Every aching wound will cauterize and bruise

di sweet et
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Every aching wound will cauterize and bruise ***
Capitolo 2: *** Gravity ***
Capitolo 3: *** First time ***
Capitolo 4: *** The heart never lies ***
Capitolo 5: *** Savin' me ***
Capitolo 6: *** With me ***



Capitolo 1
*** 1. Every aching wound will cauterize and bruise ***


Every aching wound will cauterize and bruise





CAPITOLO I


Last night I fell in love without you.
I waved goodbye to that heart of mine
Eating solo on your lawn
Every aching wound will cauterize and bruise
In memory of what we used to call in love
And only time will tell if violins will swell
In memory of what we used to call in love
Used to call it love
Last night I fell in love without you
The cou de gras that set me off
Would've made for decent fiction
Every aching wound will cauterize and bruise
In memory of what we used to call in love
And only time will tell if violins will swell
In memory of what we used to call in love
Used to call it...
Last night I fell in love without you
The stars at night aren't as big and bright
As you make them out to be
Every aching wound will cauterize and bruise
In memory of what we used to call in love
And only time will tell if violins will swell
In memory of what we used to call in love
In memory of when we used to call it love
Fell in love without you (Acoustic)-Motion City Soundtrack


Era così concentrato ad analizzare i documenti che Brian, il suo nuovo consulente finanziario, gli aveva lasciato da non accorgersi nemmeno della porta del suo ufficio che veniva aperta, o dei passi decisi che risuonavano nella stanza. Fu solo quando sentì pronunciare il suo nome da quella voce così familiare che sollevò la testa, estremamente sorpreso della visita inaspettata. “Blair…” la salutò alzandosi di scatto, sentendosi uno stupido perché un’irresistibile voglia di sorridere sembrava essersi impossessata di lui.

Erano trascorsi circa due mesi dalla loro ultima conversazione, e per cinquantaquattro lunghissimi giorni si era ritrovato a combattere contro il bisogno di sentire la sua voce, di guardarla negli occhi, di respirare il suo profumo, di toccare la sua pelle. Con un gesto eloquente la invitò a sedersi, e lei non se lo fece ripetere due volte: prese posto nella poltrona libera proprio di fronte a lui, e iniziò a guardarsi intorno con aria diffidente.

“Devo ammettere che questo posto, ora che ti vedo con tutti i bottoni della camicia abbottonati e senza le tue puttane praticamente sdraiate sopra di te, sembra davvero un uffico.”

La sua voce voleva essere sferzante, tipica delle sue battute pungenti, come per dimostrare che quella scena che le aveva spezzato il cuore fosse ormai storia passata…che ci si potesse perfino scherzare sopra.
Era il suo personalissimo modo di dirgli che aveva superato l’accaduto, o che forse non l’avrebbe mai fatto davvero: non si poteva mai essere certi di nulla quando si parlava di Blair Waldorf.

Lui le sorrise senza sapere esattamente come rispondere e, senza smettere di fissarla, alzò la cornetta della linea interna per parlare alla sua segretaria che, tecnicamente, avrebbe dovuto tenere lontano chiunque per quel giorno o quantomeno avvisarlo dell’arrivo della ragazza.

“Se stai chiamando Megan credo che ne avrà per un po’ in bagno…” gli spiegò sfoderando il suo migliore sorriso e alzando le spalle innocentemente, come faceva ogni volta che voleva dimostrare la propria estraneità a un complotto che lei stessa aveva ordito e messo a segno.

“Allora, a cosa devo l’onore?” domandò riprendendo il suo posto, cercando di non apparire troppo ansioso di conoscere le ragioni che l’avevano portata lì.

“Tra due giorni c’è il ballo di fine anno, l’evento più importante della stagione dopo la consegna dei diplomi.
Ho parlato con Nate stamattina e lui mi ha detto che tu non hai intenzione di presenziare.
Vuoi davvero perdertelo?”

Chuck riconobbe il biasimo e la disapprovazione nel tono della sua voce.

“Purtroppo si. Sono molto impegnato, proprio non posso.” confermò, e per dare maggiore enfasi alle sue parole, cominciò a spostare i fogli sulla scrivania senza sapere bene il perché.
Forse semplicemente per evitare di leggere ancora una volta la delusione nei suoi occhi; era come se proprio non riuscisse a fare altro con lei: continuava a deluderla, proprio come aveva deluso tutte le persone che amava.
Non si sarebbe mai perdonato per questo.

“Senti, so che sei molto impegnato e che l’acquisizione della Yokjato Corporation ha aperto tantissime opportunità di collaborazione alla tua società con il mondo dell’economia asiatica…”

“Cosa fai Waldorf, segui i miei successi leggendo il Financial Times?” la interruppe, mentre un sorriso compiaciuto gli compariva all’angolo della bocca.

“Non entusiasmarti troppo e togliti quell’espressione dalla faccia. Leggere questo giornale fa tanto Yale: sto semplicemente cercando di arrivare preparata all’università.”

Si affrettò a scoraggiare ogni sua fantasia; difatti niente di quello che lei faceva aveva a che fare con lui.
Chuck non sembrava voler credere alla sua affermazione, infatti continuava ad ostentare quello sguardo soddisfatto, mentre di trastullava sulla poltrona, visibilmente compiaciuto di se stesso.
Questo era uno dei tantissimi motivi per cui lo odiava.

“Non è questo il punto comunque.” Cercò di riportare l’attenzione sul ballo, unico motivo per cui, dopo lunghe ore di discussione con Serena, aveva deciso di abbandonare finalmente la linea del silenzio.

“Il fatto è che tu hai ancora diciotto anni, non importa quanti milioni ci siano sul tuo conto corrente, e per qualche ora dovresti concederti il lusso di comportarti come un normale adolescente dell’Upper East Side. Per quanto sia possibile per te essere normale.”

Finalmente Chuck le stava prestando la sua completa attenzione; Blair poteva capirlo dagli occhi leggermente socchiusi e dagli angoli della bocca che si arricciavano.
Sorrise soddisfatta, quando improvvisamente ricordò come Chuck Bass era solito divertirsi.

Ovviamente,” si affrettò a precisare “nessuna delle attività da me proposte include droga, sesso o abuso di alcolici.”

“Dov’è il divertimento allora?” improvvisamente sembrava annoiato, come se la proposta di andare a questa festa avesse perso ogni attrattiva.

Blair pensò che poteva anche aver ereditato milioni di dollari e dirigere una Compagnia dal valore inestimabile, ma restava sempre il solito porco pervertito maniaco. Ed anche per questo lo odiava.

“Bhè, se può consolarti, sembra che Serena e Nate si siano stancati di fare del volontariato uscendo con i meno fortunati di loro, quindi Dan e Vanessa non sono più specie protetta: possiamo divertirci con loro se vuoi.”

“E’ già qualcosa.” convenne Chuck sollevato, scrollando le spalle.

“Il punto è che abbiamo iniziato questa cosa insieme noi quattro; ricordi la prima volta che abbiamo attraversato quei cancelli?” chiese sperando di far leva sui bei ricordi che condividevano.

“Ci dividemmo la scuola: io quelli che potevo ricattare con le foto della festa in piscina, tu quelle che avrebbero dato qualsiasi cosa per conoscere in anteprima la moda della prossima stagione.
Bei tempi quando bastava una foto per piegare qualcuno.”

“Abbiamo iniziato questo insieme…il Non Judging Breakfast Club… non sarebbe la stessa cosa se uno di noi mancasse. Dobbiamo finire insieme.” accentuò il tono della voce su quell’ultima parola, inclinando leggermente la testa e mordendo leggermente il labbro inferiore.

Blair Waldorf sapeva decisamente come ottenere qualcosa.

“Non credevo fossi così sentimentale!” la prese in giro lui, tentando di non farle capire che in realtà era capitolato appena aveva sentito l’odore dei suoi capelli riempirgli i polmoni.

“Cosa vuoi che ti dica…sto invecchiando.” scherzò, ormai sicura di aver vinto questa sua personalissima ed importantissima battaglia.

“Cosa ci guadagno se vengo?” tentò di non renderla troppo sicura del suo trionfo.

In fondo, lui era sempre Chuck Bass.

“Per prima cosa, non rimpiangerai di essere mancato a quest’evento per il resto della tua vita…”

Si sporse leggermente verso di lui, come se volesse confidargli un segreto che a nessun altro era dato conoscere, e aggiunse “…e poi indosserò un fantastico abito di Valentino, confezionato appositamente per me.
Credimi quando ti dico che ti piacerà.”

I suoi occhi brillavano più del rubino rosso che aveva al dito, ed in quel momento entrambi seppero che nessuno dei due sarebbe mancato a quel party, per nulla al mondo.

“Comunque sta a te decidere.
Qui ci sono due inviti per domani.
Sappi solo che se non verrai a Nate mancherai terribilmente, potrebbe anche non perdonarti mai per averlo lasciato tutto solo, nelle grinfie mie e di Serena.”

Gli porse una busta bianca, dove sul retro era scritto il suo nome. Chuck sembrò riflettere su tutta la situazione.

“Blair sai, forse tutta questa storia del liceale ha una sua logica…forse dovrei davvero venire e prendere parte a questa specie di rito di passaggio. E poi non vorrei mai che Nate ce l’avesse con me.”

La vide regalargli un sorriso radioso, e questo inspiegabilmente lo fece sentire meglio.

“Contenta che Nate ti abbia convinto. Allora ci vedremo al Carlyle.
Mi raccomando: sii sobrio.”

“Ho smesso di ubriacarmi fino a perdere i sensi.”

“Lo so, infatti mi riferivo all’abbigliamento.” replicò in tono asciutto.

“Blair…credevo che tutto questo darti da fare per convincermi a venire fosse dettato anchedal desiderio di farti un giro sulla mia limousine! E’ da tanto che non ti offro un passaggio…perché non lasci che ti passi a prendere verso le sette, così andiamo insieme.”

Blair non riuscì a capire se fosse serio o stesse semplicemente scherzando; se stesse cercando di farle un invito o se semplicemente stesse facendo una di quelle sue battute da pervertito.
Non aveva più importanza però…non aveva più senso per lei cercare di capirlo.
Era anche per questo motivo lo odiava.

“Mi piacerebbe ma non crederai mica che non abbia ancora un accompagnatore, mancano solo quarantotto ore e i primi inviti sono cominciati a fioccare da settimane ormai. Desolata, ma dovremo vederci lì.” In realtà non sembrava minimamente dispiaciuta, anzi pareva soddisfatta della strana piega che la discussione stava prendendo.

“Davvero?” cercò di non apparire geloso “E chi sarebbe il fortunato ce avrà l’onore di scortarti?”

“Carter Bazien.” fu la sua risposta, accompagnata da un sorriso. Lo stesso sorriso che le aveva visto quando aveva baciato Marcus alla fermata del jitney proprio davanti ai suoi occhi.

“Vai con Bigfoot Carter?” non riusciva a capire se fosse più disgustato o scioccato dalla notizia…o se fosse semplicemente preoccupato perché di tutti gli idioti del mondo, lei avesse scelto proprio quello che le ragazze sembravano trovare maledettamente affascinante e irresistibile.

“Ci siamo incontrati per caso un paio di settimane fa e chiacchierando è saltato fuori che lui ha perso il suo ultimo ballo del liceo ed io non avevo nessuno di abbastanza carino che mi accompagnasse al mio.”

Cercò di sminuire la cosa, facendola apparire come un semplice scambio di favori.

“Allora che si porti un’altra: sono sicuro che non gli dispiacerà.” Cercò di convincerla, aggirando il tavolo che li separava e sfiorandole il mento, mentre sfoderava tutto il suo fascino alla Chuck Bass.

“So che magari per te non farebbe nessuna differenza.” disse scattando in piedi, visibilmente offesa, colpendolo sulla mano che aveva teso per toccarla “Ma magari esistono persone che danno importanza alla propria compagnia e che magari si accorgono se ci sono io o se c’è un’altra persona accanto a loro.”

Afferrò il cappotto e la borsa.
Chuck impiegò qualche secondo prima di rendersi conto che era stato assolutamente frainteso.<>br
Le afferrò un braccio e la costrinse a guardarlo.

“io non volevo…” tentò di giustificarsi.

“Forse è proprio questo il problema: tu non vuoi mai niente, tu non hai mai bisogno di niente.” si liberò dalla sua presa e si avviò all’uscita.

L’atmosfera di complicità e di confidenza che si era creata era andata distrutta ormai, sostituita da un pesante silenzio: entrambi sapevano infatti che qualsiasi cosa avessero detto, sarebbe stata sicuramente interpretata come un tentativo per ferire l’altro.

“E’ meglio che torni al lavoro adesso, ti ho rubato già abbastanza tempo.” lo salutò.

Chuck non voleva che se ne andasse, ma non sapeva come trattenerla.

“Bene. Sono sicuro comunque che non avrò problemi a trovare una compagnia per dopodomani.” non sapeva bene perché avesse detto una cosa simile, ma qualunque fosse stata la ragione, non ottenne esattamente l’effetto sperato.

“Ne sono sicura anch’io. Ti prego solo di sceglierne una di lusso, non vorrei dover trascorrere tutta la sera cercando di spiegarle come ci si siede a tavola.”

“Non ne avrai il tempo: l’uso del coltello e della forchetta non sono istintivi come sembrano: Bazien ti darà del filo da torcere, credimi.”

“Non sono più così ingenua da farlo.”

Senza aggiungere altro gli voltò le spalle e si incamminò lungo il corridoio, sicura che non avrebbe osato replicare a quell’osservazione.

Chuck, non appena sentì le porte dell’ascensore chiudersi, sbatté la porta di quel suo stramaledettissimo ufficio, domandandosi perché quando si trattava di Blair Waldorf non riusciva mai a vincere.

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Capitolo 2
*** Gravity ***


CAPITOLO II

Something always brings me back to you
It never takes too long
No matter what I say or do
I’ll still feel you here ‘till the moment I’m gone
You hold me without touch
You keep me without chains
I never wanted anything so much
than to drown in your love and not feel your rain
Set me free, leave me be
I don’t want to fall another moment into your gravity
Here I am and I stand so tall, just the way I’m supposed to be
But you’re on to me and all over me
You loved me ‘cause I’m fragile
When I thought that I was strong
But you touch me for a little while and all my fragile strength is gone
Set me free, leave me be
I don’t want to fall another moment into your gravity
Here I am and I stand so tall, just the way I’m supposed to be
But you’re on to me and all over me
I live here on my knees as I try to make you see that
you’re everything I think I need here on the ground
But you’re neither friend nor foe though I can’t seem to let you go
The one thing that I still know is that you’re keeping me down
You’re keeping me down,
You’re on to me, on to me and all over
Something always brings me back to you
It never takes too long…
Gravity-Sara Bareilles


Chuck stava contemplando la propria immagine riflessa allo specchio, cercando di decidere se il suo look fosse impeccabile e quindi adatto al suo doppio appuntamento.

Si stava sistemando il papillon, quando Serena entrò nella sua camera come un uragano, muovendosi goffamente nel succinto abito dorato.

“Ti prego dimmi che non è vero!” lo fronteggiò, furibonda.

“Spiacente S., ma saresti dovuto passare almeno mezz’ora fa per ammirarmi nudo.” la prese in giro, non riuscendo a capire perché sembrasse così arrabbiata con lui.

Sorrise vedendola storcere il naso in segno di disgusto al solo pensiero di beccarlo senza pantaloni.

“Chuck… sono seria. Devi dirmi la verità!” insistette lei, ignorando volutamente il suo sciocco commento.

“Mi spiace per te ma credo che sia meglio per tutti se tu continui a fingere di non essere sessualmente attratta da me.”

Le mise le mani sulle spalle, come per addolcirle la pillola.

“Non credo che Nathaniel reggerebbe il colpo stavolta… sarebbe difficile per lui accettare che il suo migliore amico è così terribilmente più affascinante di lui.”

Lei alzò gli occhi al cielo, stanca delle continue battute a sfondo sessuale del fratellastro.

“Gossip Girl ha scritto nel suo blog che andrai al Ballo con due gemelle.” disse, sperando di essere stata abbastanza chiara.

“Vuoi unirti a noi o sei semplicemente gelosa?” le chiese,non potendo perdere una così ghiotta occasione per divertirsi un po’, dato che quella serata si preannunciava un disastro su tutti gli altri fronti.

Stava per uscire dalla stanza, quando Serena si mise davanti alla porta, impedendogli di passare.

“Le spezzerai il cuore così.” disse arrabbiata.

“Credo che Carter Bazien non le farà nemmeno notare la mia presenza.” rispose in tono asciutto lui, spostando lo sguardo verso un punto non definito.

Non voleva che lei leggesse quello che provava guardandolo negli occhi: gelosia e amarezza.

“Non puoi rovinarle la serata solo perché ha tentato di andare avanti con la sua vita.” lo rimproverò.

Chuck strinse i pugni, cercando in questo modo di controllare e trattenere la sua rabbia.
Cercò di nuovo di uscire, ma anche stavolta Serena glielo impedì bloccandogli il passaggio.

“Senti Serena, quello che prova Blair non è un mio problema: ha scelto lei il suo accompagnatore, ha scelto lei di convincermi a venire, ha scelto di non….” non riuscì a completare la frase: era ancora troppo difficile ammettere che Blair avesse definitivamente chiuso con lui.

“Tu non ci hai nemmeno provato a farle cambiare idea!” gli ricordò Serena.

“Perché provarci: lei sembra avere già fatto la sua scelta.
E adesso, se mi vuoi scusare, ci sono due bellissime ragazze che aspettano solamente me per dare inizio ai festeggiamenti.”

Stavolta finalmente riuscì a passare e ad arrivare tranquillamente all’ascensore, che si chiuse mentre la sua sorellastra scuoteva la testa in segno di disapprovazione e lui si appoggiava frustrato alla parete.

*****

Blair stava ammirando la propria immagine riflessa allo specchio, con le mani che continuavano a scivolare nervosamente sui fianchi come se volesse far scomparire pieghe inesistenti, mentre ondeggiava da un lato all’altro per controllare che il vestito le calzasse perfettamente.
Aveva trascorso tutto il pomeriggio preparandosi per la serata, e adesso che era finalmente pronta, questo stupido ballo aveva perso ogni attrattiva.

Forse avevano ragione le persone che sostenevano che la parte migliore di queste occasioni risiedesse nel tempo che le precedeva: le chiacchiere dal parrucchiere, le sedute dall’estetista, la prova dell’abito e degli accessori, i complimenti delle amiche.

Magari l’eccitazione non sarebbe scomparsa completamente se due ore prima Gossip Girl non avesse deciso di rovinarle l’ultimo evento del liceo rendendo pubbliche le foto di Chuck Basstardo che pranzava con due modelle, praticamente identiche, che gli rivolgevano sguardi adoranti e che l’avrebbero intrattenuto anche quella notte. Probabilmente tutta la notte.

Era un porco, e lei lo odiava: aveva impiegato settimane cercando di rimettere insieme i pezzi di quel che restava della sua vita, e non era stato semplice.
Lottare per la sua ammissione a Yale, distruggere la carriera della sua ormai ex-insegnante, convincere Nate e Serena che non era il loro destino dormire tra lenzuola di poliestere in stanze arredate IKEA per il resto delle loro vite l’avevano tenuta occupata, ma era bastata una parola per farla cadere di nuovo nel tunnel “Chuck Bass”.

Ancora non riusciva a capacitarsi del perché avesse deciso di abbandonare la linea del silenzio e di avventurarsi nel territorio nemico, rendendosi nuovamente ridicola ai suoi occhi.

L’unica spiegazione plausibile era che Nelly, per vendicarsi di tutta la storia del college, le avesse messo qualcosa nello yogurt quel giorno, impedendole così di ragionare lucidamente.
Prese mentalmente nota di informare Hazel di dare il via al Progetto Nelly Yuki.
Questo la fece sentire leggermente meglio: la caccia alle streghe fortunatamente continuava ad avere un effetto terapeutico su di lei.

Il familiare suono prodotto dalle porte dell’ascensore che si aprivano la riscosse dai suoi pensieri, e sospirò al pensiero che Carter fosse già arrivato.

Dopo qualche secondo Dorota entrò nella stanza, ma invece di annunciare l’ospite rimase incantata a guardarla.

“Miss Blair…è bellissima. Sembra Grace Kelly!” le disse, sapendo quanto questo complimento l’avrebbe resa felice.

“Oh Dorota, sei così dolce.” la ringraziò sorridendo, toccandosi il cuore con una mano per enfatizzare quanto si sentisse lusingata da un simile paragone.

“Peccato però che Grace Kelly ai balli andava accompagnata da un principe, mentre tutto quello che mi ritrovo io è un tizio con due piedi sinistri.”

Improvvisamente la cameriera sembrò ricordare il motivo per cui era salita al piano superiore e annunciò l’arrivo del suo cavaliere.

“E’ carino, vero?” le domandò, sperando che una risposta positiva l’avrebbe finalmente persuasa che Carter Bazien era l’appuntamento ideale per quella serata.

Dorota annuì convinta, sorridendo.

“Sai, pensavo che quando la mamma tornerà da Milano, una volta che Giorgio si sarà convinto che è ridicolo arrabbiarsi con Dolce e Gabbana per degli stupidi pantaloni, magari potrei invitarlo a cena. Sono convinta che adorerebbe un tipo come Carter.” le propose.

Quando però, anziché ricevere la solita nota d’assenzio, ottenne come risposta uno sguardo dubbioso e confuso, iniziò ad agitarsi.

“Cosa c’è?” un lampo di terrore attraversò i suoi occhi castani.

“Ti prego, non dirmi che ha ripreso ad indossare quelle ridicole pashmine!” esclamò preoccupata.

Senza lasciare a Dorota il tempo di replicare, uscì dalla stanza e iniziò a scendere velocemente le scale, per quanto i tacchi alti e il lungo vestito le concedessero.

Arrivata a metà gradinata però si fermò, incapace di muovere anche un solo muscolo.

Davanti a lei, ai piedi della scalinata, Chuck Bass la stava aspettando.

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Capitolo 3
*** First time ***


CAPITOLO III

We're both looking for something
That we've been afraid to find
It's easier to be broken, it's easier to hide
Looking at you, holding my breath
For once in my life, I'm scared to death
I'm taking a chance, letting you inside
I'm feeling alive all over again
As deep as the sky, under my skin
Like being in love, she says for the first time
Well maybe I'm wrong, but I'm feeling right
Where I belong with you tonight
Like being in love, can feel for the first time
The world that I see inside you waiting to come to life
Waking me up to dreaming, reality in your eyes
Looking at you, holding my breath
For once in my life I'm scared to death
I'm taking a chance, letting you inside
I'm feeling alive all over again
As deep as the sky under my skin
Like being in love, she said, for the first time
Maybe I'm wrong, I'm feeling right
Where I belong with you tonight
Like being in love to feel for the first time
We're crashing into the unknown
We're lost in this but it feels like home
I'm feeling alive all over again
As deep as the sky under my skin
Like being in love, she said, for the first time
Maybe I'm wrong, I'm feeling right
Where I belong with you tonight
Like being in love can feel for the first time
Like being in love she said for the first time
Like being in love can feel for the first time

First time- lifehouse




Chuck Bass era lì.
Impeccabile come sempre nel suo completo firmato (probabilmente un Anderson & Sheppard originale), la stava aspettando nel bel mezzo dell’ingresso, completamente a suo agio.
La guardava scendere le scale visibilmente compiaciuto, mentre negli occhi gli si accendeva una strana luce.

Per un attimo Blair fu tentata di sorridergli di rimando, perché si sentiva protagonista di una di quelle scene mozzafiato dei film in bianco e nero che lei tanto amava, quando improvvisamente ricordò che ogni qualvolta Chuck Bass l’aveva guardata in quel modo, lei era finita inevitabilmente col perdere le proprie mutandine.

“Cosa diavolo pensi di fare qui?” gli chiese bruscamente, mentre poggiava una mano sulla ringhiera, un gesto autoritario che sottolineava la sua decisone di non andare oltre.
Fermarsi era un modo per porre un’ulteriore distanza tra di loro.

Lui sembrò ignorare sia la domanda sia l’atteggiamento ostile , completamente rapito dalla sua bellezza. Le sorrise e, anziché replicare, le disse che era bellissima.

“Questo lo so anch’io. Rispondi alla mia domanda adesso.”

Sperava che la sua voce apparisse fredda e distaccata, e che il calore che sembrava bruciarle le guance fosse solo frutto della sua immaginazione.
Non voleva che la vedesse avvampare per un complimento. Anche se era stato lui a farglielo.
La parola d’ordine che continuava a ripetersi nella sua testa era resistere.
Se non voleva farlo per lei, avrebbe almeno dovuto provarci per il completino di Victoria Secret che stava indossando.
“Davvero non lo immagini Waldorf?” le chiese alzando le sopracciglia , fingendosi stupito di tanta ingenuità. “Sono qui per portarti al ballo.” Disse con tono disarmante.
Blair roteò gli occhi, infastidita dal sospiro di Dorota, che li stava guardando dall’alto.

“Pensavo che dovessi andarci accompagnato dalle gemelle… non dirmi che hai paura di non riuscire a distinguere Ashley da Mary-Kate: posso prestarti un cerchietto per ovviare il problema se vuoi.” lo provocò.

“Adoro la tua gelosia!” commentò ironico Chuck.

“Gelosa? Io?” tentò di difendersi Blair, rivolgendogli un’occhiataccia per aver insinuato una simile assurdità.
“Non farmi ridere… se non ricordo male eri tu quello turbato dalla notizia che sarei uscita con Carter Bazien.” lo stuzzicò di nuovo.

“Strano che lui non sia ancora qui, non trovi?” le fece notare Chuck, mentre abbozzava un sorrisetto compiaciuto.

Blair ci mise un attimo a riconoscere quel ghigno...era quello che ostentava ogni volta che un suo piano si concludeva con esito a lui favorevole.

“Non ci posso credere.” mormorò sconvolta.
“L’hai fatto di nuovo: stai rovinando il mio Ballo per un tuo piacere personale.” lo accusò, sentendosi arrabbiata e ferita per quell’ennesimo tiro mancino.

“Rallenta Waldorf…hai sempre galoppato troppo velocemente con la fantasia.”

“Non prenderti gioco di me Bass; non di nuovo.” Adesso stava quasi urlando.

Chuck per un attimo fu tentato di risponderle a tono, con una di quelle frasi che sapeva l’avrebbero ferita nel profondo.
Maledisse mentalmente la scetticismo di Blair, lo sguardo trepidante di Dorota, la propria incapacità di rivelarle, in tre semplici parole, i suoi sentimenti.
Sbarrò gli occhi per un istante, segno evidente che si sentiva messo con le spalle al muro.

“Vuoi andare al Carlyle con Carter: BENE.” esclamò frustrato.
“Chiamo subito il mio uomo e ti garantisco che Bigfoot sarà qui nel giro di cinque minuti… ma voglio che tu mi ascolti prima.”

Prese un respiro profondo prima di proseguire.

“Sei stata tu a dire ‘Abbiamo iniziato insieme, dobbiamo finire insieme’, e adesso non puoi semplicemente tirarti indietro.
Pensaci: vuoi davvero andare al ballo con qualcuno che non ti conosce? Che non ha idea di quello che hai passato in questi anni? Che non sappia del perché hai scelto di andare proprio a Yale? Che potrebbe persino rivolgere la parola a persone che invece bisognerebbe evitare come la peste?”

“E’ per questo che sei qui? Per dimostrarmi ancora una volta che tu mi conosci meglio di qualsiasi altra persona al mondo? Una nuova sfida forse?”

Blair non sapeva cosa pensare; non era mai sicura di nulla quando c’era di mezzo Chuck Bass.

“No. Questo non ha niente a che vedere con le sfide o con i giochi…
Io sono qui perché stanotte voglio stare con te.”

Il silenzio sceso tra di loro sembrò durare un’eternità.
“Ti saresti almeno potuto presentare con un mazzo di fiori…” notò contrariata, ancora indecisa su quale fosse la decisione giusta da prendere.

“Ci avevo pensato, ma poi ho ricordato che tutti i fiori che ti comprato sono finiti nella spazzatura prima ancora che tu potessi annusare il loro profumo.” le spiegò, insicuro se interpretare quel commento come un segnale di resa o come un ulteriore tentativo di resistergli.

“Vero!” convenne lei.

“Quindi ho pensato a qualcosa che non avresti gettato tanto facilmente.” continuò, estraendo dalla tasca destra un piccolo cofanetto di velluto.

“Oh mio Dio!” Blair non riusciva a togliere lo sguardo dall’involucro.

Chuck si avvicinò alla scala e, dopo aver salito un paio di gradini, si fermò ed aprì la piccola scatolina: sorrise soddisfatto nel vedere la bocca di Blair spalancarsi per lo stupore davanti agli orecchini di brillanti che le aveva appena regalato.

“Sono bellissimi.” mormorò portandosi una mano alla bocca.

“Non come te…” Chuck Bass sapeva come far capitolare una donna.

Blair guardò prima Chuck, poi di nuovo i diamanti perfettamente intagliati.
Scosse la testa, pensando a quello a cui stava per rinunciare.

“Dorota!” Si girò verso di lei, che sapeva li stava ancora osservando dalla sua posizione.

“Si, Miss Blair?” La risposta della cameriera, ansiosa quasi quanto Chuck di conoscere la sua decisione, non si fece attendere.

“Quando arriva Mr. Carter digli pure che mi ero stancata di aspettarlo e che ho trovato un altro accompagnatore per stasera.”

In fondo andare al ballo con lui non avrebbe cambiato le cose: le sue mutandine sarebbero rimaste esattamente dove si trovavano in quel momento,sul suo fondoschiena.

Vide Dorota saltellare battendo le mani, prima di scomparire per andarle a prendere il soprabito e la borsa.

Scese gli ultimi gradini fino a trovarsi faccia a faccia con Chuck, che le diede il suo regalo, il quale si andò a sostituire ai pendenti che stava indossando.

“Sei fortunato che si abbinino con il vestito.” gli disse ammirandosi allo specchio.

“Sono molto fortunato!” convenne lui, anche se per un motivo assolutamente diverso, mentre le sistemava il soprabito sulle spalle.
Poi aggiunse: “Anche tu devi ringraziare la tua buona stella però!”

“Credo che la mia stella si sia spenta quella notte al Victrola!” pronunciò questa frase a voce bassa per evitare che Dorota, che li stava salutando vicino alle porte dell’ascensore, la potesse sentire.

Chuck si limitò a scuotere la testa, fingendosi offeso, senza replicare. Almeno per adesso.

Mentre l’ascensore iniziava la propria discesa, Blair lo osservò con la coda dell’occhio e notò che il suo papillon pendeva leggermente verso destra.
Si affrettò ad aggiustarglielo, un gesto confidenziale e spontaneo che si era ripetuto spesso durante tutti quegli anni di amicizia.
Era talmente concentrata a rendere l’ala destra perfettamente simmetrica a quella sinistra che solamente quando si ritenne soddisfatta del proprio lavoro si accorse che si trovava a pochissimi centimetri di distanza da lui.
All’improvviso entrambi divennero consapevoli che dopo mesi ormai, potevano respirare di nuovo la fragranza di Hypnose Homme che si mescolava a quella di J’Adore, dando origine ad una strana combinazione che in passato avevano imparato a riconoscere come un qualcosa di familiare: una prova dei loro incontri sui vestiti, un ricordo dei loro appuntamenti sulla pelle.

Quando Blair sentì il braccio di Chuck avvolgerle i fianchi, mentre la mano destra si andava a posare su quella di lei, che ancora indugiava sul papillon, alzò lo sguardo fino a che i suoi occhi non incontrarono quelli di lui, che la stavano guardando famelicamente.

Le loro bocche si sfiorarono timidamente, ma prima che il loro bacio potesse approfondirsi le porte dell’ascensore si aprirono, spezzando la magia che si era creata.

Tornati alla realtà, Chuck infilò la mano destra nella tasca della giacca, e Blair ricordò che loro due non erano fatti per tenersi la mano.

Sorrise, sperando di celare in questo modo il velo di tristezza apparso nei suoi occhi.
“Dobbiamo andare.” lo spronò, notando che la stava ancora fissando.

Lui curvò leggermente le labbra, fingendo proprio come lei che non fosse accaduto nulla, e insieme si avviarono verso la limousine che li stava aspettando.

E durante quel breve tragitto Chuck continuò a cingere il fianco di Blair.


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Capitolo 4
*** The heart never lies ***


Prima di iniziare alcune cosette:
-Ringrazio tantissimo per i commenti, fanno tanto piacere.
Spero che anche altre persone commentino: mi farebbe piacere sapere cosa pensate di questa storia, dei personaggi, di tutto insomma.
-In questo capitolo c’è un omaggio a una scena che ho desiderato tantissimo nella 2.12, ma che purtroppo è stata tagliata.
Ho pensato che magari qui ci sarebbe stata bene.

CAPITOLO IV

Some people laugh, some people cry
Some people live, some people die
Some people run right into the fire
And some people hide their every desire
But we are the lovers, If you don’t believe me
Then just look into my eyes
Cause the heart never lies
Some people fight, some people fall
Others pretend they don’t care at all
If you wanna fight I'll stand right beside you
The day that you fall, I'll be right behind you
To pick up the pieces
If you don’t believe me
Then just look into my eyes
Cause the heart never lies
Another year over, and we're still together
It’s not always easy, but I'm here forever
We are the lovers, I know you believe me
When you look into my eyes
cause the heart never lies
We are the lovers, I know now you believe me
When you look in to my eyes
Cause the heart never lies
Another year over, and we're still together
Its not always easy, but I'm here forever
cause We are the lovers
I know you believe me
When you look into my eyes
cause the heart never lies
Cause the heart never lies
Because the heart never lies

The heart never lies- McFly




Prima di fare il loro ingresso nella sala prenotata a nome della Constance-St.Jude, Chuck osservò Blair con la coda nell’occhio, cercando di trovare un dettaglio che tradisse quell’apparente calma che aveva ostentato fin da quando erano usciti dall’ascensore e che lo stava facendo letteralmente impazzire.
“Pronta?” le chiese prima di varcare la soglia.

“Sono una Waldorf. Sono nata pronta.” lo rassicurò lei sfoderando il suo migliore sorriso di circostanza.

Una volta entrati furono praticamente assaliti dal resto del Non Judging Breakfast Club, che li stava aspettando impaziente.

Serena buttò le braccia al collo di Blair, mentre Nate accolse Chuck con una pacca sulla spalla.
“B sei bellissima!” esclamò una volta che ritenne di averla stretta a sufficienza.

“Grazie.” Poi, per ricambiare il complimento, aggiunse: “Te l’avevo detto che questo vestito ti stava d’incanto.”

“Ma tu non dovevi venire con Carter?” chiese Nate confuso guardandosi intorno, beccandosi per questo un’occhiataccia da parte del suo migliore amico e della sua ragazza.

“Ho preferito evitare che vi incontraste. L’ultima volta non sei stato molto carino con lui.” gli spiegò Blair, ritenendo che non fosse necessario raccontare tutta la storia.

Chuck tentò di nascondere un sorrisetto compiaciuto, ricordando il ruolo che aveva rivestito in quell’occasione.
Serena invece, estremamente felice che il suo fratellastro e la sua migliore amica avessero finalmente deciso di seguire i suoi consigli, si affrettò a cambiare argomento.

“B questi orecchini sono davvero stupendi.”

“Mi conosci… sai che ho buon gusto!” disse rivolgendo un’occhiata veloce a Chuck, che continuava a ostentare quello strano ghigno, prima di tornare a sorridere in direzione dell’amica.
Serena la guardò confusa, intuendo che si celavano molte altre verità dietro quella semplice frase.

Ovviamente hai buon gusto. Sei qui con me.” si intromise, leggermente annoiato dalle occhiate che il resto della scuola stava rivolgendo loro, probabilmente dopo aver letto l’ennesimo scoop di Gossip Girl che li riguardava.

“Sei stato tu a chiedermi di venire con te.” gli ricordò, infastidita dal suo solito atteggiamento arrogante.

“Solo perché sapevo che era quello che volevi.” Disse, lanciandole con gli occhi una scommessa su chi l’avrebbe spuntata.

“Non farmi ridere!” Alzò gli occhi al cielo e si portò una mano sul fianco, assumendo una posizione che lasciava intendere che aveva accettato la sfida.

“Ammettilo Waldorf: speravi che fossi io il tuo accompagnatore stasera.” insistette.

“NO. Io stavo aspettando Carter.” Come al solito il Basstardo le stava facendo perdere la pazienza, e per questo lo odiava. Anche se in quel momento si sentiva viva come non le era accaduto da mesi.

Serena, temendo che la situazione potesse degenerare da un momento all’altro, li interruppe.
“Ok, basta così! Chuck ho bisogno di bere: accompagnami al bar!”

Lo trascinò verso l’altra parte della sala, mentre lui si voltò un’ultima volta per guardare Blair, lasciandole intendere che quella discussione sarebbe ripresa presto.

Una volta giunti al bancone, Serena gli assestò un pugno sulla spalla.
“Aho!” esclamò lui massaggiandosi la parte indolenzita. “Dovresti provare a sfogare la tua rabbia repressa su Nathaniel: sono sicuro che lui sarebbe più che felice di aiutarti.”

Dopo un attimo di silenzio in cui sembrò essere giunto a una qualche importante conclusione, aggiunse: “A dire il vero anch’io sarei più che felice di aiutarti!”
E per questo si beccò un altro pugno, ancora più forte del primo.

“Aho! Smettila di colpirmi: è il braccio che uso per firmare gli assegni questo.”

“Perché devi essere sempre un tale idiota?” lo rimproverò la ragazza. “Ad ogni passo avanti che fai con Blair ne seguono tre indietro.” Il tono della sua voce era esasperato.

“Suggerimenti?” chiese mettendo i gomiti sul bancone, cercando di attirare l’attenzione del barista.

“Si. Uno. Vai da Blair, le dici che è bellissima e poi ti lasci sfuggire casualmente che sei innamorato perso di lei.”

“E’ il peggior piano di sempre.” commentò arricciando leggermente le labbra.

“Ma è la verità!” gli ricordò aspettandosi una replica che però non arrivò.

***

“Così… tu e Chuck…” disse Nate facendo un cenno della testa verso il suo migliore amico e alzando le sopracciglia, convinto che quel gesto fosse sufficiente per spiegarsi.

“Nate…” disse Blair mettendogli una mano sul braccio in modo gentile “…puoi parlare se vuoi, io ti capisco.
Sei dalla parte giusta del ponte adesso, tra persone che hanno studiato in scuole vere.
Non c’è bisogno di gesticolare o fare cenni: qui conosciamo l’inglese.” tentò di rassicurarlo.

Lui rise, sapendo che tentare di difendere Brooklyn e i suoi abitanti sarebbe stata una battaglia persa in partenza.

“Credo che Chuck si meriti una seconda possibilità!” disse per spezzare una lancia in favore dell’amico.

Seconda? Sai, questa è una delle ragioni per cui tra di noi non ha funzionato: non sei molto sveglio. Insomma, voglio dire…SECONDA???
La seconda possibilità Chuck se l’era già bruciata la prima volta che ci siamo visti.” affermò scuotendo la testa.

“Stavolta è diverso.” tentò di convincerla.

“E’ sempre la stessa storia Nate.” sospirò.

Semplicemente nessuno sceglieva lei: una verità con la quale prima o poi avrebbe imparato a convivere.

“Io penso…”

“Smettila di pensare a cose che non ti riguardano.” lo interruppe seccata.
“Perché piuttosto non ti ingegni per trovare un modo per dire a Serena che sei innamorato di lei?” gli chiese.

“E’ troppo presto. La stiamo prendendo con calma: un passo falso potrebbe rovinare tutto.”

“Nate, tu e Serena avete fatto sesso prima del vostro primo appuntamento: non è un po’ tardi adesso per rallentare?” domandò scettica riguardo la validità delle scuse che le stava propinando.

Lui non seppe cosa replicare: era imbarazzante parlare con Blair Waldorf certe volte.

“Tu la ami?” non poteva credere che stava avendo quella conversazione con il suo ex-fidanzato.

L’etichetta avrebbe dovuto proibire questo genere di discorsi.

Lui annuì sorridendo, beccandosi per questo un leggero spintone.

“Allora vai. Vai e diglielo.” Cercò di trovare i termini giusti per fargli capire quale fosse la cosa giusta da fare.
“Tienile la mano. Portala al cinema. Dille che l’ami.
Non scappare, anche se sei spaventato da morire. Resta, e dimostrale che quello che provi per lei è reale.”

Adesso Nate era confuso: in fondo lui e Serena erano già una coppia e facevano quel genere di cose.
Vedendola cercare un volto tra la folla però, capì che forse quel discorso non era rivolto solo a lui.
Magari un’altra persona avrebbe dovuto trovarsi al suo posto.

“E se poi tra di noi non dovesse funzionare?” diede voce alla sua paura più grande.

“Mi dispiacerebbe, perché sarei costretta ad odiarti e a rendere la tua vita un inferno dato che hai spezzato il cuore alla mia migliore amica.” lo informò sorridendo. Era così facile prendersi gioco di lui.

Lei è quella giusta, quella che fa per te.” lo rassicurò.
“Ed è l’unica per il quale sono disposta ad accettare un secondo posto.”

“Non sei affatto al secondo posto.” la corresse.

“Nate non tollero assolutamente di venire dopo Jenny Humphrey o Vanessa Boh.” Una simile eventualità la sconcertava.

“Abrams. Il suo cognome è Abrams.” la informò.

“A chi importa: è questo il punto.” esclamò esasperata.

“Quello che volevo dire è che tu sei al primo posto: sei la mia più vecchia amica, la migliore che abbia mai avuto.” le confidò.

Blair Waldorf c’era sempre stata per lui, anche se molto spesso non se ne era reso conto.

“Lo so. E sono stata anche una fidanzata grandiosa: te ne saresti accorto se non avessi trascorso buona parte della tua adolescenza cercando di imitare Donnie Darko.”

Si sorrisero, contenti che quegli anni trascorsi insieme pur non amandosi avevano almeno gettato le basi per una sincera amicizia.

Vedendo i loro accompagnatori tornare si affrettarono a cambiare argomento, non prima però che Blair ebbe pronunciato, a fior di labbra, la parola Vai.

Forse proprio grazie a quel suggerimento, o in seguito al bicchiere di champagne che buttò giù in un solo sorso, Nate chiese a Serena di ballare. Lei accettò entusiasta dell’idea, e fece un cenno a Chuck.

Lui ignorò volutamente il fastidioso tic che la sorellastra sembrava avere improvvisamente contratto, interrogandosi sul perché Blair avesse quella strana espressione, come se fosse a conoscenza di un segreto che la rendeva felice.
Una strana fitta allo stomaco lo colpì al pensiero che quel sorriso era legato a qualcosa che Nate le aveva detto. Proprio in quel momento l’amico (per il quale non nutriva dei sentimenti benevoli in quel preciso istante) gli si avvicinò e a bassa voce, non volendo che le ragazze ascoltassero, disse:
“Ti ama. Ti ama davvero!”

Non ebbe il tempo di controbattere, perché Nate e Serena avevano già raggiunto la pista da ballo, camminando mano nella mano.
Vide Nate cingere i fianchi della sua ragazza, mentre Serena gli metteva le mani sulle spalle, poggiando la testa nell’incavo del suo collo.
Si muovevano lentamente, a ritmo di danza, senza scambiarsi alcuna parola.
In quel momento non c’era bisogno di parlare.

Poi all’improvviso, senza una ragione apparente, le labbra di Nate si mossero, quasi impercettibilmente.

Data la distanza e la musica per Chuck era impossibile ascoltare quello che l’amico avesse detto, ma dal modo in cui Serena alzò la testa di scatto, guardandolo fisso negli occhi, seppe che il suo migliore amico aveva finalmente trovato il coraggio di dirle che era innamorato di lei.

La vide scuotere la testa, probabilmente per l’incredulità e poi baciarlo con passione, incurante delle persone che estraevano i loro cellulari e iniziavano a scattare foto.
Quando si staccarono per recuperare il respiro, poggiò la sua fronte contro quella di lui e pronunciò le stesse parole che Nate le aveva rivolto poco prima.

Chuck ne era sicuro poiché il movimento delle labbra era stato pressoché identico.

TBC


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Capitolo 5
*** Savin' me ***


Vorrei scusarmi se posto questo capitolo così in ritardo e ne approfitto anche per ringraziare tutte le persone che leggono questa storia e in particolar modo Valentina78 e tutte le persone che hanno lasciato un commento: mi fa immensamente piacere sapere che apprezzate il mio lavoro 


CAPITOLO V

Prison gates won't open up for me
On these hands and knees I'm crawlin'
Oh, I reach for you
Well I'm terrified of these four walls
These iron bars can't hold my soul in
All I need is you
Come please I'm callin'
And all I scream for you
Hurry I'm fallin', I'm fallin'
Show me what it's like
To be the last one standing
And teach me wrong from right
And I'll show you what I can be
And say it for me, say it to me
And I'll leave this life behind me
Say it if it's worth saving me
Heaven's gates won't open up for me
With these broken wings I'm fallin'
And all I see is you
These city walls ain't got no love for me
I'm on the ledge of the eighteenth story
And all I scream for you
Come please I'm callin'
And all I need from you
Hurry I'm fallin', I'm fallin'
Show me what it's like
To be the last one standing
And teach me wrong from right
And I'll show you what I can be
And say it for me, say it to me
And I'll leave this life behind me
Say it if it's worth saving me
Hurry I'm fallin', all I need is you
Come please I'm callin',
And all I scream for you
Hurry I'm fallin', I'm fallin', I'm crawlin
Show me what it’s like
To be the last one standing
And teach me wrong from right
And I’ll show you what I can be
And say it for me, say it to me
And I’ll leave this life behind me
Say it if it’s worth savin' me
Hurry I’m falling
And say it for me, Say it to me
And I’ll leave this life behind me
Say it if it’s worth savin' me

Savin’ me- Nickelback




Blair non poteva evitare di sorridere, felice e soddisfatta, mentre osservava Serena ballare con Nate.
Felice perché la sua migliore amica aveva finalmente trovato una persona che l’amasse esattamente per quello che era, senza paure e senza riserve; soddisfatta perché consapevole di aver giocato un ruolo importante in questa faccenda.

Per una volta aveva tramato e macchinato persone e situazioni a fin di bene e senza ferire nessuno, e benché non fosse stato divertente come al solito si sentiva comunque appagata.
Appena tornata a casa avrebbe telefonato suo padre, così da dargli una ragione per essere fiero di lei.

“Bene, bene!” blaterò all’improvviso Penelope alle sue spalle, e girandosi verso di lei notò che la ragazza stava guardando in direzione della sua migliore amica, con sguardo tutt’altro che amichevole o felice.

Povera illusa: la cotta per Nathaniel Archibald non le era ancora passata, nonostante fossero anni ormai che tentava di farsi notare da lui, senza esserci nemmeno mai riuscita peraltro.

“Non sapevo che S avesse un nuovo fidanzato.” commentò acida.
“Né tantomeno che fosse il tuo ex-fidanzato, Blair. Serena non può farti questo, e proprio sotto il tuo naso poi.” proseguì con voce sempre più inviperita.
“Dovresti darle una lezione.” concluse.

Blair scosse la testa, domandandosi se Penelope pensasse davvero di avere la minima possibilità di vincere una guerra psicologica contro Blair Cornelia Waldorf.
Era come sperare di vincere alla lotteria. Senza aver comprato il biglietto però.

“Le cose cambiano Penelope.” le disse dolcemente, come se volesse aiutarla ad accettare la verità.
Ma in realtà lei non era mai gentile, quindi aggiunse “Proprio come il tuo naso!”
La osservò andare via, delusa e umiliata, con sguardo trionfante.

Probabilmente sarebbe stato meglio evitare di raccontare questo piccolo dettaglio a suo padre.
Si voltò, aspettandosi di trovare Chuck al suo fianco per ridere insieme dell’accaduto, ma lui non c’era.

Si guardò intorno sperando di riconoscere il suo ghigno tra la folla, ma non riuscì a individuare quel sorriso a lei così familiare tra nessuna delle persone presenti.
Si avvicinò allora al bancone, immaginando di vederlo fare amicizia con il barman come suo solito, ma anche quello si rivelò un buco nell’acqua.
Continuò a cercarlo mentre malediceva il suo nome, insultandolo e cercando di trovare nuove parole che potessero descrivere la meschinità di quell’essere.

Quando fu sicura che non si era appartato in qualche angolo in compagnia di una bionda ossigenata e maggiorata, iniziò a pensare a dove potesse essersi nascosto, e la risposta sembrò talmente ovvia che si diede della stupida per non averci pensato prima.
Si affrettò ad uscire dalla sala e a raggiungere l’ascensore.

Quando le porte si aprirono si fermò un attimo ad osservarlo, sollevata per il fatto di non essersi sbagliata.

Era talmente assorto nei suoi pensieri da non accorgersi nemmeno dello stupendo scorcio di New York che poteva ammirare da quell’altezza.

Rilassò leggermente le spalle, rincuorata dal fatto che il ragazzo non sembrasse sul punto di commettere qualche pazzia; non era proprio dell’umore per convincerlo a scendere dal cornicione di un palazzo.
Si domandò per quale ragione fosse così pensieroso, ma non appena formulò questa domanda scosse la testa, ricordando a se stessa che non era più un suo dovere preoccuparsi per Chuck Bass.
Smettere di farlo era una delle tante cose che avrebbe dovuto imparare.

Lo affiancò e finse anche lei di ammirare il panorama, mentre in realtà ogni fibra del suo essere era all’erta, pronta a recepire qualsiasi segnale che provenisse da lui.

“Come mi hai trovato?” le chiese, vagamente sorpreso dalla sua presenza.

“Non sei poi così originale come credi.” lo prese in giro, non avendo il coraggio di confessare che lei era andata oltre l’immagine che lui si era costruito e che aveva ostentato per anni.

“Adoro i tetti.” si giustificò, anche se consapevole di quanto ciò suonasse stupido: Blair Waldorf lo conosceva meglio di chiunque altro.

“Io li odio invece.” replicò lei, considerando che ogni qualvolta si erano ritrovati su un tetto aveva rischiato di perderlo.

“Allora perché sei qui?” le chiese con una voce che appariva più dura di quanto avrebbe voluto.

“Non sapevo dove fossi e poi ho sentito dire che era sparita una bottiglia di champagne. Tu e i liquori siete una combinazione alquanto pericolosa, non lo avevi mai notato?”

Mentre parlava si portò le braccia al petto, sperando che quel gesto le procurasse un po’ di calore. Nonostante fosse primavera inoltrata infatti, quella notte era abbastanza fredda e il suo vestito era troppo scollato e troppo leggero per poterle offrire un po’ di tepore.

“Anzitutto io reggo benissimo l’alcool.” precisò ritenendo doveroso che gli fossero riconosciuti i suoi meriti.
“E poi non mi riferivo a questo. Ti sto chiedendo perché sei venuta al ballo con me.” puntualizzò mentre si toglieva la giacca e gliela sistemava intorno alle spalle, stando attento a non rovinarle l’elaborata acconciatura.

“Chuck non vorrai sul serio tornare di nuovo su quest’argomento: ho una testimone a mio favore.
E gli orecchini che indosso sono la prova che sei stato tu a supplicarmi di venire qui con te.” si difese lei.

“Ma tu hai accettato. Tu mi hai invitato. Tu hai insistito perché io presenziassi.
Perché l’hai fatto se per mesi hai continuato a ripetere che io ero morto per te.”

Queste erano le parole che le aveva sentito pronunciare durante una conversazione con Serena, una delle tante che aveva origliato e che l’avevano portato a concludere che tra loro non ci sarebbe mai più potuto essere nulla. Fino a quella sera almeno.

Eri morto per me infatti. Ma poi ho saputo la storia della babysitter/sgualdrina e ho realizzato che sei vivo e vegeto, perché non puoi desiderare con tutte le tue forze di fare a pezzi una persona già morta.”

Chuck maledisse mentalmente Nate e la sua incapacità di tenere la bocca chiusa.

“Se mi odi così tanto…”

“Risparmiati i se. Io ti odio.” Lo corresse lei.

“Allora perché diavolo siamo qui. Dimmelo.” sentiva la rabbia e la frustrazione prendere il sopravvento su di lui, perché non era così che doveva andare quella conversazione.
Non poteva finire sempre così tra di loro.

Lei tacque e Chuck interpretò questo come un buon segno, come il passo che precedeva la resa incondizionata, il momento in cui lei gli avrebbe pronunciato di nuovo quelle tre parole, alle quali non si sarebbe fatto trovare impreparato stavolta.

“Perché sei qui con me? Avanti Waldorf, parla.” La incalzò.

Blair aprì la bocca e poi la richiuse.

Dimmelo.” ripeté impaziente di conoscere la risposta, così da poter dare un senso a tutto quello che avevano condiviso.

“Io non lo so.” disse senza guardarlo negli occhi, incapace di dare altra risposta a quella domanda, la stessa che anche lei aveva continuato a ripetersi da quando era uscita dal suo ufficio due giorni prima.

Si coprì il volto con le mani, per poi lasciare che le dita scivolassero lungo la fronte, un gesto istintivo che la aiutava a rimanere calma e trattenere le lacrime.

“La verità è che non ci saranno altre occasioni Chuck.” Adesso la sua voce era poco più di un sussurro.

“Stanotte per noi finisce il liceo, e una parte di noi se ne andrà insieme a questi anni di scuola.
Da domani cresceremo, cambieremo, andremo avanti.
Tu tornerai alla tua carica di CEO delle Bass Industries e non avrai tempo per nient’altro. Non sarai mai più il “ragazzo tutto donne e party”; le persone inizieranno a rivolgersi a te come l’uomo tutto donne e affari.
Io ho un volo per la Francia che mi aspetta subito dopo la consegna dei diplomi: trascorrerò l’estate con mio padre e tenterò di diventare una persona di cui lui può sentirsi orgoglioso, una persona diversa da quella che sono ora.”

Chuck si sentì in colpa, devastato da quelle affermazioni, perché mentre lei parlava lui realizzò di non esserci stato.
Qualcosa era successo, e lui non sapeva nemmeno di cosa si trattasse.

“Tutto quello che volevo era un’ultima occasione, un’ultima possibilità per essere…noi.” terminò alzando le spalle.

“Chuck e Blair…” bisbigliò lui, stupendosi per l’ennesima volta di come suonassero bene quelle parole pronunciate insieme.

“…Blair e Chuck.” ripeté lei cambiando l’ordine.

Chuck non voleva perderla, eppure non sapeva come convincerla a restare.
Le parole che continuavano a ripetersi nella sua testa sembravano prive di significato, inadeguate per descrivere i suoi sentimenti.
E le uniche che forse avrebbero potuto regalargli altro tempo erano ancora troppo difficili da pronunciare.

Incapace persino di guardarla le sistemò meglio la giacca, assicurandosi che non sentisse freddo.

“Mi dispiace.” Fu tutto quello che riuscì a dire.

Lei scosse la testa, lasciandogli intendere che non le doveva nessuna scusa, lui non le doveva niente in fondo.
Pensando a ciò, si sfilò la giacca e gliela restituì.

Chuck, invece di limitarsi a prendere l’indumento, le afferrò il braccio e la spinse verso sé, un ultimo disperato tentativo per non lasciarla andare.

Blair sollevò la testa e guardò negli occhi. Lui sostenne lo sguardo, cercando di decifrarne l’espressione e, senza nemmeno rendersene conto, inclinò leggermente la testa, si abbassò verso di lei e la baciò.

Accorgendosi che non solo Blair non si era tirata indietro ma che anzi stava rispondendo a quel bacio con lo stesso fervore, le sue mani iniziarono a muoversi lungo la sua schiena spingendola verso di lui, come se volesse annullare completamente la distanza tra loro mentre quelle di Blair, che avevano lasciato cadere la giacca, si muovevano dietro la sua testa, lungo il collo, premendo affinché potesse addentrarsi più profondamente nella sua bocca.

Quando questo contatto sembrò non essere più in grado di soddisfarli, Blair iniziò a sbottonargli il colletto, lasciando che il papillon raggiungesse la giacca, per poi passare al resto dei bottoni della camicia, mentre Chuck le sollevava il prezioso tessuto che le avvolgeva le gambe.

Blair allontanò le sue labbra da quelle di lui per riprendere aria, mentre Chuck iniziava a depositare roventi baci sul collo e sulle spalle.
Lei chiuse gli occhi e portando la testa indietro, incapace di resistergli oltre, lo spinse verso il freddo pavimento.

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Capitolo 6
*** With me ***


CAPITOLO VI


I don’t want this moment to ever end
Where everything’s nothing without you
I’ll wait here forever just to, to see you smile
Cause it’s true I am nothing without you
Through it all I made my mistakes
I stumble and fall, but I mean these words
I want you to know, with everything I won’t let this go
These words are my heart and soul
I hold on to this moment you know
Cause I’d bleed my heart out to show, that I won’t let go
Thoughts read are spoken, forever in doubt
And pieces of memories fall to the ground
I know what I did and so, I won’t let this go
Cause it’s true, I am nothing without you
All the streets, where I walked alone,
With nowhere to go have come to an end
I want you to know, with everything I won’t let this go
These words are my heart and soul
I hold on to this moment you know
Cause I’d bleed my heart out to show, that I won’t let go
In front of your eyes, it falls from the skies
When you don’t know what you’re looking to find
In front of your eyes, it falls from the skies
When you just never know what you will find
I don’t want this moment to ever end
Where everything’s nothing without you
I want you to know, with everything I won’t let this go
These words are my heart and soul,
I hold on to this moment you know Cause I’d bleed my heart out to show, that I won’t let go
I want you to know, with everything I won’t let this go
These words are my heart and soul,
I hold on to this moment you know
Cause I’d bleed my heart out to show, that I won’t let go

With me- Sum 41




Blair stava aspettando che le porte dell’ascensore si aprissero.
Con la coda dell’occhio poteva osservare Chuck che, alle sue spalle, si stava aggiustando il colletto della camicia mentre lei si sistemava i capelli davanti allo specchio che si trovava nella cabina dell’ascensore.

Sentì le forze venirle meno al pensiero di quello che era appena accaduto: lei, Blair Cornelia Waldorf, aveva appena fatto l’amore con Chuck Bass. Di nuovo. Su un tetto.

Pensò che la colpa fosse tutta da attribuire a Valentino e ai suoi dannati modelli: era una sottoveste della sua collezione che indossava quella notte al Victrola, ed il giorno del suo diciassettesimo compleanno era stata Serena ad insistere per farle mettere una sua creazione. Dannato stilista.
Controllò l’abito, sperando che non si fosse sporcato o, peggio ancora, rovinato o strappato in qualche punto: non sarebbe riuscita a sopportare anche quello.

“Togliti quel sorrisetto dalla faccia, Bass!” gli intimò quando si accorse che la stava guardando visibilmente divertito.

C’era una sola ragione per cui il Basstronzo stava ancora respirando, ed era che non voleva rovinarsi il vestito. Non dopo che era miracolosamente sopravvissuto a quanto avvenuto sul tetto.

“Rilassati Waldorf!” le disse avvicinandosi, sfoderando un ghigno compiaciuto.

Lei roteò gli occhi, infastidita dal suo atteggiamento arrogante.

“Per te è facile: non è il tuo nome che verrà infangato se Gossip Girl si è accorta della nostra assenza. Tu ti pavoneggerai, sfodererai il tuo migliore sorriso e te ne andrai in giro dicendo ‘Sono Chuck Bass!’.” lo scimmiottò. “E’ la mia reputazione che è in gioco qui!” aggiunse.

“Certo, perché sarebbe un duro colpo per la tua immagine di Queen B mostrare agli altri che sei ancora invischiata con uno come me!” osservò lui risentito.

“Non provarci nemmeno: non osare fare la vittima con me!” lo minacciò puntandogli l’indice contro.

“Allora smettila di comportarti come se ti avessi appena cucito addosso la lettera scarlatta.
Tutta la sala farà sesso stanotte, a parte Nelly Yuki forse!” replicò spazientito dai suoi continui cambiamenti d’umore.

“E credi che io non lo sappia: con tutte le prenotazioni che il tuo albergo ha registrato grazie a questo ballo probabilmente potrai pagarti da bere per i prossimi due anni. Congratulazioni Mr. Bass!” lo schernì.

“E allora dov’è il problema?” sbottò esasperato.

Blair si bagnò le labbra, cercando di non perdere la calma e di non dire cose di cui si sarebbe poi potuta pentire.

Il suo orgoglio le impediva di urlargli contro che il problema era che,a differenza del resto delle coppie presenti nella sala, lui non avrebbe mai concesso loro una possibilità.

“Non sarebbe dovuto accadere. È questo il problema!” gli spiegò cercando di mantenere basso il tono della voce.

Chuck stinse i pugni e serrò la mascella, ferito da quell’affermazione.

Proprio in quel momento le porte dell’ascensore si aprirono e lui si precipitò nell’ingresso, determinato a non lasciarsi insultare ancora da lei.
“Ed ecco la cosa che sai fare meglio: voltarmi le spalle e andartene!” commentò sarcastica Blair dietro di lui.

Quelle parole lo pietrificarono, perché quella stessa frase lui l’aveva sempre rivolta a suo padre.
E se c’era una cosa che aveva imparato negli ultimi mesi, era che lui non voleva diventare come suo padre.
Si voltò lentamente e tornò sui suoi passi, sorprendendo così Blair e sé stesso.

“Mi dispiace!” farfugliò e, poiché questa volta le sue mani non erano impegnate con un mazzo di fiori, le infilò in tasca.

“Hai mai pensato di assumere qualcuno che si scusi al tuo posto? Risparmieresti un bel po’ di fiato!” commentò inacidita sollevando le sopracciglia e serrando le labbra.

Lo sguardo malinconico che le rivolse fece crollare ancora una volta tutte le sue difese.
“Dispiace anche a me.” aggiunse rilassando leggermente i tratti del viso.

“Che ne dici di tornare di là e concedermi un ballo. Non credo ci sia un modo migliore per mettere a tacere Gossip Girl.” le propose speranzoso.

“Credevo stessi andando via.” gli ricordò Blair. Se voleva andarsene era meglio che lo facesse lì, dove nessuno li avrebbe visti.

Lui si limitò a scrollare le spalle e le offrì il braccio, che lei accettò.

Quando entrarono nella sala molti ragazzi si voltarono incuriositi, ma entrambi non diedero peso alla cosa.

Si fermarono solo una volta al centro della pista da ballo: lui le mise la mano destra sul fianco, mente l’altra scivolava delicatamente in quella di Blair, che intanto aveva poggiato l’altra mano sulla spalla di Chuck.

Iniziarono a ballare sulle note di una lenta canzone d’amore che Nate aveva dato disposizione di far suonare appena Serena lo aveva informato che erano tornati nella sala.

“Questa canzone è così patetica!” sentenziò Blair sbuffando dopo un paio di minuti.

“Ti far venire voglia di restare single a vita.” la assecondò Chuck.

Vedendo però che anche i suoi amici la stavano ballando mentre si scambiavano baci appassionati, proseguì: “Sembra che ci sia qualcuno a cui piaccia però!”

“Hanno la pessima abitudine di accontentarsi!” li criticò Blair, riferendosi non solo ai loro gusti musicali.

“Vero. Per fortuna li hai aiutati a tornare in sé: te li immagini a ritagliare buoni sconto da vecchi giornali per tutta la vita?” ipotizzò, sapendo che lei stava alludendo anche alla loro vita sentimentale.

“Cosa vuoi che ti dica? Mi limito a prendermi cura delle persone che amo.” rispose Blair senza dare troppo peso alle sue parole.

Chuck invece si soffermò a pensare a tutte le volte che lei si era presa cura di lui.
Persino dopo aver giurato di aver chiuso con lui si era preoccupata affinché partecipasse al ballo della scuola, temendo che in futuro si sarebbe pentito di essere mancato.
Dopo tutto quegli anni e dopo tutto quello che avevano passato, anche quella sera si era assicurata che il suo papillon fosse perfettamente annodato.

Continuarono a ballare ancora per un altro po’ di tempo, senza dirsi altro.

“Penso che dovremmo andare adesso.” disse all’improvviso Blair.

“Come? Non aspetti l’incoronazione della regina della serata?” le chiese Chuck, domandandosi se avesse fatto qualcosa di sbagliato.
“Non ci sarà: la Preside ha beccato Penelope e Hezel che tentavano di falsificare il conteggio dei voti, quindi ha tolto tutto di mezzo.” lo informò.

“Ma…” Chuck tentò di obiettare. Era ancora troppo presto.

“Chuck, ti prego. È meglio che ci salutiamo adesso.”

Voleva che il loro ultimo ricordo non fosse contraddistinto da parole cariche di rabbia e di odio, e considerando che era già passata un’ora da quando si erano insultati l’ultima volta, non voleva sfidare la sorte domandandosi quanto ancora sarebbero riusciti a resistere.

Chuck annuì, tentando di convincere se stesso che probabilmente era meglio così.

Quando uscirono dall’edificio la limousine li stava già aspettando, e il ragazzo diede ordine di portarli alla residenza Waldorf.

Appena entrarono nella limousine Chuck si versò da bere, mentre Blair si rilassava sul sedile della vettura.

Mentre sorseggiava lo scotch di vecchia annata, la osservò distendere le gambe così da riattivare la loro circolazione, provata dai tacchi vertiginosi che aveva indossato tutto la sera, e coprire con la mano sinistra uno sbadiglio che non era riuscita a trattenere.
Mandò giù l’ultimo sorso del costoso liquore, mente lei si voltava verso i finestrino e poggiava la testa contro il vetro, rapita dalle miriade di luci che illuminavano la città.

Entrambi erano spaventati: la limousine si stava avvicinando troppo velocemente alla destinazione prestabilita, dove si sarebbero dovuti dire addio.

E nessuno dei due era realmente pronto a rinunciare definitivamente all’altro.

“Blair…” Chuck cercò di richiamare la sua attenzione, e quando lei si voltò, se lo ritrovò inaspettatamente a pochi centimetri di distanza.
Decisamente troppo pochi per poterle consentire di pensare lucidamente.

“Non andare.” sospirò, mentre le poggiava una mano sulla guancia.

“Chuck…” lei scosse la testa abbassando gli occhi, insicura delle proprie capacità di resistergli se avesse incontrato il suo sguardo.

“Noi non possiamo…” tentò di spiegare gli innumerevoli motivi per cui tra di loro non poteva funzionare, ma lui non le diede il tempo di continuare perché la baciò.

“Si invece: vieni con me!
Andiamo al Palace, passiamo la notte lì.
Domani mattina ci sveglieremo e andremo a fare colazione da qualche parte, proprio come ai vecchi tempi.
Blair possiamo farlo: io sono pronto adesso.” e mentre pronunciava quelle parole annuì leggermente, proprio come aveva fatto lei quando gli aveva rivelato i suoi sentimenti.

Sperò che quel gesto lo aiutasse a dimostrare che era sincero, che credeva davvero che potesse esserci un Chuck e Blair, Blair e Chuck.

Lei era l’unica cosa in cui credeva.

Vedendo però che la ragazza continuava a scuotere la testa senza sosta, come se volesse negare tutte quelle sue affermazioni, non gli rimase altro da fare che supplicarla.

“Blair… Ti prego… Non lasciarmi!” implorò mentre poggiava la sua testa contro quella di lei, annullando così il breve spazio che li separava.

“Io so che sei sincero adesso ma credimi, non funzionerà.” Si spostò leggermente, così da evitare il brivido lungo le schiena che le provoca il suo respiro che le sfiorava la pelle.

“Non sarà quello che è successo sul tetto stanotte che aggiusterà le cose; anche se è stato stupendo.
Quello è forse l’unica cosa che non è mai stata un problema tra di noi.” concluse lanciandogli uno sguardo eloquente per fargli capire a cosa si riferisse.

“Potremmo considerarlo un buon punto di partenza!”

“Adesso credi che lo sia, che ne valga la pena.
Ma cosa accadrà domani mattina, quando ti renderai conto che non è abbastanza, che una relazione con me non è quello che vuoi veramente?
Te ne andrai, o peggio ancora mi chiederai di andarmene.
Ed io non potrei sopportarlo. Non di nuovo.”

“No. Io resterò disteso a fianco a te. Te lo giuro.” Non era disposto a rinunciare, non quando la posta in gioco era così alta.

“Litigheremo continuamente, ci urleremo contro cose orribili…” disse con amarezza.

“Faremo pace. Ho sempre sentito dire ottime cose riguardo al sesso riparatore.” la interruppe.

“Desidererai andartene sbattendo la porta quando le cose si faranno difficili.” Era terrorizzata dall’eventualità di essere lasciata di nuovo.

“Ma resterò. Non potrei mai andarmene, non dopo aver provato cosa significa stare senza di te.” tentò di rassicurarla.

“In certi giorni mi comporterò da vera stronza.” lo avvertì.

“Mi piace questo lato di te, lo trovo irresistibilmente sexy.” la rassicurò.

Blair non riuscì a nascondere un piccolo sorriso all’idea che qualcuno potesse amarla anche per quel lato del suo carattere e non nonostante quello.

“Non so nemmeno se ho abbastanza vestiti che si abbinino col viola.” si lamentò.

“Non mi risulta che Bendel abbia chiuso!” la prese in giro.

Finalmente Blair lo guardò negli occhi, e capì che era sincero: i suoi occhi, le sue parole, ogni fibra del suo essere era concentrata a dimostrarle che lui ne valeva la pena, che poteva farcela.

E lei volle credergli.

Gli sfiorò il viso, tracciando con le dita sottili il profilo della mandibola e notò che, come al solito durante i momenti di tensione, era serrata.
Lo baciò sulla guancia: un gesto affettuoso, un modo per fargli capire che si stava fidando, che poteva rilassarsi; attivò l’interfono e diede disposizioni all’autista di accompagnarli direttamente al Palace.

Chuck la baciò appassionatamente appena si rese conto di quanto era appena accaduto. Aveva vinto.

Quando si separarono per riprendere fiato, si domandò quali fossero le parole in grado di descrivere quello che provava per lei.

“Ti amo.” Niente sembrava essere più appropriato della verità.

Blair spalancò gli occhi per lo stupore, mentre la sua bocca lavorava senza riuscire però ad emettere alcun suono.

‘[i]Per una volta era riuscito ad avere la meglio su Blair Cornelia Waldorf’[/i] pensò soddisfatto.

Vide la mano di Blair, piccola e delicata, scivolare lentamente nella sua, intrecciare le dita sottili con le sue e poi stingere leggermente, come per assicurare a se stessa che quel tocco era reale.

“Buon per te!” gli rispose dunque con aria risoluta, non volendo concedergli l’ultima parola, mentre cercava di contenere il sorriso che le si era stampato sulla faccia.

Chuck per un attimo fu tentato di risponderle a tono ma poi pensò che era tardi, erano stanchi ed erano quasi arrivati a destinazione.

Sorrise felice pensando che in fondo avrebbero potuto continuare quel discorso anche domani.


Fin

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