Live a normal life

di Jade Tisdale
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Colazione ***
Capitolo 2: *** Ospite ***
Capitolo 3: *** Notte ***
Capitolo 4: *** Festa ***
Capitolo 5: *** Doccia ***
Capitolo 6: *** Tempo ***



Capitolo 1
*** Colazione ***


 

1. Colazione 

 

 

 

 

Nyssa aprì gli occhi con delicatezza, emettendo un flebile lamento dovuto alla stanchezza che provava. Si rigirò tra le coperte, con l'intenzione di svegliare la sua amata con un bacio, ma quando allungò il braccio, esso non sfiorò altro che l'aria.
Sentì un rumore provenire dalla cucina, e dopo aver sbadigliato sonoramente, si affrettò ad andare a controllare. Si fermò sullo stipite della porta con le braccia incrociate, osservando Sara in continuo movimento dal fornello al tavolo con diversi piatti in mano.
«Che cosa stai facendo?»
La bionda alzò lo sguardo, e quando incrociò gli occhi di Nyssa, sul suo volto andò a formarsi un ampio sorriso. «Ti ricordo che qui non siamo a Nanda Parbat. Non abbiamo i servi che ci preparano da mangiare.»
L'erede ricambiò il sorriso, dopodiché si avvicinò a Sara e le lasciò un bacio sulle labbra.
«Cos'hai preparato?»
«Una colazione classica: uova e bacon. Poi, prima di andare al lavoro, Laurel è passata in un bar qui vicino e ci ha portato due brioches alla crema, e se vuoi, ci sono anche delle fragole e tre arance. Ah, e il caffè, ovviamente!»
Nyssa, ancora sorridente, alzò un sopracciglio. «Facciamo colazione solo noi due, o hai invitato anche il resto del Team Arrow?»
Canary le diede un buffetto sul naso: «Dopo ventinove anni passati a fare colazione con frutta e acqua, non ti viene voglia di cambiare un po' la tua alimentazione?»
L'altra si sedette senza aggiungere altro. Durante tutto il pasto, osservò la sua amata mangiare, e per la prima volta in vita sua si rese conto di quanto fosse un'esperienza unica e meravigliosa poter condividere un pasto con Sara senza occhiate sgradevoli da parte di suo padre o di qualsiasi altro membro della Lega.
«Sara?»
L'altra mandò giù un sorso di caffè. «Sì?»
«Da oggi in poi, sarai tu a prepararmi la colazione?»
La bionda rimase in silenzio per qualche secondo, dopodiché si sporse leggermente sul tavolo e sorrise. «Fino a quando resteremo qui, ti prometto che mi prenderò cura di te.»














Come ho già anticipato nell'introduzione, questa raccolta fa parte dell'OTP Challenge indetta da magicaemy sul forum di Efp, con la Tabella Slice of Life.
Come avrete capito dal titolo, bisogna scrivere della propria OTP, ed io ho scelto la Nyssara (anche perché è la mia OTP assoluta).

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Capitolo 2
*** Ospite ***


 

2. Ospite 

 

 

 

 

«Vi ringrazio per avermi permesso di restare qui. Come vi ho già detto per telefono, si tratta solo di un paio di giorni, giusto il tempo di mettere a posto le tubature nel mio appartamento.»
«Stai tranquilla, Laurel. Per noi non c'è nessuno problema, vero Nyssa?»
La diretta interessata annuì, e sul volto di Sara andò a formarsi un enorme sorriso, ricambiato dalla sorella maggiore.
«Per farmi perdonare per il disturbo» proseguì la castana, estraendo due oggetti dalla valigia «ho portato dei vecchi album di famiglia per passare il tempo.»
Alla vista di quei due vecchi raccoglitori, gli occhi di Sara cominciarono a brillare: ne prese uno, con la copertina azzurra, e lo porse a Nyssa. Quest'ultima lo accettò, anche se esitante.
Le due sorelle si sedettero vicine, e presero ad analizzare ogni singola fotografia del secondo album, facendo sentire l'erede, anche se solo per un momento, isolata.
Poi, dopo aver preso un respiro profondo, si affrettò ad aprire l'oggetto che le aveva dato Sara, e cominciò a sfogliarlo.
C'erano diverse foto delle sorelle Lance da bambine: all'epoca erano molto simili, tanto da poter sembrare gemelle, ma col tempo, i capelli di Sara si erano schiariti e Laurel era diventata più alta rispetto alla sorella minore.
Ritornò indietro alla prima pagina, rendendosi conto di averla saltata, e le parve quasi come se il suo cuore avesse perso un battito. Accarezzò lentamente una foto malridotta di Sara appena nata, con una tutina rosa con un orsetto ricamato sulla pancia.
Proseguì di qualche pagina, e la sua attenzione fu catturata da una fotografia con la sua amata sorridente: non avrà avuto più di otto anni, e si intravedeva l'apparecchio per i denti. I lunghi capelli dorati erano raccolti in una perfetta treccia laterale, che la faceva sembrare più grande.
Poi, un'altra ancora, che, al contrario, fece accelerare il battito della mora: una Canary adolescente indossava un abito lungo e del medesimo colore dei suoi occhi. Nyssa sorrise senza rendersene conto davanti alla sua bellezza.
«Era il mio primo ballo scolastico. Ah, e per la cronaca, ero single.»
L'erede sussultò, e quando incrociò lo sguardo allegro di Sara, arrossì visibilmente.

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Capitolo 3
*** Notte ***


 

3. Notte 

 

 

 

 

Ambulanze, sirene della polizia, moto, musica alta: i rumori di una comune notte a Starling City le stavano dando un gran fastidio.
Nyssa si portò le mani vicino alle orecchie, nel disperato tentativo di isolarsi dai rumori della città. Cominciò a sbuffare, provando a mettere la testa sotto alle coperte, poi sotto al cuscino, ma nulla. Il baccano proseguiva, e nel mentre, l'erede del Demonio stava iniziando ad arrabbiarsi seriamente.
Sara si voltò lentamente, guardandola con fare scocciato. «Mi hai svegliata.»
«Svegliata? Almeno tu dormivi!» sbottò l'altra, provocando un sorriso sul viso della bionda.
«Vuoi una camomilla per calmarti?»
«Non voglio una camomilla» ribatté la mora, sospirando «voglio semplicemente silenzio.»
Sara la accolse tra le proprie braccia, e prese ad accarezzarle dolcemente i capelli. Nyssa si rannicchiò come una bambina, chiudendo automaticamente gli occhi, e Canary continuò a coccolarla fino a quando non si addormentò serenamente. 

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Capitolo 4
*** Festa ***


 

4. Festa 

 

 

 

 

«Andiamo, è soltanto per una serata!»
«Sara, ti ho detto di no. Io non so ballare.»
La bionda ruotò leggermente la testa di lato. «Ma è la festa di compleanno di Thea. Lei e Oliver ci hanno dato una mano a trovare questo appartamento, perciò è il minimo che possiamo fare per sdebitarci.»
Nyssa sbuffò, passandosi distrattamente una mano fra i capelli. Incontrò nuovamente lo sguardo ansioso di Sara, che ora le stava facendo gli occhi da cucciolo. «Habibti, ti prego» mugolò, facendo il labbruccio.
La figlia del Demonio la osservò a lungo negli occhi con aria di sfida, pur sapendo che non avrebbe resistito di fronte alle sue preghiere. «Va bene, verrò» sospirò ad un tratto, dirigendosi verso il grande armadio a muro, «ma sappi che non metterò piede sulla pista da ballo.»
Sara sorrise soddisfatta, annuendo freneticamente.


Mezz'ora dopo, tutto ciò che l'erede riuscì a udire fu la musica eccessivamente elevata del Verdant. Era pieno di ragazzini con birre in mano, che si spintonavano in continuazione senza un motivo preciso. Un odore acre misto a sudore, fumo e alcool le invase la narici non appena mise piede all'interno del locale.
Le due si sedettero vicino al bancone, dove la festeggiata stava parlando animatamente con delle amiche. Non appena le notò, Thea le raggiunse per salutarle.
«Se ti dico che mi sembra assurda la tua presenza in un locale notturno, mi infilzerai con una freccia?»
La mora si voltò di scatto alla sua sinistra, incontrando lo sguardo di Felicity. «No. Anzi, ti direi che concordo con te.»
L'hacker abbozzò un sorriso, rivolgendo poi uno sguardo confuso a Sara.
«Ci sto ancora lavorando» disse quest'ultima, poggiando la mano sulla spalla di Nyssa.«Ma almeno sono riuscita a farla uscire di casa.»
L'erede alzò gli occhi al cielo, suscitando una risata da parte di Sara.
«Andiamo» disse quest'ultima subito dopo, prendendola per mano.
«Eh?» Nyssa non ebbe il tempo di realizzare cosa stesse accadendo, e un attimo dopo si ritrovò nel bel mezzo della pista da ballo. «Che stai facendo? Sara-»
Canary ruotò appena la testa di lato, dopodiché, la baciò a fior di labbra; Nyssa, però, non si lasciò abbindolare. «Ti avevo detto di no!» sbottò, irritata. Ma quando Sara si avvicinò ulteriormente a lei e iniziò a muovere lentamente i fianchi a ritmo di musica, la figlia del Demonio non riuscì a opporsi.
«Solo un ballo» sussurrò sensualmente la bionda, a pochi centimetri dal suo orecchio. «Poi ce ne andiamo da qui.»
Nyssa deglutì, arrossendo visibilmente. Inutile provare ad opporsi: Sara riusciva sempre ad averla vinta, in un modo o nell'altro.

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Capitolo 5
*** Doccia ***


 

5. Doccia 

 

 

 

 

Sara chiuse gli occhi, beandosi di quell’istante di pace e tranquillità che provava ogni volta che l’acqua calda entrava a contatto con il suo corpo. Si passò una mano tra i capelli, riempiendoli di schiuma, e per un attimo desiderò di rimanere nella doccia per sempre.
Tuttavia, un attimo dopo, il ricordo di Nyssa la fece riemergere dai secondi di quiete che si era concessa. Sorrise senza neanche rendersene conto; nel giro di pochi mesi erano successe molte cose. Insieme ad Arrow avevano sconfitto Slade e il suo esercito, mentre Ra’s le aveva concesso una seconda occasione, e ora lei e la figlia del Demonio si erano prese una pausa dai loro incarichi trasferendosi temporaneamente a Starling City. Ancora non riusciva a credere che Ra’s avesse riconosciuto loro un po’ di tregua, ma forse stava finalmente iniziando a capire che non avrebbe potuto vietare a Nyssa di vivere la sua vita per l’eternità.
Nemmeno il fatto che la sua amata si stesse abituando alla vita di città le sembrava vero, ma l’idea cominciava a piacerle. D’altronde, avevano sempre voluto andarsene dalla Lega e vivere come due donne normali, ma Nyssa non aveva mai permesso che ciò accadesse perché sapeva che Ra’s non avrebbe mai acconsentito e che, al contrario, avrebbe fatto di tutto pur di evitarlo. Ma Sara era comunque felice.
Non sapeva se prima o poi l’occasione di avere quella vita che tanto desiderava si sarebbe presentata, o se avrebbe passato il resto della sua vita a Nanda Parbat, ma in quel momento non le importava: finché Nyssa fosse rimasta al suo fianco, sapeva che la sua vita sarebbe stata meravigliosa in ogni caso. E questo le bastava.

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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Capitolo 6
*** Tempo ***


 

6. Tempo 

 

 

 

 

Nyssa si diresse verso il salotto con un peso sullo stomaco. Ormai erano giorni che rifletteva sulle parole da usare con Sara, ma adesso non era più sicura di quello che avrebbe dovuto dire.
La minore delle sorelle Lance era seduta sul divano e le dava le spalle. Sei ancora in tempo per voltarti e fare finta di niente, le urlava la sua coscienza. Va’ via e non rovinare un rapporto così bello. Ma Nyssa non la ascoltò.
«Ti devo parlare.»
Sara si voltò, incontrando lo sguardo malinconico di Nyssa. Spense la tv e lasciò cadere la coperta a terra, voltandosi nuovamente verso l’altra donna. «Che succede?»
L’Erede del Demonio si sedette di fronte a lei. Le tremavano le ginocchia e il cuore, ma sapeva che a quel punto non sarebbe più potuta tornare indietro.
«Devo dirti una cosa importante» soffiò, la voce ridotta ad un sussurro.
Sara annuì lievemente, deglutendo. «Ti ascolto.»
Nyssa sospirò, iniziando a torturarsi l’interno della guancia. Non credeva che sarebbe stato così difficile, ma avere lo sguardo della propria amata puntato su di lei rendeva le cose ancora più complicate.
«Non posso più stare qui.»
Canary corrugò la fronte, confusa. «Vuoi tornare a Nanda Parbat? Di già?»
Nyssa scosse il capo. «No, Sara» rispose, col fiato che le mancava. «Non posso più stare con te
Sara ebbe un capogiro. «Cosa significa?»
«Significa che ho bisogno di tempo» proseguì la mora, col cuore che batteva sempre più veloce. «Devo capire cosa voglio dalla vita. E devo farlo da sola.»
Sara si alzò in piedi, scuotendo il capo a sua volta. «Io non capisco. Credevo che fossimo felici insieme, che qui ti piacesse.»
«Non è questo il punto, Sara.»
«E allora cosa c’è che non va?»
Il tono accusatorio che le aveva rivolto fece stare Nyssa ancora più male. Non poteva dirle che suo padre l’aveva intimata di tornare al più presto a casa senza Ta-er al-Sahfer al seguito. Non poteva dirle che Ra’s avrebbe ucciso Sara se Nyssa non le avesse detto addio per sempre. Non poteva nemmeno dirle che stava pianificando di uccidere suo padre per poter garantire a entrambe una vita sicura, perché se quel piano non fosse andato a buon fine avrebbe messo in pericolo entrambe. Non poteva fare altro se non mentire alla donna che amava per proteggerla. Ed era la cosa più difficile che avesse mai fatto in vita sua.
Senza aggiungere altro, Nyssa si diresse verso l'atrio con un borsone in mano e la testa piena di pensieri, lasciando una Sara ancora scioccata nel bel mezzo del salotto. Prima di chiudersi la porta alle spalle, si voltò un’ultima volta verso l’amore della sua vita, che ora aveva le lacrime agli occhi. Nel giro di poco, anche la mora scoppiò in un mare di lacrime, ma ciò non le impedì di pronunciare quelle parole.
«Addio, habibti.»
E Sara capì dal tono della sua voce che quell’addio sarebbe stato definitivo.

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