Due

di Ayumi Yoshida
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte prima - Gli uomini non urlano al vento i propri sentimenti ***
Capitolo 2: *** Parte seconda – Men che meno Kushina Uzumaki ***
Capitolo 3: *** Parte terza - Battaglie intestine ***



Capitolo 1
*** Parte prima - Gli uomini non urlano al vento i propri sentimenti ***


Due

 

 

Parte prima – gli uomini non urlano al vento i propri sentimenti

 

“Oggi faremo pratica per l’utilizzo delle bombe fumogene!”

Il sensei era entrato in classe soltanto da pochi minuti, ma il mormorio tra gli alunni era già notevole: dovevano essere entusiasti di poter uscire in cortile in quel giorno di sole, perché di solito non si risvegliavano che a metà mattinata. Guardò alcune facce a caso e le scoprì tutte contente e illuminate. Soltanto la solita ragazzina se ne stava con lo sguardo basso e imbronciata in un angolo, le braccia conserte come a voler tenere gli altri a distanza.

“Mettetevi in coppia.” ordinò, e tutti si alzarono vociando, avvicinandosi a chi desideravano. Soltanto lei no. Se ne restò seduta nel suo angolino a testa ancora più bassa: sarebbe stato un bel problema. La guardò sospirando e si lanciò alla ricerca di qualcuno che potesse essere appaiato con lei: c’era soltanto Minato, l’alunno migliore del suo corso, che forse tutti evitavano per non essere messi in cattiva luce. Almeno per quel giorno il problema Kushina Uzumaki era stato evitato: sin da quando era arrivata a Konoha dal villaggio del Vortice, qualche settimana prima, non l’aveva mai vista muovere un dito per farsi accettare o per fare amicizia con gli altri.

“Kushina-chan, c’è Minato-kun che è rimasto da solo. Puoi fare coppia con lui!” suggerì in tono fintamente bonario. La bambina, però, non diede segno di averlo sentito, perché non si mosse di un millimetro. Aveva quasi deciso di costringerla ad alzarsi alzando la voce, quando vide che Minato si stava dirigendo verso di lei, e decise di lasciarlo fare. Avrebbe cominciato a far uscire gli altri bambini dall’aula e sarebbe stato a lui convincerla.

Minato si fermò a venti centimetri dalla sedia di Kushina, in attesa che lei lo degnasse di attenzione, cosa che non avvenne. Soltanto allora si schiarì la voce e sorrise.

“Mi chiamo Minato Namikaze, sono contento di fare coppia con te, oggi.”

Con una smorfia incredula, finalmente la bambina alzò la testa e lo guardò negli occhi. I suoi erano sgranati all’inverosimile: quel ragazzino non doveva essere normale. Non si erano mai parlati prima, e la salutava con quel fare tanto amichevole.

“Io sono Kushina Uzumaki, ma lo sai già. In classe non si fa che sparlare di me da quando sono arrivata.” replicò, piccata, sperando che lui scappasse a gambe levate. Il sorriso di Minato, però, si allargò senza diventare sarcastico o scherzoso. Alzò le spalle, come a dire: “Non ci pensare” e poi aggiunse: “Vogliamo andare?”

Sbuffando, Kushina annuì ed afferrò la sua sciarpa, sistemandosela attorno alla vita mentre seguiva fuori dall’aula il suo compagno di classe.

Il sensei li aveva condotti tutti nel cortile sul retro della scuola e aveva già fatto sistemare i suoi compagni uno accanto all’altro in una lunga linea che arrivava fino alla staccionata. Dovettero raggiungerli sfilando davanti a tutti mentre i parlottii si sollevavano e morivano nel momento in cui superava ognuno di loro. Irritata, si sistemò alla fine della fila, sorpassando anche Minato. Per quel motivo non li sopportava: non avevano neppure provato a fare amicizia con lei, quando si era trasferita a Konoha, l’avevano messa da parte e basta. Parlottavano sempre alle sue spalle, ridevano di lei quando credevano non guardasse nella loro direzione, guardavano con una smorfia i suoi capelli rossi. Era strano che Minato Namikaze l’avesse avvicinata con così tanta confidenza, doveva fare attenzione.

Persa nei suoi pensieri, non capì quasi nulla della spiegazione che il sensei diede per l’esercitazione: quando poi egli passò a distribuire le bombe, si ritrovò con una palla nera e dei bastoncini per accendere il fuoco in mano senza sapere cosa fare. Lanciò allora un’occhiata in tralice a Minato: lui si era già accovacciato per terra e stava trafficando con la bomba, rimuovendo un pezzo di corda sottile dall’involucro. Quando sollevò la testa, i loro occhi si incontrarono a due diverse altezze, e lei distolse subito lo sguardo.

“Ho preparato la prima bomba.” le spiegò gentilmente, rialzandosi in piedi, e gliela mise tra le mani anche se lei fingeva di non prestargli attenzione. “Comincia pure per prima.”

“Non se ne parla!” Un po’ più concitata di quanto avrebbe voluto sembrare, la sua copertura saltò e Kushina allungò le braccia verso Minato per restituirgli la bomba: non aveva sentito neppure una parola, non voleva cominciare per prima e mettersi, così, in ridicolo. “Comincia tu!”

“Come vuoi.” Leggermente sorpreso, Minato riprese la bomba tra le mani e si chinò di nuovo per raccogliere i bastoncini per azionarla. Sfregandone uno con cautela contro i vestiti bruciò la miccia della bomba e la lanciò nel punto in cui il sensei aveva ordinato. Anche altri bambini avevano già fatto lo stesso, infatti una cortina sottile di fumo prese ad alzarsi intorno a loro.

“Hai visto? È facile!” Minato allungò di nuovo una bomba verso di lei con il sorriso, e Kushina tossì per prendere tempo. Come faceva ad essere così tranquillo mentre maneggiava qualcosa che avrebbe potuto esplodergli in faccia da un momento all’altro? La afferrò saldamente e si chinò a raccogliere un bastoncino per appiccare il fuoco alla miccia. Con la mano destra, sfregò velocemente il bastoncino sui vestiti come aveva fatto Minato, ma esso non prese fuoco. Provò nuovamente, ma nulla. Minato la osservava in silenzio. Imbarazzata e irritata, sfregò ancora più forte in un impeto di rabbia, e, come per miracolo, la testa del  bastoncino si accese. Entusiasta, si voltò verso la bomba che teneva nella mano sinistra, alla ricerca della miccia. A colpo d’occhio, non la vide, quindi prese a girare la bomba per cercarla: se non era sopra, doveva essere-

“Kushina-san!” esclamò Minato, allarmato, interrompendola.

Che vuoi?”

“La tua sciarpa!”

Come se un kunai l’avesse appena trafitta proprio in quel punto, all’improvviso consapevole, la bambina si voltò di scatto verso il suo compagno, inorridendo: la sua sciarpa stava bruciando, polverizzandosi a vista d’occhio ad ogni respiro per colpa del bastoncino infuocato che aveva perso d’occhio.

La mia sciarpa!” ululò afferrandola là dove l’aveva annodata sulla vita, ma dovette subito allontanare le mani perché il tessuto scottava. Non fece in tempo a riordinare i pensieri che vide quelle più grandi di Minato lanciarsi sul nodo della sua sciarpa per sfilargliela di dosso.

Scotta!” riuscì soltanto a dire, ma lui si morse un labbro e continuò ad armeggiare sul suo fianco a testa bassa come se la seta fosse stata fredda. Quando afferrò tra le mani la sciarpa, però, le sue dita erano tutte rosse e rigonfie.

“Ti sei scottato!”  esclamò senza riuscire a smettere di guardarlo, senza sapere cosa fare. Si sentiva i piedi pieni di piombo. Il bambino, però, scosse la testa mentre le porgeva la sciarpa.

“Se non l’avessi fatto saresti stata tu a scottarti.” Minato sorrise per dimostrarle che era tutto a posto porgendole la sciarpa. “È seta, giusto? La seta brucia davvero velocemente, siamo stati fortunati… Puoi prendere la sciarpa, adesso è fredda, non preoccuparti!”

Spinse di nuovo la sciarpa verso di lei, che continuava a fissargli le dita in preda allo shock senza dire nulla. Minato Namikaze non aveva avuto paura di scottarsi per aiutarla, anche se non si erano mai parlati prima. Afferrò quello che restava della sciarpa stringendola forte nel pugno senza riuscire a guardarlo.

“Non voglio più fare questa esercitazione. Continua da solo.”

A testa bassa, gli rimise la bomba non scoppiata tra le mani, lo superò e si sedette a gambe incrociate davanti al tronco di un albero lì vicino, scura in volto. Minato continuò a fissarla, sorpreso:  Kushina gli sembrava molto sola e non tanto a suo agio in classe, ma, per qualche motivo che non riusciva a capire, lei non sembrava aver voglia di integrarsi. Non faceva nulla per scambiare due chiacchiere con gli altri, a volte non li guardava mai neppure negli occhi, proprio come stava facendo in quel momento con lui. Non riusciva a spiegarsi il perché, ma non voleva che lei restasse sola. In classe già avevano cominciato a circolare strane voci sul suo conto. Raccogliendo tutto il suo coraggio, fece un respiro e la chiamò.

“Kushina-san!”

La bambina sollevò la testa, sdegnata per essere stata disturbata, e lo fulminò con lo sguardo, facendo quasi vacillare la sua sicurezza. Ma Minato si ripeté che non doveva arrendersi  e azzardò: “Secondo me dovremmo continuare. Non potremo mai essere dei buoni ninja se non impariamo ad usare le bombe fumogene come si deve… ” Vide che lei lo stava ascoltando e continuò, più convinto: “Se vuoi, posso mostrarti di nuovo come si fa! Anch’io la prima volta ho fatto quasi esplodere una bomba in faccia al mio compagno, non devi preoccuparti! Se ci impegniamo e proviamo prima o poi-”

Si interruppe all’improvviso, perché Kushina aveva cominciato ad alzarsi in piedi. Quando gli fu di fronte e si guardarono negli occhi, Minato sentì una strana sensazione al petto che gli rese più difficoltoso respirare, ma durò un attimo, perché, sorpreso, si lasciò sfuggire: “Vuoi… continuare?”

Lei strinse le labbra, a disagio, e replicò: “Voglio diventare il ninja più forte del mondo. Dammi quella bomba.”

Piacevolmente colpito, il bambino non riuscì a fare a meno di sorridere. Si chinò per raccogliere una delle bombe e gliela porse con gentilezza. Voleva davvero diventare amico di Kushina Uzumaki, e sperò che quel gesto riuscisse farglielo capire.

“Spero che faremo di nuovo coppia insieme.” aggiunse timidamente, e lei arrossì all’improvviso. Quel ragazzino  era davvero strano: di solito gli uomini non urlavano al vento in quel modo i loro sentimenti.

 

E vorrei solo dirti ora che te ne vai

Se è amore, amore vedrai di un amore vivrai

(Due – Raf)




Buonasera a tutti! ^^
Erano secoli che non scrivevo su questa coppia che adoro, perché può essere declinata davvero in ogni contesto, e grazie al contest di Maiko_chan ho potuto farlo di nuovo, ed è stato tutto casuale! XD

Come avete letto, ho descritto un incontro diverso da quello descritto da Kishimoto perché, come dicevo anche a Maiko, vorrei dare unìimpronta di realismo a questa storia, anche se essa comincerà a vedersi ancora di più dal prossimo capitolo. Ebbene sì, sono in totale tre capitoli. Mi state odiando, vero? XD

In questo capitolo sono state gettate soltanto le basi della loro relazione: c'è stato un avvicinamento, e Minato è riuscito a superare la riluttanza di Kushina. Il meglio verrà dopo. Spero davvero che questo primo capitolo via sia piaciuto, e mi farebbe davvero piacere sapere cosa nel pensate! ^^

Alla prossima! :)

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Capitolo 2
*** Parte seconda – Men che meno Kushina Uzumaki ***



Due

Parte seconda – Men che meno Kushina Uzumaki

 

“Ti piace Kushina-san?”

Il tono di voce di Jiraiya-sensei era chiaramente provocatorio, ma Minato non parve accorgersene, perché alzò le spalle e lo fissò, in tutta risposta, con gli occhioni sgranati.

“Non saprei dirle, sensei… Ho avuto l’occasione di parlarle poche volte. Di solito se ne sta sempre da sola e non vuole partecipare a nessuna attività. Mi chiedo se ci sia qualcosa che la turba!”

“Ehi, ehi, non volevo arrivare a tanto!” Il maestro rise mentre lo guardava assottigliando gli occhi. Aveva avuto sin dall’inizio l’impressione che Minato Namikaze fosse troppo maturo per la sua età, e se ne stava convincendo sempre di più da quando l’Hokage gli aveva dato il permesso di allenarlo da solo dopo le lezioni dell’Accademia. Quel bambino aveva qualcosa che gli permetteva di leggere dentro gli altri soltanto guardandoli negli occhi, e quella Kushina Uzumaki di segreti dolorosi da nascondere doveva averne molti, data la fretta e la riservatezza con cui era stata fatta arrivare dal villaggio del Vortice.

Però Minato aveva anche un difetto, non si rilassava mai, ed era un po’ dura stargli dietro e fargli capire quando scherzasse o meno, come in quel caso. Aveva quasi deciso di rivelargli che lo stava prendendo in giro per divertirsi un po’, ma poi si disse che non ce n’era bisogno, perché tanto lui non avrebbe capito: era concentrato soltanto sul suo allenamento, sui suoi studi e su quella pausa che stavano facendo prima di terminare l’affinamento di una nuova tecnica e rientrare a casa. Il resto non gli interessava, men che meno Kushina Uzumaki.

 

Quel pomeriggio, mentre si recava al campo di allenamento con Jiraiya, si erano imbattuti in Kushina, ed ella li aveva salutati con parecchia freddezza.  Minato era stato sovrappensiero durante tutto l’allenamento, anche se, guardandolo, non si sarebbe detto: non sembrava distratto, né aveva mai sbagliato un movimento. Di solito Jiraiya invidiava questo suo lato, perché lo avrebbe aiutato ad andare lontano, ma quel giorno io suo allievo gli faceva un po’ di tenerezza: era completamente preso da Kushina e non riusciva a pensare ad altro, lui che lo conosceva bene poteva affermarlo con certezza. Mentre gli anni passavano, aveva visto il suo alunno e i suoi sentimenti verso quella strana ragazza crescere in intensità giorno dopo giorno, fino a svelarsi e non poter più restare nascosti, anche se non ne avevano più parlato. Con Kushina stavano sempre insieme, facevano praticamente tutto insieme, ma ormai aveva diciotto anni e aveva capito molte più cose rispetto a quando era un bambino.

“Ti piace Kushina-san?” gli chiese, allora, mentre erano in pausa, facendo in modo che la stessa identica scena accaduta anni prima si ripetesse. Il tono di voce di Jiraiya-sensei era provocatorio allo stesso modo, ma, questa volta, Minato abbassò gli occhi sommessamente e annuì.

“Non devi vergognarti!” esclamò allora per rassicurarlo, trattenendo un sorriso: non l’aveva mai visto comportarsi in quel modo. Il ragazzo sospirò tristemente e sollevò lo sguardo.

“Non so cosa fare, sensei.” confessò controvoglia “Credo di aver fatto qualcosa che non dovevo. Ultimamente Kushina-san è molto fredda con me.”

“Ah.” Jiraiya lasciò che quelle parole si perdessero nell’aria mentre cercava di riordinare i pezzi di quella storia. Non credeva che Minato avesse potuto combinare davvero qualcosa di grosso, perché era troppo ligio al dovere e rispettoso persino per pensarci. Era lei, il problema.

Non aveva creduto a ciò che gli aveva raccontato l’Hokage finché non vi aveva assistito con i suoi occhi, e ne era rimasto intimamente sconvolto. Kushina Uzumaki era violenta, iraconda e non temeva nessuno. Non si era fatta problemi a dargli un pugno sul viso quando l’aveva scoperto a fissarle il seno più a lungo del dovuto, anche se lui era uno dei ninja leggendari e se si trovavano al cospetto dell’Hokage. Capiva bene perché Minato temesse che lei fosse di cattivo umore: da quella ragazza non si sapeva mai cosa ci si doveva aspettare.

“Dai, magari ti ha guardato male soltanto perché eri con me.” tentò di consolarlo, glissando, però, sul perché della sua affermazione, ma il suo alunno non gli sembrò affatto convinto da quelle parole. Era un peccato, perché anche a Kushina lui piaceva: gli occhi adoranti e splendenti con cui l’aveva guardato quando lo avevano appuntato Jonin la settimana prima non potevano mentire, ma Minato non avrebbe mai potuto accorgersene, inesperto com’era su certi argomenti. Decise di farglielo notare, sperando che in quel modo almeno la situazione si sarebbe sbloccata.

“Perché non glielo dici?” gli propose improvvisamente, guardandolo con un sorriso bonario “Quanto tieni a lei. Sono certo che anche a Kushina-chan tu piaci.”

“Lo pensi davvero, sensei?” gli chiese Minato, il tono di voce stranamente concitato. “Ho paura che lei non mi creda se glielo dico.”

“Ti crederà. Fidati di me.”

 

Jiraiya non avrebbe saputo dire in che momento a Minato fosse esattamente cominciata a piacere Kushina Uzumaki, perché, quando se n’era accorto, lo aveva già visto talmente assorto e sospeso tra i pensieri che aveva immaginato fosse da tanto, tantissimo tempo. Si ripromise che doveva chiederglielo in qualche modo, magari con una delle sue solite battute, mentre a passi veloci si recava verso i campi di allenamento.

Kushina Uzumaki non era stata mandata in missione, quindi doveva essere ad allenarsi con i suoi compagni di squadra, a quell’ora. Intravide i suoi lunghissimi capelli fiammanti da lontano e prese ad avvicinarsi con aria oziante fischiettando, le mani ben affondate nelle tasche. In un attimo, come se lo avesse fiutato, Kushina interruppe la sua serie di mosse e si voltò di scatto, fulminandolo con lo sguardo.

“Cosa ci fa lei qui?” urlò da una parte all’altra del recinto che li divideva “Non sarà venuto per spiarci quando ci cambiamo!”

“Kushina-chan!” esclamò immediatamente la sua sensei in tono disperato, mentre Jiraiya scoppiava in una fragorosa risata. “Scusala, Jiraiya-kun, la conosci ha un caratteraccio…”

“Non preoccuparti, Kurumi-chan, lo so bene!”

La ragazza arrossì leggermente, guardandolo con gli occhi ridotti a fessure.

“Me la presteresti un attimo?”

“Fai pure!”

“Assolutamente no! Non voglio neanche vedere uno sporcaccione come te! Non osa-”

“Ti piace Minato?”

La bocca di Kushina si chiuse improvvisamente e la ragazza lo guardò, orripilata. Si voltò di scatto a controllare la reazione della sua sensei, ma la donna non c’era già più. C’erano soltanto lei, Jiraiya-sama e la sua domanda formulata in tono stranamente serio per provenire dalle sue labbra. Intimorita, la ragazza addirittura balbettò.

“Cosa… Cosa significa questa domanda?”

“Allora ti piace, eh?” Jiraiya si lasciò scappare quelle parole con un sorriso amaro, senza pensare al fatto che avrebbe potuto usare un altro approccio per farla parlare. In quel momento pensava solo che quei due ragazzi erano fortunati, perché i loro sentimenti erano ricambiati, non come per lui, che, nella sua vita, veniva costantemente rifiutato. “Non devi vergognarti, è normale. Da quando hai capito che ti piaceva?”

Kushina strinse le labbra cambiando espressione, preoccupata da quella del maestro: non l’aveva mai visto così abbattuto.

“Sensei, sta bene?” gli chiese allora.

“Non cambiare argomento. Ti prego, rispondimi. Da quando ti piace Minato? Poi lo chiederò anche a lui.”

“A… A lui?” Gli occhi della ragazza si illuminarono, pieni di una nuova consapevolezza. “Intende forse dire” Sul suo volto si aprì un sorriso largo, così diverso dai suoi soliti. “che anche io piaccio a Minato?”

Pronunciò quelle parole con un filo di voce, piena di speranza, e Jiraiya non se la sentì di mantenere il riserbo sulle parole del suo allievo.

“Certo!” annuì con un sorrisetto, ma poi ritornò subito serio: “Io, però, non ti ho detto niente!”

“Sì!” Stranamente piena di pudore, Kushina gli sorrise timidamente e strinse le mani una nell’altra, abbassando gli occhi. “Da quando una sera mi ha sorriso.”

“Cosa?”

L’uomo la fissò senza capire, e Kushina alzò gli occhi, imbarazzata.

“Lui mi piace da quando una sera mi ha sorriso senza motivo.” urlò, nuovamente irritata, e scappò verso i suoi compagni senza avere il coraggio di dire altro.

 

“L’altro giorno passeggiavo accanto ai campi di allenamento e, per caso, ho incontrato Kushina Uzumaki.” buttò lì Jiraiya come se gli fosse venuto in mente all’improvviso. In realtà ci stava pensando da cinque lunghi giorni, ma non aveva mai trovato il modo adatto per dirglielo. Soltanto l’avvicinarsi dei quella data così importante l’aveva smosso dall’impasse. Povero Minato, non poteva immaginare cosa lo aspettava.

“Davvero?” Il suo allievo sembrò piuttosto sorpreso dalla sua affermazione. “Non la vedevo da un po’, credevo fosse in missione. Stava bene?”

“Certo! La conosci, è una roccia, nulla potrebbe buttarla giù!” Il ragazzo sorrise cercando di nascondersi alla sua vista. “Piuttosto” Le labbra di Jiraiya si strinsero, indugiando su di lui, ed egli alzò lo sguardo, attento. “Da quando ti piace Kushina Uzumaki?”

Minato si lasciò prendere dal nervosismo per via della sorpresa e ricambiò il suo sguardo leggermente impacciato, ma la sua voce era limpida quando gli rispose.

“Da quando, una volta all’Accademia, due dei nostri compagni l’hanno presa in giro e lei ha fatto tutta da sola: si è difesa, ha lottato, li ha messi a tacere. Ho pensato che fosse una persona splendida e che mi sarebbe piaciuta averla accanto.”

“Sei serioso anche in questo tipo di situazioni.” commentò Jiraiya con un sospiro, alzando gli occhi al cielo. Il sole stava cominciando a sparire, sostituito da una luna pallida e lontana. “Purtroppo devo darti una brutta notizia… Questa notte Kushina lascerà il villaggio per fare ritorno nel paese del Vortice.”

Minato spalancò gli occhi, sorpreso.

“Per quale motivo? E come mai di notte?”

Come al solito, il suo allevo aveva capito ogni cosa.

“Non ti si può nascondere nulla. Ascoltami bene, Minato.” L’uomo riabbassò lo sguardo e lo puntò su di lui, stranamente teso. “Kushina Uzumaki è un Jinchuriki, ha una forza portante dentro di sé. È stata mandata qui in segno di pace dal villaggio del Vortice e adesso è stato deciso, dato che non ha acconsentito a sposare qualcuno del villaggio della Foglia per siglare definitivamente l’alleanza, di rimandarla a casa.”

“Era questo che la turbava.”

Il ragazzo pronunciò quelle parole sovrappensiero, mentre tentava di ricostruire la linea temporale di tutte le volte in l’aveva vista di cattivo umore, arrabbiata o triste. Doveva sopportare qualcosa di distruttivo dentro di sé, eppure non l’aveva mai confidato a nessuno e continuava a condurre una vita normale, senza lasciare che qualcosa la buttasse a terra. Lo stomaco di Minato si strinse forte, facendolo scattare in piedi all’improvviso. Per la prima volta, capì che era davvero innamorato di lei, che era davvero lei che voleva avere accanto per tutta la vita.

“Jiraiya-sensei, mi da il permesso di raggiungerla?”

 

Minato correva da dieci minuti, senza sapere dove cercare Kushina. Forse era a casa a preparare le sue cose per il viaggio, oppure era semplicemente da qualche parte senza che lui riuscisse a trovarla.

Giunto nei pressi del monumento degli eroi, si fermò di scatto, affannato, per riprendere fiato. Sembrava che il suo corpo non volesse più saperne di ragionare ed obbedire agli ordini, tanto che lo stava sballottando di qua e di là senza neppure dargli la possibilità di pensare. Si impose, allora, di respirare più lentamente per ossigenare il cervello: Kushina doveva essere per forza a casa a fare i bagagli, doveva partire in poche ore, era inutile perlustrare il villaggio. Si voltò verso gli alberi per lanciare un’ultima occhiata al monumento, come faceva di solito ogni volta che passava da quelle parti, e gli parve di vedere un riflesso rosso tra le foglie. Si ripeté che era impossibile che Kushina fosse lì, ma i suoi piedi furono più forti e lo trascinarono nello spiazzo dove c’era il monumento di pietra. La ragazza gli dava le spalle, rivolta verso il monumento degli eroi: erano stati davvero i suoi capelli a chiamarlo.

“Kushina-san!” esclamò a voce troppo alta per esserle così vicino, un urlo che gli uscì dalle viscere. Lei sobbalzò e si voltò, visibilmente sbigottita. “Cosa… cosa ci fai qui?”

“Pensavo… Pensavo che loro” sussurrò, atona, indicando con la mano il monumento “loro sono riusciti a fare qualcosa di buono per essere ricordati. Io, invece, da quando sono qui non ho combinato proprio nulla.”

Il ragazzo le si avvicinò, dispiaciuto. “Sei… triste per la partenza?” azzardò a voce bassa quando ormai era così vicino che lei avrebbe potuto udirlo anche se avesse mosso soltanto la labbra. Il battere incessante del suo cuore, però, fu spezzato dalla voce improvvisamente irritata di Kushina: “Come fai a saperlo?”

“Me l’ha detto l’Hokage.” mentì per salvare il suo maestro. Se le avesse detto la verità, la credibilità di Jiraiya-sama ai suoi occhi sarebbe diminuita ancora di più e si sarebbe infuriata, cosa che, però, accade comunque perché lei urlò: “Per caso ti ha detto pure che sono un-”

“Sì.” la interruppe Minato annuendo con la testa. Non voleva che lei dicesse Jinchukiri ancora una volta, aveva già sofferto abbastanza a causa di quella parola nella sua vita. “Ma per me non cambia nulla.” la rassicurò, fissandola con occhi penetranti “Per me sei sempre Kushina-san. Mi dispiace molto che tu debba andare via… Non voglio che tu vada via, Kushina.”

Trafelato e stanco come se avesse corso per ore senza mai fermarsi, sentì che lo stomaco gli si stringeva nuovamente mentre le afferrava delicatamente la mano. La ragazza non disse nulla, ma lo guardò senza riuscire a mascherare la sorpresa.

Mentre si avvicinava lentamente al suo viso, le labbra socchiuse come se avesse difficoltà a respirare, Kushina lo sentì davvero vicino a sé: per la prima volta Minato non l’aveva chiamata Kushina-san.

Si era formata una strana atmosfera tra di loro, e il silenzio si era fatto innaturale. Lo guardò, rapita, come sentendosi nuda sotto i suoi occhi, e appoggiò la fronte sulla sua. I loro respiri divennero uno solo mentre entrambi inalavano una il fiato dell’altro, poi Minato staccò la fronte e cominciò ad avvicinarsi alle sue labbra. 

Minato le piaceva da morire. Lo capì in quel momento, mentre il suo stomaco continuava a rintanarsi e a espandersi senza sosta, facendola sentire male. Capì che era lui una delle motivazioni per cui, quel pomeriggio, era corsa al palazzo dell’Hokage e gli aveva urlato in faccia, infuriata, che non sarebbe ritornata al villaggio del Vortice, che non avrebbe continuato ad obbedire alle loro parole, che avrebbe vissuto la sua vita come più desiderava.

Quando era ritornata in strada, però, si era sentita smarrita, incapace, e si era rifugiata presso quel monumento che tanto le piaceva, perché celebrava gente forte, che aveva lottato ed era arrivata a morire per i suoi ideali. Minato le piaceva da morire, ma, quella sera, non si sentiva pronta per perdere anche il punto fermo della sua amicizia. Il loro rapporto era già perfetto così, non voleva che cambiasse trasformandosi in qualcosa che aveva il timore di definire.

Kushina Uzumaki era sempre bastata a se stessa, non aveva mai ricevuto amore, perché Minato avrebbe dovuto dargliene? Era fiduciosa del fatto che, se il loro rapporto non fosse cambiato, la sua vita sarebbe continuata come al solito. Nulla si sarebbe incrinato. La loro amicizia era troppo importante per rischiare in quel modo.

Così, mentre una piccola parte di lei lottava con le unghie e con i denti perché facesse il contrario e lo stomaco le si stringeva per l’ultima volta, si scansò da quel bacio e abbracciò il ragazzo con tutta la forza che aveva. Sbigottito, Minato s’immobilizzò tra le sue braccia. Kushina l’aveva respinto abbracciandolo, e non avrebbe potuto farlo in modo peggiore. L’urlo che avrebbe voluto lanciare gli si mozzò in gola, e lasciò che la sua testa ciondolasse nell’aria, la vista appannata e l’udito ovattato.

“Non me ne vado, Minato. Resto qui.”

 

Io sono qui
Come te
Con questa paura d’amare per
Due minuti, due ore o un’eternità
(Due – Raf)











Note:
Ecco qui il secondo capitolo, fresco fresco (insomma XD), ma condito della mia immensa felicità per essere arrivata prima a questo contest! *______*
Ringrazio di cuore Maiko per il giudizio preciso ed accurato in ogni punto, per le correzioni e per l'immensa pazienza nel leggere questo lavoro lunghissimo! Sei una giudicia da incorniciare! Copio-incollo il tuo giudizio sotto tutta questa manfrina! XD
Tornando a parlare del capitolo, anche qui, finalmente, fa il suo ingresso la tanto famigerata friendzone: dopo tutte le cose allucinanti che si sentono in giro non potevo non inserirla! Questi due me la ricordano troppo! XD Come andranno le cose? Si risolveranno per il meglio o moriranno tutti? XD L'unico modo per saperlo è attendere il prosimo capitolo!
Spero davvero che valga la pena continuare a leggere questa fic! Per questo motivo, ci tengo a ringraziare l'unica persona che mi ha lasciato un parere sullo scorso capitolo, nemi 23. Ciao, e grazie di cuore per aver rotto il ghiaccio, la tua recensione mi ha reso molto felice! Sono contenta che questa "apertura" ti sia piaciuta e che tu l'abbia trovata veritiera e condita da personaggi ben riusciti. Era molto che non scrivevo su Minato e Kushina ed ero un po' preoccupata. ^^ Spero che questo capitolo possa piacerti quanto il primo, fammi sapere cosa ne pensi! ^^
Lo stesso dico a voi, o lettori innominati: se vi è piaciuta, se vi ha fatto schifo (XD), fatemi sapere qualunque impressione! ^^

Al prossimo ed ultimo capitolo! ;)



Primo Classificato: Ayumi Yoshida 

Grammatica e stile: 9,5/10 punti 

Sei stata quasi perfetta! Il tuo stile mi piace molto, è scorrevole e ogni parola è al suo posto, non ho trovato niente da doverti contestare. Anche la grammatica è perfetta anche se, purtroppo, ho trovato nel testo due piccoli errori – sviste di poco conto, delle sciocchezuole che avrebbero potuto essere eliminare con una maggiore cura – che ti sono valsi questo punteggio e li elenco qui sotto: 

“[...] Non fece in tempo a riodinare i pensieri [...]” → riordinare. 
“[...]in che momento a Minato fosse esattamente cominciata a piacere Kushina Uzumaki, perché, quando se n’era accorto [...]” → n'era. 


Originalità: 10/10 punti 

Ho trovato questa storia molto originale, poiché anche come tu stessa hai fatto presente sei riuscita a rendere Kushina e Minato molto più normali, delle persone che vivono per diventare ninja fortissimi. Ho trovato anche molto singolare il fatto che tu non abbia voluto parlare di destino: sarebbe stato un tremendo cliché per questa coppia! Ti sei assolutamente meritata il punteggio pieno ;D 

IC: 10/10 punti 

Io amo Kushina e Minato e tu sei riuscita a renderli tali che non ho riserbo a dire che Kishimoto potrebbe benissimo prendere spunto da questa storia per un piccolo racconto su loro due. Li ho trovati umani, con i loro dubbi e le loro sofferenze, con Minato sempre serio e concentrato con quel suo sorriso che fa innamorare Kushina e lei, buffa e spontanea – lamentosa, anche, e manesca. Insomma ho adorato tutte le sfaccettature che gli hai dato! 

Trama: 9,5/10 punti 

Anche qui sei stata eccellente. Ho trovato una trama molto ben congeniata, ogni pezzo del puzzle era al posto giusto. L'unica cosa che mi è dispiaciuta è stato il finale un po' brusco: lì mi sono chiesta se non avresti potuto dire di più. 

Uso pacchetti: 9/9 punti 

I pacchetti sono stati tutti usati benissimo, ho trovato tutto molto originale e ogni prompt è stato sfruttato al meglio. Hai fatto un ottimo lavoro, non ti sei smentita! Mi sono piaciuti particolarmente i momenti in cui hai adoperato “scottature” e “divano”, mi sono divertita ed emozionata! 

Giudizio personale: 5/5 punti 

E, per finire in bellezza, l'ultimo parametro. Davvero forse non dovrei dilungarmi troppo – mi sembra di aver già parlato troppo AHAHAHA – ma voglio ribadire quanto mi sia piaciuta questa storia. L'ho trovato molto bella e realistica, tutto quel destino ed etcetera iniziava a darmi sui nervi xD Minato mi ha fatto innamorare e Kushina... beh quando l'ha respinto avrei voluto prenderla a sberle ù-ù Ma li ho adorati entrambi, come adoro questa storia. E la canzone che hai aggiunto era azzeccatissima, ha dato un tocco di classe al racconto *_* Ti sei superata, i miei complimenti! 

Totale: 53/57 punti 

P.S. Nel punteggio non è stato conteggiato il punteggio della citazione (3 punti) poiché non ve n'è stata usata alcuna.

Premi Aggiuntivi! 



Miglior IC - Ayumi Yoshida 
Premio della Giuria: Ayumi Yoshida 
Miglior Pairing: Ayumi Yoshida

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Capitolo 3
*** Parte terza - Battaglie intestine ***


Due

Parte terza – Battaglie intestine


Non mi piace qui.”

Kushina si guardò di nuovo intorno stranamente insicura, stringendosi più forte nelle spalle per non abbassare la guardia, mentre cercava di raddrizzarsi nel divanetto in cui era sprofondata. Minato si era subito accorto che c’era qualcosa che la turbava e lottò contro se stesso per non sembrare preoccupato quanto lei.

Cosa c’è che non va?” le chiese con gentilezza, cercando di confortarla. “Sembra tutto molto…” Deglutì, guardandosi intorno a sua volta. “normale.”

Sospirò, perché non riusciva a crederci neppure lui. E Kushina se ne accorse subito, perché sbuffo rumorosamente avvicinando il viso al suo in modo pericoloso, mandando il suo cuore in iperattività. Gli lanciò uno sguardo irritato con la fronte aggrottata.

Smettila di dire stupidaggini!” esclamò a voce talmente alta che la donna che era all’entrata sobbalzò insieme a Minato e li guardò storto “Come fai a dire che è tutto tranquillo? Ci sono uomini e ragazze che continuano ad entrare e ad uscire da quelle porte! Tu lo chiami “normale”?”

Però” tentò di calmarla Minato ritraendo istintivamente il viso e allungando le mani verso di lei “è soltanto per un po’… Jiraiya-sense-”

Quel vecchio porco!” tuonò la kunoichi su tutte le furie mentre faceva scricchiolare le dita pensando a tutti i pugni che avrebbe voluto sferrare al Sannin. “Portarci in un posto del genere mentre siamo in missione! Dovremmo essere a raccogliere informazioni per l’Hokage sul villaggio della-”

Kushina, ti prego, così ti farai scoprire!” sussurrò Minato, concitato, giungendo le mani, e lei si afflosciò sul divanetto all’improvviso, terrea in volto per l’imbarazzo. Cavolo, a volte odiava la sua impulsività.

Ok. Mi calmo.” mormorò più a se stessa che a rivolta a lui come per autoconvincersi, ispirando ed espirando un paio di volte, ma non poteva farcela. Non se il maestro Jiraiya aveva fatto in modo di incontrare il loro aggancio per infiltrarsi nel villaggio della Pioggia in un locale privato dove vecchi uomini stanchi si trastullavano con la compagnia di giovani donne un po’ scollacciate.

Ripeté quelle parole che Jiraiya aveva loro detto con una professionalità che aveva dello spaventoso sibilandole all’indirizzo di Minato.

Ti rendi conto” si impuntò mettendosi le mani sotto le ascelle, imbronciata “che ci ha trascinati in una casa chiusa? Ti rendi conto di quello che succede in questi posti? Ti rendi conto che-”

Kushina. Lo so.” ribatté Minato laconico, sembrando immensamente stanco, e si lasciò cadere accanto a lei con un sospiro, sottintendendo che la questione, per lui, era chiusa. Aveva soltanto sognato una missione tranquilla insieme alla ragazza che gli piaceva, nient’altro. Non romantica, soltanto tranquilla: dopo che lei lo aveva rifiutato non osava più pensare al romanticismo, quando si parlava di Kushina Uzumaki. “Lo so. Sappiamo com’è fatto Jiraiya-sensei, e non possiamo farci niente. Men che meno adesso. Siamo comunque in missione.”

La kunoichi gli lanciò uno sguardo di sottecchi, in tralice, sorpresa da quella reazione, e strinse le labbra. Da quella sera al monumento degli eroi, a volte percepiva più freddezza in lui, mentre le parlava.

Lo so che siamo in missione, ma non è giusto.” protestò desiderando un appoggio che sapeva non sarebbe mai arrivato, e si sentì stupida come una bambina che vuole a tutti i costi una caramella. Anche le parole di Minato le diedero la stessa impressione.

Mettiti comoda e stai tranquilla.”

Lo shinobi le sorrise in modo artificioso e si raddrizzò sul divanetto lanciando larghi sguardi intorno a sé. Sovrappensiero, Kushina lo imitò, ma quello che vide la irritò a morte: ragazze che potevano avere la sua età continuavano a saltare da una porta all’altra di quelle che si affacciavano sull’anticamera dove stavano aspettando, in compagnia di uomini dai volti puliti che magari avevano lasciato a casa moglie e figli ed erano lì alla ricerca di qualche avventura.

Se le avesse avuto la fortuna di avere una famiglia, non l’avrebbe lasciata certo a casa, in attesa, mentre andava a fare cose oscene come quelli uomini. Soltanto pensandolo, si convinse che le migliori fortune capitavano sempre a chi non le meritava. Strinse forte i pugni, combattuta tra lo scoppiare e il ributtare tutto dentro, ma alla fine decise di alzarsi senza fare rumore e sibilò: “Io esco.” prendendo la via dell’uscita.

Kushina, aspetta!”

La voce di Minato la bloccò dopo un solo passo. Si voltò e lo vide in piedi, come lei, con il volto pieno di preoccupazione.

Siamo… siamo in missione!”

Sempre quella stupida missione. Lì dentro si consumavano i delitti più atroci e a lui non importava di nulla se non di quella stupida missione. Chissà per quale assurdo motivo, si chiese voltandosi con i piedi pesanti, gli uomini non riuscivano mai a organizzare le proprie priorità in una scala soddisfacente.

Ho detto che esco.” sibilò fissandolo con occhi assassini “Non scappo. Esco e basta. Aspetto fuori.”

Ti prego, non uscire. Sai che anche a me questo posto non piace per niente.” si tradì finalmente Minato, leggermente in ansia. Era strano vedere quell’espressione sul suo viso, dopo il distacco dei giorni appena passati. Soprattutto per via della sorpresa, Kushina si trascinò di nuovo verso divanetto senza difese, con i piedi ormai ripieni di piombo e vi si lasciò cadere realizzando pian piano che era ancora dentro quel posto orrendo.

Non ce la faccio!” bofonchiò portandosi le mani al volto, ma la voglia di non lasciare Minato da solo era quasi pari al suo disgusto, in quella battaglia in cui nessuna delle parti riusciva a vincere. Aprì leggermente le dita fino a che non riuscì a scorgerlo abbastanza chiaramente e lo chiamò.

Minato?”

Sì?”

Sappi che ti odio profondamente. Non voglio vedere più neanche un insetto di questo posto. Ti prego, usciamo da qui! Aspettiamo fuori Jiraiya-sensei!”

La sua voce era agitata, e il ragazzo tentò di distrarla cominciando a parlare.

Non ci credo che mi odi… Dai, un altro po’ e poi andiamo via; Jiraiya-sensei ci ha detto di aspetta-”

No!”

Kushina si alzò di scatto e corse verso la porta per approfittare di quella mossa improvvisa: non riusciva più a reggere quel posto. Sorrise mentre apriva la porta, contenta per quella liberazione, ma una sagoma molto più grande di lei la guardò con occhi troppo vispi, sbarrandole la strada.

Ciao! Non ti ho mai vista qui, sei nuova? Se sei libera, perché non-”

Paralizzata, Kushina vide lentamente la mano dell’uomo che si avvicinava alla sua per afferrarla e trascinarla con sé.

Sono occupata, sono occupata!” strillò senza riuscire neppure a reagire e corse a nascondere la testa dietro la schiena di Minato lanciandosi sul divanetto, stringendo forte il suo braccio. Il ragazzo guardò il cliente con lo sguardo più spaventoso che poteva, mentre il cuore gli batteva a mille perché Kushina respirava sulla sua schiena, e l’uomo si allontanò in silenzio dopo aver lanciato ad entrambi un’ultima occhiata annoiata.

Puoi smetterla di nasconderti, è andato via.” le disse a bassa voce, ma lei scosse la testa e non si mosse. Si sentiva una stupida ad aver capitolato in quel modo contro quel maniaco ciccione, e aveva persino afferrato forte il braccio di Minato. Come avrebbe fatto a giustificare quel gesto? Farlo le sembrava innaturale e la metteva a disagio.

Non voglio.” si lasciò scappare in tono lamentoso. Imbarazzata da quel lato di sé che stava emergendo in battaglia, affondò ancora di più il viso dietro la sua schiena, come se quel comportamento potesse aiutarla a cancellare l’impaccio. “Queste ragazze hanno la nostra età e quegli uomini fanno loro… È come se ci fossi io, al loro posto.”

Minato sospirò sentendola rabbrividire contro la sua schiena. Era quello che avrebbe desiderato fare se avesse potuto trascorrere tutta la sua vita con lei, proteggerla quando, per qualche motivo, lei non riusciva, nonostante la sua forza, a farlo da sola. Come in quel momento. Si voltò leggermente e, con il braccio che Kushina non stava stringendo, la cinse. Lei sbatté la fronte sul suo petto, poi sollevò lo sguardo, smarrita.

Cosa c’è?”

Minato ricambiò il suo sguardo a disagio, le labbra contratte.

È che vorrei fare quello che fanno questi uomini in questo posto.”

Cosa?”

L’urlo infuriato di Kushina, tradita, durò un attimo, giusto il tempo di controllare rapidamente che la donna addetta alla ricezione dei clienti non stesse facendo caso a loro, e Minato posò le labbra sulle sue, mettendo fine a quel bacio immediatamente e spostando lo sguardo a terra, preoccupato dalla sua reazione.

Puoi… puoi prendermi a pugni se vuoi. Ma… non me ne pento. Se non volevi, mi dispiace. Ma io sono davvero innamorato di te.”

La ragazza non disse nulla. Passarono alcuni minuti senza né guardarsi né parlarsi, poi all’improvviso Minato sollevò la testa e la pregò di rispondere al più presto, gli occhi stranamente scuri. Kushina aveva lasciato il suo braccio e aveva un’espressione ancora sorpresa, ma c’era anche qualcos’altro in lei. E non sembrava rabbia.

Sto… ancora decidendo a quale parte di me dare ascolto.” spiegò finalmente, cercando di sembrare razionale, mentre Minato la fissava come se avesse appena visto un fantasma.

La voglia di scappare e quella di stringergli di nuovo il braccio continuavano a darsi violentemente battaglia in lei, senza cedere neanche un centimetro di terra conquistata. Però, se ci pensava bene, la seconda armata doveva essere un pochino più forte, se era riuscita a tenerla attaccata a quell’odiato divanetto per tutto quel tempo.

Hai sempre ragione tu!” sbottò, irritata, mentre dentro di lei scoppiava una gioia selvaggia e incontrollata. Afferrò il braccio di Minato ed esclamò: “Ti odio per questo!”, avvicinando il viso al suo e baciandolo finché non restò senza fiato, conficcando le dita nei suoi vestiti, stringendosi forte a lui, lasciando a bocca aperta Jiraiya quando fu davanti a loro.

Volete che vi affitti una camera?” chiese l’uomo sogghignando senza pietà. Entrambi sobbalzarono, rossi in viso, cercando di giustificarsi, ma Kushina restò senza parole quando si accorse che, nonostante tutto, Minato non aveva spostato il braccio che avvolgeva la sua schiena.


Due perché siamo noi

Due lottatori

Due reduci

(Due – Raf)




Note: ecco qui l'ultimo capitolo, con un ringraziamento spaciale ai recensori dello scorso capitolo, Caesara e ran1412, che mi hanno spinto a pubblicarlo. Questo è il capitolo che ho amato più scrivere, che ho sentito più mio, forse per il fatto di essere stata l'idea che ha fatto da base a tutto la storia e di averlo scritto per primo.

Spero che possa esservi piaciuto e che il finale non sia stato deludente. ^^

Alla prossima!

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