Wanted

di Tabychan
(/viewuser.php?uid=861191)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** Born to fight ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Un soffio di vento scosta la tenda del grosso finestrone centrale della stanza da letto, facendo illuminare il viso di Rookie da un ancora pallido raggio mattutino. Faccio per girarmi e coprirlo, ma è troppo tardi: gli vedo fare una smorfia seccata, cosa che non mi stupisce visto che conosco bene quanto poco ami essere svegliato dal sole, e allora lo abbraccio da dietro la sua schiena cercando di mitigare il danno.
«Buongiorno, amore mio!»
Io sono Erica, Erica e basta. Non ho cognome né famiglia, sono stata  allevata come un soldato a causa della mia affinità con gli elementi della terra e del fuoco. Acqua passata ad ogni modo, visto che ora vivo con Rookie, il mio fidanzato, a casa sua.
Lui ha sette anni e circa venti centimetri meno di me, è figlio della potente famiglia Saintpeter, ricco, nobile, intelligente, un po' stronzetto, e adorabilmente bello. Insomma, faccio la parassita.
Accarezzo i suoi capelli viola mentre lui mugugna qualcosa seccato, di cui colgo un paio di imprecazioni e il monito di far togliere la vetrata. Non sono un'esperta né di ragazzi né di relazioni, ma visto che di solito le coccole piacciono a tutti decidi di scoccargli un bacione sulle guanciotte, che perlomeno interromperà il suo brontolare.
Funziona: Rookie si gira verso di me e inizia ad accarezzarmi a sua volta i capelli.
«Buongiorno amore, ho detto!»
«Buongiorno, principessa. Scusami, meditavo sull'utilità di quella finestra. La farò murare.»
«É l'unica cosa che ti sveglia, se la chiudi passeremo tutta la giornata a letto!»
«...non vedo dove stia il problema.» Eccoli lá, lui e i suoi occhietti gialli da birbante nonostante ancora mezzi addormentati, sarò io vecchia ma mi domando come faccia un corpicino così mingherlino a contenere tanta malizia. Evito comunque di domandare e mi limito ad approfittare del gusto delle sue labbra. E della sua lingua. Ah, i ragazzi d'oggi.
«Dove ti manda oggi il governatore...?» Rookie è il luogotenente dell'esercito governativo di questo paese, uno dei pochi rimasti da quando la maggior parte delle truppe sono state decimate dall'esercito dei ribelli. Di cui io, più o meno, faccio parte. La situazione è quindi questa: io vivo nella villa miliardaria di uno dei miei più pericolosi nemici, che io stessa tempo fa ho preso a pugni tra l'altro, che ucciderebbe i miei compagni a vista... ma che non sfiora me nemmeno con un dito. E viceversa, s'intende... non siamo proprio una coppia da copertina. Anzi, direi che entrambi viviamo sperando non venga mai il momento di fare una scelta.
«Al solito, andrò in giro fingendo di non sapere che ciò che il governatore sta cercando è già in mano vostra.»
«...Capisco... allora io credo andrò a fare qualche soldo, è da un sacco che dico di voler fare la cacciatrice di taglie ma non mi sono ancora mossa.»
«Non puoi rimanere in casa a fare la maglia, come tutte le principesse?»
«Non sono nemmeno capace di farla, la maglia...»
«Dovresti imparare- dice, alzandosi dal letto e cominciando a vestirsi con i suoi millemila strati tra camicia, giacca e mantello. Io faccio lo stesso. -Non mi piace l'idea che tu vada in giro da sola, non conosci il posto, è pericoloso. E se ti succedesse qualcosa io non potrei aiutarti, sai che non posso comunicare con te mentre lavoro.»
«Non ce ne sarà bisogno: metterò a terra qualche ladruncolo di strada, intascheró i soldi e via, di nuovo qua dal mio amore.»
«Vedi almeno di andare lontano, non vorrei mai che qua tra le taglie che ti ritroverai a controllare ci fosse anche la tua...»
«Andrò nei pressi del mio paese, tranquillo, là nessuno sa niente di questa storia.»
«Bene...» si avvicina e si alza leggermente in volo, in modo da poter raggiungere la mia altezza, mi abbraccia e mi saluta con un altro bacio. «A stasera... vuoi che ti apra un portale?»
«Non serve, grazie, prima devo fare un po' di compere... lucido per i tirapugni, cose così...»
«Shopping da ragazze insomma.» Un portale violaceo si apre dietro di lui, una ferita nell'aria circondata da qualcosa di simile a fiammelle nere. «A stasera allora, Erica.»  Dice, mandandomi un bacino.
«A stasera, Rookie... ti amo!»
Lui mi sorride, sussurra qualcosa che non riesco a cogliere e sparisce tra le ombre.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 2 ***


In realtà un portale avrebbe fatto comodo, ma non potevo dire a Rookie che non ho intenzione di andare da sola perché voglio portare con me anche sua sorella. Roxane Saintepeter è un bel tipetto vivace, ma è anche e soprattutto la figlia di un nobile casato, e come tutte le donne di quello status la trattano come nient’altro se non carne da matrimonio. Anche lei, come Rookie, ha particolari poteri magici che le permettono di creare illusioni, ma a differenza del fratello non le è concessa la possibilità di allenarsi e migliorare. Ovviamente prima che arrivassi io. Cioè, in realtà probabilmente mi caccerebbero a pedate nel sedere se le facessi davvero fare qualcosa di serio, così ogni tanto mi limito a darle qualche lezione di nascosto, come oggi.
Attraverso la città e la sua maestosa piazza traboccante di luci ed energia. Grandi palazzi, negozi forniti, cibo… a prima vista si potrebbe pensare a questo come un pianeta sfarzoso, se non fosse che praticamente tutto il benessere è concentrato in quest’unico luogo, solo qui, solo perché qui vive il governatore e a lui piace trattarsi bene. Basta infatti allontanarsi appena per vedere il vero volto della popolazione, un volto sfigurato dalla fame e dalla povertà di chi riesce a malapena a sostentarsi. Per questo combatto insieme ai miei compagni, per questo, nonostante tutto, non posso dare ragione a Rookie. Lui è un soldato fedele e un combattente astuto, le cui motivazioni forse non riesco a capire, o ad accettare…
…e questa è la sua villa di famiglia. Che in realtà è grossa quanto un villaggio intero, niente a che vedere con la casa in cui stiamo solo io e lui, già quella enorme. D’altronde il padre è il fondatore e dirigente della rete bancaria più grande del pianeta, il governatore stesso spende particolari attenzioni nei riguardi di questa famiglia, in modo da tenersela cara.
E io ho praticamente sottratto loro un figlio, che avrebbe potuto sposarsi con chissà quale nobildonna, e sto portando la figlia nei bassifondi a fare a botte. Dovrei cominciare a sentirmi in colpa, ci manca solo che faccia qualcosa anche al terzo fratello, il primogenito, e poi avrei completato il set.
Faccio un lungo giro passando dal chilometrico lato della casa fino a raggiungere il retro, dal quale si intravedono le finestre delle camere. Sono decine, ovviamente, ma quella di Roxy è semplice da trovare: c’è lei dentro. E infatti eccola lì, in piedi davanti ad uno specchio, intenta a pettinarsi i lunghi capelli dello stesso colore di quelli di Rookie, così come dello stesso colore sono gli occhi. Busso piano alla finestra e lei si gira subito, illuminandosi appena mi vede e corre ad aprirmi.
«Erica! Buongiorno! Perché non sei passata dall’ingresso principale? Ti avrei fatto preparare la colazione!» Esordisce abbracciandomi come se fossi io sua sorella.
«Ciao, Roxy! Meglio di no, in realtà sono qua in gran segreto, voglio proporti un’uscita… hai impegni stamattina?»
Alza le spalle con aria noncurante, tipica di chi sa che tanto una sua parola può annullare qualsiasi appuntamento.
«Qualche lezione, danza, pianoforte… le solite cose che mi fanno fare per tenermi impegnata e non farmi brontolare.»
«Dalla tua faccia non sembrano funzionare molto bene.»
«Infatti m’importa poco, ma serve al buon nome della famiglia. Già non sono sposata e non intendo diventarlo a breve, ci manca solo che passi anche per ignorante.»
«Beh, io ti vorrei portare in un posto dove non serve né saper ballare, né saper suonare il pianoforte. Ti va di venire a cacciare ricercati con me?» Per un attimo un lampo di entusiasmo le guizza negli occhi, per poi spegnersi subito.
«Cara Erica, tu sei tanto gentile a volermi coinvolgere nel tuo mondo vivace, ma se si scoprisse che la figlia dei Saintpeter litiga con i furfanti come se fosse una di loro, sarebbe un disonore enorme per la famiglia.>
«Ma sarà una cosa veloce, tanto per allenare la mano! Tu non correrai alcun rischio, ci penserò io a proteggerti! Poi basterà nascondere quei bei capelli viola, metterti un paio di pantaloni e passerai così inosservata che pure io potrei dimenticarmi di averti con me!>
Roxy abbassa lo sguardo e fissa perplessa il pavimento, continuando a pettinarsi i capelli con le dita, ma dopo qualche attimo la sua espressione torma solare: 
«Massí dai, non se ne accorgerà nessuno! Mio padre lavora, e a mia madre dirò qualcosa tipo che vado a fare compere in vista di un ballo, o simile!>
«Ottimo! -Esclamo entusiasta quanto lei, prendendole le mani- vedrai, sarà l'avvio di un nuovo, imbattibile duo di cacciatrici!»
«Le più belle e temute del continente! Ma aspetta qua un attimo per favore, vado a sottrarre qualche abito da uomo a mio fratello Rudy, tanto stanotte è tornato ubriaco e dormirà fino a pomeriggio inoltrato... Torno subito!»
Roxy si lancia fuori mentre io la guardo compiaciuta: sarà qualcosa di facile e divertente, tanto per far sfogare entrambe. Ne approfitto per ricaricare un po' le pietre trattate che uso per potenziare i pugni. Tiro fuori da un sacchetto un topazio grezzo di circa 4cm di diametro, la pietra che accumula l'energia della terra: la stringo tra le mani qualche secondo, facendola passare la magia da me alla pietra, e quando la riapro brilla di un giallo scuro. Ripeto il procedimento con un rubino, la pietra del fuoco, e proprio mentre rimetto tutto in saccoccia Roxy rientra vestita con un paio di pantaloni e una camicia evidentemente troppo grandi per lei.
«Eccomi! Come ti sembro?> Chiede lei, guardandosi allo specchio.
«Si vede che sono vestiti lussuosi, non sei molto credibile in realtà...»
«Oh, nessun problema!> Risponde, e inizia a strappare qua e là quegli abiti il cui valore probabilmente permetterebbe di sfamare una persona per un anno.
«Rudy non si arrabbierà...?»
«Ne prenderà altri. -Conclude lei fiera- Ma tu vieni con la gonna...? Vuoi che prenda dei pantaloni anche per te?»
«Non preoccuparti, a me danno fastidio perché li sento stretti... tanto questa è fatta apposta, guarda!»
Sollevò un lembo di stoffa sul fianco della gonna per mostrarle una cinghietta cucita all'interno, che stacco e riattacco su un bottone sistemato sulla cintura.
«Ecco vedi, così la stoffa si solleva dalla gamba e non impiccia! Certo, sembra un tendone da circo ma vabbé, basta che sia comodo...»
«Ma è geniale! Potrei farmene confezionare una così anche io!»
«Te ne regalerò una quando avrai imparato a combattere come Rookie!»
«Ah, allora... Ci vorrà un po'.»
Apre un armadio prendendo un grosso basco scuro, raccoglie i capelli e li copre con il cappello; poi estrae anche una mantellina con cappuccio e la porge a me.
«Questa però ti può servire, no?»
«Giusto, nasconderà il ciuffo! Un po' di mimetismo fa sempre bene!»
Indosso il mantello nascondendo ben bene la mia mazzetta di capelli rossi dentro il cappuccio, così almeno non spicca sul resto dei capelli castani come un faretto catarifrangente. Esco poi dalla finestra e traccio per terra le rune che mi hanno insegnato ad usare per teletrasportarmi. Anche Roxy esce in giardino, guardando stupita il cerchio completato che ora brilla di verde, come l'erba.
«É diverso dai portali di mio fratello...!»
«Esistono tanti tipi di magie, sai... io sono un po' stupida, ma tu sei portata, magari un giorno le imparerai tutte!» Mi sorride e ride.
«In quel caso le userei per far apparire un marito come si deve! Dai, è tutto pronto qua?»
Io annuisco: «Si, possiamo andare! Tieniti!»
La prendo in braccio e ci tuffiamo nel cerchio, sparendo nella terra.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 3 ***


Atterriamo in uno sporco vicoletto, sopra il cadavere di un topo di cui Roxy non nota la presenza e che io mi guardo bene dal farle notare. Usciamo da questa piccola traversa per imboccarci in una strada poco più grande ma non meno lercia, nella quale si notano le porte di legno marcio di un’osteria: ci avviciniamo schivando il vomito di un ubriaco e diamo un’occhiata ai manifesti appesi al muro.
«Ma questi hanno tutti taglie piccole!»
«Sono perlopiù ladri o assassini casuali, ma per noi andranno bene… tu non hai esperienza e io preferirei non uccidere…»
«Ok, se lo dici tu… oggi seguo te! Che ne dici di questi? Sono due, ma dalle loro taglie singole non sembrano granchè…»
Stacco il manifesto dal muro per guardarlo meglio: Bonnie e Rod Denver, ricercati per scippo, omicidio e altri reati minori.
«Massí dai, approfittiamo del 2x1.  Vada! Adesso entriamo a chiedere informazioni, e qua servirai tu.»
«Sono qua apposta! Ti aiuterò io!»
«Riesci a cambiarci l’aspetto con un’illusione? Per quanto così non siamo riconoscibili a due donne non diranno niente, gli uomini qua sono piuttosto stupidi.»
«Come quelli in tutti gli altri posti. Se tu sapessi con chi mi vogliono maritare…»
«Allora immagina che i due tizi siano tuoi pretendenti e sfogati su di loro.»
«Non farò il minimo sforzo.»
Roxy schiocca le dita e i nostri corpi diventano maschili, perlomeno in apparenza. Nel mio caso non cambia molto, ma fa comunque comodo.
«Possono andar bene così? A saperlo avrei portato Rudy, è lui l’esperto di estetica.»
«Sono perfetti, tanto ci serviranno per poco tempo.»
Entriamo nella locanda, fortunatamente quasi senza persone visto l’orario, e quelle poche che ci sono dormono. Faccio cenno a Roxy di avvicinarsi con me al bancone, dietro al quale l’oste sta cercando di tagliarsi le unghie con un coltello. Credo sia la prima volta che vedo un uomo del genere così concentrato sulla pedicure. Prendo il manifesto e lo appoggio sul tavolo, mentre Roxy passa in rassegna con aria schifata tutte le sedie cercandone una abbastanza pulita per sedersi. Magari la prossima volta le spiegherò come comportarsi in certe situazioni.
«Dove sono questi due?» Chiedo io.
«Come potrei saperlo, tesori?» Risponde l’oste, senza alzare lo sguardo dal piede.
«Nessuno lascia appese le taglie senza sapere di poterci guadagnare qualcosa. Sono tuoi clienti abituali?»
«Se ti aiutassi non lo sarebbero più, e io tengo alla mia clientela.»
Fingo di essere seccata guardando in alto: meglio fargli credere di essere importante, anche se ormai tutti sanno come trattare gli informatori.
A fianco mi si siede finalmente Roxy, soddisfatta sulla sua sedia scelta.
Beh, quasi tutti.
Lancio sul banco un sacchettino di monete d’oro che mi ero tenuta da parte per l’occasione, ma l’uomo mi guarda storto.
«Due persone volete voi…» E si porta una mano al petto indicando se stesso. A questo non avevo pensato. Addio stivaletti nuovi, dovrete aspettarmi un altro po’. Recupero altre monete e gli mollo anche quelle.
«…Girano spesso qua intorno, approfittando del fatto che conoscono il posto per metter su trappole. È probabile che ora stiano fingendo di dormire in qualche via, si vantano sempre di questo loro metodo che usano per trovare le vittime. Sono due idioti.»
Dovrebbe essere sufficiente: se agiscono di giorno su quelli che sembrano loro bersagli facili, basterà girare con il nostro vero aspetto. Mi alzo e usciamo entrambe dalla bettola.
«Beh, è andata bene mi sembra, no?» Chiede lei, facendo tornare normale il nostro aspetto.
«Si, abbastanza… Magari alla fine ti farò qualche osservazione, ora però dobbiamo stanare le nostre prede.» Mi tolgo la mantellina e prendo anche il suo basco, sciogliendole i capelli.
«Perché distruggi i nostri travestimenti ora? Ne andavo così fiera!»
«Perché quei due cercano polletti da spennare, e nessuno attira più di due innocue signorine che passeggiano in luoghi non adatti a loro. Teniamo gli occhi aperti comunque, se riusciamo a vedere loro prima che loro vedano noi sarà un vantaggio.»
Roxy annuisce ed entrambe ci mettiamo a girovagare nelle peggio viette della zona, chiacchierando volontariamente a voce alta di cose sciocche.
Per un paio d’ore abbondanti camminiamo lentamente senza incrociare nessuno che somigli alla foto sul manifesto, la cosa comincia a farsi noiosa e sia io che Roxy ci stiamo stufando. Ad un certo punto lei sbuffa e si butta a sedere su un muretto, su cui io salgo sopra in piedi.
«Che noia- sbotta infine- qua non c’è proprio nessuno! Non è affatto divertente!»
«Cercate qualcuno che possa farvi svagare, signorine?»
Entrambe volgiamo di scatto lo sguardo verso la voce: un uomo dalla barba e i capelli rossi, gli occhi languidi e il fianco sinistro del corpo coperto da una mantella si avvicina con aria da teppistello sicuro di sé.
Ci guardiamo scambiandoci un sorriso che dovrebbe sembrare “Ooh, ci ha rivolto le sue attenzioni!” ma in realtà vuole dire “É lui! Uno dei due!”
«Finalmente un gentiluomo!» Roxy si alza e fa un piccolo inchino a Rod o Bonnie, sul manifesto non c’era scritto chi era chi. «In effetti, confidiamo nella sua capacità d’intrattenimento… abbastanza famosa, tra l’altro.»
Fa apparire nella mano destra un coltello, e nella sinistra il manifesto con la taglia dei fratelli. L’uomo si stupisce, ma torna subito a ridacchiare e punta una pistola malandata sulla fronte di Roxy.
«Una cacciatrice di taglie, ma che carina! E mi dica, anche la sua amica lo è? Sarebbe un vero peccato c-»
Un mio calcio sinistro lo colpisce in pieno volto e lo manda a schiantarsi sul marciapiede dalla parte opposta della strada. Non è possibile, stava per iniziare uno di quei monologhi da cattivo delle fiction! Scendo dal muretto che mi ha permesso di colpire con tanta precisione, lancio a Roxy il fucile che lui ha fatto cadere e ne approfitto per sollevare e agganciare un lembo della gonna.
«Preparati a correre.» Le dico, senza smettere di fissare il nostro obiettivo. Che ha cambiato espressione, probabilmente anche perché un paio di denti gli sono partiti. Si porta una mano sul naso cercando di bloccare il sangue, ci guarda spaventato e scappa via.
Ah, finalmente.
Scatto in avanti seguita dalla mia compagna, dando inizio alla vera caccia.
L’uomo corre continuando a voltarsi, ma gli stiamo sempre alle costole. Ci lancia contro bottiglie vuote, vasi e qualsiasi oggetto gli capiti a tiro, ma basta uno schiaffo per toglierli di mezzo. Lo inseguiamo tra le vie, lui cerca di farsi scudo con le persone che trova, io spintono via chi mi si para davanti. È sempre più terrorizzato, non sa chi siamo, non ci ha mai viste prima e sa che saremo le ultime persone che vedrà. Conosce le strade, scarta nelle vie più piccole ma gli sto dietro rimbalzando sulle pareti. Si infila in un viottolo stretto e lungo, troppo lungo. É ora di farla finita.
Saltello appena per prendere lo slancio, con un carpiato gli atterro davanti e gli afferro il cranio mentre lui urla. Sollevo il topolino da terra tenendolo per la testa mentre lui si dimentica blaterando.
«Aspetta, aspetta, cosa vuoi?! Ti darò io i soldi della taglia!»
Mi avvicino alla sua faccia per parlargli, ma una schifosa alitata mi investe il naso. Gli sbatto il cranio contro un muro, girandomi di lato per la puzza. Lui urla di nuovo, ora lo ammazzo.
«Dimmi dov’è tuo fratello, così la faccio finita con entrambi.»
«A-ah, si, vuoi anche lui…? Te lo dirò ma mettimi giù, ti aiuterò, lo giuro, ti aiuterò io…!»
…mi aiuterà, figuriamoci. La stessa cosa che aveva detto R-
Roxy.
Ommioddio.
Mollo l’uomo e mi giro subito: non c’è. La chiamo prima a bassa voce, poi urlando. Nessuno risponde. Ho corso troppo, mi sono lasciata prendere dalla foga, l’ho dimenticata, perché?
Pensavo non sarebbe più successo.
L’ho persa.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Born to fight ***


Non c’è, non c’è da nessuna parte, corro non so dove, il tipo è scappato, non so a chi chiedere, non so cosa fare. Mi afferro la testa piena di pensieri che non smettono, ma prima era così vuota, prima correvo e basta, adesso non corro più, penso ma non so. Cado sulle ginocchia sempre tenendomi la testa così forte da poterla rompere, ma non si rompe, perché non si rompe, perché?!
Chiudo gli occhi.
Sbatto con violenza il capo per terra, un gong vuoto.
Lo sento. Il silenzio è tornato, i pensieri ricominciano a scorrere nella stessa direzione, la morsa delle unghie si allenta dalla mia fronte, in cui si erano conficcate.
Che pessima, pessima figura per una guerriera addestrata. Sistemo la gonna e mi siedo sul terreno, chiudendo ancora gli occhi, e ritrovo l’attimo di pace provato poco prima. Non so se sia stato più il contatto con la terra o la zuccata che ci ho piantato contro, ma ora riesco a percepire l’energia di Roxy. Normalmente non ne sarei in grado, non sono portata per la magia, ma saprei riconoscere quel tipo di potere ovunque: è lo stesso di Rookie. E ora lei lo sta usando, lasciando una debole traccia, per me appena sufficiente ad ottenere una vaga idea sul dove andare. Mi alzo, e mi avvio.
Se mi chiedessero cosa vuol dire “percepire l’energia di una persona” probabilmente non saprei come rispondere: è come un sesto senso, descrivere la sensazione sarebbe come descrivere la vista o l’udito ad un cieco o un sordo, e io non ci riuscirei.
Mi dirigo allora dove mi porta l’istinto, fino ad un ponte sotto al quale una grata aperta indica che qualcuno è entrato di recente nel sistema fognario.
Entro anche io e finalmente comincio a sentire delle voci: quella di Roxy e quella di un uomo di mezza età, direi.
«Hai intenzione di lasciarmi così ancora per molto?» Chiede la voce maschile.
Rimango stupita, ma quando li raggiungo la situazione si fa molto più chiara: il secondo dei due fratelli sta appeso ad un muro con dei coltelli a bloccarlo, mentre la mia amica si guarda le unghie appoggiata alla parete opposta. Non proprio ciò che mi aspettavo di trovare.
«Roxane…!» Lei alza lo sguardo e sorride con sorpresa.
«Erica, grazie al cielo!- Mi corre incontro e mi da un pugnetto in testa- Potevi aspettarmi, invece di fare quello showoff tra le vie! Io non sono veloce come te! Dopo essere rimasta sola e abbandonata questo tipo mi ha tramortita e portata qui, ma per fortuna l’immane puzza di letame mi ha svegliata e l’ho sistemato subito.»
«Sei stata bravissima, molto più di me. Io ho anche perso il bersaglio.»
«A quello si rimedia subito.»
Dal buio dietro di noi sbuca l’uomo che ho preso a calci prima, ancora malridotto e ancora con l’arma in mano. Roxy alza gli occhi al cielo e si scosta dalla parete.
«Sei davvero insistente. Tra l’altro tu sei già mezzo rotto, che siate uno o due la situazione per voi non cambia.»
«Per questo abbiamo la scorta.»
Un terzo uomo, né Rod né Bonnie, le appare alle spalle e le stringe la gola con un laccio, facendole istintivamente portare le mani al collo. A quel movimento i coltelli che reggevano il secondo fratello svaniscono, staccandolo dal muro, e lui si libera atterrando sul liquame.
«…Io sono la scorta. Rod, le tue battute fanno schifo quanto questo posto.» Sbuffa l’uomo che tiene stretta Roxy.
«Sta’ zitto, è già tanto che riesca a parlare.- Rod sputa per terra e si gira verso di me- Potrei prendere i denti che mi hai tolto dalla bocca della tua amica, che ne pensi, cagna?»
«Potremmo prendere un sacco di cose da queste… e poi venderle. Guardale, sono riccone, le nobili piacciono sempre.» Risponde il fratello che stava appeso.
«Piacciono anche a me in realtà…»
I tre cominciano a discutere. Roxy tenta di resistere alla morsa della corda e mi guarda cercando un’intesa, cercando di capire se ho un piano.
Ma io non ho un piano. Pensavo sarebbe stato tutto più semplice, che sarebbero bastati un paio di pugni, un calcio e tutto sarebbe finito lì. Invece ho messo per ben due volte la mia amica in pericolo, e stavolta siamo due contro tre, armati.
Sospiro e guardo in basso. Sono lucida. Purtroppo, forse.
In realtà ho un piano. Mi sono già ritrovata in situazioni del genere, e tutte le ho risolte sempre nello stesso modo. Ah, se solo non fossi così sicura. Se solo… riuscissi a ignorare questa parte di me.
In realtà, quando lavoravo nell’esercito mi avevano dato un cognome, anche se era più un soprannome: Redblood Erica, il fiore rosso sangue.
Ho sempre dato la colpa per la mia violenza alla mia personalità più focosa e iraconda, usandola forse come capro espiatorio per non ammettere che, in realtà, la lotta mi piaceva.
Ho sempre idolatrato la mia personalità più tranquilla, quella della terra, che mi donava spesso sensazioni di dolcezza e pace, per non ammettere quanto io stessa le trovassi false.
Ma temo di non essere nessuna delle due.
Come questi fratelli: due sono sul manifesto, ma in realtà un terzo giace nell’ombra.
Ma ormai è ora di smettere di accusare e giustificare.
Infilo le mani in tasca, e subito lo sdentato mi punta la pistola sul viso.
«Ferma lì e su le mani, wrestler in gonnella.»
«Volevo solo proporre uno scambio…- Estraggo le mie pietre- Ho queste con me, sono preziose. Ve le consegno, ma lasciate andare entrambe.»
Gli occhi dell’uomo si illuminano.
«Un topazio… e un rubino! Giganti!» Si avvicina per agguantarli. Ora si illuminerà anche il resto del corpo.
Accade tutto in un attimo: tengo il rubino nel palmo della mano destra e lo appoggio di colpo sul petto del ladro, che esplode. L’urto tra la mano e il petto libera parte dell’energia della pietra, scaraventando il cadavere carbonizzato a terra e, non appena nota la scena, il fratello che teneva Roxy allenta la presa: lei, fulminea, sparisce in una botola creata sotto i suoi piedi.
Io stringo il topazio nel pugno sinistro e colpisco Bonnie al collo con una gomitata dall’alto, che lo schianta letteralmente a terra. Collo spezzato, qualche altro osso rotto nell’impatto, deformato orribilmente, morto anche lui.
Il terzo è pietrificato, con gli occhi che guardano sgomenti i resti dei suoi fratelli. Si gira per scappare, ma viene trafitto in testa, petto e stomaco da tre coltelli: cade correndo. Roxy? No.
Da una galleria alla mia destra esce Rookie, intento a coprirsi il naso con il mantello.
«Ogni volta un posto sempre più schifoso, eh?»
Lo guardo stupita, faccio per aprir bocca e parlare, quando Roxy riemerge dalla botola che lei stessa aveva creato prima.
«Ma cos- Rookie…!»
«Eh già.» Si sposta davanti a sua sorella, coprendole la visuale sui cadaveri, la afferra per un braccio e le crea un portale alle spalle.
«Aspetta, aspetta…! Ti spiego, nessuno ci ha riconosciuto, è stato-»
«Bellissimo, lo immagino, glielo dico sempre anche io. Ne riparleremo a tempo debito.» Conclude spingendola dentro al portale. Lei mi fa un veloce cenno di saluto, che ricambio, prima di vederla sparire nella nebbiolina nera.
Rookie si gira verso di me visibilmente scocciato, ma devo avere una faccia davvero penosa, perché i suoi occhi si raddolciscono. Sospira e si avvicina.
«Hai fatto quello che volevi, hai preso a calci nel deretano tre borseggiatori della domenica, coinvolgendo anche mia sorella. Il tuo piano malefico è pienamente riuscito, eppure la tua faccia è peggio di quella di questi cadaveri.»
«Come mai sei qua…?» Si appoggia al muro vicino a me.
«Rudy mi ha chiamato lamentandosi che gli erano spariti dei vestiti. Lo stavo ignorando come al solito, ma quando ha accennato al fatto che Roxy non si trovava, ho cominciato a nutrire dei dubbi. E infatti, la mia principessa ha colpito ancora. La cosa peggiore è che vorrei sgridarti, ma il mio cuore da gentiluomo non riesce ad ignorare quell’espressione da gattino bastonato.»
«Da cane bastonato…»
«Preferisco immaginarti gattina.»
Sorrido per metà e mi appoggio alla sua spalla, abbassandomi un po’ e accoccolandomi.
«…Non volevo ucciderli… prima ho perso Roxy nella foga, e ora questo…»
Rookie alza gli occhi al cielo.
«Ancora con questi discorsi, principessa? Con Roxy hai fatto bene, spero si sia presa paura e si decida a rimanere al suo posto. Quanto a ‘sti qua… cosa c’era scritto sul manifesto?»
Prendo il foglio tutto spiegazzato dalla tasca e lo leggo:
« Bonnie e Rod Denver, ricercati per ricercati per scippo, omicidio…»
«Non quello, più sopra.»
«…Vivi o morti.»
«Esatto. Vedi, persino per chi ci guadagna con le loro vite è la stessa cosa. Loro sono morti, tu e Roxy no, tutto qua. Hai scelto la soluzione più rapida ed efficace.»
«Ma non per questo la migliore…»
«Non esistono soluzioni più belle, solo più comode.» Mi accarezza il braccio, mi prende per mano e mi accompagna al portale.
«…Comincio a pensare di non poter più fare a meno di te.»
«Dopo l’adrenalina da battaglia e la malinconia arriva il romanticismo?» Sorride nel suo modo furbetto, ma io scuoto la testa.
«No, non in quel senso… prima, quando ho perso la testa per un po’, mi sono tranquillizzata dopo aver sentito l’energia sì di Roxy, ma che mi ha ricordato la tua…- Appoggio la fronte al suo petto- È una cosa che mi spaventa, mi sembra di metterti sotto pressione…»
Lui si alza di qualche centimetro, mi solleva il viso baciandomi sulla fronte e mi accarezza.
«Beh, c’è chi si rilassa con la droga, chi con l’alcol, chi con le donne… se permetti l’alternativa da te scelta è di qualità molto superior- ma hai un bernoccolo?»
«Quello è l’altra cosa che mi ha tranquillizzata.»
«Mi dovrai raccontare parecchie cose.» Si avvicina al portale.
«Aspetta, devo andare a riscuotere la taglia!»
«Tu non hai bisogno dei soldi della taglia, non è per quelli che sei venuta.»
Mi blocco… non so cosa rispondergli. Prendo un lungo sospiro malinconico.
«Hai ragione… provare soddisfazione nel fare del male è ancora peggio del fare del male per soldi.»
«Non fare la vittimina ora… non è neanche il “fare del male” ciò che vuoi tu. Semplicemente- Alza le spalle e si avvia all’interno del portale- Sei nata per combattere.»

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3181972