Tale Of A Youkai and His Tiny, Little Human

di Niglia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Discovery ***
Capitolo 2: *** 2. Curiosity ***
Capitolo 3: *** 3. Decision ***
Capitolo 4: *** 4. Father ***
Capitolo 5: *** 5. Awakening ***
Capitolo 6: *** 6. Reassurance ***
Capitolo 7: *** 7. Stubbornness ***
Capitolo 8: *** 8. Meditation ***
Capitolo 9: *** 9. Dejection ***
Capitolo 10: *** 10. Soothing ***
Capitolo 11: *** 11. Scolding ***



Capitolo 1
*** 1. Discovery ***


Titolo: Tale Of A Youkai and His Tiny, Little Human
Categoria: InuYasha
Personaggi: Kagome/Sesshoumaru, Inu No Taisho/Inu No Kimi
Avvertimenti: Raccolta Drabble di 500ish parole
Universe: Pre Canon, Canon Divergence (?)
Prompt: What if Kagome fell into the well as a kid and landed in an era where Sesshoumaru hadn't quite grown into his fluffy yet? (Based on a fanart by YoukaiYume http://youkaiyume.deviantart.com/art/Sesskag-Cooties-246538254)
Note: Breve dizionario per alcuni termini che è probabile trovare nell’andare avanti della narrazione (non mi piace inserire frasi in giapponese e non lo farò, però alcune parole sono troppo tecniche e in italiano non rendono per niente bene l’idea, a mio parere. E poi ho letto solo fanfiction inglesi su questo fandom e mi è entrata in testa solo quella terminologia, mi ci trovo più a mio agio LOL): Youkai sono i demoni purosangue (Sesshoumaru e il padre, per esempio), hanyou sono i mezzodemoni (Inuyasha), ningen gli esseri umani e miko le sacerdotesse (Kagome).
Grazie per l’attenzione e buona lettura! ♥




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{1}
Discovery










Era stato uno strano rumore a distoglierlo dalla caccia e a far scappare la sua preda, una sorta di sibilo e di risucchio insieme, seguito da lieve tremore del terreno e dall’improvviso silenzio dell’intera foresta. E poi, nella quiete, nacque un flebile suono.
Sesshoumaru si alzò in piedi, abbandonando la posizione accucciata ed ergendosi in tutta la sua piccola altezza: era indeciso. Suo padre gli aveva concesso fino al tramonto, dopodiché sarebbe dovuto tornare all’accampamento con una preda degna del primogenito del Grande Inu No Taisho – e se dapprima aveva avuto intenzione di ignorare quel brusio, catalogandolo come un’inutile distrazione che gli avrebbe semplicemente fatto perdere tempo, alla fine non aveva potuto fare a meno che cedere alla sua curiosità di cucciolo.
Aveva quindi fatto dietro-front e aveva seguito quell’eco soffocato con la stessa scrupolosa concentrazione che aveva impiegato nella caccia, affinando i sensi e notando che il rumore acquistava volume e nitidezza man mano che si inoltrava nella foresta. Non conosceva il territorio – era soltanto la seconda volta che metteva piede nell’Est – ma il giovane demone non temeva di perdersi, avrebbe ritrovato il campo di suo padre anche bendato e con le mani legate.
Ciò non gli impedì tuttavia di provare una certa apprensione quando le punte dei suoi stivali si fermarono ai bordi di una piccola radura, che sarebbe passata inosservata non fosse stato per il vecchio pozzo che si ergeva esattamente al centro di essa. Le foglie dell’edera che ricopriva il legno della struttura avevano acquisito una tonalità dorata all’approssimarsi del tramonto, e la loro presenza era probabilmente segno che il pozzo doveva essere abbandonato, o semplicemente in disuso.
Adesso che era così vicino, Sesshoumaru riconobbe quel rumore per ciò che era davvero: piccoli singhiozzi disperati alternati a un respiro rapido e nervoso, provenienti esattamente dall’interno del pozzo.
Il giovane youkai si irrigidì, temendo una trappola. Sollevò il naso e prese dei profondi respiri esaminando gli odori portati dal vento, ma non avvertì nulla oltre il profumo del bosco, del piccolo corso d’acqua che scorreva più a valle e della deliziosa fragranza di fiori, sole ed estate che aleggiava intorno al pozzo. Non pareva esserci alcun pericolo.
Sesshoumaru avanzò dunque, e il rumore dell’erba che scricchiolava sotto i suoi passi fece cessare bruscamente il pianto; ma si fermò di nuovo quando una voce, flebile e gracile come il cinguettio di un uccellino appena nato, si inerpicò su per le pareti del pozzo fino a raggiungere il suo udito perfetto.
«C’è qualcuno? ... Mamma… Jii-san?»
Sesshoumaru scattò verso la struttura, la fronte aggrottata e gli artigli di una mano pronti ad attaccare qualora la creatura rivelasse intenzioni sospette. Si schiarì la voce, modulandola in modo da somigliare a quella del padre, e tuonò.
«Sei un demone?»
«Sono una bambina», rispose la voce, tremando leggermente.
Sesshoumaru non comprese la risposta, così cambiò domanda.
«Sei un essere umano?»
Stavolta la voce sbuffò infastidita tra le lacrime. «Sono una bambina», ripeté, sottolineando quella parola che di per sé le pareva piuttosto esaustiva.
«Hn», fece Sesshoumaru.





Drabble: 504 parole.

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Capitolo 2
*** 2. Curiosity ***


Angolo Autrice. Buongiorno! Eccomi tornata con un nuovo capitolo - stavolta sono veloce perché ne ho già due o tre pronti e mi pareva brutto lasciare quella piccola drabble tutta sola soletta a tempo indeterminato. :D Ringrazio tantissimo Niky24, Contessa_di_Montecristo e Aliak per aver recensito lo scorso capitolo, e tutti voialtri che avete letto in silenzio e avete inserito la storia tra le Seguite e i Preferiti - non mi aspettavo quest'accoglienza *_* Spero che la storia continui ad appassionarvi sempre di più man mano che si avanti, io già mi ci sono affezionata!
Detto ciò, vi lascio al nuovo capitolo. Buona lettura!
Vostra,
Niglia.



_______________________________________________



{2}
Curiosity









Quando saltò oltre il bordo del pozzo e atterrò con grazia sul fondo, la bambina strillò.
«Sssht», disse Sesshoumaru.
Si accucciò davanti a lei in modo da essere al suo stesso livello, e piegò il capo di lato in un gesto che tradiva interesse. Osservò i suoi occhi rossi e umidi a furia di piangere, i capelli scompigliati, le guance arrossate, i denti che mordicchiavano le labbra e il naso che si arricciava di tanto in tanto quando singhiozzava.
Sporgendosi verso di lei e ignorando il leggero tremore che continuava a scuoterla, Sesshoumaru prese ad annusarla curiosamente tra i capelli, dietro le orecchie e lungo il collo, rendendosi conto che il profumo di fiori e sole ed estate che aveva sentito nella radura proveniva interamente da lei.
Era palesemente un’umana, ma non puzzava come i ningen che aveva incontrato durante le varie esplorazioni insieme a suo padre.
Si raddrizzò e riprese a fissarla, dieci volte più curioso di quanto non lo fosse prima.
«Perché sei nel pozzo?» Le domandò.
La bambina tirò su col naso, incerta, e rannicchiò se possibile ancora di più le gambe contro il proprio petto. «Sono… sono caduta», mormorò con un lieve accenno di imbarazzo. «Stavo inseguendo Buyo, ed è saltato sul ciglio del pozzo, e mi sono arrampicata, e… sono caduta.»
«Chi è Buyo?»
«È il mio gatto…»
Sesshoumaru non aveva avvertito la presenza di alcun felino nelle vicinanze, o avrebbe di sicuro cercato di cacciarlo.
«E dov’è, adesso?»
Quell’ultima domanda le strappò un altro singhiozzo. «Non lo so.»
«Hh.» Sesshoumaru la fissò ancora in silenzio, notando per la prima volta la stranezza dei suoi occhi blu – non aveva mai visto degli umani con gli occhi di quel colore – e a quel punto osò allungare un dito verso di lei, sfiorando con cautela la guancia ricoperta di lentiggini. Suo padre gli aveva più volte ripetuto che gli umani erano fragili, e Sesshoumaru fece quindi attenzione a non ferirla sbadatamente con la punta del suo artiglio.
Le sfiorò delicatamente la pelle sotto l’occhio sinistro, osservando il tremito delle ciglia e la pupilla che si dilatava impercettibilmente al contatto con la sua mano, e con discrezione il giovane demone inalò e studiò ancora le sfumature del profumo di quella piccola femmina umana, notando che, malgrado l’evidente stress e la tristezza che emanava a ondate, non provava neppure un briciolo di timore nei suoi confronti.
«Non ti faccio paura?» Le chiese quindi, continuando ad accarezzarla facendole appena sentire la sensazione del proprio artiglio sul collo e provocando una piccola increspatura della pelle.
La bambina scosse appena la testa, in silenzio.
«Perché?» Insisté, desideroso di comprendere.
La bambina continuò a non rispondere, limitandosi a scrollare le spalle.
Il giovane youkai aggrottò la fronte. Suo padre gli aveva sempre detto che gli umani temono ciò che non conoscono e che non capiscono, e che il terrore che provano nei confronti di una razza superiore quali sono gli youkai era provocato da un istinto di sopravvivenza e preservazione antico di secoli – eppure questo piccolo scricciolo di cucciolo umano non lo temeva?
Sesshoumaru non sapeva se provare fastidio o ammirazione.




Drabble: 518 parole.

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Capitolo 3
*** 3. Decision ***


Angolo Autrice. Buonasera! Che bello essere arrivata al terzo capitolo xD *Vorrei però mettere le mani avanti, dicendo che per ora gli aggiornamenti stanno procedendo in modo fluido e rapido ma solo perché ho i primi cinque-sei capitoli più o meno pronti, e che i problemi e la lentezza inizierà non appena quelli finiranno, temo*
I ringraziamenti, come sempre, sono d'obbligo: grazie mille a Himeyasha 95, Aury_chan e _sesshomary per aver recensito lo scorso capitolo, e un grazie va anche a chi legge in silenzio! Che farei senza di voi *_*
Bando alle ciance, vi lascio al capitolo - buona lettura! Vostra,
Niglia.





_______________________________________________




{3}
Decision








Sesshoumaru sollevò lo sguardo verso l’uscita del pozzo, notando che il tramonto era ormai arrivato e passato, e il cielo iniziava già a tingersi lentamente di nero. Non aveva che da rimproverare sé stesso per quella deviazione che gli aveva impedito di portare a termine il compito assegnatogli da suo padre, eppure…
Forse la caccia non era stata un completo disastro. Chissà che cosa avrebbe detto suo padre quando gli si fosse presentato davanti con un’umana al posto della banale selvaggina che sicuramente ci si aspettava da lui?
Sarà di certo orgoglioso, decretò tra sé, prendendo una decisione.
Sesshoumaru le diede le spalle e si accucciò davanti a lei. «Aggrappati», le disse. «Ti porto fuori.»
Attese per un'interminabile manciata di secondi che la bambina racimolasse il coraggio sufficiente per salirgli sulla schiena come suo padre aveva fatto diverse volte con lui; alla fine udì il fruscio dei suoi vestiti, un debole sospiro, e un paio di mani minuscole posarglisi sulle spalle per mantenersi in equilibrio.
D’istinto allungò le braccia all’indietro e afferrò l’umana sotto le gambe, la sistemò meglio contro di sé in modo che non scivolasse e si raddrizzò per controllare che la sua presa fosse salda. Lo era: le sue braccia morbide e sottili gli si strinsero immediatamente intorno al collo con una stretta decisa, e se fosse stato umano l’avrebbe quasi strozzato.
«Tieniti», le ripeté. Quando la sentì annuire contro la propria spalla, saltò.
Benché non avesse ancora padroneggiato l’accorgimento di manipolare il proprio youki e renderlo solido sotto i propri piedi, metodo prediletto da suo padre per spostarsi rapidamente, Sesshoumaru vantava una forza notevole in ogni singolo muscolo del suo corpo, tale da renderlo l’invidia di youkai ben più anziani di lui; per cui, uscire dal pozzo con quella piccola spinta si rivelò una sfida decisamente misera.
Eppure, nell’udire il gemito strangolato dell’umana pieno di terrore e meraviglia, e nel sentire le sue dita aggrapparsi come piccoli artigli nella stoffa del suo haori, non poté fare a meno di provare una fitta d’orgoglio.
Una volta che furono nella radura, Sesshoumaru socchiuse gli occhi ed espanse la sua aura in cerca di potenziali minacce per la sua preda. Quando le spire di youki serpeggiarono dal centro del suo essere e scivolarono all’esterno, alla stregua di fili d’acqua che si impadronivano man mano del terreno, la bambina tremò contro la sua schiena come se ne avvertisse il formicolio sulla pelle.
«Mh… Freddo», sussurrò, seppellendo il viso nel suo collo.
Incuriosito, il giovane youkai imbrigliò nuovamente la propria aura che sparì come se l’avesse risucchiata. Subito la piccola cessò di tremare, emettendo un sospiro di sollievo.
Hn, pensò Sesshoumaru.
L’umana lo distolse subito dalle sue contemplazioni. «Grazie, ah… non mi hai detto il tuo nome», realizzò a mezza voce, senza cambiare posizione.
«Sesshoumaru», rispose lui distrattamente. Perché non l’aveva ancora fatta scendere dalla sua persona?
«Mh», mormorò lei. «Hai un buon profumo, Sesshoumaru-chan.»
Prima che lui potesse ribattere con qualche aspra protesta, rimproverandole l'improvviso sfoggio di familiarità, la piccola umana scivolò in un sonno profondo.




Drabble: 506 parole.

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Capitolo 4
*** 4. Father ***


Angolo Autrice. Buongiorno! Eccoci di nuovo al nostro appuntamento. :D Non potete capire quanto sia contenta nel vedere che la storia vi stia appassionando – ma d’altra parte chi può resistere alla cuteness di un Sesshoumaru cucciolo? Io di certo non posso. ù_ù Ordunque! Ringrazio tantissimo _sesshomary, Niky24, selva oscura e Bruna_e_Julia per aver recensito lo scorso capitolo, e tutti gli altri che leggono e seguono la storia nelle retrovie. Grazie, grazie e grazie! *_* Tranquilli, ho finito di ciarlare – vi lascio al capitolo.
Buona lettura! Sempre la vostra,
Niglia.



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{4}
Father







L’accampamento di Inu No Taisho brulicava di vita – i falò illuminavano la notte, i soldati si scambiavano storie e risate intorno ad essi mentre lucidavano le proprie armi, i cavalli brucavano pigramente ai bordi della radura.
Quando Sesshoumaru sbucò dal bosco portando in groppa una piccola umana addormentata, tuttavia, ogni rumore cessò. Ignorando gli sguardi curiosi e perplessi dei soldati, ed emettendo un ringhio basso e minaccioso che intimava a chiunque dei presenti di non avvicinarsi alla sua preda, il giovane principe delle Terre dell’Ovest attraversò l’intero campo a testa alta e con passo determinato, raggiungendo la tenda del suo signore e padre senza degnare di uno sguardo gli altri youkai presenti.
Anche dopo che vi fu sparito all’interno, i soldati rimasero in silenzio – nessuno osava proferire parola. Solo i più audaci si scambiavano occhiate e mormorii e azzardavano ipotesi su quanto stava accadendo – era la prima volta che il piccolo lord rientrava da una caccia senza alcun tipo di selvaggina – e i più curiosi tesero l’orecchio per sentire che cosa stava accadendo dentro la tenda del Generale.
Il grande Inu No Taisho era impegnato a rileggere il trattato di pace recentemente redatto insieme al Lord delle Terre dell’Est, motivo per cui avevano pianificato quel viaggio in un primo luogo. Aveva deciso di distrarsi immergendosi nella politica per non pensare alla fitta di delusione che gli aveva provocato il ritardo del suo erede – sarebbe dovuto essere di rientro al campo qualche secondo dopo il calar del sole, e ora invece era già notte inoltrata. Non era eccessivamente preoccupato per lui: sapeva che Sesshoumaru godeva di un potere notevole per un cucciolo di appena centosette anni, e che se aveva ignorato il limite che gli aveva imposto per la sua caccia doveva avere i suoi buoni motivi. Il Generale sperò per lui che gli fornisse una buona spiegazione, perché altrimenti avrebbe dovuto punirlo, e non era nella predisposizione d’animo adatta per farlo.
Stava giusto pensando a che genere di accoglienza avrebbe dovuto riservargli quando il suo erede arrivò finalmente nell’accampamento – il suo youki ribelle pulsava minaccioso, e Inu No Taisho aggrottò la fronte con aria incuriosita.
Che cosa era accaduto per far sì che il suo solitamente impassibile Sesshoumaru reagisse in quel modo?
La risposta gli si presentò non appena il giovane youkai varcò la soglia della sua tenda, trasportando sulla schiena un piccolo fagotto umano.
Una volta di fronte a suo padre, Sesshoumaru accennò un inchino. «Mio signore», esordì. «Ti presento la mia preda.»
Era pressoché impossibile che il Lord dell’Ovest rimanesse senza parole, eppure suo figlio riuscì nella difficile impresa. Cercando di mantenere un’espressione neutra, suo padre si sgranchì la voce. «Allora… Hai intenzione di mangiarla?»
Sul volto del cucciolo apparve un’espressione così profondamente indignata che il Generale dovette soffocare una risata per il bene dell’orgoglio di suo figlio.
«Certo che no, padre», rispose quest’ultimo in modo piuttosto rigido.
«Dunque, cosa vuoi farne di questa deliziosa preda?»
«È mia», sussurrò Sesshoumaru, volgendo appena lo sguardo verso la bambina che dormiva indisturbata sulla sua schiena. «La voglio tenere. Posso, padre?»
Non era esattamente la spiegazione che aveva pensato di ottenere, ma il Lord era troppo divertito per farci caso.
Inu No Taisho osservò a lungo il suo erede, soppesandolo come a volersi assicurare dell’integrità del suo desiderio e chiedendosi se ciò avrebbe potuto rivelarsi deleterio per il suo addestramento; infine dovette aver raggiunto la conclusione che tenere quell’umana avrebbe potuto giovare alla formazione del cucciolo, e piegò il capo in segno di approvazione.
«Molto bene. Ma che non sia d’intralcio ai tuoi studi.»
Come se un peso fosse stato sollevato dalle sue spalle, il giovane Sesshoumaru annuì solennemente.



Drabble: 606



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Capitolo 5
*** 5. Awakening ***


Angolo Autrice. Buongiorno e buon lunedì! Per iniziare questa settimana con tutti i buoni propositi possibili, cosa c'è di meglio di un po' di tenerezza et dolciosità dei piccoli Sesshoumaru e Kagome? :D Come sempre, un grazie infinito a chi legge e un grazie in particolare a sesshyekaggy, _sesshomary e Bruna_e_Julia per aver recensito lo scorso capitolo - grazie mille per i complimenti e le gentili parole, care ♥
    Con la speranza che anche questo capitolo sia all'altezza delle aspettative, per quanto possa essere "di passaggio", vi lascio alla lettura! Sempre vostra,
    Niglia.




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{5}
Awakening






Lo strano sogno si sbriciolò in frantumi di oro, argento e oscurità, svanendo con le prime avvisaglie del risveglio.
Quando Kagome aprì gli occhi comprese subito di non trovarsi nella sua camera: prima di tutto, Buyo non stava dormendo accanto a lei; e seconda cosa, c’era una notevole carenza di rosa.
Mettendosi a sedere e guardandosi intorno con aria piuttosto disorientata, la bambina prese lentamente coscienza dei suoi dintorni. Innanzitutto, era in una tenda: lo sapeva perché suo padre l’aveva portata in campeggio, qualche volta. Si trovava poi su quello che, all’apparenza, doveva essere un futon composto quasi esclusivamente da pellicce folte e calde, e più in là, ordinatamente riposti per terra una di fianco all’altra, c’erano tre spade.
La domanda era: come ci era arrivata? Si ricordava vagamente di aver inseguito Buyo fino al tempietto dietro casa, di essersi arrampicata sul pozzo, e di esserci caduta dentro quando le assi che lo ricoprivano avevano ceduto, completamente marce, sotto il suo peso… il che le fece realizzare che sua madre non ne sarebbe stata per niente contenta... ma, comunque, adesso dov’era?
Avrebbe dovuto attendere per ricevere delle risposte adeguate, poiché dei rumori attutiti – bisbigli e fruscii e strani tonfi – iniziarono a provenire dall’esterno, seguiti immediatamente da una mano che si insinuava tra le pieghe della tenda sollevandone un lembo.
Sulla soglia apparve allora un giovane dall’aria familiare, e che tuttavia le sembrava decisamente alieno. Portava lunghi capelli argentei raccolti in una treccia che pendeva con noncuranza su una spalla, indossava un haori color avorio con dei fiori lilla ricamati sul bordo delle maniche e sul colletto, e un paio di hakama di un profondo blu scuro. Ma ciò che attirò davvero la sua attenzione, al di là di quell’abbigliamento prezioso e ricercato, furono i strani marchi che portava sul volto: in tutti i suoi lunghi sei anni di vita Kagome non aveva mai visto nessuno andarsene in giro con delle righe cremisi sugli zigomi e una mezza luna al centro della fronte – e quel portamento severo e compunto, poi!
D’altra parte, non aveva mai neanche visto delle mani dotate di artigli e occhi d’oro, da gatto, sul viso di nessuno. Forse era qualche sorta di travestimento?
A quel punto qualcosa rimbalzò ai confini della sua coscienza e la bambina trattenne bruscamente il fiato, sgranando gli occhi e puntando un dito verso di lui.
«Ma tu eri un sogno!» Esclamò, decisamente confusa. Doveva per forza averlo sognato quel ragazzo che l’aveva portata fuori dal pozzo con un solo salto, no? E se lui ora le stava davanti, voleva forse dire che stava ancora sognando?
Illuminandosi di speranza alla possibilità e senza aspettare una risposta da lui, la bambina prese a pizzicarsi violentemente sul dorso della mano, certa che una volta sveglia sarebbe stata nuovamente nella sua cameretta rosa. Ma al primo sibilo di dolore il ragazzo scattò al suo fianco, prendendole la mano tra le sue con un ringhio soffocato e guardandola come se fosse pazza.
«Smettila, ti fai male», l’ammonì severamente.
Ma Kagome era distratta dal tocco decisamente solido delle loro mani intrecciate, e realizzò a quel punto che qualcosa di grave era realmente accaduto.
«Tu… tu sei vero», balbettò. E scoppiò in lacrime.


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Drabble: 534 parole.



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Capitolo 6
*** 6. Reassurance ***


 Angolo Autrice. Buongiorno! Rieccoci con un nuovo aggiornamento :) Non posso fare a meno di scrivere e scrivere, ho tantissime cose in serbo per questa storia - non lo so nemmeno io da dove viene tutta questa ispirazione, lol - ed è tutto merito di voi fantastiche lettrici che leggete e recensite e mi fate tanto felice :D
Prima di lasciarvi alla lettura, però, alcune note! Enjoy :)
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NOTE. Alcune chiarificazioni che mi sembrano d'obbligo visto i dubbi di qualche lettrice e riguardante le età dei nostri protagonisti. È canon che i demoni vivano ben più a lungo degli umani, e che invecchino molto lentamente. Lo stesso Inuyasha, pur essendo un mezzodemone, ha più di duecento anni (contando i cinquanta trascorsi sigillato contro il Goshinboku) e ne dimostra all’incirca 17 (ved. Wikipedia). Non è impossibile dunque che Sesshoumaru, essendo un demone completo e uno molto potente, invecchi a una velocità ancor più minima: per questo non mi pare impossibile che all'età reale di centosette anni ne dimostri all'incirca sette o otto, rendendolo tecnicamente coetaneo di Kagome.
Onde evitare ulteriori dubbi, vi lascio un piccolo specchietto della CRONOLOGIA di questa storia, in cui ho cercato di unire canon e headcanon, tenendo conto dei dettagli e delle informazioni disseminate per tutta la serie:
  • 1000 circa, periodo Heian. Nascita di Sesshoumaru.
  • 1107, p. Heian. Kagome (6 anni) finisce dentro il pozzo per la prima volta e viene trovata da un piccolo Sesshoumaru (7 anni umani).
  • 1290, periodo Kamamura. Nascita di Inuyasha, morte di Inu No Taisho.
  • 1446, periodo Sengoku. Kikyo sigilla Inuyasha al Goshinboku.
  • 1496, p. Sengoku. Kagome (15 anni) attraversa per la seconda volta il pozzo Mangiaossa, libera Inuyasha dal suo sigillo ecc.
  • 1499/1500, p. Sengoku. Naraku viene sconfitto.
Spero di essere stata abbastanza esaustiva, in ogni caso se avete altri dubbi non esitate a chiedere! :) Vostra,
Niglia.

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{6}
Reassurance







Sesshoumaru osservò a disagio la sua preda scoppiare in un pianto disperato, scoprendo che trovarsi impotente di fronte alle lacrime di una femmina non era una sensazione particolarmente piacevole.
Si guardò freneticamente intorno, sperando forse che una soluzione a quel problema gli apparisse davanti come per magia; per sua sfortuna, nella tenda c’erano solo loro due – e per sua stessa richiesta, per di più – per cui dubitava che qualcuno sarebbe arrivato a toglierlo da quell’imbarazzante frangente.
Dopotutto, suo padre era stato chiaro al riguardo: se davvero voleva tenerla, allora si sarebbe dovuto occupare di lei.
Il giovane youkai maledisse il proprio orgoglio.
«Bambina», la chiamò, rendendosi conto di non sapere il suo nome. «Bambina
I grandi occhi blu e inondati di lacrime dell’umana si aprirono di scatto quando lui alzò la voce, per poi posarsi tremanti sulla sua persona.
Incerto se complimentarsi per aver attirato la sua attenzione o no, visto che lei continuava a singhiozzare, egli continuò. «Fai cessare questo pianto inutile, non ho intenzione di farti del male.»
Come avrebbe probabilmente dovuto prevedere, ottenne soltanto di farla piangere di più.
Decisamente irritato e al limite dell’esasperazione, Sesshoumaru ricorse all’ultima tattica – ringhiò.
In realtà, il verso non era minaccioso in sé e per sé: non era che il soffiare di un cucciolo, minaccioso quanto un micio appena nato, che solitamente causava le risatine condiscendenti degli adulti e i sorrisi affettuosi delle madri. Suo padre lo rassicurava in continuazione sul fatto che i suoi ringhi avrebbero acquistato volume e ferocia, con il passare del tempo.
Ma su di un’umana già terrorizzata per conto suo l’effetto fu del tutto diverso.
Kagome strillò, strappando le mani alla sua stretta e indietreggiando sul giaciglio in modo da distanziarsi da lui il più possibile. Sesshoumaru scoprì che dopotutto non gli piaceva la puzza di terrore che proveniva dall’umana in quel momento – era acre e spiacevole, e unita all’odore salato delle sue lacrime lo metteva a disagio. Preferiva di gran lunga il profumo che emanava la notte prima.
«Non piangere», riprovò con cautela, sforzandosi di non alzare la voce.
Lei singhiozzò, incapace di obbedire. Le mancava la sua famiglia – qualcosa le diceva che non si sarebbe ricongiunta con loro per un bel po’ di tempo – non aveva idea di dove si trovasse e quel ragazzo le aveva appena ringhiato contro! Come poteva calmarsi?
Kagome serrò gli occhi e fece quello che sua madre le diceva sempre di fare quando si svegliava all’improvviso dopo un incubo: si sforzò di canticchiare la sua ninna nanna.
Sesshoumaru aggrottò la fronte – che cosa stava facendo, adesso? Lanciò un’altra occhiata all’entrata della tenda, supponendo che forse non sarebbe stato così grave chiedere aiuto a chi ne sapeva più di lui di femmine piagnucolanti… Ma no, non poteva ammettere la sconfitta così facilmente, non si sarebbe mostrato debole con suo padre dopo essersi abbassato a chiedergli se poteva tenere l’umana.
Sospirò. Poi, silenzioso come un’ombra, in un battito di ciglia le fu accanto. Le prese le mani tra le sue e la attirò gentilmente verso di sé, strappandole l’ennesimo singulto.
Tuttavia la bambina non oppose resistenza quando il giovane demone posò le sue mani sulle proprie guance, emettendo uno strano verso calmante che fece cessare le sue lacrime.
Kagome lo fissò a occhi sgranati, e Sesshoumaru si sforzò di sorridere in maniera rassicurante.
Era quasi come addestrare i cuccioli di drago.



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Drabble: 561 parole.


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Capitolo 7
*** 7. Stubbornness ***


{7}
Stubbornness









In un primo momento Kagome aveva creduto che lui volesse farle del male, ma quanto poteva essere cattivo un bambino che faceva le fusa?
Sentiva la lieve vibrazione dei suoi versi – versi che nessun umano sarebbe stato capace di emettere – trasmettersi ai palmi delle proprie mani, facendole un piacevole solletico. Le scappò un mezzo sorriso, e tirò su col naso per l’ultima volta.
Le ricordava Buyo, quando per farsi perdonare faceva le fusa e le si strofinava contro la caviglia dopo averla graffiata per sbaglio.
Mentre lui continuava con il suo ronfo tranquillizzante, guardandola attraverso le sopracciglia socchiuse, Kagome spostò la sua attenzione sulle dita munite di artigli affilati che sfioravano appena le sue. Solo perché appariva pericoloso non voleva di certo dire che lo fosse, pensò saggiamente la bambina. Spinta da uno strano desiderio, mosse la propria mano destra in modo che accarezzasse appena la guancia morbida come seta del ragazzo, in direzione dei curiosi disegni che gli attraversavano le gote come graffi.
Quando si guardò la punta delle dita per controllare se quello strano trucco le aveva macchiato la pelle, rimase sorpresa nel vedersi completamente pulita. Strinse le labbra, decisa, e strofinò con maggior insistenza le dita sui marchi, facendolo sussultare. Il colore, tuttavia, continuava a non venire via.
«Che cosa sei?» Gli chiese incuriosita, seguendo con un altro dito il profilo di un’orecchia appuntita e osservando le sue iridi dorate e la pupilla sottile come quella di un gatto. Somigliava a quelle creature dei libri di favole – elfi, se non ricordava male. E gli elfi non erano cattivi, giusto?
Possibile che non avesse mai visto un demone? «Sono un inuyoukai», le rispose piano, studiando la sua espressione. «Erede delle Terre dell’Ovest.»
Kagome trattenne bruscamente il fiato – addio alla teoria sugli elfi. «Ma Jii-san… Lui dice che gli youkai sono solo leggende.»
Sesshoumaru aggrottò la fronte – gli stava capitando sempre più spesso in sua presenza. «Il tuo villaggio dev’essere ben isolato se il tuo Jii-san dice cose simili, ed è convinto che siano vere.»
La bambina sbuffò, irritata che qualcuno osasse parlar male di suo nonno. «Il mio Jii-san sa un sacco di cose», dichiarò, con la cieca fiducia tipica dell’infanzia.
Fu il turno del giovane demone di mostrare irritazione. «Beh, chiaramente no, se si è sbagliato sul conto degli youkai», ribatté, abbassando le mani e incrociando le braccia sul petto. «Come fai a credere ancora alle sue parole se adesso sei qui, circondata da demoni?»
Inevitabilmente, Kagome impallidì. «Cir-circondata?» Mormorò.
Sesshoumaru si limitò a fare un cenno secco di assenso col capo. «Sei nel mio accampamento», disse con tono solenne. «Hn, di mio padre», si corresse, in caso il vecchio Generale fosse in ascolto.
«Perché sono qui?» Volle sapere lei, guardandosi intorno come se si aspettasse di venire aggredita da un momento all’altro. «Perché non mi hai riportato a casa?»
Hn, gli umani fanno un sacco di domande. «Dal momento che io ti ho trovato, sei sotto la mia protezione; quindi ti ho portato nell’unico luogo sicuro», le rispose, storcendo leggermente il naso nel sentire l’odore del suo nervosismo riempire nuovamente la tenda. «Inoltre, non so dove sia casa tua», ammise di malavoglia.
«Abito al tempio! Il tempio Higurashi», rispose subito, recitando a memoria le brevi indicazioni che sua madre le aveva fatto memorizzare in caso si fosse persa. «Adesso mi ci puoi portare!»
Irrigidendosi davanti al palese desiderio dell’umana di andarsene da lui, Sesshoumaru strinse i pugni e scattò in piedi. «Non so dove sia questo tempio», ribatté, più freddamente di quanto intendesse. «E ti ho già detto che sei sotto la mia protezione. Non puoi andartene!»
Kagome sgranò gli occhi, senza capire. Poi, infuriata dall’atteggiamento prepotente del giovane demone, si alzò in piedi a sua volta e si piantò le mani sui fianchi. «Voglio parlare con tuo padre!» Esclamò. Gli adulti ne sapevano sempre di più rispetto ai bambini, giusto?
Preso alla sprovvista, Sesshoumaru le diede furiosamente le spalle e fece per uscire.
«Resta qui», ringhiò, prima di lasciare la tenda.





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Drabble: 666 parole.

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Capitolo 8
*** 8. Meditation ***


Angolo Autrice. Buongiorno! Rieccoci qua :D Ne approfitto come sempre per ringraziare tutti voi che leggete e seguite e recensite questa storia, mi fa davvero molto piacere che l'idea vi piaccia e che soprattutto piaccia (credo?) come la sto gestendo. Io personalmente ne sono innamorata *_* ma forse sono solo di parte, lol.

Un avviso: forse da ora in poi gli aggiornamenti si faranno un po' lenti perché i capitoli successivi, per quanto già abbozzati, non sono ancora finiti e qualcuno mi convince poco, quindi ci metterò un po' di più per sistemarli. Ma non temete! The show will go on :D E con queste promesse, vi lascio alla lettura. Un bacio dalla vostra

Niglia.




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{8}

Meditation






Inu No Taisho non l’avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma era preoccupato.

Aveva sentito il ringhio di suo figlio provenire dall’interno della tenda, poi silenzio – e adesso stava iniziando a riconsiderare la sua decisione di fargli tenere quell’umana, e a mettere in dubbio la propria facilità con la quale aveva acconsentito al desiderio del cucciolo senza opporre troppa resistenza. Al di là del fatto che egli fosse o meno in grado di prendersi cura di lei, vi erano altri elementi da considerare.

Innanzitutto, Sesshoumaru gli aveva spiegato brevemente di averla trovata in fondo a un pozzo – la qual cosa non aveva il minimo senso di per sé, e ne assumeva ancora meno se unita al fatto che non vi fossero insediamenti umani nelle vicinanze. Solo un vecchio pozzo in mezzo alla foresta e una ragazzina al suo interno.

Ora, nessuno appariva semplicemente dal nulla senza alcuna spiegazione – tantomeno un bambino. Poteva essere stata una trappola? Un espediente escogitato dai nemici dell’Ovest per insediare qualche spia alla fortezza? Possibile, ma improbabile: dopotutto si trattava solo di una creatura indifesa, il suo odore era palesemente umano e non aveva particolari peculiarità a parte quella di aver attirato l’attenzione di suo figlio. Come avesse fatto, poi, doveva ancora capirlo.

Inoltre, chi era? Da dove veniva? Il Generale aveva avuto modo di vederla quasi di sfuggita quando il suo erede l’aveva portata nella tenda, e gli aveva quasi ordinato di lasciarlo solo con lei. Cosa sarebbe accaduto se fosse appartenuta a una famiglia nobile o influente, e si fossero accorti che la piccola si trovava tra le grinfie degli youkai? Il regno dell’Ovest si vantava di non aver mai mosso guerra contro gli umani, e Inu No Taisho non aveva alcuna intenzione di essere il primo a disonorare il nome della sua famiglia abbassandosi a scatenare un inutile conflitto solo perché la curiosità di suo figlio aveva avuto la meglio sulla sua lungimiranza.

In ogni caso, sarebbero stati in grado di gestire una piccola umana – misteriosa o meno che fosse. La sua parola era legge, e nessuno dei suoi sudditi avrebbe osato mettere in dubbio la scelta di permettere la presenza di un umano nella corte.

Sesshoumaru, da parte sua, era stato irremovibile riguardo l’idea di tenerla. Aveva trascorso l’intera notte a montare la guardia accanto al giaciglio dell’umana, osservandola con invidiabile perseveranza e senza mai chiudere occhio malgrado le proteste di suo padre; la considerava già sua, e testardo com’era nessuno sarebbe riuscito a fargli cambiare idea – e non era neppure parso apprezzare particolarmente la richiesta del Generale di portare l’umana da lui una volta che si fosse svegliata. Di solito il cucciolo obbediva come si conviene a uno del suo rango, eppure stavolta Inu No Taisho aveva visto un luccichio di sfida nei suoi occhi.

Da un lato poteva ammirare lo spirito combattivo e affascinato di suo figlio, che di solito si comportava come se nulla fosse abbastanza degno della sua attenzione, ma dall’altro non poteva fare a meno di condannarlo; era ancora lui l’Alpha, e si aspettava che Sesshoumaru si comportasse di conseguenza. Poteva pure permettergli questa distrazione perché doveva ammettere di trovarla lui stesso divertente, ma il ragazzo non doveva dimenticare che l’ultima parola spettava a suo padre.

Decise tuttavia di non interrompere i due cuccioli che adesso bisbigliavano serenamente, e di attendere che fossero loro a venire da lui. Ne approfittò per radunare i soldati e dirigere l’organizzazione della partenza, facendo smontare giacigli e radunare i cavalli e i draghi – dono del Lord dell’Est, insieme a numerose altre suppellettili tra cui pietre preziose, stoffe e leccornie – e ripulendo con attenzione la radura affinché sembrasse che nessuno vi era mai passato.

Diede un ultimo pensieroso sguardo in direzione della tenda, e con sua sorpresa ne vide uscire il figlio – il volto solitamente distaccato distorto da un’espressione furiosa e irritata.

Trattenendo a stento un sospiro, Inu No Taisho si raddrizzò. Ecco che iniziavano i problemi.



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Drabble: 655 parole.

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Capitolo 9
*** 9. Dejection ***


Angolo Autrice. Adoro Inu No Taisho - il mondo ha bisogno di più storie con lui presente.
Come sempre, un grazie enorme a tutti voi che leggete e recensite - in particolare a _sesshomary, Niky24 e mioneperdraco per aver commentato lo scorso capitolo - e mi date tanti motivi per continuare a scrivere. Quindi, grazie!
Chiedo scusa per l'attuale capitolo che è più che altro di passaggio, scopriremo qualcosa di più nel prossimo e vedremo che cosa attende la piccola Kagome. Critiche e suggerimenti sono ben accetti! E ora vi lascio alle vostre vacanze, buon agosto e buona lettura! Vostra,
Niglia.




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{9}
Dejection







Il grande Generale Cane non sapeva cosa aspettarsi dopo il brusco sfogo di suo figlio – o meglio, la sua pressoché insolente richiesta di andare a parlare con l’umana che aveva, assai coraggiosamente, richiesto un’udienza con il demone lord.
Certo ciò che gli si presentò davanti una volta varcata la soglia fu del tutto inatteso.
La bambina si ergeva al centro della tenda come se la possedesse, braccia incrociate e mento all’insù, tremando sì come una foglia davanti all’imponente presenza di Inu No Taisho, ma con un fare così risoluto che il grande demone non poté che ammirare.
Sforzandosi di non sorridere per evitare di contrariare i due cuccioli, il Lord dell’Ovest si fermò a pochi passi dall’umana, infilando le mani nelle ampie maniche del suo haori e piegando appena il capo in un gesto di saluto. Sesshoumaru, ritto al suo fianco, faceva scorrere lo sguardo dal padre alla sua preda con una piccola ruga tra le sopracciglia, incerto su come si sarebbe dovuto comportare in tale situazione: determinando infine che il suo signore sarebbe stato ben capace di gestire la situazione senza richiedere un suo intervento, decise che sarebbe rimasto in silenzio finché non venisse richiesto un suo intervento – e nel frattempo avrebbe tenuto d’occhio la bambina.
«Allora, piccola umana», spezzò infine il silenzio la voce profonda di Inu No Taisho. «Mi è stato riferito che desideri discorrere con me?»
Kagome deglutì, sbatté le palpebre, e improvvisamente non trovò la voce – limitandosi così ad annuire con aria impacciata. Quel demone era impressionante, nulla a che vedere con Sesshoumaru! Che cosa le aveva fatto credere che sarebbe stato facile parlare con lui?
E quei suoi occhi di un ambra scuro, così diversi e simili insieme rispetto quelli del figlio, la fissavano come se avessero voluto pesarle fisicamente addosso, mettendola a disagio, immobilizzandola. Avrebbe voluto fargli tante domande, richiedere parecchie spiegazioni, ma la gola le si era bloccata, e fu con occhi larghi e spauriti e ricolmi di lacrime che ricambiò le sue occhiate ponderanti.
Allora Inu No Taisho fece qualcosa di estremamente inaspettato. Schioccando la lingua e scuotendo appena la testa, egli si chinò fino ad accucciarsi davanti alla bambina, allungando le braccia verso di lei e attirandosela in grembo per cullarla come fosse stata un cucciolo di youkai. Imitando inconsapevolmente ciò che aveva fatto suo figlio solo poco prima, il Lord iniziò ad emettere dei bassi mormorii privi di senso all’orecchio umano, ma che nel linguaggio degli inuyoukai poteva essere tradotto sommariamente come una sorta di ninna nanna confortante.
Con una breve occhiata in direzione del figlio gli fece capire di non intromettersi, e annuì brevemente col capo quando il cucciolo gli obbedì a malavoglia.
«Non hai nulla da temere da me, piccola umana», mormorò il demone passandole gentilmente le dita tra i capelli, domandandosi intimamente per quale motivo avesse provato il bisogno di confortare quella creatura in un primo luogo. «Appartieni a mio figlio: ho accettato la sua rivendicazione. Per cui ora dimmi, di cosa hai paura? Di me, o di Sesshoumaru?»
Senza ben sapere che fare e dal momento che le era impossibile scivolare via dalla presa del demone, Kagome posò la fronte contro il cuoio odoroso della sua corazza e sospirò, rannicchiandosi in una presa che tutto sommato era stranamente confortante e rassicurante.
«Lui… Sesshoumaru-chan… Dice che non posso andare via», singhiozzò quasi, stringendo una minuscola mano sulla stoffa del prezioso haori del demone. «Che non posso tornare a casa.»
Inu No Taisho riuscì a stento ad impedirsi di sospirare, prima di indirizzare uno sguardo di rimprovero al figlio – a sua volta palesemente scontento della posizione in cui si trovava la sua preda.
«E dov’è la tua casa, bambina?» Le domandò gentilmente, senza cessare le sue carezze.
Lei tirò su col naso. Quante volte avrebbe dovuto dirlo, ancora? «Abito al tempio Higurashi», mormorò. «A Tokyo… ma non ricordo la via.»
Il Lord dell’Ovest aggrottò perplesso la fronte. Non vi era alcuna menzogna nelle parole dell’umana – dubitava infatti che potesse avere una qualsiasi ragione per mentire – eppure lui, che pure aveva girato l’intero Wa in lungo e in largo, non aveva mai udito parlare di questo villaggio.
La cosa peggiore di tutto questo, comunque, era scoprire che la piccola fosse legata a un tempio.







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Drabble: 706 parole.
Note: WA (? "Giappone, giapponese", dal cinese Wō ), è il più antico nome del Giappone registrato. Venne cambiato in “Nippon” intorno all’VIII secolo, ma considerando che Inu No Taisho è nato in un’epoca ben precedente, suppongo non ci sia nulla di strano che si rivolga a quelle terre con un nome ormai in disuso.




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Capitolo 10
*** 10. Soothing ***


Angolo Autrice. E rieccoci qua! Avete trascorso un bel Ferragosto? :D Spero proprio di sì, e come ciliegina sulla torta - ecco un nuovo capitolo. Sono contenta che la storia fin qui vi stia piacendo, io personalmente sono piuttosto soddisfatta per come sta venendo fuori - e ho già scritto diversi capitoli futuri che mi fanno gongolare, muahahah - anche se mi dispiace per le eventuali carie! Giuro, non era mia intenzione rovinarvi la dentatura. x'D
Ringrazio tantissimo dunque tutte voi che leggete e recensite e mi ispirate ad andare avanti, siete meravigliose ♥ Vi lascio alla lettura allora, buon proseguimento e ci sentiamo al prossimo capitolo!
Vostra,
Niglia.



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{10}
Soothing







Sesshoumaru osservava con aria insoddisfatta il Generale che cullava e confortava gentilmente la bambina, e non perché quest’ultima stesse godendo delle premure di suo padre, quanto piuttosto perché il demone si stava prendendo troppe libertà con una preda che non era la sua. Inghiottendo faticosamente un ringhio che minacciava di denunciare la sua gelosia, il cucciolo incrociò le braccia sul petto e strinse gli occhi, attendendo impaziente che la scena finisse.

Vide il suo genitore chinare appena il capo verso i capelli della bambina e inalare discretamente, in modo da memorizzare il suo odore. Sesshoumaru trattenne il fiato, sorpreso: lo aveva fatto anche lui con lei – quel profumo di fiori ed estate era già impresso a fondo nei suoi senti – ma se era l’Alpha a farlo il gesto assumeva un significato del tutto diverso. Voleva dire che ne accettava la sua presenza all’interno del branco, e il giovane lord fu allora del tutto rassicurato riguardo le intenzioni del Generale.

Inu No Taisho strofinò gentilmente la punta del proprio naso contro la fronte della bambina, strappandole un verso soffocato che era metà singhiozzo e metà risatina, e grugnì in approvazione.

Un dito le si posò allora sotto il mento, e Kagome fu costretta a sollevare il viso per guardare negli occhi il Grande Demone Cane. «Non piangere, bambina», borbottò lui dolcemente. «Mio figlio pensava soltanto al tuo benessere, non intendeva ferirti. Dunque non hai paura di noi?»

Kagome scosse piano la testa, ma ancora non osava parlare.

Il Generale sospirò, poi curvò il dito indice in direzione del figlio facendogli cenno di avvicinarsi. Sesshoumaru fu al suo fianco immediatamente, ponendosi in modo da poter vedere il viso della bambina e non la schiena, e guardò il padre con un aria di aspettativa.

«Perché non ci dici come ti chiami, mh? Di sicuro una bella fanciulla come te possiede un nome altrettanto bello», la stuzzicò pazientemente.

Gli occhi della bambina scorsero da lui a suo figlio e viceversa, indecisa, ma poi tirò su col naso e si sforzò di essere forte. «Mi chiamo Kagome», mormorò, lo sguardo abbassato sulle proprie mani che ancora stringevano la stoffa dell’haori del signore dell’Ovest.

Si chiese che cosa avrebbe pensato sua madre se avesse saputo che Kagome stava dando tutte quelle informazioni su di sé a degli estranei – di certo sarebbe stata molto delusa! Ma cosa poteva fare? Il bambino – Sesshoumaru-chan – l’aveva salvata dal pozzo ed era stato gentile con lei, fin quando non le aveva rivelato che lei ora era sua; mentre suo padre, quel demone imponente che la coccolava e aveva una voce ruvida ma gentile, e che le ricordava il suo Otou-san, beh, Kagome non aveva ancora capito se l’avrebbe riaccompagnata a casa o meno.

Era la prima volta che nominava il tempio Higurashi a qualcuno che evidentemente non ne aveva mai sentito parlare, e la cosa la spaventava. Se neanche loro sapevano dove abitava, come sarebbe tornata dalla sua famiglia?

La sua aura e la brusca alterazione del suo odore dovettero sicuramente denunciare l’attuale stato d’animo disperato e afflitto della bambina, perché subito Kagome sentì le braccia del Generale stringersi gentili intorno alle sue spalle e la piccola mano di Sesshoumaru prendere la sua in una stretta confortante.

«Non affliggerti, bambina», la consolò il lord, posando il mento sui suoi morbidi capelli corvini. «Sarai nostra fin quando non troveremo la tua famiglia.»

Il giovane principe sbatté perplesso gli occhi, non aspettandosi di udire una simile promessa, e subito i suoi occhi brillarono d’ira. «Ma, padre–»

«Sssht, figlio», lo mise a tacere il Generale. Lo guardò di sbieco, cercando di convenire i suoi pensieri senza pronunciare parola. «Dopo», aggiunse in un sussurro.

Sesshoumaru si morse la lingua e annuì rigidamente, riportando la sua attenzione sulla bambina – no, si corresse subito, su Kagome. La sua preda, il suo piccolo uccellino in gabbia.

Non poteva permettere che suo padre gliela portasse via.




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Drabble: 648 parole.

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Capitolo 11
*** 11. Scolding ***


Angolo Autrice. Inu No Taisho non è soltanto un papà coccoloso - è anche un lord serio e severo con cui non si scherza! Spero come al solito che il capitolo sia all'altezza delle vostre aspettative: sono un po' preoccupata, sinceramente - non so se sono riuscita a rendere bene la situazione. Comunque! Come al solito, un grazie enorme a tutti voi che leggete e recensite e sostenete in silenzio o meno questa storia, non sapete quanto mi faccia piacere vedere che la mia idea stia riscontrando tutti questi consensi. *_*
    Ora! Non so se l'ho già detto, comunque tutta questa storia alla fine convergerà nel CANON, ossia durante e dopo tutta la faccenda di Naraku e blablabla, quindi dopo tutta la tenerezza di questi piccoli Sesshoumaru e Kagome avremo anche il loro punto di vista da "adulti".
    Detto ciò, vi lascio al capitolo - e ancora grazie, grazie, grazie di essere qui! Sempre la vostra,
Niglia.



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{11}
Scolding







Le parole del signore dell’Ovest rimbombavano minacciose nella testa del giovane youkai, che come unica soluzione per impedire che qualcuno si avvicinasse alla sua umana aveva deciso di rimanerle accanto in ogni momento, tenendola sotto controllo e arrivando al punto di non lasciarle la mano per nessun motivo.

Suo padre aveva cercato di rassicurarlo dicendogli che nessuno avrebbe osato portargliela via, ma la verità era che Sesshoumaru si fidava ben poco del Generale, dal momento che era stato quest’ultimo a promettere a Kagome che l’avrebbe riportata alla sua famiglia.

Mentre la bambina faceva colazione, appollaiata su un tronco accanto ai rimasugli tiepidi di un falò, padre e figlio sedevano l’uno accanto all’altro di fronte a lei, osservando con un occhio i movimenti dei soldati che le si aggiravano intorno con fare incuriosito e con l’altro la loro attuale protetta.

«Non avresti dovuto farle quella promessa, padre», stava sibilando Sesshoumaru, le mani strette a pugno posate sulle ginocchia. «Lei è mia. La mia protetta, sotto la mia responsabilità. Tu stesso hai detto che potevo tenerla.»

Inu No Taisho prese un profondo respiro, maledicendo la testardaggine della gioventù.

«Vedi bene tu stesso che la piccola è infelice», gli fece notare pacatamente. «Non ci sarebbero stati problemi qualora fosse stata orfana, ma ha una famiglia, appartiene già a qualcuno. E cosa accadrebbe se i membri del tempio a cui appartiene scoprissero che si trova sotto la protezione di un demone?»

«Era sola quando l’ho trovata», ribatté inflessibile il cucciolo. «Ciò non significa forse, secondo le nostre leggi, che è stata rinnegata dalla sua gente e che ora appartiene a chiunque la rivendichi?»

Touga aggrottò la fronte: talvolta suo figlio era troppo sagace e scaltro per il suo stesso bene.

«Hai detto bene, figlio, queste sono le nostre leggi. Ma lei è un’umana», gli ricordò paziente.

Sesshoumaru si limitò a sbuffare. «Forse che un’umana è al di sopra delle leggi dei demoni?»

«Non mi piace il tuo tono, cucciolo», lo ammonì il Generale con un lieve ringhio. «Non è da te comportarti in questo modo: mi aspetto una maggiore consapevolezza dal mio erede. Ora, poiché ti stai comportando da cucciolo indisciplinato, è così che verrai trattato: smetti di trattare la bambina come se non fosse niente più che un premio che ti spetta di diritto, e agisci di conseguenza. Chiedile se desidera restare con te fin quando non troveremo un modo di riportarla dalla sua gente, e se ti dice di no ti comporterai come si conviene. Sono stato chiaro, Sesshoumaru?»

Il giovane principe inghiottì un ringhio e rispose senza incontrare gli occhi severi del Lord. «Sì, padre.»

Inu No Taisho annuì brevemente, prima di ergersi in tutta la sua altezza. «Bene. E ricordati di questa lezione, figlio, poiché un giorno ti sarà utile: sappi che il valore di un condottiero non si determina osservando come esso si rapporta con i suoi pari, ma come tratta i più deboli – su questa massima dovrai posare le basi del tuo regno.» Lo sguardo improvvisamente solenne del cucciolo e il suo rapido cenno del capo gli fecero capire che, malgrado la sua ira, il messaggio era stato recepito, e solo allora il Generale si permise un leggero sospiro di sollievo.

Posò una mano sulla spalla del suo erede, stringendo gentilmente, e gli rivolse uno dei loro sorrisi segreti.

«Conforta la bambina e sii gentile: è un’umana, è vero, ma non è un giocattolo da poter usare a tuo piacimento. Ti ho dato il permesso di tenerla affinché tu possa fare tesoro di quest’esperienza e rammentarti in futuro che in fondo loro non sono tanto diversi da noi.»

Intuendo infine il desiderio del giovane youkai, il signore dell’Ovest lo spinse leggermente verso di lei. «E ora, via quel muso lungo: l’umana è preoccupata per te.»

Solo allora Sesshoumaru sollevò gli occhi sulla bambina, accorgendosi appunto che lei lo stava osservando con un’espressione così profondamente nervosa e intimorita che il demone non poté fare a meno di sentirsi in colpa e vergognarsi per il suo comportamento.

Annuendo distrattamente al padre e congedandosi con un breve inchino, Sesshoumaru andò a sedersi accanto a Kagome e le prese come di consueto una mano tra le sue.

Stavolta, il tocco fu gentile e non prepotente, e la bambina lo lasciò fare volentieri.

 

 

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Drabble: 710 parole.

Note: Non ho resistito – perdono!. Inu No Taisho riprende una delle citazioni migliori di Sirius Black: “Se vuoi sapere com'è un uomo, guarda bene come tratta i suoi inferiori, non i suoi pari.” [Harry Potter e il Calice di Fuoco, J. K. Rowling.]

 

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