Empty Walls

di Bad A p p l e
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue: Contact. ***
Capitolo 2: *** 01 - Please, (Don't) Stop the Music. ***



Capitolo 1
*** Prologue: Contact. ***


Empty Walls.

 

Prologue: Contact.

Kuroko non aveva mai dato troppo ascolto a Midorima quando parlava di destino e affini, tuttavia si ritrovò, a distanza di anni, a dover ammettere che forse la sorte esisteva e che questa doveva avere un senso dell’umorismo abbastanza, come dire, particolare.

Sentì il borsone scivolargli dalla spalla, cadendo a terra con un tonfo sordo, ma non gli prestò più che una scarsa attenzione, ripensando a tutti gli eventi che l’avevano portato ad essere lì in quel momento.

Una volta uscito dal liceo, passare l’esame d’ammissione per l’Università Imperiale di Tokyo era stato molto difficile, ma non impossibile; decisamente più ostico era stato trovare un appartamento che costasse poco, nei pressi dell’Università e, soprattutto, dove potesse portare anche Nigou.

C’erano voluti un paio di mesi, ma aveva scovato l’annuncio perfetto, un ragazzo che affittava una camera. Avevano parlato al telefono ed aveva scoperto che anche il ragazzo in questione frequentava la Todai, anche se alla facoltà di Medicina e si erano dati appuntamento per quel pomeriggio, in modo che Kuroko potesse vedere di persona la casa e cominciare a portare le sue cose.

Questo era quanto successo, non sembrava affatto l’inizio dell’apocalisse. Certo, quando avevano parlato al telefono gli era sembrato che quel ragazzo avesse una voce conosciuta ma, adesso che ce l’aveva davanti, non riusciva a credere ai suoi occhi.

Il ragazzo che gli aveva aperto la porta era Hanamiya Makoto.

«Ma quanto è piccolo il mondo» commentò Hanamiya, ironico, dopo un momento di silenzio tombale dove entrambi valutarono l’altro e la situazione. Si poggiò allo stipite della porta scura, tuttavia gli lasciò abbastanza spazio per entrare, quindi Kuroko raccolse il borsone e il proprio coraggio e si fece strada all’interno dell’appartamento, mormorando un “Con permesso” appena udibile.

Si guardò attorno, constatando che quello in cui si trovava era un normalissimo appartamento, le pareti erano tinte di colori chiari e accoglienti, l’ordine era quasi maniacale e non c’erano poster di videogiochi o film splatter appesi ovunque, come si sarebbe aspettato da un tipo come Hanamiya.

«Cos’è? Ti aspettavi di trovare teste mozzate appese alle pareti come trofei di caccia?»

«Più o meno» non riuscì ad impedirsi di ammettere, facendo ridere il più grande.

Con un sorrisetto degno del migliore dei film horror, Makoto chiuse la porta, avendo cura di farla cigolare il più possibile durante l’operazione e facendola sbattere all’ultimo con un tonfo secco.

Sta cercando di spaventarmi?” pensò Kuroko, per nulla impressionato, “È evidente che non conosce l’insana ossessione per l’horror di Riko-san e le serate film del Seirin”.

«Non ti preoccupare» esordì Hanamiya, «Le teste le nascondo in cantina e gli scheletri nell’armadio».

Se Kuroko non alzò gli occhi al cielo, borbottando un “Molto divertente, davvero”, fu solo grazie al suo autocontrollo; restò in silenzio, con lo sguardo impassibile puntato su Makoto e ciò fece intuire a quest’ultimo il proprio fallimento, qualunque fosse stato il suo scopo.

«Strano, di solito funziona».

«Non mi dire, passi le giornate a far scappare possibili coinquilini?»

«Di solito non mi spreco per possibili coinquilini, ma per coinquilini effettivi».

Kuroko inarcò appena le sopracciglia, «In questo modo non ti tocca pagare l’affitto doppio?»

Makoto lo superò e si lasciò cadere sul divano in salotto, per poi sbuffare con aria quasi infastidita, «L’appartamento è di mia madre, non mi fa pagare l’affitto. Ma è assurdamente convinta che avere un coinquilino faccia bene ai miei “evidenti problemi di socializzazione”».

Prima che potesse impedirselo, l’accenno di un sorriso divertito affiorò sulle labbra di Kuroko, decidendo tuttavia di non far notare all’altro quanto fosse riduttivo parlare di problemi di socializzazione, nel suo caso, «E immagino che tu esprima il tuo dissenso cercando di far scappare chiunque osi condividere il tuo spazio vitale».

«Però, sei perspicace» borbottò Makoto. Non ci fu bisogno che usasse un tono sardonico per far intuire la presa in giro. «Ora, potresti anche risparmiarmi la fatica di escogitare qualcosa. Sparisci, fantasmino, mi dicono che ti riesca piuttosto bene» aggiunse e fu un grosso errore.

Se un attimo prima Kuroko aveva pensato che non c’era modo che lui potesse condividere l’aria con un individuo come Hanamiya, adesso era diventata una sfida e non era da lui arrendersi, per nessun motivo.

Tetsuya alzò lo sguardo indolente sull’altro e Makoto sarebbe stato pronto a giurare che per un solo istante gli occhi del più piccolo avessero brillato della luce della beffa, «La mia camera qual è?»

 

 

[…]

 

 

Un vecchio adagio della Teikou diceva che un Akashi preoccupato tendeva a diventare possessivo e un Akashi possessivo era molto – molto! – pericoloso. Ecco perché adesso Tetsuya si stava seriamente pentendo di aver raccontato a Seijuurou del suo nuovo coinquilino.

«Ricordo di averti offerto di venire a stare da me» gli fece notare, bevendo un piccolo sorso dalla sua tazza di caffè e sbirciandolo appena da sopra di essa.

La caffetteria della Todai era così piena che era stato solo grazie alle capacità persuasive di Akashi se avevano trovato un tavolino libero – per non dire opportunamente liberato alla sola vista di Seijuurou – tuttavia la sua voce era ben udibile al di sopra del frastuono, nonostante si fosse limitato ad un sussurro.

«Ricordi anche che ho declinato la tua gentile offerta?»

La smorfia contrariata dell’altro sarebbe potuta bastare a confermare la sua ottima memoria, ma non gli era mai piaciuto lasciare risposte in sospeso, «Sì, ricordo, ma adesso ti ritrovi a vivere con un folle».

E qui Kuroko avrebbe potuto trovare più che opportuno fargli notare che pochi anni prima ha quasi piantato delle forbici in un occhio al suo attuale fidanzato e quello potrebbe essere considerato a tutti gli effetti il comportamento di un folle e di conseguenza Akashi sarebbe dovuta essere l’ultima persona col diritto di parlare sul fronte “pazzia”.

«So a cosa stai pensando» lo ammonì Seijuurou, puntandogli contro il cucchiaino con aria fintamente minacciosa, «L’Imperatore non era il fior fiore della sanità mentale, ma non andava in giro a spaccare ginocchia per diletto».

«Devi ancora rendere le forbici a Midorima-kun, vero?»

«Cos-?»

«Sai che, quando l’oggetto fortunato del Cancro sarà di nuovo un paio di forbici, si arrabbierà molto?»

Le dita di Seijuurou tamburellarono sul tavolino, sintomo della sua pazienza agli sgoccioli, «Kuroko, non cambiare discorso. Piuttosto, spiegami ancora perché improvvisamente ti è sembrata un’idea geniale andare a convivere con Hanamiya».

Tetsuya represse uno sbuffo bevendo un sorso di frappè alla vaniglia, «All’inizio non sapevo che fosse lui» precisò, perché per quanto la mente di Seijuurou fosse brillate, da un’ora a questa parte tendeva a dimenticare in continuazione quel piccolo particolare, «L’affitto è basso, l’appartamento è a due passi da qua e posso tenere Nigou e sai bene quanto sia difficile trovare un condominio dove permettono di tenere animali» concluse, per poi tornare a dedicarsi al suo frappè.

«Anche casa mia è poco distante e Nigou non sarebbe un problema» gli fece notare Seijuurou, testardo almeno quanto l’altro.

Kuroko sospirò mentalmente, chiedendosi per quante volte ancora avrebbe dovuto rifiutare l’ospitalità dell’amico, «Akashi-kun, sei molto gentile, ma la mia risposta non cambia».

«Almeno c’è un motivo?»

«Sì, non ho bisogno di essere protetto».

Lo sguardo di Seijuurou si incupì appena e decise di appellarsi al più improbabile degli alleati, «A Kagami l’hai detto?»

Tetsuya abbassò lo sguardo.

Ah, colpito e affondato!” esultò Akashi nella sua mente.

«Non ancora» ammise l’altro, passando l’indice sul bordo de bicchiere. Alzò di scatto lo sguardo verso Seijuurou e il suo tono di voce fu mortalmente serio, «Ma glielo dirò io. Se farai la spia, mi costringerai a non rivolgerti mai più la parola».

Akashi era pronto a giurare che mai avrebbe spiattellato tutto a Kagami – e probabilmente avrebbe mentito almeno un po’ – ma in quel momento entrò in caffetteria il vertice di tutta la loro discussione, Hanamiya, che parlottava fitto con l’ex capitano del Touou, Imayoshi Shoichi – o, meglio, Shoichi parlava e lui di tanto in tanto annuiva, con aria quasi annoiata e le mani infilate in tasca, sembrava l’immagine stessa della pigrizia.

Akashi si alzò in piedi, ignorando le deboli proteste di Kuroko, «Hey, tu!» lo chiamò.

Hanamiya inarcò appena le sopracciglia, per poi indicarsi con il pollice, come a chiedere conferma che Seijuurou ce l’avesse proprio con lui; ad un cenno affermativo da parte dell’altro, le labbra di Makoto si aprirono in un ghigno strafottente e si avvicinò ai due con passo lento e strascicato, per far innervosire ancora di più Akashi. Già intuiva cosa volesse da lui, ma nulla gli vietava di divertirsi un po’, giusto?

«C’è qualche problema?»

«Non proprio, ma sarai tu ad avere parecchi problemi se farai qualcosa a Kuroko».

Subito, il ghigno crollò dalle labbra di Makoto, lasciando il posto ad un’espressione tanto triste da far male, «Io sono cambiato, anche se… nessuno mai ci crede… nessuno mi dà mai la possibilità di dimostrarlo» mormorò, abbassando lo sguardo.

Kuroko si sporse appena verso il ragazzo, «Hanamiya-kun, io…»

«Ci caschi sempre, tu, eh?» Ridacchiò Makoto, rialzando lo sguardo, gli occhi brillavano di scherno. Scosse appena la testa, incredulo di tanta ingenuità, poi superò entrambi, «Noi due ci vediamo a casa~».

 

 

 

Death Note: Sono una persona strana che ama alla follia la HanaKuro e questo è il risultato <3 amatemi <3

No, okay x° Seriamente, spero che la storia possa interessarvi nonostante la ship non eccessivamente quotata x°.

 

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Capitolo 2
*** 01 - Please, (Don't) Stop the Music. ***


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01: Please, don’t stop the music.

 

 

Tetsuya era abbastanza sicuro che quella sensazione che lentamente serpeggiava in lui, simile a mille chiodi che gli venivano conficcati con ferocia nel cervello, fosse causata dai suoi nervi che mai prima di quel momento erano stati tanto vicini al punto di rottura.

L’apatico e pacifico Kuroko Tetsuya era sull’orlo di una crisi di nervi.

Strinse il libro di pedagogia così forte che per poco le unghie non ridussero in brandelli le pagine in cui affondavano. Inspirò profondamente una, due volte, imponendosi una calma che però non si decideva ad arrivare sul serio.

Erano ormai cinque ore – cinque! – che dalla stanza di Hanamiya arrivava a tutto volume della roba che, in tutta coscienza, non riusciva a definire “musica”.

Rilassati e respira” si impose, mentre in loop si ripeteva per la quindicesima volta “Vicinity of obscenity” dei System of a Down – Sì, li riconosceva pure. Malauguratamente, anche a Taiga piacevano, ma almeno lui aveva la decenza di non trasformare la casa in una discoteca – “sono sicuro che prima o poi lo arresteranno per disturbo della quiete pubblica ed io potrò finalmente studiare” provò a convincersi, per poi arrendersi al fatto che se non gli avevano detto assolutamente nulla per cinque ore, sarebbe stato alquanto improbabile che cambiasse qualcosa da un momento all’altro.

Bene” pensò, passandosi una mano tra i capelli, per poi afferrare il notebook con malagrazia. Si buttò sul letto, posizionò l’apparecchio sulle proprie gambe incrociate e aprì la schermata di youtube – giusto due giorni prima, Hanamiya aveva cambiato la password del wi-fi, rifiutando di dargli quella nuova. Dopo l’intervento di Akashi e delle sue insospettabili doti da hacker, si era scoperto che la nuova password era un maturissimo KurokoÈUnaPippa”. Tetsuya, se non fosse stato un ragazzo beneducato e diplomatico, l’avrebbe a sua volta cambiata in: “IntantoAllaWinterCupTiHoFattoIlCulo” –.

Selezionò la prima canzone che potesse “competere” con Hanamiya in termini di fastidio e la mise a tutto volume con una solennità del tutto simulata.

Neanche dieci secondi e, finalmente, Hanamiya spense la musica. “L’ha capito, finalmente” pensò Kuroko con un sospiro, per poi spegnere anche lui.

Sentendosi finalmente pervadere dalla pace, recuperò il libro e il suo evidenziatore lilla, riprendendo a studiare da dove aveva interrotto ore prima.

«Perché hai spento? Era bella, quella canzone».

Tetsuya sbatté un paio di volte le palpebre, cercando di convincersi che doveva essersela immaginata quella voce; con un accenno di vago terrore, alzò lo sguardo, per poi vedere la testa di Makoto che spuntava dalla porta della sua stanza, che da chiusa era magicamente diventata semi aperta. Ovviamente bussare era troppo per Hanamiya.

«Io starei cercando di studiare» mormorò il più piccolo, cercando di suonare atono come sempre; fu abbastanza certo che l’effetto fosse stato guastato almeno un po’ dall’insana voglia di prendere a pugni l’altro.

«E questo sarebbe un mio problema, fantasmino?» domandò Makoto, mentre le labbra si piegavano in un ghigno malefico.

«… Ho un esame fra due giorni» tentò Tetsuya, dopotutto erano entrambi studenti universitari, forse Makoto avrebbe avuto pietà di lui.

L’altro scoppiò a ridere e tornò nella propria stanza senza aggiungere altro. Per un solo secondo, Tetsuya osò sperare che l’altro si fosse arreso, poi ripartì la “musica”.

«…»

Kuroko cercò con stizza il cellulare, trovandolo sepolto sotto al cuscino, e selezionò il nome di Aomine. Aveva bisogno di rinforzi, l’alternativa era usare la misdirection per arrivare alle spalle di Hanamiya, armato di coltello, e ucciderlo brutalmente.

Daiki rispose misericordiosamente al secondo squillo.

«Pronto?» mormorò lui; dalla voce impastata, doveva essersi appena svegliato.

«Aomine-kun, ho bisogno di aiuto».

«Ma dove accidenti sei, Tetsu? Cos’è questo casino infernale?»

«Sono a casa. E questo è esattamente il motivo per cui ho bisogno del tuo aiuto. Hai presente quel gioco che hai tu sul telefono, con quelle idol che hanno la voce particolarmente… ehm… acuta

«…Sì?» rispose Daiki, esitante.

«Mi serve il titolo della loro canzone più irritante in assoluto».

«… Perché?»

«Sono in guerra, Aomine-kun» rispose Tetuya, serafico.

Per diversi secondi, nessuno dei due parlò, poi alle orecchie di Kuroko arrivò un sospiro, reso un po’ metallico dalla trasmittente del telefono, «Prova Nico Puri Joshi dou».

Dopo un rapido ringraziamento, Kuroko attaccò il telefono senza dare tempo all’amico di fare altre domande.

Digitò il titolo sul motore di ricerca e selezionò il primo risultato, aspettando una reazione da parte del coinquilino. Scoprì con suo sommo orrore che, evidentemente, il volume delle casse di Makoto non era già al massimo, dal momento che aumentò ancora.

Per un attimo pensò di aver perso, poi si ricordò di un regalo che Taiga gli aveva fatto secoli prima e che al momento attuale doveva essere ancora nella valigia sotto al letto, assieme a tutte le cose che non aveva ancora deciso dove mettere.

Si aggrappò alla sponda del letto, sbirciando sotto e tirando fuori il bagaglio con la mano libera. Lo issò sul letto e, dopo un rapido frugare, tirò fuori due piccole casse.

«Spegni quella dannatissima roba!» urlo Hanamiya dalla propria stanza, dopo che Tetsuya ebbe collegato le casse al computer.

«Spegnila tu!»

«Fottiti!»

E la musica, dalla stanza di Makoto, si alzò ancora.

L’idea di strisciare in camera di Hanamiya, armato di coltello, diventava sempre più allettante e, forse, con l’aiuto di Akashi sarebbe anche riuscito a far archiviare il caso come “incidente domestico”, tuttavia il piccolo inconveniente di essere provvisto di una coscienza fin troppo zelante gli fece archiviare nuovamente il progetto.

Hanamiya-kun ha un computer fisso. Fisso. Non ha autonomia se non c’è corrente”.

Se fosse stato il tipo di persona espressiva, probabilmente le sue labbra si sarebbero piegate in un sorriso mefistofelico, tuttavia, essendo solo Kuroko, si limitò a marciare fuori dalla propria stanza, come se stesse andando a prendere un innocentissimo bicchiere d’acqua. Si avvicinò al contatore della luce e, con infinita soddisfazione, spinse verso il basso tutte le levette, per poi tirarle di nuovo su all’urlo belluino di Makoto.

«Tu!» sbraitò, raggiungendolo in meno di un secondo.

«Io».

«Hai tolto di proposito la corrente!»

«Oppure è semplicemente saltata la luce».

Kuroko si ripeté più volte che tecnicamente non stava mentendo, dal momento che la sua non era stata un’affermazione vera e propria.

«Oppure, io provo a riaccendere il computer e, se il tuo scherzetto ha causato danni, ti uccido e dono il tuo corpo alla scienza» sibilò, per poi tornare sui suoi passi.

«Finiresti in prigione, Hanamiya-kun, non credo che lì potresti portarti il tuo computer» gli fece notare Kuroko con un accenno di ironia, seguendolo per accertarsi di persona di eventuali “danni”.

Makoto borbottò sottovoce una risposta e Tetsuya avrebbe scommesso una dozzina di vanilla shake che questa contenesse almeno un centinaio di insulti rivolti alla sua persona. Il più grande trafficò diversi secondi, per poi sbiancare in maniera impressionante.

«… Tutti gli appunti… Le ricerche… Tutto sparito…».

Kuroko annuì appena, «Credo che questo possa chiamarsi “karma”, Hanamiya-kun» disse, per poi dileguarsi, prima che l’altro mantenesse la promessa di ucciderlo.

 

Death Note: Qui le cose mi stanno decisamente sfuggendo di mano LOL.

Che dire? Nessun gruppo musicale è stato maltrattato per la stesura di questo capitolo (?)

Nel prossimo capitolo, finalmente Kagami scoprirà con chi convive la sua dolce metà!

 

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