Marco&Ace's Moments

di _Takkun_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il giorno dei contrari ***
Capitolo 2: *** Te lo prometto... ***
Capitolo 3: *** Voglia di gelato, comandante? ***
Capitolo 4: *** Profumo ***
Capitolo 5: *** Salutami con un sorriso ***
Capitolo 6: *** La scoperta di Satch ***
Capitolo 7: *** Marco ***
Capitolo 8: *** Ace ***
Capitolo 9: *** Addio per sempre ***
Capitolo 10: *** Camicia ***
Capitolo 11: *** Ninna nanna ***
Capitolo 12: *** Happy B-day, Marco! ***
Capitolo 13: *** Striker ***



Capitolo 1
*** Il giorno dei contrari ***


Marco&Ace's Moments





Il giorno dei contrari

“Sei disgustoso, hai un fisico flaccido e debole, nessun essere vivente sarebbe così pazzo da volere una relazione con te!”
Urlava con nonchalance, Ace, girando intorno al comandante della prima divisione. Quest’ultimo, però, non riusciva proprio a capire. Ma non perché fosse lui lo stupido, no di certo. Bensì il suo adorato partner avrebbe ancora dovuto spiegargli perché dal momento in cui si era svegliato aveva cominciato a dirgliene di tutti i colori, sorridendo peraltro!  
“Ace, ti senti bene?” Chiese alquanto preoccupato per la salute del minore. Il moro, in risposta, negò con la testa.
“Sto malissimo, non vedi?” Disse, trasformando il suo sorriso in un ghigno malizioso per poi avvicinarsi all’orecchio del biondo. “E dopo la notte passata insieme sto anche peggio, Pennuto.” Sussurrò.
“Ok, basta così, non ci sto capendo più niente.” Sospirò esasperato appoggiando una mano sul fianco e passandosi l’altra sul viso. “Spiegami, perché io non capisco.”
“Ah, ok.” Si limitò a dire Ace, cominciando a fischiettare.
Ma lo stava prendendo in giro?
“Allora?!” Sbottò Marco.
“Mi hai chiesto di darti spiegazioni, no? Quindi non te le posso dare, sveglia Marco.” Alzò gli occhi al cielo il pirata di fuoco.
“Prego?” Fece ancora più perplesso di prima. “Seriamente Ace, forse hai mangiato qualcosa che ti ha fatto male, devi smetterla di ingurgitare la prima cosa che ti capita tra le mani.”
A quelle parole Ace sorrise soltanto, avvicinandosi al maggiore. “Marco, tu sai che giorno è oggi?” Chiese prendendogli una mano.
“Non mi pare che sia il compleanno di qualcuno, e non distogliere l’argomento dalla tua salute perché-“
“Ti odio, Marco, ti odio con tutto il mio cuore.” Lo interruppe Pugno di fuoco, godendosi l’espressione sorpresa dal comandante a quelle parole. “Odio il modo in cui mi accarezzi per tranquillizzarmi ogni volta, odio il modo in cui mi abbracci per volermi più vicino a te, odio il modo in cui riesci sempre a togliermi dai guai con la tua estrema pacatezza e odio anche quando fai questo.” Concluse afferrandogli il viso tra le mani per avvicinarlo al suo e per dargli un bacio carico di passione e allo stesso tempo di puro e semplice affetto. Il bacio però durò solo un attimo, giusto il tempo necessario per permettere ad Ace di guardare la faccia spaesata del biondo, immobile davanti a lui.
“Ma cosa…?”
“Felice giorno dei contrari, Pennuto.” Ghignò scappando a gambe levate dal compagno.
Marco ci mise un attimo per realizzare le parole del minore, ora corso chissà dove. Si toccò con il pollice le labbra, per poi leccarle con la lingua. Il ragazzino l’aveva preso in giro un’altra volta. Vendetta.
Si riprese cominciando a correre in direzione del ragazzo.
“Ace, se ti prendo non so cosa ti faccio!”
 

 
 
 

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Capitolo 2
*** Te lo prometto... ***


Marco&Ace's Moments



Te lo prometto...

“Perché ho come la sensazione di essere seguito?” Si domandò Ace, fermando lentamente lo striker. Tolse dal capo il cappello arancione dandogli un’occhiata mentre un leggero ghigno gli si dipingeva in volto.
“Perché si è fermato? Non si sente bene, forse?” Cominciò a pensare con preoccupazione Marco, volando sopra di lui nella sua forma animale ad un’altezza piuttosto elevata per evitare di venire scoperto dal ragazzo. “Uh?” Ma, trattandosi di Ace, avrebbe dovuto immaginare che le sue intenzioni sarebbero durate poco. Non a caso il minore si era messo a guardare in sua direzione, portando il capo all’indietro e cominciando a sventolargli una mano in segno di saluto. “Sono stato scoperto.” Pensò socchiudendo gli occhi, per poi abbassarsi in picchiata verso lo striker di Ace, riprendendo la sua forma originale.
“Bene, bene, bene…” Disse il moro portandosi le mani ai fianchi. “Cosa abbiamo qui? Un aspirante ninja? Perché se è per questo fai schifo nel passare inosservato.” Continuò con tono canzonatorio.
“Non faccio poi così schifo visto che sono tre giorni che ti seguo senza che tu te ne accorgessi minimamente.” Ghignò il biondo con fare arrogante.
Ace sospirò, decidendo di tagliare corto il discorso. “Forza Pennuto, chi ti manda? Papà, vero? Devi dirgli che sono abbastanza grande per poterm-“
“Ace.” Lo interruppe Marco.
“Cosa?”
“Torna con me alla Moby Dick.” Non sembrava essere un ordine, suonava più come… una supplica?
“Pensavo di aver chiarito la faccenda.” Rispose secco rimettendosi il cappello in testa. “L’anima di Satch troverà pace solo se eliminerò quel traditore dalla faccia della terra. Inoltre, c’è anche in gioco l’onore di nostro padre.”
Marco si passò una mano sul volto, premendosi poi gli occhi con le dita. Era troppo testardo, non sarebbe riuscito a fargli cambiare idea, lo sapeva. “Ho un brutto presentimento.” Ammise guardandolo serio. “Lascia almeno che venga con-“
“Te lo prometto, Marco.” Lo interruppe questa volta Ace. “Ti prometto che tornerò a casa molto presto, non mi accadrà nulla.” Gli sorrise ampliamente mostrandogli il segno di vittoria. “Tornerò da te molto presto.” Assicurò con tono dolce ma deciso allo stesso tempo. Era incredibile il modo in cui riusciva a spiazzarlo con quelle semplici parole, sicuramente, il ragazzino sapeva bene che il maggiore non avrebbe trovato altro da aggiungere. Una sua promessa, bastava e avanzava per rassicurarlo.
“Bene allora, non ti seguirò più.” Promise lui sospirando profondamente. “Sarà meglio che vada, devi continuare la tua ricerca, no?” Gli sorrise.
“Prima però…” Disse Ace avvicinandosi di più a lui e facendo dondolare leggermente lo striker. “Non è che potresti darmi un abbraccio?” Aprì le braccia invitando il biondo a ricambiarlo. Quest’ultimo non aspettò altro, stringendolo a sé quanto più forte poté.
“Vedi di non rimpiazzarmi con qualcun altro in mia assenza, Pennuto.” Scherzò stringendo con forza i lembi della sua camicia.
“Fa' silenzio e non rovinare questo momento, idiota.” Rispose inebriandosi dell’odore del compagno e pregando che quest’ultimo tenesse veramente fede alla propria promessa.

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Capitolo 3
*** Voglia di gelato, comandante? ***


Marco&Ace's Moments


Voglia di gelato, comandante?
 

“Oggi è una giornata fin troppo afosa…” Si ritrovò a pensare Marco, appoggiandosi con i gomiti sul parapetto della Moby Dick con sottobraccio il giornale di quella mattina. La totale tranquillità aleggiava sulla nave, pochi erano rimasti a bordo dopo che avevano deciso di attraccare su quella piccola isola per fare rifornimento. Ace fu il primo a fiondarsi giù dalla nave come un razzo non appena Satch gli promise di comprargli un gelato se lo avesse aiutato a portare tutto sull’imbarcazione al ritorno.
Il biondo sorrise a quel pensiero, aprendo il quotidiano. “È ancora un ragazzino.” Pensò, iniziando a leggere il primo articolo.
“Ohi! Marco!” Si sentì chiamare da giù. Quest’ultimo interruppe la sua lettura, abbassando lo sguardo per poi individuare un sorridente ragazzo corvino con in mano il suo cono gelato, seguito da un Satch carico di buste e quant’altro mentre imprecava contro il giovane urlandogli di essere “un insensibile ingrato”.
Ace, senza dar retta alle parole del comandante in quarta, salì a bordo leccando soddisfatto la propria salvezza durante quel giorno estivo, dirigendosi verso il comandante della prima divisione.
“Ti vedo contento. Buono il gelato, piccolo?” Lo prese in giro rimanendo con lo sguardo sul giornale.
“Come fai a vedermi contento se stai leggendo? E sì, è squisito! Satch è stato proprio gentile.” Accentuò maggiormente il suo sorriso, assottigliando poi gli occhi. “Non chiamarmi più piccolo, Marco.”
Il biondo in risposta si limitò ad annuire distrattamente.
“Come mai così assorto? È successo qualcosa di importan-“
“No, Ace, tuo fratello non ha aumentato la sua taglia.” Lo precedette, intuendo cosa volesse intendere per importante.
“Allora devono trattarsi di notizie noiose.” Sospirò, affiancando Marco. “Vuoi un po’, Pennuto?” Propose offrendogli con piacere il proprio gelato.
“Grazie, ma il dolce non è tra i miei sapori preferiti.” Rifiutò semplicemente, facendo sbuffare il corvino.
“Peccato, non sai cosa ti perdi.” Riprese ad assaporare il dolce, leccandosi ogni volta le labbra per gustarlo a dovere. I gesti di Pugno di fuoco riuscirono ad attirare l’attenzione della Fenice, che si interruppe dalla lettura per osservarlo con la coda dell’occhio. Dio, lo stava sicuramente facendo apposta e la cosa stava funzionando maledettamente bene. Le avrebbe volentieri leccate e baciate lui stesso quelle labbra, senza mai staccarsi, nemmeno per prendere fiato. E il cappello arancione che gli ricadeva sul viso, piuttosto accaldato e imperlato di alcune gocce di sudore lo rendevano così sexy che, l’eccitazione che stava provando in quel momento, era ben giustificata. Deglutì a fatica, cercando di distrarsi con gli angoli di quelle pagine cartacee piegandoli con il pollice e l’indice di entrambe le mani. Dove andavano a finire il suo sangue freddo e la sua calma quando era insieme a lui?
“Ah, dannazione!” Imprecò il moro riportando nuovamente l’attenzione su di sé. “Mi è gocciolato del gelato sul petto.”
Il biondo si irrigidì all’istante ruotando il capo verso di lui per poi guardarlo, sorridendo.
“C-che c’è?”
“Ho cambiato idea sul gelato, Ace.” Rispose baciandolo con foga.

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Capitolo 4
*** Profumo ***


Marco&Ace's Moments


Profumo
 
“E questi sono gli ultimi.” Sospirò Marco, spostando a lato della scrivania una serie di avvisi di taglia dei componenti della ciurma. “Beh, quasi tutti hanno aumentato la loro taglia.” Sorrise, togliendosi dal volto gli occhiali che soleva portare durante certi lavori, strofinandosi gli occhi, ormai stanco. Come al solito era andato avanti fino a notte fonda e, finalmente, poteva godersi una bella dormita rigenerante. Si tolse di dosso la camicia viola, appoggiandola sopra alla sedia davanti la scrivania, ad essa seguirono i sandali messi ai piedi del letto e la cintura azzurra che gli fasciava la vita. Spostò le lenzuola, infilandosi dentro e sdraiandosi su un fianco chiuse gli occhi, pronto ad addormentarsi.
Peccato solo che un improvviso bussare fermò ogni suo intento di cadere tra le braccia di Morfeo.
“Posso entrare?” Una capigliatura corvina spuntò dalla porta in modo discreto. Marco si passò una mano sul viso, sospirando, e con un cenno del capo fece segno ad Ace di entrare. Il corvino sorrise e, chiudendo subito dopo la porta si mise davanti al letto, aspettando la consueta azione da parte del biondo.  Quest’ultimo fece più spazio di fianco a sé, alzando le lenzuola per poterlo poi coprire. Pugno di fuoco accettando di buon grado l’invito del compagno si infilò nel letto, rannicchiandosi contro il petto di Marco.
“Non riuscivi a dormire nella tua cabina?” Domandò il biondo, ironico, iniziando ad accarezzare, mezzo addormentato e sdraiato su un fianco, i capelli morbidi del minore.
“Faceva troppo freddo, avevo bisogno del calore di qualcuno per potermi scaldare.” Ghignò, conscio della pessima e irrealistica scusa appena partorita.
“Tu? Pugno di fuoco, lo stesso che ha mangiato il frutto Mera-Mera?” Sogghignò alzando un sopracciglio.
“Precisamente. Ti dà fastidio la mia compagnia, Fenice?” Fece in tono quasi offeso, Ace, socchiudendo gli occhi, realmente stanco.
“Affatto.” Rispose il biondo.
“Allora smettila di fare il sarcastico.” Gli tirò un leggero pugno sul petto, sbadigliando. “Hai finito con le taglie?” Chiese poi.
“Non mi sarei messo a letto, altrimenti.” Sbadigliò anche lui, mettendosi una mano davanti alla bocca.
“Giusto…”
“Sei aumentato ancora, lo sai?” Lo informò. “Ace?”
Nulla da fare, ormai si era addormentato e le probabilità che si risvegliasse erano pari a zero.
Sbadigliò un’altra volta, segnale che ormai era giunta l’ora di andare a nanna.
Appoggiando la testa sul cuscino, portò una mano attorno il busto di Ace per far sì che si avvicinasse di più, fino ad unire i loro corpi.
Il viso del pirata di fuoco era incredibilmente vicino al suo, così tanto che anche l’odore di quest’ultimo si fece più forte alle narici del biondo. Chiuse gli occhi, inebriandosi di esso. Ace aveva un profumo dolce, intenso e soprattutto naturale, simile a quello dei bambini.
Non che lui si fosse mai messo ad annusare un ragazzino, ma poteva immaginare che fossero simili. In fondo, il suo ragazzo poteva definirsi una sorta di bambinone fin troppo cresciuto. Sorrise, donandogli un leggero bacio sulla fronte per dargli la buonanotte, addormentandosi subito dopo.
 

Angolo autrice:

Buon 1° Maggio a tutti! ^^
Cavoli, cavoletti, ancora non ci credo che siamo a Maggio! Vacanze non vedo l’ora che arriviate! *-*
Ehm, ehm… credo che questo sia il primo angolo autrice della raccolta e, sinceramente, non so perché mi sono decisa a scriverlo al quarto capitolo, forse per pigrizia… Bah! -.-“
Comunque, spero che anche questo sia piaciuto. È una cosettina non molto soddisfacente, lo so, ma non ho molte idee in questo periodo, quindi non me ne vogliate! >.<
Beh, che altro dire? Lascio il verdetto a voi lettori (forse più lettrici) tramite le recensioni, a presto! :3
 
 

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Capitolo 5
*** Salutami con un sorriso ***


Marco&Ace's Moments


Salutami con un sorriso
 
“Ehi, Marco…”
“Mh?” Fece, spostando il giornale al suo fianco.
“Posso farti una domanda?” Disse Ace, sdraiato sul ponte della Moby Dick con la testa appoggiata sul grembo del biondo.
“Sentiamo.”
“Se io dovessi morire-“
“Non andare avanti, è sicuramente una domanda stupida.” Lo interruppe Marco, quasi infastidito dal fatto che volesse cominciare una conversazione su qualcosa che non sarebbe mai potuto accadere, se non in un futuro molto lontano a causa dell’età avanzata.
“Non è affatto stupida. Siamo pirati, Marco, la nostra vita è costantemente in pericolo.” Lo guardò serio, alzando il busto e mettendosi seduto insieme a lui.
“Non è il nostro caso.” Rispose secco. Perché voleva parlare di questo?
Ace sorrise amaramente, stendendo le braccia dietro di sé e appoggiando il palmo delle mani sul pavimento in legno. “Mettiamo caso che venga catturato dalla Marina…” Si fermò guardando male la Fenice, già pronta a ribattere. “… sai bene cosa succederebbe se si scoprisse quella cosa. Non ci penserebbero due volte a giustiziarmi, non puoi dire il contrario.” Sospirò, volgendo lo sguardo verso l’alto, chiudendo poi gli occhi per godersi appieno il leggero venticello di quel pomeriggio. Marco rimase in silenzio, riflettendo sulle parole del compagno. Per quanto cercasse di non pensare a una simile ipotesi, il corvino aveva ragione. Uno sviluppo del genere sarebbe stato inevitabile.
“Quindi, se dovessi morire, vorrei che mi promettessi una cosa.” Voltò il capo di lato per guardarlo. “Non essere triste quel giorno, vorrei che mi donassi uno dei tuoi splendidi sorrisi per salutarmi, io risponderò allo stesso modo.”
“Ace, devo preoccuparmi? Stai parlando come se sapessi già cosa succederà in futuro.”
Eppure quello sguardo serio non sembrava voler cambiare. “Non mi hai dato la tua risposta, Marco.” Gli fece notare. Il comandante in prima sospirò scocciato. Si alzò, afferrando in una mano il giornale e arrotolandolo. Ancora di schiena, diede al corvino la sua risposta. “Se dovesse succedere, non sorriderò…”
Ma, prima ancora che Ace potesse dire qualcosa, il biondo aggiunse: “… non sorriderò, perché io e te non dovremo salutarci. Ti salverò, puoi starne certo. E so bene che tu faresti lo stesso per me. Quindi smettila di pensare a queste cose, vivi il presente e basta. Al resto penseremo.” Così dicendo si allontanò, stringendo ad ogni passo la carta del giornale, probabilmente ancora disturbato dalle parole di Ace.
Pugno di fuoco sorrise, sdraiandosi nuovamente sul ponte. “Forse hai ragione…”
 
 
Angolo autrice:
 
Bene, deprimiamoci un po’, vi va? ^^”
Scherzi a parte, ho preferito non aggiungere altro in questa flash (no al Marco depresso per la morte di Ace, grazie u.u). Ispirazione tratta dalla canzone Chivarly di Rin e Len Kagamine, quanto amo quei due! *-*
Se avete tempo ascoltatela e guardate il video soprattutto! ;)
Non ho altro da dire quindi mi volatilizzo (?)!
Un bacione e alla prossima! :3

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Capitolo 6
*** La scoperta di Satch ***


Marco&Ace's Moments


La scoperta di Satch


“Che mi dici di questa? È una bomba, non trovi?” Commentò il castano, mostrando in una rivista la foto di una donna vestita in un modo non proprio casto. La Fenice sbuffò esasperata.
“Satch, non mi interessa.”
“Non è possibile che non ti interessi! Andiamo, ti ho fatto vedere almeno una ventina di fotografie di questi schianti!” Sbatté per terra il giornalino, senza sapere più che fare. “Forza, dimmi che tipo di ragazze ti piacciono, vedrò di adeguarmi.”
“Ma di che stai parlando?” Chiese sempre più confuso e preoccupato per l’evidente mancanza di sanità mentale nel fratello.
“Ho bisogno di qualcuno con cui parlare riguardo questo genere di cose, devo sfogarmi! Sono mesi che navighiamo ormai, in quanto uomo ho le mie necessità, dovresti capirmi.”
“Sei un dannato pervertito, Satch.” Scosse la testa il biondo.
“Ohohoh! Ha parlato il santarellino! Come se tu non avessi mai fatto pensieri sconci su qualcuno! Sputa il rospo, voglio sapere che tipo di donne fanno risvegliare il tuo amichetto!” Ordinò, indicando senza un minimo di pudore l’amichetto in questione.
“Non sono affari tuoi, piuttosto trovati qualcun altro, mi sono stancato.” Fece per andarsene, quando il comandante in quarta lo afferrò per la manica della camicia viola.
“No, ti prego! Rimani a farmi compagnia! Nessuno è bravo a capirmi come te!” Lo supplicò utilizzando lo sguardo più tenero presente nel suo repertorio. A quella vista, Marco storse il naso, non per disgusto, più che altro per pietà nei confronti del compagno.
“E va bene.” Si arrese infine sospirando.
“Evvai! Ora dimmi tutto.” Si rivolse a lui con un tono di voce eccitato e allo stesso tempo curioso.
“Satch, non ho un tipo ideale, non potrei risponderti nemmeno volendo.” Chiarì, osservando l’espressione del cuoco cambiare in una più delusa.
“Sei barboso, Marco.” Sbuffò questa volta il castano. “Allora vattene, sei inutile. Piuttosto rimango con le mie fantasie.” Sospirò demoralizzato.
Marco sorrise, finalmente lo avrebbe lasciato in pace. Infilandosi le mani in tasca, girò i tacchi soddisfatto ma, la voce improvvisa di Satch lo fece fermare.
“Oh, Ace! Vieni qui dal tuo fratellone, facciamo quattro chiacchere.” Lo chiamò facendogli segno con la mano di raggiungerlo. Pugno di fuoco si avvicinò al comandante, e Marco si sentì in obbligo di ritornare dal castano, non avrebbe lasciato da solo Ace con quel depravato.
“Ho cambiato idea, rimango qui.” Fece annoiato il biondo, affiancando il corvino. Satch inclinò la testa di lato, confuso.
“Non volevi andartene?”
“Ho detto che ho cambiato idea, non hai sentito?” Chiarì nuovamente il comandante in prima.
“Uh? Che problema c’è se Marco rimane?” Sorrise Ace, portando un braccio attorno le spalle del biondo. A quel gesto, il cuoco non poté fare a meno di notare l’immediato irrigidimento di Marco. Curiosa come cosa.
Ad un tratto un’illuminazione lo colpì e un ghigno si increspò sulle sue labbra. “Aspettatemi qui un attimo, non muovetevi!” Sparì al volo e corse veloce come un fulmine verso la sua cabina.
“Ma dove è andato?” Chiese Ace perplesso.
“Non chiedermelo.” Alzò gli occhi al cielo Marco.
In un nanosecondo Satch fu nuovamente da loro con in mano un oggetto piuttosto strano.
“Provati queste!” Ordinò il castano, porgendo ad Ace un cerchietto con delle orecchie da gatto.
“Che?! Scordatelo! E poi da dove le hai tirate fuori?!” Urlò scandalizzato alla sola idea.
Satch sospirò, decidendo di fare da sé, mettendogliele, mostrando poi il ragazzo a Marco.
“Che ne pensi?” Chiese.
Il biondo, a quella vista, arrossì inevitabilmente, voltando lo sguardo da un’altra parte.
“D-devo andare a vedere come sta papà!” Partorì come scusa, filandosela con una mano a coprirgli il viso incredibilmente rosso.
Satch ghignò ulteriormente. “Proprio come pensavo.” Mormorò, ricevendo una gomitata sullo stomaco da parte di Ace.
“Osa mettermi qualcosa di simile addosso un'altra volta e ti brucio vivo, chiaro?!” Se ne andò, emanando fiamme dai pugni chiusi con forza.
Il castano, piegato in due per il dolore, non riuscì comunque a smettere di sorridere per la scoperta appena fatta. “Perlomeno ne è valsa la pena…” Sputò, cadendo a terra.
 
 

Angolo autrice:

Ed eccomi ancora qui, spero che non vi dispiaccia! ^^
Sembra che vada a momenti, ora l’ispirazione sta totalmente prendendo il sopravvento! O.O
Ehm, ehm… da come potete notare, questa non si tratta di una flash ma bensì di una OS (è uscita più lunghetta del previsto), ma voi non fateci caso, ok? ^^”
Finalmente compare il nostro beniamino! *rullo di tamburi*
SATCH! *-* Come si fa a non amare un personaggio come lui quando fa certe cose?
In ogni caso, spero che vi sia piaciuta (qualcosa di più divertente rispetto alla precedente).
Se avete voglia o tempo di commentare io ne sarei felicissima, per il resto vi do appuntamento alla prossima puntata (?)!
Un bacione! :3
 

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Capitolo 7
*** Marco ***


Marco&Ace's Moments



Marco


“Basta…”
“Per favore!”
“Piantala, sei ridicolo.”
“Non mi importa! Ti prego, dimmelo!”
Marco alzò gli occhi al cielo, stressato più che mai. Il castano, non solo prima l’aveva messo in una situazione imbarazzante insieme al corvino, adesso pretendeva pure di voler sapere cose altrettanto imbarazzanti!
“Satch, tra me e Ace non c’è nul- Dio, mi sento un completo idiota a dirlo…” Si passò una mano sul viso, sentendo lentamente le guance riscaldarsi. Però non poteva! Avrebbe soltanto dato altro materiale a quell’idiota, ora in ginocchio davanti a lui, per quella stupidissima storia.
“E sai perché ti senti un completo idiota? Perché stai negando qualcosa che è palese!” Gli fece notare il comandante in quarta, sempre da terra, agitando le mani davanti a sé. “Avanti, quand’è che vi siete messi insieme? Prima o dopo la sua promozione a comandante? Anche se credo che sia più probabile dopo, prima non era molto avvicinabile… O forse tu sei riuscito ad avvicinarlo prima di tutti e lì è scoppiata la scintilla!?” Continuò a parlare a vanvera euforico, balzando poi in piedi all’ultima frase.
“Riesci a stare in silenzio per più di tre secondi?” Domandò retoricamente, Marco, pensando che in quel momento il compagno non sembrava poi così tanto diverso da una ragazza in fase adolescenziale.
“A patto che tu mi racconti come ti sei innamorato di Ace! Siete troppo diversi, e se la storia del “gli opposti si attraggono” è vera, io e te ci saremmo dovuti mettere insieme già da tem- No, dimentica quello che stavo per dire, ti prego.”
Marco si chiedeva per quale assurdo motivo si trovava ancora lì in compagnia di Satch. Avrebbe potuto tranquillamente trasformarsi in Fenice e farsi un giro altrove, no? Ma, sfortunatamente, conosceva fin troppo bene l’insistenza del compagno, quindi…
“Prima che cominci a parlare, ti pregherei di smetterla di utilizzare parole imbarazzanti come innamorato. Non sono una ragazza.” Chiarì, osservando subito dopo le mani di Satch alzate in segno di resa come a chiedergli scusa.
“Bene.” Disse il biondo sospirando. “Tralasciando la storia degli opposti, non so nemmeno io quando ho cominciato ha provare quel tipo di sentimento per Ace; so solo che fin dal suo arrivo sulla Moby Dick a poco a poco era riuscito ad ottenere la mia totale attenzione su qualsiasi cosa facesse. Poi è arrivata quella notizia.” Si fermò un attimo, accertandosi che il compagno capisse a cosa si stesse riferendo. Satch, a sua volta, annuì serio. “A parte papà, non credo che qualcuno di voi sappia che a me ne volle parlare in privato.” A quelle parole il castano si stupì giusto un attimo, sorridendo poi teneramente.
“Lo fece per provare a vedere che tipo di reazione avrei avuto io così da potersi immaginare quella di tutti gli altri. Un vero ragazzino, non trovi? Ricordo che quando gli dissi che poco importava di chi fosse figlio si arrabbiò tantissimo, non capiva perché non lo disprezzassi nonostante la sua confessione... Non passò molto prima che cedesse alle proprie emozioni. In quel momento vidi un aspetto di Ace così diverso dal quale ero abituato. Era fragile, vulnerabile, e l’unica cosa che mi passò per la mente fu abbracciarlo per potergli trasmettere la sicurezza di cui aveva bisogno. Mi viene da ridere se penso a quando parla dell’irresponsabilità di suo fratello e a quanto, secondo lui, Cappello di Paglia abbia bisogno della sua protezione. Lui stesso è uno sciocco impulsivo che si lancia senza riflettere in qualsiasi pericolo, ti viene quasi naturale fare il possibile per difenderlo…” Smise di parlare, osservando con lo sguardo perso nel vuoto le assi in legno della nave. Il comandante in quarta sospirò e con un leggero movimento della mano scompigliò i capelli del biondo, ridestandolo.
“Il tuo fratellone è veramente contento, Marco, raramente ti ho sentito parlare così liberamente con me. Sono sicuro che farà bene a entrambi stare insieme.” Gli sorrise, facendolo però diventare rosso fino alla punta delle orecchie. Probabilmente aveva realizzato troppo tardi il discorso fin troppo sdolcinato di prima.
“P-puoi, per favore, dimenticare ciò che ti ho d-detto?” Era dannatamente imbarazzato. Il compagno lo guardò un attimo, scoppiando poi a ridere.
“Come se potessi veramente farlo! Da quando sai fare certe battute!?” Continuò a ridere picchiettando una spalla a Marco, andandosene e lasciandolo immobile come un pesce lesso.
“Mi chiedo come reagirà Ace quando gli dirò tutte le cose che mi hai raccontato!” Urlò il castano sghignazzando, per poi filarsela a gambe levate.
Una vena cominciò a pulsare sulla fronte di Marco che prese a rincorrere come un forsennato quel disgraziato, così da potergli chiudere quella boccaccia per sempre.
“SATCH!”
 
 


Angolo autrice:
 
Me ne esco con un’altra OS, ma voi continuate a non farci caso, okay?
A mia discolpa posso dire che ho cominciato a scrivere così tanto dalla comparsa di Satch. u.u
Allora, purtroppo in questo capitolo niente Ace, ma spero comunque che il discorso di Marco abbia ricompensato la sua assenza! XD
Non sono il tipo sdolcinato, per niente, quindi non saprei dare un giudizio su come sia uscito, ma spero comunque che vi sia piaciuto (la mia vena romantica ha dato il massimo! ^^”)!
Nel prossimo capitolo il nostro Ciuffone (?) farà confessare un piromane di nostra conoscenza  >.>
Vi aspetto al prossimo episodio (?)!
Un grosso bacione!
:3
 
 

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Capitolo 8
*** Ace ***


Marco&Ace's Moments



Ace
 

“Sei, come dire, inquietante, Satch…”
“…”
“Sul serio, se non la smetti di fissarmi in quel modo assurdo dovrò riconsiderare l’idea di arrostirti.”
“Le persone innamorate sono così carine anche quando minacciano!~” Cinguettò il castano con occhi sognanti, incrociando le braccia sul tavolo per poi appoggiare la testa sugli avambracci.
“Innamorate? Di che diavolo stai parlando? Hai forse preso un’insolazione?” Ace guardò il cuoco con un sopracciglio alzato, portandosi alle labbra la tazza con all’interno la cioccolata preparatagli proprio dal compagno in sua compagnia.
Satch sorrise malizioso. “Sai bene di cosa parlo, Ace. Tu, Marco… Davvero degli adorabili piccioncini.” Finita la frase, il comandante in quarta si ritrovò sputata dritta in faccia tutta la cioccolata, prima, nella bocca del moro.
“C-come?!” Sbatté più volte le palpebre credendo di aver capito male. Satch, schifato ma allo stesso tempo non meravigliato dalla sua reazione, si pulì con un tovagliolo lì vicino il viso.
“Chi è stato a dirtelo?” Chiese subito, tossendo leggermente a causa della poca bevanda che gli era andata di traverso.
“Il Pennuto.” Rispose, sporgendosi un po’ di più verso Ace. Quest’ultimo lo guardò perplesso.
“Marco?”
Satch annuì. “Precisamente.”
Ace sgranò gli occhi, sorpreso. “Non ci credo, è impossibile. Uno come lui che parla di questo genere di cose con te.” Disse scettico, incrociando le braccia al petto.
“Dovrei ritenermi offeso? Guarda che io e lui abbiamo sempre parlato di tutto. Purtroppo però non ha voluto raccontarmi i dettagli, tipico di lui.” Mentì spudoratamente, sorridendo al ragazzo. “Quindi perché non mi racconti tu come hai fatto ad innamorarti di lui?”
Il viso di Ace si colorò all’istante di un intenso rosso fuoco. “Sai, Satch, mi sono ricordato di dover controllare le condizioni di papà, oggi. Magari un’altra volta, eh. Ci si vede.” Lo salutò veloce con la mano, provando ad andarsene, ma la voce estremamente ferma e minacciosa del castano lo bloccarono.
“Rimetti il tuo sedere sulla sedia, Ace. La scusa dell’andare a controllare le condizioni del vecchio è stata usata fin troppe volte da Marco, e da te è ancora meno credibile. Ora, da bravo bambino, racconterai al tuo fratellone tutto quanto.” Ordinò, con una pseudo voce amichevole.
Ace sospirò, rassegnato, e come dettogli ritornò al proprio posto, questa volta con lo sguardo rigorosamente basso per l’imbarazzo.
“Allora? Allora? Dimmi, quando è sbocciato l’amore?” Sghignazzò il compagno, mettendolo ulteriormente a disagio.
Il moro sbuffò. “Non lo so, è successo. Ora posso andarmene?” Tagliò corto, alzandosi.
“Se vuoi mettere fine alla tua vita, fallo.”
Ace, molto saggiamente, osservando quello strano sorriso sinistro, optò per il rimanere.
“C-cosa vuoi sapere di preciso?” Chiese, torturandosi le mani al di sotto del tavolo.
“Beata gioventù, quando io avevo la sua età non ero di certo così timido.” Pensò sorridendo. “Dimmi un po’, Ace, cosa provi per Marco? Perché hai scelto proprio lui come tua persona speciale?”
A quelle due parole Pugno di fuoco arrossì ulteriormente. “P-piantala di utilizzare termini imbarazzanti, Satch.” Sospirò. “Se te lo dico tu poi non lo dici a nessun’altro, vero?” Preferì assicurarsi il pirata di fuoco.
“Certo che no, lo giuro!” Rispose rivolgendogli il tipico saluto militare, nascondendo però dietro la schiena la mano con due dita incrociate.
“So bene che me ne pentirò…” Mormorò a se stesso. “Uhm, okay, vediamo… Credo, beh sì, di essermi i-innamorato di lui proprio per il suo modo di essere.” Disse, pensando di aver dato una risposta più che esaustiva al castano. Quest’ultimo lo guardò con un’espressione del tipo: o aggiungi altro, o passiamo l’intera giornata seduti qui.
“Non ti basta? Guarda che non sono mai stato un tipo da sdolcinerie… Aspetta, quale pirata lo è?!”
Satch sbuffò, infastidito. Di questo passo avrebbe davvero passato tutto il giorno cercando di estrapolare qualcosa in più dal corvino. Stranamente con Marco era stato più facile. Magari doveva provocarlo giusto un po’.
“Hai detto che ti piace il suo modo di essere. Inteso come Fenice, giusto? Hai una malsana predisposizione per gli uccelli avvolti dalle fiamme, Ace? Forse è per questo che ci stai assieme, solo per poter vedere quando ti pare e piace quelle meravigliose fiamme blu. Questo si chiama usare le persone per un tuo piacere personale, ragazzino, dovresti vergognarti.” Come avesse fatto a sfornare un discorso senza senso in quel preciso istante proprio non lo sapeva. A volte si stupiva di se stesso. Il ragazzo di fuoco osservò di stucco quell’idiota del cuoco.
“Non credo nemmeno di aver capito quello che hai detto, Satch. Fatto sta’ che solo io posso definire meravigliose le sue fiamme, quindi, per favore, evita di utilizzare aggettivi che potrebbero infastidirmi. Poi, che cavolo hai capito? Per quanto mi piaccia vederlo volare libero nel cielo nella sua forma animale, ciò che veramente amo di Marco è il suo carattere. Per quanto possa risultare freddo, arrogante e inespressivo, è forse la persona sulla quale si può sempre contare per qualsiasi problema, all’interno della ciurma. Amo la sua calma durante i combattimenti nei quali mantiene sempre il sangue freddo, non si scompone mai, a differenza mia. Amo il modo in cui si prende cura di me, donandomi delle attenzioni che sembrano quasi inutili e sciocche, ma che mi rendono felice. Mi intenerisce poi il fatto che cerchi di aiutarmi senza però farlo apertamente, temendo di ferire il mio orgoglio in qualche modo. Ma c’è una cosa del carattere di Marco che mi fa veramente impazzire.” Questa volta fu Ace a sporgersi verso il compagno, ghignando malizioso. “Non puoi nemmeno immaginare i vari tipi di espressione di cui è capace quando siamo solo io e lui, in completa privacy, il che mi rende tranquillo, onestamente. Potrei diventare molto geloso a riguardo e c’è persino il rischio che qualcuno si innamori di lui.” Si imbronciò, scuotendo poi la testa alla sola idea. “Ti ho soddisfatto, Satch?” Sorrise furbo in sua direzione. In fondo, non era stato così male, anzi.
Il comandante in quarta rimase a bocca aperta, pensando, disgustato, ad una possibile faccia erotica di quel Testa d’ananas. Non si possono nemmeno mettere in una stessa frase Marco ed erotico!
“Satch?” Gli mosse una mano davanti agli occhi per ridestarlo, invano. “Beh, io ti lascio, mi hai fatto venire una gran voglia di stare insieme a lui, non so se mi spiego, fratellone…” Ammiccò, scioccandolo ulteriormente. Ace sogghignò, divertito. “Vado a cercarlo. Grazie per la cioccolata, eh. Ci si vede domani!” Se ne andò, fischiettando allegramente.
Satch si sbatté una mano sulla faccia. Quando mai si era impuntato con Ace? Chi gliel’avrebbe levata quell’immagine dalla testa, adesso?
“Dove diamine è andata a cacciarsi la tua timidezza, ragazzino?! Devi prenderti la responsabilità delle tue parole! Pretendo una vagonata di giornalini! ACE!”
 
 
 
Angolo autrice:
 
Satch: bene, gente. Rispondo subito alla vostra domanda: perché Satch è qui nell’angolo dedicato all’autore? Semplice. L’autrice è andata ad origliare qualsiasi cosa stiano facendo in questo momento quei due ed il sottoscritto, che con quell’immagine per la testa aveva bisogno di cambiare aria, è passato di qui. Fine della storia.
Allora, come potete vedere questo capitolo è persino uscito più lungo dell’altro, quindi lasciamo perdere. Personalmente, spero che questa cosa non sia piaciuta! Insomma, Marco con una faccia e-erot- NO! Basta, non devo pensarci, basta. *scuote la testa con vigore*
Se anche a voi ha fatto lo stesso effetto quest’immagine, aiutatemi a denunciare l’autrice per maltrattamento psicologico (?), più siamo, meglio è! (u.u)/
Un saluto a tutte le fanciulle!
A presto! ;3
 
 
 

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Capitolo 9
*** Addio per sempre ***


Marco&Ace's Moments

 






















Addio per sempre
 

“Se dovessi morire, vorrei che mi promettessi una cosa.” Ace voltò il capo di lato per guardarlo. “Non essere triste quel giorno, vorrei che mi donassi uno dei tuoi splendidi sorrisi per salutarmi, io risponderò allo stesso modo.”
 
Marco strinse i pugni ripensando alla richiesta che molto tempo prima Ace gli aveva fatto.
Scosse il capo, infilandosi la mani in tasca, continuando a camminare lungo il corridoio della Red Force per giungere alla stanza che gli era stata riservata fino al momento dei funerali. Ancora non sapeva in che modo avrebbe ringraziato il Rosso, aveva davvero un enorme debito nei suoi confronti, e in un modo o nell’altro sarebbe riuscito a colmarlo, qualunque cosa dicesse in contrario.
Si fermò d’un tratto, volgendo il proprio sguardo su una porta.
“L’ultima a destra aveva detto…” Pensò, accarezzando il legno, per poi portare la mano sulla maniglia, entrando dopo un’iniziale tentennamento. Avanzando di un passo nella stanza, i suoi occhi catturarono subito la figura del suo corpo, sdraiato senza vita sopra il letto, con un lenzuolo sopra.
Si morse il labbro inferiore, che già aveva iniziato a tremare. Non credeva di potercela fare, non aveva la forza necessaria per avanzare verso di lui, la sua mente era a pezzi. Prima avevano perso Satch, poi era toccato alla maggior parte dei loro compagni durante la guerra, e infine anche Ace e papà. Come avrebbe fatto d’ora in avanti?

Fece un passo verso quel letto…

Lui non era così forte come tutti pensavano, affatto. Se fosse davvero stato all’altezza, nulla di tutto ciò sarebbe successo. Era anche colpa sua.

Un passo, e un altro ancora…

Ed Ace. Come poteva anche solo pensare che sorridesse? Perdendo lui, non se n’era andato solo un compagno di ciurma. Ace era il suo migliore amico, era colui che in ogni occasione riusciva a scongelare il suo aspetto freddo e apatico, che riusciva a riscaldargli il cuore con una semplice risata, la stessa della quale si era innamorato, insieme al suo carattere allegro e molto spesso infiammabile. Ace era prima di tutto il suo amante, era entrato a far parte della sua vita, e ora se n’era andato… per sempre.
Si fermò al lato del letto, deglutendo prima di cadere in ginocchio sul pavimento. Le mani gli tremavano, ma sarebbe andato avanti in ogni caso. Lentamente, afferrando due estremità del lenzuolo, abbassò quest’ultimo per rivelare il viso del corvino. Era sereno, sorrideva.
Si morse di nuovo il labbro inferiore, facendolo sanguinare. Voleva evitare di piangere, voleva provare ad accontentare la sua richiesta, ma non ci sarebbe riuscito.
“Perché?!” Ringhiò, asciugandosi le prime lacrime con il dorso della mano. “Perdonami A-Ace, non solo non sono riuscito a s-salvarti…” Singhiozzò, facendo sobbalzare le spalle. “… n-non riesco nemmeno a sorridere, c-come avresti voluto, p-perdonami, ti prego.” Andò avanti, posando una mano sulla guancia di Ace, accarezzandola. Era così fredda,  dannazione.  
“Tuo fratello dovrebbe essersela cavata, abbiamo fatto il possibile per aiutare almeno lui a fuggire. È forse l’unica cosa giusta che ho fatto a Marineford, e spero che questo ti aiuti a… riposare in pace.” Strinse i denti, pressando i polpastrelli delle dita sulle palpebre.
Quanto tempo sarebbe passato prima di poterlo rivedere nuovamente?
Probabilmente un po’.  
Ma… forse con l’aiuto di qualche bicchiere sarebbe riuscito a riavere Ace.
 



Angolo autrice:

Ahahah… ah.
Il mio stato d’animo è uno schifo, e sono riuscita a partorire questo struggente schifo.
Mi odio, ho appena trasformato Marco in un alcolista ç_ç
Mi ero detta più volte di non toccare l’argomento “morte”, non mi piace vedere il biondo depresso, per niente, ma dato che io mi sento depressa è stato inevitabile, perdonatemi.
La prima parte della OS, in corsivo, è tratta dal capitolo “Salutami con un sorriso” di questa raccolta, appunto, nel caso qualcuno se lo fosse dimenticato.
Ora, a malincuore, devo darvi una notizia: la raccolta si chiude qui (per adesso).
Purtroppo, tra un impegno e l’altro, la data di aggiornamento si dilungherebbe troppo (contando altre fic che ho in corso), quindi preferisco concluderla. Ma, per chi fosse interessato, la riprenderò sicuramente in un futuro molto vicino, non preoccupatevi. Ormai ci ho preso la mano a scrivere su questi due u.u
E, adesso, vorrei ringraziarvi tutti! ^^
Un grazie a coloro che hanno messo la storia tra le seguite:  Acchan074, Bisca88, blackwhiteeli, fenicerossa_00, FireFistAce, Jeta, Juriees_20, Keyra_, LallaOrlando, Mugiwara_no_Luffa, Natsuki Nagoya, Trafalgar Revy,  _ K a r i n, _Lawliet,  ___Ace.
Se vi va di farmi sentire la vostra opinione sulla raccolta ne sarei davvero felice.
Chi ha messo la storia tra le preferite: cola23, fenicerossa_00, Hiken no Bibi, Ikki, Monkey_D_Alyce.
Anche qui, mi piacerebbe sapere l’opinione di chi non ha ancora commentato, sempre se vi va, mi farebbe davvero piacere.
E infine, ma non meno importanti, coloro che hanno recensito i capitoli: Jeta, Monkey_D_Alyce, Hiken no Bibi, FlameOfLife, _Lawliet, _Rouge, Sakkun__, callas d snape, Portgas D SaRa.
 Vi ho adorati, davvero! È soprattutto merito vostro se sono riuscita a trovare la voglia di scrivere e di andare avanti!
Ora è meglio levare le tende, si è fatto tardi.
Un grosso bacione e alla prossima! :3

 

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Capitolo 10
*** Camicia ***


Marco&Ace's Moments



Camicia
 

Barbabianca lanciò un’occhiata –l’ennesima- al figlio, messo a braccia conserte vicino al trono.
La cosa, naturalmente, non sfuggì al comandante in prima.
“C’è qualche problema, papà?” Chiese appunto.
Il vecchio Imperatore scosse il capo. “Nulla, Marco. Mi chiedevo solo come mai non avessi addosso la tua camicia. È a lavare o vuoi cambiare stile, figliolo?”
“Uh? No, nessuna delle due, è solo che-“
“Qualcuno sta prendendo le abitudini del proprio ragazzo~…” Spuntò dal nulla il cuoco di bordo che, per puro caso, era riuscito ad ascoltare la conversazione dei due.
“Ragazzo?” Chiese perplesso Barbabianca, aggrottando le sopracciglia.
“Lascia stare, papà, Satch sta delirando.” Marco fulminò con lo sguardo il castano, fingendosi indifferente alle sue parole.
Lui ed Ace non avevano ancora avuto l’occasione di far sapere al padre quanto la loro relazione si fosse spinta oltre la semplice e pura amicizia.
“Dicevo, nessun cambio di stile, è solo che non la riesco più a trovare.” Spiegò.
“Mmh… Satch, è un tuo scherzo?” Lo guardò con fare severo il baffuto, conoscendo fin troppo bene la vivacità e la natura giocosa del figlio.
“Certo che no! I miei scherzi sono molto più elaborati! Che divertimento c’è a far sparire la camicia del Pennuto? Questa volta sono innocente.”
“Non credo stia mentendo.” Sospirò il biondo. “Beh, non è importante, me ne procurerò un’altra quando attraccheremo.”
“Che strano, però.” Borbottò l’Imperatore Bianco.
“Senti, Marco…” Gli avvolse un braccio attorno al collo, Satch. “Magari l’hai dimenticata nella cabina di Ace durante una delle vostre notti di fuoco.” Gli sussurrò all’orecchio, cosicché il vecchio non potesse essere partecipe della conversazione.
Marco parve rifletterci su un attimo. “Potrebbe essere. Dov’è Ace?”
Il comandante in quarta sbuffò. “Se non lo sai tu che sei il suo amante, come posso saperlo io?” Levò il braccio di dosso dal compagno. “Che ne so, sarà andato a farsi un giro con lo striker. Tu va’ a controllare nella sua cabina nel frattempo.” Gli diede una leggera spinta per le spalle.
“Vado.” Si mise le mani in tasca, decidendo di dar retta all’amico.
“E ricorda che se ci ho azzeccato voglio una ricompensa! Il tuo amato mi deve ancora una vagonata di giornalini per un vecchio trauma psicologico!”
Marco scosse la testa, ignorandolo.
 

Una volta giunto davanti la cabina del corvino, diede vari colpi alla porta.
“È permesso?” Chiese, sentendo un profondo russare raggiungergli le orecchie.
Chiuse per un attimo gli occhi, lasciandosi andare ad un profondo sospiro. Quello sciocco, alle undici di mattina, era ancora a letto a poltrire.
Entrò senza troppe cerimonie, già pronto a buttare giù dal letto quello scansafatiche del comandante in seconda, ma ciò che i suoi occhi videro fermarono ogni suo intento.
Chiuse dietro di sé la porta, avvicinandosi lentamente al letto, sedendosi sul materasso.
Ace, messo in posizione fetale e avvolto da un lenzuolo, stava stringendo con forza tra le mani la famosa camicia scomparsa del biondo, tenendola il più possibile vicino al viso, così da poterne sentire chiaramente l’odore del proprietario.
Marco sorrise intenerito, passandosi tra le dita una ciocca corvina, accarezzando poi con il pollice la guancia destra del ragazzo.
“Potevi chiedermela invece di rubarla.”
Il comandante in prima non si mosse da quel letto per un altro paio d’ore, rimanendo a contemplare come ipnotizzato il proprio ragazzo dormire placidamente, con stretto al petto l’indumento, fino al momento del suo risveglio.
Il corvino venne infatti avvolto dalle forti braccia della Fenice, seguite poi dalle calde e carnose labbra e, quando gli fu spiegato il motivo dello strano comportamento del compagno, Ace arrossì di botto, inventandosi qualsiasi cosa pur di provare a far credere a Marco che no, quella camicia si trovava lì con lui solo per colpa di qualche folletto birbone.
Ma ogni sua stupida scusa fu zittita da un susseguirsi di continui baci da parte del biondo, che non gli lasciarono scampo.
 
 

Angolo autrice:

Sono tornataaa! *-*
Il periodo pesantuccio è passato e la raccolta può ritornare più forte di prima (?)!
Allora, è tardi, ho sonno e quindi la farò breve.
Com’è? Vi è piaciuto questo capitolo? Dimentichiamo cosa ho scritto nel capitolo nove e andiamo avanti con del sano fluff! *-*
Chi si ricorda il trauma psicologico di Satch? XD
Ringrazio chiunque vorrà commentare e spero di ritrovare le mia amate lettrici, sperando che siano contente di questo ritorno! ^^”
Un grosso bacione e a presto! :3

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Capitolo 11
*** Ninna nanna ***


Marco&Ace's Moments


Ninna nanna
 
 
Marco aveva la schiena appoggiata alla testata del letto, intento come suo solito a leggere uno dei suoi noiosissimi libri.
Ace, sdraiato accanto a lui con le braccia attorno ai suoi fianchi, si beava delle carezze che il biondo gli dedicava con l’altra mano, sul capo.
Nemmeno il troppo silenzio sembrava dargli fastidio finché sentiva i leggeri, quanto rilassanti, movimenti di Marco tra i suoi capelli.
Serate come quella erano semplicemente il Paradiso per lui.
“Marco.” Lo chiamò, strusciando un poco la guancia contro il suo fianco.
Il biondo distolse per un attimo l’attenzione dal libro, concentrandola sul ragazzo.
“Ho sonno.” Disse, ricevendo in risposta un sopracciglio alzato dal primo comandante. E quindi? Che voleva da lui?
“Ho sonno.” Ripeté, abbracciando maggiormente il busto del compagno. “Posso farti una richiesta?”
“Ovvero?”
“Me la canti una ninna nanna?” Chiese, chiudendo gli occhi, aspettandosi naturalmente una risposta affermativa.
Marco lo guardò perplesso, riaprendo nuovamente il libro. “Mi prendi in giro, vero?”
“No.” Fu la risposta secca del giovane comandante.
La Fenice scosse la testa, rilasciando un leggero sospiro. “Sono un pirata, Ace.”
“Lo so, e lo sono anch’io, Marco.” Disse con ovvietà, gli occhi costantemente chiusi.
Il maggiore andò avanti a leggere, voltando pagina. “Da dove ti è venuta fuori questa cosa della ninna nanna?”
Ace riaprì gli occhi, posando un bacio sulla pelle abbronzata del proprio ragazzo. “Per favore.” Lo pregò.
Il biondo richiuse nuovamente il libro, appoggiandolo sopra la coperta. “Ripeto: sono un pirata. Anche volendo non conosco nessuna canzoncina.”
“Improvvisa.” Insistette.
Marco si passò una mano sul viso, cominciando a far lavorare i propri neuroni. Era sempre così, alla fine quel ragazzino riusciva ad ottenere qualsiasi cosa volesse, e lui cercava sempre di accontentarlo in un modo o nell’altro.
“Allora?” Fece il corvino, impaziente.
Il maggiore tirò un profondo respiro e, con non poco imbarazzo, cominciò ad intonare una canzone completamente inventata, naturalmente senza le parole, per adesso.
“Mmh, mmh… ♪~”
Ace si morse con forza il labbro superiore, tentando invano di trattenere le risate. Uno sbuffo divertito gli scappò dalla bocca, con la sola conseguenza di far fermare il non proprio orecchiabile canticchiare della Fenice.
Marco alzò un sopracciglio, guardandolo di traverso. Dire che in quel momento si sentiva un emerito idiota era troppo poco.
“Lo trovi tanto divertente, Ace?”
Il moro staccò la presa dal busto del compagno, girandosi dalla parte opposta, cosicché il biondo non potesse guardarlo in faccia.
“A-affatto, avanti continua…” Sghignazzò tra sé e sé.
“Ho fatto del mio meglio, insolente.”
“E il testo della canzone dove l’avevi lasciato?” Scoppiò a ridere un’altra volta.
Marco accennò ad un sorriso. Che lo stesse prendendo in giro o meno, adorava vederlo ridere in quel modo così spensierato.
“Le parole sarebbero arrivate più avanti. Piuttosto, questa storia del cantami una ninna nanna è nata per far sì che tu mi deridessi, ragazzino?” Si abbassò lentamente su di lui, donandogli un bacio sulla spalla nuda. Il riso del ragazzo andò via via scemando, trasformando la sua espressione in una più seria e malinconica.
“Forse anche per quello.” Disse, raggomitolandosi su se stesso.
“Ace.” Lo invogliò ad andare avanti l’amante, intuendo che ci fosse dell’altro.
Il minore richiuse gli occhi, incurvando di nuovo le labbra in un lieve sorriso. “Quando ero piccolo, ricordo che Rufy mi chiedeva spesso di raccontargli storie su temibili pirati per farlo addormentare. Dovevo cercare di raggruppare tutta la fantasia in mio possesso ogniqualvolta arrivasse questa richiesta. In quanto fratello maggiore dovevo fare del mio meglio per accontentarlo, anche perché solo io potevo soddisfare quei capricci.”
“Sabo non c’era già più, allora.” Pensò il minore, stringendo in una mano l’estremità della coperta.
Marco continuò ad ascoltarlo in silenzio, lasciandolo parlare liberamente, senza interromperlo.  
Sapeva che era sempre quello ciò di cui aveva bisogno.
“Una volta, poi, se ne uscì con la storia della ninna nanna.” Sorrise. “Ace, questa volta puoi cantarmi una canzone per farmi addormentare? Furono queste le esatte parole. Avresti dovuto vedere la mia faccia, non sapevo nemmeno che cosa fosse una ninna nanna. Per intenderci, ho fatto la stessa cosa che hai fatto tu poco prima, per quello non sono riuscito a trattenere le risate. Ti sei comportato nel mio stesso modo.”
“Ora capisco.”
“E nulla, mi era tornato alla mente e ho pensato che non mi sarebbe dispiaciuto farmi cantare una canzoncina per la buona notte, almeno una volta. Soprattutto se saresti stato tu a cantarmela.” Sospirò, coprendosi fin sotto il collo. “È una cosa stupida, lo so, quindi lascia perdere. Ho apprezzato il tuo tentativo, Pennuto.” Rise ancora, voltandosi verso di lui.
Il maggiore lo osservò un attimo e poi, portando una mano dietro la sua nuca, lo portò a sé, appoggiandogli il viso contro il suo petto.
“M-Marco…?” Fece, perplesso.
Quest’ultimo gli baciò la chioma corvina, avvolgendo con l’altro braccio il busto di Ace.
“Dammi un’altra possibilità.”
“Eh?”
“La prossima volta sarò preparato. Consentimi di cantarti ancora questa benedetta ninna nanna.”
Il moro lo guardò ancora con aria sorpresa e, subito dopo, nascose il volto dalla vista del compagno. Come diavolo faceva? Come faceva quello stupido ananas apatico a renderlo così felice per delle sciocchezze simili?
“Sarà la tua ultima chance, Pennuto.” Acconsentì.
Il comandante in prima prese ad accarezzare i morbidi capelli del giovane, inebriandosi dell’odore di salsedine emanato da essi.
“Farò in modo di non sprecarla, Piromane problematico.” Sorrise.
 
 
 

Angolo autrice:

Perdono per il ritardo! ^^”
Ma visto che le mie lettrici sono dei tesori fantastici sono certa che avrò la loro pietà… Vero che è così? çWç
Comunque! Eccomi con un’altra OS uscita da non so bene dove! So solo che ero partita dall’idea che Makino potesse aver cantato qualche ninna nanna al piccolo Rufy magari con Shanks vicino aww e il mio cervello ha fatto il resto partorendo una Marco/Ace. Vi è piaciuta almeno un pochettino? Spero proprio di sì. A proposito, volevo approfittare dell’angolo autrice per chiedervi una cosa: non è che con tutto questo fluff sto mandando un tantino OOC Ace e Marco? XD
È un dubbio che mi sta assalendo da un po’ e volevo sapere la vostra opinione. Perché in tal caso vedrò di moderarmi con la fluffuosità (?).
Basta, ho finito!
Ci vediamo e grazie infinite a tutte coloro che recensiscono e che continuano a seguire la raccolta! Vi adoro! <3
Un bacione! :3
 
 
 

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Capitolo 12
*** Happy B-day, Marco! ***


Marco&Ace's Moments




Happy B-day, Marco!
 
 
Organizzare grandi feste in occasione dei compleanni dei vari componenti della ciurma era diventata una tradizione, ormai, e per quello della Fenice non si era fatta alcuna eccezione.
“Auguri, Pennuto!” Gridarono in un coro gioioso i pirati, facendo cozzare i boccali traboccanti di rum o saké. Il biondo scosse la testa a causa del nomignolo. “Grazie, ragazzi.” Disse, venendo come al solito assalito da frasi di auguri personalizzate. Anche quella era diventata una sorta di tradizione di famiglia in cui i fratelli facevano a gara per l’augurio più fantasioso, ma alla fin fine non si eleggeva mai un vero e proprio vincitore, ci si impegnava solo per divertimento.
Come sempre il primo a cominciare fu Satch, il Re dei burloni.
“Voglio che tu sappia che le SOLE persone a cui faccio gli auguri di compleanno sono tutte attraenti, intelligenti e incredibilmente sexy… ma per te posso fare un’eccezione! Auguri, fratellino!” Sghignazzò divertito il disgraziato.  
“Per il tuo compleanno volevo regalarti qualcosa di unico, straordinario, fantastico… ma non mi sembrava il caso di chiudermi in un pacco regalo.” Ghignò furbo Izou, sventolandosi sul viso dell’aria con il ventaglio. “Auguri.”
“Apri le mani, chiudi le dita, buon compleanno per tutta la vita! Auguri, Marco!” Esclamò sorridente Halta, la loro sorellina, l’unica ad aver tirato fuori qualcosa di non troppo stupido per adesso.
“Grazie, Halta.” Le sorrise, scompigliandole un poco i capelli corti.
“Tu sei come il buon vino, figliolo: più invecchi, più migliori! Auguri di tutto cuore! Gurararara!”
“A come anni che passano, U come urrà è il tuo compleanno, G come grande tirata d’orecchie, U come un grande giorno, R ragazzi come sei vecchio, I come infiniti auguri, Comandante!”
Persino papà e i suoi uomini ci si mettevano.
“Grazie a tutti, vedo che la vostra fantasia migliora di anno in anno.” Fece ironico, ricevendo in risposta dei modestamente da parte degli altri che ripresero i festeggiamenti con allegria.
Marco sospirò, portandosi alle labbra il boccale per bere un sorso della bevanda, poi fece vagare il suo sguardo sui suoi fratelli, senza individuarlo.
“Dove sei finito?” Pensò.
“Comandante, felice compleanno.” Gli augurarono insieme le infermiere dell’Imperatore Bianco, ricevendo da tutte due baci, uno per guancia.
“Grazie.” Disse, allontanandosi da loro educatamente per andare alla ricerca del ragazzino.
Alzò un sopracciglio nel vederlo poco più lontano dal luogo della festa con attorno una serie di fogli scribacchiati.
“Nemmeno questo va bene!” Brontolò pasticciando con foga ciò che aveva scritto, finendo poi con l’accartocciare direttamente il pezzo di carta, arrabbiato.
“Che cosa stai facendo qui tutto solo?” Si prese la premura di chiedere Marco, appoggiandosi di schiena al parapetto, vicino a lui.
Ace sussultò nel sentire la voce del festeggiato e non appena quest’ultimo posò un veloce sguardo su uno dei suoi fogli si affrettò a dare fuoco a ciò che aveva scritto, eliminando così ogni prova.
“Non avrei letto nulla che tu non volessi, tranquillo.” Lo rassicurò porgendogli il suo boccale. Il corvino lo afferrò e ne bevve in fretta un sorso, rilasciando poi un profondo respiro.
“Non li so fare, va bene?!” Sbottò d’un tratto, facendo sorridere il biondo. Sapeva che alla fine avrebbe parlato.
“Cos’è che non sai fare?”
Ace s’imbronciò un attimo, guardando a terra i pochi fogli bianchi non ancora utilizzati. “Se si tratta degli altri è facile, non devo sforzarmi più di tanto, ma se sei tu è diverso, dannazione!” Urlò ancora, stringendo i pugni. “Volevo farti degli auguri speciali ma non mi viene in mente nulla!” Si arruffò con forza i capelli, provando forse a nascondere dalla vista del compagno l’intenso rossore sulle sue gote.
“Ace.” Lo chiamò, facendogli alzare lui stesso lo sguardo afferrandogli il mento, visto che non sembrava intenzionato a voler incrociare il suo sguardo.
“Hai capito che dicendomi semplicemente queste parole mi hai già fatto felice?” Fece divertito nel vedere l’espressione prima stupita e poi scettica del corvino.
“Certo, lo stai dicendo per farmi sentire un po’ meno idiota.”
“No, invece.” Gli picchiettò ripetutamente l’indice contro la fronte. “Cosa credi che me ne faccia di inutili discorsi forzati se non vengono dal cuore?”
Ace alzò l'angolo della bocca in un sorriso. Ancora una volta quell’ananas aveva ragione.
“Che novità!” Pensò divertito, avvolgendo le braccia attorno al collo della Fenice. “Marco.”
“Sì, Ace?”
“Auguri di buon compleanno.” Disse con uno dei suoi meravigliosi sorrisi e avvicinandosi lentamente al compagno per allegare all’augurio uno dei suoi baci, ma a pochi centimetri di distanza dalle sue labbra si bloccò.
“Perché hai del rossetto sulle guance?” Assottigliò gli occhi, cominciando a sfregare via con i pollici il cosmetico, palesemente irritato.
“Devono essere state le infermiere di papà quando mi hanno fatto gli auguri… piano, Ace!” Fece, afferrandogli entrambe le mani. “Non devi essere geloso per cose simili.” Disse tranquillo.
“Io sarei geloso? Non farmi ridere! Piuttosto, la prossima volta cercate di scambiarvi una stretta di mano!”
Il biondo alzò gli occhi al cielo, appoggiando la fronte su quella di Ace.
“Puoi non rovinare il momento?”
Il lentigginoso lo guardò ancora con aria accigliata, ma preferì lasciar perdere. “Per adesso, e solo perché è il tuo compleanno.” Ci tenne a chiarire, unendo le loro labbra in un casto e dolce bacio.
“Marco.”
“Mh?”
“Grazie per essere venuto al mondo.” Appoggiò il viso sulla spalla del comandante in prima, abbracciandolo forte.
“Potrei dire lo stesso, Ace.” Sorrise, beandosi del calore emanato dal compagno. 
Non poteva desiderare di meglio se non il suo Piromane preferito per il giorno del suo compleanno.

 
 
 


Angolo autrice:
 
Tanti auguri a te, tanti auguri a te, tanti auguri a Marco, tanti auguri a te!
Buon compleanno, tesoro mio! **
Marco: disse colei che se l’era dimenticato.
Io: shh, dettagli, ananas, dettagli… u.u”
Allora, chiariamo, gli auguri dei comandanti e del Babbo non sono opera mia, sono prese da internet perché la sottoscritta ha una fantasia che fa schifo.
Detto ciò spero davvero che questo capitolo vi sia piaciuto, ho fatto del mio meglio per buttare giù qualcosa per Marcuccio! (?)
Grazie ancora tante a voi mie adorate recensitrici (?) e a tutti coloro che seguono ancora questa raccolta!
Un grosso bacione e spero di non aver deluso le vostre aspettative! :3

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Capitolo 13
*** Striker ***


Marco&Ace's Moments


 
Striker
 


Appoggiato con il mento sopra al parapetto, le braccia lasciate molli lungo i fianchi e un’espressione terribilmente annoiata in volto, Ace osservava senza un poi così grande interesse il mare piatto, troppo calmo per i suoi gusti, attendendo con impazienza di poter scorgere un’isola all’orizzonte.
Gonfiò le guance e sbuffò, premurandosi di lanciare un’occhiataccia a Marco trasformato in Fenice, di ritorno da uno dei suoi tanti viaggetti.
Marco gli volò vicino, riprendendo la sua forma umana e sedendosi al suo fianco con una gamba accavallata.
«Ehi.»
«Mh. Divertito?» assottigliò lo sguardo, guardandolo con la coda dell’occhio.
Questo in risposta scosse la testa.
«Sono andato a discutere di cose importanti con Whitey Bay e Squardo, Ace, nostri alleati. Puoi star certo che non sono volato fin da loro per giocarci a carte e bere un po’ di Rhum.»
Il corvino si raddrizzò con un grugnito, appoggiandosi con i gomiti. «Sporco bugiardo. Lo so che in realtà voli libero per i fatti tuoi e poi ritorni alla nave per sbattercelo in faccia.» sogghignò, appoggiando una guancia sul palmo della mano, in modo da reggergli il capo.
«Oh, ovviamente.» Sorrise appena Marco, scompigliandogli i capelli e spostandoglieli sul davanti. «Cosa c’è che non va?»
Ace reclinò la testa all’indietro, sbuffando per l’ennesima volta. «Mi annoio! Sono due mesi che navighiamo! Amo il mare, ma ho bisogno di sgranchirmi le gambe sulla terraferma, visitare posti nuovi!» riportò il capo ad una posizione normale, afferrandosi il viso con entrambe le mani.
«Invidio il tuo potere. Puoi trasformarti in un uccello e volare in piena libertà dovunque tu voglia. Il Mera-Mera mi è completamente inutile in queste situazioni! Stupido frutto…» borbottò, divertendo Marco anche se questo non lo diede totalmente a vedere. Avrebbe voluto correggergli il fatto che lui non si trasformava in un semplice uccello, ma in una Fenice, un animale mitologico, ma qualcosa gli diceva che se ci avesse provato, Ace lo avrebbe mandato senza troppe cerimonie a quel paese. Salto giù dal parapetto, tirando un pugno amichevole contro la schiena del corvino.
«Sei giovane e sveglio, troverai qualcosa per ammazzare il tempo. Vado a riferire a papà ciò di cui ho discusso con gli altri. A più tardi.» si incamminò con una mano in tasca, lasciandosi alle spalle i borbottii indispettiti del minore.

Il Mera-Mera mi è completamente inutile in queste situazioni…

«Forse non è del tutto vero…» mormorò tra sé e sé Marco, riflettendo su una cosa.
Creare qualcosa del genere potrebbe sembrare impossibile, ma se solo trovassimo la persona giusta…
«Jaws!»
Fu un colpo di fortuna incontrare così facilmente il fratello che stava camminando verso di lui, in direzione opposta alla sua.
«Marco! Sei tornato. Com’è andata la riunione?» gli sorrise amichevole, fermandosi ben volentieri a fare quattro chiacchiere con lui.
Il biondo ricambiò con un sorriso appena accennato. «Direi bene, le solite formalità. Stavo giusto andando da papà per parlargliene.»
Jaws annuì, sorpassandolo di poco. «Allora è meglio che ti lasci. Puoi trovare papà in camera sua, credo che ormai si sia svegliato dal suo riposino pomeridiano. Ci vediamo più tardi.» Fece per andarsene, ma la voce di Marco lo fermò nuovamente sul posto.
«Un attimo, devo rubarti solo due minuti, Jaws.» Disse, e il comandante in terza si fece presto tutto orecchi.
«È successo qualcosa di grave?»
Il biondo allargò un po’ di più gli angoli della bocca, sporgendo il capo oltre il braccio del compagno e individuando poco più lontano di loro Ace, ora intento a salutare i gabbiani. «Diciamo che per qualcuno potrebbe rappresentare una questione di vita o di morte.»
Jaws seguì con lo sguardo dove stesse guardando Marco, scuotendo poi la testa.
Notarono entrambi che più che salutarli forse era maggiormente impegnato a insultarli.
«Parli di Ace.»
«Già» incrociò le braccia al petto, facendosi subito serio. «Ho bisogno di chiederti una cosa.»
«Se posso esserti utile.»
«Dovrebbero mancare tre settimane prima di attraccare, e, se non erro, su quest’isola vive anche un tuo amico inventore.» chiese conferma.
Jaws annuì. «Il professor Howak, sì. Hai bisogno di qualcosa in particolare?»
«Avrei una cosa in mente.» Confessò. «Se volassi fin da lui e gli chiedessi a nome tuo di costruire una cosa, credi che tre settimane possano bastargli?»
Il comandante prese grattarsi la nuca, pensandoci su. «Dipende da cosa si tratta, ma sono sicuro che farebbe il possibile.» Assicurò con un sorriso.
«Perfetto. Grazie infinite, Jaws.» Gli voltò le spalle. «Credo che per stasera sarò di nuovo in viaggio. Ti raccomando di non dire a nessuno la mia destinazione, avviserò solo papà.»
Alla notizia Jaws strabuzzò di poco gli occhi, sorpreso. «Ma sei appena tornato, Marco!»
«Non è un problema.» E così dicendo, dopo aver dedicato al fratello un ultimo saluto di schiena con un cenno della mano, voltò l’angolo, sparendo dalla visuale del comandante.

§§§§
 
Erano attraccati sull’isola da meno di un’ora, e trattenere Ace per impedirgli di saltare giù dalla Moby Dick per dirigersi il più presto possibile nella miglior bettola del paese sarebbe stato impossibile senza l’aiuto di Jaws, che se lo caricò in spalla, ignorando, insieme a Marco, le proteste del corvino.
Quando arrivarono finalmente dall’inventore, il famoso professor Howak, un uomo dalla corporatura mingherlina e dall’età ormai avanzata, questo li accolse con un sorriso alquanto sinistro a detta di Ace, conducendoli senza attendere un secondo di più all’interno della propria abitazione, più precisamente nella stanza in cui si trovava il progetto a cui aveva lavorato senza sosta in quelle tre settimane.
«Questo, signori miei, è lo Striker.» Si avvicinò orgoglioso alla sua creatura, divertito dalle occhiate curiose dei suoi ospiti. «Non mi erano state date molte indicazioni, come ad esempio il colore, quindi ho voluto optare per il mio preferito. Spero che anche voi piaccia il giallo.»
Ace sbuffò, incrociando le braccia al petto. «Posso sapere cosa ci facciamo qui? Ho fame, se non lo aveste notato!»
Marco sospirò. «Cerca di stare tranquillo. Il professore si è impegnato per costruirtelo, non essere ingrato. Falli almeno spiegare come funzioni, non vorrai finire per danneggiarlo?» Sogghignò nel vedere il suo volto farsi presto più luminoso ed eccitato.
«Un attimo… Questo è mio?!» domandò, guardando l’inventore.
«A quanto pare.» Gli sorrise, voltandosi nuovamente verso lo Striker per riprendere la spiegazione. «Dicevo-» ma fu inutile, perché Ace vi si fiondò sopra in un lampo, tentando in qualche modo di abbracciare quella sorta di scialuppa.
«Davvero questo gioiellino è mio?!»
Howak sospirò, capendo che avrebbe fatto meglio a sintetizzare il più possibile. «Tu devi essere il possessore del frutto Mera-Mera, è corretto?»
Ace annuì, non perdendo tempo e saltando dentro allo Striker.
«Bene. Grazie al tuo potere potrai navigare come più ti pare e piace per i mari! Semplicissimo, no? E pensa che può andare persino sott’acqua!» Esclamò sempre più fiero, voltandosi verso i due comandanti sulla soglia della porta.
«Quando mi è stato chiesto di creare una cosa del genere in così poco tempo, non credevo di potercela fare, e invece eccolo qui! Mi auguro ne siate soddisfatti.»
«Howak, sei stato davvero formidabile! Hai davvero superato te stesso!»
«Ed Ace sembra essere d’accordo.» Sorrise Marco, felice che il minore fosse carico di così tanto entusiasmo.
«È fantastico, non ci credo, posso usarlo solo io! Scienziato pazzo, non so come ringraziarti! Potrò finalmente andarmene dove mi pare anche quando saremo in mare aperto!»
«Ace!» lo ripresero all’unisono i maggiori, scambiandosi poi un’occhiata sollevata nel sentir ridere il professore. Per fortuna non sembrava essersi offeso.
«Tranquilli, è solo preso dall’euforia! Sapere che vi piaccia mi rende felice! Per te e i tuoi amici così simpatici sono sempre a disposizione, Jaws!»
All’udire il vecchio Ace smise di accarezzare la vela del suo Striker, guardando con occhi adoranti il comandante in terza. «Quindi è merito tuo!? Jaws, devo assolutamente offrirti qualcosa! Anche se non so cosa possa ripagare questa meraviglia!»
Howak rise più forte. «Suvvia, ragazzo! Così mi fai arrossire!»
Jaws scosse la testa, indicando Marco. «Io in realtà non-» ma il biondo non gli permise di continuare, alzando una mano in segno di fermarlo prima di poter completare la frase. «Ma Marco…?»
Quest’ultimo riabbassò il braccio, non distogliendo lo sguardo dal sorriso raggiante che Ace aveva dipinto sulle labbra.
«Non è importante che sappia da chi sia partita l’idea, ciò che conta è che sia contento.» Disse. «E direi che è arrivato il momento di provarlo, no, Ace? Professore, se ce lo permette, noi saremmo pronti a portarlo fuori.»
Howak si fece da parte, indicando con un braccio teso e un lieve inchino lo Striker. «È vostro, potete fare ciò che volete.»
«Me ne occupo io.» Si fece avanti Jaws, invitando gentilmente Ace ad uscire dalla scialuppa.
Quest’ultimo corse da Marco, non intenzionato a far scemare di un solo millimetro il suo sorriso.
«Quando sarà in mare, pretendo una sfida! Tu nella tua forma di Fenice e io con il mio Striker!»
Il biondo scosse la testa, scompigliandogli i capelli. «Preparati a perdere, ragazzino.»
Ace ghignò. «Questo dovrei dirlo io, Pennuto.»
 
 
 
 
 
Angolo autrice:

Dal compleanno di Marco non aggiorno.

Se ancora mi segue, ha il diritto di farsi costruire una statua dalla sottoscritta.
Mi vergogno anche a chiedere scusa, perché tutta questa assenza con questa raccolta (e non una raccolta qualsiasi, ma la raccolta della OTP) è imperdonabile.
Mi auguro che questa nuova OS sia come minimo piaciuta, qualcosa di dolcioso prima di una nuova storia leggermente (okay, forse abbastanza) angst che ho in mente *faccino innocente*.
Non credo di dover aggiungere altro se non ancora un grandissimo “PERDONO” urlato a squarciagola çWç
Mando a chiunque ha avuto la buona fede di aspettare l’aggiornamento un grosso bacione! :33

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