The House of the Rising Sun

di Montreal
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The Storm Begins ***
Capitolo 2: *** Cloudy Morning ***
Capitolo 3: *** Just Like You ***
Capitolo 4: *** Memories and New Horrors ***
Capitolo 5: *** Torn Pages ***
Capitolo 6: *** Guilt and Justice ***
Capitolo 7: *** The Storm Rages ***
Capitolo 8: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** The Storm Begins ***


Note dell'Autore: a differenza di molti altri, ho profondamente apprezzato AHS: Coven, ma il finale l'ho trovato decisamente deludente. Ho deciso quindi di approfondire ulteriormente la storia, facendo un balzo temporale in avanti di circa dieci anni. Questa  è la mia prima long, ma proverò a gestirla al meglio. Spero vi piaccia.

P.S. vi prego d'informarmi di eventuali errori (grammaticali e non)  provvederò subito a correggerli.

 

Cordelia sedeva placidamente alla scrivania in legno posta al centro del suo studio, intenta ad esaminare alcune scartoffie sparpagliate sul ripiano. Dalla finestra aperta, una leggera corrente smuoveva le tende bianche, dandole un minimo di tregua dall'umida calura di New Orleans che, anche a settembre inoltrato, non risparmiava nessuno.

Quel clima umido era un segnalo chiaro; tempesta in arrivo.

Qualcuno bussò alla porta.

-Avanti-

-Sono arrivati- le disse Kyle sorridente, sporgendosi nella stanza.

Fecero il loro ingresso un un ragazzo di circa sedici anni, ed una donna sulla cinquantina.

Nonostante fossero madre e figlio, i due avevano d'avvero poco in comune.

Il fisico di lei non era certo quello di una donna in forma, con i fianchi larghi e la corporatura tozza. Indossava un ampio vestito a scacchi. I capelli tinti di rosso erano raccolti in una coda che le pendeva dietro la testa. Portava un paio di occhiali sopra il naso a patata, che le schermavano i piccoli occhi verdi.

Il figlio, al contrario, era molto magro. Conservava un minimo dei lineamenti della madre, ma i folti capelli neri e i tristi occhi grigi doveva averli ereditati da qualche altro membro della famiglia.

In oltre, il portamento del ragazzo era remissivo, impacciato, totalmente differente dall'atteggiamento fiero ed altezzoso che ostentava la madre.

Cordelia si sporse oltre la scrivania per dare loro la mano.

-Benvenuti, mi chiamo Cordelia Goode, sono la direttrice di questa accademia. Prego, sedetevi-

-E' un piacere conoscerla- replicò la donna, mentre le tendeva la mano.

-Mi chiamo Patricia Saint-Claire- continuò lei -e lui è...-

-Leonard, giusto? Piacere di conoscerti, siamo molto felici di averti qui.- disse, sorridendo amabilmente al ragazzo.

Patricia guardò suo figlio balbettare un grazie, prima di tornare a rivolgersi alla donna.

-Il preside della scuola di mio figlio, il signor Otis, ci ha consigliato di rivolgerci a lei per quanto riguarda il problema di Leonard- disse abbassando la voce sulla parola “problema” come evidentemente faceva sempre.

-Le assicuro che i poteri di suo figlio non sono affatto un problema, deve solo che imparare a controllarli.. La Robichaux's Academy è stata fondata apposta per aiutare persone come lui. Vedrà che in questo modo episodi come quello accaduto una settimana fa non si verificheranno più- affermò pacata

-Il signor Otis l'ha informata dell'incidente- disse Patricia con aria rassegnata.

-Vi avremmo certamente contattati noi, prima o poi. Siamo molto attenti ai “casi particolari” che si verificano in tutta la nazione- disse indicando una cartina piena di puntine rosse sulla parete della stanza. -avrete sicuramente sentito parlare di noi in televisione-

Cordelia non si fece sfuggire l'alzata degli occhi di Patricia.

-Capisco che lei sia diffidente, signora Saint-Claire, ma le assicuro che non esiste posto più sicuro per suo figlio-

Ora Patrica era visibilmente imbarazzata, tuttavia finse indifferenza.

-Bene, allora immagino di non avere molta scelta. Leo- si rivolse al figlio -se sei sicuro di questa decisione, non resta che tornare in albergo e fare le valigie-

Ecco la parte più difficile pensò Cordelia, anche se, probabilmente, questa volta l'operazione sarebbe risultata fin troppo semplice. Madre e figlio erano già separati da molto tempo, almeno inconsciamente, questo Cordelia lo percepiva. Il distacco sarebbe stato più facile.

Era questa una procedura che preferiva mantenere; d'altronde, un incidente si era già verificato, e non poteva d'avvero permettere che un'arma così potente, quale era la mente di quel ragazzo, girasse libera fuori da lì. Non senza averlo prima istruito a dovere.

-Non ha bisogno di disturbarsi- la interruppe Cordelia -mi sono presa la libertà di mandare qualcuno a prendere i bagagli di suo figlio. Sono già nella camera che gli abbiamo assegnato- sorrise.

Da quando era diventata la nuova Suprema, aveva sviluppato un senso del controllo che mai aveva creduto di possedere. Preferiva che la rottura dei rapporti con le famiglie, per le sue alunne, avvenisse nel più netto e veloce dei modi. Era nell'interesse di tutti.

Patricia la guardò un attimo accigliata, prima di sospirare e voltarsi nuovamente verso Leonard.

-Allora immagino di dover andare- gli diede un goffo abbraccio ed una più sincera pacca sulla schiena, poi voltò i tacchi e s'incamminò verso l'uscita.

Cordelia percepì il sollievo della donna, perché se suo figlio poteva rivelarsi pericoloso per lui e per chi gli stava intorno allora era decisamente più saggio che imparasse a controllarsi.

La direttrice si alzò dalla sedia con un movimento fluido, e si avvicinò a Leonard, ponendogli una mano sulla spalla.

-Capisco che questo è un momento molto difficile per te, ma non sarai costretto a stare lontano dai tuoi affetti per sempre. Questo è l'unico modo per tenere tutti al sicuro, anche perché alla tua età le reazioni istintive sono molto più difficili da tenere sotto controllo. Quando imparerai a domare i tuoi poteri, potrai tornare a casa, se lo vorrai.- affermò con fare ragionevole -se vuoi chiedermi qualcosa, qualsiasi cosa, sono a tua più competa disposizione-

Leonard teneva gli occhi bassi, assorto nei suoi pensieri. Non proferì una parola. Non aveva nulla da dire, in quel momento. Immaginò di dover semplicemente accettare la situazione per quella che era.

Il sorriso di Cordelia vacillò per un secondo.

-Molto bene, allora passerò a spiegarti le regole della casa. Dovrai presentarti a tutte le lezioni, salvo serie motivazioni. Non potrai fare uso dei tuoi poteri al di fuori della scuola salvo serie motivazioni. E, soprattutto, non dovrai usare i tuoi poteri per nuocere alla salute di qualcuno. E' tutto chiaro?- la sua voce ora era calma e severa al medesimo tempo.

Deve aver avuto non pochi grattacapi con le sue alunne.

-Non ne hai idea- fece Cordelia con aria complice.

Oh mio Dio, può sentirmi pensò allarmato Leonard.

Cordelia sorrise. Da quando era divenuta la nuova Suprema, non le serviva più mantenere il contatto fisico con le persone per scrutare nella loro mente.

-Tutto questo ti risulterà normale, col tempo- lo tranquillizzò -ed ora, Kyle ti mostrerà la tua camera. Sei l'unico alunno maschio nella scuola, quindi non dovrai condividerla con nessuno. La sveglia è fissata alle sette e mezza; apprezziamo la puntualità qui-

-Grazie- rispose lui rialzando lo sguardo.

 

Non doveva sentirsi in quel modo; era stato lui il primo ad accogliere l'idea di trasferirsi lì, dopotutto. L'aveva trovata la decisione migliore.

Ma sempre stato un tipo pavido, e tutto in quel posto lo spaventava. Il bianco sfolgorante delle mura, ogni scricchiolio della vecchia casa.

La cosa che più lo riempiva di terrore, tuttavia, era se stesso.

Quello che era stato in grado di fare, la miccia che aveva fatto scattare l'allarme, sfuggiva alla sua comprensione.

E, se si era sempre considerato un codardo, allora per quale motivo aveva deciso di sua spontanea volontà di entrare a far parte di una congrega di streghe?

D'avvero non riusciva a spiegarselo.

Leonard non si era accorto di essersi appisolato, fino a quando un bussare veloce ed energico alla porta della sua stanza non lo destò.

Ancora mezzo addormentato si alzò dal letto e, in tutta fretta, andò ad aprire.

Solo che non c'era nessuno dall'altra parte. Si sporse sul corridoio, ma non vide anima viva.

Me lo sono sognato pensò chiudendo la porta.

-Oh cazzo!- esclamò sobbalzando. Una ragazza sedeva a gambe incrociate sul suo letto.

Aveva lunghi capelli scarmigliati di un bellissimo rosso Tiziano . Gli occhi erano nocciola chiaro, la carnagione pallida. Indossava una camicia bianca sotto un piccolo gilet nero, e leggins, neri anch'essi.

Dal sorriso che esibiva sembrava si stesse divertendo da matti.

-Come ci sei riuscita?- chiese stupito Leonard.

-Qui la chiamano “Transmutazione”. Mi risulta piuttosto semplice- sembrò molto compiaciuta delle sue parole.

-Mi chiamo Lydia- gli disse alzandosi e porgendogli la mano.

-Leonard- si limitò a replicare lui, stringendogliela velocemente.

-Sei la prima strega-maschio che vedo-

-Credo che il termine sia stregone- puntualizzò a mezza voce Leonard.

-Come ti pare- l'accontentò lei- allora, cosa hai fatto per finire qua?-

-Non mi pare di essere finito in carcere- constatò lui.

-Certo che no, tuttavia ti trovano solo quando attiri l'attenzione-

-In questo caso, credo di aver attirato l'attenzione- sorrise nervosamente -e comunque nessuno mi ha trovato; è stato il preside della mia vecchia scuola a consigliami questo posto, ma sono venuto qui di mia iniziativa-

-Però non hai ancora risposto alla mia domanda- lo accusò lei, socchiudendo gli occhi -che c'è? Hai ucciso qualcuno? Non ti giudicherebbe nessuno, qui. Non saresti il primo ad aver arrostito il prof di scienze-

Suo malgrado, a Leonard venne da ridere.

-Non ho ucciso nessuno- disse dopo un po' - Ho spinto un tizio fuori dalla finestra della scuola-

-Telecinesi?-

-Immagino di sì-

-Cosa ti aveva fatto?- chiese comprensiva.

-L'ora prima mi ero rifiutato di farlo copiare al compito, e lui aveva intenzione di vendicarsi. Se la caverà con un paio di costole rotte-

-Era la prima volta per te?-

-Beh no, di solito non riesco a sollevare oggetti più pesanti di una mela. Dovevo essere d'avvero arrabbiato-

Lydia sorrise.

Improvvisamente, la loro conversazione fu interrotta da un fracasso proveniente dal piano di sotto. Seguì uno scalpiccio di passi ed una serie di grida d'esclamazione.

Lydia e Leonard si guardarono per un istante, prima di fiondarsi fuori dalla stanza e scendere al piano di sotto.

Nel salotto, le allieve della Robichaux's Academy stavano raggruppate attorno ad una Cordelia distesa sul pavimento, priva di sensi.

-Spostatevi!- gridò una voce femminile alle loro spalle.

Una ragazza di colore, dalla stazza imponente, si fece largo tra la folla, scansando prepotentemente chiunque le fosse d'impedimento.

S'inginocchiò accanto a Cordelia e, prendendole la testa fra le mani, cominciò a borbottare qualcosa d'imprecisato in un'altra lingua.

Una seconda ragazza, magra, con la pelle chiara ed i capelli lunghi la raggiunse velocemente.

Che le è successo Quenee? - chiese rivolgendosi alla ragazza di colore.

-Credo sia un infarto. Svelta, chiama un'ambulanza!-

Fuori, un boato di tuono annunciò l'arrivo del temporale.

 

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Capitolo 2
*** Cloudy Morning ***


Cordelia si alzò dal lettino ed incominciò a recuperare i vestiti che si era tolta per permettere al dottore di visitarla.

Il medico le aveva detto di non preoccuparsi, che a quarantacinque anni era normale manifestare problemi cardiaci, doveva solo pensare a riposarsi ed a ristabilirsi, e che con qualche accorgimento non avrebbe più avuto problemi.

Ma le parole l'attraversavano come aria sotto un ponte.

Lei era la Suprema, santo cielo! E ciò che contraddistingue una vera suprema, fra le altre cose, è una salute di ferro. Ciò significava che i suoi poteri si stavano indebolendo.

Però è davvero assurdo si ritrovò a pensare, dopo aver salutato il dottore, mentre faceva le valige per tornare all'accademia capisco di non essere più giovane come una volta, ma l'avvento di una nuova suprema proprio in questo momento è un'ipotesi semplicemente ridicola. E c'è ancora così tanto da fare...

Chiuse la zip del suo trolley, poi si sedette sul letto della spoglia stanza d'ospedale, fissando la sua immagine riflessa nello specchio appeso al muro. Ad un primo sguardo non si vide cambiata molto rispetto a qualche anno prima, ma rimase molto turbata nell'individuare i primi segni dell'età che avanzava.

Piccole rughe andavano a formarsi attorno alla bocca, vicino agli occhi e sulla fronte.

Così tanto...

 

La mattina dopo il malore di Cordelia, Leonard si svegliò presto. Aveva preso sonno solo nelle ultime ore della notte, per via dell'agitazione, ma arrivare tardi il primo giorno non era per niente una buona idea.

Scese velocemente le scale e, attraversato l'androne, entrò in sala da pranzo.

Alcune allieve si stavano già servendo dal buffet.

La ragazza dai capelli lunghi (gli pareva si chiamasse Zoe) camminava per la stanza, controllando che tutto procedesse bene. Ogni tanto lanciava sguardi complici al ragazzo biondo vestito in maniera elegante che serviva la colazione. Aveva sentito dire da una delle allieve che lei e la ragazza più grossa facevano parte del Consiglio delle Streghe.

Leonard non faticò ad individuare una chioma fiammeggiante in mezzo a quel miscuglio di nero, tanto più che la proprietaria di quella testa si sbracciava nella sua direzione, indicandole il posto affianco a lei.

Leonard le sorrise nervosamente, poi si diresse verso il buffet, servendosi qualche muffin ai mirtilli.

Notò che molte delle allieve lo guardavano incuriosite. Si controllò l'abbigliamento. La sera prima Lydia gli aveva consigliato d'indossare qualcosa di nero, così aveva deciso d'imitare il vestiario della ragazza, per andare sul sicuro; jeans neri e camicia bianca.

Poi si ricordò che era certo l'abbigliamento che le incuriosiva, bensì la sua stessa presenza in quel posto.

Possibile che gli stregoni siano così rari?

Andò a sedersi vicino a Lydia, rivolgendole un timido sorriso.

-Che casino ieri, eh?- commentò lei.

-Già. Secondo te la signorina Goode si riprenderà?-

-Lo spero. Tutti sono d'accordo sul fatto che Cordelia sia tra le migliori Supreme che la Congrega abbia mai avuto, ma ciò che è successo ieri è stato sconcertante-

-Cosa vuoi dire?- gli sembrava piuttosto normale per una donna di mezza età avere problemi cardiaci.

-La Suprema si distingue per essere in perfetta salute. Se manifesta certi sintomi, significa che la sua ora è vicina, e che un'altra Suprema sta per rivelarsi-

-Ma non ti sembra un po' troppo giovane per lasciarci le penne?-

Lydia sollevò le spalle.

-Forse è semplicemente arrivata la sua ora. Anche se non credo che ci sia da preoccuparsi; Cordelia è forte, troverà un modo per superare anche questo-

Leonard annuì, poi iniziò a vagare con lo sguardo per la sala.

I suoi occhi si soffermarono su una ragazza dal volto affilato.

Aveva la pelle molto chiara, quasi marmorea, apparentemente senza alcuna imperfezione. Una folta chioma di capelli biondo platino le ricadeva sulle spalle. Quando alzò la testa verso di lui i suoi occhi azzurro ghiaccio incorniciati dalle lunghe ciglia nere parvero trapassarlo da parte a parte.

Leonard abbassò velocemente lo sguardo.

Lydia lo fissò con uno sguardo a metà fra l'incuriosito ed il divertito, si volse verso la ragazza ed alzò gli occhi al cielo.

-Gloria Mall. La Regina di Ghiaccio- sussurrò divertita -ti conviene non avvicinarti troppo-

-Guarda che non ti ho chiesto niente-

-Conoscere le regole potrebbe tornarti utile-

-Miss Goode mi ha già detto...-

-Intendo le vere regole, quelle che ti permetteranno di arrivare alla fine dell'anno tutto intero-

Leonard deglutì.

-Ce ne sono molte, ma a mio modesto parere la più saggia è; mai mettersi contro Gloria Mall. E' la strega più potente in questa stanza. Probabilmente sarà lei la prossima Suprema-

-C'è qualcos'altro che dovrei sapere?- chiese nervoso.

-Per la verità sì- disse assorta Lydia, guardando preoccupata l'altro lato della stanza.

Leonard seguì il suo sguardo, soffermandosi su una ragazzina appena entrata nella stanza.

Non doveva avere più di quattordici, forse quindici anni.

Sotto una felpa bianca indossava una maglietta nera, come da convenzione per l'Accademia.

Il volto, lievemente infantile, era calmo e rilassato, ma gli sfavillanti occhi verdi, sormontati da una frangetta di lisci capelli corvini, mandavano chiari segnali d'ostilità verso una persona in particolare.

Improvvisamente, il chiacchiericcio che fino a quel momento era imperversato nella sala si fermò, e l'aria si fece pesante.

-Porca miseria- mormorò Lydia, guardando la ragazzina avvicinarsi a Gloria, che sembrava non essersi accorta di nulla.

-Che cosa? Chi è quella?- chiese Leonard, lanciando occhiate furtive verso la scena.

-Serina Leroy- rispose lei, scura in volto -Con Cordelia fuori gioco c'era d'aspettarselo-

Leonard stava per sollecitarla a rivelargli qualcosa di più, quando la ragazza cominciò a parlare.

-Non te la caverai liscia come al solito, Mall- le disse minacciosa.

-Non ho idea di cosa tu stia parlando- affermò lei con tono annoiato.

-Oh povera cara! Aspetta che ti do' una mano io a ricordare-

Leonard si accorse solo all'ultimo che Zoe era sparita dalla circolazione.

La ragazza fece un gesto brusco con la mano nella direzione di Gloria, ed una ciotola impilata sul bancone del buffet le volò in testa, cospargendola di marmellata di arancia.

Gloria chiuse un attimo gli occhi, certamente pronta a esplodere come un vulcano in eruzione.

Poi, semplicemente, li riaprì, puntandoli verso il basso.

Il tappeto sotto i piedi di Serina si spostò di scatto, mandando la ragazza a terra con un sonoro tonfo.

La situazione sarebbe di certo peggiorata, non fosse stato per l'intervento tempestivo di Zoe, che si frappose in mezzo alle due e, allargando le braccia, le fece schiantare sulle pareti.

-Grazie di avermi avvisato, Kyle- sorrise al ragazzo biondo, prima che la sua faccia tornasse ad essere minacciosa.

-Questo tipo di comportamento non è accettato, qui- affermò, alzando il tono della voce.

-E' stata quella stronza a fare la fattura a miss Goode- affermò Serina, lo sguardo puntato contro Gloria.

Tutti nella sala emisero versi d'esclamazione.

-Sono calunnie- scandì la bionda, mentre si rialzava barcollando.

-Non vedi l'ora di prendere il posto di Cordelia! - le gridò contro.

-Adesso basta!- urlò Zoe -dovete imparare a controllarvi, qualunque siano le circostanze! Se cadete vittima delle vostre emozioni, brucerete, lo capite questo?!- guardò severamente tutte e due.

-E tu, Serina, hai formulato delle accuse molto gravi; lo sai questo, vero?-

-Sì- disse, abbassando la testa.

-E possiedi le prove per incolpare Gloria?- le chiese, ragionevole.

-No- ammise lei, gli occhi bassi.

Zoe sospirò,

-Le lezioni sono sospese per oggi, tornate nelle vostre stanze- annunciò la ragazza.

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Capitolo 3
*** Just Like You ***


Un lampo accecante illuminò per un secondo la stanza immersa nella penombra, facendo sobbalzare Cordelia.

Lo sapevo che alla fine sarebbe arrivata pensò, voltandosi verso le ampie finestre del salotto, flagellate dalla pioggia scrosciante.

Si alzò dalla sedia rivestita di stoffa bianca per aprire il mobile bar e versarsi una generosa dose di whisky in un bicchiere di cristallo, poi si rimise seduta, gustandosi il dolce liquore ambrato.

Sua madre la fissava severa dal quadro appeso alla parete di fronte.

Rabbrividì nel notare certe rassomiglianze tra lei e la donna ritratta nel quadro. Santo cielo, persino la postura era identica!

Sei contenta? Pensò rivolgendosi alla Fiona di vernice ora sono come tu mi hai sempre voluta. Ora sono uguale a te.

Puntò il bicchiere nella direzione del quadro, come ad accennare un brindisi.

-Cordelia-

Si voltò, trovando la figura di Zoe sulla porta.

-Sei tornata- disse con aria sorpresa -tutto bene? Cosa ti ha detto il dottore?-

-Le solite cose da dottore; stare riguardata, migliorare la dieta- commentò con un sorriso stanco.

-So che è successo un putiferio, l'altra mattina mattina-

-Le ho separate prima che si facessero seriamente male- rispose prontamente Zoe.

-Non ne dubito, d'altronde queste ragazze si scaldano molto facilmente, nulla d'insolito in questo. Il motivo per cui te ne sto parlando è un altro, Zoe. Sei a conoscenza della causa per cui queste due si sono azzuffate?-

-Sì- rispose. E ovviamente lo conosci anche tu -pensi davvero che una di loro possa aver causato il tuo infarto?-

-Non so cosa pensare. Sicuramente sono ancora troppo giovane per cominciare a perdere i miei poteri. Santo Dio, non sono ancora in menopausa!- rise svogliatamente.

Zoe la guardò sempre più preoccupata.

-E' possibile che una di loro creda di essere la prossima Suprema e voglia facilitarsi l'ascesa- ipotizzò lei.

Cordelia alzò le spalle.

-Dubito che abbiano poteri così evoluti da fermare il mio cuore, fosse solo per pochi secondi. Comunque desidero parlare con le ragazze coinvolte, il prima possibile-

-Terrai comunque la tua lezione domani ?- le chiese Zoe.

-Certo che sì- rise -ho avuto un infarto, non sono finita in coma. E poi, se davvero qualcuno ha attentato alla mia vita, voglio che mi veda bene in piena salute-

Uscendo dalla stanza gettò un'ultima occhiata a sua madre.

Mentre accompagnava Cordelia nella sua camera a Zoe venne in mente un'altra domanda.

-Cosa accadrebbe se davvero una delle allieve stesse cercando di ucciderti?-

-La Legge parla chiaro; chiunque si macchi dell'omicidio di un'altra strega è punito col rogo-

Gli occhi della donna si fecero freddi e determinati.

 

Leonard bussò sommessamente alla porta in legno bianco. Riusciva a sentire della musica provenire dalla stanza, una qualche canzoncina pop di cui non ricordava il nome.

Quel pomeriggio a pranzo Lydia gli aveva chiesto di raggiungerla nella sua camera.

-Avanti- cantilenò una voce sconosciuta al di la della porta.

La stanza era, come il resto della casa, arredata con mobili di legno chiaro. La musica proveniva da uno stereo poggiato sulla scrivania.

Due grandi letti a castello occupavano le pareti; su uno di questi stava seduta a gambe incrociate Lydia, che reggeva con la mano destra un libro con la copertina celeste, mentre infilava la sinistra in una busta di biscotti.

-Ciao- gli disse senza distogliere gli occhi dal libro, la bocca piena di pezzi di cioccolato e pasta dolce.

Gli fece segno di accomodarsi su uno dei letti, ma Leonard non ci fece caso; era rimasto in piedi in mezzo alla stanza, fisso a guardare una ragazzina che ballava in modo a dir poco singolare.

Non doveva avere più di tredici anni. Aveva lunghi capelli ricciuti, color mogano, che faceva vorticare ad ogni giravolta. I vestiti che indossava, una gonna lunga e variopinta e una camicetta azzurra, erano troppo grandi per il suo fisico, ma lei non sembrava preoccuparsene.

I movimenti che faceva non erano per nulla sincronizzati col ritmo della canzone che proveniva dallo stereo; sembrava ballare una musica tutta sua, una musica che solo lei poteva sentire.

-Lei è Sophie- lo informò Lydia, sorridendo .

-Ciao Leo- gli disse Sophie con fare amichevole, smettendo di danzare.

-Ah, ti chiamano Leo quindi?- gli chiese Lydia.

-Solo i miei genitori- rispose sorpreso -ma come fa a saperlo?-

Si accorse solo dopo averla proferita che quella frase non necessitava di una risposta; non lì, almeno.

-Sophie è chiaroveggente- disse semplicemente Lydia, poggiando il libro sul comodino.

-Una volta le ho chiesto chi sarà la prossima Suprema, ma non ha ancora disegnato nulla- alzò le spalle.

-Disegnato?- chiese confuso Leonard.

-Il mio potere funziona in questo modo- spiegò Sophie, con voce languida -le visioni si manifestano sotto forma d'immagine nella mia testa. E' come la scrittura automatica, non sono io a decidere cosa disegnare,il mio inconscio lo sa già, e si limita a metterlo su carta-

Poi gli indicò la parete di fianco al letto, coperta da fogli scarabocchiati.

Un disegno in particolare attirò la sua attenzione.

.Quello sono io!- esclamò, indicando il disegno di un ragazzo dai folti capelli neri che stava d'avanti alla porta della Robichaux's Academy.

-Le ho chiesto se sapesse qualcosa riguardo l'infarto di Cordelia- affermò Lydia -ma dice di non aver disegnato nulla a riguardo; lei afferma di ricordarsi tutto quello che vede, ma io ne dubito fortemente-

Leonard lanciò un'occhiata preoccupata verso la strana ragazza, ma lei aveva tranquillamente ripreso a danzare.

-Tranquillo, è praticamente impossibile offendere Sophie- gli strizzò l'occhio.

-Secondo te è stata davvero Gloria a far venire l'infarto a Cordelia?- le chiese mentre prendeva posto sul letto di fianco a lei.

-Gloria è molto dotata, lo ammetto, ma un incantesimo del genere non è cosa da nulla. Ce l'anno insegnato il primo giorno che siamo arrivate; incantesimi di questo tipo in teoria non andrebbero nemmeno praticati. Troppo rischioso- scosse la testa.

-Però hai detto anche che non può essere stato per cause naturali. Che Cordelia dovrebbe essere sana come un pesce-

-In questo caso i sospetti cadrebbero su un membro del consiglio- soppesò la sua affermazione -anche se sia Quenee che Zoe le sono troppo fedeli. E poi, Serina e Gloria si odiano praticamente dal primo giorno che sono arrivate. Non mi fiderei troppo di nessuna delle due.-

-Ma se le cose stessero così, Sophie riuscirebbe ad individuare il colpevole, vero?-

-Se le arriverà una visione, chiunque sia ad aver fatto una cosa del genere brucerà-

Leonard la fissò sconcertato. Come poteva dire una cosa del genere con tanta leggerezza?

-Intendi dire che la colpevole verrà messa al rogo?-

-E dai, Leo, rifletti! Anzitutto è contrario alle nostre leggi uccidere una consorella, ed in più credi davvero che se una di noi uccidesse Cordelia poi si farebbe tanti scrupoli nell'ammazzare chiunque a suo piacere?-

Nonostante gli desse i brividi, il ragionamento non faceva una piega. Certo, non voleva essere nei panni della colpevole.

In quel momento, Quenee si affacciò affacciò nella stanza, per avvisare tutte di scendere nella serra, dove Cordelia, in via del tutto eccezionale, avrebbe tenuto una lezione fuori programma.

Poco prima di uscire dalla stanza, Lydia si rivolse a Sophie, tutta intenta a scarabocchiare frenetica su di un pezzo di carta.

-Tu non vieni?- le chiese.

-Vi raggiungo subito- disse con la voce tesa -devo solo finire qui-

Lydia alzò le spalle, poi chiuse la porta e s'incamminò verso le scale insieme alle altre.

 

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Capitolo 4
*** Memories and New Horrors ***


 Note dell'autore: il capitolo che segue è un po' corto, ma è anche denso di avvenimenti, quindi spero possa compensare. Fatemi sapere se fin qui vi sta piacendo e sopratutto se notate qualsiasi errore o particolare che vi faccia storcere il naso. Grazie.

 

Cordelia fece la sua entrata nella serra, ponendo fine al chiacchiericcio incessante delle allieve.

Erano tutte visibilmente euforiche, anche perché raramente prendeva parte alle lezioni.

Senza contare che non era cosa da tutti i giorni apprendere direttamente dalla Suprema in persona.

Cordelia avanzò, sicura di sé, senza vacillare neanche per un secondo.

Doveva mostrarsi a tutti i costi forte e piena di vitalità. Se davvero qualcuno aveva attentato alla sua vita, non voleva certo incoraggiarlo, risultando indebolita ai suoi occhi.

Si posizionò dietro un tavolo di legno grezzo, occupato da ampolle, vasi, piante e fiori di ogni genere.

-Buongiorno, ragazze. Come vi è stato illustrato più volte nelle lezioni precedenti, una strega non ha a disposizione solo i propri poteri. Nell'ambito della stregoneria possiamo trovare diverse discipline che solo in parte riguardano le nostre capacità intrinseche. La lezione di oggi sarà sull'erboristeria, una delle pratiche a mio avviso più utili-

Procedette illustrando le principali componenti nell'occupazione nella quale era tanto versata, mostrando loro alcune tipologie di erbe curative.

Era bello trovarsi di nuovo nella serra; da quando era diventata la Suprema, aveva avuto poche occasioni di curare le sue piante. In quel posto si era sempre sentita a suo agio, più che in qualunque altro luogo. Fin da quando sua madre l'aveva lasciata all'Accademia, vi aveva sempre trovato rifugio, beandosi della vista dei fiori esotici e dei profumi soavi che ne scaturivano.

Poi un giorno, Myrtle l'aveva vista sdraiata sul pavimento della serra, intenta a leggere un libro sulla botanica che aveva trovato in una delle librerie. Le si era avvicinata e le aveva detto che l'avrebbe istruita a dovere sull'uso delle erbe nell'ambito della magia.

Cordelia ricordava sempre con malinconico affetto la stravagante donna dai capelli rosso fuoco che per lei si era rivelata una madre cento volte migliore di Fiona.

Tuttavia un particolare allarmante la fece ritornare bruscamente al presente.

La sua chiaroveggenza si stava affievolendo; doveva sforzarsi oltre l'inverosimile solo per riuscire a ricevere qualche pensiero frammentato.

I suoi poteri stavano svanendo, ora ne era certa.

Stai calma! Non far vedere loro che sei nel panico! Si impose mentalmente.

-Signorina Goode, si sente bene?- domandò una delle allieve.

-Certo... si, perdonatemi ragazze, va tutto bene-

Si accorse solo in quel momento di star fissando il vuoto da un paio di minuti.

Con passo affrettato, si precipitò fuori dalla stanza, lo sguardo corrucciato.

No, non va assolutamente bene.

 

I bisbigli nella serra si tramutarono in chiacchiere ad alta voce, quando Cordelia lasciò l'ambiente.

-Cosa le è preso?- domandò Leonard.

-Niente di buono, probabilmente- rispose Lydia -credo che Cordelia stia peggio di quanto pensassimo... ma dove cavolo è finita Sophie?-

Possibile che la ragazza non fosse ancora scesa? Leonard aveva cominciato a guardarsi intorno, quando Quenee fece irruzione nella serra.

Con fare autoritario, ordinò alle allieve di tornare nelle camerate per prepararsi per la lezione successiva.

In massa, percorsero di nuovo il tragitto fino ai piani superiori.

Leonard stava per dividersi dal gruppo, quando una serie di urla agghiaccianti non lo fecero saltare dallo spavento.

Corse verso la fonte delle grida, rendendosi conto che provenivano dalla camera in cui alloggiava Lydia.

La ragazza, ferma di fronte all'entrata della stanza, teneva le mani a coppa sulla bocca, gli occhi sbarrati dall'orrore.

-Cos'è successo?- le chiese Leonard, sfiorandole la spalla.

Ma non ebbe bisogno di una risposta; gli bastò guardare l'interno della camera.

Il corpo senza vita di Sophie stava riverso sul pavimento, scomposto, come una bambola di pezza caduta da uno scaffale.

Leonard distolse bruscamente lo sguardo, mentre la paura cominciava a serpeggiare tra le alunne della Robichaux's Academy.

 

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Capitolo 5
*** Torn Pages ***


E ora cosa accidenti sta succedendo? Pensò spazientita Quenee, salendo di corsa le scale.

Quelle ragazze la facevano sudare decisamente troppo, e poi doveva andare a verificare le condizioni di Cordelia. Non aveva davvero tempo da perdere in un'altra rissa.

Ma non si trovò di fronte ad un litigio.

Quello che vide furono una massa di ragazze accalcate attorno all'entrata della prima camera del secondo piano.

-Spostatevi- urlò al gruppo rumoroso, scansando via alcune di loro.

Per un attimo si fece prendere dal panico, nel vedere il cadavere della ragazza riverso sul pavimento.

Ci mise poco più di un secondo, tuttavia, per riprendere in mano il controllo della situazione.

-Ok adesso basta, tornate tutte nelle vostre camere signorine!-

-Scusi, ma sarebbe questa la nostra camera- la informò timidamente una delle alunne.

Le bastò un'occhiataccia per farla sloggiare insieme al suo gruppo.

Dopo che se ne furono andate, Quenee iniziò ad analizzare la scena del delitto.

La sedia sulla quale evidentemente era seduta, era anch'essa riversa a terra.

Un'espressione sconvolta dall'orrore, con gli occhi spalancati colmi di sorpreso terrore le deformava il volto. Dalla bocca spalancata scendevano rivoli di saliva. La morte doveva essere stata improvvisa e molto traumatica, a giudicare dall'espressione della ragazza.

Quenee si avvicinò al viso del cadavere, i grandi occhi scuri socchiusi pronti ad indagare su ogni piccolo segno.

Dato che non presentava segni di colluttazione, né nessun tipo di ferita lungo tutto il corpo, passò ad ispezionarle l'interno della bocca, per verificare un'eventuale sintomo d'avvelenamento.

Ma quello che vide la sorprese ancora di più.

Un foglio di carta umidiccio, ripiegato fino a fargli raggiungere la misura di un piccolo pugno, era stato inserito a forza nella gola della ragazza.

Lo dispiegò, rivelando uno strano disegno, alquanto confusionario, che raffigurava una ragazza dai capelli bianchi, seduta sopra il corpo di una donna dai capelli biondi.

Zoe entrò nella stanza.

-Quenee cosa...-

Rimase bloccata un istante d'avanti al macabro scenario, le mani che coprivano la bocca.

-Cosa accidenti è successo?!- esclamò Zoe, la voce ridotta ad uno stridio nervoso.

E' morta. Probabilmente è stata uccisa-

-Hai idea di chi sia stato?-

Quenee le porse il foglio spiegazzato.

-L'ho trovato nella sua bocca-

-Ma quella... potrebbe essere...-

-Conduci Mall nell'ufficio di Cordelia. Ma non dare troppo nell'occhio, non voglio che le ragazze inizino ad infervorarsi- tagliò corto lei in tono pratico

-Credo che si troppo tardi, se è per questo- le rispose Zoe, un espressione di disappunto sul viso.

-Già- mormorò Quenee, mentre con una mano chiudeva le palpebre a Sophie.

 

Dopo il dramma di poche ore prima, le allieve si erano distribuite nelle camere a proprio piacimento.

Lydia si era intrufolata in quella di Leonard, che in quel momento non faceva altro che passeggiare avanti e indietro per la stanza.

Lei stava sdraiata sul letto, concentrata sulle pagine del libro dalla copertina azzurra che leggeva il giorno prima.

-Leo, puoi smetterla? Mi rendi nervosa- lo rimbeccò spazientita.

-Scusa. Sai, non ho mai visto un cadavere- rispose caustico lui, sedendosi sul letto, ma continuando lo stesso a far muovere la gamba come se avesse le convulsioni.

Lydia alzò gli occhi al cielo, ma lo lasciò fare; era stata una giornata pesante anche per lei.

-Si può sapere per quale motivo sei così calma?- l'accusò lui, fissandola con disappunto.

-Non sono calma, lo sembro. Prendi nota: devi imparare a mascherare le emozioni, se non vuoi essere il prossimo a lasciarci le penne-

-Le tue regole non mi sono ancora tornate utili, lo sai?-

-Beh, sei ancora vivo-

Sbuffò, per nulla rincuorato.

-Perché ti dedichi alla lettura in un momento del genere?- le chiese dopo un attimo di silenzio.

-Sto investigando per conto mio- rispose lei, senza distogliere lo sguardo dalle pagine.

-Non dovresti impicciarti- constatò Leonard.

-Sophie era strana, ma era mia amica; una delle poche vere amiche che avessi qui, a dire il vero. Non permetterò al suo assassino di farla franca. E poi, se la colpevole non salta fuori, qui siamo tutti in pericolo-

-Vuoi dire che...-

-Sophie è stata uccisa per via dei suoi poteri- lo interruppe lei -perché sapeva chi aveva attentato alla vita di Cordelia Ma Sophie non sarà di certo l'unica a possedere la chiaroveggenza, qui. Senza contare che i poteri spesso si rivelano col passare del tempo. Insomma, in men che non si dica, anche tu potresti finire nel mirino dell'assassina-

Leonard impallidì, poi si affacciò alla finestra.

I rami degli alberi che gli ostruivano in parte la visuale colpivano il davanzale, animati dal forte vento che soffiava all'esterno dell'Accademia. La pioggia picchiava violentemente sul vetro, isolandoli col suo fracasso dal resto del mondo.

Per l'ennesima volta da quando era arrivato, Leonard sentì un ceco terrore attanagliargli le viscere.

In sere come quelle, da piccolo, se ne stava sempre rintanato sotto le coperte, ascoltando con timore la voce del vento. Bastava un piccolo scricchiolio, un fruscio, per farlo sudare freddo.

In quel momento si sentiva esattamente in questo modo; spaventato, in pericolo.

-Non pensi che potrei essere io l'assassino?-

Lydia lo fissò accigliata. Stavolta fu lui a non distogliere lo sguardo dalla finestra.

Ad un certo punto lei non ce la fece più, e scoppiò in una fragorosa risata.

-Sto solo cercando di dirti che potrebbe essere stato chiunque- affermò lui, lievemente offeso.

L'amica intanto continuava a ridere in quel modo così irritante e.. irresistibile.

C'era qualcosa nella sua risata, nel suo sorriso, che per un attimo fece scordare a Leonard tutta la sua angoscia.

Poi tornò seria

-Perché, tu credi che sia stata io?-

-No... voglio dire, eri con me quando Sophie...-

-Quindi è chiaro che non è stato uno di noi- tagliò corto lei. -e, visto che posso fidarmi, ti dirò cosa ho scoperto-

Leonard si avvicinò interessato, sedendosi sul letto insieme a Lydia.

La ragazza aveva di nuovo preso il libro azzurro in mano, e lo aveva messo tra di loro, di modo che anche Leonard potesse vederlo.

Ora riusciva a leggere il titolo: “Compendio Magicae”

Poi iniziò a sfogliare le pagine.

-E' un libro d' incantesimi?- chiese lui, curioso.

-Sì, un grimorio. C'è ne sono molti qui, di sotto, nella libreria-

-E ti è permesso prenderli così facilmente?- chiese Leonard diffidente, mentre s'immaginava l'amica che, furtiva, usciva nel pieno della notte per saccheggiare la libreria di Cordelia.

-L'ho chiesto in prestito, mi pare ovvio- affermò con fare saccente, interrompendo le sue fantasticherie -Hanno un registro di tutti i libri che vengono presi in prestito dalle studentesse. Questo l'ho preso per una ricerca che stavo facendo. Ora, guarda qui-

Sfogliò una decina di pagine, fino ad arrivare ad un punto in cui un paio dovevano essere state strappate.

-Sai cosa significa?- lo interrogò lei, indicando i pezzetti di carta a brandelli.

-Che qualcuno ha rubato uno degli incantesimi del libro?-

-Esatto- esultò lei -agire in questo modo è rischioso, ma riconsegnando il libro è difficile che qualcuna del corpo docente si accorga del furto-

-Ma che genere d'incantesimo era?- chiese Leonard, sporgendosi maggiormente sulle pagine del libro.

Lydia arrivò all'indice in fondo al volume, dopodiché indicò il titolo del capitolo corrispondente alla pagina strappata.

“Dinuere Potentias ”

-Non conosco il latino...-

-Ho controllato- lo interruppe Lydia -si tratta di un rituale per rubare i poteri di un'altra strega-

-Allora chi ha rubato le pagine, ha anche attentato alla vita di Cordelia-

-Ed a ha ucciso Sophie- concluse Lydia con tono amaro -non ci resta che scoprire chi ha preso in prestito questo libro prima di me-  

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Capitolo 6
*** Guilt and Justice ***


 Cordelia posò le dita sulle tempie, sospirando esausta.

Aveva la testa così abbassata che le punte dei capelli toccavano il ripiano dello scrittoio davanti al quale stava seduta.

I genitori di Sophie erano da poco andati via, e lei si sentiva a pezzi. Stava decisamente perdendo il controllo della situazione.

Zoe entrò cauta nello studio, la testa bassa.

-Cosa hanno detto?- chiese con voce appena udibile.

-Cosa avrebbero potuto dire? La loro unica figlia è morta, santo cielo! Non hai sentito la madre che piangeva? E ovviamente il marito ha minacciato di far chiudere la scuola. E come potrei mai biasimarli?-

-Possono davvero chiudere la scuola?- chiese la ragazza agitata.

-Ho promesso loro che troverò il colpevole e lo punirò, chiunque esso sia. Ho detto loro che la nostra legge non concede pietà a chi uccide deliberatamente un altro essere umano. E questo mi sembra il minimo che possa fare. Avrei preferito morire io al posto di quella poveretta-

Zoe alzò lo sguardo, guardandola dritta negli occhi.

-Non è colpa tua, Cordelia- le disse con un tono di voce quasi severo.

-Ma certo che è colpa mia! Quella ragazza è morta perché sapeva chi aveva tentato di farmi fuori. Se fossi morta lei sarebbe ancora viva-

-Questo non ha senso! Non voglio più sentirti fare certi ragionamenti! Ora dobbiamo concentrarci sul trovare il colpevole. Lo dobbiamo a Sophie e a tutta la Congrega-

Cordelia sospirò pesantemente, ma le diede ragione. Era essenziale ora impedire altre sciagure.

-A questo proposito- il tono di Zoe era tornato rispettoso e deferente, come ogni volta che si rivolgeva alla sua Suprema – Quenee crede di aver individuato una possibile sospettata. Ma forse sarebbe meglio convocarla domani, se preferisci riposarti...-

-No- la interruppe prontamente Cordelia -mandala qui e facciamola finita in fretta-

Zoe annuì, poi uscì per andare a cercare l'amica.

Rientrò poco tempo dopo, seguita da Quenee e da una delle allieve.

Cordelia ricordava bene del giorno in cui Gloria era giunta alla Robichaux's Academy.

Lei stessa era andata a prenderla nell'orfanotrofio in cui aveva vissuto per undici anni, dopo una segnalazione della direttrice. Del suo passato, di chi fossero i suoi genitori, nulla era pervenuto.

Era stata affidata allo Stato che era ancora una neonata, ed era cresciuta senza una figura guida tra le grigie mura di quell'istituto.

Le era sembrata fin da subito matura per la sua età, anche troppo seria. A tratti persino scontrosa.

Ma come poteva biasimarla? Del mondo, fino ad allora, aveva conosciuto solo il lato peggiore.

Ma Cordelia ricordava ancora come i suoi occhi azzurro-ghiaccio si erano animati, quando le aveva rivelato ciò che era e le aveva detto che una nuova casa l'attendeva; un posto dove sarebbe cresciuta circondata da persone speciali come lei.

Possibile che quella stessa bambina si fosse trasformata in una fredda assassina?

Cordelia si ricompose in fretta, assumendo un'aria autoritaria, poi la invitò a sedersi.

-Sai per quale motivo sei stata convocata, Gloria?-

La ragazza non rispose; si limitò a fissarla negli occhi, la bocca imbronciata.

-Sei sospettata di aver assassinato la tua consorella, e di aver tentato di uccidere anche me-

-Non ho fatto nulla del genere- rispose secca, incrociando le braccia.

-Ma ci sono delle prove, non è così Quenee?-

La ragazzona annuì, consegnando a Cordelia il foglio incriminato.

-Era nella gola della vittima-

-Eri a conoscenza del dono di Sophie?- chiese pacata Cordelia.

-Dei suoi scarabocchi? Tutta la scuola ne era a conoscenza. Francamente non capisco perché abbiate preso di mira proprio me-

-La persona ritratta in questo “scarabocchio” sembra somigliarti, non trovi?- le fece notare, sempre con tono pacato.

-E secondo lei sarei così stupida da nascondere una prova dell'omicidio proprio sotto il vostro naso?!-

-In un raptus violento, magari, trovandoti alle strette...-

-L'avrei bruciato, quel foglio- ora sembrava compiaciuta -so come fare-

Kyle interruppe la discussione, entrando nella stanza.

-Scusate, ma questi due dicono di sapere qualcosa sull'omicidio- disse indicando Leo e Lydia che facevano capolino da dietro la porta.

-Avete scoperto qualcosa? Parlate pure liberamente, ragazzi- li incitò Cordelia.

Lydia si fece avanti, il libro azzurro stretto fra le braccia.

-Ecco, ho preso in prestito questo libro due giorni fa, e mi sono accorta che una pagina al centro era strappata. Ho controllato nell'indice; sulla pagina mancante c'era scritto come compiere un rito per rubare i poteri di un'altra strega-

-Di solito mi occupo io della biblioteca- affermò Zoe -tengo un registro con i nomi delle alunne che prendono i libri in prestito-

Aprì un cassetto della scrivania, tirandone fuori una specie di agenda rilegata in pelle.

Lo sfogliò e cominciò a scorrere con il dito la lista di nomi, date e titoli.

-Dunque, escludendo te Lydia, l'ultima a prendere il libro è stata... Gloria-

Il silenzio scese nella stanza.

Per un secondo, Gloria sembrò aver perso l'uso della parola.

Poi sbottò.

-E' un inganno! Mi hanno incastrata! Io non ho mai nemmeno visto quel libro!-

-Hai preso quel libro un mese fa, e l'hai restituito il due settembre- dichiarò freddamente Cordelia, sbirciando la lista di nomi.

-Può essere stato chiunque altro che l'abbia preso in prestito prima di me!-

-L'ultima prima di te risale a più di vent'anni fa- replicò Zoe -non ci sono più alunne così vecchie, nella scuola-

-E allora perché non può essere stata lei- affermò indicando Lydia, aggrappandosi ad ogni appiglio possibile.

Lydia stava per rispondere, ma Leo fu straordinariamente più veloce.

-L'ha preso in prestito poco tempo dopo l'attacco di Cordelia- affermò temerariamente.

Lydia lo guardò sorpresa, mentre Gloria gli riservò un'occhiata di puro odio.

Leo rabbrividì; tuttavia era contento di essere riuscito a superare i suoi timori, almeno in parte.

-Molto bene; ora il concilio si riunirà per decidere sul da farsi. Voi due dovreste tornare alle vostre occupazioni- disse rivolgendosi a Lydia e Leo -e sarebbe meglio che voi non parlaste di quanto avete sentito. L'intera Congrega verrà informata della nostra decisione il prima possibile-

I due annuirono, poi uscirono in fretta, seguiti da Kyle, che chiuse la porta.

 

-Non posso crederci- disse Leo, mentre percorreva il corridoio del secondo piano -voglio dire, Gloria mi mette i brividi, ma addirittura il rogo?-

-Le prove sono fin troppo chiare- gli ricordò Lydia -eppure c'è qualcosa che non mi torna. Gloria non avrebbe commesso degli errori così grossolani-

-Parli del fatto di non aver distrutto il disegno di Sophie?-

-Non solo. Tutti sanno del registro per i libri in prestito; fossi stata io me lo sarei fatto prendere da un'altra persona, oppure...-

Lydia si interruppe nel mezzo della frase, non appena vide Serina camminare verso di loro.

-Ciao Lydia- salutò amichevolmente -Leonard, giusto?-

Leo annuì nervoso.

-Venite dall'ufficio di Cordelia, vero? Ci sono novità?-

Leo stava per rispondere, ma Lydia gli diede un pizzico dietro il braccio, stando attenta a non farsi notare.

-Nulla che tu già non sappia, Serina-

-Beh se è così... allora ci si vede – sorrise, poi andò nella direzione opposta alla loro, verso l'androne.

-Non hai sentito Cordelia? Non parlare con nessuno di ciò che hai sentito- lo rimbeccò lei.

-Scusa ma... credo che mi abbia fatto qualcosa. All'improvviso volevo rivelarle tutto-

Lydia spalancò gli occhi.

-Stai dicendo che ha usato il Concilium ?-

-Tradotto per i comuni mortali?- chiese esasperato Leonard.

-Tu non sei un comune mortale- affermò divertita Lydia -comunque sto parlando del controllo della mente-

Leonard impallidì.

-Possiamo farlo?- chiese scioccato.

-Questo ed altro. Anche se non sapevo che Serina ne fosse in...santo cielo, Leo! Credo di aver capito!-

-Che cosa?-

La ragazza si guardò in torno, diffidente, poi protese la sua mano verso Leonard.

-Dammi la mano-

-Perché ?-

-Dammela e basta- replicò brusca.

Leonard strinse la mano di lei, ed in breve tempo avvertì la sensazione più strana che mai avesse provato.

Fu come se ogni particella del suo corpo si proiettasse in avanti; si sentì tirato da una forza misteriosa.

Il processo probabilmente durò un secondo, e fu completamente indolore. Tuttavia, non appena ritoccò terra, Leonard avvertì un giramento di testa così forte che per poco non cadde.

-La prima volta è sempre la peggiore- le disse Lydia divertita.

Leonard non le badò; era troppo impegnato a guardarsi intorno.

Si trovavano in una delle stanze del secondo piano, ammobiliata esattamente come le altre, tranne per qualche minima differenza, come dei poster alle pareti ed oggetti vari sparsi sul pavimento di legno.

-E' la camera di Serina-

-Perché siamo qui?- Leonard cominciava ad innervosirsi. La ragazza dagli occhi di smeraldo gli metteva i brividi, e l'ultima cosa che voleva era stare nella sua stanza, col rischio di essere beccati in fragrante.

-Mi dici cosa stai cercando?- chiese esasperato Leonard, vedendo l'amica frugare dappertutto con l'aria di un segugio da caccia.

-Prove. Dammi una mano- rispose, aprendo un armadio.

Leonard, svogliatamente, cominciò ad imitare l'amica, cercando nei comodini e nei cassetti delle scrivanie.

-Qui non c'è nulla!- si lamentò -ti prego, andiamocene, se ci beccano...-

-Bingo!- esultò lei.

Aveva guardato sotto al letto, sotto il materasso, in mezzo alle coperte e finalmente, una volta aperta una federa, aveva scovato il segreto di Serina.

Lydia teneva in mano una piccola risma di fogli con sopra scritte in latino e bizzarre illustrazioni.

-C'è il foglio strappato dal libro! E molti altri. Sono incantesimi potenti, tutti rubati dalla biblioteca di Cordelia-

-Ma come ha fatto a rubarle?- chiese Leonard sempre più nervoso.

-Con il Concilium, è ovvio. Deve aver usato Gloria e altre allieve della scuola per prendere in prestito i libri. Scommetto che il suo nome non appare neanche una volta sul registro-

-Oh, no, giusto un paio di volte, per sicurezza-

Quella voce fece rabbrividire Leonard. Era una voce che aveva imparato a temere, per quanto pacata potesse sembrare.

-Serina- si limitò a sussurrare Lydia.

Per la prima volta, Leonard vide autentico terrore negli occhi dell'amica.

 

Note dell'autore

 

Siamo quasi arrivati alla fine. Dopo di questo, ci sarà un ultimo capitolo e l'epilogo. Francamente, non vedo l'ora che finisca, così potrò dedicarmi ad altro.

Lasciatemi pure un parere sull'andamento della storia, magari su qualche dettaglio che non vi torna.

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Capitolo 7
*** The Storm Rages ***


 -Avete trovato qualcosa d'interessante ?- disse Serina. La sua voce, calma e melodica come sempre, non era mai sembrata così minacciosa.

Leonard trasalì. Voleva scappare, correre lontano da quel posto, il più velocemente possibile.

La sua mente si annebbiò, si svuotò completamente. Tutto attorno a lui era sfocato, ogni rumore ovattato. Tutto tranne la vista di Serina, e la sua voce.

La sentì nella sua mente vuota, chiara ed imperativa.

Uccidila!

In meno di un secondo, si ritrovò l'esile collo di Lydia fra le sue mani. Ma non riusciva a pensare a nient'altro, se non ad eseguire gli ordini che le impartiva la voce.

Stringi!

E lui strinse.

Più forte!

E lui aumentò la stretta.

Lydia emise una serie di rantoli agonizzanti; i suoi occhi erano spalancati, le lacrime le scorrevano lungo le guance.

Sapeva cosa stava succedendo; era Serina, era colpa sua. Impiegò tutte le sue energie nel cercare di sottrarsi a quella stretta mortale. Mentre le mani e le gambe si dibattevano freneticamente, colpendo la schiena ed il volto di lui.

Provò a parlare a Leo, a convincerlo a lasciarla andare, appellandosi alle sue ultime vestigia di volontà, ma non riusciva a spiccicare mezza parola di senso compiuto. E probabilmente non avrebbe aiutato comunque; i suoi occhi erano vitrei, la faccia inespressiva, fredda e dura.

Ed in quel momento, le venne in mente solo un modo per porre fine a quel supplizio.

Invece di respingerlo, lo attirò a sé e lo baciò disperatamente.

Non sapeva cosa stava facendo nemmeno mentre lo faceva , eppure, mentre le sue labbra erano posate su quelle di lui, sentiva le mani che le stringevano il collo allentare lentamente la presa.

Il volto di Leonard, che fino ad allora sembrava una maschera bianca, ora era più espressivo che mai.

Il ragazzo guardò i segni rossi sul collo di Lydia, e poi scrutò con orrore le proprie mani. Non ci volle molto per mettere insieme i pezzi.

-Lydia io...- non sapeva cosa dire. Cosa avrebbe dovuto dire? “Mi dispiace per averti quasi ammazzata?”

-Ora abbiamo altro di cui occuparci- rantolò la ragazza massaggiandosi la gola, mentre volgeva lo sguardo verso una Serina sconvolta ed inviperita.

-E' finita !- le disse Leonard minaccioso.

Una schiera di espressioni balzò sul volto della ragazza, ma alla fine fu la sua solita serenità a trionfare.

-Non credo proprio-

Detto questo, buttò le mani in avanti, come a lanciare qualcosa.

D'avanti a lei, una fiammata incandescente serpeggiò sul pavimento di legno, avanzando veloce verso Lydia.

Senza pensarci due volte, Leonard le si buttò addosso , risparmiandole una atroce destino.

Serina stava per lanciare una nuova lingua di fuoco, ma Lydia fu più svelta e, afferrando la mano di Leonard, fece un piccolo balzo in avanti.

Leonard contò tre spostamenti; un attimo prima erano in corridoio, un attimo dopo sulle scale, quello dopo ancora nel bel mezzo del salotto, proprio d'innanzi alla faccia stupefatta di Cordelia.

 

Il salotto, adibito a tribunale, era immerso in un mare di brusii e bisbigli, interrotti solamente dal fragore dei tuoni.

Le ragazze di tutta al scuola erano accorse per assistere, curiose di sapere l'esito del processo.

Era quasi tutto deciso, la sentenza stava per essere emessa.

Cordelia non provava più pena per la ragazza dallo sguardo gelido che sedeva di fronte a lei.

Si preparò mentalmente a recitare la stessa frase che aveva usato per condannare anche Myrtle, quando qualcosa d'inaspettato accadde.

Due figure si materializzarono dal nulla, facendo scricchiolare le assi di legno del pavimento.

-Lydia! Leonard!- esclamò scioccata Zoe.

-E' stata Serina!- gridò Lydia, avanzando verso la sua Suprema -Serina ha cercato di ucciderti, e poi ha ucciso Sophie quando lei l'ha scoperto!-

Una lampo illumino la sala.

-Quella pazza si sarebbe accoppata da sola, prima o poi- commentò una voce leggera e sprezzante.

Serina stava sulla soglia della porta, le mani appoggiate ai due stipiti.

Il suo sguardo era a metà strada fra il divertito ed il minaccioso.

Tutti nella stanza la fissarono stupefatti.

-E' la verità?- le chiese Cordelia, la voce vacillante.

La ragazza si limitò ad alzare le spalle, il volto strafottente piegato in una smorfia lievemente folle.

-Temo proprio di sì, Cordelia. Non che ciò abbia molta importanza, ora. Presto sarò la nuova Suprema-

-Noi non ti riconosceremo mai come nostra suprema- le gridò contro Quenee.

Serina alzò nuovamente le spalle.

-Io non voglio costringere nessuno- affermò pacata -chi non vuole unirsi a me può tranquillamente andare... all'inferno!-

In un attimo, le tende bianche appese di fronte alle finestre presero fuoco simultaneamente.

Molte allieve cercarono di scappare, ma a Serina bastò un gesto della mano per sbarrare la porta.

In breve la stanza fu piena di grida, di ragazze che correvano da una parte all'altra e del crepitare delle fiamme che cominciavano a divorare la mobilia della stanza.

Prima che Cordelia, o Zoe, o Quenee potessero fare qualcosa, Gloria, che fino ad allora era rimasta impassibile,piombò giù dalla sedia.

Con un ampio movimento della mano, strappò la tenda in fiamme, facendola volare dritta contro Serina.

La ragazza però riuscì a schivare il colpo,e con un gesto mandò Gloria a schiantarsi sul pianoforte nell'angolo della stanza.

La tenda infuocata cadde nel bel mezzo del salotto, provocando un'ondata di panico ancora più accentuata, mentre il tessuto del divano e del tappeto venivano lentamente divorati dalle fiamme.

Il fumo riempiva il locale, rendendo l'aria irrespirabile.

Lydia si accasciò a terra, tossendo violentemente.

Dopo un attimo d'indecisione , Leonard fece la cosa che più lo terrorizzava.

Usò i suoi poteri.

Si concentrò sul tavolo di legno addossato alla parete che non era ancora stato raggiunto dalle fiamme. Non fu una cosa facile; l'oggetto era più grande di quelli che di solito riusciva a sollevare.

Si sforzò più che poté, ma il tavolo si alzò solo di pochi centimetri, prima di ripiombare sul pavimento con un tonfo.

Le urla disperate lo distraevano, così si coprì le orecchie con le mani, e ci riprovò.

Stavolta il tavolo non solo si alzò, ma andò anche nella direzione da lui voluta.

Riuscì ad infrangere il vetro della finestra, dalla quale fuoriuscì tutto il fumo.

Lydia era svenuta; la prese per la vita e la portò con sé fuori da quell'inferno.

Non era mai stato così grato di sentire la pioggia bagnargli la pelle.

Quenee e Zoe approfittarono del varco per aiutare le alunne a scappare, ma all'interno la battaglia continuava.

Serina si diresse verso una Gloria dolorante, che cercava di rialzarsi dalle macerie del pianoforte distrutto.

-La Regina di Ghiaccio sta per sciogliersi- disse esultante Serina, preparandosi a lanciare verso la ragazza una fiammata assassina.

 

-Ora basta, Serina!- le urlò contro Cordelia -sono io la Suprema! Se vuoi prendere il mio posto è me che devi uccidere!-

Serina sorrise raggiante, dopodiché alzò le mani e le mosse verso Cordelia, che volò fin dentro lo studio. Serina a la raggiunse velocemente, poi, una volta sprangate le porte, pose una mano davanti alla sua faccia, e strinse il pugno.

Cordelia sentì la gola stringersi, chiudersi fino a non far passare un filo d'aria.

Boccheggio, distesa a terra, muovendo le membra spasmodicamente.

Afferrò la caviglia di Serina, tirandola giù, di modo da farle perdere il controllo.

E funzionò, per un secondo.

Cordelia respirò a pieni polmoni, tossendo, quando la rivale tornò all'attacco.

Una nube biancastra s'impadronì della sua mente, mettendo a tacere ogni senso.

Sentiva solo una voce, la voce calma di Serina, che le chiedeva di fare qualcosa per lei.

Vide il tagliacarte d'argento sul ripiano della scrivania, vide la lama luccicare, e prima di accorgersene, lo teneva stretto nella mano, puntato al proprio petto.

Fallo impose la voce.

E lo avrebbe fatto, sicuramente, se solo non fosse stato per le urla isteriche delle ragazze nella stanza accanto.

Non poteva morire, non ora. Doveva sopravvivere per il bene delle sue allieve.

Appellandosi ad ogni briciolo di forza dentro di sé, trovo il modo di ribellarsi all'influenza estranea che agiva sulla sua mente.

Brandì il tagliacarte contro Serina, poi, con un urlo disperato, glielo conficcò nel petto.

Gli occhi spalancati e stupefatti della ragazza ricaddero sulla ferita stillante sangue.

Con la mano tremante, immerse le dita nella pozza di liquido vermiglio che si era formata ai suoi piedi, portandoselo d'avanti agli occhi, come se non riuscisse a capire cosa fosse successo.

Ma Cordelia capì cosa era successo.

Era tutto finito.

 

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Capitolo 8
*** Epilogo ***


 Cordelia guardò fuori dalla finestra della camera, osservando le ultime nuvole che lentamente sparivano per lasciare spazio al sole.

Dato che il salotto e lo studio erano rimasti danneggiati dall'incendio, aveva temporaneamente trasferito il suo ufficio nella sua stessa camera da letto.

Gli ultimi avvenimenti l'avevano provata, ma adesso si sentiva decisamente meglio; con la morte di Serina l'influsso del suo incantesimo era completamente sparito, e Cordelia aveva riacquistato tutti i suoi poteri.

Aveva anche parlato con i genitori della ragazza, ed aveva raccontato loro tutto, senza tralasciare nulla, incluso il suo coinvolgimento nella morte della figlia Si era aspettata urla, minacce... invece la coppia aveva ascoltato attentamente, la faccia tetra, dopodiché l'avevano ringraziata ed erano andati via. Dopo un attimo di smarrimento, Cordelia decise che, dopotutto, la loro reazione era stata alquanto prevedibile. Si ricordò del giorno in cui Serina era arrivata alla Robichaux's, e dell'espressione terrorizzata dei suoi genitori. Non le avevano fornito spiegazioni, non le avevano detto in che modo i suoi poteri si erano manifestati, le avevano solo chiesto di tenerla e di fare molta attenzione con lei. Cordelia aveva creduto che la loro, infondo, non era neanche stata la reazione più plateale che le famiglie delle sue studentesse avevano avuto, e non vi aveva mai dato troppo peso.

E pensare che ero a tanto così dal perdere tutto...

Il rumore di qualcuno che bussava alla porta la fece riemergere dalla sua pozza di pensieri.

-Avanti-

Lydia e Leonard entrarono nello studio. Lei sfoggiava un leggero sorriso, mentre lui aveva quell'aria timorosa che non lo abbandonava mai, nonostante avesse dato prova di essere coraggioso più di tanti altri. A tratti anche più di Cordelia stessa.

-Avete supportato la Congrega in un momento di crisi- disse con fare cerimonioso -avete sgominato il piano di una consorella indegna di questo nome, ed avete salvato la mia vita e quella di un'innocente. Avete la mia gratitudine, oltre ad un encomio per servizi resi alla Congrega ed un posto fisso nel Consiglio, quando raggiungerete la maggiore età-

Leonard sembrò molto sollevato, Lydia era al settimo cielo.

Quando però la porta si aprì di nuovo, l'aria si fece più pesante.

Gloria teneva gli occhi fissi sulla Suprema, lo guardo freddo come sempre.

Cordelia abbassò lo sguardo, e quando lo rialzò, una lacrima le solcava la guancia. L'asciugò velocemente, mentre si alzava in piedi.

-Per quale motivo mi ha convocato- chiese Gloria con tono di voce neutro.

-Per farti le mie scuse- le rispose Cordelia dopo un attimo di silenzio nel quale si guardarono fisse negli occhi. Era evidente quanto le costasse parlarne -per quel che valgono. Mi dispiace, Gloria. Desideravo solo essere una buona Suprema, ma temo di non essere stata molto meglio di mia madre. Alla fine, anche io ero disposta ad uccidere un'innocente per preservare il mio potere. Potrai mai perdonarmi?-

Gloria la fissò, e per la prima volta da molti anni, il suo volto mostrò un'espressione anomala, uno strano miscuglio di compassione, imbarazzo e serenità.

- Come potrei non perdonarti, tu mi hai salvata. Mi hai regalato questo mondo-

Allora Cordelia si lasciò cadere sulla poltrona, pienamente rinfrancata da quelle parole.

 

I tre ragazzi uscirono dalla camera sentendosi leggeri come l'aria.

-Beh è andata bene, no? Non capisco perché fossi così agitato- chiese Lydia.

-Non si sa mai, non credi? Magari avrebbe potuto...-

-Cosa? Darci anche un buono sconto per acquisti da Gap?-

Risero tutti, compresa Gloria.

Leonard la fissò stupefatto; non l'aveva mai vista ridere. Lydia, a quanto pare, era ugualmente sorpresa.

Notando che i due la fissavano, Gloria tornò alla sua solita espressione distaccata.

-Allora io torno in camera- e s'incamminò lungo il corridoio.

-E grazie- disse con un ultimo sorriso, poco prima di girare l'angolo.

-Ha riso?!- commentò Lydia scandalizzata.

Leonard non rispose. Neanche un giorno prima aveva affrontato apertamente una strega che voleva ridurlo ad mucchio di cenere, eppure quella scena gli sembrava ancora più assurda.

-Facciamo una passeggiata?- gli chiese lei.

 

Fuori l'aria era più fresca rispetto ai giorni passati.

Lydia e Leo camminavano vicini sull'erba bagnata del cortile della Robichaux's Academy

Le nubi nel cielo si stavano pian piano diradando, lasciando filtrare finalmente degli sprazzi di sole, dopo mezza settimana di pioggia praticamente continua.

- Ho una domanda- disse Leonard squarciando il silenzio che si era formato.

-Spara-

-Quando Serina ha usato il Concilium su di me, ecco...-

-Santo cielo, Leo! Non eri in te, lo sai. Smettila di pensarci-

Lui trasse un respiro profondo.

-Ecco, volevo solo sapere come hai fatto a salvarti-

Quello doveva essere il giorno delle assurdità; per la prima volta, Lydia non sapeva cosa dire.

Dopo aver fatto la faccia di una che aveva appena sbattuto un piede, la ragazza si ricompose.

-Vieni- disse, porgendo la mano a Leonard.

Lui esitò un istante.

-Ti fidi di me?- chiese con un mezzo sorriso.

Leonard annuì secco, poi le afferrò la mano.

Un piccolo passo, e si ritrovarono sopra il tetto dell'Accademia.

Leonard rischiò quasi di cadere di sotto, ma Lydia fu più svelta e, afferrandolo per la maglietta, lo attirò a sé, posando le labbra sulle sue.

Leonard spalancò gli occhi, come se stesse ancora per precipitare al suolo.

-Mia hai baciato- quasi l'accusò, sgomento.

-L'ho fatto anche nella camera di Serina-

-Ed è bastato per farmi rinsanire?-

Lei alzò le spalle ,

-A quanto pare sì-

Leonard si accorse che la stringeva ancora fra le braccia e, quando il sole uscì completamente dal dietro il suo paravento di nubi, capì di non avere più dubbi.

Andare in quel posto era stata la decisione migliore che avesse mai preso in vita sua.

 

Note dell'Autore

Ed è finita. In realtà la storia si era già conclusa nel capitolo precedente, mi serviva solo un epilogo per non terminare in modo troppo netto. Potrei dire di essere soddisfatto del risultato finale, ma immagino che ciò spetti a voi, quindi...

Salute e alla prossima.  

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