Come Romeo e Giulietta

di cuffiette
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio della fine ***
Capitolo 2: *** "i" come "Iris" ***
Capitolo 3: *** Vendetta ***
Capitolo 4: *** La seconda volta ***
Capitolo 5: *** Mannaggia all'alcol ***
Capitolo 6: *** Finocchio in semi ***
Capitolo 7: *** Extra: Galeotto fu l'ultimo Natale ***
Capitolo 8: *** Parola d'ordine? Ansia! ***
Capitolo 9: *** Compito Ingrato ***
Capitolo 10: *** "Turisti per caso"... Un corno! ***
Capitolo 11: *** La paladina della giustizia ***



Capitolo 1
*** L'inizio della fine ***






CAPITOLO 1: L’INIZIO DELLA FINE

 

-IO faccio quello che mi pare- 

Una porta che sbatte e delle urla incessanti seguono la scoppiettante uscita di scena di Andrea.

Mia madre tutta accaldata urla a mio padre la sua inutilità, mentre lui di rimando non fa che imprecare a bassa voce….quando mio fratello non ottiene quello che vuole al primo colpo questi sono i risultati, anche se molto probabilmente quello sbruffone tornerà a leccare il culo ai suoi cari genitori nel giro di qualche ora.

Tutti sanno che per chiedere un fottuto permesso non è con le maniere forti che devi corrompere quei due, devi solo slecchinarteli ben bene. Anche io voglio andare a quella festa, e se Andrea mi rovina il sabato sera saprò come vendicarmi. 

La discussione è iniziata con un innocente “Domani dovete pulire tutta casa” e si è conclusa con le forchette che quasi volavano. 

Che incompetente.

 

Ovviamente alle nove di sera di quello stesso sabato mi sto già preparando per andare nel locale più figo di Firenze con le mie amiche, perché gli occhioni dolci che Irene Barbieri riesce a fare al suo papino adorato non falliscono mai. 

Giorgio Conti, anche conosciuto come il fottuto migliore amico del mio fottutissimo fratellino, senza fare tanti complimenti irrompe nella mia camera.

- Non si usa più bussare? Se fossi stata nuda?-, lo aggredisco inviperita, sbattendo con foga l’anta dell’armadio.

-Vieni in macchina con noi stasera? -, domanda invece lui, come se io non avessi affatto parlato.

La faccia da schiaffi di Giorgio, spiega come mai si senta perfettamente a proprio agio nel girare in casa d’altri senza maglietta e nell’aprire porte a suo piacimento, senza prendersi la remora di bussare. 

lo guardo di sfuggita, senza staccare realmente gli occhi dal mio armadio, per poi sbuffare scocciata.

-No, non serve. Mi vengono a prendere… -

La voce bassa, il tono vago e il fatto che non lo stia minimamente calcolando dovrebbero indurlo a mollare la presa e invece niente da fare. 

-Ancora lo stesso idiota del mese scorso?-

-No, vado con le mie amiche razza di ficcanaso-, rispondo guardandolo di sottecchi ,- E finiscila con questa storia…. io davvero non vi sopporto più, sto per raggiungere il limite massimo di sopportazione -, specifico accaldata, mentre la sua risata contagiosa riecheggia per la stanza.

Urtata più che mai, mi volto di scatto verso di lui con le guance rosse per la rabbia e il cipiglio serio.

-Giò non sto scherzando… -, cerco di sembrare il più autoritaria possibile arrivando a toccare il suo petto con l’indice alzato, - … Basta e avanza quella testa bacata di Andrea a torturarmi… Ti prego, ti scongiuro! Non alimentare le sue stupide fantasie-

Ovviamente non vengo presa affatto sul serio e il mio interlocutore invece di starmi ad ascoltare o perlomeno, invece di degnarmi di un minimo di serietà, mi afferra per le spalle e inizia a darmi piccoli colpetti sulla schiena, come farebbe con un bimbetto a cui hanno appena rubato la bicicletta.

-Oh, ma noi lo facciamo per il tuo bene… tutti sanno che non sei in grado di sceglierti un idiota degno di allacciarti le scarpe… -

-Giorgio, credevo fossi una persona intelligente e invece ti sei fatto rammollire da quel deficiente di Andrea-

-Sbaglio o sei stata tu a telefonarci il lacrime pregandoci di venire a riprenderti? Quanto tempo è passato? Un mese?-,chiede retoricamente.

Dio quanto odio la sua faccia da schiaffi e il suo sorrisetto impertinente.

-Se vuoi continuare a rinfacciarmi uno stupido favore per tutta la vita, fai pure!-,ribatto piccata, alzando le braccia al cielo.

-Ire e dai, lo abbiamo fatto volentieri…-,aggiunge lui un po più dolce anche se il suo sorriso soddisfatto non se ne è andato,-Però … ammettilo! Hai bisogno di qualcuno che ti tenga alla larga da ragazzi come Daniele Rocchi-

Solo a sentire il nome di quel bastardo mi vengono i brividi, e mio malgrado sorrido riconoscente a Giorgio.

-Va bene… Ma non dovete esagerare lo sai!-, specifico velocemente.

 

Tali Andrea Barbieri, ergo mio fratello, e Giorgio Conti sono sempre stati inseparabili. 

Sempre.

Abitiamo ad un “tiro di schioppo” come si suol dire da queste parti e a dividerci ci sono solo una manciata si scale di un vecchio palazzo vicino all’Arno, a Firenze. 

Fino all’età di tre anni, il mio adorato fratellino si è accontentato di passare il suo tempo con me. Insomma, si divertiva a spezzare la testa alle mie bambole e io glielo lasciavo fare per puro amore fraterno, o più probabilmente perché mi piaceva vedere le mie bambole senza testa.

Beata gioventù. 

Passata la veneranda età dei quattro anni però, la compagnia di una “femmina” non sembrò più essere di suo gradimento e mi mollò per la testa bacata del nostro vicino di casa. 

Fine della storia. 

Non piansi ininterrottamente elemosinando la sua attenzione, non mi disperai ne covai un odio profondo verso colui che mi aveva rubato mio fratello, semplicemente mi unii a loro.

Ovviamente, finite le elementari, i miei compagni di giochi diventarono troppo fighi per passare il fine settimana insieme a una sfigata femminuccia come me, quindi cominciò la fase dell’indifferenza.

Indifferenza vera e propria.

Io feci amicizia con Sara e Nicole che decretarono la mia rovina, almeno scolasticamente parlando, e finii con il passare tutto il mio tempo libero insieme a loro, mentre i due “fidanzatini” inserirono nel loro stupido gruppo esclusivo Francesco Toscani. 

Il fatto che fossero appetibili al gentil sesso, li rese schifosamente popolari alle medie, e di conseguenza al liceo, dove furono ovviamente smistati nella stessa classe.

C’è da aggiungere però, che mio fratello, nonostante i diciassette anni suonati, è ancora morbosamente accecato dalla gelosia nei miei confronti, perché … vuoi o non vuoi i ragazzi mi … cercano. 

E lui questa cosa la detesta.  

Alle medie c’era un certo Alessandro che mi piaceva tanto, e io piacevo a lui a giudicare da tutti i messaggini che mi mandava. Non era certo l’amore della mia vita, ma mi vestivo carina per andare a scuola, mi nascondevo ogni volta che passava per i corridoi e diventavo tutta rossa quando incrociavo il suo sguardo.

Inevitabilmente questo Alessandro, mi invitò a vedere una sua partita di calcio; all’epoca mi sembrò l’atto d’amore più romantico del mondo, così andai in quel posto pieno di gente che urlava e si dimenava dietro a un pallone solo per amore, portandomi dietro le mie strampalate amiche. 

Tornata a casa, ad attendermi ci fu il terzo grado di mio fratello e ovviamente a dargli manforte c’era Giorgio, anzi probabilmente fu insieme a lui che picchiò Alessandro il giorno dopo a scuola. 

Fine della mia breve “relazione”.

 

 

Andrea 

 - Andrè guarda che viene anche tua sorella stasera al Sundec…-,butta lì Fra, il mio migliore amico. 

Grugnisco una mezza risposta, mentre mi volto dall’altra parte;

l’ho sempre saputo che Irene avrebbe convinto i nostri genitori a mandarla….è incredibile come quella ragazza riesca sempre ad abbindolare quel rincretinito di nostro padre. 

Purtroppo per me, questa sera ho troppi grilli per la testa, ho troppi problemi già di mio e non posso tenere sotto controllo anche lei;

per fortuna su questo fronte so su chi posso riporre la mia fiducia. 

-Giò guarda… c’è pure la Fanfani..-,indico all’altro mio migliore amico, Giorgio. Lui è l’unico su cui posso far sempre affidamento, l’unico che non tradirebbe mai la mia fiducia e l’unico a cui affiderei la sicurezza di mia sorella.

-Stasera ti voglio carico amico mio…-,continuo a spronarlo.

-Andrè non come sabato scorso però, mia madre se trova altro vomito in bagno mi caccia di casa-,puntualizza Giorgio quasi schifato da se stesso,- Oggi non bevo-,conclude convinto.

-Non ci credo neanche se ti giochi la play nuova che non ti fai una bella birra-,lo apostrofa Fra.

Che la sfida abbia inizio.

-Andata. Il primo che fuori dal Sundec barcolla paga da bere per una settimana-

-Ehi frena Giò, non ho tutti questi soldi-,lo blocca Fra.

-Sei il solito fifone! Ci state?-

Ormai Giorgio è irremovibile, quindi tanto vale afferrare saldamente la sua mano in un patto solenne. So già che i miei amici a fine serata saranno talmente fuori da non ricordare questa stupida scommessa.

-Approposito Giò, per mia sorella posso contare su di te giusto? -,chiedo al mio amico.

Cicco distrattamente fuori dal posacenere mentre il mio sguardo vaga per tutto il locale alla ricerca di quel corpo capace di farmi impazzire e di farmi andare il sangue al cervello. Cazzo Andrè quanto ti sei fatto rincretinire da una stupida ragazzina?!?  “Comando, tu devi avere il comando della situazione” è il mantra che continuo a ripetermi, ma proprio non riesco a fare a meno di lanciare rapide occhiate in direzione dell’uscita del bar.

Non noto che il mio amico ci mette più del solito a rispondermi, sono troppo distratto da tutta questa gente che non fa che ostruirmi la visuale.

-Certo, certo. Ma scusa, anche se va con qualcuno, cosa te ne fotte a te?-

-Stai scherzando? Io lo so cosa vuole la gente da una come Irene. Vuole scoparsela Giò! E io non lascerò che venga trattata da puttana -

Sono sicuro di quello che le succederebbe se non ci fossi io … bè se non ci fossimo io e Giò. So cosa vogliono i ragazzi a questa età, so cosa voglio io d’altronde, e non ho intenzione di avere una sorella che viene apostrofata come una poco di buono. 

La mia non è gelosia, è senso di responsabilità e è timore di vederla soffrire, tutto qua.

-Convinto te. Per me non ci sono problemi lo sai -, mi rassicura il mio amico lanciandomi una pacca sulla spalla. 

 

 

Irene 

 

Non è stato difficile trovare qualcuno che ci accompagnasse al locale, è bastato presentarsi al nostro solito bar, il Mastro, e aspettare che arrivassero i poveretti che Sara ha stregato con il suo fascino neanche qualche sera fà. Una volta arrivate e liquidato i due accompagnatori, tra tutte le persone presenti, impieghiamo solo pochi minuti per trovare volti noti e compagnie … diciamo… interessanti!. 

Per compagnie interessanti, intendo determinati nomi e cognomi:

Michele Andreoli è Il più figo atleta della storia degli atleti,è il più affascinante rappresentante di istituto da che se ne abbia memoria, e oltretutto, cosa non da trascurare, non fa che girare con la sua moto da figo, con quella sua aria da figo, con quel suo corpo…. figo.

Gli ho puntato gli occhi addosso da quando ho messo piede nel mio liceo ed ora che finalmente mi caga, anche se solo per chiedermi una sigaretta, ho tutta l’intenzione di approfondire il nostro rapporto, e so per certo che stasera sarà presente.

Dopotutto il ragazzo più figo della scuola deve per forza di cose presentarsi alla festa più figa della sopracitata scuola.

 

 

—————

-Sai vero che quello che stiamo per fare è sbagliato ?-, sussurro.

Credo stia sorridendo, anche se non posso esserne sicura dato il buio profondo del vicoletto.

Lo sento avvicinarsi impercettibilmente a me, sento chiaramente il suo odore che si mischia con il mio e non posso fare a meno di sorridere a mia volta. 

Dio, quanto lo voglio.

-Che si fottano tutti -,digrigna a mezza bocca, avventandosi sulle mie labbra.

E’ bastato abbassare la guardia per un solo dannatissimo secondo che mi ritrovo le sue labbra prepotenti sulle mie e le sue mani dappertutto. 

-No … Andre - ,balbetto senza sapere realmente cosa dire.

Vorrei allontanarlo, lo vorrei davvero, ma non ci riesco. 

Più lo assaporo, più lo guardo, più non riesco a fare a meno di lui. 

Le sue mani esperte, che sanno come muoversi, che conoscono perfettamente i ritmi del mio corpo, sanno quando osare, quando oltrepassare l’elastico delle mie mutandine per violare la mia intimità. Oddio, violare si fa per dire, visto che dai miei gemiti strozzati chiunque potrebbe notare quanto io sia consensiente. Con un pizzico di audacia e con gli ormoni in subbuglio, mi avvicino alla cintura dei suoi jeans e la slaccio velocemente, impaziente di sentirlo ancora più mio. 

Lo sento trattenere a stento un sospiro mentre infilo la mano nei suoi pantaloni, e per impedire alle mie labbra di urlare il suo nome mordicchio avidamente la sua spalla.

Il suo respiro caldo, le sue mani che sono ovunque, che non si concentrano mai su una parte del mio corpo, ma che si lasciano la libertà di toccare, sfiorare, violare ogni cosa.

-Quanto mi è mancato tutto questo… quanto mi è mancato toccarti -,continua a sussurrarmi all’orecchio, mentre con una mano cerca di sollevare la mia maglietta.

-Ti… ti sono mancata?-,riesco a chiedere a bruciapelo, sopprimendo un gemito quando arriva a sfiorare i miei seni.

-Mi…mi sei mancata!-,dice come se gli costasse una fatica immensa ammetterlo,-mi è mancato da morire il tuo corpo-, specifica immediatamente.

Mi blocco. Mi pietrifico.

Il mio corpo, a lui è mancato solo e soltanto il mio corpo.

Quello che mi ferisce ogni volta è proprio questo, è la consapevolezza di sapere che a lui di me non importerà mai nulla, a lui importerà sempre e solo del mio corpo, lui vorrà sempre e solo scoparmi. Ho bisogno di allontanarmi immediatamente da lui, prima che la mia emotività abbia la meglio su tutto il resto.

-No basta…. Andrea … Andrea …BASTA -, urlo e con tutta la forza che neanche credevo di avere, lo spingo via, lontano da me e lontano dal mio corpo che sembra essere la sola cosa a cui è interessato.

—————

 

-Questo è alla faccia di Andrea e della sua stupidità -

Sono io questa volta a sollevare il bicchierino pieno di gin in un chiaro invito a brindare. 

Alzando il braccio mi sento pericolosamente instabile sul mio tacco 12,  insomma sono sempre la stessa persona che storce il naso davanti a una bottiglia di varnelli… non si può proprio dire che io tenga l’alcol. 

La prima volta che ho assaggiato un qualcosa di alcolico ero stata soggiogata dalla strampalata figura di Andrea. 

Anche se è più grande di me appena qualche ora, fin da piccolo si è sempre sentito il fratello maggiore, quello più figo e in grado di fare cose da grandi, come ovviamente prendersi una sbornia alle quattro di pomeriggio, dentro casa per giunta. L’ho già detto che è un idiota giusto?

 

Ormai è più di mezzora che io e Nicole ce ne stiamo sedute al bancone, cercando di accaparrarci il consenso del barista con ogni mezzo a nostra disposizione.

Di Sara abbiamo perso le tracce da tempo immemore, o almeno a me sembra così, ma so bene che la mia amica è furba, non si lascerebbe mai abbordare da un elemento anche minimamente pericoloso, e poi abbiamo i nostri metodi per ritrovarci a fine serata.

Nicole è più audacie di me, lo ammetto, ma non ho intenzione di farmi battere e il moretto mi piace molto. Al terzo cicchetto che siamo riuscite a farci offrire la mia amica mi tira sotto al bancone con fare cospiratorio.

-Se melo lasci, giuro su tutte le mie scarpe che non farò più allusioni su te e Giorgio in un letto -, dichiara Nicole solennemente.

La mia risata esce sgraziata e decisamente troppo acuta, non sembra neanche la mia.

Non so come riesco ad afferrare la sua mano tesa per stringerla in un solenne patto; quando “risaliamo” il tipo ci guarda esterrefatto, e prima di congedarmi butto giù l’ultimo goccio di una roba verdognola.

In altre circostanze fisiche e psicologiche, non avrei mai lasciato la mia amica con il superdotato, ma l’alcol su di me ha brutti effetti, l’ho sempre saputo, fin dalla famosa sbornia delle quattro del pomeriggio, così giro i tacchi e alzando le mani al celo vado a ballare.

 

La musica è assordante, è invadente. Invade il mio cervello che in questo momento è in grado di ragionare tanto quanto un branco di galline sono in grado di fare la pipì.

Senza vergogna, spinta da tutto l’alcol che mi circola nelle vene inizio a muovermi e a ballare in un modo che a me sembra sexy, ma che visto da fuori potrebbe tranquillamente essere scambiato per il ballo della scopa.

Un tipo alto e decisamente sbronzo, a giudicare dalla fiatella che si ritrova, si avvicina a me senza tanti complimenti e sentendosi libero di fare ciò che vuole, allunga la mano umidiccia e mi tocca il sedere, anzi probabilmente neanche riesce a farlo, dato che faccio appena in tempo ad alzare gli occhi per lanciargli un ceffone, che vengo malamente strattonata da due braccia forti e sicure.

-Cosa diavolo stai facendo? -, chiede una voce profonda alle mie spalle.

Andrea? o forse è Giorgio?  No…  direi proprio che dalla consistenza dei muscoli che mi intrappolano al suo petto deve essere per forza Giorgio, quel rammollito di mio fratello non ha, ne riuscirà mai ad avere questo fisico statuario. 

Cerco di voltarmi verso il mio interlocutore, che continua a tenermi stretta a se e a sorreggermi per i fianchi. Sento i suoi addominali guizzare sulla mia schiena mentre si avvicina al mio orecchio.

-Cosa ti passa per la testa eh? -

Mi allontano il minimo indispensabile da lui, giusto per riuscire a guardarlo bene negli occhi senza correre il rischio di cadere. 

Data la mia precaria stabilità potrebbe anche succedere.

-Cosa fai, mi controlli? -, domando sulla difensiva, biascicando accidentalmente.

Lo sento rilassarsi appena mentre gli scappa un sorriso.

-Qualcuno deve pur farlo. Infondo te lo dico sempre…tu non sei in grado di sceglierti gli idioti con cui passare il tempo… -,conclude ghignando.

Per quanto mi da sui nervi il suo tono, vorrei prenderlo a pugni, ma probabilmente se lo facessi invece del suo viso colpirei le lucciole. 

La musica alta, la gente che spinge e il caldo che inizia ad essere insopportabile, non fanno che peggiorare la mia già precaria situazione su queste scarpe troppo alte.

Sento l’orlo del vestito salire pericolosamente e mentre cerco di sistemarlo finisco inevitabilmente spalmata su Giorgio; i miei polpastrelli che sfiorano i suoi addominali nascosti dalla camicia, il suo profumo, il suo respiro caldo sul mio collo. Mi avvicino, senza remore, senza titubanze e gli allaccio le braccia al collo.

-Andiamo Giò non rompere sempre le scatole… dai balla insieme a me! -, la mia sembra tanto una supplica, e mentre cerco di non farlo scappare dalla mia presa non posso fare a meno di fissare le sue labbra carnose, e di pensare a come sarebbe bello baci…. Irene! Santo cielo, ma cosa cavolo vai a pensare ? 

Devo allontanarmi il prima possibile da lui, l’alcol fa si che io non sia completamente responsabile delle mie azioni, altrimenti non andrei a fare questi pensieri sul… sul migliore amico di mio fratello

Santo cielo!

Persa nei miei pensieri poco casti, non mi rendo conto del fatto che Giorgio ha abbassato le “barriere”; lo sento chiaramente trattenere il respiro mentre appoggia le sue mani sui miei fianchi, per assecondare i miei movimenti lenti e completamente fuori musica. Per quanto mi riguarda potrei trovarmi anche in un casale abbandonato. 

Oddio!

Come farò a trovare le mie amiche in mezzo a tutti questa gente? Il solo pensiero di dovermi mettere a camminare, o peggio a ragionare mi fa salire la nausea. La testa pulsa e credo di aver bisogno di sedermi, o di stendermi, o di restare aggrappata a questo fisico statuario. 

Per me fa lo stesso.

-Ma quanto hai bevuto, eh? -,sussurra rilassandosi un pò, anche se a schiena è ancora rigida. Sembra voler mantenere per forza una certa distanza tra i nostri corpi, quasi non volesse toccarmi troppo.

-Lo sai che se tuo fratello ci vede così…mi fa fuori ? Mi vuoi morto … di la verità? -

Lo sento sghignazzare sommessamente, ma contro ogni mia aspettativa non si allontana ulteriormente, anzi quando faccio per alzare gli occhi lui è ancora li, a pochi centimetri dal mio viso. Poi è un secondo … un secondo di troppo forse, ma la leggo nei suoi occhi la voglia di stringermi a se, la voglia di sentirmi più vicina. Probabilmente sono trascinata dalla poca lucidità, dai piedi che fanno male e dalla testa che gira, ma non ci penso due volte; mi alzo sulle punte dei piedi e prima che mene possa anche solo pentire le mie labbra si posano sopra le sue.

 

 

 

 

 

Alloraaaaa….. che dire dopo questo finale così azzardato ?

Prima di tutto salve a tutti e grazie per essere arrivati fino alla fine di questo strampalato primo capitolo.

Inoltre vorrei chiarire un po di cose, come il piccolo flash in corsivo, che non riguarda la protagonista della storia, ma un altro personaggio che verrà svelato più avanti.

Ci sono dei piccoli pov, in giro per la storia; in questo capitolo c’è quello di Andrea, ma è volutamente molto corto perché voglio che tutta la storia resti sotto il punto di vista di Irene.

I personaggi più o meno sono stati tutti inseriti.

La storia è strutturata come una multi-capitolo, e in previsione cene sono circa dieci, ma mi prendo la libertà di allungare o accorciare a seconda di come vengono fuori gli ultimi capitoli.

In conclusione spero vi sia piaciuto e vi saluto con la promessa di aggiornare con costanza, anche perché i capitoli sono quasi tutti scritti, o comunque nella mia testa, quindi non ci vorrà molto per gli aggiornamenti.

Baci 

Cuffiette

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Capitolo 2
*** "i" come "Iris" ***




CAPITOLO 2:  “I” come “Iris”

 

Giorgio
 

La mia vita sta per giungere alla fine, lo so. Sono un fottuto coglione patentato che non è in grado di tenere a bada gli ormoni e che salta addosso alla sorella intoccabile del … del suo fottuto migliore amico. Nono glielo posso fare questo a Andrea, non dopo tutto quello che ha fatto per me.

Non faccio che vederla mentre gira per casa con top succinti, con pantaloncini quasi inesistenti e con quelle movenze che non posso fare a meno di trovare dannatamente sexy. 

C’è stata una volta in cui mi è venuta ad aprire alla porta di casa, e sotto alla maglietta bianca non indossava niente. 

Niente. 

Mi è quasi preso un colpo. 

E lei cosa fa? Mi provoca! Mi provoca in un momento di poca lucidità, in un momento in cui avrei dovuto fare le veci di suo fratello e invece come un cretino mi sono fatto abbindolare. 

Ma io lo so cosa devo fare… devo solo riuscire a tenere a bada gli ormoni, e gliela farò pagare a quella smorfiosetta per aver insinuato in me il tarlo, per avermi infilato la lingua in gola, per avermi fatto eccitare in modo sconsiderato e inopportuno. 

Me la pagherà.

-Giò allora ce ne andiamo?-

Finalmente Fra è riemerso dagli inferi e si è fatto trovare.

-Si! Troviamo Andrea  e usciamo da questo posto -,ribatto frustrato.

Come riuscirò a guardarlo ancora negli occhi non lo so proprio, l’importante è che comunque lui non lo venga a sapere. Mai.

-Ma che ci facevi attaccato a Irene poco fa? Andrea ti ammazza se lo scopre … -

Il suo sguardo è divertito, e biascica le parole in modo odioso; è sicuramente fuori come un balcone, e lo sarei anche io se non avessi passato la serata a baciare lei. 

Dannazione.

-Ma sei idiota? Non ci vedi neanche più forse? Quella era la Bianchi, pezzo di imbecille. Seguimi va -

Strattonando a destra e a manca, prendendomi insulti di ogni genere, trascino Fra fuori dal locale e mentre mi accendo una sigaretta aspetto l’arrivo di Andrea.

Speriamo che Fra sia davvero tanto fuori da credere che quella era “la Bianchi” .

 

Irene

 

Niente, nain, nada.

Quante altre lingue ci sono per descrivere cosa successe nei giorni successivi alla mia “performance”, se così la vogliamo chiamare? 

Questa mattina presentarsi a scuola è un sollievo, una delle poche volte in cui non vedo l’ora di entrare in questo triste e tetro edificio. Il motivo? semplice. Ho bisogno di parlare faccia a faccia con Giorgio, senza sotterfugi; non ho motivo di vergognarmi di quello che ho fatto, visto che ero completamente sbronza. Da ragazza matura quale sono, intendo chiarire la situazione prima che degeneri.

Sara mi ha chiamata ieri pomeriggio cercando di trascinarmi in centro per un po' di sano shopping, ma il mal di testa atroce mi ha impedito di fare qualsiasi cosa, se si esclude restare in pigiama a dannarmi l’esistenza in casa. 

A dire il vero sono stata quasi sull’orlo di accettare; sentendo il suo tono speranzoso per un attimo ho pensato avesse bisogno di me.

Quando poi, alla mia decisione di rimanere a casa in pigiama mi ha risposto con il classico “Ire … tu devi scopare di più”  ho capito che di anormale nella mia amica non c’era proprio nulla. 

E’ sempre la solita Sara.

 

Suona la campana della prima ora e io ancora non sono riuscita a beccarlo in nessun posto, così, sconsolata più che mai, mi fiondo (nel vero senso della parola) sul mio banco, accanto alla mia fidata compagna di disavventure, Caterina. 

Le mie amiche frequentano il Garibaldi, mentre io mi sono ritrovata al Manzoni con quell’adorabile essere di mio fratello e tutta la sua assurda combriccola. Anche se i miei spingevano per farci andare in classe insieme, per una volta io e Andrea ci siamo trovati d’accordo su una cosa : cinque anni di scuola nella stessa classe sarebbero stati insostenibili. 

Il primo giorno del primo anno di liceo scientifico ci siamo conosciute, e da allora non ci siamo più separate. Cate è la persona più eccentrica che io conosca; adora abbinare capi particolari e colori azzardati, ma con un fisico come il suo … se lo può di certo permettere. 

A volte vorrei essere come lei, talmente sicura di se stessa da non curarsi di chi la guarda e ride, o da chi la guarda e la giudica per il suo essere così espansiva con l’altro sesso.

-Piccola Iris che brutta cera stamattina-

Solo lei mi chiama Iris, dice che così tutti possono sapere che il nostro è un rapporto speciale; l’ho già detto che è strana giusto?

-Cate ho combinato un macello pazzesco! - 

 

Una volta terminato il racconto del “fattaccio”, la mia amica mi da della paranoica e esplode in una fragorosa risata, - Era ora cristo santo!-, esplode mentre io la guardo storto immediatamente. 

Non mi piace quando impreca inutilmente, come in questo caso.

-Mi stavo giusto chiedendo quando si sarebbe deciso a saltarti addosso! Invece lo hai anticipato! E brava la mia Iris -

Il mio sopracciglio schizza in alto immediatamente, neanche fossi stata morsa da una tarantola, -Ma sei scema? Ho baciato il migliore amico di mio fratello e tu mi dici che “era ora”? Tu non ti rendi conto di quello che ho combinato… come farò a trovare il coraggio di guardarlo ancora in faccia? Come? -, piagnucolo disperata, sull’orlo di una crisi di nervi.

Mentre la mia amica alza platealmente gli occhi al celo, sospirando, io non posso fare a meno di guardarmi intorno per assicurarmi di essere immune a orecchie indiscrete. Questa classe è piena di pettegole incallite. 

-Cate… davvero sono nei casini. Lo conosci anche tu Andrea…-, ti prego prendimi sul serio una buona volta, e dammi un consiglio come si deve, dammi un consiglio che sia uno. Non scoppiarmi a ridere in faccia Cate…

-Se continuo a ripeterti che ti fai troppe seghe mentali, ci sarà un motivo! Infondo lo sa anche Andrea che fin.. -

-Cosa sa Andrea ?!?-, strillo istericamente, tappandomi la bocca immediatamente.

Cate sta decisamente contribuendo a farmi uscire pazza da questa storia.

-Iris tesoro, tutti in questa scuola sanno che tu e Giorgio finirete presto nel rotolarvi in un letto, e sono sicura che anche Andrea sospetta qualcosa. Certo, tuo fratello non è nella lista “gli uomini più svegli del pianeta” ma ci arriverà, stanne certa. E’ solo questione di tempo-, liquida l’argomento come a dire di saperla lunga e lascia che io le riservi sguardi truci durante le cinque ore successive. 

Cate mi è stata davvero di grande aiuto.

 

Come volevasi dimostrare, nei giorni seguenti Giorgio sembra intenzionato a evitarmi come la peste bubbonica e questa cosa mi ferisce. 

Saluta e abbraccia tutte le mie amiche e poi quando si tratta di sfiorare me, improvvisamente gli squilla il telefono, o si ricorda di dover parlare con qualcuno, oppure un improrogabile impegno lo obbliga ad andarsene.

E’ il comportamento di un bimbo di due anni e per giunta anche mio fratello, che solitamente vive con occhi e orecchie foderati di prosciutto, si è accorto che qualcosa di strano c’è. Certamente non è arrivato a capire cosa ci sia di tanto strano, ma sta di fatto che ha alzato la guardia, lo dimostra il fatto che appena rimetto piede in casa, il pomeriggio stesso, mi saluta con più malagrazia del solito. 

-Oh Irene e levati dalle scatole per una buona volta - 

So per certo che non si aspettava di vedermi a casa così presto, visto che di solito quando esco con le mie amiche, prima delle otto di me non si ha alcuna traccia. I miei ormai si sono abituati a questa cosa e mi lasciano fare, a patto che la mia media scolastica non ne risenta; la figlia di un avvocato e di un rappresentante di medicinali NON può avere la media sotto all’otto politico.

A farli dannare su questo fronte ci pensa Andrea; non che sia un asino, voglio dire, è sempre riuscito a passare l’anno scolastico senza problemi, ma la sua soglia di attenzione è talmente bassa che spesso finisce dal preside, o fuori dalla classe.

Comunque sia, oggi sono volutamente rientrata a casa prima del solito, perché con le mie amiche, sedute davanti a una cioccolata calda in via Petrarca, abbiamo analizzato attentamente la situazione e siamo arrivate alla conclusione che devo assolutamente “testare” il comportamento di Giorgio davanti a mio fratello.

Ero certa li avrei trovati comodamente appratati sopra al MIO divano: Andrea Francesco e Giorgio, quest’ultimo addirittura con i piedi sopra al tavolinetto del salotto. Tutti e tre con i joistic in mano, e sempre tutti e tre concentrati sulla tv.

-Andrea… vai a farti fottere! Questa è casa mia … e ci ritorno quando voglio. O forse volevate un po' di intimità piccioncini? -,rispondo acidamente.

Poso il giaccone nell’appendi abiti all’ingresso, e mentre levo le scarpe osservo con la coda dell’occhio la figura di Giorgio; non mi ha neanche guardata.

Mentre Fra continua a imprecare, e mentre mio fratello continua a  vantarsi di imprese eroiche compiute con un tipo che si chiama Icardi, me ne vado dal salotto non troppo velocemente; insomma non sono mica tornata a casa alle sei di pomeriggio per nulla! Voglio sentire qualcosa!

Indugio un secondo ti troppo sulla porta della cucina, visto che mia madre si affaccia dal suo studio e mi scruta sospettosa, -che fai tesoro?-

Merda! non poteva restarsene rintanata li dentro come sempre?

-Niente mà, mi prendo un po' di succo-

Così, a malincuore entro in cucina e accosto la porta; so perfettamente che Giorgio non direbbe mai a mio fratello che l’ho baciato, semplicemente perché sa che così facendo perderebbe sicuramente il suo “fidanzatino" adorato per sempre, ma voglio vedere come si comporta con lui in mia presenza.

-Tua sorella non doveva restare fuori oggi? - 

La frase buttata li con indifferenza e i piedi ancora sopra al nostro tavolinetto fanno sembrare che non gliene importi nulla, ma io so che in realtà lui teme la mia presenza, e che questo pomeriggio è venuto a giocare alla play con i suoi amichetti in casa mia, solo perché era sicuro che io non ci fossi.

-Bho … valle a capire le donne. L’importante è che non vada dietro ai soliti deficienti … -

-Tranquillo Andrè a questo ci pensa Giorgio. Giusto fratè?-, ridacchia Fra.

Non riesco a seguire bene la scena da qua dietro, maledizione, ma sono quasi certa che … se non ci fosse mio fratello in mezzo a loro, Giorgio avrebbe picchiato Francesco.

-Giusto amico mio. Giustissimo. Ora preparati a perdere và… l’inter lo prendo io questa volta -,sentenzia Giorgio.

L’ultima cosa che sono riuscita a sentire, prima di filare in camera, è stato Francesco che insultava pesantemente Giorgio per un pugno sul braccio.

Che ragazzini.

 

Dopo questo simpatico teatrino, che tra le altre cose io neanche avrei dovuto sentire, ovviamente, il mio sveglio (?) fratellino la sera stessa a cena con la nostra genitrice pensa bene di tirare fuori l’argomento.

-Hai litigato con Giorgio e io non me ne sono accorto? -

Alzo la testa di scatto, poso la forchetta e guardo Andrea dritto negli occhi. Bisogna sempre affrontare l’avversario guardandolo dritto negli occhi.

-Non che io sappia … Perchè, che vi siete detti nel vostro “linguaggio tribale” ? -,chiedo sul chi va là. Il mio fratellino sbuffa sonoramente, spostando la sua attenzione sulla tv della sala, che sta trasmettendo una “partita importantissima” a detta sua e di nostro padre, visto che si è perfino rifiutato di cenare in casa, per andarla a vedere con i suoi amici al bar del quartiere. 

Beata gioventù.

Andrea si è sicuramente già pentito di essersi mostrato interessato a qualcosa che riguarda la mia vita privata, o a qualcosa che riguarda me, più in generale. 

-Oggi non vi siete neanche guardati!Ma fondamentalmente a me cosa me ne fotte? -

Sei tu che fai domande a te stesso in terza persona, mio caro, non io, quindi sei tu ad avere seri problemi.

Ma questo commento preferisco tenerlo per me  

-Allora perché me lo hai chiesto? -  

-Perchè Fra dice di avervi visti “vicini vicini” sabato sera e volevo sapere se devo spaccargli la faccia-

Mentre la mamma segue il nostro scambio di battute come se stesse seguendo una partita del, Wimbledon, io sbianco pericolosamente.

-Fra era completamente sbronzo sabato sera -, e mi mordo la lingua prima di continuare con un “come te del resto”, - Io non penso che quello che dice di ricordarsi … dovrebbe essere preso in considerazione! -, 

Detto ciò mi concentro sul pollo arrosto poco cotto che la mamma si ostina a cucinare.

-Certo certo, infatti l’ho solo chiesto. E poi Giò ormai si sta per scop…-

-Andrea!-,urla la mamma bloccando la frase di mio fratello a metà.

Come se niente fosse però, Andrea continua imperterrito.

- …Il mio amico Giò si sta per portar…-

-Andrea!- 

La mamma fra poco andrà su tutte le furie se mio fratello non la fa finita con queste “espressioni colorite” ; dovrebbe saperlo che le parolacce a tavola con i nostri genitori, sono tabù.

-Oh andiamo mà! E’ una cosa naturale! Dicevo…. che il mio caro amico Giorgio sta per portarsi a…-, la guarda di sfuggita prima di sorridere sermone e continuare, - …letto, quella figa pazzesca della Fanfani-, finisce contento, -E vi assicuro che ha tutta la mia benedizione-. 

Fossi stata in mia madre gli avrei lanciato un ceffone su quella faccia da schiaffi, ma purtroppo io non ho questa autorità. Che peccato.

-Allora? ho usato parole troppo scurrili, madre?- 

La mamma ha perso le speranze a metà dell’ultima frase, anzi penso che le speranze le abbia perse da quando questo essere è venuto al mondo. Quanto a me, le parole di mio fratello continuano a riecheggiarmi nella testa, consapevole del fatto che questo magone allo stomaco non è dovuto al pessimo pollo cucinato dalla mamma. Infondo cosa ti aspettavi Irene? Gli sei saltata addosso e gli hai infilato la lingua in gola, non ti ha mica giurato amore eterno.

-Ma con chi eri tutta abbracciata tesoro ? Con il figlio di Giustina? - Bene! Diamo inizio alla telenovelas argentina del giovedì sera.

 

Esattamente una settima dopo il “fattaccio”, così abbiamo rinominato io e le mie amiche il mio momento di pura follia di sabato sera, non sono ancora riuscita a parlare per più di due secondi con Giorgio, perché lui ovviamente mi evita. 

Mentre Sara ha proposto di legarlo ad una sedia senza maglietta  “almeno ti rifai gli occhi tesoro”  è stata la sua spiegazione alla mia domanda sul perché proprio senza maglietta, Nicole, seria e pacata coma al suo solito mi ha consigliato un approccio dolce e accondiscendente.

-Non importa come riuscirai parlargli Ire … Tanto quando lo farai finirete per scambiarvi saliva. In ogni caso andrà così-, ridacchia Sara lisciandosi i capelli. Allarmata corro sulla porta della mia camera per chiuderla immediatamente; l’ultima cosa di cui ho bisogno è che Andrea vada davvero a spaccare la faccia a Giorgio.

-Abbassa la voce Sà.. Andrea è davanti alla play. Comunque, per quanto riguarda la storia della … saliva … ASSOLUTAMENTE NO scherzi? -

Inevitabilmente divento rossa peperone, neanche fosse la prima volta che do un fottuto bacio a un fottuto ragazzo. Si, peccato che in questo caso il “fottuto ragazzo” è il migliore amico di tuo fratello. Dannazione.

-… E poi vi ricordate il “test” dell’altro giorno? Lui vuole fare finta di niente! Anzi vuole proprio fare finta che io non ci sia più -,continuo ad argomentare.

-Ire e dai… ma cosa doveva fare davanti a tuo fratello? Saltarti addosso? Quello lo picchia veramente sai ?!?-

Sono sconvolta! Ma sono state queste due a propormi il “test”! E ora che succede, non è più valido forse?

-Secondo me voi due non afferrate la criticità della situazione: io non riesco più a guardarlo negli occhi. Mi vergogno! Capite? Comportandosi in questo modo è come se mi stia facendo capire quanto lo abbia disgustato il mio … fottuto bacio dell’altro giorno, sta cercando di farmi capire in modo carino che non è interessato… non che io lo sia è! -, mi affretto a precisare. 

Da un momento all’altro i miei occhi potrebbero schizzare fuori dalle orbite per quanto sono indignata ,- Ho fatto una cazzata enorme, lo ammetto, ma voglio solo spiegargli … Questo! E mettere fine a una situazione alquanto imbarazzante -. 

Sara, come una mamma che dopo aver rimproverato il suo piccolino vuole spiegargli il perché di tanto polso duro, mi passa un braccio intorno alle spalle e Nicole si siede nel letto insieme a noi. Si guardano una frazione di secondo di troppo, quello che mi basta per capire che questo discorso se lo erano già preparate.

-Ma … La domanda importante è una sola tesoro… Ti sei chiesta perché lo hai baciato l’altra sera? -, domanda con cautela, prima di guardare Nicole in cerca di appoggio.

-Insomma … C’è sempre stato un rapporto particolare tra di voi, se poi lo vogliamo proprio definire particolare va bene… Perché io lo chiamerei più “morboso”. Poi la sua assurda gelosia … Insomma è sempre stata scusata perché è amico di Andrea ma … -, si ferma, come per cercare le parole giuste, - ..Ma infondo … Parliamoci chiaro: cosa cazzo c’entra che è amico di Andrea? Mica uno deve buttarsi da un pozzo se lo fa anche l’altro. No?-.

Lo sguardo che riserva a Nicole è un chiaro “Diglielo anche tu, avanti!”

-Io…. Io… -, balbetto guardandomi le mani, perché probabilmente se guardassi le mie amiche negli occhi mi tradirei ,- Non posso averlo fatto semplicemente perché … Ero completamente andata?!? - 

-Tesoro, non hai bevuto più di me … E io stessa a fine serata non stavo poi così male. A noi puoi dirlo … Di cosa hai paura in fondo?-, aggiunge Sara dolcemente. 

Oddio che pena devo fargli. Ha capito! La leggo nei suoi occhi la consapevolezza…

La voglia di piangere in questo momento ha la meglio sul mio cipiglio serio e distaccato, e senza vergognarmene mi aggrappo alle spalle di Sara e piango. 

Piango perché io quel bacio lo volevo. 

Piango perché so che non posso fare questo a mio fratello e a me stessa. 

Piango perché so che ormai, la targhetta con su scritto “ Amicizia” è saldata alla porta della nostra ipotetica relazione.

Piango e mi sento già un po meglio.

 

 

Salve salvino ( alla ned flanders XD ) 

Alloraaaaa, innanzitutto grazie alle persone che hanno recensito gli altri capitoli e a chi ha messo la storia nelle preferite/seguite ! Grazie! Fa sempre molto piacere!

Per quanto riguarda questo capitolo, non ho da dire molto, se non che è un capitolo di transizione, che serve per introdurre un po tutti i punti di vista e per far capire un po di più come era il rapporto tra Giorgio e Irene prima del “fattaccio” come lo chiamano Nicole e Sara XD. Inoltre come avrete notato in questo capitolo non compare il flash in corsivo semplicemente perché non lo trovavo adeguato e perché comunque non è una storia parallela, le vicende si incrociano in più punti e quindi non è sempre strettamente necessario inserire altri pezzi. Dal prossimo capitolo ( che è quasi concluso) potreste già iniziare a capire chi sia la protagonista dei piccoli flash. 

Ora basta! avevo detto che non avevo molto da dire quindi… a presto!

Baci zuccherosi *.*

Cuffiette.

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Capitolo 3
*** Vendetta ***




CAPITOLO 3 :Vendetta
 

Due settimane. Due fottute settimane dal “fattaccio” e ancora niente. Dopo le prime lacrime versate sulla maglietta di Sara, che tra le altre cose mi farà pagare il conto della lavanderia, perché “La sua maglietta di Armani è sacra”, sono giunta alla conclusione che Giorgio è un idiota. Ci conosciamo da una vita e se si comporta in questo modo evidentemente è perché di me non gli importa nulla, altrimenti avrebbe cercato di chiarire il malinteso, o al massimo avrebbe fatto finta di nulla per non rovinare il nostro rapporto. Di sicuro non si sarebbe comportato così.

Sabato mattina. Gennaio inoltrato. Freddo. Arrivati all’ultima di cinque ore di interrogazioni e compiti in classe, non ce la faccio più e decido di andare a prendere un tè alle macchinette, giusto per calmare i nervi. 

Il prof di inglese non è mai puntuale e rassicurata da questa consapevolezza, mi prendo tutto il tempo per sorseggiare il mio tè seduta sul banco delle bidelle. 

La porta del “Terzo D”, poco distante da dove mi sono appena seduta si apre di scatto e scopro che per una volta, per una sola fottutissima volta la fortuna è dalla mia parte. Balzo giù dal tavolinetto con un salto degno di Usain Bolt e mi dò una sistemata, specchiandomi nella finestra li acconto, giusto per essere sicura che sia tutto in ordine. Le guance rosse al punto giusto, i capelli castani che ricadono morbidi sulle spalle esili, i pantaloni stretti e la maglietta scollata che mettono in risalto quello che deve essere messo in risalto: sono perfetta. Petto in fuori, pancia in dentro e mi dirigo verso Giorgio che ignaro della mia presenza, si sta avviando svogliatamente verso la segreteria.

-Hei…Giò! Dove vai?-, domando tutta allegra, facendo finta che settimane di attrito e di saluti mancati non ci siano mai state.

Mi paro davanti a lui con le mani sui fianchi; sembro tanto mia madre quando parla con Andrea, tutta seria e impettita. Vorrei essere più naturale e rilassata, ma la tensione che si è accumulata tra di noi, in tutti questi giorni di silenzio, non me lo permette…Sara direbbe sicuramente che si tratta di “Tensione sessuale”!

Gli occhi di Giorgio sono sfuggenti, guardano ovunque tranne che me e l’aria scazzata che contraddistingue la sua faccia è quella di chi non vorrebbe trovarsi qui in questo momento; il suo atteggiamento mi ferisce, certo, ma al contempo mi da anche la grinta necessaria per affrontarlo a “muso duro”.

-Senti…lo so che sei arrabbiato con me per l’altra sera, ma invece di evitarmi avresti dovuto parlarmi. Ti avrei spiegato che è stata una cazzata enorm… -, non faccio in tempo a finire di parlare che lui stringe velocemente il mio braccio e mi spinge nel corridoio accanto, continuando a guardarsi intorno, neanche fosse un agente della C.I.A.

Giuro che il mio cuore manca un colpo quando si avvicina pericolosamente al mio volto.

-Tu sei pazza Irene, completamente pazza -, digrigna passandosi una mano nei capelli con rabbia, per poi continuare a fissarmi, - Andrea è il mio migliore amico, è la persona a cui tengo di più al mondo… Io non posso fargli questo … Non posso … Capisci? -, finisce di gesticolare e si allontana di scatto da me, come se la mia pelle bruciasse, come se solo in questo momento si stesse rendendo conto della veridicità delle sue parole. 

E io, in tutto ciò non sono ancora riuscita a guardarlo negli occhi, visto che il mio sguardo è fisso nel punto in cui lui continua a stringere il mio braccio.

-Giò, io davvero non so perché l’ho fatto … E ti chiedo scusa-, blatero non riuscendo a non tormentarmi le mani. Di certo non gli spiattellerò in faccia il mio continuo pensare a lui e alle sue labbra morbide, a lui e al suo corpo caldo.. Insomma, No!

-Lo so che per te è stato come tradire la fiducia di Andrea…-,continuo, senza pensare al fatto che lui neanche mi sta guardando, mentre io sono qui a corrodermi l’anima per sopprimere la voglia che ho di saltargli di nuovo al collo.

-… E… Non avrei mai dovuto farlo. Lo so! Ma ero completamente andata…-,specifico, rimarcando la mia poca lucidità. Mi mordo il labbro e non faccio caso al suo petto che si fa sempre più vicino al mio,- …E se tu ora mi perdoni io ti giuro che… -

Il “non succederà più” mi è rimasto in gola, perché senza che io possa oppormi o ribellarmi a questa vicinanza improvvisa le labbra di Giorgio sono sulle mie, prepotenti e affamate. Dopo i primi secondi di esitazione, al di fuori di ogni mia aspettativa… lo assecondo! Schiudo le labbra e mi faccio trasportare dalla sua foga, dalla sua lingua a momenti lenta, a momenti vorace che saggia e stuzzica la mia, dalle sue mani che corrono veloci a stringermi i fianchi, dal suo sguardo famelico … Sono completamente in balia di tutto ciò. Le mie braccia si muovono da sole…Vanno ad allacciarsi al suo collo, e mentre affondo le mani nei suoi capelli morbidi… Sorrido. Mannaggia a me, non riesco a non sorridere, anzi …Peggio, l’unica cosa a cui riesco a pensare è a quanto mi sono mancate queste braccia possenti e queste labbra che ho sfiorato una sola volta e di sfuggita… Queste labbra che ora stanno saggiando le mie, e che sono sicura non riuscirò a dimenticare tanto facilmente. 

Come è possibile che un bacio sia in grado di scatenare tutto ciò?

Quelli che a me sono sembrati pochi secondi devono essersi trasformati in minuti perché a farci allontanare immediatamente è una porta che si apre poco più in la: è suonata la campanella dell’ultima ora.

Quando trovo il coraggio di guardarlo negli occhi mi sento morire, ho la gola secca e le mani sudate; i miei capelli devono essere in uno stato a dir poco pietoso e non oso immaginare come possono essere ridotti i miei occhi… ma anche se mi giocherò la reputazione, non lo lascerò andare via per ignorarmi ancora.

-Giò ma che cavolo? …. -, provo a ribellarmi, ma mi tappa immediatamente la bocca con la sua mano e quando mi guarda di nuovo dritto negli occhi, riconosco il ghigno divertito che mi riservava da piccolo, quando faceva qualcosa contro le regole.

-Ora …siamo pari! -

E senza lasciarmi il tempo di aggiungere altro sparisce nella sua classe. 

Ora siamo pari? Cosa era quella, una vendetta forse?

 

————

Sono fermamente convinta del fatto che non mi metterà più le mani addosso. Non gli permetterò più di fare ciò che vuole con il mio corpo. Oggi non mi ha degnata di uno sguardo, non una battuta, non un sorriso. Niente. Prima di ingarbugliarmi in questa situazione, almeno ero sicura di piacergli, voglio dire, mi dava attenzioni, mi faceva sentire desiderata, lo capivo che cercava di mettersi in mostra ai miei occhi. 

L’ascensore non vuole salire oggi, sono quasi sul punto di mollare la presa e di decidermi a fare le scale, quando il portone cigola e Andrea è davanti a me.

Indifferenza, devo usare l’arma dell’indifferenza. Mi volto dall’altra parte e aspetto che mi superi, visto che non ho intenzione di rivolgergli parola. 

Sento il rumore tipico delle chiavi che tintinnano, conscia del fatto che Andrea ha fermato la sua marcia e se ne sta fermo dietrodi me con le chiavi in mano.

-Come stai oggi? -, chiede con naturalezze..

La mia mascella potrebbe toccare a terra tanto sono sorpresa sia stato lui a rivolgermi parola, ma non gli do la soddisfazione di rispondergli, penserebbe sicuramente che è libero di parlarmi o ignorarmi quando gli pare e piace.

-Guarda che se ti giri e mi guardi negli occhi non ti mangio mica…-, soffia a mezza bocca.

E’ proprio questo che non sopporto di lui: la vulnerabilità. 

Un secondo è irruento e menefreghista, l’attimo dopo riesce a prendermi come solo lui sa fare; è instabile. Mio malgrado mi volto e lo guardo negli occhi verdognoli uguali a quelli di sua sorella, che guizzano fino alle mie gambe lasciate scoperte dalla gonna volutamente troppo corta. Maledizione a lui…  e maledizione a me che sto ancora qui a dannarmi l’anima per lui.

-Pensavo non avessi più intenzione di parlarmi … -,snocciolo.

Mi mordo la lingua subito dopo aver aperto bocca. Non dovrei farmi vedere così remissiva. 

Andrea si avvicina a me in modo quasi impercettibile e mentre il mio cervello non fa che pensare “ti prego stammi lontano”, ogni fibra del mio corpo desidera un contatto con il suo. 

Ancora dannazione.

-Veramente pensavo fossi troppo occupata!… Per parlare con me intendo. E’ stata una bella serata quella di sabato? - 

Il guizzo che noto nei suoi occhi non mi piace per niente. Sul suo volto c’è quell’espressione, quella di chi vuole allontanarsi il prima possibile, quella di chi si è già pentito di essersi fatto vedere così interessato a me.

-Cosa vorresti dire?- 

-Esattamente quello che ho detto. Con quanti sei andata a letto questo sabato? -

Ed eccolo il secchio di acqua gelata dritto sulla faccia. Eccola la triste verità, eccolo il motivo per cui si vergogna tanto di farsi vedere insieme a me.

- Con te non di sicuro-, sputo velenosa per poi voltarmi immediatamente, pronta a sparire dalla sua vista.

Ovviamente ogni mio tentativo risulta vano, visto che neanche dopo due passi lui mi afferra per il braccio.

-Finiscila con le solite sceneggiate. Chi era il tipo con cui sei tornata a casa?-

-Cosa te ne frega?- quasi gli urlo in faccia.

Maledizione, io posso fare quello che voglio. Lui non è nessuno per me, e non gli devo alcun tipo di spiegazione. 

Mi scrollo velocemente dalla sua stretta e esco dal portone, prima che i sentimenti abbiano la meglio sul mio amor proprio e sul mio orgoglio

————

 

Che Andrea abbia una storia con qualcuna, è cosa certa.

Per quanto mi riguarda provo solo tanta compassione per la poveretta, anche se forse dovrei dirle due cosine su quando può e su quando non può farlo tornare a casa incazzato nero. 

Oggi per esempio è una di quelle giornate in cui avrei preferito avere un fratello gioviale e pronto a pulire la casa al posto mio, ma mene ritrovo uno che “sputa fuoco” invece di parlare, quindi oltre alla disastrosa conversazione con Giorgio ora devo sorbettarmi anche un odioso babbeo che gira per casa urlando a destra e a manca. 

L’unico modo di consolarmi è quello di attaccarmi alla cornetta in cerca di qualche amica che voglia ancora palare con me. Sara non risponde, Nicole è dal veterinario con i suoi numerosi cani e io non ho certo intenzione di farmi trascinare in quel luogo puzzolente, quindi la mia ultima spiaggia è Cate. Al decimo squillo, quando sto per riagganciare, finalmente la mia amica risponde al telefono.

“Irissss tesoro” 

Già dal fatto che la sua voce è almeno di un ottava superiore ai toni che dovrebbero essere legali, suppongo sia impegnata. 

“Stavo per chiamarti io!” 

La sento allontanarsi da un gruppo di voci acute quanto la sua, mentre rimango silenziosamente in attesa. 

“Devi venire i-m-m-e-d-i-a-t-a-m-e-n-t-e al Mastro” il tono sommesso, e il fare furtivo attirano tutte le miei attenzioni, ma il mio malumore o il mio “mal d’amore” come lo ha simpaticamente ribattezzato Nicole, prevale ugualmente sulla voglia che ho di uscire di casa.

“No Cate non sono in vena! Anzi devo raccontarti cosa è succ..” le parole mi muoiono in gola, visto che il risolino eccitato che sento in sottofondo non è di certo il suo, “ma Cate … con chi sei al Mastro?”, un tonfo secco e poi più nulla. La linea è caduta e io mene sto impalata con il cellulare in mano senza riuscire a decidere cosa fare. Non può mica esserle successo qualcosa… però la voce in sottofondo era maschile, o andiamo, magari è solo impegnata! Mannaggia a me e a tutte le pippe mentali che mi faccio. Provo a accendere la tv, giusto per distrarmi, mentre continuo a pensare che magari Cate ha semplicemente il cellulare scarico. Passa mezzora e non resisto più; cedo alla mia ansia perenne, mi vesto, un filo di lucidalabbra e infilo il portone di casa.

 

Firenze a gennaio non è troppo fredda, ma per arrivare al Mastro impiego più di dieci minuti a piedi, quindi il naso rosso e i piedi congelati non meli risparmia nessuno. 

Per essere sabato pomeriggio non è neanche troppo pieno, anzi, riesco a trovare subito la mia amica che appena mi vede inizia a sbracciarsi nella mia direzione. Ovviamente non avevo motivo di preoccuparmi, visto che Cate è tutta in tera anche se non in ottimo stato. 

Poi lo vedo: Michele Andreoli in tutto il suo splendore. Il giubbetto di pelle che gli conferisce quell’aria così misteriosa e i capelli che sembrano urlare “mi sono appena alzato dal letto” rendono il tutto molto più affascinante. Cate mi salta praticamente addosso e quando mi schiocca un bacio umidiccio sulla guancia, finalmente riesco a capire il motivo di tata euforia. 

Evidentemente Andrea non è l’unico in grado di ubriacarsi alle quattro del pomeriggio.

-Allora? Ho fatto bene a chiamarti? Il tuo amore è lì. Fatti sotto sorella! -, e io non posso fare a meno di scoppiare a ridere davanti a cotanta euforia, - Cate abbassa la voce santo cielo!-, urlo perentoria anche se non riesco a restare seria… cosa che la mia amica scambia per accondiscendenza a quanto sembra, perché mi molla da sola e scappa verso un tizio mai visto in vita mia.

In effetti lei è a conoscenza della cotta segreta che ho per il figo sopracitato, ma da un paio di settimane a questa parte, nella mia testa frulla un solo nome. Chissà poi quale.

Mi siedo tranquilla insieme al resto del gruppo, la maggior parte della mia classe, o comunque della mia scuola, quindi gente a me nota. 

-Ire mi accompagni a fumare? -. 

Daniele è la seconda persona dopo Cate con cui ho legato fin da subito in classe, perché a differenza della maggior parte dei ragazzi che conosco, ragiona prima con il cervello e poi con… la cosa che ha tra le gambe. 

Una volta fuori dal locale, mentre mi passa l’accendino, spostando appena la testa noto Michele a qualche metro di distanza, e il criceto che fa girare la ruota del mio cervello inizia a correre. 

Non mi vuole? Bene, che si fotta pure, io mi guardo intorno.

Senza pudore, sussurro a Daniele di nascondere l’accendino e mi avvicino con passo sicuro al gruppetto con cui sta parlando Michele. 

-Mik hai da accedere?-.

Oddio che voce da gatta morta!

Ovviamente il mio sguardo è solo per lui, che consapevole di ogni cosa mi porge l’accendino giallo canarino con tanto di sorriso sornione.

-Dove l’hai lasciato tuo fratello oggi? - il sorriso che mi rivolge è aperto e sfrontato, come lui del resto. Anche Daniele si avvicina a noi, scuotendo la testa. Questo ragazzo è talmente sveglio che ha capito al volo il mio giochetto,- oggi il testimone l’ha passato a me. Quindi giù le mani amico -, Michele scoppia in una fragorosa risata, -E pensare che ti facevo una tipa sveglia… “Iris” - 

Dire che la mia bocca si è spalancata sarebbe un eufemismo. Boccheggio sconcertata prima di riuscire a riprendermi, -Ma tu cosa ne sai di… di “Iris”? - 

Evidentemente devo essere davvero divertente oggi, oppure ho la patta dei jeans aperta, visto che per la terza volta nel giro di due minuti mi guarda … e ride. Cosa ci sarà tanto da ridere poi non lo so.

-Diciamo che oggi Cate era in vena di confidenze …-, mi risponde sogghignando e l’allusione e la malizia che leggo nel suo sguardo non mi piacciono per niente. Vuoi vedere che quella cretina…? Ma certo! Ubriaca come è avrà spifferato sicuramente tutto. Senza volerlo avvampo e le mie guance molto probabilmente stanno assumendo tonalità sempre più accese di rosso. Io la uccido. Quando la becco la faccio fuori.

-Non esaltarti troppo mio caro Mik -, riesco a riprendermi in calcio d’angolo, -Sei stato la cottarella innocente del primo anno di liceo. Cosa ci vuoi fare …  Le novelline si lasciano impressionare così facilmente… -, concludo soddisfatta per la mia uscita intelligente. Riesco perfino a fargli la linguaccia e a sembrare, ripeto, “sembrare” indifferente a tutta questa situazione al quanto imbarazzante. Daniele nel frattempo, invece di restare al mio fianco e farmi da sostegno morale, mi ha piantata in asso per andare a fare il provolone con una delle amiche di Michele.

-Vedi? Lui si che ci sa fare con le ragazze… -,azzardo; la mia dovrebbe essere una battuta sarcastica per sdrammatizzare il tutto ma quando Michele mi guarda con stupore mi rendo conto di aver appena fatto una tremenda gaffe.

Avvallo immediatamente e ricomincio a balbettare, -Io non intendevo… ,cioè non alludevo mica a te… -

Non so più dove sbattere la testa. L’unica soluzione allettante sarebbe la fuga, ma non voglio sembrare più pazza di quanto non sembri già. 

A stupirmi però non è la mia capacità di tenergli testa, ma la sua ennesima risata, risata che tra le altre cose riesce a scombussolarmi. Quanto cazzo può essere figa una persona? Anzi rettifico, quanto cazzo può essere figo Michele Andreoli?

Punta i suoi meravigliosi occhioni nei miei e si appoggia al muro.

-Dici che azzarderei troppo se ti offrissi una birra?-,mi domanda a bruciapelo.

E io, al di fuori di ogni aspettativa, boccheggio. 

Boccheggio.

Cosacosacosa? Irene, ma cosa diavolo stai aspettando? La tua cotta epocale mostra un qualche minimo interesse nei tuoi confronti anche se ti sei appena umiliata irrimediabilmente ai suoi occhi, e tu … Titubi? 

Non potevi chiedermelo una settimana fa, di prendere questa maledetta birra, razza di idiota? 

L’unica ragione per cui mi sono convinta a venire al Mastro questo pomeriggio, oltre che l’ansia per quella sciroccata di Cate, è per Giorgio. Speravo di incontrarlo, lo ammetto.

E’ masochismo lo so, ma sento ancora il suo sapore sulle labbra e se mi concentro riesco a percepire ancora i suoi addominali sfiorati dai miei polpastrelli… 

Irene svegliati!  Smetti di pensare a un idiota che non è neanche in grado di capire una ragazza e fatti offrire una fottuta birra da questo figo pazzesco.

-Direi che più dell’osso del collo rotto … Non puoi rischiare…- 

 

 

Bene! Siamo ufficialmente arrivati a tre!

Ciao a tutti prima di tutto, e ancora grazie per le recensioni che mi fate avere, perché riempiono il mio cuoricino di gioia :)

Grazie alle 5 persone che hanno aggiunto la storia tra le preferite e alle 15 che la hanno aggiunta tra le seguite… Grazie! Perché anche i lettori silenziosi danno soddisfazioni!

Passando al capitolo… non mi uccidete!!! Spero che riusciate a capire il punto di vista del nostro Andrea, anche se può sembrare esagerato, ma ricordatevi che ancora non conoscete tutta la storia. Che dire invece di Giorgio? Anche in questo caso mancano ancora dei tasselli per riuscire a capire appieno il suo senso di protezione verso Irene e il suo attaccamento ad Andrea, quindi sarà tutto più chiaro andando avanti.

Per quanto riguarda la ragazza misteriosa di Andrea… avete qualche idea? Mi piacerebbe conoscere le vostre supposizioni… quindi osate XD

Credo di aver detto tutto, anche se usando troppe parole, quindi…

Baci zuccherosi !

Cuffiette.

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Capitolo 4
*** La seconda volta ***




Capitolo 4: La seconda volta

 

Francesco 

E’ sabato pomeriggio e come sempre ce ne stiamo “spiaggiati” al bar con tre birre in mano e i timpani sfondati. Ho la macchina nuova di una settimana, parcheggiata in bella mostra qua fuori e quei rompi coglioni dei miei amici vogliono a tutti i costi festeggiare l’improvvisa bontà dei miei, che per i diciotto anni mi hanno regalato questo gioiellino. Hanno intenzione di andare al Gate, un locale che hanno aperto qualche mese fa, appena fuori Firenze ma ho la netta sensazione che i miei non mi lasceranno mai guidare la macchina nuova per così tanti chilometri, a meno che con noi non venga qualcuno di serio e di affidabile, qualcuno che susciti la fiducia di mia madre e che la convinca a lasciarmi andare. Ho bisogno di qualcuno che mia madre conosca, che vada bene a scuola, che non beva, che sia di buona famiglia… Insomma ho bisogno di un santo …. E un solo nome risponde ai prerequisiti richiesti: Irene. 

L’unico problema sarà farlo capire a suo fratello.

-Andrè ti dico che è l’unico modo -, provo ancora.

Lui non lo sa quanto sua sorella sia l’idolo di mia madre. Se gli dicessi che il suo sogno è quello di vederci sposati con tanti figli, sicuramente finirebbe per strozzare prima me e poi mia madre. 

-Non mene fotte un cazzo. Piuttosto non ci andiamo. Non voglio quella rompipalle tra i piedi, il Gate è troppo figo per andarci e portarmi mia sorella appresso. No. Scordatelo-  

La fortuna vuole che sia proprio Irene a fare il suo ingresso al Mastro, e sempre la stessa fortuna vuole che non sia sola. Andrea non lascerà mai la sua sorellina con Andreoli, quel tipo ha una fama  decisamente troppo brutta.

E’ fatta.

Stasera andiamo al Gate.

 

Irene

 

Come è possibile essere tanto sfigati io non lo so. Fino a neanche un’ora fa era in casa a sbraitare contro il mondo intero e ora me lo trovo qui, con l’aria ancora più incazzata di poco fa e che mi viene incontro con il cipiglio altezzoso tanto simile al mio.

-Irè stasera … Ci devi un favore! La madre di Fra se vieni anche tu si fida di più e gli lascia la macchina…. Andiamo al Gate è?-, sputa fuori tutto di un fiato, senza neanche guardarmi in faccia.

Anche se dovrei inalberarmi con lui per aver interrotto il mio pseudo appuntamento, la mia mente malata è più veloce di ogni altro istinto, così accetto senza pensarci due volte.

Michele del cavolo, non potevi chiedermelo due fottute settimane fa di prenderci una birra?

 

-Tutte e tre sappiamo perché questa sera andremo al Gate… E non è sicuramente per la tua irrefrenabile voglia di ballare…-

Lascio che Nicole parli da sola, mentre io non faccio che passare in rassegna gli stessi abiti di quarantacinque minuti fa,- Ma alla fine non mi importa, voglio dire … Tutti dicono che il locale sia un sacco fico, quindi non mi dispiace accompagnarti… Certo non capisco cosa vuoi ottenere da questa serata ma… Ah dove diavolo è Sara?-,domanda all’improvviso, concludendo il suo monologo.

Effettivamente della mia amica non ho notizie da questa mattina a scuola, visto che dopo la mia “chiacchierata” con Giorgio non sono stata in grado di spiccicare una frase di senso compiuto e invece di aspettarla come al solito alla fermata dell’autobus, sono filata a casa. Conoscendola ero sicura me la sarei ritrovata sopra al mio letto a tartassarmi di domande nel giro di qualche ora, e invece non si è fatta viva.

-Se non risponde ai messaggi entro due minuti la chiamiamo -, dico perentoria. Nicole annuisce convinta mentre continua a studiare la sua immagine allo specchio; i capelli corti e il fisico asciutto le danno un’aria sbarazzina ma al contempo intrigante che conquistano in un baleno.

-Niki… Ma secondo te chi è la poveretta che sta andando a letto con Andrea in questo periodo? No perché io la sto compatendo … E non poco…-

Accosto la porta con fare cospiratorio per avere più privaci possibile e continuo.

-Ieri …ho trovato una scatola di preservativi nel suo comodino e… che c’è? -, mi blocco notando la sua espressione più divertita che sconcertata.

-Perchè sei andata a frugare nel suo comodino?-, chiede scoppiando a ridere. Possibile che gli debba insegnare proprio tutto a questa benedetta ragazza? 

-Per cercare delle prove ovviamente! -,esplodo notando la sua faccia scettica, -Nicole… Ragiona! Torna a casa sempre dopo di me. E quando dico sempre…E’ sempre. Anche se passiamo la serata insieme, con le stesse persone, non c’è una volta che rincasiamo insieme. E’ sempre arrabbiato, scostante e antipatico, non che prima non lo fosse è… Ma in questo periodo è peggiorato. Quindi la scoperta dell’altro giorno mi è servita solo per avere una prova in più: lei non glie la dà. La scatola di preservativi era intatta -.

Il lungo silenzio della mia “socia” non fa che darmi sicurezza: le prove che ho sono schiaccianti. Lei infatti continua a pensarci su mentre io esco dalla stanza: ho bisogno delle scarpe blu elettrico di mia madre. Troppo concentrata a visualizzare nella mia testa i possibili abiti da abbinare alle scarpe-nuove-intoccabli della mia genitrice, non sento minimamente il citofono suonare o mio fratello andare ad aprire, quindi molto tranquillamente mi presento davanti a Giorgio e Francesco in accappatoio. 

Ah.

Quindi ora il signorino ha ritrovato il coraggio di mettere piede in casa mia. Il pacato e gentile commento del mio adorato fratellino “ Ma dove vai conciata così? Sei ridicola” mi esorta a filare in camera mia con la testa bassa e la coda tra le gambe, per trovare Nicole nella stessa identica posizione di quando l’avevo lasciata.

-Deve essere qualcuna che frequenta il Mastro. Per forza.-

La sua non è una supposizione, basta il tono convinto con cui continua a parlare per capirlo, - Se torna sempre a casa dopo di te, questa è l’unica spiegazione plausibile. Un’altra valida opzione sarebbe una compagna di classe, o una della vostra scola, ma te ne saresti accorta senza ombra di dubbio, ficcanaso come sei-,conclude con una linguaccia.

La guardo offesa immediatamente, non è vero che sono una ficcanaso!

Sto per ribattere, difendendo il mio amore per il gossip, quando finalmente il telefono di casa inizia a squillare e infatti dopo pochi secondi compare Andrea sul ciglio della porta, e senza porferire parola, mi lancia il cordless in mano; sono quasi sicura di averlo sentito sibilare un “ e copriti dannazione” mentre se ne va. 

Fanculo, in casa mia vado vestita come voglio. 

“ Ire tesoro, scusami per questa sera… ma proprio non posso! ” senza pensarci due volte metto in viva-voce: è Sara finalmente.

-Ma dove sei finita tutto il pomeriggio? E perché non vieni? Devi avere un motivo valido per dare buca alle tue più care amichette-

Il tono di Nicole è divertito anche se percepisco un po di risentimento nella sua voce; d’altronde dispiace anche a me che Sara ci stia dando buca.

“ Tesori miei, oggi sono riuscita ad agganciare Alberto Scorolli. Quello di quarta T” oh santissimi santi del cielo! Ci credo che ci da buca. Per quel pezzo di manzo, gli avrei dato buca anche io. 

Nicole mi guarda scuotendo la testa, Sara non cambierà mai.

-Allora si spiega tutto… Solo perché è Scorolli barra il belloccio sei perdonata. Ci sentiamo per domani? Pranziamo insieme dai! I miei non ci sono e abbiamo casa tutta per noi… giuro che sbatto fuori mio fratello a calci nel sedere-, la sua risata cristallina dall’altra parte della cornetta mi mette allegria, e dopo un po di smancerie ci salutiamo.

-Nicole? -, riprendo la mia amica che sembra essersi persa nel vuoto.

-No niente… stavo solo pensando… certo che è di famiglia l’indole da pettegoli…- eccola che ritorna all’attacco. Io non-sono-una-pettegola. Amo semplicemente farmi gli affari degli altri, non ci trovo nulla di male,- tuo fratello …stava origliando la telefonata… L’ho visto!- gli occhi vispi della mia amica mi fanno scoppiare in una risata isterica.

Andrea che si mette a fare la suocera è un evento da segnare sul calendario.

 

 

Una manciata di ore più tardi io e Nicole siamo in salotto aspettando che i tre moschettieri ci degnino della loro presenza; Nicole sta tranquillamente guardando la tv, in cerca di un documentario sugli animali (poveri noi), mentre io sono ancora sopraffatta dal dubbio: glielo racconto o non glielo racconto? Vorrei tanto confidarmi con la mia amica, ma questa casa sembra un covo di comare, in ogni angolo c’è qualcuno. Mio padre se ne sta comodamente sdraiato sul divano accanto al nostro, mia madre sta rimettendo in ordine la mia stanza, e nel resto dell’appartamento… bè ci sono quei tre. Ho deciso che metterò la mia amica al corrente dell’accaduto il prima possibile, ma non stasera.

-Allora le sapete le regole… Giusto?- 

Sbuffo a questa domanda guardando storto mio padre, ma da brava figlioletta educata rispondo.

-A casa per le tre e camminando in linea retta. Lo sappiamo -     Infondo non sono poi così male i miei genitori, le tre sono un orario accettabile, senza contare il fatto che siamo in macchina con Fra, un neo-patentato con la testa fra le nuvole. 

Fossi in loro probabilmente non mi fiderei affatto.

-Andrea è peggio di una donna. Ma quanto cazzo ci vuole a pettinarsi due ciuffi?-, mio padre scuote la testa alla mia affermazione “colorita”, ma non mi dice nulla; probabilmente sta appuntando sulla sua agenda che domani dovrà sgridarmi. 

Ah gli uomini d’affari.

- Tesoro, perché uscite con Andrea, Giorgio e Francesco?-, mia madre e le sue perenni uscite inopportune. Dovrei forse dirgli che è perché vogliono sballarsi e hanno bisogno di qualcuno con la testa sulle spalle di cui la madre di Fra si fida?

-Perchè si mà… oggi li degniamo della nostra presenza va bene? A proposito, ho preso le tue scarpe blu… sai quelle nuove…-, cerco di mimetizzarmi con la tappezzeria color prugna del divano sperando di scappare alla strigliata di mia madre; quello che non mi aspetto sicuramente, è l’accondiscendenza della mia genitrice, -mettici anche gli orecchini blu cobalto. Ci stanno benissimo-, e strizzandomi l’occhio ritorna nel suo ufficio.

Questa sera sono impazziti tutti. 

Guardo Nicole a bocca aperta e ovviamente come un fulmine vado  a prendere i sopracitati orecchini che, tra parentesi, costeranno almeno 500 euro, prima che la mamma cambi idea.

Avrei voluto mettere il vestito dell’altro sabato, quello nero di pailette, ma scaturiva in me troppi ricordi, e poi mi ha portato talmente tanta sfiga che non credo lo indosserò più; ho ripiegato su un paio di jeans aderenti e una canotta che lascia ben poco all’immaginazione, semitrasparente sulla pancia e sulla schiena. Mi guardo allo specchio della camera di mia madre e … mi piaccio. Inconsciamente questa sera ho impiegato più cura nel vestirmi, nel truccarmi e nel pettinarmi. Voglio che mi noti, voglio che pensi che sono bella da mozzare il fiato, ma che non può avermi, e non perché è lui a non volerlo … ma perché sono io a non volere lui. Lo so, sono contorta visto che l’unica cosa che vorrei fare in questo momento è posare le mie labbra di nuovo sulle sue, ma suvvia Irene, ti ha già rifiutata una volta, non vorrai dargli la soddisfazione di farlo ancora! 

E poi spero di beccarlo ubriaco fradicio (risata sadica), in modo da tirargli fuori il significato di quelle parole, “ora siamo pari” ma pari di cosa poi?

-“Principessa sul pisello” andiamo? Oppure devi specchiarti ancora per molto?-, che rabbia che mi fanno Andrea e il suo stupido caratteraccio. Io con quella ragazza ci devo parlare assolutamente e gli devo spigare come comportarsi con questo idiota. 

Afferro velocemente i preziosi orecchini di mia madre e raggiungo gli altri che sono già stipati nell’ingresso. Lo sguardo che riservo a Giorgio è di puro astio, e mentre mi avvicino mantengo lo sguardo fisso su di lui che mi guarda dall’alto in basso come se fossi un pagliaccio per poi lanciarsi un occhiata complice con Andrea. Dannato idiota.

-Buona serata ragazzi. E state attenti …mi raccomando!- urla mia madre dall’altra stanza, - e non tornate più tardi delle tre-, rimbecca mio padre che a questo punto si è appropriato dell’intero divano e ha levato il documentario sui pinguini (come biasimarlo) per guardare l’ennesima partita. Dopo una serie in finita di “grazie mille”, “stia tranquillo” e “non si preoccupi” riusciamo a mettere piede fuori casa.

 

Il viaggio in macchina si sta rivelando alquanto imbarazzante.

Fra guida la sua 500 credendo di essere un pilota di formula uno e ogni curva è una tortura; mi ritrovo spalmata su Giorgio o su Nicole a intervalli alterni, mentre la pessima musica, lanciata a tutto volume non fa che mettermi agitazione.

Nella mia testolina bacata questa serata si prospettava perfetta; avrei beccano Giorgio ubriaco fradicio e gli avrei fatto sputare il rospo … semplicemente non avevo programmato la parte della serata in cui lui sarebbe stato sobrio.

-Oh Fra e cambia sto schifo -, ovviamente è Giorgio a apostrofare il suo amico, mentre cerca di stare il più distante possibile da me

-Ragazzi comunque siete degli ingrati-, rimbecca Nicole,- se non era per noi questa serata potevate pure scordarvela. Dovreste almeno dimostrarci la vostra riconoscenza…-

Nicole sembra sul piede di guerra questa sera, e mentre si sistema il rossetto rosso fuoco dallo specchietto della sua piccola trouss, mi guarda e mi strizza l’occhio. Che viperetta; chissà dove vuole andare a parare.

-Andrea tesoruccio- e si sporge in avanti per accarezzare i capelli di mio fratello. Scoppio a ridere solo guardando la sua espressione corrucciata, nessuno deve toccargli i capelli!

-Questa sera tua sorella è tutta per me, non devi assolutamente romperci l’anima, quindi nessuna scenata da fratellone possessivo. Chiaro?-, io questa ragazza la adoro, erigerò una statua in suo onore.

-Ma chi se ne fotte di quello che fate voi!-, ovviamente non è affatto reale il suo tuono menefreghista, so perfettamente che se dovesse vedere qualcuno girarci intorno andrebbe su tutte le furie, o sguainerebbe uno dei suoi fidati amici per tenerci sotto controllo, -si si certo. Quindi siamo d’accordo?- mio fratello sbuffa mentre Fra se la ride, - tranquillo Andrè se non c’è Sara nei paraggi non ci sono pericoli. Quella si che è una put…- 

- Francesco !!!! -, urliamo all’unisono io Nicole e …. Andrea? E’ quest’ultimo a riprendersi immediatamente, - non mi frega di chi c’è e di chi non c’è… State lontane dai guai e ci vediamo all’ingresso alle tre in punto -.

Può fare il gradasso quanto vuole, ma non mi è sfuggito il suo istante di debolezza, così come non è sfuggito a Nicole, che mi guarda furtivamente durante tutto il resto del viaggio. D’altro canto oltre che guardarmi lo smalto io non ho poi un granchè da fare visto che ne Giorgio ne Nicole sembrano avere intenzione di conversare, mentre tra noi passeggeri posteriori e quelli seduti davanti c’è un muro insormontabile chiamato “musica di Fra”. Che gusti pessimi.

 

Il locale effettivamente è un sacco figo; ci sono specchi ovunque, particolare che fa sembrare la stanza molto più ampia di quello che è in realtà, e la gente è gente… “grande”, cioè detta in altri termini, non ci sono i soliti quattro mocciosi del Mastro, o del liceo. Nicole mi indica il bar e il relativo barista figo, ammiccando in sua direzione, ma scuoto violentemente il capo; questa sera devo essere io la sobria, devo essere io ad avere le redini della situazione, e so esattamente come fare. L’atteggiamento tenuto da Giorgio in macchina mi ha ferito, anche perché neanche sette ore fa …aveva la sua lingua nella mia gola! Dannazione! Ma nonostante ciò voglio a tutti i costi delle spiegazioni e se c’è una cosa che in diciassette anni di vita ho capito … è che fare la gatta morta funziona! Sempre!

 

Lascio stare Nicole fin da subito; lei e la sua “vida loca” per una sera possono fare a meno di me. Giorgio e gli altri due si sono dileguati nel giro di qualche secondo, neanche fossimo così brutte da vergognarsi a farsi vedere con noi, ma io posso aspettare. Attaccherò solo quando sarà abbastanza sbronzo da tirare fuori tutta la verità; Irene Barbieri è una persona molto vendicativa.

-Ci vediamo alle tre davanti al guardaroba - Andrea è davvero un idiota, so di essere ripetitiva, ma davanti ad una tale ovvietà, non posso fare a meno di ribadirlo, - per le tre dobbiamo essere a casa .. idiota-, appunto. Meno male che non sono l’unica a pensarlo -si… siete proprio dei pivelli leccaculo… comunque alle due le partite su sky sport finiscono e papà va a dormire -

Ovviamente non controbatto; è lui il re indiscusso delle trasgressioni, quindi se stasera facciamo tardi e i miei se ne accorgono, non avrò alcun rimorso nel dare tutta la colpa ad Andrea.

 

Tra la folla individuo subito Daniele che sta ballando appiccicato a una biondina tutte tutte, che assomiglia proprio alla famosa “Rossi” che tanto garba Giorgio e Andrea, quindi evito accuratamente di avvicinarmi o di farmi vedere, così come evito di avvicinarmi al bar dove Giorgio e Andrea stanno prendendo il terzo drink della serata ( si, li ho contati!). Molto bene, ancora qualche sorso caro Giorgio e avrò ciò per cui sono venuta in questo posto per fighetti figli di papà… cielo! Avrò contato almeno venti iPhone 6!

Poco distante da loro, comodamente agganciata a Alberto Scorolli, l’amore della vita di Sara, c’è Gaia Fanfani, la zoccola più zoccola se non di firenze, almeno del Mastro. I miei sensori si accendono immediatamente, e la mia mente lucida e priva di alcol mi permette di ragionare lucidamente, più di quanto vorrei in effetti: non doveva stare appartato chissà dove con Sara, quel pezzo di manzo? Inevitabilmente vado subito a pensare al peggio; insomma, se neanche un paio di ore fa la mia amica sembrava al settimo cielo e impaziente di farsi sbattere da un tipo che ora è appiccicato ad un’altra, qualcosa deve essere successo. Dimenticandomi completamente della mia missione, mi allontano dal bar dove sto controllando Giorgio e Andrea e vado a cercare Nicole, che poi come farò a rintracciarla non lo so, ma devo metterla al corrente della situazione e soprattutto devo recuperare il mio cellulare dal guardaroba e chiamare Sara. Immediatamente.

 

Un’ora dopo, sto ancora girando per il Gate senza aver trovato nessuno. Dove sono andati tutti? Intrappolata per quelli che a me sono sembrano millenni, a parlare con Claudia e Michela, due compagne di classe strambe e simpatiche almeno quanto Cate, ho perso di vista sia Giorgio che Nicole. 

Merda.

Sono esausta e ormai è quasi giunta l’ora x, quindi tanto vale aspettare inerme e seduta sugli gli unici divenetti che ho trovato vuoti, o senza roba appiccicosa riversata sopra, ovvero quelli del corridoio che porta ai bagni. Lo so che il posto non è il massimo, e che il tanfo che proviene dalla porta accanto è nauseante, ma io davvero sono sfinita e incazzata. Sfinita per le scarpe di mia madre che saranno pure belle, ma sono come minimo altrettanto scomode, e incazzata perché anche stasera Giorgio è riuscito ad evitarmi. 

Due secondi dopo la porta davanti a me si apre e chi mi ritrovo davanti? Fra … con Giorgio malamente appoggiato alla sua spalla. Mi guarda stupito, forse nel trovarmi da sola seduta su un divanetto difronte ai cessi, ma viene verso di me, mollando Giorgio nel sedile malridotto accanto al mio, - io questi due non celi porto più a ballare! Giuro! Irè, fammi un favore và : reggilo. Io vado a a cercare Andrea e Nicole. Speriamo che almeno lei sia sana…-

-Io non ci giurerei…-, e mentre Giorgio biascicando appoggia la testa a peso morto sulla mia spalla, Fra sparisce scuotendo la testa.

Poverino, spero solo che non gli vomitino dentro alla macchina nuova.

 

Dopo una serata a dir poco deludente, mi ritrovo qui, con la puzza  dei gabinetti dentro al naso e con Giorgio appoggiato su di me che sembra non ricordare neanche come si chiama; la situazione che avevo auspicato, l’atmosfera perfetta per mettere in atto il mio folle piano e la mia gola decide di seccarsi, le corde vocali decidono di non funzionare più. Dannazione.

Il suo respiro regolare, il suo odore familiare di bucato pulito, mi distraggano dai miei intenti, così, invece di partire all’attacco inondandolo di domande, me ne sto qui senza fare nulla cercando solo di godermi questo breve momento. 

Non so neanche che ore sono, probabilmente le tre passate, quando Giorgio decide a dare i primi segni di ripresa, e cerca inutilmente di alzare la testa,- ho bevuto un po troppo misà… -il suo viso è troppo tenero in questo momento, talmente tenero che potrei restare ore qui imbambolata a fissarlo, mentre piega le labbra all’insù, mentre cerca inutilmente di darsi un contegno… potrei stare ore qui a fissarlo.

Merda! Mi ha beccata!

Si volta verso di me e mi coglie in fragrante, già è tanto che la bava sia sparita dalla mia bocca.

-Mannaggia a te Ire…-

Mi ha chiamata Ire. Erano settimane che non si rivolgeva a me apostrofandomi in questo modo, o con questo tono così dolce.

Ire, mi ha chiamata di nuovo Ire.

-Perchè ? Che ho fatto di male questa volta?-, ma lui non mi risponde e non credo abbia intenzione di farlo tanto presto, visto che si volta dall’altra parte. 

Io imperterrita non mollo, mi faccio coraggio e insisto.

-Giorgio … ? -

-uhm…- sta biascicando di nuovo… fra non molto chiuderà gli occhi e si addormenterà come poco fa, la testa già inizia a scivolargli verso il mio seno. Forza Irene, o ora o mai più.

-Hei…. Giò…- sussurro di nuovo mettendo una mano tra i suoi capelli così morbidi, -perché stamattina mi hai baciata?-, mi mordo violentemente il labbro inferiore per impedirgli di tremare in questo modo imbarazzante. Dio che vergogna. Sto tremando come una foglia mentre pendo dalle sue labbra, e lui ride. Non una risata spontanea e genuina, non una di quelle che mi lasciano con il fiato sospeso e che mi fanno sognare, ma una risata amara, sgraziata, - perché tu sei pazza Ire… e ora siamo pari. Non dovevi darmi quello stupido bacio l’altra sera… non dovevi farlo -

-veramente… a me sembra non ti sia dispiaciuto!-, sono una perfetta gatta morta, ma conosco i miei polli e so come farli capitolare: Giorgio mi deve una fottuta spiegazione sensata.

-Neanche a te in effetti…- e sghignazza, questo è il momento giusto per insistere ulteriormente.

-Allora Giò… è per questo che questa mattina mi ha baciata di nuovo? Perché l’altra volta ti è piaciuto…-, mi mordo il labbro cercando di provocarlo,-… terribilmente?-

E’ completamente mio, sono riuscita a catturare tutta la sua attenzione; i suoi occhi guizzano a ogni mio più piccolo movimento e il suo corpo freme mentre mi avvicino al suo volto.

-E’ per questo che mi hai baciata?-, sono a pochi centimetri dalle sue labbra, gli basterebbe avvicinarsi di pochissimo e saremo di nuovo gli stessi Irene e Giorgio di questa mattina, sopraffatti dalla passione e dall’istinto, ma lui… distoglie lo sguardo. E si allontana.

-Irene… non farlo. Allontanati. Io…Non farlo…-, la mia mano smette di muoversi tra i suoi capelli, mentre posso sentire in lontananza il mio cuore spezzarsi. Non mi vuole, melo ha appena dimostrato, mi ha appena rifiutata palesemente.

-Bene, allora forse è il caso che ti allontani…- sono fredda, freddissima. Lo voglio solo il più lontano possibile da me in questo momento, ma lui non sembra essere d’accordo, tanto che continua imperterrito a tenere la sua testa appoggiata sopra la mia spalla.

-Se tuo fratello …-

-Cosa? “Se tuo fratello cosa”… Giò?-

Oh santissima merda, questo è Andrea!

-“Se tuo fratello” cosa? Cosa cazzo stai facendo Giò? Io posso spaccarti la faccia … lo sai che ne sarei capace. Cosa? E’?-, per fortuna Fra lo sorregge sapientemente, altrimenti Andrea stramazzerebbe al suolo visto che ubriaco come è non sarebbe in grado di picchiare nessuno. 

-Andrè ma che dici?!? Amico mio…-, Giorgio cerca di alzarsi dal divanetto, senza molto successo aggiungerei, visto che il suo stato fisico è molto simile a quello di Andrea,ma io non riesco a sfiorarlo di nuovo, non dopo quello che mi ha appena confessato. D’altro canto Nicole continua a indicare prima Andrea e poi Giorgio e a ridere come una deficiente. Per fortuna che su di lei l’alcol non doveva avere effetti troppo devastanti.  

Fra mi lancia uno sguardo eloquente e spazientito; infondo glielo devo poverino, dopo la seraccata che ha passato, quindi prendo Giorgio per le spalle e lo trascino fuori dal locale seguendo gli altri tre.

 

 

 

Questo capitolo è stato infinito lo so, ma non aveva senso tagliare la serata di sabato sera, ne accorciare il tutto, perché altrimenti avrei dovuto omettere parti importanti!

Detto ciò…. salve a tutti e grazie se state continuando a seguire questa storia! Vene sono enormemente grata!

Per quanto riguarda la nostra Irene, che dire è sempre più in confusione e Giorgio non la aiuta proprio a cavarne la testa… ma è questa la sua peculiarità! Per non parlare poi di Andrea che sta sempre in mezzo ai piedi, ma ehi… è il fratello maggiore!

Ci siete rimaste male per Michele? E che mi dite della ragazza segreta di Andrea? Alcune di voi hanno azzardato qualche nome, ma ovviamente io non mi sbilancerò mai… velo ho già detto che sono sadica vero?

Baci zuccherosi.

Cuffiette

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Capitolo 5
*** Mannaggia all'alcol ***


 

 

CAPITOLO 5: Mannaggia all'alcol

 

-L’ultima volta che eravamo in questo stato… Non è andata a finire bene … Anzi, sono tornato a casa con la testa rotta -, dice Giorgio quasi urlando e accidenti a me, mi scappa un sorriso.

- Allora devi ringraziarmi…-, mi sfugge in tono fin troppo dolce. Troppo. 

-Irene!- grida Andrea perforandomi un timpano, visto che è seduto accanto a me, -Perchè dobbiamo ringraziarti, eh?- conclude poi. 

Mio fratello tira appena su la testa, giusto il tempo di squadrare Giorgio da capo a piedi e rimettersi giù.

-Non provare ad allungare le mani amico…-, sentenzia ancora Andrea, mentre Giorgio di tutta risposta, ride sommessamente e prende la mia mano dentro la sua. Io trattengo il respiro, ma non oso muovermi di mezzo centimetro.

-Andrea Andrea !! Giorgio le ha preso la mano! Guarda, guarda!-, la mia amica tutta accaldata ci indica come se fossimo due fenomeni da circo. Accidenti a te Nicole, ma non eri tu quella che reggeva l’alcol in modo strepitoso? Fra ha addirittura insistito per farla salire davanti, sostenendo fosse l’unica in grado di non fare troppi danni.

Nicole scoppia a ridere e alza ulteriormente “El Mismo Sol” che già riecheggia a tutto volume nell’abitacolo.

-Giò, dai raccontagli come siamo tornati a casa l’ultima volta! -, incomincia ad urlare Andre, per poi scoppiare a ridere come un idiota, - Praticamente gattonando!-, conclude ilare.Il mio adorato fratellino oggi proprio non ne vuole sapere di starsene fermo e buono al suo posto, così alzando le braccia al cielo comincia a muoversi al tempo di musica, schiacciandomi ancora di più verso Giorgio. Che fratello rincretinito.

-Andrea … e fermati!-, sospiro esasperata, e presa da un certo senso di superiorità, data la mia sanità fisica rispetto a tutti gli altri, mi sporgo verso l’unica persona che è tanto lucida almeno quanto me, -Fra, a mio fratello e a Nicole ci penso io, ma credo dovresti portare a dormire Giorgio. Sua madre si accorgerebbe di sicuro che ha bevuto un sacco…-,sentenzio serafica.

Il mio amico ci pensa su, -Ire ma se dormono tutti a casa tua? lo spazio c’e… e non trovo altre soluzioni valide al momento… ma che cazzo fai?-, impreca verso una monovolume che ci stava per venire addosso,- Se mi viene in mente qualcos’altro prima di arrivare sotto casa vostra …telo dico- conclude convinto.

Ovviamente una volta arrivati sotto casa, me li sono dovuti portare a letto tutti e tre, perché a Fra “non sono venute altre idee”. In realtà sospetto che non vedesse l’ora di portare la sua cara macchinina al riparo da imminenti macchie di vomito.

-Ire… portami a letto ti prego-, biascica Nicole aggrappata alla mia spalla. Bene, ora, oltre a mio fratello che non vuole saperne di entrare nell’ascensore, devo anche sorbettarmi Nicole e la sua depressione da alcol,- Questa sera mi sono vestita proprio da schifo… io mi sento uno schifo!-,aggiunge abbassando il capo.

-Come sempre del resto…-, bofonchia Giorgio appoggiato alla parete opposta dell’ascensore. Lascio che Nicole provi a picchiarlo( tanto non lo prenderà mai) e mi costringo a correre dietro a quell’idiota di Andrea, prima che svegli tutto il palazzo.

 

 

-Schhhhh -, guardo stizzita Fra che, per gettare Andrea sopra il materasso ha urtato la sponda del letto, facendo un rumore assordante.

-Non lo svegliare … Altrimenti ricomincerà a vomitare! -, aggiungo in un sussurro, con il volto contratto per il ribrezzo. Non voglio repliche della scena di poco fa, quando Andrea ha vomitato anche l’anima nel cestino porta-ombrelli del cortile.

Così, con il russare di Giorgio in sottofondo, usciamo in punta di piedi dalla stanza di mio fratello. Per fortuna che Fra alla fine si è fermato da noi, altrimenti non so proprio come avrei fatto a portarli tutti di sopra, visto che solo per trascinare Nicole e per metterla a letto mi ci sono voluti venti minuti buoni.

-Credo che a noi toccherà il divano Fra!- sospiro mentre andiamo verso il salotto, -Aspetta, ti prendo un vecchio pigiama di Andrea-, aggiungo accarezzandogli il braccio. E’ stato talmente gentile con me poverino, che mi sembra di fare il minimo ringraziandolo a dovere.

-No Ire, lascia stare! Me ne torno a casa! -

-Si certo, così a tua madre gli fai prendere un colpo. Aspettami qui dai -, ordino perentoria.

Cercando di fare meno rumore possibile, rientro nella stanza di mio fratello e apro la cassettiera vicino al letto, sperando che non cigoli e che sia quella dei pigiami.

- Irene…-  a afferrarmi il braccio, è proprio quel cretino di Giorgio.

- Zitto Giorgio! E dormi! -

- Uhm … scusa … per il vomito e per … insomma si per tutto …- dice con la bocca chiaramente impastata dal sonno e probabilmente anche dall’alcol. Sorrido per l’innocenza delle sue parole, che se fosse lucido non avrebbe mai pronunciato; mi abbasso per lasciargli una piccola carezza sul viso, probabilmente intenerita dalla sua espressione da cucciolo abbandonato.

- Non ti preoccupare. Ora però dormi! Per favore!- faccio per togliere la sua mano dal mio braccio ma lui non sembra intenzionato a mollarmi. 

- Irene… - 

- Che c’è ancora !?-, sussurro sorridendo, mentre Giorgio si gira dall’altra parte per cercare una posizione più comoda, mollando la presa sul mio braccio. 

-Hai proprio un bel culo-

E crolla in un sonno profondo.

 

Sara

 

-Tre pasticcini con la crema, uno al cioccolato e due con la marmellata, grazie-, aspetto pazientemente che la commessa incarti il mio pacchetto, per dirigermi tutta imbacuccata verso Corso Italia. Dopo la buca di ieri sera, il minimo che posso fare per farmi perdonare, è portargli i migliori pasticcini di Firenze. So bene che alle otto di domenica mattina sono l’unica diciassettenne attiva e sveglia, e che probabilmente le mie amiche, quando le sveglierò a quest’ora assurda mi tireranno i pasticcini in faccia, ma oggi ho deciso, oggi racconterò loro la verità.

I due bignè alla marmellata sono per i signori Barbieri, gente di classe che gira per casa con delle vestaglie che costano quanto l’auto usata di mia madre, le paste con la crema sono per me e le mie amiche, mentre quella al cioccolato è per l’unico componente di quella famiglia che di elegante ha ben poco: Andrea.

 

Suonare al citofono di questo palazzo mi fa strano, mi fa rifiorire troppi ricordi che vorrei cancellare, e quando sto quasi per scappare a gambe levate, la voce impastata dal sonno di Irene mi risponde 

“Sono io tesorino” ,lei ridacchia e fa scattare il portone, “ sali ma fai piano. Sono tutti in coma”

Faccio velocemente le tre rampe di scale che separano l’ingresso dal cortile, evitando accuratamente di prendere l’ascensore. Quando arrivo sul pianerottolo di casa “Barbieri” sull’uscio c’è proprio Irene nel suo completino da camera rosa confetto.

-Sei uno splendore anche di prima mattina. Pasticcini?-, aggiungo lasciandogli un bacio umidiccio sulla guancia. Mentre gli mollo la scatola sulle mani, la sorpasso e entro in casa senza troppe cerimonie; in fondo sono anni che vengo qui. Troppo persa nelle mie fantasticherie, io Irene e Nicole sdraiate sul letto a mangiare pasticcini, non mi accorgo di due piedi che spuntano dalla sponda del divano, fino a quando non ci vado a sbattere contro. Guardo Irene scioccata,- ma cosa diavolo avete combinato ieri sera?-, lei scuote la testa e mi guida verso la sua camera, così vicina a quella del fratello.

-Lascia perdere và! Attenta a non svegliare nessuno, che questi ricominciano a vomitare-

 

Irene

 

-Sei il mio angelo Sà! Giuro. Questa mattina ho veramente bisogno di affogare la mia depressione nel cioccolato-, sussurro mentre la abbraccio stretta stretta.

-Cosa sarà successo per una volta che non ci sono io a movimentare le vostre serate?-

Mezzora più tardi la mia amica non riesce ancora a smettere di ridere, dopo i miei minuziosi racconti sul viaggio di ritorno, - Sara, ti assicuro che se ti fossi trovata li, in mezzo a tutto quel vomito, ora non staresti ridendo in questo modo-, ma lei non sembra accennare a smettere, e io inizio a temere che possa svegliare Nicole.

-Vomito a parte… è forse successo qualcosa di più succulento?-, riesce a dire tra un risolino isterico e l’altro,- qualche lingua ficcata in gola, qualche dichiarazione d’amore strappalacrime…-

Credo sia arrivato il momento delle confessioni, se non lo racconto alla mia amica di una vita, a chi dovrei raccontarlo?

-Credo che Giorgio mi abbia rifiutata definitivamente…-, prendo coraggio e continuo,- mi ha praticamente detto che ho sbagliato a dargli quel bacio del cavolo e poi… bhè questo effettivamente è un controsenso. Ieri sera mentre prendevo un pigiama pesante per Fra vicino alla cassettiera, sai.. quella alta che sta proprio vicino al letto…-

-Quale pigiama? Di che colore era? E dai Ire… taglia le parti superflue!-, sbuffa lei sogghignando.

-Ok, ok ! Praticamente, mentre ero li.. si insomma li vicino al letto lui mi ha detto … si insomma…-

-Irene!!!-

-… che ho un bel culo! Ecco, l’ho detto ad alta voce. Sei contenta ora? -, tra tutte le reazioni, la risata isterica proprio non me la aspettavo. Sara sembra sull’orlo delle lacrime per quanto sta ridendo in questo momento, che poi cosa ci trovi così tanto da ridere proprio non lo capisco,- dai scusa, ma la situazione è talmente esilarante che proprio non riesco a farne a meno-, conclude cercando di trattenersi. Per lei sarà esilarante, per me non lo è di sicuro, e le metto il broncio,- dai Ire è ovvio che ti salterà addosso nel giro di poco tempo, è inutile che continua a trattenersi-

-Ma… io non voglio che lui mi salti addosso!-, dico tutta impettita dall’alto della mia posizione, visto che Sara si è comodamente appropriata della poltroncina color prugna della mia camera,- si che lo vuoi! Andrea se ne farà una ragione… alla fine capirà…-

-Sara smettila con questa storia. Io non posso neanche pensarle certe cose su Giorgio, non  potrei mai fare una cosa del genere ad Andrea…-, concludo convinta io, ma lei mi guarda storto.

- Andrea, Andrea, sempre e solo Andrea! Dovete iniziare a pensare per voi stessi. Nel caso tu non sappia, telo dico io: tuo fratello ha quasi diciotto anni, e deve farla finita con questa storia della gelosia … -

-Tu ora parli così, ma non sai neanche se Giorgio vuole realmen…-

-Vuole-, oh mio dio che spavento. Nicole ancora in dormiveglia, ha pensato bene di esprimere la sua opinione facendoci prendere un mezzo infarto a tutte e due,- NICOLE! Santo cielo!- esplode Sara,- mi hai quasi fatto prendere un coccolone-

La mia amica di tutta risposta, si stiracchia tranquilla e si tira su a sedere nel mio lettino tanto comodo,- si capiva da ieri sera quanto volesse… -, biascica alzando un sopracciglio in mia direzione.

-Ma sei eri completamente andata!-, la rimbecco subito.

-Sei troppo ingenua Ire!-

-Cosa vorresti dire?-

-Che non stavo poi così male… ho bleffato-,conclude facendomi la linguaccia.

-Che viperetta che sei!- rincara la dosa Sara, quando improvvisamente, come colta da un raptus, mi ricordo un piccolo dettaglio sulla serata di ieri.

-Sà… ma tu ieri sera non eri con Scorolli a pomiciare chissà dove?-, dico guardandola negli occhi. Anche Nicole la fissa incuriosita, ma non dice mezza parola.

-Ecco…- inizia titubante Sara,-non proprio!-, conclude iniziando a mangiucchiarsi le unghie.

-ah ahhhhhh ! Beccata! Con chi eri sporcacciona?-,rincalza subito Nicole.

-Ero… a casa!-,sbuffa, per poi alzare lo sguardo su di noi,- vi ho detto una cazzata-, ammette infine lasciando cadere le braccia lungo il suo corpo esile.

Guardo prima Sara poi Nicole, sempre con la stessa espressione curiosa dipinta sul viso e solo dopo un po riesco a tirare fuori la voce per parlare: -e perché mai?-,sussurro.

Sara si alza dal mio letto e si avvicina alla finestra, con lo sguardo perso chissà dove,- perché non volevo passare la serata con tuo fratello Ire… scusami!-, specifica senza voltarsi e continuando a fissare un punto indefinito lungo la strada,- io… avrei dovuto parlartene prima ma…-, la sento sospirare mentre scrolla le spalle,- ma… non ne avevo il coraggio-.

Il mio cervello inizia improvvisamente a ragionare. Andrea che si mette a difendere Sara, la mia amica che evita di venire a casa mia, i loro strani modi di parlarsi, le occhiate… mio fratello perennemente incazzato nero… e capisco.

Di slancio mi avvicino a Sara e la abbraccio forte, seguita da Nicole. Non so per quanto tempo ce ne stiamo così, tutte e tre abbracciate, mentre sento Sara trattenere il respiro più volte, o addirittura le lacrime. Tra di noi di segreti non ce ne sono mai stati, e come per me è stato immediatamente tutto chiaro, credo che anche Nicole abbia appena fatto due più due. Mi scosto leggermente da Sara per riuscire a guardarla negli occhi,-ma da quanto va avanti? Più o meno dico…-,aggiungo con voce febile.

-Io… non saprei dirti come è cominciata. Però è cominciata…-

-Si… ma da quando?-,chiede ancora Nicole.

-Due mesi circa….-

-Due mesi?-sbotto io scioccata,-due mesi e non ti è mai passato per la testa neanche una volta l’idea di dirmelo? Mai?-

-lo so che ora sei arrabbiata…- prova a intervenire Nicole, ma la blocco immediatamente.

-Non sono arrabbiata! Sono delusa! Credevo che noi ci raccontassimo tutto!-,concludo abbassando il tono di voce, mentre sento le lacrime pericolosamente prossime a scendere.

-Ire… tu non capisci! A tuo fratello..- inizia Sara, che nel pronunciare queste parole abbassa impercettibilmente gli occhi,- .. non importa nulla di me!-

-Cosa ne sai?-,domando sospirando.

-lo so!-

-Dio Sara che discorso concreto! Come fai a dire che lo sai e basta?-,rincaro ancora più indispettita,-non puoi saperlo!-

-Lui mi scopa Irene! E basta!- sbotta la mia amica con la voce spezzata dal pianto. Sto esagerando lo so, ma sono ancora troppo ferita per il suo atteggiamento. Nicole si avvicina a lei e la stringe a se, lanciandomi uno sguardo pieno di rimprovero.

-Ragazze?- la voce delicata di mia madre che bussa piano alla porta della mia camera, ci fa sobbalzare tutte e tre, e mentre Sara si asciuga frettolosamente le lacrime, Nicole si risiede nel letto - SIII ?!?- urliamo istericamente in coro.

La mamma apre la porta e fa capolino con la testa.

-Allora… noi andiamo! Mi raccomando stasera a casa per le undici  e tieni d’occhio tuo fratello-, sentenzia sorridente. Si avvicina per scroccarmi un sonoro bacio sulla guancia e aggiunge : -a domani tesoro. Arrivederci ragazze-

Mentre le mie amiche salutano cordiali, io mi butto sul mio comodo letto matrimoniale.

-Conferenza?-, domanda Nicole mentre si stende accanto  me.

-No, presentazione di non so cosa in un posto chiamato non so come!- 

La scena si ripete da anni ormai, neanche ricordo più l’ultimo pranzo della domenica con la famiglia riunita.

-Quindi avanzano due pasticcini!-, osserva Sara con un mezzo sorriso stendendosi vicina a noi. Di slancio mi getto su di lei e la stringo forte,- ti voglio bene amica mia. E ad Andrea staccherò gli attributi se osa farti soffrire ancora-,specifico perentoria,-non preoccuparti di nulla- guardo Nicole e le faccio cenno di avvicinarsi ulteriormente,-ci siamo noi qui con te-

 

I giorni sono passati veloci, e Giorgio, dopo la scenata di sabato sera, ha ripreso a comportarsi in modo civile e non ha più fatto allusioni sul mio fondo schiena, ne su quei due bacetti insulsi che ci siamo scambiati. Se ci incrociamo in giro per la scuola mi saluta tranquillo, se si trova in casa mia fa di tutto per non restare da solo con me, se per puro caso ci troviamo entrambi davanti all’ascensore del palazzo lui prende le scale, ma a parte ciò …tutto nella norma. 

Sara, dopo ben due settimane, ancora non si sente pronta a raccontarci nulla, e per quanto riguarda Andrea…. bhè resta il solito Andrea. Lui ovviamente non sa che io so, quindi continua a comportarsi da perfetto stronzo portando ragazze in casa all’insaputa dei miei. Il lunedì mattina quando sono andata a svegliarlo per andare a scuola l’ho trovato… in dolce compagnia. Inutile dire che ho iniziato a sbraitare come una pazza e ho cacciato la tipa sul pianerottolo tirandole i vestiti addosso. Da quel giorno, ovvero da circa due settimane io e Andrea non ci parliamo, se non per metterci d'accordo su qualche balla da raccontare ai nostri genitori.

Inoltre, dopo quello stesso sabato sera, quando ho praticamente dato buca ad Andreoli per andare al Gate con quei deficienti, il tasso della mia appetibilità ha raggiunto livelli mai pensati. Ormai anche quelli del quarto, la classe di Michele, mi salutano in modo amichevole, Alberto Scorolli, l’idiota più idiota della scuola dopo mio fratello, mi rivolge dei cenni casuali, e ovviamente questi piccoli gesti attirano le attenzioni di molti. Il fatto che Michele Andreoli mi abbia praticamente chiesto di uscire e che quindi ora in giro per i corridoi della scuola mi saluta, mi ha reso dannatamente popolare tra le ragazze della mia classe, che non fanno che chiedermi come bacia e come è tra le coperte. Ovviamente io con Michele non ci ho fatto niente, le nostre mani non si sono sfiorate e non gli ho dato neanche un piccolo bacino innocente, ma le voci in questa scuola girano in maniera sconvolgente.

-Ma cosa andate blaterando! Tutti dicono che tra le lenzuola è meglio Alberto Scorolli…-

-Si certo Cate.. e tu non lo sai per sentito dire… giusto?- ormai Michela e Claudia non ci molleranno più se Cate non la fa finita di vantarsi in questo modo,- la vostra è solo invidia-, ribatte la mia amica compiaciuta, mente le altre due con una scrollata di spalle si girano e attendono l’ingresso in aula del professore. 

 

 

Quindi ci troviamo sostanzialmente in una situazione di stallo. Tutti.

Io, che non ho intenzione di muovere un dito nei confronti di Giorgio, Sara che non ha intenzione di farsi vedere o tantomeno toccare da mio fratello e Nicole, che sostiene di avere due amiche rincretinite e che questo sabato vuole fare baldoria, a discapito di tutto.

Ho appena “cacciato” le mie amiche di casa, promettendo loro di farmi vedere al Mastro questa sera, quando suonano nuovamente alla porta.

-Irè vai a aprire. E’ Giorgio-, urla Andrea dalla sua stanza; saranno le prime parole che mi rivolge da almeno due giorni. 

-Non puoi andarci tu?-, urlo a mia volta affacciandomi sul corridoio. Sbuffo scocciata quando non ricevo alcuna risposta ma mentre continuo a lamentarmi, ovviamente (mannaggia a me) mi sto già dirigendo verso la porta di casa. Perché appena sento il suo nome divento color peperone?

-Ciao Giò!-, saluto cordiale e apparentemente tranquilla, e godo sommessamente notando il suo tentennamento sul ciglio della porta, anche se poi entra sfoggiando uno di quei sorrisi che mi fanno cadere le ginocchia… mannaggia a lui.

- Andrea?-, chiede immediatamente.

-In camera sua. Non ci vuoi proprio stare da solo con me è?-, sbotto di getto. Mi mordo la lingua per la mia stupidità, ma mi è scappato! Non voglio fargli pena o mostrarmi così risentita per il suo comportamento, ma questo tono piccato mi è proprio sfuggito dalle labbra. Lui ovviamente, come sempre del resto,scrolla le spalle indifferente.

-Ma se sei tu che scappi ogni volta che mi vedi. Cosa c’è? Hai paura di ricascarci?-, aggiunge subito alzando un sopracciglio. Dio che odio questa faccia da schiaffi, che odio lui e il suo atteggiamento strafottente. 

-Sabato sera sembrava che … quello timoroso di ricascarci… fossi tu!-, ribatto guardandolo dritto in faccia, mentre faccio un passo nella sua direzione. Lui sgrana gli occhi, probabilmente sbalordito dalla mia audacia, ma resta immobile al suo posto, non mi scansa ne si ritrae a questa vicinanza improvvisa.

-Cosa vorresti dire?-, domanda alzando la guardia.

-Niente, niente…- mi affretto ad aggiungere,- hai semplicemente apprezzato la mia presenza!-, concludo maliziosa.

Giorgio continua a guardarmi insistentemente, senza mai interrompere il contatto visivo tra di noi, ma si vede lontano un miglio quanto gli scocci che sia io a tenere in pugno la situazione.

-Non ti ricordi cosa mi hai detto Giò?- rincalzo imperterrita mentre faccio un’altro passo verso di lui. Ormai è in trappola. Quello che non avevo considerato però, è che così facendo sto mettendo in trappola anche me stessa, visto che questi occhi azzurri così vicini e questo profumo così inebriante non fanno che confondermi. 

Lui mi guarda stupito ma curioso e capisco che non deve ricordarsi molto della serata di due settimane fa, così riacquistando un po di audacia, continuo.

-Mi hai detto… -,inizio incerta avvampando per la vergogna,-quanto ti piace il mio corpo…-, concludo abbassando lo sguardo. Dio che imbranata. Volevo risultare quantomeno sensuale e provocatoria ma il risultato è quello di una scolaretta imbranata. Lo sento sogghignare, e vedo le sue Nike avvicinarsi a me.

-Perchè …questo già non lo sapevi?- sussurra allora lui al mio orecchio,- pensavo di avertelo fatto capire…-

-Io…-

Ma a nulla sono servite le mie braccia pronte ad allontanarlo, perché Giorgio si avventa sulle mie labbra voracemente, come se ne valesse della sua stessa vita. Mi ritrovo ad allacciare le braccia al suo collo e completamente in balia delle mille emozioni che questo ragazzo è in grado di farmi provare. Dannazione a lui. 

-Giorgio…-, provo a mormorare, tra un bacio e l’altro, ma mentre il suo sorriso si allarga, il mio cuore perde un colpo e mi lascio andare alle sue braccia possenti e al suo sapore sconvolgente.

-Non rompere sempre le palle Irene…-,sussurra mordicchiandomi un’orecchio,-e ammetti quanto sei attratta da me…-,conclude sogghignando. E senza darmi il tempo di ribattere acidamente è di nuovo sulle mie labbra, che bacia, morde e succhia, facendomi rabbrividire e portandomi in un vortice infernale da cui non verrò mai più fuori. Sono troppo vicina a lui per ragionare lucidamente e quando sento una porta che sbatte in lontananza, impiego più del necessario per collegare il cervello e per rendermi conto di stare baciando Giorgio … mentre mio fratello è in casa! Merda!

La voce di Andrea sempre più vicina mi fa sussultare immediatamente e in un balzo sono a metri di distanza da lui, che continua a guardarmi con quegli occhi profondi, mentre io d'altro canto non riesco a non ricambiare quello sguardo… famelico. Nello stesso istante in cui Andrea fa capolino dal corridoio, la mia maglia è apposto, i miei capelli sono in ordine e Giorgio non è più mio.

-Oh Giò! Muoviti che ho scaricato “I-ed Soccer” per play 4-,esordisce mio fratello tutto euforico. Giorgio ovviamente annuisce, e senza degnarmi di uno sguardo o di un dannato sorriso, sparisce dietro ad Andrea.

Stronzo.

 

 

Allora …Ciao a tutti!!!!

Prima di tutto, come sempre, grazie per le recensioni, per i complimenti e per le critiche, perché ho bisogno anche delle critiche per imparare e per migliorare :)

Su questo capitolo che dire… bhè… non voleva saperne di uscire fuori! Ci tengo tanto alla scena iniziale, che nella mia testa vi assicuro era molto divertente, ma è uscita fuori così …. mi dispiace!

Tengo molto anche al confronto di Irene con Sara e al punto di vista di quest’ultima… insomma se non si è capito tengo molto a questo capitolo in generale XD ahahahah

Vi dico già che nel prossimo ci sarà una festa un po particolare e diversi colpi di scena, quindi con la promessa di aggiornare presto… vi saluto!

Baci zuccherosi *.*

Cuffiette 

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Capitolo 6
*** Finocchio in semi ***




CAPITOLO 6: Finocchio in semi

 

E’ lunedì mattina, dopo la giornata di ieri il mio umore è a terra, sputo veleno invece di parlare e inaspettatamente, al posto del solito Garganella, soprannome affibbiato al prof di Matematica per la sua evidente somiglianza con il personaggio dei puffi, entra in classe la bidella racchia, quella a cui chiediamo le fotocopie rimpicciolite per i compiti in classe.

Oggi farete lezione in auditorium con le altre terze. Il prof vuole sperimentare una lezione iterativa-, dice questa prima di dileguarsi dall’aula. 

Il boato che si leva dalla classe non è certo di assenso, anzi, ma la cara signora se ne va dalla stanza senza curarsene minimamente. Anche io odio spostarmi dalla mia classe durante le cinque ore di lezione, voglio dire… già mi devo alzare alle sette, fare una colazione veloce e filare in questo posto schifoso…  una volta che sono comodamente seduta sul mio banco, mi scoccia alzarmi!

Di malavoglia afferro lo zaino e seguo i miei compagni fuori dall’aula.

-Sicuramente ci saranno i rappresentanti di istituto a presenziare. Loro ci sono sempre-, specifica Cate con la sua aria da so-tutto-io. 

Ovviamente lei me lo dice in riferimento a una determinata persona, ma come glielo spiego ora che a me di Michele Andreoli non mi importa assolutamente niente? Ancora non le ho detto che sabato gli ho addirittura dato buca per andare a ballare con mio fratello e con i suoi amici, figurarsi se ho intenzione di dirgli che non intendo continuare a provarci con lui.

Come volevasi dimostrare, neanche usciamo dal nostro corridoio, quello delle terze, che incrociamo il bellimbusto sopracitato e il suo inseparabile Scorolli.

A discapito di ogni mia aspettativa, Cate, invece di fare gli occhioni dolci al suo amato Alberto Scorolli, punta Michele e gli schiocca un bacio sulla guancia.

Lui ovviamente la lascia fare e continua a sorridere sernione.

-Quindi signore questo pomeriggio siete al mastro?-, chiede.

-Certo!-,blatera Cata ammiccando come una deficente.

-Però Mik, mi devi ancora una birra… ricordati!-,specifico io.

Lui ovviamente se ne va compiaciuto sotto gli occhi adoranti delle nostre compagne di classe.

Neanche la faccio aprire bocca che bocco la mia amica per il gomito.

-Perché ci stai provando con Michele?-, chiedo perentoria, studiando ben bene la sua espressione.

Lei ride di gusto, quasi si butta a terra per cercare di trattenere le risate e solo quando è in grado di respirare si degna di darmi una risposta.

-Sei proprio una novellina Iris! Tutti sanno che per attirare l’attenzione di qualcuno ci devi provare con il suo migliore amico-, conclude serafica tra un risolino e l’altro.

Io d’altro canto spalanco gli occhi esterrefatta; questa ragazza è proprio strana.

-Quindi fammi capire… fai finta di provarci con Michele … perché in realtà vuoi andare con Alberto, giusto?-

Lei sorride e annuisce contenta,- giustissimo sorella!-

-Ma quindi … io per attirare l’attenzione di Giorgio dovrei provarci con mio fratello?-, domando poco convinta.

Lei scoppia a ride e scuote la testa lasciandomi una mascolina pacca sulla spalla.

-Vedo che stai entrando nell’ottica!-

Che amica rincretinita mi ritrovo! Santo cielo!

 

Al mastro quello stesso pomeriggio ci trovo Michele seduto al bancone, con due birre davanti a se e l’aria tremendamente rilassata. Nicole mi molla immediatamente; ha appena individuato il nuovo barista al servizio. Questa ragazza ha una fissa per i barman. 

Quando mi avvicino a Michele, lui mi porge una birra sorridendo; devo ammettere che questo ragazzo ci sa davvero fare con l’altro sesso e se mi avesse riservato questo sguardo appena un mese fa, probabilmente ora staremo già appartati in un angolo a scambiarci saliva.

-Da quanto sei arrivato Mik?-, domando sedendomi accanto a lui. Dopotutto cosa ho da perdere se mi fermo a parlare con questo dio greco?

-Da un pezzo veramente, ma non ho il tuo numero e non sapevo come rintracciarti!-, ribatte prontamente.

Li conosco bene questi ragazzi, me ne sono passati davanti parecchi, ma mai nessuno era così bello e soprattutto così utile ai miei scopi. Se devo scordarmi di Giorgio tanto vale farlo con qualcuno di appetibile come Michele… no?

-Potevi chiedermelo stamattina a scuola!-, e sorridendo mi allungo verso di lui per prendere il suo cellulare. Concentrata come sono nel mio intento, non mi rendo conto dell’ingresso trionfale di mio fratello e dei suoi stupidi amici.

-Ehi non mi dare il numero sbagliato però!-, aggiunge ridendo.

Gli faccio l’occhiolino restituendogli il suo cellulare.

-Fatto!-

-Allora raccontami qualcosa di te… che non riguardi tuo fratello possibilmente!-,specifica scoppiando a ridere.

 

Giorgio

 

Lo sapevo che non sarei dovuto uscire questo pomeriggio, avevo una sorta di presentimento, dato che entro al Mastro e c’è lei con quel play-boy di Andreoli. Per fortuna con me c’è Andrea e mi ci gioco casa che fra non molto esploderà e andrà da sua sorella per l’usuale scenata di gelosia. Dondolandomi su questa certezza non riesco a reprimere un ghigno soddisfatto.

-Oggi offro io!-, esclamo euforico più del necessario.

La nuova consapevolezza mi ha reso nuovamente di buon umore. Mi avvicino al bancone dove sono seduti i due “piccioncini” e mi sistemo volutamente poco distante da loro due.

Perché ho così tanta voglia di spaccargli la faccia a quello?

-Fammi tre bionde Sofi-

Volutamente evito di girarmi verso di “loro” e di incrociare il suo sguardo; voglio che capisca quanto poco mi importi che neanche ventiquattro ore fa stava baciando me, mentre ora se ne sta qui a filtrare con questo.

-Giò fai quattro va!-, mi corregge Andrea affiancandomi,-una l’hai appena offerta a quella rossa laggiù-

Guardo il punto indicato da Andrea e sorrido: si può fare!. 

Molto bene cara Irene, ora vediamo chi è in grado di dimenticare per primo. Prendo la quarta birra e vado verso quella ragazza tanto prosperosa.

 

Irene

 

Io mio fratello lo strangolo. Lo faccio fuori in modo lento e doloroso. Michele parla ma io neanche lo ascolto, sono troppo concentrata a fissare Giorgio parlare con … quella, guardare come le mette una mano sul braccio, come sorride accondiscendente… io non ce la faccio.

Accanto a noi si fermano due compagni di squadra e io colgo l’occasione al volo.

-Vado a cercare Nicole… non la trovo più-, aggiungo per giustificarmi. 

Ho assolutamente bisogno di allontanarmi da questo posto e di prendere un po d’aria. 

La mia amica sarà sicuramente sul vialetto laterale a fumare, ben nascosta in modo da non farsi vedere da nessuno, quindi prendo la porta del bar che da sul retro e mi guardo intorno.

Niente.

-Che fai con quello?-

Mi volto di scatto e incontro subito i suoi occhi dannatamente azzurri.

-Con quello faccio ciò che mi pare. Che vuoi Giorgio?-, rispondo in tono di sfida.

Lui rimane vicino alla porta, non osando avvicinarsi troppo e mi guarda dritto negli occhi.

-Voglio capire cosa ti passa per la testa-,aggiunge senza rilassare la mascella,- te lo ho sempre detto che non sei in grado di sceglierti gli idioti con cui passare il tempo- 

Sono una sciocca lo so, ma mi scappa un sorrisino soddisfatto nel sentire la sua voce acuta, il suo tono sulla difensiva e il suo sguardo sfuggente… si insomma sono tutte piccole cose che mi danno speranza.

-Che c’è… non sarai mica geloso?-, ribatto su due piedi, avvicinandomi leggermente a lui, che se la ride beato e si appoggia allo stipite della porta, scuotendo la testa. 

-Invece a me sembra proprio di si-, continuo guardandolo dritto negli occhi divertita e allo stesso tempo speranzosa.

-E da cosa l’avresti dedotto genio?-, sputa fuori lui, ma non mi inganna, e mi avvicino ancora un po a lui, giusto di qualche centimetro. Ovviamente non rispondo alla sua domanda, ma ribatto.

-Perchè mi hai seguita?-

-Da questo l’avresti dedotto heinstain?-

-Rispondimi e basta!- sbuffo.

-Volevo semplicemente fumarmi una sigaretta..-,e mi sventola il pacchetto davanti alla faccia,-vedi?-

-Allora perché non stai ancora fumando?- rimbecco subito.

Ormai il sorrisino speranzoso si è trasformato in un sorrisone.

-Dio quanto sei petulante. Non sto ancora fumando perché ho incontrato una rottura di palle-

-Quindi non mi hai seguita?-,continuo imperterrita mentre lui sbuffa scocciato.

-No! Contenta? -

-E per puro caso sei uscito dal locale nello stesso istante in cui sono uscita io… giusto?-

Ormai non riesco più a trattenermi e fra poco scoppierò a ridergli in faccia se continua a fare il sostenuto.

-Giusto!-risponde imbronciato.

-Bhè certo, non potevi lasciare da sola la rossa di poco fa!-, butto fuori tutto di un fiato. Mi mordo la mia lingua lunga immediatamente. Stavo andando così bene e poi mi sono giocata tutto nel giro di due secondi. Neanche a dirlo Giorgio mi guarda con quel suo odioso ghigno divertito stampato in faccia.

-Gelosa?-

-Pff… ma chi io?-, ribatto prontamente.

Ma ormai è andata. E’ bastato abbassare gli occhi un attimo, sono bastati due dannati secondi di titubanza e la situazione si è capovolta. Lui è tornato il predatore e io la preda. 

Due passi e me lo ritrovo davanti alla faccia. Dannazione. Se sono io ad avvicinarmi riesco a tenere la situazione sotto controllo, ma se me lo ritrovo così vicino in così poco tempo… perdo la ragione. 

-Devi capire cara Irene…- e mi sfiora la guancia con le nocche della mano,- …che tu puoi baciare solo me-, conclude guardandomi dritto negli occhi. Passa una mano intorno alla mia vita e mi attira a se, senza titubanze, con la sua solita sicurezza sfacciata. Mi attira a se e io glielo lascio fare, lo lascio posare le mani sui miei fianchi, scendere fino alle mie cosce per poi risalire in modo lento e dannato.

- Perché?-, tiro fuori in un sussurro, -perché continui a fare così con me?-

- Perchè anche tu lo vuoi… anche tu vuoi baciare solo me-, sussurra lui con voce roca. Dio la sua voce così smorzata probabilmente dall’eccitazione mi riempie di brividi che partono dalla schiena e arrivano… proprio li. Non ci capisco più niente. Non riesco a ragionare con lui così vicino a me, con le sue dannate mani che non fanno altro che crearmi scompiglio.

-Ma allora… Andrea?- riesco a sussurrare sulle sue labbra che si fanno sempre più vicine e come sempre l’incanto si rompe. Basta un nome e tra noi scende il gelo.

-Andrea in questa cosa non c’entra…-

Ma anche se Andrea non c’entra lui molla la presa e si allontana da me. 

Come se le parole di poco prima non fossero state dette, tira fuori una sigaretta dalla tasca posteriore dei jeans e mi porge il pacchetto.

- Vuoi?-, mi domanda, ma io scuoto la testa. 

Non lo capisco, per quanto io mi sforzi non riesco a capirlo e penso anche che non ci riuscirò mai. 

Un attimo dopo il suo accendino che scatta, la porta laterale del bar si apre e esce proprio Andrea.

-Oh Giò… Irene! Che state facendo?-, domanda subito sul chi va la.

-Niente.. tua sorella voleva scroccare una sigaretta-, risponde Giorgio per tutti e due. Inevitabilmente mio fratello si rilassa impercettibilmente e sposta lo sguardo da me al suo amico,- Giò… c’è tuo padre qua fuori-

Silenzio. Vedo chiaramente il sorriso strafottente di Giorgio spegnersi immediatamente e mio fratello lasciargli una pacca sulla spalla.

-Ah-

La sua è stata una risposta secca… e … fredda. Maledettamente fredda.

Giorgio butta la sigaretta e entra dentro il locale senza dire altro, con mio fratello al suo seguito. Avevo persino dimenticato che Giorgio avesse un padre, i suoi si separarono quando noi avevamo appena dieci anni e probabilmente non saprei riconoscerlo se lo incontrassi in giro per strada; mi stupisce che mio fratello invece sia in grado di farlo. Persa nei miei pensieri mi scordo persino di passare a salutare Michele e filo dritta a casa.

 

Posato il giaccone nell’ingresso, sento dei rumori provenienti dalla cucina e infatti affacciandomi trovo mia madre alle prese con i fornelli. Poveri noi. 

Mi avvicino a lei e le schiocco un bacio umidiccio sulla guancia.

-Ciao mà!-

-Santo cielo Irene mi hai fatto prendere un colpo-, sillaba mentre raccoglie il mestolo che lei stessa ha fatto cadere un attimo fa. 

Prendo un succo dal frigo e mi siedo sullo sgabello dietro di lei, mentre  continua a ciarlare su quanto sia duro il suo lavoro in questi giorni e su quanto papà sia occupato.

-Mamma…- la interrompo all’improvviso,-ma tu … cosa sai del padre di Giorgio?-, la domanda mi è sorta spontanea e visto che lei è tanto amica di Giustina, saprà sicuramente qualcosa sul suo ex  marito. La mamma si ferma un attimo e mi guarda dritta in faccia; noto una leggera ruga sulla sua fronte, una in più del solito.

-Non era una brava persona, so dirti solo questo… a suo tempo abbandonò Giorgio e Giustina per seguire una ragazza molto più giovane di lui… e ne uscì quasi pazzo. Si insomma lei era giovane e bella e un’uomo di mezza età può perdere la testa in questi casi-, conclude stringendosi nelle spalle turbata.

Mi si stringe il cuore a sentire quelle parole, ma soprattuto mi viene da pormi una domanda, perché io non ne ho mai saputo niente? E perché oggi il padre di Giorgio è venuto al Mastro?.

-A cosa stai pensando tesoro?-

-Bhe… a Giustina poverina e… a Giorgio. Per loro non deve essere stato facile…-, i miei occhi quasi pizzicano e sento che fra non molto scoppierò a piangere.

-No… non lo è stato. Devo ammettere che tuo fratello su questo fronte si è comportato da persona adulta… stette molto vicino a Giorgio in quel periodo-, aggiunge lei con tono fiero, e posso assicurare che il nome di Andrea, accostato ad un sorriso è cosa rara in questa casa. 

Da Andrea tanta sensibilità non mela sarei mai e poi mai aspettata.

-A proposito di Giorgio, si è fatto proprio un bel ragazzo è?-, rimbecca la dose lei. 

Eh no cara mamma, per quanto riguarda questo argomento mi chiudo dietro ad un no-comment.

-Bhè… si .. bo!-

-Come bo? Non hai gli occhi per guardare? Secondo me si è fatto proprio carino!- e su queste note decido che è giunto il momento di abbandonare il campo. 

La mamma ha toccato un tasto troppo dolente.

 

 

“Ehi dove sei finita?

Michele”

 

Merda, merda e ancora merda! Mi sono completamente dimenticata di lui, ma infondo conosce chiunque al Mastro, troverà sicuramente qualcuno pronto a fargli compagnia, forse anche Cate.

 

“Scusami, ho incontrato mio fratello e siamo dovuti scappare a casa da nostra madre … Sarà per la prossima :)

Irene”

 

Che banalissima scusa che ho messo in piedi, ma amen, al momento non riesco a pensare a niente di meglio.

 

“Ok, va bene… ci conto ;)

Michele”

 

Si…. ehm… certo!! Ma perché si è fissato con me questo benedetto ragazzo? Fino a un mese fa a momenti neanche mi salutava. Valle a capire tu le stranezze delle persone.

Quando torno in cucina, mia madre ancora ai fornelli per la sfortuna di tutti noi, mi supplica di andare al supermercato a prenderle un’immancabile ingrediente, così armata di buona volontà e di un bel cappotto, mi riverso per le fredde vie di Firenze.

 

Riesco a tornare a casa solo due ore dopo, perché il dannatissimo “finocchio in semi” tanto importante per la mia genitrice sembra introvabile. Sfinita e frustrata, ma soprattutto infuriata con mia madre, svolto finalmente l’angolo della mia via, ancora pochi passi e sarò a casa finalmente, quando davanti al portone noto Giorgio tutto inalberato, gesticolare come un pazzo con qualcuno a me sconosciuto, rallento il passo, anzi possiamo anche dire che mi fermo e mi accosto nella rientranza del portone vicino al nostro… la curiosità è troppa, soprattutto vedendo quanto è infuriato Giorgio.

-Credevo che… che fossimo stati chiari con te!-, ma questa voce non è di Giorgio, questa è la voce di… di Andrea.

L’uomo, evidentemente molto più grande dei due ragazzi, si guarda intorno con fare furtivo e si avvicina al volto di mio fratello per sussurrargli qualcosa che purtroppo io dalla mia posizione non riesco a captare. Vedo Giorgio scattare in avanti, ma non abbastanza velocemente da impedire all’uomo di strattonare Andrea per il colletto della felpa, tanto bruscamente da farlo cadere a terra. Lo sconosciuto si volta e quasi correndo sale su una vecchia punto mezza scassate e sparisce, sfrecciando per la strada buia.

Giorgio aiuta Andrea a rialzarsi, ma non si dicono mezza parola, posso solo notare una sguardo complice prima di rientrare nel portone.

Chi diavolo era quello?

 

A cena sono silenziosa e non spiccico parola neanche quando la mamma sgrida Andrea per essere rientrato a casa così tardi. Guardo mio fratello con occhi diversi ora, e capisco anche perché Giorgio si senta così legato a lui e… e mi sento uno schifo.

Hanno sempre condiviso ogni cosa, fin da piccoli, che si trattasse di una ragazza o di un gioco e non dovrei essere stupita dal fatto che insieme si vanno anche a mettere nei pasticci.

-Giustina la prossima settimana va a un convegno a Parigi, lo sapevi tesoro?-

Quando a tavola, i miei iniziano a parare di convegni, di giudici o di farmaci, puntualmente Andrea sbuffa e io alzo gli occhi al cielo, ma questa sera sono talmente pensierosa per via della scena a cui ho assistito poco fa, che non seguo neanche il filo del discorso fino a quando non sento il nome di Giorgio.

-Come?-, domando a mia madre.

-Stavamo dicendo, che probabilmente Giorgio starà da noi per qualche giorno, mentre sua madre è in Francia-, puntualizza mio padre come se nulla fosse, mentre sua moglie mi lancia uno sguardo affatto innocente; questa donna è una fottuta veggente.

Deglutisco rumorosamente, tremando all’idea di avere Giorgio in giro per casa mia, vederlo invadere i miei spazi vitali, vederlo… senza maglietta. Non uscirò viva da questa situazione già lo so. 

-Andrea! Cosa stai facendo?-, tuona mia madre in direzione di mio fratello, che nel frattempo, approfittando del momento di smarrimento generale si è alzato da tavola e ha preso il giaccone nell’appendi abiti dell’ingresso.

-Esco mà, chissà cosa devo fare!-, le risponde lui alzando gli occhi al cielo.

La situazione stasera si mette male, me lo sento. Mio padre sbatte il bicchiere sul tavolo particolarmente adirato, -non rivolgerti a tua madre in questo modo. E posa quel giaccone-, conclude serafico.

-Ho quasi diciotto anni e se voglio uscire… io esco-

-E’ il quasi che ti frega carino… fa come ti ha detto tuo padre, posa quel giaccone-

Il tono da avvocato di mia madre so per certo quanto può essere odioso e mi stupisco che mio fratello non sia ancora scattato giocandosi definitivamente ogni possibilità di uscire di casa.

-Devo fare una cosa importante… per favore!-, e io mi pietrifico. Andrea ha forse detto… “per favore”? 

La mamma lancia uno sguardo a nostro padre, che frustrato si passa una mano tra i capelli in un cenno di assenso. 

Chissà cosa diavolo deve fare Andrea di lunedì sera!

 

 

Inizio subito con un “mi dispiace!”

Mi dispiace davvero per il ritardo, ma sono partita per dieci giorni e giuro che volevo postare prima della mia partenza, ma il capitolo è stato molto impegnativo e non ci sono riuscita!

La festa è slittata, per motivi di trama e perché altrimenti il capitolo sarebbe stato davvero troppo lungo.

Spero di non avervi deluse e questa volta con la promessa reale di un aggiornamento rapido…. vi saluto!

Baci zuccherosi

Cuffiette *.*

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Extra: Galeotto fu l'ultimo Natale ***


Una di voi lettrici ha buttato lì una richiesta e a me è bastata XD

Nella mia testa l’idea c’era ma non mi era mai venuto in mente di concretizzarla, ma ora credo che anche Andrea e Sara meritino il loro spazio.

 

Extra: Galeotto fù l’ultimo Natale

 

Andrea non mi ha più scritto.

Andrea non mi ha più parlato.

Andrea non mi ha più neanche salutata.

Bene.

A volte capita che mi prendano quei piccoli attimi di sconforto, ma sono sono momentanei, perché poi penso alle mie amiche, a Irene che nonostante tutto ha perdonato tutte le mie bugie, a Sara che dalla mia sfuriata dell’altro giorno non ha più nominato la famiglia Barbieri neanche di sfuggita…. a me stessa.

Il fatto che i miei in questo momento non siano in casa mi rincuora, perché almeno non sono costretta a sorridere, o a far finta di stare bene; posso semplicemente starmene sdraiata sul letto … a pensare.

Ho ancora attaccato alla specchiera del comò quello stupido sottobicchiere con la faccia di Babbo Natale stampata sopra…

Quando ci siamo conosciuti avevo appena undici anni, esattamente nel periodo in cui legai con sua sorella… e già da allora Andrea aveva un certo ascendente su di me. Il suo innato senso del liderschip, la sua sfrontata sfacciataggine, il suo sorriso aperto e sincero mi hanno sempre abbindolata e soggiogata.

Dal nostro primo incontro sono passati anni fino al nostro primo bacio, un bacio che non dimenticherò mai e che mi ha fatto crollare il mondo addosso. Se quell’idiota non mi avesse baciata quel giorno, probabilmente tra di noi non sarebbe mai successo nulla. Purtroppo mi è bastato sentire una sola volta il sapore delle sue labbra per capire che non sarei più riuscita a dimenticarlo.

 

Io Nicole e Irene abbiamo sempre passato la serata di Natale insieme; quando i nostri genitori andavano a letto dopo l’usuale cenone della vigilia, noi ci riunivamo al Mastro e passavamo la notte a giocare a carte. E’ una tradizione che negli anni si è sempre conservata e anche nell’ultimo è stato così.

Antonio, il padrone del bar decora tutto il locale a festa, offre vino cotto e castagne ai suo clienti più affezionati e il clima che si respira in quei giorni è davvero troppo bello per disertare l’appuntamento.

Quest’anno però, dopo che Irene buttò giù mezza bottiglia di vino cotto accompagnata da qualche cicchetto di varnelli decise di tornarsene a casa, sotto l’occhio vigile di Giorgio; Nicole, dopo aver perso all’incirca cinquanta euro alzò i tacchi e io inevitabilmente mi ritrovai al tavolo con Fra e Andrea a brindare alla salute di chiunque.

 

Mezzora più tardi avvenne l’esodo.

-Bella ragà, io vi mollo. Non reggo un’altro bicchiere!-

-Ma dove vai coniglio?-lo apostrofò immediatamente Andrea, ma Fra ormai aveva già preso la sua decisione.

-Ciao Fra, ci vediamo domani…-,lo salutai io baciandolo sulla guancia.

-Sara… a me perchè non li dai mai i baci sulla guancia?-,domandò Andrea seriamente incuriosito, assumendo quella faccina tenera che riesce ad avere solo con pochi intimi.

-Basta chiedere tesoro!-

E detto fatto mi sporsi verso di lui e gli schioccai un bacetto tutt’altro che innocente ai lati delle sue labbra.

-Attento Andrè che ci rimani secco…-, lo rimbeccò subito Fra, poco prima di scoppiare a ridere e di dileguarsi.

Osservai il nostro amico allontanarsi, mentre mi sentivo stranamente euforica e eccitata all’idea di rimanere da sola con lui; come se non fosse mai successo poi.

-Allora? Hai visto che bastava chiedere?-, domandai come se niente fosse, mettendomi comoda sulla mia parte di panca.

Ormai il locale era quasi vuoto, erano le tre passate e l’indomani avremmo dovuto affrontare il pranzo di Natale.

-Facciamo che ad ogni bicchiere che butti giù il bacio te lo do Io….-

-Ma così cosa ci guadagno?-, ribattei subito notando la scintilla divertita nei suoi occhi.

-La gloria… non ti basta?-

-Certo che non mi basta!-

Lui ci pensò su per un attimo e mi sventolò davanti agli occhi il suo stupido sottobicchiere,- Chi riesce a tornare a casa con le proprie gambe vince questo-, concluse soddisfatto.

-Non mi piace questa cosa… non possiamo svegliarci ancora ubriachi la mattina di Natale…- ribattei contrariata alla sola idea. Lui ovviamente rise di gusto e continuò a baccagliare fino a quando dalla mia bocca non uscì un verso di assenso. 

Appena due bicchierini più tardi alzai le braccia in segno di resa.

-D’accordo hai vinto! Non ce la faccio più!-

-Lo sapevo!-, esclamò lui tutto contento, per poi alzarsi sulla sedia e brandire il famoso sottobicchiere con su stampata la faccia di Babbo Natale,-coraggio, acclamate tutti il vincitore!-

-Andrea scendi! -,urlai io sull’orlo di una crisi di panico. La sedia stava traballando pericolosamente e non so se sia stato Andrea a girare su se stesso o la mia testa a darmi l’effetto, sta di fatto che lo afferrai per il lembi del suo maglione Natalizio e lo costrinsi a scendere.

-Ti preoccupi per me Sara?-, domandò lui guardandomi dritto negli occhi. Io non risposi, mi immobilizzai nel vedere il so corpo protendersi verso il mio. Andrea appoggiò semplicemente un braccio sulle mie spalle e mi porse il giaccone.

-Andiamo Sara, ti accompagno a casa…-,aggiunse spingendomi lentamente verso la porta del bar.

-State attenti ragazzi!-,ci urlò dietro Alberto.

 

L’aria pungente di Dicembre mi invase completamente non appena mettei un piede fuori dal locale, e se non fosse stato per Andrea sarei rimasta accovacciata li fuori, incapace di fare un’altro passo verso casa.

Dopo minuti che sembrano anni, dopo metri che sembrano chilometri e in perfetto silenzio, raggiungiamo la porta del mio palazzo, che apparse ai miei occhi come un’ancora di salvezza. Grazie al cielo ero a casa. 

-Mi dispiace… è stata tutta colpa mia!- sussurrò Andrea prima di lasciarmi andare dalla sua stretta. 

Facemmo tutto il tragitto abbracciati.

-Ma cosa dici! La colpa è la mia che ti do retta… idiota!-,scherzai lanciandogli una piccola spinta. Il suo sorriso spontaneo mi riscaldò il cuore, e mentre mi sporsi  verso di lui per abbracciarlo mi scappò un risolino eccitato.

-Facciamo che allora per farmi perdonare ti regalo questo…-, esclamò lui all’improvviso, scansandosi dalla mia stretta e porgendomi il sottobicchiere rimasto nella sua tasca. Io scoppiai a ridere e lo afferrai al volo.

-Ora sono io la vincitrice!-sorrisi contenta.

-Il vincitore ufficiale resto io! -,bloccò lui la mia euforia, …e calò uno strano silenzio, uno di quei silenzi imbarazzanti, non pesanti o fastidiosi… solo … imbarazzanti. E solo con il senno di poi sono riuscita a capire il perché di quel silenzio così assordante e carico di tensione. Solo dopo che le sue labbra si posarono delicatamente sulle mie riuscii a capire cosa stesse aspettando di fare quell’idiota. E’ stato un bacio lento e delicato, in cui mi sono presa tutto il tempo necessario per assaporare le sue labbra morbide, per toccargli i capelli spettinati, per godermi Andrea Barbieri che se ne stava davanti a me in tutta la sua bellezza, mentre con la mano tenevo stretto a me quello stupido pezzo di cartone che ora si fa beffa di me, standosene appeso alla mia specchiera, incurante del male che mi sta facendo.

 

A interrompere il flusso dei miei pensieri ci pensa il cellulare che una volta tanto sono contenta di vedere illuminarsi.

 

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Capitolo 8
*** Parola d'ordine? Ansia! ***



CAPITOLO 7: Parola d'ordine? Ansia! 

 

-Hai sentito della scazzottata di lunedì sera in Viale della Repubblica?-, mi sussurra Cate, durante l’ora di mate.

Guardo la mia amica di sfuggita, senza realmente staccare lo sguardo dalla lavagna, Bhè no… perché avrei dovuto sentirne parlare?-

Lei si avvicina a me con fare circospetto, per quanto il prof di Mate le permetta di avvicinarsi al mio orecchio,- Perché tutta la scuola ne parla. Sono stati tre ragazzi ad assalire uno di quei tipi loschi che girano… sai quelli che… si insomma quelli che spacciano-, conclude lei sussurrando. Io spalanco gli occhi e il mio cervello comincia a elaborare le informazioni. 

Tre ragazzi, di lunedì sera… Andiamo Irene sei veramente troppo ansiosa! Deve essere per forza una coincidenza che Andrea sia uscito proprio di lunedì sera e che lo stesso pomeriggio fuori casa ci fosse quel tipo strano…ma guardando la mia amica negli occhi capisco che per una volta la mia ansia ha un senso. 

-Tu cosa ne pensi?-, aggiungo sussurrando. Lei tituba un secondo e poi quando Garganella si gira, sospira rumorosamente,- Credo .. esattamente quello che stai pensando anche tu! Alcuni dicono che sono stati, si … ecco … loro. Giorgio Andrea e Fra… -

Lo sapevo che quell’idiota si andava a mettere nei pasticci, ma quello che non capisco è perché? C’entra forse qualcosa il padre di Giorgio? Ma soprattutto, siamo sicuri che nessuno li denuncerà per l’aggressione?

-Potrebbero anche non essere loro però…-, prova a rincuorarmi la mia amica, ma Garganella si gira proprio in questo momento. Dannazione.

-Barbieri, Gatti… se non la fate finita vi sbatto fuori!-,tuona il prof dall’alto della sua posizione.

Noi abbassiamo immediatamente il capo imbarazzate,-Scusi prof!-, digrigno a mezza bocca.

Faccio passare giusto qualche minuto prima di tornare all’attacco e avvicinarmi nuovamente a Cate.

-Ci sono tanti ragazzi a Firenze… perché proprio loro tre?-

-Iris io non lo so… a me lo ha detto Michela. Però conosci tuo fratello …-, conclude lei, per poi tornare a concentrarsi sulla lezione.

Purtroppo lo conosco fin troppo bene.

 

All’uscita di scuola, saluto la mia amica e mi affretto fuori dal cancello a piedi visto che oggi nessuno verrà a prendermi in macchina.

Voglio solo arrivare a casa per beccare quell’idiota di Andrea da solo; ci sono fin troppe cose di cui dobbiamo parlare. Ma ovviamente anche questa volta la fortuna non sembra essere dalla mia parte, perché trovo Michele poco distante dall’uscita principale, la stessa uscita che per forza di cose devo imboccare, a meno che io non voglia rimanere in questo posto raccapricciante fino a domani mattina.

-Ehii Irene!-, mi fa cenno lui non appena sono abbastanza vicina alle scale dell’uscita. 

Dannazione! Lo sapevo.

-Allora, ci riusciamo a beccarci al Mastro oggi ?-

Io lo guardo e mannaggia a me gli sorrido, perché di fronte a questo sorriso e a questo adone non si può fare a meno di sorridere.

-Non lo so Mik… oggi sono un po' incasinata…- , rispondo lasciando la frase campata in aria.

-Allora facciamo stasera?-

-Ma non ti arrendi mai?-, aggiungo sorridendo. Lui si avvicina di un poco a me, con quella aria da figo sicuramente già pre-impostata.

Quante ragazze potrebbe avere? Cento? Magari anche di più. 

Si spettina i capelli nero pece come lui sa fare e mi punta gli occhi addosso.

-Mai! Dai facciamo stasera alle nove al bancone!-

Io faccio per controbattere, ma lui mi precede,-Se mi dai buca potrei mettermi a piangere!-, aggiunge con una strizzata d’occhio.

-Michè ma chi vuoi prendere per il culo?-, si intromette quell’idiota di Scorolli, che è talmente idiota che nella foga di avvicinarsi al suo amico mi ha anche pestato un piede. 

Se dovessi indicare a un novellino l’elemento della scuola da cui stare alla larga il mio dito finirebbe di sicuro puntato su questo essere che ho davanti. Non solo rasenta i limiti della stupidità, ma anche quelli del pudore.

Lo guardo truce con le guance rosse e poi sbotto: -Scusa…. ma tu non guardi dove metti i piedi?-

Michele ovviamente ride del mio cipiglio serio e tira una coppola sul collo dell’amico.

-Albè e guarda dove metti i piedi! Chi te la ha insegnata l’educazione?-, specifica in modo alquanto sarcastico; mi sta praticamente prendendo per il culo.

Poggio le mani sui fianchi indispettita e continuo a fissarlo male.

Intercettando lo sguardo del suo amico, Alberto si volta verso di me e strabuzza gli occhi come se fosse la prima volta che mi vede.

Che idiota.

-Ma tu non sei l’amica di Cate?-

-Si, andiamo in classe insieme! Perché?-, chiedo subito sulla difensiva.

-Questo pomeriggio lei viene a vedere la nostra partita…-,e guarda Michele prima di continuare,- Perché non vieni anche tu?-

Mi sento troppo al centro dell’attenzione, con troppi occhi puntati addosso e mi rendo subito conto del perché, visto che Giorgio passa accanto a noi proprio in questo momento.

-Va bene! A che ora?-, domando convinta.

Scorolli mi sta antipatico, ma Michele non mi ha fatto nulla, e se c’è Cate alla partita non ci vedo niente di male ad andarci.

Ok va bene lo ammetto! Anche il fatto che Giorgio possa vedermi li a fare il tifo per la scuora avversaria ha decisamente contribuito alla mia decisione.

 

 

“Saraaaaaaa ma dove diavolo sei finita?” sputo fuori tutto di un fiato sulla cornetta del telefono del salotto.

Guardare la tv, mangiare patatine e stare al telefono sono da sempre i miei sport preferiti.

“Ma cosa ti urli? Questa è la prima chiamata che mi fai!”

“Ahahahaha si lo so, ma avevo voglia di scuoterti un po!”, sorrido soddisfatta.

“Ire…. TU NON STAI BENE!”,mi rimbecca la mia amica.

“Sei vestita, truccata e stirata?”

“Certo che no! Non ci provare, oggi non posso uscire…”

Sbuffo contrariara ma non mollo.

“Smettila di fare la secchiona e porta il tuo sederino davanti all’armadio, scegli il completo meno sportivo che trovi e aspettami tra dieci minuti davanti al portone di casa”, specifico senza possibilità di remora.

“Ire.. no! Scordatelo! Non ci vengo alla stupida partita della tua stupida scuola!”

Rido di gusto nel sentire il suo tono che non ammette repliche.

“Ci vediamo tra dieci minuti!”

Riaggancio senza aspettare una sua risposta e lancio il cordaless sul letto con poca grazia per poi concentrarmi sul mio guardaroba. Cosa ci si mette per andare ad una partita di calcetto?

 

-Sai credo che Andrea Giorgio e Fra si siano cacciati in un bel pasticcio-

Io e Sara stiamo percorrendo tutta Via della Scala, dopo che mi sono precipitata a casa sua per costringerla a uscire fuori.

Non è stato affatto semplice convincerla a cambiarsi e a rendersi presentabile.

Oggi Firenze è più frenetica del solito e mentre le macchine sfrecciano accanto a noi, l’aria si fa sempre più frizzantina, il cielo più tetro e la probabilità di finire completamente bagnate da un acquazzone, si fa sempre più concreta.

-Perchè?-, domanda Sara.

-Perchè ho una strana sensazione, e poi tutta la scuola parla di una scazzottata in Viale della Repubblica…-

-Ma è lontanissimo da casa tua! Dai non fasciarti la testa prima di rompertela…-,mi rincuora la mia amica.

Svoltiamo sulla via principale e prendiamo la strada che porta al ponte. La mamma si raccomanda sempre di non passare per quella via, ma è la più veloce anche se le macchine sfrecciano ovunque e dobbiamo tenere gli occhi ben aperti.

-Lo so che sono troppo ansiosa. Ma ho una brutta sensazione…-

Un clacson strombazza e la mia amica mi tira per la manica. -Senti brutta sensazione guarda dove metti i piedi piuttosto-.

-Comunque…- prosegue lei senza che io aggiungessi una sola parola, -una volta Andrea mi ha detto qualcosa a proposito del padre di Giorgio, ma niente di specifico..-

-Cosa?!?!? Ma sei pazza?!!? Perché fino ad ora non mi hai detto nulla?-,tuono inviperita.

Sbuffa,-perchè non ci vedevo niente di pericoloso, rilassati! Una volta era particolarmente arrabbiato e quando gli ho chiesto il perché lui mi ha solo detto testuali parole: “Il padre di Giorgio è un coglione”. Fine. Non so altro.-

Per nulla rassicurata continuo a camminare al suo fianco in perfetto silenzio, fino a quando non arriviamo al campetto. Che poi neanche mi ricordo come hanno fatto a convincermi a venire in questo posto. Bhà.

Gli spalti sono pieni di gente, perlopiù ragazzine della nostra scuola. 

Che desolazione pensare che sono anche io qui per il loro stesso motivo: uno stupido ragazzo.

 

Mi costa ammetterlo, ma mio fratello è piuttosto bravo a correre dietro a un pallone, voglio dire per quanto ne possa capire io… ha fatto goal ! Deve essere per forza un po' bravo giusto? In ogni caso non me ne potrebbe fregare di meno se non fosse che Cate ha intrattenuto me e Sara per tutto il tempo con le sue lagne su Scorolli. Dannazione a lei.

Finita la “stupida partita” come la ha ribattezzata più volte Sara, ci avviamo verso l’uscita mentre non faccio che giurare sul mio cappottino nuovo di Armani che in questo postaccio non ci metterò più piede.

-Facciamo la strada insieme?-

-Cate ma tu sei dalla parte opposta alla nostra! Sparisci và!- spintono scherzosamente la mia amica che però non molla.

-Voglio seguire Scorolli!- sussurra subito.

-No cate scordatelo. Io non aspetto qui un’altra ora per vedere quel bellimbusto uscire dagli spogliatoi e andare verso casa.-

Appoggiata da Sara che sembra pensarla esattamente come me faccio per spingere la mia amica fuori da quel campetto tentatore.

 

Due ore e un’inseguimento più tardi, sono a casa.

Mi sento inquieta, il non sapere ogni cosa sulla scazzottata o sulla vita privata di mio fratello mi mette ansia. Non sono tranquilla nel saperlo in strada a fare chissà cosa con i suoi amici del cavolo.

Tolgo le scarpe stizzita e senza salutare chicchessia vado in camera per preparami ad una doccia calda e ristoratrice.

-Tesoro …posso?-

Il ticchettio smaltato di rosso sulla porta della mia stanza mi costringe a voltarmi verso la mia genitrice.

-Mà? Dimmi…-

-Cosa vuoi mangiare stasera ?- chiede lei tutta contenta.

Si accomoda sul mio letto con le gambe incrociate sotto al sedere, come fa sempre Sara quando viene a casa mia. Ecco, mi sembra di  avere davanti la mia amica in procinto di raccontarmi la sua ultima esperienza piccante.

-Quello che ti pare mà… dai cosa me ne frega?-

Mi mordo la lingua pentita per il tono brusco e leggermente altezzoso, ma l’ho già detto che quella di oggi è stata una giornataccia. 

La mamma mi accarezza semplicemente la testa, senza indagare ulteriormente sul mio brutto umore.Infondo la mamma è sempre la mamma e in questo momento la mia è super comprensiva.

-Questa sera a cena c’è anche Giorgio. Giustina è partita stamattina-

Sbammmmm. Si può essere più sfortunati di così? Ditemelo vi prego.

Cero di non farmi prendere dal panico e di evitare un attacco di tachicardia immediato sorridendo a mia madre come se niente fosse e mantenendomi sulla sua stessa lunghezza d’onda (?)

-Bene- sussurro sulla sua spalla-vedi di cucinare qualcosa di buono allora!-

Le strappo un sorriso con una battuta idiota e mi defilo. Ora si che ho bisogno di quella doccia calda.

 

-Allora ragazzi, come è andata la giornata a scuola?-

La situazione è oltremodo imbarazzante. Stare a tavola con i miei genitori e con il tipo che tormenta i miei sogni e le mie giornate non è esattamente il mio concetto di Nirvana interiore. 

Giorgio si è dimostrato schifosamente cordiale e gentile… diciamo pure leccaculo, fin da quando ha messo piede in casa nostra con un borsone. La mamma ha sistemato un lettino per lui in camera di Andrea e mio fratello ha concesso al suo caro amico di usare una sua sedia per appoggiare i vestiti. Che dolce.

Ovviamente i due fanno comunella più del solito e non oso immaginare cosa succederà domani sera in vista della partita del secolo( non chiedetemi di cosa si tratti perché proprio non lo so).

-Bene signora. Il compito di Matematica non poteva andare meglio-, risponde Giorgio con il suo sorriso da repertorio.

Sono costretta a girarmi dall’altra parte per evitare di scoppiare a ridere o per evitare di vomitare per la madornale cazzata appena sentita. Quei due questa mattina hanno bigiato.

-Oh ma che bravi! E siete pronti per l’interrogazione di domani?- chiede mia madre tutta zuccherosa.

Questa situazione sta per darmi di stomaco.

-Certo!-risponde prontamente mio fratello rovinando tutta la magia e la credibilità che era riuscito a conquistarsi Giorgio con il suo fascino.

Dannazione Irene. Smettila con queste smancerie. Perché ogni volta che parlo di lui mi vengono in testa questi pensieri melensi? Perché?

-Irene?-

Perchè ogni volta che me lo ritrovo davanti sono assalita da tutti i sentimenti del mondo? 

-Tesoro?-

Rabbia, frustrazione, odio… Amore…

-E svegliati!-

Alla botta secca ricevuta da quel cavernicolo di Andrea mi riscuoto e fisso gli altri sconcertata.

-Cosa?-, domando distrattamente.

Posso notare il sorrisetto furbo di mia madre e quello confuso di mio padre scrutarmi dall’altra parte del tavolo.

-A te come è andata la scuola Amore?-,continua la mia genitrice sorridendomi. Dannazione a lei e al suo fottuto sesto senso da mamma. Le sorrido apparentemente tranquilla e le rispondo con un -Tutto bene- che non lascia spazio a fraintendimenti: per quanto mi riguarda la conversazione è finita.

Mio padre approfitta subito del momento di silenzio per iniziare a parlare della sua amata Inter con gli altri due fanatici mentre io mi concentro sul cibo. Spero di non aver fatto l’ennesima figura di cacca, anche se dall’espressione soddisfatta di Giorgio penso proprio di aver appena firmato la mia condanna a morte. Non oso guardare nella sua direzione per il resto della cena. Cerco di non sfiorare neanche un centimetro della sua pelle quando gli passo accanto per sparecchiare e filo in camera mia con la scusa dei compiti qualche minuto più tardi. Non impiego molto a decidere che questa situazione per me sarà invivibile, soprattutto se lui continua a provocarmi in questo modo, se lui continua a guardarmi con quegli occhi profondi e a cercami in ogni movimento.

Mi addormento dopo parecchie ore e non dormo affatto bene. Una nottata inquieta e senza sogni nell’attesa del giorno successo, nell’attesa di svegliarmi e di vedermelo girovagare per casa.

 

Il mattino successivo, apro la porta della mia camera e esco fuori già cambiata e pettinata, per andare a fare colazione nel migliore dei modi. Le occhiaie sono state abilmente nascoste dal mio correttore, le guance sono rosse e le labbra carnose. Il vestitino che ho scelto non si può proprio definire adatto ad una giornata scolastica, ma questa mattina mi sono svegliata così: scendendo dal letto con il piede giusto.

Ho messo un vestitino blu di lana, leggermente morbido sul seno e che mi arriva fin sopra al ginocchio, la lunghezza perfetta che mette in risalto le mie gambe lunghe. Ho raccolto i capelli castani in una coda di cavallo che potrebbe sembrare poco curata ma che invece è stata abilmente spettinata e appuntata.

Delle calze nere semitrasparenti, un paio di scarpe comprate pochi giorni fa nella nuova boutique del centro e via. 

Faccio il mio ingresso trionfale davanti a mio padre che ancora in pigiama sta sgranocchiando qualche biscotto e mia madre che già vestita di tutto punto sta preparando il cappuccino ai fornelli.

Noto il suo sguardo divertito scrutare il mio abbigliamento ma faccio finta di niente. Piuttosto mi siedo al mio solito posto e inizio a fare quello che faccio ogni sacrosanta mattina: colazione.

Non faccio che ripetermi che va tutto bene e che è tutto normale, che non ci sono motivi validi per farsi prendere dall’ansia e che infondo quattro giorni passeranno in fretta. E poi magari a Giustina prende una bronchite improvvisa ed è costretta a ritornare a casa in tempo record. Chissà.

Il primo a farsi vedere, come da copione è Giorgio, che con jeans strappati e camicia fa la sua porca … hem … bella figura.

In confronto a lui la bellezza di mio fratello passa in secondo piano, non ci sono dubbi, ma ehi… a me non me ne frega nulla sia chiaro!

-Buongiorno!-, esordisce mia madre tutta allegra, posando sopra al tavolo del soggiorno tre tazze di cappuccino fumanti.

Mio padre impiega qualche secondo per realizzare che davanti ai suo occhi non è stata posata nessuna tazza, ne tazzina ne niente.

-Amore, ma per il tuo maritino non prepari nulla?- chiede con la bocca ancora impastata dal sonno, mio padre. Dannazione sembra Andrea.

-Il mio maritino deve aspettare. Prima gli ospiti-

Per chi non conosce mia madre, la sua potrebbe sembrare una risposta sarcastica e benevola, ma per noi di famiglia, che conosciamo il suo lato da avvocatessa spietata non lo è di certo. Papà mette su il broncio e aspetta che la mamma prepari il quarto cappuccino.

-Bene io vado!-, salto su all’improvviso dalla mia sedia, come morsa da una tarantola.

-Ferma li signorina. Andate tutti insieme avanti-, mi rimbecca quella brava donna di mia madre. Digrigno i denti ma aspetto pazientemente, o quasi, che gli altri due infilino il cappotto e che si degnino di raggiungermi al portone di casa.

-Hai le tue cose per caso?-, domanda Andrea fintamente preoccupato, con l’evidente intento di prendermi per il culo.

Apro la porta dell’ascensore e faccio per richiudermela dietro lasciando volutamente fuori i due idioti, ma Giorgio è più furbo di me e mette un piede davanti alla fotocellula sfoggiando il suo solito ghigno soddisfatto.

-Tua sorella questa mattina è proprio acida Andrè-

-Lascia perdere amico. Ancora non hai conosciuto i suoi lati peggiori-

Parlano come se io non ci fossi e la cosa mi da non poco fastidio.

-E fallo un sorriso ogni tanto e dai-, mi spintona Giorgio con un ghigno.

Lo guardo di sfuggita prima di lasciargli un pizzicotto sul braccio, infastidita. Prima mi parla, poi non mi parla; prima mi evita, poi non mi evita più. Io non ci capisco più niente.

-Mi hai fatto male!-si lamenta Giorgio.

-“Mi hai fatto male”-lo canzono -Cosa hai, cinque anni?-

Lo sguardo che mi riserva non è dei migliori e non so se la sua intenzione sia quella di picchiarmi o di violentarmi, ma non mi faccio intimidire.

-Ragazzi buoni!- prova a intromettersi Andrea.

-Senti ragazzina tu non puoi prendere per il culo me-, mi sorride dolcemente Giorgio, a discapito della sua frase poco gentile,-Devi piuttosto imparare a farti rispettare da tutti gli altri-, butta lì come se niente fosse.

-Cosa vorresti dire?- ribatto sul chi va là, lasciando a casa il sorriso di poco prima.

-Dai ragazzi …- 

-Che ti stai facendo portare per il culo.- interrompe Giorgio le lamentele di Andrea,- E che non te ne rendi conto.-

Ormai anche lui ha abbandonato l’aria canzonatoria e il sorriso divertito, lasciando spazio a un sentimento che si avvicina molto di più alla rabbia.

Lo fisso inviperita, con un diavolo per capello e con le mani che pizzicano per la voglia che ho di lasciargli un bello schiaffo sul suo bel faccio. Prendo un respiro profondo che mi fa calmare almeno un po e con tutta la razionalità che sono riuscita a raccogliere sbuffo.

-Bugiardo- sputo fuori semplicemente.

-Ingenua-

-Stronzo-,ribatto punta sul vivo,- E strafottente. E dannatamente idio..-

-E basta!- sbotta Andrea mettendosi tra di noi.

Mi rendo conto solo dopo le parole di Andrea di quanto io e Giorgio ci siamo avvicinati l’uno all’altro con il solo intento di scambiarci insulti gratuiti.

Indietreggio immediatamente mentre lui si appoggia a braccia conserte dall’altro lato dell’ascensore senza dire un parola. L’espressone scazzata e i capelli spettinati lo rendono dannatamente sexy. Si. L’ho pensato.

A discapito di ogni mio pensiero poco casto sull’essere davanti a me, appena la scatola metallica si ferma sfreccio fuori dal palazzo e mi avvio verso la fermata dell’autobus senza aspettare nessuno dei due.

 

Ciao a tutti!

Come starete notando le cose si fanno sempre più complicate e la nostra Irene fra poco scoppierà, un po perché Andrea è davvero un idiota con gli occhi coperti di prosciutto, un po perché Giorgio è …Giorgio e purtroppo per lei le fa battere il cuore. Non vi anticipo niente, se non che mi fa piacere ricevere i vostri pareri e le vostre opinioni quindi non desistete dal farmi sapere cosa ne pensate!

Baci zuccherosi

Cuffiette

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Capitolo 9
*** Compito Ingrato ***




Capitolo 9: Compito Ingrato

 

-Cate lasciamo perdere!-

-Ma come sarebbe? Non gli hai ancora chiesto niente?-, sussurra lei sbigottita.

-C’è sempre anche quell’altro in casa mia sai com’è…-

-Ma se è arrivato solo ieri- continua lei.

Sbuffo esasperata dalla sua insistenza,-Senti, ci parlerò. Ma devo trovare il momento adatto altrimenti non mi dirà mai nulla. O forse dovrei trovare un modo per ricattarlo…-

Assorta come sono nei miei pensieri, non mi rendo conto che la fila è scorsa e che sono arrivata davanti alle macchinette. Tiro fuori un pacchetto di patatine ( viva la linea! ) e aspetto che Cate scelga la sua merenda appoggiandomi all’angolo. Proprio vicino a me stanno confabulando tre ragazze del terzo D, la classe di mio fratello, troppo snob e altolocate per salutare una plebea come me. 

Ora, che non si vada a dire in giro che Irene Barbieri è una pettegola o una ficcanaso, anche perché quelle tre stanno praticamente urlando e anche volendo non riuscirei proprio a non udire i loro discorsi.

-Secondo me non hai speranze-, dice testa/bionda uno a testa/bionda due, appoggiata da testa/rossa che annuisce vigorosamente.

-Se voleva portarti a letto lo avrebbe fatto l’altra sera-, puntualizza infatti quest’ultima.

-Ha la testa da un’altra parte lo so-, esclama sconsolata testa/bionda due,-L’altra sera l’ho baciato e per poco non mi cacciava via-

Perché sto ascoltando questi discorsi dementi? Tutti questi giochi di teste mi confondono.

-Magari ti puzzava l’alito!-

Ecco appunto.

-Ma cosa dici?!? Gli sono praticamente saltata addosso e .. guardami.. come fai a dire di no a Me, a Carolina Romiti ?-, sputa fuori testa/bionda due.

-A me sembra più strano del solito ultimamente. Magari ha un’altra…-,prova ad azzardare testa/rossa. 

-Ma chi Giorgio? Scherzi? Quello non ha mai avuto una storia seria…-, specifica testa/bionda uno, mentre la mia bocca si spalanca in una perfetta o. La conversazione si fa decisamente interessante.

-Secondo me devi solo insistere… prima o poi cederà…- esclama la uno passandosi per l’ennesima volta il lucidalabbra sulle sue labbra prosperose,- …Come tutti del resto!-.

Sto aspettando con impazienza la risposta acida di testa/bionda due, quando un urletto inconfondibile mi arriva alle spalle.

-Iris? Andiamo?- 

Cate. Mannaggia a lei.

Mi volto per fulminarla con lo sguardo e per intimargli di rimanere zitta e ferma, ma scopro che la mia amica è una grandissima attrice: il sorriso beffardo che mi riserva è quello di chi ha già capito tutto. Con disinvoltura afferro Cate per il braccio e la trascino vicino al calorifero, in modo da avere una visuale completa della scena.

Testa/rossa sta abbracciando testa/bionda uno, o forse quella era la due.. vabè, mentre questa le intima di allontanarsi.

-Basta così ragazze. Sapete cosa vi dico? Non mi interessa.-sputa fuori una delle due bionde. Quale sia ormai non mi interessa più… sono troppo impegnata ad avere gli occhi a cuoricino!

Sono assolutamente contraddittoria lo so, visto che solo questa mattina l’ho insultato pesantemente, ma è inutile negare quanto questa breve conversazione che ho origliato mi abbia riempito il cuore di gioia. 

Cercando di non dare a vedere tutta la mia felicità mi volto e mi incammino per il corridoio continuando a sgranocchiare qualche patatina, evitando accuratamente di incrociare gli occhi della mia amica.

-Sembri Alice nel paese delle meraviglie sai? Solo che tu sei anche drogata.. e ovviamente non ti chiami Alice-, incomincia a blaterare Cate raggiungendomi.

-Finiscila di farmi questi agguati!- la liquido punzecchiandola fintamente offesa. Dico fintamente perché proprio non riesco a non sorridere e ad essere arrabbiata in questo momento.

L’ha rifiutata. Non l’ha voluta baciare. Sono troppo sciocca o ingenua, come mi ha chiamata lui stamattina, se penso che l’abbia fatto per me?

-Allora… cosa hai origliato?-

-Io non ho fatto origliato-,ribatto sulla difensiva.

-Si certo e io sono la Regina Elisabetta. Ripeto. Cosa hai sentito da quelle pettegole?-

Quando usa la sua aria da so-tutto-io non la sopporto, però mio malgrado ho urgente bisogno di esternare le mie supposizioni e la mia stupida felicità.

-Stavano parlando di Giorgi…-

-Si, si e fino a qui ci eravamo arrivati tutti-,liquida lei la mia titubanza.

-Cate e dai! Se continui a fare così non ti racconto più nulla!-,ribatto risoluta e leggermente offesa. Se non le interessava poteva anche evitare di chiedermelo.

-Non ho detto che non voglio sapere…- sospira lei continuando a camminare,- voglio solo che tu rimanga con i piedi per terra. Quel ragazzo è strano. Si comporta in modo troppo strano e non mi piace quello che ha fatto di te. Sei paranoica e eccessivamente ansiosa-,si ferma e mi guarda dritta in faccia.

-Non farti fregare, non farti mettere nel sacco. Sei tu che devi avere il controllo della situazione. Ti piace? Bene! Vai li e lo baci.- 

Faccio per ribattere ma lei mi blocca prontamente,- e chissenefrega di Andrea! Chiaro?-

La guardo con gli occhi quasi lucidi. Quanto le voglio bene!

Di slancio abbraccio la mia amica e la stringo forte forte a me, tanto che inizia a tossicchiare,- Stai bene tesoro? Tutto questo amore ti ha dato alla testa?-

La lascio andare dalla mia stretta, un po imbarazzata e aspetto che il rossore passi prima di ricominciare a camminare per il corridoio.

 

Il primo autobus che passa è stracolmo, ma non voglio rischiare di incontrare Andrea e il suo amichetto quindi salgo comunque e faccio tutto il tragitto verso casa restando in piedi. Già sto pregustando l’usuale pranzetto della rosticceria lasciato in forno dalla mamma, che consumerò in perfetta solitudine.

Ho bisogno di un po di pace, di passare qualche minuto senza di lui per schiarirmi le idee, anche perché quello che mi ha detto Cate ha senso. Non lascerò che si lui a farmi diventare matta, non mi lascerò trascinare in basso da uno stupido ragazzo, sarò io che assumerò il controllo della situazione. Punto.

Purtroppo per me, una volta infilate le chiavi nella toppa di casa ad attendermi ci sono tre cavernicoli che stanno tranquillamente consumando il MIO pranzo.

-Oh Irene! - esordisce Fra vedendomi. Sia chiaro, nel salutarmi non ha di certo staccato gli occhi dallo schermo della tv.

Passo dietro al divano lasciando uno scappellotto sulla testa di mio fratello.

-Dov’è il mio pranzo?-, chiedo immediatamente.

Giorgio ridacchia infastidendomi ulteriormente, senza però degnarmi di una risposta.

-Allora?- insisto.

-Io sono troppo bugiardo stronzo e dannatamente idiota per saperlo… mi spiace- risponde con una finta faccia dispiaciuta, imitando la mia voce.

Inviperita più che mai sbuffo e giro i tacchi verso la cucina, decisa nel non dargli la minima soddisfazione.

-Ti prego non dare fuoco al palazzo..-, mi urla dietro. 

Sta cercando di farmi saltare i nervi ne sono sicura. 

Alzo il dito medio nella sua direzione e mi rintano in cucina.

-Oh Irene sei una credulona- ride quell’idiota di mio fratello,-la tua porzione di lasagne è qua…-

Calma. Devo restare calma. Vuole esasperarmi? Bene, non ci riuscirà. Sistemo le pieghe sul mio vestito che comincia a spiegazzarsi qua e la, per poi tornare in salotto insieme a loro.

Mi siedo sulla poltrona, in modo da non essere costretta a dividere i miei spazi con nessuno (Giorgio), accavallo le gambe lentamente e lo guardo dritto negli occhi. Che la guerra abbia inizio.

 

Sono le quattro e la mia versione di latino è già finita e ricopiata in bella copia sulla mia scrivania. 

Si, faccio anche la bella copia. Qualcosa in contrario? 

Mi stiracchio, soddisfatta del mio lavoro, davanti alla finestra ben chiusa. Il cielo oggi è limpido, non c’è neanche una nuvola, sarebbe la giornata ideale per un giro in centro.

Animata da un’inusuale spirito avventuriero afferro al volo il cellulare e esco dalla mia stanza. 

Sul tavolino dalla sala da pranzo, con il televisore spento (evento più unico che raro) ci sono i tre moschettieri tutti concentrati a spremersi le meningi su qualche volume scolastico ancora perfettamente integro.

Sfilo indifferente davanti a loro, senza calcolarli minimamente.

-Ehi Genietto hai già finito di studiare?-, mi richiama all’ordine Andrea.

-Lo so che sei geloso della mia secchionaggine. Quindi taci-, blocco prontamente il suo schifoso senso dell’umorismo.

-Ehi…Frena i bollenti spiriti! Volevamo semplicemente chiedere l’aiuto della ragazza più intelligente del Manzoni…-

Guardo Fra negli occhi per poi scoppiare a ridere,- Ritenta. Questa non ha funzionato…-

-…la più furba..? La più… brava?-, continua lui. Alzo un sopracciglio scettica e scuoto la testa.

-Andiamo non fare la stronza-,sbotta Giorgio.

-Il bue che dice cornuto all’asino.. Giorgio stai zit..-

-Basta! Non ricominciate!- tuona Andrea guardando prima me poi lui. 

Sistema il colletto del suo maglioncino e si mette seduto composto, neanche si stesse preparando per un incontro con il presidente della repubblica. Le sue guance si tingono impercettibilmente di rosso e la sua mascella è serrata. Guai in vista. Cosa dovrà dirmi di tanto imbarazzante?

-Irene.. noi volevamo chiederti se..-,pausa enfatizzante,-si insomma se puoi darci una mano… Per …- si blocca con il rospo in gola. Non ci posso credere. Mi siedo sulla poltroncina li accanto per godermi lo spettacolo e per aspettare pazientemente che il mio fratellino racimoli il coraggio necessario per dirmi ciò che sta per dirmi.

-…Perfavore?-,sputa fuori tutto d’un fiato. Deve essergli costata una buona dose del suo orgoglio tirare fuori quelle due paroline.

Sorrido a dir poco soddisfatta della sua espressione seria e contrita, ma non posso fare a meno di lasciarmi intenerire. Dopotutto se sono arrivati a chiedere il mio aiuto devono essere proprio disperati. Ovviamente li terrò con il fiato sospeso fino all’ultimo.

-Dipende… di cosa si tratta?-

Dopo dieci minuti di risposte arrancate e di spiegazioni vaghe, sono riuscita a capire che il loro compito è quello di presentare una tesina su un’importante monumento di Firenze; il fatto è che abitando a Firenze devono rendere il lavoro più iterativo possibile, quindi integrarlo con filmati o foto, renderlo un racconto appassionato o una favola per bambini, insomma devono dar sfogo alla loro fantasia.

-Punto primo: voi non avete fantasia!-,inizio ad elencare sotto gli occhi scocciati dei tre,-punto secondo: da quando vi impegnate tanto per un lavoro scolastico? E…-, li blocco con una mano prima di essere interrotta,- e per finire il punto terzo: in un pomeriggio è praticamente impossibile fare un lavoro di questo tipo che sia almeno decente-, concludo soddisfatta della mia capacità di sintesi.

-Basta Andrè lasciamo perdere. Questa non ci aiuterà mai-

Non considero nemmeno l’uscita di Giorgio, continuo semplicemente a fissare mio fratello che mi guarda in cagnesco.

Sbuffa il signorino e si passa una mano tra i capelli, neanche fosse l’uomo più frustrato del mondo.

-Hai ragione-, sputa fuori con rabbia,-ma se non consegnamo questa cazzo di tesina per domani quella stronza ci mette due-

Alzo un sopracciglio scettica,- ma… tutta la classe deve svolgere il lavoro?-

-Certo che no-, sentenzia semplicemente Fra.

Se non la fanno finita di rispondere male possono anche dire addio al mio aiuto.

-Quindi…?- chiedo ancora.

-Quindi siamo entrati tardi alla sua ora  e questa è la punizione del mostro-, spiega Giorgio mettendo un’adorabi… mettendo il broncio.

Qui la situazione si fa interessante e il mio animo da detective sta prendendo il sopravvento. 

Fra poco tirerò fuori gli occhiali di Conan dalla tasca.

-Quando sarebbe che siete entrati tardi?-, domando con tranquillità.

-Devi farci un’interrogatorio o ci vuoi aiutare?-

Merda, gli indiziati sono più difficili del previsto. Devo trovare un capo espiatorio per scoprire la verità; forse ottenendo i tabulati telefonici … ok Irene basta!

-Allora?-,mi richiama all’ordine l’urtante voce di mio fratello.

Sbuffo e anche se mi costa ammetterlo il mio animo da crocerossina è uscito fuori insieme a quello da detective, quindi decido deliberatamente di rovinarmi il pomeriggio di shopping per aiutare tre idioti. E ci tengo a specificare che  solo il mio animo da crocerossina mi ha fatto prendere questa decisione.

-Andata. Ma si lavora a modo mio. Chiaro?-

Gli assensi digrignati a mezza bocca dei tre idioti per il momento mi bastano.

 

-Scordatelo! Non porterò una relazione sul ponte di Moccia a Firenze!-

-Ma cosa devono sentire le mie orecchie! Andrea Il Ponte Vecchio è il più romantico monumento di Firenze… -,inizio con enfasi per essere subito bloccata da borbotti.

-Falla finita con le solite lagne…-,mormora un Francesco sempre più schifato.

-Fra non sto scherzando. Molto prima di Ponte Milvio, i lucchetti venivano attaccati sul Ponte Vecchio. E inoltre, solo perché hanno riempito il buon vecchio Cellini di lucchetti questo non significa che…-

-Significa che fa schifo. E’ una smanceria per femminucce e io non porto la relazione su una cosa da femminucce-

Sospiro esasperata all’ennesima bocciatura. Ho proposto Palazzo Pitti, Palazzo Vecchio, Piazza della Signoria … insomma ho cercato i monumenti più vicini a noi e che potessero suscitare una qualchesivoglia emozione, ma niente. 

Sono testardi.

E dannatamente infantili.

-Allora facciamo la galleria degli uffizi…-,ritenta Fra. 

Lo fulmino immediatamente con il sguardo; la sua proposta sta a significare che queste teste bacate non mi ascoltano quando parlo.

-Ti ho già detto che sarebbe un suicidio. E’ troppo vasta, troppo importante per essere affrontata in un solo pomeriggio. Finiremmo per rovinare la sua poesia, la sua storia, finiremmo per non renderle giustizia…-,termino sempre più accaldata.

I tre mi guardano sbigottiti, come se stessero guardando un fantasma, ma non mi importa. So bene che non tutti i cittadini di Firenze sono entrati e rientrati in ogni singolo monumento, hanno visitato e rivisitato ogni singolo museo, ma io amo la storia della mia città.

-Va bene, basta sono stufo. Facciamo quello che dice lei-

Finalmente qualcuno che ragiona, anche se questo qualcuno è proprio Giorgio. 

Gli sorrido tranquilla e batto le mani soddisfatta.

-Bene! Allora io dico di fare il Ponte Vecchio e vi giuro che non accenneremo nemmeno a Moccia e ai suoi lucchetti va bene?-

Mio fratello storce la bocca contrariato, ma sono quasi le cinque e tutti e tre sanno che sono la loro unica possibilità di riuscita.

-Fra, tu pensi a stendere la storia. Una cosa semplice e non dettagliata, di massimo due facciate. Cerca su internet ma guai a te se apri wikipedia…-,specifico recondita. Faccio scorrere il mio sguardo sul ragazzo accanto a lui e sorrido sadicamente.

-Giorgio, tu pensi all’architettura. Voglio i dettagli, ben messi e approfonditi. Direi che l’architettura ha bisogno di almeno cinque facciate, tra foto e tutto il resto…-

Mi osserva tetro senza aggiungere mezza parola, ma anche senza controbattere, quindi passo avanti.

-Andrea, tu ti occuperai del tuo adorato Cellini, anche se potrai sorvolare sulla storia dei lucchetti-, specifico sorridendo. 

Dio quanto mi piace impartire ordini.

-A me hai dato la parte più difficile-, si lamenta Giorgio.

-“A me hai dato la parte più difficile”-,lo cantileno,- Ripetimi quanti anni hai per favore!-

Lui scatta dalla sedia rosso in viso,-ti ho già detto che non mi devi portare per il culo-

-Sei tu che mi servi l’opportunità su un piatto d’argento tesoro-, ribatto risoluta; non mi farò mettere i piedi in testa.

-Tu invece cosa farai sentiamo …!-, mi domanda invece di ribattere alla mia affermazione.

-Io metterò insieme i vostri lavori e andrò a scattare qualche foto-

-Le foto le possiamo prendere da Internet. Sciocca-,ribatte Andrea .

-Tutti possono prendere le foto da internet. Sciocco- rispondo usando il suo stesso tono,-ma il vostro deve essere un lavoro molto personale che possa far capire alla vostra professoressa che non siete dei babbei…-

Mi alzo dalla sedia con il chiaro intento di far capire loro la fine della conversazione, e la mia decisione ormai presa.

-Vengo con te.-

Fermi tutti, questo non era nei piani.

Andrea alza lo sguardo verso Giorgio, che sembra perfettamente tranquillo e a suo agio con gli occhi di tutti puntati addosso.

-Prima decido di cosa parlare per quanto riguarda l’architettura, poi andiamo a fare delle foto. Ha molto più senso così..-,spiega ai suoi amici come per giustificarsi. E quei due idioti annuiscono pure!

Lo fulmino con lo sguardo e incrocio le braccia al petto, -Bene, allora puoi andarci da solo a fare le foto. Io aiuto loro con la parte scritta-

Gelida e altezzosa: perfetta!

Non passerò il pomeriggio in sua compagnia per farmi confondere ulteriormente le idee dai suoi gesti contrastanti e dai suoi modi di fare lunatici.

-Dai non fare la stronza. Facciamo pace e andiamo a scattare quelle stupid… quelle fantastiche foto. Ok?-, mi punzecchia sorridendo.

 Perché Andrea quando dovrebbe intavolare la sua usuale scenata di gelosia non lo fa? Perché non capisce che il suo amichetto sta cercando di corrompermi con il suo sorriso mozzafiato, con il suo corpo perfetto, con i suoi modi … dolci…?

Mio malgrado allento la presa e annuisco. 

Dannazione a Giorgio.

Salve a tutti!

Allora ...vi aspettavate così la convivenza tra Giorgio e Irene? 
Andrea purtroppo è veramente in un’altro mondo e non riesco ad aprire gli occhi. Giorgio alla fine tradirà davvero la fiducia del suo migliore amico? Oppure continuerà a comportarsi come si è comportato fino a questo momento?
Le cose si stanno evolvendo in fretta e ormai non ci sono vie di scampo …. ma non voglio antipasti niente.
Girando per le immense vie di internet mi sono imbattuta in alcune foto che mi hanno catturata: ho trovato i miei personaggi, o perlomeno come sono i miei personaggi nella mia testa!

Se volete lasciarli come sono nella vostra immaginazione saltate a piedi pari questa ultima parte!

 

Signori e signore… ladies and gentlamen …. 

Irene Barbieri!

Sara La Gioia!


Nicole Frascati!

 

A presto con la sezione maschile
Baci zuccherosi 
Cuffiette

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Capitolo 10
*** "Turisti per caso"... Un corno! ***



 

Capitolo 9: “Turisti per caso” … Un corno!

 

-Andiamo in autobus!-

Dal suo tono sembra quasi scocciato, come se non volesse avermi intorno, come se questa situazione gli sia scomoda. Pazzesco. Neanche un’ora fa stava elemosinando la mia compagnia e ora mi snobba anche.

Lo seguo per puro spirito di compassione fino alla fermata dell’autobus, senza degnarlo di un’ulteriore sguardo o di un’ulteriore parola. Sono oltraggiata e stanca del suo atteggiamento altalenante, dei suoi continui cambi d’umore.

-A piedi ci vogliono solo una ventina di minuti…-,butto li alla fine, dopo diversi minuti, giusto per dire qualcosa e per rompere questo stupido silenzio.

-Si ma non abbiamo tutto questo tempo da sprecare mi pare. La “turista per caso” la farai un’altra volta-, dice allungando il passo. 

Dio che odio.

-Se ti do così fastidio posso anche tornarmene a casa-, sputo fuori velenosa più che mai. E che cazzo! Giuro che se non cambia atteggiamento lo mollo qui su due piedi.

Rallenta impercettibilmente, così che io possa quantomeno raggiungerlo e camminargli accanto. Voglio dire, sono alta, le mie gambe sono lunghe… quindi l’unico motivo per cui non riesco a stargli dietro è che lui non vuoi avermi intorno. 

Sto per sbottare indignata da tanto menefreghismo quando la sua voce mi precede.

-Perchè ci stai aiutando …crocerossina ?-, ghigna il signorino.

Io sospiro, ma non mi lascio di certo prendere in giro da questo bamboccio.

-Perché ho un debole per le cause perse?-,azzardo retoricamente, osservando di sottecchi la sua espressione compiaciuta; che voglia ho di levargli quell’espressione soddisfatta dalla faccia!

Lui sorride ma scuote la testa.-Ritenta, sarai più fortunata!-

E questa poi! Cosa vorrebbe insinuare il signorino? Giuro che anche se l’autobus arriva appena in tempo per fermare la mia lingua tagliente, io non dimentico; salgo gli scalini e non posso fare a meno di stringermi maggiormente nel mio cappottino. Il vestito che indosso non è certo l’ideale per salire su un’autobus alle sei di sera e con il buio che inizia a scendere.

La sfortuna mi perseguita… è sempre una mia fida alleata, perché noto con dispiacere che i posti a sedere sono tutti pieni, quindi mi ritrovo costretta a ricavarmi uno spazietto vicino alla porta, cercando di nascondermi da sguardi indiscreti e poco desiderati. 

Un vecchietto malandato poco distante dalla terza fila di sedili, mi guarda con insistenza; una signora sulla trentina di indubbie origini continua a squadrarmi da capo a piedi…. che ansia!

Come notando la mia inquietudine, Giorgio si sistema dietro di me e mi cinge i fianchi in modo protettivo. Non possessivo o bramoso,… solo …protettivo. Lo so che sono una sciocca ragazzina romantica, ma sorrido per questo gesto inaspettato, e mi lascio stringere dolcemente dalle sua braccia appena poggiate su di me.

Sentendomi più rilassata anche grazie alla sua vicinanza, dedico tutta la mia attenzione al paesaggio che scorre fuori dal finestrino; il lungomare di notte è qualcosa di indescrivibile, con il tepore dei lampioni che a tratti si frastagliano sull’acqua e il via vai dei pendolari. Più e più volte mi sono ritrovata a pensare che se non fossi nata in una città come Firenze magari non sarei mai riuscita a capire la bellezza di città d’arte come questa. Milano, Roma, Torino, Pisa… me le sono viste tutte. Dalla prima all’ultima. 

Siamo quasi arrivati a destinazione, quando mi riscuoto dai miei pensieri e mi muovo appena, finendo inavvertitamente per sfiorare il petto di Giorgio. Lui si lascia scappare un sorrisetto furbo che non è affatto sfuggito al mio sguardo, ma si riprende subito, e approfittando della breve sosta del bus, si sporge sulla mia spalla,-Certo che potevi anche cambiarti…-,sussurra.

Arrossisco immediatamente a queste parole, ma lo liquido con una scrollata di spalle, per poi tornare a guardare fuori dal finestrino.

Le mie guance sono ancora rosse per l’imbarazzo, ma cerco di darmi un contegno e di imporre al mio cuore di smettere di battere in questo modo osceno e imbarazzante. 

Giorgio non è uno sciocco, sa benissimo che il mio vestitino corto e le mie gambe lasciate scoperte sono per far colpo su di lui, ma non lo ammetterò mai, neanche sotto tortura, men che meno a lui.

 

Scendiamo una manciata di minuti più tardi, davanti alla Piazza di Santo Stefano, da quell’obbrobrio su quattro ruote, e mi rendo conto di una spiacevole quanto ovvia realtà: è buio. Buio pesto. Merda. Come le facciamo ora le foto? 

-Tira fuori la lista …Avanti!-, sospiro nella sua direzione.

Abbiamo stilato una lista dei punti del ponte più significativi e che più lo caratterizzano, in modo che per Giorgio fosse più semplice scrivere la sua parte. Oddio… Dire “abbiamo” mi sembra poco corretto, credo che l’espressione più azzeccata e veritiera sia “ho” stilato una lista, ma vabè!

-Io direi di iniziare dagli Archi Ribassati… Solo che come li fotografiamo? Serve un’idea figa…-,mormora Giorgio.

Non possiamo semplicemente fotografarli da lontano, perché altrimenti basterebbe prendere una qualsiasi immagine da internet…. Dobbiamo dargli uno spessore, dobbiamo dimostrare di averci messo passione e interesse. 

Cerco di spremermi le meningi alla ricerca di un’idea figa, ignorando il mio accompagnatore, che sta cercando in tutti i modi di distrarmi e di farmi perdere il punto della situazione.

-Ho fame!-,si lamenta.

-Giorgio, è tardi-

-Si.. ma io ho fame!-

Devo.Restare.Calma.

Se non consegnano in tempo la tesina infondo a me cosa me ne frega? Sbuffo. Certo che mi frega.

-Fotografiamoli con la GoPro!-, esclama improvvisamente lui, tutto soddisfatto,- Compriamo un bastone per i selfie da uno dei venditori ambulanti e il gioco è fatto!-

Spalanco gli occhi sbalordita. L’idea non è male, ma non gli darò troppa soddisfazione, quindi mi limito ad annuire mostrando poca convinzione.

 

Via “Por Santa Maria” è sempre piena di questi venditori da strada, e non è difficile per noi trovarne uno da cui acquistare ciò che ci serve, così Giorgio tira fuori la sua GoPro e ci avviamo per il ponte. Inutile negare l’indubbia quantità di coppette che stanno passeggiando tra i negozi, visto che questo posto è rinomato per il suo splendore e per la sua aurea romantica, ma cerco di non fare troppo caso a ciò che mi circonda, anche se incomincio a pensare quanto l’idea di venire qui insieme a lui sia stata una cazzata enorme.

-Direi che qui può andare bene…-, esclama rivolgendosi più a se stesso che a me.

Neanche lo osservo mentre tira fuori il bastone per i selfie e con fare esperto posiziona la sua preziosissima macchina sopra l’apposito aggancio. Solo mentre lo vedo all’opera capisco quello che vuole fare e ne rimango piacevolmente sorpresa. Si è sporto dalla ringhiera, quella dei lucchetti si, e ha puntato la GoPro verso gli Archi Ribassati.

Osservando la foto scattata non posso fare a meno di ammettere che… si è stata un’idea geniale. Il tipico arrotondamento dell’immagine dato dalla GoPro fornisce una bella visuale dello stile degli archi e sembra esattamente quello che deve sembrare: una foto rustica, personale, fatta da un turista che cerca di immortalare un posto tanto bello attraverso i suoi tratti caratteristici. Non è normale vero, che io riesca a vedere tutte queste cose in una semplice foto?

-Wow… avevi ragione!-,riesco a dire osservando il suo scatto.

-Bravo!-,aggiungo colpita.

Lui ridacchia e si riprende la macchinetta senza troppi complimenti, -Accidenti così mi fai prendere un colpo… -, esclama portandosi una mano sul cuore in modo fin troppo teatrale,-Non è da Irene Barbieri fare questi complimenti-

Lo spintono scherzosamente e gli riservo una linguaccia.

-Ti ricordo che solo questa mattina mi hai dato dello stronzo!- puntualizza lui continuando a ridere.

-Si e tu mi hai dato dell’ingenua..-

-C’è una bella differenza tra stronzo e ingenua…-

Sbuffo, muovendo le braccia come a scacciare una mosca,- Una parola vale l’altra!-

Afferro la sua GoPro e camminando di spalle mi avvio dall’altra parte del ponte,- Allora? Quale è il prossimo punto?-

 

Nicole

 

-Brown! Santo cielo sta buono!-

Questi cagnolini oggi sembrano impazziti. La signora Stefania mi ha affidato quattro bestioline che non fanno che tirarmi da una parte all’altra del marciapiede. Ho provato perfino con i giardinetti in via Romana ma niente, basta un secondo di distrazione che questi battezzano ogni angolo di strada, ogni macchina… ogni persona. Si, è successo anche questo!

Nonostante le incombenze, passare del tempo insieme a loro mi piace, mi aiuta a tenermi impegnata e a guadagnare qualche spicciolo che fa sempre comodo al mio portafogli; e poi ho l’opportunità di pensare, di riflette e di valutare ogni cosa. Per esempio oggi nella mia testa c’è il biondino di sabato sera. Non ricordo esattamente il suo nome, ma sono abbastanza sicura del fatto che fosse assai appetibile.

-Oddio mi scusi!-,tuono in direzione di una povera vecchietta vittima dell’assalto dei miei amichetti. Tiro a me il guinzaglio di Pepe e lo accarezzo dolcemente mentre gli intimo di starsene fermo. Sono contraddittoria, lo so! 

Comunque, stavamo dicendo del biondino di sabato si.. o forse il biondino era di domenica sera… vabbè, ancora qualche passo e saremo davanti al Ponte Vecchio, il mio luogo preferito in assoluto di tutta Firenze. Da queste parti si respira amore e inoltre mia madre mi raccontò che incontrò mio padre per la prima volta proprio in una gioielleria del ponte.

Il mio vecchio al tempo era proprio un romanticone… 

Più mi avvicino alla statua di Cellini, più riesco ad immaginare i miei genitori proprio li davanti a scambiarsi le loro prime parole, tutti imbarazzati, proprio come quei due ragazzi stanno facendo ora…

Fermi tutti.

Ma io quei due li conosco.

 

Irene

 

E’ stato… piacevole. Si l’aggettivo che più racchiude l’oretta passata insieme a fare foto è piacevole. Non è stato brusco o antipatico, mi ha sorriso e abbiamo scherzato come non facevamo da qualche settimana a questa parte… Come non facevamo dal fattaccio a questa parte per essere precisi.

-Direi che ci siamo-,osservo compiaciuta.

Guardo le foto che abbiamo fatto, un po con la GoPro, un po con il cellulare e penso che si, possono bastare!

-Si …Andiamo! Anche se il lavoro non è finito qui lo sai vero ..?-, domando, ma noto piuttosto seccata che accanto a me non c’è più nessuno.

-Giorgio?-,chiamo spaesata, ma niente. 

Mi volto e lo becco accucciato vicino alla ringhiera, intento a sbirciare i lucchetti attaccati a Cellini, il grande “amico” di Andrea.

Mi avvicino con fare circospetto e a stento trattengo una risata.

-Cosa stai facendo?-, domando innocentemente. Lui scatta in piedi immediatamente come se fosse stato colto con le mani nella marmellata e sorride furbo.

-Un piccolo scherzetto per tuo fratello…-,ammicca nella direzione della sua opera d’arte.

Cercando con lo sguardo il punto da lui indicato non posso fare a meno di notare un foglietto con su scritto: “Andrea Barbieri ama questi lucchetti ”, attaccato saldamente a un pezzetto di ringhiera, con una foto di mio fratello accanto. Scoppio a ridere come una cretina osservando Giorgio che non contento dello scherzetto decide anche di fotografare il tutto.

-Questa foto va dritta dritta nella nostra relazione-,aggiunge ghignando.

-Sei un deficiente!-, dico fra una risata e l’altra,-A questo punto potevi mettere anche una foto di Sara…-

Mi è scappato.

Mi mordo la lingua così forte che da un momento all’altro potrebbe sanguinare…. Ma ormai mi è scappato.

Giorgio per una frazione di secondo perde il risolino compiaciuto e mi guarda.-Tranquilla… so già tutto!-,esclama semplicemente.

Sono sbigottita, anzi… sconcertata è il termine più appropriato. Sara a noi non ha detto nulla, e noi siamo le sue più care amiche. Come è possibile che mio fratello si sia lasciato sfuggire qualcosa con Giorgio?

-Come sarebbe? Andrea ti ha forse dett..-

-Ma va!!!-, mi interrompe subito,- Ti sembra il tipo? L’ho capito da solo…-, specifica soddisfatto. Ah ok, allora la cosa ha già più senso.

-Quindi voi non vi raccontate proprio tutto tutto…- continuo, cercando di guardarlo negli occhi; se abbassassi lo sguardo si renderebbe conto immediatamente del mio imbarazzo e io non voglio dargli alcun tipo di soddisfazione. Giorgio si alza dalla sua posizione e si pulisce i jeans, per poi incominciare a camminare tranquillamente, ovviamente senza aspettare. Sbuffo, ma lo raggiungo subito, sperando di non perdermi la sua espressione sicuramente derisoria.

-Vuoi sapere se gli ho detto del tuo bacio … O ti riferisci ad altro?-,mi chiede sogghignando. Dio, che odio!

-Bhè dicendogli del mio bacio avresti dovuto dirgli anche del tuo…-,lo prendo in contropiede, mordicchiandomi il labbro. Alza gli occhi blu verso di me e mi guarda divertito, come al solito del resto.

-Avrei dovuto?-

Distolgo lo sguardo immediatamente, riuscendo a pensare un’unica cosa: Sbruffone. Non gli do la soddisfazione di propinargli una risposta saccente, piuttosto continuo a camminare risoluta; questa volta sarò io a seminarlo.

-Hei!-,mi richiama lui poco dopo. Come volevasi dimostrare gli sono bastate de falcate per raggiungermi e per agguantarmi un braccio.

-Vieni qua dai, guarda che bello…-, sussurra indicandomi lo stesso ponte su cui stavamo passeggiando fino a poco fa…solo che visto da fuori e… Wow! L’unica cosa che riesco a pensare è …Wow! Rimango imbambolata a guardare il gioco di luci e colori che mi si parano davanti, che si riflettono sull’acqua e che riescono a catturare tutta la mia attenzione.

-Non fare l’acidella e avvicinati ..-, continua cercando di stringermi a se, passandomi un braccio intorno alle spalle. Si dimostra inutile il mio cervello che grida al mio cuore di non farsi prendere in giro e di non correre all’impazzata, si dimostra inutile la mia forza di volontà che cerca di tenermi lontana da lui… Tutto inutile! Basta che Giorgio protenda appena il suo corpo verso il mio, che mi faccio sopraffare dalle sensazioni e mi lascio andare. Allunga nuovamente il bastone per i selfie, comprato poco fa e …scatta. Una, due, tre foto. E io rido..  non sorrido… rido! Di gioia! Le facce buffe che fa, la sua mano che mi stringe a se e il suo corpo caldo mi riempiono di allegria e di felicità.

-Le voglio queste foto però .. ricordatelo!-,aggiungo cercando di strappargli una promessa.

Sono cosciente di avere due occhi che sbrilluccicano, di avere il cuore a mille e il fiato corto solo per il fatto di averlo così vicino a me, ma non posso farci niente se è in grado di farmi provare tutte queste emozioni.

Mi guarda per una frazione di secondo di troppo mentre agguanta una ciocca dei miei capelli sfuggita alla coda scomposta, per poi sistemarla dietro il mio orecchio. Riesco ad alzare il mento, e a guardare le pagliuzze dorate dei suoi occhi. Il sorriso spontaneo di poco fa è ancora il bella mostra sul suo viso, mentre il mio inizia a vacillare a causa di questa vicinanza improvvisa.

Se poggiasse una mano sul mio petto potrebbe sentire il battito del mio cuore accellerare in maniera spropositata, mentre noto il suo viso protendersi verso il mio: sono in apnea.

Voglio e non voglio sentire di nuovo quelle labbra calde sulle mie, voglio e non voglio perdermi di nuovo in quella marea di emozioni.

Voglio…Ma….Cos’è questo rumore? 

Alzo lo sguardo spaesata verso di lui, che mette una mano nella tasca dei jeans per tirarne fuori il cellulare.

-Chi è?-,chiedo a bruciapelo.

Lui ammutolisce, non risponde alla mia domanda, ma dalla sua espressione so già la risposta: Andrea.

-Andiamo a casa…-, ribatte semplicemente afferrando la mia mano. Ed è così che entriamo nell’autobus di poco prima… abbracciati.

 

 

 

Sara

 

Osservo il cellulare squillare e sbuffo. Rispondo o non rispondo? Le prove stanno per incominciare e la maestra detesta i ritardatari. 

Afferro l’apparecchio elettronico con stizza e mannaggia a me leggo il mittente: Nicole.

Premo sulla cornetta verde senza pensare realmente a quanto la mia amica sia logorroica.

“Pront..”

“Non immagini minimamente chi sta passeggiando davanti a me proprio in questo momento! E in atteggiamenti intimi!”

Ecco… lo sapevo che mi avrebbe trascinata in una delle sue conversazioni insensate.

“Certo che non lo immagino se tu non me lo dici…” ribatto.

“Daiiiii provaci almeno…Anzi no!”,continua senza neanche aspettare mezzo secondo “Te lo dico io perché davvero non resisto…”,pausa enfatizzante.

“Nicole!!”

“Irene e Giorgio! I.R.E.N.E e G.I.O.R.G.I.O. Capito?”,urla dall’altro capo della linea. Stacco il telefono del mio orecchio, giusto per evitare di rimetterci i timpani.

“Nicole … sono in ritardo …la lezione inizierà tra poco..”,provo a frenare la sua euforia.

“Sara questo non è il momento per fare sport! Questo è il momento per fare un’agguato in piena regola sotto casa sua! Andiamo!”

Quando inizia a parlare a raffica in questo modo vorrei schiaffeggiarla.

“Prendi il tuo sederino, il tuo borsone pieno di vestiti sporchi e ci vediamo sotto casa di Irene!”

“Si …così magari roviniamo il loro idillio. Nicole fatti gli affari tuoi, lasciali stare. E soprattutto non farti uscire una sola parola con Andrea… Chiaro?”

Silenzio.

“Chiaro?”

Ancora silenzio.

“Nicole?”

Risolino eccitato. “Si sono appena fatti una foto”

Basta è troppo.

“Ciao Nicole!”

Riaggancio spinta dall’urlo della maestra fuori dalla porta degli spogliatoi. Afferro le mie mezze punte rosa e raggiungo il resto delle mie compagne in sala prove.

 

 

 

Adoro come è venuto questo capitolo! Non sto scherzando!

Sono riuscita finalmente  dare il giusto spazio ai caratteri tutto pepe delle amiche della nostra Irene… e ne sono molto contenta! Anzi contentissima!

Per quanto riguarda la storia non ho molto da dire a essere onesta.. questo è stato più un capitolo di passaggio in cui i nostri protagonisti sono arrivati ad un nulla di fatto. Posso già anticiparvi che nel prossimo scopriremo qualcosina in più…ma per il resto, dovete solo avere pazienza!

Ringrazio chi spreca anche un solo minutino dei proprio tempo per lasciarmi una recensione, perché mi sono molto utili e mi fanno sempre scappare un sorriso.

Ah.. a discapito di ciò che ho detto nelle note finali dello scorso capitolo, per la sezione maschile dovrete aspettare il prossimo aggiornamento!

Baci zuccherosi

Cuffiette *.*

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Capitolo 11
*** La paladina della giustizia ***





Capitolo 11: La paladina della giustizia

 

-Sono davvero orgogliosa di voi ragazzi!-, sussurra mia madre nella nostra direzione prima di richiudersi la porta del reparto notte alle sue spalle.

Sono le undici passate, le varie parti da me medesima assegnate sono state tutte scritte e le foto inserite, manca un tocco di originalità e una nota conclusiva, poi possiamo anche andarcene a dormire.

Il cellulare di Giorgio posato sopra al tavolino proprio accanto al computer acceso, suona all’improvviso e mi fa quasi saltare dalla sedia per lo spavento.

“Pronto…”,sussurra adirato.

Ovviamente non posso sapere chi ci sia dall’altra parte del telefono, e non penso neanche gli stia dando qualche brutta notizia… semplicemente ha risposto come è suo solito fare. Quando poi, la sua espressione passa velocemente dall’adirato all’incazzato nero, capisco che forse qualcosa sta succedendo, dato che stringe con forza il telefono prima di allontanarsi da noi per sussurrare al suo interlocutore Dio solo sa che cosa.

In tutto ciò mio fratello se ne è rimasto tranquillamente seduto accanto a me, senza dire una parola e continuando a leggere la relazione sul desktop del pc.

-Queste foto fanno proprio cagare….-

-Andre…-,incomincio senza offendermi per l’insulto gratuito appena espresso.

-Uhm…-,risponde lui distrattamente.

-C’è qualcosa che dovresti raccontarmi? Qualcosa di importante….?-,chiedo a bruciapelo.

Lui non stacca gli occhi dallo schermo e scuote semplicemente la testa.

-Andrea…-,ritento,-Sono seria. A scuola girano voci strane …-

-Andrè -,mi interrompe Giorgio ritornando dal salotto,-Dobbiamo andare-,aggiunge semplicemente e come se fosse la cosa più naturale del mondo uscire di casa alle undici di sera in pieno regime scolastico e per di più senza chiedere nessun permesso, mio fratello si alza dalla sedia e fa per prendere il suo giaccone.

-Dove state andando?-,chiedo mentre mi alzo a mia volta e mi avvicino a loro, ovviamente non ottenendo nessuna risposta in cambio.

-Ragazzi!-,ripeto adirata sbattendo i piedi a terra,- Dove state andando?-

Andrea mi lascia un buffetto sulla guancia che mi fa andare su tutte le furie mentre Giorgio mi sorride tranquillo e finisce semplicemente di stringersi la sciarpa al collo. Che razza di idioti.

-Non potete uscire…-,sussurro indignata.

-E perchè no?-, ghigna Giorgio. Che razza di… di…di Sbruffone!

Mi torturo le mani alla ricerca di una motivazione valida o quantomeno sensata spostando il mio sguardo dall’uno all’altro, -Perchè… se uscite lo dico alla mamma….-

-“Perchè se uscite lo dico alla mamma..” chi è che ha due anni adesso?-,mi apostrofa Giorgio.

Lo ignoro bellamente e afferro mio fratello per il braccio, giusto per fargli capire che si, esisto anche io.

-Andrea per favore… dimmi dove state andando!-

-No-

-Andrea…-,sto per mettermi a piangere, sento le lacrime pizzicare pericolosamente agli angoli degli occhi,-Ti prego!-

-Dimmelo!-,sussurro scuotendolo appena.

Evidentemente sortisco l’effetto contrario perché mio fratello si sgancia dalla mia presa ferrea (?) e finisce di infilarsi il giaccone. Sull’orlo di una crisi di panico cerco lo sguardo di Giorgio, che prontamente evita il mio.

-Se non mi dite dove state andando allora vengo con voi-, affermo semplicemente e mi sembra la cosa più sensata… l’unico modo per farli capitolare.

Li osservo scambiarsi una veloce occhiata prima di scoppiare a ridere. Se possibile la faccia strafottente di Giorgio mi fa saltare i nervi anche di più di quella arrogante di Andrea, e nessuno mi ha mai fatto incavolare più di Andrea.

-Chiama Fra e digli che fra pochi minuti siamo sotto casa sua…-, ribatte Giorgio dandomi le spalle.

Batto i piedi per terra, indignata da tanto menefreghismo e parto in contrattacco. Infilo le scarpe da tennis in due secondi netti e afferro il mio giaccone, appoggio le mani sui fianchi e li guardo con aria di sfida.

-O parlate oppure giuro che vengo con voi-

Giorgio guarda prima mio fratello, poi me, poi di nuovo mio fratello e poi di nuovo me e ad ogni passaggio la sua faccia è sempre più sconcertata, tanto che mi aspetto di vederlo stropicciarsi gli occhi da un momento all’altro.

-Allora? Cosa avete deciso?-,insisto. 

Andrea spettina i suoi capelli nero pece e sbuffa.

-Giò… io resto qui con la pazza-

Fermi tutti. La pazza sarei io?!

-Io non sono pazza e non voglio che tu resti qui con me. Sono io a voler venire con voi. E poi… andiamo cosa diavolo dovete uscire a fare?-,ribatto sempre più oltraggiata.

-E va bene….-,afferma Giorgio con un sospiro mentre spalanco letteralmente la bocca.

-Va bene?-,domandiamo io e Andre all’unisono.

-Si… le diremo la verità così potrà tornarsene ad abbracciare il suo orsacchiotto…-

Sto letteralmente pendendo dalle sue labbra,tanto che decido deliberatamente di ignorare la sua allusione al mio tenero Potty .

-Questa sera c’è una festa privata al Mastro….-,inizia Giorgio,-Una festa un po' particolare… Possiamo arrivare a vincere un sacco di soldi se sappiamo come comportarci … e proprio per questo motivo tu non puoi assolutamente venire con noi…-,spiega.

-Vincere? E come? Cosa sarebbe.. una specie di bisca clandestina?-,domando titubante a entrambi mentre inconsciamente tiro un sospiro di sollievo. Lo so che una cosa del genere è da incoscienti e non è legale ma avevo davvero temuto dovessero fare qualcosa di molto peggiore.

Andrea abbassa impercettibilmente lo sguardo prima di annuire, questione di secondi certo …ma andiamo! Siamo nati a distanza di qualche minuto abbiamo geni su geni in comune… il suo piccolo tentennamento mi basta e avanza. Ti ho Beccato brutto bugiardo!

-Bugiardo!-,sbotto puntandogli l’indice addosso, -Mi stai portando in giro! Antonio avrebbe invitato anche noi ragazze ad una “festa privata” quindi non raccontarmi balle- 

L’avevo detto io che dovevo fare il detective. Ho sbagliato tutto nella vita.

 

Dopo interminabili minuti di suppliche, di quasi-piagnistei e di occhiatacce siamo ancora al punto di partenza. Non ho intenzione di farmi soggiogare da questi due babbei, quindi o dolenti o nolenti mi porteranno con loro.

-Scordatelo!-

-Allora dimmi cosa dovete fare!-

-No-

-Allora vengo con voi!-

Mio fratello sbuffa esasperato e alza le braccia al cielo guardando Giorgio.

-Basta, portiamola con noi e via!-,ringhia Andrea. Sto per mettermi a saltare sul posto per averla avuta vinta, quando quel guastafeste di Giorgio decide di intervenire con un secco e risoluto :-No!-

-Non è il caso, neanche noi sappiamo quello che dobbiamo fare… vuoi… forse metterla in pericolo?-,si affretta poi a aggiungere. Andrea sembra guardarlo con un pizzico di sorpresa, ma si riprende subito evidentemente, perché mi afferra per un braccio e dice al suo amico di andare subito e che per una sera possono fare a meno di lui.

-Sei un cretino!-, urlo una volta liberata dalla sua presa.

 

Andrea

Neanche ricordo chi è che me lo ha detto, ma sta di fatto che per tenere buona una donna devi parlargli di gossip (e mia sorella è un’amante del gossip), quindi sacrifico la mia privaci per una cosiddetta causa superiore.

-Piantala!-,cerco di intimargli, ma lei continua imperterrita con le sue lagne sulla parità dei diritti, sulla violenza gratuita e su tante altre cazzate.

-Irene, devo chiederti un consiglio….-, butto lì, sperando che questo basti a catturare la sua attenzione.

Come volevasi dimostrare, lei serra la bocca e piega la testa di lato, come a volermi scrutare più attentamente. Bene, ha abboccato, ora devo solo giocarmi bene le mie carte.

-Come si fa a scaricare una ragazza e a rimanerci… amici?-

La faccia di mia sorella dopo la mia innocente domandina, la dice decisamente lunga, quindi evito fraintendimenti e metto subito le “mani avanti”.

-Frena la fantasia… non sto parlando di Sara!-

-E di chi staresti parlando allora? Sentiamo dai…-

Merda, forse ho esagerato un po con gli argomenti compromettenti; va bene deviare il discorso, ma questa rompipalle qui è troppo curiosa e ricettiva per i miei gusti.

-Irene…-

-Andrea!-

-Di Irene dannazione, sto parlando di Irene Gigli, quella della quarta F-

Lei inizia a scrutarmi sospettosa, quasi si aspettasse un cedimento da parte mia da un momento all’altro, ma io Andrea Barbieri da promettente figlio di un’avvocato quale sono, nascondo abilmente il sorrisetto vittorioso.

-E Sara non c’entra nulla quindi…-

-No rompipalle…-

-Andre… mi spieghi cosa è successo tra di voi?-,mi domanda dopo averci pensato su per un bel pezzo.

-Vuoi davvero i dettagli?-,chiedo beffardo.

-Andre!!!! Certo che no! Voglio sapere perché non mi avete mai detto niente e perché ora è finita! Chiedo troppo?-

-Sì-

-Andre!!!!-

-Va bene, va bene ma smettila di urlare o tua madre ci sentirà e scoprirà che Giorgio non è in casa…-

-Guarda che è anche tua madre sà…-,specifica lei da perfetta so-tutto-io quale è.

-Vai da Potty avanti che Io ho sonno-,cerco di liquidarla dandogli un ruffiano bacio sulla guancia.

-Il discorso non finisce qui … Capito?-,mi rimbecca.

Certo sorellina, come no!

 

Irene

 

L’una.

Le due.

Le tre.

Finalmente un impercettibile rumore proveniente dalla zona giorno mi fa tranquillizzare almeno momentaneamente anche se la voglia di lanciare un bello schiaffo su quel faccino tanto bello quanto strafottente non se ne è andata. Infilo i piedi nelle mie pelose pantofole rosa e senza vergognarmi del pigiamino con i mici stampati sopra apro molto (davvero molto) lentamente la porta della mia cameretta. Dal corridoio che conduce al salotto arriva una luce fioca e il mio cuore fa un balzo lo ammetto, ma cerco comunque di farmi coraggio e continuo imperterrita a camminare nel buio quasi completo del corridoio. Quando apro l’ultima porta, anche questa in modo estremamente lento, preferirei di gran lunga non averlo fatto dato che la scena che mi si para davanti è una di quelle che ricorderò per sempre: Giorgio con il giubbetto strappato e la fronte sanguinante, mio fratello tutto sporco di terra che sta cercando di sorreggere un Francesco che zoppica visibilmente. 

Tutti e tre si bloccano immediatamente appena mi vedono e prima che io riesca a dire una sola parola, i miei occhi si riempiono di lacrime e inizio a singhiozzare irrimediabilmente. Bene Irene, vedo che continui ad avere una certa padronanza delle situazioni.

-Merda..-,sento digrignare da Giorgio.

-Irene torna a dormire-, mi intima mio fratello scuro in volto.

Non so cosa mi sta succedendo, ma non riesco a smettere di singhiozzare, ne a muovermi, ne a pensare ad essere sincera. La mia mente non riesce ad elaborare altre informazioni che non siano sangue, sporco e dolore.

-Ma… ma cosa avete fatto?-,riesco ad articolare tra un singhiozzo e un’altro.

-Andre…-,sussurra Giorgio,-Portala di la!-

-Scordatelo-,rispondo invece io infervorata,-Avete mentito a me, avete mentito alla mamma, mi avete lasciata a casa senza una spiegazione… Io…-

-Tu cosa?-, mi aggredisce Giorgio avvicinandosi, -Tu cosa diavolo vuoi?-,ringhia afferrandomi per un braccio. La smorfia di dolore che si dipinge sul suo volto mi fa intuire quanto questo gesto brusco gli abbia fatto male, così presa da non so quale istinto, poggio delicatamente la mano rimasta libera sulla sua spalla cercando quantomeno di infondergli calore.

-Ti fa male?-,domando a bruciapelo.

La sua non risposta e l’occhiata che lancio a Fra mi bastano per prendere una decisione anche se so già quanto me ne pentirò.

-Almeno medicate queste ferite… Per favore!-

-Non ti immischiare in questa faccenda-,mi rimbecca subito Andrea.

-Andre sei mio fratello e questi sono i tuoi più cari amici-,specifico mentre con la manica del pigiama cerco di asciugarmi gli ultimi residui di lacrime,-Quindi ci sono già dentro a tutta questa faccenda. Ripeto: fatevi medicare-

Il primo a cedere e ad accettare la mia offerta è Fra, che con la maglia piena di sangue e la testa spaccata non può di certo presentarsi a casa. Pulisco la sua ferita con dovizia, usando tutti i medicinali che sono riuscita a trovare in giro per casa; sono andata a prendergli una maglietta pulita che un tempo era di Andrea e ho fasciato la sua caviglia dopo averci applicato un’abbondante dose di crema. Giorgio è quello messo meglio dei tre e che quindi preferisce pulirsi i residui di sangue da solo, così che io possa sistemare la ferita di Andrea.

-Fra forse dovresti dormire qui stanotte…-

-No, devo tornare a casa oppure a mia madre prende un colpo. Tranquilla Ire, e … grazie-,sussurra regalandomi un bel sorriso di riconoscenza.

Saluta velocemente i due amici e esce dal portone di casa poco dopo, anche se continua a zoppicare visibilmente.

Con un diavolo per capello mi volto verso Andre e Giorgio, entrambi intenti a strofinare via il sangue dai loro vestiti sul lavandino della cucina. Gli addominali di Giorgio guizzano ad ogni suo più piccolo movimento, le spalle larghe di cui una mezza nera, si alzano e si abbassano compiendo movimenti innaturali visto che sta palesemente tentando di non provare dolore ad ogni più piccolo spostamento.

-Devo farvi una sola fottuta domanda… Perché? Come diavolo avete fatto a conciarvi in questo modo…Dove diavolo siete stati? A fare cosa?-

-Veramente queste ne sono tre…-,osserva Giorgio con un ghigno.

Ecco a voi un’altra dimostrazione della sua bipolarità. Sono passati pochi minuti da quando il signorino mi ha presa per un braccio e mi ha urlato contro.

-Questo non è il momento di scherzare.-zittisco Giorgio.

-Andrea!-,chiamo mio fratello che mi sta ancora dando le spalle,- Mi hai mentito!-

-Pff mentito…Che parolone!-

Lo strozzo. Ho deciso. Lo strozzo davvero.

-Zitto tu! Ne ho anche per te!-,intimo a Giorgio, per poi rivolgermi di nuovo verso mio fratello,-Dove siete stati?-

-Andrea non le dire niente..-

-Giorgio ti ho già detto di startene zitto-,quasi grido sull’orlo di una crisi di nervi,- E togliti quel sorriso strafottente dalla faccia mentre parli con me- aggiungo notando la sua aria divertita.

-Irene finiscila-,bisbiglia finalmente Andrea,-Non svegliare nessuno… non.. parlarne con nessuno. E ora per favore andiamo a dormire. Mi devo riposare…-,e detto fatto si gira verso il reparto notte.

-Giò…-,richiama all’ordine il suo amico, che non prima di avermi lanciato uno sguardo vittorioso segue il suo compare in camera.

Dannati.

 

 

-Dovete dirlo alla mamma se qualcuno vi da il tormento…-

Continuo a ripetere a quei due che devono fare qualcosa, qualsiasi cosa per risolvere questa situazione, ma in risposta ricevo soltanto sbuffi contrariati o grugniti… insomma cercano di farmi capire (usando la loro lingua) che non vogliono darmi ascolto.

Dopo aver passato le restanti tre ore della nottata in dormiveglia, perennemente intontita da ansia e preoccupazione, mi sono “svegliata” animata da un ritrovato senso di responsabilità e con un preciso piano in mente: - O lo fate voi due, oppure lo farò io!-

Semplice! Peccato che i due non mi ascoltino affatto mentre divorano la colazione, mentre si infilano il giubbetto, mentre entrano in ascensore…. Insomma credo di aver reso il concetto.

 

Dopo una nottata quasi insonne, e dopo un’estenuante mattinata di scuola, mi arriva il tanto temuto messaggio di mia madre: 

“Vieni in ufficio dopo la scuola.

Mamma.”

Inizio a tremare impercettibilmente, immaginando a quali torture sarò sottoposta questo pomeriggio affinché io dica la verità… Mi sembra ovvio che l’avvocato Espositi in Barbieri abbia già scoperto (non so grazie a quali poteri conferiteli dalla giustizia) che il suo pargolo la notte addietro ha disobbedito ai suoi ordini.

Ovviamente Cate non capisce perché questo incontro mi preoccupa tanto, visto che ho deliberatamene evitato di raccontare alla mia amica i dettagli sulla notte appena trascorsa… Se è vero che quei tre sono in guai seri, non mi sembra il caso di far immischiare altre persone in una faccenda tanto brutta!

Armata di tanto coraggio e di altrettanti buoni propositi ma soprattutto di un’innocente sorriso stampato in volto, al suono dell’ultima campanella mi dirigo verso l’ufficio della mia genitrice, che si trova a pochi isolati dalla scuola.

Ovviamente prima di presentarmi al cospetto della segretaria ho ben pensato di sistemarmi i capelli e di ritoccarmi il trucco, tanto per non essere giudicata da questi snob del cavolo. 

Con andamento fiero mi dirigo verso la scrivania posta proprio davanti alla porta dell’ascensore, dove siede una donnina tutta impettita nel suo tailleur firmato.

-Salve Fabiana!-,saluto cercando di risultare cordiale e nascondendo il mio astio nei suoi confronti. La donna alza appena il capo, per riuscire a scrutarmi sopra alle mezzelune degli occhiali, per poi rivolgermi un tirato sorriso di circostanza.

-Irene, cara!-,civetta,-Cerchi la mamma?-

Dio, non ho più cinque anni, non c’è bisogno di rivolgersi a me con questo tono da balia cicciona.. ma ahimè la buona educazione prima di tutto, così annuisco semplicemente evitando di aprire bocca lasciandomi sfuggire qualche cattiveria di troppo.

Fabiana mi accompagna davanti alla porta dell’ufficio di mia madre (come se non conoscessi la strada) per poi andarsene lasciando dietro di se una scia di profumo che trasuda ricchezza e alterigia.

Busso riluttante alla massiccia porta davanti a me per trovarmi inondata da scatoloni su scatoloni, con mia madre che in mezzo a tutto questo macello cerca di concludere una telefonata di lavoro nel modo più professionale possibile. Mi fa cenno di avvicinarmi a lei con la mano, così mi siedo sull’unica poltroncina in pelle nera rimasta sgombra di cianfrusaglie e aspetto pazientemente. Sono decisamente sollevata, la mamma sembra sorridente anche se un po indaffarata e non sembra avermi chiamato per una questione urgente o troppo compromettente visto che non fa altro che sorridermi mentre porta a termine la telefonata.

-Allora tesoro!-,esordisce nella mia direzione una volta agganciata la cornetta,- Come è andata la scuola oggi?-,domanda tranquilla.

-Bene, tutto bene…-

-E con Giorgio come va?-

Quasi mi strozzo con la mia stessa saliva alla domanda della mamma, posta in un modo talmente innocente da sembrarlo veramente.

-Bene….Come dovrebbe andare?-, rispondo sulla difensiva mentre lei ridacchia e continua a guardarmi sorridendo… dannata donna.

-Certo certo.. Chiedevo! Lo sai che le mamme sono curiose…-,aggiunge non abbandonando il suo sorrisetto,-Comunque..-,continua,- Mi sono liberata per qualche oretta! Dobbiamo andare a comprare il tuo vestito per sabato sera…-

Ah il vestito per sabato sera… perché …si, passerò il sabato sera in compagnia della mia adorata famigliola tutta agghindata e vestita a festa, per l’inaugurazione del nuovo e super lussuoso ufficio della mamma.

-… e visto che ci siamo possiamo prendere anche un bel completo per tuo fratello… Gli uomini a volte non sanno scegliere….-, specifica facendomi l’occhiolino. Ora, sono io oppure la mia cara mammina ha davvero appena fatto un’allusione?

Decido di lasciar perdere e di farmi trascinare dalla sua “euforia da shopping”

 

Stiamo tranquillamente passeggiando per Via Roma, alla ricerca ormai disperata di un paio di scarpe da abbinare all’abito della mamma, quando vengo folgorata: la vetrina di “Miu Miu" in tutto il suo splendore. Il mio sguardo viene catturato immediatamente da una borsetta.. semplice, nera, con le cerniere in oro e la tracolla sottile. Un sogno.

Guardo mia madre con uno sguardo da cucciolo abbandonato e le indico l’oggetto dei miei desideri con lo sguardo.

-Tesoro…-

-Mamma ma è perfetta!-,la interrompo subito,- Neanche se ci avessimo fatto a posta avremmo potuto accostare così bene borsa e collana..-

-Irene! Costa settecento euro!-,si oppone lei. Dannazione, la mia solita tecnica non sta affatto funzionando ma non demordo, faccio spallucce e sorrido alla mia mammina,-Hai ragione… Dai cerchiamo qualche altro negozzietto…-, specifico mentre faccio per proseguire.

Tre, due, un…

-Irene aspetta dai…-

Andata!

 

-Bene signora, fanno seicento venti euro con lo sconto-,dice la cassiera alla mia mammina con fare confettoso, mentre infila lo scontrino nella borsa di Miu Miu.

-Ha fatto un’ottima scelta!-,continua quella imperterrita a cercare di fare conversazione, ma io sono troppo intenta a osservare il mio ultimo acquisto e la mamma a pensare ai suoi soldi che se ne vanno per una stupida borsa.

-Sandra!-

Mi volto appena verso la signora che è sopraggiunta alle nostre spalle chiamando la mia genitrice, giusto per capire chi sia. Sorrido gentilmente alla  mamma di Fra mentre afferro la busta bianca e oro di Miu Miu e la stringo forte a me.

-Irene cara! Ti fai ogni giorno più bella!-

-Ciao Eleonora! Aggiungerei che si fa anche ogni giorno più costosa la signorina! Oggi siamo tutti in giro per negozi!-,saluta mia madre cordiale, sempre pronta a fare conversazione, sempre con la parola giusta al momento giusto… deve essere una prerogativa degli avvocati credo.

-Si ho davvero bisogno di svagarmi un pò…-,inizia l’altra portandosi una mano al cuore. Vorrei davvero trovare il modo di scampare alle grinfie di queste due per evitare di sorbirmi i loro sproloqui su boutique e su vestiti, ma dopo i seicento euro che mia madre ha appena speso… glielo devo, quindi le resto affianco e continuo a sorridere.

-Tutto bene cara?-

-Effettivamente no… Anzi ti dirò che sparavo di incontrare qualcuno con cui parlarne…-

Alzo la guardia alle parole della signora Frascati, e aspetto impaziente che questa conversazione giunga al termine già immaginando a cosa la madre di Fra stia alludendo. Ovviamente la mia cara mammina, come ogni abile conversatrice sa fare, prende la palla al balzo e sprona la sua amica a continuare.

-Ieri notte il mio Francesco è rientrato alle tre! Alle tre! Non lo aveva mai fatto…. E per di più indossava abiti non suoi …capisci?-

Mia madre guarda Eleonora sconcertata, ma capendo che quello non è di certo il luogo adatto per affrontare simili discorsi, spinge la sua amica fuori dal negozio salutando cordiale la commessa.

-Allora stavi dicendo….-

-Sandra sarò sincera… tu hai notato qualcosa di strano in Andrea? Sappiamo entrambe per esperienza che se finiscono nei casini ci finiscono insieme…-

Mia madre è chiaramente turbata dalla dichiarazione della sua amica, ma non si scompone più di tanto, anzi sorride affabile mentre le stringe affettuosamente una mano, -Ho a casa sia Andrea che Giorgio… troverò il modo di farli parlare….- incomincia a parlare convinta, quando improvvisamente si blocca.

-Irene!-,mi richiama all’ordine,-Tu hai sentito qualcosa di strano nell’aria?-

Ora nella mia mente si susseguono due scene madre. Una in cui io mi libero di tutta a verità, spiego a mia madre e alla signora Frascati tutta la situazione per poi essere torturata fino alla morte da mio fratello e dai suoi amici e un’altra in cui io, paladina della giustizia, mi carico di tutti i problemi, mento spudoratamente a mia madre e aiuto qui tre deficienti a uscire fuori da questa situazione. 

Indovinate quale opzione ho scelto!

 

Ok… non ho scuse! Chiedo umilmente perdono per il ritardo ma gli impegni sono aumentati e ho poco tempo per scrivere e sistemare i capitoli.. ma non parliamo di questo!

Allora… cosa ne pensate? Ho avuto in mente la scena del negozio praticamente dall’inizio della storia e in un modo o nell’altro sono riuscita ad inserirla.. spero vi abbia fatto sorridere XD

Non ho commenti da fare su Giorgio (….) o su Irene, posso solo dirvi che il prossimo capitolo arriverà (spero) presto e che la storia è sul più bello!

Grazie a tutti quelli che continuano a leggere e a apprezzare questa storia ma soprattutto a quelle meravigliose ragazze che mi fanno sapere ogni volta cosa ne pensano!

Baci zuccherosi *.* 

Cuffiette

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