The Beginning of The End

di love_gold
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo Capitolo. A new Beginning. ***
Capitolo 2: *** Secondo Capitolo.Welcome Home Aaron. ***



Capitolo 1
*** Primo Capitolo. A new Beginning. ***


Primo Capitolo. A new Beginning.

-Marco sei pronto?-  Marianna si affacciò alla porta della stanza del fratello più grande, e lo chiamò a gran voce per non tardare nel loro primo giorno di scuola, dopo un’estate all’insegna del divertimento.

Entrambi frequentavano il Lico Linguistico, nella loro città, Marianna iniziava il secondo anno e Marco iniziava il quarto anno; lui era uno dei ragazzi più desiderati e dei più popolari nella scuola, non che ce ne fossero molti a dire il vero, lui era uno dei pochi, mentre lei era quasi invisibile agli occhi di tutti, se non fosse per il fatto di essere la sorella più piccola di Marco Russo.

Marianna era snella e alta, carnagione scura, ma non tanto, occhi marroni da cerbiatto, capelli neri, lunghi e lisci; ragazza sempre allegra e amichevole con tutti, a primo impatto poteva anche sembrare snob e antipatica, ma una volta che si apriva con i suoi amici era una ragazza con cui confidarsi e di cui fidarsi. Adorava fare shopping con le suo amiche e le piaceva anche aiutare la madre nel suo lavoro, faceva la party planner e ogni tanto organizzava con lei qualche festa di compleanno, ovviamente solo dove poteva essere utile; anche lei sognava di fare quel lavoro, una volta uscita dal Liceo, l’affascinava, sin da quando era piccola.

Marco era l’esatto contrario di sua sorella, tranne che nel fisico, snello e palestrato, carnagione chiara, quasi pallida, occhi celesti come il mare e capelli biondi, lisci, sempre raccolti in un ciuffo alto; simpatico e molte volte vanitoso, si vantava di tutto a partire dall’abbigliamento fino ad arrivare alla sua via, ma solo con chi gli era altamente antipatico. Nel tempo libero usciva con i suoi amici e con qualche ragazza, ma ogni tanto, organizzava feste in casa quando ne aveva voglia. Una cosa, che però non diceva mai a nessuno e che sapevano in pochi, era la sua passione per la moda; quando non faceva nulla andava nell’atelier del padre e lo aiutava a vestire sposi e damigelle, una volta uscito dalla scuola superiore il suo sogno era quello di aprire un atelier tutto suo, o prendere in gestione quello del padre.

-Un attimo Sorellina, dammi il tempo di sistemarmi!- urlò dall’altra parte della stanza, era nella cabina armadio della stanza e si stava sistemando la divisa della sua scuola; anche Marianna indossava l’uniforme. Per le ragazze questa era composta da una camicia bianca di lino, aderente, e la gonna con balze blu; poi una giacca, sempre blu, che le sfinava i fianchi; i ragazzi indossavano, sempre una camicia bianca, un paio di pantaloni blu aderenti e una giacca blu dritta; ma non era la sola scuola che usufruiva delle uniformi, anche gli altri istituti superiori della città.

Marco uscì dal suo nascondiglio e si ritrovò la sorella difronte, arrabbiata nera con lui, la scrutò attentamente e poi l’abbracciò.

-Lo sai che ti voglio bene, vero?- disse al suo orecchio, sapeva che facendo così lei non se la sarebbe presa più di tanto, lei era una coccolona e questo lo sapevano tutti. –Bene, ora andiamo a fare colazione!- esclamò correndo giù per le scale. I loro genitori, Caterina e Francesco, soprannominati da tutti i loro amici Catia e Rino; la madre era alta e snella, con i capelli neri, ricci e corti, gli occhi marroni piccolini e carnagione scura; era amichevole e socievole con tutte le persone con cui veniva a contatto, il suo lavoro la costringeva ad essere in quel modo, caratterialmente parlando. Il padre era poco robusto, carnagione scura, capelli biondi, occhi celesti e piccolini; severo, ma non tanto, e socievole con molte persone.

-Buongiorno Amorini miei.- disse la madre salutando i suoi due figli, erano seduti nel giardino della loro grandissima casa, che molti consideravano come una reggia; quella villa era la location di molte feste, anche a tema, organizzate dai due ragazzi e ospitava anche molte cene, anche di beneficenza; la loro era una famiglia con molti amici a cui piaceva stare in compagnia, quando poteva.

Il giardino era molto grande, in proporzione alla casa di tre piani in cui si trovava, ospitava tre grandi gazebi uniti, con la struttura in ferro battuto con una tenda di un tessuto color champagne, c’era una piscina, piena solo quando serviva, coperta da un telo blu che le impediva di sporcarsi. Nel quartiere era risaputo che Catia aveva il pollice verde, per questo nel giardino c’era anche un orto con molte varietà di fiori e colori, soprattutto.

-Buongiorno.- dissero i due in coro; si sedettero per fare colazione con i loro genitori e dopo aver finito si alzarono per uscire di casa e andare a scuola.

 

-L’hai finito quel caffè?! Stiamo facendo tardi, dai Francesco!- Beatris urlava così a Francesco, stavano insieme quasi da un anno ed erano una bella coppia, a detta dei loro amici. –Gli altri sono già arrivati!- continuò la ragazza. Erano entrambi seduti in un bar che distava proprio poco dalla loro scuola, entrambi erano compagni di classe dei due fratelli Russo; Francesco era uno dei migliori amici di Marco, il più grande, mentre Beatris era la migliore amica di Marianna.

-Okay, ho capito! Andiamo.- disse lasciando una banconota sul tavolino e alzandosi, seguito dalla sua fidanzata. Era vero erano una coppia di ragazzi dalla testa calda, non li si poteva contraddire perché altrimenti rispondevano per le rime, ma tutto sommato si amavano davvero e potevano resistere a qualunque cosa, perché alla fine l’amore trionfava, SEMPRE. Quando uscirono dal bar si presero per mano e camminarono fino al loro Liceo.

-Quindi mi porti a quella festa…in discoteca…di cui ti parlavo prima?- chiese facendo gli occhi dolci, sperava che non resistesse a dirle di sì e che quindi l’avesse portata a quella grande festa che si sarebbe tenuta dopo tre giorni, il sabato successivo, nella discoteca più quotata della città. Francesco, purtroppo per lei, non adorava quelle situazioni, e lei lo sapeva benissimo!
-Fammici pensare…vediamo…NO!- naturalmente lei sapeva che avrebbe risposto in quel modo. –Ci saranno troppe persone, l’una ammassata sull’altra, poi tutti gli uomini grandi che osservano le ragazze…no, non se ne parla.- lei annuì e lo baciò lievemente sulla guancia. –Cosa era questo bacio squallido? Vieni qui- l’attirò a sé e la baciò sulla bocca e ci mise anche la lingua.

-Andiamo.- disse Beatris, una volta staccatasi da Francesco.

 

-Siete arrivati finalmente, vi aspettiamo sempre per ore!- esclamò Marianna vedendoli arrivare, era ferma a parlare, nell’atrio della scuola, con suo fratello e alcune delle sue amiche di classe, Dafne, Claudia e Manuela, che erano anche le sue migliori amiche oltre Bea; Marco li guardava ridendo affiancato dai suoi amici Giammarco e Michele, che sorridevano anche loro alla vista del loro amico con la sua dolce metà. I due si trovavano dietro a un albero e speravano di non essere visti dai loro amici, ma sbagliarono di grosso i loro calcoli.

Il giardino non era molto grande, ma era bellissimo; c’era una grande distesa di verde che troneggiava, una fontana al centro del prato, con sulla sua cima un bambino alato che faceva fuoriuscire l’acqua dalla sua bocca. Quell’estate, prima che tutti rientrassero dalle vacanze, erano stati piantati degli alberi che abbellivano l’atrio e non lo lasciavano spoglio, inoltre c’erano delle panchine e vari tavoli dove gli studenti si sarebbero potuti accomodare per studiare all’ultimo momento, cosa che accadeva molto spesso.

-Finito Francesco?- domandarono in coro i ragazzi, i due avevano ripreso a baciarsi davanti ai loro amici, ma non li avevano visti, e neanche sentiti! Marianna e le sue amiche si avvicinarono ai due per coglierli di sorpresa.

-Bu!- urlarono facendoli spaventare a morte, quando si girarono verso di loro, le quattro scoppiarono a ridere, come i ragazzi, mentre i due fidanzatini erano bianchi come due cadaveri.

-MA SIETE SCEMI?! CI AVETE FATTO PRENDERE UN COLPO.- dissero Francesco e Beatris in coro, rimproverando tutti i ragazzi. Si guardarono, tutti, contemporaneamente per qualche secondo, e scoppiarono in una risata di gruppo attirando le attenzioni degli allievi attorno a loro.

-No, siamo i vostri amici. E vi stiamo aspettando da venti minuti…qui.- disse Dafne seria, ma non ci riuscì perché continuava a ridere come un matta davanti alle loro facce pallide. Francesco stava per ridere quando il suono acuto della campanella li costrinse a salutarsi e ad entrare nell’edificio scolastico. Presentava due piani, all’esterno era interamente dipinta di blu elettrico e grigio, un buon contrasto, era stata ridipinta nella ristrutturazione generale della struttura quell’estate; come si entrava si poteva trovare sulla destra la reception, dove c’erano Rosanna e Paolo, che si occupavano di ricevere gli ospiti e di rispondere alle varie telefonate, c’era poi un vecchio pianoforte e un vecchio banco da scuola, fatto in legno d’acero con un porta calamaio. C’erano poi, in bella vista, gli uffici della vice-preside, del suo capo e la segreteria, che presentava inoltre uno sportello, di colore blu, dove ci si poteva, letteralmente, affacciare e chiedere informazioni di ogni genere; dopo di che c’erano la metà delle aule della scuola, e al piano superiore si trovava l’altra metà. L’istituto comprendeva, oltre al Liceo Linguistico, il Liceo Pedagogico e il Liceo Socio-Economico, nel loro piano di studi erano molto simili, però nell’ultimo c’erano delle ore di Diritto che nel Pedagogico sono sostituite dall’insegnamento del Latino. Nel Liceo Linguistico erano stati formati due corsi: il corso A, con l’insegnamento del Tedesco e il corso B con l’insegnamento dello Spagnolo; ma per il resto, il piano di studio era completamente uguale per entrambi; e da questo dipende anche la sistemazione delle classi, per quell’anno, ogni corso era stato sistemato insieme. Al primo piano si trovavano le aule del Liceo Pedagogico e Socio-Economico, mentre il secondo era occupato dalle classi del Liceo Linguistico.

-Su…andiamo!- esclamò Manuela, che fino a qual momento non aveva spiccato parola, era una ragazza timida, inizialmente, ma in realtà aveva un carattere forte, coraggioso…ed era anche molto simpatica! Le sue amiche la seguirono al piano superiore ed entrarono tutte insieme nella loro aula, sempre quella dell’anno prima, quella che aveva ospitato litigi, gioie e crisi di panico e pianti, ma pochi. Alle pareti, dipinte di grigio, erano stati applicati dei cartelloni che ritraevano le quattro stagioni, per il lessico Tedesco, varie scritte, rigorosamente nere e una foto, quella che era stata scattata davanti al Teatro dell’Opera a Vienna, durante la gita dell’anno precedente. La loro era una bellissima classe, molto unita e compatta, come poche, certo…non tutti andavano d’accordo con tutti, ma riuscivano sempre a trovare un punto d’incontro. L’anno prima erano tutti preoccupati per Beatris, quasi tutti, compresa lei, pensavano che sarebbe stata bocciata, invece per loro grande sorpresa, dovette solo fare gli esami per i tre debiti che le misero e, con l’aiuto delle sue amiche, riuscì a studiare e a passare brillantemente gli esami, ripromettendosi di studiare dall’inizio l’anno successivo.

-Ehi!- nella classe entrarono Nicoletta, chiamata Niki dai suoi amici e familiari, e Mariangela, la sua migliore amica. La prima aveva la carnagione chiara, con delle lentiggini sulle guance, occhi marroni e capelli lunghi, lisci e castani; usava truccarsi ogni giorno, metteva una linea, non tanto sottile, di eyeliner, un po’ di mascara e della matita nera all’interno dell’occhio; era una bellissima ragazza snella e della giusta altezza.

Mariangela era molto simile a lei, occhi marroni, capelli castani lisci quasi sempre raccolti in una coda di cavallo alta, ma a differenza di Nicoletta portava un paio di occhiali grandi e blu.

Dopo qualche minuto la classe si popolò di ragazze che si abbracciavano e che si rincontravano dopo quasi te mesi di vacanze. L’anno precedente c’era il rischio che la classe fosse divisa perché troppo numerosa, in effetti per i professori non era molto comodo gestire trentuno ragazzi che, a dir la verità, non erano tanto calmi; ma fortunatamente ciò non avvenne, si ritrovarono tutti quanti in quella piccola aula.

-Già facciamo chiasso? Iniziamo bene quest’anno!- la professoressa Roselli, insegnava matematica nel corso linguistico da più di trent’anni; era alta e robusta, capelli biondi, occhi verdi e carnagione chiara, ma non tanto. Era sempre allegra e disponibile con i suoi alunni, ma quando si arrabbiava, magari per un po’ di compiti andati male o qualcuno che non riusciva a svolgere un esercizio, diventava una bestia e le sue urla si sentivano anche al piano inferiore.

-Beh prof. possiamo dire che siamo tornati e ci siamo tutti!- esclamò Andrea, uno dei ragazzi della classe; era biondino, con gli occhi azzurri e di carnagione molto chiara, quasi pallida; aveva un carattere molto tranquillo, ma era molto istintivo, cioè non ci pensava mai due volte prima di parlare o esprimere i suoi pensieri.

-Eh sì Monticelli, proprio così.- rise la professoressa che, dopo essersi seduta, prese a fare l’appello per vedere se c’era qualche novità e se quel giorno tutti i ragazzi erano presenti.

 

-BASTA! Non ce la faccio più!- esclamò Marianna poggiandosi sulla porta, era appena suonato l’intervallo e tutti gli alunni della scuola uscivano fuori dalle classi per stare nei corridoi e chiacchierare. Accanto alla 2^AL, classe della ragazza, c’erano la 5^AL e la 3^AL, difronte avevano la 1^AL e la 4^AL, classe dove si trovava il fratello Marco.

Marianna stava per raggiungere il fratello, quando venne bloccata da Mariangela ce le doveva parlare, e anche urgentemente, a detta sua.

-Che succede?- chiesa, un po’ scocciata, la bruna alla sua amica. Quando avevano parlato quella mattina, le era apparsa più antipatica e snob dell’anno precedente, forse era accaduto qualcosa durante quei tre mesi lontana dalle mura della scuola… e forse stava per raccontarle tutto.

-Beh…vedi…quest’estate ho conosciuto un ragazzo, e anche molto bello, vorrei fartelo conoscere.- ed ecco quello che si aspettava, le stava sbattendo in faccia il fatto di avere un ragazzo; Marianna non aveva mai avuto delle relazioni serie, era uscita con qualcuno per qualche mesetto ma poi si fermava lì, diceva di non essere ancora pronta per una relazione fissa e seria con un ragazzo.

-Bene, dov’è?- domandò con uno strano sorrisino sulla faccia, sapeva che se voleva, poteva avere tutti i ragazzi che voleva, specialmente con il fisico che aveva; non era una poco di buono e tutti lo sapevano, la sua era tutta apparenza, in realtà era molto timida e quella era solo una maschera per rendersi accettabile agli occhi di tutti.

-Studia allo Scientifico, te lo farò conoscere se oggi usciamo insieme, possiamo passare da casa tua. Che ne dici?- domandò con una punta di antipatia nel tono di voce, l’altra annuì e così si congedarono; quel pomeriggio si sarebbe divertita moltissimo Marianna, specialmente nel conoscere quella nuova persona.

-Che voleva?- sentì la voce del fratello nel suo orecchio e si voltò di scatto verso di lui, visto che era solo gli spiegò l’accaduto e anche lui sorrise.

-Bene, e cos’hai in mente?- domandò guardandola.

-Nulla, quando verrà sotto casa saluterò il suo fidanzato e basta.- quello che non voleva dire a Marco era che si stava sentendo con un ragazzo che aveva conosciuto quando erano andati in vacanza. Si chiamava Cristian e, per pura casualità, abitava proprio nella città dove abitava anche lei; era castano, con gli occhi verdi e la carnagione scura, come la sua, aveva sempre un bellissimo sorriso stampato sulle labbra; era simpatico e sempre disponibile quando lei aveva bisogno di qualcosa. Si erano conosciuti sulla spiaggia…

 

-Giochiamo a pallone?- e dopo quella domanda Marianna era stata costretta da suo fratello, e dai suoi amici, ad andare a prendere un pallone da calcio con cui giocare nel grande campo da calcio del resort. Si trovavano in America, precisamente in California, in un villaggio nella famosa città di Palm Springs. I loro genitori non erano potuti partire con loro per le vacanze perché si erano impegnati all’ultimo momento con dei clienti, che non potevano deludere. Erano partiti allora solo loro due, e una volta arrivati nel villaggio, conobbero dei ragazzi italiani, con cui passavano le giornate e andavano in discoteca la sera.

Marianna stava camminando, per andare nel locale dove poteva prendere un benedetto pallone da calcio, quando un pallone da basket le sfiorò la testa; fortunatamente non si fece nulla, ma vide avvicinarsi un ragazzo che le sorrideva.

-Scusami tanto, non era mia intenzione farti male. Stai bene? Niente di rotto, vero?- lei sorrise e scosse la testa.

-Sto benissimo, mi ha solo sfiorata.-

-Meglio così…io sono Cristian. E tu?- lei le disse il suo nome e subito dopo l’accompagnò a prendere quell’oggetto di cui avevano bisogno i suoi amici.

-Sai giocare a calcio?-le chiese tutt’a un tratto, voltandosi verso di lei.

-Diciamo…qualche cosa la so fare.- rispose.

-Bene, allora…stasera vai in discoteca?- lei annuì e lui continuò la frase. –Ci vediamo stasera allora!- esclamò e andò via, ma prima le lasciò un bacio sulla guancia.

 

-Sorella, a che stai pensando? Sei ancora sulla Terra?- Marco la scosse dal braccio e lei si ridestò dai suoi pensieri. –Vedi che oggi pomeriggio Francesco e Giacomo vengono a casa.-

-E viene anche Bea, le altre non lo so.- concluse e dopo di che tornò nella sua aula, con le sue amiche; pronta per affrontare altre tre ore di scuola.

 

Beatris e Marianna uscirono dall’edificio scolastico, fermandosi poi nell’atrio, la prima in attesa del fidanzato e la seconda in attesa del fratello.

-Bea…ti devo dire una cosa.- disse, rompendo il silenzio, la Russo voltandosi verso l’amica e guardandola negli occhi. Beatris si preoccupò, insomma aveva utilizzato il tono di chi ha ucciso una persona, ma lei sapeva che non era così, sicuramente era una cosa diversa che le era successa.

-Dimmi tutto.- rispose togliendosi il peso della cartella dalle spalle e la poggiò sulla panchina, dietro di lei. La incoraggiò a spiegarle cosa era successo e cosa le doveva raccontare.

-Quest’estate…ho conosciuto…un ragazzo…si chiama Cristian…e…- venne, però, interrotta dall’arrivo di Marco e Francesco, e così smise di parlare ripromettendosi di farlo nel pomeriggio, nella più totale calma. -Riprenderemo il discorso oggi pomeriggio.- disse guardando la sua migliore amica.

-Cosa?- chiese, all’oscuro di tutto, il fratello di Marianna; eh già, lei non gli aveva detto nulla, cosa che non accadeva mai. Si raccontavano sempre tutto ed era raro che non si confidassero qualche segreto o che non si raccontassero le loro giornate.

-Nulla di che, non preoccuparti.- gli diede un dolce bacio sulla guancia e lo abbracciò.

-Va bene, torniamo a casa allora.- detto questo montarono sulla moto di Marco e tornarono a casa.

 

-SIAMO TORNATI!- esclamarono i due in coro entrando in casa, posarono le loro cartelle, anche se quasi vuote, vicino la porta d’ingresso e raggiunsero la sala da pranzo. Quest’ultima era di forma rettangolare, grande con un grande tavolo fatto in legno d’acero al centro, circondato da quattro sedie dello stesso materiale; alle pareti diverse foto, incorniciate, che ritraevano la famiglia in diverse occasioni come compleanni, eventi e matrimoni, c’erano poi varie vetrine dove erano posti vari oggettini in vetro o in ceramica, quelli che di solti fanno da bomboniere a sposalizi e ad altri eventi.

-Siamo qui.- Catia e Rino sbucarono dalla cucina con, in mano, dei piatti; i ragazzi apparecchiarono la tavola e si sedettero con i loro genitori a mangiare.

-Ah, mamma…ho invitato Giacomo e Francesco oggi pomeriggio. Va bene?- avvisò i genitori Marco, la madre permetteva loro di invitare chiunque volevano, a patto che non facessero molto caos e che non rompessero nulla; i due erano molto permissivi nei confronti dei figli, lasciavano che organizzassero feste in casa, che partissero per le vacanze insieme, ma soprattutto che andassero in discoteca e che si ritirassero quando volevano; non si potevano, indubbiamente, lamentare dei voti che avevano a scuola Marianna e Marco.

-Viene anche Beatris…in realtà.- disse Marianna guardando i suoi genitori, questi annuirono e le sorrisero. Il pranzo trascorse in tranquillità e serenità, parlarono di quello che avevano fatto a scuola e delle loro impressioni su quell’anno e programmarono il fine settimana; sarebbero andati a mangiare nella campagna della nonna paterna, con i vari parenti e il giorno prima, i due fratello, sarebbero andati in discoteca con i loro amici…iniziava proprio bene l’anno scolastico!

 

Il campanello suonò due volte, segno che i loro amici erano arrivati tutti insieme, quando aprirono la porta la prima ad entrare fu Beatris che prese per mano Marianna e la trascinò nella sua stanza, chiudendo la porta alle sue spalle, voleva assolutamente sapere cosa le doveva raccontare quella mattina.

Francesco e Giacomo entrarono subito dopo e poi si andarono a sedere tutti e tre sul divano, e iniziarono a giocare alla Play Station, il gioco preferito dagli uomini.

Le due ragazze erano sedute sul letto a baldacchino di Marianna e stavano ridendo a crepa pelle.

-Ma l’hai vista la sua faccia quando le hai detto ‘Okay, va bene’?!- si stavano riferendo alla scenetta che quella mattina c’era stata tra Mariangela e la Russo. –Ora basta…che mi dovevi dire stamattina?- si fece seria tutt’a un tratto e domandò quello che tanto voleva sapere. Era arrivato, per l’altra, il momento di confidarsi con la sua migliore amica che l’avrebbe sicuramente ascoltata e capita, alla perfezione.

-Sai che siamo stati in America quest’estate?- chiese e l’altra annuì e la invitò a proseguire il discorso. –Ho conosciuto un ragazzo che…- venne interrotta dall’urlo della sua amica.

-ODDIO! E’ Americano e non l’hai più rivisto e…-

-Non iniziare! E’ Italianissimo, ma non l’ho più rivisto.-

-Tesoro, sai che esiste una cosa chiamata Facebook e che molto probabilmente c’è anche il tuo Amato?- domandò ironica Beatris alzandosi e andando a prendere il computer. Lo poggiò sul letto e lo accese, digitò la password ed entrò nel computer. Come immagine del desktop c’era un college di foto che Marianna aveva fatto con i vari scatti della gita a Vienna, dell’anno precedente, e altri delle vacanze appena trascorse; una foto in particolare attirò la loro attenzione, una foto che ritraeva entrambe in un parco della grande città austriaca che avevano visitato, Marianna indossava una maglia a maniche lunghe bianca con sopra l’immagine di una donna con degli occhiali da sole e Beatris vestiva una maglia a maniche corte nera e da sopra una felpa gialla.

-Questa l’abbiamo scattata quando siamo arrivate…- ricordò Beatris osservando attentamente la foto, cercando di rivedere, nella sua mente, quel giorno.

-Mi ricordo che mentre camminavamo piangevi…chissà per colpa di chi!- fece vaga l’altra, ma non riuscirono a rimanere serie infatti scoppiarono a ridere di colpo…senza una ragione.

-Comunque…stavamo cercando questo Cristian…senza l’acca. Trovato!- esclamò entusiasta del suo lavoro. Scoprirono che sabato sera sarebbe andato a ballare in discoteca, proprio come dovevano fare loro.

Il loro incontro era vicino, ma non sarebbe stato come lei sognava.

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Capitolo 2
*** Secondo Capitolo.Welcome Home Aaron. ***


Secondo Capitolo. Welcome Home Aaron.

Dopo una dura settimana di scuola, molti professori avevano già iniziato a spiegare nuovi argomenti e, di conseguenza, ad interrogare; quasi tutti i ragazzi si erano già stancati di studiare e volevano volentieri tornare all’estate trascorsa.

Era sabato pomeriggio e Marianna era in spiaggia, a prendere il sole, alcune delle sue compagne di classe, tra cui Beatris, Dafne, Claudia e Manuela; la sera avevano deciso di andare in discoteca, ma non nella più affollata della città come ‘consigliato’ da Marco, ovviamente sotto comando di Francesco!

-Non credevo fosse mai arrivato questo giorno! Ti ha permesso di venire con noi…in una discoteca!- esclamò la Russo riferendosi all’amica che era proprio accanto a lei, entrambe erano stese su due teli da mare a prendersi gli ultimi raggi di sole stagionali.

Marianna indossava un bikini interamente blu, con delle frange sulla fascia superiore, mentre Beatris aveva indosso un bikini simile a quello dell’amica, ma giallo che aveva anche le frange sugli slip.

-Quando ieri me l’ha detto pensavo fosse scesa la grazia dal cielo!- scoppiarono a ridere attirando l’attenzione della gente presente in spiaggia. –Ho voglia di gelato! Ma non mi voglio alzare.- era tipico suo, voleva una cosa ma non voleva farne un’altra.

-Vado io. Ho bisogno di acqua e di camminare!-disse sorridendo. Si alzò, indossò la maglia a mezze manica, con la quale era arrivata, e si diresse al bar del lido. Mentre saliva le scale notò che dei ragazzi stavano giocando nel campetto da calcio, quindi non c'erano solo loro nella struttura. Stava per entrare nel piccolo chiosco quando un pallone le sfiorò la gamba, doveva appartenere a coloro che occupavano il campo; voleva riportarla ai legittimi proprietari, ma s'immobilizzò nel sentire una voce.

-Siamo destinati ad incontrarci così allora!- una voce soave, che apparteneva ad un ragazzo e lei sapeva bene a chi. Cristian era lì, davanti a lei e le stava parlando; era un miracolo! Lei, pessimista com'era, sapeva che non l'avrebbe più rivisto in vita sua; invece lui era certo che sarebbe arrivato il giorno in cui avrebbe rivisto quella ragazza che gli aveva fatto trascorrere l'estate più bella della sua vita!

-Eh, giá.- si sentiva dal suo tono di voce che era sorpresa; insomma era faccia a faccia con il ragazzo che le interessava.

-Che ci fai quì?- domandò entrando con Marianna nel bar, si sedettero ad un tavolino e si fecero portare un caffè e una bottiglia d'acqua, e anche un gelato al cioccolato!

-Ci sono venuta dopo la scuola con le mie amiche... e tu?-

-Lo stesso...ci ha invitati la fidanzata di un mio amico. Sai, non ho ancora avuto la possibilità di vederti vestita!-

-Sai che suona altamente sconcia come cosa...vero? Mio fratello ti avrebbe ucciso seduta stante!- esclamò lei facendolo ridere; sembravano due amici di vecchia data che non si vedevano da tempo.

-Davvero? Che coincidenza. Noi tra un pò andiamo v..-

-Meri ti sei scordata del mio gel... Ho interrotto qualcosa?- Beatris fece il suo ingresso nel chiosco, con in mano il suo cellulare; era in cerca della sua amica che le doveva portare qualcosa da mangiare e che era sparita da dieci minuti.

-No, stavamo solo parlando. Dai andiamo! Ci vediamo.- disse fuggitiva Marianna che, dopo aver preso per un braccio la sua amica, la trascinò fuori dal locale. -Quello era Cristian...quel Cristian!- esclamò con un grandissimo sorriso sulle labbra. Era felicissima di averlo incontrato, ma molto di più perché  si ricordava di lei.

-Quello di quest'estate?-chiese bloccandole la strada l'altra. Quando annuì la spinse verso il campo da calcio in modo che avrebbe potuto chiedergli in numero di telefono. -Vai, dai!-

 

Sabato pomeriggio era arrivato, Beatris era nella sua stanza e si stava preparando per la serata; mise nella sua borsa un vestito dal corpetto, con bretelle sottili,  aderente e nero e la gonna con una stampa di fiori rosa e viola, mise poi nel borsone anche un paio di Converse nere e bianche, una borsa piccola e nera ; decise inoltre di portare con se una boccetta di smalto viola pallido che si sarebbe messa a casa di Marianna. Nella borsa che portava a tracolla aveva messo un borsellino con i suoi trucchi in modo che non sarebbe stato necessario truccarsi da casa sua, quindi tre ore prima dell'evento.    

Il suo cellulare squillò e nella stanza risuonò la canzone di Mattia Briga 'Sei di Mattina' che era la suoneria predefinita per le chiamate del suo ragazzo.

-Dimmi Franci!- rispose pimpante al telefono.

-Se ti dai una mossa ti accompagno a casa di Marianna! Però non devi metterci le ore. Ti aspetto giù a casa tua.- detto questo richiuse la chiamata senza darle la possibilità di replicare o di declinare l’invito, con tutta la calma del mondo, allora, e continuandosi a ripetersi nella mente ‘Non lo uccidere…ti sporcheresti solo le mani di sangue.’ Chiuse la porta dietro di se e, dopo aver attraversato il salotto e il piccolo corridoio, uscì di casa; mentre stava per chiamare l’ascensore, dalla porta accanto venne fuori la sua vicina di casa Cristina che la salutò con solo un cenno del capo.

Beatris, allora, decise di raggiungere il portone scendendo la lunga rampa di scale, perché la sua vicina di casa le stava altamente antipatica forse a causa del suo protagonismo o a causa della sua arroganza ed ignoranza, ma non riusciva a condividere con lei neanche il piccolo abitacolo dell’ascensore per qualche manciata di minuti.

Viveva in un condominio nel bel mezzo della città, e anche al quinto piano; all’estero il palazzo era color crema e i cornicioni di un colore simile ma più scuro, aveva un giardino alle sue spalle dove molti bambini andavano a giocare durante l’estate.

Quando Beatris uscì dal portone notò che Francesco la stava aspettando sul marciapiede opposto, accanto alla moto che aveva comprato da poco.

-Franci!- lo richiamò dopo essere uscita dal portone del suo palazzo, attraversò la strada senza vedere se stessero passando macchine, e raggiunse il suo fidanzato.

-Ehi…ero da queste parti e ho pensato di venirti a prendere…- si spiegò lui e lei annuì sorridendo; Beatris era felicissima di avere accanto una persona del genere, un ragazzo che la faceva sentire apprezzata e amata come non mai. L’estate precedente si erano conosciuti e poi verso Ottobre si fidanzarono, essendo attratti l’uno dall’altra.

-Bene…ma perché eri da queste parti?- domandò curiosa, non lo si poteva negare quando si trattava di capire dove si trovavano il suo fidanzato o le sue amiche, senza di lei, diventava un drago a sette teste che sputava fuoco; all’inizio del primo anno aveva avuto non pochi problemi con i suoi nuovi compagni di classe, perché era in disaccordo con loro o perché si arrabbiava e alzava la voce, un po’ troppo, ma d'altronde lei era così e non poteva farci nulla.

-Ah Bea…come sei pesante! Ero passato da casa di Giacomo e ho deciso di passarti a prenderti, visto che devi andare da Marianna e so che lei abita dall’altra parte del mondo…più o meno!- lei annuì felice di essere lì con lui, in quel momento, e approfittò del suo essere distratto per mandare un messaggio alla sua amica: ‘Dammi mezz’ora e sono da te. Kisses my Darling.’ Bloccò, poi, il cellulare e si dedicò al suo ragazzo che le stava porgendo il casco della moto, sarebbero andati in gelateria e poi nel parco della città, alla loro panchina, come facevano sempre quando uscivano insieme.

 

Marianna e Beatris erano davanti al Lungomare della città, era lì la discoteca più con entrare tutte insieme, in gruppo; la Russo indossava un abito verde smeraldo, che le arrivava a metà coscia e nella parte posteriore aveva una scollatura che le arrivava fino a metà schiena. Le scarpe che aveva ai piedi non erano tanto alte, avevano un piccolo tacchetto ed erano incrociate nella parte anteriore.

-Ma che fine hanno fatto?!- esclamò Beatris continuando a guardare l'orologio che aveva al polso destro, le dovevano raggiungere Dafne, Claudia e Manuela ma non erano ancora arrivate, d’altronde facevano sempre ritardo, anche nei giorni più importanti. Quando sentirono suonare un clacson si voltarono insieme e le videro arrivare sulla macchina del padre di una delle tre, probabilmente quello di Manuela che era sempre libero e le accompagnava molto spesso in giro per le città vicine o al cinema, quando andavano.

-Finalmente!-disse Marianna, rivolgendosi alle sue amiche, mentre si avvicinavano alla macchina, le tre scesero giù e si scusarono per il ritardo.

-Ho fatto tardi per colpa del parrucchiere.- dichiarò Dafne cercando di decifrare i volti delle sue amiche; si era ancora cambiata il colore dei capelli, li aveva avuti castani con lo shatush, moda dell'estate 2014, poi li aveva tinti di magenta, poi un tipo di color carne, dopo fucsia, perché aveva comprato un colore differente da quello che le serviva, e all'inizio dell'estate se li era fatti blu. Quel pomeriggio aveva avuto uno strano grattacapo, cioè cambiarsi il colore dei capelli perché si era stancata del blu che aveva in testa, per questo non appena entrata del parrucchiere aveva deciso di farsi bionda perché voleva semplicemente cambiare. -Beh...che ne dite? Come sto?- domandò in preda all'ansia vedendo che le due non si esprimevano, né in positivo e né in negativo.

Entrambe, dopo un primo momento di shock totale, si erano riprese e avevano apprezzato il gesto della ragazzo che più sorridente e serena di prima si era diretta nella più totale tranquillità nel locale; da quest'ultimo si potevano benissimo vedere le  varie luci stroboscopiche colorate e si potevano udire le urla dei ragazzi all'interno che si divertivano.

 

Era mezzanotte e le ragazze sedevano su dei divanetti e chiacchieravano tra un cocktail e l'altro, avevano ballato un po’ sulla pista da ballo ma poi si erano stancate e si erano andate a riposare e a bere qualcosa; non appena entrata Marianna era andata alla ricerca del ragazzo che le piaceva, ma non l'aveva trovato, al contrario si era messa a parlare con un ragazzo che le aveva offerto da bere anche se non si fidava molto di lui, aveva accettato per educazione e per non restare sola. Aveva immaginato, e continuava a farlo, che Cristian fosse arrivato da un momento all'altro e l'avrebbe portata con sé a ballare, ma questo non accadde.

-Vado a prendere un po’ d'aria.- avvisò le sue amiche che stavano ridendo fra di loro, l'unica che l'ascoltò fu la sua migliore amica che annuì; era triste per Marianna e per il fatto che era andata in quel posto solo per cercare quel ragazzo e anche lei ci stava male, ma non si doveva preoccupare perché se la sarebbe cavata da sola.

 

Fuori dalla discoteca c'era uno splendido mare sul quale si poteva vedere il riflesso della Luna piena che era in cielo quella notte, poi voltandosi si vedevano ragazzi e ragazze vomitare, anche l'anima, o divorarsi le labbra prima di chiudersi in macchina e correre verso casa; attraversò la strada e si sedette sul muretto, oltre il quale c'era il mare, continuando ad osservare l'entrata del locale da dove sperava uscisse, prima o poi, il suo Amato, vide però una cosa che la interessò molto, la comitiva di Cristian stava uscendo in quel preciso istante dalla porta, si avvicinò quindi a loro e chiese di lui.

-E' rimasto a casa con la fidanzata...ma tu sei la ragazza di quest'estate?- il suo amico, che la riconobbe al volo, le disse proprio quello che lei non voleva sentire, non solo il ragazzo era fidanzato ma stava anche facendo il carino con lei. Inutile dire che ci era rimasta male, anche perché non era stato lui a dirglielo ma un suo amico; quest’ultimo disse al gruppo di aspettarlo un po’ più avanti mentre lui parlava con lei.

-E’ ora che tu sappia tutta la verità. Mi dispiace tanto per te, ma Cristian non è la persona che tu pensi che sia.- si sedettero ad una panchina che era lì vicino e parlarono.

 

-Ma che fine ha fatto Marianna?- domandò Manuela alle sue amiche continuandosi a guardare intorno, era da più di mezz’ora che non l’aveva più vista e si stava iniziando a preoccupare, sul serio. Claudia e Dafne erano soprese che non fosse lì con loro, in genere odiava rimanere sola, era un’amante della vita mondana infatti partecipava molto spesso a feste e compleanni, visto che era una brava persona e che, quindi, era in buoni rapporti con molti ragazzo della sua età ma anche più grandi.

-E’ andata fuori, voleva prendersi una boccata d’aria fresca.- le informò Beatris, lei continuava a pensare alla sua migliore amica, a quanto era triste di non aver trovato quel ragazzo lì, dove le aveva dato appuntamento quella mattina stessa!

-Ah…eccola sta rientrando!- esclamò Claudia vedendola camminare verso il loro tavolo. Non appena fu accanto a loro poterono notare che era sull’orlo di un pianto, con tanto di lacrime, cosa che non succedeva quasi mai e poi le tre che non sapevano nulla non riuscivano a capire perché stesse piangendo.

-Mari, che succede?- le chiese Beatris facendola sedere vicino a sé, le passò dei fazzoletti con cui si asciugò le lacrime, nere per colpa del trucco, che scendevano sul suo viso.

-Ero solo una stupida scommessa… solo una scommessa!- disse alle sue amiche, che però non capirono a chi si stesse riferendo; decise, quindi, di raccontar loro tutta la storia, partendo dall’inizio cioè da quando si erano conosciuti durante l’estate. -…ho incontrato il suo amico fuori di qui e mi ha detto che era con la fidanzata a casa e che sono stata solo la pretesa per una scommessa, che lui ha perso. Quando lo abbiamo incontrato stamattina voleva continuare a prendermi in giro per poterla vincere.-

-Ma sei sicura del fatto che non stesse scherzando?- Beatris cercò in tutti i modi di non farle credere a quella cosa che probabilmente era vera, visto che uno sconosciuto sano di mente non si sarebbe mai inventato una cosa del genere solo per scherzare.

-No, Bea. Non stava né scherzando e né giocando… era fottutamente serio!- gridò l’ultima parte della frase sfogandosi.

Decisero di rimanere un’altra mezz’oretta nel locale e poi andarono via, portate a casa di Marianna dal padre che, non appena aveva finito di lavorare, le era andate a prendere, quindi verso le due del mattino.

 

Il giorno dopo si svegliarono tutte e cinque nella villa Russo, dove poi fecero colazione assieme a Marco, che faceva loro da cameriere; da quando era piccolo adorava cucinare dolci, al contrario della sorella, così quella mattina decise di far assaggiare le sue specialità alle amiche di Marianna e quindi le stava usando come delle cavie di laboratorio.

Aveva appena portato a tavola dei pancake di una forma astratta, che aveva fatto lui la sera prima, accompagnati da uno sciroppo d’acero e da un po’ di Nutella, cosa alla quale nessuno poteva dire di no. I signori Russo, Catia e Rino si svegliarono quando sentirono arrivare alle loro narici quel buon odore.

-Mmh… Buongiorno Amore.- disse Catia a suo marito che era steso sul letto e la guardava in adorazione; il loro amore durava da oltre vent’anni, non contati i dieci anni di fidanzamento. –Lo senti anche tu questo buon odore?- il marito, Rino, annuì sorridendo, si alzarono dal letto e, dopo aver indossato delle semplici vestaglie blu e glicine, scesero per consumare la colazione preparata dal loro figlio maggiore.

-Buongiorno.- li salutarono educatamente Dafne, Claudia e Manuela, prima di bere un bicchiere di succo all’arancia; Marianna diede un bacio sulla guancia ad entrambi e Beatris fece lo stesso. Li conosceva da quando era nata, più o meno, visto che la loro figlia minore era sua amica dall’età di tre anni, dalla scuola dell’infanzia, in pratica, e quella casa la conosceva come le proprie tasche, visto che in pratica viveva lì visto che i suoi genitori viaggiavano spesso per il loro lavoro; facevano i rappresentanti di abiti in giro per il mondo, e quando potevano portavano la loro unica figlia con sé.

-Beatris, ce lo farai conoscere il tuo fidanzato prima o poi?- domandò la madre dei due scherzando alla ragazza che diventò rossa come un pomodoro, o anche di più e che per poco non aveva sputato il succo che aveva ancora in bocca. Ovviamente stavano giocando, anche se l’avevano cresciuta proprio come una seconda figlia, perché Marianna era nata nel duemila mentre lei era del novantanove, la Russo era anticipataria.

-Certo, ma sono sicura che quando lo vedrete vi sorprenderete!- esclamò pensando a Francesco; l’aveva sentito, per l’ultima volta, quando erano uscite dalla discoteca il giorno prima e gli aveva mandato solo un messaggio del Buongiorno perché sapeva che la Domenica, di solito, rimaneva a letto fino alle dieci.

-Perché? Lo conosciamo già?!- disse l’uomo rivolgendo quella domanda a tutti i presenti, però, i ragazzi annuirono ma non Rino non riuscì a domandare altro perché il campanello suonò facendo alzare, dalla sua sedia, Marco.

-‘Giorno!- quella voce che rimbombò in tutta la sala da pranzo era quella dei suoi amici Francesco e Silvio, che aveva invitato quella mattina a casa sua.

-Oh, ragazzi! Da quanto tempo che non vi vedo. Come state?- la signora sorrise facendoli sedere al tavolo con loro, anche se non mangiarono quello che era stato preparato per la colazione, si accomodarono sulle sedie ancora vuote.

-Allora… di che parlavamo? Ah, s…- venne interrotta dalla figlia che chiamò il fratello ad andare con lei in un’altra stanza, sotto gli sguardi confusi di tutti.

-Pronto? Davvero!...Oggi…certo, andiamo noi!- quando chiuse la chiamata, Marianna saltellò per l’intero salotto, andando da una parte all’altra mentre Marco sorrideva vedendola così felice. A Maggio avevano fatto richiesta all’associazione dell’Intercultura di accogliere nella loro casa un ragazzo, o ragazza, da un’altra nazione e ci erano riusciti; quel pomeriggio sarebbe arrivato un ragazzo dall’Inghilterra e quindi sarebbero andati all’aeroporto della città a prenderlo.

 

-Sbrigatevi!- urlarono in coro Marianna e Beatris; erano le tre del pomeriggio e tra un’ora sarebbe atterrato il volo partito da Londra quella mattina, con cui era partito dalla sua città natale Aaron. Dopo aver ricevuto la chiamata avevano spiegato tutto agli amici che avevano poi ‘festeggiato’ questa notizia con loro, visto che l’avrebbero conosciuto quella sera stessa, infatti la signora Russo aveva organizzato una sorta di festa per lui… era il suo modo per accoglierlo nella famiglia.

-Siamo pronti…ci stiamo solo aggiustando i capelli.- sbuffarono le due fuori dalla porta del bagno; entrambe indossavano delle semplici canotte, viste le temperature ancora alte, e un paio di pantaloncini di jeans e ai piedi le classiche, ma sempre belle, Vans nere e bianche; avevano con loro due zaini dove avevano messo portafogli, chiavi di casa e trucchi, perché non uscivano mai di casa senza di essi neanche se dovevano andare a fare solo la spesa, in un beauty case. Erano eccitate all’idea di incontrare per la prima volta questo ragazzo che non conoscevano neanche di vista, non l’avevano cercato su Facebook e non ci avevano neanche parlato tramite chat, mail o Skype.

-Figuriamoci…- borbottò la Russo, sottovoce però, la porta si aprì rivelando i due ragazzi che si specchiavano, erano quasi peggio delle ragazze quando si trattava di prepararsi per uscire. Quando si voltarono verso di loro per guardarle, si arrabbiarono per come si erano vestite, e le avevano anche sgridate intimando loro di andarsi a cambiare altrimenti non sarebbero uscite di casa. Le due, in tutta risposta, scesero velocemente le scale e sbatterono la porta d’ingresso per far capire che erano andate via; i due si guardarono e scoppiarono a ridere mentre prendevano le chiavi delle rispettive moto. Quando chiusero il portone della villa trovarono Beatris e Marianna ad aspettarli a braccia conserte; stavano scommettendo su chi si sarebbe reso conto prima che dovevano prendere l’auto.

-E’ vero! Ma noi non abbiamo la patente, come facciamo?- tutti e quattro si misero a pensare ad un modo; l’aeroporto era troppo lontano e non avrebbero potuto raggiungerlo a piedi, con le moto non potevano perché non sapevano dove mettere il ragazzo; l’unica possibilità che avevano era di prendere la macchina, ma nessuno di loro aveva la patente. Marianna ebbe un’idea quando, sbloccando il cellulare, vide la foto con suo cugino Cosimo, li avrebbe potuti accompagnare lui.

 

-Grazie Cosmo!- la Russo lo abbracciò quando arrivarono fuori dal grande edificio bianco, dal quale sarebbero dovuti andare a prendere Aaron.

-Questo ed altro per la mia cuginetta preferita.- disse sorridendo e mettendole un braccio attorno alle spalle, con fare protettivo; lui era spesso fuori città perché lavorava a Milano, per la grande azienda di Sky.

-Scusa…ed io?!- domandò Marco mettendo su un finto broncio; anche se non lo era, spesso e volentieri si comportava come un bambino.

-Tu vai a trovarti una fidanzata! E vedi di sbrigarti.- lo rimproverò e tutti scoppiarono a ridere, decidendosi poi ad entrare e a camminare verso il gate 7, dove doveva atterrare il ragazzo.

-Il volo da Londra è appena atterrato!- urlò la voce al megafono, avvisandoli che il volo era arrivato; le ragazze iniziarono a sbracciare quando notarono che la gente iniziava ad entrare nella struttura. Ad un tratto videro un ragazzo alto e muscoloso, ma non tanto, con i capelli castani e il volto ovale; aveva dei tatuaggi sulle braccia, sui bicipiti, e sul petto, o almeno era quello che si poteva intravedere dalla canotta che aveva indosso alla quale aveva abbinato un paio di jeans stretti, a sigaretta.

Beatris e Marianna si guardarono a sorrisero, entrambe erano rosse e avevano gli occhi che luccicavano; si avvicinarono poi a lui e fecero la sua conoscenza.

-Hello, you are Aaron, from London…right?*- domandò Marianna sorridendogli.

-Uhm…yes. And who are you?*- aveva una voce profonda, quasi da uomo, però si poteva riconoscere quel tono che lo rendeva ancora un ragazzo.

-My name is Marianna and she is my best friend Beatris. There are my brother Marco and his friend Francesco. We’ll your family for the next year.*- continuò, lui capì quello che volesse dirvi e le abbracciò baciando poi le guance ad entrambe.

Si avvicinarono ai ragazzi, che erano rimasti in disparte, e fecero conoscere loro il nuovo arrivato.

 

-…e questa è la tua stanza.- entrarono in una camera al secondo piano che avevano preparato apposta per lui; aveva le pareti blu e il pavimento bianco, così come il letto e il comodino; la scrivania e il tappeto, invece, erano dello stesso blu delle pareti. Lui li guardò sorridenti e li ringraziò per l’ospitalità.

Scesi al piano di sotto, Marianna e Beatris si erano sedute sul divano per parlare, mentre, Marco e Francesco erano rimasti con Aaron, d’altronde avevano la stessa età e poi sarebbe andato in classe con loro per quell’anno.

-Stasera che fai?- chiese la Russo alla sua amica che guardava la sua home di Facebook per ficcanasare nei profili dei suoi conoscenti e amici.

-Uhm…penso di uscire con Franci. Mi voleva portare non so dove a mangiare!- esclamò con gli occhi a cuoricino, era proprio in quei casi che si rivelava una persona con dei veri sentimenti, perché se la si guardava dall’esterno poteva sembrare dura e antipatica ma in realtà non era così; era simpatica e quasi sempre allegra.

-Che carini! Anche io vorrei un fidanzato del genere.- disse rabbuiandosi e abbassando lo sguardo, allora la bruna seduta accanto a lei l’abbracciò come avrebbe fatto una sorella. Il loro legame era così profondo che si consideravano l’una la sorella dell’altra, anche se non di sangue.

-Dai, non fare così! Sei bella…sai quanti ne trovi?!- le ricordò, quasi arrabbiandosi con lei. –E poi sta scendendo tuo fratello, non farti trovare in questo stato!- quando le disse quella cosa si alzò di corsa dal divano e si andò a rifugiare nel bagno.

Come immaginava aveva il mascara e la matita colati, colpa delle lacrime che le erano scese... ‘Quelle stupide!’ pensò dandosi una sistemata prima di uscire di nuovo.

Beatris sarebbe andata via dopo qualche minuto e lei avrebbe fatto visita alla cugina che, al nono mese di gravidanza, era a casa che non poteva uscire per il troppo caldo.

-Andiamo, dai!- lei annuì all’amica prendendo il giubbotto, anche se non ne avrebbe avuto bisogno, e le chiavi di casa.

-NOI USCIAMO! Urlò facendo in modo al secondo piano sentissero e capissero.

 

-Ma quindi…che fate con il compleanno di Marco?- domandò Nicole, la cugina gravida di Marianna; erano stese sul letto, nella stanza, di lei e stavano parlando di vari compleanni e giù di lì.

-Non lo so. Avevo chiesto a mamma se potevo organizzarlo io…non ho niente da fare.- disse con nonchalance prendendo il suo cellulare in mano.

-E perché non lo fai? Dico…inizia senza che gli altri ti aiutino, poi le fai vedere cosa sai fare.- l’altra annuì sorridendole; sapeva che sulle cugine poteva sempre contare e che la sostenevano sempre, in ogni scelta che prendeva oppure le consigliavano cosa fare. -Perché non organizzi un compleanno a sorpresa, e ti fai aiutare da alcuni dei suoi amici? Se ne hai bisogno…-

-Si, per contattare i suoi amici, ovviamente…comunque poi ci penserò!- risero e cambiarono argomento prendendo a parlare della bambina che sarebbe nata il mese successivo.

 

 

 

Angolo Autrice!

Salve a tutti e benvenuti nella mia storia.

Ringrazio tutti quelli che hanno letto lo scorso capitolo e quelli che hanno letto questo; inoltre lo dedico alla mia Bff che non sta passando dei giorni bellissimi e le voglio solo dire che le sono accanto e mi può mandare messaggi e chiamare quando vuole (basta che non lo fai di notte).

Se volete creo un gruppo su Whatsapp o su Facebook, basta che me lo dite.

Che dirvi?! Asciate una recensione e se vi gusta la mia storia mettetela nelle preferite o nelle seguite.

Kisses

­___maryanna___

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