Cate

di mistaya
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La verità ***
Capitolo 2: *** Il desiderio di ricominciare a vivere ***
Capitolo 3: *** Il coraggio di scegliere ***
Capitolo 4: *** Addio ***
Capitolo 5: *** Nessuna magia a separarci ***
Capitolo 6: *** La sostanza di cui sono fatti i sogni ***
Capitolo 7: *** Occhi scuri ***



Capitolo 1
*** La verità ***


La verità
 
Glielo aveva detto. Glielo aveva detto.
Lo aveva detto a James.
Aveva scoperto che Severus era un Mangiamorte. Una notte, lei e gli altri Auror si erano scontrati con loro, e lui l’aveva trascinata da parte mentre gl’altri Mangiamorte scappavano. Sotto quella maschera aveva intravisto i suoi occhi scuri, ma non voleva crederci! Poi lui l’aveva baciata, e capì che era lui…
Purtroppo, anche James lo venne a sapere. Lo aggredì, dicendogli che se Severus fosse andato ad Azkaban, lei lo avrebbe seguito. Se Severus fosse morto, lei avrebbe ucciso il suo assassino e poi l’avrebbe raggiunto. Erano presenti anche Lily, Alcyone e Mikailov. A quel punto Alcyone era svenuta.
Poi Cate si mise a piangere in camera sua. Era triste e disperata. Se solo ci fosse stata ancora sua madre…Ma lei e suo padre erano morti, pochi mesi prima della nascita del piccolo Harry. Lei e suo padre si stavano dirigendo al Ministero, ma alcuni Mangiamorte gli avevano fatto un imboscata. Nonostante il suo coraggio e la sua forza, Shana Potter non era riuscita a salvare né lei, né suo marito. Cate e gli altri Auror li avevano raggiunti, tra i quali anche Rufus Scrimgeour, il capo del loro Ufficio. Cate si erano accasciata su di loro e non si era più tolta da lì finché non arrivarono anche James e Sirius, per portarla via.
Erano giorni ormai che non usciva da camera sua e non vedeva nessuno. Venivano di tanto in tanto solo Alcyone e Lily, per portarle da mangiare. Stava pensando ancora a Severus, quel giorno, poi vide alla soglia della sua porta James.
James entrò nella stanza della sorella. Stava ancora piangendo per colpa di Piton. “Cate…” la chiamò James. Cate si asciugò gl’occhi e si alzò a sedere. “Le Sacerdotesse di Mona si recano in pellegrinaggio a Landover, da una delle porte che portano agli altri mondi magici, perché non vai insieme a loro?”,
“No, James, farò il mio dovere: resterò qui!” rispose Cate,
“Lui non cambierà idea!” gli disse fermamente il fratello, “Perché ti trattieni qui? Al di là delle Nebbie Fatate puoi ancora farti una vita, senza dolore e sofferenza…”,
“Ho preso un impegno e lo manterrò!”,
“Cate, anche se lui cambiasse idea, non è detto che ritorni da te…dovrebbe sempre pagare un prezzo!”, James si sedette accanto a lei, “Tu lo sai che cosa accadrà, Cate: la tua parte elfica si risveglierà, sopraggiungerà come un raggio di sole in una notte d’inverno, e tu vi morirai, in questo mondo, in te il sangue degli elfi è molto forte, lo disse anche nostra madre…Io so che soffrirai Cate, stai già soffrendo…”.
Cate cominciò a versare lacrime amare…James purtroppo aveva ragione.
“Cate…” fece più dolcemente, “Perché noi vai a Landover? Non c’è niente per te qui…”, Cate si girò a guardarlo negli occhi, “Fallo per me, Cate…io non voglio vederti soffrire…” poi gli sorrise, “Non ho anch’io il tuo amore, sorellina?”,
“Tu ce l’hai sempre il mio amore, James…” e pianse sulla sua spalla.
Più tardi, Cate si preparò. Indossò il mantello di Auror di sua madre, e portò al collo la luna d’argento che gli aveva regalato Severus, insieme al suo anello, e si portò anche la collana della madre di Severus sotto il mantello.
James la vide partire un’ora più tardi con le altre sacerdotesse. Il re e la regina di Landover l’avrebbero accolta ed ospitata nel loro castello come una della loro famiglia, ne era certo. Cate alzò il capo per guardarlo, e aveva l’aria più infelice di questo mondo. Prima aveva salutato tutti, ed era stato veramente straziante.
Il pellegrinaggio proseguì fino al mattino dopo, quando arrivarono nella foresta più vicina. Cate ora stava cavalcando uno dei cavalli che gli elfi avevano dato a lei e ad alcune sacerdotesse. Era ancora triste e demoralizzata.
Ad un certo punto vide qualcuno sfrecciare davanti a lei. Lo guardò meglio, e quello che le era sembrato un folletto, era in realtà una bambina dai capelli biondi. La seguì con lo sguardo, e nel bel mezzo della foresta era apparsa una balconata illuminata dal sole. Da quel balcone ne uscì un uomo…era Severus!
Lui si chinò a prenderla in braccio. Osservò meglio la bimba, mentre Severus la faceva volteggiare. Indossava un leggero abito estivo rosa, e al collo portava un ciondolo a forma di sole. Quella bimba sembrava il ritratto di se stessa da piccola se non fosse stato per gli occhi neri. Dopo che Severus l’ebbe baciata sulla guancia, la bambina volse lo sguardo verso di lei, e la guardò come per rimproverarla. In quel momento sentì le parole di James: “Non c’è niente per te qui…”. Non era vero. Non era vero. C’era qualcosa per lei.
“Mia signora…”, Miri, una delle giovani novizie, l’aveva distolta dalla sua visione, “…dobbiamo proseguire…”.
A quel puntò Cate si girò e scappò. La giovane la richiamò, ma lei non sentiva più niente.
Uscì fuori dalla foresta, ritrovandosi in una radura deserta. In quel momento sentì qualcosa farla accasciare a terra. Il suo cavallo era stato colpito e l’aveva gettata a terra.
Si tirò su, e vide un Mangiamorte davanti a lei.

“E così finalmente ci incontriamo, Cate Potter!” sibilò una voce fredda.
Cate alzò lo sguardo. Davanti a lei c’erano due Mangiamorte. Quello che le stava davanti si tolse la maschera. Era un uomo dall’aria arcigna e maligna che la guadava con occhi gelidi.
“Sapevo che non te ne saresti mai andata senza di lui…” disse freddo, “Mia sorella per quello sporco Babbano lo avrebbe fatto!”, Cate sgranò gl’occhi, “Oh…non te lo hanno detto che il padre di Severus era un Babbano, vero?”,
“Sei…sei stato tu ad ucciderlo?”,
“Già, con l’aiuto di mio padre, anche se mio nipote era Mezzosangue non potevamo lasciarlo con quel Babbano e con quella sporca traditrice di mia sorella…”,
“Hai…hai ucciso anche lei, non è vero? Maledetto…”. Eileen era stata trovata morta nella sua casa. Furono suo fratello e Lily a trovarla.
Cate tentò inutilmente di rialzarsi, ma era stata schiantata.
“Non volevo ucciderla…avevo mandato un Dissennatore ad assicurarsi che non lasciasse casa per mettermi i bastoni tra le ruote, ma lei ha provato ad andarsene…e il Dissennatore…be’…non occorre che ti spieghi cosa le ha fatto…”, Cate si sentiva ribollire il sangue, “Ma non avevo calcolato te…oh…lo sapevo che Severus era innamorato…l’ho notavo tutte le volte che tornavo a casa e lo sentivo parlare di te con sua madre…ho visto brillare i suoi occhi quando pronunciava il tuo nome...Ho visto tremare le sue mani quando stringeva le tue lettere…”.
Cate vide che la sua bacchetta era troppo lontana per poterla raggiungere, e lo zio di Severus la prese per i capelli.
“Uccidila alla svelta, Perseus!” disse l’altro Mangiamorte, che dalla voce sembrava una donna,
“Sta’ tranquilla Aspasia...” poi si rivolse di nuovo a Cate, “tra poco tu…cara la mia Catherine Potter…non sarai altro che un dolce ricordo per Severus…”.
Ma in quel momento, un lampo trascinò Perseus Prince lontano. “Severus!” esclamò Cate.
Lui le fu subito accanto, “Stai bene?”. Lei annuì.
In quel momento Perseus si riprese e puntò la bacchetta verso i due. “No!” gridò Severus, “Lei non la tocchi!”. Cate si alzò barcollando, recuperando la bacchetta.
Iniziò uno scontro tra Perseus e Severus, e mentre loro due combattevano, Cate schiantò l’altro Mangiamorte. Cate seguì il duello tra Severus e suo zio, sarebbe voluta intervenire, ma quella era una questione tra loro. Dopo un duello di incantesimi (dove Severus fu ferito un paio di volte), Severus finì con lanciare Perseus giù dal burrone là vicino.
A quel punto cadde in ginocchio ansimante, poi si voltò verso Cate. “Sev…” pronunciò lei. Piton non rispose. Si alzò, si diresse verso di lei, ma prima che potesse dire qualcosa, l’altro Mangiamorte lo colpì e lui cadde a terra.
Severus!” gridò disperata.
In quel momento arrivarono Mikailov, Alcyone ed un paio di Auror. Gli Auror immobilizzarono la Mangiamorte, che si chiamava Aspasia Longino, ed aveva ucciso molti Babbani. Mikailov si chinò su Severus. “E’ vivo…ma ha un urgente bisogno di cure…” poi guardò Cate, “Sarà meglio portarlo a casa nostra…anche tu hai bisogno di cure”.
Nel giro di un ora, arrivarono a casa dei Lovelace. Mikailov li guidò al piano superiore, nella stanza degli ospiti.
“Presto, appoggiatelo qui!” ordinò Alcyone ai soccorritori, e questi ultimi appoggiarono Piton sul letto. Cate, per fortuna, aveva solo qualche graffio, ma Severus era ferito seriamente, aveva perso molto sangue, e gli era salita la febbre.
“Voi uscite, adesso penso io a lui!” disse Mikailov, deciso ad usare tutta la sua abilità di medico. Cate uscì riluttante, accompagnata da Alcyone.
Rimase seduta fuori dalla porta. Alcyone gli chiese se voleva mangiare, ma lei scosse la testa, voleva solo stare vicino a lui.
Dopo due ore, Mikailov uscì fuori e gli spiegò che il peggio era passato, ma che aveva ancora la febbre alta. Cate si offrì di restare con lui, non ce la faceva a riposare sapendolo lì da solo...
Riempì un catino d’acqua fresca, prese una benda pulita, la bagnò un poco e poi la passò sul viso di Severus. Mormorandogli parole di conforto.
Severus Piton era immerso in un’oscurità quasi palpabile. Con uno sforzo tremendo socchiuse gli occhi, e intravide Cate che stava china su di lui e gli inumidiva delicatamente la fronte. Forse stava dicendo qualcosa, ma sembravano parole tanto distanti da non essere quasi udibili. A fatica sollevò una mano e cercò di accarezzarle il viso, ma senza riuscirci, e sprofondò di nuovo nell’incoscienza.
Cate notò la sua agitazione, e gli si avvicinò ancora di più. “Ciò che la grazia mi ha concesso…fai che sia risparmiato…salvalo” mormorò dolcemente. Fissò ancora a lungo la sua bocca sottile, trattenne il respiro, poi chiuse gli occhi e gli diede un bacio a fior di labbra. Si ritrasse subito, sconvolta da quanto era stata audace. “Sev…ti prego, guarisci presto…”.

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Capitolo 2
*** Il desiderio di ricominciare a vivere ***


Il desiderio di ricominciare a vivere

Il mattino dopo Severus aprì gl’occhi. Non era ancora l’alba, e il sole sarebbe sorto fra poche ore. Ma dove si trovava? Di sicuro non era al San Mungo, e nemmeno ad Azkaban. Si girò dall’altra parte del letto, e vi trovò Cate avvolta in una coperta di lana. Severus la guardò con dolcezza. Doveva essere stata lei a curarlo…
La ragazza aprì gl’occhi e incrociò quelli di lui. “Sev…” mormorò “Come ti senti?” e si alzò a sedere,
“Bene…mi hai curato tu?”,
“No, è stato Mikailov, io ti ho solo bagnato la fronte per farti scendere la febbre…”,
“Grazie…”.
Cate gli toccò la fronte. “Sembra che la febbre sia scesa…” meditò lei,
“Ho sete”,
“Ti prendo dell’acqua, aspetta…”, Cate gli sistemò il cuscino, poi gli accosto alle labbra un bicchiere d’acqua, “Oh, Sev…”, disse quando lui gemette di dolore, “Perché lo hai fatto? Non avresti dovuto…”,
“Le…le persone ne fanno di cose stupide…” disse lui, cercando di domare il dolore, “…quando si innamorano…”.
Era la prima volta che glielo diceva. Lui la amava. “Oh, Sev…” e lo baciò.
La ferita faceva ancora male, ma non gli importava. Contava solo lei.
Alcune ore dopo, Mikailov gli cambiò la fasciatura, poi Cate gli portò la colazione. Quando entrò, Severus stava finendo di asciugarsi il viso, dopo che si era appena lavato. “Ti ho portato la colazione…”, e posò un vassoio con tè, toast, marmellata e krapen alla crema, “Devi recuperare le forze”,
“Grazie”, Severus la guardò appoggiare il vassoio sul tavolino, “non appena sarò guarito me ne andrò…”,
“Dove?” chiese lei preoccupata,
“Ha importanza?”,
“Sì! Ti prego…non tornerai dai Mangiamorte?”,
Piton la guardò, “Non ho molta scelta…”,
“Certo che ce l’hai: hai me!”,
“E che cosa dovrei fare?”,
“Per ora guarisci, poi andremo da Silente, se gli spieghiamo com’è andata sono convinta che ci aiuterà…Sta’ tranquillo, fino ad allora i miei parenti non diranno dove sei…”,
“Mmm”,
“Pensi, che Voldemort sappia cosa hai fatto?”,
“No, ma si sarà accorto che uno dei suoi Mangiamorte è morto…”,
“Allora non preoccuparti!”.
Severus la guardò. Era diventata ancora più bella dell’ultima volta, ma ora, così determinata e sicura di sé, era a dir poco splendida. Non resistette: l’attirò a sé e la baciò con passione.
Più tardi, Cate tornò giù e vide che Mikailov ed Alcyone stavano preparando le loro borse. “Dove andate?” chiese stupita,
“Dobbiamo tornare a Londra, hanno bisogno di me al San Mungo!” rispose frettolosamente Mikailov, “Basta che tu dia ogni mattina la pozione a Severus e che gli cambi la fasciatura ogni giorno, e in una settimana starà in sesto!”, e gli sorrise, poi le prese le mani, “Tu, però, dovrai guarirgli un altro tipo di ferita, Cate”.
Cate sorrise ad entrambi. Lo sapeva che Mikailov ed Alcyone l’avrebbero capita meglio di chiunque altro.
Cate e Severus passavano le giornate insieme. Quando poté camminare, Cate lo portava sulle rive del lago a passeggiare e a rilassarsi. La sera invece stavano a parlare davanti al camino. Finalmente la ferita si rimarginò e il giorno dopo sarebbero andati a Hogwarts. Cate voleva passare la loro ultima serata tranquilla in modo indimenticabile.
Prese da un cassetto una tovaglia rosa pastello, bicchieri e piatti di vetro. Aveva preparato capesante  in salsa rosata come antipasto, un trancio reale di salmone, carote rustiche (lei avrebbe mangiato solo carote rustiche, tortino di verdure e del seitan) e una gran coppa con gelato all’arancia e panna montata. Accese delle candele rosa e mise su della musica soft.
Cate aveva indossato un abito di seta verdemare a tubino, la gonna le arrivava fino al ginocchio e con uno spacco destro. Una spalla era nuda, l’altra era coperta da una sciarpa che fluttuava a ogni movimento.
Quando Severus scese a cenare, fu sommerso dal profumo che emanavano le candele e anche dal profumo di Cate. Quando la vide rimase senza parole. Era come se si trovasse davanti un’antica divinità celtica. Era bella e seducente come non mai. L’ultima volta che l’aveva vista aveva diciotto anni e da allora era cambiata. Era diventata una donna a tutti gli effetti.
Senza dire niente lei le si avvicinò, gli gettò le braccia al collo e lo baciò. Trascorsero una piacevole serata, dopo la cena, Cate lo invitò a ballare. “Non sai quanto mi hai fatto felice quando mi hai detto che ami…” gli sussurrò lei,
“Forse non avrei dovuto dirtelo…”,
“No! Non dire così! Sarei stata infelice tutta la vita senza saperlo…” e gli affondò il viso nel collo, “Ti amo tanto anch’io!”,
“Cate…” riuscì a pronunciare lui, prima che lei lo baciasse,
“Andiamo in camera, per favore…” gli disse con voce roca. Lui non seppe resistere, ed andarono in camera da letto mano nella mano. L’avrebbe presa in braccio, se non fosse stato per il fatto che gli si era appena rimarginata la ferita. Entrarono in camera e chiusero la porta dietro di loro.
Ore dopo, Severus si risvegliò. Cate se ne stava in piedi davanti alla finestra, immersa nei suoi pensieri, e indossava solo una vestaglia blu. Prese i suoi pantaloni dalla sedia dove li aveva gettati, se li mise, si alzò per raggiungerla e la abbracciò da dietro. Cate gli prese la mano da dietro, avrebbe voluto che quella notte non finisse mai. “Meleninya” pronunciò lei. Quelle parole in elfico significavano ‘amore mio’, e non era la prima volta che glielo diceva quella notte. Lui cominciò a baciarla sul collo, poi lei si volto e lo baciò, ma ad un certo punto notò che lui non la ricambiava più. Era stato pietrificato.
Qualcuno tossì dietro di loro. Sulla soglia c’erano Dorothy, Carrie e Betty. “Disturbiamo?” fece sarcastica Dorothy, che aveva la bacchetta in mano, probabilmente era stata lei a lanciare l’incantesimo,
“Avete finito o avete appena iniziato? Perché se avete appena iniziato ce ne andiamo e torniamo più tardi!” aggiunse Carrie.
Cate alzò gl’occhi al cielo. “Sbloccatelo! Adesso mi rivesto…” e cercò qualcosa sul pavimento, ma sembrava non vederlo.
“Ehm…Cate, cercavi queste…” fece Betty porgendogli un paio di mutandine. Cate se le riprese guardandola male.
Il giorno dopo, Cate portò Severus da Silente e gli spiegarono com’erano andate le cose. Silente capì il problema dei ragazzi e decise che la prima cosa da fare era di far credere a Voldemort che Severus era ancora dei loro, e che la morte di Perseus Prince e l’arresto di Aspasia Longino erano state un malaugurato incidente. Severus capì che cosa gli stava proponendo Silente in cambio della libertà: diventare una spia.
Anche Cate l’aveva capito, ma Severus accettò senza riserve.
Cate cominciò a discutere con lui quando uscirono dall’ufficio di Silente. “Perché hai accettato? Ti rendi conto che se Voldemort ti scopre ti uccide?” lo rimproverò,
“Che avrei dovuto fare? Sono stato io a sbagliare ed ora devo rimediare…e poi non mi sembra che avessi tante alternative ad Azkaban!”, poi quando uscirono da Hogwarts e furono nel parco lui gli disse, “Forse dovresti andare a Landover come vuole tuo fratello!”,
“Che cosa?”,
“Mi hai capito benissimo!”.
Il cielo si stava annuvolando, si preannunciava un temporale. Probabilmente i ragazzi non sarebbe usciti, e Cate e Severus non avrebbero avuto interruzioni.
“Non parlerai sul serio!” disse Cate incredula,
“Invece sì, lo dico per il tuo bene!” ribatté lui,
“Se vuoi che vada a Landover, tu dovrai venire con me!”,
“Non posso, ho dato la mia parola a Silente”,
“Allora resterò con te!”,
“E invece non lo farai!”,
Cate fu presa dalla rabbia e gli si parò davanti, “Tu proprio non vuoi capire! Te ne ritornerai tra i Mangiamorte, e farai finta che sei ancora fedele a Voldemort, ma a lui non importa un accidente di te…”, Severus la sorpassò, ma Cate lo prese per un braccio e lo fece voltare, “…a lui non importa se muori, ma a me sì! Io ti amo Severus, io mi sono messa a difenderti anche da mio fratello, io sono disposta a vendermi l’anima al diavolo, per te!”,
“Falla finita!”,
No, tu falla finita! Non capisci che se tu morissi, l’unica cosa che vorrei fare è seguirti!”,
Non dire sciocchezze!”, e si rivoltò di nuovo, ma Cate gli si parò davanti di nuovo. Aveva cominciato a piovere, ma non gliene importava. Aveva gli occhi rossi, che sembravano lanciare dardi. Lo prese per la collottola e lo baciò con violenza, ma lui la fermò bloccandole i polsi, “Smettila! E’ inutile che fai così! Se mi ami lo capiresti perché voglio tenerti lontana, ma non sembra che te ne importi…forse non è vero che mi ami…mi desideri, è diverso…”,
“Sì è vero, ti desidero…ti desidero moltissimo, ti voglio con tutta me stessa! In tutti questi anni che siamo stati lontani non sognavo altro che te, di abbracciarti, baciarti, fare l’amore con te…mi sembrava di impazzire!”, Severus cercò di divincolarsi da lei, ma Cate gli prese il volto tra le mani e lo guardò dritto negl’occhi, “E ti amo…ti amo tanto e lo grido a tutti, se me lo chiedi…te lo giuro…sì, ti giuro” e si staccò da lui, a gridò al cielo, “…nessuno, mi può dire che non posso…io amo Severus!”.
“La smetti!” e la strattonò via, coprendola con il proprio mantello, e si diressero verso la Foresta Proibita, trovando rifugio in una piccola grotta. Severus si tenne a una certa distanza da lei, per quanto potesse, dato che era davvero una grotta molto stretta, ma gli fu inutile, perché poi lei, dopo qualche istante di silenzio, rimasta a contemplarlo, gli volò tra le braccia: “ho freddo”, disse solamente.
Severus non voleva abbracciarla, ma non ne poté fare a meno e la avvolse nel suo mantello e nel suo abbraccio. Lei si strofinò contro il suo petto, e poi baciarono. “Che cosa devo fare con te, Cate?” chiese lui, quasi disperato, mentre lei le si stringeva sempre di più,
“Sposami!” rispose,
“Cosa?” lui la scostò con gli occhi sgranati,
“Hai capito bene…mi ami…ci amiamo…sposami!”,
“Tu scherzi!”,
“Mai stata così seria!”.
Severus rimase a pensare un momento. Era una proposta assurda, però detta da lei, era piuttosto allettante.
“Sì” rispose solamente.

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Capitolo 3
*** Il coraggio di scegliere ***


Il coraggio di scegliere

“Non è per niente divertente, Cate!” disse Alastor ‘Malocchio’ Moody, mentre uscivano dal Ministero, “non lo è affatto!”.
Lei e Severus erano arrivati a Londra il giorno prima ed alloggiavano al Paiolo Magico. Cate aveva consegnato a Moody la lettera di Silente, dove spiegava quello che aveva fatto Piton. Ovviamente, Moody non si fidava, e mentre uscivano dal Ministero, Cate gli spiegò che Severus aveva ucciso suo zio perché lo amava e avevano deciso di sposarsi.
“Un matrimonio con un Mangiamorte…” borbottò lui,
“Non lo è più!” ribatté Cate,
“Tsk! Cate Potter e Severus Piton! L’Auror e il Mangiamorte! Queste cose accadono sono nelle favole o in quei romanzi babbani che leggi tu!”, poi si voltò a guardare bene la ragazza e notò gli occhi che le brillavano, “E’…è innamorato davvero di te? Stai scherzando…dimmi che non è un sogno!”,
“Non lo so!” rispose lei scuotendo la testa, “alcune volte è un sogno, altre volte un incubo…”,
“Va bene…raccontami tutto!”.
Cate spiegò a Moody di come si erano conosciuti lei e Severus, e che si erano messi insieme quando lei faceva il quinto anno. Moody comunque, pur capendo i sentimenti della ragazza, l’avvertì che un matrimonio tra loro due, in quel momento difficile, era del tutto sconsigliabile.
Tornata al Paiolo Magico, dove l’attendevano tutti i suoi amici, tranne Lily che era insieme a James a miglia di distanza, e Chicco che era ancora a Hogwarts. Anche la signora che li serviva mise bocca nella faccenda. “Eh, che ci vuoi fare ragazza mia, questi son tempi brutti per chi vuole sposarsi o avere figli, ma brutti brutti!” stava dicendo mentre ripuliva un banco,
“Lo so, signora…” rispose Cate,
“Tuttavia, se volete sposarvi senza fare troppo rumore, un modo c’è…” disse la donna anziana,
“E sarebbe?”,
“Be’, voi andate da un prete…come hai detto che si chiama il tuo confessore?”,
“Don Crispino? Ma lui lo direbbe a mio fratello!”,
“Sì, ma ascolta: tu e il tuo fidanzato andate da lui, a sorpresa, con dei testimoni, e gli dite: ‘signor curato, in presenza di questi testimoni, questo è mio marito’ e viceversa…Così il matrimonio l’è fatto!”,
“Dovremmo farlo così, di nascosto? Come se fossimo dei ladri? Ma poi sarebbe valido?”,
“Sarebbe valido sì…certo il prete sbraiterà per un po’, ma poi…”,
“Dovrei vedere se Sev è d’accordo…oh, ma non so se glielo potrei chiederglielo…” disse sedendosi,
“Non c’è bisogno che tu me lo chieda” disse una voce all’improvviso.
Piton era spuntato dalla porta.
“Ho sentito tutto!” disse lui, “Se questo…e l’unico modo per stare insieme senza che nessuno lo sappia, io sono disposto a farla…”, Piton stava si inginocchiò davanti a Cate e le prese le mani nelle sue, gli altri si allontanarono un po’ per dare a loro un po’ di privacy, “Ma a me sembri tu, quella indecisa…sei sicura di volerlo fare?”,
“Severus…” disse la ragazza, “…se ti dicessi che era così che sognavo il giorno del mio matrimonio, ti direi una bugia, ma tu sei...sei come mi immaginavo mio marito, e mi basta…Se…se per sposarti devo rinunciare, all’abito bianco, ai fiori d’arancio…be’, sono disposta a farlo!”,
“Ragazzo mio…” cominciò la donna avvicinandosi, “…se imbocchi questa strada, poi non torni più indietro!”.
“Sono più che sicuro, signora…” disse Piton.
Così, messi i loro mantelli neri, andarono tutti verso la chiesa. Arrivati, Carrie e Betty si staccarono dal gruppo per attirare fuori la perpetua del prete. Era una signora anziana sulla cinquantina. “Ah, signorina Holms, signorina Steer, come mai a quest’ora?” chiese,
“Dobbiamo parlare urgentemente con don Crispino, è già a letto?” chiese Carrie,
“No, è nello studio, prego…” e la fece passare.
Betty però prese per un braccio la donna. “Mi scusi, signora Agnese, posso parlarle un attimo?” chiese e la trascinò fuori. Quando si furono allontanate, Carrie, chiamò gl’altri e gli fece cenno di venire. Albert e Prue rimasero fuori a fare da palo. Carrie entrò nello studio del prete, dicendogli che voleva fare una donazione. Il prete si lamentò per l’orario, ma Carrie disse con fermezza che poi non avrebbe potuto farlo, e che voleva sbrigare la cosa subito. Mentre il prete trafficava nel cassetto, la donna fece cenno agl’altri di entrare. Don Crispino sgranò gl’occhi quando Cate, disse velocemente “Signor curato, in presenza di questi testimoni, questo è mio marito!”.
Piton mosse le labbra come per dire qualcosa, ma il frate gli scagliò contro il tappettino che stava sul tavolino, che gli finì dritto sopra la testa e poi in faccia. Mentre Piton, urlando cercò di liberarsi, andò a finire contro una libreria facendosi cadere addosso tutti i libri. Cate, Lauren e il marito di lei, si precipitarono a soccorrerlo. Il prete intanto andò alla finestra gridando: “Agnese! Tradimento! Aiuto!”. Ma nel farlo fece cadere una lanterna sul mantello di Carrie, che prese fuoco. Dorothy gli versò addosso una brocca piena d’acqua. Ci fu un gran frastuono.
“Che diamine…” cominciò Prue senza capire, ma non finì la frase che tutti gli altri erano già usciti, e Betty li seguì a ruota dopo che la signora Agnese corse da don Crispino.
Tornati alla taverna, fecero la festa di nozze lo stesso. Piton e Cate se ne stavano imbronciati invece…Come cavolo potevano festeggiare dopo che il loro piano era fallito e che James probabilmente sarebbe venuto e avrebbe sbraitato. Se ne andarono a letto, sicuri che l’avrebbero pagata cara…
…E, infatti, James arrivò la sera dopo.
Piton e Cate erano già saliti in camera, così come Lauren, Jean, mentre Dorothy e gl’altri erano rimasti a bere del Whisky Incendiario. James irruppe nella taverna e quando posò gl’occhi sugli amici di sua sorella e tuonò: “Loro dove sono?”,
“James, guarda…” incominciò Prue,
“Sono di sopra, non è vero?” sbraitò,
“Sì, ma…”. E andò al piano di sopra, seguito dagli amici di Cate. C’era anche Lily, che era rimasta giù con Harry.
James, aspetta, ricordati che l’omicidio è illegale!” gli gridò Dorothy.
Severus e Cate si stavano baciando, nel frattempo. “Sai, stanno incominciando a piacermi i tuoi abiti babbani…” mormorò, riferendosi alla camicia verde ed ai jeans,
“Grazie…” rispose lei, continuando a baciarlo, nel frattempo lui aveva cominciato a sbottonarle la camicia, scoprendo un reggiseno di pizzo di un insolito colore verde mare, che però lui gradì molto, ma prima che riuscisse a sfilarle del tutto la camicia, la porta si spalancò.
Era James, ed era uno spettacolo orribile: aveva gli occhi rossi iniettati di sangue. Prima ancora che riuscissero a riconoscerlo, James sferrò un pugno a Piton in piena faccia e lo trascinò fuori. Sbraitò come un animale, e gli altri clienti si stavano chiedendo se qualcuno avesse portato un animale feroce nella taverna.
Quando le acque si calmarono, James portò fuori Piton. “Che cosa speri di fare, Piton?” chiese lui furibondo,
“Tu, che cosa vuoi fare, Potter?” ribatté Piton,
“Non prendermi in giro! Non l’hai già fatta soffrire abbastanza?”,
“Non voglio farla soffrire, e non la sto prendendo in giro!”,
“Oh, e speri che io ti creda?”,
“No, non ci spero, però non dovresti sottovalutarla…Cate capisce fin troppo bene quando una persona la usa…credi che sia una bambina…be’…non lo è!”, James lo guardò, “Io l’ho vista, che credi? L’ho vista crescere…io…”, si interruppe, non voleva rivelare i suoi sentimenti proprio a Potter, ma doveva farlo, se voleva dimostrarlo a quel gran testardo, “tu non immagini nemmeno quanto io la ami…”, Potter rimase impassibile, e lui si sedette stancamente, “non volevo…non volevo innamorarmi di lei…ma è successo…io ho provato a stare lontano da lei…non ci sono riuscito…”.
Potter rimase ancora impassibile.
Parla, dannazione, dì qualcosa!, pensò Severus, chiaramente irritato da quel mutismo.
“Piton, lo sai che questa è la cosa più nobile che ti ho mai sentito dire?” fece lui.
Piton lo guardò male. Come se lui gli avesse mai detto qualcosa di gentile o di serio in quei sette anni a Hogwarts.
“James…” era stata Cate a parlare. Si era riabbottonata la camicia e si era messa un cappotto, “devo parlarti!”.
Piton se ne andò, e Cate rimase da sola a fronteggiare il fratello.
“Mi hai mentito!”,
“Non so di che parli!”,
“Invece lo sai! Tu hai il dono della veggenza come me! Che cosa hai visto?”,
“Ho visto il tuo futuro, e ho visto disperazione e morte”,
“Ma c’era anche la speranza e la vita…”. James si voltò a guardare dall’altro lato, per non dover incrociare il suo sguardo, ma lei proseguì: “hai visto quella bambina…hai visto mia figlia!”,
“Quel futuro è quasi sparito…”, disse mentre si sedeva dove si era seduto prima Piton,
“Ma non è perduto…” ribatté lei inginocchiandosi davanti a lui,
“Nulla è certo”,
“Alcune cose sono certe”, Cate gli accarezzò la guancia, James la guardò negl’occhi, e la ragazza vi lesse molta amarezza, “Pensi che se starò con lui, diventerò una donna afflitta? Credi che mi piangerò addosso?”, dallo sguardo del fratello capì che era quello il problema, “Io credo che con lui sarò felice per tutta la mia vita”, e una luce brillò nei suoi occhi azzurri,
James la guardò come se stesse delirando, e si alzò “Cosa può esserci di felice in tutto questo? Nel mettere al mondo una figlia, o un figlio, che avrà per padre una carogna?”,
Cate si alzò anche lei e lo guardò, “E se ti dicessi che spero ardentemente di avere più di un figlio da lui?”, James sgranò gl’occhi, “Perché ti meravigli tanto? Io lo amo, e voglio passare il resto della mia vita a dimostrarlo a lui e agl’altri…e poi, ormai, non c’è più nessuno che mi accompagni oltre le Nebbie Fatate”.

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Capitolo 4
*** Addio ***


Addio
 
Nei mesi a seguire Severus fece la spia di Silente. Lui, Cate e gli amici di lei riuscirono a salvare anche un paio di volte James, Lily e Harry da Voldemort.
Avevano salvato anche la figlia di un alchimista Babbano, amico di Silente. L’uomo, un certo Hank Schneewittchen, aveva inventato una pietra capace di rilanciare un incantesimo di magia Oscura contro chi lo aveva scagliato. Ma Voldemort lo venne a sapere, e mandò i Lastrange e i Malfoy, ad ucciderli. Severus lo venne a sapere e lo disse Cate. Cate e Dorothy erano da sole quella sera, e non potevano combattere da sole contro i quattro Mangiamorte. Riuscirono a portare fuori Michelle, che aveva la stessa età di Elisa, ma Hank e sua moglie Rose morirono, facendo credere che la pietra fosse andata perduta. Non fu così: Michelle l’aveva legata al collo. In seguito, Cate e Piton la portarono dal nonno materno che viveva ad Amburgo.
Ora, Cate, Alcyone e Mikailov stavano aspettando Severus nel cimitero vicino a Godric Hollow. Elisa era ad Hogwarts, e lì aveva fatto amicizia con due ragazzi, dei Grifondoro come lei: Anastasia Donovan e Charlie Weasley.
Era il 31 ottobre. Stavano aspettando Severus da ore ormai. Ma perché non arrivava? Cate continuava a chiederselo angosciata. Ma in quel momento lo vide: era lì dietro, e gli volò tra le braccia. “Ero così preoccupata, pensavo che…” sussurrò lei, ma lui la zittì, spiegandogli che non sarebbe potuto arrivare prima.
Ad un certo punto, sentirono una urlo. “Avada Kedavra!”. La maledizione finì in pieno petto su Mikailov.
Makailov!” esclamò disperata Alcyone, gettandosi sul marito. “E’ morto…”. Dall’oscurità uscì un Mangiamorte. “Maledetto!” esclamò Alcyone quando lo vide e gli si gettò contro. Non prese nemmeno la bacchetta. Gli si gettò addosso come una furia con un pugnale. Cate e Severus si avvicinarono, ma prima che riuscissero a fare qualcosa, il Mangiamorte prese il pugnale di Alcyone e glielo conficcò nello stomaco. Cate urlò d’orrore. Severus lanciò una maledizione al Mangiamorte prima che potesse fare qualunque altra cosa.
Cate si gettò su Alcyone sanguinante. “Alcyone…” sussurrò sperando che lei riuscisse a sentirla,
Alcyone si voltò verso di lei, “Pr…prenditi cura…di…di E…Elisa…” riuscì a mormorare, “…Elisa” e spirò.
Cate urlò e pianse. Severus la tenne stretta tra le braccia. Lei non poté fare altro che aggrapparsi a lui, come se fosse stata la sua unica ancora di salvezza.
“Cate…” pronunciò lui, dopo che si era calmata, “non possiamo rimanere qui…dobbiamo andarcene!”,
“E…Alcyone e Mikailov? Non posso lasciarli qui!”,
“Torneremo a prenderli…” e si voltò a guardarli, “ormai non possiamo più fare niente per loro…i Mangiamorte possono essere nelle vicinanze…dobbiamo andarcene!”.
Cate fece cenno di sì, con la testa. Estrasse il Mantello dell’Invisibilità che suo fratello gli aveva prestato. “Qui sotto non ci troveranno!” disse e avvolse sia lei che Severus.
Passarono solo pochi minuti quando sentirono che qualcuno si stava avvicinando. Cate trascinò Severus nella foresta, senza sapere nemmeno lei dove andare, finché non caddero in una piccola scarpata. Svennero entrambi.
Quando si svegliarono era ormai l'alba.
Cate si svegliò per prima, la sua mano era ancora stretta in quella di Severus. Quando lui aprì gl'occhi, lei gli sorrise. “Stai bene?” mormorò,
“Sì...” riuscì a rispondere solamente.
Si rialzarono ed uscirono di nuovo dalla foresta. Severus dovette andare da Silente, come stabilito, mentre Cate tornò a Godric's Hollow. Trovò Hagrid davanti alla casa.
“Hagrid!” esclamò, “Cosa ci fai qui, che è successo?”, Hagrid aveva gli occhi rossi, come se avesse pianto a lungo, “Mio fratello è dentro?”. Hagrid scosse la testa e tra i singhiozzi gli disse che Voldemort era riuscito ad entrare in casa loro. “No! Non è vero!” esclamò disperata.
Cate entrò dentro, e trovò i suoi amici, in lacrime. Stavano rimuovendo i corpi di Lily e James. Cate gridò piangente e si accasciò su di loro. Pianse disperata sul corpo del fratello.
Ad un certo punto, Cate si alzò ed uscì, nonostante i suoi amici la richiamassero.
Cate entrò nella chiesa più vicina e si inginocchiò di fronte alla statua della Madonna. Era disperata. Se suo fratello avesse avuto il Mantello dell'Invisibilità, forse...forse almeno Lily si sarebbe potuta salvare insieme a Harry...
 
Severus arrivò a casa di Mikailov e Alcyone il giorno seguente. Silente gli aveva detto che Lily e James erano morti e Cate doveva essere distrutta. Fu Lauren ad aprirgli. “Oh, Severus, meno male che sei tornato!” esclamò abbracciandolo,
“Dov'è Cate?” chiese subito lui.
Lauren non rispose ma lo condusse al piano di sopra. Si fermò davanti a una stanza e lui non riusciva a credere a quello che vedeva. In un letto c'erano Lily e James, e in quello accanto Alcyone e Mikailov, e davanti a loro c'era Cate seduta su una sedia con Harry in braccio. Li guardava come se stesse aspettando che si svegliassero, e sembrava non aver dormito affatto.
“E' così da quando li abbiamo portati qui!” gli spiegò Lauren, “Sono ore che è seduta lì...ha preso in braccio Harry e non ha voluto più lasciarlo...lui ha bisogno di mangiare e lei di riposarsi...tra poco arriveranno i suoi parenti, ma non so se è in grado di riceverli...”.
Severus annuì e si avvicinò a lei. “Cate...” mormorò, lei si voltò verso di lui, “mi dispiace, amore mio...”, Cate lo guardava con aria grave, dal suo volto non traspariva niente, solo il vuoto, “ascolta, devi dare Harry a Lauren...”, ma a questo Cate scosse la testa, “...ascoltami, lui deve mangiare, e tu hai bisogno di dormire...non puoi stare così...”, ma lei rispose, ma tenne stretto ancora Harry come se da esso dipendesse tutto, “per favore, Cate, ti scongiuro...fallo per me”, le prese una mano e gliela baciò. A quel punto, Cate annuì.
Lauren prese in braccio Harry e lo portò di sotto. Prima di uscire con Severus, Cate diede un ultimo bacio sulla fronte del fratello.
Andò a letto e Severus si mise accanto a lei, abbracciandola da dietro. In quel momento arrivarono suo zio Olaf, sua zia Jadir con il marito, Edoardo, i cugini Aldo, Giovanni e Giacomo, la tata ed Elisa. Cate sentì le urla dello zio. “Nooo! Mio nipote! Il mio ragazzo! Il mio ragazzo!” gridò disperato, e cadde in ginocchio, e Giacomo si accasciò con lui, cercando di sorreggerlo. Jadir svenne e la soccorsero il marito ed Aldo. La tata singhiozzava e piangeva molto forte. Giovanni non riusciva a dire niente. Si appoggiò alla finestra a piangere. Elisa invece avanzò solo di qualche passo e si mise davanti al letto dei genitori. Aveva lo stesso sguardo vuoto di Cate, ma il viso era asciutto.
Cate si preparò con cura per il funerale il giorno dopo. Entrò nella stanza di Elisa per vedere se era pronta. La ragazza se ne stava seduta davanti allo specchio e aveva indossato il mantello del padre. “Sta cercando suo padre” pensò Cate, e con amarezza ricordò le ultime parole di Alcyone. Quella era stata la supplica disperata di una madre. “Elisa…” pronunciò Cate, “E’ ora, aspettano solo noi…”.
Elisa si voltò verso Cate ed annuì. Non aveva detto niente da quando aveva visto i suoi genitori. Si era chiusa in un ostinato mutismo, malgrado lei, la tata e zia Jadir avessero fatto di tutto per comunicare con lei.
Celebrarono il funerale in una piccola cappella. Oltre agli amici di Cate e i suoi parenti, c’erano altri compagni di scuola, il professor Silente, con altri professori di Hogwarts, come la McGranitt e Lumacorno, c’era Remus, era venuta un’amica di Elisa, Anastasia, con i suoi genitori, i Donovan, discendenti degli elfi anche loro. Harry era in braccio alla tata. Mancava solo Sirius. Cate aveva sentito che lo avevano accusato, ma nonostante non ci fossero dubbi, lei non credeva che fosse stato lui. Nemmeno Dorothy con il resto della famiglia.
Lily e James, come Alcyone e Mikailov, erano stati spostati su dei letti, avvolti da un velo nero, con indosso i loro abiti migliori. Dopo la messa, si diressero tutti verso il mare, in una processione. Le sacerdotesse, vestite di nero, portavano delle lanterne. Arrivati sulle sponde del lago, mentre spingevano i letti nel mare perché raggiungessero Avalon, le sacerdotesse dissero in coro: "Ve ne siete andati ma non ci avete lasciato, il vostro ricordo sarà sempre con noi, noi onoreremo la vostra memoria, parleremo di voi a coloro che non vi conoscono, affinché voi possiate continuare a vivere tra noi, e quando vorrete tornare sarete i benvenuti; vi aspetteremo nei nostri sogni, percepiremo la vostra presenza nella brezza che accarezza il viso, nell'alba radiosa e nella luce delle stelle; camminate con gioia sul vostro nuovo sentiero e che la Dea vi accolga nel suo abbraccio e vi restituisca presto a questo mondo dei vivi, grazie per la gioia che ci avete donato". Mentre dicevano questo, gl’altri gettavano i fiori nel mare.
Joanna Kathleen Rowling, in vece della Grande Sacerdotessa Dion Fotune, aveva assistito a tutto questo da dietro, con altre due sacerdotesse. Una era Marion Zimmer Bradley, coetanea della Grande Sacerdotessa, e l’altra era Morgause. “Il re cervo, ha camminato per questi boschi per l’ultima volta…” disse Marion, mentre Joanna contemplava assorta i fiori portati dal mare.
Quando i suoi genitori furono trascinati via dalla corrente, Elisa si accasciò a terra e pianse per la prima volta. Cate la abbracciò, e le vennero incontro anche i suoi amici, ma non riuscirono minimamente a calmarla. Alla fine Giacomo la prese in braccio e la portò via, seguito dagli altri. Cate e Severus rimasero a riceve le condoglianze. Erano venuti al funerale, da molto lontano, anche i quattro sovrani di Narnia: Peter, Susan, Edmund e Lucy.
Cate fece una piccola riverenza ai quattro sovrani. “Ci addolora per quello che è successo…Cate” mormorò re Peter,
“Vi ringrazio mio signore…” disse Cate,
“Il re cervo, non camminerà più su questi sentieri, ora che è caduto nel regno delle ombre…” disse la regina Lucy,
“Ci hanno fatto un tranello e noi siamo caduti nella loro rete!” aggiunse Dorothy,
“Anche se l’Oscuro Signore è caduto, non è detto che sia morto!” li avvertì la regina Susan, “La missione di voi Auror è sulla lama di un coltello…i servi dell’Oscuro Signore sono ancora in giro, starà a voi stanarli!”, e guardò Severus. Che sapesse?, si chiese quest’ultimo, “Non lasciate che il vuoto di questa perdita riempia i vostri cuori, dovete continuare a combattere, anche per i vostri cari!”.
Cate sapeva che avevano ragione: se voleva onorare la memoria di suo fratello e degl’altri avrebbe dovuto combattere.
“Vi abbiamo portato armi da Narnia, forgiate dai centauri, perché vi possano aiutare” disse il re Edmund, “Usatele come meglio potrete!”,
“Non so come ringraziarvi, miei signori…per tutto!” disse Cate commossa.
Cate e gl’altri si congedarono, ma Lucy trattenne un attimo Severus. “Quello che ha detto mia sorella vale anche per te, Severus” gli disse, e poi accennò con la testa a Cate, “Lei ha bisogno di te, e tu devi essere forte…”, Severus era ammutolito, “Temo, che la luce  elfica di Cate, potrebbe svanire…”,
“Avrei voluto che oltrepassasse le nebbie…” disse lui,
“Tu hai fatto le tue scelte, e lei ha fatto le sue…stalle vicino, mi raccomando, e non rifiutare i doni che ti ha fatto e che ti farà…”,
Piton la guardò attentamente, “Sembri molto legata a lei eppure la conosci molto poco, per quanto ne so”.
In effetti Cate e Lucy si erano incontrate solo durante un giubileo sacro dell’Isola Sacra che coincideva con la fondazione di Narnia, quando avevano entrambe dodici anni.
“Il fatto è che…”, Lucy non sapeva come spiegarglielo, “diciamo che la mia vita e quella di Cate sono state legate in qualche modo…”.
In realtà Lucy e Cate erano state due principesse in passato. Ma ne l’una ne l’altra ricordavano esattamente di quali regni, sapevano solo che i loro destini una volta si erano intrecciati in un fato comune e crudele. Qualunque esso fosse, doveva esser stato molto infelice.
Lasciata la regina, Severus raggiunse Cate e i suoi amici a casa. Lì Silente gli spiegò dell’Incantesimo di Protezione di Lily e che Harry sarebbe dovuto andare a vivere con la sorella della madre. “No! Non voglio!” fece Cate, “Non potete…anche noi siamo la sua famiglia! Anche mio fratello ha dato il sangue per lui, lui…lui non conosce nemmeno i suoi zii…che cosa farà se al suo risveglio non troverà uno di noi?”,
“Cate…” cominciò Silente, “…non pensare che io non ti comprenda, ma devi capire…non è solo per il suo bene…pensa se uno dei servitori di Voldemort venisse a cercare lui e trovasse Elisa! Hai un dovere anche verso di lei…tu e gl’altri sapreste difendervi, ma lei? E’ solo una ragazzina…una ragazzina che ha appena perso sua madre e suo padre…”.
Cate abbassò il capo, rendendosi conto che Silente aveva ragione. Si voltò a guardare Severus, e lui gli disse semplicemente: “Fa’ quello che ritieni giusto”.
Cate guardò tutti gli altri. Non era solo Harry la sua famiglia, per quanto gli volesse bene. “E va bene…” disse infine, “Però mi faccia preparare le sue cose, e una lettera per sua zia!”.
Più tardi, dopo che Silente se ne fu andato, Hagrid venne a prendere Harry. L’addio al piccolo fu ancora più straziante del funerale. Mentre Hagrid lo sistemava, Severus prese Cate per mano. “Non capirà nemmeno dove si trova quando si sveglierà…” mormorò sconsolata,
“Si abituerà, e lo farai anche tu” gli rispose.
Quella sera tutti i Maghi della Gran Bretagna brindarono ad Harry Potter. Ma la partita non era ancora chiusa.

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Capitolo 5
*** Nessuna magia a separarci ***


Nessuna magia a separarci

Passarono mesi dopo la morte di James e Lily.
Cate si trovava nel tribunale del Ministero, insieme a Carrie, Prue e Dorothy. In quegli ultimi mesi lei e i suoi compagni avevano arrestato parecchi Mangiamorte. Lauren e suo marito Jean erano andati a fare rapporto al Ministero della Magia francese, ed erano ritornati anche dalla loro bambina, Fleur. Cate e Dorothy avevano catturato i Lastrange e il figlio di Crouch, grazie a una soffiata di Severus, ed erano riusciti a salvare i Paciock; anche se Alice e Frank erano al San Mungo, il piccolo Neville stava bene. Betty ed Albert erano ricoverati al San Mungo, essendo stati feriti, seppur non gravemente, nel tentativo di catturare Rosier. Aveva provato a scagionare Sirius, ma senza successo.
“Fateli entrare” disse Crouch, risvegliandola dai suoi pensieri. La porta nell’angolo si aprì ed entrarono tre Dissennatori, scortando i Lastrange e il figlio di Crouch.
“Siete stati condotti di fronte al Tribunale della Legge Magica perché siate giudicate per un crimine atroce…”,
“Padre” disse il ragazzo dai capelli color paglia, “Padre…ti prego…”,
“…del quale raramente abbiamo udito il pari in questa corte”, Crouch alzò la voce, sovrastando quella del figlio. “Abbiamo ascoltato le testimonianze contro di voi”, per Cate era stato difficile testimoniare. Per fortuna avevano testimoniato anche Dorothy e Severus. “Siete accusati di aver catturato un Auror, Frank Paciock, e di averlo sottoposto alla Maledizione Cruciatus, convinti che conoscesse l’attuale dimora del vostro signore in esilio, Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato…”,
“Padre, non è vero!” strillò il ragazzino in catene. “Non è vero, lo giuro, padre, non rimandarmi dai Dissennatori…”,
“Siete inoltre accusati” tuonò Crouch, “di aver usato la Maledizione Cruciatus contro la moglie di Frank Paciock, quando egli non vi ha le informazione richieste…Avete progettato di restaurare il dominio di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, e di tornare alla vita di violenza che probabilmente avete condotto quando era potente, io ora chiedo alla giuria…”.
Allora il ragazzo urlò rivolto alla madre, e nella confusione generale di dopo, Dorothy sussurrò: “Aspetta solo che finisca l’udienza, e quello stupido ragazzino rimpiangerà i Dissennatori!” e fece per tirare fuori la bacchetta, ed anche Carrie fece la stessa cosa,
“Dorothy, Carrie, mettetele subito via!” le ammonì Prue, Cate non disse nulla. Non si sarebbe fatta alcun problema con i Lastrange, ma quel ragazzino, colpevole o meno, in quel momento gli faceva pena, più che repulsione.
Dopo l’applauso esploso nell’aula, rientrarono i Dissennatori. I tre Lastrange si rialzarono in silenzio, poi Bellatrix guardò Crouch e gridò: “Il Signore Oscuro risorgerà, Crouch! Gettaci pure ad Azkaban, noi aspetteremo! Risorgerà e verrà a cercarci, e ricompenserà noi più di ogni altro suo seguace! Solo noi siamo fedeli! Solo noi abbiamo cercato di trovarlo!”.
Dorothy e Carrie corsero all’entrata. Quando i Dissennatori uscirono con i prigionieri, gli si avventarono contro. Dorothy prese Bellatrix per il collo con una mano, e puntandogli la bacchetta con l’altra. “Adesso ve la faremo pagare!” gli urlò. Cate e Prue si precipitarono a trattenerle con altri guardiani.
“Non vi illudete, Sorciverdi, ve la farò pagare!” disse Dorothy, cercando di puntargli contro la bacchetta, mentre Cate la tratteneva,
“Dorothy, stai calma!” la intimò Cate, nonostante avesse voglia di fare la stessa cosa,
“Non preoccuparti, quando il Signore Oscuro risorgerà ci scontreremo di nuovo, Emyl!” le disse Bellatrix, e poi si rivolse verso Cate, “E questo vale anche per te, colombella…quando noi ci saremo ricongiunti al nostro Signore, tu ti ricongiungerai a tuo fratello e a quella sporca Mezzosangue di sua moglie!”.
Il riferimento a suo fratello e a Lily le fece ribollire il sangue. E a quanto pareva anche a Dorothy, che cercava di liberarsi dalla sua stretta con maggior forza.
“Dorothy, calmati…” disse, poi si rivolse a Bellatrix, “Se ciò dovesse avvenire, dì pure al tuo Signore che lo aspetto! Abbiamo un po’ di conti in sospeso!”.
Cate aveva scoperto che era stato Voldemort stesso ad uccidere sua madre e suo padre. Ed oltre a vendicarsi di tutti i suoi cari, doveva anche vendicarsi anche per Severus e la sua famiglia.
Detto questo, i Dissennatori li portarono via. Rabastan Lastrange si fermò davanti a Cate. I loro sguardi si incrociarono. Una volta Rabastan aveva un debole per Cate, che lei non aveva mai ricambiato. Chissà cosa provava nei confronti di Severus? Lui non sapeva che era stato Piton a tradirli. Se una volta erano stati rivali in amore, ora cos’erano da compagni? E lei? Si chiedeva mentre i Dissennatori lo portavano via. Probabilmente ora la odiava, ma del resto lei odiava lui. Era poi così importante saperlo? Ormai quei sentimenti appartenevano a un passato morto e sepolto!
Cate guardò l’anello di Severus, che era allo stesso dito dove teneva quello di Morgana. Ora sarebbe andata da Severus, a Hogwarts.
Quando Severus uscì da Hogwarts, trovò Cate ad aspettarlo. “Ciao” fece lui,
“Ciao” lo salutò Cate e lo baciò, “Allora, com’è andata?”,
“Silente non ha voluto darmi la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure” rispose mentre passeggiavano sulle rive del lago, “ma mi ha offerto la cattedra di Pozioni”,
“Come?” fece stupita, “Lumacorno se ne va in pensione?”,
“Già”,
“E’ incredibile! Hogwarts senza il Lumaclub…fa uno strano effetto!”,
“Incredibile, ma vero!”, dopo un attimo gli chiese, “Com’è andato il processo?”,
“I Lastrange e il figlio di Crouch sono stati spediti ad Azkaban…”,
Piton fece un sorriso mesto, “Immagino che qualcuno pensi che dovrei starci anch’io…”,
“Non dire sciocchezze!” protestò Cate, lo fermò e lo abbracciò, “Se qualcuno volesse portarti ad Azkaban, glielo impedirei, e sai che lo farò…”. Nessuno gli avrebbe portato via anche lui. Nessuno.
Piton gli prese una mano, se la posò sul petto e gli sussurrò: “Lo senti, Cate? Ce lo ho anche io qualcosa che batte qui dentro…Palpita molto in profondità, ma palpita…e lo fa solo quando ci sei tu....ma non so come potrei renderti felice dopo che…”,
“Devi solo amarmi, come hai fatto sempre…”.
Piton a quel punto si tirò su la manica e gli fece vedere il Marchio Nero. “E mi amerai anche con questo? Tutte le volte che mi toccherai il braccio, toccherai il Marchio di chi ti ha ucciso il fratello e gl’altri tuoi cari, come potrai amarmi, sapendo che ho questo?”.
Come a dimostrarsi che si sbagliava, Cate gli prese e gli baciò il Marchio. Poi mise la sua mano sul Marchio, e con la magia dell’Isola Sacra provò a farlo sparire, senza riuscirci, però…
Piton si tirò giù la manica con aria rassegnata.
“C’è una cosa che voglio dirti, Severus…”, disse lei, e lui alzò lo sguardo per guardarla negl’occhi, “Quando scoprì che tu eri diventato un Mangiamorte, piansi, urlai, mi infuriai, ero disperata…Ti avrei combattuto, certo, però non ti ho mai odiato!” questa rivelazione gli fece sgranare gl’occhi, “I miei sentimenti per te non sono mai cambiati, da quando eravamo a Hogwarts, io non ho mai smesso di amarti…neppure un momento…”. Poi abbassò lo sguardo sull’anello di Morgana. “Ti amo, voglio sposarti, e te lo voglio dimostrare, dandoti questo!”. Cate si levò il suo cerchietto d’oro sui cui era incastonato una pietra rossa. “Questo è l’anello della Fata Morgana, il suo potere è grande quanto arcano, ed è l’amore della persona che lo porta ad alimentarlo…è mio, da donare all’uomo che amo più di ogni altro”, e glielo mise al dito,
“Non puoi darmi questo!” disse lui sgranando gl’occhi,
“E’ mio, e lo posso donare a chi voglio!”.
Severus era commosso, non sapeva cosa dire. Contemplò la pietra, poi guardò Cate, le prese il volto tra le mani e la baciò con passione e gratitudine. Poi la alzò la terra e la fece volteggiare, facendola ridere, dopo mesi. “Ti amerò per sempre” le disse prima di rimetterla a terra, dopo averla baciata di nuovo. In quel momento, furono raggiunti da Elisa.
Mentre raccontavano tutto alla ragazzina, si dissero che non ci sarebbe stata nessuna magia a separarli.
Quella sera, Cate tornò a casa dei suoi zii, a Positano, con la Magicdoors, insieme ai suoi amici e i restanti compagni dell’Ordine, ed annunciò a tutti che lei e Severus avevano deciso di sposarli l’estate prossima, per far passare del tempo dopo il lutto. Suo zio Olaf gli rinfacciò che non doveva dimenticarsi che l’uomo che stava sposando era un Mago Oscuro, uscito da una Casa che aveva sfornato per la maggior parte maghi di quello stampo, e che era stato un Mangiamorte. La mise anche in guardia, di quello che poteva accadere.
“E’ stato suo zio a convincerlo, dicendogli un mucchio di menzogne, come te lo devo spiegare?” gli disse Cate per la centesima volta,
“Tsk!” fu il solo commento dello zio Olaf,
“Poteva anche pensarci prima, però!” aggiunse suo zio Edoardo. Lui era stato un giudice, certe cose le aveva viste. “Cate, questa è la storia più vecchia del mondo: il delinquente pentito che poi si innamora della persona che lo aiuta! E’ uno scenario da telenovela! E poi cosa ti fa credere che non ti sposi per gratitudine?”,
“Non è così: io e lui stiamo insieme da quando eravamo a Hogwarts!”,
“Sì, e guarda caso, ammette di essere innamorato di te solo dopo che tu e Mikailov gli avete salvato la vita…è il classico complesso samaritano!”.
A quel punto, Cate perse la pazienza, “Non è così! Ed ora ascoltatemi bene, tutti quanti!” e sbatté un pugno sul tavolo, “Io non vi ho detto questo per avere la vostra benedizione o approvazione, ve lo dico solo per informarvi, perché io e Severus abbiamo deciso di sposarci qui, la prossima estate! Se volete partecipare o aiutare con i preparativi ne saremo felici, in caso contrario, ci sposeremo lo stesso!”, e poi si girò verso l’Ordine, “Nessuno me lo impedirà, niente e nessuno si metterà tra me e lui!”, i suoi occhi sembravano lanciare dardi, “La farò pagare a chiunque cercherà di portarmelo via! Avete capito? Niente e nessuno me lo porterà via! Nessuno!”.
E detto questo uscì ed andò in giardino. Sua zia la seguì, mentre tutti erano rimasti ammutoliti.
In quel momento, la sorella più grande di Edoardo, Caterina, che se ne era stata in disparte, sembrò ridestarsi. “Viva gli sposi!” fece allegra. Evidentemente non aveva capito la gravità della cosa,
“Be’, come direbbe Amleto nell’Amleto, ‘c’è del broncio qui in Danimarca’!” fece Giacomo per buttarla sul ridere, ma non ebbe l’effetto sperato,
“Be’, dovremmo almeno brindare!” disse Giovanni, cercando di andargli incontro, “Tra un anno avremmo un matrimonio, o una strage…in qualche modo ci sarà un po’ di casino!”,
“Prendo i bicchieri!” si offrì Aldo,
“Da adesso in poi le cose andranno molto meglio!” disse zia Caterina,
“Non sai nemmeno di cosa abbiamo parlato fino adesso!” fece seccato Edoardo.
Cate e sua zia si sedettero in giardino. Le luci erano state accese. “Scusami, per prima, zia…” disse Cate,
“Lo ami veramente?” gli chiese la zia.
Cate guardò il panorama. La casa dei suoi zii era su un altura dove si vedeva tutta Positano, con i suoi colori.
“Zia, quando tu hai lasciato l’Inghilterra, come ti sentivi?” le chiese,
“Mi sentivo sola, impaurita…” rispose con franchezza, “Quando sposai Edoardo ero appena diventata sacerdotessa, e la Dama del Lago mi indicò la nostra comunità qui, ma ero ugualmente intimorita, ero cresciuta con i rumori della foresta e i suoni di Colonia, il mare di Positano mi sembrava immenso e spaventoso…”,
“Già...e come sei riuscita a superare quel momento?”,
“Amando mio marito ogni giorno che passava, alla fine mi innamorai di Positano e ora sono la Grande Sacerdotessa in carica, qui…”
Mentre lo diceva, divenne ancora più bella. Nonostante l’età, la zia di Cate era ancora molto bella. Con i capelli biondi, gli occhi scuri…
“Esatto, è stato grazie a tuo marito che hai imparato ad amare tutto questo” fece Cate, “tu ami questa città, zia, e la tua comunità…e così io amo, Severus…amandolo, sono diventata sempre più forte”,
Jadir stette un attimo in silenzio, “Io credo, che dopo tutto quello che abbiamo passato, ci voglia un po’ di felicità…”,
“Zia, tu pensi che Voldemort, possa ritornare?”,
“Temo che lo sapremo solo quando accadrà!”.
Dopo arrivò anche Severus, e tutti festeggiarono i futuri sposi. Dopo un po’, Severus prese da parte Cate, la portò in giardino e gli confidò: “Dopo il funerale di tuo fratello, una delle regine di Narnia, Lucy, mi ha detto di starti accanto…è stata molto insistente…” gli confidò Severus.
Cate si morse il labbro, dunque…lo sapeva anche lei…solo Severus non lo sapeva…
“Ne è certa anche lei…”,
“Certa su cosa?”,
“Che un giorno darò alla luce tuo figlio o tua figlia…”,
“Oh”.
 

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Capitolo 6
*** La sostanza di cui sono fatti i sogni ***


La sostanza di cui sono fatti i sogni

Era passato un anno e mezzo dalla morte di James e Lily Potter.
Severus e Cate condividevano la dependance nella casa dei suoi zii. Era una casetta confortevole. Avevano deciso che avrebbe vissuto lì prima del matrimonio, ed anche dopo, finché non avrebbero aspettato un bambino. Si sarebbero sposati il 19 luglio. Mancava solo un mese.
Quella sera, Severus aveva una sorpresa per lei.
Dopo aver fatto l’amore, Severus le diede una piccola pergamena legata con un nastro rosa, era una poesia d’amore e dentro c’era un anello. “Sev…” riuscì solo a mormorare, era un anello semplice, un cerchietto d’oro con una piccola pietra,
“Era il regalo di mio padre a mia madre quando le aveva chiesto di sposarlo…è un anello molto semplice, ma a mia madre non è mai importato…”, glielo prese e glielo mise, “Lui, per quel poco che sono stati insieme, l’ha resa molto felice, e io spero di poter fare lo stesso con te…”.
Cate non riuscì a dire niente, riuscì solo a piangere di gioia. Lo abbracciò forte.
Il mattino dopo, quando Severus si svegliò, non trovò più Cate, accanto a se. Si vestì ed uscì a cercarla, la trovò in spiaggia, a contemplare il mare. C’era solo Ulisse, il pastore tedesco di James, con lei. Severus la raggiunse. Quando le fu accanto, Cate disse: “Io e James ci divertivamo tanto qui…mi sembra che sia passata un’eternità…”,
“Cate…” pronunciò solamente Severus, e l’abbracciò forte.
In quel momento, Ulisse abbaiò, si voltarono e videro la tata. “Ah, finalmente vi ho trovati!” disse lei, e in quel momento notarono che aveva in mano un maglione blu.
Cate ebbe un tuffo al cuore: “Il maglione di James! Litigavamo sempre perché non me lo voleva dare!”, lo prese, e raccontò a Severus: “Da ragazzina, io ero pazza di questo maglione e cercavo sempre di rubarglielo…e lui ne era gelosissimo…non ti dico le liti…”,
“Ti ricordi quell’estate che non sei venuta perché era rimasta a Colonia con i tuoi amici?”, gli chiese la tata dolcemente, Cate annuì, e anche Severus sapeva di quale estate si trattava: era l’ultima che lui e Cate avevano passato insieme. “E’ stata l’ultima volta che James è venuto qui e mi ha detto: ‘lasciamolo qui, se Cate ci passa in inverno, può servirle…è tanto freddolosa’!”, e glielo mise sulle spalle e continua: “E’ vero che James era attaccato alla roba sua, ma era più attaccato a te, voleva vederti felice, voleva sempre vederti felice…”.
Cate pianse forte, e Severus non poté fare altro che abbracciarla.
Il giorno dopo, venne alla villa Anika Magika. Era neo diplomata in una Scuola di Magia canadese e stilista emergente della moda magica. Il suo stile, che si contraddistingue per la modernità dei tagli e la ricercatezza dei tessuti, aveva conquistato anche le Streghe d’Oriente: all’inaugurazione del suo show-room di Shangai, infatti, erano presenti ben 3000 streghe provenienti da tutta la Cina che videro nella graziosa biondina un vero idolo. “Ho cercato di creare abiti che andassero incontro alle esigenze delle giovani Streghe come me”, aveva dichiarato alla Conferenza Stampa organizzata per l’inaugurazione, “che vogliono sentirsi belle e femminili anche nelle tuniche nere che sono obbligatorie in molte scuole di Magia”. Era una figlia di Avalon anche lei.
La zia di Cate l’aveva fatta venire apposta per gli abiti di Cate e Severus, e l’abito da damigella per Elisa. Anika lì studiò tutti e tre. “Hhm, ora capisco cosa voleva dire Jadir: una coppia di contrapposti, ma ben assortita!” decretò lei agli sposi, “So già cosa ci vuole per tutti e due, aspettate e vedrete!”, poi si rivolse alla ragazzina, “E per te, signorina, ci vorrà un colore che metta in risalto i bei colori dei tuoi occhi e capelli, ed i tratti delicati del tuo bel visetto…lasciate fare a me!”.
I giorni successivi furono un susseguirsi di preparativi. Tutti gli amici di Cate erano venuti per la cerimonia, compreso Remus. Cate era triste che non ci fosse anche Sirius, ma non poteva farci nulla. Remus e Dorothy sarebbero stati i testimoni della sposa, Jean e Lauren quelli dello sposo.
La cerimonia si sarebbe svolta prima in chiesa, poi ci sarebbe stato il matrimonio celtico nel giardino della villa e il pranzo di nozze in quest’ultima. Romano avrebbe accompagnato Cate all’altare. Era tutto pronto, ormai. Gli inviti, i regali e tutto il resto.
Per l’addio al celibato, Aldo, Giovanni e Giacomo organizzarono a Severus una festa dove le pietanze le servivano ragazze in costume da odalische. Dopo un po’, però, Severus si seccò e pagò le odalische perché la smettessero.
Dorothy e le altre, invece, organizzarono una piccola festa in casa con cioccolato, tante videocassette dei film preferiti, trattamento di bellezza e tanto vino! Alla fine diedero a Cate il loro regalo: una valigetta con tutto l’occorrente per la sua prima notte di nozze. C’erano un completino di pizzo bianco, le pantofole a ballerina (anch’esse bianche), un piccolo diario per descrivere il suo matrimonio in modo che potesse descriverlo ai suoi nipoti, e un piccolo orsetto bianco portafortuna.
Finiti i festeggiamenti, Cate e Severus tornarono nelle rispettive camere per ricontrollare le valigie per il loro viaggio di nozze. Avrebbero fatto una piccola tournee: prima sarebbero andati a Parigi, dopo a Venezia, Firenze e Roma. Sarebbe stato bellissimo, pensò Cate, lei e Severus che passeggiavano per Parigi, in gondola a Venezia, visitare i musei e vedere le opere d’arte di Firenze, e infine passeggiare per Roma, di notte…
Anche Piton si addormentò pensando la stessa cosa.
Il giorno dopo, Cate fu svegliata alle sette del mattino da sua zia e dalla tata. Lei e Severus si dovevano sposare alle dieci. Prima Cate si fece un bagno caldo con l’olio essenziale di melissa. Dopo essersi asciugata si mise la biancheria e si infilò una vestaglia. Mentre consumava una colazione leggera, Dorothy entrò accompagnata da Betty, Carrie e Prue. “Possiamo?” fece la prima,
“Sì certo!” rispose Cate,
“Hai una aspetto splendido!”,
“Ma se non sono ancora vestita?” rispose Cate divertita,
“Sì, ma sei radiosa…”,
“Grazie…Elisa dov’è?”,
“Lauren la sta aiutando a prepararsi…lei e Fleur a colazione erano eccitatissime!” rispose Prue,
“Me le immagino!”, in fondo non erano le uniche.
Dopo Dorothy e Carrie la truccarono con un ombretto verde acqua e un rossetto. Per completare con un profumo alla magnolia. Cate si infilò due orecchini d’oro a forma di fiore, con incastonati dentro due smeraldi. Cate decise di lasciarsi i capelli sciolti, fermati solo dal fermaglio del velo che era appartenuto a sua madre e a sua zia. Il suo abito era molto semplice, senza maniche, con uno scialle bianco con sopra ricamati dei cigni, e le scarpe bianche. Era un modello semplice, ma sembrava esaltare tutta la bellezza di Cate.
“Non c’è che dire, la stilista ha fatto un ottimo lavoro!” disse infine sua zia. Anika Magika con un vestito semplice, aveva mostrato quanto Cate, nella sua bellezza acqua e sapone, fosse bella.
Per qualcosa di nuovo, Cate aveva il vestito e la biancheria, per qualcosa di vecchio il velo da sposa, qualcosa di blu era un piccolo fazzoletto che teneva sul cuore, e infine, qualcosa di prestato era la collana con cui si era sposata Lauren.
In quel momento entrarono i suoi zii, i suoi cugini ed Elisa. Lei indossava un abitino rosso, legato in vita da un nastro dorato. Anche lei aveva i capelli sciolti, con una coroncina di fiori. “Cate, sei bellissima!” gli disse lei abbracciandola,
“Anche tu sei bellissima!” rispose lei, commossa.
“Oh, Cate, per favore, non metterti a piangere, altrimenti ti si rovinerà il trucco…” fece la tata, anche lei commossa,
Aldo invece si fece scappare un singhiozzo, “Sono così felice che potrei scoppiare…”,
“Ah, che scemenza!” fece Giovanni, “In fondo non siamo ancora entrati in chiesa…ancora poco…”, ma alla fine sfuggirono dei forti singhiozzi anche a lui, anche Giacomo era commosso.
In quel momento entrò Remus con un bouquet di rose bianche e lillà in mano. “Cate, questo è il tuo bouquet, te lo manda Severus…” gli disse porgendoglielo,
“E’ bellissimo…” disse solo lei,
“Le rose bianche simboleggiano l’amore eterno, e i lillà i palpiti del cuore…” spiegò Jadir osservando il bouquet,
“Grazie Remus…” disse semplicemente Cate, commossa, e lo baciò sulla guancia. Remus gli sorrise solamente.
Davanti al portone di casa, Cate trovò un calesse ad aspettarla.
Vi entrarono lei, sua zia Jadir e suo zio Edoardo, Remus, Dorothy ed Elisa. Quando oltrepassò il cancello, alcuni abitanti di Positano applaudirono, augurandole tanta felicità.
Severus era già in chiesa. Indossava un abito nero, con ricami argentei. Da quando si era svegliato sembrava avere i nervi a fior di pelle. Tutti gli avevano chiesto se era nervoso, e dopo che glielo chiesero per la centesima volta, disse a tutti che avrebbe lanciato una maledizione a chiunque glielo avesse chiesto ancora. Prima di entrare in chiesa si era fatto fotografare con i testimoni.
In quel momento l’organista attaccò con la marcia nuziale. Severus si voltò e vide Elisa che avanzava con un piccolo bouquet in mano e dopo di lei Cate camminare lungo la navata al braccio di suo zio. Quando furono più vicini, Cate gli sorrise da sotto il velo, mentre lui la guardava incantato.
“Chi da’ questa donna a quest’uomo?” chiese il sacerdote,
“Io, suo zio!” rispose Romano, e mise la mano di Cate su quella di Piton, che gliela baciò. Durante la funzione i due ascoltarono a frammenti quello che diceva l’anziano sacerdote, troppo presi l’uno dall’altra.
Poi il prete invitò Cate a ripetere la formula. "Io, Catherine Ellen Potter, prendo te, Severus Piton, come mio legittimo sposo per amarti e onorarti, in ricchezza e povertà, in salute e in malattia, per tutto il resto dei miei giorni, finché morte non ci separi",
"Tocca a lei.." il prete richiamò l'attenzione del mago,
"Io, Severus Piton, prendo te, Cate”, poi si corresse, “Catherine Ellen Potter, come mia legittima sposa per amarti e onorarti, in ricchezza e in povertà, in salute e in malattia, per tutto il resto dei miei giorni, finché morte non ci separi".
Poi Remus gli passò gli anelli.
Piton prese una vera e la infilò lentamente nell'anulare sinistro di Cate: "Con questo anello io ti sposo!".
La giovane donna prese a sua volta un altro anello e lo inserì nell'anulare dello sposo.
"Con questo anello io ti sposo!" disse guardandolo negli occhi.
L'anziano padre li guardò e proseguì: "In nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, io vi dichiaro marito e moglie. Può baciare la sposa!".
Piton alzò il velo di Cate e la baciò con trasporto. Tutti applaudirono. Cate sorrise, commossa, e Piton le asciugò le lacrime. Fuori dalla chiesa furono sommersi dal riso, poi Cate lanciò il bouquet. Finì in mano ad Elisa.
Ci furono tutte le foto di rito. Anche la professoressa McGranitt, Silente e Lumacorno, che erano stati invitati, si fecero fotografare con gli sposi.
Una volta tornati alla villa, la zia di Cate riunì tutti nel giardino per il rituale dell’unione dell’antica tradizione. Avevano tracciato un cerchio e allestito dentro un altare con ghirlande di fiori, spighe, melagrane e altri simboli di fertilità. Cate e Severus entrarono nel cerchio. La zia di Cate, in quanto sacerdotessa officiante, stava di fronte agli sposi, uno di fianco all’altra, tenendosi per mano.
Tutti tacquero.
“Benvenuti, cari parenti ed amici” disse Jadir, “ora che gli sposi si sono uniti in chiesa, si uniranno anche secondo l’antico della Dea”, poi si rivolse gli sposi, “Catherine, Severus, siete venuti spontaneamente?”.
Entrambi risposero sì.
“Siete disposti a unirvi secondo l’antico culto?”.
La risposta fu ancora sì e Cate recitò per prima la formula: “Io non ti possiedo e tu non mi possiedi, ma camminiamo assieme sul sentiero dell’Antica Madre, tu non mi possiedi e io non ti possiedo ma scelgo di restare insieme a te di mia spontanea volontà, nella più assoluta libertà, scelgo di rispettarti, di condividere con te tutto ciò che posseggo, di starti accanto nei momenti di gioia e in quelli di dolore, di rispettare i tuoi parenti, di proteggerti dai tuoi nemici, da libera a libero ti scelgo come sposo”,
Severus ripeté il rito: “Io non ti possiedo e tu non mi possiedi, ma camminiamo assieme sul sentiero dell’Antica Madre, tu non mi possiedi e io non ti possiedo ma scelgo di restare insieme a te di mia spontanea volontà, nella più assoluta libertà, scelgo di rispettarti, di condividere con te tutto ciò che posseggo, di starti accanto nei momenti di gioia e in quelli di dolore, di rispettare i tuoi parenti, di proteggerti dai tuoi nemici, da libero a libera ti scelgo come sposa”.
Jadir prese la mano destra di lui e la pose sulla mano sinistra di lei e viceversa.
Gli sposi dissero a turno: “Prendo la tua mano sinistra e dono con la mia mano destra”.
La sacerdotessa legò con un pezzo di stoffa rossa la mano sinistra di Cate e la mano destra di Severus, poi recitò: “In nome della Dea vi unisco in matrimonio, possa essere piacevole il vostro cammino e il sole splendere sulle vostre vite; che l’Antica Madre vi benedica e vi protegga sempre, donandovi salute, prosperità e fortuna”.
Gli ospiti applaudirono, poi Jadir benedisse con il sigillo della tradizione gli alimenti, preparati dalla sposa e dalle sue parenti e amiche (solo le donne), che erano stati posti sopra l’altare, invitando gli spiriti elementari a partecipare al banchetto, e chiuse il cerchio. Tutti gli alimenti furono divisi fra tutti quelli che partecipavano alla cerimonia, ma il primo boccone di ogni piatto era stato offerto alla Dea. Quando a tutti furono distribuiti i piatti, Jadir tirò fuori il suo coltello rituale e recise il laccio dicendo: “Siete sciolti, ma non slegati, camminate liberi sulla Madre Terra continuando a tenervi per mano fino a quando il vostro amore illuminerà il vostro giorno”.
Tutti applaudirono di nuovo, mentre Jadir baciò sua nipote sulla guancia, sussurrandogli: “Sii felice per quanto sei bella, tesoro mio!”.
Per il pranzo, tutti entrarono in casa. La sala era stata allargata grazie alla magia di Stella, prima di servire il pranzo, Cate e Severus aprirono le danze con la canzone che avevano ballato per la prima volta al ballo di San Valentino. A metà pranzo girarono per i tavoli e tutti fecero loro le congratulazioni.
A fine pranzo, prima di servire il dolce, Aldo volle cantare insieme alla cantante della banda che avevano ingaggiato “Semo gente de borgata” (non l'avesse mai fatto). Poi ci fu il taglio della torta. Infine, gli amici di Cate invitarono gli sposi a baciarsi e a tenere un piccolo discorso.
Quando fu sera, i due sposi si appartarono e uscirono dalla villa. Corsero fino ad un punto del giardino dove si vedeva tutta Positano, mentre Cate gettò a terra il velo e si tolse le scarpe. Si abbracciarono e rotolarono insieme sull’erba. Poi si baciarono, per molto tempo. Poi Cate gli chiese: “Mi amerai, Severus? Per tutta la vita?”,
“No” rispose lui, “Per molto di più Cate, molto di più…”.
Si baciarono un altro po’, poi si diressero verso la dependance, dove li attendeva la loro prima notte di nozze…

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Capitolo 7
*** Occhi scuri ***


Occhi scuri

Pioveva a dirotto quel giorno, sulla città di Colonia.
Narra una leggenda, che una volta, in questa città, vivevano dei piccoli gnomi che facevano il lavoro degli uomini, ma un giorno, nella bottega di un calzolaio, una donna li sorprese mentre riparavano le scarpe e da allora nessuno li vide più. Ma i folletti non se ne erano andati, semplicemente, ora vivevano nel quartiere di Hexestraße.
Era lì che vivevano molte delle streghe, i cui antenati, erano seguaci della antica religione celtica, e delle sacerdotesse di Avalon. Molti di loro vivevano in mezzo ai Babbani. Chi in Inghilterra, chi in Germania, chi in Scozia, chi in Italia, alcune anche in America.
Molti erano stati a Hogwarts, alcuni si erano sposati con dei Babbani, avevano aperto negozi di libri, di strumenti magici, molti insegnavano e altri facevano servizi per la comunità.
In uno degli appartamenti della Hexestraße viveva il signor Olaf Maifee, che era stato un mago molto stimato, nel loro mondo. Aveva ereditato diversi titoli nel corso degli anni: Duca del Magico Regno delle Highlands (regno nascosto in Scozia), Conte di Leah (nelle Quattro Terre, nella Terra del Sud), Marchese di Kabor (nel Mondo delle Tre Lune), Barone dell’Isola di Mona (una delle Isole di Avalon), Visconte dell’Estfalda (nella Terra di Mezzo), e Cavaliere di Landover (un regno oltre la nebbia delle fate).
Il vecchio stregone era stato il cognato di Jeremy Potter, che aveva sposato la sua sorella minore Shana. Ed ebbero James e Cate.
Cate…
Dopo la morte di James e Lily, Cate era andata a vivere in Italia da Jadir ed Edoardo, con Elisa e suo marito Severus. Ora i due aspettavano un bambino.
Elisa era la figlia del cugino di Olaf, Mikailov Lovelace, che era stato a Hogwarts un Grifondoro, e di sua moglie Alcyone, della Casa Serpeverde. Dopo che rimase orfana, si era preoccupato di mantenergli gli studi a Hogwarts, dove era diventata un Grifondoro come suo padre. Quell’anno Elisa si era diplomata e sarebbe tornata a casa da Cate…
In quel pomeriggio uggioso, Olaf vide comparire alla sua porta due figure coperta da delle mantelline rosse.
“Ahhh!” esclamò vedendole “Chi siete? Le sorelle di Cappuccetto Rosso?”,
“Quanto sei spiritoso, zio!” gli disse Cate abbassandosi il cappuccio,
“Ah, siete voi!” fece sollevato “Mi avete spaventato! Ma che cavolo ci fate qui? Non dovevate venire la prossima settimana?”,
“Siamo ritornate prima, zio!” gli disse la ragazza di quasi diciotto con i capelli castano-biondo, un viso radioso e dolcissimo su cui brillavano due spettacolari occhioni verdi.
“E il lupo cattivo non ve lo siete portato dietro?” chiese riferendosi a Piton,
“No, il lupo cattivo è tornato a Hogwarts…” rispose Cate.
Cate era splendida. Era incinta di cinque mesi ormai.
In quel momento entrarono sia la tata che Aldo, Giovanni e Giacomo che si precipitarono a salutarle.
Quella notte, Elisa fece un soglio molto agitato. Cate aveva le doglie e soffriva parecchio, poi quando finì di urlare dal letto scese un serpente e la ragazza emise un urlo.
Si risvegliò, tutta sudata ed agitata. Si voltò a guardare la foto dei suoi genitori…Gli dava sempre coraggio, ma quella notte il suo sonno non fu affatto tranquillo.
Il giorno dopo, per il tè, Cate ed Elisa ricevettero una visita. La tata, verso le cinque, aprì la porta ad una donna e una ragazza della stessa età di Elisa. “Non ci posso credere…” fece Cate “Tu sei Michelle! Michelle Schneewittchen!” esclamò guardando la ragazza,
“Sono felice che ti ricordi di me, Cate!” disse la ragazza dagl’occhi azzurri e capelli castani,
“E lei deve essere Reika, sua zia…”,
“Piacere di conoscerla! Finalmente posso ringraziarla di persona!” disse la donna.
Michelle era la figlia di Hank e Rose Schneewittchen, che lei e Severus avevano salvato anni prima. Michelle era andata a vivere a Colonia con sua zia, dopo la morte dei suoi genitori. Lei si sarebbe diplomata quell’anno ad un liceo artistico.
Le due ragazze parlarono tutto il pomeriggio e fecero amicizia.
Il giorno dopo Elisa invitò Michelle a casa loro, dopo la scuola.
“Entra pure, e non far caso al disordine!” disse Elisa facendola entrare,
“Ma Cate non c’è?” chiese Michelle, “Volevo salutarla!”,
“Lei e Dorothy sono andate a un congresso…non so per quanto staranno via…”.
Aldo era sdraiato sul divano e faceva finta di essere morto, con del ketchup che gli scolava dalla bocca, come se fosse sangue.
“Aldo, non ci caschiamo, tanto!” disse Michelle,
“Accipicchia, ma tu davvero non hai paura? Oggi il postino è partito a razzo!” disse Aldo,
“Guarda che Michelle non è un tipo che si impressiona facilmente!” replicò Elisa,
“Ma guarda queste! Uno si vuole solo divertire e queste ti criticano e basta!”.
Elisa parlò a Michelle di Hogwarts e del suo tirocinio al San Mungo, e lei l’ascoltava incantata. Doveva essere un posto da favola. Poi la ragazza gli fece vedere le Cioccorane e gl’altri dolci. “Sai, pensavo a una cosa…” disse Michelle,
“Che cosa?” chiese Elisa,
“Potremmo organizzare una festa a sorpresa per il bambino di Cate…”,
“Una festa?”,
“Sì, per festeggiare il bambino…Sai, una di quelle feste dove si regalano cose per i bimbi, giocattoli e altro…Tu che ne dici?”,
“Sì, sarebbe carino…Cate e Dorothy avevano organizzato una cosa simile quando Lily aspettava Harry…” e sorrise al ricordo. Aveva voluto bene a James e a Lily, e anche al piccolo Harry,
“Che c’è?” chiese Michelle, vedendola triste,
“Sai…ho fatto un sogno orribile…”,
“Che sogno?”,
“Cate stava per avere il bambino…Io sono entrata, l’ho vista stremata…Poi dal letto è uscito un serpente...” era diventata terribilmente seria “Il serpente è un presagio di inganni…ho tanta paura che qualcosa possa andare storto…”,
“Ma dai, non ti sembra di esagerare?”,
“Non lo so…”,
“Vedrai che andrà tutto bene! E poi il serpente non significa sempre il male…Vuol dire anche saggezza, intelligenza e astuzia…il tuo sogno può significare molte cose…”,
“Forse hai ragione!” e un sorriso le illuminò il viso delicato. Elisa era una ragazza molto sensibile. Le ragazze, per la festa, decisero di aspettare che Cate sapesse con sicurezza il sesso del nascituro.
Al settimo mese, Cate andò con Severus da un ginecologo a fare l’ecografia. Quel ginecologo era un Magonò, e aveva assistito a molti parti delle donne di Avalon, perché grazie ad alcuni di loro, la S.S.M. (Società per il Supporto dei Magonò) gli aveva trovato lavoro.
Per entrambi fu un emozione nuova, e per il sapere se era maschio o femmina, decisero di aprire la cartella con tutti i parenti. A casa tutti li aspettavano trepidanti, i suoi parenti, Dorothy, Elisa, Reika e gli altri inquilini. Erano tutti un incrocio di Maghi, Creature Magiche, folletti e fate. Cate aprì, seduta sulle scale di casa, la cartella. “Allora…” fece leggendo il referto, si morse le labbra,
“Allora?” chiese impaziente Aldo, anche se il più nervoso di tutti era Severus,
“Allora?” gli fece il verso lei raggiante, “E’ una bambina!”,
“Oh-oh, una femmina, congratulazioni figliolo!” fece Olaf, battendo pacche sulle spalle a Severus, scioccato e felice insieme,
“Bleah!” fece schifato un piccolo folletto, chiaramente invidioso, “Sarà piccolo, scocciante, e sopra tutte le orribilezze sarà femmina!”, tutti risero,
“Bene, a questo punto bisognerà trovarle un nome…” propose lo zio,
“Orribilina!” rispose di nuovo il piccolo folletto,
“Frazer!” lo rimproverò il padrone del circo magico che viveva nell’appartamento,
“Ah, aspettate, io ce l’ho un nome!” fece Aldo, “Che ne dite di Biancaneve?”,
“Che razza di nome assurdo è Biancaneve?” protestò lo zio, “Marianna è molto meglio!”,
“Laura!” propose Giacomo,
“Glory!” disse Giovanni,
“Valentina!” disse Dorothy,
“Ehm…ragazzi!” li richiamò la tata, “Io credo che dovrebbero essere i genitori, a decidere!”,
“Giusto!” approvò Reika.
E tutti si voltarono verso Cate e Severus.
“Be’, noi vorremmo aspettare a darle un nome!” disse Cate, “Dopo che sarà nata, decideremo!”,
“Cate, ora dovresti riposare…” gli disse Severus, prendendola per mano e conducendola in camera. La fece distendere sul letto, e poi le si mise a fianco. “Allora, come va?” chiese lui,
“Bene, a parte le caviglie gonfie…” rispose lei ridendo, e Piton le accarezzò i capelli. Quando gli aveva detto che sarebbe diventato padre era rimasto folgorato, ora però era felice,
“Ho una cosa da dirti…” disse lui e andò a prendere una busta, “Sono per il bambino”. Erano una pecorella di peluche, un sonaglio e un paio di scarpine bianche. Cate ne rimase sorpresa e commossa.
L’unica che non riusciva a condividere tanto entusiasmo in quella casa era Elisa, turbata dal suo sogno. La tata se ne accorse una sera, mentre gli spazzolava i capelli. “Elisa, che cos’hai?” chiese preoccupata,
“Tata, c’è una cosa che vorrei dirti…” incominciò lei,
“Ah, aspetta, fammi indovinare…una tata capisce sempre tutto…” e le accarezzò le spalle, “Uhm, non è la paura per una guerra…non è qualcosa di lavoro…aspetta, è come se avessi un cruccio su qualcosa che non sai cosa significhi…”,
“In effetti è così!” rispose lei, “Senti, tata, perché l’Isola Sacra vede male i matrimoni con i Serpeverde?”,
“Perché da quella casa sono usciti molti maghi oscuri”,
“E temevano di come sarebbero stati i loro figli?”,
“Anche, certo”,
“Come se temessero che da quelle unioni potessero uscire dei serpenti?” chiese preoccupata,
“Ah, ah, ah…” ridacchiò la tata, “Andiamo, tesoro, in fondo anche tua madre era una Serpeverde, e poi Severus può avere tutti i difetti del mondo, ma non è un mostro!”.
Su quello Elisa aveva seri dubbi.

Una settimana dopo, Elisa e Michelle organizzarono la festa per la bambina. Cate ricevette tutine, giocattoli, scarpine e tante altre cose da amiche e vicine. Lauren gli spedì dei regali dalla Francia, anche lei aveva avuto un’altra bambina: Gabrielle.
Arrivò Natale. I figli di Avalon di Colonia stavano festeggiando il solstizio d’inverno con le tradizionali cerimonie. E nel bel mezzo della festa, Cate ebbe le doglie. La riportarono in casa e venne il medico con la levatrice. Elisa andò ad aiutarli. Era il suo primo parto, ed era tesa e spaventata. Severus aspettò nervoso fuori dalla porta. Giacomo provò a dargli del whisky, ma lo fece cadere non appena sentì un altro urlo di Cate venire dall’altra stanza.
Cate in camera sua era seduta sul letto con le gambe allungate, circondata da candele profumate e fiori. Si udiva una musica d’arpa e di flauto e l’atmosfera era distesa e riposante. Il medico la rassicurava dicendogli che se la stava cavando egregiamente. Un paio d’ore e ce l’avrebbero fatta.
“Respira! Forza, respira!” gli disse Elisa, tenendole stretta la mano e asciugandogli la fronte con un panno umido,
“Sto respirando” brontolò Cate con difficoltà.
Avevano preso tutto l’occorrente: coperte calde, acqua, forbici sterilizzanti per il cordone ombelicale e cristalli che pulsavano e risplendevano di energia magica.
Quando finalmente la bambina uscì, Elisa di sedette sul pavimento per non guardare. “Elisa, cos’hai?” chiese la levatrice,
“Mi dica che non ha la testa di un serpente!” implorò lei, con gli occhi chiusi,
“Cosa?” fece il dottore rivolto alla levatrice, quando finì di tagliare il cordone ombelicale,; dopo che la levatrice gli rispose lui sgranò gl’occhi sconcertato, “Un serpente?” guardò prima la bambina poi Elisa, poi avvolse la piccola in una coperta e la fece vedere alla ragazza, “E’ un serpente per caso? Ti sembra un serpente?”.
Elisa guardò la piccola avvolta in una coperta. Notò che aveva aperto due occhi scuri che la scrutavano. Era una bellissima bimba. Mentre il dottore la portava di là per pulirla, Elisa si avvicinò a Cate. “Come stai?” le chiese,
“Benissimo, anche se penso che dovrei stare a letto una settimana!” rispose lei, “Per favore, puoi chiamare Severus?”, Elisa annuì e chiamò il professore, poi andò dal medico per aiutarlo con la piccola.
Severus si chinò su Cate e la baciò con passione. “Come stai?” gli chiese,
“Benissimo!” rispose felice, e lo abbracciò.
Poi ricomparve Elisa con la bambina in braccio e la diede a Cate. Il medico e la levatrice decisero di dargli un po’ di privacy. Severus guardò ammirato sua figlia. “Ciao piccolina!” gli mormorò Cate, e la baciò sulla fronte, “Vedrai, ce la caveremo benissimo…”, poi si voltò verso Severus e gliela porse. Piton sbiancò: non aveva mai preso un braccio un bambino e la prese con cautela, come se temesse di romperla. Aveva gl’occhi lucidi: Elisa non l’aveva mai visto con un’espressione del genere, e ne fu alquanto sorpresa.
Il giorno dopo, nell’appartamento tutti fecero le congratulazioni ai neo-genitori. Erano venute anche Michelle e sua zia.
“Ehi, ragazzi, avete notato che somiglia a Piton?” fece notare Giacomo, Piton lo guardò con occhi stretti,
“Già, è vero, sono uguali!” confermò Giovanni,
“Speriamo che non sia vero” disse Severus, “La mia faccia ad una ragazzina starebbe malissimo”, e tutti risero,
“Allora, avete deciso che nome dargli?” chiese lo zio,
“Io veramente avrei pensato ad un nome per lei” disse Cate, “Pensavo di chiamarla Natalie, visto che è nata durante il periodo natalizio” e si voltò verso Piton, “Tu cosa ne dici?”,
“Natalie Piton” disse lui piano, “Mi piace, suona bene”,
“Allora, benvenuta, Natalie Piton!” disse lo zio guardando la piccola.
 
Dopo la nascita di Natalie, Cate cominciò a rimettere in sesto il negozio che aveva acquistato, nel quale aveva deciso di mettere su una pasticceria che vendeva principalmente cioccolato. Sarebbe stata pronta per Pasqua. I suoi cugini l’avevano verniciata e lei vi aveva appeso riproduzioni di quadri come La cioccolataia, un dipinto francese del 1743, e Macinatrice di cioccolato, di Marcel Duchamp.
Aveva disegnato alle pareti, e poi passato con il pennello, scene dello Schiaccianoci, oppure di Alice nel Paese delle Meraviglie mentre la bambina prendeva il tè con il Cappellaio Matto e il Coniglio.
I tavoli erano quadrati e piccoli, per due o al massimo quattro persone. Le stoviglie erano di porcellana.
Una sera, mentre preparava i dolci, Severus venne a trovarla. Non che fosse troppo allegro nel saperla al lavoro, dopo solo due mesi e mezzo che aveva la bambina, ma Cate aveva energia da vendere. A casa, la tata gli aveva detto che dopo aver allattato la bambina era andata in pasticceria. Entrò e quando stava per attraversare la porta sbatté contro a Cate che usciva con un vassoio di dolci, e gli cadde addosso il cioccolato fuso. Severus era cosparso da capo a piedi di cioccolato fuso, e sbraitò: “Dannazione…Cate…possibile che non guardi mai dove vai?”,
“Fino a prova contraria sei tu che mi sei venuto addosso!” sbottò pure lei, poi lo osservò e cominciò a ridere, cosa che lo fece irritare, “Tutto coperto di cioccolato sei…” e prese un po’ di cioccolato dalla sua guancia con un dito, e lo succhiò, “veramente molto dolce…” e continuò a ridere. Piton, per tutta risposta, prese la ciotola di cioccolato fuso, dove ne era rimasta ancora un bel po’, e gliela versò addosso. Cate rispose subito lanciandogli contro i cioccolatini caduti a terra, e rimasero per terra a fare la loro battaglia di cioccolato.
Aldo, Giovanni e Giacomo erano rimasti dietro la vetrata della pasticceria, ad osservare la scena. Come diavolo sarebbero riusciti a fare i genitori se erano ancora due ragazzini?
Tornati a casa, si fecero la doccia, quando Piton uscì entrò Cate. Nel frattempo lui ne approfittò per guardare la bambina. Ora stava dormendo, ma gli piaceva restare a guardarla, sentirla respirare lo rassicurava. Poi uscì anche Cate dal bagno ed andò in cucina a prendere il cibo da portar via che avevano preso in un ristorante spagnolo. C’era la paella (Cate aveva preso quella vegetariana), vitello in salsa di mandorle, di cui Cate prese solo la salsa per il seitan, e per dessert un crème caramel all’arancia. Erano seduti l’uno di fronte all’altra, lui sulla sedia e lei sul letto. “Sei sicura che puoi mangiare questa roba?” chiese Piton, preoccupato per il latte che avrebbe dato la bimba,
“Non preoccuparti” disse semplicemente, “Come mai sei tornato a casa?”,
“Volevo vedere come andava in negozio, non vorrei che ti stancassi…”,
“Niente paura: mi aiutano la tata e lo zio ha assunto diversa gente per aiutarmi”,
“E Natalie?”,
“Natalie sta benissimo…ora che i lavori sono finiti e le pareti asciutte, la porto tranquillamente con me, l’allatto anche lì!”,
“E quando sei impegnata in cucina?”,
“Tranquillo, c’è la tata che la guarda…e poi, scusa, se non ti fidi a lasciarla con la tata, tienila tu a Hogwarts!”,
“Sei matta? Non posso tenere la bambina in un laboratorio di pozioni, si sentirebbe male, e poi non ho mai detto che non mi fido della tata!”,
“Bene, allora stai tranquillo!”.
Mentre finivano il dolce, Cate osservò Severus. Erano tutti e due ancora in accappatoio. “Sai, sono andata dalla ginecologa, e lei mi ha detto che è passato abbastanza tempo…”,
“Abbastanza tempo, per cosa?”,
Cate arrossì, “Lo sai!”.
Piton ora aveva capito perfettamente. Posò il piatto, e si avvicinò a Cate, e le si mise sopra facendola sdraiare. La baciò con passione e le tolse lentamente l’accappatoio. Dopo aver avuto la bimba era ancora più morbida e soda di come se la ricordava prima. Cate, dal canto suo, si sentiva in paradiso, non facevano l’amore da tanto tempo.

Dopo, Cate si rialzò per prendere il dolce che lui aveva lasciato. “Ne vuoi ancora?” chiese lei,
“No” gli rispose lui, “Prendilo pure, se ti va”, lei si sedette sul bordo del letto finendo il dolce, “Quando ci sarà l’inaugurazione?”,
“La domenica di Pasqua, dopo che tutti usciranno dalla messa”.
E così fu. Dopo la messa molta gente venne all’inaugurazione della pasticceria. Oltre ai dolci, era stato allestito un piccolo buffet. Durante la festa Piton suonò il piano mentre Cate cantava. La festa durò fino a sera e per i giorni successivi la pasticceria andò benissimo.
Cate sapeva che questa felicità non sarebbe durata a lungo, ma per ora, non voleva pensarci, e occuparsi della famiglia e al suo lavoro.

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