessa in questo modo? Io che non mi lascio mai andare completamente proprio per mantenere quella lucidità necessaria per assicurarmi che tutto vada secondo i programmi, io che ripenso mille volte prima di dire o fare una cosa, io che ho sempre una barriera di sicurezza tra me e il resto del mondo. Dove ho sbagliato? Solo nell’istante in cui mi pongo la domanda capisco di avere già la risposta. Mi sono rilassata. Scorpius ha abbattuto le mie barriere senza che neanche me ne rendessi conto, fino a quando io stessa ho rinunciato ad innalzarle e con esse ho abbandonato anche la mia parte razionale ogni volta che mi trovavo in sua compagnia. E la cosa peggiore è che lo sapevo. L’ho sempre saputo ma non l’ho mai ammesso a me stessa, forse perché era troppo bello sentirmi libera. Sentirmi me stessa come non succedeva da secoli. No, come non era mai successo. Ho perso il controllo della situazione per il semplice fatto che Scorpius riesce a farmi stare bene, bene davvero. E adesso? Adesso che ho capito quanto realmente io stia bene con lui, cosa dovrei fare? Come faccio a fingere che non sia cambiato tutto nel giro di qualche ora? Ieri lo guardavo come un amico, un fratello, e oggi lo vedrei con occhi diversi. Oggi mi perderei in quel profumo dolce e pungente, arrossirei sotto quello sguardo di ghiaccio e perderei ogni ragione al suono di quella voce avvolgente. Scatto in avanti e sporgo ancora di più la testa fuori dal finestrino. Il treno va così veloce che il vento nelle orecchie riesce finalmente a sovrastare il rumore dei miei pensieri e per la prima volta riesco a pensare che forse non sarà una catastrofe. L’estate mi aiuterà a prendere le distanze, non vederlo per mesi mi permetterà di riprendere il controllo di me stessa.
« Weasley»
Faccio un balzo indietro per lo spavento e quasi inciampo nel piede di Scorpius, fermo ad appena un passo da me.
« È così facile spaventarti che ormai non ci provo più gusto», la sua risata riesce a risvegliarmi dallo stato catatonico in cui ero rimasta a fissarlo.
« Ehi» brontolo scontrosa dandogli un colpetto sul braccio. Mi sorride e poi si volta verso la finestra aperta appoggiandosi al davanzale con il suo classico atteggiamento rilassato. Il vento gli scompiglia i capelli e per un attimo rimango incantata a guardare i suoi lineamenti eleganti, giusto il tempo necessario per imprimere quell’immagine nella mia memoria, poi prendo posto al suo fianco.
« Sono distrutto» commenta godendosi la sensazione dell’aria fresca sul viso.
« Non voglio neanche sapere che avete fatto stanotte tu e i tuoi amici»
Scivola con i gomiti sul davanzale fino ad arrivare ad essere spalla con spalla con me. « Ne sei sicura?» mi chiede con uno sguardo malizioso a cui rispondo con un’occhiataccia. La porta dello scompartimento si apre alle nostre spalle ed entrambi istintivamente voltiamo le teste in quella direzione.
« Rose?», Amelia si affaccia cercandomi e appena ci vede sbarra gli occhi sorpresa. Si chiude rapidamente la porta alle spalle e un po’ imbarazzata spiega « Temevamo che fossi sparita»
« Secondo me ci speravano» sussurra Scorpius facendo attenzione a risultare ben udibile per entrambe. Gli do un pizzicotto sul braccio e non riesco a rimanere seria quando urla come una femminuccia.
« Vado a recuperare le mie cose» borbotta andando via mentre si massaggia la zona dolorante. Amelia prende il suo posto e mi guarda aspettando che io dica qualcosa, ma alla fine entrambe ci mettiamo a ridere.
« Ho interrotto qualcosa?» mi provoca.
Alzo gli occhi al cielo. « Non iniziare anche tu»
« Ha detto qualcosa per ieri sera? Sai a cosa mi riferisco» precisa prima che io possa fare la furba.
« Ovviamente no», sottolineo, « Cosa avrebbe dovuto dire?»
« Rose, vuoi essere la mia ragazza?» recita con fare molto teatrale.
Mi metto a ridere e copro il viso con le mani per nascondere l’imbarazzo. « Quanto sei scema»
« Senti, non mi importa tutto quello che dicono là dentro»,  indica lo scompartimento con un cenno della testa, « Io c’ero ieri sera, conosco te e conosco un po’ anche lui»
Inarco un sopracciglio con espressione confusa, così lei continua. « Che a te piaccia è chiaro da mesi», spiega, « Ma l’atmosfera che c’era ieri era qualcosa di incredibile»
« Possiamo smettere di parlarne?», quasi mi piego per i crampi allo stomaco.
« Cosa ti ha detto ieri prima del Banchetto, prima di entrare in Sala Grande?»
« Cosa c’entra questo?» chiedo disorientata.
« Tu rispondi, è l’unico dettaglio che mi manca»
Alzo gli occhi al cielo e cerco di ricordare. « Mi ha chiesto per la festa di Baston», lo sguardo di Amelia mi invita ad andare avanti, « E mi ha detto che avrebbe voluto dei super auguri, tutto qua»
« Sei una cretina», inizia a picchiarmi sulla testa.
« Che ho fatto?» chiedo senza capire mentre provo a difendermi.
« Per parlarti di auguri speciali vuol dire che aveva in mente qualcosa di speciale, che non era mai capitato, sfruttando anche l’ambiente particolare e l’atmosfera diversa da quella della solita aula abbandonata nei sotterranei del castello», sbuffa con aria melodrammatica per poi continuare ad inveire, « Avresti potuto farlo! Ma siccome sei sempre la solita testa di pluffa…»
« Fare cosa?»
« Baciarlo» esclama mentre ricomincia a picchiarmi.
« Ma sei pazza?», sbarro gli occhi e arrossisco sempre di più, « Non era quello che intendeva, puoi starne certa», farfuglio balbettando, « Davanti ai suoi amici poi, figurati»
« Che vuoi saperne tu?», si avvicina in modo minaccioso e istintivamente mi metto sulla difensiva, « Tu non potevi vedere in che modo ti abbracciava, per non parlare di quando ha iniziato a baciarti in quel modo»
« Ti prego basta», le tappo la bocca con entrambe le mani e alla fine, dopo aver lottato un po’, Amelia si arrende e posso liberarla.
« Andiamo a prendere le nostre cose dentro», dice guardandomi come se l’avessi appena pugnalata alle spalle, « Ormai siamo quasi a Londra»
Le sorrido con espressione innocente e rientro insieme a lei nello scompartimento. Una decina di minuti dopo il treno inizia a rallentare fino a fermarsi sul binario 9 ¾ della stazione di Kings Cross. Io e i miei amici ci muoviamo lentamente lungo il corridoio del vagone, come se volessimo solo rimanere ancora insieme per più tempo possibile. I binari sono così affollati che credo sia impossibile individuare in qualche modo le nostre famiglie. Mi fermo ad abbracciare le mie amiche promettendo di tenerci sempre in contatto durante l’estate e quando proprio non posso più attendere oltre mi allontano con Albus alla ricerca dei nostri parenti.
« Tu devi essere la ragazza più fortunata del mondo» mi sussurra Al indicando un punto a pochi metri da noi, dove individuo senza difficoltà una testa color platino camminare con il baule nella direzione opposta alla nostra.
« Weasley», mi saluta con un sorriso per poi fare un cenno ad Albus – il suo più grande tentativo di risultare gentile con un Potter. Gli sorrido apprezzando di cuore lo sforzo. « Ragazzi arrivo» urla ai suoi amici che nel frattempo erano andati avanti senza di lui.
« Veloce, se no li perderai tra la folla»
Senza dire nulla lascia il baule e mi attira a sé per stringermi in uno dei suoi abbracci più forti. « E se in questi mesi in cui non ci vediamo muori?», il suo respiro disegna le parole sulla mia pelle. Mi metto a ridere chiedendomi perché continuo a sorprendermi ogni volta che mi saluta con questa frase. Provo ad allontanarlo un po’ spingendo con le mani sul suo petto ma, come al solito, mi stringe più forte e inizia a darmi baci sulla guancia. Mi metto a ridere, non so neanche io perché ma l’unica cosa che riesco a fare è ridere. Sono felice, nonostante sembri che il mio cuore stia per saltare fuori dal petto.
« Scorpius?», una voce dal tono strascicato mi entra nella testa fino a far gelare il sangue nelle vene, « Che stai facendo?»
Lo spingo con forza in modo da spezzare l’abbraccio e, ancora prima che lui capisca cosa stia succedendo, mi trovo faccia a faccia con i suoi genitori. Apro la bocca nel tentativo di dire qualcosa ma il fiato mi si blocca in gola, così guardo Scorpius sperando che almeno lui dica qualcosa.
« Mamma», sorride come se niente fosse successo, « Papà»
I suoi genitori continuano a guardare me, poi lui e di nuovo me. Scorpius con aria indifferente si stropiccia il naso, si appiattisce i capelli sulla fronte e poi li tira su passandoci le dita in mezzo, ammicca nella mia direzione e poi semplicemente va via insieme alla sua famiglia. Ancora sconvolta da quello che è appena successo, faccio per girarmi verso Albus ma il mio sguardo si ferma a metà strada, dove l’intera famiglia Potter-Weasley continua ad assistere sbigottita ad uno spettacolo del tutto inaspettato per loro.
« La ragazza più fortunata del mondo dicevi?» sussurro a mio cugino chiedendogli aiuto con lo sguardo subito prima di avviarmi insieme a lui verso il patibolo.
 
*Note dell’autore: Come prima cosa (stavolta non posso proprio lasciarla per ultima) devo assolutamente ringraziare tutte voi che avete commentato lo scorso capitolo! 10 recensioni!!! Non mi sembra vero *-* Sono veramente senza parole per tutte le cose stupende che mi avete detto, quindi posso solo ringraziarvi all’infinito!!!!
Questo è il capitolo del post-serata… momento non facile per Rose. Le sue certezze sono crollate in un istante e adesso non sa più come affrontare questo rapporto così particolare. Ha paura e non sa cosa aspettarsi, crede che le cose possano cambiare più di quanto lei sia disposta ad accettare però nel momento in cui arriva Scorpius torna ad essere tutto normale come sempre. Forse è questa la più grande magia tra loro due. E adesso che sono stati scoperti dalle loro famiglie? Che reazioni ci saranno?
Anche Emy vive un momento particolarmente imbarazzante per lei: parlare di un ragazzo con il suo Teddy. Probabilmente è l’ultimo argomento di cui vorrebbe parlare con lui, preferirebbe continuare ad ascoltarlo in eterno mentre si confida con lei. Un ragazzo che si confida con una ragazzina come se fosse una sua coetanea… so che può sembrare strano, ma il rapporto tra loro due è totalmente fuori dal comune. Emy per certi versi è ingenua forse, ma dimostra di essere già più matura di molte persone più grandi di lei anche di parecchi anni. E questo Teddy lo sa, lo ha sempre saputo. Chissà cosa stava per dirle quando il fischio del treno li ha interrotti…….. secondo voi?
 
Vi ringrazio nuovamente per le tantissime recensioni (prometto di rispondere il prima possibile a tutte!!)… grazie grazie grazie! Ringrazio anche i lettori silenziosi e chi ha aggiunto la mia storia tra le seguite/ricordate/preferite.
 
Un bacio <3
 
MoonyS

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Capitolo 21 ***


21

Accartoccio l’ennesima pergamena e la lancio verso il cestino, dove tocca il bordo e rimbalza per terra in mezzo alle altre. Raccolgo i capelli in una coda alta e mi affaccio alla finestra della mia camera per prendere un po’ di aria in questa afosa notte di metà agosto. La lettera in cui Scorpius annuncia di dovermi raccontare urgentemente tantissime cose giace ancora sul mio letto, aperta e in una minacciosa attesa di una mia risposta. Se prima di lasciare Hogwarts pensavo che l’estate potesse aiutarmi a riprendere il controllo della situazione mi sbagliavo di grosso. Un brivido mi percorre la pelle al solo ricordo di quel silenzioso viaggio dalla stazione di Kings Cross fino a casa, un silenzio carico di domande e di tensione. In passato, quando mi era capitato di pensare al momento in cui la mia famiglia avrebbe scoperto la verità, avevo sempre immaginato sfuriate e punizioni senza fine. Probabilmente avrei preferito che andasse così, piuttosto che sopportare il silenzio dei miei genitori, le loro domande innaturalmente calme e quegli sguardi preoccupati che mi seguivano ogni volta che pensavano di passare inosservati. Papà sembrava contenersi solo per non deludere la mamma che, con ogni fibra del suo corpo, cercava di far passare la scoperta come una notizia di poco spessore. Aveva voluto sapere tutta la storia, per capire come ci fossimo avvicinati e in cosa consistesse il nostro rapporto, porgendomi solo le domande e le raccomandazioni che avrebbe fatto parlando di una qualsiasi altra persona che non fosse Scorpius Malfoy. Era stato imbarazzante dover parlare di noi in quella sorta di interrogatorio dall’atmosfera elettrica, esattamente come era imbarazzante ogni volta che dal nulla mia madre mi faceva qualche domanda su Scorpius come se avessimo parlato di lui appena pochi secondi prima. Pensava spesso a questa storia, si capiva a prescindere dalle domande improvvise e ancora di più si notava il fastidio nello sguardo di papà ogni volta che ci sentiva parlare di questo. Qualche volta, di notte, mi era capitato di sentirli litigare in cucina convinti che noi dormissimo e quindi di essere lontani da orecchie indiscrete. Papà cercava di convincere la mamma ad intervenire in maniera più dura, credeva che fosse il caso di farmi aprire gli occhi riguardo alla famiglia Malfoy e ripeteva che neanche nei suoi peggiori incubi sua figlia sarebbe finita nelle loro grinfie. La mamma, per mia fortuna, non voleva starlo a sentire. Lo rassicurava di non aver dimenticato tutto quello che i Malfoy le avevano fatto in passato, ma gli ricordava anche che più volte quando avrebbero potuto compiere il passo che avrebbe permesso al Signore Oscuro di vincere si erano fatti da parte, salvando la vita ad entrambi e a zio Harry. Neanche a lei piaceva l’idea che io fossi amica di Scorpius, ma voleva dare a quella famiglia l’opportunità di riscattarsi, di dimostrare che in fondo persino dentro di loro poteva celarsi qualcosa di buono. Sperava che ogni singola particella non oscura presente nel loro sangue fosse stata trasmessa a Scorpius e io non riuscivo a non pensare che se solo lo avesse conosciuto avrebbe potuto capire quanto questo fosse vero. Avevano parlato pure con Teddy, me lo aveva raccontato Emy. Lo avevano incastrato al Ministero ed erano furiosi perché li aveva tenuti all’oscuro di tutto, ma lui era riuscito a calmarli assicurando loro di avermi parlato nel momento in cui era venuto a saperlo e di avermi sempre tenuta d’occhio. Li ha rassicurati anche riguardo a Scorpius, descrivendolo come un ragazzo molto interessante e  molto meno pericoloso di quanto possa essere uno qualsiasi dei miei cugini. Credo che anche loro siano stati interrogati, non che non me lo aspettassi. La cosa che mi ha sorpresa è stata che tutti, compresa me, si siano sforzati di convincere i miei genitori che la nostra sia solo un’amicizia. Forse non mi aspettavo tanta solidarietà da parte di chi fino a pochi giorni prima mi assillava parlando di un amore impossibile da nascondere, ma se da parte di Fred un po’ avrei potuto immaginarlo quello che mi lasciava del tutto sbalordita era James. Non si era messo a tessere le lodi di Scorpius – d’altronde questo sarebbe sembrato sospetto pure a me – ma con la sua solita sufficienza aveva liquidato la questione in poche parole, confermando che Malfoy sia troppo idiota per rappresentare una qualsiasi minaccia e che se la mia massima ambizione era quella di diventare stupida come lui avevo preso la strada giusta, ma comunque ne ero cosciente ed erano unicamente affari miei. Considerando che si trattava di James non avrei mai potuto sperare in qualcosa di meglio, anzi probabilmente un giorno mi avrebbe rinfacciato di essere in debito con lui perché, a quanto pare, i miei genitori si fidano più di un arrogante quattordicenne occhialuto che del resto della comunità magica, dato che dopo aver parlato con lui hanno un po’ abbassato la guardia. Continuano a storcere il naso quando vedono arrivare qualche gufo per me che non riconoscono, ma cercano di far finta di nulla e così, anche io, quando posso evito di far notare il ritmo costante della nostra corrispondenza. Ecco, questa è un’altra cosa che non mi sarei mai aspettata: io e Scorpius ci sentivamo molto spesso, a volte anche ogni giorno ma comunque non passavano mai più di tre giorni prima di avere sue notizie. A scuola eravamo abituati a vederci ogni giorno e a scriverci nei periodi in cui incontrarsi era complicato, ma conoscendolo non mi sarei aspettata di ricevere più di un paio di lettere durante l’intera estate. Invece aveva iniziato a scrivermi il giorno stesso in cui siamo tornati a casa e, nonostante non abbia mai risposto alle mie domande sulle reazioni della sua famiglia – tranne che un “niente di che” possa essere considerato risposta – ha sempre trovato un motivo per contattarmi. Così abbiamo passato giorni a discutere di una sua passione che non pensavo fosse così profonda, la musica, giorni a litigare a modo nostro per stupidaggini senza rilievo e altri giorni semplicemente a raccontarci la nostra estate. Io non ho mai detto molto in realtà, ma lui mi ha raccontato un po’ tutto dei viaggi con la sua famiglia e anche della sua nuova ragazza. Sì, Scorpius aveva una nuova ragazza. Katie Price, una Tassorosso del nostro anno che ha incontrato durante un campeggio poco dopo la fine della scuola. Me lo ha comunicato quasi subito, con i suoi soliti modi a metà tra il menefreghismo e la soddisfazione, e devo ammettere di non averla presa così male come avrei pensato. Non ho fatto i salti di gioia, non credo di poter diventare amica di Katie come magari mi sarebbe piaciuto esserlo con Jolie, ma la notizia non mi ha fatto male. Non è stato un forte pugno allo stomaco, diciamo che si avvicinava di più ad uno schiaffo, sonoro ma non violento. Non impazzisco dalla voglia di conoscere ogni dettaglio della loro storia ma, in fondo, quando mi dice che con lei si trova bene una piccola parte di me si sente punta nel vivo. È una parte veramente infinitesimale però, perché Katie è una ragazza bellissima e di una dolcezza infinita ma non mi spaventa. Continuo a ripetermi che io e Scorpius siamo amici, mentre lei è solo una delle tante ragazze di passaggio. Ho accettato i sentimenti che provo per lui e nonostante il mio cuore nutra qualche vana speranza, mi importa solo di averlo come amico. Un profondo sbadiglio mi distrae da quei pensieri, così getto un’ultima occhiata fuori dalla finestra e poi mi avvicino al letto. Prendo in mano la lettera e mi siedo per terra, appoggiando la testa sul materasso, poi rimango lì a fissare il soffitto fin quando il sonno mi coglie di sorpresa e mi addormento. I miei sogni, come di consueto, sono strani e confusi. Sogno James al comando di un esercito di maghi sottomessi alle sue minacce e strane magie che trasformano tutte le cose a lui sgradite in pluffe. Nonostante la situazione catastrofica e terrificante io riesco solo a trovare buffo vedere mio cugino circondato da pluffe così mi metto a ridere e rido così forte da arrivare quasi a svegliarmi. Quel mondo pieno di pluffe diventa sfocato e per un momento, da una piccola fessura, sembra spuntare una sagoma color platino. Sta dicendo il mio nome. Impossibile non riconoscerlo, impossibile non sorridere. Ma quando la fessura si chiude e la sagoma scompare, il sogno non torna a fuoco e nel giro di pochi istanti vedo tutto buio. Peccato, non volevo svegliarmi.
« Weasley»
Stavolta la voce suona nitida nelle mie orecchie, così nitida da sembrare reale. Apro gli occhi di scatto e trovo Scorpius in ginocchio sul pavimento con le mani sulle mie spalle. Istintivamente faccio un balzo indietro per lo spavento, sfuggendo alla sua presa e finendo per sbattere la testa contro lo spigolo del comodino. Lui si mette a ridere e il mio stomaco fa una capriola all’indietro più destabilizzante della botta che ho appena preso dietro la nuca. Scatto in avanti e gli serro le mani sulla bocca.
« Ma sei impazzito?», sbotto sottovoce, « Fa piano»
Lotta ancora qualche istante contro le risate, poi finalmente si rilassa sedendosi con la schiena poggiata al letto. Adesso sono io a sovrastarlo in ginocchio al suo fianco e resto incantata ad osservarlo come per assicurarmi che ogni suo connotato si trovi ancora al proprio posto. Sono passati quasi due mesi dall’ultima volta che l’ho visto e i miei occhi sembrano dubitare di sé stessi. I suoi lineamenti sono leggermente più spigolosi di quanto ricordassi, le braccia e le gambe sembrano essere state stirate: è come se fossero allungate così rapidamente da non permettere al suo corpo di fornire carne a sufficienza per ricoprire l’intera superficie. Il ragazzino dai lineamenti tondeggianti da bambino che ricordo io è diventato uno spilungone quasi pelle e ossa. Quando mi rendo conto di essere rimasta a fissarlo in quella posizione così a lungo arrossisco e, ringraziando di essere al buio, tolgo le mani dalle sue labbra e mi siedo poggiando la schiena al comodino. Raccolgo le gambe al petto e le abbraccio, poggiando il mento sulle ginocchia.
« Che ci fai qui?» chiedo quasi intimorita. Non voglio ammetterlo ma una piccola parte di me teme ancora che sia un sogno o, peggio, un’allucinazione.
« Ma tu dormi sempre per terra?» chiede a sua volta con espressione confusa.
« Eh?», per un istante rimango stupita dalla domanda ma poi affondo il viso tra le ginocchia per soffocare le risate, « Mi sono addormentata all’improvviso»
Scorpius probabilmente non presta neanche attenzione alla risposta perché il suo sguardo è stato attirato da un fogliettino che sbuca per metà da sotto il letto. Lo raccoglie e lo esamina cercando di esporlo, per quanto possibile, alla flebile luce della luna.
« È la mia lettera», commenta quasi indignato, « È così che tratti le mie lettere?»
Alzo gli occhi al cielo e gliela tolgo dalle mani. « Mi sono addormentata prima di riuscire a rispondere», ignoro la sua occhiataccia ferita, « Tu perché sei in camera mia in piena notte»
Indica nuovamente il foglio che tengo ancora tra le mani. « Cosa non ti è chiaro della parola urgente
« Ehm», balbetto confusa, « Tutto in questo caso»
« Mi sembrava abbastanza chiaro il messaggio, devo raccontarti urgentemente tantissime cose»
« Ok», aggrotto le sopracciglia capendo sempre meno, « E non potevi farlo per lettera?»
« Se non mi rispondi», lascia in sospeso la frase mostrandosi parecchio infastidito. « E poi no», sorride guardandomi quasi come farebbe un bambino davanti ad un cono gelato enorme, « Volevo parlati di presenza»
« Come mai?», il mio tono adesso sembra più allarmato che confuso.
« Per vedere la tua espressione», sfodera un sorriso da un orecchio all’altro.
« Come sei arrivato qua?», mi sorprendo io stessa di essermelo chiesta solo in quel momento.
« Ti sembra importante adesso?» sbotta.
Sto per rispondergli ma entrambi ci blocchiamo, come congelati, sentendo il parquet scricchiolare da qualche parte al piano di sotto.
« Ok», sussurro accettando quell’assurda situazione, « Ma non qua»
Strabuzza gli occhi non afferrando il senso delle mie parole. « Se sento un altro rumore mi viene un infarto», spiego, « Non possiamo rimanere qui»
Scorpius annuisce dandomi ragione e agilmente si alza. Si avvicina alla finestra e prende la sua scopa, che non avevo visto a causa del buio, facendomi segno con la mano di raggiungerlo. Mi metto in piedi anche io, ma sono talmente titubante da non riuscire a fare neanche un passo così Scorpius allarga le braccia come per chiedermi quale problema ci fosse. Esito un istante ancora, guardandomi la canottiera e i pantaloncini.
« Sono in pigiama» commento come se questo bastasse a spiegare perché non volessi uscire.
« Che importa?», alza gli occhi al cielo spazientito, « Siamo solo noi due»
Per un attimo quella piccola parte di me senza filtri – sempre quella – avrebbe voluto rispondere che la sua risposta non era poi così di conforto, dato che proprio da lui avrei dovuto evitare di farmi vedere in quelle condizioni. Ma poi quel noi due mi ha convinta. E come avrebbe potuto non farlo? Non aveva mica parlato di “io e te”. Un noi due è tutta un’altra cosa.
« Tieni questa», si slaccia la felpa che aveva annodato in vita e me la porge appena mi avvicino a lui. D’istinto faccio mezzo passo indietro respingendo la sua offerta. « Fa caldo» mi giustifico.
« Mettila», spinge la felpa nelle mie mani, « Volando sentirai freddo»
Sto per ribattere che potrei prendere una delle mie o che in questo modo sarà lui a sentire freddo, ma poi decido di rimanere in silenzio. Approfitto del fatto che mi stia dando le spalle per affondare il viso tra la stoffa pesante della felpa e lasciare che mi inondi le narici di quell’inebriante odore dolce e pungente che conosco fin troppo bene, poi la indosso chiudendo la cerniera fino alla fine. In quel momento Scorpius si gira e mi guarda con occhi divertiti.
« Ti sta così grande che lì dentro potremmo entrarci entrambi contemporaneamente», poi ammicca malizioso, « E di sicuro non ti dispiacerebbe»
Gli mando un’occhiataccia – ringraziando Merlino che il buio nasconda quanto sia arrossita – e istintivamente Scorpius alza le braccia per mettersi sulla difensiva, così scoppio a ridere. « Quanto sei coraggioso», lo prendo in giro, « Muoviamoci, dai»
Mi concede un’ultima occhiata dagli innumerevoli significati e poi salta a cavallo del suo manico di scopa, aiutandomi a salire dietro di lui. « Tieniti forte» mi raccomanda prima di spiccare il volo e io, approfittando della situazione, non me lo faccio ripetere due volte. Gli cingo la vita con le braccia e schiaccio il mio viso dietro le sue spalle per ripararmi dal vento freddo della notte. Sotto di noi vedo sfrecciare gli alberi e le luci delle strade deserte mentre la città dorme beata. Non so neanche dove mi stia portando e, sinceramente, non mi interessa. Mi andrebbe bene anche una discarica abbandonata oppure continuare a volare tutta la notte. Si sta così bene tra le stelle insieme a lui. Quando ormai non riesco più a capire dove ci troviamo, Scorpius stacca una mano dal legno del suo manico e la porta indietro, poggiandola sulla mia gamba. Scivola dietro il mio ginocchio e con dolcezza stringe la presa. Il mio stomaco sembra voler fare un triplo tuffo carpiato già dalla scopa, dritto verso il suolo, ma non posso darlo a vedere perché in quel momento Scorpius si volta verso di me e guardandomi con la coda dell’occhio mi chiede « Tutto bene?»
« Eh?» balbetto confusa, credendo per un attimo che si stesse riferendo alle mie reazioni ai suoi gesti. Fortunatamente riesco a tornare lucida – se così si può dire – e con un sorriso enorme gli rispondo « Benissimo»
Si volta ancora un po’ come per assicurarsi che fosse vero, che fossi ancora tutta intera e non stessi morendo di freddo o di chissà cos’altro, poi torna a guardare avanti e riporta entrambe le mani sulla scopa. « Siamo quasi arrivati» mi rassicura a modo suo. Effettivamente dopo appena un paio di minuti inizia ad abbassarsi di quota finché i nostri piedi poggiano per terra. Sciolgo a malincuore l’abbraccio e infilo rapidamente le mani nelle tasche della felpa, come se in questo modo potessi tenere a bada più facilmente la voglia di stringerle di nuovo intorno a lui. Scorpius mi sorride con quel suo sguardo da E-Menomale-Che-Non-Volevi-Indossarla e poi lascia la scopa per terra. Solo in quel momento mi guardo intorno per la prima volta da quando siamo arrivati. Siamo su un prato, all’interno di un parco molto probabilmente perché in lontananza credo di distinguere un sentiero incorniciato da alberi e panchine.
« Dove siamo?»
« Qui ho imparato a giocare a Quidditch con mio padre» risponde con un sorriso nostalgico sedendosi sull’erba.
Faccio lo stesso e mi guardo intorno ancora un po’ in silenzio. Voglio imprimere nella mia memoria ogni singolo dettaglio di quel posto. « Come mai siamo venuti proprio qui?» chiedo timidamente, stringendo le gambe contro il petto.
« Preferivi altro?»
Alzo gli occhi al cielo. « Non intendevo questo»
«  È il primo posto che mi è venuto in mente», fa spallucce, « Allora, vuoi sapere o no?»
La sua espressione esaltata mi fa capire che non potrà resistere ancora molto, quindi annuisco e mi metto comoda per sentire cosa abbia da dirmi di tanto urgente.
« Io e Katie ci siamo lasciati» annuncia in tono trionfante.
Alzo un sopracciglio con sguardo confuso e allarmato. « Che le hai fatto?»
« Niente», risponde di scatto, « Almeno non finché si è comportata bene»
Gli mando un’occhiata di fuoco e lui si mette a ridere. « Perché non mi devi credere mai?»
« Chissà» sbuffo.
« Sto dicendo la verità», si difende, « Perché avrei dovuto trattarla male se mi trovavo bene con lei?»
« Appunto»
« Sono stato molto più carino di quanto abbia mai fatto con le altre»
Sento qualcosa bruciare in un punto indefinito del mio stomaco, ma il fastidio si attenua appena mi ricordo che in fondo si sono già lasciati. « Quindi che avrebbe fatto di tanto grave?»
« Mi assillava», sbotta come se aspettasse di dirlo da secoli, « Inizialmente andava tutto alla grande ma poi ha iniziato a volermi vedere sempre e si arrabbiava se non potevo»
« Quindi hai iniziato ad evitarla» continuo io, conoscendo troppo bene il suo carattere.
« Naturalmente», sottolinea come se fosse l’unica cosa sensata da fare, « E lei ha iniziato a mandarmi lettere lunghissime in cui non faceva altro che lamentarsi. Dopo la seconda ho smesso di leggerle, erano troppo lunghe»
Sbarro gli occhi incredula ma lui, prima che io potessi dire qualcosa, tira fuori dalla tasca dei pantaloni dei fogli ripiegati e me li porge. Inizio a leggere la prima delle tante lettere e a stento riesco a trattenere un sorriso quando penso a come quella ragazza si sia rovinata con le proprie mani. Alle ennesime virgolette buttate lì per cercare di rendere meno melodrammatiche delle frasi che sembravano essere state copiate dai cioccolatini non resisto più e scoppio a ridere.
« Capisci?» esclama Scorpius come se quella fosse la sua unica occasione di non essere preso per folle.
« Ok, è un tantino assillante» ammetto.
« Tu mi conosci, sai che amo prendermi il merito della mia stronzaggine», continua con quell’aria da santarellino che non gli si addice per niente, « Ma questa volta non ho colpa, la mia è stata solo una reazione»
« Che hai fatto?»
« Niente», sorride con espressione angelica, « Dopo un po’ mi sono stancato di risponderle»
« E?», lo invito a continuare sapendo che non sarebbe così divertito da un semplice silenzio.
« E ho iniziato a risponderle con parole a caso»
« In che senso?»
« Credo che il mio capolavoro sia stato un “Caccabomba… Caccabomba… Caccabomba” in risposta ad una delle ultime lettere»
Per un istante lo guardo senza credere alle mie orecchie, poi scoppio a ridere così forte da dovermi tenere la pancia. Alla fine i crampi sono talmente forti che mi accascio quasi completamente sull’erba.
« Ora capisci perché non potevo raccontartelo per lettera?», si distende accanto a me, « Non potevo perdermi la tua reazione»
Asciugo una lacrima con il dorso della mano mentre le risate sembrano finalmente calmarsi, poi con la coda dell’occhio lo guardo ed entrambi sorridiamo. Mi metto a sedere con uno scatto e gli do un pugno sul braccio, cogliendolo totalmente alla sprovvista.
« Ciò non toglie che tu sia stato uno stronzo», gli punto il dito contro.
« Ma è stata colpa sua!» esclama sulla difensiva.
« Ma l’avrai ferita»
« Non è vero», ci ripensa immediatamente, « Ok, è vero ma è stata lei a volermi incontrare per parlare»
« Quindi c’è dell’altro?»
« Voleva incontrarmi a tutti i costi», annuisce, « Mi ha insultato come credevo che una Tassorosso non fosse in grado di fare»
« Te lo meriti» commento con una mezza risata.
« Dovevi vedere come piangeva, sembrava una pazza», racconta con sguardo quasi divertito, « Continuava a piangere, urlare e insultarmi e io mi sforzavo di concentrarmi su altro per non scoppiarle a ridere in faccia»
« Tu sei un mostro» commento sconvolta.
« Dai, era ridicola» si giustifica ridendo.
« Era ferita»
« Non cercare di farmi sentire in colpa, so che la pensi come me riguardo a queste scenate»
« Adesso non c’entra quello che penso io», ribatto prontamente essendo stata punta sul vivo, « Tu devi sentirti in colpa»
« Per aver fatto piangere una ragazza? Mai»
Apro la bocca per replicare ma rimango in silenzio, così Scorpius si mette a sedere e mi spiega il suo punto di vista. « Io non le sopporto»
« Ma l’errore è tuo» esclamo come se fosse così evidente che non potesse non capirlo.
« Io con una persona devo starci bene, non voglio essere stressato»
« Ma se tutte le ragazze con cui stai finiscono per stressarti non è ora di farti qualche domanda?»
Mi guarda confuso, non capendo proprio dove io voglia arrivare. « Cioè?»
« Cioè, magari dovresti scegliere meglio e basarti sul carattere, non solo sul loro aspetto fisico»
« Una persona ti piacerà sempre e innanzitutto per il suo aspetto fisico»
« Ok, è ovvio che deve piacerti», sbuffo, « Ma che ne dici di conoscerla prima di buttarti in una storia?»
« Ci ho provato», continua a giustificarsi, « E sembrava perfetta anche se poi si è rivelata l’opposto»
« Ci hai provato?» chiedo poco convinta.
« Siamo usciti insieme tre volte prima che la baciassi»
« Spero che non sia stato troppo sfiancante lo sforzo» borbotto forse un po’ troppo infastidita.
Scorpius si mette a ridere e io torno ad ammorbidirmi leggermente. « Non è questo il punto», continua, « Katie ha superato il limite»
« Non potevi semplicemente dirglielo?»
« L’ho fatto ed è stato lì che ha iniziato con le lettere chilometriche»
« Cosa le avresti detto?»
« Lei si era arrabbiata perché dovevamo vederci, ma ho rimandato perché la sorella di Scott aveva un problema e non potevo non aiutarla»
« La sorella di Scott?» chiedo confusa.
« Ha una sorella più piccola, è il mio migliore amico. Avrei dovuto dirgli di no?»
« No, certo che no», rispondo sorpresa, « Forse Katie era solo gelosa»
« Ha nove anni la sorella di Scott», esclama, « Ma anche se avesse avuto la nostra età e fosse stata la più bella strega del mondo magico Katie non avrebbe avuto il diritto di arrabbiarsi»
« Andiamo Scorpius, sarebbe stato comprensibile un attacco di gelosia»
« Ok, ma se il problema fosse stato di Scott e non di sua sorella? Secondo te non avrei mollato tutto e tutti per raggiungerlo?»
« Ovvio, penso che chiunque lo avrebbe fatto»
« Appunto», esclama allargando teatralmente le braccia. « Quello che non capisco è come Katie e tutte le altre ragazze pensino di essere più importanti degli amici. Per me questa cosa non ha senso!», si avvicina un po’ di più fissandomi dritta negli occhi, « Lei quindi sarebbe più importante di te?»
Il mio cuore perde un battito e io rimango senza parole, così Scorpius aggiunge « Se tu mi avessi cercato mentre ero fuori con lei, l’avrei lasciata nel primo bar e sarei corso da te»
Cercando di ignorare il fatto che il mio cuore ormai seguisse un ritmo tutto suo, cerco di recuperare le mie facoltà mentali per interrompere quel suo discorso, altrimenti avrei finito per dargli ragione. « Quello che dici sull’amicizia è giusto», balbetto ancora scossa dalle sue parole, « Ma non puoi mettere così tanto in secondo piano una ragazza perché, per come la vedo io, prima di tutto dovrebbe essere tua amica»
« Assolutamente no», esclama come se avessi appena detto un’eresia, « Quello della fidanzata è un ruolo totalmente diverso»
Provo a ribattere ma non mi lascia neanche iniziare a parlare. « Voi ragazze vivete male in fidanzamento», spiega come se si trattasse di una verità assoluta, « Date troppa importanza a tutto e rendete le cose pesanti»
Alzo gli occhi al cielo sperando di riuscire a fargli capire il senso del mio discorso senza doverlo ripetere all’infinito. « Non sto dicendo che la ragazza deve essere la persona più importante. Se io avessi il ragazzo gli amici continuerebbero ad avere la priorità, perché loro resteranno sempre mentre il fidanzato quasi sicuramente no»
« Bravissima» esclama come se avessimo detto le stesse cose.
« Però è anche vero che quando passi tanto tempo con un ragazzo non può non diventare tuo amico», aggiungo, « Solo che acquista importanza poco per volta»
« È quello che vorrei fare capire io alle ragazze», commenta sconsolato, « Inizia sempre tutto bene ma poi si rivelano una fregatura»
« Non puoi sperare di trovare la ragazza dei tuoi sogni per pura fortuna», sbotto spazientita, « Se non impari a conoscere le persone prima di legarti a loro sarai sempre sorpreso negativamente»
« E la colpa sarebbe mia? Sono loro che fingono di essere diverse» borbotta quasi come un bambino a cui la mamma non ha comprato il gelato.
« Per quanto si può fingere? Un mese? Due? Poi chiunque si rivela per quello che è. Se si tratta di una conoscente è un conto, ma se ci stai insieme diventa tutto pesante», lo guardo per un istante con quell’aria innocente e poi sbotto « È colpa tua, non venire a fare la vittima! Sei tu che cerchi queste situazioni e finisci per comportarti in modo schifoso»
« Ma io sono la vittima» commenta sconvolto, anche se so che ormai lo fa solo per provocarmi ulteriormente.
« Certo, la vittima», alzo gli occhi al cielo ormai al limite della pazienza, « Non ti senti in colpa quando le ragazze scoppiano a piangere davanti a te in quel modo?»
« Dai, Katie ha esagerato» risponde ridendo.
« Va bene, ha esagerato perché ha fatto una tragedia ma evidentemente teneva tanto a te e l’hai ferita»
« Tra una lacrima e l'altra mi ha detto che non avrebbe augurato neanche al suo peggior nemico di trovare uno come me e che spera che io possa incontrare una ragazza che mi faccia soffrire anche solo la metà di quanto stava soffrendo lei» racconta senza mostrare neanche l’ombra di un rimorso.
Per un attimo rimango senza parole, colpita dalla durezza di quella frase. Guardo Scorpius con tutto l’affetto che posso contenere in corpo e mi chiedo come possa una persona tanto speciale arrivare a questo. Lo conosco troppo bene per non credere che sia capace di ferire così tanto una ragazza. È bravo con le parole, non ha difficoltà a trovare la frase innocente che in realtà ti spezza il cuore. « E tu non ti senti in colpa?» chiedo poi, quasi in un sussurro.
Scorpius non risponde subito. Mi guarda negli occhi per un tempo che sembra infinito e infine, spiazzandomi, con una mezza risata dice « Io non mi metterò mai con te»
Rimango impietrita a guardarlo con gli occhi sbarrati, sorpresa da quella frase del tutto fuori contesto. « Eh?»
Si mette a ridere scuotendo la testa. « Te lo giuro Rosie, io non mi fidanzerò mai con te»
« Questo lo so», mi metto a ridere anche io per l’assurdità di quella situazione.
Improvvisamente si fa serio e, sempre guardandomi negli occhi, mette una mano sopra la mia. « Dico sul serio», stringe le dita intorno alle mie, « Ti voglio troppo bene, non potrei mai»
« Scorpius», balbetto in difficoltà, « Lo so e ti assicuro che ne sono felice perché io non starei mai con uno come te»
« E fai bene, anche se…», esita un istante e per la prima volta nei suoi occhi intravedo una sfumatura di rimorso « Tu non staresti con me, non con uno come me»
Non riesco a trattenere una mezza risata e involontariamente abbasso lo sguardo. Come faccio a mentirgli così spudoratamente, guardandolo negli occhi? Come faccio a dirgli che mai potrei sopportare una persona come lui, ma che proprio insieme a lui e ai suoi difetti passerei il resto della mia vita?
« Ti assicuro che dopo aver capito come sei non potrei mai stare con nessuno che si comporti come te», cerco di rifugiarmi in una mezza verità.
« Ma non puoi capirlo prima che un ragazzo è così, esattamente come non lo capiscono le ragazze con cui sto io», dal tono in cui parla sembra scusarsi per conto di tutti i ragazzi che mi avrebbero potuto fare soffrire in futuro.
« Invece no», mi metto a ridere e gli do un colpetto con la spalla, « Io ti ho decifrato subito, appena ti ho conosciuto»
Anche lui si mette a ridere e finalmente si rilassa. « Questo è vero», si distende sull’erba incrociando le braccia dietro la testa, « Ma ciò non toglie che voi siate tutte folli e opprimenti»
Sbuffo sonoramente e lui si mette a ridere. « La maggior parte delle ragazze sono così, ma non tutte», alzo la felpa fin sopra il naso e inebriata da quel suo odore azzardo un discorso forse troppo esplicito . « Io sono la prima a pensarla come te. Non sopporto le relazioni opprimenti e sono sempre stata in lotta con le mie amiche quando pretendevano di farmi credere che controllare minuto per minuto la vita del proprio ragazzo fosse normale e giusto. È da pazzi, è vero, ma se sai che sono in poche a pensarla come me datti una mossa. Conosci le ragazze prima di metterti con loro, non ti affidare alla sorte, perché è vero che può capitare ma è anche vero che è molto più facile lasciarsi scappare la ragazza giusta»
« Rosie, lo so», sospira sfiduciato, « Ma secondo me non esistono le ragazze così»
« Una ragazza che la pensa come me non esiste?», alzo gli occhi al cielo, « Basta cercare»
« Tu sei la ragazza giusta» borbotta tra sé e sé.
Per un attimo mi blocco, convinta di aver sentito male mentre continuavo con la mia paternale. « Hai detto qualcosa?» gli chiedo.
« Dicevo che lo so», mi sorride, « Devo solo trovarne un’altra come te»
« Devi solo cercare bene» sorrido a mia volta allungandomi su un fianco per dargli un buffetto sul braccio. Si mette a ridere e mi tira giù, facendomi coricare accanto a lui.
« Tutte le ragazze dovrebbero essere come te», inclina la testa fino a toccare la mia, « Non sopporto le persone stressanti»
« Io ti stresso sempre», gli faccio notare.
« Che c’entra?», mi guarda con la coda dell’occhio e sorride, « Tu stressi in modo divertente»
« Oh, certo. Mi sembra logico»
Entrambi ci mettiamo a ridere e poi rimaniamo lì distesi a guardare le stelle, con le nostre teste che si sfiorano.
 
 
 *Note dell'autore: buonasera ^^ scusate se questa volta mi sono dedicata solo a Rose e Scorpius ma volevo lasciare questo piccolo spazio solo per loro due. Se pensavamo che la famiglia fosse il loro problema principale ci sbagliavamo, il loro più grande ostacolo sono loro due. Credo che si siano spiegati fin troppo bene da soli, quindi non aggiungo altro... ma vorrei sapere cosa ne pensate voi perché è tutto così confuso che a questo punto si potrebbe arrivare da qualunque parte. 
 
Approfitto di questo mio piccolo spazio personale per ringraziarvi immensamente per le stupende recensioni che continuate a lasciarmi e che mi spingono ad andare avanti! Siete davvero eccezionali e senza di voi probabilmente avrei già mollato da tempo... non smetterò mai di ripeterlo! Grazie grazie grazie grazie!!!!
 
Grazie anche ai lettori silenziosi e a chi ha aggiunto la mia storia tra le preferite/seguite/ricordate.
 
Grazie ancora a tutti <3
 
Baci
 
MoonyS 

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Capitolo 22 ***


22



« Fred, dimmi che non stai spiegando qualcosa a Lily Luna e Hugo» dice Emy in tono minaccioso prendendo posto accanto a Roxanne. Fred le risponde con un sorriso innocente e poi continua a rassicurare i due cugini sul fatto che ormai da almeno tre anni non sia più morto nessuno durante lo Smistamento, al massimo qualche ferito grave. È sempre divertente sentire le storie che ogni anno inventano Fred e James per terrorizzare il malcapitato di turno che si appresta a diventare un nuovo studente di Hogwarts. Quest’anno toccherà ai più piccoli della famiglia, Lily Luna e Hugo, che però non sembrano lasciarsi impressionare. Mio fratello probabilmente spera che sia tutto vero e, da buon combina guai e amante delle sfide, credo che troverebbe solo divertente un ingresso a scuola così fuori dal normale. Lily Luna invece sembra non curarsene più di tanto, ma del resto lei ha sempre avuto un modo particolare di vedere e di vivere il mondo. Ricordo che Albus era letteralmente terrorizzato la notte prima di iniziare a frequentare Hogwarts e non so se fosse solo per il terrorismo psicologico dei parenti più grandi o perché già la semplice idea di iniziare quell’avventura lo rendesse inquieto. Ma i piccoli di casa, stavolta, avrebbero dato del filo da torcere a chiunque.
 « Quindi in genere sono tanti a farsi male?» chiede Hugo.
 « Si vede un po’ di sangue» commenta Fred con noncuranza.
 « Forte!» esclama mio fratello con una strana eccitazione negli occhi. Tutti ci mettiamo a ridere e Fred rinuncia finalmente all’idea di spaventarlo. D’altronde non può contare neanche sull’aiuto di  James, che stasera non è venuto alla cena organizzata da mia madre per sfruttare l’ultima occasione di passare un po’ di tempo tutti insieme prima del rientro a scuola. Neanche la famiglia di zio Bill alla fine ci ha raggiunti, ma in fondo devo ammettere che è stata una serata piacevole.
 « Emy, mi prendi un’altra fetta di dolce?» chiede Albus a mia sorella, beccandosi un’occhiataccia.
 « Ti hanno lanciato una fattura che ti impedisce di alzarti?»
 « No, ma se mi avvicino di nuovo al tavolo per prendere da mangiare mia mamma mi Schianta»
Emy alza gli occhi al cielo e sbuffando si dirige verso la parte del giardino in cui si trovano gli adulti, ancora riuniti intorno al tavolo a chiacchierare allegramente. Seguendola distrattamente con lo sguardo, i miei occhi vengono attirati da una figura appollaiata sul davanzale della finestra.
 « Salgo un attimo in camera» annuncio quasi tra me e me prima di alzarmi e rientrare in casa. Salgo le scale di corsa e, come prevedevo, trovo la civetta di Scorpius ad attendermi. Le accarezzo la testa prima di sfilarle il foglietto dalla zampa e lascio che mi becchi affettuosamente il dito prima di aprire la lettera. Ormai mi sono affezionata a quella civetta, forse perché inconsciamente la associo a quella piacevole sensazione di calore che pervade il mio stomaco quando ricevo un messaggio da Scorpius. Non riuscendo a trattenere una smorfia di gioia vado a sedermi sul letto e apro la lettera. Quel sorriso spontaneo e incontenibile muore all’istante.
 
Rosie, possiamo parlare? È importante.
 
Rileggo quelle poche parole un’infinità di volte, mentre i miei occhi non riescono a fare a meno di soffermarsi sui dettagli che mi hanno messa in allarme. Rosie. Non Weasley. Quando mi chiama Rosie significa che è successo qualcosa. Possiamo parlare? Lui non chiede mai di parlare, lo fa e basta. Non importa se ho da fare o se non rispondo, se vuole dirmi qualcosa trova il modo di farlo a prescindere dalla mia disponibilità. L’ultima volta che non ho risposto in tempo breve ad una lettera ha fatto irruzione in camera mia in piena notte. Scorpius non chiede. È importante. Per lui il concetto di importanza è molto relativo, ma è una cosa che utilizza solo in un secondo momento. Quelle rare volte in cui sono stata costretta a rimandare le nostre chiacchierate lui ha tirato fuori la scusa di quanto fosse importante quello che mi doveva dire come ultima chance per convincermi. Non lo ha mai usato come premessa. Prendo un respiro e prima di andare ufficialmente nel panico cerco una piuma e scrivo la mia risposta sul retro del foglietto.
 
Certo, quando vuoi. È successo qualcosa?
 
Esito un solo istante prima di legare il bigliettino alla zampa di Ginger. La seguo con lo sguardo fino a quando non scompare dalla mia vista, poi torno a sedermi sul letto ad aspettare. Casa di Scorpius non è poi così lontana dalla mia, quindi spero che non ci metta molto a rispondere. Non so neanche io per quanto tempo rimango lì a torturarmi le dita fissando l’esatto punto del cielo in cui ho visto sparire Ginger in lontananza. E se al posto della civetta arrivasse direttamente Scorpius? Se mi ha chiesto di parlare vuol dire che non basta una lettera, vorrà vedermi. Quasi tutta la mia famiglia è sotto in giardino, sarebbe strano se vedessero arrivare in volo Malfoy dritto dentro la mia stanza. Sicuramente passerei anche dei guai con mamma e papà perché non crederebbero più alla storia dell’amicizia e senza dubbio inizierebbero a sospettare che non sia la sua prima visita. Ma non mi importa, se Scorpius ha bisogno di me sono disposta a sopportare le ramanzine dei miei per tutta la vita. Di scatto mi volto verso la testata del letto e vedo che la manica della sua felpa fa capolino da sotto il cuscino. La tiro via da lì e vado a nasconderla dentro l’armadio. Sarebbe stato imbarazzante se Scorpius avesse scoperto che dalla sera in cui è venuto a trovarmi non me ne sono mai separata. Do una rapida occhiata in giro per la stanza, assicurandomi di non avere nient’altro di compromettente da dover occultare e, proprio mentre tento di dare una sistemata ai capelli sempre scompigliati, sento sbattere delle ali alle mie spalle. Per la prima volta sono quasi delusa di vedere Ginger ma comunque mi affretto ad andarle incontro e aprire il bigliettino.
 
Non posso uscire. È  meglio così, fidati. Ho litigato con i miei, ci siamo letteralmente scannati. Ti ricordi quel discorso che avevamo fatto tempo fa, la sera in cui la Shade ci ha quasi beccati fuori dai dormitori oltre il coprifuoco?
 
Non ho neanche bisogno di sforzarmi per ricordare di cosa stia parlando, ogni nostro incontro sembra impresso a fuoco nella mia memoria. La sera a cui fa riferimento ci eravamo intrufolati in un’aula dei sotterranei per finire un compito di Pozioni e, senza accorgercene, siamo rimasti lì a parlare fino a notte fonda. È stata l’unica volta da quando ci conosciamo in cui mi ha parlato della sua famiglia. Non so in che modo sia uscito l’argomento, ma eravamo arrivati ad uno di quei momenti in cui Scorpius all’improvviso decide di aprire il suo cuore dimostrando di essere una persona estremamente dolce. Partendo da un semplice abbraccio mi aveva detto che mi voleva bene, che era felice di avermi conosciuta e poi, andando sempre più a ritroso con i pensieri, mi aveva raccontato che aveva rischiato di non poter frequentare Hogwarts. Suo padre non era convinto di volerlo mandare al castello e da sempre aveva tenuto in considerazione un’altra scuola dal nome strano, Durm-qualcosa, perché temeva che il passato dei Malfoy molto conosciuto in quell’ambiente potesse interferire con la crescita di Scorpius. Le paure di suo padre erano comprensibili perché ricordo anche io l’espressione dei miei familiari al binario il nostro primo giorno di scuola. La mamma ripeteva sempre che dalla fine della guerra i Malfoy erano quasi spariti, mantenendo per anni un basso profilo forse proprio nella speranza di poter riabilitare il loro nome. Mandare il figlio in un’altra scuola probabilmente sarebbe stata una mossa troppo audace, avrebbe dato nell’occhio ancora di più e forse avrebbe solo alimentato le maldicenze. Scegliere Hogwarts avrebbe sicuramente suscitato qualche chiacchiera di troppo all’inizio, ma nessuno avrebbe potuto sindacare su un undicenne dal sangue magico che frequentava la scuola come tutti i coetanei, nonostante il suo cognome. Naturalmente Scorpius aveva presentato la questione in modo diverso, come se l’unico dubbio dei suoi genitori riguardasse il tipo di preparazione e di esperienza che ognuno dei due istituti avrebbe potuto offrire al figlio e, chissà, forse era anche vero. Quella sera, poi, avevamo scherzato sul fatto che evidentemente fossimo destinati ad incontrarci visto che suo padre, dopo aver deciso per l’altra scuola e aver presentato la domanda di iscrizione, aveva cambiato idea solo all’ultimo istante. Improvvisamente mi si ferma il cuore. Sbarro gli occhi e sento ogni fibra del mio corpo irrigidirsi. La lettera mi scivola via dalle mani, finendo per terra. Mi sento come se l’Espresso per Hogwarts mi abbia appena centrata in pieno petto, passandomi sopra a massima velocità. I miei polmoni sono vuoti, ma di un vuoto pesante come la pietra. Provo a racimolare tutte le mie forze, mi siedo alla scrivania e con mano tremante impugno la piuma iniziando a scrivere.
 
 Dimmi che ho capito male, ti prego.
 
È tutto ciò che riesco a dirgli, così mando via Ginger con quel messaggio telegrafico per lui sperando che comprenda la forza della mia preghiera. I miei nervi sembrano non permettere al mio corpo di rimanere fermo, così per evitare di stare seduta a tremare inizio a fare su e giù per la camera. Per tutta l’estate ho atteso con ansia il primo giorno di settembre per poter tornare a vivere in quel mondo fatto di una magia diversa da quella che ci fanno studiare sui libri, la magia del tempo passato insieme a Scorpius. Ho trascorso interi mesi a fare il conto alla rovescia, ad immaginare tutto quello che sarebbe successo di bello e di brutto nel nostro terzo anno basandomi sulla certezza di poter continuare a far riferimento a lui. Adesso, che mancano solo poche ore a quel momento, non può venirmi a dire che non sarà con me. Non accetto che non sia presente nel mondo che abbiamo costruito insieme intorno a noi. La sua risposta non tarda ad arrivare.
 
Temo che tu abbia capito bene. Non saremo più compagni di scuola, frequenterò Durmstrang.
 
Stavolta non permetto che i pensieri mi lascino inebetita a fissare uno stupido foglio di carta. Corro a rispondergli, mettendo da parte ogni filtro tra la mente e la piuma.
 
Perché? Scorpius, dimmi la verità, i tuoi non hanno preso questa decisione solo per una questione scolastica. Hanno già parlato con la McGranitt o c’è ancora una speranza?
 
Non riesco a credere che siano arrivati a tanto. Non riesco a pensare che lo abbiano fatto per colpa mia. Scorpius sarà costretto a lasciare la squadra, gli amici, tutto ciò che ha costruito negli ultimi due anni solo perché si è affezionato alla persona sbagliata.
Quando Ginger plana verso di me non aspetto neanche che le sue zampe tocchino il davanzale per slegare il biglietto di Scorpius, guadagnandomi delle dolorose beccate di rimprovero.
 
Le hanno mandato un gufo oggi pomeriggio appena abbiamo ricevuto la lettera di ammissione a Durmstrang. La Preside riceverà mio padre domani mattina alle otto nel suo ufficio. So già che la McGranitt non si metterà contro la mia famiglia, potrà provare a dire qualcosa in mio favore ma poi dovrà cedere. Non vedo via d’uscita.
 
Scorpius e il suo pessimismo. Lo odio! Mi fa innervosire vederlo così remissivo, così disposto ad accettare un destino imposto da altri senza neanche provare a lottare per avere ciò che vuole. Dov’è il ragazzo tenace e combattivo che non si arrende di fronte a niente? Dov’è la testardaggine che lo fa finire sempre nei guai pur di seguire le proprie idee fino in fondo? Dov’è quella voglia di difendere le cose a cui tiene?
 
Conosci la McGranitt, sai che potrebbe far cambiare idea a chiunque soprattutto se sa quanto tieni a rimanere a Hogwarts. Non partire già dal presupposto di non esserci. Se tu sei il primo a pensare che in fondo cambiare scuola non ti dispiacerebbe più di tanto, allora ok. Ma se veramente vuoi continuare a frequentare Hogwarts io sono convinta che ci sia ancora una speranza e forse so anche come riuscirci.
 
Neanche io so dove riesco a trovare quel briciolo di ottimismo che mi porta ancora a credere che ci sia una speranza. So solo che il brusco cambio di rotta a metà della lettera è dovuto alla mia insicurezza. Chi mi assicura che lui non voglia cambiare scuola? Forse Durmstrang può offrirgli delle opportunità migliori. Sono stata così egoista da pensare solo a me stessa, al fatto che non voglio perderlo. Non gli ho neanche chiesto cosa voglia lui in realtà. Forse non è disposto a lottare contro la sua famiglia perché non gli interessa farlo. Il solo pensiero che possa essere così mi terrorizza ancora più dell’idea di dovergli dire addio, me ne rendo davvero conto solo notando quanto mi tremano le mani mentre apro il piccolo fogliettino portato dalla sua civetta.
 
Sentiamo la tua idea.
 
Inconsciamente tiro un sospiro di sollievo, anche se so di aver esagerato dicendogli che sapevo come risolvere il problema. Spero che la mia convinzione basti.
 
La mia idea è semplicissima: devi parlare con la McGranitt prima che lo facciano i tuoi genitori. Falle capire che l’unica cosa che vuoi è rimanere al castello e che la tua sorte dipende solo da lei e da quanto sia disposta a “lottare” per non lasciarti andare via. Se pensi che una lettera non basti puoi chiederle di incontrarvi stanotte e se hai bisogno di me ci sarò, non mi importa se i miei dovessero scoprire che sono sgattaiolata fuori casa. Vedendo tutto questo interesse la Preside andrà a morire pur di difendere la tua causa, ne sono certa. Lo farebbe per chiunque, figuriamoci per un ragazzo che stima come te.
 
Appena Ginger lascia per l’ennesima volta la mia camera inizio ad accorgermi di essermi lasciata prendere un po’ troppo dalla foga della situazione. Ho scritto l’ultima lettera consapevole di aver davvero annullato qualunque filtro tra i pensieri e le parole, andando contro ogni mia consuetudine, ma non posso permettergli di arrendersi. Conoscendolo mi aspetto solo un lungo elenco di note pessimistiche nella sua risposta, come se già da sola non sapessi che il mio piano è più un’utopia. Mi sembra quasi che la civetta scuota la testa mentre mi raggiunge, come per dirmi che i miei tentativi sono ridicoli. 
 
 Weasley, tu lo sai che ti voglio troppo bene, vero?
 
Mi si scalda il cuore e per la prima volta quella sera mi sfugge un sorriso. Questa è la magia di Scorpius, quella capace di trasformare un momento bruttissimo in una cosa bella. Solo lui può racchiudere un concetto così grande e articolato in una risposta così breve. Lui che quando è arrabbiato non riesce a capire più niente, lui che reagisce al nervosismo diventando più irritabile e pessimista del solito, con una semplice frase mi ha fatto capire di aver iniziato a sperare che le cose possano andare per il verso giusto. Pur continuando a non volerci credere si è concesso una speranza, solo perché si è fidato delle mie parole. 
 
Anche io. Per questo non puoi lasciarmi sola l’anno prossimo.
 
L’unico modo per ringraziarlo della sua immensa fiducia nei miei confronti è aprirgli il mio cuore per una volta, permettendogli di capire almeno un po’ quanto sia importante per me. Perché non importa quante persone ci siano in quel castello, senza di lui sarò irrimediabilmente sola. Ginger, ormai stremata per i continui viaggi, mi becca il dito per richiamare la mia attenzione.
 
Domani vedremo, ma non voglio illudermi.
Buonanotte Rosie, un bacio.
 
Se non altro sono riuscita a farlo calmare. Spero che almeno lui riesca a dormire stanotte.
 
Appena sai qualcosa scrivimi. Bacio, notte.
 
Lascio andare la schiena contro la spalliera della sedia e solo allora permetto al vuoto dentro il mio stomaco di divorarmi interamente. Mi è crollato il mondo addosso proprio quando credevo che ormai fosse fatta. È una sensazione devastante. Non sono più arrabbiata come lo ero mentre gli scrivevo, non sono più delusa per tutti i sogni infranti in un breve istante, sono solo vuota. Rimango immobile in quella posizione a fissare l’armadio di fronte a me per un tempo che mi sembra infinito, continuando a pensare a tutto e a niente. Solo quando una folata di vento raggiunge le mie guance mi accorgo che sto piangendo. Mi sento così stupida. Che senso ha piangere? Non è da me e non mi aiuterà a risolvere i problemi. Mi asciugo il viso con il dorso della mano e, provando a ricompormi, vado verso la porta. Esito per un istante con la mano tremante sopra la maniglia, ma so che l’unico modo per smettere di piangere è uscire da quella stanza e tornare dalla mia famiglia. Solo imponendomi di fingere che non sia successo niente posso riacquistare la freddezza. Quando scendo le scale sono ancora scossa, ma appena metto piede in giardino asciugo le lacrime e dentro me so che saranno le ultime. Si è fatto tardi e tutti i miei parenti sono già andati via, trovo solo mia madre intenta a sparecchiare.
 « Rose», mi guarda quasi sorpresa,  « Dov’eri finita?»
Nel momento in cui realizzo che non sono in grado di risponderle capisco che sarebbe stato meglio rimanere in camera. Battere subito in ritirata renderebbe ancora più sospetto il mio silenzio così inizio a raccogliere qualche piatto dalla tavola.
 « Era il gufo dei Malfoy quello che ha fatto avanti e indietro tutta la sera?» chiede continuando a dissimulare indifferenza.
Rispondo con una sorta di grugnito e poco mi importa se forse mia madre non riesce neanche a sentirlo. In fondo non ha bisogno della mia conferma, sa perfettamente che Ginger appartiene ai Malfoy.
 « A quest’ora?», alza le sopracciglia preoccupata,  « Che è successo?»
 « Niente» borbotto senza guardarla.
 « Ci sono problemi?»
La ignoro e  continuo a sparecchiare con finta tranquillità.
 « In caso sarebbe stato carino a cercare il tuo conforto», mai avrei pensato di vedere la perfetta Hermione Granger quasi in difficoltà,  « Allora?»
 « Allora cosa?», sbotto al limite della pazienza,  « Allora niente»
Mia madre apre la bocca per dire qualcosa ma è talmente sorpresa dalla mia reazione che perde l’attimo per intervenire. Quella sua espressione confusa mi rende ancora più nervosa. Solo perché sono sempre stata la calma e gentile Rose non vuol dire che anche io non possa avere i miei momenti negativi.
 « Niente», inveisco contro di lei quando accenna a parlare nuovamente,  « Basta!»
Mi dirigo a passo spedito verso casa, lascio con veemenza i piatti in cucina e torno a rifugiarmi in camera mia. Mi stendo sul letto e cerco di rilassarmi, ma la mia mente non riesce a trovare pace. Più tempo passa e più capisco che è tutto vero. Mai avrei pensato che una notizia del genere potesse sconvolgermi a tal punto. Prendere sonno mi sembra impossibile, è come se ogni fibra del mio corpo sia impegnata a trovare con urgenza un modo per adattarsi a quel cambiamento così radicale. Per la mia testa passano scenari talmente assurdi da risultare fin troppo catastrofici persino a me, a quell’infinitesimale parte razionale sopravvissuta dentro di me. Solo verso le quattro riesco a chiudere un po’ gli occhi, ma un paio di ore dopo sono già sveglia. Inizio controvoglia a raccogliere le mie cose per sistemare il baule. Faccio con calma, ricontrollo più volte di non aver dimenticato nulla, cerco di perdere più tempo possibile per non ridurmi a rimanere seduta sul letto per ore a fissare il cielo in attesa di scorgere Ginger in lontananza. Quando finalmente noto un piccolo puntino diventare sempre più grande man mano che si avvicinava, quasi non credo ai miei occhi. Lascio che la civetta nera si posi sul davanzale, poi lentamente mi avvicino.
 « Ehi Ginger», le accarezzo le piume,  « Devo preoccuparmi?»
Mi becca affettuosamente le dita mentre prendo il foglietto legato alla zampa. Le rivolgo ancora un'occhiata prima di aprirlo, come se sperassi nel suo aiuto per leggere un messaggio che forse in realtà non avrei voluto ricevere. Prendo un respiro e finalmente trovo un briciolo di coraggio.



Ti è andata bene: il mago più brillante della nostra generazione va ancora a scuola con te. 



Sbarro gli occhi e in quel momento sento il sangue scongelarsi e riprendere a scorrere nelle mie vene. Mi metto a ridere, ma solo per un istante. La rabbia riesce quasi - ho detto quasi - a superare la felicità. Mi avvicino nuovamente a Ginger e concedendole un po' di meritate coccole le sussurro  « Verrai a stare da me quando avrò ucciso il tuo padrone?»
 
 
 
* * * *
 
 
 
Eccolo, quell'odore. Chiudo gli occhi e inspiro per assaporarlo ancora più intensamente. Ricordo ancora perfettamente l'emozione della prima volta che ho sentito quell'odore intriso di magia esattamente un anno fa.
 « Emy, spostati da lì o tuo fratello ti finirà addosso», mi mette in guardia la mamma appena in tempo, perché ho giusto la possibilità di fare qualche passo prima che papà e Hugo sbuchino fuori dal muro correndo a tutta velocità con i carrelli, rischiando di travolgere almeno una decina di persone sul binario 9 e ¾. Ora capisco perché papà abbia insistito per aiutarmi con il baule, altrimenti non avrebbe potuto gareggiare con Hugo.
 « A volte non so davvero chi dei due sia il bambino» brontola sconsolata mia madre, ma nonostante si sforzi di nasconderlo riconosco nei suoi occhi quella luce divertita che ha sempre quando papà fa qualche sciocchezza. Iniziamo a camminare in mezzo alla folla cercando di individuare i Potter, ma probabilmente non sono ancora arrivati. Pochi minuti dopo vedo affiorare dalla nebbia zia Ginny, seguita dallo zio e da Lily Luna. Nessuna traccia dei due figli più grandi dei Potter, non che la cosa mi dispiaccia eccessivamente.
 « Tutto bene con il parcheggio?», chiede papà appena zio Harry ci raggiunge,  « Io sì. Hermione non credeva che sarei riuscito a superare l’esame di guida Babbano, vero? Pensava che avrei dovuto Confondere l’esaminatore»
 « Non è vero», protesta la mamma,  « Avevo assoluta fiducia in te»
Papà con la scusa di aiutare lo zio con il baule di Lily gli si avvicina al punto da potergli sussurrare qualcosa all’orecchio, subito dopo li vedo ghignare insieme divertiti.
 « Se non finisci in Grifondoro ti diserediamo», annuncia poi mio padre in tono solenne mettendo una mano sulla spalla di Hugo.
 « Ron!» lo richiama subito la mamma.
Lily e Hugo si mettono a ridere, per nulla spaventati da quelle minacce, ma nonostante questo zia Ginny e la mamma ci tengono a rassicurarli che sia solo uno scherzo.
 « Ehi», James ci raggiunge già libero dal baule. Nei suoi occhi brilla la luce di chi sta per scagliare una bomba.
 « C’è Teddy laggiù», annuncia Albus esaltato arrivando subito dopo il fratello,  « Indovinate cosa sta facendo? Si bacia con Victoire!»
Rimango impietrita, senza lasciar trasparire nessuna emozione dal mio volto. Albus rivolge la sua attenzione solo agli adulti, deluso dalla mancanza di reazione, ma James guarda me e per nessuna ragione al mondo voglio dargli la soddisfazione di potermi dire che me lo aveva detto.
 « Il nostro Teddy, Teddy Lupin!», esclama ancora Albus come se il messaggio non fosse stato sufficientemente chiaro,  « Che si bacia con la nostra Victoire, nostra cugina!»
Al si concede una pausa nella speranza di aver suscitato le reazioni sorprese in cui aveva sperato, poi continua a raccontare.  « Gli ho chiesto cosa stava facendo…»
 « Li hai interrotti?», chiede zia Ginny alzando gli occhi al cielo,  « Sei proprio come Ron»
 « Lui ha detto che era venuta a salutarlo e mi ha mandato via», conclude ignorando i commenti della madre,  « Si stavano baciando!»
 « Oh, sarebbe bellissimo se si sposassero» sussurra Lily con un sorriso estasiato. Il fischio del treno mi salva da quei commenti e dal rischio di dare di stomaco proprio davanti a tutta la famiglia. Saluto gli zii e i miei genitori, dopodiché salgo sul vagone e mi separo dagli altri con la scusa di andare a cercare le mie amiche. Trovo Izzie, Medea e Cloe in uno scompartimento, ma poco dopo ci raggiunge anche Andromeda. Non so se le continue chiacchiere della bionda Iz e della sua inseparabile amica mi siano più utili a non pensare o più irritanti per tutta quella gioia assolutamente inopportuna in quel momento.
 « Emy», Cloe richiama la mia attenzione,  « Sai che quest’estate io e Kurt non abbiamo mai smesso di scriverci?»
Avrei voluto risponderle che non me ne fregava un Bubotubero, ma sorridendo nel modo più naturale possibile le chiedo  « Davvero?»
 « Sì», esclama quasi in uno squittio,  « Non vorrei sbilanciarmi troppo, ma credo di piacergli»
 « È fantastico», mi sforzo in un altro sorriso tiratissimo.
 « Ma a lui non piaceva Emy?» chiede Andromeda con sguardo perplesso.
 « Non può mica restare in eterno ad aspettare che lei si decida», commenta Medea con una punta di acidità,  « Ha avuto anche troppa pazienza»
La ignoro e mi limito solo a voltarmi verso il finestrino, nella speranza di potermi isolare nuovamente nei miei pensieri.
 « Quello che Medea voleva dire», Izzie le riserva un’occhiataccia,  « È che per quanto un ragazzo possa essere interessato, dopo un po’ si stanca e inizia a guardare altrove se non ottiene nessun risultato»
 « Ok» rispondo senza neanche aver prestato attenzione alle sue parole.
 « Non credere che i maschi possano essere devoti ad una sola ragazza come lo siamo noi due con James» la appoggia la amica.
 « Emy, io pensavo che Kurt non ti piacesse», Cloe mette una mano sul mio braccio parlando con tono dispiaciuto,  « Altrimenti non avrei mai…»
 « Non mi importa niente di Avery, volete capirlo?», con un gesto irritato allontano il suo braccio e mi alzo,  « Cloe puoi pure sposartelo e anche voi potete se volete, basta che smettiate di stressarmi e che capiate che a me non è mai importato niente di lui»
Appena finisco di inveire contro le mie amiche mi volto per andare via e, solo in quel momento, mi accorgo della presenza di Kurt quasi pietrificato con la mano ancora sulla porta dello scompartimento. Abbasso subito lo sguardo, consapevole di non riuscire a sostenere il suo, e lo scanso per farmi strada fuori da lì senza dire una parola. Sento i suoi occhi che mi seguono lungo il corridoio, ma lo ignoro e aumento il passo fino a quando finalmente arrivo al vagone successivo. Fortunatamente, andando ancora avanti, trovo uno scompartimento vuoto e mi rifugio lì dentro. Mi dispiace che Kurt abbia sentito quelle parole, è un bravo ragazzo e non avrei voluto ferirlo. Non sono neanche stata del tutto sincera perché non è vero che non mi importa nulla di lui, volevo solo chiudere il discorso definitivamente. Non credevo che questo mi potesse portare anche a chiudere con lui.
 « Sono piena di Gorgosprizzi, non ti conviene entrare», metto in guardia un ragazzo del quarto anno che ha appena aperto la porta dello scompartimento. Lo vedo esitare un attimo, come se stesse valutando l’ipotesi di rischiare ugualmente dato che di sicuro non ha idea di cosa siano i Gorgosprizzi.
 « Ma questo è l’unico vuoto» riflette ad alta voce.
 « Chiediti il perché», gli lancio un’occhiataccia,  « Sono in quarantena»
Finalmente il ragazzo – dalla dubbia intelligenza – si convince e va via. Passano pochi minuti prima che la porta torni ad aprirsi e io, sbuffando senza neanche voltarmi verso di lui, inveisco  « Senti, ti ho detto che sono in quarantena. Trovati un altro posto!»
 « Conosco un ottimo rimedio antipulci»
Mai come in questo momento ho desiderato di sbagliarmi, di non aver capito a chi appartenga quella voce. Naturalmente le mie sono solo vane speranze. Con il suo inconfondibile passo flemmatico James prende posto nel sedile di fronte al mio. Decido di ignorarlo, forse non riuscendo ad infastidirmi come vorrebbe andrà via. Sono tesa, mi aspetto un attacco da un momento all’altro ma James sembra non avere intenzione di dire nulla. Non mi prende in giro, non infierisce sulla storia di Teddy e Victoire, non mi urla contro per aver trattato in quel modo il suo migliore amico. È rilassato, si limita a guardare fuori dal finestrino. Dopo un po’ – probabilmente annoiato – prende dalla tasca del mantello una pallina, una vera e propria pluffa in miniatura. La guarda per un istante e poi la lancia verso di me. Istintivamente abbasso la testa, riparandola con le braccia, ma la pluffa sbatte contro la sbarra esterna del portabagagli e gli torna in mano. Ancora una volta mi sforzo di ignorarlo, ma vorrei tanto far schiantare quel sorrisetto soddisfatto contro il vetro del finestrino. Lancia nuovamente la pallina, poi di nuovo e un’altra volta ancora. Copro il viso con una mano, respirando a fondo per mantenere la calma.
 « Hai finito?»
 « No», la tira di nuovo.
 « Non potresti andare a giocare da un’altra parte?», la mia voce già trema per il troppo nervosismo.
 « Non ci sono altri scompartimenti vuoti», fa spallucce e lancia la pallina.
 « Questo non era vuoto», gli faccio notare con una punta di veleno,  « C’ero io»
James alza il sopracciglio e fa una mezza risata.  « Tu non conti»
Vorrei tanto alzarmi e andare via, a costo di tornare dalle mie amiche se non trovo un altro scompartimento vuoto, ma non ho la minima intenzione di dargliela vinta. C’ero io da prima, dev’essere lui ad andarsene. Non può vincere solo perché è insopportabile. Incrocio le braccia al petto e ricomincio ad ignorarlo, mentre il ritmo costante di quel suo giochetto sembra martellarmi il cervello.
 « Non puoi andare dai tuoi amici o dalle tue ragazze?» sbotto dopo un po’.
 « Dalle mie ragazze?», si mette a ridere,  « Per chi mi hai preso? Sono un bravo ragazzo»
 « Dovrebbero rinchiuderti ad Azkaban» borbotto tra me e me.
 « Sono tutti in scompartimenti troppo affollati», spiega prendendo al volo la pallina per l’ennesima volta,  « Non sei contenta di passare un po’ di tempo con il tuo cuginetto preferito?»
 « Non saresti il mio preferito neanche se rimanessi solo tu» ribatto guardandolo in cagnesco, ma proprio mentre sto finendo di parlare la mini-pluffa mi colpisce in fronte.
 « Ops» ridacchia divertito. Per me si tratta della goccia che fa traboccare il vaso. Raccolgo la pallina da terra e la scaglio contro di lui con tutta la forza e la rabbia che ho in corpo. Colpisco la mano dietro cui protegge il viso e la pallina rimbalza come un proiettile impazzito sul finestrino, sul pavimento, sul tetto e infine sulla mia testa. James inizia a ridere così forte da doversi tenere la pancia per i crampi. Io sono furiosa, imbarazzata e frustrata. Sono una bomba ad orologeria e sto per esplodere.
 « Sei ridicola», continua a ridere a crepapelle.
 « James piantala» quasi sussurro con voce tremante.
Toglie gli occhiali per asciugare le lacrime, pulisce i vetri in un angolo della maglietta e ricomincia a giocare con la pallina. La lancia una, due, tre volte. Poi finge di tirarmela contro e io alzo subito le braccia per ripararmi, mentre lui sghignazza soddisfatto.
 « Basta!», gli urlo contro ormai al limite della pazienza,  « Fuori di qui»
Fa una mezza risata e ricomincia a giocare ignorandomi.
 « James, va via. La giornata fa già abbastanza schifo così, il tuo contributo non serve»
 « Qualcosa non va?», chiede in tono divertito conoscendo perfettamente la risposta,  « Con me puoi parlare, sono tuo cugino»
Trattengo a stento la voglia di prendere a schiaffi quell’espressione da finto angioletto. Stringo i pugni senza quasi rendermene conto e volto la testa dall’altro lato decisa a non guardarlo neanche.
 « Saggia scelta», commenta indifferente,  « Credo che tu abbia già parlato troppo oggi»
La frecciatina giunge dritta all’obiettivo.  « Finalmente sei arrivato al punto», mi guarda confuso così preciso  « Sei qui per Kurt, lo so. Dì quello che devi dire e va via»
 « Niente da dire», fa spallucce.
 « Certo», sbuffo,  « Ho trattato male il tuo migliore amico. Urla, insultami, fa quello che vuoi  basta che poi mi lasci in pace»
 « Se avessi voluto insultarti lo avrei già fatto»
Torno a guardarlo, cercando di capire a cosa voglia arrivare.
 « Lo avevo avvertito» spiega semplicemente.
 « Che lo avrei trattato male?»
 « Anche questo», tira la pallina un po’ più forte del solito,  « L’ho messo in guarda da subito su di te, quindi era cosciente del rischio»
 « Lo hai messo in guardia?», ripeto stringendo gli occhi fino a farli diventare una fessura,  « Ma come ti permetti?»
Blocca la pallina e, restando con il braccio alto, si volta a guardarmi.  « Mi sbagliavo?», fa una pausa molto teatrale,  « Non mi sembra» e ricomincia a giocare.
 « Non mi importa come sia andata a finire», sbotto,  « Tu non hai nessun diritto di parlare di me, soprattutto per mettere in guardia le persone»
 « Lo so che a te non importa quello che è successo, ma ad altri magari sì», il suo è uno sguardo di accusa.
 « Non è quello che volevo dire»
 « Eppure lo hai detto», blocca di nuovo la pallina ma stavolta la mette in tasca,  « Forse non volevi dire neanche quelle frasi su Kurt ma – Merlino, quanto sei sbadata – hai detto pure quelle»
Il suo tono ironico mi fa innervosire così tanto che sento già bruciore allo stomaco.
 « Forse dovresti fare più attenzione quando parli se ti capita così spesso di dire quello che non volevi»
 « Forse tu dovresti parlare meno e basta»
 « Forse dovreste iniziare tutti ad ascoltarmi», sul suo viso compare di nuovo l’ombra di quel sorrisetto soddisfatto,  « Avevo avvisato sia te che lui. Buffo che sia successo ad entrambi lo stesso giorno, non trovi?»
 « Mi avevi avvisata?», chiedo confusa,  « Di che stai parlando?»
 « Teddy», risponde come se non aspettasse altro che arrivare a questo argomento.
Litigare con James per un attimo mi aveva fatto mettere da parte quella storia, quindi la sua risposta mi riporta così bruscamente alla realtà da lasciarmi senza fiato in gola.
 « Non sapevo che si sarebbe messo con Victoire, ma era ovvio che avrebbe trovato qualcuno», fa una pausa guardandomi dritto negli occhi,  « Qualcuno che non fossi tu»
 « Non essere stupido», cerco di dare alla mia voce un tono convinto,  « Io sono contenta per lui»
 « Sprizzi felicità da tutti i pori» mi prende in giro.
 « Credi quello che vuoi, non è un mio problema»
James mi zittisce con un gesto della mano e anche quando provo a continuare ugualmente torna a farmi segno di tacere. Sto per ribattere, ma la mia attenzione viene rapita da una voce familiare proprio fuori dal nostro scompartimento.
 « Sei un idiota»
 « È questo il modo di accogliermi? Almeno dammi un bacio»
 « Non ti avvicinare neanche» minaccia la voce di Rose.
 « Non ho intenzione di origliare le conversazioni di mia sorella» borbotto rivolgendomi a James.
 « Allora perché stai parlando a bassa voce se non temi che ti sentano e si spostino?»
Apro la bocca per replicare ma rimango in silenzio. Odio mio cugino, lo odio con tutto il cuore.
 « Rimpiangerai di non essere andato a Durmstrang, te lo assicuro» dice Rose con tono arrabbiato.
 « Ma io ci andrò» risponde lui con voce calda, come se questo potesse addolcire la pillola.
Per un attimo dimentico di essere arrabbiata con James e mi volto verso di lui chiedendogli con lo sguardo se sapesse qualcosa di questa storia. Mi fa cenno di no con la testa. Segue una pausa apparentemente infinita prima che mia sorella risponda.
 « Che vuol dire?», le trema la voce anche se conoscendola so quanto si stia sforzando per nasconderlo.
 « Non so quando ma ci andrò. I miei genitori hanno raggiunto questo accordo con la McGranitt: inizio l’anno a Hogwarts e, probabilmente dopo Natale, mi trasferisco a Durmstrang», c’è un’altra pausa in cui posso solo immaginare lo sguardo di Rose, poi Scorpius aggiunge  « Gli esami di fine anno continuerò a farli a Hogwarts»
 « Continuerai?» chiede sospettosa, intuendo che non sia finita lì.
 « Anche per i prossimi anni, comunque vadano le cose»
 « Che vuol dire?» balbetta ormai senza nessun controllo.
 « Rosie, non so come si metteranno le cose, se potrò tornare definitivamente a Hogwarts oppure no. Per ora so solo che rimarrò fino a Natale e che tornerò per fare gli esami»
 « Non per sottolinearlo», James spezza il silenzio,  « Ma lei è la terza persona che ho messo in guardia»
 
 
*Note dell’autore: Ciaooooo! Scusatemi per il ritardo, ma è un capitolo alquanto delicato quindi mi sono presa un po’ più di tempo nella speranza di fare qualcosa di decente… il risultato è stato un poema triste e decisamente troppo lungo, mi dispiace! Finalmente la storia inizia a prendere un po’ forma, c’è il primo colpo di scena. Insomma, parliamo sinceramente, era tutto troppo perfetto tra Rose e Scorpius. Nella vita reale non succede mai, più un rapporto è perfetto e più problemi dovrà affrontare... non credete anche voi? Scorpius andrà a Durmstrang, non ci andrà, ci andrà solo per qualche mese o alla fine sarà una cosa definitiva? A questo punto della storia può succedere di tutto. Voi cosa vi aspettate?
Per quanto riguarda Emy... poverina!!! Che giornata del cavolo per lei!! Come avrete notato la scena del binario è tratta direttamente dal libro, ho riadattato alla mia storia quello che ha scritto la penna magica della zia Row. Lo so, è un peccato mortale cambiare anche solo una virgola di quello che scrive lei (chiedo umilmente perdono!!) ma alcune cose sarebbero andate troppo in contrasto: ad esempio questa scena in origine era ambientata un anno prima, ma per "esigenze di copione" ho dovuto rimandarla, infatti non è più Teddy che va a salutare Victoire ma il contrario perchè ormai lei ha finito la scuola e Teddy torna ad insegnare; un'altra cosa che ho dovuto cambiare riguarda il personaggio che annuncia l'allegra notizia... non glielo vedevo proprio James tutto esaltato a spettegolare ahaha magari un anno prima lo avrebbe fatto, anzi sicuramente, ma adesso è più una cosa da Albus! James in un anno è cresciuto e trova più soddisfacente una tortura a fuoco lento piuttosto che lanciare una bomba così davanti a tutti. 
Potrei continuare a parlare in eterno e a farvi milioni di domande su quello che pensate, ma meglio di no visto che mi sono già dilungata abbastanza con il capitolo. Preferisco passare alla parte più importante delle mie note, i ringraziamenti. A poco a poco state diventando sempre di più e non so davvero come ringraziarvi per tutte le cose stupende che mi scrivete!!! Siete uniche e fantastiche *.* 
Grazie anche a chi ha inserito la mia storia tra le preferite/seguite/ricordate e ai lettori silenziosi, nella speranza di poter leggere il vostro parere prima o poi ^^ ma grazie in ogni caso!!!


Un bacio

MoonyS

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3176192