Mi sono rotto il cazzo.

di Shibuto
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Soffuse e accattivanti. ***
Capitolo 2: *** Energia ***



Capitolo 1
*** Soffuse e accattivanti. ***


23 dicembre 2014. Finalmente potevo correre. C'è una cosa che amo tutt'ora fare nel mio tempo libero: correre. Mi sento libero, vuoto da tutti i pensieri. Correre con del punk o del jazz sparato nelle orecchie è l'ideale. Correre col freddo, è l'ideale. L'ideale per lo sfogare la disperazione, la frustrazione più profonda, per colmare la solitudine e il sentirsi solo (concetti ben diversi tra loro), per salvarsi dal crogiolarsi nelle lacrime e nelle luci che sfocate, soffuse che con fatica appaiono nei miei occhi quando s'improvvisano un'ampolla per le lacrime, ampolla che si svuota quando le lacrime accarezzano aspramente il viso. Non m'interessava molto della mia famiglia: avevo ricevuto l'ordine di rimanere in casa, ma avevo troppo bisogno di correre: urlare, sferrare i pugni al solito maledettamente familiare muro in Via Amendola, vicino il mio Liceo. Il mio Liceo, avrei dovuto studiare quel pomeriggio, compiti delle vacanze. La scuola era l'unica cosa nella quale andavo modestamente bene, i miei voti oscillavano tra il 7 e l'8. Dissi a mia madre sarei tornato dopo 5 minuti, e tornai dopo 1 o 2 ore. Rimasi nel parco, sdraiato sulla panchina col mio Harrington indosso, a guardare la foto di Ilaria e a piangere. Mi sentivo ridicolmente a casa: il mio polpaccio e i miei piedi uscivano dalla panchina, le lacrime quasi mi congelavano sulle guance, la gente mi guardava male, le nocche mi piangevano, e le sentivo pizzicare oltre che fredde.. immagino stessi sanguinando. Tornato a casa non ci feci caso: entrai in casa con un sorriso falso e chiedendo scusa del ritardo, presi un panino e andai sul balcone: guardavo nella direzione di casa di Ilaria, sperando timidamente si affacciasse. Ore passate lì a tremare, come un coglione (tale sono), facendosi durare un panino per circa 3 ore, non avevo voglia di mangiare. Nulla, nulla di nulla. Non si affacciò. Però la vidi attraverso la finestra, stava sentendo la musica sul letto. D'altro canto anch'io ascoltavo la musica in quelle ore, Pink Floyd e Lo stato sociale: mi facevano sembrare quelle ore minuti. Mi sentivo abbastanza idiota a non andare a citofonare a casa sua, ma mi vergognavo troppo. Mi sentivo geloso delle note alle cui lei dedicava la sua attenzione, ero patetico. Ero, e forse lo sono. Giunta la sera. Lacrime sconfortamente ripetitive. Le luci provenienti dalla sua camera tiepide, soffuse, e sfocate dagli spiacevoli prodotti degli occhi. Erano così accattivanti quelle luci.. un pò come lei, ecco.

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Capitolo 2
*** Energia ***


27 dicembre 2014. Ilaria non fece nulla di male, in realtà. Ero io che lo provocavo a me stesso, senza rendermene conto, e le attribuivo l'origine del mio malessere. Come lo facevo? Non andando a suonare il campanello di casa sua. Non scrivendole su un qualsiasi stupido Social Network, facebook, twitter o whatsapp che fosse. Ilaria era parte della mia classe, la 3G. Alta all'incirca 1.70, occhi grigi, capelli lisci neri, e carnagione chiara, un po' di lentiggini le decoravano il viso. Non voglio esser banale, non mi dilungo sul suo aspetto estetico. Dall'inizio della scuola ero rimasto colpito da lei e dai suoi modi di fare: rimaneva volentieri nel gruppetto di amici, fino a quando inizia a trovare subdolo e ignorante l'argomento di discussione; poi andava da qualche parte seduta o quasi rannicchiata su se stessa ad ascoltar della musica. In ciò fu arrivista, in quanto le piaceva sentire gruppi come i CCCP, PFM, Pink Floyd, CSI, che le avevo consigliato io in quanto la trovai spiazzata in quanto a musica di medio/alto livello e decisi di aiutarla, e parlando di questi giorni, non posso dire d'esser affatto ricompensato con la sua compagnia. In questo mi sentivo mutilato, con il respiro pronto a servire e seguire le parole che non potevano uscire. Non ero sicuro di come risultasse ai miei occhi: amica, miglior amica, conoscente, speciale... non ne avevo idea: forse era meglio così. Credo che io la vedessi attraverso il suo stesso sguardo: non le occhiate che ci scambiavamo, ma il modo che lei possedeva di approcciarsi con se stessa; direi fosse speciale. Era piuttosto vanitosa e stronza con le varie persone a eccezione di Marco, il suo miglior amico. Piuttosto introverso come ragazzo, sembrava particolarmente un Emo, ma era contro questi ultimi. Non ho mai capito il suo modo di atteggiarsi, forse si vergognava del suo modo d'essere. Non sentivo il bisogno né tantomeno loro 2 dal 22, dall'inizio delle vacanze natalizie. Forse era la cosa migliore. Dovevo staccare la spina.

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