Problem || Ashton Irwin.

di OcchidiNiall
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue ***
Capitolo 2: *** Chapter one ***
Capitolo 3: *** Chapter two ***
Capitolo 4: *** Chapter three ***
Capitolo 5: *** Chapter four ***
Capitolo 6: *** Chapter five ***
Capitolo 7: *** Chapter six ***
Capitolo 8: *** Lunapark ***
Capitolo 9: *** Little Things ***
Capitolo 10: *** Sing pt. 1 ***
Capitolo 11: *** Sing pt. 2 ***
Capitolo 12: *** I need Grandmother pt.1 ***
Capitolo 13: *** I need my Grandmother pt. 2 ***
Capitolo 14: *** Goodbye Grandmother ***
Capitolo 15: *** Sorry me ***
Capitolo 16: *** Lipstick ***
Capitolo 17: *** Thanks pt. 1 ***
Capitolo 18: *** Thanks pt.2 ***
Capitolo 19: *** Song ***
Capitolo 20: *** Chapter twenty ***
Capitolo 21: *** Chapter twenty-one ***
Capitolo 22: *** Don't cry ***
Capitolo 23: *** Kiss me ***
Capitolo 24: *** Disaster pt 1 ***
Capitolo 25: *** Disaster pt 2 ***
Capitolo 26: *** Chapter twenty five ***
Capitolo 27: *** Chapter twenty-six ***
Capitolo 28: *** Chapter twenty seven ***
Capitolo 29: *** Chapter twenty eight ***
Capitolo 30: *** Chapter twenty nine ***
Capitolo 31: *** Chapter thirty ***
Capitolo 32: *** Epilogue ***



Capitolo 1
*** Prologue ***


<< Problem >>
 


Caro diario,
sì sono dinuovo io a romperti i coglioni con i miei soliti problemi, ma questa volta proprio non ce la faccio a restarmene zitta. Ho bisogno di sfogarmi e sinceramente, il mio unico modo per farlo è scrivere perchè non so con chi potrei parlare, visto che qui non sono ben voluta da nessuno. Sono sola, capisci? Sola. Io non capisco che ci trovino a far soffrire e ad emarginare una povera ragazza che ogni giorno, combatte con il mondo, ogni giorno si guarda allo specchio e si chiede perchè è in vita, perchè è stata creata in quel modo. Sono una ragazza semplice, non capisco perchè tutti mi tengano lontana. Potrei dare loro il cuore, mi ci affeziono subito. Solo che... non ho mai trovato una persona che si affezionasse a me e che mi desse il cuore.





Lexy si alzò da quel letto, chiudendo il diario e andando in bagno per sistemarsi. Quella mattina aveva scuola e come ogni giorno, non doveva fare tardi o altrimenti il bus l'avrebbe lasciata lì. La ragazza viveva con la nonna anziana da tanto tempo, da quasi diciassette anni. Praticamente la madre non appena aveva partorito, l'aveva lasciata in custodia alla nonna materna, sparendo e facendo perdere le tracce di sé. Si guardò allo specchio, ripetendosi in mente quanto si odiasse e quanto si facesse schifo in quel momento. Aveva i capelli lunghi, le arrivavano quasi sotto al seno, i suoi occhi erano praticamente spenti e vuoti, privi d'emozione. E le sue labbra poi... carnose e perfettamente disegnate. Sembrava uscita da un quadro. Eppure però, lei non si piaceva, odiava così tanto il suo aspetto fisico tanto da tentare dopo ogni pasto di vomitare. Qualcosa però la bloccava, non riusciva a farlo poiché ne era già stata vittima in precedenza, aveva paura di far soffrire Elizabeth, sua nonna. Quella donna era l'unica che c'era sempre stata per lei, e vederla quella notte in ospedale, a piangere per la ragazza, fece venire un senso di colpa immenso a Lexy, che tentò di sopprimere le lacrime che pian piano, cercavano di uscirle dalle fessure degli occhi. Prese a farsi una coda, sistemandola alla meglio. Il suo sguardo però, ricadde sul suo polso, ancora segnato da quei strani segni, che purtroppo per lei, facevano ancora parte della sua vita. Sospirò chiudendo gli occhi e prendendosi un secondo per pensare: lei non era mai stata quel tipo di ragazza problematica, aveva sempre avuto la testa apposto, era sempre stata una ragazza diligente, che non faceva queste... stupidaggini. E invece però, era strano come la vita la portasse ora a rintanarsi in un bagno, con la porta chiusa a chiave ed una lametta fra le mani. Giorno dopo giorno i tagli aumentavano sul suo braccio, era peggio di una droga, voleva a tutti i costi farlo poichè riteneva che soffrire era sinonimo di felicità: quando si tagliava si sentiva bene. Vedere tutto il sangue fuoriuscire da quelle piccole ferite le recava qualche fastidio, ma poi le passava. Questa ormai era la sua routine ogni giorno, ogni sera.
Scese di sotto per salutare la nonna e andare via, non faceva spesso colazione, anzi odiava pateticamente il latte. Appena ne sentiva l'odore le veniva il voltastomaco, non ne era attratta, ecco tutto.
" 'Sta attenta" sussurrò Elizabeth, regalando un sorriso sincero a sua nipote, quella ragazza che per anni, era stata la sua gioia, il suo tutto.
"Contaci" rispose, baciandole le guance ed uscendo dall'abitazione.





Chiusa la porta alle spalle, inspirò il buono odore dell'erba appena tagliata e della pioggia che ticchettava sull'asfalto, rendendo la giornata più serena e tranquilla. Londra del resto aveva sempre questo clima, Lexy la definiva una città lunatica, poichè alternava a giorni di costante pioggia, a giorni di caldo insopportabile. Nonostante tutto però, la ragazza amava quella città, era piena di sogni, ed era questo ciò che le piaceva realmente. Prese dal suo zaino il pacchetto delle sigarette e ne estrasse una con le labbra per poi rimettere il pacchetto bianco in tasca e accendersela. Chiuse gli occhi e inspirò, dimenticandosi per un attimo ciò che era davvero: una ragazza problematica, a cui nessuno sarebbe andato di fare amicizia con lei. Già, che crudeltà.
Buttò fuori il fumo e prese un altro tiro, dirigendosi piano piano verso la sua fermata. Il bus fortunatamente non tardò di molto, infatti buttò il mozzicone sull'asfalto e lo calpestò con i piedi per spegnerlo. Salì e si sedette, prendendo il suo libro e attendendo la sua fermata.




 

Angolo autrice

Buonasera ragazze! Dato che, la mia fanfiction sui One Direction è ormai giunta al termine (manca un solo capitolo, ovvero l'Epilogo), ho deciso di pubblicare questa storia incentrata su una ragazza di nome Lexy.
Ovviamente da come potete vedere non è affatto comica, considerando che di quel genere ne ho già fatte abbastanza, ahah. E' una fanfiction che rispecchia una ragazza, di cui non posso fare nomi. Ho deciso di pubblicarla perchè ci tenevo a sapere le vostre opinioni.
Vi prego però, non giungete subito alle conclusioni, non è tutto come si pensa, anche perchè non sarà affatto una delle solite storielle dove il ragazzo salverà la ragazza etc, etc. Vi prego di soffermarvi sui particolari di Lexy e specialmente sulla sua vita.
Detto ciò, spero di risentirvi al prossimo capitolo, mi raccomando, fatevi sentire!


Bacioni grandi,
Chiara x

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Capitolo 2
*** Chapter one ***


<< Chapter one >>


Appena arrivata a scuola tutte le persone presenti la ignorarono, ormai ci aveva fatto l'abitudine, perciò per lei non era poi una gran tragedia. Veniva reputata da tutti la ragazza "pericolosa", quella ragazza a cui non potevi avvicinarti per il solo fatto che poi, saresti finito nei guai e diventato come la diretta interessata. Che stronzate, pensò Lexy. Lei non era affatto pericolosa, anzi, una farfalla al suo confronto sarebbe stata più cattiva della povera ragazza che ormai, da un paio di anni a questa parte, veniva additata in questo modo. Era sempre sola, a pranzo, in classe. Tutti la fissavano allibiti e spaventati non appena passava nei corridoi per andarsene in classe, nessuno l'aveva mai sfidata o ancora, nessuno era mai stato capace di farla sorridere.
"E' lei, shh" sussurrò una mora vicino ad un ragazzo con occhi verdognoli, che appena la vide vicino, si spostò di qualche centimetro, giusto per non toccarla.
Diamine, non aveva ammazzato nessuno, perchè trattarla in questo modo? Semplice, a nessuno piaceva avere guai in quel quartiere, tutti erano propensi a guardare i propri interessi, senza mettere il naso in quelli degli altri. E d'altrocanto, era una cosa buona, se non solo per il fatto che a Lexy non piaceva rimanere sola. Solo che... ora ne era abituata. Non ne aveva fatto parola con nessuno, neanche con sua nonna Elizabeth, la persona a cui teneva di più. Lei la riteneva come un piccolo angelo custode capace di proteggerti sotto la sua ala, era come un tesoro sua nonna. Un piccolo, splendido, affascinante... tesoro.




Alla fine delle lezioni riprese l'autobus, scendendo però davanti ad un negozio di chitarre. Ogni volta che poteva si fermava per contemplare quella meravigliosa vetrina, addobbata con mille luci e con numerose chitarre che, sfortunatamente, voleva comprare. Già, purtroppo non possedeva la cifra necessaria per comprare quella blu e nera, quella con il teschio piccolo e bianco che era riposta accanto ad un'altra, questa però rosso sgargiante. Appoggiò la sua mano infreddolita sulla vetrina, intenta a tracciare il contorno della chitarra che desiderava da ormai un sacco di tempo, aveva deciso che doveva iniziare a lavorare, non poteva chiedere a sua nonna una cosa del genere, anche perchè sinceramente, non ne aveva il benchè minimo coraggio.
"Bella, eh?" le chiese una voce maschile dietro di lei, che appena si girò, constatò fosse un ragazzo piu' o meno della sua età che le sorrideva armoniosamente.
"Intendo... la chitarra, sai..." aggiunse amichevolmente, "un giorno sarà mia"
Lei sorrise, portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio per poi abbassare lo sguardo. Era la prima volta che un ragazzo o meglio, una persona, che non fosse sua nonna, le si rivolgesse così amichevolmente e così cordialmente. Era sempre stata trattata male per via dei suoi problemi, ed ora le sembrava strano che questo ragazzo iniziasse a parlare proprio con lei.
"Non dici niente?" continuò un pò imbarazzato, "forse... ti ho spaventata?"
Lei scosse il capo ormai rossa in viso, quel ragazzo l'aveva colpita tantissimo: si era preoccupato per lei.
"Oh... no, no... è..." continuò deglutendo un pò di saliva, "hai ragione, è molto bella" finì, alludendo alla chitarra contemplata fino a pochi attimi fa.
"Come ti chiami?" chiese molto semplicemente, avvicinandosi di poco a lei rispetto a prima e allungando la mano in segno di saluto, "io sono Ashton"
Lei sorrise, ricambiando "Lexy"




Il ragazzo guardò l'orologio che aveva al polso, che segnava appunto le quattro di pomeriggio: per lui era ormai tardi, aveva le prove con il resto della band e sinceramente, non poteva permettersi di arrivare in ritardo. Salutò la ragazza conosciuta pochi secondi fa e si avviò verso la fermata del bus per recarsi nel locale in cui aveva trovato impiego. Fortunatamente lavorava insieme ad altri e tre ragazzi in un negozio di dischi, la paga lì era buona anche se, per svagarsi suonava in un locale con poche persone. Più che altro lui e Michael, uno dei suoi migliori amici, speravano di diventare famosi come una di quelle band che seguivano, come ad esempio i Green Day o ancora, i Nirvana. Ashton era un ragazzo che sognava parecchio, ogni sera si sistemava le cuffiette nelle orecchie, prendeva in mano le sue due bacchette per la batteria e faceva finta di suonare per delle persone che non erano lì. Il suo più grande sogno era quello di diventare un famoso batterista come John Henry Bonham e si era ripromesso di riuscirci, nonostante tutti gli ostacoli che avrebbe incontrato durante il suo meraviglioso cammino. Dopo un pò di strada - fatta anche a piedi e di corsa - arrivò in tempo, salutando i suoi tre migliori amici: Calum, Michael - detto anche Mike o Mikey - e Luke. Quei tre ragazzi erano la sua famiglia, non si erano mai separati e questo era una cosa che gli faceva onore. Ogni volta per lui c'erano sempre a cominciare dalle cose belle e finire alle cose brutte. Secondo Ashton il loro era come una sorta di matrimonio, il quale recitava la seguente frase: Insieme nella buona e nella cattiva sorte. E d'altrocanto Luke, era d'accordo con il suo amico.
"Hai l'affanno" constatò il biondino, sorridendogli e sistemando il microfono alla sua altezza.
"Oh, sì... ho corso un pò" ammise, sperando che i suoi amici si fermassero lì con le domande.
"Come mai?" chiese Michael, il ragazzo dai capelli ora blu. Ashton era convinto che un giorno, avrebbe perso tutti i capelli, in quanto ogni settimana o meglio - se il colore dei capelli gli piaceva davvero tanto -, un mese cambiava tinta. Ashton era quasi arrivato ad odiare questo suo comportamento poichè non riusciva mai ad abituarsi ai suoi continui cambiamenti: prima era giallo, poi era biondo, poi rosso e così via. D'altrocanto però, Ashton gli voleva bene così com'era, anche se alcune volte era davvero insopportabile. Michael era il più lunatico del gruppo, prima rideva e poi, dopo neanche cinque minuti, era nervoso o, a detta sua, stressato. Il riccio si sistemò la bandana e tentò di risponderlo, cercando di non entrare nei particolari, "Niente di che" rispose semplice, "iniziamo?" domandò, vedendo poi il moro annuire e prendere il suo basso in mano.


 

Angolo autrice

Buonpomeriggio! Allora, innanzitutto vi ringrazio per le recensioni nello scorso capitolo, mi sono servite tantissimo! Inizio scrivendo che molte di voi mi hanno detto che si aspettano grandi cose da questa storia ed io ovviamente, non le deluderò. Per quanto riguarda invece, questo capitolo ho cercato di incentrarlo un pò su entrambi i protagonisti: Lexy e Ashton. Che ve ne pare?
Ovviamente apprezzo molto la vostra sincerità ed è per questo che continuerò con il mio scopo in questa storia: renderla così come l'ho immaginata.
Certo, so che per adesso forse la storia è ancora troppo... come dire... comune, ma non è così, questa non sarà la storiella dove il ragazzo salverà la ragazza, anzi! *Chiara ha spoilerato*

Spero che questo capitolo vi piaccia e che non ci siano errori! (:
Che altro? La lunghezza... secondo voi, va bene o devo farlo più corto?



Ora vado, fatemi capire cosa ne pensate in una recensione!


Baci, Chiara x

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Capitolo 3
*** Chapter two ***


<< Chapter two >>
 

Lexy era beatamente distesa sul suo morbido letto, con la testa in alto verso il soffitto e le mani sopra lo stomaco, appena sotto il suo seno. Stava pensando a quel ragazzo, Ashton, e a come fosse stato così cortese con lei. Certo, era pur vero che era passato un bel pò di tempo dal loro incontro e che non la conosceva come la conoscevano gli altri, lui non sapeva cosa stesse passando Lexy dentro di lei, però un qualcosa le diceva che forse, non gli sarebbe importato. Al ricordo del ragazzo accennò un piccolo sorrisetto, iniziando a ricordarlo nei più piccoli particolari. Ad esempio, aveva notato i suoi bicipiti - non che le importassero queste cose - coperti anche solo dal felpone nero che indossava e l'enorme sciarpa che copriva il suo collo. Il suo fisico non era uno dei migliori, ne aveva visti di molti più belli però sembrò non pensarci, perchè infondo a Lexy non importava piu' di tanto l'aspetto fisico. Lei era propensa ad innamorarsi di un ragazzo che la facesse sentire una principessa, un pò come tutte noi ragazze, voleva sentirsi unica, insomma. Ripensò poi ai suoi capelli folti, ai suoi ricci un pò biondicci che aveva notato principalmente, quando si era girata un pò spaventata. Quando aveva sorriso poi, era come se una parte di lei - il cervello - l'avesse abbandonata, le sue fossette erano un qualcosa di meraviglioso. Avrebbe voluto affondarci il dito dentro per sentirle realmente. I suoi denti bianchi facevano da contorno a tutto il suo viso, insieme alla sua barbetta appena accennata. Lexy aveva compreso che forse, pensare a quel ragazzo non l'avrebbe portata a nulla poiché non si sarebbero mai piu' incontrati.





Ashton intanto, si stava divertendo con i suoi tre migliori amici. Il bello del loro "lavoro" era proprio quello di divertirsi. A loro piaceva così, suonavano e scherzavano tra di loro proprio come una perfetta band.
"Comunque, il nome che ha dato Luke non mi piace" iniziò Mike, divorando un pacchetto di patatine alla cipolla.
"Neanche a me" aggiunse Calum, "insomma... che mi significa 'The hero'? Non ha senso"
Ashton ridacchiò, alzando la mano "perchè non 5sos?"
Luke scosse il capo, seguito dagli altri tre, "oh no... e sarebbe?"
"E' un'abbreviazione, il nome completo sarebbe 5 Seconds of Summer"
"Cinque secondi di estate? Oh beh, tanto vale tenerci il nome che ha scelto Luke" incalzò Michael, buttando la bustina che fino a pochi secondi fa conteneva le patatine.
"Perchè? Guardate che è un nome fighissimo!" esclamò il riccio, alzandosi in piedi.
I tre sospirarono per poi dargliela vinta e acconsentendo al nome scelto da Irwin.
"Ricominciamo? Stasera abbiamo un live" scherzò Calum, prendendo poi di nuovo il suo basso.





La mattina seguente Ashton si stava recando al negozio in cui lavorava. Doveva davvero il mondo a Josh, il proprietario avente piu' o meno la sua stessa età, gli aveva aumentato lo stipendio solo perchè aveva capito che poverino, viveva da solo. Appena entrò il gestore lo salutò, rivolgendogli un bellissimo sorriso contornato da una folta barba mascolina, "ti presto un rasoio se vuoi" scherzò il riccio, dandogli una pacca sulle spalle.
"No grazie, mi piaccio così" rispose a tono, "mettiti a lavoro, scansafatiche"
Ma d'altrocanto sapeva anche Josh che non lo era, si era fatto in quattro per tentare di racimolare quei pochi spiccioli per sopravvivere. Ashton aveva finito la scuola da qualche anno, d'altronde aveva solo vent'anni. I suoi genitori erano sempre in viaggio per affari, era vero, gli volevano un casino di bene ma per quanto Ashton fosse il ragazzo più in gamba che conoscevano non gli degnavano neanche di una chiamata per sapere cosa stava facendo e come se la passava. Ormai era abituato, anche se purtroppo, alcune volte sentiva la loro mancanza più che mai considerando il fatto che durante le feste di Natale o di Pasqua non si facevano mai vedere dal loro unico figlio.
Il riccio annuì, sorridendo e mettendo al loro posto alcuni dischi che erano appena arrivati. Prese quello dei Green Day, poi quello di Robbie Williams, insomma, lì c'era un pò di tutto. A cominciare dalla lirica per poi finire al pop. Appena sentì la porta chiudersi si girò, dando il buongiorno ad una ragazza che sentiva di conoscerla.
"Buongiorno" esordì lei, fissando Ashton come se fosse un angelo appena sceso in terra.
Lexy non si sarebbe mai aspettata che proprio in quel negozio avrebbe trovato lui, il ragazzo che ormai stava pensando da un casino di tempo. Oggi non era andata a scuola a causa di un test di matematica, il giorno prima si era promessa di studiare ma poi come al solito, ha finito per fare tutt'altro. E Lexy si sentiva terribilmente in colpa per questo poichè non voleva deludere la nonna che poverina, era sempre in ansia per lei. Elizabeth non sapeva dove andava, non sapeva cosa faceva, lei era all'oscuro di tutto, sapeva solo che bisognava proteggere sua nipote perchè era un'anima dolce e gentile che era stata pervasa da un qualcosa che non era nel suo essere.
"Posso aiutarti?" ricominciò il ragazzo, sorridendole e cercando di ricordare dove l'aveva incontrata. Forse ad un bar? Forse nel locale in cui suonava? Non ricordava, sapeva solo che quella ragazza aveva una faccia conosciuta.
"Sì... in verità, sto cercando un lavoro... sei-sei tu il proprietario a cui posso chiedere?" domandò, avvicinandosi di poco alla figura di Ashton.
"No, non sono io. Però... ora ti chiamo Josh, il proprietario" esordì il riccio ad un certo punto, entrando in una porta color ciliegio per poi uscire dinuovo seguito dal proprietario di quel negozio.
"Dimmi tutto" continuò porgendogli una mano, "io sono Josh, comunque"
La ragazza accennò un sorriso, ricambiando il saluto "piacere, io sono Lexy"
'Lexy', Ashton era fin troppo convinto che l'aveva incontrata perciò non perse tempo e continuò ad ascoltare la loro conversazione, facendo finta di essere impegnato a mettere in ordine il negozio.
"Come ho detto ad As- ahm... stavo cercando un lavoro" continuò terribilmente rossa in viso, "e mi stavo chiedendo se magari..." disse, lasciando la frase insospesa.
"Mh, certo. Ashton ha proprio bisogno di una mano, detto fra noi è proprio un incapace" rispose gentile, facendole l'occhiolino e ridacchiando.
"Guarda che ti sento!" esclamò, "siamo nella stessa stanza, ricordi?"
Il moro annuì, lasciandolo perdere per un secondo. "Senti Lexy, per me va bene. Solo... devo farti fare un giorno di prova, ci stai?"
Lei annuì, "certo, posso incominciare anche subito!"
Josh sorrise, "hai una voglia di lavorare... mi piace! Non come quel pelandrone. Senti, un'altra cosa... quanti anni hai?"
"Diciannove" sussurrò quasi, stringendosi nel suo cappottino blu notte.
"Okay, okay. Buon lavoro allora" continuò, "la chiusura è alle otto, dopo passa da me per ulteriori particolari" e rientrò nel suo ufficio, facendo capire a Lexy che più tardi sarebbe dovuta andare per parlare della sua paga mensile. La ragazza era fin troppo felice, aveva raccolto due piccioni con una fava: ora lavorava nello stesso posto di Ashton e, fra non molto avrebbe avuto i soldi per comprare quella meravigliosa chitarra che aveva adocchiato.
"Allora... Lexy" incominciò il riccio, "inizio a farti vedere dove posizionare questi cd, così almeno mi dai una mano"
La diretta interessata annuì, posizionandosi di fianco a lui per rimanere attenta su ciò che gli diceva, il negozio era davvero bello, non era ne molto grande e neanche tanto piccolo. Era il giusto, insomma. Le pareti erano di un verde bottiglia, mentre il pavimento era di parquet. Era un negozio alla moda, uno di quelli che conoscevano tutti, pensò. E in effetti, non si sbagliava, quel negozio era amato da un casino di ragazzi Londinesi specie perchè c'era un'area del negozio che aveva delle poltroncine e degli Ipod che davano ai clienti, la possibilità di far ascoltare quel determinato brano per pochi secondi, così da far capire alla persona che desiderava comprarlo, se potesse piacergli o meno.
"Guarda, qui c'è il reparto rock, dove-" ma Lexy faceva tutto fuorchè ascoltarlo, certo si era promessa di farlo ma tutti quei cd e quelle chitarre appese al muro la facevano sentire nel paradiso. Prima non le aveva notate, sinceramente non sapeva se si vendessero o meno, ma se fosse stata una risposta affermativa era convinta che avrebbe comprato quella nera con le ics bianche. Era davvero bellissima, ed era parecchio lucida, perfetta per Lexy.
"Ehi... quelle chitarre si vendono?" domandò, interrompendo il ragazzo che nel frattempo, era ancora convinto che lo stesse ascoltando, illustrandole dove mettere gli album appena arrivati.
"No... sono di Josh, le ha esposte qui poichè ritiene che le sue chitarre siano oro per lui" disse, aggrottando poi le sopracciglia e facendo un'espressione facciale divertita e allo stesso tempo confusa.
"Ascolta... forse farò una figura di merda colossale, ma... tu sei per caso quella Lexy?" continuò, "quella ragazza che ho incontrato davanti al negozio di chitarre...?"
Lei sorrise, annuendo e stando allo stesso gioco del ragazzo, "e tu sei per caso quell'Ashton? Quel ragazzo che mi ha detto che quella chitarra diventerà sua?"
Lui rise, mettendo in evidenza le fossette dove Lexy avrebbe gentilmente posato il suo indice.
"Sì, sono io" ammise ridendo, per poi continuare a fare il suo lavoro.



 

Angolo Autrice


Oddio, vi prego non mi picchiate! Finalmente - anche se di mattina - sono riuscita ad aggiornare. Per scrivere questo capitolo mi ci è voluto molto, non so perchè ma non è stato semplice. Personalmente, non sono molto convinta di ciò che ho scritto, anche perchè non è uscito come me lo aspettavo, però dato che era già da tanto che non mi facevo sentire ho deciso di pubblicarlo ugualmente. Ringrazio tutte le ragazze che hanno recensito e apprezzato gli scorsi capitoli. Non sapete quanto siete state d'aiuto. Grazie, davvero.
Spero di ricevere qualche vostra opinione in merito al capitolo.
Ora scappo, baci Chiara x

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Capitolo 4
*** Chapter three ***


<< Chapter three >>

 
I giorni passavano e il lavoro al negozio di musica a Lexy, piaceva sempre di piu'. Ormai a scuola non entrava quasi mai, anzi, era convinta che andando di questo passo l'avrebbero bocciata. Ma a lei, poco importava. Certo, sarebbe stato devastante per Elizabeth vederla ripetere il quinto anno, ma per una volta, Lexy, sentiva davvero che entrare tutti i giorni in quelle mura e non essere calcolata da nessuno, non era fatto per lei. Voleva avere degli amici, voleva smettere di sembrare invisibile agli occhi degli altri, voleva... cercare di farsi meno schifo quando si guardava allo specchio. Era convinta che ne avrebbe parlato con sua nonna, solo che questo non era il momento adatto. A passo svelto si recò al negozio, dove Josh la stava aspettando. Il salario era davvero buono, infatti era davvero certa che fra non molto, avrebbe potuto comprare la chitarra che tanto bramava. Prima di entrare però, prese una sigaretta dalla tasca del suo zaino e l'accese, aspirandone il contenuto per poi buttar fuori il fumo. Fece la stessa cosa per altre e due volte e poi la spense, buttandola in terra e calpestandola con la punta della scarpa. Entrò e salutò entrambi i suoi amici, sorridendoli di sbieco. Lexy, non aveva ancora instaurato un rapporto di pura amicizia con i due, lei li considerava amici è vero, ma non tanto da poter raccontare la sua vita. Lei non sapeva come ci si sentiva ad essere apprezzati e voluti bene, certo aveva sua nonna, ma non poteva raccontarle ogni singola cosa, specie perchè non se lo sentiva, la ragazza aveva davvero bisogno di un'amica o un amico su cui contare.
"Buongiorno" la salutò Josh, mettendo in ordine alcune carte disposte sul bancone.
"Ciao Josh" disse, proseguendo per lasciare il suo cappotto e mettersi a lavoro. In quel negozio i clienti entravano ed uscivano, anzi Lexy notò che ci fossero molte piu' ragazze che ragazzi. Forse questo era dovuto al fatto che Ashton era un bel ragazzo e che quindi, le ragazzine si recassero lì solo per un unico scopo: fare colpo su di lui. E pensandoci, Lexy non potè far a meno che dar loro ragione, visto che lei stessa lo definiva attraente.
"Buongiorno" la salutò il riccio, porgendole alcuni CD da mettere nel ripiano in alto. Lei lo guardò dalla testa ai piedi, oggi era ancora piu' bello del solito: aveva gli occhi leggermente stanchi, il solito sorriso contornato da un pò di barbetta e dei pantaloni strappati alle ginocchia e una magliettina nera con sopra la scritta "Led Zeppellin". Lexy gli rivolse un sorriso e prese in mano gli album, guardando poi in alto e allungandosi di poco per arrivare agli scaffali.
Ashton continuava a fissarla divertito, guardava Lexy come se fosse una bambina da accudire. La ragazza tentava di allungarsi il piu' possibile per arrivare agli scaffali, saltellava sul posto, gridacchiava e a volte, rideva anche per l'espressione messa in viso da Ashton.
"Ce la fai?" gli chiese, avvicinandosi a lei per aiutarla.
Non appena il ragazzo posò le sue mani sul suo polso, Lexy sussultò, accusando un lieve dolore dovuto ai tagli procuratesi ieri notte. Soffocò il dolore e chiuse gli occhi, facendo preoccupare il povero Ashton che immediatamente, lasciò andare il suo polso e prese a chiederle se era tutto in ordine.
"Sì..." sussurrò piano, "è okay"
Ashton non fece piu' domande, si allontanò semplicemente di qualche centimentro e aspettò. Non era del tutto sicuro che la sua forza l'avesse fatta così male. Appena Lexy si allungò di nuovo per finire il suo lavoro, il riccio notò alcuni segni rossastri sul polso. Subito capì, deglutendo il poco di saliva che gli era rimasta in gola. Non poteva davvero crederci, non credeva che una ragazza del genere come Lexy, potesse fare quelle brutte cose. Tentò di avanzare verso di lei, almeno per cercare di parlarle ma, un qualcosa dentro di lui, forse la sua coscienza, gli disse di non fare un altro passo, quelli non erano affari suoi, lui non era nessuno per immischiarsi nella vita di quella povera ragazza che stava vivendo una confusione temibile nel suo piccolo universo. Sospirò, prendendo poi un grosso respiro e cercando di far finta di nulla: non voleva turbarla.




Appena finite le ore di lavoro i tre si salutarono, facendo promettere poi ad Ashton che l'indomani, sarebbe arrivato in orario. Lexy sorrise, e poi salutò Josh che, a detta sua, era di fretta poichè doveva recarsi a prendere la sua fidanzata alla stazione.
"Sono appena le cinque, cosa farai ora?" continuò sorridendole, "uscirai con i tuoi amici?"
Lexy sorrise forzatamente, come poteva dire ad un ragazzo come Ashton che lei non aveva amici e che era dannatamente sola? Semplice, non poteva. Decise quindi, di mentire e di dirgli che sarebbe tornata a casa perchè era stanca.
"Io... credo che tornerò a casa, e poi i miei amici non... non escono a quest'ora. Sai, noi usciamo piu' verso il tardi"
"Oh, capisco. Beh, se vuoi puoi venire con me al locale dove suoniamo io e i miei tre migliori amici. Tranquilla, sono bravi ragazzi" disse infine, facendo girare Lexy dalla sua parte. La ragazza non poteva ancora crederci, era davvero stata invitata ad uscire? Tutto ciò le parve irreale, chi era quel pazzo che ignorava i commenti della gente? Fino ad ora nessuno lo aveva mai fatto per lei. All'improvviso però, un senso di tristezza pervase la ragazza che, pensò giustamente al suo nuovo amico: Ashton non sapeva della sua situazione, non sapeva che era finita all'ospedale per via dell'anoressia, non sapeva che ogni sera, prima di andare a letto, si tagliava con una stupida lametta che era l'unica a capirla e ad aiutarla, lui... era all'oscuro di tutto, quindi perchè mai si sarebbe messo in gioco per lei? Non appena avrebbe scoperto tutti i suoi problemi, l'avrebbe abbandonata come facevano tutti, ormai. Sospirò e decise di rifiutare, dicendogli che non si sentiva granchè bene e che avrebbe preferito tornare a casa sua, da sua nonna. Ashton non obbiettò, le sorrise e proseguì verso la sua strada, incurante delle domande che poi gli avrebbero fatto i suoi amici.




Appena Ashton mise piede dentro il locale, ebbe una visuale di Luke e Michael che litigavano per... della birra. Oh, perfetto!, pensò Ashton. Ora come al solito, gli toccherà - con l'aiuto di Calum - di dividerli.
"L'ho presa prima io, biondo" disse Michael, cercando di intimorire Luke.
"Non fai paura a nessuno, alieno dei miei stivali!"
"Alieno a chi? Aspetta che ti gonfio" disse, avanzando verso il biondo con i pugni verso la sua faccia. Per fortuna però, Calum fece in tempo a prendere Michael, il quale era il piu' pericoloso fra i due, mentre Ashton agganciò Luke, sussurrandogli di finirla qua.
Calum ridacchiò, incurante delle facce assunte dai suoi due migliori amici, "cioè... si può litigare per della birra?"
"Sì, se mentre bevi tranquillo arriva un coglione che cerca di rubarti la bottiglia" ribattè subito pronto Michael, ringhiando verso Luke, il quale assunse un ghigno.
"Smettetela, su" ricominciò il riccio, prendendo dal frigo di Albert - proprietario del locale - una birra e guardando male i tre amici, "se vi azzardate e prendermela vi faccio fuori".




Dopo aver finito le prove, i ragazzi erano pronti per il gran pienone di questa sera, fortunatamente c'era un compleanno di una ragazza che compiva diciannove anni e ancora fortunatamente, i genitori della ragazza avevano espressamente chiesto la band per il compleanno della loro viziata figlia. O almeno era ciò che aveva riferito loro, Albert.
"Allora ruba cuori, non ci devi raccontare nulla?" chiese d'un tratto Calum, sistemando il basso in un angolo del palco.
"Cosa dovrei raccontarvi, scusate?" chiese ingenuo, rubando dal pacchetto di Michael una sigaretta.
"Non lo so... che magari al negozio di musica è arrivata una nuova ragazza, sai com'è"
"Oh, quello..." rise, "cosa devo dirvi... è simpatica, ma voi... come lo sapete?" chiese ovvio, rivolgendosi a Calum e accendendo la sigaretta.
"Luke è passato da quelle parti oggi, doveva comprare il nuovo album dei Pink Floyd" disse, rubando la sigaretta al riccio e aspirandola.
"Oh... ed io... oh sì! Ero mancato un attimo, ero uscito per una commissione" aggiunse, "peccato"
"Quindi...?" continuò, fissandomi con curiosità.
"Quindi, cosa? E' simpatica, Cal. L'avevo invitata ma non è voluta venire, non so perchè" ribattè, rubando a sua volta la sigaretta e inserendola tra le sue labbra.



 

Angolo autrice

Buon pomeriggio a tutte! Come va?
Oh mio dio, io sto sclerando per il nuovo libro di Stephen King, "Revival". Cioè, io ho appena comprato un altro libro e ora lui mi fa questo sfregio? Ma 'sto bastardo!
No, non è vero, io lo amo, cazzo. Sclero male.
Allora, cosa ve ne pare questo capitolo? Ho sudato sette camice piu' due maglioni, ahahah.
Fatemi sapere qualcosa, in questo momento non sono in condizioni da scrivere qualcosa di sensato, scusatemi.

Stephen King...

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Capitolo 5
*** Chapter four ***


<< Chapter four >>
 

"Resta il fatto che la vogliamo conoscere", ammise Luke, spuntando dalla porta bianca del bagno e mettendo in viso un sorrisetto sghembo.
"Non è la mia ragazza, per l'amor del cielo!" esclamo il riccio sbuffando e alzandosi di scatto dalla sedia, "lavora con me e quindi? Mamma mia, come siete pesanti"
"Ehi Fletcher, non scaldarti" lo ammonì Mike, guardandolo di sottecchi mentre accordava lo strumento che aveva tra le mani.
"E chi si scalda, dicevo solo che quando vorrà venire, verrà. E non fatemi pressioni" precisò, accigliando i tre amici e sedendosi dietro la sua batteria. Mentre iniziavano a suonare, Ashton ripensò alla ragazza: incominciò a capire che forse nascondeva qualcosa, che secondo lui, Lexy non era la ragazza che lui e Josh conosceva.
"Avrà una maschera, ne sono sicuro..." sussurrò, durante l'ultimo assolo di chitarra di Michael.





Caro diario,
in questi giorni il mio lavoro va meglio, ho iniziato a capire un pò come funziona e... credo davvero che ci stia andando forte. D'altronde ho ottenuto anche i complimenti di Josh, del proprietario. Sono così felice di aver rivisto Ashton, credo che sia un bravo ragazzo, anche se... non so, ho paura a fidarmi, non voglio farlo entrare dentro la mia vita perchè ho timore di ciò che poi, potrebbe succedere. Sai... credo di aver costruito un muro davvero annientabile, è come se nessuno riuscisse ad attraversarlo, o forse, nella peggior dei casi, mai nessuno vorrebbe davvero attraversarlo. Sto scrivendo con un velo di tristezza... credo di deludere mia nonna, ed io non voglio. E' l'unica persona che mi ascolta nonostante i suoi problemi, credo che la sua salute stia peggiorando... dovrò portarla a fare un controllo, almeno per sapere se è tutto in ordine. Sai, Ashton mi ha invitata ad andare nel locale in cui suona, solo che io ho rifiutato, ed entrambi sappiamo il perchè. In questo momento dovrei essere con la testa sui libri e studiare la seconda guerra mondiale, solo che... i miei pensieri non me lo permettono. Continuo a vedere delle ombre che mi ossessionano, che non mi lasciano in pace neanche mentre dormo. Sono maligne, lo so. Stanno lì a guardarmi e a contemplarmi... aspettano ogni mia minima mossa. Forse... sto impazzendo.






Lexy chiuse il diario e scese di sotto, per vedere come stava Elizabeth. Pian piano adagiò il piede sulle scale, arrivando poi a destinazione. Appena fece capolino, vide sua nonna stesa a terra, con il braccio vicino al fianco e con l'altro sotto il bancone della cucina. Lexy si spaventò subito, prese a chiamarla ma nulla, Elizabeth non accennava a muoversi.
"Nonna!" continuò, prendendo il telefono e chiamando subito l'ambulanza che fortunatamente, arrivò dopo qualche minuto. La caricarono su e, insieme alla ragazza, la portarono all'ospedale. Lexy continuava a ripetersi che sarebbe andato tutto bene e che, nonostante tutto, Elizabeth ce l'avrebbe fatta perchè era una donna forte, che non aveva mai ceduto difronte agli ostacoli. Certo, era abbastanza anziana, anzi, da lì a pochi giorni avrebbe compiuto finalmente ottantaquattro anni, ma... forse qualcuno da lassù, la rivoleva indietro.
Appena arrivarono, Lexy si buttò a terra, cercando di aiutare i paramedici che erano in ambulanza con lei. Elizabeth era attaccata ad una specie di macchinario, ed aveva una mascherina, forse per farla respirare. Lexy non riusciva a capire, era troppo impegnata a cercare di rimanere forte e di seguire sua nonna che ora era stata portata d'urgenza in una stanza che distanziava poco dall'entrata.
"Mi dispiace, ma... non può entrare" le disse un'infermiera, sorridendole dolcemente.
"No... no... lei-lei non capisce! Io... io sono sua nipote, ho solo lei, la prego signorina, la... prego" quasi la supplicò, per poi toccarle le mani che ora, erano a contatto con le sue perennemente gelide e fredde.
"M-mi... dispiace tesoro. Ti prometto che la vedrai, abbi pazienza" le rispose, concludendo lì il mini dialogo e allontanandosi dalla figura della ragazza.
Lexy si lasciò andare, sedendosi su una sedia addirittura più ghiacciata di lei. Sospirò e iniziò a fissare il vuoto, cominciando ad immagiare cosa avrebbe fatto se sua nonna non ce l'avesse fatta.





Michael girovagava per le strade di Londra, appena notò che dietro di lui non c'era nessuno, prese una cartina e ci mise dentro l'essenziale, per poi arrotolarla e infilarsela tra le sue magnifiche labbra. Inspirò e buttò fuori il fumo, per poi tirare una seconda volta e sentirsi subito meglio. Si adagiò su una panchina e cominciò a pensare alla sua ex ragazza, quella donna che aveva perso per via dell'anoressia. Buttò il capo indietro e fissò le stelle, contemplandole nei minimi particolari. A Michael era sempre piaciuta la notte, perchè secondo lui, portava consiglio. Era sempre riuscito a fare le scelte più sagge e a scrivere canzoni per la band. Lui era così, tante persone lo definivano strano, poichè giorno dopo giorno, era sempre più freddo, chiudendosi pian piano, nel suo piccolo guscio. Della morte della sua ex ragazza non ne aveva parlato mai a nessuno, Ashton, Calum e Luke sapevano che si erano lasciati perchè lui l'aveva tradita. E in un certo senso, era proprio così: quando Grace gli aveva rivelato che era diventata anoressica lui era scappato, lasciandola da sola e capace di combinare qualsiasi cosa. Michael d'altrocanto, aveva solo bisogno di pensare, lui le voleva davvero tanto bene, anzi, era arrivato al punto anche di amarla, solo che... non se l'era sentito, era scappato come un codardo. La notte non era riuscito a dormire, continuava a pensare a quanto verme fosse ad averla lasciata sola, senza un minimo di spiegazione. Così, si vestì ed uscì, andando in giro per la città, senza una meta ben precisa. Quando capì che per lui non avrebbe fatto alcuna differenza, era già troppo tardi: Grace era deceduta, lasciando nel cuore di Michael un vuoto incolmabile. Per tre giorni non parlò con nessuno, era così dannatamente silenzioso che ogni qualvolta che Ashton o Luke gli chiedevano cosa stava succedendo, lui moriva dentro, dicendogli che non era accaduto nulla e che era tutto apposto. Fu con Calum che si confessò, dicendogli che aveva tradito la sua Grace. Calum non fiatò, cercò di consolarlo, chiamando poi anche gli altri e due che, non appena vennero a conoscenza, si scusarono con Michael e lo abbracciarono, creando un abbraccio di gruppo. Si sentì onorato ad avere tre ragazzi stupendi al suo fianco. Solo che... per quanto lo volesse, non gli avrebbe mai raccontato tutta la verità.


 

Angolo autrice

Buongiorno! Scusate se c'ho messo tanto per aggiornare, ma ho avuto molti impegni. Ora però, sono qui con questo nuovissimo capitolo. Credo che questo sia molto importante, in quanto abbiamo scoperto nuove cose riguardo Michael e riguardo Elizabeth. Ragazze, tenete d'occhio Mikey, sarà un personaggio molto importante in questa storia, ecco perchè l'ho fatto entrare in scena così presto. Non pensate ad un triangolo, perchè non sarà così.
Ora scappo, lasciate qualche recensione, così almeno saprò il vostro punto di vista.

Baci, Chiara x


BUON PRANZO.

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Capitolo 6
*** Chapter five ***


<< Chapter five >>
 

"Prova ad immaginare la tua vita senza Elizabeth" le disse una voce femminile, avvicinandosi a lei, "prova... a vederti sola, ti lascerai andare, lo so"
Lexy alzò lo sguardo, cercando di vedere chi era quella donna che le parlava in modo così cattivo. Appena i suoi occhi incontrarono quelli della donna, la figura si fece meno chiara, scomparendo in un attimo e concludendo con quest'ultima frase:"non sarai in grado neanche a pagarti gli alimenti per mangiare... ma che ne vuoi sapere tu, d'altronde sei soltanto una ragazzina, ho fatto bene ad abbandonarti. Non me ne pento"




Lexy si alzò di scatto dalla sedia, appena spiccicò gli occhi tutto d'innanzi a lei era sfocato, segno che evidentemente, stava piangendo come una scema davanti a tutte le persone che di lei, non sapevano assolutamente nulla. Si guardò attorno e cercò il bagno, sperando di calmarsi e di darsi una sistemata. Ormai era lì dalla sera precedente, non le avevano ancora fatto vedere sua nonna e lei aveva promesso a sé stessa che non se ne sarebbe andata fin quando non l'avrebbe vista. Sperava davvero che tutto ciò si sarebbe risolto per il meglio perchè sinceramente, non voleva perdere l'unica persona che teneva realmente a lei. Appena aprì la porta del bagno, due signore che parlottavano tra loro si spaventarono, e d'altronde Lexy non poteva dar loro torto, era più che comprensibile: aveva tutto il trucco colato, i capelli legati in una coda spettinata e i vestiti del giorno prima con cui era andata a lavoro. Non era di certo presentabile. Sospirò e lasciò correre, vedendo poi le due signore fissarla incessantemente per poi distogliere lo sguardo ed uscire fuori, come se qualcosa non andasse abbastanza bene. Lexy si fissò allo specchio e inspirò, cacciando poi l'aria pesante che si era accumulata nei suoi polmoni. Aprì il rubinetto e si sciacquò un pò la faccia, giusto per sentire la freddezza dell'acqua che tanto la faceva stare meglio.





"Hai per caso visto Lexy?" chiese Josh ad Ashton, che intanto aveva posato due album sulla cassa.
"No, non la sento da ieri..." disse, più a sé stesso che a Josh, "ahm... la ragazza deve pagare" e si liquidò, tornando vicino al suo scaffale preferito: quello che conteneva tutti gli album dei Led Zeppelin e dei The Misfits. Sorrise, passando il dito sopra quelle meraviglie. Lui si sentiva costantemente preso dalla musica, la reputava la sua passione più grande, era davvero convinto che un giorno, lui e i suoi cari amici, sarebbero potuti diventare una band a tutti gli effetti. Avrebbero firmato un contratto discografico, avrebbero aperto i concerti delle band più importanti e, avrebbero perfino firmato un casino di autografi a delle fan scalmanate.
"Ehi Irwin, basta sognare" lo schernì il moro, buttandogli una mano sulla spalla, "è strano comunque..."
"Cosa?" domandò il riccio, girandosi completamente contro il suo datore di lavoro.
"E' strano che Lexy non abbia chiamato... deve chiamarmi se non si presenta a lavoro, la reputo una cosa rispettosa" continuò, "tu... che ne pensi?"
"Non lo so, Josh. Sono sicuro che chiamerà, dalle tempo"





"Signorina...?" domandò l'infermiera, sorridendole dolcemente, "sua no-"
Ma Lexy non le diede neanche il tempo di concludere la frase che subito scattò in piedi, chiedendole dove si trovasse sua nonna. L'infermiera, anche se un pò sbigottita, l'accompagnò nella camera e, non appena entrò chiuse la porta, per concedere loro un pò di tempo da passare insieme.
"Nonna..." mugugnò, andandole incontro con le lacrime agli occhi. Elizabeth era attaccata a dei macchinari, aveva gli occhi semi-chiusi e un piccolo sorrisetto in volto, che - anche se di poco - rassicurava Lexy.
"Piccola mia..." sussurrò, tossicchiando per il troppo sforzo.
"No, nonna. Non... non parlare" aggiunse prendendole la mano e stringendola al suo petto, "mi sono così preoccupata..."
"Tesoro... sto bene... i medici mi hanno fatto delle analisi... o almeno... così mi hanno detto" rispose, sorridendo e stringendo la mano di sua nipote.
Lexy accarezzò delicatamente il volto di sua nonna e si allontanò, cercando di lasciarla riposare, visto che aveva avuto una nottata molto lunga. Si promise anche di tornare a scuola, visto che per Elizabeth contava davvero tanto il diploma. Sospirò e chiamò Josh, - pronto?-
- Josh... sono Lexy. Scusa se... se non ti ho chiamato, è solo che è successo un casino... mi dispiace- aggiunse, -volevo solo dirti che non posso più venire a lavorare di mattina, ho scuola-.
- E che problema c'è? Verrai il pomeriggio, okay?-
Lexy sorrise, strofinandosi i suoi occhi terribilmente stanchi - certo, grazie-.
Deglutì e si recò in un negozio a comprare delle sigarette che le avrebbero tirato su il morale.





Appena arrivata a scuola tutti la fissarono come al solito. E, come ogni volta, Lexy abbassava lo sguardo sulle sue vans nere e continuava il suo cammino verso l'armadietto numero trentatrè.
Sbottò, non appena le caddero dei libri di filosofia che - con la santa pazienza - cominciò a raccogliere. Ad aiutarla ci fu un ragazzo piuttosto alto rispetto a lei, biondino e con uno strano piercing al labbro inferiore. Si apprestò a raccogliere i libri, prese prima quello di biologia, poi quello di filosofia e infine, quello di matematica, materia che Lexy odiava a morte. La ragazza si alzò, sorridendo timidamente e allungando le braccia per prendere ciò che era di sua proprietà. Non le importava granché sapere il nome di quel ragazzo, anzi, a lei non importava proprio nulla, voleva solo riprendere ciò che era suo e andare via, anche perchè era sicura che il biondo - ora al suo fianco - l'avrebbe subito presa in giro, dicendole delle cose meschine. Del resto lo facevano tutti, anche se fingevano di non importarsi della sua storia, tutti si prendevano gioco della povera ragazza che, da pochi anni a questa parte, veniva additata con il soprannome di "pazza" o ancora, "strana", solo perchè aveva dei problemi dentro sé stessa. Infondo cosa mai poteva fare? Non era colpa sua se la mamma l'aveva abbandonata, non era stata lei a chiedere di non conoscere suo padre, Lexy era semplicemente la vittima in questa storia.
"Stai più attenta la prossima volta, non troverai un ragazzo gentile come me a raccogliere i libri" scherzò, aprendo anche il suo di armadietto, posizionato proprio accanto a quello di Lexy.
"Ti ringrazio, ma ora devo scappare a lezione" rispose, alzando un angolo della bocca e avanzando verso l'aula di filosofia. Aprì la porta e si sedette all'ultimo banco, da sola come ogni volta.





Il pomeriggio arrivò in fretta e, dopo essere andata a far visita a sua nonna, Lexy si sbrigò a fare i compiti perchè fra non molto sarebbe dovuta scappare per andare a lavoro. Fece i compiti di matematica, studiò filosofia e incominciò a vestirsi, indossando un leggins nero con degli anfibi e una camicia di jeans abbastanza lunga. Come al solito lasciò i suoi lunghi capelli sciolti, decisi a ricadere morbidamente sulle sue spalle. Si truccò e scese, facendo attenzione a non dimenticare nulla. Mise le cuffiette nelle orecchie e si incamminò, prendendo poi una sigaretta dal pacchetto e infilandosela tra le sue labbra per accenderla. Alzò il volume delle cuffiette che intanto, riproducevano "Helena" dei The Misfits, gruppo che Lexy adorava. Finalmente, dopo un paio di isolati arrivò a destinazione, entrando e salutando i due ragazzi che erano lì.
"Lexy!" esclamò Josh, sorridendole e avvicinandosi, "è tutto okay? Sai... al telefono oggi ti ho sentita... triste e ho pensato che magari fosse successo qualcosa di grave"
Lei gli sorrise riconoscente, scuotendo il capo e rispondendogli cordialmente, "no, è tutto okay. Solo... dei problemi in famiglia, ma... si risolveranno, ne sono sicura" era ovvio, alludeva a sua nonna che era ancora ricoverata.
"Bene, allora mettiti a lavoro" disse infine.



Mentre Lexy riordinava un pò i divanetti con gli Ipod, si fermò a guardare Ashton che intanto stava parlando con una ragazza un pò più alta di lei, rossa e con un sorriso molto luminoso. Le stava consigliando qualche bel CD da falle ascoltare, visto che era venuta qui con l'intento di comprare della buona musica. Lexy notò come Ashton, pur sentendosi oppresso da quella ragazza che lo seguiva ovunque lui si spostasse, risultasse sempre gentile e cordiale.
"Intanto puoi ascoltare questo" disse, porgendole un CD rosso fiamma, "io nel frattempo, chiedo una cosa alla mia collega" e finì, avvicinandosi sempre di più alla ragazza. Non appena arrivò le sorrise, "che palle" aggiunse, "capisco che magari sono un bellissimo ragazzo, ma così si capisce, cazzo!"
Lexy scoppiò in una fragorosa risata, coprendosi subito dopo la bocca con la mano, per non far sentire alla ragazza che stessero ridendo di lei.
"Non essere così cattivo, Ash" continuò, "ha bisogno solo di un pò di consigli"
"Sì, ma sono dieci album che le faccio vedere, non è mai quello giusto. Facciamo così, ti va una sfida?" domandò, alzando un sopracciglio e sorridendole maliziosamente.
Lei annuì subito, accogliendo la sua proposta.
"Okay, te la cedo"
"Co-cosa?" chiese titubante, "Ashton, lei... lei vuole te, non me"
"E quindi? Se comprerà qualcosa allora vuol dire che stasera verrai dove ti dirò, ti va bene?"
"N- cioè..."
"Niente scuse, ora và e vediamo che sai fare, piccola Lexy!" esclamò, prendendola per le spalle e spingendola verso la ragazza con l'enorme ammasso di capelli rossi che, non appena vide l'ombra di Lexy si raggelò, sorridendo sforzatamente.
"Perchè ci sei tu?" aggiunse, "dov'è il ragazzo che mi stava aiutando?"
"Ha avuto un contrattempo, ci sono io ora" rispose velocemente. 

 
 


 
Angolo autrice

Buon pomeriggio, ragazze! Finalmente ho aggiornato! Allora, cosa ve ne pare di questo nuovo capitolo? Spero che non ci siano errori e spero inoltre, che vi piaccia.
Volevo solo dire due paroline:
Quando ho iniziato a scrivere questa storia ho subito pensato che non sarebbe piaciuta in quanto di storie della ragazza autolesionista e del ragazzo che la salva ce ne sono a bizzeffe, però poi leggendo i vostri commenti ho cambiato idea, ho letto che non vi sto deludendo e che la mia storia e soprattutto la trama, vi intriga, vi piace. Non sapete quanto io sia contenta di questa cosa perchè scrivo questa storia con tantissimo amore, in quanto so cosa si prova. Credo che il carattere di Lexy non sia facile, è una ragazza timida, un pò sempre sulle sue, penso che di ragazze così ce ne siano a migliaia, per questo tendo sempre a cercare di farle inserire nella società.
Volevo inoltre scrivere che non voglio descrivere la protagonista, in quanto credo che voi lettrici dobbiate immaginarvela come volete: bionda, mora, rossa, con i capelli verdi, neri, blu... come volete.
Certe lettrici mi hanno scritto che sarebbe piu' carino se mettessi un banner, ma per questo ribadisco che non lo farò. Se proprio dovessi inserirlo, metterei solo una foto di Ashton e il titolo della storia, non voglio che le mie lettrici siano condizionate a vedere Lexy come (faccio l'esempio) Ashley Tisdale o ancora, Ariana Grande (anche se non la sopporto, ma mi è venuta in mente lei, ahah).
Che altro dire? Spero di ricevere qualche vostro parere.

Bacioni grandissimi, Chiara x

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Capitolo 7
*** Chapter six ***


<< Chapter six >>
 

"Complimenti Lexy, la tua prima vendita è stata un successo!" la acclamò Josh, vedendola sorridere come non mai.
"Grazie, ma non ho fatto nulla, ho solo venduto due album ad una ragazza..." cercò di sdrammatizzare, abbassando lo sguardo per poi posizionarlo su Ashton che intanto, era intento a fissarla.
Josh si liquidò, lanciando le chiavi del negozio al riccio e chiedendogli così, il piacere di chiudere, visto che aveva un impegno con Kayla, la sua ragazza. Ashton agguantò il mazzo di metallo e, non appena vide il proprietario andar via, si avvicinò a Lexy che sorrise.
"Sai questo che vuol dire, vero?" le domandò, sopprimendo un piccolo sorriso, "stasera io e te usciamo, okay?"
La ragazza annuì e sospirò, convincendosi di non poter far cambiare idea al ragazzo che aveva di fronte: doveva rinunciare e passare la serata con lui, con la speranza di non affezionarsi troppo.
"Va bene, però... più tardi" aggiunse, "ci... ci vediamo più tardi"
Ashton scosse il capo, "no. Il patto era che avremmo passato insieme la serata, mi dispiace"
"Sì, ma...-"
"Niente obbiezioni, che hai da fare di così importante?" le chiese, aggrottando le sopracciglia e incominciando a spegnere le luci del negozio.
'Andare da mia nonna', pensò.
"Una cosa..." sussurrò più a sé stessa che al ragazzo. La verità era che non voleva dirgli cosa gli stava succedendo, non voleva che lui sapesse che la nonna fosse in ospedale a causa di qualche problema, lei... voleva avere la sua privacy e se questo consisteva nel tenere sempre dietro Ashton, beh... non le andava.
"Sono seria... ci vediamo qui alle otto in punto, mi dispiace" disse soltanto, aprendo di scatto la porta e scappando via. Certo, si sentiva un pò in colpa, ma del resto non le importava, cercava solo di stare un pò con sua nonna prima che fosse successo l'inevitabile. D'altronde, le cartelle di Elizabeth parlavano chiaro: non avrebbe superato un mese.







Appena arrivò a casa mangiò un panino per poi scappare di nuovo e uscire, per andare in ospedale. Con le sue solite cuffiette nelle orecchie che riproducevano "Scream" dei The Misfits, arrivò davanti quella grossa struttura e, prima di entrare cercò di prendere un grosso respiro. L'ospedale non le era mai piaciuto, lo considerava un luogo vuoto, senza un'anima. Lexy poi, spense il suo Ipod e lo mise in tasca, varcando la soglia dell'entrata. Appena mise piede nel corridoio in cui si trovava sua nonna, notò una bambina piangere e sussurrare all'infermiera che lei non poteva farcela, aveva bisogno di sua madre perchè lei ne era legata così tanto da non poter più vivere senza. Lexy si fermò un attimo, intenta ad ascoltare e a cercare di avanzare verso la bambina che, non appena si accorse della sua presenza, scappò via, lanciandole alcune occhiate ferite e malinconiche. Capiva dalla sua aura che avesse paura, d'altronde non era di certo facile affrontare la vita a quell'età. Quella povera creatura era rimasta senza sua madre che, malgrado tutto, le era sempre stata accanto. Non l'avrebbe vista crescere, non l'avrebbe vista fidanzarsi e ancora, non avrebbe assistito al suo matrimonio. Erano tutte cose essenziali che, nonostante tutto, si facevano con la propria mamma. E Lexy in quel momento si sentì davvero triste, perchè d'altronde, a lei mancava tantissimo una figura materna su cui sfogarsi quando non stava bene. Certo, sua nonna era magnifica, ma ogni tanto sentiva il bisogno di parlare con una donna che non avesse molto distacco d'età. Sospirò e lasciò correre, entrando poi nella stanza della nonna.
"Lexy" esordì, non appena la vide.
La ragazza sorrise, avvicinandosi piano e prendendole la mano, come era solita fare.
"Come stai?" chiese.
"Oh beh... si sopravvive, tesoro. E tu? Come te la cavi senza la tua adorata nonnina?" scherzò, tentando di alzare il braccio e strofinare il naso di sua nipote.
"Bene, ma senza di te è dura" confessò, lasciando correre una piccola lacrima sul suo viso.
"Non piangere, tesoro. Sarò presto lì, con te" aggiunse, "come va a scuola, meglio?"
Lexy annuì, mentendole spudoratamente "certo"
Si sentiva davvero meschina a fare tutto ciò, ma d'altronde cosa poteva mai fare? Dirle la verità? Dirle che quando tornava a casa prendeva la lametta e ricominciava a disegnare quegli orribili segni rossi sul polso? L'unica cosa che stava andando meglio era il cibo, stava mangiando regolarmente ora, senza eccedere vero, ma ormai si era rimessa in piena forma.
"Lexy... se io dovessi cedere... non... non lasciarti andare, ti prego. Abbi cura di te, io credo nelle tue capacità, so che non lo rifarai più. Ed entrambe sappiamo a cosa mi riferisco..."
"Nonna, io ho capito. Mi dispiace di averti fatto passare un periodaccio, non... non lo rifarò, 'sta tranquilla. E poi... pensa a guarire, non pensare ai miei problemi" disse solo, baciandole la mano e cercando di lasciarle del tempo per farla riposare.







"Sei in ritardo" annunciò il riccio, vedendo Lexy correre verso di lui.
"Scusa" continuò, "non ho trovato un passaggio e... ho dovuto farmela a piedi"
"Ora sei qui, però" cominciò Ashton, sorridendole e guardandola da capo a piedi. Notò che aveva gli stessi abiti di poco prima, non era andata a cambiarsi e tanto meno era andata dal parrucchiere, visto i capelli ingarbugliati dal vento. E allora, - si chiese Ashton - dove era andata?
"Sono qui, già" concluse.
"Allora, che ne pensi di fare un giro? Ho voglia di un frullato e di mangiare schifezze, ci stai?"
"Accetto volentieri il frullato, grazie" disse, sorridendogli cordialmente e cominciando ad incamminarsi con Ashton che la seguiva, "e le schifezze? Non dirmi che stai a dieta!"
"No, solo... non ne ho voglia"
"Ti farò cambiare idea" disse sorridendo, mettendosi a braccetto a Lexy e camminando.
"Sai... qui vicino hanno allestito un piccolo Luna Park, che ne pensi se ci andiamo?"
"Mi piacciono tanto!" esclamò la ragazza, girandosi e posizionandosi di fronte al ragazzo che, non appena si accorse del suo bellissimo sorriso la fissò, concentrandosi sul suo aspetto interiore: non era una ragazza che saltava subito all'occhio, era piuttosto una persona che si rifugiava, a cui non piaceva essere al centro dell'attenzione, era una ragazza introversa, timida. Per qualche strano motivo i due erano l'esatto opposto, lui non era affatto così, diceva sempre ciò che pensava, doveva sempre avere l'ultima parola su tutto e ancora, non gli piaceva affatto rimanere in disparte. Anche durante le prove della band, se non faceva qualcosa di stupido allora si poteva dire che quel ragazzo, non era il vero Ashton.
"Sei una bambina" incalzò ad un tratto il riccio, spostando una ciocca di capelli dal viso di Lexy che, prontamente si scostò, diventando un po' più fredda.
"Andiamo, allora"





Angolo autrice

Buon pomeriggio ragazze! Innanzitutto mi scuso se il capitolo è corto ma non ho avuto molto tempo per scrivere in questi giorni. E' che ho dovuto studiare per molte verifiche così ho cercato di fare il possibile per darvi un aggiornamento. Spero che non sia proprio illegibile, in ogni caso però, fatemi sapere cosa ne pensate. Ovviamente ora che iniziano le vacanze pasquali avrò piu' tempo e aggiornerò piu' rapidamente, state tranquille.
Ora scusatemi ma devo scappare, storia mi aspetta! Ahaha.


Baci, Chiara x

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Capitolo 8
*** Lunapark ***


Non so perchè ma ho deciso di scriverlo qui l'angolo autrice, ahaha. Allora, spero che questo capitolo vi piaccia perchè mi importa tanto della vostra opinione. Spero di non avervi deluse, se nel caso la risposta è affermativa, fatemi capire dove, perchè e quando, ahaha. No apparte gli scherzi, scrivetemelo.
Ora vi lascio, bacioni grandi Chiara x


<< Lunapark >>
 

Appena i due erano arrivati, gran parte delle persone erano travestite da vari supereroi, Ashton aveva dimenticato che quel giorno ci sarebbe stato il concorso per il costume più creativo. Avrebbe tanto voluto partecipare, solo che purtroppo, non aveva il tempo di ideare il suo personale abito. Lexy sorrise, vedendo il suo amico - se così poteva definirsi per la ragazza - guardare sornione tutti i bambini e i ragazzi della sua età scherzare e divertirsi assieme ad altre persone. Vide il giudice posizionarsi alla sua postazione includendo anche un ometto che sicuramente, era suo figlio.
"Me ne ero completamente dimenticato" ammise, sbattendosi una mano in fronte, "che idiota"
Lexy alzò un angolo della bocca, come per volergli tirare su il morale con un piccolissimo gesto che sembrava non aiutare affatto, "dai, sarà per la prossima volta" cercò ancora, guardandosi intorno "infondo non tutti sono vestiti, forse... anche loro se lo sono dimenticato come te, no?"
Ashton rise, girandosi di scatto nella direzione di Lexy e scuotendo la testa, "è impressionante il modo in cui cerchi di farmi stare meglio"
La ragazza arrossì, sorridendo debolmente e torturandosi le dita, "beh... cercavo... di aiutare, ecco"
"Che ne dici di aiutarmi con il costume? Possiamo riuscirci, infondo manca ancora del tempo, no?"
Lexy sembrava davvero sorpresa da questa sua richiesta, ma sorrise, annuendo e tentando in tutti i modi di aiutarlo con il suo costume.
"Ad una condizione però" cominciò il riccio, prendendo a braccetto la ragazza, la quale arrossì violentemente.
"Co-cosa?"
"Che ti travesta anche tu"





Dopo varie negazioni da parte di Lexy e, dopo varie preghiere da parte del ragazzo, i due erano pronti - o quasi - per il grande concorso.
"Ash... non mi sento... a mio agio" commentò la ragazza, sbottando e fissandosi ancora allo specchio che era nella tenda.
"Oh su, non essere stupida! Stai benissimo"
Il vestito di Lexy era molto scoperto, le lasciava aperto i fianchi, le gambe e il petto. Diciamo che quel vestito color porpora non era il massimo della castità a cui era abituata lei.
"Non vedo l'ora di togliermelo" disse ancora, facendo sbuffare Ashton, il quale sorrise malgrado tutto e continuò a guardare il suo splendido costume blu, con un enorme "A" al centro del petto e con le ginocchiere rosse. Indossò la maschera e prese di nuovo Lexy per braccetto, costringendola ad uscire da quell'enorme tendone.
"Mi vergogno" ribattè, trascinando i piedi dalla parte opposta in cui la voleva portare il riccio.
"Andiamo, ti divertirai, Lexy!" esclamò ridendo, "non fare la bambina"
"Ti... detesto!"
"Lo sai anche tu che non è vero" concluse, portandola finalmente al concorso e continuando a far arrossire Lexy più di quanto già non fosse.







Il concorso consisteva nel cercare di vincere con il costume più creativo e più simpatico, in cambio, per chi vinceva poteva avere accesso ad un negozio - situato lì, dentro il parco - e prendere tante caramelle prima che il tempo finisse.
"Se vinciamo, ti regalo... mh... un orso rosa" aggiunse Ashton, ridendo per la faccia appena fatta dalla protagonista.
"Cosa? No, io odio il rosa"
"Ah davvero? E che colore ti piace?" chiese, cercando di capire qualcosa in più su di lei, senza ovviamente farglielo capire. Ashton aveva compreso com'era fatta Lexy, era una ragazza con cui si doveva andare piano, si doveva farla affezionare e fidare, senza nessuna precipitazione. Ashton pian piano, stava capendo, aveva notato che in quella ragazza c'era qualcosa di speciale che non tutti sapevano apprezzare e perciò, cercava in tutti i modi di farglielo capire.
"Mi piace il blu, ma devo ammettere che mi piace anche il nero"
"Colori allegri, devo dire" ridacchiò, concludendo lì la loro conversazione, visto che il giudice della gara chiamò il loro nome.



Michael e Luke si stavano dirigendo in un bar, desideravano fare uno spuntino sostanzioso visto che a casa loro Calum non c'era e quindi, non si mangiava. Praticamente quel povero ragazzo era il succube dei due che ora, erano seduti ad un tavolo, aspettando una qualsiasi persona che prendesse le loro ordinazioni.
"Ho fame"
"Michael, ho capito. Non serve ripeterlo ogni dieci secondi" disse il biondo, sbottando e sbattendo una mano sul tavolo dolcemente, intonando un ritmo.
"Potrebbe essere il ritmo di una nostra nuova canzone, che ne pensi?" chiese ancora Hemmings, ricominciando.
"Mi piace... potrei scriverci un testo. Fammelo sentire ancora" rispose il rosso, prendendo il cellulare e registrando il tutto.
"Magari... la canzone potrebbe chiamarsi Amnesia" continuò, "sai... potresti scriverci qualc-"
"Luke, non incominciare. Non voglio scrivere nulla sulla mia ex ragazza... e poi, non ne voglio parlare" esordì Mike, stroncando subito l'amico, il quale ebbe un'espressione di accondiscendenza, "hai ragione. Scusami Mikey"
Appena ebbero finito il cibo che avevano ordinato, Michael si dileguò, lasciando il suo amico solo per tornare a casa. Decise di rimanere un pò per conto suo visto che era decisamente nervoso quella sera. E il motivo purtroppo, era quello che lo tormentava da pochi anni a questa parte: Grace.
Ora ad esempio, stava pensando a come stesse passando la sua vita lassù in paradiso, perchè Mike lo sapeva, era al corrente che sarebbe volata in un cielo tutto sereno, con il suo solito sorriso in volto e con la sua tanta voglia di star bene. Michael invece, stava male, cercava di passare questo periodo anche se, ormai era impossibile, era sempre lunatico, appena vedeva coppiette felici pensava subito alla sua Grace, sempre pronta a consolarlo e a baciarlo in tutte le situazioni. Si sentiva un bastardo, se magari lui fosse stato con lei tutto ciò non sarebbe successo, l'avrebbe aiutata a stare meglio, senza cercare di suicidarsi, perchè infondo, lei era davvero uno splendore. Michael però, non dava la colpa tutta a sé stesso ma anche alle ex amiche di Grace che ormai, chissà per quale ragione, erano scomparse da Londra. Le dicevano sempre che doveva dimagrire, che se non fosse stata una stecca da biliardo allora, non avrebbe potuto fare la modella come sua madre. E dio, quanto ci stava male lei, Mike si ricordò anche quando Grace gliene parlò, raccontandogli tutti i segreti che lui non avrebbe mai raccontato a nessuno, neanche sottotorchio. Tirò su una lacrima che pian piano, stava rigando la sua faccia e cercò di ricordare la prima notte d'amore, in cui lei diventò davvero sua. Non potè mai scordare l'amore che nutriva nei suoi confronti, giurò in quell'attimo, che nonostante tutto, lei era e sarebbe rimasta - per sempre - l'unica ragazza che avrebbe mai amato per il resto della sua vita.





"E il primo premio va a..." iniziò il giudice quasi pelato, facendo rabbrividire Ashton che intanto, aveva la mano stretta a quella di Lexy.
"Alla coppia numero dieci!" esclamò il giudice, facendo poi, salterellare dalla gioia il riccio che, con la sua felicità, coinvolse anche Lexy.
"Abbiamo vinto!" esclamò felice, "sapevo sin dall'inizio che i nostri costumi sarebbero piaciuti al pubblico! Grazie"
Lexy lo fissò e scosse il capo sorridendo, non pensava che dentro quel ragazzone si nascondesse un carattere così dolce e così infantile. Sapeva che dentro tutti gli uomini ci fosse ancora un lato in cui rimanevano bambini, solo che pensava che Ashton questo, l'avesse superato da un pezzo, considerando che aveva ben vent'anni.
"E ora, preparatevi, avete trenta minuti per prendere tutto ciò che volete dentro il negozietto all'angolo" disse il giudice McGregor, sorridendo ad entrambi i ragazzi.
"Pronti?" chiese, aspettando un sì.
"Pronti!"





(Tanto per farvi morire):

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Capitolo 9
*** Little Things ***


<< Little things >>
 

Dopo aver svaligiato l'enorme negozio di caramelle, Ashton e Lexy sorrisero, fissandosi e cominciando a mangiare quelle delizie. Erano entrambi seduti su di una panchina, guardando il vuoto dietro le attrazioni e mangiando delle caramelle colorate. Ashton prese in mano una color arancione e cominciò a fissarla, sorridendo per poi parlare, "abbiamo fatto davvero un buon lavoro"
Lexy ridacchiò, scuotendo il capo e prendendo una caramellina verde per metterla poi tra le labbra e giocarci.
"Così cadrà" esordì il riccio, pigiando la caramella e spingendola dentro la bocca della ragazza che guardò il suo gesto senza fiatare e senza muovere un muscolo. Lexy era felice di stare con lui, pensava di aver trovato un amico con cui condividere queste piccolezze e perchè no, forse avrebbe condiviso con lui anche i brutti momenti. Solo che... non voleva dare niente per scontato e soprattutto, non voleva aspettarsi nulla.
"Buona, eh?"
"Sì" rispose, sorridendo.
"Senti Lexy, domani voglio che tu venga con me a conoscere i miei amici, se vuoi porta qualche tua amica... così almeno se ti sentirai in imbarazzo per le loro battutine ci sarà lei"
E a quella frase si sentì mancare, come se quel pezzo di verità, nascosto dalla bella giornata, si fosse fatto di nuovo vivo, spiazzandola e lasciandola senza risposta. Deglutì e cominciò a pensare a ciò che avrebbe potuto dire, forse avrebbe potuto rinunciare, così i migliori amici di Ashton non l'avrebbero mai conosciuta e lei sarebbe rimasta "contenta". Solo che purtroppo, non poteva rifiutare per la seconda volta, l'aveva già fatto e non voleva risultare sgarbata.
"Se dici di no invento un'altra scommessa e ti faccio perdere di proposito" disse, sorridendole e mostrando le fossette che tanto Lexy amava.
"Veramente stavo proprio per accettare" disse infine, sorridendolo e guardandolo di sottecchi.






Luke, Calum e Michael stavo scherzando e mangiando nel locale dove lavoravano, di lì a poco si sarebbero esibiti e Luke era parecchio in ansia.
"Dove cazzo è Ashton?" chiese subito, deglutendo e buttando giù metà birra.
"Luke, calmati. Arriverà a momenti, l'ho chiamato e inviato un messaggio"
"Sarà meglio per lui" disse infine, recandosi in bagno e chiudendosi dietro.
"E' parecchio incazzato perchè non è riuscito ad imparare la nuova canzone" esordì ad un certo punto Michael, fissando Calum e accordando la chitarra.
Il moro chinò il capo di lato, meravigliandosi di come Mike riuscisse a rimanere calmo anche con tante persone che li stavano aspettando là fuori. Al contrario del moro e di Luke, Mike era quello più tranquillo quando si parlava di esibizioni, non andava mai in panico ed era sempre quello - oltre ad Ashton - che tirava su il morale della loro piccola band. Ricordò ancora quanta forza aveva quel ragazzo, aveva passato un momento davvero buio e si era ripromesso di rimanere fedele alla sua Grace, senza abbandonarla mai e sopratutto, senza conoscere altre ragazze. Non voleva avere a che fare con nessuna di loro, era rimasto troppo scosso da quell'episodio che temeva di fare lo stronzo con tutte, anche con chi non se lo meritava.
"Ok, mi sento meglio" disse il biondo, guardando il viso di Ashton fare capolino dalla porta, seguito da una ragazza che lui conosceva bene.
"Ehi ma io ti conosco!" continuò ancora, sorridendole e puntandole il dito contro, "tu sei la ragazza a cui ho fatto cadere i libri per sbaglio"
Lexy sorrise, abbassando lo sguardo e mordendosi il labbro inferiore, "già... sono io. Non pensavo... conoscessi Ash"
Ash? Che le era passato di mente? Come si permetteva di chiamarlo con quello stupido soprannome senza che nessuno le desse il permesso? Ora si sentiva ancora più stupida di quanto già non fosse.
"Ash?" chiese spiazzato Calum, sorridendole e fissando poi, il diretto interessato.
"Oh... io... non-non volevo..." cominciò subito, venendo poi interrotta dal riccio.
"Mi piace, intendo... Ash" rispose, girando lo sguardo e ammiccandole.
Lexy d'altronde, non capiva cosa le stava succedendo, sentiva che dentro di lei qualcosa stava cambiando, in modo positivo, ovvio. Ashton le sembrava davvero una bella persona anche se per paura, non voleva giudicarla troppo presto perchè sapeva che le persone non si finivano mai di conoscere.
"Che ne pensate di andare lì e spaccare il culo a tutti?" domandò Michael, ignorando palesemente la nuova arrivata.
La ragazza notò che era davvero un bel ragazzo, i suoi capelli erano di un rosso acceso, al lobo destro aveva un orecchino e, sopra il sopracciglio sinistro, un piercing a due palline. Sembrava il tipico ragazzo punk-rock con il quale era difficile fare amicizia, considerando che se lui non avrebbe fatto il primo passo presentandosi, lei sarebbe rimasta sulle sue, in silenzio e rimanendo in disparte.

 

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Capitolo 10
*** Sing pt. 1 ***


Angolo autrice
Ragazze, scusate davvero se ci ho messo tanto per aggiornare ma sto cercando di recuperare parecchie materie e non ho neanche tempo per scrivere. Cercherò di aggiornare piu' velocemente ma è difficilissimo, credetemi.
Allora, vi ringrazio per tutte le recensioni lasciate al capitolo precedente, grazie davvero!
Che altro? Ah sì, fatemi sapere cosa ne pensate di questo.
Baci, Chiara.
 



<< Sing pt. 1>>
 

"Siete stati davvero molto bravi, complimenti" disse entusiasta Lexy, sorridendo appena e facendo arrossire un bel pò Calum, il quale le alzò il pollice in segno di ringraziamento.
"Una canzone che ti è piaciuta particolarmente?" domandò il riccio, avvicinandosi a lei e giocando con la sua bandana momentaneamente nera pece.
"Mh, non so... mi è piaciuta tanto quella che fa... she looks so perfect standing there in my American apparel under-" ridacchiò, "scusa, non voglio distruggerla con la mia voce. Comunque quella mi è piaciuta molto"
Ashton scosse il capo, ignorando la sua ultima frase e sospirando esausto. Pensava che quella ragazza fosse così umile da non poter ammettere neanche che avesse una gran bella voce, era un tono placato, tenero e dolce. Quando la sentivi parlare potevi beatamente stenderti su un letto e addormentarti piano, era qualcosa di sensazionale. Questo non era un difetto, al contrario, il riccio pensava che fosse un pregio che pochi avevano, considerando il fatto che molte ragazze avevano un vocione più che tranquillo.
Lexy passò lo sguardo su Michael che, non appena notò che lo stesse guardando scosse il capo e si girò di spalle, arrotolando la sua canna e cominciando a fumarla.
"Che diamine si guarda" lo sentì sussurrare, buttando il fumo sulla faccia del povero Luke che nel frattempo, fissava Lexy un pò intenerito.
"E' tardi..." constatò la ragazza, fissando l'orologio al suo polso e cominciando a rivestirsi per poter uscire dall'enorme cortile che circondava il palco.
"Ti accompagno a casa se vuoi, no?" si propose subito il riccio, sorridendole e facendo comparire - ovviamente - le fossette che Lexy tanto amava.
"Oh... no, no. Ti... ti ringrazio, ma... ho da fare un mucchio di strada e... no, grazie davvero"
Ashton annuì contrariato e un pò sconfortato per quella sua risposta, non capiva il motivo per il quale lo respingeva ogni qualvolta cercava di essere gentile con lei. Era sempre dolce, cercava sempre di farla sentire a suo agio in qualsiasi situazione e in cambio, veniva ripagato così. Perchè? Ashton continuava a non capire, era così contrariato che alla fine, si ritrasse e si girò, ritornando sopra il palco dove prese alcuni oggetti che gli appartenevano.
Lexy notò il tutto, rimanendo in silenzio e guardando il volto degli altri ragazzi che intanto, tentavano di sorriderle e di farle cenno di lasciar correre, visto che pian piano, la ragazza avrebbe capito di che pasta era fatto Ashton Irwin.







"Dovresti seguirla" disse ad un tratto Michael, buttando a terra il mozzicone della seconda sigaretta.
"Cosa?"
"Ho detto che dovresti seguirla. Secondo me nasconde qualcosa" continuò ancora, sbottando e inserendo le mani nei suoi jeans neri.
"Io non... insomma, non è una cosa giusta, Mike" rispose, scuotendo il capo e fermandosi un attimo per riflettere su ciò che gli diceva il suo migliore amico.
"Io al tuo posto lo farei, Ash. Non mi convince come ragazza, sento che c'è qualcosa"
Lui sospirò, cominciando a prendere seriamente in considerazione l'idea del suo amico. Forse avrebbe potuto farlo, forse avrebbe potuto seguirla e vedere cosa succedeva a quella ragazza che ormai, era entrata nella sua vita in un battibaleno, costringendogli a volerle bene sul serio. Sentiva che doveva preoccuparsi per quella che ormai, considerava sua amica, non voleva essere troppo appiccicoso nei suoi confronti, ma nel profondo percepiva che lui, nel suo piccolo, poteva aiutarla.
"Quindi, che farai?"








Lexy era appena arrivata all'ospedale, per visitare come ogni giorno sua nonna che pian piano, stava perdendo anche le forze. Appena arrivò nella sua stanza la vide adagiata sul letto, con un braccio disteso accanto al suo bacino e con la mano dell'altro braccio, stretta attorno alla sua collana d'oro.
Lexy sorrise di poco, accarezzando il dorso della sua mano e avvicinandosi, sedendosi e aspettando lì da sola che la nonna si risvegliasse. Non voleva creare alcun disturbo e tanto meno voleva chiamarla per farla svegliare. Cominciò a pensare alla band di Ashton e a come Michael la guardasse così male che se solo avrebbe voluto, l'avrebbe cacciata dal locale a suon di calci nel di dietro. Sentiva che tra di loro non correva un buon rapporto, c'era un qualcosa che lo spingeva a stare lontano da lei e questo purtroppo a Lexy, recava un pò di disturbo visto che lei non voleva che la si giudicassero male. Infondo era una ragazza come tutte, con solo piccoli problemi che sperava tanto di risolvere. Si alzò la manica della maglia e guardò i taglietti che si era procurata la sera prima, quando aveva sognato di nuovo quella donna che le diceva di non servire a nulla, di essere un peso per qualunque persona che le stava accanto. E in quel momento, solo Lexy sapeva cosa c'era dentro di lei, l'uragano che giaceva in lei si alzò, ricominciando a girare imperretrito in lei.
Aprì la sua borsa ed estrasse il suo diario, cominciando a scrivere.



Caro diario,
sì sono di nuovo io, Lexy. Non so da che parte iniziare sinceramente. So solo che la giornata di oggi è stata estenuante e anche un pò divertente. Sì se devo essere sincera mi sono sentita bene con Ashton e alcuni dei suoi amici. Sì, scrivo alcuni perchè Michael, quel ragazzo di cui Ash parla tanto è... distaccato con me, non mi ha rivolto la parola neanche per salutarmi. Credo che io gli stia veramente sulle palle.
Cosa ho fatto per meritarmi ciò?
Oh, io... io vado, mia nonna si sta svegliando.
A presto,
Lexy.

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Capitolo 11
*** Sing pt. 2 ***


Angolo autrice
Buonasera! Dato che avete recensito in fretta ho deciso di aggiornare, così almeno non mi ammazzate.
Cosa ne pensate di questo capitolo? E' piu' lungo rispetto a quello precedente e perciò, spero davvero che mi sia fatta perdonare. Poi... avrei bisogno di una ragazza che sapesse fare un banner per questa storia, in realtà ci sto provando io ma non sono molto brava, ma questo potrete notarlo nel prossimo capitolo, quando - se non uscirà proprio da schifo - lo posterò assieme allo scritto.
Però, riscrivo, se c'è qualcuna così dolce e gentile che riuscirebbe a crearmelo le sarò lieta per il resto della mia vita.
Ok, ora scappo.

Fatemi sapere che ne pensate!

Chiara x


<< Sing pt. 2 >>
 
 
Non appena Lexy uscì dall'ospedale, prese una sigaretta e la mise tra le labbra, prendendo poi l'accendino color blu notte per accenderla e aspirarne il contenuto. Fumare la faceva rilassare, certo non faceva bene ai suoi polmoni ma ormai cosa ne poteva fare? Fumava per dimenticare chi era, per dimenticare dove si trovava e per dimenticare tutti i problemi che l'affliggevano, cominciando dai sogni che purtroppo, faceva la notte.
Ashton era nascosto dietro un albero, intento a spiare la ragazza che ora si stava liberando dal fumo che aveva aspirato pochi secondi fa. Guardava ciò che la circondava e tentava di capire cosa ci facesse in un ospedale alle quattro di mattina, considerando che poi, fra pochi minuti, sarebbe dovuta essere a scuola. Forse qualche suo amico non si era sentito bene e, dato che Lexy era così gentile e dolce con tutti, era sicuramente andata a trovarlo o chissà, trovarla, pensò lui. Sospirò e cercò di avvicinarsi ancora di più alla figura della ragazza che però, lo scoprì.
"Merda" sussurrò a denti stretti, facendo riferimento alla situazione in cui si era venuto a trovare.
"Ashton?" chiese, assottigliando gli occhi e buttando via quel mozzicone di sigaretta.
"Che ci fai qui?" domandò ancora, in cerca anch'essa di una risposta.
"Cercavo un gatto" disse tutto di getto, sperando che la ragazza fosse così ingenua da credere a quella balla inventata su due piedi.
"Un... gatto?"
"Sì, è di Luke e mi ha... chiesto di aiutarlo a trovarlo, tutto qua"
"Oh... e come si chiama? Magari posso darti una mano"
"Lopsi" disse ancora di getto, battendosi poi una mano sulla fronte per la sua stupidità.
"Lopsi?" ridacchiò, "bel nome, è originale"
"Certo, come no..." sussurrò piu' a sé stesso che alla ragazza che nel frattempo, stava cercando il "gattino".
"Io qui non lo vedo... magari l'ha trovato Luke" esordì, guardandosi attorno e legandosi i suoi capelli in una treccia disordinata.
"Sì, forse. Ma tu... cosa ci fai qui alle quattro della mattina? Pensavo fossi rincasata" continuò premuroso, "non è prudente girare per le strade di Londra in questo orario"
"Hai ragione, ma... era una cosa importante" deglutì, sperando che il riccio si fermasse lì con le domande, visto che non voleva dare spiegazioni a nessuno.
"C'è qualcuno di importante lì dentro?" azzardò, rubando dal pacchetto di Lexy una sigaretta che inserì tra le labbra, aspettando una qualsiasi risposta, anche un "non sono affari che ti riguardano".
Lexy non accennò a parlare, non battè ciglio, rimase interdetta, con gli occhi fissi nel vuoto e con le lacrime che quasi sarebbero uscite dalle sue fessure. Stava malissimo, stava perdendo sua nonna giorno dopo giorno, ormai solo il suo corpo era "vivo", la sua anima era in paradiso, dove era giusto che fosse.
"Ehi... è tutto okay?" aggiunse, "di me puoi fidarti"
Ma ancora non parlava, si limitò solo a fissarlo e a contemplarlo nei minimi particolari. Fissò la barba incolta che gli stava crescendo, i suoi occhi verde smeraldo che la stavano fissando in un modo apprensivo e dolce, e in quel momento notò che quello sguardo era quasi simile a quello di sua nonna che la guardava esattamente così anche ora che era distesa su un lettino bianco, coperta solo da un lenzuolo. E fu proprio in quel momento che Lexy non ce la fece piu', si accasciò a terra e cominciò a piangere, singhiozzando a volte e sporcando le sue morbide mani di nero, dovuto al mascara e alla matita che metteva ogni giorno sugli occhi.
"Lexy..." sussurrò il ragazzo, abbracciando e stringendo a sé la ragazza, che mentre singhiozzava e si disperava, notò un brivido che le attraversò la schiena, facendola sentire un pò meglio. Forse era proprio questo di cui aveva bisogno, qualcuno che la facesse sentire protetta e al sicuro da tutti, aveva solo bisogno di essere amata perchè infondo lei non meritava di star male.






Michael era fermo sul terrazzo di casa sua, era disteso sulla sua amàca a guardare fisso il cielo e ad ascoltare una canzone dei The Misfits, "Helena". La bellezza di quel ragazzo era diversa da tutte le altre. Non era una bellezza comune, aveva qualcosa di differente. Ad esempio, bastava pensare al colore dei suoi capelli che ogni volta, a seconda del suo umore, variavano. Alcune volte li colorava di rosso, altre di blu, poi di nero e così via. Il pircing che aveva al sopracciglio destro lo rendeva ancora piu' affascinante di quanto non fosse. E poi la sua voce... al mattino era roca e mascolina, degna di lui. Il suo carattere era strabilliante, forse per capirlo lo si doveva conoscere fino infondo, senza dar nulla per scontato. Era un ragazzo che faceva molta fatica ad aprirsi con le persone, ma quando poi prendeva confidenza era capace di darti anche il cuore se solo glielo lasciavi fare. Era un pò come Lexy, fragile all'interno e duro all'esterno.
Continuò a fissare il cielo che man mano che passavano le ore si schiariva, dando posto ad un meraviglioso sole che illuminava tutta Londra. Prima viveva a Sydney, in Australia, quella città era tutto per lui, lì ha lasciato i suoi famigliari e la sua scuola, trasferendosi poi dall'altra parte del mondo con i suoi tre migliori amici sperando di trovare il successo. Mentre il ritornello della canzone continuava a rimbombare nei suoi timpani, Michael ripensò ad Ashton e quel momento in cui gli consigliò di seguire Lexy, almeno per capire in cosa si stava cacciando e se era una ragazza di cui si potevano fidare. Da come si era già intuito, il rossiccio non si fidava della ragazza, anzi lui non si fidava delle persone in generale. Michael pensava che nascondeva qualcosa, come un segreto importante che non avrebbe mai rivelato a nessuno. Piu' studiava la figura e il carattere di Lexy e piu' si rendeva conto che alla fin fine, erano davvero molto simili. Anche lui aveva un segreto che non aveva raccontato ai suoi migliori amici o almeno, lo aveva fatto in parte, senza scendere nei particolari. Tutto ciò che Mike desiderava era mettere in allerta Ashton che, d'altrocanto, era un pò ingenuo. Il riccio era un ragazzo simpatico ed estroverso con tutti, era capace di far sentire a suo agio perfino un anziano di settant'anni. Era una persona magnifica e, a Michael non andava giù il fatto che, per un modo o nell'altro dovesse soffrire per una ragazza.





"Lexy, che hai?" chiese il riccio, stringendo ancora piu' forte la ragazza che non finiva di piangere.
"Io... mi dispiace, Ash" aggiunse, "non voglio che tu ti preoccupa per me, nessuno l'ha mai fatto e... mi sento uno schifo..."
"Ma perchè? Chi c'è là dentro? Lexy, parla!"
"Mia... nonna..." continuò, sospirando e prendendo un fazzoletto dal suo zainetto nero, "lei ha un tumore e... le restano davvero pochi giorni di vita... ed io non so come farò perchè lei è la mia vita, capisci? Una parte di me andrà via e rimarrò sola, Ashton, sola"
"Oh tesoro..." sussurrò, baciandole il capo e avvicinandola a sé, "ci sono io con te, non... andrò via"
"Non fare promesse, per favore" spiccicò, tirando su con il naso e allontanandosi di poco dalla figura del ragazzo, "mi hanno riempito di stupide frasi, mi hanno fatto credere che sarebbero rimasti con me e poi... sono tutti andati via, ed io ci ho sofferto, per favore, non mi far affezionare anche a te perchè... non potrei sopportarlo"
Ashton continuava ad ascoltarla con la bocca semi aperta, in cerca di una risposta consolante da dirle e in cerca di qualcosa che le facesse capire che non sarebbe mai andato via, anche se si conoscevano da poco. Ashton era un ragazzo dolcissimo, non l'avrebbe mai fatto.
"Posso capirti... in parte" tentò, anche se la frase che mugugnò non era affatto una cosa vera. Ashton non sapeva cosa si provava rimanendo solo tutta la vita, senza una persona a cui dire "buongiorno" la mattina presto, senza una persona a cui rivolgere un sorriso, lui... non sapeva nulla perchè era sempre circondato da amici che gli volevano bene.
"Ti chiedo solo di aprirti e di non lasciarti andare. Potrai anche non fidarti di me, ma ti farò ricredere"
Lexy ascoltò il tutto senza emettere un suono.

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Capitolo 12
*** I need Grandmother pt.1 ***


Angolo autrice
Buon pomeriggio ragazze! Come state? Io spero bene! Allora, il banner, come potete vedere, non c'è. Scusatemi ma essendo negata, non so fare una beata minchia! Comunque, dato che sicuramente non mi fermerò, cercherò di farne uno e, se farà cagare, pazienza, almeno ci avrò provato.
Che ne pensate di questo capitolo? (Sì scriverlo ora è alquanto idiota visto che state sprecando tempo per leggermi, ahaha).
Recensite, e fatemi sapere tutto! :))
Baci bavosi, Chiara x



<< I need you, Grandmother pt.1 >>


Ashton non appena rincasò venne inondato di domande da parte dei suoi due migliori amici visto che Michael non accennava a muovere le sue labbra per parlare.
Erano domande innoque, della serie "dove sei stato" o, "con chi sei stato". Ashton comunque, cercò di dar loro delle risposte stentate, senza un nesso tra loro perchè era comprensibile che non volesse far sapere di ciò che si erano detti i due ragazzi. Michael, dopo aver aspettato che Luke e Calum andassero a dormire, si avvicinò al riccio che intanto, stava trangugiando un enorme bicchiere di coca-cola fresca.
"Allora, l'hai seguita?" chiese piatto, con freddezza quasi.
"Sì" continuò, "e... è una ragazza normalissima, Mike. Non so perchè tu ti faccia tutti questi problemi" la difese, sperando che il suo amico la smettesse con tutti questi misteri riguardo a Lexy. Ashton, dopo ciò che aveva scoperto oggi, non voleva neanche sentir parlare della ragazza in modo negativo. Lui era già convinto che fosse una brava ragazza e oggi, finalmente, ne aveva avuto la conferma. Tutto ciò gli bastava e avanzava.
"Fa come ti pare, Ash. Quella lì è... diversa da tutte le ragazze che hai frequentato. Non porta a nulla di buono"
"Michael, devi smetterla! Cosa c'è che ti urta? Il fatto che io abbia una nuova amica mentre tu no? Eh? Avanti, parla! Sono stanco dei tuoi continui avvertimenti, ok? E'... Lexy la ragazza di cui stiamo parlando! E' ingenua ma anche dolce nel suo piccolo. Tu... smettila di vedere al mio posto te stesso, devi superare la morte di Grace!" esclamò stanco, buttando le sue braccia lungo il bacino ed uscendo dalla stanza, lasciando il povero Michael, solo.






Lexy era appena rincasata, era distesa sul suo morbido letto con in mano il suo diario rigorosamente nero. Sospirava e fissava il foglio bianco che aspettava di essere riempito da tutti i suoi pensieri. Voleva scrivere di Ashton e di ciò che era successo, voleva esprimersi ma... non ci riusciva, non ne era capace. Perciò, arrivata a questo punto, capì di essere abbastanza stanca e, mettendo via il suo diario, tornò con il suo corpo minuto nelle lenzuola, cadendo presto tra le braccia di Morfeo.




In quel momento si trovava in un enorme foresta, appena alzò gli occhi al cielo constatò che era ancora buio e che in cielo, non era presente neanche uno spiraglio di luce che illuminasse il suo cammino. Quasi le venne da ridacchiare quando pensò alla spiegazione di letteratura in cui la sua professoressa, raccontava di Dante e della selva oscura. Ma la paura però, si impossessò di nuovo di lei, costringendola a rimanere vicina ad un tronco d'albero. Tutto ad un tratto però, Lexy udì un rumore molto leggero, dovuto sicuramente al camminare di qualche persona. Si strinse nel suo enorme felpone verde e aspettò la figura che pian piano, si stava avvicinando. Era inutile nascondere la sua paura perchè infondo, voleva tanto sparire. La luce che la figura portò, fece chiudere a due fessure gli occhi della ragazza che cercò o almeno, tentò, di vedere la persona che si stava facendo spazio tra gli alberi e il sentiero. Non appena la vide, spalancò gli occhi: non era possibile che era ancora lei. Ormai tutti i suoi sogni erano identici, cambiava solo la località. Quella era la donna che le diceva di essere una buona a nulla e di essere un peso per Elizabeth. Come da copione, Lexy cominciò a piangere e in un attimo, il suo bellissimo viso venne inondato dalle lacrime che glielo rigarono. I suoi occhi erano lucidissimi, appena la donna senza nome le si avvicinò, cercò di trattenere il respiro.
"Cosa fai, ora? Piangi?" le chiese, in un tono dispreggiativo, quasi derisorio.
"Io... non..." cercò di replicare.
"Risparmiati le tue inutili frasette. Sei debole"
"Perchè mi tratti in questo modo, chi... sei tu?" chiese, maledicendosi mentalmente in un secondo momento.
"Non ti importa" continuò, spostando il suo sguardo altrove, "tu non mi conosci ed è questo ciò che ti basta sapere"
Lexy scosse il capo, incapace di penetrare nel suo sguardo così privo di emozioni. Era una donna bellissima, questo però, dovette ammetterlo. Aveva lunghi capelli e un corpo molto esile, poteva quasi essere una dea. Solo che la sua cattiveria era un qualcosa che ti segnava per sempre.
"Se tua nonna morirà sarà soltanto colpa tua" aggiunse ancora, non avendo neanche un minimo di rispetto per la ragazza che le era difronte.
Lexy trattenne il respiro, per poi lasciarsi cadere a terra sofferente e piena di dolore. Quelle parole la colpirono più delle altre, voleva replicare ma una vocina in lei la trattenne. D'altronde forse, aveva davvero ragione, se Lexy non fosse stata così idiota da recarsi tutti quei problemi allora Elizabeth non avrebbe sofferto di più di quanto non stesse facendo ora.
"Non rispondi?" le chiese, ghignando.
Sospirò, cercando di non pensarci e di ponerle la fatidica domanda a cui pensava spesso, "perchè tormenti i miei sogni?" domandò ancora, facendosi più curiosa del solito.
La figura pian piano, sparì, liberandosi nell'aria. Era strano ma Lexy notò un bricciolo di somiglianza tra lei e sua nonna. Forse era lo sguardo, forse l'intero viso... Lexy non sapeva spiegarselo.
"Ehi, ti prego, rispondimi!" tentò ancora, facendo vari giri su sé stessa per vedere se si fosse nascosta.






Con uno scatto si alzò dal letto, portando il suo sguardo sull'orologio appeso alla parete, proprio difronte al letto. Segnava le sei di mattina. Sospirò e si alzò, asciugandosi le lacrime che le aveva provocato quel piccolo dialogo che aveva tenuto con quella donna. Mentre si rinfrescava, cercò di non pensare al suo sogno e di quanto triste si sentisse. Un luccichio però, rapì il suo sguardo: era la lametta che aveva poggiato sul bordo della vasca. Sospirando, la prese fra le mani, accarezzandone il bordo e poi passando alle due lame taglienti. Deglutì e si fissò allo specchio, forse ciò che diceva quella donna era vero, lei non serviva a nulla. Lei stava facendo morire sua nonna.
Alzò la manica della maglia per poi togliersi i bracciali che le coprivano i taglietti. Guardò ancora una volta la lametta e ricominciò a provocarsi le ferite, sospirando tal volta e guardando il sangue sgorgare fuori impetuoso. Quindi, prese delle salviettine e lo tamponò, aspettando un pò per disinfettarlo. Poi, per concludere, poggiò sopra un cerotto. Almeno ora, si sentiva meglio.
O forse peggio.




 
Adesso, ci sono anche su Wattpad, "IloveyouHoran98", facebook "Thè Larry al Limone" e, twittah, "@tostapayne_"

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Capitolo 13
*** I need my Grandmother pt. 2 ***


<< I need my Grandmother pt 2 >>

 

Non appena Lexy aprì l'armadietto, la scena con cui conobbe Luke le si ripresentò davanti. Le erano caduti di nuovo i libri, che sbadata com'era, stava raccogliendo con l'aiuto del biondo.
"Quindi dobbiamo incontrarci così, noi" esordì Luke, sorridendole e aprendo il suo armadietto che non distava molto da quello della ragazza.
"A quanto pare..." rispose, ricambiando il sorriso e appoggiando i vari libri dentro il suo spazietto di metallo.
"Cos'hai?" chiese, facendo sussultare la povera ragazza.
"Co-come cos'ho? Nulla... io sto ben-" ma venne interrotta dalla risatina di Luke, "no intendevo... che materia hai ora"
"Oh..." sospirò, ringraziando il cielo.
"Filosofia... e tu?"
"Anche, ci andiamo insieme?"
Lexy annuì, cominciando ad avviarsi assieme al suo nuovo amico.







Ashton intanto, cercava di capire il motivo per il quale a Michael non andava giù la sua amicizia con Lexy. Certo, era una ragazza molto difficile, imprevedibile e timida, ma a lui sinceramente non importava tanto, desiderava solo farle avere degli amici e farla divertire, perchè infondo Ashton era una persona allegra, a cui non si poteva negare un sorriso. Irwin ormai, aveva ben capito che tipo di ragazza era la sua amica, aveva notato il suo comportamento con gli altri, aveva notato anche che non era una ragazza pronta a relazionarsi con tutti. Le ricordava tanto Michael, per questo sorrise. Il loro primo incontro non era stato uno dei migliori, più che altro Mike era rimasto in disparte a suonare la sua chitarra per evitare di sentire la voce del suo ormai, migliore amico. Era strano come dopo un paio di anni, si fosse riuscito ad aprire con lui, considerando il fatto che lo snobbava continuamente. Ad Ashton venne da pensare che sotto quella scorza da duro e cattivo ragazzo c'era un cuore nobile e generoso, pronto ad aiutarti in ogni minima situazione. Ashton lo sapeva, ne era convinto. Sospirò e continuò a scrivere sul suo quaderno pieno di disegnini rock. Sperava che un giorno Michael si allontanasse da Grace che ormai, era morta e continuasse a vivere sulla terra, dov'era giusto che vivesse. Certo, non poteva negare che lui ne era davvero innamorato, ma... dopo un bel paio di anni doveva dimenticarla, non poteva stare a rimpiangerla per sempre, doveva ricrearsi una vita. Ashton sperava davvero in un cambiamento, forse  avrebbe accettato anche Lexy nella loro combriccola. Oppure, pensò il riccio, era solo un periodaccio, doveva solo aspettare.







"Per questo l'ozium..." continuò la professoressa, scrivendo delle frasi alla lavagna.
"Pss" sussurrò Luke, dandole una gomitata, "mi passeresti i tuoi appunti?"
La ragazza annuì, ricominciando a prestare attenzione a ciò che stava scrivendo la donna. D'un tratto le venne un lapsus, si ricordò del gattino di Luke e sorrise, facendo ridacchiare silenziosamente anche il suo compagno di banco, "che è successo?"
"L'hai... ritrovato poi Lopsi?" chiese sorridendogli, girando il capo nella direzione del suo amico.
"Chi?!" domandò, posando per un attimo la matita sui fogli.
"Lopsi, il tuo gatto" rispose, aggrottando le sopracciglia.
"Lexy, io non ho un gatto. Forse ti sarai confusa"
"Io... non..." ma si bloccò per un secondo, cominciando a capire che quello che le aveva raccontato Ashton era solo una scusa per sapere cose che non gli riguardavano e che in realtà, lui la stava seguendo. Ancora una volta si sentì presa in giro, tant'è che accartocciò i nuovi appunti presi e li buttò nel suo quaderno. Presa in giro e umiliata davanti al suo amico, chissà ora come stavano ridendo di lei, pensò. La rabbia le stava ribollendo dentro, cominciò a scuotere il capo, ricordando le parole di Ashton e di quella mattina in cui lui l'aveva confortata e lei aveva pianto davanti a lui, raccontandogli cose private. Sospirò, "sì, forse mi sono confusa"






Per un intero pomeriggio Lexy non rivolse parola ad Ashton, un pò per la miriade di clienti che entravano ed uscivano ogni secondo e un pò perchè non ne aveva voglia, considerando che era arrabbiata con lui. Non appena Josh disse loro la fantomatica frase, Lexy sospirò, ringraziando il cielo che anche quel giorno fosse finito. Si ricompose e prese il suo cappottino, infilandoselo ed uscendo dalla porta, senza aspettare Ashton.
"Ehi Lexy" aggiunse, "aspettami che ti accompagno"
La ragazza al contrario, scosse la testa e lo ignorò, avviandosi da sola e a passo spedito verso casa sua.
"Lexy, diamine, perchè corri?" continuò, "è successo qualcosa di grave?"
Hai tradito la mia fiducia, pensò.
"Lexy" si fermò di getto, afferrandola per i fianchi con le sue massicce braccia, "cos'è successo?"
"Cos'è successo? Ti credi che io sia stupida? Perchè diamine mi hai mentito, eh Ashton?"
"Io... io non so di cosa tu stia parlando, davvero" rispose cauto, allentando la presa e lasciandola.
"Ashton davvero, non importa" scosse il capo, cercando di trattenere le lacrime.
"No, a me importa. Sei una mia amica, e... perchè dici così?"
"Lopsi ti ricorda qualcosa, eh?" continuò, "perchè mi seguivi?"
Ashton capì subito a cosa si riferisse Lexy ma, per quanto volesse raccontarle tutta la verità decise di rimanere in silenzio, prendendosi tutta la colpa. Non voleva far ricadere responsabilità sul suo amico perchè era evidente che i due non si sopportavano. O almeno, era Michael che non sopportava Lexy.
"Mi dispiace..." disse solamente, abbassando lo sguardo sulle sue vans nere malandate.
"Già... ti dispiace... dovevo capirlo. Vero, che stupida" sbottò, alzando gli occhi al cielo e andando via, lasciandolo solo.







"Oggi è successa una cosa abbastanza strana" ridacchiò Luke, scuotendo il capo.
"Cosa?" domandò il moro, fissando Ashton che intanto, non smetteva di guardare il bicchiere strapieno di limonata.
"Lexy mi ha chiesto se avevo ritrovato Lopsi, il mio gatto. Cioè, io odio i gatti. Sanno tutti che se potessi, comprerei un pinguino" disse, ingoiando l'ultimo boccone di pizza.
"Si sarà confusa, no?" prese a difenderla Calum, bevendo un sorso di birra.
"Sicuramente"
"E voi due? Non dite nulla?" disse il moro, "non siete mai stati così silenziosi"
"Io... scusate ragazzi ma non mi sento molto bene. A domani" si dileguò Ashton, fissando però Michael.
"Anche io" continuò, "ho sonno ed è tardi"






Michael seguì Ashton nella sua camera, sedendosi sul suo letto e aspettando una qualsiasi parola da parte del riccio. Si aspettava magari delle scuse per come l'aveva trattato o il perchè era così giù di morale.
"Beh? Cosa vuoi?" chiese acido il castano, puntando i suoi smeraldi in quelli di Michael.
"Delle scuse"
"Oh davvero? Hai anche la faccia tosta di chiedermele?" aggiunse, "sai che per colpa tua ho litigato con Lexy? Quella storia del seguila perchè non mi fido... quanto me ne pento, cazzo. Ma perchè ti do retta, perchè?" sbraitò, gettando dei cuscini contro la parete bordeaux.
"Dovresti ringraziarmi. Quella ragazza, ripeto, non è ciò che sembra" aggiunse, "ha degli scheletri nell'armadio, lo so"
"Basta, basta, BASTA!" esclamò ad un certo punto Ashton, chiudendosi con i palmi delle mani le orecchie, cercando di evitare di sentire il suo migliore amico.
"Esci di qui!"
"Ashton..."
"ESCI!" e chiuse la porta, accasciandosi dietro di essa.

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Capitolo 14
*** Goodbye Grandmother ***


<< Goodbye Elizabeth >>
 

Quando uscì da scuola Lexy si guardò attorno, cercando di nascondersi da Luke per l'unico motivo di non averlo tra i piedi mentre andava a trovare sua nonna. Non per questo Lexy lo odiava o altro, anzi, lo riteneva molto simpatico e dolce, solo che per quanto volesse, non riteneva consono raccontargli tutto quanto, specie che poi - secondo la ragazza - Ashton aveva spifferato già tutto ai suoi tre migliori amici.  
S'incamminò e, dopo un bel pò di isolati arrivò finalmente all'ospedale, entrando e chiedendo se potesse vedere Elizabeth.
"Certo, è sveglia. Sei fortunata" le sorrise l'infermiera con cui aveva fatto conoscenza il primo giorno che avevano portato sua nonna in quel postaccio.
Lexy ricambiò il sorriso e continuò ad avanzare verso la camera. Appena entrò, notò il viso di sua nonna cambiare di espressione, oltre a lei nessuno andava a trovarla e questo a Lexy dava davvero fastidio.
"Tesoro" sussurrò la donna, alzandosi di poco dal letto, "quanto vorrei uscire un pò... sono stufa di stare qui dentro"
"Nonna... ti prego, non mi dire queste cose. Sai che non puoi, sei..."
"Lo so..." aggiunse, "io... Lexy, tesoro, devo dirti una cosa abbastanza importante, ma ti prego, cerca di essere forte"
Forte? Lexy doveva essere forte? Sarebbe stato più semplice smettere di fare qualsiasi altra cosa piuttosto che essere forte in questo periodo.
"Nonna..."
"Ho poche ore, me l'hanno appena comunicato i medici e io... vorrei passarli con te, piccola mia. Ti chiedo di non piangere, so che sarà difficile ma non voglio ricordarti con delle stupide lacrime. Voglio che tu sorrida, che mi dica che starai bene senza di me... voglio che tu smetta di autolesionarti, per favore tesoro mio, realizza il sogno di una povera donna che sta per andarsene"
Lexy non resistette, cercò di trattenere le lacrime ma fu tutto inutile. Elizabeth non poteva davvero lasciarla, tutto questo era ingiusto. Appena finì la frase, la ragazza si adagiò sul grembo di sua nonna che prese immediatamente ad accarezzarle il capo e a chiederle di smetterla perchè aveva bisogno di una Lexy sorridente, come lo era tanti anni fa. Voleva passare la sua ultima giornata con sua nipote, la ragazza che aveva tenuto con sé per molto tempo.
"Shh... tesoro" sussurrò, cercando di lasciarle un morbido bacio sul capo e sperare di rassicurarla.
"Sono io quella che deve morire non tu" le disse di nuovo, mostrandosi abbastanza forte.
"Nonna tu... sei... ed io..." blaterò, scuotendo il capo e macchiando tutte le lenzuola bianche dell'ospedale.
"Voglio darti una cosa che ho conservato per molti anni" continuò, "nella mia borsa c'è un medaglione color oro, prendilo..."
Lexy annuì e corse ad aprire il borsone, armeggiò un pò con la cerniera della tasca ed estrasse l'oggetto, portandolo subito alla nonna.
"Aprilo"
Appena lo fece però, un senso di paura e terrore le attraversò il corpo, lasciandola immediatamente senza parole. Le lacrime però, continuarono a scenderle impetuose, cominciando anche a singhiozzare per la sorpresa poco gradita. Non pensava davvero che quella donna potesse 'conoscerla' anche nella vita reale.
"Chi... chi è?" chiese, cercando di fermare i singhiozzi che le impedivano di parlare.
"E' tua madre, Lexy. So che magari ho sbagliato ad aspettare ma volevo che lo avessi tu... questa è una foto scattata quando ti aveva in grembo. Non è bellissima?"






Ore: 7:00 a.m
Elizabeth era deceduta.
Lexy era a pezzi, non aveva cenato nè aveva dormito. Era stata tutta la notte a parlare con sua nonna di quanto fossero stati belli i momenti passati insieme, avevano ricordato di quando la portava al parco a farla giocare insieme ad altri bambini, avevano riso delle varie figuracce che Lexy faceva da piccolina e, ancora una volta, avevano ricordato di quando la maestra le chiese che fine avesse fatto sua madre visto che ai colloqui si presentava sempre e solo sua nonna.
Non poteva davvero crederci, tutti quei sogni in cui sua madre la disprezzava dicendole che non serviva a nulla, che doveva solo lasciar perdere Elizabeth si erano rivelati ancora più inquietanti di quanto già non fossero. A Lexy non piaceva questa cosa, non andava giù il fatto che sua nonna l'avesse lasciata sola contro il mondo e ancora, odiava l'idea di non poter parlare con Ashton per colpa di ciò che era successo. Voleva davvero fare pace con lui perchè aveva bisogno di piangere e di sfogarsi, questa volta non voleva usare una stupida lametta. Voleva superare l'autolesionismo solo per lei, per la sua adorata nonna che ora la stava guardando e proteggendo dall'alto.






Michael pensò di dover aiutare il suo migliore amico perchè, d'altrocanto, se era in quella brutta situazione era solo colpa sua. Cercava di ignorare il fatto che ormai non lo calcolasse più ma era davvero difficile. Ashton per lui era una persona importante e, anche se non lo dava molto a vedere, soffriva. Sospirò e uscì di casa, senza una meta ben precisa. Come al solito, si guardò attorno e si accese una sigaretta, aspirando e buttando poi fuori il fumo. Il suo essere silenzioso e condividere i suoi pensieri con sé stesso ormai era una cosa normale, parlava con il suo io interiore, chiedendosi se tutto questo fosse realmente normale. Lexy era entrata nelle loro vite e le aveva sconvolte, facendolo perfino litigare con uno dei suoi più cari amici. Chi diamine si credeva di essere? Certo, era pur vero che tutto questo casino l'aveva creato lui, considerando il fatto che era stato Michael a dare la stupenda idea di seguirla. Doveva fare qualcosa per farsi perdonare da Ashton. Non appena varcò la soglia del cancello del parco vide una figura che conosceva molto bene, era appoggiata ad un albero con la testa rivolta in su, guardava il cielo con uno sguardo spento, languido. Si vedeva che stava soffrendo per qualcosa che nessuno sapeva. A quel punto però, le gambe di Michael si mossero da sole, arrivando davanti alla ragazza che lo guardò con in viso un'espressione spaventata e triste allo stesso tempo.
E ora che era lì cosa poteva dirle per scusare Ashton?






Spazio autrice

Buon pomeriggio! Come state, tesori miei? Spero bene! Non sapete quanto mi hanno fatto piacere le recensioni allo scorso capitolo. Siete magnifiche!
Allora, che ne pensate di questo, invece? Purtroppo la nonna di Lexy è andata via... cosa pensate che succederà da ora in poi?
Su, voglio sapere tutto ciò che vi frulla in quella testolina.

Bacioni, Chiara x

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Capitolo 15
*** Sorry me ***


<< Sorry me >>
 

Michael era lì davanti a lei, la stava fissando con uno sguardo perso, stracolmo di tristezza. Certo, era pur vero che lì era andato di sua spontanea volontà ma sinceramente non sapeva che dirle ora che le era vicino.
"Ciao" prese parola, facendogli spazio sull'erba.
Michael rimase a fissare tutti i suoi movimenti, vide il suo viso colmo di rabbia e tristezza, notò i suoi occhi lucidi e notò anche la sua espressione. Forse era felice di vederlo.
"Senti..." cominciò lui, sedendosi accanto alla ragazza e cercando di intraprendere un dialogo con essa, "mi dispiace per ciò che è successo con Ashton, ma... volevo solo dirti che la colpa non è sua"
Lexy ci pensò un attimo, realizzando ciò che aveva appena sentito. Come poteva non essere colpa sua? Di certo non era stata lei a dirgli di seguirla, no? E poi perchè proprio Michael era venuto a prendere le sue parti?
"Non credo che non sia colpa sua... ascolta, so che magar-" ma il ragazzo la bloccò, mettendola a tacere.
"Sono stato io a dirgli di seguirti" disse duro e tagliente, con quel poco di ostilità nei confronti della povera ragazza che d'altronde, era andata lì solo per poter rimanere sola a pensare.
"Pe-perchè?"
"Non... non lo so. Magari posso sembrarti strano, e su questo non ho dubbi. Tra noi due c'è stata una forte ostilità, o almeno da parte mia. Odio veder i miei amici soffrire e tu... sei entrata nella nostra vita così velocemente che... insomma..." bofonchiò, "mi dispiace..."
"Oh..." sussurrò soltanto, tornando a guardare diritto.
"Hai pianto" constatò Michael, portando lo sguardo prima sui suoi occhi e poi a destra, forse per non incrociare il suo sguardo.
"Sto attraversando un periodo abbastanza difficile... ma credo che Ashton te l'abbia già detto, no?"
"No" rispose attento e veloce, tornando a fissarla "Ashton è una tomba"
Lexy rimase davvero paralizzata difronte a quella risposta. Non credeva fosse possibile che il riccio non avesse raccontato nulla ai suoi tre migliori amici. La ragazza decise di credergli perchè d'altrocanto, Michael ispirava molta sincerità. Era andato fin lì solo per parlarle e questo contava tanto per Lexy. Fosse stata un'altra persona non ci avrebbe fatto neanche caso e avrebbe continuato a camminare facendosi gli affari suoi.
"Ti ringrazio" sussurrò.
Michael sospirò, "non hai ancora risposto alla mia domanda"
"Mia nonna... è andata via" sospirò con un velo di tristezza e malinconia. Nonostante l'avesse persa da poco, Lexy sentiva che fosse passato molto più tempo di quanto non fosse realmente. Appoggiò la sua schiena al tronco dell'albero e prese una sigaretta dal suo zainetto color nero pece.
"Vuoi?" chiese, ricevendo un sì come risposta. Non appena i due la accesero, Michael cominciò a parlare, tentando di essere più gentile possibile.
In realtà era la prima volta che si apriva con una persona che non conosceva per niente. Insomma, fino ad un attimo fa la considerava una ragazza che portava solo guai, ed ora invece, era intento ad ascoltarla e parlare con lei della vita e di quanto potesse essere ingiusta.
"Mi dispiace... intendo per tua nonna"
Lei scosse il capo, inspirando e buttando fuori il fumo "è successo..."
"Posso capirti" aggiunse, "in parte però. Anche io... anche io ho perso una persona molto importante"
"Oh... allora puoi davvero capirmi" accennò un piccolo sorriso che, a dirla tutta, non trasmetteva per nulla felicità o allegria. Era un sorriso sforzato, fatto per allentare un po la pressione che li avvolgeva in quel momento.
"Già" continuò, guardando l'orario al suo iphone "io devo andare ora. Ciao... Lexy"
Sentire il suo nome pronunciato dalla voce di Michael era un piacere immenso. Lo rendeva ancora più bello e tenero di quanto non fosse già. Il suono della sua voce poteva rendere più bello qualsiasi cosa.
Accennò un saluto con la mano sinistra e lo guardò andar via, aspettando di perderlo - di vista - tra la nebbia che si era appena posata in terra.











Il giorno dopo, Ashton e Lexy si videro a lavoro. Il riccio non aveva il suo solito sorriso, era più serio. Aveva il tono di voce calmo e pacato e ora, stava rimettendo al loro posto delle chitarre che avevano preso dei ragazzi per suonare. Lexy lo guardò per tutto il tempo, vide i suoi bicipiti fare forza quando prendeva una chitarra o ancora, vide il suo viso irrigidirsi non appena toccava qualche cd che non era di suo gradimento. Dopo aver finito, riprese la sua bandana verde oliva e la rimise in fronte, attento a legarla stretta e a togliere i ricci che gli recavano fastidio. La ragazza aspettava solo il momento per parlargli. Lexy tentava in ogni maniera di avvicinarsi a lui, con scarsi risultati però. Aveva perfino cercato di gettarsi su di lui con la scusa poi, di chiedergli un miserabile 'scusami' e da lì, cominciare il discorso.
Sospirò e sbottò, ruotando gli occhi al cielo e maledicendosi del suo brutto caratteraccio che le impediva qualsiasi cosa, perfino la più banale. Che era orgogliosa ormai, lo avevano capito anche i muri del negozio, ma che volesse far pace con Irwin lo avevano capito tutti tranne che il diretto interessato.
"Ashton" mugugnò, avanzando verso il ragazzo che intanto, raccoglieva la spazzatura.
"Lexy, io...-"
"Volevo scusarmi per come ti ho trattato l'altro giorno... non era... non era mia intenzione, ecco tutto"
Lui scosse il capo avvilito, "avrei fatto peggio. Non avrei dovuto seguirti, lo so, ma... eri sempre così triste e... ho pensato che magari avrei potuto aiutarti"
"Hai già fatto abbastanza ed io ti ringrazio per questo"







In verità, neanche loro sapevano come erano finiti nella situazione in cui erano ora. Lexy era avvinghiata ad Ashton, mentre quest'ultimo la confortava, sussurrandole che sarebbe andato tutto bene e che non aveva nulla da temere considerando che le sarebbe stato accanto. Non aveva mai visto Lexy così come ora, aveva il trucco tutto colato, la grossa felpa che l'avvolgeva era quasi tutta bagnaticcia a causa delle lacrime e, come se non bastasse, lo era anche il suo collo. Ma a dir la verità, al ragazzo non interessavano tanto questi piccoli particolari, desiderava solo farla sfogare e aiutarla a rimetterla in sesto. D'altronde era una brava ragazza, e forse era proprio per questo che non capiva il motivo per il quale Michael la tenesse così lontano. Insomma, doveva uscire dal suo guscio e dimostrarsi almeno un po piu' gentile con la sua nuova amica.
"Andrà tutto bene" disse per la miliardesima volta, accarezzandole i lunghi capelli.
"Mi manca troppo..." continuò, "e poi sono sicura che non riuscirò neanche a dormire stanotte"
"Perchè dici così, Lexy?"
"Perchè...-" scosse il capo, tirando su le lacrime, "nulla..."
Il motivo per il quale tacque era palese: non voleva sembrare una pazza.
Dicendo ad Ashton del medaglione e di ciò che le capitava la notte non sapeva fino a che punto sarebbe rimasto, considerando che alla fine, sarebbero andati via tutti. Anche se, questa volta, il suo cuore batteva così forte per lui che quasi stentava a crederci. Lei aveva Ashton e, considerando ciò che aveva detto Michael, lui non l'avrebbe tradita.
"Se hai bisogno di me chiamami a qualunque orario, non esitare" sussurrò, alzandosi dal divano e baciandole la fronte, "fidati di me, ci sono e ci sarò"
Lexy annuì e aspettò il secondo bacio - se ci sarebbe stato - da parte di Ashton. Era così dolce il suo profumo che quasi avrebbe tentato di abbracciarlo ancora se non fosse stato per la sua timidezza.
"Notte" sussurrò, carezzandole la guancia e chiudendo poi la porta alle sua spalle.





Caro diario,
quest'oggi ho capito l'importanza dell'amicizia. Certo, so che magari sono un disastro come amica e che non mi aspetto che nessuno rimanga al mio fianco per sempre, ma... lui è diverso, lo so. Magari mi sto spingendo troppo oltre, sto facendo la figura della stupida ma... lui non è come gli altri, ne sono sicura. C'è questa lucina accesa dentro di me che mi prega di dargli qualche possibilità perchè lui non mi abbandonerà. Lo spero perchè mi sto mettendo in gioco, forse.
Per quanto invece, riguarda Michael, so che anche lui non è cattivo. O almeno, vuole sembrarlo. Credo che ci sia della grossa bontà dentro di lui, secondo me ha solo paura di mostrarla agli altri di cui non si fida. Sai? Credo che siamo molto simili... abbiamo la morte di una persona molto importante che ci accomuna, l'orgoglio e ancora, la timidezza. Spero di conoscerlo meglio...

Ora vado a dormire, mi aspetto di riuscirci almeno. Sai... quella donna... mia... madre... è difficile da gestire in sogno.

Notte,
Lexy x

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Capitolo 16
*** Lipstick ***


<< Lipstick >>
 

Il giorno dopo, Lexy trovò una gradita sorpresa davanti casa sua, era un Ashton tutto sorridente con un bellissimo mazzo di fiori in mano, pronto a porgerglieli immediatamente. Lexy non capì il perchè di questo bellissimo gesto ma, con molta dolcezza e gentilezza, gli accolse, portando lui e i fiori in casa.
"Sono bellissimi..." disse, guardando Ashton e increspando un sorriso.
"Sono contento che ti piacciano. Stavi andando a scuola?"
Lexy scosse un po il capo, "non so se andare... sono... stanca, questa notte non ho dormito molto"
"Per Elizabeth, non è vero?"
"Esatto..."
"Mi dispiace tanto... se vuoi posso aiutarti a dormire, conosco un ottimo modo!" esclamò, aiutando la ragazza a mettere i fiori in un vaso colorato.
Quel gesto a Lexy era piaciuto davvero tanto, non aveva mai ricevuto dei fiori, anzi, questa era la prima volta. D'altronde però era felice perchè anche a sua nonna erano sempre piaciute le rose o proprio il giardinaggio in sé per sé. Perciò, così facendo, poteva tener vivo ancora il suo ricordo in casa.
Continuò a contemplarli per qualche minuto, sfiorando i petali delle rose rosse e delle margherite bianche che le affiancavano. Era un boquet ricco, c'erano tantissimi fiori che lei non conosceva e che stava iniziando ad amare.
"Quale sarebbe il tuo metodo?" chiese, rivolgendo per un po l'attenzione sul riccio.
"Allora" cominciò, "innanzitutto devi accendere la televisione e mettere un film noiosissimo, magari sulle guerre fredde o non so, sulla storia del nostro paese"
A Lexy venne da ridacchiare perciò annuì, cercando sul suo pc un film che ricordasse un documentario. Non appena l'ebbe trovato si stese assieme ad Ashton sul divano, premendo play.
"Spero che questa tua strategia funzioni..."
"Shh" la zittì, "po-posso carezzarti la testa?"
La ragazza sopprimette un sorriso e annuì, "va bene"
Il riccio iniziò ad accarezzarle i capelli dolcemente, passò poi sulle guance, sfiorandole il naso e lasciandole un bacio sulla tempia destra. Il film intanto continuava, e Lexy d'altrocanto, era presa da tutto tranne che dal documentario. Pian piano, chiuse gli occhi, beandosi di quel momento così dolce tra lei e il riccio. Era così bello vederla cominciare a legarsi ad una persona che non era sua nonna che ad Ashton gli si riempì il cuore di gioia.
"Dormi, ne hai bisogno..." le sussurrò in ultimo, lasciandole un ultimo bacio sul naso.







Luke e Calum cercavano di comporre una canzone che non somigliasse già ad Amnesia. Entrambi non avevano la benché minima idea di come riuscisse Michael a comporre le canzoni che loro stessi cantavano. Erano davvero belle, considerando che poi il ritmo le legava ancora di piu'.
"Ok, non mi viene nulla" esordì ad un certo punto il biondo, buttando la matita sul foglio.
"Neanche a me sinceramente" rispose, sospirando.
"Dovremmo chiedere a Mike" continuò, "lui è bravo, la comporrà lui"
"Sì Luke, ma non è semplice. Quel ragazzo sta attraversando un brutto periodo... si vede"
Il ragazzo al suo fianco sospirò, annuendo "vorrei tanto capire cosa gli passa per la testa, ultimamente è sempre di mal umore"
"Sembra una donna mestruata a dire il vero" disse Calum, facendo ridere l'amico.
"Già" aggiunse, "forse dovremmo chiedere ad Ash"
"Non lo so... qui gli unici normali siamo io e te in questo momento. Non so se hai notato..."
Rise, "hai ragione"







Michael ripensava all'incontro con Lexy, non riusciva a togliersi dalla testa il suo viso così angelico che avrebbe potuto ingannare chiunque. Certo, era pur vero che ci aveva parlato quel giorno al parco, ma... c'era ancora qualcosa che non lo convinceva, sapeva che nascondeva qualcosa. Magari la morte della nonna poteva c'entrare con tutto ciò che le passava in mente. Michael ieri, aveva notato il viso di Lexy e aveva visto quanta sofferenza era su di esso. Gli ricordava proprio sé stesso quando perse Grace. Ora non voleva ricominciare con la solita cantilena però... loro due erano così simili che quasi a Michael spaventava questo. Insomma, erano affranti entrambi dalla morte di una persona a loro cara, perciò era impossibile che non ci fosse dell'altro. Doveva scoprirlo e questa volta, non doveva mettere in mezzo Ashton.
Continuò ad ascoltare "Scream" dei The Misfits e canticchiò alcune strofe. Poi, prese il quaderno e cominciò a scrivere qualche frasetta, come ad esempio "Il colore del tuo rossetto è un'opera d'arte...". E sospirò, scuotendo il capo e strappando la pagina. Non riusciva a dimenticare le labbra carnose della ragazza e del bellissimo colore del rossetto che aveva su di esse. Forse la stava pensando troppo, forse stava diventando ossessionato da lei solo perchè gli ricordava sé stesso.







Mentre Ashton continuava a guardare la televisione, notò il volto di Lexy irrigidirsi, cambiando espressione ogni cinque secondi. Non capiva cosa le stesse prendendo perciò, cercò di svegliarla, senza alcun risultato.
"Lexy" continuò scuotendola, "Lexy svegliati..."
La ragazza in questo momento era stesa con la testa sopra le sue gambe, mentre aveva i piedi poggiati sull'altra parte del divano bordeaux. Pian piano però, il suo viso divenne sempre più triste, lasciando posto a delle lacrime che lo rigarono, segnandole la faccia.  A quel punto però, Ashton non ce la fece più, la scosse, dicendole di svegliarsi.
"Lexy, coraggio!" esclamò, "ti prego, svegliati! Perchè piangi?"
Appena si svegliò, notò che il suo viso era tutto impasticciato, si toccò le gote, constatando che erano tutte bagnate. Lei stava piangendo nel sogno che aveva fatto, non nella realtà. Questa volta però, invece di sognare sua madre, aveva sognato sua nonna che le diceva di stare bene in paradiso e che doveva fidarsi delle persone che le erano vicine. Era proprio in quel momento che aveva cominciato a piangere, quando Elizabeth le aveva detto di iniziare a fidarsi delle persone. Sapeva a chi si stava riferendo, ne era convinta al cento per cento e perciò, l'avrebbe fatto. Elizabeth era una donna molto riflettiva e perspicace. Inoltre, era anche molto saggia. Perciò, avrebbe seguito il suo consiglio.
"Sto bene" continuò, "ho fatto solo un sogno molto reale, tutto qua"
Ashton sospirò per poi sorriderle, "mi ero preoccupato"
Si guardò attorno in cerca di un orologio che gli dicesse l'orario, "è tardi, devo tornare" continuò ridendo, "se non aiuto Calum a tener Luke e Michael lontani dalla cucina non mangerò oggi"
A Lexy venne da ridere. Come era possibile che Michael sembrasse così dolce e simpatico con gli amici mentre con lei no? Questo era un mistero, anche perchè Lexy non era in grado di trovare una risposta.
"Hanno solo fame, è normale"
"Non voglio lasciarti sola, però..." sussurrò il riccio, prendendole la mano destra e intrecciandola con la sua, "non voglio tornare e trovarti con le lacrime agli occhi. Voglio che tu sia felice, Lexy"
La ragazza mostrò un sorrisetto, "stai tranquillo. Io sto bene, ed è solo grazie a te"
E a Michael che ci ha permesso di tornare amici, pensò.
"Vieni con me" aggiunse, "almeno ti terremo compagnia. Non badare a Michael, ok? Se ti da fastidio dimmelo, lo troncherò sul nascere"
Alzò le spalle, scuotendo il capo "ma Michael non mi ha mai dato fastidio, anzi... sono convinta che sia una brava persona infondo"
"Sì e lo è infatti. Solo che... ultimamente si comporta... male, ecco"
"E' solo un periodaccio, ne sono sicura"
"Lo spero..."







"Ti ho detto di ridarmi il sacchetto dei bacon!" esclamò Luke rivolgendosi a Michael con un tono minaccioso.
"La smettete di fare i bambini?!" gridò il moro, "Michael, dagli quel cazzo di sacchetto!"
"No" disse con nonchalange, "ho deciso che li mangerò tutti"
"Io lo ammazzo!" esordì, camminando minacciosamente verso il suo migliore amico, "ti giuro che te li taglio i capelli se non mi dai i bacon!"
"Luke, smettila di fare la ragazza mestruata e calmati. Dentro il frigo ci sarà sicuramente altro"
"No, voglio i bacon"
"Ed io non te li do"
"BASTA!" aggiunse molto arrabbiato, "IO ME NE VADO!" e detto ciò, aprì la porta e la chiuse alle sue spalle, lasciandoli soli.
"Hai visto che hai fatto?" chiese il biondo, con un tono di voce freddo.
"La colpa non è di certo mia" rispose, infilandosi in bocca un pezzo di bacon.
"Alcune volte ti ucciderei, credimi Michael! Sei sempre di mal umore, non sei più quel ragazzo di prima! Comincio a pensare che quella Grace ti abbia solo danneggiato. Da quando è morta non fai altro che prendertela con noi per tutti i tuoi sbagli o i tuoi insuccessi. Noi ti siamo amici perchè ti vogliamo bene ma... sai che c'è? Io sono stanco!"
A quelle parole Mike si sentì mancare. Forse era vero ciò che diceva Luke, forse no. Stava di fatto che non aveva il diritto di trattarlo così, specie perchè era il suo migliore amico. D'altro canto che colpa ne aveva lui se la vita gli riservava solo cose brutte?
"Non ti permetto di parlarmi in questo modo" aggiunse, "tu... tu non sai cosa mi è successo"
"Ah davvero? E cos'è che non so?"
"Grace è morta per anoressia" sussurrò, buttando il pacco del cibo in un angolo remoto della stanza.
"Io me ne vado" incalzò, con voce rotta. Era certo che stava per piangere solo che, per quanto facesse il duro della situazione, non voleva farsi vedere debole d'innanzi ad uno dei suoi amici.
"Aspetta, Mike..." continuò, "io... mi dispiace, non lo sapevo. Perchè non ce l'hai mai detto?"
Le parole gli scivolarono addosso in quanto anche lui, copiò i gesti di Calum che era andato via chissà dove. Prese le chiavi della macchina e le mise in tasca, chiudendosi la porta alle sue spalle per poi guardare dritto.



 




Angolo autrice

Buongiorno! Allora, come state?
A scuola tutto okay? Ahh, tasto dolente.
Nulla, io sono riuscita ad aggiornare con questo capitolo che, giuro,
mi fa cagare in una maniera assurda. Credo che non sia scritto come gli altri perciò mi scuso sin da ora.
Cosa ne pensate, voi di ciò che succede?

Fatemi sapere tutto! (:


Baci, Chiara x

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Capitolo 17
*** Thanks pt. 1 ***


<< Thanks pt. 1>>
 

Michael girovagava per la città, la pioggia continuava a ticchettare sull'asfalto, anche se alla fine, a lui poco importava. Era zuppo d'acqua, aveva deciso di optare per una bella passeggiata a piedi per sgranchirsi le gambe e pensare ad altro. Sospirò e volse lo sguardo su un bambino che si stringeva alla sua mamma. Non appena la creaturina incrociò lo sguardo di Mike, la sua espressione s'incupì, stringendosi piu' forte alla gamba di sua madre. Il ragazzo scacciò questo brutto momento dalla sua testa e scosse il capo, camminando per le strade di Londra. Non si curava di nulla ormai, anche se si fosse preso una bronco polmonite sarebbe rimasto fuori da quella casa e lontano da quelli che considerava i suoi migliori amici. Ci era rimasto davvero tanto male, non si aspettava una simile scenata da Luke, quel ragazzo che, simile a Calum, lo aveva sempre difeso da tutto e tutti. Non si capacitava che ora era contro di lui. Le brutte parole che gli aveva detto risuonarono nella sua mente, "sei sempre di mal umore", "cerco di sopportarti ma è difficile", che diavolo voleva? Infondo se era cambiato in peggio non era di certo colpa sua.
Ad un tratto però, si mosse verso il parco in cui si erano parlati per la prima volta lui e Lexy, accovacciandosi accanto ad un albero e sfogandosi una volta per tutte.









Finalmente, Lexy e Ashton erano a casa di quest'ultimo. Appena entrarono trovarono un grosso disordine, cosa che fece imbarazzare terribilmente il riccio.
"Mi dispiace, ma... sai..." continuò, "di solito questa casa è più ordinata di quanto in realtà tu stia pensando"
Lexy annuì e sorrise, "tranquillo"
Si guardò attorno, in cerca forse di qualcosa o magari, di qualcuno. Constatò che comunque, anche sotto quel disordine, la casa era davvero molto carina. All'ingresso c'era il salotto con la cucina, mentre di sopra c'era una scala che portava alle camere e al bagno. Le pareti erano tappezzate da moltissimi poster dei Green Day o ancora, dei The Misfits. Si vedeva che in quella casa ci abitavano dei rockettari e non dei semplici ragazzi. Sorrise a quella vista e, insieme ad Ashton si accomodarono sul divano.
"Dov'è Cal?" chiese il riccio, rivolgendo l'attenzione a Luke.
"E' andato via assieme a Michael..." rispose affranto, bevendo l'ultimo sorso di coca-cola.
Ashton scosse il capo pensieroso, grattandosi poi la nuca, "perchè? Sai dove sono?"
"No, abbiamo discusso e... sono usciti"
"Torno subito, vado a cercarli. Lexy, rimani con Luke"
"No, vengo con te. Ti aiuto a cercarli" rispose subito, alzandosi di scatto e guardando fissa negli occhi di Ashton.
"Luke, tu rimetti a posto questo disastro..." aggiunse, "ci vediamo fra poco"









Alla fine, Lexy e Ashton si separarono. Lexy era sola, con un ombrello in mano che la proteggeva dalla pioggia. Si racchiuse nel suo cappottino e guardò avanti, sperando di trovare o Calum o Michael. Di certo avrebbe fatto il possibile per farli tornare uniti. A dir la verità, le dispiaceva davvero tanto che avessero litigato, chissà poi per quale motivo. Proseguì per la sua strada, arrivando davanti al parco in cui si erano trovati la prima volta lei e Mikey. Cercò di non dar peso al presentimento che stesse avendo. Pensava davvero che il suo sesto senso avesse ragione? Insomma, non poteva davvero stare lì. Cercò di proseguire ma una piccola vocina dentro di lei le disse di andare a controllare, anche perchè non avrebbe perso chissà cosa, forse solo tempo. Avanzò e, infondo, rannicchiato accanto ad un albero c'era la figura di Michael. A passo veloce si recò davanti a lui, coprendolo con l'ombrello.
"Cosa vuoi, Lexy" disse acido, alzando lo sguardo e incrociando i suoi occhi color smeraldo con quelli della ragazza.
"Sono venuta a riportarti a casa... qui fa freddo e Ashton e gli altri sono preoccupati"
Mike scosse il capo, ridendo amaramente, "certo, come no" aggiunse, "e poi, voglio stare solo, perciò... vattene"
"Perchè fai così?" chiese ingenuamente, toccandogli un braccio e sperando di riuscirlo ad alzare.
"Lasciami, per favore. Non costringermi ad essere cattivo"
Come poteva essere cattivo se aveva una generosità gigantesca? Perchè doveva fare sempre la parte del ragazzo cattivo e freddo?
"Sono sicura che tu non sei come vuoi far credere..."
"Oh, certo. Ora magicamente mi conosci, no?" rise, "per favore, vattene"
"Michael... vieni con me, non voglio che ti prenda un malanno. L'altro giorno mi hai aiutata ed io ora, voglio aiutare te"
Subito scattò in piedi come una molla, spintonando - lievemente - Lexy.
"Chi sei tu per aiutarmi?" chiese irritato, "ti ho mai chiesto aiuto? No! Perciò non rompere le palle!"
La ragazza aggrottò le sopracciglia, deglutendo e portandosi una mano al petto, come per cercare di non piangere davanti al ragazzo. D'altronde voleva solo aiutarlo, non aveva senso trattarla in quel modo.
"Mike-"
"Non chiamarmi così, per te sono Michael" continuò, "oppure fai una cosa, non chiamarmi proprio"
"Io..." ma le parole le morirono in gola perchè nonostante cercasse di essere dolce con lui, Michael continuava a respingerla e farla sentire una nullità. Che colpa ne aveva? Che cosa gli aveva fatto di così cattivo da essere trattata in quel modo?
D'un tratto, cadde con le ginocchia a terra, iniziando a piangere e lasciando cadere l'ombrello.
Michael d'altrocanto, portò il suo sguardo sulla ragazza. Si sentiva davvero un pezzo di merda, l'aveva fatta piangere trattandola male. L'aveva aiutata a "superare" per un po' la morte della nonna e poi l'aveva distrutta, facendola cadere come un grattacielo, dall'alto verso il basso. Chi diamine era lui per fare una cosa del genere ad un'altra persona?
"Mi... mi dispiace" sussurrò, chinandosi per raccogliere l'ombrello e per cercare di rialzarla.
"Permettimi di aiutarti, per favore..." continuò "hai fatto tanto per me l'altro giorno..."
Sorrise nervoso, "ho solo fatto in modo di farti far pace con Ashton..."
"Per me è stato importante, lo considero davvero una brava persona" rispose.











"Perchè sei uscito di casa?" domandò il riccio verso il moro che, ancora arrabbiato, camminò verso l'auto di Ashton.
"Quei due sono insopportabili!" aggiunse, "davvero, non ce la faccio più"
"Sono i nostri migliori amici... è normale che ogni tanto vorremmo solo buttarli dal quarto piano" scherzò, facendo intravedere nel suo sorriso un po' di preoccupazione per la loro amicizia. In realtà aveva paura che passati un po' di anni, la loro band e il loro gruppo si sarebbe sciolto. Non voleva che succedesse perchè ormai si era così legato che non immaginava neanche una vita senza i suoi migliori amici.
A Calum venne da sorridere, sospirando poi un "grazie, Ash"
Erano in questi momenti che Hood ringraziava il cielo di avere un amico d'oro come Fletcher. Era magnifico il rapporto che avevano, litigavano certo, ma poi tornavano sempre piu' forti di prima, ridendo dei ricordi passati e delle loro stupidaggini.
"Torniamo, dai"
"No, aspetta!" disse d'un tratto il moro, "Michael?"
"Lexy è andata a cercarlo... spero solo che l'abbia trovato"
Calum guardò il cellulare e decise di rispondere al messaggio di Luke, in cui gli diceva se Mikey fosse lì con lui.
- Lexy è andato a cercarlo -. E pigiò invio, aspettando una risposta. Sperava con tutto il cuore che quei due non si sarebbero trovati in grossi guai, considerando che Michael odiava quella povera ragazza. Entrambi si abbracciarono e tornarono a casa, dove c'era un Luke preoccupato per la loro amicizia.




 

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Capitolo 18
*** Thanks pt.2 ***


<< Thanks pt 2 >>
 

Michael e Lexy erano intenti a fissarsi, quest'ultima gli aveva posto una domanda molto semplice: perchè era scappato di casa? Michael d'altrocanto, non sapeva cosa fare. Voleva rispondere, ma che cosa ne sapeva lui se poi avrebbe spifferato tutto prendendosi gioco di del sottoscritto?
"Fidati di me, Mike. Io d'altronde mi sono fidata..." disse lei, con tono dolce e pacato.
Michael annuì e finalmente, parlò, "ho perso la mia ragazza per una malattia..."
Lexy annuì, posandogli una mano sul braccio e aspettando che continuasse.
"Soffriva di anoressia... l'amavo davvero tanto, ma come un codardo sono scappato quando mi ha confessato tutto..." continuò, tirando su con il naso, "poi, la mattina dopo, sono tornato da lei. Era troppo tardi però, era morta"
Cercò di non mostrarsi debole difronte a Lexy, che d'altronde, era una ragazza che lui stesso, affermava di non conoscere. Ma, dopo quel "era morta", scoppiò. Pianse e singhiozzò. Aveva gli occhi così vermigli che era davvero difficile non provare tristezza per il ragazzo seduto al suo fianco. Lexy si sentì profondamente toccata, d'altronde anche lei aveva avuto problemi con quella brutta malattia, ogni sera, finito di ingerire il cibo, andava nel bagno e vomitava, sperando di accettarsi. Quasi ogni ragazza lo faceva, solo che, si moriva con ogni probabilità. Fortunatamente però, per Lexy c'era stata sua nonna che l'aveva aiutata, portandola da uno psicologo e facendole capire che doveva rispettare il suo corpo.
"Mi dispiace davvero tanto, Michael..." aggiunse, accarezzandogli il braccio delicatamente, "io... posso capirti, sul serio. Anche io ho avuto quei problemi, ma fortunatamente mi hanno aiutata... sai, purtroppo non tutte accettano il loro corpo, ma ciò non vuol dire che possono recarvisi danni, è chiaro. D'altronde, la colpa non è stata tua, è normale che sei fuggito, anche io l'avrei fatto" questa era una grossa bugia, Lexy non avrebbe mai lasciato una persona in quei guai così seri, solo che non voleva far sentire Michael ancora piu' male.
"Anzi, è da ammirare che tu sia tornato il giorno dopo. Come si chiamava?"
"Grace" rispose, spostando lo sguardo dall'asfalto agli occhi della ragazza.
"Era molto importante per te, non è così?"
"L'amavo, Lexy" sospirò, portandosi entrambe le mani agli occhi, per poi strofinarseli.
"Aspetta... prendi" disse, dandogli un fazzoletto bianco.
"Comunque..." incalzò lui, "ti... ringrazio, mi ha fatto bene sfogarmi con te"
"Ed a me ha fatto piacere che tu l'abbia fatto... mi dispiace solo che... non c'è un buon rapporto tra di noi, tutto qua"
Michael si limitò a rimanere in silenzio, guardando la ragazza che instintivamente, abbassò lo sguardo verso il suo ombrello ormai chiuso.
"Torniamo a casa" esordì Michael, alzandosi e cominciando a camminare.










"Mi stavo iniziando a preoccupare!" esclamò Calum, stritolando l'amico non appena aveva fatto capolino dalla porta.
"Non sono morto" disse, con voce un po' sarcastica.
"Visto? L'ho riportato a casa sano e salvo" sussurrò verso di Ashton, che intanto, la guardava con un grosso sorriso in viso.
"Ti ringrazio"
"Ragazzi" incalzò ancora Michael, sospirando e aspettando che tutti gli dessero la sua dovuta attenzione, "volevo solo scusarmi per come mi sono comportato in tutto questo tempo... ho sbagliato a reagire così male, scaricando tutta la mia negatività su di voi. Io... mi manca Grace, è stata davvero molto importante per me, però... sono sicuro di riuscir ad andare avanti perchè d'altronde la vita continua. Però sono sicuro di una cosa, lei rimarrà per sempre nel mio cuore" aggiunse in ultimo, "davvero... spero solo che voi possiate perdonarmi"
Luke sorrise, fiondandosi ad abbracciare il suo migliore amico, "certo, Mike! Certo"
Dopo un po', anche Calum e Ashton si aggregarono all'abbraccio di gruppo, facendo sorridere Lexy che, guardandoli, rimase un po imbambolata. Anche a lei sarebbe piaciuto avere delle amiche, vere però. Delle ragazze che non sarebbero mai andate via. Aveva bisogno di un'amicizia come quella dei ragazzi difronte a lei. Era davvero contenta per come si erano concluse le cose e, anche se con un po di tristezza in viso, continuava a fissarli inerme, aspettando che qualcuno di loro parlasse.
"Ehi, che ci fai lì?" domandò Michael, "vieni anche tu"
Lexy guardò il ragazzo, indicandosi ingenuamente, "io?"
"Vedi altre persone qui dentro?" chiese ironicamente, prendendole delicatamente i polsi e trascinandola tra le braccia dei tre ragazzi.
Lexy sorrise e si lasciò abbracciare, godendosi quel bel momento che quei quattro ragazzi le avevano riservato. Non si sarebbe mai aspettata una reazione così differente da parte di Michael. Forse, quel pomeriggio avevano instaurato davvero un rapporto diverso da quello che avevano di solito. Forse, non sarebbe piu' stato così freddo con lei. Sorrise e ricambiò l'abbraccio, inspirando i loro profumi totalmente differenti.








 
Dopo due mesi...



Il rapporto tra Lexy e Ashton era davvero migliorato, e con lui, anche il comportamento di Lexy verso le persone era cambiato. Aveva smesso di autolesionarsi, l'aveva fatto principalmente per sé stessa e per sua nonna, a dire il vero. Anche se, continuava a sognare quella donna e con essa, anche Michael. I sogni però, erano diversi, Michael non era contro di lei ma con lei. E questo a Lexy, piaceva dannatamente. Con il passare del tempo, anche loro due avevano instaurato un rapporto diverso da quello iniziale. Michael invece, era riuscito finalmente, a dimenticare Grace. Ora era piu' sereno, piu' allegro e soprattutto, piu' amichevole. Tutto questo, lo doveva esclusivamente a Lexy che, malgrado tutto, era riuscita a sapere tutta la verità da parte del suo amico. Perchè sì, ora quei due erano amici. Si rifiutavano anche di vedersi una volta al giorno, Mike non ce la faceva. Dopo tutto ciò che avevano passato, il ragazzo voleva vedere la sua amica piu' del dovuto e ciò, non poteva che fargli bene.
"Come procede il lavoro, Lexy?" chiese il suo amico, sorridendole e posandole un braccio attorno alla spalla.
"Oh... bene. E' migliorato, davvero"
"Sono contento" disse in risposta, guardando dritto davanti a sé.
"Ho voglia di gelato" ammise tutto d'un tratto, stringendosi un po piu' vicino a Lexy.
"Sei insaziabile..." sussurrò, ridendo del suo amico.
"Forse" rispose, curvando le sue labbra in una specie di piccolo sorriso.








La mattina dopo, Lexy si sbrigò per recarsi a scuola, si guardò attorno e notò che la casa era in ordine, come sempre del resto. Da quando non c'era più sua nonna aveva cercato di farla rimanere brillante, proprio come se ci fosse Elizabeth a bacchettarla dolcemente.
Aspettò l'autobus e come al solito, si sedette vicino il finestrino dell'automezzo. Pensò alla sua vita e a cosa avrebbe fatto dopo la scuola. Non ne aveva davvero idea. Le piaceva aiutare gli altri, però non era un lavoro, purtroppo. Sospirò, fissando una coppia di anziani che si tenevano la mano. Erano davvero molto dolci, le loro dita erano intrecciate le une con le altre, e ogni tanto, si sorridevano per poi bisbigliare qualcosa di incomprensibile. Appena arrivò d'innanzi alla struttura scolastica deglutì, cominciando ad avanzare verso di essa.
Sperava con tutto il cuore che quella giornata fosse passata in fretta, senza nessun tipo di problema.
Aprì la porta della sua classe e vi si fiondò dentro, aspettando il professore.




 

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Capitolo 19
*** Song ***


<< Song >>
 

Lexy in questo momento era seduta in mensa con Luke che cercava in tutti modi di farla sorridere, visto che non ci riusciva mai. All'improvviso, cercò di fare qualche battutina che le facesse almeno accennare un risatina, e ci riuscì. Luke era fatto così, era tremendamente testardo quando ci si metteva, non riusciva a dargliela vinta al suo orgoglio perchè erano sempre in competizione. Sapeva che, quando si metteva un'idea in testa, era capace di portarla a termine, nonostante tutti gli ostacoli.
"Guarda un po, Lexy ha un amico" disse ad un certo punto un ragazzo ben piazzato.
Lexy, invece, non accennò a girarsi, conosceva molto bene quella voce, era il capitano della squadra di Baseball, Charlie. Era uno stupido che si credeva chissà chi solo perchè faceva parte dei Lions. Scosse la testa e trattenne per un po il fiato, chiudendo gli occhi.
"Cosa c'è? Non rispondi, piccola Lexy?" domandò ironicamente, facendo ridere il suo migliore amico, Jake.
"Ma perchè non la lasci in pace, Charlie? Chi ti credi di essere?" chiese subito il biondo, guardando Lexy aprire di nuovo gli occhi e fare un bel respiro.
"Amico, calmati. Mi chiedevo il motivo per il quale tu sei insieme a lei... insomma, è una stupida"
La ragione per la quale Lexy non fiatava era perchè non sapeva cosa rispondere. Forse, Charlie aveva ragione, lei non era altro che una stupida. Infondo, anche sua mamma glielo diceva, "sei inutile". Quelle parole erano difficili da dimenticare, specie se dette da una figura così importante nella tua vita. Sospirò, tenendo sempre lo sguardo puntato nel piatto stracolmo di spaghetti che non aveva neanche toccato. Le era passata davvero la fame, ora.
"Charlie, qui lo stupido sei tu. Vattene prima che mi arrabbi sul serio"
"Cambierai idea su di lei, ne sono certo, è una pazza" disse infine, indicandola e andando via, seguito dal suo migliore amico.
"Stai bene?" chiese, sedendosi accanto a lei e massaggiandole la schiena dolcemente.
"Sì, ma non dovevi preoccuparti" continuò, "ha ragione"









La risposta di Lexy spiazzò veramente il povero Luke che pensò il motivo per il quale doveva sempre sminuirsi così tanto. Infondo sapeva anche lui che era una brava ragazza, stava cominciando a volerle bene. Alla fine, aveva riportato Michael a casa, facendolo anche cambiare, forse senza che il diretto interessato, se ne accorgesse veramente.
Luke non riusciva a capacitarsi di questa cosa, perchè un giorno sembrava essere una ragazza normale e poi, sembrava che volesse allontanarti da lei, senza far sapere a nessuno il motivo. Mentre continuava a camminare per la città di Londra, inspirò il buon profumo che emanavano le piante dei fiori, sorridendo e sfiorandoli. La loro band era punk-rock, solo che forse, quello "sbagliato" era lui. Sorrise perchè anche se i suoi migliori amici volevano far diventare quella band come i Green Day, c'era sempre lui che era quello differente. Insomma, Michael odiava i fiori, diceva che non erano una cosa per lui, Calum è purtroppo, condizionato dalle scelte di Mike e... Ashton? Ashton li aveva portati solo una volta a Lexy, ma non era davvero sicuro che li piacessero come piacevano al sottoscritto. Continuò a camminare, guardandosi attorno e pensando di dire a Michael che doveva cominciare a scrivere una nuova canzone o altrimenti, il proprietario del locale li avrebbe cacciati.









Appena arrivò nel loro covo, corse subito da Michael, incalzando un "devo parlarti"
Il ragazzo dai capelli - ormai - blu, annuì, aspettando una sua mossa.
"Credo che dovresti scrivere una nuova canzone... quelle che abbiamo sono stravecchie!"
Luke ora, si stava preparando ad una sfuriata da parte del ragazzo, perchè alla fine, non gli avrebbe mai dato ragione poichè tutti sapevano che quel ragazzo era l'orgoglio fatto persona.
"Hai ragione"
"COSA?" domandò, strozzandosi con la sua stessa saliva.
"Ho detto che hai ragione, infatti... credo di avere già qualche strofa pronta" rispose, alzandosi dal letto e prendendo quel foglio che aveva conservato. Era tutto accartocciato, scritto con una penna dal poco inchiostro nera e, con le punte ingiallite.
"Il colore del tuo rossetto è un opera d'arte, ho il tuo nome tatuato nel mio cuore..." lesse a bassa voce, alzando poi lo sguardo su Michael.
"Mi piace!" esclamò felice, "quando la continui? Se vuoi posso aiutart-"
"No... mi sei d'intralcio. Ma... credo che ho già qualcos'altro pronto, mi serve solo del tempo"
"Va bene, capo. Allora... buon lavoro!" esclamò, facendo sorridere il suo amico.
Luke uscì dalla stanza, lasciando solo Michael che, fissando fuori dalla finestra, vide il volto di Lexy sorridergli. Era strano ma il suo sorriso era qualcosa di energico, che riusciva ad aiutarlo in tutti i momenti piu' bui della sua vita. Michael non era mai stato così aperto con qualcuno, considerando che prima di lei c'era Grace che comunque, aveva sempre trattato bene. Quando era riuscito a sfogarsi con Lexy si era sentito subito meglio, forse perchè aveva bisogno di qualcuno che si prendesse cura di lui, aiutandolo a superare brutti momenti come quello in cui era poco tempo fa. Se prima credeva che Lexy era una brutta persona, ora invece, pensava tutto il contrario. Solo che... purtroppo, quando si avvicinava alla sua amica, notava qualcosa di strano... di inquietante. Michael non sapeva dirlo con estrema sicurezza, era come se in Lexy, c'era qualcosa di pericoloso che la teneva prigioniera. Scosse il capo, cercando di non pensarci e tornò con lo sguardo sul foglio, iniziando a scrivere parole senza un nesso logico tra loro.
"No, Michael, concentrati!" disse, arrabbiandosi con sé stesso, "devi scrivere questa benedetta canzone, ok?"
Inspirò e sospirò, puntando la punta della penna sul foglietto e cominciando a scrivere un "calmati, stai tranquilla, dicono che siamo troppo giovani per essere uguali a qualcos'altro..." continuò, preso dall'illuminazione del momento, "ma guardati intorno, lavoriamo troppo dannatamente sodo a questo per poi rinunciarci ora. Se non nuoti, affogherai..." scrisse in ultimo, aggrottando le sopracciglia e cercando di trovare qualche nota per ciò che aveva scritto.
Rileggendo il tutto, pensò di nuovo a Lexy, e a quanto quella canzone potesse somigliarle.
"Se non nuoti, affogherai", era vero... lei gliel'aveva detto, aveva ammesso che se non sarebbe andato avanti, non sarebbe piu' tornato quello di una volta. A quella canzone doveva dare un titolo perfetto, magari che non facesse capire agli altri per chi fosse stata scritta. Sospirò e iniziò a pensare ad un possibile titolo.









Ashton adesso, era al lavoro con Lexy, come al solito, stavano aiutando delle ragazze e dei ragazzi con degli album.
"E' arrivato quello nuovo dei One Direction?" gli aveva chiesto una ragazzina, senza guardarlo negli occhi poichè era impegnata a visualizzare un messaggio su whatsapp.
"Come si chiama?" domandò, scocciato di quella situazione. Non gli piaceva quando i suoi clienti, non lo degnavano di uno sguardo. Non che Ashton fosse un ragazzo a cui piacevano le attenzioni, anzi, era solo scocciato del fatto che quei dannati cellulari stessero prendendo sopravvento sulle persone umane.
"Potresti guardarmi negli occhi, scusa?" continuò, "ti ho chiesto il nome"
"Oh il mio? Mi chiamo Rose"
Si sbattè una mano in fronte, "non il tuo. Quello dell'album"
"Oh... scusa" disse, alzando finalmente lo sguardo, "si chiama Four"
Sospirò e si girò, prendendo dallo scaffale ciò che gli serviva per dileguare quella ragazzina di qualche annetto più piccola di Lexy.
"Ecco a te, devi pagare alla cassa" affermò in ultimo, lasciando che la ragazzina si aggiungesse alla fila.






 
Angolo autrice

Buongiorno a tutte!
Colgo ovviamente, l'occasione per salutarvi tutte e per ringraziarvi di essere sempre con me, capitolo per capitolo.
Ho notato che quello precedente ha avuto molte piu' recensioni degli altri, vi è piaciuto di piu', o... è pura casualità? Ahahah.
Comunque, volevo confessarvi una mia paura: faccio i capitoli di questa lunghezza perchè ho timore che voi possiate scocciarvi a leggere qualcosa di piu' lungo. Mi spiego meglio, essendo scritta in terza persona, la storia potrebbe stancare e pertanto, scrivo i capitoli di questa dimensione. Voi cosa ne pensate al riguardo? Vi prego, scrivete qualcosa perchè io sto impazzendo. Vi invito ad essere piu' sincere possibili, è per il bene della storia.
Comunque, ancora una volta, cerco di fare qualche spoiler... tenete d'occhio la canzone che sta scrivendo Michael... c'entrerà tanto, ve lo assicuro. E, un'altra cosa, non sminuite la risposta che ha dato Lexy a Luke, quella del "ha ragione", poi scoprirete tutto ciò che dovete sapere.



Ora vi saluto, buon pranzo ragazze.

Baci, Chiara x

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Capitolo 20
*** Chapter twenty ***


 
<< Chapter twenty >>
 

Non appena Lexy si avvicinò ad Ashton, quest'ultimo sorrise, abbracciandola e sussurrandole un "sono stanchissimo oggi"
Lexy d'altronde, non potè che annuire perchè anche per lei era la stessa cosa. Non aveva mai capito cosa significasse lavorare e, ora che era obbligata a farlo, dovette riconoscere che era parecchio stancante, anche se, tutto sommato, il suo lavoro le piaceva. Ora aveva anche i soldi per comprare la chitarra nera con le ics bianche che desiderava da tanto, solo che... non poteva. Si era fatta quattro conti in tasca e non poteva permettersi una chitarra nuova di zecca, anche perchè doveva occuparsi della sua alimentazione e continuare a pagare le bollette di casa sua. Sospirò e si strinse un po di piu' ad Ashton che ricambiò quel gesto così tenero e dolce nei suoi confronti.
"Lexy, mi vuoi bene?" domandò ad un tratto, spiazzando la ragazza che, non appena udì tale frase, rabbrividì.
In realtà, gli voleva piu' che bene, lo considerava una persona molto importante nella sua vita, oltre a Michael, ovvio. Erano due ragazzi dolcissimi e sempre gentili con lei che, d'altrocanto, l'avevano aiutata tanto. Specie Ashton, poi. Non che Lexy non fosse grata anche a Luke e Calum, ma... loro due erano quelli a cui era piu' legata.
Sorrise istintivamente e alzò il mento, per fissarlo negli occhi, "perchè questa domanda?"
Ashton invece, non sapeva cosa rispondere. Per una volta era rimasto davvero senza un qualcosa da dirle. Era sempre lui quello che aveva la battuta pronta per ogni occasione, solo che in quel momento... tutto gli sembrò diverso, anche il viso della ragazza che, diversamente dalle solite volte, era piu' rilassato e tranquillo. Stava andando in crisi per una semplice domanda, doveva fare qualcosa e alla svelta.
"Beh... non c'è un motivo preciso"
Lexy sorrise, "comunque sì, Ash. Sei una persona... importante ormai"
E fu proprio a quella frase che il riccio non ci vide piu', la strinse così forte al suo petto che per un attimo, tutto il mondo attorno a loro, si fermò. Il profumo che Ashton emanava era un misto tra colonia e profumo carnale. Le sue braccia erano strette alla vita di Lexy che aveva praticamente il petto spalmato su quello di Ashton. Quella posizione alla ragazza piaceva, sarebbe potuta rimanere lì per tutto il resto della sua vita.
Sorrise e si godè quel momento, chiudendo gli occhi e accarezzandogli il braccio sinistro.










"E se ti dicessi che quel Michael è legato a te?" cominciò quella donna, la quale era seduta accanto al suo letto, ridendo di lei.
"Mamma..." si lasciò sfuggire, chiudendosi subito dopo la bocca con i palmi delle mani, "scu-scusa... io..."
"Non chiamarmi con quel nome perchè non mi meriti. Guardati... sei... strana" aggiunse, "ma comunque, non sono qui per prendermi gioco di te, almeno non oggi"
La ragazza avanzò, allungando una mano per sfiorare il braccio di sua madre che intanto, era ferma a fissare sua figlia. Era così bello quel quadretto, d'altronde quelle due sarebbero andate così d'accordo insieme... se solo non fosse stato per la cattiveria di sua mamma che la trafiggeva ogni qualvolta ne aveva l'occasione.
"Perchè mi fai tutto questo?" chiese d'un tratto, chinando il capo sui suoi piedi per poi rialzarlo verso di lei, in cerca di una qualsiasi risposta.
"Non devo darti spiegazioni, ricorda solo ciò che ti ho detto" rispose, ghignando e sparendo immediatamente dalla sua vista.
Questa volta, per fortuna, non le aveva detto cattiverie, solo un "non mi meriti" sputato con freddezza e acidità, ma ormai cosa poteva farci? Lei era al corrente dell'odio che la madre nutriva nei suoi confronti, di certo non le sarebbe mai riuscita a far cambiare idea. Purtroppo.






Si svegliò e si guardò attorno, respirando a pieni polmoni l'aria che c'era nella sua camera. Da quando era morta sua nonna, aveva chiuso la stanza di quest'ultima, riaprendola soltanto quando voleva ricordarsi dei bei momenti che avevano passato insieme. Sospirò e si recò vicino la finestra, dove aprì le ante, fissando tutto il panorama che le ricordava la sua infanzia. L'altalena rossa era ancora lì, in quel parco piccolo, dove da piccolina, era sempre felice di recarvisi con sua nonna che la osservava silenziosamente da quella finestra in cui ora era affacciata. Poi, accanto, ricordò il gelataio, sempre pronto ad offrire gelati in modo gentile e dolce, con quel suo camioncino e quella musichetta così armoniosa che era impossibile non ricanticchiarla poi nella mente. Tutti quei particolari a Lexy piacevano, era sempre stata una persona differente dalle altre, a cui le particolarità le saltavano subito agli occhi, ricordandole per sempre.
All'improvviso, il cellulare le squillò, mostrandole il nome di "Mikey" scritto in grassetto e un messaggio che recitava un "ho bisogno di stare un po con te, mi manchi x"
Sorrise e rispose con un "va bene xx", guardandosi attorno e prendendo dei vestiti alla rinfusa dall'armadio. Si recò in bagno e chiuse la porta dietro di sé, anche se con lei non c'era nessuno, la sua abitudine ormai era quella. Si spogliò, focalizzando l'attenzione di nuovo sul suo aspetto fisico. Pensava di aver superato quella fase. Quella del rifiuto verso il proprio corpo, ma... evidentemente si stava sbagliando, ancora. Era strano ma, per un motivo o per un altro, Lexy non riusciva ad accettarsi esteticamente. Pensava che fosse un mostro per il semplice fatto che non aveva un fisico perfetto come quello di Cara Delevigne o di Barbara Palvin, due modelle stupende a cui Lexy aspirava. Sospirò e si toccò i fianchi che, anche se in minima parte, a lei non piacevano. Scese verso le sue cosce, prendendo con un pugno la sua carne in piu' e stritolandosela.
"Tu non dovresti essere qui" sussurrò alla sua parte del corpo, disprezzandola con tutta sé stessa.
"Mi stai rovinando" ripetè ancora, lasciandola e passando ai suoi polsi ancora un po lacerati.
"E anche voi... brutti segnacci! Perchè diamine non sparite? Perchè ci tenete così tanto a ricordami cosa ho fatto?" scosse il capo e cominciò a piangere, adagiandosi sul pavimento freddo del suo bagno. Si portò le gambe al petto nudo, guardando la lama della lametta che luccicava davanti ai suoi occhi. Lexy la prese, fissandola e accarezzando le lame affilatissime. Deglutì, per poi spiccicare qualche parola interrotta dai singhiozzi per via del pianto, "quei segni sono solo colpa mia e tua... delle tue lame... della mia fragilità..." continuò, tirando su con il naso, "sono una stupida perchè invece di reagire continuo a farmi del male... ma... è difficile, non posso farne a meno. Lo sai anche tu, no? La lametta, se sei come me, è l'unico punto di forza e di sfogo che hai" disse, sospirando e premendo una delle tre lame sul suo polso destro.
"E' difficile smettere..." sussurrò, rigraffiandosi.
"E' difficile essere me senza procurarsi tutto questo..." disse infine, facendo un ultimo respiro e tagliandosi un ultimo pezzo di pelle.









Non appena Lexy finì la doccia, scese subito in giardino, constatando che Michael era già lì pronto ad aspettarla con un bellissimo sorriso in volto, contornato dalla sua barbetta. Salì in macchina, chiudendo poi lo sportello.
"Ehi Mike" lo salutò, facendo finta che tutto il dolore di prima, fosse scomparso in un puff.
"E' proprio una bella giornata!" esclamò, sorridendole e tornando con lo sguardo sul manubrio.
"Hai scritto poi, la canzone?" chiese, visibilmente curiosa e preoccupata per il futuro dei suoi quattro amici.
"Oh... non sono a buon punto, ecco..." rispose vago, cercando di sviare l'attenzione sulla sua canzone visto che, come anche il suo orgoglio sapeva, era dedicata interamente alla ragazza che ora si trovava al suo fianco.
"Mi prometti che appena la finirai me la farai leggere?" chiese ancora, incastrando i suoi occhi in quelli verdognoli del ragazzo, il quale, dopo un paio di secondi, fu costretto a distogliere lo sguardo per cercare o almeno, tentare di rispondere.
"Sono molto riservato. Non lo so, Lexy" e concluse, mettendo in moto e avviandosi verso chissà quale posto.

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Capitolo 21
*** Chapter twenty-one ***


<< Chapter twenty-one >>



Michael e Lexy erano beatamente stesi su un telo, guardavano il cielo sorridenti, come se tutte le loro preoccupazioni non esistessero. Per fortuna però, Michael aveva pensato a tutto: avrebbero fatto un piccolo pic-nic e poi sarebbero tornati a casa. Almeno, pensò Michael, avrebbero passato una giornata diversa dalle altre.
Il cielo era pieno di nuvole quella mattina, il sole splendeva così tanto che quasi, se avrebbe voluto, avrebbe potuto spaccare anche una roccia con il suo calore. Il panorama era bellissimo, oltre alla natura c'erano anche moltissimi tetti delle case tutte di diverso colore, dal bianco al rosso e così via.
"Hai fame?" chiese Mikey ad un certo punto, sentendo il suo stomaco brontolare.
"No, tu sì?"
"No, anzi..." sussurrò, sbuffando. In realtà aveva un casino di fame, solo che non voleva mangiare da solo.
"Non mentire, scemo! Tu hai fame" disse ridendo e alzandosi dal telo violaceo.
"Ok, mi hai scoperto. Mangiamo?" continuò, "ti prego, il mio stomaco chiede pietà"
Lexy rise e aprì il cestino, prendendo dei panini e delle bibite.
"Hai fatto tutto tu?" chiese, avvicinandosi al tronco di un albero per appoggiarsi.
"Ma ti pare? Ho comprato tutto. Se avessi cucinato io come minimo la cucina sarebbe esplosa"
Ed entrambi risero spenzierati, godendosi quella bellissima giornata che fortunatamente Michael, le stava regalando.









Calum ricontrollava la sua chitarra, dando qualche pugnetto amichevole sulla spalla di Ashton che, nel frattempo, non faceva altro che rimanere con lo sguardo perso nel vuoto.
"Che hai, Ash?" chiese, ridendo della sua espressione.
"Oh... nulla, pensavo" rispose vago, "la canzone? Mike a che punto è?"
"Non lo so... ha detto Luke che gli manca poco, ma che tutto sommato ha già delle idee" aggiunse, "penso che sarà bellissima"
Il riccio sembrò pensarci, annuendo "hai ragione. Come del resto tutto ciò che scrive"
"Se c'è qualcosa che non va... Ash, sai che con me puoi sfogarti" disse semplicemente, ignorando la frasetta di prima.
"Credo di essermi preso una cotta per... una ragazza"
"Ohhh" lo prese in giro, "ecco cos'hai! Sei innamorato!" esclamò, buttandogli delle patatine addosso.
"No..." rise, "non ho detto che sono innamorato, Cal!"
"Beh, i tuoi occhi però si sono illuminati. Chi è?"
Ashton ci pensò, non voleva assolutamente rivelare il nome della persona che gli stava cominciando a piacere. Prima di dirlo agli amici voleva essere certo di provare qualcosa seriamente.
"Non... posso dirtelo. Ho bisogno di capire se mi piace veramente" rispose, deglutendo e rubando una patatina dal piatto del moro.
Calum sembrò annuire e capirlo, non voleva assolutamente sforzare il suo amico poichè avrebbe aspettato il momento adatto, era sicuro che alla fine, gli avrebbe rivelato chi fosse la ragazza per cui si era preso una cotta.








Michael in questo momento stava tornando da Lexy con due enormi gelati in mano. Uno al pistacchio per lui e l'altro, al cioccolato e vaniglia per la ragazza. Era così contento che quella giornata stesse procedendo tranquillamente che quasi non riusciva a crederci. Appena arrivò - quasi - vicino a Lexy si fermò per contemplarla nei minimi particolari. Notò come i capelli le ricadevano dolcemente sulla spalla destra, mentre con lo sguardo era concentrata sul suo polso, fissandolo e passandoci le dita sopra, sfiorandolo quasi. Michael nel frattempo, stava cercando di capire cosa le fosse successo, magari si era fatta male mentre lui non c'era oppure, nella più stupida delle ipotesi, le era solo venuta voglia di toccarsi il polso. D'altronde Lexy era come lui, strana ma maledettamente interessante.
Appena arrivò accanto alla ragazza, Lexy si coprì il braccio, fissando il volto di Michael che la guardava con un'espressione in viso indecifrabile.
"Ti sei fatta male?" chiese, porgendole il cono del gelato.
"Cosa?" chiese, cominciando a mangiarlo e sorridendogli nervosamente.
"Intendo... al polso. Mentre io non c'ero ti sei fatta male?" continuò, "ho visto che lo stavi sfiorando e così... mi sono preoccupato, ecco"
"Oh... no, è tutto apposto. Davvero"
Il ragazzo alzò le spalle, indifferente. Ora non voleva forzarla, avrebbe capito in un secondo momento cosa le fosse successo. Infondo, tutti ormai sapevano che se si metteva un'idea in testa, nessuno era capace di distoglierlo da quel pensiero. All'improvviso però, gli venne un'idea per farle alzare il polso e capire cosa le stesse succedendo.
"Lexy, guarda quella foglia... non è bellissima?" chiese, sorridendo e indicando il ramo su cui era beatamente riposta la foglia verdognola.
"E' una normalissima-" ma la bloccò, sfiorandole il braccio con la sua calda mano.
"Non è che me la prenderesti? Non voglio alzarmi ora"
Lexy sembrò cadere nel suo tranello, ingenua com'era, Michael ci avrebbe scommesso un braccio.
Appena alzò il braccio, la manica della camicetta che indossava si ritirò un po, lasciandogli la visuale ben spianata. Lexy non notò il viso di Michael incupirsi, non appena l'ebbe colta, poggiò la foglia sulle ginocchia.
"Sei contento ora?" chiese, ridacchiando per quel capriccio così stupido del suo amico.
Mike non era affatto contento, ora era più che turbato a dire la verità. Non si sarebbe mai aspettato che Lexy arrivasse al punto di farsi del male attraverso l'autolesionismo. Certo, era pur vero che aveva avuto tanti problemi, ma... Mike era dell'idea che tutto si sarebbe potuto risolvere. Così come lui era riuscito a mettere una pietra sopra con la sua Grace, anche lei sarebbe riuscita a superare la morte di Elizabeth e l'anoressia che prima, faceva parte di lei. Con un gesto secco buttò la foglia via, cominciando a fissare Lexy negli occhi.
"Che-che è successo?" gli chiese, visibilmente spaventata da quel suo improvviso cambio d'umore.
Michael non era pazzo, Michael sapeva valutare le situazioni in cui si poteva agire. E questo era quanto. Si sarebbe fatto spiegare il motivo di tanto odio nei suoi confronti perchè lui non voleva che si recasse del male senza un motivo ben preciso.







 


ATTENZIONE A ME

Allora, molte di voi mi hanno chiesto se questa storia sarà un triangolo tra i tre protagonisti.
RAGAZZE, NON VI PREOCCUPATE PERCHE' SAPETE PERFETTAMENTE CHE NON CADRO' NEL BANALE. ANZI, DI QUI A POCHI CAPITOLI VI SORPRENDERETE MOLTO.
Perciò, come già vi scrissi al prologo di questa storia, attente ai particolari, ai mini dialoghi, attente a tutto perchè questa storia si concentra molto sull'attenzione del lettore. Ragazze fidatevi di me, non ci sarà alcun triangolo.
Ho in mente moltissime cose e, vi giuro che tra queste non c'è una cosa a tre. Ahahaha.




scusate se ho aggiornato tardi, spero che il capitolo vi sia piaciuto.
In ogni caso, aspetto una vostra recensione.

Bacioni grandi,

Chiara x

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Capitolo 22
*** Don't cry ***


<< Don't cry >>




Michael continuava a guardare Lexy con occhi diversi, sapeva fin dal primo momento che quella ragazza nascondeva qualcosa, solo che Ashton e gli altri gli davano del pazzo, dell'immaturo solo perchè non riusciva ad accettare una nuova ragazza - e amica - nella loro vita. Michael continuava a guardare neutro i polsi di Lexy che intanto, mandavano in confusione il cervello e i pensieri del ragazzo che continuava a pensare al motivo per il quale si odiasse così tanto.
"Mike...?" lo richiamò, toccandogli la mano che prontamente ritrasse.
Stava per tornare alla sua auto, stava per lasciarla lì da sola, solo che poi... ricordò Grace.



 
Erano a casa della sua ragazza, Michael continuava a regalare dei piccoli baci sul naso di Grace, dicendole quanto fosse bella.
"Devo dirti una cosa..." sussurrò ad un certo punto, alzandosi dal divano e cominciando a guardarlo negli occhi. Michael d'altrocanto, sussultò, non sapeva cosa pensare, rimase lì ad intimarle di proseguire per capire cos'avesse da rivelargli.
"Io..." sospirò, torturandosi le dita, "io... sono diventata anoressica"
Michael per poco non sbattè a terra, continuava a scrutare Grace con gli stessi occhi con cui l'aveva vista nuda nel suo letto, mentre facevano l'amore. Si rifiutava di credere che la persona piu' importante della sua vita si fosse recata così tanti danni al suo corpo senza che lui se ne accorgesse minimamente.
"Michael... ti prego, parlami" continuò, "dimmi qualcosa"
"Io..." ma le parole gli morirono in bocca non appena tornò a guardarla negli occhi. Il ragazzo cadde sul divano, inerme. Fissava i suoi anfibi rigorosamente neri, deglutendo a fatica la saliva. Doveva fare qualcosa, doveva soprattutto dire qualcosa, solo che... non ci riusciva, era tutto maledettamente difficile.
"Devo andare" disse soltanto, aprendo la porta di casa Hastings e aumentando il passo verso la sua range rover nera.
La mattina dopo, tornò in quell'abitazione, trovando i genitori della piccola Grace in lacrime: la sua ragazza era morta.

 



"Perchè lo fai?" chiese aspro, puntando i suoi occhi color smeraldo nei suoi.
"Io... non so di cosa tu stia parland-"
"SMETTILA!" gridò, facendo girare alcune persone che erano lì per godersi una tranquilla giornata, "Devi... smetterla di raccontarmi cazzate" continuò, "sapevo che nascondevi qualcosa, ne ero... certo"
Lei scosse il capo, mostrandosi molto contrariata a ciò che Michael le stava dicendo. Non capiva a cosa si riferisse, stava diventando molto meno calmo di come in realtà, lo conosceva. Certo, sapeva che aveva questi sbalzi di umore strani ma... con Lexy non lo aveva mai fatto.
"Michael, calmati, cosa è succ-" ma il ragazzo la bloccò ancora, strattonandole il polso ormai rosso.
Lexy soffrì silenziosamente, chiudendo gli occhi e sopprimendo il dolore. Non voleva far capire a Mike ciò che già sapeva.
"Ti... autolesioni. Perchè?" le chiese di getto, portando il suo polso davanti agli occhi verdognoli del ragazzo, che non appena li vide, li coprì con la sua enorme mano, puntando poi i suoi occhi di nuovo sul viso della ragazza.
"Io..." cercò di spiegare, "Michael..."
Lui ghignò nervosamente, scuotendo il capo, "non vuoi proprio capire, eh?" continuò, "non capisci che io ci tengo a te, ormai sei diventata così importante che... non sopporterei l'idea di perderti, stupida"
Lei sussultò, mai avrebbe pensato ad una simile scenata da parte del suo amico, lei lo stava fissando, stava guardando i suoi occhi rossi e il suo sguardo che ispirava solo terrore e tristezza. Stava per piangere, ne era sicura.
"Non... non dire così, io sono qui, lo sai"
"No invece, no! E sai perchè? Perchè se prenderai una vena importante tu mi lascerai!" continuò, "ed io non voglio perchè... mi piaci così tanto ormai che... senza di te morirei" sussurrò in ultimo, quasi come a tenersi quell'ultima parola per sé. Quasi come se avesse capito di aver sbagliato a pronunciare quella piccola frasetta che, alle orecchie di Lexy, poteva sembrare una cosa campata in aria, senza alcun fondamento. Perchè ormai Lexy non sapeva neanche più cosa le stesse capitando. Forse qualcosa per Michael la provava, d'altronde lo aveva sempre visto come una figura fraterna, come un ragazzo che l'avrebbe sempre difesa da tutti e tutto, aiutandola a superare quei problemi e quegli ostacoli che avrebbero fatto parte della sua vita.
Michael però, agì questa volta. Non le diede neanche il tempo di rispondere che subito si fiondò sulle sue labbra, chiedendo l'accesso con la sua lingua per approfondire ciò che aveva iniziato. Le loro lingue s'incontrarono più volte, allontanandosi e riallacciandosi sempre più velocemente, come se avessero bramato entrambi quel bacio così inaspettato ma così tanto voluto. Lexy stava provando molte cose, il suo stomaco stava festeggiando, c'erano un casino di farfalle che danzavano, lasciando posto per una volta alla sua felicità. Entrambi sorrisero sulle labbra dell'altro. Michael, mentre continuava a dedicarle delle piccole carezze, cercava di accarezzare e di toccare i suoi tagli, in modo da sperare di farle capire quanto tutto quello che Lexy stava facendo, fosse in realtà, errato. Continuarono a baciarsi fino alla fine, aggrappandosi l'uno al corpo dell'altro. Poi, si guardarono, baciandosi per un'ultima volta.









Ashton, Calum e Luke stavano cercando di fare la spesa, visto che per queste cose, Michael era negato. Tutti sapevano che se gli avessero lasciato campo libero, il ragazzo dai capelli ormai neri, avrebbe comprato quasi tutto il supermercato.
"Prendiamo qualcosa per la colazione?" chiese il moro, accompagnato da un sì da parte del riccio.
"Dov'è la nutella?" si guardò attorno il biondo, sorridendo e ammiccando ad una biondina che era alla cassa.
"Che ci scommettiamo che Calum farà colpo su quella ragazza?" domandò Luke ad Ashton, il quale prima rise e poi annuì, "un pacchetto di sigarette"
"Ma io non fumo" disse il ragazzo dagli occhi di ghiaccio, scuotendo il capo e sperando di trovare qualche altro premio.
"Ok, facciamo così... se vinco io mi compri un pacchetto di sigarette, se vinci tu mi comprerai un pacchetto di patatine, ci stai?"
"Perfetto, che vinca il migliore!" esclamò Luke, contento della scommessa.
"Che imbranato..." rise Ashton, sussurrando a Calum un "vedi di farlo perdere"
"Che crudeltà" rispose, avviandosi verso la cassa con qualche birra in mano.
Appena Calum si avvicinò alla cassiera, quella sorrise, cominciando a passare le quattro bottiglie sullo schermo per prezzarle, "solo questo?" gli chiese, sorridendogli maliziosamente.
La ragazza non era stupida, conosceva il moro grazie ad una performance fatta al locale dove suonavano. Ci andava sempre quando aveva bisogno di staccare la spina. A dire la verità le piaceva la loro musica, la riteneva un insieme di potenza sovrannaturale che non tutti sarebbero riusciti a cantare e a suonare. La batteria poi, le piaceva ancora di piu', specie perchè c'era il riccio che non l'aveva lasciata indifferente.
"Ho fatto una scommessa con quei tre lì" esordì ad un certo punto, estraendo delle monete dal portafoglio per pagare.
"Ah, davvero?"
"Sì" aggiunse, "che ne pensi di far finta di lasciarmi il tuo numero per far vincere il riccio?"
Non appena udì questa frase le si illuminarono gli occhi, cercò di fare un po la dura ma non ci riuscì, Ashton era un ragazzo bellissimo e chissà forse, non avrebbe avuto l'occasione di conoscerlo meglio. Decise quindi, di accontentarlo e di scrivergli dieci cifre su un bigliettino, sperando che poi, quello sarebbe tornato per ringraziarlo.
"Gentilissima" disse, tornando dai suoi amici.
"Mi chiamo Jesse, comunque"
"Calum" rispose, sorridendole e sventolando il bigliettino quasi bianco.




"Hai fatto un errore madornale..." sussurrò una voce, ghignando.
"Cosa? Di che errore stai parlando?"
"Lo scoprirai presto, tesoro, lo scoprirai"
"Devi smetterla di tormentarmi"
"Hai fatto morire una povera ragazza, non mi sembra corretto, no?"
"Prima o poi uscirai dai miei sogni, lo so, ne sono sicuro"
Lei sorrise, "certamente, forse quando morirai"   




Spazio autrice


Allooooora, buonasera! Come state? Spero bene!
Comunque, vi piace il nuovo capitolo? Ho bisogno di un sacco di pareri perchè ho cercato di impegnarmi tanto, visto che ho anche un casino di verifiche e interrogazioni per recuperare le materie. Ahhh!
Quello in corsivo è un flashback, spero lo abbiate apprezzato.

Ma comunque... lasciate tante recensioni!


Un bacio,
Chiara x

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Capitolo 23
*** Kiss me ***


Problem


'Kiss me'



Michael si svegliò di soprassalto, poi sospirò, portandosi i palmi delle mani sugli occhi per massaggiarli. Era la seconda volta che faceva questi maledetti sogni, non ce la faceva piu'. Che diamine aveva fatto per meritare tutto ciò? Aprì il quaderno e guardò la foto, sfiorando le guance della persona che era raffigurata. La contemplò nei minimi particolari, fissandola quasi per minuti che sembrarono immensi. Poi, tornò al suo letto, guardando l'orario che segnava le tre precise e capendo solo in quel momento che non avrebbe ripreso piu' sonno. Allora, prese il quaderno con la nuova canzone che stava componendo e rilesse ciò che aveva scritto con un sorriso in viso. Prese una penna e disegnò una "L" ben marcata, sperando di trovare ispirazione per la prossima strofa.









Ashton e Lexy erano appena arrivati a lavoro, quest'ultima si sentiva davvero in imbarazzo per ciò che era successo l'altro giorno. Aveva paura che Ashton sapesse di lei e Michael e inoltre, aveva anche timore che potesse scoprire i tagli. Non voleva rovinare l'amicizia con il riccio, in quel tempo le era stato così vicino che sentiva di provare qualcosa di molto forte per lui, solo che purtroppo, non era capace di esternarlo. Ashton le sorrise e l'abbracciò, lasciandole un bacio umido sulla guancia.
"Tutto bene? Sei molto silenziosa oggi"
Lei annuì, respirando a pieni polmoni il profumo del suo amico, "tutto okay, Ash"
Cominciò a ripensare al bacio che c'era stato tra lei e Michael, cercando anche di capire cosa fossero adesso. Insomma, lei non voleva avere legami, solo che... ogni volta che lui le si avvicinava capiva che c'era qualcosa di forte che li legava. Pensò invece, al rapporto con il suo riccio, che era un legame molto diverso da quello con Michael. Lui era sempre dolce e gentile con lei, pronto ad aiutarla in ogni minima situazione, mentre Michael... aveva qualcosa di speciale che quasi sicuramente esternava solo con la ragazza. Sorrise istintivamente nel vedere Ashton aggiustarsi la bandana arancione che aveva indossato oggi. Si appoggiò al muro e iniziò a contemplarlo con le braccia al petto e con il sorriso di una ragazza innamorata. Forse ciò che provava per Ashton lo stava confondendo con ciò che invece, provava per Mike. Scosse il capo e chiamò Josh, per chiedergli un momento di pausa per andare a comprare le sigarette.









Michael si trovava proprio difronte al negozio dove lavoravano i due, non era riuscito a fare altro se non a pensare a Lexy che, intanto, era con Ashton. La prese da dietro non appena varcò la soglia della porta e le sorrise, sussurrandole un "buongiorno" allegro. Lei si girò, sorridendogli e schioccandogli un bacio sulla guancia destra. Era molto piu' bassa rispetto a lui, e forse, era proprio questo che piaceva a Mike.
"So che forse... non dovevo venire, ma... mi mancavi..." disse, deglutendo la sua saliva e sciogliendo l'abbraccio dolcemente creatosi prima.
Lei gli sorrise teneramente, "vieni con me a comprare le sigarette?"
Annuì e, con un braccio attorno alla sua spalla cominciarono ad incamminarsi, fermandosi - dopo aver comprato il pacchetto - ad una panchina.
"Fammi vedere i polsi, Lexy" disse un po duro, passandosi una mano sulla fronte per il calore della giornata e guardando poi, negli occhi Lexy.
"P-perchè?" continuò un po nervosa, "ancora? Guarda che non son-"
"Lexy, ho detto che devi farmi vedere i polsi"
Lei sbottò e sospirò, consapevole che a Michael non avrebbe mai potuto negarglielo. Ormai lui lo sapeva, perciò che senso aveva continuare a nasconderglielo? Tolse i vari braccialetti e gli mostrò i polsi, guardando poi l'espressione contrariata del suo amico.
"Lexy... perchè lo fai?" domandò, sfiorandole i tagli e cominciando a contarli, "sono esattamente dodici... ogni giorno ti chiederò di mostrarmeli. Se ce ne saranno di piu', io... non risponderò di me, lo sai"
Lei annuì, chinando il capo e stringendosi al corpo forte di Michael, il quale sorrise debolmente sopprimendo le lacrime e abbracciandola forte, "Lexy... non farti del male, per favore"
E allora, a quel punto, la ragazza alzò lo sguardo velocemente, poggiando di nuovo le labbra su quelle di Michael, il quale non biasimò e ne tanto meno si scostò. Forse era ciò che stava aspettando dall'altro giorno, il contatto con le labbra calde e soffici di Lexy era tutto ciò che lo faceva andare avanti giorno dopo giorno. Non avrebbe saputo cosa fare se avrebbe perso anche lei, specie perchè ormai era entrata nella sua vita scompigliandogliela come un urgano.









La passione si era impossessata di entrambi i ragazzi, l'aveva spinta a fare cose sbagliate dal punto di vista di Lexy. In questo momento erano entrambi sul letto di Michael, il quale stava accarezzando la coscia di Lexy in modo delicato e tenero. Non sapevano cosa stava succedendo, specie perchè le loro lingue erano come incollate, non erano capaci ad allontanarsi. Lexy aveva le mani saldamente strette al collo di Michael, mentre lui cercava invano di liberarsi del reggiseno della ragazza. Aveva paura di fare qualcosa di sbagliato, specie perchè sapeva che stava correndo troppo. Solo che... vederla così indifesa e piccola nel suo grande letto, faceva nascere in lui un senso di gelosia che lei potesse essere toccata da un altro ragazzo che non fosse lui. Aveva anche visto come si guardavano lei e il suo migliore amico, Ashton era sempre pronto a darle una mano, e forse era proprio questo che a Michael infastidiva. Non voleva che nessuno si avvicinasse a lei, il fatto era che stava diventando troppo geloso e questo non andava bene, specie perchè Lexy non sapeva cosa provava Michael nei suoi confronti.
"Mike..." ansimò, aspettando un altro bacio che l'avrebbe calmata. Il ragazzo non aspettò neanche un secondo, con dolcezza si avvicinò alle sue labbra, racchiudendo in una sua grande mano il suo seno ed entrando dolcemente in lei, entrambi vennero insieme, accasciandosi poi l'uno al corpo dell'altro.








Ashton era preoccupato per Lexy, non si era fatta piu' viva e questo un po lo turbava. Provò a chiamarla e inviarle messaggini ma nulla.
"Ash, che hai?" chiese il proprietario, Josh, che vedendolo un po turbato, si preoccupò anch'esso.
"Nulla... è che... Lexy dov'è?"
Josh storse un po le labbra, "è andata a comprare le sigarette, ma..." guardò l'orologio, "ora che ci penso è già da tanto che è fuori"
Ashton annuì, sedendosi su un divanetto del locale.
"Proverò a richiamarla" concluse, sbloccando la tastiera del suo iphone.








Spazio autrice


Davvero, chiedo perdono. Sono sparita per quasi un casino di tempo e... mi dispiace, solo che ho avuto un brutto periodo e lo sto passando ancora ora... cercherò comunque di aggiornare piu' in fretta possibile. A dire il vero questo capitolo mi fa abbastanza schifo, considerando che non è uscito come avrei voluto ma, per mancanza di tempo nel poterlo ricorreggere e perchè non volevo farvi aspettare ancora, eccolo qui.
C'è tutta una spiegazione del perchè è successo quello che è successo tra i personaggi, abbiate fiducia in me e non giungete subito alle conclusioni, ve ne prego.
Spero di stupirvi, baci, Chiara.

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Capitolo 24
*** Disaster pt 1 ***


Problem



'Disaster'





"Perchè sei andato a letto con... quella?"
"Non capisco di cosa tu stia parlando"
Rise, "prova a parlarle di me, Michael... vedrai come i conti ti torneranno"
"Devi smetterla di prenderla in giro! Perchè mi fai questo, eh? Alla fine tu sei..." il ragazzo non riuscì a continuare la frase, era rimasto troppo scosso dalle brutte parole che gli diceva quella donna. Era come... imbambolato.
"Non dire quella parola" disse amara.
La donna aveva lunghi capelli simili a quelli di Lexy, era bellissima. Era come la neve... bella ma fredda.
Michael deglutì, chinando lo sguardo sui suoi piedi nudi, "mi dispiace che la pensi così..."
La donna continuò a fissarlo inerme, senza fiatare. Il suo vestito bianco le scendeva perfettamente lungo le sue forme ben marcate. I suoi capelli le ricadevano sulla spalla destra, lasciandole ben in vista la scollatura che aveva quel vestito. A primo impatto poteva sembrare un'angelo, solo che poi... era tutt'altro.




Michael si svegliò accanto a Lexy, che poverina, ancora dormiva. Era ancora scosso per le parole della donna, non riusciva a capire il motivo per l'odio verso Lexy. Era pur vero che prima lo aveva anche lui, considerando che la riteneva una ragazza poco affabile e misteriosa. Solo che... si stava ricredendo sul suo conto, aveva visto che bella persona fosse Lexy anche sotto quello strato di timidezza. Lui non voleva che continuasse a farsi del male perchè infondo lei era la sua piccola.
Ripensò alla frase della donna, che conosceva fin troppo bene, lei non era una semplice persona, quella donna era colei che lo aveva cresciuto e che poi, lo aveva lasciato solo. Ci era affezionato, dopo tutto.
"Prova a parlarle di me, Michael", gli rimbombò ancora in testa. Lui sospirò, abbassando lo sguardo e tentando di capirci qualcosa. Fissò poi Lexy che intanto, si stava strofinando gli occhi parecchio assonnata. Un sorriso gli comparse sulle labbra che, vedendola così dolce e indifesa nel suo letto, pensò di ricoprirla di baci semplici, che lei, sicuramente, avrebbe apprezzato.
"Ben svegliata" le mugugnò, con voce ancora roca.
"Anche a te" rispose, con voce impastata dal sonno.
Cercò di parlarle del suo sogno, anche se le parole gli morirono in bocca non appena incontrò gli occhi chiari di Lexy che lo scrutavano timidamente. Quella ragazza stava diventando troppo importante per lui, non avrebbe dovuto ma infondo... stava succedendo tutto così in fretta che lui ormai, aveva perso il controllo. Non riusciva a contenersi anche perchè alla fine, lei aveva uno strano effetto su di lui, era capace di calmarlo e di renderlo felice. Erano come... due fratelli.










Ashton riprovò a chiamare Lexy che anche questa volta, non rispose. Dire che ormai era preoccupato era davvero poco. Aveva cercato anche Michael solo che anche da quest'ultimo non aveva avuto risposta. Sospirò e provò ad aspettare, forse i due avrebbero visto la chiamata e l'avrebbero richiamato, o almeno sperava.
Uscito dal negozio, si trovò difronte a quel supermercato dove Luke, lui e Calum avevano fatto quella famosa scommessa. A quella vista e a quel ricordo gli venne da ridere, considerando che avevano vinto barando. Entrò e cercò tra gli scaffali qualcosa da mettere sotto i denti questa sera e qualcosa da bere. Arrivò alla cassa e la cassiera gli sorrise.
"E' tutto?" gli chiese, sorridendogli e toccandosi una ciocca di capelli.
"Sì"
"Sono dodici" continuò, "come è andata a finire la scommessa, poi?"
Ashton sembrò sorridere, perchè infondo non avrebbe mai immaginato che quella ragazza si sarebbe potuta ricordare di lui e della scommessa. "Bene, grazie"
"Ne sono felice" aggiunse ancora, "il tuo amico sembrava davvero preoccupato"
Il riccio curvò le labbra e alzò le spalle, salutandola per recarsi a casa.
"Io comunque... sono Jesse" gridacchiò, forse per farsi sentire dal ragazzo che infondo, non le era indifferente.
"Piacere di conoscerti" e andò via, lasciandola imbambolata sotto la scia del profumo che lasciava il ragazzo mentre andava via. Ad Ashton non sembrava giusto fare conoscenza con altre ragazze, considerando che lui in mente ne aveva solo una. Non sapeva come comportarsi con lei, anche perchè dal canto suo, non sapeva cosa provava l'altra metà. Cercò comunque di non pensarci e magari di tornare a casa a divertirsi giocando alla play station assieme ai suoi ragazzi.  







Il giorno dopo, Lexy e Michael si ritrovarono al parco, dove entrambi, erano felici di vedersi. Lexy aveva smesso - almeno per ora - di autolesionarsi. Quella donna inoltre, non le faceva piu' visita da quando si era "legata" a Michael e ciò, non potè che farla piu' felice dato che non riusciva a digerirla, anche se infondo era sua madre. Lexy aveva al collo quel medaglione che le aveva regalato la nonna prima di morire, a Michael d'altronde, venne all'occhio e, data la sua immancabile curiosità, non potè far a meno di chiedere cosa fosse.
"E' un medaglione che mi ha regalato mia nonna prima di..." sospirò, "lasciarmi"
"Oh... po-posso vederlo?" domandò, accarezzandole il capo e lasciandoci su un morbido bacio.
La ragazza annuì, d'altronde si fidava di lui, perciò perchè non mostrarglielo? Infondo tra di loro si era creata abbastanza alchimia.
Michael aprì il medaglione e notò qualcosa di alquanto inquietante. La donna che era raffigurata nella foto era la stessa dei suoi sogni. Il suo sguardo era pietrificato, era rimasto inerme non appena aveva visto ciò che aveva sognato la scorsa notte dopo aver fatto l'amore con Lexy. Accanto invece, c'era sua nonna che aveva un sorriso tranquillo e spensierato. Solo che... Michael non riusciva a realizzare il tutto; tornò con lo sguardo sopra la foto della donna dai lunghi capelli e la contemplò, notando quanto fosse bella anche in quella foto. Il suo sorriso e la sua espressione facciale sembrava davvero diversa da quella che sognava, ciò gli sembrò incredibile. Perchè una persona così bella potesse essere invece, così cattiva nel fondo? Mikey scosse il capo, e "chi è questa donna, Lexy?"
La ragazza esitò un po prima di rispondere, quella parola la riteneva tanto importante, e dirla - per lei - lo era ancora di piu'.
"Mia madre..."
A Michael per poco non venne un infarto, deglutì pesantemente guardando un punto lontano oltre la spalla della ragazza. Poi, gli cadde la collana in terra.
"Mike..." aggiunse preoccupata, "Michael stai bene?"
Nessuna risposta.







Angolo autrice


MI SCUSO ANCORA PER AVER AGGIORNATO IN RITARDO.
Purtroppo mio padre mi aveva levato il computer e non ho potuto far altro che assecondarlo! Ahhh, che tristezza.
Mi dispiace se il capitolo - forse - non è ciò che vi aspettavate, in quanto è un pochino corto, ma ho fatto il possibile.
Che ne pensate?
Lo so, magari sono un po' impazzita con questo capitolo lanciato così a bomba, ma vi avevo detto che non era un triangolo! AHAHHA.
Datemi della pazza ora, su.
Alessandra... aspetto solo te e le tue parolacce, AHAHAHAHAHA.




Baci, Chiara x

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Capitolo 25
*** Disaster pt 2 ***


Problem



'Disaster pt. 2'



Il ragazzo continuò a fissare Lexy, senza spicciare una parola, niente di simile. Passò lo sguardò dalla ragazza ai suoi anfibi neri, per poi tornare con lo sguardo sul medaglione. Gli sembrò impossibile, quella donna non poteva essere loro madre e loro, non potevano essere fratelli. Tutto l'amore che provava Michael per Lexy quindi, stava svanendo pian piano poichè loro due, insieme, non potevano avere un futuro come coppia.
"Michael...?" provò a richiamarlo, ricevendo finalmente una risposta.
"Lexy io e te..." deglutì, cercando di digerire il boccone amaro, "siamo... fratelli"
A primo impatto Lexy ridacchiò, toccando con il palmo della sua mano le guance e la fronte di Michael. Pensava stesse scherzando o che avesse la febbre. Era una stupidaggine, pensò subito. Non appena però, lo sguardo di Michael si fece molto piu' serio e un po piu' spaventato, capì che ciò che diceva allora, era vero.
"Ma... come può essere una cosa del genere, Mike?" continuò, "tu... insomma... lei... è tua madre?"
"Sì..." aggiunse, "la sogno ogni notte... lei mi ha detto di parlarti..." continuò ancora, "e poi... io la conoscevo, Lexy. Era una donna dolcissima... solo che poi, papà la rinchiuse in un ospedale psichiatrico perchè era pazza, lei... non ragionava. Cercò di tenermi con sé, ma purtroppo non glielo permisero. Poi, proprio in quell'ospedale si scoprì che Iris, nostra mamma, era incinta, a quell'età io ero un ragazzino di diciotto anni, lavoravo e avevo conosciuto i miei attuali migliori amici, che ne potevo sapere di come si accudiva una bambina e... così, l'hanno affidata ad Elizabeth, nostra..."
"...nonna"
A Lexy questa volta venne da piangere, non sapeva davvero che cosa stava succedendo nella sua vita. Aveva finalmente trovato un componente della sua famiglia, anche se ci era andata a letto. Ripensò al corpo caldo di Michael contro il suo e poi le venne il disgusto: non poteva essere. Per non parlare poi, che era arrabbiata con sua nonna, le aveva sempre detto che sua madre l'aveva abbandonata quando invece, la storia era un'altra. Evidentemente lo scopo di Iris era di far diventare anche la sua seconda genita pazza, proprio come lei.
"Mike... io..." deglutì, cercando di confessargli che anche lei, da pochi anni a questa parte, faceva dei sogni che la riguardavano, "lei mi perseguita nei sogni, e non sto scherzando. E' sempre lì pronta a prendermi in giro e a dirmi che sono inutile... è anche per quello che io... mi autolesiono. E' orribile sentir dire da tua madre quelle parole, ti giuro. Ti senti come una stupida che nella sua vita non è mai riuscita a combinare nulla..."
Michael scosse il capo e la chiuse tra le sue braccia, baciandole il capo e sussurrandole un "andrà tutto bene".
Erano entrambi decisi a ricostruire il loro rapporto, ricominciando però, da zero. Certo, per Michael sarebbe stato orribile vederla tra le braccia di qualcun'altro, ma doveva farcela perchè d'altronde lei era sua sorella e non poteva fare nient'altro.
Sospirò, "quindi...-"
"Lexy" la bloccò immediatamente, "non ne parliamo piu', io... ho bisogno di pensarci. Noi... abbiamo sbagliato e... devo allontanarmi per un po, ok?" continuò, prendendole il viso fra le mani, "non ti abbandonerò, è l'unica cosa che voglio evitare, te lo prometto piccola mia. Sei... importante ed io e te rimarremo insieme, per sempre"
Lexy sorrise con le lacrime agli occhi, non potè crederci. Doveva ancora realizzare il tutto, il medaglione, Michael come suo fratello, e la loro madre che interveniva ogni notte nei loro sogni. Era davvero felice di averlo come fratello, perchè alla fine lei si sentiva al sicuro con lui, sapeva che ogni cosa che avrebbe fatto - sia brutta che non - sarebbe rimasto per sempre al suo fianco. Sospirò e l'abbracciò ancora, soffocando le ultime lacrime.
"Ti voglio bene" sussurrò la ragazza.
Il ragazzo dai capelli neri abbassò lo sguardo sulla schiena di Lexy e deglutì, realizzando che quella situazione non sarebbe stata affatto facile.









"Oh ma finalmente!" esclamò Ashton, rivolgendo la sua attenzione al suo migliore amico.
"Hai per caso visto Lexy?" aggiunse preoccupato, "sono due giorni che la chiamo! Non viene neanche a lavoro"
Michael fissò esausto il riccio di fronte a lui, aveva degli occhi colmi di tristezza che proprio non riusciva a nascondere. Il suo sorriso non esisteva piu'. Certo, era felice di avere Lexy come sorella, ma... ormai lui ne era innamorato, non poteva davvero starsene buono e tranquillo e fare la parte da "bravo fratello".
"Ehi, tutto... bene, amico?" chiese Ashton, posandogli una mano sulla spalla.
Mike annuì e salì di sopra, per tornarsene nella sua camera. Non salutò nessuno, né Calum che era intento a cucinare la cena e ne tanto meno Luke, che canticchiava nel bagno mentre si guardava allo specchio. La sua vita non aveva senso ora come ora. Si sentiva... stupido e orribile. Era andato a letto con sua sorella. Ma chi diamine di persona ragionevole era?, pensò. Sospirò e prese il quaderno dove scriveva le sue canzoni. Aprì la pagina in cui stava cominciando a scriverne una nuova e le diede il titolo: She looks so perfect.





Caro diario,
ho scoperto proprio quest'oggi che Michael è mio fratello. Mi sento... stupida. Sono andata a letto con lui, capisci? E la cosa che non riesco a togliermi dalla testa sono proprio le immagini in cui... ci abbracciamo e ci baciamo, addormentandoci insieme, accanto. Sento che abbiamo fatto un'emerita cazzata, ma d'altronde noi cosa ne sapevamo? Non eravamo al corrente che io e Michael ci saremmo ritrovati, un giorno. Voglio cercare di risolvere questa cosa, non voglio che Mikey si allontani da me. Ho bisogno di parlare con il mio Ashton, lui è l'unico che puo' capirmi.
Ora vado, spero di riuscirmi ad alzare domani.


Lexy.








Il giorno dopo, il riccio si recò come al suo solito a lavoro, aprì il negozio e ci si fiondò dentro, sedendosi alla cassa e accendendo il pc per registrarne poi la vendite. Guardandosi attorno, riconobbe che Lexy infondo, aveva fatto davvero un buon lavoro. Quelle vetrine splendevano per quanto erano lucide. A dire la verità, gli mancava. Lexy era diventata ormai troppo importante per lui e, non sentirla per due giorni, aveva fatto nascere in lui un senso di dispiacere che non riusciva proprio a colmare. Aveva bisogno di abbracciarla per sentire il profumo che la sua pelle emanava. Ogni volta che le sue enormi braccia erano attorno al corpo minuto di Lexy, si sentiva felice perchè in quell'istante aveva il suo piccolo mondo tra le braccia, pronto per difenderla da tutto e tutti. La porta si spalancò, facendo intravedere la ragazza che, appena vide Ashton, sorrise.
"Lexy!" esclamò, buttandosi subito dalla sedia e correndole incontro, "ti ho cercata tante volte, mi ero preoccupato!"
"Io... ho avuto da fare, ecco"
Lui scosse il capo e si fiondò su di lei, abbracciandola e tuffando il suo naso tra i capelli della ragazza.
"Mi sei mancata tanto..." confessò, guardandola poi negli occhi.
Non sapeva davvero come comportarsi, aveva espresso qualcosa di cui era sicuro al cento per cento, solo che purtroppo, non era certo di cosa avrebbe risposto Lexy.
Sorrise, "anche tu..."







Passarono due settimane dall'incontro con Michael, Lexy era finalmente riuscita ad accettare la cosa e a controllare i suoi sentimenti, specie perchè aveva capito che - fortunatamente - non era innamorata. Michael d'altronde, era sparito dalla circolazione, Ashton aveva anche provato a parlargli, solo che, insieme a Luke e a Calum, non aveva avuto risposta da parte di Michael. Era tornato quello di un tempo, il ragazzo chiuso e misterioso che aveva lasciato. La sua camera ormai era la sua casa, scriveva canzoni e poi la melodia, canticchiando e mangiando qualche schifezza. Secondo Luke aveva anche creato un piccolo "cesso" portatile, così da non dover uscire dalla sua camera.
"Lexy, tu sai cos'ha?" chiese Calum, sospirando e addentando un pezzo di pizza.
"Io..." respirò, "sì... io so cos'abbiamo"
"Cosa c'entri tu?" domandò d'impatto il biondo, deglutendo la coca cola e posando i suoi brillanti sulla ragazza.
"Abbiamo fatto una scoperta e... lui ha detto di volerci pensare per un po..." aggiunse, "mi dispiace, ma... non posso dirvi altro"
"Cos'è, avete capito che non potete stare insieme?" chiese di getto Luke, facendo strozzare - con della pizza - Ashton.
"Oh porca... Irwin, stai bene?" continuò, portandogli un po di birra, "bevi questa!"
"Ma no, idiota! Prendi dell'acqua!" esclamò Calum, "corri!"
"N-no, v-vado io!" si propose Lexy, correndo in cucina e trovando Michael che, silenziosamente, prendeva dei pacchetti di patatine per portarseli all'interno della sua stanza.
"Mike..." sussurrò non appena lo vide.






CHIEDO ANCORA VENIA.


Ragazze, davvero perdonatemi. Lo so che ormai, sono le uniche parole che riesco a scrivere ma non riesco piu' ad aggiornare in tempo e come si deve! *respiro*
Devo studiare per recuperare delle materie - inglese - e ho bisogno di un po di tempo, poi esco con le mie amiche, e bla bla. Fra poco dovrò andare anche ai corsi di recupero... spero solo di riuscirla a concludere!
Scusate, davvero.
Detto ciò, scrivetemi che ne pensate, mentre io faccio i salti mortali per aggiornare l'altra fanfiction!


Baci, Chiara x

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Capitolo 26
*** Chapter twenty five ***


Problem


'Chapter twenty-five'


“Mike…” sussurrò quasi Lexy che, vedendolo così mal andato le venne un noto al cuore, incapace di sciogliersi così facilmente. Aveva la barba incolta, i capelli scompigliati piu’ del solito e, come se non bastasse, aveva gli occhi colmi di tristezza e solitudine. Lexy non voleva che suo fratello dovesse stare così male, doveva riprendersi.
“Che cosa ti è successo? Perché non mi hai piu’ chiamata?” chiese ancora, cercando di sfiorare il braccio che Michael prontamente ritrasse.
Lui ridacchiò nervoso, guardandola prima nelle iridi e poi distogliendo lo sguardo per posizionarlo dietro le spalle di sua sorella, “io… non voglio vederti” continuò, “almeno non ora… ho bisogno di pensare, tu mi piaci Lexy! Come pretendi che tutto ciò possa passare nel giro di pochi giorni?”
La ragazza sembrò pensarci, Mikey aveva ragione e, dal canto suo, non poteva fare nient’altro. Lei voleva aiutarlo, solo che non sapeva come. I suoi amici erano tanto preoccupati per lui che lei si sentiva così impotente da non poter far niente che quasi le venne da piangere. Lexy voleva solamente farlo sentire meglio e non farlo soffrire perché infondo lei gli voleva bene, era suo fratello.
“Mike… i tuoi amici sono preoccupati per te… e d’altronde lo sono anche io” aggiunse, “perché non proviamo a risolvere insieme questa cosa?”
“Come facciamo, Lexy? Devo solo imparare a controllarmi davanti a te, devo solo realizzare che tu in realtà sei mia sorella, ho bisogno di tempo…” continuò, porgendole un foglio con delle scritte, “dalla a Luke, questa è la canzone nuova che mi ha chiesto”
Lexy scosse il capo, “perché non gliela dai tu?”
Ridacchiò nervoso, prendendo il bicchiere e versando un po’ di succo, “perché non voglio vederli”
Sospirò e annuì, cercando di comprenderlo. Infondo aveva ragione, “Michael… io continuerò a cercarti, non ti lascerò andare” aggiunse, “sei la mia unica famiglia ora… e io… ti voglio troppo bene”
Il ragazzo annuì e avanzò verso di lei, fermandosi ad un certo punto, “anche… io”
Cosa stava cercando di fare, Michael? Voleva soltanto darle un abbraccio e farle capire che lui, nonostante tutto ci sarebbe stato lo stesso per Lexy.
“Lexy… ho bisogno solo di tempo, ti prometto che mi rifarò vivo, ma per ora… non cercarmi, ti prego” la pregò, avvicinandosi ancora alla ragazza e abbracciandola. Mike cominciò a piangere, erano lacrime sincere le sue perché infondo faceva davvero male tutta questa storia. Si ripeté che non doveva piangere, che lì la persona forte doveva essere lui e non Lexy, anche se purtroppo, per quanto volesse, non ci riuscì. La tristezza si impossessò di lui, rendendolo sempre meno felice.
“Ci sarò per sempre Lexy, sappilo” disse in ultimo, “dai la canzone a Luke”
Annuì e lasciò il ragazzo da solo in cucina, che raccattò qualche cibo nella dispensa e tornò di sopra.
 
 
 






 
Il giorno dopo, Lexy e Ashton decisero di uscire e di svagarsi. Lexy aveva un magone gigantesco, voleva davvero riuscire a sfogarsi con qualcuno, solo che non sapeva fino a che punto Ashton avrebbe sostenuto tutta questa storia. Non voleva che sapesse che lei e Michael si erano baciati, non voleva fargli sapere del suo corpo accanto a quello di suo fratello. Pensato così poi, sembrava davvero una cosa disgustosa. Ashton avrebbe capito? Forse sì, forse no. Stava di fatto che Lexy non voleva rischiare, se ci sarebbe stato il momento allora, avrebbe svuotato il sacco.
“Allora, oggi che abbiamo il giorno libero dove vorresti andare?” chiese il riccio, passandole un braccio attorno alla spalla.
Lexy si godé quel momento poiché d’altronde, era tutto ciò che desiderava da tempo. Non sapeva perché aveva baciato Michael e fosse finita così, a letto con lui. Forse lo aveva fatto per sfogo, perché lui era stato l’unico a sapere del suo autolesionismo ed era stato intanto, anche forte nel saperla gestire. Solo che lei… non contraccambiava ciò che invece, sentiva Michael. Lei si stava accorgendo di Ashton – che d’altronde, aveva sempre avuto un debole per lei – e di quanto fosse stato gentile nei suoi confronti durante tutto questo lasso di tempo. Era una persona bellissima sia dentro che fuori e in quel momento, si sentì davvero onorata ad essere lì al suo fianco.
“Dove vuoi tu” disse, stringendosi nel corpo del riccio che, non appena notò questo suo gesto, si fermò, e la guardò negli occhi, sorridendole e mostrando quelle fossette in cui Lexy – sin dal primo momento – avrebbe voluto affondare le dita.
“Hai freddo?” chiese, stringendola di piu’ a lui. Se qualcuno in quel momento fosse stato lì, avrebbe potuto benissimamente fotografarli e fare un quadretto perché i loro corpi riempivano quello dell’altro. Erano così perfetti che sembravano essere scolpiti apposta. Ashton le tolse un ciuffo di capelli dagli occhi, passandoglielo dietro l’orecchio e baciandole la guancia. Quello per Lexy, era stato il primo contatto che aveva avuto con il riccio, oltre ovviamente agli abbracci che ogni tanto, le regalava.
“Sto bene, ora” e si accoccolò accanto a lui, poggiando la testa sul petto del ragazzo e stringendosi tra le sue braccia. In un secondo momento però, le tornò in mente Michael e la sua sofferenza, tant’è che si scostò velocemente e guardò negli occhi Ashton che era rimasto visibilmente spaventato.
“Ho fatto qualcosa di male, Lexy?” chiese, aggiungendo “che è successo?”
La sua coscienza era sporca. Lexy sapeva che Michael era a casa a soffrire per lei e cosa faceva invece nel frattempo? Si stringeva tra le braccia di Ashton, concedendosi anche un’uscita e dei bacetti innocui sulle guance. Stava facendo la parte della sgualdrina, non le piaceva tutto ciò.
“Io…” ma le parole le morirono tra la labbra, poiché non sapeva neanche lei cosa raccontargli.
Non voleva far sentire Michael una merda e non voleva che Ashton le si avvicinasse per paura di far soffrire suo fratello.
“Devo andare, perdonami” concluse.





Lexy tornò a casa, prese una foto di Elizabeth e la guardò, ripensò a lei e ai suoi consigli che ogni volta, riuscivano a farla sentire meglio. Cosa avrebbe fatto ora? Ashton le cominciava a piacere, mentre Michael era a casa a soffrire per lei. Perchè doveva essere tutto così difficile? Perchè quella donna ha deciso di complicare così tanto la vita dei suoi figli, che d'altronde, non sono altro che sangue del suo sangue? Sospirò e le venne da piangere, tant'è che si addormentò in un battibaleno.


"Ed eccoti di nuovo qui" disse Iris, che finalmente aveva un nome e un volto da associare a sua madre.
"Perchè ci fai questo?" chiese d'impatto la ragazza che, diversamente dalle altre volte, aveva cacciato il coraggio ed era pronta per affrontarla.
"Perchè voglio vedere fin a quando voi riusciate a sopportare questa situazione, mocciosetti"
Lexy scosse il capo, "DEVI USCIRE DALLA NOSTRA VITA! LO VUOI CAPIRE?" aggiunse nervosa, "tu... non hai fatto altro che rovinarcela"
Iris non rispose, si alzò da quella che era una poltrona e la fissò incessantemente, aspettando un'altra sua mossa.
"Pensi che rovinandoci i sogni potremo diventare piu' forti, ma... non è affatto così! Tu sei pazza" continuò con le lacrime agli occhi, "io ho capito cosa vuoi fare... vuoi che io e Michael diventiamo pazzi come te, in modo da fare la tua stessa fine, non è vero?!"
Rise, prendendosi gioco di sua figlia e continuando a fissarla, "ma che brava"
"Smettila, ti prego..." aggiunse, "ci hai messo al mondo... credo che infondo al tuo cuore ci sia un po' di bontà..."
"Cosa ne sai tu, eh?" continuò con un tono pacato, "non sai cosa ho sofferto. Io... ho avuto parecchi problemi, voi siete stati la mia unica ricchezza nella vita"
A Lexy venne da piangere, "e perchè allora ci tratti così? Perchè ci odi?"
"Io non vi odio..." confessò, "non ho mai cercato di trattarvi male... io... avevo dei problemi mentali, vedevo fantasmi... ho provato a raccontarlo a tuo padre, non mi credeva. Pensava che io stessi male e così mi rinchiuse in quell'ospedale psichiatrico. Mi privò di vedervi, capisci cosa significa? E' orribile..."
Lexy tentò di avvicinarsi cauta, avanzò verso di lei e si fermò d'innanzi al suo magnifico volto che, vide piangere per la prima volta.
"Sei davvero bella..." le sussurrò, "ora che sei piu' vicina a me..." e prese ad accarezzarle la guancia intimidita.
"Mamma..." disse.
Iris scomparse due minuti prima che Lexy si svegliò.

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Capitolo 27
*** Chapter twenty-six ***








Problem



'Chapter twenty six'




La mattina dopo, Lexy si svegliò quasi di buon umore, non era mai riuscita a parlare cordialmente con Iris, sua madre e, ora che aveva raggiunto questo suo scopo, non poteva che esserne felice. Sorrise davanti alla foto di sua mamma, lasciandole poi un bacio sulla fronte e sussurrando un "ci vedremo presto, te lo prometto". Prese la sua roba e si preparò per andare a lavoro, al negozio di musica. Era da tanto che non era così felice, i segni sul polso si stavano pian piano togliendo, ne erano rimasti soltanto quattro profondi. Mise i braccialetti per coprirli e chiuse la porta dietro di sé, prendendo dal suo zaino una sigaretta per infilarsela tra le labbra e accendersela. Aspirò il fumo e buttò fuori, guardandosi attorno - per la prima volta - con occhi felici e pieni di allegria. Certo, non era tutto perfetto poiché Michael non l'aveva ancora chiamata e con Ashton, le cose andavano sempre peggio però, sapere che lassù ora c'era qualcuno che ti aiutava e ti proteggeva, faceva tutto un altro effetto. E Lexy d'altrocanto, era felice di questo. Appena arrivò al negozio e fece capolino dalla porta, Ashton la guardò con occhi meravigliati, quasi come se non volesse toglierle lo sguardo di dosso. La Lexy di quell'oggi era diversa da quella degli altri giorni, era più... solare. O almeno dava quell'impressione al riccio. La ragazza salutò entrambi i suoi amici e si mise a lavoro, come ogni mattina a quella parte. All'improvviso però, qualcosa le colpì, era la chitarra che tanto bramava brillarle sotto gli occhi. E, colui che l'aveva in mano era proprio Ashton che le sorrideva timidamente.
"Questa è per te" disse, spolverandola di nuovo e rilasciandogliela.
"Co-cosa?" chiese. Per poco non le venne un'infarto! Non poteva davvero accadere una cosa del genere, non dopo per come si era comportata l'altro giorno.
"Volevo regalartela. Ho visto come la guardavi, ho notato come passavi le tue dita sulle sue corde e ho pensato di... beh, ecco, regalartela" aggiunse, "spero che io non abbia pensato male!" e rise, come se ciò che era successo il giorno precedente non contasse nulla per lui. Le fossette di Ashton fecero innamorare di nuovo Lexy che, presa dallo spreavviso, si ritrovò a baciare le labbra di Ashton. Fu un bacio casto e veloce, in quanto non appena capì che aveva fatto, si scostò, lasciando il povero ragazzo confuso.
"Oh... le persone le ringrazi così tu?" domandò, sorridendo e facendo rimbombare nell'aria la sua meravigliosa risata.
Lexy si fece prendere e sorrise, scuotendo il capo e arrossendo a vista d'occhio. Fletcher sembrò capire, tant'è che non disse nulla, si guardò soltanto attorno e poi le sussurrò un "Sai... è stata una cosa piacevole, dovresti riprovare..."
"Ashton, vieni un po' qui!" esclamò Josh, rovinando quel momento così intenso che si era venuto a creare tra i due.
"Torno subito" continuò, "spero"  







-Pronto?-
-Lexy, sono Mike...-
-Michael! Oh mio dio, quanto mi sei mancato... co-come stai?-
aggiunse, sprizzando gioia da tutti i pori, -io... volevo cercarti, solo che mi avevi detto che dovevo starti lontano, e io... in un certo senso, l'ho fatto-.
-Lo so, ed è per questo che te ne sono riconoscente...- continuò, -ti và di vederci? Mi manchi troppo, sorellina mia-.
-Quando? Ora?-
-Se per te va ben...-
ma la ragazza lo interruppe subito, -ci vediamo fra poco sotto casa tua. Ciao Mike-.
Ora sì che poteva essere davvero felice. Corse verso Josh, il quale sorrise non appena la vide, "cosa ti è successo?"
"Ti prego Josh, ho bisogno di un momentino libero, devo... devo vedermi con una persona" quasi lo pregò.
Josh annuì e la lasciò andare, seguendola con lo sguardo mentre correva per tutto il suo negozio. Dopo, Josh si rivolse ad Ashton, chiedendogli se lui sapesse qualcosa di ciò che le stava succedendo, "io? Oh... io non so assolutamente nulla" e sembrò parecchio innervosito, specie perchè non sapeva cosa stesse capitando a Lexy, visto che un momento prima l'aveva baciato. Sperava davvero che non riguardasse un altro ragazzo perchè alla fine, sapeva anche lui che non sarebbe riuscito a sopportarlo.









Appena arrivata, Lexy suonò il campanello. Ad aprirla fu Calum che le sorrise e le chiese cos'era successo.
"C'è Michael?" chiese felice.
Certo che c'era, che domande!, pensò immediata la ragazza.
"Ahm..." mugugnò, "sì, ma... lo sai... è in camera sua e non vuole vedere nessuno. Lexy, vorrei davvero capire cosa gli sta succedend-" ma il moro venne bloccato dalla figura di Michael stringere quella esile di Lexy. Quell'abbraccio fu l'inizio di tanto, perchè entrambi non avrebbero potuto ricevere di meglio. Si erano ritrovati e ciò bastava. Ora si sarebbero soltanto concessi qualche momento soli e poi avrebbero risanato tutte quelle giornate in cui - da piccoli - avrebbero dovuto passarle insieme. Il loro legame poteva paragonarsi a qualcosa di elastico ma di estremamente forte, che era impossibile da rompere. Calum sembrò fissarli inebetito, con le labbra serrate e con gli occhi di chi aveva visto qualcosa ma non voleva crederci. Deglutì la saliva e li lasciò divertirsi, rientrando in casa e sospirando per quello che aveva visto. Non sapeva se dirglielo al riccio poiché infondo, anche se non glielo aveva detto esplicitamente, sapeva che ad Ashton piaceva Lexy. Cosa avrebbe dovuto fare? Rivelargli la verità o lasciare che le cose si fossero svolte in maniera liscia, senza il suo aiuto? Voleva bene ad entrambi, ma non sopportava che uno dei suoi migliori amici dovesse soffrire per una ragazza che non lo meritava. Certo, Lexy non sapeva della cotta di Ashton nei suoi confronti, ma... doveva come minimo aspettarselo. Erano praticamente insieme da quando si erano conosciuti, doveva... prevederlo. Calum cercò di reprimere i sentimenti di rabbia nei confronti della ragazza che, seppur in minima parte, aveva coinvolto anche Michael. Sospirò e andò verso la finestra per guardarli meglio. Si stavano ancora abbracciando e lasciando dei baci sul collo e sulla guancia, i loro corpi aderivano perfettamente e la mano di Michael continuava ad accarezzare i capelli della ragazza, sussurrandole qualcosa all'orecchio. Dopo ciò, li vide andar via, tutti sorridenti.









Il pomeriggio, Ashton tornò a casa stanco per via del doppio turno e parecchio nervoso. Certo, non era paragonabile a Michael ma... ci andava vicino.
"Cosa ti è successo?" chiese Luke, rivolgendo l'attenzione al riccio.
"Nulla di ché" continuò, "Mikey ti ha dato la canzone?"
"Sì, è bellissima! Leggila" e gliela porse, cominciando a canticchiarla e a suonarla alla chitarra.
"Mh, mi piace. Quello stronzo è davvero bravo a scrivere" e insieme ridacchiarono, fin quando non comparve il moro dalla cucina.
"Perchè ridete?"
"Oh nulla, abbiamo letto la canzone di Mike. E'... stupenda" rispose subito il riccio, porgendogliela per fargliela leggere.
"Ragazzi, lei oggi mi ha baciato" esordì tutto d'un tratto, ridendo per poi immalinconirsi velocemente.
"Lei? Intendi la ragazza che ti piace?" chiese il biondo, posando la chitarra.
"Sì, non è stato un bacio... completo, ecco. Ma... mi ha baciato"
"Ashton, chi è questa ragazza?" chiese Cal, parecchio preoccupato.
"Non posso dirvelo, ve l'ho detto, voglio essern-" ma lo bloccò, "Ash, il nome"
"Perchè ti ostini tanto a saperlo?" chiese curioso.
"E' per caso Lexy?" sussurrò, sperando in una risata da parte del suo migliore amico e in una sua negazione.
"Cal... io..." sussurrò, blaterando.
"Come pensavo" aggiunse, "Ash, devo parlarti"





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Haloa! Come state? Spero bene! Allora, come vedete, ora si entra in un'altra parte della storia. Cosa pensate che succederà ora? Ah, quanto mi piace leggere le vostre opinioni, voi non avete idea!
Penso che arrivata a trenta capitoli la storia si concluderà, oppure chi lo sà, di meno (non è vero, penso proprio trenta). Non voglio farne quaranta e pass perchè so che poi stancherebbe anche perchè alla fine, devo concludere ancora la storia su Liam, "Lezioni di Seduzione" e poi, avevo anche intenzione di scriverne una Larry, voi che ne pensate? La leggereste? Fatemi sapere!
Ah, non so se avete notato, ho fatto anche il banner, anche se credo che faccia parecchio cagare. Se qualcuna di voi è brava, vi prego di contattarmi! :)
Ora scappo, un bacio gigantesco.

Chiara x

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Capitolo 28
*** Chapter twenty seven ***










Problem



Chapter twenty seven




"Cosa devi dirmi, Cal?" chiese il riccio, sorridendogli per poi rimanere serio un attimo dopo. Aveva visto il viso rigido del suo migliore amico e, anche se desiderava non pensarci, sapeva che d'altronde c'entrava la ragazza di cui era innamorato perso, ormai. Sospirò e si decise ad ascoltarlo, magari non era nulla di così tragico.
"E' una cosa... molto... come dire... difficile da spiegare..." continuò, "voglio solo che tu mantenga la calma, Ash"
Cos'era successo di così preoccupante da mantenere la calma? Irwin era uno di quei pochi ragazzi che, nonostante tutto, riusciva a rimanere tranquillo anche nelle piu' strane situazioni. Inspirò e gettò fuori l'aria, chiedendo a Calum di continuare con ciò che doveva rivelargli.
"E' che... Lexy si vede con un altro ragazzo" gettò d'un botto, evitando poi gli occhi verdognoli di Ashton che lo guardarono dall'alto verso il basso.
"Che cosa stai blaterando, Hood?" continuò, "e sentiamo, Lexy lo avrebbe confessato a te che si vede con un'altra persona?" domandò, facendo dell'ironia sulla questione. Si alzò dal divano e si parò di fronte al moro che, palesemente preoccupato, cercò di tenergli testa, "Ashton... non devi prendertela con me. Io sto cercando solo di dirti le cose come stanno, ok? Io... l'ho vista con un altro ragazzo e credimi, lasciala perdere, lei... non ti merita, evidentemente"
"E chi sarebbe quest'altro ragazzo, sentiamo" disse, mordendosi il labbro subito dopo. Luke non proferiva parola, era intento ad esaminare entrambi i suoi amici, voleva capire dove questa conversazione sarebbe andata a parare. Non gli piaceva che dovevano litigare per una ragazza, anche se era Lexy che, seppur non la conosceva molto bene, sapeva che non era cattiva.
"Ragazzi, non litigate" esordì il biondo, alzandosi anch'esso dal divano e mettendosi in mezzo ai due. Sospirò e si girò verso il riccio che aveva lo sguardo posto sul moro.
"Luke, levati dalle palle"
"Ashton, Calum ti vuole bene. Vuole soltanto vederti felice, perciò non aggredirlo" aggiunse, "siamo fratelli, ricordatelo" e si scostò, dando spazio ai suoi amici.
Calum cercò lo sguardo del biondo per ringraziarlo. Aveva riassunto in poche parole tutto ciò che lui voleva davvero dire ad Ashton. Non voleva di certo litigare, per l'amor del cielo!
"Scusa... hai... ragione" borbottò, "ora però dimmi chi è"
"Promettimi che non farai nulla di avventato" continuò, "promettimelo, Ashton"
Annuì.









Nel frattempo, Lexy e Michael erano ad un centro commerciale non molto distante da casa di quest'ultimo. Avevano deciso di fare un po' di shopping e di mangiare qualcosina al McDonald's visto che avevano bisogno di rifocillarsi. Sorrisero e ordinarono un hamburger con patatine fritte, per poi sedersi vicini e abbracciarsi come due veri fratelli.
"Quanto mi sei mancato..." sussurrò la ragazza verso Michael, il quale le sorrise e le baciò la testa.
"Anche tu, piccolina" aggiunse, "allora, raccontami di quel sogno..."
"Ma ancora Mike?" ridacchiò, "te l'ho raccontato tre volte!"
"Manca la quarta... ti prego..." la pregò, abbassando gli occhi sul cibo e cominciando a divorarlo.
"Ok, ma poi basta. Iris, nostra mamma, mi ha rivelato di non essere pazza... ha detto che ci vuole bene e che non vede l'ora di abbracciarci. Sai... mi manca tanto, anche se non l'ho mai conosciuta" sospirò, stringendosi nel suo felpone color prugna.
"Ti capisco... la stessa cosa vale per Elizabeth, nostra nonna. Neanch'io l'ho conosciuta, eppure però ho te... mi hai raccontato che ti ha aiutato molto e questo mi basta per sapere che era una brava donna"
Lexy sollevò lo sguardo, fissando Michael in modo allegro, quasi le veniva da piangere. Non poteva ancora realizzare di aver trovato suo fratello, una parte della sua famiglia che - purtroppo - era andata distrutta. Non lo avrebbe mai piu' lasciato, di questo ormai, ne era parecchio sicura. Prese in mano il frappé e cominciò a berlo, fissando Mikey in tutta la sua bellezza mentre divorava letteralmente il suo hamburger.
"Presumo che avessi fame" disse, d'un tratto.
"Beh, non si vede, Lexy?" e risero, insieme.









Dopo aver appreso la verità, Ashton era rimasto inerme a guardare il soffitto della sua camera, tappezzata dai poster dei Led Zeppellin e da quelli del cantante dei Green Day, Billie Joe Armstrong. Stava pensando a quanto ipocrita potesse essere uno dei suoi migliori amici, considerando che fino a poco tempo fa, riteneva Lexy una stronza senza cuore. Ne era rimasto davvero folgorato, quella notizia non l'avrebbe digerita tanto facilmente. Era stato preso in giro e tradito sotto i suoi stessi occhi. Per non parlare poi di Lexy che, proprio qualche ora fa, l'aveva spudoratamente baciato, pur sapendo che c'era Michael di mezzo. Quest'ultimo forse, non aveva così torto, quella ragazza nascondeva qualcosa, in fondo. Scosse il capo e tirò su, sperando di non piangere per una ragazza che non lo avrebbe meritato neanche se fossero rimasti solo loro due sulla faccia della terra. Poco a poco, stava emergendo un po' di rabbia e di odio che stava cominciando a provare nei confronti di Michael e ancor piu' di Lexy che l'aveva preso in giro e raggirato senza ritegno. Con che razza di persone pensava di avere a che fare? Le aveva regalato anche una splendida chitarra, sperava così tanto di poterle chiedere di uscire che quasi non se ne rendeva conto, era accecato dall'amore che provava nei suoi confronti. Doveva veramente tutto a Calum, gli aveva fatto aprire gli occhi in un momento così devastante ma allo stesso tempo importante per lui. Era così strano... un attimo prima, era al settimo cielo per via del bacio con Lexy e ora, era incazzato nero per questa storia. In mente, gli riemerse quel "devo vedermi con una persona" che aveva detto Lexy a Josh, il proprietario del negozio di musica. Ora tornavano tutti i conti, quella "persona" era Michael, il suo migliore amico, Michael Gordon Clifford.
"Ma vaffanculo!" incalzò, togliendosi un anfibio e lanciandolo verso il muro, "chi cazzo me l'ha fatto fare. Ho cercato anche di aiutarti con tutti i tuoi problemi e questo è il ringraziamento! Un vaffanculo per Michael e due per quella troia di Lexy" disse in ultimo, prima di aprire la finestra e guardare giù.








"Guarda che quel vestito ti stava bene, comunque" incalzò Michael, sorridendo a sua sorella che nel frattempo, aveva provato già dieci vestiti e nessuno di quelli, andavano bene per il suo corpo minuto e la sua carnaggione non troppo scura.
"Mike... non mi ci vedo. Vorrei far colpo su Ashton, non fare la poco di buono" confessò, diventando subito paonazza in viso.
"Ma sono sicuro che tu ad Ashton piaci così come sei! Infondo vi siete anche baciati oggi, quindi buttati" aggiunse, "oh... quel vestito nero mi piace un casino"
"Dici?" domandò, mordendosi il labbro inferiore "magari potrei chiedergli di accompagnarmi al cinema... così... forse..."
Michael cominciò a ridere, scuotendo il capo per l'enorme ingenuità di sua sorella, "ammetti che vuoi un bacio vero da parte di Ashton e la finiamo qui"
Arrossì, "forse... sai... è che io... cioè... tu sei stato la mia prima volta in tutto e... non è andata bene, considerando che siamo fratelli. Perciò vorrei che... con lui fosse diverso..."
Lui sembrò capire, anche se cercò di ignorare ciò che aveva appena detto sua sorella, non voleva ricordare quei momenti che d'altrocanto, avrebbe portato sempre nel suo cuore poiché alla fine, anche loro avevano fatto parte della sua vita e del suo cammino insieme alla ragazza.  
"Ho capito cosa intendi" disse, "prendi questo nero e non se ne parla più"
Lexy annuì lasciandogli un bacio umido sulla guancia e cambiandosi nel camerino.





< Dove sei? > inviò la ragazza ad Ashton che, non vedendolo al lavoro, si preoccupò. Non aveva mai saltato un giorno.
< Che cazzo te ne frega > continuò a leggere, < ieri notte sono andato in un bar ad ubriacarmi e poi ho fatto festa, capisci che intendo? >
Le mani di Lexy cominciarono a tremare mentre gli occhi iniziarono a riempirsi di lacrime, dandole la visuale per scrivere il messaggio sfocata. < D'accordo, allora... scusa se ti ho disturbato >.





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I'M HEEEERE!

Buon pomeriggio! Come state? (Questa domanda è d'obbligo ogni volta, perciò cercate di sopportarmi, ci tengo a voi)
Allora, come al solito, sono qui con un nuovissimo capitolo che, spero che potrà piacervi. Ho cercato di incentrare il capitolo un po' su Ashton il quale, come ben sapete, è molto rammaricato e arrabbiato per ciò che gli ha appena rivelato Calum. Ah, povero tesoro!
Ma okay, doveva andare così. L'autrice di questa storia è una piccola stronza, HAHAHA.
Come al solito, volevo ringraziarvi perchè è grazie a voi se questa storia resiste perchè mi date la forza di continuare a scrivere, visto che questo è ciò che mi piace davvero fare.
Volevo inoltre, dirvi che QUESTA STORIA E' ARRIVATA TRA LE POPOLARI SOLTANTO GRAZIE A VOI, PERCIO' DAVVERO, VI RINGRAZIO.
E' la seconda storia dei 5 Seconds of Summer che entra in quella categoria ed io non posso far altro che esprimervi la mia piu' completa gratitudine.

Grazie.


Vi voglio bene.


Se volete, ci sono su facebook (anche per una chiacchierata): Thè Larry al Limone (è un fake perchè il real non lo do a nessuno).


Chiara x

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Capitolo 29
*** Chapter twenty eight ***











Problem




'Chapter twenty eight'




Erano due settimane che Lexy non vedeva più Ashton. Aveva provato a cercarlo ma questo niente, si era rifiutato per fino di vederla. La ragazza non sapeva cosa stesse succedendo, pensava di piacergli, o almeno credeva. Sospirò e continuò a mangiucchiare il gelato alla vaniglia che a lei piaceva tanto. Non rimaneva da sola da parecchio tempo a dire la verità. Un po' le piaceva, perchè doveva mentire? Ascoltare i suoi pensieri e parlare con sé stessa non la rendeva affatto nervosa, anzi, adesso poi che era riuscita quasi a fare pace con sé stessa e con il suo corpo. Michael l'aveva aiutata tanto, i segni sulle braccia erano quasi scomparsi, ne mancavano due soltanto. Solo che... quel piccolo segreto l'avrebbe portato nella tomba, sui suoi polsi sarebbero rimasti ancora quei segnacci che - seppur non come prima - le avrebbero fatto ricordare chi era stata e come si era sentita tutto quel lasso di tempo. Non accettarsi era la cosa più brutta che potesse capitare ad ogni essere umano, perchè alla fine non vivevi in pace con te stessa, con il tuo corpo che magari, agli occhi degli altri, poteva sembrare un tempio. E in un certo senso, Lexy aveva un corpo molto esile e magro, forse perchè non si era ancora ripresa bene. I capelli lunghi le ricadevano dolcemente sulla spalla ora che stava mangiando il suo gelato. Dopo qualche secondo passato a rimurginare sulla sua vita, tentò di inviare un altro messaggio ad Ashton, magari che gli facesse capire che a lui ci tiene veramente e che non vuole lasciarlo andare.
Prese il suo Iphone bianco e digitò velocemente un "possiamo vederci? Io ho bisogno di parlarti" e bloccò la tastiera, sperando in una risposta da parte del riccio.









Michael ora era a casa, aveva gli occhi addosso da parte dei suoi due migliori amici: Calum e Luke. Non sapeva cosa stava succedendo in quella casa dal giorno in cui si era rinchiuso in camera sua per via di Lexy. Quello era ancora la prima volta, dopo quell'episodio, che era seduto comodamente con i suoi amici. Michael continuò a mangiucchiare e a bere delle schifezze, continuando a guardare la tanto amata partita di pallavolo. Insomma, i ragazzi la amavano per un unico scopo: gli piaceva vedere i fondoschiena delle ragazze che erano in campo. Ma questo comunque, era un discorso a parte. Dopo la fine della partita, Michael pigiò il dito sul telecomando, cambiando canale e finendo su mtv music, pronto per continuare ad ignorare i suoi amici. Calum sbuffò, sicuramente per attirare l'attenzione di Mike, mentre Luke, si stiracchiò, tossicchiando e tornando a fissare il ragazzo seduto al centro del divano.
"Ok, mi spiegate che avete entrambi?" chiese un po' scocciato, spegnendo la televisione e dandogli finalmente l'attenzione dovuta.
"No, sei tu che ci devi spiegare che ti prende" disse Luke, leggermente preoccupato per il rapporto tra lui e Ashton.
"A me? Nulla, sono uscito dalla mia stanza perchè ho finalmente risolto i problemi che mi affliggevano. Ragazzi, non dovete preoccuparvi di me" ridacchiò, cercando di alzarsi dal divano. Cosa che non successe, visto che Luke e Calum lo tirarono per i polsi e lo fecero risedere.
"Che cazzo avete oggi?!" ringhiò contro, aggrottando le sopracciglia.
"Michael, possiamo farti una domanda?" cominciò il biondo, seguito dalla frase del moro, "però devi essere sincero..."
"Minchia ragazzi, mi mettete l'ansia" aggiunse, "se mi fate la domanda ed io rispondo sinceramente... voi... mi lasciate andare?" domandò ironico, perchè tanto se non gli fosse convenuto se ne sarebbe andato lo stesso. Al diavolo, pensò.
Calum annuì, "Lexy-"
"COSA CAZZO C'ENTRA LEXY ORA" ringhiò, alzandosi di scatto dal divano e puntanto lo sguardo dritto in quello del moro, quasi a sfidarlo.
"Io... Michael!" aggiunse, "tu e Lexy siete... insomma... fidanzati?"
Tutta quella serietà e tutta quell'ansia svanirono in un millisecondo. Il viso di Michael cominciò ad intenerirsi, sorridendo all'amico e ridendo di sua spontanea volontà, "io e Lexy siamo... amici" in realtà non voleva rivelare nulla ai suoi due compagni, specie perchè non aveva ancora il consenso da parte di sua sorella. E poi, anche se avesse avuto l'autorizzazione, non l'avrebbe mai fatto senza la presenza di Ashton.
"Amici?" chiese sbigottito il biondo, "ma Calum ti ha visto mentr-" ma fortunatamente, o quasi, Hood lo interruppe proprio sul più bello, chiudendogli la bocca con il palmo della mano e impedendogli di parlare.
"Luke, 'sta zitto" gli sussurrò, sospirando e tornando a fissare Michael, "cioè... ne siamo felici"
"Anch'io" rispose.





"Ti rendi conto che abbiamo combinato?" domandò Calum a Luke, mentre stavano cucinando la cena per loro quattro.
"Uo, uo. Calmiamoci" riprese, "che HAI combinato. Io non c'entro proprio nulla"
"Ma che stronzo, mi volti le spalle così" fece il finto offeso il moro, sperando che i sensi di colpa comparissero nel cuore del biondo.
"Non mi incanti, Calum!" scosse il capo, continuando a pelare le patate.
Il moro iniziò a pensare a cosa sarebbe successo se avrebbe detto ad Ashton che si era sbagliato, sicuramente l'avrebbe sbattuto fuori di casa (anche se non ne era così sicuro che accadesse). Sospirò e fece saltare l'omelette che stava preparando, sperando di parlare al più presto con il suo amico. Non voleva di certo mettere zizzania tra Michael e Ashton, anzi, lui ne era troppo affezionato. Dopo averla messa nel piatto, provò a chiamare il riccio al cellulare, visto che non tornava a casa da quella mattina. Dopo vari squilli, Calum decise di interrompere la chiamata, chiudendo e aspettando magari, un suo messaggio. Doveva parlargli al più presto.








Lexy nel frattempo, era nel parco in cui si erano incontrati la prima volta lei e Michael. Non aveva smesso un secondo di guardare e aprire la casella dei messaggi. Ashton non l'aveva neanche degnata di una risposta. Non era da lui. Provò quindi, a chiamarlo, anche se tutto ciò risultò inutile: "Questa è la segreteria telefonica di Ashton Irwin, lasciate un messaggio. Appena potrò, vi richiamerò al più presto" quel tono così caldo e raggiante la fece istintivamente sorridere, poiché non riconosceva più il ragazzo che tanto le piaceva. Provò quindi a parlare, ma le parole le morirono in gola non appena da lontano, scorse una figura che assomigliava parecchio al riccio. Si apprestò a raggiungerlo, era mezzo ubriaco. I suoi ricci erano tutti scompigliati, i suoi occhi erano praticamente iniettati di sangue, mentre la barba incolta faceva da cornice a tutta questa visione di Ashton.
"Ash!" urlò, "ehi, aspettami!"
"Che cazzo vuoi" rispose duro, allontanadosi da lei e barcollando fino a cadere.
"Perchè non mi hai risposto al messaggio?" aggiunse, "si può sapere che ti ho fatto?"
Il riccio cominciò a ridere, scuotendo il capo e blaterando qualcosa "che mi hai fatto?" continuò, "che mi hai fatto? Mi hai spezzato il cuore! E sappi, mia cara Lexy, che questo non te lo perdonerò mai" concluse, accasciandosi a terra e cominciando a piagniucolare. Era andato, pensò Lexy.



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Ehilà! Come state, tesori miei?
Io tutto bene, fortunatamente. Oh, volevo fare un piccolo annuncio per chi segue la mia storia "Lezioni di Seduzione", credo che forse la cancellerò perché non ho idee su come farla continuare. Ma non tutto è perduto, cioè... vedrò di farmi venire qualcosa ma non ci conterei molto.
Al massimo, potrei pubblicare un'altra storia - dopo aver finito questa, ovviamente - sui One Direction.
Detto ciò, passiamo al capitolo: cosa ne pensate? Spero vivamente che vi sia piaciuto perché ci ho messo l'anima per farlo uscire come dicevo io, ahaha.

Ora devo scappare, ringrazio come sempre tutte perché siete dolcissime con me e mi avete aiutato a crescere, GRAZIE.


Chiara x

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Capitolo 30
*** Chapter twenty nine ***


Problem


'Chapter twenty-nine
'



Ashton continuava a gridare contro Lexy, dicendole di lasciarlo perdere e di sparire dalla sua vita. La ragazza non capiva cosa stava succedendo, desiderava riavere il ragazzo che aveva istintivamente baciato, quel ragazzo sempre solare che ti faceva star meglio ogni giorno che passava. Provò quindi a ri-domandargli che cosa lei gli avesse fatto di così tanto cattivo, tant'è che ricevette in risposta una risata ironica, seguita da un "sei una falsa, non ti meriti neanche una mia risposta". Il riccio prese la sua felpa e si coprì, lasciando che il suo viso si gelasse un po' al freddo clima di Londra. Fu proprio a quel punto che Lexy non riuscì più a trattenere la curiosità: si bloccò di scatto, parandosi proprio di fronte al suo amico, con aria preoccupata. "Cosa ti ho fatto, Ashton?"
Lui sbuffò, "ti ho chiesto di lasciarmi in pace, porca troia. Perchè non capisci?" concluse, lasciando Lexy da sola con il cuore a pezzi.






In realtà, Lexy sapeva che non avrebbe dovuto mai affezionarsi ad Ashton perchè alla fine, avrebbe sofferto. Eppure però, ora era a questo punto, più confusa di prima. Provò quindi a ritornare a casa e a farsi un bel bagno caldo per dimenticare per qualche secondo cosa era accaduto in pochi attimi. Non ne poteva davvero più, per quanto potesse essere insistente nei confronti di Ashton sapeva com'era testardo e sapeva anche che non avrebbe ceduto così facilmente. Entrò in vasca e chiuse gli occhi, pensando a tutti i momenti che avevano passato insieme. Gli era sembrato sin da subito un bravo ragazzo, sempre disponibile e gentile con il prossimo. Si era innamorata di quelle fossette che ogni volta, le sorridevano, comparendo sul viso del riccio che tanto amava. Ashton era un ragazzo brillante e incredibilmente attraente... lui non l'avrebbe mai scelta. Mentre pensava, le venne un flashback: forse il motivo per il quale era arrabbiato era perchè l'aveva istintivamente baciato. Lui evidentemente non voleva, pensò.







Ashton era finalmente tornato a casa, stava malissimo, non si riusciva neanche a reggersi in piedi. Camminò verso la scalinata per salire nella sua stanza fin quando non incontrò Michael che gli chiese - ironicamente - se volesse un piccolo aiuto. Il riccio lo mandò al diavolo e salì di sopra, cercando di dormire per il forte mal di testa che lo affliggeva.
La mattina dopo, si svegliò parecchio nervoso, non voleva condividere la casa con un traditore perciò, non appena ne ebbe l'occasione, tentò di sgattaiolare fuori di casa per non vedere nessuno. Raccolse i suoi skinny neri ed indossò una canotta nera con la sua solita bandana ad alzargli i ricci dagli occhi. Indossò gli anfibi ed uscì dalla sua camera, incontrando Michael con un accappatoio indosso.
"Mattiniero, eh?" chiese ridendo, ricevendo in risposta un "vaffanculo" molto sussurrato. Michael comunque, non ci fece caso, tornò dentro la doccia e finì di lavarsi. Ashton salutò con un cenno Luke che dormicchiava con un occhio aperto e con un altro chiuso sul divano ed uscì, chiudendo la porta dietro di sé.
Pensò di chiamare Josh, dicendogli che anche oggi non sarebbe andato a lavoro per via di qualche questione personale che non aveva voglia di spiegargli, solo che poi... gli vennero in mente le numerose bollette da pagare e sbottò, obbligato a recarsi nello stesso luogo di lavoro in cui l'avrebbe rivista.
Appena arrivato, salutò Josh e si recò alla cassa per ordinare dei nuovi album da mettere nel negozio. Lexy fortunatamente ancora non c'era, forse era troppo presto, si sarebbe recata al negozio più tardi.





<< Vorrei solo capire cosa succede ad Ashton... >> inviò a Michael, sperando in una sua risposta.
<< Cosa è successo? >>
<< Mi tratta male... non so davvero cosa gli prenda... >>

Dopo ciò, Lexy non ebbe più una risposta. Entrò nel negozio di musica sospirando.
"Buongiorno Ashton" disse, sperando davvero in un "giorno anche a te, Lexy" forse tutto quello che le aveva detto il giorno prima era solo perchè era nervoso per qualcosa. Purtroppo però, non ebbe risposta neanche dal riccio, cosicchè tornò nella sua postazione, rimettendo a posto dei giornali e degli album lasciati in giro da qualche cliente.






<< Quali problemi ti affligono, Ashton? >>
<< Il mio problema sei tu, Clifford >>.
<< Cosa ti ho fatto di così grave da essere additato come un "problema"? >>
<< Mi hai tradito, mi hai fatto passare per un allocco, mi hai... sputato addosso >>.
<< Credo che forse, caro mio, dovremmo parlarne >>.
<< E allora, se hai coraggio, scendi giù in salotto, faccia di cazzo >>.



Non appena Michael scese di sotto, trovò Ashton in piedi proprio accanto alla porta d'ingresso. Lo fissava con aria di sfida, con odio e soprattutto, con delusione. Mai si sarebbe aspettato un simile tradimento da parte di uno dei suoi migliori amici, specie da parte sua, la persona a cui teneva di più.
"Allora? Vuoi spiegarmi?" chiese Michael, cercando di non far arrabbiare Ashton che, a detta sua, lo era già.
"Tu e Lexy" aggiunse, "lei mi ha baciato, ma sta con te. Come la mettiamo?"
A Mike venne da ridere, tant'è che la sua risata rimbombò in tutto il salotto, "Ash... hai frainteso tutto. Io e Lexy non siamo mai stati insieme! O almeno... ci siamo baciati. Ma tutto questo è succ-" il riccio non aspettò neanche un secondo che subito gli tirò un destro, facendolo cascare a terra, con il sangue che gli colava dal labbro e dal naso.
"Mi avete preso per il culo per un casino di tempo" continuò, "non penso di meritarlo"
"MA PORCA TROIA, VUOI FARMI SPIEGARE?" continuò, rialzandosi e cercando di aggrapparsi alla maniglia della porta, "IO E LEXY SIAMO FRATELLI, CAZZO! F-R-A-T-E-L-L-I!" gridò, scandendo per bene l'ultima parola.
Ashton rimase stupito, non avrebbe mai pensato una cosa del genere. E Calum allora, che aveva visto tutto?
"Co-cosa?"
"Non volevo dirvelo perchè aspettavo Lexy... ma... non mi hai lasciato altra scelta. Io e lei non stiamo insieme!" esclamò, "e tu... sei uno stronzo, lasciatelo dire"
Irwin abbassò il capo colpevole, consapevole di essere uno schifo di persona. Aveva trattato male la ragazza che più gli piaceva, dicendole anche di star lontano da lui. Con quale coraggio aveva fatto tutto ciò?
"Lo so, Mike..." continuò, "io... - si sedette sul divano - mi sento uno schifo"
"Spero solo che non abbia reagito troppo male alle tue offese, Ashton... non vorrei che le succedesse qualcosa"
"Reagito male? - ironizzò - non può mica tagliarsi per questo"
"Ashton..." ma il riccio lo bloccò, "oh Gesù, lei è..."
"... già"
"Michael, devo parlarle" concluse, abbastanza preoccupato.




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Haloaa!

Premetto che questo capitolo mi fa davvero cagare. Quindi, non so fino a che punto vi piacerà (e se vi piacerà). Qui Ashton viene finalmente a conoscenza della verità, Michael è un grande, adfghk.
Credo che questo sia l'ultimo capitolo prima dell'Epilogo che spero di postare il prima possibile.
Beh, come sempre, fatemi sapere cosa ne pensate perchè non vedo l'ora di leggere le vostre opinioni!


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Capitolo 31
*** Chapter thirty ***


'Chapter thirty'



It's not a epilogue!




<< Devo parlarti, Lexy >> inviò in fretta Ashton, intento a correre verso casa sua. Aveva sbagliato, se ne era reso conto e forse era proprio questo ciò che lo faceva odiare più di tutto. Si faceva schifo, si sentiva una merda per aver solo pensato che Lexy fosse una ragazza come tutte, dandole anche della troia. No, lei non era questo. Lei era una ragazza stupenda sia all'esterno che all'interno. Mentre correva verso casa sua, gli venne in mente come l'aveva trattata nei giorni precedenti, dicendole per fino di stargli lontano. Con quale razza di coraggio lo aveva fatto? Quello non era il vero Ashton, era solo una persona accecata dalla gelosia. Appena arrivò davanti casa di Lexy gli cominciarono a tremare le gambe proprio come due gelatine, mentre le sue mani cominciarono a sudare. Non sapeva perchè si sentisse così nervoso, forse perchè aveva paura di qualche reazione esagerata da parte di Lexy. Dopo ciò che gli aveva rivelato Michael, non sapeva neanche da dove iniziare per parlarle e farle capire che ciò che faceva era dannatamente sbagliato. Tornò con lo sguardo sopra il campanello, autoconvincendosi di suonare e di dialogare con la ragazza che amava, solo che... invece di pigiare sul campanello, prese dai suoi pantaloni un pacchetto di Marlboro per estrarne una sigaretta e per mettersela tra le labbra e accendersela. Proprio mentre aspirava, la porta si aprì, costringendo Ashton a guardarla finalmente negli occhi. I capelli - come al solito - le ricadevano morbidi sulle spalle, mentre i suoi occhi erano pieni di tristezza e colmi di nervosismo. Forse anche lei stava male per questa situazione, pensò Ashton. Aveva un pantalone nero che le fasciava le gambe snelle e una felpa molto più grande dei The Misfits. Appena elaborò il tutto, Lexy si decise a salutarlo, "ciao..."
"Io... mi dispiace" sputò fuori, senza neanche salutarla. Si fiondò subito tra le sue braccia, baciandole il capo e stringendola forte al suo petto quasi da non farla respirare più. Ashton respirò il profumo carnale che emanava la ragazza, ricordando il momento in cui le loro labbra erano entrate in contatto.
"Ash..." mugugnò, "ehi..." tentò ancora.
Buttò il mozzicone della sigaretta a terra e la calpestò, portando gli occhi di nuovo sulla ragazza.
"Devo parlarti" disse, maledettamente serio.










"Mike... che diamine ti è successo?" domandò il biondo, preoccupandosi per il suo migliore amico.
"Nulla, un piccolo battibecco" aggiunse, "niente di grave"
Luke aggrottò le sopracciglia, cercando di capire qualcosa in più "con chi hai litigato?" domandò, deglutendo e sedendosi accanto all'amico. Forse aveva già realizzato tutto ciò che era successo. Ashton e Michael si erano scontrati, provocando quello.
"Hai litigato con Ash, vero?" chiese ancora, visto che Mike lo stava maledettamente ignorando.
"E tu che ne sai?"
"Io... lo so... - sospirò - ecco... vedi... è stato Calum che ha messo legna sul fuoco"
"Luke, non parlare con i proverbi che non ti capisco!" esclamò, scuotendo il capo.
Sospirò ancora, "Calum ha visto te e Lexy mentre vi abbracciavate l'altro giorno e... ha pensato di dire ad Ashton che tu e lei... insomma... stavate insieme. Certo, ha sbagliato... ma ti prego, ora non prendertela con lui, non è cattivo, voleva solo impedire questo"
A Michael venne da ridere, considerando che ciò che voleva evitare Calum era proprio ciò che si era venuto a creare.
 "Luke... io non andrò a picchiare Calum, non sono così stronzo" smise di ridere e di ironizzare sulla vicenda "potevate parlarne però, non dovevat... - si corresse - non doveva agire senza pensare. Cazzo, qui sono io quello impulsivo, non lui!"
"Mikey..." sussurrò, "è tutto apposto tra te e Ashton, ora?"
"Sì" puntualizzò, "io e Lexy non siamo ciò che voi credete. Siamo fratelli... lo abbiamo scoperto da poco e... volevo confessarvelo con lei affianco, solo che non me ne avete dato l'occasione..."
"Mi scuso da parte di tutti noi, non volevamo... e tu lo sai" e per la prima volta, Luke sembrò davvero il più maturo tra i tre. Lui che era il più piccolo, era anche il più saggio. Con quel suo fare così responsabile e deciso riuscì a chiarire per fino con Michael che in quel momento, sembrava tutto fuorché tranquillo. O almeno, forse all'esterno poteva sembrarlo, ma all'interno non era così, anzi...
"Lo so, Luke. E anche io voglio scusarmi per non avervelo detto prima" sospirò, abbracciando uno dei suoi migliori amici.






Lexy continuava a ripetersi perché Ashton era lì, perché l'aveva abbracciata se, fino a pochi giorni fa, diceva di odiarla e di volerla fuori dalla sua vita per sempre.
"Volevo scusarmi" mugugnò ancora il riccio, fissandosi gli anfibi neri.
"Ashton, sono dieci volte che me lo ripeti. Vuoi dirmi il motivo per il quale ti sei comportato così acidamente con me? Ci sono rimasta male, cazzo!" gridò, alzandosi di fretta e furia dal divano e parandosi proprio di fronte al ragazzo che nonostante tutto, continuava ad amare. Era la prima volta che aveva quest'atteggiamento nei confronti di qualcuno così importante per lei, non si era mai comportata in quel modo così diverso da come era realmente. La forza interiore di Lexy non era mai stata tale.
"Dopo il bacio io... ero al settimo cielo - disse, cominciando a parlare e alzandosi dal divano per guardarla negli occhi - solo che poi... quando hai detto a Josh che dovevi scappare per vederti con una persona, ho subito pensato ad un altro e ci sono rimasto di merda, malissimo..."
Lexy lo interruppe, "e per questo tu mi hai trattata male tutto il tempo?!" rise, "è impossibile! Sei un-"
"Lasciami finire - sospirò - quando poi sono rientrato a casa ero a pezzi, giuro; e Calum, vedendomi in quel modo mi ha confessato che tu e Michael stavate insieme... ho subito capito, in realtà la persona che dovevi vedere era Michael. E in quel momento ho pensato che mi avessi preso soltanto in giro, baciandomi e tornando tra le braccia di Clifford... ho cominciato così a trattarti male per cercare di dimenticarti, ma... è stato tutto impossibile... io sono innamorato di te, Lexy. Ti amo e vederti tra le braccia di un altro mi rende pazzo, geloso allo stato estremo..." confessò, mordendosi il labbro inferiore e cercando di prendere per mano la ragazza.
Lexy si scostò, delusa "potevi chiedermi cosa stava succedendo, potevi parlarmene e invece... hai fatto tutt'altro" continuò, "non bacio il primo che passa, Ashton. Sei stata la prima persona che mi ha saputo prendere, colpire... mi sono innamorata delle tue fossette, della tua voce dal primo momento. Come potevo sostituirti? Michael è mio fratello" scostò lo sguardo, "e anche se non lo sapevo dall'inizio non avrei provato lo stesso. L'ho baciato Ash, ma... non sarebbe stato lo stesso. Io..."
"Lexy..."
"...ci sono stata male" confessò.
"Giuro che mi farò perdonare in qualche modo, e sai cosa farò?" le chiese, sorridendo e facendo spuntare le sue bellissime fossette.
"Cosa?"
"Passeremo una giornata insieme, ti farò ricredere su di me" continuò, tentando di avvicinarsi per abbracciarla "te lo prometto"
"E chi ti dice che io accetterò?"
"Il fatto che provi qualcosa per me, che mi ami quanto io ami te" rispose sicuro.
"Vedremo" concluse.




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Ehilà!
Come state?
Dopo un po', sono finalmente tornata con il capitolo trenta che, NON E' ASSOLUTAMENTE UN EPILOGO.
Certo, non nascondo che l'ho riscritto tremila volte prima di postarlo, ma... non ce l'ho fatta a trasformarlo in una conclusione. Credo che il prossimo sarà quello decisivo, il finale.
Mi scuso per questo errore di calcolo, ma doveva andare così. AHAHA.
Beh, fatemi sapere che ne pensate, ok? :)


Baci, Chiara.


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Capitolo 32
*** Epilogue ***


Problem


'Epilogue'



Ashton passò proprio sotto casa della ragazza con la sua range rover nera come la pece, suonò il campanello, trovando una Lexy più bella che mai. Non aveva niente di speciale dal solito, ma... era come diversa, per Ashton.
"Ciao" la salutò, sorridendole.
"Ash... io non ho accettato di uscire con te. Perchè sei qui?" chiese, mordendosi il labbro inferiore e distogliendo lo sguardo dagli occhi color smeraldo del castano.
"Sai perchè sono qui, Lexy. Voglio passare la giornata con te... voglio vederti felice e voglio farmi perdonare" continuò, "dammi una change"
Sospirò, vedendolo così afflitto ma allo stesso tempo così felice, "d'accordo".





I due si recarono su una collina alta, dove potevi ammirare il panorama solo sporgendoti un po'. Lexy si guardò attorno, sorridendo e ringraziando mentalmente Ashton per non aver mollato. Sperava davvero di riuscir a far pace con il riccio, lei ormai lo reputava una persona essenziale della sua vita, non immaginava neanche di poter vivere senza di lui. Si guardarono e Ashton cominciò ad avvicinarsi, facendole cenno di sedersi sul davanti dell'auto. Dopo un po' di tentativi vani, Lexy riuscì a sedersi, sperando di non fare una figura di merda e cadere. Ma forse, la fortuna fu dalla sua parte, per una volta.
"Ti ho portato qui solo per... parlarti di una cosa che sono venuto a sapere" continuò, "sai... appena ho saputo sono subito corso da te, chiedendoti scusa per come mi ero comportato"
"Co-cosa... hai saputo?" domandò, un po' perplessa e preoccupata.
"Lexy... posso vedere il tuo polso?" continuò, "Micheal mi ha detto che..."
"Non è una mostra, questa. Dovete smetterla di preoccuparvi per me. Sono abbastanza matura da non farlo più, per favore, almeno tu, credimi"
"Io mi fido di te, Lexy" e l'abbracciò, baciandole il capo e sorridendole.
"Ti ringrazio, Ash" concluse, poggiando poi le sue labbra su quelle del riccio, baciandolo con tale delicatezza e dolcezza che mai prima d'ora aveva mostrato a nessuno. Ashton si distaccò di pochi centimetri per prendere fiato, incrociando poi il suo sguardo con quello della ragazza. Le pupille erano diventate grandi e tonde, mentre il colore al suo interno era minuscolo rispetto alla grande chiazza nera, a quel pozzo senza fine. Lo sguardo di Lexy non era più ombrato dalla paura ma era così chiaro e nitido, Ashton poteva per fino specchiarsi e perdervisi. Sfiorò quindi il suo naso con quello della ragazza e, senza spiegazioni, le posò un bacio dolce sulla fronte. Ashton aveva sempre desiderato fare una cosa simile, qualcosa di così dolce e riservato con una persona speciale. Continuò a fissarla, solo che Lexy non riuscì a reggere lo sguardo del riccio. Allora, prontamente, le alzò di nuovo il mento e la baciò. Ashton adorava le sue labbra poggiate sulle sue, lo rendeva così dannatamente pazzo assaporare la loro morbidezza e il loro calore che sperò che quel momento durasse per l'eternità. Per di più adorava il rossore che compariva puntualmente sulle guance della ragazza, rendendola ancora più dolce di quanto già non era.






Dopo essere tornati a casa, mano nella mano, Calum subito guardò il quadretto dei loro visi contornarsi da dei meravigliosi sorrisetti maliziosi. Subito capì che lì era successo qualcosa che ancora non aveva saputo. Si catapultò in salotto e sedendosi, cominciò a fare delle domande al riccio "un momento..." aggiunse, "voi due... state insieme veramente?"
Lexy sembrò essere un po' imbarazzata, mentre Ashton era tutto fuorché arrabbiato con il moro poiché alla fine, non portava verso di lui rancore.
"No, per finta Cal" rispose radiosamente, contornato da un po' di ironia nella risposta.
"Io... insomma... sono così felice per voi... che... - deglutì un po' a disagio - mi dispiace, ragazzi..."
Lexy gli corse incontro abbracciandolo, "non ti preoccupare, tutti facciamo degli sbagli. E poi io non ce l'ho con te, e d'altronde neanche Ashton"
Il riccio sembrò annuire, avvicinandosi alla sua ragazza per riportarla verso di sé. Non voleva vederla troppo vicina ad altri ragazzi che non erano lui. Certo, Calum era uno dei suoi migliori amici, ma... questo non toglieva il fatto di essere troppo geloso nei confronti di Lexy.




Dopo qualche mese...



"Ashton, non buttarmi in piscina!" continuò "non so nuotare!"
"Principessa, ci sono io!" esclamò, gettandosi a peso morto con la ragazza, la sua ragazza in braccio.
Dopo pochi attimi, ritornarono a galla, "sei uno stupido!" sospirò Lexy, dandogli alcuni colpetti sull'addome ben definito del riccio.
"Ah sì? Vuoi che ti lasci, allora?" la stuzzicò, facendo ridere Michael e Calum che erano lì in piscina.
"No, no!"
Quei quattro ragazzi ora erano in tour, i 5 Seconds of Summer avevano fatto fortuna tramite YouTube e dei video che ogni volta, postavano, cantando cover di band molto famose, come i One Direction, o i Green day. Un manager gli aveva scoperti e, proprio grazie a lui, erano riusciti a firmare un contratto di ben due anni. Certo, non potevano definirsi famosi, ma ci stavano lavorando. Ad esempio, la mattina successiva, sarebbero dovuti correre in uno stadio ad aprire il concerto dei One Direction, loro amici. Micheal, Luke, Calum e Ashton erano davvero molto fieri di loro stessi poiché da una cittadina erano riusciti ad arrivare all'esatto opposto. Erano orgogliosi della loro musica.
Ashton anche se era fidanzato con Lexy, decise di partire e di portarla con sé. Non avrebbe mai dato il permesso a lasciarla da sola, specie perché era da poco che aveva superato quel momento "no". Erano felici ora, dovette riconoscerlo.
Dopo il "ehi amico, se fai soffrire mia sorella ti ammazzo" da parte di Michael, Ashton divenne molto più protettivo nei suoi confronti, aiutandola e chiedendole spesso come si sentisse. Certo, non nascondeva che nella loro coppia c'erano degli alti e bassi, ma... nonostante tutto, poteva dire di essere davvero felice ora.
Cos'altro avrebbe voluto di più dalla vita?





Lexy e Michael si trovavano proprio nel backstage, dietro le quinte. Quest'ultimo era davvero agitato, non avrebbe mai pensato che dopo così tanto tempo, sarebbero riusciti ad arrivare così in alto, proprio cantando e aprendo i concerti dei One Direction. Sospirò e abbracciò sua sorella, sussurrandole un ti voglio bene prima di lasciare le quinte e recarsi sopra il palco per cantare. Ashton, invece, era ancora seduto, nascosto e terrorizzato più che mai. Lexy si avvicinò al suo fidanzato, sperando di poterlo aiutare in qualche modo, non voleva stesse così male per una cosa così bella.
"Cos'hai, Ashton?" chiese, passandogli una mano sulla sua, e intrecciandola.
"Non lo so... credo di avere timore... e se poi non gli piacciamo?" continuò, "e se... ci fischieranno? Come reagiranno i miei compagni? Ed io? Non... non sono pronto per essere deriso" incalzò, fissando con terrore Lexy e abbracciandola forte, poggiando il suo capo sul seno della ragazza.
"Tesoro, è tutto okay. Nessuno ti deriderà e tanto meno farete schifo. Siete bravissimi, Calum ha una voce da mozzare il fiato, Luke fa degli acuti spaventosi, Michael suona la chitarra e canta come un dio e tu... amore mio, suoni la batteria con il cuore" confessò, baciandogli la testa e alzandogli con l'indice il mento "non avere paura perchè io sarò con te qualunque cosa accadrà. Lo sai, no?"
"Lo so ed è per questo che ti amo tanto..." sussurrò, per poi baciarla e allontanandosi verso il palcoscenico.
In ultimo si udì solo un "questo lo dedico alla mia ragazza, Lexy, che è nel backstage a fare il tifo per me. Ti amo, piccola"
E sorrise, scuotendo il capo imbarazzata, consapevole che Ashton fosse la persona più bella che avesse mai conosciuto.




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ATTENZIONE A ME, E' IMPORTANTE.

Ringrazio tutte le lettrici che hanno continuato a sosternermi sempre e comunque. Vi amo tanto, voi non potete neanche immaginare. Mi avete fatto crescere giorno dopo giorno, e... io sono troppo felice di questo. Ho letto le vostre recensioni con un sorriso sul mio viso, perchè NESSUNA è stata offensiva nei miei riguardi. Ho letto quanto tenete a questa storia ed io davvero, non potete capire quanto ve ne sia riconoscente perchè questa fanfiction era molto importante per me poiché volevo far capire alle persone che anche queste ragazze che purtroppo, si autolesionano non lo fanno così, tanto perchè gli viene il momento di pazzia.
Inoltre, volevo soltanto scrivervi che pubblicherò molto presto una storia sui 5 Seconds of Summer, che si chiamerà "Room 158". Se volete, siete le benvenute come al solito. Scrivetemi qui sotto chi vuole leggerla così non appena la pubblico vi avviso.


GRAZIE.



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