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di lucy_tennant
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ~Flashback~ ***
Capitolo 2: *** ~Fate~ ***
Capitolo 3: *** ~Into the storm~ ***
Capitolo 4: *** ~Painful memories~ ***
Capitolo 5: *** ~L'haki del re conquistatore~ ***
Capitolo 6: *** ~Fine again~ ***
Capitolo 7: *** ~Terrible awakenings~ ***
Capitolo 8: *** ~The Emperors~ ***
Capitolo 9: *** ~Misunderstandings~ ***
Capitolo 10: *** ~Wait for me, I'll come for sure~ ***
Capitolo 11: *** ~Devil Fruit~ ***
Capitolo 12: *** ~I'll always be there for you~ ***



Capitolo 1
*** ~Flashback~ ***


~Angolo Autrici~

Salve lettori! Prima volta su questo fandom (agitazione alle stelle, ma...dettagli) sia per me che per la co-autrice che scrive con me questa storia *rullo di tamburi* la fantasticaaaaa EustassMilla!! *applausi*
Sia io che lei speriamo che questa "storia" (in realtà "delirio" sarebbe un nome più appropriato) possa piacervi, in tutta la sua demenzialità.
Speriamo di riuscire a strapparvi almeno un sorriso con la storia tragicomica delle nostre due povere vittime di oc, alle quali succederà di tutto
Mi raccomando, divertitevi!
Un bacione da parte di entrambe :*
Lucy e Milla <3










Flashback






Il silenzio fu squarciato da un grido di disperazione, uscito dalle labbra di una ragazza riversa a terra accanto al corpo inerme del fratello.

Le lacrime le sgorgavano come pioggia dagli occhi verdi e le rigavano il volto impastato di sabbia, sudore e sangue.

— Alex...

Sussurrò, mentre invano cercava di svegliare la salma di fronte a sé.

— Apri gli occhi, ti prego. — piagnucolò quindi — Ti porterò dal miglior medico dell'intera isola, te lo prometto, ma tu apri gli occhi, per favore.

Lo strinse quindi in un abbraccio e ne inspirò a pieno il profumo di vecchi dischi e libri impolverati.

Il pirata non le rispose, mantenendo la medesima espressione impassibile con la quale aveva salutato la sorella per l'ultima volta prima di spirare.

Era davvero morto. Ingiustamente. Per mano di un folle.

— Ginevra! — urlò a gran voce una giovane ragazza dai lunghi capelli rossi, che stava correndo incontro alla bionda, seguita a ruota dal fratello sulla trentina.

— Scar... Alex è...

Le mormorò l'amica, facendola rabbrividire, mentre l'altro pirata si faceva strada verso il corpo del compagno di ciurma e lo guardava con occhi pieni di disperazione.

— Dobbiamo andarcene da qui.

Disse quindi con forza la ramata, che a quanto pare era rimasta la più lucida dei tre, agguantando di peso Ginevra e facendola alzare a fatica.

Quest'ultima si dimenò con tutte le proprie forze.

— Io non lo lascio qui!

— Sei forse impazzita?! Ti farai ammazzare!

E le mollò uno schiaffo in pieno viso, stampandola una cinquina che le rimase rossa e pulsante sulla guancia per un paio di minuti —Credi che tuo fratello avrebbe voluto vedere la tua vita sprecata a guardia di un cadavere?!

L'altra giovane scosse il capo, mentre si passava i palmi sugli occhi ad asciugare le ultime lacrime rimaste.

— Portami via da qui...

Acconsentì quindi e corse via con l'amica d'infanzia, lasciandosi alle spalle il pirata oramai defunto.

Neanche venti metri più in là l'assassino di Alex gli si parò di fronte, sogghignante.

— Come sta il tuo fratellino?

Chiese con quella sua voce bassa e fastidiosa, rivolgendosi direttamente alla bionda, la quale emise un ringhio in risposta.

— Io ti ammazzo!

La ragazza fu presa da un accecante lampo di rabbia, che per un attimo le impedì di ragionare lucidamente e la fece lanciare direttamente sul nemico davanti a sé, con il palmo sinistro steso.

Il marine preparò un pugno di lava e glielo scagliò contro non appena fu convinto ch'ella fosse abbastanza vicina da farsi del male.

L'impatto creò una folta cortina di vapore, che immediatamente si diffuse nell'aria e nascose i corpi dei presenti.

Scarlett approfittò della situazione ed agguantò stretta la mano fredda di Ginevra, trascinando l'amica via dal quella battaglia che sicuramente avrebbe perso.

Suo fratello tuttavia era rimasto indietro, per combattere contro quello che sarebbe in seguito diventato ammiraglio, pur sapendo quanto fossero scarse le proprie possibilità di uscirne vivo.

— Addio sorellina.  

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Capitolo 2
*** ~Fate~ ***


I. Fate







— Scar. — biascicò la giovane bionda, mentre a stento trascinava le proprie gambe fino alla polena della nave, buttandocisi sopra con un tanto strano quanto discutibile tuffo a pesce — Ho sonno.

— Per la miseria Ginevra come diavolo fai ad avere sonno?! Hai dormito 12 dannatissime ore! E poi quante volte dovrò dirti di smetterla di lanciarti così? Guarda che rischi di cadere in acqua.

— Come se la cosa mi importasse.

— Dovrebbe, dal momento che la tua bravura nell’arte del nuoto è pari a zero e quindi affogheresti dopo sì e no mezzo minuto.

La ragazza dagli occhi verdi la ignorò - cosa che a lei diede parecchio fastidio - quindi si stiracchiò e si fece scendere il cappello marroncino sugli occhi, pregustando un meraviglioso sonnellino di almeno una mezz'ora.

— Non ci provare neppure, razza di ingrata. E vedi di farmi spazio.

Scarlett le spostò le gambe e si sedette accanto a lei, sistemandosi la bandana azzurra che le stava scivolando sugli occhi.

— Guarda che siamo quasi arrivate. È questione di minuti oramai.

— Proprio non vuoi lasciarmi riposare eh? — mugugnò Ginevra — Vorrei vedere te al mio posto se avessi passato la notte in bianco per via degli incubi.

— E sentiamo, di grazia, cos'avresti sognato di così tanto spaventoso?

— Ho sognato di essere circondata da ananas con le ali... È stato terribile. Dici che ha qualche significato?

La rossa roteò gli occhi e sbuffò, mentre l'altra si guardò attorno con aria confusa.

— Ma se tu sei qui, chi è al timone?

— OH CIELO BENEDETTO

Scarlett balzò in piedi, rischiando di far cadere in mare l'amica, per poi correre quasi in preda ad un raptus di follia verso la postazione del navigatore, afferrando saldamente la ruote in legno e riprendendo il controllo della nave.

— La prossima volta vedi di ricordarmelo prima.

— Solitamente non sono io l'addetta alla guida. — la bionda sbuffò e si sistemò nuovamente in modo tale da poter fissare l'orizzonte, convinta una volta per tutte che l'amica non l'avrebbe fatta appisolare — Non ci faccio molto caso a questo genere di cose.

— Grazie a Dio oserei aggiungere: potresti far affondare una barca colpendo uno scoglio nel bel mezzo dell’oceano. Ancora non riesco a capire se la tua è più sfortuna o incapacità.

La rossa grugnì e Ginevra le fece la linguaccia, prima di tornare con lo sguardo di fronte a sé.

In lontananza si iniziava ad intravedere il profilo frastagliato dell’isola di Sunday, dai colori per lo più tendenti all’oro per via dei numerosi deserti che ne ricoprivano quasi l'inter superficie. Un fiume limpido la attraversava proprio nella metà, dividendola in due regioni ben distinte.

I ricordi della loro beatitudine fanciullesca assalirono le ragazze, tuttavia furono quasi subito spezzati dalle vivide immagini della battaglia combattuta quasi quattro anni prima, durante la quale avevano perso la vita gli ultimi componenti delle loro famiglie.

— Vira a destra.

Borbottò la bionda, cercando di non far trasparire nella propria voce l'emozione che stava provando nel rivedere l'isola natale.

Scarlett sorrise senza fiatare e soprattutto senza far notare all'altra quanto potessero essere erratele sue indicazioni.

— Siamo a casa.

Disse però non appena vide la sagoma del porto commerciale di Nanohana.

Le due giovani si guardarono per qualche secondo, quasi con le lacrime agli occhi, quindi, dall'alto del loro orgoglio, si puntarono gli indici l'una contro l'altra ed iniziarono a litigare su chi si fosse emozionata per prima. 

Finito il bisticcio nel quale nessuna delle due aveva prevalso sull'altra, Ginevra diede una spinta all'amica in modo da spostarla dal timone, per poi prenderne lei stessa il controllo.

Neanche a dirlo, Scarlett le lanciò un'occhiataccia mista fra il preoccupato ed il rassegnato, ma poi, forse fidandosi più del necessario, si avvicinò al parapetto per godersi meglio la visuale.

Una situazione pacifica che, tuttavia, durò forse meno a lungo di quanto avesse sperato dal momento che l'imbarcazione, sotto la pessima influenza di Ginevra, prese ad ondeggiare senza controllo.

Una volta ormeggiata la nave le due balzarono giù e si guardarono attorno estasiate, analizzando ogni più piccolo particolare di quel posto che ai loro occhi appariva magico e meraviglioso.

La cittadina, in quei quattro anni durante i quali si erano dovute allontanare, non era cambiata di una virgola.

Il profumo del pane appena sfornato aleggiava nei vicoli stretti e colorati, stracolmi di persone che si dirigevano al mercato; con esso le grida dei bambini che si rincorrevano ed i versi dei gabbiani alla ricerca di cibo da sgraffignare ai pescatori seduti sul molo.

Solo il porto era stato modificato. Infatti, da capace di ospitare solo un numero esiguo di pescherecci, era diventato una sorta di zona industriale nel quale attraccava ogni genere di vascello che poteva appartenere a mercanti tanto quanto a pirati e, loro malgrado, marine.

— Birra?

Bofonchiò la bionda, portandosi le braccia dietro la nuca.

L'atra le sorrise in conferma, desiderosa di bersi qualcosa in pace senza essere costretta a scappare via o a distruggere il locale per diverse motivazioni.

Si incamminarono quindi verso la taverna più famosa - e forse anche l'unica decente - dell’intera isola: lo Spice Bean, mentre di tanto in tanto si fermavano a salutare qualche vecchio amico.

Capitò loro perfino di passare davanti alla piazza centrale, la stessa nella quale la Marina aveva compiuto la peggior strage dell'ultimo decennio.

Scarlett si soffermò qualche secondo a guardare come quella fosse ora divenuta sede del mercato cittadino, mentre Ginevra tirò dritto, senza nemmeno pensare di lanciarvi un'occhiata.

Lasciatesi alle spalle quel teatri dell’orrore, una delle due rabbrividendo e l'altra cercando di non provare alcun sentimento, entrarono nel menomato locale, straripante di ogni genere di persona.

Fra loro spiccava un ragazzo in particolare, con il capo dalle strane sembianze di un ananas, cosa che era ancor di più marcata dal ciuffo biondo, che ne pareva le foglie.

Indossava una stravagante camicia viola a maniche corte, sbottonata sul davanti in modo tale sa mostrare il tatuaggio blu, raffigurante una croce con una luna crescente, che gli occupava gran parte del petto. Ai piedi aveva un paio di sandali con numerosi lacci, mentre in vita portava un foulard azzurro a mo' di cintura.

— Ha un gusto decisamente pessimo. — commentò subito quell'impicciona di Ginevra — Quel miscuglio di colori è orrido.

Scarlett se la ridacchiò fra sé e sé — Però lui sembra carino.

— Però lui sembra un ananas deforme. — la bionda le fece il verso — E non ho la benché minima intenzione di avvicinarmici. Quindi stacci lontana pure tu.

Suo malgrado ci fu trascinata dall'amica, la quale, ignorando le sue proteste e voleri, si avvicinò al ragazzo con fare incuriosito.

Si sedette quindi accanto a lui e gli diede un paio di colpetti sulla spalla, costringendolo a girarsi.

Sul viso dell'altra comparve una chiara espressione omicida.

— Piacere! Io sono Scarlett. — si presentò ed indicò la compagna, che lentamente si stava calando il cappello sul viso per scomparire alla vista dell'uomo — E lei è Ginevra. Tu devi essere un pirata.

Non sembrò notare il tatuaggio del proprio interlocutore, cosa che invece non sfuggì agli occhi della biondina, la quale immediatamente si irrigidì sullo sgabello.

Newgate...

Pensò fra sé e sé, quasi ringhiando.

— Già. — rispose lui impassibile — Perché la tua amica sta cercando di seppellirsi sotto il bancone?

— Non fare caso a lei. È ritardata, poverina.

E tirò una pedata alla ragazza dagli occhi verdi, che immediatamente guizzò al proprio posto.

— Comunque sono Marco.

Si presentò e porse loro la mano.

La rossa la strinse sorridendo, ma la bionda la fissò con odio, come se da un momento all'altro gliel'avrebbe staccata a morsi.

Proprio quest'ultima riusciva a sentire crescere a dismisura dentro di sé un sentimento d'ira misto a odio che non avrebbe smesso di ardere fino alla fine dei suoi giorni.

Le sfuggì un ghigno sadico, cosa che inquietò non poco il pirata che le stava di fronte.

— Posso offrirvi qualcosa?

Chiese alle due, stando ben attento a non incrociare lo sguardo di quella che aveva catalogato come psicopatica omicida.

— Birra!

— No grazie.

Le voci di Ginevra e Scarlett si levarono allo stesso tempo, l'una cercando di sovrastare l'altra.

La rossa si girò verso l'amica e le rincalcò il copricapo con un cazzotto.

— Maleducata.

Marco accennò un sorriso e chiamò il locandiere, pagando due birre in più per loro.

— Grazie Bei Capelli. — borbottò la bionda con tono sarcastico — Gentilissimo. — e dopo aver pronunciato quella parola nel modo più acido che conoscesse, si affogò nel boccale.

— Non è che per caso vi è capitato di vedere questo tizio?

Il pirata si frugò nelle tasche dei pantaloni ed estrasse un foglio spiegazzato che recitava il nome di un giovane dai capelli corvini sulla ventina, che portava al collo una singolare collana di grosse perle rosse. 

Le due scossero il capo.

La ramata parve stupita alla vista della taglia del pirata, mentre l'altra ragazza non aveva neanche alzato gli occhi dalla propria bevanda, rapita dal folle ma delizioso pensiero di bere tutta la birra presente nel locale.

— Perché lo cerchi?

— Perché fa sempre le cose di testa sua ed ho paura che questa volta si sia cacciato nei guai.

Commentò con aria di disapprovazione.

Ginevra provò a ribadirgli qualcosa, ma non fece in tempo a dire nulla poiché dalla porta entrò un gruppo di marine, capeggiato da un uomo con le spalle larghe e la folta capigliatura grigiastra, che contemporaneamente recava due sigari in bocca.

Il fumo andava a creare buffi ghirigori sopra la sua testa, confondendosi con i capelli brizzolati.

— Sorelle Demoniache, fuori da qui! Siete in arresto.

— Smokey! — lo salutò quasi affezionatamente la più piccola delle due, balzando giù dal bancone —Devo ammettere che riesci sempre a spuntare nei momenti più opportuni: grazie per avermi risparmiato una conversazione con questo tizio. — indicò Marco — Anche se un po' mi dispiace, per la birra... Non riesco mai a finirne una per colpa tua.

— Non scherzare Carter.

Sputò fuori il cognome della ragazza come fosse veleno.

Lei lo guardò con aria di disapprovazione e sollevò il palmo della mano sinistra, rivolgendolo ai nemici. Immediatamente una scia di liquido cristallino raggiunse l'uomo in piedi davanti a lei e gli bloccò le vie respiratorie.

Heisoku. — e fece l'occhiolino all'uomo.

Due spari, forse tre, e un paio di proiettili la passarono da parte a parte, lasciandole fori ben visibili.

La ragazza alzò lo sguardo e sbuffò.

— Non imparate mai eh? — dell'acqua coprì le ferite e le rimarginò completamente, senza lasciare la minima traccia— Quantomeno negli ultimi tempi avete migliorato la vostra mira.

Bevve l'ultimo sorso di birra rimasto, mollando la presa su Smoker, il quale si accasciò a terra tossendo.

La ragazza si rivolse quindi a Marco — Non è stato un piacere conoscerti, Ananas, ma grazie lo stesso per la tua gentilezza, se così si può definire… Vedi di portare i miei saluti al quel cane di tuo padre, nel caso fosse ancora vivo. E ricordagli che la signorina Ginevra lo aspetta all’inferno. Noi togliamo il disturbo.

Lanciò un'occhiata eloquente all'amica, che, ritrovata la calma, sbuffò e mosse in modo circolare la mano.

Sulla punta di ogni dito si illuminò una sorta di fuoco fatuo violaceo, che si espanse lungo tutto il palmo.

Lanciò quindi le strane fiammelle verso i marinai ed il resto dei presenti ed ognuno di loro si accasciò a terra, con un'espressione vuota stampata sul viso.

— Abbiamo dieci minuti al massimo, quindi vediamo di levare le tende in modo più che celere.

— Dammi un secondo.

Ridacchiò la bionda, mentre stringeva attorno ai polsi di Smoker un paio di manette di agalmatolite sfilate dalla tasca della giacca di un marine.

Corsero quindi fuori da quello che ben presto sarebbe stato teatro di una comica.

L'avrebbero anche fatta franca se solo Scarlett non fosse inciampata su qualcuno, trascinandolo rovinosamente a terra con sé.

La ragazza si alzò di scatto e le sue guance diventarono ogni secondo che passava di un colore simile a quello dei capelli.

Porse una mano verso il povero malcapitato, ancora con il viso rivolto verso il cielo e gli occhi chiusi, forse per la botta.

—Oh per Dio, scusami! Giuro che non ti avevo proprio visto. — esclamò, sputando parole a raffica come fosse una macchinetta — Dimmi che non ti sei fatto nulla.

Il ragazzo, schiena a terra, assomigliava dannatamente al tizio in fotografia che il pirata aveva mostrato loro al bar.

Alto, dai ribelli capelli corvini schiacciati sotto un cappello marrone colmo di cianfrusaglie, con una collana rossa e pettorali da urlo messi in bella mostra grazie alla totale assenza di un capo d'abbigliamento.

— Lo hai ucciso..? — Ginevra storse il naso e si accucciò di fianco al giovane moro, immobile come un blocco di ghiaccio, tastandolo con un rametto che era riuscita a trovare nei dintorni — Cavolo però: era parecchio carino. Questa sì che è una grave perdita per il mondo del gentil sesso.

— Ma ti pare?! Non è possibile ammazzare qualcuno in un modo così stupido. Non ci credo neanche un po'.

— Cosa ne so... Magari ha sbattuto la testa troppo forte sulla banchina...

La ramata toccò il braccio del ragazzo con il piede, scuotendolo più volte senza però ottenere risposta.

— Oddio Ginevra è morto!

Un lampo di panico le attraversò gli occhi.

— È possibile... E comunque, anche se così fosse, non possiamo lasciarlo in bella mostra qui in mezzo, abbiamo già abbastanza problemi senza che questo tipo qui si aggiunga alla lista. Sbarazziamocene.

— In che senso sbarazziamocene?!

— Lo leghiamo ad una cosa parecchio pesante e poi lo lanciamo in mare, no? Cosa c’è da capire mi chiedo… Ora va' a cercare una corda.

La rossa corse via e l'altra rimase sola con il presunto cadavere.

E questo bambini, è come ci si sbarazza di qualcuno che si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Pensò fra sé e sé, riprendendo poi a pizzicare la guancia punteggiata di lentiggini della vittima.

Neanche un minuto dopo - un vero record - Scarlett tornò con una cima ed un grosso masso.

— Ora muoviamoci! — esclamò, alzando un pugno al cielo come ad incitare l'oggetto a legarsi da solo — E tu smettila con quel dannatissimo ramoscello.

Ginevra avvolse la corda prima ai piedi dell'uomo poi al sasso, quindi cercò di lanciare in acqua quest'ultimo, quando un boato proveniente dallo Spice Bean la costrinse a fermarsi e voltarsi.

La taverna, o per lo meno quello che me restava, era avvolta in una strana cortina di fumo alternata a fiamme giallastre.

Molte persone le correvano affianco, in preda al panico, senza far minimamente caso a loro e al giovane che avevano (o come Ginevra tendeva a precisare, Scarlett aveva) ucciso.

— Secondo te cosa sta succedendo?

— Non lo voglio sapere. In ogni caso il tuo aiuto sarebbe gradito.

La ragazza dagli occhi verdi si alzò da terra, ma fu agguantata per il corpetto che indossava e trascinata indietro.

— Si può sapere cosa diavolo state cercando di fare?!

Lo stesso pirata che avevano incontrato prima alla taverna, ora stava di fronte a lei e la fissava con uno sguardo minaccioso che non prometteva niente di buono.

— Non sono affari tuoi Mr. Ananas. — gli rispose la bionda — Lasciami finire il mio lavoro.

— Sta' buona Miss Simpatia, è il mio compagno di ciurma: quello che stavo cercando. Perché mai avresti dovuto legargli un masso ai piedi?

— Per lanciarlo in acqua e sbarazzarci di lui. — rispose molto semplicemente Ginevra, indicando la corda come prova — Sai com'è, la qui presente Non sto mai attenta a dove metto i piedi l'ha spedito all'altro mondo volandoci in cima e facendolo cadere muso a terra.

Il pirata quasi ringhiò.

— Ace dannazione!

Sbraitò quindi prima di prendere a schiaffoni il cadavere, il quale storse il naso con fare annoiato.

— Non rompere Marco. — borbottò la salma, stropicciandosi gli occhi — Pazienta altri dieci minuti: ho sonno.

E fece per girarsi dalla parte opposta, sotto lo sguardo sconvolto delle due ragazze convinte fino a quel momento che fosse morto, ben presto accorgendosi di avere le gambe legate.

— Ma che diavolo...? — lanciò un'occhiata all'amico — Papà ti ha ordinato di riportarmi sulla Moby anche a costo di incatenarmi con una cima..?

Sollevò il sopracciglio destro prima di trasformare il proprio corpo in fuoco e bruciare i nodi che lo tenevano fermo al suolo.

Quindi si alzò in piedi, pulendosi i calzoni neri dalla polvere.

— Devo essermi addormentato di nuovo... Chi sono queste due belle signorine? — e sorrise.

— Non c'è tempo da perdere Don Giovanni: Smoker ci sta inseguendo.

Ti sta inseguendo. — volle precisare, mentre si avvicinava alla giovane bionda — Posso sapere il tuo nome?

— Ginevra Carter, e questa fessa che è con me è Scarlett Temperance... Se non rammento male i nostri cognomi dovrebbero suscitare qualche cosa nelle vostre insulse menti. A meno che quattro anni non siano un periodo troppo lungo.

Marco spalancò gli occhi, apparentemente sprofondato in un baratro di tanto vecchi quanto dolorosi ricordi — I pirati della ciurma di Barbabianca non dimenticano.
Pugno di Fuoco guardò stranito i due. — Posso sapere che sta succedendo? Cosa non dovremmo dimenticare?

— Quattro anni fa, prima che tu entrassi a far parte della ciurma, qui fu combattuta una sanguinosa battaglia, nella quale persero la vita due nostri compagni, due fidati di Papà.

— Compagni ah? — questa volta fu Scarlett a parlare, mentre con molta cautela teneva una mano sulla spalla dell'amica, frenandole ogni impulso di scannare vivo almeno uno dei due che si ritrovava di fronte — Bella fine che fate fare alla vostra famiglia.

La loro conversazione fu interrotta dal grido carico di odio proveniente dalla gola di Smoker, che pareva nel bel mezzo del tentativo di aizzare il proprio gruppetto di marine contro i quattro.

— Ginevra! Che tu sia dannata!

Alzò un paio di manette distrutte in aria e la ragazza rise sguaiatamente.

— Cavolo sei più furbo di quanto pensassi! Avevo dimenticato che potessi avere un paio di chiavi di riserva... Non male comunque, almeno sono rotte e non potranno legare i miei polsi.

L'uomo le si scagliò addosso, macinando quel centinaio di metri che li separava grazie al proprio potere derivante dal Rogia Fum Fum.

La ragazza bionda si parò davanti ai tre, a braccia aperte, ordinando che le fossero afferrate le spalle.

— Non lasciatele per nessun motivo: potreste ritrovarvi... Poco solidi, diciamola così. Ekijou ka

Le sue ultime parole furono a malapena udibili all'orecchio del marine, che allungò la mano ma si ritrovò a stringere l'aria dal momento che i quattro si erano come smaterializzati.

— Ciao tesoro!

La vocina stridula di Ginevra lo costrinse a voltarsi e a vedere come la sua armata fosse stata decimata ed i ricercati fossero riusciti a fare una breccia per scappare.

Fu quello il momento in cui decise che, per la giornata, quella caccia sarebbe finita esattamente lì.

Nel frattempo, il gruppetto stava correndo via da quella sezione del porto per poi raggiungere quella immediatamente adiacente, dove era ormeggiata la nave delle ragazze.

— Come ci sei riuscita?!

Ace pareva sconcertato.

— Sono i pregi ottenuti per aver mangiato un Rogia da bambina. Sentite, dobbiamo andarcene alla svelta, non voglio finire nei casini anche per colpa vostra. Abbiamo già sufficienti problemi senza il bisogno di essere schedate pure per aver aiutato due Comandati di Newgate. Perciò prendete le vostre navi e toglietevi da qui.

— Io sono venuto volando.

Bofonchiò Marco.

— Oh non preoccuparti! La mia nave è quella... — il moro indicò una piccola imbarcazione in fiamme — Là...  Ehi! Di solito sono io quello che brucia le cose!

Doveva essere sicuramente stato Smoker: non riuscendo a catturarli aveva pensato bene di dare fuoco alla barca.

— Venite con noi: vi scorteremo fino alla prossima isola.

A Ginevra quasi venne una crisi di nervi nel sentire le parole della migliore amica, tuttavia fu costretta a salire sulla propria nave, la Bleeding Moon, assieme ai due pirati di Newgate, così da lasciare il porto il più in fretta possibile.

Non appena furono abbastanza lontani dall'isola, Ace si avvicinò alla ragazzina bionda e le posò una mano sulla spalla, ringraziandola per averli portati via con loro.

— Dovere.

Tagliò corto lei e subito lanciò un'occhiataccia a Scarlett, che stava amabilmente facendo amicizia con l'uomo ananas, mentre, fissa con le mani sul timone, virava a seconda delle necessità.

—Quindi hai mangiato un Rogia.

— Senti, non sei costretto a parlarmi. Quindi ora fai pure quello che vuoi, come se fossi a casa tua, basta che tu non dia fuoco alla nave. — ci pensò su un attimo — O ti spogli nudo, anche se stai pur tranquillo che sarò proprio l’ultima a fermarti nel caso decidessi di farlo.

Il pirata scoppiò a ridere — Se tu volessi unirti a me in quella follia ne sarei ben contento. Comunque io parlo con te perché ne ho voglia, non perché ne sia costretto.

La ragazza gli lanciò un’occhiata a dimostrazione della propria scarsa propensione alla conversazione con lui, ma questi non si lasciò intimidire e riprese a domandarle cose sul Frutto del Diavolo che aveva mangiato.

— Si chiama Umi Umi e conferisce poteri acquatici complessi, ma in fin dei conti divertenti. Credo sia unico nel suo genere: va completamente contro le teorie che sono state fatte sui Rogia. — gli rispose ad un certo punto, forse più per accontentarlo e toglierselo di torno che non per farlo contento.

— Sembra fantastico! Insomma, ti puoi liquefare! Sparisci senza lasciare traccia.

— Già. —sorrise — Scar non la pensa così: è fermamente convinta del fatto che prima o poi mi  dimenticherò di come si fa a tornare normale e rimarrò una piccola ed inutile pozzanghera.

Si mise a ridacchiare fra sé e sé, seguita a ruota da Ace, il cui sguardo colmo di curiosità incontrò il suo.

Sembrava quasi affascinato da lei e da quell’aura di sadismo spensierato che emanava.

Inaspettatamente, proprio mentre sembrava essere sul punto di chiederle dell’altro, si addormentò, crollando sulla balaustra davanti a sé.

Lei gli raccolse il cappello e glielo appoggiò sul capo con fare gentile, prima di allontanarsi e raggiungere il ponte dove gli altri due stavano chiacchierando.

— Yo Ananas, il tuo amico soffre di narcolessia?

Marco le rivolse uno sguardo truce e le rispose con un quasi impercettibile cenno del capo, prima di tornare a chiacchierare con Scarlett.

La giovane dai capelli rossi sospirò e si girò di scatto, lasciando il timone fra le mani della Fenice, per non dare a vedere il suo essere scossa all’amica.

Solo quando fu completamente sicura che la bionda si fosse allontanata abbastanza tornò alla propria postazione e respinse la cascata di emozioni che stavano cercando di opprimerla.

Il pirata si fece immediatamente serio.

— Capisco quanto possa essere difficile per te affrontare l’argomento, però devi sapere che Papà…

Ma lei lo interruppe ancor prima che potesse finire la frase.

— Già, non sono per nulla propensa ad affrontare la questione e comunque, che tu voglia o meno, Barbabianca è tanto responsabile delle loro morti quanto lo è la Marina. Se a lui fosse veramente interessato qualcosa a quest’ora le cose sarebbero diverse. Ma forse è meglio sorvolare il tutto… Dimmi, tu voli?

Il ragazzo le diede dimostrazione dei suoi poteri, mostrandole le larghe ali azzurre contornate da fiammelle giallastre.

— E’ meraviglioso! Red da piccina mi raccontava sempre di un giovane pirata in grado di tramutarsi in Fenice, ma ho sempre creduto mi stesse prendendo in giro.

Ginevra, appoggiata al parapetto, rivolse un’occhiataccia all’amica, prima di guardare con scherno l’altro e ridacchiare fra sé e sé — In realtà credevo che avessi mangiato uno Zoo Zoo che ti permettesse di diventare umano. — e, ancora una volta, si avvicinò ai due.

— Lo sono già, donna.

— Non ci credo neanche un po’… Sei proprio sicuro di non avere una qualche strana discendenza dagli ananas? Perché a vedere la tua faccia si direbbe il contrario.

Lui fece di tutto per ignorarla, quindi tornò con lo sguardo su Scarlett, sorridendo.

— Ne sono lusingato. Da quel che ho capito anche tu sfrutti i poteri di un Frutto.

Lei annuì fermamente.

— Ho mangiato l’Uso Uso quando avevo dieci anni, per sbaglio, mentre litigavo con Ginny per averlo. Anche se avrei dovuto capirlo fin dall’inizio che non esistono i meloni blu a pallini… In ogni caso conferisce poteri abbastanza particolari, legati alla psiche; in pratica creo illusioni e posso anche arrivare ad intercambiare i miei sentimenti con quelli dei miei avversari. Traggo energia dalle menti e le anime degli esseri viventi che attacco attraverso una sorta di fuoco fatuo violaceo. Ma devo stare attenta a non sovraccaricarmi altrimenti finisco nei guai.

— Beh, sembra complicato e pericoloso.

— Già, ma mai come quello di Ginevra, in particolare modo quando lei agisce senza pensare. Quella ragazza è dannatamente impulsiva, cioè, non che io sia meglio, però almeno mi rendo conto dei rischi che comporta il mio frutto. Lei va a sventolare i suoi poteri ai quattro venti.

Marco guardò la ragazza bionda, che nel frattempo aveva iniziato a girovagare per la nave a casaccio, camminando sulla balaustra in punta di piedi, con le braccia allargate per stare in equilibrio.

— Sembra parecchio irritabile.

— E’ una testa calda: si arrabbia con niente ed ha un carattere estremamente stravagante; tuttavia trovo che vada benissimo così, dopotutto in qualche modo ci completiamo a vicenda. Dove pecco io c’è lei e viceversa.

La ragazza al centro della loro conversazioni, decisamente infastidita dalle loro chiacchiere, lasciò ogni appiglio che aveva alla nave, lanciandosi così nei flutti ondosi.

Il pirata immediatamente strabuzzò gli occhi e fece per andare a cercare la giovane, quando Scarlett gli lanciò un’occhiata tranquillizzante, invitandolo a rimanere al proprio posto.

Neanche mezzo minuto dopo la giovane bionda riaffiorò sul ponte della Bleeding Moon, dolcemente accompagnata da un’onda.

— Visto?

Intimò la rossa, prima di lasciarsi sfuggire un sospiro esasperato.

— Si vede un’isola!

Esclamò Ginevra, mentre indicava un grosso pallino verdastro che si avvicinava man mano che la barca si muoveva verso sud.

Scarlett afferrò il binocolo che teneva nella tasca destra dei pantaloni, quindi lo puntò fisso vedo l’orizzonte.

— Sembrerebbe essere una giungla. — intimò, assottigliando gli occhi — Forse se ci fermiamo possiamo anche trovare qualcosa da mangiare, visto che non siamo riuscite a fare rifornimento a Nanohana per colpa di qualcuno.

E subito distolse lo sguardo accigliati dall’isola, per posarlo sul muso offeso dell’amica.

— Non mi sembra il caso di fermarsi qui, avendo la Marina alle calcagna: non siamo in viaggio da così tanto da poter dare per scampato il pericolo.

Marco cercò di farle ragionare, ma la rossa gli ringhiò contro, mossa dal senso di vuoto che aveva nello stomaco.

— Tranquillo Bei Capelli, non ci seguiranno. — constatò invece Ginevra, talmente convinta delle proprie parole da far sì che il pirata si domandasse fra sé e sé che non potesse anche vedere nel futuro — Conosco Smoker come le mie tasche, sta’ pur sicuro che nessuno dei suoi ci verrà a cercare. Sveglia anzi il tuo amico narcolettico.

Scarlett le lasciò il timone e saltò giù dalla propria postazione, raggiungendo il ragazzo appoggiato alla balaustra accanto alla polena, quindi si mise accanto a lui e prese a scuoterlo con fare innervosito, dandogli di tanto in tanto qualche nocciolina sul naso mentre gli sussurrava qualcosa all’orecchio.

Marco la guardò storto — Pensa davvero che si sveglierà solo toccandolo?

Ginevra scosse il capo e lo invitò a portare un altro po’ di pazienza, aspettando che la ragazza avesse finito con la propria missione.

Non dovettero attendere ancora a lungo, visto che la rossa iniziò a cercare di far rinvenire il moro a suon di scossoni e schiaffi; cosa che fece preoccupare non poco l’altro pirata, rimasto a guardare assieme alla bionda, la quale muoveva il timone a casaccio mentre ridacchiava fra sé e sé e commentava la scenetta che le si presentava davanti.

Ace grugnì e socchiuse gli occhi, portando istintivamente le mani a bloccare quelle della ragazza che gli stava seduta a cavalcioni sul petto e che lo stava prendendo a cazzotti. Messa a fuoco la scena si tastò il capo con movimenti circolari, verificando centimetro per centimetro che fosse ancora intero.

— Ma sei forse impazzita del tutto?

— Muoviti Fiammifero Narcolettico, stiamo per approdare su un’isola. Vedi di farti trovare pronto: non vorrei che ci lasciassi le penne.

— No! Al massimo le penne ce le lascia questo qua.

Si intromise Ginevra, indicando il ragazzo affianco a lei col pollice, ma gli altri - in particolare modo Marco - la ignorarono.

— Primo, non c’era bisogno di essere così manesca; secondo, credi sul serio che potrei fare una brutta fine su un’isoletta del genere? — sollevò l’angolo destro della bocca — Tu non hai idea di cosa sia una vera battaglia, vero?

Scarlett strabuzzò gli occhi, pronta a colpirlo dritto in faccia, ma lui la precedette, aggrappandosi al suo braccio e trascinandola su di sé, in un intrico di gambe da cui lei cercò di liberarsi il prima possibile.

— Rossa, non t’agitare. — e le fece la linguaccia, aumentando a dismisura la sua irritazione.

La ragazza afferrò il manico di una scopa ed iniziò ad inseguire il pirata lungo tutto il perimetro della nave, almeno fino a quando gli altri due, stufi di vederseli passare davanti, li afferrarono e divisero.

— Vi state comportando come due bambini. — li rimproverò Ginevra e subito Marco ne approfittò per farle il verso — E tu razza di Ananas, vedi di smetterla prima che mi venga voglia di affogarti. Non capisco, gli ananas di solito sono buoni, ma tu non lo sei per niente. Anzi, sei pure brutto. Com’è possibile?

— Forse perché non sono un dannatissimo ananas?!

Sbottò lui, con tono esasperato, tornando poi a guardare l’orizzonte.

L’isoletta che avevano adocchiato era ora ben visibile. Aveva una strana forma a mezzaluna ed era per lo più ricoperta da una tanto verde quanto intricata foresta. Infiorescenze variopinte la adornavano, regalandole un aspetto quasi sicuro, impressione però distrutta dagli inquietanti versi animali che si levavano nel cielo.

I due pirati si avvicinarono al parapetto e si sporsero in avanti, per vedere meglio.

Marco sollevò un sopracciglio, indeciso sul da farsi.

— Liberiamoci di questi due. — Ginevra lanciò un’occhiata complice all’amica, che immediatamente prese a ridacchiare fra sue sé — Non ho la benché minima intenzione di vederli un minuto di più.

— Non credo che ucciderli sarà così semplice.

— Oh no, sarebbe un’impresa folle: sono troppo forti per noi. — ammise, quasi ringhiando — Fa’ qualche magia e abbandoniamoli qui.

 

 

 

 

~Note~

•Umi Umi: "mare mare"

•Ekijou ka: "liquefazione"

•Heisoku: "forzato al silenzio"

•Uso Uso: "bugia bugia"

 
~Angolo Autrici~

Milla: Buona seraaaa 3: vi confessiamo che non eravamo sicure di riuscire a pubblicare così in fretta il primo capitolo!
Lucy: io sono rimasta scioccata per il numero delle visualizzazioni del prologo, che sta raggiungendo quote vertiginose *Ginevra le fa aria col cappello* o.o
Marco: È il mio potere di ananas che attira
Ace: *dorme*
Milla: *lancia un'occhiataccia ad Ace* beeeene.... Speriamo che il capitolo vi piaccia
Lucy: e che commenterete in tanti con le vostre impressioni
Milla: approfittiamo per ringraziare Key e Grim Flame Keeper per le loro recensioni
Lucy: e tutti coloro che hanno inserito questa storia fra le preferite o anche solamente in quelle da ricordare <3
Milla: non avete idea di quanto ci rendiate felici *-*
Lucy: e grazie anche ai lettori silenziosi, che fanno salire sempre di più le visualizzazioni *-*
Milla: siete adorabili come questa faccina-> (^з^)-☆
Lucy: e come Urahara <3
Milla: fandom sbagliato
Lucy: ....dettagli.... Kisuke sta bene con tutto Σ( ̄。 ̄ノ)ノ
Milla: vi mandiamo un bacione
Lucy: non vediamo l'ora di sapere i vostri pareri!!
Ace: *ronf ronf*
Milla: ciaooooo
Lucy: |( ̄3 ̄)| *si mette a distribuire caramelle*

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Capitolo 3
*** ~Into the storm~ ***


II. Into the storm






 

— Fantastico! Ci siamo persi! — sbottò Marco, mentre cercava in tutti i modi di liberarsi la strada dai vari ramoscelli e liane che gli si intrecciavano alle caviglie — Ripetimi un po’ come diavolo siamo finiti in questo posto e in questa situazione che rasenta l’assurdo.
Si rivolse al proprio compagno di ciurma, un paio di falcate avanti a lui, che sembrava l’unico dei due ad essere un tutt’uno con la natura che lo circondava.
Saltava di radice in radice e si lanciava contro gli alberi più alti, tentando in tutti i modi di abbatterli per arrivare meglio ai frutti che stavano sulla cima.
La parte del piccolo boscaiolo in vacanza in cui si era calato gli calzava decisamente a pennello.
— Ace vedi di darti una calmata o sarai responsabile di un disboscamento di dimensioni epiche.
Lo ammonì il compagno, posandogli una mano sulla spalla e trattenendolo dal fare ulteriori danni.
Pugno di Fuoco gli sorrise e subito gli lanciò una manciata di frutti, mentre si liberava dalla sua presa e tornava a correre in mezzo al verde, ululando.
Il biondo scosse il capo, quindi si decise finalmente a togliersi la camicia per usarla a mo’ di fagotto per tenere meglio le varie cibarie di cui stava facendo scorta.
Aveva i nervi a fior di pelle e non vedeva l’ora di poter tornare sulla propria nave e riabbracciare il padre, togliendosi di torno in un colpo solo Marina e Ginevra. Quella ragazzina irritante stava diventando il suo calvario.
Perso nei propri pensieri, continuava imperterrito a camminare avanti, cercando in tutti i modi di ritrovare il punto da cui, quasi un’ora e mezzo prima, si era addentrato in quel labirinto, seguendo a ruota il proprio compagno di ciurma.
— Ace dove ti sei cacciato?
Lo chiamò più volte, senza però ottenere l’effetto sperato e anzi sentendosi rispondere unicamente da quelle che potevano benissimo essere scimmie.
Si guardò attorno e sospirò, in preda alla più totale disperazione, sperando che al suo ritorno Scarlett e la bestia satanica sarebbero state sedute esattamente nel punto in cui le aveva lasciate e che non li avessero abbandonati lì come due poveri scemi. Volare fino alla Moby Dick con un bimbetto sulle spalle sarebbe stato decisamente troppo stancante.
Ancora non si capacitava della propria ingenuità nell’essersi fatto convincere a fidarsi di quelle due, ma soprattutto dell’ingenuità di Ace nel seguire Ginevra come fosse una guida turistica.
Il moro spuntò alle sue spalle esattamente trenta secondi dopo, urlandogli un “ti ho preso” alle orecchie e facendogli prendere un coccolone.
— Ace! Dannato! Vuoi farmi morire d’infarto?!
Sbraitò, prima di spiaccicargli un frutto giallognolo dritto in faccia.
L’altro rise e si pulì il viso con la mano — Marco, santo cielo, che hai? Sembri una mummia.
Il compagno di ciurma gli spiegò i propri dubbi riguardo l’affidabilità delle due giovani, gesticolando nervosamente più volte, in particolare modo mentre gli ricordava dell’avventura che avevano avuto sul pontile di Nanohana.
— Mi hanno legato come un salame solo perché pensavano fossi morto; Ginevra mi ha raccontato tutto. Quella ragazza è assolutamente adorabile.
— Certo, fino a quando non apre bocca e attacca a parlare. Ha la lingua più tagliente di un coltello… E sono sicuro che sappia benissimo dove andare a parare per farti del male. E’ un mostro. Se proprio dovessi sceglierei anzi mi butterei Scarlett: è più ingenua e decisamente più gentile.
Ace gli diede una pacca sulla spalla — La rossa oltre ad essere una vera psicopatica è pure manesca: mi ha preso a ceffoni! E’ fortunata che non picchio le donne… Altrimenti…
E lasciò appositamente la frase in sospeso, come a far intendere il resto.
— Come se la biondina fosse uno stinco di santo… — commentò la Fenice, sfoderando un ghigno sadico — Come ma ne combina un’altra la sopprimo.
Quindi scosse le spalle e tornò alla sua solita espressione pacata ed indecifrabile, raccogliendo due frutti caduti a terra e riprendendo a camminare.
— Come no… — bofonchiò — Comunque ho avuto un’idea per il cibo: andiamo a caccia di bisonti.
— Ti sei forse fumato il cervello? Dove credi che possano essere i bisonti in questa dannatissima giungla?! Al massimo possiamo catturare un serpente, sempre che non ci uccida lui per primo.
Quella giornata stava prendendo una piega decisamente peggiore di quella che sperava, a partire dalle vicende di Nanohana fino ad arrivare agli insulti di Ginevra e alle geniali idee di Ace.
Digrignò i denti, recuperando l’autocontrollo per cui era famoso fra tutti i pirati di Barbabianca, prima di tirare un sospiro e camminare più velocemente, lasciandosi il moro alle spalle.
— Ehi! Io dicevo sul serio! E aspettami..!

 

 

****

 

— Secondo te dove si saranno cacciati quei pirati da strapazzo? — sbuffò Scarlett, mentre nervosamente continuava a camminare avanti indietro per quei due metri di sabbia in cui si trovava, scavando un solco sempre più profondo — Ci scommetto quello che vuoi che si sono persi! Ah ma a me non interessa eh! Ancora un’ora e poi leviamo le tende! Caput! Li lasciamo qui! O meglio, lasciamo qui solo quella sottospecie di Fiammifero, Marco no perché è dolce e gentile.
— Il tuo cognome non ti fa fede. — mormorò l’altra ragazza e subito si adagiò contro un tronco d’albero appoggiato in orizzontale sul bagnasciuga, tenendo ancora in mano la propria canna da pesca — E poi proprio no: quel fenomeno da baraccone sarebbe il primo che dovrebbe essere abbandonato qui in balia delle bestie feroci, possibilmente con delle manette di agalmatolite ai polsi cosicché io sia sicura che venga dilaniato per bene.
Calò quindi il cappello sul viso, nascondendo il ghigno sadico che le era spuntato sulle labbra.
— Spero tu stia scherzando. Marco ha la pazienza infusa: se fossi al suo posto avrei già preso a schiaffoni te e quell’altro ebete.
— Grazie tesoro, è sempre una gioia parlare con te… Comunque devo dire che abbiamo idee poco contrastanti, ah? — l’altra annuì e lei approfittò del suo momento di distrazione per arrembarle la canna da pesca — Adesso fai una bella cosa: cerca di prendere qualche pesce, così oltre che a renderti utile ti calmi pure. Io nel frattempo sarò lassù. — indicò un preciso ramo di un albero lì accanto, abbastanza largo per potercisi sedere sopra — A schiacciare un pisolino, quindi vedi di non svegliarmi a meno che qualcuno non stia morendo; Ananas escluso ovviamente.
E, detto questo, sparì nel luogo designato, già pregustando la bella dormita che avrebbe fatto da lì a poco.
Scarlett sospirò e si sedette, sistemandosi contro quel fastidioso legno rugoso appoggiato a terra. Una scheggia le si infilò nel braccio mentre cercava di trovare una sistemazione quantomeno decente.
Come diavolo facesse Ginevra ad addormentarsi praticamente ovunque, dopo tutti quegli anni, ancora non lo aveva capito.
Sbraitò contro il tronco per il dolore e fece scappare l’unico pesce che si era avvicinato nel giro di un mezz’ora buona.
Quello fu il segnale che le fece domandare a se stessa perché stesse continuando a praticare un’azione che richiedeva decisamente molta più pazienza di quanta in realtà ne avesse.
Per un attimo fu persino tentata di scagliare la canna in mare, ma fu repentinamente bloccata da Ginevra, che - intuiti i pensieri poco ortodossi dell’amica - la minacciò di lasciarla a stomaco vuoto nel caso fosse accaduto qualcosa all’amato oggetto da pesca.
La rossa borbottò altre tre o quattro imprecazioni, prima di arrendersi del tutto all’azione che l’altra le aveva praticamente ordinato di portare a termine, mentre quest’ultima ridacchiava dall’alto della sua postazione, circondata da larghe foglie smeraldo che la proteggevano dai raggi solari, aiutandola così a mantenere inviolato il suo particolare colorito alabastro della pelle.
La ragazza dagli occhi verdi si sistemò al meglio, coprendo la maggior parte del viso con il cappello e rilassandosi completamente, cullata dal fruscio del vento fra le frasche.
Sentiva il bisogno di stare sola a riflettere su tutti i pensieri che le erano guizzati in testa quel pomeriggio, primo fra tutti il fragile stato d’animo dell’amica che si stava mostrando ancora una volta. La tanto misteriosa quanto certa morte del fratello aveva infatti segnato Scarlett al punto di costringerla a diventare un’altra persona dal punto di vista morale e caratteriale.
Persa nei propri ragionamenti finì per scivolare in un sonno profondo e silenzioso.
Si svegliò solo quando il sole era oramai all’orizzonte, infastidita da una stridula voce maschile che annunciava il ritorno dei due pirati dalla loro missione di perlustrazione.
Sul fatto che l’elemento di disturbo fosse Ace era del tutto certa e, forse, fu per quello che decise di lasciar perdere.
Mugugnò qualcosa, pronta a riaddormentarsi a comando, quando si ricordò che il ritorno del ragazzetto lentigginoso precludeva anche quello del tanto odiato Ananas, quindi grugnì, preparandosi a scendere dal suo rifugio sicuro, quando uno strano tremore la costrinse ad aggrapparsi al ramo per evitare di piombare giù.
Un altro scossone quando meno se lo aspettava le fece perdere l’equilibrio.
Per un attimo sentì il vuoto sotto di sé, poi, neanche mezzo secondo più tardi, il contatto con la dura sabbia la riportò alla realtà.
Il dolore le si irradiò per tutto il corpo, raggiungendo anche la punta delle dita dei piedi.
Davanti a lei un Marco piuttosto divertito, che iniziò a ridere sguaiatamente.
— Sei caduta come una pera!
Constatò, mentre schivava un quasi immediato fendente della ragazza.
— Brutto imbecille lo sapevo che in un modo o nell’altro era colpa tua! Come hai osato farmi cadere?! — e gli saltò letteralmente addosso, cercando di prenderlo a ceffoni.
Il pirata la spinse via bruscamente e la fece cadere nuovamente schiena a terra.
— Tu. Sei. Morto.
Abbaiò Ginevra, scandendo bene parola per parola ed iniziando a concentrare un getto d’acqua nel palmo destro, utile per un attacco di media potenza che colpì il biondo il pieno muso.
Il pirata iniziò a risplendere di fiamme blu — Nessuna pietà per te, Pera. — e si lanciò su di lei, facendola rotolare sulla sabbia biancastra.
Kira ha.
La ragazza mosse la mano sinistra in modo fulmineo e immediatamente dal mare, piatto come una tavola, si alzò un’onda che colpì in pieno il suo avversario e lo scaraventò ad un paio di metri di distanza da lei.
Questo si rialzò immediatamente, zuppo come un pulcino, e le sue braccia cambiarono forma, diventando morbide ali azzurre che lo aiutarono a prendere lo slancio per piombare addosso alla giovane e stringerla in una morsa di fiamme.
Ekitai wo futtou.
Ginevra rispose all’attacco spegnendo il fuoco con zampilli d’acqua bollente che le uscivano dalle mani.
Si ritrovò faccia a faccia con la Fenice ed entrambi sorrisero compiaciuti, mostrando il loro divertimento.
Lui la fissò dritto negli occhi.
Pareva che le iridi verde puntellate di scaglie dorate gli parlassero, rivelandogli tutto ciò che passava nella testa della ragazza, dal primo all’ultimo pensiero.
Per un attimo giurò perfino di averla sentita parlare.
Lei si morse il labbro inferiore, quindi estinse del tutto le sue fiamme e, approfittando del vapore che si era vento a creare dallo scontro dei due elementi si spostò alle spalle dell’avversario, posandogli una mano fra le scapole.
Jetto.
Ghignò compiaciuta, facendo scaturire un getto circolare che sbalzò via Marco.
Il pirata non arrivò a toccar terra, tramutandosi e volando via, tornando poi in un secondo momento a colpire la ragazza con un calcio piazzato dritto sullo sterno.
Ginevra cadde a terra, respirando a fatica.
Neanche mezzo minuto dopo si lanciò di nuovo su di lui, in un corpo a corpo nel quale entrambi sembrarono dimenticarsi dei loro poteri derivanti dai rispettivi Frutti.
— Ne hai abbastanza?
Le chiese Marco, asciugandosi un rivolo di sudore da un angolo della fronte.
— Mai. — lei scosse il capo e gli tirò un cazzotto in pieno viso — Stupido Ananas.
E subito continuarono in un’esclusione di colpi alla quale facevano fatica a stare dietro perfino loro stessi, almeno fino a quando Ace non si frappose tra loro, sbalzando via il compagno di ciurma e scaraventando la ragazza a terra.
— Forse è il caso che la smettiate. — la voce roca e le sopracciglia aggrottate gli conferivano un’aria di estrema serietà, che tuttavia trasfigurò quasi immediatamente nella sua solita espressione dolce e quasi infantile — Anzi che prendevi a cazzotti andate alla ricerca di qualcosa di decente da mettere sotto i denti: ho fame e la frutta che abbiamo raccolto prima è insipida.
— Voglio della carne. — gli fece eco Ginevra, facendo illuminare gli occhi del ragazzo moro, mentre si tirava su da terra e si scrollava via la sabbia dai pantaloni — Andiamo a caccia di bisonti.
Pugno di Fuoco ululò e subito Scarlett gli ricordò quanto il suo comportamento potesse accostarsi più a quello di una scimmia che a quello di un essere umano, prima di andarsi a sedere sotto le fronde di una pianta di cocco.
Marco fulminò con lo sguardo prima l’amico, poi la ragazza bionda, quindi si accomodò accanto all’altra giovane e prese a sbucciare quello che pareva essere un fico.
— Noi allora andiamo a caccia di bisonti. — annunciò Ginevra — Voi volete qualcosa?
— Vedi di prenderne uno enorme, perché ho uno stomaco enorme ed una fame enorme. — si raccomandò la ramata, mentre ingurgitava una serie di bacche al mirtillo.
— Poi sarei io la scimmia…
Si lamentò Fire Fist e subito l’altra gli scagliò una bacca sulla fronte.
— Ricordate, voglio un bisonte enorme!
Ed allargò le braccia, come a dimostrare quale sarebbe dovuta essere la stazza della preda secondo la sua immaginazione.
— Per chi ci credi… Prenderemo il più grande.
— Possibile che siate tutti estremamente convinti che esistano dei bisonti in questa dannata giungla?!
Borbottò Marco esasperato e in risposta si beccò un’occhiataccia da tutti e tre.
Ginevra ed Ace si allontanarono addentrandosi nella foresta e Scarlett accese un falò, appoggiandoci sopra a cuocere l’unico pesce che era riuscita a prendere in tutto il pomeriggio.
Si girò quindi verso il pirata e gli domandò se stesse bene, nonostante lo scontro con l’amica.
— Non sono un fuscello: non mi spezzo così facilmente. In ogni caso lei è un’ebete.
— Lo so. Ed è per questo che le voglio bene. — sospirò — Io e lei cerchiamo di ucciderci praticamente ogni giorno.
Scoppiò a ridere fra sé e sé, per nascondere la vena di tristezza che le colmava il petto al ricordo di come i loro fratelli impazzissero ogni volta che le trovavano a litigare.
Forse stava diventando eccessivamente malinconica.
— E chi delle due di solito prevale sull’altra?
— Abbiamo stili ben diversi. Lei è più improntata su un tipo di combattimento corpo a corpo, difatti è molto abile negli attacchi fisici, mentre io ho sviluppato di più un metodo che tende a darmi la possibilità di colpire da lontano, avendo anche un frutto che me lo permette. Quindi non saprei dirti chi delle due sia più forte; generalmente le lotte finiscono in parità. Comunque ho avuto un’idea, che ne dici se facessimo uno scherzo a quei due?
Le labbra della Fenice si incurvarono in un ghigno.

 

****

— Alla faccia di Marco che sosteneva non ci fossero bisonti su quest’isola.
Esultò Ace, mentre trascinava dietro di sé un pesante animale dalla strana pelliccia color ocra e corna lunghe quasi quanto le sue braccia, che si accostava parecchio ad un bovino.
— Non credo sia un vero bisonte, ma cerchiamo di farlo passare per tale e schiaffiamoglielo in faccia comunque. Spero che Scarlett abbia fatto qualcosa di utile, anziché stare a finire anche le ultime provviste.
— Se quella donna non mi ha lasciato nemmeno un frutto la uccido.
Strattonò la bestia già massacrata per avvicinarla di più a sé e poterla trascinare con minor fatica.
— Allora facciamo così: tu insegui lei ed io dò la caccia all’Ananas. Quell’essere mi dà sui nervi.
Pugno di Fuoco sollevò un sopracciglio e le chiese per quale motivo ce l’avesse a morte col compagno di ciurma, che a suo avviso era una persona gentile e premurosa.
— Vive, esiste, respira! — grugnì in risposta Ginevra e si avvicinò alla bestia dando una mano al pirata a portarla verso la spiaggia.
Vi arrivarono solo dopo una manciata di minuti e si accorsero immediatamente della presunta scomparsa dei due amici, lasciati lì a curare il falò neanche un’ora prima.
Lasciarono lo pseudo bovino in balia di se stesso per iniziare a cercare i rispettivi compagni in lungo e in largo per la spiaggia, almeno fino a quando il moro non li ritrovò entrambi faccia a terra sul bagnasciuga, immersi per metà nell’acqua marina.
Il giovane pirata impallidì nel voltare quelli che a suo avviso erano corpi senza vita, mentre Ginevra, sopraggiunta poco più tardi, iniziò a guardarsi intorno, senza lasciar trasparire un minimo segno di agitazione.
— Questa è opera di quell’ebete di Scarlett. — mormorò quindi ad Ace, quindi si rivolse ad una terza entità che pensava essere nascosta tra le fronde di una palma — Vedi di saltar fuori prima che ti faccia uscire da lì a suon di calci. Credi davvero che sia così impreparata da non saper riconoscere un tuo lavoro?
— Razza di animale, potresti anche cascarci ogni tanto. — sbuffò una voce femminile — Anche se devo dire che la faccia del Fiammifero è stata impagabile.
Le figure di Scarlett e Marco apparvero da dietro l’albero che la giovane bionda stava fissando con odio, ridacchiandosela fra di loro e subito l’illusione dei due cadaveri sulla spiaggia scomparve.
Ace rivolse parole poco carine ai due e, per un attimo, nella testa gli balenò l’idea di affogarli sul serio, cosa che però fu subito repressa dall’ipotetico senso di colpa che avrebbe provato.
Ancora indeciso sul da farsi, con aria sconsolata, si andò a sedere accanto al bisonte ed iniziò a tagliarlo a pezzi col coltello che aveva preso dal fodero.
Cotte le bistecche sul falò, i quattro si lanciarono sul cibo, trasformando la cena in un vero e proprio litigio su chi dovesse accaparrarsene di più per svariati motivi.
Scarlett allungò la mano per afferrare un succulento cosciotto, ma Pugno di Fuoco - che aveva già terminato la propria porzione - le soffiò da sotto il naso l’amato obbiettivo alla velocità della luce.
— Quello era mio!
La ragazza gli lanciò un’occhiata omicida, che lo convinse a posare la pietanza e a concentrarsi su un’altra vittima, questa volta Marco, finendo per ricevere solo insulti.
Poco dopo si addormentò profondamente, ancora stringendo una forchetta nella mano.
Ginevra si allontanò e raggiunse la nave, mentre Scarlett si affiancò a Marco e si stropicciò gli occhi.
— Domani cercheremo un porto vicino, cosicché voi possiate tornare dalla vostra ciurma.
Comunicò al pirata, il quale la ringraziò con un sussurro.
Aveva lo sguardo perso nell’orizzonte, dai caldi colori rossastri.
Stava calando la notte, che portava con sé un immenso cielo stellato simile ad un vestito di seta blu punteggiato di diamanti.
Il silenzio creatosi era interrotto a tratti solamente dal fruscio dalle onde che morivano sulla battigia.
Nel frattempo Ginevra era tornata con un paio di coperte pesanti e le aveva distribuite, convinta del fatto che con un cielo del genere non avrebbero non potuto passare a notte in spiaggia.
E così verrà anche più comodo lasciarceli.
Pensò Scarlett, mentre fra sé e sé lodava l’idea dell’amica.
Marco maledisse il proprio compagno di ciurma, che russava già da un bel po’, quindi ci si coricò vicino e diede la buonanotte alle due ragazze prima di lasciarsi scivolare in un sonno profondo.
— Dormiamo un paio d’ore e poi ce ne andiamo.
Propose la giovane dai capelli rossi, mentre si appoggiava alla spalla dell’amica.
L’altra annuì e le sorrise, socchiudendo gli occhi.

 

****

 

Scarlett si girò più volte sul posto e diede perfino una gomitata alla ragazza che le stava di fianco.
C’era qualcosa di strano nel suo sogno, qualcosa che lo rendeva fin troppo umido.
Tutto gocciolava, si scioglieva e si disperdeva in un liquido acquoso che travolgeva ogni cosa trovasse sul suo cammino.
— Diamine Ginny.
Bofonchiò, ancora con la bocca impastata, credendo che fosse la compagna ad usare inconsciamente il proprio potere nel sonno.
Spalancò gli occhi e subito si ammutolì.
Oltre all’imminente acquazzone, preannunciato da un’enorme massa di nuvoloni neri che avevano coperto interamente il cielo, qualcosa di ancor più grande e pericoloso si stagliava all’orizzonte.
Diede uno scossone a Ginevra, che, dopo essersi alzata di scatto, le mugugnò in risposta di non essere stata lei.
— Se non ce ne andiamo subito faremo una brutta fine.
Constatò Scarlett e cercò di trascinarla verso la loro nave, mentre lei ancora cercava di rendersi conto dei problemi che sarebbero sorti.
— Non possiamo salpare a casaccio.
Sbottò quindi la giovane bionda, prima di tornare con lo sguardo preoccupato a fissare le onde.
Afferrarono i due pirati e li trascinarono via dal bagnasciuga, avvicinandosi sempre di più alla foresta.
Un fulmine colpì ed incendiò un albero, convincendoli ad interrompere la loro marcia.
— Una tromba d’aria!
Gridò Ace, mentre cercava di creare una barriera di fuoco.
— Non servirà a molto. Fatti da parte.
Lo riprese Ginevra e subito gli si parò davanti, lasciandosi gli altri alle spalle.
Mosse la mano ed un’onda di dimensioni epocali le si stagliò davanti, per poi andare a ripiegarsi sui quattro in una sorta di scudo protettivo.— Mizu no baburu
E subito l’acqua prese forma di una grossa bolla, grazie alla quale tutti rimasero illesi nonostante il passaggio del tornado.
Rimasero là sotto per un tempo che gli parve interminabile, fino a quando non sentirono più i fischi assordanti del vento e il rumore della pioggia che cade.
Ginevra sfece lo scudo e si lasciò andare in un sospiro di stanchezza.
Le parole di rassicurazione di Scarlett sfociarono in un’imprecazione nel vedere la propria nave spezzata dal ciclone.
Sembrava stare a galla per miracolo.
— Merda.







~Note~
Mizu no baburu: letteralmente "bolla d'acqua"
Kira ha: letteralmente "onda assassina"
Jetto: letteralmente "getto"
Ekitai wo futtou: letteralmente "liquido bollente"




~Angolo Autrici~
Ace: *dorme*
Lucy: Ohayooooo (^з^)-☆
Milla: Ohayoo!!
Lucy: Siamo al capitolo 2! Finalmente.... Scusate la lunghezza eccessiva, ma ogni volta volevamo aggiungere una piccola parte e, alla fine, abbiamo creato un mostro di 11 pagine su word....
Ginevra: Un mostro come Marco l'Ananas *scappa via*
Marco: *parte all'inseguimento*
Scarlett: *scuote la testa* ....sono due bambini piccoli....
Milla: *ignora i tre ed Ace che russa* ci scusiamo anche se la storia non è troppo avvincente, promettendovi che i prossimi capitoli saranno più belli
Lucy: Si, in questi primi stiamo introducendo i personaggi, cercando di delinearne i caratteri attraverso modi di fare ed azioni
Milla: Buono, passiamo a cose più importanti
Lucy: Tipo che stasera mangerò un barattolo di Nutella
Marco e Ginevra: Cos'è la Nutella?
Ginevra: Ananas, non mi copiare
Marco: No, senti, sono stato io a chiederlo per primo, quindi taci
Ginevra: COME TI PERMETTI?! *iniziano a scannarsi*
Lucy: Ragazzi! Chi non fa il bravo stasera non cena!
Ace: *si sveglia di colpo e si siede a terra, dando la mano all'autrice e guardandola con occhi da cucciolo bastonato* io mangio, vero....?
Lucy: ....
Milla: Grazie a tutti i lettori che seguono la nostra storia che che si subiranno i nostri scleri in questo piccolo angolino delle autrici.... Vi voglio tanto bene
Ace: Sì, anch'io vi voglio bene *manda baci a casaccio*
Milla: Tu cosa c'entri....?
Ace: Mi ha detto lei di farlo *indica il punto dove fino a tre secondi prima c'era Lucy* ....si è volatilizzata....?
Milla: ....un bacioneeee :*
Lucy: Sono un ponyyyy~  *saltella*

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Capitolo 4
*** ~Painful memories~ ***


III. Painful memories






Ginevra imprecò per l’ennesima volta e lasciò di colpo l’asse di legno oramai marcio che stava tentando di tirare via, senza però ottenere risultati visibili, dal momento che questa si rincollò al ponte come se non fosse stata toccata.
— Smettila di lamentarti. — sbraitò la sua amica, mentre faceva un cenno col capo ad Ace — E tu, Fiammifero, guarda che la nave la devi riparare, non demolire!
Il ragazzo grugnì qualcosa in risposta e strattonò una vela bianca, agganciata ad alcuni moschettoni, strappandone un pezzo.
Scarlett sospirò, non sapendo se lasciar perdere o se piantargli un chiodo in testa, mentre la sua compagna se la rideva di gusto, beandosi della non solo propria incapacità nei lavori di carpenteria.
Marco ringhiò con fare esasperato, prima di lanciare via una pinza dalla disperazione e mettersi a litigare con Ginevra.
— La volete piantare?! — li riprese la ramata ed agitò pericolosamente in aria un martello — Non è possibile che di quattro l’unica che realmente faccia qualcosa sia io!
— Scar, metti giù quel coso.
Borbottò la bionda, mentre con le mani mimava il gesto di posare l’oggetto a terra.
— Questo coso sarà ciò che, scagliato da chissà dove, magicamente vi aprirà in due il cranio se voi tre scansafatiche non vi deciderete ad aggiustare come io comando questa nave!
Quindi li indicò uno per uno, per poi tornare a piantare chiodi sul legno liscio della prua.
Ginevra aprì bocca per controbattere, ma il pensiero del martello sulla sua testa le fece subito cambiare idea, portandola in automatico alla sua postazione di lavoro.
Gli altri due decisero di imitarla e di non svegliare la bestia dentro la ragazza dai capelli rossi, nonostante Pugno di Fuoco avesse una voglia matta di obbiettare.
Erano oramai sei giorni che quella sottospecie di ciclone era passato, lasciandosi alle spalle solo distruzione.
In quella settimana erano riusciti, chi più chi meno, a legare fra loro e - stranamente - non vi erano più stati episodi di combattimenti improvvisati, nonostante persistessero le prese per i fondelli, in particolare modo da parte di Ginevra nei confronti di Marco e viceversa.
Tra i due infatti vi era stato un momento che pareva aver preannunciato la morte violenta di lei.
In quell’occasione, la Fenice si stava rilassando seduta a terra, col capo rivolto verso Ace e Scarlett, sul punto di prendersi a legnate, mentre la giovane bionda era in piedi di fianco a lui, reggendo un piatto di biscotti.
Lo aveva invitato a prenderne alcuni, con un pizzico di acidità nella voce, ma lui aveva rifiutato.
“Mangia.” aveva ripetuto lei, addolcendo un po’ il tono “Avrai fame.”
Il pirata, forse lì per lì convinto del fatto che potesse celarsi un lato positivo perfino in quell’essere maligno, aveva quindi preso uno di quei dolcetti, assaggiandolo con cautela e rimandando piacevolmente stupito nel notare quanto potessero essere buoni.
Ne aveva preso un altro, prima di farle la fatidica domanda.
“Cosa sono?”
Lei gli aveva sorriso, quasi guardandolo con tenerezza, prima di rispondergli “Crocchette per cani.” e scappare via di corsa.
Il loro inseguimento era stato placato da Scarlett, grazie ad un’illusione e ad un paio di cazzotti sulla zucca di entrambi.
A dispetto di quelle piccole scaramucce, i quattro lavoravano come una sorta di squadra per cercare di riparare al più presto il vascello e salpare alla vetta del porto più vicino.
Ginevra si appoggiò le braccia sulla balaustra della Bleeding Moon - approfittando del fatto che Scarlett non la stesse guardando - e si prese un momento di pausa per guardare l’orizzonte.
Gli altri neanche immaginavano quanto lei avrebbe voluto correre via da lì, sull’acqua, libera da ogni genere di cosa.
Per tutta la settimana non aveva fatto altro che pensare a come avrebbe potuto raggiungere Alabasta per andare a rubare una nave e tornare sull’isola a recuperare l’amica, per poi fuggire verso terre sconosciute.
Aveva anche provato a farlo camminando sui flutti marini, senza però ottenere un vero e proprio successo dal momento che Scarlett - preoccupata che potesse rischiare la vita - l’aveva agguantata in tempo e riportata di corsa sulla spiaggia.
Non fu permesso nemmeno a Marco di lasciare l’isola, per paura che potesse ritrovarsi da solo contro un vascello della Marina.
L’alternativa poteva essere solo una: la giovane bionda lo avrebbe dovuto accompagnare fino a Nanohana, cosicché assieme sarebbero stati in grado di superare anche la più grande debolezza derivante dai frutti del mare.
Alla fine convennero tutti e quattro che, se il pirata e Ginevra fossero rimasti insieme per più di cinque minuti sarebbero di certo stati un pericolo per loro stessi perfino maggiore dell’acqua o di un’imbarcazione colma di marine assetati di sangue.
Di certo non sarebbero usciti vivi da quella missione.
Nessuno, a parte forse Ace - oramai in fissa con la caccia di bisonti e simili -, era determinato a rimanere su quell’isola un giorno di più, tant’è che quel pomeriggio tutti si sbrigarono per finire il lavoro assegnatogli da Scarlett.
— La Bleeding Moon può di nuovo tornare sulla cresta dell’onda.
Annunciò proprio quest’ultima, dopo un pomeriggio passato a piantare chiodi e rattoppare le vele.
Ginevra esultò lanciando un moschettone in testa a Marco, che dall’alto della sua pazienza e forza di volontà fece di tutto per non soffocarla.
— Andiamocene da qui.
Ace trotterellò sul ponte e si appese al compagno di ciurma come fosse un koala, ma lui se lo staccò di dosso con gesto secco.
Nel frattempo Scarlett raggiunse il timone e Ginevra spinse la nave nell’oceano sfruttando le onde che andava a creare grazie al proprio potere.
Marco si asciugò un rivolo di sudore, mentre guardava all’orizzonte col binocolo.
L’unica nuvoletta bianca in cielo non era abbastanza per placare i raggi solari, i quali emanavano un caldo ben al sopra della media stagionale.
La ragazza bionda passò davanti al pirata con aria beata — Stai attento Ananas, i frutti come te marciscono se stanno troppo al sole.
— Hai ragione Pera. Vuoi unirti a me nella mia cabina? Potrebbe rivelarsi molto interessante.
Borbottò lui e subito sfoderò un sorrisetto malizioso, che la giovane ricambiò imitando un conato di vomito.
— Non darmi della pera. Non la sono.
— Nemmeno io sono un ananas, eppure le tue teorie sembrerebbero sostenere il contrario, Pera.
— Allora, se proprio ci tieni, ti cambierò soprannome… Preferisci pennuto o piccione? No, anzi, Fagiano, sì, mi piace.
— Marco. — le ripeté in un impeto di disperazione — M a r c o. — e scandì per bene lettera per lettera.
Pugno di Fuoco provò a dire qualcosa per calmarli, ma finì con l’addormentarsi con le braccia ancora a mezz’aria.
Il cappello gli cadde sul pavimento dell’imbarcazione e lasciò liberi i ciuffi di capelli ribelli.
— Imbecille. — commentò Scarlett e, per partito preso, gli schioccò un cazzotto sulla testa, ma lui nemmeno lo sentì, prendendo anzi a russare più forte mentre si accasciava dolcemente a terra.
Nel frattempo, Ginevra e Marco avevano ripreso a litigare ed erano prossimi a darsele ancora una volta di santa ragione, quando la giovane distolse lo sguardo dalla propria nemesi, per guardare la fitta nebbia che si era venuta a creare attorno al vascello e stupirsi di come potesse cambiare in fretta il tempo in quel tratto di mare.
L’altra ragazza invece iniziò a guardarsi attorno con aria sospettosa, turbata da qualche strana forma di pericolo che percepiva nell’aria, ma che non riusciva a distinguere con esattezza.
— Ginny, ho un brutto presentimento.
Non appena colse le parole dell’amica, la giovane dagli occhi verdi si zittì e subito si adoperò per strappare il binocolo dalle mani di Marco e guardare fisso all’orizzonte, in cerca di qualcosa.
Sapeva benissimo che quando Scarlett aveva quel genere di sensazioni nella maggior parte dei casi il loro futuro prossimo non sarebbe stato così roseo come speravano.
Scorse in lontananza quella che sembrava essere una grossa nave, nascosta nella foschia, e la portò all’attenzione degli altri.
La fenice aggrottò le sopracciglia —E’ questo il momento in cui ci iniziamo a preoccupare?
Ginevra fissò prima Scarlett poi lui, quindi annuì e lanciò una grossa quantità d’acqua su Ace, per svegliarlo.
Il moro reagì subito allo stimolo e balzò in piedi.
— Siamo nei guai. — gli spiegò — Kizaru è qui.
Il suo corpo fu attraversato da una scarica di adrenalina che la portò a sghignazzare fra sé e sé.
L’altra ragazza, intuiti i suoi pensieri poco ortodossi, lasciò il timone fra le mani di Marco prima di lanciarsi su di lei e bloccarle le braccia.
— Non se ne parla nemmeno. Sfrutteremo la nebbia per nasconderci e ce ne andremo illesi. Non voglio altri casini! Quanto distano?
— C’era anche lui. Non ho intenzione di lasciarmelo sfuggire di nuovo.
I suoi occhi si erano scuriti, lasciando trasparire un’aura negativa colma di odio e sete di sangue.
Nel frattempo la gigantesca imbarcazione di fronte a loro, colorata di verde smeraldo con numerose strisce sui fianchi, si stava avvicinando sempre più a loro.
I sottili alberi si distinguevano grazie alla presenza delle vele, bianchissime, che si gonfiavano per il vento e mettevano in evidenza il simbolo blu della Marina.
Scarlett si sporse dal parapetto, appoggiandosi con la mano alla spalla di Ace così da alzarsi sulle punte dei piedi e guadagnare un paio di centimetri in altezza, per vedere meglio.
— Siamo sulla loro traiettoria, non te ne sei resa conto? — le disse Ginevra e lei non poté far altro che constatare le sue parole, seppur controvoglia.
— Come puoi dirlo? Magari sono solo in ricognizione.
Si intromise Marco, lui stesso credendo poco alle proprie parole.
La bionda s’infiammò — Stupido Ananas. — gli ringhiò quindi — Vedi qualcun altro in giro?! — e subito fece un gesto ad indicare la distesa d’acqua attorno a loro.
— In ogni caso sto dalla parta di Scarlett: se davvero c’è un ammiraglio a bordo di quella nave è meglio non rischiarsela e girare al largo.
Ace fece un apprezzamento sulla propria forza e su quella della nuova amica e subito il compagno di ciurma lo insultò.
— Siamo comunque in tre persone e una Pera contro un intero vascello, nel caso non lo avessi notato.
Continuarono a litigare sul da farsi, almeno fino a quando l’imbarcazione nemica non si fermò davanti alla loro, stagliandosi sull’orizzonte in tutta la propria maestosità.
I quattro si schierarono uno di fianco all’altro, nell’attesa del tanto sicuro quanto imminente combattimento.
Un uomo seduto sul parapetto e con la testa sporta in avanti spiccava su tutti gli altri, sia per la propria posizione, dalla quale dominava tutto ciò che lo circondava esattamente come un avvoltoio, sia per la singolare tuta giallastra a righe che indossava.
— Ragazze vedo che siete cresciute. — commentò con una voce strascicata dal tono acido, quasi irritante — Sapevo che Smoker non avrebbe avuto il coraggio di eliminarvi.
Il viso solcato da rughe e coperto da un lieve strato di barba si illuminò di un ghigno sadico.
Scarlett ringhiò nel vedere quella sottospecie di bradipo dall’aria sveglia che era riuscita ad odiare sin dalla prima volta che lo aveva visto.
— Chi non muore si rivede. — intimò Ginevra, quasi schifata.
L’ammiraglio la ignorò e volse lo sguardo semi addormentato ai discepoli di Newgate, forse con più espressività e gioia di quanto in realtà volesse manifestare.
Fire Fist si preparò a scattare, ma la mano della bionda gli si posò sulla spalla lo bloccò ancor prima che potesse muoversi.
La ragazza scosse il capo con decisione, come a mostrargli la propria idea a riguardo — Almeno non da solo. — aggiunse quindi.
In un attimo Kizaru si materializzò sulla loro nave, esattamente dietro alle due ragazze, lasciandosi alle spalle un lampo di luce dorata.
— Siete cambiate parecchio dall’ultima che vi ho viste. — prese in mano una ciocca dei rossi capelli di Scarlett e se la passò fra le dita — Siete anche molto più carine.
La giovane si divincolò e cercò di afferrargli il braccio con un movimento fulmineo, ritrovandosi però a stringere l’aria.
La sua mano era passata attraversi il braccio dell’ammiraglio con una facilità forse impressionante.
Lui accennò un sorriso.
— Ancora parecchio impulsiva però. — commentò, con aria di chi la sa lunga.
Ginevra quasi ringhiò. Con tutti gli ufficiali che avrebbero potuto incontrare, Kizaru era decisamente il peggiore: solo poche persone erano davvero in grado di batterlo e, quei pochi, al momento non erano lì per dare una mano.
L’uomo fece un cenno del capo e, dalla nave nemica, venne lanciato il corpo di un Marine sulla trentina, i cui polsi erano avvolti in strette manette di agalmatolite, che subito imprecò contro l’ammiraglio, suscitando la sua risata.
La ragazza bionda alzò un sopracciglio e rimase quasi perplessa nel riconoscere il volto della persona ai suoi piedi.
— Smokey?
— Precisamente, signorina. — Kizaru rispose per lui — Mi ci è voluto un po’ per riuscire a convincerlo a darvi la caccia: avevo bisogno di smascherare la sua pericolosa alleanza coi pirati. Pensavo fosse cambiato dopo la guerra, quando vi aiutò a fuggire, però devo ammettere di essermi sbagliato… — si prese un secondo di pausa — Non temete, gli farò saltare via la testa dal collo, tuttavia non prima che lo abbia fatto con voi. Non vedo l’ora di divertirmi un po’ con voi.
Quelle parole arrivarono addosso a Ginevra come fossero un’onda anomala e la travolsero, annegandola in quei pensieri che aveva stipato in un cassetto in fondo alla propria mente, etichettato come da dimenticare.





— Red!
Aveva urlato furiosa Scarlett, chiamando a gran voce il nome del fratello, mentre invano si dimenava per cercare di liberarsi dalla presa salda delle braccia di Ginevra, che la tenevano stretta per impedirle di combinare qualche cavolata.
— Se non stai ferma sarà la fine per noi e per loro.
Le sbraitò la bionda e lanciò un’occhiata fugace ai due ragazzi.
L’amica protestò singhiozzando, ma lei mantenne saldi i nervi e le ricordò di tenere a bada la propria impulsività.
Digrignò i denti per cercare di controllarsi il più possibile; vedere il fratello a terra, in bilico fra la vita e la morte era una cosa che la mandava fuori di testa, tuttavia non poteva far altro che aspettare che la battaglia si concludesse.
Era infatti troppo debole per competere con gli uomini contro i quali Alex stava combattendo anche solo per pensare di andare ad aiutarlo.
Pur essendo la più razionale dei quattro, il suo cervello pareva essere andato in tilt, non riuscendo ad elaborare un  vero e proprio piano con il quale si sarebbero potuti fuggire da quell’inferno.
— Le sorelline dei famosi Comandanti di Barbabianca!
Una voce dal tono pacato e, quasi, annoiato raggiunse le sue orecchie e subito dopo una strana figura maschile vestita con abiti giallognoli si materializzò di fronte a lei, tenendo sotto di sé il corpo immobile di Alex.
La giovane andò su tutte le furie, perdendo ogni singola goccia di autocontrollo e scagliandosi sul Marine, che si lasciò passare da parte a parte con estrema facilità.
L’uomo la guardò e sfoderò un sorrisetto, mentre una nube violacea avvolgeva i presenti.
— Scarlett non farlo!
Urlò Red e subito cercò di divincolarsi per allentare la presa delle corde e delle manette che lo costringevano all’immobilità.
Il ragazzo si era perfettamente reso conto che oramai per lui e per il proprio compagno non c’era più speranza di uscire da quel luogo, tuttavia sapeva che quelle due mocciose avevano un’intera vita davanti.
Fu in quel momento che si ripromise le avrebbe fatte fuggire, anche a costo della propria vita.
— Tieni molto a tua sorella, non è vero Temperance? — commentò il Marine, mentre si animava di un finto interesse — Sarebbe un peccato se morisse, non credi anche tu?
Il pirata trattenne il respiro e strinse i denti, prima di urlare all’avversario parole poco carine.
L’uomo sorrise appena — Non mi pare tu sia nelle condizioni di minacciarmi, o forse sono io quello legato come un salame?
Red girò il capo verso il pavimento ed iniziò a pensare il da farsi per riuscire a liberarsi, ma si rese presto conto che l’unica cosa che avrebbe potuto fare era il rimanere lì sdraiato a sperare che la sorella e Ginevra fossero abbastanza furbe da non sfidare il Marine e scappare via illese. Pensiero poco realistico fra l’altro.
Kizaru sospirò e si avvicinò a passi lenti alla giovane ramata, ignorando totalmente gli altri.
Storse il capo di lato, poi si illuminò il braccio di un fascio di luce dorata.
Ginevra fece per buttarsi fra lei e l’attacco, ma il fratello, troppo preoccupato per la sua vita, la trattenne facendola scivolare a terra.
— Non ti lanciare mai in modo avventato sugli avversari o loro ti uccideranno.
Proprio allora un boato riportò la loro attenzione sul Marine.
Davanti a lui Scarlett, con una mano premuta sullo stomaco.
La bionda urlò il suo nome, straziante, mentre con i propri poteri cercava invano di distruggere le manette di agalmatolite: da sola poteva fare ben poco.
L’amica iniziò a tremare, mentre Kizaru la alzava in aria tenendola stretta per il collo, respingendo le urla di dolore e spostando lo sguardo stremato sul viso di Alex per poi mimare con le labbra una muta richiesta di aiuto.
Non era più del tutto sicura del fatto che sarebbe sopravvissuta a quella giornata.
Già iniziava a vedere sfocato, i contorni delle figure si facevano sempre meno nitidi ed il grigio stava assalendo ogni altro colore, inglobandolo per poi farlo sparire.
Il dolore stava pian piano sparendo, così come il formicolio che aveva provato agli arti intorpiditi fino a poco prima.
In un momento di lucidità si chiese come la morte potesse essere così dolce e per quale motivo la vita le stesse scivolando via come fosse acqua fra le fessure delle dita.
L’uomo che la stava lentamente uccidendo iniziò a guardarsi attorno, quasi sospettoso, mentre una cortina di fumo densa e pesante lo avvolgeva, offuscando la sua visuale di tutti i presenti.
Ginevra iniziò ad allarmarsi, mentre si girava a destra e sinistra e con le mani tastava il terreno alla ricerca del fratello.
Stava per mettersi ad urlare, quando braccia forti e dal profumo familiare la tirarono indietro, tappandole la bocca.
— Alex… — sussurrò, in un attimo di sollievo.
Il pirata le accarezzò i capelli biondi, quindi si staccò da lei e raggiunse una figura minacciosa che si stagliava in mezzo al fumo e reggeva fra le braccia Scarlett, ancora un po’ intontita.
Ginevra strabuzzò gli occhi quando vide che il fratello e Red lo stavano animatamente ringraziando, nonostante sulla casacca bianca vi fosse il simbolo della Marina.
— Siete cresciute, ragazzine.
Ghignò la figura, aspirando fumo dei due sigari che portava in bocca.
Scarlett lo guardò attentamente, era sicura di averlo già visto da qualche parte, molti anni prima, anche se il suo aspetto era cambiato parecchio.
— E tu ti sei cacciato in un bel guaio, vero Smoker? — sospirò Alex, mentre storceva il naso — Non avresti dovuto mettere a rischio la tua vita, oltre che la tua reputazione. Così rischi di non diventare ammiraglio.
L’altro ridacchiò fra sé e sé.
— Nessuno sa cos’è successo.
— Nessuno tranne Kizaru. Hai una bella gatta da pelare adesso.
Ginevra si intromise fra i due uomini e guardò dal basso verso l’alto il nuovo arrivato.
— Così ti chiami Smoker eh. — il Marine annuì — Posso chiamarti Smokey?
Lui scosse il capo, sgomentato.
— Non ci pensare nemmeno!
Scarlett schioccò un cazzotto in testa ad entrambi, per riequilibrare un po’ le cose.
— Non mi sembra il caso di stare a far salotto, visto e considerato che lì c’è un pazzo psicopatico pronto ad ucciderci tutti uno per uno.
— Zitta mocciosa, vi ho salvato la vita, portami almeno un briciolo di rispetto!
Alex nel vedere il compagno di ciurma schierarsi apertamente dalla parte della sorella accennò un sorriso che, tuttavia, fu spezzato dal suono della voce di Kizaru che richiamava a sé il sottoposto traditore.
— Smoker. Lo sai che aiutare pirati a fuggire è reato, vero? — si stava pian piano liberando dalla fitta nebbia che lo avvolgeva.
— Non capisco di cosa tu stia parlando.
Gli rispose il diretto interessato, prima di sparire nello stesso modo in cui era arrivato.
Il nemico fece qualche passo in avanti e sospirò — Credo di doverlo inseguire. Uffa. — poi si rivolse ad una terza imponente figura, che proprio in quel momento si era portata appena dietro di lui — Qui ci pensi tu, Sakazuki?
— Certamente.
Il Marine ghignò con fare sadico ed il suo compare sparì in un lampo di luce.
— Carter D Alex e Temperance D Red… Da quanto tempo.
Proseguì, presentandosi a loro in tutta la sua gigantesca magnificenza.
Scarlett, percependo la sua spaventosa aura maligna, strinse la mano di Ginevra, gelida.
La bionda deglutì.
— Ragazze, scappate.
Borbottò Red.
— E perché mai? E’ bello avere tutta famiglia al completo. — quindi iniziò ad emanare un denso fluido rosso acceso dalle braccia — Non vedo l’ora di divertirmi un po’ con voi, bastardi.



Ginevra cadde a terra sulle proprie ginocchia, quasi terrorizzata, assalita dai dolorosi ricordi del giorno che aveva segnato la sua intera esistenza, mentre lanciava un grido colmo d’odio e paura.
Kizaru sparì in un lampo giallo e si materializzò appena sopra di lei, caricando un attacco nei palmi.
— Pera!
Urlò Marco, cercando di avvertire la ragazza del pericolo imminente, ma lei rimase statica con gli occhi fissi sulle proprie mani.
Yasakani no Magatama.
L’ammiraglio sparò numerosi fasci di luce che prima andarono ad abbagliare i quattro, quindi si riunirono in un’unica grande sfera la cui traiettoria finiva direttamente sulla giovane a terra.
— Ginevra!
Questa volta fu Scarlett ad urlare, mentre invano cercava di raggiungerla, bloccata da Ace.
— Lasciami idiota, lasciami! — e cercò di divincolarsi, ma la forza fisica di Pugno di Fuoco era decisamente maggiore della sua — NO!
Nei suoi occhi vedeva già la ragazza bionda dissolta, uccisa dal colpo dell’ammiraglio.
Un altro pezzo del suo cuore sarebbe andato in frantumi e, probabilmente, questa volta non avrebbe resistito.
Le lacrime le rigarono il viso, scendendo come fiumi impetuosi dai suoi occhi, e le offuscarono la vista.
Smise quindi di agitarsi e, in preda all’ira, iniziò a rivestirsi di una strana luce violacea.
Fire First non ci pensò su nemmeno un secondo e le schioccò uno schiaffo in pieno viso.
— Se non stai attenta a ciò che fai questa storia finirà male per tutti. Guarda, razza di animale.
E gli indicò l’amica, ora ricoperta da fiammelle azzurre che stavano assorbendo l’attacco di Kizaru.
Dal fuoco si intravide il corpo semi trasformato dell’altro pirata, che stava cercando di proteggere Ginevra con le proprie ali.
— Non la raggiungerai così facilmente.
Disse proprio quest’ultimo, sfoderando un sorriso tagliente, prima di accertarsi che anche gli altri due stessero bene.
Ace gli lanciò un’occhiata d’intesa e la Fenice tornò a concentrarsi sul proprio avversario.
— Oh! — mormorò Kizaru — Questo sì che è inaspettato! La ragazzina è stata salvata da..? Un piccione? Perdonami ma non ho mai visto un volatile del tuo calibro. Cosa saresti di preciso?
— E’ una Fenice.
Le parole di Ginevra raggiunsero direttamente l’orecchio del Marine, che si girò alla propria sinistra e si ritrovò il palmo della mano della bionda a sfiorargli il viso.
Stava in piedi su un’onda marina, a pochi millimetri di distanza dall’ammiraglio.
— E non ti permetterò di torcergli nemmeno un capello. — concluse — Jetto.











~Angolo Autrici~
Lucy: ohayooooo~
Milla: ohayoooooo~
Ginevra: buona sera lettori 3:
Lucy: scusate il ritardo, ma io e Milla abbiamo avuto relazioni complicate con la matematica
Milla: la filosofia
Lucy: la storia
Milla: e tante altre materie....
Lucy: per cui non siamo riuscite a scrivere molto in questo periodo
Marco: speriamo tutti che il capitolo vi piaccia comunque
Ginevra: zitto Fagiano
Marco: mo' pure del fagiano mi dai?!
Lucy: *li zittisce lanciandocisi sopra e legandoli* benissimo!! Ospite d'onore questa sera, nell'angolo delle autrici, Smoker!!
Smoker: ....cosa ci faccio qui....?
Milla: sei qua per rispondere alle domande dei fan
Smoker: ah
Ace: anch'io voglio partecipare T__T
Scarlett: *gli tira un pugno in testa*
Ace: *non la considera* sono bellissimo :'( mi merito un po' di letterine dai fan :'(
Scarlett: "bellissimo".... Sei un mostro deforme
Ace: da che pulpito....
Scarlett: OSERESTI DIRE CHE SONO BRUTTA?!
Milla: *li imbavaglia, lega e getta in un armadio* perfettoooo~ *sorride amorevolmente*
Lucy: approfittiamo del silenzio per rivolgere qualche domanda a Smokey <3
Smoker: *dileguato*
Lucy: ....vecchio bastardo.....
Milla: ....grazie a tutti i lettori che ci seguono! Vi mandiamo un bacione grande grande (^з^)
Lucy: *alla ricerca del marine*
Milla: ....help me


*sei anni dopo*
Lucy: *si trascina smoker appresso* CE L'HO FATTA!!!!! MUHAHAHAHA *si guarda attorno* erm.... Milla....? Ace....? Scar....? Ginny....? Marco....? Dove siete....?
Szayel: buona sera, benvenuti nello Hueco Mundo
Smoker: chi è sto tizio rosa?
Lucy: un espada o.o ma la vera domanda è....cosa ci fa un espada in questo fandom....?
Smoker: ....hueco mundo....? *passa Nnoitra che brandisce Santa Teresa e sghignazza* dove mi hai portato....? (°_°)
Lucy: ....tranquillo Smokey, qua ci sono solo persone sane di mente....... Σ( ̄。 ̄ノ)ノ
Grimmjow: VI UCCIDERÒ TUTTI
Aizen: devo stuprare qualche mio arrancar.... Sono in astinenza
Gin: ma, aizen sama! Ci sono io!!
Smoker: (◎_◎;) riportatemi a casa, vi prego....






E, dopo questo momento di delirio, terminato con un pessimo crossover, posso scrivervi io, Lucy, chiedendovi ancora una volta scusa per il ritardo.
Ultimamente non siamo molto attive e, se non rispondiamo alle vostre recensioni, state tranquilli, non lo facciamo apposta, ma proprio ci dimentichiamo (soprattutto io hahaha).
Speriamo entrambe vivamente che questo capitolo (allungato a tal punto che ora è 11 pagine su pages) vi piaccia, premettendo che dal prossimo (salvo imprevisti) si entrerà nel vivo dell'azione e della storia 3:
(fra parentesi, perdonatemi gli eventuali errori di battitura)
Un bacione a tutti quelli che ci seguono (^з^)-☆
Vi vogliamo tanto tanto bene <3

Lucy e Milla

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Capitolo 5
*** ~L'haki del re conquistatore~ ***


IV. L'haki del re conquistatore






L’uomo schivò quel colpo con assoluta semplicità, prima di materializzarsi dietro alla ragazza con un sorrisetto divertito stampato in viso.
Gli bastò schioccare una sola volta le dita ed un centinaio di marine agguerriti si lanciarono sulla Bleeding Moon, facendola ondeggiare pericolosamente.
Tutti quegli ufficiali erano decisamente troppi per la povera imbarcazione appena riparata, che iniziava infatti a scricchiolare come se da un momento all’altro si sarebbe spezzata in due.
Gli uomini di Kizaru accerchiarono Scarlett ed Ace e li costrinsero a stare schiena contro schiena per parare meglio i loro attacchi.
Una gran parte gli si avventò direttamente contro, mentre parecchi altri erano rimasti indietro e stavano caricando le armi da fuoco.
Fu in quel momento che il comandante della seconda flotta di Barbabianca, guardandosi attorno, si rese conto che era arrivato il momento in cui i soli cazzotti non erano più sufficienti, così lasciò che le fiamme riempissero il suo corpo.
— Abbassati, donna.
Ordinò alla ragazza al suo fianco, prima di sovrastarla del tutto e scagliare un pugno — Hiken!
L’enorme vampata di fuoco scaturita dalla sua mano fece strage di avversari.
Scarlett lo spinse via con gesto secco.
— Sei forse impazzito del tutto?! Siamo su una nave di legno, genio, vedi di non farla bruciare! E poi c’era proprio bisogno di arrivarmi addosso in quel modo?!
Gli urlò, mentre si liberava di un marine con un calcio ben piazzato sotto la cintura e ne afferrava un altro per la collottola, scagliandolo contro due suoi compari.
Fire Fist fissò il poveretto e, per un attimo, ne ebbe quasi compassione: sapeva cosa volesse dire essere pestati da quella sottospecie di scimmia.
— Potresti anche ringraziarmi anziché lamentarti di continuo… Ti avrebbero potuto sparare.
La rossa lo ignorò ed iniziò a rivestirsi di fiammelle violacee che andarono a creare una sorta di pellicola protettiva attorno al suo corpo.
Poteva percepire la paura degli uomini di fronte a lei e, dall’altra parte della nave, l’euforia di Kizaru aumentare ogni secondo che passava; questo per via del suo potere, direttamente legato alla psiche degli avversari.
Le sensazioni però stavano diventando sempre più confuse, tant’è che la ragazza dovette ricorrere ad una sorta di scudo psicologico, per evitare di essere inghiottita.
Fece una smorfia e si avvicinò con riluttanza a Pugno di Fuoco.
— Non ti starai già stancata.
Sogghignò lui, esaltato dalla battaglia.
— Non ho neanche iniziato, idiota d’un fiammifero.
Gli rispose ed allungò un braccio, liberando una buona quantità di quel fuoco dal colore violaceo che le correva sulle dita.
Questo andò direttamente a colpire uno squadrone d’assalto marine.
Itami.
Gli uomini si presero la testa fra le mani ed iniziarono ad urlare e riversarsi a terra in preda al terrore.
Ace strabuzzò gli occhi e si guardò attorno con curiosità.
— Che razza di diavoleria è mai questa?
Lei accennò un sorrisetto divertito.
— Stanno provando un dolore che neanche immagini.

****

Ginevra lanciò un’occhiata veloce alla Bleeding Moon per accertarsi delle condizioni di Scarlett e del fatto che con lei ci fosse Ace a proteggerla, mentre lei ed il pennuto si occupavano dell’ammiraglio.
Saltava da un’onda all’altra mentre invano cercava di colpire l’avversario con attacchi scaturiti dai palmi delle mani.
Jetto.
E scagliò l’ennesimo getto d’acqua sulla nave nemica per far cadere una grossa quantità di marine in mare, al fine di evitare che questi, già da tempo con un fucile in mano, colpissero l’amica.
Aveva tuttavia abbassato la guardia e subito si era ritrovata Kizaru alle spalle, che le aveva lanciato un fascio di luce.
Marco si frappose tra lei e l’attacco, prendendolo volutamente in pieno.
Non appena le fiamme ebbero avvolto e rigenerato il suo corpo ferito, prese il volo e portò con sé la ragazza, reggendola fra gli artigli delle zampe.
— Sono stufo di doverti parare il culo. Concentrati.
La rimproverò.
— Scarlett è l’unica che non è immune ai proiettili. Se le sparano è finita. E mi sembra che Ace sia più concentrato sul cercare di non dare fuoco alla nave che sul resto. — sospirò — In ogni caso.. Grazie.
Sputò fuori quelle ultime parole come fossero veleno ed il ragazzo sorrise soddisfatto.
— Dobbiamo trovare una strategia d’attacco, altrimenti si persisterà nel evitare i colpi, non facendo nulla di concreto.
La ragazza ci pensò su qualche secondo, poi il suo viso si illuminò.
— Ho avuto un’idea. Ti fidi di me?
— Assolutamente no. — gli rispose lui, come se la cosa fosse sin troppo ovvia — Non ti farei badare nemmeno al mio cane, figurarsi se ti affiderei la mia vita.
Lei lo guardò con aria eloquente, prima di sbuffare con fare scocciato.
— Allora riformulo la domanda. Ce la fai a fidarti di me per cinque minuti?
— Posso provarci, ma sono estremamente scettico.
— Quindi se ti chiedessi di farti colpire da me mentre hai il corpo pieno di fiamme non lo faresti.
— Nemmeno tra un milione di anni. Ci rischio la pelle, io, se cado in mare.
Ginevra sorrise, quindi puntò entrambi i palmi contro le ali azzurre e gialle della Fenice — Grazie Fagiano. Ekitai wo futtou.
Un getto d’acqua bollente prese in pieno il pirata e gli spense le fiamme di cui era ricoperto.
Nell’aria si sprigionò un’enorme nube di vapore, che avvolse tutto il circondario nel giro di sei metri, ammiraglio compreso, ed offuscò la vista di tutti fuorché la sua.
Il biondo, mentre scivolava rovinosamente nell’oceano, le urlò i più svariati insulti e lei si limitò a ridacchiare fra sé e sé, ripetendogli a bassa voce di fidarsi.
Quindi mosse l’indice sinistro in modo circolare attorno alla figura del pirata, la cui caduta fu frenata da una bolla d’acqua che gli si andò a costruire attorno.
— Stupido Ananas. Non ti avrei lasciato morire così male… Almeno non in questa occasione.
Commentò con acidità, prima di iniziare a muoversi velocemente in mezzo alla nebbia fitta che si era venuta a creare ed approfittare della confusione dell’avversario per colpirlo con un calcio allo stomaco.
L’uomo caricò una sfera di luce nel palmo e fece dissolvere il vapore.
— Allora sei qui. E sei sola. Dove hai lasciato il tuo adorato compagno?
Lei sollevò un lato del labbro superiore.
Adorato? — sbottò — Ma fammi il piacere.
Si protesse dall’attacco fulmineo del nemico sollevando un’onda come scudo.
Marco la affiancò per l’ennesima volta, ancora semi bagnato e con un’aria a dir poco furiosa.
— Sei più bello del solito. — gli disse sarcasticamente — Quei capelli appiccicati alla faccia sono un vero e proprio tocco di classe. In ogni caso devo ricredermi sulla tua furbizia: sei riuscito a liberarti, quindi non sei così scemo come in realtà pensavo.
Lui fu preso dalla furia omicida.
— Hai anche solo la benché minima idea di quanto ci abbia messo per uscire da quella dannatissima bolla?!
Lei sollevò gli occhi prima di rispondergli.
— All’incirca una quarantina di secondi. Ripeto, sei bravo. Vuoi un biscottino?
Il pirata represse tutta l’ira per poi riprendere la calma solo ed esclusivamente perché si trovava nel bel mezzo di una battaglia e stava letteralmente rischiando le penne combattendo contro un ammiraglio.
Si ripromise che, una volta finito tutto, avrebbe massacrato di botte quell’idiota.

****

— Insomma, non spaventatevi di fronte a quei criminali! Fate fuoco!
Ordinò un ufficiale, mentre faceva cenno con la mano.
I sottoposti subito obbedirono e, nonostante a molti tremassero le mani di fronte all’imponenza delle fiamme che avvolgevano il corpo di Ace, spararono.
I proiettili attraversarono il corpo del pirata da parte a parte come se nulla fosse, mentre i buchi che erano andati a creare ardevano di fuoco puro.
— Pessima mira.
Commentò, ma l’uomo gli rispose che non era lui il loro vero obbiettivo.
Il giovane non osò girarsi, terrorizzato all’idea che Scarlett potesse essere stata colpita.
Se così fosse stato, Ginevra probabilmente gli avrebbe comprato un biglietto di sola andata per il Paradiso.
— Mocciosa, tutto bene?
Mormorò, ancora con lo sguardo rivolto verso i nemici.
La sentì cadere a terra sulle proprie ginocchia a peso morto.
Imprecò e si lanciò su di lei, senza però toccarla — Oh?! Mocciosa rispondi!
Già sentiva il senso di colpa infiltrarsi nella sua coscienza e consumarlo dall’interno.
Dopotutto era anche colpa sua se quella rimbambita aveva fatto quella fine.
La rossa sghignazzò.
— Si può sapere che hai da ridere? — e tentò di afferrarla, cingendo però l’aria — Abbi almeno la cortesia di non fare quella faccia beffarda mentre muori!
Provò nuovamente a prenderle le spalle, gesto inutile dato che ancora una volta le sue mani le attraversarono il suo corpo come fosse immateriale.
— Che fiammifero idiota. Preoccupati per te anziché per un essere frutto della tua fantasia. Comunque devo ammettere che la tua faccia era uno spasso! — Scarlett apparve da dietro l’albero maestro e gli fece l’occhiolino — Illusioni, non ricordi?
Schioccò le dita e l’ufficiale marine crollò a terra senza sensi.
Ace scosse il capo e sollevò un sopracciglio, quindi decise che non avrebbe indagato oltre e si sarebbe concentrato solo sulla battaglia.
Scagliò un pugno contro il pavimento dell’imbarcazione per non far fuggire alcuni nemici, bruciando buona parte del perimetro legnoso.
— Pezzo d’asino, stai distruggendo di nuovo la nave! Ritira il tuo stupido fuoco!
Sbraitò Scarlett, ora in preda ad un esaurimento nervoso, ma lui la ignorò palesemente, intimandola a finire il lavoro che avevano iniziato e lanciando l’ennesima colonna di fuoco contro la fiumara di persone che continuava a scendere dall’altro vascello.
Le ciocche ribelli gli rimbalzavano sulle guance mentre si muoveva a destra e sinistra, coprendogli parte del volto.
La potente fiammata fece arretrare la decina di superstiti che ancora si reggeva in piedi.
Ace ghignò soddisfatto e nella mano preparò l’ennesimo colpo.
Scarlett lo frenò prendendolo per un orecchio e lo costrinse a fissarla dritto negli occhi — Se ci provi ti ammazzo.
Quindi fece correre lo sguardo alla povera imbarcazione ridotta a brandelli, prima di gridare a pieni polmoni il nome dell’amica, accompagnato un’implicita richiesta di aiuto.
La bionda si girò per un secondo verso di lei e si accertò che stesse bene, scoprendo suo malgrado che la Bleeding Moon stava lentamente ed allegramente andando a fuoco.
— Deficienti. — sbottò con tono impettito — Sono due emeriti deficienti.
Fece un gesto fulmineo con la mano e tornò a concentrarsi sul proprio avversario.
Nel frattempo, Ace era riuscito ad incendiare involontariamente l’albero maestro, appoggiandovisi contro mentre aveva il corpo ancora avvolto dalle fiamme.
Invano cercava di sopprimerle, mentre si destreggiava in un combattimento corpo a corpo con un nemico.
Proprio allora un’onda anomala travolse la nave e fece piazza pulita di ogni singola lingua di fuoco e marine presenti su di essa.
Il pirata, vistosi sparire l’avversario da davanti rimase un po’ interdetto ed iniziò a fissarsi i pantaloni fradici e gli scarponi pieni d’acqua, cercando il proprio amato potere come fosse stato una reliquia perduta.
Dal canto suo Scarlett, zuppa come un pulcino per via del provvidenziale intervento dell’amica, sentì crescere dentro di sé un sentimento d’odio come mai prima di allora.
Si scansò i capelli bagnati da davanti alla faccia e si tolse un’alga gigantesca e marrone dai vestiti, prima di guardare imbestialita la giovane bionda.
— Ginevra! — strillò, mentre sputava un minuscolo pesciolino — Cazzo!
Almeno l’incendio era stato domato… 

****

Ginevra si lasciò sfuggire un mezzo sorriso nel sentire le grida di odio e rancore della compagna arrivarle alle orecchie.
Una frazione di secondo dopo iniziò a percepire come delle piccole gocce cadere sulla propria pelle.
Iniziò a ridacchiare fra sé e sé ed alzò immediatamente lo sguardo al cielo.
Stava piovendo.
— Adesso sì che mi diverto.
Commentò, prima di chiudere gli occhi e lasciarsi cadere in mare, sparendovi non appena ne sfiorò la superficie.
— Ginny no! — urlò Scarlett, pienamente cosciente delle idee stupide dell’amica — Prima o poi ci lasci le penne, brutta testa d’asino!
Ma nessuno le rispose.
Kizaru si guardò attorno con aria confusa, sorpreso dal gesto della bionda quasi quanto Marco, il quale, dopo essersi girato a destra e sinistra per un paio di secondi, interpretò il gesto di lei come un diversivo ed approfittò per colpire l’ammiraglio con un calcio.
— Questo fa male.
Bofonchiò Borsalino, mentre parava l’attacco.
— Bugiardo.
Rispose la fenice e saltò indietro, portandosi lontano dal raggio d’azione dell’uomo.
Un boato dato dal rumore di assi di legno frantumate distrasse tutti i presenti e li portò a posare gli occhi sul maestoso veliero della Marina, ora un vero e proprio rottame che stava colando a picco.
— La mia nave!
Piagnucolò l’ammiraglio, mentre con tristezza guardava i propri uomini lanciarsi in mare da ciò che rimaneva del povero vascello.
Marco rimase sconcertato.
Di fianco a lui Smoker, che pareva essere apparso dal nulla.
— Fenice concentrati.
— Come hai fatto a liberarti?
— Ho le mie tasche segrete con le mie chiavi segrete. Sono sicuro che non capiresti. Che hai intenzione di fare con lui?
Fece un cenno ad indicare l’ammiraglio.
— Non ne ho la minima idea. Scappare è del tutto impossibile, non abbiamo una strategia e sta piovendo a dirotto. In più quell’idiota è scomparsa nel nulla, lasciandomi qui a combattere da solo.
Smoker scosse il capo e sospirò.
— La mia figlioccia non farebbe mai una cosa del genere. Evidentemente le è balzata qualche idea in mente.
Il biondo tacque per qualche secondo, ipotizzando cosa avrebbe potuto pensare la ragazza, senza però riuscirci.
—  In ogni caso siamo nei guai, con o senza di lei.
— Ananas, dovresti smetterla di lamentarti una buona volta. — Ginevra, in bilico sulla punta più alta dell’albero maestro della Bleeding Moon, lo interruppe, mentre fasci di luce le attraversavano il corpo da parte a parte.
Scosse il capo e ghignò, prima di guardare l’ammiraglio con aria di estrema riluttanza.
Celermente le ferite si ricoprirono d’acqua e si rigenerarono, lasciando solamente i danni al vestiario, oramai distrutto, che lasciava intravedere la fascia nera che portava a mo’ di reggiseno.
— Non mi ucciderai così facilmente: l’erba cattiva non muore mai.

 

****
 

— Se continua così quella stupida si farà ammazzare. — sbottò Scarlett, mentre correva con lo sguardo alla figura esile di Ginevra, in piedi su un’onda davanti a Kizaru.
Si pulì dal sangue di un marine, prima di tornare alla battaglia e constatare, suo malgrado, che gli uomini, dopo essersi buttati dalla loro imbarcazione oramai distrutta, erano saliti per la maggior parte sulla Bleeding Moon, pronti a lanciarsi all’attacco.
Ace non le rispose, ma fissò il proprio sguardo di fronte a sé, corrugando la fronte — Perché c’è un’altra nave? — sollevò un sopracciglio.
La ragazza lo guardo interrogativa per poi guardare nella direzione indicata dal pirata.
Un altro veliero, più piccolo del precedente, si stagliava all’orizzonte, dietro i resti galleggianti.
— Quella è la barca di Smoker, ma non capisco perché sia qui. — sussurrò Scarlett, quindi si portò una mano al viso — Possibile che avesse previsto tutto?
La massa marine che gli si era lanciata addosso li riportò alla realtà.
La rossa fu accerchiata da cinque uomini ed Ace fece per andare ad aiutarla, ma lei lo precedette, muovendo le mani in modo circolare per avvolgere i nemici in una nube violacea.
Konran.
Gli ufficiali si bloccarono di colpo e sgranarono gli occhi guardandosi attorno spaesati.
— Ora andiamo ad aiutare Ginny e Marco.
Strattonò il pirata.
— Non possiamo, ci hanno accerchiati di nuovo.
Scarlett sospirò.
La preoccupazione che potesse succedere qualcosa di grave all’amica era aumentata a dismisura.
Pugno di Fuoco notò la sua tensione e le passò una mano in testa, scompigliandole i capelli.
— Andrà tutto bene, baka. Quei due sanno quello che fanno.
La giovane si lasciò sfuggire un mezzo sorriso e si concentrò sui nemici che li attorniavano, cercando in ogni modo di liberarsene.
Le faceva così tanto male la testa per via degli attacchi che aveva fatto che quasi non riusciva a tenere gli occhi aperti.
Stava per cadere vittima della propria stessa illusione, quando l’ennesimo colpo la riportò alla realtà e la costrinse a voltarsi verso la prua della nave, dove Ginevra, Marco e Smoker erano piombati.
La ragazza bionda fece per alzarsi nuovamente in piedi, in mezzo al polverone creato dalla rottura di mezzo ponte, ma sentì tintinnare un paio di manette ai propri polsi.
Il pirata al suo fianco, nella stessa situazione, ringhiò.
Lei si girò di scatto verso il giovane e se lo ritrovò davanti gambe all’aria, coi capelli più scompigliati del solito.
Smoker era leggermente più distante, anch’egli in una posizione poco ortodossa - e decisamente poco comoda - e nella loro stessa situazione.
Se la situazione non fosse stata così drammatica, di certo sarebbe scoppiata a ridere.
Kizaru la afferrò per il collo e la tirò su a forza — Ragazzina testarda. Quelli come te non vincono mai — e, detto quello, la scagliò via, due metri più in là.
Schioccò le dita ed un paio di marine la agguantarono, per poi alzarla in piedi e tenerla ferma.
L’ammiraglio invece spostò il proprio sguardo su Scarlett, poco più in là, la quale si era letteralmente paralizzata sul posto e seguiva la scena con occhi pieni di dolore e paura.
— Non osare toccarla, cane. — ringhiò Ginevra, cercando di divincolarsi.
— Troppo tardi.
Un altro cenno ed un’ondata di suoi sottoposti si lanciarono su i due superstiti e, prima che loro potessero accorgersene, l’uomo, divenuto un fascio di luce, li aveva ammanettati.
Prese quindi la giovane ragazza e se la caricò sulle spalle.
— Mettimi giù!
Sbraitò lei ed iniziò a scalciare.
— Devo ammazzare quel bastardo! — tuonò Ginevra, con un’aria che trasudava odio, mentre provava a liberarsi dalla morsa dei sottoposti di Borsalino — Lasciatemi andare! — disse nuovamente, con più furia di prima, e quasi tutti i sottoposti presenti, come privi di sensi, si accasciarono a terra.
Svenne anche Scarlett.
— L’ambizione? Tu..? Chi l’avrebbe mai detto… Sei proprio un soggetto interessante.
Borbottò l’ammiraglio, prima di darle un calcio in pieno petto e scagliarla in acqua — Peccato che non ti servirà a molto in mare.
La stessa sorte toccò anche ad Ace, Marco e Smoker, quindi l’uomo si materializzò sulla nave di quest’ultimo, portando con sé Scarlett ed i propri sottoposti.
Ginevra si aggrappò ad un pezzo di legno vagante e trascinò con sé e il pirata biondo, dandogli così possibilità di non affogare e stessa cosa fece l’oramai ex marine con l’altro ragazzo.
— Grazie.
Bofonchiò la Fenice, con un fil di voce. Non ricordava di aver mai bevuto così tanta acqua salata in vita sua.
Lei imprecò e diede un pugno all’asse al quale erano aggrappati.
— Calmati. — intimò Marco, per paura che la rompesse, e le posò una mano sulla spalla, per poi ritrarla immediatamente, vedendola già staccata a morsi — Tutto andrà per il meglio. Cerca di stare tranquilla.
— Per il meglio?! Cosa andrà per il meglio?! Andrà per il meglio se entro stasera saremo diventati cibo per i pesci. Ecco cosa andrà per il meglio!
Gli rivolse lo sguardo e lui ebbe modo di vedere i suoi occhi colmi di lacrime che le andavano a rigare il viso già di per sé fradicio.
— Se l’è portata via… — la sua voce fu rotta da un singhiozzo — Non sono stata capace di proteggerla.
Marco le diede una pacca sulla spalla, con cautela — Non è stata colpa tua. Non potevi prevederlo.
— Se solo non fosse per queste manette, io… E invece adesso siamo tutti quanti condannati a morire qui, in mezzo questo tripudio d’acqua salata.
— Fintanto che ci sono io nessuno perderà la vita qui, chiaro? — bofonchiò Smoker, mentre riagguantava al volo Ace, che si era addormentato proprio nel momento meno opportuno.
Il Cacciatore Bianco si girò speranzoso verso l’orizzonte ed aspettò.
Passarono parecchi minuti prima che riuscisse a scorgere qualcosa.
— Quell’imbecille capita proprio a fagiolo. — commentò quindi, mentre scuoteva il capo e sfoderava un sorriso soddisfatto — Vedi? Donna di poca fede.
In lontananza, sulla polena, un ragazzino moro stava scuotendo le braccia.
— Ace! — cinguettò — Fumoso! Testa d’Ananas!
Portgas si svegliò di colpo, come ammaliato da quella voce.— Rufy!














~Note~

Itami: dolore
Konran: confusione



~Angolo Autrici~
Lucy: Buona seraaaaa 3: vi darò una notizia strabiliante! *^*
Ginevra: è finalmente riuscita a capire come nascono gli ananas
Lucy: no....non è quello....
Marco: PERA! SE TI PRENDO TI AMMAZZO! *inizia ad inseguirla*
Ginevra: *scappa*
Milla: Passiamo a cose più importanti!
Scarlett: Io e Ginny apriremo un programma nella storia, in cui risponderemo alle vostre domande (se ce ne saranno)
Ginevra: Potrete fare domande su qualsiasi cosa! A partire dalla vita privata delle autrici ad arrivare alle peggiori cose che dice il fagiano nel sonno!
Marco: BASTARDA! *la insegue di nuovo*
Ace: Ho fame
Scarlett: Ma tu pensi solo a mangiare?!
Ginevra: *li zittisce spiaccicando un pompelmo in faccia ad entrambi*
Milla: Dove l'hai preso quel pompelmo....?
Lucy: Shhh.... Tranquilla *pat pat pat*
Milla: ....ti strozzo
Lucy: *ritira la mano* BENISSIMO! Quindi, ricapitolando tutte le novità:
-l'angolino di Ginny e Scar
-Marco che parla nel sonno
Ace: Non è una novità che il biondo parli nel sonno
Lucy: Dettagli *gli ruba il cappello e si mette a ballare la overture della gazza ladra*
Ace: ....cosa le è preso....?
Milla: Le succede spesso.... Ma non ho ancora capito perché.... Deve aver sbattuto la testa da qualche parte
Lucy: *piroetta, cade per terra, si spiaccica al suolo*
Ace: ....tutto bene....?
Lucy: Si, si.... Avevo solo voglia di abbracciare il pavimento
Ace: UH FIGO! LO FACCIO ANCH'IO!! *si spiaccica* ehi, ma non è morbido!
Milla: ...help me.... Chiuderò questo angolo autrici da sola, mandando un bacione a tutti quelli che ci seguono e che hanno recensito :* vi vogliamo tanto tanto tanto tanto bene <3
Rufy: CIBOOOOOO *si lancia su Marco trasformato in fenice e gli morsica una chiappa*

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Capitolo 6
*** ~Fine again~ ***


V. Fine again






-E così siete stati fregati da Borsalino....?- commentò Zoro, ridacchiando.
Il sorriso gli sparì dalle labbra non appena vide il volto di Ginevra, che aveva un'espressione indecifrabile, mista fra l'odio, la voglia di vendetta ed il desiderio di uccidere.
Quella ragazza lo spaventava e non poco, per quanto potesse intimorirlo una donna.
Lei abbassò lo sguardo, poggiando la fronte sulle ginocchia e prendendo due bei respiri, provando in tutti i modi a calmarsi e, quindi, a trattenere le lacrime.
Tutta la ciurma la stava guardando, ma non le importava.
-Rufy, è pronta la....- borbottò un pirata appena spuntato dalla cucina, con un piatto fumante di carne in mano, non riuscendo però a finire la frase, visto che l'occhio gli cadde sulla ragazza bionda accovacciata a terra e, in particolare, sui suoi polsi, legati assieme da un paio di grosse manette.
La giovane si alzò in piedi, sospirando.
Il viso era contornato da una massa di capelli biondo scuro, quasi color miele, ed era caratterizzato dal colore alquanto pallido della carnagione.
Si passò una mano trai capelli, spostandoseli da davanti il volto, rivelando i suoi occhi verdi e la sua piccola bocca rosea.
Il biondo la fissò per diversi secondi prima che il suo sguardo si soffermasse sul suo corpo seminudo, vestito solamente con un paio di pantaloncini corti ed una fascia nera sul seno, oramai distrutta e, quindi, quasi inesistente.
Sbatté diverse volte le palpebre, accertandosi che quella non fosse un'allucinazione, per poi lanciarsi su di lei e fare le dovute presentazioni.
-Signorina! Quale meravigliosa visione ho davanti ai miei occhi!- cinguettò, volteggiandole attorno, con gli occhi a forma di cuoricino -Io sono Sanji! Posso fare qualcosa per te, oh mia principessa?-.
Venne placato da un cazzotto mollatogli in pieno viso dallo spadaccino.
-Cuoco dei miei stivali, chiudi quel dannato becco una buona volta!-.
-Testa d'alga, perché non ti fai mai gli affari tuoi?! Stavo parlando con questa adorabile ragazza e, di certo, non avevo bisogno del tuo stupido intervento!-.
I due continuarono a battibeccare, ma una giovane dai corti e lisci capelli arancioni li prese per le orecchie, conciandoli per le feste.
Ginevra, nel frattempo, senza far caso a tutto il caos che si era venuto a creare, aveva raggiunto Smoker, il quale stava velocemente spiegando a Rufy cosa era successo prima del loro arrivo.
-Smokey, come le tolgo queste?- chiese, interrompendoli ed allungando i polsi verso il marine ed alludendo a ciò che li teneva legati assieme.
-Dal momento che Borsalino è un'imbecille ha preso solo le manette- rispose l'altro, sbuffando -Quindi....tasca sinistra dei pantaloni-.
Lo spadaccino si mosse prima di lei, prendendo le chiavi e liberando i due comandanti della Prima e Seconda flotta di Barbabianca.
-Zoro, cosa aspetti ad aiutare anche gli altri due?- chiese il Capitano, sollevando un sopracciglio.
-Non mi fido di loro- spiegò quello, squadrando dal basso verso l'alto i due -Lui- fece un cenno all'uomo ancora bloccato a terra -È un marine.... Oltretutto manco troppo debole.... E lei- si voltò verso la bionda -Non sappiamo nemmeno come si chiama- sospiro -Non mi fido di loro-.
-Ginevra Carter- si presentò lei, omettendo volutamente la presenza della "D" nel proprio nome e rivolgendogli uno sguardo colmo d'odio -Scusa se non ti porgo la mano, ma sai.... Sarebbe un problema viste queste manette- pronunciò l'ultima frase con una tale acidità nelle parole che avrebbe potuto corrodere qualsiasi cosa.
-Carter....- sussurrò il ragazzo coi capelli verdi, grattandosi il mento con l'indice -Ho già sentito questo nome-.
-EEEEEH?! ANCH'IO L'HO GIÀ SENTITO!!- esclamò Rufy, piombando in mezzo ai due, guardando la giovane con occhi spalancati.
-Certo che l'avete già sentito, ebeti- si intromise Sanji, accendendosi una sigaretta ed avvicinandosi -Il casino che è successo anni fa ad Alabasta.... Dove due tra i più grandi pirati appartenenti alla ciurma di Newgate sono furono uccisi a sangue freddo dalla Marina.... I loro nomi erano Temperance D Red ed Alex D Carter-.
Ace abbassò il capo, togliendosi il cappello dalla testa e guardando il pavimento della nave, con fare pensieroso e, per la prima volta in vita sua, silenzioso.
-Quindi tu saresti....- borbottò lo spadaccino, lasciando la frase in sospeso.
-La sorella.... Sarei la sorella- concluse la ragazza, sbuffando -Bene coso, hai avuto la tua presentazione.... Ora vuoi darmi quelle fottute chiavi?-.
L'altro scosse la testa.
-Zoro, liberala- ordinò Cappello di Paglia.
-E col marine come la mettiamo? Potrebbe far finta d'esser nostro amico quando in realtà trama di ucciderci tutti-.
-Il Fumoso è una persona che non ricorrerebbe a tali trucchetti per imprigionarci-.
Il ragazzo dai capelli verdi fece una smorfia e, seppur a malincuore, liberò i due.
Ginevra si tastò i polsi, muovendoli un po' prima di puntare una mano verso il mare.
Una bolla d'acqua si sollevò in aria e la bionda chiuse le dita a mo' di pugno.
Dopo una manciata di secondi, questa esplose, ritornando a gocce nell'oceano.
-Bene....- sussurrò, guardandosi il palmo.
-WAAAAAA- cinguettò il ragazzo di gomma, saltellandole accanto -ANCHE TU POSSIEDI UN FRUTTO DEL MARE!! UN ROGIA D'ACQUA??-.
-Guarda che ti sente anche se non le urli nelle orecchie!- lo rimproverò la ragazza dai capelli ramati -E poi smettila di importunarla!-.
-Ma, Nami....-.
-Niente ma! La stai rincitrullendo!-.
-Non è nulla- la rassicurò Ginevra, sforzandosi di sorridere, prima di rivolgere lo sguardo verso il giovane -Sì Capitano, uso l'Umi Umi e controllo l'acqua-.
-Figata- i suoi occhi si illuminarono -E se diventi tutta d'acqua posso passarti attraverso??-.
Lei annuì.
-Puoi farlo?? Ti prego ti prego ti prego ti prego!!-.
-Rufy, dannazione! Non puoi semplicemente chiedere ad ogni persona che incontri se puoi passargli attraverso!- sbuffò il cuoco, parandosi fra la bionda ed il proprio superiore.
-In qualità di Capitano, ti ordino di spostarti- fece, con aria, a parer suo, convinta -E, soprattutto, di andarmi a cucinare la cena-.
-Va bene....- acconsentì -Preparerò il mio famoso filetto.... Ma solo perché abbiamo ospiti- mandò un bacino a Ginevra, ricevendo così l'occhiataccia di Nami e lo sguardo accigliato di un'altra donna dai capelli corvini ed gli occhi azzurro chiaro.
Il biondo prese per la mano quest'ultima e la condusse all'interno della cucina -Robin chan, vieni ti voglio mostrare il mio piatto migliore!-.
-Non volevi provare a passarmi attraverso?- chiese Ginevra, tramutando il suo corpo in acqua.
Venne investita tre secondi dopo dal ragazzetto, che le si lanciò addosso e la passò da parte a parte.
Lei si liquefece del tutto, prima di ricomporre il proprio corpo da tutt'altra parte, sotto le risate sguaiate del moro, ora confuso.
-Ma se passo dentro l'acqua, non dovrei sentirmi indebolito?-.
La ragazza scosse la testa -L'acqua del mio frutto non ti potrà mai indebolire, perché essa stessa è creata da un frutto del diavolo-.
-Ace! Hai visto?? Fallo anche tu!- incitò, tutto esaltato, il proprio fratello, tirandolo per il braccio ed avvicinandolo alla giovane.
-Non posso Luffy! Nonostante voglia bene a Ginny, l'acqua è l'antagonista per eccellenza del fuoco.... Non è una grande idea la tua- mormorò Fire Fist, puntando i piedi a terra e frenando il piccoletto, dandogli poi un cazzotto sulla testa.
Ginevra si avvicinò al parapetto, sporgendosi un poco, cercando nelle onde circostanti il suo prezioso cappello.
Gli occhi si imbatterono nella sua nave, saldamente legata alla Sunny, cosicché potesse essere trainata dal momento che era semidistrutta, senza albero e non poteva navigare per proprio conto.
In quel momento si sentiva proprio come la Bleeding Moon.
I suoi nervi erano a pezzi, la tristezza la stava prosciugando, sentiva il proprio cuore vuoto, come se una parte fosse stata rubata.
-Vi porteremo fino alla prossima isola, dove potrete riparare la vostra nave e raggiungere i rispettivi compagni- annunciò un tipo dal naso lungo ed affusolato, grattandosi la testa.
-Avete una radio snail? Voglio chiamare Papà- borbottò Marco, ricevendo una risposta positiva da quest'ultimo, che lo accompagnò nella cabina del proprio superiore, per dargli il lumacofono.
La bionda nel frattempo era saltata giù dalla nave, direttamente in mare.
-GINEVRA!- urlò Smoker, quasi lanciandosi dietro di lei, prima di vederla camminare tranquillamente sull'acqua ed infilarsi il cappello in testa.
-Avevo perso questo- spiegò lei, indicando l'oggetto e risalendo a bordo, dandosi una mano con un'onda appositamente creata grazie al suo potere.
-Imbecille....- borbottò l'uomo, scuotendo la testa -Comunque vorrei sapere da quando sei capace di usare quell'ambizione-.
-Non lo so.... Da un po', forse.... Non me ne sono mai accorta-.
-Che tipo di haki?- chiese curiosamente Franky, un energumeno misto tra essere umano e robot, con delle braccia sproporzionate e curiosi capelli azzurri.
Piegò leggermente la testa di lato, fissando la giovane.
-L'ambizione del re conquistatore- rispose grave il marine, aspirando un tiro dai suoi due sigari, buttando poi fuori il fumo.
Il ragazzo rimase scioccato.
-La sa usare anche lei....?-.
-Sì, ma evidentemente non la sa controllare: prima ha fatto svenire anche la rossa- mormorò Ace, intromettendosi nella conversazione.
-La rossa?- fece Chopper, sollevando un sopracciglio, mentre girava attorno ai nuovi arrivati, controllando che non avessero ferite gravi.
-Temperance D Scarlett- disse il moro, sistemandosi il copricapo sulla testa, pronunciando quel nome con una piccola smorfia sulle labbra.
-Ha anche lei la "D" nel nome!- esclamò Rufy, spuntando dietro le spalle del fratello ed arrampicandosi sulla sua schiena a mo' di cucciolo di koala.
-Stai giù!- protestò il più grande dei due, dando un colpo in testa all'altro per staccarselo di dosso.
-Ma lei dov'è?- domandò la renna, persosi la precedente spiegazione del marine, soffermandosi per un secondo a guardare il viso di Ginevra, sul punto di crollare.
-È stata catturata da Kizaru-.
-Ah....-.
*

«Papà?» fece il biondo, parlando alla radio snail con voce ferma.
«Marco?» gracchiò una voce dall'altro capo della cornetta «Ace dov'è? Come state? Da dove mi chiami? Ho provato a contattarti, ma non hai risposto»
«Si papà: ho perso il mio lumacofono durante una battaglia»
La lumaca che aveva di fronte aveva un grosso paio di baffi bianchi e lo stava guardando con aria preoccupata.
«Una battaglia?!»
«Tranquillo papà, stiamo entrambi bene.... Ho trovato Ace a Nanohana, ma, per via di un imprevisto, la sua nave è stata bruciata e, di conseguenza, siamo dovuti scappare con due ragazze che tu conosci molto bene....»
«Mmmm.... Una di quelle infermiere carine vestite di rosa....?»
La faccina della radio snail arrossì.
«No papà.... Carter e Temperance»
Il biondo udì un boato, come se il suo Capitano fosse caduto dalla sedia dove si trovava.
«No.... Non loro due....» sussurrò quest'ultimo, con voce quasi rotta da un singhiozzo «Come sei riuscito a trovarle....?»
«Per caso, in una taverna»
«Ed ora siete con loro?»
«Sì, ma Scarlett è stata presa da quel sadico ritardato di Borsalino una ventina di minuti fa.... Adesso siamo con la bionda sulla nave del fratellino di Ace, Rufy»
«È stata rapita?!»
«Sì»
L'altro imprecò.
«E Ginevra come sta??»
«È un po' scossa»
«Oh santo cielo.... Povera la mia piccola Ginny.... Marco, dovete assolutamente raggiungerci prima che potete! Dobbiamo trovare Scarlett»
«Dove ci vediamo?»
«Jaya, è la più vicina alla vostra posizione, no?»
«Già.... Chiederò a Rufy se possono portarci lì.... Ciao Papà»
Un secondo di silenzio, interrotto dalle parole dell'uomo.
«Marco»
«Dimmi»
«Tratta bene quella ragazza.... Non hai idea di cosa abbia passato....»
Il biondo storse il naso, facendo una smorfia e sbuffando il più silenziosamente possibile.
«Va bene» acconsentì, seppur controvoglia.
«Come mai questa reazione?»
«Io e....» non riuscì a pronunciare il nome «Lei.... Non andiamo molto d'accordo....»
L'altro rise.
«Marco»
«Cosa Papà....?»
Il biondo sperò con tutto il cuore che non gli chiedesse altro riguardante quell'imbecille.
«Grazie»
«Prego» tirò un sospiro di sollievo «Ah, quasi dimenticavo!»
«Parla»
«La Pera.... Cioè.... La bionda.... Ha manifestato l'ambizione del re conquistatore»
Altro tonfo.
«Ho sempre saputo che sarebbe stata in grado di usarla!!» cinguettò il pirata, battendo le mani «D'altronde buon sangue non mente!»
«Non capisco»
«Tranquillo: ti spiegherò tutto quando ci vedremo»
«Okay.... A presto Papà»
*

Scarlett aprì lentamente gli occhi e li sbatté un paio di volte, assicurandosi di essere ancora viva.
Le girava la testa come mai prima di allora ed avvertì come dei brividi percorrerle la schiena.
Diede la colpa al freddo e si inginocchiò, per fare il punto della situazione.
Era in un posto che non conosceva, la vista le faceva brutti scherzi, si sentiva indolenzita e, ciò che più importava, Ginevra non era lì.
L'ultima cosa che si ricordava di aver visto era il suo volto crucciato e la sfilza di marine che lei aveva accanto, accasciarsi a terra, come se una forza sovrannaturale li avesse costretti a svenire senza che lo volessero.
E così era stato anche per lei.
Altro brivido.
Provò ad alzarsi, ma l'ennesimo giramento la costrinse a rimanere seduta.
Osservò i polsi e notò le manette di agalmatolite che li stringevano.
Strizzò gli occhi, provando a mettere a fuoco ciò che le stava attorno, ma quello che riusciva a vedere, in realtà, era molto poco a causa della scarsa luminosità dell'interno.
Era però certamente sicura di trovarsi in un qualcosa che assomigliava a una specie di cella, con tanto di sbarre, sicuramente di agalmatolite.
La stanza era, al contrario di una normale cella di prigione, sin troppo pulita, tant'è che vi aleggiava un forte puzzo di disinfettante che le penetrava nelle narici e la faceva quasi sentire peggio.
Il pavimento sul quale era accasciata sembrava fatto di metallo spesso e lucido.
Provò a ricordare ancora la dinamica degli ultimi attimi della battaglia, ancor prima che i marine si sentissero improvvisamente male ed i suoi occhi si chiudessero, facendola cadere nell'oscurità.
Ben impresso nella mente aveva il viso disperato e sconvolto di Ginevra.
Sentì come una fitta allo stomaco, qualcosa che le diceva di non indagare oltre per non iniziare a piangere e a singhiozzare.
Avrebbe voluto che le fosse accanto, a dirle che tutto sarebbe andato per il meglio e la avrebbe liberata e trascinata fuori da lì anche a costo di sacrificare la vita.
Voleva uscire da quell'incubo in cui si era risvegliata.
Oltre alla stanza, già lugubre di per sé, i rumori che echeggiavano non la aiutavano a pensare in modo positivo.
Nell'aria, infatti, rimbombavano urla di rabbia e di dolore, bestemmie ed imprecazioni, suppliche e preghiere e queste le facevano crescere un'angoscia ancora più grande, dovuta alla marea di emozioni che aleggiavano, tutte distruttive, di morte ed impossibili da sopportare.
Si alzò con una fatica inimmaginabile e si avvicinò alle sbarre, tentando di guardare cosa la circondasse, ma era troppo buio e le uniche cose che riusciva a scorgere erano sagome urlanti nelle celle di fianco alla sua e in quella di fronte, quasi tutte accucciate in un angolo o sdraiate a terra.
Percepiva chiaramente la loro sofferenza e ciò non faceva altro che aumentare la sua.
Un altro brivido le percorse la schiena, inducendola ad arretrare di qualche passo.
Sussultò quando sentì dei passi rimbombare lungo il corridoio.
Tutti cessarono immediatamente di schiamazzare, troppo terrorizzati per fare anche il minimo lamento.
-Uh uh, ti sei svegliata finalmente- commentò una voce ben conosciuta, derivante da un'imponente ombra scura ora ferma di fronte a lei.
Scarlett ringhiò e si buttò contro le sbarre, afferrandole con forza tra le mani, gesto che, a causa della composizione del materiale, la indebolì ancora di più.
-Kizaru, brutto bastardo! Che ne hai fatto degli altri?!- urlò, in preda alla furia omicida.
Il tono e le parole con le quali si era rivolta all'ammiraglio suscitarono il vociare sorpreso e impaurito delle persone lì presenti ed imprigionate.
L'uomo di fronte a lei sollevò le sopracciglia e si mise le mani in tasca, con fare distaccato.
-Ohh, non ti preoccupare Scarlett, non li ho toccati, sono accidentalmente caduti in mare- aggrottò la fronte -Al massimo saranno annegati, visto che nessuno di loro quattro è in grado di nuotare....-.
La rossa strinse le mani così forte da far diventare bianche le nocche e rimase in silenzio nel tentativo di non perdere del tutto la propria calma.
Avrebbe voluto urlare e tirare calci dappertutto, ma non voleva mostrarsi così debole di fronte a colui che era una delle cause della morte del proprio fratello.
Chinò la testa e chiuse per un secondo gli occhi, mentre le fitte alle tempie aumentavano ogni secondo di più, tormentata com'era dal pensiero che qualcuno di quegli imbecilli fosse morto.
Ma, in qualche modo, si sentiva leggermente sollevata, perché aveva la sensazione che Ginevra fosse viva, anzi ne era certa.
on sapeva come o da dove riuscisse a capirlo, ma il suo istinto le diceva così e, il suo istinto, aveva sempre ragione. O almeno così almeno sperava....
Udì un qualcosa tintinnare e riaprì gli occhi di colpo, spalancandoli di fronte a Kizaru, che infilava un paio di chiavi nella serratura della cella.
Aprì lentamente la porta e infilò il braccio all'interno, afferrandola per le manette e tirandola fuori con forza, facendola quasi cadere per terra.
-Che stai facendo?!- urlò Scarlett, dimenandosi inutilmente dalla sua stretta micidiale, non riuscendo nemmeno a spostare le mani dell'energumeno, debole com'era.
-Tu sei un'ospite speciale qui, ragazzina. Ti sto portando in un posto altrettanto speciale- spiegò annoiato l'ammiraglio, cominciando a strattonarla per il corridoio.
La ragazza riusciva ora a vedere i volti scarni delle vittime, per la maggior parte uomini, rinchiuse in quelle celle oscure e spoglie.
La stavano guardando con un'espressione terrorizzata e, al contempo, triste, come se di lì a poco le sarebbe accaduto qualcosa di orribile.
Scosse la testa, cercando di tenere il passo dell'uomo per non cadere ed essere trascinata a terra per i restanti metri da percorrere.
-Che vuoi fare?! Uccidermi?!- ghignò sarcastica, ignorando il dolore improvviso che le era preso ai polsi.
L'ammiraglio fece le spallucce.
-No, per niente, ma credo che quello che ti faranno sarà molto meno divertente- la avvisò, con il tono strascicato di sempre.
Scarlett si ammutolì e sospirò.
In quel momento, non le importava cosa le sarebbe successo, cosa le avrebbero fatto di lì a poco.
Non aveva mai avuto paura della morte, aveva sempre pensato che sarebbe arrivato il momento, l'avrebbe accettata, bensì aveva il terrore di perdere e venire abbandonata dagli altri.
Non si era per niente arresa, avrebbe combattuto ancora, ma la sua testa, piena di preoccupazioni era da tutt'altra parte e Borsalino se n'era accorto.
-Sempre a pensare a quella ragazzina bionda, uh?-.
L'altra non rispose, limitandosi a continuare a camminare, muovendo le gambe l'una davanti all'altra con grande fatica, sperando che quel bastardo non avrebbe osato aggiungere altro sulla sua migliore amica.
-Beh, non so proprio se sia viva, ma un po' mi dispiacerebbe, visto il suo potenziale- continuò l'uomo annoiato, ciondolando un po' la testa -Ma se quel bastardo traditore fosse annegato.... Beh, quella sì che non sarebbe una grande perdita-.
La ragazza si fermò di colpo, puntando saldamente i piedi a terra e rischiando così di venire sbattuta al suolo, riuscendo per miracolo a non sfracellarsi.
L'ammiraglio, senza lasciarla, si voltò verso di lei e alzò un sopracciglio, roteando gli occhi semi-nascosti dagli occhiali da sole.
-Non provare a parlar male di Smoker- sputò la rossa, con disprezzo.
-Come dovrei parlarne? Nonostante sia molto forte, e questo lo riconosco, ha osato disobbedire ai suoi superiori, preferendo aiutare due ricercate, tra l'altro sorelle di nemici giurati della Marina.... I traditori come lui sono feccia della peggior specie, paragonabile a voi pirati- rispose l'altro e, con un sospiro annoiato, diede uno strattone alle manette, ma Scarlett rimase ferma dov'era, tentando di non perdere la calma.
Non poteva permettere che qualcuno parlasse di Smoker in quel modo: quell'uomo aveva salvato la vita a lei e Ginevra per ben due volte, senza contare tutte le volte in cui aveva sacrificato il proprio lavoro per permettere loro di scappare.
Provava nei suoi confronti, anche se la maggior parte delle volte si sarebbe detto il contrario, un rispetto e un'ammirazione che non aveva mai provato per nessun altro, se non per suo fratello. Non riusciva a sopportare che qualcuno infangasse il suo nome, facendolo sembrare l'opposto di ciò che in realtà era.
Nonostante i sentimenti contrastanti che la travolgevano in quel momento, la ragazza decise di reprimere tutta la rabbia che minacciava di riversarsi fuori e riprese a camminare.
Non avrebbe potuto fare niente in quel momento e, perdere la pazienza, avrebbe solo peggiorato la situazione.

*

-Smokey chan, io non ho ben capito perché Ginevra è così giù di morale- intimò Rufy, battendo il pugno chiuso sulla testa del fratello, che gli fece sbattere il muso sul grosso e spesso tavolo in legno.
L'uomo sospirò, appositamente non soffermandosi sull'appellativo "Smokey chan" che il ragazzo gli aveva deliberatamente affibbiato e, più in particolare, sul chan, che decisamente stonava col suo nome.
Quell'essere profondamente idiota sembrava avere preso sin troppa confidenza con lui, ma, anche se avrebbe voluto prenderlo a pugni, quello non era né il luogo, né il momento adatto per farlo.
-Semplicemente perché sta rivivendo quello che le è successo due anni fa....- rispose il marine, bevendo un sorso di birra dal boccale che aveva davanti, gentilmente offerto, anche se con molta diffidenza, da Sanji, che ora stava lì di fianco, controllando che non facesse nulla contro i suoi due angeli, Nami e Robin.
-Perché dovrebbe?-.
-Ha avuto un passato difficile ed ha paura che gli eventi che lo hanno caratterizzato si ripetano- borbottò, stringendo a pugno la mano destra, posata sul ginocchio, distogliendo lo sguardo da quello innocente del Capitano della Sunny.
-Quali eventi in particolare?-.
-Perché due anni fa le è morta l'unica persona rimasta della sua famiglia-.
Sperava che non cercasse di approfondire oltre, che non gli facesse altre domande che lo costringessero a ricordare quello che era stato il giorno che aveva cambiato la vita di Ginevra e Scarlett.
Oltretutto non erano fatti che riguardavano il ragazzo, ma non gli sembrava molto leale nascondere tutta la verità a coloro che li avevano salvati e si erano proposti di portarli dove avevano chiesto.
Diede un'occhiata veloce, attraverso l'oblò, alla bionda, poggiata al parapetto della nave, con una bottiglia piena in mano, poi tornò a fissare il proprio boccale.
-E chi era quella persona? Quel tipo Carter qualcosa?-.
-Alex-.
-Ecco! Carter D Alex! L'ho già sentito nominare, ma non mi ricordo dove-.
-Non te lo ricordi perché come al solito sei distratto!- esclamò Sanji, dandogli una botta in testa -Te l'ho spiegato prima: era un famosissimo pirata che apparteneva alla ciurma di Barbabianca!-.
Marco annuì, proseguendo il discorso -Possedeva uno Zoo Zoo mitologico, esattamente come me, che gli permetteva di diventare un ippogrifo-.
-Aveva dei poteri fantastici, forse migliori dei tuoi- commentò il cuoco, parlando alla Fenice -Poteva anche combattere mentre volava!-.
A Rufy si illuminarono gli occhi -Volava?!-.
-Anch'io so combattere mentre volo....- bofonchiò l'altro biondo, incrociando le braccia ed aggrottando le sopracciglia, avvicinandosi al tavolo e quindi anche a Nami, la quale ascoltava attentamente, con aria seria.
-Sì, ma non interessa a nessuno- lo zittì del tutto Sanji, guardandolo come se da un momento all'altro gli sarebbe saltato addosso per ucciderlo, solo perché si era azzardato ad avvicinarsi alla sua donna.
-Però- si intromise Cappello di Paglia -Io non ho ancora capito di cosa ha paura Ginevra e cosa c'entri suo fratello in tutto questo, dopotutto lui è morto ed è stata la sua amica ad essere rapita-.
Il marine sospirò e lo ignorò, reprimendo in fondo al cuore l'impulso di tirargli un pugno in pieno viso, ma il ragazzo, troppo curioso per non indagare oltre, continuò a fargli domande, finché Smoker, fuori controllo, si alzò in piedi, sbattendo violentemente il pugno destro sul bancone e facendo cadere a terra parecchi oggetti.
-BASTA- urlò, abbassando il capo, sul punto di picchiare il moro che gli stava accanto -SMETTILA DI FARE DOMANDE! SEI SOLO UNO STUPIDO RAGAZZINO CHE DOVREBBE FARSI GLI AFFARI PROPRI! TACI!-.
La sua reazione lasciò di stucco tutti i presenti, compreso Rufy, che fece un passo indietro, allontanandosi dall'uomo, ora chino a terra a raccogliere ciò che era caduto.
Ace sbuffò, continuando a bere la propria birra, come se nulla fosse accaduto.
-Scusalo- si rivolse poi al marine, ignorando il proprio stomaco che brontolava incessantemente.
Nami si chinò a raccogliere le cose cadute -Non ti preoccupare, faccio io-.
Marco si sedette di fianco il comandante della seconda flotta, mentre Sanji, Robin, Franky e Chopper rimasero in silenzio, spaventati da quella reazione improvvisa.
Smoker posò tutto quello che aveva raccolto sul tavolo.
Cappello di Paglia si avvicinò a lui, adesso serio e con un'aria dispiaciuta.
Gli porse una mano.
-Scusami-.
L'uomo scosse la testa e si riaccomodò sulla sedia di legno.
-Quella ragazza ha tutto il diritto di essere giù di morale- aggiunse, con un fil di voce, tirando una boccata ai due sigari che aveva in bocca -Reca sulle spalle un passato ricco di momenti infelici, a partire da quando fu abbandonata dai suoi, fino ad arrivare alla morte di suo fratello, due anni fa....-.
Con quelle parole stuzzicò la curiosità del ragazzo di gomma, che, però, si trattenne dal fare ulteriori domande, grazie a quel briciolo di buonsenso che gli era rimasto.
Il marine si accorse di quanto egli stesse fremendo dalla voglia di sapere, così come tutti i presenti del resto -I genitori, aristocratici di Nanohana, la abbandonarono quando aveva ancora a malapena sette anni, quando osò difendere verbalmente il fratello pirata durante un litigio.... Non ho idea di che fine abbiano fatto.... Fatto sta che, da quel giorno, Alex prese il mare assieme a Red, figlio dei Temperance, entrando a far parte della ciurma di Barbabianca, mentre Ginevra veniva presa in custodia da questi ultimi, andando a vivere con Scarlett, legando sempre di più con lei.... In questi anni è diventata la sua ancora di salvezza-.
-Tu come sai tutto questo? Dopotutto è della sua infanzia che stai parlando e la stai riportando come se l'avessi vissuta in prima persona....- chiese Zoro, squadrando l'uomo con diffidenza.
-Ho avuto modo di sentirla raccontare da suo fratello Alex, con cui strinsi una sorta di amicizia-.
-Capito....-.
-Comunque, ho conosciuto Ginevra, e Scarlett, durante un mio soggiorno nella loro città natale, quando mi imbattei in un enorme incendio che stava devastando la casa delle due. Allora non sapevo a chi sarei andato incontro, semplicemente sentivo delle grida provenire da quell'abitazione, così mi ci ero lanciato dentro, superando le fiamme e trovando le bambine a terra, svenute. I genitori, bloccati in una stanza ed impossibilitati ad uscire, mi supplicarono di salvarle....-.
Ace e Marco si scambiarono un'occhiata.
L'uomo si accese un altro sigaro, sostituendolo a quello appena terminato, che spense del tutto in un posacenere -Portai le piccole via da lì, senza nemmeno sapere che fossero le sorelle di quelli che potevano considerarsi parte del gruppo dei più forti dei pirati in quel periodo- sospirò -Da quel giorno vissero per un po' di tempo con me.... Fosse stato per loro non mi avrebbero mai lasciato.... Forse ora non si ricordano di quelle due settimane: erano troppo piccole.... Erano ragazzine coraggiose e cocciute, ma potevo vedere il terrore nei loro occhi di fronte a quel mondo così ripugnante. Un giorno, però, venuti a conoscenza dell'accaduto, i loro fratelli, già allora facenti parte della ciurma di Newgate, chiesero il permesso di tornare a casa per controllare che le due ragazzine stessero realmente bene. Ovviamente, Barbabianca glielo permise e, per la prima volta dalla loro partenza, poterono riabbracciare le loro amate sorelline.... Scarlett aveva già mangiato il suo frutto, mentre Ginevra no-.
Si lasciò sfuggire un sorriso quasi paterno.
-Ma, se erano pirati ricercati, perché tu non li hai sbattuti in prigione?- chiese Rufy, col suo solito tatto e la sua classica capacità di fare le domande più inopportune nei momenti migliori
Tuttavia, il marine, questa volta, mantenne la calma.
Scosse le spalle e poi parlò, facendo uscire le parole come fossero state le cose più difficili del mondo da pronunciare.
-Perché era giusto così e, a volte, la morale va oltre ogni credenza ed ogni forma d'odio.... Vedere i loro volti sollevati quando avevano saputo che le due erano ancora vive e sentire le loro parole di ringraziamento piovermi addosso, fece crollare tutto l'insegnamento che avevo ricevuto come marine, tutti i valori, le credenze inculcatemi fino ad allora e, perciò, iniziai a pensare che anche i pirati avessero dei sentimenti, che non fossero quelle creature bastarde che la Marina li fa invece sembrare-.
-Che discorso smielato....- intervenne Zoro, alzando un sopracciglio -Credo di avere il diabete adesso-.
Marco rivolse il proprio sguardo fuori, inquadrando Ginevra, ancora fuori dalla cambusa, che aveva i capelli color miele che le svolazzavano per la brezza e le sbattevano sulle spalle.
Finalmente il ragazzo riusciva a capire perché Papà gli avesse chiesto di trattarla bene, ora era così dispiaciuto che, per un attimo, sembrò dimenticare tutti gli scherzi, le prese per i fondelli e, di conseguenza, il rancore provato a causa sua.
Ace, invece, quasi sprofondò sotto il tavolo, sentendosi maledettamente in colpa per la cattura della rossa, credendo che, forse, non era così idiota come invece credeva.
Smoker ignorò la battuta dello spadaccino, lasciando un attimo da parte tutta la sua durezza, mentre incontrava lo sguardo di Cappello di Paglia.
-Vuoi sapere perché tengo così tanto a Ginevra e Scarlett? Gli occhi di quei pirati, colmi di lacrime, di gioia e speranza, sorridenti ed impauriti allo stesso tempo, sono la risposta. Mi hanno cambiato la vita e convinto che avrei dovuto proteggere quelle due anche a costo della vita-.
*

-Si può sapere dove cazzo mi hai portato?!- urlò Scarlett, prima di essere gettata con forza da Kizaru contro il muro liscio e candido della stanza in cui egli stesso l'aveva trascinata.
Quel luogo era una vera e propria camera a cui si poteva accedere tramite una spessa porta di agalmatolite e, a differenza della cella, aveva in un angolo un letto sgualcito, apparentemente molto scomodo e un comodino di legno rovinato.
Il pavimento era fatto del solito metallo lucente, decisamente più pulito, ma l'odore che aleggiava era sempre quello di disinfettante, tipico anche della precedente stanza.
-Ti ho appena portato in una nuova cameretta, molto più accogliente- spiegò Borsalino, scuotendo le spalle e chiudendosi la porta dietro, rimanendo così all'interno insieme alla ragazza, inginocchiata a terra.
La rossa lo guardò truce, tentando di alzarsi invano -Avrei preferito sapere il nome di questo posto stile prigione di stato in cui mi hai trascinata a forza ore fa, separandomi dai miei compagni, ma dubito che la mia richiesta possa anche suscitarti il minimo di compassione e voglia di rispondermi senza mentire-.
-Come siamo principeschi....- l'uomo fece un giro su se stesso, andando a sedersi sul bordo del letto, facendo scricchiolare un poco le molle, sotto il suo peso -Ti trovi a Kagaku, la base della Marina in cui sono situati i migliori laboratori scientifici-.
Scarlett spalancò gli occhi: tutto si sarebbe aspettato, tranne quella risposta.
-E ti aspetti seriamente che io ti creda? Insomma, non hai esitato neppure un secondo! Non è possibile che tu non mi abbia detto il falso-
-Per quale motivo avrei dovuto mentirti? Dubito uscirai da qui dentro per raccontarlo ai tuoi amici- e sospirò, poggiando la schiena contro il muro.
Punto a suo favore.
-E perché mi troverei in un posto simile?-chiese accigliata, muovendo i polsi per controllare che non si fossero rotti, facendo così tintinnare le manette.
Le sembrava improbabile, se non quasi impossibile, che stesse avendo una conversazione civile con Kizaru, senza averlo già insultato o aver cercato di ucciderlo anche con il più stupido utensile disponibile, quale una forchetta.
-Ordini dall'alto.... Crediamo che i tuoi poteri potrebbero rivelarsi molto utili nelle nostre mani e, visto che ne sappiamo molto poco del Frutto del Diavolo che hai mangiato, i superiori hanno deciso che è arrivato il momento di fare esperimenti su di esso, per certificarne l'effettiva utilità o meno....- sbadigliò.
La giovane rabbrividì, ma restò impassibile di fronte alle parole dell'altro.
Fin dall'inizio era stata quasi sicura che l'avrebbero fatta fuori e, invece, ora la aspettava una tortura ben peggiore.
Odiava essere usata come un oggetto ed avrebbe di gran lunga preferito finire all'altro mondo, piuttosto che farsi mettere i piedi in testa in quel modo, ciononostante, in quel momento, la sua scelta era talmente vasta da comprendere due possibilità: lasciarsi usare come una cavia e lasciarsi usare come una cavia.
Bell'affare....
Anche se una parte del suo cervello, quella razionale, che aveva conservato un briciolo di lucidità, le continuava ad urlare che Ginevra avrebbe fatto l'impensabile per salvarla o, male che vada, per vendicarsi, l'altra sperava vivamente che si arrendesse o che Smoker la fermasse da fare follie e provare a tirarla fuori da quel guaio, ma sapeva esattamente che lui non avrebbe mai fatto niente di simile, anzi, pur cercando di proteggerla, l'avrebbe sicuramente cercata, coalizzandosi con la bionda.
In quel momento la sua unica speranza erano Marco e il Fiammifero.
Anzi.
Solo Marco....
E la cosa la preoccupava ancor di più, dal momento che, fra lui e Ginevra, non scorreva buon sangue e, certamente, la ragazza non gli avrebbe dato ascolto, a prescindere dal se le sue idee fossero state giuste o no.
-Ti odio- bofonchiò lei.
-Uh, non sei la prima che me lo dice- l'ammiraglio si alzò e la fissò, alzando un sopracciglio -E non sarei nemmeno l'ultima-.
Scosse le spalle, alzandosi dal giaciglio ed affiancandosi a lei, prendendola e spostandola di peso sul letto.
-Lì starai molto più comoda- asserì con aria sufficiente, come se, alla fine, non gliene fosse realmente importato molto -Lasciati dire una cosa, Temperance- continuò, questa volta con tono più serio, per quanto Kizaru potesse esserlo -Qualsiasi cosa ti facciano, lasciatela fare. Soffrirai molto di meno e forse, alla fine, sarai viva-.
Scarlett ghignò -Lo sai che non è nella mia natura-.
-Oh, beh, allora fai come vuoi. Era solo un consiglio- sospirò l'uomo, avviandosi verso la porta con passo lento e snervante.
La aprì, dando uno strattone secco, ma, prima che uscisse completamente, si voltò verso di lei.
-Ah, a proposito, ti avviso che non sono l'unico ammiraglio presente in questo luogo al momento-.
A quelle parole la rossa scattò, sedendosi sul bordo del materasso molle e guardandolo con sconcerto.
-Cosa?!-.
-Già, credo proprio che Akainu ti farà una visita- borbottò -Credo senta la tua mancanza- e rise.
La porta si chiuse con un tonfo forte e secco, lasciandola lì, immobile e incapace di reagire. Quando il suo cervello ebbe metabolizzato le parole di Borsalino, iniziò a tremare dalla rabbia, sentendo un odio profondo invaderle il corpo.
Ma, dopo aver realizzato in che condizioni fosse, ammanettata, piena di ferite e bruciature e completamente inerme, si abbandonò sul letto, chiudendo gli occhi, ricordando il sorriso sul volto del fratello della propria migliore amica, mentre si parava davanti alla bionda e la proteggeva dal colpo mortale che gli inferì quel bastardo.
Dopo l'incendio, la sua famiglia erano stati Red, Alex e Ginevra.
E forse, in qualche modo, lo era anche Smoker, col suo fare preoccupato e sempre accigliato.
Ora che i due fratelli erano stati uccisi le erano rimasti solo l'amica e l'oramai ex marine, che probabilmente stavano entrambi per morire solo per venirla a salvare.
Non voleva che anche loro due facessero la fine di Red ed Alex.
Il solo immaginare di un mondo senza Ginevra la faceva star male e, piuttosto che vederla senza vita, si sarebbe lasciata fare qualunque tortura.
Deglutì, cercando di non farsi assalire dai ricordi che tanto odiava le riaffiorassero in testa, ma, quando le venne in mente il sorriso caldo e rassicurante che suo fratello le aveva rivolto prima che le permettesse di fuggire, si ripromise che avrebbe ucciso quel bastardo di un'ammiraglio nel peggiore dei modi, massacrandolo anche con un paio di manette ai polsi.
*

Scolò l'ultimo goccio rimasto, appoggiandosi al parapetto e lasciando andare un sospiro.
Aveva solo un gran bisogno di ubriacarsi per riuscire a colmare un po' quel vuoto che sentiva in corpo, eppure, nonostante la bottiglia di rum che le aveva passato Nami e che ora giaceva vuota a terra, non credeva di essere mai stata più lucida di così.
Sentiva un turbine di emozioni attraversarle tutto il corpo, ma non riusciva a focalizzare su nessuna di esse.
Voleva distruggere tutto, strepitare, urlare, ma non ne aveva la forza.
Riusciva solamente a guardare davanti a sé il mare calmo e scuro.
Un fruscio la destò dai suoi pensieri dolorosi.
-Oi, bionda- la salutò rudemente lo spadaccino, parandolesi accanto con un grugnito.
-Ho un nome- gracchiò lei, senza nemmeno avere la forza di arrabbiarsi.
-Scusa- rispose stizzito.
Restò qualche secondo a fissare il suo profilo assente, prima di prendere di nuovo la parola -Rincomincio allora.... Ciao, Ginevra-.
L'altra fece spallucce -Ciao-.
-Sei ubriaca?- diede un'occhiata alla bottiglia giacente a terra.
-Perché provare a rimanere sobria quando sto morendo dentro?-.
Altro momento di silenzio, rotto dalla voce del ragazzo.
-Il marine mi ha raccontato qualcosa di te....- intimò, aspettando che questa almeno si voltasse.
Le sue parole suscitarono la reazione desiderata.
-Cosa ti ha detto?- ringhiò, di colpo rinsavita.
Le riportò per filo e per segno ciò che l'uomo aveva detto poco prima che lui uscisse e decidesse di raggiungerla per chiederle spiegazioni.
Ginevra scosse la testa, recuperando la calma e chiedendosi quanto in realtà stesse soffrendo l'omone dietro quella facciata costruita tanto bene.
-Smoker....- borbottò lei, fissando male il tipo dai capelli argentei attraverso l'oblò.
Stava bevendo da un enorme boccale di birra, mentre discuteva con aria annoiata ed infastidita con Marco ed Ace, tirando qualche volta un'occhiataccia a Cappello di Paglia.
-Quindi è vero quello che ha detto....?-.
La bionda annuì, distogliendo lo sguardo dalla cambusa e posandolo sul viso dello spadaccino che le stava di fronte -Ancora non ti fidi di noi- alluse a lei ed al marine -No?-.
-Di lui no di certo.... Innanzitutto fa parte della Marina- bofonchiò -E poi si lascia prendere troppo dai sentimenti-.
-Lui lasciarsi prendere dai sentimenti? Deve essere proprio disperato.... - ironizzò la giovane con l'amaro in bocca -Però, sai? Non tutti i marinai sono marci dentro....- sibilò la ragazza -E di me? Ti fidi?-.
-Non lo so-.
Lei sorrise, alzando il braccio sinistro parallelamente al pavimento ed aprendo il palmo della mano, rivolgendolo verso il mare per alcuni secondi, prima di richiuderlo attorno ad un qualcosa di solido che le si era venuto a creare di fianco.
Con movimento fulmineo si avventò sul pirata, stringendo quell'oggetto che scintillava alla luce della luna, molto simile ad una lama.
Il ragazzo sfoderò una katana, preparandosi a parare il colpo, ma quella spada che lei recava in mano lo passò da parte a parte, attraversando come per magia sia la sua arma che il suo collo.
Sentì freddo al punto dove lei lo avrebbe dovuto colpire, ma dove in realtà aveva ancora la pelle intatta.
-Perfetto- commentò Ginevra, mentre lui la guardava esterrefatto, rendendosi conto che ora la giovane non recava alcun oggetto in mano, e si portava un arto alla gola per accertarsi che realmente non gli fosse successo nulla.
Era successo tutto così in fretta che non fece a meno di domandarsi se ciò che aveva visto era reale o se un allucinazione.
Eppure ricordava benissimo i suoi occhi verdi, pieni di freddezza e distacco, guardarlo, un secondo prima che il braccio si muovesse in direzione della sua testa.
-Posso chiederti un favore?- domandò la bionda, squadrandolo, questa volta, con più umanità ed un briciolo di agonia.
-Che...che cosa hai fatto prima....?! Tu avevi in mano un'arma!- rispose Zoro, sperando che il suo interlocutore gli dicesse tutta la verità, dimostrandogli che ciò che aveva visto non era solo frutto della una sua fantasia.
-Non raccontare a nessuno di quello che hai visto- continuò però la ragazza, senza dargli ascolto.
-Non posso raccontare proprio un bel niente, dal momento che quello di cui mi sono accorto è pari a zero!- ringhiò esasperato il ragazzo coi capelli verdi, in preda al delirio, tenendo una mano sull'elsa di una delle tre katane.
-Mettiamola così.... Se il trucco non fosse riuscito, avresti di sicuro perso la testa-.
-SEI IMBECILLE FORSE?! PERCHÉ DIAVOLO LO HAI FATTO ALLORA!! SAREI POTUTO MORIRE!-.
-Se non ne fossi stata sicura delle mie capacità, non lo avrei testato su di te, ma avrei aspettato e l'avrei provato a tempo debito sull'Ananas.... Almeno, in caso di esito negativo, mi sarei fatta un favore-.
Il pirata aggrottò le sopracciglia e le rivolse uno sguardo crucciato.
-Scusa, ma non ho voglia di spiegare- bofonchiò poi, abbassando il capo.
Calò il silenzio, rotto soltanto dallo scroscio delle onde.
Nessuno dei due sapeva più cosa dire.
Zoro la guardò impassibile, sentendo una nota di tristezza insinuarsi in lui.
-È per salvare lei, vero?- le domandò, rinfoderando l'arma ed avvicinandosi alla ragazza, posandole una mano sulla spalla, lasciando perdere il precedente discorso, seppur a malincuore.
-Sì....- sospirò, prima di cercare di cambiare discorso -Fa freddino stasera, ah?-.
Si strofinò le braccia nude con le mani, volgendo lo sguardo verso il cielo.
L'altro si sfilò la camicia, posandogliela sulle spalle.
Aveva la pelle d'oca, ma in quel momento non era toccata da niente.
Probabilmente avrebbe potuto sgozzare qualcuno, senza tradire la minima emozione o reazione.
-No, al contrario- mormorò Zoro -C'è un caldo impressionante-.
Il freddo gli penetrò nella pelle, facendolo iniziare a battere i denti, ma lui provò a farlo il più silenziosamente possibile, senza che la ragazza si rendesse conto che stava congelando, per mantenere la sua aria da ragazzo strafottente.
La bionda ridacchiò fra sé e sé, notando il comportamento dell'altro.
Si strinse nel suo indumento, avvicinandosi a lui e poggiandogli la schiena contro il petto.
Aveva bisogno di conforto e di quel contatto, il calore di un altro corpo umano, che le recò un sollievo non da poco.
-Finalmente ti vedo sorridere- intimò il pirata -Dovresti farlo più spesso, sai? Almeno sembreresti meno una pazza omicida-.
Altra risata, che la fece sentire meglio e, quasi, le alleggerì il peso che portava sulle spalle.
-Lei conta davvero tanto per te....giusto?-.
Ginevra tornò di colpo seria -È la mia ancora.... Quella ragazza è la mia famiglia, se....- non riuscì a pronunciare la parola "morisse" -....le succedesse qualcosa.... Io non so cosa farei....-.
Il ragazzo tacque, solo avvolgendola in un caldo abbraccio, più per pietà che per sopperire alla mancanza di una buona parte dell'abbigliamento.
Quel gesto fu quasi meccanico che, anche lui stesso, si stupì.
Cosa diavolo stava facendo?
Non era certo il tipo da dare abbracci gratis al primo che passava, ma in quel momento sentiva che era la cosa migliore da fare.
In qualche modo la capiva.
Anche lui aveva voluto bene ad una ragazzina, che era diventata come la sua seconda famiglia, gli era stata portata via troppo presto e lui, per lungo tempo, si era sentito vuoto, incompleto.
Sapeva quindi, almeno in gran parte, il dolore che stava provando la bionda che ora era accoccolata fra le sue possenti braccia.
Si stava facendo prendere dai sentimenti, proprio come il marine che aveva schernito poco prima....
Le prese il viso, costringendola a guardarlo dritto in faccia, fissandole quelle cupe iridi verdi, quegli occhi bellissimi colmi di quelle lacrime che sicuramente le avrebbero rigato il viso di lì a poco.
Da quanto tempo non piangeva?
Da quanto non sfogava il suo dolore?

Inclinò leggermente il capo, avvicinandosi alle sue labbra con le proprie, soffiandole lievemente sulla bocca, sfiorandogliela poi con la punta della lingua, prima di ridurre la distanza al minimo, portandole una mano dietro la testa.
Era vero, non si fidava di lei.
Però, quel volto, così sofferente, che tradiva la tipica tristezza di chi è solo, lo aveva convinto che quella ragazza non poteva non meritare parte della sua comprensione.
Intrecciò la propria lingua con la sua, giocherellandovici, mentre con le dita accarezzava le sue morbide ciocche color miele.
La ragazza, in cuor proprio, sussultò.
Il gesto del pirata era proprio l'ultima cosa che si aspettava.
Non credeva che avrebbe reagito in quel modo, non credeva nemmeno che egli potesse essere così gentile e dolce, non credeva che, di tutte le persone che c'erano al mondo, avrebbe potuto baciare lei.
Lei, di cui non si fidava.
Lei, con la quale era sempre stato freddo e distaccato.
Lei, che conosceva da appena qualche ora.
Non fece a meno di domandarsi il perché di ciò, mentre il suo battito ed il suo respiro si facevano irregolari.
Quasi sorrise, mentre lui le portava un braccio alla vita e la spingeva verso di sé, coccolandola.
-Pera....?- chiese una terza voce, ben nota ad entrambi.
Non appena ebbero modo di sentirla, si staccarono al volo.
-Disturbo?- fece ancora il terzo incomodo, altrettanto imbarazzato, intromettendosi nel loro momento di intimità.
Lei arrossì, abbassando lo sguardo a terra ed allontanandosi dal ragazzo coi capelli verdi, correndo in cambusa
-Nah, figurati- rispose lo spadaccino, in modo sarcastico -Cosa te lo fa pensare, Fenice?-.








~Note~
"Perché provare a rimanere sobria quando sto morendo dentro?"-> riadattamento di "Fine Again" dei Seether, la frase in inglese sarebbe "why try to stay sober, when I'm dying here?"








Piccola aggiunta!
Diario di un poveraccio disperso in un altro fandom




Giorno 1.
Luogo sconosciuto meglio definito dall'autrice come "Hueco Mundo"


Oggi, quell'idiota di Lucy (la cui deficienza potrebbe di gran lunga superare quella di Rufy), mi ha trascinato a forza, non ho ancora capito se per sua volontà o meno, in un posto alquanto strano e completamente diverso da ciò che sono abituato a vedere.
Ho deciso di tenere un diario, dal momento che ho la vaga impressione che rimarrò in questo posto per un po' di tempo....
Comunque, appena arrivati in questa landa desolata, abitata da strane creature di dimensioni gigantesche con una maschera bianca che hanno cercato di divorarci, ha esclamato "Oh diamine! Cosa ci facciamo qui?!".
Bene, siamo stati raggiunti da uno strano tizio rosa (che, a giudicare dal modo di parlare, camminare, comportarsi, suppongo sia gay), il quale ha salutato l'autrice come se si conoscessero da una vita, invitandola a presentargli il suo nuovo amico, cioè me.
Lei ci ha messo un po' per spiegargli chi io in realtà sia.
Nemmeno due minuti dopo sono stato assalito da un pazzo psicopatico che pretendeva di chiamarsi "Aizen sama" e che ha cercato in tutti i modi di stuprarmi, sostenendo di essere il mio Dio.
Grazie al cielo il tizio rosa ha deciso di mettersi in mezzo, scappando con il nuovo arrivato a bordo di una sottospecie capra verde dalle sembianze umane, che continuava a dire di essere un "antilope", ma che gli altri due persistevano a soprannominare "pecorina".... Non so se questo abbia a che fare con qualche sua dote particolare o meno....
Detto ciò, sono stato trasportato a forza dentro un enorme palazzo che l'autrice ha chiamato "Las Noches".
Sì, qui hanno la fissa per i nomi spagnoli.
Adesso sono stato rinchiuso da lei in una stanza grigia, tutta in disordine.
Probabilmente qualcun altro ci vive.
Spero solo non sia un pazzo psicopatico.... Anche se l'arredamento della camera mi fa presupporre lo sia.
Su uno dei due letti presenti, infatti, ci sono diversi gomitoli viola e azzurri e, alla parete, è appeso un poster con su scritto "Luppi deve morire".
Sono sconvolto....
PORTATEMI VIA DA QUI!

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Capitolo 7
*** ~Terrible awakenings~ ***


VI. Terrible awakenings







La sveglia iniziò a trillare rumorosamente, destando la bionda dal sonno pesante in cui era caduta.
La ragazza, con un ringhiò, aprì lentamente gli occhi, fissando il muro che le si parava di fronte, poi, un secondo dopo, richiuse le palpebre e si girò su un lato, concentrandosi per trovare da dove provenisse quel rumore assordante.
Lo localizzò e distrusse con un getto d'acqua l'aggeggio che lo produceva, troppo pigra anche solo per pensare di spegnerlo normalmente, come invece avrebbe fatto qualsiasi comune cristiano.
Si rigirò più volte prima di riuscire a prendere di nuovo sonno, accoccolata col capo sul cuscino, che le stava fra le braccia a mo' di fidanzato premuroso che si prende cura della propria amata.
E, alla fine, lo considerava davvero come fosse la sua dolce metà.
Quell'oggetto, così morbido e profumato, assieme al letto ed ai libri, era un po' come la sua droga, l'unica persona che riuscisse a capirla sul serio, che la vedeva piangere quando nessuno era lì e che riusciva, in qualche modo, a consolarla.
Le faceva male la testa, le pulsavano le tempie, come se qualcuno le stesse martellando il cervello dall'interno, e non aveva la minima idea di dove fosse in quel momento, però poco le importava.
Non era la prima volta che le succedeva.
Provò a riorganizzare i fatti della sera prima, post sbronza permettendo, mentre era in una sorta di stato di comatoso, da cui non sapeva nemmeno lei come sarebbe riuscita ad uscire.
Ricapitolando.... Sono a bordo della nave del fratellino di Ace, Scarlett è stata rapita e quel pirata coi capelli verdi, di cui al momento faccio una fatica assurda a ricordarne il nome, mi ha baciata.... Peggio di così non può andare....
E invece, peggio di così poteva andare.... E di gran lunga.
Difatti, si sentiva addosso un profumo non suo e ciò la preoccupava non poco.
Sospirò, pregando mentalmente tutti gli dei possibili ed immaginabili e chiedendogli di non ritrovarsi fianco a fianco ad un qualche pirata depravato e, se la cosa non fosse stata proprio possibile, almeno di non risvegliarsi di fianco a quell'ananas imbecille.
Lui proprio no.
Sarebbe stato troppo per la sua povera mente, già di per sé caduta nella depressione più totale...
Figurarsi il trauma che avrebbe subito se avesse visto quel fagiano azzurro e giallo accanto a lei, nel solito letto, nel solito istante, probabilmente dopo aver fatto la cazzata più abnorme della sua vita.
Tutti quei pensieri la stavano pian piano riportando alla realtà, ma in contemporanea la gettavano in un mare di dubbi e di disperazione, nel quale sarebbe presto affogata.
Avrebbe di gran lunga preferito amputarsi un braccio che finire a fare sesso con quel tizio... Oltretutto, minimo di dieci anni più grande...
Non che l'età le importasse così tanto, ma qualsiasi pretesto era buono per poter denigrare quel deficiente.
Rabbrividì al sol pensiero, lasciando per un attimo il cuscino e stropicciando con i pugni gli occhi ancora chiusi.
Si girò di nuovo in quel letto morbido, fra le coperte, riprendendo il soave oggetto dei suoi desideri ed abbracciandolo di nuovo, scacciando tutte quelle idee orribili che le ronzavano in testa.
Questa volta, però, il guanciale le parve diverso, più solido, caldo e molto, molto più scomodo.
Socchiuse le palpebre, avendo così modo di squadrare meglio ciò a cui era avvinghiata e che, decisamente, non era l'amato cuscino.
Ci mise qualche secondo per mettere a fuoco l'immagine rosea e bluastra che le si era parata davanti, senza riuscire a capire immediatamente di cosa si trattasse.
Era il petto di qualcuno, attraversato da una mezzaluna, incastrata tra i bracci di una croce.
Il tipo, caratterizzato da un folto ciuffo biondo, dormiva beatamente, in una posizione ben poco ortodossa, con la bocca spalancata a russare, la parte sinistra del corpo fuori dal letto e la mano destra sotto il capo.
Urlò, ritraendosi disgustata, rendendosi conto che il suo incubo peggiore si stava avverando sul serio -TU!-.
L'altro sobbalzò per lo spavento, cadendo a terra come un ebete.
Riemerse poco dopo dal pavimento, aggrappandosi al bordo del letto con un'espressione spaventata e infuriata sul volto.
-MA SEI IMBECILLE?!- le sbraitò, non appena ebbe modo di capire cosa fosse successo -MI VUOI FAR MORIRE D'INFARTO?!-.
L'altra non lo ascoltò nemmeno, provando a liberarsi dalle coperte -Nonononononono- continuava a ripetere -Non è possibile! No!-.
Le mani le tremavano ed il cervello le era andato in panne.
Maledetta me e la mia idea di ubriacarmi.
Non appena ebbe modo di togliersi anche l'ultimo lenzuolo da dosso e di accertarsi che i vestiti fossero ancora lì, dove fosse lecito che stessero, ovvero appiccicati al suo corpo come la colla, tirò un sospiro di sollievo, lasciandosi andare contro la parete.
Ciononostante aveva una camicia bianca non sua.
Ma riguardo quella avrebbe indagato più tardi....
Si concentrò sulla figura del biondo, lanciandogli un'occhiata talmente acida da poterlo corrodere con la sola forza del pensiero.
-Perché. Cazzo. Sei. Qui.- gli chiese, scandendo bene parola per parola, dandogli la possibilità di capire che, se non le avesse dato una risposta plausibile, lo avrebbe ammazzato di botte.
Marco la guardò con fare ovvio.
-Ieri sera, cara la mia signorina, ti sei tuffata a pesce nel mio letto, anzi, più precisamente, su di me, ubriaca fradicia, addormentandoti esattamente tre secondi dopo- bofonchiò -E non venire a dirmi che avrei potuto svegliarti e sbatterti fuori perché al confronto, imparare a nuotare è molto più semplice!-.
Lei sbuffò, guardando quel ragazzo seminudo che le stava di fronte, coperto solo da un paio di pantaloncini sin troppo corti.
-Fai schifo, vestiti- ordinò, coprendosi gli occhi con la mano, assumendo una finta aria disgustata.
-Permetti almeno che dorma come mi pare?!- ribatté, senza obbedirle.
-Stupido Ananas, te ne saresti dovuto andare!- protestò la ragazza, riprendendo il discorso precedente, ansiosa di fargli notare che aveva sbagliato e che, al contrario, lei aveva ragione.
Distolse poi lo sguardo dal suo corpo muscoloso e asciutto e lo posò nei suoi occhi scuri, con aria crucciata.
-Ma magari avessi potuto! Ti sei avvinghiata a me e non mi hai più lasciato! Alla fine mi sono addormentato per la disperazione!- rispose Marco, allargando le braccia e alzando gli occhi al cielo.
-Che schifo- piagnucolò lei -Ho dormito nel solito letto di un pennuto azzurro e giallo incrociato con un ananas- e tirò su col naso platonicamente.
-Vogliamo parlarne....? Con tutte quelle ragazze carine con cui avrei potuto risvegliarmi.... Proprio la più cagacazzo-.
-Cosa sarei scusa?- gli chiese, sollevando un sopracciglio e chiudendo le mani a pugno.
-Una cagacazzo- ripeté la Fenice, facendo un cenno convinto con la testa -E sei pure bruttina-.
-Senti da che pulpito!-.
-Resto sempre meglio che te-.
Ginevra scoppiò a ridere fragorosamente, quasi lacrimando dal divertimento.
-CHE COSA?! UNA PORCATA COSÌ ENORME NON L'AVEVO MAI SENTITA!-.
-COSA VORRESTI INSINUARE?!-.
-Che sei orribile e che quel ciuffo che hai in testa sembra una buccia di banana marcita-.
-BASTARDA! VOGLIAMO SERIAMENTE PARLARE DI TE?! CON QUESTI MODI DI FARE DA DIO SCESO IN TERRA E IL TUO VOLER SEMPRE AVER RAGIONE?!-.
-FORSE NON HAI ANCORA CAPITO CHE IO HO SEMPRE RAGIONE-.
-SÌ, TRANNE QUANDO HAI TORTO, OVVERO SEMPRE-.
-BRUTTO ANANAS IMBECILLE!-.
-PERA AMMUFFITA!-.
-PICCIONE!-.
-CAPRA!-.
-FAGIANO!-.
-SCORFANO!-.
-EH NO! QUESTO È TROPPO!-.
Gli saltò addosso, facendolo cadere schiena a terra e provando a strozzarlo.
L'altro ribaltò le posizioni, trovandosi sopra di lei, bloccandole i polsi e cercando in tutti i modi di farla star ferma, ma quella, non avendo la benché minima intenzione di dargliela vinta, continuò a divincolarsi, cercando di raggiungere il suo collo con le mani, affinché potesse strozzarlo e metterlo a tacere per sempre.
Furono interrotti da un tossicchiare divertito ed uno scocciato alla porta, appartenenti a due differenti ragazzi.
Ginevra li fissò con la coda dell'occhio e riconobbe il damerino coi capelli biondi e lo spadaccino che la sera prima aveva fatto il danno.
Il cuoco parlò per primo, sorridendo divertito -Avevamo visto che non salivate per la colazione ed avevamo quindi deciso di venirvi a chiamare, ma a questo punto.... Credo tornerò io più tardi.... Molto più tardi....-.
E gli rivolse uno sguardo ammiccante.
-Non mi serve troppo tempo per ammazzarlo!- sbraitò Ginevra, in preda all'ira, ignorando ciò che l'altro stava sottintendendo.
-Oh.... Fate le cose veloci voi.... Una botta e via...-.
-DAMERINO!- tuonò l'altro biondo, provando ad alzarsi da terra per assalire Sanji, ma venendo placato dalla ragazza, che si era lanciata contro il ragazzo in smoking appoggiato allo stipite dell'uscio.
Elle venne però, a sua volta, fermata da Zoro, che la prese per la vita e scappò dalla stanza con un movimento fulmineo, entrando in quella adiacente e chiudendo dietro di sé la porta.
-Stai con uno dei Comandanti di Newgate?!- sbottò, incredulo lui stesso delle proprie parole.
-PIUTTOSTO LA MORTE- ringhiò la bionda, su tutte le furie -È UN IDIOTA, ANTIPATICO, ARROGANTE ANANAS!-.
Lo spadaccino ridacchiò divertito, scompigliandole i capelli color miele.
-Eppure sembrava che steste per....- lasciò il discorso in sospeso, incenerito dalle fiamme che uscivano dagli occhi dell'altra.
-Taci.- ordinò -O ti strangolo-.
La guardò dall'alto al basso.
-Ieri....- bofonchiò, senza andare avanti.
-Ecco, bravo.... Ieri....- rispose lei, grattandosi la testa -Il mio ultimo ricordo è.... Beh.... Sì.... Quando siamo rimasti insieme e tu....-.
-....già.....hai ancora la mia camicia....-.
Ginevra si diede una veloce occhiata, riuscendo finalmente a dare un nome ed un volto al possessore del capo d'abbigliamento che aveva indosso e che, sicuramente, non sembra suo.
Se lo sfilò velocemente, porgendogliela, gesto che fece avvampare il pirata, quasi costringendolo a voltarsi dalla parte opposta.
La ragazza aggrottò la fronte, non capendo la sua reazione, per poi notare un piccolo particolare.
Sì, decisamente non era stata una grande idea quella del rimanere in reggiseno.
-Rimettitela immediatamente- esordì il ragazzo, incrociando le braccia e girando il capo il più possibile, rischiando di allungarsi il collo talmente tanto da diventare una giraffa.
L'altra obbedì e, con movimento fulmineo, si rimise la camicia.
-Almeno fino a quando non avrai trovato altri vestiti- aggiunse poi.
Sentirono un bussare frenetico alla porta.
-Bue muschiato! Lascia subito andare l'ostaggio e portala a fare colazione che è talmente magra che potrebbe scomparire, se continuasse a mangiare così- ordinò Sanji, dall'altro lato dell'uscio -E poi, se posso fare un'eccezione con la Fenice- e si guardò attorno per accertarsi che Marco non fosse nei paraggi e che, quindi, non sarebbe stato pestato a sangue per le sue affermazioni -Di certo non posso fare lo stesso per te! Sei una brutta alga marina andata a male: per lei c'è di meglio-.
-Cuoco da strapazzo, ti ammazzo!- ringhiò Zoro.
-Apri questa porta o la butto giù a calci!-.
Lo spadaccino eseguì  a malincuore, l'ordine, aggiungendo però anche la consegna "tirare un pugno sul viso dell'idiota", prima di trascinarsi in mensa.
Ginevra si abbassò ad accertarsi delle condizioni di Sanji, dandogli una mano ad alzarsi.
-Stai bene....?- gli domandò, sollevando un sopracciglio, poco convinta.
-Tranquilla, è abituato a perdere sangue dal naso- rispose Chopper, appena arrivato, con un'enorme quantità di erbe tra le mani.
-Non è vero!- protestò il biondo, scuotendo la testa.
-Vogliamo seriamente parlare di quando hai visto quella bella ragazza a Thriller Bark....?- gli rinfacciò l'animale, assumendo un'aria furbetta.
L'altro lo guardò truce, portandosi poi una mano dietro la testa, prima di trovare un diversivo e volatilizzarsi -Non sentite anche vuoi quest'odore di bruciato?- urlò, mentre correva via.
La ragazza ridacchiò, prima di seguire la renna, il quale prese a farle le domande più improbabili riguardo ogni argomento che gli passasse per la testa, lungo il tragitto fino alla sala.
-Ho mangiato il mio frutto da piccola, per errore.... Avrei dovuto capirlo subito che non esistono mele blu a strisce- rispose Ginevra, facendo divertire Chopper.
Avevano raggiunto la mensa.
Era una stanza enorme, dotata di un acquario con addirittura uno squalo all'interno, al quale Rufy, come un vero e proprio bambino piccolo, stava facendo le boccacce.
-Buon giorno- mormorò timidamente la bionda, guardandosi attorno.
Nami le saltellò incontro, abbracciandola e lasciandola di stucco.
Tutti la salutarono con dolcezza, dandole pacche sulle spalle o, tutt'al più, semplicemente sorridendole ed ondeggiando la mano.
-Signorina! Yohohoho- le volteggiò accanto il musicista della ciurma -Quale meraviglia si presenta davanti ai miei occhi! Ma cosa dico? Io sono morto, non ho gli occhi! Yohohoho! Posso vedere le sue mutandine?-.
Ginevra rimase interdetta ed il pirata venne placato con un cazzotto dal suo biondo compagno di ciurma.
-Brook, non tormentare anche quella povera ragazza con le tue battute squallide- disse Sanji, con un piatto di carne fumante tra le mani.
-.... a quest'ora....?- domandò Marco, guardando l'orologio appeso sulla parete -Sono a malapena le 9....-.
-È per lui- spiegò il ragazzo, indicando il proprio capitano, che al sol sentire il profumo, era balzato in piedi, concentrando tutta la propria attenzione sul cuoco, aspettando con impazienza che quello percorresse i metri che lo separavano dal suo lauto pasto -Visto?- aggiunse il damerino, quasi a dimostranza di ciò che aveva detto in precedenza.
La Fenice sospirò, bevendo un altro sorso del proprio caffè, prima di tornare a sfogliare con pigrizia e distacco le pagine del giornale che aveva di fronte.
Smoker, intanto, aspirava incessantemente fumo dai suoi sigari che, per l'occasione e l'agitazione dello stesso, erano diventati tre.
-Ginny! Stai meglio stamattina, no?- chiese gentilmente Ace alla giovane, rivolgendole uno dei suoi sorrisoni ed accompagnandola al tavolo, facendola accomodare accanto a sé e passandole una ciambella ed una tazzina -Tè o caffè?-.
-Tè.... Il caffè mi fa venire il mal di mare.... Grazie.... Comunque sì, sto meglio....-.
Gli sorrise, pensando a quanto fosse premuroso quel ragazzo.
Come faceva Scarlett a non sopportarlo? Già, Scarlett....
-Allora!- prese parola Cappello di Paglia, distraendola dai suoi pensieri, con la bocca stracolma di cibo, mentre proseguiva imperterrito a mangiare quanti più piatti stavano uscendo dalla cucina -Descrivimi questa tua amica-
Sbagliato, le aveva ricordato ancora di più quello che stava cercando di non pensare.
-Rufy!- lo sgridò il fratello, rivolgendogli un'occhiata truce.
-Tranquillo Ace, nessun problema....- lo rassicurò la bionda, lei stessa poco convinta delle proprie parole -Beh, Scarlett... è una persona fantastica. Fisicamente è alta qualche centimetro più di me, ha lunghi e mossi capelli ramati, direi proprio rossi, occhi blu acceso e pelle chiara-.
-Sembra carina- borbottò il capitano, senza fare davvero attenzione a ciò che stava dicendo, ingurgitando l'ennesima ciotola di riso ed afferrandone altre due, sfruttando il potere del suo frutto per allungare le mani, acchiappando quelle dall'altro capo del tavolo.
-La è- asserì Marco con un sorrise triste, senza staccare gli occhi dal quotidiano -Ed è molto simpatica.... A differenza di qualcuna....- aggiunse con voce amara.
Ginevra non fece a tempo a mandarlo a quel paese che Pugno di Fuoco aveva già preso in mano la situazione, cominciando a battibeccare animatamente col compagno.
-Cosa dici!? È una persona orribile! Non la sopporto! Ha quella dannatissima fissazione di prendermi a cazzotti!-.
-Ah sì?! Vogliamo parlare di lei?!- la Fenice indicò Ginevra -Tra un po' affogo per colpa sua! Per di più, stamattina ha provato a strangolarmi! È un'imbecille come pochi!-.
-Prego Ananas eh, fai pure come se non ci fossi- ringhiò la bionda.
-Non mi serve la tua presenza per parlar male di te-.
-Ah! Buono a sapersi! Da quando saresti cresciuto così tanto da poterti permettere di parlare male di persone più intelligenti di te, infante?!-.
Si sarebbero di certo scannati, di nuovo, se solo Smoker non si fosse posto in mezzo, veramente scocciato, e li avesse placati con un occhiataccia che prevedeva solo guai.
-Scusateli- borbottò il marine -Sono solo due benemeriti imbecilli- e tornò a sedersi al proprio posto, iniziando a frugarsi nelle tasche alla ricerca di qualcosa, forse un accendino.
L'intera sala scoppiò a ridere, Ginevra e Marco compresi.
Tutti continuarono a compiere quello che stavano facendo precedentemente, tranne Rufy, che aveva iniziato ad assillare il fratello di domande sul perché le desse così tanto fastidio quella povera ragazza.
Pugno di Fuoco, nel frattempo, continuava a sbuffare, borbottando frasi incomprensibili.
La bionda, ridacchiando, anche se con malinconia, si alzò dal proprio posto, dopo aver finito di bere la tazza di tè che le aveva passato Ace, salutando e ringraziando nuovamente tutti, uscendo poi sul ponte, per guardare il mare.
Il piede sbatté contro qualcosa per terra.
Abbassò lo sguardo e vide un libro, rilegato in una copertina consunta e rovinata.
Forse apparteneva a Nami o a Robin: non credeva che nessun altro su quella nave avesse voglia di leggere. 
Si chinò e lo prese sottobraccio, arrampicandosi poi sulla polena e posizionandosi il più comodamente possibile, cioè seduta sul naso del leone-girasole e con la schiena poggiata contro il muso, iniziando a leggere il romanzo che aveva trovato abbandonato poco prima.
Cercò di rilassarsi al meglio, per non ricordare che Scarlett rapita da Kizaru, il quale l'aveva portata chissà dove per fare chissà quali cose....
Eppure, per quanto provasse a non concentrarsi su di esso, quel pensiero le tornava sempre in mente come un chiodo fisso, rischiando di farla scoppiare a piangere in qualsiasi momento. 
Si sentiva così in colpa e vuota.
-Presto Scar.... Ti troverò presto, te lo giuro.... E prenderò a calci in culo chiunque abbia osato farti del male....-.
 
*
Quel posto le dava la nausea.
Nonostante la spessa porta blindata in metallo, riusciva ancora a sentire chiaramente le urla degli altri individui presenti fuori da quella stanza.
Se non avesse avuto i polsi stritolati in quelle dannate manette avrebbe sicuramente creduto di essere vittima di una sua qualsiasi illusione, ma il contatto con l'agalmatolite la riportò subito alla realtà. 
Aveva oramai perso completamente la cognizione del tempo: poteva essere lì dentro da secondi, minuti, ore, giorni, non avrebbe saputo dirlo, ma la cosa non la toccava minimamente, a lei importava solamente che gli altri due fossero al sicuro, che si fossero salvati e che, nel caso, Smoker si sarebbe preso cura di Ginevra.
Si girò sul letto, cercando una posizione più comoda con la quale la schiena gli avrebbe fatto meno male.
Le braccia le penzolavano sul bordo del materasso, abbandonate al peso delle manette.
Si sentiva come uno zombie per via del sonno accumulato, ma, nonostante ciò, non aveva la minima intenzione di dormire, troppo spaventata dall'idea di quello che avrebbero potuto farle se si sarebbe addormentata.
Era decisamente meglio rimanere sveglia, anche se questo comportava combattere contro il proprio istinto di poggiare la testa sul cuscino e riposarsi qualche ora. 
Iniziò a riflettere, cercando di svagarsi in qualche modo, per non crollare definitivamente.
Le piaceva pensare, le piaceva riflettere su ciò che era giusto o sbagliato, sulle tattiche da applicare e soprattutto le piaceva ragionare su come rigirare i discorsi in modo da avere sempre ragione.
E, al al contrario di quanto potesse sembrare, pur essendo una persona molto concreta, aveva spesso la testa tra le nuvole.
Ginevra, in effetti, glielo aveva sempre detto che pensava troppo e che le dava retta molto poco.
In quel momento però non riusciva ad avere pensieri positivi, forse per via del fatto che si trovava ammanettata in un posto per nulla piacevole....
All'inizio aveva creduto che quel luogo fosse una prigione, ma, alla fine, si era ricreduta: quel posto era molto peggio.
Era stata rinchiusa in una cella una volta, ma quella era nulla in confronto alle urla di agonia che ora udiva provenire da fuori.
Malgrado quella stanza avrebbe dovuto isolarla ciò che la circondava, le suppliche, le bestemmie, erano tutti rumori insopportabili, che si zittivano solo poche volte, quando passavano qualche guardia a tenerli a bada.
Le grida non le arrivavano alle orecchie chiaramente, al contrario, ciò che riusciva a sentire erano soltanto fiochi latrati in lontananza, il che era ancora più inquietante.
Anche se cercava di soffocare la piccola vocina che le si insinuava nella testa, non poteva cancellare dalla mente il pensiero che presto, probabilmente, sarebbe toccato anche a lei.
In realtà quella che provava non era una vera e propria paura nei confronti della morte, più una sensazione d'ansia e agitazione, provocata da quell'aria circostante ben poco rassicurante.
Malgrado avesse i poteri bloccati per via dell'agalmatolite, era sempre molto sensibile alle emozioni e ai fatti circostanti, per cui la cosa non la aiutava.
Provò ad alzarsi e a camminare un pochino, ma le gambe non erano della stessa idea, difatti cedettero, facendola cadere culo a terra
Le uscì un rantolo dalla bocca, troppo esausta per poter provare a formulare un'imprecazione completa.
Riprovò a tirarsi su, aggrappandosi alla testiera del letto e, una volta in piedi, rimase ferma per qualche secondo, riuscendo in qualche modo a recuperare l'equilibrio, cosa alquanto complicata, dal momento che, nel suo caso, era già assente di per sé in situazioni normali.
Fece qualche passo, costeggiando il muro e sfiorandolo di tanto in tanto con il braccio, per tenersi su, rabbrividendo al contatto con la bianca parete gelida.
Si rese conto solo in quel momento di quanto poco fosse vestita e di quanto il combattimento le avesse maciullato i capi d'abbigliamento che le erano rimasti addosso: pantaloncini strappati ed il top nero semi distrutto, che le scopriva parte del reggiseno.
Sbuffò, passandosi una mano sul ventre pieno di graffi ed appoggiandosi con la schiena al muro.
Ti prego Ginny, resta dove sei....
Sapeva che era viva, lo sapeva per certo....
Ed era per questo che non poteva permettere che la sua migliore amica si sarebbe fatta del male solo per salvarla.
Se mai avesse avuto la geniale idea di venire lì per portarla via, cosa del tutto certa, sempre che Marco non avesse avuto un po' di buonsenso e gliel'avesse trasferito, non era esclusa l'opzione che si sarebbero messi a fare esperimenti anche su di lei.
Non fare cazzate Ginevra, non credo abbiano intenzione di uccidermi, stai lì, al tuo posto....
Sapeva che se fosse stata lì, l'avrebbe mandata a cagare, insultandola nel peggiore dei modi e prendendola a calci nel culo.
Un sorriso le si aprì sulle labbra a quell'immagine, ma scomparve il secondo successivo, non appena ebbe modo di sentire il suono metallico della chiave che si infilava nella serratura spessa della porta e che girava, spalancando l'entrata. 
Dall'esterno entrò una flebile luce, che illuminò a malapena la stanza e che delineò l'ombra di una figura sinistra.
Quando la persona che aveva varcato la porta, e che ora le stava di fronte, ebbe premuto un interruttore e le luci al neon sul soffitto si accesero, la rossa ebbe modo di delineare il suo aspetto.
Era un uomo, più vicino ai 25 che ai 30, alto e snello, dai folti capelli bluastri e la carnagione chiara, col viso allungato caratterizzato da un sorriso inquietante sulle labbra rosee.
La ragazza lo guardò dall'alto al basso, arrivando alla conclusione che era parecchio affascinante, ma anche il suo sguardo le ricordava troppo quello di un pazzo.
-Così abbiamo qui la rinomata Temperance D. Scarlett! Che piacere conoscerti!- esclamò quello, avvicinandosi a lei e sovrastandola con la sua altezza, per poi posarle una mano sulla spalla.
Il suo tocco glaciale la fece rabbrividire.
Quello strano psicopatico non poteva essere reale: non riusciva a percepire nemmeno un briciolo umanità in lui.
La ragazza assunse un'espressione disgustata e, malgrado la fiacchezza, si scostò bruscamente, quasi inciampando e finendo a terra.
-Dai, non fare quella faccia! In fondo non dovresti trattare così male colui che è a capo dell'intero laboratorio- fece un sorrisetto -Avrai l'onore di essere studiata da me, non sei contenta? In fondo, mi hanno raccomandato la massima cura e attenzione nei tuoi confronti. Credo proprio ti vogliano viva.... Peccato, non potrò svagarmi quanto vorrei....-.
La rossa restò immobile -Non mi farò toccare da un tipo come te-.
Il dottore diventò serio e si sistemò il camice, lisciandolo nel punto in cui si erano create delle piccole pieghe -E invece mi sa che dovrai.... Dopotutto è tuo compito farti esaminare, no? Ci divertiremo, te lo assicuro-.
La fissò da capo a piedi -Kizaru non ti ha trattata molto bene, ah? E dov'è la tua amichetta? Mi sarebbe piaciuto mettere le mani addosso anche a lei....- e le acchiappò le manette, trascinandola fuori.
-Mollami!- ringhiò Scarlett, tirando dalla parte opposta alla quale quel pazzo la stava trascinando. 
Il dottore la strattonò con più forza, facendola schiantare contro il proprio petto, per poi prenderla per un braccio e tenerla su, onde evitare che cadesse a terra.
Sbuffò.
-Mi avevano raccomandato riguardo alla tua testardaggine, ma non pensavo potessi avere la testa così dura-.
La dette vinta a quel maniaco, seguendolo, rendendosi conto che lei era troppo debole per mettere su battaglia contro di lui, che, almeno al momento, era decisamente più forte dal punto di vista fisico.
-Brava ragazzina- ridacchiò lui.
Scarlett lo ignorò, evitando di mandarlo a quel paese e, di conseguenza, di peggiorare la propria situazione, già grave di per sé.
Si rese conto di quanto fosse stufa di venir portata da una parte all'altra, stufa di sentire quei rumori strazianti e stufa di doversi sentire così debole.
Non poteva accettare di sentirsi così sottomessa in quel momento.
Lei non era fatta per sottostare agli ordini degli altri, era ribelle per natura e lo sarebbe sempre stata.
In fin dei conti, la maggior parte dei litigi che aveva con Ginevra, erano proprio dovuti al fatto che nessuna delle due voleva mai avere torto.
-Dove stiamo andando, in un'altra cella?- chiese, sarcastica -No, perché avrei qualche lamentela da fare sull'ultima: il letto è parecchio scomodo-.
L'uomo rise sguaiatamente -Presenterò le tue lamentele all'ammiraglio, signorina- e fece una pausa, prima di continuare, tentando di terrorizzare la ragazza -E poi credimi, rimpiangerai quel letto.... Ti sto portando in laboratorio: credo sia finalmente arrivata l'ora di vedere se hai davvero qualcosa di così utile e speciale come tutti sperano-.
-Non so se sentirmi onorata o disgustata-.
-Pensa a risparmiare il fiato-.
La rossa si ammutolì all'urlo agghiacciante proveniente dalla stanza che avevano appena sorpassato.
Una vocina nella testa le diceva che probabilmente avrebbe provato il solito dolore, ma si ripromise che avrebbe trattenuto le grida e la disperazione, anche a costo della vita.
Era una questione di orgoglio e lei non aveva la minima intenzione di infangarlo.
Dopo qualche minuto si fermarono di fronte ad una porta gigantesca tirata a lucido, talmente pulita da far brillare il metallo di cui era costruita anche in quella penombra.
Il dottore afferrò la maniglia e la spalancò.
La luce intensa che li investì costrinse la ragazza a chiudere gli occhi, abituati alla penombra.
Non appena riuscì a riaprire le palpebre, si guardò attorno, notando quanto potesse sembrarle enorme quella stanza interamente dipinta di bianco, con al centro un lettino stile sala operatoria, parecchio inquietante, con affianco dei mobiletti pieni di utensili, dei quali non voleva sapere nemmeno i nomi.
Alle pareti erano appoggiati enormi armadi e mensole, su cui si stagliavano numerose boccette tonde, contenenti liquidi da colori indefinibili.
Nel complesso, quello era esattamente il luogo nel quale non sarebbe mai voluta stare ed il dottore era la era la classica persona che non avrebbe voluto incontrare la notte.
-Su, sdraiati- le ordinò l'uomo, accostandola al lettino in metallo.
La giovane obbedì, seppur controvoglia: dopotutto non aveva molte altre alternative.
Si sistemò su quella superficie liscia e fredda, ancor più scomoda del giaciglio della sua stanza.
Vide l'altro accostarsi ad un armadio, aprirlo, estrarre alcuni utensili come un paio di siringhe e posarli su un tavolino, per poi tornare da lei.
Scarlett si trattenne dal vomitargli addosso.
Se c'era una cosa di cui aveva veramente paura, oltre al vedere Ginevra su tutte le furie, erano gli aghi.
Si girò dall'altra parte, cercando di non farsi notare dall'uomo, che però non si lasciò sfuggire la sua reazione.
-Ma tu guarda.... Sei così coraggiosa da attaccare briga con un ammiraglio, ma non riesci nemmeno a vedere un semplice ago?- domandò il dottore, sollevando un sopracciglio.
-Per favore, signor "Sono un pazzo psicopatico", potresti muoverti, anziché continuare a stare lì con quella siringa in mano?!- lo pregò, cercando di far parere il meno possibile la sua richiesta una supplica.
-Puoi chiamarmi anche per nome, se desideri- ribatté l'altro, spostandole una ciocca di capelli -Tanto oramai siamo amici, no?-.
-Se fossimo veramente amici mi avresti già lasciata scappare via-.
-Beh, non così amici....-.
Lei lo fissò negli occhi color indaco, mentre quello rideva di gusto, infilandosi con uno schiocco i guanti di latice.
-Mi piaci ragazzina, sai?-.
Le poggiò una mano sul ventre per tenerla ferma, mentre con l'altra preparava il liquido da iniettarle.
-Sono Jackson.... Puoi iniziare a chiamarmi così, se vuoi e se avrai la voce per farlo-.
*

-Che stai leggendo?- domandò Ace, che aveva finalmente raggiunto la ragazza bionda sulla polena e si era seduto accanto a lei.
Ginevra, scuotendo le spalle, gli mostrò la copertina -"Il circo della notte".... L'ho trovato prima sul ponte, abbandonato al proprio destino-.
-Dal titolo sembrerebbe essere interessante- constatò il ragazzo.
-In effetti è parecchio carino- rispose Ginevra, intuendo il falso tentativo di interessamento da parte del moro.
Abbozzò un sorriso e lui le scompigliò i capelli.
-Tra poco saremo a Jaya.... Là incontreremo la sottoposta di Smoker, Tashigi, lei ci darà informazioni su dove tengono Scarlett.... E poi andremo a riprenderci quella rossa petulante, okay?- la rassicurò, abbracciandola.
Lei poggiò il capo contro il suo petto caldo, prendendo un respiro profondo, cercando di non far fuoriuscire le lacrime, mentre lui le posava il proprio cappello sul capo.
-Dove hai lasciato il tuo?- le chiese, dandole un buffetto sulla guancia.
-Dovrebbe essere in camera, sempre che l'ananas non ci abbia dato fuoco-.
Fire Fist rise.
-Non è così cattivo come lo immagini-.
-Non è così buono come lo dipingi-.
Altra risata, questa volta di entrambi.
-A proposito di Marco.... Mi ha detto che hai avuto un incontro ravvicinato con lo spadaccino, ieri- borbottò, dandole una gomitatina -E per di più hai anche la sua camicia addosso....-.
Lei scosse la testa, portandosi una mano sugli occhi e massaggiandosi le tempie con due dita.
-Non ho la minima idea di cosa abbia fatto ieri sera.... Ero ubriaca.... Potrei aver ucciso qualcuno senza nemmeno essermene resa conto e senza averne il benché minimo ricordo-.
-Ma a te lui interessa....?-.
Lo squadrò, aggrottando le sopracciglia.
-Perché tutte queste domande....?-.
-Così....-.
-BUH!-.
Il moro saltò in aria per lo spavento e, per poco, non cadde in acqua.
Si girò, lanciando un'occhiataccia alle proprie spalle, dove compariva suo fratello, il quale era salito quatto quatto sulla polena ed aveva avuto la geniale idea di fargli quasi venire un infarto.
Rufy prese a ridere, mentre l'altro moro cercava in tutti i modi di trattenersi dal gettarlo in mare.
-Capitano? Stiamo per toccare terra- li interruppe Robin, sfoderando un sorrisone.
Tutta la ciurma era lì sul ponte che chiacchierava e creava uno strano brusio di sottofondo, nessuno sembrava essere così interessato dalle parole della ragazza coi capelli corvini, se non Cappello di Paglia ed il marine, che quasi tremava sul posto per l'agitazione.
Il ragazzo di gomma saltellò felice e si affiancò agli altri, lasciando la testa del leone.
Ginevra si sporse un po' col busto, per provare a riuscire a vedere meglio l'isola che si stagliava all'orizzonte, scorgendone la vegetazione rigogliosa ed i numerosi pontili in legno, ai quali erano attraccate decine di imbarcazioni sfoggianti altrettanti Jolly Roger.
L'aria era calda e vi era la tipica atmosfera di un'isola primaverile.
Jaya, meglio conosciuta come "il posto dove ogni pirata si fa i fatti propri senza il minimo riguardo", luogo dove lei avrebbe abbandonato la ciurma di Cappello di Paglia ed i due di Newgate, per andare, con Smoker, alla ricerca di Scarlett. 
Pugno di Fuoco, nel frattempo, si era addormentato e, onde evitare che cadesse in acqua, la bionda lo trascinò sul ponte, posandolo a terra e raggiungendo il marine, che, stranamente, non stava fumando.
La giovane spalancò gli occhi.
Pessimo segno, pessimo segno....
Smoker si voltò verso di lei -Che c'é che non va?- le chiese, rivolgendole un'occhiata stanca, come quella che potrebbe avere una persona che non dorme da più di 36 ore.
Ginevra scosse la testa -Nulla, nulla-.
L'uomo fece una smorfia e raggiunse il parapetto, cominciando a scrutare l'orizzonte, cercando con attenzione qualcuno.
Ben presto la nave si ormeggiò nel porto principale dell'isola.
Le grida e le risate dei numerosi pirati presenti risuonavano nella città, giungendo addirittura fino a lì.
Qualcuno, in lontananza, fece esplodere un bar, ma nessuno prestò attenzione al fatto.
Lì, quella, era la normalità.
La giovane fremette nel veder correre verso di loro una ragazzina dai corti capelli corvini, che indossava un paio di occhiali ed aveva appresso una katana.
La mora si guardò attorno, constatando che nessuno l'avesse seguita o riconosciuta, e fece segno alla ciurma di farla salire.
I pirati, dopo aver ricevuto l'assenso dal loro capitano, la accolsero a bordo.
-Smoker san!- esclamò, non appena vide il proprio vecchio superiore a cui era, anche se non l'avrebbe mai potuto ammettere, molto affezionata.
Era lui che l'aveva fatta maturare di giorno in giorno, facendo aumentare la sua forza, sia fisica che mentale.
Quasi le sfuggì una lacrima.
-Tashigi!- rispose l'altro, correndole incontro.
Dopo un secondo di esitazione, l'ex-marine le diede un buffetto sulla guancia e l'abbracciò, lasciandola di stucco.
Lei arrossì sulle gote, soprattutto quando si accorse che tutti la stavano osservando.
Si ricompose dopo poco, sciogliendo quel segno d'affetto da parte del suo vecchio superiore e provando a spiegargli al meglio la situazione.
-Capo.... Porto pessime notizie, purtroppo-.
Il marine si fece subito serio, aggrottando le sopracciglia.
Ancora nessuna ombra di sigari.
-Ho portato a termine il compito che mi aveva affidato l'altro pomeriggio per lumacofono: ebbene- si fermò un secondo per prendere fiato, mordendosi il labbro- La ragazza si trova a Kagaku- proseguì.
Smoker rabbrividì al solo sentire il nome dell'isola -Intendi quella Kagaku?-.
Tashigi annuì con aria grave.
-Che cosa sarebbe questa Kagaku....?- chiese Ginevra, preoccupata dalla reazione dell'uomo, il quale si voltò verso di lei.
Stava per dargli spiegazioni, ma qualcun altro lo interruppe -È la più importante base della Marina dedita agli esperimenti scientifici- si intromise Robin, incrociando le braccia.
I suoi occhi conservavano uno sguardo talmente gelido da far paura.
-Da quello che ho sentito dire è quasi impossibile resistere a ciò che ti sottopongono- proseguì.
Il marine guardò la sua ex sottoposta, provando a sviare il discorso.
-Sei sicura che la fonte sia attendibile?-.
-Sì: ne discutevano gli ammiragli Akainu e Aokiji... Sono passata per caso ed ho avuto la fortuna di sentirli. Il primo, addirittura, dovrebbe trovarsi là. Da quanto ho capito ha scortato non so chi di pericoloso, ma credo sia nelle sue intenzioni incontrare la ragazza...-.
-Akainu è a Kagaku?!- ringhiò la bionda, stringendo i pugni.
Non poteva permettere che quel bastardo facesse ancora loro del male.
Al sol immaginare quell'essere e Scarlett nella solita stanza, rischiava di lasciarsi sfuggire la mano e distruggere l'intero porto con la sola forza del pensiero.
-Vorrei mentirti, ma ti farei solo del male in più....- rispose Tashigi, guardandola con dispiacere.
Nonostante non avesse mai avuto modo di incontrare Ginevra e Scarlett, se non come nemiche, sapeva quanto Smoker fosse affezionato loro e, per quello, aveva giurato che le avrebbe aiutate a tutti i costi.
Non le importava di venire scoperta dalla Marina, non voleva abbandonare il suo superiore, convinta che quello che lui avesse fatto fosse la cosa più giusta.
Ace si avvicinò, alzando un sopracciglio, improvvisamente sveglio.
Posò una mano sulla spalla della ragazza dagli occhi verdi per trattenerla dallo scatenarsi e rischiare di fare del male a qualcuno.
Percepiva i suoi nervi a fior di pelle.
-Per quale motivo l'avrebbero portata in una base scientifica?-.
-Già- si intromise anche il fratello, saltellando di fianco a lui con un'aria accigliata -Se la vogliono giustiziare come fanno con quasi tutti i pirati, perché non l'hanno portata in una prigione?-
A quelle parole, Ginevra si irrigidì ancor di più, sentendo stringere un nodo alla gola.
Pugno di Fuoco lo fulminò con lo sguardo, mentre Nami gli tirò una botta in testa, urlandogli dietro qualcosa per ricordargli quanto potesse essere insensibile.
-Semplicemente, non la vogliono giustiziare- borbottò Marco, incrociando le braccia.
-Taci, Ananas- fu il ringhio sottomesso che uscì dalla gola della bionda.
-Ha ragione: la Marina non lascia mai niente al caso, se l'hanno portata lì un motivo ci sarà- si intromise Zoro.
-Il motivo c'é- li interruppe Tashigi, sospirando e lanciando un'occhiata a Smoker, che, intanto, si era fatto sempre più cupo.
L'uomo aveva infatti intuito che cosa il Governo Mondiale avesse intenzione di fare.
-Il fatto è che la ragazza possiede dei poteri parecchio interessanti ed i capi ai piani alti hanno dato l'ordine di catturarla per poter studiare le sue capacità e sfruttarle in seguito. Credono che, grazie ad essi, molte catture e battaglie potranno essere facilitate, in più hanno paura di quel frutto del quale non si conosce praticamente niente-.
-Cioè, l'hanno portata lì per farle fare da cavia?- esclamò Nami scioccata.
Il marine annuì -Purtroppo è ciò che sospettavo. E non ci andranno per niente leggeri con lei....- la voce gli si affievolì nel pronunciare le ultime parole.
La navigatrice scosse la testa -Ma è disumano! Come si può fare una cosa del genere?!-.
Sanji si accese una sigaretta, sconsolato -Povera creatura....-.
Ginevra, la quale era stata ad ascoltare senza parole, scattò in avanti, furiosa, liberandosi così dalla mano che Ace teneva ancora sulla sua spalla -Giuro che se la sfiorano con un dito, io....-.
-Tu niente, Ginevra- la zittì Smoker -Sicuramente le avranno già fatto qualcosa, non ci resta che garantire che non la tocchino mai più-.
-Non potranno più farle nulla dopo che li avrò disintegrati pezzo per pezzo- e si beccò l'ennesima occhiataccia.
Marco si accostò a Fire Fist -Dobbiamo trovare Papà. Sicuramente lui potrà dare una mano- gli sussurrò -Ci sta aspettando sull'isola, ma non so di preciso dove-.
Il moro annuì. Si girò verso la bionda -Ginny, so che non ti piace l'idea, ma Barbabianca potrà aiutarci-.
La ragazza scattò come una molla, guardandolo con odio, come se le avesse inferto una pugnalata tra le scapole.
-Va bene- acconsentì: dopotutto avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di salvare la migliore amica -Però vi chiedo un favore-.
Ace piegò la testa di lato.
-Non voglio vederlo, sarò felice di ringraziarlo per corrispondenza, ma quel mio "ci rincontreremo solo quando ci sarà il funerale di uno dei due" è ancora valido.... Se me lo dovessi ritrovare davanti non so per quanto riuscirei a mantenere il controllo e a non urlargli contro tutto il risentimento che provo nei suoi confronti-.
Il moro la abbracciò.
-Promesso- le sussurrò all'orecchio, prima di lasciarle un bacio sulla fronte ed aspettare che smettesse di tremare -Parlerò io con Papà-.
E si allontanò da lei, prima di prenderle il polso e fare cenno a Smoker e Marco di seguirlo, quando fu trattenuto per la spalla dal fratello, che lo fissava con espressione seria ed impassibile sul volto.
-Vale davvero la pena rischiare tutto per salvarla?- chiese.
-Vale la pena per lei.... - bofonchiò Fire Fist, indicando Ginevra -Ed io non mi tirerò indietro, nonostante quella tizia dai capelli rossi non mi piaccia per niente-.
Sul viso del più piccolo dei due si aprì un sorriso luminoso e rassicurante -Allora non permetterò che solo tu la aiuti-.
La sua ciurma lo guardò per qualche secondo, prima di vertere lo sguardo sul volto della ragazza, sfoderando a loro volta un sorriso, Zoro compreso, che si avvicinò alla bionda e letteralmente la strappò dalla presa del Comandante della Seconda Flotta di Barbabianca, prendendola sottobraccio.
Lei lo guardò stupita, mentre Ace sorrideva di fronte alla sventatezza del fratello, anche se il gesto dello spadaccino lo aveva scocciato non poco.
-Io.... Non so come ringraziarvi.... Nonostante conosciate me appena e lei per nulla, non vi siete fatti indietro ed avete subito deciso di aiutarci.... Grazie....- mormorò poi, abbozzando a sua volta un sorriso.
-Questo perché sembra un'adorabile fanciulla!- cinguettò Sanji, girandole attorno con gli occhi a forma di cuore.
-Mi stai simpatica, Ginevra- scosse le spalle Rufy, ingenuamente -E, da come la descrivi, mi sta simpatica pure Scarlett!- si rivolse poi alla propria ciurma -Allora, ascoltatemi tutti! Noi andremo là e salveremo quella ragazza, costi quel che costi-.











~Angolo Autrici~
buona seeeera :3
scusate il ritardo nella pubblicazione, ma io e Milla abbiamo avuto un sacco di cose da fare e, di conseguenza, il tempo per scrivere è stato poco....
approfittiamo per ringraziare Key, Ankoku e Stardust, che hanno recensito gli ultimi capitoli ed apprezzato la storia :3
grazieeeeee (^з^)
mandiamo un bacione a tutti quelli che ci seguono e che hanno anche solo inserito la storia tra le preferite/seguite :*
grazie mille a tutti, speriamo di ricevere presto vostri commenti riguardanti i capitoli

a presto |( ̄3 ̄)|

Lucy e Milla

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Capitolo 8
*** ~The Emperors~ ***


VII. The Emperors







-Finalmente sei arrivato- si lamentò un uomo dalla stazza enorme, ingurgitando in un colpo l'intero boccale di birra che aveva davanti.
Si passò una mano sui bianchi baffi a mezzaluna, tirando leggermente il tubicino trasparente della flebo che gli pendeva dal braccio.
Posò poi lo sguardo sul nuovo arrivato, riconoscendone subito la capigliatura rossa come il sangue e la cicatrice che gli sfregiava la parte sinistra del volto.
-È bello rivederti- ghignò quello, guardandosi attorno, prima di posare di nuovo lo sguardo sul pirata che era comodamente seduto sul ponte della propria nave, circondato da infermiere vestite di rosa che gli giravano attorno come cagnolini e non facevano altro che fare effusioni e controllare qualche valore su strane tabelle annotate su fogli bianchi, misurandogli la pressione ogni momento.
-Lo sarebbe anche di più se ogni volta non facessi svenire i tre quarti della mia ciurma- borbottò il Capitano della Moby Dick, sospirando e fissando sconsolato i corpi dei figli, riversi a terra.
La presenza di Shanks e della sua maledetta ambizione, la maggior parte delle volte, era proprio una spina nel fianco.
L'altro scosse le spalla, sorridendo impercettibilmente -Non ti sarai offeso spero. Lo sai che non salgo mai su una nave nemica senza aver prima preso delle precauzioni-.
Barbabianca si lasciò sfuggire una grossa risata, facendo preoccupare le donne di fianco a lui, che gli intimarono di non agitarsi troppo.
L'uomo fece loro un gesto infastidito.
Il Rosso, di fronte alla scena, allargò il proprio ghigno -Ah, la vecchiaia!-.
Si avvicinò al Capitano della nave e si sedette proprio dinanzi a lui, con fare quasi annoiato, poi si  guardò attorno -Strano però che non ci sia il Comandante della Prima Divisione a farmi la ramanzina sugli effetti della mia Ambizione!- storse il naso -Non avrò fatto svenire anche lui, spero-.
-Marco non è certo il tipo da farsi sopraffare da un po' di Haki....- asserì Newgate, assumendo poi un'espressione più severa -Comunque lui al momento è con Ace ed una ragazza-.
Shanks lo guardò dubbioso -....oh.... Addirittura in tre....?- si sistemò il mantello, abbassando lo sguardo, mentre l'altro gli teneva addosso il proprio -Se mi hai chiamato esclusivamente per dirmi che i tuoi ragazzi si danno da fare più dei miei.... Beh.... Avresti potuto rinfacciarmelo per via radiofonica-.
Quello che una volta era stato il nemico del tanto temuto Re dei Pirati non smise per un secondo di guardarlo male, una scintilla d'ira nello sguardo dorato.
Shanks scosse le spalle -Suvvia stavo solo scherzando.... Anche se mi stavo divertendo a pensare che mi avessi chiesto di venire qui solo per farti dare consigli d'amore- bofonchiò poi, ridacchiando.
Poco dopo si fece serio e fissò chi gli stava di fronte con i profondi occhi nocciola -Forza, ti ascolto, Edward-.
Barbabianca sospirò, grattandosi il capo con la mano destra e guardando il Rosso di sfuggita, per poi rivolgere lo sguardo verso l'orizzonte, pensieroso.
-La ragazza in questione- iniziò -È Ginevra D Carter-.
L'altro pirata inclinò la testa, aggrottando le sopracciglia -La sorella di un tuo vecchio comandante, ah? Alex mi pare- socchiuse gli occhi -Non è colui che morì assieme a Temperance D Red nella battaglia che si svolse due anni fa a Nanohana? La cui sorella scappò assieme alla bionda e, da allora, non si ebbero più loro notizie?-.
-Ricordi bene- Newgate asserì col capo, cercando di celare il dolore che gli stava passando nel cuore -Beh.... Marco- continuò -Per via di diversi incidenti l'ha per caso finalmente trovata ed è stato quasi costretto a rimanere con lei negli ultimi giorni, quindi mi ha riportato una cosa parecchio interessante- concluse, facendogli un cenno e lasciando intendere il resto.
Il Rosso alzò un sopracciglio -Fammi indovinare.... Abbiamo un altro caso di Haki del Re Conquistatore?-.
-Precisamente.... Vorrei che ti occupassi di lei-.
Il pirata scosse la testa -Non ho mai allenato qualcuno a questo tipo di cose e non vorrei essere troppo ambizioso-.
Ridacchiarono, come due vecchi amici.
-Oh, suvvia, sto veramente vedendo il Rosso preoccupato per una cosa così stupida?-.
-Forse....- e sorrise -Lei, piuttosto? Sarà d'accordo? E soprattutto, sarà all'altezza?-.
-Sono sicuro che sarà all'altezza di qualunque pretesa- sorrise Newgate -È una ragazza molto perspicace.... Non so se ti seguirà subito però: è parecchio testona e non ama fidarsi del primo che passa-.
L'uomo coi capelli rossi storse il naso e sospirò, non del tutto convinto della risposta del pirata, poi riprese a parlare -E l'altra giovane? Scarlett....?-.
-Per ora è prigioniera della Marina a Kagaku-.
Lo fissò serio.
-Kagaku? Quella Kagaku?-.
Il Capitano della Moby Dick annuì.
-Ho intenzione di mandare Marco ed Ace con la ciurma del tuo discepolo per andare a salvarla-.
-Rufy....?-.
-Precisamente, il mio Comandante mi ha riferito che lui ha deciso di aiutarla, ah, abbiamo dalla nostra parte anche un ex marine-.
-Sì, ho letto sul giornale che Smoker ha combinato un casino....-.
Ci fu un momento di silenzio, dove i due si guardarono negli occhi, entrambi con aria preoccupata, poi il Rosso prese di nuovo parola.
-Ho la vaga impressione che niente finirà per il meglio-.
-Perché? Dovresti essere più positivo-.
-Così.... Me lo sento.... Comunque vorrei sapere perché hai tanto a cuore quella ragazza, Edward-.
-Perché non voglio che faccia la stessa orribile fine del fratello. Mi sento in colpa per quello che è successo ad Alex. Ha bisogno di qualcuno che la aiuti a crescere, che la segua passo per passo e la faccia diventare una grande combattente, cosicché possa affrontare qualunque situazione e magari, riuscendo a controllare l'Haki del Re Conquistatore, potrebbe riuscirci-.
-Ci sono un sacco di persone che combattono anche senza saperlo usare-.
-Per il suo bene, e per quello dell'amica, preferirei imparasse a controllarlo-.
-Non puoi aiutarla? Dopotutto anche tu possiedi quel tipo di Ambizione-.
-Non è forte come il tuo e poi, io e lei, non adiamo così d'accordo....-.
Storse il naso, mentre l'altro si metteva a ridacchiare.
-Per via del fratello?- 
 Annuì.
-Va bene, ci penserò io- sorrise.
Barbabianca gli fece un cenno di gratitudine, cosa rara per uno come lui -Grazie.... Davvero-.
-Di nulla, tu pensa solamente a presentarmi la ragazza-.
-Nessun problema! O....almeno credo....-.
-Almeno credi....?-.
-Erm.... Diciamo che.... La giovane ha un bel caratterino....-.
Entrambi ridacchiarono.
-Grazie ancora-.
-È solo un favore che faccio ad un vecchio come te, non hai bisogno di ringraziarmi-.

*


Faceva male, dannatamente male.
Non aveva mai provato così tanto dolore in vita sua, se non quando era morto suo fratello, ma quello era stato un ben altro tipo di sofferenza.
Ora, invece, sentiva come se le stessero spezzando uno per uno ogni osso del suo corpo.
Il dottore la stava torturato troppo lentamente e, dal suo sorriso, intuiva quanto in realtà quell'uomo, maledettamente sadico, si stesse divertendo.
Una fitta ancora più dolorosa al torace la fece quasi svenire.
Trattenne l'urlo disperato che aveva invano cercato di uscire dalla sua bocca, mordendosi il labbro inferiore talmente forte che subito sentì il sapore del sangue irradiarsi nella sua bocca.
Era un supplizio terribile.
In quel momento capì perché in quel luogo non esistessero nient'altro che grida, suppliche e bestemmie.
Chi avrebbe mai potuto sopportare qualcosa del genere senza lamentarsi nemmeno un po'?
Lei, senza sapere come, in qualche modo ci stava riuscendo, ma aveva la sensazione che, se avesse continuato così, sarebbe presto impazzita del tutto.
Ignorò il tintinnio inquietante degli utensili di metallo che quel pazzo stava utilizzando e fece dei respiri profondi, provando a concentrarsi solo su pensieri positivi, come i ricordi di lei e Ginevra da bambine, quando si divertivano a fare scherzi di ogni genere a qualunque persona avessero incontrato, oppure quando avevano litigato pochi giorni dopo che Ginevra aveva mangiato il suo frutto, mettendo su un vero e proprio combattimento.
Si lasciò sfuggire un sorriso, ricordando come quella battaglia era finita per via del fatto che furono entrambe recuperate da uno Smoker parecchio preoccupato, ma soprattutto arrabbiato, visto che avevano finito col distruggere un'intera radura.
Oh che ramanzina che aveva fatto ad entrambe....
Le tornò alla mente anche l'ultima settimana, passata in compagnia di quei due idioti di Comandanti della Prima e Seconda Flotta di Barbabianca.
Si era divertita parecchio e, conoscere Marco era stata una vera fortuna e, malgrado ciò che sosteneva Ginevra (cioè che quell'Ananas fosse sostanzialmente un perfetto essere inutile), lei credeva invece che fosse un tipo intelligente, cordiale e soprattutto affidabile.
Di certo non poteva dire la solita cosa di quella sottospecie di Fiammifero, anche se doveva ammettere che in lui aveva riposto la sola speranza che aveva di fermare Ginevra dal venirla a salvare, dato che Smoker, minimo, l'avrebbe aizzata contro la Marina ed il biondo dalla strana capigliatura non sarebbe mai e poi mai riuscito a far valere le sue idee con lei.
Constatò, tra sé e sé, che le probabilità che almeno uno di loro tre fosse investito da un briciolo di buon senso erano praticamente nulle e che, sicuramente, sarebbero riusciti a combinare un casino allucinante.
Sbuffò, stufa di rimanere in quel luogo assurdo, sdraiata costantemente su uno pseudo lettino in metallo, scomodo come pochi.
Provò a pensare ad altro, creandosi una sorta di mondo parallelo nel quale fuggire mentalmente ogni qualvolta avesse sentito dolore, così da tenere la testa occupata e non provare troppo male.
Non riuscì però ad eludere la propria mente quando sentì la sua pelle lacerarsi e, subito dopo, un ago passarle da parte a parte per ricucirla.
Oramai era arrivata a pensare che, ciò che le aveva iniettato poco prima il dottore e che riteneva un'anestesia, non fosse altro che un farmaco che le aumentava la sensibilità, anziché attenuarla.
-Brutto stronzo- borbottò fievolmente, mordendosi il labbro.
-Hai ancora la forza di riuscire a parlare?- sentì mormorare il dottore -Ogni secondo mi stupisci sempre di più- e ridacchiò.
La sua voce ghignante iniziò a farsi distante, mentre il dolore pareva diminuire lentamente, fino a trasformarsi in un bruciore alquanto fastidioso.
Stava forse morendo? No, sarebbe stato troppo bello....
Le ci vollero una ventina di secondi per realizzare che non sentiva più alcun strumento muoversi su di lei.
Il tintinnio metallico si era finalmente fermato.
Niente più strani rumori e fitte da capogiro.
Tirò un sospiro di sollievo e si decise ad aprire gli occhi, che aveva tenuto serrati fino a quel momento.
La luce fortissima la costrinse a richiuderli di colpo. 
Quando credette di essersi abituata, lì riaprì, sbattendo le palpebre un paio di volte.
La prima cosa che vide fu il soffitto bianchissimo della stanza, poi il viso di qualcuno che faceva capolino dall'angolo della sua visuale.
Il volto pallido, quasi perfetto, di un uomo dalla folta capigliatura blu e dagli occhi indaco la stava fissando incuriosito. 
Sulle sue labbra rosate si aprì un sorriso -Bene, bene, a quanto pare sei molto resistente. Non potrei chiedere di meglio-.
Scarlett lo vide maneggiare con ciò che la teneva bloccata al lettino e sentì immediatamente le braccia e le gambe libere, cosa che però durò poco, visto che i suoi polsi furono subito circondati dalle manette di agalmatolite.
Era talmente debole già di suo, che non si accorse nemmeno dell'effetto di quella pietra su di lei.
Jordan la afferrò per gli avambracci e la tirò su velocemente, cercando di farlo il più gentilmente possibile.
La rossa quasi si lasciò sfuggire un grido, di fronte all'enorme pugnalata che aveva sentito al ventre, come se qualcuno le avesse appena tirato un pugno di ferro nello stomaco.
Ansimò due o tre volte, poi provò ad alzarsi dal lettino di metallo, sostenuta dall'altro, che, malgrado tutto, sembrò avere un minimo di pietà per lei e attese con pazienza i suoi tempi.
Quando poggiò i piedi per terra, credette di essere rimasta sdraiata per dei decenni.
Le gambe le dovevano ed i muscoli faticavano enormemente a reggerla.
Si poggiò quasi interamente all'uomo di fianco a lei, lasciandosi trasportare verso l'uscita.
Il corridoio buio era gelido, ancora pieno di quelle urla agghiaccianti delle vittime all'interno di quell'inferno.
La ragazza rabbrividì, quando delle ulteriori fitte le mozzarono il fiato.
Il minimo movimento, anche il più piccolo dei respiri, le faceva provare un dolore tremendo.
-Male?- borbottò il dottore, stringendola più forte a sé, per evitare che quella cadesse a terra.
Sorrise, riconoscendo quanto quella ragazzina cocciuta potesse essere orgogliosa.
Era infatti stata zitta tutto il tempo, senza dimenarsi, né urlare e, dalla sua bocca, erano usciti solo qualche imprecazione e respiro affannato.
-Mollami- bofonchiò debolmente, tentando invano di camminare da sola, dal momento che le ginocchia le cedettero un paio di volte.
Il dottore la riprese sottobraccio e la accompagnò nella sua cella, girando la chiave nella serratura e portò la giovane davanti al letto con le coperte sgualcite, prima di uscire e richiudere le sbarre.
Scarlett inciampò e quasi si schiantò contro il muro.
-Sei matto?!- sbottò con la poca voce che le rimaneva.
Che domande, certo che lo era, bastava guardarlo in faccia.
Si accasciò sul materasso, che, seppur scomodo, era pur sempre una fonte di sollievo per il suo corpo indolenzito e dolorante.
-Sarà meglio che tu ti riprenda in fretta-
Si voltò verso l'uomo, ancora lì che la fissava, con le mani nelle tasche del camice bianco.
-Fammi indovinare: mi sottoporrai ad un'altra di quelle torture nel giro di un'ora?-.
Il dottore scosse la testa -In realtà per oggi avremmo finito: non voglio mettere troppo a dura prova il tuo esile corpicino.... Però, se proprio vuoi, io non mi tiro indietro....-.
La rossa lo ignorò, sbuffando, prima di rivolgergli uno sguardo interrogativo -Se abbiamo finito, perché dovrei rimettermi in fretta?-.
-Qui a Kagaku c'è anche un tuo vecchio amico, forse ti verrà a fare visita, sai?-.
-Che intendi con "vecchio amico"....?- sollevò un sopracciglio.
L'altro rise.
-Ti lascio nel beneficio del dubbio.... Riposati cara- e si allontanò sghignazzando.

*


Ginevra guardò la Moby Dick dal basso della banchina e storse il naso, aggrottando le sopracciglia.
-Io non ci salgo- disse fermamente, puntando i piedi a terra.
-Ne abbiamo già parlato!- sbottò Marco, girandosi verso di lei e lanciandole uno dei suoi soliti sguardi glaciali -Tu sali, rimani calma, ringrazi Papà e poi andiamo a salvare Scarlett! Se provi a fare una qualunque mossa azzardata ti taglio la gola-.
Lei sbuffò, ignorandolo totalmente e voltandosi verso Ace, che le stava provvidenzialmente tenendo una mano sulla spalla, in modo da fermarla immediatamente se fosse partita all'assassinio della Fenice.
Il moro sorrise -Tranquilla Ginny, andrà tutto bene-.
-No! Un corno andrà bene!- e prese ad imprecare contro il biondo e tutta la sua stirpe di ananas, facendo scoppiare a ridere il pirata che le stava accanto.
Ben presto furono raggiunti dallo spadaccino della ciurma di Cappello di Paglia, il quale, finalmente, si era deciso a lasciare la propria nave, per seguire gli altri tre.
-Rufy sta arrivando, ha perso il suo amato copricapo dentro la Sunny e si sta prendendo una lisciata da Nami....- li avvertì, sospirando, prima di posare gli occhi sulle dita di Pugno di Fuoco, che stavano tamburellando sul capo di Ginevra.
Avvolse il palmo sinistro attorno al manico di una delle sue katana, ardente dal desiderio di far partire una mano al Comandante della Seconda Flotta dei pirati di Barbabianca.
Fortunatamente furono interrotti da un improvviso (e parecchio prevedibile) litigio tra la Fenice e la ragazza, che presero a darsele di santa ragione.
Passarono alcuni minuti prima che i due riuscissero ad essere fermati e separati rispettivamente da Ace e Zoro, seppur con qualche difficoltà.
-Lasciami Ace! Devo ammazzarla!- urlò il biondo, dimenandosi tra le braccia del compagno di ciurma, cercando di lanciarsi verso la propria nemesi.
-Spiacente Marco, ma per la sicurezza di entrambi è meglio che non lo faccia- ridacchiò -E poi dovreste smetterla una buona volta di litigare o finirà solo in un modo-.
-Ci uccideremo a vicenda?- domandò la ragazza, quasi ringhiando.
-No, vi fidanzerete e poi sposerete: devo forse ricordarvi che chi disprezza compra?-.
A quel punto, ancor prima che a Marco e Ginevra, l'istinto omicida, per qualche strana e sconosciuta motivazione, salì a Zoro, che apparentemente non c'entrava nulla, ma che in realtà bruciava di gelosia ed ora sentiva il sempre più crescente bisogno di fare a fettine il pirata moro.
-BASTA!- sbottò proprio il ragazzo dai capelli verdi, zittendo i presenti -Datevi una calmata-.
-Dicevamo....?- borbottò Fire Fist, cercando di cambiare discorso, evitando così che le irre di tre differenti persone si riversassero su di sé per la sua ultima affermazione.
-Mi avevi promesso che non avrei parlato con il tuo Capitano!- piagnucolò la bionda.
-Eh.... Può succedere che le cose cambino- lasciò la Fenice, iniziando a gesticolare -Non posso farci nulla-
-Ed io parto per Kagaku adesso, da sola- fece retro front, andando a sbattere contro il petto di Zoro, che la fulminò con lo sguardo.
-Tu non vai da nessuna parte- asserì, facendola nuovamente girare verso Pugno di Fuoco.
Lei sbuffò e prese a battere nervosamente il piede a terra, quando le venne un'idea a dir poco geniale, che l'avrebbe fatta uscire da quella situazione.
-SANJI!- gridò a pieni polmoni -MI STANNO MALTRATTANDO!-.
Il cuoco si materializzò accanto alla ragazza, come un cagnolino col proprio padrone, parandosi di fronte a lei e facendole scudo col proprio corpo.
-Ginny, principessa, che succede?! È quella testa d'alga che ti ha fatto del male, vero?! Oh ma adesso lo sistemo io una volta per tutte!- trasse subito conclusioni affrettate, preparandosi a sferrare un calcio allo spadaccino.
-Io non c'entro nulla, cuoco dei miei stivali!- grugnì l'altro, sfoderando una spada.
-Ragazzi, ragazzi? Basta, su! Fate le persone mature- si intromise Marco.
-Senti da che pulpito....- mormorò Ace, sospirando.
-Scusa?! Cosa vorresti insinuare?!-.
Ginevra approfittò del caos che si era venuto a creare per scappare da lì e raggiungere la banchina affianco, guardandosi attorno e prendendo a camminare verso il paese.
-Dove credi di andare?- tuonò la voce del suo quasi padre, mentre la sua figura minacciosa si faceva sempre più vicina.
-Ciao Smokey, sto andando a cercare una corda per impiccare il pennuto-.
-Sì.... Ed io sono la fatina dei denti-.
-Ti ci vedo con un tutù azzurro indosso ed una bacchetta magica a forma di stella; solo dovresti smetterla di fumare: devi dare buon esempio ai bambini- ridacchiò.
-Non è il momento di fare le spiritose- la squadrò male -Forza, devi parlare con Newgate-.
-Io non devo, io dovrei-.
-Non è che se cambi il tempo o il modo verbale puoi sviare l'azione: tu lo farai, a prescindere da se tu voglia o no-.
-Almeno ci ho provato.... E comunque non voglio-.
L'uomo prese un tiro dai suoi sigari, socchiudendo per un attimo le palpebre, prima di tornare a puntare gli occhi sulla figura della ragazza.
-Forse non hai capito che se tu non vai a parlare con Newgate, puoi scordarti il suo aiuto per andare a salvare Scarlett-.
-Forse non hai capito che io intendo andarmi a riprendere la mia migliore amica da sola-.

*


Scarlett iniziò a girovagare malamente per la stanza, trascinandosi dietro le gambe pesanti, troppo stanca per camminare normalmente.
L'aria le pareva più pesante e silenziosa di prima, cosa che contribuiva ad aumentare l'atmosfera lugubre di quel luogo.
Avrebbe preferito sentire del rumore, piuttosto che quel silenzio inquietante: quando c'è rumore sicuramente qualcosa sta per accadere, ma senza, si può solo attendere e sperare in bebe.
Batacchiò un pugno contro il muro e si buttò sul letto, trattenendo le imprecazioni che stava pensando, non appena sentì varie fitte lungo tutto il corpo, ricordando in che condizioni pietose fosse.
Se non sarebbe morta di dolore, di lì a poco, lo sarebbe stata per la noia.
Lì dentro c'era poco da intrattenersi e, oltretutto, non era né nelle condizioni, né nell'umore adatto per fare qualsiasi cosa.
Rizzò le orecchie, quando sentì un tintinnio di chiavi provenire da fuori la stanza. 
Il suo corpo si irrigidì ed il respiro le si bloccò per un secondo quando le parole di Kizaru e del dottore psicopatico le rimbombarono nel cervello.
Era la terza volta che aprivano quella porta e non credeva che Borsalino fosse tornato a farle visita, come non credeva che l'avesse fatto anche Jordan, il quale se ne era andato via non molto prima e non avrebbe avuto motivo di tornare.
Poi sentì due voci provenire dal corridoio, una rauca e minacciosa, mentre l'altra più fievole al confronto, ma comunque ferma.
Scarlett alzò il viso, quasi incuriosita da ciò che era fuori dalla cella.
La porta sbatté contro il muro bianco con fin troppa violenza, facendo staccare alcuni pezzi di intonaco, che si sfracellarono a terra.
La ragazza quasi fece un salto, spaventata dal colpo improvviso.
Strizzò gli occhi, mettendo a fuoco la figura dell'uomo alto e massiccio che era appena entrato e, una volta riconosciuto il suo viso, cercò in tutti i modi di trattenere la sua impulsività, frenando il desiderio, sempre più crescente ogni istante che passava, di saltargli addosso e strozzarlo.
Si limitò a digrignare i denti, stringendo i pugni.
L'uomo infossava una giacca vermiglia, sovrapposta ad un altrettanto orrida camicia rossa a fiori e recava sul capo un cappellino con la visiera della Marina.
-Akainu- sputò fuori quel nome, Scarlett, come fosse stato veleno.
Affianco a lui c'era un uomo, forse messo peggio di lei, magro, con una cicatrice di una strana forma circolare accanto all'occhio sinistro.
-Scarlett- mormorò il marine, avvicinandosi a lei con sguardo severo.
Sulle labbra gli si aprì una specie di sorriso, se così si poteva chiamare -Quanto tempo-.
La ragazza fece per allontanarsi, schiacciando la schiena contro il muro.
Le tremavano le mani, sentiva i brividi percorrerle tutta la lunghezza della schiena, senza fermarsi nemmeno per un secondo.
Solo in quel momento si accorse di quanto potesse essersi sbagliata: la tortura non era nulla a confronto della vista di quel bastardo assassino.
-Ti sei alzata ancora, vedo- constatò l'ammiraglio, tirando su per le manette il prigioniero che aveva accanto e scagliandoglielo addosso, facendo sì che fosse completamente schiacciata contro la parete.
Sentì come se le si fossero incrinate alcune costole, ma non fece una piega, anzi.
Allungò le braccia verso il malcapitato e lo aiutò a reggersi in piedi.
-Lui è il tuo nuovo compagno di cella, fresco fresco delle prigioni della Marina- bofonchiò l'uomo, indicando il ragazzo sulla ventina che ora era appoggiato al muro.
La giovane si girò a guardarlo.
Aveva una corporatura a dir poco scheletrica, occhi scuri che brillavano di vitalità e lunghi capelli bruni tirati indietro in con una sorta di cerchietto azzurro.
Poteva solo immaginare le battute che avrebbe fatto Ginevra se solo fosse stata lì.
-Grazie- mormorò proprio lui, rivolgendole un largo sorriso.
Come poteva riuscire a sorridere in quella situazione così tragica?
Scarlett sollevò un sopracciglio, prima di tornare a guardare Akainu.
-Molto bene- asserì il marine -State già facendo amicizia-.
La ragazza ringhiò.
Lo odiava, più di qualsiasi altra persona al mondo.
-Ce l'hai ancora con me per la storia di tuo fratello, ah?- bofonchiò poi, sospirando -Lo sai che i pirati sono la peggior feccia sulla faccia della terra e che vanno eliminati.... Anche se, a quanto pare, con voi due dovremmo fare un'eccezione-.
Lei si girò verso il suo nuovo compagno di cella, squadrandolo dall'alto al basso, prima di volgere nuovamente il proprio sguardo verso l'ammiraglio.
-Perché sei qui? Perché uno del tuo calibro si è scomodato solo per portare un uomo in quest'isola sperduta in mezzo all'oceano?- gli chiese, a denti stretti.
-Mi erano arrivate informazioni sbagliate- spiegò -Speravo di trovare qui la tua amica: la sorellina per cui quel ragazzo tanto coraggioso che ho giustiziato ha sacrificato la vita.... Sai, avrei tanto voluto vedere la sua reazione alla mia presenza....-.
La giovane strinse i pugni nel sentir parlare del fratello di Ginevra in quel modo.
Sentiva la rabbia salire sempre di più ed era certa che presto gli sarebbe stata addosso, rischiando la sua vita solo per ucciderlo.
Quello passeggiava tranquillamente dalla porta della cella, a passi lunghi e leggeri, avanti ed indietro.
Oh se avrebbe voluto ammazzarlo di botte.... Prenderlo a cazzotti era sulla sua lista di cose da fare prima di morire.
Dopotutto quello era il mostro che aveva bucato il petto di Alex, facendo piangere la sua Ginny e, probabilmente, era anche il pazzo omicida che aveva fatto fuori suo fratello.
Era sicura che fosse stato lui, in cuor suo se lo sentiva, ma no ne aveva la certezza.
-Lo sai cosa ha detto tuo fratello prima di morire?- le domandò, proseguendo sui suoi passi -Che non sarei riuscito a farti del male, perché qualcuno ti avrebbe protetta anche a costo della sua vita- rise -Spero proprio che intendesse la tua amica e che lei venisse qui a salvarti.... Sarebbe proprio divertente rivederla ancora-.
Scarlett non ci vide, completamente accecata dall'ira e fece per saltare addosso a quell'essere ignobile, ma fu subito fermata dal ventenne che le stava accanto.
-Vuoi farti ammazzare?!- la riprese, tirandola indietro, con un'aria improvvisamente triste.
Quello sconosciuto aveva ragione, purtroppo.
Non poteva farsi uccidere, non così, non da lui e non in quelle condizioni.
E, anche se Akainu non avesse avuto intenzione di farla fuori, di certo non avrebbe risolto niente, ma quelle parole l'avevano ferita molto di più di quanto sembrasse.
L'ammiraglio uscì dalla cella, quasi con le labbra curve in un sorriso.
-Spero di rivedervi presto- ridacchiò -Purtroppo non posso trattenermi come avrei voluto.... Avrei tanto voluto vedere la tua faccia quando scoprirai chi è l'uomo al tuo fianco-.
E si voltò, sparendo nella penombra.

*


-Ginevra D Carter....- sussurrò il Capitano della Moby Dick, cercando di non farsi sfuggire quella lacrima che minacciava di scendere -Ho sempre saputo che ti avrei rivisto-.
Curvò le labbra in un enorme sorriso, mentre guardava la ragazza che era appena salita sulla sua nave e che ora gli stava di fronte, con gli occhi fissi a terra ed i pugni stretti fino a far diventare bianche le nocche.
La giovane non rispose, continuando ad osservare le assi del pavimento, senza, in realtà, vederle davvero.
Accanto a lei c'erano il Capitano dei pirati di Cappello di Paglia, il suo spadaccino, Smoker ed Ace.
-Potresti anche degnare Papà di sentire la tua voce- sputò la Fenice, un passo di fronte a loro, con acidità.
-Marco!- lo riprese Fire Fist, dandogli uno scappellotto dietro la nuca ed aggrottando le sopracciglia -Ma devi sempre essere così freddo e scontroso tu?! Povera Ginny, dalle il suo tempo-.
Marco guardò la mano con cui lo aveva toccato come se avesse potuta staccargliela da un momento all'altro.
La bionda non prestò attenzione ai due ed alzò il viso, guardando con gli occhi smeraldo pieni d'odio Barbabianca.
Non le importava quanto fosse importante o forte quel pirata, vedere la sua faccia le aveva fatto salire la voglia di distruggere qualunque cosa.
Sentiva un sentimento d'ira irradiarsi per tutto il corpo, arrivando a toccare perfino la punta dei piedi. Faticava addirittura a stare ferma.
-Non permetterti mai più- sussurrò -Di pronunciare quel cognome- le parole le uscirono dalla gola contemporaneamente ad un ringhio gutturale -Non ne sei degno-.
L'uomo la guardò tristemente, rivedendo in lei, per un solo secondo, Alex, quel ragazzo perennemente sorridente, dai capelli biondo cenere ed occhi color cioccolato.
Suo figlio....
-Come puoi rivolgerti così a lui?!- sbottò irritato il Comandante della Prima Flotta -Porta rispetto, ragazzina!-.
-Fa' silenzio, Ananas- lo zittì lei, con cattiveria -Non ti intromettere in affari che non ti riguardano-.
-Stai parlando con mio Padre, sono cose che mi interessano parecchio-.
-Marco, tranquillo, non è successo nulla- mormorò il suo Capitano -Sono io che le ho mancato di rispetto chiedendole di salire su questa nave- 
Socchiuse le palpebre e prese un respiro profondo, prima di tornare a guardare la giovane.
Decisamente, fra lei ed il biondo, come gli era stato confermato proprio da quest'ultimo, non scorreva buon sangue.
-Lascia che ti aiuti- disse poi, sospirando.
Ginevra fece un piccolo scatto -In che modo vorresti farlo? Trattando come carne da macello i tuoi "figli"- pronunciò quella parola con odio -Mandandoli a salvare qualcuno che nemmeno conoscono?! Vuoi ripetere quello stesso errore che hai fatto due anni fa?! Vuoi farli morire?!- il suo tono di voce stava sempre di più aumentando, mentre indicava i pirati presenti -Non hai davvero imparato nulla?-.
Gli occhi le si assottigliarono, accecati dall'ira -Mi pare che tu abbia dimenticato cosa hai lasciato accedesse un po' di tempo fa.... Mi sembra che tu non abbia molta idea di quanto le persone possano realmente soffrire, Newgate-.
Ace le posò una mano sulla spalla, tentando di calmarla.
Riuscì a percepire la tensione dei suoi muscoli e si chiese per un attimo se fosse stata davvero una buona idea averla portata lì in cima.
-Sei solo una ragazzina, cosa ne vuoi sapere tu della sofferenza?- domandò Izo, intromettendosi, stizzito dal comportamento della bionda.
Zoro, pronto a qualsiasi cosa, fece correre la mano alla spada, stringendola nel palmo, ma non la sfoderò.
-Taci- ringhiò Smoker, precedendo Ginevra.
-Padre, come puoi aver fatto salire sulla nostra nave una donna così irriverente senza il minimo riguardo nel parlare, che ha avuto perfino il coraggio di portare con sé un cane della Marina?!-.
Barbabianca lo zittì con un gesto secco.
-Senti, Newgate, non ho tempo da perdere con te- tagliò corto la ragazza, ignorando tutti gli sguardi che aveva addosso -Io non ho la minima voglia di vederti e tu stai cercando inutilmente di aiutarmi, non so se per senso di colpa o cosa, ma non mi interessa- abbassò lo sguardo a terra, per poi rialzarlo subito dopo, più duro e freddo di prima -Smettila di comportarti come un uomo premuroso, smettila di cercare la mia compassione ed il mio perdono, smettila di cercare di essermi amico... Smettila- si volse poi verso Izo -Per quanto riguarda te, posso assicurarti che nei miei diciannove anni di vita ho provato più sofferenza di quanto tu possa immaginare....- 
Quello non rispose, consapevole di ciò di cui stesse parlando. 
La bionda tornò a guardare il Capitano della Moby Dick -Ho già perso abbastanza tempo con voi ipocriti, adesso devo salvare la mia famiglia-.
Si girò, scostando il palmo di Fire Fist e facendo un impercettibile cenno col capo a Smoker, che la guardò combattuto.
-Morirai- esordì Newgate, frenandola, per un secondo, dal suo intento di andarsene.
-Non ho nulla da perdere- rispose lei, con freddezza.
-Scarlett perderebbe te-.
-Ma almeno sarebbe viva... Grazie per l'invito, ci rivedremo solo quando uno di noi due sarà in una tomba, tre metri sottoterra-.
-Ginevra, aspetta, non ho ancora finito-.
-Io invece sì- e si girò verso di lui -Non ho più nulla da dirti-.
Il pirata non la ascoltò -Ho chiesto ad un amico di allenarti: hai delle grandi potenzialità, che potresti sfruttare in futuro-.
La ragazza sollevò un sopracciglio -Non ricordavo di averti chiesto di preoccuparti per me-.
Una risata si diffuse in tutta la nave e tutti si voltarono verso il punto preciso da cui era provenuto quel suono.
Un uomo dai capelli rossi stava salendo sul ponte.
-È proprio come suo fratello- borbottò proprio quello, portandosi l'unico braccio dietro la nuca e guardando la ragazza con dolcezza -Testarda e senza il minimo segno di paura verso chi è più forte.... Mi piace la ragazza, Edward-.
Barbabianca sorrise.
-Ginevra, ti presento il mio vecchio e caro amico do cui ti parlavo, l'uomo che ti aiuterà a sviluppare i tuoi poteri-.
Rufy, che fino a quel momento era stato misteriosamente in silenzio, spalancò gli occhi e si portò una mano sul copricapo.
Un sorriso enorme gli si aprì sul volto.
-SHANKS!- urlò, iniziando a saltellargli incontro.
-Ciao Rufy, finalmente ci rivediamo!- il Rosso gli tolse il cappello di paglia e gli passò una mano tra i capelli corvini, scompigliandoglieli, prima di tornare a guardare la bionda -Molto piacere, Ginevra-.
Le porse il palmo, che lei strinse con freddo distacco.
-Lo è anche per me- mormorò lei, di colpo più rispettosa.
Sapeva chi era quell'uomo e sapeva anche che non c'entrava nulla con l'assassinio di suo fratello, a differenza di Newgate.
Quindi non era proprio il caso di sfoderare altra cattiveria gratuita.
Quella l'avrebbe riservata per il piccione biondo, più tardi....
Il Rosso aveva una presenza a dir poco schiacciante.
-E così tu saresti la sorellina del famoso Alex D Carter, ah? Beata la gioventù....-.
La ragazza si irrigidì, ma si trattenne dal ringhiargli addosso.
Pensò bene di evadere da quel luogo e quella situazione, trovando la migliore e più veritiera delle scuse.
Non ce la faceva più a stare su quella nave: odiava quel posto, quelle persone, odiava tutto.
-Mi scusi, è stato veramente un piacere conoscere un pirata del suo calibro- iniziò a camminare in direzione della scala che portava alla banchina -Ma sto perdendo tempo. Devo andare-.
Il pirata la fermò, posandole repentinamente una mano sulla spalla e trattenendola.
-Hai proprio un bel caratterino, esattamente come mi aveva detto Edward...- rise -Entra a far parte della mia ciurma- le propose, sfoderando un sorriso rassicurante -Tanto ho già deciso che sarai mia allieva, a questo punto, tanto vale che si facciano le cose per bene, no?-.
-EH?!- esordì Cappello di Paglia, con gli occhi quasi fuori dalle orbite -Non la conosci nemmeno da cinque minuti e le hai già chiesto di unirsi a te?!-.
Zoro lo zittì con un cazzotto -E perché, forse tu non fai alla solita maniera?!-.
Il Rosso ridacchiò.
-Allora?- domandò poi alla bionda.
Lei aspettò qualche secondo prima di rispondergli.
Pensandoci non le sarebbe dispiaciuto poter diventare più forte, anche solo quel poco che le avrebbe permesso di riuscire a proteggere la sua migliore amica se le si fosse presentata davanti di nuovo un'altra occasione nefasta. 
Oltretutto Shanks sarebbe sicuramente stato un ottimo maestro, ma unirsi a lui avrebbe significato separarsi da Scarlett, a meno che la rossa non fosse venuta con lei.
Sospirò, abbassando lo sguardo, sconsolata.
-Non posso: devo prima andare a riprendermi Scarlett....-.
-Tranquilla, Ginevra- la chiamò sorridendo -Non ti sto chiedendo di partire con me subito. Avrai tempo di fare quello che vorrai, compreso il recuperare quella ragazza che tanto ti sta a cuore-.
-Ma lei verrebbe con noi?-.
Il Rosso scosse la testa, deciso, ma al tempo stesso dispiaciuto -No-.
-Allora non posso accettare: le porterei via un altro pezzo di cuore e di anima e, per di più, non posso lasciarla sola come un cane-.
-Starà con noi!- esordì Cappello di Paglia, allargando il proprio sorriso, già enorme, e tirando un pugno verso il cielo.
-Ma non la conosciamo neanche!- protestò Zoro.
-Ma noi conosciamo Ginny ed, essendo una sua amica, non può che essere gentile e carina come lei-.
La bionda arrossì alle parole dell'ingenuo pirata, sciogliendo il proprio cuore di ghiaccio.
Si voltò poi verso il Rosso -Signore-.
-Al diavolo i convenevoli, per te sono Shanks.... E per favore, dammi del tu o mi farai sentire vecchio- la interruppe l'altro.
-....Shanks.... Sarei felice di unirmi a te nel tuo viaggio per mare.... Però ti chiedo di pazientare: prima devo riprendermi Scarlett e prendere a calci in culo qualche marine-.
-Ginevra, io verrò con te.... E Marco pure- disse Fire Fist, riavvicinandosi a lei e trascinandosi dietro il Comandante della Prima, tirandolo per la coda azzurra e gialla -Vero?-.
Il biondo, a malincuore, asserì con un cenno del capo, grugnendo.
-Ci dai il permesso, Papà?-.
-Sì figli miei.... Salvate quella povera ragazza, ma, per favore, non fatevi ammazzare-.
La giovane ridacchiò amaramente.
-Suona strano detto da te- guardò i due comandanti di fronte a lei, uno illuminato da un bellissimo sorriso, l'altro imbronciato all'inverosimile -Grazie Ace, Ananas-.
-Prego Pera- bofonchiò la Fenice.
-Marco....- lo riprese il suo Capitano.
-Che c'è?!-.
-Chiamala per nome! Per Dio!- sbuffò, ingurgitando un sorso della birra che si era appena fatto passare dall'infermiera lì di fianco.
Il ragazzo sollevò un sopracciglio, sbuffando.
-Prego... Gin...Ginevra-.
La bionda rise.
-Ginevra, anche tu- la invitò Pugno di Fuoco, dandole una pacca sulla spalla -Non credere di scampartela-.
-Anche io cosa?-.
-Quel ragazzo ha un nome....- intimò.
-Ha! Mai!-.
La guardò con occhi da cucciolo bastonato e congiunse le mani.
-No!- sbraitò, prima di lasciarsi convincere dal suo sguardo dolce e supplichevole -E va bene! ....grazie....m....m....m....a....mar....marco-.
-Domani succederà una catastrofe- annunciò Ace, tirandosi su tutto contento.
-E perché mai?- borbottò Fossa, che intanto si era avvicinato a lui.
-Perché quei due si sono appena chiamati per nome-.











~Angolo autrici~

Lucy: Ohayo! 
Marco: *si intromette con un boccale di birra in mano* Ohayo-yoi!
Lucy: *lo fulmina con lo sguardo* Finalmente io e Milla siamo tornate con un nuovo capitolo!
 *si guarda attorno preoccupata* ....no, wait wait wait wait.... un attimo.... dov'è Milla?
Milla: *appare con una corda in mano, mentre rincorre Ace, che scappa come un dannato* Fermati!
Ace: AIUTO!
Lucy: ....
Marco: ....
Milla: ....
Ace: *si addormenta di colpo* ....
Lucy: ...si può sapere che cosa diavolo stai facendo?
Milla: *lo lega come un salame* Catturo il mio fiammifero *aria innocente*
Ace: NON SONO IL TUO FIAMMIFERO! *si riaddormenta di colpo*
Lucy: *sospira* Povera creatura...
Milla: Parli tu che sei attaccata al braccio di Marco da stamattina?
Lucy: Ma lui è d'accordo, ci siamo sposati
Marco: Ah, non lo sapevo....
Milla: Sì, nemmeno io....
Marco: Direi che è più preoccupante che io non lo sappia
Milla: ....in effetti....Lucy, maaaaa....il tuo ragazzo....?
Lucy: *si stacca con aria innocente* Bene, lasciamo da parte questi piccoli particolari! Questo capitolo è stato un duro lavoro per noi, ma finalmente c'è l'abbiamo fatta! *parte la pubblicità dell'amaro montenegro e passano Vista e Fossa con un'anfora in mano*
Milla: È stato un parto, la scuola ci ha massacrato, ma ora ci saranno le vacanze, hehehe e.e
Ginevra: *spunta dal nulla* Salve gente! *si volta verso Marco* Ciao, Ananas, sei ancora vivo? *sbuffa*
Marco: ....taci, pera
*iniziano a tirarsi i capelli, mentre Lucy prova a tirare via Marco e Milla si siede a guardare la scena, mangiando popcorn*
Scarlett: *compare con aria incavolata sul volto, prende Marco e Ginevra e li riempie di botte* La volete finire?! Pensate a salvarmi piuttosto, mi sono stancata di essere torturata!
Ace: Sai chi ti vuole salvare.... *sospira*
Scarlett: *furiosa* Che hai detto scusa?!
Ace: Sei un essere inutile, più rimani in quell'isola e più sono contento
*si picchiano*
*nessuno sa come, ma ci si ritrova in una rissa di massa*
*tutti svengono all'improvviso*
Shanks: Forse ho esagerato....forse.... *ridacchia*

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Capitolo 9
*** ~Misunderstandings~ ***


VIII. Misunderstandings







Non riusciva a prendere sonno e, di certo, non ce l'avrebbe fatta se avesse continuato a girovagare per la Sunny come un'anima in pena.
Nonostante non dormisse da più di 24 ore, non aveva la minima intenzione di cedere a quel desiderio primordiale di stendersi in un letto comodo, al calduccio fra le coperte e chiudere gli occhi, riposandosi fino a quando qualcuno non la sarebbe venuta a svegliare o fino a quando non avesse sentito i brontolii insistenti del proprio stomaco.
Scosse la testa, continuando a fare su e giù lungo il ponte della nave, scrutando a volte la figura della Moby Dick, poco più in là, che si stagliava nel cielo, riflettendosi in ogni superficie lucida.
Ringhiò, infilando le mani nelle tasche dei jeans scuri e prendendo a camminare con più agitazione ed ira, sbuffando di tanto in tanto.
Con quel gesto si era totalmente e definitivamente dimenticata del vocabolo "calma" e del suo significato, finendo per proseguire quella passeggiata senza meta, senza staccare gli occhi dall'enorme imbarcazione dalla prua a forma di muso di balena nemmeno per un attimo, come se, da un momento all'altro, da lì sarebbero potuti saltar fuori centinaia e centinaia di pirati avversari, con l'unico intento di ucciderla.
Cazzo!
Si portò le mani ai capelli, stringendosi alcune ciocche con rabbia, reprimendo tutto l'odio che la stava pian piano consumando.
L'avrebbe ucciso prima o poi.... Oh se l'avrebbe ucciso!
Quel bastardo senza il minimo riguardo per quelli che lo circondavano e lo ricoprivano d'affetto, comportandosi come stupidi cani col loro padrone.
Anche suo fratello quindi era stato stupido.
Parecchio.
Non avrebbe dovuto fidarsi di quell'uomo, di quell'animale che non era in grado di provare nemmeno la minima parvenza di sentimenti.
Era come se fosse stato fatto di gomma: la tristezza e l'amore, per citarne due tra i più importanti, sembravano scivolargli addosso senza neppure lasciare un segno su quella corazza di cui era ricoperto.
Si sarebbe fatta ulteriori domande a riguardo, se solo non avesse saputo che quella qualità, al momento, apparteneva a qualcun altro, il quale però pareva risentire "solo" di una grave mancanza di buonsenso.
Sbuffò, dando un cazzotto al parapetto ed alzando in contemporanea un'onda, che si infranse sul ponte, inzuppandolo completamente.
Ritirò poi le acque da sopra la nave, facendole nuovamente calare in mare, asciugando il casino combinato poco prima, con un semplice gesto secco della mano.
Si massaggiò le tempie.
Sì, ho sonno.
No, non mi addormenterò.

Lanciò l'ennesimo sguardo alla nave nemica.
Ancora nessun pirata era sceso, ma nessuno poteva assicurarle che di lì all'alba, quando sarebbe partita per andare a salvare Scarlett, non sarebbe successo proprio nulla.
Merda.
Altro cazzotto.
Calmati, Ginevra, calmati.
Prese un respiro profondo, chiudendo gli occhi per un attimo.
Li riaprì neanche tre secondi dopo, decisa a porre fine una volta per tutte ai suoi problemi, salendo sulla Moby Dick e controllando che nessuno stesse preparando un attacco a sorpresa e, nel caso le fosse avanzato tempo, di prendersi gioco di quell'Ananas volante.
Sghignazzò, richiamando un'onda muovendo l'incide destro, saltandovici sopra e facendosi trasportare sull'altro veliero, attenta a non fare il minimo rumore, già pregustando gli scherzi che avrebbe potuto fare a quell'imbecille e la vista della sua faccia adirata.
Camminò in punta di piedi lungo l'intera prua della nave, liquefacendosi al passaggio di due sentinelle, rimanendo così inosservata.
Arrivò poi all'entrata del corridoio che conduceva alle cabine.
Si lasciò scivolare sotto la porta, ricomponendosi solo dopo essersi assicurata che non ci fosse nessuno.
Le si aprì davanti un lungo androne, alle cui pareti vi erano usci in legno con una placca metallica su cui vi era inciso il nome del proprietario della stanza.
In tutta la Moby Dick regnava il silenzio, cosa che la infastidiva parecchio.
Si trascinò per tutta la lunghezza dell'andito, guardandosi intorno, stando attenta anche al minimo rumore e al più piccolo fascio di luce.
Una porta in particolare la attrasse, quasi costringendola a fermarcisi davanti.
Newgate
Recitava l'insegna.
Il suo corpo si mosse da solo, passando sotto l'entrata e facendola ritrovare nella cabina del Capitano di quella nave, che al momento era profondamente addormentato, con una mano sul torace ed una riversa a terra.
Ginevra si accertò che quello fosse seriamente appisolato e, al referto positivo, mancò poco che non le sfuggisse una risatina nervosa nel vedere che tutte le sue preoccupazioni su attacchi a sorpresa ed invasioni nemiche erano state smontate così facilmente, rivelandosi totalmente inutili.
La ragazza si guardò attorno, notando come la stanza potesse essere parecchio spoglia, arricchita solo dal mobilio essenziale e da qualche fotografia appesa alle pareti.
Si avvicinò all'unica scrivania presente, senza una vera e propria intenzione precisa, più per curiosità che per altro, iniziando a sfogliare il grosso diario che vi era sopra, leggendo alcune righe e guardando foto incollate alla bell'e meglio in quella sorta di quaderno.
L'occhio le cadde su una in particolare, coi bordi stropicciati ed il resto della pagina sciupato, come se fosse stato bagnato e poi asciugato più volte.
L'immagine raffigurava suo fratello, sorridente, seduto al fianco del proprio Capitano e di un ragazzo con una casacca da cuoco ed un'acconciatura che lo faceva sembrare un incrocio tra una banana ed una baguette.
Evidentemente Newgate ha una strana passione per la frutta.
Sorrise, passando la punta dell'indice sulla figura di Alex, scostando il viso per evitare di bagnarla con l'unica lacrima che le era sfuggita dagli occhi.
Non appena ebbe ripreso il controllo di sé, controllò l'intero foglio, scorgendo una piccola didascalia scritta a mano, appena sotto la fotografia.
"Sono uno stupido e per la mia stupidità ci hai rimesso la vita" Si passò i palmi sugli occhi, asciugandoli, prima di uscire da lì dentro nella solita maniera con cui era entrata.
Percorse ancora il lungo corridoio in legno, questa volta all'indietro, voltandosi di tanto in tanto per controllare che quella sua "escursione" non avesse svegliato nessuno.
Abbassò il mento, guardando il pavimento lucido in noce, muovendo velocemente i piedi.
Voleva uscire da lì al più presto.
Il solo pensare a quella scritta sotto la foto la faceva star male: non riusciva a credere che quell'essere, reputato da lei ignobile fino a un secondo prima, potesse avere un lato nel quale contasse anche la sorte altrui, oltre che la propria.
Non riusciva assolutamente a concepirlo.
Per un secondo si appoggiò col capo ad una porta, con il pugno sinistro chiuso, mentre alcune lacrime le iniziavano a rigare il viso, cadendo sul legno sotto i suoi piedi e dividendosi in mille pezzi.
Singhiozzò.
Quella frase e quella foto, unite alla paura per la sorte di Scarlett ed al giorno di sonno perso le avevano messo i brividi e l'avevano resa parecchio fragile.
L'uscio si aprì inaspettatamente, facendola cadere in avanti, provvidenzialmente, tra le braccia forti di un ragazzo.
Alzò gli occhi, pronta a ringraziare e dare spiegazioni false sul perché si trovasse lì, quando le parole e le "buone" intenzioni morirono alla stessa velocità con cui erano nate.
-Tu!- sussurrò il giovane che l'aveva acchiappata al volo, evitandone lo sfracello, facendo il minor rumore possibile.
Perché lui?!
Perché qui?!
Perché in questo momento?!

-Ananas!- la bionda praticamente urlò, ma lui le tappò immediatamente la bocca col palmo della mano.
-Shh! Non vorrai svegliare tutti!- la riprese.
Lei scosse la testa.
-Si può sapere perché stai gironzolando tutta sola sulla mia nave a quest'ora?! Ma lo sai che sono le quattro del mattino?! Non dormi mai?!- bofonchiò, mettendola nella condizione di stare in piedi da sola, gesticolando furiosamente.
-Io.... Non dovrei essere qui- disse semplicemente la ragazza, voltandogli le spalle e facendo per andarsene a gambe levate.
Quell'incontro significava solo che guai, soprattutto dopo che lei aveva palesemente insultato il Capitano del biondo, quel pomeriggio.
Il pirata la prese per il corpetto, trascinandola indietro, di nuovo accanto a lui.
-Ti ho fatto una domanda, anzi, per la precisione te ne ho poste tre- intimò, guardandola male.
Lei lo fissò per qualche secondo.
Non sarebbe riuscita ad insultarlo, non sarebbe riuscita nemmeno a squadrarlo male, al contrario di quello che stava invece facendo lui.
Era fragile come un coniglio tra le zampe di un rapace, ma non sarebbe rimasta ancora a lungo in quello stato.
-Oi?!-.
Si liquefece, superando il biondo e l'entrata della sua camera, ricomponendosi solo una volta nel corridoio, quando fu certa di essere al sicuro.
Non mosse nemmeno un passo, perché lui la riprese come fa il gatto col topo e la fece tornare nella cabina.
Le bloccò la schiena ed entrambi i polsi contro il muro ed aggrottò le sopracciglia.
-Esigo una risposta- ordinò lui, con voce ferma.
La giovane alzò il viso, bloccando lo sguardo su quello del pirata.
-Tu non esigi proprio nulla- si ricompose -Io non ti devo alcuna spiegazione-.
E gli scivolò nuovamente via dalle mani, ma il biondo la riprese al volo, lanciandolesi addosso non appena questa fosse tornata al suo stato naturale.
La placò nella solita maniera precedente, questa volta a terra, sfilando repentinamente una mezza manetta di agalmatolite da sotto la scrivania e chiudendola sul polso sinistro della ragazza. Le si sedette sul bacino e la costrinse con una mano a rimanere sdraiata contro il pavimento.
-Brutto, lurido, figlio di/- ma non riuscì a terminare quella frase carica di dolcezza, perché lui le aveva tappato la bocca col proprio palmo destro.
-Troppi complimenti, troppi- e le liberò la cavità orale, permettendole di parlare -La prossima volta però vedi di dirli un po' più silenziosamente: non vorrai svegliare gli altri, ah?-.
-Puttana- concluse Ginevra, guardando con odio il tizio che era comodamente seduto su di lei, vestito solo da un paio di boxer azzurri e verdi di pessimo gusto -Vedo che il tuo senso dello stile non migliora nemmeno nell'intimo.... Sei proprio senza speranze. Toglimi la manetta, adesso-.
-Pera, non sono in vena di scherzare con te stasera: mi hai svegliato ad un orario ben poco proponibile e, per di più, hai trattato mio Padre come uno zerbino, facendolo sentire in colpa per qualcosa di cui si pente terribilmente già da solo! Non hai idea di quello che mi ha detto quando sei scesa da questa nave, di quante lacrime abbia versato!-.
-Forse avevo le mie ragioni per farlo.... Ma sai, vedere la causa della morte dell'unica persona rimasta della mia famiglia mi ha fatto girare non poco i coglioni!- ringhiò -E poi, sentiamo, cosa ti avrebbe detto?-.
-Lui si è incolpato tutti i giorni da quando è successo quel fatto, ogni santo giorno ha sentito la mancanza di quel pezzo di cuore che la Marina gli ha portato via, uccidendo i miei compagni di ciurma-.
Lo bloccò -Eppure non esita a mandare te ed Ace in una missione pericolosa per salvare una ragazza della quale sa a malapena il nome, che conosce per corrispondenza, no? Potremmo non tornare vivi, lo sai?-.
Il biondo scosse la testa, piegandosi su di lei -Non siamo mica così deboli come credi-.
-Qui non si tratta di forza o debolezza! Smoker ha detto che là sono gli ammiragli a portarci i prigionieri e quindi non è difficile trovarcene più di uno allo stesso tempo! Lo volete capire, tu e quell'altro idiota, che è una missione suicida?! Al contrario di me, non avete una motivazione per lanciarvi in questa stupidaggine-.
-Ace ce l'ha-.
-E quale sarebbe questo desiderio impellente?-.
-Vuole farti di nuovo sorridere, come facevi quando c'era anche Scarlett con noi- spiegò, sospirando -Vederti piangere, al momento, è stata senza dubbio la cosa peggiore che gli sarebbe potuta capitare.... Anche se può sembrare strano perché vi conoscete da pochissimo, lui si è affezionato a te e ti vuole bene-.
La ragazza aspettò qualche secondo, prima di controbattere.
-Gli chiederò di rimanere qua, sulla vostra nave, dove è giusto che stia e di non venire con me a rischiare la vita-.
-Oh, ma ti seguirebbe comunque: dopotutto stiamo parlando di Sonounatestadicazzo Portgas.... Non dà mai retta a nessuno e fa sempre di testa sua-.
-E tu, Ananas?-.
Il pirata sorvolò sul soprannome -Io? Ace ha una motivazione, questo mi basta per mettere la mia vita in pericolo-.
Ginevra sorrise.
-Dì un po', fagiano, non sarai mica innamorato di Pugno di Fuoco?- ridacchiò.
Mancò poco che l'altro non le tirasse un cazzotto secco sul muso.
-Imbecille.... Non andrei mai e poi mai a letto con un uomo-.
-Non hai risposto alla mia domanda....- ghignò -E comunque tutti sanno che si può cambiare idea-.
-Se è quello che vuoi sapere, non sono innamorato di Ace-.
-Giuralo-.
-Giuro-.
-Croce sul cuore-.
Lui si fece un segno veloce sulla parte sinistra del petto.
-Io, fagiano, ho ancora i miei dubbi- bofonchiò lei.
La Fenice sviò l'argomento, sbuffando -E la motivazione di Smoker quale sarebbe? È da un po' che me lo chiedo-.
-Non vede l'ora di prendere a calci nel culo l'uomo che ha osato puntare contro il suo orgoglio un dito carico di un fascio di luce-.
Calò il silenzio tra i due, cosa che normalmente sarebbe stata impossibile, forse per via della drammaticità della situazione o, più semplicemente, per la stanchezza che aveva colpito entrambi.
Il bel momento, quasi paradisiaco per le orecchie del biondo, non durò però tutto il tempo sperato e desiderato.
-Sei comodo?-borbottò Ginevra, facendo notare all'altro il fatto che lui fosse ancora seduto sul suo bacino.
-Non hai idea- sghignazzò lui, sistemandosi meglio.
-Alzati ebete! Pesi un accidente: sei peggio di un cinghiale-.
-Toh, altri complimenti! Continua, ti prego- ridacchiò lui, mentre nel suo cervello aveva iniziato a bazzicare l'idea di prendere a darle noia.
Mosse leggermente un dito sotto la fascia che le copriva il seno, sfiorandole la pelle nuda e la ragazza si contorse, come se le avessero buttato un tizzone ardente sul torace.
Era esattamente il tipo di reazione che aveva sperato.
-No- ringhiò lei, prevedendo cosa sarebbe successo di lì a poco -No! Ananas! No! No dannazione! STAI FERMO!-.
Fu inutile, come il suo tentativo di fuga: le mani del biondo avevano già raggiunto il suo torace ed avevano iniziato a farle il solletico.
La ragazza si dimenò sotto il tocco tutt'altro che leggero del pirata come un'acciuga in padella.
-Smettila subito!- ordinò, lasciandosi sfuggire delle risate fra una sillaba e l'altra -Ananas! Ti odio!-.
-Oh beh, non mi va neanche troppo male, se me lo fossi sentito dire da quella figona di Scarlett allora sì che sarei stato triste- si fermò per un secondo, beandosi della vista della sua nemesi sdraiata a terra, sotto di lui, incapace di scappare.
-Ancora con questa storia?! Guarda che tanto quello brutto, qui fra i due, sei tu! È inutile che preghi che qualcuna sia così clemente da dartela, sono speranze vane! Fai prima a passare all'altra sponda che a trovare una donna disposta a sopportarti-.
-Pera, possibile che tu riesca a farmi perdere la pazienza ogni benedetta volta che apri bocca?!-.
-Non vedo in me tutte queste qualità negative-.
-Diamine! Come puoi cercare sempre, costantemente, di far girare tutte le cose a tuo vantaggio?! È surreale!-.
-Stronzo-.
-Dio, come sei fine....-.
-Va' al diavolo-.
E lui riprese il suo sporco lavoro, muovendo le falangi lungo l'intera cassa toracica dell'altra, facendola ridere come una dannata.
-Shh! Fai più silenzio! Non vorrai svegliare qualcuno, vero?!- la rimproverò, senza però smettere.
-Ma ti ubriacassi e cadessi in mare-.
Il biondo si lasciò sfuggire una risata a propria volta, allargando il sorriso che aveva già stampato in faccia.
Si piegò ancora di più, soffiandole in viso e fermandosi solo per il tempo di bearsi della vista della giovane, passiva sotto di lui.
Lei respirava pesantemente, totalmente senza fiato.
La sua cassa toracica si alzava ed abbassava velocemente, talvolta sfiorando appena il corpo caldo del biondo.
-Sì, più ti guardo e più mi accorgo di quanto tu sia brutta-.
-Detto da te suona come un complimentone-.
-Ti posso assicurare che non lo è-.
-Ma vista la tua.....bellezza....? Direi che lo sembra-.
-Brutta come uno scorfano incrociato con una vongola-.
-Tu invece sei bello come il sole-.
Marco strabuzzò gli occhi, strabiliato, senza riuscire a credere che dalla bocca di quell'essere demoniaco potesse essere uscito un qualcosa di dolce e gentile.
-Nel senso che non ti si può proprio guardare- terminò la frase Ginevra, ridacchiando.
Il pirata riprese a farle il solletico.
-Vile verme!- ringhiò la bionda dimenandosi tra le sue mani, provando a trattenere le risate.
-Al momento sono io quello che sta sopra- le ricordò lui.
-Non sempre è una cosa positiva-.
Furono interrotti da una terza persona, che si era intromessa nella camera della Fenice, sbadigliando.
-Cos'è tutto questo baccano?- farfugliò proprio questo, la cui voce era accompagnata da un rumoroso trascinarsi di passi -Diamine Marco! Sono le quattro del mattino ed io ho la camera vicino alla tua, non puoi fare tutto 'sto casino! Lasciami dormire, per Dio!-.
-Ace, non è il momento, non disturbarmi proprio adesso- rispose il biondo, ghignando.
Pugno di Fuoco entrò definitivamente nella stanza e fu scosso da un brivido di terrore.
Marco e Ginevra erano soli nella stessa camera a notte fonda.
Lui, seminudo, con l'aria soddisfatta stampata sulla faccia, sopra la povera ragazza, in una posizione che premetteva soltanto una cosa.
Lei, vestita ancora per poco, mezza ammanettata, che si era lasciata sfuggire un gemito sommesso poco prima.
Il moro non aveva alcun dubbio riguardo ciò che stava per succedere in quella stanza.
-STAI CERCANDO DI UCCIDERLA VERO?!- urlò, lanciandosi sul biondo e sbalzandolo via da sopra la giovane -BRUTTO IDIOTA!!- si chinò poi sulla ragazza, aiutandola ad alzarsi -Ginny, come stai?-.
La ragazza si alzò in piedi, dandosi una sistemata ai capelli ed ai jeans corti, guardando poi il residuo di manetta appeso al suo polso.
-Grazie- sorrise.
-Ace! Ma che cazzo fai?!- si lamentò l'altro pirata, tirandosi su a sua volta, rivolgendo lo sguardo crucciato verso l'amico -Non stavo assolutamente cercando di ucciderla!-.
-Sì invece! Eri mezzo nudo, su di lei, le hai perfino appeso dell'agalmatolite al polso cosicché non potesse fuggire!-.
-Ciò avrebbe potuto premettere tutto, ma non di certo l'omicidio!-.
Ginevra si girò verso il biondo, calando lo sguardo sui suoi boxer, mettendosi a ridere.
-Toh, qualcuno qui avrebbe voluto divertirsi- commentò, scoppiando a ridere -Non pensavo ne avessi uno, sai?- piegò poi leggermente la testa di lato -Però, a vederti così, non sembri comunque molto dotato..... Mi fai ribrezzo-.
-IO LA AMMAZZO!- urlò il pirata, su tutte le furie.
-NON OSERAI!!- fece Ace, per ripicca, parandosi davanti alla giovane.
-Finalmente ti ho trovata!- una quarta voce, proveniente dall'entrata, accompagnata dal rumore di un pugno che si schiantava contro il legno.
-Zoro?- bofonchiò la ragazza, strabuzzando gli occhi -Che ci fai qui?!-.
-Ti avevo seguita per paura che ti saresti fatta ammazzare, ma ad un certo punto sei sparita dalla mia vista e mi sono perso- borbottò quello, in risposta, con aria crucciata -Non lo sai che non si sale sulle navi nemiche di notte?! Vieni con me: ti riporto sulla Sunny-.
E prese per mano la bionda, trascinandola in direzione della cabina di Barbabianca, lasciando stupiti i due presenti.
-Quella è la via sbagliata....- sussurrò Ginevra, abbozzando un sorriso.
-Ah- grugnì il pirata coi capelli verdi -Allora andiamo di qua-.
E puntò verso una porta con su un'insegna metallica recitante "Mensa".
-Tu! Torna qui, furfante!- disse Pugno di Fuoco, uscendo dalla cabina della Fenice ed alzando un braccio, con l'indice puntato verso i due "fuggitivi".
-No, Ace! Per l'amor del Cielo! Lasciali andare che magari quel demonio sparisce una volta per tutte dalla mia vita!- sbottò il biondo, completamente furioso.
-....però Marco....- abbassò lo sguardo -Non sembri molto inorridito da lei come invece dici....-.
-LA VUOI SMETTERE DI FISSARMI?! È STATA UNA REAZIONE INVOLONTARIA-.
-Oi oi- bofonchiò loro Padre, svegliato dal baccano che si era venuto a creare, trascinandosi dalla porta -Oh.... Marco.... Disturbo in un momento privato, forse....?- ridacchiò -Ragazzi miei, vi auguro tutto il bene possibile, però, se proprio dovete fare qualcosa stanotte, cercate di farlo in silenzio: c'è gente che dorme qui eh! Gurarararara!-.
-NO! PAPÀ! NON È COME PENSI!- sbottò Fire Fist, prendendo a gesticolare.
-Perché tutto questo sta succedendo a me?- piagnucolò invece il pirata in mutande, infilandosi un lenzuolo a mo' di mantello e portandosi le mani agli occhi, scuotendo il capo -Quel dannato demonio d'una donna....-.
-Ci siamo persi!- si intromise lo spadaccino di Cappello di Paglia, irrompendo nella camera, con Ginevra al proprio seguito, sfondando una parete, sotto gli occhi scioccati del proprietario -Come faccio a tornare sulla mia nave?-.
-Devi togliermi l'agalmatolite, uccello mitologico- gli ricordò la ragazza, con i lacrimoni agli occhi, trattenendo a stento una risata sguaiata, mentre pronunciava ben marcate quelle ultime due parole. 
-Marco! Come hai potuto ammanettare la piccola Ginevra?! Non è che volevi farle qualcosa senza il suo consenso, vero?! E poi dai, siete già in due! Vergognatevi!- lo rimproverò il padre, interpretando tutt'altro che le vere intenzioni del biondo -Forza! Che aspetti a liberarla?!-.
-Oh, per l'amor di Dio, Newgate! Piuttosto che far sesso con lui mi affogherei!- bofonchiò lei, inorridita, indicando il biondo.
La Fenice fece per ribattere, ma ben presto si rese conto che non era proprio nella posizione più adatta per dire qualsiasi cosa, così si limitò a digrignare i denti con odio.
Barbabianca scoppiò a ridere di gusto.
Pian piano ogni luce della Moby Dick si stava accendendo, in contemporanea con la diffusione di un sempre più grande brusio derivante dalle imprecazioni dei membri della ciurma, non contenti di essere stati tirati giù dal letto a quell'ora.
Un grido si diffuse nell'aria ed il muro della cabina di Marco fu di nuovo violato, questa volta da Rufy che, preoccupato per l'assenza di Zoro e Ginevra, aveva pensato bene di lanciarsi contro l'enorme nave a forma di balena, sfondando una parete, lasciando che la gelida brezza notturna entrasse.
-Trovati! Shishishi- bofonchiò il ragazzo di gomma, compiaciuto.
-La....mia....camera....- e, dopo aver pronunciato quelle parole, la Fenice cadde a sedere sul letto, incapace di fare anche il minimo movimento.

*


Scarlett si appoggiò contro il muro rovinato e scivolò lentamente verso il basso, fino a sedersi sul pavimento freddo.
Chiuse gli occhi, sentendo brividi spiacevoli percorrerle tutta la spina dorsale, mentre dalle labbra le sfuggiva un lungo sbuffo.
Rivedere quell'uomo era stato più orribile di quello che aveva sperato.
Sospirò.
In segreto si era sempre chiesta se fosse davvero Akainu l'assassino di suo fratello.
In fondo, lei era fuggita con Ginevra prima che potesse vedere l'esecuzione di quest'ultimo, quindi il pensiero che il pazzo omicida fosse proprio l'ammiraglio che controllava la lava la scalfiva ben poco.
Però, ora che aveva visto la sua faccia e sentito le sue parole, si era auto convinta che, senz'ombra di dubbio, quello fosse il bastardo che l'aveva ucciso.
Non poter vendicare Red, trovandosi totalmente impotente senza avere la possibilità di muovere nemmeno un muscolo di fronte a colui che glielo aveva strappato, via la aveva distrutta, lasciandola vuota.
In quel momento, il desiderio di essere torturata per colmare quel senso di solitudine e sedare quella sofferenza le aveva invaso i pensieri.
-Stai bene?- bofonchiò la voce del suo nuovo compagno di cella.
Aprì di colpo gli occhi e si ritrovò di fronte, chinato su di lei con aria preoccupata, l'uomo che era stato portato lì dall'ammiraglio.
La giovane non rispose, limitandosi a guardarlo con aria eloquente ed il ragazzo, senza aggiungere altro, la prese sotto le braccia, aiutandola ad alzarsi e portandola verso il letto.
La rossa non fece a meno di chiedersi se non fosse lui quello ad aver bisogno di essere trasportato.
Era dannatamente magro, decisamente più debole di lei e, per di più, pareva reggersi a stento su quelle sue gambette secche e storte, dando l'impressione che da un momento all'altro si sarebbe sfracellato a terra.
Nonostante quello, lo lasciò fare, pur pregando che i suoi sospetti su un eventuale tuffo a pesce contro il pavimento non si avverassero.
Si accomodò sul materasso, continuando a guardare avanti a sé, con lo sguardo spento.
-Oi? Sei viva?- domandò nuovamente l'uomo, sedendosi di fianco a lei e passandogli una mano prima davanti al viso, poi sulla gote, per cercare di farla rinvenire da quello strano stato comatoso in cui era da parecchi minuti.
Scarlett rabbrividì al tocco gelato dell'altro, uscendo dai propri pensieri e sbattendo le palpebre, come se si fosse appena svegliata.
Si voltò poi verso di lui e lo fissò nei grandi occhi scuri, circondati da marcati cerchi neri.
Le guance erano molto più scavate di quanto avesse pensato precedentemente.
L'uomo continuò a guardarla, alzando un sopracciglio, ancora aspettando speranzoso una sua risposta.
La rossa scosse la testa -Sto bene- mentì, iniziando a ciondolare le gambe, che le parevano sempre più pesanti.
L'altro sospirò, non credendo minimamente alle sue parole, ma non ribatté nulla.
-E tu, come stai?- gli chiese la giovane.
Il ragazzo, che aveva una decina di anni in più di lei, fece le spallucce, cercando di mantenere la propria aria rilassata e pacifica -Di certo potrebbe andare meglio, ma non mi lamento-.
Calò un grave silenzio, che contribuì a creare un'atmosfera piuttosto imbarazzante.
Scarlett avrebbe voluto fargli ventimila domande, sul come e sul perché fosse finito lì e sul chi fosse stato prima di essere catturato dalla Marina, ma preferì rimanersene in silenzio, sedando la propria curiosità, per timore di dire qualcosa di inopportuno. 
In fondo, lì dentro, lui era l'unica persona con cui avrebbe potuto avere un rapporto diverso da quello di un odio accecante e l'iniziare con un passo sbagliato sarebbe stata la cosa peggiore.
Rimasero ancora per un po' di tempo senza fiatare, prima che la ragazza, imbarazzata più dal silenzio che dalla paura di sparare cazzate, decidesse di presentarsi.
-Sono Scarlett- e gli porse la mano, che l'altro strinse, facendo tintinnare le catene che gli legavano i polsi.
-So benissimo come ti chiami- borbottò l'altro, sfoderando un sorriso -Sono io quello che ha bisogno di una vera e propria presentazione, non tu-.
La rossa lo fissò interrogativa, aggrottando le sopracciglia.
-Come avrei potuto dimenticare la faccia eternamente crucciata della sorellina di Red?- ridacchiò.
Scarlett sgranò gli occhi.
Non le era per nulla parso di sentire il nome di suo fratello uscire dalla bocca di Akainu durante la loro conversazione.
Si convinse quindi che sicuramente l'ammiraglio doveva averlo informato delle sue generalità nel tragitto alla cella.
-Te lo ha detto Akainu, vero....?-.
-Oh no, lui non mi ha mai detto una parola sul tuo fratellino, semplicemente ho avuto il piacere di conoscervi entrambi parecchio tempo fa; tu eri troppo piccola per ricordare- sorrise, portandosi le mani dietro la nuca -Era veramente una persona forte e, allo stesso tempo, gentile: una delle più rispettabili che abbia mai visto.... Se mai faceva qualcosa di sbagliato era per eccesso di zelo-.
-Hai avuto il piacere di conoscerci?!- sbottò la rossa, frugando tra i suoi ricordi, alla ricerca del volto dell'uomo che le stava di fronte -Cosa vuol dire?!-.
-Sì, per di più ho anche lavorato per un bel po' con Red! Me lo avevano affidato quando era solo un mozzo e puliva il pavimento della nave, assieme a quell'altro tipo, Alex, che però era sotto la giurisdizione di quell'Ananas- ridacchiò -Mi mancano i vecchi tempi, sai?-.
-ALEX?! COSA C'ENTRA ALEX CON MARCO?!-.
-All'inizio faceva parte della sua flotta, ma poi è diventato anche lui Comandante- spiegò il moro, lasciando di stucco la ragazza.
Se solo Ginevra fosse venuta a sapere del fatto che il suo adorato fratellino era stato un sottoposto della sua nemesi, probabilmente avrebbe messo su una scenata impressionante.
-Ma tu come diavolo fai a sapere tutte queste cose?!-.
-Thatch, Comandante della Quarta Flotta di Barbabianca.... Forse ex, dopo tutto questo tempo-.
Dalla gola della ragazza nacque un ringhiò, che la percorse per intero e le uscì dalle fauci chiuse, non appena ebbe udito il nome di Newgate.
-Non hai idea di quanto Papà si sia incolpato per aver permesso che succedesse....- provò a calmarla il moro, posandole anche una mano sulla spalla, ma lei non lo fece neppure finire.
-Basta. Risparmiami tutti questi convenevoli-.
Si alzò di scatto.
Sentiva che se quel tizio avesse continuato a parlare, gli sarebbe sicuramente successo qualcosa di spiacevole, che sarebbe sembrato un perfetto incidente.
-Quel pirata che tu chiami "Padre" ha mandato i suoi figli a morire-.
Thatch si fece più guardingo -So che lo ritieni responsabile di ciò che è accaduto, ma lui aveva fatto di tutto per cercare che non accadesse-.
Scarlett si girò verso di lui, squadrandolo dall'alto al basso con odio.
Ora capiva il significato delle parole di Akainu, poco prima che sparisse.
-Se non fosse stato per lui, probabilmente a quest'ora potrei riabbracciare mio fratello, Ginevra sarebbe al sicuro e non avrebbe dovuto provare così tanto dolore vedendo Alex morirgli fra le braccia-.
Il ragazzo la fissò in silenzio, aspettando che si calmasse.
-Lo so, ma la loro scomparsa non dovrebbe far altro che rendervi più forte, di certo non farvi star male-.
-È passato troppo poco tempo-.
-Papà gli voleva bene.... Se sono morti è solo per via della loro testardaggine!-.
-....cosa hai detto?!-.
La rossa si buttò su di lui ringhiando, facendolo schiantare con la schiena contro il materasso e cercando di tirargli un pugno in pieno viso, ma Thatch, con le poche forze che aveva, le afferrò i polsi, impedendole di muoverli e la capovolse. 
Scarlett non smise un secondo di dimenarsi e di scalciare.
-Calmati!- urlò il pirata.
-No!-
-Calmati- ripeté il castano, con voce ferma.
-BASTARDO!-.
-Non intendevo dire che i vostri fratelli abbiano fatto qualcosa di sbagliato! Assolutamente! Lo avrei fatto anch'io al loro posto! Ma non puoi incolpare Papà di averli mandati a morire: lui ha provato a fermarli, ma loro non lo hanno neppure ascoltato. Io c'ero! Io lo so- cercò di spiegarle.
La ragazza smise immediatamente di divincolarsi, iniziando a fare respiri profondi.
Quando Thatch fu certo che non lo avrebbe sbattuto contro il muro, la lasciò e delicatamente la tirò su, facendola sedere di nuovo sul bordo del letto.
La ragazza iniziò a tirare le manette, cercando togliersele.
-Servono le chiavi- bofonchiò il ragazzo.
-Lo so-.
-E allora perché continui?-.
-Perché voglio uscire ed andare a prendere a calci qualche cane della Marina-.
-Sei uguale identica a Red....- sussurrò lui, sfoderando un mezzo sorriso.
-Me lo dicono in tanti- e mise il broncio, arrendendosi e posando le mani sulle cosce.
Passò qualche secondo, prima che, ancora una volta, lei parlasse.
-Da quanto sei qui?-.
-Bah, da un'oretta sì e no, sono stato portato qua da una delle prigioni di quei bastardi-.
Scarlett fece un sospiro.
-E quanto tempo hai passato in una cella?-.
-Non saprei... Troppo-.
-A chi lo dici....-.
Soffocò tutta la rabbia che stava ancora provando e si strinse le gambe tra le braccia, sentendo l'agalmatolite premerle sui polsi, ferendola ed indebolendola ancora.
Grugnì, appoggiando il mento sulle ginocchia.
-Come ci sei finito dietro le sbarre?- gli domandò.
-Mhm.... Se devo dirtela tutta non ricordo bene come ci sia arrivato, ma so benissimo cos'è successo prima....-.
Lasciò la frase in sospeso, prendendo un bel respiro.
-Fammi indovinare! Quel gentiluomo di tuo padre ti ha dato in pasto alla Marina come se nulla fosse? Gli si addirebbe....-.
Il ragazzo scosse la testa, sorridendo di fronte all'acidità dell'altra.
Cos'ha da sorridere questo imbecille?! Se continua lo riempio di botte...
-Hai mai sentito parlare di Barbanera?- le domandò.
La ragazza annuì -L'ho sentito nominare.... E, da quanto ho capito, è parecchio forte-.
-E parecchio vigliacco- ringhiò l'uomo, abbassando lo sguardo.
-Aspetta un attimo....- lo interruppe -Ma lui non fa parte della ciurma di....- le ci volle un secondo di concentrazione per dire la parola seguente senza tirare fuori un insulto subito dietro -....Barbabianca?-.
-Faceva- la corresse -Ma poi ha deciso di tradire tutti quanti, solo per un suo capriccio-.
-E tu cosa c'entreresti con lui....?-.
Il pirata la fissò per qualche secondo, indeciso se dirle tutta la verità o rimanere zitto.
In fondo, per lui, quella ragazza era praticamente una sconosciuta anche se la sorella di uno dei suoi amici più cari e per di più, in quel momento, aveva un gran bisogno di sfogare il suo rancore e la sua tristezza che serbava in sé da troppo tempo....
-Barbanera, il cui vero nome è Marshall D Teach, faceva parte della ciurma di Papà, ma le sue motivazioni erano lontane da quelle di tutti gli altri. Era un sottoposto della Seconda Flotta, a cui a capo c'é Portgas D. Ace- e fece una piccola pausa, vedendo la smorfia della giovane di fronte al nome di Pugno di Fuoco.
Aggrottò, la fronte, incuriosito.
-Perché quella faccia? Lo conosci?- le chiese.
Lei sbuffò, annuendo -Ho avuto il dispiacere di incontrarlo assieme a Ginny mentre era con Marco, a Nanohana.... Marco è un bel ragazzo, parecchio gentile, o almeno lo è con me, ma invece quella sottospecie di Fiammifero è un perfetto imbecille! Avrei preferito non averlo mai visto.
Lui rise.
-Sei la prima donna che incontro che dice di non volere Ace nelle vicinanze- e le rivolse uno sguardo dolce -Dimmi, come stanno?-.
-Bene....- lasciò la frase in sospeso.
-E....? Dai! Non farti pregare!- e sfoderò un sorrisone.
-Nulla....solo che mi pare di ricordare un discorso con Marco.... In cui mi aveva detto che era andato a riprendere il narcolettico perché quell'idiota era alla ricerca di Barbanera ed il biondo avva paura potesse succedergli qualcosa....-.
-È?!- urlò Thatch, a cui quasi uscirono gli occhi dalle orbite.
-Non ne sono sicura però- sussurrò, prima di alzare il tono di voce -Ma non ti preoccupare! Ora Marco l'ha recuperato e sta bene!-. 
Omesse giustamente il fatto che probabilmente erano entrambi morti annegati, dopo l'attacco di Kizaru.
Il castano fece un sospiro di sollievo -È proprio un imbecille....-.
-Vedi!- esclamò Scarlett -Lo dici anche tu!!-.
Lui si fece scappare un'altra risata -Posso chiederti come li avete incontrati?-.
La rossa scosse le spalle con aria rilassata -Io e Ginny eravamo appena tornate a Nanohana ed abbiamo incontrato Marco per caso allo Spice Bean, poi, dopo un attacco dei Marine, siamo scappate assieme a lui e all'idiota.... E poi Kizaru mi ha catturata- sbuffò -Ma questi sono dettagli! Adesso voglio sentire finire la tua storia!- sorrise.
Fortunatamente l'altro, forse preso dall'entusiasmo dell'altra, non le domandò altro, soprattutto sulla parte riguardante la cattura da parte dell'ammiraglio, per gran fortuna della giovane.
Il pirata si risistemò sul letto, facendolo cigolare -Bah, come ti stavo dicendo, Barbanera faceva parte della Seconda Flotta e sembrava essere un figlio devoto a Papà, esattamente come tutti noi, finché un giorno, io, trovai un frutto del diavolo, il Dark Dark.... Non lo sapevo, ma quello era esattamente l'ossessione di Teach.... La notte stessa, quel vigliacco tentò di uccidermi pugnalandomi alle spalle mentre tornavo dalla cucina con una pentola di patate in braccio, per poi mangiare il frutto e scappare....-.
-Un tuo compagno ha provato ad accopparti....?-.
-Purtroppo sì.... Ero in fin di vita, ma Papà non si arrese e mi portò immediatamente da quello che si diceva essere uno dei più bravi pirati medici della storia, Trafalgar qualcosa, ora non ricordo.... Va beh, ora conta poco.... Lui mi curò e poi mi portò in un quartier generale della marina, rivendicando non so cosa riguardante la Flotta dei Sette.... Da quel giorno non ho più visto i miei- e sospirò.
-No, aspetta.... Mi stai dicendo che Barbabianca ha cercato di salvarti....? Ma stiamo parlando della solita persona?-.
-Sì, rimbambita- ridacchiò -Te l'ho detto che lui tiene alla vita dei suoi figli più di ogni altra cosa al mondo! Tutti e dico tutti, pensavano che fossi spacciato, ma lui non ha desistito un secondo, mettendo da parte perfino il suo orgoglio pur di salvarmi-.
-Deve essere davvero migliorato negli anni....- bofonchiò la rossa -Peccato che avrebbe dovuto comportarsi così anche tempo prima-.
-E smettila di dargli la colpa!-.
-Va bene, ma stai pur tranquillo che prima o poi lo ucciderò-.
Thatch rise.
-Lo aveva detto anche Ace, poi ha accettato di portare il marchio di Papà sulle sue spalle-.
-Ma lui è stupido, io no-.
-Ah no?-.
-No-.
-Forse, giusto un po'-.
-No!-.
-Dai, ammettilo-.
-NO!-.
I due si guardarono e scoppiarono a ridere, prima che il pirata mettesse un braccio attorno alle spalle della ragazza, stringendola a sé in un abbraccio.
Lei non si spostò neppure, troppo bisognosa di anche un briciolo di affetto.
-Forse, non tutti gli uomini di Newgate sono degli stronzi....-.
-Promettimi una cosa-.
-Dipende-.
-Se mai dovessimo uscire da qui vivi, entrerai a far parte della mia famiglia?-.
-Intendi la Quarta Flotta di Barbabianca....?-.
Lui annuì.
Scarlett sospirò, pensando che, tutto sommato, avrebbe potuto dargli una risposta affermativa: nessuno dei due, infatti, sarebbe riuscito a varcare la soglia di quel luogo per uscirne tutto intero.
-Va bene- e sorrise -Ma solo se mi terrai lontana da quell'ebete narcolettico.... Mi si era addormentato addosso!!-.
-Oh, sta' tranquilla, lo fa con tutti- ridacchiò Thatch -Comunque grazie, Scarly, sappi che ci tengo parecchio-.

*


Ginevra aprì lentamente gli occhi, pensando a quanto in quel momento potesse farle male la testa.
Si era addormentata, non ricordando però come, dove o quando.
Seppur ancor assonnata, aprì lentamente gli occhi e maledisse le numerose voci urlanti che stavano imprecando in lontananza.
Le ci volle quasi un minuto intero per capire che si trovava in un letto caldo, con la testa sopra un morbido guanciale.
Quasi le prese un colpo quando le tornò alla mente la scena che le si era presentata davanti l'ultima volta che aveva aperto gli occhi dopo aver passato l'intera notte a dormire.
Si ricordò che però la stanza del biondo era stata distrutta ore prima da Rufy e Zoro, quindi non poteva sicuramente essere nel suo stesso letto.
Comunque, per esserne totalmente sicura, girò lentamente la testa di lato, constatando, con fin troppa allegria, che al momento nessun Ananas imbecille, o chiunque altro, le stava affianco.
Sospirò, pensando a come fosse riuscita ad arrivare lì.
L'unica immagine che le era rimasta della sera prima era la "fuga" assieme allo spadaccino, poi il vuoto più totale. 
Buttò le lenzuola in fondo al letto, alzandosi di colpo e quasi cadendo a terra per via di un forte giramento di testa, cosa che la costrinse ad aggrapparsi alla testiera in legno.
Si guardò attorno, notando l'arredamento tipicamente femminile, cosa che le fece escludere la sua possibile posizione sulla Moby Dick.
Quindi, di certo, si trovava sull'imbarcazione di Cappello di paglia.
Nella cabina c'erano due letti, uno dei quali era perfettamente rifatto, decorato da una graziosa coperta lilla con pizzo bianco sui bordi.  
Grazie al dondolio della nave, capì che si stavano muovendo. 
Quello significava che erano già partiti.
Un po' nervosa, uscì quindi dalla stanza e risalì l'intero corridoio, ritrovandosi dopo alcuni metri (e dopo aver sbattuto contro la porta d'entrata) sul ponte, dove una decina di teste si girò verso di lei e la squadrarono.
Erano tutte sorridenti, tranne quella di un pirata, che decisamente, dopo l'incidente della sera prima, non aveva la minima intenzione di vedere.
-Toh, guarda chi ci degna della sua presenza- commentò quest'ultimo, con tono acido.
-Taci, uccello mitologico- ghignò la bionda, zittendolo totalmente.
Marco la fulminò con lo sguardo.
-Ginny! Ti sei svegliata finalmente!- cinguettò Nami, abbracciandola calorosamente, lasciandola stupita -Spero tu abbia dormito bene nella stanza mia e di Robin-.
L'altra ragazza distolse lo sguardo -Ehm.... Si, il letto era molto morbido-.
-Qualcosa non va?-.
-No, è solo che non mi ricordo minimamente come io abbia fatto ad arrivarci in camera vostra....-.
-Oh, non preoccuparti: stavate tornando alla Sunny, ma hai avuto un colpo di sonno e ti sei addormentata, così Zoro ti ha portata da me- si intromise Robin, sorridendole giovialmente. 
Non le era capitato molte volte di vedere Robin parlare, ma le sembrava una donna gentile ed educata.
-Non dovresti stare sveglia per così tante ore di file, sai tesoro?- la rimproverò la giovane coi capelli ambrati.
-Mi sei caduta fra le braccia- commentò lo spadaccino, intromettendosi e facendo arrossire lievemente la bionda sulle gote.
Rufy, che nel frattempo stava addentando un grosso prosciutto, le si parò davanti, con aria innocente ed incuriosita allo stesso tempo -Non starai diventando come Ace, ah?-.
Si ficcò un dito nel naso, ricevendo in contemporanea tre botte in testa, una da Sanji, una da Nami ed l'ultima da Ace.
-Non ci si comporta così davanti ad una bella ragazza!- abbaiò il primo.
-Sei un perfetto maleducato!- sbraitò la seconda.
-Guarda che anche tu ti addormenti sempre, idiota- bofonchiò il moro.
-Ahio!- si lamentò Cappello di Paglia, ricevendo un altro cazzotto dal fratello.
La ragazza con gli occhi verdi fece un risolino di fronte a quella scenetta.
-Siamo partiti?- chiese poi. Domanda inutile. Sapeva già che erano partiti, ma sentiva il bisogno di avere la conferma.
Il cuoco annuì -A quanto dice la bellissima Nami, Kagaku è a solo un giorno e mezzo di navigazione da qui!-.
Lei gli sorrise, dirigendosi da Smoker, che era solo, vicino alla polena. Non si era nemmeno girato per salutarla.
Stava come al solito fumando i suoi due sigari, mentre guardava pensieroso l'orizzonte. 
Era così concentrato su qualche punto fissò di fronte a sé, che forse non si era nemmeno accorto del suo arrivo.
-Oi, Smokey- lo chiamò, poggiandosi sul parapetto accanto a lui.
Il marine si girò verso di lei, riscuotendosi dai suoi pensieri -Buongiorno signorina, ben svegliata.... Posso aiutarti in qualche modo?-.
-Come stai?-.
-Bene- mentì -Tu?-.
-Stanca-.
-È perché sei idiota e non dormi fino a quando non crolli tra le braccia del primo pirata che passa-.
Lei sorrise.
-Che poi, quel tizio con del muschio al posto dei capelli mi pare un po' troppo protettivo nei tuoi confronti....- grugnì lui, prendendo un tiro dai sigari.
-Ti voglio bene Smokey-.
-Non cambiare discorso-.
-D'accordo, papà- ridacchiò la ragazza, allontanandosi.












~Angolo Autrici~

*appare Ace con un sorriso da ebete, che ha un braccio attorno al collo di un Marco a dir poco disperato*
Ace: Salve gente! Oggi siamo qui perché è un giorno importante! *tira una gomitata a Marco e gli fa cenno di concludere la frase*
Marco: *con finto entusiasmo* Oggi c'è la pubblicazione del nuovo capitolo, yoi....
Ace: Dai Marco, non fare il noioso!
Marco: Fammi andare via, mi sono stufato....
Ace: L'ho sempre detto che sei vecchio.
*spuntano Lucy e Milla, portandosi appresso Scarlett e Ginevra, seguite a loro volta un Rufy saltellante e un Sanji cinguettante*
Milla: Voi! *punta i due*
Ace: *preoccupato* Voi cosa?
Lucy: Voi ci avete rubato la scena! Siamo noi che abbiamo il dovere di iniziare l'angolo autrici!
Milla: Siamo noi quelle che scrivono!
Scarlett: Sono certa che sia stata un'idea di quel fiammifero malefico *scuote la testa, rassegnata* alla fine è sempre colpa sua
Ace: Ehi!
Scarlett: Infatti è colpa sua anche se adesso sono in una lurida cella!
Lucy: Assieme ad un tizio con una pagnotta in testa
Thatch: Non insultare la mia bellissima capigliatura!
Ace: Cespuglio rosso, guarda che non l'ho scritta io la storia eh
Scarlett: *si rifugia dalla Fenice, il quale intanto cerca di fuggire da Lucy, che lo insegue con un ananas in mano* Marcooooo *piagnucola* Quel fiammifero mi dà fastidio!!
Ace: *tra sé e sé* ....la ammazzerai prima o poi, Ace....è solo questione di tempo....pazienta ancora un po'....e cerca di corrompere un'autrice.
Rufy: *mangiucchia la carne, mentre Milla continua a tirargli le guance gommose* Ragazzi, ma dov'è Ginevra?
Sanji: *con gli occhi a forma di cuore* Il mio amore è lì!
*tutti guardano verso destra, dove Lucy e Ginny si stanno sfregando le mani*
Ginevra: *ghigna* Ananaaaaas~
*Marco viene investito da una secchiata di acqua gelida*
Marco: IO LA UCCIDO!
Ace: Ci hai già provato più volte lungo l'arco della storia, ma non ci sei ancora riuscito
Lucy: Le tue sofferenze dureranno ancora a lungo, te lo assicuro
Marco: Bastarda
Lucy: Ma io ti amo
Marco: ....help
Lucy: Stronzo *prende carta e penna e lo trasforma in un ananas vero e proprio* Tiè
Marco: Mhpf
Ginevra: *scoppia a ridere come una dannata*
Marco: *torna improvvisamente normale ed inizia ad inseguirla con una katana alla mano, presa chissà dove*
Lucy: *tira via Milla, allontanandola dal casino che si è creato* Bene ragazzi! Dopo tutte queste idiozie *viene interrotta da Rufy*
Rufy: *mangia un pezzo di tavolo* HO FAME! CARNECARNECARNECARNE
Milla: *lo mette a tacere lanciandogli una bistecca* Vi ringraziamo di tutto, in particolare della vostra pazienza
Lucy: Speriamo che il capitolo vi piaccia (anche se è talmente demenziale che mi vergogno quasi di averlo anche solo immaginato)!
Sanji: *si intromette, passando sotto i loro nasi due ciotole piene di gelato al caramello* Questo è per le mie autrici principesse!
Lucy e Milla: *si tuffano a pesce, più sul gelato che su Sanji* Si mangia!
*Il cuoco cade a terra, con una mega epistassi*
Lucy e Milla *si guardano preoccupate*: Chopper! Aiuto!!

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Capitolo 10
*** ~Wait for me, I'll come for sure~ ***


IX. Wait for me, I'll come for sure







Non aveva la benché minima idea di dove si trovasse.
Attorno a lei c'era buio, forse fin troppo.
Aveva iniziato a girovagare in quello che le sembrava un labirinto, perdendosi, assalita dalla voglia di urlare e sfogarsi prendendo a calci qualcosa.
Lo sguardo le sfuggì verso l'alto e notò il cielo tappezzato di stelle, che risplendeva come fosse formato da tanti piccoli diamanti.
-Scarlett!-.
Girò immediatamente la testa verso la voce che l'aveva chiamata con tanto impeto, riconoscendola tra mille.
-Red...?- mormorò, sempre più confusa, cercando di avvicinarsi alla figura scura che le si era stagliata davanti, ma ad ogni passo che lei faceva, quella le sfuggiva da sotto il tocco, allontanandosi sempre di più.
L'ombra rideva di gusto, in modo spregevole, malizioso, decisamente non come invece avrebbe fatto il fratello.
Una risata troppo somigliante a quella dell'ammiraglio che aveva ucciso Alex, così come il ringhio gutturale che sentì poco dopo.
-Ti piacerebbe rivedere tuo fratello, piccola bastarda, eh?- le chiese.
Scarlett sgranò gli occhi, stringendo i pugni con odio.
-Ebbene, l'unico modo in cui potresti vederlo, è morire- continuò l'uomo, riprendendo quindi a ridere, facendole accapponare la pelle.
Sentì le lacrime salirle quando nella sua mente si fece sempre più vivida l'immagine del suo adorato fratello, sdraiato a terra, tutt'attorno il pavimento di pietra sporco di sangue rappreso.
Si prese la testa fra le mani, accucciandosi a terra e stringendo le ginocchia al petto.
-Basta-.
Faceva male.
-Basta- gridò nuovamente, scuotendo il capo.
C'era un'altra persona, a terra, inerme, di fianco a Red.
Vedeva dei capelli biondi, probabilmente era Alex.
-Ti prego...- iniziò a singhiozzare, fino a che qualcuno non le posò una mano sui capelli.
-Smettila di frignare, idiota-.
Era una voce che conosceva fin troppo bene, gentile e squillante.
Alzò la testa, per vedere degli occhi color verde smeraldo brillare e labbra rosee curve in un sorriso.
-Ginny....-.
-Aspettami, verrò a trascinarti fuori da qua dentro, abbi solo un po' di pazienza-.
-No!-.


-NO!- gridò, dimenandosi nel letto.
-Scarly! Scarly! Scarly, svegliati!- la scosse il suo compagno di cella, dandole uno scappellotto sulla guancia, nel tentativo di farla alzare.
Scarlett spalancò gli occhi di colpo e si tirò su decisamente troppo in fretta, andando a sbattere la testa contro qualcosa o, meglio, contro qualcuno.
-Ahia!- esclamò infatti quello.
Assonnata, guardò il ragazzo che si teneva una mano sulla fronte e si lamentava su quanto potesse essere marmoreo il capo di lei.
-Scusa per la testata, Thatch- borbottò la rossa, di malumore, ributtandosi sul letto sgualcito e sentendo una fitta lungo la schiena.
-Ma cavolo! Che hai in quella testa?! Piombo?!-.
Scarlett sbuffò nel sentire l'altro lamentarsi ancora per l'accaduto.
-Vuoi finirla?!-.
-Probabile che i tuoi ti ci abbiano nascosto del marmo lì dentro- si sedette quindi sul materasso -Grazie al cielo ti sei svegliata- sospirò, indicandosi la fronte -Prima che tu mi procurassi questo bernoccolo gigante ti sei addormentata, blaterando frasi senza senso, arrivando perfino ad urlare- le spiegò, annuendo col capo -Credo stessi avendo un incubo-.
A quelle parole, la ragazza realizzò come mai si sentisse tanto scoraggiata e arrabbiata, così decise bene di prendere ad urlare senza alcun motivo apparente.
-Quella deficiente!- sbraitò, facendo saltare in aria il castano.
Si tirò su con la schiena, mentre l'altro la guardava ancora più preoccupato.
-Se ci prova la ammazzo, la ammazzo con le mie stesse mani!- blaterò, gesticolando nervosamente.
-....a chi di preciso ti staresti riferendo?-.
-A quella stupida di Ginevra!-.
Il pirata sbatté le palpebre un paio di volte, poi aggrottò le sopracciglia. 
Le tirò una piccola pacca sulla testa -E lei che c'entra....?-.
Scarlett sbuffò -Nel mio sogno diceva che sarebbe venuta a prendermi!-.
-Era solo un sogno....-.
-Già, ma chissà perché i miei presentimenti sono sempre azzeccati... Comunque sia, se ci prova, stai pur sicuro che è morta. Per mano mia.- tagliò corto, sbuffando.
Il ragazzo la guardò perplesso -Capisco la tua preoccupazione, ma non saresti felice che venisse a liberarti?-.
-Ovvio che sì!- esclamò l'altra -Ma se per farlo dovesse mettersi in pericolo, preferirei che se ne stesse al suo posto e che, almeno lei, non si facesse del male-.
Thatch fece un piccolo sorriso -Sei proprio una brava ragazzina, Scarly- sussurrò, con voce quasi paterna.
La giovane assunse un'espressione crucciata, con le sopracciglia aggrottate ed una smorfia sulle labbra -Smettila di parlarmi come se fossi una bambina di cinque anni-.
Il compagno di cella scoppiò a ridere, accarezzandole la testa affettuosamente, tirandole poi un buffetto sulla guancia.
Scarlett si irrigidì improvvisamente.
-Che succede?- le domandò il pirata.
-Mmm... Nulla, pensavo solo a una cosa....- bofonchiò in risposta lei, guardando il vuoto di fronte a sé.
In quel l'atteggiamento, le era sembrato talmente tanto Red che l'aveva spiazzata, rendendola quasi inerme.
-Comunque- cambiò velocemente discorso, sperando che lui non decidesse di indagare oltre -Mi hai raccontato come hai fatto ad arrivare qui, ma non perché tu serva così tanto alla Marina-.
Il castano sospirò -Mah, nulla di che- si sedette sul letto, poggiando la testa contro il muro e sollevando lo sguardo -Mi hanno fatto mangiare un frutto-.
-Un frutto....?-.
-Sì, un frutto del diavolo- annuì.
-Aspetta, fammi capire.... Perché te lo avrebbero fatto mangiare....?-.
-Boh, per scoprire che poteri ha. In teoria, starebbero tentando di duplicarlo, in modo di consegnarlo ai piani alti, ma non so a che punto siano-.
-Che bastardi-.
-Non dire così: dal loro punto di vista, stanno facendo il giusto-.
-Ma dal mio no! Li farò fuori uno ad uno!- si infuriò l'altra, puntando un pugno verso il soffitto malconcio, tirando le catene che aveva ai polsi.
Thatch sorrise -Frena il tuo entusiasmo- e la fece accomodare accanto a sé.
-Quale hai preso? Il mio è l'Uso Uso- annunciò, con molta fierezza.
-Yomu Yomu, o qualcosa del genere. In pratica mi rende in grado di leggere nel pensiero delle persone-.
Alla ragazza si illuminarono gli occhi.
-Quindi senti tutto quello che qualcuno pensa? Figo!-.
-Se lo dici tu-.
-Che intendi?-.
Il pirata fece un'espressione ovvia -Sai, i pensieri delle persone non sono sempre così puliti o gradevoli come invece si crede-.
Scarlett storse il naso: sperava vivamente che lui non avrebbe mai letto ciò che la sua mente era in grado di concepire.... La sua e quella della sua migliore amica.... 
In caso contrario, una volta fuori da lì, se mai sarebbero riusciti ad uscirne, l'avrebbe fatta rinchiudere in un manicomio.
In realtà, anche se lo trovava un potere entusiasmante, era dell'idea che fosse una gran seccatura.
Dover tenere a freno il suo cervello malato era, per lei, impensabile.  
E poi non doveva essere facile per lui riuscire a contenere tutte le voci che aveva in testa.
In un certo senso, lo collegava al suo poter percepire le emozioni altrui.
Quando vi erano troppe persone, se non manteneva il controllo, rischiava di impazzire, soprattutto nelle situazioni particolari.
-Certo che non deve essere proprio una gran cosa sentirsi rimbombare nel cervello tutti quei... rumori-.
-Beh, no. In più, sai, quando mi portano in laboratorio e non ho le manette, riesco a capire ciò vogliono farmi e la cosa non è di certo rassicurante....-.
La giovane strinse i denti, ricordando che presto, molto presto, sarebbe dovuta rientrare in quella stanza fredda e decisamente troppo illuminata, costretta a subire le pene dell'inferno.
Si alzò, stirando, per quel poco che poteva, i muscoli, che sentiva indolenziti e deboli. 
Anche se non era molto che era lì dentro, poteva già vedere come il suo corpo stesse reagendo malamente a quella circostanza.
Era indubbiamente dimagrita e la pelle era ricoperta da lividi e ferite, dovute in parte allo scontro che aveva avuto contro Kizaru, in parte alla tortura giornaliera, che le solcavano la pelle liscia e leggermente colorita, pur sempre chiara.
Ma la cosa che la infastidiva di più era che, ogni minuto che passava, si sentiva sempre più scoperta, cosa dovuta alla canottiera ormai andata in brandelli e ai pantalocini sgualciti e decisamente troppo corti.
Percepiva gli occhi di Thatch addosso e, anche se sapeva che non aveva cattive intenzioni, si sentiva imbarazzata.
Nonostante quello, non poteva dirgli niente: loro erano bloccati lì dentro e lui era pur sempre un uomo.
Non è che non le piacesse essere guardata dal genere maschile o essere al centro dell'attenzione, ma, in quel momento, quella era proprio l'ultima cosa che desiderava.
-Scarly- la chiamò il pirata, cercando di distogliere lo sguardo dalle curve dell'altra, avendo notato il suo sconforto -Faresti meglio a sederti. Mi sembri troppo debole- concluse, alludendo alle gambe tremolanti.
-Senti chi parla, Mr. Sonounozombie Thatch-.
Decise comunque di seguire il suo consiglio, osservando un po' basita il sorriso dell'altro.
-Non sei preoccupato?-.
-Sì-.
-E allora perché sorridi?-.
-Perché non sono più solo-.
La giovane scosse la testa -Sei proprio strano-.
Sbuffò quindi, sentendo la porta della stanza aprirsi per l'ennesima volta, per poi vedere il viso di Jordan apparire e ammiccare verso di lei.
-Dolcezza, vieni?- le domandò, con più delicatezza del solito, mandandole addirittura un bacino.
Scarlett sbuffò, mentre il castano guardò truce il medico, afferrandola per il polso.
-Tranquillo- lo calmò la rossa, alzandosi e tirando via il braccio dalla sua stretta -L'hai detto tu che non ci si può fare niente, no?-.
Thatch blaterò qualcosa e la lasciò andare -Cerca di tornare tutta intera-.
La ragazza annuì, voltandosi poi verso l'uomo affascinato che la stava attendendo sulla soglia della porta.
-Bene, Dottor Psicopatico, cosa mi vuoi fare questa volta?-.

*


Ancora poco e sarebbero finalmente arrivati a Kagaku.
Quel quasi unico giorno di viaggio non aveva pesato minimamente a Ginevra, che pareva essersi divertita parecchio con la ciurma di Cappello di Paglia come non faceva da anni.
In particolare aveva riso fino a non respirare quando, con Sanji, si era cimentata in uno scherzo da lui ideato, ovviamente, ai danni di Marco, legando il malcapitato biondo alla polena e lasciandolo lì per qualche ora, facendolo imprecare in tutte le lingue conosciute e facendo preoccupare non poco Ace, che aveva perquisito tutta la nave più volte, non riuscendo a trovare il migliore amico da nessuna parte, pure sentendone la voce.
Ora la ragazza sedeva su un braccio dell'albero maestro, a leggere tranquillamente un libro, aspettando di poter vedere l'isola davanti ai suoi occhi.
Accanto a lei, Zoro, che ciondolava il piede sinistro le scrutava l'orizzonte.
Il pirata sospirò: avrebbe voluto parlare con lei, chiarire riguardo a quello che era successo poche sere prima e farle al contempo diecimila domande, ma in quel momento la giovane gli sembrava troppo distante, quasi intangibile, presa così tanto dal pensiero che di lì a poco si sarebbero intrufolati in una prigione della Marina per salvare l'amica che sembrava quasi non accorgersi neppure della sua presenza.
Vederla così, totalmente immersa nella lettura, lo aveva mandato in confusione, facendogli domandare più volte cosa di quella ragazza lo distraesse al punto di ignorare le battute del cuoco, evitando perfino di attaccar briga con lui.
Forse era attratto da lei solamente sul piano fisico.
Di certo non poteva non dire che lei, con le sue gambe lunghe, sì e no una terza abbondante di seno, i profondi occhi verdi, la pelle chiara nonostante i continui spostamenti via mare e lunghi capelli color miele, a metà fra il mosso ed il riccio, non fosse attraente; anzi.
Eppure, quando gli era accanto, sentiva come se dovesse proteggerla da ogni cosa, un po' come avrebbe fatto un fratello maggiore, nonostante all'inizio si fosse tenuto parecchio sulla difensiva.
Una cosa però lo faceva soffermare più volte sui suoi pensieri, frenandolo dall'arrivare alla conclusione che lei fosse solo una sorellina minore molto bella.
Il bacio.
Quel bacio.
Di certo un fratello non bacerebbe la propria gemella all'improvviso, senza alcun motivo apparente.
Ma, da parte sua, quello era stato un gesto istintivo, dettato dalla novità e dallo stretto contatto col modo di pensare di quell'ebete di un cuoco che aveva come compagno di ciurma, il quale credeva che il miglior metodo per consolare una ragazza in lacrime era quello di abbracciarla, baciarla e farla sentire protetta.
Se fosse mai riuscito a tornare indietro, probabilmente si sarebbe limitato ad abbracciarla.
Stupido biondo con le sopracciglia anomale.
Lo aveva ficcato in una situazione terribilmente spiacevole solo per colpa delle sue convinzioni idiote sul genere femminile.
Non avrebbe mai ammesso a se stesso, né di certo a qualcun altro, che quel semplice e stupido bacio nato da una ragione altrettanto stupida gli era in qualche modo piaciuto.
Aggrottò le sopracciglia, curvando le labbra in una smorfia.
-Tutto bene?- bofonchiò Ginevra, posando per un secondo il libro sul grembo e guardandolo, mentre si sistemava meglio un ciuffo di capelli sfuggitogli al legaccio che teneva insieme tutti gli altri a mo' di chignon, parecchio disordinato.
-Si- rispose secco lo spadaccino, girandosi dalla parte opposta.
-Non si direbbe....- commentò -Disturbo se sto qui a leggere?-.
-No- borbottò, stupendosi da solo della quantità spropositata di freddezza in quelle uniche due sillabe che aveva pronunciato nel giro dell'ultima mezz'ora.
-Oh, okay.... Grazie- mormorò allora lei, tornando a concentrarsi sulla propria lettura, facendo spallucce.
Si aspettava decisamente che lui mettesse luce su quello che aveva fatto la prima sera che si erano incontrati, apparentemente senza un vero e proprio motivo e, soprattutto, senza fornirle una spiegazione a posteriori.
-Senti, Zoro....- continuò poi lei, decisa a sistemare quella situazione di imbarazzo che si era venuta a creare, dal momento che l'altro non pareva avere la minima intenzione di farlo.
-È stato uno sbaglio. Non sapevo come comportarmi e mi è venuto spontaneo seguire uno stupido consiglio- spiegò lo spadaccino, sparando parole a macchinetta, abbassando lo sguardo, intuendo cosa la ragazza volesse chiedergli.
-Già, un semplice errore- gli fece quindi eco lei, prima di posare gli occhi sul pirata, il quale pareva totalmente soprappensiero, troppo impegnato a lucidare il manico di una katana con la mano.
-Piccioncini, stiamo arrivando- gracchiò acidamente Marco, avvisando i due dell'imminente sbarco sull'isola di Kagaku e distruggendo il loro momento di intimità.
-Grazie Fagiano- rispose Ginevra, con altrettanta dolcezza e gentilezza nelle proprie parole, balzando giù dal posticino in cui si era rintanata fino a quel momento e saltando in collo al biondo, facendolo salire su tutte le furie.
-Ti odio- le ringhiò quasi in faccia, convinto sempre di più che non esistesse creatura che sarebbe riuscita a farlo incazzare come invece lei faceva, addirittura senza il benché minimo sforzo.
-Stupido vecchio pervertito- rispose la ragazza, facendo una smorfia.
L'altro tacque, per evitare di metter su l'ennesima rissa con quell'ebete.
La bionda poteva vedere l'isola avvicinarsi sempre di più -Non sarebbe il caso di nascondere in qualche modo la nave?-.
Smoker non ci pensò su due volte, avvolgendo l'orizzonte in una coltre di fumo grigiastro, impedendo così la visuale ai marine.
Sarebbero perfino riusciti a passare inosservati, se solo Rufy non si fosse lanciato, urlando, sulla banchina, a mo' di fionda, una volta sufficientemente vicini alla prigione, facendosi scoprire come un perfetto idiota.
L'intera ciurma era rimasta a dir poco scioccata di fronte al gesto del proprio capitano, al punto che nessuno aveva il coraggio di muovere un muscolo.
-Non credevo potesse essere così stupido- borbottò Nami, basita, sbattendo più volte le palpebre e dando un pizzicotto a Sanji.
-Sì, siamo svegli- le rispose il cuoco, senza staccare gli occhi dal ragazzetto moro senza un briciolo di buonsenso.
-ALLARME! CI SONO DEGLI INTRUSI NELLA BASE!- strillò un nemico, disintegrando totalmente le speranze degli altri pirati di aver la fortuna che il gesto folle di Cappello di Paglia non fosse stato notato.
Lo stato di allerta si diffuse in contemporanea con il crescente suono di una sirena lungo tutto il perimetro della base.
Ginevra sbuffò, scuotendo la testa, prima di afferrare le zampe di Marco, in volo sotto forma di fenice, il quale stranamente non si lamentò della cosa, anzi tenendo la ragazza fra i propri artigli, lasciandola poi cadere non appena quella gli lanciò un'occhiata d'intesa, facendo quindi sì che si lanciasse dritta su un marine, stendendolo.
Il biondo non poté fare a meno di notare come in un battibaleno, la ragazza fosse divenuta seria, calma e silenziosa, mentre si occupava dei nemici che le si erano stretti attorno e di quelli che le intralciavano il cammino che l'avrebbe condotta all'entrata.
Planò sopra un marine, facendolo cadere in acqua, raggiungendo poi la giovane e posandosi dietro di lei, schiena contro schiena.
-Non fraintendere, è solo per Scarlett- bofonchiò lui, tirando un cazzotto ad un tizio che era saltato addosso ad entrambi.
Si aspettò una risposta cattiva ed acida, che però non arrivò.
-Non lo farò- disse semplicemente lei, aprendo il palmo destro e muovendolo in modo che il braccio disteso fosse parallelo al terreno, prima di chiuderlo di nuovo in un pugno e soffocare alcuni marine.
Una fiammata volò sopra le loro teste.
Ace.
Il biondo tornò ad essere una fenice e prese trai propri artigli le braccia pallide di Ginevra, dando un colpo d'ali e sollevandosi da terra, sorvolando la zona.
-Non avresti dovuto- commentò lei, guardando in basso.
Lui se la portò accanto al capo, beccandole il lobo dell'orecchio.
-Non prenderti queste confidenze con me, Fagiano-.
L'altro scosse la testa, ripetendo il gesto precedente prima di scendere e farle posare i piedi a terra.
Non appena si fu accertato che potesse reggersi in piedi da sola la lasciò, andando a colpire un quartetto di nemici che gli erano corsi incontro con scudi e fucili.
-Vediamo di trovare Scarlett- commentò una volta tornato umano, evitando di guardare il casino che la bionda aveva combinata poco più in là.
Non aveva voglia di trovare altre figure giacenti a terra senza vita, morte o per annegamento o per chissà quali altri modi escogitati da quella folle bionda.
Riuscirono anche a superare l'enorme portone in legno massello che chiudeva la base, liberandosi della schiera che li braccava.
-GINNY! ASPETTACI!!- sentirono Cappello di Paglia cinguettare, vedendolo poi dirigersi a passi sempre più veloci nella loro direzione, seguito da Zoro e Sanji.
-Ci converrebbe dividerci: la troveremmo più facilmente e velocemente- propose lo spadaccino -Rufy, tu andrai con il cuoco ed l'altro biondo, mentre io e tuo fratello staremo con Ginevra- passò un lumacofono al proprio capitano -Nel caso la salvaste prima di noi chiamateci-.
-Ah sì?! Perché mai dovresti starci tu con lei e non io?!- sbraitò Gamba Nera, aggrottando le sottili e quasi inesistenti sopracciglia.
-Perché non ti vuole!- ribatté l'altro.
-Tra me e te, sono sicuro preferisca me!-.
-Non mi interessa, il trio è già stato deciso-.
-Senti, alga marina, smettila di stuzzicarmi o ti uccido una volta per tutte-.
-Tu devi solo provarci-.
Il ringhio della bionda zittì entrambi.
-Zoro, Ace, andiamo- asserì, correndo verso la parte ovest della base, sfondando una parete con un getto d'acqua, seguita a ruota dai due.
Marco sbuffò, dirigendosi dalla parte opposta, sperando di riuscire a trovare la rossa il prima possibile.

*


Sospirò, rassegnata, mentre lo Psicopatico la riportava nella sua cella, probabilmente il secondo luogo che fosse mai riuscita ad odiare di più fino a quel momento.
Sentiva come se avesse avuto tutte le articolazioni scardinate e le ossa rammollite, oltre ai muscoli che non avevano alcuna intenzione di reggerla ancora in piedi.
In quel momento, aveva la sensazione di essere più simile a una medusa o ad un'ameba che non ad una persona, ma fondamentalmente non sapeva quale delle due opzioni fosse più adatta, quindi convenne tra sé e sé che entrambe ci sarebbero state ugualmente bene.
In fondo, lì dentro, non interessava a molti in quale specie di essere inumano si stesse trasformando.
L'unica cosa decente era che il medico, nonostante si fosse rivelato più folle ed attratto dall'occulto del previsto, stava iniziando a trattarla meglio, trasportandola decisamente con più dolcezza, per quanto gentile lui potesse essere, cercando perfino di farle il meno dolore possibile durante i suoi esperimenti.
-Sai Scarlett, se non fossi così testarda e ora non ci trovassimo in questa situazione, mi andresti a genio. Potrei anche decidere di invitarti ad un appuntamento galante, una volta che ti sarai schierata dalla nostra parte- intimò lui, ghignando.
-Te lo puoi ben scordare, non uscirò con un pazzo come te-.
Jordan scoppiò a ridere -Non mi resterà altro che costringerti allora.... Ho qualche droga carina che potremmo trovare- gli si illuminarono gli occhi, con lo stesso luccichio di quelli di un bambino che ha appena visto una stecca di cioccolato.
La rossa lo ignorò, limitandosi a farsi trasportare in cella.
Giunti davanti alla porta ormai conosciuta, sul punto di aprirla, il dottore venne interrotto da voci maschili che urlavano qualcosa, precedendo due figure di uomini in uniforme, col fiatone.
-Signore!- li interruppe uno di loro, facendo un saluto col braccio, prima di piegarsi per riprendere fiato -Ho cercato di fare il prima possibile-.
Il dottore infilò la chiave dentro la serratura, tenendo sempre stretta Scarlett e sbuffando, prima di degnare i sottoposti -Che cosa succede questa volta? Vi ho già detto che non dovreste interrompermi per le vostre cavolate, come l'arrivo di un ammiraglio. Non mi interessa-.
-No signore! Abbiamo dei seri problemi!-.
-Sentiamo- bofonchiò, alzando gli occhi al cielo con fare annoiato.
-La base è stata violata- disse tutto d'un fiato il marine, stringendo i pugni per paura di ricevere una punizione.
Jordan si bloccò di colpo, guardando il ragazzo che aveva davanti con una tale serietà che non gli si addiceva, mentre la rossa si girò verso di loro, aggrottando le sopracciglia, sentendo il cervello suggerirgli idee che cercava assolutamente di scartare.
-Chi sono gli intrusi?- sputò l'uomo, aspettandosi una risposta precisa dall'altro.
-Non ne ho certezza, ma a quanto mi dicono gli altri via radiofonica, dovrebbero essere una decina circa, di cui la maggior parte facenti parte della ciurma di Cappello di Paglia-.
-E gli altri?-.
-Una ragazza bionda la cui identità non è ancora stata identificata e due dei capitani di Newgate.... Stanno facendo una strage-.
-Fanculo- sbottò Jordan, tirando un calcio alle sbarre della cella -Quadruplicate le guardie, manda tutti gli uomini sul campo! Uccideteli! Però riportami qui la tizia bionda e il comandante della prima flotta del cane. Li voglio vivi. Gli altri non mi interessano-.
Scarlett, la quale si stava rifiutando di entrare, smise di opporsi e fu quasi scaraventata a terra dal medico, il quale ora non aveva neppure la minima cura per lei.
-Scarlett, tu starai qui. La tua amichetta è tornata a prenderti, ma a lei ci penso io-.
La massiccia porta di metallo fu sbattuta con tanta violenza che si sentì il terreno vibrare.
Thatch, dapprima seduto sul letto, si buttò su di lei, tirandola su con delicatezza -Scarly, tutto apposto?-.
La giovane lo guardò come se le fosse appena passato davanti un fantasma, poi i suoi lineamenti delicati si trasformarono in un'espressione di furia talmente marcata che l'altro arretrò di qualche passo, preoccupato per la propria incolumità.
-Ho fatto qualcosa di sbagliato...?- mormorò, sollevando un sopracciglio.
La rossa si buttò contro l'acciaio dell'uscio, battendo furiosamente i pugni contro le sbarre -APRI, PSICOPATICO DI UN DOTTORE! APRIMI, CHE TI AIUTO IO AD ELIMINARE QUELLA SOTTOSPECIE DI IMBECILLE!-.
L'ex-comandante la tirò indietro per la vita -Mi spieghi cosa diavolo sta accadendo?!-.
-Non hai sentito nulla?!- ringhiò lei -Non hai sentito quello che hanno appena detto?!-.
-No, altrimenti non te l'avrei chiesto....-
-Sono dei deficienti!- urlò, alzando le braccia al cielo -Quell'imbecille è qui a zonzo con quegli altri due rincoglioniti per questa cazzo di base! Giuro che se li prendo, se la prendo, li uccido con le mie mani!- prese a gesticolare.
-Quegli altri due....?-.
-Sì! Marco e quel deficiente di un Fiammifero!-.
-Marco? Ace?- i suoi occhi si illuminarono.
-Sono degli stupidi! E, ovviamente, Ginevra è la più stupida dei tre! Anche se, considerata la presenza del piccolo fiammiferaio, la scelta del primo posto si fa difficile- ed imprecò, prendendo a camminare avanti ed indietro, in un modo talmente snervante che Thatch, irritato, la prese per un braccio e la fece sedere sul letto.
-Dovresti calmarti-.
-Calmarmi?- lo fulminò con lo sguardo, intimandogli di allontanarsi di qualche passo da lei.
-Non possiamo fare niente, siamo rinchiusi dentro questa cella, quindi l'unica opzione rimanente è quella dell'aspettare che accada qualcosa-.
-....e quella di ucciderli lentamente- concluse lei, sbuffando, non potendo dargli torto -A proposito, tu sai chi sono i pirati della "ciurma di Cappello di Paglia"?-.
-Li ho sentiti nominare un paio di volte, ma non li conosco-. 
-Se sono qui, può solo significare una cosa: Ginevra ha corrotto anche loro-.
Il pirata la affiancò, stendendo le gambe sul materasso, non potendo comunque non notare il sorriso inquietante sulle sue labbra.
-Quel sorriso non promette nulla di buono.... Vorrei leggerti nella mente, ma sono troppo stanco per usare i miei poteri e... sai, questa algamatolite mi ostacola-.
-Sorrido perché sono sicura che ci troveranno-.
-Allora sei felice che ti sia tornata a prendere!-.
-Esattamente: sto pensando a quale metodo usare per ucciderla quando sarà qui-.

*


-Ma hai la benché minima idea di dove tu stia andando?!- domandò Ginevra, guardandosi attorno.
Era certa di aver già visto quel lampadario giallo a forma di goccia per la quarta, se non quinta, volta.
Oramai poteva dire di aver perso il conto.
-Forse stiamo girando in tondo- intimò Ace, sistemandosi il cappello con la mano destra, mentre con l'altra si grattava la punta del naso.
-No! So esattamente dove sto andando.... Malfidati- bofonchiò quindi Zoro, facendo un cenno con la mano ai due, anche se nemmeno lui poteva dire di essere pienamente convito delle proprie parole.
Quella base gli sembrava tutta così dannatamente uguale.... Era riuscita a confondere perfino il suo senso dell'orientamento, già di per sé pessimo, cosa che nessuno avrebbe creduto possibile.
-Forse è meglio se questa volta giriamo a destra- sospirò Pugno di Fuoco, indicando un'altra via, dalla quale provenivano diversi suoni indefiniti, riconducibili a urla e singhiozzi.
-No, sento che la sinistra è quella giusta!- rispose lo spadaccino, annuendo col capo e puntando con la punta della spada la strada opposta, dando prova al moro della propria incontestabile ed incomparabile bravura nel sapere dove si trovasse.
-Questa mappa è inutile- ringhiò la ragazza presente nel gruppetto, lanciando con odio la cartina con su segnati i vari cunicoli della base, che aveva rubato poco prima dalla tasca della giacca di un marine.
-Ho un lampo di genio- se ne uscì quindi il tipo coi capelli verdi, stufo di correre a destra e manca, senza avere una particolare idea sulla via da prendere per arrivare, finalmente, alla meta designata.
-Sì, anch'io- disse Ace, continuando il discorso.
-Sfondiamo un muro- concluse poi Ginevra, vedendo un sorriso malizioso spuntare sulle labbra degli altri due, in contemporanea col proprio.
Presero perciò a lanciare attacchi contro le malcapitate pareti, che venivano giù come enormi castelli di carte alla prima folata di vento.

*


-Vuoi smettere di essere una maledettissima scimmia?! Stiamo andando a salvare una splendida fanciulla, dolce e gentile, non potresti iniziare a comportarti come un vero uomo anziché come un primate!?- gridò il cuoco, tirando un pugno in testa al proprio Capitano, il quale aveva fatto altro che emettere strilli e versi da quando avevano iniziato a correre.
-Dai, Sanji, qua è tutto così noioso!- si lamentò, ciondolandosi.
Marco cercò di ignorarli, come aveva fatto, del resto, per tutto il tempo.
Quei due non la smettevano di battibeccare come due bambini e la Fenice aveva iniziato a pensare che probabilmente sarebbe stato meglio viaggiare con la bionda psicopatica che con loro.
Si concentrò sulla strada che stavano seguendo, eliminando di tanto in tanto qualche marine che spuntava.
Rufy allungò il braccio e si aggrappò a lui, usandolo come fionda e catapultandosi in avanti -Ehi Marco, dimmi un po', questa ragazza è davvero come la descrive mio fratello?-
Il biondo fece un sorriso -No, Ace la descrive decisamente peggio di quello che non sia.... Comunque nel tempo che abbiamo passato insieme mi sono fatto un'idea molto precisa su di lei: meglio non sfidarla troppo- si guardò quindi attorno, senza vedere più Gamba Nera -Si può sapere dove si è cacciato quell'altro?-.
Voltandosi indietro, vide che il ragazzo in questione era fermo una ventina di metri prima di loro, attaccato a delle sbarre, con gli occhi quasi a forma di cuore.
-Si può sapere che cavolo stai facendo?!-.
-C'è una bellissima fanciulla qui!-.
Alla Fenice si accese una lampadina in testa, ma non fece in tempo ad iniziare a correre che Rufy lo aveva già superato, utilizzando il potere.
Quando li ebbe raggiunti, rivolse il proprio sguardo all'interno di quel buco oscuro, sentendo un sorriso aprirsi sulle labbra -Ehi! Scarlett!-.
-MARCO!- sbraitò la ragazza, gettandosi contro le sbarre come un'ossessa -DOV'È QUELL'IMBECILLE?!-.
Era ovvio che si riferisse a Ginevra.
-E PERCHÉ SEI QUI ANCHE TU?! TI SEI RIMBECILLITO PER CASO?!-.
Il biondo aprì la bocca per rispondere, ma non ci riuscì, attirato dalla figura di un'altra persona.
-Marco!- esclamò l'altro prigioniero, quasi con le lacrime agli occhi, avvicinandosi all'ingresso e portando una mano al volto del compagno, quasi non credendo che potesse essere reale.
-Thatch....?- sussurrò il Comandante della Prima Flotta, spalancando gli occhi, incapace di muovere anche solo un muscolo.
Non sapeva se quello fosse un sogno e, se così era, non avrebbe voluto svegliarsi.
-QUALCUNO SI DEGNA DI RISPONDERMI?!- gridò la rossa, senza la minima sensibilità nei confronti degli altri due, puntando poi l'indice verso Rufy -TU! DIMMI CHE FINE HA FATTO QUELLA FOLLE!-.
Il moro si infilò un dito su per il naso -Non sembri così cordiale e dolce come sei stata descritta-.
-CHE HAI DETTO?!-.
-Non dar retta a lui- si intromise Sanji, spostando di lato Cappello di Paglia e quasi buttandosi sulla giovane -Ti hanno mai detto che sei bellissima? Sei molto più che carina, sembri una dea!- la adulò, attaccato alle sbarre, con gli occhi che brillavano.
-VOGLIO SAPERE DOVE SI TROVA QUELLA RIMBECILLITA!-.
Un rombo assordante la interruppe e costrinse tutti quanti a pararsi il viso per non venire colpiti dai calcinacci del muro che stava per esplodere.
-HIKEN!-.
-Jetto-. La parete si sbriciolò, creando una cortina di fumo impressionante.
Qualcuno tossicchiò.
-Mi sa che abbiamo beccato un'altra cella sbagliata- bofonchiò una voce maschile, che il cuoco riconobbe immediatamente.
-Fanculo!- sbraitò un'altra voce, questa volta femminile -Passiamo al prossimo muro-.
-Alga marina!- esclamò Sanji, aggrottando le sopracciglia -Ginevra?-.
-No! È quella giusta!- esclamò Ace.
-Scarlett?- domandò la bionda.
-GINEVRA IO TI AMMAZZO!- urlò la rossa che, nonostante la debolezza, si lanciò sulla figura femminile che era riuscita a distinguere in mezzo a tutta quella polvere, tentando di strangolarla.
-LASCIAMI, DEMENTE!- sbraitò l'altra, lottando per staccarsela di dosso.
Finirono per tenere l'una i capelli dell'altra stretti nel pugno.
-Sei una deficiente!- sbraitò la rossa.
-Oh, scusa se sono venuta a salvarti, imbecille!- le rispose la bionda, aggrottando le sopracciglia.
-Giuro che ti uccido!-.
-Stai ferma, non ho voglia di picchiare una deficiente con le manette-.
-Le manette le uso per strozzarti!-.
Scarlett si ributtò su Ginevra, questa volta bloccandole le mani, mentre quella continuava a scalciare per mandarla via.
Tutti restarono a guardarli scioccati, mentre Zoro scuoteva la testa -Non mi sembra il comportamento che dovrebbero avere due migliori amiche che si ritrovano dopo aver passato giorni di terrore....-.
-TU STAI ZITTO!- ringhiarono entrambe contemporaneamente, quasi lanciandoglisi addosso per ucciderlo.
La lite si risolse con Marco che si mise tra le due, separandole con la forza e tenendole praticamente per i colletti delle magliette, o di quello che ne rimaneva, quasi come fossero dei cagnolini sollevati per la collottola.
Ginevra quasi gli sbranò il braccio, fermata solo dal fatto che Scarlett le aveva quasi tirato un pugno in bocca a furia di dimenarsi.
-Sei sempre la solita rompiscatole- commentò Ace, guardando la rossa come se la sua pace quotidiana sarebbe finita di lì a pochi secondi.
-Ma anche tu dovevi venire a salvarmi, razza di Fiammifero?!-.
-Guarda che l'ho fatto solo per Ginny, non metterti strane idee in testa eh-.
La giovane si diresse verso di lui e gli posò poi una mano sulla spalla, quasi schifata, facendogli pressione per girarlo.
-Che cazzo stai facendo?-.
-Non mi parlare così, Fiammifero, e goditi la tua sorpresa-.
Pugno Di Fuoco stava per ribattere, ma, proprio come Marco, si ritrovò senza voce, incapace di parlare. 
-Ace!- esclamò Thatch, abbracciandolo.
-Che cavolo.... Dimmi che sei veramente vivo e non è un'illusione di questa stupida-.
-Mi sei mancato-.
Si poteva notare quanto il moro stesse cercando di trattenere le lacrime, mentre Marco li guardava con uno sguardo talmente carico di affetto, che nessuno sapeva più da che parte volgere lo sguardo.
Tutti tranne Rufy, il quale non aveva più intenzione di restare fuori da tutta quella confusione, senza esserne, almeno un po', il colpevole -Ehi, Ace, chi è questo tizio?!- iniziò a saltellare intorno a loro.
-Lui è....-.
-Io direi piuttosto chi sei tu- Scarlett interruppe Fire Fist, che, solo per un momento, pensò di ucciderla, ma poi si ricordò la fatica che avevano fatto per arrivare fin lì e si ripromise di farla fuori appena usciti da lì dentro.
-Chi sei tu?- ripeté la rossa, toccandogli la guancia e tirandogliela, scoprendo quanto fosse morbida ed elastica -Anzi, chi siete voi tre- aggiunse poi, rivolgendosi allo spadaccino, che aveva un'aria confusa, e al cuoco, che continuava a girare attorno a lei e Ginevra con aria sognante, mormorando "sono in paradiso".
-Io sono Rufy!- si presentò il ragazzo di gomma, porgendole la mano e rivolgendole un enorme sorriso - E siamo venuti a salvarti perché Ginny aveva detto che eri così tanto gentile e carina e che mi saresti stata subito simpatica-.
La ragazza lo guardò per qualche secondo, sostituendo con un dolce sorriso l'espressione irata che aveva avuto fino a quel momento, dandogli poi un bacino sulla guancia -Non ho parole per ringraziarvi-.
-Di nulla!-.
-Non serve che tu ci ringrazi!- cinguettò Sanji, svolazzandole attorno, indispettito dal fatto che quella scimmia avesse ricevuto una ricompensa prima di lui.
-La smetti di importunarla?!- lo colpì in testa Zoro, dando il via a una delle loro solite liti.
Ginevra incrociò le braccia, quasi offesa -Io non lo so! Arrivo io e quasi mi uccidi, arriva lui e gli dai pure un bacio sulla guancia-.
-Non lo conosco ancora abbastanza da poterlo uccidere-.
-Scusa, non dovrebbe essere il contrario?! Sai di solito le persone a cui tieni non si picchiano....- bofonchiò, mettendo il broncio.
La rossa scoppiò a ridere, lanciandosi su di lei, questa volta stringendola delicatamente tra le braccia -Grazie, idiota- borbottò, con gli occhi gonfi.
Ginevra le accarezzò i capelli, prendendole la mano -È arrivato il momento di andarsene da qui-.
L'altra annuì.
Era tutti pronti per iniziare a correre, ma per Scarlett e per Thatch sarebbe stato un grosso problema.
-Non credo di avere la forza per correre- spiegò poi il pirata, dispiaciuto.
-Non preoccuparti!- esclamò la bionda, tirando fuori dalla tasca qualcosa di luccicante e tintinnante: delle chiavi.
-Dove le avresti prese quelle?!- abbaiò Marco, stupito.
-Zitto Fagiano, non è affar tuo-.
Un botto però li destò dal parlare e dall'iniziare a litigare per l'ennesima volta.
-Sono di qui!- un grido, seguito da un altro subito dopo -Presto, prendiamoli!-.
-Merda- mugolò la ragazza dagli occhi verdi -Apriremo dopo, ora non abbiamo tempo-.
Cercò di prendere in spalla Scarlett, ma Ace la fermò -Lascia stare, Ginny, la prendo io....-.
L'altra lo fissò, alzando un sopracciglio.
-Non la ucciderò, tranquilla....- sbuffò Pugno di Fuoco, allungando le braccia riluttante, cercando di caricarsi la giovane in spalla, quando il fratello gliela sgraffignò da sotto il naso, iniziando a correre.
-Andiamo!- ululò entusiasta. 
La rossa guardò il braccio che si era allungato ed ora era arrotolato attorno alla sua vita -Che cazzo....?-
-Sono fatto di gomma!- le spiegò il ragazzo, fiero.
Tutti sospirano e lo imitarono, tranne Marco, che prese a volare con Thatch sulle spalle.
-E.... Dove staremmo andando di preciso?- domandò Ace, infastidito dal fratello.
-Fondamentalmente nessuno lo sa- rispose la bionda.
-Non avresti dovuto buttare via la mappa-.
-....non sarebbe servita comunque- bofonchiò lei.
Un gruppo di soldati capeggiato da Jordan frenò la loro corsa.
Il medico aveva le braccia incrociate sul petto e sorrideva con fare inquietante.
Ginevra lanciò le chiavi in mano a Thatch, con una mira perfetta, ponendosi quindi di fronte a loro, pronta a scatenare la propria ira.
-Ma tu guarda che bel gruppetto di pirati.... Ci sono anche i soggetti che volevo! Perfetto! Prima rinchiuderò e poi mi divertirò con voi due- borbottò entusiasta Jordan, indicando prima la bionda e poi Marco -Non vedo l'ora di avervi tutti per me-.
-Non demordi, ah?- bofonchiò Scarlett.
-No tesoro, almeno non fino a quando non vi avrò tutti legati su un tavolino operatorio e sarete totalmente sottomessi al mio volere-.












~Angolo Autrici~
*Lucy e Milla entrano, nascondendosi dietro i coperchi delle pentole che hanno rubato dalla cucina di Sanji*
Lucy & Milla: Ohayo....
Milla: *bisbigliando a Lucy* Secondo te, questi bastano per proteggerci....?
*Lucy scuote la testa, disperata*
Lucy: Buonasera a tutti.... Erm.... Sappiamo benissimo quanto siamo in ritardo, ma....
Scarlett: *si intromette, spuntando da chissà dove, con Ginevra attaccata alla gamba, semi sobria* Ce ne avete messo di tempo per farmi salvare, non riuscivo più a sopportare quel pazzo di un dottore! Che poi, tra parentesi, ora siamo ancora di più nei guai di quanto già non fossimo
Jordan: Ciao dolcezza! *manda un bacino* non vedo l'ora di poter fare altri esperimenti su di te *ammicca*
Scarlett: ....vi prego....liberatemi di lui *indica il dottore e poi guarda Ginevra* ....e di lei
Ginevra: *mugugna parole incomprensibili*
Scarlett: metti giù quella bottiglia.
Ginevra: Ma io festeggio l'uscita del nuovo capitolo! È un miracolo!
*parte la musica e una luce abbagliante investe tutti, mentre un coro inizia a cantare l'alleluia*
Lucy: Che cavolo succede? Chi sta mastruzzando Handel?! 
*spunta Marco volando, con Ace e Thatch in groppa*
Ace: *tenendo uno spartito in mano* Dalla regia ci hanno ordinato di cantare questa roba strana
Scarlett: *gli tira una padella* Sei più stonato di una campana! Taci!
Ace: Ma che cosa ho fatto di male....? Perché l'abbiamo salvata?! La mia pace è finita.... Stavo così bene....
Lucy: DA DOVE HAI PRESO QUELLO SPARTITO?!
Ace: In mezzo ad alcuni fogli in camera tua, ci ho messo un po' per trovarlo
Lucy: OMMIODDIO NO! HAI SPOSTATO TUTTE LE PARTI DEL REQUIEM! E QUELLE DI PIAZZOLLA! LE MIE POVERE PARTI PER OBOE E CORNO INGLESE! *Milla la zittisce*
Ginevra: *si appende alle zampe di Marco, iniziando a dondolare apposta* Almeno Fagiano funzioni come altalena! Potrei prenderci l'abitudine
Marco: *la fa cadere per terra* tu provaci
Milla: Finitela o vi uccido tutti. Io sono assoluta.
Lucy: Non rubare citazioni da Kuroko no Basket
Akashi: Mi avete chiamato?
Lucy: Tu che ci fai qui? Hai sbagliato fandom
Akashi: Io sono assoluto e sono sempre dove voglio essere.
Lucy: *perplessa* bah *salta sul carretto di Takao e Midorima*
Milla: Bene, tralasciando tutto questo, vi promettiamo che proveremo a partorire nuove idee il più in fretta possibile :'3 
Lucy: E cercheremo di essere puntuali con i prossimi capitoli *si cimenta nel lancio dell'oboe contro Ace, sorridendo*
Milla: Vi amiamo
Lucy: Perché siete lettori dolciosi e coccolosi
Ginevra: E pazienti *tira un secchio preso da chissà dove contro Marco*
Scarlett: *spupazza Akashi* è così adorabile! Possiamo tenerlo??
Ginevra: No
*rumore di sogni infranti*

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Capitolo 11
*** ~Devil Fruit~ ***


X. Devil Fruit







-Tesoro mio, non penserai davvero che io ti lasci andare via così!- esclamò Jordan, assumendo una finta espressione stupita -Per di più ora sei circondata da tutte queste cavie....- si morse il labbro inferiore -Suvvia! Non vorrai farmi sfuggire l'occasione di poterli studiare! Guarda quanti frutti del diavolo interessanti che ci sono! Non concordi cara?- e li indicò uno per uno.
Scarlett ringhiò, cercando di buttaglisi addosso, ma fu bloccata dal braccio di Cappello di Paglia, che la teneva legata in vita -Finiscila con queste idiozie, Dottore Psicopatico-.
-Oh, su.... Non fare così tesoro! Lo so che saresti contenta di tornare con me.... In quella stanza tutta piena di strumenti per la vivisezione....- sorrise maliziosamente, prima di rivolgersi a tutti gli altri -Quanto a voi, soggetti interessanti, è notevole che siate riusciti ad entrare qui dentro sconfiggendo così tante guardie.... Comunque non preoccupatevi: la vostra corsa finisce qui: sarete catturati e rinchiusi in una cella, dove potrò condurre meravigliosi esperimenti su di voi!-.
-Scar.... Chi è quest'uomo?- sibilò Ginevra, piegando le ginocchia, pronta a scattare.
-Lui è uno psicopatico che ama fare esperimenti....-.
-Fino a lì c'ero arrivata anche da sola-.
-Ed è il marine a capo di questo posto- aggiunse la rossa.
Marco appoggiò delicatamente Thatch a terra, liberandosi gli arti per poter attaccare.
-Sei tu quello che ha osato mettere mano su questa adorabile creatura?!- abbaiò Sanji, rivolgendosi a Jordan e passando una mano sul capo della giovane ancora legata dal braccio di Rufy.
Ace lo fissò con gli occhi praticamente fuori dalle orbite -Adorabile....? No, no, no.... Forse non hai capito con chi hai a che fare.... È una folle, non una "adorabile creatura"-.
-Chiudi il becco, Fiammifero! Sei proprio l'ultima persona che può commentare-.
-Vedi?!- sbraitò, in direzione di Sanji -È tutt'altro che adorabile! È un maledetto mostro!-.
-Possibile che voi due vi siate appena incontrati dopo tutto questo tempo e già vi stiate dando addosso come due cretini?!- commentò Ginevra, tirando uno scappellotto dietro la nuca ad entrambi.
Scarlett ringhiò, infastidita forse anche dal comportamento un po' troppo petulante del cuoco biondo, il quale, forse per compassione, fu tirato via da Zoro per il colletto.
-Non toccarmi, Testa d'Alga!-.
-Ma vi pare il caso di bisticciare proprio ora?!- li riprese la Fenice, ignorando Ginevra, che nel frattempo gli stava facendo il verso.
Jordan tossicchiò -Quando avete finito....- ridacchiò poi, incrociando le braccia -Come siete carini.... Peccato che il vostro divertimento non durerà ancora a lungo- fece un solo cenno del capo e gli uomini che gli stavano attorno si precipitarono sui pirati.
Marco afferrò il compagno ammanettato, scostandolo appena in tempo da uno dei nemici che gli si era scaraventato contro, mentre Ginevra creava un alto muro d'acqua contro quelli che la stavano attaccando e riversandoglielo addosso, affogandoli uno per uno.
-Potresti mettermi giù....?- mormorò Scarlett, guardando con aria confusa Rufy, indicandogli il braccio saldo attorno alla sua vita con il quale la stava tenendo e sballottando di qua e di là.
-Sii più delicato con questa signorina! Non vedi com'è pallida?!- gracchiò Sanji, tirando un colpo in testa al proprio capitano e prendendo la ragazza tra le braccia, posandola a terra.
Una bolla d'acqua li protesse dai proiettili che i marine avevano sparato.
-Non è il momento di mettersi a far salotto- li rimproverò Ginevra, tirando un cazzotto in pieno viso ad un avversario.
-Hiken!-.
Un'ondata di fuoco puro colpì una dozzina di uomini che si stavano buttando su di loro, facendo esplodere anche una parte di muro dietro di loro.
I calcinacci volarono di qua e di là, beccando in testa la Fenice.
-Ace diamine!- si lamentò, mentre cercava di liberarsi di un tipo che lo aveva attaccato alle spalle.
-Che qualcuno pensi a queste!- sbottarono Scarlett e Thatch all'unisono, alzando i polsi e mostrando le manette.
Pugno di Fuoco si lanciò contro Jordan, tirandogli un cazzotto che però l'altro schivò in tempo, iniziando così una vera e propria battaglia uno contro uno.
Una manciata di secondi dopo il moro lanciò un mazzo di chiavi in faccia Scarlett, urlandole di andare a farsi fottere, mentre evitava un fendente del medico, ora armato di spada e ambizione.
La rossa gli fece una smorfia, scocciata dal fatto che, per la prima volta, avrebbe dovuto ringraziare il Fiammifero per averla in parte tirata fuori dai guai.
-Attenti!- la voce di Marco risuonò in tutto il corridoio, dopo aver visto una dozzina di nemici lanciarsi sui due ancora ammanettati.
-Itami!- gridò Scarlett, un attimo dopo essersi liberata dell'agalmatolite, muovendo quindi la mano destra in modo circolare, facendo comparire delle piccole fiammelle sul palmo che però scomparvero subito.
-Heisoku- sussurrò Ginevra, affogando con facilità i Marine che erano rimasti perplessi di fronte alle parole della ramata -Guai a voi se vi staccate dal mio culo- ordinò poi all'amica e a Thatch, ancora troppo deboli per riuscire a combattere.
La rossa non le diede ascolto, scuotendo la testa e puntando Jordan, prendendo la rincorsa, pronta a partire in quarta per far fuori l'uomo che lei tanto non sopportava.
L'altra ragazza la riprese per la collottola, strattonandosela accanto, mentre con l'altra mano si occupava di alcuni nemici, tracciando una bolla d'acqua attorno alle loro teste ed impedendogli di respirare.
-Cosa pensi di fare?!- sbraitò la bionda, tirandole un colpo in testa -Deficiente!- le mostrò poi le manette -Giuro che se provi a fare un'altra cazzata te le rimetto e getto via la chiave!-.
-Lasciami andare! Voglio farlo fuori!- le urlò l'amica, tirandole i capelli.
Ginevra fu presa da uno scatto d'ira e tenne fede alla sua minaccia, stringendole nuovamente i polsi nell'agalmatolite.
Thatch fissò le due, preoccupato -Ragazze.... Non mi sembra il caso di litigare proprio ora....-.
Ma nemmeno due secondi dopo fu aggredito verbalmente dalla bionda, che aveva un'aria tutt'altro che amichevole -Tu! Testa a banana! Controlla questa deficiente! Se riesce a scappare e a fare qualcosa di stupido, giuro che ti uccido-.
Un fendente di un comandante della marina squarciò l'aria, ferendo la guancia della ragazza fatta d'acqua.
Lei ringhiò, pronta a lanciarsi sull'uomo, ma Zoro si frappose fra lei ed il nemico, colpendo quest'ultimo e togliendolo di mezzo.
-Portate Scarlett e la Baguette fuori di qui!- urlò la bionda.
-Rufy, andiamocene!- intimò Sanji, finendo un nemico e prendendo in braccio Scarlett, la quale gli venne sottratta dal proprio capitano, che se la caricò fiero sulle spalle, facendo così ringhiare il cuoco.
Ace lanciò una fiammata, che impedì la visuale a Jordan e agli altri marine, cosicché tutti potessero scappare quasi indisturbati.
Non appena si fu accertata che l'amica sarebbe riuscita ad uscire da lì sana e salva, Ginevra si fermò, rimanendo indietro rispetto al gruppo e preparandosi ad affrontare il medico.
-GINNY, NO!- urlò la rossa, battendo i pugni sulla schiena di Cappello di Paglia, implorandolo di lasciarla andare.
Inutile dire che questi non le diede ascolto, accelerando la propria corsa verso la fine del tunnel.
-Stupida Pera, cosa credi di fare?!- la rimproverò Marco, planandole accanto e guardandola con aria truce.
-Vattene Ananas, non ha senso per te rimanere qui-.
-Sì invece, non ha senso per te rischiare la vita in questo modo-.
-Potrei dire la stessa cosa-.
-Io rischio la vita per te-.
-Come siamo sentimentali- si preparò a scattare in avanti non appena la figura di Jordan riapparve in mezzo ad una coltre di polvere.
-Non fraintendere: è solo perché non voglio dover spiegare a Scarlett come mai sei stata così stupida da farti ammazzare-.
La giovane si lanciò sul marine, tirandogli un cazzotto in pieno viso.
-Mi hai colto di sorpresa- borbottò lui, passandosi la manica della giacca sul volto, rispondendo con un colpo di spada diretto al cuore della ragazza.
La Fenice si mosse velocemente, tirando indietro la bionda -Stai forse cercando di farti uccidere?!-.
-Se non mi togli immediatamente le mani di dosso sarai tu quello che morirà-.
Una pallottola le passò la testa da parte a parte, senza neanche scalfirla.
-Che meraviglia!- esultò il medico psicopatico, mettendo a posto la revolver -Sei solo il secondo Rogia che vedo in anni e anni di esperimenti e non ho resistito.... Non vedo l'ora di poterti avere tutta per me- sorrise, battendo le mani.
Marco le si parò davanti -Non pensarci neanche, pazzo-.
-Credo che "masochista" sarebbe più appropriato- commentò Ginevra, superando il biondo ed avvicinandosi di un altro passo al nemico.
L'uomo rise, sistemandosi gli occhiali e passandosi una mano fra i capelli, un momento prima di prendere qualcosa dalla tasca sinistra del camice.
-Bello, no?- mostrò ai due quello che stringeva nel palmo come un tesoro, dannatamente somigliante ad un limone -L'ho creato io.... Chissà quali sono i suoi effetti.... Mi libererò di voi e poi recupererò gli altri pirati che si aggirano dentro la mia casa-. 
-Un frutto del diavolo....?- fece la ragazza, ignorando la sua ultima affermazione.
L'altro annuì, dando un morso all'agrume grigiastro ed assumendo un'aria disgustata, un attimo prima di iniziare a tremare come una foglia.
I suoi capelli si scurirono, crescendo a dismisura, mentre la sua testa via via andava ad assomigliare sempre di più a quella di un leone.
Le gambe assunsero un aspetto caprino, mentre le braccia divennero come zampe di un gallo.
Un serpente terminava quel corpo bestiale, a mo' di coda.
-Uno zoo zoo mitologico....?- Marco strabuzzò gli occhi, stupido.
-Wow! Una chimera!- ringhiò il medico, muovendo la criniera -Credevo di aver creato un ippogrifo- e punzecchiò la ragazza, la quale prese al volo la provocazione, irrigidendosi.
-E invece sei uno stupido pollo, esattamente come quest'idiota- ed indicò il biondo che le stava accanto -Non potrai mai e poi mai riuscire ad eguagliare la potenza di mio fratello-.
L'altro scosse il capo, muovendo la criniera corvina -E allora vediamo che sa fare questo stupido pollo- mosse quindi la zampa anteriore sinistra, tagliando in due il muro che gli stava a lato con i propri artigli.
I due fecero appena in tempo ad evitare la seguente serie di attacchi del marine, che ora pareva indemoniato.
-Non rendete le cose difficili, se vi farete catturare subito vi prometto di darvi la stanza insieme, solo voi due....- il dottore fece un brontolio simile alle fusa di un gatto.
La donna d'acqua partì in quarta -Adesso lo ammazzo sul serio-.
-Pera, non fare cazzate- la ammonì la Fenice, tirandola di nuovo indietro.
-Eh no, questo è troppo: rapisce Scarlett, la tortura chissà con quali sadici metodi strani, mi fa delle avance proponendomi di diventare il suo giocattolino e mo' se ne salta fuori con l'idea che io e te, Ananas, dovremmo dividere una cella?! Quando è troppo è troppo!-.
-Cosa vorresti insinuare....?-.
-Lo vuoi capire che mi fai ribrezzo! Non riuscirei mai e poi mai a passare 24 ore su 24 con te! Per di più da soli! Finirei con l'impazzire-.
-Credo mi offrirò molto volentieri di spiegare a Scarlett il perché non sei uscita viva da qui- ringhiò, trattenendosi con tutte le sue forze dal tirarle uno schiaffone.
Uno scossone del pavimento li fece tornare alla realtà -Io direi che non avete tempo per discutere....-.

*


-LASCIAMI, DANNAZIONE! LASCIAMI ANDARE, SOTTOSPECIE DI CRETINO!- sbraitò Scarlett, tirando dei pugni contro la schiena di Cappello di Paglia, mentre questo continuava a correre imperterrito, senza avere la minima intenzione di darle ascolto -LASCIAMI IMMEDIATAMENTE! È UN ORDINE!-.
-Rufy, te l'ho detto che non si sarebbe trovata bene tra le tue braccia scimmiesche.... Dalla a me!- propose Sanji, provando a sottrarre la fanciulla dalle mani del proprio Capitano.
Zoro alzò le sopracciglia, brandendo le spade e fendendo l'aria, eliminando in contemporanea un paio di marine che avevano provato a fermare la loro corsa verso l'uscita -Veramente non credo sarebbe contenta nemmeno salendo in braccio a te.... Se non l'hai capito, vuole tornare indietro a farsi ammazzare, come quell'idiota della sua amica- commentò poi, ringhiando.
-Testa d'alga, nessuno ti ha tirato in causa, quindi sta' zitto! E poi ritira subito quello che hai detto su Ginevra: lei è un'adorabile principessa che ha solo bisogno d'affetto-.
-No, è una cretina che ha la fissa in testa di dover proteggere per forza il mondo, quando sa benissimo di non poterlo fare-.
-PAROLE SANTE!- gli diede ragione Scarlett.
Ace si lanciò un'altra delle sue fiammate dietro le spalle, prima di rimproverare la ragazza -Dovresti smetterla di preoccuparti così per lei: è adulta e vaccinata e sa benissimo cosa fa-.
-Fiammifero! Tu non capisci! Io devo tornare indietro, devo riprendermi Ginevra!-.
-Stupida, non pensarci nemmeno, non riusciresti neppure a torcere un capello di quel tizio nelle tue condizioni attuali-.
-Cosa vorresti dire con le tue parole?! Eh?! Che forse non sono abbastanza forte e che mi fare battere dopo neanche il primo attacco?! Dannazione! Liberatemi da queste stupide manette! Devo picchiarlo!-.
-Ciò che intende dire Ace è che, in questo momento, sei troppo stanca ed indebolita e rischieresti solo di rimetterci la pelle- intervenne Thatch, frenando il compagno di ciurma dal ribattere qualunque cosa e provando in contemporanea a far sbollire le acque tra i due.
La ragazza non rispose, mettendo il broncio.
Detestava ammettere che quel Fiammifero avesse ragione.
Le faceva male dappertutto, per ogni singolo movimento e, in quelle condizioni, non poteva di certo combattere.
In fondo però non le importava del dolore che sentiva ogni qualvolta respirasse: non poteva lasciare Ginevra contro quello psicotico, sia per una ragione di legame, sia per orgoglio.
Per di più non poteva lasciarla sola con Marco.
Sarebbero riusciti a fare l'impossibile pur di trovare una ragione per litigare e cercare di uccidersi a vicenda con metodi poco ortodossi.
-Forse voi non vi rendente conto della catastrofe che si abbatterà su questo posto se non torniamo subito indietro a prenderli- disse Scarlett, provando per l'ennesima volta a liberarsi dalla presa di Rufy, senza però riuscirci.
-Ha ragione: non possiamo lasciare che facciano del male ad una così graziosa principessa- cinguettò Sanji -Salveremo entrambe- aggiunse poi, diventando improvvisamente serio, mentre si accendeva una sigaretta.
Ace spalancò gli occhi, fermandosi di colpo e rendendosi solo allora conto di quello che stava per succedere.
Di conseguenza l'intero gruppo smise immediatamente di correre, approfittando dell'assenza di nemici per riposarsi un po'.
-Tutto bene?- gli domandò il fratello, piegando leggermente la testa di lato.
-No- rispose Pugno di Fuoco -Dobbiamo tornare indietro-.
-OH! FINALMENTE!- sbottò Scarlett.
-Dannazione! Non potevo rimanere io con Ginevra?!- il moro imprecò.
-E perché mai?!- domandò Thatch, stupito.
-Perché quei due sono incapaci di stare insieme già in una situazione normale, figurarsi in un combattimento, da soli....-.
L'altro pirata di Barbabianca sorrise -E quale sarebbe il problema? Marco, anche se ha finalmente trovato l'amore, non è mai stato un depravato, quindi dubito che si metteranno a fare, qui, ciò che invece dovrebbero fare altrove-.
Ace lo invitò a leggere nei suoi pensieri e a vedere così i suoi ricordi.
Il Comandante della Quarta Flotta si fece improvvisamente serio -Okay, dobbiamo tornare subito a prenderli-.
-Tranquilli! Non lascerò che Ginny muoia!- esclamò il giovane Capitano, esibendo un sorriso smagliante, che lasciò di stucco la ragazza, la quale non capiva lui come potesse essere così allegro e spensierato in un momento come quello -Ti porteremo sulla nostra nave, ti lasceremo con Chopper e poi io ed Ace torneremo a riprendere gli altri due- proclamò, esponendo il proprio piano geniale a tutti.
Liberò poi la rossa dalle manette, dicendole che si sarebbe fidato di lei e promettendole ancora una volta che sarebbe tornato a prendere la bionda.
La ragazza si guardò i polsi, sentendo fluire di nuovo dentro di sé l'energia che le era stata rubata dall'agalmatolite.
-RUFY CHE CAZZO FAI?!- urlò Ace, non appena notò lo strano bagliore violaceo sul palmo della mano di Scarlett -RIMETTILE SUBITO LE MANETTE!-.
Bastò un secondo ed i cinque si ritrovarono a terra, in preda ad un dolore atroce.
Lei rimase per poco a guardarli, sentendosi in parte in colpa per quello che stavano provando, ma in parte giustificandosi: doveva riprendersi l'amica ed uscire viva da lì e, probabilmente, quando il fiammifero e l'altro moro sarebbero tornati, sarebbe stato troppo tardi.
Si dovette appoggiare al muro per sostenersi, le gambe le tremavano e la vista le si era annebbiata.
Decisamente non era stata una mossa furba la sua, ma sarebbe stata l'unica che le avrebbe permesso di scappare.
-Rossa maledetta, dannazione smettila!- gracchiò il Comandante della Seconda Flotta, lasciando crepitare il corpo in cerca di una via d'uscita da quel dolore.
Lo spadaccino cercò di prenderla, ma senza successo, mentre il cuoco restava lì, senza sapere se attaccare una donna o soffrire in silenzio.
Thatch, dal canto suo, era troppo indebolito anche solo per provare a fare resistenza.
-Mi dispiace davvero ragazzi, ma non posso lasciare che Ginevra si vendichi per me-.
Scarlett si voltò, pronta a correre, ma qualcosa le bloccò la caviglia.
Abbassò lo sguardo e vide una mano cingergli la parte superiore al piede.
-Non te lo lascerò fare- era Rufy.
La giovane scosse il piede, sospirando -Scusami- borbottò, aumentando la potenza dell'attacco, procurandosi a propria volta un forte mal di testa.
Si apprestò a correre, ma, quasi dal nulla, un boato assordante rimbombò per tutto il corridoio scuro, facendola deconcentrare e perdere ogni comando sull'illusione, sciogliendola.
Pugno di Fuoco si alzò da terra -Questa volta ti ammazzo per davvero- ma non fu più in grado di dire altro.

*


Scarlett scosse la testa, sentendo il corpo, già di per sé dolorante, lamentarsi sempre di più.
Da quanto tempo era svenuta?
Quel cretino di Fire Fist la doveva aver picchiata sul serio.
Si accorse però che qualcosa non andava, quando, aprendo gli occhi, si ritrovò davanti uno specchio azzurro punteggiato di soffici forme candide.
Era un cielo terso e bellissimo, forse troppo per essere sopra un luogo così brutto.
-Perché cavolo c'è un dannato cielo dentro una base scientifica?!- esclamò quindi, alzandosi di colpo, ignorando la nausea che l'attanagliava dopo aver fatto un movimento così repentino.
-Rossa imbecille, che cazzo hai combinato?!- ruggì Ace, buttandosi su di lei, dimenticando tutti i buoni propositi che si era proposto di rispettare, trai quali vi era "Non cercare di uccidere Scarlett".
-Lasciami andare, Fiammifero! Semmai è colpa tua!-.
-Volevi ammazzarci tutti? Sottospecie di cretina....- brontolò Zoro, rialzandosi mezzo intontito e raccogliendo le spade, dando poi una patta dietro la nuca alla rossa.
-Guardate che io non ho fatto proprio niente!-.
-E allora vorrei sapere chi cazzo ha fatto venire giù il tetto!!- sbraitò Pugno di Fuoco, a dir poco furioso.
-Il tetto....?-.
-STREGA-.
-Calmatevi....?- sorrise Thatch, frapponendosi tra i due -Dite tanto di Ginevra e Marco, ma anche voi due non scherzate eh-.
-Non fidarti di quella bastarda- ringhiò Fire Fist, allontanandosi dalla rossa, provando così a far sparire la sua voglia di ammazzarla di botte.
-Come stanno....?- bofonchiò Scarlett, ignorandolo e piegandosi sul terreno, pizzicando la guancia del cuoco, sdraiato a terra incosciente.
-Secondo te?!- commentò acido Ace, incrociando le braccia -Comunque il mio fratellino sarà sicuramente apposto: è di gomma ed è fortissimo! Di certo un tetto crollato non gli avrà fatto nulla- si vantò, tirando su il ragazzetto, che lo implorò di lasciarlo dormire per altri 5 minuti -Visto?!-.
-Non sapevo foste fratelli.... Non si direbbe- borbottò la rossa -Siete.... Diversi- storse il naso -Lui dolce e carino, mentre tu il mostro della laguna....-.
-Taci imbecille, prima che mi venga voglia di picchiarti-
-Non puoi negare l'evidenza!-.
-Ragazzi, basta....- intervenne Thatch, sull'orlo di una crisi di nervi.
La giovane tornò sugli sventurati, continuando ad accarezzare con l'indice la guancia del cuoco.
Zoro si inginocchiò di fianco a lei, con un sorriso stampato sulle labbra, pronto a tirare un cazzotto in testa al biondo, ma, prima ancora che potesse provarci, il compagno di ciurma iniziò a saltellare di qua e di là, urlacchiando.
-Una tale bellezza mi ha accarezzato! Non mi laverò mai più la guancia per il resto della mia vita!-.
-Finiscila- sbottò lo spadaccino, prendendolo per un orecchio e scatenando così l'ennesima litigata.
La giovane li ignorò totalmente, tirando su, seppur con un po' di fatica, Cappello di Paglia, che aprì i grandi occhi scuri, confuso -Voglio dormire-.
-Ti sembra il momento?!- gli abbaiò il fratello.
La rossa lo aiutò ad alzarsi, ridacchiando quando all'altro si allungò il braccio mentre lei lo tirava -Scusa per prima-.
Il moro si illuminò con un sorriso smagliante -Non ti preoccupare!- poi prese il suo cappello e glielo piantò in testa -Tu sta' tranquilla: a recuperare gli altri due ci penso io!-.
La giovane annuì.
-Dobbiamo trovare Ginevra- brontolò Ace. 
La loro conversazione però fu interrotta dalle urla furiose di due persone che tutti conoscevano bene.
-Sei un coglione!- sbraitò la prima voce, quella femminile.
-Guarda che è colpa tua se è venuto giù il tetto, imbecille!-.
-Solo perché tu non stavi fermi e continuavi a svolazzarmi attorno come una mosca!-.
-Ti stavo salvando la vita!-.
-No! Mi stavi fracassando le palle!-.
-Oh, mi scusi Miss Pera Sonounacretinaevogliomorire, la prossima volta vedrò di esaudire il suo desiderio, lasciandola tra le grinfie di quell'essere!-.
-Ho un nome, brutto Ananas!-.
-Si dia il caso che ce l'abbia anch'io!! Ma poi perché non stai zitta una volta tanto?!-.
-Perché mi irriti! Ti vedo e mi vien voglia di urlarti contro-.
-A me sale la voglia di picchiarti-.
-E allora esaudisci il tuo desiderio! Così posso farti fesso un'altra volta!-.
Davanti alla visuale di Scarlett si aprì una scena quasi familiare che la fece scappare un dolce sorriso.
Su un campo di battaglia oramai distrutto, fa le ceneri del tetto della base, c'erano Marco e Ginevra che, ovviamente, stavano per metter su una rissa epocale.
Lei gli stava ora tirando dei pugni sul petto, incazzandosi con lui perché era più alto, mentre il biondo le ringhiava contro di smetterla.
-Sei bassa- le ricordò la Fenice, dandole un buffetto sulla fronte.
-Non sono io ad essere bassa, sei tu ad essere un albero che cammina! Smettila di fare l'armadio! Da oggi camminerai in modo tale da avere la visuale al di sotto della mia!-.
-Ma non pensarci nemmeno!-.
-Ti ammazzo!-.
-Tu provaci!-.
-GINNY!- urlò la rossa, stanca di dover assistere a quella litigata senza potersi tirare in causa.
-Scarlett?! SCARLETT?!- sbraitò l'altra ragazza, agitando in aria i pugni -CHE CAZZO CI FAI QUI?!-.
-Teoricamente è colpa tua....- si intromise la Fenice.
-Tu sta' zitto, fagiano, nessuno ti ha interpellato-.
-Marco ha ragione: stavamo correndo e ci siamo ritrovati così.... Hai raso al suolo la base?- ridacchiò la giovane.
-Tecnicamente si.... Ma non è stata colpa mia....- squadrò male il biondo -E poi perché non hai le manette?-.
-Non è stata colpa tua?! Non è stata colpa tua?! Se imparassi a dosare la tua forza anziché fare la cretina in giro, a quest'ora tutto sarebbe più semplice- sbraitò la Fenice.
-Fammi il favore di andare a prendere un sasso e di infilartelo in gola-.
-Fammi il favore di chiudere quella boccaccia una volta per tutte-.
-Fammi il favore di bruciare vivo-.
-Fatemi il favore di stare zitti!- sbraitò Thatch, tenendosi la testa fra le mani e fissando in cagnesco i due -Siete un continuo litigio! Tu!- indicò Ginevra -Smettila di architettare piani per ucciderlo! E tu!- indicò Marco -Smettila di pensare quello che stai pensando! Non è una cosa normale mentre le stai urlando contro di andare a morire in un fosso!!-.
Il biondo alzò un sopracciglio.
-Sì! Ho mangiato un frutto ed ora leggo nei pensieri di tutti!- rispose il bruno, gesticolando -Perciò o la smettete o giuro che inizio ad urlare ai quattro venti qualunque cosa vi passi per la testa!-.
Ginevra gli diede un bacino sulla guancia -Poi mi dirai tutto vero?- ed ammiccò.
-Ovviamente-.
La ragazza tornò a fissare Scarlett, che la stava guardando in cagnesco, riprendendo dal punto in cui Marco l'aveva interrotta -Perché non hai le manette?-.
La ragazza ghignò -Me le ha tolte il fratellino dolcissimo ed adorabile del Fiammifero-.
Rufy ridacchiò, mentre la bionda riprendeva a sbraitare -Perché lo hai fatto?!-.
La rossa sorrise, assumendo un'aria quasi innocente -Tanto non è successo....-.
Ma Fire Fist fu più lesto di lei nella parola -La demente ci ha rigirato il cervello- disse molto semplicemente
Zoro guardò storto la giovane, per poi spostare lo sguardo su Ginevra, la quale aveva assunto un'espressione che non prometteva nulla di buono.
-È un'idiota.... Mi domando da chi abbia imparato ad esserlo- commentò lo spadaccino, facendo una chiara allusione alla bionda, che si girò verso di lui e quasi gli ringhiò contro.
Lui si lasciò sfuggire un sorriso.
-Dov'è Smokey?- chiese la rossa, guardandosi attorno e facendo la conta dei presenti.
-Sulla nostra nave: è rimasto là nel caso le truppe marine sarebbero state troppe per essere contrastate dalle sole forze dei nostri compagni di ciurma- le rispose Sanji.
Un cumulo di macerie poco più in là iniziò a muoversi e, dopo alcuni secondi, ne fuoriuscì una bestia, lo stesso mostro che Marco e Ginevra avevano provato a combattere poco prima, finendo quasi per distruggere l'intera base.
Scarlett sgranò gli occhi blu elettrico -E quello cos'è?!-.
Autenticamente la bionda le si portò davanti, quasi a volerla proteggere.
-Tesoro, non mi riconosci?- bofonchiò la chimera, rivolgendosi alla rossa con un pizzico di tristezza nelle proprie parole.
-Jordan....?- ringhiò la rossa.
-Che figata!!- esultò Cappello di Paglia, iniziando a saltellare -Tu sei il dottore psicopatico di prima?? Ti vuoi unire alla mia ciurma?-.
Il fratello però gli lanciò un'occhiataccia -Rufy! Dannazione! È un Marine! Devo spiegarti proprio tutto?!-.
-Ma io ci tenevo.... Guarda che potere strano che ha!-.
-Santo cielo, possibile che le uniche due cose che tu sappia chiedere alle persone riguardano la loro capacità di defecare o la loro disponibilità ad unirsi alla ciurma?!- lo rimproverò Sanji, gesticolando.
-Lui la fa la cacca?- chiese di conseguenza il suo Capitano, mettendosi un dito nel naso ed indicando la chimera.
-Avete distrutto il mio laboratorio- il marine guardò Ginevra e Marco, prima di spostare lo sguardo anche sul resto del gruppo -Avete portato via la mia cavia numero uno e mi avete rovinato un sacco di esperimenti.... Meritate solamente di morire-.
Sanji quasi strozzò Rufy, interrompendo il discorso psicopatico ma serio di Jordan, non considerando nemmeno di striscio il dottore -MA TI SEMBRA IL MOMENTO DI CHIEDERE QUESTE COSE?!-.
-Ti sei mai chiesto che cosa potrebbe accadere se una creatura così grande non la facesse? Potrebbe esplodere!-
-....io non ho parole- sospirò Scarlett, sbattendosi una mano sulla fronte -Sono circondata da idioti-.
-Senti da che pulpito viene la predica-.
-Zitto, Fiammifero-.
-Non distraetevi ora! Non possiamo permettercelo!- ringhiò Marco, oramai al limite della sopportazione.
Un forte ruggito attirò nuovamente la loro attenzione sulla chimera, che ora stava mutando, trasformando in una via di mezzo tra la creatura mitologica e un uomo.
-Nessuno vi ha mai insegnato a non interrompere le persone mentre parlano?!- ringhiò -Vi dimostrerò il perché avreste dovuto farvi da parte subito-.
Detto questo, alzò lentamente un braccio, quasi a sottolineare un certo sadismo nel movimento stesso, e schioccò le dita.
Dal nulla spuntò un uomo, o meglio, un uomo con testa di leone, che si lanciò sul gruppo, prendendo di mira la bionda, la quale parò il colpo ed indietreggiò un passo.
-Che cazzo, ci mancava solo il tizio mutato- sbottò quella, un attimo prima di staccarsi di dosso l'animale con un gesto secco.
Scarlett lo trafisse con una spada ritrovata a terra, con quanta più crudeltà potesse.
Ginevra si pulì la polvere mischiata a sangue che le era schizzata sulla guancia, sbuffando -Mi hai sporcata-.
Zoro le guardò, attonito -Voi non siete normali-.
-Nessuno ha mai detto di esserlo- gli rispose la rossa, sfoderando un ghigno sadico.
Rufy le diede una pacca sulla spalla -Meno uno!-.
La risata sadica di Jordan risuonò nell'aria -Vedo che siete pronte....- schioccò nuovamente le dita -Buon divertimento allora-.
Dalle macerie emersero altre dozzine di creature, uomini misti ad animali, che puntarono il gruppo, seguendo gli ordini del loro capo.
Avevano caratteristiche talmente bizzarre al punto che non si riusciva a definirli per bene.
Scarlett ringhiò, piegandosi sulle proprie ginocchia -A quanto pare gli esperimenti condotti in questo posto hanno dato i loro frutti....-.
Il gruppo si sfaldò una seconda volta, nel tentativo di difendersi dagli attacchi delle bestie.
-Non lasciate fuggire quel pazzo!- urlò Fire Fist, indicando Jordan.
Ginevra strattonò la rossa dietro di sé, evitando a destra e sinistra fendenti da parte dei nemici.
Si misero schiena a schiena, tornando di nuovo a combattere assieme.
La bionda si lasciò scappare un sorriso, felice di poter vivere una situazione che fino a qualche ora prima avrebbe creduto impossibile.
Scarlett era lì, accanto a lei, viva e, questa volta, non l'avrebbe lasciata andare così facilmente.
Si piegò sulle proprie ginocchia, raccogliendo una spada da terra e alzandosi di scatto, sorprendendo un marine.
-Jetto-.








~Angolo Autrici~

*Milla e Lucy sono sedute su delle comode poltrone rosse con Thatch tra loro. Davanti, un palco. La scena è chiusa da un sipario rosso*
Milla: *entusiasta* Non vedo l'ora che lo spettacolo inizi!
Lucy: ....e che si mettano in ridicolo *risata malefica*
Milla: OVVIAMENTE
Lucy: *inizia a giocherellare col binocolino da opera*
*Arriva Rufy e si butta sulla poltrona di fianco a Milla, quasi facendo rovesciare addosso alla povera ragazza la coca cola*
Milla: RUFY!
Rufy *allegro*: MILLA! LORO LA FANNO LA CACCA? *indica i lettori*
Milla: *sospira e gli riempie la bocca di popcorn* Tieni e stai zitto...
Lucy: *fa spuntare Zoro dal nulla e lo costringe a sedersi di fianco a lei, per poi praticamente saltargli in collo* Ti voglio bene
Zoro: .... Vai via
*Arriva tutta la ciurma di Cappello di Paglia e si siede nelle poltroncine rosse, ridacchiando*
Sanji: *punta Milla e Lucy* MIE AMATE PRINCIPESSE! *occhi a cuoricino* MI SIETE MANCATE!! Quando avevate intenzione di dirmi che avreste pubblicato il capitolo nuovo?
Milla: Erm.... 
Lucy: Ho avuto quattro concerti.... Uno dietro l'altro.... E non ho ancora finito.... *abbassa la testa, colpevole*
Lucy e Milla: Ma ti vogliamo bene
Sanji: PERDONATE.
*Sul palco intanto appaiono Scarlett e Ginevra elegantissime, con un'espressione innocente stampata in faccia*
Scarlett: Benvenuti a questo incredibile spettacolo!
Ginevra: Per festeggiare l'uscita del nuovo capitolo, io e Scar abbiamo deciso di mettere su questa incredibile opera teatrale!
Scarlett: E, solo per voi, cari lettori, abbiamo cercato e trovato i migliori attori in circolazione!
Ginevra: I più degni per questo ruolo!
*Scoppiano a ridere malignamente*
Sanji: PRINCIPESSE MIE!!
Rufy: I personaggi fanno la cacca?
Zoro: Si, la fanno
Milla: Ma ora smettila di chiederlo.... Tutti la fanno
Rufy: Anche gli ornitorincomut?
Milla: Wtf?
Ginevra e Scarlett: *li ignorano*
Scarlett: Benissimo! E ora diamo inizio a questa ottava meraviglia del mondo!
Ginevra: Signore e signori del pubblico, vi presentiamo....
Scarlett: Barbie e il lago dei cigni!!
*Si apre il sipario. La scena rappresenta un lago in mezzo ad un bosco verdissimo. Davanti allo specchio d'acqua, si trova Barbabianca in tutù bianco che gira aggraziatamente sulle punte*
Newgate: Guararararararararararara! Guardatemi, sono un meraviglioso principesso!
*Entrano Marco ed Ace*
Marco: *vestito con una corona e un tutù piumati e delle fantastiche scarpe a forma di cigno, regalo di Bon Kure* Papà, per favore, questa situazione è già difficile di per sé, senza che tu faccia battute pessime....
Ginevra: *gli scatta foto compromettenti* Tranquillo coso, ci penserò io a proteggere la tua privacy *ghigno sadico*
Ace: *si sistema il corno viola stretto in fronte, lisciandosi i pantaloni lilla* Vorrei sapere di chi è stata l'idea di farmi travestire fa unicorno.... Anche se in realtà ho un sospetto
Scarlett: *da un lato del palco* Gli unicorni sono fantastici! Ignorante! Adesso vomita arcobaleni come ti impone il copione! *inizia a sventolare dei fogli di carta*
Ace: ....
Ginevra: Un ananas travestito da cigno non si era mai visto
Marco: ....ti odio
Milla e Lucy: Suvvia! Smettetela di lamentarvi e ballate!
Newgate: E UNO, DUE, TRE, QUATTRO GUARARARARARARA *piroetta*
Ace: Quei due mostri hanno fatto ubriacare Papà....
*Spunta Bon Kure con una spaccata spettacolare*
Bon Kure: Su, ballate con me!
Rufy: BON-CHAAAAAAN!
Bon Kure: *con le lacrime agli occhi* CAPPELLINOOOOOO!
*Si butta su Rufy, mentre Lucy e Milla salgono sul palco e si attaccano a Marco ed Ace*
Milla: Vomita arcobaleni!
Lucy: POTERE DEL DIADEMA! *fa qualche mossa strana in stile Cavalieri dello Zodiaco, sfoggiando un diadema azzurro*
Milla: ....ti prego, mettilo via
Lucy: Ondaaa.... Ener....geti....CAAAAAAAAAAA *non succede nulla*
Milla: Smettila di fare l'idiota
Lucy: È colpa tua! Perché non credi nel potere del mio diadema
Milla: ....è una coroncina delle principesse che hai trovato nell'uovo di pasqua
Lucy: Ha comunque il potere
Shanks: *entra in scena, vestito da rapper, con un cappello da baseball al contrario in testa ed una grossa catena d'oro attorno al collo* Yo, bro!
Scarlett e Ginevra: *iniziano a seguire Shanks, facendo un balletto* OH YEAH! ALL RIGHT!
Marco: Si può sapere che cazzo state facendo....?
Shanks: Non siamo ad una battaglia di freestyle...?
Ace: *si guarda i vestiti* ....ti pare?
Scarlett: *salta in groppa ad Ace* Verso gli arcobaleni e oltre!
Ace: Scendi. Subito.
Scarlett: Se ti accendessi, probabilmente la tua testa diventerebbe color arcobaleno
Ace: Smettila con questi maledetti arcobaleni!
Ginevra: *inizia a staccare le piume da Marco* E stasera, si mangerà fagia.... pardon, cigno arrosto!
Marco: Ti ammazzo
*scoppia il solito litigio, nel quale solo Barbiabianca continua a girare sulle sue nuove scarpette, mentre Shanks a rappare*
Shanks: YO, YO!
Lucy e Milla *chiudono il sipario*
Lucy: Cari lettori, vi ringraziamo per la vostra pazienza, speriamo che il capitolo vi sia piaciuto
Thatch: Dopo tutto il tempo che ci avete messo per scriverlo....
Milla: Zitto tu
Lucy: *brandisce un oboe*
Milla: Mettilo giù.
Lucy: *mugugna a bassa voce*
Milla: Vi mandiamo un bacione, con speranza di riuscire a terminare il prossimo capitolo il prima possibile!
Lucy: Grazie mille a tutti quelli che ci seguono
Milla: E a Stardust, che recensisce sempre
Lucy: Attendiamo con ansia i vostri commenti
Milla: Ciaooo~ *saluta con la manina*

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Capitolo 12
*** ~I'll always be there for you~ ***


XI. I'll always be there for you







-Se non lo facciamo fuori entro venti secondi credo mi verrà un esaurimento nervoso- borbottò Scarlett, trascinandosi dietro Ginevra nella propria corsa verso Jordan, lanciò attacchi violacei a casaccio, colpendo decine di nemici, forse più grazie ad un colpo di fortuna che alla bravura, in quanto, per la stanchezza, la sua precisione continuava a calare minuto dopo minuto.
Tuttavia, nonostante questi "incidenti di percorso", continuava a combattere, troppo piena d'odio e d'orgoglio per ammettere di volersi fermare a riprendere fiato.
Dal canto proprio, la bionda, la quale aveva un diavolo per capello in quanto continuava a vedere tutti quei mostri senza un briciolo di senso con corpo animale spuntare da chissà dove, imperterrita non dava segno di voler smettere di lanciare getti d'acqua a destra e manca.
Nel complesso, entrambe stavano girando per il campo di battaglia senza una vera e propria meta precisa, con il solo intento di raggiungere la chimera, la quale, chiaramente, si muoveva in senso opposto alle due, facendole dannare non poco.
Inoltre, quell'orda di semi zombie gli bloccava ogni genere di via d'uscita.
-Quelle due dementi si faranno ammazzare!- constatò Zoro, brandendo una spada e roteandola di fronte a sé con destrezza.
-Sono sicuro che se la caveranno- rispose con voce infantile il suo Capitano, dandogli una dimostrazione della propria fiducia nei confronti delle due ragazze, non calmando però per niente lo spadaccino e, senza dare il tempo all'altro di ribattere, allungò il braccio ed afferrò il mostro davanti a sé per la criniera, sbalzandosi in avanti, liberandosi quindi la strada, senza però riuscire a salire in testa al mostro, ma quasi prendendo Ace in pieno.
Il moro, in risposta, gli abbaiò un insulto.
Scarlett diede una pensierosa occhiata a Rufy, osservando che lei e l'altra ragazza sarebbero potute arrivare con molta facilità sulla testa della chimera, se il ragazzo di gomma avesse sfruttato le sue possibilità di allungamento e ce le avesse lanciate.
Si fermò per un secondo, buttandosi sul Capitano dei Mugiwara ed iniziando a complottare con lui a bassa voce mentre combattevano schiena contro schiena.
Nel frattempo Ginevra, ignara delle idee dell'altra, si era gettata fra un gruppetto di nemici, stendendone alcuni.
Malgrado questo, venne però subito afferrata da Marco, che, senza un'apparente motivo, la portò via da lì in volo e la posò dall'altra parte del campo, dove c'era anche l'amica.
La ragazza valutò l'idea di creare una bolla d'acqua e di soffocarcelo dentro.
-Fatti i cazzi tuoi- gli ringhiò, convinta che l'avesse portata via da lì perché non la ritenesse in grado di occuparsi di un paio di mostriciattoli.
La rossa le tirò una ciocca di capelli, avvicinandola a sé, con un'aria furbetta stampata sul volto candido -Ginny, vieni qui-.
Lei la guardò scettica, sollevando un sopracciglio.
Non capiva cosa potesse volere fare in un momento simile.
-Io non mi fiderei di qualsiasi sua idea...- borbottò Ace, affianco a loro, lanciando una fiammata di una decina di metri.
-Chiudi il becco- grugnì la ragazza -Ora Rufy!- gridò poi, dando il segnale a Cappello di Paglia, il quale si buttò a capofitto su di loro, a mo' di fionda, facendole sbalzare via.
-SCARLETT- tuonò la bionda, a gambe all'aria, mentre cadeva pericolosamente sulla testa di un semi orso bruno, che aveva già preparato gli artigli per colpirla -SE NE USCIAMO VIVE TI AMMAZZO-.
L'altra, invece, più fortunata, fu agguantata dal capitano dei Mugiwara, finendo poco più in là, ma riuscendo a superare il marasma di mostri in totale comodità.
Cercò di liberarsi e di scendere a terra, ma Rufy se la posizionò sulla schiena a mo' di scimmia, dandole un colpetto sul suo cappello di paglia, che ancora indossava.
Ginevra, in una situazione un poco meno gradevole dell'altra, guardò a terra, liberandosi dell'essere con un gesto della mano e puntandovi il braccio sinistro contro, per prepararsi a creare una bolla d'acqua su cui compiere un atterraggio quantomeno morbido, quando, ancora una volta, la Fenice la agguantò al volo, portandola sopra la propria schiena.
Quindi le beccò una caviglia rivolgendole uno sguardo apprensivo pieno zeppo di rimproveri.
La prossima volta che ti viene un'idea così imbecille ti lascio schiantare al suolo.
Pensò lui, facendosi sfuggire un verso gutturale molto vicino ad un ringhio.
-Non sono io quella a cui vengono le idee furbe, ma Scarlett. Per una volta prenditela con lei- sbuffò la giovane, picchiettando l'animale sulla testa con una mano chiusa a pugno -E comunque sarei riuscita a salvarmi anche senza il tuo aiuto- volle ricordargli.
Ti saresti schiantata.
Lei ridacchiò fra sé e sé -Ma fammi il piacere, non sono mica te-.
Almeno ringraziami! Ti ho salvato la vita!
-Il tuo intervento non era gradito-.
Senti, sottospecie di....aspetta un secondo.... Tu mi stai rispondendo?
-No: sto parlando con tua nonna-.
Questo non è possibile.
La Fenice ripiegò la testa verso di lei, guardandola da dietro gli occhi scuri, mentre lei lo squadrava con aria impassibile, facendogli trapelare un messaggio ben chiaro, che, poco dopo, esplicitò a parole.
-Ma ti sei drogato?-.
Quello che stiamo facendo va' contro ogni regola della fisica e...e insomma! Di qualunque altra scienza che tratti di questo genere di cose!
-Ma ti pare che noi, coi nostri poteri, rispettiamo le regole della fisica? Ah si, tutti i giorni.... E poi la fagianologia, scienza che studia la stupidità dei fagiani, ancora non esiste; quindi non vedo quale sia il problema-.
L'altro trattenne un ringhio.
Ti ripeto che non è possibile: solo due persone sono in grado di leggermi nella mente e loro sono quelle a cui....
Ma immediatamente tacque, lasciando in sospeso la frase.
-Quelle a cui?- domandò curiosa Ginevra, sfregandogli le nocche della mano sul capo -Come mai ti sei zittito? Continua, Ananas, continua-.
Taci, mi irrita il fatto che tu sappia quello che penso.
-Oh, a me piace eccome: la cosa prima o poi giocherà a mio vantaggio- e ghignò.
Lui le beccò per l'ennesima volta sulla caviglia, seppur con una smorfia di gentilezza nel proprio gesto.
Poi la guardò per pochi secondi, facendole intuire le proprie intenzioni, che la ragazza interpretò quasi alla perfezione, lanciandosi a terra non appena la Fenice prese a volar basso, atterrando poco distante da Jordan.
Il pirata, con un battito d'ali, si lasciò alle spalle la giovane, col solo scopo di intrattenere l'orda di mostri in arrivo, cosicché lei potesse avere sgombra la strada per arrivare fino alla chimera.
Ascolta Pera, non farti ammazzare. Non voglio vederti morire. Perché altrimenti....dovrei spiegare a Scarlett perché di te sono rimasti solo alcuni pezzi! Ecco, sì, insomma, hai capito.
Balbettò la Fenice, scuotendo il capo con decisione, facendo arrivare quelle parole alla ragazza, che le percepì come se gliele avesse sussurrate direttamente all'orecchio.
Tanto ci sarai tu a salvarmi.
Ridacchiò la bionda dentro di sé, sperando che il pirata la sentisse.
Lui però non le rispose, troppo occupato a rimuginare sul perché riuscisse, oltre che a farsi capire, a sentire i pensieri della ragazza, forse fin troppo ottimista per i suoi gusti.
Jordan invece, dall'alto della propria mostruosità, si limitò a guardare Ginevra, come se fosse un moscerino o, meglio, una pulce fastidiosa in procinto di essere schiacciata.
Come si era permessa quell'esserino, insieme al resto della sua banda di fenomeni da circo, di rovinare i suoi divertenti e meravigliosi giochetti? Come si erano permessi di liberare la sua preda? Scarlett, scesa dalla schiena di Rufy, notò lo sguardo sempre più furioso del mostro e si avvicinò all'amica, che aveva uno strano sorrisetto sul viso -Perché hai lanciato a Marco uno sguardo complice?!- le chiese, provando a smorzare la tensione, senza però abbandonare la concentrazione.
-Dovresti pensare ad altro anziché domandarmi queste fandonie- la rimproverò la bionda, sbuffando -Le scuse sono ben accette-.
-Non ho fatto nulla di male-.
-Giuro che se usciamo vive da qui ti annego- si piegò quindi sulle ginocchia, rimuginando sul miglior piano utile per far fuori la chimera.
-Ed io ti farò vittima di un'illusione in cui sarai costretta a baciare i piedi a Marco e a dirgli che i fagiani sono belli. Fai te-
-Sempre che non ti uccida io prima-.
Il dottore, stanco di aspettare un qualsiasi colpo di scena, sospirò, poggiando lo sguardo sulle due -Guarda guarda...- quasi ammiccò e alle due parve di vedere un bagliore nel suo sguardo assetato di sangue -I miei due bocconcini succulenti si stanno avvicinando sempre di più- continuò a cinguettare, mentre la più alta delle due chiudeva le mani a pugno, colma di rabbia -Sarei ben felice di poter mettere le mani su entrambe.... Quindi.... A voi la scelta: chi si fa catturare per prima?- sussurrò, leccandosi le labbra.
Scarlett fu accecata dall'odio al punto che si lanciò contro il Marine, provando a tirargli un pugno in pieno muso, che però lui schivò con molta facilità.
L'essere contrattaccò non appena vide la spalla della rossa, sulle quali incise i propri artigli affilati. Dai graffi freschi e profondi iniziò a sgorgare una cospicua quantità di sangue, che scivolò fino alla mano.
-Stupida- ringhiò Ginevra, scoprendo i canini.
Tirò indietro l'amica per il braccio buono e chiuse la bestia in una bolla d'acqua, per cercare di soffocarcela dentro.
Quest'ultima però si liberò con una zampata da ciò che lo costringeva all'apnea, aumentando così la rabbia della giovane, che oramai aveva i nervi a fior di pelle.
Rufy fece per lanciarsi contro di lui, pronto a sfoderare il proprio Gatling, con l'idea di aiutare la bionda, che però gli si impose di fronte, con l'amica sulle spalle, scuotendo il capo.
-Questa non è la tua battaglia, Capitano- intimò e lui si limitò a sorridere, capendo in pieno, forse per la prima volta, le sue intenzioni ed indietreggiando, gettandosi sull'orda di mostri che lo aveva raggiunto.
-Scarly, ce la fai?- domandò poi alla rossa, poggiandola a terra con delicatezza, mentre quella annuiva, stringendo i denti e rialzandosi.
La chimera si lanciò su di loro e, di conseguenza, la bionda fece sbalzare l'amica di fianco, togliendola dal raggio d'azione del nemico, venendo però ferita al posto suo.
Si tenne il braccio sinistro, sanguinante, con la mano opposta, saltando indietro, accanto alla compagna.
-Ginevra!- gridò quella, balzando in piedi e sentendo uno strappo alle spalle.
-Sto bene- la tranquillizzò, dandole una pacca sulla testa e sporcandole la fronte di polvere mista a sangue -Vuoi essere solo l'unica a fare cazzate?-sorrise -Puoi farmi un favore?- aggiunse poi. -Dipende-.
-Vattene da qui-.
-Col cazzo-.
La chimera le puntò nuovamente, trasformandosi del tutto ed iniziando una corsa furiosa verso di loro, ruggendo animalescamente.
-E basta, hai rotto le palle- sbuffò la rossa, schivando l'attacco, abbassandosi.
-Scar, dietro di te!-.
Scarlett, senza neanche girarsi a guardare, fece appena in tempo a lanciarsi di lato per evitare un fendente che quasi spaccò a metà il terreno, di sicuro non proveniente da Jordan.
Davanti a loro si parò un altro essere, più piccolo della chimera, ma altrettanto imponente e ripugnante.
Entrambe riconobbero la sfinge che avevano annientato poco prima.
-Com'è possibile?- sibilò Ginevra -Perché i nemici qui sembrano non morire mai?!-.
Jordan ghignò e quasi si accomodò su uno dei tanti blocchi di cemento distrutti -Jesse ha due cuori e, per vostra sfortuna, ve ne resta un altro, per farlo fuori del tutto-.
Rise ancora, questa volta più forte -Beh, che dire, Jesse, divertiti!-.
La sfinge, producendo un suono strano che forse doveva essere una risata, si avventò su Ginevra e Scarlett con uno scatto talmente rapido che le due faticarono ad evitarlo.
Il colpo che tirò a terra con la zampa frantumò quel poco di pavimento che era ancora integro. L'essere continuò ad attaccare a caso, costringendo entrambe a non fermarsi un secondo.
La bionda saltò via, lasciando sola Scarlett, ma agguantando un filo d'acqua che le si era materializzato davanti, poco prima di lanciarsi con odio verso la sfinge, usandolo per tagliargli un braccio.
La rossa rimase stupita nel vedere l'amica stringere nel pugno un sottile pezzo di ghiaccio, in un testa a testa con il nemico.
Si fermò per un secondo, riflettendo sul fatto che la sfinge non aveva intenzione di colpirle, ma, quando arrivò ad una conclusione plausibile, era troppo tardi.
Qualcosa non andava, ed aveva ragione: tutto quel caos procurato dalla bestia con testa di uomo era solo un diversivo per Jordan, che infatti strinse le proprie unghie attorno alla vita della ragazza, graffiandola per l'ennesima volta, tirando un fendente alla bionda, che la fece sbalzare per una decina di metri, ancor prima che l'amica riuscisse ad avvisarla del pericolo imminente.
Tentò quindi di liberarsi dalla presa dello psicopatico, ma le sue forze sembravano essere improvvisamente sparite.
Non riusciva a capire cosa le stesse succedendo, visto e considerato che fino a poco prima, nonostante non fosse proprio in piena forma, aveva combattuto senza problemi.
Tossì, sputando sangue e sentendosi in contemporanea bruciare la gola, come se vi ci avessero infilato a forza un tizzone ardente.
-Lo senti?- Jordan si lasciò sfuggire una risata -Non ti ho avvisata di un piccolo particolare riguardante me e i miei poteri: sono velenoso- sogghignò -Ed ora ho rilasciato un piccolo regalino per te in quantità sufficiente da farti soffrire per un bel po'.... Chiaramente non ho la minima intenzione di farti uccidere dal mio veleno, come invece succederà alla bella biondina-.
Scarlett lanciò un'occhiata a Ginevra, distesa a terra, a malapena in grado di respirare.
-È un peccato sprecare così delle dolci creaturine utili, ma non mi resta altro da fare: se la lasciassi viva probabilmente sarebbe in grado di uccidermi: lei non ha sopportato tutte le cosine che ho fatto a te-.
-Dovresti reputarmi un pericolo invece-.
-Oh, io ne dubito fortemente-.
L'altra ragazza si alzò in piedi, barcollando, tastandosi il fianco sanguinante, prima di far uscire una bolla d'acqua contenente uno strano liquido violaceo dalla ferita.
-A quanto pare, Dottore, ti sei dimenticato anche un'altra cosa- sussurrò, guardandolo dritto negli occhi, in segno di sfida.
L'uomo la guardò stupefatto, non appena quella fece scoppiare la bolla, riversando il veleno a terra, il quale corrose il suolo, lasciandovi uno squarcio ben profondo.
La giovane agguantò un altro filo d'acqua, tramutandolo in ghiaccio e sbarazzandosi della sfinge, così avvicinandosi con poche falcate a Jordan.
-Ho pieno controllo del mio corpo- concluse quindi, gettandosi sul nemico con quell'arma rudimentale stretta in pugno.
La rossa si divincolò dalla presa, senza riuscire a concludere nulla, vedendo però Ginevra e la sua spada avvicinarsi sempre di più.
Era stata sopraffatta dall'istinto omicida e, probabilmente, non aveva la minima idea di quello che stava facendo, dal momento che aveva soppresso del tutto la ragione, gettandosi a capofitto sul nemico.
Poteva leggere la follia nei suoi occhi e, per la prima volta, ne ebbe paura.
Jordan, con scatto fulmineo, portò Scarlett esattamente nella traiettoria della lama della bionda, con il solo scopo di fermarla: dopotutto era certo che la ragazza non avrebbe mai e poi mai rischiato di uccidere l'amica.
Quella però non si fermò, avvicinando sempre di più il ghiaccio alla gola della rossa, dove lei era tenuta dal braccio animalesco della chimera.
Il dottore spostò immediatamente l'arto dalla propria preda, pregustando il sangue che sarebbe scorso dalla sua gola quando la bionda l'avrebbe colpita.
La spada però si tramutò immediatamente in acqua, passando tranquillamente sul collo di Scarlett, senza minimamente scalfirla, andandosi a ricomporsi subito dopo, colpendo in pieno il Marine e mozzandogli una mano.
La rossa cadde a terra, senza forze, sentendo la testa bruciare.
-Fa' male!- urlò, stringendosela fra le mani con forza.
-Dalle l'antidoto!- ringhiò di conseguenza Ginevra al Marine, che stava cercando di bloccare l'emorragia.
-Solo se tu diventerai la mia personale cavia-.
-Dalle l'antidoto!- e si lanciò su di lui, tagliandogli completamente il braccio.
Per un momento sembrò che tutti i nemici e gli alleati avessero smesso di combattere solo per guardare quella scena che stava prendendo vita a pochi passi da loro.
-Se mi ammazzi non avrai quello che cerchi-.
-Troverò il modo di salvarla, non temere-.
-Sei così impulsiva.... Proprio come il tuo fratellino-.
La ragazza lasciò cadere la spada, lanciandosi addosso all'essere per un corpo a corpo senza armi, mollandogli un cazzotto in pieno viso.
I suoi occhi trapelavano una furia omicida che non aveva la benché minima intenzione di placarsi. Il mostro le morse una caviglia, provando a staccarle un piede, ma lei gli infilò repentinamente due dita nella cavità orbitaria, strappandogli via un occhio, prima di lasciarsi cadere di lato e rialzarsi come se non l'avesse nemmeno colpita.
A nulla, o quasi, era servita l'ambizione del dottore contro l'adrenalina che scorreva nelle vene della giovane e che non le faceva provare dolore.
Strinse l'occhio nel pugno, facendolo scoppiare e sporcandosi la mano di sangue.
Ecco che la spada compariva di nuovo nel suo pugno, ma la sfinge si lanciò su di lei, portandola via da sopra il proprio padrone.
-LASCIAMI!- urlò a piani polmoni la giovane ed il nemico svenne, cadendo a terra come fosse senza vita.
Scarlett, con le poche forze che le rimanevano e la testa pronta ad esplodere, si trascinò verso il braccio mozzato della bestia, bevendone avidamente quel poco di sangue che ancora vi era contenuto, alzandosi in piedi e ghignando.
-Shi no gensho- sussurrò, aprendo il palmo della mano verso il dottore, che si piegò a terra, tenendosi la testa fra le mani.
Respirò profondamente, mentre il bruciore ed il dolore sparivano lentamente dal suo corpo, lasciandola però svuotata, come se non fosse nemmeno più in grado di provare qualunque emozione.
Tirò indietro Ginevra dall'infierire ancora sulla chimera, sapendo perfettamente che non sarebbe riuscita a mantenere ancora a lungo l'illusione.
-Scar! Stai bene....?- esclamò lei.
-Si imbecille, guai a te sei fai prendere di nuovo un colpo del genere! Eri una bestia, non una persona! E poi che razza di capelli ti sono venuti?!-.
-E il veleno?- la ignorò.
-L'antidoto, come pensavo, è il suo sangue.... Sto bene-.
Jordan si alzò in piedi, non appena l'illusione si dissolse, puntando verso le due, ruggendo.
La bionda lo placò, frenando la sua corsa contrastandolo con la spada.
-Scarlett, fa' qualcosa, ora!-.
La rossa strizzò gli occhi, chiudendo le mani a pugno mentre attorno a lei si creava un'aura violacea.
-CAZZO, ADESSO!- la incitò Ginevra, cavando anche l'altro occhio alla bestia, che ruggì di dolore, ma che le morse la gamba già precedentemente ferita, riducendogliela a brandelli.
-Insutanto kurushimi!- gridò Scarlett e l'animale iniziò a contorcersi su se stesso, tornando umano, mentre si piegava su se stesso, urlando di dolore.
-Fottuto utilizzatore di ambizione- ringhiò la bionda, appoggiandosi all'amica, che la tenne su volentieri.
-Non riuscirò a mantenere l'illusione a lungo- la avvertì la rossa, stringendo i denti.
Quella battaglia era decisamente stata troppo per il suo corpo, già di per sé messo male.
-Ho un piano-.
-Cosa devo fare?-.
-Tienilo fermo.... Speriamo che funzioni-.
-Poi dovrai spiegarmi un paio di cose-.
Ginevra, stai bene?
Le parole di Marco la raggiunsero, nonostante questi fosse a parecchi metri di distanza da lei.
-Sì- bofonchiò la ragazza -Mi fa male la gamba- e guardò l'arto sanguinante oramai a pezzi.
-Con chi stai parlando?- chiese Scarlett.
-Con Mister Ananas-.
-Ma che....?-.
-Te lo spiego dopo- bofonchiò poi, prima che un velo di ghiaccio le ricoprisse parte del volto ed i suoi capelli si schiarissero, diventando color avorio -Koori Ketsu- disse quindi e, dalle sue mani rivolte verso l'uomo, scaturì un getto d'acqua che ricoprì il nemico, penetrandogli nella pelle.
Il Marine smise immediatamente di contorcersi e da lui uscirono dei grossi e spessi candelotti di ghiaccio, che gli perforarono la pelle, facendo scorrere attraverso i fori fiotti di sangue.
-Grazie a Dio ha funzionato- sussurrò, lasciandosi cadere a terra.
Immediatamente tutte le creature smisero di muoversi, come morte, spariti i comandi mentali impartiti dal loro padrone.
-GINEVRA!- urlò Scarlett, gettandosi sull'amica e scuotendola con decisione, vedendo sempre i contorni meno nitidi.
Marco la bloccò, posandosi dietro le sue spalle e frenandola dal fare più danni di quanti già non ce ne fossero stati.
-Scarlett, alzati, ci penso io a lei... Tu sei messa male quanto lei fra un po', perciò ora vedi di rilassarti e fatti portare alla nave, ok?-.
La rossa fece per ribattere, ma poi si alzò e con fatica camminò in una direzione non precisa. Marco si chinò, passando la mano avvolta da fiamme azzurre sulle ferite della ragazza stesa a terra.
Non credeva che ciò sarebbe servito a qualcosa, ma il sangue scendeva a fiotti e lui di certo non poteva rimanersene con le mani in mano, nemmeno se il corpo maciullato era quello della propria nemesi.
-Idiota, che stai facendo?- chiese Ginevra, trattenendo le lacrime per il dolore.
Le fiamme del pirata avvolsero i tagli e gli squarci, curandoli in modo superficiale, giusto frenando le varie emorragie.
-Ci riesci?- domandò Ace, strabuzzando gli occhi.
-Non lo so!- rispose il biondo, più sconvolto di chiunque altro -Non pensavo funzionasse!-.
-Vuoi unirti alla mia ciurma?- domando Rufy, venendo ignorato da tutti, come se non avesse aperto bocca.
-Aspetta che questa la veda Chopper.... Come minimo diventeresti la sua nuova cavia da laboratorio- borbottò Zoro, avvicinandosi e togliendosi delle bende dalle tasche degli hakama, porgendole alla Fenice -Usa queste-.
-Non servono: ci penserà il medico di bordo: per ora li situazione va benissimo così com'è non voglio fare dell'ulteriore casino....- e prese in braccio la propria nemesi, forse preso da qualche strana forma di pietà che ancora non aveva provato nei confronti di nessuno, stupendosi da solo delle proprie azioni -Dobbiamo andarcene da qui- ordinò poi -Non so quanto ancora quell'affare rimarrà in quelle condizioni-.
Diede un'occhiata al Marine, ancora a terra con gli occhi spalancati, prima di passare lo sguardo sul resto del campo di battaglia, pieno di corpi apparentemente senza vita.
-Non lo farà- tossicchiò la bionda, socchiudendo le palpebre -Mettimi giù, pennuto.... E comunque, grazie-.
-Sei ferita, non fare storie- e la strinse più forte a sé, cosicché non potesse muoversi -Prego, mostro-.
Lei gli posò una mano sulla guancia, con aria crucciata, un attimo prima di lasciarsi andare fra le sue braccia, troppo stanca per fare una qualunque cosa.
-Che c'è Pera?- ghignò sadicamente il biondo -Non riesci a soffocarmi con l'acqua come vorresti? Ti mancano forze le forze? Quanto mi dispiace!-.
-Fottiti Ananas.... Era un effetto collaterale non calcolato-.
-Credo che approfitterò del momento.... Sai che con tutti quei capelli bianchi sembri una vecchia decrepita?-.
-Non sono io quella che ha cent'anni per gamba-.
Thatch li interruppe, o meglio, interruppe sul nascere lo scambio di insulti che stava per partire dalla bocca di Marco -Quando avete finito di amoreggiare....- borbottò sarcastico, facendogli notare che stavano perdendo tempo.
Il biondo ringhiò, lasciando cadere la giovane, che gli imprecò in faccia.
-Ananas inutile- concluse Ginevra, alzandosi in piedi e prendendo a camminare, zoppicando. -Aspetta ti aiuto- cercò di rimediare il ragazzo.
-Hai già fatto abbastanza. Aiutami andando al diavolo-.
Lui la ignorò, prendendola nuovamente in braccio, ma stranamente questa sottostò al supplizio, senza ribattere nulla, forse resasi conto del fatto che per lei sarebbe stato difficile arrivare alla nave in quelle condizioni.
I pirati presero a camminare in direzione della Sunny, chi sbuffando, chi sistemando le spade nel fodero e chi, ancora, controllando che altri nemici non si facessero vivi.
-Dov'è Scarlett?- chiese Ginevra di colpo, tossendo debolmente.
Tutti si bloccarono di colpo.
Rufy si voltò indietro e vide il lontananza il proprio cappello poggiato sopra una testa rossa -È là! Ehiiii, Scarlett!-
La ragazza non si girò.
-Cavolo fa quell'idiota?! Ora ci penso io!- si scaldò Ace, iniziando a camminare nella sua direzione. L'uomo di gomma fece per seguirlo, ma Thatch lo trattenne per la spalla -Lascia fare a lui- guardò Pugno di Fuoco serio -Con calma Ace-.
Fire Fist continuò imperterrito e, quando fu dietro Scarlett, fece per afferrarla, ma si bloccò quando vide che ella era chinata proprio di fronte al cadavere di Jordan e gli passava la mano sulla ferita infertagli da Ginevra.
-Scarlett, cosa diamine stai combinando?!-.
La rossa si voltò, lo sguardo vuoto e il viso bianco sporco di sangue, rosso come i capelli.
Ace gelò di fronte alla sua espressione apatica, abituato sempre ad una reazione brusca.
La prese per le spalle, attento a non stringere troppo per via delle ferite -Si può sapere cosa cazzo stai facendo?-.
La ragazza scosse la testa -Non sono affari tuoi- gracchiò, cercando di alzarsi.
Il moro la tirò su di peso, caricandosela sulla schiena come fosse un sacco di patate.
-Non importa, raggiungiamo gli altri, non vorrei proprio che tu mi morissi qui, soprattutto perché non sono stato io a farlo-.
-Grazie Fiammifero, sei sempre gentile, come al solito-.
-Tranquilla Scar, Jordan non tornerà- bofonchiò la donna d'acqua, saltellando a fatica su un piede solo verso l'amica, provando a tranquillizzarla, seguita a ruota da Marco, che le teneva le braccia attorno alla vita, come un padre apprensivo che insegna camminare alla propria figlia.
-Fatti prendere in braccio!- la riprese -Ti stai solo peggiorando le ferite-
-Zitto, non ti voglio-.
Ma lui la ignorò, agguantandola da sotto le gambe e tenendola stretta a sé.
-Stronzo-.
La rossa sbuffò, ignorandoli -Come fai ad esserne sicura?- chiese poi all'amica, non del tutto certa che ciò che avesse detto la bionda fosse vero.
-Non ne sono sicura-.
-E allora che cazzo dici?!-.
Le rispose alzando le spalle, con aria indifferente.
Scarlett grugnì, mentre Rufy continuava a saltellarle accanto tirandole dei colpetti sul proprio cappello, sorridendo.
-Non è giusto: sono io quella che è stata salvata, dovrei essere io tra le braccia di un bel ragazzo, mentre questo mi porta sulla nave-.
-Grazie idiota- bofonchiò Fire Fist.
-Non che io abbia come trasporto il principe azzurro eh.... Faccio volentieri a cambio se vuoi-. -Guarda che ti faccio venire a piedi!- sbraitò Marco.
-Mi faresti solo che un favore-.
-Perfetto- e le fece cambiare posizione, mettendosela in spalle a mo' di sacco di patate -Adesso rimani così, vecchietta-.
-Hai due opzioni: o togli quella mano dal mio culo, o ti ce la stacco a morsi- rispose lei, sfoderando un ghignò sadico.
La Fenice decise di portarla nuovamente come aveva fatto fino a quel momento, per evitare spiacevoli inconvenienti quali la perdita di un arto.
Sapeva benissimo che lei sarebbe stata capace di mantener fede alla propria promessa. -Comunque, la prossima volta che hai la brillante idea di venirmi a salvare vedi di fartela passare, disgraziata. Guarda come ti sei ridotta- bofonchiò l'amica, mettendo il broncio, nonostante fosse felice come una Pasqua, mentre l'altra ragazza ridacchiava -E per di più non mi hai neanche informata sul fatto che sei in grado di tramutare l'acqua in ghiaccio.... Ti odio per questo, lo sai?-.
-Fondamentalmente non lo sapevo nemmeno io.... Questo è stato un tentativo, fortunatamente andato a buon fine-.
-Perché.... Se non fossi riuscita nel tuo intento che sarebbe successo, scusa?-.
-Non ne ho la più pallida idea- ghignò -Ma di sicuro sarei stata fuori uso per un po'- e le mostrò i capelli bianchi e la propria temporanea incapacità di utilizzare il potere dell'Umi Umi.
La rossa la incenerì con lo sguardo, cosa che bastò a far sparire dal volto di Ginevra il sorrisetto che si era venuto a creare dopo l'ultima affermazione, e che la fece tornare subito seria, o quasi. -Tutto sommato stiamo tutti bene, chi più, chi meno. A proposito, l'uomo baguette che fine ha fatto?- domandò la bionda.
-Sono qui dietro!- il cuoco della Moby Dick gesticolò, muovendo le mani in aria per farsi nuotare -E comunque non mi chiamo "uomo baguette"-.
-Lascia perdere, quest'idiota ha la fissa per i soprannomi- sbuffò Marco, fissando truce la ragazza. -Zitto Ananas-.
Il pirata mostrò un'aria eloquente, che lasciava intuire un "te l'avevo detto", mentre il moro si lasciava sfuggire un sorriso, felice di essere finalmente libero.
Gli era mancata la vita al di fuori di quella galera, ma soprattutto, gli erano mancato i compagni di ciurma e la spensierata vita da pirata.
-Dì un po'.... Ma voi quattro come vi siete conosciuti?- chiese poi, avendo letto solo perte della storia nei pensieri di Ace.
-È una lunga storia....- rispose Scarlett.
Thatch la fisso per un attimo, spaventandosi. Perché in quel momento non riusciva più a leggerle nella mente?
La rossa alzò le sopracciglia -Che c'è Thatch? Ho capito che sono ridotta male, ma addirittura da fare quella faccia...-
-A proposito, mi devi una birra, Miss "Prima uccido e poi avviso"- ricordò puntualmente la Fenice alla bionda, interrompendo i due, facendo tornare in mentealla ragazza dagli occhi smeraldo quando lui gliene aveva offerta una a Nanohana.
La rossa si lasciò andare in una sonora risata, trascinando con sé anche gli altri.
-Immaginati che faccia farà Smoker quando ti vedrà con questi capelli-.
-Il cacciatore bianco?- si intromise Thatch, con aria preoccupata -Ma non è famoso per essere un ottimo Marine?!-.
Ginevra sorrise.
-Anche questa è una lunga storia....-.
Tutti sembravano rasserenati mentre correvano verso la Sunny.
Ma Scarlett sentiva che c'era qualcosa che ancora non andava.
Girò testa indietro e gelò.
Forse era una vittima di una sua stessa illusione, ma poteva giurare di aver visto Jordan sorridere.

*


Marco tirò un sospiro di sollievo, bevendo un goccio di birra dalla propria bottiglia semi piena, appoggiandosi alla balaustra a prua della nave, sfiorando l'orizzonte con lo sguardo, perso nei propri pensieri.
-Finalmente ti sei calmato- asserì Thatch, raggiungendolo e dandogli una pacca sulla spalla, seguito a ruota da Ace -Guarda caso proprio quando Ginevra è stata presa in custodia dal medico di bordo e fasciata dalla testa ai piedi per evitare che si muovesse e le ferite le si riaprissero.... Peccato per i capelli, spero tornino del loro colore naturale, erano così belli-.
-Cosa vorresti insinuare?- la Fenice sollevò un sopracciglio, guardando straniato il cuoco.
-Non c'è bisogno di continuare questa farsa del finto tonto: mi sono accorto di come la guardi-. -Senti Thatch, non è serata! Sono già scosso di mio per varie motivazioni....-.
Ace addentò un pezzo di pane che si era portato fino lì dalla mensa, prima di spostare gli occhi sui due compagni di ciurma e rivolgersi a Marco -Tipo quali?- bofonchiò, a bocca piena.
-Almeno finisci di mangiare!- lo riprese il biondo, sbuffando.
Decise di sfogarsi coi propri compagni di ciurma, stanco di tenersi tutte le proprie preoccupazioni dentro -Tipo che quella sottospecie di donna sente quello che dico mentre sono una Fenice! Vi rendete conto?! Sa tutto quello che penso in tempo reale, parola per parola!- sbraitò quindi, in preda ad una crisi isterica -Per non parlare del fatto che io riesca in chissà quale modo a curarla!-. Aveva raggiunto il proprio limite, presto sarebbe scoppiato : quell'essere maledetto era riuscito nel proprio intento, facendolo impazzire del tutto.
Sul campo di battaglia non aveva dato troppo peso alle azioni di lei, accorgendosi solo dopo della gravità della situazione.
Ancora non era riuscito a capire come funzionasse quella storia del riuscire a leggere nel pensiero, ipotizzando che, solo quelli a cui era più legato in assoluto riuscissero a farcela, anche se questo non sempre era valido.
-E non è un bene questo....?- gli chiese il moro, con un pizzico di ironia nelle proprie parole -Così potreste approfondire la vostra "amicizia"- mimò con le dita le virgolette sull'ultima parola -E comunque dovresti calmarti, magari l'usare le tue fiamme per alleviare i problemi altrui è una capacità che hai innata alla quale non hai mai pensato-.
-NO! NON È UN BENE!-. praticamente gli urlò in faccia -E poi non ho quella capacità, ci ho già provato altre volte-.
-L'hai sviluppata solo ora?-.
-Ne dubito, forse è stato un colpo di fortuna perché lei ha ingerito un Rogia-.
Pugno di Fuoco prese il coltello che aveva in tasca, lasciandosi un sottile quanto lungo taglio sul braccio.
-Che cazzo fai?!-.
-Curami-.
Marco si avvicinò a lui, con la mano ricoperta da fiamme, passandogliela sulla ferita che si era inferto, la quale rimase perfettamente intatta, con il sangue che vi scorreva attraverso.
-Io ritorno sulla mia teoria iniziale: tu la ami, lei ama te e tutto vi va alla perfezione- constatò Thatch, ridacchiando -Non mi sembra una cosa cattiva-.
Il biondo scosse il capo -Solo tu ed Ace riuscite a leggermi nel pensiero, lei non dovrebbe essere in grado di farlo!-.
-Forse perché stai affezionando più del dovuto?-.
-Ma con Papà il trucchetto non funziona-.
-E qui si torna alla mia ipotesi iniziale- il cuoco abbozzò un sorriso -Devo ammettere che hai delle fantasie ben costruite, mi sono divertito a leggerle, poco fa-.
-Thatch!- esclamò il biondo, squadrandolo in modo malevolo.
-Che c'è? Tu le pensavi e, contemporaneamente, mi si materializzavano davanti agli occhi. Non puoi nascondermi quello che ti salta in testa, che tu sia fenice o no-.
-Ti strozzo, seriamente-.
-Oh, non oserai-.
Ace guardò entrambi, dimenticando per un momento l'ultimo pezzo di pagnotta rimastogli, per concentrare tutta la propria attenzione sul biondo.
-Quindi ti piace Ginevra-.
L'altro moro rispose prima del diretto interessato, battendolo in velocità -Sì, esatto-.
-No!- si ribellò il terzo -Smettetela di dire idiozie!-.
-E si fa parecchi filmini mentali su una loro possibile futura vita insieme- proseguì il cuoco, sghignazzando.
-Essere fisicamente attratti da qualcuno non significa esserne per forza innamorati.... È solo bella, tutto qui-.
-Almeno questo lo ammetti. Comunque te la sei scelta bene, fratellino-.
-Non mi sono scelto proprio nulla, io odio quella ragazza e, se Dio vuole, quando torneremo sulla Moby lei se ne andrà con il Rosso ed io sarò felice e contento-.
-Su questo ne dubito: ti mancherà eccome-.
-Non ho bisogno di un passatempo per svagarmi, di quelli ce n'è pieno il mondo-.
-Ma di qualcuno che stia con te sempre sì.... Dubito che tu la reputeresti solamente un passatempo, se dovesse succedere qualcosa-.
-Va' al diavolo Thatch- sbuffò -Quella ragazza ha un carattere di merda, non riesco nemmeno ad andarci d'accordo! Vi giuro che non la sopporto, è odiosa, con una mania assurda di affibbiare soprannomi idioti a chiunque ed un comportamento assurdo! La odio!-.
-Ah, sicuramente.... Ginevra di qui, Ginevra di là.... Non ti vergogni a mentire così spudoratamente?-.
-Ecco, ora odio anche te-.
-Oi- li interruppe una voce, appartenente all'ultima persona che Marco avrebbe voluto vedere in quel momento.
La Fenice strabuzzò gli occhi nel vedere la ragazza bionda sorridente, a pochi metri da dove si trovavano, che camminava verso di loro.
Gli prese un mezzo infarto, pensando che avesse potuto sentire anche solo una piccola parte della conversazione, paura in realtà infondata.
-Non riesce a starti lontana- sussurrò Thatch, all'orecchio del Comandante della Prima Flotta. -Ace, scusami, puoi venire un momento?- domandò la ragazza, prima di tornare sulla poppa, seguita dal moro.
Zoppicava.
Fire Fist si fece passare il suo braccio attorno alle spalle, mettendole il proprio attorno alla vita ed aiutandola a camminare, cosa che un po' infastidì il biondo, che avrebbe preferito trovarsi al posto di Portgas.
-Dicevi?- Marco sfoderò un finto ghigno sadico e diede nelle costole del compagno, mascherando al meglio le proprie emozioni.
Thatch incespicò -Va' al diavolo-.














~Note~


Koori ketsu: sangue di ghiaccio.
Insutanto kurushimi: dolore istantaneo
Shin no genso: illusione di morte








~Angolo Autrici~



Scarlett: *sdraiata a terra con un cuscino con la faccia di Chopper stampata tra le braccia* Buonasera amici! 
Ginevra: *si rotola per terra* Buonasera! 
Scarlett: Finalmente questi screanzati sono riusciti a salvarmi! E a pubblicare il capitolo! *guarda male le due autrici*
Ace: *spunta con un cosciotto di carne in mano* Screanzati a chi, rossa idiota?
Scarlett: Soprattutto a te, Fiammifero cretino
Ace: Mangio che è meglio.... *sbuffa e morsica il proprio cibo*
Ginevra: Se vuoi ti riporto dal dottore psicopatico *ghigna*
Voce fuori campo: SÌ TI PREGO!!!!
*tutti rimangono interdetti*
Marco: Ed ecco la stronza di turno.... *squadra male Ginevra*
Ginevra: Fottiti.
Marco: *comincia a camminare avanti e indietro, pensieroso* Chi l'avrebbe detto che un essere insulso come te sarebbe stato in grado di leggere nel pensiero una creatura affascinante ed intelligente come me?
Ginevra: *quasi si piscia addosso nel tentativo di trattenere le risate* MA TI PREGO!
Scarlett: Dove sono Chopper e Rufy? Ho bisogno di tenerezza
*Chopper e Rufy appaiono dal nulla*
Rufy: *a bocca piena* Scarly! *la abbraccia avvolgendo i tre chilometri di braccia attorno a lei*
Chopper: *guarda Ginevra e Scarlett, entrambe con le braccia protese verso di lui e indeciso si butta su tutte e due* YAI! Così mi fate arrossire!
Ginevra: È troppo morbido!
Scarlett: Quasi meglio degli unicorni! 
Milla & Lucy *arrivano in accappatoio e due fette di cetriolo sugli occhi* Buonasera!
Tutti: WTF?
Milla: Che c'è? Le autrici non si possono prendere un attimo di riposo?
Lucy: *prende l'oboe e inizia a suonare saltellando*
Ginevra: Avete preso anche troppo tempo per riposarvi
Scarlett: Decisamente.... *le squadrano male*
Milla: *si dilegua in silenzio*
Lucy: *continua imperterrita a suonare roba strana*
*parte improvvisamente la Cavalcata delle Valchirie*
Ace: *arriva a cavallo di Chopper, anteceduto da Rufy a quattro zampe, indossando un cappello con le corna, agitando in aria dei bastoni da kung fu* MIA! *agguanta una teglia di budino e scappa*
Lucy: Ma perché questo angolo è qualcosa di così stupido....?
Ginevra: Come se la storia fosse meglio....
Marco: Cari lettori, dato che io sono il più sano in questo branco di idioti *Ginevra scappa a ridere, rotolandosi a terra, mentre si tiene la pancia per via dei crampi* mi prendo la libertà di dirvi che vi vogliamo tanto bene e che ci scusiamo per questo ritardo assurdo nella pubblicazione
Ace: *annuisce, con la bocca sporca di budino al cioccolato*
Marco: Le autrici sono state un po' macabre
Ginevra: Femminuccia
Marco: Sei un mostro, una vera bestia
Ginevra: Oh, non mi hai ancora vista a *Lucy le tappa la bocca con la mano*
Lucy: Ti pare il caso?!
Ginevra: mhpf *si libera*
Scarlett: Sono scioccata.... Una volta non era così....esplicita....
Ginevra: Zitta tu.
Milla: Prima che la cosa degeneri più di quanto già non l'abbia fatto, direi di chiudere questo capitolo
Lucy: Già.... Mandiamo un bacione a tutti i lettori pazienti che ogni volta aspettano tempi interminabili per leggere le porcate che scriviamo!
Milla: Promettiamo che ora, con le vacanze, riusciremo a scrivere con un po' più di costanza e velocità (o almeno spero) 
Lucy: Niente esami, niente libri e niente belinate del genere che ci impediranno di scrivere
Milla: Tranne i fidanzati
Lucy: Sì, perché noi due, nerd sociopatiche con strane ossessioni per le coppie yaoi, siamo fidanzate. Strano ma vero
Milla: E non con un personaggio dei manga!
Lucy: *annuisce*
Milla; Va bene ragazzi, speriamo di leggere vostre recensioni
Lucy: Positive o negative; anche le critiche sono ben accette (si spera non ce ne siano hahaha)
Milla: Ciauuuu *saluta con la manina*

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