100% [I'm (not) in love]

di girl_in_the_sun
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


100 % { I'm (not) in love }

 

«... Ma agli altri uomini rimane celato ciò che fanno da svegli,
allo stesso modo che non sono coscienti di ciò che fanno dormendo.»
- Eraclito, Sulla Natura.

 

 

É una notte fredda quella, dove il vento soffia feroce sul mare, spazzando via le nubi e lasciando spazio ad un cielo terso e trapuntato di stelle.
Lo spadaccino sta con il naso all'insù, guardando la volta celeste avvolto in una coperta non molto pulita ed una bottiglia di sakè in mano, rannicchiato nella torre di vedetta sull'albero maestro della Merry.
È da poco passata la mezzanotte – secondo i suoi calcoli – e il suono delle onde che s'infrange sulla polena della nave è così rilassante che potrebbe cullarlo fino a fargli chiudere gli occhi, se non fosse per la brezza gelida che s'intrufola in ogni buco che il tessuto non copre, pungendolo come migliaia di aghi.
La ciurma ha da poco lasciato l'isola di Drum, portandosi dietro una strana renna dalle caratteristiche umane – tra cui quella di parlare e il difetto di non saper ricevere i complimenti –, una navigatrice più in forma che mai e – come da tempo – i sentimenti repressi di Zoro.
Il verde non è pratico di queste cose – con le emozioni in genere – e tutte le sensazioni annidate dentro di lui sembra che lo vogliano far scoppiare da un momento all'altro. Forse è proprio la notte la cosa che teme di più, poiché nel regno delle tenebre fioriscono i germogli del suo animo, quelli che tanto ansiosamente ha cercato di sradicare fin dall'inizio; ma ahimè, il seme del destino è così profondamente sepolto che egli stesso sospetta che forse nel suo cuore c'è sempre stato. Roronoa Zoro odia le piante, ma non per davvero, non quando è la voce del suo nemico più amato a toccare l'argomento per stuzzicarlo. Ed è sempre lui lo stupido che dà retta a quel cretino del suo compagno, che non sa nemmeno che contro di lui non ci sarà mai nessuna sfida: Sanji ha già vinto tutto, il suo desiderio, il suo cuore e la sua anima.
E lui sarà pure il demone dell'East Blue con una taglia da 60 milioni di berry ma non può combattere contro la corsa sfrenata del suo cuore, le farfalle nello stomaco e la gola secca.
Si è già arreso.

 

È proprio in quel momento che vede una figura arrampicarsi sulle funi per raggiungerlo, sfidando le intemperie dell'aria indossando solo un pigiama azzurrino di flanella.
Lo spadaccino gela alla sola vista della zazzera bionda: come può il cuoco andarsene in giro tranquillo nel cuore della notte vestito in quel modo?
Oh, ma che gli importa se quel cuocastro si prende un malanno!
Sanji è arrivato in cima e si arrampica dentro insieme al compagno, inginocchiandoglisi di fronte: «Zoro» sussurra dolcemente.
A Roronoa basta quel nome, il suo, per sciogliersi: dannazione! Perché proprio ora quel damerino deve chiamarlo per nome?!
«Che diavolo vuoi, cuoco di merda?».
In un secondo torna quello di sempre, il burbero cavernicolo dai capelli verdi, un gorilla tutto muscoli e niente cervello.

Il biondo, invece, è etereo e bellissimo quella notte, la pelle candida assume un colore quasi perlaceo sotto la luce della luna ed i suoi occhi sono socchiusi e sognanti, quasi stesse dormendo in piedi; è rilassato e pacifico, tutto quello che Zoro vorrebbe ma non oserebbe mai ammettere, con quel suo corpo armonioso e magnifico davanti a lui.
È un attimo veloce quello in cui la bocca rosea del cuoco si posa sulla sua: uno stampo labbra su labbra, niente più, ma è abbastanza per lasciare il compagno di sasso. Il verde è senza fiato, sembra quasi non sia accaduto nulla da quanto impalpabile è stato quel contatto, ma dentro di sé arde intensamente, il sangue che si dirige tutto verso il basso.

«Fa freddo... » mormora ancora Sanji.
L'altro non risponde: a questo punto, o lui è ubriaco fradicio e si sta sognando tutto – uno di quegli stupidi sogni che fa sul cuoco, quelli che terminano sempre troppo presto e lo lasciano con il corpo insoddisfatto e i pantaloni troppo stretti – o lo è Kuroashi.
Zoro non parla, quindi l'altro decide di passare all'azione: gli si appiccica addosso sotto la coperta, circondandogli la vita con le braccia e godendo del tepore che s'irradia da tutto il corpo del nakama.

Lo spadaccino sente caldo, un calore tremendo in ogni fibra del suo essere, tanto quasi da voler gettar via i vestiti ed essere investito dalla frizzante aria notturna tanto odiata prima; tuttavia – per qualche strana ragione – fa tutto il contrario: tira Sanji di più contro il suo petto, avvolgendolo con la coperta.

Perché si comporta così, Roronoa proprio non lo sa, davvero non ne ha la minima idea; solitamente una rispostaccia e il solito sguardo truce funzionano; senza contare che la sera prima se le sono date di santa ragione, almeno finchè Nami non li ha fermati con un pugno ciascuno. Strega.

Il verde sente il fiato del compagno sul collo, proprio sotto l'orecchio e – per quanto la cosa sia paralizzante – gli piace anche troppo: spera con tutto il cuore che il biondo non si accorga della sua eccitazione, sarebbe imbarazzante.
Ma come può Zoro fare il turno di vedetta in quelle condizioni?! Maledizione a quello stupido cuocastro!
Sbuffa, un lieve rossore che gli tinge le guance: sta pensando, cercando una vana risposta che lo aiuti ad uscire da quella tremenda situazione, che faccia sparire quei sentimenti, dannazione!
È più forte di lui: fin dalla prima volta in cui i suoi occhi hanno incontrato quella figura, il suo cuore ha ceduto e si sa, più la vicinanza si fa abitudine, più il danno si aggrava.
L'organo palpitante dello spadaccino si trova nell'abisso ora, quello di "oh, per piacere. Io non sono innamorato, nossignore!".
Roronoa Zoro è fottuto.
Completamente ed irrimediabilmente fottuto.

 

I suoi orecchini tintinnano quando sprofonda il viso in una mano con un sospiro rassegnato, mentre si passa le dita fra le ciocche spettinate e opta – come di routine – per affogare tutto questo nodo indistricabile di pensieri nell'alcol e chiudersi nel suo mondo statico e congelato nella normalità.
A fferra il collo della bottiglia e trangugia quel poco ch'è rimasto del suo contenuto, trovandosi a sperare che ne fosse stato di più.
È un male, perché adesso che non ha niente da fare – si fa per dire, dato che dovrebbe sorvegliare che nessuna nave della marina li attacchi – la sua attenzione si concentra sul profumo speziato di Kuroashi che gli arriva alle narici, seguito dal pizzicorio al naso che gli provoca l'odore della nicotina.
È invitante, oh se lo è; la tentazione di accarezzare quella testa ossigenata è molta, ma lo spadaccino sa che se iniziasse a cedere ai deboli impulsi non si fermerebbe più: i baci lo consumerebbero inevitabilmente, marchierebbe ogni centimetro di quella pelle immacolata e lo farebbe suo nel modo più irruento e piacevole... se solo potesse.
Se solo Sanji non fosse uno stronzo più etero di qualsiasi altra creatura in tutta la Grand Line.
Se dal primo momento non avesse iniziato a dargli sui nervi con quella voce baritonale sputa sentenze e i suoi gesti sprezzanti che lo imbestialiscono al solo pensiero.
Se solo Zoro avesse ancora il suo cuore...
Nemmeno lo sa, Kuroashi, quello che si ritrova tra le mani: un cuore così orgoglioso, forte e ambizioso. Fragile ma al sicuro in quelle mani sacre devote alla perfezione del gusto.
Sta a Sanji, ora, decidere se sminuzzarlo come uno dei tanti ingredienti per le sue grandiose pietanze o farlo cuocere lentamente, a fuoco lento, finchè non gli si scioglierà tra le dita, segno della definitiva appartenenza dello spadaccino al cuoco.
Quale strana proporzionalità inversa si attua nella forza magnetica che attira i due corpi mentre allo stesso tempo le loro parole crude e sferzanti li separano nettamente.

Quanto tempo passerà, si chiede Roronoa, prima che si arrivi ad un punto di svolta? E lui ci vuole davvero arrivare al quel punto?
Sempre meglio che soffrire in silenzio di distrazioni inutili, di certo non porterebbe la calma di cui ha bisogno.
Sarà una lunga notte, pensa nell'esatto momento in cui si accorge che sole sta spuntando all'orizzonte.

 

***


It was a cold night
We laid with each other just to stay warm
Up all hours, not for the last time.
As it's a cold life, stay with each other one last time.
We could always run away some other night.

I knew the moment I met you, I could never lose you.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note dell'autrice:
AUGURI SPANKOSA <3
Spero che il regalino ti piaccia, anche se boh, a me pare ancora troppo OOC (anche se in realtà una piiiiccola giustificazione c'è e si scoprirà nel prossimo capitolo).
Ecco, questa sarà una mini-long, diciamo 3-4 capitoli, a meno che non mi venga un'ispirazione fulminante e taaaaaanta voglia di scrivere.
Era da tempo che volevo scrivere una storia così, influenzata dalle fanfiction inglesi che mi stanno rovinando la vita, argh. Questa storia è piena zeppa dei miei headcanon, tra cui il pigiama di Sanji (LOL) e la situazione iniziale da cui questa storia si genera che non dirò, perché sarebbe troppo spoiler XD E poi il mix tra ZoSan, notte e canzoni fighe mi sta uccidendo. Tutto mi uccide D:
Sarà meglio che io me ne vada, prima che spari qualche altra cavolata, alla prossima!
(E passate a fare gli auguri a questa donnaH magari lasciandole una recensione alle sue storie favolose <3 _Rouge)

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Sono passati secoli dal primo capitolo, lo so, ma di questo capitolo ne ho scritte ventimila versioni e nessuna mi soddisfava. Alla fine, un po' perchè mi sono stufata, un po' per prenderci dentro ai #32DaysofSanji l'ho postato. E siccome due giorni fa era il Tanabata, vi ho messo anche un'immy carina :3
Detto questo, chi volesse partecipare all'evento puo' contattarmi, nel frattempo buona lettura!
P.s. ringrazio Zampe per il betaggio, dedico il capitolo a _Rouge come sempre e per chi se lo stesse ancora chiedendo sì, sono una persona cattiva 


 


2.

 

Ci pensa un raggio di sole dispettoso a svegliare Sanji parecchie ore dopo dal suo giro notturno; il live tepore sulla sua pelle è segno che ormai sono lontani da Drum e probabilmente stanno per entrare in una zona di clima estivo.
Con un grugnito il biondo si stiracchia e sbatte le palpebre, cercando di scacciare la fastidiosa sensazione di aver dormito dentro un barile, anche se la realizzazione che lo colpisce dopo forse è ancora peggio dei suoi muscoli doloranti.
Sbarra gli occhi e si guarda intorno, incredulo: perchè è avvolto da una coperta lurida e puzzolente? Ma soprattutto, cosa diavolo ci fa nella torre di vedetta?

«Diamine» borbotta sottovoce, passandosi una mano fra i capelli e mordendosi il labbro.
In un secondo balza giù sul ponte – sotto lo sguardo stralunato di Usopp, che si chiede da quando in qua piovono cuochi dal cielo – con un'unico pensiero in testa: parlare il prima possibile con il dottore di bordo.
«Chopper!» Grida frastornato, rendendosi conto solo in quel momento di essere ancora in pigiama in pieno giorno.
Aspetta un attimo... pensa, agrottando le sopracciglia; alza lo sguardo e sì, il sole è alto in cielo e splende molto di più di ieri. Questo può significare solo una cosa...
«Usopp! Che ore sono?» chiede bruscamente al cecchino, che è ancora fermo a guardarlo con gli occhi sgranati; si scuote quando il cuoco lo interpella e si gratta il mento farfugliando: «Beh, ora che mi ci fai pensare deve quasi essere ora di pranzo...».

Un piccolo strillo esce involontariamente dalle labbra di Sanji, che digrigna i denti e si mette le mani fra i capelli in preda alla disperazione.
In quel momento arriva la renna, che subito si allarma vedendolo in quelle condizioni – è comprensibile dato che il suo compito è il benessere della ciurma e vedere Sanji sulla soglia di un infarto non rientra nella categoria – e si precipita da lui.
«Che succede? Sanji stai male?!» domanda agitato, attaccandosi alla sua gamba.
«Non ora, Chopper! Sono in ritardo!» risponde Sanji nervosamente, scappando verso la stanza dei ragazzi per vestirsi.
«Ma... mi avevi chiamato...» pigola il dottore con gli occhioni tristi e scambia un'occhiata con Usopp che scrolla le spalle.

Il poco tempo disponibile per vestirsi, per un gentiluomo, non è un problema ne una scusa per mostrarsi sciatto e trascurato come quel cavernicolo d'uno spadaccino. Un sorriso d'approvazione si fa largo sul suo viso a quel pensiero, mentre con un gesto esperto si annoda la cravatta al collo e poi corre in cucina per provvedere al suo ruolo trascurato di cuoco di bordo.
Sinceramente non riesce proprio a capacitarsi di come abbia potuto dormire così tanto ed il pensiero di aver lasciato i suoi nakama allo sbaraglio, senza colazione e alla prese con il loro famelico capitano lo fa sentire ancora più in colpa.
Spalanca la porta della cambusa e vede Nami e Robin intente a maneggiare padelle e mestoli, chiaramente si sono addossate il compito di preparare da mangiare, visto che lui non si è fatto vivo. Oh, che idiota inaffidabile è stato!

«Mie adorate! Lasciate che sia io ad occuparmi del pranzo! Siete state troppo clementi a perdonarmi e caricarvi di questo peso...»
«Oh, Sanji-kun! Buongiorno» sorride Nami sventolando una forchetta sopra di sè; anche Robin i volta e gli sorride: «Non c'è problema, Chopper ci aveva avvisate che sarebbe potuto accadere» spiega.
Sanji cade in ginocchio davanti a loro e prende le loro mani nelle sue, scoccando un bacio ad entrambe: «Oh, mie dee! Non merito la vostra compassione! Siete davvero due angeli~♥» esclama commosso dalla loro benevolenza.
Le due ridono per scacciare l'imbarazzo e poi gli lasciano il posto, perchè – nonostante la loro buona volontà – un odore di bruciato comincia a diffondersi nella cucina. Lasciano tutto nelle sue mani – lui le ringrazia ancora con una piccola riverenza – e se ne vanno tirando un sospiro di sollievo.

E a quel punto arriva lui, preceduto dalla sua puzza di sudore: entra nella cambusa scalzo, presumibilmente deve aver appena finito di allenarsi e si avvicina tranquillamente alla dispensa, pronto ad arraffare qualsiasi cosa che abbia un tasso alcolico bello alto.
«Ah, ti sei svegliato alla fine» esordisce notando Sanji che armeggia con utensili e ortaggi; afferra una bottiglia bluastra, toglie il tappo di sughero e ne beve un sorso, come per testarla.
Il biondo si trattiene dal fare commenti sulle sue abituduni sonnolente: «Potevi svegliarmi» sibila, sempre senza guardarlo, procedendo a lavare alcune patate.
Il sakè dev'essere di suo gradimento perchè lo spadaccino stavolta ne trangugia metà bottiglia in un sorso rumoroso: «Ci ho provato. Ho pensato che forse eri morto dal freddo» spiega laconico.
Sanji stringe la presa sul bordo del lavello e gli lancia un'occhiata omicida: se voleva essere spiritoso ha proprio sbagliato momento.
Zoro lo fissa con l'alcolico in mano – sembra stia cercando di capire cosa c'è che non va in lui e questa cosa gli da parecchio fastidio – ma distoglie lo sguardo non appena i loro occhi s'incrociano, improvvisamente interessato all'etichetta della bottiglia.
Questo gesto apparentemente normale disturba Sanji profondamente, quasi lo mette in allarme: non c'è stata una volta in cui Roronoa Zoro abbia evitato il suo sguardo, men che meno quando si tratta di insultarsi a vicenda o darsele di santa ragione. La cosa è sospetta e chiaramente lo mette a disagio.

«Vai a lavarti» sbotta infine il biondo, stanco di sentirsi sotto esame: è l'unico modo non violento per toglierselo dai piedi.
Difatti, Zoro agrotta le sopracciglia, guardandolo per un secondo in cagnesco e poi se ne va col suo passo pesante.
Sanji stringe i denti e soffoca un ringhio sottovoce: odia non poter controllare sè stesso e di sicuro il casino che sta succedendo non lo sta aiutando.
È ora di prendere in mano la situazione.

 

***


La prima sigaretta della giornata oggi è quella dopo il pranzo, finito di pulire e sistemare il piano cottura; la mancanza la sente il suo corpo, che ringrazia appena la nicotina entra in circolo dopo i primi minuti passati a fumare appoggiato alla balaustra, accarezzato dalla brezza marina.
In realtà, è tutt'altro che una pausa: sta aspettando Chopper per potergli finalmente parlare, dopotutto il farmaco che gli ha prescritto è opera sua ed ha bisogno di un riscontro diretto col paziente.
Sanji ha bisogno di risposte: quello che lo turba più di tutto non è il lieve male al costato provocato dal trattamento della dottoressa Kureka – è sempre meglio di un paio di costole incrinate – ma piuttosto gli effetti che gli sta provocando questo sonnifero, perchè di questo si tratta.
La renna non gli ha mai parlato di controindicazioni e forse avrebbe fatto meglio a farlo, perchè il biondo non crede proprio che un sonnifero possa sbilanciare l'orario di sonno. O farlo ritrovare in posti diversi da quelli in cui ci si addormenta.
Non avrebbe dovuto trovarsi nella torretta di vedetta in pigiama insieme a Zoro, ed in più il modo in cui Zoro non l'aveva guardato...
Sì, c'era qualcosa nello spadaccino che Sanji non riusciva bene ad identificare, qualcosa che l'aveva fatto sentire a disagio al punto di evitare il suo sguardo, come se lui fosse diverso.
Come se si fosse aspettato una reazione diversa.
Il biondo lascia che un po' di cenere cada fra le onde e osserva il fumo che viene portato via dal vento, offuscandogli la vista.
Forse è proprio questo che deve fare, cercare nella sua mente annebbiata dal sonno dev'essere successo qualcosa quella notte sulla torretta.
Sanji non ha un briciolo di ricordo.
Posa la testa contro la parete dietro di sè e scivola a sedere: potrebbe chiedere a Zoro, ma si mangerebbe una mano piuttosto che fare una cosa del genere, quindi è punto a capo.
A dire il vero, solo il fatto che quell'idiota monopolizzi i suoi pensieri in questo modo lo irrita notevolmente; ed il fatto di irritarsi per un'alga lo manda su tutte le furie.

La piccola renna arriva al momento giusto a calmarlo, portandosi dietro un pacco di carte e libri, insieme ad un altro flacone di sonnifero.
Sanji lo osserva che si avvicina trafelato con un'espressione troppo seria per un musino da cucciolo; un pensiero gli attraversa la mente: è davvero così sicuro di fidarsi di un ragazzino – una renna parlante per giunta! – per assumere dei farmaci, tenendo conto della sua inesperienza?
«Sanji, devo aver fatto un'errore con il dosaggio...» esordisce con la vocina che trema ed il cuoco si sente sprofondare nei sensi di colpa.
C'è una ragione se il suo capitano si è fidato di questo dottore, perchè ha visto del potenziale, un cuore d'oro ed il bisogno di una famiglia.
Sorride piano: «Dimmi tutto, Chopper».
Il dottore sembra percepire il calo di tensione e si calma leggermente mentre si perde a spiegargli come probabilmente abbia calcolato erroneamente il dosaggio di una sostanza della quale Sanji perde il nome e che potrebbe aver avuto qualche ripercussione sotto forma di effetto collaterale.
«Nausea, emicrania, cali di pressione, lieve sonnolenza, sonnambulismo e nei casi peggiori tachicardia...» elenca Chopper, passando da una pagina all'altra, misurandogli poi la pressione ed ascoltandogli il cuore.
Il biondo lo guarda con tenerezza e prova quasi un moto d'orgoglio perchè la piccola renna si dimostra davvero abile e premurosa.
«A giudicare dai fatti direi che si tratta solo di un'interferenza con il riposo notturno» conclude tornando a guardarlo.
«Probabile, quindi è normale che io abbia sonno ora?» suppone il biondo.



«Sì. Vedrò di aggiungere un po' di melatonina per una migliore regolarità di sonno» annota Chopper, scribacchiando qua e là.
«Per quanto riguarda il sonnambulismo, proverò a cambiare la dose e vedremo come va» continua serio.

Sonnambulismo?
Ora che Sanji ci pensa, tutto torna: il fatto che gli ultimi ricordi che ha sono quelli in sui si corica nella sua branda e quelli in cui si risveglia in tutt'altro posto. E la reazione di Zoro.
Il cuoco impallidisce; deve aver fatto qualcosa di stupido, sicuramente, questo giustificherebbe lo strano comportamento del nakama.
Come se non bastasse, il tutto viene confermato da un'improvvisa apparizione del sopracitato spadaccino, il quale sembra aver udito tutto il discorso poichè tossisce imbarazzato e sputacchia l'ultimo sorso di una nuova bottiglia di sakè.
Sanji si volta sgranando gli occhi; la situazione non potrebbe essere più caotica di questa: ma dall'evidente rifiuto di Zoro al guardarlo in faccia e al vedere questa recente reazione dev'esserci qualcosa che Roronoa non gli sta dicendo. E Sanji – il cui orgoglio cede al bisogno di sapere – è più che intenzionato a scoprire di cosa si tratti.




 

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