MIRRORS

di Mrs_Juliax
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


1
 






«Come ti chiami?» mi chiede il ragazzo dai capelli lunghi fino alle spalle, marroni e ricci, con le labbra carnose e il sorriso irresistibile.
«Giulia.» mormoro imbarazzata con il respiro mozzato.
«Io Matteo.»
Annuisco già senza parole, rendendomi conto che non riesco neanche a far continuare una conversazione. Dai Giulia, pensa a qualcosa!
«Allora emh.. sei qui con i tuoi genitori?» chiedo timidamente, morsicandomi le pellicine intorno alle dita.
«No, con i miei nonni, mio fratello e le mie due cuginette.»
«Tuo fratello è quello che gioca a carte?» domando concentrando il mio sguardo sul ragazzo con i capelli ricci e neri, più corti di quelli di Matteo.
«Si.» conferma il ragazzo «Siamo qui da sabato mattina.»
«Anche noi da Sabato.» annuncio «Ma pomeriggio.»
Dopo una pausa di silenzio imbarazzante, dove cerco di evitare il suo sguardo, Matteo richiama la mia attenzione e poi mi osserva.
«Ci vediamo in spiaggia?» chiede infine.
Annuisco e sistemo un ciuffo di capelli castani dietro l'orecchio beandomi dell'ultimo sorriso che Matteo mi offre, poi lo saluto e torno alla lettura del mio libro.
«Dillo!» esclama mia mamma, quando mi raggiunge ho la sensazione che abbia osservato me e Matteo parlare.
«Cosa?» chiedo spaesata cercando di far scomparire il rossore sulle mie guance.
«Gli hai parlato grazie a me!»
Sbuffo e tolgo gli occhiali per poi appoggiarli sul tavolo «E' vero.» confermo «Se tu non avessi attaccato bottone con il nonno io non avrei parlato con Matteo.»
«Quindi?»
«Grazie.» affermo con un sorrisone sulle labbra per poi abbracciarla velocemente. 
«Se fosse per te...» lascia in sospeso la frase perchè sa che conosco il modo con il quale la completerebbe "ti fidanzeresti solo a quarant'anni". Ormai ho fatto l'abitudine a questa frase e in parte è vero; se non fossi così timida riuscirei anche io ad attaccare bottone con un ragazzo carino. Perchè sì, Matteo lo è. Effettivamente l'avevo già visto sabato pomeriggio e avevo già notato il suo sorriso.
«Dai che andiamo in spiaggia!» esclamo a mia mamma, guardandola come per dirle di richiamare mio fratello che sostenendo una partita alle carte di yu gi oh.
«Leonardo!» chiama mamma, interrompendo il giovane dalla sua avvincente partita.
«Arrivo!» risponde lui. Quando mamma comincia a dirigersi verso il mare io mi avvicino a Leonardo e «Stai vincendo?» chiedo, sorridendo poi a l'altro ragazzo, ovvero il fratello di Matteo.
«No, il mio deck è migliore.» afferma altezzosamente il ragazzo che poi mi osserva  «Tu sei la ragazza che parlava con Matteo?» Annuisco e inevitabilmente le mie guance assumono un colorito più vivo «Giulia, piacere.»
«Paolo.» risponde lui «State andando in spiaggia?»
«Si.» confermo tirando un'amichevole pacca sul coppino di mio fratello che sbuffa e raccoglie le sue carte, poi le sistema nell'album e le mette nello zaino.
«Mi posso unire a voi?»
«Certo.»
Ci incamminiamo verso il mare e rimaniamo solo io e Paolo, perchè Leonardo corre per raggiungere la mamma, suppongo che la obbligherà ad entrare in acqua. Sorrido a questo pensiero poi torno ad ascoltare il discorso che Paolo mi sta facendo, che riguarda la fisica.
«Se potessi, farei cambio con te.» afferma sbuffando «Di debito intendo, tu italiano e io fisica.»
«Sarebbe un sollievo.» confesso all'idea di avere un esame decisamente più tranquillo.
«Quale ombrellone avete?» chiede poi il ragazzo quando entriamo nel bagno milano, ovvero quello consigliato dall'hotel e raggiungiamo i primi ombrelloni arancioni e bianchi. Individuo Matteo con quella che dovrebbe essere sua nonna, così gli sorrido quando i nostri sguardi si incontrano poi abbasso velocemente il viso con una strana sensazione alla bocca dello stomaco.
«Siamo più avanti, vicino alla riva.» rispondo al ragazzo che si sta togliendo la maglia.
«Non te l'ha detto tua mamma?» interviene Enrica, la nonna, impegnata a stendere la crema sulla schiena di Matteo che tiene i capelli davanti per evitare che si sporchino della sostanza densa e bianca.
«Cosa?» domando un po' in soggezione, rendendomi conto solo ora che non c'è nessuno di mia conoscenza, sono sola con Matteo, Paolo e Enrica.
«Vi siete spostati nell'ombrellone qui, a fianco al nostro!» esclama con un pizzico di allegria in eccesso. Evidentemente lei e mia mamma si piacciono così tanto che quest'ultima ha avuto la brillante idea di diventare vicini di ombrelloni.
«Ah, perfetto.» mormoro spiazzata, rimanendo quasi senza saliva in bocca.
Metto la borsa appesa ai ganci dell'ombrellone e faccio caso al borsone che contiene gli asciugamani, poi mi volto in direzione di Matteo, che ora è sdraiato, e noto il suo guardo sul mio corpo. Ingoio la saliva e comincio a togliere il vestito, il tutto mentre un costante imbarazzo mi rende nervosa. Non adoro rimanere in costume perchè non posso vantarmi di avere una pancia piatta e ogni volta che arriva il fatidico giorno della tanto attesa prova costume, io mi nascondo sotto le coperte con un barattolo di nutella.
Appendo anche il vestito blu e poi prendo la crema, desiderando che mia mamma torni abbastanza in fretta perchè non ho voglia di prendermi una brutta bruciatura. Mentre tamburello nervosamente le dita sulla sdraio, alzo il viso e scruto silenziosamente il corpo abbronzato di Matteo lasciandomi scappare un sorriso quando noto che non riesce a stare fermo in una posizione, ma continua a muoversi disturbando Paolo che, di tanto in tanto, gli tira un buffetto sulla spalla. Ad un certo punto Matteo alza il viso e mi fa un sorriso amichevole «Vuoi una mano con la crema?» chiede poi, sistemando il libro sul lettino e preparandosi mentalmente a stendermi la crema sulla schiena.
«No grazie, aspetto.» rispondo con un filo di voce. Non me la sento di farmi spalmare la crema da un ragazzo, sopratutto da una ragazzo del genere; non sono psicologicamente stabile al momento.
Mi guardo in giro a disagio sapendo che lo sguardo di Matteo è su di me e quando riesco a individuare mia mamma mi rendo conto di non essere mai stata più felice nel vederla.
«Mamma!» esclamo con voce fin troppo alta, saltando in piedi e perdendo per poco l'equilibrio. «Finalmente sei arrivata.» dico con urgenza, mettendole la crema in mano e mostrandole le schiena «Mettimela!» ordino con la bocca secca, sentendo il risolino divertito di Matteo, che torna alla sua lettura.
«Sei felice della nostra nuova postazione?» chiede entusiasta mentre decide di sdraiarsi per prendere un po' di sole. Guardo Paolo e Matteo allontanarsi con le cuginette e non posso fare a meno che sorridere nel vedere una scena così dolce, poi ripenso alla domanda di mamma.
«Dimmi un po', Maeva. Che intenzioni avevi quando hai deciso di sposarti qui?» chiedo con tono arrabbiato. Sa che quando la chiamo per nome non è mai niente di buono.
«Innanzitutto me l'ha proposto la nonna, e poi pensavo di farti un favore!» si difende sbuffando rumorosamente.
«Magari me lo dici prima, no?» Alzo gli occhi al cielo e poi guardo la mamma, che mi sta osservando con un sorrisetto che mi infastidisce «Sai che non mi piace... stare con il costume.»
«Oh ma Giulia!» esclama, scoppiando in una risata «Te ne devi fregare!» Certo, come se fosse facile. Evito di ribattere ma mi limito ad annuire, poi prendo il telefono con le cuffiette già inserite e le indosso, lasciando che Young & Beautiful di Lana del Rey cominci a riempirmi la mente, eliminando tutti i pensieri.


«Cosa facciamo stasera?» chiedo a mamma, che fa la fila al buffet vicino a me, aspettando e sperando che le verdure grigliate non finiscano quando è il nostro turno.
«Andiamo in piazza a Gatteo Mare?» propone «Magari prendiamo un gelato.»
Annuisco, poi sposto lo sguardo su Leonardo che sta facendo la fila per riempire le brocche con l'acqua e, nel frattempo, discute con Paolo.
«Ma di cosa parlano sempre quei due?!» chiede ridendo mamma, impugnando la forchetta per infilzare qualche zucchina.
«Credo sia..»
«Yu gi oh!» Matteo completa la frase al mio posto, facendomi sobbalzare quando parla alle mie spalle. «Credo che Paolo stia confessando a Leonardo qualche trucchetto.» spiega, rivolgendo un gentilissimo sorriso a mia mamma, che annuisce e poi si allontana a passo svelto, raggiungendo il nostro tavolo e facendomi un'occhiolino. Mi maledico mentalmente per adorare il modo in cui le carnose labbra di Matteo si incurvano in un dolce sorriso, poi ricambio il sorriso cordialmente, prendo un po' di pomodori e mi allontano affiancando mio fratello che tiene due brocche tra le mani, neanche il tempo di appoggiarle sul tavolo e scappa subito verso il buffet.
«Se vuoi per stasera posso chiedere se si voglio aggiungere a noi.» suggerisce mamma, tirandomi una gomitata tra le costole che mi fa mancare il respiro per qualche secondo.
«No, credo vada bene così.»
«Ma perchè, non dirmi che non lo trovi carino!» esclama divertita
«Se non la smetti non lo saprai mai.» rispondo velocemente, ricordando quando mio papà le diceva che doveva smetterla di starmi addosso. Forse quella era l'unica cosa buona per cui lo ricordo, se fosse per il resto potrebbe benissimo essere cancellato dalla mia testa.
Dopo il secondo giro al buffet da parte di mamma e il quarto di Leonardo, ecco che arriva il primo. La cameriera ci mette davanti agli occhi un fumante piatto di tagliatelle al ragù, deliziose solo alla vista, figuriamoci all'assaggio.
«Non mangi?» chiede mamma, notando che allontano il piatto con all'interno più della metà della portata.
Scuoto la testa aspettandomi una domanda del genere «Aspetto il secondo.» rispondo, poi affondo la mano della borsa e prendo il cellulare, notando di avere un messaggio di Martina.

"Oh ragazza! Allora, sei arrivata sana e salva? Scusa se non ti ho scritto prima, ma stavo facendo palestra :*"

 
"Ciao Marti. Si, sono arrivata viva. Devo ammettere che l'aria del mare fa proprio bene! Ci vediamo tra una settimana :)"

Invio il messaggio poi metto via il cellulare, sapendo come a mamma da fastidio quando lo uso a tavola. Cerco di intromettermi nel discorso che sta facendo mio fratello, ma poi mi rendo conto che c'entra con Paolo e quindi, senza  io che lo voglia, anche con Matteo.
«Ah Giulia!» esclama poi Leonardo, facendomi sobbalzare «Prima di uscire, Paolo ha proposto se facciamo una partita a briscola.»
Alzo gli occhi al cielo «Ma io faccio schifo!»
«Lo so.» conferma lui «Ma stai con Paolo, lui è davvero molto bravo.»
«Okay.» rispondo rapidamente, prendendo il cellulare quando lo sento emettere un breve suono, lo sblocco e leggo l'ultimo messaggio di Martina:

"Mi raccomando, fai conquiste! ;)"

Sbuffo sorridente nel leggerlo, ma decido di non rispondere. Metto via il cellulare per la seconda volta quando arriva anche il secondo; un freschissimo filetto San Pietro, servito con delle carote bollite. Dopo aver finito anche la frutta, decido di alzarmi in compagnia di mio fratello e di provvedere a rinfrescare la mia memoria con qualche partita a briscola solo io e lui, lasciando mamma sola al tavolo a chiacchierare con i signori del tavolo adiacente al nostro.
«Ma dai Leo! Che palle, non mi piace questo gioco.» mi lamento, buttando sul tavolo le carte che tenevo in mano, quando mi rendo conto che non ho neanche una misera speranza di batterlo.
«E sono alla terza partita vinta su zero, credo che io e Matteo vi batteremo facilmente.»
«Ah-ah.» gli faccio il verso infastidita, ma poi mi ricompongo velocemente quando noto Paolo e Matteo uscire dalla sala da pranzo
«Tua sorella è davvero insopportabile!» esclama Matteo «E calcio balilla non sono capace, bocce non riesco a tirare, adesso briscola non mi piace.» il ragazzo mi guarda divertito nel vedere come riesce a irritare ogni fibra del mio corpo, riferendosi ovviamente al pomeriggio appena trascorso con loro, giocando a calcio balilla e a bocce «C'è qualcosa in cui sei brava?»
«Facciamo un partita a pallavolo?» lo sfido, stringendo le mani attorno ai braccioli della comoda poltroncina.
«Riuscirai a battermi?»
«Potrei.» rispondo semplicemente, lasciandolo con il beneficio del dubbio, battendo la mano di Paolo per caricarmi e cercare di battere Matteo anche qui. Spero solo nelle capacità di Paolo, perchè io sono un caso perso.


«Cosa vogliamo di più? Quattro a tre!» esclama Matteo trionfante con un delizioso accento romagnolo, buttando sul tavolo anche l'ultimo trio di carte tenuto in mano «Non avete speranze!»
«Oh ma dacci un taglio, Matteo!» esclama Paolo, tirando un buffetto sulla spalla del fratello, che scoppia a ridere.
«Non riesce a perdere.» sussurra poi all'orecchio di mio fratello che cerca di rimanere al gioco.
«Secondo me qui tutti non riescono a perdere.» confesso «Tutti tranne me, ovviamente.» preciso limitandomi a dire la verità perchè conosco mio fratello e credo di aver capito come funziona per Matteo e Paolo.
«Oh, ma davvero?» fa Matteo, con un sorriso divertito stampato in faccia
«Ne riparliamo domani?"chiedo «Quando ti batterò a pallavolo?» Mi sorprendo delle mie parole, rimanendo basita nel sentire il mio tono così sicuro e deciso. Forse la competizione mi fa quest'effetto...
«Allora, andiamo?» chiede mamma comparendo dall'altra parte della stanza con in mano una bottiglietta di acqua. Annuisco e mi alzo, aspettando che Leonardo mi segua. Lo tiro per un braccio quando mi rendo conto che si è fermato a discutere con Paolo e poi lo trascino verso la mamma che mi sorride e poi mi chiede se per me va bene che Enrica e Rino, con i loro nipoti, si uniscano a noi. La guardo con le sopracciglia aggrottate e mi domando quale parte di "no, credo vada bene così" non le era chiara. 
«Hanno insistito.» afferma poi al mio orecchio quando vede la mia espressione perplessa. Annuisco e faccio le spallucce, non posso dire che non mi faccia piacere. Così ci avviamo verso la piazzetta e tra le chiacchiere e le risate, mi rendo conto di aver parlato più con Paolo che con Matteo. Come avevo già supposto, Paolo è di tante parole -a volte fin troppe- Matteo invece no. Però non è timido, è semplicemente uno che non adora parlare. Con Paolo mi trovo davvero bene, è un ragazzo molto simpatico e davvero intelligente, però fa troppe domande e pretende troppe risposte.
«Che musica ascolti?» chiede mentre ci dirigiamo in hotel, ormai siamo rimasti solo io, lui, Matteo, mamma e Leonardo. 
Mentre mi soffermo a riflettere che cantanti e gruppi selezionare dalla mia lunga lista, Paolo comincia a chiedere.
«Tiziano Ferro?»
«Si!» esclamo cominciando a canticchiare nella testa Ed Ero Contentissimo, uno dei miei brani preferiti.
«Giovanotti?»
«No, ecco. Giovanotti non mi fa impazzire.» affermo, mentre lui mi guarda male.
«Maroon 5?»
«Oh beh. Assolutamente si! Adam è bellissimo!» esclama già più interessata ai suoi gusti.
«Beh ma non dirmi che li ascolti solo per Adamo!»
Scoppio a ridere e poi scuoto la testa «Li ascolto sopratutto per lui.»
«Ma che ne dite di un po' di Guns n Roses, Nirvana, Queen, Lucio Dalla, Lucio Battisti..?» interviene Matteo, mettendosi proprio tra me e Paolo, che aveva acquistato una vicinanza particolarmente stretta.
«No, che schifo!»
«Beh, loro sono intoccabili.» rispondo io «Li siamo a livelli diversi.» affermo, sorridendo a Matteo quando noto lo stesso sorriso sulle sue labbra.
Giungiamo ai gradini dell'hotel, li saliamo insieme e quando noto mamma aumentare il passo affiancata da Leonardo, mi rendo conto di essere sola con Matteo.
«Beh allora.. buonanotte.» dico imbarazzata, pensando a troppe cose in troppo poco tempo.
«Notte Giuly.» afferma, porgendomi la mano in evidente soggezione. Probabilmente ha pensato anche lui a tutti i modi con cui potevamo salutarci, ma sono felice che abbia scelto la classica stretta di mano. E' amichevole e presuppone un contatto.





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Capitolo 2
*** 2 ***


2






«Dai cavatela!» esclama Paolo, tirandomi un buffetto sulla spalla. Aggrotto le sopracciglia e lo sguardo perplesso.
«Cosa devo fare?»
«Cavati la canottiera!» ripete lui, passandomi la palla che successivamente lancio nel campo da pallavolo con la sabbia bollente.
«Cavati significa togliti?»
Paolo annuisce e poi ride, sistemandosi gli occhiali rossi dalla montatura rettangolare. «Dai, cavala.» insiste nuovamente.
Scuoto la testa e faccio un nodo alla base della canottiera azzurra «Non riesco a giocare senza.»
«Perchè?»
«Beh, sono scomoda.» rispondo velocemente, evitando di mostrargli il rossore delle mie guance.
«Allora, ci diamo una mossa?!» urla Matteo dall'altra parte del campo, a quanto pare freme dalla voglia di giocare e sudare. Entro nel campo recintato da una rete e chiudo la piccola porta alle mie spalle, aspettando che Paolo sia dentro.
«Che sport fai?» chiedo a Matteo, mentre tolgo la sabbia dalla palla bianca, rossa e blu.
«Tiro con l'arco.» risponde mentre fa un po' stretching. Per un breve lasso di tempo, mi ritrovo a immaginare Matteo senza maglia con uno chignon da cui spunta qualche riccio, il sudore sul suo petto mentre apre la spalla e allontana la mano pronto per tirare la freccia e beccare il centro del bersaglio.
«Uao» mormoro «Allora, cominciamo?» Il ragazzo annuisce, e così io raggiungo il fondo campo, mi alzo la palla e la colpisco cercando di ricordare le regole fondamentali della battuta a pallavolo.


Devo ammettere che è davvero pesante giocare due ore di fila a pallavolo senza mai una pausa più lunga di cinque minuti. Matteo mi ha distrutto, ma credeva che avrei ceduto e invece sono arrivata fino alla fine e finalmente l'ho battuto.
«Allora, ora chi è che non riesce a perdere?» chiedo, togliendo la canottiera è che impregnata di sudore e la stendo sull'ombrellone.
«Tutta fortuna.» sbuffa mentre slega i capelli e indossa una fascia nera.
«Come no!» esclamo «Io so la verità!»
Matteo mi sorride dolcemente, poi sta per chiedere qualcosa ma viene interrotto da Paolo.
«Bagno?» chiede il ragazzo con un sorrisone stampato in faccia «Ti ha fatto il culo, Matteo!» esclama poi, facendo andare su tutte le furie Matteo, che prende una bottiglietta di acqua congelata, riempita da poco, e la versa sulla schiena del fratello, prendendolo alla sprovvista e lasciando che tiri un urlo così acuto che attira l'attenzione di tutti. Scoppio a ridere con gusto rischiando di farmi venire il mal di pancia e non mi accorgo che Matteo si sta avvicinando.
«No!» urlo quando l'acqua congelata attraversa tutta la mia schiena. Spingo via Matteo che ha i lacrimoni per via delle risate e poi saltello sulla sabbia per cercare di riscaldare il mio corpo.
«Maledetto!» esclamo con il broncio, sentendo ancora i brividi causati dall'acqua gelata. «Andiamo a fare un bagno, ormai.»
Mi incammino con Paolo al mio fianco e Matteo dietro di noi,  che ci prende in giro e ci fa i versi  con voce strozzata. 
Appena metto i piedi nell'acqua mi chiedo quale tra quella del mare e quella della bottiglia sia la più fredda, ma non ho neanche il tempo di rispondermi che qualcuno alle mie spalle comincia a bagnarmi senza sosta.
«Dio! Ma il bagno deve essere un piacere!» esclamo poi mi giro e comincio a ricambiare gli schizzi però quando apro gli occhi mi rendo conto di aver lavato un ragazzo alto e biondo, dagli occhi azzurri. 
«Oh merda. Scusami tanto, non era mia intenzione!» Le guance mi vanno a fuoco e il cuore batte così forte che potrebbe uscirmi dal petto da un momento all'altro. Riesco a individuare Rino e Matteo che se la ridono in disparte, così mi avvicino con fatica al ragazzo «Perdonami, davvero.»
«Ma stai tranquilla!» risponde lui offrendomi un sorriso rassicurante «Mi chiamo Francesco.»
«Giulia.» Gli porgo la mano e lui la stringe con evidente piacere.
«Ti va di andare a fare una nuotata?» propone lui, forse un po' troppo diretto, tanto che mi mette in difficoltà, ma alla fine sono io che l'ho bagnato e se vuole fare un bagno, credo che accettare sia un buon modo per farmi perdonare.
«Okay» rispondo poi un po' insicura ammirando la sua determinazione nel tuffarsi in acqua, poi ritorna a galla con i capelli tutti arruffati sulla testa.
«Aspetta» sento alle mie spalle la voce di Matteo poi il mio polso viene bloccato tra la sua mano destra. «Mi unisco a voi.»
Aggrotto le sopracciglia «Credo che prima dovresti chiederlo, insomma.» lo rimprovero e lo invito a chiedere, ma lui non sembra farsi problemi e raggiunge Francesco che si è già allontanato. Ad un certo punto lo vedo che si ferma e mi fa segno di raggiungerlo, ma prima di me arriva Matteo e i due cominciano a chiacchierare. Riesco a percepire il fastidio nella voce di Francesco quando li raggiungo e poi li supero e sento che Francesco esprime il desiderio di fare una nuotata da solo. Matteo non dice niente e si allontana, ma quando Francesco si avvicina a me riesco a intravedere Matteo che comincia a nuotare nella nostra direzione.
«Allora, che scuola fai?» mi chiede Francesco mentre ci allontaniamo lentamente dalla riva e ci avviciniamo agli scogli.
«Il linguistico.»
«Uao! Che lingue studi?»
«Inglese, spagnolo e francese.» rispondo tossendo quando dell'acqua salata mi entra in gola.
«Scommetto che la tua preferita è il francese!» esclama Francesco facendomi l'occhiolino. Non capisco questa sua esclamazione, così decido di passare oltre e ignorarlo senza dargli troppo peso.
«In realtà mi sono un po' pentita di questa scelta, infatti poi farò qualcosa che non avrà niente a che fare con le lingue.»
«Ovvero?»
«La psicologa criminologa.»
«Hai le idee chiare.» constata il ragazzo cominciando a superarmi e avvisarmi che tra cinque metri non toccherò più.
Annuisco e riprendendo a nuotare stile rana «Tu che scuola fai?»
«Alberghiero.» risponde velocemente «La mia materia preferita è attività motoria.»
«Un classico.» affermo accennando una breve risata. Mi guardo intorno, effettivamente siamo molto vicino agli scogli e ripenso rapidamente all'annuncio che ho sentito mentre io e Matteo giocavamo, diceva di non avvicinarsi agli scogli da mezzogiorno alle due.
«Dovremmo tornare indietro.» annuncio un po' di ansia, Francesco sta per toccare uno scoglio.
«Perchè? Si sta così bene qui.»
«Lo so, ma non possiamo starci.» affermo, cominciando a tornare indietro con bracciate indecise «Poi a mezzogiorno e quaranta io mangio in hotel.»aggiungo, trovando una vera motivazione alla mia precedente affermazione.
«Lo so, anche io sto nel tuo stesso hotel.» dice immergendosi per poi comparire qualche metro più avanti di me. Agrotto le sopracciglia, rendendomi conto che non ho mai fatto caso a questo ragazzo nel mio hotel, è vero che è solo il secondo giorno, ma Matteo l'ho visto subito.


Dopo aver pranzato ed essere stati un po' in piscina io, mamma e Leonardo decidiamo di andare in spiaggia, dove ci sono già Matteo e Paolo che sostengono una partita a bocce con Anna e Chiara; guardandoli mi rendo conto che le due piccoline sono molto più brave di me e mio fratello messi insieme. Faccio una piccola risata e poi mi avvicino al campo di bocce, appoggiandomi alla ringhiera e osservandoli giocare con particolare interesse.
«Fatto il riposino pomeridiano?» Matteo si avvicina a me e si appoggia con la mano sulla ringhiera, troppo vicino a me.
«Ma che stai dicendo?» chiedo per poi ridere «Sono rimasta in piscina.»
Matteo annuisce e la sua faccia si rabbuia improvvisamente, facendomi preoccupare così decido di sfiorargli la mano e mi basta guardarlo per fargli capire che voglio sapere cosa gli prende.
«Eri con Francesco?»
Aggrotto le sopracciglia e scuoto la testa «No!»esclamo poi. Devo ammettere che Francesco non mi abbia colpito profondamente o forse ho voluto io che fosse così, ad ogni modo a lui proprio neanche ci pensavo.
«Mh» commenta Matteo, sorridendo a Paolo che ci scruta da lontano e bisbiglia qualcosa all'orecchio di Anna. «Andiamo a fare un bagno dopo?» propone Matteo.
«Mi piacerebbe, ma ho promesso a tuo fratello che avrei giocato a carte con lui.»
Il ragazzo annuisce e poi si allontana, credo di aver capito cos'ha pensato. Forse perchè il suo comportamento lo sta ingannando o forse semplicemente perchè il suo sguardo era pungente e infastidito, ma sono certa che abbia pensato al bagno di questa mattina fatto con Francesco; a lui ho detto di si.
«Matteo!» richiamo la sua attenzione e lo osservo voltarsi verso la mia direzione lentamente, come se non avesse molta voglia «Se vuoi possiamo fare un giro in tandem stasera, ti va?» chiedo sorridente, credendo che passare del tempo con me sia quello che vuole ma sono costretta a ricredermi quando scuote la testa «Sono legato ai miei cugini.» si giustifica, poi gira il viso e lancia un boccia colorata ignorandomi per il resto della partita.
Quando escono dal campo, Matteo mi passa vicino e senza degnarmi neanche di uno sguardo e si affretta a raggiungere il mare. Paolo invece mi affianca e mi prende per il braccio per poi tirarmi fino al bar,dove prendiamo un tavolo e lui comincia a mischiare le carte.
«Mio fratello è famoso per friendzonare tutte le ragazze che gli vanno dietro.» afferma, mentre distribuisce le carte tre a tre.
«Io non gli vado dietro.» rispondo con poco brio, riflettendo sul suo comportamento.
«Non credo lui la pensi così.»
Sbatto le palpebre più volte e poi aggrotto le sopracciglia «Insomma, lui comincia a comportarsi in modo strano quando si rende conto che piace a una ragazza.»
«Paolo, per me non è così.» ripeto, ma la sua frase mi incuriosisce, così sono costretta a tornare sull'argomento «Cosa intendi con "modo strano"?»
«Beh, non la calcola e evita il discorso quando gliene parlo."afferma pensando bene alla mossa da fare, ma alla fine non sono attenta al gioco quindi potrebbe buttare giù qualsiasi carta che io non mi renderei conto del suo effettivo valore. «Andiamo, l'ho capito che ti interessa.»
Alzo gli occhi al cielo senza dire niente e questo porta Paolo a insistere «Paolo.» lo richiamo allora «Stai zitto.»
«Certo, certo.» risponde osservandomi divertito mentre mi alzo dalla sedia «Io sola verità.» Lo ignoro e mi incammino verso la riva del mare, in realtà non so bene per quale motivo io stia cercando Matteo, però voglio trovarlo. Mentre mi guardo intorno per cercare il ragazzo con lo sguardo, la mia attenzione viene attirata da un cane che si sta avvicinando all'acqua, seguito dal suo padrone. Li guardo mentre fanno il bagno e poi mi rendo conto di aver perso l'interesse nel trovare Matteo, non saprei cosa dirgli e come comportarmi, quindi non vederlo è meglio. Mi sento una stupida mentre torno indietro verso il bagnasciuga senza aver bagnato nessuna parte del mio corpo, però cerco di non darci troppo peso.


«Vorremmo annunciare che al bagno delfino sono arrivati i bomboloni!»esclama una voce maschile all'altoparlante e appena l'annuncio termina, mio fratello scatta in piedi con l'acquolina alla bocca.
«Dobbiamo prenderli!» esclama visibilmente assetato di dolci, così mamma gli da qualche spicciolo e lo incarica di prendere tre bomboloni, pur avendola precedentemente avvisata che io non lo voglio.
«Sono felice di vedere che non solo mio figlio ha questa reazione quando sente parlare di dolci.» afferma mamma, ridendo nel vedere Paolo nella stessa situazione.
«Si, peccato che Paolo abbia sedici anni e Leonardo quattordici.» dice Matteo. Sono felice di sentire nuovamente la sua voce, non parla da quando è tornato dal bagno al mare.
«Ma i dolci sono dolci.» risponde Rino, tirando un'amichevole pacca sulla schiena del ragazzo che ricambia con una sberla sulla coscia del nonno. «Se non fossi così vecchio, sarei corso anche io a fare la fila per quelle delizie!» esclama divertito, mentre mia mamma osserva la scena con occhi lucidi. So il perchè, è commossa. Commossa nel vedere una famiglia così unita grazie anche ai nonni. La nostra famiglia è ormai distrutta e tutti i nonni sono morti o malati e credo che Rino stia facendo un po' le veci di nonno anche per Leonardo, dato che lui non l'ha vissuto il periodo in cui Guido, papà della mamma, era ancora vivo. Accarezzo dolcemente la schiena di mia mamma e lei mi ringrazia con un sorriso, poi asciuga una piccola lacrima «Dovresti mangiarlo un bombolone, Giulia.» suggerisce con sguardo serio, facendomi intendere che sta pensando ai due pranzi e alla cena affrontati fino ad ora, durante i quali ho mangiato piuttosto poco.
«Ma non mi vanno.» rispondo sinceramente per poi sorridere per cercare di rassicurarla. Sposto per un breve lasso di tempo lo sguardo su Matteo, che sta trafficando con il suo libro e una penna che Paolo gli ha precedentemente dato così penso distrattamente a cosa potrebbe star facendo, poi però la mia attenzione viene attirata da Paolo e Leonardo che corrono affannosamente con un sacchetto bianco in mano.
«Dovevate sentire che profumo!» esclama Leonardo che tra un po' ha la lingua fuori dalla bocca, schiavo dei dolci com'è.
«Il paradiso.»
Tutti tranne me e Enrica, si mettono a mangiare il bombolone ripieno con cioccolato. Credo che il classico bombolone vada preso con la crema, perchè è così che è, ma Paolo afferma che questo cioccolato è la fine del mondo poi morde il dolce e una grande quantità di crema marrone gli cade a terra.
«Noi ci sporchiamo tutti, ma Matteo è bravissimo!» esclama allora mia mamma
«Già ma perchè io ho la mia tecnica.» afferma, con un po' di arroganza e il tono fiero di se.
«Illuminaci.» dice Paolo che nel frattempo ha provveduto nel risucchiare tutto il cioccolato per evitare che potesse nuovamente cadere.
«Lo stai facendo. Praticamente io succhio un po' di cioccolato e poi mordo un pezzo, così evito che esso cada.»
«Che genio.» lo prende in giro il nonno, che cerca di adottare la stessa tattica del nipote senza dare troppo nell'occhio.
«Io comincio a incamminarmi.» dico attirando tutta l'attenzione su di me e pentendomi di averlo detto a voce così alta quando in realtà la mia intenzione era che solo mamma sentisse «A più tardi.» affermo allora, per educazione. Indosso il vestito, mi rifaccio la coda, prendo la borsa e poi mi avvio verso casa, indossando le cuffiette e facendo partire Mirrors dei Pvris. Sulla strada, mentre canticchio mentalmente la canzone, individuo una fontanella e decido di fermarmi per togliere la sabbia dai piedi. Aspetto che i due signori prima di me finiscano e quando è il mio turno, metto un piede sotto il getto d'acqua e scopro che essa è gelata. Con fatica lavo anche l'altro e poi mi rimetto le ciabatte e alzo il viso, notando con sorpresa Matteo a pochi metri da me.
Uao, ci ha messo davvero poco! penso, ma poi mi rendo conto che forse sono stati i due signori a metterci tanto per lavare i piedi. Faccio le spallucce e cammino spensieratamente, almeno finchè noto che Matteo si è fermato e di tanto in tanto si guarda indietro. Sento il battito del mio cuore aumentare più mi avvicino a lui e penso se debba superarlo o proporgli di fare la strada insieme.
Questo dubbio scompare quando sono dietro di Matteo e lui si gira, porgendomi un foglio giallognolo piegato su se stesso più volte.
«Cos'è?» chiedo, ma mi rendo conto di avere ancora le cuffiette, così ne tolgo una ma troppo tardi, perchè Matteo ha già mosso le labbra e ha già ricominciato a camminare. Sbatto gli occhi confusa, poi apro il bigliettino e leggo le dieci cifre che compongono un numero di cellulare. Non realizzo subito, poi mi rendo conto di stringere tra le mani un pezzo di carta del libro che Matteo legge, con scritto il suo numero di cellulare. Il cuore riprende a pompare ad un ritmo elevato, tant'è che sento i battiti in gola, poi aumento il passo con il desiderio di raggiungere la camera d'hotel il più presto possibile.









ANGOLO AUTRICE: Ciao a tutti! Mi fa piacere pubblicare anche il secondo capitolo della mia storia romantica *^* 
Spero sia di vostro gradimento e vorrei che lasciaste una recensione per dirmi che ne pensate :) ma nel frattempo vi ringrazio per le letture che le state dando. 
Un veloce bacio,
Buonanotte.
-Julia

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Capitolo 3
*** 3 ***


3





 
Sbuffo quando mia mamma mi chiede di ripeterle come Matteo mi ha dato il numero di cellulare, così glielo dico nuovamente e aspetto che faccia ancora il suo sorriso da "sono felicissima, era ora!"
«Ma, è così che funziona?» chiede mentre si asciuga i capelli con l'asciugamano
«Cosa?»
«Il ragazzo ti da il numero e poi?» 
«A me lo chiedi?!» Alludo alla mia esperienza che è inesistente e ripenso brevemente alla scarica di adrenalina che ho provato quando ho realizzato che quello scritto nel foglietto è il numero di cellulare di Matteo.
«Devo scrivergli per mandargli il mio numero!» esclamo poi, fissando il suo contatto sul whatsapp, aspettando che qualche idea mi colpisca la faccia.
«Beh, scrivigli: Ciao, sono Giulia.» propone mamma tranquillamente, ma io scuoto la testa e mi siedo sul letto per poterci pensare tranquillamente. Mi passano per la mente davvero molte idee, alcune buone e altre pessime, però sono indecisa. E mentre mia mamma continua a propormi mille diversi messaggi che potrei inviargli, ecco che gli invio due faccine con il mio nome a fianco.
«Merda, gliel'ho inviato!» esclamo in panico, lanciando l'iphone sul letto e correndo sul balconcino per prendere l'aria. Aspetto con ansia una sua risposta, ma più che altro perchè voglio che la mia agitazione diminuisca così quando sento il telefono emettere un breve squillo, mi precipito sul letto e lo prendo tra le mani, digito il codice e premo il dito sull'applicazione verde di whatsapp.

"Immaginavo."

Perfetto, sono già in crisi. Non ho idea di come rispondergli però quando leggo il sta scrivendo mi metto il cuore in pace e aspetto il suo secondo messaggio.

"Mi ha fatto piacere che tu mi abbia scritto."

Un sorriso spontaneo compare sulle mie labbra, tant'è che mio fratello mi chiede se vada tutto bene, perchè è raro vedermi così felice per un motivo reale. Rispondo velocemente a Leonardo, che poi esce dalla stanza essendo già pronto. Anche io potrei uscire, ma ho il terrore che Matteo sia giù e non credo di essere pronta a parlargli perchè ora che mi ha dato il suo numero qualcosa tra di noi è cambiato, almeno un minimo.
Allora decido di aspettare mamma e confido nella sua buona mezz'ora per prepararsi, tanto siamo in estremo anticipo.

 
"Anche a me :)"

"Mi stupisce. Non pensavo fossi così."

Aggrotto le sopracciglia confusa. A quale delle due parti delle frasi devo rispondere? Alla fine mi rendo conto che queste due affermazioni hanno una sola risposta in comune, e così gli rispondo.

 
"Perchè?"

"Sei timida."

Ecco la parte che più odio di me, l'essere infinitamente timida. Ho sempre sperato che non creasse problemi, e invece credo di averla sottovalutata. La timidezza mi cambia e mi rende invisibile.

"Non ti preoccupare, non mordo."

Sorrido nel pensare al sorriso rassicurante che avrebbe fatto se stessimo parlando faccia a faccia.

 
"E' vero, sono timidissima."

"Non devi avere paura, buttati! Poi quello che succede, succede. Se va bene, meglio per te. Se va male ci si ripiglia."

Annuisco come se me lo stesse dicendo a voce, però poi penso che lui parla così perchè non prova quello che provo io. Non deve convivere con la timidezza, l'insicurezza e la paura di uscire allo scoperto.

 
"Purtroppo non è facile per me, tu non puoi capire. Mi da fastidio essere così, lo vivo male, però non riesco a buttarmi."

"Dai, te l'ho messa su un piatto d'argento, prova a fare qualcosa. Inventa ;)"

Mi tocco le tempie un po' spaesata e con un lieve mal di testa. Cosa vuole che faccia? Metta da parte la timidezza con cui vivo da diciassette anni e che vada da lui a sua completa disposizione? Mi sta confondendo.
«Merda Giulia! E' tardissimo!» esclama mamma, rendendosi conto che sono le sette e cinquanta passate, così si mette il burrocacao velocemente poi rende la borsa, le chiavi della camera e si affretta ad uscire come me che mi trascino lentamente e a passi pesanti. Matteo mi ha spiazzato, davvero. 
A tavola ho lo sguardo perso nel vuoto e i battiti del cuore a tutta velocità, sono agitata. Mamma ci fa caso e anche Leonardo e si preoccupano, poi però dico loro che va tutto bene e -anche se poco convinti- riprendono a parlare.
«Vai in bagno e ti bagni i polsi.» suggerisce mamma. Credo che abbia intuito il motivo del mio stato attuale, in realtà non ci vuole molto. Così annuisco e mi alzo da tavola, evitando di portare il cellulare con me e con la brutta sensazione che Matteo possa seguirmi. Ecco, questo vorrei che non accadesse. Per come mi sento ora vorrei evitare di vederlo, ma quando supero il tavolo dove sono sistemati, non posso fare altro che girarmi e dare una veloce sbirciata a Matteo, che mi sta osservando, anche lui preoccupato.
Arrivo in bagno con passo svelto, cercando di evitare il proprietario dell'hotel, Fabio, che vuole chiedermi se apprezzo il cibo. Appoggio le mani sul bordo del lavandino in ceramica bianco e mi guardo allo specchio, quello che vedo è una ragazza terrorizzata perchè ha diciassette anni non ha mai avuto un ragazzo, e quello che le interessa ora le sta chiedendo di superare se stessa.
«Calmati, Giulia.» mormoro prendendo un lungo respiro. Parlare da sola, di fronte allo specchio, mi tranquillizza parecchio. E' come se parlassi alla parte di me che si nasconde, davanti allo specchio viene messa di fronte alla realtà. «Prendi un respiro, vai di là, e gli chiedi se vuole fare due passi stasera.
» annuisco cercando di convincermi «Okay? Okay.» Mi sciacquo i polsi e anche un po' il viso, maledicendomi per aver messo il fondotinta, ma poi mi rendo conto che non si nota nulla di diverso.
Attraverso il corridoio già più tranquilla, scusandomi con Fabio per il mio comportamento e gli assicuro che il cibo è delizioso.
«Lo prepara mia mamma.» afferma sembrandomi evidente la nota di vanità
«Falle di complimenti.» rispondo, osservando il sole che è una palla perfettamente rotonda rossa e arancione. Ritorno in sala da pranzo e sorrido a Matteo quando incrocio il suo sguardo, ho la sensazione che sia più tranquillo e così è anche per mamma e Leonardo quando mi siedo al mio posto con un sorriso rilassato sulle labbra.
«Tutto bene?» chiede Leonardo, ingoiando l'ultimo pezzo di cotoletta.
«Si, tutto bene.»
«Ti è arrivato un messaggio.» dice poi e riesco a notare una scintilla nei suoi occhi, così capisco che ha letto da chi, spero non abbia sbirciato il contenuto però.
«Non dovresti leggere i miei messaggi Leonardo!» esclamo, quando noto che anche mamma sta ridendo sotto i baffi. «Tutte due lo avete letto!» Rimango basita e sblocco il telefono, felice che nessuno dei due sappia il mio codice, perchè in caso contrario sarebbero stati capaci di rispondere.

"Ehy, tutto okay?"

In fondo me lo aspettavo che il messaggio fosse di Matteo, altrimenti il scintillio negli occhi di mio fratello non avrebbe avuto senso se fosse stato un messaggio di Martina. Ripenso a quello che ho detto nel bagno, e decido di seguire quel pensiero, così propongo a Matteo di uscire per fare due passi.

"Te l'ho detto, Giuly. Sono completamente legato ai miei fratelli."

La prima risposta che mi passa per la testa è "Cosa vuoi che faccia, allora?!" ma poi scuoto la testa e appoggio il cellulare sul tavolo. Mi sforzo di mantenere l'espressione tranquilla che avevo quando sono tornata dal bagno.
«Stasera andiamo in tandem con Rino e gli altri.» annuncia poi mamma «Mi sono messa d'accordo con loro, spero non vi dispiaccia.»
«Macchè, brava Maeva!» esclama Leonardo, battendole il cinque. Mi piace il rapporto amichevole che c'è tra i due, quando papà se n'è andato credevo che Leonardo cambiasse perchè loro avevano un legame molto stretto, invece ha capito la situazione alla grande, molto maturo da parte sua.

 
"Stasera andiamo tutti insieme in tandem, non credo ci sia bisogno di organizzare più niente."

"Perfetto, a dopo."

Vorrei poter dire di essere felice, ma in realtà mi sento particolarmente confusa e per poco la testa non mi scoppia. Forse dovrei dire a Matteo che sono inesperta, così lui potrebbe starmi vicino invece di cercare di trasformarmi in qualcosa che non sono e che non mi appartiene.


«Facciamo che io mi prendo Paolo e la nonna?» chiede mamma, cercando in tutti i modi di farmi condividere il tandem con Matteo. E' palese. Vorrei dirle che non ho bisogno del suo aiuto e che potrei benissimo chiedere io a Matteo se posso stare con lui, ma ho paura che potrei infastidirlo. 
«Andata!» esclama Rino, si siede davanti vicino a Matteo mentre io sono dietro con Anna, che pedalerà così come me e i due davanti, e Chiara.
«Si parte?» chiede Matteo. Credo che potrei cominciare a fare l'abitudine alla sua R moscia, è così adorabile, anche se questo insieme al suo accento, mi fa capire che non sono della Lombardia, come me. Sono di qui, ne sono certa. E quindi ora la domanda è spontanea: cosa succederà tra me e Matteo?
Cerco di non pensarci per non rovinarmi la serata e poi comincio a pedalare, inizialmente ci sono problemi di coordinazione, ma una volta presa la mano ci godiamo l'aria fresca tra i capelli che fa da condizionatore naturale.
E' vero che sono un po' in imbarazzo per via della presenza di Matteo, ma sto cercando di godermi questa serata al massimo e grazie alla loro compagnia è tutto più semplice. Sono capaci di mettermi a mio agio e ho come la sensazione di conoscerli da una vita, poi Matteo è molto più aperto e solare quando sta con la sua famiglia, e vederlo così mi mettere allegria.
«Dai Giulia, vieni tu davanti ora.» dice Rino una volta fermi sul ciglio della strada per riprendere le forze, è vero che siamo giovani, ma è comunque faticoso pedalare per un'ora.
«Okay.» rispondo scendendo dal sedile posteriore per sedendomi su quello davanti, molto più comodo.
Riprendiamo a pedalare e stare davanti è più bello perchè vedo la strada più nitida, poi sono a fianco di Matteo e anche se il fatto che guidi lui non mi tranquillizza più di tanto, mi piace il modo in cui si sente responsabile di tutti noi.
«Ma perchè non gira?!» chiedo con tono un po' alto in un momento di panico perchè credevo di finire in una buca con la mia ruota,  così volevo allontanarmi girando verso sinistra il volante nero su cui poggio le mani.
«Perchè sono io che guido.» risponde Matteo in una risata, poi mi indica il cavo collegato al suo volante e noto che nel mio non c'è.
«Ah» mi sento ridicola, però la risata di Anna e Chiara mi tira su il morale.
«E poi sono io quello che tra poco avrà la patente!» E' vero, Matteo deve fare i diciotto anni. Soprappensiero mi chiedo quale macchina potrebbe avere una volta ricevuta la patente, poi lo sento gemere di piacere quando una porche nera ci passa a fianco. Beh, quella scelta è più che buona. Sorrido pensando alle coincidenze e poi sposto il mio sguardo sul viso di Matteo, ancora gasato per aver visto la porche. Sembra un bambino alle prese con un giocattolo nuovo.


Mi guardo allo specchio mentre tolgo anche gli ultimi residui di trucco sul mio viso, poi indosso il pigiama, lavo i denti e raggiungo il letto matrimoniale, nel quale potrebbero benissimo dormirci tre persone. Leonardo si è appropriato dell'unico letto singolo quindi io sono costretta a dormire nel letto con lei e ricordo quando a casa mi sveglio la notte per consolarla dato che molto spesso piange, sia nel sonno che non. Qui non è ancora successo, quindi è proprio vero che l'aria di mare fa bene. Se fosse possibile mi trasferirei in Emilia Romagna e non lo dico solo perchè Matteo è di questa zona.
Cerco di immaginarmi come si sente mamma ora che è sola con due figli e che la notte dorme sola nel letto matrimoniale, papà non aveva il diritto di farle questo, ma ora che non c'è credo sia solo un bene per lei perchè continuare a stare con un uomo che non l'ama è più dura.
«A che pensi?» chiede mamma, sdraiata nel letto con in mano una settimana enigmistica leggermente sciupata.
«Ad un po' di cose.» rispondo, ma so che a questa risposta mamma collega papà. Quando rispondo così è perchè penso a papà e a quello che ci ha fatto.
«Sai, ha mandato una cartolina dal Messico.» afferma, assicurandosi che Leonardo stia dormendo.
«E' là con Monica?» domando con disgusto, chiedendomi come una giovane donna possa stare con mio papà che, pur essendo un uomo affascinante, ha i suoi quarantasei anni sulle spalle, mentre lei sono ventiquattro.
«Suppongo di sì.» risponde con un po' di malinconia nella voce «Mi ha scritto che si è trasferito in Toscana, definitivamente.»
Capisco dal suo tono di voce che c'è qualcosa che non mi sta dicendo, quindi glielo chiedo e poi insisto quando non vuole parlarmene.
«Verrà qui nel weekend prossimo, con Monica.» cede e confessa ciò che lui le ha scritto in una cartolina. Come è possibile che tutto questo ci stia in una cartolina? So che la sua calligrafia è molto piccola, però ha scritto troppe cose in un pezzo di cartoncino così piccolo. Perchè so che quando scrive a mamma è per informarla della sua posizione nel caso io o mio fratello volessimo andare a trovare o per chiedere favori o soldi.
«Con qui intendi a Gatteo Mare o in questo hotel?»
«In questo hotel.» risponde «Per educazione gli ho risposto, dicendogli dove eravamo andati in vacanza noi e non so per quale ragione lui abbia deciso di venire qui per il weekend.» si giustifica la mamma, probabilmente si sente in colpa perchè sa quanto io odi quell'uomo e averlo nello stesso hotel non poterà a nulla di buono. Sono certa che non c'entra il fatto che lei le abbia dato il nome del nostro hotel, ma ha semplicemente ridotto la ricerca.
«Non è colpa tua, mamma.» la abbraccio «Ce la caveremo, come sempre.»
La mamma annuisce e dal battito del suo cuore capisco che sta facendo uno sforzo per non piangere, poi si gira dall'altro lato del letto e io prendo il cellulare per l'ultima volta questa sera, trovando un messaggio di Matteo che elimina l'amaro in bocca lasciato dalla notizia di mio padre.

"Buonanotte Giuly :*"

 
"Notte Matteo."

La mattina mi sveglio quando il sole è ancora basso e non molto caldo. Guardo la sveglia sul comodino che segna le 6.18 così decido di cambiarmi e fare un salto al mare, quando c'è ancora la bassa marea è molto più bello e piacevole da osservare. Lascio un post-it colorato sul mio cuscino con scritto che tornerò per l'ora della colazione e che se faccio tardi di non aspettarmi.
Mi rendo conto, quando scendo in atrio, che in questo hotel molte persone sono mattiniere e dopo aver salutato alcune coppie di signori visti già a pranzo e a cena, mi incammino verso il mare.
Quando solo sola con le mie cuffiette riesco a riflettere anche meglio e quindi mi ritrovo a pensare a mio papà il prossimo weekend. Ho un groppo in gola e ho la necessità di sapere perchè ci tiene tanto a venire qui e rovinarci anche l'ultimo giorno di vacanza così, senza pensarci troppo, prendo il cellulare e digito il suo numero poi metto l'apparecchio all'orecchio e aspetto che lui risponda.
«Giulia, che piacere sentirti!» risponde immediatamente, sorprendendomi con la rapidità con cui ha accettato la chiamata.
«Ciao papà.» affermo «Posso sapere perchè il prossimo weekend vieni a Cesenatico?»
«Che tono pungente, hai mangiato qualcosa di acido?» esclama, chiedendo a Monica se questa battuta era buona. Preferisco non rispondere e lui dal mio silenzio capisce che non sono mai stata più seria di adesso. «Cosa c'è Giulia, non posso liberamente venire lì?»
«Certo, perchè tu passi dal Messico a Gatteo Mare come se non avessi qualcosa qui?»
«Okay, te lo dico, ma non dirlo alla mamma.» mi prega tornando serio anche lui «Devo dei soldi ad un tizio perchè sono in debito con lui.»
«Bravo papà, continua così!"esclamo disgustata «Perchè non ti crei un'altra famiglia e la smetti con le scommesse e gli alcolici? Vuoi perdere anche Monica e quel briciolo di vita normale che ti è rimasta?»
«Ehy ragazzina! Nessuno ti da il diritto di parlarmi così!» esclama, cercando di fare le veci un padre presente quando manda a malapena gli auguri di compleanno ai suoi figli. 
«Certo, hai ragione papà.» chiudo la chiamata rendendomi conto che se non succede qualcosa di bello oggi, mi sono completamente rovinata tutta la giornata.









ANGOLO AUTRICE: Buongiorno a tutti! Ecco il terzo capitolo dove la storia si potrebbe già fare più chiara.
Ci tenevo a dire giusto due cose, la prima è ringrazuarvi per leggere questa storia mentre la seconda è l'importanza che lei ha per me. Mi ritrovo a scrivere storie perchè mi piace vivere una realtà che non sia quella quotidiana, che poi è la stessa cosa che mi accade quando leggo un libro, però questa storia è diversa perchè alcuni episodi che ho scritto sono autobiografici, quindi voglio che le sensazioni provate dalla protagonista della storia si avvicinino il più possibile a quelle che una ragazza proverebbe in una situazione del genere. 
Infine volevo invitarvi a recensire, perchè mi piacerebbe davvero sapere cosa ne pensate, così potrò migliorare se pensate che qualcosa non vada bene :)
Ora mi dileguo, buon pomeriggio:
-Julia

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Capitolo 4
*** 4 ***


4






La passeggiata sarebbe dovuta essere rilassante, invece è stata solo un modo per liberarmi da un po' di stress e rabbia così quando sono tornata in hotel e ho trovato mamma e Leonardo seduti ad un tavolo in atrio a giocare a carte, alla domanda "tutto bene?" ho risposto "si, certo" con una scrollata di spalle.
«Buongiorno» sento la voce tranquilla di Matteo che ci saluta e subito dopo quella  di Paolo, più assonnata.
«Buongiorno.» rispondo dolcemente sorridendo a Matteo come se lo stessi ringraziando per la buonanotte di ieri sera.
«Tutto bene?» chiede lui, avvicinandosi e allontanandomi dalla sua e dalla mia famiglia senza dare troppo nell'occhio.
«E' una domanda di routine o ti interessa la risposta?»
Vedo che la sua espressione si fa interrogativa e poi aggrotta le sopracciglia «Mi interessa e mi interessi anche tu.» In un'altro momento avrei stampato un sorriso da orecchio a orecchio sul mio viso, ma non oggi. E' la cosa più bella che un ragazzo mi abbia mai detto, ma non riesco ad essere felice più di un tot, ad ogni modo niente mi impedisce di arrossire alla sua affermazione.
«Non sto molto bene per via di mio padre.» confesso e poi abbasso il viso.
«Lui non c'è, vero?"
Scuoto la testa e sto per rispondergli, ma quando rialzo il viso noto che Matteo non è più davanti a me ma si è spostato e si è inserito nel gruppo degli altri tra il nonno e Anna. Lo guardo perplessa e vedo che lui invece mi sorride. In questo momento il suo sorriso mi irrita, così quando tutti si avviamo a fare colazione io lo fermo per un momento e gli prendo il polso tra le mie dita.
«Ti stavo parlando!» esclamo infastidita, rimproverandolo per il suo comportamento
«Lo so Giuly. Mi dispiace, poi ti spiego.» E si allontana, raggiungendo la sala da pranzo dove sul tavolo da buffet ci sono delizie sia dolci che salate, tra cui yogurt, marmellata, cereali ma anche affettato, formaggio e pane appena sfornato.
Decido di lasciar perdere e raggiungo il mio tavolo con in mano un piatto dove ho messo una fetta di torta classica e un pacchettino di due biscotti al cioccolato.

Verso le nove di mattina ci dirigiamo, in tempi diversi, al mare ma poi ci incontriamo tutti lì dato che i nostri ombrelloni sono vicini.
Paolo propone di giocare a bocce, ma nessuno gli da retta così lui si siede in silenzio e prende il suo libro. Sta leggendo Maze Runner - Il Labirinto e ogni volta che c'è un pezzo clou alza il viso in ansia e mi chiede come va avanti dato che ho visto il film e dopo che glielo dico, si arrabbia perchè non devo spoilerare il continuo.
Matteo invece è circondato dalle bambine e tiene tra le mani il suo fumetto, Tex. Mentre gioca con le pagine e parla con le cugine, arriva all'ultima pagina e io riesco a vedere il pezzo mancante che lui ha strappato per scrivermi il numero. Arrossisco imbarazzata pensando cosa Matteo risponderebbe se le cugine gli chiedessero perchè manca un pezzo di pagina, poi sorrido nel immaginarmi una scusa plausibile e a quel punto immagino Paolo che romperebbe tutta la magia con una delle sue stupidate su Matteo e le ragazze che gli vanno dietro.
«Il campo da pallavolo è libero, facciamo due tiri?» chiede Paolo, sedendosi al mio fianco sul lettino arancione.
Alzo il viso verso il campo e poi guardo Paolo «Okay dai, poi però andiamo a fare un bagno.» Paolo annuisce e comincia ad andare a preparare il campo, io chiedo a Matteo se si unisce a noi e le sue cuginette mi pregano di lasciarle giocare.
«Certo!» esclamo dolcemente, poi sento Paolo che chiama il fratello perchè ha bisogno di aiuto per montare la rete.
«Ora sei costretto a giocare con noi.» affermo e lui mi sorride, poi mi supera e va ad aiutare Paolo.
Giochiamo finchè non siamo stanchi e sudati, poi lasciamo il campo al gruppo di ragazzi con in mano le racchette e tra loro riesco ad individuare Francesco, così mi ritrovo a pensare che neanche ieri ho fatto caso a lui in hotel.
«Ehy!» esclamo salutandolo quando mi passa a fianco
«Giulia!» esclama lui con particolare felicità nel tono di voce «Un giorno dobbiamo fare una partita quattro contro quattro a pallavolo!» esclama il ragazzo che poi mi sorride come per dire "devo andare, a più tardi."
Annuisco elettrizzata per via di giocare a pallavolo perchè lo adoro come sport e lo saluto con la mano, poi faccio una piccola corsa per raggiungere Matteo e gli altri che sono già in riva al mare.
«Dov'eri finita?» chiede Paolo mentre guarda Matteo e Chiara che sono già bagnati e più in là della riva.
«Mi sono fermata a parlare con Francesco.» rispondo, poi guardo la sua espressione compiaciuta e scuoto la testa. Lui non era mica quello che diceva che a me interessava suo fratello? Fa in fretta a cambiare idea.
«Che c'è ora?»
«Niente.» risponde facendo le spallucce, entrando lentamente in acqua.
Evito di commentare e così lo seguo in silenzio, sentendo l'acqua gelida che mi fa venire la pelle d'oca. Una volta raggiunti Matteo, Chiara e Anna, scopro che anche Leonardo è con loro.
«Buttati!» esclama Leonardo con l'intento di schizzarmi, ma quando lo fulmino con lo sguardo si blocca e mi sorride con fare innocente. Poco dopo vedo Matteo che sussurra qualcosa all'orecchio dei tre ragazzi così guardo Paolo e gli domando cosa si stiano dicendo, ma non ho neanche il tempo di finire la frase che io e Paolo veniamo completamente ricoperti da schizzi di acqua e siamo costretti a buttarci per evitare che essi continuino. Lo ripeto, il bagno dev'essere un piacere ma con loro è impossibile. Riemergo qualche metro più in là di loro e li osservo giocare e scherzare per un bel po', mentre nuoto per tenere caldo il mio corpo poi li raggiungo e facciamo una battaglia due contro due, uno sopra l'altro. Io prima prendo Anna, poi Chiara e infine mio fratello, ma Matteo e Paolo ci battono sempre. Mentre mi sistemo i capelli, sento due mani che mi afferrano le caviglie e quasi urlo per lo spavento.
«No Matteo!» strillo con voce acuta quando il ragazzo riemerge con i lunghi capelli, ormai privi di ricci, sul viso.
«Perchè?»
«Non voglio.»
«Va bene.» mi sorride dolcemente e poi mi tira un buffetto sulla spalla «Io vado a fare un bagno.» afferma poi, allontanandosi a bracciate da tutti noi. Anna, Chiara e Leonardo decidono di tornare in riva e Paolo, dopo una lunga riflessione li segue. Io sono indecisa, poi do una veloce occhiata a Matteo e vedo che mi fa segno di raggiungerlo. Improvvisamente le mie idee sono chiare e quindi lascio Paolo piacevolmente incuriosito e raggiungo il fratello, molto più lentamente perchè nuoto solo con lo stile a rana. Quando lo affianco l'unica cosa che riesco a fare è sorridere come una stupida così Matteo mi chiede se proseguiamo e io annuisco. Stare sola con lui mi intimorisce perchè mi rende ancora più timida di quanto già non sia e poi mi discipace che lui con la sua famiglia sia così aperto e poi quelle poche volte che siamo solo io e lui stia sempre zitto.
Decide di nuotare alla mia stessa velocità, ma vedo che in realtà vorrebbe andare più velocemente così cerco di trovare un'argomento di cui parlare dato che lui non credo abbia intenzione di parlare.
«Un anno di nuoto e tutto quello che ho imparato è stato rana e dorso!»esclamo divertita, con la speranza di strappargli una breve risata.
«Anche io ho fatto nuoto, poi ho dovuto smettere.»
«Come mai?» chiedo, continuando a bere acqua e sputandola poco dopo.
«Ho l'otite.» spiega brevemente, poi si immerge e compare poco più in là «Per questo non posso emergermi tanto.»
Annuisco comprensiva e dopo una pausa in silenzio, cambio argomento.
«Quando sei venuto a Milano?»
«Una volta nel duemilatredici, poi con la scuola pochi mesi fa per l'expo.» spiega «Poi dovrei venire anche a ottobre, il ventotto.»
«Capito.» rispondo
«Tu quanti anni hai?»
«Diciassette, ne faccio diciotto il sedici febbraio.»
«Io li faccio il ventotto ottobre.»
«Ah, quando vieni all'expo!»
Matteo annuisce, poi per una manciata di minuti nessuno parla ma tra di noi inizia uno gioco di sguardi e sorrisi che se potessero parlare direbbero troppe cose, così preferiscono restare zitti.
«Fidanzato?» chiede e io prontamente scuoto la testa.
«Ne hai mai avuto uno?» Ecco che sono costretta a scuotere nuovamente la testa, ora però comincio ad agitarmi e sentirmi nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Ingoio la saliva mista a un po' di acqua salata quando sento gli occhi di Matteo su di me, sto aspettando un'altra domanda perchè so che non tarderà ad arrivare.
«Come te lo aspetti il primo bacio?» Okay, forse non mi aspettavo questo tipo di domanda, non così diretta perlomeno. Io non riesco ad essere troppo esplicita, per questo molte volte adoro le domande dove le uniche risposte che puoi dare sono sì, o annuire e no, o scuotere la testa.
«Non lo so.» rispondo con le guance a fuoco. Mi guardo intorno per evitare il suo sguardo, siamo davvero lontani dalla riva e fin troppo vicini agli scogli. Il battito del mio cuore è troppo forte che non riesco a concentrami su Matteo, quindi prendo un respiro e poi alzo lo sguardo e incrocio gli occhi marroni del ragazzo, che sta sorridendo. «Non ci credo.» dice poi.
«Non lo so davvero!» esclamo. Vorrei dirgli di smetterla di farmi domande, ma ho la sensazione che mi chiederebbe cosa dovrei fare, così evito.
«Potresti mentire, le ragazzo sono brave a farlo.»
«Beh, non io. Sono sincera.»
La pausa di imbarazzante silenzio successiva decido di lasciarla in pace e non la riempio con nessun argomento che risulterebbe scomodo. Mi limito a sospirare imbarazzata, trovandomi di fronte a Matteo che non ha intenzione di spostare il suo sguardo da me.
«Allora perchè non qui? Non ora?»
Per alcuni secondi credo di aver smesso di respirare. Il mio cuore ha smesso di pompare, i miei occhi di guardare, le mie mani di muoversi tentando di stare a galla e i miei denti di morsicare l'interno guancia. Solo il cervello non ha smesso di pensare. Pensare che Matteo sta aspettando una risposta che io vorrei evitare di dare. Si che vorrei baciarlo, vorrei capire cosa si prova. E poi muoio dalla voglia di guardare le sue adorabili lentiggini da vicino, ma io non sono capace. E me ne vergogno. Se non fosse che sono in acqua, credo che sarei già scappata. Ma sarei stupida, perchè un ragazzo mi sta chiedendo di baciarlo, un ragazzo che a me piace, e io rifiuterei. Come potrei farlo? Sarebbe stupido.
«Okay» sussurro così a bassa voce che probabilmente se fossi stata in lui non avrei sentito, ma poi annuisco e mi avvicino lentamente. 
Più mi avvicino e più il cuore pompa velocemente e la distanza sembra aumentare più mi avvicino. Mi sento inutile e stupida, perchè io non ho mai fatto una cosa del genere, eppure mi sto avvicinando e lo sto desiderando. Si, desidero baciarlo, però ho paura. Ormai è vicinissimo, le mie labbra sfiorano le sue. Devo chiudere gli occhi? Sì, almeno quello.
Il bacio viene approfondito e schiudo le labbra naturalmente, come se fosse un gesto automatico. Sento la carnosità delle sue labbra tra le mie e vorrei morderle o succhiarle, vorrei stringerlo a me e non lasciarlo andare più. Vorrei fare tante cose, ma l'unica che faccio è la più sbagliata; mi allontano.
«Io non sono capace.» balbetto con voce spezzata e bassa. Dio quanto sono stupida!
«Ehy» Matteo allontana il mio viso dalla sua spalla e mette entrambe le mani sulle mie guance «Non è vero. Sei bravissima, okay?» Annuisco anche se non sono molto convinta e rimango senza respiro quando lui si avvicina nuovamente continuando a tenere il mio viso tra le sue mani. Poi però attraversa la mia schiena e giunge fino al sedere. Fa una leggera pressione su di esso e io allaccio le gambe intorno al suo bacio, poi intreccio le dita dietro il suo collo e mi lascio trasportare da questo momento che definirei magico.
«E se affoghiamo?» chiedo in un breve momento di panico. Il sorriso di Matteo mi tranquillizza, ma non abbastanza, così propongo di tornare indietro, almeno dove tocchiamo. Non credo di aver mai nuotato più velocemente e quando comincio a toccare, urlo con tono trionfante che ci siamo.
Mi avvicino a lui e mi approprio delle sue labbra perchè è tutto quello che desidero in questo momento. Mi viene da sorridere nel ripensare alle parole di mia mamma: "Non puoi imparare come baciare, ti viene naturale. Io chiesi ad una mia amica, e quando me lo spiegò, la prima cosa che pensai è stata che era disgustoso, poi però..." Credo che Matteo si sia accorto del mio sorriso e dopo che le nostre lingue si sono incontrate, si separa da me con un sorriso rilassato sulle labbra.
«Che c'è?» chiede, accarezzandomi la guancia. Un brivido percorre la mia schiena, non avevo mai provato questa sensazione, ma essere sfiorata in questo modo da un ragazzo mi rende più felice, importante. Mi sento importante per lui.
«Niente, prima mi hai fatto una domanda.» affermo «Come mi aspettavo il mio primo bacio.» gli ricordo «Così.» E lo stringo tra le mie braccia sentendo il suo petto che preme contro il mio seno. 


«C'è qualcosa di strano in te.» constata mamma, scrutandomi con un sorriso divertito stampato in faccia. Non so se l'abbia capito, però ora non mi va di parlare perchè voglio ancora godermi le mie labbra leggermente più gonfie e il sapore di quelle di Matteo in bocca. Mi limito ad annuire e poi metto gli auricolari e faccio partire Rebel Love Song dei Black Veil Brides, adorando l'introduzione di soli strumenti.
«Giochiamo a pallavolo?» chiede Paolo ed è fortunato che lo senta, perchè la canzone è finita e sta per iniziarne una nuova. Non ho molta volta di giocare, sopratutto perchè a mezzogiorno la sabbia scotta e il sole è bollente, però alzo le spalle nella mia mente e annuisco nella realtà, alzandomi con fatica dal lettino che ha preso la forma del mio corpo.
Nella mia testa continuano a passare le immagini del mio primo bacio, cavolo ora posso dirlo! Ho dato il mio primo bacio ed è stato meraviglioso, incredibilmente magico. Per ora mi limito a ringraziare Matteo nella mia mente, poi penserò a come farlo nel mondo reale.
«Solo un momento.» affermo poi prendo il cellulare e aggiorno Martina, che già sa di Matteo.
"Martina!"
Invio e aspetto con ansia che si colleghi, però non lo fa e quindi le invio una serie di messaggi uno dietro l'altro per guadagnare tempo dato che Paolo mi ha già chiamato una decina di volte.

 
"Merda!"
 
"Non puoi capire(in realtà si)"
 
 
"Mi ha baciato! Matteo e io ci siamo baciati!!!"
 
"Oh Dio, non ci credo."

"Mi sento male."

«Giuliaaa!» Paolo questa volta è vicino a me e cerca di sbirciare quello che io sto scrivendo. Sono felice che sto scrivendo con Martina e non con Matteo, perchè a quel punto Paolo avrebbe cominciato con le sue ipotesi fastidiose.
«Arrivo, va bene!» esclamo lasciando cadere il cellulare nella borsa e riuscendo a malapena a mettermi la mia canottiera perchè Paolo mi tira verso il campo di pallavolo.
Giochiamo per una buona mezz'oretta e poi io esco e mi avvicino nuovamente alla borsa, prendo il telefono per controllare l'ora -dato che l'orologio del bagno è avanti di dieci minuti- e noto la casella di whatsapp con un numero uno rosso. Convinta che sia Martina lo apro immaginandomi cosa possa aver risposto, ma mi sorprendo il doppio quando il messaggio è di Matteo:

"Ti va se oggi ci incontriamo in piscina oggi alle due? Non ci dovrebbe essere nessuno ;)"

Un sorriso compare sulle mie labbra e il mio cuore comincia a battere più velocemente. Le guance si fanno rosse e uno strano calore -non dovuto dal sole bollente- mi provoca brividi di caldo su tutta la schiena. E' questo l'effetto che fa l'amore?









ANGOLO AUTRICE: Ciao :)
Ho pubblicato anche il capitolo numero quattro, ma ho pensato che se continuò a non ricevere recensioni cancellerò la storia... Mi dispiacerà tanto, però non credo abbia molto senso pubblicare una storia e non riuscire a leggere neanche una piccolissima recensione, almeno per sapere cosa ne pensiate.
Spero ci sia un prossima volta, altrimenti buona continuazione :)
Baci,
Julia

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Capitolo 5
*** 5 ***


5






La morbida sensazione delle labbra di Matteo sulle mie non scomparirà molto facilmente e non potendo stare con lui tutto il tempo, continuo a ripensare al bacio dato qualche ora fa. 
«Dopo pranzo andiamo in piscina?» chiede Leonardo che aspetta con ansia il dolce.
Inizialmente non penso all'effettiva domanda che mio fratello ha posto, solo dopo che mia mamma ha risposto affermativamente, mi rendo conto che non possono venire o che io e Matteo dobbiamo trovarci un altro posto per stare soli.
«Dovete proprio?» chiedo, pregando con gli occhi Leonardo, sperando che possa cambiare idea ma lui non ci pensa neanche un secondo e annuisce convinto. Sbuffo e batto un pugno sul tavolo, il tutto sotto l'attento sguardo di mamma, che fa i suoi calcoli nella testa. Prendo il cellulare pronta ad inviare un messaggio a Matteo, ma prima leggo quelli lasciati da Martina:

"Come?! Oddio, non ci credo!"

"Sono felicissima per teee ♥ ♥ ♥"

"Aspetta, ma quindi adesso siete fidanzati?"

L'ultimo messaggio mi spiazza un po'. Ha ragione, siamo fidanzati? No, non credo. Vorrei che fosse così, ma non credo che possa funzionare. 
Per un breve lasso di tempo mi immagino l'estate a Bologna e a Milano, a volte vado io da lui e altre lui da me, la chat di whatsapp piena di cuori e io che ne parlo con le mie amiche. Penso che le relazioni a distanza siano dure e complicate e se voglio essere sincera non me l'aspettavo così la mia prima cotta, però questo non vuol dire che non mi piacerebbe essere fidanzata con Matteo, adorerei tutta l'estate anche se dovrò passare agosto studiando fisica per sanare il mio debito.
Evito di rispondere a Martina perchè decido che voglio parlarne prima con Matteo e capire cosa sta succedendo, perchè io sono troppo inesperta così apro la sua chat e lo aggiorno con le news.

 
"Oggi in piscina non possiamo essere soli, c'è mio fratello con mamma :/"

"E se andassimo in spiaggia?"

Beh, l'idea non è male. Non ci avevo pensato, andare in spiaggia non sarebbe male, chiacchierare seduti in riva al mare con l'acqua che rinfresca le caviglie e il sole che riscalda la schiena.

"Okay!"

Durante il tragitto hotel-spiaggia Matteo mi spiega che in realtà le tagliatelle bolognesi al ragù devono essere più ruvide e che quelle mangiate in hotel non erano perfette, ma lo stesso buone.
«Vedi, mia nonna le fa davvero buone e poi le congela solo dopo averle lasciate seccare, è questo il trucco. Ogni volta che le vuoi mangiare le fai scongelare e dopo un'oretta puoi già cucinarle ruvide e deliziose, come hanno il diritto di essere.» Sono felice di questo discorso, io e lui abbia parlato come fanno due normalissimi ragazzi della nostra età di una cosa semplice e quotidiana. 
Una volta arrivati in spiaggia, stendiamo gli asciugamani sui nostri rispettivi lettini, anche se io avrei desiderato stare più vicina a lui, mi accontento. Forse mi ero emozionata troppo per il nostro precedente discorso che ora sono delusa perchè non stiamo conversando. Vorrei dare la colpa solo a lui, ma devo ammettere che c'entro anche io, perchè potrei benissimo chiedergli qualcosa e invece sto zitta e mi guardo in giro, imbarazzata. 
Ad un certo punto il cellulare trema sul mio petto, così lo prendo e mi sorprendo nel vedere un messaggio del ragazzo che è a quattro metri da me.

"Vuoi baciarmi?"

Mi volto per guardarlo e noto il suo sorriso divertito nel vedermi così imbarazzata. Che domande sono?
Ma lui pretende che io sia troppo esplicita e non ci riesco.

 
"No perchè c'è gente."

"Io non dicevo qua! In un luogo appartato.."
 
"E dove?"

Mi sento patetica. Sto scrivendo con un ragazzo che è vicino a me invece che parlargli a voce. Ecco cosa fa la timidezza e ecco come rovina la mia vita.
 
"Pensavo nello spogliatoio."
 
"E poi? Cosa facciamo dopo?"

"Quello che vuoi tu... mi fermo dove vuoi tu."

Non credo abbia capito il senso della mia domanda, non intendevo cosa facciamo dopo che siamo andati là, ma una volta usciti. Continuerà a non calcolarmi come fa tutto il giorno? Mi da attenzioni solo quando siamo soli.

"Se vuoi baciarmi, mi baci. Se vuoi fare altro, facciamo altro. Ma per piacere sii molto esplicita su queste cose."

Ora mi sta rimproverando? Non può pretendere che io sia esplicita! E' il mio carattere, e se davvero tiene a me non cerca di cambiarmi.
Mi volto nella sua direzione e noto che sta aspettando una risposta, prendo un respiro e lo fisso negli occhi quando anche lui comincia a guardarmi.
«Andiamo.» affermo decisa. Cercherò di essere più diretta, è il massimo che posso fare.
«Dove?»
«Nello spogliatoio!» esclamo. Quando mi fa quella domanda concentro tutta me stessa su un pensiero felice perchè altrimenti avrei già fatto male a Matteo.
«Okay, ma non insieme.» dice «Tu vai, nell'ultimo, poi io arrivo e ti busso tre volte.» Annuisco e mi alzo dal lettino, perdendo l'equilibrio quando incontro un sasso con il piede. Mi sento goffa e ridicola così mi volto in direzione di Matteo; mi guarda e mi sorride incoraggiandomi.
Raggiungo a passi veloci lo spogliatoio sospirando di sollievo quando noto che anche gli altri tre sono vuoti, entro nell'ultimo e mi chiudo dentro. 
Per il breve periodo in cui aspetto Matteo mi sento strana, come se stessi facendo la cosa sbagliata, poi però non ho il tempo di ripensarci e tornare indietro, perchè Matteo è fuori dalla porta e ha bussato tre volte.
La apro lentamente mentre lui sgattaiola silenziosamente dentro con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia. Non c'è neanche una parola, solo respiri più affannosi e pesanti da parte di entrambi. Ci osserviamo per qualche minuto, o forse secondo, poi lui si avvicina a me, mi spinge contro la parete della piccola stanza e comincia a baciarmi in modo travolgente. 
Ammetto che ho avuto il terrore di essermi dimenticata come funzionasse tutto questo, poi però quando ho sentito le labbra di Matteo sulle mie, la mente è tornata lucida e tutto quello che volevo era non separarmi più da lui.
Le sue mani sono contro la parete e in mezzo c'è la mia testa, le mie invece sono tra i suoi capelli che per il caldo sono appiccicati al suo collo. E' incredibile quanto sia travolgente un solo bacio e la scarica di adrenalina che mi da, tant'è che mi rendo conto di essere in punta di piedi con il suo corpo contro il mio, ora però le sue mani sono prima sul mio sedere, poi le sento sul mio seno.
«No» sussurro, separandomi da lui e allontanandolo di qualche centimetro. La sua espressione è un po' sorpresa, poi diventa comprensiva ma viene ingannato dal labbruccio che compare qualche secondo dopo. Non sta cercando di capirmi, vuole che io glielo lasci fare.
Scuoto la testa cercando di non sorridere, e poi mi avvicino nuovamente alle sue labbra, sperando che a lui non dia fastidio; ne ho la certezza quando prende il mio labbro superiore tra i denti e lo morsica, poi lo stringe e infine lo succhia. Le sue mani sono sulla mia schiena e per una frazione di secondo ho il terrore che slacci il costume, poi però scende fino al mio sedere e lo stringe tra le sue mani ruvide.
La sua lingua è nella mia bocca e la mia è intrecciata alla sua, mi spinge nuovamente contro la parete e la molletta nei miei capelli sbatte contro esso emettendo un lieve rumore. Mi imbarazza sentire la sua erezione che preme contro la mia coscia e credo che lui mi abbia letto nel pensiero, perchè prende la mia mano che si trova sulla sua schiena con l'intenzione di portarla lì.
«Matteo» lo richiamo a mo' di rimprovero, così lui ride divertito e poi prende il mio labbro inferiore tra le sue labbra.
Non credo che abbia capito che è tutto nuovo per me. E' egoista, perchè pensa al suo piacere e non a me, non pensa che potrei sentirmi inesperta e piccola di fronte alle circostanze; è uno scorpione determinato e testardo.
Mi convinco ancora di più quando spingo il mio petto contro il suo e lui mi allontana leggermente e mette nuovamente le mani sui miei seni, toccandoli da sopra il costume blu e bianco. Non ho voglia di parlare, perchè le sue labbra mi tengono impegnata, quindi allontano le sue mani prendendogli i polsi.
Sento il suo sorriso sulle mie labbra e sono felice che non si sia arrabbiato. Non ha molto senso essere sollevata che lui non sia arrabbiato, perchè sono io quella che dovrebbe alterarsi dato che non mi sta ascoltando, però questo "gioco" mi piace, e mi piace anche di più restare in questo posto con lui. Dovrebbe capirlo; nessuno mi ha mai trattato così.
«Ehy» mormora lui, spingendo la sua fronte contro la mia; credo si sia accorto che sono pensierosa «Che ti succede?»
Scuoto la testa e prendo il suo labbro inferiore tra i miei denti, mordendolo dolcemente e poi succhiandolo. «Andiamo?» gli chiedo, ma in realtà lo sto implorando. L'aria comincia a mancare in questo buco e, pur non essendo claustrofobica, mi sento male. Forse perchè sto lentamente realizzando cosa mi sta succedendo e la presenza di Matteo mi rende nervosa. Non lo so, so solo che mi piacerebbe uscire e prendere un po' di aria fresca e marina.
Matteo però non mi prende sul serio e cerca di poggiare nuovamente le sue labbra sulle mie, ma io lo allontano «Basta» mormoro, poi allungo la mano sulla maniglia della porta e la apro, esco e poco dopo vengo seguita da lui che mi abbraccia da dietro mettendo le braccia sotto il mio seno.
Mi sciolgo. Mi sciolgo perchè è un gesto che ho sempre visto nei film e ho sempre pensato che fosse possessivo e romantico allo stesso tempo, ora posso provarlo; è così. Mi volto e guardo il ragazzo dritto negli occhi, poi gli sorrido ma quando cerco di avvicinarmi per baciarlo lui si allontana e toglie le mie braccia attorno al suo collo.
«C'è gente.» si giustifica. Effettivamente ha ragione non siamo più dove lui mi ha abbracciato -lì non c'era nessuno-, però non capisco. Questo vuol dire che non siamo una coppia?
Gli chiedo se mi segue in riva al mare, credendo che alle tre e mezza del pomeriggio non ci sia molta gente perchè il sole scotta, però mi sbagliavo perchè non pensavo ai bambini; loro sono sempre in acqua e di conseguenza i genitori sono in riva. Alzo le spalle e aumento il passo per poi sedermi sulla sabbia umida e faccio segno a Matteo di imitarmi.
«Quel "basta" era per sempre?» chiede il ragazzo, una volta vicino a me, alludendo a quello che gli ho detto nello spogliatoio.
Scuoto la testa «No, era un: è troppo presto per me.» rispondo sinceramente, cercando di essere più diretta possibile «Hai capito che io sono inesperta?»
«Si che l'ho capito, ma se non ora quando?» chiede Matteo, cominciando a giocare con la sabbia. Ho la sensazione che lui stia parlando del sesso, perchè è l'unica cosa che ha senso. A cosa si riferirebbe quel "quando" altrimenti? Ma perchè tutto deve girare intorno al sesso? E' così privo di dolcezza. Già solo la parola non ha armonia mentre la si pronuncia, troppe S. 
«Non sono pronta o forse non voglio esserlo, non lo so.» ammetto un po' infastidita
«Hai fino a giovedì sera, poi ci si mette una pietra sopra.» afferma lui accennando un sorriso. Giovedì sera? Significa che partiranno venerdì mattina? Vorrei chiederglielo, ma ora non avrebbe senso con il discorso che stiamo facendo; forse non ha capito che per me non ci sarà nessun passo avanti. «Dai, sorridi che sei bella! Non essere così pensierosa.»
«Come faccio a non essere pensierosa? Ti rendi conto cosa mi stai chiedendo?» alzo un po' troppo il tono di voce e forse attiro troppo l'attenzione su di me.
«Forse parliamo di cose diverse..» suggerisce il ragazzo, non riesco a capire a che gioco stia giocando.
«Sai di cosa stiamo parlando!» lo rimprovero, poi prendo un mucchietto di sabbia e lo lancio in acqua.
«Beh, sto parlando di diverse cose..» sospira perchè credo che abbia cercato un contatto visivo con me e che non abbia ricevuto niente «Bacio, pompa, ditalino, sesso..» Mi manca il respiro nel sentire quelle parole. Non che non le conoscessi, ma lui mi sta introducendo in un mondo con cui non ho pratica e per ora non voglio averne.
«Tutto quello che sta dicendo, è troppo per me.» Sono convinta di averlo sentito emettere un gemito di disapprovazione, ma non mi interessa più di tanto.
«Va bene, mi fermo dove vuoi tu.» Mi tira un'amichevole gomitata tra le costole e poi mi sorride dolcemente «Ma almeno le tette?»
Divento immediatamente rossa e vorrei sprofondare nella sabbia. 
«Non stai dando una bella impressione di te, sembri uno che ha solo quello scopo.» affermo, e mentre pronuncio quelle parole mi rendo conto che per lui è così. Ora tutto ha più senso, io sono il suo giocattolo per questa settimana di vacanza insieme, poi lui tornerà a Bologna e io a Milano e ognuno continuerà la propria vita. Abbasso il viso delusa «E' così per te, vero? Sarò un passatempo durante questa settimana.» Non è una domanda, ma un'affermazione per convincermi che è effettivamente così.
«Non la vedo così!» esclama subito sulle difensive «Ti vedo più come una persone bella e simpatica che ha bisogno di una mano con la sua timidezza.»
Molti pensieri mi passano per la testa, alcuni belli e altri brutti, però ripensando alla sua offerta non è proprio male; lui mi sta introducendo in un mondo nuovo e mi sta insegnando come comportarmi in futuro. «Dai, vivi i momenti e prendi dalla vita ciò che ti offre! Poi quando venerdì non ci sarò più si rimane amici.» mi stringe amichevolmente tra le sue braccia «Sorridi che ti fa bene!» Annuisco un po' giù di morale perchè so che non si rimane amici con le persone che si conosco in vacanza, è così. O ti crei il tuo gruppo e torni ogni estate in quel posto o altrimenti dici addio e giri la pagina del libro della tua vita. «E poi guarda il lato positivo, sai baciare e anche bene, ne devi essere fiera!» 
«Mi ricorderò queste parole.» confesso, cercando di seguire il suo consiglio e di sorridere. Devo cogliere quello che Matteo mi sta dando, una mano. Voglio farlo, ma so che me ne pentirò perchè io mi sono già affezionata a lui e non voglio che arrivi venerdì. 
«Predi l'arte e mettila da parte.»
Alzo lentamente il viso e guardo Matteo attentamente. Questo detto mi è nuovo, ma non può essere più azzeccato nella nostra situazione e mi ha fatto piacere. Annuisco e gli sorrido, ora sono più tranquilla. Ho deciso che mi godrò questi giorni con lui e quando arriverà venerdì vedrò cosa fare. Starò male? Molto probabilmente. Però non voglio rovinarmi il resto della vacanza pensando a venerdì, alla fine è ancora martedì.
«Ah, io venerdì parto verso le sei, quindi abbiamo tutta la giornata da passare insieme!» accenna un sorriso e poi mi accarezza la guancia. Un altro dei gesti che ero solita vedere solo nei film; se davvero vuole che da venerdì di resti amici non dovrebbe trattarmi come se davvero gli importasse di me perchè così mi illude.
«Sei di Bologna, vero?»
Matteo annuisce «Molinella.» precisa «Sai, mio nonno possiede una specie di campo estivo con piscine e campi di pallavolo, basket, golf e cose così." 
«Perchè me lo dici?»
«Ho la sensazione che tu viva male il fatto che non parliamo tanto.»
E per la seconda volta Matteo mi sorprende piacevolmente, gli sono davvero grata perchè non credevo notasse questi particolari e invece.












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Capitolo 6
*** 6 ***


6




 
“I love the things we do 
when it's just me and you.”

Smoke - Pvris


Non so per quale motivo non mi va di parlare di Matteo a mamma, forse perchè l'idea di fare qualcosa di nascosto mi elettrizza o forse perchè non voglio rompere la magia che si sta creando tra me e Matteo, sta di fatto che mamma sa solo dello scambio di numeri dei cellulare. Dato che quando siamo in compagnia lui non mi calcola, se non qualche amichevole gesto o simpatica battuta, mamma non sospetta di niente.
Il fatto di essere totalmente ignorata da Matteo mi rattrista, perchè poi quando siamo soli lui è così attento a me. Devo ringraziare Paolo, perchè in questi giorni stiamo legando particolarmente, mi fa compagnia  e non si fa problemi a parlarmi della sua vita mentre Matteo si sforza di coinvolgermi in qualche discorso quando siamo solo io e lui, ma alla fine non parliamo quasi mai perchè le nostre labbra sono impegnate e le nostre lingue intrecciate.
«Io vado a fare una nuotata.» annuncia Matteo, credo che lo rilassi nuotare fino agli scogli, perchè lo fa molto spesso.
 «Andiamo anche noi?» mi chiede Paolo mentre con un mano allontana Leonardo che cerca di immergerlo con forza.
«Okay» rispondo e poi, prima di seguire Paolo, dico a mio fratello di evitare di seguirci. Mi sorprendo quando mi da retta, ma poi precisa che non mi verrà dietro solo perchè ha conosciuto una ragazza della sua età e ha un torneo di tennis da tavolo con lei. Mi congratulo con lui e poi lo spingo verso la riva -verso la ragazza- con urgenza e con un sorriso felice sulle labbra.
Quando sono sicura che lui le abbia cominciato a parlare, torno da Paolo e insieme nuotiamo tranquillamente verso gli scogli.
«Tuo fratello è un rubacuori.» afferma quando si ferma per riposarsi un po'. Un piccolo sorriso compare sulle mie labbra quando penso che anche il suo di fratello è un ruba cuori, poi arrossisco quando lo scruto dietro Paolo, che si avvicina silenziosamente per potergli fare uno scherzo. Poggia il dito sulle sue labbra per farmi capire di stare zitta, ma credo che la mia espressione imbambolata porti Paolo a voltarsi e quindi a notare il fratello. Riprendiamo a nuotare e per un breve lasso di tempo, Matteo è dietro di me, si immerge e sobbalzo quando sento le sue mani sui miei fianchi che scendono fino al mio sedere e poi risalgono e si intrecciano sotto il mio seno, nuovamente.
Ringrazio Paolo per essere così distante da noi, poi mi giro e guardo Matteo dritto negli occhi. Non credo di avere un'espressione precisa  però vedo che Matteo aggrotta la fronte.
«Cosa ti turba?» chiede il ragazzo, gli sono grata quando noto che vuole avvicinare la sua mano al mio viso, ma si ferma.
«Niente, sto pensando.» rispondo, facendo le spallucce.
«A cosa?» insiste «E' per quello che ho fatto?»
Scuoto la testa e noto che Paolo sta tornando verso di noi, così mi immergo e mi allontano da Matteo quanto basta perchè Paolo non cominci a dire cose false, ma non basta «Io torno a riva, così potete baciarvi in pace.» dice con un sorriso divertito, io sto zitta sperando che sia Matteo a rispondere a suo fratello, ma anche lui non dice niente.
«A volte non lo sopporto, parla troppo e dice un sacco di cazzate.» confessa Matteo, visibilmente infastidito dal comportamento del fratello «A cosa pensi?» chiede allora, tornando al discorso di pochi minuti fa.
«Penso che non ha senso quello che stiamo facendo.» ammetto, rendendomi conto di essere fastidiosa, perchè è da ieri che penso solo a questa cosa.
«Perchè?»
«Perchè è così, Matteo!» esclamo maledicendomi per non essere diretta e dirgli quello che mi frutta per la testa. Non ne ho il coraggio, perchè mi metterei a nudo davanti a lui e non credo che lui sia la persona giusta e pronta a capirmi.
«Io torno all'ombrellone.» annuncio poi, allontanandomi a grandi passi da lui con l'acqua che comincia a diminuire. Raggiungo la riva e poi attraverso il bagnasciuga con i brividi di freddo che percorrono il mio corpo, arrivo all'ombrellone e vedo mia mamma che parla con una donna dai capelli a caschetto biondi, mai vista prima.
«Ah, ecco mia figlia.» afferma mamma, appena mi vede, prendendomi sottobraccio e tirandomi vicino a lei «Giulia, lei è Federica, la mamma di Anna e Chiara.» spiega brevemente, così io la saluto e le stringo la mano «Starà qui solo fino a quando partiranno, ovvero venerdì.» Annuisco poco interessata e penso che siamo già a mercoledì mattina e che il tempo vola troppo velocemente.
«Giulia sta con Matteo.» sussurra Paolo vicino a Federica, ma non credo che il suo intento fosse di non farlo sentire a nessuno, perchè altrimenti avrebbe tenuto la voce molto più bassa.
«Paolo, hai rotto!» esclamo spingendolo amichevolmente via per poi dire a Federica - e mia mamma- che non è assolutamente vero. Credetemi, vorrei che fosse così. Mentre mia mamma e Federica riprendono a parlare della particolare origine hawaiana del nome Maeva, io mi avvicino alla borsa e prendo il cellulare aspettandomi di leggere un messaggio di Martina perchè le ho brevemente raccontato quello che sta accadendo tra me e Matteo. Inserisco il codice e quasi tiro uno strillo di spavento quando Paolo esclama di averlo visto. 
«Mi farai morire di infarto una volta o l'altra!» esclamo, sedendomi sulla sdraio con il cellulare tra le mani.
«No che ti voglio bene!»
«Ah-ah certo, da come mi tratti..»
«Cosa?»
Sorrido e lo abbraccio forte «Niente, anche io ti voglio bene!» esclamo «E poi ammettilo che sono quella che ti tratta meglio di tutti.»
«Sicuramente meglio di Matteo.»
«Dovresti ribellarti, lui ti tratta davvero male.» gli consiglio, poi apro whatsapp e leggo il messaggio di Martina.

"Cerca di non affezionarti troppo e goditi la vacanza, ti voglio bene ♥ "

Sento il sorriso diminuire la sua grandezza lungo la linea delle mie labbra. Cerca di non affezionarti troppo... ora è tardi.
Le rispondo con un veloce grazie e poi metto via il cellulare.
«Martina è la sua migliore amica?» chiede interessato Paolo.
«Diciamo. E' una mia amica, ma non è la migliore amica.» specifico
«E allora come si chiama la tua B.F.F?» chiede, usando il tono di una ragazzina quando pronuncia la sigla di "best friend forever".
Sorrido e poi gli dico il nome «Ora lei è in Giappone.»
«Giappone Giappone?»
«Quale altro Giappone conosci?» chiedo sarcasticamente
«E' anche il mio sogno andare lì! Insomma, adoro i manga e gli anime e amo disegnare!» esclama esaltato, poi si alza rapidamente e raggiunge il suo zaino azzurro, tira fuori una cartelletta verde e me la porge. La apro e osservo estasiata tutti i disegni al suo interno, sono meravigliosi.
«Dio, sono stupendi!» esclamo seria «Ho visto solo un'altra persona disegnare in questo modo, Aurora.» dico «Per questo è andata in Giappone, perchè ama questo tipo di cose.»
«La sto stimando.» afferma il ragazzo che poi torna al suo zaino e mette via la sua cartelletta.
Sovrappensiero vedo Matteo passare davanti all'ombrellone e prendere l'altro zaino, quello blu scuro. Si sistema velocemente i capelli umidi e poi mette la maglietta bianca e dice alla nonna che comincia a tornare all'hotel, ma prima che si allontani, noto che mi fa segno di raggiungerlo. 
Do una veloce occhiata all'orologio che segna mezzogiorno e mezza, quindi dovrebbero essere e venti. Faccio le spallucce e decido di seguirlo, solo dopo aver indossato il vestito e aver preso la borsa.
«Comincio a incamminarmi.» avviso mia mamma, che in realtà non mi sta ascoltando perchè parla con il nonno, così lo dico a Leonardo e mi allontano solo quando sono sicura che lui abbia capito. Esco dal bagno milano e trovo Matteo non molto distante dall'uscita, così lo raggiungo e lo affianco in silenzio. Non ho molta voglia di parlare, perchè mi sembra di aver già detto abbastanza su quello che mi sta succedendo. A quanto pare Matteo non è per niente rimasto sorpreso dalle cose che gli ho detto perchè è perfettamente intatto e con un sorriso rilassato sulle labbra.
Arriviamo in hotel, prendiamo i chiavi delle nostre rispettive stanze e cominciamo a salire le scale ma quando lui dovrebbe fermarsi al secondo piano prosegue e mi accompagna fino alla mia camera, poi accenna un sorriso.
«Ci vediamo più tardi giù?»
Annuisco, però sento un groppo in gola. Non voglio dirglielo, ma quando comincia ad allontanarsi non posso fare altro che afferrargli il polso e bloccarlo nel bel mezzo del corridoio.
«Mi disciace per prima, per quello che ho detto e per come l'ho detto.» affermo «E' solo che per è tutto nuovo e quindi non mi sento proprio a mio agio.» Matteo sorride e in un batter d'occhio le sue labbra sono sulle mie e le mie dita tra i suoi lunghi capelli ricci. Sono contro il muro nel corridoio e vorrei dirgli che è meglio andare il camera, però la pressione delle sue labbra sulle mie è così forte che lascio perdere e mi lascio trasportare, almeno finchè sentiamo le voci di Leonardo e Paolo che si fanno sempre più vicino. Abbiamo giusto il tempo di allontarci che loro sono a qualche metro da noi.
«Che state facendo?» domanda Paolo che sembra più curioso di mio fratello, lui si limita a mostrarmi un sorriso sghembo.
«Niente.» mormoro, in ansia nel trovare una scusa perchè so che a Paolo non basta la mia risposta «Ho parlato a Matteo di una maschera per i capelli e lui l'ha voluta vedere.»
«Si, Matteo tiene molto hai suoi capelli...»
«Voi cosa ci fate qui?» chiede Matteo cambiando urgentemente soggetto del discorso, e vedo il viso di mio fratello diventare rosso dalla vergogna, quindi capisco che c'è qualcosa sotto.
«O niente!» esclama lui, ridendo nervosamente. Non si è preparato una scusa, bene, lo farò parlare.
«Okay.» rispondo, dando l'idea a Leonardo che sto lasciando perdere.


Mercoledì pomeriggio è un po' deludente. L'ho pensato mentre giugevo in spiaggia in compagnia di Leonardo e Anna, mentre mamma si trova già lì. Io e Matteo non siamo stati insieme perchè ho giocato a carte con Paolo e lui invece ha parlato al cellulare con sua mamma e improvvisamente si sono fatte le tre di pomeriggio. Decido di mettermi un po' sdraiata sulla sdraio a prendere il sole per abbronzare la schiena, ma ci rimango davvero poco perchè ad un certo punto sento una raffica di schizzi d'acqua sul tutto il corpo. Mi alzo e noto Matteo che sta scuotendo la sua chioma castana vicino a me, ovviamente lo sta facendo a posta.
«Il tuo amico ti chiede se vuoi giocare a pallavolo.» dice con tono freddo, ma non riesco a capire se stia scherzando oppure no.
«Il mio amico?» Credo di aver capito che sta parlando di Francesco, ma mi piace vederlo in difficoltà quando si tratta di lui, credo sia infastidito dalla sua presenza. E questo mi piace, mi fa sentire sempre di più importante. Solo che poi penso che potrebbe benissimo fingere e quindi mi rattristo.
Indosso la canottiera e poi supero il mio ombrellone e quello dei nonni, chiedendo -o implorando- Matteo di venire a giocare con me, ma lui non ha voglia.
«Ti prego!» esclamo 
«Facciamo un patto?» propone e so già cosa vuole chiedermi, o comunque immagino il contesto, così scuoto e la testa e gli dico che è meglio di no.
«Non vuoi neanche sentire la proposta?» Scuoto nuovamente la testa e poi mi avvicino a lui lentamente; vorrei baciargli la guancia, vorrei comportarmi come fanno le coppie, vorrei fare un gesto che possa far spuntare un sorriso compiaciuto sulle sua labbra, vorrei scompigliargli i capelli e vorrei anche sdraiarmi tra le sue braccia ma appena vedo il suo viso teso, mi rendo conto che lui non vuole che faccia nessuna di queste cose. Mi fermo e faccio retro marcia, allontanandomi malinconia e raggiungendo Francesco che invece è radioso. Spero che possa trasmettermi un po' della sua felicità e invece rimango silenziosa tutto il tempo in cui giochiamo, rispondendo solo alle sue domande o sforzandomi di ridere a qualche sua battuta.
«Pausa?» chiede Francesco, lasciando la palla in un angolo all'ombra nel campo, poi si avvicina a me e mi prende sottobraccio e senza aspettare la mia risposta mi trascina verso il bar. Prendiamo posto e poi mi chiede se mi va qualcosa da bere, gli rispondo di no ma lui insiste, così prende una lemonsoda per me e un crodino per lui. Quando arrivano i due bicchieri mi limito a giocherellare con la cannuccia perchè non mi va di togliere il sapore delle labbra di Matteo dalla mia bocca. E' vero che il bacio risale a prima di pranzo, ma non ho mangiato praticamente niente e comunque riesco ancora a sentire la sua presenza tra il labbro superiore e le gengive; la mia lingue continua a infilarsi in quel punto.
«Sei silenziosa.» afferma Francesco, che invece è già a metà del mio crodino
«Non è giornata, perdonami.» taglio corto, sperando che lui cambi discorso 
«Come mai?»
Alzo gli occhi al cielo, non perchè mi stia dando fastidio, ma perchè non voglio piangere. Non lascerò Francesco con il beneficio del dubbio, potrebbe pensare a qualsiasi cosa, così anche se non è il problema principale, gli dico di mio padre che mi ha inviato un messaggio stamattina dicendo che deve venire qui prima, venerdì invece che sabato.
«Qual è il problema con tu padre?» chiede lui, allora. Credo che sia interessato davvero, non come quando ho affrontato il discorso con Matteo.
«Lui se n'è andato con un'altra quando mia mamma stava attraversando un momento difficile, ha lasciato me e mio fratello e ha preferito una donna di ventotto anni a mia mamma. Tutto quello che desidero è che non si faccia più sentire ora, invece continua a chiamare per soldi o favori.»
Vedo una vera espressione dispiaciuta sul viso di Francesco e apprezzo quando il suo pollice sfrega dolcemente contro la mia guancia; ha fatto un normalissimo gesto in pubblico senza farsi problemi, cosa che Matteo non avrebbe mai fatto.
«Mi dispiace per te.» dice e ho la sensazione che lo pensi davvero «Se ti consola io sono qui con mio fratello Elia e mio papà, perchè mia mamma è fuggita con un super miliardario che possedeva un jet privato.»
Chiamala stupida! penso tra me e me, ma credo che questo lo abbia pensato anche Francesco, almeno per sdrammatizzare la situazione.
«Tua mamma non è un'ubriacona che ha bisogno di soldi perchè fa troppe scommesse.»
«No, ma ha appena avuto un bambino con questo qua e pretende che noi andiamo al suo battesimo, come se fossimo veri e proprio fratelli.»
«Non ci meritiamo questi pesi sulle spalle, noi siamo ragazzi che alla nostra età si devono divertire e invece dobbiamo occuparci di quelli che sarebbero dovuti essere genitori responsabili.» Sbuffo e finalmente sorseggio un po' di lemonsoda, è davvero buona.
«Beh allora propongo un brindisi.» afferma Francesco che ha ormai riacquistato la sua allegria «A noi giovani.» e mette il bicchiere vicino al mio.
«A noi.» dico facendo scontrare leggermente i due bicchieri in vetro. Mi metto a pensare che anche io e Matteo avremmo potuto sederci qui e parlare, invece ci ostiniamo a nasconderci nello spogliatoio, in bagno, in piscina quando è vuota... E' un segreto che io vorrei condividere e che lui vuole tenere nascosto e so il perchè; a me interessa, a lui no.
«Da dove vieni?» chiedo, ma mi sento stupida quando mi concentro sulle sue parole e riesco a sentire il modo con cui aspira la lettera C, perchè non l'ho notato prima di fare la domanda.
«Toscana» Annuisco e gli rispondo che io vengo da Milano e poi nomino l'expo perchè ormai non è più Milano, ma solo expo. Non dici sono andato a Milano ma sono andato nella città dell'expo.
Chiacchieriamo ancora per qualche minuto, poi Paolo si intromette per dire che Matteo sta per baciare una ragazza in mare. Inizialmente credo stia scherzando, poi però sento che Federica parla delle ragazze troppo dirette e senza filtri, di come possono essere scambiate per "ragazze facili" e mia mamma concorda. Mi alzo con urgenza dal tavolo senza dare molte spiegazioni a Francesco, che però decide di seguirmi in silenzio con passi svelti. Arrivo fino alla riva del mare dove noto Paolo, le cugine, mamma e Federica che guardando il punto che Paolo indica. Non ho gli occhiali, però riesco comunque a vedere due teste piuttosto vicine -ma non abbastanza da baciarsi- ma i commenti di Paolo non mi aiutano ad autoconvincermi che i due non si stanno effettivamente baciando. Rimango un po' lì, fingendo di stare al gioco quando Paolo mi chiede a voce troppo alta se sono gelosa e attira l'attenzione su di me. Gli do uno spintone che lo fa cadere in acqua e poi non evito gli schizzi che comincia a mandarmi, perchè sto fissando Matteo e quella ragazza che sono troppo vicini, non ancora abbastanza per baciarsi. 
Mi allontano quando noto che Matteo sta tornando indietro e così raggiungo il bar e poi continuo fino all'ombrellone, evitando di fare caso a Francesco che continua a chiamarmi.
«Ehy,  Giulia!» esclama quando mi sono fermata all'ombrellone; è dietro di me.
«Devo tornare in hotel.» dico a denti stretti, perchè se articolo di più le parole rischio di scoppiare a piangere. 
«Ma aspetta, ehy!» mi urla dietro quando l'ho lasciato lì da solo, vicino al mio ombrellone. Le lacrime sono ormai quasi impossibili da trattenere, ma faccio un piccolo sforzo cercando di tenerle almeno fino in hotel.
«Giulia!» sento alle mie spalle ma questa volta è Paolo «So che stai male, a te piace.»
«Oh dacci un taglio, okay?!»
«Dimmelo, così la smetterò.»
«No, è più complicato di quello che pensi e poi ci sono delle cose che non sai.» rispondo brevemente, maledicendomi per non essermi accorta di Paolo.
«Però ti piace, perchè non lo ammetti?» chiede «Devo tirartelo fuori con le pinze?»
Sbuffo e cerco di isolare la mente quando Paolo comincia a elencarmi i motivi per i quali non devo innamorarmi di suo fratello; ascolto solo i primi due -friendzona tutte le ragazze e ha un carattere difficile- poi ripenso velocemente alle sue labbra sulle mie labbra e lungo il mio collo. Non ce l'ho con lui, non tanto. Sono arrabbiata con me stessa, con la mia timidezza, con la mia maledetta timidezza. Se fossi stata come lei, ora non sarei qui a piangermi addosso, ma sarei con Matteo in un spogliatoio. Se non fossi così di poche parole e sempre incerta e intimorita dal fatidico "primo passo" ora non ci sarebbe nessuna ragazza a cui Matteo si fosse avvicinato, perchè sarei io quella ragazza. Invece io mmi perdo le occasioni.
«Smettila okay? Paolo, tu non mi conosci!»
«Si, tu sei quella timida, introversa, che tiene tutto dentro e poi scoppia.» Non ci vuole tanto a inquadrarmi e neanche a farmi scoppiare a piangere. Credo che abbia avuto la conferma che aspettava; si dannazione, sono innamorata di Matteo!
«Piangi?» chiede con un tono più preoccupato, forse non voleva arrivare a questo punto. Aumento il passo e cerco di asciugare le lacrime che offuscano la mia vista, prendo la chiave e poi comincio a salire gli scalini ma a metà strada mi fermo e mi appoggio al muro, dando la possibilità a Paolo di raggiungermi.
«Non devi starci male, okay?» dice dolcemente «Matteo è un cazzone.» credo che mi voglia abbracciare, ma non lo fa. «Poi ti parlo io che sono innamorato di un mia amica che è fidanzata con un mio compagno di scuola.» cerca di sdrammatizzare ma non ci riesce, così mi tira un buffetto sulla spalla e mi sorride «Ora ti fai la doccia e poi ci vediamo giù.» dice e mi stringe la mani «Non piangere.»









ANGOLO AUTRICE: Buongiorno a tutti! Come proseguono le vacanze? Si muore di caldo -.-" 
Ringrazio rapidamente tutte le lettrici e anche le persone che recensiscono, spero di trovare qualche commento in più :*
Alla prossima, tanti baci.
Julia

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Capitolo 7
*** 7 ***


7






Ho fatto la doccia più veloce che avessi mai fatto tant'è che quando sono scesa non era arrivato ancora nessuno, c'ero solo io, il mio libro e Hozier. Alzo il volume al massimo e per la prima volta non riesco a concentrarmi sulla lettura mentre ascolto la musica; non è mai successo.
Mi rendo conto di essere distratta, perchè sono le sette passate e Matteo non è ancora arrivato, e solitamente lui è quello che torna in hotel alle sei e un quarto. Sono andata avanti di una cinquantina di pagine ma non ricordo niente. Mi rendo conto della presenza di Paolo solo quando lui mi tocca il braccio e poi mi sembra che mi chieda come va ma io non gli rispondo e abbasso nuovamente il viso sul libro cercando in tutti i modi di ignorare le lacrime che minacciano di scendere.
Man mano che la sala si riempie di persone comincio a togliere le cuffiette e infine smetto di leggere il libro, perchè non posso isolarmi a tal punto. Vedo Francesco, per la prima volta in questo hotel e mi rendo conto di essermi comportata davvero male con lui, così dico a Paolo di controllare la mia borsa e poi lo raggiungo con le mani un po' sudate per l'imbarazzo.
«Ciao Francesco, io volevo scusarmi per il comportamento di oggi. Non avrei dovuto.» la mia voce è bassa, quasi un sussurro, poi accenno un sorriso e cerco di sembrare il meno tesa possibile.
«Dimmi se c'è qualcosa che posso fare per te.» afferma il ragazzo, poi mi accarezza la guancia e sistema un ciuffo di capelli dietro l'orecchio. Annuisco, ma non c'è niente che possa fare per me. Matteo mi sta già aiutando con la timidezza, quindi l'unica cosa che potrebbe fare è farmi smettere di essere innamorata di quel cazzone per cui non conto niente, ma questo è impossibile, vero?
«So quello che ti succede.» dice poi lui, in un sussurro. Mi rendo conto che ora siamo solo io e lui nell'atrio, e in realtà siamo anche un po' nascosti.
«No, non puoi saperlo.» Ormai le lacrime sono sulle mie guance ma io cerco comunque di nascodere il viso, nonostante sia di fronte a Francesco. Improvvisamente sento le sue mani sulla mia schiena e quando apro gli occhi mi rendo conto di avere il corpo attaccato al suo. Inspiro il profumo del tessuto che indossa e poi mi concentro sul battito del suo cuore; mi ricorda quando -la prima volta- io e Matteo siamo andati nello spogliatoio. Ero un po' agitata prima che accadesse tutto e non riuscivo a concentrarmi solo sulle sue labbra, così l'ho allontanato con urgenza e con il desiderio di potermi nascondere, invece lui era sempre davanti a me, a poca distanza dal mio corpo. Senza dire troppe parole ha afferrato la mia mano e l'ha appoggiata sul suo petto, proprio nel punto in cui il suo cuore batteva così forte che ho avuto l'impressione che potesse uscire dal petto. Poi anche lui ha sentito il mio cuore e io mi sono concentrata sull'emozione provocata da quel contatto, il più vero di tutti. Ho sentito la velocità dei battiti del suo cuore quando era solo con me; andava così veloce. Era felice? Agitato? Eccitato? Imbarazzato? Tutto tranne che disinteressato. Allora perchè ora è in spiaggia con un'altra?
Per un breve lasso di tempo sono sicura che, non appena scioglierò l'abbraccio, vedrò il viso rilassato di Matteo, poi però inspiro nuovamente il profumo e mi rendo conto è solamente Francesco.
Tutto sommato il suo abbraccio mi ha aiutato, ora non piango più anche se i segni delle lacrime sono ben visibili sul viso.
«Vieni, andiamo in bagno che ti sciacqui il viso.» mi afferra la mano saldamente, come se avesse paura che potrei cadere. Lo seguo in silenzio e le tempie che mi pulsano ma mentre cammino sento il cellulare tremare nella taca dei miei jeans, così lo afferro ma per via delle mie mani tremolanti esso cade a terra. Mi fermo e anche Francesco è obbligato a farlo quando sente che la mia presa è più forte della sua, mi abbasso e quando mi rialzo Matteo è davanti a me. Il suo sorriso mi rassicura e anche se resta per poco, cerco in tutti i modi di capire se lui e quella ragazza si sono baciati, penso distrattamente se anche io gli ho lasciato dei segni poi scuoto la testa e ripenso alle sue labbra. Non erano nè più gonfie e neanche più rosee, semplicemente normali però non posso fidarmi ciecamente di questa mia conclusione, ho bisogno di sentirlo dire da lui.
Chiedo a Francesco se ho gli occhi rossi e quando lui scuote la testa, gli propongo di andare a mangiare e lasciar perdere l'idea del bagno, così entriamo in sala da pranzo e ci dividiamo quando lui raggiunge suo papà e suo fratello e io mamma e Leonardo. Non nascondo di aver lanciato un'occhiata al tavolo di Matteo, ma lui non c'era, così ho salutato cordialmente tutti augurando loro una buona cena.


I programmi per questa sera sono di andare a vedere il mercato sulla via che costeggia il mare, fino a raggiungere la piazza dove ci dovrebbero essere i balli tipici di questa regione. Stiamo quasi per uscire quando la nonna si ricorda di qualcosa lasciato in stanza, così io mi risiedo e riprendo a giocare con Elia e Chiara a carte. Tengo il cellulare sul tavolo, vicino al mio gomito, e ad un certo punto vibra, facendo traballare tutto il tavolo. Lo prendo e lo sblocco, sorridendo alla risata allegra di Elia che avrà sui quattro anni, poi noto il mittente del messaggio e un po' mi irrigidisco. Prima di leggerlo alzo il viso cercando lo sguardo di Matteo, ma lui non c'è.

"Incazzata?"

 
"Si, ma non mi va di parlare."
 
"Posso rimediare?"

Sbuffo e poi sorrido quando noto che Francesco ha preso posto al mio tavolo e si è impossessato delle mie carte per poter continuare a giocare con suo fratello e la cugina di Matteo.

 
"Oggi no."

Blocco il cellulare poi lo metto via, convinta che lui non scriva più. Lo vedo scendere e mi chiedo distrattamente dove sia la nonna, dato che aveva detto massimo un quarto d'ora. Vorrei dire a Matteo di venire con noi, ma vedo che squadra Francesco da testa a piedi e poi cambia direzione, raggiungendo il tavolo di mio fratello, Paolo e Rino. Credo che Francesco si renda conto dei nostri scambi tesi e nervosi di sguardi, tant'è che mi sfiora la guancia e mi chiede se va tutto bene. 
«Certo, si.» rispondo, evitando il suo sguardo «Stasera vieni con noi ai mercatini?» Vorrei che dicesse di si ma lui scuote la testa, però mi promette che se voglio, domani possiamo fare una nuotata insieme.
«Per farmi perdonare.» aggiunge «E' che la sera vado al quel parco giochi per Elia, gli piace così tanto.»
«Si tranquillo, non devi giustificarti. E' giusto così!»esclamo convinta di quello che dico, poi gli sorrido e spero che capisca che sono sincera.
Lo saluto con un frettoloso bacio sulla guancia quando Paolo mi raggiunge e prende il mio braccio tra la sua mano, tirandomi verso gli altri.
Durante la passeggiata parlo un po' con Leonardo e rispondo a qualche domanda di mamma, ma la maggior parte del tempo la passo con Paolo.
«Smettila di stare male!» esclama prendendomi sottobraccio «Sei al mare, c'è il sole, ci sono gli amici, ci sono io.. Non puoi lamentarti!»
«Infatti di queste cose non mi lamento.» rispondo
«Non ti lamentare neanche di altre.»
«Innanzitutto io non mi sto lamentando!» affermo un po' prepotente «E poi..» però mi blocco. Vorrei dirgli che non può capire quanto io ci stia male, però sarebbe da egoista, così sto semplicemente zitta e ascolto i suoi racconti, alcuni interessanti, altri no. 
Prendo il cellulare intanto che aspetto Paolo che si è fermato alla bancarella delle caramelle e quando attivo il 3G trovo un messaggio di Matteo, ma risale a quando eravamo ancora il hotel e io ero vicino a Francesco.

 
"Domani?"
 
Rileggo velocemente la conversazione cercando di ricordare a cosa si riferisca il suo ultimo messaggio. 
 
"Si vedrà."

Aspetto un po' la sua risposta, decidendo che dopo quella non prenderò più il cellulare in mano, ma mentre attendo penso che potrebbe benissimo non rispondere, perchè non c'è molto da dire. Alzo il viso e riesco a individuare la sua maglia arancione non molto lontano da me; sta scrivendo con il cellulare, ma nella mia chat con lui tutto quello che leggo è online nessun sta scrivendo.
«Ho scoperto il nome!» Paolo arriva con la bocca piena di caramelle e un sacchetto con dentro i delfini quasi finito.
«Di chi?»
«Della ragazza di Matteo.» rispondo con semplicità, come se per me non fosse già abbastanza difficile «Emily»
La prima cosa che ho pensato appena ho sentito il suo nome è stata piuttosto cattiva, così ho immediatamente eliminato quel commento e capito con chi scrive Matteo ora.  La scritta online è ancora presente nella chat e lui sta ancora scrivendo, quindi non c'è molto da sperare. Le sta scrivendo. Probabilmente le stesse cose che ha scritto a me e domani si incontreranno in spiaggia, nello stesso spogliatoio dove era stato con me.
«Ma tu da che parte stai?» chiedo a Paolo forse troppo seria, però non lo capisco. Mi dice di non lamentarmi però poi mi comunica raggiante il nome della ragazza con cui Matteo si sta momentaneamente vedendo.
«Dai, su. Sorridi!»
Le persone mi fanno stare male ma io devo sorridere.


In hotel incontro Francesco che sta guardando una partita di calcio ed è seduto davanti alla televisione in atrio, mi avvicino con l'intendo di dargli la buonanotte.
«Ehy» affermo, salutandolo con la mano
«Ehy!» risponde lui, poi mi fa segno di sedermi vicino a lui. Vorrei dire di no, ma poi do una veloce occhiata a mia mamma e vedo che si è messa a chiacchierare con Federica, così decido di aspettarla e intrattenermi con Francesco.
«Sei andato anche tu sulle macchinine con tuo fratello?» lo prendo in giro, tirandogli una gomitata tra le costole che lo fa ingozzare.
«In realtà si.» mormora lui, allora io la smetto immediatamente di ridere e tono seria, solo che quando l'immagine di Francesco, così alto, sulle macchinine piccolissima mi passa per la testa non posso fare altro che riprendere a ridere.
«Eh dai!» esclama «Che c'è?»
«Niente.» sussurro con le lacrime agli occhi «E' divertente.»
«Cosa?»
«Tu.» Un brivido di freddo percorre la mia schiena e Francesco lo nota così mi porge la sua camicia profumata e sorride quando la indosso. Perchè mai mi deve venire freddo al mare? Non si è mai sentito! Lo ringrazio e poi resto a osservare i suoi bicipiti e ammetto che il colore della sua maglia gli sta davvero bene.
Rimango per un po' in silenzio osservando il grande schermo e quando sto per prendere la decisione di andarmene, Francesco mi chiede se mi piace il calcio.
«No, lo odio.» ammetto «Infatti stavo per andarmene.»
«Aah» sospira e poi si alza mentre io lo guardo attentamente, chiedendomi cosa stia per fare «Dai, ti accompagno.»
Gli sorrido e vorrei che capisse che lo sto ringraziando, poi mi alzo afferrando la sua mano che in realtà non mi serve, ma era semplicemente un gesto molto dolce che non potevo sprecare. Dico a mamma che sto salendo e che lascerò la chiave fuori dalla porta e giusto quando termino la frase, Matteo entra in hotel e la prima cosa che fa è sorridermi. Come può sorridermi come se fosse tutto a posto? Come se non mi avesse ignorata tutta la sera. Non ricambio il sorriso e anzi, le mie labbra sono tese in una linea dritta e severa.
Mi incammino in silenzio verso il tabellone con tutte le chiavi, prendo la mia e Francesco la sua, poi saliamo le scale insieme e cerco di distrarmi mentre Matteo è qualche metro lontano da noi. Sono sollevata dal fatto che lui dovrà fermarsi al primo piano e invece noi due proseguiremo e quando arriviamo al secondo piano e io mi fermo davanti alla mia stanza, richiamo l'attenzione di Francesco per farglielo notare.
«Questa è la mia stanza.» affermo con un sorriso nervoso e giocando con le chiavi che tengo in mano
«Ah certo.» Francesco si gratta la testa imbarazzato e poi fa qualche passo indietro mettendosi  giusto di fronte a me.
«Beh allora..» sto cercando di dargli la buonanotte ma vedo che mi interrompe e senza capire il motivo mi blocco, aspettando che dica qualcosa.
«Tu emh.. stai male per... per Matteo?» chiede ancora più in imbarazzo e io non riesco a guardarlo negli occhi, faccio passare una mano tra i capelli sistemando un ciuffo di capelli, di modo che non mi dia più fastidio.
«Vedi emh.. è molto più complicato di quello che sembra e..»
«Ti piace, non è vero?» chiede lui. Lo guardo dritto negli occhi blu e un brivido percorre la mia schiena. 
Annuisco e sento che le mie guance diventano lentamente più rosse, poi abbasso il viso e quando lo rialzo Francesco è qualche metro più distante e il labbro inferiore è stretto tra i suoi denti.
«Io allora.. credo che sia meglio che me ne vada.» sussurra. Credo di aver visto uno strano scintillio nei suoi occhi blu marino e non voglio che se ne vada così. 
«Francesco.» lo richiamo, ma ho la sensazione che non voglia girarsi, così lo raggiungo e poi prendo il suo polso tra le mie dita e lo costringo a voltarsi verso di me. Gli sorrido, anche se il mio sorriso non gli servirà e poi mi metto in punta di piedi e premo il mio petto contro il suo, in quello che ha l'aria di essere un abbraccio triste. 
«Ti voglio bene.» sussurro sulla sua spalla, mentre nascondo il mio viso tra l'incavo del suo collo e infilo la mano tra i suoi capelli biondi che profumano di mele. Mentre dico quelle tre parole sento le sue braccia stringersi ancora di più intorno alla mia vita, come se stesse cercando di trattenere le lacrime, o la rabbia.
«Lui non ti merita.»
Quando sciogliamo l'abbraccio ho la sensazione che il sorriso che Francesco mi ha rivolto prima di darmi la buonanotte sia stato sincero. Mentre torno in camera ripenso alle sue parole: lui non ti merita. Forse io merito di più. Anzi, è così. Tutti meritano una persona che li ami e li rispetti e mi odio per essere innamorata del ragazzo sbagliato, perchè se solo non fossi così cotta credo che Francesco potrebbe davvero essere il ragazzo giusto. Lo vedo nei suoi occhi, lui ci tiene. Ed è un ragazzo serio nonostante i suoi diciassette anni. Non pretendo che i diciassettenni non pensino al sesso e tutto il resto, ma allora perchè io credo nell'amore? Io voglio gli abbracci veri e i baci dolci, non quelli passionali che sfociano nel sesso. Il motivo per cui non mi concedo a Matteo e non lo farò mai è perchè io credo che il grande passo vada fatto con una persona che ti ama e che continuerai a vedere per il resto della vita, non una che tra due giorni torna a casa sua.
Decido di fare un'altra doccia e quando esco con l'asciugamano ancora legato intorno al corpo e un mollettone per tenere legati i capelli, qualcuno bussa alla porta e -dato l'orario- potrebbero benissimo essere mamma e Leonardo.
Apro la porta e mi si smorza il respiro quando Matteo è davanti a me.
«Che ci fai qui?» chiedo seria, cercando qualcosa da poter mettere per coprire il mio decolletè scoperto.
«Speravo potessi cambiare idea.» confessa con un sorriso sghembo sulle labbra tenendo gli occhi sul mio seno.
«No Matteo.» dico in un sussurro, mettendo la mano sul suo petto per allontanarlo. Sento il suo battito aumentare man mano che si avvicina e il mio fa la stessa cosa mentre mi allontano. Matteo lascia la mano che teneva aperta la porta che si chiude automaticamente senza fare troppo rumore. «Esci!» esclamo, ma la voce mi trema e mi rendo conto che in realtà voglio che resti perchè mi è mancato. Si, mi è mancato e voglio che le sue labbra siano subito sulle mie.
«Vuoi davvero che vada via?» Dannazione, Matteo sa che mi ha in pungo. Io pendo dalle sue labbra e questo mi rende vulnerabile e lui lo sa. Il problema di base è questo; io sono innamorata, lui sfrutta questo a suo vantaggio e io non so dire di no.
Scuoto la testa e mi fermo dato che ormai sono contro il muro. Un sorriso soddisfatto compare sulle sue labbra, poi raggiunge il mio corpo fa passare una mano dal collo fino al seno, coperto dall'asciugamano. Schiaccia il mio corpo con il suo quando preme le sue labbra sulle mie e io non protesto, anzi, allaccio le mie mani dietro il suo collo e poi arrotolo un riccio attorno al mio indice. Lo bacio con il costante timore che possa togliermi l'asciugamano e quando sento di nuovo le sue mani sul mio seno, un gemito esce dalla mia bocca sorprendendo il ragazzo che appoggia la sua fronte sulla mia e mi osserva. Le lentiggini sul suo viso lo rendono un ragazzo adorabile mentre la barba mi ricorda che tra poco diventerà un uomo vero e proprio perchè sarà maggiorenne.
Accarezzo la sua barba e allungo il collo per poter prendere il suo labbro inferiore tra i denti, lo stringo e poi lo succhio mentre le mie mani scendono sulla scusa schiena e raggiungono i fianchi. Gli tolgo la maglia arancione e la butto sul letto poi gli accarezzo la schiena dolcemente, sentendo la pelle d'oca in ogni punto dove passano la mie unghie con lo smalto nero.
Improvvisamente sento bussare, di nuovo. Penso distrattamente che quando è stato Matteo a farlo, a bussato tre volte, quindi avrei dovuto capirlo. Poi però ritorno a concentrarmi su quello che sta accadendo e vado in panico.
«Merda! E' mia madre!» esclamo, ora sono sicura, non potrebbe essere nessun'altro.
«Potrebbe sempre essere mio fratello, non so mai cosa aspettarmi da lui.» scherza Matteo con la voce bassa, baciando nuovamente le mie labbra mentre io cerco di allontanarlo. Raggiungo il letto e gli do la sua maglia, poi gli dico di stare dietro la porta e quando la apro mi viene quasi un colpo nel vedere Francesco.
«Ehy scusa ma mi sono ricordato ora della camicia che ti ho prestato.» afferma mentre si gratta la nuca imbarazzato, credo sia perchè sono ancora e comunque con solo l'asciugamano addosso.
«Camicia?» chiede Matteo, comparendo da dietro la porta. Lo fulmino con lo sguardo e vorrei spingengerlo via poi osservo le sue labbra e noto che sono più gonfie e il labbro inferiore è leggermente più rosso. Mi volto imbarazzata verso Francesco che ha palesemente cambiato espressione e mi chiede di dargli la sua camicia. Il suo tono è freddo ora.
«Grazie. Buonanotte.»
«Notte.» mormoro. Non vorrei vederlo con quella faccia, mi fa stare male e so che è solo colpa mia. 
«Perchè non sei rimasto nascosto?!» gli chiedo arrabbiata, sedendomi sul letto.
«Beh, non era tua mamma.» risponde semplicemente
«E che vuol dire?»
«Cos'è, ti dispiace che Francesco sappia come stanno davvero le cose?»
Sbuffo e poi apro un cassetto e prendo un reggiseno rosso e un paio di mutandine abbinate, raggiungo il bagno e in pochissimo tempo li indosso, poi metto un vestito.
«Senti, dovevi rimanere nascosto, okay?»
«No, non dovevo!» ribatte lui, sedendosi sul letto.
«Hai baciato quella Emily?» chiedo allora, cambiando discorso «Anzi, siete andati nello spogliatoio, non è vero?»
Matteo scoppia in una fragorosa risata e poi scuote la testa «Ecco perchè eri incazzata!»
Stringo i denti e vorrei avere le parole giuste per rispondere, però mi limito a guardarlo infuriata.
«Ti sei incazzata perchè una è interessata a me e io ci sto! Non è colpa mia, tu non mi accontenti e io giro e poi scusa, io non sono fidanzato! Mi era sembrato di essere chiaro, solo divertimento, ricordi? Se vuoi divertirti io ci sto, ma non mi diverto con il tuo modo, mi dispiace.» Abbasso il viso quando sento le lacrime lungo le mie guance e le asciugo in fretta. Io non lo accontento perchè lui vuole il sesso, quella invece gli avrà già dato tutto quello che c'è da dare. Ecco qual è la differenza tra Emily e me, oltre la mia timidezza. 
«Tu sei liberissimo di fare quello che vuoi!» ribatto, cercando di mantenere un tono stabile «E' vero, non sei il mio ragazzo e quindi puoi benissimo girare però poi non vieni qui per cercare quello che lei non ti ha dato!» ribatto «Perchè è così, non è vero? Lei hai parlato tutta la serata e lei ti avrà dato buca, allora sei venuto qui e mi hai usato come ripiego.» Mi mordo il labbro inferiore -che ha ancora il suo sapore- e poi alzo gli occhi al cielo «Hai ancora il coraggio di dire che non sono un passatempo?»
Mi avvicino alla porta e metto la mano sulla maniglia, poi la apro e lo invito ad uscire e gli sono grata quando preferisce stare zitto e uscire dalla stanza con passi lenti. Mi lancia un ultimo sguardo che non riesco a decifrare e quando sbatto la porta ripenso alle parole di Francesco; lui non ti merita. 




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Capitolo 8
*** 8 ***


8







Io che credevo che la mia prima storia d'amore -se così posso definire questa che mi sta accadendo ora- fosse stata tutta rosa e fiori. E' proprio vero che quando l'amore non è corrisposto fa male anche il doppio. Ma non è come quando mi innamorai per la prima volta di Luca, due anni fa. Lui non mi ha mai illusa quindi io sono stata male fino a un po', si, ma alla fine non avevo niente di vero per cui potevo soffrire. Con Matteo è diverso, quando lui non ci sarà io avrò tutti i ricordi che mi assilleranno e non vorrò dimenticarli.
Mamma si è accorta che c'è qualcosa che non va, però ha anche capito che è qualcosa di molto serio e quindi evita di fare domande per ricevere risposte sgarbate.
Finita la colazione mi sono seduta al tavolo con Leonardo e Paolo, li ho osservati giocare a carte in silenzio e ho più volte mandato la mia mente in posti più allegri, lontano dalla realtà e per questo non ho risposto a diverse domande che Paolo mi ha fatto, riguardo il fatto che Matteo -ieri sera- sia uscito di stanza e rientrato solo dopo mezz'ora passata.
La cosa che più odio di questa situazione è che se Matteo mi chiedesse di vederci ancora io sarei così stupida -e innamorata- da dirgli di si. Perchè io voglio sentire le sue labbra sulle mie e continuo a mordermi il labbro perchè so che ieri sera è stato  lui a farlo. E' così ridicolo e allo stesso tempo profondo. Io voglio che lui sia qui ma se ce lo avessi davanti potrei tirargli uno schiaffo.
«Buongiorno» Ovviamente penso al diavolo ed ecco Matteo che, con un solare sorriso sulle labbra, saluta e si siede al tavolo, di fronte a me.
Evito il suo sguardo e anche le sue domande, poi appena vedo mamma mi alzo e la raggiungo, incamminandomi in silenzio verso la spiaggia.
Raggiungo l'ombrellone e metto la borsa appesa sugli appositi ganci, tolgo il vestito e mi stendo sul lettino all'ombra perchè non riesco a sopportare neppure il sole.
«Sai Giulia, stavo pensando all'arrivo improvviso di tuo padre.» afferma improvvisamente mamma, facendomi dimenticare -anche se per poco- del motivo per cui la mia mente è un ring di emozioni contrastanti.
«Non credo venga qui per passare un weekend diverso, penso ci sia qualcosa sotto.» continua e la prima cosa che mi passa per la testa è il famoso detto: conosco i miei polli.
«L'ho pensato anche io.» ammetto, poi ripenso a quando papà mi ha chiesto di promettere che non avrei detto il vero motivo alla mamma, ma lei merita di saperlo.
«L'hai chiamato, non è vero?» chiede e io prontamente annuisco, poi quando sto per riprendere parola, lei mi interrompe «Spero non debba sanare un debito perchè altrimenti sarebbe davvero un'idiota a venire nel nostro stesso hotel!» esclama.
«No emh...» mi morsico l'interno della guancia «Lui ha colto l'occasione per venire a vedere me e Leonardo perchè dice che non lo andiamo mai a trovare.»
Diciamo che è una mezza verità, ma ho la sensazione che mamma non l'abbia bevuta.
«Guarda, so che è tuo padre e io non dovrei parlare male di lui se non è presente, ma credo che con i tuoi diciassette anni puoi benissimo avere la tua opinione.»
«Si mamma, ho la mia opinione e non si allontana di molto dalla tua.» affermo, poi quando arrivano Paolo, Leonardo, Matteo e Anna io decido di andare in mare, sperando che Paolo non mi segua. Raggiungo la riva e mi maledico per la mia scelta perchè l'acqua di mattina è gelata.
Rimango un po' ferma con l'acqua all'altezza della vita pensando se è meglio buttarmi o tornare indietro, poi però scruto -in lontananza- quello che ha tutta l'aria di essere Francesco. Le goccioline d'acqua attraversano il suo fisico scolpito per avere solo diciassette anni e i capelli brillano sotto la luce del sole mattutino. Ricordo brevemente l'espressione che aveva quando ieri ha ripreso la sua camicia e un brivido percorre la mia schiena; devo parlargli.
«Ehy» affermo quando è quasi vicino a me ma dal tono sorpreso con il quale rispondo sono convinta che non mi abbia notata. «Come va?»
«Potrebbe decisamente andare meglio, sai?» ironizza con un sorriso malinconico sul viso.
Mi mordo l'interno della guancia destra e sento un sapore metallico in bocca, così cambio lato anche se il sapore non scompare subito «Volevo scusarmi per ieri sera.»
«E per cosa? Sei liberissima di fare tutto quello che vuoi con lui.» Non so perchè, ma quando sento che pronuncia "lui" uno strano nodo si forma in gola.
«Il punto è..» prendo un respiro e gioco con l'acqua per rendere l'aria meno tesa «Avevi ragione. Lui non mi merita.»
«Cosa te lo ha fatto capire?» chiede serio «Non bacia più bene?»
Non capisco se stia scherzando o no, comunque mi lascio scappare un sorriso e poi scuoto la testa «Ieri mi hai chiesto se lui mi piace e la mia risposta è si, tanto, ma io non piaccio a lui.»
«Oh, questo è interessante.»
«Interessante nel senso "uao!" o nel senso "oh merda!"?» chiedo e questa volta è lui a sorridere.
«Uao!» esclama «Perchè ti bacia allora?»
Mi mordo il labbro inferiore, non sono sicura che le persone possano capire se rispondo con la verità, però credo di avere bisogno di parlarne con qualcuno e Francesco è davvero un bravissimo ascoltatore.
«Divertimento.»
«Divertimento?» chiede abbastanza sorpreso.
«Divertimento.» confermo tristemente, come vorrei che non fosse così.
«Nessuna ragazza andrebbe usata come passatempo, tutti hanno un cuore.»
Annuisco però poi alzo lo sguardo verso gli occhi blu di Francesco e «Ma è colpa mia, lui è sempre stato coerente, solo divertimento. Sono io che mi sono innamorata.»
«E allora lui avrebbe dovuto darci un taglio, così avresti sofferto ma almeno sai che è la cosa giusta.»
«Lui non lo sa.» dico alludendo al fatto che Matteo non sa che io sono innamorata di lui.
«Non devi difenderlo.» afferma Francesco, appoggiando una mano sul mio braccio e guardandomi come se capisse quello che mi sta succedendo.
«Non lo sto difendendo.» rispondo mentre mi incammino, seguita dal ragazzo, fuori dall'acqua.
«Si, lo stai facendo.» Ci dirigiamo verso il bar e poi gli indico il mio ombrellone e quello di Matteo, Francesco annuisce e mi dice di seguirlo. «Comunque stai sicura che lui lo sa.» afferma «Insomma, l'ho capito io guardandoti una sola volta mentre lo osservavi parlare.»
Mi mordo il labbro un po' in imbarazzo mentre lo seguo in silenzio. Attraversiamo due bagni e raggiungiamo quello caratterizzato dagli ombrelloni blu e verdi. Improvvisamente mi prende la mano e mi dirige verso l'ombrellone numero 82; suppongo sia il suo.
«Mio papà è a fare il bagno con Elia.» spiega e io annuisco. Come sono monotona, sarà la terza volta che mi limito ad annuire senza dire niente.
«Allora, perchè ho ragione?»
«Ieri abbiamo.. discusso.» rispondo osservando la famiglia davanti a noi, ci sono due genitori e un figlio e sono così uniti e felici.
«Perchè?»
«Per la ragazza che Matteo ha conosciuto ieri pomeriggio.» affermo e so che Francesco sa a chi mi riferisco perchè c'era anche lui quando li abbiamo visti.
«Se ti consola li ho visti quando tu sei andata via e stavano andando in direzioni diverse.»
«Lo so.» rispondo «Per questo ieri sera è venuto da me.» il mio tono è amaro, come se non credessi alle parole che sto per dire «Lei non l'ha accontentato e quindi c'ero io come seconda scelta.» Credo che ormai Francesco non sappia più che dire e io lo capisco perchè è stato fin troppo dolce, mi ha ascoltato e mi ha capito.
«So che ormai tu sei troppo innamorata per fare un passo indietro, quindi tutto quello che ti posso dire è di terminare la vacanza con lui e poi iniziare una nuova vita a Milano.»
Annuisco, di nuovo. Non è il consiglio che avrei voluto sentire ma è l'unico che possa valere ed è l'unica cosa che io possa fare, non c'è altra soluzione.
«Comunque credo che tu interessi a Matteo. Non gli sei proprio indifferente, l'ho visto.» Aggrotto le sopracciglia e desidero che continui «Ho visto che ti guarda quando tu non ti accorgi. Forse non è niente, comunque non credo che lui sia venuto da te solo perchè quella ragazza gli ha dato buca.»


Sono nuovamente sotto l'ombrellone con il cellulare tra le mani e gli auricolari che riproducono Kids In The Dark degli All Time Low. Faccio qualche partita  a candy crush e poi interrompo il gioco perchè mi arriva un messaggio da Francesco; ci siamo scambiati i numeri poco fa, quando io sono tornata all'ombrellone e lui è andato a fare un bagno con il fratello.

"Che fai?"

 
"Ascolto la musica :)"

"Uuuh, che interessante!"

Sorrido perchè immagino il suo tono se stessimo parlando dal vivo.

"E intendo interessante nel senso "Uao!" ahahah. Dov'è Matteo?"

 
"Qui. Sta leggendo, ma credo che a volta guardi in questa direzione."

Detto ciò mi volto indifferente verso lui e i nostri sguardi di incrociano, poi però io torno a guardare il mio cellulare e lui a leggere il suo libro.

"Non avete parlato?"

 
"Ci siamo lasciati solo quindici minuti fa! Non riesco a incassare così velocemente i tuoi consigli ahaha!"

Francesco mi manda uno smile e io gli chiedo cosa sta facendo.

"Gioco a carte. Con Elia ovviamente."

 
"Che bravo fratello, ma non dovresti distrarti allora!"

"Beh ma sei tu a distrarmi è tutto okay, lo dice anche Elia."

Un lieve rossore si fa spazio sulle mie guance e per qualche minuto rimango a fissare l'ultimo messaggio di Francesco. Penso a come sarebbe più facile se solo io fossi innamorata della persona giusta.. insomma, io e Francesco siamo abbastanza uniti e lui incarna perfettamente l'ideale di bravo ragazzo. Credo che il nostro rapporto sarebbe diverso se solo fossi fidanzati però.. credo che funzioniamo di più come amici. Questa è solo una sensazione, ovviamente.

 
"Dai dai, continua va'! Io torno in hotel, bye."

"Ma è presto!"
 
"Si, ma qui mi annoio in realtà."

"Beh, Elia chiede se vuoi venire a giocare un po' a carte con noi.. :)"
 
"Lo chiede Elia?"

"O Francesco?"

"Segreto."

Rido quando Francesco manda la emoji della scimmia che si tappa la bocca, così lascio il cellulare nella borsa e mi rifaccio la coda.
«Mamma, vado da Francesco.» affermo e mamma annuisce «Ci vediamo direttamente in hotel.»
«Va bene tesoro.» risponde lei, rimettendosi gli occhiali da sole. Passo davanti al lettino di Matteo e guardo che mi sta squadrando, come se qualcosa gli desse fastidio. Senza neanche farci caso, credo di avergli recato fastidio perchè lui lo ignoro da stamattina mentre sto con Francesco da quando sono andata in riva al mare. Questa è la sensazione che provo, poi potrebbe benissimo non importargli dato che è solo divertimento tra noi.


La sera arriva in fretta e mi rendo conto che ormai siamo ad un giorno dalla partenza di Matteo e gli altri e solo a due dalla mia e quella di Francesco, non so in che condizioni sarò quando tornerò a Milano.
«Stasera si gioca?» chiede Paolo, indicando Matteo e mio fratello «C'è una rivincita a briscola che ci aspetta.» Annuisco e prendo posto di fronte a Paolo sentendomi piuttosto intimidita dalla presenza di Matteo e il suo piede sfiora il mio sotto il tavolo.
«Dai che li battiamo!» esclama Paolo mettendo la sua mano aperta davanti al mio viso, ci metto un po' a capirlo ma poi gli batto il cinque e cerco di concentrarmi più che altro sul gioco.
Dopo cinque partite, il cellulare di Matteo comincia a riempirsi di messaggi che potrebbero benissimo essere dei suoi amici, solo che io sono convinta siano di Emily, così con una banalissima scusa mi alzo dal tavolo e chiedo alcuni spiccioli a mamma per poter andare a prendermi un gelato. L'idea che mi passa per la testa è di fare qualche passo da sola, ma se Matteo volesse venire non mi dispiacerebbe perchè vorrei davvero parlargli. 
Lo osservo sperando che possa capire cosa voglio dirgli con il mio sguardo supplichevole, ma lui rimane serio e poi abbassa il viso sul cellulare, rispondendo ad un messaggio. Scuoto la testa incredula e poi mi gratto l'occhio destro che in questo momento è quello minacciato dalle lacrime, scendo i quattro gradini dell'hotel e spero che nessuno abbia notato la scena. Aumento il passo più penso a quello che è successo con Matteo, finchè mi rendo conto che qualcuno mi sta chiamando. Mi giro controvoglia e vengo travolta dall'abbraccio di Francesco che mi stringe così forte che potrebbe strozzarmi, quasi come se non volesse che cadessi in ginocchio per poter sfogarmi piangendo.
«Dio» impreca lui, accarezzandomi più volte i capelli e baciandomi la fronte quando cerco di sostenere il suo sguardo. Stringo un lembo della sua maglia tra le dita cercando di trattenere le lacrime o almeno evitare che siano così abbondanti.
«Sono un'idiota!» esclamo con la voce tremolante e il respiro corto. Vorrei prendere a pugni la prima cosa che mi capita tra le mani e a quel punto piangerei perchè mi farei male.
«Shh.» mormora il ragazzo che, nonostante tutto, continua a tenermi stretta tra le sue braccia.
Non appena mi calmo un po', ci dirigiamo verso la piazzetta di Gatteo Mare e prendiamo un gelato, perchè si sa che è il miglior antidoto contro le delusioni amorose. Parliamo del più e del meno, passando dal film preferito a Francesco Petrarca e l'amore di Dante nei confronti di Beatrice.
Una volta di nuovo in hotel mi fermo prima dei gradini controllando se Matteo è nell'atrio e quando mi assicuro che non c'è, sto per fare un passo ma il mio polso viene stretto tra le dita di Francesco.
«Aspetta.» dice in un sussurro, trattenendomi.
«Cosa?»
Vedo il profilo della sua mascella irrigidirsi, poi mette la mano nella tasca dei jeans e tira fuori un braccialetto con tre cuori, uno blu, uno verde  e l'altro viola.
«E' un pensiero per farti ricordare di me.» Un largo sorriso compare sulle mie labbra e prima di prenderlo in mano allungo le braccia e stringo il ragazzo tra le mie braccia, sussurrando molti grazie che vengono spontanei per via del suo pensiero così dolce e spontaneo.
Quando di separiamo struscio il mio viso nell'incavo del suo collo un po' per l'imbarazzo e poi allontano il viso e mi rendo conto che i nostri nasi si sfiorano. I battiti del mio cuore aumentano a dismisura e sento le guance diventare rosse, Francesco accenna un veloce sorriso, poi vedo che si avvicina lentamente e quando capisco che dirgli di no non lo allontanerebbe, tolgo le mani dal suo collo e lascio che si crei uno spazio tra noi due. Il suo sguardo è deluso, ma io lo abbraccio di nuovo e gli do la buonanotte con un bacio sulla guancia.
So che capirà il motivo per cui l'ho respinto e spero non se la sia presa e che continui ad essere un grandissimo amico.
Raggiungo la camera tenendo le chiavi strette tra le mani, ma non entro perchè sento la sua voce che mi chiama.
«Giulia.» ripete e questa volta sono costretta a girarmi e a trattenere la rabbia.
«Che c'è?»
«Mi dispiace.» afferma e credo sia più che serio
«Okay» rispondo velocemente
«No seriamente.» Matteo mi raggiunge e mi ferma per il polso, costringendomi a restare lì con lui. «Sono stato un'idiota e continuo ad esserlo. Ti tratto davvero male e non ti do quello che in realtà ti meriti. Domani parto e non voglio che tu ti ricorda di me come quello che ti ha fatto soffrire.» dice e mi stringe le mani tra le sue «Non cambiano le cose, perchè sarebbe impossibile avere una relazione con te, siamo troppo distanti, ma voglio che il ricordo che ti porterai dietro sia felice.» Accarezza la mia guancia e poi sistema un ciuffo di capelli dietro l'orecchio «Okay?»
Non credo di aver pensato a troppe cose, solo che Matteo è davanti a me e mi è mancato fin troppo. Ho pianto e ho provato odio per colpa sua, però io continuo ad essere dannatamente innamorata e, anche se la testa mi dice di entrare in stanza e sbattergli la porta in faccia, il cuore mi dice di mettergli le braccia al collo e di stringerlo perchè non avrò altre occasioni per farlo.
Annuisco e poi lo stringo tra le mie braccia, spingendo il mio petto contro il suo e cercando disperatamente le sue labbra.








Angolo autrice: ciao :)
Vi pubblico anche il penultimo capitolo anche se non so bene per quale motivo, vi ho chiesto molte volte di dirvi cosa ne pensiate.. però va beh, se vi piace sono contenta perchè vuol dire che sto facendo un buon lavoro, no? Spero ahah
Ad ogni modo, il nono capitolo è l'ultimo e spero che da completa la storia possa attirare la curiosità di più persone, si vedrà.
Ci vediamo al prossimo ed ultimo capitolo, buon proseguimento di vacanza :*
Julia.






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