Quel tale EFP

di Blacket
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Per Ludwig e Feliciano ***
Capitolo 2: *** Per Arthùr e Francis ***
Capitolo 3: *** Per Romano e Antonio ***
Capitolo 4: *** Per Gilbert e Ivan ***
Capitolo 5: *** Per Feliciano e Romano ***
Capitolo 6: *** Per Gilbert (e Elizaveta) ***
Capitolo 7: *** Per Feliks e Toris ***
Capitolo 8: *** Per due vecchi signori ***
Capitolo 9: *** Per Ivan e Natalia ***



Capitolo 1
*** Per Ludwig e Feliciano ***


Quel tale EFP I
Quel tale EFP 
I


-Oh, Dio, Ludwig!- la bocca di Feliciano mossa a riso, schiusa e piacente, gli occhi tesi a stuzzicare lo schermo del computer. Seguono due singulti, segue la risa, un borbottio di circostanza.
- Ludwig, persino in questa facciamo sesso!- si prende tempo per sfilacciare i capelli, ilare, gorgogliando vergognosi giudizi d’una lettura silenziosa, sibilando a proposito di manette, di gemiti e dotazioni poco abitudinarie ma facilmente immaginabili- cinguetta ridacchiando, l’ombra dell’imbarazzo cacciata via in malo modo.
- E perché mai sto sempre sotto?-
La voce scivola via melodica, un timbro nuovo sguscia dalle labbra di Feliciano, che si premura di accarezzare dallo schermo il nome dell’autore, sornione liscia i polpastrelli sulla pelle del viso, di nuovo accartocciata in un’incredulità gioiosa.
Volge il capo all’indietro, l’occhio ambrato a marchiare una serie di frasi impresse sul sito, “membro”, seguito da “penetrazione”, e non sa più trattenersi, cantando parole sconnesse all’uomo rosso chiuso nella stanza affianco.
-Deh, Ludwig, tu pensi che io starei sott-..-
Si fa spazio un ringhio baritonale, spaventosamente vicino ai novanta decibel rotti; un paio di tonfi, un’espressività da disperata casalinga –di quelle più o meno terribili, armate dalla forza spirituale dei vecchi bombardieri- che diviene acuta sugli ultimi sibili.
-Taci, Italia. Taci.-





Note: Ebbene, cercavo di scrivere qualcosa di breve e leggero su cui concentrarmi. L'ho trovato.
Sono conscia del fatto che esistano già altre fanfic dove i protagonisti scoprono il sito -tra l'altro, una la scrissi proprio io!- ma preferivo scrivere sul personaggio che approfondisce il contatto fra realtà e sito. Nonostanta abbia diverse altre cose da iniziare e pubblicare, necessitavo di trattare ogni tanto su uno scritto relativamente semplice e leggero dal mio solito, senza riferimento alcuno e forse da prendere con un sorriso.
Nel caso vogliate suggerirmi personaggi, coppie, darmi spunti di qualsiasi tipo, siete ben accetti!
Sperando che Ludwig non incappi in questo mio delirio freudiano, alla prossima!
Blacket.

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Capitolo 2
*** Per Arthùr e Francis ***


quel tale efp 2

Quel tale EFP II

Schiocca nell’aria un chiocciare compiaciuto, una composizione di brusii e sussurri straniti- bisbigli e di nuovo un tossire imbarazzato, un’imprecazione mugugnata dal più nero malumore e un fremere nervotico.
- No, no! Dannati lunatici!- ultima ostentazione ad un disagio crescente, la postura che si scompone e le mani che danno aria, -Che scempio sarebbe questo?!-
Inghilterra scrocchia le dita alla maniera sconsiderata dell’iracondo pensionato atto a trovar pace fra la cura del giardino e cattive novelle: lui e Francis potevano permettersi di condividere le analogie che potevano esserci fra un’anguilla e una balena, eppure proliferavano abomini che li inquadravano uniti e piacenti.
-Arthùr…-
-E, oh, God, tieni quelle mani lontane da me! Viscido!- le sopracciglia dell’inglese sono già un grumo fitto di nubi, puntato a sottolineare poche quanto emblematiche frasi; manette ed un tentativo d’ostruzionismo, ambigui arnesi e battute tanto fini da poter esser state vomitate da Francis Drake quando ancora il Rum schiariva le voci tonanti dei marinai.
-Arthùr, non dirmi che non sci hai mai fatto un pensierino, nh.- l’uomo sorrideva felino, sulle labbra le rose di Versailles e il profumo dei gelsomini. Forse all’erta, una tranquillità che era più sentinella gettata in campo, dato il pesante clima di sfida che accompagnava la presenza di Arthur.
-Ma quale pensierino, va a diavolo, te e i pensierini!-
Uno strattone, dei passi pesanti a seguire, l’inglese che abbandona sia l’amico che il proprio behavoiur da dandy, abbracciando con trasporto l’isterismo preparto- eppure Francis ha sul volto cucita una vittoria dolce e ironica, la dispiega con un risolino infantile.
-Onh, Arthùr, mon ami, dove vai? Ti ricordo che era nella tua cronoloscgia!-





Note: Non assicuro una pubblicazione tanto rapida, avendo anche altre storie in corso- dopotutto avevo il capitoletto già pronto, essendo davvero veloce e rapido da elaborare e scrivere.
Non mi aspettavo che per molti di voi ciò rappresentasse una novità- non posso far altro che sperare possa piacervi, magari togliere quei due minuti in qualcosa di così tanto frivolo.
Apprezzo moltissimo il vostro supporto e le vostre richieste (che mi sono puntualmente annotata), grazie di cuore!
Infine non ho resistito, e ho ficcato dentro un riferimento alla pirateria inglese, ma tant'è.
Alla prossima, Blacket.

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Capitolo 3
*** Per Romano e Antonio ***


Quel tale EFP III
Quel tale EFP III


Un urlo, delle parole brusche e scandite con enfasi, la mano stretta sulla cornetta sino a far delle nocche una bianca decorazione- un altro brusio, un borbottare iracondo, poche parole che cautamente si fan strada fra la rete metallica.
-Merda, che SCHIFO!-
Antonio udì un tonfo, una sovracitata platea di rumoracci scoordinati e distorti; il fiato rovente del sacrificado sotto le spade del matador, un’insofferenza nevrotica che giungeva alle sue orecchie attraverso la magia del linguaggio tradizionale e campagnolo.
-Cristo, non riesco nemmeno a leggere! Che cazzo dovrei combinare con te?!- seguono altri coloriti improperi di indubbia creatività, grezzi e rozzi anche per chi ha dato resa all’abitudine, escono potenti e tonanti dal telefono oramai giunto allo stremo. Un latrato di tic sconnessi, una variazione impercettibile e artificiale della voce, la cornetta rossa piange, e Spagna ne raccoglie le lacrime e l’uggiolare elettrico.
-Pero, Lovinito… N-…-
-Ma vaffanculo, va! Sei molesto persino in quelle a raiting verde! Prova a toccarmi con quelle cazzo di mani che ti ritrovi che poi so io dove ficcartele, - prosegue con invidiabile fluidità e la stessa determinazione di un vietcong durante una missione rossa, -…e, Guarda! Questi squilibrati scrivono pure della mia infanzia, guarda! Minchioni!-
La linea scricchiola morente, l’udito di Antonio è rosso e violentato impudicamente dalla stizza di Romano, ora strinante ma sicuramente più esplicativa di ruggiti vomitati in un arcaico e stretto dialetto meridionale.
-Lovinito, ne ho letta una del genere, e mi è piaciuta.-
Il silenzio inizia a prendere posto, poiché le parole dello spagnolo sono calde e sanno della sangrìa di Sevilla, dell’orchada di Valencia  e degli abiti purpurei di Toledo- l’accento modella sinuosamente la r e s’impunta ad arrotondare le asprezze, l’italiano non lo sopporta eppur pensieroso cheta il suo animo feroce, tossicchiando.
Vi è ora un parlottare calmo tanto simile a pioggia, “perché solo a te potevano piacere”, un mugolare impacciato che Antonio capisce solo ore più tardi- quando torna curioso su quel testo che parla di vento, pirati e inquisizione (di notti calde, d’estati piene di sole, di sabbia e sangue), e ridendo gioioso trova una recensione di un certo “ForzaLazio61”.






Note:  Vi prego, NON offendetevi per le parole di Romano, ho scritto semplicemente immaginando le idee ed adattandole a lui e alla sua probabile reazione, non sentitevi assolutamente toccati o presi in causa.
Spero davvero che per nessuno rappresenti un fastidio! Nel caso, fatemelo sapere.
Ma ora: Perché ForzaLazio61? Romano non userebbe mai il suo nome, se non la sua data di nascita, 1861. Ho sempre immaginato che alla Roma fosse affezionato il nonno, mentre il nipote tifasse il Lazio spudoratamente.
Ringrazio di cuore chi inserisce fra le preferite, seguite o ricordate, e un grande bacio a chi recensisce! Non mi sfugge nessuno dei vostri nomi, e vi risponderò al più presto. 

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Capitolo 4
*** Per Gilbert e Ivan ***


Quel tale EFP 4
Quel tale EFP


Le dita tamburellano ritmiche sullo schermo, i polpastrelli graffiano e vorrebbero distruggere- sono strinanti quanto l’acciaio di cui Gilbert si nutriva, forti come un carico a pressione e agitate e tremanti e ruvide. Scorrono con poca grazia e assoluto diritto di creare fastidio; passano al quindicesimo testo, e il diavolo bianco impreca furibondo e confuso strofinando la propria frustrata disperazione sulla pazienza del fratello.

-Ludwig, cazzo.- borbotta, la voce grezza come le lamiere, poco calda e affabile ma rovinata e ben lontana dal canto terso della musicalità. –Ancora. Ce ne sono ancora, Ludwig! La mia luminosa persona! La mia grazia e virilità contro un macellaio comunista di otto tonnellate! Ludwig!-
Viene spezzato un sospiro di impazienza, rigirato con lentezza affinché fosse più morbido e impastato con mani gentili per abitudine e non per intenti. L’uomo biondo è pazienza e giustizia, e chiude la valigia con i movimenti di un ferro meccanico, ragiona come tale e presta attenzione a non lasciare che il profumo dolce del caramello si attacchi ai suoi vestiti.
-Gilbert, ignorali.-
-Sto sotto!- un paio d’occhi sgranati sul cellulare, la mano che sbatte repentina contro il tavolo e il fuoco dei cannoni prussiani che rimbomba negli occhi sanguigni, fra le vertebre contratte e le labbra storte in una smorfia malfatta, -SOTTO, Scheiße !-
La cacofonia si fa più importante, Ludwig non arriccia il naso poiché abituato ad un suono tanto sgradevole e inaspettato, simile più al deraglio di un treno che al cinguettio dei pettirossi.
-Senti, a me va bene che mi apprezzino in altri contesti; le descrizioni ci stanno, sono un gran figo*, ma quest-…-
Sobbalza, serra le labbra e diverrebbe più livido se già non fosse candido, le narici si allargano per raccogliere fiato mentre fra note di furia e imbarazzo scosta velocemente la tendina delle notifiche.
“Ivan Brajinski ti ha inviato un link.”






Note: Ebbene, ritorno ora da Amsterdam! Dovrò davvero frenarmi per non scrivere una OneShot a proposito.
Mi ripresento con una coppia che non ho mai -mai!- (mai) considerato, ma ammetto che è stato divertente pensare qualcosa anche per loro. Ricordo, in ogni caso, che si può parlare di qualsiasi tipo di fanfiction, anche dove il pairing non compare - e forse, nel prossimo capitolo si vedrà qualcosa a riguardo.
*Indecisa se inserire una battuta simile, ho oprato per un: si. La inserisce spesso egli stesso nei suoi diari, mi son detta che non può far male.
Ringrazio tutti quanti per il supporto e le recensioni simpatiche e coinvolgenti! Risponderò immediatamente, le ho apprezzate molto e tengo parecchio a volervi ringraziare uno per uno.
Alla prossima, Blacket.

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Capitolo 5
*** Per Feliciano e Romano ***


Quel tale EFP 5
Quel tale EFP V


-
Fiulen, attento al caffè.-
Si crea un’orchestra di rumori bruschi e piani; il gorgogliare della voce di Romano, un borbottio singhiozzante e poco soddisfatto, “pari una locomotiva”, cinguetta tossicchiando il fratello. Una locomotiva vecchia e cigolante –volendo dar fede alla precisione-, piena di fori e sbuffi e scricchiolii maldestri- piena di vapore e fumo bollente.
-E che cazzo, Feliciano! Mi metti sotto al naso quella roba!- posa la tazzina, il capo ha un sussulto contrariato, -bastardo!, pare quasi che tu sia d’accordo.-
Veneziano si accomoda, scosta i capelli dal volto e spera di poterlo fare anche con certi pensieracci, risolvendosi poi nell’accarezzare di nuovo la tastiera con le dita.
-Oh, no! Assolutamente no!-
Apprezza forse la musica ed il suono delle parole, il frigolare degli aggettivi che gli vengono dati e le pennellate blu e celesti che gli dipingono addosso- e pure quelle rosse, sul cuore, la mente e gli storti ricordi d’un passato brigante; –Ti pare che io sia così scemo, Romano.-
Indica con veemenza lo schermo, come a dargli un pizzicotto spazientito e carico di tutta la stizza che poteva provare un artista moderno, minimal e milanese come lui.
-Mh. E a quanto pare questi lunatici del cazzo mi riempiono la bocca solo di parolacce, come se non sapessi dire altre fottute parole.- segue un grugnito deciso, l’occhio che rincorre le linee delle parole digitali, tutto il suo fare rustico  e genuino che si esemplifica con un dito medio alzato verso l’alto.
Non che abbiano tutti questi torti, e Feliciano lo pensa in silenzio, studiandosi la visione che avevano altri di lui; a volte chiudendo un occhio solo, altre entrambi, altre ancora piegando il capo con curiosità infantile.

-Oi, ne ho trovata una sul nonno.-
Romano si avvicina, seguito da una nota di placido silenzio, quatt’occhi luminosi e indirizzati allo schermo. Feliciano tace, perché sa che non avrebbe altro da dire, se non leggere- pure il maggiore dei due tace, perché è conscio che parlando graffierebbe parole che altri han scelto per lui.

Vi è lo starnazzare delle cicale- e il grano biondeggia, sfiora il cielo e lo saluta bonario; la colazione lasciata sul tavolo profuma di miele e lavanda e del pane buono delle panetterie di borgo- nessuno andrà a prenderla, si è troppo impegnati a giocare col silenzio.
Eppure un sussurro si leva piano, chiedendo permesso di disturbare, è Feliciano che sorride con coraggio, strizza le labbra.
-Oddio, “per Giove” lo diceva veramente!-






Note: Capitolo particolare! Avevo in mente di farlo dall'inizio, a dire il vero, anche se non mi aspettavo che sarebbe uscito così "basic" e semplice. Vogliate perdonare l'eccessiva schiettezza, ma ho pensato che si adattasse bene al parlato di entrambi. Come avrete notato, ho cercato di dare a Feliciano l'intonazione tipica del Nord (Oi!), perchè vivendo nel nord Italia riesco a conoscere meglio alcune sfumature-come purtroppo non ho potuto fare con Romano, anche se mi sarebbe piaciuto.
Non vi è alcuna coppia, ma spero abbia funzionato comunque.
Ringrazio con tutto il cuore l'appoggio che date a questa raccoltina un po' sciocca, vi sono davvero grata e lascio ad ognuno baci e abbracci. Grazie, davvero! E perdonatemi se non rispondo subito alle vostre gentili recensioni.
Avviso che sto (di nuovo) per partire per una vacanza: una settimanella circa nella quale ovviamente non potrò aggiornare, ma spero tornerò più carica di prima. Ho una lista indecente di OneShot, long e mini long da scrivere, e spero vivamente che la mia ispirazione si dia una calmata.
Grazie di nuovo, alla prossima!, Blacket.

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Capitolo 6
*** Per Gilbert (e Elizaveta) ***


Quel tale EFP 6
Quel tale EFP

Sarebbe stato falso e sciocco negare di non essersi avvicinato con eccessiva vanità a parole tanto lusinghiere- sicuramente fedeli al reale, macchiate di piccole pecche ma pur sempre di imperioso effetto .
Gilbert accarezza le parole a lui rivolte con un ghigno rozzo e borbottante, più simile alla lava che gorgoglia fitta e lascia il proprio eco a raschiare la gola- annusa gli aggettivi sibillini e pomposi ed inutilmente grandi “seppur veri!”, va dicendosi, picchiettando le dita sul telefono.
Si era risolto inviando frammenti delle sue divine gesta al gruzzolo più o meno folto di conoscenti che lo avevano accompagnato nell’ascesa trionfante dei testi di EFP, prendendosi la briga di sottolineare l’inumana prestanza fisica “così attinente, dico” che veniva generosamente distribuita alle più voluminose abilità del demone bianco.
Tossicchia, spingendo con poco garbo l’imbarazzo a radunarsi sulle gote ridenti mentre tasta il proprio petto alla ricerca delle mirabolanti doti minuziosamente descritte fra i capitoletti delle serie “daqualcuno che se ne intende, certo”. Pizzicato dalla curiosità arriva persino a metter mano sulle proprie natiche, fingendo di trovarle più sode del solito- al che il viso storto si decora di un sorriso tirato, un commento lascivo alla propria inarrivabile persona che suona estraneo persino al proprietario.

Il telefono trilla spazientito, riceve con remore le risposte di messaggi tanto molesti e vibra cantando la propria frustrazione su note metalliche e di pura malgrazia. S’inceppa e brontola, s’illumina e stringe con rabbia fra i messaggi ricevuti un commento breve, ma più emotivo di altri.

Da: Elizaveta
"Cristo Gilbert, almeno li avessi quei cinque metri."






Note: Ebbene, riessomi tornata dalle vacanze. So che il capitolo è corto, ma non trovavo altro modo di far passare un messaggio tanto semplice e diretto. Inoltre, l'intervento continuo di Gilbert nella narrazione è palesemente voluto, in modo che venga distorta secondo quel che lui vuole.
Mi scuso se le richieste non vengono subito esaudite, ma preferisco pensare a dialoghi o situazioni attinenti e differenti dal solito piuttosto che ricalcare l'idea che si ha di un personaggio. Mi piace scavare un poco più a fondo nella personalità di ognuno, e dare anche una mia interpretazione da inserire qui. Ovviamente, sono felice di trattare con qualsiasi abbinamento, anche i più inusuali.
Tenevo solo a specificare che forse la pubblicazione della raccoltina rallenterà un poco, dato che mi sento inspiegabilmente ispirata e arrivo qui con una mole di appunti per fanfic che chiede di essere esaudita.
Vi ringrazio come al solito del supporto, delle recensioni simpatiche e gentili che mi fate, del vostro entusiasmo che contagia anche me.
Alla prossima!, Blacket.

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Capitolo 7
*** Per Feliks e Toris ***


Quel tale EFP VII
Quel tale EFP

Si alza un esagerato profumo –che sia di zucchero di canna e cannella e pinoli-, ed un a nebbiolina dolce e bianca pasticcia e dipinge le dita di Feliks. Sono frenetiche seppur goffe, e si bagnano della tisana al gelsomino, stropicciano malamente dei fazzoletti , “che, tipo, prima erano qui” e spargono generose dosi di vivande sulla tastiera come farebbe un contadino durante la prima semina.
-E, ah! C’era questo risvolto nella trama, questo bacio…- sente tossire Toris, e se mai avesse ascoltato con maggiore attenzione sarebbe giunta a lui la passione del moro per le bionde slave- urlante ed in ginocchio.
-Tipo, ti spiego la scena! Non puoi perdertela!- si rovescia la tazzina, segue un brontolio di gesti e sospiri prima del devastante reportage del capitolo a luci rosse, dove i polacchi divengono sensuali seguaci di Venere e i lituani in poche righe -forse con troppa veemenza- ne fanno di lunghe e di grosse.
-Ti prego Feliks, piantala.- giunge un mormorare abbattuto, la cornetta guaisce sofferente. Eppure il biondo è flemmatico, è energia viva che ora sbriciola i dolci fra le proprie mani e preme tanto forte la tastiera che par voler scavare al suo interno fiutando il tesoro. Sicuro e veloce, è simile al segugio in cerca del Santo Graal, intento a drizzar il guado verso la terra promessa- che fosse una frase, un piccolo inciso, una nota a piè pagina!

-E quanto finalmente abbiamo fatto sesso, è stato, tipo, fantastico!-



Note: Non ricordo più chi mi aveva richiesto una PolLiet, ma l’avevo segnata in precedenza e spero che la personcina che mi aveva scritto apposta possa apprezzarla. Mi ha divertito tanto scrivere qualcosa su loro due, sono io che ringrazio te!
Anche questi sono personaggi nei quali mi sono addentrata molto poco, e su cui ho poche idee. Il che mi dispiace, poiché Polonia è tanto eccentrico quanto affascinante, e Toris sfortunato quanto preso timidamente dalle donne (preciso: nel mio immaginario. Non tolgo che la coppia mi piaccia comunque molto!).
Aggiorno un poco in ritardo, ma ho diverse cosucce in cantiere. Ringrazio di cuore i lettori, chi segue e chi è tanto gentile da lasciare un commentino! Mi fanno sempre moltissimo piacere, scusatemi se tardo tanto a rispondere!
Alla prossima, Blacket.

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Capitolo 8
*** Per due vecchi signori ***


Quel tale EFP 8
Quel tale EFP

-Questo è ciò che i giovanotti chiamano tecnologia, amico mio!-
Si volta, ed è enorme su quella seggiolina tanto piccola, trattiene la propria massiccia mole da conquistatore fra due spesse lenti da vista, “non ho più l’età, dice Feliciano”, eppur le sue mani grandi han tenuto con forza i popoli indocili nei palmi.
Roma osserva sornione il suo compagno, e agiterebbe con fierezza la criniera d’un leone, se non gli rimanesse altro che il sorriso bonario d’un vecchio gatto troppo abitudinario- lappa il pelo nell’attesa delle carezze di qualche bella fanciulla.
-Non vieni a vedere?- consuetudine chiederlo, poiché sa che il biondo guerriero non muoverà passo da dove si è bloccato prima; come le querce delle sue vallate e le rocce degli strapiombi. Gli aveva risposto, in un monotono infastidito, che la luce di quel trabicolo mortale -giunto sicuramente dall'Averno!- faceva male agli occhi, facendo intendere che avrebbe preferito vederlo schiantato a terra o scaraventato fuori dalla finestra. “Barbaro!”, l’Impero rimugina a proposito delle brevi istruzioni che Romano gli aveva vomitato addosso, toccando con rudezza pochi tasti, e lì soffermandosi.
Non trattiene sogghigni e brevi risa nel fiutare descrizioni tanto blande o azzeccate, possedenti più o meno grazia- e v’erano di quei testi che trattavano di lacrime, del suo scivolare fra le polveri e delle sue campagne militari, dei suoi amori e delle proprie vergogne.
Aggiusta gli occhiali, che son pratici e ti servono, nonno, e pensa a qual tedioso gioco deve aver vinto per aver letto di come lo si vedeva ed immaginava- quegli autori che scribacchiavano con occhi d’un mondo lontano, limpidi esploratori del tempo che fu e delle sue gesta, delle sue grida!, dell’oro di cui sapevano le labbra.

-Per Giove, Ariovisto!- mugola, è un cane ferito che guaisce e annaspa e tira la pelle bollente e scottata dal sole. –Ariovisto, per carità, ascoltami! Qui mi accusano d’esser passivo!- s’allontana, il viso livido e inciso da una smorfia tanto sentita d’aver la forza di attraversare il tempo.
-Ci deve essere un errore! Patirei l’ostracismo, per legge!- ha le sopracciglia corrotte dallo sgomento, un diniego che s’impunta sullo sguardo vivo di dispiacere. –Ariovisto, mi senti?-
Attende un borbottare cupo in risposta che non arriva, e non potrebbe farlo: l’uomo che cerca non c’è. Ha lasciato il vuoto vicino alla parete, ed oltre a quello vi sono foglioline verdi- il frigolare dolce dei passeri, il vento di Levante che scomoda le creste dei pioppi bruni.

“Bifolco d'un uomo!”



Note: Finalmente mi dedico alla mia OTP, i miei cari nonnini, che con sforzo inserisco anche qui; ricordo di aver ricevuto anche qualche richiesta su di loro! Fanno continui andirivieni per trovare i nipotini, perché non curiosare fra le loro cianfrusaglie?
Ho inserito volentieri un aspetto della vita romana che si ignora; la sfera sessuale, così ben definita, prevedeva che l'uomo romano dominasse su qualsiasi tipo di rapporto, anche quello sessuale o amoroso.
Mi scuso se sono stata assente per diversi giorni, non sono stata molto bene e mettermi a scrivere non pareva una grande idea- detto questo, informo che andrò avanti presto con tutto ciò che ho in sospeso.
Ringrazio di cuore i lettori gentili che mi lasciano un commentino, che leggo con piacere e ai quali risponderò al più presto; grazie alle personcine che continuano a seguire, un bacio!
Blacket

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Capitolo 9
*** Per Ivan e Natalia ***


Quel tale EFP 8
Quel tale EFP

Un tonfo sordo e pulito, altri due passi frettolosi, precisi e tanto decisi da falciare l’aria gelida. Il prepotente freddo viene diviso da una donna pungente- spigolosa nel viso e nei modi, cruenta e silenziosa ma presa da una foga terribile se si misurava con le proprie passioni.
Natalia è una fata dalle dita lunghe e adunche –diceva sua sorella, Natalia è bellissima e ha gli stessi occhi viola delle streghe ed il fiuto fino dei segugi dei vecchi Zar.

La bella ninfa sosta ad una porta, batte con forza il pugno sul legno traumefatto, non cura le nocche che van pian piano arrossandosi. Paiono voler graffiare e graffiarsi, ed ora tentano di violare e scorticare tagli già inferti in precedenza- la porta pigola, dolente.
-Fratellone, hai letto anche tu cosa hanno scritto?-
Si accosta alla parete, ferendola con le mani, nel tentativo d’udire il dolce tremolio dei denti di Russia, e delle sua spalle ed il sospiro scontento.
-Fratellone?- stridono le unghie, la voce rauca e speranzosa- sarebbe fresca, se non rovinata da un orribile borbottio di fondo, un raspare che di melodico aveva poco o nulla. Un miagolio disperato e affannato.

“Tu fra quei capitoli non hai visto nulla di vero, Rossijkaja?”




Note: Mi credevate morta, ed invece! Torno volentieri con qualcosa di insolito, che però pensavo da un po’. Rimane fondamentale restare vicini alla trama di Hetalia in sé e alla trama storica- il motivo è semplice: un personaggio può avere una qualche reazione al ritrovarsi una fanfiction su se stesso solo se vengono coinvolte delle sue conoscenze, come è normale che sia.
Mi rivolgo quindi a chi mi ha suggerito due nomi che invero non si sono mai messi in contatto in modo vero: sarebbe impossibile farci un capitoletto con senso, quindi li trasferisco nel penultimo capitolo, che raccoglierà diversi frammenti.
Un grazie enorme a chi continua a seguire, supportare con gentilissime recensioni e a chi contribuisce alla raccolta suggerendomi! In bocca al lupo agli studenti, alla prossima!
Blacket. 

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