Benvenuti alla Corte dei Miracoli

di Miss_MaD
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incubi ***
Capitolo 2: *** La zingara bianca ***
Capitolo 3: *** Scuse e risate ***
Capitolo 4: *** Incontri ***
Capitolo 5: *** Una lunga storia ***
Capitolo 6: *** La biblioteca ***
Capitolo 7: *** Benvenuti alla Corte dei miracoli ***
Capitolo 8: *** Asilo ***
Capitolo 9: *** Addio ***
Capitolo 10: *** Dubbi, baci e... benvenuti ***
Capitolo 11: *** Un regalo speciale ***
Capitolo 12: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Incubi ***


Il corpo era scosso da violenti tremiti, tirava calci nel letto e sul volto aveva un'espressione di pura paura.
L'incubo che stava avendo doveva essere tremendo.
Sapeva bene che la ragazza non andava svegliata ma per rassicurarla lui le mise le braccia intorno alla vita; poco meno di due secondi dopo, lei era scattata, mettendosi seduta sul giaciglio che divideva con il novello sposo, il re dei gitani Clopin Trouillefou , e aveva gli occhi spalancati in un'espressione di terrore , respirava affannosamente, con i capelli ramati che le scendevano, bagnati di sudore, sulla fronte e sulle spalle e che la facevano sembrare piccola e indifesa come una bambina.

《Clopin》chiamò lei.
Cercò le mani del marito e le trovò sulle sue spalle, che le scostavano i capelli per aiutarla a riprendere fiato.

I movimenti dell' uomo erano dolci e premurosi: si alzò, accese una candela e prese un laccio di cuoio dall'enorme bisaccia appoggiata alla gamba di una sedia poco distante.
Tornato a letto, legò i capelli della ragazza, il cui respiro si era lentamente calmato, poi la fece adagiare al suo fianco, lei si rannicchiò contro di lui e si addormentò quando sentì all' orecchio il cuore del marito che pulsava calmo nel petto.

Mentre le accarezzava la testa, seguendo il respiro che si faceva sempre più lento, Clopin pensò a come e quando si erano conosciuti quel giorno al mercato, appena qualche mese prima.

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Capitolo 2
*** La zingara bianca ***


15 Giugno 1482

Come tutte le mattine Clopin si era vestito con i suoi pantaloni, un tempo bianchi ma ormai logori, il suo camicione di lino, e il mantello grigio, cucito dalla sorella Esmeralda.

Era giorno di lavoro: attaccò ai pantaloni la scarcella di cuoio scuro e nascose sotto al mantello il pugnale, uno degli ultimi doni di sua madre.

Uscì dalla tenda arancione che gli fungeva da camera e si avviò verso il mercato, che si sviluppava in tre rami, come una grande Y:
in uno vi commerciavano fruttivendoli, macellai, panettieri, venditori di stuzzichini e dolcetti; in un altro erboristi, venditori di animali, antiquari;
nel terzo ramo commerciavano pittori, artigiani, orafi, ritrattisti, essenzieri, gioiellieri, tutti banchi ai quali si femavano le donne di un certo rango, con le borse e i borselli carichi di denaro nascoti sotto i mantelli, ignare della rapidità dei tagliaborse. Di solito era lì che quelli del
Reame d' Argot "lavoravano": avvicinavano le ragazze da dietro e con il coltello tagliavano le borse, sfilavano collane ed orecchini, il tutto passando quasi sempre inosservati.

Quel giorno Clopin si diresse verso il banco che fruttava più denaro di tutti, ovvero  quello del mercante di stoffe, e ne avrebbe approfittato per comprarne un po' per farsi fare un nuovo mantello. Al banco c' era una ragazza che pareva proprio il bersaglio ideale: giovane, all' incirca sui diciassette anni, sola, avvolta in un lungo mantello bianco bordato d'argento, ed era intenta a guardare le stoffe con aria così concentrata che non si sarebbe accorta di niente.
Le andò vicino fingendo di guardare le stoffe esposte, intanto mise la mano dietro al suo mantello per poi allungarla verso la cintura della ragazza a cercare il borsellino pieno di soldi. Come lo sfiorò, lei si spostò a guardare un altro tessuto, posizionandosi dall' altra parte del ladro.

《Merda!》 esclamò lui, prima di essere distratto da una stoffa marrone esposta sul banco.

Quando si decise ad acquistarla cercò il sacchetto con le monete con la mano, ma con suo grande stupore, questo era sparito, e con lui anche la ragazza che fino a un secondo prima era al suo fianco a osservare i tessuti.

Corse via dal banco raggiungendo una piazza e lì la vide, con il capo coperto dal cappuccio, intenta a nascondere il sacchetto con i soldi, agganciandolo ad una cordicella che fungeva da cintura. 
Clopin corse per raggiungerla ma lei, essendosene accorta, scappò via verso un viale alberato.

《Devo ammetterlo, non siete male, ragazza! 》Clopin l' aveva raggiunta ma questa era come scomparsa nel nulla, e ora lui cercava di farla parlare per individuarla  e rubarle i soldi e volendo, qualcosa di più.
Insegnare qualcosa, insomma, a quella giovane che si era permessa di rubare i soldi nientemeno che al re dei gitani!
Le fece un applauso e un inchino, e  una risata si fece spazio tra le fronde di un albero.
Era lei, seduta su un ramo ed  appoggiata al tronco con la schiena, la gamba destra piegata contro il busto, e la sinistra a penzoloni.
《Complimenti, mademoiselle.》 fece lui con un sorriso ammirevole.
《Devo dire che siete una preda piuttosto facile, monsieur. Alors!》 fece lei facendogli cadere in mano il borsello in pelle dall' alto, e piombando giù con un' agilità quasi felina.
《Alors: Onyx Garou,  al vostro servizio majestè!》disse, facendo un profondo inchino.《Ma se era solo per quella non dovevate farmi i complimenti, è il mio lavoro, maestà.》continuò. 
《Sai chi sono io? 》Clopin era allibito, e aveva improvvisamente smesso di darle del voi. 
《Ovviamente, sire: siete Clopin Trouillefou della Corte dei Miracoli, non c'è zingaro che non vi conosca a Parigi》disse lei con una risata.
《Ma tu non sei una zingara...》 la pelle chiara e i capelli rossicci della ragazza, insieme al suo perfetto francese infatti,  lasciavano pensare che si trattasse semplicemente di una parigina che si dilettava nel furto.

《Questa è un' altra storia, maestà, e sarò lieta di discuterne al nostro prossimo incontro, se mai ci sarà.》

《Una ragazza piena di sorprese, vedo.》 E lei aveva fatto un piccolo inchino con la testa.

《Addolorata, Majestè, ma adesso vi devo lasciare.》 Si era poi tirata il cappuccio sulla testa, a nascondere i capelli mossi.《 Adieu!》

La sparizione della giovane lasciò Clopin con una strana sensazione nello stomaco.
《Per oggi finiamo qui》 si disse, senza nemmeno passare dal mercato a ritirare la stoffa.
Tornò indietro con un sentimento addosso che non seppe spiegare: era ansia, al pensiero di rivederla, vergogna, per essere stato derubato e felicità, per averla incontrata.

Pregò con tutto se stesso davanti a Nore Dame, in silenzio, chiedendo che, se davvero lassù c' era qualcosa, che quel qualcosa lo facesse di nuovo incontrare con quella ragazza.

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Capitolo 3
*** Scuse e risate ***


《Scusami...》Onyx era molto dispiaciuta, sapeva che ormai da qualche notte rendeva impossibile far dormire  il suo sposo.
《Non so che mi prende... Mi dispiace. Cavoli, adesso penserai di aver sposato una malata mentale...》aveva detto, agitata, quella mattina, seduta ai piedi del letto, mentre Clopin finiva di vestirsi.

《Non potrei mai pensarlo, Onyx...》 le disse con il sorriso, per poi buttarsi di schiena sul letto, le mani dietro la testa《 Mettiamola così, finché non inizi a vagare addormentata per la Corte minacciando tutti quelli che incontri,  non ci sono problemi, okay?》entrambi avevano sorriso alla battuta di Clopin, ma per quanto belli, i momenti di risate non risolvevano i problemi, e il Re degli zingari lo sapeva bene, e cercava una risposta agli incubi della moglie.

Pensava svelto e di colpo gli venne in mente il loro primo incontro dopo il furto, o meglio, del primo incontro tra lei ed Esmeralda.

Ricordava bene quel giorno, era stato l' ultimo in cui la sorella era stata veramente libera prima di essere costretta a chiedere asilo a Notre Dame.

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Capitolo 4
*** Incontri ***


*29 giugno*
Il vento soffiava forte e la pioggia non smetteva di scrosciare sulle vetrate di Notre Dame, producendo all' interno della cattedrale un suono simile ad un canto soave e malinconico.

Molti parigini, sorpresi da quel primo temporale estivo, si erano rifugiati all' interno della grande madre di pietra sull' Ile de la Citè.
Alcuni ne avevano approfittato per pregare, accendere una candela, confessarsi, o semplicemente ammirare interamente le magnifiche volte e le enormi vetrate che vi erano all' interno;
altri chiacchieravano, soprattutto le signore, incuranti del luogo in cui si trovavano.
E poi c' era Onyx, rifugiata là dentro molto prima del temporale, e rintanatasi nel più cupo angolo della cattedrale a piangere, i sussulti che la facevano muovere come se il suo petto volesse esplodere, ma che non le facevano emmettere neppure un singhiozzo.
Piangeva in silenzio come a non disturbare la gente che stava all' interno della cattedrale, incurante delle figure che si nascondevano nell' ombra e la osservavano.

Un'altra ragazza, infatti, la guardava, e  guardava quelle lacrime con attenzione perchè sapeva cosa volessero dire: si ricordava di averle piante anche lei, anni prima, quando il suo fratellastro le aveva rivelato la sua vera natura.
Era sempre stata convinta che quell' uomo così gentile che l' aveva cresciuta fosse suo padre, ma poi lui le aveva detto la verità.
Orfana, ecco ciò che era, orfana e figlia di un soldato che neppure sapeva della sua esistenza.

L' infanzia e l' adolescenza di Esmeralda, questa era l' altra ragazza, erano state dure e tristi e ancora, talvolta, chiedeva al fratello di poter dormire con lui, se gli incubi la tormentavano.

Sebbene fosse più piccola, anche se solo di pochi anni, Esmeralda conosceva la vita molto più di Onyx; ne conosceva le bellezze più profonde ma purtroppo, a esser nata zingara, ne aveva conosciuto anche le durezze e la cattiveria.
Nonostante ciò, però, era contenta di quello che aveva, per esempio la libertà, quella si, poteva vantarsi di possederla.
Onyx invece non sapeva cosa fosse la libertà.

《Io ti conosco...》gli occhi di Esmeralda brillavano come gemme.

L' altra ragazza non si era nemmeno accorta di essere osservata e a quelle parole sussultò, spaventata.
Guardò la figura che aveva di fronte e inizialmente non capì, ma poi riuscì a domandare, con voce più ferma di quanto si aspettasse: 
《Davvero, mademoiselle? Io non vi conosco 》
《Mio fratello parla spesso di te, il che è strano, perchè lui non parla mai di nessuno... Comunque, Io sono Esmeralda, la sorella di Clopin》 la gitana aveva fatto un passo verso di lei, rivelando tutta la sua bellezza esotica.
《Siete la gitana che balla per le piazze, vero? 》
《Esatto! E tu come ti chiami? 》
《Onyx, non ve lo ha detto Clopin? 》
《No, non parla molto di se, e nemmeno delle sue donne, in effetti è già un miracolo che abbia solo accennato a te... 》
《Io non sono la sua donna, ci siamo solo incontrati una volta al mercato, e quasi un mese fa!》
Le due ragazze parlarono un po' fino a che Esmeralda, ingenuamente , le chiese perchè stesse piangendo.

《È una storia un po' lunga...》
《Non fa niente, di tempo ne ho in abbondanza.》rispose, sorridendo, Esmeralda.
《Diciamo solo che mio padre, sovrano della Casata rivale alla vostra, da quando vi siete trasferiti a Parigi ci ha messo tutti in guardia dallo stare con voi...》
《Aspetta, ma sei una zingara anche tu? E come mai hai la pelle così chiara? 》Esmeralda non aveva sentito una parola di ciò che aveva detto la rossa, e in qualche modo Onyx ne fu grata: non le era mai piaciuto mentire... almeno fuori dal lavoro. 
《E chi lo sa?》disse, allora, prendendo la palla al balzo 《 Però è un bel vantaggio: mi confondo molto bene tra i parigini, loro non notano la differenza tra di noi... E rubar loro i borselli è un gioco da ragazzi! 》 disse con un sorriso.
《Ci serviresti alla Corte: ultimamente i parigini stanno lontani da chi ha a pelle scura.》commentò Esmeralda, sovrappensiero.
《Sentite, come... Come è fatta la Corte? Sono anni che ne sento parlare e... Ecco, Mi- mi piacerebbe vederla...》domandò l' altra, con una punta di imbarazzo, per poi cancellare l' idea con un gesto della mano, e continuare:《 Anche se in realtà credo che nessuno sarebbe contento se lo facessi, o sbaglio?》
《E invece》disse la più  giovane,  battendo i palmi a terra e alzandosi in piedi 《credo proprio che sia una buona idea, soprattutto perchè c'è una persona che ti vorrei presentare, ma ti porto solo se mi prometti di smetterla di darmi del voi, va bene?》

Le due ragazze aspettarono che il temporale finisse e, quando le gocce smisero di cadere dal cielo, Esmeralda prese per un braccio la sua nuova amica e corsero, corsero per un reticolo di strade fittissimo, fino a che arrivarono ad una taverna.
Una volta entrate, le due camminarono a zigzag tra alcuni tavoli lunghissimi, fino ad arrivare ad  una scala che scendeva verso una porta.
Una volta aperta, gli occhi di Onyx furono travolti da un turbine di colori indescrivibili.
《Allora questa è la Corte dei Miracoli! 》
《Sissignora! Benvenuta a casa mia! Ora seguimi, per favore. 》

Esmeralda la condusse in una tenda non molto grande, al cui interno vi erano un tavolo, due sedie, un armadio e una cassapanca intagliata. 
《Pierre!》 chiamò, e da un' apertura, quasi una porticina nella tenda, sbucò un uomo alto, con una casacca azzurra logora e i capelli lunghi e spettinati, che, accorgendosi della ragazza, fece un profondo inchino, facendole il baciamano.

Bonjour, mademoiselle, mi chiamo Pierre Gringoire. 》
《 Pierre Gringoire il poeta? Ho sentito molto parlare di voi! Io sono Onyx Garou, maestro, e se mi permettete, ammiro molto le vostre poesie.》aveva detto, guadagnandosi un piccolo inchino di ringraziamento da parte del poeta.
《Aspetta, sai leggere?》aveva chiesto Esmeralda, gli occhi che le brillavano.
《Si, certamente. Per la mia famiglia è sempre stato importante sapere leggere e scrivere, e appena i bambini sono grandi abbastanza da imparare bene queste cose, gli vengono insegnate  e poi mandati per le piazze a lavorare.》

Mentre le due si erano perse a parlare, il poeta aveva realizzato ciò che aveva davanti, ovvero una comune parigina che si trovava nel cuore della Corte dei Miracoli, a chiacchierare animatamente con la Regina, senza che nessuno avesse obiettato.
Probabilmente la sua faccia esprimeva alla perfezione i suoi pensieri, perché Onyx, ad un tratto, parlò:
《Maestro, sono una zingara anche io, non fatevi ingannare dal colore della mia pelle...》 disse, timidamente.

Una fragorosa risata si era fatta poi spazio nella stanza: Clopin stava sulla porta, appoggiato allo stipite, le braccia conserte , le gambe accavallate e i capelli intrecciati che gli ricadevano sulle spalle. 
《Finalmente qualcuno è riuscito a zittire il poeta!..》esclamò.

Tra lui e Gringoire, infatti, non scorreva buon sangue, e il gitano non perdeva mai occasione per prenderlo in giro.
Si staccò dallo stipite, si avvicinò a Onyx e le sorrise, guardandola dall' alto:
Mademoiselle, ma il vostro francese dov'è finito? 》
《Ad essere sincera, maestà, vi credevo più sveglio: dovreste conoscere questo genere di trucchi...》gli sorrise, alzando un sopracciglio.

《E se posso chiedere, chi di voi ha avuto la brillante idea di portarla qui dentro? 》continuò Clopin.
Nessuno dei presenti osò parlare, e lui, d' altro canto, non si aspettò nemmeno una risposta, perchè già la conosceva.
La notte passò tra le risate, era impossibile uscire all' aperto perchè il temporale aveva ripreso a scrosciare più violento.
Nessuno, però, si sarebbe preoccupato per Onyx.

O, almeno, non quella notte.

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Capitolo 5
*** Una lunga storia ***


《Cosa è successo quella mattina, Onyx? C'è qualcosa che non mi hai detto? Perché stavi piangendo quando Esmeralda ti ha trovata?》
Era tarda mattinata quando Clopin si era messo in testa di capire la  causa degli incubi che devastavano le notti della moglie, e un po' anche le sue.
Era talmente in ansia per lei che la stava tartassando di domande.

《Lo sai, l' ho già detto ad Esmeralda, per quello che ha detto mio padre su di voi...》aveva tentato di mentire lei.
Lui non si era lasciato ingannare:《Non può essere solo per quello, non sei tipo da piangere per così poco.》
《Davvero, Clopin, non posso dirtelo.》
《Onyx, ti prometto che niente uscirà da questa stanza, ma dimmi tutto, per favore !》l'aveva pregata lui, e lei, con un sospiro, aveva iniziato a raccontare:
《Vedi, la mia famiglia è una delle fondatrici della mia casata.
In origine i nostri avi, i miei e i tuoi, erano fratelli, figli di due nobili andalusi, uno figlio di sangue, l' altro trovatello.
Alla morte dei genitori, i due litigarono per l' eredità e tramandarono il proprio odio reciproco ai discendenti. Sono passati secoli ma ancora ci combattiamo.》

《E tu piangi per questo? 》 aveva domandato lui con un sopracciglio alzato.
《Fammi finire! Ci combattiamo da secoli ma ormai nessuno ne conosce il motivo, tranne》si era indicata con un gesto della mano 《 la sottoscritta: sentivo raccontare questa storia agli altri bambini, ma ho sempre pensato si trattasse di una favola.
Quando ho imparato a leggere ho cercato nei libri e ho scoperto la verità.
Quando l' ho detto a mio padre, anni dopo, mi ha risposto di non avvicinarmi a voi perché siete malvagi, abbiamo litigato perché sapevo che lui non aveva prove per dire quelle cose, e alla fine sono scappata di casa. Questo a marzo.》
《Quindi non vedi la tua famiglia da..》
《Sei mesi, più o meno... Ma non ne faccio una malattia, non più di tanto, almeno.》aveva risposto lei, con un sorriso triste.
《Come sarebbe a dire? A me mancherebbe una famiglia come la tua, una che insegna ai bambini qualche arte, con pazienza, e non li butta in strada appena son capaci di reggersi in piedi...》
《Era una bugia.》la voce di Onyx si era sentita a malapena.
《Cosa?》aveva chiesto lui.
《ERA UNA BUGIA!》aveva ammesso, alzando la voce, per poi continuare: 《Nessuno mi ha mai insegnato niente, sono sempre stata la pecora nera della famiglia, quella che prova a risolvere i problemi col cervello e non con la forza, ho imparato da sola tutto ciò che so!》
Ormai era inutile nascondere le lacrime di rabbia.
《Ma allora perché hai detto tutte quelle cose belle sulla tua famiglia?》aveva chiesto lui, la testa inclinata da un lato e una mano sulla spalla della ragazza.
《Non lo so》aveva risposto lei《 non ne ho idea, forse speravo che parlando bene di una delle due parti all' altra, la ferita si sarebbe pian piano rimarginata...》aveva continuato.

《 Non pensi che si staranno chiedendo che ne è di te?》aveva chiesto lui, dopo un po'.
《Ne dubito: mi odiano, e io odio loro!》
Clopin ci pensò su, poi la guardò negli occhi, accarezzandole una guancia, il suo solito sorriso, solo un po' più dolce stampato in faccia, ed esclamò :
《Fammi strada》
《Per dove, scusa? 》chiese lei, per poi realizzare, in un secondo momento, l' idea che era balenata nella testa dell' uomo.
《No, no, non ci andremo! Forse non hai idea di che posto è quello, potrebbero ucciderti!》 Aveva esclamato, allora.
《Fidati, posti come quello li conosco fin troppo bene, so quanto rischio, ma non ti dimenticare che anche tu potevi morire quando sei venuta alla Corte, è stato grazie ad Esmeralda se non ti hanno toccata.》

La discussione era durata per alcuni minuti, fino a che la ragazza non aveva capito che le parole dell' uomo erano sensate, e allora, con un sospiro di rassegnazione, disse:
《...se mi succede qualcosa scappa più veloce che puoi, intesi?》
《Intesi! 》 rispose lui, per poi stringerla in un forte abbraccio e baciarle la fronte.
《So che sei spaventata,》le aveva sussurrato a un orecchio, mentre lei si lasciava cullare dalle sue braccia accoglienti 《 Ma insieme ce la faremo. Andrà tutto bene, te lo prometto.》

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Capitolo 6
*** La biblioteca ***


*1 luglio 1482*

Le campane suonarono presto, tirava aria di novità a Parigi e sembrava che perfino Quasimodo, che da tempo non stava in mezzo alla gente, la percepisse, lo si capiva dal suono che avevano quella mattina le sue campane che, di buon' ora, attirarono Onyx verso Notre Dame.

Per essere una zingara trascorreva molto tempo in chiesa, nonostante non credesse fermamente nell' esistenza di qualcosa.

Nell' uscire dalla cattedrale non si accorse che un ragazzo la stava osservando, silenzioso e ben nascosto, deciso a seguirla in ogni movimento.

Si diresse verso il mercato: tagliando di lì sarebbe arrivata in un baleno all' università, dove aveva appuntamento con Gringoire.
Il ragazzo la seguiva ovunque, quasi fosse la sua ombra.

Per arrivare all' università si doveva passare da un vicolo che, nemmeno a dirlo, era cupo, tetro, sporco e brutto, illuminato solo la sera da qualche fiaccola, se si ricordavano di accenderla.

Giunti all' imbocco del vicolo, lui le si avvicinò:
《Ciao, bellezza!》 la sua voce calda la fece sussultare.
《Cosa volete?》 Il suo cuore pompava velocissimo, anche se non lo dava a vedere.
《Ah, ma allora non mi hai riconosciuto, Onyx !》sembrava nervoso, quasi arrabbiato.
Aveva un' aria offesa e un ghigno sulla bocca e le si stava avvicinando sempre di più mentre lei percorreva veloce il selciato.
《No, non so chi voi siate e mi stupisce che conosciate il mio nome, ma purtroppo vado di fretta!》
《Vai di fretta? Dai, non mi vuoi nemmeno guardare?》

Nel frattempo avevano raggiunto l' ingresso dell' universtà, ma di Gringoire nemmeno l' ombra.

Onyx temeva il confronto con quell' uomo che, in realtà aveva riconociuto.
《Oh, insomma, GUARDAMI! 》le aveva girato il viso, mostrandole gli occhi neri, i capelli corti e lisci, una brutta ferita sull' occhio destro, non troppo fresca, a giudicare, la pelle abbronzata e tempestata di cicatrici e solchi.
《Romain, non mi toccare!》 quel nome le uscì dalla bocca senza che lei lo avesse nemmeno pensato.
《Ah,ma allora mi hai riconosciuto!.. Come sei cambiata, tesoro...》l' aveva presa per un braccio e fatta girare, per guardarla meglio.

《Ti ho già detto che non voglio avere niente a che fare con te! 》aveva ritratto il braccio.
《Ma come, tratti così il tuo futuro sposo?》aveva fatto schioccare la lingua in segno di dissenso, e aveva fatto scivolare la mano sulla bassa schiena, pronta a scendere.

《Ti ho detto di non toccarmi!》 ruggì lei, e si ritrasse con forza.
《 Dove stavi andando così di fretta?》
《A farmi gli affari miei!》
《 Hai appuntamento con un uomo?》domandò lui, impassibile.
《Primo: non ti interessa; secondo: non siamo promessi sposi; terzo: se anche andassi ad un appuntamento con un uomo non te lo verrei certo a dire!》
《Eppure dovresti avere rispetto per la tua famiglia...》
《VOI NON SIETE LA MIA FAMIGLIA!》 Aveva urlato lei, su tutte le furie.
《Mademoiselle, quest'uomo la importuna? 》si era fatta sentire una voce da dietro i due. Eccolo, Gringoire, sempre in ritardo!
《N-No,marito mio! Se ne stava andando!》
《Sei...Sei sposata...con lui?!》aveva domandato Romain, incredulo.

L'improvvisazione era il pane quotidiano della ragazza, un po' meno del poeta, le cui guance, un po' per l'imbarazzo, un po' perché preso alla sprovvista, si colorarono di un vivace rosso porpora, anche se dare un bacio a quella ragazza non gli dispiacque affatto.

《Tu sei pazza!》Romain si stava allontanando a passo veloce,ma non abbastanza per vedere i due scambiarsi un ultimo, appassionato bacio.

《Mi spiace, mastro Pierre!》Si scusò la ragazza, poco dopo
《Oh, figuratevi, è un piacere aiutarvi in questo modo. A proposito, lui chi era? 》chiese Gringoire, curioso.
《Il mio promesso sposo che, per dirla in tono poetico, ha gradito il fatto che fossi sola per espormi ciò che pensa di me... 》
《Ma vi ha fatto del male, state bene?》
《Si, certo, so difendermi abbastanza bene, semplicemente questa volta avevo bisogno di una spinta in più 》 gli sorrise.
《Bè, se vi servono altri aiuti simili, non esitate a chiedere!》rise lui.
《Mastro Pierre, siete così spiritoso, ma devo forse ricordarvi che avete moglie a casa?》
Risero per qualche istante, fino a che a Onyx non venne in mente una domanda:
《Di che mi volevate parlare?》chiese
《Opere, ma cherie: l' università vanta la più vasta biblioteca classica e poetica di Parigi e mi è sembrato di intuire che l' argomento vi interessa!》
《Si, mastro Pierre, avete ragione , ma...》iniziò lei con una punta di imbarazzo. 《Ecco... io non sono mai stata in una biblioteca, non so nemmeno come comportami... 》
Gringoire aveva riso, prima di risponderle:
《Oh, mademoiselle, è la parte più facile: sfoderate i vostro miglior francese ed entriamo!》

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Capitolo 7
*** Benvenuti alla Corte dei miracoli ***


Parlando del più e del meno e gironzolando tra i libri passarono le ore, tanto che, all' uscita, era ormai tardo pomeriggio.

Era quasi un' ora che Onyx cercava un posto dove passare la notte, invece di apprifittare dell' ospitalità 'caritatevole' della Falourdel, che le costava tre lire d'argento per volta oltre agli sguardi degli uomini che vi passavano la notte insieme a belle ma stupide donnacce.
Non trovandolo, però, decise di tornare dalla ruffiana almeno per quella volta.
Per arrivarci doveva passare davanti a Notre Dame e proprio lì ebbe un' illuminazione: avrebbe potuto dormirvi dentro, o da qualche altra parte nei dintorni, e avrebbe risparmiato qualche soldo!
Si avvicinò al sagrato e notò che le porte della cattedrale erano ancora aperte nonostante fossero le sette della sera.
Entrando, l'odore di incenso pungeva le narici ed i polmoni, ma qualcosa invitava a rimanere. Tutto era silenzioso e quel silenzio faceva risaltare le enormi statue che, come eterne guardiane di pietra custodivano l'anima degli uomini che vi pregavano.
Nelle navate secondarie, ai lati dell'altare vi erano numerose statue, le più raffiguravano la Madonna nelle sue più varie apparizioni. Erano tutte magnifiche, ma quella che più stava a cuore a Onyx era la Madonna Nera, con in braccio il suo bambino.

Era molto legata a quella raffigurazione perché da sempre osservava il colore della sua pelle, così diversa da quella della sua famiglia e da quella degli altri zingari che aveva incontrato in vita sua.
Da tempo, più che altro dall'incontro con Clopin, che l' aveva fatta tornare sull'argomento, si interrogava sugli svariati colori di pelle e si chiedeva perchè proprio a lei fosse capitato un colore tanto chiaro in mezzo a gente dalla pelle mulatta.
Si torturava dicendosi che, forse, se avesse avuto la pelle di un colore più scuro, la sua famiglia l'avrebbe amata, proprio come i francesi erano stati pronti a venerare una statua dal colorito del carbone.
Fu sotto quella statua che si decise a riposare, cullata dall'odore dell'incenso, dalle campane e dai pensieri che, come una fitta, morbida coperta, le avvolgevano la testa.

Qualche ora dopo si svegliò, sopraffatta da un incubo; incapace di dormire decise di calmarsi facendo un giro tra le navate.
Arrivata in quella opposta a quella dove stava lei, vide due occhi verdi muoversi nel buio: si avvicinò, avrebbe riconosciuto quegli occhi tra mille:
《Esmeralda?!》aveva chiamato.
La ragazza, sorpresa di essere chiamata, sussultò.
《Esmeralda che...che ci fai qui? Non dovresti essere alla Corte?》aveva Eva continuato l' altra.
《Io...non ho fatto in tempo ad avvisarli, ho dovuto chiedere asilo alla cattedrale! 》
《Ma cosa è successo?》
《Finché starò qui non corro pericoli ma sono ricercata per qualcosa che non ho fatto. Forse mi prenderanno: ho sentito due uomini parlare e dire che domani decadrà il diritto d' asilo per i clandestini! 》
Onyx ci pensò un istante:《 Potrei avvisare io il Reame d' Argot, ma non so esattamente dove si trova...》

Esmeralda tirò fuori da un sacchetto che aveva sotto alla cintura, un piccolo gioiello, che anche l'altra ragazza riconobbe: gli zingari avevano la tradizione di donare ai nuovi arrivati un anello, un ciondolo, un orecchino, una moneta da intrecciare nei capelli, con sopra un'indicazione del ritrovo: qualunque cosa fosse successa, ognuno di loro sapeva dove poter trovare quel luogo sicuro. I gioielli con su scritta l' indicazione venivano tenuti in luoghi sicuri e custoditi preziosamente, per la loro importanza. Ottenerne uno da uno zingaro voleva dire cieca fiducia.

《Tieni》le disse, e le tirò il ciondolo.《segui la via che ti indicherà e sarai al sicuro.》
Non ci fu molto tempo per i convenevoli, per cui uno sguardo d'intesa e di ringraziamento fu sufficiente.

Le strade della città di Parigi erano troppo intricate, e troppo fiocamente illuminate per riuscire a capire esattamente dove si stesse andando.
《Non è altro che quella taverna!》 Si ripeteva. 《Le taverne sono sulla rive gauche, poi sempre dritto fino alle porte della città》diceva mentalmente, memore della prima volta in cui era andata in quel luogo così insolito.
Mano a mano che si allontanava dalla Senna, vedeva le luci farsi più fioche, poi più rade. Quando si videro luci più frequenti, si fermò: era nel quartiere delle taverne.
Già, ma qual era quella giusta? Il ciondolo non dava grandi indicazioni, diceva solo che si trovava in quella zona. Aveva due opzioni: la taverna più illuminata o quella meno?
A darle la risposta ci pensarono due uomini: un giovane alto, muscoloso, con una piccola cicatrice sulla guancia sinistra e una piaga sul braccio destro, e un uomo anziano, scheletrico, curvo su un bastone. Senza farsi notare si avvicinarono e le domandarono la carità. Lei non sapeva che rispondere, erano del Reame d'Argot? E se non era così? In più lei non aveva soldi a parte sei monete d'argento che le servivano per mangiare.
Provò ad avvicinarsi alla taverna che le stava piu vicino, rischiando il tutto e per tutto.
Il ragazzo aumentò il passo e quando lei fece per aprire la porta lui le afferrò il polso.
《Cosa fai?》
《Entro nella taverna!》
《Non si può!》Ruggi lui
《Ma le luci sono accese, e si sente rumore den-》
《Ho detto che non si può》 la interruppe.
Era nel posto giusto.

Dalla cintura tirò fuori il medaglione, reggendolo con una mano.《 Ora posso?》chiese, con un sopracciglio alzato e uno sguardo furbetto.

Il vecchietto le corse incontro 《Chi sei? Chi te lo ha dato?》
《Il re mi conosce, mi chiamo Onyx, e sono una zingara come voi. Quanto al medaglione, è di Esmeralda.》
《Cosa le hai fatto?》si infuriò subito il ragazzo.
《Devo parlare con il re. Posso entrare o no? 》
《Se è così vi accompagnamo noi dentro》

La porta si aprì e davanti agli occhi della ragazza si aprì uno spettacolo orrendo: ubriachi e donnacce in ogni angolo, uomini che dalle facce si intuiva fossero assassini e tagliaborse,...
La parte superiore della Corte dei miracoli non era poi così meravigliosa come la ricordava!

Si avvicinarono a Clopin, seduto su di una botte a ridere e scherzare.
Hombres, cosa mi avete portato?》 Chiese ai due.
Onyx alzò gli occhi sotto l' enorme cappuccio, e lui la riconobbe.
《Sire, aveva questo, è della Esmeralda!》
Clopin saltò giù dal trono e ringraziò i due uomini, dicendo che se ne sarebbe occupato lui, poi, come se fosse stato arrabbiato, prese il braccio della ragazza con forza e la trascinò in una stanza.
《Cosa ti salta in mente, perchè sei venuta qui?》
《Esmeralda è in pericolo!》aveva risposto lei, levandosi il cappuccio.
《Cosa? Esmeralda? L'hai vista? Sono due giorni che non torna qui!》domandò lui, preoccupato per la sorella.
《Ha dovuto chiedere asilo a Notre Dame, ma forse domani lo toglieranno a tutti i clandestini!》
A quelle parole Clopin rimase pietrificato: l' asilo alla cattedrale era la loro unica salvezza!
《Spero non ti dispiaccia restare qui questa notte》domandò, fiero
《 domani faremo una bella sorpresa al popolo di Parigi.》 

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Capitolo 8
*** Asilo ***


2 luglio 1482

La città di Parigi si era svegliata al suono di mille voci e mille bastoni che tenevano il tempo: uomini e donne, zingari, ladri, assassini, e chi vi era unito in matrimonio, erano sul sagrato della cattedrale e chiedevano tutti insieme asilo:
Noi siamo gli stanieri, i clandestini, dovunque noi siamo, noi siamo fuori, o Notre Dame noi ti domandiamo asilo! Asilo! Asilo!》dicevano in coro, in uno spettacolo meraviglioso e allarmante allo stesso tempo, con Notre Dame alle loro spalle che, con la sua grandezza, faceva riecheggiare quelle voci, moltiplicandole.

Nonostante ciò, però, non tutto stava andando secondo i loro piani: l' arcidiacono Frollo aveva fatto chiamare le guardie, che ora seminavano il panico tra la gente.

La collutazione iniziò in fretta e durò pochi minuti, ma fu intensa: ci furono molti feriti, soprattutto tra i gergoni.
Alla fine, però, bastoni e pugnali avevano avuto la meglio su spade, lance e frecce, e l' arcidiacono si vide costretto dai gitani a rinnovare il diritto d' asilo, pena la sua vita.

《Esmeralda, Esmeralda!》Onyx e Clopin non stavano nella pelle quando entrarono in cattedrale: le loro voci risuonavano tra le volte gotiche, amplificate e leggere, come se fossero state vuote.
《Ragazzi, che ci fate qui? Cos'era tutta quella confusione lì fuori?》 la zingara sembrava sorpresa e spaventata.
《Ti è stato concesso il diritto d' asilo, c'è tutta la Corte fuori, che ha combattuto per te!》
《Clopin, dici...Dici sul serio?》aveva domandato lei, con le lacrime agli occhi.
《Certo che si!》confermarono in due in coro.

In quel momento la ragazza cadde in ginocchio ai piedi di una delle tante statue raffiguranti la Vergine e la ringraziò con una preghiera, inventata da lei.
La navata sinistra si trasformò: aveva fatto risuonare, per una volta, la voce semplice di quell' Ave Maria pagana, invece che dei soliti canti latini, e questo l' aveva come illuminata.

Una volta terminata la preghiera, la gitana si era voltata a guardare i due con occhio dolce e attento.
《E voi?》Onyx e Clopin si erano guardati con aria stupita.
《"Noi" cosa?》 Aveva chiesto l' altra ragazza, ricevendo un cenno con la mano, come di lasciare perdere, da Esmeralda che, intanto aveva cambiato discorso:
《 A proposito, dov'è quel fannullone di mio marito?》

Quando Onyx si decise a replicare alla domanda, il portone centrale si aprì e Gringoire entrò, come al solito, parlando:
《Scusate, mi è giunta voce che mia moglie risieda temporaneamente qui; spero di non arrecare disturbo se...》
《Poeta!》 Clopin era girato di spalle e si fingeva stufo, ma probabilmente era molto divertito.
《Sua maestà, non-》
《POETA!》 ripetè una seconda volta《taci e avanza: tua moglie ti cerca.》
Il poeta avanzò in silenzio.

《 Forse sarà meglio uscire di qua...》 sussurrò il re di Thunes e insieme alla ragazza si avviarono verso il portone che dava sulla piazza.
《Cosa voleva dire?》
《Chi?》
《Non fate il finto tonto, maestà, so che lo sapete. Avanti!》
《La conosci mia sorella, non è tipo da cucirsi la bocca: se pensa una cosa la dice, quindi...》
《Ma mi è sembrato che anche voi foste a conoscenza di quell' argomento o no?》
《Io? No, assolutamente!》 Clopin si era voltato dall' altra parte, per poi rivolgersi ai suoi uomini:
《Gergoni, a casa!》

Durante tutto il viaggio di ritorno, l' uomo evitò lo sguardo della ragazza, parlando sempre con Esmeralda.

Lei, dal canto suo, era ovviamente curiosa di sapere cosa intendesse Esmeralda, ma purtroppo dovette aspettare la sera, quando tornò dal suo "lavoro" al mercato e si diresse, sotto invito, a passare lì la notte perchè un saggio quanto logorroico poeta aveva organizzato una festicciola a base di vino (come se nei giorni ordinari non ne scorresse già a sufficienza) e risate.

L' oro rosso aveva già inebriato quasi tutti, gli uomini come le donne, e molti si erano ritirati nelle loro stanze già da un po'.

La taverna aveva un fuoco centrale, intorno al quale erano ammassati dei tavoli che potevano ospitare fino a dodici persone; sopra questi tavoli vi si erano ammassati altri uomini e altre donne, tutti ebbri di vino e di risate, e proprio queste riecheggiavano nella stanza creando un sottofondo che ai giorni nostri potremmo definire quello di una commedia di secondo genere.

Addossati alla parete di fondo vi erano dei barili molto capienti, e proprio su due di questi erano seduti Onyx e Clopin, che avevano colto l' occasione per lasciarsi andare anche loro alle risate e ai canti andalusi. Nessuno dei due aveva bevuto, o almeno non tanto da ubriacarsi, ma sembravano più sbronzi loro che tutti gli altri messi insieme.

Lei provò ancora a fargli la domanda che le bruciava dentro dal mattino:
《Ma a cosa si riferiva vostra sorella?》
《Quando?》
《Questa mattina, in chiesa!》aveva detto come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
《Te l' ho detto: non ne ho - la minima - idea!》le aveva risposto scendendo ogni parte della frase.
《Chissà perché non vi credo...》
《Temo che, invece, ti dovrai fidare di me, per una volta.》le aveva sorriso distrattamente lui.
Era una delle cose che più odiava quando le veniva risposto così, ma con la voce di quell' uomo, la frase le parve subito più dolce.

《Monsignore, sire, se così posso osare chiamarvi, in questo modo così confidenziale, io...》Gringoire si era avvicinato alla botte su cui stava seduto il re di Thunes.
《Poeta, chiacchieri troppo: che vuoi?》
《Se vi posso interrompere, potremmo scambiare due parole in privato?》
I due si allontanarono:
《Che cosa c'è?》sbuffò il re di Thunes.
《Allora, glielo avete chiesto?》domandò Gringoire, speranzoso.
《Che cosa?》
《Se vuole rimanere alla Corte, sire, che diamine!》
L' uomo parve pensarci su.
《Non lo ha fatto.》rispose per lui Esmeralda, che si era avvicinata ai due, scendendo poi per la scaletta che portava al piano inferiore.
《Per quale motivo, se posso?》aveva chiesto il poeta. Nonostante si trovasse di fronte a un sovrano che non ci avrebbe pensato due volte a impiccarlo, Gringoire si era alterato, e non poco, senza paura di mostrarlo.
《 Non penso acetterebbe mai... Insomma, poeta, guardaci: questo è solo un covo di ladri, accattoni, pazzi e tagliagole, credi che voglia lasciare la sua famiglia, quel posto tanto perfetto da dove viene, per noi?》
《Magari si, se sarete voi a domandarglielo!》rispose il poeta, calmandosi.
《Come fai ad esserne così sicuro?》
《Guardatele gli occhi: sono lo specchio dell' anima di una donna, e a lei brillano ogni volta che le parlate. Non aspetta altro che stare con voi, sire.》
《Si, ma nessuno può entrare a far parte del regno del Gergo, a meno che non faccia la prova del fantoccio.》
《...O sposi un gergone!》
《Ti faccio notare, poeta, che i pochi uomini rimasti vigili stanotte sono tutti ubriachi o già accompagnati, e sappiamo benissimo che la prova del fantoccio è impossibile!》
《Ne siete sicuro? A me non sembra che tutti quanti siano accompagnati...》
《Cosa intendi, poeta? Diavoli, quando devi tacere parli alla nausea, ma quando devi parlare ti fai pregare!》
《Penso che la risposta la sappiate, sire...》
《E penso che tu conosca la pena per chi mi fa arrabbiare... Sei avvertito, poeta.》

《Ci avete messo un bel po', eh?》aveva detto Onyx, concentrata sulle mani di un baro che faceva giocare alle tre carte due donne, su un tavolo poco distante.
《Si, il poeta aveva uno dei suoi deliri...》sorrise lui, come in imbarazzo. 《 Senti, è da un po' che mi faccio una domanda: ti farebbe piacere stare qui? Insomma, vorresti far parte della Corte dei Miracoli?》
《Speravo di sentirvelo dire!》
《Quindi è un si?》
《Certo che è un si, sire!》rise lei, le lacrime agli occhi.
《C'è solo un problema: puoi entrare solo se superi la prova del fantoccio.》
《Se è necessario, la faccio!》
Gringoire, l' unico a parte Clopin rimasto mezzo sobrio, portò il fantoccio, per la gioia degli ubriachi mezzi svenuti sui tavoli.
《Le regole sono semplici: se il fantoccio fa tin, sei fuori.》le disse lui, la mano sulla sua spalla.
《Non tintinnerà!》
《Presenti,》 aveva annunciato 《 questa ragazza desidera unirsi al reame d' Argot. Utilizzeremo i soliti metodi, se il primo fallisce, ci sarà il secondo.》
La prova che fece Onyx, ovviamente, fu un fiasco, perchè tutti i campanelli tintinnarono a gran festa. La ragazza era molto imbarazzata perchè credeva di aver fallito davanti a tutti quelli che quella prova l' avevano superata brillantemente.
《Si passa al secondo metodo, il matrimonio con un gergone.
Se vuoi sei in tempo per cambiare idea.》l' ultima parte gliel' aveva sussurrata.

Dietro alle spalle di Clopin, il poeta le faceva segno di andare avanti con la decisione, senza preoccuparsi.
《No, continuate pure!》
《Allora, signori, chi la vuole?》 Le parole uscirono stentate dalla bocca di Clopin, che già si aspettava chi si sarebbe offerto. Infatti...
《Io la voglio!》
Clopin guardò l' uomo che aveva parlato: occhi velati dal vino, barba lunga e sudicia, capelli rossi, carnagione chiara e sporca, vecchio. No, lui no!

《Maestà, non vi preoccupate per me, troveremo un modo...》
Pierre Gringoire si intromise nel discorso:
《In effetti...Manca ancora una persona a cui chiedere!》

Tutti gli uomini che venivano in mente al re erano sposati o dalla reputazione non proprio impeccabile, e lui non avrebbe mai permesso che le facessero del male.

Il poeta, allora, forse un po' stufo o stupito che il sovrano non avesse capito, gli disse, schiettamente:《Voi, maestà. Voi desiderate questa donna?》
Il re lo guardò torvo, poi ammise, in un sorriso: 《Si! E tu, Onyx, lo desideri ancora? Rimanere qui, intendo.》
《Certo che si》sorrise lei 《soprattutto se potrò stare al vostro fianco.》

Sul viso del gitano si dipinse un sorriso dolce, e guardando la ragazza negli occhi, esclamò:
《Mathias, sposaci!》

Da uno dei tavoli si alzò un uomo alto, robusto, sui quarant'anni, con gli occhi mezzi chiusi dall' alcol, che con voce biascicata parlò ai due:
《Diavolo, Clopin, proprio tu ti sei fatto incastrare?》lo prese in giro 《 In ogni caso, per il volere Clopin Trouillefou, re di Thunes, principe del Gergo eccetera eccetera, e di- come ti chiami, cara?》
《 Onyx Garou》
《...e di Onyx Garou, e per il mio potere, posso dichiararli sposati nel regno del Gergo.》annunciò, a gran voce.《 E ora, amico, bevi un po' con noi!》
Clopin venne trascinato da Mathias e Pierre dietro a uno dei tavoli, dove gli venne versato un generoso boccale di vino.
Onyx, invece, venne trascinata in una stanza da due donne, non molto sobrie a dire la verità, e desiderose di tornare nella cantina a fare festa.

Un raggio di luna illuminava i cuscini, e lei teneva fisso lo sguardo su quel raggio di luce, tanto che si sorprese quando, poco dopo, arrivò il suo sposo e si sedette sul letto, mentre la stanza si riempì di silenzio.

Un silenzio che venne rotto dalla ragazza, che gli si avvicinò un poco.
《Posso farvi una domanda?》
《A una condizione: smettila di darmi del voi. Sei mia moglie!》
Lei sorrise《Va bene. Posso farti una domanda?》
《Ora va meglio. Si, dimmi.》
《Che cosa intendeva Esmeralda?》
《Penso che intendesse "noi" nel senso di "io e te"》
《Quello lo avevo capito. Ma tu devi averle detto qualcosa, no?》
《No, no, niente!》
《Ti conosco. Cosa le hai detto?》
L' uomo cercò di negare nuovamente, con tutte le sue forze.
《Che mi ero innamorato di te.》cedette, infine.

Ci volle una frazione di secondo perché le labbra di Onyx si posassero su quelle di Clopin, e ancora meno perché queste ultime si incurvassero in un sorriso.

《Anche io, majesté》.

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Capitolo 9
*** Addio ***


Toc toc toc toc! 
All'interno dell' atrio del palazzo c' era un baccano terribile ma nonostante tutto i colpi alla porta vennero avvertiti.
Mentre qualcuno si alzava per controllare chi stesse bussando a quell'ora, Onyx si raccomandò all'uomo che accompagnava:
《Cala il cappuccio ed entra solo quando ti dico io!》
《Stai tranquilla!》la rassicurò con un bacio.
《E se mi succede qualcosa scappa più veloce che puoi, e allontanati dalla Corte, saprebbero seguirti fino lì! 》
《Onyx, me lo hai già detto due volte! Stai tranquilla!》le disse, mettendole le mani sulle spalle.
《No, non posso essere tranquilla qui!》

《Chi siete? Che volete?》li aveva interrotti una voce dietro alla porta.

Chat piquée à la tour Roulande.》la parola d' ordine uscì dalle labbra della ragazza senza che lei l' avesse nemmeno pensata.

La porta si aprì e mostrò una stanza dalle pareti grigie e sporche, laddove non erano coperte da mobili ricolmi di libri dalle copertine nere, marroni o color vinaccia.

《Chi siete, straniera?》 A parlare era stato un uomo calvo, non molto alto, e nemmeno molto magro, con la pelle giallastra e profonde occhiaie nere, seduto a cavalcioni di uno sgabello quadrato, a capotavola di un immenso tavolo, con le spalle dirette al fuoco.

La ragazza si lasciò sfuggire una risatina:
《Davvero non sapete chi sono?》
《Dovrei?》
《Per la verità, si. 》il cappuccio, ci mise poco a scivolare dal capo della ragazza, rivelando un volto che ormai pochi avevano l' onore di ricordare in quel luogo.

《Onyx?》
《Sono io, padre.》
《La mia bambina! Sai...》
《Padre, non ho tempo, vi devo parlare!》 lo interruppe lei.
L' uomo la guardò stupito:
《Cosa? Senti, è da marzo che non ti si vede, e ora dopo sei mesi arrivi qui e dici che sei di fretta, che non hai tempo?!》
《 Vi prego, padre. È importante: prestatemi attenzione.》
L' uomo non mostrava alcun segno di cedimento.
《Bene, vorrà dire che parlerò con loro... Bambini, vi ricordate la favola dei due fratelli e delle due casate?》iniziò.
《Non oserai.》 La voce del padre era ridotta ad un sussurro.

I bambini erano ingenui e la risposta non poteva essere altro che un allegro 《Si》, seguito da molte domande.
《E se vi dicessi che la storia, in realtà è vera?》
《Davvero?》
《Si, e voi fate parte di una di queste due casate.》
《E l' altra?》chiese un bambino.
《 L' altra si chiama "Reame d' Argot", e vi stupireste se vi dicessi che si trova qui a Parigi da molto tempo.》

《E tu come lo sai?》Edite, una delle bambine, era molto curiosa.
《Lo so e basta.》era stata la risposta della ragazza.
《Si, Onyx, come fai a saperlo?》domandò il padre che sorrideva in modo raccapricciante.
《Non credo lo vogliate sapere, padre.》
《E perchè mai? Visto che sei in vena di raccontare storie, perché non dirlo alla tua famiglia?》

Lei sembrò pensarci su, uscì dalla locanda e, quando rientrò, al suo fianco c'era una figura incappucciata, avvolta da un mantello scuro. 
《Volete sapere come so del reame d'Argot? Ecco come.》
L'uomo si tolse il cappuccio, rivelando la sua essenza: la pelle mulatta, i capelli neri intrecciati finemente, i due orecchini d'oro allo stesso orecchio, e la collana con il medaglione raffigurante lo stemma non lasciava spazio a dubbi, faceva parte del reame d'Argot.

《E come hai fatto a conoscerlo?》
《Ci siamo incontrati un giorno al mercato.》fare la vaga le veniva molto bene.
《Davvero molto strano che uno zingaro, in un solo incontro, abbia rivelato così tanto di sé...》
《In effetti, sire, ci siamo visti altre volte.》L'uomo aveva parlato per la prima volta. 
《Ah si? E dove?》
《Non credo che questo possa interessarvi.》
《Sporco gergone, Decido io COME DOVE e SE mi interessa,e questo mi interessa molto!》
《Padre,non vi permetto di chiamarlo così!》intervenne Onyx.
《Allora dimmi cosa sai di lui!》Fece il padre con un tono che ricordava quello di un serpente.
Onyx si trattenne un pò, guardò l'uomo che era al suo fianco, poi esclamò:
《Va bene!  Padre, lui è mio marito, è il re della Corte dei Miracoli.》
Ci fu un momento di silenzio prima che il padre della ragazza scoppiasse a ridere:
《Ragazzi, finalmente è stato catturato! Ah, Onyx, sapevo che non ci avresti delusi! Usare lo stratagemma del matrimonio per attirarlo qui, è stata una cosa un po' crudele ma, diciamocelo, sei tutta tuo padre!》 il re si stava letteralmente scompisciando sullo sgabello, e così tutti gli altri zingari.

《Onyx, come hai potuto?》 Clopin era spaventato, per la prima volta in vita sua si sentiva tradito, mentre due uomini gli legavano i polsi, e due donne trascinavano lontano la ragazza che lo aveva portato lì. 
《Clopin, non credere a niente di tutto ciò che ti dicono, te ne prego!》
《Basta fingere, Onyx, oramai hai finito la messinscena, divertiti con noi!》esclamò il padre, mentre Romain la trascinava da un fianco verso la sua sedia.

《Padre, non sto fingendo! E tu lasciami!》
《Come sarebbe a dire che non stai fingendo?》Le risate si erano spente all' improvviso.
《Sarebbe a dire che io amo quest' uomo! Padre, siamo venuti qui per un semplice motivo: non penso sia
Giusto continuare a lottare per qualcosa che in pochi conoscono.》《Quindi siete venuti per fare pace?》domandò l' uomo.
《Si, sire. In teoria la vostra Casata e la mia Corte sono rivali, ma sono cose passate, la storia vera è fusa con le leggende. Chi sa di essere discendente del primo fratello, e chi del secondo?》 chiese Clopin. 
《Noi. Noi discendiamo dal primo figlio, quello naturale!》
《In realta il primo fratello era il figlio adottivo, o almeno secondo la nostra storia. Sicuramente per la vostra siamo io e la mia Corte a discendere dal fratello adottivo. Quale delle due versioni è la verità?》
《Padre,》intervenne Onyx《 nessuno di noi, nè la Casata nè la Corte sa esattamente da chi discende, però guardate, entrambe si somigliano: entrambi i fratelli hanno fondato una casata, con nomi diversi ma lo hanno fatto, entrambe ospitano anche persone di diverse famiglie, e chi ne vuole far parte deve superare una prova. Insomma, siamo uguali.  Facciamo parte di un'unica famiglia, separata solo da un litigio e dal tempo. Sono passati molti secoli, non pensate che sia ora di rimarginare la ferita?》
L' uomo parve pensarci su.

《Ancora no.》disse 《Altro sangue deve essere versato prima che si formi una crosta. Ma tu, se vuoi, puoi rimanere.》disse, un poco speranzoso.

《No, padre, io non lascio la mia famiglia.》
《Ma siamo noi la tua famiglia》obiettò lui.
《No, voi mi avete sempre trattata male, rammentate? Sono sempre stata io quella sbagliata.》disse, in un respiro.《 La mia casa è alla Corte, loro mi hanno fatto capire cosa vuol dire veramente famiglia.》si sfogò lei, una volta per tutte.
Tutta la sala tacque, la tensione si poteva affettare anche con un dito.

《Via di qui, tutti e due.》disse il re, spaventosamente calmo. 《FUORI, FUORI DI QUI! 》Esplose, poi.
Era fuori di se, ma più che arrabbiato sembrava triste, quasi deluso per quello che gli era stato detto.

《...Allora addio, padre.》
Voleva sembrare forte: un addio senza emozioni, quasi grigio.
Un addio come si deve. 
E sarebbe stato perfetto se, uscita dal portone, non si fosse messa a piangere.
《 Onyx, ehi, tesoro, tranquilla. Dai, scusa, è stata una mia idea. Non dovevo farti tornare qui.》 Clopin cercava di consolarla, accarezzandole la testa, ma sembrava tutto inutile.
《No, fa niente.》 cercava di respirare normalmente, quasi a non dare a vedere che stava piangendo. Si asciugò le lacrime che le scorrevano sulle guance, alzò la testa e stentò un sorriso.  

《Non importa. Meglio così. Andiamo》

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Capitolo 10
*** Dubbi, baci e... benvenuti ***


Clopin non riusciva a dormire, perciò si era ritrovato senza un motivo a guardare il soffitto della tenda che fungeva da camera per la coppia.

Sentiva di aver tradito la fiducia di sua moglie: le aveva promesso che sarebbe andato tutto bene, che le cose si sarebbero sistemate, e invece il risultato era stato il totale opposto.

《Non dormi?》Gli chiese Onyx, sveglia da qualche secondo, risvegliandolo dai suoi pensieri.

《Mi dispiace, è stata una mia idea, non... Non doveva andare così, ti ho promesso una cosa e non sono riuscito a mantenerla.》 le disse, serio, gli occhi chiusi e il viso sempre rivolto verso il soffitto.

《Ehi, ehi, non ti devi preoccupare.》  provò a tranquillizzarlo lei, mettendogli la mano sulla guancia e accarezzandogli lo zigomo con il pollice.

Lui si era voltato verso di lei, la mano sulla sua, che continuava ad accarezzarlo. 
L' aveva osservata per un po', guardandola di tanto in tanto negli occhi:
《Mi domando cosa ho fatto di così bello per averti qui con me.》 Disse, baciandole il palmo della mano e intrecciando le dita con le sue.
Lei sorrise, guardandolo a sua volta.
《Non ti ferma niente, oggi hai perso la tua famiglia per colpa mia, e nonostante questo mi sorridi ancora.》Continuò lui.

《Sai, Clopin,》iniziò lei, dopo un po', spostando la testa sulla sua spalla《quando ero piccola, ogni volta che qualcosa non andava, immaginavo un luogo simile a casa mia, ma dove essere se stessi non fosse da condanna, dove cantare, ballare e scrivere fossero cose da ammirare, e non da condannare, un luogo pieno di musica e storie raccontate, e non lette a forza da un libro. Un luogo dove potessi sentirmi a casa. 》 sorrise malinconica, per poi continuare 《Non avrei mai immaginato che un giorno lo avrei trovato, e avrei trovato anche una meravigliosa famiglia, migliore di quella che avevo prima.》 Gli diede un bacio leggero a fior di labbra. 
《E sai una cosa? Non cambierei la mia nuova famiglia con niente al mondo.
La Corte dei Miracoli è la mia casa e la mia vera famiglia.
Tu sei la mia famiglia.》disse, sussurrando l' ultima parte a poca distanza dalla bocca di Clopin che, dopo aver fatto scorrere lo sguardo tra gli occhi di lei e le sue labbra, le intrappolò in un lento e romantico bacio.

《Un famiglia stramba》le sorrise in mezzo ai baci che, man mano, diventavano sempre più famelici e sempre meno lenti.《...Ma una famiglia che ti ama con tutto il cuore.》concluse, afferrando un lenzuolo che li avrebbe coperti, nascondendo il loro amore, per quella notte.

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Capitolo 11
*** Un regalo speciale ***


Il giorno in cui Onyx decise di dire a suo marito che presto si sarebbe aggiunto un nuovo membro alla famiglia, non era un giorno come tanti: era il compleanno di Clopin, che quella sera era tornato molto tardi alla Corte, dopo una giornata passata non troppo bene a causa della pioggia e del freddo che, nonostante fossero solo i primi di novembre, era già pungente, e come una serpe si infilava tra le vesti dei ricchi parigini.

Era entrato nella tenda e, stanco morto, si era buttato sul letto, senza neanche preoccuparsi di cercare qualcosa da mangiare. Aveva a malapena trovato la forza di infilarsi sotto alla pesante coperta scura.

Lei era entrata poco dopo, ed era appena tornata dalla tenda di Mathurine,  dove, dopo cena, si erano riunite a chiacchierare alcune ragazze, compresa Esmeralda.

Non le piaceva stare insieme a quel gruppo, perché in qualche modo riuscivano sempre a metterla in imbarazzo, raccontando i dettagli dei loro matrimoni e chiedendole cose sul suo matrimonio con Clopin che mai si sarebbe sognata di raccontare ad anima viva, motivo per cui, Esmeralda a parte, cercava di evitarle il più possibile, ma quella sera era stata obbligata ad aggiungersi al gruppo da tutte le ragazze che l' avevano letteralmente trascinata all' interno della grande tenda rossa.

Entrò nella tenda scura che ormai era diventata la sua casa e si sedette vicino a suo marito.
《Ehi, ciao, sei sveglio?》lo chiamò.
《Hm-hm》fu la risposta che ricevette e che la fece sorridere.
《Come è andata oggi?》gli chiese.
《Non molto bene: fa freddo e non c'è gente in giro per le strade...》
Anche se lui non poteva vederla a causa degli occhi chiusi, lei rispose incurvando metà bocca all' ingiù, passandogli intanto una mano sul braccio nel tentativo di scaldarlo un po'.

《A proposito, oggi non sei uscita?》Le chiese, aprendo gli occhi.
《No, stamattina non sono stata bene, e ho preferito rimanere qui.》
《Immaginavo: stanotte hai avuto di nuovo degli incubi.》
Lei incurvò nuovamente l' angolo della bocca.
《Era da tempo che non ne avevi uno, come stai?》Le chiese, mettendole una mano sul braccio.
《Bene, non... Non sono più brutti come tempo fa. Sono normali, credo.》aveva risposto lei, cercando di ricordarsi una qualche minima parte dell' incubo.
La verità era che di incubi non ne aveva avuti, solo il sonno molto agitato.

Persa nei suoi pensieri, aveva dato vita al silenzio che per qualche secondo- anche se in realtà sembravano più minuti- aveva occupato la stanza.

《Dai, vieni sotto che fuori fa freddo》le aveva detto lui, alzando le coperte sotto le quali lei si era infilata senza pensarci due volte.
Si rannicchiò al suo fianco, senza parlare, si sentiva solo il rumore dei loro respiri.

A rompere il silenzio che si era creato fu Clopin:
《Dimmi.》 le disse, girandosi su un fianco. 
《Cosa?》chiese lei, sorridendo lievemente, tenendo la testa bassa. 
《Ti conosco più delle mie tasche, so che mi devi dire qualcosa.》la incitò, alzandole il mento.

《Avanti, sai che mi puoi dire tutto.》le diede un bacio sulla fronte.

Lei sbuffò, ma poi si fece coraggio e, esitando un po', disse:
《Hai... Mai pensato di allargare la tenda? Presto sarà un po' sovraffollata.》

Lui si ritrasse di scatto, non capendo:《In che senso, scusa?》
Onyx roteò gli occhi:
《Nel senso che sono incinta, stai per diventare papà, Clopin.》disse, tutto d' un fiato.

Lui si tirò a sedere, e così anche lei.
《Stai scherzando?》Le chiese, la voce a metà tra l' incredulo e l' entusiasta.

《No... Sei arrabbiato?》gli chiese, non riuscendo a decifrare la sua espressione.
《Assolutamente no! È il regalo più bello del mondo! Da quanto lo sai? Sei andata da Lucille, te lo ha detto lei, vero? E ti ha detto di quanto è? 》l' aveva tempestata di domande, tanto che Onyx era scoppiata a ridere:
《Calmati, Clopin! Si, sono andata da Lucille settimana scorsa, è stata lei a dirmelo. Ha detto che secondo lei non ha più di un mese, dovrebbe nascere in estate o giù di lì. 》
《È fantastico!》aveva detto lui, spostando in continuazione le mani tra le guance di Onyx e la sua pancia, dandole un lungo bacio, umido per le lacrime di gioia, nel quale lei aveva sorriso, sussurrando:
《Allora buon compleanno, papà.》

Una volta sdraiati, Clopin si era voltato verso di lei e l' aveva abbracciata, mettendo una delle sue grandi mani sulla pancia della ragazza.
Le aveva dato un bacio sull' orecchio e le aveva sussurrato:
《Stanotte posso dire di essere l' uomo più fortunato di tutta Parigi.》

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Capitolo 12
*** Epilogo ***


《Non credo di essere mai stata tanto emozionata nella mia vita!》esordì Esmeralda, quella mattina, seguita poco dopo da suo marito, il poeta Gringoire che, sproloquiando come al solito, disse: 《Già, sebbene non appartenga a questo mondo anche io sono emozionato per l'evento. E voi, sire? Come vi sentite?》

《Poeta!》aveva esclamato Clopin, esasperato《Parli sempre troppo. Però devo darti ragione,》ammise con un sorriso《 sono emozionato. Credo che tutti qui lo siano. 》 e la risata diventò contagiosa, tutti e tre avevano iniziato a ridere come bambini, fino a che qualcuno non li zittì.

Ad essere onesti, Onyx non era cambiata molto, nonostante fosse passato ormai più di un anno da quando era entrata a far parte della famiglia reale della Corte dei Miracoli: gli stessi occhi scuri grandi e profondi, gli stessi capelli rossi, solo più brillanti e lunghi, la stessa statura minuta.

Era stata lei, seduta sul letto, a zittire il gruppetto, che si era voltato di scatto : 《Ragazzi, se non la smettete vi porto alla Place de Grève e vi faccio impiccare! Lo sveglierete! 》 e aveva indicato con un cenno un piccolo raggruppamento di coperte stropicciate che reggeva in mano e che, improvvisamente, aveva iniziato a muoversi e a lamentarsi.
Lei lo aveva cullato e rassicurato :《Shh, dormi, c'è la mamma qui.》 E il fagottino di coperte si era subito calmato.

In effetti, lei non era cambiata molto, ma la sua vita si. E come la sua, anche quelle di Clopin, di Esmeralda e del poeta Gringoire avevano subìto una svolta dopo la nascita del nuovo miracolo della Corte. Quell' esserino, infatti, era da considerare molto di più di un semplice nuovo arrivato, poiché rappresentava l'ascia di guerra sotterrata tra due fazioni nemiche per definizione.

Il bambino era nato in una calda notte di agosto, le cicale che cantavano fuori dalla piccola finestra della camera sovraffollata di grida, di dolore e di incoraggiamento, e di donne che erano corse in aiuto a quella ragazza alla quale si erano tanto affezionate, così fortunata da essere riuscita a rubare il cuore del gitano più famoso di tutta Parigi.

Adesso, poco più di una settimana dopo, era venuto il momento di presentare ufficialmente il nuovo nato a tutta la grande famiglia della Corte.

《Sei pronta?》Le aveva chiesto Clopin, sull' uscio della camera, prima di uscire.
Lei aveva annuito: 《Solo se ci sei tu con me.》 aveva risposto, dandogli un bacio a fior di labbra.
Mentre si avvicinavano allo slargo più grande di quella città sotterranea, le donne si erano avvicinate alla famiglia e avevano fatto i loro auguri.

Una volta arrivati davanti a un piccolo palco, quello dove, tempo prima, Onyx aveva tentato di fare la prova del fantoccio, erano stati preceduti dal re di Boemia, Mathias Hungadi che, allargando le braccia, aveva chiamato a gran voce tutti gli zingari presenti alla Corte:
《Gergoni, chiedo la vostra attenzione!》aveva iniziato, per poi continuare: 
《Il motivo per cui ci chiamiamo Corte dei Miracoli è conosciuto in tutta Europa e forse oltre: qui i malati diventano sani, i pazzi rinsaviscono, ogni cosa qui è sottosopra.
Pur essendo abituati ai miracoli, però, non riusciamo ancora a non stupirci per cose del genere.》 Aveva detto, indicando con un braccio Clopin, Onyx e il loro bambino.

《Pensate, il re di Thunes è riuscito non solo a trovare moglie, povera ragazza, ma anche ad avere un erede! Riuscite a crederci?》aveva scherzato, scatenando le risate di tutti i presenti.

Dopo essersi ripreso lui stesso da una profonda risata, aveva ricominciato a parlare:
《Scherzi a parte, sono felice che il mio compare abbia messo la testa a posto del tutto》 concluse, lasciando la parola a Clopin che gli strinse la mano e si avvicinò al bordo del palco, reggendo il figlio in braccio: 
《Popolo del gergo,》iniziò 《 date il benvenuto a Guillaume Tr-》

《Mathias. 》 si era fatta avanti Onyx, interrompendolo con la sua decisione improvvisa. 《Guillaume Mathias.》 aveva confermato, sorridente, rivolgendo lo sguardo al re di Boemia, seduto in un angolo del palco, che aveva ricambiato con un cenno del capo.

《A Guillaume, Mathias Trouillefou...》annunciò, fiero, lasciando la frase in sospeso per guardare Onyx negli occhi e scoprirsi innamorato più che mai.

《...nostro figlio.》concluse solennemente, mentre i gergoni ai loro piedi esultavano di gioia, fischiando, urlando e battendo le mani per festeggiare il nuovo arrivato.

Poi si girò e sorprese la ragazza con un lungo, appassionato bacio.

Un bacio che venne interrotto da Mathias che aveva esordito dicendo: 《Ragazzi, ragazzi, piano! Non vorrete farne un altro qui!》 rise, ottenendo un sorriso imbarazzato da Onyx e un ghigno da Clopin,《e adesso sediamoci a tavola, si mangia!》aveva annunciato, già pregustandosi le pietanze preparate dalle donne della Corte.

Una volta a tavola, a metà del pranzo, Mathias si era alzato in piedi, richiamando l' attenzione della lunga tavolata che attraversava la Corte sotterranea, aveva alzato il boccale, proponendo un brindisi:
《A Clopin e Onyx e alle piccole, grandi novità che hanno portato in questo posto, e al piccolo Guillaume, perché sia il benvenuto nella Corte dei Miracoli.》
Al termine delle sue parole, i bicchieri e i boccali avevano tintinnatto con fragore, e il Reame d'Argot era nuovamente esploso in urla di gioia.

Fine

 

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