Shot of Energy

di BambuBaoBab
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Detesto essere Giudicato! ***
Capitolo 2: *** L'emozione più forte ***
Capitolo 3: *** SE E' VERO CHE HAI UN CUORE ***
Capitolo 4: *** SENTO BRUCIARE ***
Capitolo 5: *** Sul Tetto ***



Capitolo 1
*** Detesto essere Giudicato! ***


 “ In una delle loro missioni Radish si fa un piccolo interrogativo sulla sua natura di Sajan. E Vegeta gli risponde”
 DETESTO ESSERE GIUDICATO!
 
Uscii dal castello dei regnati di Telnar con il mio solito passo deciso. Quegli strani esseri rossi con la testa a punta mi davano ribrezzo. Il loro non era sangue ma un liquido meno denso, bluastro che macchiava i vestiti e aveva un odore terribile.  Strani alieni.
La luce delle stelle era l’unica cosa che rischiarava la notte. Seduti ,vidi Nappa e Radish che parlottavano. Mentre camminavo verso di loro, le nuvole si fecero più fitte  nere sopra di noi. Un lampo e fu pioggia.
-Su forza non voglio rimanere su questo pianeta un secondo di più…-ordinai                                                     Non risposero e non si mossero.
-Allora?-tuonai più forte dei  lampi che ci sovrastavano.
-Freezer ha appena comandato di non lasciare il pianeta fino a domani …-piagnucolò Nappa- ha detto che saremo puniti se oseremmo disobbedirgli.-
Chiusi gli occhi, inspirando profondamente, per trattenere il montare della mia rabbia. L’odore di quel liquido pestilenziale  mi entrò  fin  dentro la  testa. La collera per quell’essere viscido , che fluttuava in quell’uovo che chiamava trono ,mi assalì con una forza tale che avrei potuto distruggere  un pianeta con uno sguardo.
-Abbiamo preso la città imperiale. Ho spaccato la testa del loro sovrano contro una colonna di pietra. Di sicuro le altre manderanno delle truppe. E dovremo occuparcene noi, presumo.–  dissi ,cercando di mantenere la mia compostezza.
-Già…-fece Nappa.
-Ci accampiamo e facciamo a turno per la guardia. Il palazzo ha un odore così nauseabondo che preferisco aspettare qui fuori. Accendete  un fuoco.- ordinai voltandomi a scrutare l’orizzonte. Ero curioso di sapere quanto ci avrebbero messo ad arrivare su quei carrozzoni di metallo.
Mi girai quando la voce di Nappa suonò ancora nelle mie orecchie. Fastidiosa, roca e cantilenante.
-Principe, piove troppo per un fuoco e qui l’aria è troppo umida.
Sbuffai impercettibilmente. Mi sedetti su terreno  e mi sdraiai a guardare il cielo con la pioggia che mi batteva sul corpo. Capirono che non avevo voglia di trovare un’altra sistemazione e che saremmo restati li.
Loro si accasciarono li vicino appoggiati a delle rovine.  Il silenzio era il suono più perfetto dopo gli echi di dolore della battaglia. Solo il tamburellare leggero della pioggia poteva renderlo più piacevole. Poi un ronzio fastidioso lo frantumò.
-Perché piove sempre?- chiese Radish.
-L’aria è umida…qui pioverà tutti i giorni…-gli rispose l’altro.
-No,intendevo…perché dopo ogni battaglia piove?
-Non lo so…è strano in effetti.
Li ascoltavo parlare con  tenendo chiusi gli occhi. Davanti a me l’immagine di un pianeta che poco tempo  fa avevo visto esplodere. Poi un pensiero mi baleno in testa.
Non c’è stata pioggia per noi Sayan.
Mi girai verso di loro.
-Tu hai qualche idea Radish?-gli chiesi
-Su cosa?-mi chiese, convinto che non li ascoltassi.
-Sul perché piove….dopo una battaglia…
Stette in silenzio per un poco e poi rispose.
-Non lo so…forse c’è qualcosa che …si insomma …piange.
-Le nuvole piangono?- schernì Nappa.
-No.. però qualcosa…che piangendo fa piovere ,per i compagni caduti…per lavare il loro sangue.
Sorrisi…intorno a me si stava formando una pozzanghera bluastra. La guardai formare piccoli mulinelli interrotti dai cerchi concentrici delle gocce di pioggia
-Invece è proprio sangue quello che piove…evapora durante la battaglia e ricade per celebrare i vincitori…e sotterrare i cadaveri dei vinti.- sentenziai.
In quella frase io stesso potevo sentire il sapore della crudeltà e dell’ odio. Una crudeltà che non può essere lavata un odio da cui è impossibile salvarsi.
Mi rimisi supino e loro rimasero in silenzio. Poi  Radish fece un ultima osservazione.
-No non credo…qualunque cosa sia quella che fa piovere…non ama i conquistatori… gli assassini...li bagna come per punirli…- fece una pausa-…ed in effetti mi fa paura.
Sorrisi ,senza muovermi, della sua ingenuità.
-Hai paura che qualcuno ti giudichi Radish…per le tue azioni?- chiesi
-Forse un giorno….avrei un sacco di cose da ripagare… vite , case e famiglie…a volte penso che non rimarrò impunito per sempre.
Un ghigno malefico mi si dipinse sul volto mentre fissavo quelle nuvole nere. Mi alzai e diressi il mio sguardo al cielo.
 -IO NON HO PAURA DI TE….IO NON HO PAURA DI NIENTE…IO SONO LI PRINCIPE DEI SAYAN IL POPOLO PIU’ CRUDELE E POTENTE DELL’UNIVERSO! NIENTE E NESSUNO GIUDICA O PUNISCE IL GRANDE VEGETA E POI VIVE PER RACCONTARLO! DETESTO ESSERE GIUDICATO!!!
Quell'ultima frase rimbombò nell'aria più potente del vento...
Mi guardarono impauriti dopo quel gesto folle. Stavo ridendo, ancora rivoltò verso il cielo e i capelli fradici, quando le nuvole cominciarono a diradarsi e l’ultimo tuono si spense all’orizzonte mentre la pioggia cessava. E la luce delle stelle tornava a fare capolino in quella notte.
Sorridendo mi avvicinai a Radish che era ancora seduto ,incredulo, e gli misi una mano sulla spalla.
-Non temere Radish…se qualcuno ti accuserà di una delle tue azioni più crudeli digli di venire da me.
E ridendo sguaiatamente me ne andai lasciandoli li a godersi l’alba che stava per sorgere immersi in una strana sensazione tra la paura e la sorpresa.

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Capitolo 2
*** L'emozione più forte ***


L’EMOZIONE PIU’ FORTE
Il cielo era nero è la terra tremava. Una nuvola di saette brillava nel cielo. In uno stato di concentrazione profonda il principe dei Sajan , dagli occhi vitrei , stava preparandosi a sconfiggere il suo nemico. Le creature fuggivano da quella incredibile potenza e il suo avversava lo fissava spaventato.  Goku tremava di fronte a quell’essere così simile a lui eppure così lontano . La sua malvagità permeava l’aria e la sua potenza scuoteva gli elementi. In quel momento si rese conto di essere inferiore. I suoi capelli  a punta fluttuavano, frustati dalla sua aura in accrescimento.  Il livello di Vegeta cresceva esponenzialmente e poteva percepire il terrore del proprio avversario…un ghigno gli si disegnò sul viso. Ma Goku aveva ancora un asso nella manica da sfruttare…ma non sapeva se sarebbe bastato. 
In quel momento Vegeta si risvegliò. Il suo voltò era madido di sudore, il suo respiro affannato, ma sul suo viso era ancora impresso quel ghigno. E ancora in lui ,quella sensazione di potenza. Di essere più potente di Kakarot. Desiderò di riprovare quella sensazione. Si rivolse verso il cielo a guardare le stelle. Ognuna rappresentava un mondo nuovo da conquistare, avversari da battere, per diventare più forte.
Un rumore lo distolse dai suoi pensieri. Era addormentato nel giardino della Capsule Corp e sentiva dei tonfi provenire da dentro.
-  Vegetaaaaa! – lo chiamò Bulma.
Scocciato ma preoccupato corse all’interno.
La vide accasciata sul pavimento della Capsule Corp. Si teneva il ventre, ormai enorme, e si contraeva in delle smorfie di dolore. Lui la guardò sbigottito.
-  Vegeta,  sta nascendo…
Gli occhi del Sajan si sbarrarono.
-  Vado a chiamare tuo padre…
-NO! I miei non ci sono…devi portami all’ospedale…- le si smorzò la voce , mentre le contrazioni diventavano più dolorose.
La mente del Sajan era annebbiata. Ma quello che stava nascendo era suo figlio , il suo erede. Doveva fare qualcosa. Si avvicinò a Bulma e goffamente la prese in braccio. Poi uscì dalla cucina e si librò in volo.
-Da quale parte devo andare?
Bulma riaprì gli occhi, strizzati in una smorfia di dolore e si guardò intorno.
-L’ospedale è quell’edificio giallo laggiù…
Vegeta volò  veloce e atterrò davanti all’entrata. Vide della gente correre dentro e li seguì. Il pronto soccorso era un caos . Gente insanguinata e ferita veniva trasportata da una flotta di barelle e i colpiti continuavano ad arrivare.
-Aiuto…- sibilò, guardandosi nervosamente intorno, ma nessuno fece caso a lui.
Si diresse verso un bancone , e un grido di Bulma attirò l’attenzione di una delle infermiere.
-Aiuto….- gridò Bulma.
L’infermiera si precipitò da loro agguantando una sedia a rotelle.
-La poggi pure qui.
Vegeta obbedì, innervosito dal trambusto.
-Mi segua!- disse l’infermiera e i tre entrarono dentro una sala traumi vuota. L’infermiera chiamo i medici al cercapersone.
-Cos’è successo ?- chiese Bulma, sospirando.
L’infermiera rispose preparando l’ecografo, indaffarata.
-Un vagone della metropolitana sopraelevata è deragliato precipitando in centro città. Cercano di far uscire i feriti ma nessuna gru  riesce ad arrivare per sollevare il vagone. Molti sono intrappolati li sotto .- l’ostetrica posizionò l’ecografo sul ventre di Bulma e il suo volto si scuri. – ora deve respirare profondamente.  Sembrano esserci delle complicazioni, ma rimanga tranquilla, io chiamo il primario.
 Bulma annuì espirando. Poi  l’infermiera uscì dalla stanza di corsa.
 - Cosa?! Ma è andata via!- sbotto Vegeta incredulo – Come osa?!
Bulma sorrise.
-Tranquillo , ora è tutto sotto controllo.- si fermò ad osservalo mentre guardava fuori dalla porta rabbioso e respirò – Sei stato bravo.
Lui si voltò verso di lei e strizzo gli occhi. In quel momento però non riuscì a sgridarla.
-Vegeta . Devi aiutare quelle persone. Tu puoi farlo.- disse respirando profondamente.
La guardò allibito.
-Pensi davvero che sprecherei il mio tempo per aiutare questa gente? Sai che non mi importa dei terrestri.
-Vegeta, ti prego…
Un’altra contrazione la interruppe e affondo il volto nel cuscino. All’improvviso  un’altra infermiera entrò nella stanza.
-La primaria di ostetricia non c’è, doveva essere qui ma non si  è presentata al suo turno… temiamo sia coinvolta nell’incidente. Abbiamo provveduto a contattare il sostituto che sarà qui a momenti.
Vegeta ci mise un secondo ad elaborare l’annuncio e prima che potesse uscire afferrò l’infermiera per la collottola.
-Sostituto? Vuol dire un allievo?
-No…è un dottore…- disse l’infermiera tentando di liberarsi dalla stretta.
-Ma non è il dottore più bravo giusto? – le sbraitò ad un centimetro dal viso.
-No, mi dispiace…ma la dottoressa Brodian è irreperibile…- rispose divincolandosi –  la prego mi lasci…
-VEGETA LASCIALA! – urlò Bulma.
Il principe mollò la stretta e l’infermiera corse via lasciando la porta aperta.  Si poteva vedere la  tv in sala d’aspetto trasmettere le immagini dell’incidente. Si voltò verso Bulma. Si teneva il ventre e respirava a fatica.
-Tu non farti toccare da nessuno. Vado a cercare questa dottoressa.
 E dopo un ultimo sguardo scomparve oltre la porta.  Bulma , si distese e ,tendendo l’orecchio a ciò che sentiva provenire dalla tv, sorrise.
La città era nel caos:  le macchine suonavano, la gente correva ,sirene stridevano in tutte le vie del centro.  Tutto correva lontano dal punto verso cui lui stava volando. Uno sbuffo di fumo gli indicava il punto da raggiungere. Girato un angolo si trovò di fronte all’incidente e atterrò.
Il vagone era ancora verticale schiacciato per metà sull’asfalto. L’altra estremità era ancora collegata ai vagoni sui binari della sopraelevata ;  il primo di questi era per metà sospeso e stava per schiantarsi su quello sottostante .Il binario correva a circa 20 m di altezza. Le lamiere incandescenti e accartocciate rendevano difficoltosi i soccorsi sia da sopra il binario che dal piano strada. Vegeta si voltò e vide un vigile del fuoco caricato su una barella con la pelle del viso ustionata. La sua giacca e il suo elmetto erano caduti mentre lo trasportavano. Li raccolse e se li mise. Si infiltrò il più vicino possibile e poi spicco il volo atterrando sul binario. Nel caos della situazione, nessuno parve notarlo. Il vagone era sospeso tra il binario e lo schiantarsi sul l vagone già precipitato. Le porte erano bloccate e all’interno una metà aveva preso fuoco ,costringendo i passeggeri a rifugiarsi dalla parte opposta ai soccorritori.
Vegeta si libro è si portò a livello dei passeggeri che erano quasi paralleli al piano della strada. Quando lo videro, non rabbrividirono come si aspettava, ma invocarono il suo aiuto. Tra di loro vi era una donna ,che poteva essere la dottoressa. Frantumo il vetro e una vampata di aria torrida ne uscì. In un istante i più vicini si gettarono tra le sue braccia. Rapidamente fece uscire i dieci passeggeri e per ultima posò la terra la donna e le chiese
-E’ lei la dottoressa Brodian?
-Cosa? No, non sono io! Gra…
Non la lascio proseguire e salì di nuovo in volo. Si porto tra la fine del vagone appena evacuato e quello verticale schiantato al suolo. L’incendio lo stava raggiugendo e il calore diventò forte anche per lui. Con dei colpi di energia controllati  distrusse i collegamenti tra le carrozze i. Quello sotto di lui minacciò di crollare sulla gente e i soccorritori ma lui lo afferrò. I Passeggeri erano schiacciati sul fondo coperti da parti del vagone e incastrati tra le lamiere.
Si concentrò e sollevo la vettura.  I Vigili del fuoco e la polizia si fermarono per un secondo ad osservarlo. Molti passeggeri  sgusciarono fuori mentre  la carozza era ad un metro da terra , prontamente aiutati dai soccorsi.  Gli altri erano ancora intrappolati. Non riuscendo a riconoscere una donna tra i superstiti Vegeta posò il vagone orizzontalmente sull’asfalto.  Volò verso le porte e ne ruppe una. I passeggeri si riversarono fuori in pochi secondi. Tra loro vide una donna con deli occhiali e la afferrò per l’avambraccio.
-E lei la dottoressa Brodian?
Lei guardò l’ uomo che l’ aveva salvata, dal volto celato sotto l’elmetto e nascosto sotto una giubba dei vigili del fuoco. La mano che le stringeva il braccio era  vestita con un guanto bianco.
-Si sono io. – rispose.
-Bene – disse lui sollevandola di peso e spiccando il volo.
La dottoressa di avvinghiò alle spalle forti dell’uomo e non poté proferire parola per via della folle velocità. In un attimo si ritrovo davanti all’ospedale. Lui la posò per terra e la afferrò per il braccio trascinandola fino nella sala dove stava Bulma.
Bulma respirava appena e il cordone ombelicale era stretto intorno al collo del piccolo. Le due infermiere in evidente stato di panico sussultarono vedendo entrare la Dottoressa, accompagnata da quello strano vigile del fuoco.
-Dottoressa aiuto! – le girdarono.
Lei afferrò un paio di guanti e si posizioni tra le gambe divaricate di Bulma.  Alzò lo sguardo verso la porta ma l’uomo era sparito. Le grida di Bulma la portarono al presente.
Qualche ora  dopo, una dottoressa molto giovane  scese al pronto soccorso. Il marito della donna che aveva appena partorito era seduto  in sala d’aspetto e le infermiere glielo avevano descritto. Lo riconobbe facilmente : i capelli neri a punta, la tuta blu e bianca, le braccia conserte.
 Si avvicino
-E’ lei il marito della signora Brief?
Vegeta si alzò di scatto.
-Si. Come sta Bulma?
-Molto bene. Ci sono state delle complicazioni ma fortunatamente la dottoressa Brodian è arrivata in tempo. E’ padre di un bel maschietto. Se vuole seguirmi.
Vegeta seguì la dottoressa con passo deciso ma calmo per non tradire la sua crescente emozione. Prima di salire nell’ascensore vide una pattumiera in cui gettò i guanti, ormai logori.
La dottoressa gli aprì una porta e sdraiata nel letto stava Bulma. Lo guardò con un dolce sorriso. Accanto a lei stava la dottoressa Brodian.
 La televisione trasmetteva il servizio sul misterioso Vigile del Fuoco che aveva salvato i passeggeri della metro . C’era anche la ripresa di lui che spiccava il volo con la dottoressa tra le braccia. La dottoressa sospirò guardandosi nello schermo.
-E’ stato un miracolo che ci sia stato quell’eroe – disse, rivolgendosi a Bulma- mi ha salvato perché sapeva che io potevo salvare lei e il suo bambino.
Bulma le sorrise e rivolse lo sguardo al fagotto che teneva tra le braccia. Vegeta era lieto di constatare che dalle immagini era irriconoscibile.
La dottoressa si voltò verso di lui e lo osservò stupefatta. Poi gli guardò le mani e le vide nude il suo entusiasmo si placò.
-Buongiorno, io sono la dottoressa Brodian- disse porgendo la mano a Vegeta.
-Buongiorno- rispose lui senza degnarla di una sguardo e concertandosi su Bulma e il figlio.
La dottoressa uscì chiudendo la porta mentre vegeta si sedeva sul Letto di fianco a Bulma.
-Ma ha i capelli viola…
Lei lo rimproverò con lo sguardo:
-E’ tutto quello che hai da dire?
-Sento che avrà un’aura molto potente.
Bulma sorrise scuotendo la testa.
-Sei stato un vero eroe oggi…
Lui non rispose subito. Porse un dito al piccolo che glielo strinse e gli strappò un sorriso.
-Ne è valsa la pena.
Qualche ora  dopo i genitori di Bulma e tutta la colonia di amici si presentarono all’ospedale e Vegeta ne approfittò per tornare alla Capsule Corp. Sdraiatosi sull’amaca dove si era svegliato la notte prima pensò al suo sogno.  Diventare più potente di tutti, perfino di Kakarot.  Per un attimo riaffiorò nella sua mente quella sensazione.
 Invece quel giorno era diventato papà. E, dovette ammettere , era un’ emozione nettamente più forte.

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Capitolo 3
*** SE E' VERO CHE HAI UN CUORE ***


I pensieri di GOKU e VEGETA prima di un importante momento.
 
....SE E' VERO CHE HAI UN CUORE....

“Ho paura di ciò che mi stai chiedendo… non voglio farlo…non posso …."

‘Ti prego non avere paura…ho bisogno di te…’


"Sei troppo vicino…troppo….e già sono infastidito…"

'Lo so, ma dobbiamo farlo. Insieme siamo più forti.'


"So che devo farlo…non sono più solo ora..."

'Forse ci siamo incontrati proprio per arrivare a questo.'

"E forse lo voglio fare…per sentirmi più forte…"

'Non saremo più nemici;'

"Tu non mi sari più superiore."

'Un corpo solo…uno spirito solo…per sempre…'

"Non posso…io ti detesto"

'
Se è vero che hai un cuore…fallo per loro.'

 "E allora facciamolo…ma in fretta…"

'Si! Grazie…dal più profondo dell'anima'

"Mi manca il fiato….sento caldo…"

'Io ho freddo…forse sei tu.'

"Ti sento dentro di me…pulsare…"

'Ti sento intorno a me ….proteggere…'

"Sto cessando di esistere."

'Sto scomparendo….'

"Non mi sento più il cuore"

'Non trovo più la mia pancia…'

"E ora siamo davvero uniti…"

'
E ora siamo solo uno.'
…VEGEKU…

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Capitolo 4
*** SENTO BRUCIARE ***


SENTO BRUCIARE
Brucia. Non riesco a pensare ad altro.
 
E’ maledettamente caldo. Bollente.
 
Aiutami ti prego.

Ma a chi parlo..? Qui non c’è nessuno. Sono rimasto solo. Solo a cuocere.

Non riesco ad aprire gli occhi. Non riesco a togliermi quelle immagini dalla testa…ho bisogno di aiuto…ma nessuno mi può sentire o vedere. 
Solo io li vedo…vedo morti ammassati per le strade, nelle macchine , sotto le macerie. Li vedo ovunque ;non capisco se è il mio destino o il mio passato.

Vedo, il suo piccolo viso. Se avessi ancora un sorriso lo spenderei al tuo ricordo.

Ma non ho più un volto. Non ho più pelle che protegge il mio corpo.
 
Non riesco a sentire il tempo che passa. E brucia, sempre di più. Il dolore scandisce il mio tempo. Fallo smettere ti prego!
Ancora che parlo da solo…vorrei morire.

Percepisco le mie fibre che evaporano ,come neve dalla cima dei monti quando è estate.

Non sento più le mie braccia ne le mie gambe...mi sento svanire…e morire

Questo fuoco mi trascina via, senza pelle, senza corpo…senza mente. Il mio pensiero lentamente svanisce…si contorce, come la carta in un caminetto.

I miei occhi smettono di vedere. Non vedo nero, ne bianco. Solo vuoto, un vuoto che non può essere visto.
Non ho occhi.

Ne mani , ne ossa. Si sono sgretolate… sabbia nelle mani di un bambino.
Non ho voce, ne potrei udirmi. 

Il mio cuore è come squarciato da mille mani bramose di sangue.

Chissà se qualcun'altro ha mai provato un dolore così...

 Il mio cuore non c’è più, non lo sento.

La vita,  la mia vita,  serpeggia tra le fibre della mia anima macchiata, veloce, come fosse impaziente di abbandonarla.  E in una luce intensa quanto invisibile;  in un frastuono eclatante quanto inudibile, mi abbandona.

Mi accascio. Non sono io. Ora non so più chi sono, perché non sono più.

Non esiste ne dove, ne come, ne chi... ne quando.

Smettere di esistere, smettere di essere, smettere di vivere.
 E anche la coscienza di esser esistito, senza un tempo, o un luogo da ricordare, presto svanirà. Ma non ci sarà mai stata più vita di questa morte, per chi come me, non ha vissuto che per la morte.

Rimane solo la mia anima nera…ma lentamente sento bruciare anche quella.

E tu sei morto con me. Majinbu.




Angolo Autrice: Ciao! Questa è la mia FF introspettiva...ovviamente sono i pensieri ( o meglio le sensazioni ) di Vegeta mentre si sacrifica per sconfiggere Majinbu.
Grazie a chi legge ma ancora più grazie a chi recensisce perchè mi aiuta a migliorare.
A presto.

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Capitolo 5
*** Sul Tetto ***


SUL TETTO
- Non posso crederci che sia davvero finita.
- Invece credici amico mio. Lo abbiamo sconfitto.
Vegeta guardò l’orizzonte. La città era ai suoi piedi quando saliva sul tetto della Capsule Corp. E mentre sotto tutti partecipavano all’ennesima festa che Bulma aveva organizzato per la sconfitta del mostro, aveva decisamente bisogno di isolarsi lassù. Lei gli aveva persino staccato la corrente alla Gravity Room, per averlo li insieme a tutti. Ma non poteva certo impedirgli di stare lassù. Stranamente Kakarot  lo aveva seguito. In effetti in quei giorni lo aveva visto diverso. Meno allegro del solito. Meno insopportabile.
- Tu lo hai sconfitto Kakarot. Io ho solo ingarbugliato la situazione. Come sempre.
Goku gli posò la mano sulla spalla. Ora che il Principe si era deciso a mostrarsi meno arrogante la sua stima per lui era cresciuta.  Aveva sempre riposto grande speranza in quella strana amicizia. Criilin era si il suo grande amico, il suo amico d’infanzia…ma con Vegeta erano semplicemente uguali. Avevano lo stesso sangue nelle vene, la stessa indole combattiva, il loro continuo scontrarsi li aveva portati a raggiungere livelli tanto elevati. Certo avevano caratteri opposti…ma in qualche modo erano complementari. E questo lui lo aveva capito proprio durante quell’ultima battaglia. Che forse senza Vegeta, non sarebbe mai diventato tanto potente. Forse sarebbe semplicemente perito per mano di Freezer , quel giorno lontano, su Namecc.
- No. Senza di te non sarei mai riuscito a farcela. Non mi è facile ammetterlo, sappilo… ma sono felice sia così.
Per un secondo l’ombra di un sorriso attraversò lo sguardo di Vegeta, che tornò subito serio.
- Si ma, senza di me Majinbu non sarebbe mai stato liberato. Il mio orgoglio ha messo in pericolo tutti, ma questa volta ha messo in pericolo la mia famiglia. Adesso, ripensandoci, non riesco ad accettarlo.
- Non ti crucciare. Se non avessimo liberato Majinbu forse saresti rimasto con quel senso di infelicità per sempre; invece ti sei sacrificato per rimediare a ciò che hai fatto. Hai espiato le tue colpe.
Vegeta ispirò profondamente, domandandosi da quando Kakarot fosse diventato tanto saggio.
- E’ strano come ora vedo certe cose diversamente. – disse posando il suo sguardo su Trunks, che stava combattendo con Goten.- A volte avevo nostalgia del nostro pianeta. Nostalgia di quel clima austero e di quella fierezza che contraddistingueva tutti.  Ora mi sembrano così lontani.
Goku sorrise.
- Lo sono. Il passato è importante e il tuo è ricco di avventure. Ma davanti abbiamo un futuro. – sorrise guardando i bambini – Questo futuro.  Ed è ciò per cui vale la pena di combattere.
L’ultima frase colpì Vegeta al cuore. Combattere per il futuro, per la famiglia, per gli altri, e non per orgoglio o per arroganza. Ciò che prima per lui era irreale assumeva un vero significato.
In quel momento Bulba urlò
- Uuuuh! Perché non scendete? Dai Vegeta sei sempre il solito musone!
Goku sorrise guardando Vegeta che incrociò il suo sguardo
- Ah no, Kakarot, mi sarò anche fatto rabbonire ma io quelle smancerie e tutte quelle ciarle davvero non le sopporto!
Goku scoppiò a ridere e si posò una mano dietro la nuca.
In quel momento Gohan Goten e Trunks volarono sul tetto con dei piatti colmi in mano.
- Papà pensavo avessi fame e ti ho portato qualcosa! – esclamò Trunks entusiasta posando un piattto davanti al padre.
I Padri si sedettero e si misero in grembo il piatto mentre i figli gli si accomodarono di fianco. Gohan, Goku Goten, Vegeta e Trunks. Gli ultimi Saiyan
-Che state facendo quassù?- chiese Gohan.
Goku gettò uno sguardo a Vegeta e poi rispose:
- Vedi figliolo ogni tanto bisogna ricordarsi chi si è.  Noi siamo terrestri ma siamo anche Saiyan e loro erano un popolo fiero, orgoglioso e serio. Quindi credo che valga la pena di immedesimarsi in ciò che erano i nostri avi a cui dobbiamo in parte la nostra forza. Perciò ora staremo buoni a fissare l’orizzonte per un po’.
-Giusto! – esordì Trunks dal lato opposto della fila -C’è un tempo per giocare e un tempo per essere seri! E adesso io voglio essere fiero e serio, come te Papà!- e così dicendo raddrizzò la schiena e fissò l’orizzonte come il padre.
Vegeta gli lanciò una rapida occhiata e poi rivolse il suo sguardo su Goten che assunse all’istante la posizione. Goku li seguì e per ultimo Gohan.
Stetterò li seduti a contemplare la notte, mentre il cibo nei piatti si raffreddava per qualche minuto.
Poi Goten tossì. Trunks si grattò la testa . A Gohan cadde  il piatto dal Grembo. Goku trattenne la risata ma Vegeta sbottò:
- BASTA! Ho capito andiamo a mangiare tanto qui non siete capaci ad essere seri!
E raccogliendo il suo piatto planò verso il prato tra le risate della piccola combriccola appollaiata sul tetto.

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