Sogno di un pomeriggio di metà inverno

di EllaRoberts
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La teoria degli Dei. ***
Capitolo 2: *** L'ipotesi della perfezione. ***
Capitolo 3: *** La percezione dell'ira ***



Capitolo 1
*** La teoria degli Dei. ***


La pioggia tamburella sul tetto della mia auto usata mantre cerco di concentrarmi sulla strada. Edimburgo è una città bellissima lo ho sempre pensato, proprio per questo motivo ho scelto un'università quì. Certo ho dovuto combattere contro i miei apprensivi genitori che desideravano che rimanessi a Londra così da stare più vicina a loro. Loro non capiscono non hanno mai capito, io volevo stare il più possibile lontano da loro e da tutti quelli che conoscevo. Ho sempre avuto l'impressione che quello non fosse il mio posto, forse mi sbaglisavo ma come potevo scoprirlo se non mi fossi mossa da li? 
Una macchina mi sorpassa. Bene a quanto pare sono l'unico essere al mondo che va alla medisima velocità di una tartaruga zoppa. 
Primo giorno di Università. Forse vado piano perché sono agitata, anzi è meglio togliere il forse. Ma è normale dopo di tutto incontrerò nuova gente, farò nuove esperienze per quanto riguarda l'istruzzione. Riuscirò a superare tutti gli esami? Ma perché penso a questo? Mi mette solo più ansia.
Arrivo finalmente alla mia destinazione. Il cuore comincia ad avere battiti inregolari. Questa è la prima volta che vede quell'edificio che mi accompagnerà per cinque anni perciò mi sembra comprensibile l'agitazione. 
Apro la portiera ed esco dalla macchina vedendo subito bagnata dalla pioggia. Comincio a correre verso l'edificio ed una volta entrata estraggo dalla mia borsa la mappa. La mia lezione oggi si terrà in un aula al primo piano. Splendiodo almeno sono vicina. 
Con la testa fra le nuvole mi avvio verso la mia aula autoconvincendomi di non essere nervosa quando vado a sbattere contro qualcosa di duro e animato. 
<< Signorina dovrebbe stare più attenta. >> Mi avverte l'uomo che ho appena investito. 
<< Mi scusi...è il mio primo giorno.>> Cerco di scusarmi io dal mio canto tenendo gli occhi saldamente a terra. Quando per curiosità, che nel mio caso batte imbarazzo, alzo lo sguardo mi ritrovo davanti l'uomo più bello che nei miei diciannove anni di vita abbia mai visto. Uno e novanta circa, fisico atletico ,viso un po segnato dagli anni ma comunque che riporta ancora lo splendore degli anni d'oro, capelli neri striati di grigio che ricadono in un ciuffo ribelle sugli occhi di ghiaccio. Nel momento in qui mi accorgo della sua espressione, noto che anche lui mi sta studiando con interesse e questo mi porta ad arrossire involontariamente. 
<< Mi dispiace.>> Dico con voce flebile una secondo volta dileguandomi nella classe poco più in la. 
Non appeno entro nella classe ,osservo tutti i miei compagni di corso già seduti e con il lat-top di fronte a l'oro. Nell'imbarazzo generale decido di sedermi ai primi posti prendendo immediatamente il mio portatile e posandolo di frone a me pronta per prendere nota. 
Passano all'incirca dieci minuti prima che la porta dell'aula si chiuda e faccia ingresso nella stanza il nostro professore di letteratura. Non ci degna nemmeno di uno sguardo fino a quando non è arrivato alla sua scrivania. In quel momento perlustra la stanza con gli occhi di ghiaccio che tanto mi avevano colpito e quando arrivano a me restano fissi. Mi fissa con un'espressione divertita sul viso, ed io vorrei sprofondare nella mia sedia, ma non lo faccio non gli do segno del mio imbrazzo. Li conosco i tipi che lui sembra incarnare e non gli darò la minima soddisfazione, non voglio rischiare di diventare un bersaglio facile perché in fin dei conti non lo sono affatto. Ricambio l'occhiata spavalda senza paura ne imbarazzo. Lui è il mio professore di letteratura e io lo ho investito nei corridoi, può capitare non è un motivo per sentirsi inutile. 
Finalmente sposta il suo sguardo da me e dice. 
<< Bene ragazzi. Oggi è il vostro primo giorno dovete essere emozionati. Vorrei dirvi che la scelta di questa facoltà non è sicuramente solo per coloro che vogliono dedicarsi all'istruzione dei posteri. A dire la verità trovo quella opzione assolutamente inutile. Voglio dire...certo l'istruzione è importante ed è possibile che alcuni di voi insegnerano a qualche futuro Wild. Ma pensateci perchè non potete  essere voi un futuro Wild? >> A quel punto l'intera classe comincia a guardarlo sbigottito, mentre io beh...io sono ammirata. Tutto quello che ho sempre pensato, tutte le mie folli idee sulla gloria, dette da qualcun altro, qualcun'altro con più esperienza alle spalle. Quindi ci sono solo due ipotesi, o quest'uomo è totalmente improfessionale o io ho sempre avuto ragione. 
<< Suvvia ragazzi! Tutti qui, sono sicuro, sono ingrado di scrivere in maniera inpeccabile. Perciò perché non puntare in alto, così che una volta dall'altra parte potrete dare la mano agli dei della scrittura come loro pari. Così che anche i posteri conesceranno i vostri nomi letti sui libri di storia. Così che anche Dio potrà congratularsi con voi per le vostre creazioni.>>
Un momento di silenzio colmato dal chiacchiericcio eccitato degli studenti. 
<< Perché in fin dei conti ogni scrittore è il Dio del mondo che crea. La avete mai vista in in questa prospettiva ragazzi?>> Il Professore scruta la classe in ricerca di una qualche risposta, ma la unica mano che si alza è la mia. I suoi occhi si posano divertiti su di me. 
<< Signorina?>> Chiede lui avvicinandosi a me. 
<< Grant.>> Rispondo.
<< Signorina Grant, lei vede la feccenda sotto questa luce?>>
<< Io ho sempre pensato una cosa. La vita è breve, noi nasciamo e moriamo, ma se abbiamo solo questo piccolo lasso di tempo per essere noi...perché sprecarlo? Voglio dire se il nostro nome sarà ripetuto come un eco dai nostri posteri per anni indefiniti, non è un po come vivere per sempre? Non voglio giudicare la gente che non è sui libri di storia, di letteratura o altro. Voglio solo dire che la storia è stata fatta dal popolo, ma noi ci ricordiamo dei grandi.>> 
Una volta che concludo il mio discorso tutta la classe è voltata nella mia direzione. Chi con una espressione, chi con un altra. Il Professore mi guarda stupito.
<< Eccellente signorina Grant, non avrei potuto espremire in concetto meglio di così.>>
Il resto della lezione prosegue sullo stesso discorso. Parliamo di grandi eccellenze nate da tanta mediocrità o di soggetti che pur facendo parte di determinati sistemi ha deciso di distaccarsi pur di esprimere quello che era il suo pensiero, entrando così a far parte degli dei.
La lezzione si conclude con il Professore che ci lascia probabilmente il compito più divertente della storia. Uno scritto che esprima in nostro vero essere.
Mentre tutti siamo occupati a sistemare il nostro portatile in borsa il professore di punto in bianco dice. 
<< A proposito io sono il Professor Daniels. Robert Daniels.>>
Tutti ridiamo rendendoci conto che mai e poi mai avremo sperato di incontrare professore migliore.
Mentre sto per uscire dalla classe getto un'ultima occhiata al Professore e lui fa lo stesso con me. Sorrido lievemente e mi avvio verso un altro corso.







Autrice.

Che dire spero che vi piaccia :) 
Ogni recensione ( di qualsiasi natura) è bene accetta quindi vi pregherei di lasciala se non è troppo da chiedere

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Capitolo 2
*** L'ipotesi della perfezione. ***


Sono passati sette giorni dalla prima lezione con Robert Daniels. Dovrei decidermi a chiamarlo Professor Daniels, ma non ci riesco. La mia prima impressione da quanto lo ho sentito fare quei strani, bei discorsi sulla gloria l'ho più visto come un amico. Un qualcuno con qui scambiare quattro chiacchiere su interessi comuni, non un uomo che pretende tesi su tesi da te.
In ogni caso è il mio Professore e devo accettare questa cosa.
Il compito che ci ha assegnato ,per quanto mi riguarda, è ha buon punto. Ho deciso di scrivere qualcosa di drammatico, che metta completamente a nudo l'anima dell'autore. Spero possa piacergli, o meglio spero che sia ad un livello superiore rispetto a quello degli altri.
Oggi c'è stato il sole e ovviamente io me lo sono persa. Impegnata con i compiti come sono, mi perdo sempre ogni cosa. Ora come ora, alle undici di sera dubito sia ora di uscire a svagare la mia mente. Dovrei andare a dormire così che domani posso essere lucida ed attiva ad una nuova giornata di studio. Ma il pensiero che possa essere così sempre, solita routine estenuante e sopratutto stancante, mi deprime. Così infilo il mio trance blu e mi dirigo fuori dal mio appartamento, verso il pub più vicino. Non sono una grande amante di alcolici, ma essendo il mio appartamento ,e di conseguenza il pub, molto vicino all'università destino non voglia che ci sia qualcuno di interessante da conoscere con i miei stessi interessi.
Con i capelli scombinati raccolti in una coda cadente e il naso congelato, entro nel pub. Con mi grande sorpresa e delusione, non c'è praticamente nessuno all'interno del locale.
Giro la testa da destra a sinistra intravedendo solo qualche uomo mezzo sbronzo ( alle undici di notte) e...quasi non credo a quello che ho davanti.
Robert Daniels, o meglio il Professor Daniels, è seduto al bancone con un bicchiere di scoch tra le mani ed una espressione vuota.
Resto per un secondo sbigottita di fronte alla scena che mi si presenta di fronte. Il Professore sembrava una persona allegra ed esuberante, non un'uomo che si sbronza nei pub.
Proprio in quei momenti di sgomento il Professore si volta, cogliendo la mia figura con i suoi occhi di ghiaccio. La sua espressione è ferma, incredibilmente lucida nonostante i miei sospetti. Sto quasi per andarmene quando lui mi chiama.
<< Signorina Grant, si sieda con me. >>
Mi fermo di colpo è mi volto nella sua direzione. Non posso fare finta di non averlo riconosciuto, la mia espressione parla al posto mio. Così faccio un respiro profondo e raggiungo il Professore al bancone, lui mi fa cenno con la mano di sedermi sullo sgabello vicino al suo ed io ubbidisco esattamente come farebbe un cagnolino al suo padrone.
<< Non si aspettava di trovarmi qui ho ragione?>> Mi chiede lui, prestando la massima attenzione al suo bicchiere.
Arrossisco, non vorrei farlo ma mi trovo in una situazione del massimo imbarazzo. Non volendo rispondere a parole, mi limito a guardare in un'altra direzione e scuotere la testa.
<< Perché è qui? Mi scusi non vorrei essere indiscreto, ma tutti gli universitari sono soliti frequentare un pub due strade più in la di qui.>>
A quella sua informazione il mio imbarazzo aumenta sempre di più.
<< Non sono di queste parti. >> Mi decido a dire infine.
<< Oh signorina Grant, questo è ovvio. Si capisce dal suo accento che è inglese.>> Mi risponde lui prendendo un sorso.
Certo che è ovvio! Perché devo sempre ribadire l'ovvio come una perfetta idiota. Non sono un'idiota, non lo sono affatto, sono solo molto incline alla timidezza.
<< Professore, se non sono indiscreta, lei invece che ci fa in questo posto? >> Gli chiedo io mettendo da parte l'imbarazzo. Mi avrà presa per una stupida, beh...non lo sono.
Lui sorride sul bordo del bicchiere.
<< Quanta indiscrezione nei confronti di un suo insegnante signorina! >> Dice lui con voce sarcastica.
Io mi limito a fissarlo in attesa di una risposta.
<< Le va di bere qualcosa? Offro io, ma deve rimanere un segreto.>>
<< Facciamo così...se lei mi offre da bere, poi mi racconterà perché è qui.>>
<< Volevo offrirle da bere proprio per corromperla su questa faccenda.>>
<< Beh non ci riuscirà.>>
Dopo quella mia ultima frase il Professore torna a fissare il suo bicchiere ormai vuoto e dice.
<< Sa...confessare faccende personali ad una studentessa del primo anno, non è proprio nel mio stile. Anzi confessare qualcosa a chiunque non è esattamente nel mio stile.>> Confessa lui facendo girare lo sguardo e fissandolo sui miei occhi.
<< Ma lei mi sembra una persona molto determinata signorina Grant, quindi le racconterò qualcosa. Chi lo sa magari potrebbe aiutarmi a sfogarmi. Ma prima lei deve fare una cosa per me. >>
A quelle sue parole involontariamente mi irrigidisco e guardo in un altra direzione.
<< Mi dica il suo nome di battesimo. Se deve essere la persona a qui racconterò una delle cose più terribili che mi siano mai successe, vorrei almeno conoscere il suo nome per intero.>>  Specifica lui facendomi prendere un sospiro di sollievo.
<< Hazel...Hazel Katrine Grant.>> Dico io con un mezzo sorriso sul volto. Non so perché, ma l'idea di conoscere meglio quell'uomo mi attrae come una falena verso la luce, certo spero che questa mia attrazione siam meno letale.
<< Bene Hazel. Oggi non è un giorno come tutti gli altri. Oggi venti anni fa, si sposavano due giovani amanti. I due si amavano molto, si erano conosciuti da bambini le loro famiglie erano sempre state opposte al loro amore. Ma i due si amavano incontrollatamente, completamente e senza riserve. Così non appena ebbero compiuto la maggiore età decisero di sposarsi. Una cerimonia semplice alla presenza di soli pochi amici.
I due coniugi continuarono la loro vita insieme per svariati anni a seguire. Avevano finito entrambi l'università e la moglie era diventata un Chilurgo famoso. -
- L'unico problema che sembrava sorgere tra i due era quello di avere una famiglia completa. La moglie aveva scoperto di essere sterile e questo la fece cadere in uno stato di depressione, ma con l'aiuto e l'amore del marito che le ripeteva di non essere deluso da lei, che in fin dei conti avere o non avere figli non era importante. La moglie si riprese e gli anni a seguire erano stati perfetti, la coppia perfetta, la vita perfetta, l'amore perfetto.-
- Finché un bel giorno il marito non ritorna a casa dal mercato biologico e trova sulla porta un biglietto dove la moglie spiegava che non lo amava più da molto tempo e che, aveva cercato di fare in modo che funzionasse ma che non ci era riuscita.
Contro tutta sua volontà il marito decise di concedere il divorzio alla moglie. Perché per quanto questo poteva farlo soffrire, lui la amava e voleva solo e solamente la sua felicità.>> Si ferma un minuto per riprendere fiato e guardare con lo sguardo vuoto un punto non ben definito tra il bancone ed il bicchiere alzato.
<< Poi dopo due anni da quel determinato giorno l'uomo che amava quella donna, trova questo sul giornale. >> E detto questo tira fuori dalla sua giacca di Tweed un giornale e lo volta nella mia direzione. Sulla pagina spiegazzata si legge chiaramente  " Magnante di Internet sposa famoso chirurgo.", sotto si riporta la foto della neo coppietta felice.
La donna nella foto è molto bella. Riccioli rossi ,carnagione olivastra e occhi verdi che sembrano perforare l'obbiettivo a differenza di quelli del suo nuovo maritino.
Mi mordo un labbro e istintivamente metto la mano sopra quella grande di Robert.
<< Mi dispiace tanto. So che questo non cambierà le cose ma...prova a vederla così. Ovviamente lei è una donna disturbata, magari pensava che sbarazzandosi del suo matrimonio con te si sarebbe dimenticata del dolore causato dal fatto che non può avere una prole. Magari pensa che dato che gli eventi sono collegati sbarazzandosi di uno si sbarazzi anche dell'altro.>>
Lui sorride e dice in un sussurro.
<< Sei brava a capire le persone.>>
<< Sono un aspirante scrittrice, capire le persone e trarne spunto per dei personaggi è il mio pane quotidiano.>>
Sorride e io lo seguo a ruota.
<< Penso che dopo che mi è rimasta a sentire per tutta la mia noiosa storia, il minimo che possa fare è offrirle un Drink.>>
Accetto è quando mi chiede cosa voglio e io gli rispondo un Old Fashion, lui dice.
<< Le piacciono le cose antiche Hazel Grant? >>
<< In verità il nome non centra, ma comunque si...penso che le cose vecchie siano le più belle.>>
Lui ride cogliendo un doppiosenso che io non volevo assolutamente inserire.
Il resto della serata passa piacevolmente, mentre parliamo di scrittori. Alla fine il Professor Daniels decide di volermi accompagnare a casa. Io cerco di spiegargli che abito praticamente all'angolo ma lui insiste.
Non appena entro nella sua auto percepisco un forte odore di tabacco e sandalo. Un odore particolare, che è lo stesso che emano lui.
Arrivati davanti casa mia, lo ringrazio e cerco di togliere la cintura quando si inceppa. Lui si avvina cauto e con un solo tentativo mi libera dalla cintura.
Restiamo un minuto intero che sembra durare mille anni a guardarci, a studiare ogni minima parte del nostro viso. Poi io mi arrendo a quella sensazione di agitazione mista a eccitazione. Apro la portiera e dopo un ultimo " grazie" mi avvio con premura verso il mio palazzo.
 
 
Autrice.
 
Bene ho voluto far scoprire a Hazel ( e a voi) più cose sul nostro Professore. C'è molta elettricità fra i due, ma si vedrà molto di più nel prossimo capitolo che ,Spoiler, si chiamerà " La concezione del contatto".
Come ho già detto, tutte le recensioni sono bene accette quindi se poteste lasciarne qualcuna vene sarei infinitamente grata.
 

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Capitolo 3
*** La percezione dell'ira ***


Passo insonne tutta la notte pensando a Robert Daniels. Alla sua triste, ingiusta storia. A quella donna, la sua ex moglie con quegli occhi magnetici. Non mi stupisco che abbia fatto perdere la testa al bel professore. E poi penso a lui. I suoi movimenti, il suo modo di parlare, di ridere e poi lui...il suo aspetto fisico. Come fa un uomo della sua etá ad essere così maledettamente attraente? Mi volto dall'altro lato del letto cercando di scacciare via la sua immagine dalla mia testa, ma non serve a niente. Più vi provo più lo vedo con più particolari. La mattina dopo mi alzo dal letto confusa. Non so esattamente quanto abbia dormito, anzi non so nemmeno se ho dormito. Prendo i vestiti dall'armadio un po a casaccio e finisco con addosso dei pantaloni rossi magliettina a bratelle nera e giacca di lana nera. Mi diriggo verso la mia macchina e ancora con un biscotto in bocca metto in moto. Arrivo a lezione in ritardo e Robert é già li, appoggiato alla grande scrivania di mogano a parlare con gli studenti. Si gira verso di me. " Perdoni il ritardo." Dico con le Guance in fiamme causate dal troppo imbarazzo da essere guardata da tutti coloro che non stanno ancora prendendo appunti. Mi siedo al mio posto e cercando di guardare solamente il mio portatile e aspetto che la situazioni ritorni alla normalità. " Come stavo dicendo...potete consegnare le vostre tesi. Mettetele sulla mia scrivania cortesemente." Dice il professore alla classe. Allora prendo dalla borsa la mia tesi e gliela metto sulla cattedra. Sono la prima a farlo perciò i miei compagni di corso mi guardano piuttosto male. La verità e che quasi non la avrei voluta consegnare. Li dentro c'è tutta me stessa, tutta la mia anima e la sto consegnando a lui. Lo avrei fatto con qualsiasi professore ma con lui é diverso. Il pensiero che dopo che lo leggerá ogni volta che guarderá nei miei occhi potrá guardare dentro di me mi terrorizza. Vado a sedermi per la seconda volta e guardo il resto Dei miei compagni andare a consegnare la loro tesi al Professor Daniels. Oh! Non era così difficile chiamarlo come dovrei. La lezione continuò con la spiegazione di un nuovo argomento. Ovviamente era lecito intervenire come nello stile di Robert Daniels, ma sta volta io rimasi in silenzio. Sapevo tutto e quasi non davo un pugno al ragazzo seduto accanto a me quando disse un qualcosa di semplicemente stupido. Sentivo gli occhi di Robert su di me quasi sempre. Forse era una mia impressione o forse semplicemente si chiede a come una persona come me potesse non sapere un argomento così elementare. Quando la lezione finisce, impiego meno tempo del solito a conservare tutto dentro la mia borsa. Non voglio rischiare di restare per ultima qui e quindi dover rimanere con lui. Non ho paura del professore, più che altro ho paura di me stessa. E come se i suoi occhi mi avessero catturata, come se mi avessero fatto un incantesimo e io davvero non mi fido dei miei sensi. Per quanto ne so potrei saltargli addosso. Esco dalla classe con furia e sento il suo sguardo su di me. Arrivando sulla macchina comincio a respirare profondamente. Quel uomo mi ucciderà. Dopo un po metto in moto. Non vado dritta a casa come dovrei vista la mia quantità di studio, ma faccio un giro per liberare la mia mente da quegli occhi. Quegli occhi mio Dio! Come fanno ad essere del colore del ghiaccio ma ardere come la legna? Non so esattamente quanto sia passato prima di decidermi a tornare a casa, ma quando torno la mia padrona di casa viene da me quasi correndo dicendomi che c'è un uomo ad aspettarmi in casa mia. La mia bocca diventa improvvisamente arida come Il deserto. Potrebbe essere qualche mio amico certo, ma la mia mente non fa altro che pensare che si tratti di Robert Daniels. Rinuncio ad aprire la porta da me, tanto sará già aperto, e busso. Sto bussando a casa mia? Questo é davvero patetico anche per i miei standard. Spalanca la porta subito dopo l'ultima persona che avrei immaginato di vedere. " Hazel!" Mi abbraccia così forte che ho paura che una delle mie costole potrebbe staccarsi e cadere ai miei piedi. Certo una figura un po inquietante, ma si addice al soggetto che ho in presenza. " Che ci fai qui James?" Chiedo al mio ex ragazzo una volta che mi ha liberata dalla sua morsa. " Beh ti sono venuto a trovare." Risponde lui sorridendo. " Pensavo fossi già stata abbastanza chiara con te. Non voglio più vederti ne tanto meno sapere niente di te." Lui cambia completamente la sua espressione, sembra afflitto. " Hazel io non riesco a stare senza di te...so che sono Stato un bastardo, ma sono cambiato...sono cambiato per te." Resto un attimo intontita dalle sue parole. Quel tanto che basta a far si che lui si fiondi sulle mie labbra. Dopo un iniziale momento di shock, cerco di togliermelo di dosso. Lui stacca le sue labbra da me e mi sussurra con voce suadente. " So che mi vuoi. Non fingere che non sia così. " Ritorna a fiondarsi su di me e le sue mani cominciano a sbottonare il cappotto. Cerco di reagire ma il mio corpo e come paralizzato dalla paura. " Lasciami." Sussurro terrorizzata. " Lasciami." Dopo quest'ultima volta lui non é più su di me. Mi ci vogliono un paio di secondi prima che mi renda conto della situazione presente. James é a terra con sguardo spaventato e davanti a lui , con una mano stretta in un pugno e l'altra che stringe una sciarpa, un uomo con i capelli neri striati di grigio. " Dovrei picchiarti a sangue!" Gli dice Robert Daniels con ira. " Professore no!" Gli grido. Lui si volta verso di me con un espressione che starebbe bene sul volto di un omicida e mi dice. " Voleva farti del male!" E mentre lo dice stringe ancora più forte la sciarpa che capisco essere mia. " Si é vero...ma non lo ha fatto perciò ora lo facciamo andare via. E se tornerá non mi faró problemi a chiamare la polizia." Gli dico io cercando di rimanere tranquilla nonostante sia scampata per davvero poco ad una aggressione. " Se tornerà non si farà scrupoli a farti del male!" E dicendo questo ritorna a guardare James con odio. " Tranquillo la prossima volta sarò più preparata." Restiamo minuti interi senza dire una parola solo a guardarci, con James a terra troppo terrorizzato dal professore di letteratura per fare qualsiasi cosa. " Fidati di me." Gli dico piano non interrompendo il contatto visivo con i suoi occhi di ghiaccio. " Va via, prima che io cambi idea." Dice Robert. Il mio ex ragazzo esce dal mio appartamento così velocemente che quasi non mi accorgo che si sia alzato da terra e uscito dalla porta. " Stai bene?" Mi chiede Robert avvicinandosi a me " Beh A parte che ho in bocca ancora la saliva di quel maiale si." Gli rispondo coraggiosamente. " Beh sarà anche così, ma non puoi negare che sei in stato di shock...siediti." Mi dice mentre mi aiuta a raggiungere il mio divano. " Ti preparo un te?" Mi chiede gentilmente. Sembra che l'altro uomo, quello con l'espressione da omicida sia del tutto scomparso, dissolto da un momento all'altro. " Credo mi serva qualcosa di più forte del te. E mi scusi se lo dico in sua presenza professore." Lui ride alle mie parole. " Quando siamo fuori da quel edificio, io per te sono Robert. E in ogni caso hai ragione. Riprenditi un po e ti porto a bere." " Bere alle 5 di pomeriggio?" Chiedo non volendo accettare. " Oh signorina Grant! Conosco un luogo molto famoso e privato , dove é possibile bere ad ogni ora del giorno e della notte." Mi dice lui sorridendo furbo. Aggrotto le sopracciglia non capendo il perché della sua reazione. " Io sto bene prendo il cappotto e mi porti in questo posto." Mi alzo dal divano e prendo il cappotto buttato sulla poltrona. " Aspetta." Mi dice Robert. Si avvicina a me e mi mette al collo la sciarpa che aveva in mano fino a quel momento. " La avevi lasciata in classe." Sentire le sue mani su di me anche se non per un contatto diretto é un qualcosa di magico, che mi fa avvampare le guance nel giro di qualche secondo. " Non ti imbarazzare in questo modo. A tutti capita di essere distratti." Grazie a Dio pensa che sia arrossita per questo.

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