Winter Wonderland

di Emy Potter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un giorno davvero speciale ***
Capitolo 2: *** Alice Liddell? ***
Capitolo 3: *** Il Paese delle Meraviglie ora ***
Capitolo 4: *** Benvenuta al Polo! ***
Capitolo 5: *** Brutte prime impressioni ***
Capitolo 6: *** Cena e avvertimento ***
Capitolo 7: *** Passeggiata di mezzanotte ***
Capitolo 8: *** Un giorno al laboratorio (parte 1) ***
Capitolo 9: *** Un giorno al laboratorio (parte 2) ***



Capitolo 1
*** Un giorno davvero speciale ***


Capitolo 1: Un giorno davvero speciale
 
Da qualche parte nel profondo deserto congelato dell'artico, la luminosa luna d'argento illuminava l'enorme laboratorio costruito sul fianco di un grande ghiacciaio. L'esterno non era altro che un riflesso perfetto della tranquillità surreale del resto del bellissimo e maestoso paesaggio.
All'interno del laboratorio, tuttavia, era una storia completamente diversa.
Nonostante il Natale fosse ancora a mesi di distanza, l'officina di Nord (o più conosciuto come il laboratorio di Babbo Natale) era sempre vivo e brulicante di attività, con una vasta produzione di giocattoli su scala mondiale. I fedeli yeti di Nord lavoravano energicamente sui giocattoli, mentre i suoi elfi, goffi ma altrettanto fedeli, correvano intorno fornendo strumenti e rinfreschi agli yeti. Alcuni elfi audaci hanno anche cercato di aiutarli con la produzione di giocattoli, ma le creature più grandi semplicemente li mandavano via, o ignoravano completamente il fastidio che davano. Avevano un sacco di lavoro da fare e ancora di più giocattoli da fabbricare, e l’intromissione degli elfi non avrebbe aiutato.
Al centro dell’incredibile bottega di Nord, c’era un immenso globo coperto di migliaia di piccole luci. Era un pezzo di artigianato impressionante, ma significava molto di più sia per il proprietario del laboratorio che per i suoi compagni. Il globo non brillava come una volta, quando la loro esistenza era indiscutibile, ma stava lentamente tornando come prima.
Erano passati quasi due anni da quando i guardiani avevano sconfitto il famigerato re degli incubi e restaurato la fede preziosa dei bambini verso di loro, ma alcuni di essi si rifiutavano di credere ancora una volta dopo che la loro fede era stata distrutta dal sabotaggio di Pitch Black. La fede può essere molto volubile. Mentre i guardiani sono riusciti a ripristinare la maggior parte della fede verso di loro e hanno re-acquistato il loro potere, per alcuni bambini, una volta che non credevano più, non potevano tornare indietro. È stato un colpo molto doloroso per il guardiani e i loro cuori feriti quando i bambini sono rimasti involontariamente delusi, ma cercarono di soffermarsi su quello che non poteva essere cambiato. Invece, hanno scelto di concentrarsi su come mantenere viva la fede dentro i bambini che ancora credevano mentre riparavano il pasticcio che gli incubi di Pitch si erano lasciati alle spalle.
I grandi quattro –Nicholas Nord, Bunnymund (NA: Calmoniglio nella versione inglese), la fatina dei denti e Sandman- hanno lavorato senza sosta in quegli ultimi anni per riprendersi ciò che Pitch gli aveva tolto. Oggi però, invece di lavorare, i quattro vecchi guardiani erano riuniti attorno al grande camino davanti al “Globo dei credenti”. Era lo stesso posto dove si riunivano sempre che c’era ogni incontro dei guardiani.
Oggi poteva essere un giorno speciale.
Ogni guardiano aveva a che fare a loro modo con il disagio e l’entusiasmo. Bunny era appoggiato al manto del camino mentre esaminava uno dei suoi boomerang mentre batteva con la sua grande zampa contro il pavimento in pietra per l’impazienza. Nord era appoggiato sull’altro lato del camino con un blocco di legno e un coltello in mano. A differenza del suo amico pooka (NA: ciò che sarebbe Calmoniglio), il russo sembrava completamente a suo agio nell’attuale situazione. Tooth (NA: Dentolina nella versione inglese. Il nome completo è Toothiana) nel suo solito modo iperattivo mentre parlava con un piccolo gruppo delle sue fate riguardo al suo lavoro di raccolta dentini. Sandy era visibilmente il più tranquillo di tutti. Il basso spirito stava felicemente sgranocchiando un biscotto di zucchero con una tazza di zabaione mentre galleggiava pigramente per la stanza come un pallone mezzo sgonfio.
Ma nonostante tutto quello che li preoccupava, i guardiani erano in ansia di iniziare l’incontro ed erano tutti un po’ stanchi di aspettare. Così avevano tutti la stessa domanda in testa: Dov’era Jack Frost?
Si aspettavano un annuncio molto importante dall’Uomo della Luna, ma il misterioso spirito solitamente parlava solo se tutti i guardiani erano presenti. Il loro incontro non poteva ufficialmente cominciare fino a quando Jack non si presentasse.
“Dov’è finito quel ragazzo?” ringhiò Bunnymund impaziente avendo finalmente raggiunto il suo limite d’attesa.
Sandman, che stava galleggiando davanti al pooka grigio, si strinse nelle spalle, mentre un punto interrogativo
di sabbia dorata apparve sopra la sua testa.
“Nord, sei sicuro di aver detto a Jack il giorno giusto?” chiese Tooth rosicchiandosi il pollice. Si sentiva irrequieta come Bunny. Sentiva i brividi lungo la pelle a causa delle penne che ruotavano.
“Certo che ne sono sicuro!” rise Nord, facilmente togliendo la preoccupazione di Tooth. “Pensi che mi dimenticassi di oggi? È una tradizione dei guardiani!”
“Oh, io sono sicuro che Frost sa esattamente dove dovrebbe essere ora!” sbottò Bunnymund. “Scommetto che si sta solo prendendo tutto il tempo per arrivare qui! Probabilmente è là fuori da qualche parte che sta provocando una maniacale tempesta di neve o congelando piscine, mentre noi lo aspettiamo!”
“Bunny, calmati” disse Tooth, cercando di mantenere la pace come sempre. “Nord chiama per decine di incontri l’anno, e anche se ognuno è importante diversamente, non tutte sono disastrose emergenze. Non possiamo aspettarci che lui lasci tutto quello che sta facendo e volare qui. Jack probabilmente se l’è solo dimenticato. Dubito sappia il motivo per cui oggi è così importante.”
“Sì, perché è così importante oggi?”
Tutti colsero al volo l’improvvisa voce di Jack Frost. Si voltarono per vedere l’adolescente immortale in piedi, perfettamente bilanciato sulla ringhiera di legno dietro il pannello di controllo del globo. Tirò giù il cappuccio per mostrare i suoi famosi capelli bianchi, mentre il suo bastone, sempre presente, era posato sulla sua spalla.
“Scusate il ritardo, c’era traffico” scherzò lo spirito dell’inverno, e, naturalmente, nessuno rise.
Tooth sospirò di sollievo mentre Bunnymund brontolò sottovoce e Sandy salutò. Jack ebbe il tempo di ricambiare il saluto e sorridere allo scontroso pooka prima che Nord si pose davanti a lui entusiasta con una falcata.
“Sono davvero contento che ce l’hai fatta, Jack!” disse Nord con il suo solito vocione allegro prima di mettere le braccia in modo drammatico. “Oggi essere davvero molto importante! Oggi ci sarà nuovo guardiano!”
“Forse” ha sottolineato Bunny con le braccia incrociate “Non siamo del tutto sicuri, ricordi?”
Jack non stava realmente prestando attenzione fino a quando non aveva sentito la parte del nuovo guardiano. Strappò il suo gelido sguardo da un interessante aereo giocattolo in lontananza, e fissò Nord con occhi spalancati. Un nuovo guardiano?
“Bah!” Nord sbuffò rumorosamente. “Manny sceglierà nuovo guardiano oggi. Lo sento in mia pancia!”
“Ehi, aspetta. Stiamo per avere un nuovo guardiano?” chiese Jack guardando i suoi amici. Sandy annuì con entusiasmo e un gran sorriso mentre batté le sue piccole mani.
“Forse” ha sottolineato nuovamente Bunny mentre Tooth volava verso Jack.
“Sì, potremmo averlo” disse la fata mettendo una mano sulla spalla dell’albino. “Vedi, Jack, ogni 400 anni fino ad oggi, l’Uomo della Luna sceglie un nuovo guardiano. È diventata una tradizione per noi, ma non siamo sicuri se sarà così questa volta visto che ne ha scelto uno da poco. Non ha mai scelto due guardiani nello stesso decennio prima”
“O lo stesso secolo” mormorò Bunnymund dal suo posto al camino.
“Chi ha intenzione di scegliere?” chiese Jack.
Tooth di strinse nella spalle. “Beh, non lo sappiamo. Non sapevamo che stava per scegliere te due anni fa. Non direi che il processo di selezione è casuale, ma sicuramente non ci consulta prima di scegliere. Avrebbe potuto scegliere Patty il lepricano o Madre Natura o-“
Una leggera contrazione delle piume sulla coda accadde quando smise di parlare per guarda in basso verso Sandy. Sopra la testa di quest’ultimo apparvero un cuore con una freccia e una zucca di Halloween fatti di sabbia.
“Sì, hai ragione Sandy” sussultò Tooth improvvisamente molto entusiasta. “Poteva anche scegliere Cupido o la piccola Sammy Hein. Oh, sarebbe stato così emozionante!”
“Non mi interessa chi vuole, basta che non sia la maledetta marmotta” borbottò Bunny.
Jack ridacchiò mentre guardava i suoi amici con un profondo, silenzioso affetto. Tooth chiacchierava allegramente con Sandy mentre Bunnymund se ne stava in disparte a esaminare nuovamente il suo boomerang. Nord aveva perso interesse per la conversazione qualche tempo fa e ora stava rimproverando due elfi che litigavano.
Dal momento che nessuno stava prestando attenzione a lui, Jack cominciò lentamente a farsi strada verso l’aereo giocattolo fischiettando con nonchalance.
“Jack Frost” Sentì Nord dire lentamente il suo nome in segno di avvertimento. Jack si fermò e si ritrasse. “Non pensarci nemmeno”
“Oh, andiamo ragazzone” disse Jack mostrando il suo solito affascinante sorriso per tirarsi fuori dai guai. “Avevo solo intenzione di guardare”
“Oh no, non puoi nascondermi nulla, giovane uomo” ridacchiò Nord “Bel tentativo però.”
“Ti mentirei mai Nord?” chiese Jack battendo dolcemente le palpebre con falsa innocenza.
“Beh…” cominciò Nord, ma un grido felice di Tooth lo interruppe e prese l’attenzione di tutti.
“Guardate!”
Tutti quanti in officina smisero di fare quello che stavano facendo e guardarono nella direzione il cui la fata stava indicando. Gli yeti abbandonarono velocemente i loro giocattoli e si raccolsero attorno ai guardiani, mentre gli elfi li seguirono a ruota. La luce della luna scendeva attraverso il lucernario gigante del laboratorio di Nord. Il russo li cacciò rapidamente e spinse via i folletti che stavano sul simbolo dei guardiani, scavato nel pavimento dell’officina. L’ultimo elfo si spostò proprio nel momento in cui la luce della luna fu sul simbolo, il che rese il bagliore ancora più luminoso.
“Oh Dio” Bunnymund sussurrò in soggezione “Non ci posso credere. Sta nuovamente scegliendo un nuovo guardiano!”
Nord si strofinò la pancia orgoglioso e soffocò appena la voglia di attaccare Bunny facendogli la linguaccia. Avrà imparato ora che non doveva dubitare della sua pancia?
Tooth riusciva ancora a malapena a trattenersi, tremava visibilmente, e la sabbia di Sandy ha cominciato a brillare ulteriormente per l’emozione. Jack strinse la presa sul suo bastone e morse il labbro inferiore, non sapendo che altro fare. Si sentiva un po’ preoccupato per la situazione, ma cercò di mantenere la calma e far finta che non sapeva cosa stesse succedendo, proprio come gli altri. Non gli piaceva quando le cose cambiavano in modo inaspettato e veloce davanti ai suoi occhi, così comprensibilmente, era un po’ nervoso.
Dal simbolo sul pavimento usci un alto piedistallo con sopra un grande cristallo blu. Fecero tutti contemporaneamente un passo indietro quando la luce della luna si rifletté sul cristallo e ha iniziato a creare un’immagine sopra di esso. Quando l’immagine cominciò a prendere forma, Jack si avvicinò per vedere, ma finì per rimanere perplesso. L’immagine prodotta dal cristallo lo confuse e ed essa aumentò quando un sussultò scioccato passò attraverso il gruppo. Anche gli yeti sembrarono capire che cosa il simbolo intendesse visto che cominciarono a “parlottare” tra loro a bassa voce.
“Oh, vuoi prendermi in giro” mormorò Bunny sottovoce mentre fissava il cristallo con occhi spalancati. Non c’era altra cosa che il simbolo potesse significare ciò che lui pensava. Semplicemente non poteva essere.
“È un ferro di cavallo?” chiese Jack ad alta voce. Ha incontrato molti spiriti diversi nella sua lunga vita, ma non riusciva a ricordare chi di loro poteva essere associato a un ferro di cavallo, o a qualsiasi altra cosa fosse quel simbolo.
Nord incrociò le braccia e cominciò a lisciarsi la barba pensieroso. Jack vide Tooth sussurrare qualcosa a Sandy prima che il basso spirito semplicemente scrollò le spalle e rispecchiò la stessa espressione irrequieta. La fata poi guardò Bunny con un’espressione davvero preoccupata, mentre lei portò nervosamente le dita alla bocca.
“Che cosa dovrebbe significare un ferro di cavallo?” chiese Jack. Cosa si era perso?
“Non è un ferro di cavallo amico” disse Bunnymund con lo sguardo fisso verso l’immagine. Il suo volto era completamente impassibile, ma i suoi occhi verde foresta avevano un fuoco insolito che Jack non aveva mai visto prima. “è il simbolo dell’Omega. È il ciondolo di un’omega.”
“Bunny, sei sicuro?” chiese Tooth anche se sapeva già cosa significasse. Allungò una mano e la appoggiò delicatamente sulla spalla tesa dell’amico.
“Positivo” disse Bunnymund con un cenno del capo. “E io conosco solo una ragazza che porta una collana del genere.”
“Ma perché Manny avere scelto lei?” mormorò Nord quasi a se stesso. “Neanche mi aspettavo questo”
“Hey, time out!” esclamò Jack. Si sentiva tagliato fuori. “Per favore, qualcuno può spiegare? Chi ha scelto l’Uomo della Luna come nuovo guardiano?”
Bunnymund si mise accanto a Jack e incrociò le braccia. I suoi occhi non si staccarono dal cristallo blu.
“Alice Liddell”
 
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NOTA AUTRICE: Sì! Finalmente l’ho tradotta! Wow, ci ho messo ore e questo è solo il capitolo più corto di tutta la storia….comunque, vi invito a vedere la storia originale, quasi al termine, che io ho amato dal primo all’ultimo capitolo. Qui c’è il link: https://www.fanfiction.net/s/8753693/1/Winter-Wonderland . Ho usato i nomi inglesi, ma se desiderate quelli in italiano li metterò dal prossimo capitolo.
Recensite in tanti, sia qui che nella storia originale! Kisses, Emy.

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Capitolo 2
*** Alice Liddell? ***


Capitolo 2: Alice Liddell?
 
"Chi è Alice Liddell?"
I quattro guardiani più anziani si guardarono nervosi. L'aria attorno al gruppo si fece pesante a causa di taciuti dilemmi che i guardiani sembravano conoscere ad eccezione di Jack. Vedendo che nessuno aveva intenzione di rispondere alle sue domande subito, Jack si lasciò sfuggire un sospiro di frustrazione prima che si appoggiasse con la schiena sul pilastro di legno a guardare i suoi amici.
"Perché l'Uomo della Luna ha scelto lei?" chiese Bunny, con il fuoco ancora ardente nei suoi occhi. "Non sa dove si trova adesso e per quanto tempo è stata lì?"
"Abbi fede, Bunny" disse Nord con convinzione. Era altrettanto confuso come il suo amico Pooka, ma aveva già accettato la scelta a causa della sua fede nella luna. "Uomo della Luna deve avere buon motivo"
"Nord ha ragione! L'Uomo della Luna ha sempre una buona ragione" concordò Tooth mentre aleggiava accanto allo spirito natalizio. Nord diede alla fata colorata un sorriso riconoscente, grato che qualcuno fosse dalla sua parte. Non importa quante volte dovesse parlare con il Pooka, discutere con Bunny è sempre stato difficile. Aiutava avere un po’ di supporto.
“Questo è quello che hai detto riguardo a lui” sostenne Bunny indicando Jack da sopra la spalla. “E guarda come è finita bene!”
Deciso di non degnare nemmeno una risposta all’offesa di Bunny, Jack gli fece la linguaccia alle spalle in modo infantile prima di afferrare una tazza di zabaione da un elfo che passava. Congelò la bevanda natalizia prima di prenderne un sorso.
Jack voleva davvero essere da un’altra parte. Forse ad iniziare una battaglia a palle di neve, oppure a provocare una bufera. Quelle erano sempre divertenti a differenza degli incontri dei guardiani. Le trovava sempre perché il “Vecchio Santo Nick” faceva sempre partecipare Jack alle loro discussioni invece di lasciarlo libero a vagare per il laboratorio. Anche se a ben vedere, era probabilmente una mossa intelligente da parte del guardiano della meraviglia. Un non supervisionato Jack Frost nel famoso laboratorio di Babbo Natale era solo un sicuro disastro che aspettava di accadere, soprattutto per eventuali elfi e yeti ignari.
Di solito, Jack cercava di evitare di venire alle riunioni dei guardiani “dimenticando” in quale giorno di tenevano, ma nella lettera ricevuta da un elfo la settimana prima, Nord sembrava fermamente convinto che Jack si sarebbe presentato questa volta. Il russo non aveva menzionato perché la presenza di Jack fosse così importante (probabilmente per creare suspance come al solito), ma non perse tempo a dire che se non si fosse fatto vedere, Nord avrebbe mandato Bunny, un paio di yeti e un sacco a lui familiare a prenderlo, e dato che Jack non era un grande fan del sacco, decise di presentarsi. Irresistibilmente in ritardo, naturalmente.
E adesso sapendo tutto, non era così sorpreso della persistenza sulla lettera di Nord. Un nuovo guardiano era una cosa abbastanza importante per loro, che lui comprendeva. Però voleva ancora essere da un’altra parte.
“Perché non ci concentriamo su come portarla qui?” suggerì Nord. “L’ultima volta che l’ho sentita era nel paese delle meraviglie”
“Paese delle meraviglie?” pensò Jack quando la sua attenzione cadde sul vecchio strambo. Aspetta, Alice?...vuol dire…
“Ecco dov’è stata Alice per gli ultimi 130 anni!” urlò Bunny in preda alla frustrazione. “Farla tornare nella società non sarà una passeggiata, amico.”
“Woah aspetta, amico” li interruppe Jack muovendo la mano pallida. “Alice? Come l’Alice de Alice nel paese delle meraviglie? Non sapevo fosse reale.”
Notando la totale confusione del ragazzo, Tooth aleggiò accanto a lui e posò delicatamente una mano sulla sua spalla. “Non mi sorprende, Jack. Come ha detto Bunny, Alice non ha lasciato il Paese delle Meraviglie da più di cent’anni. Nessuno, tranne Bunny parla più con lei. È molto solitaria.”
“Aspetta quindi il Paese delle Meraviglie…è un luogo reale?”
“Non all’inizio” rispose seccamente Bunny tagliando la conversazione. “Quando Alice era umana, il Paese delle Meraviglie era solo frutto della sua immaginazione, di quello che ho capito vagamente, una volta che Manny l’ha resa uno spirito, ha ricreato il Paese delle Meraviglie all’interno di una specie di spazio vuoto. In quella dimensione, Alice è libera di creare ciò che vuole, ma a differenza di quando era umana, le sue creazioni sono reali.”
Mentre parlava, Bunny incrociò le braccia e fissò il luminoso cristallo di fronte a lui. Il suo volto peloso era privo di ogni emozione, ma i suoi occhi erano distanti, come se stesse rivedendo vecchi ricordi. Jack si era quasi perso in tutta quella confusione, ma non fece altre domande visto che gli altri guardiani parlavano più tra loro che con lui. Sospirò nuovamente per la frustrazione e andò accanto a un Sandy che dormiva.
“Ora che ci penso, non mi sorprende che Manny abbia scelto Alice” annuì Nord mentre passava le dita nella barba bianca. “Lei essere ragazza molto potente”
“Certo che lo è, ma lei ha davvero le qualità per essere un guardiano?” chiese Tooth. Si fidava molto dell’Uomo della Luna, come facevano tutti i guardiani, ma anche lei era un po’ dubbiosa. “Bunny ha ragione, Alice non ha lasciato il Paese delle Meraviglie per molto tempo. Sarà capace di adeguarsi al nuovo mondo?”
“So che i bambini hanno molto più potere di quanto pensiamo” disse Jack a voce alta per attirare l’attenzione di tutti. “Ma perché doveva scegliere una bambina come Guardiano? Non ci dovrebbero essere requisiti di età o qualcos’altro? Voglio dire, sono uno degli spiriti più giovani – avendo passato solo tre secoli – e voi vi fidate a malapena di me per qualsiasi cosa. Come farebbe una bambina rispetto a questo?”
Nord, Bunnymund e Tooth fissarono per un po’ il ragazzo, finché i due uomini scoppiarono a ridere. Sia Jack che Tooth li fissarono sorpresi mentre loro due continuavano a ridere. Nord si stringeva la pancia mentre Bunny era appoggiato con il braccio all’amico come supporto mentre ridevano.
“Oh silenzio voi due!” li rimproverò Tooth prima di tornare dallo spirito dell’inverno. “Jack, ormai dovresti sapere che le classiche fiabe e i miti non sempre descrivono correttamente la persona reale.”
“Alice è giovane, ma di certo non è una piccola bambina come i suoi libri fanno pensare” ridacchiò Bunny. “Quello è l’autore, la versione di Lewis Carroll. La vera Alice è molto diversa da quella che tu probabilmente immagini, ghiacciolo.”
Jack, non apprezzando di essere deriso, stava per rispondere con un commento sarcastico, ma un forte battere le mani di Nord lo interruppe. Aveva finito di ridere a spese di Jack e ora era pronto a fare sul serio. L’Uomo della Luna aveva preso la sua decisione ed era compito dei guardiani accettarla.
“Ok, questo è stato divertente, amici miei, ma Manny ha scelto! Alice è la nostra nuova guardiana e abbiamo bisogno di un piano per portarla qui in modo che possa fare il giuramento.”
“Perché non utilizziamo un sacco e un portale magico, come avete fatto con me?” suggerì Jack quasi con amarezza mentre ricordava il suo primo giro nel portale di due anni fa.
“Perché a noi piace Alice” sogghignò Bunny.
“Oh ahi” piagnucolò sarcastico Jack portando una mano sul petto come se venisse fisicamente ferito dal commento sprezzante del Pooka. “Questo canguro fa davvero male”
Bunny aprì la bocca per ribattere qualcosa di spiritoso, ma Tooth volò tra di loro. La situazione in cui si trovavano era già abbastanza stressante, non avevano bisogno dei litigi di Jack e Bunny.
“Basta ragazzi” disse severamente mettendo una delle sue piccole mani su ciascuno dei loro petti gonfi. “Siamo tutti amici qui, ricordate? E nessuno verrà gettato di nuovo in un sacco.”
“Anche se sono un grande fan del sacco, Tooth ha ragione” ridacchiò Nord. “Abbiamo bisogno di un metodo diverso.”
“Come ho detto prima, riportare Alice in questo mondo non sarà facile” disse Bunny incrociando le braccia. “È ancora più testarda di Frost!”
Nord ignorò l’indignato “Hey” di Jack e affrontò il Pooka “so tutto io”.
“Questo è un ottimo punto, Bunny” disse Nord con un sorrisetto. “Ed è per questo che andrai tu a recuperare Alice.”
Bunny sobbalzò e spalancò gli occhi incredulo. Jack rise beffardo e puntò il dito contro il coniglio stordito. Era divertente vedere come il coniglio fuorimisura la prendeva. Anche se, personalmente, non gli sarebbe dispiaciuto vedere il vero Paese delle Meraviglie visto che ne aveva già sentito parlare molto.
La mamma di Jaime leggeva a Sophie “Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie” ogni notte. Alla bambina piaceva moltissimo il libro ed era ossessionata con il vecchio film d’animazione Disney. A volte Jack rimaneva a casa di Jaime durante le loro serate di cinema in famiglia, e ogni volta quand’era il turno di Sophie a decidere il film, sceglieva sempre “Alice nel Paese delle meraviglie”. Quindi conosceva abbastanza bene i libri della storia, che erano il motivo per cui gli veniva difficile immaginare nient’altro che la Alice curiosa, bionda che veniva descritta nei libri.
La copia del libro di Jaime era davvero consumata. Il ragazzino diceva che sua nonna usava leggerlo a sua mamma quando era una bambina. Quel vecchio libro era come un cimelio di famiglia. Jack non sapeva che un libro potesse avere un valore sentimentale come quello, ma ricordava di averne visto la copertina. Su di essa c’era una grossa quercia con un gatto grasso sopra uno dei suoi rami. L’animale stava sorridendo a una piccola bambina con i riccioli biondi e un nastro nero legato ordinatamente in un fiocco sulla testa. Indossava un vestito blu sgargiante con un grembiule bianco, calze bianche e scarpe nere lucide.
La storia erano sciocca, colorata e divertente, per questo i bambini la amavano così tanto, e Jack non poteva fare a meno di pensare che, se quel libro fosse esistito quando lui era ancora in vita, sarebbe piaciuto sicuramente alla sua sorellina…
“Io?! Perché devo andarci io?!” gridò Bunny.
“Perché tu la conosci da quando era bambina” sottolineò Tooth. “E sei anche l’unico che le fa ancora visita, non è così?”
“Forse una o due volte l’anno” mormorò Bunny. “Ma-“
“Smettila di fare il difficile, Bunny” rise Nord non dandogli la possibilità di trovare scuse.
Sandman, che si era recentemente svegliato dal suo pisolino, e tirò delicatamente la fondina del boomerang di Bunny prima di fare un piccolo gatto di sabbia dorata sorridendo sapientemente. Nord guardò Sandy e rise per la presa in giro da parte del piccolo spirito.
“Ha ragione Sandy?” chiese timidamente Nord con un sopracciglio alzato. “Hai ancora paura dello Stregatto?”
“No!” scattò Bunnymund. “Non ho mai avuto paura di quella cosa. Sono solo molto, molto…prudente.”
“Bunny ha paura dello stregatto?” Jack si mise a ridere. “No vabbè! Questo è divertente!”
Bunny stava praticamente digrignando i denti per la rabbia verso lo spirito dell’inverno. Al Pooka non piaceva essere preso in giro. Inoltre non aiutava il fatto che anche Nord e Sandy stessero ridendo. Jack rideva così forte da tenersi i fianchi. Il pensiero del grande, cattivo Bunnymund, che ha paura di un comico, gatto grasso con un sorriso da ebete era semplicemente troppo. Anche Tooth ridacchiò dietro la mano alla frustrazione di Bunny.
“Qualcuno di voi ha mai visto il vero Stregatto?” ringhiò Bunny a denti stretti. “No, certo che non l’avete visto, altrimenti, non stareste ridendo. È maledettamente spaventoso bello!”
“Calmati, Bunny” ridacchiò Nord. “Ti stavamo solo prendendo in giro.”
Bunny brontolò sottovoce e diede ai suoi amici uno sguardo omicida. Nella sala regnava il silenzio, mentre il Pooka pensava alle opzioni che aveva. Jack si appoggiò contro un pilastro di legno mentre guardava il viso di Bunny farsi più serio ogni secondo che passava. Se Bunny conosceva già Alice, perché era riluttante sull’andare a prenderla? E perché la conosceva così bene mentre nessun’altro la vedeva da più di un secolo? Perché Jack non aveva mai sentito parlare di lei prima? Non poteva dire di conoscere personalmente ogni singolo spirito vivente sulla Terra, ma fino ad oggi, per lo meno, pensava che almeno sapesse quali e quanti spiriti esistevano.
“Va bene” sospirò Bunny finalmente deciso. Era probabilmente la cosa migliore andare da solo. Alice lo avrebbe sicuramente sventrato come un pesce se avesse portato degli sconosciuto nel suo sacro Paese delle Meraviglie. “Parlerò con Alice. Farò del mio meglio per convincerla a venire qui al polo, ma non garantisco nulla. E se per caso lei dovesse accettare, non voglio che vada da nessuno parte fuori dall’officina se non è con me.”
“Sì, sì, naturalmente Bunny” annuì Nord. “So quanto la salvezza di Alice significhi per te. Io non permette a nessuno di fare male a lei, lo sai amico.”
La confusione e l’interesse suscitò l’attenzione di Jack. A quanto pare sembrava che Bunny avesse un debole per Alice. Le nuove informazioni aumentarono la curiosità di Jack riguardo al mistero di Chi è Alice Liddell?
Molto interessante; pensò lo spirito dell’inverno.
Bunny allungò una mano dietro la spalla e tirò fuori dalla fondina del boomerang, una piccola custodia in pelle. La aprì e la inclinò sopra la zampa finché non ne uscì una piccola biglia blu e rosa. Jack lo guardò con forte interesse quando Bunny toccò il suolo due volte con la zampa, creando una delle sue gallerie prima di lanciare la biglia all’interno. Per qualche istante non accadde nulla, ma proprio quando Jack era sul punto di fare un commento sarcastico, una luce brillante blu esplose dal buco, proiettando una serie di colori e luci, come i portali creati da Nord.
“Torno appena posso” promise Bunnymund con un cenno del capo verso gli altri guardiani.
Senza aggiungere altro, il coniglietto di pasqua saltò nel portale e la terra si chiuse alle sue spalle. Nessuno a parte Jack sembrava essere sorpreso al cambiamento della galleria di Bunny, probabilmente perché l’incontro era ufficialmente concluso. Jack era seduto su un tavolo del laboratorio e guardò gli altri guardiani.
Sandy li salutò prima di partire per diffondere la sua sabbia dorata in diverse parti del mondo. Tooth scomparve da qualche parte, molto probabilmente per tornare con le sue piccole fate alla raccolta dei dentini, come sempre. Nord stava rimproverando uno yeti per la pittura di una pila di robot rossi prima di re-ordinare alla povera creatura di farli verdi. Lo yeti gridò indignato prima di sbattere la testa sul tavolo per la frustrazione. Nord ridacchiò appena, prima di farsi strada verso Jack. Aveva degli importanti giocattoli da costruire nel suo ufficio.
“Ehy” disse Jack cercando di ottenere l’attenzione dell’uomo. “Cos’era quella borsa di biglie che aveva Bunny?”
“Oh, Jack. Tutti sanno che unico vero modo per andare nel Paese delle Meraviglie è attraverso tana di un coniglio!” rise di nuovo Nord dando una pacca sulla spalla del ragazzo. Lo spirito dell’invernò inciampò alla pacca “gentile” del suo amico e guardò l’amichevole russo con un’espressione infastidita sul volto pallido.
“Oh giusto, che sciocco” disse Jack sarcastico a Nord che andò verso la scala vicina. “Non ha proprio risposto alla mia domanda, ma ok.”
Nemmeno 30 secondi dopo che Nord se ne andato che Jack si rese conto di non essere sorvegliato. Nessuno degli yeti gli prestava attenzione, così si alzò, tolse il cappuccio e prese il bastone.
“Mi chiedo dove sia finito quell’aereo giocattolo.”
 
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Bunny odiava andare nel Paese delle meraviglie usando le sue gallerie.
Il sacchetto di biglie era un regalo che Alice gli fece molto tempo fa, che consente l’accesso al Pooka per il Paese delle Meraviglie in ogni momento in cui lui voleva. Aprivano il portale dove la terra era rotta, proprio come i globi di Nord. Il viaggio attraverso la tana non fu piacevole a parere di Bunny, ma si era abitato.
Quando si viaggiava attraverso il portale, si cadeva attorno ad un mare di colori sgargianti. Poi, quando ci si avvicinava alla fine, avrebbe trovato orologi, libri, mobili e giocattoli di dimensioni giganti prima di arrivare a un punto in cui la luce era accecante. Quando essa si schiariva, la velocità di caduta diminuiva, in modo da non essere pericoloso, anche se quando si tocca il terreno si potrebbero ottenere uno o due lividi.
Bunny aveva viaggiato nel Paese delle Meraviglie così tante volte che ora poteva riuscire ad atterrare in piedi. Il suo primo viaggio, però, fu una cosa diversa: si era quasi rotto una caviglia.
Atterrò su un prato verde nella zona conosciuta come La Valle di Lacrime. Quello era uno dei posti preferiti di Alice. La foresta era cosparsa di tessere del domino giganti, biglie e occasionali sfere di vetro di grandi dimensioni. Gli animali era di specie miste che seguivano le loro normali attività, non facendo caso a Bunny. Le uniche cose che sembravano riconoscerlo, erano le giganti lumache con grandi querce che crescevano sul loro guscio. Guardavano il coniglietto di pasqua con i loro lunghi e tondi occhi mentre si facevano strada dentro la valle.
Il Pooka annusò l’aria, cercando di individuare l’odore di Alice, ma sospirò di frustrazione quando non lo avvertì. C’erano tantissime aree nel Paese delle Meraviglie in cui Alice poteva essere e Bunny non aveva né la voglia né il tempo di controllarli tutti. La ricerca poteva richiedere giorni. La migliore opzione era trovare qualcuno, o qualcosa, che poteva dirgli dove si trovasse la ragazza, o almeno limitarne la ricerca.
Il problema era, che nessuno nel Paese delle Meraviglie poteva essere definito “sano”.
Bunny cercò nella valle chi potesse aiutarlo, fino ad arrivare ad un bivio. Annusò nuovamente l’aria e fece una smorfia: dalla parte sinistra veniva un forte odore di pepe, facendo gemere Bunny al pensiero di trovarsi davanti l’orribile Duchessa. Quell’orco una volta aveva tentato di fare la zuppa di coniglio con lui, circa un paio di decenni fa. Riuscì a malapena a scappare lanciandole un uovo esplosivo in faccia.
Niente poteva convincere Bunny ad andare nuovamente nella cucina mortale della Duchessa. Rabbrividì al solo pensiero e prese la strada a destra, ma si fermò quando vide un ibrido con il corpo da lemure e sgargianti ali da pappagallo.
“Uh, mi scusi” disse Bunny richiamando l’attenzione del lemure-pappagallo seduto su un ramo. Le orecchie dell’animale si drizzarono quando udirono la voce del coniglietto pasqua e lo guardò.
“Che cosa vuole sapere?” chiese la creatura con un accento proveniente da Brooklyn.
Bunny sbatté le palpebre, sorpreso della voce del lemure. Di solito gli esseri viventi del Paese delle Meraviglie avevano un accento inglese, come quello di Alice. C’era un’area del luogo composta da una popolazione di formiche-origami che parlava con un accento giapponese. Bunny non aveva mai sentito qualcuno lì che parlasse con un accento lontanamente americano. Indipendentemente da ciò, cacciò via il pensiero. Sapeva bene che non doveva mettere in discussione le creazioni di Alice o avrebbe sicuramente avuto mal di testa per lo sforzo.
“Sto cercando Alice” disse Bunny. “L’hai vista?”
“Hmm, Alice eh?” il lemure meditò prima di portare la testa e la coda giù. “Carina, con i capelli neri, giusto?”
Il pooka annuì.
“Vestita di blu con degli stivali neri?”
Bunny fece una smorfia di impazienza e annuì di nuovo. Non riusciva proprio a ottenere una risposta diretta da questi esseri, eh?
“Occhi verdi, con una piccola vita, bel cu-“
“Ehy! hai visto Alice o no?” sbottò Bunny. Non solo non aveva tempo a giocare a indovina chi, ma nessuno parlava di Alice in quel modo, a meno che non volesse essere preso a calci nei denti.
Il lemure ululò di paura quando Bunny prese il suo boomerang legato dietro la schiena. Alzò le ali in segno di resa mentre di rannicchiò dietro le lunghe piume.
“Accidenti! Calmati!” strillò l’ibrido. “Mi dispiace! È solo che…qui non vengono mai forestieri. Volevo solo divertirmi un po’ con te. Alice è alla prima tappa delle Ferrovie dello Specchio. Non è lontano da qui, basta seguire il percorso. Non puoi sbagliare!”
Bunny non si preoccupò di ringraziare il fastidioso animale prima di andarsene. Gli abitanti del Paese delle meraviglie avevano sempre un umorismo irritante, così non era affatto sorpreso dei commenti dell’ibrido, ma questo non voleva dire di stare fermo ad ascoltare, non quando era qualcosa di irrispettoso nei confronti di Alice. Quel sacco di piume e pelliccia era fortunato che il coniglietto di pasqua era lì per un’importante missione, in caso contrario, non si sarebbe trattenuto nel scuoiarlo.
Non sprecando altro tempo, Bunny corse più veloce finché non arrivò ad una scogliera che si affacciava verso la prima fermata del treno. Saltò giù e atterrò sul terreno sottostante, mentre i suoi occhi verdi osservavano la zona deserta.
A differenza del resto della Valle di Lacrime, la fermata della ferrovia era spoglia di ogni forma di pianta. I binari del treno erano spezzati ai bordi. La terra era sporca di macchie nere; brutti rimasugli della melma nera che aveva afflitto il Paese delle Meraviglie più di cento anni fa.
Alice gli disse una volta che essa faceva parte dell’assedio del Fabbricante di Bambole, e che, anche dopo tutti questi anni, doveva ancora ripulire il pasticcio che aveva fatto. Per fortuna, quasi tutta quella roba era stata spazzata via . Alla ragazza non piaceva molto parlare di quell’episodio, soprattutto perché era ancora umana a quel tempo.
Non sapeva molto riguardo l’assedio, ma sapeva che era un argomento delicato per lei, come un sacco di cose che l’avevano portata a diventare una ragazza irrascibile.
Bunny aveva incontrato Alice quando aveva solo quattro anni. Si era imbattuto in lei mentre nascondeva le sue uova di Pasqua. Era seduta da sola, che piangeva, e poiché odiava vedere i bambini piangere, specialmente i più piccoli, saltellò verso di lei e le mise tre, vivaci e colorate uova affianco. Bunny non si aspettava che lei lo vedesse, ma con sua grande sorpresa, Alice lo guardò con i suoi occhi verdi pieni di lacrime.
La loro discussione fu…molto strana. Lui le aveva chiesto perché piangeva in una bella giornata di sole come quella, ma lei non rispondeva e per un po’, Bunny pensò che fosse muta come Sandy. Il suo comportamento nei suoi confronti fu ancora più strano. Fu quello che portò Bunny a non cancellare il ricordo quando tornò nella sua tana. Iniziò anche a farle visita regolarmente.
Per i due anni successivi, Bunny si ritrovava a farsi aiutare da Alice per nascondere le uova di Pasqua attorno al suo quartiere o nel parco vicino. Non l’aveva mai portata lontana da casa, ma ad Alice non sembrava dispiacere. A lei piaceva moltissimo avere un gigante coniglio che veniva a farle visita.
Poi, quando Alice aveva sette anni, ci fu l’incendio. Rimase al suo fianco per un anno intero mentre stava guarendo nelle Littlemore Infirmary, ma perse le sue tracce quando venne dimessa. Cercò dappertutto, ma nonostante i suoi sforzi, non riusciva a trovarla e non la rivide per circa 22 anni dopo la notte dell’incendio. Ricordava i loro incontri altrettanto chiaramente come il primo. Era scomodo e commovente.
Bunny scosse via rapidamente i ricordi. Aveva bisogno di concentrarsi sul suo compito: gli altri lo stavano aspettando al polo.
Sospirò per la frustrazione quando fu evidente che l’animale alato lo avesse mandato nella direzione sbagliata. Per un po’ pensò di tornare indietro e dargli una bella lezione, ma decise di non farlo. Se quell’animale avesse avuto almeno un po’ cervello, ormai era lontano da lì.
Bunny aveva già controllato la maggior parte della Valle, così pensò che probabilmente sarebbe stato meglio cercare in un’altra sezione del Paese delle Meraviglie.
Forse dovrei controllare nel regno rosso; si disse Bunny mentre guardava la vecchia ferrovia. Alice sembra-
Il coniglietto di Pasqua quasi sobbalzò nel sentire un’improvvisa, familiare, voce accentata.
“Signor Bunnymund?”
 
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NOTA AUTRICE: Ecco il secondo capitolo. Che ne pensate? Io personalmente adoro il rapporto di Alice e Bunny, molto simile a quello di un padre con una figlia.
Se qualcuno non sa la storia di Alice (sviluppata nei videogiochi “American mcgee’s Alice e Alice: Madness Returns), ve la spiego brevemente: A sette anni, ci fu un incendio a casa di Alice, di cui si presume che sia stato il gatto a causarlo facendo cadere una lampada in biblioteca, in cui la bambina vide la sua intera famiglia (composta da i suoi genitori e la sorella maggiore, Elizabeth) bruciare davanti ai suoi occhi. Dopo essere stata curata, tentò il suicidio tagliandosi le vene. La salvarono e venne portata in un manicomio, dove passerà 10 anni. Durante questi anni, passerà molto tempo nel Paese delle Meraviglie, rovinato dalla sua pazzia, per cercare di sconfiggere la regina rossa. Quando esce non è ancora completamente stabile mentalmente, avendo ancora delle visioni, ma viene dimessa visto che i medici ritenevano che non potevano fare altro (qui finisce il primo videogioco). Una delle infermiere la mandò da uno psicologo, Angus Bumby, che si occupava anche dei bambini di un orfanotrofio. Il suo compito era quello di far dimenticare a chi andava da lui. Alice, intanto, passa molto tempo nella sua mente, quindi nel Paese delle Meraviglie, cercando di scoprire la vera causa dell’incendio e uccidere il Fabbricante di Bambole il cui scopo era quello di farle dimenticare tutto. Alla fine scopre che fu proprio Bumby a impiccare l’incendio, poiché ossessionato dalla sorella Elizabeth e che fu violentata prima dell’incendio. Il Fabbricante di Bambole era la rappresentazione di Bumby. Inoltre, Bumby faceva dimenticare ai bambini per poi farli prostituire. Cercò anche di fare lo stesso con Alice, ma non ci riuscì. Alla fine, Alice si vendica buttando lo psicologo sotto un treno, salvando anche i bambini che lui usava.
È una storia molto angosciante, ma davvero bella a mio parere. Vi consiglio di giocare al secondo videogioco (Alice: madness return) perché è davvero bellissimo.
Ringrazio Rebianime e Sweetchicca per le recensioni.
Link per la storia originale:  https://www.fanfiction.net/s/8753693/2/Winter-Wonderland .
Recensite in tanti, sia qui che nella storia originale! Kisses, Emy.
 
 
 

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Capitolo 3
*** Il Paese delle Meraviglie ora ***


Capitolo 3: Il Paese delle Meraviglie ora
 
Centotrentanove anni fa, Alice Liddell aveva diciannove anni quando le persone avevano smesso di vederla, divenendo invisibile al mondo che cambiava attorno a lei. Anche dopo tutti questi anni, poteva ricordare il giorno della sua "scomparsa" con straordinaria nitidezza. Erano il tipo di cose che una persona non dimentica.
Era il giorno in cui lei affrontò l'assassino della sua famiglia, alla ferrovia di Moorgate a Londra, Inghilterra. Alice espose il dottor Angus Bumby per il mostro orribile che era veramente, la parte di lui che aveva facilmente nascosto ai suoi superiori. Oh sì, era stato davvero bravo a nascondere la sua parte malvagia, ma non poteva permettere che Alice non scoprisse la verità. Non solo per lei e alla sua famiglia, ma anche per tutto il dolore che quella bestia infida e disprezzante della vita umana aveva procurato ai bambini con le sue azione egoistiche.
Ci fu una breve indagine sulla morte di Bumby, ma finì prima di essere cominciata. Quando si trattavano degli omicidi nella parte est finale di Londra, le forze di polizia erano piuttosto apatiche, a prescindere di chi fosse coinvolto. Conclusero molto presto che lo psicologo fosse stato in piedi, troppo vicino ai binari del treno, e quando il mezzo di trasporto di avvicinò, deve avere inavvertitamente perso l'equilibrio. Hanno dichiarato che fosse "morto per disgrazia".
Alice quasi rise all'ironia.
Purtroppo la verità sull'incendio e le attività illegali del dottor Bumby scomparvero insieme ad Alice, etichettata subito come fuggiasco. Ci fu stata una piccola ricerca per lei essendo considerata una mente malata e instabile, ma non andò avanti a lungo. Tutti credettero che lei avesse lasciato la città, o stesse marcendo da qualche parte a dire cose senza senso. Solo la sua tata si era preoccupata di cercarla, e si lusingò per questo quando lo aveva scoperto, ma quando la donna ha gettato la spugna non la incolpò. Nan Sharp stava già invecchiando quando Alice scomparve, quindi non si sorprese che quando la donna invecchiò smise di cercarla.
La parte positiva, era che la Houndsditch Home per bambini problematici, fu chiusa dopo la morte del dottor Bumby e i bambini trasferiti in altri orfanotrofi.
Di tanto in tanto, Alice andava a controllare come gli orfanotrofi si prendessero cura dei bambini, sperando che potessero dar loro un aiuto concreto per vivere il resto della loro vita in pace. La verità era ancora sepolta sotto innumerevoli bugie, ma almeno Angus Bumby non avrebbe più danneggiato altri bambini. Se ne era assicurata.
Per quando riguarda Alice, anche dopo l’apparente scomparsa nel nulla, ha lentamente cominciato a diventare una leggenda locale nei pressi di Londra. Partiti da pettegolezzi su una ragazza psicopatica che vedeva e sentiva cose che non c’erano, in qualche modo diventarono qualcosa di completamente diverso: storie di una bambina curiosa che cadde in una tana di un coniglio e atterrò in un luogo magico, chiamato il Paese delle Meraviglie. Poi un giorno, molti anni dopo la sua scomparsa, un autore di nome Charles Dogson sentì una vecchia donna raccontare ad un gruppo di bambini la storia di una delle avventure della piccola Alice e fu ispirato a scriverne altre, cambiando drasticamente il vero aspetto di Alice e la sua tragica storia divenne piacevole e stravagante.
Così il tempo passò e i libri di “Lewis Carroll” furono pubblicati, così che tutti dimenticarono la vera Alice Liddell; la piccola, ragazza dai capelli scuri e la tragedia che passò da quando aveva otto anni. Comprensibilmente, nessuno voleva leggere la storia di una ragazza che perse la sua famiglia in un orribile incendio e impazzì a causa di esso. La sua vera vita era troppo oscura e macabra per i bambini.
Sì, faceva tremendamente male, dover vedere la vera memoria della sua famiglia dimenticata così facilmente, ma nonostante il dolore, Alice non poté fare a meno di pensare che forse era meglio per tutti.
Nel momento in cui si era voltata verso Bumby per l’ultima volta, prima di buttarlo sui binari del treno, Alice divenne invisibile al mondo reale, e per un po’, cercò di farsi vedere dalle persone – anche se era ovvio che nessuno lo avrebbe mai fatto. La ragazza era invisibile a tutta Londra e, molto probabilmente, al mondo intero. In qualche modo, però, Alice ne fu contenta. Non le piacevano molto le persone in ogni caso.
Così, senza avere la possibilità di cambiare la situazione, Alice poteva solo stare a guardare come la sua storia fosse trasformata in qualcosa di amato da molti bambini, e si rese conto che non le dispiaceva affatto. In realtà pensava che fosse stato meglio così. Quei libri le servirono a ricordare che la sua vita umana non fu del tutto inutile e che ne uscì qualcosa di buono per tutti.
Il Paese delle Meraviglie ritrovò il suo splendore, proprio come prima che l’incendio distrusse tutto.
Dopo circa dieci anni di pellegrinaggio in giro per l’Inghilterra e dall’essere invisibile a tutti, Alice tornò nel suo Paese delle Meraviglie e decise di non tornare più nel mondo reale. Non c’era più nulla per lei quindi non aveva senso rimanere in un mondo che le aveva procurato solo dolore e miseria.
E ora, si trovava qui, davanti al suo più vecchio amico e unico collegamento con il mondo esterno.
“Signor Bunnymund?” Alice sbatté le palpebre leggermente incredula. Non si aspettava una visita così presto da parte del coniglietto di pasqua. Di solito veniva più tardi nel corso dell’anno.
Il pooka si voltò rapidamente, sorpreso dal suono di voce della ragazza. Alice si trovava a circa dieci piedi di distanza, con il suo classico vestito blu. Non aveva armi con se da quello che poteva vedere, ma Bunny sapeva che poteva materializzarle dal nulla quando ne aveva più bisogno.
Non le avrebbe mai usate contro di lui però: era l’unico amico che Alice non aveva creato con la sua fervida immaginazione, il che era il motivo per cui Bunny significasse moltissimo per lei.
“Che ci fai qui?” chiese Alice incuriosita. “Una visita spontanea come questa non è da te.”
“Ho davvero bisogno di un motivo per visitare la mia piccola canaglia preferita?” chiese Bunny incrociando le braccia. “Non sembri molto felice di vedermi.”
Bunny cercò di sembrare offeso, ma entrambi sapevano che stava solo scherzando. Le uniche volte in cui Bunny era veramente arrabbiato con lei, era quando la ragazza si metteva volutamente in pericolo. In queste situazioni, il pooka sembrava più un padre furioso piuttosto che un amico deluso. Non poteva farne a meno però: Alice poteva essere molto imprudente a volte e per poco non faceva venire a Bunny un attacco di cuore ogni volta che si metteva nei guai. E comprensibile visto quello che succedeva nel Paese delle Meraviglie.
“Lo sai che sono sempre felice di rivederti” gli sorride Alice portando la mano al cuore per mostrare la sua sincerità. “Ma questa non è solo una visita di cortesia, non è così? Sei una creatura abitudinaria, signor Bunnymund. Raramente mi degni di visite prima del previsto, a meno che qualcosa non ti preoccupa.”
“Vorrei fosse solo una semplice visita, ma ho una notizia per te.” Sospirò Bunny. Aveva quasi dimenticato come intuitiva Alice potesse essere e naturalmente sospettava qualcosa, sin da quando si era presentato. Non perdeva mai dettagli del genere.
“Spero ovviamente che non sia cattiva.”
“Oh no! Certo che no” insistette Bunny non del tutto sicuro se stette dicendo la verità. “È solo una notizia…possiamo parlare da un’altra parte? Questo posto è un po’ deprimente.”
Gli acuti occhi verdi di Alice scansionarono rapidamente la zona attorno a loro. Le sue labbra rosate si incresparono mentre pensava e annuì con la testa. Il suo cuore ebbe una stretta per la tristezza e i sensi di colpa nel vedere lo stato della stazione ferroviaria che adorava. Si sentiva orribile per non aver ripristinato la Ferrovia dello Specchio, ma a causa del Treno Infernale (NA: Usato dal Fabbricante di Bambole per distruggere i suoi ricordi), Alice non si sentiva ancora del tutto sicura vicino ai treni, anche dopo 130 anni. E ad essere onesti non le erano mai piaciuti.
Forse la Ferrovia dello Specchio sarà il mio ultimo progetto. Sarà certamente una sfida; rifletté. Papà amava i treni…
“Sono completamente d’accordo” disse Alice a Bunny. “Andiamo.”
 
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Quando Alice tornò al Regno Rosso poco dopo aver sconfitto il Fabbricante di bambole, lo trovò deserto. Era presumibile che dopo la morte del nemico, la Regina Rossa era fuggita dal suo regno per nascondersi. Sospettava che fosse scappata soprattutto perché l’eroina del Paese delle Meraviglie aveva calpestato il suo carnefice onnipotente a morte (NA: nel videogioco, Alice mangia la torta per crescere e calpesta il boia delle Regina Rossa). La regina deve aver pensato di essere a rischio ora che il suo gigante malvagio non era più di guardia al suo Regno Rosso.
Indipendentemente dalla motivazione, Alice decise di abitare nel regno e farlo proprio.
Tutti i tentacoli scomparvero insieme alla Regina Rossa, ma il regno era ancora in rovina. Le Rovine insidiose (NA: mostri di catrame creati dal Fabbricante di Bambole) e la melma nera erano ancora nascosti nel luogo, ma Alice li eliminò subito. Gli edifici del regno erano ancora da sistemare, ma nel complesso era un posto piacevole per vivere e diventò in fretta la casa di Alice e suo quartier generale. Tolse anche le maggior parte di decorazioni rosse per sostituirle con quelle blu. Stava pensando di rinominare il regno come Regno Blu, ma non trovò il tempo di cambiare ufficialmente il nome. Non era esattamente una delle sue priorità al momento.
Gli ultimi 130 anni erano stati spesi specialmente per distruggere e spalare via la melma nera. La ricostruzione delle sezioni del Paese delle Meraviglie avvenne solo in un secondo momento. Luoghi come il Dominio del Cappellaio o il teatro Lane Dreary erano stati sistemati direttamente dai proprietari. Le formiche origami stavano facendo un buon lavoro prendendosi cura del proprio territorio, con solo un piccolo aiuto da parte di Alice e, occasionalmente, del Brucaliffo. Le formiche insistettero per imparare i modi per avere fiducia in se stessi e lei non aveva nemmeno provato a metterli in discussione. In realtà era molto orgogliosa di loro.
Bunny e Alice percorsero un lungo corridoio che portava nel vecchio labirinto del giardino. L’abito blu di Alice si era trasformato in quello regale nero e rosso appena scese dal ponte di carte.
Bunny notò i recenti miglioramenti fatti al Regno Rosso. Sembrava più un vero e proprio castello ora invece che un terra desolata, contorta e infernale.
“Questi sono nuovi?” chiese lui riferendosi ai mosaici sulle finestre che rappresentavano le carte. Erano allineati lungo il corridoio e davano alla moquette blu una luce bellissima.
Alice si voltò per guardarlo senza fermarsi di camminare. Era un po’ preoccupata della sua improvvisa visita. Normalmente sarebbe stata felice di mostrare i recenti miglioramenti al suo più vecchio – se non l’unico – amico, ma aveva una brutta sensazione che le attanagliava lo stomaco. Al momento, Alice voleva solo raggiungere il suo bellissimo giardino e non parlare delle maledette finestre che Bunny non aveva notato nell’ultima visita.
“All’incirca” dichiarò Alice tesa. “Il giardino è più avanti.”
Venti minuti dopo, i due amici erano all’interno del labirintico giardino. Le pareti delle siepi erano verdi e coperte di rose rosse e bianche, visto che ad Alice non interessava di che colore fossero i fiori. Il giardino era sicuramente molto più bello di prima, quando ogni pianta o era morta o era sul punto di esserlo.
Bunny sorrise quando vide un paio di carte zombie irrigare un gruppo di margherite di grandi dimensioni. Le creature raccapriccianti sembravano quasi ridicole, ma supponeva di doversi definire fortunato visto che non cercavano di attaccarlo come facevano solitamente quando visitava il Paese delle Meraviglie, prima che Alice gli disse che era assolutamente proibito.
Rimasero lì a ringhiare da soli, a volte spingendosi a vicenda. Alice gli disse una volta che quando tornò a ripulire il regno si era imbattuta in una grande quantità di carte, in profondità del Regno Rosso. Non essendo sotto il dittatoriale dominio della Regina Rossa, erano in realtà piuttosto passive. Mancava loro uno scopo dato che la loro ex governante li aveva abbandonati, così Alice gli permise di aiutarla con il regno. Erano come gli yeti con Nord, ad eccezione che erano dieci volte più inquietanti.
“Allora, qual è questa notizia per cui sei così criptico?” chiese Alice portando le braccia dietro la schiena.
Bunny fece un respiro profondo ed espirò dal naso, cercando un modo per dirle quello che era successo al Polo Nord. Se non gestiva la situazione con sufficiente attenzione, lei non avrebbe mai acconsentito a venire con lui. Di solito era difficile da affrontare. Lo spirito dai capelli scuri si metteva sulla difensiva quando le si parlava del ritorno al mondo esterno. Non che Bunny potesse biasimarla visto che il suo vecchio mondo la trattava come spazzatura.
“L’Uomo della Luna ha scelto un nuovo guardiano” disse Bunny cautamente testando il terreno.
“Sì, me lo avevi già detto” sorrise Alice anche se cominciava a infastidirsi.
Odiava quando Bunny provava a fingere che andava tutto bene quando era con lei. Non era stupida. Sapeva che Bunny non si comportava così con nessuno tranne che con lei. Nel suo mondo, era schietto e brutalmente onesto con gli altri e odiava il fatto che lui ritenesse di dover ammorbidire il suo atteggiamento solo perché era troppo sensibile e richiedeva un atteggiamento particolare. Alice era cresciuta. Era più che in grado di gestire i comportamenti spigolosi e rispondere agli insulti. “Quel ragazzo che combina guai ogni anno con la tua caccia alle uova. Qual era il suo nome?”
Alice si fermò accanto ad un grande rosaio e cominciò a raccoglierne le foglie secche. Il naso e le orecchie di Bunny si contrassero, infastidito al pensiero del ragazzo da capelli bianchi.
“Jack Frost” mormorò Bunny, ma non con lo stesso disgusto con cui lo avrebbe pronunciato due anni prima. “Ma quello era un paio di anni fa. Volevo dire che l’Uomo della Luna ha scelto un nuovo guardiano proprio di recente…e quando dico di recente intendo…oggi”
Alice si fermò e lentamente spostò lo sguardo verso Bunny con una rosa appassita tra le dita guantate.
“E tu ti sei precipitato tanto in fretta a dirmi questo per quale motivo?” Alice quasi sussurrò, sapendo esattamente dove stava andando a parare. Voleva che smettesse di parlare. Per una volta, non voleva sentire ciò che stava per dirle.
“Perché …l’Uomo della Luna ha scelto te, ragazzina” sospirò Bunny sconfitto nel tentativo di gestire la situazione con delicatezza. “Lui vuole che tu sia il nuovo guardiano.”
“Allora sei venuto per riportarmi indietro?” chiese Alice tentando di mantenere la calma e soffocando l’impulso di tremare dalla rabbia. “È questo che hai intenzione di fare?”
Le orecchie di Bunny di abbassarono quando notò i pugni serrati duramente mentre le spine dello stelo stavano dolorosamente nel palmo della mano. Non voleva arrabbiarsi con il suo amico, ma doveva sapere che non doveva dirle queste cose. Alice aveva sempre temuto che un giorno, qualcosa che non poteva controllare l’avrebbe costretta a lasciare il suo Paese delle Meraviglie per tornare nel mondo esterno.
E aveva la netta sensazione che quel giorno fosse finalmente arrivato.
“Ora calmati, Alice” disse dolcemente Bunny gesticolando con le zampe. Esteriormente non sembrava tanto sconvolta, ma non c’era bisogno di conoscere Alice Liddell per molto tempo per capire che poteva cambiare umore più velocemente di quanto potesse saltare, e anche in questo era dannatamente veloce.
“È così, non è vero?!” sbottò Alice. “Beh, puoi scordartelo, io non me ne vado. Informa il tuo Uomo della Luna di scegliere di trovaro un modo per qualcun altro a fare il suo lavoro!”
“Alice, non funziona così” scosse la testa Bunny. La situazione stava peggiorando. “E non è solo il mio Uomo della Luna, ma è responsabile di tutte le nostre esistenze: la mia, di Nord, di Tooth, si Sandy, di Jack e anche della tua.”
Alice scosse la testa ostinatamente mentre cominciavano a risuonargli nelle orecchie orribili parole. Non stava più ascoltando Bunny. Quella stupida filastrocca aveva iniziato di nuovo a risuonargli in testa, eliminando tutti gli altri suoni. Quella stupida filastrocca che i bambini dell’orfanotrofio recitavano come una maledetta canzoncina!
Il treno sta arrivando con i suoi lucidi carri, con sedili comodi e ruote di stelle. Calmatevi piccolini, non abbiate paura, L’Uomo della luna è l’ingegnere. (NA: questa è la versione in inglese che dovevo tenere fedele perché quella in italiano non parlava dell’Uomo della Luna).
Alice cercò di mandar via i ricordi dolorosi, ricordando come avesse abbattuto il laboratorio del Fabbricante di Bambole subito dopo essere tornata nel Paese delle Meraviglie, come si fermò a guardare in lontananza la struttura abbandonata che si schiantò al suolo e bruciò incontrollabilmente, finché non ci fu altro che una montagna di marcio legno bruciato.
Ogni volta che Bunny parlava dell’Uomo della Luna, Alice pensava subito al Fabbricante di Bambole, non alla potente entità che sorvegliava e guidava i bambini.
“Alice, ti prego di tornare indietro con me” la implorò Bunny. “Almeno incontra Nord e gli altri guardiani.”
Alice scosse di nuovo la testa bruscamente prima di voltarsi di spalle, come se questo potesse farlo scomparire. “No! Assolutamente no! Mi rifiuto di tornare in quel mondo malvagio!”
Bunny allungò la zampa per toccarle la spalla, giusto per darle conforto, ma si fermò quando sentì un brivido passargli lungo la schiena a causa di diversi improvvisi paia di occhi su di lui. Le sue orecchie si drizzarono in stato di allerta quando si guardò intorno per vedere le guardie di carte che lo fissavano in qualche modo con le orbite vuote, con un aspetto tutt’altro che felice. Non erano creature molto intelligenti, visto che erano dei cadaveri rianimati, ma vedevano chiaramente che il forestiero stava sconvolgendo la loro “regina”.
Bunny si sentì a disagio, mentre la sua zampa si allungò lentamente verso il boomerang, nel caso in cui le creature decisero di attaccarlo. Alice si voltò quando notò l’improvvisa tensione che stava crescendo e fece un respiro profondo per calmarsi. Alzò le mani guantate verso le guardia far loro cenno di rimanere tranquilli.
Al suo segnale, ringhiarono cupamente tra di loro, per poi tornare a curarsi del giardino-labirinto, a volte gettando occhiatacce al coniglietto di Pasqua.
“Bunny” sospirò Alice lasciando perdere le formalità. “Ci deve essere un errore: i Guardiani proteggono e danno gioia ai bambini. Io non portò felicità, e non proteggo certamente nessuno.”
“Cosa significa che non porti gioia ai bambini? E i tuoi libri?”
“Quelli non sono i miei libri. Almeno non del tutto” sostenne. Odiava quando parlavano di Alice nel Paese delle Meraviglie. “E poi è tutto quello che sono, libri”
“Alice, l’Uomo della Luna non sceglie qualcuno a caso per essere un guardiano” cercò di spiegarle Bunny avendo la necessità di farle capire. “Ogni guardiano ha qualcosa di speciale dentro di loro, qualcosa che li rende tali. Ora, io non mento: non idea del perché l’Uomo della Luna ti abbia scelto, ma questo è molto importante Alice. Ho bisogno che torni con me. Sai che non ti chiederei mai di farlo a meno che non fosse una cosa seria.”
Alice si guardava gli stivali mentre raggiungeva lentamente il gazebo vicino. Incrociò le braccia e appoggiò alla ringhiera della piccola struttura, ignorando il Pooka che l’aveva seguita.
“Se nemmeno tu riesci a capire perché lui ha scelto me, allora cos’è che mi rende tanto speciale?” chiese lei mentre guardava qualcosa lontano.
Bunny riuscì a malapena a trattenere una risata per la sorpresa. Lo stupiva come ogni volta lei non vedesse quanto straordinaria fosse davvero. Lei riusciva a vedere la bellezza e la meraviglia in tante cose, ma per qualche motivo, quando si guardava, non vedeva mai qualcosa di utile.
“Mi stai prendendo in giro? Guardati intorno ragazza!” esclamò Bunny indicando il mondo che li circondava allargando le braccia. “Guarda tutto questo! Lo hai creato con la tua pura immaginazione e mi chiedi cosa ti rende tanto speciale?”
Alice non disse nulla, ma Bunny avrebbe scommesso che le sue parole stessero facendo effetto. Rise e scosse la testa. Alice poteva essere una persona molto dolce, ma se usciva il suo lato cattivo, poteva essere il tuo peggior incubo. E seppur avesse più di un centinaio di anni, poteva fare i capricci come un bambino, quasi come un certo spirito dell’inverno che Bunny conosceva.
La mente di Bunny cominciò ad avvisarlo che si stava facendo tardi al Polo Nord, così decise di lasciare stare la prudenza e sperare di non fare un casino.
“Ascolta” cominciò con delicatezza. “Vieni con me al Polo per incontrare gli altri guardiani. Dobbiamo solo andare lì e io ti seguirò sempre e se non ti piace allora…ti riporterò qui. Promesso.”
“Pensavo che non potevo dire di no sull’essere il nuovo guardiano” sorrise dolcemente Alice.
“Beh, questo non è del tutto vero” rise Bunny timidamente grattandosi la nuca. “Nessuno può costringerti a fare il giuramento per diventare un guardiano…ma avremmo la vita più facile se potremmo.”
“E se succede qualcosa di brutto mentre siamo lassù?”
Bunny portò le zampe sulle sue spalle e la voltò verso di lui in modo da poterla guardare negli occhi. Alice batté appena le palpebre vedendo lo guardo verde e profondo del Pooka pieno di promesse e determinazione.
“Io non lascerò che nulla ti faccia del male” giurò. “Mai più.”
Gli occhi verdi di Alice si ammorbidirono e la sua mano si avvicinò affettuosamente al muso del Pooka, che rispose appoggiandosi ad essa. I ricordi di quelle felici domeniche di Pasqua, quando era solo una bambina innocente, inondarono la sua mente.
Naturalmente seguirono quelli brutti uno dietro l’altro, come facevano sempre.
“L’incendio è avvenuto in inverno, lontano dalla Pasqua. Non avresti potuto sapere cosa stesse succedendo e venire in nostro aiuto abbastanza in fretta per cui cambiasse qualcosa.” Sussurrò Alice. “Non è stata colpa tua.”
“Nemmeno tua.”
Prima che le lacrime potessero sfuggirle, Alice strinse le braccia intorno al petto di Bunny e affondò il viso nella sua morbida pelliccia grigia e bianca. Bunny sorrise e ricambiò l’abbraccio. Anche prima di diventare uno spirito, Alice raramente dava dimostrazioni di affetto a chiunque, ma il coniglietto di Pasqua era speciale.
“Allora, che ne dici ragazzina?” Chiese Bunny con un sorrisetto. “Sei pronta a conoscere il gruppo più pazzo di sempre?”
 
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NOTA AUTRICE: Rieccomi con il terzo capitolo!  In questo capitolo, Alice può sembrare dolce e calma, ma è tutt’altro: si comporta così solo quando è con Bunny. Tra due capitoli ci sarà un bel litigio in cui si vedrà una piccola parte “cattiva” di Alice, mentre in altri…darà il meglio di se.
Ringrazio L0g1c1ta, Sweetchicca e YLU_20 per le recensioni. Sono triste e felice perché oggi, la storia in inglese è ufficialmente terminata, dopo 33 capitoli!...e ora cosa faccio? Vabbè, mi dedicherò a scrivere piuttosto che a leggere Winter Wonderland.
Link storia originale:  https://www.fanfiction.net/s/8753693/3/Winter-Wonderland .
Recensite in tanti, sia qui che nella storia originale! Kisses, Emy.
 
 

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Capitolo 4
*** Benvenuta al Polo! ***


Capitolo 4: Benvenuta al Polo!
 
Our liver are made
In these small hours
These little wonders,
These twists & turns of fate
Time falls away,
But these small hours,
These small hours still remain
Little Wonders - Rob Thomas
 
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"Hey Tooth?"
La fatina dei denti smise di parlare freneticamente con le sue fate al suono della voce dello spirito dell’inverno. Guardò Jack dal manto del camino che usava come trespolo. Era seduto su una ringhiera di legno del laboratorio di Nord con Baby Tooth (NA: Dente da Latte) e il bastone vicini. Le mani pallide tenevano il telecomando dell’aereo giocattolo. I capelli bianchi pendevano sul viso mentre esaminava il controller, cercando di capire i comandi.
“Sì, Jack?”
“Posso farti una domanda?”
“Certo” sorrise Tooth mentre volava verso di lui con le ali che facevano il suono di un colibrì. “A cosa pensi?”
“Cosa c’è tra Bunny e Alice Little?” chiese senza mezzi termini.
“Liddell” lo corresse Tooth. “Beh, dove dovrei cominciare?”
“L’inizio è sempre un buon punto” disse Jack staccando finalmente gli occhi dal telecomando.
“Non fare il furbo con me, Jack Frost” lo rimproverò leggermente Tooth. Incrociò le braccia piumate con un piccolo sbuffo, ma c’era un tono allegro evidente nella sua voce. “Come sono sicura tu sai, noi guardiani proteggiamo i bambini di tutto il mondo e custodiamo la loro fede. Badiamo ad ogni singolo bambino, non importa chi siano o da dove vengano. Cerchiamo di prenderci cura di tutti i bambini allo stesso modo, ma c’è n’è sempre uno speciale che arriva e un guardiano finisce per formare un forte legame con lui.”
“Un po’ come me e Jaime?”
“Esattamente come te e Jaime” annuì Tooth. “Ognuno di noi ha, in un momento o nell’altro, formato un legame speciale con un bambino, e per Bunny, quel bambino era Alice.”
Le sopracciglia di Jack si sollevarono per l’interesse e la leggera sorpresa. Per Jack era difficile immaginare Bunnymund avere un rapporto con un bambino simile a quello che lui aveva con Jaime. Si prendeva cura di tutti i bambini del mondo, ma sapeva che Jaime avrebbe lasciato un ricordo eterno su di lui. Era stato il primo bambino ad aver creduto in lui, dopo tutto. Dopo lo scontro con Pitch Black, Jack si ritrovò di nuovo nel ruolo del fratello maggiore. Durante le stagioni più fredde spendeva molto tempo a giocare e mostrare i suoi poteri a Jaime e i suoi amici, diventando il protettore di quella piccola banda di disadattati.
Ogni volta che Jaime aveva una verifica di matematica e si era dimenticato di studiare, Jack congelava le porte chiuse della scuola in modo che potesse avere più tempo per studiare. E ogni volta che un bullo decideva di tormentare Jaime o uno dei suoi amici, Jack era lì, pronto a seppellirlo con la neve sporca della strada. Non gli era permesso fare del male ad un bambino, non che lo avrebbe fatto, ma non sopportava vedere il cattivo insegnamento delle buone maniere. Se non altro, stava facendo un favore a Nord “aiutandolo” a portando i bambini cattivi ad essere più buoni con i loro compagni più piccoli.
Quindi, di nuovo, era difficile immaginare Bunnymund che agiva nello stesso modo in cui Jack faceva con Jaime, ossia come un fratello maggiore. Questo pensiero ne portò molti altri, di cui Jack non era particolarmente entusiasta. Pensieri e teorie sul misterioso passato che il coniglietto di Pasqua e questa ragazza, e persino pensieri sul proprio.
Non che Jack si era pentito di riavere i suoi ricordi, ha sempre pensato che ricordando quello che aveva passato come umano avrebbe finalmente capito qual era il suo scopo come spirito. Ma ora, invece di domandarsi cosa fosse successo prima di morire, si chiedeva ciò che fosse accaduto dopo. Domande come cosa è successo alla sua sorellina dopo che lo vide morire attraverso il ghiaccio?
Jack spinse velocemente via quei pensieri persistenti sul suo passato dalla sua testa. Preferiva pensare al presente. Non voleva che i suoi amici notassero le sue frustrazioni. Gli altri guardiani avevano l’abitudine di essere iperprotettivi a volte con i loro compagni di squadra più giovani. Non che non apprezzasse il loro aiuto o le loro preoccupazioni, ma non gli era mai piaciuto essere coccolato, anche quando era umano.
Jack guardò Tooth e decise di cambiare argomento per un attimo.
“Ricordi il tuo bambino?” le chiese. Questo era il momento perfetto per conoscere meglio la fatina dei denti. Lei amava parlare dei bambini.
“Oh, certamente! Non si dimenticano mai bambini così” sorrise Tooth con un lampo che passava negli occhi color lavanda. “Ricordo la piccola Jenny come se fosse ieri.”
Jack posò il telecomando e si spostò sulla ringhiera del laboratorio. Una manciata di fatine volarono verso di loro e si appoggiarono alla felpa di Jack, intuendo che stava per essere raccontata una storia. Jack ridacchiò mentre si accomodavano nel tentativo di non cadere. Tooth alzò gli occhi al cielo e sorrise, prima di sedersi accanto al ragazzo.
“È successo più di 400 anni fa, prima che smettessi di andare a prendere i dentini io stessa. Non avevo ancora abbastanza fate, così raccoglievo un sacco di dentini da sola. Non che mi dava fastidio, naturalmente! Era la tipica corsa per un incisivo laterale. Aprii la finestra e mi avvicinai facendo il meno rumore possibile. I suoi rossi, capelli ricci erano dappertutto e lei era nascosta sotto la coperta colorata, che dormiva tranquillamente. Beh, almeno pensavo stesse dormendo. Era un po’ come Jaime quando cercava di rimanere alzato fino a tardi per vedere la fatina dei denti. Credimi, tonnellate di bambini cercano di stare svegli per vedermi, ma finiscono sempre per addormentarsi. Quindi mi ha scioccata quando è spuntata come una margherita mentre stavo prendendo il suo dentino da sotto il cuscino. Per diversi secondi rimanemmo a fissarci prima che Jenny mi fece il sorriso più trionfante che io abbia mai visto su un bambino di nove anni! Ha subito cominciato a farmi un milione di domande, parlando senza sosta.”
Jack guardava Tooth persa nei suoi ricordi. I guardiani avevano una luce diversa negli occhi quando parlavano dei bambini. Era come guardare qualcuno essere abbagliato. Un tempo i suoi amici erano così impegnati nel far funzionare i loro affari che quasi dimenticavano come comportarsi con i bambini. Quando Sophie si è accidentalmente trasportata nelle gallerie di Bunny, non avevano idea di come gestire la situazione! Tooth fece un nobile e coraggioso sforzo, ma che finì per spaventare la bambina a morte.
Secondo Jack, era importante essere in grado di interagire e giocare con i bambini invece di corromperli con doni materiali.
Ma questa era solo una sua opinione.
Jack Frost non aveva bisogno di giocattoli e dolci per far divertire i bambini. Era il Guardiano del Divertimento dopo tutto.
Ma poi si ricordò che i bambini credevano più negli altri guardiani che in lui. Di quello che sapeva Jack, solo Jaime e i suoi amici credevano veramente in lui, e anche se era estremamente grato per quei pochi credenti, ancora si deprimeva di tanto in tanto. Tuttavia la sensazione non durava a lungo. Pensare continuamente agli aspetti negativi su una situazione non era una cosa da lui.
Si consolava anche del fatto che era sempre così per i nuovi guardiani. Ci voleva del tempo perché uno spirito diventasse famoso, a volte di più degli altri, come succedeva a lui. Roma non fu costruita in un solo giorno!; gli aveva detto una volta Nord. Non preoccuparti Jack, le cose andranno meglio per te. Lo sento in mia pancia!
“Anche dopo tutti questi anni, mi ricordo ancora il suo bel sorriso” disse Tooth finendo la storia. Tutte le fatine cominciarono a battere le mani. Jack ridacchiò e fece lo stesso. Si sentiva in colpa per aver vagato con la mente durante la sua storia, ma non lo faceva apposta: la sua capacità di attenzione era davvero poca per un diciottenne.
“Allora, cosa è successo poi a Jenny?” chiese lui quando le fatine si calmarono. “Sei stata con lei per il resto della sua vita?”
“Purtroppo no” sospirò Tooth. “L’ultima volta che parlai con Jenny fu quando aveva tredici anni.”
“Davvero? Cosa le è successo?”
“La stessa cosa che succede a tutti i bambini alla fine” disse lei donandogli un piccolo e triste sorriso. “è cresciuta”
“…Ha smesso di credere in te?”
Tooth annuì guardandosi i piccoli piedi coperti di piume. “Credo che qualcuno l’abbia convinta che ero solo un personaggio immaginario, o magari è stata lei stessa ad autoconvincersi.”
Jack chiuse lentamente le palpebre prima di guardarla. “Mi dispiace.”
“Oh, è ok” sorrise nuovamente lei asciugandosi una lacrima sulla guancia. “Jenny è cresciuta fino a diventare una forte, bellissima donna. Ha avuto una vita molto felice e questo è tutto ciò che ho sempre voluto per lei. E anche se non potevamo più parlare, andavo a visitarla di tanto in tanto.”
Jack inghiottì il groppo alla gola e fissò il telecomando nelle pallide mani.
“Pensi che accadrà la stessa cosa con Jaime?” chiese. “Intendo la parte in cui dimentica.”
“Dopo l’avventura che avete passato quando avete sconfitto Pitch? Mai!” rise Tooth. “Io credo che nessuno potrebbe mai dimenticarti, Jack Frost. Jaime crescerà e non c’è modo di evitarlo, ma diventare adulti non significa dover per forza smettere di credere in noi. Sarà sempre in grado di vederti se è disposto a credere che tu sia lì, ricordatelo.”
“Grazie Tooth” sorrise Jack. “Lo farò.”
Tooth stava per alzarsi e tornare al proprio lavoro, quando notò l’espressione di disagio di Jack e l’esitazione nei suoi occhi azzurri. Aveva ancora altro per la testa.
Di tutti i guardiani, Bunny era la persona che Jack conosceva meno. Conosceva addirittura di più Sandy, che sapeva usare i segnali con la sabbia per comunicare. L’irritabile coniglio aveva la sua storia privata così segreta che non c’era nessun modo in cui Jack potesse fargli tirare fuori qualcosa di interessante di lui con l’inganno. Jack era una persona molto curiosa, sempre stato e sempre lo sarà.
“Com’era Bunny quando stava con Alice?”
Tooth rimase un po’ sorpresa da quella domanda. Jack poteva essere immaturo a volte, e ignaro delle esigenze delle altre persone se doveva divertirsi, ma non era stupido, per niente. Era in grado di notare i minimi particolari, anche le informazioni più piccole.
Tooth conosceva le parti fondamentali della vita di Alice Liddell e la sua relazione con Bunny; Nord e Sandy probabilmente non sapevano molto di più di quanto sapeva lei. Tuttavia, sapevano anche che la scelta di Bunny di separarsi dai bambini è stato a causa di quello che era successo con Alice e della sua incapacità nell’aiutarla. Voleva evitare di affezionarsi troppo ad un bambino di nuovo.
Quando il pooka giocò con Sophie due anni fa mentre preparava le uova, era la prima volta dopo tanto tempo che Tooth aveva visto Bunny lasciarsi andare e comportarsi come una volta.
Tooth e Nord non avevano buone scuse per spiegare il motivo per si staccarono così fisicamente dai bambini, ad eccezione del fatto che erano troppo presi con il loro lavoro. Sandy era una storia diversa, era lo stesso da secoli. Anche se doveva sempre volare in tutto il mondo a diffondere sogni quasi senza fermarsi, trovava sempre il tempo per fermarsi e creare un sogno un po’ più speciale per un bambino che ne aveva bisogno.
Bunny, però, aveva scelto di allontanarsi. Fu una decisione che quasi gli fece male fisicamente, ma sentiva che era qualcosa che doveva fare. Non voleva più sentirsi responsabile per non aver impedito una tragedia per un bambino. Ma lasciava sempre un paio di uova per uno di loro che veniva tagliato fuori dalla caccia alle uova, o trovare un nascondiglio più facile per un altro che sta avendo problemi nel farsi degli amici.
Non importava quanto fisicamente i guardiani fossero lontani dai bambini, non smettevano mai di fare le piccole cose. Non avevano mai smesso di dare monete di valore più alto ai più buoni, e Nord e Bunny a lasciare regali supplementari ai bambini in difficoltà. Erano quelle piccole cose che tenevano viva la fede dei bambini anche quando non potevano vederli.
Ma tornando alla domanda di Jack, Tooth non era del tutto sicura di quanto fosse ancora sensibile Bunny sulla questione di Alice. C’erano tempi in cui Bunny avrebbe picchiato chiunque al nominare la ragazza. Tooth sapeva, però, che probabilmente non apprezzava che lei dicesse a qualcuno i suoi presunti errori del passato. Soprattutto se quel qualcuno era Jack Frost. Bunnymund era una persona molto riservata, o meglio un coniglio molto riservato.
“Era…era veramente lo spirito della primavera quando stava con Alice” disse Tooth con la voce un po’ incrinata. “Come lo hai visto due anni fa con Sophie era niente in confronto a come era un tempo. So che è difficile vedere nient’altro che il Bunny burbero di ora, ma credimi quando ti dico che non è sempre stato così.”
“Cos’è cambiato?” chiese Jack. Aveva ascoltato tutto quello che Tooth gli aveva detto fino a questo punto, affascinato da ogni singola parola e aveva ragione: era difficile per lui vedere Bunny non come il solito noioso pooka.
Tooth sospirò prima che le ali si sollevarono e ronzarono con i loro soliti movimenti frenetici. Le sue fate volarono via a malincuore dalla felpa di Jack al gesto del loro capo di seguirla. Le ventilate di aria create dalle ali delle fatine finirono sul viso di Jack spostandogli leggermente i capelli sul viso.
Tooth non voleva fare la misteriosa alla curiosità del ragazzo, ma sapeva che non era giusto dire la verità in modo diretto. “Non posso proprio dirlo, ma spero che non accada nulla di simile né a te né a Jaime…o a qualsiasi altro bambino.”
Sperava che Jack avrebbe capito il suggerimento di essere discreto, e lo ha fatto. Questo però, non impedì di farsi domande nella sua testa.
“Bunny tornerà presto, e speriamo con Alice” disse Tooth andando verso il lucernario dell’officina che mostrava la bella luna. “Dovrei tornare al lavoro.”
I due guardiani si scambiarono un saluto temporaneo prima che la fata volò via verso un’altra sezione del laboratorio. Baby Tooth scelse di rimanere indietro e sedersi sulla spalla di Jack. Si lasciò sfuggire un paio di versetti preoccupati quando notò l’espressione perplessa sul viso dello spirito dell’inverno. Jack lasciò i suoi pensieri quando la fatina tirò su la corda del cappuccio. Aleggiò ad un palmo dal suo viso con la stringa ancora in mano.
“Sto bene, Baby Tooth” disse Jack facendole un sorriso rassicurante. “Stato solo pensando.”
Aveva ancora più domande che risposte, ma decise di lasciar perdere per ora. Oggi era stato fisicamente e mentalmente estenuante per lui. La vera ragione per cui era in ritardo alla riunione non era a causa del traffico, come sconvolgente poteva essere, ma perché si era distratto.
Aveva fatto nevicare precocemente nella parte nord degli Stati Uniti, anche se aveva promesso ai guardiani, specialmente a Bunny, che non avrebbe più causato un clima invernale fuori stagione. Jack non poteva aiutarsi a volte.
Durante la bella stagione, Jack rimaneva solitamente al Polo Nord o al suo “dominio” in Antartide. La sua casa di fortuna nel deserto di ghiaccio consisteva solo in una grande grotta di ghiaccio, con all’interno una quantità buona di pinguini. Erano divertenti per giocare e sorprendentemente più bravi a Poker di quanto lui immaginasse, ma Jack era comunque una persona. Si annoiava facilmente quando era solo.
Mentre si faceva strada per il Polo notò che alcuni stati erano abbastanza freddi per un po’ di neve. Non ne fece cadere tanta, giusto che fosse sufficiente per una battaglia a palle di neve. Si sarebbe sciolta entro la mattina comunque.
Jack allungò la mano e prese il telecomando per l’aereo giocattolo. Non era in grado di guidare un aereo di quelle dimensioni, ma questo non toglieva il divertimento del fatto che si trattasse di un aereo giocattolo fuori misura. Jack accese l’interruttore facendo accendere una piccola luce verde.
“Vediamo cosa può fare questa cosa.” Sorrise Jack.
Baby Tooth sospirò e scosse la testa come per dire “Ragazzi, ci risiamo.”
 
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Contrariamente a quello che pensa la gente, la tana di un coniglio non era l’unico modo in cui si poteva viaggiare verso e dal Paese delle Meraviglie. Per inciso, Bunny utilizza solo le biglie per viaggiare al Paese delle Meraviglie, non da esso. Nelle profondità del Regno Rosso, Alice ha installato un grande specchio, dal pavimento al soffitto che faceva come portale. Era questo specchio che Alice e Bunny utilizzarono per viaggiare verso il Polo Nord, ma a prescindere dal fatto che viaggiava attraverso uno specchio o la tana di un coniglio, era ancora estremamente sgradevole per Bunny.
Il portale dello specchio si aprì e i due atterrarono appena fuori dalle porte del palazzo russo di Nord. Bunny suggerì di arrivare lì perché non voleva spaventare gli elfi e gli yeti, ma non era la vera ragione. Beh, almeno non del tutto. Gli elfi e gli yeti probabilmente sarebbero stati un po’ sorpresi se fossero apparsi dal nulla, e Nord non sarebbe stato troppo felice se ci fosse stato il panico tra i suoi operai.
La vera ragione era che Bunny non voleva che Alice venisse sopraffatta dal cambiamento repentino. Sapeva che non stava dando abbastanza scelta ad Alice e che stava diventando probabilmente un po’ protettivo, ma la situazione era delicata. Questo era il primo viaggio che lei faceva al di fuori del Paese delle Meraviglie da più di cento anni e Bunny aveva bisogno che questa visita andasse bene, altrimenti Alice non sarebbe mai diventata una guardiana. Infatti la ragazza non lo avrebbe nemmeno considerato, avrebbe semplicemente lasciato perdere e rifiutato senza ripensarci.
Quindi, dire che Bunny era stressato riguardo a questa prova era un eufemismo.
Alice, però, era leggermente più rilassata del pooka. Bunny le aveva detto mille volte, con grande dispiacere di Alice, che l’officina di Nord era molto isolata dal resto del mondo. Si fidava del fatto che Bunny non la mettesse in pericolo, così si permise di lasciare andare un po’ di ansia e concentrarsi maggiormente sull’ambiente nuovo. Questa era una grande opportunità e un privilegio, dopotutto, non capita tutti i giorni che una come lei faccia un giro nel prestigioso laboratorio di Babbo Natale.
Cominciò a ricordare i racconti di Natale che la sorella maggiore, Lizzie, usava leggerle quando era una bambina. Si rannicchiava nel grembo della sorella con il suo amato coniglio in braccio mentre Lizzie leggeva Twas the night before Christmas. Ricordava che aiutava la mamma a cucinare i biscotti e di come la rimproverasse quando versava la farina sul proprio abito natalizio.
E la voce di suo padre risuonava chiara nella sua testa quando raccontava di un uomo allegro vestito di rosso.
Alice! Dovresti essere a letto a quest’ora. Sbrigati o Babbo Natale non verrà. Non vuoi che lui non venga a casa nostra solo perché una certa bambina cattiva non è andata a letto quando doveva giusto? No, certo che no. Ora, il gioco e fatto. Buonanotte piccola Liddell.
I ricordi della sua famiglia non facevano diventare Alice violenta e piena di sensi di colpa, ma le faceva male al cuore. Aveva ancora pericolosi sbalzi d’umore e ricordi dell’incendio, del manicomio, e dell’orfanotrofio, ma dopo 130 anni era diventato più facile controllarsi.
I due erano appena fuori le porte sul retro senza muoversi. Alice guardò il pooka in piedi affianco a lei e la sua espressione apprensiva.
Con quell’espressione si potrebbe pensare che è Bunnymund che esce per la prima volta dal Paese delle Meraviglie, non io; rifletté Alice con un sorrisetto.
“Allora? Hai intenzione di farmi entrare presto?” chiese Alice, questa volta ad alta voce.
Bunny sobbalzò leggermente alla voce della ragazza. La guardò e si rese conto che erano ancora in piedi lì. Fece un respiro profondo e saltò da un piede all’altro, come se si preparasse per una grande gara. Alice alzò appena gli occhi e portò le mani dietro la schiena, attendendo paziente il suo amico.
“Va bene, sei sicura di voler entrare ragazzina?” chiese Bunny per l’ottava volta.
“Dubito seriamente di avere altra scelta” disse Alice con un po’ di qualcosa di indefinibile nella voce. “ Dopo tutto il grande Uomo della Luna ha scelto me, e il cielo non voglia che io disubbidisca ai suoi ordini senza una punizione.”
“Un semplice sì e no sarebbe andato meravigliosamente bene” sbuffò Bunny dopo una breve paura infastidita. “Il sarcasmo era un po’ inutile.”
“Mi dispiace” disse Alice a bassa voce trattenendo un sorriso. “Sono positiva di volerlo fare. Non avrei mai lasciato il mio Paese delle Meraviglie se non lo fossi. Fintanto che la mia visita si limita a solo un seminario sono certa che starò bene.”
Bunny fece un cenno prima di bussare alle gigantesche porte di legno. Aveva seri dubbi che avevano bisogno di bussare, ma era troppo tardi visto che le porte erano già aperte con uno yeti grigio all’ingresso. Aveva un’espressione monotona sul viso, ma una volta che vide chi c’era al di là delle porte barcollò all’indietro per la sorpresa. Cominciò a brontolare verso i suoi fratelli in una lingua unica prima che si fece da parte e fece cenno alle due persone di entrare.
Bunny passò dritto davanti allo yeti, mentre Alice gli diede una mezza occhiata alla grande creatura. Lo yeti attirò la sua attenzione e gli diede un saluto entusiasta. Perplessa, Alice rispose educatamente appena al saluto prima di seguire Bunny. Prese nota di esaminare quelle creature da più vicino un’altra volta.
La sala sul retro del laboratorio non era evidentemente più eccitante come la parte principale del palazzo, ma questo non significava che alla sala mancava qualcosa dello spirito natalizio. Le sale erano accuratamente addobbate con ghirlande, striscioni rossi e candele. L’atmosfera aveva uno schiacciante profumo di pini e panpepato.
Un paio di elfi che gironzolavano si fermarono improvvisamente e fissarono il nuovo visitatore. Quando Alice e Bunny camminavano davanti a loro, le piccole creature di svegliavano dal loro torpore e iniziavano a seguirli emozionati. Bunny quasi si mise a ridere quando notò gli elfi che seguivano strettamente Alice.
La ragazza non si accorse delle piccole creature, era troppo distratta dal corridoio colossale in cui stavano camminando. Le ricordava uno di quelli del Regno Rosso, tranne che le pareti dell’officina e le inferriate erano fatte di legno invece che di marmo. Trovò che preferiva il legno, dava al posto un’atmosfera più intima. L’arredamento era sicuramente più festoso e non le dispiaceva affatto.
Bunny notò il cambiamento improvviso dell’espressione di Alice e la disinvoltura nel suo cammino mentre con gli occhi verdi scansionava il posto, catturando ogni minimo dettaglio. Il pooka sorrise a se stesso pensando: “Aspetta finché non vede il resto del posto
Quando raggiunsero la fine del corridoio, degli yeti aprirono un altro paio di porte giganti e Alice emise un rantolo udibile sulla scena che gli si presentava.
Si fermarono all’ingresso della sala principale del palazzo, il laboratorio.
Come al solito, il posto era pieno di attività con gli yeti che costruivano e provavano i giocattoli, mentre gli elfi facevano…qualunque cosa facessero di solito. Alice camminò piacevolmente verso il centro della stanza dove il gigantesco globo aleggiava vicino al soffitto. Con la bocca leggermente aperta e la sua mano vicina alle labbra in stato di shock, Alice fece lentamente un giro completo su se stessa mentre cercava di osservare la zona tutta in una volta. Era in completo stato di soggezione.
Alice non sapeva che esistesse un posto così meraviglioso fuori dal Paese delle Meraviglie. La cosa che più la stupiva del laboratorio non erano i giocattoli o le creature (anche se essendo un’amante degli animali considerava gli yeti come la seconda cosa migliore), no, era il fatto che quel posto fosse reale. Esisteva nel mondo reale e, soprattutto, non era stato creato dalla fantasia di Alice, ma da quella di qualcun altro.
Non nel senso letterale come il Paese delle Meraviglie, ma la struttura, la costruzione, il decoro, l’idea venivano da qualcun’altro. Il Paese delle Meraviglie era ormai reale (Si trovava solo in un’altra dimensione), ma Alice era ancora in grado di apprezzare un’altra maestria. Già, lei aveva una profonda ammirazione per il creatore di quel luogo, che riconobbe come Nicolas Saint Nord.
Bunny incrociò le braccia con un sorriso soddisfatto e guardava Alice. Mentre osservava il globo gigante, Alice sollevò una delle sue piccole mani sopra la testa e raccolse dei coriandoli dorati. Il pooka alzò lo sguardo verso il quarto piano dove sapeva che si trovava l’ufficio di Nord e, come da copione, la porta si aprì e Bunny vide il grande uomo farsi strada verso una scala vicina.
Ok, si siamo; pensò Bunny mentre si dirigeva verso Alice facendosi un passaggio tra gli yeti.
Ormai la ragazza aveva notato un piccolo gruppetto di elfi che la seguivano e si sedette a terra, con le gambe piegate sotto di lei, osservando il loro strano comportamento. Rise quando due degli aiutanti cominciò una frenetica battaglia di schiaffi, ma alla fine si stancarono. Un elfo particolarmente coraggioso corse fino ad Alice con un biscotto di Natale a forma di albero e glie lo porse. Arrossì visibilmente quando lei lo ringrazio.
“Ti diverti?” chiese Bunny mentre Alice metteva il biscotto nella tasca del grembiule.
“Oh Bunny, non sono le creature più curiose che tu abbia mai visto?” sorrise lei mentre allungò una mano per tirare leggermente un campanello su un cappello di un elfo. L’elfo fece un sorriso buffo prima di svenire in modo drammatico mentre i suoi compagni lo fissavano gelosi. “Certamente meno raccapriccianti delle mie guardie di carta.”
Il pooka aprì la bocca per commentare la cotta evidente dell’elfo, ma si fermò quando le sue orecchie sensibili da coniglio catturarono una voce stramba e giocosa che scendeva al secondo piano del laboratorio. Bunny tese una zampa per aiutare la ragazza ad alzarsi. Una volta in piedi, spolverò il grembiule bianco e l’abito blu con le mani prima di guardare verso l’amico.
“Pronta piccola canaglia?” chiese Bunny. Alice portò le mani dietro la schiena e annuì. “Bene, perché sta arrivando Nord.”
La ragazza guardò nella direzione in cui Bunny stava indicando e vide una persona alta farsi strada nella folla di yeti. Alzò la testa di lato curiosamente quando sentì una voce profonda e potente rimproverare alcuni degli elfi che stavano bloccando il suo cammino.
“Oh, un’altra cosa” si chinò Bunny sussurrando. “Non per allarmarti, ma Nord può essere un po’ troppo-“
Il pooka non fece in tempo a finire la frase che Saint Nicolas Nord lo spinse verso la folla di yeti. Alice riuscì a dare una buona occhiata all’uomo alto e grasso prima che andò dritto fino a lei e, senza alcuna esitazione, prese un’Alice perplessa per la vita come se fosse leggera come una piuma. La portò al suo livello e diede un rapido bacio a ciascuna delle guance prima di rimetterla in piedi.
“-socievole” finì Bunny con un borbottio irritato mentre Alice stava in piedi senza parole.
“Dobro Pozhalovat, Alice Liddell!” annunciò Nord nel suo solito modo forte e fiero. “Benvenuta al Polo Nord!”
 
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NOTA AUTRICE: Rieccomi! Scusate il ritardo, ma sono successe un sacco di cose in questo periodo. Nel prossimo capitolo ci sarà un bel casino.
Rigrazio Sweetchicca per la recensione.
Link per la storia originale:  https://www.fanfiction.net/s/8753693/4/Winter-Wonderland .
Recensite in tanti, sia qui che nella storia originale! Kisses, Emy.

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Capitolo 5
*** Brutte prime impressioni ***


Capitolo 5: Brutte prime impressioni
 
So let me thank you for your time
And try to not waste any more of mine
Get out of here fast
I hate to break it to you, babe
But I'm not drowning
There's no one here to save
King of Anything - Sara Bareilles
 
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Nord si trovava di fronte agli altri due spiriti con un luminoso sorriso che potrebbe oscurare il sole, completamente ignaro degli sguardi che stava ricevendo. Bunny voleva darsi uno schiaffo sulla fronte con la zampa per aver dimenticato la natura eccessivamente amichevole di Nord.
Oh dei, non siamo stati qui nemmeno per venti minuti e già le cose vanno a rotoli!; pensò Bunny miseramente. E io che pensavo fosse Jack quello che avrebbe rovinato tutto!
I piedi di Alice era piantati a terra mentre sbatteva le palpebre assente verso lo straniero che era stato così sfacciato. Ai tempi in cui lei era umana qualunque uomo avesse cercato inutilmente di avvicinarsi a lei, gli avrebbe tirato uno schiaffo o un calcio nelle-
“Spero ti stia divertendo nel mio laboratorio” disse Nord prima di notare gli elfi vicino a lei. “Vedo che miei elfi stanno dando un po’ di aiuto. Certamente come te, non è vero?”
Alice cercò di mostrare rabbia verso quell’uomo grosso come una montagna, ma si accorse che non ci riusciva. Non sentiva nessuna rabbia che si accumulava nello stomaco.
Era sempre stato facile per lei attaccare i marinai corpulenti che stavano al salone della “Sirena Straziata” a Londra (NA: il locale dove lavorava la sua tata), poiché erano un branco di vermi pervertiti che meritavano di essere trattati come tali, ma quest’uomo sembrava essere l’esatto contrario. Aveva un’aura cordiale e accogliente che lo circondava, che sopraffava ogni sentimento negativo in tutto il suo palazzo. Rendeva difficile essere arrabbiati con lui, anche per una come Alice.
Per fortuna, il difetto della ragazza che aveva la bocca più veloce della mente non era un problema in quel momento a causa del fatto che era senza parole, che forse la salvò dal fare una delle sue scenate.
Alice ricordava i baci sulla guancia come gesti affettuosi che si facevano in famiglia o tra amici stretti, ma di certo non per un saluto con un perfetto sconosciuto. Il fatto che quest’uomo salutava qualcuno che non aveva mai incontrato prima con un gesto così significativo lasciò Alice sconcertata, ed era quello smarrimento che le impediva di tirar fuori la Lama Vorpale…per ora.
L’uomo la guardò con un’espressione orgogliosa e assolutamente gioiosa. Era come se fosse una figlia estraniata che alla fine decise di tornare a casa. Anche lei notò il luccichio infantile che brillava nei suoi color cielo, nonostante l’età anziana, e fu allora che si rese conto che c’era qualcosa di fantastico in lui.
“Lo farò. Voglio dire sì, mi piace il tuo laboratorio” disse Alice una volta che si ricompose. “È stupefacente.”
“Bah! Sono sicuro che non è nulla rispetto tuo Paese delle Meraviglie” ribatté Nord con una breve risata. “Da quello che ho sentito da Bunny, essere davvero posto incredibile”
Non abituata a tali lusinghe, Alice si guardò gli stivali e cominciò a giocare con l’orlo del grembiule.
“Grazie, signor Nord” rispose educatamente facendo quasi una riverenza.
Una volta, Bunny le disse che gli inchini erano ormai superati. Non era sicura se fosse un saluto appropiato a quella situazione. Prima di diventare uno spirito, le abilità sociali di Alice erano per lo più pessime, ma poteva solo immaginare come orrende fossero nei tempi moderni.
Saltò all’improvvisa risata di Nord. Si teneva lo stomaco, con il corpo che tremava, ridendo come se avesse appena sentito una battuta esilarante.
Che uomo strano; osservò Alice prima di lasciar formare un sorriso pensoso sul viso. Ma anche piacevolmente eccentrico e carismatico. Una combinazione deliziosa a mio parere.
“Non c’è bisogno di essere così formali, Alice” disse una volta calmatosi. “Sei tra amici qui! Ora vieni, parleremo vicino al caminetto. Gli altri guardiani vorranno conoscerti. Vuoi mangiare o bere qualcosa? Sono certo che miei elfi porteranno tutto quello che vuoi!”
Alice scosse la testa, rifiutando l’offerta, mentre si lasciò condurre verso la scalinata vicina. Bunny – che era rimasto ad osservare nervosamente l’interazione dei due – fece un respiro di sollievo prima di seguirli a ruota.
Fin qui, tutto bene; pensò mentre cominciò a calmare i nervi. Il primo guardiano è fatto, ora ne mancano tre.
 
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A prima vista, Alice avrebbe detto che la fata in bilico sopra il manto del camino fosse una creatura della Valle di Lacrime. Considerò brevemente l’idea che qualcosa l’avesse seguita del Paese delle Meraviglie, ma rimosse il pensiero quando non la riconobbe come nessuna delle sue creazioni.
La fata era ovviamente femmina, con il corpo curvo e piume colorate. Erano di verde, grigio verde, blu, giallo, e un po’ viola all’estremità delle penne della coda. Sulla schiena aveva grandi, ronzanti ali da insetto. Il suo aspetto strano e unico fece pensare ad Alice che fosse una creatura molto bella e affascinante.
La fata era davanti al camino, dando loro le spalle, parlando freneticamente con un gruppo di piccole fate. Stava nominando diverse città, stati e paesi, mentre puntava il dito su ogni fatina. Una volta che una aveva il proprio compito, volava via velocemente, sostituita da un’altra.
Quando raggiunsero la fine delle scale, Nord si mosse dietro Alice e la guidò delicatamente vicino al centro della stanza, per poi fare qualche passo indietro lasciando la ragazza in piedi da sola.
“Tooth! Vieni qui. Abbiamo nuovo visitatore!” la chiamò senza nemmeno preoccuparsi di nascondere la gioia nella sua voce.
La fata si voltò subito e rimase a bocca aperta appena vide Alice. Con una velocità incredibile, volò verso la ragazza e la trascinò in un grande abbraccio. Alice cercò di mantenere l’equilibrio mentre si ritrovò improvvisamente inghiottita in un abbraccio di piume. Il contatto inatteso e indesiderato la fece irrigidire in difesa, ma Tooth era troppo felice per accorgersi dell’evidente disagio.
“Sei venuta! Non riesco a credere che tu sia qui, in piedi proprio davanti a me dopo tutti questi anni!” esclamò Tooth prima di alzare le mani per portarle sul viso di Alice. “E sei diventata così bella, proprio come ho sempre pensato. Sono così felice che hai accettato di venire. Ora aprì la bocca e fammi vedere i denti!”
“S-scusa?” balbettò Alice non del tutto sicura di aver sentito bene l’ultima parte. Fece rapidamente due passi indietro, a causa di tutte le attenzioni che stava ricevendo. Aveva ricevuto più contatto fisico di quanto ne avesse bisogno in un’intera giornata.
Guardò Tooth con orrore confuso quando portò le mani alla bocca. Ma prima che potesse violare lo spazio personale di Alice con un nuovo modo completamente nuovo e creativo, Nord la interruppe rapidamente. Anche l’amichevole omone riteneva che alcune delle manie di Tooth potessero spiazzare un po’ a volte, soprattutto verso le persone che non erano abituate.
“Tooth, stai dando fastidio nuovamente a miei ospiti” la rimproverò divertito. Non avrebbe mai potuto essere davvero arrabbiato con la fatina dei denti, era semplicemente troppo adorabile per lui. “Risparmia il tuo controllo dei denti per dopo.”
“Oh, giusto, mi dispiace” arrossì imbarazzata. Sorrise timidamente e si strofino un braccio. “La forza dell’abitudine.”
Tooth si staccò finalmente da Alice, ma rimase lì vicina. Le fatine erano accanto al loro “capo”, squadrando la straniera nella stanza. Proprio come Tooth, resistevano a malapena alla tentazione di volare davanti al viso della ragazza e farle aprire la bocca per vedere i denti.
“Mi dispiace per essere stata così precipitosa.” Si scusò velocemente la fata quando notò quanto a disagio fosse la ragazza.
Ricordando come fosse cresciuta Alice, Tooth fece un leggero inchino con le piume della coda. “Sono Toothiana, la fatina dei denti, ma puoi chiamarmi Tooth.”
“Va tutto bene, credo. Sono Alice Liddell.” Rispose anche lei con un piccolo inchino. Sapeva che era un po’ stupido per lei presentarsi dato che Tooth già la conosceva, ma lo fece comunque. Non poteva ignorare le buone maniere, dopotutto.
Ci fu un momento di silenzio mentre la fata continuava a guardare Alice. Il momento si è salvato dal diventare scomodo quando dagli occhi di Tooth cominciarono a scendere delle lacrime. Fece una risata imbarazzata prima di volare più in alto cercando di ricomporsi.
“Scusate, sono emotiva.” Tirò su con il naso e si asciugò le lacrime. “Non riesco ancora a credere che tu sia qui, non ti vedevo da così tanto tempo!”
“Ma noi non ci siamo mai incontrate prima” disse Alice con le sopracciglia annodate per la confusione.
Al suono forte di Bunny che si schiariva la gola, gli occhi della fata si spalancarono quando si rese conto di  aver probabilmente detto qualcosa che non avrebbe dovuto. Lei e il pooka si scambiarono una veloce occhiata attraverso la stanza mentre Alice li guardava con sospetto.
“…o sì?” chiese lei con una gran confusione.
Il suo sguardo accusatorio era focalizzato su Bunny che trasalì. Avrebbe avuto un bel litigio con la ragazza più tardi. Le parole di Alice erano note per essere mortali ed molto efficaci. Anche peggio di Nord! Il vecchio buffo si arrabbiava raramente per qualcosa, ma quando lo faceva poteva far sentire qualcuno come se fosse pattumiera.
Ci fu una veloce discussione non verbale tra i due guardiani prima che Bunny fece un cenno a Tooth. La fata volò giù, più vicina al suolo.
“Beh sì, non direttamente.” Spiegò Tooth. “Non ci siamo mai incontrate ufficialmente ma ti conoscevamo quando era una bambina. Ho raccolto i tuoi dentini, Nord ti ha lasciato i regali di Natale, Sandman ti ha fatto fare bei sogni e, naturalmente, nascondevi le uova di Pasqua con Bunny.”
“Non ho mai avuto bei sogni quando ero bambina.” Ribatté inaspettatamente Alice portando Tooth a curvarsi lievemente come se le sue parole la colpirono fisicamente.
Forse ciò che aveva detto Alice non era del tutto vero. Ricordava vagamente di aver sognato il suo vecchio Paese delle Meraviglie da bambina, ma come al solito, quei ricordi venivano rapidamente inghiottiti dalle fiamme infernali, morti tra le grida dei suoi cari, e rovinati dalla melma nera. Più tardi si sarebbe sentita in colpa per essere scattata contro una donna così gentile, ma odiava quando le persone parlavano del suo passato, anche se delle parti migliori.
Bunny si fece velocemente avanti e mise una zampa sulla spalla si Alice. Aveva riconosciuto i segnali del cambiamento di umore della ragazza. Rivelandole che degli stranieri già sapevano chi era, probabilmente non era stata una mossa non molto azzardata da parte di Tooth, ma non riuscì a dare la colpa alla povera fatina dei denti. Se non altro era colpa sua per non aver avvisato gli altri guardiani su cosa non dire quando c’era Alice Liddell.
“Hey Nord!” chiamò Bunny l’uomo paffuto che aveva lasciato la conversazione appena era cominciata. Era nel bel mezzo della discussione con una creatura- lo yeti aveva dipinto un grande mucchio di robot di una tonalità di verde sbagliata- e quando sentì il suo nome guardò il pooka che indicò Alice con la zampa. “Perché non fai fare ad Alice un giro del laboratorio?”
“Ottima idea, Bunny!” esclamò Nord con il voltò che si illuminò. Coglieva sempre l’occasione di far fare un tour nella sua amata bottega. Con la grande mano, fece cenno ad Alice di seguirlo. “Vieni, ti faccio vedere il mio Paese delle Meraviglie.”
Quando Alice guardò Bunny con sguardo mite, lui le fece un sorriso colpevole e scattò la testa in direzione di Nord.
“Vai avanti, ti raggiungo più tardi.” La rassicurò Bunny.
Dopo un po’ di esitazione e uno sbuffò indignato, la ragazza si fece lentamente strada verso l’omone. Le permise di scendere le scale per prima, seguendola poi. Bunny attese che i due scomparissero dalla sua vista prima di farsi strada verso Tooth. La fata aveva un’espressione sconsolata mentre aleggiava in aria, guardando la ragazza che si allontanava. Il coniglietto di Pasqua si sentì un po’ a disagio a causa del suo sguardo triste. Le espressioni negative non le appartenevano, era troppo innaturale a suo parere.
Una volta che Bunny fu vicino alla sua amica, Tooth lo abbracciò. Sorpreso dalla mossa improvvisa, sentì il viso scaldarsi da sotto la pelliccia e il cuore battere più forte. Era abituato al comportamento affettuoso la fata ormai, ma il suo tocco evocava sempre emozioni forti in lui.
“Oh Aster” mormorò Tooth sulla sua pelliccia. “La prima volta che ho l’opportunità di riunirmi con una dei credenti perduti e rovino tutto! Ugh, cosa c’è di sbagliato in me? Parlare del suo passato, sono così stupida!”
“Va tutto bene, Tooth” disse Bunny accarezzandole la schiena. “Non è andata poi così male. Fidati, la mia prima riunione con Alice era dieci volte più imbarazzante della tua.”
Tooth sciolse l’abbraccio per guardare il compagno peloso. “Spero di non averla sconvolta. Ero così felice di rivederla e, finalmente, di presentarmi ufficialmente…”
“Non ti preoccupare” insistette Bunnymund. “Alice è piuttosto forte e si riprende rapidamente da un insulto. Non che tu l’abbia insultata, naturalmente! Basta darle un po’ di contatto fisico e lei si rilasserà piano piano.”
Tooth si asciugò di nuovo le lacrime prima di fare un sospiro. “Va bene, se lo dici tu.”
“Questo è lo spirito, ragazza”
“…Aster” iniziò dopo un breve silenzio. Bunny inghiottì il groppo alla gola e piegò nervosamente le zampe. Ogni volta che diceva il suo nome in quel modo di solito se ne usciva con qualcosa di grave e/o personale. “Ho intenzione di parlare con te sul tuo passato con Alice…”
Quando Bunny non rispose, la fata emise un altro sospiro.
“Lo sai che se Alice decide di diventare un guardiano, Nord vorrà sapere tutto quello che sai e altro ancora. Sappiamo tutti riguardo all’incendio e la morte della sua famiglia…e vagamente anche qualcosa sul manicomio. Nord, Sandy ed io siamo tutti d’accordo che non presseremo Alice se non vuole dirci ciò che non vuole, ma ci piacerebbe sentire la tua versione della storia.”
Il pooka se ne stava tranquillamente lì, ascoltando le sue parole. Dopo un minuto, respirò profondamente dal naso e cominciò a massaggiare la nuca mentre le sue grandi orecchie si abbassarono notevolmente.
“Lo so, e hai ragione” disse imbronciato. “Ve lo dirò io, ragazzi. Non ora, ma presto. Prometto che racconterò tutto…tranne a Frost.”
Tooth gli sorrise e lo tirò in un altro abbraccio. Ignorò completamente il commento su Jack, per ora, ma segretamente era d’accordo con Bunny, perché essendo un guardiano da poco tempo non aveva bisogno di sapere tutto quello che succedeva.
Tuttavia, i guardiani più vecchi avevano bisogno di sapere se Alice era abbastanza qualificata per essere una di loro, e se i bambini sarebbero stati al sicuro attorno a lei; sebbene Tooth pensasse che l’Uomo della Luna avesse una buona ragione per aver scelto Alice Liddell. Non l’avrebbe scelta se fosse stata un pericolo per i bambini, ovviamente.
Tooth era entusiasta del fatto che Bunny stesse per raccontare tutto. Sperava in Manny che, confidandosi con i suoi compagni, Bunny avrebbe finalmente smesso di incolparsi per quello che era successo.
Toothiana era positiva su questo. Era convinta che questa potenziale aggiunta nella loro “famiglia” avrebbe reso le cose migliori per tutti.
“Grazie Bunny!”
“Nessun problema” mormorò debolmente mentre ricambiava l’abbraccio.
Bunny permise che questo durasse di più del primo. Se ne stava lì, beandosi volentieri del caldo conforto da parte della sua cara amica. Il silenzio era tranquillo e piacevole fino a quando una certa voce mandò in frantumi tutta quella pace.
“Awww, posso avere un abbraccio anch’io, Bunny?”
Il pooka, infastidito, si stacco da Tooth e si voltarono a fissare lo spirito dell’inverno. Jack Frost era fermo sopra il globo, appoggiato con noncuranza contro il sistema di controllo. Il suo bastone era appoggiato sulla spalla mentre teneva qualcosa nell’altra mano. Come al solito, Baby Tooth era sospesa nelle vicinanze.
Jack fece al coniglio un ghigno arrogante.
“Da quanto tempo sei lì in piedi?” chiese Bunny con un ringhio.
“Da un po’” rispose l’altro con nonchalance, ma cambiò velocemente risposta quando l’espressione del pooka si fece più dura. “Calmati ragazzo peloso. Sono appena arrivato tipo cinque secondi fa, letteralmente. Non ho sentito nessuno dei vostri teneri discorsi, lo giuro.”
Jack alzò gli occhi quando continuò a guardarlo dubbioso. Anche dopo la grande avventura di due anni fa, Bunny continuava a pensare che fosse un immaturo spaccone che preferisce bighellonare tutto il tempo e non prendere nulla sul serio.
Ora, non abbiate l’impressione che a Bunny ancora non piaccia il giovane spirito, perché non è per niente vero. Frost poteva comportarsi come un bambino viziato a volte, ma quando arrivano i momenti critici, il ragazzo sapeva quali erano le sue priorità ed era un alleato abbastanza decente nella lotta.
La sua personalità allegra e divertente è stata una boccata d’aria fresca per i guardiani. Aveva aiutato a riscoprire la loro passione di far sorridere i bambini e aveva ricordato loro le ragioni per cui erano stati scelti tanti anni orsono. Bunny non l’avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma aveva davvero apprezzato tutto quello che Jack aveva fatto per loro. Questo lo aveva convinto un po’ all’inizio, ma ora, Bunny era pienamente convinto che Jack Frost era davvero adatto ad essere un guardiano.
Ma questo non lo rendeva meno fastidioso però.
Nonostante fosse stato nominato come Guardiano del Divertimento, gli sembrava che il vero scopo della vita del ragazzo fosse quello di rendergli tutto più difficile.
“Basta chiedere a Baby Tooth se non mi credi”
Al sentir menzionare il suo nome, Baby Tooth fece un cenno entusiasta a Bunny.
Prima che il pooka potesse commentare quanto influissero le parole della fatina a causa della sua cotta, Tooth li interruppe per evitare un’altra discussione tra lo spirito dell’inverno e quello della primavera.
“Eccoti Jack!” sorrise lei. “Abbiamo una buona notizia: Bunny è riuscito a convincere Alice a venire a Santoff Claussen.”
“Hmm, davvero?” rifletté il ragazzo sogghignando al pooka. “Dov’è allora?”
“Nord le sta facendo fare un giro del laboratorio” borbottò Bunny incrociando le braccia. “Probabilmente dovremmo andare a cercarli.”
Tooth annuì mentre volava affianco al coniglio. Bunny aveva capito che i due fossero da qualche parte al piano terra, ormai, magari visitando le renne. Gli aveva accennato a Nord che Alice aveva un’affinità con gli animali.
Mentre Bunny si dirigeva verso le scale, Tooth si voltò notando che Jack non li stesse seguendo. Era troppo occupato a far volare un aereo giocattolo sul soffitto. Sorrise con un affetto vedendo il luccichio giocoso nei suoi occhi mentre faceva volare l’aereo attorno agli altri giochi. Era davvero il Guardiano del Divertimento.
“Jack posalo e vieni con noi” ordinò. “Nord vorrà farle incontrare qualcun altro una volta che Sandy si presenta e voglio farti conoscere Alice.”
La fatina dei denti era emozionata che Jack stesse per incontrare Alice. Anche se lui era uno spirito da più tempo, i due sono rimasti giovani di aspetto. Jack aveva diciotto anni e, se la memoria non ingannava, Alice ne aveva diciannove. Tooth pensava che i due potessero trovare nell’altro un amico a causa della loro vicinanza d’età. Certamente non sarebbe stata una brutta cosa per Jack. Ricordava tutte le volte in cui lo aveva visto sul mulino del laboratorio in totale noia, non potendo giocare con Jaime e i suoi amici perché erano a scuola.
“Vai avanti, ti raggiungo tra un minuto.” Promise Jack mentre cercava di recuperare l’aereo che faceva rotta verso terra.
“Va bene, solo non ci mettere tanto.” Disse lei prima di volare al piano terra.
Jack abbassò la levetta del telecomando e guardò l’aereo scendere. Dopo alcune attente manovre, fu in grado di far atterrare l’aereo su un tavolo. Sorrise e si congratulò silenziosamente per quello che aveva fatto, prima di voltarsi verso Baby Tooth. La fatina cominciò ad applaudire, mentre Jack le faceva vistosi ed esagerati inchini.
“Tanto vale andare dagli altri e conoscere la famosa Alice” disse Jack cominciando a camminare verso la scala con Baby Tooth che lo seguiva.
Sfortunatamente, lui non stava guardando dove andava perché improvvisamente inciampò su un elfo che portava un vassoio con biscotti di zucchero. Si lasciò sfuggire un grido di sorpresa prima di cadere a terra, atterrando malamente sul ginocchio e poi sullo stomaco. Il telecomando dell’aereo volò in aria. Jack sussultò quando esso colpì terra rompendosi. Dopo un paio di secondi, il pallido spirito udì il suono vorticoso delle eliche di un aereo e scintille elettriche.
Il giocattolo sul tavolo cominciò a scatenarsi con violenza. Le eliche giravano ad una tale velocità che Jack dubitava seriamente fosse normale per un aereo giocattolo. Con un’ultima luminosa scintilla, volò a zigzag verso l’estremità del tavolo per poi partire in aria ad una velocità pericolosa.
“Beh, questo non è buono” mormorò Jack mentre guardava l’aereo volare via. Baby Tooth guardò l’amico prima di schiaffeggiarsi la fronte con la mano.
 
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Trovare Alice e Nord non fu poi così difficile. Quando Bunny raggiunse il piano terra, vide immediatamente i due in piedi intorno a un tavolo che guardavano uno yeti che costruiva una casa delle bambole con legno massiccio. Alice stava con le braccia incrociate sul tavolo e la testa appoggiata su di esse. I suoi occhi guardavano attentamente come la grande creatura pelosa scolpiva complicati disegni sul legno scuro.
Quando Nord si accorse che Tooth e Bunny si stavano avvicinando si diresse verso di loro e indicò la ragazza con un sorriso gongolante. Non era mai stato bravo con gli adolescenti, erano sempre così difficili da accontentare, soprattutto nei tempi moderni in cui tutto quello che volevano per Natale erano complicati, gadget tecnologici che gli yeti non sarebbero mai stati in grado di produrre. Così, Nord era molto orgoglioso di se stesso per essere stato in grado di impressionare Alice con il suo laboratorio.
“Ho un futuro con i teenagers o altro?” rise.
“Grazie Nord” disse Tooth con un sorriso di sollievo visto che era riuscito a calmare la ragazza. “Avevo paura di averla fatta scappare! Sono sollevata che ora sia tutto a posto. Abbiamo trovato Jack, ma dov’è Sandy?”
“Dovrebbe arrivare presto” rispose Nord. “Scommetto un’intera torta di frutta che è sulla strada per venire qui.”
“Come sta?” chiese Bunny facendo un cenno con il capo verso Alice.
“Meravigliosamente! Non sembrava troppo interessata ai giochi finiti, ma sapevo che lo sarebbe stata con le renne!”
“Grandioso Nord” disse Bunny dando una pacca al braccio di Nord. “Sta andando tutto alla grande. Una volta che si presenta Sandy, avremo un altro incontro per convincere Alice a diventare un Guardiano.”
Tooth si voltò sbattendo le palpebre al pooka prima di dire: “Aspetta, vuol dire che non ha ancora deciso?”
“Eh….no, non esattamente.” Bunny si lasciò sfuggire una risata nervosa prima di grattarsi la nuca. “Sono stato in grado solo di convincerla a visitare il laboratorio per un po’. Le ho detto che se non voleva essere un Guardiano l’avrei riportata nel Paese delle Meraviglie.”
Nord diede allo spirito un’occhiata severa mentre portava le braccia al petto. “Ma Bunny, tu sai che non può rifiutare di diventare un Guardiano. Uomo della Luna l’ha scelta, è suo destino.”
“Lo so, lo so, ma non possiamo farle fare il giuramento se la cosa non le piace.” Disse Bunny. “Nessuno può far fare ad Alice quello che non vuole. Basta darle del tempo per riabituarsi al mondo e potrebbe farlo.”
“Potrebbe?” rise Nord incredulo.
Bunny ignorò la beffa e si limitò a roteare gli occhi verso lo scettico russo: “Beh, non siamo precipitosi. Non c’è nessuna minaccia imminente come quando è stato scelto Jack. Abbiamo abbastanza tempo.”
Nord si alzò dritto in piedi considerando quello che aveva detto l’amico accarezzandosi la barba pensieroso. Dopo pochi secondi, si lasciò sfuggire una delle sue solite risate potenti e diede una brusca pacca alla schiena di Bunny. Era un gesto affettuoso, ma lo fece quasi cadere in avanti.
“Va bene, capisco il tuo punto di vista, Bunny.” Rise Nord quando il pooka inciampò in avanti. “Vado a prendere Alice e cominciamo la riunione.”
 
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Alice sentì arrivare Nord prima di vederlo.
I suoi forti, passi decisi erano difficili da non sentire, anche tra il rumore del laboratorio. Si allontanò dallo yeti e dalla sua casa delle bambole, e guardò Nord, il cui corpo la sovrastava notevolmente.
Avrò forti dolori al collo se continuo così; pensò mentre allungava il collo per guardare gli occhi luminosi del russo.
Prima che potesse commentare le sorprendenti abilità degli yeti, notò Bunny e Tooth accanto alla scala vicina. La fata la salutò timidamente mentre il pooka prendeva una tazza di zabaione da uno yeti.
“Dove sono gli altri guardiani?” chiese Alice a Nord. “Bunny mi ha detto che in totale siete in cinque.”
“Sandman è un po’ in ritardo, ma sarà presto qui.” Rispose il russo. “Per quanto riguarda Jack Frost, dovrebbe essere qui da qualche part-“
Tutti giù!”
Al suono della voce maschile sconosciuta, Alice alzò gli occhi versò l’ultimo piano del laboratorio. In poco tempo, riuscì a notare una figura vestita di blu attorno a tutti i giocattoli volanti e i coriandoli, ma non vedeva altro che una sfocatura informe. Tuttavia poteva vedere che era in piedi sulla ringhiera di legno che agitava freneticamente le braccia.
“È lui chi diavolo è?” chiese Alice piegando la testa di lato, confusa dalla bizzarra persona. Nord rispecchiò l’espressione della ragazza, ma invece di rispondere alla sua domanda, il grande spirito mise i pugni sui fianchi e gridò alla persona: “Jack! Cosa significa tutto questo?”
“Aereo in fuga!” urlò di nuovo indicando l’aereo giocattolo che volava in maniera incontrollata in tutto il laboratorio, con del fumo nero che usciva da dietro, causando un forte panico nella fabbrica e nei suoi lavoratori.
Volò attraverso vari piani, facendo cadere i sorprendenti giocattoli che gli yeti dovevano finire di costruire. Ad un certo punto, l’aereo colpì una grande pila di robot verdi – con il grande dispiacere di uno degli yeti – e li fece spargere sul lato della ringhiera, facendoli piovere sugli occupanti del piano terra. Gli spiriti e gli operai dell’officina si muovevano cercando di evitare di essere colpito in testa da uno dei giocattoli di plastica.
Visto che non voleva saltare come se avesse le formiche nelle calze, Alice materializzò il suo ombrello blu che usava come scudo nelle sue mani. Teneva il parasole sopra la testa mentre i robot lo colpivano e rimbalzavano.
Una volta che smisero di cadere, Alice tornò a guardare l’aereo giusto in tempo per vedere che si dirigeva verso lei e Nord. Lei era tesa e pronta a schivare, ma prima che il giocattolo li potesse colpire, una lastra di ghiaccio apparve improvvisamente sotto i loro piedi. Cercò di mantenere l’equilibrio, ma li fece cadere entrambi vicino agli yeti.
Era tutto un groviglio di arti e pelliccia.
Fuori dalla portata della lastra di ghiaccio, Bunny e Tooth avevano i loro problemi con uno sciame di elfi in panico vicino ai loro piedi. La fata cercò disperatamente di calmare gli elfi mentre il pooka malediceva la loro esistenza mentre erano incastrati tra le sue zampe. Dopo aver quasi ribaltato le piccole creature, Bunny fissò lo spirito dell’inverno.
“Jack, brutto idiota! Smettila subito con questo baccano o vengo lì e-“
Essendo occupato a sbraitare verso il ragazzo, non aveva notato l’aereo che volava verso di lui e fu troppo tardi per schivarlo. Lo colpì duramente dietro la testa, prima di volare contro un muro ed esplodere. La forza del colpo fece cadere il povero pooka a terra come un sacco di patate.
Alice, che era caduta piuttosto dolorosamente sulla schiena, si mise a sedere con un lieve gemito e vide il coniglietto sdraiato sul pavimento di pietra. Emise un altro gemito, preoccupata per il suo amico, prima che la rabbia prese il sopravvento. Si voltò verso il soffitto e gli occhi si fermarono duri sullo spirito dell’inverno.
Dopo aver assistito al casino che aveva causato, Jack volò al piano terra per scusarsi. Sperava nell’Uomo della Luna che il coniglietto di Pasqua non voleva colpirlo con il boomerang quando si fosse ripreso. Quando i piedi nudi toccarono terra, si fece strada verso Bunny, ma prima che potesse raggiungerlo, fu bloccato improvvisamente e la visione invasa da una nube di polvere blu e…farfalle?
Jack non ha avuto nemmeno la possibilità di reagire che davanti allo sciame emersero un paio di piccole mani e lo spinsero contro il petto. L’impatto tolse quasi il fiato allo spirito facendolo inciampare all’indietro. Mentre cercava di riprendere l’equilibrio e dare un senso a quello che era appena successo, lo sciame di polvere e farfalle scomparve.
In piedi, al suo posto, c’era una giovane ragazza e non sembrava felice.
Quando finalmente il Guardiano del Divertimento si ristabilì, diede alla ragazza un veloce sguardo. Aveva lunghi capelli castano scuro, pelle pallida color pesca, e i più bei occhi verde smeraldo che Jack avesse mai visto in vita sua. Indossava un abito blu, un grembiule bianco con sospetti schizzi rossi sopra, calze a righe nere e bianche, e stivali neri con fibbie argentate.
Lo sguardo feroce con cui lo stava guardando era così intenso, che quasi lo fece sussultare. Era alta quanto lui, ma Jack si sentiva basso quanto due pollici sotto il suo sguardo penetrante.
“Cosa diavolo pensavi di fare?!” la ragazza praticamente strillò con le braccia incrociate strettamente sotto il petto.
“Io um, uh, eh?” fu la geniale risposta di Jack.
“Guarda quello che hai fatto al povero Bunnymund, maledetto dodo!” continuò a gridare esterrefatta contro il ragazzo di fronte a lei.
L’insulto da parte della strana ragazza svegliò Jack dal suo torpore e ricambiò lo sguardo. Non gli piaceva farsi insultare da qualcuno che non conosceva, tanto quanto essere spinto sul petto. Inoltre, non gradiva che questa strana ragazza a caso lo accusasse di aver ferito Bunny di proposito, qualcosa che lo spirito dell’inverno non farebbe mai.
“Ehi, non stavo cercando di colpire Bunny! È stato un’incidente, signorina!” sbottò Jack. “E ora smettila di bloccarmi la strada così posso andare a vedere se Bunny sta bene”
Alice rimase momentaneamente stordita dalla risposta scortese del ragazzo e stava per rispondergli a tono quando ad un tratto, il suo aspetto bizzarro la fermò. I suoi occhi guardarono la pelle pallida, i capelli bianchi e gli occhi azzurri cristallini. Notò anche la brina sui suoi abiti il che non lasciò dubbi sull’identità della persona che aveva di fronte a lei.
La prima impressione di Alice nei confronti dello spirito dell’inverno non fu buona come inizio, soprattutto a causa delle continue lamentele di Bunny sul ragazzo, ma quel piccolo incidente di certo non fece nulla per migliorare l’opinione che aveva su di lui. Era già pronto a trattarlo come tutti quelli che non gli piacevano: cinicamente.
Restringendo i suoi occhi in due fessure, Alice spostò il peso su un piede e incrociò le braccia prima di fissare il suo avversario con un altro sguardo feroce scrutatore.
“Sei Jack Frost” dichiarò mentre puntò un dito contro di lui.
Jack lasciò andare lentamente la posizione difensiva, una volta che vide che la ragazza fece lo stesso. Non poteva fare a meno di sentirsi un po’ fuori dal giro. Lei ovviamente lo conosceva, ma lui non sapeva chi fosse. Sperando di ottenere qualche aiuto da parte dei suoi amici, Jack lanciò un’occhiata dietro di se, verso i Guardiani. Bunny era di nuovo cosciente, ma era ancora seduto sul pavimento, tenendosi con cautela la parte posteriore della testa. Tooth era inginocchiata affianco a lui mentre Nord si trovava nelle vicinanze. Al momento, Jack si era apparentemente risparmiato il pestaggio da parte di Bunny e una lezione di Tooth, perché tutta la loro attenzione era su di lui e la ragazza.
Sembrava che fosse solo questa volta.
“Si, sono io” disse Jack con un leggero tono di sospetto, socchiudendo gli occhi leggermente mentre ricambiò lo sguardo. “E tu sei?”
“Alice Liddell” rispose con sicurezza prima di ritornare nella sua modalità sproloquio. “Che tipo di deficiente fa volare un aereo in miniatura in una zona altamente popolata? Non solo hai quasi decapitato il povero Bunny con quel mostro, ma hai fatto cadere gli elfi in preda al panico e disturbato l’intero laborato-“
“Ehi, ehi, ehi! Aspetta un attimo!” la interruppe Jack con una mano pallida alzata. “Sei Alice?”
“Mi dispiace, non mi rendevo conto di stare balbettando” Alice quasi abbaiò al ragazzo. L’interruzione di Frost la rendeva ancora più irritata, se era possibile. “Sì, sono Alice e lei, signor Frost, mi sta facendo perdere la pazienza”
“Tu mi stai prendendo in giro.” Rise incredulo il ragazzo, ignorando completamente ciò che aveva detto. “Oh wow, sei vecchia. E, hey, non dovevi essere bionda?”
Jack si sentì uno stupido per non essersi reso conto prima che era lei. Perché altrimenti una strana ragazza dovrebbe essere all’interno del dominio di Nord a meno che non fosse il nuovo guardiano che Bunny era andato a prendere? Inoltre, il vestito blu e il grembiule bianco sarebbero dovuti essere un suggerimento, ma poi si ricordò che non aveva prestato attenzione ai dettagli.
Tutta l’irritazione dello spirito dell’inverno svanì e fu sostituita da curiosità e divertimento. Sorrise mentre si appoggiava al suo bastone, mentre il suo improvviso cambiamento di atteggiamento e la natura indifferente sembravano solo infastidire Alice ancora di più.
Dal punto di vista della ragazza, sentiva come se lui non la stesse prendendo sul serio e questo lo odiava.
“Beh, chiaramente non lo sono” quasi ringhiò. Stava resistendo appena alla voglia di tirar fuori la sua Mazza Cavalluccio e insegnare a questo pazzo irrispettoso le buone maniere di cui aveva bisogno. “Devi aver pensato a-“
“Non sembri per niente simile all’Alice dei libri.”
“Sì, sono perfettamente consapevole di questo. Sto provando-“
“Ma d’altro canto, nessuno si aspetta che il coniglietto di Pasqua sia un altissimo, pooka scontroso con un accento australiano. Quindi penso che il tuo aspetto inatteso non sia poi così strano.”
“Smettila di interrompermi!” gridò Alice la cui frustrazione aveva raggiunto il limite.
“Woah, calmati” rise Jack dopo aver visto come irritata fosse la ragazza. Pensò che fosse un po’ strano. “Sto solo cercando di essere gentile.”
“Credo lei stia confondendo la parola amichevole con la parola fastidioso perché amichevole è l’ultima cosa che lei è!” sbottò Alice.
“Beh, odio contraddirti, ma tu non sei esattamente piccola miss allegria, ragazza.”
Dopo quel commento, Alice decise finalmente che aveva abbastanza di quel maleducato miserabile ragazzino. Decise di tenere via la sua Lama Vorpale perché Frost non era armato con nulla di veramente letale – solo un buffo bastone -, ma questo non significava che un giusto pugno alla tempia non gli avrebbe fatto nessun danno.
Con i suoi occhi smeraldini esclusivamente concentrati sul ragazzo compiaciuto, Alice praticamente marciò verso lo Spirito dell’inverno, ma prima che potesse raggiungerlo, un grande braccio le bloccò la strada.
“D’accordo voi due” disse Nord severamente. “Questo è abbastanza.”
“Ha ragione Nord” si intromise Tooth una volta che Bunny era in piedi. “Siamo partiti con il piede sbagliato, ma facciamo solo un respiro profondo per calmarci.”
“Sì, smettila Frost prima che io decida di colpirti in testa con un giocattolo.” Ringhiò Bunny mentre ancora si massaggiava la testa.
“Oh, giusto, mi dispiace Bunny” si scusò Jack con un sorriso colpevole.
“Su, su” Nord disse ad alta voce battendo le mani tre volte. “yeti dicono che cena è pronta e che Sandy è già in sala da pranzo. Dimentichiamo queste brutte prime impressioni e mangiamo!”
Alla parola “mangiamo”, tutti gli elfi vicini cominciarono immediatamente a correre allegri verso la sala da pranzo. Nord rise e scosse la testa prima di seguirli.
Tooth diede a Jack uno sguardo di disapprovazione e gli diede un avvertimento. “Parleremo di questo più tardi , giovane uomo.”
Jack quasi trasalì alla “minaccia” mentre la guardava volare verso Nord. Non aveva nemmeno bisogno di guardare Bunny per sapere che era ancora nei guai, ma sembrava che non volesse di ucciderlo per ora. Probabilmente voleva aspettare dopo cena in modo da non doverlo strangolare a stomaco vuoto.
Così, invece di guardare il coniglio grigio, Jack guardò Alice. Gli stava ancora indirizzando brutte occhiate con le braccia incrociate, ma non sembrava così matta come lo era due minuti prima, il che pensò fosse una buona cosa. Trovava ancora il suo penetrante, abbagliante sguardo smeraldino estremamente inquietante, ma invece di mostrarsi a disagio, le fece l’occhiolino beffardo prima di gesticolare con il suo bastone che doveva seguire gli altri. Quando Alice aggrottò le sopracciglia in cambio, Jack scrollò semplicemente le spalle e se ne andò verso la sala da pranzo con il suo bastone che ruotava leggermente in mano e Baby Tooth affianco.
Alice guardò il ragazzo dalla testa ai piedi, fino a quando non scomparve completamente in un’altra sezione del laboratorio. Una volta che se ne fu andato, si voltò a guardare Bunny.
Le sue orecchie si abbassarono quando lesse il messaggio chiaro nella sua espressione: Sono davvero arrabbiata con voi, signor Bunnymund.
“Ok, non è andata esattamente come avevo programmato, ma…” cominciò a dire Bunny ma si fermò quando Alice scosse la testa e alzò una mano.
“Non importa, Bunny” disse seccamente. “Non c’è nulla che potevi chiaramente fare su quello che è appena accaduto tra me e quell’idiota, dalla pallida faccia canzonatoria, quindi non c’è motivo di soffermarsi su questo. Andiamo a mangiare.”
“Mi dispiace davvero tanto che la tua prima visita nel nostro mondo sia andata così, Alice.”
“Lo so Bunny” sospirò mentre camminavano verso la sala da pranzo, fianco a fianco. “Ma suppongo che non sia ancora finita.”
 
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NOTA AUTRICE: Yeee! Ce l’ho fatta! Questo capitolo è lunghissimo! Perdonatemi se ho sbagliato qualcosa, ma con tutte queste parole non è facile. Se c’è qualcosa che non va fatemelo sapere. Direi che in questo capitolo si vede un po’ la parte “violenta” di Alice, ma il suo carattere è a causa di quello che le è successo. A mio parere è un personaggio molto complicato e pieno di diverse sfumature. Ci vorrà un bel po’ di tempo prima che lei e Jack possano costruire qualcosa.
Ringrazio Rebianime e Sweetchicca per le recensioni.
Link per la storia originale: https://www.fanfiction.net/s/8753693/5/Winter-Wonderland .
Recensite in tanti, sia qui che nella storia originale! Kisses, Emy.

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Capitolo 6
*** Cena e avvertimento ***


Capitolo 6: Cena e avvertimento
 
It's coming down to nothing more than apathy
I'd rather run the other way than stay and see
The smoke and who's still standing when it clears
Everyone know I'm in Over my head.
Over my head (Cable car) - The Fray
 
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La sala da pranzo era altrettanto grandiosa e nobile come il resto del Laboratorio di Nord.
Il tavolo si estendeva lungo tutta la stanza, era facile notare che fosse stato realizzato con legno di quercia scuro, con una lucida vernice di rivestimento. Le sedie, fatte con lo stesso legno, erano allineate lungo ciascun lato del tavolo. Avevano lunghi schienali con morbidi cuscini rossi con disegni argentati ricamati finemente nella stoffa.
La sala stessa era decorata per essere abbinata con il resto del laboratorio. Grandi striscioni rossi ed oro erano appesi alle travi sul soffitto, un lampadario da festa che brillava era appeso in alto sopra il tavolo, e grandi arazzi ornavano i muri, raffiguranti valorose e feroci battaglie che coinvolgevano Nord e gli yeti che lottavano contro pericolosi mostri ombra. E proprio come ogni altra stanza del palazzo russo, c'era un grande camino con un fuoco scoppiettante che già bruciava dietro il capo del tavolo.
Il tavolo era apparecchiato con argenteria e fini piatti di porcellana, ma solo su una parte relativamente piccola di esso si trovava del cibo. Aveva senso, però, essendoci solo sei persone a cena quella sera.
Quando Alice entrò nella sala dopo Bunny, notò subito che Nord era seduto a capo tavolo, appoggiato alla sua sinistra mentre parlava con una figura più piccola. Da lontano sembrava un ragazzino, ma più Alice si avvicinava, più era in grado di vedere che era un uomo estremamente basso, vestito di abiti fatti di sabbia dorata. Era molto robusto, con mani e piedi come quelli di un bambino piccolo, e i capelli dorati erano sparati in aria in diversi punti.
L'uomo basso aveva un calice di zabaione in mano, mentre l'altra era appoggiata sul tavolo. Fece un cenno di risposta alle parole di Nord dando un sorso dalla sua tazza, ma si fermò quando vide Alice con la coda dell'occhio. Un sorriso luminoso si fece subito strada su tutto il viso rotondo mentre la sabbia che ricopriva il suo corpo si faceva più brillante. Con un gesto entusiasta della mano, l'uomo fece cenno ad Alice di prendere posto affianco a lui.
Dopo aver esitato per alcuni secondi, la ragazza accettò in silenzio il suo invito prendendo il posto offertole. Notò con un po’ di disgusto, che Jack Frost era seduto davanti a lei, ma non fece nulla per esprimere esteriormente il suo malcontento visto che tanto Frost non se ne sarebbe accorto. Era troppo occupato a giocare con la sua forchetta.
"Alice, lui è Sandman" lo presentò Nord. "Ma gli piace essere chiamato Sandy"
"Ciao" lo salutò educatamente, ma anche con una leggera nota di incertezza. Simboli di sabbia si muovevano sulla sua testa, ma lei non era in grado di decifrarne il significato. A lui non sembrava importare però. A giudicare dal modo in cui batteva leggermente le mani con silenziosa gioia, era felice di vederla, il che la fece sorridere lusingata.
Una volta seduti, Alice si lisciò il grembiule e il vestito con le mani mentre Bunny prese posto affianco a lei. Tooth era seduta pazientemente accanto a Jack, in attesa che Nord iniziasse. Le sue ali non si muovevano, infilate ordinatamente dietro di lei, lasciando Alice con il desiderio di studiarle, solo per vedere se assomigliavano veramente a quelle di una libellula. Si costrinse a rimanere seduta in silenzio, capendo che la cena non era il momento adatto a questo genere di cose. Forse più tardi, se alla fatina dei denti non infastidiva la sua curiosità.
Nord batté le grandi mani e poi le strofinò. Un sorriso abbellì la sua faccia allegra mentre guardava i suoi attorno al tavolo, e a tutti gli effetti, la sua famiglia.
“Ah! Mi piace quando possiamo stare tutti insieme in questo modo” confessò felicemente, rompendo il silenzio e attirando l’attenzione di tutti. “E scalda il cuore di questo vecchio più veloce di quanto possa un qualsiasi camino. Ora, prima di mangiare, vorrei dire alcune cose.”
Nord si voltò verso Alice, con le mani incrociate davanti a se come un tipo di affari. La sua espressione era seria, ma si poteva ancora vedere chiaramente la luce nei suoi occhi, se si voleva cercarla.
“Alice, sono certo che Bunny ti abbia già spiegato perché ti abbiamo chiesto di venire qui. Sono anche sicuro che tu sia a conoscenza di chi siamo e cosa rappresentiamo, ma vorrei spiegartelo nuovamente, in modo che, spero, ti aiuterà a capire perché accettare di essere un guardiano sia così importante.”
Alice trasalì interiormente all’ultima frase. La possibilità che lei aveva di fare questa scelta che le avrebbe cambiato la vita l’aveva resa nervosa. Esternamente, era l’immagine ideale in un individuo calmo e controllato, che aveva grazie ad anni di pratica anche se era ancora da perfezionare, ma all’interno, la mente di Alice era in subbuglio. Aveva una stretta allo stomaco a causa del panico e dell’ansia mentre cercava di non guardare nessuno tranne che Nord. Per quanto cordiale e accogliente era, Alice rifiutava di mostrargli il suo disagio. Lei era più forte di questo e voleva assicurarsi che lui fosse consapevole di questo.
Sentiva molto bene gli occhi degli altri guardiani su di lei e non le piaceva, ma cercò di calmarsi prima che potesse correre fuori dalla stanza, diventare isterica oppure vomitare, o fare tutte e tre le cose. E probabilmente non sarebbe nemmeno successo nell’ordine ideale.
Prima che potesse esprimere qualsiasi tipo di protesta – se fosse stata scortese o no, lei non lo sapeva – sentì una familiare zampa sul suo braccio che la stringeva per rassicurarla. Quasi immediatamente, si rilassò notevolmente. Le bastava sapere che Bunny era seduto affianco a lei per fare la differenza, e nonostante i campanelli d’allarme nella sua testa, Alice fece cenno a Nord di continuare.
“Come guardiani, è nostro compito proteggere i bambini di tutto il mondo. La loro fede è ciò che ci tiene legati a questo mondo e dobbiamo fare di tutto per tenerla viva. Fintanto che loro credono in noi, non li proteggeremo a costo delle nostre vite. Ognuno di noi, Bunny, Sandy, Tooth, Jack ed io, siamo stati scelti da Uomo della Luna. Lui è il nostro guardiano ed è responsabile della nostra creazione. E lui, a scelto te, Alice Liddell, per unirti a noi e diventare guardiano. Non ci aspettiamo una risposta subito, c’è ancora molto tempo per decidere, ma ti chiediamo di pensare bene a questa importantissima questione.”
In un primo momento, Alice aprì la bocca per rifiutare immediatamente l’offerta come aveva sempre avuto intenzione di fare, ma finì per sospirare sconfitta quando non le venero in mente argomenti plausibili. Nord aveva appena parlato molto appassionatamente dei guardiani e del loro principale scopo di vita. Come potrebbe qualcuno discuterne contro senza sembrare un completo insensibile?
Così, invece, risolse con una risposta molto poco devota. “Io…ci proverò”
Voleva dirgli di no. Voleva andarsene e dimenticare tutto quello che era successo quel giorno. Voleva tornare nel suo bel Paese delle Meraviglie dove era garantita la sua sicurezza e aveva il controllo. Non si sentiva minacciata e spaventata dallo strano gruppo eterogeneo di esseri spirituali, era più in grado di difendersi da sola da eventuali attacchi, se ce ne fossero stati. Non le piaceva proprio essere circondata da volti sconosciuti in un luogo sconosciuto.
C’era così tanto che Alice voleva dire, e fare, ma quello che non voleva era che qualcuno entrasse in quelle mura che si era costruita attorno alla testa e al cuore.
Sì, dalla morte del fabbricante di bambole, che aveva più o meno nascosto la sua parte oscura. E 130 anni di lunga tregua dal mondo crudele l’avevano anche aiutata ad avere più fiducia in se stessa, ma ancora pensava di non essere abbastanza forte per poter gestire un nuovo dolore. Dopo tutti questi anni dalla notte dell’incendio, sembrava che lei fosse appena passata oltre il suo vecchio dolore.
Così, la prospettiva di essere di nuovo ferita era qualcosa che voleva sicuramente evitare, soprattutto se significava sentire quelle emozioni orribili di perdita e di sofferenza. Se si permetteva di sentire amicizia – o come lo definirebbe il cappellaio, un senso di famiglia – verso queste persone, avrebbe avuto nuovamente sfortuna e dolore.
Perché tutti quelli che ami sono destinati a morire in modo atroce, ricordi?; pensò la ragazza con amarezza.
E se Alice dovesse avere una famiglia strappatale di nuovo, sapeva che non sarebbe stata in grado di riprendersi nuovamente da una cosa del genere. Essersi ripresa abbastanza per aver lasciato il manicomio Rutledge la prima volta era stato a dir poco un miracolo.
“Eccellente!” rise Nord prima di prendere il bicchiere di cristallo con del vino che era accanto al suo piatto. “Un brindisi allora!”
Seguirono tutti l’esempio di Nord e afferrarono i loro bicchieri di vino. Alice si accorse che il suo bicchiere di vino era riempito solo per metà, ma non le importava. Aveva già assaggiato il vino, e anche un po’ di whisky quando era umana, nel periodo in cui aiutava la sua tata a gestire il locale “La sirena straziata”, ma non le era mai piaciuto molto. Quel po’ di liquido curioso le infiammava la gola ed era abbastanza per lei. Anche se lo faceva di più il whisky.
Il cristallo era dannatamente fragile sotto la mano di Alice, il che la fece preoccupare se la presa era troppo forte, facendo rompere il sostegno del bicchiere a metà. Il liquido rosso si muoveva delicatamente nel bicchiere mentre lo sollevò lentamente come gli altri.
Nord alzò gli occhi verso la grande finestra ovale che si espandeva oltre metà della superficie del soffitto, mostrando splendidamente la luna e le stelle.
“Per te, vecchio amico!” si vantò Nord con gioia mentre alzava il bicchiere verso la luna. “Per Uomo nella Luna!”
“Per l’Uomo nella Luna” fecero eco gli altri tranne Alice.
Non lo dissero con lo stesso entusiasmo di Nord, ma alzarono tutti i calici con evidente rispetto e devozione. Alice alzò appena di poco il braccio per poi prendere un sorso di vino rosso. Una volta che anche gli altri bevvero, iniziarono a prendere diversi cibi e cominciarono a mangiare. Alice li seguì subito dopo; stava ancora fissando la luna.
Trovava quasi impossibile capire come potrebbero essere così fedeli a uno spirito che nessuno aveva mai visto prima. Come facevano a sapere che viveva sulla luna? E se questo “Uomo nella Luna” fosse davvero esistito, chi lo aveva reso capo degli spiriti? Chi lo aveva reso suo capo?
Assolutamente nessuno; pensò amaramente Alice battendo irritata un’unghia sul suo bicchiere di vino. Possono avere fede in lui quanto vogliono, ma non possono aspettarsi che io lo faccia, e se lo fanno…ne saranno delusi. L’Uomo nella Luna…davvero senza senso.
Alice spostò lo sguardo dalla luna al tavolo. Posò il bicchiere e prese una ciotola di purè di patate vicino a lei. Era molto affamata, ma non voleva risultare scortese, così prese solo mezzo cucchiaio di purè e una fettina di prosciutto da un piatto vicino.
Come spiriti, nessuno di loro aveva realmente bisogno di mangiare, ma lo facevano ancora comunque, soprattutto per gustare i loro cibi preferiti. Inoltre, fare una grande cena occasionale al Polo Nord era una buona scusa per i Guardiani di stare insieme e godersi la loro compagnia.
Quando Alice allungò una mano per prendere la saliera, sentì improvvisamente un paio di occhi su di lei. Alzò lo sguardo e trovò lo spirito dell’inverno a fissarla. Distolse velocemente lo sguardo quando venne beccato, ma lei aveva visto il cenno di curiosità che brillava negli occhi azzurri come il ghiaccio proprio quando il suo sguardo cadde sul piatto.
Fece una smorfia per il leggero fastidio nell’aver scoperto le attenzioni dello spirito del ghiaccio verso di lei. Odiava essere la fonte di curiosità di qualcuno. Dopo il trattamento scortese che le aveva riservato prima Frost, lui non aveva nessuna scusa per stare in sua compagnia.
Il resto della cena non era stato così imbarazzante come Alice si aspettava. Probabilmente era più tranquillo del solito a causa della sua presenza, ma non era stato completamente silenzioso. Nord trascorse il tempo a chiedere a ciascun guardiano quello che avevano fatto dopo l’ultimo incontro di mesi fa. Alice annuiva ogni tanto, per dimostrare che stava prestando attenzione ogni volta che qualcuno si rivolgeva a lei, ma per la maggior parte del tempo non si mosse e disse molto. Nel corso della cena, ha cercato di mandare via i ricordi nostalgici della sua famiglia che minacciavano di emergere e ignorato gli sguardi occasionali che le rivolgeva Jack.
La cena le consentì di esaminare l’aspetto di ogni custode da più vicino. Era in grado di notare tutti i colori delle piume di Tooth, i vortici d’oro e le dune sulla tunica di Sandy, i tatuaggi impertinenti e piacevoli di Nord e anche i segni di brina sul cappuccio blu di Jack.
Si chiese per un po’ come poteva esserci ancora del ghiaccio sui suoi vestiti. Non c’era dubbio che avesse a che fare con i suoi poteri, ma ogni stanza del laboratorio di Nord era altrettanto calda quanto questa.
Forse la sua pelle era fredda. Non sarebbe stata una cosa così scioccante visto che era pallido come la neve. Per non parlare che era uno spirito invernale.
A poco a poco, il suono della forte voce accentata di Nord si faceva distante mentre gli occhi di Alice guardavano Jack da un po’ più vicino. Quello che colpiva lo spirito dai capelli scuri era che non vedeva qualcuno della sua stessa età da più di cento anni.
Beh tecnicamente, fino ad oggi, Alice non aveva visto nessuno di qualsiasi età – tranne Bunnymund e le sue crazioni – ,ma si sentiva strana a vedere un altro adolescente dopo tanti anni.
Pensava che Jack Frost fosse piuttosto bello; con i suoi occhi azzurri cristallini, capelli bianchi arruffati, corporatura snella e il suo sorriso furbo e allegro. Era un parere che sarebbe rimasto ovviamente segreto per evitare di dare a Frost qualsiasi soddisfazione, né per gonfiare il suo ego, ma non aveva intenzione di mentire a se stessa per una cosa così banale. Era un pensiero fugace che le veniva in mente ogni volta che lo guardava, ma solo perché qualcuno era bello da guardare, non significava automaticamente che era qualcuno di simpatico.
Certo, poteva vedere come era spensierata la sua personalità che poteva essere accattivante e attraente in una bella giornata…ma per lei quella non era per niente una bella giornata.
 
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Lei era molto distante.
Questa era una delle cose principali che Jack aveva notato sul suo nuovo “compagno di squadra”.
La cena era iniziata circa dieci minuti prima e già Alice Liddell dimostrava di essere una persona interessante da guardare.
I suoi occhi si muovevano intorno alla stanza e poi si fermavano per concentrarsi su un oggetto per un eccessivo lungo tempo.
Erano state anche interessanti le sue espressioni – o quelle che non c’erano – durante il discorso di Nord. Era seduta immobile, come una statua, e mostrava appena qualche emozione. Teneva la schiena dritta, le spalle indietro, e il suo viso era bianco mentre tutti ascoltavano Nord. Per quanto riguardava il linguaggio del corpo, Alice sembrava perfettamente calma nella strana situazione in cui era, ma Jack poteva vedere il panico e la confusione all’interno.
Aveva capito che poteva comprenderla meglio rispetto agli altri – probabilmente anche più di Bunny – soprattutto perché era nei suoi stessi panni due anni fa. Le circostanze e la posta in gioco delle due situazioni analoghe erano molto diverse, ma alla fine, avevano lo stesso problema.
Erano entrambi giovani spiriti che erano soddisfatti – anche se non completamente felici – del loro stile di vita e della loro routine. Anche se Jack aveva occasionali attacchi di solitudine e lo straziante desiderio di risposte e di accettazione, ma a parte questo, se non fosse stato scelto come Guardiano avrebbe probabilmente trascorso altri trecento anni a fare le stesse cose che aveva sempre fatto; creare giorni di neve e combinare guai.
Ora, non poteva dire tanto di Alice visto che aveva scoperto la sua esistenza meno di 24 ore fa, ma aveva capito che se la ragazza poteva passare più di cento anni, da sola, in un mondo creato da lei, circondata da strane creature – anch’esse di sua creazione -, con la visita dell’irritabile coniglietto di Pasqua come solo collegamento al mondo reale, e non morire di totale noia…lo avrebbe fatto ancora per qualche secolo.
Jack sapeva di non poter dire una cosa simile. Era una persona che faceva parte del mondo…anche se poteva contare il numero di persone che potevano attualmente vederlo sulle dita delle mani.
Il punto erano che si era abituati alla loro vita.
Poi dal nulla, un gigante coniglio grigio arriva inaspettatamente e ti porta, nel caso di Jack getta, nel famoso laboratorio di Babbo Natale, dove un gruppo di corruttori di bambini ti dice di dover diventare un protettore onnipotente di ogni bambino del mondo.
Qualcosa del genere può rovinare la giornata di una persona. Certamente aveva rovinato la sua.
Jack aspettò una pausa nella conversazione tra Nord e Tooth prima di decidere di cercare di parlare un po’ con la ragazza di fronte a lui. La calma e la tranquillità della cena cominciava ad annoiarlo e sentì che era stato in silenzio per troppo tempo. Gli piaceva parlare e coglieva sempre l’occasione per far partire una conversazione con qualcuno che poteva sentirlo, e purtroppo, ancora una volta, non era un sacco di gente.
Per non parlare che non capitava tutti i giorni l’opportunità di conversare con una bella ragazza che poteva parlare con lui.
Anche se, Alice sembrava il tipo di ragazza dispettosa, così dire che avrebbe potuto parlarle di nuovo non significava che lo avrebbe fatto, ma valeva comunque la pena provare.
“Allora…” cominciò Jack. “Cosa significa il ciondolo?”
Quasi sussultò quando gli acidi occhi verdi di Alice si incontrarono con i suoi. Non rispose subito e gli ci volle un po’ per capire se non avesse sentito la domanda o se stesse pensando che non parlasse con lei.
“Il tuo ciondolo” ripeté Jack indicando quello a cui si riferiva. “Cosa significa?”
La mano di Alice raggiunse il punto in cui indicava il ragazzo guardando per un attimo la collana d’argento.
“è il simbolo Omega, e se non sbaglio solitamente significa la fine di qualcosa”
“La fine di cosa?” chiese Jack sinceramente curioso. Strana scelta di gioielli.
“Io…non lo so” rispose onestamente Alice. Non sapeva davvero quale fine il suo ciondolo poteva simbolizzare. Non ci aveva mai pensato prima. Le sembrava strano che quella collana fosse sempre nel suo vestiario del Paese delle Meraviglie e solo ora metteva in discussione la sua presenza. L’idea cominciava a farla sentire molto stupida e inconsapevole.
“Non lo sai?” domandò scettico Jack come se stesse pensando la stessa cosa.
“Sì, non lo so” sbottò Alice.
“Ok! Cavolo, scusa” disse il ragazzo tenendo le mani in segno di resa. “Stavo solo facendo una semplice domanda. Non c’è bisogno di essere sempre sulla difensiva.”
Lo spirito dell’inverno tornò a guardare il piatto e prese mezza forchettata di cibo. Alice lo guardò per un attimo prima di tornare a fissare il suo piatto di porcellana con uno strano senso di colpa.
Era solo una semplice domanda e lei lo aveva attaccato senza motivo.
Le spalle di Alice si abbassarono un po’ quando si rese conto di quanto ipocrita fosse stata. Aveva trascorso la maggior parte della serata pensando male di Frost a causa dell’incidente in laboratorio, e lei era lì, che non riusciva a rispondere a nessuna domanda senza essere scontrosa. Così onestamente, si stava comportando con la stessa maleducazione che aveva avuto lui, il quale non era stato tanto scortese. Forse era troppo ingiusta su questa situazione che non poteva assolutamente controllare, e forse stava scaricando la sua rabbia sulla prima persona che le era capitata.
Alzò la testa con l’intenzione di farsi perdonare per il suo comportamento scortese avviando una conversazione più piacevole con Frost, ma sembrava che lui ci fosse già passato sopra perché la interruppe con un’altra domanda.
“Com’è il Paese delle Meraviglie?”
Gli occhi di Alice si spalancarono alla domanda inaspettata e batté le palpebre verso lo spirito di fronte a lei. “Prego?”
“Ho letto i libri e visto i film e lo fanno sembrare come se il Paese delle Meraviglie fosse questa grande foresta incantata. Così mi chiedevo se fosse davvero così.”
“…Hai letto i miei libri?” rispose Alice dopo una lunga pausa.
Considerava raramente i libri di “Alice nel Paese delle Meraviglie” come suoi. Non li aveva scritti e non assomigliava alla piccola Alice nemmeno quando era una bambina. Sì, i libri erano basati sulle sue creazioni e il suo Paese delle Meraviglie, ma non li aveva mai sentiti come suoi.
Durante l’inizio della nuova vita come spirito, Bunny cercò di convincerla portandole copie del libro e sollecitandola a leggerli, sperando che l’avrebbero ispirata in qualche modo a riconnettersi con il mondo esterno, ma dopo circa trent’anni smise di provare.
“Beh, sì, di questi tempi è difficile trovare qualcuno che non ne ha neanche sentito parlare” sorrise Jack toccando distrattamente il bicchiere con la forchetta. “Sono libri classici, e la gente ha fatto dei film basati su di loro.”
“Oh, capisco” disse la ragazza chiedendosi per un attimo cosa fossero questi film. “E per rispondere alla tua domanda, no, il Paese delle Meraviglie non è solo una foresta. È suddiviso in sezioni ed ognuna di queste ha in proprio tema unico e distintivo.”
“Che tipo di sezioni?”
Aprì la bocca per dire qualcosa, ma non ne uscì nulla. La continua curiosità dello spirito dell’inverno la perplesse notevolmente. Per lei, Frost sembrava il tipo di persona che perdeva interesse per le cose abbastanza in fretta, incapace di concentrarsi su un singolo oggetto o su un’idea per molto tempo.
Credo che le apparenze possano ingannare; pensò malinconicamente Alice. E secondo lo Stregatto io ne sono l’esempio perfetto. Anche se faccio fatica a capire perché lui potesse pensare una cosa del genere su di me.
“Beh, c’è il Dominio del Cappellaio, il Regno Rosso, la Valle di Lacrime, le Profondità Illuse, il Misterioso Oriente, e sicuramente molti altri che non sono inclusi nei libri di Carroll.”
“Solo il Regno Rosso, ma non tutti gli altri, di cui avrei pensato fosse stato il caso di metterli” disse Jack. “La maggior parte di miti e leggende su Tooth, Sandy, Nord e Bunny non ritraggono loro o i loro domini come sono esattamente”
“No, non credo lo facciano, non è così?” disse Alice con un sorrisetto divertito ricordando tutte le volte che Bunny si era lamentato di come la sua principale “raffigurazione” nel mondo reale fosse un simpatico e soffice coniglietto. “E lei, Mr. Frost? Cosa dicono le vostre storie di lei?”
Immediatamente Alice pensò di aver detto qualcosa di sbagliato quando vide il sorriso di Jack scomparire e il suo sguardo cadere sul piatto. Balbettò involontariamente nelle frasi successive, cercando di nasconderlo schiarendosi la gola.
“Io uh…in realtà non ho storie mie.” Si strinse nelle spalle. “O almeno non storie allegre. Sono solitamente raffigurato come un vecchio irritabile o uno spirito malevolo che congela le persone a morte, che non è assolutamente vero. E non posso fare davvero nulla per dimostrare che le leggende su di me sono sbagliate perché i bambini non …credono esattamente in me.”
Alice mormorò delle scuse a bassa voce prima di tornare a guardare il piatto. Si rimproverò mentalmente per aver reso la conversazione imbarazzante. Brillante, Alice. Brillante.
Deve essere difficile per uno spirito così estroverso non essere visto. Se ricordava bene, gli spiriti, come i Guardiani, e lei stessa erano invisibili alle persone che non credevano nella loro esistenza.
Con questo in primo piano nella sua mente, forse lei e Frost potevano essere considerati simili in qualche modo. Nessuno credeva nella vera Alice. La gente associava Alice nel Paese delle Meraviglie ad una Alice bambina bionda, non ad una Alice Liddell con i capelli scuri.
Ma cos’era peggio? Avere i bambini che credono in un’ideale, perfetta, versione di te mentre la persona reale è stata dimenticata nel tempo?...O non essere conosciuto del tutto?
A parere di Alice, per Frost era probabilmente molto più difficile quando si trattava sul fatto del credere, per ovvi motivi. Ad Alice non importava se la gente poteva vederla o no. Era sempre stato così per lei, in un modo o nell’altro. Quando era umana, i governanti apparentemente buoni nella parte malfamata di Londra avrebbero fatto di tutto per evitare lei e la sua “pietra della follia”.
E perché non dovevano? La reputazione era tutto allora, anche per le persone meno sante. Alice era stata una ex paziente malata mentale. Era anche un’orfana che si pensava non si sarebbe mai sposata e non sarebbe mai diventata un membro produttivo per la società.
Tuttavia, nonostante i suoi “difetti della personalità”, ad Alice piaceva pensare che la vera ragione per cui le persone la evitassero fosse perché lei non aveva paura di fare le cose con la propria testa. Più in particolare, era una donna che non aveva paura di fare con la sua testa. Inoltre, il suo vocabolario e il suo intelletto, a suo parere, era troppo avanzato per chi non aveva mai passato la scuola elementare, ma forse era perché Alice studiava a casa quando era una bambina.
Con questo fatto, quando tutte queste qualità sfavorevoli insieme alla sua incapacità di tenere a freno la lingua, Alice era considerata come una prostituta che si annidava dei bassifondi del quartiere di Billingsgate. Quindi veniva evitata come se avesse la peste.
Quindi, per lei, essere ignorata o essere invisibile era una seconda natura; e preferiva così in effetti. Era stata allontanata sin da quando era una bambina; anche se, durante quella fase della sua vita, non era per scelta. La casa della famiglia Liddell era in un posto molto più appartato rispetto alle altre case, e Alice non sarebbe mai riuscita a farsi degli amici, non importava quanto la madre la spingesse a giocare con i figli dei vicini.
“Tu non hai ancora molti credenti, Jack” Nord si unì alla conversazione, ricordando allo spirito dell’inverno agitando leggermente il dito indice. “Ma credimi, queste cose richiedono tempo.”
“Lo so Nord, e mi va bene così, davvero.” Insistette Jack con un sorriso rassicurante che sembrava quasi sincero.
Nord annuì soddisfatto prima di risedersi. Alzò le braccia sopra la testa all’improvviso e si lasciò sfuggire un forte sbadiglio.
“Il tempo vola, non è vero?” rise guardando il grande orologio sopra il camino. “Credo sia giunto il momento di chiudere il laboratorio per la sera. Alice, mi piacerebbe molto se rimarresti e trascorreresti la giornata di domani qui nel laboratorio. In questo modo ti sarà possibile guardare gli yeti costruire giocattoli e ti mostrerò come prendersi cura delle renne. Sarà fantastico!”
“Oh, io non so se…” si spense Alice. Non era sicura se voleva rimanere, ma non voleva deludere lo spirito natalizio, non dopo tutta la sua calda ospitalità.
“Porterò a casa Alice domani mattina e le darò una mano con alcuni dei suoi progetti.” Disse Bunny, unendosi alla loro conversazione mentre si alzava dalla sedia. Una volta che spinse indietro la sedia, il pooka guardò Tooth dall’altra parte del tavolo e le fece un sorriso di scusa.
“Ti dispiace se taglio gli impegni di domani?”
“Ah…sì, certo Bunny. Potremmo piantare i fiori freschi intorno al mio palazzo un’altra volta.” Disse piano Tooth dopo pochi istanti.
Bunny sorrise di nuovo prima di tirare indietro la sedia di Alice per lei. L’ignaro coniglietto di Pasqua poteva non essere riuscito a notare la delusione negli occhi rosa della fata e la postura più gobba, ma Alice invece sì.
“In realtà” cominciò Alice girandosi di nuovo verso Nord. “Mi piacerebbe rimanere.”
“Cosa? Davvero?” chiese Bunny sorpreso dalla risposta di Alice. Non si aspettava che accettasse l’offerta di Nord visto che si era trovata a disagio per tutta la sera.
“Sì, davvero” confermò la ragazza con un piccolo cenno del capo. “Una giornata in laboratorio sembra piacevole. Inoltre, sarebbe abbastanza scortese da parte tua cancellare i tuoi impregni pre-esistenti a causa mia.”
“Sei sicura? Non potrò venire subito se succederà qualcosa.”
“Sono sicura che ce la farò” rispose di nuovo tesa. Apprezzava la preoccupazione di Bunny riguardo alla sua sicurezza, ma a volte la trattava come una bambina indifesa e certamente non lo apprezzava.
“Beh…immagino che se è quello che vuoi va bene, ma solo-“
“Smettila di essere così esageratamente preoccupato, Bunny!” rise Nord dandogli una forte pacca sulla schiena che quasi lo fece cadere in avanti. “Andrà bene!”
“La vuoi smettere amico! Giuro che in uno di questi giorni cadrò di faccia!”
“Non succederà mai Bunny, sono sicuro che migliorerai su questo.”
“Perché diavolo…”
Tooth sorrise alle buffonate dei ragazzi prima di alzarsi dal suo posto e guardare Alice. Con un gesto delicato della mano, le fece cenno di seguirla. La ragazza dai capelli scuri diede un rapido sguardo ai guardiani che battibeccavano prima di alzarsi e superarli.
“Andiamo, rimarranno qui per un po’” disse piano Tooth mentre si avvicinava. “Ti mostrerò la tua camera.”
Prima di lasciare la sala da pranzo, Alice si voltò per guardare dove Jack era seduto per vedere se aveva deciso di partecipare al discorso degli altri, ma il suo posto era vuoto.
 
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“Va bene, eccoci qui.” Sorrise Tooth allungando la mano e aprendo la porta della camera degli ospiti davanti a loro.
La camera era sorprendentemente semplice. Aveva un semplice letto a baldacchino con una trapunta rossa scura, un armadio in modano in un angolo, una specchiera nell’altro, un tappeto peloso, e delle eleganti e artigianali porte francesi che portavano ad un piccolo balcone. C’era anche un’altra porta sulla parete laterale che Alice dedusse portasse al bagno.
Era decorata in modo stravagante ma ancora relativamente modesta in confronto al resto del laboratorio.
“Tutte le camere sono così?” chiese Alice mentre passava una mano sulle incontaminate lenzuola bianche del letto.
“No, ogni camera è arredata in modo diverso” rispose Tooth. Era rimasta vicino alla porta con le mani giunte ordinatamente davanti a lei. “Pensavo ti piacesse questa però. Se non è così posso portarti in un’altra diversa.”
“No, mi piace. È bella. Ero solo curiosa.”
“Sono certa che avrai già notato il gusto di Nord per lo straordinario.”
Alice sorrise leggermente per il commento e annuì con la testa. “Sì, il suo laboratorio rispecchia sicuramente la sua personalità.”
“È così, non è vero?” concordò Tooth con un sorriso luminoso prima di andare verso la porta vicina. “Beh, credo ora andrò. Devo tornare al mio palazzo al più presto. Buonanotte, e non dimenticare lo spazzolino e il filo interdentale prima di dormire!”
La fatina dei denti era quasi fuori dalla stanza quando sentì Alice chiamare il suo nome.
“Tooth?”
“Sì, Alice?” si voltò per guardare la ragazza.
Alice le fece uno sguardo sincero, ma i suoi occhi smeraldini erano decisi come sempre. “Volevo scusarmi per prima. È stato scortese da parte mia sbottare con te in quel modo.”
“Va tutto bene, non avrei dovuto menzionare-“
“No” la interruppe con fermezza. “Tu e gli altri guardiani non dovreste essere cauti solo perché sono sensibile. Io sono l’unica che dovrebbe chiedere scusa. Sono un’ospite e ho bisogno di smetterla di comportarmi in modo così difficile.”
Tooth la guardò in silenzio mentre Alice si rimproverava come un bambino prima di sedersi sul letto. Nonostante Alice sembrasse confidenziale e matura, lo spirito dai capelli scuri era ancora molto giovane, anche per gli standard immortali. Era solo una ragazzina, come Jack. Sentiva l’ansia dentro di se, mentre la guardava seduta sul suo letto che guardava per terra. Il cuore gentile della fata si strinse nel petto alla vista.
Tooth lasciò sfuggire un sospiro stanco prima di volare verso il potenziale guardiano. Con una leggera esitazione, portò una mano sulla spalla di Alice e aspettò che guardasse verso di lei, ma quando non lo fece, Tooth decise di continuare comunque.
“Alice, so che la tua vita da essere umano è stata orribile e che una piccola parte di te si sta ancora riprendendo su questo, ma qualunque cosa stai combattendo per vincere, voglio solo che tu sappia che non devi essere da sola a farlo. Anche se non farai il giuramento per diventare un guardiano, sarai sempre la benvenuta. Anche se, credo che prenderai la decisione giusta alla fine. Lo pensiamo tutti perché crediamo in te.”
E con questo, Tooth si staccò da Alice per volare verso la porta. La fata piumata voleva darle la buonanotte prima di chiudersi la porta alle spalle, ma si fermò per una frazione di secondo quando sentì parlare Alice.
“Assicurati che Bunny abbia una buona giornata domani. Se la merita.”
 
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Alice rimase seduta sul suo letto per molto tempo dopo che Tooth se n’era andata, pensando a tutto quello che era successo nelle ultime dodici ora. Mentre riordinava ogni dettaglio che ricordava, i suoi occhi smeraldini erano concentrati intensamente sulle linee del pavimento di legno sotto i suoi stivali neri. Il silenzio intorno a lei si faceva più denso mentre entrava più in profondità nella sua mente.
Era così assorta dai suoi pensieri, che quando una familiare e cupa voce cinica tagliò il silenzio, Alice aprì bruscamente la bocca e fece un salto per lo spavento.
“Sono un gruppo di bambocci, non è vero, Alice? Tutti quei sorrisi e speranze mal riposte.”
Alice portò una mano al petto per cercare di calmare il suo povero cuore prima di fissare l’improvviso intruso con uno sguardo feroce. La figura stava passando la ringhiera del balcone mentre la sua coda passava nell’aria. Divertente, non aveva nemmeno sentito le porte aprirsi.
“Stregatto!”
Alice incrociò le braccia in un attimo e marciò verso il balcone. Il maledetto Stregatto la guardava mentre lei si avvicinava, con i suoi divertiti occhi gialli e il suo sorriso malizioso sempre presente.
“Pensavo di averti lasciato a controllare il Paese delle Meraviglie mentre ero via.”
“Lo hai fatto, ma visto che non tornavi da un bel po’, ho cominciato a preoccuparmi che ti fossi di nuovo persa. Questa sembra essere una delle tue cattive abitudini più persistenti, Alice.”
“Tu preoccupato?” rise seccamente Alice. “Questa è di certo la prima volta!”
Gli occhi dello Stregatto di strinsero all’atteggiamento della ragazza, ma il suo sorriso rimase uguale. “Almeno io non sono venuto qui come una completa bisbetica per i miei nuovi amici.”
“Stregatto, non sono in vena di ascoltare la tua cinica saggezza, o in qualunque modo tu chiami
 gli insulti.” Sospirò lo spirito. “Ho avuto una lunga giornata.”
“Ah sì, ho visto lo spettacolo dell’aereoplanino giocattolo. Il pallido ragazzo è pessimo nel dare le buone impressioni, non è così? Anche se, ho apprezzato molto la parte finale in cui quel coniglio troppo cresciuto ha preso una botta in testa. Immagino che domani avrà un bel bernoccolo sulla sua testa dura.”
“Bunny che si è fatto male non è stato divertente, Stregatto” Alice lo rimproverò duramente portando le mani sui fianchi. “Ma immagino che tu abbia ragione riguardo a Frost. Assomiglia ad un ghiacciato bastone da passeggio e sembra avere anche la stessa intelligenza.”
“Bene, questo potrebbe essere interessante” fece le fusa beffardo il gatto. “Il ragazzo è uno sciocco maldestro e tu sei una pasticciona confusa. Sarà il miglior scontro di sempre.”
“Tornatene nel Paese delle Meraviglie, Stregatto.” Gli ordinò Alice. “Non lo dirò un’altra volta.”
“Ma non vuoi ascoltare il mio avvertimento?” La sua voce assunte un tono nasale alto mentre si lamentava scherzosamente.
“No.”
“È molto spiacevole.”
“Conoscendoti sono sicura che lo sia, ma non voglio sentirlo comunque.”
“Forse perché mi diverte allora. Lo faccio tutto il tempo per te, è giusto.”
Alice sospirò di frustrazione prima di incrociare nuovamente le braccia. Lo Stregatto poteva essere davvero testardo a volte.
“Va bene, ma veloce.”
“Siamo le reginette oggi, non è così?” la stuzzicò il gratto grigio. “Le ombre possono essere facilmente trascurate quando non si presta attenzione, ma non si può sempre-“
“Stregatto” sbottò Alice per avvertirlo mentre batteva il piede con impazienza. “Ho detto-“
“Qualcosa di malvagio sta arrivando, Alice” fece le fusa lo Stregatto con la sua voce profonda e intensa. “Vedi? Non è così divertente essere interrotti, non è così?”
“Che cosa vuol dire che qualcosa sta arrivando?”
“Io dico quello che voglio dire, dovresti provare a farlo qualche volta.” Strinse i suoi dorati occhi penetranti. “La storia tende a ripetersi nei modi peggiori e non vorrai essere presente quando succederà. Sono sicuro che non devo ricordarti che il male può annidarsi anche nei posti più piccoli. Stai. In. Guardia.”
Prima che Alice potesse metterlo ancora in discussione, lo Stregatto scomparve.
La ragazza dai capelli scuri guardò per qualche istante il punto in cui il “compagno” era scomparso prima di voltarsi bruscamente, non pensando all’avvertimento di quel rognoso gatto per il momento. Le porte del balcone fecero un forte click quando Alice le chiuse a chiave.
In alto vide di sfuggita la luna, che galleggiava maestosamente nel cielo notturno. Con cautela, alzò lentamente lo sguardo per guardare la grande sfera argentata, che volava innocentemente e senza preoccuparsi del mondo. Per un attimo, gli occhi di Alice ne scansionarono la superficie, alla ricerca di eventuali segni sulla presenza dell’Uomo della Luna.
Poi la smise e aggrottò la fronte per aver pensato una cosa così stupida.
 
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NOTA AUTRICE: Rieccomi! Vi piace? Che ne dite della comparsa dello Stregatto? Io personalmente penso che lui e Alice non si sopportano per il loro carattere simile, voi che ne pensate? Se notate qualche errore nella traduzione fatemelo sapere.
Ringrazio AngelsOnMyHeart, Black_Tulips e Rebianime per le recensioni.
Link per la storia originale: https://www.fanfiction.net/s/8753693/6/Winter-Wonderland .
Recensite in tanti, sia qui che nella storia originale! Kisses, Emy.
 
 
 

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Capitolo 7
*** Passeggiata di mezzanotte ***


Capitolo 7: Passeggiata di mezzanotte
 
I'm out on the edge and I'm screaming my name
Like a fool at the top of my lungs
Sometimes when I close my eyes I pretend I'm alright
But it's never enough
Echo - Jason Walker
 
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Alice dormì a malapena due ora.
Si svegliò per scoprire che la sua mente non le avrebbe permesso di riaddormentarsi. Dopo essersi rigirata per circa un’altra ora, la diede vinta alla sua insonnia e decise invece di fare qualcosa di più produttivo. Si sedette a gambe incrociate sul letto con addosso solo il vestito blu e le calze a righe. Il grembiule e gli stivali con le fibbie bianche erano sul pavimento, dove li aveva lasciati ore prima.
In una mano teneva la sua preziosa Lama Vorpale, mentre l’altra la lucidava con un fazzoletto rosso che aveva trovato nel cassetto del comodino. Lucidare il coltello dai complicati disegni sopra era un po’ inutile dato che era già perfettamente pulito e ben affilato, ma almeno aveva qualcosa su cui concentrarsi.
Sinceramente non aveva avuto alcuna vera ragione per usare la Lama Vorpale da molto tempo. C’erano le occasionali Rovine Insidiose da uccidere nel Paese delle Meraviglie, ma nient’altro al di là di questo, ed era abbastanza sicura che la delusione che provava nella mancanza di azione non era del tutto normale. Dopotutto, lei doveva essere felice che il suo Paese delle Meraviglie non era più corrotto, giusto?
A volte doveva pensare a lungo e duramente su quella domanda, per ragioni che non avrebbe mai potuto comprendere appieno, ma alla fine, decideva che preferiva stare in un Paese delle Meraviglie non danneggiato. Dopotutto quando era corrotto significava che lei era di nuovo impazzita e sicuramente non lo voleva.
Eppure, non poteva fare a meno di pensare che le cose erano molto più interessanti quando lo era. Sì, l’assedio del Fabbricante di bambole era stato orribile e le fece male –anche più del periodo della dispotica Regina Rossa- ma almeno aveva qualcosa da fare, qualcosa per cui combattere.
Forse era in parte colpa sua se la routine quotidiana la annoiava. Durante la sua lunga tregua dal mondo esterno, si era solo focalizzata sul migliorare le parti del Paese delle Meraviglie che già esistevano. Non aveva creato nulla di nuovo da moltissimi anni, ma aveva senso che la ricostruzione dovesse avvenire prima di ogni altra cosa.
Tuttavia, non poteva negare che dopo 130 anni di pulizia, la sua routine quotidiana era un po’ noiosa.
Alice voleva creare nuove aree nel Paese delle Meraviglie, ma non sapeva esattamente come fare. Non era più tutto nella sua testa, era reale, e non sapeva se dovesse costruire tutto manualmente, o avrebbe dovuto farlo solo immaginandolo, come quando era una bambina. Onestamente non ci aveva ancora provato. La ricostruzione del Paese delle Meraviglie richiedeva molto tempo e tutta la sua attenzione. Luoghi come La Casa delle Bambole e La ferrovia dello Specchio dovevano ancora essere riparati e liberati dalla melma nera. Solo per riparare La Valle di Lacrime le erano voluti quasi un centinaio di anni. Sì, il tempo sembrava muoversi in modo diverso nel Paese delle Meraviglie: qualsiasi modifica apportata lo cambiava da lento a veloce, ma questo non voleva dire che le cose non erano maledettamente difficili.
Ma indipendentemente da come di sentiva per la mancanza di divertimento, questo non riusciva a frenare i suoi attuali dilemmi che tintinnavano ora nel suo cervello.
Perché era ancora qui?
Alice Liddell non era un guardiano. Sapeva che anche Bunny trovava la cosa ridicola. Non c’era dubbio che anche gli altri guardiani avevano pensato la stessa cosa all’inizio, ma lei sapeva che L’Uomo della Luna aveva commesso un errore nell’averla scelta.
Anche se non era più una pazza furiosa, aveva ancora un grande bagaglio emotivo sulle spalle. Doveva ancora capire delle cose ed era troppo addolorata per proteggere i bambini. La sua infanzia è stata rovinata e per non parlare del fatto che le sue mani non erano esattamente pulite.
Per l’amore di tutte le cose malsane e deliziose, Alice aveva ucciso un uomo! Lo aveva spinto sotto un treno in corsa! E anche se quel bastardo malato lo meritava assolutamente, ciò non cambiava il fatto che era sbagliato. Lei non era affatto religiosa, ma anche lei sapeva che togliere la vita di qualcuno era un peccato grave. Non c’era nessuno modo per uccidere qualcuno e poi far tornare tutto com’era prima, anche se l’assassino provava rimorsi, cosa che lei non faceva.
Non si pentiva di aver ucciso il dottor Angus Bumby. Perché avrebbe dovuto? Aveva distrutto tutta la sua vita in una notte. Una malvagia scintilla è stata sufficiente ed era stato lui ad accenderla.
Aveva derubato sua sorella della sua innocenza, poi l’aveva uccisa, incendiato la casa di Alice e osservato nell’ombra la famiglia che bruciava. E come se questo non fosse abbastanza malsano, scelse di peggiorare le cose prendendo Alice come una dei suoi pazienti quando è stata liberata dal manicomio di Rutledge. Si sedeva davanti a lei tutti i giorni, ad ascoltarla mentre parlava del suo prezioso Paese delle Meraviglie e dei suoi problemi nel mondo reale, problemi che lui aveva causato. Ricordava che si sedeva sulla sua comoda sedia a scrivere appunti sul suo taccuino e annuendo come se avesse capito, agendo come se fosse una persona di cui fidarsi.
E lei lo ha fatto.
Tutti i bambini dell’orfanotrofio lo avevano fatto, il che lo rese ancora più spregevole. Quell’uomo era stato un mostro senz’anima e aveva bisogno di essere fermato. Aveva rovinato la vita di tanti bambini, tra cui la sua.
Ora vattene! Sto aspettando il tuo rimpiazzo…
E lui stava per farlo ancora, e ancora, e ancora. Uomini come Bumby non si fermano mai da soli.
Alice non poteva lasciarlo a piede libero. Non aveva visto la sofferenza attorno a lei, troppo avvolta nel suo egoismo di autocommiserazione e dolore, che le aveva impedito di vedere quali orrori gli altri bambini stessero attraversando. Si era sentita tanto in colpa perché il Brucaliffo aveva ragione, aveva assistito al dolore degli altri e per anni non fece nulla per fermarlo. Era stata altrettanto orribile quanto il Dr. Bumby.
Lui poteva essere stato un brutale assassino che danneggiava i bambini, ma aveva avuto ragione su una cosa. Chi avrebbe creduto ad una pazza come Alice Liddell contro la parola di un apparentemente rispettabile uomo della società? Assolutamente nessuno.
Sorprendentemente, quando Alice scoprì tutta la verità, non lo aveva cercato alla stazione con le intenzioni di ucciderlo quel giorno. No, lei non era stupida –nonostante quel che pensasse quel maledetto Stregatto- non aveva intenzione di sprecare la sua ritrovata libertà su una feccia come Bumby.
Voleva parlare con lui, ascoltarlo ammettere il suo crimine. Lei aveva bisogno di sentire, più di ogni altra cosa al mondo, che era stata colpa di Bumby se la sua famigliare era morta, non sua. In seguito, era pienamente d’accordo sull’andare dalle autorità. Voleva che tutti sapessero la causa della sua pazzia, che rinchiudessero il “buon dottore” insieme alla sua rovinata reputazione, rovinata come il suo Paese delle Meraviglie. Dolce e poetica giustizia.
Sapeva che Bumby avesse ragione sul fatto che nessuno l’avrebbe creduta, ma anche lei sapeva che doveva tentare di dare giustizia a tutte quelle povere anime. Glie lo doveva.
Non fu così fin quando non si voltò verso l’uomo mostruoso –avendogli prima strappato via la chiave della camera di sua sorella davanti ai suoi occhi. Quell’ondata familiare di forza e potenza che aveva sempre e solo sentito quando entrava nel suo Paese delle Meraviglie si accese nel suo petto e si diffuse nelle vene a macchia d’olio, ma solo che stavolta, era dieci volte più forte. Sembrava che tutto il suo corpo fosse stato improvvisamente portato da un luogo buio e freddo ad uno luminoso. Delle catene invisibili la liberarono, facendola sentire leggera come una piuma.
Qualcosa in lei era cambiata in quel breve lasso di tempo, qualcosa di così meraviglioso e terrificante che quasi la paralizzò.
Quasi, ma non del tutto.
Alice riesce ancora a ricordare l’espressione sul viso di Bumby, con il fischio in lontananza del treno che si stava avvicinando. Sembrava sorpreso, confuso e inorridito allo stesso tempo, e quella espressione era tutto quello su cui poteva concentrarsi. Non aveva ancora nemmeno compreso di essere nel suo abito blu del Paese delle Meraviglie, né che Bumby sarebbe stata l’ultima persona che avrebbe potuto vederla. Il potere e l’aura che la circondavano erano euforiche e ultraterrene, lei era ultraterrena.
Se qualcuno le avrebbe chiesto perché lui la potesse vedere dopo essere diventata uno spirito, non sarebbe stata in grado di rispondere; non lo sapeva. C’erano molte cose della sua vita da spirito che non comprendeva. Aveva sempre avuto troppa paura per chiederlo ad un altro spirito. Paura che le risposte potessero rivelare che lei non era uno spirito normale, che era qualcosa di completamente diverso. Non è più un essere umano, ma nemmeno un spirito.
Così, anche ora, dopo tutto il tempo in cui aveva pensato alle sue decisioni passate, non sentiva il rimorso per aver spinto Bumby.
Ma se non sentiva alcun rimorso nell’aver ucciso qualcuno, perché aveva mentito a Bunny quando le aveva chiesto che fine avesse fatto l’assassino della sua famiglia?
Quella era un’altra domanda in cui Alice non poteva rispondere completamente e onestamente. Aveva sempre pensato, però, che lo avesse fatto per non perdere il suo più vecchio amico. La ragazza dai capelli scuri non sapeva quasi nulla sulla vita di Bunny prima di diventare il coniglietto di Pasqua, ma lei sapeva che lui pensasse che uccidere qualcuno fosse sbagliato e non era giustificabile.
O forse non si fidava pienamente di Bunny. Il pooka sembrava sempre disposto a comprendere e perdonare gli errori sul passato di Alice, compreso il lungo tempo in cui lei si era dimenticata di lui. Non voleva dimenticare, di certo non aveva scelto di smettere di credere. La sua mente non era esattamente sotto il suo controllo dopo l’incendio. Anche dopo aver ucciso Bumby, Alice non cominciò a ricordarsi di Bunny fino a circa cinque anni dopo.
La sua testa era concentrata sul tentativo di ricordare la notte dell’incendio, ma quando la verità venne a galla, lei era di nuovo persa. Soprattutto perché nessuno potava più vederla, ma anche perché la sua vendetta era stata completata. La vendetta occupa la propria mente, ma cosa succede dopo? Lei, ovviamente, non poteva continuare a vivere come prima. Alla fine, dopo aver vagato per Londra in uno stato di trance confusa per un paio d’anni, il resto dei suoi ricordi cominciò lentamente a riaffiorare. Era solo questione di tempo prima che si ricordasse anche di Bunny, e quando lo fece, fece ritorno ad Oxford giusto in tempo per la Pasqua di quell’anno.
E fu subito perdonata.
Così per lo meno, se Bunny avesse saputo ciò che aveva fatto, sarebbe stato molto deluso, e sapeva per certo che la delusione era un’altra cosa che sapeva non riusciva a vedere in lui, che si trattasse di delusione causata dal suo atto violento o del fatto che gli aveva mentito al riguardo. Per quanto Bunny ne sapesse, l’assassino della sua famiglia era stato arrestato e rinchiuso per il resto della sua miserabile vita. Alice non entrò nei dettagli di quel giorno, affermando che non riusciva a ricordare molto bene –che era un’altra bugia visto che ricordava tutto di quel giorno.
Ma ora, dopo tutto quello che era successo quel giorno, l’espressione inorridita di Bunny non era l’unica che era entrata nella mente di Alice quando pensava al suo grande segreto. Era sconcertata sul fatto che conoscesse poco i guardiani ma già cominciava a preoccuparsi di cosa pensassero di lei.
Maledizione a quegli spiriti amichevoli ed ai loro modi accoglienti! Dei nuovi legami emotivi era sicuramente qualcosa di qui lei non aveva bisogno ora.
Quindi, si sottolineava la domanda a cui Alice non sapeva dare un senso, anche se senso non ne aveva molto.
Perché?
Perché l’Uomo della Luna l’aveva scelta? Di tutti gli spiriti del mondo, perché proprio lei? Ci dovevano essere un sacco di altri spiriti sul pianeta perfettamente qualificati. Quale persona sana di mente avrebbe scelto una piccola triste Alice Liddell come protettore della fede di ogni bambino sulla Terra?
Se questo Uomo della Luna esistesse davvero e crede davvero che Alice Liddell fosse un guardiano, allora forse Alice avrebbe trovato qualcuno più folle di lei.
Alzò nuovamente la sua brillante Lama Vorpale in aria, guardando la luce di una candela vicina riflettersi sulla sua superficie. Diede un rapido e fugace sguardo alla vecchia luce notturna e quasi rise di se stessa. Quasi centosessant’anni e non riusciva ancora a dormire tranquillamente nel buio, che cosa ridicola.
Dopo aver guardato ancora una volta il suo riflesso distorto sulla superficie della lama, emise un sospiro esasperato ponendo la sua arma preferita sul comodino. Era rimasta seduta abbastanza a lungo. Si alzò dal letto con l’intenzione di fare una breve passeggiata per schiarirsi le idee.
Si chinò a terra per recuperare il suo grembiule bianco. Una volta che fu legato saldamente intorno alla sua vita stretta, diede una veloce occhiata ai suoi stivali per poi decidere di andare con solo le calze. Il laboratorio dev’essere vuoto ormai, così non doveva preoccuparsi che qualsiasi pesante yeti le pestasse le dita riducendole in polvere.
 
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Anche se il laboratorio era molto più tranquillo dopo ore, l’atmosfera del posto chiuso era quasi innaturale. Anche se era molto caotico, Alice preferiva la versione più vivace del laboratorio.
Le luci principali erano spente, ma quelle più piccole e le candele lungo le ringhiere e le travi del soffitto, donavano al laboratorio un fioco bagliore. C’era un silenzio tombale e tutti i tavoli avevano gruppi di giocattoli da costruire, temporaneamente abbandonati, i cui lavori sarebbero ricominciati appena gli yeti si fossero svegliati.
Il gigante globo ruotava lentamente sul suo pilastro. Tutte le piccole luci brillavano vivacemente sulla sua superficie nonostante le loro piccole dimensioni.
Alice si sporse oltre la ringhiera di legno con le braccia incrociate. Gli occhi fissavano il mondo, osservandone ogni particolare inciso su di esso. Sospirò malinconicamente mentre ricordava il tempo molto più piacevole della sua vita, quando la sua fede rappresentava una di quelle piccole luci.
Chiudendo gli occhi, prese un profondo respiro che profumava di menta e cannella prima di espirare lentamente. Riaprendo gli occhi, appoggiò la testa sulle braccia conserte e continuò a guardare la rotazione ritmica del Globo dei Credenti. Divenne un po’ ipnotico e rimase lì per quasi un’ora, persa nei suoi pensieri, come sempre.
Proprio quando aveva finalmente deciso di tornare nella sua stanza per continuare a fissare il soffitto nel tentativo di addormentarsi, Alice sentì un suono in lontananza. Concentrando tutta l’attenzione nei dintorni, fu in grado di distinguere il rumore come qualcuno che parlava. La voce era debole ma sembrava provenisse dal piano sopra a quello in cui era lei e, nonostante il suo buon senso, salì sulla scalinata vicina e seguì la voce.
Più si avvicinava, più la voce si faceva chiara finché non fu abbastanza vicina per capire a chi appartenesse.
Era Frost.
E non poteva essere nessun’altro. Era inequivocabilmente maschile e non aveva né un forte accento russo né uno familiare australiano.
L’esplorazione, alla fine, l’aveva portata al piano superiore del laboratorio, vicino al grande camino dove aveva incontrato la fatina dei denti un paio di ore prima.
“So che può sembrare che io stia chiedendo troppo, ma non mi hai reso le cose facili.”
Alice si nascose nelle ombre del laboratorio e si appiattì lentamente dietro l’angolo per vedere il camino principale e il pannello di controllo del globo. Girò oltre il muro e uscì nella zona aperta di fronte al camino, facendo attenzione a non fare sentire i suoi passi, il che le riuscì facilmente non avendo gli stivali ai piedi. Non era del tutto sicura del perché non avesse fatto sapere che era lì come faceva di solito – invece di girare in modo sospetto lì intorno – ma forse era perché la sua natura curiosa la stava chiamando.
Frost era su una delle panche alla finestra, dietro il camino principale. Era seduto con le gambe incrociate e la schiena rivolta verso Alice. Il suo strano bastone curvo che sembrava sempre in suo possesso era posato sul grembo.
Dalla finestra, si aveva una perfetta vista della Luna. Frost era immerso nella sua bellissima luce, facendo risplendere i suoi capelli bianchi in un bagliore argentato. Un colore innaturale ma molto bello per i capelli di qualcuno.
“Voglio dire, prima della battaglia di Pitch, facevo costantemente domande sul mio passato e sul mio scopo…e ora che so, sto ancora chiedendo.”
Con chi stava parlando?
“Sono venuto qui ed ho accettato il mio ruolo come guardiano, e finalmente penso che la cosa sia più sorprendente di quanto io potessi immaginare…ma in qualche modo, non è abbastanza.”
Alice trattenne a stento una risata quando si rese conto che stava parlando con l’Uomo della Luna. La scettica ragazza spostò il peso su un piede e incrociò le braccia, aspettando che Frost finisse la sua chiacchierata con la Luna.
“Ho bisogno di sapere…cosa è successo dopo che sono caduto sotto il ghiaccio? Si è forse sentita in colpa per tutto o mi ha semplicemente dimenticato? Non mi arrabbierei se lo avesse fatto…è stato solo un’incidente e io non vorrei che lei si fosse sentita in colpa per il resto della sua vita per qualcosa che non aveva fatto. Semmai, è stata colpa mia. Avrei dovuto controllare meglio il ghiaccio. Era ancora inverno in quel momento e non avevo pensato che…”
Dannazione, la sua morte era l’ultima cosa che voleva pensare al momento. Fece un profondo sospiro e strinse la presa sulle ginocchia al ricordo dell’acqua gelida e la necessità d’aria.
Lentamente, alzò di nuovo lo sguardo verso la Luna, cercando qualche segno che lo stesse ascoltando, ma, come sempre, ricevette in cambio solo silenzio. Fece un altro sospiro mentre portava la mano tra i capelli bianchi. In tutta onestà, non si aspettava che gli avrebbe risposto. Infatti, se avesse detto qualcosa, sarebbe probabilmente morto di nuovo per la pura sorpresa.
Dopo un paio di minuti di silenzio senza risposte, Jack decise di mettersi l’anima in pace e tornare nella sua camera per gli ospiti.
Lo spirito dell’inverno quasi salto fuori dalla sua pelle pallida per la paura, quando si alzò e si voltò per trovarsi in piedi Alice dall’altra parte della stanza.
“Sante palle di neve!” esclamò mentre portò una mano sul cuore che batteva forte. “Quando diavolo sei arrivata qui?”
“Proprio ora” mentì senza problemi, cercando di trattenere un ghigno divertito. Secondo lo Stregatto, si era già comportata come una megera. Non c’era bisogno di aggiungere “ficcanaso” alla lista.
“Mi hai fatto cagare addosso.”
Alice fece una smorfia al concetto. “Incantevole.”
“Non nel senso letterale della frase.” Brontolò Jack mentre cercava di non arrossire. In qualche modo si sentiva sciocco nell’essere stato beccato a parlare di qualcosa che non avrebbe mai ripetuto. “Non hai sentito niente…di quello che ho appena detto, vero?”
“Non particolarmente, ti ho sentito parlare ma non stavo prestando attenzione a quello che dicevi.” Mentì nuovamente Alice. Aveva quasi dimenticato cosa si provava a mentire. Quella era un’altra cosa che non faceva da molto.
Per esperienza, quando si trattava di parlare con le sue creazioni del Paese delle Meraviglie, si era resa conto che essere palesemente – e a volte brutalmente- onesti era il modo migliore, e cercare di mentire con Bunny si era sempre dimostrato inutile. Bunny era una pelosa macchina della verità quando si trattava nell’arte del mentire. Anche alla gigante bugia sulla morte di Bumby, a volte non era del tutto sicura che Bunny le avesse creduto. Se non l’aveva fatto, non aveva mai detto niente al riguardo.
“Wow, adesso mi sento molto meglio. Sai, hai davvero un futuro con le parole.”
“L’hai chiesto tu. Non è colpa mia se la risposta non ti piace.” Disse lei mentre incrociava le braccia, facendo finta di aver detto qualcosa degna di essere uscita dalla bocca dello Stregatto.
“Sì, farò in modo di non farlo più” mormorò Jack massaggiandosi la nuca. Cavolo, questa ragazza è meschina.
“Con chi stavi parlando?”
Jack riguardò la luna e alzò le spalle. “Solo con Manny.”
“Manny?”
“L’Uomo della Luna. Nord lo chiama Manny.”
Questa volta, Alice non provò nemmeno a trattenere una risata beffarda. “Ha anche un soprannome. Questo è maledettamente fantastico.”
Jack non ha apprezzato molto come cinicamente si comportò la ragazza nei confronti della Luna, ma decise di lasciare perdere. Alice sembrava un tipo di persona vendicativa e lui non era in vena di essere decapitato. Da quello che aveva capito prima, un colpo di Alice era peggio delle sue parole e lui non era niente se non una persona che imparava in fretta.
“Immagino che tu non credi nell’Uomo della Luna?” chiese Jack, sperando di non fare una domanda pericolosa.
“Non proprio.”
“Allora, credo che tu non abbia intenzione di diventare un guardiano” intuì mentre si sedeva di nuovo sulla panca alla finestra con in mano ancora il suo bastone.
“Suppongo che non posso tecnicamente dire di No, ma neanche .” Disse lei, incrociando di nuovo le braccia. “Sinceramente non intendo mancare di rispetto verso di te e gli altri guardiani, né verso il vostro stile di vita, ma temo ci stia stato un errore.”
Ci sono passato, anch’io ho fatto così; rifletté nostalgicamente Jack, ricordando come un tempo era nella sua stessa posizione solo due anni prima, insistendo che l’Uomo della Luna avesse fatto un’enorme errore. Lo trovò buffo però. Era un guardiano da poco tempo e già era quasi completamente concentrato sul suo nuovo ruolo. Si trovava ancora a disagio come elemento della squadra, soprattutto quando si trattava di contatto fisico e di affetto, ma hey, un passo alla volta, giusto?
“Cosa ti fa pensare che abbia commesso un errore?” Lui aveva sempre saputo le sue ragioni, ma era interessato a sentire quelle di Alice. Anche se dubitava che glie le avrebbe dette.
“Fidati” lo invitò lei con suoi taglienti e seri occhi smeraldo. “È sbagliato.”
“Va bene, qualsiasi cosa tu dica” si strinse nelle spalle e quasi si mise a ridere quando Alice si lasciò sfuggire uno sbuffo frustrato.
Lo aveva fatto di nuovo. Non la prendeva sul serio. Non aveva bisogno di stare lì e farsi prendere in giro da un bambino troppo cresciuto. Senza aggiungere altro, Alice si voltò di scatto e se ne andò senza stivali.
“Allora, credo che non avremo un nuovo compagno di squadra, eh?” la chiamò lo spirito dell’inverno.
“Non spreco fiato” rispose la ragazza mentre continuava ad allontanarsi.
“Beh, questo non va per niente bene. Mentirei se dicessi che non sono deluso, ma ehy, è inutile piangere sul latte versato, giusto?”
Alice si fermò al commento. Sapeva che Frost la stava sfidando e voleva continuare a camminare, ma la sua curiosità le impedì di ignorarlo. Sapendo che se ne sarebbe probabilmente pentita, decise di stare al gioco e guardò indietro, oltre la spalla.
“È così?” disse mentre fece un’altra smorfia quando vide Frost oziare pigramente sul posto vicino alla finestra con un braccio dietro la testa e con l’altro che faceva roteare abilmente il bastone. “E perché dovrebbe esserlo?”
Alice quasi urlò di frustrazione quando lui non aprì nemmeno gli occhi per dimostrare che la stesse ascoltando. È semplicemente rimasto lì come se lei non fosse nella stanza. Non sapeva cosa stesse cercando di fare, ma le stava facendo saltare i nervi.
Era abituata a stare con persone irritanti, sia nel mondo reale che nel Paese delle Meraviglie, ma quella fastidiosa zanzara stava esagerando, come i marinai ubriachi del quartiere di Billingsgate e il Cappellaio con le sue costanti chiacchiere sul tè, dove essere insopportabili era una silenziosa dote.
Camminò irritata verso il suo potenziale “Compagno di squadra”, incrociò le braccia e sporse l’anca nel suo classico atteggiamento di malcontento e fastidio.
“Perché?” ripeté, sperando che il lato tagliente della sua voce avrebbe convinto quel testardo di Frost a rispondere.
Jack aprì pigramente un occhio per guardare la ragazza arrabbiata in piedi davanti a lui. Finse di non avere alcun interesse per la conversazione, pregando che avrebbe avuto un occhio nero per i suoi sforzi.
“Perché se diventi un guardiano, non sarò più il bambino del gruppo.” Disse malinconicamente guardandosi le nocche pallide come se fossero più interessanti di qualsiasi cosa lei avrebbe potuto dire, il che era molto lontano dalla verità. Si stava quasi contorcendo per l’attesa della risposta di Alice.
“Non sono una bambina, Mr. Frost” quasi sibilò.
“Rispetto a loro lo sei. Io non sono esattamente più vecchio di loro, ma lo sono di te di circa un paio di secoli. Non devi essere molto più vecchia dei libri di “Alice nel Paese delle meraviglie”, quindi devo intuire che tu venga dai tempi vittoriani, giusto?”
“Suppongo? Perdonami, Mr. Frost, ma io-“
“Oh no, ti prego, chiamami Jack. Mr. Frost è il nome del mio animaletto di orso polare in Antartide.” Sorrise lui. Bleh, essere chiamato Mr. Frost lo faceva sentire vecchio. Era quasi come essere chiamato Padre Gelo, che lo faceva sentire come se stesse conducendo una parata di pupazzi di neve dementi. “Si diverte a fare lunghe passeggiate e a sventrare pinguini.”
Jack ridacchiò alla sua battuta, ma subito si fermò quando si accorse dell’espressione impassibile sul viso di Alice. Probabilmente non era felice di essere stata interrotta di nuovo. Questa ragazza ha seriamente bisogno di rilassarsi.
Nascose il suo divertimento con un colpo di tosse. “Era solo una battuta. Lo sai che sto scherzando, vero?”
“Sì, solo che non lo trovo divertente.”
“Non saresti la prima.” Sorrise lui.
Alice incrociò di nuovo le braccia mentre guardava verso il lato del grande camino, chiedendosi perché doveva essere una calamita per tali persone sgradevoli e di cattivo gusto.
Jack ridacchiò di nuovo. Alzò lo sguardo verso di lei mentre aveva ricominciato ad essere più distante. Poteva certamente capire perché Alice era la preferita di Bunny. Entrambi avevano caratteri affilati come rasoi e si sconvolgevano per cose ridicole. Non avrebbe mai capito come le persone potessero passare la vita con questi atteggiamenti e perché avrebbero voluto, soprattutto. La vita dovrebbe essere passata divertendosi e non a preoccuparsi su ogni singolo dettaglio insignificante. Ed erano immortali, avevano un tempo più che sufficiente per occuparsi di cose importanti senza dover sacrificare i bei momenti. Poteva capire Bunny che aveva una festa da guidare, ma Alice cosa aveva? Beh, a parte il Paese delle Meraviglie.
La guardò pensare profondamente, l’illuminazione fioca del camino fece sembrare i suoi capelli scarlatti. Le sue labbra rosa erano increspate mentre pensava e gli occhi verdi erano altrettanto sorprendenti come prima. Sembravano quelli di Bunny, ma più di un colore più acido. Era sorprendentemente bella, ma Jack non poteva fare a meno di percepire qualcosa di letale all’interno, solo per come lo aveva guardato prima nel laboratorio. La rabbia incerta era su quelle iridi color trifoglio e sembrava cercare qualcosa attraverso di lui, piuttosto che lui. Inutile dire, che era estremamente inquietante.
Jack conosceva bene le donne belle, ma letali, una di queste era la sua cara amica, la fatina del dentino, dopotutto, ma Alice Liddell poteva essere probabilmente molto peggio. Questo gli faceva chiedere quanto diversa fosse la vera Alice in confronto a quella del libro di fiabe. Sperando che non lo avrebbe scoperto nel modo peggiore. Quindi era meglio se partiva togliendosi dalla lista nera, dove lui era, ovviamente.
Emise un sospiro prima di sedersi di nuovo e tenendo le mani sul suo bastone.
“Ascolta, mi dispiace per prima.” Si tirò di nuovo indietro quando i suoi occhi tornarono su di lui. “Con l’aereo giocattolo.”
Lo scrutò prima di mostrare un sorrisetto, e in qualche modo, Jack lo trovò peggio di un suo sguardo minaccioso.
“Chi di loro ti ha detto di chiedere scusa? Immagino sia stato Nord, ma avrebbe anche potuto essere Toothiana.”
Jack arrossì e si grattò la nuca con la mano. “è stata Tooth…ma questo non significa che io non sia realmente dispiaciuto. Spero di non averti fatto del male…o a Bunny, ma sono sicuro che sarà lui a dirmelo più tardi.”
Alice sciolse le braccia e le portò dietro la schiena mentre il suo ghigno divenne velenoso quasi quanto gli occhi. Sì, il ghigno era decisamente peggio di un suo sguardo minaccioso.
“La tua preoccupazione è stata apprezzata, ma è estremamente fuori luogo. Ci vuole più di un giocattolo per bambini e una sottile lastra di ghiaccio per farmi male.”
“Uh, mi fido sulla parola.” Rispose Jack sentendo il bisogno di fare marcia indietro ma non avendo un posto dove andare.
“Bene, se questo è tutto Mr. Frost, vorrei tornare nella mia stanza.”
Nemmeno in attesa di una risposta, Alice girò i tacchi e si allontanò di nuovo. Jack si tirò di nuovo indietro al “Mr. Frost” durante al tentativo di cancellare un’immagine mentale di se stesso che indossa uno smoking ed una valigetta prima di gridare alla ragazza che si stava allontanando di nuovo.
“Allora, credo che ci vediamo domani quindi?” era una domanda retorica, sapeva che l’avrebbe rivista domani. Aveva accettato di trascorrere la giornata con Nord e Jack lo avrebbe aiutato nel ripulire il casino che aveva fatto. Si sarebbero incontrati alla fine.
“Speriamo di no” mormorò Alice tra se e se, ma non le importava se l’avesse sentita o no.
Una volta che sparì, Jack si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo e si accasciò contro il posto vicino alla finestra. Questo. Era. Brutale.
Diede uno sguardo ambivalente verso la Luna, prima di lasciare ricadere la testa all’indietro con una lenta scossa, con ciocche di capelli bianchi che gli cadono davanti agli occhi.
“Spero davvero che tu sai quello che stai facendo, Manny.”
 
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Ogni 400 anni, proprio come un orologio.
Interessante la scelta, però, di Alice Liddell come guardiano. L’Uomo della Luna sapeva certamente come mantenere le cose interessanti.
Camminava dritto davanti a lui proprio come sapeva che lei avrebbe fatto. Nessuno lo ha notato, a meno che non lo avrebbe voluto. L’oscurità era sua alleata e la paura la sua professione, dopotutto.
Doveva ancora stare attento però. Nord non avrebbe reagito troppo gentilmente se dovesse scoprire che un nemico era in agguato nelle sale del suo amato dominio.
Ma Pitch Black non poteva aiutarsi a volte.
L’Uomo della Luna poteva essere così prevedibile a volte. Era saputo tra un qualsiasi spirito che un nuovo guardiano veniva sempre scelto esattamente 400 anni dopo il precedente. È stato così per secoli, è cambiato solo una volta, quando Frost è stato scelto prima del previsto, ma effettivamente, la scelta di Frost ha avuto particolari circostanze.
Un nuovo guardiano è sempre una notizia emozionante e interessante, anche per uno come Pitch.
Beh, forse non proprio esaltante dal momento che un nuovo guardiano significava un nuovo nemico per lui, ma era comunque interessante.
Continuò lungo il corridoio affianco alle stanze degli ospiti, ignorando le ombre che la circondavano. Anche quando non c’era nessuno in giro, la ragazza camminava ancora con grande equilibrio come se fosse ingessata permanentemente in quella postura.
Oh sì, Pitch si ricordava di lei. Come poteva dimenticare questa particolare ragazza? Quello che la sua contorta e deliziosamente malvagia immaginazione creava? Ricordava ogni singolo incubo che aveva avuto prima di diventare uno spirito.
Quel tipo di incubi ne valevano la pena per tutto il suo lavoro. Erano veri terrori notturni. Il modo in cui si muoveva violentemente nel suo letto del manicomio, i vincoli sulle caviglie e sui polsi che rendevano l’incubo ancora più claustrofobico.
E la parte migliore di tutto questo era che Pitch non aveva mai dovuto alzare un dito. La piccola monella faceva tutto da sola, abbastanza impressionante per una persona così giovane a quel tempo. Vere e proprie opere d’arte.
Tanto potenziale nelle mani di Alice Liddell. Potenziale che sarebbe stato sicuramente sprecato se avesse deciso di diventare un guardiano. C’era così tanto che si poteva offrire ad una persona come lei prima che possa rendersi conto che non sarà abbastanza e che tutte le regole morali non l’avrebbero trattenuta.
La ragazza raggiunse finalmente la sua stanza, ma prima che potesse girare la maniglia della porta, si fermò e rimase completamente immobile.
Per un momento non accadde nulla mentre Alice alzò una mano pallida per portare i capelli scuri dietro l’orecchio, come se questo la aiutasse a sentire meglio qualsiasi cosa catturasse la sua attenzione. Poi, senza preavviso, la testa scattò verso la direzione del suo nascondiglio; nell’ombra dell’altra estremità del corridoio. I suoi occhi scansionarono la zona ma Pitch sapeva che non avrebbe trovato nulla. Era molto più cauto.
Eppure, lei percepì qualcosa che era lì e che aveva suscitato il suo interesse. Di solito nessuno notava la sua presenza in qualsiasi modo, figura o forma.
Strinse gli occhi con sospetto per l’ultima volta prima di entrare nella sua stanza per chiudere bene la porta alle spalle. Come con ogni spirito che aveva incontrato, Pitch aveva programmato di fare una ricerca. Aveva bisogno di sapere con cosa avrebbe avuto a che fare in futuro. Lei non aveva intenzione di tornare a dormire – come lui ben sapeva- perché gli spiriti raramente si sentono abbastanza stanchi di dormire per di più di un paio d’ore.
Ma Alice doveva dormire qualche volta. Era solo questione di tempo prima che si fermasse e cadesse in un sonno profondo, proprio come faceva alla fine ogni spirito.
Pitch fece un risolino inquietante prima di portare le mani dietro la schiena e fare una piacevole passeggiata lungo i corridoi bui del laboratorio di Babbo Natale, lasciando che le ombre lo inghiottissero.
Davvero un grande potenziale.
 
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NOTA AUTRICE: Rieccomi! Scusate l’attesa, ma ho avuto molti impegni. Che ne pensate di questo capitolo? Vi volevo comunicare che dalle 15 al 27 sono in vacanza, quindi non scriverò.
Ringrazio Black_Tulips e Shiera Blaze per le recensioni.
Link per la storia originale: https://www.fanfiction.net/s/8753693/7/Winter-Wonderland .
Recensite in tanti, così quando torno avrò un’immensa gioia nel risentirvi ;). E anche nella storia originale, mi raccomando! Kisses, Emy.
 

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Capitolo 8
*** Un giorno al laboratorio (parte 1) ***


Capitolo 8: Un giorno al Laboratorio (parte 1)

You said, remember that life is
Not meant to be wasted
We can always be chasing the sun!
So fill up your lungs and just run
But always be chasing the sun!

Chasing the sun - Sara Bareilles

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"Ora, tieni la mano piatta e lontana dai loro denti."
Alice obbedì e offrì piano alla grande renna il pezzo di carota fresco che teneva sul palmo della mano. L'alto e grosso mammifero chinò la testa sul lato della stalla di legno intagliato e abbassò il muso verso la sua mano. Trattenne una risata quando il respiro della renna si scontrò contro il suo palmo e lo solleticava mentre annusava ciò che gli era stato offerto. Dopo aver deciso che non era una minaccia, la renna accettò la carota con un forte scricchiolio.
Nord sorrise e accarezzò con orgoglio il muso del suo amato animale. Era contento che non aveva tentato di azzannare la piccola mano della ragazza: le sue renne erano solitamente scontrose quando dei volti sconosciuti si avvicinavano alle stalle, ma sembravano avere un'inaspettata simpatia nei confronti di Alice. L'ultima volta che Bunny era stato alle stalle era stato quasi colpito sul petto da una massa di zoccoli. Nord aveva trovato divertente quando il pooka era saltato maldestramente all'indietro per evitare qualche costola rotta, ma l'amico non lo trovò per niente spiritoso. Inutile dire che le renne era un altro motivo per cui Bunny odiava la slitta.
Quando la renna smise di annusare alla ricerca di altre carote e si ritirò nella stalla, Alice si diresse verso la prossima e gli fece un cenno schioccando la lingua contro il palato. Nord sollevò il piccolo secchio di carote che aveva in mano, permettendo alla ragazza di prenderne una e di darla all’animale.
“Sono usate per dare i regali ai bambini di tutto il mondo?” chiese lei mentre accarezzava il muso della renna.
“La maggior parte delle volte, ma qualche volta gli yeti le usano per trasportare il legno quando  hanno bisogno di espandere il dominio. Le renne sono anche cacciate per sport. Grossa caccia.”
“Lei caccia per sport?”
“Io? No, no” rise Nord facendo un gesto con la mano. “Forse l’ho fatto una volta, tanto tempo fa, ma per necessità, non per sport. Ogni creatura ha il suo scopo, sia quelle grandi che quelle piccole. Ogni essere vivente ha qualcosa da offrire. Cacciare per sopravvivere è una cosa, ma essere un ornamento per un muro non è uno scopo.”
Alice fece solo un cenno di assenso prima di tornare ad accarezzare la renna un’ultima volta, mentre un sorriso affettuoso si fece strada sul suo viso solitamente stoico. Con il passare delle ore, lo spirito del Natale sembrava sempre più ricordargli il suo defunto padre. Ora riusciva a sentire stabilirsi un senso di conforto dentro di lei, e non il solito lancinante dolore. Non era sicura su cosa volesse fare riguardo a questa novità, ma finora non era del tutto sgradevole.
Arthur Liddell era stato un grande uomo del suo tempo. Aveva fede nella scienza e nella letteratura, e aveva una gran passione per la fotografia. La sua convinzione che le donne erano altrettanto capaci e importanti quanto gli uomini derivava dall’aver sposato una donna con un intelletto stupefacente, un senso di autonomia e l’amore per la conoscenza. Questa convinzione fu intensificata quando ebbe avuto due figlie con un potenziale illimitato. Elizabeth con il suo senso di società e umanità senza precedenti e Alice con una magnifica fantasia, intelligente, e particolarmente curiosa anche per una persona così giovane.
Nord sembrava essere un vecchio e interessante uomo. Non era proprio antiquato, ma piuttosto sceglieva di avere una morale semplice e ideale. Aveva vissuto una lunga vita e avrebbe protetto quelli che amava con tutta la forza che aveva in corpo.
Alice non pensava che Nord fosse identico a suo padre –non che erano molto diversi, ma perché lei, purtroppo, non ricordava molto del padre- ma avevano entrambi grandi cuori d’oro e che era tutto quello che ci voleva per guadagnare la sua ammirazione e il suo rispetto verso il vecchio strambo.
Una volta che finirono di nutrire le renne, Nord la portò al piano principale per cominciare il suo giro mattutino. Ad Alice piaceva seguire il Guardiano più anziano, mentre lui le presentava il suo magnifico regno in modo che lo ricordasse. Il laboratorio era caotico come al solito mentre gli yeti costruivano i giocattoli e li mettevano ordinatamente davanti a loro, intanto che i pochissimi elfi che non stavano seguendo Alice, correvano in giro, raccogliendo cose inutili e rosicchiando tutto quello che capitava in quelle maliziose manine.
Nord si faceva strada con orgoglio, fermandosi ogni tanto a controllare qualche giocattolo realizzato. Dopo aver ispezionato una casa delle bambole piuttosto stravagante, fece allo yeti un segno di approvazione  prima di passare al tavolo successivo, dove un altro yeti stava costruendo un camion dei pompieri. Stava controllando le ruote finché la voce di Alice gli ricordò la sua presenza.
"Come si fa a dire se un bambino è "cattivo" oppure "buono"? Sicuramente gli umani si sono moltiplicati rispetto al periodo in cui sono stata via e deve essere difficile pensare a tutti."
Osservava i tavoli attorno a lei, ma continuò a seguire Nord nel momento in cui lui riprese a camminare, il che era qualcosa a cui lui non era abituato. Normalmente, quando Jack passava la giornata a seguire Nord, il ragazzo gli stava vicino finché qualcosa di nuovo non catturava la sua attenzione, il che succedeva solo dieci minuti dopo l'inizio del giro. Dopo di che non l'avrebbe più rivisto per ore, e se lo faceva, stava probabilmente facendo qualcosa che non doveva fare.
"è vero, può essere molto faticoso. Ai tempi in cui sia io, che il mondo, eravamo più giovani, potevo tranquillamente correggere e smistare i nomi dei bambini, ma ormai è troppo difficile. Come i tempi cambiano, così fa il mondo, e se io non voglio rimanere indietro devo farlo anch'io, tutti i guardiani devono, ma per fortuna non molto. Le nostre tradizioni sono le stesse, solo l'organizzazione deve migliorare."
"E come li smisti adesso?" chiese Alice mentre si appoggiava ad un tavolo di laboratorio guardando Nord prendere un giocattolo per analizzarlo più da vicino.
"Per lo più con la magia. I bambini più cattivi o più buoni vengono collocati automaticamente nella loro lista, mentre i bambini "nel mezzo" sono inseriti in una lista separata che guardo io stesso" spiegò l'uomo mentre tastava la durezza del giocattolo stringendolo un pò. Quando non si piegava né spezzata sotto la pressione delle sue dita, lo rimise sul tavolo e proseguì.
"I bambini "nel mezzo"?"
"Dah, i bambini che non sono del tutto su una lista. Possono aver fatto qualcosa di cattivo, ma le loro intenzioni possono essere buone, e viceversa."
Ci fu una breve pausa nella conversazione e Nord cominciò a pensare che fosse finita, ma quando tornò a guardare Alice la sua teoria venne respinta. La ragazza era ancora in piedi con le braccia conserte sul tavolo. Non era arrabbiata o infastidita, ma pensierosa. Nord ha continuato a controllare, firmare documenti senza leggerli e allontanare gli elfi fastidiosi, mentre la sua attenzione era principalmente su Alice.
"E i bambini che sono cattivi perchè non hanno mai conosciuto nient'altro?" chiese infine lei tenendo gli occhi sul pavimento.
Le sopracciglia di Nord si avvicinarono per l'espressione confusa a causa del cambiamento di Alice. Bunny lo aveva avvertito del fatto che lei potesse essere un pò imprevedibile a volte, ma lui pensava riguardasse solo il suo temperamento. Non sapeva cosa pensare su questo cambio d'umore distante e chiuso. Si chiese se lei stesse parlando con se stessa, ma di quello che lui ricordava, Alice aveva avuto un'infazia abbastanza felice. Era un pò solitaria, non riusciva facilmente a fare amicizia, ma aveva una famiglia amorevole. Anche se, naturalmente, questo era prima dell'incendio.
"Anche loro sono lì. Dipende tutto dalla situazione, Alice" sospirò Nord non piacendogli la svolta che aveva preso la conversazione. "Sono stato al mondo per molto tempo e so che a volte non è sempre colpa loro, ma hanno bisogno di imparare cosa sia il bene e cosa il male."
"Lo so, e non sono d'accordo, ma...lo prendi in considerazione, vero?" lo guardò incrociando le braccia. "Non li...trascuri solo, non è così?"
Nord non aveva idea a cosa lei si riferisse o cosa voleva che lui dicesse, ma sentiva che avrebbe potuto rispondere con sincerità senza scioccarla.
"Certo che no" sorrise mandando via un altro yeti con un quadernetto con degli appunti. "Che tipo di guardiano sarei se trascurassi i bambini?"
Per un attimo giurò di aver visto Alice indietreggiare, ma quando si voltò, lei era immobile.
"Non buono, suppongo" mormorò a se stessa, ma nonostante il baccano riuscì a sentirla. Dopo alcuni secondi, la ragazza fece un profondo sospiro, arrivando ad una conclusione che non disse prima di sciogliere tra di loro le braccia e allontanarsi dal tavolo. "Quanti sono quest'anno? Niente di terribile spero"
Nord cacciò la sensazione di aver detto qualcosa di sbagliato e sorrise. "La lista dei buoni è piuttosto lunga, sicuramente degna di qualche record, ma, purtroppo, la lista dei cattivi sembra avere più bambini ogni anno che passa."
"Perchè lo pensi?"
Il guardiano incrociò le braccia e si strinse nelle spalle. "Bah! I bambini crescono troppo in fretta e con un linguaggio inappropiato! Irrispettosi verso gli anziani e Manny sa cos'altro. Fanno quello che fa un adulto prima di quando dovrebbero."
Era un vero peccato, ma Alice non si sorprese. Dopotutto ha passato buona parte del 1875 a curare gli orfati traumatizzati della parte malsana di Londra. Sapeva che non tutti i bambini erano così, ma sapeva anche che a volte l'ambiente e le circostanze possono renderli davvero cattivi.
"Penso che andrò verso i tavoli della pittura, Mr.Nord"
Sorrise nell'essere chiamato di nuovo in quel modo, ma non disse nulla. Alice avrebbe smesso di essere formale quando più era pronta, era sempre così matura per la sua età. Normalemente, Nord non ci penserebbe due volte ad individuare quanto Alice fosse grande, ma già da quando era una bambina era sempre stata molto più perspicace e saggia rispetto ai suoi coetanei; tuttavia Nord non poteva aspettarsi altro dalla bambina che aveva catturato l'attenzione dello scontroso coniglietto di Pasqua.
"Fai come se fossi a casa tua" disse l'uomo. "Dopo che avrò finito il controllo sarò nel mio ufficio. Vieni pure da me se hai bisogno di qualcosa, e tieni d'occhio Jack. Deve essere qui da qualche parte."
Alice cercò di nascondere una smorfia, ma fallì miseramente visto che lui la notò comunque. Le sue spalle fecero su e giù mentre ridacchiò tra se e se. Non ci voleva un genio per capire che quei due non andavano d'accordo. Nord era però certo che il tempo li avrebbe fatti diventare buoni amici.
Glie lo diceva la sua pancia.
-O-

"Cosa vuol dire che li ho fatti male? E' uguale al tuo!"
"BarglAgbal!"
Esclamò lo yeti irritato contro Jack prima di mostrargli il suo robottino verde e metterlo accanto a quello che aveva fatto il ragazzo. Brontolò nella sua lingua mentre sottolineò i diversi difetti del suo giocattolo.
"Questo non ti aiuto visto che sono chiaramente identici" insistette Jack mentre cercava di riprendersi il suo robot, ma lo yeti non glie lo permetteva.
Si lasciò un sfuggire uno sbuffo frustrato, seduto su un tavolo del laboratorio, aiutando un certo yeti a re-pitturare i robot che aveva accidentalmente fatto cadere il giorno prima a cause dell'incidente dell'aereo giocattolo. Tutto quello che faceva però non andava bene per lo yeti. Era ovviamente ancora arrabbiato con lui per aver rovesciato la sua preziosa piramide di robottini. Jack cercò di mantenere la calma e fare solo quello che gli era stato detto, ma l'animale era un perfezionista e al ragazzo non importava molto. I bambini non avrebbero notato nulla di diverso se il loro robot non aveva i falsi pulsanti e circuiti sul petto.
Dopo altri cinque minuti di insegnamento in una lingua che a malapena riusciva a capire, Jack si lasciò sospiro drammatico  prima di lanciare il pennello in un bicchiere d'acqua vicino. Baby Tooth alzò gli occhi delle sue piccolissime dita sporche di pittura al tavolo dell'officina, intuendo che Jack stava per andarsene. Chiunque lo conoscesse sapeva che non era una cosa da lui stare fermo in un punto per tanto tempo.
"Lascia perdere! Aiuterò con qualcos'altro dal momento che non sono ovviamente tagliato per fare il pittore di robot"
Mentre Jack saltò giù dal tavolo, lo yeti cominciò a riparare il disastro che aveva fatto lo spirito. Prese il suo bastone e salutò con due dita l'animale scontento. Lo yeti brontolò e fece un forte verso sprezzante come per dire "buon viaggio!".
Jack si limitò a ridere prima di cominciare la sua passeggiata lungo il laboratorio, scavalcando elfi e osservando il lavoro degli yeti. Alcuni di questi gli rivolsero occhiate di avvertimento, ma lui li ignorò. Non poteva biasimare il loro essere sospettosi. Poteva spudoratamente ammettere di essere un piantagrane, e ne era anche orgoglioso. Così, quando si ritrovava senza sorveglianza, spesso sfruttava al meglio la situazione, il che di solito rallentava tutto il lavoro dell'officina. E gli yeti non apprezzavano il rallentamento dei lavori.
Indipendentemente da questo, aveva ancora intenzione di aiutare. Non che si aspettava che qualcuno chiedesse aiuto. Facevano le stesse cose da secoli, dopotutto. Tuttavia, Jack non aveva ancora intenzione di raggiungere Nord, così continuò a camminare.
Da come andavano le cose sembrava una giornata come tante, anche quella mattina, Nord diede l'ordine di velocizzare la produzione. Halloween era alle porte e per Nord quella festa fatta di costumi e caramelle era l'avvertimento che mancavano circa una cinquantina di giorni a Natale. Per un bambino può sembrare tanto, ma il tempo per Babbo Natale andava molto più veloce.
Nord amava chiamare i giorni dopo il Ringraziamento come il "tratto finale". Era specialmente durante l'autunno e l'inverno che Jack trascorreva metà del suo tempo ad aiutare nel laboratorio; l'altra metà era spesa a Burgess, dove stava con Jaime e i suoi amici.
A proposito, pensò Jack. Jaime deve essere tornato dal suo viaggio ormai.
"Hey Baby Tooth, facciamo una telefona a Jaime" disse Jack voltandosi verso la piccola compagna.
La fatina gli rivolse qualche versetto e annuì prima di allontanarsi dalla sua spalla e volare verso il tetto.
A causa del poco vento che si trovava in quello spazio limitato, lo spirito riuscì a malapena a seguirla. Rovesciò accidentalmente un paio di castelli fatti di Lego, ma avendo nella sua testa solo il dover chiamare Jaime, si limitò a ridere degli yeti invece di fermarsi e aiutarli.
Ci penseranno loro.
Da quello che ne sapeva Jack, c'era solo un telefono in tutto il regno di Nord ed era uno di quelli vecchio stile, ingombrante e attaccato alla parte. Era un grande pugno nell'occhi, ma non importava. Funzionava ed era tutto ciò che davvero contava. Inoltre era già un miracolo il fatto che funzionasse. Stranamente il laboratorio di Babbo Natale non era esattamente famoso per la sua buona ricezione del telefono.
Dopo aver finalmente raggiunto il salotto dove Nord teneva l'antico telefono poco utilizzato, si chiuse la porta alle spalle e si diresse verso la parete più lontana. Sollevò il ricettore e compose velocemente l'unica serie di numeri che aveva memorizzato e attese.
Per il suo dodicesimo compleanno, la madre di Jaime gli aveva regalato un cellulare "solo" per le emergenze e, da bravo ragazzo che era, il ragazzino seguì la regola. A meno che non lo chiamava lo spirito dell'inverno, naturalmente, il che non succedeva spesso dato che Jack preferiva vederlo di persona, ma a volte anche lo spirito aveva i suoi impegni e non poteva fare quello che voleva.
"Pronto" la voce di Jaime apparve dopo il terzo squillo.
"Ehi ragazzino, come va?"
"Jack!" il suo tono si rallegrò all'istante. "Sei tu? Da dove chiami?"
"Naturalmente sono io! Chi altro potrebbe essere, Babbo Natale? Il telefono è suo però" rise Jack. Sentì Abby abbaiare in sottofondo e Sophie gridare il suo nome.
"Sophie, zitta!" la mise a tacere Jaime. "Se la mamma vede che sono al telefono, non potrò più parlare con Jack"
Lo spirito aspettò ascoltando i rumori dall'altro capo del telefono. Jaime stava probabilmente facendo uscire dalla stanza la sua sorellina di cinque promettendogli un biscotto, o qualche altro dolcetto che avrebbe fatto rabbrividire Tooth.
Mentre aspettava, Jack si diresse verso una poltrona vicina e si lasciò cadere su di essa con un leggero sospiro. Grazie all'Uomo della Luna il cavo del telefono era abbastanza lungo da permetterglielo. Baby Tooth si teneva sospesa vicina al suo orecchio in modo che potesse ascoltare la conversazione. L'aria  che veniva spostata dalle proprie ali gli solleticava il collo, ma non la scacciò. Ormai ci era abituato.
"Mi dispiace, Jack. Sophie ha dormito per tutto il tempo in macchina ed ora è iperattiva"
"Nessun problema, tanto non ho niente da fare" lo rassicurò torcendosi pigramente il filo attorno al dito. "Com'è andata da tuo padre?"
"Bene..."
Jack riusciva facilmente ad immaginarsi il ragazzino alzare le spalle. Jaime era sempre entustiasta di raccontargli le sue visite a casa di suo padre. A causa della scuola e il fatto che il genitore vivesse in un altro stato, Jaime e sua sorella potevano visitarlo un weekend al mese, così il fine settimana in cui lui doveva andare a trovare il padre, il ragazzino saltava dalla gioia. Tuttavia, il suo recente viaggio era diverso a causa di un particolare motivo.
"Hai incontrato la nuova fidanzata di tuo padre?" chiese con cautela Jack. Circa una settimana prima dell'inizio del viaggio, Jaime ricevette una telefona da parte di sua padre dove lui gli riferiva che aveva iniziato una nuova relazione, e che desiderava che lui e Sophie conoscessero la ragazza in questione.
Il ragazzino non sembrava tanto sconvolto, ma Jack la notizia era un duro colpo per lui. Anche se i suoi genitori avevano ancora un rapporto accettabile, Jaime sapeva che non sarebbero mai tornati insieme; anche se, come qualsiasi altro bambino che avesse i genitori divorziati, lo sperava in silenzio. Ma ora che suo padre si era fidanzato, il fatto che i suoi erano separati era ancora più evidente, addirittura più di quando il padre si trasferì all'estero. Almeno allora, Jaime poteva fingere che fosse andato via solo per un viaggio di lavoro.
Jack si sentiva inutile quando affrontava questo discorso, era una delle poche cose con cui non aveva mai avuto un'esperienza diretta. Il divorzio era solo un concetto insonadabile quando Jack era umano, e anche se non lo fosse stato, non credeva che i suoi l'avrebbero fatto.
Odiava sentirsi così quando riguardava il suo bambino preferito, e sapeva che questo non avrebbe fatto che velocizzare la crescita di Jaime. Il Guardiano del divertimento non era qualificato per affrontare tutti i problemi moderni che Jaime però affronterà sicuramente. Poteva aiutarlo con il compito di storia e congelando i bulli a scuola, ma consigli sulle ragazze? Appuntamenti? Non pensateci nemmeno.
"...sì, l'abbiamo incontrata" borbottò Jaime.
"E vi piace?"
"A Sophie sì, ma lei a cinque anni, gli piacciono tutti. Ho pensato che non era male...è brava nel computer come me, mi ha fatto vedere come trovare un virus sul mio portatile"
"Vedi? Te l'avevo detto che non sarebbe stata così male" disse Jack cercando di mantenere allegra la conversazione. "Devi fidarti di me, ragazzino"
"Sì, credo di sì" ridacchiò di malavoglia lui. "Suppongo che non hai tutti i torti, sai? Ho solo bisogno di tempo per affrontare la cosa."
"Così si fa, campione" disse lo spirito orgoglioso. "Devi essere positivo e pensare ad un cosa alla volta."
"Allora, come mai chiami dal laboratorio di Nord? Il tempo non è male qui, potresti farci visita."
"No, non proprio. Sono bloccato qui finchè non risolvo il casino che ho combinato ieri."
"Che hai fatto?"
"Ho preso un aereo giocattolo e con questo ho quasi decapitato Bunny" sorrise Jack prima di aggiungere in fretta: "Per caso"
Sentì Jaime scoppiare a ridere dall'altro capo del telefono. A differenza dei suoi compagni guastafeste e la spietata Alice, sapeva che Jaime avrebbe visto la parte divertente di tutto. Lui sarebbe sempre stato dalla sua parte qualsiasi cosa fosse successa, anche se questo la avrebbe messo sulla lista dei cattivi.
"Non ci credo! Ti ha picchiato dopo?"
Lo spirito dell'inverno sbuffò. "Pfff, come se potesse! Bunny conoscerà il Tai Chi, ma questo non vuol dire che riesce a centrare l'obiettivo."
Jaime continuò a ridere per un pò fino a che riuscì a smettere. Ricominciarono a parlare del suo viaggio, finchè si sentì sua madre chiamarlo al piano di sotto.
"Devo andare a mangiare ora"
Jack stava per salutarlo, ma prima che potesse farlo gli balenò un'idea in mente. "Ehi aspetta, puoi farmi un favore?"
"Adesso?"
"No, non ora" scosse la testa lo spirito, anche se ovviamente non poteva essere visto. "Appena puoi"
"Certo" sorrise Jaime, sempre pronto ad aiutare l'amico. "Di che si tratta?"
"Cercare tutte le informazioni che si possono trovare su Alice nel Paese delle meraviglie, l'autore e la ragazzina su cui è basato, Alice Liddell"
"Uhm, okay" rispose il ragazzino un pò confuso. "Posso, ma perchè?"
Jack sorrise e si alzò in piedi. "Te lo dico quando vengo da te. Ciao!"
Prima che Jaime potesse dire altro, lo spirito riattaccò il telefono e uscì dalla stanza seguito da Baby Tooth.
 
-O-

NOTA AUTRICE: Ciao a tutti! Perdonate l'immenso ritardo, ma ho avuto tantissimi casini. Comunque, il capitolo l'ho dovuto dividere in due perchè era lunghissimo e volevo farvi un bel regalo per il nuovo anno.
Se vedete errori e perchè ogni tanto qualcosa mi è sfuggita, ero stanchissima e super raffreddata, ma mi sono imposta di finirlo solo per voi.
Che ne dite? Vi piace?
Ringrazio _Abyss_ e Shiera Blaze per le recensioni e tutti quelli che hanno messo la storia tra preferite, seguite e ricordate. Grazie mille a tutti voi!
Link per la storia originale: https://www.fanfiction.net/s/8753693/8/Winter-Wonderland.
Recensite in tanti, sia qui che nella storia originale! Kisses, Emy.

P.S: Buone feste a tutti!

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Capitolo 9
*** Un giorno al laboratorio (parte 2) ***


Capitolo 8: Un giorno al Laboratorio (parte 2)

Si torna nella mischia; pensò Jack.
Mentre lo spirito camminava tra i tavoli della zona dedicata alla pittura, Baby Tooth volava tra le case delle bambole, a volte entrando dentro una di esse e fingendo di cucinare o a sistemarsi le penne davanti davanti a un piccolo specchio nella camera da letto. Jack ridacchiò a quei giochetti mentre continuava a camminare, lasciandola esplorare. Sarebbe comunque riuscita a raggiungerlo più tardi, eventualmente. Era sempre stato così quando lui visitava il Polo Nord. Anche dopo che Tooth tornava al suo palazzo, la sua sottoposta rimaneva con Jack ancora per un paio di giorni. Alla regina delle fate non sembrava importare finché sapeva che lui si sarebbe preso cura di lei.
Sicuramente non le dispiaceva la sua compagnia, anche se Baby Tooth riusciva a comunicare solo con degli squittii e acuti versetti. Riusciva ad ascoltare, capire e in qualche modo rispondere. Questo era più che sufficiente per Jack, specialmente in confronto a quello che aveva prima; solitudine per circa trecento anni.
Mentre aggirava con grazia un paio di elfi che intralciavano la strada, il ragazzo arrivò a un tavolo di pittura dove c'era uno yeti grigio accovacciato per terra di fronte ad esso. La creatura aveva un braccio mezzo incastrato sotto il tavolo, gli occhi socchiusi che mostravano la sua concentrazione. Doveva essergli caduto qualcosa, ma a causa delle sue dimensioni faceva fatica a riprenderlo.
Cogliendo al volo l'occasione di poter aiutare, Jack raggiunse lo yeti e gli diede una pacca sulla spalla.
"Hey, ragazzone" gli sorrise, come per dirgli che non era lì per causare problemi dato lo sguardo diffidente dell'altro. "Non ti preoccupare, te lo prendo io. Fai solo un passo indietro"
Lo yeti sembrava ancora un po' scettico, ma decise comunque di ritrarsi, dandogli la possibiltà di inginocchiarsi. Il suo sorriso crebbe quando si rese conto che per una volta uno degli yeti era disposto a fidarsi di lui. Non volendo che questo rimpiangesse la sua decisione, si abbassò a terra e guardò sotto il tavolo. Ci volle meno di un secondo per individuare l'oggetto che lo yeti stava cercando; un giocattolo mezzo dipinto era a terra in fondo al tavolo. Lo spazio tra il ripiano e il pavimento era poco, per questo la creatura si era trovata in difficoltà, ma non era certo un problema per uno come Jack, dato il suo essere pelle e ossa e avere lunghe braccia.
Lasciò il suo bastone affianco a lui e si appiattì per raggiungere il giocattolo. Appena riuscì ad afferrarlo, arretrò e in un lampo era di nuovo seduto sulle ginocchia.
"Ecco qui" disse dando l'oggetto allo yeti.
Questo fece un cenno verso di lui e brontolò qualcosa che doveva essere un "grazie". In risposta annuì e lo guardò tornare al suo posto. Istintivamente, allungò la mano per riprendere il suo bastone, ma si congelò sul posto quando la sua mano non incontrò nulla che non fosse il pavimento di pietra. Il panico gli attanagliò lo stomaco quando vide che era sparito. I suoi occhi azzurri percorsero tutto il pavimento attorno a lui, alla ricerca della cosa più preziosa che aveva, durante il disperato tentativo di non dare di matto proprio lì in officina. Forse uno degli yeti lo aveva accidentalmente preso a calci, o forse lo hanno preso alcuni elfi mentre non stava guardando. Sentì un brivido di terrore percorrergli la schiena alla sola idea.
Il suo cuore batteva forte nel petto, finché non vide qualcosa di sfuggito che catturò la sua attenzione. Alzò lo sguardo per vedere uno stivale nero a solo qualche centimetro dal suo viso. Lentamente, i suoi occhi arrivarono fino a superare le fibbie argentate della calzatura, passare le calze bianche a strisce nere, e quasi saltò all'indietro quando raggiunse il familiare bordo di un abito blu.
Era come se Alice si fosse materializzata dal nulla. Era seduta così vicina a lui e non si era nemmeno accorto del suo arrivo. Non c'era stato nessun cambiamento nell'aria, né la sensazione che qualcuno lo stesse osservando causandogli la pelle d'oca.
Ricomponendosi, Jack si alzò e guardò la ragazza seduta sul tavolo con le gambe incrociate, il piede che andava a ritmo con una silenziosa melodia. Non era strano il fatto che lei non sapesse che lui aveva scoperto della sua apparizione. Stava curiosamente osservando il bastone di Jack, rigirandoselo tra le mani.
Il ragazzo era sia sollevato che terrorizzato alla vista. La prima perché questo voleva dire che gli elfi non stavano cercando di mangiarlo, e la seconda perché era nelle mani di Alice. Non sapeva cosa avrebbe fatto, ma diverse possibilità gli attraversarono la mente e nessuna di queste sembrava piacevole. In una di esse c'era Alice che rompeva a metà il legno invecchiato battendolo sul ginocchio, oppure lo avrebbe affilato con qualche arma per poi usarlo per pugnalarlo.
Ma Alice non fece nessuna di queste cose. Lo sollevò di poco più vicino al viso per analizzarlo meglio, passando le lunghe dita su tutta la sua superficie. Cercava di scorgere gli intricati disegni di gelo che aveva notato la notte precedente quando era in mano a Jack, ma questi non c'erano.
"Perché te lo porti dietro tutto il tempo? Qual'è il suo scopo?"
Jack cercò di riprenderselo, ma Alice lo allontanò impedendoglielò. Non gli piaceva quando le persone toccavano il suo bastone senza il suo permesso, ma non era così disperato da tentare di lottare contro di lei visto che il tavolo era abbastanza alto da permetterle di sferrargli un calcio all'altezza dei reni.
Non sapendo cosa fare a mani vuote, Jack incrociò le braccia in attesa che gli fosse stato restituito ciò che gli apparteneva. Alice quasi rise per l'ironia della situazione. Proprio ieri sera i ruoli erano invertiti, dato che lui aveva il suo bastone e fingeva di ignorarla, mentre lei stava a braccia incrociate.
"Mi aiuta a controllare i miei poteri. Inoltre mi fa sembrare figo, quindi ridammelo".
"Non puoi usare i tuoi poteri senza questo?" domandò.
"Solo un po', ma non sarei così forte".
"Sarebbe davvero spiacevole se tu lo perdessi".
Jack cacciò dalla sua mente alcuni ricordi alle parole di Alice, i quali riguardavano specialmente lui che veniva isolato nell'artico dal re degli incubi. "Sì, dimmi qualcosa che non so".
"Tipo che ti sei inginocchiato sulla vernice?" chiese Alice indicandogli i pantaloni. "E' tutta sul tuo ginocchio".
"Cos-?" Jack abbassò lo sguardo per trovare una macchia di pittura viola sui suoi calzoni. "Oh, andiamo! Li avevo appena lavati!"
In equilibrio su un piede solo, il ragazzo afferrò il ginocchio coperto di vernice e cercò di togliere il liquido, solo per riuscire a macchiarsi anche le mani.
"Grandioso" borbottò sfregandosi le mani. "Per una volta che cerco di aiutare cosa ottengo in cambio? Vernice su tutti i pantaloni!"
Il suono della risata di Alice lo fece quasi cadere all'indietro. Le braccia ondeggiarono nel tentativo di riacquistare l'equilibrio, mentre la gamba che prima era sollevata tornò a terra. Doveva sembrare un'idiota dato che saltellava su una gamba e sbatteva le braccia come se fosse un gabbiano pazzo. Si voltò a guardarla con occhi spalancati. Lo stava fissando con un sorriso divertito mentre il suo bastone era posato in grembo, un sopracciglio arcuato nel vedere la sua espressione sbalordita.
Quasi arrossì quando si rese conto quanto la situazione fosse imbarazzante per lui. Se Alice non pensava che fosse completamente pazzo, lo avrebbe pensato ora.
Ha appena riso o sbaglio?; pensò Jack tra sé e sé mentre studiava lo spirito di fronte a lui. Era abbastanza sicuro di averla sentita ridere. In realtà era meglio definibile come una risatina, il che era impossibile. Alice non sembrava il tipo di ragazza da ridacchiare. Forse da ridere maniacalmente vedendo soffrire gli altri, ma non ridacchiare.
"Stai bene?" gli chiese inclinando la testa di lato.
Jack si raddrizzò, sforzandosi di non trovare l'espressione di Alice "abbastanza carina". Aveva visto molte adolescenti di Burgess fare la stessa cosa, ma di solito lo facevano per ottenere qualcosa gratis da un commesso di sesso maschile. Anche se metteva seriamente in dubbio il fatto che Alice stesse flirtando con lui.
"Sì, sto bene" insistette togliendo la polvere immaginaria dal suo cappuccio. "Posso riavere il mio bastone?"
Sentiva il bisogno di agitarsi sotto i penetranti occhi di Alice. Strinse le labbra pensierosa mentre diede allo spirito dell'inverno un lento sguardo scrutatore. Lo stava mettendo a disagio e lo sapeva. Si rese conto che questa doveva essere la sua vendetta per essere stato così fastidioso la notte scorsa. Lei era il gatto e lui il topo che era stato catturato dalle sue zampe.
"Eccolo" disse Alice gettandogli il bastone. "E' comunque insignificante, proprio come il suo proprietario."
Okay, questo era fuori luogo.
Prima che Jack potesse anche solo pensare a una risposta spiritosa, Baby Tooth spuntò da dietro di lui e si fermò a qualche centimetro dal viso di Alice. Puntò un dito verso di lei in tono accusatorio, mentre squittiva furiosamente intanto che la ragazza la guardava, la quale non sembrava influenzata da quei cigolii arrabbiati. Si limitò a inclinare nuovamente la testa di lato e diede alla creaturina un sorriso curioso.
"Ma ciao" mormorò sottovoce. Nonostante l'espressione frustrata di Baby Tooth, Alice allungò un dito per toccare con leggerezza il suo stomaco. La fatina spinse via il dito e incrociò le braccine con uno sbuffo. "Sei proprio una bella creaturina."
Baby Tooth si congelò sul posto e allontanò il broncio dal suo viso. Arrossì e cominciò a girarsi timidamente i pollici, mentre la sua rabbia verso Alice era stata completamente dimenticata. Jack alzò gli occhi al cielo quando la fatina tornò lusingata sulla sua spalla.
"Traditrice" mormorò il ragazzo sottovoce. Spostò gli occhi su Alice, sorprendendola a guardarlo. Portò una mano a grattarsi la nuca, cercando di non farle notare il fatto che il suo aspetto lo disturbasse. "Dov'è la tua tenera tata?"
"E' andato al palazzo di Tooth questa mattina" rispose lei guardandosi il bianco grembiule. "Ha detto che tornerà questa sera."
Jack annuì mentre faceva roteare pigramente il suo bastone. "Sono sorpreso che l'abbia accompagnata. Solitamente, quando Bunny è teso o preoccupato per qualcosa, nessuno riesce a catturare la sua attenzione. Non lo avevo visto comportarsi così con nessuno prima, nemmeno con Sophie."
Alice sbatté le palpebre confusa. "Chi?"
"Solo una bambina a cui Bunny si è affezionato" Jack rise ricordando tutte le visite che il coniglio aveva fatto a Sophie Bennett anche fuori dalla Pasqua.
La mano che faceva girare il bastone si fermò quando vide l'espressione cupa di Alice. Prima che potesse chiedere cosa non andava, la vide ruotare il viso lontano da lui, mentre le mani afferrarono il bordo del tavolo e spostò il peso sulle braccia. Intuendo che lei volesse scendere, gli venne naturale allungarle una mano per aiutarla. Alice si fermò quando vide la mano tesa e la guardò per diversi secondi con un'espressione vuota sul viso.
Proprio quando si convinse che avrebbe ricevuto uno schiaffo o un insulto, sentì le sue dita sottili sopra le proprie. Lasciò perdere la sua sorpresa e strinse la mano della ragazza, sostenendone il peso mentre lei saltava giù dal tavolo.
Per lui che era abituato al freddo e al ruvido, trovò la pelle della sua mano sorprendentemente calda e morbida. Fu allora che Jack si ricordò che lei fosse una persona viva, esattamente come chiunque altro. Tra tutti i guardiani, solo lei e Nord erano gli unici che potevano sembrare ancora umani.
Non appena sentì i piedi saldi a terra, Alice allontanò la propria mano da quella di Jack e la portò dietro la schiena con l'altra. Era sorpresa di trovare la sua pelle così fredda. Il suo aspetto e i poteri dell'inverno poteva farlo intuire, ma la sensazione le aveva fatto venire la pelle d'oca. E non solo a causa della temperatura al di sotto della media normale, anche il contatto aveva a che fare con questo. Era un po' che non lo faceva, ma si era sentita come se avesse immerso la mano nell'acqua ghiacciata.
Entrambi rimasero immobili, persi nei loro pensieri, non capendo perché l'atmosfera intorno a loro si era fatta più pesante. Non si stavano guardando l'uno negli occhi dell'altro, erano solo vicini. Alla fine, Alice si ricompose e tornò a guardarlo
Si schiarì gentilmente la voce per ottenere la sua attenzione. "La ringrazio per la vostra assistenza, signor Frost".
Jack quasì alzò gli occhi al cielo a quelle formalità. "Di niente, Alice."
Se lei avesse capito il suo invito di chiamarlo per nome, non lo diede a vedere. Si limitò a raddrizzare appena la schiena e a sollevare la testa con confidenza.
"Bene, sono sicura che abbiate ancora molto da fare" disse con un altro sorrisetto divertito. "C'è ancora un grande mucchio di fili e plastica da sistemare al piano principale."
Il ragazzo si grattò pigramente la guancia, non vedendo l'ora di cominciare il suo prossimo lavoro. "Oh sì...me ne occuperò io. Forse."
Gli lanciò un'occhiataccia prima di scuotere la testa e cominciare ad allontanarsi. In un primo momento, Jack non fece nulla per fermarla, ma dopo alcuni secondi di cammino, si voltò.
"Ehy Alice!"
Lei si girò per vedere lo spirito dell'inverno raggiungerla, fermandosi proprio davanti a lei.
"Sai quella bambina di cui ti ho appena parlato? Sophie?"
"Sì?" rispose a braccia incrociate.
"Beh, lei ama veramente, e dico veramente tanto, i libri che parlano del Paese delle Meraviglie e il suo compleanno sarà tra poco..." Jack smise mentre guardava la ragazza di fronte a lui, cercando di captare una sua possibile reazione.
"Quindi?"
"Sarebbe il suo miglior regalo di compleanno quello di poterti incontrare" disse indicandola con una delle sue pallide mani. "Anche a suo fratello non dispiacerebbe vederti."
Per qualche istante, Alice non disse nulla. La sua espressione impazziente rimase sul suo volto, ma poi, con non-curanza, scosse la testa e si allontanò.
"A loro piace la Alice della storia" rispose con il viso leggermente voltato mentre continuava a camminare. "Non me."
Qualsiasi persona intelligiente avrebbe capito che la discussione era finita e che la sua risposta definitiva era no, ma purtroppo aveva a che fare con Jack Frost, e Jack Frost non rinuncia facilmente.
Manipolò con facilità l'aria attorno a lui e saltò, atterrando proprio davanti ad Alice. Quello fu un gravissimo errore.
Non aveva solo bloccato il suo percorso, ma era anche riuscito a spaventarla. Jack sapeva che spuntare davanti a qualcuno poteva davvero spaventarlo da morire, soprattutto se non si sapeva che lui poteva volare, ma non credeva che questo avrebbe scatenato una reazione così violenta da parte di Alice. Si sarebbe aspettato che lei sarebbe saltata l'indietro, che il respiro si faceva pesante, o che gli avrebbe urlato contro, ma non poteva immaginare di potersi ritrovare una lama letale vicinissima al suo viso. Si era mossa così velocemente che non aveva nemmeno visto il coltello fino a che non era di fronte a lui, la superficie decorata illuminata dalla luce del laboratorio.
Il giovane guardiano barcollò all'indietro e quasi andò a sbattere contro uno degli yeti che portava una pila di regali incartati. La creatura inciampò, ma riuscì a mantenere l'equilbrio per poi arrabbiarsi contro il goffo spirito che quasi lo aveva fatto cadere. Jack allungò una mano per aiutarlo, ma sussultò quando questo lo strattonò infastidito con il suo braccio peloso e lo lasciò da un'altra parte. Il ragazzo gridò delle scuse prima di tornare da Alice.
La lama era ora abbassata, ma ancora stretta nelle sue mani. Si librava in difesa della sua padrona, come se lei si aspettava ancora di essere aggredita. Sembrava pronta a scuoiarlo vivo e lui non poteva fare a meno di fissare l'arma. Attorno ad essa era raccolta una sorta di aura blu, quasi fosse infiammata e sembro ancora più pericolosa dati gli occhi letali di Alice.
"Che cosa pensavi di fare, deficiente!" gridò furiosamente. "Spaventarmi in questo modo! Avrei potuto farti facilmente a fette!"
"Beh, non sapevo che mi avresti puntato addosso un coltello!" urlò lui in risposta, ma si fermò quando notò che tutta l'attenzione era su di loro. In fretta cercò di farle abbassare la voce. Ogni sorta di disturbo nel laboratorio avrebbe sicuramente attirato l'attenzione di un certo spirito natalizio, e Jack non aveva idea di come potesse spiegare il fatto che Alice brandiva un coltello contro di lui.
"Scusami!" disse con voce rauca, una delle sue mani alzate davanti a lui. "Voglio solo parlarti. Quindi, ti prego, puoi abbassare la voce? Sono già abbastanza nei guai."
"Di cosa vuoi parlare, Frost?"
"Il discorso di prima. Quei bambini vorrebbero davvero conoscerti" insistette sapendo di dire la verità. Appena Jaime avrebbe scoperto che Alice era reale, avrebbe sicuramente fatto i salti di gioia. Una volta gli aveva detto che c'erano effettivamente altri spiriti oltre ai Guardiani, ma è riuscito a descriverli, mai a farglieli incontrare. Era sicuro che anche Sophie ne sarebbe stata felice.
"Ancora questo?" scosse la testa incredula. "Ho detto di n-"
"A loro non interessa se non sei la Alice delle storie!" sapeva che la stava probabilmente snervando, ma era determinato a dimostrarle che Jack Frost non si tira indietro. Alice non era l'unica ad essere sempre determinata da quelle parti.
"Jaime sa che tutti gli spirito non sono come vengono visti, specialmente di questi tempi. Lui sarà felice però di incontrare la vera Alice. E Sophie è abbastanza intelligiente per i suoi cinque anni, capirà come stanno le cose."
Alice incrociò le braccia e serrò le labbra mentre considerava quell'offerta. Mentre Jack aspettava una risposta, si accorse che la lama era sparita appartentemente nel nulla. Non c'era nessuno posto in cui lei poteva tenerlo e non fosse visto. A meno che non era nel suo vestito, in questo caso, non aveva voglia di soffermarsi troppo su questo dettaglio.
Alla fine, la ragazza si lasciò sfuggire un sospiro mentre le braccia tornarono lungo i fianchi.
"Quando è il suo compleanno?"
"Dopodomani" rispose cercando di contenere il suo entusiasmo. "Il giorno prima di Halloween."
Ci fu un'altra lunga pausa, prima che lei scosse di nuovo la testa. Il sorriso di Jack scomparì, temendo che rifiutasse di nuovo.
"E va bene, ci sarò" disse non credendo alle sue stesse parole.
Il ragazzo smise di contenere l'entusiasmo. Emise un grido trionfante e lanciò un pugno in aria, il fiasco del coltello venne completamente dimenticato. Alice alzò appena gli occhi al cielo alla sua reazione esagerata e fece per andarsene. Quando lui lo notò, la chiamò di nuovo.
"Ehi, dove vai?"
"Solo nella mia stanza per la notte" rispose lei continuando a camminare. "Dimmi quando torna Bunny, per favore."
Grato che lei avesse accettato, si limitò ad annuire. "Consideralo fatto. Ma perché così presto?"
"Per nessun motivo, sono solo molto stanca."
 
-O-

NOTA AUTRICE: Okay, anche stavolta sono in ritardo, perdonatemi. Ammetto però di essermi divertita a tradurre il dialogo tra Alice e Jack, il loro rapporto di amore-odio è davvero esilarante.
Sì, se non si è capito, amo il personaggio di Alice, credo di averlo detto per la miliardesima volta. Voi che ne pensate? Vi è piaciuto questo capitolo?
Voglio ringraziare tutte le persone che stanno seguendo la storia, davvero grazie.
Link per la storia originale: https://www.fanfiction.net/s/8753693/8/Winter-Wonderland .
Recensite, please, ogni vostro pensiero è di grandissimo incoraggiamento per me!
Kisses, Emy.
 

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