Unintended

di RosesWhite
(/viewuser.php?uid=267480)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pieces of the life I had before. ***
Capitolo 2: *** I need to know, is this real love? ***
Capitolo 3: *** Sunburn ***
Capitolo 4: *** Love is our resistance ***



Capitolo 1
*** Pieces of the life I had before. ***


Titolo: Unintended

Fandom: Muse

Personaggi: Matthew James Bellamy, Dominic Howard, Chris Wolstenholme, Nuovo personaggio

La storia è basata su fatti e personaggi reali che non mi appartengono.

Non è scritta a scopo di lucro, solo per piacere di scrivere dell'autrice.

Questa storia è stata pubblicata da me in un altro sito, tutti i diritti.

 

Buona lettura.

-----

I pezzi della vita che avevo prima di te.
 

Per quanto mi riguarda, ho solo 17 anni ma so bene cosa vuol dire soffrire nella vita. Cambiare città, paesini svariate volte, vedere andare e venire amici di tutte le età, e volendo anche l'amore faceva delle grandi passeggiate per poi non ritornare.

Mi piace pensare che ogni volta che cambio scuola, incontrerò qualcuno di simpatico e gentile, come una cara amica o caro amico, e perché no? Un ragazzo non sarebbe neanche male.

Questa volta è il trasferimento più lontano che io abbia mai fatto, ho attraversato l'estero per vivere a Londra. Questa cosa mi alletta veramente tanto, non sarò un genio in inglese, ma me la cavo abbastanza. Un esperienza molto interessante.

Nella mia vita siamo in pochi. Mia madre, il mio gatto, la mia migliore amica in Italia, e il mio ''Migliore amico'', detto così, poi quello che è successo tra noi non può essere definito da ''Amici'' e guarda caso, questa persona non mi cerca più come una volta, anzi, mi evita.

Prendo un toast con burro sopra e esco dalla cucina per dirigermi alla porta principale. Accarezzo il mio gatto, e saluto mia madre sulla guancia per poi uscire da casa rimboccandomi per bene nella giacca. Il tempo di la non era il massimo. Devo dire che neanche a Milano era un gran che, o si moriva di caldo, o di freddo. Le scelte erano vaste.

Oggi inizio scuola, pur essendo il 28 Ottobre, diciamo che sono leggermente in ritardo per via di carte e varie robe che neanche io avevo capito.

Salgo sul pullman, e durante il tragitto casa-scuola inizio ad osservare la gente, e immaginare che lavoro/vita possono possedere. Verso la sinistra, noto un'anziana, con molti gioielli ben tenuti, una pelliccia di qualche animale fino alle caviglie e delle scarpe nere con un tacco veramente basso. Perché una donna di ''Classe'' sta usufruendo di un trasporto pubblico quando possiede soldi? Oppure tutto quello che ha addosso non ha valore.

Lascio perdere e guardo più avanti, due ragazzi sui 20 anni dai capelli chiari e sono seduti di schiena, posso vedere ben poco, solo che la giacca è nera.

Quindi guardo a destra, verso l'entrata, noto un signore sui 40 sporco di pittura e con se uno zaino uguale sporco. Ovviamente imbianchino.

Prima di cambiare direzione, noto un ragazzo salire. Capelli rossi, pelle lattea e un abbigliamento nero come la pece lasciando a vista solo la cintura con delle borchie argentate che fuoriuscivano dall'armonia di nero e rosso, per finire uno zaino nero semplice.

L'osservo per bene, e solamente quando mi guarda noto che ha due occhi color mare intenso. Per l'imbarazzo faccio finta di niente e guardo dietro di lui, sperando che non abbia pensato male.

(Ovviamente, una ragazza fa la maniaca guardando le persone intorno a lei, mi pare una cosa abbastanza normale..)

Lo vedo passare accanto e sedersi dietro di me. Peccato, non potrò guardare più dettagli.

Appoggio il braccio sullo zaino e inizio a guardare fuori. Goccia dopo goccia si fermavano sul vetro, stava piovendo e ovviamente la sottoscritta non aveva un bel niente.

Passiamo sotto un tunnel, e vedo il riflesso del ragazzo che mi guarda tramite ''lo specchio'' che si era creato per via della mancanza di luce.

Mi spavento, e guardo dall'altra parte facendo finta di niente del mio rossore sulle guance che era appena apparso.

-Quindi.. tu puoi guardare la gente e nessuno può guardare te?-

Svoltai leggermente la testa verso la voce che aveva parlato. Il ragazzo si era spostato in avanti per parlarmi vicino all'orecchio. Una cosa che non avrei mai previsto.

-C-Come scusa?- balbettai, che altro dovevo dire?

-Oh, sai parlare! Dai hai capito bene-

-Io non stavo guardando nessuno! per chi mi hai preso?-

Lui sorrise mostrando i denti leggermente ingialliti, immagino per il fumo visto l'odore di tabacco/profumo per uomo che aveva.

-Beh, di sicuro per una straniera visto il tuo forte accento che hai. Italia o Francia?-

-Italia-

-Ero sicuro al 98%-

Questo tipo è abbastanza strano. Guardai fuori e ringraziai il cielo di essere arrivata.

-Bene, io devo scendere e ..- prima di finire la frase lo vedo già davanti alla porta d'uscita ad aspettare che l'ultimo semaforo diventasse verde prima della fermata.

-Vai anche te in quella scuola?- chiesi incredula

-Beh si, in che sezione sei?-

-Arte e plastiche-

Lui sorrise, le porte si aprirono e scese.

-Ehi!- lo seguii scendere, ma inizio a correre verso l'entrata saltellando.

Rimasi un'attimo la a guardarlo correre, la pioggia mi stava accogliendo nel freddo.

Chi diavolo era quel tipo.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** I need to know, is this real love? ***


Adesso ho bisogno di sapere se questo è vero amore.

 

 

-Quindi il tuo nome è Rose White?-

Feci un segno con la testa, stranamente ero timida quel giorno, una come me abituata a presentarsi davanti alla gente e raccontare le solite cose non si dovrebbe fare troppi problemi.. Ma questa volta ero rigida come una statua, e non voglio immaginare le mie guance in che condizione erano, visto che divento spesso rossa, anche per una stupidata.

Dalla prima ora, fino alla quarta avevo storia dell'arte con il professore Smith, per poi una di Inglese, e per finire la mattinata con Matematica.

In classe, si presentavano un numero alto di ragazzi, e minore di ragazze. Per mia fortuna un grande favore visto che sopporto poco le ragazze. Posso dire che la gente era già in vari gruppi di stili diversi.

La cosa interessante, che raramente succedeva nelle scuole italiane, era che si cambiava la classe per via della materia, una cosa che mi permetteva di vedere un po' le facce che giravano nella scuola. E chi sa, anche conoscere qualcuno simpatico.

Finite le prime tre ore assurde sulle colonne greche mi dirigo dal preside della scuola per la presentazione e recuperare le chiavi dell'armadietto.

Girato l'angolo, qualcuno mi viene addosso facendomi cadere per terra. Due occhi color azzurro pallido mi stavano osservando per bene sopra di me con un aria preoccupata. Anzi, si potrebbe dire terrorizzata. Il ragazzo si alzò e mi porse la mano -Scusami tanto, diciamo che non ti avevo vista- un timido sorriso comparve sul suo viso colorato di un rosso chiaro.

Com'era tenero.

-Figurati! Cose che succedono-

Guardò per terra e mi raccolse il diario che non avevo visto cadere
-Ti chiami Rose?-

Feci un cenno con la testa -E te?-

Mi sorrise -Dominic, se vuoi Dom-

Mi porse il diario -Ora però devo andare, ci vediamo in giro-

-Ciao-

Sistemai il diario e finalmente mi dirigi dal preside. Bussai senza troppe paranoie ed entrai.

-Buongiorno, sono White. Vengo qui per la chiave dell'armadietto-

Un uomo sui 35 anni si girò con la sedia -Buongiorno anche a lei, si certo si accomodi deve firmare due cose e poi la lascio in pace, se mai superiamo l'ora dell'intervallo vi farò una giustifica-

Mi porse un bel mazzo di fogli tutti pinzati uno dopo l'altro, altro che 10 minuti!

-Bene, ora scriviamo-

Il preside mi sorrise -Usi tutto il tempo che vuole signorina-

-..Va bene..-

Allora, Nome cognome, città, data di nascita, sesso, origini, studi fatti..

Ma che palle!

-Signor Lowrance, c'è ancora Bellamy e Howard fuori- una donna mora si presentò alla porta.

-Ancora quei ragazzi?! Beh, falli entrare, cosa hanno fatto ancora?-

-Stavano fumando nel bagno dei ragazzi-

Sbuffò e mi guardò -Ti dispiace..-

-No no si figuri- Almeno avrei saltato l'ultima ora d'Arte con quello pazzo fissato con le colonne e cose greche.

-Bella presid..- Mi svoltai e incontrai ancora gli occhi azzurri e quel sorriso malizioso di sta mattina con accanto a lui il ragazzo biondo che mi era caduto addosso, che mi guardava con paura.

-Ah! ma sei la ragazza maniaca che ho incontrato sul pullman sta mattina?!- intervenne il rosso.

Io sorrisi e.. aspetta cosa?

-Maniaca io? Non sono io quella che parla con gli sconosciuti in pullman-

-Oh si certo, tu li osservi come una stalker-

Brutto testa di c..

-Finitela voi due! Vi conoscete?- intervenne il preside

-No-

-Si-

Mi girai verso di lui -Come scusa?-

Come risposta mi diede un sorriso.

Fantastico.

-Bene, Bellamy e Howard vi potete accomodare sulle sedie in fondo all'ufficio, finisce la signorina White e poi ne parliamo-

Grazie al cielo.

Prima di sedersi passò accanto a me dandomi una leggera spinta alla spalla. Da quel gesto sentii il suo intenso profumo delicato, ma anche sensuale. Non sapevo ben descrivere. Ma ti mandava sulle stelle.

Invece Dom mi sorrise non appena il rosso era passato.

Diciamo che per tutto il tempo che stavo compilando i fogli, mi sentivo seriamente osservata e questa cosa mi metteva a disagio.

-Bene, ho finito posso avere le chiavi dell'armadietto?-

L'uomo si girò verso un armadio con dentro vari chiavi, tipo come un Hotel e me ne porse una di colore argento.

-Allora, il suo armadietto è il tredicesimo da destra, difronte all'aula di Scienze B405-

Guardai la chiave -E, potrei avere una giustifica per il fatto che ho ritardato un po'?-

Prese un foglio e scrisse due righe, per poi firmalo.

-Tenga, Buona giornata-

Lo ringraziai e prima di uscire diedi un'occhiata al ragazzo dai capelli di fuoco, ma con tristezza non mi stava guardando, anzi stava scrivendo sul cellulare, invece Dominic mi fece un cenno con la mano e mi sorrise ancora, sembrava una persona gentile. Non a mettersi a fumare in un bagno di nascosto.

---

L'ora di matematica passò abbastanza in fretta, perché il professore passò il tempo a dire che amava l'italia e varie cose. In pratica è diventato il mio prof preferito.

Primo giorno di scuola fatto, la gioia era al massimo. Devo dire che non era così male, se non fosse per quella testa di pomodoro.

Arrivai alla fermata del pullman con in mano un toast al formaggio e prosciutto, e sentii delle voci

-Ho fame, Dom, Chris propongo un Kebab!-

Evitai di girarmi, sapevo benissimo chi fosse. Parlavo del diavolo ed ecco le fantastiche corna.

-Ehi Rose-

Questa volta mi svoltai e vidi Dom con in mano la mia carta del pullman, come faceva ad averla.. Non dirmi che l'avevo persa quando ci siamo incontrati.

-Esattamente, ti è caduta quando ci siamo incontrati- mi sorrise divertito.

Imbarazzata la presi -Grazie di avermela ridata-

-Ma figurati, ti va di venire con noi a mangiare qualcosa?-

Mi svoltai verso un ragazzo bruno e il ragazzo di prima, che ci stava guardando con aria piuttosto arrabbiata.

-Passo, devo sistemare delle cose in casa, sai mi sono appena trasferita-

Il suo bel sorriso si spense, per poi mostrarne uno un po' più spento.

-Va bene dai, ci vediamo a scuola, ciao!- così andò dai suoi compagni.

Il ragazzo rosso mi guardò, per poi andare da Dom e dire qualcosa.

Mi svoltai e il pullman arrivò.

Salii, presi il solito posto alla finestra e guardai i tre andare.

Sapevo che quel ragazzo mi avrebbe causato vari casini.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Sunburn ***


Scottatura.

 

Mi guardai allo specchio, la mia pelle chiara risaltavate dal mio abbigliamento nero e i capelli biondi con le punte rosse erano di grande vista. Forse dovevo ascoltare mia madre quando mi diceva di andare al sole prima di trasferirci.

Quella sera avremmo mangiato fuori per festeggiare questa "nuova vita"dopo il matrimonio fallito e la crisi in Italia che abbiamo dovuto sopportare per diversi anni. Per quella sera mi vestii senza nessun particolare, pantaloni stretti neri con dei buchi sulle ginocchia, dei stivali e un maglione aderente dello stesso colore del resto.

-Mamma, sono pronta-

Scendendo le scale, incontrai un uomo seduto in cucina con una faccia abbastanza famigliare.

-Buonasera- mi sorrise

Ricambiai e scappai in soggiorno a cercarla.

-Mamma!-

-Si tesoro?-

La spinsi nel bagno -Chi diavolo è quel tipo?-

Lei sorrise, sapevo bene che cosa voleva dire

-Ma mamma, siamo a Londra da tipo qualche settimana e tu porti a casa un uomo? Che per giunta non me ne hai mai parlato-

-Si lo so, ma oggi te lo volevo dire. Andremo al ristorante con lui.. e chi sa, forse c'è anche suo figlio- mi fece l'occhiolino per poi dirigersi in cucina ad intrattenere l'ospite indesiderato.

-Bene William, andiamo? Rose andiamo?-

Per fortuna era una cena per sole donne. 

Andai alla porta senza dire niente e aprì. Delle delicate e fragili fiocchi di neve avevano colorato le strade di un dolce bianco.

------

-Per me una pizza quattro formaggi e un Thé freddo- Posai il menù e finalmente osservai l'uomo accanto a me.

L'uomo era sui 40 anni, capelli chiari e occhi verdi, con uno stile molto classico. Direi forse troppo per i gusti di mia madre. Un orologio in pelle marrone con ricami in neri e argentei. E per finire un maglione  color grigio chiaro. 
In pratica, una persona semplice.

-Rose, te invece?- L'uomo mi svegliò dai miei pensieri -Come scusi?-

-Che scuola frequenti?-

-Sono alla Art and Music vicino al centro, in sezione arte e plastiche-

L'espressione dell'uomo rimase sorpresa -Guarda un po', anche mio figlio frequenta la tua stessa scuola, ma in sezione Musica-

-Come si chiama?-

Mia madre e il suo nuovo ''amico'' guardarono dietro di me con un grande sorriso -Eccoti! parlavamo esattamente di te Dominic-

Cosa

Mi svoltai e incontrai gli occhi spenti del ragazzo di questa giornata. Era veramente carino come si era vestito. Un maglione simile a quello di suo padre ma di colore marrone che risaltava i suoi occhi e i capelli chiarissimi con un pantalone nero classico. Altro che il suo abbigliamento punk che aveva oggi.

-Ciao a tut.. Rose?- Solo dopo un po' si accorse di me, e nel suo sguardo apparve ancora della paura, come sta mattina. Che cosa avevo di così pauroso?

-Ehi Dom-

-Vi conoscete?- intervenne mia madre sempre la con il sorrisino sul viso -Rose non mi dice mai niente delle sue amicizie-

-Già. Non sono obbligata a dirti tutto quello che faccio- e con questo mi girai sul mio piatto appena arrivato.

Dom si accomodò difronte a me, l'unico posto libero del tavolo, e ordinò da mangiare -Potete pure iniziare a mangiare voi tre, non preoccupatevi-

-Grazie. Comunque figliolo, come mai hai fatto sto ritardo?-

Il biondo guardò sul tavolo -Ero da Matt-

L'uomo sbuffò pesantemente -Lo sai che odio quella famiglia, i Bellamy non sono da frequentare-

-Lo so William, ma lui è un mio caro amico-

Guardai mia madre e lei guardò me. La cosa era piuttosto strana.

-Allora, è buona la vostra pizza?- intervenne per fortuna, con un grande sorriso sulla faccia.

William prese la mano di mia madre per poi accarezzarla -La mia è fantastica. La vostra?-

Lei sorrise per quel gesto, come una ragazzina innamorata -Si-

Dominic mi guardò e io feci la stessa cosa, era imbarazzante.

-Si anche la mia quattro formaggi è buona, Dom vuoi un pezzo?-

Fece cenno di no e mi ringraziò. 
-Scusate devo telefonare, arrivo subito-

E così tiró fuori il cellulare e si alzò dal tavolo  
-Matt..-

Sentii solo quello prima che lui uscisse dal ristorante.

-----

-E' stata una serata veramente interessante, peccato che tuo figlio non sia più ritornato dopo che sia uscito per telefonare- Iniziò mia madre uscendo dalla sua macchina nera.

Il padre fece una faccia un po' infastidita, ma subito la cambiò con un grande sorriso. E devo ammettere che assomigliava molto a quello del figlio.

-Già, Dom ha molti problemi purtroppo, dopo la morte di.. - prese un grande respiro -..mia moglie, ed è cambiato, ed ora non frequenta delle belle amicizie. Pensare che qualche anno fa era una persona veramente dolce e gentile. Ora non è più lui- Baciò mia madre e mi salutò con cenno per poi rientrare in macchina lasciando una grande scia di gas.

-Bella serata. Vado a dormire mamma- 
-Va bene..Ehi! non mi hai raccontato di quel ragazzo? -
Scappai in camera 

-------

Ore 7:30. Dopo ben dieci minuti di ritardo, salgo sul pullman diretto scuola, facendo molta attenzione alla mia chitarra.

Questa volta c'era poca gente. Ancora i due ragazzi biondi, una ragazza vestita con una gonna a fiori con una maglia bianca e per finire un'anziana signora.

Chi sa se Matthew questa volta prenderà il pullman. 
Appoggiai la chitarra accanto a me e misi le cuffie lanciando un po' di Nirvana, visto che mi trovavo in un periodo un po' grunge.

Guardai le fermate, e l'ansia saliva. Non saprei neanche per quale motivo, ma quel ragazzo mi metteva in grande agitazione.

Fermata decisiva, e come avevo immaginato lo vidi salire. I suoi capelli rossi facevano concorrenza al semaforo, ma questa volta era vestito diversamente. Maglietta dei Sex Pistols bianca, pantaloni in jeans strappati e soliti stivaloni neri.

Stupido dire che lo trovavo magnifico.

Questa volta decisi di non guardarlo per vedere che cosa faceva, ma con mio stupore rimase in piedi contro il finestrino.

Passai ben 15 minuti sperando che lui si accorgesse di me. Ma senza successo.

All'ultimo momento decisi di scendere prima per poter prendere qualcosa da mangiare per il pranzo. Saltai giù e mi incamminai verso un supermercato aperto 24h su 24h e non  scherzo quando dico che mi sentivo osservata da qualcosa.

Andai subito a scegliere un panino e corsi fuori per non essere in ritardo per la prima lezione di Musica (Si perché noi abbiamo ugualmente delle ore di questa materia)
Con grande sorpresa fuori dal negozio c'era Matthew seduto per terra con una sigaretta in mano.

-Ciao-

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Love is our resistance ***


L'amore è la nostra resistenza

 

Guardai verso il basso, è notai Matt per terra con una sigaretta in mano. Che cosa ci faceva la?

-Ciao- 

Lui alzò la testa e mi guardò con aria colpevole -Rose White, è il tuo nome esatto?-

Feci spallucce, per poi strappali la sigaretta dalla mano e buttarla via.

-Ehi! Che diavolo fai?!- Finalmente si alzò e si piombò davanti, non era molto alto ma abbastanza per superarmi. Come sua risposta li sorrisi e lui mi guardò negli occhi, come se volesse cercare qualcosa all'interno.

-Sei strana Rose, dovresti farti controllare- Detto questo, si avvicinò pericolosamente a me, tirò fuori una sigaretta la fumò davanti a me, soffiandomi addosso il fumo uscito dalla sua bocca per poi avvicinarsi al mio orecchio destro -Stai attenta, sono una persona assai pericolosa-

Iniziai a tossire per via del fumo e per quello che mi aveva appena detto. -Perché sei sceso qua?- feci aria con la mano, per togliere la nuvola che era apparsa.

Lui tirò di nuovo, ma questa volta si allontanò alla ricerca del suo zaino ancora per terra. Quindi io iniziai ad incamminarmi verso la scuola, visto che fra poco sarebbe suonata la prima campanella.

-Ti ho visto scendere. Per un momento ho pensato che volevi saltare le lezioni. Ma una come te: Insicura, pasticciona e senza coraggio, mi sembrava abbastanza improbabile- Detto ciò mi sorpassò e io lo spinsi contro la neve che ieri sera era scesa e per disequilibrio caddi sopra di lui.

-Chi diavolo sei tu a dire queste cose? Non mi conosci, non sai assolutamente niente di me e per giunta me lo dice uno strafatto dai capelli rossi!-

Lui mi guardò con aria abbastanza sorpresa, e i suoi occhi divennero di un azzurro chiarissimo.

Chiusi gli occhi e appoggiai le mani sul suo petto per poi guardarlo -Non mi conosci, quindi evita- Mi alzai, e finalmente mi incamminai verso la scuola, seguita dal suo guardo.

-------------

Passarono giorni dopo quell'incontro e non incontrai più Matthew ne Dominic. In classe mia giravano varie voci, che Dominic abbia picchiato Matt per una situazione riguardo una ragazza, o che i due fossero stati beccati dalla polizia per uso illegale di sostanze stupefacenti o, persino da qualche ragazzina fissata con gli Yaoi, che fossero scappati per vivere insieme.

-Rose?- Mi girai verso la voce che mi aveva chiamato, e inaspettatamente incontrai un ragazzo dai capelli ricci e gli occhi di un profondo castano. Sembrava quello che vidi dopo scuola con Matt e Dom.

-Si?-

Lui si avvicinò a me e mi diede un bigliettino piegato due volte. Alzai lo sguardo ma era già partito, così andai nel mio armadietto per non farmi troppo notare dalle altre persone.

Ciao.

Penso che ti devo delle scuse a te e alla tua famiglia per come ho reagito la scorsa serata al ristorante. Possiamo incontrarci dopo la scuola davanti il Bar Nex Time vicino al centro?

Dom

Guardai ancora una volta il biglietto come se cercassi qualcosa di nascosto nelle sue parole. Ma senza successo. Chi sa come mai ci aveva messo così tanto a scrivermi.

La campanella suonò e corsi in aula di Scienze, sperando che almeno quelle due ore successive sarebbero passate lisce senza troppi pensieri e senza interrogazioni a sorpresa.

----

-White-

-Si professore?-

-Interrogata-

Ah fantastico.

-----

Finalmente uscii da scuola, e mi dirigi subito al Bar dove ci dovevamo incontrare, e con mia grande sorpresa iniziò ancora a nevicare.

Tirai fuori il cellulare, e misi le cuffie per il tragitto. Scelsi un po' di Led Zeppelin per togliermi l'ansia che avevo addosso, ma ahimé senza successo.

Arrivai, ma nessuno era ad aspettarmi.

Dieci minuti dopo ancora niente, così decisi di entrare e prendere una cioccolata calda per poter almeno riempire il vuoto che avevo nella pancia e riscaldarmi. Il posto era veramente accogliente con i suoi colori semplici ed armoniosi tra di loro. Le sedie erano di pelle sul verde scuro, il tavolo largo di un bellissimo colore marrone e delle sfumature di beige lucido, e delle decorazioni in stile Vittoriano. Penso che verrò più spesso qua.

-Ciao-

Alzai lo sguardo, e quello che vidi non era ciò che immaginavo.

Davanti a me c'era Matthew con un'espressione abbastanza infelice.

-Cosa ci fai te qua?!- Mi alzai di colpo e sbatti il ginocchio sul tavolo rischiando di far versare tutta la cioccolata bollente su di me.

-Ti sei fatta male?- Si avvicinò a me toccandomi una spalla e guardando il mio ginocchio

-No-

Ci fu un silenzio. Lui in piedi davanti al tavolo con le mani dentro le tasche della sua lunga giacca nera in stile Sherlock Holmes, e un'aria disturbata, e io seduta come un'imbecille con un dolore atroce al ginocchio destro.

Sospirai -Mi vuoi dire per quale motivo sei qua? E dové Dominic?- lo guardai dritto nei suoi occhi color cobalto, se possiamo definirli così. Mi piacerebbe sapere a che cosa pensasse quando mi vedeva.

Si accomodò davanti a me tranquillamente, incrociò le braccia sul suo petto e guardò il tavolo, come se fosse diventato la cosa più bella in questo mondo.

-Volevo scusarmi-

Mi avanzai e con la mano gli presi gli zigomi della faccia per poi rivolgerla verso di me a far si che mi potesse guardare negli occhi. Dalla sorpresa li spalancò, molto probabilmente non se lo avrebbe immaginato una reazione così da me.

-Ridimmelo-

Restammo in quella posizione per un bel po' di tempo, fra il suo respiro affannoso e il mio tento uccisione riguardo i suoi confronti.

-Scusami-

Lo guardai per l'ultima volta, tra il mio color castano e il suo pervinca, tra l'oscurità e la luce.

Mi ritirai -Fammi capire una cosa, perché mi hai mandato quella lettera?-

-L'unico modo per trovare una comunicazione con te. Ovviamente non lo potevo firmare a mio nome, non saresti neanche venuta-

Sorsi un po' della mia cioccolata, che intanto si era raffreddata -A proposito, Dom come mai non viene più a scuola?-

-Problemi famigliari-

-Hm-

-Non ci credi?-

-Per niente-

Fece spallucce -Fai come ti pare-

-E tu, come mai hai fatto queste assenze insieme a Dom?-

Lui cambiò direzione di sguardo -Affari miei-

-Non ho ancora accettato le tue scuse, quindi dimmi. Sei scappato con lui per un matrimonio?- sorrisi. Quell'ipotesi girava nella mia testa dopo quello che dissero le mie compagne di classe.

Mi guardò malissimo -Ma sei scema o cosa? Non mi piace il cazzo, e chi ti ha detto questa cosa?-

-In classe mia girano certe voci, non puoi neanche immaginare-

Scoppiai a ridere, per poi essere seguita dalla sua. Era così cristallina, semplice, dolce.

Lo guardai, e quello che stavo provando non era una buona cosa.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3185378